Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 293 del 09/04/2025
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------
293a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
MERCOLEDÌ 9 APRILE 2025
_________________
Presidenza del vice presidente CENTINAIO,
indi del vice presidente CASTELLONE
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare: Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.
_________________
RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente CENTINAIO
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,31).
Si dia lettura del processo verbale.
STEFANI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Discussione del disegno di legge:
(1241) Misure di garanzia per l'erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria (Relazione orale)(ore 16,34)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1241.
La relatrice, senatrice Cantù, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare la relatrice.
CANTU', relatrice. Signor Presidente, il disegno di legge che andiamo a discutere è di una tale e tanta attualità e necessità che dal nostro punto di vista non è neppure il caso di ribadirlo ma di accoglierlo convintamente, dando contezza che è un importante seppur ancora parziale cambio di paradigma rispetto a quanto avremmo voluto realizzare nella rideterminazione dei processi di garanzia in materia di tutela della salute e protezione di tutte le vulnerabilità e fragilità sanitarie.
Per esempio, avremmo voluto andare a finalizzare il 20 per cento dell'incremento del Fondo sanitario nazionale a maggior tutela delle fragilità elettivamente geriatriche, elevando dall'attuale 50 per cento al 70 per cento la copertura a carico del Servizio sanitario nazionale e introducendo più sofisticate metodologie di allocazione delle risorse, anche sulla base dei nuovi indici comunali di criticità potenziale della domanda di assistenza agli anziani. Cambiamento importante, seppur parziale, come dicevo, posto che molti degli emendamenti proposti e approvati in Commissione di merito sono stati cassati dalla 5a Commissione perché ritenuti troppo onerosi in sede di relazioni tecniche, visti in prospettiva anche per le contingenti turbolenze finanziarie, seppur generate prevalentemente dalla speculazione, ma rilevanti nello scenario economico in termini di rischio recessivo con effetto domino.
Ma quanto dobbiamo cercare di spiegare a coloro che non la pensano come noi, quindi anche alla 5a Commissione, è che le misure cassate avrebbero dovuto essere implementate dal 2026 e siccome vi è un impegno del Governo a portare il fondo sanitario dagli attuali 136 a 140 miliardi, noi della 10a Commissione ci eravamo già prefissi di vincolare una parte di questo incremento per le misure che molto responsabilmente avevamo approvato, anche se un'altra parte consistente dovrà essere necessariamente impiegata per gli aumenti contrattuali del personale dipendente del sistema. Parziale evoluzione, soprattutto guardando in prospettiva, in ragione del fatto che l'invecchiamento della popolazione, sommato all'incidenza dei determinanti ambientali, andrà a far aumentare in modo significativo le neurodegenerazioni cognitive.
Non mi soffermerò più di tanto, ma lasciatemi ribadire l'importanza della prevenzione e del prepararci a quanto potrebbe succedere nel giro di pochi anni. Vale ricordare che discutiamo di leggi che hanno più di trent'anni e quindi, se teniamo conto di quanto forecast attendibili ci indicano, nei prossimi venticinque anni triplicheranno le persone affette da patologie neurodegenerative. Pertanto noi oggi dovremmo prevedere come proteggere questa enorme quantità di fragili in progress, che necessiteranno sempre più di cure residenziali sanitarie innovative e specialistiche, quale loro diritto esigibile di salute.
Avere una visione che guarda solo all'oggi potrebbe essere dannosa, costosissima e insostenibile un domani: per escluderlo, erano state pensate proprio le misure organicamente elaborate con gli emendamenti 7.0.1, 13.0.4, 13.0.400 e 13.0.600. Per quanto ci riguarda, dato il loro alto valore di merito, continueremo a sostenere le proposte emendative cassate non appena se ne ripresenterà l'occasione, seppur suscettibili di essere migliorate, soprattutto sul versante del rafforzamento delle politiche di prevenzione e protezione, che - non mi stancherò mai di ribadire - devono essere valutate anche tecnicamente nel loro impatto economico di riduzione dei costi nel lungo termine, nella misura di uno a tre in un orizzonte decennale. Vale a dire che per ogni euro investito in prevenzione e appropriatezza si avranno tre euro di risparmio di spesa sanitaria nel decennio, così come già previsto per gli oneri del personale, trattandosi di investimento per il benessere dei cittadini a fronte dell'aumento della domanda, oggettivamente misurabile in fase previsionale.
Non siamo così sciocchi da sostenere posizioni non supportate da evidenze scientifiche. Vi preghiamo di approfondire e di aiutarci nel percorso di cambiamento. Un cambio di prospettiva che sarà in grado di massimizzare l'efficacia e l'efficienza del governo della domanda, responsabilizzando prescrittori ed erogatori nella definizione dei fabbisogni, quindi agendo sul riequilibrio della rete di offerta per far produrre e dare solo ciò di cui c'è realmente bisogno e investendo in prevenzione predittiva e proattiva e non già produrre ciò che storicamente si è sempre prodotto, talvolta non necessario, fino ad esaurimento fondi. Tutto questo in una visione strategica di evoluzione sostenibile del nostro Servizio sanitario nazionale in chiave universalistica, dove anche la sanità cosiddetta integrativa, in un'ottica di effettiva complementarietà, venga orientata e controllata allo scopo di coadiuvare il rafforzamento della capacità di risposta, tempestiva e appropriata, ai bisogni di salute della popolazione e si abbia a contrastare efficacemente il consumismo estremo in sanità, farmaci e medicina difensiva inclusi.
Quasi certamente molti di voi avranno già avuto modo di approfondire i contenuti, quindi mi auguro comprenderete le motivazioni per il suo generale apprezzamento, che per ragioni di tempo non mi fanno entrare nei dettagli se non parzialmente anche per quanto riguarda l'iter emendativo, che si inquadra in quanto già disposto in legge di bilancio e regolamentato nel provvedimento di conversione del decreto-legge n. 202 del 2024, andando a sintetizzarvi i punti più salienti e sapendo che l'annoso problema delle liste di attesa non si risolve in un lampo. Insomma, bisogna volerlo e perseguirlo, a cominciare dalla rigorosa applicazione di quanto già in vigore.
Se siamo d'accordo che il sistema così com'è va riformato, usciamo dalle ideologie e guardiamo in faccia la realtà cambiando rotta. Il grado di soddisfazione dell'utenza, nonostante il nostro sia tecnicamente uno dei migliori sistemi al mondo, soprattutto per il percepito risulta insufficiente. È insufficiente perché, per esempio, per trovare risposte a bisogni anche elementari, si va in troppi casi al pronto soccorso, mancando una forte rete di prevenzione personalizzata e di assistenza primaria effettivamente integrata per il supporto specialistico con quella ospedaliera. Ci eravamo pertanto prefissi con gli emendamenti di fare qualche ulteriore passo in avanti per porvi rimedio, con un approccio sistemico e trasversale rispetto alle criticità esistenti, anche avuto riguardo al fatto che al pronto soccorso un terzo degli accessi - pari a circa cinque milioni all'anno - è inappropriato, consumando risorse diversamente allocabili.
Ora, è di tutta evidenza che così il sistema non regge e crea esasperazione da parte dell'utenza che, per esempio, è costretta ad aspettare ore e ore, fino ai casi estremi di giorni in astanteria anche solo per una domanda spesso inappropriata di prestazioni specialistico-diagnostiche che vanno a gravare su sempre più importanti liste d'attesa.
Allo stesso modo, se è vero che i posti letto negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso erano ridondanti, è altrettanto vero che si è passati da una opportunità di ridurli, per le casistiche in cui è superflua l'ospedalizzazione, all'attuale necessità di riprogrammarli in incremento, come proposto nell'emendamento 13.0.600, soprattutto per le degenze inerenti alla medicina di bassa intensità e intermedia, di riabilitazione e lungodegenza, agendo sul decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, e con un innovativo sistema di regolazione contrattuale, come avremmo voluto con l'emendamento 7.0.1, che, contrariamente a quanto è abitudine fare, cioè farsi proteggere dalle regole per giustificare inefficienze, siano esse legate a convenzioni, posti di lavoro o quant'altro: con nuove regole d'ingaggio volevamo generare opportunità di crescita del sistema, incentivando tutti a un miglioramento continuo per il bene della collettività, implementando il concetto del Sei sigma.
Ed è per questo che è indispensabile, così come promosso con distinte correlate iniziative legislative, a completamento dell'iter intrapreso, che la formazione vada di pari passo con la presa di confidenza alle nuove tecnologie e a sistemi di valutazione, monitoraggio e controllo che misurino le effettive competenze e performance, valorizzando qualità, capacità e merito.
Il futuro è già oggi e dovremo abituarci a un nuovo concetto: non importa - o, meglio, importa meno - quello che sai, ma importa molto di più quanto sei disponibile ad imparare per farlo in modo diverso. E il provvedimento in esame, se applicato correttamente fino in fondo nella declinazione del binomio prevenzione-appropriatezza, promuove questa dinamica, perché è indubbio che vi siano carenze strutturali di personale formato anche per andare a colmare i ritardi accumulati nelle cure delle patologie non solo tempo-dipendenti. Tali ritardi non possono essere soddisfatti né con gettonisti, né tantomeno solo con neoassunti o specializzandi, se non affiancati da chi possiede il necessario know-how.
È quindi giusto reclamare diritti, senza però dimenticare i doveri, perché è inutile che ce lo nascondiamo: in sanità vi sono sacche di inefficienza anche nell'impiego delle risorse umane in specie non esclusivamente sanitarie. C'è da agire in sburocratizzazione e riqualificazione, soprattutto sgravando medici e infermieri da attività non strettamente correlate alla cura. Basti ricordare che il Servizio sanitario nazionale ha oltre 600.000 dipendenti e produce circa il 70 per cento delle prestazioni, mentre le strutture private contrattualizzate con meno di 100.000 addetti assicurano il restante 30 per cento. Riflettiamo.
Occorre quindi agire per contrastare i pochi che danneggiano i molti, sia tra gli operatori sia tra gli erogatori, attraverso dirimenti regole d'ingaggio ispirate a principi di tracciabilità, responsabilità e valutazione prestazionale, consentendo di finalizzare risorse alla marginalizzazione delle inappropriatezze, delle incongruenze e degli sprechi, talvolta anche inconsapevoli, con meccanismi premianti per chi effettivamente lo merita e disincentivanti per chi disattende le performance dei nuovi standard.
Analogamente accade con il recall vincolante due giorni prima della prenotazione, dedotto insieme all'integrazione e alla trasparenza della gente quale vincolo contrattuale inderogabile, andando ad azzerare una volta per tutte l'anomalia delle prescrizioni multiple - vale a dire per lo stesso paziente, lo stesso esame e il medesimo fine diagnostico, ma con diversa classe di priorità - che contribuisce in modo significativo all'allungamento delle liste d'attesa di ben oltre il 20 per cento, che è la percentuale media, al di là delle motivazioni di coloro che non si presentano agli appuntamenti.
Non certo per tutta la diagnostica, ma il 20 per cento andrà a soddisfare tutte le richieste di prestazioni indifferibili e urgenti cambiando il percepito sul nostro servizio sanitario, investendo risorse per dare di più pur costando di meno, liberandone quanto necessario ad assicurare la tutela universalistica di tutte le fragilità e vulnerabilità sanitarie, anche a integrazione sociosanitaria. Perché ci sono finalità che avremmo potuto e che si possono raggiungere senza riforme straordinarie e senza dover allocare ulteriori risorse, ma - come dicevo prima - andando a implementare l'intera filiera degli emendamenti che erano stati proposti. Faccio un esempio: se e quando fossero stati approvati tutti gli emendamenti richiamati, vi sarebbe garanzia di avere tutte le agende in chiaro, che da sole vanno a ridurre di un buon 20 per cento le liste di attesa, eliminando dalle liste le prenotazioni delle prestazioni già erogate e quindi non sottraendo budget agli erogatori, ma anticipando prestazioni a chi ne ha bisogno.
In altre parole, stiamo programmando certezza di tempestività e di continuità nell'erogazione di tutti i livelli essenziali di assistenza (LEA) sanitari, per rafforzare l'incisività delle relative misure di garanzia, cercando di riscrivere in modo semplice, comprensibile ed inequivocabile prescrizioni che fin qui si sono prestate a fin troppe interpretazioni e poche sanzioni, ricordando che per chiedere bisogna dare, educando anche ai propri doveri civici, fra cui pagare le tasse.
In fase di discussione ci sarà chi sosterrà che si debba portare la spesa sanitaria al 7 per cento del prodotto interno lordo. C'è chi dice anche di più, come c'è chi chiede che bisogna portare le spese per la difesa al 5 per cento, ma la somma delle sole due richieste vale circa 4 punti percentuali di PIL, che mal contati sono 90 miliardi; non basta vincere al Superenalotto. Nel frattempo, dobbiamo imparare a massimizzare le risorse date a beneficio sociale. Vero è che la politica è l'arte del possibile e che normalmente in politica vengono utilizzati termini che si prestano ad ampie interpretazioni, ma almeno questa volta dobbiamo essere precisi, come se fossimo degli orologiai svizzeri, perché la soluzione del problema è di una tale urgenza che differirla può portare all'ottenebramento del nostro Servizio sanitario nazionale andando, in questo caso sì, a danneggiare i più fragili.
La divaricazione fra quanto sperato e quanto possibile in questa circostanza ci fa seguire il possibile. Mi auguro che approfondendo nessuno - e non solo in quest'Aula - non condivida. Vi ringrazio. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritta a parlare la senatrice Castellone. Ne ha facoltà.
CASTELLONE (M5S). Signor Presidente, finalmente questo provvedimento arriva in Aula e dico finalmente perché, dopo che in legge di bilancio avete scelto di non investire risorse per accorciare le liste d'attesa e dopo diversi decreti-legge in cui per le liste d'attesa non c'era nulla, in realtà le aspettative su questo disegno di legge erano molto alte, perché quella delle liste d'attesa è la vera emergenza del Paese in questo momento. Non è accettabile, infatti, che per una mammografia bisogni aspettare settecento giorni, non è normale che bisogni attendere un anno per una visita specialistica, o un anno per una risonanza magnetica, anche per i malati oncologici e per i malati con malattie croniche.
Allora, l'aspettativa era alta e abbiamo lavorato per settimane a questo disegno di legge, pensando che finalmente potesse essere il momento giusto per lavorare insieme per la sanità. Invece, dopo queste settimane di lavoro la montagna ha partorito un topolino. Questa è l'ennesima scatola vuota e l'ennesimo provvedimento che riesce a scontentare tutti: i cittadini che non avranno nessuna risposta per accorciare le liste d'attesa, gli operatori sanitari perché non c'è nulla per assumere nuovo personale, nulla per indennizzare i medici del 118, nulla per permettere, per esempio, ai medici di cure primarie di operare nell'ambito della medicina generale. Scontenta addirittura le Regioni, perché avete intrapreso questo scontro, questa lotta con le Regioni.
E io vi dico che noi la pensiamo allo stesso modo. Anche noi pensiamo che le Regioni non siano in grado di gestire la sanità. Infatti, se veramente la pensate come avete detto, allora rivedete il Titolo V della Costituzione, riportate la gestione della sanità a livello centrale (Applausi) e non continuate invece a parlare di autonomia differenziata.
Sul metodo di lavoro, poi, non voglio dire nulla perché è stato davvero surreale. Emendamenti del relatore approvati in Commissione sono poi stati soppressi da altri emendamenti del relatore: è una cosa a cui non eravamo abituati.
Quello che veramente serviva per accorciare le liste d'attesa non c'è, perché non c'è nulla per assumere personale sanitario e non c'è nulla per spostare le prestazioni dagli ospedali al territorio, perché queste due cose servono se veramente vogliamo ridurre le liste d'attesa. C'è però tutto ciò che serve a realizzare il vostro modello di sanità: una sanità che avete scelto di affidare sempre di più al privato convenzionato e quindi, dopo avergli regalato due miliardi in legge di bilancio, adesso addirittura aumentate l'extrabudget per le prestazioni fuori Regione andando ad aumentare la mobilità passiva, come se non sapeste che già esiste un vero e proprio mercato delle prestazioni fuori Regione, se già ci sono persone che guadagnano proprio su tali prestazioni, organizzando dei veri e propri viaggi.
Addirittura avete aperto al privato accreditato le porte nella sanità territoriale, promettendo che il privato accreditato si occuperà di fare prevenzione o interverrà nell'emergenza-urgenza, quando sappiamo benissimo che il privato accreditato non farà la prevenzione, perché il privato accreditato vuole solamente occuparsi delle prestazioni più remunerative, quelle in cui può guadagnare. (Applausi). Non lo dico io, non lo dice il MoVimento 5 Stelle, basta leggere i dati pubblicati. L'ultimo report di «Lancet» del 2022 non solo dimostra come il privato accreditato si occupi solo di prestazioni da cui si guadagna, ma addirittura mette in correlazione l'aumento della privatizzazione della sanità con l'aumento della mortalità. Cioè in questo studio, riprendendo anche dei dati italiani, si afferma che, aumentando dell'1 per cento la privatizzazione della sanità aumenta la mortalità dello 0,38 per cento, addirittura per malattie che invece possono essere curate, proprio perché il privato dove non si guadagna non entra.
Se veramente vi piace occuparvi della sanità privata a cui tenete così tanto, occupatevi dei contratti del personale che lavora nel privato, che è sottopagato, che ha contratti che non vengono rinnovati da anni e addirittura i medici che operano nella sanità convenzionata lavorano a cottimo, cioè ricevono una percentuale in base ai raggruppamenti omogenei di diagnosi (ROD). Chiediamoci come mai tutti i parti sono parti cesarei, tutti gli interventi di chirurgia ortopedica sono protesi: perché così si guadagna di più! (Applausi). E poi parliamo di inappropriatezza: questa è inappropriatezza, queste sono induzioni di prestazioni inappropriate.
Per non parlare della sanità integrativa e dei fondi integrativi, a cui adesso avete permesso di entrare anche sulle prestazioni comprese nei LEA, perché questa è la vostra idea di sanità, diciamocelo chiaramente: una sanità che potremmo definire modello Trump. Bisogna andare in ospedale con la carta di credito, bisogna avere tutti un'assicurazione per curarsi. Allora abbiate il coraggio di dire ai cittadini che la pensate così, abbiate il coraggio di dire ai cittadini che per curarsi devono avere la carta di credito, perché per voi le priorità in questo momento sono altre.
Voi avete scelto di investire nelle spese militari, dove siete pronti a mettere 30 miliardi di euro, allora dite ai cittadini che ogni euro investito in spese militari è un euro che state togliendo ad altro, anche alla sanità. (Applausi).
Dite ai cittadini che un F35 costa come 3.000 posti in terapia intensiva o che un sottomarino costa come 1.000 ambulanze. Abbiate il coraggio di dire che per voi quelle sono le priorità. Abbiate il coraggio di dirlo anche a quella donna, malata oncologica, che mi ha scritto perché non ha i 400 euro per fare la risonanza magnetica a breve termine, o a quella madre che aspetta da due anni perché il figlio possa fare psicoterapia.
La cosa grave è che non riuscite nemmeno a mantenere ciò che di buono era stato fatto. Non siete riusciti a mantenere gli investimenti al 7 per cento di PIL. Non riuscite nemmeno a spendere i 16 miliardi del PNRR. La spesa per la sanità è ferma al 20 per cento e infatti i dati peggiorano: ormai sono oltre quattro milioni i cittadini che hanno rinunciato a curarsi. La migrazione sanitaria ci costa quattro miliardi e si sta registrando una vera e propria pandemia oncologica perché non si fa più prevenzione. L'anno scorso sono stati spesi due miliardi in meno per la prevenzione.
Noi, però, a questa vostra idea di sanità continueremo ad opporci, perché noi pensiamo che tutelare la sanità pubblica significhi anche mettere un argine alla povertà sempre più dilagante, in un Paese in cui l'indice di trasmissione del disagio sociale è uno dei più alti. (Applausi). In Italia la povertà è diventata ereditaria e tutelare il nostro Servizio sanitario nazionale significa anche dare ai cittadini uno scudo contro la povertà. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Zambito. Ne ha facoltà.
ZAMBITO (PD-IDP). Signor Presidente, mi consenta di iniziare il mio intervento con una battuta. Ho ascoltato con grande attenzione la relazione della relatrice del provvedimento in esame. Mi aspettavo che avrebbe raccontato i contenuti, invece ha letto il libro dei sogni, cioè quello che non c'è e che dovrebbe essere fatto. Peccato che siate lì da due anni e mezzo e, quindi, qualcosa forse poteva essere fatto. La cosa peggiore è che ella ci ha letto il necrologio di tutti i suoi emendamenti, che sono stati approvati dalla 10ª Commissione e poi cassati dalla 5ª.
Insomma, una relazione a dir poco ridicola. Mi faccia dire questa cosa e mi consenta anche un'altra battuta, perché il provvedimento che arriva oggi all'esame di quest'Aula è un oggetto sbiadito, senza soluzioni strutturali, senza soluzioni a problemi drammatici che riguardano il Servizio sanitario nazionale. Per dirla con le parole di un grande cantautore italiano: sembra solo una copia di mille riassunti.
Annunciata come la legge che avrebbe dovuto completare il percorso di riduzione dei tempi delle liste d'attesa, affrontando il tema importantissimo delle prestazioni, questo disegno di legge sconta, invece, esattamente gli stessi problemi del decreto-legge approvato in tutta fretta quattro giorni prima delle elezioni europee lo scorso anno: nessuna visione sul futuro della sanità pubblica, zero programmazione e soprattutto zero risorse per colmare le profonde diseguaglianze nell'accesso alle cure.
Il problema, inutile nascondercelo, viene da lontano. Già lo scorso anno, a pochi giorni dalle elezioni europee, quindi in piena campagna elettorale, era stato annunciato questo bellissimo provvedimento, che sarebbe stato la panacea di tutti i problemi delle liste d'attesa in sanità. Annunci roboanti, cui sono seguiti interventi minimi.
Quel decreto-legge, convertito in quest'Aula in prima lettura, produsse spaccature dentro la maggioranza e anche dentro la Conferenza Stato-Regioni, riducendo poi la sua portata ad una centralizzazione dei controlli e ad una serie di interventi rinviati a decreti attuativi di cui ancora non vediamo traccia. Poche risorse, peraltro sottratte al Fondo sanitario nazionale, per dirottarle verso il privato convenzionato.
Questo nuovo disegno di legge è rimasto in Commissione per mesi e mesi, "paludato", in attesa che la legge di bilancio finanziasse qualche intervento in sanità. Ancora una volta, però, come abbiamo anche detto e ripetuto in quest'Aula, dove servivano risorse sono arrivati tagli. E poi vi è stato lo spettacolo imbarazzante delle ultime settimane: come dicevo all'inizio, mi riferisco a emendamenti che puntavano a scardinare il Servizio sanitario nazionale, come ad esempio quello sui fondi sanitari, che, grazie alla battaglia che tutte le opposizioni hanno condotto in Commissione e fuori dal Parlamento, siamo per fortuna riusciti a far ritirare.
Avete prodotto il caos dentro la Commissione e all'interno della maggioranza per ottenere un provvedimento che non avrà alcuna efficacia. Lo sa bene il ministro Schillaci, che infatti da qualche giorno ha ricominciato ad attaccare le Regioni, che non sarebbero capaci di spendere i soldi per la riduzione delle liste d'attesa. Non siete in grado di fare leggi serie e utili al Paese, ma nel gioco dello scaricabarile siete i più bravi di tutti.
L'audizione in Commissione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, chiesta dal PD a gran voce, certifica questo scontro istituzionale di cui siete responsabili con questo disegno di legge. Desidero leggere un passaggio, pronunciato dai rappresentanti della citata Conferenza, che mi sembra assolutamente illuminante: ogni previsione del provvedimento in esame pare disporsi a circondare il cuore della problematica senza mai però azzardarsi a toccarlo, senza mai voler prendere atto che è l'intero impianto del sistema sanitario che si sta sgretolando sotto l'effetto della carenza delle risorse umane ed economiche.
Faccio un appello ai colleghi di maggioranza: ascoltate le Regioni, non fatelo solo quando vi conviene, ma fatelo sempre. È facile scaricare le colpe sugli altri. Se negli ospedali - perché è questo che sta succedendo - mancano i kit per le indagini molecolari sulle cellule tumorali o se ad ottobre finiscono le protesi dell'anca e nessuno può più essere operato, vuol dire che mancano le risorse. Ripeto: mancano le risorse.
Questo Governo non è stato capace di mettere in campo risorse, né riforme per migliorare l'offerta sanitaria. Vi ricordate gli annunci per una riforma dei medici di medicina generale? Governate da due anni e mezzo e se ne è persa traccia. La verità è che passano i mesi - siamo già a metà legislatura - e siamo sempre fermi al punto di partenza: il diritto alle cure delle cittadine e dei cittadini italiani, da una parte, e l'incapacità di questa maggioranza e di questo Governo a fornire risposte strutturali, dall'altra. Questo è il problema che non riusciamo a risolvere.
Quello che non si è fatto con il decreto-legge sulle liste d'attesa e neanche con le leggi di bilancio non sarà risolto neanche dal presente disegno di legge. Il cuore della questione è politico ed è ciò che denunciamo da due anni: senza risorse, personale e riforme è impossibile garantire l'efficienza delle prestazioni sanitarie. Date la colpa alle Regioni senza dire che le lasciate senza soldi e con le mani legate.
Se il disegno di legge è inadeguato, quello che è successo in Commissione con la girandola di emendamenti è pure peggio: 20 emendamenti sono stati prima approvati dalla 10a Commissione e poi bocciati dalla Commissione bilancio, a testimonianza del grado di confusione dentro la maggioranza. La mano destra non sa cosa fa quella sinistra, il che, tradotto, significa che il Ministero della salute non sa cosa farà il Ministero dell'economia e delle finanze. Intendiamoci, siamo felici che due degli emendamenti approvati dalla maggioranza in Commissione siano poi stati bocciati, in quanto avevate presentato una riforma dei fondi sanitari in barba al lavoro di indagine fatto dalla Commissione negli ultimi due anni e che avrebbe aumentato le disuguaglianze, garantendo solo coloro che hanno un'assicurazione sanitaria. Peggio ancora, l'emendamento della relatrice sulle prestazioni sociosanitarie avrebbe fatto ricadere su Comuni e famiglie i costi che oggi sono coperti dal Servizio sanitario nazionale. (Applausi). Vi siete nascosti dietro il fatto che fossero onerosi e non coperti, ma sappiamo che siete stati costretti a ritirarli davanti al coro unanime di associazioni e sindacati che si sono scagliati contro queste proposte.
Insomma, signor Presidente, siamo davanti a un provvedimento che rischia davvero di ottenere gli effetti contrari a quelli promessi.
Avete bocciato tutti i nostri emendamenti. È stata una vera e propria farsa quella sull'orientamento per l'estensione degli screening mammografici. Voglio concludere il mio intervento su questo punto. L'emendamento prima è stato approvato in Commissione e poi quest'ultima lo ha cassato. Ciò che però fa davvero riflettere è che non si può capire come non sia stato possibile trovare lo 0,001 per cento del bilancio dello Stato per estendere la prevenzione gratuita contro il tumore al seno, nonostante siano due anni che viene promesso (Applausi).
Questo Governo e questa maggioranza, signor Presidente, stanno uccidendo il Servizio sanitario nazionale, nascondendo la mano. Non avete il coraggio delle vostre idee, di dire apertamente che volete spostare il sistema verso i privati. Lo state facendo, però, sin dal primo giorno in maniera subdola. State facendo morire il nostro Servizio sanitario nazionale definanziandolo in maniera costante e continua.
Anche quando le risorse ci sono, come nel caso dei fondi del PNRR, per gli ospedali di comunità, le case di comunità, le centrali operative territoriali, state dimostrando di non essere all'altezza del compito con i cantieri e il ritardo nella quasi totalità del territorio nazionale.
In conclusione, ringraziando per il minuto aggiuntivo che mi è stato dato, credo che i motivi per i quali abbiamo contestato sin dall'inizio questo provvedimento siano chiari. Continueremo a portare avanti in queste Aule e nelle piazze la nostra battaglia. Un Governo che non è in grado di sostenere la sanità pubblica proprio noi non ce lo meritiamo. (Applausi).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto comprensivo di Albanella, in provincia di Salerno, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1241 (ore 17,10)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Russo. Ne ha facoltà.
RUSSO (FdI). Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, il provvedimento che andiamo a discutere, al di là di quello che è stato detto fino ad ora, è in realtà realmente importante. È chiaro infatti che quello della lunghezza delle liste d'attesa sia uno dei temi più avvertiti e sentiti dalla popolazione. Non sfugge a nessuno come questa sia una vera e propria piaga tristemente consolidata negli anni. Ecco il termine: anni. Le liste d'attesa non sono nate ieri, ma forse dieci o dodici anni fa, con i Governi tecnici, con i Governi del centrosinistra, quando la politica di austerity aveva portato importanti tagli al Sistema sanitario nazionale.
Dire che questo Governo è contro la salute pubblica e i cittadini, che si vuole smantellare il Servizio sanitario nazionale è - oserei affermare - almeno imprudente e ingeneroso. La verità è che per dieci anni sono stati tagliati oltre 37 miliardi, mentre con le manovre finanziarie dell'ultimo Governo la spesa sanitaria è arrivata a 136 miliardi. Abbiamo ripetuto più volte e continuiamo a ripetere: pre-pandemia 119 miliardi di Fondo sanitario nazionale, Governo Meloni 136 miliardi. Scusate, ma c'è qualche differenza e mi sembra che sia verso l'alto, non verso il basso. (Applausi).
È chiaro che sono temi complessi, ma è pur vero che grazie al ministro Schillaci, a Giorgia Meloni e al sottosegretario Gemmato, oggi presente in Aula, abbiamo sempre lavorato per garantire la sanità pubblica nella sua accezione più ampia, come diritto dei cittadini alla salute e non solo come appannaggio - come viene fatto capire - di chi ha le risorse per potersi curare.
Il nostro approccio è sicuramente per una sanità universalistica e generalistica, nella quale, laddove c'è un privato accreditato, viene sicuramente utilizzato. Questo non significa privatizzare, ma utilizzare al meglio e con efficienza tutte le branche del Servizio sanitario nazionale. Non a caso abbiamo fatto approvare anche un emendamento della relatrice che, per esempio, riconosce le strutture accreditate come presidi sanitari, come sono adesso le farmacie, per garantire ancora una volta la capillarità dei servizi di prevenzione e di urgenza sul territorio, con strumenti che comportano non nuovi oneri, ma una nuova rivisitazione del sistema territoriale.
Sappiamo che dobbiamo investire sulla prevenzione, su un sistema efficiente di cure territoriali, sull'attenzione a tutte le malattie. Non a caso siamo intervenuti anche sul tema dei farmaci per le malattie rare, con un emendamento della relatrice.
Entrando nel merito del provvedimento, il testo introduce misure per la garanzia dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie ai fini della riduzione delle liste d'attesa, attraverso disposizioni che garantiscono l'appropriatezza prescrittiva ed erogativa delle prestazioni sanitarie, evidenziando l'obbligo del medico curante di attribuire nella propria prescrizione la classe di priorità. Si prevede l'istituzione del Sistema nazionale di governo delle liste d'attesa, comprensivo di strutture, strumenti e competenze, volto a riunire in un unico organismo le diverse funzionalità dello stesso sistema. Istituiamo il nuovo registro delle segnalazioni presso il Ministero della salute, che i cittadini possono utilizzare per segnalare disservizi in materia di prestazioni sanitarie. C'è la possibilità per le Regioni e le Province autonome, entro un limite massimo, di aumentare il limite di spesa ai fini dello smaltimento delle liste d'attesa e di destinare alla contrattazione integrativa risorse aggiuntive per valorizzare le professionalità dei dirigenti sanitari e degli operatori delle professioni infermieristiche.
Sono stati approvati emendamenti importanti, mentre altri purtroppo non hanno superato il vaglio della Commissione bilancio, ma ciò dimostra semplicemente che in questo momento gli equilibri di bilancio sono talmente delicati, pur avendo incrementato le risorse, che vi è difficoltà a venire incontro a tutte le esigenze che tutti noi conosciamo e vogliamo rappresentare. Come è già stato detto dalla relatrice, sicuramente troveremo il modo, nei successivi provvedimenti, di prendere le proposte che è possibile recuperare e di trovare le opportune coperture.
È stato approvato un emendamento che consente al personale docente del Servizio sanitario nazionale di restare in servizio fino a settantadue anni, per comprovate esigenze assistenziali, ovvero per attività di ricerca, anche senza assumere incarichi apicali. Al fine di ridurre gli accessi impropri ai pronto soccorso e di contribuire allo smaltimento delle liste d'attesa, nello stato di previsione del Ministero della salute abbiamo istituto un fondo, con una dotazione pari a 3 milioni di euro, per consentire l'acquisto, da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, di servizi o soluzioni digitali per la gestione automatizzata degli appuntamenti, la comunicazione con i pazienti e l'effettuazione di prestazioni base di telemedicina, quali la televisita. Sappiamo perfettamente che il tema è non semplicemente la quantità della spesa, ma la qualità della stessa e l'efficientamento del servizio con l'utilizzo delle nuove tecnologie, che consentono di deflazionare l'ingresso alle strutture dei pronto soccorso.
Abbiamo fatto poco, ma in questi anni abbiamo chiuso un'intesa per il contratto di 35.000 dirigenti sanitari, che era fermo da anni. Abbiamo previsto importanti miglioramenti delle condizioni di lavoro, oltre a incrementi stipendiali medi di 300 euro, riconoscendo anche il lavoro che è stato fatto duramente da questi famosi eroi della sanità durante la pandemia. Ci siamo occupati di garantire maggiore sicurezza per gli operatori sanitari e socio-sanitari. Ricordo la norma che istituisce reati specifici per chi compie atti di violenza nei confronti dei nostri operatori sanitari. Abbiamo abolito il vicolo esclusività per il personale infermieristico e ostetrico. Abbiamo introdotto un nuovo regime pensionistico per il personale in uscita. Abbiamo facilitato l'assunzione di specializzandi. Stiamo riducendo, anche con questo provvedimento, il reclutamento dei medici a gettone. Si sta lavorando all'aggiornamento dei LEA. Stiamo potenziando l'assistenza territoriale con nuove assunzioni di personale sanitario. Stiamo rideterminando i tetti di spesa farmaceutica. Insomma, si tratta di tutta una serie di azioni correlate e organiche, che, pur incontrando le difficoltà del caso di un sistema che non abbiamo costruito noi in due anni ma che abbiamo ereditato, cerca di venire incontro a un bisogno assoluto della nostra popolazione, il bisogno di salute, che non è interesse di pochi, ma di tutti.
Magari c'è chi lo fa con determinazione e con costanza, sapendo di maneggiare una materia difficile. E poi c'è anche il compito dell'opposizione.
È un mestiere che noi tutti conosciamo bene, avendo per anni fatto opposizione a chi ha governato la sanità - credo - per più di un decennio. Sappiamo che è facile urlare e sappiamo che è facile dire che tutto va male. Sappiamo che invece lavorare seriamente affinché la qualità delle prestazioni sanitarie e della prevenzione abbia un'efficacia importante è estremamente difficile. Ma noi questo lavoro lo stiamo facendo e lo faremo.
Tranquillizziamo tutti: non ci sono discrepanze nella maggioranza e non ci sono le tanto evocate discussioni tra parlamentari per cui non passano gli emendamenti perché non c'è coerenza. Semplicemente, a volte c'è un problema di copertura finanziaria: ne prendiamo atto, andremo avanti e troveremo le opportune le coperture. Di certo, però, la coerenza dell'azione politica di questo Governo e di questa maggioranza sarà sempre e comunque verso l'interesse degli italiani (Applausi), non per fare retorica ma per fatti concreti. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Guidolin. Ne ha facoltà.
GUIDOLIN (M5S). Signor Presidente, devo dire che da qualche settimana mi ero preparata un intervento su questo provvedimento e i temi erano i soliti, perché non si è risolto granché negli ultimi mesi: i 40 miliardi l'anno che vengono dati alla sanità privata; i contratti a tempo determinato che hanno i nostri professionisti sanitari all'interno delle strutture sanitarie; le esternalizzazioni. Poi, però, le vicende delle ultime settimane in Commissione bilancio mi hanno convinto che dovevo concentrarmi su un tema in particolare, quello delle residenze sanitarie assistenziali (RSA), che non viene quasi mai discusso in queste Aule. Se la relatrice ha un merito e se quell'emendamento (che, per fortuna, è stato bloccato in Commissione bilancio) ha un merito, è quello di averci fatto discutere di questo che è un problema serio del nostro Paese.
Credo che quell'emendamento, al di là di tutte le varie posizioni, era chiaro: andava a zittire sentenze che danno ragione ai familiari per quanto riguarda i rimborsi delle prestazioni all'interno delle RSA e generava ulteriore confusione tra prestazioni sanitarie e prestazioni assistenziali. In più, dava schiaffi in faccia alle categorie più fragili del nostro Paese, perché, invece di gestire il tema anche da un punto di vista assistenziale, lo gestiva solo dal punto di vista economico, come se fosse solo quello l'aspetto importante.
Parlando di RSA e anche di Alzheimer, una delle categorie coinvolte da quell'emendamento, vorrei dire al Governo e alla maggioranza che avere l'Alzheimer non vuol dire solo perdere la memoria. Avere l'Alzheimer vuol dire anche che, quando ricevi la diagnosi nei centri di diagnosi cognitiva, torni a casa con la tua famiglia e sei solo, sei lasciato solo e solamente le associazioni di volontariato vengono a darti una mano. Ribadisco di nuovo quello che ho detto in Commissione: la politica, e, in particolar modo in questo caso, la maggioranza devono prendersi in carico un problema solo economico, ma anche di assistenza (Applausi) e gestirlo. Occorre fare una riforma delle RSA. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Satta. Ne ha facoltà.
SATTA (FdI). Signor Presidente, colleghi, Governo, vorrei innanzitutto esprimere un ringraziamento al presidente Zaffini, alla relatrice Cantù, al sottosegretario Gemmato e ai colleghi tutti della 10a Commissione per il lavoro svolto in sede referente, dove vi sono stati una lunga discussione e un confronto a tratti acceso.
Com'è noto, si tratta di un disegno di legge di iniziativa governativa che si propone di introdurre nuove misure volte a garantire l'accesso ai livelli essenziali di assistenza a tutti i cittadini in maniera omogenea e unitaria, indipendentemente dalla Regione di residenza.
L'Italia, colleghi, può ancora vantare un'infrastruttura di eccellenza come il Servizio sanitario nazionale poggiato sui principi fondamentali di universalità, uguaglianza ed equità. Esso è nato a garanzia del diritto fondamentale a tutela della salute, ma la sua organizzazione da anni mostra difficoltà. Poggia su un progetto ormai datato di quasi cinquant'anni e da allora la società è cambiata.
Le patologie sono più spesso cronico-degenerative, legate all'invecchiamento della popolazione, e così sono anche le professioni sanitarie, che rappresentano la colonna portante di questo sistema. C'è la necessità di rendere il Servizio sanitario nazionale più moderno ed efficiente, per dare risposte adeguate e tempestive ai cittadini in modo uniforme sul territorio nazionale e valorizzare i professionisti della salute, riconoscendo loro ciò che meritano in termini sia economici sia di condizioni di lavoro.
Il provvedimento in discussione va in questa direzione, mettendo al centro la prevenzione e introducendo novità utili per adeguare ai tempi il Sistema sanitario nazionale, migliorandone la sostenibilità. Colleghi, quando si discute di sanità pubblica, non possiamo ricordare che fra tagli e minori entrate il Servizio sanitario nazionale ha perso nei dieci anni precedenti la pandemia più di 37 miliardi di euro di finanziamento. In dieci anni sono stati chiusi 125 ospedali, ben l'11 per cento; nel 2011 tra pubblici e privati erano 1.120, mentre nel 2021 sono scesi a 995, con un taglio più marcato per quelli pubblici, 84 in meno in dieci anni. In calo sono anche le strutture per l'assistenza specialistica ambulatoriale: erano 9.481 nel 2011 e sono scese a 8.778 in dieci anni.
Va riconosciuto al Governo Meloni di aver destinato alla sanità stanziamenti record, portando nel 2025 il Fondo sanitario nazionale a uno stanziamento di 136,5 miliardi di euro, con una spesa pro capite - rappresenta il vero indicatore - di 2.317 euro. (Applausi).
Inoltre, con gli accordi di coesione stipulati in questi anni con le Regioni, sono stati resi disponibili 1,3 miliardi per investimenti negli ospedali e, con la revisione del PNRR, ulteriori 750 milioni da investire sempre sulla sanità.
Non c'è però solo la questione delle risorse: c'è anche un problema organizzativo, ossia la crisi del personale sanitario per la carenza di professionisti sanitari, in gran parte legata all'insufficiente programmazione del passato e a condizioni di lavoro che si sono andate deteriorando negli anni, con conseguenti disaffezione e progressivo abbandono del Sistema sanitario nazionale. Da qui nasce l'urgenza di rendere nuovamente attrattiva la carriera con incentivi economici, ma anche innovando i processi di formazione e valorizzando le competenze professionali.
Vi è poi la piaga di grande attualità delle liste d'attesa, comune purtroppo a tutti i sistemi pubblici e universalistici. Si tratta di un problema quasi impossibile da azzerare, ma che dev'essere gestito, perché affligge i cittadini in un bisogno essenziale, comportando altresì la perdita di fiducia nel Servizio sanitario nazionale e costi economici e sociali aggiuntivi per la conseguente necessità di trattamenti più intensivi e prolungati.
Del fenomeno vanno capite le cause e credo sia necessario evidenziare che dopo la pandemia abbiamo assistito a una crescita esponenziale della richiesta di prestazioni da parte dei cittadini, con quella che il direttore di Agenas in un'audizione ha definito una tempesta perfetta, per cui dal 2019 al 2023 le prescrizioni sono aumentate del 44 per cento. Il fenomeno riguarda tutto il territorio nazionale, ma con differenze rilevanti nei vari sistemi sanitari regionali, e trova fra le concause l'inappropriatezza delle prescrizioni, spesso legata al noto fenomeno della medicina difensiva, nonché alla mancanza di un controllo di valutazione centrale. Anche in questo caso non si tratta quindi soltanto di un problema di risorse: infatti, come riferisce la Corte dei conti e come ha ribadito recentemente il ministro Schillaci in occasione di un question time, su 1.371 milioni finanziati dal 2022 al 2024, resta inutilizzato il 24 per cento delle risorse, anche se non mancano esempi virtuosi, come quelli del Lazio e della Liguria.
È su questi elementi che intendono agire le disposizioni contenute nel disegno di legge in esame, in continuità con il decreto-legge sulle liste d'attesa del luglio scorso. Sono proposte concrete, allo scopo di adeguare ai tempi il nostro Servizio sanitario nazionale, con la previsione di nuovi stanziamenti, coniugati a misure che agiscono sull'organizzazione.
A tal proposito, vorrei analizzare alcuni dei contenuti più significativi: si precisa come al medico competano in maniera esclusiva la diagnosi, la prognosi e la terapia, ma, quando prescrive prestazioni specialistiche ambulatoriali, deve attribuire l'appropriata classe di priorità. Ricordo la previsione di misure premiali nei confronti delle Regioni virtuose per i direttori generali delle aziende sanitarie e la predisposizione a livello aziendale di piani strategici annuali, nonché la valorizzazione di strumenti tecnologici come il teleconsulto e altri strumenti di telemedicina; le aziende sanitarie locali e ospedaliere e gli erogatori privati accreditati devono, infatti, garantirne l'utilizzo, rispettando gli indirizzi e le linee guida adottate in materia.
Va evidenziato l'emendamento approvato in Commissione, con la garanzia ai pazienti affetti da patologie oncologiche perché vi siano tempi certi di accesso alle prestazioni prescritte e l'adozione di linee guida contenenti standard minimi omogenei per la redazione dei percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (PDTA) regionali in ambito oncologico.
Il Ministero della salute vedrà rafforzate la sua capacità amministrativa e la sua infrastruttura tecnologica, con l'istituzione del Piano nazionale di governo delle liste d'attesa, che si prefigge di garantire il coordinamento a livello nazionale delle azioni volte ad assicurare il rispetto dei tempi di attesa per l'erogazione dei LEA e per ridurre le liste d'attesa: uno strumento indispensabile per governare la domanda delle prestazioni richieste, con un collegamento dei sistemi di prenotazione con il fascicolo sanitario elettronico, monitorando così l'appropriatezza prescrittiva ed erogativa delle prestazioni.
È poi utile a ridurre le liste d'attesa anche l'agevolazione al ricorso da parte dell'azienda e di enti del Servizio sanitario nazionale a prestazioni aggiuntive degli specialisti ambulatoriali e la cessazione del carattere sperimentale della possibilità per i medici in formazione specialistica di assumere incarichi libero-professionali presso i servizi di emergenza-urgenza.
C'è la possibilità, prevista con un emendamento, per il personale docente del Servizio sanitario nazionale di essere trattenuto in servizio fino al compimento del settantaduesimo anno di età, ma esclusivamente con funzioni di tutoraggio, che consentirà di non disperdere le preziose competenze da trasmettere alle nuove generazioni.
Vi è poi una misura utile per ridurre il fenomeno dei gettonisti, con la previsione per le Regioni e gli altri enti del Servizio sanitario nazionale di reclutare il personale del comparto e della dirigenza attraverso contratti di collaborazione coordinata e continuativa. Significativo è anche il potenziamento dei dipartimenti di salute mentale con le aziende sanitarie che potranno assumere a tempo indeterminato medici psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi e cento unità scelte fra educatori professionali e terapisti della riabilitazione psichiatrica, terapisti occupazionali e assistenti sociali.
Altre novità sono previste sulla prevenzione e sui farmaci. Fra queste, ricordo quella, sostenuta con un emendamento approvato all'unanimità, che prevede la disposizione che consente di procedere all'approvvigionamento dei farmaci orfani, una novità molto attesa per la cura tempestiva di malattie rare ed oncologiche.
In conclusione, colleghi, vorrei anch'io portare un po' di chiarezza su alcuni emendamenti approvati nella Commissione e successivamente soppressi. Mi riferisco in particolare a quello sui pazienti presso le RSA, per i quali da una certa parte politica è stato veicolato un messaggio allarmistico che ha disorientato le famiglie. In realtà, era chiaro che vi fosse un vantaggio con il passaggio della quota a carico del Servizio sanitario nazionale dal 50 al 70 per cento. Infatti, l'emendamento è stato bocciato dalla Commissione bilancio, perché oneroso.
Presidenza del vice presidente CASTELLONE (ore 17,32)
(Segue SATTA). Faccio un cenno all'emendamento che prevedeva il rafforzamento dello screening mammografico per la prevenzione del tumore al seno. Qui va precisato che, seppure vi sia stata un'ampia convergenza, il costo quantificato era di circa 135.000 milioni di euro e ha comportato quindi la necessità di una valutazione più approfondita.
In conclusione, colleghi, il presente disegno di legge certamente non risolverà tutte le problematiche della nostra sanità pubblica, ma rappresenta un ulteriore passaggio per rendere più efficiente, moderno e sostenibile il Sistema sanitario nazionale. Ancora una volta il Governo interviene in modo concreto per rafforzare la capacità del servizio sanitario di erogare le cure nei tempi giusti a tutela del diritto alla salute dei cittadini. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Sbrollini. Ne ha facoltà.
SBROLLINI (IV-C-RE). Signora Presidente, rappresentanti dei Governo, relatrice, colleghe e colleghi, ho ascoltato tutti gli interventi e abbiamo lavorato nelle Commissioni in queste settimane, insieme alla collega Furlan e a tutti i colleghi di maggioranza e di minoranza, per trovare una soluzione assieme.
Vedete, colleghi, parto dalla seguente premessa: il Governo e tutto il Parlamento, a cominciare dalle Commissioni competenti, avevano la grande opportunità di fare finalmente una riforma, che serve da tantissimi anni, sulla non autosufficienza. Era fondamentale, dopo un provvedimento come quello sulle liste d'attesa, che ancora una volta aveva creato grandi aspettative nei cittadini, perché si diceva che finalmente si sarebbero ridotti i tempi di attesa, quali sono stati ben indicati prima dalle colleghe che mi hanno preceduto, a costo zero, senza mettere una risorsa.
Arriva il provvedimento sulla non autosufficienza ed è sempre senza risorse. Questo è l'ennesimo tentativo di fare propaganda, di comunicare con uno spot di grande effetto, dicendo che adesso arriverà questo disegno di legge, arriverà tutto e invece non arriva assolutamente nulla con esso, che è una scatola vuota. E lo dico con grande dispiacere, perché tutti abbiamo lavorato per trovare degli emendamenti e fare delle proposte, dopo tante audizioni, che andassero nella direzione di aiutare le famiglie e i malati.
Colleghe e colleghi, vi vorrei ricordare che ci sono quattro milioni e mezzo di italiani che hanno rinunciato alle cure e a fare prevenzione. Questo è il dato su cui noi dobbiamo lavorare.
Non solo: con questo provvedimento andate a separare e a smantellare un sistema che per anni si è tenuto insieme e che si chiamava socio-sanitario. Oggi si cerca di dividere ciò che è sociale da ciò che è sanitario. Lo avete detto anche voi e io dico che fortunatamente la Commissione bilancio ha bloccato alcuni emendamenti che andavano nella direzione di privatizzare tutto, di far ricadere ancora di più i costi sulle famiglie e sui pazienti, aumentando ancora di più le diseguaglianze sociali e aumentando ancora di più quella che non dovrebbe chiamarsi spesa sociale, ma investimento nelle persone. Non c'è un euro per assumere nuovo personale. Non c'è un euro per pagare di più gli operatori sociosanitari che fanno un lavoro usurante e a cui va il nostro ringraziamento ogni giorno (Applausi), perché si prendono cura dei nostri cari e aiutano le famiglie che da sole non ce la fanno più.
Ecco, noi avremmo voluto parlare concretamente - mi rivolgo anche al rappresentante del Governo, che però in questo momento è distratto - perché noi non vogliamo protestare e basta. Abbiamo cercato di presentare emendamenti che andavano in questa direzione. Pensiamo al nostro emendamento sullo screening oncologico. Io ringrazio tutto il Gruppo Italia Viva, così come tutti i Gruppi di opposizione che hanno firmato il nostro emendamento. (Applausi). Mi chiedo come sia possibile che, per portare avanti alcuni emendamenti della maggioranza sarebbero serviti 800 milioni, ma poi ovviamente quelle proposte di modifica sono state bocciate dalla Commissione bilancio. Noi invece avevamo chiesto 6 milioni per dare la possibilità, in tutte le Regioni, di fare lo screening oncologico per il tumore al seno. È una grande battaglia di civiltà che noi ovviamente continueremo a portare avanti, perché c'è anche l'impegno del Ministero della salute a trovare una soluzione, sicuramente purtroppo con meno risorse, ma noi non ci fermeremo. Intanto questo emendamento andrà avanti, perché lo dobbiamo a tutte le persone che si sono ammalate, alle loro famiglie e alle persone che non ci sono più.
Mi rivolgo ora ai colleghi di maggioranza che sono intervenuti, i colleghi Russo e Satta, con cui lavoro anche bene: quando parlate di aumento delle risorse in sanità, dovete dire anche un'altra cosa, cioè come quelle risorse vengono utilizzate sui territori. Ad oggi sappiamo che senza un controllo - e su questo è intervenuto anche lo stesso ministro Schillaci - non si sa dove vanno a finire queste risorse, se non a ripianare buchi che da anni ci sono in molte Regioni che dovrebbero essere commissariate.
Allora, oltre alla riforma della non autosufficienza, forse sarebbe il momento di fare una riflessione su tanti temi. Io sono pronta a discutere, per esempio, della revisione del Titolo V della Costituzione per quanto riguarda la sanità, perché in passato sono stati commessi errori di cui bisogna prendere atto. Ricordo anche che una recente sentenza della Corte costituzionale afferma che, prima di sacrificare la sanità, bisogna ridurre altre spese, garantire l'articolo 32 per il diritto alla salute.
Allo stesso modo, proprio dalla Corte costituzionale è stato parzialmente bocciato il provvedimento sull'autonomia, perché ha messo in evidenza come aumenterebbero ancora di più le diseguaglianze sociali tra le Regioni, non garantendo assistenza e cure primarie ai cittadini. Altro che prevenzione: ciò significa smantellare un sistema sociosanitario che per anni è stata un'eccellenza riconosciuta a livello non solo europeo, ma anche mondiale.
Noi vorremmo parlare di questo, non di scaricare ulteriormente i costi sulle famiglie e sul sociale. La collega Guidolin, intervenuta su un altro emendamento importante come quello sui malati di Alzheimer, ha detto una cosa molto chiara e precisa: non è soltanto un tema sanitario, ma è una piaga sociale che si abbatte su chi ne soffre, sulle famiglie che rimangono da sole con un grande problema. Purtroppo, poi, i numeri sono altissimi e noi lo sappiamo. (Applausi).
Riprendo altresì le parole delle colleghe Castellone e Zambito, intervenute prima di me su questo tema. Io mi rivolgo anche ai colleghi della Lega: voi parlate di autonomia, ma pensate ad una Regione come la nostra, il Veneto, dove viviamo e lavoriamo con le colleghe Guidolin e Bizzotto e altri colleghi. È l'unica Regione d'Italia dove ancora non è stata fatta la riforma degli istituti pubblici di assistenza e beneficenza IPAB. (Applausi). Sono vent'anni che noi chiediamo, ad un sistema ormai ingessato e sempre guidato dallo stesso colore politico, di fare tale riforma. Siamo tra le Regioni che pagano di più le rette nelle case di riposo. Colleghe e colleghi, a seguito delle audizioni, io avrei sperato in un ripensamento da parte anche dei colleghi di maggioranza. Vi era la possibilità di fare una riflessione diversa dopo aver ascoltato tutti coloro che sono intervenuti nelle audizioni.
Noi non abbiamo ascoltato un'audizione che dicesse qualcosa di positivo su questo provvedimento. Tutti i sindacati, all'unanimità, e tutti coloro che sono intervenuti, dalle associazioni di volontariato a quelle che si occupano dei pazienti e dei malati, hanno evidenziato come il provvedimento in discussione sia un danno ulteriore e apra la strada ad un modello sociale, ad un modello sociosanitario, quello della Lombardia, che non appartiene al nostro sistema Paese. Per questo, colleghe e colleghi, mi auguro che si possa trovare il modo, in altri provvedimenti, di ripensare ad alcune questioni, perché allora noi saremmo pronti a dare una mano.
Per quanto ci riguarda, come dirà bene la collega Furlan la prossima settimana in dichiarazione di voto, noi, come Italia Viva, comunque esprimeremo un giudizio totalmente negativo su questo provvedimento. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Magni. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, io vorrei partire cercando, se possibile, di fare una riflessione. Ovviamente questo disegno di legge prevede di intervenire sull'erogazione delle prestazioni sanitarie. Tutti sappiamo che vi sono delle difficoltà, perché le liste d'attesa non diminuiscono, perché il sistema non funziona.
La domanda che mi pongo e che pongo a tutti voi, in particolare alla maggioranza, è se questo disegno di legge risolva qualcuno dei problemi. Per quanto ci riguarda non lo fa, perché - come ha detto la relatrice - gli emendamenti sono stati bocciati in quanto sprovvisti di copertura finanziaria. Questo sta a dimostrare quello che noi dell'opposizione e anch'io personalmente abbiamo cercato di spiegare durante la discussione sul bilancio: c'è stata una riduzione di risorse dedicate al sistema sanitario. È vero che la dotazione è aumentata dal punto di vista nominale (i famosi 3 miliardi di cui si parla), ma dal punto di vista percentuale c'è una diminuzione. Il problema è che la società invecchia, le necessità aumentano e di conseguenza servirebbero più risorse e per questo tutti fanno un rapporto con il PIL. Voi questa cosa la negate, ma dall'inizio del vostro mandato avete ridotto la dotazione di 0,6 punti percentuali sul PIL. Quindi, ci sono meno risorse e con meno risorse non si possono fare le assunzioni di personale medico, paramedico e infermieristico. Per ridurre, ad esempio, i tempi delle liste d'attesa, ci vuole personale, ci vogliono le strutture adeguate. Non possiamo prima fare martiri i medici e gli infermieri e poi colpevolizzarli sostenendo - come ha fatto la relatrice - che non c'è selezione sulle visite specialistiche da effettuare, e via dicendo.
Il problema è che il sistema è andato in tilt. Come ho avuto modo di dire altre volte quando abbiamo trattato in Parlamento il tema dell'autonomia, il settore nel quale più abbiamo sperimentato il sistema dell'autonomia è proprio quello della sanità e, quando c'è stata la pandemia da Covid, ha dimostrato tutta la sua inefficacia, tanto che è dovuto intervenire lo Stato a livello centrale. Questo perché le Regioni non si parlano, perché c'è una diversa impostazione, perché ovviamente le dimensioni e le risorse sono diverse. Bisognerebbe, allora, affrontare questo tema una volta per tutte, perché non si può accusare il sistema e nello stesso tempo non affrontare il problema.
C'è, quindi, un problema di carattere politico da porsi, ossia se oggi sia sufficiente che a livello generale si definiscano delle linee guida e si stabiliscano delle risorse da distribuire e poi ogni Regione si muova a seconda della propria decisione, convenienza e capacità. Forse è giunto il momento di affrontare il problema in modo diverso. Questo è un dato politico.
Un altro tema è quello delle assunzioni. Anche a tal proposito, ho sentito fare un'affermazione molto grave nella relazione: si è detto che il sistema pubblico ha 300.000 dipendenti e il sistema privato ne ha 100.000. Signora Presidente, ma cosa fa il sistema privato? Solo prestazioni da cui guadagna. Non stiamo mica scherzando su questo argomento. Il sistema privato fa solo ed esclusivamente ciò che dà un profitto, mentre il sistema pubblico si assume - giustamente, aggiungo - l'onere di curare l'insieme delle persone senza guardare loro in tasca e a seconda che abbiano o meno la possibilità di pagare. Semmai, è proprio quest'ultimo che bisogna incentivare, perché il nostro si chiama - come veniva ricordato - sistema sociosanitario pubblico e universale e l'universalità bisogna chiedersi se sia rispettata, nel momento in cui 4,5 milioni di persone rinunciano a curarsi, perché questo vuol dire che il sistema non è più universale. Sono questi i temi su cui dobbiamo cercare di discutere e di lavorare con tutta la modestia.
Mi metto a lavorare anch'io, con modestia, per vedere come rispondere a queste esigenze e andare in questa direzione. I cittadini italiani pagano, in un sistema di fiscalità generale, per avere servizi. Vengo dall'esperienza di una categoria che ha deciso di affrontare il problema della sanità integrativa, questione su cui personalmente ho molti dubbi. L'abbiamo affrontata, si va in questa direzione. È un'aggiunta o deve sostituire il sistema sanitario universale? Questo è il problema e bisogna porsi in questa direzione.
Sottolineo inoltre una questione già sollevata da altri. Molto spesso nel settore privato i lavoratori e le lavoratrici vengono pagati meno, anzi poco. In alcuni casi, ad esempio nelle cooperative che gestiscono le RSA, i contratti non si rinnovano da dodici anni perché non ci sono rapporti di forza (non mi riferisco alla lotta di classe). I rapporti di forza non ci sono e sostanzialmente chi gestisce dice: o così, o Pomì. Quindi rimane così. Molto spesso in queste realtà si fanno lavori molto umili ma assai pesanti, che dovrebbero essere remunerati il giusto. Vale sempre, non è che è successo solo con questo Governo. Tuttavia, visto che si dice di andare in questa direzione, bisogna mettere sul tavolo la questione e fare in modo che ci si sieda per trovare una soluzione e dare una risposta in questa direzione.
Cosa è successo, invece, nel provvedimento al nostro esame? Si dice, ad esempio, che si voleva aumentare dal 50 al 70 per cento il costo sanitario, ma ciò è stato bloccato. No, ci sono sentenze - l'ultima è di qualche giorno fa - in cui si prevede il 100 per cento. Mi dovete spiegare, ad esempio, per una persona malata di Alzheimer, quale sia la distinzione tra sociale e sanitario. Molto spesso le vertenze le vincono tutte con il pagamento al 100 per cento proprio perché è difficile distinguere. Nello stesso tempo, ammesso che si affronti tale questione, bisogna comprendere come interviene il Comune, senza scaricare tutto sulla famiglia. Come si usa dire, la RSA in cui c'è il tuo parente qualcuno la deve pagare. Troppo comodo da questo punto di vista. Questa è una delle ragioni per le quali si è contrastato l'emendamento e, non a caso, le associazioni delle famiglie si sono dichiarate contrarie. L'emendamento, al comma 2, proponeva espressamente di bloccare tutte le vertenze in corso. Ciò era sbagliato e bisognava capire prima che non andava approvato.
Il problema, in conclusione, come ho detto prima, è quello di costruire la ricettività. Come avrò modo di dire durante l'illustrazione degli emendamenti e la dichiarazione di voto, ricordo che ho presentato un'interrogazione per capire a che punto sono tutte le spese del PNRR sulla questione delle case di comunità e degli ospedali di comunità. Abbiamo speso il 18,1 per cento di quello che abbiamo a disposizione. Mi chiedo se siamo in grado di spendere la restante parte entro il 2026. Non sono contento, sono molto arrabbiato per il fatto che non si riescano a spendere risorse disponibili per intervenire e dare una risposta. Io spero che ci sia uno scatto da parte di tutti, a partire soprattutto da questo Governo che continua a dire di aver fatto, ma i dati sono questi. Ormai sono tre anni che governate e le risorse del PNRR erano lì da spendere.
Se non siete in grado di spenderle, è una vostra responsabilità che vi dovete assumere fino in fondo, perché è un'occasione che questo Paese non ha mai avuto. La quantità di soldi avuti con il PNRR questo Paese non l'ha mai avuta a disposizione; questo è il dato vero del problema.
In sostanza, voi avete dimostrato di essere incapaci di affrontare questo problema e per questa ragione voteremo convintamente contro questa proposta. Allo stesso tempo, non siamo contenti perché avremmo voluto contribuire a migliorare la situazione con le nostre proposte, perché dobbiamo rispondere tutti insieme ai cittadini che stanno fuori e che aspettano da noi risposte concrete per risolvere il problema, a partire dalle liste d'attesa.
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti del Liceo scientifico «Alessandro Volta» di Caltanissetta, che stanno assistendo ai nostri lavori. Benvenuti in Aula. (Applausi).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1241 (ore 17,54)
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Ternullo. Ne ha facoltà.
TERNULLO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, signor Sottosegretario, colleghi senatori, rivolgo anzitutto un ringraziamento al presidente Zaffini per quanto abbiamo fatto in Commissione. È stato un provvedimento abbastanza lavorato e studiato, su cui ci siamo confrontati fino alla fine. Un ringraziamento particolare va anche alla relatrice, senatrice Cantù, per la disponibilità e la competenza con cui ha affrontato i temi e i vari emendamenti, sempre pronta a rispondere a qualsiasi domanda e a qualsiasi dubbio di noi senatori. Ringrazio anche il ministro Schillaci per un provvedimento che introduce misure realistiche per far funzionare meglio il nostro settore sanitario.
Si è parlato di risorse. Ebbene, le maggiori risorse stanziate dalla legge di bilancio, aumentate di 13 miliardi nel triennio 2025-2027, vengono ora accompagnate da disposizioni per una più puntuale erogazione delle prestazioni sanitarie. I temi in campo ovviamente sono parecchi: riduzione delle liste d'attesa, incremento del numero di prestazioni, riorganizzazione della rete dei laboratori del Servizio sanitario nazionale e monitoraggio delle prestazioni delle farmacie. A questi e ad altri problemi si è cercato di dare un riscontro concreto.
Si risponde alla carenza di personale nei pronto soccorso, consentendo agli specializzandi di partecipare in modo più strutturato ai servizi di emergenza e urgenza. In questo modo si fornisce un sostegno vitale a un servizio in carenza di organico, attraverso una maggiore presenza dei giovani medici in formazione. Proprio questo è un investimento sul futuro della sanità, perché questi specializzandi saranno un domani i nostri medici, i medici del nostro servizio sanitario, con una maggiore competenza che acquisiscono sul campo, in prima linea.
Va poi valutato positivamente il ruolo ulteriore che viene riconosciuto al privato accreditato, aumentando il tetto di spesa per l'acquisto delle prestazioni. È un modo razionale per far partecipare tutte le strutture sanitarie che si riesce a coinvolgere all'abbattimento delle liste d'attesa, come ho detto anche durante il question time. Ovviamente parliamo del privato accreditato che opera sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale. Potersi operare in regime di convenzione presso un ospedale privato che garantisca livelli di eccellenza, con una ricetta del medico di base che viene presentata da un paziente che non è agiato, secondo noi è una conquista di civiltà e sicuramente non una resa del servizio pubblico. I grandi poli ospedalieri sono quasi sempre collegati a prestigiose istituzioni universitarie; questo è un ruolo molto importante per la ricerca, la formazione degli studenti, la pratica nei reparti, ma soprattutto nelle corsie degli ospedali.
Il settore privato si integra perfettamente e non si contrappone a quello pubblico. Questo sia chiaro, perché si è parlato sempre di contrapposizione tra pubblico e privato, ma non è così. Sicuramente - ripeto - si integra perfettamente.
Mettere in contrapposizione pubblico e privato diventa un esercizio sterile. Se il privato riesce a fornire prestazioni agli stessi costi del Servizio sanitario nazionale e delle strutture pubbliche, allora la contrapposizione è - lo ripeto - un esercizio sterile e stiamo facendo soltanto polemica. Piuttosto, stiamo dando un servizio al cittadino. Posso testimoniare decisamente come nella mia Sicilia il contributo dei privati sia fondamentale per alleggerire il sistema sanitario pubblico.
Il tema quindi, signor Sottosegretario, è quello di garantire i livelli di assistenza e delle prestazioni a tutti; per farlo bisogna smaltire l'arretrato e cambiare le regole che lo hanno causato negli anni addietro. Per «tutti» si intende anche coloro che vivono in alcune aree dove la sanità stenta a raggiungere i livelli di standard più alti. Proprio i livelli più alti per noi devono essere un punto di riferimento, in modo tale da non lasciare indietro nessuno.
Le risorse economiche sono aumentate ma sono ancora limitate, quindi bisogna introdurre regole di gestione e di governance che consentano al sistema sanitario di diventare più reattivo e di dare risposte strutturali che superino tutte le crisi attuali.
Questo spiega anche l'approvazione, da parte della Commissione di merito, di una serie di emendamenti sacrificati, poi, alla logica contabile. Il loro esame ha evidenziato comunque molte priorità nel settore e ha aperto una riflessione sulle ulteriori cose da farsi.
Tra gli emendamenti entrati nel testo c'è una nostra proposta, accolta dalla relatrice che ringrazio nuovamente, che prevede il trattenimento in servizio dei medici fino ai settantadue anni, per formare i giovani e continuare a trasmettere loro la propria esperienza. Per i pazienti oncologici è stata approvata una proposta che prevede l'adozione delle linee guida per i percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, che dovranno avere standard minimi omogenei su tutto il territorio nazionale. Allo stesso modo, è prevista l'individuazione di un indicatore idoneo a misurare l'aderenza terapeutica, cioè l'efficacia delle cure.
In questo provvedimento ci sono soluzioni possibili e non irrealistiche. Ci sono tante disposizioni serie per mettere in campo strumenti più efficaci per ridurre la pressione sul nostro sistema nazionale. Però, è vero, serve altro; certo che serve altro, è ovvio. Siamo certi che, verificata la portata operativa delle norme che ora vengono approvate, quello che sarà necessario ed ulteriore dovrà e verrà messo in campo. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Guidi. Ne ha facoltà.
GUIDI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, membri del Governo carissimo e apprezzatissimo, si può esprimere un po' di affetto qualche volta, no? Si trasferisce inopinatamente tanto livore e tanto veleno, dunque perché non può albergare in quest'Aula anche l'affetto? Penso che non sia disdicevole.
Sottoscrivendo moltissimo dell'ultimo intervento (chiedo scusa di questo piccolo furto, ma penso che sia lecito), credo che si possano appellare il Governo e la maggioranza di tanti epiteti: io direi coraggiosi e onesti, in qualche modo anche un po' folli, e io di follia, la mia e anche quella politica, me ne intendo abbastanza (qualcuno dice troppo e anche mia moglie, ma mi perdona sempre). Chi ce lo poteva far fare - non certo la propaganda, perché poi se non fai nulla ti torna come un boomerang negativo - di parlare di certi temi e di risuscitarli? Per anni erano completamente silenti nel vocabolario dell'ex maggioranza, oggi in parte rancorosa minoranza, anche se ho molte amiche e molti amici con i quali ho condiviso, condivido e spero di condividere alcuni percorsi.
Il tempo è salute o malattia, a seconda di come viene gestito, quindi ha una dimensione spaventosamente o meravigliosamente concreta nel definire i termini dell'eventuale malattia, della prevenzione e, soprattutto, della cura (sperando che poi non vi sia necessità di quest'ultima, perché la prevenzione ha avuto successo). Parlare di questi temi non è comodo: è chiaro che basta poco per contestare cosa non è stato messo o cosa manca. Sì, ma l'abbiamo suscitato e abbiamo avuto il coraggio di metterci in gioco. Tante Alici nel paese delle meraviglie si svegliano oggi per dire che questa cosa è importante, ma chiedo loro: dove stavate? Lo dico con serenità e un po' d'amarezza, ma mai con rabbia e livore, mai, perché credo che il lavoro di tutti noi parlamentari sia degno di essere vissuto in ogni modo. L'importante è l'onestà intellettuale. Purtroppo, però, leggo il fastidio di un notevole numero di membri della minoranza perché ci stiamo occupando finalmente di questi temi: il fastidio suscita rancore, che non dovrebbe mai albergare in quest'Aula.
Con molta serenità cerchiamo allora di ragionare su quello che si può produrre concretamente assieme. Possiamo anche dividerci su alcuni temi: io, per esempio, rimango basito dai termini acidissimi con cui si espone la contrapposizione - che non ci dovrebbe essere - tra pubblico e privato.
Allora, cari amici e amiche - se volete, uso questi termini - io sono nato il 13 giugno del 1945 (se qualcuno mi vorrà fare gli auguri, se lo segni) in una clinica privata del mio bisnonno Ernesto Mancini, con mio papà ginecologo che assisteva mia mamma in diretta: hanno sbagliato tutto, fossilizzandosi in un rifiuto dovuto a motivi non economici, perché la clinica era un po' mia, ma ideologici (del tipo: tu, donna, devi partorire con dolore, così il bambino e la mamma si affezionano di più). Cribbio, con sette giri di cordone ombelicale intorno al collo, sono nato morto. Qualcuno allora potrebbe chiedermi perché sto qui: non saprei, però una nonna tignosa ha sentito qualche piccolo battito, proprio molto flebile, e ha detto che forse suo nipote era ancora vivo, così mi hanno risuscitato. Per anni ho avuto crisi epilettiche tante volte al giorno, difficoltà enormi per parlare (come vedete, ancora parlo poco) ed enormi difficoltà nel camminare: mi è stata negata la scuola, mi hanno regalato un banco da usare a casa, che per me è stata una coltellata nell'anima - me l'ha fratturata, l'anima - e ho fatto solamente gli ultimi tre anni di scuola privata (carissima, devo dire la verità, all'Istituto San Gabriele di Roma).
Ho avuto l'onore di essere, come neuropsichiatra, tra i promotori dell'integrazione scolastica nelle scuole. Mi sono anche un po' rifatto; come a dire: mi avete escluso, però aiuto gli altri a non essere esclusi.
Rispetto alla riabilitazione e all'integrazione sociosanitaria, come specialista neuropsichiatra al policlinico Gemelli ho detto la mia; la dico un pochino ancora, anche se il Senato mi occupa abbastanza, qualcuno dirà purtroppo, e spero di dire la mia ancora per qualche mese, visto che compirò ottant'anni. Ho fiducia e sono anche, nonostante tutto, in salute, perché la disabilità non è mancanza di salute; anzi, mi permetto di dire, un pochino gianburrascamente, che certe volte è una chance positiva, anche se vi giuro ne avrei fatto volentieri a meno, ma mi ha fatto capire, vedere e aprire delle finestre che forse non avrei potuto aprire. Quindi, ringrazio chi ha manipolato, spero dall'alto, la mia vita, che è sempre degna di essere vissuta.
Cosa voglio dire, signora Presidente, in conclusione? Chi scommette nel nuovo spesso rischia di sbagliare, di non soddisfare, ma ci prova, altrimenti Cristoforo Colombo (forse non ci sarebbe stato Trump, per qualcuno di voi sarebbe stata una fortuna) non avrebbe scoperto l'America, che poi era già stata scoperta da tanti altri. Io non chiedo indulgenze, non chiedo permesso, ma dico con l'arroganza che mi viene anche dalla disabilità (tiè, fammelo dire): lasciateci lavorare senza dire bugie che drammatizzano la situazione. Non voglio sentirmi dire: ma quanto siete bravi. Mi preoccuperebbe anche un po'. Ma non dite bugie, perché la bugia che questo provvedimento è catastrofico fa male alla salute mentale, della quale pure ci occupiamo. Sono orgoglioso di dire che l'Italia è il primo Paese al mondo che ha abolito i manicomi, lasciando un po' incompiuto il dopo, ma sono orgoglioso di aver partecipato al Basaglia-pensiero e alla Basaglia-prassi.
Non dite troppe bugie, perché fanno male a voi, facendovi regredire, ma soprattutto ai cittadini che perdono fiducia e perdita di fiducia vuol dire riduzione della capacità di reagire a questa società così complessa. Come dicevo ieri, viva Giorgia Meloni, viva la Repubblica e viva la vita. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pirro. Ne ha facoltà.
PIRRO (M5S). Signora Presidente, vorrei gioire di questo provvedimento perché ci aspettavamo tutti che rispondesse alle esigenze dei cittadini italiani, poiché reca «Misure di garanzia per l'erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria».
Penso che siamo tutti d'accordo nel ritenere che il problema principale del nostro sistema sanitario sia nella lungaggine dei tempi di attesa per l'erogazione delle prestazioni, che è però un sintomo di una malattia più grave: in parte, la disorganizzazione, decisamente di più la carenza di professionisti sanitari, e il fatto che per anni non ne abbiamo assunti abbastanza e poi li abbiamo fatti scappare perché il carico e le modalità di lavoro sono diventati sempre più insostenibili e quindi, quando possono, se ne vanno all'estero o a lavorare magari in settori privati con carichi di lavoro più umani.
Ci saremmo aspettati, per far fronte a tutto questo, di trovare nel disegno di legge anzitutto assunzioni e aumenti di stipendio per quelli che ci sono già e che non vogliamo far scappare. Invece, non c'è niente di tutto questo nel provvedimento al nostro esame, se non quando, finalmente, arriviamo all'articolo 6 (quindi non 1, 2 o 3, ma il 6) che prevede la possibilità di proporre ai professionisti contratti di collaborazione coordinata e continuativa, quindi non contratti di lavoro stabili e a tempo indeterminato, per far fronte a uno dei mali peggiori della nostra sanità, che è quello dei gettonisti. Finalmente, dopo due anni e mezzo abbondanti dall'avvio di questo Governo, il Ministro riesce a segnare un mezzo punto su quello che aveva detto essere uno dei suoi primi obiettivi. Tuttavia, anche questo lo facciamo a metà, perché non sono contratti stabili e sono inoltre una possibilità e non un obbligo, come invece vorremmo tutti per mettere fine alle esternalizzazioni che tanto ci fanno male.
Subito dopo, però, ecco che riconosciamo questa destra al Governo e incrementiamo la spesa per l'erogazione di prestazioni dai privati. Bravi, questo vi riesce benissimo perché lo state facendo dal primo momento: indebolire la sanità pubblica per rafforzare quella privata. Prima o poi vi renderete conto che questo riesce solo a distruggere le fondamenta del nostro sistema sanitario pubblico. Speriamo che ve ne rendiate conto prima che sia troppo tardi o che ve ne andiate a casa prima che sia troppo tardi. (Applausi).
Proseguendo, troviamo un altro punto su cui vorremmo dire di essere favorevoli anche se - anche qui - vediamo il bicchiere mezzo vuoto: mi riferisco al potenziamento dei dipartimenti di salute mentale. Finalmente, dopo avervi detto in tutte le lingue che bisognava rafforzare le tutele per il benessere psicologico dei cittadini italiani, voi fate un piano di assunzioni per il biennio 2025-2026. Parliamo di 51 psichiatri, 42 neuropsichiatri, 40 psicologi e 114 unità a scelta tra altri professionisti (circa 2,5 per Regione). Ci sembra poco per far fronte a un problema così serio, per far fronte alle esigenze di tutela della salute mentale dei cittadini italiani, per far fronte ai danni che fate anche voi quando liberalizzate il gioco d'azzardo, facendo così aumentare i cittadini italiani con dipendenze patologiche. Da una parte fate i danni e, dall'altra, mettete un pannicello caldo per rimediare ai danni che fate, anche in altri comparti.
Il disegno di legge si conclude all'articolo 13, prima di quelli aggiunti in Commissione che non sono così rilevanti, con le misure in materia di approvazione dei bilanci degli ordini professionali, che non devono più passare dall'approvazione delle assemblee, ma di cui si occupano direttamente i consigli direttivi. Togliamo sempre più democrazia ai cittadini, in questo caso ai professionisti, per accentrare il potere nelle mani di pochi. Insomma, il solito disegno che vediamo in tutte le vostre azioni. Non capisco chi sentiva il bisogno di non far approvare un bilancio a un'assemblea. È quello che avviene ovunque: anche i nostri Gruppi parlamentari fanno approvare i bilanci dall'assemblea degli iscritti. Nessuno di noi si sognerebbe di mettere tale compito nelle sole mani dei direttivi dei Gruppi.
Eppure, per gli ordini professionali, centinaia di migliaia di iscritti e di professionisti, questo compito lo accentriamo nelle mani di pochi. Chissà, anche stavolta, a chi dovevate fare un favore con questa azione, anche perché poi non vi limitate agli ordini professionali in materia sanitaria.
Signor Presidente, ci sarebbe tanto altro da dire a proposito del famigerato emendamento sulle RSA, di cui ha parlato la collega Guidolin poc'anzi, che solo grazie al muro, all'argine impenetrabile messo dalle opposizioni, non siete riusciti a far approvare. Sì, la battaglia l'abbiamo fatta noi. Se fosse stato per voi, avreste dato uno schiaffo in faccia alle famiglie dei malati non autosufficienti.
Non siamo riusciti, invece, a far passare l'emendamento per l'allargamento dello screening sul tumore al seno, che tutti noi avremmo voluto, in una battaglia condivisa a destra e a sinistra. Per quello, però, le risorse non le abbiamo trovate: sei milioni all'anno servivano a dare un segnale, perché sappiamo tutti che ne servono molti di più. Forse, però, potevamo dare un po' meno alla sanità privata e dare quei 150 milioni allo screening per prevenire il tumore al seno delle donne italiane. (Applausi).
Facciamola questa battaglia per la salute delle nostre concittadine, di tutte quante noi qui dentro. Facciamola davvero; magari ci riusciamo per quando arriveranno gli emendamenti in Aula.
Ogni volta, però, che bisogna dimostrare di essere dalla parte dei cittadini, non ci riuscite mai. Invece, ad essere dalla parte della sanità privata, degli imprenditori e di chi deve lucrare sulla salute dei cittadini italiani, ci riuscite sempre. Qui non ci troverete mai al vostro fianco. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Minasi. Ne ha facoltà.
MINASI (LSP-PSd'Az). Signora Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, quando l'attuale Governo si è insediato, ha messo tra i temi di cui occuparsi in via prioritaria quello delle liste d'attesa in sanità. Questo tema è stato anzi oggetto di una delle prime esternazioni del ministro Schillaci che, da medico, ovviamente conosceva e conosce bene la situazione critica in cui versa in generale il settore sanitario nel nostro Paese. Ciò a partire proprio dall'erogazione delle prestazioni specialistiche da parte delle strutture pubbliche, tanto da decidere immediatamente di stanziare cifre importanti per intervenire sui ritardi ormai inaccettabili nella prenotazione delle visite. Il problema è grave, riguarda tutti noi, e incide non solo sulla vita personale di ciascuno di noi, ma anche sulla collettività nel suo insieme.
Assicurare il pieno esercizio del diritto alla salute del cittadino, infatti, significa anche incidere, indirettamente e positivamente, sullo sviluppo economico della società, in termini, da un lato, di maggiore produttività di una popolazione in salute e, dall'altro, di minori costi sanitari che il sistema pubblico deve sostenere.
Quindi, significa attivare un circolo virtuoso, che porta con sé un benessere generalizzato non solo strettamente dal punto di vista sanitario.
Vorrei ricordare e mi piace sottolineare come la situazione catastrofica in cui oggi purtroppo ci troviamo sia una delle drammatiche eredità del malgoverno della sinistra che, pensando probabilmente di essere progressista, negli anni ha gradualmente smantellato l'universalità e l'eccellenza di un sistema sanitario che funzionava bene e che tutti ci invidiavano, lasciandosi alle spalle tagli sconsiderati e un settore a brandelli. Noi oggi abbiamo il gravoso compito di porre rimedio a questi disastri. Quindi, non stiamo sgretolando, come qualcuno ha sentenziato prima di me in quest'Aula, ma, al contrario, cercando di rimettere in piedi il sistema.
In questi mesi abbiamo fatto già tanto per la salute e adesso, con questo nuovo disegno di legge, facciamo tantissimo. Desidero ringraziare il sottosegretario Gemmato, ma anche il Presidente della Commissione e la nostra relatrice, senatrice Cantù, per l'impegno che hanno dedicato a questo provvedimento.
Interveniamo, innanzitutto, proprio sul problema delle liste d'attesa, a cui è dedicata la prima e corposa parte del disegno di legge, mirando a garantire tempi certi per le prestazioni sanitarie e ad accrescere la capacità di risposta del sistema sanitario, ma ci occupiamo anche di altri aspetti importantissimi: dal potenziamento dello stesso sistema e del trattamento della salute mentale al miglioramento della gestione economica e amministrativa della sanità.
Il disegno di legge parte dall'analisi delle ragioni principali che sono alla base dei ritardi nelle prestazioni specialistiche: le carenze e le inefficienze procedurali e organizzative, le carenze di personale sanitario e la perdita di attrattività da parte del Servizio sanitario nazionale, a cui si ricollega l'uso sfrenato dei gettonisti, con svilimento delle professionalità sanitarie interne.
Partendo proprio da queste considerazioni, si è pensato a una serie di misure che vanno a sanare questi squilibri. Viene, innanzitutto, introdotta quella che a mio avviso è la prima e fondamentale razionalizzazione dell'intervento medico e delle procedure organizzative, cioè una classificazione delle priorità nelle prestazioni da parte dei medici di base, che va da urgente (cioè da effettuarsi nelle settantadue ore) a programmabile (ossia da effettuarsi entro i centoventi giorni). I medici di medicina generale dovranno, quindi, fare a monte una prima scrematura delle tipologie di intervento che certamente andrà ad alleggerire e distribuire in base al bisogno il peso delle prestazioni sulle strutture pubbliche. Si riesce, in questo modo, a pianificare le prenotazioni delle visite evitando l'ingolfamento a cui abbiamo assistito fino a oggi, ma anche a ottenere un altro risultato importante, ossia responsabilizzare e in qualche modo di riportare al centro del sistema, come è giusto che sia, il medico di base, il quale riacquista così il suo ruolo sostanziale di referente diretto del cittadino, di primo presidio del territorio e di mezzo primario della programmazione dell'assistenza sanitaria.
Ovviamente, non ci fermiamo a questo, ma vengono, ad esempio, introdotti strumenti di telemedicina e teleconsulto che migliorano l'integrazione tra il medico di base e lo specialista e consentono una migliore trattazione del paziente, più completa, attenta e direttamente centrata sulla rapidità della diagnosi e della cura.
È peraltro un emendamento della Lega che ha permesso di realizzare un investimento da 3 milioni di euro per la gestione automatizzata degli appuntamenti e per la telemedicina. È un'innovazione che trovo molto rilevante in quanto, mettendo la tecnologia al servizio della collettività, consente davvero il pieno esercizio di un diritto fondamentale del cittadino, che è appunto quello alla salute, riducendo anche in questo caso i tempi e i costi degli interventi terapeutici, con una presa in carico dei pazienti più efficiente.
Viene poi istituito il Sistema nazionale di governo delle liste d'attesa, cioè una piattaforma di gestione presso il Ministero della salute, che prevede anche una cabina di regia nazionale tra Ministero, Regioni, Istituto superiore di sanità e Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che consente un coordinamento centrale e un controllo costante dell'andamento delle prestazioni.
Viene, inoltre, data voce ai cittadini - anche questo è un aspetto innovativo - attraverso l'istituzione di un registro delle segnalazioni per i problemi nelle prestazioni sanitarie, a cui fa specchio l'Osservatorio nazionale sulle liste d'attesa, istituito con il compito di analizzare queste segnalazioni e proporre soluzioni che saranno, a quel punto, davvero conformate sulla persona, cioè sui bisogni effettivi di cura del paziente.
Viene poi potenziato il corpo di specialisti che possono occuparsi delle prestazioni attraverso diversi interventi, ad esempio introducendo il permesso di effettuare più prestazioni agli specialisti ambulatoriali già in servizio, oppure con un incarico ai medici specializzandi fino a dieci ore settimanali nel Servizio sanitario nazionale o anche prevedendo la possibilità per le Regioni di reclutare personale sanitario con contratti di collaborazione coordinata e continuativa fino al 2026. Ma non solo. Sappiamo, purtroppo, quanto sia grave, oggi, il problema della carenza di personale nella sanità e credo che questo nostro intervento, per il quale sono stati stanziati fondi corposi, sia il segno più chiaro della nostra attenzione, finalmente concreta e non a parole, verso i bisogni di salute del cittadino.
Dall'altro lato tale attenzione è rivolta ai sanitari che spesso non trovano sbocchi e gratificazione, tanto da scegliere di lasciare il sistema sanitario o tentare direttamente altrove, anche all'estero, di realizzare i propri sogni e la propria missione.
In questo senso viene anche introdotta un'altra norma che, a mio avviso, è una conquista di civiltà e un giusto riconoscimento del merito a chi lavora alacremente senza risparmiarsi. Mi riferisco ai meccanismi premiali previsti per i sanitari che riescono a raggiungere determinati target di prestazioni effettuate con un 30 per cento di indennità di risultato per chi riduce i tempi di attesa.
Si prevede inoltre l'assunzione di medici psichiatri, neuropsichiatri infantili, psicologi, terapisti per potenziare l'assistenza in tema di salute mentale - e mi fa piacere che finalmente abbiamo su un emendamento il plauso del MoVimento 5 Stelle dopo due anni e mezzo che siamo qui dentro - e l'istituzione di una Scuola nazionale dell'alta amministrazione sanitaria (Applausi) per offrire una formazione avanzata per dirigenti e direttori sanitari, che sono figure fondamentali per il buon andamento delle strutture pubbliche.
Devo dire che vado particolarmente fiera del contributo che in generale la Lega ha dato alla stesura del disegno di legge perché, oltre a questi emendamenti già citati, ve ne sono anche altri. Penso ad esempio all'emendamento con cui prevediamo, per i pazienti affetti da patologie oncologiche, l'adozione di linee guida e standard minimi per rendere più omogenei i percorsi diagnostici terapeutici essenziali su tutto il territorio nazionale. Penso altresì all'emendamento con il quale si prevede il potenziamento della rete di lungo degenza e di riabilitazione, anche in deroga agli standard di posti letto del decreto ministeriale n. 70 del 2015.
È posta insomma un'attenzione particolare verso i soggetti più deboli, cosa che caratterizza da sempre la nostra azione. È un complesso di norme che sono indubbiamente il segno di quale e quanto sia l'impegno di questa maggioranza per riformare la sanità, avvicinandola nuovamente al cittadino con l'obiettivo di garantire cure appropriate e prestazioni più efficienti, ma soprattutto uguali per tutti, nonché la valorizzazione del personale sanitario, intervenendo anche su una serie di problematiche che richiedono una soluzione urgente; soluzione che noi finalmente stiamo riuscendo a dare, a differenza di chi per anni ha governato prima di noi e che oggi si proclama solo a parole (certo così è facile) difensore dei diritti delle persone più fragili. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Camusso. Ne ha facoltà.
CAMUSSO (PD-IDP). Signora Presidente, stiamo oggi discutendo di un disegno di legge che, come hanno già detto vari colleghe e colleghi, era arrivato qualche mese fa in Senato, per un po' di tempo non aveva attirato l'attenzione di nessuno e oggi è in discussione, a cominciare da ciò che ha detto la relatrice, più per gli emendamenti che non sono stati approvati che per i contenuti. Credo che già questo dovrebbe sollevare qualche dubbio rispetto alle modalità con cui discutiamo le leggi e i contenuti delle stesse. È pur vero che ci state abituando al fatto che i disegni di legge sono sempre solo funzionali a introdurre emendamenti che in genere c'entrano anche poco con i provvedimenti, ma che sono il modo attraverso il quale provate a fare delle riforme che non avete ovviamente il coraggio… Posso partecipare all'assemblea che si svolge lì davanti?
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di non rivolgere le spalle alla Presidenza, c'è una collega che sta intervenendo.
CAMUSSO (PD-IDP). Dicevo che è ormai sempre più evidente per tutti noi che questa è la modalità che la maggioranza ha scelto per fare riforme che non è in grado di spiegare al Paese perché poi, quando diventano note, scompaiono come sono scomparsi alcuni emendamenti, giustamente, poi non approvati dalle altre Commissioni (dalla 5a, ma anche dalla 1a) dello stesso Parlamento. Così è stata la sorte di questo provvedimento: su 12 emendamenti della relatrice, otto sono spariti, solo due sono stati salvati e due riformulati. Per fortuna che non abbiamo tenuto questa discussione chiusa nelle stanze della Commissione, ma è diventata pubblica, permettendo ai soggetti interessati, giustamente, di reagire a scelte che avrebbero messo loro in discussione e anche a delle scelte di tipo legislativo.
Penso all'impedimento, attraverso l'interpretazione autentica di una norma, volto a bloccare dei processi che erano in corso; e guardate che non sono pericolosi processi di chissà chi, ma sono famiglie che chiedono di poter continuare a occuparsi dei loro cari con spese sostenibili.
In realtà la storia di questo provvedimento è che, quando il Governo varò - come ricordava giustamente la collega Zambito - a quattro giorni dalle elezioni europee il decreto-legge sulle liste d'attesa, noi avevamo passato giorni e giorni a sentirci dire che alcune cose non si potevano fare con quel provvedimento, perché sarebbe arrivato il disegno di legge sulle prestazioni sanitarie, dove sarebbero stati risolti tutti i problemi strutturali che hanno bisogno di risposte. Come tutti ricordano, nel decreto-legge liste d'attesa non c'erano risorse, non si definiva come si potevano smaltire le liste d'attesa e non c'era assunzione di personale; c'era invece un evidente scontro con le Regioni (che continua ad esserci) su chi doveva governare il processo e su quali interventi fare.
Il provvedimento di cui discutiamo, anche se lo diciamo poco nella discussione generale, si occupa nuovamente di centralizzare monitoraggi, piattaforme, osservatori e tutto ciò che serve a continuare una narrazione secondo cui le cose non funzionano, dentro un conflitto tra i due soggetti, senza mai andare al dunque del perché le liste d'attesa continuano a crescere. Bisognerebbe avere un po' di memoria perché, quando ci viene risposto, come è stato fatto in questi giorni, che non possiamo parlare degli emendamenti e dei problemi per non spaventare le persone (ce lo siamo sentiti dire in tutte le salse, come se raccontare le cose che accadono possa essere oggetto di paura), vorremmo dirvi che forse la differenza fondamentale è che noi ascoltiamo le persone e abbiamo presente quali sono le loro preoccupazioni, quelle vere e sostanziali. (Applausi). E non abbiamo paura di misurarci con le persone rispetto alle cose che si possono fare o non fare, ma di certo stiamo con loro contro le ingiustizie. Non aggravare di costi le persone fragili e in difficoltà, che lo sono direttamente o indirettamente perché le famiglie non riescono a sostenerli, credo che sia un compito fondamentale della politica e noi non ci sottraiamo dal farlo.
Dicevo che ci sono tanti bei sistemi nazionali di controllo e poi ci sono cose molto interessanti. Per esempio, come facciamo a far funzionare meglio gli ambulatori per ridurre le liste d'attesa? Più ore di lavoro, trattenimento in servizio fino a settantadue anni, assunzione di collaboratori invece che gettonisti (cambiamo il nome, ma non la sostanza del tema) e infine più risorse alle strutture accreditate. Questo è il testo di cui stiamo discutendo, queste sono le uniche misure contenute al suo interno. (Applausi).
Io penso che le persone possano essere sfruttate fino a un certo punto. Capisco la preziosa memoria di chi ha lavorato fino a settanta anni in sanità, ma forse non possiamo trattenerlo fino a settantadue, settantacinque, ottanta, eccetera, perché c'è un punto che rimane assolutamente essenziale: a un certo punto si esauriranno anche quelli di settantadue anni. E dopo cosa facciamo? Forse dobbiamo cominciare a pensare, se non si vuole privatizzare la sanità nel nostro Paese, che il tema delle assunzioni è straordinariamente importante. Quello delle assunzioni pubbliche è un tema nel quale vediamo un piccolo barlume di salute mentale che oggettivamente c'è in questo disegno di legge. Piccolo, molto piccolo, ma almeno c'è. Non c'è, invece, in nessun altro dei livelli che sono necessari.
Spesso in questi disegni di legge c'è di tutto un po': i bilanci degli ordini e misure che non si capisce davvero che effetto abbiano ai fini delle prestazioni sanitarie e delle risposte che dobbiamo dare alle persone. Soprattutto, però, c'è una tentazione sistematica. Noi abbiamo due problemi, che sono visti dai cittadini come i grandi problemi della sanità: le liste d'attesa e la difficoltà della medicina d'urgenza. Queste sono le due grandi questioni che mettono davvero paura alle persone, perché non sanno come curarsi e non sanno quali risposte potranno avere. Ebbene, in tutti e due i casi date una risposta volta a privilegiare le risorse al sistema di accreditamento privato. Sapete altrettanto bene, però, che non è assolutamente vero che il sistema accreditato privato sia disponibile a impegnare risorse ed energie sul terreno della medicina d'urgenza, perché è quella dove non scegli quali prestazioni si fanno, quali rimborsi ci sono e quali sono i margini di guadagno.
Noi pensiamo che rispondere ai bisogni sanitari sia assolutamente essenziale. Mi spiace, ma questo documento è fatto di vuoto, di qualche favore, di qualche prebenda a qualche Regione, di qualche prebenda a qualcuno che ovviamente ve l'ha chiesta, ma non si occupa della salute delle persone. (Applausi). Una cosa ve la possiamo dire con molta nettezza: noi pensiamo che il diritto alla salute sia un diritto a cui non si può rinunciare e continueremo, come abbiamo fatto durante la discussione di questo disegno di legge, a batterci perché il Servizio sanitario nazionale resti quel bene comune prezioso che il nostro Paese ha e non vi permetteremo di distruggerlo. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Zullo. Ne ha facoltà.
ZULLO (FdI). Signor Presidente, colleghi, signor sottosegretario Gemmato, non mi attarderò nel descrivere tutto quello che è inserito in questo provvedimento, perché lo hanno fatto i colleghi che mi hanno preceduto e soprattutto lo hanno fatto con grande esattezza la relatrice, che ringrazio, e i colleghi della maggioranza. Vorrei invece utilizzare il tempo a mia disposizione per spiegare qualcosa di quello che è avvenuto e per specificare alcune inesattezze. Intanto partiamo da un presupposto: quali sono i principi del Servizio sanitario nazionale? I principi sono quelli di assicurare equità, uguaglianza, gratuità, rispetto della dignità della persona e dei cittadini e appropriatezza. Mi chiedo e chiedo se fino ad ora tutti questi principi sono stati effettivamente soddisfatti nella nostra collettività, altrimenti saremmo di fronte a delle verginelle che accusano chi è arrivato dopo di aver creato uno sfascio considerevole.
L'altro principio riguarda le competenze: le competenze dello Stato sono quelle di legiferare sui livelli di assistenza e di assicurarne il finanziamento; la gestione e l'assicurazione delle prestazioni per soddisfare i bisogni di salute compete alle Regioni. In tutto questo si rileva la grande sensibilità del Governo Meloni e del nostro Ministero della salute. Parlo della grande sensibilità perché la differenza tra voi e noi è in questo: mentre fino ad ora avete lasciato le Regioni da sole (Applausi), oggi ci sono un Ministero della salute e un Governo che sono accanto alle Regioni (Applausi), che aiutano le Regioni.
Signora Presidente, vorrei rivolgermi a lei come collega senatrice Castellone; nelle funzioni c'è una differenza, per cui non vorrei rivolgermi a lei come Presidente. Lei diceva che la montagna ha partorito un topolino. Io dico che i Governi precedenti sono stati dei topolini di fronte alla montagna di inefficienze e di problemi che oggi ci scaricate addosso. (Applausi). Questo è il vero punto. Ci accusate del privato accreditato, ma chi ha introdotto nel Servizio sanitario nazionale il privato accreditato? L'ha introdotto un Governo di centrodestra, l'hanno introdotto la Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia? No, l'ha introdotto l'ex ministro Rosy Bindi. (Applausi). Che cosa diceva? Guardate che io l'ammiro e l'apprezzo in questo. Cosa diceva l'ex ministro Bindi? Diceva che c'è parità tra pubblico e privato e c'è diritto di libera scelta dei cittadini, perché questo diritto di libera scelta si deve svolgere in funzione della qualità della prestazione che viene erogata, quindi c'è una competizione virtuosa tra pubblico e privato per soddisfare qualitativamente il bisogno di salute dei cittadini. Voi siete contro questo? Siete contro questa competizione virtuosa? Noi no, perché siamo dalla parte del vostro ex ministro Bindi. (Applausi).
Si danno i soldi ai privati. Mi scusi, signor Sottosegretario, se le pongo una domanda: è lei che gestisce i soldi che vengono affidati alle Regioni o sono le Regioni che li gestiscono? Sono le Regioni che gestiscono i soldi in funzione delle esigenze del pubblico o del privato.
Noi allora mettiamo a disposizione le risorse per un motivo, soddisfare un bisogno di salute, poi le Regioni hanno le loro competenze. Infatti, il fine ultimo per noi è assistere la collettività; per questo abbiamo voluto anche pensare di modificare un articolo del cosiddetto decreto Bindi che parla di sanità integrativa, per fare in modo che queste nostre risorse che oggi sono del Fondo sanitario nazionale potessero essere implementate da una parte di risorse che vengono da soldi dei lavoratori attraverso il welfare aziendale (Applausi), per fare in modo che, snellendo prestazioni con il pubblico si possa accedere meglio alle prestazioni sanitarie. Il tema di oggi, infatti, è che una grande percentuale di cittadini ha difficoltà ad accedere alle cure e noi vorremmo l'uguaglianza di accesso alle cure. Per questo avevamo pensato a ciò, ma non è che ci fermiamo: anche loro dicono che non si fermano, ma siamo noi a non fermarci, perché abbiamo coscienza dei problemi ed è allo studio un provvedimento complessivo che rimetterà mano a questo. Il nostro intento è quello di assicurare a tutti le prestazioni: non ci possono essere cittadini che oggi non accedono più alle cure per tante motivazioni. A questo dobbiamo quindi porre rimedio. (Commenti). Anche questo proviamo a farlo, caro collega.
Il fatto delle RSA, dobbiamo spiegarlo bene. Oggi nelle RSA per i primi sessanta giorni la quota a carico del Fondo sanitario nazionale è del 100 per cento; per i successivi sessanta la quota è del 50 per cento a carico del Fondo sanitario nazionale e del 50 per cento a carico delle famiglie. (Commenti. Richiami del Presidente). In caso d'indigenza sovvengono i Comuni: questa regola di chi è? Dell'ex ministro Lorenzin, mica nostra, scusate, ed è vigente. (Applausi). Cos'abbiamo detto noi? Abbiamo detto di elevare al 70 per cento quella quota del 50, ossia sgraviamo del 20 per cento la parte delle famiglie per porla a carico del Fondo sanitario nazionale, ma loro hanno sempre risposto di no. (Commenti). I danni che hanno provocato hanno fatto in modo che questo emendamento fosse eliminato, nonostante noi abbiamo ricevuto una lettera dei sindacati dei pensionati, dopo un incontro in cui abbiamo spiegato bene l'emendamento. CGIL pensionati, UIL pensionati e CISL pensionati ci dicono che è del tutto condivisibile l'intenzione della seconda parte dell'emendamento, laddove ha evocato l'incremento della quota sanitaria della tariffa giornaliera elevata al 70 per cento a carico del Fondo sanitario nazionale. (Applausi. Commenti). Lo dicono i sindacati dei pensionati, non lo dicono loro.
E il danno qual è? Hanno fatto così tanto casino che alla fine il MEF, capendo che c'era più spesa a carico del Fondo sanitario nazionale, ha bocciato l'emendamento. Il danno a carico di chi è? Dei cittadini. E chi l'ha fatto questo danno ai cittadini? Loro. (Applausi).
Parlano della riduzione delle risorse - e mi rivolgo, per suo tramite, signor Presidente, alla collega Sbrollini - ma la riduzione delle risorse a carico del Fondo sanitario nazionale è stata iniziata dai Governi precedenti, a partire dal Governo Renzi. (Applausi). Non ce lo dimentichiamo: guardate che stiamo pagando una questione molto vitale per il nostro Servizio sanitario nazionale, che è quella del payback dei dispositivi medici. Chi ce l'ha regalato e dato, se non il Governo Renzi? (Applausi).
Veniamo agli screening oncologici. Qui, cari colleghi, sembra che ci siano da una parte i buoni e dall'altra i cattivi: i buoni cioè vogliono gli screening oncologici e i cattivi li negano. No, non è così. (Commenti). Lo spiego e speriamo che venga ascoltato, perché una volta li ho invitati a mettersi la mano sulla coscienza, ma mi rendo conto che purtroppo o non hanno la coscienza o non hanno la mano. (Applausi. Ilarità).
Qual è il tema? Con il Ministero della salute, oggi egregiamente rappresentato in Aula e anche in Commissione dal sottosegretario Gemmato (Applausi), si è concordato di rivedere tutto il piano oncologico, introiettando in questo anche il tema degli screening mammari. Questo ci ha convinti, perché il problema non è di una patologia oncologica, ma è del ventaglio delle patologie oncologiche e noi vogliamo guardare al ventaglio delle patologie oncologiche.
Rispetto al PNRR e a quello che dice il senatore Magni, anche qui attenti, perché adesso c'è un'altra canzone che vanno cantando in giro sui ritardi del PNRR. Attenti, è come se fosse il Governo a spendere e a realizzare le opere previste dal PNRR. Attenti: è bene che questa narrazione riusciamo a confutarla fin d'oggi. A essere eventualmente in ritardo sono i soggetti attuatori, non di certo il Governo (Applausi). Non solo, ma quando mi venite a dire che non ci sono le case di comunità e così via sappiate che la scadenza è giugno 2026. Allora prodighiamoci tutti affinché si rispettino tali scadenze.
Dice la collega Camusso - sempre tramite lei, signora Presidente - che gli emendamenti sono senza impegno di spesa; scusi, collega, ma a me risulta che alla Camera avete presentato una proposta di legge di riorganizzazione di tutto il Servizio sanitario nazionale senza copertura di spesa. Allora, possono farci lezione? Io penso di no. (Applausi).
Dice la collega Camusso: noi le persone le ascoltiamo. Il problema non è ascoltare e fermarsi all'ascolto; il problema è ascoltare e poi eseguire con i provvedimenti (Applausi). E se oggi siamo a questo punto i provvedimenti non li abbiamo visti.
Per cui, cari colleghi, noi coscientemente abbiamo fatto il lavoro che era possibile fare nelle condizioni date. È ovvio che il nostro lavoro non si ferma qui (Applausi). Noi siamo accanto al Ministero, accanto al Governo, perché abbiamo a cuore la salute della nostra collettività. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di giovedì 10 aprile 2025
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, giovedì 10 aprile, alle ore 10, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 18,51).
Allegato A
DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE
Misure di garanzia per l'erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria (1241)
ARTICOLI DA 1 A 13-SEPTIES NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE
Capo I
MISURE PER LA GARANZIA DEI TEMPI DI EROGAZIONE DELLE PRESTAZIONI SANITARIE PER LA RIDUZIONE DELLE LISTE DI ATTESA
Art. 1.
(Disposizioni in materia di prescrizione ed erogazione delle prestazioni di specialistica ambulatoriale)
1. Il medico, a cui competono in maniera esclusiva la diagnosi, la prognosi e la terapia, nei casi in cui prescrive prestazioni di specialistica ambulatoriale, deve attribuire, nel caso di prima visita o esame diagnostico, l'appropriata classe di priorità e, nel caso di primo accesso o di accessi successivi, indicare il quesito o il sospetto diagnostico. La prescrizione delle prestazioni di specialistica ambulatoriale a carico del Servizio sanitario nazionale avviene mediante le procedure della ricetta dematerializzata del Sistema tessera sanitaria, al fine di implementare il monitoraggio del sistema di erogazione delle prestazioni medesime nell'ambito dell'offerta istituzionale. Con decreto del Ministro della salute, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sentite le categorie rappresentative degli operatori sanitari interessati, si provvede alla definizione omogenea del quesito o sospetto diagnostico, anche al fine di attribuire un codice unico di classificazione internazionale delle malattie.
2. Fermo restando quanto previsto dal decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, nell'ambito delle risorse organizzative e finanziarie del Servizio sanitario nazionale, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano promuovono misure organizzative utili a consentire al medico specialista che ritenga necessari ulteriori accertamenti, al fine di completare le indagini relative al sospetto diagnostico, di prendere in carico l'assistito, direttamente o attraverso la struttura sanitaria nella quale opera, fino alla completa conclusione del percorso diagnostico nonché, ove necessario, di implementare il sistema dei percorsi diagnostici.
2-bis. Al fine di garantire e tutelare i pazienti affetti da patologie oncologiche, garantendo loro tempi certi di accesso alle prestazioni prescritte, in adempimento al Piano nazionale di governo delle liste di attesa per il triennio 2019-2021, il Ministro della salute, con proprio decreto da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sentita l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS), previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, adotta le linee guida contenenti standard minimi omogenei per la redazione dei Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA) regionali in ambito oncologico.
3. Ai fini dell'erogazione della prestazione di specialistica ambulatoriale, è assegnata una tempistica specifica per ciascuna delle seguenti classi di priorità, come di seguito indicato:
a) classe urgente (classe U): entro settantadue ore dalla data della richiesta delle prestazione;
b) classe breve attesa (classe B): entro dieci giorni dalla data della prenotazione;
c) classe differita (classe D): entro trenta giorni dalla data della prenotazione per le visite o sessanta giorni dalla data della prenotazione per gli accertamenti diagnostici;
d) classe programmabile (classe P): entro centoventi giorni dalla data della prenotazione.
4. Le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano attuano ogni utile iniziativa per garantire ai propri assistiti l'effettiva erogazione delle prestazioni sanitarie nell'ambito delle strutture pubbliche e private accreditate, per assicurare il rispetto dei tempi di attesa, per monitorare i risultati raggiunti e vigilare sugli stessi nonché per prevedere, in caso di mancato rispetto dei tempi di attesa, idonee misure da adottare nei confronti dei direttori generali delle aziende sanitarie anche in relazione ai compiti agli stessi assegnati ai sensi del comma 6.
5. Le aziende sanitarie locali provvedono all'erogazione delle prestazioni di specialistica ambulatoriale nei confronti dei propri assistiti anche tramite l'offerta delle aziende ospedaliere, l'attivazione della diagnostica di primo livello presso gli studi di medicina generale nonché l'offerta degli erogatori privati accreditati, previa stipula degli accordi contrattuali previsti dall'articolo 8-quinquies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502.
6. I direttori regionali della sanità, nell'ambito dei compiti di pianificazione od organizzazione dei servizi sanitari regionali, elaborano le direttive per la predisposizione, a livello aziendale, di piani strategici annuali che contengono l'analisi e la previsione relative alla domanda di prestazioni di specialistica ambulatoriale proveniente dai propri assistiti e alla corrispondente offerta aziendale, comprensiva anche di quella delle aziende ospedaliere nonché degli erogatori privati accreditati. I direttori generali delle aziende sanitarie locali e ospedaliere elaborano i piani strategici annuali di cui al primo periodo e, ai fini della validazione, ne curano la trasmissione ai direttori regionali, cui compete la vigilanza sulla relativa esecuzione. L'attuazione dei piani strategici annuali elaborati e validati ai sensi del secondo periodo rileva ai fini della valutazione dell'attività dei direttori regionali della sanità e dei direttori generali.
7. Le aziende sanitarie locali e ospedaliere nonché gli erogatori privati accreditati garantiscono l'utilizzo dello strumento del teleconsulto e degli altri strumenti di telemedicina nel rispetto degli indirizzi e delle linee guida adottati in materia, anche ai fini dell'appropriatezza prescrittiva, quali strumenti di integrazione tra i medici ospedalieri, i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta di afferenza territoriale.
Art. 2.
(Istituzione e funzionamento del Sistema nazionale di governo delle liste di attesa)
1. Per garantire il coordinamento a livello nazionale delle azioni volte ad assicurare il rispetto dei tempi di attesa per l'erogazione delle prestazioni sanitarie rientranti nei livelli essenziali di assistenza e a ridurre le liste di attesa, presso il Ministero della salute è istituito il Sistema nazionale di governo delle liste di attesa (SINGLA), quale insieme delle strutture e degli strumenti per l'esercizio delle seguenti funzioni:
a) governare la domanda delle prestazioni richieste, anche mediante la promozione del collegamento dei sistemi di prenotazione con il fascicolo sanitario elettronico (FSE) e dell'appropriatezza prescrittiva ed erogativa delle prestazioni, implementando il Sistema nazionale per le linee guida (SNLG), di cui al decreto del Ministro della salute 27 febbraio 2018, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 66 del 20 marzo 2018, tenendo conto del programma nazionale di buone pratiche clinico-assistenziali, sviluppato dall'Istituto superiore di sanità (ISS) in collaborazione con l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS) e con il monitoraggio del Ministero della salute, secondo quanto previsto dalla legge 8 marzo 2017, n. 24, e dalla relativa disciplina di attuazione;
b) analizzare il fabbisogno delle prestazioni attese nelle diverse regioni, mediante il Modello nazionale di classificazione e stratificazione della popolazione (MCS), sviluppato nell'ambito del sub-investimento 1.3.2 della Missione 6 - Salute, componente 1, del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR);
c) identificare e quantificare il sistema dell'offerta dei servizi sanitari necessario per garantire una risposta adeguata ai bisogni assistenziali dei cittadini nonché implementare il livello di integrazione delle reti di offerta anche attraverso la piattaforma nazionale di telemedicina di cui alla Missione 6-Salute del PNRR;
d) monitorare, avvalendosi dell'AGENAS, il rispetto delle condizioni di offerta dei servizi sanitari e dei tempi di attesa per l'erogazione delle prestazioni nonché l'equilibrio tra offerta istituzionale e attività libero-professionale intramoenia (ALPI), sulla base dei dati presenti nella Piattaforma nazionale delle liste di attesa, prevista dall'articolo 1, comma 1, del decreto-legge 7 giugno 2024, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2024, n. 107;
e) integrare il modello di governance del Servizio sanitario nazionale basato sul nuovo sistema di garanzia (NSG) per il monitoraggio dell'assistenza sanitaria, di cui al decreto del Ministro della salute 12 marzo 2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 138 del 14 giugno 2019, con relativi indicatori riguardanti le liste di attesa;
f) definire, nell'ambito dell'adozione del Piano nazionale di governo delle liste di attesa (PNGLA), ai sensi dell'articolo 1, comma 280, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, le linee di indirizzo rivolte alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano, dirette all'allineamento della domanda di assistenza sanitaria, stabilendo standard nazionali di natura organizzativa, tecnologica e infrastrutturale, rilevanti anche per la revisione e l'aggiornamento degli standard assistenziali relativi all'assistenza ospedaliera e territoriale, e individuando in particolare:
1) le articolazioni dell'assistenza territoriale;
2) i canali di prenotazione innovativi;
3) la ridefinizione dei percorsi di tutela;
4) il potenziamento e l'individuazione delle articolazioni dell'assistenza territoriale;
5) i criteri e gli indirizzi in merito al corretto adempimento degli obblighi di pubblicità e trasparenza, nonché alla funzionalità dei siti web;
6) il piano di formazione dei professionisti sanitari e di tutti gli operatori del Servizio sanitario nazionale coinvolti nei sistemi di prenotazione e accesso alle prestazioni.
2. Il SINGLA è governato da una Cabina di regia, presieduta dal Ministro della salute, alla quale partecipano il capo di gabinetto del Ministero della salute, un rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze, due rappresentanti delle regioni designati dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, il capo del Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale, il capo del Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie, il direttore generale della programmazione e dell'edilizia sanitaria, il direttore generale delle professioni sanitarie e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale, il direttore responsabile dei sistemi informativi del Ministero della salute, il presidente dell'ISS e il direttore dell'AGENAS. Alle sedute della Cabina di regia possono essere invitati, in ragione della tematica affrontata, i rappresentanti delle associazioni dei pazienti, delle federazioni e degli ordini delle professioni sanitarie, delle società scientifiche e delle associazioni tecnico-scientifiche, degli erogatori pubblici e privati, delle assicurazioni e gli altri rappresentanti di interessi maggiormente rappresentativi. Per la partecipazione alle sedute della Cabina di regia non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati.
3. La Cabina di regia sovraintende all'elaborazione del PNGLA e vigila sull'attuazione delle misure di cui alla presente legge, anche avvalendosi del supporto dell'Osservatorio nazionale sulle liste di attesa, di cui all'articolo 3, comma 3.
3-bis. Con decreto del Ministro della salute, da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, di modifica del decreto 12 marzo 2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 138 del 14 giugno 2019, recante nuovo sistema di garanzia per il monitoraggio dell'assistenza sanitaria, è individuato un indicatore idoneo a misurare l'aderenza terapeutica.
4. Dall'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni competenti provvedono alle attività ivi previste nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Art. 3.
(Istituzione del registro delle segnalazioni e funzionalità dell'Osservatorio nazionale sulle liste di attesa)
1. Presso il Ministero della salute è istituito il registro delle segnalazioni, al quale accedono i cittadini, tramite il sito internet istituzionale del medesimo Ministero, per segnalare problematiche e disservizi in materia di erogazione di prestazioni sanitarie. La data di inizio del funzionamento del registro è comunicata mediante avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
2. Agli oneri derivanti dall'istituzione del registro di cui al comma 1, pari a 305.000 euro per l'anno 2025, si provvede mediante corrispondente riduzione del fondo di parte corrente di cui al comma 5 dell'articolo 34-ter della legge 31 dicembre 2009, n. 196, iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero della salute per il triennio 2025-2027. Agli oneri derivanti dal funzionamento del registro di cui al comma 1, pari a 40.000 euro annui a decorrere dall'anno 2025, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2025-2027, nell'ambito del programma « Fondi di riserva e speciali » della missione « Fondi da ripartire » dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2025, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero della salute.
3. Con decreto del Ministro della salute, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono ridefiniti i compiti, le modalità di funzionamento e la composizione dell'Osservatorio nazionale sulle liste di attesa, istituito ai sensi dell'intesa sancita in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano n. 28/CSR del 21 febbraio 2019, al quale partecipano i rappresentanti del Ministero della salute, i rappresentanti regionali designati dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano e i rappresentati delle organizzazioni civiche di tutela della salute, e sono definite le modalità di raccolta e analisi delle segnalazioni pervenute e delle problematiche più rilevanti analizzate. Per la partecipazione alle attività dell'Osservatorio non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spesa o altri emolumenti comunque denominati.
Art. 4.
(Disposizioni relative agli specialisti ambulatoriali interni)
1. Per garantire la completa attuazione dei piani operativi per il recupero delle liste d'attesa, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale possono avvalersi degli specialisti ambulatoriali interni, già in servizio a tempo indeterminato, su richiesta degli stessi, ai sensi di quanto previsto dall'articolo 20, comma 2, dell'Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con gli specialisti ambulatoriali interni, veterinari ed altre professionalità sanitarie (biologi, chimici, psicologi) ambulatoriali ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 502 del 1992 - Triennio 2019-2021, di cui all'intesa sancita dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano del 4 aprile 2024, pubblicata nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 147 del 25 giugno 2024, anche in deroga a quanto previsto dal comma 1 del medesimo articolo 20.
2. Per le prestazioni di cui al comma 1 del presente articolo, la tariffa oraria prevista dagli articoli 43 e 44 dell'Accordo collettivo nazionale di cui al medesimo comma 1 può essere incrementata fino a 100 euro lordi omnicomprensivi, al netto degli oneri riflessi a carico dell'amministrazione, laddove inferiore. Restano ferme le disposizioni vigenti in materia di prestazioni aggiuntive, con particolare riferimento ai volumi di prestazioni erogabili nonché all'orario massimo di lavoro e ai prescritti riposi.
3. Per le finalità di cui al comma 2 si provvede, nel limite di 100 milioni di euro per ciascuno degli anni 2025 e 2026, a valere sul livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato, nei limiti di quanto previsto dall'articolo 1, comma 220, della legge 30 dicembre 2023, n. 213, e della ripartizione tra le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano di cui all'allegato III alla citata legge n. 213 del 2023.
Art. 5.
(Disposizioni relative al conferimento di incarichi libero-professionali ai medici in formazione specialistica)
1. All'articolo 12, comma 2, del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 56, le parole: « Fino al 31 dicembre 2026, in via sperimentale, » sono soppresse e le parole: « per un massimo di 8 ore settimanali » sono sostituite dalle seguenti: « per un massimo di 10 ore settimanali ».
Art. 5-bis.
(Disposizioni in materia di trattenimento in servizio di personale docente a tempo pieno)
1. Il personale docente a tempo pieno, strutturato presso strutture afferenti al Servizio sanitario nazionale, può, su richiesta dell'interessato, essere trattenuto in servizio fino al compimento del settantaduesimo anno di età, non oltre il 31 dicembre 2026, per comprovate esigenze assistenziali ovvero attività di ricerca e formazione, ai fini delle quali il suddetto personale si impegna a svolgere attività di tutoraggio in favore di giovani assunti con contratto per ricercatore universitario a tempo determinato di cui all'articolo 24, comma 3, della legge 30 dicembre 2010, n. 240. Il personale docente di cui al primo periodo non può mantenere o assumere incarichi dirigenziali apicali di struttura complessa o dipartimentale o di livello generale.
2. Dall'attuazione delle disposizioni di cui al comma 1 non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono all'attuazione delle stesse con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Art. 6.
(Disposizioni relative al reclutamento del personale sanitario)
1. Al fine di ridurre le liste di attesa, di contrastare il fenomeno dell'affidamento a terzi dei servizi sanitari e di reinternalizzare i medesimi servizi appaltati ad operatori economici privati, secondo quanto previsto dall'articolo 10 del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 56, fino al 31 dicembre 2026, le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti del Servizio sanitario nazionale possono reclutare il personale del comparto e della dirigenza medica e sanitaria nonché delle professioni sanitarie attraverso contratti di collaborazione coordinata e continuativa, in deroga all'articolo 7, comma 5-bis, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nel rispetto dei limiti previsti dall'articolo 9, comma 28, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122.
2. I direttori generali delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale redigono, entro il 30 novembre di ogni anno, una dichiarazione nella quale certificano i reclutamenti di personale effettuati ai sensi del comma 1. La dichiarazione di cui al primo periodo è comunicata al collegio sindacale di ciascuna azienda o ente del Servizio sanitario nazionale e successivamente trasmessa al direttore regionale della sanità di riferimento, che provvede all'inoltro alle competenti Direzioni generali del Ministero della salute, entro il 15 dicembre di ogni anno.
Art. 7.
(Disposizioni sui limiti di spesa per l'acquisto di prestazioni sanitarie da soggetti privati accreditati)
1. Il limite di spesa di cui all'articolo 1, comma 233, della legge 30 dicembre 2023, n. 213, è ulteriormente incrementato di 0,5 punti percentuali per l'anno 2025 e di 1 punto percentuale a decorrere dall'anno 2026.
2. Le risorse relative all'ulteriore incremento di cui al comma 1 sono prioritariamente destinate alle prestazioni di ricovero e ambulatoriali, erogate dalle strutture sanitarie private accreditate dotate di pronto soccorso e inserite nella rete dell'emergenza-urgenza, conseguenti all'accesso in pronto soccorso, con codice di priorità rosso o arancio.
3. Al fine di adeguare la rete assistenziale alle esigenze derivanti dal Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025 e di facilitare la dimissione dei pazienti dai reparti per acuti presso le strutture di riabilitazione post-acuzie nonché di ottimizzare la disponibilità dei posti letto nell'ambito dell'assistenza ospedaliera per acuti, le strutture che erogano prestazioni di assistenza ospedaliera di riabilitazione post-acuzie della regione Lazio, coinvolte nell'attuazione di quanto previsto dall'articolo 9-quater, comma 8, del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2015, n. 125, e aventi un accordo contrattuale regolarmente sottoscritto con la regione possono partecipare a una sperimentazione di durata annuale finalizzata all'aggiornamento delle tariffe, definite in applicazione dell'articolo 15, commi 15, 16, 17 e 18, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, associate alle prestazioni di riabilitazione e lungodegenza ospedaliera, e stabilite dall'allegato 2 al decreto del Ministro della salute 18 ottobre 2012, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 23 del 28 gennaio 2013. Con decreto del Ministro della salute di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono definite le modalità di attuazione della sperimentazione tariffaria di cui al periodo precedente.
Art. 8.
(Monitoraggio dei servizi erogati in farmacia)
1. All'articolo 34 del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 10-bis, dopo le parole: « consumi farmaceutici » sono inserite le seguenti: « e dei servizi di cui al decreto legislativo 3 ottobre 2009, n. 153, eseguiti in farmacia » e dopo le parole: « nelle forme della distribuzione per conto » sono inserite le seguenti: « e ai servizi di cui al decreto legislativo 3 ottobre 2009, n. 153, eseguiti in farmacia »;
b) al comma 10-ter, dopo le parole: « parafarmaci registrati come dispositivi medici » sono inserite le seguenti: « e degli integratori alimentari ».
2. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Art. 8-bis.
(Istituzione di un Fondo per la riduzione degli accessi impropri al pronto soccorso e misure per l'efficientamento della Rete ospedaliera dell'emergenza sanitaria)
1. Al fine di ridurre gli accessi impropri al pronto soccorso e di contribuire allo smaltimento delle liste di attesa, è istituito, nello stato di previsione del Ministero della salute, per l'anno 2025, un Fondo con una dotazione pari a 3 milioni di euro. Le risorse del Fondo sono destinate all'incentivazione dell'acquisto, da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, di servizi o soluzioni digitali per la gestione automatizzata degli appuntamenti, la comunicazione con i pazienti e l'effettuazione di prestazioni base di telemedicina, quali la televisita. La prenotazione delle prestazioni non comporta, in ogni caso, costi aggiuntivi.
2. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro della salute, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sentite le federazioni e le associazioni di categoria maggiormente rappresentative, adotta un decreto per definire:
a) le modalità di distribuzione alle regioni delle risorse di cui al comma 1;
b) le modalità con cui le medesime regioni, nell'ambito degli accordi integrativi regionali, possono disciplinare l'erogazione del contributo ai fini del comma 1.
3. Agli oneri derivanti dalle disposizioni di cui al comma 1, pari a 3 milioni di euro per l'anno 2025, si provvede mediante utilizzo delle risorse del fondo istituito nello stato di previsione del Ministero della salute ai sensi dell'articolo 34-ter, comma 5, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.
4. All'articolo 1 della legge 30 dicembre 2024, n. 207, il comma 278 è sostituito dal seguente:
« 278. Le risorse relative all'ulteriore incremento di cui al comma 277 sono prioritariamente destinate alle prestazioni di ricovero e ambulatoriali, erogate dalle strutture sanitarie private accreditate dotate di pronto soccorso o inserite nella rete dell'emergenza-urgenza nonché nelle reti cliniche tempo dipendenti, conseguenti all'accesso o al trasferimento da pronto soccorso con codice di accesso rosso o arancio ».
Art. 9.
(Riorganizzazione della rete dei laboratori del Servizio sanitario nazionale)
1. Al fine di favorire la riduzione delle liste di attesa anche attraverso il processo di riorganizzazione della rete dei laboratori del Servizio sanitario nazionale, anche alla luce dell'assetto complessivo dell'assistenza territoriale, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono individuati criteri condivisi a livello nazionale per il raggiungimento in forma singola o associata, a pena di decadenza dall'accreditamento con il Servizio sanitario nazionale, dei valori soglia di prestazioni, ai fini dell'adeguamento della rete delle strutture di cui all'articolo 1, comma 796, lettera o), secondo periodo, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, favorendo il ricorso a modelli di aggregazione anche contrattuali, quali in particolare i contratti di rete, che tengano conto anche delle effettive caratteristiche orografiche e demografiche di riferimento, in coerenza con l'assetto dell'assistenza territoriale.
2. Per le medesime finalità di cui al comma 1, presso gli erogatori di prestazioni laboratoristiche è consentito, con oneri a carico degli utenti, lo svolgimento in telemedicina delle prestazioni per le quali sia stata rilasciata idonea autorizzazione all'esercizio in corso di validità, ai sensi dell'articolo 8-ter del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502. Con decreto del Ministro della salute, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabilite le relative modalità tecniche e organizzative, in coerenza con le previsioni generali in materia di erogazione di servizi di telemedicina.
Art. 10.
(Misure premiali e valutazione degli obiettivi per la riduzione delle liste di attesa)
1. All'articolo 2, comma 67-bis, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, al primo periodo, dopo le parole: « per le regioni che » sono inserite le seguenti: « garantiscano il rispetto dei tempi massimi di attesa per l'erogazione ai cittadini delle prestazioni sanitarie rientranti nei livelli essenziali di assistenza, per quelle che ».
2. Ai fini della valutazione e della verifica dell'attività dei direttori regionali della sanità nonché dei direttori generali delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del Servizio sanitario nazionale, di cui all'articolo 2, comma 3, del decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano assegnano, nell'ambito dei sistemi di valutazione previsti dai rispettivi ordinamenti, specifici obiettivi annuali relativi alla riduzione delle liste di attesa, integrando i relativi contratti individuali, ai fini del riconoscimento dell'indennità di risultato. Ai medesimi fini i direttori generali assegnano gli obiettivi di cui al primo periodo ai direttori amministrativi, ai direttori sanitari e ai direttori di struttura complessa, integrando i relativi contratti individuali. La quota dell'indennità di risultato condizionata al raggiungimento del predetto obiettivo non può essere inferiore al 30 per cento. Le verifiche del rispetto degli obiettivi di cui al primo e al secondo periodo sono effettuate, anche sulla base dei dati risultanti dal monitoraggio del Ministero della salute, rispettivamente, dalla regione e dal direttore generale dei predetti enti ed aziende del Servizio sanitario nazionale.
3. All'articolo 5 del decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, dopo il comma 1 è aggiunto il seguente:
« 1-bis. Le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano alle aziende ospedaliere e agli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) pubblici ».
Art. 10-bis.
(Utilizzo dello strumento della telemedicina per la certificazione di malattia)
1. Nella sezione III del capo III del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, dopo l'articolo 44-bis è aggiunto il seguente:
« Art. 44-ter. - (Disposizioni in materia di certificazione di malattia con modalità di telemedicina) - 1. La modalità di visita con strumenti di telemedicina soddisfa il criterio della constatazione diretta da parte del medico, ai fini del rilascio della certificazione di malattia. Le visite mediche del medico certificatore finalizzate a verificare lo stato di malattia di un lavoratore che si assenta dal proprio impiego possono essere effettuate anche in modalità di telemedicina.
2. Con accordo sancito in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono aggiornate le Indicazioni nazionali per l'erogazione di prestazioni in telemedicina in senso conforme alle disposizioni di cui al comma 1 ».
Capo II
ULTERIORI MISURE IN MATERIA SANITARIA
Art. 11.
(Disposizioni per il potenziamento dei dipartimenti di salute mentale)
1. Al fine di potenziare l'erogazione dei servizi sanitari e socio-sanitari da parte dei dipartimenti di salute mentale, unitamente a quanto previsto in sede di attuazione del Programma nazionale equità nella salute 2021-2027, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, ivi inclusi quelli che insistono sul territorio delle regioni che hanno sottoscritto i piani di rientro dai disavanzi sanitari, previa valutazione e autorizzazione rilasciata dalla competente direzione regionale della sanità, sono autorizzati ad assumere a tempo indeterminato complessivamente:
a) nell'anno 2025, 44 unità di medici psichiatri, 36 unità di neuropsichiatri infantili, 34 unità di psicologi e 100 unità scelte tra educatori professionali, terapisti della riabilitazione psichiatrica, terapisti occupazionali e assistenti sociali;
b) nell'anno 2026, 7 unità di medici psichiatri, 6 unità di neuropsichiatri infantili, 6 unità di psicologi e 14 unità scelte tra educatori professionali, terapisti della riabilitazione psichiatrica, terapisti occupazionali e assistenti sociali.
2. Agli oneri derivanti dall'attuazione del comma 1 del presente articolo, pari a euro 18.193.020 per l'anno 2025 e a euro 21.092.822 annui a decorrere dall'anno 2026, si provvede a valere sulle risorse di cui all'articolo 1, comma 246, della legge 30 dicembre 2023, n. 213.
3. Con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono ripartite le risorse di cui al comma 2 sulla base dei fabbisogni delle singole regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano.
Art. 12.
(Istituzione della Scuola nazionale dell'alta amministrazione sanitaria)
1. Al fine di implementare la formazione e lo sviluppo professionale del management nel Servizio sanitario nazionale e di fornire ai dirigenti e ai direttori sanitari le tecniche e gli strumenti per garantire la qualità dei servizi sanitari e per assicurare l'efficienza organizzativa ed economica delle aziende sanitarie, anche mediante la predisposizione dei piani strategici di cui all'articolo 1, comma 6, è istituita, a decorrere dall'anno 2025, presso il Ministero della salute, la Scuola nazionale dell'alta amministrazione sanitaria (SNAAS). Per l'attuazione del presente comma è autorizzata la spesa massima di 1 milione di euro per l'anno 2025 e di 950.000 euro annui a decorrere dall'anno 2026. Le attività amministrative della SNAAS sono svolte nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente presso il Ministero della salute, che si avvale del personale della Direzione generale delle risorse umane e del bilancio.
2. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca e con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono definiti i princìpi, i criteri istitutivi e i compiti della SNAAS.
3. All'onere derivante dall'attuazione del presente articolo, pari a 1 milione di euro per l'anno 2025 e a 950.000 euro annui a decorrere dall'anno 2026, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2025-2027, nell'ambito del programma « Fondi di riserva e speciali » della missione « Fondi da ripartire » dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2025, allo scopo utilizzando parzialmente l'accantonamento relativo al Ministero della salute.
Art. 12-bis.
(Norme in materia di accesso ai concorsi per la dirigenza chimica)
1. All'articolo 8, comma 7-bis, della legge 11 gennaio 2018, n. 3, le parole: « 31 dicembre 2025 » sono sostituite dalle seguenti: « 31 dicembre 2030 ».
Art. 12-ter.
(Disposizioni per l'uniformità e la tempestività nell'accesso alle terapie per le persone affette da patologie rare)
1. All'articolo 10 del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 novembre 2012, n. 189, dopo il comma 5 è inserito il seguente:
« 5-bis. Al fine di garantire su tutto il territorio nazionale accesso tempestivo e omogeneo alle terapie per i pazienti affetti da patologie rare, gli enti del Servizio sanitario nazionale possono approvvigionarsi dei farmaci orfani ai sensi del regolamento (CE) n. 141/2000 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 1999, tramite un'unica procedura d'acquisto per l'intero fabbisogno nazionale, avvalendosi di una centrale di committenza regionale individuata con intesa sancita dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano. Con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione sono adottate le disposizioni attuative del presente comma ».
Art. 12-quater.
(Disposizioni sull'accesso agli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico)
1. In coerenza con quanto previsto dall'articolo 11 del decreto legislativo 23 dicembre 2022, n. 200, nelle regioni con popolazione inferiore a 500.000 abitanti, ove insistono Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) il cui bacino minimo di utenza, come definito dall'allegato 2 al decreto legislativo n. 200 del 2022, è superiore alla popolazione regionale, è consentito l'accesso alle prestazioni sanitarie di alta specialità rientranti nelle aree tematiche dei singoli IRCCS da erogare a favore di cittadini residenti in regioni diverse da quelle ove insistono le strutture. Le prestazioni di cui al primo periodo sono riconosciute in sede di compensazione della mobilità sanitaria tra le regioni nell'ambito del riparto delle disponibilità finanziarie del Servizio sanitario nazionale, ferma restando la verifica, da parte delle regioni, dell'appropriatezza delle prestazioni erogate in favore dei cittadini in esse residenti.
Art. 13.
(Misure in materia di approvazione dei bilanci degli ordini professionali)
1. All'articolo 3 del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 13 settembre 1946, n. 233, ratificato dalla legge 17 aprile 1956, n. 561, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1:
1) alla lettera f), le parole: « proporre all'approvazione dell'assemblea degli iscritti il bilancio preventivo e il conto consuntivo » sono sostituite dalle seguenti: « approvare il bilancio preventivo e il conto consuntivo »;
2) alla lettera g), le parole: « proporre all'approvazione dell'assemblea degli iscritti la tassa annuale » sono sostituite dalle seguenti: « approvare la tassa annuale »;
b) dopo il comma 4 è aggiunto il seguente:
« 4-bis. Contro i provvedimenti del Consiglio direttivo per le materie indicate nel comma 1, lettere f) e g), è ammesso ricorso all'assemblea degli iscritti che decide in via definitiva ».
Art. 13-bis.
(Modifica all'articolo 1, comma 164-bis, della legge 30 dicembre 2023, n. 213)
1. All'articolo l, comma 164-bis, della legge 30 dicembre 2023, n. 213, dopo il secondo periodo è inserito il seguente: « Le disposizioni di cui al primo periodo si applicano anche ai dirigenti sanitari degli enti vigilati dal Ministero della salute e, in ogni caso, alla scadenza del termine di cui al medesimo primo periodo, i predetti dirigenti sanitari e i dirigenti sanitari del Ministero della salute sono equiparati, ai fini pensionistici, ai dirigenti sanitari del Servizio sanitario nazionale. »
2. Dall'attuazione del comma 1 non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono all'attuazione dello stesso con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Art. 13-ter.
(Modifiche all'articolo 2 della legge 15 settembre 2023, n. 130)
1. All'articolo 2, comma 1, della legge 15 settembre 2023, n. 130, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'alinea, le parole: « composto da tredici membri » sono sostituite dalle seguenti: « composto da un numero di componenti non superiore a diciannove »;
b) la lettera c) è sostituita dalla seguente: « c) otto medici, quattro per ciascuna patologia, di comprovata esperienza in campo nazionale e internazionale nella diagnosi e nella cura, preferibilmente in età pediatrica, del diabete di tipo 1 e della celiachia »;
c) alla lettera d), le parole: « due rappresentanti » sono sostituite dalle seguenti: « fino a tre rappresentanti »;
d) dopo la lettera d) è aggiunta la seguente:
« d-bis) un rappresentante, per ciascuna patologia, delle società scientifiche di comprovata rilevanza e maggiormente rappresentative nella prevenzione, diagnosi e cura, preferibilmente in età pediatrica, del diabete di tipo 1 e della celiachia ».
2. In attuazione delle disposizioni di cui al comma 1, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministero della salute provvede ad integrare la composizione dell'osservatorio nazionale sul diabete di tipo 1 e sulla celiachia, in conformità a quanto previsto dall'articolo 2 della legge 15 settembre 2023, n. 130, come modificato dal comma 1 del presente articolo.
Art. 13-quater.
(Modifica all'articolo 1, comma 279, della legge 30 dicembre 2024, n. 207, e presidi sanitari di prossimità)
1. All'articolo 1, comma 279, della legge 30 dicembre 2024, n. 207, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « Le disposizioni di cui al primo periodo si applicano nei limiti e con riferimento all'ambito oggettivo previsto, anche in deroga agli standard relativi al numero di posti letto previsti dal regolamento di cui al decreto del Ministro della salute 2 aprile 2015, n. 70, in un arco di tempo necessario alla completa messa in esercizio degli ospedali di comunità e, comunque, entro il 31 dicembre 2026 ».
2. Le strutture sanitarie che svolgono attività di assistenza specialistica ambulatoriale in regime di accreditamento istituzionale con il Servizio sanitario nazionale, comprese la diagnostica radioimmunologica, la medicina nucleare e la fisiokinesiterapia per le prestazioni comprese nei livelli essenziali di assistenza di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017 pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18 marzo 2017, sono riconosciute quali presidi sanitari di prossimità del Servizio sanitario nazionale nell'ambito dell'assetto complessivo dell'assistenza territoriale e partecipano anche all'erogazione di prestazioni di prevenzione e di emergenza territoriale secondo le indicazioni della programmazione sanitaria e previ autorizzazione, accreditamento istituzionale e contrattualizzazione di cui agli articoli 8-ter, 8-quater e 8-quinquies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502.
Art. 13-quinquies.
(Disposizioni in materia di conoscenze linguistiche per il riconoscimento delle qualifiche professionali sanitarie)
1. All'articolo 7, comma 1-septies, del decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) le parole: « presidente dell'ordine dei medici » sono sostituite dalle seguenti: « presidente dell'ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri »;
b) le parole: « una sezione speciale dell'albo dei medici alla quale » sono sostituite dalle seguenti: « una sezione speciale dell'albo dei medici e una sezione speciale dell'albo degli odontoiatri alle quali »;
c) dopo le parole: « professione medica » sono inserite le seguenti: « o odontoiatrica ».
Art. 13-sexies.
(Norme in materia di professione di fisico)
1. Fino al 31 dicembre 2026, i Consigli direttivi degli Ordini dei chimici e dei fisici provvedono, su domanda, all'iscrizione alla sezione A - settore Fisica e alla sezione B - settore Fisica dell'Albo professionale dei chimici e dei fisici, di coloro che hanno conseguito, rispettivamente, uno dei titoli di studio di cui alle tabelle C e D di cui all'allegato al decreto del Ministro della salute 23 marzo 2018 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 128 del 5 giugno 2018, e che dimostrino, alternativamente:
a) di avere svolto da almeno tre anni attività di professore universitario di ruolo o aggregato, anche in modo non continuativo, ovvero ricercatore o loro equiparati degli enti di ricerca nazionali;
b) di aver svolto per almeno tre anni, anche in modo non continuativo, attività di dirigenti ovvero di dipendenti di enti pubblici o privati nel profilo professionale di fisico, rientranti nella contrattazione collettiva del comparto sanità;
c) di avere svolto per almeno tre anni, anche in modo non continuativo, l'attività di dirigenti o di dipendenti di enti pubblici o privati nel profilo professionale di fisico, rientranti nella contrattazione collettiva di altri comparti;
d) di avere svolto da almeno tre anni l'attività di esperto di radioprotezione con relativa iscrizione all'elenco di cui al decreto legislativo 31 luglio 2020, n. 101;
e) di avere completato almeno il secondo anno di specializzazione in fisica medica o fisica sanitaria;
f) di avere svolto da almeno cinque anni attività nel profilo professionale di fisico in regime libero professionale.
2. Il comma 5 dell'articolo 6 del citato decreto del Ministro della salute 23 marzo 2018 è abrogato.
Art. 13-septies.
(Clausola di salvaguardia)
1. Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano applicano le disposizioni di cui alla presente legge compatibilmente con i propri statuti di autonomia e con le relative norme di attuazione, nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza sull'intero territorio nazionale.
Allegato B
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Barachini, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Calenda, Castelli, Cattaneo, Crisanti, De Poli, Durigon, Fazzolari, Garavaglia, Iannone, La Pietra, Lorenzin, Meloni, Mirabelli, Monti, Morelli, Nastri, Ostellari, Pera, Rauti, Rubbia, Segre, Sisler, Sisto e Zaffini.
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Alfieri, Barcaiuolo e Craxi, per attività della 3ª Commissione permanente; Mazzella, per attività della 10ª Commissione permanente; Borghi Claudio, Borghi Enrico, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Floridia Aurora, Maiorino, Mieli, Scurria, Spinelli, Verducci e Zampa, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; Losacco, Malpezzi e Paroli, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO; Lorefice, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati; Basso, Casini e Mennuni, per attività dell'Unione interparlamentare.
Commissioni permanenti, trasmissione di documenti
È stata trasmessa alla Presidenza la risoluzione della 4a Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea), approvata nella seduta del 9 aprile 2025, ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, sulla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla cooperazione tra le autorità di contrasto incaricate di applicare la direttiva (UE) 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare (COM(2024) 576 definitivo) e sulla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (UE) n. 1308/2013, (UE) 2021/2115 e (UE) 2021/2116 per quanto riguarda il rafforzamento della posizione degli agricoltori nella filiera alimentare (COM(2024) 577 definitivo) (Doc. XVIII-bis, n. 23).
Il predetto documento è trasmesso, ai sensi dell'articolo 144, comma 2, del Regolamento, al Presidente del Consiglio dei ministri e al Presidente della Camera dei deputati nonché, ai sensi dell'articolo 144, comma 2-bis, del Regolamento, ai Presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio dell'Unione europea e della Commissione europea.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Senatore Paganella Andrea
Istituzione della provincia di Porta d'Italia (1455)
(presentato in data 25/02/2025).
Disegni di legge, presentazione del testo degli articoli
In data 09/04/2025 la 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale ha presentato il testo degli articoli proposti dalla Commissione stessa, per il disegno di legge: "Misure di garanzia per l'erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria" (1241)
(presentato in data 23/09/2024)
Affari assegnati
In data 9 aprile 2025 è stato deferito alla 8a Commissione permanente (Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica), ai sensi dell'articolo 34, comma 1, e per gli effetti dell'articolo 50, comma 2, del Regolamento, l'affare relativo al tema della promozione delle energie rinnovabili e dell'aumento della loro quota nel mix energetico" (Atto n. 753).
Camera dei deputati, trasmissione di documenti
Il Presidente della Camera dei deputati, con lettera in data 1° aprile 2025, ha trasmesso il documento concernente la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 909/2014 per quanto riguarda l'introduzione di un ciclo di regolamento più breve nell'Unione (COM(2025) 38 final), approvato, nella seduta del 26 marzo 2025, dalla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) della Camera dei deputati, nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (Doc. XVIII-bis, n. 49) (Atto n. 752).
Detto documento è depositato presso il Servizio dell'Assemblea a disposizione degli Onorevoli senatori.
Governo, trasmissione di atti per il parere. Deferimento
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera dell'8 aprile 2025, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 2, commi 1, 2, lettere a), b), c), d), e), i) e l), e 3 della legge 14 marzo 2025, n. 26 - lo schema di decreto legislativo recante disciplina delle nuove modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria (n. 263).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è deferito alla 7ª Commissione permanente e, per i profili finanziari, alla 5a Commissione permanente, che esprimeranno i rispettivi pareri entro 30 giorni dall'assegnazione. La 10ª Commissione permanente potrà formulare le proprie osservazioni alla 7ª Commissione permanente in tempo utile rispetto al predetto termine.
Governo, trasmissione di atti
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 9 aprile 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, la comunicazione concernente il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale al dottor Antonio Tarasco, nell'ambito del Ministero della cultura.
Tale comunicazione è depositata presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.
Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento
Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:
- Libro bianco congiunto sulla prontezza alla difesa europea per il 2030 (JOIN(2025) 120 definitivo), alla 3a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente;
- Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Unione del risparmio e degli investimenti. Una strategia per promuovere la ricchezza dei cittadini e la competitività economica nell'UE (COM(2025) 124 definitivo), alla 6a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente.
Garante per l'infanzia e l'adolescenza, trasmissione di documenti. Deferimento
L'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, con lettera in data 9 aprile 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera p), della legge 12 luglio 2011, n. 112, la relazione sull'attività svolta dalla medesima Autorità nell'anno 2024.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. CCI, n. 3).
Commissione europea, trasmissione di progetti di atti legislativi dell'Unione europea. Deferimento
La Commissione europea ha trasmesso, in data 8 aprile 2025, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal Protocollo (n. 2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea:
la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (UE) n. 1308/2013, (UE) 2021/2115 e (UE) n. 251/2014 per quanto riguarda alcune norme di mercato e misure di sostegno settoriale nel settore dei prodotti vitivinicoli e dei prodotti vitivinicoli aromatizzati (COM(2025) 137 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 4ª Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dall'8 aprile 2025. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 9a Commissione permanente, con il parere della Commissione 4ª.
Interrogazioni, apposizione di nuove firme
Il senatore Parrini ha aggiunto la propria firma all'interrogazione 3-01652 del senatore Martella ed altri.
Interrogazioni
GELMINI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
nel 2024 c'è stato un aumento di circa duemila detenuti nelle carceri italiane (per un totale di circa 64.000) e i posti detentivi effettivamente disponibili sono diminuiti significativamente; il tasso di affollamento medio è arrivato al 133 per cento, e sono ormai 59 le carceri con un tasso di affollamento superiore al 150 per cento;
è stata osservata una correlazione tra il sovraffollamento e il numero di suicidi in carcere: dei 54 istituti dove, nel 2024, si sono verificati suicidi, 51 registrano un tasso di affollamento superiore al 100 per cento;
nel 2024 si sono suicidati in carcere 90 detenuti e 7 agenti di Polizia penitenziaria; a questi dati vanno aggiunti gli oltre duemila tentativi di suicidio e gli oltre dodicimila atti di autolesionismo;
in questo quadro, non fanno eccezione le due carceri del comune di Brescia: la casa circondariale di Canton Mombello (dal 2016 intitolata all'appuntato Nerio Fischione) e la casa di reclusione di Brescia-Verziano;
la struttura di Canton Mombello è ormai obsoleta e inadeguata ("Nessuno tocchi Caino" la annovera tra le peggiori carceri d'Italia): 389 detenuti a fronte di una capienza di 189 (cioè un tasso di affollamento del 206 per cento). La struttura di Verziano è di più recente costruzione, ma è comunque molto sovraffollata: 112 detenuti a fronte di una capienza di 70 (cioè quasi il doppio della capienza prevista);
nei primi mesi del 2025 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha garantito l'intera copertura finanziaria di 40,5 milioni di euro per l'ampliamento del carcere di Verziano; l'ampliamento comporterà la costruzione di un nuovo padiglione a due piani nell'attuale cortile interno del carcere, rendendo disponibili 348 posti letto per i detenuti;
il progetto di ampliamento del carcere di Verziano prevede tra l'altro il trasferimento di gran parte dei detenuti di Canton Mombello; una volta realizzato il nuovo padiglione di Verziano, la casa circondariale di Canton Mombello, da quanto si apprende, potrebbe venire riservata agli alloggi dei detenuti in regime di semilibertà e degli agenti di Polizia penitenziaria;
dal momento che l'ampliamento del carcere di Verziano azzererebbe l'attuale spazio esterno dell'istituto, come anche gli spazi destinati al lavoro, ai laboratori e alle attività ricreative dei detenuti, si è reso necessario (in aggiunta ai lavori finanziati dal Ministero delle infrastrutture) l'ampliamento del perimetro e la ricostruzione del muro di cinta della casa di reclusione, a seguito dell'acquisizione, da parte del Comune di Brescia, dei terreni agricoli circostanti (mediante esproprio o accordi con i privati);
questo ulteriore ampliamento della struttura del carcere di Verziano non ha ad oggi una copertura finanziaria, pur essendo la logica conseguenza dell'intervento di costruzione del nuovo padiglione finanziato dal Ministero delle infrastrutture; si tratta di un intervento necessario anche perché il muro di cinta del carcere di Verziano risulta essere irreparabilmente danneggiato e troppo basso per i vigenti standard di sicurezza,
si chiede di sapere se e in che misura il Governo intenda finanziare questi ulteriori lavori di ampliamento inderogabile del carcere di Verziano, e come intenda gestire l'annoso e difficile problema dell'acquisizione dei terreni circostanti.
(3-01819)
SISLER, MALAN, BERRINO, RASTRELLI, SALLEMI, CAMPIONE, RAPANI, SILVESTRONI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
le occupazioni abusive di immobili, pubblici e privati, rappresentano un fenomeno complesso e controverso che crea problemi di legalità e di giustizia sociale assumendo i connotati patologici di una vera e propria emergenza civile;
secondo i dati diffusi da Nomisma e Federcasa sarebbero più di 50.000 gli immobili illegalmente occupati, di cui 30.000 di proprietà pubblica e 20.000 privati;
dai più piccoli e periferici centri urbani alle più grandi città, si assiste a riprovevoli vicende perpetrate ai danni di proprietari privati, molto spesso persone anziane o fragili, che non riescono più ad accedere alle proprie abitazioni, dopo essersene allontanati anche per breve tempo, talvolta per motivi di salute, costringendoli ad affrontare lunghe e costose procedure legali per riappropriarsi dei loro beni;
l'occupazione abusiva degli immobili pubblici acuisce pesantemente l'emergenza abitativa delle aree urbane, pregiudicando i diritti di coloro che sono in attesa di legittima assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica;
il Consiglio dei ministri del 4 aprile 2025 ha approvato il decreto-legge recante "Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario", il quale assorbe, modifica e innova il disegno di legge "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica" approvato alla Camera dei deputati in data 18 settembre 2024 e attualmente al vaglio del Senato;
viene, così, introdotto nel codice penale il reato di "occupazione arbitraria di un immobile destinato a domicilio altrui", punendo chi, senza titolo, occupa l'immobile tramite violenza, minaccia o frode, impedendo al legittimo proprietario di accedervi o rientrarvi;
una delle novità più significative riguarda la possibilità per le forze dell'ordine di intervenire senza attendere l'autorizzazione del magistrato in tutti i casi in cui l'immobile occupato rappresenti l'unica abitazione del proprietario, evitando che l'iter legale si trasformi in un calvario burocratico per chi è già vittima di un sopruso;
la nuova normativa prevede, altresì, la procedibilità d'ufficio nei casi in cui il bene occupato appartenga a persone incapaci di difendersi, per ragioni legate all'età o all'infermità, offrendo una maggiore protezione per i soggetti più vulnerabili,
si chiede di sapere quali siano le misure di interesse del Ministero della giustizia contenute nel menzionato decreto-legge, atte a contrastare il fenomeno delle occupazioni abusive degli immobili, altamente lesivo del diritto di proprietà costituzionalmente riconosciuto e delle legittime aspettative degli assegnatari degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
(3-01820)
LOMBARDO - Al Ministro per la pubblica amministrazione. - Premesso che:
la sesta relazione sullo stato di attuazione del PNRR certifica che oltre il 60 per cento dei progetti finanziati con i fondi europei sarebbe già concluso o in via di conclusione;
tra i vari indicatori che possono essere utilizzati per valutare l'avanzamento del piano, quello quantitativo relativo alla spesa dei fondi effettivamente spesi, se non è necessariamente il più oggettivo, è decisamente il più rilevante per valutare la probabilità di raggiungimento di tutti gli obiettivi previsti entro il 30 giugno 2026;
i fondi effettivamente spesi per finanziare i progetti del PNRR sono pari a circa 20 miliardi di euro, appena il 14 per cento del totale dei 142 miliardi di stanziamenti complessivi per progetti;
anche dal punto di vista qualitativo la situazione non appare promettente, visto che la quasi totalità dei progetti già conclusi è relativa all'acquisto di beni e servizi e alla concessione di contributi, cioè a interventi di semplice implementazione e per meno del 3 per cento è relativa a opere pubbliche, che implicano invece procedure più complesse e mettono significativamente alla prova l'efficienza della pubblica amministrazione;
considerando il numero di procedure aperte e l'importo complessivo delle procedure per amministrazione, come riportati dalla sesta relazione sullo stato di attuazione del PNRR, anche il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio sta scontando gravi ritardi;
a fronte di 1.269,65 milioni assegnati, ha attivato 11 procedure per un importo complessivo di 1.268,90 milioni, ma ha speso finora solo 233,76 milioni, pari al 18,42 per cento delle risorse assegnate,
si chiede di sapere quali siano le ragioni dei ritardi nel completamento delle procedure attivate dal Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio nell'ambito del PNRR, a quali tipi di intervento afferiscano le procedure con i maggiori ritardi e quali motivazioni riferibili al funzionamento della pubblica amministrazione abbiano i ritardi dei progetti PNRR relativi ad opere pubbliche, come descritti in premessa.
(3-01821)
PAITA, RENZI, BORGHI Enrico, SCALFAROTTO, FREGOLENT, FURLAN, MUSOLINO, SBROLLINI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
nel mese di dicembre 2024, il magistrato Giovanni Russo si è dimesso dalla guida del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, incarico assunto nel gennaio 2023;
secondo organi di stampa tale decisione deriverebbe dalla "mancanza di feeling" tra Russo e il sottosegretario Delmastro Delle Vedove;
a seguito delle dimissioni di Giovanni Russo, il sottosegretario Delmastro avrebbe comunicato alla stampa l'imminente nomina di Lina Di Domenico, già magistrata di sorveglianza a Novara dal 2023, alla guida del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria: tale nomina, tuttavia, ai sensi dell'articolo 30 della legge 15 dicembre 1990, n. 395, deve essere disposta "con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro" della giustizia;
la figura del capo di Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, vacante da più di tre mesi, è di estrema importanza e rilevanza, in quanto si occupa della gestione amministrativa del personale, dei beni dell'amministrazione penitenziaria, svolgendo inoltre compiti relativi all'esecuzione delle misure cautelari, delle pene, delle misure di sicurezza detentive, occupandosi del trattamento dei detenuti e degli internati: a giudizio degli interroganti è inaccettabile che una nomina su un così importante ruolo non sia ancora avvenuta a causa dell'evidente mancanza di rispetto delle prassi istituzionali, in primis del sottosegretario Delmastro, e avallata dal Ministro in indirizzo;
diversi sindacati di polizia hanno sollecitato la nomina di una persona alla guida del DAP, sostenendo come sia inaccettabile che dal dicembre scorso il Dipartimento, dopo le dimissioni di Giovanni Russo, sia privo di un vertice, considerando altresì come il capo del DAP sia anche il capo del Corpo di Polizia penitenziaria: tale situazione, infatti, sta accadendo mentre le condizioni delle carceri continuano ad essere tragiche a causa del sovraffollamento, della carenza del personale di sorveglianza, delle mancanze materiali e sanitarie all'interno delle strutture e con il drammatico dato dei suicidi (90 nel 2024 e già 25 nei primi mesi del 2025);
a giudizio degli interroganti la decisione del sottosegretario Delmastro di annunciare la nomina di Lina Di Domenico, in spregio alla prassi istituzionale, rappresenta ancora una volta l'inadeguatezza del sottosegretario per l'incarico assegnato, il quale, nuovamente, ha trattato il tema delle carceri con totale noncuranza e con una visione padronale, in sfregio alle procedure e prassi istituzionali codificate;
appare urgente che il Ministro in indirizzo chiarisca le motivazioni che hanno causato uno stallo nella nomina del vertice del DAP, nonché le ragioni che hanno portato alle dimissioni il dottor Russo, anche rispetto alle vicende descritte dalla stampa in relazione all'edilizia penitenziaria,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non intenda esporre le ragioni che hanno causato lo stallo nella nomina del capo di Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e per quale ragione ancora oggi non sia stata formalizzata la nomina;
se abbia ricevuto, anche privatamente e fuori protocollo, per lettera o telefono, un messaggio di preoccupazione del dottor Russo circa le procedure di attuazione del piano di edilizia carceraria, nonché se il sottosegretario Delmastro Delle Vedove abbia mai indicato alle strutture del DAP specifiche imprese per la realizzazione di quest'ultimo, e quali presidi di trasparenza intenda adottare in merito.
(3-01822)
BAZOLI, BOCCIA, ROSSOMANDO, MIRABELLI, VERINI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
a tre mesi dalle dimissioni di Giovanni Russo da capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP), non è ancora stato nominato formalmente il suo sostituto e la Polizia penitenziaria risulta ad oggi priva di un vertice;
in maniera irrituale e irrispettosa dei passaggi istituzionali, la sostituta sarebbe stata immediatamente individuata, senza previa consultazione del Presidente della Repubblica, che, in quanto capo delle forze armate, è tenuto a firmare il decreto di nomina;
ai sensi dell'articolo 30 della legge 15 dicembre 1990, n. 395, il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria è infatti "nominato con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro di grazia e giustizia";
la mancata nomina riflette quindi uno stallo dovuto a uno sgarbo istituzionale di cui sono responsabili il Ministero della giustizia e, in particolare, il sottosegretario per la giustizia, che ricopre l'incarico con delega all'amministrazione penitenziaria;
la figura del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria è fondamentale, in quanto si occupa della gestione amministrativa del personale, dei beni dell'amministrazione penitenziaria, di svolgere compiti relativi alla esecuzione delle misure cautelari, delle pene e delle misure di sicurezza detentiva, nonché al trattamento dei detenuti e degli internati;
sembra così emergere una gestione proprietaria del Dipartimento da parte del sottosegretario per la giustizia, che già in passato si è distinto per diversi atteggiamenti caratterizzati da uno scarso senso delle istituzioni e del ruolo che è chiamato a ricoprire;
considerato inoltre che:
il problema del ritardo nella nomina è peraltro già stato segnalato dal gruppo Partito Democratico con l'atto 3-01714, pubblicato in data 26 febbraio 2025 e rimasto senza risposta;
l'assenza di un incarico formale a chi dovrebbe occuparsi dell'amministrazione degli istituti di pena aggrava ulteriormente la situazione drammatica in cui versa il sistema penitenziario del nostro Paese;
il sovraffollamento, la mancanza di servizi essenziali, la carenza di personale, l'insufficienza e l'inadeguatezza delle strutture, le criticità nell'assistenza sanitaria, il numero record di 89 suicidi nel solo 2024, cui si aggiungono i nuovi 25 suicidi nei primi mesi del 2025, mettono in discussione i diritti fondamentali della persona e compromettono la funzione di reinserimento sociale, che la Costituzione indica come coessenziale all'esecuzione delle pene;
ad esasperare il sistema si aggiunga la politica panpenalistica del Governo, che sembra voler consapevolmente ridurre il carcere a esclusivo luogo di pena e sceglie nei fatti di abbandonare l'amministrazione delle carceri, tanto da non considerare di prioritaria importanza garantire una guida al DAP,
si chiede di sapere:
quali siano le ragioni che stanno comportando il perdurare del ritardo nella nomina del nuovo capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;
entro quali tempi il Ministro in indirizzo intenda procedere alla nomina del nuovo capo del DAP nel rigoroso rispetto di tutti i passaggi istituzionali che tale nomina comporta.
(3-01823)
LOPREIATO, PATUANELLI, NAVE - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
il Ministro della giustizia, nell'annunciare le linee programmatiche del dicastero, ha descritto un modus operandi volto ad attuare un corposo lavoro di abolitio criminis al fine di razionalizzare il codice penale in relazione alle effettive necessità della società contemporanea. I proclami del Ministro si rivolgevano ad una "velocizzazione della giustizia in ragione di una forte depenalizzazione, quindi una riduzione dei reati". Tra i punti fermi figuravano quelli volti ad "eliminare il pregiudizio che la sicurezza o la buona amministrazione siano tutelate dalle leggi penali";
ad avviso degli interroganti l'effettiva azione del Ministero, in realtà, si è mossa verso profili differenti, se non opposti, rispetto a quelli indicati. L'agire del dicastero, infatti, può essere ben rappresentata da un "doppiopesismo" con il quale, da un lato, si ammaina la bandiera del garantismo, così tanto esaltata in sede di programmazione, quando si tratta di legiferare contro dissidenti ed oppressi, e, dall'altro, la si sventola "ai quattro venti" quando si tratta, invece, di legiferare a favore di coloro che abitano i piani alti della piramide sociale. L'abolizione del delitto di abuso d'ufficio ne è stata una riprova evidente. Tale improvvida azione legislativa è, infatti, volta a scriminare le prevaricazioni e gli abusi di coloro che esercitano il potere nei confronti degli altri cittadini e ha "sdoganato" come legittimi, e quindi non meritevoli di sanzione penale, anche i casi più gravi e palesi di conflitto di interessi. Fortunatamente la tanto vituperata magistratura è intervenuta in soccorso alla collettività, laddove la Cassazione penale ha autonomamente rivalutato la sussistenza di profili di incostituzionalità dell'articolo 1 della "riforma Nordio" proprio nella parte in cui abroga il reato promuovendo un incidente costituzionale;
gli interroganti sottolineano anche l'irragionevolezza della fase iniziale dell'azione governativa in materia di giustizia, allorquando è stato varato il decreto-legge che nella sua originaria formulazione mirava ad introdurre con procedura di urgenza un nuovo reato che, con la scusa di reprimere i rave party, era in realtà congegnato in modo tale da criminalizzare le manifestazioni di dissenso politico realizzate con l'occupazione di una scuola, di un'università, di una fabbrica di sostanze inquinanti, di una discarica abusiva, prevedendo l'arresto non solo dei promotori delle occupazioni, ma anche l'arresto di massa di centinaia di semplici partecipanti. A giudizio degli interroganti si tratta di una norma liberticida che per la sua indeterminatezza e genericità, per la mancata definizione della cornice edittale, per la sproporzione tra bene giuridico asseritamente tutelato e pene comminate, era una rara summa di incultura costituzionale o peggio di cultura anticostituzionale;
in assoluta continuità si pone quanto previsto prima dal disegno di legge "sicurezza", poi trasformato, in totale spregio dei requisiti di straordinarietà ed urgenza, in decreto-legge. Il disegno di legge, infatti, varato dal Consiglio dei ministri il 17 novembre 2023, trasmesso in prima lettura alla Camera il 22 gennaio 2024, e incardinatosi nelle Commissioni riunite 1ª e 2ª il 1° ottobre 2024 al Senato, ha visto il Parlamento privato della possibilità di svolgere il proprio compito costituzionale, il che denota, ancora una volta, l'incuria del Governo verso un organo democraticamente eletto. Per di più si tratta di interventi ostentatamente simbolici e come tali privi di ogni effettivo incremento della sicurezza dei cittadini. La trasformazione in decreto-legge comporta l'automatica entrata in vigore di tali discusse norme, che violano i principi costituzionali di proporzionalità, ragionevolezza, offensività e tassatività tali da comportare un aumento della popolazione carceraria, con ulteriore aggravio del sovraffollamento e con il definitivo collasso di strutture oramai allo stremo, come denunciano i quasi quotidiani suicidi, giunti oramai al numero di 26 dall'inizio dell'anno;
tra l'emanazione del decreto rave party e l'ultimo decreto sicurezza si può annoverare il colossale flop del processo penale telematico che ha mandato in tilt processi di mezza Italia creando il caos, la fallimentare sperimentazione delle "app" nelle Procure, il disastro annunciato della riforma che ha trasferito dai tribunali alle Corti di appello la competenza per i provvedimenti di convalida in materia di immigrazione, che, come denunciato da tutti i presidenti di Corte del Paese, metterà in ginocchio quegli uffici per l'insostenibilità di tale ulteriore carico di lavoro, rendendo irrealizzabili gli obiettivi del PNRR, l'ininterrotta prosecuzione dello stillicidio dei suicidi in carcere. Queste sono solo le ultime "perle" di una gestione delle risorse e di scelte organizzative talmente scadenti da avere provocato in questi anni le proteste corali di tutti gli operatori del settore;
menzione a parte merita il tentativo di porre in essere la tanto mitizzata separazione delle carriere. Ad avviso degli interroganti, infatti, dopo il fallimento del premierato e l'incostituzionalità conclamata delle parti essenziali dell'autonomia differenziata non restava altro che tentare "l'ultima cartuccia": la separazione delle carriere. O meglio l'asservimento, in prospettiva, della magistratura requirente all'Esecutivo tramite il Ministro della giustizia, come, tra l'altro, da auspicio del sottosegretario Delmastro Delle Vedove;
da ultimo, in totale controtendenza rispetto alle linee programmatiche annunciate ad inizio Legislatura volte a esaltare un garantismo poi rivelatosi solo di facciata, si assiste, al contrario, ad una "bulimia punitiva" volta ad intasare il codice penale di molteplici fattispecie di reato e di nuove aggravanti. Da quando si è insediato il Governo Meloni, infatti, tra reati di nuovo conio, aumenti di pena e creazione di ulteriori aggravanti si assiste ad un incremento sanzionatorio pari a 436 anni di pena, il tutto a totale detrimento delle classi più disagiate,
si chiede di sapere se la rilevata contraddizione tra quanto esposto nelle linee programmatiche del proprio dicastero e i risultati effettivamente raggiunti dal Governo, nella specie dal Ministro in indirizzo, sia in linea con le aspettative di inizio mandato.
(3-01824)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
GASPARRI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri delle imprese e del made in Italy e per la pubblica amministrazione. - Premesso che:
le infrastrutture sui cui si basano i sistemi economici e sociali del nostro Paese, ed in particolare le reti ferroviarie e viarie, le reti elettriche e di trasporto di acqua e gas, le infrastrutture di telecomunicazioni e quelle preposte al controllo del territorio, sono oggetto di una profonda trasformazione tecnologica dettata dalla rapida e improcrastinabile digitalizzazione;
queste reti e infrastrutture sono oggetto di un numero enormemente crescente di attacchi informatici, sia per finalità economiche che per motivazioni geopolitiche, e tale minaccia aumenterà sempre di più a causa delle nuove tecnologie di intelligenza artificiale;
con la costituzione dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale (ACN), attraverso il decreto-legge 14 giugno 2021, n. 82, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2021, n. 109, e con il corpo di leggi e regolamenti, in particolare di recepimento delle direttive europee NIS e NIS2, lo Stato si è dotato degli strumenti per coordinare e indirizzare l'adozione delle tecnologie digitali in particolare presso i gestori delle reti e infrastrutture critiche,
si chiede di sapere:
se sia stata condotta un'analisi su tutti i gestori di infrastrutture e reti critiche, in primis pubblici o privati operanti in un regime di licenze o autorizzazioni pubbliche, per verificare l'effettiva validazione ed eventuale sostituzione degli apparati elettronici (IoT) attualmente inseriti in tali infrastrutture;
quali azioni siano state poste in essere per assicurare che tali soggetti prevedano obbligatoriamente ed esplicitamente in tutte le gare di appalto di queste tecnologie i requisiti indicati dall'ACN e dalla normativa vigente in materia di cybersecurity, anche al fine di valorizzare le attività e filiere produttive realmente italiane;
quali conseguenze siano previste per le aziende e società pubbliche o private licenziatarie, e per i loro manager, a fronte di eventuali inadempienze nel recepimento delle indicazioni governative e di legge.
(4-02002)
MAGNI, DE CRISTOFARO, CUCCHI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
il presidente della Commissione regionale antimafia siciliana, Antonello Cracolici, intervenendo a Siracusa per la mappatura della mafia in Sicilia, ha recentemente denunciato "una connivenza 'naturale comunitaria' col fenomeno criminale nel territorio" siracusano;
in un articolo de "La Sicilia" dal titolo "Mafia, gli appetiti sul turismo" dell'8 aprile 2025, come anche in diversi articoli usciti sulla stampa locale, sono riportate le dichiarazioni al riguardo dello stesso presidente che, in particolare, ha evidenziato la presenza di "una mafia ben inserita nel tessuto economico e sociale", caratterizzata da "una bassissima conflittualità che si traduce in affari d'oro per chi decide di reinvestire i propri capitali illeciti nella cosiddetta economia legale";
le associazioni locali e numerosi cittadini denunciano da anni questa situazione, segnalando la penetrazione della criminalità organizzata nei settori turistico, della ristorazione e dei trasporti;
le numerose richieste di applicazione del "DASPO urbano" (previsto dal decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 aprile 2017, n. 48) sarebbero rimaste disattese;
sarebbero emersi, inoltre, "rischi del condizionamento del voto e le infiltrazioni criminali", definiti come "evidenze al momento tali da poter suscitare una certa attenzione da parte delle autorità", come dichiarato dallo stesso presidente Cracolici, e riportato nell'articolo;
sembrerebbe registrarsi, altresì, una rapida trasformazione del tessuto commerciale con la progressiva sostituzione di attività economiche con nuove iniziative imprenditoriali,
si chiede di sapere:
quali siano le informazioni del Ministro in indirizzo sulla situazione e quali misure urgenti intenda adottare per contrastare la penetrazione mafiosa nell'economia della provincia di Siracusa;
quali iniziative intenda intraprendere per sollecitare l'attuazione del patto per la sicurezza urbana previsto dall'articolo 5 della legge n. 48 del 2017 e se non ritenga opportuno disporre, attraverso la Prefettura di Siracusa, un'intensificazione dei controlli sugli assetti proprietari e gestionali delle attività commerciali di recente apertura, specialmente nella città di Siracusa;
quali strumenti intenda attivare per garantire una maggiore presenza dello Stato e delle forze dell'ordine in un territorio che sta subendo una preoccupante trasformazione economica e sociale sotto la possibile influenza della criminalità organizzata e se, in particolare, non ritenga opportuno convocare al più presto un tavolo di coordinamento nazionale con le autorità locali, le forze dell'ordine e le associazioni di cittadini per elaborare una strategia integrata di contrasto alle infiltrazioni mafiose in un sito anche dichiarato patrimonio dell'UNESCO, quale è Siracusa.
(4-02003)
IRTO, ZAMPA, CAMUSSO, FURLAN, ZAMBITO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che:
con nota congiunta dello scorso 23 settembre 2024, indirizzata via PEC al gabinetto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e, per conoscenza, al gabinetto del Ministero delle imprese e del made in Italy, le segreterie della regione Calabria dei sindacati Slc-CGIL, Fistel-CISL e Uilcom-UIL hanno lamentato un ritardo, da parte del Ministero del lavoro, rispetto all'emanazione del decreto di concessione della cassa integrazione straordinaria per i lavoratori di Abramo customer care in amministrazione straordinaria, azienda ubicata nello stesso territorio regionale;
il ritardo riguarda il periodo che va dal 7 agosto al 7 novembre 2024;
gli stessi sindacati hanno osservato che ciò rischia di compromettere ulteriormente la già precaria situazione economica e sociale dei dipendenti coinvolti, ad oggi pesantemente provati da una lunga fase di incertezza e difficoltà;
di norma, il provvedimento di concessione è adottato con decreto del Ministero entro un periodo che va da un minimo di 30 giorni dalla richiesta a un massimo di 90 giorni, a seconda della motivazione in base alla quale si chiede l'intervento della cassa integrazione straordinaria;
la cassa integrazione straordinaria è uno strumento fondamentale per garantire la sostenibilità economica e lavorativa nell'attuale fase, molto delicata, dell'azienda;
è indispensabile quanto urgente l'intervento del Ministro in indirizzo al fine di scongiurare ulteriori problemi e difficoltà per i lavoratori interessati e le rispettive famiglie,
si chiede di sapere quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di assicurare al più presto l'effettiva integrazione della retribuzione dei lavoratori dell'azienda Abramo customer care.
(4-02004)
(già 3-01410)
COSENZA - Al Ministro della salute. - Premesso che:
l'articolo 1, comma 317, della legge 30 dicembre 2024, n. 207 (legge di bilancio 2025), ha previsto dal 1° gennaio 2025 l'obbligatorietà del rilascio di tutte le prescrizioni di prestazioni sanitarie in formato elettronico; nello specifico il comma prevede che, "Al fine di potenziare il monitoraggio dell'appropriatezza prescrittiva nonché garantire la completa alimentazione del fascicolo sanitario elettronico, tutte le prescrizioni a carico del Servizio sanitario nazionale, dei servizi territoriali per l'assistenza sanitaria al personale navigante, marittimo e dell'aviazione civile (SASN) e dei cittadini sono effettuate nel formato elettronico";
Federterme ha lamentato, lo scorso febbraio, che "Le cure termali per un'assurda lungaggine burocratica non vengono ancora prescritte con la ricetta dematerializzata, ma si deve ricorrere alle obsolete 'ricette rosse'. Tale situazione rischia di impedire l'accesso alle prestazioni a oltre un milione di cittadini. Il ritardo è dovuto allo stallo istituzionale sul decreto di revisione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), bloccato dal contenzioso giudiziario sulle tariffe della medicina specialistica, un tema del tutto estraneo al settore termale" e che "le Regioni stanno progressivamente ritirando i ricettari cartacei, gli unici strumenti ancora validi per prescrivere le cure termali e quindi non si possono più prescrivere cure termali";
ha precisato, inoltre, che "l'iter preliminare per l'introduzione della ricetta dematerializzata è stato completato da tre anni, con il pieno coinvolgimento del Ministero della Salute e delle Regioni";
in data 27 marzo 2025 la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha reso noto sul proprio portale digitale che nella seduta del 12 marzo "ha approvato un documento per avviare il processo di dematerializzazione per la prescrizione e l'erogazione delle prestazioni termali, senza che si modifichino le indicazioni in materia di appropriatezza; il documento prevede l'attuazione dell'Accordo nazionale per l'erogazione delle prestazioni termali per il triennio 2019-2021, avviando il processo di dematerializzazione; il documento è stato trasmesso ai ministeri competenti per l'avvio del necessario confronto",
si chiede di sapere a che punto sia l'iter amministrativo per avviare il processo di dematerializzazione per la prescrizione e l'erogazione delle prestazioni termali.
(4-02005)