Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 290 del 02/04/2025
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------
290a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO (*)
MERCOLEDÌ 2 APRILE 2025
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Presidenza del vice presidente CENTINAIO,
indi del vice presidente ROSSOMANDO
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(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 292 dell'8 aprile 2025
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)
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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare: Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente CENTINAIO
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,33).
Si dia lettura del processo verbale.
MAFFONI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Sulle recenti morti sul lavoro
FURLAN (IV-C-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FURLAN (IV-C-RE). Signor Presidente, avevo chiesto a inizio settimana di intervenire prima che cominciasse la seduta perché credo che quest'Assemblea abbia il dovere di stringersi attorno alle famiglie degli operai morti sul lavoro. (Applausi).
L'avevo fatto mentre erano fissi nella nostra memoria i nomi e i volti del tragico 25 marzo scorso, una data che ricorderemo perché è stata una giornata drammatica per le morti sul lavoro. Tre incidenti mortali hanno risvegliato il Paese e l'opinione pubblica davanti a un'emergenza che non trova ancora soluzione: Daniel Tafa aveva 22 anni ed è morto a Pordenone, trafitto da una scheggia incandescente, mentre lavorava a un macchinario per lo stampo di ingranaggi industriali; Umberto Rosito, 38 anni, è stato travolto da un camion sull'autostrada A1 all'altezza di Orvieto, mentre lavorava in un cantiere stradale; Nicola Sicignano, cinquant'anni, è morto incastrato in un nastro trasportatore a Sant'Antonio Abate, nel napoletano.
Sono tre nomi che si aggiungono a una lista di morti e infortuni che somiglia sempre di più a un bollettino di guerra quotidiano. Da quel giorno, l'elenco ha continuato drammaticamente a crescere. Lunedì scorso a Orbassano, nel torinese, l'operaio di una ditta di smaltimento rifiuti è morto sul colpo dopo essere stato schiacciato da un armadio blindato. Si chiamava Francesco Procopio, aveva 57 anni, aveva una moglie e un figlio di 16 anni.
Ancora, stamattina abbiamo appreso di un'altra tragica morte: un operaio morto nell'incendio di una fabbrica del veronese, incastrato in un macchinario, senza via d'uscita.
Signor Presidente, l'elenco dei lavoratori morti mentre svolgevano il proprio lavoro si allunga di giorno in giorno, di mese in mese, di anno in anno, con una costante crescita: il 2024 si è chiuso con un aumento degli incidenti mortali sul lavoro del 7 per cento rispetto al 2023. Questo 2025, in appena tre mesi, sembra segnare un nuovo record tragico: siamo già al 30 per cento in più dei morti rispetto ai dati dell'anno scorso. Davanti a tutto questo dobbiamo fare di più (Applausi); dobbiamo fare la nostra parte responsabilmente. Servono strumenti urgenti e più incisivi per aumentare la sicurezza nei luoghi di lavoro. Quanto è stato fatto fino ad oggi - qualcosa si è mosso - di certo non può bastare. È necessario intervenire sulle cause, tra cui il lavoro sommerso, l'interposizione illecita di manodopera, il sistema degli appalti e dei subappalti a cascata, temi su cui sono mancate le risposte. (Applausi). Soprattutto, manca un piano strutturale del Governo sulla sicurezza. Invece, si procede per interventi spot, con il risultato di avere effetti che non agiscono sulle cause fondamentali.
Proviamo a ripercorrerli. La trasformazione della patente a punti per le imprese in una patente a credito, peraltro applicata solo nel settore dell'edilizia, non risolve un problema strutturale che riguarda molti settori industriali e produttivi. Le norme che aumentano la precarietà rischiano di peggiorare la situazione. Signor Presidente, dove c'è precarietà, c'è meno sicurezza: l'esperienza di questi anni ce lo dice in maniera chiara. Analogamente, manca una norma fondamentale sui subappalti a cascata, perché troppo spesso è dietro questi passaggi di commessa che si riducono le tutele per i lavoratori. Servono finanziamenti per assumere più ispettori del lavoro. Qualcosa, pochissimo, è stato fatto e non lo neghiamo, ma quando in una città come Palermo abbiamo due o tre ispettori, lei mi spiega, Presidente, come si fa a fare interventi seri?
C'è bisogno di responsabilità. Anche sulle misure e sulle sanzioni, non si deve governare con il timore di dare fastidio alle imprese. Un quadro normativo forte sulla sicurezza dei lavoratori rafforza anche le aziende italiane e aiuta la crescita del Paese, contrastando il lavoro sommerso e la concorrenza sleale di chi cerca di aumentare gli utili abbassando i controlli. La sfida per la sicurezza passa da un nuovo modello sociale e di fare impresa, capace di rimettere al centro il valore del lavoro, della sua qualità e dell'occupazione stabile e non precaria. I diritti dei lavoratori sono diritti fondamentali che lo Stato deve saper tutelare e rafforzare. Questo lungo elenco di morti è la pagina nera di quest'Italia. (Applausi).
MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, condivido pienamente quanto diceva poc'anzi la senatrice Furlan in merito alla tragica situazione che viviamo ogni giorno. Nello stesso tempo, mi chiedo cosa facciamo, oltre a portare solidarietà ai familiari delle vittime.
Potrei stare qui molto a lungo a discutere di questo problema, ma certamente ci sono alcuni punti fondamentali. Occorre costruire un modello di prevenzione.
La prevenzione avviene attraverso strumenti di formazione, informazione e corresponsabilizzazione, in cui la governance sostanzialmente coinvolge le parti sociali in termini di responsabilità, perché la vita umana deve valere molto di più di un pezzo di ferro che si produce, non è un ingranaggio normale. Bisogna mettere al centro la persona. Molto spesso, nel corso delle missioni che facciamo, ci accorgiamo che la persona non è al centro, perché non si conoscono le norme, perché non è stata fatta formazione, perché non si sono utilizzati gli strumenti. Lo sforzo che abbiamo messo in campo e che stiamo mettendo in campo collettivamente in Senato è quello di lavorare in questa direzione. Il problema è che di fronte ai grandi appalti c'è attenzione da parte di tutte le strutture, sia dal punto di vista del controllo, sia dal punto di vista preventivo. Sul terreno diffuso, invece, questo controllo non c'è.
L'unica cosa che vale è produrre e guadagnare in fretta, indipendentemente dalla qualità dello stesso prodotto. Ho visto, ad esempio andando a Prato a verificare qual è la situazione, che siamo oltre lo sfruttamento, ne sono rimasto impressionato. Siamo di fronte al fatto che le persone sono trattate peggio di una macchina e questo è stato denunciato non da chi era con me durante la visita e ha constatato questa situazione, ma dal procuratore della Repubblica, quindi in sostanza c'è una denuncia. Quando siamo andati da altre parti, dove si sono verificati un incidente grave o un dramma molto pesante, come il famoso incidente di Calenzano, è chiaro che anche lì, visto che le indagini stanno proseguendo, ma che sono stati già emessi avvisi di comparizione, ci sono delle responsabilità.
È necessario alzare l'attenzione - come diceva la senatrice Furlan - e far sì che in sostanza si mettano davvero al centro la persona, le sue condizioni e il fatto che chi va al lavoro deve poter tornare a casa. Questa è una responsabilità che devono avere ovviamente i lavoratori e le lavoratrici, ma in particolare gli imprenditori che utilizzano la manodopera e che quindi devono porsi questo problema. Credo che il Parlamento abbia già avuto modo di discuterne e lo avrà anche in futuro, ma è necessario contribuire tutti ad alzare il livello della responsabilità.
CAMUSSO (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CAMUSSO (PD-IDP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, ringrazio innanzitutto la senatrice Furlan per aver voluto porre ancora una volta all'attenzione dell'Assemblea il tema degli infortuni sul lavoro, in particolare di quelli mortali. Nello stesso tempo, mi viene da pensare che non è la prima volta che giustamente e necessariamente ci stringiamo ai familiari delle vittime, per portare loro solidarietà, ma forse dovremmo cominciare a portare loro impegni concreti, perché non ci siano più altre vittime.
Non basta limitarsi a denunciare, come in realtà sta succedendo da lungo tempo, che è in corso una strage continua in questo Paese. Qualche giorno la vediamo perché c'è un incidente più grave di altri o perché ci sono più incidenti in poche ore, ma la tragica realtà, purtroppo, è che c'è comunque una media di tre morti al giorno e che questi dati tendono ad aumentare.
Sulla scorta delle cose dette dai colleghi che mi hanno preceduta, credo che dovremmo immaginare quali sono gli elementi su cui intervenire per fare concretamente prevenzione. Di fronte a una strage, non possiamo limitarci a commemorare chi ci ha lasciato e ha perso la vita. Abbiamo bisogno di cambiare il passo, di intervenire sulla precarietà e sul sistema degli appalti, che più si liberalizza e più diventa occasione e possibilità di perdere vite e avere infortuni. Dobbiamo lavorare molto sul possibile utilizzo della tecnologia per prevenire una serie di infortuni che si ripetono uguali nel tempo e che sono il segno della mancanza di prevenzione, che vuol dire poter fermare le macchine, controllare se ci sono gas, avere sensori che lo dichiarino, evitare carichi sospesi sul passaggio delle persone. Ci sono molte cose che potrebbero davvero essere affrontate diversamente.
Bisogna poi portare avanti con decisione una campagna d'informazione. Troppe volte sento giustificare gli infortuni con la motivazione che, in realtà, è colpa della distrazione dei lavoratori; oppure osservazioni pur vere, come quella che, se non ci sono attenzione e richiamo continui, le abitudini possono prevalere rispetto alla sicurezza, ma è comunque una nostra responsabilità. Non possiamo cavarcela provando a immaginare che, in fondo, sono le persone che in qualche modo si distraggono. Questo vuol dire che non basta la formazione: ci vogliono seri, serissimi controlli; ci vogliono il riconoscimento e il rispetto degli ispettori, che non possono continuare a essere quelli ai quali poi ci si dimentica di dare il salario accessorio, come nel vostro provvedimento sulla pubblica amministrazione in discussione alla Camera dei deputati. Bisogna avere il coraggio di dire che sono persone fondamentali per noi e come tali riconoscerle dal punto di vista del ruolo, anche sociale, e della retribuzione.
Vorrei dire però che dobbiamo riconoscere che sono due le stragi continue in questo Paese. In queste ore penso che non possiamo non renderci conto che c'è una nuova ondata di femminicidi. Ci sono giovani donne che hanno perso la vita in questi giorni; uccise, come purtroppo spesso avviene, dai loro compagni, amici o familiari, da tutti quegli uomini che non hanno il coraggio di sopportare un no.
Io credo che forse dobbiamo ricordarle insieme, queste due continue stragi, perché, alla fine, le risposte che dobbiamo dare sono esattamente le stesse. Non serve solo piangere le vittime. È giusto avere cordoglio e affetto, soprattutto per coloro che rimangono e piangono quelle perdite, ma noi dobbiamo porci l'obiettivo della prevenzione: smettere di pensare a come punire chi ha sbagliato e cominciare a pensare che è meglio salvare vite, sul lavoro e delle donne. (Applausi).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore «Antonio Cavazzi» di Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Sulle recenti morti sul lavoro
CASTELLONE (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CASTELLONE (M5S). Signor Presidente, anch'io ringrazio la senatrice Furlan per aver voluto porre questo tema all'attenzione dell'Assemblea. Quella dei morti sul lavoro non è più un'emergenza, ma una vera e propria piaga sociale, una strage a cui dobbiamo mettere fine, perché, come dicevano i colleghi che mi hanno preceduta, tre morti al giorno sono i numeri di una strage.
L'anno scorso, 1.090 sono stati i lavoratori che sono usciti di casa per andare al lavoro e non vi hanno più fatto ritorno. Quest'anno, solo a gennaio, ci sono stati oltre 60 morti, quindi il 33 per cento in più rispetto all'anno scorso. È dunque il momento di dare risposte concrete.
Abbiamo una Commissione d'inchiesta che sta lavorando su questo tema. Alla Camera dei deputati sono stati aperti gli stati generali proprio sulla sicurezza del lavoro. È necessario che il Parlamento cominci a legiferare in materia. È un tema su cui siamo tutti d'accordo; eppure, non si riesce ad arrivare a una sintesi.
Signor Presidente, noi le idee le abbiamo chiare. Ecco perché chiediamo a tutte le altre forze parlamentari di appoggiare le nostre proposte di legge, che su questo tema sono fondamentalmente due: una, a prima firma del senatore Turco, chiede di istituire una Procura nazionale del lavoro, perché servono magistrati specializzati in questo tema, affinché chi ha manomesso gli strumenti di lavoro o la sicurezza sul lavoro venga punito in tempi brevi e le famiglie ottengano giustizia; l'altra, a prima firma del senatore Pirondini, chiede di istituire il reato di omicidio sul lavoro.
Queste sono le risposte concrete che dobbiamo dare alle famiglie delle vittime, alle quali, come Gruppo parlamentare, esprimiamo chiaramente tutto il nostro cordoglio e la nostra vicinanza. (Applausi).
PRESIDENTE. Colleghi, a nome di tutti, desidero indirizzare un forte abbraccio al senatore Occhiuto, che oggi è qui con noi in Aula. (Applausi).
Discussione dalla sede redigente e approvazione del disegno di legge:
(1414) Deputato PELLA ed altri. - Modifiche all'articolo 9 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di semplificazione delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni per le competizioni sportive su strada (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 16,54)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dalla sede redigente del disegno di legge n. 1414, già approvato dalla Camera dei deputati.
Il relatore, senatore Fazzone, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni, la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.
FAZZONE, relatore. Signor Presidente, il disegno di legge in esame, al quale l'8a Commissione non ha apportato variazioni rispetto al testo approvato dalla Camera dei deputati, reca modifiche all'articolo 9 del codice della strada, volte a semplificare il rilascio delle autorizzazioni per le competizioni sportive che si svolgono su strade e aree pubbliche.
In primo luogo, viene ribadito il principio stabilito dal testo vigente, che prevede che tali competizioni siano vietate salvo autorizzazioni. La nuova formulazione prevede che siano permesse nei limiti e alle condizioni previste dalla legge, mantenendo comunque l'obbligo di richiedere l'autorizzazione agli enti competenti al fine di garantire la sicurezza pubblica e il buon funzionamento del servizio di trasporto pubblico e del traffico ordinario.
Viene poi introdotto un espresso riferimento alla possibilità di indire una conferenza di servizi, ai sensi della legge n. 241 del 1990, qualora per i diversi interessi pubblici coinvolti sia necessario acquisire le autorizzazioni di più enti.
Si sopprime invece la disposizione che prevede l'acquisizione del previo nullaosta dell'ente proprietario della strada.
Si chiarisce inoltre che il provvedimento di sospensione temporanea della circolazione è adottato dal sindaco nel caso di competizioni che si svolgano interamente nel territorio di un solo Comune, mentre, negli altri casi, è adottato dal prefetto.
Si dispone infine che, in caso di violazione del suddetto provvedimento, si applichi la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 173 a 694. Se la violazione è commessa dal conducente di un veicolo adibito al trasporto di cose, la sanzione amministrativa prevede il pagamento di una somma da euro 430 a 1.731. Dalla violazione consegue la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida per un periodo da un anno a quattro mesi, nonché la sospensione della carta di circolazione del veicolo per lo stesso periodo.
Ricordo infine che il provvedimento è stato approvato all'unanimità sia alla Camera dei deputati sia in Commissione al Senato.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo non intende intervenire.
Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.
Poiché il disegno di legge, nel testo approvato dalla Camera dei deputati, si compone del solo articolo 1, passiamoalla votazione finale.
SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, quando abbiamo a che fare con una proposta di semplificazione, non possiamo che essere d'accordo in linea di principio, e questa sarebbe l'inclinazione. Vorrei però solo far presente che a volte le semplificazioni sono tali apparentemente, ma rischiano di non esserlo nella pratica.
Avendo una qualche esperienza di amministrazione di un ente locale, ho notato che al comma 2 dell'articolo 9 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in cui si parla delle autorizzazioni che devono essere richieste almeno quindici giorni prima della manifestazione al sindaco e almeno trenta giorni prima per quelle di competenza dei Presidenti di Regione, viene stralciato il passaggio in cui si dice che «possono essere concesse previo nullaosta dell'ente proprietario della strada».
Lo stralcio di questo passaggio sembra apparentemente una semplificazione, ma in realtà complica la vita. Quando infatti si fanno competizioni su strada con qualsiasi mezzo, lo stato della strada è fondamentale dal punto di vista della responsabilità. Mi metto nei panni di un sindaco che deve autorizzare una corsa di automobili, di biciclette, podistica o di qualsiasi tipo su una strada che non è sua: se ha il parere favorevole del proprietario della strada, dà quest'autorizzazione senza problemi, se invece non ce l'ha, la responsabilità che la strada sia in condizioni adeguate è la sua.
Quindi, se poi avviene un incidente perché ci sono un buco, un muretto troppo basso o una carenza di manutenzione o perché la strada non è adeguata per quel tipo di competizione, ebbene questa responsabilità diventa del sindaco. Lasci che accada il primo incidente, signor Presidente, e tutti i sindaci che avranno a che fare con autorizzazioni di questo tipo saranno estremamente restii a darle.
Quello in discussione, pertanto, è un provvedimento che, così com'è, va bene per tutti gli altri passaggi, ma in questo caso vedo grossissimi problemi in prospettiva, per le ragioni che ho detto: pertanto, annuncio il voto di astensione del mio Gruppo.
FREGOLENT (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FREGOLENT (IV-C-RE). Signor Presidente, essendo il collega deputato Pella vice presidente dell'Associazione nazionale Comuni italiani (ANCI), penso che poi porrà la questione ai sindaci. L'osservazione del collega Spagnolli non è completamente priva di fondamento, faccio mie quelle preoccupazioni e penso che sia il collega Fazzone sia il collega Rosso, che poi prenderà la parola, diranno che in sede di applicazione della norma ci potrà essere un provvedimento ulteriormente specificativo.
Con il provvedimento in esame si vuole semplificare la vita (in questo senso, sì) per le autorizzazioni per gare automobilistiche e ciclistiche e per le maratone; ormai le nostre strade sono invase da atleti della domenica che fanno gare di tutti i tipi e, per ottenere l'autorizzazione, spesso devono penare, perché non hanno dietro organizzazioni forti, perché non fanno parte di squadre sportive, ma sono soltanto amatoriali.
Per questo motivo il Gruppo Italia Viva voterà a favore del provvedimento, con l'auspicio appunto che, attraverso il relatore Fazzone, si faccia presente al collega Pella questo ulteriore chiarimento che ha chiesto il collega Spagnolli.
CUCCHI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCHI (Misto-AVS). Signor Presidente, nell'associarmi alle considerazioni dei colleghi che mi hanno preceduta, annuncio il voto favorevole anche dell'Alleanza Verdi e Sinistra.
ROSSO (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROSSO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, il Senato oggi vota il disegno di legge che modifica l'articolo 9 del codice della strada e che intende agevolare l'attività sportiva in strada, consentendo una semplificazione delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni in materia di competizioni sportive su strada; è un'istanza di grande attualità e urgenza, che promana da enti locali e regionali agli addetti alla sicurezza, agli organizzatori, ai promotori di gare e infine agli sportivi. Questa è un'istanza che Forza Italia ha saputo cogliere e trasformare, con un'iniziativa parlamentare, in un testo approvato già dalla Camera dei deputati, proposto e voluto fortemente dall'onorevole Roberto Pella, che oggi approda al Senato.
In Italia, solo nel 2024, sono state migliaia le gare ciclistiche di tutte le categorie disputate su strada: dai giovani ai professionisti, agonistiche o meno; tuttavia, sono state migliaia anche le altre iniziative, per esempio relative all'attività podistica. Ciò comporta la necessità di un'organizzazione accurata e di una gestione efficiente e semplificata delle autorizzazioni, al fine di garantire il corretto svolgimento delle gare nel rispetto della sicurezza degli atleti, degli spettatori e degli utenti della strada. Di fronte a tale scenario, è fondamentale che le istituzioni predispongano strumenti normativi adeguati a conciliare l'esigenza di promuovere lo sport e la mobilità sostenibile con la necessità di tutelare la viabilità e l'ordine pubblico.
Il percorso che ha caratterizzato l'arrivo in Aula di questo provvedimento ha una storia breve, che testimonia la comunanza di intenti che già alla Camera e oggi al Senato ha coinvolto tutte le forze politiche, con un tema preciso: semplificare. Proprio per semplificare, con il presente disegno di legge introduciamo il principio secondo cui su strade e aree pubbliche sono permesse le competizioni sportive con veicoli e quelle atletiche, nei limiti e alle condizioni previste dalla legge.
Viene pertanto ribaltato il principio stabilito dalla legislazione vigente, che prevede che tali competizioni siano vietate, salvo autorizzazione: concetti, questi, di cui - tra le altre cose - avevamo già discusso qui in Senato in occasione del disegno di legge sul codice della strada, che erano stati già approvati in un ordine del giorno a mia prima firma.
Nella nuova formulazione, viene peraltro mantenuto l'obbligo di chiedere l'autorizzazione agli enti competenti al fine di garantire la sicurezza pubblica, il buon funzionamento del servizio di trasporto pubblico e del traffico ordinario. È proprio in questa fase che, anche se - per andare incontro ai dubbi espressi dal collega - è stato tolto il nullaosta da parte dell'ente proprietario della strada, è comunque previsto che il Comune, agendo, possa escludere la possibilità di fare la manifestazione in quel determinato percorso, magari perché la strada è pericolosa.
In sintesi, quella al nostro esame è una norma di semplificazione in linea con la modifica costituzionale approvata in questa legislatura, con la quale abbiamo inserito lo sport in Costituzione, che recita: «La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme». Proprio la definizione della Costituzione, che si riferisce a tutte le forme di attività sportiva, rende perentorio rimuovere ogni ostacolo e divieto per le attività sportive che, per loro natura, si svolgono all'aperto su strada.
Ringraziando ancora il collega Pella, che con grande convinzione e forza ha promosso la necessità di approvare questo disegno di legge, ringraziando anche il relatore, presidente Fazzone, e l'insieme di tutti i colleghi dell'8a Commissione che lo hanno approvato in tempi record, permettendone l'approdo in Aula oggi, esprimo il voto favorevole dei senatori di Forza Italia. (Applausi).
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO (ore 17,05)
DI GIROLAMO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DI GIROLAMO (M5S). Signora Presidente, innanzitutto annuncio il voto favorevole del Gruppo MoVimento 5 Stelle a questo provvedimento.
Mi permetta però alcune osservazioni sulla dinamica, che è sempre un po' sui generis nell'ultimo periodo. Stiamo esaminando un provvedimento che semplifica effettivamente tutta un'attività sostanzialmente costretta dalla burocrazia per quanto riguarda le autorizzazioni a svolgere competizioni sportive in strada. Va bene quindi lo spirito, che è quello di favorire le competizioni sportive in strada; va bene anche lo spirito che proviene dalla modifica dell'articolo 33 della Costituzione, quindi per favorire lo sport, che vi ha inserito il principio dell'attività sportiva quale fondamento importante dell'attività, soprattutto formativa, dei ragazzi e non solo.
Quello che mi fa un po' sorridere è la dinamica di come siamo arrivati a questo provvedimento, per cui posso fare certamente tutte le mie congratulazioni al collega, senatore Rosso, perché vede l'attuazione di un ordine del giorno a sua prima firma approvato al codice della strada; però - sempre per suo tramite, signora Presidente - faccio notare al collega Rosso che evidentemente non è bastato, perché, in realtà, nella scheda che accompagna il disegno di legge viene chiaramente specificato che nasce dall'approvazione di un altro ordine del giorno, che non c'entra niente con il codice della strada: parliamo di un decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di sport, sostegno ad alunni con disabilità e altro ancora. Quindi, non è bastato un ordine del giorno approvato sul codice della strada, materia assolutamente di competenza, per sbloccare l'atto più favorevole del Governo, che è quello che stiamo votando oggi qui in Aula. No, c'è stato bisogno di un secondo ordine del giorno su un altro tipo di provvedimento in materia di cultura, che è stato esaminato dalle Commissioni cultura di Camera e Senato.
Quello che auspico, anche a nome del mio Gruppo, è che questo tipo di provvedimenti e comunque l'attuazione di ordini del giorno abbiano per il futuro - per suo tramite, Presidente, mi rivolgo al Sottosegretario qui presente per il Governo - una maggiore possibilità di aprire le porte a tutti gli ordini del giorno approvati, a firma delle opposizioni, soprattutto quando, sempre in tema di sport, parliamo di rigenerazione e sviluppo di infrastrutture sportive al fine di ridurre il degrado sociale e di incrementare l'integrazione.
Questo secondo uno spirito molto semplice, che dovrebbe essere quello effettivo di questo Parlamento: uno spirito di collaborazione e di squadra. Grazie, Presidente, ribadisco il voto favorevole del Gruppo MoVimento 5 Stelle. (Applausi).
MINASI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MINASI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, il disegno di legge su cui oggi siamo chiamati a votare modifica l'articolo 9 del vecchio codice della strada con lo scopo di semplificare le procedure di autorizzazione delle competizioni sportive su strada, capovolgendo il paradigma precedentemente statuito. Non c'è più un divieto, ma solo autorizzazioni a tali manifestazioni, che sono sempre consentite, purché siano rispettati determinati requisiti.
Tale modifica risponde a una precisa volontà politica della nostra maggioranza, anzi al nostro stesso modo di intendere la politica come attività che dev'essere sempre rivolta al bene del cittadino, a incoraggiare e garantire le sue libertà che trovano un limite solo nel rispetto della sicurezza.
In questo caso, trattiamo dell'organizzazione di eventi sportivi utili, appunto, all'aggregazione sociale e allo sviluppo stesso del territorio, perché da un lato infatti contribuiscono a renderlo attrattivo, incentivando il turismo e l'autonomia locale, e dall'altro invece aiutano ad avvicinare i giovani, e in generale tutti, allo sport che è un fondamentale strumento di coesione, crescita e salute psicofisica.
La norma che viene modificata limitava invece tutto questo, in quanto prevedeva procedure farraginose, rendendo complicata l'organizzazione di tali eventi. Le nuove misure sono in linea, di fatto, con tutte le altre messe in campo fin qui negli altri settori. Anche in questo caso, interveniamo per sburocratizzare tali procedure, semplificare e rispondere a una precisa esigenza del mondo dello sport e degli stessi territori, ribadendo un principio chiaro e per noi basilare: lo Stato non dev'essere un freno, ma un facilitatore per chi, con passione e dedizione, si impegna in attività in questo caso sportive che valorizzano le nostre città e i nostri borghi. Quindi, snelliamo le procedure e gli iter autorizzativi, ma salvaguardando sempre e comunque la sicurezza che rimane un caposaldo della norma e di fronte alla quale non dobbiamo e non possiamo mai abbassare la guardia.
Sottolineo questo aspetto per rispondere e prevenire qualsiasi tipo di polemica sul punto. Introduciamo infatti sanzioni più severe per chi viola le disposizioni, per esempio sulla sospensione della circolazione stradale, con multe salate e sospensione della patente e della carta di circolazione per chi guida mezzi adibiti al trasporto merci, cosa che non solo serve come deterrente per i trasgressori, ma che rappresenta anche un segnale di responsabilità e di rispetto verso la sicurezza sia degli atleti sia degli spettatori.
Poi lasciamo ovviamente un ruolo fondamentale di controllo agli enti autorizzativi - Comune, Regione e Province autonome - prevedendo anche la possibilità di convocare una conferenza di servizi per accelerare le autorizzazioni quando coinvolgono più enti.
Concludo ricordando che la Lega è da sempre vicina a chi lavora per promuovere, da un lato, lo sport, motore di crescita sociale ed economica, e dall'altro le eccellenze territoriali ed è da sempre impegnata proprio nella tutela della sicurezza come valore fondante del nostro Stato, nell'interesse dei cittadini.
Confermiamo dunque, con questa piccola, ma significativa riforma, il nostro impegno a favore di una burocrazia più semplice e veloce e a favore di istituzioni più efficienti e amiche e non nemiche della popolazione.
Per questi motivi, esprimo a nome del mio Gruppo un convinto voto favorevole al provvedimento. (Applausi).
IRTO (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IRTO (PD-IDP). Signora Presidente, colleghi, il disegno di legge al nostro esame, recante modifiche all'articolo 9 del codice della strada, è volto a semplificare le procedure per il rilascio delle autorizzazioni per le competizioni sportive su strada.
Noi riconosciamo l'importanza dello sport quale elemento fondamentale per la coesione sociale, la promozione di stili di vita sani e lo sviluppo economico dei territori. Le competizioni sportive su strada rappresentano e possono rappresentare non solo momenti di aggregazione e spettacolo, ma anche opportunità per valorizzare le nostre città e le nostre comunità. Tuttavia, l'organizzazione di questi eventi è spesso ostacolata da iter burocratici complessi e tempi di attesa prolungati che scoraggiano gli organizzatori e limitano la possibilità di realizzare manifestazioni di qualità. Questo disegno di legge si propone quindi di intervenire proprio su queste criticità, introducendo procedure più snelle e tempi certi per il rilascio delle autorizzazioni necessarie. In particolare, si prevede una semplificazione delle procedure amministrative, riducendo i tempi di attesa e chiarendo le competenze degli enti coinvolti. Questo dovrebbe consentire una programmazione più efficace degli eventi e una maggiore attrattività per gli interventi nel settore sportivo.
È però fondamentale sottolineare che la semplificazione delle procedure non deve in alcun modo compromettere la sicurezza dei partecipanti e degli spettatori, né la tutela del patrimonio ambientale e culturale delle nostre città. Auspichiamo pertanto che nell'attuazione delle nuove disposizioni vengano mantenuti elevati gli standard di sicurezza e sostenibilità. Riteniamo che rappresenti un piccolo, ma significativo passo verso una maggiore efficienza nell'organizzazione delle competizioni sportive su strada a beneficio degli sportivi, degli appassionati e delle comunità locali.
Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del Gruppo Partito Democratico. (Applausi).
MARCHESCHI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCHESCHI (FdI). Signor Presidente, colleghi, l'approvazione di questo disegno di legge certifica nuovamente un buon lavoro delle Commissioni sia del Senato sia dei colleghi della Camera. Fa sempre piacere quando si riesce ad approvare in Aula in tempi brevi un disegno di legge e mi piace articolare il ragionamento partendo da un'ottica diversa rispetto ai colleghi dell'Assemblea, perché questo disegno di legge ribalta un po' il principio secondo il quale spesso opera il legislatore e si aggiunge a quello che abbiamo fatto inserendo per la prima volta lo sport nell'articolo 33 della Costituzione, la più alta cornice legislativa. Vi è un principio liberale, una regola generale che è nella nostra Costituzione in favore della libertà, mentre il divieto è un'eccezione. Lo dico perché forse la parte meno burocratica, che personalmente è quella che mi piace di più di questa norma, è proprio l'incipit, quando si sancisce che da oggi con questa norma tutte le organizzazioni, gli avvenimenti sportivi e le competizioni sportive su strada, che siano podistici, motoristici o ciclistici, sono permessi con autorizzazione. Nella precedente versione, invece, tutti erano vietati salvo autorizzazione. Sembra una modifica lessicale, invece è sostanziale (Applausi), perché sottolinea un principio della nostra Costituzione, ovvero che tutto quello che non è vietato è permesso: è un principio di libertà.
In particolare, si tratta di un solo articolo. Come hanno detto i colleghi, è un provvedimento di piccola entità, ma di grande impatto, se si pensa che le manifestazioni sportive di cui trattiamo sono oltre 10.000 all'anno e che, come dicevano i colleghi, non solo mobilitano tantissimi atleti iscritti, ma anche tifosi e famiglie, e - perché no - generano un indotto economico molto importante nei nostri Comuni. Per organizzare questi eventi era necessario trovare metodi per facilitare ed agevolare questo genere di manifestazioni, che erano sottoposte a tempi non sempre certi e a procedure con competenze che si accavallavano. Si fa quindi chiarezza su chi deve fare cosa e su quali sono i tempi.
Si introduce anche, per alcune fattispecie, una conferenza di servizi che non era prevista, proprio allo scopo di inserire uno strumento amministrativo, ovvero la conferenza di servizi, che abbia tempi certi di risposta (o si dice di sì o, altrimenti, c'è il silenzio assenso). (Applausi).
Ribadisco quindi che questa procedura di semplificazione ci trova assolutamente convinti e sottolineo che questo provvedimento è stato necessario, perché la procedura è riconducibile alla competenza sulla sicurezza stradale ed è in capo allo Stato, mentre le procedure organizzative sono di competenza dei livelli inferiori.
Per questo riteniamo che, pur trattandosi di un disegno di legge composto da un solo articolo, sia molto adeguato, visto che avrà un impatto profondo su tutti gli sportivi, gli organizzatori e chi vorrà usufruire di questo genere di iniziative. Il nostro voto è assolutamente favorevole. (Applausi).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, composto del solo articolo 1.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Discussione dalla sede redigente e approvazione del disegno di legge:
(1379) Modifiche alla disciplina della Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 17,20)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dalla sede redigente del disegno di legge n. 1379, già approvato dalla Camera dei deputati.
La relatrice, senatrice Spinelli, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni, la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare la relatrice.
SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, il disegno di legge in esame, già approvato dalla Camera dei deputati, apporta modifiche alla disciplina della Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma.
Il disegno di legge si compone di sette articoli. Nel primo si dispone la continuità dell'Ordine e l'obbligo di adeguamento del relativo statuto. Si tiene conto della storia giuridica dell'ente e si prevede che l'Ordine sia disciplinato in conformità al disegno di legge in esame. Si stabilisce altresì che la Fondazione possa adeguare il proprio statuto al presente provvedimento. Tale statuto dovrà essere poi sottoposto all'approvazione del Presidente del Consiglio dei ministri, che vi provvede con un decreto, sentiti prima i Ministri dell'interno e della cultura. Lo stesso vale come procedimento per le successive modifiche statutarie.
L'articolo 2 delinea gli scopi della Fondazione, la disciplina, la durata e l'assenza dei fini di lucro. Quali scopi principali abbiamo la conservazione della Basilica di Santa Maria della Steccata di Parma, la tutela in ambito nazionale ed internazionale del patrimonio storico, culturale e religioso rappresentato dalla basilica e la valorizzazione degli altri elementi del suo patrimonio. Unico scopo accessorio della Fondazione è l'attuazione di iniziative di utilità sociale e culturale e filantropiche. La Fondazione ha una durata illimitata, opera senza fini di lucro e non effettua distribuzione o assegnazione di utili o utilità.
L'articolo 3 reca la disciplina degli organi della Fondazione, quali il presidente, il consiglio generale e il collegio dei revisori dei conti. È previsto che il presidente sia nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con i Ministri dell'interno e della cultura, sentito il vescovo della diocesi di Parma; dura in carica cinque anni, con possibilità di rinnovo. Il consiglio generale è l'organo di indirizzo della Fondazione: è composto dal presidente e da ulteriori otto membri, tra cui il vescovo della diocesi di Parma, il sindaco di Parma, il Presidente della Provincia di Parma e il rettore dell'università di Parma. Gli altri quattro membri del consiglio generale sono nominati con decreto da parte del Presidente del Consiglio dei ministri e durano in carica cinque anni, salvo rinnovo.
Si stabilisce quindi che il consiglio generale possa attribuire a uno dei membri nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri le funzioni di segretario generale. È disciplinato anche il collegio dei revisori dei conti, nel numero di tre membri. Il Presidente è designato dal Ministro dell'interno, mentre gli altri due revisori sono designati rispettivamente dal vescovo e dal sindaco di Parma. Questi ultimi durano in carica quattro anni, salvo rinnovo.
L'articolo 4 assicura la continuità dell'esercizio del culto cattolico. Si dispone inoltre che la basilica e i beni di proprietà della Fondazione in essa contenuti non possano essere distolti dalla destinazione al culto fino a che la stessa non sia cessata in conformità del diritto canonico.
L'articolo 5 prevede che il controllo sull'amministrazione della Fondazione sia svolto in base all'articolo 25 del codice civile.
L'articolo 6 reca le disposizioni transitorie e finali e stabilisce che, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del provvedimento, le nomine del presidente della Fondazione, dei componenti del consiglio generale di designazione governativa e dei componenti del collegio dei revisori dei conti siano disposte con un unico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e quindi, all'entrata in vigore di questo decreto, cessino di avere effetto le nomine a vita disposte con decreto del capo provvisorio dello Stato il 6 settembre del 1946.
Infine, l'articolo 7 reca le clausole di invarianza finanziaria.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo non intende intervenire.
Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.
Passiamo alla votazione degli articoli, nel testo approvato dalla Camera dei deputati.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 4.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 5.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 6.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 7.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione finale.
FREGOLENT (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FREGOLENT (IV-C-RE). Signor Presidente, comunico da subito il voto di astensione da parte di Italia Viva su questo provvedimento che, in realtà, ci saremmo aspettati diverso. Penso che nel territorio di Parma fosse molto attesa la modifica della disciplina della Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio, perché la basilica è appunto uno degli elementi importanti non soltanto dal punto di vista dell'attrattiva turistica e culturale, ma veramente come un gioiello che dev'essere manutenuto, con attività che siano politiche culturali.
Quello che ci dispiace è che, come sempre, il titolo è giusto, ma lo svolgimento che applica questo Governo è sbagliato. Infatti, tutto ci saremmo aspettati tranne che un Governo che ha approvato l'autonomia differenziata, che quindi a parole è molto vicino agli enti locali, nel momento in cui decide di rivedere la Fondazione, tolga proprio uno dei componenti degli enti locali, riducendone il numero. È ancora più grave il fatto che l'elezione del presidente non avvenga d'intesa con il vescovo della città, ma solo dopo averlo "sentito". Sembrano due locuzioni simili, che invece sono diverse nella sostanza. Un conto è sentirlo, che vuol dire che, qualora il vescovo abbia un'altra idea sul presidente della Fondazione rispetto al Ministero, gli si può stringere la mano dicendogli: ti abbiamo sentito, abbiamo fatto quello che è previsto dalla legge; ci dispiace. Altro conto invece è l'intesa, che vuol dire che se il vescovo o comunque gli enti locali non sono d'accordo sulla nomina del presidente della Fondazione, questo non viene nominato.
Ecco il motivo per cui speravamo che venissero approvati gli emendamenti della Camera, dal momento che la lettura al Senato è stata alquanto frettolosa. Gli emendamenti invece sono stati ritirati alla Camera dei deputati e al Senato non sono stati presentati. Ci vediamo costretti allora a sottolineare il motivo del pericolo di questa deriva centralista.
Delle due l'una: o vi siete pentiti dell'autonomia differenziata e vi chiediamo di ammetterlo pubblicamente o non è possibile che ogni volta che c'è un provvedimento che prevede la nomina di un presidente di Fondazione o di un commissario - ogni riferimento al commissario della diga di Vetto, che voi indicate senza intesa con la Regione Emilia-Romagna, che ha provveduto a fare gli studi e a trovare il modello per la diga è puramente casuale - guarda caso, gli enti locali vengono sacrificati.
Per questo motivo non possiamo esprimere un parere favorevole sul provvedimento al nostro esame, con grande rammarico, perché penso che la città di Parma meritasse un altro rispetto in primo luogo da chi, almeno sul quotidiano cittadino, ogni giorno spara a zero sul sindaco incapace di fare sicurezza. I colleghi che forse dovevano lottare un po' di più per avere dalla maggioranza il rispetto della centralità di Parma se ne sono completamente dimenticati. (Applausi).
MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, dichiaro subito che esprimeremo un voto contrario sul provvedimento in esame, come abbiamo fatto su tutti gli articoli. L'Ordine costantiniano si occupa della gestione e della valorizzazione di una basilica molto importante di Parma, che è un simbolo per la città e per l'Emilia-Romagna in generale.
Era necessario modificare le norme che risalivano a un regio decreto del 1922 e a una norma del 1946. Cos'è successo? Questa è la meraviglia, come diceva la senatrice che mi ha preceduto. Siamo di fronte al fatto che si fa una norma in cui la maggioranza, non solo il presidente, ma anche quattro membri del consiglio su otto, vengono nominati dal Presidente del Consiglio dei ministri, sentiti alcuni Ministri. In sostanza, il massimo della centralizzazione. Ricordo che i membri del consiglio sono otto: membri di diritto sono il vescovo, il rettore dell'università, il sindaco e il presidente della provincia. Sostanzialmente quindi la maggioranza viene decisa dal Presidente del Consiglio. Siamo di fronte al premierato spinto, nel senso che si va in questa direzione. Alla faccia del coinvolgimento dei territori e della loro autonomia. Non si sentiva la mancanza di questa norma e non averla non aveva certo portato alla dimenticanza di un bene o alla mancata valorizzazione della basilica di Parma, che è sempre stata seguita. È questa in sostanza la ragione del nostro voto contrario.
La ragione è che in questo caso si decide in premessa nella legge che il territorio non ha voce in capitolo, perché questo è il dato. Credo che questo sia davvero un modo sbagliato di considerare l'autonomia dei territori, perché in tal caso si tratta di tutt'altro: non solo del coinvolgimento, ma della possibilità di nominare e di eleggere. Non so, ma se questo è il modo di fare, si tratta di un modo per occupare tanti posti; si dice che il posto è a titolo gratuito, ma se vengo nominato io che devo andare a Parma o a Roma, in qualche modo comporto dei costi; poi accade molto spesso che vengono approvati provvedimenti legislativi o che magari durante l'esame dei documenti di bilancio un certo senatore o un certo deputato cerchino di dare risposte; ad esempio, è già accaduto che qua e là nella manovra finanziaria di quest'anno siano stati presentati emendamenti che rispondevano alle esigenze di questo o quel santuario. È quindi un modo per continuare a far sì che ci siano interessi molto privati (non privatistici).
Per tutte queste ragioni, pensiamo sia giusto votare contro il provvedimento in esame.
BIANCOFIORE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BIANCOFIORE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signora Presidente, signor Sottosegretario, colleghi, il provvedimento che ci accingiamo ad approvare in via definitiva riguarda alcune modifiche statutarie della Fondazione dell'Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma.
Per chi non lo sapesse, la Fondazione opera senza fini di lucro e da sempre ha come scopo principale quello di conservare e tutelare la Basilica di Santa Maria della Steccata di Parma e il suo patrimonio storico e culturale. Non capisco quindi come si possa andare contro il provvedimento in esame, che consente semplicemente, tramite una clausola generale di invarianza finanziaria all'articolo 7, che per l'attuazione delle attività indicate non debbano derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e che le amministrazioni e le autorità competenti provvedano alle attività previste dal provvedimento nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie che sono ovviamente disponibili.
All'articolo 6 si prevede che entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente provvedimento le nomine del presidente della fondazione, dei componenti del consiglio generale di designazione governativa e dei componenti del collegio dei revisori dei conti siano disposte con un unico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il quale dovrà approvare le modifiche statutarie oggetto di questo provvedimento, abrogando così il decreto del Capo provvisorio dello Stato del 6 settembre 1946 e che attualmente detta la disciplina dell'Ordine costantiniano. Qui rientriamo in quanto abbiamo già fatto ieri per quanto riguarda la delegificazione prerepubblicana.
Questi sono, in sintesi, i punti più importanti e gli articoli di maggiore rilevanza del presente provvedimento, che chiariscono dopo anni in modo totalmente inequivocabile la natura privatistica della Fondazione e anche le competenze esclusive dello Stato per non avere più rapporti che non siano chiari, insomma affinché non ci siano più questioni stridenti.
Per questo motivo, non posso che annunciare il voto favorevole del Gruppo Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare. (Applausi).
TREVISI (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TREVISI (FI-BP-PPE). Signora Presidente, il provvedimento in esame è d'iniziativa governativa, quindi nella sede più opportuna, ovvero il Ministero della cultura, il tema è stato ritenuto valido da un intervento normativo approvato dal Consiglio dei ministri. Il testo porta infatti la firma del presidente del Consiglio Meloni, del ministro Piantedosi e del ministro della cultura Alessandro Giuli.
Il presente disegno di legge è importante. Ricordiamoci che il settore dei beni culturali è un patrimonio importantissimo del nostro Paese, che è una meta turistica fondamentale: l'11 per cento del PIL dipende proprio da tale settore, in cui è impiegato il 13 per cento degli occupati. Quindi quando si tratta di tutelare il nostro patrimonio culturale è sempre importante cercare di farlo nel migliore dei modi.
Questa esigenza dell'Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma è legata proprio alla storia del patrimonio culturale italiano, quindi aggiornare la normativa che regola un'istituzione storica così importante per una città che è tra le più ricche di storia culturale in Italia rappresenta un atto dovuto.
In questo modo si riescono ad aggiornare rispetto al quadro contemporaneo le regole di un ente antico, che conserva un patrimonio storico, culturale e religioso enorme per la comunità di Parma e per l'Italia intera. Si preserva in questo modo una tale ricchezza materiale e immateriale, dotando la Fondazione di una governance efficiente sotto il controllo pubblico. La ricchezza dell'Italia è proprio questa: è composta da tanti enti e fondazioni che tramandano il nostro immenso patrimonio di arte e cultura, sulla quale peraltro - come ho detto - l'Italia crea buona parte del PIL e della propria occupazione. Questo è solo una parte, logicamente, della fetta importantissima del nostro Paese.
Per tali ragioni il Gruppo Forza Italia è convintamente a favore di questo piccolo, ma importantissimo disegno di legge proposto dal ministro Giuli. (Applausi).
CATALDI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CATALDI (M5S). Signora Presidente, anche questo provvedimento è la dimostrazione di un atteggiamento sempre più autoritario del Governo.
È vero, è un provvedimento marginale, ma è coerente con l'atteggiamento che il Governo ha avuto anche in altri provvedimenti di maggiore portata, perché vorrei ricordare che questo Governo ha umiliato il Parlamento con il premierato, ha umiliato la magistratura con la separazione delle carriere e ha umiliato i cittadini, abolendo l'abuso d'ufficio. Questo, sì, è un provvedimento minore, ma non ci lasciamo ingannare: non è semplicemente un provvedimento di natura tecnica, ma un segnale politico chiaro, da cui emerge la volontà di assoggettare una Fondazione, che non è di diritto pubblico, ma di diritto privato. (Applausi).
Ora, facciamo attenzione, perché è vero che esiste un potere di controllo sulle fondazioni, anche di diritto privato, ma questo potere di controllo non si può trasformare in una vera e propria ingerenza negli organi di governo di questo ente. Ora qui si sta compromettendo un delicato equilibrio e si sta oltrepassando la linea di confine tra pubblico e privato, che dovrebbe tenere distinto un controllo legittimo dall'assoggettamento politico di un ente di natura privatistica. (Applausi).
Perché votiamo contro questo provvedimento, visto che la maggioranza ce lo sta chiedendo? Qui c'è un vizio fondamentale: c'è l'inserimento massiccio di componenti di nomina governativa nel consiglio generale d'amministrazione di un ente di natura privatistica. Questo è il vizio principale del provvedimento, che ci fa votare contro e non è una cosa da poco, perché anche nei provvedimenti marginali emerge comunque un atto di arroganza politica.
Oltretutto, si sta generando un problema tecnico-giuridico, perché qui state creando una confusione pericolosa tra controllore e controllato, perché succede che chi dovrebbe controllare e garantire il buon andamento dell'ente alla fine è proprio chi ne determina le scelte, ossia gli stessi organi nominati dal Governo. Questa è la distorsione istituzionale.
Non siamo contrari in linea di principio alla necessità di intervenire, ma al modo in cui l'avete fatto, dimostrando anche qui una visione autoritaria delle cose e un'ingerenza che sconfina nel diritto di un ente privato. (Applausi).
Oltretutto, avevamo segnalato in Commissione quantomeno l'opportunità di un maggiore coinvolgimento degli enti territoriali, ma purtroppo la visione è sempre quella: un continuo accentramento nelle mani del Governo.
Allora, Presidente, concludo rapidamente: il voto del MoVimento 5 Stelle qui sarà innanzitutto un atto di rispetto dell'ordinamento giuridico, che state sistematicamente calpestando.
Per queste ragioni, annuncio il voto contrario del MoVimento 5 Stelle. (Applausi).
MURELLI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MURELLI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, colleghe e colleghi, volevo fare un po' di chiarezza rispetto a quello che è già stato detto in quest'Aula, visto che stiamo calpestando il diritto.
Questo intervento normativo, invece, è nato a seguito di una questione giurisprudenziale, dopo che il Consiglio di Stato, nel 2022, ha dato un parere che ha cambiato l'interpretazione della natura giuridica dell'ente Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma, che era già stata diversamente decisa sempre dal medesimo organo nel 1951. Il Consiglio di Stato, infatti, ha dichiarato che l'ente avesse natura privatistica e che pertanto la Fondazione andasse iscritta presso la prefettura di Parma. Questo è il "la" per l'intervento normativo al nostro esame, che, ci tengo a dirlo, parte anche da una situazione abbastanza critica. Si tratta infatti di una Fondazione immobile. Si è detto delle proprietà che ha, perché è titolare di terreni agricoli, di immobili e soprattutto della Basilica di Santa Maria della Steccata, per cui questa Fondazione è stata immobilizzata praticamente dal 2022 fino ad oggi. Un intervento era quindi necessario e anche relativamente urgente, per poter ripartire.
Da emiliana, eletta nel collegio di Parma e Piacenza, sono molto orgogliosa di poter parlare oggi in quest'Aula del valore della Basilica di Santa Maria della Steccata, perché effettivamente la Fondazione, che, lo ricordiamo, è nata nel XVI secolo, dunque ha una storia plurisecolare alle spalle, ha avuto un'evoluzione storica che ha seguito le vicende storiche dei Borboni, quindi ha avuto uno sdoppiamento: una parte su Parma e una parte che poi si è ulteriormente sdoppiata e riguarda i Borboni di Napoli.
L'Ordine costantiniano di San Giorgio, oltre ad occuparsi della cura e della conservazione della Basilica di Santa Maria della Steccata di Parma, come del resto tutte le fondazioni, ha uno scopo altruistico, ideale: con il suo patrimonio si deve anche rivolgere a favorire iniziative di utilità sociale, culturali e filantropiche. Quella parmense è la sede ufficiale di quest'Ordine, che è proprio la Basilica di Santa Maria della Steccata, un vero e proprio gioiello del Rinascimento, completato nella prima metà del Cinquecento e poi ulteriormente arricchito e impreziosito, ad esempio con gli affreschi del Parmigianino.
Nel 2006 è stato poi inaugurato il museo dell'Ordine costantiniano di San Giorgio e questa è la storia che vi invito a visitare, a vedere e a toccare con mano nella città di Parma.
Per quello che riguarda la parte più strettamente giuridica di questa normativa, si è voluto dare alla Fondazione una gestione più efficace, che permettesse di investire quello che viene dall'amministrazione dei beni della Fondazione in scopi altruistici, per occuparsi della cura delle persone, dell'assistenza e non solo di iniziative culturali, ma anche di welfare proprio nel senso di altruismo e solidarietà, e questo è importantissimo.
Per quello che riguarda gli organi della Fondazione, sono stati posti dubbi sul fatto che ci fosse questa duplicità fra controllore e controllato, però sappiamo bene che il collegio dei revisori funziona come un collegio sindacale, quindi partiamo da un controllo contabile classificato e disciplinato dal codice civile come in tutte le società, e questo è sicuramente importante.
Per quello che riguarda il consiglio generale di cui abbiamo discusso prima, ringrazio il Governo per aver approvato l'ordine del giorno presentato alla Camera dalla Lega, a firma della collega onorevole Cavandoli, perché c'è una formula mista che prevede i consiglieri di diritto, che hanno fatto parte delle istituzioni della città e della Provincia, ma anche una nomina governativa per quello che riguarda il presidente e gli altri membri del consiglio generale. Quest'ordine del giorno ha messo in evidenza un'importante caratteristica, cioè che la maggior parte dei soggetti nominati dal Governo siano residenti a Parma o in provincia, che praticamente è il territorio ove la Fondazione ha i suoi beni ed esercita la sua attività filantropica e questo anche alla luce di una comprovata conoscenza del territorio.
Credo che questo sia un importantissimo ordine del giorno, proprio perché contempera la presenza della città e del territorio nella gestione della Fondazione, quindi ci sarà una prevalenza di soggetti che si riferiscono al territorio di Parma e della provincia rispetto ad altri che possono essere estranei. Credo che sia importantissimo, come appunto il ruolo del Governo nazionale rappresenta a mio parere una solida garanzia e una protezione a tutela del patrimonio storico, culturale e religioso costituito dalla Basilica e anche da tutti i beni che fanno parte della Fondazione.
Per quello che riguarda la Basilica di Santa Maria della Steccata abbiamo detto che è una chiesa officiante, dove i parmigiani si trovano durante le celebrazioni, è in centro e quindi assolutamente facile da raggiungere e molto frequentata.
Quindi, a nome del Gruppo Lega, dichiaro il voto favorevole sul provvedimento al nostro esame, perché riteniamo che questo intervento normativo sia necessario per assicurare la trasparenza nella gestione della Fondazione e il rispetto delle sue finalità, che includono la conservazione della Basilica di Santa Maria della Steccata e la promozione di iniziative culturali e filantropiche.
È positivo che la legge stabilisca chiaramente l'assenza di fini di lucro e il vincolo di destinazione del patrimonio agli scopi statutari. Inoltre, la nuova disciplina introduce una governance più strutturata con un consiglio generale rappresentativo delle istituzioni locali e un controllo più definitivo dell'amministrazione. Questo contribuirà sicuramente a garantire una gestione responsabile e coerente con la missione della Fondazione. (Applausi).
PARRINI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PARRINI (PD-IDP). Signor Presidente, colleghi, siamo di fronte a un esempio di come si può dare una risposta molto sbagliata a un'esigenza giusta, che ha posto il Consiglio di Stato, di trasformazione dell'ente costantiniano in una fondazione di diritto privato.
Come abbiamo detto anche in Commissione, diamo un giudizio estremamente critico sul modo in cui la maggioranza si è mossa, perché vediamo all'opera una fame di nomine smodata e scomposta, che abbiamo rilevato non soltanto in occasione di questo provvedimento e in questa vicenda, ma anche in altre circostanze. L'ente in questione, l'Ordine costantiniano di San Giorgio, gestisce la Basilica della Steccata a Parma, che è uno dei capolavori massimi della città e uno dei simboli di Parma, che è difficile gestire in una logica di totale chiusura al territorio.
La scelta che è stata fatta va invece esattamente nella direzione della mancanza di dialogo con gli enti territoriali, forse perché la colpa del sindaco del Comune di Parma e del Presidente della Provincia di Parma è di non essere della parte politica espressa dall'attuale Governo. Non è però così che si fanno le cose. Sarebbe stato necessario tutt'altro spirito e lo si vede anche da come si è deciso di comporre gli organismi: non c'è nel consiglio generale alcuno che possa essere nominato dal sindaco di Parma o dal Presidente della Provincia di Parma. Verso il territorio si è mostrato un atteggiamento di arroganza che credo non possa essere in alcun modo giustificabile.
Da questo punto di vista, siamo davvero dell'opinione che questa vicenda metta in risalto un vizio che il Governo ha in generale, quando si tratta di regolamentare come si compongono gli organismi di gestione di enti che, direttamente o indirettamente, sono posti sotto il controllo statale; in particolare, è un vizio che in più di un'occasione abbiamo riscontrato nella linea che il Governo ha nei confronti della gestione dei beni culturali.
Per queste ragioni e con profondo rammarico, il Partito Democratico esprime un voto contrario al provvedimento in esame. (Applausi).
DELLA PORTA (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DELLA PORTA (FdI). Signor Presidente, il provvedimento che ci occupa riguarda un edificio di culto di straordinaria bellezza qual è la Basilica magistrale di Santa Maria della Steccata a Parma. Si tratta di un edificio del 1500: pare ormai acclarato che la progettazione fosse del Bramante ed è un orgoglio per la città di Parma.
Vorrei spiegare quello che penso del contenuto del provvedimento. Differentemente da quanto detto da alcuni esponenti dell'opposizione che mi hanno preceduto, l'oggetto del provvedimento non è la governance, poiché questa è un mezzo, non il fine. L'oggetto di questo provvedimento sono la tutela e la valorizzazione - finalmente - di una struttura così bella come la Basilica magistrale di Parma. (Applausi).
Non è vero che non c'è rappresentatività nella gestione - lo spiegherò a breve - perché lo scopo del disegno di legge - come dicevo prima - è proprio quello di difendere la basilica; e lo farà tramite una fondazione di diritto privato (di natura privatistica), che, ai sensi dell'articolo 25 del codice civile, è sottoposta proprio all'autorità governativa. Qui non c'è - come ho sentito dire - un atto prevaricatore da parte del Governo, perché è la legge che impone al Governo di avere la governance sotto controllo.
Cosa dovrà fare la Fondazione? Proteggere la basilica, valorizzarla e consentirne la massima fruizione da parte dei turisti, italiani o stranieri che siano; ma soprattutto la Fondazione non potrà utilizzare le eventuali risorse che dovessero arrivare da tale fruizione per scopi privatistici, perché è senza scopo di lucro. Dovrà utilizzare quei denari, se ci saranno, per manutenere la struttura, valorizzarla e renderla fruibile a terzi: questo, nel merito della gestione della basilica.
In punta di diritto - come ho anticipato - lo statuto dovrà uniformarsi alle regole della legislazione italiana e la successiva approvazione dovrà poi passare il vaglio del Presidente del Consiglio dei ministri, del Ministro dell'interno e del Ministro della cultura. La governance - come abbiamo detto - sarà snella, composta da un presidente, da un consiglio generale e dal collegio dei revisori dei conti.
Sono basito dalle affermazioni che ho sentito, relative alla mancanza di rappresentatività territoriale dell'organo di governo della Fondazione. Nella Fondazione sono previste le massime autorità amministrative, religiose e accademiche della città di Parma: ci sono il sindaco, il Presidente della Provincia, il vescovo e il rettore dell'università di Parma. Come si fa a dire che non sia rappresentata la città di Parma? Mi sembra davvero un paradosso. (Applausi).
Esercitare il controllo sull'amministrazione della Fondazione - certo, sì - lo prevede la legge, come ho detto. Il Governo non si è inventato nulla: sta difendendo una basilica, controllando giustamente la Fondazione che avrà il compito di gestirla nel migliore dei modi. Il Governo potrà nominare un commissario, se sarà necessario; potrà annullare le deliberazioni contrarie a norme imperative; potrà sciogliere l'amministrazione e nominare un commissario in caso di gravi irregolarità. Ditemi voi se questa è una cosa sbagliata o se invece è una forma di tutela anch'essa giuridica del manufatto e dell'edificio di culto, che - lo ripeto - è di straordinaria bellezza.
Concludo annunciando il voto favorevole di Fratelli d'Italia. Con questo provvedimento finalmente il Governo pone rimedio a una fase transitoria di stallo. La basilica avrà una Fondazione che potrà operare a pieno regime, secondo le leggi dello Stato, che potrà esercitare un doveroso controllo. Credo che, anche in questo caso, il Governo italiano abbia fatto la cosa migliore che potesse fare. (Applausi).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Colleghi, l'esame in sede referente del disegno di legge n. 1241, in materia di prestazioni sanitarie, non si è ancora concluso. Pertanto, la discussione del provvedimento è rinviata ad altra seduta.
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signor Presidente, oggi siamo in attesa di avere una comunicazione dal Giardino delle Rose della Casa Bianca, dal quale pare che il Presidente degli Stati Uniti annuncerà dazi nei confronti dei Paesi esteri, segnatamente dell'Unione europea e quindi anche dell'Italia. Si tratta di una notizia estremamente preoccupante per il nostro Paese e per la sua economia, perché voglio ricordare che l'Italia è costantemente tra i primi dieci Paesi esportatori al mondo.
Siamo un Paese trasformatore, che non ha grande ricchezza di materie prime. Ciò che fa l'Italia grande nel mondo è l'abilità di acquistare materia prima all'estero, trasformarla meravigliosamente grazie alla sua manifattura e rivendere all'estero il prodotto che chiamiamo made in Italy. È una capacità, quella, che ci porta ad accumulare decine di miliardi di avanzo della bilancia commerciale e che davvero ha tenuto in piedi il Paese, anche durante le peggiori crisi economiche.
È evidente che i dazi costituiscono una barriera alla circolazione delle merci e costituiranno un aumento dei prezzi per il consumatore americano, comportando poi, alla fine, anche danni per l'economia americana. Tutti gli osservatori dicono che si aspetta anche un aumento dei prezzi e quindi dell'inflazione negli Stati Uniti, ma soprattutto per le nostre imprese, che sono molto integrate anche all'interno della manifattura europea, che sarà pure colpita. Penso, per esempio, al settore automobilistico e alle interazioni tra Italia e Germania.
Tutto questo costituirà un grande problema per il nostro Paese. Abbiamo sentito voci inconsulte dalla maggioranza, come quella del vice presidente del Consiglio Matteo Salvini, che ha parlato di un'opportunità per le imprese italiane. Davvero non si capisce come le imprese italiane possano ascoltare certe parole senza scendere in piazza. Eppure, Confindustria giustamente ha fatto sentire la sua voce in senso contrario.
Una cosa il Governo può e deve fare ed è quanto chiediamo, appunto, al presidente del Consiglio Meloni, al ministro Urso e al ministro Tajani: la ricerca immediata di nuovi sbocchi per le nostre produzioni. È evidente che il mercato americano non si sostituisce dalla sera alla mattina, ma faccio l'esempio del Trattato di libero scambio con il Mercosur, che il Presidente del Consiglio ancora non ha detto se voterà o meno in Consiglio europeo.
Soprattutto, mi riferisco al Trattato di libero scambio con il Canada, il cosiddetto CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement). Firmato nel 2016 e in esecuzione provvisoria dal 2017, ha dato eccellente prova di sé, eliminando il 99 per cento dei dazi tra Europa e Canada. Tra le altre cose, il Canada è un Paese fatto oggetto di attenzione dal presidente Trump. Quest'accordo, però, non è ancora stato ratificato dall'Italia e non si capisce perché.
Di conseguenza, voglio annunciare di aver presentato quest'oggi un disegno di legge di ratifica, firmato anche da tutto il Gruppo Italia Viva. Chiederemo al Governo di calendarizzarlo rapidamente e giungere finalmente alla ratifica dell'Accordo, che così tanto bene ha fatto alla nostra economia e al rapporto anche politico e commerciale con il Canada. Davvero non si capisce perché il Governo Meloni non faccia immediatamente quello che c'è da fare: approvare il Trattato con il Mercosur e soprattutto ratificare il CETA.
RANDO (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RANDO (PD-IDP). Signor Presidente, il 2 aprile del 1985 Barbara Rizzo stava accompagnando a scuola i suoi due gemellini, Giuseppe e Salvatore. Con la sua Volkswagen Scirocco percorreva la strada provinciale verso Trapani, quando, all'altezza di Pizzolungo, si affiancarono due auto, una Fiat argento blindata e una Ritmo. Su quelle vetture viaggiavano il magistrato Carlo Palermo, arrivato a Trapani solo da pochi giorni, e gli uomini della sua scorta: l'autista Rosario Maggio, Raffaele Di Mercurio, Nino Ruggirello e Totò La Porta.
Su quella curva c'era una terza macchina parcheggiata sul ciglio della strada. Pochi secondi, poi un boato cancellò quel pezzo di strada. Le auto del magistrato e della scorta furono scagliate lontano. La Volkswagen Scirocco fece da scudo all'auto del giudice Carlo Palermo, che infatti sopravvisse. La macchina della mamma con i due piccoli, Salvatore e Giuseppe, venne investita invece in pieno dall'esplosione. I corpi furono fatti a pezzi: uno scenario apocalittico, un atto di guerra di Cosa nostra che, per assassinare il giudice Palermo, scelse di tornare a colpire con un attentato terroristico. Restarono gravemente feriti l'autista e gli agenti di scorta.
Dobbiamo ricordare questa storia con gli occhi di un'altra bambina, ora donna, Margherita, figlia di Barbara, che, solo per una casualità, non era dentro l'auto della sua mamma. I suoi fratellini avevano fatto tardi e Margherita era andata a scuola con la mamma della sua compagna, vicina di casa. Era passata dal luogo della strage solo qualche minuto prima. Margherita racconta sempre che a volte si chiede perché proprio lei sia viva: forse perché qualcuno doveva rimanere per mantenere viva la memoria di questa storia.
Ci sono stati diversi processi: sono stati condannati il capomafia corleonese Totò Riina e Vincenzo Virga, capo della cupola di Trapani, i palermitani Madonia, Balduccio Di Maggio e Vincenzo Galatolo, che però non hanno mai svelato pienamente il movente.
C'è stato anche un processo conclusosi con clamorose assoluzioni: una vicenda giudiziaria lunga e ancora aperta, che ha visto emergere anche la complicità di pezzi dello Stato e della politica, arrivando a fermare il lavoro inquirente del giudice Carlo Palermo. Era a Trapani da poco più di quaranta giorni, troppo pochi - viene da dire - per finire subito nel mirino di Cosa nostra. Arrivava però da Trento, dove da giudice istruttore aveva chiuso un'istruttoria di 6.000 pagine sui traffici di droga e armi che dall'Est Europa avevano come terminale proprio la Sicilia e Trapani. È una verità, quella sulla strage di Pizzolungo, che ancora dev'essere ricercata e scritta.
Il 21 marzo scorso, in occasione della trentesima Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime di mafia, accanto a Margherita, l'unica figlia sopravvissuta, c'erano la meglio gioventù di questo Paese, i ragazzi e le ragazze dell'associazione «Libera», don Luigi Ciotti, che ha sempre camminato accanto a lei e ai tanti familiari delle vittime di mafia e del terrorismo. Insieme hanno attraversato le strade di Trapani per ricordare tutte le 1.101 vittime di mafia. I loro nomi sono stati letti in una piazza che guardava il mare, mentre il vento della memoria seminava giustizia.
Accanto a Margherita c'erano tanti familiari; c'era la responsabile della memoria dell'associazione «Libera», Daniela Marcone. Il 31 marzo 2025 abbiamo ricordato il trentesimo anniversario dell'omicidio di suo papà, Francesco Marcone, un integerrimo funzionario dello Stato, un eroe borghese ucciso perché era un uomo che onorava la Costituzione e non si voltava dall'altra parte nel denunciare il malaffare.
C'era anche Viviana Matrangola, la cui mamma, Renata Fonte, venne assassinata la notte del 31 marzo 1984, all'uscita del consiglio comunale, a pochi passi di casa. Fu il primo omicidio di stampo mafioso nel Salento, avvenuto perché si era opposta alle speculazioni edilizie di Porto Selvaggio. Tanti altri familiari hanno camminato a Trapani.
Da quest'autorevole Aula del Senato vorrei invitarvi ad abbracciare, seppur simbolicamente, tutti i familiari delle vittime delle mafie e stare accanto a loro nella ricerca della verità. Un Paese che conosce la verità è veramente libero e democratico. (Applausi).
BUCALO (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, senatore Bucalo.
BUCALO (FdI). Grazie, Presidente.
PRESIDENTE. Mi scusi, senatrice. Non me l'avevano scritto. Per me è senatrice.
BUCALO (FdI). Va benissimo anche senatore.
Signor Presidente, in queste ore Messina, la mia Provincia e la mia città piangono la morte di una giovane donna, Sara Campanella, una studentessa di 22 anni con il sogno di costruirsi un futuro. È stata però brutalmente assassinata mentre usciva dal policlinico della città.
Nelle prime ore di oggi è stata trovata morta Ilaria Sula, la studentessa di 22 anni scomparsa lo scorso 25 marzo a Roma.
Due casi di femminicidio. Due donne uccise per mano di chi diceva di amarle. L'8 marzo 2025 il Governo Meloni ha introdotto il reato di femminicidio nel codice penale italiano con l'obiettivo principale di rafforzare ancora di più la lotta contro la violenza di genere e offrire maggiore tutela alle vittime.
Il Ministero dell'istruzione e del merito ha intensificato sempre più il suo impegno nella lotta contro la violenza di genere e nella promozione delle pari opportunità attraverso molteplici misure messe in campo in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Questo è un passo importante, perché dobbiamo intervenire alla radice del problema, ossia sulla prevenzione. La scuola può diventare un potente agente di cambiamento culturale, perché ha un ruolo centrale nella formazione, non solo accademica, ma anche emotiva e sociale, dei giovani. È fondamentale insegnare fin da piccoli a gestire le proprie emozioni, a trasformare le frustrazioni, il dolore e i no in qualcosa di positivo, e insegnare che il consenso è alla base di ogni relazione, perché il rispetto per l'altro non è mai condizionabile.
Il femminicidio è un crimine che distrugge vite e famiglie, lasciando cicatrici profonde nella società e solo con un cambiamento culturale profondo, che coinvolga tanto le istituzioni, quanto le scuole e le famiglie, si può attuare un percorso di formazione delle nuove generazioni, perché si creino realmente una cultura del rispetto e relazioni sane. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatrice Bucalo, la Presidenza la ringrazia non solo per aver sottolineato la tragicità di questi avvenimenti, ma anche per aver speso parole importanti sul ruolo della prevenzione e dell'educazione, auspicando che il Parlamento possa viaggiare unito su queste proposte e provvedimenti.
GERMANA' (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GERMANA' (LSP-PSd'Az). Signora Presidente, onorevoli colleghi, come ha appena ricordato la collega Bucalo, due giorni fa Messina e Misilmeri (un paese della provincia di Palermo) sono stati straziati da questo atroce omicidio che ha spezzato per sempre la vita di una giovane studentessa di appena 22 anni, Sara Campanella. In queste quarantott'ore abbiamo visto fotografie sui social. Sara era originaria di Misilmeri, un paese della provincia di Palermo, e studiava a Messina. Le foto la ritraggono sorridente, bella, felice, sicura di un futuro radioso e promettente davanti a sé che si stava costruendo giorno dopo giorno, con impegno e sacrificio, lontano da casa. L'incapacità di un altro studente, suo compagno di corso, di accettare un no come risposta, che ha cercato in tutti i modi di stare con lei senza fermarsi al primo rifiuto, le ha negato questo futuro. È una morte assurda e inaccettabile quella di Sara, vittima di una violenza atroce: è stata uccisa in mezzo alla strada dal suo persecutore; ugualmente atroce è il dolore della sua famiglia, all'oscuro di quanto la giovane stesse subendo, perché non era stato denunciato nulla.
La morte di Sara e quella di tante altre donne prima di lei è solo la spia di un allarme che non possiamo ignorare o peggio sottovalutare. Quante donne sono state uccise nonostante le denunce? Quante donne non sono state prese sul serio? Perché un no non basta a fermare la furia del possesso e il rifiuto di accettare la realtà di una storia che non ha futuro? Basta il disagio mentale, laddove fosse provato, a giustificare quello che è successo? Ovviamente no.
È per questo che dobbiamo lavorare a fondo sui nostri giovani, sugli uomini del futuro, partendo dalla famiglia e poi proseguendo a scuola, nelle squadre sportive, nelle associazioni che i bambini e i ragazzi frequentano nel tempo libero, insegnando loro a provare rispetto per gli altri e ad avere attenzione verso i desideri e le aspirazioni altrui.
Vanno bene le mobilitazioni sull'onda delle emozioni come quella che faremo domani sera a Messina. Ben vengano i no pubblici a ogni forma di violenza. Tuttavia, una volta tornati a casa, continuiamo a lavorare per riempire di significato e concretezza quello che abbiamo scritto o gridato durante il corteo. Gli uomini di domani, i veri uomini, quelli che rispettano gli altri e sono sempre pronti al dialogo, si costruiscono con un lavoro quotidiano da parte della famiglia e della società. L'amore e il rispetto si insegnano giorno dopo giorno, anche e soprattutto con l'esempio.
Infine, colleghi, permettetemi di ringraziare le Forze dell'ordine che in poche ore sono riuscite a individuare e fermare l'assassino.
Alle famiglie delle vittime - purtroppo sono due le famiglie coinvolte, perché c'è anche quella della giovane ragazza di Roma, Ilaria Sula - anche se per tragedie come le loro le parole sono davvero inutili, ribadisco il mio più sincero cordoglio e quello di tutto il Gruppo Lega. (Applausi).
VERINI (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VERINI (PD-IDP). Signora Presidente, ringrazio il Gruppo che mi ha affidato il compito di intervenire, sia pure per pochissimo tempo, su questo argomento.
In questi ultimi cinque giorni la mia regione, l'Umbria, è stata sconvolta da due femminicidi: cinque giorni fa una ragazza di origine palermitana, Laura Papadia, è stata uccisa a Spoleto dal marito e oggi è stata ritrovata ammazzata una ragazza di Terni, Ilaria Sula, il cui corpo è stato rinvenuto in una valigia vicino a Roma. Ieri siamo rimasti tutti sconvolti per l'omicidio di Sara Campanella a Messina, la ragazza palermitana. Sara e Ilaria avevano entrambe 22 anni ed erano studentesse universitarie, Laura Papadia ne aveva 37: tutte e tre sono state ammazzate per mano di uomini.
Siamo davvero sconvolti. Ogni giorno ormai è un bollettino tragico quello che la nostra società conosce. Non è un'emergenza, ormai, è un dato strutturale: dobbiamo rendercene conto e bisogna affrontarlo come tale. Dobbiamo dire davvero basta e fare in modo che tutti i soggetti che operano nel campo della prevenzione e del contrasto alla violenza contro le donne siano formati e si investa nella loro formazione. Occorre investire nella scuola e nella cultura. Occorre investire nell'affettività sana, nel rispetto dell'altro e dell'altra e nel rispetto di tutti i generi.
Non è così e queste cose avvengono non per caso. Dobbiamo dirlo, anche se ovviamente lo dicono già in molti, ma dobbiamo ripeterlo anche qui: dobbiamo cambiare quella cultura, quel costume, quei modelli e quella concezione del possesso patriarcale e padronale che ci sono nei confronti della donna da parte dell'uomo. Questo è un grande salto culturale che l'Italia e la nostra società devono fare, perché davvero non vogliamo piangere ogni giorno donne che vengono colpite dalla violenza e ammazzate.
Siamo vicini alle loro famiglie, ma con un impegno: davvero basta con questa tragedia. (Applausi).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto pluricomprensivo di Brunico-Val Pusteria, in provincia di Bolzano, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di giovedì 3 aprile 2025
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, giovedì 3 aprile, alle ore 10, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 18,18).
Allegato A
DISEGNO DI LEGGE
Modifiche all'articolo 9 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di semplificazione delle procedure per il rilascio delle autorizzazioni per le competizioni sportive su strada (1414)
ARTICOLO 1 NEL TESTO FORMULATO DALLA COMMISSIONE IN SEDE REDIGENTE, IDENTICO AL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI
Art. 1.
1. All'articolo 9 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 1 è sostituito dal seguente:
« 1. Sulle strade ed aree pubbliche sono permesse le competizioni sportive con veicoli o animali e quelle atletiche, nei limiti e alle condizioni previsti dalla legge. Al fine di garantire la sicurezza pubblica, il buon funzionamento del servizio di trasporto pubblico nonché del traffico ordinario, le competizioni sportive con veicoli o animali e quelle atletiche devono essere autorizzate. L'autorizzazione è rilasciata dal comune in cui devono avere luogo le gare atletiche o ciclistiche e le gare con animali o con veicoli a trazione animale. Essa è rilasciata dalla regione o dalla provincia autonoma di Trento o di Bolzano per le gare atletiche o ciclistiche e per le gare con animali o con veicoli a trazione animale che interessano più comuni. Per le gare atletiche o ciclistiche e per le gare con animali o con veicoli a trazione animale che interessano il territorio di più regioni, l'autorizzazione è rilasciata dalla regione o dalla provincia autonoma del luogo di partenza, d'intesa con le altre regioni interessate, che devono rilasciare il nulla osta entro il termine di venti giorni antecedenti alla data di effettuazione della gara. Per le gare con veicoli a motore l'autorizzazione è rilasciata, sentite le federazioni nazionali sportive competenti e dandone tempestiva informazione all'autorità di pubblica sicurezza: dalla regione o dalla provincia autonoma di Trento o di Bolzano per le strade che costituiscono la rete di interesse nazionale; dalla regione per le strade regionali; dalle province e dalle città metropolitane per le strade provinciali; dai comuni per le strade comunali. Nelle autorizzazioni sono precisate le prescrizioni alle quali le gare sono subordinate. Qualora, per i diversi interessi pubblici coinvolti, sia necessario acquisire le autorizzazioni di più enti, può essere indetta una conferenza di servizi ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241 »;
b) al comma 2, le parole: « e possono essere concesse previo nulla osta dell'ente proprietario della strada » sono soppresse;
c) al comma 7-bis:
1) le parole: « ai sensi dell'articolo 6, comma 1, ovvero, se trattasi di centro abitato, dell'articolo 7, comma 1 » sono soppresse;
2) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « La sospensione temporanea è disposta, per le competizioni che si svolgono interamente nel territorio di un solo comune, dal sindaco e, negli altri casi, dal prefetto »;
d) al comma 9 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « In caso di violazione del provvedimento di sospensione temporanea della circolazione di cui al comma 7-bis, si applicano le sanzioni amministrative previste dall'articolo 6, comma 12 ».
________________
N.B. Approvato il disegno di legge composto del solo articolo 1.
DISEGNO DI LEGGE
Modifiche alla disciplina della Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma (1379)
ARTICOLI DA 1 A 7 NEL TESTO FORMULATO DALLA COMMISSIONE IN SEDE REDIGENTE, IDENTICO AL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI
Art. 1.
Approvato
(Continuità dell'Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma e obbligo di adeguamento dello statuto)
1. L'Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma, istituito in ente giuridico autonomo dal regio decreto 5 febbraio 1922, n. 186, conservato negli scopi e nella personalità giuridica dal decreto del Capo provvisorio dello Stato 6 settembre 1946, iscritto quale fondazione di diritto privato nel registro delle persone giuridiche presso la prefettura-ufficio territoriale del Governo di Parma, è ordinato in conformità alla presente legge.
2. La Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma, di seguito denominata « Fondazione », adegua il proprio statuto alle disposizioni della presente legge secondo le modalità previste dall'articolo 6 e lo sottopone all'approvazione del Presidente del Consiglio dei ministri, che vi provvede con decreto, sentiti il Ministro dell'interno e il Ministro della cultura. Il medesimo procedimento di approvazione si osserva per le successive modifiche statutarie, ferme restando le disposizioni dell'articolo 5.
Art. 2.
Approvato
(Scopi, durata e assenza di fini di lucro della Fondazione)
1. Scopi principali della Fondazione, perseguiti senza ingerenza nei servizi di culto, sono:
a) la conservazione della basilica di Santa Maria della Steccata in Parma, di seguito denominata « Basilica », quale luogo insigne di esercizio del culto cattolico;
b) la tutela, in ambito nazionale e internazionale, del patrimonio storico, culturale e religioso rappresentato dalla Basilica, nell'unitario insieme delle sue componenti materiali e immateriali;
c) la valorizzazione degli altri elementi del suo patrimonio.
2. Scopo accessorio della Fondazione è l'attuazione di iniziative di utilità sociale, culturali e filantropiche.
3. La Fondazione ha durata illimitata, opera senza fini di lucro e non effettua distribuzioni o assegnazioni di utili o utilità, neppure in forma indiretta.
4. Il patrimonio della Fondazione è destinato agli scopi di cui ai commi 1 e 2.
Art. 3.
Approvato
(Organi della Fondazione)
1. Sono organi della Fondazione:
a) il presidente;
b) il consiglio generale;
c) il collegio dei revisori dei conti.
2. Il presidente è il rappresentante legale della Fondazione e presiede il consiglio generale. È nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'interno e con il Ministro della cultura, sentito il vescovo della diocesi di Parma, per un periodo di cinque anni, rinnovabile una sola volta per ulteriori cinque anni.
3. Il consiglio generale è l'organo di indirizzo della Fondazione ed è composto dal presidente e dagli ulteriori otto membri di cui ai commi 4 e 5.
4. Sono membri di diritto del consiglio generale, in ragione del loro ufficio e per la durata della relativa funzione:
a) il vescovo della diocesi di Parma;
b) il sindaco di Parma;
c) il presidente della provincia di Parma;
d) il rettore dell'università degli studi di Parma.
5. Quattro membri del consiglio generale sono nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell'interno e con il Ministro della cultura. Essi durano in carica cinque anni, salvo rinnovo; in caso di loro sostituzione nel corso del mandato, la nomina del sostituto è disposta fino alla scadenza quinquennale dell'incarico del membro sostituito. I membri di cui al presente comma che, in assenza di cause di forza maggiore, non partecipano a tre riunioni consecutive del consiglio generale decadono di diritto dall'ufficio.
6. Il consiglio generale può attribuire ad uno dei membri di cui al comma 5 le funzioni di segretario generale, con compiti di coordinamento della gestione amministrativa della Fondazione.
7. Il collegio dei revisori dei conti svolge le funzioni di cui agli articoli 2403 e 2409-bis, secondo comma, del codice civile. Il collegio è composto da tre membri, iscritti nel registro dei revisori legali, nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Il presidente del collegio è designato dal Ministro dell'interno; gli altri due revisori sono designati, rispettivamente, dal vescovo della diocesi di Parma e dal sindaco di Parma. I revisori durano in carica quattro anni, salvo rinnovo. In caso di sostituzione di un componente nel corso del mandato, il sostituto resta in carica fino alla scadenza dell'intero collegio.
8. Non possono essere nominati alle cariche di cui ai commi 2, 5 e 7 coloro i quali si trovano in una delle condizioni di cui all'articolo 2382 del codice civile. Se la condizione si verifica dopo la nomina, comporta la decadenza dalla carica.
9. La partecipazione agli organi della Fondazione dà diritto soltanto agli eventuali emolumenti che il consiglio generale deliberi di riconoscere, con oneri a carico della Fondazione stessa, ferme restando le disposizioni dell'articolo 2, comma 3.
Art. 4.
Approvato
(Continuità dell'esercizio del culto cattolico)
1. La Fondazione agisce nel rispetto dei vincoli riguardanti la destinazione al culto della Basilica e dei beni in essa contenuti, come regolato dalla diocesi di Parma.
2. La Basilica e i beni di proprietà della Fondazione in essa contenuti non possono essere distolti dalla destinazione al culto fino a che la destinazione stessa non sia cessata in conformità al diritto canonico.
3. Restano ferme le disposizioni del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, applicabili ai beni di cui ai commi 1 e 2 del presente articolo.
Art. 5.
Approvato
(Controllo sull'amministrazione della Fondazione)
1. Il controllo sull'amministrazione della Fondazione è svolto ai sensi e per gli effetti dell'articolo 25 del codice civile.
Art. 6.
Approvato
(Disposizioni transitorie e finali)
1. In sede di prima applicazione, le nomine, previste dall'articolo 3, del presidente della Fondazione, dei componenti del consiglio generale di designazione governativa e dei componenti del collegio dei revisori dei conti sono disposte con un unico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Alla data di entrata in vigore del decreto di cui al primo periodo cessano di avere effetto le nomine a vita disposte ai sensi del decreto del Capo provvisorio dello Stato 6 settembre 1946 e decade il collegio dei revisori in carica fino a tale data.
2. Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto di cui al comma 1, primo periodo, il consiglio generale approva, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, le modifiche statutarie da sottoporre all'approvazione del Presidente del Consiglio dei ministri ai sensi dell'articolo 1, comma 2.
3. A decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che approva le modifiche statutarie di cui al comma 2, è abrogato il decreto del Capo provvisorio dello Stato 6 settembre 1946.
Art. 7.
Approvato
(Clausola di invarianza finanziaria)
1. Dall'attuazione delle disposizioni della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
2. Le amministrazioni competenti provvedono alle attività previste dalla presente legge nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Allegato B
Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 1414
La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.
Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 1379
La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:
Disegno di legge n. 1379:
sugli articoli da 1 a 7, il senatore Giorgis avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Barachini, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Calenda, Castelli, Cattaneo, De Poli, Durigon, Fallucchi, Fazzolari, Garavaglia, La Pietra, Leonardi, Marti, Meloni, Mirabelli, Monti, Morelli, Musolino, Nastri, Occhiuto, Orsomarso, Ostellari, Rapani, Rauti, Rubbia, Sbrollini, Segre, Sisto e Turco.
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori:Petrucci e Scalfarotto, per attività di rappresentanza del Senato; Borghi Claudio, Borghi Enrico, Mieli, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Senatori Murelli Elena, Cantu' Maria Cristina, Bergesio Giorgio Maria, Borghi Claudio, Paganella Andrea, Pirovano Daisy, Potenti Manfredi, Pucciarelli Stefania, Stefani Erika
Introduzione del Piano nazionale per la sordità e istituzione dell'Osservatorio permanente sulla sordità (1439)
(presentato in data 01/04/2025);
senatori Scalfarotto Ivan, Renzi Matteo, Paita Raffaella, Borghi Enrico, Musolino Dafne, Fregolent Silvia, Furlan Annamaria, Sbrollini Daniela
Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi:
a) Accordo di partenariato strategico tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Canada, dall'altra, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016;
b) Accordo economico e commerciale globale tra il Canada, da una parte, e l'Unione europea e i suoi Stati membri, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016, e relativo strumento interpretativo comune (1440)
(presentato in data 02/04/2025).
Disegni di legge, nuova assegnazione
2ª Commissione permanente Giustizia
in sede referente
Sen. Romeo Massimiliano ed altri
Istituzione di un corso base propedeutico all'iscrizione all'albo dei consulenti tecnici d'ufficio per gli appartenenti agli ordini dei geometri, degli architetti e degli ingegneri (683)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
Già deferito in sede redigente, alla 2ª Commissione permanente (Giustizia), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.
(assegnato in data 02/04/2025).
Governo, trasmissione di atti e documenti
La Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 21 marzo 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, l'estratto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 marzo 2025, recante l'esercizio di poteri speciali, con prescrizioni, in relazione all'acquisizione da parte di Cotecna Certification Italia S.r.l. dell'intero capitale sociale di Suolo e Salute S.r.l.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Atto n. 748).
Il Ministero dell'università e della ricerca, con lettera in data 1° aprile 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213, la comunicazione concernente la nomina del dottor Giorgio Graditi a componente del Consiglio di amministrazione dell'Area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste - Area Science Park (n. 82).
Tale comunicazione è deferita, per competenza, alla 7a Commissione permanente.
Il Ministro della cultura, con lettera in data 28 marzo 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 7, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106, la relazione concernente gli interventi realizzati e avviati nell'ambito del piano strategico "Grandi progetti beni culturali", riferita all'anno 2024.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 7a Commissione permanente (Doc. CXI, n. 3).
Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, con lettere in data 31 marzo 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, le comunicazioni concernenti le nomine:
- del signor Ennio Vigne a Commissario straordinario dell'Ente Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi (n. 83);
- della dottoressa Emanuela Zappone a Commissario straordinario dell'Ente Parco Nazionale del Circeo (n. 84);
Tale comunicazione è deferita, per competenza, alla 8a Commissione permanente.
Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, con lettera in data 31 marzo 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1 della legge 7 agosto 1997, n. 266, e dell'articolo 14, comma 2, della legge 29 luglio 2015, n. 115, la relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive, relativa all'anno 2024.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a e alla 9a Commissione permanente (Doc. LVIII, n. 3).
Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento
Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:
- Proposta di decisione del Consiglio relativa all'adozione del programma di ricerca supplementare per il reattore ad alto flusso per il periodo 2024-2027 che deve essere attuato dal Centro comune di ricerca per la Comunità europea dell'energia atomica (COM(2025) 111 definitivo), alla 9a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente;
- Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Piano d'azione sulle competenze di base (COM(2025) 88 definitivo), alla 7a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente;
- Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Piano strategico per l'istruzione STEM: competenze per la competitività e l'innovazione (COM(2025) 89 definitivo), alla 7a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente;
- Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - L'Unione delle competenze (COM(2025) 90 definitivo), alla 7a e alla 10a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente.
Garante del contribuente, trasmissione di atti. Deferimento
In data 26 marzo 2025 è pervenuta, ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2024 dal Garante del contribuente per la regione Umbria.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 6a Commissione permanente (Atto n. 750).
Federazione italiana golf, trasmissione di atti
Il Presidente della Federazione italiana golf, con lettera in data 2 aprile 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 63, comma 2, del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, la relazione sulle attività svolte ai fini della realizzazione del progetto "Ryder Cup", accompagnata dalla rendicontazione analitica dell'utilizzo delle somme assegnate, riferita al 2024.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Atto n. 749).
Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti
Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 1° aprile 2025, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso le determinazioni e le relative relazioni sulla gestione finanziaria:
di Difesa Servizi S.p.A. per l'esercizio 2022. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5ª e alla 6a Commissione permanente (Doc. XV, n. 361);
del Club Alpino Italiano (C.A.I.) per l'esercizio 2022. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5ª e alla 8a Commissione permanente (Doc. XV, n. 362);
della Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense per l'esercizio 2022. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5ª e alla 10a Commissione permanente (Doc. XV, n. 363).
Regioni e province autonome, trasmissione di relazioni. Deferimento
Il Difensore civico della Regione Sardegna, con lettera in data 31 marzo 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2024.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a Commissione permanente (Doc. CXXVIII, n. 11).
Commissione europea, trasmissione di progetti di atti legislativi dell'Unione europea. Deferimento
La Commissione europea ha trasmesso, in data 1° aprile 2025, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal Protocollo (n. 2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea:
la Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive 2006/43/CE, 2013/34/UE, (UE) 2022/2464 e (UE) 2024/1760 per quanto riguarda taluni obblighi relativi alla rendicontazione societaria di sostenibilità e al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (COM(2025) 81 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 4ª Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 1° aprile 2025. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 6a e alla 9a Commissione permanente, con il parere della Commissione 4ª.
Interrogazioni, apposizione di nuove firme
I senatori Patuanelli, Croatti, Guidolin, Aloisio e Sironi hanno aggiunto la propria firma all'interrogazione 3-01741 della senatrice Naturale ed altri.
La senatrice Pirro ha aggiunto la propria firma all'interrogazione 3-01796 del senatore Turco.
Mozioni
BOCCIA, PATUANELLI, DE CRISTOFARO, PAITA, UNTERBERGER, MANCA, MISIANI, LORENZIN, NICITA, BAZOLI, MIRABELLI, ZAMBITO, IRTO, BASSO, D'ELIA, ZAMPA, ALFIERI, CAMUSSO, CASINI, CRISANTI, DELRIO, FINA, FRANCESCHELLI, FRANCESCHINI, GIACOBBE, GIORGIS, LA MARCA, LOSACCO, MALPEZZI, MARTELLA, MELONI, PARRINI, RANDO, ROJC, ROSSOMANDO, SENSI, TAJANI, VALENTE, VERDUCCI, VERINI, PIRRO, DAMANTE, MAIORINO, DI GIROLAMO, NAVE, ALOISIO, BEVILACQUA, BILOTTI, CASTELLONE, CATALDI, CROATTI, FLORIDIA Barbara, GAUDIANO, GUIDOLIN, LICHERI Ettore Antonio, LICHERI Sabrina, LOPREIATO, LOREFICE, MARTON, MAZZELLA, NATURALE, PIRONDINI, SCARPINATO, SIRONI, TURCO, MAGNI, CUCCHI, BORGHI Enrico, FREGOLENT, FURLAN, MUSOLINO, RENZI, SBROLLINI, SCALFAROTTO, PATTON, FLORIDIA Aurora, SPAGNOLLI - Il Senato,
premesso che:
le leggi di contabilità pubblica, in quanto riguardanti le regole fondamentali per la gestione delle finanze dello Stato e la trasparenza dell'azione pubblica, sono state adottate sempre con un ampio consenso parlamentare;
la legge 5 agosto 1978, n. 468, recante "Riforma di alcune norme di contabilità generale dello Stato in materia di bilancio", tramite la quale si introdusse il bilancio pluriennale e nuove regole di programmazione economica, fu il risultato di un'intesa tra le principali forze politiche del Paese;
anche le successive modifiche furono adottate con ampio consenso parlamentare. La legge 31 dicembre 2009, n. 196, e le successive modificazioni, hanno beneficiato di un consenso trasversale, essendo strettamente legate agli obblighi europei e alla necessità di modernizzare la gestione finanziaria pubblica;
il dibattito in corso nelle Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sulla nuova riforma della legge di contabilità e sugli strumenti del ciclo di bilancio, avviato a seguito delle nuove regole della governance economica europea, rischiano di concludersi senza un accordo ampio e trasversale in Parlamento, contraddicendo una prassi consolidata nel corso del tempo;
la disciplina vigente prevede, agli articoli 7 e 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il deposito entro il 10 aprile di ciascun anno del documento di economia e finanza (DEF), strutturato su tre sezioni e corredato da una serie di allegati,
impegna il Governo:
1) nelle more della nuova riforma della legge di contabilità pubblica, a depositare un documento di economia e finanza, al fine di misurare l'impatto delle politiche economiche sul bilancio pluriennale e per valutare il quadro macroeconomico programmatico per il prossimo triennio, per le conseguenti deliberazioni parlamentari;
2) a sostenere un percorso di riforma della legge di contabilità pubblica orientato ad un pieno coinvolgimento del Parlamento, evitando decisioni a maggioranza politica su una tematica che riguarda le regole fondamentali per la gestione delle finanze dello Stato e la trasparenza dell'azione pubblica.
(1-00136p. a.)
ROJC, UNTERBERGER, D'ELIA, CRISANTI, RANDO, VERDUCCI - Il Senato,
premesso che:
il riconoscimento dei titoli di studio esteri, allo stato della legislazione vigente, avviene secondo due diversi procedimenti, relativi alle diverse finalità cui il riconoscimento è diretto;
in particolare, il riconoscimento automatico a fini accademici e di studio è escluso dalla Convenzione sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all'insegnamento superiore nella Regione europea, fatta a Lisbona l'11 aprile 1997 e resa esecutiva, in Italia, con legge 11 luglio 2002, n. 148; infatti, l'articolo 2 della legge n. 148 del 2002 prevede, in attuazione della Convenzione, che la "competenza per il riconoscimento dei cicli e dei periodi di studio svolti all'estero e dei titoli di studio stranieri, ai fini dell'accesso all'istruzione superiore, del proseguimento degli studi universitari e del conseguimento dei titoli universitari italiani, è attribuita alle Università ed agli Istituti di istruzione universitaria, che la esercitano nell'ambito della loro autonomia e in conformità ai rispettivi ordinamenti, fatti salvi gli accordi bilaterali in materia";
in questi casi, il riconoscimento viene dunque operato da un ateneo italiano, cui sia stata rivolta la relativa domanda, all'esito di una valutazione analitica del percorso accademico che ha determinato il conseguimento del titolo; in conseguenza del riconoscimento, il titolo di studio estero produce gli stessi effetti del titolo di studio conseguito in Italia, con analogo valore legale (cosiddetta equipollenza);
per il riconoscimento dei titoli di studio a fini di accesso a pubblici concorsi rileva invece l'articolo 5 della legge n. 148 del 2002, il quale prevede che, in questo caso, il riconoscimento "è operato da amministrazioni dello Stato, nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia di riconoscimento ai fini professionali e di accesso ai pubblici impieghi, secondo procedure da stabilire con successivo regolamento di esecuzione"; in attuazione di tale previsione, l'articolo 38, comma 3, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, prevede che, sino all'adozione di una regolamentazione della materia da parte dell'Unione europea, al riconoscimento dei titoli di studio esteri, aventi valore ufficiale nello Stato in cui sono stati conseguiti, ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici destinati al reclutamento di personale dipendente, con esclusione dei concorsi per il personale docente delle scuole di ogni ordine e grado, provvede il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, previo parere conforme del Ministero dell'istruzione ovvero del Ministero dell'università e della ricerca;
considerato che:
è molto avvertita, soprattutto nelle regioni frontaliere che sono sede delle minoranze linguistiche-storiche di cui alla legge 15 dicembre 1999, n. 482, l'esigenza di favorire una maggiore e migliore circolazione dei titoli di studio rilasciati in Italia e negli Stati confinanti, specie se membri dell'Unione europea e, soprattutto, è avvertita come particolarmente onerosa la necessità, prescritta dalle disposizioni richiamate, di richiedere il riconoscimento del titolo di studio, tanto a fini accademici, che a fini di partecipazione a pubblici concorsi;
tale esigenza è particolarmente avvertita dalla comunità slovena residente in Friuli-Venezia Giulia, ma anche dalle comunità germanofone e dalle comunità francofone;
appare pertanto necessario assicurare, attraverso la stipula di appositi accordi internazionali bilaterali tra l'Italia e gli Stati confinanti, e in particolare Slovenia, Austria e Francia, l'automatico e mutuo riconoscimento dei titoli di studio;
considerato altresì che tale possibilità non è esclusa dalla richiamata Convenzione di Lisbona; anzi, l'articolo II.3 fa infatti salve le disposizioni più favorevoli "che siano contenute o derivanti da un trattato esistente o futuro di cui una Parte alla presente Convenzione può essere o diventare parte",
impegna il Governo ad avviare le necessarie interlocuzioni negoziali con la Slovenia, l'Austria e la Francia al fine di giungere, nel più breve tempo possibile, alla stipula di accordi bilaterali aventi ad oggetto l'automatico e mutuo riconoscimento dei titoli di studio.
(1-00137)
MURELLI, CANTÙ, BERGESIO, BORGHI Claudio, PAGANELLA, PIROVANO, PUCCIARELLI, STEFANI, TESTOR, TOSATO - Il Senato,
premesso che:
il Parkinson è una malattia neurologica progressiva che compromette il movimento, ma comporta anche un'ampia gamma di sintomi non motori, tra cui disturbi cognitivi, affaticamento, depressione e dolore cronico, che impattano profondamente sulla qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie;
il Parkinson in Italia interessa oltre 300.000 persone, e risulta la seconda malattia neurodegenerativa con più casi nel nostro Paese, con un'incidenza che aumenta significativamente con l'età, ma che può colpire anche persone in età lavorativa;
i caregiver, spesso membri della famiglia, sono sottoposti a un elevato carico fisico, emotivo ed economico, evidenziando la necessità di un sostegno mirato e di servizi adeguati ad alleggerire le loro responsabilità;
ogni anno in Italia vengono diagnosticati circa 6.000 nuovi casi di Parkinson, ma molti di questi restano non diagnosticati, soprattutto nelle fasi iniziali, ritardando l'accesso a trattamenti tempestivi e appropriati;
le disuguaglianze regionali nell'accesso alle cure rappresentano una sfida significativa, con differenze nella disponibilità di specialisti, tecnologie avanzate e, soprattutto, percorsi diagnostico terapeutici assistenziali dedicati, presenti in meno della metà delle regioni;
l'invecchiamento della popolazione e i fattori genetici e ambientali contribuiscono all'aumento della prevalenza del Parkinson, sottolineando l'urgenza di approfondire la ricerca sulle cause e i fattori di rischio;
la sensibilizzazione della popolazione generale è essenziale per ridurre lo stigma associato alla malattia e per promuovere una maggiore comprensione delle sue caratteristiche e delle esigenze dei pazienti;
la formazione continua dei professionisti sanitari è cruciale per migliorare la diagnosi precoce, la gestione dei sintomi e l'approccio empatico verso i pazienti e le loro famiglie;
la ricerca scientifica sul Parkinson deve essere potenziata, con un focus sulla comprensione delle cause, lo sviluppo di terapie innovative e la ricerca di soluzioni per migliorare la qualità della vita dei pazienti;
l'Italia ha un ruolo chiave in ambito europeo e internazionale e deve sostenere l'inserimento del Parkinson tra le priorità di ricerca e intervento delle istituzioni europee, favorendo la collaborazione tra Stati membri;
un approccio olistico alla gestione della malattia, che integri terapie farmacologiche e non, supporto psicologico, attività fisica e interventi nutrizionali, è fondamentale per affrontare le complesse esigenze delle persone con Parkinson;
la partecipazione dei pazienti alla ricerca deve essere incentivata, eliminando le barriere che ostacolano l'accesso ai trial clinici e garantendo una comunicazione chiara e trasparente prima, durante e dopo gli studi;
il supporto economico e sociale ai pazienti e ai caregiver deve essere rafforzato, includendo misure specifiche per chi continua a lavorare dopo la diagnosi e per le famiglie che necessitano di assistenza e di sollievo;
le nuove scoperte scientifiche e terapeutiche sul Parkinson devono essere valorizzate e tradotte rapidamente in opzioni accessibili e concrete per migliorare la gestione della malattia in tutte le sue fasi,
impegna il Governo:
1) a garantire un sostegno completo alle persone con Parkinson, ai caregiver e alle loro famiglie, assicurando l'accesso ad informazioni chiare, risorse adeguate e servizi di supporto per comprendere e gestire la malattia in tutte le sue fasi;
2) ad accompagnare pazienti e caregiver in tutte le fasi della malattia, dalla diagnosi al fine vita, assicurando un supporto sia finanziario sia sociale, soprattutto per chi continua a lavorare o gestire la vita familiare dopo la diagnosi;
3) a sostenere i caregiver con programmi dedicati, offrendo assistenza psicologica, formazione specifica e soluzioni volte a ridurre il carico assistenziale, nonché introducendo figure professionali di supporto per i caregiver familiari;
4) ad accrescere la consapevolezza del Parkinson nella cittadinanza, con campagne mirate a ridurre lo stigma e promuovere una maggiore comprensione della malattia, anche al fine di rendere maggiormente riconoscibili i sintomi favorendo in questo modo un loro riconoscimento precoce;
5) a promuovere la creazione di reti tra persone con Parkinson per condividere esperienze, ridurre l'isolamento sociale e fornire una fonte di motivazione e ispirazione reciproca;
6) a favorire la disponibilità di percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) omogenei sul territorio nazionale, in grado di integrare strumenti come l'assistenza domiciliare, la telemedicina e altre tecnologie innovative e rispondere all'eterogeneità della malattia con un approccio multidisciplinare e un accompagnamento dei pazienti e ai loro familiari lungo tutte le fasi del percorso di diagnosi e cura;
7) a promuovere una formazione continua per i professionisti sanitari, migliorando la loro capacità di riconoscere e gestire i sintomi del Parkinson e offrendo un'assistenza personalizzata ed efficace e ampliando l'offerta di attività formative specifiche e accessibili, in linea con gli ultimi sviluppi scientifici e terapeutici;
8) a migliorare la comunicazione tra i professionisti sanitari e all'interno dei sistemi sanitari per garantire un coordinamento ottimale delle cure e un'assistenza più efficace ai pazienti;
9) ad agevolare la condivisione di best practice tra i professionisti sanitari esperti in materia, al fine di promuovere la diagnosi tempestiva e favorendo altresì un maggior coinvolgimento dei pazienti nella definizione di piani terapeutici personalizzati in base alle loro esigenze;
10) a sostenere iniziative europee e internazionali per rendere il Parkinson una priorità sanitaria globale, favorendo sinergie e programmi condivisi;
11) ad incrementare le risorse destinate alla ricerca sul Parkinson, accelerandone e migliorandone la pianificazione e l'esecuzione, anche al fine di portare alla luce le differenze nell'incidenza per sesso e fasce d'età, per delineare un quadro più accurato delle persone colpite da questa malattia;
12) a favorire la partecipazione dei pazienti nella fase della ricerca, anche al fine di allineare gli obiettivi della ricerca scientifica con le esigenze e le aspirazioni delle persone con Parkinson;
13) ad orientare la ricerca verso soluzioni che affrontino le sfide quotidiane dei pazienti, migliorandone la qualità della vita, al fine di ridurre gli effetti collaterali dei trattamenti, garantendo al contempo un accesso tempestivo e continuo alle terapie più efficaci, capaci di alleviare il dolore, limitare l'uso di farmaci e offrire opzioni innovative e alternative;
14) a potenziare la condivisione di dati e conoscenze tra ricercatori e innovatori, favorendo collaborazioni per accelerare i progressi scientifici, garantendo che i professionisti sanitari possano agevolare l'accesso dei pazienti a progetti di ricerca e nuove terapie, integrando diagnosi precoci con approcci terapeutici avanzati.
(1-00138)
Interrogazioni
ZAMBITO, PARRINI, FRANCESCHELLI - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
in data 27 febbraio 2025, un fenomeno franoso ha reso necessaria la chiusura in entrambe le direzioni della strada statale 68 all'altezza di Volterra (Pisa), generando gravissimi problemi di viabilità in una vasta zona del territorio pisano;
un analogo fenomeno era avvenuto lo scorso 13 dicembre 2024, quando la strada statale 68 era stata chiusa in entrambe le direzioni, nello stesso punto, per un altro fenomeno franoso;
in conseguenza di quell'episodio fu depositata un'interrogazione al Ministro in indirizzo cui non è ancora stata data risposta;
in data 28 febbraio 2025 il sindaco di Volterra, Giacomo Santi, ha scritto una comunicazione ufficiale al ministro Salvini per chiedere di risolvere definitivamente il problema strutturale della viabilità della strada statale 68;
a seguito della risposta pervenuta dal Ministero in data 6 marzo 2025, in cui si chiedevano aggiornamenti ad ANAS nel merito degli interventi, il sindaco di Volterra, insieme agli altri sindaci interessati dai problemi di viabilità della zona val di Cecina e val d'Elsa, ha scritto una nuova comunicazione ad integrazione delle precedenti in data 19 marzo. "Non è più possibile adottare misure provvisorie - scrivono i sindaci nella missiva -. È indispensabile un intervento risolutivo per garantire la sicurezza e la continuità della rete viaria della Val di Cecina e della Val D'Elsa, infrastruttura essenziale per la vita e il lavoro delle nostre comunità";
considerato che esiste un progetto preliminare di ANAS per risolvere il problema di viabilità in questo tratto stradale realizzando un bypass stradale,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda tempestivamente intervenire sulla strada statale 68, infrastruttura di primaria importanza per i collegamenti tra la val d'Elsa e la val di Cecina, individuando tutte le risorse necessarie per provvedere con urgenza ad una soluzione provvisoria che ripristini la viabilità nel territorio e per procedere successivamente, come da progetto ANAS, alla realizzazione di un bypass stradale in coincidenza con il tratto critico nel comune di Volterra, quale soluzione definitiva per garantire sicurezza e continuità alla rete viaria.
(3-01800)
BIANCOFIORE - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:
il Governo Meloni ha tra le priorità quello di favorire lo sviluppo dell'economia del Paese e quindi di incoraggiare e agevolare imprenditori e cittadini investitori, in particolar modo giovani e donne, cogliendone i suggerimenti utili a farla espandere e germogliare; fra questi vi è ad esempio l'incessante richiesta di misure volte alla delegificazione e alla sburocratizzazione e non a caso, proprio in settimana, il Senato ha votato il DDL 1314 per l'abrogazione di norme risalenti addirittura all'epoca prerepubblicana;
"La startup innovativa è un'impresa giovane, ad alto contenuto tecnologico, con forti potenzialità di crescita e rappresenta per questo uno dei punti chiave della strategia del governo e della politica industriale italiana";
nell'agenda del Governo vi sono numerose misure per agevolare investimenti anche stranieri, in passato disincentivati proprio dalla prolificazione della burocrazia nazionale e comunitaria e da scarse agevolazioni rispetto ad altri Paesi;
l'indirizzo pro economia e contro la fuga di cervelli del Governo Meloni, di recente, si è tradotto in due importantissimi provvedimenti di rango primario in tema di start up innovative, come la legge n. 107 del 2023 (legge Centemero) e la legge n. 193 del 2024 (legge annuale per il mercato e la concorrenza);
grazie al Governo Meloni, tra le misure premiali in favore dei cittadini che intendono intraprendere un'attività imprenditoriale di alto valore tecnologico o coloro che intendono riporre la propria fiducia e i propri risparmi privati investendo in start up innovative, vi sono quelle che hanno aumentato le detrazioni fiscali dal 50 al 65 per cento, in regime de minimis agli aiuti di Stato imposto dall'Unione europea, nonché la possibilità di trasformare parte delle somme da detrarre in credito di imposta da utilizzare anche negli anni successivi;
ciò, in altri termini, si dovrebbe tradurre in un importante vantaggio fiscale e incentivo a investire nelle nascenti start up innovative, che possono costituire un architrave fondamentale per il futuro e l'indotto del Paese;
il nuovo regime di detrazioni per le start up innovative è entrato in vigore il 1° gennaio 2025 e molti sono stati gli investimenti già effettuati;
considerato che:
in Italia, alla fine del 2024, sono state censite 11.565 start up innovative, di cui oltre 1.600 a conduzione femminile e più di 3.500 con amministratori under 35;
il settore è impegnato in ambiti strategici per il nostro Paese, come la ricerca medica, le nanotecnologie, l'AI, i sistemi di sicurezza informatici, l'intelligence civile e militare, l'economia dell'aerospazio, la ricerca e lo sviluppo delle scienze naturali, lo sviluppo di nicchie economiche legate agli asset del Paese, come turismo, agricoltura, cultura;
queste realtà imprenditoriali, specie per il DNA avanguardistico della loro mission, hanno bisogno di investimenti importanti e di notevole portata;
i limiti imposti dall'Unione europea per le detrazioni in regime de minimis sono molto stringenti (si è passati da 200.000 a 300.000 euro in tre periodi di imposta), ma non sono sufficienti, costringendo peraltro il legale rappresentante della start up alla imbarazzante scelta a quale dei propri investitori destinare la detrazione al 65 per cento o quella in regime ordinario del 30 per cento;
è importante dare seguito al percorso avviato da questo Governo con grande attenzione per le start up gemmate in Italia che possono diventare "unicorno", i nostri imprenditori e la nostra economia,
si chiede di sapere:
se il Governo ed in particolare il Ministro in indirizzo concordino di ossigenare meritatamente le start up italiane innovative ad alto valore tecnologico prodigandosi per ottenere dagli organismi dell'Unione europea, ai sensi degli artt. 107 e 108 del Trattato sul funzionamento della UE, con il quale è consentito agli Stati membri di chiedere l'ampliamento degli aiuti di Stato, un aumento almeno fino a 500.000 euro delle detrazioni fiscali e delle agevolazioni, visto che la Commissione europea ha appena approvato 90 milioni di euro in deroga all'Italia, per promuovere la produzione agricola primaria e l'aiuto assumerà la forma di sovvenzioni dirette e servizi sovvenzionati;
quali iniziative possano essere messe in campo dal Ministro in indirizzo per facilitare la procedura burocratica di richiesta dei benefici sulla piattaforma digitale deputata e se sia stato previsto un regime di proroga per gli investitori che hanno versato già dal 1° gennaio 2025 senza attendere la predisposizione della nuova modulistica, considerando che la maggior parte delle start up nascono su iniziativa di giovani tra i venti e i trent'anni, che non navigano facilmente tra i meandri della legislazione nazionale.
(3-01801)
SPAGNOLLI, UNTERBERGER, FLORIDIA Aurora - Al Ministro della salute. - Premesso che:
per il 35 per cento le galline allevate in Italia sono ancora allevate in gabbia: si tratta di oltre 16 milioni di galline che trascorrono la loro breve vita in piccole gabbie collettive, accatastate le une sulle altre all'interno di capannoni chiusi, dove la ventilazione è artificiale e l'illuminazione molto scarsa;
sebbene infatti, a partire dal 1° gennaio 2012, l'Unione europea abbia definitivamente vietato l'utilizzo delle gabbie cosiddette "non modificate", ad oggi non esiste un divieto generalizzato all'allevamento in gabbia e sono ancora ammesse negli allevamenti europei le cosiddette gabbie "arricchite", con una superficie minima di 750 centimetri quadrati per gallina, di cui 600 utilizzabili (meno dell'area di un foglio A4) e dotate di un piccolo posatoio, una lettiera e un nido;
si tratta di una forma di restrizione tutt'altro che accettabile, che ha gravi ripercussioni sulla salute e sul benessere di questi animali, ancora fortemente limitati nei loro comportamenti naturali più semplici e spesso affetti da disturbi legati alla pesante condizione di stress e frustrazione cui sono sottoposti, come ad esempio plumofagia e cannibalismo;
numerose evidenze scientifiche confermano ormai che le gabbie sono estremamente nocive per il benessere degli animali e, negli ultimi due pareri scientifici sulle condizioni delle galline ovaiole e dei broiler (polli da carne) richiesti dalla Commissione europea nell'ambito della sua strategia "Farm to Fork", anche l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha raccomandato di evitare l'uso di gabbie;
considerato che:
l'introduzione dell'etichettatura obbligatoria delle uova fresche crude nella UE, con chiara indicazione del metodo di allevamento adottato nella fase di produzione, ha comportato una costante diminuzione del numero di galline ovaiole allevate in gabbia, permettendo ai consumatori di effettuare scelte consapevoli ed evidenziando come questi ultimi, anche in Italia, scelgano di indirizzare le proprie preferenze verso uova provenienti da galline allevate a terra;
negli ultimi anni, si è sviluppata infatti una forte sensibilità verso il benessere degli animali da allevamento e, dopo il successo dell'iniziativa "End the cage age", lanciata nel 2018 da Compassion in world farming e firmata da oltre 1,4 milioni di cittadine e cittadini europei, anche la Commissione europea si è impegnata nel 2021 a presentare una proposta di revisione legislativa, entro il 2023 e ancora però mai ufficializzata, per eliminare gradualmente e, infine, vietare del tutto l'allevamento in gabbia di circa 300 milioni di animali in tutta la UE entro il 2027;
nel frattempo, a fronte della crescente richiesta di prodotti cage-free e sempre più rispettosi del benessere animale, importanti aziende alimentari europee stanno spontaneamente e gradualmente provvedendo ad eliminare le gabbie dalle proprie filiere produttive, in attesa che l'Unione europea sostenga la transizione, creando condizioni di equità e garantendo una concorrenza leale sul mercato;
il problema è che, senza un divieto generalizzato che metta fine all'uso di gabbie, le uova provenienti da galline allevate in gabbia continuano a finire sulle tavole dei consumatori, attraverso prodotti trasformati, come la pasta, la maionese, i dolci e altri, per i quali i produttori non sono obbligati a fornire, se non volontariamente, informazioni sul modo in cui sono allevati gli animali;
per ovviare a questo problema e garantire il benessere animale nell'intera filiera, diversi Stati membri hanno già provveduto ad introdurre, nei rispettivi ordinamenti, norme finalizzate a porre fine definitivamente all'allevamento in gabbia o, nei casi più recenti, hanno adottato misure che porteranno, nel giro di qualche anno, alla completa dismissione di gabbie;
in Lussemburgo, ad esempio, le gabbie per le galline ovaiole sono vietate con legge già dal 2015, mentre in Austria, il legislatore ha provveduto all'eliminazione di qualsiasi tipo di gabbia a partire dal 1° gennaio 2020; la Francia ha optato per il divieto di vendita di uova provenienti da galline allevate in gabbia dal 2022; la Repubblica Ceca ha introdotto un divieto che diventerà assoluto a partire dal 2027; la Slovenia ha annunciato di arrivare alla completa dismissione delle gabbie entro il 2028 e la Danimarca entro il 2035; la Germania sarà cage-free, per quanto concerne l'allevamento di galline ovaiole, nel 2029,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, in attesa che la Commissione europea faccia le sue valutazioni rispetto alla transizione verso un sistema di divieto totale di gabbie per le galline ovaiole, i cui tempi di attuazione non sono però al momento prevedibili, non ritenga opportuno attuare anche in Italia, come già hanno fatto altri Paesi europei e come raccomandato dall'EFSA, un piano per la transizione "cage-free", al fine di rispondere alle crescenti preoccupazioni dei consumatori italiani sulle condizioni sanitarie e di benessere delle galline allevate in gabbia, spesso malate o affette da pesanti disturbi da stress e le cui uova continuano a finire sulle tavole degli italiani attraverso prodotti trasformati.
(3-01802)
MAGNI, DE CRISTOFARO, CUCCHI - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:
la regione Sicilia ha una lunga tradizione industriale che ha subito, negli ultimi anni, un progressivo declino, con la chiusura di numerosi stabilimenti, la delocalizzazione delle produzioni e la perdita di posti di lavoro;
la crisi economica che ha colpito l'isola è aggravata dalla concentrazione di attività industriali in settori vulnerabili, come quello dell'energia e della chimica, nonché da politiche di austerità che hanno inciso negativamente sulla crescita e sul welfare;
le politiche economiche dell'ultimo periodo non hanno risposto adeguatamente alle esigenze di tutela dell'occupazione e alla promozione di un modello di sviluppo sostenibile, basato su una transizione ecologica e sull'innovazione tecnologica, che fosse in grado di risollevare l'economia siciliana;
il futuro del settore chimico in Sicilia è sempre più incerto dopo la decisione di ENI di abbandonare la chimica di base: la chiusura degli impianti di Ragusa e l'annunciata chiusura di quello di Priolo, in provincia di Siracusa, mette a rischio diretto oltre 540 posti di lavoro, ma l'impatto sull'indotto potrebbe essere ancora più devastante, con circa duemila posti in bilico nelle due località e oltre 700 aziende della filiera coinvolte. Gli effetti per il Paese sarebbero dirompenti: un effetto domino che rischia di impattare su 20.000 lavoratori;
oltre alla delicata vicenda di ENI Versalis, si evidenzia la crisi di Pfizer e StMicroelectronics che mette in bilico l'attività dell'Etna Valley, oltre che del polo petrolchimico di Priolo;
quanto, poi, al polo industriale di Siracusa, non si può tacere della situazione del depuratore consortile IAS S.p.A.: nonostante la dichiarazione del sito di Siracusa come "di interesse strategico nazionale", la zona sembrerebbe lasciata al proprio destino, senza alcun progetto di riconversione e senza utilizzare i fondi del PNRR destinati a tale scopo;
è intervenuto da ultimo, altresì, l'annuncio da parte di SASOL di un piano di riorganizzazione che desta grande preoccupazione nelle istituzioni locali, nei lavoratori e nelle parti sociali, che prevede la chiusura di un impianto nello stabilimento di Augusta, con diversi esuberi tra i dipendenti;
l'emergenza industriale in Sicilia richiede, peraltro, una risposta che non si limiti alla mera difesa degli stabilimenti esistenti, ma ponga al centro la valorizzazione delle risorse locali, la formazione di una nuova classe di lavoratori, e la promozione di un modello di economia solidale e sostenibile, che affronti le sfide legate al cambiamento climatico;
è, dunque, necessario mettere in campo una strategia di rilancio industriale che preveda l'introduzione di incentivi per le imprese, ma che nel contempo tuteli i diritti dei lavoratori e le condizioni di lavoro, rendendo l'industria siciliana sempre più inclusiva, equa e rispettosa dell'ambiente,
si chiede di sapere quali siano le azioni concrete che il Governo intenda intraprendere per contrastare la chiusura degli stabilimenti industriali in Sicilia, nonché la delocalizzazione delle produzioni, tutelando i lavoratori, l'ambiente e i processi produttivi e, più in generale, come ritenga di affrontare il problema della disparità di sviluppo economico tra la Sicilia e le altre regioni italiane, con particolare attenzione alla creazione di un modello industriale che promuova la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale.
(3-01803)
PAITA, RENZI, MUSOLINO, BORGHI Enrico, FURLAN, SBROLLINI, FREGOLENT, SCALFAROTTO - Al Ministro della salute. - Premesso che:
al pari di molte altre regioni della penisola, la sanità della Regione Siciliana versa in condizioni critiche, come confermato dal ritardo che l'Azienda sanitaria provinciale (ASP) di Trapani ha registrato nell'analisi dei referti degli esami istologici, con almeno 3.300 referti non analizzati in un arco di tempo accettabile per consentire le immediate cure nel caso di esito positivo;
la situazione è stata portata alla luce solo a seguito della pubblica denuncia di una docente di Mazara del Vallo, che per prima ha denunciato alla procura di Marsala lo scandalo degli esami istologici in ritardo all'ASP di Trapani: l'insegnante ha dovuto aspettare otto mesi prima di ottenere il suo referto, periodo nel quale il tumore si è trasformato in metastasi;
emblematico è, altresì, il caso di una famiglia di Salemi che ha ricevuto l'esito del referto istologico il giorno dopo la morte del parente malato: un fatto inaccettabile per una Repubblica che è chiamata ad annoverare il diritto alla salute come un principio fondamentale dell'individuo e dell'interesse della collettività:
la gravità dell'emergenza ha portato alla convocazione nella giornata del 5 marzo 2025 di un vertice tra il presidente della Regione, Renato Schifani, l'assessore alla Salute Daniela Faraoni e l'allora direttore generale dell'ASP Ferdinando Croce, durante il quale è stato varato un piano straordinario, al fine di analizzare i referti non esaminati entro il 14 marzo 2025. Il piano ha portato allo smaltimento degli oltre 3.000 esami inevasi, a dimostrazione del fatto che un'azione tempestiva da parte della Regione avrebbe evitato un grave pregiudizio per la salute dei siciliani;
lo scorso 28 marzo, la Regione Siciliana ha avviato il procedimento di decadenza del direttore generale dell'Azienda sanitaria provinciale di Trapani, Ferdinando Croce, disponendone nel contempo l'immediata sospensione dalle funzioni per 60 giorni: la decisione, tuttavia, non può essere l'unica soluzione a fronte di un caso che ha messo in tutta evidenza la fragilità del sistema sanitario siciliano, causata altresì da serie responsabilità politiche dell'attuale Giunta regionale siciliana;
tali ritardi, infatti, sono indicativi di un servizio sanitario regionale al collasso, a causa della mancanza di personale, strutture e strumenti atti all'analisi, prevenzione e cura dei pazienti oncologici: secondo gli ultimi dati disponibili, a dicembre 2024 risultavano attivi tre dirigenti medici specialisti in anatomia patologica su nove previsti per l'ASP di Trapani, e gli ultimi tre bandi pubblicati per l'assunzione di quattro nuovi dirigenti si sono conclusi senza candidature;
a fronte della grave situazione che ha interessato l'ASP di Trapani, ancora una volta si accerta il fallimento del "decreto liste d'attesa" (decreto-legge 7 giugno 2024, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2024, n. 107), approvato, secondo gli interroganti, in maniera propagandista dal Governo durante le campagna elettorale per l'elezione del Parlamento europeo nel giugno 2024: un provvedimento che non presenta alcun tipo di soluzione concreta nel risolvere la lungaggine e le problematiche del sistema sanitario nazionale, nonché privo di stanziamenti economici necessari, quanto meno in un primo momento, a risolvere le emergenze che stanno colpendo la sanità pubblica nazionale;
a distanza di otto mesi dall'approvazione del suddetto decreto, le liste d'attesa rappresentano ancora un'emergenza nazionale alla quale il Governo, al di là dei proclami, non è riuscito in alcun modo a porre rimedio: tuttora i cittadini si trovano costretti ad aspettare mesi, se non anni, per riuscire ad ottenere una visita, vedendosi quotidianamente ledere il proprio diritto alle cure e alla salute, tutelato dalla Costituzione;
allo stesso tempo non si possono ignorare le profonde responsabilità dell'attuale Governo siciliano, nonostante nel 2016, con la cerimonia nella Valle dei Templi, il Governo pro tempore Renzi avesse firmato il "Patto per il Sud" con la Regione Siciliana, comprensivo di uno stanziamento di circa 6 miliardi di euro: alla luce dei gravissimi fatti accaduti all'ASP di Trapani, appare sconcertante l'inefficienza della gestione pubblica da parte della Regione,
si chiede di sapere quali misure il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di risolvere le gravi problematiche che stanno interessando la sanità pubblica siciliana, con particolare attenzione all'ASP di Trapani, e quali misure intenda adottare per assicurare il personale e le strutture sanitarie necessarie a garantire un radicale abbattimento delle liste d'attesa su tutto il territorio nazionale.
(3-01804)
PIRRO - Al Ministro della salute. - Premesso che:
lo screening mammografico è un esame oncologico finalizzato alla diagnosi precoce del tumore della mammella. Lo screening non previene la malattia, cioè non evita di ammalarsi, ma permette di accorgersi tempestivamente della presenza della malattia. È noto che scoprire un cancro del seno in fase precoce significa avere maggiori probabilità di guarire;
il cancro al seno è il tumore più frequente fra le donne, in termini sia di incidenza che di mortalità. La probabilità di ammalarsi aumenta progressivamente con l'età. Lo screening per il cancro del seno, secondo le indicazioni del Ministero della salute si rivolge alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni e prevede l'esecuzione gratuita della mammografia ogni due anni;
sul sito dell'AIRC per la ricerca sul cancro si legge che in alcune regioni italiane si sta sperimentando l'efficacia di programmi di screening che coinvolgano una fascia di età più ampia, in particolare le donne tra i 45 e i 49 anni, invitate a sottoporsi alla mammografia ogni anno, e quelle fino ai 74 anni con cadenza ogni due anni;
secondo i dati dell'Osservatorio nazionale screening, nel 2022 sono state invitate 590.905 donne nella fascia di età 45-49 anni, pari a circa il 26 per cento della popolazione bersaglio. La maggior parte delle donne invitate in questa fascia di età proviene da 6 regioni: l'Emilia-Romagna con il 98 per cento delle donne residenti nella fascia di età, la Toscana con il 65 per cento, il Friuli-Venezia Giulia con il 60 per cento, la Basilicata e la Lombardia con il 45 per cento, il Piemonte con il 28 per cento. Nella fascia di età 70-74 anni sono state invitate circa 360.000 donne, pari al 41 per cento della popolazione target; 229.600 hanno risposto all'invito, con una partecipazione del 69 per cento. Relativamente alle donne invitate in questa fascia di età, la Provincia autonoma di Trento, la Lombardia, l'Emilia-Romagna e l'Umbria hanno invitato oltre l'87 per cento delle donne ultrasettantenni; il Veneto e la Toscana ne hanno invitato circa l'80 per cento, mentre la Basilicata e il Friuli-Venezia Giulia si sono attestati intorno al 50 per cento. Il Piemonte ha invitato circa il 39 per cento delle donne di questa fascia d'età. La rispondenza è elevata in tutte le regioni, in un range compreso tra il 56 per cento in Basilicata e l'80 per cento in Toscana;
secondo gli esperti della IARC, "l'estensione della mammografia alle quarantenni potrebbe garantire una ulteriore riduzione della mortalità per cancro al seno, sebbene inferiore a quella che si ottiene nella fascia 50-69 anni. Allo stesso tempo, l'allungamento della durata media della vita e il protrarsi di un buono stato di salute anche in età più avanzata hanno fatto ritenere che possa essere vantaggioso offrire lo screening alle donne fino ai 74 anni";
considerato che:
lo screening del tumore della mammella ha dato dimostrazione di efficacia nel ridurre la mortalità per questo tumore. Nella prefazione del report "I numeri del cancro in Italia 2024" il Ministro in indirizzo ha evidenziato che occorre promuovere una maggiore partecipazione ai programmi di screening, fondamentali per diagnosticare precocemente una patologia e aumentare notevolmente le possibilità di guarigione e che "in questo campo, abbiamo nuove opportunità diagnostiche che dobbiamo utilizzare fino in fondo, come l'ampliamento della fascia d'età dai 45 ai 74 anni per lo screening del tumore alla mammella, già partito in molte aree territoriali, a dimostrazione della capacità del nostro servizio sanitario nazionale di saper rispondere rapidamente alle nuove conoscenze e raccomandazioni adottate a livello internazionale";
nelle donne, il 59,3 per cento di tutti i nuovi tumori previsti per il 2024 è costituito da 5 tipi più frequenti: mammella, 53.060 casi; colon-retto, 21.230 casi; polmone, 12.940 casi; endometrio, 8.650 casi; e tiroide con 8.320 casi. Dal 2006 al 2021 in Italia, 47.447 uomini e 54.832 donne di 20-49 anni sono deceduti a causa di un tumore: il tumore della mammella è risultato responsabile del 31 per cento delle morti neoplastiche nelle giovani donne. Il tumore della mammella è, in assoluto, la neoplasia più frequente (925.406 donne), riguardando quasi la metà (45 per cento) di tutte le donne che vivono dopo una diagnosi di tumore,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo ritenga opportuno rafforzare al più presto le misure di prevenzione per il tumore al seno attraverso lo stanziamento di specifiche risorse destinate all'estensione del programma nazionale di screening mammografico, per le donne nelle fasce d'età 45-50 anni e 70-74 anni a carico del servizio sanitario nazionale;
se ritenga necessario attivarsi presso le Regioni affinché utilizzino mezzi più efficaci e moderni per far pervenire l'invito allo screening alle donne interessate;
se ritenga di mettere in campo azioni nei confronti delle Regioni ove si riscontri un'adesione ridotta alle campagne di screening;
come ritenga di agire affinché su tutto il territorio nazionale vi sia uniformità di requisiti di accesso alle campagne di screening senza distinzioni territoriali che generano svantaggi per quelle donne provenienti da alcune aree del Paese con amministratori meno attenti ai temi della prevenzione e della salute.
(3-01805)
ROMEO, POTENTI, MINASI, GERMANÀ - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
l'autotrasporto, movimentando oltre il 70 per cento delle merci e generando un indotto del valore di decine di miliardi di euro, rappresenta uno degli asset produttivi strategici del Paese nonché un fattore abilitante primario del suo progresso economico e sociale. Pertanto, affrontare le tematiche della carenza di conducenti e dei costi di esercizio dell'attività troppo elevati è assolutamente prioritario;
da un'indagine condotta dall'Unione internazionale dei trasporti su strada sulla carenza di autisti in Europa, emerge che oltre la metà delle aziende del comparto sostiene che non riesce a espandere l'attività perché mancano i conducenti, la metà degli interpellati afferma che la carenza riduce la produttività e il 39 per cento sostiene che il fenomeno causa una riduzione del fatturato. Oggi l'età media dei camionisti europei è 47 anni, ma un terzo di loro ha più di 55 anni, con la prospettiva di andare in pensione nel prossimo decennio, mentre solo il 5 per cento ha meno di 25 anni. L'IRU stima che già oggi in Europa manchino 233.000 camionisti, numero che potrebbe raggiungere i 745.000 entro il 2028. In Italia gli autisti in meno sono circa 22.000;
le cause della carenza di autisti sono principalmente legate agli oneri e ai costi troppo elevati per gli operatori;
infatti, oltre a dover fronteggiare l'eccezionale aumento dei prezzi dei carburanti determinato dalle crisi internazionali in atto e oltre all'annosa questione dei costi delle patenti, l'introduzione del sistema di scambio delle quote di emissione dell'Unione europea (EU-ETS), che ha causato anche per le compagnie marittime maggiori costi per l'acquisto delle quote per la compensazione delle emissioni generate, ha portato ad un ulteriore aggravio, con l'aumento dei prezzi dei noli marittimi a carico delle imprese del comparto del trasporto merci via mare che sta penalizzando soprattutto le piccole imprese;
il Ministro in indirizzo, sin dal suo insediamento, si è attivato per sostenere il settore, stanziando risorse per il rinnovo del parco mezzi e incrementando il fondo per sostenere i costi del conseguimento delle patenti. È stato inoltre avviato, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, un tavolo di confronto con sindacati, associazioni e rappresentanti di categoria del trasporto e della logistica per affrontare le questioni fondamentali per gli operatori del comparto,
si chiede di sapere se e quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare il Ministro in indirizzo al fine di sostenere un settore fondamentale per l'economia nazionale come quello dell'autotrasporto, in particolare per reperire ulteriori risorse da destinare al comparto e al rinnovo del parco mezzi.
(3-01806)
ZAFFINI, MALAN, ZULLO, BERRINO, LEONARDI, MANCINI, SATTA - Al Ministro della salute. - Premesso che:
il decreto-legge 7 giugno 2024, n. 73, recante "Misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie", rappresenta un punto di svolta nella gestione del sistema sanitario nazionale;
per la prima volta, oltre allo stanziamento delle risorse, ha visto la luce una riforma organica che ridefinisce compiti, responsabilità e obblighi per tutti gli attori coinvolti nella sanità pubblica;
nella sua recente lettera indirizzata alla Conferenza Stato-Regioni, il Ministro in indirizzo ha constatato che "la piattaforma di monitoraggio nazionale sta mostrando molti casi virtuosi, ma allo stesso tempo troppe situazioni indegne", denunciando un quadro a macchia di leopardo che vede, accanto a Regioni che hanno pienamente abbracciato lo spirito e la lettera della riforma, l'inerzia di altre che continuano a ignorarla;
la disomogeneità territoriale appare riconducibile non tanto a una carenza di risorse economiche (a tal proposito si ricorda il considerevole impegno economico profuso dal Governo che ha portato il fondo sanitario nazionale ai livelli più alti di sempre), quanto piuttosto a differenti livelli di efficienza organizzativa e gestionale dei sistemi sanitari regionali,
si chiede di sapere:
quali siano i risultati positivi già riscontrabili nelle Regioni che hanno applicato con rigore il dettato normativo e che possono rappresentare un modello virtuoso da replicare;
quali misure il Governo intenda adottare per consolidare i progressi ottenuti e garantirne l'applicazione omogenea su tutto il territorio nazionale, superando le resistenze ancora presenti nel sistema, nell'ottica di garantire a tutti i cittadini italiani un accesso equo e tempestivo alle prestazioni sanitarie;
se intenda avvalersi degli strumenti di intervento previsti dalla normativa per le situazioni più critiche e per assicurare il rispetto delle disposizioni.
(3-01807)
GASPARRI, TERNULLO, DAMIANI, DE ROSA, FAZZONE, GALLIANI, LOTITO, PAROLI, RONZULLI, ROSSO, SILVESTRO, TREVISI, ZANETTIN - Al Ministro della salute. - Premesso che:
riguardo alle liste d'attesa nella sanità italiana, il motivo del contendere tra il Ministro della salute e le Regioni ruota attorno a una serie di responsabilità, competenze e risorse che vedono i due livelli istituzionali in contrasto;
il Ministro evidenzia la non adeguata applicazione delle recenti norme e la non piena utilizzazione dei fondi stanziati dal Governo per ridurre i tempi di attesa, nonché inefficienze e irregolarità nella gestione delle liste d'attesa da parte delle Regioni, denunciando situazioni come agende chiuse arbitrariamente, liste gonfiate e sistemi di prenotazione frammentati, che ostacolano l'accesso alle cure;
le Regioni hanno ribadito che il problema non può essere risolto senza un'adeguata collaborazione e senza risorse sufficienti, evidenziando inoltre come siano necessari interventi sull'appropriatezza prescrittiva, che potrebbero ridurre la domanda eccessiva di prestazioni, mentre è fondamentale un piano per affrontare la carenza di personale sanitario e per migliorare la programmazione;
un possibile punto di mediazione tra il Ministro e le Regioni potrebbe basarsi su un approccio integrato che bilanci responsabilità e supporto. Il Ministro potrebbe accettare di stanziare fondi aggiuntivi mirati, però vincolandoli a obiettivi chiari e misurabili di riduzione dei tempi d'attesa, concordati con le Regioni. Le Regioni potrebbero impegnarsi a una maggiore trasparenza nella gestione delle agende, adottando standard uniformi per i sistemi di prenotazione e condividendo i dati in tempo reale con il Ministero, permettendo così un monitoraggio efficace senza invasioni dirette nelle loro competenze;
a tal fine potrebbe essere utile il lavoro di un tavolo tecnico permanente con rappresentanti del Ministero e delle Regioni, incaricato di definire un piano nazionale per le liste d'attesa, che includa: risorse finanziarie straordinarie per il triennio 2025-2027, per l'assunzione di personale medico e l'ammodernamento delle infrastrutture digitali per i centri unici di prenotazione, condizionate a risultati verificabili; incentivi per l'appropriatezza prescrittiva, come richiesto dalle Regioni, per ridurre la domanda non necessaria; una regia condivisa che rispetti l'autonomia regionale, ma consenta al Ministero di intervenire solo in casi estremi di inadempienza,
si chiede di sapere quale sia la posizione del Ministro in indirizzo relativamente a quanto esposto.
(3-01808)
MARTELLA, BOCCIA, MISIANI, MANCA - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:
dal suo insediamento, il presidente Trump ha ingaggiato una vera e propria guerra commerciale contro diversi Paesi, a partire da Messico, Canada e Cina, che sta già dimostrando tutta la pericolosità sul piano delle prospettive di crescita economica mondiale e producendo le prime nefaste conseguenze sui mercati finanziari e sulla stessa economia degli Stati Uniti;
l'introduzione da parte dell'amministrazione Trump di ulteriori dazi alle importazioni statunitensi dall'Europa, a partire dal 2 aprile 2025, rappresenta un rischio concreto, nel breve e nel medio periodo, per la crescita economica delle maggiori economie europee;
nel primo mandato il Presidente USA aveva imposto dazi differenziati per categorie di beni e aliquote (dal 10 al 25 per cento), mentre nei giorni scorsi sono stati annunciati dazi su prodotti dell'Unione europea in misura fissa, pari al 25 per cento, e per interi comparti;
gli USA sono il terzo partner commerciale dell'Italia, con un mercato di sbocco che assorbe circa il 10 per cento delle nostre esportazioni totali, dopo la Germania (12 per cento) e la Francia (10 per cento). Nel 2024, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno raggiunto il valore di circa 73 miliardi di euro, confermando il trend di continua ascesa dal 2013;
al pari di Francia e Germania, l'Italia ha registrato nel 2024 un avanzo commerciale nei confronti degli Stati Uniti. Il surplus del nostro Paese risulta particolarmente elevato (34,7 miliardi di euro), e, congiuntamente a quello della Germania (pari a oltre 85 miliardi di euro), fornisce un forte contributo all'avanzo complessivo dell'insieme dei Paesi UE (circa 183 miliardi di euro);
a livello settoriale, nel 2024 l'avanzo commerciale dell'Italia verso gli Stati Uniti è risultato ampio nel settore manifatturiero (45 miliardi di euro in più), principalmente determinato da quattro grandi comparti: meccanica (10,8 miliardi), alimentare-bevande-tabacco (oltre 7 miliardi di euro), tessile-abbigliamento-pelli (oltre 5 miliardi di euro) e dai mezzi di trasporto (6,1 miliardi, di cui 3,5 nel solo comparto degli autoveicoli). Disavanzi si sono registrati invece negli scambi di materie prime agricole, di quelle estrattive e nel trattamento dei rifiuti (per un totale di circa 6 miliardi);
a livello territoriale, la provenienza delle merci italiane verso gli USA ha origine prevalentemente nelle regioni Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Veneto e Piemonte, che da sole producono più di due terzi delle esportazioni complessive;
l'applicazione di dazi su beni e servizi italiani da parte degli USA rappresenta un concreto pericolo per le prospettive di crescita del Paese, nonché per la tenuta di interi settori che già subiscono gli effetti dell'aumento dell'inflazione e dei costi dell'energia;
secondo l'ISTAT, l'eventuale aumento delle tariffe doganali oltre a penalizzare settori strategici, quali meccanica e macchinari industriali, agroalimentare, tessile e moda, mezzi di trasporto, più in generale ridurrebbe la competitività delle imprese italiane, rendendo più vulnerabili "oltre 23mila imprese" che generano il 3,5 per cento del valore aggiunto e il 16,5 per cento dell'export totale che rappresenta circa 87 miliardi di euro;
una prima stima dei potenziali effetti sulla riduzione delle esportazioni italiane destinate al mercato statunitense derivanti dall'introduzione dei dazi oltre il 20 per cento prevede una perdita di PIL per un ammontare di oltre 4 miliardi di euro, di cui oltre 3,3 al Centro-Nord e oltre 0,7 al Sud e i posti di lavoro a rischio supererebbero i 55.000, di cui 47.000 nelle regioni centro-settentrionali e circa 8.000 nel Mezzogiorno. Ciò aggrava la già difficile situazione del nostro comparto industriale in caduta da oltre 23 mesi e sul fronte della crescita economica;
il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha dichiarato, da ultimo in un incontro pubblico lo scorso 29 marzo, che "il negoziato con gli Stati Uniti va fatto a livello di Unione" e che "non può essere che ogni paese agisca individualmente", aggiungendo che "la guerra dei dazi per l'industria italiana è un enorme problema" per cui "è necessario costruire un'alleanza vera con i paesi produttivi europei e che questa voce sia comune". La vice presidente per l'export e l'attrazione degli investimenti di Confindustria Barbara Cimmino nell'intervista rilasciata il 2 aprile a "la Repubblica" ha ribadito come "l'Europa debba arrivare al tavolo per prima cosa con una voce unica, fughe in avanti dei singoli Paesi sarebbero pericolose, con Trump l'amicizia conta poco. Bisogna da un lato mostrarsi forti e dall'altro predisporsi a trattare, anche in modo creativo. Siamo un mercato di 450 milioni di consumatori, abbiamo delle leve da giocare";
l'Unione europea sta cercando di dare una risposta alla politica dei dazi di Trump in maniera unitaria, anche a norma di Trattati, e il più possibile immediata, attraverso una serie di contromisure per proteggere aziende, lavoratori e consumatori europei. La risposta univoca europea non può e non deve lasciare spazio a tentativi di contrattare per via bilaterale le proprie posizioni con l'amministrazione americana, come sembrano suggerire alcuni membri del Governo, che allontanerebbe l'Italia dalla politica commerciale europea, nell'illusione di avere sconti su alcuni prodotti ma che sarebbero del tutto inadeguati a fronteggiare le conseguenze e l'impatto sulla nostra economia di una guerra commerciale con l'Europa, che andrebbero ben al di là del settore agroalimentare;
l'Unione europea non può limitarsi alle pur necessarie misure difensive, che andrebbero peraltro orientate anche verso i servizi e i diritti di proprietà intellettuale delle cosiddette aziende big tech, laddove è più forte la specializzazione dell'economia americana e la sua pervasività nel nostro continente: per reggere la sfida serve un risposta più forte, che rilanci la competitività dell'economia europea e la sua domanda interna, con una politica di ampio impulso agli investimenti e ai consumi, anche attraverso una crescita dei salari dei lavoratori e del potere d'acquisto delle famiglie,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo abbia adottato o intenda adottare per sostenere la competitività e la redditività del nostro settore manifatturiero a fronte dello scenario descritto;
quali e quante risorse intenda stanziare per affrontare le difficoltà economiche che rischiano di travolgere nei prossimi mesi le imprese dei settori più colpiti dalla crisi dei dazi;
quali iniziative intenda adottare al fine di favorire l'export nei mercati internazionali e di ridurre l'impatto del calo delle esportazioni negli USA;
se non ritenga opportuno, nell'interesse del nostro sistema manifatturiero, che il Governo si attivi e si renda pienamente partecipe a sostenere una risposta europea ed unitaria alle politiche dei dazi dell'amministrazione Trump, che escluda ogni controproducente e inadeguata tentazione di rendere bilaterale la risoluzione del conflitto commerciale, e che ampli le contromisure includendo i servizi e i diritti di proprietà intellettuale delle big tech, rilanciando anche l'iniziativa multilaterale per l'introduzione della global minimum tax.
(3-01809)
VERINI, BAZOLI, ROSSOMANDO, MIRABELLI, MARTELLA, VALENTE, D'ELIA, GIACOBBE, SENSI, CAMUSSO, ROJC, IRTO, MALPEZZI, NICITA, BASSO, MANCA, ZAMBITO, FRANCESCHELLI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
il commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, Marco Doglio, ha disposto l'avvio di una gara pubblica, per un importo complessivo di 32 milioni di euro, per la fornitura e la messa in opera di nuovi moduli detentivi (per un totale di 384 nuovi posti) entro il 2025 situati in Calabria, Emilia-Romagna, Abruzzo, Lazio, Lombardia, Piemonte e Sicilia;
sarà Invitalia a gestire la gara pubblica in qualità di centrale di committenza e il termine per la presentazione delle domande di partecipazione da parte delle imprese interessate scadrà il 10 aprile 2025;
l'intervento dovrebbe inserirsi nel quadro del programma di interventi, che mirano a fronteggiare il sovraffollamento carcerario attraverso opere di riqualificazione e di ristrutturazione delle strutture carcerarie esistenti;
da quanto si apprende dalla lettura di avviso di Invitalia e dalla lettura della relazione tecnico-illustrativa preliminare licenziata dal commissario, emerge, secondo gli interroganti, una visione della vita in carcere, di chi è detenuto e di chi ci lavora, a cominciare dalla Polizia penitenziaria, non in sintonia con la necessità di rispettare la previsione costituzionale, allorché stabilisce che: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato" e che "È punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà";
con i nuovi moduli infatti non si migliorano di certo la qualità della vita, oggi compromessa da strutture fatiscenti e sovraffollate, di detenuti e personale vigilante e tantomeno i canoni di sicurezza degli istituti di pena;
in ogni modulo, che non deve esprimere alcun pregio architettonico, dovranno trovare ospitalità 4 detenuti per una superficie complessiva di 30 metri quadri, ricomprendendo nella metratura anche i servizi igienici con una superficie indicativa di 3 metri quadrati, assolutamente inadeguata per garantire dignità della persona ed insufficiente per ospitare tutte le necessità, comprensive degli effetti personali dei detenuti;
tale metratura dovrà ricomprendere quattro letti, un tavolo e quattro sedie, che si è scelto nella formula del monoblocco e quindi con l'impossibilità di spostare le sedute (senza spalliera) in altre parti della stanza, senza alcuna indicazione sugli spazi dedicati alla preparazione di cibi e bevande e tantomeno sulla possibilità di prevedere piastre ad induzione in luogo dei fornelli da campeggio che prevedono l'utilizzo di bombolette di gas;
nei blocchi di detenzione le 24 persone detenute oltre al personale penitenziario potranno disporre di soli 30 metri quadrati per la socialità, l'attività fisica, la biblioteca ed altro ancora;
appare discutibile la scelta di mettere in un unico blocco le stanze di pernottamento con quelle di sorveglianza e di socialità, riducendo di fatto i luoghi destinati al passeggio;
per i blocchi non viene fatto alcun riferimento progettuale per l'impianto antincendio e tantomeno viene segnalato quali tipologie di detenuti dovranno ospitare,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo conosca il dettaglio della progettazione dei nuovi blocchi e se non ritenga di intervenire per modificare quanto frettolosamente ci si avvia a realizzare, in totale dispregio delle indicazioni costituzionali sulla sicurezza e sulla tutela della dignità delle persone, anche quelle detenute, e su quanto precedentemente elaborato in seno al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
(3-01810)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
GAUDIANO, MAZZELLA - Al Ministro della salute. - Premesso che:
il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nel corso di una recente intervista televisiva, ha informato della decisione ministeriale di chiudere il punto nascita dell'ospedale di Sapri (Salerno) nonostante l'accorpamento con quello di Vallo della Lucania (Salerno). In particolare, "il Ministero chiede la chiusura di Polla [Salerno], di Sessa Aurunca [Caserta], di Piedimonte Matese [Caserta]. Polla fa 366 parti l'anno nel 2024, Sapri 191, Sessa Aurunca 172, Piedimonte Matese 162. Cercheremo l'11 aprile di salvare almeno Polla: 366-400 siamo vicini ai 500. Ed è un punto nascita in crescita che ci aiuta a filtrare donne che andrebbero in Basilicata. Riproporremo il problema di Sapri, di Sessa Aurunca e di Piedimonte Matese";
risulta agli interroganti che la comunicazione del presidente della Regione Campania sia del tutto disallineata rispetto alle linee guida fissate in una recente nota trasmessa dal Ministero della salute alla Regione stessa, ove, tra l'altro, si segnala: "che risultano ancora taluni Punti Nascita sub standard insistenti sul territorio regionale e per i quali il CPPN non ha concesso la deroga. In ogni caso, in assenza del richiesto Piano complessivo di riorganizzazione della rete dei PN, richiesto da ultimo nel parere prot. 2-P/205, non è possibile effettuare una valutazione complessiva della stessa al fine di verificare la coerenza con il DM 70/2015, con l'accordo Rep. Atti n.137/CU del 16/12/2010, con DM 11/11/2015 e con quanto rilevato dal CPNN, con particolare riferimento alle condizioni di sicurezza e qualità dell'assistenza. Si fa presente che tale piano di riorganizzazione dovrà prevedere la cessazione dei Punti Nascita sub standard anche in considerazione della prossimità con altri PN, che potranno pertanto rafforzare loro attività. È auspicabile, fermi restando i pareri già resi e reiterati dal CPNN, che si proceda alla disattivazione di quei Punti Nascita con volumi estremamente bassi e per i quali esistono Punti Nascita alternativi. Va analizzato il passaggio potenziale dei parti presso i Punti Nascita alternativi e definito un piano dove, a regime, i Punti Nascita sub standard sarebbe opportuno fossero unicamente quelli per i quali il CCPN ha sancito il disagio orografico. In ultimo la Regione dovrebbe considerare la ridondanza che esiste sulla città metropolitana di Napoli";
il bacino di utenza territoriale relativo all'ospedale di Sapri è connotato da un ben noto disagio orografico, rappresentato dall'immanenza dei contrafforti dell'Appennino (massicci montuosi del Cervati, del Bulgheria e del Ceraso) che precludono accessi veloci alle sedi dei punti nascita più vicini. E ciò anche in ragione dalla scadente viabilità, regionale e nazionale, che rende eccessivamente gravoso il collegamento con gli ospedali di Vallo della Lucania e di Polla (quanto al tenimento campano) e di Lagonegro (quanto al tenimento lucano);
sotto il profilo della sicurezza per le partorienti e per i nascituri, il punto nascita dell'ospedale di Sapri ha sempre garantito prestazioni di eccellenza documentabili e la sostanziale assenza di serie problematiche sanitarie. È sicuramente in ragione di ciò che, negli anni scorsi, è stata reiteratamente assentita la deroga agli standard al "decreto Balduzzi", consentendo il mantenimento del punto nascita di Sapri, oggi accorpato a quello di Vallo della Lucania;
considerato che, a parere degli interroganti:
la chiusura dei suddetti centri nascita sarebbe un ulteriore motivo di isolamento e di disagio per le comunità locali e aggraverà lo spopolamento e l'isolamento della zona. Il "decreto Balduzzi" non mirava alla soppressione dei servizi, ma alla loro messa in sicurezza. La ratio era quella di organizzare i servizi al fine di renderli sicuri e non di eliminarli dalle aree interne che, in ogni caso, non potranno rispettare i parametri previsti per i centri urbani;
è necessario garantire a tutte le donne un'assistenza sicura e di qualità, indipendentemente da dove vivono;
la chiusura dei reparti costringerà le donne a percorrere chilometri su strade difficili per ricevere assistenza, con grandi rischi per la loro salute e quella dei neonati;
il criterio numerico che impone un minimo di parti annui per mantenere un punto nascita non può essere applicato a territori, come quelli coinvolti, già penalizzati da carenze infrastrutturali;
bisognerebbe prendere in considerazione non il numero dei parti effettuati nelle strutture, ma bensì il numero di parti effettuati dal personale che opera nelle strutture e la sua esperienza professionale, che può essere mantenuta su valori elevati con vari sistemi, che escludono la chiusura dei punti nascita per le realtà disagiate per ragioni orografiche, facendo una valutazione sulla base dei requisiti più ampi e che comprendano gli aspetti territoriali e dei livelli professionali, strutturali e tecnologici senza avere come discrimine essenziale il solo riferimento numerico dei parti annui,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo ritenga che sussistano tutte le ragioni per reiterare la deroga agli standard fissati nel "decreto Balduzzi" e, in tal modo, mantenere attivo il punto nascita dell'ospedale di Sapri, anche in considerazione del fatto che quest'ultimo non è mai stato indicizzato tra i presidi segnati da eventi traumatici, sintomatici di pregiudizi per la sicurezza delle partorienti e dei nascituri e che l'allerta nazionale legata alla crisi vulcanica ha indotto il Dipartimento della protezione civile a inserire il Cilento nei relativi piani di emergenza, quale area di elezione per il trasferimento delle popolazioni dell'area flegrea;
se, affinché si superi la chiusura in zone geograficamente disagiate dei punti nascita che non raggiungono il limite minimo fissato dalla Conferenza Stato-Regioni nel 2010 di 500 parti all'anno, intenda, anche interloquendo con la Regione, ridiscutere i parametri, tenendo conto delle condizioni orografiche, ma anche valutando infrastrutture, competenze specialistiche del personale e dotazioni tecnologiche.
(4-01974)
ALOISIO, PIRONDINI, GAUDIANO, LICHERI Sabrina, MAZZELLA, CATALDI - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:
secondo quanto riportato dal "Rapporto ecomafia", pubblicato in data 17 marzo 2025 da Legambiente, la Campania continua a detenere primati negativi in materia di inquinamento ambientale. In particolare, dal 1997 al 2023, in Campania sono stati registrati 117.919 illeciti ambientali, corrispondenti a un reato ogni due ore. Questi illeciti rappresentano il 15 per cento del totale nazionale, un dato che sottolinea il ruolo preponderante delle ecomafie nella regione;
la Campania è, infatti, al primo posto in Italia per il numero di reati ambientali, seguita da Calabria (84.472 illeciti), Sicilia (82.290) e Puglia (73.773), che insieme concentrano il 45,7 per cento dei reati accertati in tutto il Paese. Un'analisi dettagliata dei dati rivela che la maggior parte dei reati ambientali in Campania è riconducibile a diverse categorie, tra cui: ciclo illegale dei rifiuti, che conta 22.400 reati; ciclo del cemento, che comprende attività illecite legate alla costruzione e gestione dei materiali edilizi; traffico di animali, che coinvolge di reti illecite per il commercio di fauna selvatica; sfruttamento delle energie rinnovabili, comprendenti le pratiche scorrette nell'implementazione di progetti di energia sostenibile; distorsione dell'economia circolare, che include attività che vanificano gli sforzi di riciclo e recupero dei materiali;
questi dati sono indicativi di un sistema complesso in cui operano circa 230 clan camorristici, coinvolti in attività illecite attraverso collusioni con imprenditori e funzionari pubblici. Napoli, in particolare, emerge come il centro nevralgico di questi illeciti. Dal 2009 al 2023, la provincia ha registrato: 23.979 illeciti penali; 24.544 denunce; 11.122 sequestri;
la Campania detiene il primato nel ciclo illegale dei rifiuti, con 22.400 reati registrati in questa categoria. Le indagini attive delle procure regionali ammontano a 87, pari al 13,9 per cento del totale nazionale, mentre altre 80 inchieste sono state avviate in altre regioni e coinvolgono la Campania, per un totale di 167 (26,7 per cento);
un aspetto di particolare rilievo è rappresentato dalla "terra dei fuochi", un'area tristemente nota per il suo degrado ambientale. Nel corso della presentazione del Rapporto ecomafia, Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania, ha sottolineato che sono passati 22 anni da quando il termine "terra dei fuochi" è stato coniato;
il 30 gennaio 2025, la Corte europea dei diritti umani ha emesso una sentenza-pilota nel caso Cannavacciuolo e altri contro Italia (ricorso 51767/14 e altri), sulla situazione di grave inquinamento ambientale che ha colpito il territorio compreso tra le province di Napoli e Caserta ("terra dei fuochi");
la Corte ha riscontrato che l'Italia ha violato l'art. 2 (diritto alla vita) della Convenzione europea dei diritti umani e chiesto alle autorità italiane di attuare adeguate misure di riqualificazione ambientale dei territori interessati dal fenomeno. Dopo due anni a partire dalla pubblicazione della sentenza, la Corte si riserva di verificare l'impatto di tali misure;
considerato che:
per affrontare l'emergenza dei reati ambientali in Campania, è cruciale intraprendere azioni concrete, tra cui: la creazione di un fondo straordinario per le bonifiche nella terra dei fuochi, con risorse nuove rispetto a quelle già disponibili; la nomina di un commissario per garantire l'attuazione delle misure emergenziali, mirando a una gestione efficace e rapida delle bonifiche; l'istituzione di un'autorità indipendente di controllo, che monitori l'implementazione delle misure e favorisca la partecipazione dei cittadini; l'incremento di risorse destinate alla prevenzione e al contrasto degli illeciti ambientali, con particolare attenzione alla formazione delle forze dell'ordine e alla sensibilizzazione della popolazione;
i dati presentati nel Rapporto ecomafia evidenziano l'urgenza di un intervento coordinato e deciso da parte delle istituzioni,
si chiede di sapere:
quali misure immediate intenda adottare il Ministro in indirizzo per contrastare il fenomeno degli illeciti ambientali in Campania e garantire la sicurezza dei cittadini;
se condivida l'opportunità di istituire un fondo straordinario per le bonifiche nella "terra dei fuochi" e quali risorse saranno destinate a tale scopo;
quale sia la tempistica prevista per la nomina di un commissario che si occupi della gestione delle emergenze ambientali in Campania;
come intenda garantire l'implementazione di un'autorità indipendente di controllo per monitorare le attività di bonifica e favorire la partecipazione dei cittadini;
quali strategie saranno adottate per incrementare le risorse destinate alla prevenzione e al contrasto degli illeciti ambientali, inclusa la formazione delle forze dell'ordine;
quali iniziative intenda promuovere per sensibilizzare la popolazione riguardo alle problematiche ambientali e alla legalità.
(4-01975)
ALOISIO, PIRONDINI, GAUDIANO, LICHERI Sabrina, MAZZELLA, CATALDI - Ai Ministri dell'interno e dell'istruzione e del merito. - Premesso che:
la sicurezza urbana riveste un ruolo fondamentale nell'ambito delle politiche pubbliche locali, tanto che il tema ha assunto, nel corso del tempo, una rilevanza sempre maggiore per i cittadini, per cui rientra oggi tra le priorità relative al governo di una città;
negli ultimi anni, la città di Napoli ha vissuto una serie di episodi di violenza che hanno scosso la popolazione e riacceso il dibattito sulla sicurezza pubblica e la criminalità organizzata. Tra faide di camorra, sparatorie e atti di microcriminalità, i dati sulla violenza in città hanno subito oscillazioni significative. Sotto questo profilo, secondo quanto riportato sul sito internet del Ministero dell'interno, nel 2023 si è registrato un incremento del 10 per cento dei reati legati alle faide tra clan, rispetto all'anno precedente;
si evidenzia, da ultimo, l'agguato che ha visto coinvolto, in data 15 marzo 2025, il ventenne Emanuele Durante barbaramente ucciso in un agguato nel rione Sanità di Napoli, mentre era all'interno di un'auto con la fidanzata;
Napoli soffre di una crescente microcriminalità: i dati dell'ISTAT per il 2023 riportano un aumento dei furti con scasso (15 per cento in più) e delle rapine (8 per cento in più) rispetto al 2022. Le aree più colpite sono state quelle del centro storico e dei quartieri ad alta densità turistica, dove il fenomeno dei furti ai danni dei visitatori è diventato una questione preoccupante. Un fenomeno che desta particolare preoccupazione è l'incremento del coinvolgimento giovanile nelle attività criminali: le statistiche mostrano che il 30 per cento dei reati commessi nel 2023 ha visto protagonisti minorenni, spesso coinvolti in episodi di spaccio e violenze per conto delle organizzazioni camorristiche;
secondo un rapporto della fondazione "Città sicura", il 45 per cento dei cittadini napoletani intervistati ritiene insufficienti le azioni adottate dalle istituzioni per fronteggiare la problematica;
secondo Felice Romano, segretario generale del Sindacato italiano unitario lavoratori polizia (SIULP), la principale organizzazione di rappresentanza del personale della Polizia di Stato, per il ripristino della legalità è fondamentale l'azione delle forze di polizia;
attualmente, presso la città di Napoli, le forze dell'ordine si trovano in una condizione di insufficienza operativa, non riuscendo a garantire una copertura adeguata del territorio. È fondamentale, pertanto, adottare misure specifiche per rafforzare il loro presidio. Dunque, si ritiene necessario procedere all'assunzione di nuovi professionisti, al fine di garantire una presenza costante e visibile nelle aree più critiche della città. Questo non solo migliorerà la sicurezza percepita dai cittadini, ma favorirà anche un maggiore dialogo tra la polizia e la comunità. Sotto questo profilo, è imprescindibile investire in mezzi e attrezzature moderne, inclusi veicoli e strumenti tecnologici avanzati per il monitoraggio e la sorveglianza;
ciò considerato, se da un lato gli interroganti ritengono necessario e urgente un piano straordinario per potenziare le forze dell'ordine, in particolare sul territorio di Napoli, tale da garantire sicurezza a tutti i cittadini, dall'altro si ritiene fondamentale rafforzare i presidi scolastici, educativi e culturali valorizzando i cittadini sin dalla tenera età, così da prevenire fenomeni di devianza;
le scuole devono giocare un ruolo cruciale, pertanto il Governo dovrebbe potenziare le scuole a tempo pieno, garantendo non solo un'istruzione di qualità, ma anche attività extracurriculari che possano stimolare l'interesse dei ragazzi verso la cultura, l'arte e lo sport, prevenendo fenomeni di devianza e microcriminalità;
in quest'ottica, è essenziale anche il supporto delle associazioni culturali attive sul territorio, enti spesso impegnati a recuperare i giovani attraverso iniziative stimolanti. La collaborazione tra le scuole e queste realtà può creare sinergie efficaci, offrendo ai ragazzi opportunità di crescita e riscatto,
si chiede di sapere:
quali misure intenda assumere il Ministro dell'interno per potenziare la presenza delle forze dell'ordine sul territorio di Napoli, al fine di garantire una maggiore sicurezza ai cittadini e prevenire episodi di violenza;
in che modo intenda monitorare e valutare l'efficacia delle azioni intraprese per contrastare la criminalità e migliorare la sicurezza urbana nella città di Napoli e quali iniziative siano previste per migliorare la collaborazione tra forze di polizia e istituzioni educative, al fine di sviluppare programmi di prevenzione della criminalità che coinvolgano i giovani;
come si intenda supportare e valorizzare le associazioni culturali e sociali attive sul territorio, affinché possano svolgere un ruolo cruciale nel recupero dei giovani e nella promozione di attività educative e culturali;
se il Ministro dell'istruzione e del merito intenda adottare un piano straordinario di investimenti per potenziare il sistema scolastico presso i comuni che presentano un'elevata incidenza di criminalità, garantendo non solo un'istruzione di qualità, ma anche attività extracurriculari volte a stimolare l'interesse dei ragazzi.
(4-01976)
BILOTTI - Al Ministro della salute. - Premesso che:
numerose fonti di stampa hanno riportato la tragica vicenda di Cristina Pagliarulo, una donna di 41 anni, cittadina di Giffoni Valle Piana (Salerno), deceduta dopo 48 ore di attesa nel pronto soccorso dell'ospedale "San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona" di Salerno. La paziente, giunta in pronto soccorso il 3 marzo 2025 con forti dolori addominali, avrebbe inizialmente lasciato la struttura dopo poche ore, per poi rientrarvi con sintomi aggravati. Nonostante la diagnosi di ischemia ed emorragia addominale, ella non avrebbe ricevuto le cure necessarie in tempi utili, e ciò ha determinato il suo decesso il 6 marzo;
sempre da fonti di stampa si apprende che, al momento, 7 persone sono state iscritte nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio colposo ed è stata disposta la riesumazione del corpo, attualmente sepolto presso il cimitero di Giffoni Valle Piana, al fine di effettuare gli esami autoptici, e che la stessa riesumazione è prevista per il 4 aprile;
considerato che:
la tutela della salute e della vita dei cittadini è un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione e dal sistema sanitario nazionale, il quale ha il dovere di assicurare cure tempestive ed efficaci a tutti i pazienti, in particolare in situazioni di emergenza;
il caso evidenzia possibili gravi criticità nella gestione delle emergenze sanitarie, tra le quali potrebbero rientrare la sottovalutazione dei sintomi, l'assegnazione incongrua dei codici di triage e la mancata attivazione di protocolli urgenti, nonostante la gravità del quadro clinico;
l'ospedale ha diramato una nota nella quale indica come la conduzione di indagini interne, tra cui una "root cause analysis" e una relazione di una commissione ad hoc, avrebbero ritenuto l'assistenza fornita come "congrua" e senza "elementi di criticità o censure" nelle condotte del personale sanitario. Tuttavia, il caso ha sollevato interrogativi sull'efficacia dei protocolli di triage, sulla gestione del sovraffollamento nei punti di pronto soccorso e sulla tempestività degli interventi in situazioni complesse. L'ospedale ha, inoltre, sottolineato il sovraffollamento cronico del pronto soccorso (oltre 210 accessi giornalieri), problema comune a molte strutture, e ha ribadito l'impegno del personale nonostante le criticità organizzative;
le disfunzioni descritte sembrano rappresentare una violazione dei diritti dei pazienti e mettono a rischio la vita delle persone, minando anche la fiducia nel servizio sanitario nazionale,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti accaduti presso l'ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno e se disponga di dati aggiornati su casi analoghi verificatisi in altre strutture sanitarie;
quali misure intenda adottare per garantire che tutti i punti di pronto soccorso rispettino protocolli efficaci e tempestivi nella gestione delle emergenze, assicurando diagnosi accurate e interventi immediati laddove necessari;
se non ritenga urgente avviare un'indagine nazionale sulle criticità dei punti di pronto soccorso, al fine di identificare e correggere le carenze organizzative e formative che possano compromettere la salute e la vita dei pazienti.
(4-01977)
FLORIDIA Aurora, PATTON, SPAGNOLLI - Ai Ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
la direttiva 2018/2001/UE del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2018 stabilisce che gli Stati membri debbano istituire un quadro favorevole allo sviluppo dell'autoconsumo e delle comunità di energia rinnovabile (CER), garantendo ai clienti finali il diritto di partecipare senza barriere ingiustificate;
il decreto legislativo n. 199 del 2021 ha recepito la direttiva, ma ha introdotto numerose limitazioni e complicazioni burocratiche, che ostacolano il raggiungimento degli obiettivi prefissati;
i vincoli più problematici riguardano l'accesso agli incentivi, che è riservato esclusivamente agli impianti entrati in esercizio dopo il 15 dicembre 2021. Questa esclusione penalizza chi aveva investito nell'installazione di impianti fotovoltaici nel periodo precedente;
si riscontra una mole sproporzionata di dati richiesti per la registrazione delle CER, che va oltre le necessità operative. Questo approccio viola il principio di semplificazione amministrativa sancito dalla "legge Bassanini" (di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000, art. 43);
la richiesta di fornire per ogni impianto informazioni già presenti in database pubblici, come i dati catastali, il POD (point of delivery), il codice identificativo univoco dell'impianto registrato (CENSIMP), i seriali dei pannelli e altre informazioni ridondanti, determina un costo burocratico eccessivo per i soggetti che vogliono richiedere la formazione di una CER;
il portale del GSE, utilizzato per gestire le richieste, sembrerebbe essere inefficiente e soggetto a frequenti malfunzionamenti. Ciò provocherebbe ritardi e incertezze nelle operazioni di costituzione, avviamento e operatività delle CER;
le difficoltà burocratiche e il ritardo nell'attivazione del sistema di gestione impediscono l'adesione di nuovi membri alle CER, compromettendo così un loro effettivo sviluppo;
la direttiva UE 2024/1711, che mira a migliorare l'assetto del mercato dell'energia elettrica nell'Unione europea, avrebbe dovuto essere recepita entro il 17 gennaio 2025. Il provvedimento legislativo europeo introduce strumenti innovativi per facilitare la condivisione dell'energia rinnovabile, con l'obiettivo di ridurre il costo delle bollette elettriche. Tuttavia, il recepimento di questa direttiva in Italia è inspiegabilmente in ritardo, nonostante il nostro Paese registri i prezzi energetici più alti d'Europa;
considerato che:
la transizione energetica basata sulle fonti rinnovabili implica il passaggio dalla produzione di energia elettrica centralizzata alla generazione distribuita, ossia a una produzione decentralizzata, in cui la gestione della rete favorisca l'immissione dell'energia autoprodotta da parte di tutte le persone, le imprese, le organizzazioni e le comunità;
il modello delle CER per essere efficace richiede una governance condivisa e una stretta collaborazione tra istituzioni, società civile e operatori economici del territorio, in cui la conoscenza approfondita del contesto demografico, economico e sociale risulta essenziale per la progettazione e il successo delle CER, poiché permette di ottimizzare le strategie di coinvolgimento della comunità, massimizzare l'efficacia delle iniziative energetiche e ridurre la povertà energetica;
l'articolo 31 del decreto legislativo n. 199 del 2021 riconosce la partecipazione delle amministrazioni comunali alle CER, ma l'assenza di chiarimenti ufficiali sta determinando interpretazioni errate che stanno rallentando la diffusione delle CER;
a livello europeo, permane una forte attenzione alla rimozione degli ostacoli burocratici che frenano la diffusione delle CER in Italia, come evidenziato nell'interrogazione presentata il 24 marzo 2025 alla Commissione europea dalle parlamentari Cristina Guarda e Benedetta Scuderi, che denunciano un recepimento parziale delle direttive europee 2018/2001 e 2024/1711,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Governo intenda adottare per semplificare la procedura di registrazione e gestione delle CER, in conformità con la legge Bassanini e con il principio di digitalizzazione e interoperabilità delle banche dati pubbliche;
se il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica intenda intervenire per ridurre gli oneri amministrativi richiesti dal GSE e garantire che i dati già in possesso delle amministrazioni pubbliche non vengano richiesti nuovamente ai cittadini e alle imprese;
quali azioni il Governo intenda intraprendere per accelerare il pieno e reale recepimento delle direttive europee 2018/2001 e 2024/1711 e garantire che le disposizioni favorevoli alle CER entrino in vigore senza ulteriori ritardi;
se ritenga che l'attuale normativa e il funzionamento del GSE siano effettivamente idonei a garantire il raggiungimento degli obiettivi di produzione di energia rinnovabile incentivata e quali misure correttive intenda adottare per assicurare il rispetto degli impegni assunti a livello nazionale ed europeo, come previsto dal piano nazionale integrato per l'energia e il clima;
se intenda adottare una revisione delle procedure di registrazione delle CER, rendendo facoltativa l'indicazione di tutti i dati richiesti dal portale GSE ad eccezione del POD per i punti di prelievo dei consumatori e del POD più il codice CENSIMP per gli impianti di produzione, al fine di semplificare e velocizzare l'adesione alle comunità energetiche;
se il Ministro dell'ambiente ritenga opportuno intervenire al fine di fornire chiarimenti amministrativi e rimuovere gli ostacoli che impediscono l'adesione delle amministrazioni comunali alle CER;
se il Governo intenda adottare misure per garantire che le CER possano operare con maggiore autonomia gestionale e finanziaria, superando le criticità che oggi impediscono la loro diffusione su larga scala.
(4-01978)
GIACOBBE, ALFIERI - Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'interno. - Premesso che:
il decreto-legge n. 36 del 2025, recante disposizioni in materia di cittadinanza, è stato approvato dal Consiglio dei ministri, introducendo alcune modifiche alla normativa vigente senza tuttavia prevedere alcuna sospensione delle trascrizioni di atti di nascita nei registri dello stato civile italiano;
in diverse sedi consolari italiane all'estero si stanno registrando casi di interruzione arbitraria della trascrizione di certificati di nascita, con conseguenti disagi e incertezze per i cittadini italiani residenti all'estero e per i loro discendenti;
tale interruzione non trova riscontro in alcuna disposizione contenuta nel decreto-legge, né è stata ufficialmente comunicata come misura necessaria o transitoria dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;
la trascrizione degli atti di nascita è un servizio essenziale che garantisce il riconoscimento della cittadinanza e dei diritti fondamentali delle persone di origine italiana nate all'estero e figli di iscritti all'AIRE temporaneamente residenti all'estero,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della decisione adottata da alcuni consolati italiani nel mondo di sospendere la trascrizione degli atti di nascita e se tale scelta sia stata formalmente autorizzata dal Ministero degli affari esteri;
quali iniziative intendano adottare con urgenza per ripristinare il regolare funzionamento del servizio di trascrizione presso le sedi consolari, evitando che i cittadini italiani all'estero subiscano ritardi ingiustificati o addirittura l'impossibilità di esercitare un diritto riconosciuto dalla normativa vigente;
se non ritengano necessario emanare una circolare chiara ed univoca ai consolati, affinché non si verifichino discrepanze interpretative e disagi ai danni della comunità italiana residente all'estero.
(4-01979)
SALVITTI - Ai Ministri dell'interno e dell'economia e delle finanze. - Premesso che, per quanto risulta all'interrogante:
il 19 dicembre 2024 il giornalista Massimiliano Coccia ha scritto sulla testata "Linkiesta" un articolo dal titolo "I rossobruni. Chiusi i conti bancari di due megafoni della propaganda russa in Italia"; faceva riferimento a "Visione TV", testata giornalistica diretta da Francesco Toscano e vicina a "Democrazia sovrana e popolare" di Marco Rizzo;
Francesco Toscano ha riferito pubblicamente che in tale data non aveva alcuna notizia sulla chiusura del suo conto corrente, e che aveva solo ricevuto una convocazione in filiale pochi giorni prima per una richiesta di spiegazioni su alcuni movimenti;
il 5 febbraio 2025, dunque diverse settimane dopo la pubblicazione dell'articolo, è realmente arrivata la chiusura del conto corrente senza alcuna spiegazione formale,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo, ciascuno secondo le proprie competenze, ritengano corretto che un giornalista, marito di un'eurodeputata PD, sappia della chiusura del conto corrente di una realtà editoriale politicamente orientata, settimane prima del titolare del conto e prima che questa avvenga;
se sappiano come ciò possa essere avvenuto;
se si conoscano i motivi di tale decisione dell'istituto bancario e se tale comportamento sia conforme alle norme del settore.
(4-01980)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:
8ª Commissione permanente(Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica):
3-01800 della senatrice Zambito ed altri, su una frana che ha interessato la strada statale 68 all'altezza di Volterra (Pisa).
Avviso di rettifica
Nel Resoconto stenografico della 283ª seduta pubblica dell'11 marzo 2025, alla pagina 33, sotto il titolo "Congedi e missioni", alla quarta riga del secondo capoverso, dopo la parola "Repubblica;" inserire le seguenti: " Floridia Aurora,". Conseguentemente inserire nelle caselle relative a tutte le votazioni della senatrice un asterisco che richiami la seguente nota da pubblicare in calce alla medesima pagina:
"(*) La senatrice Floridia Aurora è in missione, e non dunque assente come figura dal prospetto della votazione."
Nel Resoconto stenografico della 284ª seduta pubblica del 12 marzo 2025, alla pagina 289, sotto il titolo "Congedi e missioni", alla quarta riga del secondo capoverso, dopo la parola "Repubblica;" inserire le seguenti: " Floridia Aurora,". Conseguentemente inserire nelle caselle relative a tutte le votazioni della senatrice un asterisco che richiami la seguente nota da pubblicare in calce alla medesima pagina:
"(*) La senatrice Floridia Aurora è in missione, e non dunque assente come figura dal prospetto della votazione."