Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 285 del 13/03/2025

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------

285a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO (*)

GIOVEDÌ 13 MARZO 2025

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Presidenza del vice presidente CENTINAIO,

indi del vice presidente RONZULLI

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(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 292 dell'8 aprile 2025
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)
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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare: Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente CENTINAIO

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 10).

Si dia lettura del processo verbale.

PAGANELLA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni (ore 10,05)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'interpellanza e interrogazioni.

Sarà svolta per prima l'interrogazione 3-01394 sull'utilizzo della Rete Starlink per la copertura delle aree non raggiunte dalla banda larga.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

CIRIANI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli senatori, con riguardo alle questioni sollevate dall'interrogante, il Governo ha già riferito in più occasioni, mediante l'intervento di numerosi suoi rappresentanti, a cominciare dallo stesso Presidente del Consiglio, da ultimo nella conferenza stampa dello scorso 9 gennaio, e dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'innovazione, senatore Butti, tra i principali fautori dell'attuazione del Piano Italia a 1 Giga.

Tuttavia, questa è un'occasione utile per ribadire che il Governo non intende emendare l'impostazione dei piani PNRR sulle reti ultraveloci, che, in particolare con riferimento al Piano Italia 1 Giga, vedono la fibra ottica come la tecnologia di riferimento. Il Governo ha ereditato un grave ritardo dai precedenti Esecutivi rispetto ai piani PNRR, ma sta già profondendo tutti gli sforzi possibili per recuperare terreno.

Già nel 2024 si è registrata una netta accelerazione nel dispiegamento dei piani pubblici per la connettività finanziati dal PNRR. Il Governo prosegue nel suo impegno per conseguire i target nel 2026. Lo stato di attuazione dei piani PNRR sulle reti ultraveloci affidati a Infratel Italia è disponibile e consultabile da tutti con un aggiornamento regolare sulla piattaforma connetti.italia.it.

Il Piano Italia a 1 Giga è un elemento chiave del nostro impegno nel PNRR. Siamo consapevoli dell'importanza di raggiungere il target previsto per il 2026. Il Governo sta lavorando con impegno per sostenere gli operatori aggiudicatari e Infratel nella realizzazione del Piano, con l'obiettivo di semplificare e accelerare i lavori. Visti i ritardi degli operatori, il Governo sta esplorando opzioni che possano contribuire a garantire connettività nell'immediato. Con riferimento alle aree più remote, il Governo sta valutando, con Starlink e altri operatori, l'ipotesi di integrazione della tecnologia satellitare come complemento alle infrastrutture esistenti.

Nel caso specifico di Starlink, sono in corso delle interlocuzioni con alcune Regioni italiane del Nord, del Centro e del Sud, per sperimentare la fornitura di un servizio space-based rivolto ad aree remote o prive di infrastrutture terrestri. In ogni caso, come già riportato nella nota di Palazzo Chigi pubblicata lo scorso 6 gennaio, si ribadisce che non sono stati firmati contratti né sono stati conclusi accordi tra il Governo italiano e la società SpaceX per l'uso del sistema di comunicazioni satellitari Starlink per coprire le aree più remote del territorio.

BOCCIA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOCCIA (PD-IDP). Signor Presidente, mi rivolgo per suo tramite al ministro Ciriani, che condivide con noi gran parte delle nostre giornate, quindi conosce buona parte delle nostre preoccupazioni e contestazioni.

Quest'atto di sindacato ispettivo è del 9 ottobre 2024. Seguiranno quello del collega Enrico Borghi e il secondo presentato dal Gruppo Partito Democratico, che illustrerà il senatore Manca: quindi, divido in due questo intervento, perché mi crea molta preoccupazione la sua risposta.

Signor Ministro, lei ci sta dicendo che non rimodulate il PNRR e quindi il Piano Italia a 1 Giga - se abbiamo capito bene - prosegue secondo la programmazione esistente. Voglio solo ricordarle che siete al Governo da due anni e mezzo e, quando vi siete insediati, quel programma era solo all'inizio; non si capisce quindi a chi addebita i ritardi. In due anni e mezzo avreste dovuto completare buona parte di quel programma. Ci dite che lo completerete entro il 2026, però poi, nello stesso tempo, ci dite che, siccome c'è il rischio che i progetti finalizzati alla copertura fisica delle aree grigie - la traduco, perché dalla sua presentazione non si era capito bene - possano non esseri completati, parlate con Starlink.

Non va bene, ministro Ciriani. Non va bene per i rischi di cui parleremo dopo. Non va bene per le performance perché - come il Governo sa - la velocità media delle connessioni Internet per il momento è paragonabile a quelle di una connessione in fibra ottica misto rame (very high-speed digital subscriber line, VDSL). Per i servizi di connessione in abbonamento standard che oggi offre Starlink, il livello delle prestazioni sale, ma con costi mensili superiori. Le sue parole però non ci rassicurano. Siamo alla parte che possiamo definire civile, e poi parleremo della parte della difesa, della sicurezza nazionale e di quella militare. Mi riprometto nel secondo intervento di entrare nello specifico.

Restiamo ora alla prima parte: lei ci sta dicendo che non toccate il PNRR, ma, siccome c'è un tavolo a Palazzo Chigi che ne sta valutando gli effetti, avete deciso, in realtà, di affidare a Starlink le aree grigie. Abbiamo capito bene, ministro Ciriani? Sul punto ci serve un sì o un no.

Se invece la risposta è condizionata dall'accettazione delle Regioni, noi dobbiamo dirle che è molto grave. State cercando l'alibi dicendo alle Regioni che devono occuparsene e poi utilizzate una parte delle risorse, magari del Fondo di sviluppo e coesione o quelle che sbloccate dal rubinetto. Ricordo che qui il ministro Foti non l'abbiamo ancora visto. Da quando c'è stato il cambio tra Foti e Fitto - sembra uno scioglilingua - noi Foti non l'abbiamo ancora visto e non abbiamo alcun aggiornamento non solo sul PNRR, ma neanche sullo stato di avanzamento delle risorse legate al cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali.

Siamo quindi insoddisfatti rispetto a questa prima risposta. Siamo molto preoccupati. Dalla sua risposta, ministro Ciriani, emerge che, dopo due anni e mezzo, i progetti finalizzati alla copertura fisica delle aree grigie sono in grave ritardo. È evidente e confermiamo che le aree interne saranno ancora penalizzate per il mancato completamento delle infrastrutture di rete a banda ultralarga, ed era quello che temevamo. Dobbiamo prendere atto del mancato sviluppo delle reti future proof che erano quelle in grado di soddisfare su tutto il territorio nazionale - aggiungo io - a partire dalle aree di montagna e dalle aree interne, che sono quelle a cui bisogna dare subito il segnale, il fabbisogno di connettività minima per la fruizione di servizi sempre più avanzati.

Mi pare di capire dalle sue parole che per il Governo dei patrioti la risposta sia che ci affidiamo alla società di un patriota di un altro Paese che fa profitti che poi utilizza a volte per fare attività economiche e a volte per consolidare il proprio potere politico.

Non ci siamo, ministro Ciriani, non ci siamo. Speriamo che la risposta successiva, che riguarderà anche i temi della sicurezza nazionale e della difesa del nostro Paese, non sia insoddisfacente come questa. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-01474 sull'utilizzo della rete satellitare Starlink in luogo di un sistema unico europeo di comunicazioni.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione

CIRIANI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi senatori, l'interrogazione in oggetto riprende un articolo giornalistico di Dario Lombardo, pubblicato sul quotidiano «La Stampa» il 13 novembre dell'anno scorso, alla luce del quale offre una ricostruzione imprecisa dei rapporti del Governo italiano con la società SpaceX di proprietà del magnate americano Musk.

In questa sede preme quindi tornare su un argomento già ampiamente trattato da numerosi rappresentanti del Governo in varie occasioni, non solo per ribadire le dichiarazioni già rilasciate, oltre che rese allo stesso Parlamento, ma anche per correggere ricostruzioni inesatte e fuorvianti.

Per quanto riguarda l'utilizzo della rete satellitare Starlink, con la nota dello scorso 6 gennaio la Presidenza del Consiglio ha smentito che siano stati firmati contratti o siano stati conclusi accordi tra il Governo italiano e la società SpaceX per l'uso del sistema di comunicazioni satellitari Starlink. Le interlocuzioni con SpaceX rientrano nei normali approfondimenti che gli apparati dello Stato hanno con le società, in questo caso con quelle che si occupano di connessioni protette per le esigenze di comunicazione di dati crittografati.

Anche il ministro Crosetto, nel corso della seduta della Camera dello scorso 8 gennaio, si è pronunciato sull'argomento precisando che neanche la Difesa ha mai approvato un accordo al riguardo. Più recentemente, durante la conferenza stampa d'inizio anno, il presidente del Consiglio Meloni ha dichiarato che SpaceX ha avuto modo di illustrare al Governo una tecnologia che permette di garantire comunicazioni sicure a livello mondiale e che quindi per il Governo può essere interessante, nell'ottica di assicurare un collegamento continuo, ad esempio con le sedi diplomatiche o con i contingenti militari all'estero. Sempre il Presidente del Consiglio ha messo in luce che le interlocuzioni con SpaceX rientrano nella normale attività di qualsiasi Governo, che consiste anche nel conoscere l'offerta delle aziende che operano sul mercato per cercare soluzioni meritevoli da adottare dopo aver condotto le istruttorie del caso.

Proprio riguardo alle sedi diplomatiche, erroneamente citate nell'articolo giornalistico, è bene compiere una precisazione. Le ambasciate all'estero hanno dei piani di emergenza pensati per fronteggiare situazioni critiche, al verificarsi delle quali è fondamentale poter disporre di una comunicazione continua e affidabile con Roma, per seguire la corretta e tempestiva attuazione di tali piani. Sotto questo aspetto, dunque, l'affidabilità delle reti di connessione di telefonia e Internet è cruciale e purtroppo l'esperienza insegna che le reti di connessione possono diventare inaccessibili per una pluralità di cause, che possono essere ad esempio naturali, come catastrofi, o di natura politica, come la decisione delle autorità locali di disporre a tempo indefinito il blocco telefonico o di Internet. Per cercare sistemi di connessione più affidabili, nell'ultimo triennio l'unità di crisi della Farnesina ha esaminato numerose soluzioni, che variano dalle reti di telefonia satellitare alle reti radio ultra high frequency (UHF) e very high frequency (VHF), alle connessioni Internet satellitari che, in particolare, assicurano sia il traffico voce sia il traffico dati.

Giova precisare che questi sistemi di connessione sono pensati come soluzione di backup rispetto alle normali linee di comunicazione commerciali disponibili e non vengono destinati alle attività ordinarie delle nostre ambasciate, né sono utilizzati per scambiare informazioni classificate. È proprio in questo scenario che sono state avviate alcune sperimentazioni con i sistemi satellitari Starlink presso le sedi diplomatiche in Burkina Faso, in Bangladesh, in Libano e in Iran, che dunque sono state dotate di antenne Starlink, anche se nessuna ad oggi è attiva. La procedura prevede che le antenne siano attivate unicamente per testarne il funzionamento e siano poi sospese con l'obiettivo di riattivarle solo ove si rendesse necessario.

Per completa informazione si rappresenta che in questi casi, come in tutti gli altri, la stipula dei contratti per i dispositivi di connessione avviene non con accordi diretti con le società che forniscono il servizio, cioè con SpaceX, ma tramite imprese terze italiane che garantiscono fornitura e assistenza, come ad esempio Telespazio, e viene perfezionata sul portale degli acquisti in rete della pubblica amministrazione o, in situazioni di urgenza, da parte delle ambasciate sul mercato locale. Tra l'altro, trattandosi di contratti ampiamente sottosoglia, si procede autonomamente all'affidamento diretto. I singoli contratti sono formalizzati con delibere a contrarre che vengono pubblicate sul sito del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

Alla luce di quanto esposto, è dunque evidente che non c'è stato l'affidamento da parte del Governo di infrastrutture critiche del Paese a Starlink, come invece l'interrogazione assume. Come già assicurato dal presidente Meloni, ogni eventuale ulteriore sviluppo sulla questione sarà gestito secondo le consuete procedure.

Infine, una notazione per quanto riguarda il programma per le comunicazioni satellitari governative dell'Unione europea: il Governo è pienamente consapevole e partecipe delle iniziative in atto in ambito europeo nel settore delle comunicazioni governative sicure. Tuttavia, queste iniziative non avranno una piena capacità operativa prima del 2030. Per questa ragione, è stata avviata un'attività esplorativa per verificare quali altre possibilità, in modo complementare e non alternativo ai programmi europei, possano soddisfare le esigenze esistenti fintanto che il programma europeo non sarà finalmente operativo. Qualsiasi proposta che coinvolga infrastrutture strategiche, specialmente in ambito di telecomunicazione, viene valutata rigorosamente per il rispetto di criteri di sicurezza nazionale. In tal senso, l'eventuale utilizzo di tecnologie come quelle proposte da SpaceX sarà sottoposto al vaglio delle garanzie sulla sovranità nazionale delle componenti terrestri e dei flussi informativi in linea con gli standard di sicurezza vigenti e, in particolare, con i requisiti di crittografia nazionale, sia a monte sia a valle dei flussi informativi, nonché con le procedure normative in vigore per qualsiasi sistema paragonabile.

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto alberghiero «Ugo Tognazzi» di Velletri, in provincia di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa dello svolgimento di interpellanze e interrogazioni (ore 10,21)

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signor Presidente, vorrei preliminarmente ringraziare il Ministro per la sua presenza qualche giorno fa ai funerali di Bruno Pizzul, perché credo non solo che sia stato un gesto importante da parte del Governo, ma che abbia anche rappresentato il sentimento di tutti quanti noi, certamente di chi le sta parlando in questo momento e della formazione politica che qui rappresenta.

Detto questo, la sua risposta, signor Ministro, da un lato, è la conferma delle preoccupazioni che ci avevano portati a presentare questa interrogazione; dall'altro, pone un tema essenziale che dev'essere inquadrato nella sua complessità. Voglio dire con grande franchezza che non sono sufficienti né le misure ordinarie alle quali lei, signor Ministro, ha fatto riferimento alla fine della sua esposizione, cioè sostanzialmente l'applicazione del golden power, né il tema di un possibile esercizio di frammentazione amministrativa, immaginando che questa sia esclusivamente una questione di alimentazione di mercato di un'ordinaria attività della pubblica amministrazione. Non è così e quindi definire questa partita - uso le sue parole - come normali approfondimenti, perché può essere interessante nell'ambito di una normale attività di qualsiasi Governo sviluppare un'attività di mercato, significa o non capire di cosa stiamo parlando o far finta di non aver capito. Siccome noi vi riteniamo capaci da questo punto di vista - e solo da questo - sappiamo che avete capito di che cosa stiamo parlando e che avete qualche imbarazzo e anche un po' di reticenza nel dover entrare nel merito della questione, forse anche perché siete stati clamorosamente tirati per le orecchie dal rappresentante italiano dell'azienda SpaceX, che in maniera del tutto inopinata ha ritenuto di esprimere valutazioni nei confronti del Governo, del Primo ministro e del partito che rappresenta il Primo ministro, senza che nessuno di voi abbia avuto il coraggio di fiatare.

Ma ritorniamo alla questione essenziale di cui stiamo parlando. Come ha ricordato anche lei, lo spazio è una materia molto complessa, che implica aspetti economici, inediti giuridici - di chi è lo spazio, è un far west che oggi non è normato? - questioni di natura diplomatica ed elementi di natura militare. In sintesi, lo spazio è un settore strategico per la sicurezza nazionale.

Se non partiamo da qui e frammentiamo le questioni senza tenerle per le briglie - immaginando di avere risposte parziali per ogni singola realtà, che sia la sfaccettatura economica, diplomatica o militare - rischiamo di mettere in discussione l'impianto intero della sicurezza nazionale. Guardi, signor Ministro, non ci volevano Musk e le sue minacce di spegnere i satelliti in Ucraina per dimostrare la giustezza di questa tesi, ma è arrivata anche quella, è arrivato anche quel tipo di minaccia.

Dentro questa cornice, siccome lo spazio è il quinto dominio militare dopo la terra, l'aria, il mare e il cyber e qualcuno sta già cominciando a dire che il sesto dominio sarà la mente dell'uomo, quindi lo scambio delle comunicazioni, il loro plagio e il loro condizionamento, allora diventa un elemento essenziale. Parliamo esattamente di questo.

Noi abbiamo bisogno di recuperare da questo profilo il tema cruciale della cooperazione europea. Anche per questo, signor Ministro, negli ultimi trenta secondi che ho a disposizione, faccio un appello a lei e al Premier: andate agli incontri internazionali. Se avete opinioni diverse e dissenzienti rispetto al presidente Macron o al primo ministro Starmer, ditegliele, ma non indebolite il nostro Paese non partecipando ai fori essenziali delle decisioni, solo perché, per esempio, sull'Ucraina ieri avete espresso tre posizioni diverse al Parlamento europeo, perché questo indebolirebbe il nostro Paese.

L'ultima volta che l'Europa è andata divisa in sciovinismi ottocenteschi abbiamo creato la Libia. Siccome l'Europa non può permettersi in Ucraina di fare una Libia al quadrato, o peggio ancora al cubo, tutti questi aspetti devono essere ricondotti a una dimensione strategica e politica di fondo. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interpellanza 2-00021 su un possibile accordo per collegare la Rete ministeriale e diplomatica italiana al sistema satellitare Starlink.

Ha facoltà di parlare il senatore Manca per illustrare tale interpellanza.

MANCA (PD-IDP). Signor Ministro, abbiamo presentato questa interpellanza - come hanno indicato il Presidente del nostro Gruppo e anche il collega senatore Borghi - non per ascoltare gli aspetti gestionali della vicenda, perché sappiamo perfettamente che, di fronte ad eventuali affidamenti, servono procedure ad evidenza pubblica per determinare eventuali contratti.

Questa interpellanza nasce con un obiettivo molto semplice, signor Ministro: far capire al Governo che stiamo parlando degli asset pubblici e delle reti. Stiamo parlando, come giustamente ricordava il collega Enrico Borghi, della gestione dello spazio, che oggi non è regolato. Come dicevo, quindi, questa interpellanza nasce con l'obiettivo molto semplice di cercare di capire se il Governo ha o non ha una visione, ha o non ha un progetto, è in grado cioè di affrontare una vicenda così complessa.

Siamo all'interno di enormi trasformazioni geopolitiche. Ci piacerebbe anche comprendere una lettura degli effetti del trumpismo dentro un'alleanza sempre più stretta con nuovi oligarchi che, non casualmente, proprio su questa materia, realizzano gli utili e i business che da soli sono forse più importanti dei bilanci dei singoli Stati.

Qual è la vostra visione? Perché, Ministro, visto che anche lei ha una delega importante, quella dei rapporti con il Parlamento, non si decide di affrontare in Parlamento un tema strategico di programmazione e di indirizzo sugli asset strategici più importanti per la sicurezza nazionale? Non si può essere patrioti a targhe alterne o, peggio ancora, difensori dell'interesse nazionale pensando di affidare ai privati la sicurezza nazionale. Questo contraddice sia l'esigenza di una difesa comune europea, sia soprattutto l'interesse fondamentale - che dovrebbe stare a cuore a lei quanto a noi, visto che è il Ministro dei rapporti con il Parlamento - di portare in Parlamento una discussione seria su quale sia l'indirizzo.

Signor Ministro, come abbiamo sottolineato in questa interpellanza, noi abbiamo già visto segnali preoccupanti, per come avete gestito ad esempio le reti TIM, per come avete affidato a un privato il controllo degli asset fondamentali più importanti del Paese, senza delineare alcun atto di indirizzo. Abbiamo visto, nella legge di bilancio, come avete fatto per quello che riguarda la gestione delle reti Enel e delle reti elettriche, prorogando concessioni senza alcun indirizzo sul versante degli investimenti e del rapporto con le Regioni. Insomma, noi pensiamo che questa materia sia gestita da voi in un'emergenza sempre orientata ad affrontare le questioni di natura economica; le difficoltà economiche ogni volta vi impongono una cessione di sovranità e soprattutto un indebolimento del ruolo pubblico, perché qui stiamo parlando del controllo della sicurezza dei dati, stiamo parlando della sicurezza nazionale.

In tutto questo, nel ringraziarla per essere qui questa mattina, vogliamo dirle con grande forza e determinazione che questa materia è troppo importante per essere affrontata o limitata dopo mesi e mesi di discussione. Né si può pensare che il rapporto con il Parlamento si esaurisca nel dirci che dovevamo ascoltare la conferenza stampa del Presidente del Consiglio, perché non credo che sia questo il ruolo del Parlamento. Il ruolo del Parlamento è decidere un indirizzo politico, e non di ascoltare le conferenze stampa. (Applausi).

E non possiamo fermarci qui, alla retorica di far sempre riferimento agli errori del passato, al fatto che avete avuto un'eredità che vi è stata consegnata da chi c'era prima di voi. Dopo sei mesi di Governo è anche ascoltabile, ma dopo due anni e mezzo è inascoltabile, signor Ministro. Se ci sono ritardi nel PNRR, venite in Parlamento, ce lo dite e proviamo insieme a correggerli. Se invece vi nascondete dietro i ritardi per non portare niente in Parlamento e per negargli gli atti di indirizzo fondamentali su una materia così delicata, credo che questa sia la negazione fondamentale della delega che le è stata assegnata. Quindi, noi dobbiamo provvedere a compensare tutto questo.

Signor Ministro, le voglio chiedere con grande chiarezza quali sono le ragioni per il Governo, alla luce anche degli impegni assunti in ambito europeo. Abbiamo capito dalle sue risposte e dalle sue riflessioni su questo tema che, se anche non è ancora stato fatto l'atto tecnico, state pensando di affidarvi a questo che io definisco "monopolio" e alla fine, se lo si affida in questo modo, si nega anche la prospettiva di una difesa comune europea. C'erano dei progetti avviati nella dimensione europea, dei quali non conosciamo più gli stati di avanzamento.

Se volete procedere a una trattativa privata con Starlink, che poi avrà la sua evidenza negli atti pubblici, anziché procedere con convinzione nel programma europeo, venite a dircelo; venitecelo a dire che avete deciso di demolire l'Europa e di rinunciare a una prospettiva europea comune, perché stiamo parlando di questo. La scelta non è tecnica, non è neutra, ma ha un grande impatto politico e lo avrà anche per i futuri Governi. È per questo che negare al Parlamento una discussione strategica su questo tema è una follia, è la negazione dei principi fondamentali che la Costituzione assegna a quest'Assemblea.

Penso che abbiate valutato cosa possa determinare l'eventuale combinato disposto - immaginiamocelo solo per un istante, Ministro - dato dall'assegnazione a Starlink della copertura delle aree grigie e della gestione delle infrastrutture di connessione e telecomunicazione delle sedi diplomatiche italiane. Stiamo parlando di questo. Dentro questo combinato disposto è evidente a tutti che ci sono dei rischi per la sicurezza nazionale. È evidente a tutti che ciò è in contrasto con la strategia europea in questo senso, che per me deve essere comune. Stiamo parlando di questo: sono infrastrutture strategiche gestite da una società estera. L'obiettivo di questo Governo è consegnare a una società privata la gestione dei nostri dati più importanti e sensibili, anche delle nostre diplomazie e dei nostri Servizi? Io credo che tutto questo, Ministro, sia incompatibile con l'occuparci dell'interesse nazionale e con il servire con onore e disciplina questo Paese. (Applausi).

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere all'interpellanza testé svolta.

CIRIANI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi senatori, anche in questo caso l'interpellanza in oggetto si basa su una ricostruzione imprecisa dei rapporti tra il Governo italiano e la società SpaceX di proprietà dell'imprenditore americano Elon Musk. Rimando pertanto integralmente alla risposta precedentemente fornita all'interrogazione del collega Enrico Borghi.

Contrariamente a quanto riportato nell'interpellanza, presso la Presidenza del Consiglio non è stato istituito alcun tavolo tecnico operativo per lo studio della concessione a Starlink della gestione delle infrastrutture di connessione e telecomunicazione delle sedi diplomatiche italiane o delle stazioni mobili delle navi della Marina militare italiana.

Sotto altro profilo, pur trattato nell'interpellanza in oggetto, riguardante il ventilato ricorso a SpaceX per la connessione delle aree più remote del Paese, al fine di raggiungere alcuni obiettivi del PNRR sulle reti ultraveloci, mi rimetto a quanto risposto precedentemente all'interrogazione del senatore Boccia, specificando che, alla luce dei ritardi ereditati, il Governo sta esplorando opzioni che possono contribuire a garantire connettività nell'immediato, in particolare nelle aree remote. In questa direzione, il Dipartimento per la trasformazione digitale di recente ha avviato una sperimentazione con la Regione Lombardia volta a testare sul campo le potenzialità delle reti satellitari per la fornitura di backhauling a punti di accesso alle reti localizzate in aree difficili da raggiungere.

All'esito della gara in corso di svolgimento, si testeranno soluzioni di connettività ibrida rivolte verso sedi del demanio regionale attraverso la simulazione di flussi di traffico, per testare la solidità delle soluzioni architetturali proposte. I risultati della sperimentazione offriranno una base conoscitiva fondamentale per i successivi ed eventuali sviluppi della soluzione proposta. La tecnologia satellitare potrebbe in definitiva proporsi in termini di complementarietà rispetto alle altre soluzioni tecnologiche disponibili, nel rispetto del principio di neutralità tecnologica. Si attendono quindi gli esiti della procedura pubblica e aperta, avviata dal soggetto attuatore designato dalla Regione Lombardia.

BOCCIA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOCCIA (PD-IDP). Signor ministro Ciriani, a nome del mio Gruppo la ringrazio per la sua disponibilità, però converrà con noi che così non facciamo tanta strada. Questa interrogazione era di dicembre, quella precedente era di ottobre e ora siamo a marzo: sono passati rispettivamente tre e cinque mesi e lei non ha fatto chiarezza sulla cosa più importante. Era il secondo punto dell'impianto che il Partito Democratico le ha posto davanti in due momenti diversi attraverso due atti di sindacato ispettivo. Questo è quello più delicato.

Dalla sua risposta noi capiamo che, tra Trump e l'Europa, il Governo italiano sceglie Trump. Mi pare fin troppo chiaro: tra Trump e l'Europa, voi scegliete Trump, ma non solo per la politica, bensì anche per dinamiche economiche che danneggeranno il nostro Paese e riguardano un monopolio di fatto, a cui hanno fatto riferimento prima di me i colleghi Manca ed Enrico Borghi.

La cosa grave, ministro Ciriani, è che lei nella risposta non ha toccato la vicenda Sogei, che è gravissima e per la quale il referente di Starlink in Italia risulta indagato. Inoltre, signor Ministro, non ci ha detto se quel contratto si è fermato un attimo prima della sottoscrizione a causa di quelle indagini.

C'è una cosa che capiamo e che risulta a questo Parlamento (non perché l'ha detto il Governo, ma perché emerge da fonti di stampa) sul tavolo tecnico operativo presso la Presidenza del Consiglio composto, tra gli altri, dal sottosegretario Fazzolari e dal consigliere per gli affari militari, generale Federici, oltre che da Butti, che si è già espresso e che mi pare di capire che lei oggi ha smentito. Infatti, mentre Butti, alcuni mesi fa, parlava dell'ipotesi di utilizzare i fondi del PNRR, lei dice che non li utilizzerete. Le ribadisco, ministro Ciriani, che chiederemo con urgenza l'audizione del ministro Foti perché non possiamo più accettare che lei venga qui a dirci che il PNRR è in ritardo a causa di chi c'era prima, in quanto governate da due anni e mezzo e quando siete arrivati avete deciso di smontarlo e rimontarlo. Assumetevi la responsabilità dei ritardi. (Applausi).

Il tema, però, ora è uno e solo uno. Ci può dire se la sperimentazione dei progetti pilota nelle sedi diplomatiche italiane in Libano e Bangladesh è in corso o no? Io non l'ho sentito e non l'ho capito. Se così non fosse - e noi tireremmo un sospiro di sollievo per le nostre sedi diplomatiche in Libano e Bangladesh - avremmo bisogno di capire dal Governo che cosa si sta facendo per il progetto della Commissione europea che, come lei sa, lavora su un sistema satellitare a rete analogo a quello di Starlink, denominato Govsatcom.

La nostra preoccupazione è che voi non stiate facendo nulla. È come se quel progetto non fosse più strategico per il nostro Paese. Signor Ministro, nelle tre risposte che ha dato questa mattina su questi temi così delicati, non le ho sentito parlare dell'impegno del Governo italiano sui progetti europei.

Ovviamente ci preoccupa la posizione del Governo italiano perché è evidente, colleghi della maggioranza, che la gestione delle infrastrutture di connessione di telecomunicazione delle nostre sedi diplomatiche, nonché della Difesa, determina rischi per la sicurezza nazionale ed europea in base al controllo delle stesse infrastrutture strategiche, soprattutto in alcuni Paesi.

Ciò che deduciamo è che il Governo ha dialogato con Starlink a vari livelli; non si sa ancora che mandato avevano gli interlocutori del Governo e da chi l'avessero ricevuto. L'unica cosa che sappiamo è che il delegato di Starlink in Italia, come ha ricordato poco fa il collega Enrico Borghi, a un certo punto ha minacciato lo stesso partito di maggioranza per un'affermazione che ha ritenuto offensiva (pensate a che punto siamo arrivati nel nostro Paese). Questa persona, che non so se sia un manager, un dirigente o un consulente di un'azienda non italiana, minaccia addirittura il principale partito di maggioranza per aver quasi offeso l'onorabilità di un'azienda che, in realtà, deve rispettare le regole e, soprattutto, le istituzioni del nostro Paese.

Gli accadimenti di questi giorni con la proprietà di Starlink (è stato detto prima di me, ma voglio ribadirlo a nome di tutto il Gruppo Partito Democratico), che ha minacciato a un certo punto di spegnere le comunicazioni tra i satelliti di sua proprietà e l'esercito ucraino (salvo dire, il giorno dopo, di no, che era un'iperbole, stava scherzando, ha esagerato e non voleva dirlo), hanno fatto emergere tutti i rischi che si corrono nello stipulare contratti con la proprietà di Starlink e speriamo che il Governo li prenda in considerazione.

Ministro Ciriani, concludo manifestando la totale insoddisfazione del Gruppo Partito Democratico per le risposte che il Governo ci ha dato oggi. La nostra preoccupazione è aumentata.

Per questo, presidente Centinaio, attraverso lei annuncio che chiederemo un'informativa urgente dei Ministri competenti in Assemblea, perché dei temi che abbiamo affrontato oggi negli atti di sindacato ispettivo vorremmo parlare, discutere e dibattere con il Governo in Aula. È evidente, infatti, che oggi il ministro Ciriani ha provato a mettere una toppa, che però è più grande del buco. Vorremmo conoscere il parere dei partiti di maggioranza (tutti) e capire dove stiamo andando. Chiederemo perciò un'informativa urgente e chiederemo agli altri partiti di opposizione di sostenerla. Soprattutto, dalle risposte del ministro Ciriani oggi in quest'Aula prendiamo atto che la presidente Meloni e tutto il suo Governo tra l'Europa e Trump scelgono Trump. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-01743 su misure idonee ad incrementare l'efficacia dei controlli nei luoghi di lavoro.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

BELLUCCI, vice ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante per il quesito che ha posto, in quanto consente di offrire un quadro complessivo della tematica della sorveglianza e della vigilanza in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, attualmente ripartita tra INPS (Istituto nazionale della previdenza sociale), INAIL (Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro) e Ispettorato nazionale del lavoro (INL).

In via preliminare, sottolineo che il tema della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, nonché quello del potenziamento dei sistemi di controllo rivestono particolare rilevanza per il Governo, come testimoniano le numerose iniziative in materia.

Fatta tale premessa, a seguito delle interlocuzioni con gli enti preposti allo svolgimento delle attività di vigilanza, in relazione alla riorganizzazione delle competenze ispettive e delle politiche di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in ottemperanza all'articolo 13, comma 4, del decreto legislativo del 9 aprile del 2008, n. 81, ha previsto che la vigilanza debba essere esercitata nel rispetto del coordinamento delle attività ispettive dei vari enti a ciò deputati.

Infatti, il menzionato decreto ha istituito presso il Ministero della salute il Comitato per l'indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza sempre in materia di salute e sicurezza sul lavoro, composto da rappresentanti del Ministero della salute, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero dell'interno, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nonché dal coordinatore della Commissione salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e da rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome di Trento e di Bolzano.

Nell'ambito della programmazione regionale è stato poi previsto a livello provinciale che le aziende sanitarie locali e l'INL promuovano e coordinino sul piano operativo l'attività di vigilanza esercitata da tutti gli organi di cui alle già menzionate disposizioni.

Il quadro normativo descritto consente di affermare che esiste già nell'ordinamento un valido sistema di coordinamento tra le varie amministrazioni coinvolte nelle attività in parola.

Occorre poi aggiungere che, sempre in tema di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, con il decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali n. 195 del 17 dicembre 2024 è stato approvato il Piano integrato per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, quale nuovo strumento, immediatamente operativo, che intende proporre il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro non più come un mero adempimento normativo, bensì come valore fondante in ogni contesto di vita, dall'ambito scolastico a quello lavorativo.

Finalità precipua del Piano è la creazione di una rete sinergica di collaborazione, che vede il coinvolgimento innanzitutto del Ministero che ho l'onore di rappresentare, dell'INL, dell'INAIL, dell'INPS, ma anche dei cittadini, delle imprese, delle parti sociali, degli enti pubblici e privati e di tutti gli stakeholders a vario titolo interessati nella sicurezza, al fine di predisporre attività mirate per specifiche aree di intervento e di massimizzare ogni iniziativa utile a contrastare il fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali.

In particolare, tenuto conto degli obiettivi individuati dal citato Piano, l'INAIL e l'INL sono impegnati per tutta la durata dello stesso al raggiungimento delle finalità previste, nel pieno rispetto dei reciproci ruoli, nonché dei compiti e delle funzioni di rispettiva competenza, istituzionalmente spettanti.

Nell'ambito delle attività di collaborazione nel corso del 2025, a supporto delle attività di vigilanza e ispezione, saranno realizzate iniziative di carattere informativo, funzionali per la navigazione nell'ambito delle basi di dati, come i "Flussi informativi" e il "Cruscotto infortuni".

A tal riguardo, a fine novembre 2023 è stata firmata una convenzione tra INAIL e Conferenza delle Regioni e Province autonome, il cui testo è stato elaborato anche mediante l'attività di coordinamento del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, avendo lo scopo di garantire le strutture regionali e provinciali preposte all'attività di programmazione e pianificazione in materia di prevenzione e sicurezza nell'ambito del lavoro e ai servizi di prevenzione e sicurezza negli ambiti del lavoro delle aziende sanitarie locali (ASL) e delle agenzie di tutela della salute (ATS) del proprio territorio di competenza.

Sul tema della salute e della sicurezza dei lavoratori, INAIL ed INPS hanno reso noto che, con il decreto-legge n. 63 del 15 maggio 2024 e la legge 12 luglio 2024, n. 101, gli stessi sono stati autorizzati a bandire una procedura concorsuale pubblica per l'assunzione di nuovi ispettori.

Per quanto concerne l'INAIL, si segnala che con il decreto-legge del 2 marzo 2024, n. 19, che ha introdotto nuove misure per rafforzare l'attività di vigilanza in materia di lavoro, previdenza sociale, salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, sono stati aboliti i ruoli ad esaurimento, sono state quindi ripristinate le facoltà assunzionali degli istituti ed è stata riaffermata la titolarità della funzione di vigilanza degli istituti nei rispettivi ambiti di competenza.

Si segnala che, con il decreto-legge n. 63 del maggio del 2024, di tutela delle imprese agricole e di contrasto al lavoro sommerso e al caporalato in agricoltura, è stata autorizzata l'assunzione per INPS ed INAIL di più di 500 nuovi ispettori INPS e INAIL. Questa misura rappresenta una svolta significativa per il rafforzamento dell'efficacia dei controlli sul territorio, poiché il recupero delle capacità operative non solo migliora le azioni ispettive e la promozione della compliance, ma potenzia anche la tutela assicurativa ed intensifica l'attività di prevenzione e contrasto al lavoro sommerso e irregolare, fermo restando il ruolo di coordinamento unificato dell'INL a garanzia dell'efficacia e della non sovrapposizione dei controlli.

Analoghe considerazioni valgono anche per quanto concerne l'INPS. Inoltre, mi preme sottolineare che, per quanto concerne i risultati dell'attività di vigilanza tecnica nel 2024, è possibile anticipare in questa sede - perché quella istituzionale, deputata alla pubblicazione del report con i risultati dettagliati annuali, è la prossima commissione centrale di coordinamento dell'attività di vigilanza, prevista dal decreto legislativo n. 124 del 2004 - che risultano complessivamente avviati 46.985 accertamenti ispettivi di vigilanza in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, con un incremento del 126 per cento rispetto alle 20.755 ispezioni avviate nell'anno precedente.

Di queste, quasi la metà ha riguardato il settore edilizio. Nel corso del 2024, ne sono state definite 34.970, delle quali 29.524 con esito irregolare, con un indice di irregolarità pari all'84,4 per cento, che non si è discostato sensibilmente dal dato del 2023, che era dell'85 per cento.

Nell'ambito della vigilanza svolta, quindi, sono state accertate complessivamente 83.330 violazioni di norme in materia di salute e sicurezza (più 127 per cento rispetto alle 36.680 del 2023).

Infine, vale la pena sottolineare che le vittime del caporalato sono scese del 60 per cento nel 2024, rispetto all'anno precedente. Di conseguenza, sono aumentati i controlli e le sanzioni. Dunque, anche sotto il profilo della vigilanza complessivamente intesa, sia in materia di salute e sicurezza sia sotto il profilo della tutela dei rapporti di lavoro, si può registrare un incremento complessivo delle ispezioni e delle verifiche, sia per gli INL sia per gli istituti INPS ed INAIL, pari al 42 per cento in più rispetto a quelle effettuate nell'anno precedente e del 100 per cento in agricoltura, con provvedimenti di sospensione adottati che sono sensibilmente aumentati nel loro complesso, passando da poco più di 8.000 nel 2022 a 15.000 lo scorso anno.

Voglio ricordare inoltre che si è provveduto ad adottare la patente a crediti in edilizia per cercare di riqualificare anche di più un comparto strategico della nostra Nazione. A tale proposito, vorrei sottolineare che a fine dello scorso febbraio sono state 432.649 le patenti emesse e che la vigilanza dell'Ispettorato nazionale del lavoro negli ultimi quattro mesi ha provveduto a 5.692 controlli, contestando solo otto violazioni per mancanza della patente.

Considerata l'importanza del tema sollevato, rappresento che questo Ministero vigilerà sulla questione e, ove necessario, si attiverà con gli attori istituzionalmente competenti al fine di garantire la massima efficacia dei controlli, in quanto la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro è certamente una priorità di noi tutti, che richiama tutti a un'assunzione di responsabilità massima e corale (istituzioni, privato, parti sociali), insomma tutti coloro i quali, a tutti i livelli, a partire dalla prevenzione e quindi dalla promozione della cultura della sicurezza e della salute, devono poi far sì che in quei contesti di lavoro ci siano sempre benessere e promozione della qualità della vita.

MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, premesso che ho presentato l'interrogazione esattamente un anno fa, mi sarei aspettato tutto tranne che una risposta burocratica, avendo una responsabilità, oltre che come senatore, anche come Presidente di una Commissione d'inchiesta. Le questioni che avevo posto e che pongo nell'interrogazione non hanno avuto invece alcuna risposta.

Sono reduce in questi giorni da ispezioni a Prato e Monfalcone. In Commissione si è posto un problema fondamentale, rilevando che purtroppo la piaga dei morti e degli infortuni sul lavoro non diminuisce. Abbiamo una linea sostanzialmente piatta, che anzi a volte tende a salire più che a diminuire. Ad esempio, anche personalmente, nella mia attività ho riscontrato il fatto che serve un maggior coordinamento. Il decreto legislativo n. 81 del 2008 ha spostato la responsabilità sul terreno delle Regioni. L'Ispettorato del lavoro ha assunto ispettori. L'INPS e l'INAIL hanno i loro ispettori. Il problema però è quello di avere un ruolo e un luogo costante, in cui non si scambino informazioni una volta ogni sei mesi o una volta l'anno, ma vi sia una task force che interviene dopo aver individuato, tramite l'analisi dei dati, le caratteristiche degli infortuni, in quali zone avvengono e quali sono le fasce di età coinvolte. Dovrebbe trattarsi cioè di un'azione mirata.

L'obiettivo è quello di prevenire. Credo che ognuno di noi voglia intervenire attraverso la prevenzione. Per prevenire bisogna conoscere e, per conoscere, bisogna mettere insieme tutti gli strumenti. Tutto questo però non c'è. Pongo la questione perché vado nei territori e so benissimo che non c'è. Non si può nemmeno obbligare a farlo, perché ognuno risponde ovviamente alle proprie strutture. È quindi necessario andare in questa direzione.

Per quanto riguarda il personale, è vero che sono state sbloccate assunzioni all'INPS e all'INAIL, però ad esempio all'Ispettorato nazionale del lavoro è stato fatto un certo innesto di nuovi ispettori e lei sa che gli ispettori assunti al Ministero del lavoro hanno una retribuzione inferiore rispetto ad altri, anche significativa, vista la quantità limitata delle retribuzioni. Inoltre, se una persona viene assunta a Napoli e poi si sposta a lavorare a Milano, è chiaro che lì avrà difficoltà con 1.500 euro al mese. Molto spesso quindi le persone vengono assunte, ma poi cercano altre collocazioni: mi pare normale ed è un problema che uno Stato deve porsi e affrontare, perché è concreto.

C'è poi il tema delle competenze. Chi ha il compito di coordinare questi soggetti? La domanda era esplicita, ma non c'è stata una risposta. La questione che ho cercato di sollevare in questa interrogazione è relativa alla necessità di uno strumento di intervento sulla governance, problema fondamentale per riuscire a dare un certo indirizzo e fare in modo che ci siano un coordinamento e quindi capacità di intervento. I controlli rispetto a 1,7 milioni di aziende che hanno dipendenti, con le disponibilità oggi esistenti, possono essere effettuati in una fabbrica una volta ogni cento anni.

Avrei auspicato, in conclusione, un impegno politico nella risposta volto ad andare in questa direzione e non una risposta burocratica che è possibile registrare anche dagli uffici.

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-01647 sul sostegno all'olivicoltura pugliese e la lotta alla xylella fastidiosa.

Il vice ministro del lavoro e delle politiche sociali, onorevole Bellucci, d'intesa con il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

BELLUCCI, vice ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, onorevoli senatori, relativamente a quanto richiesto dalla senatrice Fallucchi, fornisco gli elementi informativi inviati dalla Regione Puglia con la nota del 15 novembre 2024, in quanto gli aggiornamenti richiesti lo scorso gennaio e inviati dalla Regione Puglia sono in fase di elaborazione presso il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF).

Riguardo all'attuazione del Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia, che reca complessivamente una dotazione finanziaria di 300 milioni di euro, riferisco quanto segue.

In riferimento alle misure di intervento previste dal decreto interministeriale n. 2484 del marzo 2020, per il contrasto al vettore e l'eliminazione delle fonti di inoculo, ex articolo 3, cui sono stati destinati 5 milioni di euro, rilevo che sono state ammesse a finanziamento 31 domande per un importo totale di circa 2,5 milioni di euro. Finora sono stati liquidati circa 1,07 milioni di euro.

Per la misura del reimpianto di olivi in zona infetta, ex articolo 6, è stata prevista una dotazione di 80 milioni di euro rispetto ai 40 iniziali; l'impegno finanziario totale al 30 settembre 2024 ammonta a 55 milioni di euro, con 1.889 beneficiari, per complessive 938.281 piante su 8.185,70 ettari. Risultano liquidate anticipazioni per 11 milioni di euro e saldi per 6 milioni di euro.

In relazione alle riconversioni verso altre colture, ex articolo 7, cui erano stati destinati inizialmente 25 milioni di euro nel 2023, il Ministero ha approvato una rimodulazione del piano che ha comportato il trasferimento di 20 milioni di euro alla misura di cui si è detto in precedenza, riducendo la dotazione della presente misura a 5 milioni di euro. Il bando e il procedimento amministrativo per l'attuazione della misura sono ancora in fase di definizione.

Per la salvaguardia di olivi secolari e monumentali, ex articolo 8, con dotazione di 5 milioni, risulta che su 97 domande, per un totale di 24.354 alberi di ulivo da innestare, inclusi 20.396 ulivi monumentali e 3.958 ulivi con caratteristiche di monumentalità, sono stati ammessi a concessione 31 beneficiari, con un impegno complessivo di euro 905.508, di cui 303.856 liquidati.

Per il sostegno al reddito e per interventi compensativi in favore delle imprese agricole, ex articolo 9, a oggi risultano impegnati e liquidati 120 milioni di euro stanziati, rispettando i tempi stabiliti.

Per il sostegno alle imprese vivaistiche, ex articolo 15, sono stati destinati 5 milioni di euro. La misura è stata modificata per identificare le imprese vivaistiche che distruggono piante a causa della malattia. Sono stati impegnati, per tre imprese, 916.933 euro e liquidati complessivamente 896.127 euro. Il rimanente importo è stato disimpegnato per mancanza di richieste.

Per la diversificazione dell'economia rurale e l'accorpamento fondiario, ex articolo 17, con dotazione di cinque milioni di euro, l'avviso pubblico è stato emanato secondo i criteri del decreto del MASAF e si è proceduto con le fasi attuative dell'avviso.

Per la comunicazione e le informazioni, ex articolo 18, sono stati stanziati 5 milioni di euro. L'azione inizialmente competeva al MASAF, ma è stata trasferita con decreto del 23 dicembre 2022 alla Regione Puglia, che nel luglio 2024 ha approvato il piano di comunicazione e informazione suddiviso in quattro azioni.

Per il potenziamento della rete dei laboratori pubblici, ex articolo 20, cui sono stati destinati 5 milioni di euro, risultano pervenute alla Regione manifestazioni di interesse, di cui cinque approvate dalla commissione tecnica che, stilata la graduatoria, sta avviando la valutazione dei progetti esecutivi.

Per monitoraggio e diagnostica, ex articolo 21, sono stati destinati 5 milioni di euro. Sulla base dei progetti approvati dal Comitato fitosanitario nazionale, sono state avviate le attività relative allo schedario olivicolo e al portale delle fitopatie.

Per l'assistenza tecnica ex articolo 72 fornita dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) e dall'Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali (Arif), è stata prevista una dotazione di 2,3 milioni di euro; finora sono stati impegnati 1.867.360 euro su un totale di 2,3 milioni di euro, di cui 1.042.954 già liquidati da Arif, ovvero il 66,5 per cento delle somme impegnate. Il saldo verrà effettuato dopo la rendicontazione finale.

Ciò detto, mi preme rilevare che l'impegno del Ministero e del Governo Meloni per favorire il rilancio del settore olivicolo è a 360 gradi e spazia tra il contrasto alla xylella tramite i fondi resi disponibili dal Governo, l'innovazione, come nel caso del decreto per l'ammodernamento dei frantoi, e la promozione del valore e della qualità del prodotto italiano. In tale direzione, lo scorso 26 febbraio il ministro Lollobrigida ha presieduto il tavolo sulla xylella, con la partecipazione del Sottosegretario alla salute per gli aspetti fitosanitari, del Sottosegretario all'ambiente per la rigenerazione ambientale dei territori colpiti, del Presidente del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea) per la ricerca e del Commissario straordinario per la siccità, nonché dei rappresentanti della Regione Puglia e delle associazioni agricole.

Infine, il 3 marzo scorso, a Verona, è stato presentato ufficialmente il Piano olivicolo nazionale (PON), che contempla tra gli obiettivi principali un aumento della produzione del 25 per cento nei prossimi sette-dieci anni, e la riduzione dei costi del 20 per cento; la tutela della qualità è un impegno concreto nella lotta alla xylella fastidiosa. Si tratta di un piano ambizioso che coinvolge l'intera filiera, dalle istituzioni ai produttori, e che si pone come strategia chiave per rafforzare la competitività dell'olio extravergine di oliva italiano sul mercato globale. (Applausi).

FALLUCCHI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FALLUCCHI (FdI). Signor Presidente, Vice Ministro, onorevoli colleghi, desidero innanzitutto esprimere il mio apprezzamento per gli interventi messi in atto dal Governo in risposta alla gravissima emergenza causata dalla diffusione del batterio xylella fastidiosa in Puglia, una delle principali minacce per il patrimonio olivicolo italiano. Il Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia, una ripartizione di milioni di euro con l'obiettivo di attuare misure compensative per le aziende danneggiate dal batterio, è un passo importante per fronteggiare le gravi perdite economiche subite dalle imprese agricole, soprattutto in un contesto già segnato dalle difficoltà della filiera.

Sono particolarmente soddisfatta per il fatto che, nonostante le sfide, siano stati previsti aiuti compensativi per un periodo massimo di tre anni per le imprese che si sono impegnate attivamente nel contenimento e nell'eradicazione del batterio, come da disposizioni europee. Questo evidenzia un approccio attento e strategico volto a garantire la continuità delle attività agricole, favorendo la ricostituzione del potenziale produttivo delle aziende danneggiate. Tuttavia, è altrettanto necessario continuare a monitorare attentamente l'evoluzione della situazione e fare il punto sullo stato di avanzamento delle misure.

Colgo l'occasione per evidenziare, come già fatto con una mia precedente interrogazione parlamentare, una preoccupazione che riguarda in particolare il Gargano. Nelle aree montane e collinari di questa Regione, la situazione legata alla xylella rischia di peggiorare ulteriormente, soprattutto a causa di una pratica tradizionale fondamentale per il controllo della vegetazione infestante: la trinciatura delle frasche. In queste zone, la trinciatura non può essere effettuata a causa dei costi elevati e della difficoltà logistica, data la conformazione del terreno, che è scosceso e pietroso. La bruciatura delle frasche, che è una pratica meno costosa, antichissima e più accessibile per i piccoli agricoltori, è interdetta dalla direttiva della Comunità europea, ma urge trovare una soluzione perché il rischio che il batterio xylella possa diffondersi ancora più facilmente, se si continuano ad abbandonare i terreni e le frasche incolte, con conseguenze dannose per la salute degli uliveti e la biodiversità locale, è reale.

Per tale motivo, ritengo che sarebbe opportuno prendere in considerazione interventi specifici per affrontare il problema delle bruciature, valutando soluzioni alternative per il trattamento e la gestione delle frasche, che possano garantire la sicurezza del territorio e la protezione dell'olivicoltura senza compromettere l'ambiente. Interventi mirati che supportino le pratiche agricole locali, senza gravare sui bilanci delle imprese, sono assolutamente necessari.

In conclusione, apprezzo il lavoro fatto finora dal Governo per contrastare la diffusione della xylella e sono certa che il Dicastero da lei rappresentato continuerà a monitorare la situazione, garantire la trasparenza dell'allocazione dei fondi e soprattutto mettere in campo azioni preventive per evitare che la situazione in Puglia e in particolare nel Gargano possa degenerare ulteriormente. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00452 sul contrasto al fenomeno dell'occupazione abusiva degli immobili di edilizia residenziale pubblica.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

PRISCO, sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli senatori, va preliminarmente rilevato che la tematica degli sgomberi è disciplinata da specifici atti normativi, a partire dai decreti-legge n. 14 del 2017 e n. 113 del 2018, in base ai quali prefetto e sindaco possono sottoscrivere, in chiave preventiva, appositi patti per contrastare gli insediamenti non autorizzati e le occupazioni arbitrarie, mentre, sul piano del contrasto, è prevista una specifica programmazione degli interventi di sgombero da parte delle prefetture.

Come noto, si tratta di una materia molto complessa, che deve tener conto non solo delle esigenze di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, ma anche delle situazioni di fragilità sociale, da tutelare attraverso l'individuazione di preventive soluzioni alternative, per la cui attuazione resta fondamentale il ruolo dei Comuni.

In questa direzione, i prefetti, nella propria azione, si avvalgono del supporto dei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica, estesi alla partecipazione dei rappresentanti degli enti territoriali e dell'autorità giudiziaria.

Un nuovo e forte impulso in tale ambito è stato impresso dal ministro dell'interno Piantedosi, già nell'agosto del 2023, con una specifica direttiva ai prefetti, finalizzata a promuovere interventi di ripristino della legalità mediante azioni da mettere in campo in chiave sia di prevenzione sia di implementazione delle esecuzioni degli sgomberi, senza mai perdere di vista le esigenze primarie dei soggetti più vulnerabili.

Vi è pertanto un serrato impegno sul versante del contrasto alle odiose pratiche del racket delle occupazioni abusive, che calpestano i diritti di cittadini socialmente fragili e costituiscono per i sodalizi criminali anche l'occasione di imporsi sul territorio e svolgervi le loro azioni delittuose.

All'interno delle predette coordinate normative e operative stanno agendo anche le prefetture di Roma e Torino.

La prefettura della Capitale ha evidenziato che la tematica è costantemente attenzionata nell'ambito del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, oltre a essere oggetto di specifici approfondimenti in seno alle diverse cabine di regia attivate per coordinare gli interventi.

In tale contesto, è in corso un'incisiva azione volta a sgomberare strutture occupate abusivamente che ha portato anche alla liberazione di numerosi immobili di edilizia residenziale pubblica.

Su un piano complementare, è stata attivata una linea di intervento orientata alla tempestività nella risposta a eventuali nuove occupazioni senza titolo, pur sempre previa attenta e funzionale pianificazione di ogni misura idonea a garantire il ripristino dei luoghi in condizioni di assoluta sicurezza.

Dall'ottobre 2022 al 6 marzo scorso, d'intesa con gli enti interessati, la prefettura ha provveduto agli interventi di sgombero di circa 700 alloggi di edilizia residenziale pubblica.

Inoltre, tra gli immobili inseriti nel Piano sgomberi del 1° aprile 2022, sono stati liberati sei edifici, superando con adeguati e graduali interventi le criticità rappresentate dalla presenza di centinaia di occupanti, tra cui un alto numero di persone fragili alle quali garantire assistenza.

In aggiunta a quanto previsto dal Piano sgomberi, la prefettura, nel corso del 2024, ha coordinato ulteriori venti liberazioni di immobili abusivamente occupati, dei quali nove di proprietà di privati.

Anche la prefettura di Torino è costantemente impegnata su questo fronte ed ha anche istituito un apposito tavolo tecnico per affrontare in modo sinergico la problematica delle occupazioni abusive di alloggi di proprietà dell'Agenzia territoriale per la casa della Provincia di Torino.

Al tavolo partecipano rappresentanti dei servizi sociali e della Polizia municipale della Città di Torino, della questura e del Comando provinciale dei carabinieri, con l'obiettivo di avere sempre un quadro aggiornato dei dati delle occupazioni in atto sui provvedimenti esecutivi emessi dall'autorità giudiziaria e sul censimento degli occupanti, e di conseguenza pianificare e programmare, all'interno del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, gli interventi di sgombero congiunti tra le Forze dell'ordine e gli enti a vario titolo competenti.

Secondo quanto riferito dalla prefettura, nel corso del solo 2023, sono stati liberati 116 immobili, mentre lo scorso anno quelli recuperati sono stati 117 e dieci sono quelli liberati dall'inizio dell'anno al 18 febbraio scorso.

Inoltre, per prevenire le occupazioni abusive degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, dal dicembre 2020 è stato siglato un protocollo di intesa tra Regione, prefettura, Comune capoluogo e Agenzia territoriale della casa del Piemonte. Il protocollo prevede la ricognizione degli alloggi occupati sine titulo, con la finalità di attivare tempestivamente gli interventi per il ripristino della legalità, in collaborazione con i servizi sociali del Comune, per assistere le persone in effettive condizioni di fragilità e di disagio economico e rendere più celeri le procedure di assegnazione degli alloggi agli aventi diritto.

Su un piano più generale, rimane fermo l'impegno nel portare avanti le operazioni di sgombero di immobili occupati abusivamente, nella consapevolezza che ciò contribuisce in modo determinante all'attivazione di un circuito virtuoso e prodromico rispetto alla realizzazione di azioni di riqualificazione urbana, a loro volta funzionali a contrastare il degrado, ma anche la marginalità sociale e soprattutto l'illegalità.

Il Governo sta puntando su investimenti finalizzati alla rigenerazione urbana e alla riqualificazione delle aree periferiche. Sulla scia di quanto realizzato a Caivano si muove il recente decreto-legge n. 208 di fine 2024, che prevede un piano straordinario affidato allo stesso commissario per interventi infrastrutturali e progetti di riqualificazione sociale in sei Comuni ed aree metropolitane ad alta vulnerabilità sociale.

A conferma della particolare attenzione del Governo sul fenomeno, va segnalata l'introduzione, nel disegno di legge in materia di sicurezza pubblica, che - ahimè - è attualmente ancora all'esame del Senato, del reato di occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui, punito con la reclusione da due a sette anni. La volontà è chiara: non lasciare spazio all'illegalità, soprattutto quando questa grava su chi è più debole e più fragile.

Oltre a questo inasprimento di pena, meritano poi di essere segnalate la previsione recata dal citato decreto di una specifica procedura di urgenza per lo sgombero, che mira ad accelerare i tempi di intervento delle Forze dell'ordine e delle autorità competenti e le specifiche sanzioni poste a carico di chi agevola o favorisce le occupazioni abusive, per ristabilire la legalità ovunque nelle nostre città.

AMBROGIO (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMBROGIO (FdI). Signor Presidente, l'interrogazione è stata presentata in data 17 maggio 2023. Si tratta quindi di un'interrogazione che, per quanto datata, è quanto mai attuale; lo è sia per quanto riguarda il fenomeno e il problema che è oggetto dell'interrogazione, quello delle occupazioni abusive, che sono una piaga che affligge le nostre aree urbane, sia per quanto riguarda le misure che in questi mesi sono state portate avanti, sono state attuate o sono in fase di attuazione da parte di questo Governo.

Ho ascoltato gli interventi precedenti e devo dire che ho sentito più volte ripetere "sono due anni e mezzo che siete al Governo e non vediamo nulla". Ho ascoltato il sottosegretario Prisco e lo ringrazio per le parole che ha detto in quest'Aula e per la risposta che ha fornito, perché ci rincuora. Rispetto a un tema che angoscia le nostre città, c'è una parte di quest'Assemblea che ritiene che il fenomeno delle occupazioni abusive sia una risposta corretta e giusta al fenomeno dell'emergenza abitativa (scusate il gioco di parole) e ritiene addirittura che lo sgombero e gli interventi che il Governo sta portando avanti con il disegno di legge sicurezza siano una risposta antidemocratica.

La ringrazio, signor Sottosegretario, perché qui invece sono state date risposte concrete, con interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana in alcune aree particolarmente toccate da questi da questi fenomeni.

Noi speriamo - e ci stiamo lavorando in Commissione al Senato - di arrivare quanto prima all'approvazione del disegno di legge sicurezza, che prevedrà una modifica al codice di procedura penale, con l'introduzione dell'articolo 634-bis, di cui parlava prima il Sottosegretario, quindi introducendo un nuovo reato, quello dell'occupazione arbitraria di un immobile destinato a domicilio altrui e certamente inserire anche la reclusione da due a sette anni sicuramente fungerà da deterrente. Si tratta di misure che stabiliscono i confini tra la legalità e l'illegalità.

In tutti questi anni, è vero, i Comuni avevano il dovere di intervenire e le prefetture si sono attivate. Devo dire che, dalla data di presentazione di questa interrogazione, alcuni passi in avanti sono stati fatti grazie anche agli interventi della prefettura, ai tavoli per la sicurezza, all'Agenzia territoriale per la casa (ATC) e all'intervento della Regione. Nella mia città, Torino, siamo arrivati a 116 sgomberi di case occupate illegalmente. Questo è un dato che, unitamente all'approvazione del disegno di legge sicurezza, ci fa ben sperare. Ci fa ben sperare anche la modifica del codice di procedura penale, quindi la modifica dell'articolo 321-bis, che snellisce anche i tempi di sgombero. C'è la possibilità di intervenire tempestivamente: addirittura entro dieci giorni dall'intervento del giudice sarà possibile sgomberare un'abitazione. Questo è ciò che vogliamo e quello che si aspettano gli italiani.

Lo ripeto ancora in quest'Aula: noi, sottosegretario Prisco, continueremo ad essere al suo fianco e al fianco di tutto il Governo finché ci saranno misure e provvedimenti che andranno nella direzione di mantenere e riportare la legalità dove oggi non c'è, non è esistita o dove si è fatto fatica a farla rispettare. Non ci tireremo indietro e andremo avanti anche rispetto all'approvazione del cosiddetto decreto sicurezza, che consentirà quindi di riportare la legalità nelle nostre città e nelle nostre aree urbane. Grazie e andate avanti così. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-01607 sulla figura del tutore volontario dei minori stranieri non accompagnati.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

OSTELLARI, sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, l'istituto della tutela volontaria è stato introdotto dalla legge allo scopo di garantire ai minori stranieri non accompagnati una condizione giuridica equiparabile a quella dei minori di cittadinanza italiana o dell'Unione europea, assicurando loro una piena parità di trattamento. La logica con cui si è mosso il legislatore del 2017 è stata dunque quella di dare piena attuazione al principio di uguaglianza sostanziale enunciato dall'articolo 3 della Carta costituzionale. Il sistema congegnato dalla legge si attiva una volta che la presenza del minore straniero privo di legali rappresentanti sul territorio nazionale è stata segnalata alla procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni, in funzione quindi dell'apertura della tutela. Il tribunale per i minorenni provvede dunque alla nomina del tutore scegliendolo tra i tutori volontari iscritti nell'elenco di cui all'articolo 11 della legge n. 47 del 2017. Si tratta, come ricordato dagli interroganti, di privati cittadini, selezionati e opportunamente formati dai garanti regionali e delle Province autonome di Trento e Bolzano, che si offrono di assumere la tutela di un minore straniero non accompagnato o di più minori fino a un massimo di tre per ciascun tutore. L'elenco a cui si attinge per la nomina è istituito presso ogni tribunale per i minorenni, cui solo ne competono dunque la tenuta e l'aggiornamento.

A questo scopo, i garanti predetti possono collaborare con i presidenti del tribunale attraverso la stipula di appositi protocolli d'intesa, in funzione della promozione e della facilitazione alla nomina dei tutori. In mancanza del garante regionale, provvede temporaneamente l'ufficio dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, con il supporto di associazioni esperte nel settore delle migrazioni e dei minori.

Mi pare opportuno rammentare che l'istituzione dei Garanti dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza è collegata agli obblighi derivanti dall'attuazione della Convenzione internazionale sui diritti del fanciullo di New York del 1989 e dai successivi commenti generali (in particolare il n. 2 del 2002) sul ruolo delle istituzioni nazionali indipendenti per i diritti umani in materia di promozione e protezione dei diritti dell'infanzia. L'Italia ha adempiuto a tali indicazioni con l'istituzione, appunto, dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza a opera della legge 12 luglio 2011, n. 112.

Nell'ambito degli interventi previsti dal programma nazionale del Fondo asilo migrazione e integrazione (FAMI) 2021-2027, relativi al monitoraggio della tutela volontaria, l'Autorità di gestione ha ammesso al finanziamento il progetto di monitoraggio della tutela volontaria per minori stranieri non accompagnati, in attuazione dell'articolo 11 della citata legge del 2017, attuato dall'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, per l'importo complessivo di 2,8 milioni di euro. Il progetto, avviato il 20 maggio 2024, ha una durata di trenta mesi e ha l'obiettivo di promuovere il ruolo e migliorare l'esercizio delle funzioni del tutore volontario quale strumento di garanzia dei diritti dei minori stranieri non accompagnati, attraverso la verifica dello stato di attuazione delle disposizioni in materia di tutela volontaria e garantendo un sostegno ai principali soggetti istituzionali che organizzano il sistema di tutela volontaria. Pertanto, i destinatari delle attività progettuali sono i tribunali per i minorenni, i garanti, gli enti locali e le istituzioni pubbliche attive nell'ambito di intervento, ai quali si forniscono attività di supporto nell'organizzazione della rilevazione e del monitoraggio e per il potenziamento di eventuali servizi già in essere.

Queste sono dunque le iniziative che l'amministrazione può adottare e ha in effetti adottato in funzione dell'implementazione e hanno un tempo di verifica dell'efficacia dello strumento, fermo restando che la tenuta dell'elenco e la gestione delle nomine costituiscono prerogativa esclusiva dell'autorità giudiziaria competente.

ZAMPA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ZAMPA (PD-IDP). Signor Presidente, signor Sottosegretario, lasci che esprima il mio stupore, perché lei ha fondamentalmente spiegato cos'è la legge n. 47 del 2017 (l'hanno spiegato non lei, ma gli uffici che sicuramente le hanno fornito la risposta, che non è una risposta e che è molto burocratica). Quanto al tutore, non sono stati nemmeno colti il significato e il senso di questa figura. Ci si limita a leggere cos'è scritto in una norma e non si ha neanche il desiderio di interpretarla, non cogliendo così un punto che mi ha sempre interessato, al di là dell'applicazione della normativa: questo Paese ha buone leggi che purtroppo vengono trascurate e ignorate dalle stesse istituzioni che sarebbero chiamate a darvi applicazione - eventualmente correzione, se necessario - e implementazione.

La figura del tutore volontario - ed è per questo che è stata formulata e presentata l'interrogazione in oggetto - ha un ruolo straordinariamente importante da due punti di vista: il primo, com'è stato richiamato, riguarda strettamente le vite di questi ragazzi più o meno grandi, con età variabili. Tra l'altro, le segnalo che proprio ieri il Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen ha licenziato un documento che, al termine di un'indagine conoscitiva, è stato votato all'unanimità da tutte le forze parlamentari.

Questo rapporto riguarda esattamente i minori stranieri non accompagnati e affronta il tema dei tutori, quindi sarebbe stato interessante anche solo consultare quel documento. È un documento parlamentare e io credo che il Parlamento farebbe bene a confrontarsi con quanto emerge dalle Commissioni speciali bicamerali, perché spessissimo sono molto importanti e molto interessanti.

La ragione per cui questa interrogazione è stata presentata è che il tutore determina una svolta nella vita di ragazzi che sono stati privati di quasi tutto; non vorrei dire di tutto, certamente non del sogno e della speranza di una vita migliore altrove, che li portano a lasciare la propria terra, la propria famiglia e ad arrivare in un Paese che non conoscono e dove, ovviamente, come tutti i minori, rischiano di trovarsi esposti a nuovi pericoli.

Il tutore è anche una persona, un cittadino, che fa un gesto straordinariamente generoso ed è per questo che ho presentato questa interrogazione. Vorrei che il Governo comprendesse quanto vale la generosità di un atto di una persona che volontariamente mette a disposizione un po' del proprio tempo per aiutare qualcun altro, facendosi carico di rappresentarne gli interessi e di guidarlo. Questo ruolo di guida e tutela, che può essere più o meno carico di affetto, di amicizia, ma anche semplicemente di attenzione ai problemi che tali persone affrontano, li porta a mettere i minori in sicurezza.

Il secondo aspetto su cui richiamo la sua attenzione e che dovrebbe interessarle, anche perché lei appartiene a una forza politica che sul tema dell'immigrazione ha un impegno molto importante (in contrasto), è la mancata comprensione del fatto che con questa disponibilità e presenza del tutore si garantiscono anche la società e la comunità nella quale i minori si trovano a vivere. Lei che visita le carceri - e ne sono testimone, è venuto anche al carcere minorile di Bologna - sa benissimo che le nostre carceri si stanno riempiendo di minori stranieri, che non hanno niente e che vengono abbandonati sulle strade perché non viene ben applicata questa legge. Il tutore fa proprio questo, evita anche questi costi umani e sociali, che sono altissimi.

La mia interrogazione riguarda anche l'assenza, ancora, di un impegno sufficiente nei tribunali minorili, e questo coinvolge in particolare il suo Ministero. Naturalmente siamo tutti consapevoli che il carico di lavoro dei tribunali è molto alto, però sappiamo anche che ci sono ritardi incredibili nelle nomine, che ci sono minori stranieri che non hanno ancora un tutore e che ci sono tutori che non vengono abbinati, i cui nomi restano abbandonati negli elenchi e non vengono nemmeno chiamati, creando in loro anche un senso enorme di frustrazione. Credo invece che si possa fare qualche passo avanti e che vada fatto insieme, con il Garante nazionale dell'infanzia, il Ministero della giustizia e il Ministero dell'interno, inviando raccomandazioni oppure supportando il lavoro dei tribunali, laddove questo non è possibile.

In particolare, l'interrogazione si concentra su due tribunali; uno è quello di casa mia, Bologna, dove in otto mesi, nel 2024, su 149 richieste di apertura di tutela, ne sono state riscontrate dieci. Nello stesso periodo, su 315 presenze complessive, 213 minori sono rimasti in attesa di tutela. Basta incrociare questi due numeri per capire che potremmo avere un tutore per ognuno di loro. (Il microfono si disattiva automaticamente).

Signor Presidente, ugualmente grave è la situazione del Lazio, dov'è stato bandito dal Consiglio regionale il corso di formazione per i tutori. Il corso si è concluso e, dopo sei mesi dallo svolgimento delle prove finali, cinquanta partecipanti al corso non sono stati neanche inseriti nell'elenco tenuto dal tribunale per i minorenni.

Sappiamo quanti di questi minori avrebbero una vita migliore e, sicuramente, i Comuni che li ospitano avrebbero meno problemi nella gestione delle loro presenze, se ci fossero finalmente passi avanti in questa direzione.

Chiedo di provare a valutare se non sia possibile fare una raccomandazione, lavorare insieme al Garante e utilizzare i soldi del progetto FAMI, che lei stesso ha citato, perché intanto aumenti il numero dei tutori, ai sensi della legge del 2017; infatti non è che una persona la mattina si sveglia e si ricorda che potrebbe fare il tutore, se nessuno gli fa conoscere questa opportunità e possibilità. È stato fatto: abbiamo avuto garanti che hanno fatto bandi e che lo hanno ricordato.

Inoltre, chiedo di inviare raccomandazioni o studiare con i tribunali minorili, quindi con l'associazione dei magistrati minorili, una forma concreta di aiuto e di sostegno, perché non vi siano tutori disponibili e ragazzi privi di tutela. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-01635 sull'istituto penale per minori Casal del Marmo di Roma.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

OSTELLARI, sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, con riferimento a quest'atto di sindacato ispettivo, traendo spunto dall'episodio aggressivo dell'11 gennaio verificatosi presso l'istituto penale per i minorenni Casal del Marmo di Roma, si evidenziano, da parte loro, questi aspetti di criticità. Intendo rappresentare quanto segue.

In apertura, preciso che l'attenzione al sistema carcerario è tra le priorità di questo Dicastero e del Governo. In particolare, sul fronte delle strutture custodiali minorili è in atto un piano strategico di ampio respiro, che prevede plurimi interventi, ben lungi da un'ottica carcerocentrica, finalizzati a risolvere criticità non ascrivibili a scelte attuali.

Rispetto alla specifica vicenda, il competente dipartimento, opportunamente interessato, ha riferito che l'episodio menzionato dagli interroganti si è concretizzato in una vera e propria aggressione, perpetrata da tre detenuti minorenni, due cittadini italiani e un nordafricano, ai danni del personale di polizia penitenziaria addetto alla sorveglianza interna, sia pure con l'obiettivo di privarli delle chiavi al fine, successivamente dichiarato da uno dei protagonisti, di accedere alla camera di pernottamento dove si trovava un altro detenuto.

All'esito delle colluttazioni che ne sono scaturite, gli agenti intervenuti hanno riportato contusioni plurime. Nei confronti degli autori dell'aggressione sono stati avviati i dovuti procedimenti disciplinari ed adottati i relativi programmi educativo-trattamentali, con la tempestiva trasmissione degli atti alla competente procura a cui è stato denunciato il grave episodio criminoso.

A completamento di quanto osservato, si informa che la situazione dell'istituto in discorso, così come di tutti gli altri, ma di questo in particolare, che ho visitato di persona il 4 marzo scorso, è attenzionata dal dipartimento di giustizia minorile a tutti i livelli.

Con riferimento al più generale problema del sovraffollamento, l'intero comparto minorile rappresenta una serie di criticità, cronologicamente risalenti, le quali, in ragione di una serie di concause, hanno iniziato ad aggravarsi progressivamente sin dalla fase immediatamente successiva alla pandemia di Covid-19, in stretta correlazione con l'elevata esplosione di violenza, anche intrafamiliare ed in forme efferate, che vede spesso protagoniste persone minori di età.

A tali forme di violenza, purtroppo sempre più diffuse, si accompagna, quale ulteriore concausa del sovraffollamento, il fenomeno dell'afflusso di minori stranieri non accompagnati nel nostro territorio, che abbiamo citato nella precedente interrogazione.

Si tratta di giovani provenienti in prevalenza dal Nord Africa che costituiscono attualmente circa il 51 per cento della popolazione detentiva del comparto minorile, talvolta poliassuntori di sostanze stupefacenti e psicotrope, talaltra portatori di vissuti traumatici che non di rado danno luogo a veri e propri disturbi psichici e ovviamente privi di punti di riferimento di natura familiare nel nostro Paese, come pure di un adeguato domicilio che di fatto impedisce l'applicazione nei loro confronti di misure diverse da quelle carcerarie.

In tale contesto quest'Amministrazione si è prontamente attivata per cercare di individuare soluzioni concrete. Sono infatti previste, entro la fine della prossima estate, le aperture del nuovo istituto penale per i minorenni (IPM) di Rovigo, di quelli di Lecce e dell'Aquila, cui si aggiungeranno il centro polifunzionale di Santa Maria Capua Vetere e la ristrutturazione del Centro provinciale per l'istruzione degli adulti (CPIA) di Mestre, adiacente al palazzo di giustizia minorile; sono tutti progetti già finanziati.

È altresì in atto un progetto per il temporaneo - lo sottolineo - ed eccezionale trasferimento con carattere di graduale progressività presso un reparto dedicato della casa circondariale di Bologna di un contingente complessivo e finale di cinquanta detenuti del comparto detentivo minorile, con assoluta separazione tra detenuti ordinari e detenuti appartenenti al comparto minorile, la cui gestione è esclusivamente affidata al personale della direzione, quindi del dipartimento di giustizia minorile, sia con riferimento alla polizia penitenziaria, sia con riguardo al personale sociale e amministrativo.

L'apertura di nuovi istituti consentirà ovviamente un cospicuo decongestionamento delle strutture custodiali attualmente disponibili, con un recupero di spazi di agibilità detentiva, maggiore sicurezza e ulteriore implementazione delle attività trattamentali; ecco la vera priorità strategica di questo Governo.

Nell'emergenza sono state anche potenziate delle fondamentali figure educative di riferimento con l'assunzione di cospicui contingenti di nuovi funzionari della professionalità pedagogica e sociale che proseguirà anche nel 2025 con il significativo incremento della presenza degli esperti psicologi ex articolo 80 dell'ordinamento penitenziario. Si tratta di figure importanti perché chiamate a coadiuvare gli operatori nell'osservazione e nel trattamento del condannato, oltre all'implementazione del nucleo addetto alla sicurezza interna.

Con riguardo al capitolo relativo alle spese per l'attuazione dei provvedimenti penali emessi dall'autorità giudiziaria, anch'esso menzionato dagli interroganti, si precisa che non ha subito invero un taglio ad opera della legge di bilancio 2025. Se è vero infatti che lo stanziamento iniziale complessivo per l'esercizio 2025, pari a 42.280.000 euro, risulta inferiore a quello dell'annualità 2022, tale circostanza, lungi dall'essere ascrivibile all'attuale compagine di Governo, deve attribuirsi a determinazioni assunte con la legge di bilancio 2023, che evidentemente ha dovuto tenere conto di quanto avvenuto nel periodo pregresso ad opera del precedente Governo.

All'epoca, peraltro, lo stanziamento disponibile appariva più che soddisfacente, a fronte dei fabbisogni rilevati, tanto che negli anni precedenti erano risultate inutilizzate alcune risorse in eccedenza, le cosiddette economie di bilancio.

Aggiungo inoltre che nell'alveo di una tradizione virtuosa, propria dei servizi della giustizia minorile e di comunità, si cerca di catalizzare verso il settore ulteriori e ingenti risorse extra bilancio, attingendo alla Cassa delle ammende, ai fondi europei (i cosiddetti PON inclusione), ma altresì mobilitando risorse provenienti dal Ministero dello sport, della salute, dal FAMI, dall'impresa sociale «Con i Bambini», dai contributi di Regioni, enti locali e fondazioni.

Per quanto invece attiene al capitolo spese di ogni genere riguardanti la rieducazione dei detenuti, è d'uopo precisare che trattasi di un capitolo di pertinenza esclusiva del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e che non sussistono limitazioni di sorta, tantomeno di natura finanziaria, al pagamento di eventuali importi a titolo di remunerazione di detenuti minorenni o giovani adulti che abbiano prestato attività lavorativa a norma dell'articolo 22 dell'ordinamento. Invero, tale tipologia di spesa è pacificamente prevista tra quelle ammissibili anche nel documento generale di programmazione, la cui previsione, peraltro, viene reiterata di anno in anno.

Con riguardo più precisamente alle asserite gravi deficienze organizzative organiche e di equipaggiamento attribuite dagli interroganti all'IPM di Roma, corre l'obbligo di precisare che, come innanzi rilevato, la situazione critica in cui versa il comparto detentivo minorile è la conseguenza di pregresse politiche che, sull'erroneo presupposto dell'attesa di una curva discendente nelle devianze minorili, avevano dismesso diversi istituti detentivi minorili, contribuendo così in modo significativo, in uno con le cause riconducibili al momento storico in parte sopra ricordato, a cagionare l'attuale condizione di sovraffollamento da cui scaturiscono i plurimi eventi critici che si verificano negli istituti.

Ciò considerato, si sottolinea che l'obiettivo prioritario dell'azione trattamentale svolta da tutti gli operatori consiste nel garantire che la detenzione sia improntata a una prospettiva educativa e risocializzante, mediante la proposta di molteplici attività quotidiane che riempiano di significato il tempo trascorso in istituto da parte dei ragazzi ristretti. A tutti i minori ospitati sono infatti garantiti progetti educativi e di risocializzazione. Inoltre, a favore di tutto il personale ivi operante, con particolare attenzione rivolta al contingente di polizia penitenziaria, è stato definito un percorso di inserimento e accompagnamento formativo che si pone l'obiettivo di una maggiore specializzazione, anche in vista di un processo di riorganizzazione all'interno dell'istituto stesso. La suddetta proposta formativa è stata già avviata nel dicembre 2024 e ha previsto incontri con le diverse figure professionali e con i ragazzi ristretti, che sono considerati parte attiva del progetto e verranno coinvolti in momenti di supervisione congiunta.

Anche sotto il profilo della lamentata scarsità del personale di polizia penitenziaria e di personale educativo, sottolineo che si tratta di una criticità non di certo recente, bensì manifestatasi già da tempo e sotto altre amministrazioni. Con riferimento all'asserita carenza del cinquanta per cento di organico del Corpo di polizia penitenziaria, il predetto organico è stato già integrato con l'immissione in servizio di 75 allievi agenti di polizia penitenziaria provenienti dal 184° corso di formazione, che hanno assunto servizio nei rispettivi IPM in data 3 febbraio 2025. Sono previste inoltre integrazioni di organico con personale proveniente dai corsi di vice sovrintendente e vice ispettore che termineranno la loro formazione nei mesi di maggio e giugno del corrente anno. Infine, è previsto un nuovo corso (il famoso 185°) di allievi agenti di polizia penitenziaria, che avrà inizio nel mese di maggio e terminerà nel mese di settembre 2025.

Con specifico riferimento all'IPM di Roma, oggetto di rilievo e quindi del presente atto di sindacato ispettivo, a fronte di una previsione di un organico di 89 unità complessive, attualmente ne sono presenti 83. L'organico del predetto istituto è stato integrato a far data dal 10 febbraio 2025 con dieci unità provenienti dal 184° corso. È previsto inoltre un ulteriore incremento al termine dei corsi di vice sovrintendente e vice ispettore nei mesi di maggio e giugno di quest'anno. Nel mese di maggio inizierà proprio l'addestramento del 185° corso di agenti, al termine del quale ovviamente sarà assegnata una quota anche all'IPM di Roma.

Quest'Amministrazione è inoltre intervenuta anche sotto il profilo della cronica e risalente insufficienza di strutture sociosanitarie. Infatti, in ragione di tale carenza, soggetti caratterizzati da disturbi comportamentali e/o dipendenze, e astrattamente collocabili in comunità, hanno finito per essere immessi nel circuito detentivo minorile a fronte della loro ritenuta pericolosità sociale e in assenza di alternative praticabili. Quest'Amministrazione sta finalmente e concretamente ponendo rimedio a tale situazione attraverso la stipula di importanti protocolli con le Regioni, in attuazione di un accordo sancito già nel 2022, volti a creare nuove strutture destinate ad accogliere un'utenza sempre più caratterizzata da condotte ascrivibili a disagi psichici o a dipendenze da sostanze.

Ultimate le procedure di accreditamento, a breve saranno operative in Lombardia tre di queste nuove comunità sperimentali (la prima è già stata aperta); trattasi di comunità residenziali di tipo sociosanitario, gestite in stretta collaborazione con le ASL competenti. Interlocuzioni sono in atto con altre Regioni, con la Regione Veneto e, prossimamente, visto l'impegno assunto, confido anche con la Regione Emilia-Romagna.

Da ultimo, quanto alle doglianze mosse dagli interroganti relativamente alle criticità nell'assistenza sanitaria, si ribadisce che la tutela della salute delle persone ristrette all'interno degli istituti di reclusione costituisce, per espressa normativa, appannaggio esclusivo del Ministero della salute e, per suo tramite, delle Regioni. Si sottolinea che il comparto minorile è del tutto esente già da molti anni, fortunatamente, dal tragico fenomeno suicidario, grazie a un'attenta politica di gestione del rischio all'interno dei servizi penali minorili di tipo residenziale dipendenti da questo Dipartimento, posta in essere dagli operatori e dal personale addetto alla sicurezza, in attuazione del tuttora vigente piano nazionale.

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore «Vittorio Veneto» di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa dello svolgimento di interpellanze e interrogazioni (ore 11,51)

D'ELIA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

D'ELIA (PD-IDP). Signor Presidente, ringrazio il Sottosegretario per l'accurata risposta alla nostra interrogazione, ma non posso ritenermi soddisfatta delle cose da lui ribadite in questa sede.

Non mi riferisco tanto al nuovo personale perché, quando insieme al senatore Sensi e all'onorevole Casu mi sono recata a visitare l'Istituto penale minorile di Casal del Marmo, abbiamo riscontrato una mancanza di personale molto seria rispetto all'organico, che sostanzialmente metteva in discussione la possibilità di svolgere l'attività, ma anche di frequentare le scuole in quell'istituto. Risulta anche a noi - del resto fa fede quello che lei, signor Sottosegretario, ha risposto - che sia arrivato nuovo personale, sebbene non formato, in quanto all'inizio della propria carriera. È una situazione molto delicata (c'erano già stati episodi e ce ne sono stati altri anche a febbraio), anche perché caratterizzata da sovraffollamento e assenza di attività e i ragazzi hanno anche distrutto alcune parti dell'istituto, che vanno ristrutturate. Francamente, si tratta di una situazione molto grave, che non ci aspettavamo di trovare, perché tutta la parte minorile del nostro sistema penitenziario ha avuto un'altra storia, in questi anni.

Al riguardo, devo dire che non sono convinta della lettura che lei ha qui riportato, ossia che sia stato il Covid a determinare un aumento della delinquenza minorile, e penso sia una grande sconfitta il fatto che oggi discutiamo di sovraffollamento sia per la detenzione minorile, sia per quella adulta. Credo che siano intervenute, in questi settori, alcune politiche di questo Governo: penso al tema che abbiamo trattato nell'interrogazione precedente e a cui anche lei ha fatto correttamente riferimento, riguardo all'accoglienza dei minori non accompagnati; penso a cosa ha significato il decreto Cutro; penso al decreto Caivano, tutte politiche che hanno aumentato l'incarcerazione minorile, creando una situazione seria di emergenza cui non si può rispondere semplicemente costruendo nuovi istituti minorili. La risposta deve essere di altro tipo, deve offrire altre strade, di inserimento nel contesto e di investimento sul sociale e sulla condizione dei ragazzi e delle ragazze.

Lei ha rivendicato il fatto che questo Governo ha grande attenzione per il sistema carcerario, ma le vorrei ricordare che veniamo da un anno in cui il numero di suicidi, parlando in generale, nel sistema carcerario, è stato tra i più alti. È stato il più alto, credo, degli ultimi anni, ma i suicidi non sono finiti con il 2025. È una situazione a cui il Governo non ha dato alcuna risposta in termini di sistema, tant'è vero che, come opposizioni insieme alla Camera, abbiamo chiesto una sessione straordinaria di discussione in Parlamento sulla condizione carceraria attuale nel nostro Paese.

Le vorrei anche ricordare che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria è senza capo e che in questo momento c'è una facente funzione, quindi c'è anche un tema di accortezza negli organismi che si devono occupare del sistema penitenziario. C'è poi un tema di politiche securitarie, che portano sempre più gente in carcere, e di risposte che si devono dare, che possono essere l'amnistia, la liberazione anticipata, il numero chiuso o politiche deflattive rispetto all'incarcerazione.

Signor Sottosegretario, per tornare a Casal del Marmo, proprio perché lei ha attenzione per questo tema, le segnalo che il Comune di Roma prevede, nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza e dei Piani urbani integrati (PUI), il progetto Scuole aperte, che coinvolge anche l'Istituto di Casal del Marmo. Sono già state fatte delle riunioni per rafforzare le attività scolastiche anche in quell'istituto, ma se non c'è un raccordo e se l'istituto non individua l'ente capofila, o una progettazione comune, ad oggi risulta che i ragazzi non riescono a seguire le lezioni, anche perché c'è un'organizzazione di altre attività in contemporanea e continua a mancare il personale che garantisca loro questo diritto.

Quindi lavoriamo insieme perché questo progetto di Roma Capitale possa coinvolgere pienamente Casal del Marmo, però davvero diamo una risposta a una condizione terribile di detenzione che i ragazzi e le ragazze di questo Paese stanno vivendo in questi anni. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00505 sulla riapertura al pubblico dell'Antiquarium di Palinuro, in provincia di Salerno.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

MAZZI, sottosegretario di Stato per la cultura. Signor Presidente, ringrazio la senatrice Aloisio per il quesito posto, che ci consente di portare a conoscenza di quest'Assemblea lo stato degli interventi relativi alla rimozione dei resti della potatura della pineta che circondava l'Antiquarium ed alle azioni per consentirne la riapertura al pubblico.

Lo scorso 3 maggio 2023 il Comune di Centola trasmetteva anche agli uffici di competenza del Ministero l'ordinanza di sospensione dei lavori di taglio a raso di circa venticinque esemplari di eucalipto e pino d'Aleppo, effettuati, in assenza di titoli abilitativi, nell'area di pertinenza dell'Antiquarium di Palinuro. Il 15 maggio 2023, il Ministero acquisiva agli atti la nota in cui la Regione Campania riscontrava l'ordinanza, comunicando che l'Agenzia regionale Campania turismo aveva disposto l'immediata sospensione degli interventi eseguiti dalla ditta appaltatrice in totale autonomia e in aperta violazione degli obblighi contrattuali, aggiungendo altresì di aver avviato il procedimento volto alla predisposizione del progetto di riqualificazione dell'area, propedeutico all'intervento di pulizia e ripristino delle essenze arboree.

Con nota del 6 giugno 2023, la Regione Campania trasmetteva dunque il citato progetto con allegata la documentazione grafica e la relazione tecnica dell'agronomo e paesaggista preposto, nella quale si evidenziava, tra l'altro, che tutta l'area è ancora occupata dalla quantità di legna tagliata e accatastata in alcune zone del parco.

Il 7 luglio 2023 il Comune di Centola trasmetteva pertanto l'ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi, per la cui esecuzione si ingiungeva il termine di novanta giorni. La Regione Campania, a seguire, comunicava l'affidamento dei lavori, ritrasmettendo il progetto per la sistemazione paesaggistica delle aree vegetate annesse all'Antiquarium di Palinuro. Poiché l'area interessata dai lavori è soggetta a numerosi vincoli paesaggistici, il progetto di ripristino proposto dalla Regione, in linea generale condivisibile, dev'essere trasmesso alla Soprintendenza per il parere di competenza, ai sensi dell'articolo 146 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.

Occorre precisare che l'Antiquarium di Palinuro ricade nella competenza dell'Ente provinciale per il turismo di Salerno e dunque, a seguito delle modifiche introdotte dalla legge n. 56 del 7 aprile 2014 (cosiddetta legge Delrio), della Regione Campania. Per quanto attiene all'Antiquarium stesso, la Soprintendenza sta concludendo la formalizzazione del procedimento di deposito dei materiali archeologici di proprietà statale; le sale espositive sono comunque fruibili a cura del Comune di Centola, che ha provveduto a quanto necessario per garantirne la sicurezza interna ed esterna. Si precisa che la definitiva conclusione del procedimento è condizionata dai tempi di delibera della Regione Campania, che ha ereditato le competenze della Provincia in materia di valorizzazione, per il trasferimento dei locali nella piena disponibilità del Comune di Centola.

ALOISIO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALOISIO (M5S). Signor Sottosegretario, pur apprezzando l'impegno e tutta la serie di interventi che sono stati fatti, sono soltanto parzialmente soddisfatta della risposta. La mia interrogazione era mirata a conoscere le motivazioni. Se non sbaglio, lei ha detto che è stata la ditta appaltatrice ad aver disatteso la sua funzione e ad aver determinato una serie di azioni non corrette. Questa situazione va avanti da molto tempo, dal 2023. C'è stata un'azione della Polizia che ha messo in evidenza questa realtà, come lei ha già ricordato, e non voglio quindi ripetere quanto lei ha detto.

Qual è lo stato dell'arte attuale? La cosa che voglio mettere in evidenza è che c'è stata una vera incuria. Lei ha individuato la responsabilità in capo alla Regione e questo posso pure condividerlo. Vorrei arrivare subito alla fine, perché lei ha raccontato e ha riportato tutto. Qual è lo stato dell'arte attuale? Ho provato a contattare la sede dell'Antiquarium, ieri e stamattina. È questo che vorrei mettere in evidenza. Collegandomi alla pagina web del Ministero della cultura, ho riscontrato che il sito risulta chiuso tutta la settimana; non si può quindi godere dei reperti archeologici dell'Antiquarium.

Inoltre, signor Sottosegretario, ho tentato di contattare gli uffici dell'Antiquarium tramite il numero telefonico e sempre sul sito ministeriale, con mio stupore, ho appreso che il numero risulta inesistente. Io la invito ad interessarsene; lei giustamente ha attuato una serie di azioni che le competevano, però attualmente la realtà è questa. Poi ho provato a collegarmi al portale indicato sempre dal sito Internet e, con mia sorpresa, non è raggiungibile; l'ho verificato ieri e questa mattina. Giustamente la sua responsabilità non è diretta, ma, come organo ministeriale, penso che debba attivare delle procedure per far sì che questa situazione termini.

Al di là del rimpallo di responsabilità e dell'occasione persa di offrire ai turisti e ai cilentani la possibilità di usufruire di un sito di interesse culturale inestimabile, invito il Ministero ad espletare almeno il servizio basilare di aggiornamento del proprio portale - chiedo solo questo, in fondo - onde evitare che i turisti interessati a visitare il parco non abbiano la possibilità di farlo. Lei è stato molto preciso e analitico e ha riportato tutte le azioni fatte dal Ministero. Se non ho capito male, ha detto che la responsabilità è della Regione. Allora il Ministero quale ruolo ha? Sollecitare la Regione. (Applausi).

PRESIDENTE. Lo svolgimento di interpellanze e interrogazioni all'ordine del giorno è così esaurito.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il question time.

(La seduta, sospesa alle ore 12,04, è ripresa alle ore 15,02).

Presidenza del vice presidente RONZULLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15,02)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time), ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderanno il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione e il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

Il senatore Bergesio ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01752 sui lavori di completamento dell'autostrada Asti-Cuneo, per tre minuti.

BERGESIO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, signor Ministro, un patrimonio infrastrutturale costituito da opere pubbliche moderne e connesse porta benefici concreti a tutta la collettività, ed è strategico per lo sviluppo di una mobilità di merci e persone efficace ed efficiente che possa sostenere la crescita a lungo termine di un territorio, incrementarne l'attrattività e consolidarne le capacità competitive. La realizzazione dell'autostrada A33 Asti-Cuneo è tutto questo, signor Ministro: è fondamentale per l'intero Nord Italia, trattandosi di un'arteria di collegamento di un'area ad alta densità produttiva ed abitativa, e lo collega con le principali arterie di traffico nazionale e con le direttrici internazionali verso la Francia.

Il progetto di tale importante infrastruttura stradale, il cui iter ha subìto moltissime vicissitudini e mutamenti che hanno bloccato i lavori per oltre dodici anni, con conseguenti ritardi che si sono accumulati, si articola in due tronchi per complessivi 90 chilometri, tra loro connessi da un tratto di 20 chilometri dell'autostrada A6 Torino-Savona, compreso tra Marene e Massimini. Il primo tronco è stato completamente realizzato. Per quanto riguarda il secondo tronco, la congiuntura internazionale, che ha determinato un aumento dei prezzi delle materie prime, unitamente alla complessità delle procedure autorizzative e - me lo lasci dire - delle croniche lentezze burocratiche, ha tardato l'avvio dei lavori relativi alla realizzazione del lotto 6A, che consentirà il collegamento da Alba a Cherasco e il completamento definitivo dell'opera.

L'autostrada in questione è una priorità assoluta per i territori interessati e per le attività produttive e il turismo delle comunità locali, che da anni versano in una condizione di sostanziale isolamento infrastrutturale. È il caso in particolare della provincia da cui provengo, quella di Cuneo, considerata anche l'interruzione della viabilità sulla strada statale 20 del Colle di Tenda e i lavori di rifacimento dei ponti e dei viadotti sull'autostrada A6 Torino-Savona che ne limitano il traffico. La città di Cuneo continua inoltre ad essere un capoluogo di provincia poco collegato alla viabilità autostradale con il resto della Pianura Padana, come anche gran parte del territorio della Granda.

A questo fine, le chiedo, signor Ministro, quali siano le tempistiche previste per la realizzazione dell'ultimo lotto dell'autostrada Asti-Cuneo, quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare al fine di rendere più celeri i lavori di completamento di quest'opera strategica, che porterà rilevanti benefici e ricadute socioeconomiche positive sul territorio.

PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

SALVINI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signora Presidente, ringrazio il Gruppo della Lega, oggi quasi esclusivamente al femminile, per il quesito posto, che riguarda un'opera strategica per lo sviluppo del territorio in quella parte di Piemonte su cui stiamo investendo come mai in precedenza.

Come lei ricordava, senatore Bergesio, si parla di una gara avviata nel 2003, di cui stiamo parlando a marzo del 2025, quindi evidentemente qualcosa non ha funzionato in passato; tuttavia, siccome siamo qui per risolvere i problemi da domani in avanti e non per commentare gli errori degli altri, penso di poterle dare notizie positive.

Per consentire un'accelerazione nei tempi di completamento dei lavori residuali, che lei e tantissimi imprenditori residenti della zona stanno aspettando, il Ministero che ho l'onore di guidare si è espresso favorevolmente all'esecuzione anticipata delle attività preordinate all'avvio dei lavori del lotto II.6A da lei citato. Tale decisione consente la continuità di lavoro alle maestranze già impiegate sul lotto adiacente, maestranze che non mi stancherò mai di ringraziare per il loro impegno nelle attività di cantiere. (Applausi). Inoltre, il Ministero ha approvato il nuovo cronoprogramma operativo proposto dalla società concessionaria nel mese di ottobre dell'anno scorso. Il nuovo cronoprogramma consentirà di assicurare la funzionalità del lotto II.6A e, quindi, la percorribilità dell'intera infrastruttura entro il 31 dicembre prossimo, addirittura in anticipo di circa quindici mesi rispetto alla data prevista del 18 marzo 2027.

Da ultimo, evidenzio che la società Asti-Cuneo SpA ha assunto l'impegno di realizzare alcune opere compensative per un valore di circa 32 milioni a favore del territorio, che sono attualmente in fase di istruttoria al Ministero, nell'ambito dell'aggiornamento del piano economico e finanziario della concessione. In particolare, tra gli interventi previsti, segnalo quello volto a migliorare l'interconnessione tra l'A33 e la strada delle Langhe, nel Comune di Cherasco, poi la variante della Strada provinciale 7 a Molino di Verduno, nonché la costruzione del nuovo ponte sul Tanaro.

È prevista altresì - e vado verso la conclusione - la realizzazione di opere funzionali al miglioramento dell'accessibilità dell'ospedale di Verduno, come l'adeguamento della Strada provinciale 7, nel tratto tra Roddi e la rotatoria nei pressi del nosocomio, l'estensione del percorso ciclopedonale tra Pollenzo e l'ospedale di Verduno, oltre che la realizzazione della pista ciclabile tra Alba e Bra.

Sarà per me quindi motivo di orgoglio poter tornare presto in Piemonte - ci sarò, peraltro, all'inizio di aprile per un sopralluogo nei cantieri della TAV e per andare al Frejus con il collega francese - attraverso una nuova autostrada, come l'Asti-Cuneo, moderna, efficiente e sicura, come ci chiedono i cittadini e le imprese, recuperando ritardi accumulati da altri in passato. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Bergesio, per due minuti.

BERGESIO (LSP-PSd'Az). La ringrazio, signor Ministro.

Credo che la risposta racchiuda assolutamente la capacità e la volontà di realizzare le opere infrastrutturali più importanti del nostro Paese.

Lei ha detto bene: per dodici anni l'opera è rimasta ferma. Sono passati i Governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte e alla fine l'abbiamo ripescata nel 2021 e, grazie alla sua azione e alla sua volontà, adesso che è Ministro abbiamo già inaugurato il penultimo lotto; l'ultimo lotto dovrebbe essere completato entro fine anno. Questo è molto positivo.

Voglio anche ringraziarla, a nome dei sindaci, degli amministratori e delle imprese per le opere compensative, perché non sono mai scontate. C'è l'accesso a un nuovo ospedale, c'è l'accesso alla viabilità delle città e, soprattutto, c'è la possibilità di mettere in collegamento una provincia che, come lei ben sa, vale 20 miliardi di prodotto interno lordo. Le cifre rese note la settimana scorsa dalla Camera di commercio hanno parlato di 11 miliardi di euro di export e lei sa che, per fare import ed export, ci vogliono le strade: se non ci sono le strade, non si riesce a farlo, anche perché altro tipo di collegamento non c'è. La volevo dunque ringraziare anche per questo.

Siamo assolutamente convinti che il lavoro che lei sta facendo, non solo sia importante per risolvere i problemi, ma anche per dare un futuro certo e prospettive alle giovani imprese, molte delle quali sono del nostro territorio e della nostra terra. Perciò, continui così. Noi saremo sempre al suo fianco. Grazie per il suo impegno, signor Ministro. (Applausi).

PRESIDENTE. La senatrice Ternullo ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01745 sulle iniziative in sede europea per tutelare la filiera italiana dell'idroelettrico, per tre minuti.

TERNULLO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, signor Ministro, la produzione di energia idroelettrica è una delle più importanti fonti di energia rinnovabile programmabile e svolge un ruolo strategico per garantire l'indipendenza e la sicurezza energetica nazionale. Nel 2021 la Commissione europea ha archiviato le procedure di infrazione per presunta violazione di norme europee avviate contro alcuni Stati membri fra cui l'Italia, in quanto non vi era concorrenza da garantire, vista la stagnazione degli investimenti nel settore idroelettrico. Di questi Stati, solo l'Italia ha però modificato la propria normativa in senso ancora più concorrenziale, mentre gli altri fin dall'inizio hanno difeso le rispettive discipline; peraltro è stato fatto all'interno della legge sulla concorrenza, raggiungendo uno degli obiettivi con l'approvazione di una riforma inserita nel PNRR. Quest'assenza di uniformità a livello europeo e soprattutto l'assenza di reciprocità rispetto ai Paesi extraeuropei rappresentano un'evidente criticità per gli operatori nazionali.

Lo svolgimento delle prime gare ha registrato numerosi ricorsi proposti da diversi soggetti per le effettive criticità delle discipline di gara. L'Italia, quindi, rischia di perdere una parte essenziale di un settore strategico in termini energetici, ambientali e di sostenibilità.

Le chiediamo, quindi, signor Ministro, se sono state avviate in Europa tutte le opportune interlocuzioni al fine di tutelare la filiera italiana dell'idroelettrico e quali siano le soluzioni prospettate.

PRESIDENTE. Il ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, onorevole Foti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

FOTI, ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Signor Presidente, ringrazio la senatrice Ternullo per l'interrogazione. Devo dire che la questione è ben chiara al Governo, che ritiene che il settore idroelettrico rappresenti sicuramente uno degli elementi più stabili per quanto riguarda l'indipendenza e la sicurezza energetica del Paese. Sappiamo bene che tale settore vale il 35 per cento della produzione di rinnovabili, ha una produzione di 42,1 terawatt, raggiunge 15 milioni di famiglie e impiega 12.000 lavoratori. Ma non solo. Noi abbiamo 414 grandi derivazioni oltre i 3 megawatt in concessione, proprio quelle che secondo la normativa vigente potrebbero andare a gara, perché, come lei sa, la modifica che è stata introdotta in ragione della misura del PNRR (inserita non da questo Governo) prevede altre due opzioni.

Vorrei quindi riferirmi alla situazione attuale, che vede sicuramente una scadenza prevalente di queste concessioni: nel periodo fino al 2028 sono circa 282, mentre dopo il 2028 e fino al 2040 sono 56, quindi il grosso di queste concessioni sono in scadenza nei prossimi anni.

Per quanto richiamato dall'interrogante, desidero ricordare in questa sede che la Commissione europea aveva aperto una procedura d'infrazione, l'ha archiviata per otto Stati, ad eccezione della Francia, e attualmente noi abbiamo una situazione abbastanza vincolata all'impegno che avevamo assunto in una milestone del PNRR, allorquando è stato stabilito che vi dovesse essere un'assegnazione mediante evidenza pubblica. Essendoci chiara la situazione, essendoci chiara la necessità di investimenti in questo settore, essendoci altresì chiaro che in questo momento in ambito europeo non vi è una situazione di reciprocità, anche e soprattutto per una scelta nostra, perché saremmo l'unico Paese dell'Unione che mette a gara le concessioni idroelettriche, è stato attivato un dialogo con la Commissione, che evidentemente deve essere condotto molto accuratamente, perché, se dovessimo divergere molto dall'impostazione della misura che è già stata liquidata nella rata di PNRR, vi è il pericolo di avere delle sanzioni e, oltretutto, il blocco di una rata successiva, come prevede il regolamento.

Abbiamo, quindi, iniziato un'interlocuzione che penso alla fine possa portare a una soluzione positiva nel senso auspicato, ossia che le gare non debbano essere necessariamente la prima scelta, ma che, essendo questa competenza regionale, le Regioni possano scegliere in un paniere più ampio di possibilità, tra cui quella, da lei indicata, di un piano presentato dagli operatori attualmente gestori del servizio di riqualificazione dello stesso, in ragione di una permanenza nella titolarità della concessione. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Ternullo, per due minuti.

TERNULLO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, ringraziamo molto il ministro Foti per la risposta e per quanto sta facendo.

Per Forza Italia la definizione della questione delle gare per le concessioni idroelettriche rappresenta un punto importante. L'energia prodotta dalle centrali idroelettriche è l'emblema dell'energia rinnovabile perché generata da centrali situate sulle montagne, dove sorge l'acqua e i bacini di raccolta possono essere utilizzati per produrre energia pulita. Oggi essa rappresenta poco meno della metà di tutta l'energia rinnovabile utilizzata in Italia, che costituisce più della metà di tutta la produzione nazionale di energia.

Riconsiderare, come già detto dal Ministro, in accordo con l'Europa, i modi per assegnare queste concessioni sarà un punto qualificante per il Governo Meloni e soprattutto nell'interesse dei cittadini italiani, che potranno avere bollette elettriche più basse grazie a energia prodotta dalla fonte più pulita.

Ministro Foti, le auguriamo buon lavoro e di trovare un accordo soddisfacente in queste difficili trattative europee. (Applausi).

PRESIDENTE. La senatrice Damante ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01756 sulle attuali tempistiche del PNRR e dei fondi di coesione, per tre minuti.

DAMANTE (M5S). Signor Presidente, parliamo oggi di due strumenti fondamentali per la crescita e il rilancio economico del nostro Paese: da una parte, il Piano nazionale di ripresa e resilienza e, dall'altro, il Fondo per lo sviluppo e la coesione. Si tratta di due strumenti che servono non solo al rilancio economico, ma anche a superare i divari ancora esistenti nella nostra terra tra Nord e Sud, ma anche all'interno della stessa Regione, tra periferie e città.

Tali strumenti, oltre ad avere i medesimi obiettivi, hanno anche la comune caratteristica di essere entrambi in capo a lei, Ministro: la gestione, l'attuazione e la messa a terra del Fondo per lo sviluppo e la coesione e del Piano nazionale di ripresa e resilienza sono infatti in capo al suo Dicastero.

I due strumenti hanno anche visto azioni molto forti di questo Governo. Ricordo ancora che il suo predecessore nel 2023 ha voluto fortemente revisionare sia il Piano nazionale di ripresa e resilienza, sia il Fondo per lo sviluppo e la coesione non solo con una semplice rimodulazione degli interventi, ma rivedendo la governance. Noi non eravamo d'accordo e abbiamo fatto una dura opposizione perché per noi era da folli, proprio in virtù delle scadenze e, soprattutto per il Piano nazionale di ripresa e resilienza, cambiare la governance non significava altro che tirare il freno a mano in una macchina in corsa. La parola d'ordine era però solo una: accelerare la spesa. Il PNRR è fermo, va revisionato e va accelerata la spesa perché i Governi precedenti non erano stati bravi.

Per quanto riguarda il Fondo per lo sviluppo e la coesione, con il cosiddetto decreto Sud si è voluto a tutti i costi narrare che le Regioni non erano in grado di spendere e che quindi bisognava accentrare e cambiare la governance.

Signor Ministro, come sappiamo bene (lo abbiamo letto anche stamattina sui giornali), siamo al 13 marzo 2025, il Piano nazionale di ripresa e resilienza si chiude a giugno 2026 e abbiamo speso e messo a terra soltanto 62 miliardi di euro, mancandone 133 in meno di quindici mesi.

Per non parlare di Transizione 5.0, una misura anch'essa fortemente voluta da questo Governo, che è riconducibile a due nomi: Urso e Fitto. Il ministro Adolfo Urso ha voluto questa misura e abbiamo saputo dalle sue dichiarazioni che abbiamo impegnato, a fronte di 6 miliardi, solo 500 milioni, e lei ha già predisposto - o ha comunque annunciato - una riprogrammazione.

Per il Fondo sviluppo e coesione, invece, sappiamo soltanto quello che è stato assegnato alle Regioni, avendo visto la delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS). Abbiamo anche visto la presidente Meloni andare in giro per le Regioni a sottoscrivere gli accordi di coesione, come se fosse una libera concessione. Il Fondo sviluppo e coesione c'è da tanto tempo e le Regioni le hanno avute sempre quelle risorse.

Pertanto, signor Ministro, le chiedo: quali e quante misure intende adottare nel breve periodo per completare l'attuazione del PNRR nel giugno 2026 e con specificità della rimodulazione della misura Transizione 5.0? Quando avremo il vero ammontare del Fondo sviluppo e coesione, dedicato alle amministrazioni centrali, e dunque la deliberazione CIPESS e dunque gli accordi di coesione? (Applausi).

PRESIDENTE. Il ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, onorevole Foti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

FOTI, ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Signor Presidente, ringrazio la senatrice Damante perché mi dà l'occasione di fare alcune precisazioni, ad esempio sui fondi di coesione.

Potrei ricordarle i fondi di coesione 2000-2007 o 2007-2014, che hanno dovuto e devono essere riprogrammati a causa di una spesa che non c'è stata. Come lei dovrebbe sapere, senatrice Damante, dato che mi ha chiesto delle pubbliche amministrazioni, in realtà la delibera CIPESS c'è già stata: è una delibera di assegnazione alle amministrazioni centrali del novembre dello scorso anno, pari a 15 miliardi, dei quali 9,5 miliardi sono già stati anticipati alle amministrazioni centrali.

Il problema è che prima di poter sottoscrivere gli accordi con le amministrazioni centrali, abbiamo bisogno che la delibera CIPESS sia validata dalla Corte dei conti, ma questo non è un problema - penso che converrà - di ritardo del Governo, ma è un problema di un controllo dovuto. Quando e non appena questo controllo sarà ultimato, ben volentieri si procederà, come peraltro è previsto dalla norma, alla sottoscrizione dei relativi accordi. Con questo penso di aver esaurito i tre quesiti che lei poneva sulla questione della programmazione della coesione.

Per quanto riguarda invece il PNRR, innanzitutto il PNRR è un programma di spesa e di riforme; mi dispiace che lei lo dimentichi, ma alcuni degli obiettivi sono strettamente legati a riforme. Vorrei ricordare che al 31 dicembre 2024 sono stati raggiunti tutti gli obiettivi previsti in relazione alla sesta rata. La settima rata ha raggiunto gli obiettivi; siamo in fase di discussione con la Commissione europea per la verifica degli obiettivi medesimi, ma la Commissione europea ha sancito tre cose: primo, l'Italia è prima per quanto riguarda il numero delle richieste di rate del PNRR; secondo, l'Italia è prima per quanto riguarda gli importi di queste rate; terzo, l'Italia è prima per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi.

Quanto alla spesa, non le sfuggirà che vi sono obiettivi che non sono legati strettamente alla spesa complessiva, perché potrebbe essere - e mi stupisco che questo non venga mai detto - che alcuni obiettivi del PNRR siano raggiunti anche con una spesa inferiore a quella che è stata prevista. Questo non rappresenta nient'altro che un raggiungimento dell'obiettivo, perché l'obiettivo prioritario non è la spesa.

Mi permetto altresì di dirle che vi sono ancora non pochi soldi da poter ottenere sul PNRR, perché come lei sa noi abbiamo ancora 50 miliardi complessivamente delle rate ottava, nona e decima da avere in erogazione, sulla base del raggiungimento di obiettivi e gli obiettivi in tutto sono 284. Sono esattamente 40 per l'ottava rata, 67 per la nona rata, 177 per l'ultima rata del 30 giugno 2026.

Quanto alla questione di alcune misure, ve ne sono alcune che hanno funzionato molto bene; Transizione 5.0 ha avuto dei problemi, penso che potrà convenirne, a tal punto che è stata presentata una proposta di modifica nella legge di bilancio, perché d'accordo con la Commissione europea si è verificato che le procedure richieste erano particolarmente onerose e che quindi scoraggiavano la possibilità di far fronte e di avere da parte degli interlocutori destinatari della provvidenza una "corrispondenza d'amorosi sensi", potremmo dire così, o un'accettazione della stessa.

Posso garantirle che tutti i soldi che sono stati impegnati, anche se dovessero essere diretti in alcuni casi a una riprogrammazione, rimarranno esattamente nello stesso comparto a cui erano stati destinati. Il settore delle imprese non avrà, pertanto, una decurtazione, nel caso vi fosse la riprogrammazione di una misura; si tratterà soltanto di spostare da una misura all'altra una previsione, così come si fa nei piani, in particolare in quelli di programmazione, i quali, a differenza delle leggi, seguono il principio tempus regit actum, cioè devono per forza corrispondere alla situazione attuale e a quelle che si verificano. Lei potrà concordare con me che la situazione di un anno fa, ad esempio, non è la stessa di oggi, sotto più profili, da quello geopolitico a quello economico. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Damante, per due minuti.

DAMANTE (M5S). Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta, che tuttavia non mi ha soddisfatto. Inizio subito con Transizione 5.0: noi ve l'avevamo già detto che non avrebbe funzionato, così come era stata formulata. E non l'ha formulata né Conte, né Draghi; l'avete formulata voi, quindi lo sapevate, non c'era bisogno che vi rivolgeste alla Commissione europea, perché era sotto gli occhi di tutti. Ancora mi si dice - scusi, Ministro, se mi permetto - che è possibile spendere di meno, ma questo è chiaro ed è sotto gli occhi di tutti. Spenderemo di meno e il piano prevede anche che ci verrà erogato di meno, visto che non raggiungiamo tutti gli obiettivi. Comunque la spesa potrebbe essere riprogrammata. Ma quando avverrà questa riprogrammazione e quando il Parlamento ne verrà a conoscenza?

Lei aveva annunciato che i primi di febbraio avrebbe presentato la riprogrammazione alla Commissione europea; doveva passare dal Parlamento e non c'è. E mi permetta, Ministro, io ci metto tutta la buona volontà, ma sulla questione del PNRR e dei fondi di sviluppo e coesione noi ripetiamo da mesi e da anni che cambiare le governance in corso d'opera avrebbe soltanto complicato la macchina burocratica, che sicuramente non è facile. Questa incertezza, signor Ministro - mi spiace dirlo - mi fa paura: ancora non sappiamo nulla della riprogrammazione. L'abbiamo visto come è stato utilizzato il Fondo per lo sviluppo e la coesione: nella manovra di bilancio sono stati destinati 2,6 miliardi al Ponte sullo Stretto, ma non abbiamo ancora il progetto esecutivo, nell'ultimo decreto ex Ilva altre risorse sono state destinate a una bonifica a Taranto, ma lo stesso Governo, in Commissione bilancio, mi ha risposto che però si sarebbero dovuti aspettare la delibera CIPESS e l'accordo di coesione. Come facciamo a fidarci? Chissà se non accadrà che questa politica di coesione della vostra gestione, signor Ministro, non andrà a vantaggio degli amici delle armi e delle loro lobby? (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore Nicita ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01757 sullo stato di attuazione del PNRR, per tre minuti.

NICITA (PD-IDP). Signor Ministro, lei ha ragione quando fa riferimento al tempo e al contesto. Sono passati due anni o poco più del Governo Meloni e la grossa parte che riguarda il PNRR è stata gestita da questo Governo. Questa interrogazione fa riferimento proprio al fatto che c'è stata evidentemente una serie di riprogrammazioni e di revisioni; non ricordo più il numero di decreti dedicati al PNRR che abbiamo approvato per modificare quel tipo di impianto.

Oggi abbiamo dei primi risultati, per quello che riguarda i dati disponibili relativi a dicembre 2024. Dobbiamo ancora spendere circa 135 miliardi sui 194 previsti, sia come sussidi e sovvenzioni, sia come prestiti. Siamo a marzo 2025 e bisogna completare gli obiettivi previsti entro giugno 2026: abbiamo meno di un anno e mezzo. Ora, per quanto si possa essere veloci e creativi, 135 miliardi sono una somma significativa. Il tema non è soltanto, signor Ministro, rispettare le scadenze, le rate, gli obiettivi, le milestone, perché rispetto ai cronoprogrammi, l'indicatore principale che bisogna guardare è la spesa effettiva.

Mi sembra abbastanza singolare pensare che si possano raggiungere degli obiettivi con una spesa inferiore, perché questo significa che quello che abbiamo fatto è stato un Piano in eccesso e che potevamo ottenere lo stesso obiettivo spendendo di meno. Se invece guardiamo la realtà delle cose, abbiamo un grosso ritardo anche nel 2024, perché abbiamo speso soltanto 13,5 miliardi, pari al 32 per cento di quanto programmato. Se poi guardiamo alle singole missioni, nella missione 3, nonostante rispetto al cronoprogramma abbiamo un avanzamento dell'86 per cento per le risorse già erogate per quello che riguarda infrastrutture per mobilità sostenibile, la spesa effettiva è ancora pari al 40 per cento. Se guardiamo alle altre missioni, ossia le missioni 2, 4, 6 e in particolare la missione 5, abbiamo dei dati fortemente arretrati rispetto a quello che è previsto in termini di spesa effettiva. Lei stesso ha riconosciuto che per la missione 7, cioè la nuova ridefinizione di REPowerUE, si sono scontrati e riscontrati diversi problemi.

La Banca d'Italia e l'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) ci hanno ricordato - non siamo semplicemente noi dell'opposizione a rilevare questi dati - che, anche per quello che riguarda le opere pubbliche e gli appalti, siamo molto indietro rispetto a quello che abbiamo previsto. La cosa evidentemente deve avere delle conseguenze e questo è il tema dell'interrogazione che noi le rivolgiamo, perché siamo molto preoccupati di avere avuto notizia di riformulazione e rimodulazione del PNRR dal punto di vista del taglio degli obiettivi che si vogliono raggiungere. Essi riguardano in particolare edilizia pubblica, studentati universitari, asili nido, scuole e molti altri interventi infrastrutturali, come la galleria del valico dei Giovi o ancora il primo lotto della nuova linea dell'Alta velocità Salerno-Reggio Calabria.

Ebbene, tutte queste materie facevano parte, da un lato, delle missioni infrastrutturali e, dall'altra parte, della costruzione di quelle che, quando abbiamo immaginato questo Piano, abbiamo definito infrastrutture sociali, che servono a creare coesione sociale, a dare risposte ai diritti sociali e non soltanto alla questione più economica delle infrastrutture. Ritenevamo che questo fosse un cuore non solo della parte di ripresa, ma soprattutto della parte di resilienza di questo Paese. Ci preoccupa dunque moltissimo la possibilità che, non essendovi riusciti, anche a nostro avviso, per queste continue riformulazioni del PNRR che ne hanno allungato i tempi e ne hanno anche reso poco agevole la realizzazione in questi due anni, si possano realizzare dei tagli significativi di questi obiettivi.

Chiediamo quindi al Ministro di rassicurarci su diverse questioni, la prima delle quali è come fare per accelerare la spesa di quello che resta, che è una parte rilevantissima, e come fare a garantire che quelle missioni previste - ho parlato degli asili nido e degli studentati universitari - possano essere realizzate, ma anche quelle infrastrutture importanti che abbiamo citato prima e che da molto tempo aspettano di poter avere degli investimenti. Altrimenti quello che avverrà è che noi avremo un "PNRRR", dove oltre alla ripresa e alla resilienza dobbiamo aggiungere il ritardo. (Applausi).

PRESIDENTE. Il ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, onorevole Foti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

FOTI, ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Signor Presidente, ringrazio per i diversi quesiti posti. Faccio solo una premessa e una chiosa iniziale: per quanto riguarda i fondi di coesione, nessuno ha mai pensato di utilizzarli per spese legate alle lobby di armi. Lo dico solo a beneficio dei telespettatori, che potrebbero avere delle informazioni errate e comunque fuori luogo.

Quanto alla questione che lei ha posto, senatore Nicita, anzitutto le potrei dire che proprio i dati di ANAC attestano che vi sono state gare assegnate per 125 miliardi di euro relativi al PNRR. D'altra parte, abbiamo 50 miliardi di obbligazioni giuridicamente vincolanti e 90 miliardi che sono contrattualizzati in termini di opere. Mi pare che vi sia - lo dico legittimamente come critica - una forma di poca fiducia nelle stazioni appaltanti, perché non è il Governo che appalta le opere o che può intervenire sui ritardi nella loro realizzazione, soprattutto quando sono di competenza delle Regioni e degli enti locali.

Noi non abbiamo questa funzione, tant'è vero che lei sa benissimo che ci sono le cabine di regia presso le prefetture che devono monitorare. Noi possiamo intervenire nel momento in cui abbiamo notizia di alcune situazioni sulle quali abbiamo la competenza a intervenire.

Lei giustamente citava prima alcuni esempi. Per gli asili nido, l'impegno è di 150.480 nuovi posti. Sa bene, infatti, che 100.000 posti sono stati tagliati dalla Commissione europea perché ha ritenuto che la ristrutturazione di immobili relativi ad asili nido e a scuole materne non costituissero di fatto nuovi posti. Al riguardo, il Governo ha impegnato 4,570 miliardi e posso dire al Senato che nei prossimi giorni uscirà un bando per ulteriori 800 milioni di euro, proprio al fine di raggiungere l'obiettivo che era stato previsto.

Mi ha fatto piacere che lei abbia fatto riferimento agli alloggi universitari, ma va fatta una precisazione fondamentale: non dobbiamo costruire noi gli alloggi universitari. Il bando prevede altro: chiede, in cambio di 20.000 euro a posto, che soggetti esterni offrano la disponibilità per i posti letto universitari, e l'azione che noi abbiamo intrapreso è che, a fronte di un limite tra posti singoli e posti doppi, venisse eliminata la divisione che vi era sotto il profilo percentuale. È però l'offerta che è inferiore alla domanda e, quando ciò si verifica, la colpa non può essere del Governo o di chi ha fatto la programmazione: bisogna prendere atto che la misura in sé probabilmente non assorbe quella che è una legittima aspettativa di tutti. Quando dunque ho letto che si tagliano i posti per gli alloggi universitari, ho pensato che fosse una bestialità, perché nessuno ha tagliato nulla. Il tema è un altro: è la legge della domanda e dell'offerta che, nel caso di specie, non si incrocia.

Giustamente lei ha fatto riferimento poi ad alcuni altri casi che riguardano, ad esempio, il settore ferroviario, mi consenta di dirglielo.

Per quanto riguarda il Terzo valico dei Giovi, dovrebbe essere noto a tutti che a un certo punto dei lavori è stata scoperta una fuga di gas dal territorio sottostante alla realizzazione dello scavo della galleria. I lavori sono stati ultimati e bloccati al punto in cui si era arrivati. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT), tramite Ferrovie, comunica che, essendo stata superata la questione, i lavori riprenderanno nel mese di maggio 2025, ritenendo di poterli concludere entro il 30 giugno 2026.

Per quanto riguarda il secondo lotto della Salerno-Reggio Calabria, non le sfuggirà che il 21 febbraio 2024 è iniziato lo scavo della galleria Saginara. Questa ripresa dei lavori, unitamente allo scavo in corso in ben altre quattro gallerie - è un intervento sufficientemente complesso quello cui lei fa riferimento - ci dice che, da parte di Ferrovie, l'obiettivo dell'ultimazione anche di quest'opera, secondo il cronoprogramma che era stato presentato, potrà essere raggiunto.

Aggiungo che su alcune tipologie di lavori purtroppo i fatti imprevedibili o gli imprevisti, che tradizionalmente nel mondo dei piccoli lavori pubblici incidono poco e rallentano di poco l'esecuzione dei lavori, quando si va su alcuni lavori che, anche come impegno di spesa, sono nell'ordine di qualche centinaio di milioni, possono ritardare e far slittare i cronoprogrammi rispetto alle previsioni iniziali. Temo, però, che nessuno possa pensare che sia colpa del Governo, se si scopre, nel corso di un intervento nel settore ferroviario, che vi è una fuga di gas dal territorio sottostante che ospita la galleria destinata al transito dei treni. Sotto questo profilo, penso di poter dire che mi arrendo, ma non è colpa del Governo. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Alfieri, per due minuti.

ALFIERI (PD-IDP). Signor Presidente, rivolgendoci al signor Ministro e dicendoci non soddisfatti della risposta, salutiamo però positivamente la notizia del bando da 800 milioni, perché sugli asili nido noi del Gruppo Partito Democratico abbiamo fatto una battaglia per mantenere gli obiettivi, perché sono una parte integrante e fondamentale per poter sostenere anche le politiche attive (e non solo) del lavoro. Questo è quindi un aspetto sicuramente positivo.

Dopodiché, signor Ministro, noi abbiamo aspettato più di quattro mesi, visto che lei ha preso in corsa una partita molto importante e complessa. Penso però che sia ormai il momento di venire ad approfondire, in una sessione parlamentare più ampia, tutti i temi legati all'attuazione del PNRR che sappiamo essere complessi. Noi continuiamo a tifare per il successo del PNRR; ci abbiamo lavorato quando eravamo al Governo ed è stato un successo dell'Italia. Da questo punto di vista, devo però far notare che i ritardi delle infrastrutture erano prevedibili: basta vedere il record storico delle infrastrutture in Italia, che storicamente possono incontrare quei tipi di difficoltà. Quando si è fatta la revisione con la Commissione, se, invece di tagliare 13 miliardi di interventi degli enti locali con il bazooka, fossimo andati a vedere col bisturi quali erano già assegnati, contrattualizzati e in fase avanzata, avremmo reso un servizio migliore al Paese, avremmo messo le amministrazioni locali nelle condizioni di andare avanti in maniera più serena e non di aspettare di capire quali altri fondi sarebbero arrivati. Sapevamo inoltre che alcune infrastrutture erano molto complesse e sono state tenute lo stesso dentro il perimetro, invece di cercare altri fondi di finanziamento a valere sui fondi di coesione.

Io penso davvero, signor Ministro, che nelle sedi parlamentari ci sia bisogno di una relazione sullo stato di attuazione del PNRR, da svolgere con i tempi giusti. Noi siamo molto preoccupati per i ritardi, perché si sono celebrati gli arrivi delle rate, ma si è sottaciuto dei ritardi importanti che danneggiano il sistema Italia con il rischio di perdere una grande occasione, come quella del PNRR. (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore Terzi di Sant'Agata ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01750 sulla realizzazione del progetto «Tyrrhenian link» finanziato dall'Unione europea, per tre minuti

TERZI DI SANT'AGATA (FdI). Signora Presidente, l'interrogazione in oggetto è stata sottoscritta da me e dai senatori Malan, Matera, Nastri, Pellegrino, Satti e Scurria. Desidero evidenziare anche i firmatari, perché sono indice dell'interesse che suscita il tema specifico del Tyrrhenian link, che si collega a molti argomenti di cui si è parlato questa mattina e oggi.

Vi sono, però, due temi che considero di fondamentale importanza, signor Ministro. Il primo è di carattere generale e riguarda la produzione e l'utilizzazione di energia idroelettrica ed energia elettrica in tutte le sue forme, con le sue possibilità di essere trasmessa in modo efficiente per la differenziazione energetica dell'Italia e dell'Europa; l'altro concerne la strategia e la visione del Governo nel suo insieme, ma anche delle forze politiche di maggioranza, per quanto riguarda l'impiego del PNRR e dei fondi europei. Questa visione si dimostra oggi con questo ulteriore esempio, che io ritengo di particolare rilievo ed è questo il motivo per cui abbiamo presentato questa interrogazione.

Il Tyrrhenian link è una delle infrastrutture strategiche previste dalla rimodulazione del PNRR, con l'inserimento della nuova missione 7 Repower, che sfrutta le tecnologie innovative della corrente continua ad altissima tensione e rappresenta un passo fondamentale per la modernizzazione della rete elettrica, non soltanto nazionale ma europea e della regione che va al di là di Sicilia, Sardegna e Campania, che sono le Regioni italiane toccate da questo progetto.

È passato poco più di un mese dal 7 febbraio, quando è stata avviata la prima fase del Tyrrhenian link.

Questo dimostra quanto anche gli interventi che abbiamo ascoltato siano il leitmotif di visioni forzate, sicuramente non corrette, come lei ha già giustamente rappresentato, signor Ministro, su quello che è l'impegno e la visione del Governo, che procede.

Il Tyrrhenian link è entrato nel vivo dei lavori, della sua fase di attuazione ed è un altro segno concreto. Perché è particolarmente importante? Si tratta della trasmissione sottomarina di energia ad altissima tensione, con cavi posti a 2.000 metri di profondità, per un percorso superiore ai 1.000 chilometri, che andrà a beneficio di Italia, Europa, e dell'intera regione. Questo è un evento di straordinaria affermazione delle tecnologie italiane, assolutamente innovativo, ed è il primo progetto al mondo di questa natura, ad opera di una grande società italiana, Terna, con tutto il mondo collegato della ricerca e dell'innovazione e di quanto c'è di meglio nel nostro Paese e di competitivo nel resto del mondo.

Quindi, credo che bisognerebbe veramente andare tutti fieri delle realizzazioni che vengono compiute e che si stanno ponendo in essere. Dal punto di vista finanziario il Tyrrhenian link ha ottenuto un finanziamento di 500 milioni di euro dal piano Repower EU e che rientra tra gli obiettivi della settima rata del PNRR. Quindi, è una delle tante infrastrutture: abbiamo parlato anche di reti autostradali oggi e delle tante altre infrastrutture che creeranno crescita attraverso queste straordinarie innovazioni che portiamo avanti. La Banca europea degli investimenti ci ha creduto, ha stanziato circa 1,9 miliardi, circa la metà del costo totale, che è 3,7 miliardi e, quindi, anche questo si iscrive in un quadro concreto di insieme.

Le voglio chiedere oggi, signor Ministro, se l'avanzamento di questo lavoro potrà essere reso noto al Parlamento, perché attraverso il Parlamento potrà diventare veramente un acquis italiano conosciuto a fondo dall'opinione pubblica italiana ed internazionale e come tale potrà essere un moltiplicatore anche per i nostri progetti a tutto campo in Europa e anche nei settori collegati, come l'Indopacifico e il Piano Mattei, che pure godono di trasmissioni e di infrastrutture di elettricità ad altissimo potenziale, come il progetto Elmed. (Applausi).

PRESIDENTE. Il ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, onorevole Foti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

FOTI, ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Signor Presidente, ringrazio il presidente Terzi di Sant'Agata, il presidente Malan e i senatori di Fratelli d'Italia che hanno presentato questo atto di sindacato ispettivo.

Ringrazio il senatore Terzi di Sant'Agata soprattutto perché del PNRR, come abbiamo visto prima, si parla solo in senso negativo, ma in realtà il PNRR contiene tante misure, come quella in esame, che possono effettivamente essere portate come un fiore all'occhiello della capacità italiana nel senso dell'innovazione; nel caso di specie, riusciamo ad attivare un'infrastruttura di trasmissione di energia elettrica con cavi sottomarini, con un collegamento tra la Sicilia e la Campania, da una parte, e dalla Sicilia alla Sardegna dall'altra, il tutto con un progetto - come lei ha detto - che ha un costo di 3,7 miliardi, al quale il PNRR contribuisce con 500 milioni di euro.

Soprattutto, questa struttura, che sarà pronta nel 2028, necessita - come lei diceva - di un'informativa sistemica al Parlamento, perché ritengo che sia una di quelle opere che rappresentano il futuro e la modernizzazione di questo Paese, la sua capacità di guardare avanti, perché questo è lo spirito col quale dobbiamo affrontare il Piano e le sfide che ci pone. Capisco che quando si parla di riforme si dice che non si vive di riforme e purtroppo è un errore colossale, perché saranno le riforme che abbiamo fatto in questi anni che daranno un elemento di stabilizzazione nel futuro, di modernizzazione al Paese, di capacità di competere. La capacità di competere, mai come oggi, si gioca innanzitutto in ambito energetico. Noi sappiamo bene di avere un mix di energia che purtroppo non è come quello di altri Paesi.

Il costo dell'energia in Italia è tre volte quello spagnolo, ad esempio; le nostre imprese devono competere partendo da un punto di vista molto negativo rispetto alla concorrenza. Dobbiamo allora cercare di realizzare delle infrastrutture che ci consentano di avere non soltanto la soddisfazione di essere i primi a portare dei cavi sottomarini a oltre 2.000 metri di profondità, il che già dice dell'enormità di questo intervento, ma anche e soprattutto di dimostrare che noi crediamo sul serio all'innovazione di questo settore. Si tratta di un settore che dovrà essere completato, perché occorrerà il nucleare, occorreranno le energie rinnovabili, occorrerà sicuramente - come lei diceva prima - l'energia idroelettrica, che è un asset fondamentale.

Voglio aggiungere comunque che tutto il settore dell'energia è fondamentale, per una ragione squisitamente politica: se non vi è indipendenza energetica, non vi è indipendenza politica dagli altri Stati, non vi è libertà di intervenire ed agire, non vi è possibilità, per le nostre imprese, di fare ciò che altre imprese fanno. (Applausi). La ringrazio nuovamente, perché queste sono le misure di cui io penso noi italiani possiamo andare orgogliosi. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Terzi di Sant'Agata, per due minuti.

TERZI DI SANT'AGATA (FdI). Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio e credo di poter esprimere il ringraziamento anche dei colleghi di Fratelli d'Italia qui presenti per la sua risposta, che è andata veramente sui toni alti della politica che il Governo intende esprimere. La ringrazio perché mi dà l'occasione di integrare, con un cenno di soddisfazione, il fatto che questa infrastruttura dimostra, con le modalità di finanziamento, la dimensione della fiducia e della credibilità nei confronti del nostro Paese. Il finanziamento dipende infatti da credibilità e fiducia, anche dalla fiducia nella prosecuzione di questo progetto e nella sua realizzazione concreta.

Ma c'è fiducia anche in qualcos'altro, cioè nelle parole che si dicono da diversi anni, ormai dall'inizio della legislatura, ma anche da prima, dal presidente del Consiglio Meloni e da lei, signor Ministro, con l'insediamento al Governo, ma anche da prima, come Capogruppo alla Camera. L'indipendenza energetica, cioè la sottrazione del nostro Paese dalla schiavitù di monopolisti unici nella fornitura di energia, che è un bene vitale per l'Europa e per il nostro Paese, così come altri beni sono vitali per le nostre società, deve essere basata sulla differenziazione. L'Italia è naturalmente un hub, anche dal punto di vista della sua collocazione geografica e geopolitica, e deve essere necessariamente un hub di energia per noi italiani, ma anche per i Paesi vicini (penso ai Balcani occidentali, agli altri paesi dell'Europa meridionale, ma non solo). Questo è un fatto estremamente importante.

Le faccio veramente i complimenti, con soddisfazione, per la sua esposizione. L'Italia è diventata già, in modo ancora non completo, un hub energetico, ma è diventata anche un hub per gli interconnettori complessi che esistono al di là del Mediterraneo. Citavo prima l'Indopacifico e il Piano Mattei. Andando lontano, nell'Africa australe, l'Italia è tra i primissimi Paesi ad essersi impegnata per la realizzazione del Corridoio di Lobito. Pensiamo ai nove più cinque Paesi impegnati direttamente come artefici e motori del Piano Mattei in Africa, per arrivare sino alla sponda orientale dall'Africa e all'interconnessione con l'Indopacifico e il Corridoio IMEC. Questi sono tutti elementi che non possono essere negati, sminuiti, trascurati, da qualsiasi parte si discuta e da qualsiasi parte siedano le forze di questo Parlamento. Per questo le sono particolarmente grato. (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore Spagnolli ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01751 sulla certificazione ambientale dei generatori di calore, per tre minuti.

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, signor Ministro, il regolamento di cui al decreto ministeriale 7 novembre 2017, n. 186, stabilisce i requisiti per il rilascio di una certificazione ambientale dei generatori di calore alimentati con legna da ardere, carbone a legna e biomasse combustibili, evidentemente al fine di fornire a coloro che intendono acquistarli indicazioni di qualità ambientale. Ne abbiamo già accennato prima di questa seduta fuori dall'Aula. In particolare, il regolamento individua le classi di qualità per la certificazione dei generatori di calore sulla base delle prestazioni emissive (una stella è il minimo, cinque stelle è la stufa altamente performante). Tra i generatori di calore si annoverano, tra l'altro, stufe a legna ordinarie e stufe ad accumulo (queste ultime sono un prodotto relativamente di nicchia, ma comunque presente nel nostro mercato).

Il regolamento stabilisce che, per ottenere la certificazione ambientale, le stufe ad accumulo devono essere conformi alla norma UNI EN 15250. Le stufe ad accumulo vengono vendute nei territori alpini con un certo successo perché consentono di ridurre il consumo di combustibile. Sono impianti, infatti, che bruciano rapidamente il combustibile, ma il calore viene assorbito dalla loro massa e rilasciato gradualmente nell'ambiente per le successive ventiquattro ore; sono quindi molto efficienti, più della gran parte delle normali stufe a legna.

Per quanto riguarda le stufe a legna, invece, il regolamento fa riferimento a un'altra normativa di certificazione (UNI EN 13240). In pratica, si verifica una consistente differenza degli effetti delle diverse misurazioni effettuate in funzione delle due diverse norme UNI: una disparità metodologica che fa sì che gli impianti abbiano risultati diversi ai fini delle classi di qualità. Sono cose che succedono quando le norme non tengono conto del fatto che ci sono prodotti che l'innovazione porta ad avere delle qualità diverse, ma con caratteristiche di produzione dell'energia diverse. Particolarmente penalizzate risultano proprio le stufe ad accumulo, certificate EN 15250, che sono state pensate per il massimo risparmio energetico mediante l'utilizzo di materiali naturali per la loro produzione e delle minori quantità di combustibili a emissione.

Tutto ciò premesso si chiede di sapere se non sia il caso di superare tali disparità introducendo coefficienti e criteri omogenei sulle classi di qualità ai fini della certificazione ambientale, per non penalizzare gli impianti che alla prova dei fatti rispondono agli obiettivi di efficientamento energetico e di riduzione dell'impatto ambientale. È ovvio, signor Ministro, che non mi posso aspettare un impegno da parte sua ad intervenire personalmente, ma chiedo almeno di conoscere qual è l'organo tecnico da cui dipendono queste certificazioni affinché sia possibile intervenire per ottenere tale modifica, ovviamente se lei è d'accordo.

PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, onorevole Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

PICHETTO FRATIN, ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. Signor Presidente, ringrazio l'interrogante. Con riferimento al quesito posto dall'onorevole interrogante, si evidenzia che il lavoro tecnico preliminare all'adozione del decreto n. 186 del 2017 è stato condotto da un gruppo di lavoro di esperti, la cui istruttoria è stata oggetto di analisi del tavolo tecnico permanente di cui all'articolo 20 del decreto legislativo del 2010, n. 155, il quale garantisce, tra Ministeri, Regione e autorità competenti in materia di emissioni in atmosfera, la più ampia condivisione delle scelte effettuate. Le prestazioni emissive funzionali alla certificazione dei generatori e alla conseguente assegnazione delle stelle sono state definite in aderenza ai valori proposti nell'ambito della normativa attuativa della direttiva Ecodesign.

In merito al campionamento del particolato emesso da generatori di calore alimentati a biomassa solida di piccola potenza, a valle del confronto tra le due tecniche esistenti (i metodi cosiddetto a freddo e a caldo), si è ritenuto preferibile quest'ultimo, già utilizzato nella normativa tedesca sugli impianti di combustione di piccole e medie dimensioni.

Si segnala che, ad oggi, il decreto n. 186 del 2017 non prevede la certificazione per la tipologia delle stufe ad accumulo artigianali, poiché esse si configurano come pezzi unici realizzati in base alle caratteristiche dell'edificio in cui sono stati progettati, e pertanto non possono essere testate da un punto di vista energetico ed emissivo.

Atteso, però, che la ratio del decreto non è di escludere alcuna tipologia di generatore dalla possibilità di certificazione e, quindi, di successiva incentivazione, e considerata altresì l'elevata qualità di tali prodotti, in particolar modo di quelli artigianali, si procederà, nell'ambito del piano nazionale sulla qualità dell'aria a un aggiornamento del decreto sulla certificazione degli impianti, al fine di tenere conto delle peculiarità tecniche di tali stufe ad accumulo. Per quanto riguarda il piano sulla qualità dell'aria, si sta definendo in questo momento il confronto con le Regioni e con tutti gli organi tecnici competenti e su questo procederemo.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Spagnolli, per due minuti.

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Ministro, devo dire che la sua disponibilità sicuramente soddisfa.

C'è da prendere atto, appunto, che si tratta di prodotti piuttosto innovativi e quindi ci sta che le nostre norme debbano essere poi aggiustate in corso d'opera. Confido che questo sia possibile e mi metto a disposizione, non certo personalmente, ma nel dare indicazioni sui produttori e i rivenditori che potrebbe tornare utile ascoltare per arrivare a fare questa modifica.

PRESIDENTE. La senatrice Fregolent ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01753 sulle misure per abbassare i costi dell'energia, per tre minuti.

FREGOLENT (IV-C-RE). Signora Presidente, signor Ministro, le famiglie italiane, ma anche le imprese, sono letteralmente attanagliate dal caro bollette.

Negli ultimi quattro mesi la media della spesa sostenuta dalle famiglie per gas e luce è di 776 euro, una media di +5,9 per cento rispetto ai mesi precedenti. Lo stesso vale per le imprese: soprattutto quelle del terziario hanno visto un aumento del 24 per cento. Prima si faceva riferimento a quanto costa di più l'energia per un produttore in Italia rispetto ad altri Paesi: il 50 per cento in più, se si guarda alla Francia, il 41 per cento in più, se si guarda alla Spagna e più o meno il 30 per cento in più, se si guarda alla Germania.

Voi avete risposto - secondo noi tardivamente - con un decreto sul caro bollette, che prevede un bonus di 200 euro una tantum per le famiglie con ISEE fino a 25.000 euro e, per quanto riguarda il Fondo per la transizione energetica nel settore industriale (600 milioni di euro), avete escluso importanti settori come la ceramica, la chimica, il vetro, le acciaierie. Si tratta, insomma, di un provvedimento non risolutivo e non lo diciamo noi, ma tutti i comparti economici che hanno analizzato quel decreto che in questo momento è all'esame della Camera.

Vi chiediamo, quindi, quali sono le iniziative che intendete mettere in atto per abbassare in maniera sistematica e duratura le bollette degli italiani.

PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, onorevole Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

PICHETTO FRATIN,ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. Signora Presidente, in merito al quesito posto dagli onorevoli interroganti, che ringrazio, si rappresenta che l'intervento d'urgenza promosso con il decreto-legge bollette può essere considerato solo uno strumento complementare alle azioni di carattere strutturale che il Governo sta portando avanti - non da ora, ma da inizio legislatura - per garantire un andamento più stabile e una riduzione dei prezzi.

Per incrementare la quota di energia elettrica da fonti rinnovabili e intensificare il percorso verso un disaccoppiamento del prezzo dell'energia elettrica da quello del gas, accanto allo snellimento e all'incremento dell'autorizzato sono fondamentali i meccanismi di incentivazione. Il 28 febbraio è entrato in vigore il meccanismo del FER X, che consentirà di approvvigionare un consistente contingente di nuova capacità rinnovabile a un costo più efficiente. La sfida è quella di scavallare rispetto alla determinazione del prezzo, fino a quando non arriverà un disaccoppiamento europeo con criteri completamente nuovi. In questo momento, fino al raggiungimento di quell'obiettivo, non possiamo che aumentare le rinnovabili rispetto al gas, che comunque, pur producendo il 40 per cento della nostra energia, determina per oltre il 70 per cento il prezzo finale dell'energia elettrica.

Con riferimento all'energivoro, con la misura dell'energy release sono state presentate istanze per una richiesta di energia elettrica che supera i 70 terawattora, per un potenziale di nuova generazione da rinnovabili di oltre 5 gigawatt di potenza. Accanto allo sviluppo della piattaforma Power purchase agreements (PPA), che permetterà la promozione di approvvigionamento di energia a lungo termine, stabilizzando il costo dell'energia per le imprese, sono in fase di valutazione ulteriori misure strutturali, come quella relativa alla risoluzione della congestione virtuale della rete, quella inerente alla riduzione degli oneri del gas naturale prelevato ai fini della produzione di energia elettrica, quella riguardante la cessione ai clienti finali, attraverso contratti pluriennali, di energia elettrica da fonte rinnovabile derivante da impianti incentivati.

Per quanto riguarda il settore del gas naturale, l'adozione del decreto per l'anticipazione delle aste per lo stoccaggio gas, che consente di sfruttare eventuali dinamiche di prezzo più favorevoli, nonché l'implementazione della gas release, contribuiranno al contenimento del costo del gas per l'imprese a forte consumo. Parlo di gas release sul modello di energy release, non di quel modello iniziale di valutazione precedente rispetto agli interventi giudiziari riguardanti i pescaggi.

In sede europea, infine, l'azione del Governo è diretta a sostenere, da un lato, meccanismi che evitino l'incidenza dei fenomeni speculativi sull'aumento dei prezzi del gas nei mercati liquidi, dall'altro, ad ampliare, nell'ambito del processo di revisione delle linee guida sugli aiuti di Stato (ETS), il novero dei settori ammessi alla compensazione degli oneri indiretti, quindi da ampliare rispetto ad alcune categorie produttive.

Spero che questa panoramica abbia dato il quadro della pluralità e della sinergia delle azioni messe in campo dall'Esecutivo per raggiungere l'obiettivo (che tutti vogliamo raggiungere) di stabilizzazione dei prezzi a un livello inferiore rispetto a quello attuale.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Fregolent, per due minuti.

FREGOLENT (IV-C-RE). Signora Presidente, signor Ministro, quando avete iniziato la legislatura c'erano degli incentivi sulle bollette degli italiani che provenivano dal Governo Draghi e voi li cancellaste dicendo che da lì a poco il prezzo del gas sarebbe sceso, che non c'era più bisogno di questo grazie al Piano Mattei e alla diversificazione di approvvigionamento del gas. Mai previsione fu così sbagliata, perché ormai il prezzo del gas dipende da una domanda globale, non più soltanto nazionale, pertanto le fluttuazioni e i cambiamenti della domanda comportano il cambiamento del prezzo.

Lei ha parlato di fonti rinnovabili, ma immagino che abbia letto - perché è anche a sua firma - il decreto sulle aree idonee e il decreto-legge cosiddetto agricoltura, in cui di fatto si dispone un blocco di provvedimenti e di luoghi dove si possono creare le rinnovabili. Mi spiace che il collega di Fratelli d'Italia sia andato via, visto che si parlava di autosufficienza energetica. Mi chiedo come si possa realizzare l'autosufficienza energetica se in un provvedimento del Governo si afferma che il solare non può più essere impiantato nei campi agricoli, siano essi di pregio o meno. Come si può avere autosufficienza energetica se si impediscono le rinnovabili, dando una definizione di are idonee, ma anche (e questo è un unicum nel mondo legislativo) di aree non idonee? Così, se uno fa la raffigurazione tra il bianco e il nero non avviene più nulla. (Richiami del Presidente). Io parlo quanto gli altri colleghi che hanno fatto comizi.

PRESIDENTE. Scusi, c'è la diretta televisiva, devo dare lo stesso spazio al senatore De Cristofaro. Prego, concluda, ha dieci secondi.

FREGOLENT (IV-C-RE). No, parlo quanto mi occorre per chiudere. Infatti bisognava contingentare prima i tempi della maggioranza.

Detto questo, signor Ministro, rispetto a questo provvedimento, mi auguro che voi accetterete gli emendamenti delle opposizioni per poter finalmente implementare quel testo e abbattere le bollette degli italiani. Mi ha fatto anche piacere che non abbia risposto, come ha fatto nei giorni scorsi, dicendo che ci penserà il nucleare, perché il decreto-legge che lei ha elaborato è una delega in bianco a questo Governo e al suo Ministero, ma di fatto non dice nulla al proprio interno, invece - lo lasci dire a chi il nucleare lo vuole - io mi auguro che in quel decreto-legge ci sia qualcosa di più cogente.

PRESIDENTE. Ho dato molto tempo in più anche all'opposizione, vado a controllare i tempi.

Il senatore De Cristofaro ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01749 sulla bonifica ambientale del sito di interesse nazionale Crotone-Cassano-Cerchiara, per tre minuti.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signora Presidente, signor Ministro, il sito di Crotone-Cassano-Cerchiara è stato incluso, come lei sa bene, nell'elenco dei siti di bonifica di interesse nazionale con il decreto ministeriale del 2002. Dopo ventitré anni, però, possiamo dire che quella che sembrava una decisione cruciale per il risanamento ambientale di quei luoghi e per la tutela della salute della popolazione si è purtroppo trasformata in una vicenda interminabile, caratterizzata da ritardi e progetti fallimentari che hanno paralizzato ogni sviluppo del territorio.

L'inquinamento di quell'area è riferibile alle tre maggiori attività produttive in esercizio tra gli anni Venti e gli anni Novanta del Novecento, area di proprietà dell'ENI; parte dei residui di lavorazioni, prodotti dai tre stabilimenti, sono stati illecitamente stoccati nelle aree adiacenti lungo la fascia costiera e a certificare l'inquinamento illecito tredici anni fa è intervenuta una sentenza del tribunale di Milano, con la quale ENI è stata ritenuta responsabile dell'inquinamento e quindi condannata per accertato danno ambientale, causato dal deposito e dall'occultamento nel sottosuolo di materiale nocivo derivante dalle scorie delle produzioni industriali.

Signor Ministro, in quest'area, purtroppo, la mortalità ha valori parecchio più elevati della norma per tutti i tumori; vengono segnalati anche eccessi di altre malattie. Nel suolo dell'area industriale di Crotone e nelle acque sotterranee si riscontrano elevate concentrazioni di metalli pesanti e viene anche sottolineato il nesso causale fra gli altri tassi di mortalità e di ospedalizzazione e la presenza di questi agenti inquinanti, che sono per l'appunto nell'aria.

In questo contesto, sei anni fa è stato approvato un primo progetto di bonifica che prevedeva da parte di ENI il trasferimento fuori dalla regione Calabria di tutti questi rifiuti pericolosi, accordo recepito dal decreto del Ministero dell'ambiente il 3 marzo 2020, ma nonostante questo decreto l'ENI, più di recente, ha proposto di lasciare i rifiuti speciali pericolosi nel territorio di Crotone, trasferendoli a distanza di pochi chilometri in una discarica privata, in un'area adiacente alle zone abitate. In contrasto quindi con gli impegni precedenti, si è stabilito che i rifiuti pericolosi sarebbero stati lasciati a Crotone, senza considerare la posizione di tutti gli enti territoriali interessati, esposta nella Conferenza dei servizi. Questa proposta, che fino a qualche tempo fa sarebbe stata considerata letteralmente irricevibile, è stata invece incredibilmente recepita e fatta propria dal Ministero dell'ambiente, che ha approvato il progetto con un proprio decreto il 1° agosto 2024.

Per questo, signor Ministro, le chiediamo quali siano le motivazioni alla base della scelta di non rispettare gli impegni presi in precedenza e di trattenere nel territorio di Crotone i rifiuti inquinanti, nonostante gli allarmanti dati sulla salute delle persone.

PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, onorevole Pichetto Fratin, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

PICHETTO FRATIN, ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. Signora Presidente, ringrazio gli interroganti. Com'è noto, il provvedimento autorizzativo unico regionale, rilasciato dalla Regione Calabria, ha prescritto che i rifiuti prodotti dalla bonifica fossero smaltiti fuori dal territorio regionale. Tuttavia, sulla base degli elementi emersi nell'ambito dei procedimenti amministrativi, relativi al progetto di bonifica che hanno accertato, con il contributo di vari soggetti tecnici e sotto l'egida della Regione Calabria, l'assenza di discariche fuori dal territorio regionale, è stato adottato il decreto n. 27 del 2024.

Questo deve portarci anche a una riflessione: non possiamo chiedere che i rifiuti vadano sempre altrove; diventa un problema nazionale, quando diciamo che i nostri rifiuti non devono essere in Italia e dobbiamo mandarli altrove. Però, in quel momento, il Ministero non aveva altra soluzione.

Questo decreto, sulla base dell'interesse primario del Ministero a consentire l'avvio delle operazioni di rimozione delle discariche fronte mare, nel rispetto del principio "chi inquina paga" ha autorizzato il deposito temporaneo dei rifiuti quale unica soluzione per consentire il concreto avvio degli interventi, pur nel rispetto dei vincoli regionali.

Il suddetto decreto conteneva al contempo un'apposita prescrizione volta a imporre alla società interessata di proseguire con le attività di scouting di vari siti, a livello anche internazionale, eventualmente utili al recapito dei rifiuti derivanti dalla bonifica. Il problema era avviare finalmente l'operazione e cercare dei siti dove mettere questi rifiuti. La temporaneità della scelta di applicare il principio generale che i rifiuti rimangono nella Regione che li ha prodotti comunque non ha posto un limite al fatto di invitare il soggetto inquinatore a fare scouting per cercare altre soluzioni. Infatti, sulla base di tale prescrizione, a fine novembre 2024 ENI Rewind ha notificato di aver selezionato due società disponibili a destinare i rifiuti verso discariche presenti in Svezia e in Germania (difficilmente a titolo gratuito).

Preso atto di quanto sopra, le strutture competenti del Ministero hanno proceduto ad avviare il riesame del decreto direttoriale n. 27 del 2024. La conferenza dei servizi decisoria sarà convocata a breve.

È doveroso segnalare, infine, che il Ministero ha ritenuto opportuno istituire un tavolo tecnico permanente per il coordinamento delle procedure di bonifica del SIN in argomento. Nel corso di una recente riunione convocata dal MASE presso la prefettura di Crotone con le amministrazioni interessate, sono anche stati concordati i contenuti dello schema di protocollo d'intesa, trasmesso l'11 marzo (l'altro ieri) agli interessati per la sottoscrizione, il cui obiettivo è quello di snellire il coordinamento tra i vari enti coinvolti per la gestione dei rifiuti prodotti dalla bonifica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore De Cristofaro, per due minuti.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signora Presidente, signor Ministro, ovviamente comprendo la complessità della questione, che non è semplice, però considero la sua risposta - mi consenta - un po' burocratica. Poi naturalmente osserveremo e vigileremo su quello che accadrà nel corso delle prossime settimane. Rimane però il fatto che qui c'era un accordo preciso tra istituzioni, tra il suo Ministero e il territorio, che obbligava ENI allo smaltimento. Rimane il fatto che la conferenza di servizi e gli enti locali territoriali erano contrari, anzi contrarissimi allo stravolgimento del piano, tant'è vero che la Regione Calabria, che peraltro è governata dalla sua stessa parte politica, ha fatto ricorso al TAR su questa cosa, a dimostrazione di un elemento di grande preoccupazione.

Inoltre rimane purtroppo il fatto che le persone che vivono in quell'area sono preoccupate, perché non vedono una risposta efficiente rispetto a un problema gigantesco, che riguarda la salute delle persone e il diritto di vivere in un ambiente sano. Glielo dice un senatore come me, che viene da una Regione, la Campania, che è stata attraversata negli anni passati dal dramma della terra dei fuochi. Davvero le chiedo, su una vicenda così importante e così seria, di mettere da parte tutti i ragionamenti un po' burocratici e di trovare, una volta per tutte, una risposta definitiva a una questione che allarma la popolazione, la quale ha tutto il diritto di avere delle risposte concrete e reali. In ogni caso, la ringrazio.

PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) all'ordine del giorno è così esaurito.

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di martedì 18 marzo 2025

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 18 marzo, alle ore 14,30, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 16,20).

Allegato A

INTERPELLANZA E INTERROGAZIONI

Interrogazione sull'utilizzo della Rete Starlink per la copertura delle aree non raggiunte dalla banda larga

(3-01394) (09 ottobre 2024)

Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Giorgis, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Meloni, Mirabelli, Misiani, Nicita, Parrini, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Valente, Verducci, Verini, Zambito, Zampa, Di Girolamo, Nave, De Cristofaro, Unterberger, Spagnolli, Patton. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro delle imprese e del made in Italy -

                    Premesso che:

            "Starlink" è la prima e la più grande costellazione satellitare al mondo costruita dall'azienda privata aerospaziale "Space X", composta attualmente da circa 6.000 satelliti e in via di ulteriore sviluppo. La rete dei satelliti di Starlink sfrutta l'orbita terrestre a bassa quota per offrire una connessione internet a banda larga in grado di supportare, tra gli altri, i servizi di streaming, videochiamate e gaming online;

            i satelliti di Starlink orbitano attorno al pianeta ad una distanza di 550 chilometri dalla terra coprendo l'intero globo e offrono un servizio all'utenza con una latenza, tempo di andata e ritorno dei dati tra l'utente e il satellite, che, nel caso migliore, può arrivare fino a 25 millisecondi;

            i servizi offerti da Starlink sono ormai disponibili in gran parte dei Paesi, con oltre 3 milioni di abbonati in tutto il mondo a maggio 2024, compresa l'Italia, dove ad oggi sarebbero stati sottoscritti circa 50.000 contratti privati;

            recenti studi sulla performance dei servizi Starlink in Italia evidenziano tuttavia alcune criticità. Starlink non rappresenta una sostituzione per la connettività in fibra, ma costituisce una soluzione che risulta valida esclusivamente in aree estremamente remote, dove l'accesso alla rete cablata è inesistente. La velocità media delle connessioni internet è poco sopra i 100 Mbps, paragonabile ad una connessione in fibra ottica misto rame (VDSL). I servizi in abbonamento "a bassa priorità" offrono agli utenti connessioni a bassa velocità che oscillano tra 50 e 100 Mbps, con cali di prestazione nelle ore di punta. Per i servizi di connessione in abbonamento "standard" il livello delle prestazioni sale ma con costi mensili superiori. Per le massime prestazioni, in particolare per le esigenze aziendali, occorre poi l'acquisto di costosi "kit". Le prestazioni attuali di Starlink sono destinate a degradare per ragioni tecniche e l'azienda promette di sostituire continuamente i satelliti che raggiungono l'end-of-life e di espandere la costellazione ad oltre 30.000 satelliti. Con una vita media di circa 5 anni per satellite, la sostenibilità economica a lungo termine di questa tecnologia rimane incerta;

            il PNRR, con il bando "Italia a 1 Giga", ha affidato lavori pari a 3,4 miliardi di euro a TIM e a Open Fiber, per ampliare, entro il 2026, la rete esistente a banda ultralarga e portare a circa 7 milioni di indirizzi civici distribuiti su tutto il territorio italiano servizi con una velocità di trasmissione di almeno un Gbit al secondo, in linea con gli obiettivi europei della "Gigabit society e digital compass";

            la suddetta soglia di connessione è necessaria per sviluppare reti "future proof", ossia prontamente aggiornabili e in grado di soddisfare nel tempo il crescente fabbisogno di connettività per la fruizione di servizi sempre più avanzati, tra cui video streaming lineare 4K/8K, realtà virtuale e aumentata, collaborazione immersiva, smart working e formazione a distanza, cloud computing, online gaming, domotica avanzata, telemedicina e altro. Il raggiungimento di questa soglia ha particolare rilevanza nell'ambito degli obiettivi del PNRR e gli investimenti pubblici programmati, con una serie di mappature del territorio, mirano proprio al raggiungimento di tali obiettivi anche nei "civici grigi" e nei "civici neri";

            in alcuni articoli di stampa è stata recentemente riportata la notizia di una proposta avanzata da Elon Musk, proprietario di Space X e di Starlink, al Governo italiano riguardante la ridefinizione di alcuni capitoli del piano nazionale di ripresa e di resilienza, al fine di assegnare proprio a Starlink il compito di andare a coprire le cosiddette aree grigie, ossia le zone dell'Italia dove la copertura a banda larga o tramite fibra ottica è parziale o limitata. Sempre da notizie di stampa si apprende che la Presidenza del Consiglio dei ministri avrebbe incaricato il Ministero delle imprese e del made in Italy di occuparsi della proposta e Cassa depositi e prestiti sarebbe stata informata della volontà del Governo di approfondire concretamente questa possibilità;

            l'eventuale accettazione da parte del Governo della proposta di Starlink rischia di creare molteplici problematiche. Fra le altre, emergono in tutta evidenza: a) il rischio del mancato raggiungimento degli obiettivi del PNRR "Italia 1 Giga" che prevedono il raggiungimento di una velocità di trasmissione sulla rete ad un Gbit al secondo in tutto il territorio nazionale entro giugno 2026; b) l'ennesima revisione del PNRR e dei progetti con scorporo di risorse in favore di Starlink e l'abbandono dei progetti finalizzati alla copertura fisica delle "aree grigie"; c) la penalizzazione delle aree interne a causa del mancato completamento dell'infrastruttura di rete a banda ultralarga su tutto il territorio nazionale; d) il mancato sviluppo delle reti future proof in grado di soddisfare, su tutto il territorio nazionale, il fabbisogno di connettività minima per la fruizione di servizi di sempre più avanzati;

            delegare la copertura internet di alcune aree del Paese a un'azienda straniera, controllata in maggioranza da un singolo individuo, rappresenta un rischio significativo per la sicurezza nazionale. Il progetto "Iris2" della UE, tra burocrazia e fondi insufficienti, fatica a decollare. La sovranità del nostro Paese e del continente dipende anche da questo;

            il settore delle telecomunicazioni italiano è stato recentemente oggetto del passaggio del controllo dell'infrastruttura di rete da TIM a Fibercop, controllata dalla statunitense KKR, con la perdita del controllo diretto di un asset strategico per il Paese. L'eventuale accettazione della proposta Starlink produrrebbe effetti sull'assetto del mercato interno, con ulteriore rischio di tenuta per le aziende del settore,

            si chiede di sapere:

            se il Governo sia intenzionato a dare attuazione alla proposta di Elon Musk, finalizzata a ridefinire alcuni capitoli del piano nazionale di ripresa e di resilienza e ad assegnare a Starlink il compito di andare a coprire le cosiddette aree grigie del Paese, dove la copertura a banda larga o tramite fibra ottica è parziale o limitata;

            se intenda, al contrario, confermare l'impegno al completamento di tutti i progetti del PNRR "Italia 1 Giga" e rendere, altresì, noto lo stato di avanzamento di tutti i predetti progetti e se vi siano rischi di ritardo nella loro attuazione;

            se abbia attentamene ponderato i rischi relativi alla scelta di investire risorse del PNRR sulla proposta di Starlink, sul conseguente mancato completamento della rete a banda ultralarga su tutto il territorio italiano e sull'assetto del mercato interno e la tenuta delle imprese del settore;

            se abbia considerato le ricadute su cittadini ed imprese in caso di mancato raggiungimento dello sviluppo delle reti future proof in grado di soddisfare, su tutto il territorio nazionale, il fabbisogno di connettività minima per la fruizione di servizi di sempre più avanzati.

Interrogazione sull'utilizzo della rete satellitare Starlink in luogo di un sistema unico europeo di comunicazioni

(3-01474) (19 novembre 2024)

Enrico Borghi, Fregolent, Musolino, Sbrollini, Scalfarotto. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro delle imprese e del made in Italy -

                    Premesso che:

            l'articolo di Ilario Lombardo su "La Stampa" del 13 novembre 2024 si fa riferimento a un contratto tra il Governo italiano ed Elon Musk, amministratore delegato e proprietario di diverse multinazionali (tra cui "X", Tesla e SpaceX), la persona più ricca del mondo e in procinto di assumere un ruolo di governo nella nuova amministrazione statunitense;

            il contratto avrebbe ad oggetto l'utilizzo della rete satellitare Starlink (di proprietà di Musk) e starebbe procedendo verso la definitiva formalizzazione grazie al coordinamento del consigliere militare della Presidenza del Consiglio dei ministri, Franco Federici;

            mesi di incontri tra i Ministeri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della difesa e i servizi segreti, infatti, avrebbero portato il Governo, già alla fine dell'estate 2024, a sottoscrivere il contratto, al fine di collegare la rete Starlink a quella ministeriale e diplomatica, tanto che le sedi diplomatiche italiane in Libano e Bangladesh avrebbero persino condotto due progetti pilota;

            l'idea del Governo sarebbe quella di rimettere alla rete Starlink la gestione delle infrastrutture di connessione e telecomunicazione delle sedi diplomatiche italiane, oltre alle stazioni mobili delle navi militare italiane;

            le ragioni della mancata formalizzazione del contratto sarebbero nell'arresto del direttore generale di Sogei, nonché nell'iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Stroppa, referente di Musk in Italia, sospettato di corruzione;

            già a metà dicembre 2023 Musk aveva visitato il nostro Paese, prendendo parte anche alla manifestazione "Atreju" (organizzata da Fratelli d'Italia) e incontrato diversi membri del Governo, ivi inclusa la Presidente del Consiglio dei ministri, affrontando l'ipotesi di realizzare anche un grande piano di estensione della rete internet a banda ultralarga nelle aree periferiche e marginali del Paese e avviare una cooperazione con le sue aziende per potenziare i servizi di connessione sicura per le pubbliche amministrazioni, ivi inclusi quelli relativi alle comunicazioni riservate che riguardino la sicurezza nazionale, con ogni probabilità da "appoggiare" alla rete di sistema satellitare Starlink;

            la Commissione europea lavora da anni allo sviluppo e realizzazione di un sistema satellitare "a rete", analogo a Starlink, chiamato "Govsatcom", con il chiaro intento di assicurare un'infrastruttura di comunicazione europea sicura, condivisa e al riparo di ingerenze esterne, al fine di evitare di affidare le telecomunicazioni strategiche dell'Unione europea e dei suoi Stati membri a infrastrutture totalmente private;

            secondo organi di stampa la ritrosia del Governo italiano rispetto a tale progetto deriverebbe da un'asserita prevalenza di imprese francesi e tedesche nel progetto, valutata talmente grave da portare l'Esecutivo a allontanare l'Italia da tale fondamentale processo di integrazione e preferire l'avvio di progetti autonomi e bilaterali per l'implementazione di infrastrutture critiche;

            queste decisioni si dimostrano tanto più gravi se si considera che il Parlamento non ha mai autorizzato in nessuna sede l'affidamento delle infrastrutture a soggetti privati e stranieri e che il Governo ha sempre negato che vi fossero alternative rispetto all'accesso a Starlink, senza valutare il progetto europeo,

            si chiede di sapere:

            se i fatti esposti corrispondano al vero, e chi e a quale titolo abbia autorizzato i due progetti pilota richiamati e l'avvio dei negoziati con Starlink;

            per quali ragioni il Governo preferisca affidare le infrastrutture critiche del Paese a un soggetto privato (Starlink) anziché utilizzare la rete di comunicazioni pubblica, sicura e vigilata, predisposta dall'Unione europea.

Interpellanza su un possibile accordo per collegare la rete ministeriale e diplomatica italiana al sistema satellitare Starlink

(2-00021) (03 dicembre 2024)

Manca, Nicita, Furlan, Basso, Camusso, Verducci, Martella, Losacco, Fina, Rojc, Zambito, Franceschelli, Valente, Tajani, Boccia. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro delle imprese e del made in Italy -

                    Premesso che:

            "Starlink" è la prima e la più grande costellazione satellitare al mondo costruita dall'azienda privata aerospaziale "Space X", con sede negli Stati Uniti d'America, composta attualmente da circa 6.000 satelliti e che, sfruttando l'orbita terrestre a bassa quota, offre una connessione internet a banda larga;

            presso la Presidenza del Consiglio dei ministri è stato istituito un "tavolo tecnico" operativo, composto dal segretario del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano, dal sottosegretario con delega all'Innovazione Alessio Butti, dal sottosegretario all'Attuazione del programma Giovanbattista Fazzolari, e dal consigliere per gli affari militari Generale Franco Federici, impegnato nello studio della «concessione a Starlink della gestione delle infrastrutture di connessione e telecomunicazione delle sedi diplomatiche italiane, oltre che delle stazioni mobili delle navi satellitari italiane»;

            a seguito di diversi incontri tra i Ministeri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e della difesa, sarebbe emerso un orientamento del Governo a sottoscrivere, già alla fine dell'estate 2024, un contratto, al fine di collegare la rete Starlink a quella ministeriale e diplomatica, con le sedi diplomatiche italiane in Libano e Bangladesh opzionate come progetti pilota;

            la mancata formalizzazione del suddetto contratto sarebbe dovuta al sopraggiunto arresto del direttore generale di SOGEI, nonché nell'iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Stroppa, referente del proprietario di Starlink, Elon Musk, in Italia, sospettato di corruzione;

                    considerato che:

            la Commissione europea lavora da anni allo sviluppo e alla realizzazione di un sistema satellitare "a rete", analogo a quello di Starlink e denominato "GovSatCom", con l'intento di assicurare un'infrastruttura di comunicazione europea sicura, condivisa e al riparo di ingerenze esterne, nonché di evitare l'affidamento delle telecomunicazioni strategiche dell'Unione europea e dei suoi Stati membri ad infrastrutture totalmente private. L'Italia, attraverso la società Telespazio, partecipa al suddetto programma;

            la scelta del Governo italiano di virare verso progetti autonomi e bilaterali per l'implementazione delle infrastrutture critiche di telecomunicazione e l'affidamento di tali infrastrutture e servizi a soggetti privati e stranieri, al di fuori del contesto europeo, non è mai stata oggetto di discussione in ambito parlamentare italiano né di confronto nelle sedi istituzionali dell'UE;

            tenuto conto che:

            dal punto di vista delle concessioni, Starlink può operare in Italia sulla base del vecchio Piano strategico BUL (Banda ultra larga) che già nel 2015 autorizzò l'uso della tecnologia satellitare per garantire, in prospettiva, la copertura delle aree cosiddette "grigie", perché difficili da coprire con la tecnologia terrestre della banda larga. Starlink è stata pertanto autorizzata ad operare in Italia una prima volta nel 2020 per utilizzare «alcune porzioni della banda in tre stazioni satellitari (gateway) terrene» e nel 2023, per aumentare la capacità trasmissiva;

            ad oggi il servizio internet di Starlink fornisce banda larga a bassa latenza in Italia a circa 50.000 utenti e da diversi giorni sulle piattaforme social, a cominciare da "X", compare in modo compulsivo una pubblicità che ribadisce la disponibilità del sistema Starlink mini in Italia ad una tariffa di 40 euro al mese/fino a 150+ Mbps;

            il sottosegretario all'innovazione tecnologica Butti ha recentemente affermato che Starlink è stata individuata come una possibile soluzione ai gravissimi ritardi nell'attuazione del Piano Italia a 1 Giga, di cui al PNRR, dal momento che sarebbe in grado dal punto di vista tecnologico di coprire l'intero territorio italiano, anche quello più remoto e inaccessibile per la nostra banda larga, in un arco temporale stimato tra i 6 e i 9 mesi;

            il settore delle telecomunicazioni italiano è stato recentemente oggetto del passaggio del controllo dell'infrastruttura di rete da TIM a Fibercop, controllata dal fondo statunitense KKR, determinando la perdita del controllo diretto di un asset strategico per il Paese. L'eventuale accettazione della proposta Starlink determinerebbe nuovi importanti effetti sul corretto funzionamento e assetto concorrenziale del mercato interno delle telecomunicazioni;

            l'eventuale combinato disposto dato dall'assegnazione a Starlink della copertura delle aree grigie in relazione al Piano Italia a 1 Giga di cui al PNRR e della gestione delle infrastrutture di connessione e telecomunicazione delle sedi diplomatiche italiane, oltre che delle stazioni mobili delle navi satellitari italiane, determinerebbe rischi per la sicurezza nazionale ed europea in ragione del controllo di infrastrutture strategiche da parte di una società estera, controllata da un soggetto che si appresta ad assumere un ruolo di rilevo nell'ambito dell'amministrazione del prossimo mandato presidenziale negli Stati Uniti d'America,

            si chiede di sapere:

            quali siano le motivazioni che hanno spinto il Governo a negoziare con Starlink un contratto finalizzato a collegare la rete satellitare dell'azienda privata statunitense a quella ministeriale e diplomatica italiana; se abbia attentamente valutato i rischi per la sicurezza nazionale e se intenda chiarire le ragioni della mancata comunicazione di tale scelta in sede parlamentare e nelle sedi istituzionali europee;

            per quali ragioni il Governo, alla luce degli impegni assunti in ambito europeo, preferisca affidare in prospettiva le suddette infrastrutture critiche del Paese all'azienda privata Starlink anziché procedere con convinzione nel programma europeo "GovSatCom", orientato a predisporre un'infrastruttura di comunicazione europea sicura, condivisa e al riparo di ingerenze esterne;

            se sia intenzionato, altresì, a dare attuazione alla proposta di Starlink finalizzata a ridefinire alcuni capitoli del PNRR e ad assegnare a tale azienda privata il compito di andare a coprire con i propri servizi le cosiddette aree grigie del Paese;

            se abbia attentamene ponderato i rischi relativi alla scelta di investire risorse del PNRR sulla proposta di Starlink, sul conseguente mancato completamento della rete a banda ultralarga nei termini di servizio per come stabiliti a livello europeo su tutto il territorio italiano, nonché le ricadute sull'assetto e sul funzionamento del mercato interno.

Interrogazione su misure idonee ad incrementare l'efficacia dei controlli nei luoghi di lavoro

(3-01743) (11 marzo 2025) (già 4-01092) (13 marzo 2024)

Magni. - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e della salute -

                    Premesso che:

            il decreto legislativo n. 149 del 2015 ha istituito l'agenzia unica per le ispezioni del lavoro, denominata Ispettorato nazionale del lavoro (INL), operativa dal 2017;

            il modello delineato ha mostrato i suoi limiti, rendendo le competenze degli ispettori INL, INPS e INAIL sovrapponibili e fungibili, e prevedendo il ruolo ad esaurimento per gli ispettori previdenziali e assicurativi;

            tale impianto determina l'incapacità degli enti preposti a compiere un efficace accertamento e recupero dei propri crediti, producendo, altresì, una riduzione di circa 1.000 ispettori previdenziali, ed inficiando la lotta all'evasione contributiva e al contrasto all'economia sommersa;

            peraltro, in relazione alla sicurezza sui luoghi di lavoro, la riforma sanitaria operata dalla legge n. 833 del 1978 ha attribuito la competenza alle ASL (artt. 20 e 21);

            ad oggi, continua a porsi il tema del coordinamento dei controlli, essendo le ASL regolate dal sistema regionale, ed invece, ad esempio, l'Ispettorato gestito dal sistema centrale ministeriale;

            è assolutamente urgente intervenire affinché vi sia una sede unitaria per realizzare una politica unica sulla prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro;

            l'articolo 5 del decreto legislativo n. 81 del 2008 ha istituito il comitato per l'indirizzo e la valutazione delle politiche attive e per il coordinamento nazionale delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza sul lavoro, tuttora in vigore e pienamente funzionante, in capo al Ministero della salute, con una funzione teoricamente centrale nella gestione delle attività di vigilanza e prevenzione cui sono tenuti i diversi enti chiamati a svolgere il delicato ruolo di controllori;

            a fronte di 1.700.000 imprese con dipendenti presenti nel nostro Paese, la fragilità del sistema e del servizio, nonché l'esiguità delle risorse, non consentono un numero di controlli incisivo per un'inversione di tendenza circa il numero degli infortuni e dei morti sul lavoro;

            nel decreto-legge n. 19 del 2024, concernente disposizioni urgenti finalizzate a garantire l'attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza, figurano misure in materia di lavoro, quali quelle tese al potenziamento e all'incremento dell'efficienza delle attività di vigilanza in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro;

            in particolare, all'articolo 31, comma 12, si dispone l'abrogazione degli articoli 6, comma 3, e 7, commi 1 e 3, del decreto legislativo n. 149 del 2015, con ciò eliminando il "ruolo ad esaurimento", e consentendo l'assunzione di nuovo personale ispettivo anche in INPS e INAIL,

            si chiede di sapere:

            se i Ministri in indirizzo non ritengano necessario rivedere l'organizzazione delle competenze quanto alle politiche di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori in termini di gestione unitaria e coordinata, al fine di garantire maggiore incisività ed efficacia ai controlli;

            se non intendano adottare iniziative efficaci in relazione ad un sostanzioso piano di assunzioni che reintegri gli organici degli ispettorati, ripristinando la competenza ispettiva in tutti gli enti interessati, nonché per valorizzare il ruolo degli ispettori di vigilanza dell'INPS.

Interrogazione sul sostegno all'olivicoltura pugliese e la lotta alla xylella fastidiosa

(3-01647) (04 febbraio 2025)

Fallucchi, Zullo, Melchiorre, Nocco. - Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste -

                    Premesso che:

            con il decreto-legge 29 marzo 2019, n. 27, sono stati stanziati 300 milioni di euro per l'attuazione del "piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia";

            con il decreto interministeriale n. 2484 del 6 marzo 2020, sono stati ripartiti 120 milioni di euro, trasferiti interamente alla Regione Puglia, per finanziare interventi compensativi a favore delle imprese olivicole colpite dalla diffusione del batterio Xylella fastidiosa;

            il successivo decreto ministeriale n. 6703 del 23 giugno 2020, comunicato alla Commissione europea come aiuto di Stato in esenzione di notifica ai sensi dell'articolo 26 del regolamento (UE) n. 702/2014, ha previsto che l'aiuto compensativo fosse limitato a una sola annata agraria, ad eccezione delle imprese che si impegnassero a proseguire l'attività mediante coltivazioni arboree e che adottassero tutte le misure previste per il contenimento e l'eradicazione della malattia, per le quali l'aiuto poteva essere concesso per un periodo massimo di 3 anni;

            non risultano, ad oggi, notizie ufficiali rispetto il numero di imprese olivicole che hanno beneficiato degli aiuti compensativi previsti dal piano straordinario per la rigenerazione olivicola, né della percentuale di queste che hanno continuato l'attività agricola impegnandosi nella ricostituzione del potenziale produttivo;

            non sono altresì chiari né i criteri utilizzati dalla Regione per selezionare i beneficiari e determinare gli importi da erogare, né le modalità con cui vengono monitorati i progressi delle imprese in relazione alle misure per il contenimento ed eradicazione;

            è anche preoccupante il fatto che il batterio continui a diffondersi sul territorio pugliese, ampliando le zone colpite e danneggiando nuove aree;

                    considerato che:

            la Regione Puglia aveva il compito di fornire dettagliate informazioni sull'utilizzo delle risorse assegnate, come l'elenco dei beneficiari, la localizzazione delle aziende, l'entità del contributo erogato a ciascun soggetto, l'anno o gli anni di riferimento della compensazione, nonché l'attuazione degli interventi di ricostituzione del potenziale produttivo;

            peraltro, consultando l'apposita pagina del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, emergono solo informazioni generiche relative all'istruttoria delle domande e al trasferimento dei fondi ai Comuni e all'ARIF (Agenzia regionale per le attività irrigue e forestali), incaricati dalla Regione Puglia di gestire gli indennizzi alle imprese agricole;

            è necessario fare piena luce sull'efficacia e sull'effettiva distribuzione delle risorse, ed è altrettanto necessario avere risposte sulla situazione attuale del piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia e sugli interventi compensativi a favore delle imprese agricole colpite dal batterio Xylella fastidiosa,

            si chiede di sapere:

            se il Ministro in indirizzo sia in possesso dei dati su quanti fondi siano stati effettivamente erogati alle imprese agricole pugliesi tra il 2020 e il 2024, e sulla distribuzione territoriale di questi fondi;

            se intenda valutare di porre in essere interventi mirati anche in merito alla dannosa e preoccupante espansione del batterio in territori e province che fino ad oggi erano estranee al fenomeno.

Interrogazione sul contrasto al fenomeno dell'occupazione abusiva degli immobili di edilizia residenziale pubblica

(3-00452) (17 maggio 2023)

Ambrogio. - Al Ministro dell'interno -

                    Premesso che:

            il fenomeno dell'occupazione abusiva di immobili ha assunto, soprattutto nelle città metropolitane e nei grandi centri urbani, i contorni dell'emergenza nazionale;

            le ultime stime, infatti, parlano di oltre 50.000 immobili occupati abusivamente, di cui 30.000 alloggi popolari pubblici e 20.000 privati; nella sola Roma sarebbero circa 10.000 le case popolari abitate senza titolo;

            nell'area metropolitana di Torino, l'ente gestore dell'edilizia popolare segnala 210 alloggi occupati abusivamente, dato in crescita di oltre il 30 per cento rispetto al 2020;

                    considerato che:

            il mancato sgombero delle abitazioni occupate acuisce pesantemente l'emergenza abitativa delle aree urbane, cioè il delta, in fase di ampliamento, tra gli aventi diritto in attesa di assegnazione e la reale disponibilità di immobili di edilizia pubblica;

            nella sola Torino, i dati ufficiali parlano di quasi 7.000 famiglie, rispondenti ai requisiti richiesti, senza casa;

            le occupazioni abusive, peraltro, contribuiscono a vanificare gli sforzi, da parte degli enti gestori dell'edilizia popolare pubblica, di ristrutturazione e ammodernamento degli alloggi; in tal senso, a mero titolo esemplificativo, nel Piemonte centrale sono stati garantiti investimenti per oltre 300 milioni di euro negli ultimi anni, attingendo alle diverse opportunità di finanziamento pubblico quali superbonus, PNRR, PNC e PinQua, e sono stati rimessi "in circolo" centinaia di alloggi di edilizia popolare: uno sforzo che rischia di essere vano, visto il costante aumento, di contro, delle occupazioni;

            appurato che:

            nonostante le norme vigenti e la probabile introduzione, recentemente annunciata, di un sensibile inasprimento delle pene applicabili alla fattispecie e di una contestuale semplificazione e automazione delle azioni di sgombero, l'attuale capacità di liberare le realtà abitative pubbliche da occupanti senza titolo risulta essere, ad oggi, insufficiente ed inefficace;

            alle croniche, e ben note, difficoltà, vanno altresì aggiunte le resistenze, sempre più frequenti, da parte delle amministrazioni comunali, spesso non in grado di gestire le fasi di post sgombero ed assicurare idonee sistemazioni alternative;

            in presenza di minori, ma anche di disabili e anziani, l'attivazione dei servizi sociali, il più delle volte non in grado di farsi carico delle situazioni di particolare fragilità, risulta vana e infruttuosa;

            il fenomeno delle occupazioni abusive, prevalentemente operate da parte di persone poco rispettose delle leggi e dei diritti altrui, crea contesti di disagio diffuso e favorisce la nascita di dinamiche vessatorie nei confronti delle persone fragili, in particolare anziani e persone sole, alimentando allarmi e tensioni sociali di difficile gestione;

            appare evidente come sia necessario un intervento diretto e non più differibile, anche a scopo deterrente, volto a calmierare e a tentare di debellare il fenomeno delle occupazioni abusive, con particolare riguardo all'edilizia pubblica,

            si chiede di sapere:

            al netto dei futuri e auspicati interventi normativi, quali siano le azioni, ad oggi applicabili, per arginare un fenomeno in costante e preoccupante espansione che, peraltro, mette a repentaglio la convivenza civile, alimenta la diffusione di situazioni di illegalità e inibisce, a chi ne ha legittimamente diritto, l'accesso alla casa;

            se non si ritenga necessario dare maggiore continuità ed aumentare le azioni di sgombero nell'edilizia residenziale pubblica, disincentivando il ricorso alle occupazioni abusive e dimostrando, con una presenza più marcata e incisiva dello Stato, che le situazioni di illegalità non restano impunite e che è in atto uno sforzo straordinario finalizzato al superamento dell'emergenza abitativa nelle città metropolitane e nei grandi centri urbani.

Interrogazione sulla figura del tutore volontario dei minori stranieri non accompagnati

(3-01607) (15 gennaio 2025)

Zampa, Malpezzi, Rando, Sensi, La Marca, Rossomando, Giacobbe, Furlan, Tajani, Irto, Alfieri, Manca, Delrio, Zambito, Parrini, Valente, Rojc, Verini. - Ai Ministri della giustizia e dell'interno -

                    Premesso che:

            in sede di disciplina della protezione dei minori stranieri non accompagnati, la legge 7 aprile 2017, n. 47, introduce la figura del tutore volontario; in particolare, l'articolo 11 dispone che presso ogni tribunale per i minorenni sia costituito un elenco di tutori volontari, "a cui possono essere iscritti privati cittadini, selezionati e adeguatamente formati (...) disponibili ad assumere la tutela di un minore straniero non accompagnato o di più minori, nel numero massimo di tre, salvo che sussistano specifiche e rilevanti ragioni";

            il tutore volontario è figura fondamentale per favorire e guidare l'inserimento del minore nel contesto sociale di arrivo, sopperendo alle molte fragilità e criticità del sistema di accoglienza; come rilevato dall'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, da ultimo nella relazione presentata al Parlamento per il 2023, la nomina tempestiva del tutore volontario è essenziale per garantire i diritti del minore straniero non accompagnato; secondo l'autorità garante, infatti, "il tutore non è soltanto un rappresentante legale ma anche e soprattutto un intermediario tra il minore e il contesto circostante e il promotore dell'affermazione dei suoi diritti e dei suoi bisogni specifici";

            secondo gli ultimi dati censiti dalla stessa autorità, risalenti ormai al 2022, il numero dei tutori volontari iscritti negli elenchi istituiti presso i tribunali per i minorenni al 31 dicembre 2022 è pari a 3.783 (così il rapporto di monitoraggio pubblicato nel 2023), mentre i minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio nazionale, al 30 novembre 2024, sono 19.228; la proporzione è pari, all'incirca, a un tutore potenzialmente disponibile ogni 5 minori stranieri non accompagnati e dunque superiore a quella prefigurata dall'articolo 11 della legge n. 47 del 2017; si tratta di un numero assolutamente insufficiente a far fronte alle esigenze dei minori stranieri non accompagnati presenti sul territorio nazionale;

                    considerato che:

            si riscontrano significative criticità nella gestione dell'iter che conduce all'inserimento dei tutori volontari negli elenchi, nelle fasi di nomina e, successivamente, anche nel concreto espletamento delle funzioni e dei compiti del tutore, specie con riguardo alle necessarie interlocuzioni con i competenti tribunali per i minorenni e, più in generale, all'effettività delle sinergie tra tutori e sistema di accoglienza;

            numerosi tribunali per i minorenni sono in una situazione di oggettiva sofferenza nella tenuta degli elenchi e nella gestione dei procedimenti di nomina dei tutori volontari per insufficienza degli organici; ciò impedisce, in particolare, di costituire moduli organizzativi dedicati alla gestione dei procedimenti di nomina e all'assistenza ai tutori volontari, una volta nominati; al fine di ovviare a simili criticità, il Garante per l'infanzia e per l'adolescenza ha provveduto periodicamente ad avviare progetti, nell'ambito del fondo asilo e migrazioni (FAMI), finalizzati a supportare i tribunali per i minorenni per una più efficace gestione delle nomine dei tutori volontari; si tratta tuttavia di iniziative che, sebbene lodevoli e proficue negli esiti, mantengono un carattere di occasionalità e discontinuità e, dunque, non configurano interventi di carattere strutturale;

            ulteriori criticità si registrano in relazione ai criteri di nomina dei tutori, specie sotto il profilo del loro abbinamento al minore: si tratta, in particolare, di criteri non omogenei e talora poco sensibili alla prossimità geografica e alla valutazione di competenze specifiche del tutore (linguistiche, professionali, umane) che potrebbero invece rivelarsi utili e decisive nella buona riuscita dell'esperienza di tutela; come segnalato dalle associazioni di tutori, accade che ad alcuni tutori vengano proposte nomine a ripetizione ed in numero superiore alla proporzione prevista dall'articolo 11, mentre altri non vengano presi in considerazione per periodi anche molto lunghi, con conseguente rischio di disaffezione rispetto alla permanenza negli elenchi; ancora, spesso molto lunghi sono i tempi dei procedimenti di nomina, con conseguenze molto gravi e pregiudizievoli sui minori già prossimi al raggiungimento della maggiore età (quasi il 70 per cento sul totale) che si vedono sostanzialmente privati della possibilità di costruire un rapporto proficuo con il tutore; si aggiungano le notevoli discrasie nell'applicazione del prosieguo amministrativo e, quindi, nella possibilità di consolidare il rapporto con il tutore volontario anche dopo il raggiungimento della maggiore età;

            criticità di questo tipo sono molto frequenti, secondo quanto risulta agli interroganti e dai dati forniti dalle associazioni di tutori operanti sul territorio, in relazione al Tribunale per i minorenni di Bologna e, dunque, in Emilia-Romagna, dove nei primi 8 mesi del 2024 su 149 richieste di apertura di tutela ne risultano riscontrate solo 10 e, nello stesso periodo, su 315 presenze complessive si riscontrano ben 213 minori stranieri in attesa di tutela; egualmente critico il numero di neomaggiorenni che escono dal sistema di protezione senza aver mai avuto accesso alla tutela volontaria, così come l'incidenza del fenomeno di tutori plurinominati a fronte di soggetti mai considerati per la nomina o ancora l'abbinamento del tutore a minori lontani dal luogo di residenza;

            notevoli difficoltà investono, inoltre, l'organizzazione della formazione dei tutori volontari; tra gli episodi più gravi si segnala, ad esempio, la vicenda del corso di formazione per tutori volontari per i minori stranieri non accompagnati presenti nel Lazio, bandito dal Consiglio regionale del Lazio con determinazione 23 maggio 2022 (n. A00429) e i cui termini sono stati riaperti con comunicazione dell'11 ottobre 2023; il corso, svolto in collaborazione con l'istituto di studi giuridici del Lazio "Arturo Carlo Jemolo", si è concluso il 3 luglio 2024 con lo svolgimento delle prove finali; ad oggi, oltre 6 mesi dopo lo svolgimento delle prove finali, gli oltre 50 partecipanti al corso non sono stati inseriti nell'elenco tenuto dal Tribunale per i minorenni di Roma;

            la situazione è infine aggravata dalla difficoltà nell'accesso ai dati relativi al numero e alla distribuzione territoriale dei tutori volontari e al numero delle tutele avviate; i dati, raccolti dai garanti regionali per l'infanzia e, più di rado, dai tribunali per i minorenni, non sono oggetto di monitoraggio, aggregazione ed elaborazione; ciò rappresenterebbe invece uno strumento utile per indirizzare le relative politiche pubbliche a risolvere le criticità riscontrate; come ricordato, l'ultimo monitoraggio è fermo al 31 dicembre 2022 e solo alla fine del 2024 è stato avviato dal Garante per l'infanzia e l'adolescenza, nell'ambito del fondo asilo e migrazioni un nuovo progetto per la raccolta e l'elaborazione dei dati ("progetto tutela");

            considerato altresì che le misure sin qui poste in essere, ivi compreso l'avvio del progetto tutela, che pure mette in campo iniziative fondamentali per ovviare alle difficoltà, non presentano il carattere stabile, definitivo e strutturale che appare necessario a rendere pienamente effettivo e rispondente ai suoi scopi l'istituto della tutela volontaria, chiave di volta dell'intero sistema di protezione dei minori stranieri non accompagnati delineato dalla legge n. 47 del 2017 e dispositivo fondamentale per garantire l'inclusione dei minori, garantendo loro adeguata qualità di vita e pieno godimento dei diritti civili e sociali,

            si chiede di sapere quali iniziative intendano porre in essere i Ministri in indirizzo per fare fronte alle criticità descritte al fine di assicurare, attraverso interventi di carattere strutturale, l'effettività dell'istituto della tutela volontaria, così garantendo ai minori stranieri non accompagnati adeguate condizioni di vita e il pieno godimento dei diritti civili e sociali.

Interrogazione sull'istituto penale per minori Casal del Marmo di Roma

(3-01635) (28 gennaio 2025)

D'Elia, Sensi, Basso, Bazoli, Camusso, Furlan, Giorgis, Irto, La Marca, Lorenzin, Malpezzi, Parrini, Rando, Rojc, Rossomando, Tajani, Valente, Verducci, Verini, Zambito, Zampa. - Al Ministro della giustizia -

                    Premesso che:

            il 5 gennaio 2025 una delegazione del Partito democratico, composta dai senatori interroganti D'Elia e Sensi e dall'onorevole Casu, si è recata presso l'istituto penale per i minorenni "Casal del Marmo", a Roma, dove ha riscontrato notevoli criticità;

            come riportato dagli organi di stampa, nella giornata dell'11 gennaio, alcuni detenuti avrebbero aggredito tre agenti della Polizia penitenziaria;

            si tratta di episodi sempre più frequenti, dovuti anche alle condizioni di disagio in cui si trovano a vivere i ristretti nell'istituto, presenti in numero superiore alla capienza massima fissata in 57 unità;

            a ciò si aggiunga il fatto che il personale della Polizia penitenziaria assegnato è di circa il 50 per cento inferiore rispetto alla pianta organica, contingenza che si ripercuote sulle condizioni di detenzione, riducendo le possibilità di accesso alle attività educative e riabilitative funzionali al reinserimento dei detenuti;

            risulta sempre più evidente la necessità di riformare il sistema penitenziario, nonché di garantire un ambiente di lavoro sicuro e dignitoso al personale della Polizia penitenziaria, intervenendo sulle deficienze organizzative, organiche e di equipaggiamento che ne ostacolano il corretto espletamento delle funzioni;

            la dotazione organica complessiva per i 17 istituti penali per i minorenni del Paese, come riportato nel provvedimento del capo del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità del 29 maggio 2024, è fissata complessivamente in 897 unità, di cui manca però la disponibilità effettiva;

            al contempo, l'importo dei fondi previsti dalla legge di bilancio sul capitolo relativo alle "spese per l'attuazione dei provvedimenti penali emessi dall'autorità giudiziaria", che rappresentano la principale fonte di finanziamento per i progetti educativi e trattamentali negli istituti penali per i minorenni, è diminuito;

            dai precedenti 42.881.583 euro per ciascun anno del triennio 2022-2024, si è passati agli attuali 42.280.000 euro, taglio che va, inoltre, analizzato alla luce dell'apertura prevista di 4 nuovi istituti nel corso del 2025, che si concretizza in un'ulteriore diminuzione dello stanziamento a fronte di un potenziale aumento della platea dei beneficiari e comunque alla sua distribuzione su più sedi detentive;

            a quanto detto si aggiunga l'assenza, nel capitolo relativo alle "spese di ogni genere riguardanti la rieducazione dei detenuti", di ogni riferimento alla retribuzione degli ospiti che siano impegnati in attività lavorative;

            la mancata previsione genera la paradossale impossibilità di retribuire i ristretti negli istituti penali per i minorenni che prestano attività lavorativa, laddove invece per gli adulti l'articolo 22 della legge 26 luglio 1975, n. 354, fissa espressamente la remunerazione in misura pari a quella prevista per le singole figure dai contratti collettivi nazionali, ridotta di un terzo;

            considerato inoltre che:

            il sistema penitenziario del nostro Paese vive una gravissima crisi, aggravata ed esasperata dalla politica panpenalistica del Governo, dove il sovraffollamento, la mancanza di servizi essenziali, la carenza di personale, l'insufficienza e l'inadeguatezza delle strutture, le criticità nell'assistenza sanitaria, il numero record di 89 suicidi nel solo 2024 rischiano seriamente di mettere in discussione i diritti fondamentali della persona e di compromettere la funzione di reinserimento sociale che la Costituzione indica come coessenziale all'esecuzione delle pene;

            inoltre, ad un comparto fragile, rispetto al quale servirebbero investimenti massicci, non sono arrivate risorse neanche in sede di legge di bilancio, che anzi ha ulteriormente e gravemente disatteso qualunque aspettativa con il sostanziale disinvestimento nel sistema dell'esecuzione della pena;

            le riduzioni di spesa operano nel quadro di una manovra di finanza pubblica che non prevede alcuna misura relativa al comparto penitenziario, con colpevole noncuranza riguardo alle sorti della giustizia minorile ormai al collasso, a causa degli effetti combinati di tagli e del "decreto Caivano";

            la linea securitaria tracciata dal Governo, dettata da un approccio prettamente sanzionatorio, teso a deumanizzare la figura del detenuto senza prevedere alcun ricorso agli istituti riabilitativi, incide negativamente anche sulle condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria, costringendo il personale a vivere e lavorare in contesti drammatici che hanno già procurato diversi suicidi tra gli stessi agenti,

            si chiede di sapere:

            quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo in merito ai fatti, relativamente alla situazione presente nell'istituto penale per i minorenni Casal del Marmo di Roma;

            quali iniziative intenda intraprendere allo scopo di sanare le gravi deficienze organizzative, organiche e di equipaggiamento che ostacolano il corretto funzionamento del sistema penitenziario minorile e specificamente a garantire il personale di polizia necessario ad assicurare la sicurezza e lo svolgimento delle attività rieducative nell'istituto di Roma;

            quali iniziative intenda adottare al fine di ricondurre l'esecuzione della pena all'interno degli istituti penali per i minorenni al livello della sua tradizione di eccellenza, nel pieno rispetto dei principi costituzionali volti al recupero e reinserimento sociale della condannata o del condannato.

Interrogazione sulla riapertura al pubblico dell'Antiquarium di Palinuro (Salerno)

(3-00505) (19 giugno 2023)

Aloisio, Castiello. - Al Ministro della cultura -

                    Premesso che:

            la costiera cilentana, che fa parte del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, (parco iscritto nella rete dei geoparchi Unesco dal 2010), costituisce una delle località più suggestive ed attraenti dell'Italia meridionale, ed esercita un potente richiamo non solo sul turismo balneare, ma anche su quello culturale, a ragione dei reperti paleontologici e archeologici che concorrono, unitamente alle risorse ambientali e paesaggistiche, ad integrarne il patrimonio culturale identitario;

            una componente di tale patrimonio è la pineta che dalla strada che attraversa Palinuro (Salerno) degrada verso il mare circondando l'Antiquarium che custodisce preziosi reperti archeologici;

            la pineta, costituita da pini marittimi, tipici della flora mediterranea, è stata di recente resa oggetto di una potatura selvaggia e deturpante, una vera e propria terribile mutilazione, in qualche caso prossima ad una capitozzatura radicale, che ha demolito le chiome ad ombrello tipiche di questa spettacolare specie botanica, parte integrante del paesaggio, distruggendo un infungibile valore ambientale e paesaggistico, che non sarà possibile ricostituire se non in parte e, comunque, solo in una prospettiva di lungo periodo;

            i resti della potatura demolitoria giacciono da tempo, appassiti, ai piedi di ciò che resta dei rigogliosi pini marittimi, ostacolando l'ingresso all'Antiquarium e rendendo privi i visitatori della possibilità di accedere alla visione dei reperti archeologici e alla conoscenza dell'affascinante mito, tramandato da Ovidio e da Virgilio, della caduta in mare di Palinuro, nocchiero di Enea, nel viaggio dal regno di Eolo (Lipari) a Pithecusa (Ischia), che ha dato il nome al celebre promontorio,

            si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto descritto e quali misure intenda assumere perché siano al più presto rimossi i resti della potatura e venga riaperto al pubblico l'Antiquarium, con l'urgenza imposta dall'imminente inizio della stagione balneare.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 151-BIS DEL REGOLAMENTO

Interrogazione sui lavori di completamento dell'autostrada Asti-Cuneo

(3-01752) (12 marzo 2025)

Bergesio, Minasi, Romeo. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti -

                    Premesso che:

            un patrimonio infrastrutturale costituito da opere pubbliche moderne e connesse porta benefici concreti a tutta la collettività ed è strategico per lo sviluppo di una mobilità di merci e persone efficace ed efficiente, che possa sostenere la crescita a lungo termine di un territorio, incrementarne l'attrattività e consolidarne le capacità competitive;

            la realizzazione dell'autostrada A33 Asti-Cuneo è fondamentale per l'intero nord Italia, trattandosi di un'arteria di collegamento di un'area ad alta densità produttiva ed abitativa con le principali arterie di traffico nazionale e con le direttrici internazionali verso la Francia;

            il progetto di tale importante infrastruttura stradale, il cui iter ha subito varie vicissitudini e mutamenti, che hanno anche bloccato i lavori per dodici anni, con conseguenti ritardi che si sono accumulati, si articola in 2 tronchi di complessivi 90,15 chilometri, tra loro connessi da un tratto di 20 chilometri dell'autostrada A6 Torino-Savona, compreso tra gli svincoli di Marene e Massimini;

            il primo tronco è stato completamente realizzato. Per quanto riguarda il secondo tronco, la congiuntura internazionale che ha determinato un aumento dei prezzi delle materie prime, unitamente alla complessità delle procedure autorizzative e alle croniche lentezze burocratiche, ha tardato l'avvio dei lavori relativi alla realizzazione dell'ultimo lotto 6 (Roddi-diga Enel) - stralcio "A", che consentirà il collegamento da Alba a Cherasco e il completamento definitivo dell'opera;

            l'autostrada in questione è una priorità per i territori interessati e per le attività produttive e il turismo delle comunità locali, che da anni versano in una condizione di sostanziale isolamento infrastrutturale; è il caso, in particolare, della provincia di Cuneo, considerata anche l'interruzione della viabilità sulla strada statale 20 del Colle di Tenda e i lavori di rifacimento dei ponti e viadotti sulla A6, che ne limitano il traffico. La città di Cuneo continua ad essere un capoluogo di provincia poco collegato dalla viabilità autostradale con il resto della pianura padana, come anche gran parte del territorio della "provincia Granda",

            si chiede di sapere quali siano le tempistiche previste per la realizzazione dell'ultimo lotto dell'autostrada Asti-Cuneo e quali ulteriori iniziative di competenza il Ministro in indirizzo intenda adottare, al fine di rendere più celeri i lavori di completamento di quest'opera strategica che porterà rilevanti benefici e ricadute socioeconomiche positive sul territorio.

Interrogazione sulle iniziative in sede europea per tutelare la filiera italiana dell'idroelettrico

(3-01745) (11 marzo 2025)

Gasparri, Ternullo, Damiani, De Rosa, Fazzone, Galliani, Lotito, Paroli, Ronzulli, Rosso, Silvestro, Trevisi, Zanettin. - Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione -

                    Premesso che:

            il Senato, in sede di discussione del disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 202, recante disposizioni urgenti in materia di termini normativi, ha accolto un ordine del giorno in 1ª Commissione permanente (G/1337/49/1, testo 2) a firma Fazzone, Ternullo, De Priamo, che evidenzia come la produzione di energia idroelettrica sia una delle più importanti fonti di energia rinnovabile e programmabile, e svolga un ruolo strategico per garantire l'indipendenza e la sicurezza energetica nazionale;

            la Commissione europea nel 2021 ha archiviato le procedure di infrazione avviate contro alcuni Stati membri, fra cui l'Italia, per presunta violazione della Direttiva Servizi 2006/123/CE (cosiddetta "Bolkestein") e dell'art. 49 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in quanto non v'era concorrenza da garantire, vista la stagnazione degli investimenti nel settore idroelettrico. Di questi Stati solo l'Italia ha modificato la propria normativa in senso ancor più concorrenziale, mentre gli altri hanno fin dall'inizio difeso le rispettive discipline. Manca quindi, a livello europeo, una normativa uniforme;

            molti Paesi non prevedono alcuna procedura competitiva e le concessioni vengono rinnovate ai concessionari uscenti. Questa assenza di uniformità e soprattutto l'assenza di reciprocità rispetto a Paesi extra europei rappresenta una evidente criticità per gli operatori nazionali, in quanto da una parte non consente loro di competere per l'assegnazione di asset stranieri che vengono assegnati, spesso senza la previsione di scadenza alcuna, ad operatori locali, e dall'altra potrebbe esporli alla perdita di propri asset;

            in questo contesto, l'Italia è l'unico Paese europeo ad aver avviato procedure concorrenziali che hanno stimolato, e stimoleranno, l'interesse e la partecipazione di operatori europei e non europei. Nello svolgimento delle prime gare, oltre a numerosi e articolati ricorsi proposti da diversi soggetti per oggettive criticità delle discipline di gara, si è manifestato il forte interesse di operatori europei e non europei: l'Italia rischia di perdere una parte essenziale di un settore strategico in termini energetici, ambientali e di sostenibilità,

            si chiede di sapere se, come richiesto dall'impegno dell'ordine del giorno citato in premessa, siano state avviate in Europa tutte le opportune interlocuzioni, al fine di tutelare la filiera italiana dell'idroelettrico e quale siano le soluzioni prospettate.

Interrogazione sulle attuali tempistiche del PNRR e dei fondi di coesione

(3-01756) (12 marzo 2025)

Damante, Bevilacqua. - Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione -

                    Premesso che:

            il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), finanziato dall'Unione europea con complessivi 194 miliardi di euro, rappresenta uno strumento fondamentale per rilanciare l'economia italiana post pandemia e modernizzare il Paese. L'attuazione del PNRR prevede riforme e investimenti da realizzare entro il 2026, con obiettivi vincolanti a cadenza semestrale. Tuttavia, si registrano significativi ritardi nella spesa: al 31 ottobre 2024 risultavano erogati solo 58,604 miliardi di euro, pari a circa il 30,14 per cento delle risorse totali del Piano. Questo avanzamento lento pone seri dubbi sulla possibilità di rispettare i vincoli temporali di spesa, considerato che entro giugno 2026 andrebbero spesi i rimanenti oltre 133 miliardi di euro;

            in particolare per il nuovo Piano Transizione 5.0, istituito dall'art. 38 del decreto-legge n. 19 del 2024, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 56 del 2024, in attuazione della Misura 7 - Investimento 15 "Transizione 5.0" del PNRR, che mira a sostenere la doppia transizione ecologica e digitale delle imprese italiane attraverso incentivi significativi, si sono subiti ritardi sostanziali nell'attuazione, con il rischio concreto di non raggiungere gli obiettivi di modernizzazione industriale previsti dal Piano;

            la gestione delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC), dedicato al riequilibrio territoriale e al cofinanziamento di progetti strategici, solleva preoccupazioni, specialmente nel contesto di rimodulazione del PNRR, che prevede il trasferimento di alcune iniziative ai fondi di coesione. Le inefficienze croniche del FSC sono evidenziate da un basso tasso di spesa;

                    considerato che:

            sul fronte della Transizione 5.0, essenziale per la doppia transizione digitale ed ecologica delle imprese italiane, emergono criticità significative. Nonostante il PNRR abbia stanziato circa 6,23 miliardi di euro per incentivare gli investimenti in tecnologie innovative e sostenibili, l'attuazione pratica di questa misura ha subito gravi ritardi. Il decreto attuativo, necessario per l'operatività del credito d'imposta previsto dalla misura, è stato pubblicato con notevole ritardo, soltanto a fine luglio 2024, impedendo così alle imprese di beneficiare tempestivamente degli incentivi 2024: i dati mostrano che sono stati prenotati soltanto crediti d'imposta per circa 500 milioni di euro, ben al di sotto delle aspettative e delle risorse disponibili. Tale lentezza nell'esecuzione mette a serio rischio il raggiungimento degli obiettivi di Transizione 5.0, essenziali per promuovere la competitività e la sostenibilità del sistema produttivo nazionale. Si apprende, inoltre, da articoli di stampa, a conferma delle preoccupazioni esposte, che già una parte, o per meglio dire il 50 per cento dei 6,23 miliardi di euro, verrà riprogrammato;

            nulla è dato sapere sulla stipula degli Accordi di coesione con le Amministrazioni centrali, la dotazione allocata e gli interventi che il Governo intende realizzare attraverso questa modalità;

            le continue rimodulazioni e le difficoltà nel rispettare le scadenze potrebbero vanificare l'impiego delle somme trasferite dal PNRR, con potenziali perdite economiche significative,

            si chiede di sapere:

            quali e quante misure il Ministro in indirizzo intenda adottare nel breve periodo per completare l'attuazione del PNRR entro giugno 2026;

            quando e come sarà prevista la rimodulazione della misura Transizione 5.0, alla luce delle dichiarazioni del Ministro in indirizzo rinvenute dagli articoli di stampa;

            quando, ai sensi dell'art. 1 comma 1 lettere a) e c) del decreto-legge 19 settembre 2023 n. 124, verrà definita la dotazione del Fondo Sviluppo e Coesione a carico delle Amministrazioni centrali;

            quando, ai sensi dell'art. 1 comma 1 del decreto-legge 19 settembre 2023 n. 124, verrà definita la deliberazione CIPESS;

            quando saranno stipulati gli Accordi di coesione, ai sensi dell'art. 1 comma 1 lettera c) del decreto-legge 19 settembre 2023 n. 124.

Interrogazione sullo stato di attuazione del PNRR

(3-01757) (12 marzo 2025)

Alfieri, Boccia, Manca, Misiani, Lorenzin, Nicita. - Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione -

                    Premesso che:

            la piena attuazione del PNRR rappresenta una prova fondamentale per la credibilità e l'affidabilità dell'Italia nel contesto internazionale. Entro il 30 giugno 2026 è fissato il raggiungimento di tutti i traguardi e gli obiettivi (milestones e target) obbligatori del PNRR a cui sono legate le diverse rate di erogazione delle risorse previste. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dell'Italia prevede un investimento complessivo di 194,4 miliardi di euro, suddivisi tra prestiti (122,6 miliardi) e sovvenzioni (71,8 miliardi). A seguito dell'erogazione a dicembre 2024 di 8,7 miliardi di euro relativi alla sesta rata, il totale delle risorse trasferite all'Italia dall'avvio del PNRR ha raggiunto i 122 miliardi di euro, pari al 63 per cento delle risorse spettanti al nostro Paese;

            le scadenze previste tra il 2025 e il 2026 sono 237, pari al 41 per cento del totale del Piano. Ad oggi, il nostro Paese non è riuscito a rispettare tutti i termini previsti, nonostante le rimodulazioni del Piano proposte dal Governo e svariati obiettivi e traguardi rischiano di non essere completati al 100 per cento. Dalla fine del 2024, mancano dati aggiornati e aggregati sullo stato di avanzamento e nessuna Relazione è stata resa pubblica o trasmessa al Parlamento;

            la quantità di risorse PNRR già ricevute e l'avanzamento dell'assegnazione delle risorse ai circa 269.000 progetti registrati contrasta con il modesto progresso nel loro utilizzo in termini di spesa effettiva. Secondo quanto riportato sul sito "Italia Domani", sulla base dei dati pubblicati sulla piattaforma "ReGIS", al 13 dicembre 2024, risultavano spesi solo 58,6 miliardi di euro, pari a circa il 29 per cento del totale delle risorse a disposizione, e risultavano ancora da spendere circa 135,8 miliardi di euro entro il 2026. Sempre sulla predetta piattaforma, al 13 dicembre 2024, dei 42 miliardi di euro pianificati per il 2024 risultavano spesi solamente 13,5 miliardi di euro pari a circa il 32 per cento di quanto programmato per il 2024;

            la distribuzione della spesa effettuata, fino al 13 dicembre 2024, evidenzia una notevole eterogeneità tra le missioni del PNRR. Se la Missione 3 "Infrastrutture per una mobilità sostenibile" registra il tasso di avanzamento più elevato rispetto al cronoprogramma 2020-2024 con l'86 per cento delle risorse già erogate, di cui il 91 per cento per gli investimenti nelle reti ferroviarie e sicurezza stradale, tuttavia, la spesa effettiva resta inferiore al 40 per cento delle risorse totali assegnate. Riguardo alle Missioni 1 "Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura" e 2 "Rivoluzione verde e transizione ecologica", trainate rispettivamente dagli investimenti nella digitalizzazione del sistema produttivo e dalle misure di efficienza energetica, se si escludono gli interventi relativi ai crediti d'imposta (Transizione 4.0 della missione 1 e Superbonus della missione 2), il tasso di avanzamento dell'assegnazione delle risorse scende rispettivamente al 42 e al 36 per cento. Le Missioni 4 "Istruzione e ricerca" e 6 "Salute" mostrano tassi di avanzamento sul cronoprogramma superiori al 60 per cento, ma la spesa effettiva si attesta rispettivamente al 25 e al 15 per cento del totale delle risorse disponibili. Particolarmente critico poi è lo stato della Missione 5 "Inclusione e coesione", con una percentuale di spesa del 29 per cento rispetto al cronoprogramma e appena il 12 per cento del totale delle risorse allocate. In relazione alla nuova Missione 7 su RepowerEU, dove si ha contezza di molti ostacoli all'utilizzo del nuovo credito di imposta Transizione 5.0, si stimano prenotazioni di risorse per circa 500 milioni di euro a fronte di uno stanziamento di 6 miliardi di euro e non c'é a riguardo alcun rendiconto di spesa;

            tali forti ritardi nella spesa dei fondi PNRR sono stati riportati nella relazione semestrale al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR presentata, il 9 dicembre 2024, dalla Corte dei conti, che ha rilevato scostamenti dell'avanzamento finanziario del Piano rispetto al cronoprogramma. Per completare il Piano entro il 2026, sarebbe necessario, pertanto, investire circa 130 miliardi di euro entro pochi mesi, con un ritmo molto più elevato rispetto a quello attuale;

            in un recente report di Banca d'Italia sugli appalti e l'attivazione dei cantieri relativi al PNRR è riportato che il 32 per cento delle opere pubbliche registra ritardi rispetto al cronoprogramma previsto. Secondo i dati dell'ANAC, il 60 per cento (98.033 su 162.480) di tutte le gare di appalto avviate nell'ambito degli investimenti PNRR tra il 2023 e il 2024 non risultano completate. Se per gli appalti avviati nel 2023 è arrivato all'affidamento il 74 per cento del valore appaltato, per quelli avviati nel 2024 solo il 5 per cento ha traguardato predetta fase e la quota degli importi economici degli appalti non ancora affidati è pari al 45 per cento del totale (35,5 su 79,2 miliardi);

            come denunciato a più riprese dall'ANCI, numerosi Comuni sono stati costretti, a fronte dei forti ritardi nell'erogazione delle risorse spettanti, a bloccare i lavori o ad accedere a finanziamenti molto onerosi presso CDP o istituti bancari;

            da recenti notizie emerge che il Governo stia mettendo a punto una nuova revisione del Piano da presentare nel mese di marzo 2025. Con la nuova revisione, che arriverebbe a poco più di un anno dalla precedente, il Governo intenderebbe affrontare il ritardo accumulato, anziché migliorando la capacità di spesa, riducendo gli obiettivi finali di alcune misure ed espungendone altre, giudicate irrealizzabili nei tempi, per far confluire risorse su misure con maggiore capacità di assorbimento. Le modifiche interesserebbero le misure su edilizia pubblica, studentati universitari, asili nido e scuole, e molti interventi infrastrutturali, a partire dai lavori per la galleria del Valico di Giovi o, ancora, la realizzazione del primo lotto della nuova linea dell'Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria. Nell'ambito dell'annunciata nuova revisione dovrebbe essere espunta la misura che prevede la realizzazione di 60.000 nuovi posti letto negli studentati universitari. Al 18 febbraio 2025, risultano ammessi ai finanziamenti solo 22.000 posti e da una rivelazione resa nota da "la Repubblica", il Ministro in indirizzo avrebbe comunicato al Ministro dell'università e della ricerca l'intenzione di «ridimensionare l'obiettivo dei sessantamila nuovi posti letto ed inviare alla Commissione europea una richiesta di revisione». Dalla medesima fonte, sembrerebbe, invece, che il ministro Bernini sia intenzionata a chiedere la modifica del criterio di rendicontazione e prorogare la scadenza fissata al 30 giugno 2026 o, in alternativa, ampliare il perimetro delle borse di studio,

            si chiede di sapere:

            se il Ministro in indirizzo intenda confermare o smentire l'eventualità di una nuova revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza; se intenda, in caso di conferma, fornire ulteriori informazioni con riguardo alle misure e agli interventi che potrebbero essere oggetto di revisione, rimodulazione o stralcio e se intenda fornire un quadro completo sullo stato dell'arte dell'attuazione del PNRR;

            se e quali iniziative di competenza intenda promuovere per accelerare l'attuazione dei progetti e degli investimenti in ritardo, al fine di rispettare il termine del 30 giugno 2026 previsto per la conclusione del dispositivo di ripresa e resilienza; quali misure intenda adottare per migliorare i meccanismi di erogazione delle risorse del PNRR ai Comuni e favorire il completamento dei loro interventi;

            se intenda fornire puntuali informazioni riguardo alle misure e agli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza nell'ambito della riforma 1.7 sugli alloggi universitari, se siano oggetto di una nuova revisione, rimodulazione o stralcio, nonché con riguardo ad asili nido e scuole;

            se intenda, altresì, attivarsi al fine di garantire l'effettiva realizzazione di molti interventi infrastrutturali, a partire dai lavori per la galleria del Valico di Giovi e per la realizzazione del primo lotto della nuova linea dell'Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria, nonché degli altri investimenti infrastrutturali e di edilizia pubblica.

Interrogazione sulla realizzazione del progetto «Tyrrhenian link» finanziato dall'Unione europea

(3-01750) (12 marzo 2025)

Terzi Di Sant'Agata, Malan, Matera, Nastri, Pellegrino, Satta, Scurria. - Al Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione -

                    Premesso che:

            il 7 febbraio 2025, nel comune di Termini Imerese (Palermo), è stata avviata la prima fase della posa del cavo sottomarino del ramo est del "Tyrrhenian Link", una delle infrastrutture strategiche previste dalla rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), con l'inserimento della nuova Missione 7 RePowerEU, che sfrutta la tecnologia innovativa della corrente continua ad altissima tensione e rappresenta un passo fondamentale per la modernizzazione della rete elettrica nazionale e per l'autonomia energetica dell'Italia;

            trattasi del più grande progetto di trasmissione di energia sottomarina al mondo, che collegherà Campania, Sicilia e Sardegna e che ha ottenuto, in sede di revisione del PNRR, un finanziamento di cinquecento milioni di euro;

            la realizzazione di quest'opera, che si inserisce nel quadro degli obiettivi delineati dal PNIEC (Piano nazionale integrato per l'energia e il clima), consentirà di ottimizzare lo sviluppo delle fonti rinnovabili, migliorando l'affidabilità della rete elettrica nazionale, consentendo all'Italia di proseguire sulla strada dell'indipendenza energetica e della riduzione delle emissioni;

            considerato che anche la Banca europea degli investimenti ha deciso di finanziare il Tyrrhenian Link con 1,9 miliardi di euro, ovvero circa il 50 per cento del costo totale, al fine di favorire lo sviluppo energetico e soprattutto l'uso delle energie rinnovabili e l'occupazione,

            si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, nell'ambito delle proprie competenze sull'attuazione del PNRR, intenda prevedere un monitoraggio periodico dell'avanzamento del progetto Tyrrhenian Link di cui in premessa, atteso che lo stesso rappresenta un passo decisivo per il futuro della rete elettrica italiana e attribuisce alla Nazione un ruolo rilevante nel compimento della più grande opera di trasmissione di energia sottomarina finanziata a livello europeo.

Interrogazione sulla certificazione ambientale dei generatori di calore

(3-01751) (12 marzo 2025) (già 4-01290) (25 giugno 2024)

Spagnolli. - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica -

                    Premesso che:

            il Regolamento di cui al decreto ministeriale 7 novembre 2017, n. 186, stabilisce i requisiti, le procedure e le competenze per il rilascio di una certificazione ambientale dei generatori di calore alimentati con legna da ardere, carbone di legna e biomasse combustibili, individuando inoltre le prestazioni emissive di riferimento per le diverse classi di qualità, i relativi metodi di prova e le verifiche da eseguire ai fini del rilascio della certificazione ambientale, nonché appositi adempimenti relativi alle indicazioni da fornire circa le corrette modalità di installazione e gestione dei generatori di calore che hanno ottenuto la certificazione ambientale;

            in particolare, nell'Allegato 1 (articolo 3) al Regolamento, sono individuate le classi di qualità per la certificazione dei generatori di calore, sulla base delle prestazioni emissive, di cui alla Tabella 1, che hanno come criterio di riferimento quello delle "stelle": in un range che va da 1 a 5, più una stufa è performante, più stelle ottiene all'interno della classificazione;

            la classificazione ha ad oggetto differenti tipologie di generatori, tutti volti a sostituire definitivamente gli impianti obsoleti e inquinanti: caminetti aperti, camini chiusi, inserti a legna, stufe a legna, cucine a legna, stufe ad accumulo, stufe, inserti e cucine a pellet, (termostufe) e caldaie;

            con particolare riferimento alle stufe ad accumulo, è opportuno fare però talune precisazioni;

            per loro stessa definizione, tali generatori sono apparecchi a lento rilascio di calore, con un tempo di combustione determinato (generalmente, da due a tre ore): essi bruciano velocemente il combustibile, in modo che la massa di cui sono costituite possa assorbire il calore, per rilasciarlo poi all'ambiente, nelle successive 20-24 ore, mediante irraggiamento;

            l'obiettivo di questa tipologia di generatori, generalmente prodotti nel nord Europa e ampiamente commercializzati nell'arco alpino italiano, è evidentemente quello di ridurre il consumo di combustibile, massimizzando la produzione di calore per il tempo più lungo possibile;

                    considerato che:

            ai sensi del citato Regolamento (articolo 1, comma 3, lett. d), possono essere oggetto di certificazione ambientale, in particolare, le stufe ad accumulo conformi alla norma UNI EN 15250;

            la suddetta norma tecnica, la quale non si applica agli apparecchi alimentati meccanicamente, agli apparecchi con ventilatore per l'aria comburente o ad apparecchi con caldaia, specifica i requisiti relativi alla progettazione, alla fabbricazione, alla costruzione, alla sicurezza e alle prestazioni (rendimento ed emissioni), alle istruzioni e alla marcatura, oltre ai relativi metodi e combustibili di prova per apparecchi domestici a lento rilascio di calore alimentati con combustibili solidi;

            in Italia, non esistono enti qualificati per certificare secondo la richiamata norma tecnica, né tantomeno produttori industriali di stufe ad accumulo;

            le emissioni e le prestazioni degli apparecchi a lento rilascio di calore sono misurate a partire dallo stato freddo, fino al completo spegnimento;

            il campione di particolato viene prelevato sempre dal secondo lotto di test e la misurazione viene fatta mediante due test di prestazione separati, effettuati in giorni diversi, laddove la prestazione finale è calcolata come media dei risultati ottenuti;

            considerato altresì che:

            per quanto riguarda le stufe a legna, il suddetto Regolamento (articolo 1, comma 3, lett. c), fa riferimento invece alla normativa di certificazione UNI EN 13240, la quale prevede differenti modalità di prove: misurazione di soli 45 minuti di combustione, solo dopo che il generatore è stato preriscaldato, ovvero portato alle condizioni ottimali; misurazione di tre combustioni, di cui due consecutive (che possono essere anche una la sera ed una la mattina), il che fa sì che la resa sia sempre ottimale;

            gli effetti prodotti dalle due differenti normative tecniche sono notevoli: mentre nel caso delle stufe ad accumulo viene misurata la durata totale della combustione, oltre che le successive ore di rilascio del calore dato dalla massa di accumulo, nel caso delle stufe a legna, è prevista invece la misura solamente dei momenti di massima efficienza;

            inoltre, nell'Allegato 1 (articolo 3) al Regolamento, i valori limite di una stufa ad accumulo, che ha un tempo di combustione determinato di due o tre ore, sono addirittura imposti come inferiori rispetto a quelli di una stufa a legna, che può fare combustione invece per otto, dieci, dodici ore consecutive;

            in alcune regioni, come ad esempio l'Emilia-Romagna, è stato imposto il divieto di vendita di generatori con classificazione inferiore alle "5 stelle", con l'obiettivo di ridurre gli inquinanti e le polveri fini nell'aria, senza alcuna distinzione però in merito alla tipologia di generatori di calore;

            esistono, infatti, generatori classificati a "4 stelle", che hanno polveri inferiori ad altri classificati a "5 stelle", tenendo conto che spesso la classificazione massima delle "5 stelle" è raggiunta solamente in laboratorio, dopo un lavoro di assestamento millimetrico effettuato da ingegneri specializzati, il che non sempre equivale al valore reale, tenuto conto anche del tempo di funzionamento effettivo;

            tale classificazione è estremamente penalizzante nei confronti di quei generatori di calore, come le stufe ad accumulo certificate EN 15250, che sono concepiti nell'ottica dell'assoluto risparmio energetico, mediante l'utilizzo di materiali naturali (ad esempio, la pietra, che riduce l'impatto per la produzione) e delle minori quantità possibili di combustibile e di emissioni;

            a fronte delle disparità derivanti dal differente approccio metodologico per la certificazione dei generatori di calore, sarebbe opportuno: introdurre un coefficiente che paragoni i tempi di certificazione tra un generatore e l'altro o, in alternativa, modificare i valori di riferimento dei diversi generatori, tenendo conto del relativo tempo di funzionamento,

            si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo voglia chiarire, con particolare riferimento alle stufe ad accumulo, sulla base di quale normativa siano stati definitivamente indicati i relativi valori limite e, in generale, quale istituto o ente abbia avallato le classi di qualità per la certificazione dei generatori di calore, come da tabella allegata al Regolamento di cui al decreto ministeriale 7 novembre 2017, n. 186.

Interrogazione sulle misure per abbassare i costi dell'energia

(3-01753) (12 marzo 2025)

Fregolent, Paita, Enrico Borghi, Furlan, Musolino, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto. - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica -

                    Premesso che:

            il Governo, nei giorni scorsi, ha approvato in Consiglio dei ministri il decreto-legge 28 febbraio 2025, n. 19, recante misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale, nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza;

            l'iniziativa del Governo si dimostra secondo gli interroganti del tutto tardiva e inadeguata: si prevede un contributo una tantum pari a 200 euro sulle forniture di energia elettrica per le sole famiglie con un ISEE fino a 25.000 euro, senza predisporre alcuna misura di carattere strutturale volta a rispondere, in maniera non estemporanea, al caro-energia e a salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie, già fortemente provato dagli ultimi due anni di inflazione, almeno su questo versante;

            il decreto-legge in oggetto risulta del tutto inefficace anche per quanto riguarda le imprese, poiché se da un lato, l'articolo 3 dispone la destinazione, per l'anno 2025, di 600 milioni di euro per il finanziamento del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale, dall'altro sono stati esclusi da questa compensazione settori importanti della nostra economia, come ceramica, cemento, vetro, oltre ad alcuni comparti energivori appartenenti alla chimica e le fonderie;

            l'impatto dell'azzeramento per un semestre della componente ASOS (la componente degli oneri generali di sistema a sostegno delle energie da fonti rinnovabili), inoltre, risulta assai modesto a fronte dell'aumento del 44 per cento dei costi energetici negli ultimi mesi, nonché dell'incremento delle bollette intorno al 35 per cento delle piccole medie imprese con potenza superiore a 16,5 kW;

            inoltre, la previsione contenuta all'articolo 2, comma 2 del decreto-legge citato che prevede, nell'ambito delle misure di attuazione del PSC, specifiche misure di investimento e sostegno per famiglie e microimprese vulnerabili, in misura non superiore al 50 per cento del totale delle risorse disponibili, le quali dovrebbero confluire nel Fondo sociale per il clima a favore di famiglie e micro imprese vulnerabili (circa 3,5 miliardi), sembra divenire inefficace visti i tempi prevedibilmente lunghi per l'attuazione della misura, che non appaiono coerenti con le esigenze immediate di tutela di cui imprese e famiglie hanno immediato bisogno;

            le famiglie italiane in soli quattro mesi (da ottobre 2024 a gennaio 2025) sono state chiamate a sostenere una spesa media di 777 euro per le bollette di luce e gas, di cui 280 euro per l'elettricità e 497 per il gas, con un incremento del 5,9 per cento (più 8,3 per cento per il gas, più 1,7 per cento per l'energia elettrica) rispetto al medesimo periodo degli anni 2023 e 2024;

            secondo alcune associazioni di categoria, per le imprese del terziario in un anno il costo dell'energia elettrica è aumentato del 24 per cento rispetto al 2024 (più 56,5 per cento rispetto al 2019), mentre quello del gas del 27 per cento (più 90,4 per cento rispetto al 2019): in Italia, ad oggi, le imprese patirebbero costi energetici di circa il 50 per cento più alti rispetto alle omologhe francesi (42 per cento rispetto alla Spagna e 31 per cento in più rispetto alla Germania), affrontando una spesa complessiva di 12,5 miliardi di euro, che pregiudica inevitabilmente le prospettive di sostenibilità delle aziende e la loro capacità di concorrere sul mercato nazionale ed europeo;

            appare quindi evidente che il decreto-legge 28 febbraio 2025, n. 19 non abbia la capacità nemmeno di mitigare i danni economici patiti dai cittadini e dalle imprese rispetto al caro-energia, dimostrandosi del tutto inadeguato rispetto all'esigenza di garantire un accesso economicamente sostenibile alle fonti di energia da parte delle famiglie e degli operatori economici,

            si chiede di sapere quali misure urgenti, di carattere strutturale, il Ministro in indirizzo intenda adottare per abbassare i costi dell'energia e calmierare le bollette pagate da cittadini e imprese, abbandonando il ricorso a interventi isolati di natura estemporanea, peraltro riservati a una platea estremamente ridotta di utenti.

Interrogazione sulla bonifica ambientale del sito di interesse nazionale Crotone-Cassano-Cerchiara

(3-01749) (12 marzo 2025)

De Cristofaro. - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica -

                    Premesso che:

            il Sito di interesse nazionale (SIN) di "Crotone - Cassano - Cerchiara" è stato incluso nell'elenco dei siti di bonifica di interesse nazionale ai sensi del decreto ministeriale 26 novembre 2002; ma quella che sembrava essere una decisione cruciale per il risanamento ambientale dei luoghi e la tutela della salute della popolazione residente si è trasformata in una vicenda interminabile, caratterizzata da ritardi, progetti fallimentari e incertezze burocratiche, che hanno paralizzato ogni sviluppo del territorio;

            nel corso degli anni sono stati sottoscritti tre accordi di programma quadro (2006, 2011 e 2013) e due atti integrativi (2008 e 2009). L'impatto ambientale principale è ascrivibile alle tre maggiori attività produttive (stabilimenti ex Pertusola, ex Fosfotec ed ex Agricoltura), in esercizio nell'area tra gli anni '20 e i gli anni '90;

            all'interno dell'area, ENI Rewind risulta essere proprietaria di una superficie pari a 71,5 ettari, corrispondente agli stabilimenti ex Pertusola, ex Agricoltura e ex Fosfotec, successivamente dismessi: sono le aree che hanno ospitato le industrie storiche Enichem e Pertusola Sud. Parte dei residui di lavorazione prodotti dai tre stabilimenti sono stati illecitamente stoccati nelle aree adiacenti, poste lungo la fascia costiera, tanto che con la sentenza definitiva del Tribunale di Milano del 24 febbraio 2012, ENI Syndial S.p.A. (oggi ENI Rewind) venne ritenuta responsabile e quindi condannata per accertato "danno ambientale" causato dal deposito ed occultamento nel sottosuolo di materiale nocivo derivante dalle scorie delle produzioni industriali;

            secondo le informazioni disponibili sull'ultimo aggiornamento dello studio "Sentieri", per il sito di Crotone-Cerchiara-Cassano "la mortalità presenta in entrambi i generi eccessi per tutte le cause e per tutti i tumori e fra le cause di interesse eziologico a priori si osserva un eccesso di malattie respiratorie nella popolazione femminile". Per le ospedalizzazioni invece vengono segnalate "eccessi delle malattie degli apparati digerente e urinario in entrambi i generi, e di malattie dell'apparato circolatorio negli uomini. Per le cause di interesse a priori si osservano nelle donne eccessi per tumore maligno del colon retto e per le malattie respiratorie". Nelle conclusioni e raccomandazioni sul sito in esame, lo studio specifica che: "Nel suolo dell'area industriale di Crotone e nelle acque sotterranee si riscontrano elevate concentrazioni di metalli pesanti, in particolare cadmio, piombo e zinco; nell'area portuale anche arsenico, mercurio, cromo e rame. Viene inoltre segnalata contaminazione da DDT2". Inoltre viene sottolineato come "La dovizia di informazioni sulla contaminazione delle diverse matrici ambientali e il riscontro di numerosi eccessi di mortalità e ospedalizzazione di patologie per le quali un ruolo eziologico degli agenti inquinanti presenti è accertato o sospettato, concorrono a indicare la necessità di un potenziamento della sorveglianza epidemiologica nell'area di Crotone";

                    considerato che:

            il 24 ottobre 2019 è stato approvato un primo Progetto operativo di bonifica (POB Fase 2) che prevedeva, da parte di ENI, l'asporto ed il trasferimento, fuori dalla regione Calabria, di tutti i rifiuti pericolosi, tra cui NORM e TENORM con amianto;

            nonostante tale accordo, ENI più di recente ha proposto di lasciare i rifiuti speciali pericolosi nel territorio di Crotone trasferendoli a distanza di pochi chilometri, in una discarica privata in località Columbra, adiacente alle zone abitate;

            con una serie di provvedimenti culminati il 12 marzo 2024 con la modifica del Piano di gestione dei rifiuti regionale, e con la proposta dopo soli tre giorni, avanzata da ENI Rewind di una revisione del piano di bonifica, in evidente contrasto con gli impegni precedenti, si è stabilito che i rifiuti pericolosi sarebbero stati lasciati a Crotone, nella discarica Sovreco di Crotone;

            questa proposta, che fino a pochi anni fa sarebbe stata considerata irricevibile, è stata recepita e fatta propria dal Ministero dell'ambiente, che ha approvato il progetto con proprio decreto del 1° agosto 2024,

            si chiede di conoscere quali siano le determinazioni del Ministro in indirizzo con riguardo alla vicenda in premessa, in particolare quali siano le motivazioni alla base della scelta di non rispettare gli impegni presi in precedenza e trattenere nel territorio di Crotone i rifiuti inquinanti, nonostante gli allarmanti dati sulla salute delle persone residenti nei territori limitrofi alle zone industriali dismesse e mai bonificate, di proprietà di ENI.

 

Allegato B

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Barachini, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Calenda, Castelli, Cattaneo, Crisanti, De Poli, Durigon, Fazzolari, Garavaglia, Giacobbe, La Pietra, Meloni, Mirabelli, Monti, Morelli, Nastri, Ostellari, Rauti, Rubbia, Segre, Sisto e Turco.

.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori:Malpezzi e Mieli, per attività di rappresentanza del Senato; Bilotti, Paita, Rando, Salvitti e Sigismondi, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere; Amidei, Musolino e Silvestro, per attività della Commissione parlamentare per le questioni regionali; Verducci, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; La Marca, per partecipare a un incontro internazionale.

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatore De Poli Antonio

Disposizioni per la salvaguardia di Venezia e della sua Laguna (1418)

(presentato in data 13/03/2025).

Disegni di legge, presentazione del testo degli articoli

In data 13/03/2025 la 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa ha presentato il testo degli articoli proposti dalla Commissione stessa, per il disegno di legge:"Integrazione delle attività di interesse pubblico esercitate dall'Associazione della Croce Rossa italiana e revisione delle disposizioni in materia di Corpi dell'Associazione della Croce Rossa italiana ausiliari delle Forze Armate nonché delega al Governo per la revisione della disciplina del Corpo militare volontario e del Corpo delle infermiere volontarie dell'Associazione della Croce Rossa italiana ausiliari delle Forze Armate" (1320)
(presentato in data 03/12/2024)

Governo, trasmissione di documenti

Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera in data 12 marzo 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera c), della legge 15 dicembre 1998, n. 484, la relazione sullo stato di esecuzione del Trattato per il bando totale degli esperimenti nucleari, relativa all'anno 2024.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 3a Commissione permanente (Doc. CXXXIX, n. 3).

Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con lettera pervenuta in data 12 marzo 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9 della legge 18 novembre 1995, n. 496, come sostituito dall'articolo 6 della legge 4 aprile 1997, n. 93, la relazione sullo stato di esecuzione della Convenzione sulle armi chimiche e sugli adempimenti effettuati dall'Italia, relativa all'anno 2024 (Doc. CXXXI, n. 3).

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 3a Commissione permanente.

Commissione europea, trasmissione di progetti di atti legislativi dell'Unione europea. Deferimento

La Commissione europea ha trasmesso, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal Protocollo (n. 2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea:

in data 11 marzo 2025, la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle statistiche non finanziarie sugli immobili non residenziali (COM(2025) 100 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 4ª Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dall'11 marzo 2025. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 1a e alla 8a Commissione permanente, con il parere della Commissione 4ª;

in data 13 marzo 2025, la Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive (UE) 2022/2464 e (UE) 2024/1760 per quanto riguarda le date a decorrere dalle quali gli Stati membri devono applicare taluni obblighi relativi alla rendicontazione societaria di sostenibilità e al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità (COM(2025) 80 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 4ª Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 13 marzo 2025. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 6a e alla 9a Commissione permanente, con il parere della Commissione 4ª.

Risposte scritte ad interrogazioni

(Pervenute dal 7 al 13 marzo 2025)

SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 92

BIZZOTTO ed altri: sull'estradizione di tre terroristi palestinesi residenti a L'Aquila (4-01101) (risp. CIRIELLI, vice ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale)

CAMPIONE: sulla mancata applicazione del braccialetto elettronico in un caso di arresti domiciliari (4-01804) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)

MAIORINO, PIRRO: sulla concessione di attenuanti nei casi di femminicidio (4-01816) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)

SCALFAROTTO: sulla mancata esenzione dal servizio operativo di un'agente incinta nel carcere minorile "Ferrante Aporti" di Torino (4-01782) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)

STEFANI: sull'utilizzo del braccialetto elettronico nell'ambito della detenzione domiciliare (4-01806) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)

VERDUCCI ed altri: sugli eventi organizzati dal comitato per gli anniversari nazionali per il 2024 e gli anni seguenti (4-01892) (risp. ABODI, ministro per lo sport e i giovani)

Interrogazioni

LOREFICE, DAMANTE, BEVILACQUA, SCARPINATO, LICHERI Sabrina, NATURALE, SIRONI, GUIDOLIN, DI GIROLAMO, GAUDIANO, CROATTI, MARTON, NAVE, FLORIDIA Barbara - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:

con l'ordinanza n. 729 del 30 dicembre 2011 del Commissario delegato per le bonifiche e la tutela delle acque in Sicilia sono stati destinati nove milioni di euro per i lavori di raddoppio del depuratore consortile sito all'interno della raffineria di Gela e, con l'ordinanza dell'Ufficio del Commissario delegato per l'emergenza bonifiche e la tutela delle acque in Sicilia n. 586 del 13 dicembre 2012, è stato approvato il progetto preliminare "Raddoppio della linea di trattamento dell'impianto di depurazione all'interno della Raffineria di Gela" e il relativo quadro economico;

i lavori sono stati aggiudicati con la disposizione n. 116 del 31 luglio 2014 alla ditta Comfort Eco S.r.l., tuttavia, la società in data 17 novembre 2014 comunicava al Dipartimento Acqua e Rifiuti della Regione Siciliana, di "essersi sciolta da ogni vincolo, ai sensi e per gli effetti dell'art.11, comma 9, del vigente Codice dei Contratti";

con la disposizione n. 41 del 26 marzo 2015 il dirigente generale del Dipartimento Acqua e Rifiuti della Regione Siciliana ha provveduto alla revoca dell'appalto alla ditta aggiudicataria e alla contestuale nuova aggiudicazione in favore della ditta Nurovi S.r.l. mentre, con la disposizione n. 946 del 22 giugno 2016, si procedeva all'approvazione del progetto definitivo e, in data 3 febbraio 2017, veniva registrato il contratto d'appalto integrato con la stessa ditta;

con la disposizione n. 42 del 23 aprile 2020 del dirigente generale ex OCDPC n. 48 del 2014 è stato approvato in linea amministrativa il progetto esecutivo redatto dalla ditta aggiudicataria Nurovi S.r.l.;

a seguito del verbale di consegna dei lavori, in data 20 novembre 2020, con una nota del 27 novembre 2020 l'impresa comunicava l'inizio dei lavori che avrebbero dovuto concludersi, anche a seguito di alcune proroghe concesse dalla Regione Siciliana, non oltre il 17 aprile 2022;

i lavori, caratterizzati da numerose interruzioni, risultano, oltre 3 anni dopo quella che doveva essere la scadenza ultima per la consegna dell'opera, non ancora conclusi e, per di più, fermi dal 30 giugno 2023 per mancanza di copertura economica dovuta all'aumento dei costi e alle relative compensazioni previste dalla legge, oltreché da varianti progettuali intervenute nel corso del tempo;

in questo iter, si inseriva il passaggio della proprietà del depuratore dal Consorzio ASI di Caltanissetta (dato in gestione ad una società del gruppo ENI) alla società Acque di Caltanissetta S.p.A. Il citato passaggio risulta agli interroganti ancora non concluso;

considerato che:

con decreto del Presidente della Repubblica 7 gennaio 1995 veniva approvato il Piano di disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di Caltanissetta - Sicilia Orientale e successivamente, con decreto dell'Assessore regionale per il territorio e l'ambiente dell'11 luglio 2005 n. 190/GAB, l'area di Gela (Caltanisetta) e dei comuni di Niscemi (Caltanisetta) e Butera (Caltanisetta) veniva dichiarata "Area a elevato rischio di crisi ambientale";

l'area si trova in un Sito di interesse nazionale (SIN) per le bonifiche, istituito con la legge 9 dicembre 1998, n. 426 e alla cui perimetrazione si è provveduto con decreto del Ministro dell'ambiente 10 gennaio 2000, ricomprendendo anche una vasta area a mare in cui ricade anche la foce del fiume Gela, dove vengono riversati i reflui provenienti dal depuratore consortile; la foce del fiume Gela è anche limitrofa a siti con vincoli comunitari SIC ZPS;

il tema della depurazione dei reflui genera da tempo gravi problemi, tanto che l'Unione europea ha sanzionato per ben quattro volte l'Italia con un pesante aggravio per la finanza pubblica che continuiamo a scontare;

a ciò si devono aggiungere i gravi danni per la salute e per l'ambiente che un trattamento non adeguato dei reflui comportano;

considerato infine che:

l'opera in questione riveste una notevole importanza per il sistema di depurazione locale e, una volta ultimata, eviterà di aggravare ulteriormente la già critica situazione ambientale dell'area a mare del citato SIN di Gela con scarichi di reflui non adeguatamente depurati a mare che si verificano nell'impianto con grave nocumento dell'ambiente;

sebbene sui lavori per il raddoppio del depuratore consortile ubicato all'interno dell'area SIN della raffineria di Gela non sia, ancora, tra gli impianti oggetto di condanna da parte della Corte di giustizia europea, valgono le medesime argomentazioni in tema di ambiente e salute, tutelati anche dagli articoli 9 e 32 della Costituzione,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;

se non ritenga opportuno affidare al Commissario straordinario unico per la depurazione l'iter per il completamento degli impianti;

se non ritenga che tali ritardi nel completamento di un'opera strategica per il territorio su cui insiste non rischino di compromettere un ecosistema già duramente provato da anni di inquinamento.

(3-01759)

BILOTTI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

attorno alle due del mattino del 10 marzo 2025, a Castel San Giorgio (Salerno) un grave episodio di violenza ha scosso la comunità locale: un ordigno artigianale ad alta potenzialità è stato fatto esplodere davanti al portone principale del Municipio, creando, secondo quanto riportano le fonti di stampa, danni strutturali all'edificio, alla facciata e alle finestre di alcuni uffici al piano terra, nonché alle abitazioni circostanti;

sul posto sono prontamente giunti i carabinieri con il nucleo artificieri dei vigili del fuoco e gli agenti della Polizia municipale. Secondo le prime ricostruzioni, l'ordigno sarebbe stato lanciato da un individuo incappucciato, a bordo di una moto di grossa cilindrata, che si è dato alla fuga immediatamente dopo l'attentato. Le indagini sono in corso per identificare i responsabili;

questo non è il primo episodio di intimidazione a Castel San Giorgio. Due anni fa, un altro ordigno esplose davanti all'abitazione della sindaca Paola Lanzara: per fortuna, anche allora, non vi furono feriti, ma l'ordigno causò danni al portone dell'edificio, fece saltare due tombini e colpì anche alcune auto parcheggiate lungo la strada. Tale sequenza di eventi evidenzia un preoccupante clima di tensione e insicurezza che grava sugli amministratori locali e sulla comunità;

considerato che il rapporto "Amministratori sotto tiro", pubblicato annualmente da "Avviso Pubblico", nella sua edizione 2023, ha certificato come gli amministratori della Campania siano stati quelli più colpiti da minacce e atti intimidatori, subito dopo quelli della Calabria. In particolare, costoro hanno subito 39 atti in un anno, 5 dei quali in 5 differenti comuni del salernitano,

si chiede di sapere:

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per garantire la sicurezza degli amministratori locali e dei cittadini di Castel San Giorgio, alla luce dei ripetuti atti intimidatori che hanno colpito il territorio;

se non ritenga opportuno avviare un'indagine approfondita, anche a livello nazionale, sulle reali dimensioni, condizioni e cause delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali;

se non ritenga necessario potenziare le risorse destinate alla sicurezza dei comuni colpiti da atti intimidatori, anche attraverso l'impiego di tecnologie avanzate di videosorveglianza e il rafforzamento della presenza delle forze di polizia sul territorio.

(3-01760)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

MINASI - Al Ministro della difesa. - Premesso che:

con sentenza del 4 ottobre 2018, la Corte di cassazione ha riconosciuto la sussistenza di un nesso causale tra l'esposizione all'uranio impoverito e le gravi patologie, anche tumorali, riscontrate in numerosi militari italiani impiegati in missioni internazionali. In particolare, i contingenti impegnati nelle operazioni nei Balcani hanno operato in aree esposte a contaminazioni derivanti dall'utilizzo di munizionamento contenente uranio impoverito, con conseguente esposizione a metalli pesanti e materiali radioattivi;

la Corte ha evidenziato il comportamento colposo dell'Autorità militare per non aver adeguatamente informato, preparato e protetto il personale militare impiegato nei suddetti teatri operativi, esponendolo a rischi sanitari senza le necessarie misure di tutela;

il fenomeno, noto come "sindrome dei Balcani", ha causato un numero elevato di vittime tra i militari, con dati ufficiali che parlano di centinaia di decessi e migliaia di casi di malattie gravi riconducibili alla contaminazione da uranio impoverito;

in numerose sedi giudiziarie, sia amministrative che civili, è stato ribadito il diritto al risarcimento per le vittime e i loro familiari, riconoscendo il danno subito a seguito dell'esposizione a tali agenti nocivi;

le Commissioni parlamentari d'inchiesta che si sono succedute nel tempo hanno documentato e confermato la correlazione tra le condizioni operative e le patologie riscontrate nei militari, evidenziando la necessità di interventi concreti per il riconoscimento e il sostegno delle vittime del dovere;

considerato che:

il riconoscimento del sacrificio e della dedizione del personale militare è un principio cardine dello Stato e deve tradursi in azioni concrete a tutela dei soggetti colpiti e delle loro famiglie;

è doveroso individuare soluzioni che garantiscano adeguata assistenza, risarcimento e tutela sanitaria ai militari che, nell'adempimento del loro servizio, hanno subito danni alla salute a causa della contaminazione da sostanze nocive,

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare per semplificare e accelerare i procedimenti amministrativi relativi al riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittima del dovere per i militari affetti da patologie correlate all'esposizione ad amianto o da altre patologie asbesto correlate, garantendo omogeneità di trattamento e prevenendo disparità di giudizio nei confronti di militari che, pur colpiti da condizioni patologiche analoghe, vedono i loro casi trattati con esiti e tempistiche discordanti.

(4-01899)

LOREFICE, FLORIDIA Barbara, DAMANTE, BEVILACQUA - Ai Ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica, delle imprese e del made in Italy e della salute. - Premesso che:

nel territorio ricadente nei comuni di Siracusa, Augusta, Priolo Gargallo e Melilli impattano numerosi stabilimenti industriali, costituenti il cosiddetto polo petrolchimico siracusano, principalmente dediti alla raffinazione del petrolio, alla trasformazione dei suoi derivati e alla produzione di energia. La grave compromissione di tutte le matrici ambientali, derivante dalla concentrazione dei molteplici impianti, indusse il Consiglio dei ministri con deliberazione del 30 novembre 1990 a dichiarare l'intera zona Area ad elevato rischio di crisi ambientale (AERCA) e con decreto del Presidente della Repubblica del 17 gennaio 1995 venne approvato il Piano di disinquinamento e risanamento. Successivamente con la legge n. 426 del 1998 l'area di Priolo Gargallo veniva classificata sito d'interesse nazionale (SIN);

il 2 marzo 2025 la trasmissione "Report", in onda su RAI Tre, ha riportato all'attenzione pubblica il grave disastro ambientale perpetrato nell'area e sollevato nuove rilevanti questioni istituzionali e di sicurezza energetica legate alla gestione degli impianti industriali della zona. Il servizio ha infatti affrontato l'annosa questione del depuratore consortile gestito da IAS- Industria Acqua Siracusana S.p.A., le violazioni avvenute nell'impianto di trattamento Acque di scarico TAS gestito da ENI Rewind e realizzato per trattare i reflui industriali della raffineria ISAB, ed altre tematiche quali ad esempio la cosiddetta pioggia oleosa accaduta a Melilli nell'agosto 2024;

considerato che:

relativamente al depuratore biologico consortile IAS di Priolo Gargallo è noto che i grandi utenti industriali del polo, convogliavano direttamente o indirettamente i propri reflui industriali nell'impianto biologico nel quale peraltro confluiscono anche i reflui civili;

nel maggio del 2022, la magistratura siracusana disponeva il sequestro preventivo dell'impianto nonché l'applicazione di misure cautelari nei confronti di dirigenti della IAS, nonché di amministratori e dirigenti delle aziende del polo, accusati del reato di disastro ambientale aggravato ai sensi dell'art. 452-quater del codice penale. Veniva altresì nominato un amministratore giudiziario incaricato di limitare il funzionamento dell'impianto ai soli reflui civili, escludendo il conferimento di quelli industriali;

nel luglio 2022, il Dipartimento dell'ambiente - Assessorato del territorio e dell'ambiente della Regione Siciliana (ARTA) rilasciava all'impianto di depurazione consortile sequestrato un'autorizzazione integrata ambientale (AIA) contenente una serie di prescrizioni rivolte al gestore. Nell'agosto del 2022, la magistratura disponeva quindi l'adozione di un cronoprogramma per l'interruzione in sicurezza dei conferimenti dei reflui industriali;

il 26 ottobre 2022 l'amministratore giudiziario di IAS S.p.A. chiedeva all'ARTA un'istanza di sospensione dei termini di attuazione delle prescrizioni contenute nell'AIA. Tale istanza, inizialmente rigettata, veniva accolta con provvedimento sospensivo del 9 dicembre 2022, successivamente prorogato fino al 27 marzo 2023;

a seguito della crisi energetica, dovuta all'invasione russa dell'Ucraina, veniva emanato il decreto-legge 5 gennaio 2023, n. 2, recante "Misure urgenti per impianti di interesse strategico nazionale", con cui, ai sensi dell'art. 6, è stato inserito il comma 1-bis.1 all'art.104-bis delle norme di attuazione del codice di procedura penale che preclude al giudice del sequestro, in caso di adozione di apposite misure nell'ambito della procedura di riconoscimento dell'interesse strategico nazionale, qualsivoglia potere di inibire l'attività produttiva o di condizionarla a determinate prescrizioni;

con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 febbraio 2023, gli stabilimenti della società ISAB S.r.l., nonché gli impianti di depurazione consortile, gestiti da IAS e dalla Società Priolo Servizi S.C.p.A., venivano dichiarati d'interesse strategico nazionale, ovvero infrastrutture necessarie ad assicurare la continuità produttiva degli stabilimenti ISAB. Il decreto demandava a un successivo decreto del Ministro delle imprese e del made in Italy unitamente al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, che doveva contenere le cosiddette misure di bilanciamento tra la continuità dell'attività produttiva e la salvaguardia dell'occupazione, la tutela della salute e dell'ambiente, d'intesa con la Regione Siciliana;

considerato inoltre che, a quanto risulta agli interroganti:

l'amministratore giudiziario di IAS, ha dichiarato alla trasmissione "Report" (fornendone le prove fotografiche) che nel marzo 2023 una prima versione del decreto ministeriale per il polo industriale di Priolo, con limiti restrittivi alle emissioni inquinanti, sarebbe circolata su "WhatsApp" con la firma digitale dei ministri Fratin e Urso. Tale versione però, differirebbe dal testo del decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel settembre 2023, che ha consentito l'immissione di reflui connotati da sostanze inquinanti in concentrazione superiore anche di 15 volte rispetto ai limiti stabiliti dalle tabelle 3 e 5 dell'allegato 5 alla parte terza del decreto legislativo n. 152 del 2006;

con sentenza n. 105 del 2024 la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità dell'art.104-bis, comma 1-bis.1, quinto periodo, delle Norme di attuazione del codice di procedura penale come introdotto dall'art. 6 del decreto-legge 5 gennaio 2023, n. 2, nella parte in cui non prevede che le misure ivi indicatesi si applichino per un periodo di tempo non superiore a trentasei mesi;

relativamente all'impianto TAS, sotto indagine della magistratura, le analisi di laboratorio condotte da "Report" su alcune pietre raccolte nella costa di Marina di Melilli, hanno rilevato livelli di idrocarburi di ben sei volte superiori ai limiti di legge. Ciò comporterebbe l'obbligo di classificare i sassi come rifiuti speciali;

gli impatti dell'inquinamento di tutte le matrici ambientali del polo petrolchimico sono inevitabilmente ricaduti sulla popolazione ivi residente e già dagli anni 2000, svariate indagini, contenute nei Rapporti Sentieri, hanno evidenziato eccessi di mortalità e di malattie legate all'esposizione a sostanze contaminanti quali amianto, diossine, policlorobifenili, metalli pesanti e solventi,

si chiede si sapere:

quali siano le motivazioni tecniche e politiche che hanno portato alla modifica dei limiti di emissione e se siano stati effettuati studi di impatto sanitario sugli effetti della revisione di tali limiti sulla popolazione residente nell'area interessata;

quali misure di controllo e monitoraggio siano attualmente in atto per prevenire e sanzionare eventuali manipolazioni delle analisi ambientali da parte degli impianti industriali del polo di Priolo;

se siano previsti interventi urgenti per la bonifica delle aree contaminate e per il risanamento dell'area di Priolo, assicurando la tutela della salute pubblica e la salvaguardia dell'ecosistema marino.

(4-01900)

CUCCHI - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:

il gruppo di ricerca internazionale "RRX" ha presentato al Parlamento europeo il 29 gennaio 2025 un Rapporto sulla tratta di esseri umani denominato "State Trafficking";

dal report emerge che esiste una vera e propria vendita di esseri umani da parte di apparati di polizia e militari tunisini e che l'industria delle carceri libiche è strettamente collegata a tale vendita;

il rapporto restituisce 30 testimonianze di migranti che sono stati espulsi dalla Tunisia verso la Libia da giugno 2023 a novembre 2024, mettendo in luce un tratto saliente che appare nelle narrazioni: la vendita di esseri umani alla frontiera da parte di apparati di polizia e militari tunisini e l'interconnessione fra questa infrastruttura dei respingimenti e l'industria del sequestro nelle prigioni libiche;

in tal senso il rapporto contribuisce a documentare eventi e situazioni che nelle scienze sociali e nel diritto internazionale vengono classificati sotto il termine di "crimini di Stato";

il rapporto esplora, attraverso i racconti delle vittime, le 5 fasi di una catena logistica che si è integrata ed affinata, anche come conseguenza degli accordi tra UE e Tunisia: gli arresti; il trasporto verso la frontiera tunisino-libica; il ruolo dei campi di detenzione alla frontiera tunisina; il passaggio e la vendita a corpi armati libici; la detenzione nelle prigioni libiche sino al pagamento del riscatto;

numerose testimonianze, per quanto la memoria di dettagli e coordinate spazio-temporali sia resa difficile dall'esperienza traumatica e violenta entro cui è iscritta, sono state oggetto di un processo di geo-localizzazione;

considerato che:

recenti rapporti, tra cui il già citato Rapporto sulla tratta di esseri umani (presentato al Parlamento UE il 29 gennaio 2025) e una comunicazione dell'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) (AL TUN 6/2024) forniscono serie e fondate evidenze che le autorità statali tunisine siano coinvolte in tale tratta di esseri umani, in particolare attraverso le espulsioni di migranti subsahariani verso il confine libico e la loro successiva consegna a gruppi armati e forze di polizia di frontiera libiche in cambio di denaro, petrolio, droga;

i testimoni raccontano di essere filtrati attraverso una rete di campi di detenzione (di diversa grandezza e con diverse dotazioni) che progressivamente li avvicinano alla frontiera libica;

in questi campi, la violenza e la tortura sono sistematiche, generalizzate e ripetute; sono praticate contro i gruppi in modo collettivo, e singolarmente contro gli individui, da personale in uniforme a viso scoperto. Le interviste riportano l'uso di: barre di ferro, bastoni, pistole taser, minacce con cani, proiettili sparati in aria;

l'OHCHR ha informato l'Italia, la Libia, l'Algeria e i rappresentanti dell'UE di tale situazione;

le testimonianze audio e video raccolte nel rapporto "State Trafficking" permettono inoltre di individuare le coordinate geografiche in Tunisia dei luoghi di detenzione e dei luoghi di scambio e vendita di esseri umani con la Libia;

l'Italia sostiene economicamente gli apparati di polizia e i militari tunisini, al fine dichiarato di contrastare l'immigrazione irregolare,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato;

quali misure di salvaguardia siano state adottate o verranno adottate per evitare che i fondi messi a disposizione dall'Italia sostengano le autorità tunisine coinvolte nel traffico di esseri umani e nelle violazioni dei diritti dei migranti;

se il Ministro non ritenga opportuno avvalersi dei poteri ispettivi previsti dalla normativa per valutare il ruolo della Tunisia e dei suoi apparati militari e di polizia nel traffico di esseri umani, al fine di considerare anche la sospensione dei finanziamenti all'infrastruttura delle intercettazioni e respingimenti in mare;

se non ritenga opportuno facilitare la creazione di un corridoio giuridico-umanitario per le indagini e la protezione dei testimoni del rapporto di RRX.

(4-01901)

ALOISIO, GAUDIANO, CATALDI, LICHERI Sabrina - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

secondo l'ultimo report del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, pubblicato in data 6 marzo 2025, le persone detenute nelle carceri italiane sono 62.130, mentre i posti disponibili ammontano a 46.890, rispetto ad una capienza regolamentare di 51.323. Nel report si sottolinea anche "l'attuale inagibilità di diverse camere di pernottamento e in alcuni casi di intere sezioni detentive";

i condannati con pena residua da 0 a 3 anni sono complessivamente 23.900. Escludendo i 3.980 detenuti per reati specifici previsti dall'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario, i possibili fruitori di misure alternative sarebbero 19.920;

vi è un indice di sovraffollamento pari al 132,5 per cento. In particolare: 150 istituti (75,75 per cento) hanno un indice di affollamento superiore al consentito. In 53 istituti (28 per cento) l'indice risulta pari o superiore al 150 per cento. Il più alto indice di sovraffollamento si registra a Milano San Vittore (218,09 per cento), a seguire la casa circondariale di Foggia (208,36 per cento), la casa circondariale di Brescia Canton Mombello (202,75 per cento) e la casa circondariale di Taranto (198,55 per cento);

secondo il Garante dei detenuti del Comune di Milano, Giuseppe Maisto, il quadro della situazione è più che sconfortante: 90 i suicidi nel 2024, mai così tanti negli ultimi trent'anni (e sono già 16 dall'inizio del 2025), 1.892 i tentati suicidi, 11.723 gli atti di autolesionismo;

nella sola Lombardia ci sono 8.733 detenuti su 6.148 posti, con un sovraffollamento del 142,86 per cento, di questi il 45,31 per cento sono stranieri (3.980). A Milano il sovraffollamento è al 128,78 per cento (3.777 detenuti per 2.933 posti) con percentuali diverse fra i tre istituti penali: 144,92 per cento a San Vittore (1.084 "ospiti" per 748 posti, una percentuale di stranieri del 64 per cento e di tossicodipendenti del 50,55 per cento), 142,48 per cento a Opera (1.308 per 918 previsti) e Bollate al 109,3 per cento con 1.385 detenuti a fronte di una disponibilità di 1.267;

tale sovraffollamento cronico si abbina ad una altrettanto cronica mancanza di agenti di polizia penitenziaria: ne mancano 807 in Lombardia. Anche al carcere minorile Beccaria il sovraffollamento è al 143,75 per cento, con 69 detenuti su 48 posti;

la Corte europea dei diritti dell'uomo aveva già condannato l'Italia con la sentenza "Torreggiani" dell'8 gennaio 2013, quando l'indice di affollamento era del 139,67 per cento. Dopo gli interventi normativi, nel 2013 la popolazione detenuta si era ridotta, ma i dati attuali indicano un nuovo aumento preoccupante;

il quadro descritto comporta un aumento dei suicidi e tentativi di suicidio nelle carceri. Secondo quanto riportato nell'ultimo dossier pubblicato dall'associazione "Antigone", che si pone l'obiettivo di tutelare i diritti e le garanzie dei detenuti, nel 2024 si sono registrati 88 suicidi. Crescono anche gli episodi di autolesionismo, tentati suicidi e aggressioni. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall'OMS in riferimento all'Italia, in carcere ci si toglie la vita ben 18 volte in più rispetto alla società esterna;

il numero di suicidi nelle carceri italiane preoccupa molto anche il Consiglio d'Europa, che in data 15 giugno 2024 ha richiamato il nostro Paese a "intervenire subito" sulla vicenda. Inoltre, secondo quanto si legge dal documento di Strasburgo, si sollecitano "misure in grado di fermare le morti";

considerato che:

il decreto-legge n. 92 del 2024, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 112 del 2024, reca "Misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del Ministero della giustizia" (cosiddetto "decreto carcere");

gli interroganti ritengono che il decreto non sia adeguatamente strutturato per risolvere i problemi del sistema carcerario, trattandosi di provvedimenti minimalisti sul tema. Si ritiene, inoltre, che le politiche repressive, come il cosiddetto "decreto sicurezza" e il cosiddetto "decreto Caivano", rischino di aggravare ulteriormente la situazione. Dunque sarebbe auspicabile investire nelle carceri italiane per migliorarne le condizioni, garantendo anche percorsi rieducativi efficaci e rispettosi dei diritti umani,

si chiede di sapere:

quali siano le modalità attraverso le quali il Ministro in indirizzo intende risolvere le citate criticità, al fine di migliorare la qualità della vita dei detenuti in carcere;

come e in quali termini intenda potenziare i servizi di salute mentale, attuare programmi di prevenzione del suicidio e riformare il sistema penitenziario;

quali misure imminenti intenda adottare per affrontare il fenomeno preoccupante del sovraffollamento carceri.

(4-01902)

LOREFICE, PIRRO, LICHERI Sabrina, FLORIDIA Barbara - Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:

"Greenpeace Italia", il 3 marzo 2025, ha pubblicato nel proprio sito on line un'inchiesta, in cui viene analizzata e documentata compiutamente l'intensa attività di alcune navi presenti nelle acque del Mar Mediterraneo e più precisamente al largo della Sicilia orientale, tra il Golfo di Augusta, nelle acque antistanti Siracusa e lungo la costa fino a Catania. Questa rete di vetuste petroliere, verrebbe presumibilmente utilizzata per aggirare l'embargo comunitario sul petrolio russo, introdotto dall'Unione europea a seguito dell'invasione dell'Ucraina;

il documento riporta il monitoraggio effettuato su 52 navi che tra gennaio e novembre 2024 avrebbero intrapreso 33 operazioni di trasferimento di carichi di petrolio in mare aperto da una nave all'altra, i cosiddetti ship-to-ship transfer (StS), di cui 11 riconducibili alla cosiddetta flotta russa fantasma o shadow fleet. Tali operazioni, si svolgerebbero al limite delle acque territoriali italiane ovvero a poche miglia nautiche dal golfo di Augusta e dalla costa siracusana, sfruttando quindi la zona economica esclusiva (ZEE) per nascondere l'origine del carico ed eludere l'embargo;

considerato che:

sebbene gli ship-to-ship transfer sarebbero stati effettuati in acque internazionali, la vicinanza dalle coste italiane non è un dettaglio trascurabile. Greenpeace ha infatti documentato che l'operazione di ship-to-ship transfer effettuata tra le navi Rock (IMO 9288356) identificata come parte della shadow fleet russa e la nave Flamenco (IMO 9411991) del 4 novembre 2024, si sarebbe svolta a soli 300 metri di distanza dal limite delle 12 miglia nautiche dalla costa italiana, mentre uno StS transfer sarebbe addirittura avvenuto all'interno delle acque territoriali italiane l'8 febbraio 2024, tra le navi Ding Heng 45 (IMO 9330795) e Eva Gold (IMO 9888132);

fino alla metà del 2024, una parte dei trasferimenti di greggio della flotta ombra russa si sarebbe concentrata nel Mediterraneo meridionale, nel golfo di Lakonikos, ai confini con le acque territoriali greche. La marina militare greca, allertatasi per la potenziale minaccia ambientale determinata da tali attività, trasmetteva nel maggio 2024 un messaggio "Navtex" (Navigational Text) segnalando proprie esercitazioni militari nell'area che avrebbero comportato come effetto il repentino allontanamento della flotta marina fantasma russa;

secondo quanto riportato da Greenpeace Italia, al largo delle coste di Augusta le operazioni di scambio di petrolio e suoi derivati sarebbero pari a circa 5,24 milioni di tonnellate, di cui il 24 per cento (26 milioni di tonnellate) avrebbe coinvolto almeno una nave identificata come parte della shadow fleet russa e il 36 per cento (1,9 milioni di tonnellate) almeno una nave non adeguatamente assicurata;

oltre al potenziale rischio ecologico, la paventata presenza della shadow fleet al largo del golfo di Augusta, necessiterebbe di adeguate indagini, giacché proprio in quello spazio costiero siciliano insistono l'arsenale militare marittimo di Augusta, ovvero uno dei tre arsenali attivi della Marina militare italiana, nonché sei cavi delle telecomunicazioni sottomarini;

considerato infine che:

dal momento che al ventiduesimo anno di attività una petroliera viene solitamente rottamata, rileva evidenziare, che oltre il 60 per cento delle navi che hanno operato trasferimenti di greggio al largo delle coste siciliane avrebbero un'età media stimata tra i 15 ed i 20 anni, sarebbero prive di assicurazioni adeguate contro i danni da sversamento di petrolio, in condizioni strutturali pessime e con assetti proprietari a dir poco opachi;

Greenpeace ha evidenziato che la società italiana di classificazione navale Rina S.p.A. non svolgerebbe adeguate attività di controllo sulle navi sospettate di appartenenza alla flotta marina fantasma russa, al contrario di altri enti di classificazione e certificazione navali, quali Det Norske Veritas, American Bureau of Shipping e Lloyd's Register che, in alcuni casi, hanno ritirato alle navi sospette la certificazione di classe navale;

vista l'allocazione marittima, è presumibile ipotizzare che alcune imbarcazioni della flotta fantasma russa potrebbero essere coinvolte anche in attività di spionaggio e sabotaggio, peraltro già sospettate in altri Paesi UE, minacciando dunque la sicurezza nazionale e le infrastrutture strategiche italiane situate lungo la costa siciliana,

si chiede di sapere:

quali azioni siano state intraprese dai Ministri in indirizzo per contrastare l'attività posta in essere dalla cosiddetta flotta fantasma russa nel golfo di Augusta;

quali misure di controllo e monitoraggio siano state adottate per garantire che nessuna nave coinvolta in trasferimenti di petrolio con la flotta fantasma russa abbia attraccato nel corso del 2024 nei porti italiani in spregio alle norme comunitarie;

quali misure di monitoraggio e prevenzione siano previste per evitare sversamenti di petrolio e disastri ambientali legati all'uso di navi obsolete e prive di assicurazione nel Mediterraneo, in particolare nell'area del golfo di Augusta.

(4-01903)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

8ª Commissione permanente(Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica):

3-01759 del senatore Lorefice ed altri, sugli interventi all'impianto di depurazione all'interno della Raffineria di Gela.