Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 280 del 04/03/2025

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------

280a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDÌ 4 MARZO 2025

_________________

Presidenza del presidente LA RUSSA,

indi del vice presidente CASTELLONE

e del vice presidente ROSSOMANDO

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare: Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.

_________________

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente LA RUSSA

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,43).

Si dia lettura del processo verbale.

LOREFICE, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 27 febbraio.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sul 20° anniversario dell'uccisione di Nicola Calipari

PRESIDENTE. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi). Onorevoli senatori, esattamente vent'anni fa, il 4 marzo del 2005, a Baghdad, durante l'operazione di liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, perdeva la vita un valoroso e coraggioso uomo dello Stato, il dottor Nicola Calipari. Voglio ricordarlo oggi in quest'Aula perché era e rimane - lo sapete bene - un prezioso esempio di integrità e di impegno al servizio della Patria e voglio ricordarlo anche per la generosità nel suo sacrificio.

Era nato a Reggio Calabria il 23 giugno del 1953. Dopo una brillante carriera nella Polizia di Stato, Nicola Calipari era entrato nel Sismi nell'agosto del 2002; era stato responsabile dei Servizi nei territori iracheni e in questo ruolo era stato coinvolto in molte delicate operazioni. Si era distinto per intelligenza, professionalità e profondo senso del dovere. Nel 2004 aveva avuto un ruolo fondamentale nella liberazione delle operatrici umanitarie italiane - ricorderete le due Simone - Simona Pari e Simona Torretta.

Anche la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena era stato un importante successo ottenuto grazie al suo acume e alle sue doti di mediatore. Ci sono ancora - perché negarlo - troppe e inaccettabili ombre sulle circostanze che hanno portato alla sua morte. Non vi è dubbio però su una circostanza, quella dell'eccezionale eroismo che Nicola Calipari ha dimostrato facendo scudo con il proprio corpo a Giuliana Sgrena, salvandole la vita.

Oggi, rendendo onore al coraggio di Nicola Calipari e al suo sacrificio, voglio rinnovare la vicinanza mia personale e di tutti voi, dell'intero Senato, all'ex senatrice Rosa Maria Villecco, ai figli Silvia e Filippo, ai familiari e ai colleghi del dottor Nicola Calipari.

Vi invito ad osservare un minuto di silenzio. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). (Applausi).

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, c'è poco da aggiungere al ricordo che lei ha fatto in quest'Aula di Nicola Calipari. Mi sento però di integrare le sue parole con qualche considerazione personale, prendendo atto che, quando servitori dello Stato si trovano "al fronte" - per così dire - in quei territori dove il diritto e le regole non sono particolarmente osservate e seguite, essi corrono rischi fortissimi per se stessi, ma soprattutto per il nostro Paese. La gratitudine nei loro confronti deve essere allora assoluta e totale.

Presidenza del vice presidente CASTELLONE (ore 16,52)

(Segue SPAGNOLLI). È vero: ci sono state e ci sono delle ombre su quello che è accaduto, ma qui mi sento di dire che spetta al Governo attuale - ai diversi Governi che si sono succeduti e hanno sollevato il tema nei rapporti internazionali con gli Stati Uniti d'America - vedere come prendere atto e fare tesoro di questa esperienza, riutilizzandola e conciliandola all'interno delle trattative internazionali che ci troviamo a vivere. Abbiamo vissuto recentemente la liberazione di Cecilia Sala. Ogni giorno ci sono nostri connazionali in difficoltà all'estero e ogni giorno servitori dello Stato come Nicola Calipari si impegnano per loro.

La ringrazio, Presidente, per il suo ricordo. Sono assolutamente d'accordo con lei: Nicola Calipari va ricordato come merita e come giustamente è stato fatto in questi anni. (Applausi).

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signor Presidente, tengo particolarmente ad unirmi alla voce del presidente La Russa e del collega Spagnolli per ricordare il sacrificio di Nicola Calipari, medaglia d'oro al valore militare. Penso infatti che l'esempio di un servitore dello Stato come Nicola Calipari ci restituisca anche il senso di cosa sia la Repubblica e di quanto la nostra democrazia, lo Stato che ci tiene uniti e la nostra Costituzione non solo abbiano valore come parola scritta o come simboli vuoti, ma siano anche pieni di contenuto e valore per condurre una persona come lui a compiere il sacrificio estremo, quello della propria vita.

Calipari ha rappresentato - a mio avviso - davvero quanto importante sia quello che abbiamo, quanto importanti siano le nostre istituzioni, quanto esistano italiani che per rendere fede al giuramento prestato siano disposti a sacrifici grandissimi. Ricordo che abbiamo parlato dell'ambasciatore Attanasio soltanto pochi giorni fa. Credo che l'esempio di queste persone debba assolutamente far sì che tutti sentiamo profondamente il vincolo alla nostra Bandiera e a istituzioni come questa. Nicola Calipari decise di sacrificarsi e di correre il rischio di perdere la vita nonostante avesse una famiglia e una casa.

Voglio mandare un abbraccio a Rosa Calipari, nostra ex collega e amica, e ai suoi due ragazzi, che hanno perso rispettivamente il marito e il papà vent'anni fa. Diceva Rosa Calipari in televisione, qualche giorno fa, che Nicola non ebbe esitazione; sapeva che lo aspettavamo, ma sapeva anche che quella era la cosa giusta da fare.

Dunque a un grande italiano io penso che noi dobbiamo un ricordo commosso, e non soltanto per ciò che ci ha donato, non soltanto per le operazioni delicatissime nelle quali ha messo la sua professionalità, ma anche perché il suo sacrificio rappresenta in modo assoluto il valore e l'importanza della nostra Repubblica e dei suoi valori. Penso sia particolarmente importante, in un momento in cui i valori delle democrazie liberali sono sotto attacco, ricordarci che il loro non è soltanto un valore in sé, ma è anche il valore delle vite e del servizio di tanti nostri concittadini servitori dello Stato, i quali, nel servire la Repubblica, ci hanno spiegato in modo chiarissimo quanto ciò sia importante. (Applausi).

RONZULLI (FI-BP-PPE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RONZULLI (FI-BP-PPE). Oggi ci riuniamo per ricordare un uomo il cui coraggio e la cui dedizione rimarranno per sempre impressi nei nostri cuori: Nicola Calipari. La sua vita e il suo sacrificio sono un esempio luminoso di impegno, di altruismo e di servizio al nostro Paese.

Nicola Calipari era un uomo straordinario, un servitore dello Stato, il cui lavoro lo portava ad operare in contesti difficili. La sua missione in Iraq nel marzo 2005 è un capitolo che non possiamo e non vogliamo dimenticare. In un momento di grande crisi, ha dimostrato non solo la sua professionalità, ma anche un'incredibile umanità. La sua determinazione è stata un atto di coraggio che ha segnato profondamente la nostra storia; un gesto finale di protezione e di amore per il suo Paese e il suo lavoro.

Oggi ricordiamo non solo il suo sacrificio, ma anche i valori che ha incarnato: il rispetto per la vita umana, la ricerca della verità e della giustizia, la dedizione al servizio pubblico. Oggi, a vent'anni da quel giorno, il suo esempio resta vivo ed è importante che nella nostra memoria collettiva Nicola Calipari sia non soltanto un nome, ma anche un simbolo. Spetta a noi non dimenticarlo e portare avanti quei valori che hanno guidato la sua esistenza. (Applausi).

BIANCOFIORE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BIANCOFIORE (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, molto è già stato detto su Nicola Calipari. Era un funzionario dello Stato che, con un coraggio inaudito, non ha voluto sacrificare - come ha detto precedentemente un mio collega - ma ha sacrificato senza pensarci un momento la sua vita per difendere un'italiana, che tra l'altro ho sentito parlare in questi giorni. Ed è condivisibile il suo dolore, perché dice, sì, di essere salva, ma di portare sempre nel cuore il fatto che la sua liberazione comunque è costata - e bisogna dargliene atto - la vita a un uomo, a un altissimo funzionario di Stato. Egli peraltro era lontano dallo stereotipo che tutti gli italiani hanno di quello che sarebbe uno 007, e cioè un agente segreto. Nicola Calipari è stato un uomo di grandissimo coraggio, che ha soprattutto svolto fino in fondo la sua funzione di esponente e funzionario dello Stato, senza avere alcun riguardo neanche della propria vita.

Ma soprattutto vorrei ricordare una cosa in quest'Aula, a tutti noi e ai colleghi dell'opposizione: Nicola Calipari era un funzionario della Polizia. Bene, troppo spesso, ultimamente, poliziotti, carabinieri e militari vengono attaccati, anche dalla politica, nel momento stesso in cui svolgono le loro funzioni. Ricordiamocelo sempre e non battiamoci il petto soltanto quando poi questi funzionari sacrificano la loro vita e muoiono in onore della nostra Patria e della nostra Bandiera. Ricordiamocelo tutti i giorni, quando si battono nelle strade per avere ragione rispetto ai delinquenti e molto spesso la politica non è loro vicina.

Questo è il messaggio che vorrei mandare anche grazie al ricordo commosso che dobbiamo tutti a Nicola Calipari, che ringraziamo, così come ringraziamo la sua famiglia, la ex collega e tutti i funzionari che in questo momento si battono per noi per difendere i nostri confini, la nostra legge, il nostro Stato, la nostra Bandiera e la nostra Patria. (Applausi).

MARTON (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTON (M5S). Signora Presidente, sono già passati vent'anni. Ringrazio il mio Gruppo per avermi dato la possibilità di parlare di un uomo di tale statura. Nicola stava riportando a casa la giornalista in un teatro di guerra. Ricordiamo tutti le drammatiche immagini del fuoco amico e della sua uccisione.

Nicola aveva due figli, Filippo e Silvia, due ragazzini che hanno perso il padre in un'azione che molto spesso i nostri uomini dell'intelligence fanno nel silenzio più assoluto, con dedizione e onore. Troppo spesso gli uomini dell'intelligence vengono dipinti con aggettivi dispregiativi; di solito il Servizio è "deviato". Gli uomini dei Servizi segreti fanno un grandissimo lavoro, portano le informazioni al Governo affinché prenda le decisioni migliori nel momento in cui serve. Nicola era una persona speciale, era un dirigente. Nicola voleva tornare a casa e non c'è riuscito.

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO (ore 17,02)

(Segue MARTON). Io ho avuto l'onore di avere Rosa Calipari, la moglie, nel Copasir per cinque anni nella XVII legislatura. E ricordo che abbiamo lavorato e studiato molto la legge n. 124 del 2007, che è nata proprio sulla scia di quel tragico evento, affinché si potesse portare un controllo parlamentare più approfondito in quel mondo che veniva spesso dichiarato "deviato".

Penso che, nel ricordare Nicola, adesso sia anche utile fare un ulteriore passo: dovremmo - secondo me - cogliere l'occasione per fare una piccola revisione a quella legge del 2007, affinché il Parlamento e il Comitato abbiano poteri più incisivi, perché troppe ombre ci sono ancora sulla morte di Nicola Calipari che vanno diradate. I figli e la moglie meritano la verità. Ricordo anche che stasera ci sarà la prima visione del film «Il Nibbio», a cui credo parteciperemo in molti, e sarà proprio sulla vita di Nicola Calipari.

Ringrazio ancora per aver potuto prendere la parola e ricordare un uomo di tale spessore. (Applausi).

BORGHI Claudio (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORGHI Claudio (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, ricordare, dopo vent'anni dalla sua morte, il caporeparto Nicola Calipari, medaglia d'oro, è una grande emozione e vorrei invitare i colleghi a una riflessione.

Di Nicola Calipari conosciamo il nome perché è caduto. Viceversa, abbiamo centinaia di casi in cui gli operatori del nostro comparto di intelligence riescono a salvare nostri connazionali e a portare a termine operazioni tecniche che consentono a tutti noi di essere più sicuri in Italia e in qualsiasi parte del mondo ci troviamo. Sono tutte operazioni compiute in nome del popolo italiano e nel massimo silenzio, che sono la caratteristica del nostro comparto di intelligence. E di questi tanti eroi non sappiamo il nome e siamo ben consapevoli che non si saprà mai. Questa è la vera abnegazione. Questo è il vero interesse al di là della fama, al di là del desiderio tanto vano di apparire, che è un po' una caratteristica dei nostri tempi. Qui abbiamo l'esempio di un eroe italiano che non avrebbe voluto essere conosciuto, che sarebbe stato felice di portare a termine l'ennesima impresa eroica.

Sono state ricordate Simona Pari e Simona Torretta. Ricordiamo Cupertino, Agliana e Stefio, tutte persone salvate da Nicola Calipari, che invece è caduto facendo scudo con il suo corpo alla giornalista Giuliana Sgrena, che era in quel momento la sua missione, che era in quel momento tutto quello per cui lui era occupato, tutto quello a cui lui stava dedicando la sua professione, il suo amore per l'Italia, il suo amore per gli italiani e il suo senso del dovere.

Stiamo parlando di un eroe. Stiamo parlando di una persona che dovrà rimanere nella storia d'Italia al fianco a nomi di altri eroi, come Salvo D'Acquisto e Dalla Chiesa, nomi che devono renderci tutti fieri e devono essere un esempio per tutti e per i nostri figli. Raccontiamo ai nostri figli gli esempi di questi italiani, in modo tale che possano essere anche loro fieri di essere parte di questa grande Nazione. (Applausi).

VERINI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERINI (PD-IDP). Signor Presidente, come sempre oggi è stato il presidente della Repubblica Mattarella a trovare le parole giuste per ricordare e onorare la memoria di Nicola Calipari: servitore dello Stato, ha detto, valoroso dirigente del Servizio informazione e sicurezza e ha aggiunto altre considerazioni.

Fu ucciso vent'anni fa a Baghdad, mentre portava in salvo la giornalista de «il manifesto» Giuliana Sgrena, rapita da gruppi jihadisti e liberata proprio da Calipari, nell'ennesima missione di questo valoroso dirigente dei Servizi. Calipari liberò Simona Pari e Simona Torretta, come qualcuno ha ricordato, ed altri ancora. Uno dei suoi più grandi crucci fu non essere riuscito a portare a termine la liberazione di Fabrizio Quattrocchi e di persone come Enzo Baldoni. Ma era un servitore dello Stato. E quel 4 marzo, poco prima dell'aeroporto, un gruppo di soldati americani fece fuoco sull'auto che portava in salvo Giuliana Sgrena. Nicola Calipari fece scudo con il suo corpo e quel fuoco colpì lui, che rimase ucciso. Ha aggiunto Mattarella: un gesto eroico, iscritto nella storia della Repubblica. Ma il Presidente ha anche ricordato la ferita aperta da quella morte e le spiegazioni non esaurienti della stessa.

Sì, perché le inchieste di parte italiana e quelle di parte americana hanno prodotto risultati divergenti. Gli stati Uniti opposero alla magistratura italiana i limiti invalicabili della propria giurisdizione e troppe domande sono rimaste inevase: sul perché ci fosse ancora quel posto di blocco, quando l'ambasciatore Negroponte era già partito da qualche ora. Sono divergenti le versioni sulle velocità e sui fari accesi di quella macchina. Insomma, sono interrogativi che meritano e debbono trovare risposte. Questo è dovuto a Nicola Calipari e al suo gesto eroico.

Signor Presidente, voglio concludere dicendo che questo è dovuto sì a tutto il Paese, ma è dovuto anche alla sua famiglia. È stata ricordata la figura di Rosa Villecco, la moglie, che il nostro partito e il nostro Gruppo hanno avuto l'onore di avere come parlamentare; ruolo che Rosa ha svolto con grande impegno, capacità e con la stessa disciplina e onore che aveva condiviso nella sua vita con il marito.

Un pensiero, infine, va anche a Filippo e Silvia. Erano ragazzini quando il loro babbo fu ammazzato. Sono stati anni di grande dolore e dignità. Oggi sono grandi e Silvia ha dato a Rosa la gioia di Livia, una nipotina. Ci piace pensare che, quando Rosa e i suoi genitori porteranno quella bambina ai giardini di piazza Vittorio all'Esquilino e Livia vedrà la targa che il Comune di Roma dedicò nel 2006 a Nicola Calipari, potrà toccare con mano la riconoscenza che la comunità ha espresso a quell'uomo, suo nonno, che ha onorato il nostro Paese. (Applausi).

MENIA (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MENIA (FdI). Signora Presidente, colleghi senatori, tocca a me per ultimo dire qualche parola, che spero non sia banale, perché spesso, quando si ricorda, accade di cadere su cose troppo facili.

Personalmente ho un ricordo nitido di quel giorno di vent'anni fa: fummo in molti ad apprendere con tristezza dell'uccisione di Nicola Calipari. Ricordo come subito si sparsero le voci e le domande sul perché, se fosse giusto, se avesse seguito la procedura, se fossero accesi i fari o meno o se fosse vero che quell'auto andava troppo veloce. Ricordo tra l'altro anche che, quando uscì il documento americano, stranamente sbianchettato, attraverso un'operazione di computer, usciva il nome di chi aveva sparato. Mi ricordo che si chiamava Lozano: era un ispanico, comunque.

Ricordo bene quella vicenda. Ricordo bene anche come in quegli anni con quel Paese, l'Iraq, avessimo un rapporto in cui dovevamo esserci perché, quando un Paese conta, c'è. Ricordo la strage di Nassiria. Ricordo l'Altare della Patria, pieno di fiori. Ricordo la liberazione delle due Simone, che dovevamo tutti a Calipari, per l'appunto. Ricordo la liberazione di Giuliana Sgrena, con quest'uomo che le fece da scudo e si fece uccidere al posto suo per portare a termine la sua missione: un uomo valoroso, un eroe.

Vedete, c'è un poeta che scriveva: «Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi». Io credo che invece i popoli abbiano bisogno di eroi. Non si sceglie di fare l'eroe: capita un giorno, senza sapere perché. Si può essere coraggiosi, come lo era lui. Si può e si deve servire il proprio Paese con onore, come dovremmo fare anche noi ogni giorno qua dentro.

Allora, se oggi idealmente siamo di fronte a quell'eroe e a quell'urna dei forti che «a egregie cose il forte animo accendono», ricordiamo con Nicola Calipari un grande eroe italiano e ognuno di noi pensi in qualche modo a onorare ogni giorno quell'eroe e i tanti eroi che fanno grande la nostra Patria. (Applausi).

Sui lavori del Senato

DE CARLO (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CARLO (FdI). Signor Presidente, intervengo solo per chiederle una sospensione di mezz'ora per finire il provvedimento Ilva in Commissione e dare mandato al relatore di riferire all'Assemblea.

PRESIDENTE. Prima di determinarci, ascoltiamo su cosa ci sta chiedendo di intervenire il presidente Patuanelli.

PATUANELLI (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, intervengo su un altro argomento, sempre sull'ordine dei lavori.

Questa notte alcune agenzie di stampa statunitensi hanno battuto la notizia che il presidente Trump avrebbe sospeso le forniture di armi per l'Ucraina. Oggi la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha parlato di un grande piano di riarmo dell'Unione europea, "Rearm Europe", cosa che presuppone forse la volontà europea di un intervento diretto in terra Ucraina.

L'Alto rappresentante dell'UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza Kaja Kallas ha detto che staremo fino alla fine in tutti i modi possibili assieme all'Ucraina. Vi è stato un Vertice di tanti Paesi europei che credo sia stato molto importante, con la presenza del presidente Zelensky, domenica a Londra. È in previsione un Consiglio straordinario UE dopodomani, in cui questo sarà il centro della discussione, e il Parlamento è totalmente esautorato da ogni dibattito sul punto. (Applausi).

Abbiamo chiesto ripetutamente che la presidente Meloni venisse in Parlamento a rendere comunicazioni o a fare un'informativa per consentire a questo Parlamento un dibattito serio su una situazione internazionale incredibilmente labile e pericolosa.

Mi sembra di capire che la presidente Meloni non se la senta e va bene così.

Chiedo, però, un atto di dignità a questa Assemblea e, in particolare, alle forze di maggioranza: troviamo il modo per discutere di ciò che sta accadendo nel mondo, perché credo sia fondamentale per il Paese sapere cosa vuole fare il Governo.

È del tutto evidente, infatti, che vi sia un problema in maggioranza. Il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli esteri ha richiamato il suo collega vice presidente del Consiglio e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, dicendo: occupati di infrastrutture perché di politica estera se ne occupa il Governo nella figura del Presidente del Consiglio e del Ministro degli esteri. Allora evidentemente un problema in maggioranza c'è e questo - secondo me - è drammatico. (Applausi).

È altresì drammatico che non si discuta in quest'Assemblea la posizione del Governo su quello che devono fare l'Italia e l'Europa rispetto non solo al conflitto materiale in Ucraina, ma anche al conflitto che si sta aprendo tra gli Stati Uniti e l'Europa. (Applausi).

Oggi abbiamo sentito l'annuncio dei dazi anche per i prodotti agricoli. Anche questo ha un'incidenza fondamentale sulla tenuta del nostro Paese. Magari vogliamo diminuire l'IVA sulle ostriche, va benissimo, ma rendiamoci conto che ci sono temi più importanti e complessi di cui dovremmo discutere in questo Parlamento.

Ribadisco quindi la richiesta ferma del mio Gruppo, della mia forza politica, ma ritengo anche delle altre forze di opposizione, di avere un dibattito con la Presidente del Consiglio in quest'Aula, non il 16 marzo, non il 23 aprile - come ci è stato detto - ma adesso, subito, perché ora serve. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto comprensivo «Palombara Sabina» di Palombara Sabina, in provincia di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Quanto alla richiesta rivolta alla Presidenza di avere la Presidente del Consiglio e il Governo per un dibattito in Assemblea, la stessa è stata affrontata in Conferenza dei Capigruppo, ma prendiamo atto che è stata ribadita in questa sede.

Sospendo la seduta per trenta minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 17,17 è ripresa alle ore 17,59).

Discussione del disegno di legge:

(1359) Conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2025, n. 3, recante misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti ex ILVA (Relazione orale)(ore 17,59)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1359.

Il relatore, senatore Pogliese, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni, la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.

POGLIESE, relatore. Signora Presidente, sottosegretario Bergamotto, colleghi, oggi ci ritroviamo per la quinta volta negli ultimi ventotto mesi, da quando abbiamo iniziato questa legislatura, ad esaminare un decreto-legge avente ad oggetto il rilancio dell'ex Ilva: ciò a conferma dell'assoluta determinazione che il Governo Meloni e il ministro Urso hanno dimostrato nel tentativo assolutamente riuscito prima di salvaguardare e poi di rilanciare uno stabilimento assolutamente strategico per la nostra economia e anche per la nostra sovranità nazionale. Sono state stanziate ingenti risorse anche per contenere l'aumento esponenziale dei costi energetici e per salvare questo fondamentale impianto della nostra siderurgia.

Oggi ci ritroviamo ad esaminare questo nuovo decreto-legge, all'interno di un contesto temporale che sta riguardando la procedura di vendita delle Acciaierie d'Italia; procedura alla quale hanno partecipato oltre dieci player nazionali e internazionali e che mi auguro possa concludersi a breve e possa determinare l'inizio di una nuova fase di rilancio di questo fondamentale impianto siderurgico.

Il decreto-legge n. 3 del 2025 interviene sulle procedure relative agli impianti dell'ex Ilva e agli impianti strategici di interesse nazionale. Nello specifico, l'articolo 1, composto da un unico comma, integra l'articolo 39 del decreto-legge n. 19 del 2024, il quale, al fine di assicurare la continuità operativa degli stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale e la tutela dell'ambiente, della salute e della sicurezza dei lavoratori addetti ai predetti stabilimenti, dispone che l'amministrazione straordinaria di Ilva SpA trasferisca all'amministrazione straordinaria della società Acciaierie d'Italia SpA, su richiesta del commissario, somme fino a un massimo di 150 milioni di euro, incrementabili di ulteriori 150. La norma in esame stabilisce che la soglia di tale incremento è innalzata fino a 400 milioni di euro. Si precisa che le somme concernono le risorse rivenienti dalla sottoscrizione delle obbligazioni emesse da Ilva in amministrazione straordinaria versate in apposito patrimonio destinato, di cui all'articolo 3, comma 1, decimo periodo, del decreto-legge n. 1 del 2015. Il fondo in parola è costituito da somme provenienti dalla cosiddetta confisca Riva, e quindi private, destinate a finalità di ripristino ambientale, ma anche per finalità di continuità produttiva.

L'articolo 39 del citato decreto-legge n. 19 muove infatti dal presupposto che il rischio di chiusura dello stabilimento, conseguente all'insufficienza delle risorse necessarie alla gestione commissariale, nelle more della procedura di gara finalizzata alla definitiva cessione a terzi del compendio aziendale, sia quello più rilevante e significativo anche dal punto di vista ambientale.

Nel corso dell'esame in sede referente, anche raccogliendo le istanze emerse durante le audizioni, ho presentato, come relatore, un emendamento volto a istituire presso il Ministero delle imprese e del made in Italy un fondo con una dotazione di 80 milioni di euro destinato a interventi di ripristino e di bonifica ambientale. Durante l'iter di conversione, il Governo ha presentato l'emendamento di confluenza dei contenuti del decreto-legge n. 5 del 2025 nel provvedimento in titolo, stante l'analogia di materie trattate; l'urgenza delle disposizioni contenute nel decreto-legge n. 5 deriva, infatti, dall'esigenza di disciplinare il procedimento di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA) per gli stabilimenti industriali di interesse strategico, fra cui in primis l'ex Ilva, a seguito del pronunciamento della Corte di giustizia - sentenza del 24 giugno 2025 - che impone nell'ambito del predetto procedimento la valutazione dei profili di rischio sanitario. Si modifica, quindi, la disciplina sulla valutazione del danno sanitario, relativa agli stabilimenti riconosciuti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di interesse strategico nazionale, ai sensi del decreto-legge n. 207 del 2012, stabilimenti nell'ambito dei quali, per specifica disposizione legislativa, sono ricompresi quelli siderurgici dell'ex gruppo Ilva. Le novelle prevedono, con riferimento alla suddetta categoria di stabilimenti, l'aggiornamento con cadenza settennale e non più decennale, come nel testo originario, in virtù dell'approvazione di due emendamenti dell'opposizione, del decreto ministeriale di definizione dei criteri metodologici per la redazione del rapporto di valutazione del danno sanitario e, in fase di prima applicazione, l'aggiornamento, sempre con decreto, entro dodici mesi dall'entrata in vigore del presente decreto-legge; una modalità di interrelazione fra il suddetto rapporto di valutazione di danno ambientale (VDS) e la procedura di riesame dell'AIA, procedura nella quale occorre prendere in considerazione, per gli stabilimenti in oggetto, gli elementi di valutazione di carattere sanitario rilevanti del suddetto rapporto.

Si richiede che il gestore di uno stabilimento riconosciuto di interesse strategico nazionale fornisca, nell'ambito della procedura di riesame dell'AIA, rapporto di VDS relativo allo scenario emissivo connesso all'assetto impiantistico e produttivo e predisponga, in luogo del rapporto di VDS, uno studio di valutazione di impatto ambientale. Lo studio di valutazione di impatto ambientale relativo agli impianti è predisposto in base alle linee guida per la redazione della valutazione di impatto sanitario (VIS) adottate con decreto del Ministero della salute del 27 marzo 2019.

Per quanto concerne la valutazione della qualità dell'aria, la disposizione indica quale parametro di riferimento i valori limite previsti dal decreto legislativo n. 155 del 2010. Per l'apprezzamento del rischio sanitario rinvio, invece, alla norma tecnica USEPA.

In tale procedimento, il Ministero dell'ambiente acquisisce il parere dell'Istituto superiore della sanità sullo studio VIS prodotto dal gestore, potendo richiedere per una sola volta direttamente al gestore dell'impianto industriale integrazioni dello studio. Il gestore deve fornirle nel termine di quindici giorni, in pendenza del quale il termine di trenta giorni concesso all'ISS è sospeso, così come nel caso le integrazioni non vengano fornite affatto.

La commissione istruttoria per l'autorizzazione integrata ambientale rilascia il proprio parere entro sessanta giorni dalle valutazioni dell'Istituto superiore di sanità. Entro dieci giorni dal rilascio di tale parere, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica convoca la Conferenza dei servizi per acquisire le determinazioni finali a chiusura del procedimento di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, le quali debbono pervenire entro 60 giorni dalla data della prima riunione della Conferenza medesima.

Viene altresì introdotta una disciplina transitoria, da applicare ai procedimenti di riesame AIA, in corso alla data di entrata in vigore del decreto-legge, aventi ad oggetto impianti strategici. A tal fine, oltre a dettare termini più stringenti, si prevede che la commissione istruttoria per l'autorizzazione integrata ambientale sia integrata da un ulteriore esperto in materia sanitaria designato dal Ministero della salute e rilasci il proprio parere nei successivi trenta giorni e la determinazione motivata conclusiva della Conferenza dei servizi sia emessa nei successivi 30 giorni.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritta a parlare la senatrice Naturale. Ne ha facoltà.

NATURALE (M5S). Signor Presidente, membri del Governo, colleghi, le vicissitudini del polo siderurgico di Taranto, conosciuto ormai in tutto il mondo come ex Ilva, sono note e stranote. Taranto, come ha detto a chiare lettere la Corte di giustizia europea, è una città di sofferenza. I suoi cittadini hanno pagato per decenni un prezzo salatissimo a causa di quella che è l'acciaieria più grande d'Europa; acciaieria che a molti di loro ha dato il sostentamento, certo, ma a tantissimi altri ha tolto la salute e troppe volte anche la vita.

Al di là del tergiversare del ministro Urso che un mese fa aveva dato per fatta l'aggiudicazione del sito siderurgico - stando alle indiscrezioni, agli azeri di Baku Steel, che potrebbero anche piazzare un bel gassificatore al largo delle coste di Taranto, gustandosi un piatto doppio, un duplice affare - resta chiaro che il Governo ha deciso con questo decreto-legge di puntare ancora una volta sul modello sbagliato, versando nel pozzo senza fondo dell'ex Ilva altri 400 milioni; quel patrimonio destinato derivante dalla confisca del patrimonio dei Riva che - come dice il nome datogli - era destinato agli interventi di bonifica di cui l'acciaieria avrebbe vitale bisogno.

Solo mezz'ora fa un subemendamento del relatore istituisce presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, un fondo con dotazione di 68 milioni per il 2027 e 12 milioni per il 2028. Si parte quindi sempre più avanti nel pensare all'ambiente e, nel concreto, nell'immediatezza, sembra quasi che si abbia paura di investire ed anzi tutto viene lasciato alla produzione.

Da anni quando si parla di questa realtà produttiva, si cammina su un crinale impervio - questo è certo - vista l'esigenza di dover bilanciare le esigenze di continuità produttiva, la tutela dei livelli occupazionali, i dovuti standard di sicurezza sul lavoro e tutte le garanzie in tema di salute dei lavoratori, dei cittadini che vivono quelle zone, e di tutela dell'ambiente.

È ormai più che chiaro che invece il provvedimento al nostro esame nasce con l'intento specifico di pompare quattrini per la sola continuità produttiva; questo nonostante l'azienda sia palesemente decotta e insolvente, con lampanti difficoltà a raggiungere i prefissati quantitativi di acciaio prodotto, per non parlare dei dovuti standard di qualità.

Verrebbe da pensare però che l'importante è non perdere posti di lavoro. Non è così: in migliaia staranno in cassa integrazione anche per tutto il 2025 perché il polo siderurgico è ormai sovradimensionato e con l'ostinato ricorso del ciclo integrale a carbone non si riesce a produrre più di un certo tot.

Come MoVimento 5 Stelle abbiamo presentato un emendamento per attivare un meccanismo di adeguamento della cassa integrazione, affinché fosse adeguata all'inflazione; ma purtroppo è stato respinto. Viviamo ormai da troppo tempo le incomprensibili politiche economiche di questo Governo.

Abbiamo inoltre proposto che fosse previsto un congruo stanziamento di fondi per favorire il riconoscimento di incentivi all'esodo, pari ad almeno 200.000 euro per lavoratore. Anche qui, però, nulla; la maggioranza ha preferito ancora una volta fare orecchie da mercante.

Anche sull'indotto il Governo è rimasto sordo, respingendo la proroga, per l'anno in corso, delle integrazioni al reddito dei lavoratori dipendenti delle imprese che gravitano intorno all'ex Ilva e lavorano per essa, le quali, dopo un intervento spot nel corso del decreto Ilva del 2024, sono rimaste sostanzialmente senza nulla, al pari delle piccole e medie imprese della mitilicoltura, che subiscono pregiudizio dalle necessarie azioni di bonifica riguardanti il primo seno del Mar piccolo (anche loro sono rimaste con un pugno di mosche).

Il cittadino che ci guarda dirà che almeno sulla sicurezza sul lavoro qualche passo in avanti ci sarà stato con questo provvedimento: ma neanche per idea. La previsione di divieto di esercizio dell'impianto in caso di mancati adempimenti relativi alla materia di prevenzione incendi è stata anch'essa respinta, al pari dell'obbligo di aggiornamento del piano di emergenza interna degli stabilimenti dell'Ilva e del piano di emergenza esterna, cioè di Taranto.

Ora la maggioranza ci dirà, con la solita cantilena, di aver approvato rapidamente un decreto solo per salvare i lavoratori. In realtà, per gli aspetti che ho appena elencato, non è affatto così. Questi 400 milioni consentono agli amministratori straordinari di comprare tempo e a chi subentrerà di trovarsi un gruzzoletto per tenere viva una produzione asfittica. Inoltre non è detto che chi verrà dopo, soprattutto se straniero, ci andrà tanto per il sottile nel mettere fuori, quindi nel quantificare il numero dei lavoratori in esubero.

Noi rimaniamo dell'idea che l'ex Ilva, e con essa tutta la siderurgia italiana, può avere un futuro solo con una profonda riconversione, che dica addio in modo rapido al ciclo integrale a carbone e viri su una produzione sostenibile e di qualità, con forni elettrici; una rivisitazione produttiva che, nel caso di Taranto, va inclusa in una più ampia riconversione economica, sociale e culturale di tutta la città. Per troppo tempo questa città è stata legata a doppio filo, in tutti gli ambiti, ai destini di questa acciaieria. Noi la sfida ve l'abbiamo lanciata - mi avvio a concludere - sin dai primi giorni di questa legislatura; voi, però, insistete con un modello stantio e superato. Come si dice in questi casi: errare è umano, perseverare è diabolico. E poche realtà in Italia sono diaboliche come l'ex Ilva di Taranto. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Nicita. Ne ha facoltà.

NICITA (PD-IDP). Signora Presidente, questo decreto Ilva è il quarto che ci troviamo ad analizzare in relazione a questo impianto. In realtà, il taglio è un taglio dell'Ilva come sito strategico per la sicurezza nazionale, e tornerò su questo punto. Il problema che abbiamo di fronte è che questo ennesimo decreto viene convertito in un momento di grande confusione e complessità su una serie di aspetti: da una parte, interviene una sentenza della Corte di giustizia europea che chiarisce la necessità di introdurre, nelle procedure di valutazione di impatto ambientale e in particolare in quelle cosiddette di valutazione del danno sanitario, l'elemento della tutela della salute umana come un elemento imprescindibile; dall'altra, abbiamo lo sviluppo di trattative, delle quali abbiamo notizie sui giornali, per le quali non sappiamo quale sarà la dinamica della governance futura di questa società, anche in relazione alla presenza dello Stato, ma soprattutto nell'intreccio tra i vecchi interventi del cosiddetto golden power, le prescrizioni relative alle diverse AIA che si sono succedute nel tempo, l'interesse strategico sugli investimenti relativi al rilancio dell'attività, alla tutela dell'ambiente, alla tutela della salute e alla tutela dei lavoratori.

Ebbene, in questa complessità, il Governo non è stato capace di fermarsi, al di là della questione dell'emergenza che viene raccontata a proposito della continuità dell'impianto e dei lavoratori, per discutere con il Parlamento, accanto alla questione dell'emergenza, della complessità di tale questione e di dove stiamo andando. Se c'è una produzione normativa complessa, complicata continuamente senza soluzione in questo Paese è quella che riguarda la vicenda dell'Ilva, nella quale si sono succedute e si sono intrecciate non solo decisioni ritagliate sull'Ilva, ma anche decisioni ritagliate sulla legislazione che è stata prodotta in relazione alla necessità di mettere insieme tutela dell'ambiente, tutela industriale e tutela del lavoro in altri impianti strategici come quello ISAB di Siracusa, che è il secondo impianto strategico industriale, che è stato definito a valle del decreto dello scorso anno sempre sugli impianti Ilva.

In questa complessità, il Governo prima presenta un decreto che dice quello che è stato detto precedentemente - cioè semplicemente annuncia che per la continuità produttiva ci vorrà un'altra forma di finanziamento - la va a prendere dal patrimonio destinato per il risanamento e la bonifica ambientale, ma lo fa nel contesto economico di cambiamento della proprietà, in cui sarebbe stato necessario capire prima chi è interessato alla proprietà, quali investimenti vuole realizzare e quali risorse mettere. Noi riteniamo che una parte di quelle risorse debbono andare, quelle sì, a finanziare sia la continuità produttiva sia la tutela ambientale. Di questo però nulla viene detto e semplicemente avviene che si cambia la destinazione del precedente fondo di finanziamento. Mentre si sta discutendo di questo, come purtroppo è avvenuto in altre in altre occasioni, un altro provvedimento, il decreto-legge n. 5 del 2025, viene trasformato con un emendamento inserito nel decreto-legge n. 3, comprimendo ancora di più i tempi della discussione e intervenendo con un'altra riforma, che è conseguenza della sentenza della Corte di giustizia europea. Essa giustamente introduce e ridefinisce la questione delle nuove metodologie che sono necessarie per la valutazione del danno sanitario e nel frattempo stabilisce un periodo di vacatio per il quale, invece di avere la valutazione di danno sanitario, se c'è la riproposizione di un'AIA conseguente alla valutazione del danno sanitario si deve procedere con la valutazione dell'impatto sanitario. Qui c'è un problema tecnico, perché la valutazione del danno sanitario nasce per valutare un danno, quindi come criterio ex post rispetto a danni già maturati, mentre la valutazione di impatto sanitario è un'altra cosa: è una valutazione ex ante che serve a dire quale sarà l'impatto sulla salute rispetto a un progetto che si deve ancora realizzare. In questo caso non abbiamo un progetto nuovo, ma conosciamo benissimo il contesto nel quale siamo e, quindi, dobbiamo utilizzare gli strumenti metodologici per un danno e non valutare quello che potrebbe essere un impatto sanitario. Quando stiamo dicendo che, nelle more che si definiscano dei nuovi principi (peraltro avrebbero dovuto essere definiti da tempo), utilizziamo lo strumento di impatto sanitario, cioè uno strumento ex ante, di fatto stiamo introducendo nuova complessità, nuova litigation, nuovo contenzioso, e così arriveremo molto facilmente al prossimo decreto Ilva di questo Governo.

Che cosa chiedevamo noi? Abbiamo chiesto con una serie di emendamenti di provare a mettere a sistema, cioè distinguere la questione dell'emergenza e della continuità con un dialogo; in Commissione sono state ripetutamente chieste informazioni al Governo relativamente a cosa si sta facendo dal punto di vista della governance, della proprietà, della gara che è scaduta da poco, proprio per capire quali intenzioni abbia la nuova proprietà.

Noi adesso stiamo discutendo un decreto-legge che impatta sul processo di selezione dei piani industriali senza aver prima varato un piano industriale, quindi con il rischio che poi la nuova proprietà possa chiedere al Governo nuove condizioni che ritorneranno qui attraverso nuovi provvedimenti.

Data questa complessità, noi abbiamo chiesto tutele e garanzie dal punto di vista ambientale, dal punto di vista della tutela dei lavoratori e dal punto di vista dell'asset strategico, ma non c'è stato nessun dialogo con il Governo.

In particolare, viene introdotto un nuovo emendamento, prima citato dal relatore, che tira sì fuori 80 milioni per la bonifica; ma di questi 80 milioni 68 vengono dal fondo di sviluppo e coesione. Quindi, noi abbiamo imparato che, quando non si sa dove prendere questi fondi, per questo Governo c'è il fondo di sviluppo e coesione. Ma quest'ultimo non può essere impiegato ogni volta che c'è un'emergenza alla quale il Governo non riesce a rispondere, perché esso nasce per una progettazione diversa. Per carità, può anche riguardare, nel piano della decarbonizzazione che con i nostri emendamenti noi abbiamo chiesto, un asset strategico come Ilva. Per fare questo, però, occorre appunto avere un piano, capire quali saranno gli investimenti complementari, anche dei privati, piuttosto che investire soldi senza sapere quale sarà la destinazione futura.

Aggiungiamo poi un fatto che abbiamo ritenuto molto grave, emerso in sede di 5ª Commissione. Quando noi, membri dell'opposizione (ma per la verità anche i colleghi della maggioranza) presentiamo a questo Governo dei nostri emendamenti, suggerendo che essi possano essere finanziati con il fondo di sviluppo e coesione, di solito ci viene sempre risposto dal Governo che non è possibile e che si applichi l'articolo 81 della Costituzione.

Ora noi dobbiamo denunciare in Parlamento questa asimmetria di comportamento per cui, quando le coperture finanziarie basate su fondi come quello di sviluppo e coesione vengono proposte dai parlamentari, vengono bocciate da questo Governo; quando, invece, è il Governo che deve riempire buchi attraverso il Fondo per lo sviluppo e la coesione, lo stesso Governo dice che ciò è perfettamente coerente con l'articolo 81.

Signor Presidente, questo dimostra la grande confusione dietro questa produzione normativa. Eppure, stiamo parlando di un asset molto importante per l'economia del Paese ma anche simbolico e paradigmatico dal punto di vista di come si devono mettere insieme la tutela dell'ambiente, della salute, del lavoro e la strategia industriale, alla luce anche delle recenti riforme costituzionali sul tema dell'ambiente come bene prioritario da rispettare.

Peraltro, la discussione di questo decreto-legge non ha considerato per nulla l'impatto sull'altro più piccolo impianto strategico industriale, che è quello dell'ISAB. In questo momento, l'ISAB - come abbiamo visto da recenti servizi della trasmissione "Report" - è un impianto che vive una crisi economica, nonostante sia stato sottoposto a impegni di golden power e non utilizzi un impianto che è stato dichiarato di interesse strategico nazionale in quanto funzionale a quello di ISAB per la depurazione, perché sotto sequestro.

A questo punto, questo decreto insisterà su quella vicenda, perché dovrà ridefinire la VDS, cioè la valutazione di danno sanitario, in un contesto nel quale non è neanche chiaro se sia stata definita un'autorizzazione integrata ambientale (AIA) e se questa spetti alla Regione o al Ministero.

In conclusione, signor Presidente, questo è l'ulteriore elemento che dimostra la grande confusione di questo Governo sulla politica industriale e anche, a questo punto, ambientale e sanitaria di questo Paese. Si pensa di affrontare le emergenze che questo stesso Governo genera attraverso decreti-legge. Si producono decreti su decreti, ma non c'è una strategia. I problemi si accumulano e a questo punto noi abbiamo la plastica dimostrazione di come sia l'inefficienza sia l'urgenza sia l'incapacità di avere un largo respiro possano produrre non solo, purtroppo, un danno ambientale e sanitario per le popolazioni che ne sono colpite, ma un profondo danno politico, economico e sociale per l'intero Paese. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto istruzione superiore «Archimede» di Rosolini, in provincia di Siracusa, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1359 (ore 18,26)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Cantalamessa. Ne ha facoltà.

CANTALAMESSA (LSP-PSd'Az). Onorevoli colleghe e colleghi, signor Sottosegretario, com'è noto, il patrimonio destinato, oggetto della disposizione, è un fondo costituito da somme provenienti dalla confisca Riva - e quindi private - destinate a finalità di ripristino ambientale.

L'articolo 39, comma 1, del decreto-legge n. 2 marzo del 2024, n. 19, convertito con modificazioni dalla legge 29 aprile 2024, n. 56, ha consentito l'utilizzo delle somme del fondo sino alla concorrenza di 150 milioni anche per finalità di continuità produttiva sul presupposto che il rischio di chiusura dello stabilimento, conseguente all'insufficienza delle risorse necessarie alla gestione commissariale, nelle more della procedura di gara finalizzata alla definitiva cessione a terzi del compendio aziendale sia quello più rilevante e significativo anche dal punto di vista ambientale. La disposizione, pertanto, amplia la facoltà di utilizzo del patrimonio destinato ai citati fini sino alla concorrenza di 400 milioni.

Riepilogando, il decreto-legge di cui oggi stiamo discutendo prevede misure urgenti per garantire la continuità produttiva e occupazionale degli impianti ex Ilva con aumento delle risorse trasferibili dall'amministrazione straordinaria di Ilva SpA ad Acciaierie d'Italia SpA, portando il limite da 150 a 450 milioni, e sostegno alla produzione per evitare il blocco degli impianti e la perdita del posto di lavoro. Inoltre, prevede misure straordinarie per la gestione della crisi dell'acciaieria in vista di una possibile ristrutturazione o di un rilancio industriale.

Il provvedimento su cui stiamo lavorando da settimane in Commissione - e ringrazio per la disponibilità il Sottosegretario e il Presidente della Commissione - sta turbando il sonno di parte delle opposizioni, turbate dall'efficienza, evidentemente, in quanto già nell'intestazione si ha una dichiarazione di intenti. Purtroppo, ancora una volta, vediamo lo scontro tra le ragioni dell'ambiente e quelle dell'economia. Un'ideologia perbenista e fintamente al servizio dell'uomo tende ad alimentare l'antinomia tra la protezione dell'ecosistema e lo sviluppo della produttività industriale.

In questi giorni, alcuni commenti al decreto sono quantomeno scandalosi. C'è chi ritiene grave e inaccettabile che il Governo continui ad attingere risorse provenienti dai fondi sequestrati alla famiglia Riva, destinate alle bonifiche dell'ex Ilva per far fronte alle carenze di liquidità delle Acciaierie d'Italia. Eppure, il primo concetto che vorrei chiarire è che sull'ex Ilva non accettiamo lezioni dalla sinistra. Non accettiamo ditini alzati da quanti hanno praticamente distrutto l'azienda, consegnandola a una gestione scellerata, con scelte che hanno compromesso il futuro dell'industria siderurgica italiana, e oggi pretendono anche di dare lezioni al Governo.

La rescissione del contratto con lo Stato italiano da parte di ArcelorMittal, il gruppo siderurgico che avrebbe garantito la sopravvivenza di Ilva e di 20.000 lavoratori per l'indotto, è l'esito di un atteggiamento autolesionista del Governo italiano, ma soprattutto del Movimento 5 Stelle, che perseguono un programma di deindustrializzazione che vorrebbe distruggere l'economia italiana.

Nel marzo del 2020 il Governo Conte II di PD e Movimento 5 Stelle ha avviato una trattativa disastrosa con ArcelorMittal, che portò alla nascita di Acciaierie d'Italia con l'ingresso di Invitalia al 38 per cento, un ingresso del socio pubblico senza poteri che di fatto lasciava la governance nelle mani di un socio privato straniero, un privato che nel frattempo si disimpegnava e non metteva più un euro nell'azienda, mentre il pubblico continuava a pagare senza poter controllare e senza poter dire nulla.

L'esperienza della presenza pubblica nell'ex Ilva, voluta dalla sinistra, è stata quantomeno disastrosa. Noi stiamo tentando di fare carta straccia di quell'accordo scandaloso con un intervento drastico che segni una svolta netta rispetto alle vicende per nulla esaltanti degli ultimi dieci anni.

Quando nel 1995 la famiglia Riva fu invitata ad acquistare l'ex Ilva, lo stabilimento perdeva 4 miliardi di lire ogni anno. La nuova proprietà, dal 1995 al 2012, effettuò investimenti per 4,5 miliardi, di cui 1,5 di carattere ambientale. Queste operazioni sono state confermate da una sentenza del 2019 del tribunale di Milano, in primo grado e in appello, nel procedimento per il reato di bancarotta fraudolenta nei confronti dei fratelli Riva, poi assolti. Nessuno è mai stato in grado di provare che l'ex Ilva abbia violato le leggi sulla tutela ambientale all'epoca vigenti. Anzi, lo stabilimento ex Ilva di Taranto non viveva una crisi produttiva di mercato, non era un'impresa avviata al fallimento. Se vogliamo dare un nome a quella vicenda, potremmo coniare una nuova fattispecie di reato: procurato disastro industriale, perché quell'impianto è stato coscientemente, premeditatamente e del tutto volontariamente pugnalato da una congiura su mandato delle lobby ambientaliste e d'intesa con ben individuate istituzioni e forze politiche locali e nazionali; quindi, una sorta di falso allarme, sollecitato dall'emotività irrazionale alimentata dagli ambientalisti e da alcune ricostruzioni giornalistiche alquanto ardite.

In troppi hanno subìto quel disegno criminoso, perché incapaci di sottrarsi alla gogna del politicamente corretto ecologista. Va ricordato che una volta espropriati i Riva dai magistrati pugliesi, i Governi Renzi e Gentiloni avrebbero dovuto trovare un partner affidabile per proseguire l'attività e garantire il risanamento ambientale. Nel 2017 il Ministro dello sviluppo diede il via libera all'offerta di ArcelorMittal, scartando quella della cordata Arvedi-Jindal. Furono sufficienti neanche due anni per accertare l'indisponibilità indiana a farsi carico delle incombenze che il Governo Conte accollò all'Invitalia di Domenico Arcuri all'epoca.

Secondo il punto di vista di una sinistra ormai fin troppo franata in considerazioni che sanno veramente di vecchio, quando c'è una crisi lo Stato deve fare economia. Noi viaggiamo su tutt'altra lunghezza d'onda: quando c'è una crisi, lo Stato ha il dovere di mettere in condizioni le imprese di fare economia. Il contrario non potrà mai valere: sarebbe una visione folle che ci riporterebbe a un'ideologia del secolo scorso che è morta con la caduta del muro di Berlino.

I grillini hanno sempre detto che non volevano quel mostro d'acciaio in Puglia, offrendo come alternativa per 20.000 dipendenti gli allevamenti di cozze pelose, come disse qualcuno di loro. Se alle opposizioni dà fastidio la tutela dell'interesse nazionale e dell'Italia, se ne facciano una ragione, perché questo invece è il nostro solo obiettivo: evitare la paralisi delle aziende di interesse strategico nazionale. Lavoriamo per questo e lavoriamo soprattutto perché non vengano persi posti di lavoro.

A lungo abbiamo dovuto subire la mancanza di una cultura industriale nella nostra classe politica. In Italia, in qualche modo, un'ideologia anti-industriale è sempre esistita ed è diffusa in varie aree geografiche e sociali; ha favorito una stagnazione economica decennale e, a sua volta, quella stagnazione ha rafforzato la suddetta ideologia in un circolo vizioso. Oggi siamo fortunatamente su tutt'altra lunghezza d'onda. Siamo dalla parte dei bottegai, dei commercianti, degli imprenditori e degli industriali che ancora intraprendono, uomini e donne che per una parte della sinistra sono solo sfruttatori di manodopera ed evasori e quanto di peggio sia stato creato, mentre noi li consideriamo degli eroi.

Il nostro obiettivo è tornare ad unire due parole antitetiche negli ultimi decenni: politica e industria. (Applausi).

Presidenza del vice presidente CASTELLONE (ore 18,35)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Spagnolli. Ne ha facoltà.

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Sottosegretario, oggi qui discutiamo l'ennesimo provvedimento a sostegno dell'ex Ilva: miliardi e miliardi di euro spesi in tredici anni per tamponare le emergenze e le perdite e per evitare che al disastro ambientale si sommassero quelli industriali e occupazionali.

Non sono qui per esprimere giudizi su quello che è successo in passato. Noi viviamo nell'oggi, prendiamo atto di quello che c'è stato prima e cerchiamo di fare il meglio possibile per il futuro. Questo, almeno, dovrebbe essere il compito del Parlamento e del Governo eletti.

Sarebbe troppo lungo fare la cronistoria di quello che è accaduto, enumerando gli errori compiuti dallo Stato o il modo con cui certi privati hanno giocato sulla pelle dei lavoratori e dei tarantini, con utili a loro appannaggio e perdite a danno della collettività, ammesso che sia utile e corretto farlo. Tuttavia, in questa lunga e drammatica storia c'è una fastidiosa sensazione che permane anche in questi giorni, cioè che prima venga la continuità aziendale e poi la salute e l'ambiente.

Oggi, in un'audizione in 3a Commissione, il presidente della Federazione aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza, Giuseppe Cossiga, a proposito delle imprese che producono beni strategici per il Paese come quelli inerenti la difesa, ma anche - aggiungo io - in particolare di questi tempi di crescente necessità di autosufficienza, come la produzione dell'acciaio, ha usato una metafora calzante: queste aziende non sono attive in un mercato libero, perché sono come le sartorie del principe. Il principe è lo Stato ed è lo Stato a dire che prodotto vuole e come intende usarlo, anche se magari costa di più. È ben vero che il mercato dell'acciaio è libero e gli aiuti di Stato sono vietati, ma questo non è un buon motivo per mettere a repentaglio la salute degli italiani di oggi e di domani.

Il siderurgico di Taranto è appetibile, come dimostrano le offerte e i rilanci di questi giorni; i potenziali acquirenti mettono più soldi, fanno aperture sui livelli occupazionali e prospettano investimenti; tuttavia è lo Stato che deve indicare in modo chiaro che la strategia da seguire non è solamente quella di produrre acciaio, ma anche quella di tutelare meglio la salute di chi ci lavora e di chi vive nei pressi dell'impianto, nonché di salvaguardare l'ambiente nel suo complesso, che è garanzia di benessere per le generazioni future. Senza questo processo, i nodi torneranno presto al pettine e a quel punto saranno irrisolvibili. L'ex Ilva sta in piedi se produce sei milioni di tonnellate d'acciaio all'anno, magari di più, ma senza una seria riconversione ecologica quei livelli produttivi sono un rischio per la salute, come ha detto l'Istituto superiore di sanità, bocciando la valutazione di impatto sanitario (VIS).

La VIS per l'ex Ilva deve essere obbligatoria e non si capisce perché questa proposta di puro buonsenso, utile tra l'altro a ristabilire un principio di fiducia tra lo stabilimento e i cittadini di Taranto, sia sempre stata respinta. Questa mania di certe forze di Governo di parlare male delle misure green in quanto tali, senza entrare nel merito, sta facendo danni enormi che pagheranno gli italiani del futuro e poi vedremo se i Governi del futuro si lamenteranno che l'Esecutivo presente ha fatto danni, ma io spero di no, perché i Governi non vengono eletti per lamentarsi dei danni fatti dai loro predecessori.

Occorre poi farsi urgentemente carico della sicurezza dell'impianto; i rappresentanti sindacali parlano di uno stabilimento che cade a pezzi, che rappresenta un pericolo per i lavoratori, dove i primi a essere messi in cassa integrazione sono proprio gli operai che si occupano della manutenzione. È necessario che ci sia un impegno chiaro e vincolante con tempi certi e risorse certe sulla decarbonizzazione dell'impianto, se è opportuno facendo anche entrare lo Stato nella compagine societaria, ma per vincolare e spingere gli acquirenti a prendere impegni più stringenti sul fronte della riconversione. Mettere in campo questo, però, è compito del Governo.

Come si è detto tante volte, signora Presidente, dobbiamo essere in grado di contemperare tutte le necessità: la salute, l'occupazione, la sicurezza, l'ambiente e il valore strategico della produzione d'acciaio per il nostro sistema industriale. Mai come ora, se ne manca una vengono a mancare tutte le altre. L'augurio è che questo Governo ne sia consapevole, che se ne faccia carico con serietà e lungimiranza e non cerchi scorciatoie che porterebbero solamente a questo punto ad un fallimento definitivo. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Magni. Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signora Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame interviene su una situazione molto delicata. È inutile nascondere che la questione dell'Ilva è complessa e anche compromessa per alcuni versi da anni, quindi molto delicata. La questione che stiamo affrontando anche oggi, però, non trova soluzione, perché è il quinto intervento che si fa per tamponare la situazione economica e dare continuità, ma non è chiaro sostanzialmente dove andare.

Nell'ultima seduta di Commissione è stato detto, ad esempio, che fino a questi giorni era escluso un intervento della mano pubblica, si stava cercando un privato e si era detto che bisognava privatizzare l'Ilva. Lo Stato, quindi, si disinteressa, cioè in sostanza esce dalla proprietà.

Adesso, invece, pare ci sia un ripensamento, che personalmente vedo con molto favore, rispetto al fatto che invece lo Stato mantenga un intervento nella proprietà. Anzi, più volte ho sostenuto, in questi anni in cui abbiamo discusso dei provvedimenti a sostegno dell'Ilva, che solo la mano pubblica poteva dare un indirizzo vero sul da farsi, perché la questione è molto complessa: da una parte bisogna salvaguardare i livelli occupazionali, perché quella realtà è stata costruita e c'è tutta un'economia che è nata intorno all'Ilva e dall'altra bisogna intervenire drasticamente sulla questione ambientale e quindi evitare di mettere i cittadini, che sono anche lavoratori e lavoratrici, nella condizione di dire che bisogna continuare con l'Ilva, che però produce diossina e quindi causa tumori e genera malasanità. Per dirla brutalmente, si deve rischiare la propria vita per lavorare oppure la si deve rischiare perché si possono sviluppare tumori e malattie nemmeno sempre decifrabili a causa della situazione ambientale.

Rispetto a tutto questo, chi interviene? Per quanto ho capito in tutti questi anni in cui ho fatto un altro lavoro, ad esempio le questioni ambientali e le bonifiche molto spesso non le hanno affrontate i cosiddetti imprenditori. E allora capisco che in questo decreto ci sia una serie di allentamenti e di semplificazioni sul controllo ambientale, si cerchi di ridurre il peso dell'intervento ambientale. Eppure, bisogna tener conto del lavoro e dell'ambiente, perché non si può dover scegliere se morire da una parte o dall'altra. Per offrire garanzie rispetto a questo, bisogna avere un'idea di come intervenire in tema di decarbonizzazione, quindi per produrre un acciaio sostenibile, cosa che in altri Paesi è stata fatta: non è che abbiano smesso di produrre acciaio, ma hanno cambiato il modo di farlo. Per fare questo, ci vogliono molte risorse e nessuno di noi sa quale sia la vera intenzione di queste tre imprese straniere, perché poi si tratta di tre proposte da parte di un fondo e di due imprese straniere, che intervengono sulla questione dell'Ilva. Quindi nessuno di noi è tenuto a sapere di che cosa si tratta, ma io vorrei sapere che cosa vuole il Governo italiano, essendo il soggetto che deve decidere qual è l'orientamento e a quali condizioni si dà all'uno o all'altro quell'impresa. Non vorrei mai banalizzare una questione complicata e complessa, perché la colpa non è tutta di questo Governo, ma non si può continuare ad additare sempre gli altri: sono ormai due anni e otto mesi che governate, quindi vi dovete assumere delle responsabilità. Fino adesso avete chiesto nei decreti Ilva solamente di intervenire spostando delle somme di denaro per non far chiudere gli stabilimenti. È una cosa importante, perché io sono uno di quelli che teorizzano convintamente che se vogliamo davvero ristrutturare l'Ilva, rilanciarla e fare la bonifica, bisogna tenere insieme il lavoro e la bonifica ambientale. Su questo non c'è dubbio, perché l'esperienza che ho maturato in tutti questi anni mi fa dire che bisogna sempre tenere aperte le imprese. Tenendo conto della questione ambientale. Questo, però, non lo si può fare allentando i controlli e non si possono prevedere stanziamenti spot, perché una politica ambientale ha bisogno di continuità. Potrei fare una polemica su questo. Ho presentato un emendamento, che è stato bocciato per asserita mancanza di copertura, in cui si proponeva di stanziare più degli 80 milioni previsti.

Questa misura è stata ripristinata grazie al fatto che le opposizioni hanno spinto sulla necessità di avere una quota sul terreno dell'intervento ambientale maggiore e distribuita su tre anni, a partire già dal 2026, 2027 e 2028 e non nel 2027. Ora, ci sarà la copertura e poi invece qui trovo che la copertura viene trovata con il fondo sviluppo e coesione sociale. Ora, delle due l'una: o c'è per tutti o non c'è per nessuno, perché tutte le volte che lo fa l'opposizione si richiama articolo 81, dicendo che non c'è copertura, ma se ad agire è il Governo allora la copertura c'è. Avrei preferito, ad esempio, prendere i quattrini per l'intervento dell'Ilva sugli extraprofitti - di cui però voi non volete parlare -oppure dai SAD e non tanto dal Fondo per lo sviluppo e la coesione sociale.

In sostanza siamo di fronte al fatto che cerchiamo da una parte di tenere insieme le cose, ma dall'altra non si capisce, oggettivamente, la situazione. A Taranto ci sarà la diatriba tra tenere aperta l'Ilva o la questione ambientale. Noi abbiamo il compito di depotenziare questa contrapposizione; dobbiamo essere in grado di dare una risposta perché altrimenti hanno ragione quelli che temono che l'intervento sulla questione ambientale sia esclusivamente a spot e preveda il rischio di sprecare soldi senza risolvere il problema.

Vi sono altri punti non chiari. Ad esempio è stato approvato un ordine del giorno da me presentato, prevedendo però condizioni e valutazioni. Penso poi alla questione dell'indotto. I lavoratori e le lavoratrici dell'indotto non sono lavoratori di serie B. Una grande azienda come l'Ilva ovviamente produce l'indotto, ma se come ha fatto in tutti questi anni, non paga o ritarda i pagamenti, le aziende, i lavoratori e le lavoratrici dell'indotto sono più deboli e quindi, di conseguenza, pagano il prezzo maggiore da tutti i punti di vista. E non c'è un intervento esplicito sull'indotto.

Non si capisce neanche che non si è neanche in grado di delineare quale fine farà l'indotto senza delineare cosa vogliamo dal punto di vista della produzione e di come deve essere. Il rischio è di avere ancora una volta quello che è avvenuto quando si è privatizzata dandola ai Riva. Allora facevo il sindacalista in Lombardia e spiegavo che i Riva avrebbero realizzato la massimizzazione del profitto e spolpato l'azienda. Il risultato è stato proprio questo. Ecco, bisogna evitare che si ricorra addirittura ad una qualche realtà straniera di altri Paesi. Per questa ragione credo che l'impostazione sia, ancora una volta, sbagliata. Avremo modo di discutere in continuazione della questione, ma sarebbe opportuno che in qualche modo questo Governo si assumesse le responsabilità e dicesse chiaramente come intende stare nella governance dell'Ilva.

Fin quando non è chiaro questo, per me è molto difficile capire dove si intende andare.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Zullo. Ne ha facoltà.

ZULLO (FdI). Signor Presidente, signor Sottosegretario, colleghi, parto dalle parole del collega Nicita che diceva che, da una parte, siamo in una situazione di grande complessità e, dall'altra, non c'è strategia. Sarebbe utile ripercorrere un po' la storia di questo stabilimento.

Nel 1995 avviene la privatizzazione ad opera dell'onorevole Prodi. Nel 2012 il ministro Clini dell'allora Governo Monti legifera per la continuità produttiva e la tutela dei livelli occupazionali e produttivi. Nello stesso anno prende avvio anche l'indagine che poi porta al cosiddetto processo ambiente svenduto.

E lì, nel processo ambiente svenduto, ci ritroviamo con la condanna di un ex presidente di Regione, il presidente Vendola; io ero consigliere regionale a quel tempo, capogruppo in opposizione al presidente Vendola. Il presidente Vendola si ritrova coinvolto in questa questione perché da una parte nelle piazze arringava le folle per la tutela dell'ambiente, e dall'altra intratteneva un dialogo con l'azienda e con il rappresentante per le relazioni con le istituzioni, il dottor Archinà. In questa ambivalenza ci casca e arriva una condanna in primo grado che io credo possa essere ribaltata nei gradi successivi.

Nel 2013 il Governo Letta avvia la gestione commissariale. Nel 2014 il Governo Gentiloni approva un piano ambientale che poi viene messo da parte e "rintuzzato" anche da sentenze del giudice amministrativo. Nel 2016 l'ex ministro Federica Guidi avvia l'iter di assegnazione a privati, che viene concluso dall'allora ministro Calenda. Ma il ministro Calenda sottoscrive e poi arriva l'ex ministro Di Maio, che continua in quest'opera, volendola può ribaltare ed eliminando lo scudo penale. Facendo questo, fornisce l'alibi ad ArcelorMittal per potersi disimpegnare dagli impegni contrattuali.

Questa è la storia dell'Ilva. E io chiedo a tutti noi: ma la complessità è di oggi o è una complessità che data da anni? Quando si dice che l'Ilva ha prodotto morti e danni alla salute, tutto questo è vero. Ma tutto questo è la conseguenza di due anni di Governo Meloni o è la conseguenza di tutta l'attività di questo stabilimento? Questa è la verità, perché noi siamo dentro un ambiente che è già contaminato ed è già inquinato. Oggi cosa fa il Governo Meloni? Agisce su una duplice strada, perché non potete sostenere che chi c'era prima di noi pensava all'ambiente e alla salute e non ai livelli produttivi, mentre oggi arriviamo noi e pensiamo ai livelli produttivi, senza pensare all'ambiente e alla salute. Questo non è sostenibile, perché, se fosse stato così, non avremmo avuto i danni alla salute, i morti di oggi e così via. Quindi la complessità è nel tipo di stabilimento.

Poi c'è un'idea, che è stata propagandata a Taranto nelle campagne elettorali con Grillo e con il MoVimento 5 Stelle, quella di fare un grande parco culturale o un parco acquatico. È un'idea, che però si scontra con quello che diceva la collega Naturale, secondo la quale dobbiamo aumentare la cassa integrazione. Ma aumentare la cassa integrazione non va bene, perché la dignità - lo diciamo una volta per tutte - è nel lavoro. Noi dobbiamo capire se riusciamo a mantenere la continuità e la produttività di questo stabilimento, coniugandola con tutte le azioni per la tutela dell'ambiente e della salute. Questo è l'obiettivo di questo Governo e io credo che sia stato l'obiettivo di tutti i Governi che si sono succeduti fino ad ora.

L'obiettivo è in questi due provvedimenti che confluiscono in un'unica legge che noi andremo a varare. Da un lato, si tratta di assegnare, dal fondo dei privati, destinato e finalizzato proprio a questo, i 400 milioni di euro e poi gli 80 milioni di euro di cui si è parlato, per assicurare la continuità produttiva. Dall'altro lato, si vuole aderire a una sentenza della Corte di giustizia europea che dice che nella revisione dell'AIA non basta solo la valutazione del danno sanitario, ma si deve integrare la valutazione di impatto sanitario. Qual è la differenza tra la valutazione di impatto sanitario e la valutazione del danno sanitario? La valutazione di impatto sanitario è una valutazione prospettica, cioè quello che io in prospettiva mi aspetto da questa attività produttiva. La valutazione del danno sanitario è una valutazione ex post: cosa si è prodotto ad oggi con l'attività produttiva?

Il collega Nicita dice che già si è prodotto il danno. Non è così. Dov'è l'errore? Oggi c'è bisogno di una valutazione di impatto sanitario perché c'è una procedura di negoziazione per affidare questa struttura a privati, i quali sono chiamati per bando non solo a gestire e a produrre, ma anche ad ambientalizzare la struttura. Se si va all'ambientalizzazione della struttura, è chiaro che il richiedente - in questo caso è proprio l'imprenditore che è titolato a presentare la valutazione di impatto sanitario - deve fare una valutazione di impatto sanitario in rapporto ai nuovi processi produttivi che prevedono un'ambientalizzazione, i forni elettrici e quant'altro.

Il discorso nasce proprio qui: da che parte vogliamo stare? Vogliamo stare radicalmente sui parchi acquatici e sulla chiusura? Guardate che di salute si muore anche quando non c'è lavoro. Non dobbiamo pensare solo alla salute fisica, ma anche alla salute psichica: una famiglia che non si regge, una famiglia che retrocede sul piano sociale, una famiglia che retrocede in contesti di povertà, è una famiglia che retrocede sul piano della salute. Il nostro tentativo nasce proprio da questo. Qualcuno dice che non abbiamo una strategia. Mi dispiace ma la strategia c'è ed è quella di tenere insieme e contemperare diversi valori di rango costituzionale: da una parte il lavoro e l'occupazione, dall'altra parte l'ambiente e la salute. Noi vogliamo contemperarli e lo stiamo dimostrando con due provvedimenti che confluiscono e che tengono insieme tutti questi valori. È questa la strategia, attraverso un affidamento ai privati per una gara in corso. Qualcuno ha detto prima di me che non si sa niente di quello che avviene. Noi possiamo sapere di quello che avviene in una procedura di gara? Io penso di no. Una procedura di gara viene gestita da chi è preposto a gestirla; mica può essere di dominio pubblico, mica possiamo intervenire noi in una procedura di gara. Altrimenti non so cosa ne sarebbe di questa procedura di gara.

Penso che oggi dovremmo stringerci tutti intorno a questo provvedimento, perché mantenere la continuità produttiva significa mantenere livelli di PIL in una Italia che ha bisogno di PIL per poter contrastare l'enorme debito pubblico; significa mantenere i livelli occupazionali; significa, attraverso le procedure di valutazione del danno sanitario, di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale e di valutazione dell'impatto sanitario, mettere in atto delle procedure di tutela dell'ambiente e della salute; significa anche fare in modo che si sia credibili nell'affrontare e nel gestire una gara con dei privati che acquisiranno un bene che sarà stato messo in condizione di operare in continuità proprio grazie a questo provvedimento. Senza questo provvedimento, quale privato verrebbe a dire che prende un'azienda chiusa perché non abbiamo messo i 400 milioni, oppure che prende un'azienda per la quale non abbiamo ancora delineato i criteri per la valutazione del danno sanitario e dell'impatto sanitario e ai fini del riesame dell'autorizzazione integrata ambientale? Se non si capisce questo significa che si hanno preconcetti e pregiudizi. Preconcetti e pregiudizi noi non ne abbiamo. Qualcuno ha detto: prendetevi la responsabilità. Questa è la dimostrazione che la responsabilità ce la stiamo assumendo per intero. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Trevisi. Ne ha facoltà.

TREVISI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, non ripercorro la fase storica, perché già in modo sapiente il collega Zullo ha descritto un po' quello che è accaduto e le vicende che si sono succedute negli anni in questo stabilimento. Dico solo, ad integrazione di quello che ha detto il collega, che c'è già stata una gara con il Governo Gentiloni e tale gara ha visto un gruppo vincitore, la cordata ArcelorMittal e il gruppo Marcegaglia.

Forse qualcuno si è dimenticato che il gruppo Marcegaglia, che doveva difendere l'interesse industriale italiano e doveva rappresentare la parte italiana, ha subito venduto le quote assegnate ad Intesa San Paolo in compensazione dei suoi debiti.

Quindi, fatemi capire a cosa è servita questa gara, che fu guidata dal ministro Calenda durante il Governo Gentiloni, se non ad usare l'Ilva per fini diversi da quelli che la città si aspettava. Sicuramente non aveva lo scopo di rilanciare l'impianto e di creare un impianto sostenibile, sia dal punto di vista economico che ambientale, ma aveva fini diversi. Se, infatti, io assegno le quote a una cordata e uno dei partner, dopo poche settimane, le cede in compensazione dei propri debiti ad un gruppo bancario, evidentemente c'è qualcosa di anomalo. Di chi è la responsabilità?

Allo stesso modo, di chi è la responsabilità, se poi ArcelorMittal ha deciso di non investire nulla, una volta, fatto lo scudo penale in quello stabilimento? Dopo l'entrata dello Stato con una quota maggioritaria, con Invitalia, il gruppo ArcelorMittal se ne è lavato le mani. Evidentemente, ha compiuto il suo interesse, che era quello di depotenziare l'Ilva e produrre acciaio da qualche altra parte del mondo.

Qualcuno dice che così creiamo degli impianti più sostenibili dal punto di vista ambientale. Innanzitutto, si creano degli impianti più sostenibili, ma i forni elettrici hanno dei costi enormi. Poi, le acciaierie con i forni elettrici oggi stanno chiudendo, perché i forni elettrici non sono sostenibili dal punto di vista economico, in quanto l'elettricità è così costosa che l'acciaio viene fatto in altre parti del mondo, dove i fattori produttivi sono più economici.

Quindi, stiamo dicendo delle cose non vere. Noi dobbiamo confrontarci con una situazione di competizione mondiale. L'acciaio si vende se di buona qualità e a prezzi competitivi. Questo acciaio lo dobbiamo produrre nello stabilimento più grande. Non possiamo proporre tecnologie che fanno sì che l'acciaio costi tre volte di più, perché non starebbe sul mercato.

Poi, logicamente, siamo anche contrari a tutto: energia nucleare, fonti rinnovabili, carbone e fossili e dunque non sappiamo neanche come produrre questa energia a basso costo. Quindi, voi capite che è un problema che esiste da anni ed è un problema che non possiamo risolvere con la demagogia, perché va risolto in maniera tecnica. Bisogna creare un impianto che sia sostenibile sia dal punto di vista ambientale ma anche economico. Deve essere un impianto che stia sul mercato, perché un impianto che produce perdite evidentemente non ha futuro. Quindi, se non c'è la doppia sostenibilità, economica e ambientale, evidentemente stiamo prendendo in giro per l'ennesima volta i cittadini di Taranto, perché quell'impianto è stato solo usato per fini speculativi. È stato solo usato o per ripianare debiti aziendali o per distruggere l'acciaieria in Italia, come ha fatto ArcelorMittal, in modo da depotenziarla e vendere l'acciaio prodotto in qualche altra parte del mondo.

Adesso bisogna mettere i giusti correttivi a quello che è successo nel passato. Logicamente, lo si deve fare utilizzando i fondi. In questo caso, per fortuna, sono fondi che derivano dai sequestri Riva; sono 400 milioni che servono in primis per la continuità operativa, perché bisogna pagare gli stipendi e bisogna pagare i fornitori. Infatti, se ArcelorMittal non ha pagato i fornitori, queste aziende, che a loro volta hanno degli operai, rischiano di chiudere, perché Ilva non li ha pagati. Stiamo parlando di questo: Ilva non ha pagato i propri fornitori e mette in crisi aziende dell'indotto che sono sane e la cui unica colpa è di non essere state pagate.

Quindi, questi soldi servono sia per Ilva sia per l'indotto, ma gran parte di essi servono per continuare a sostenere le opere a tutela dell'ambiente. Sono soldi provenienti dalla cosiddetta confisca Riva; dunque sono soldi privati e sono destinati proprio a queste finalità: ripristino ambientale ma anche continuità produttiva ed indotto.

Assolutamente non pensiamo che questo decreto risolva tutti i mali causati dai Governi precedenti nella città di Taranto, ma sicuramente è un punto di partenza per un rilancio e per rendere quella società più competitiva.

All'epoca, quando fu fatta quella gara che ha distrutto definitivamente l'Ilva, quella della cordata ArcelorMittal, ero in Consiglio regionale. Mi ricordo che c'erano altre società che proponevano rilanci anche molto più interessanti di quello di questa cordata. Poi con i "se" e con i "ma" non si fa la storia, però sicuramente quell'affidamento è stato la distruzione dell'Ilva, perché il gruppo Marcegaglia ha preso quei soldi e li ha scambiati per i propri debiti dopo pochissimo. Quei soldi quindi sono serviti a pagare i debiti del gruppo Marcegaglia - questa è la verità, sono i fatti - e ArcelorMittal ha distrutto l'impresa, perché in realtà non aveva interesse a continuare, potenziare e migliorare la produttività di quell'impianto, ma probabilmente aveva interesse ad acquisire la sua clientela, fornendo acciaio da altre parti del mondo. Questo è stato quell'affidamento.

Le altre cordate che erano presenti anche con società italiane e anche del patrimonio pubblico o pubblico-privato non possiamo dire ora cosa avrebbero fatto; questo non lo sappiamo, però quel rilancio sicuramente è stato una mancata opportunità.

Sono stati decine gli interventi legislativi negli anni, non è l'unico questo; ci sono stati tanti decreti di aiuto, quindi lo Stato e il contribuente italiano hanno speso tantissimo, però i risultati sono quelli che oggi vediamo. La tematica è sicuramente complessa, non è che facciamo i forni elettrici e così ne usciamo, perché a Terni, dove c'è il forno elettrico, si sta chiudendo e le acciaierie elettriche stanno fallendo, quindi questi sono i dati dell'acciaieria di Terni. È insostenibile e chiudono, quindi non è così semplice fare i forni elettrici e salvare l'ambiente e l'occupazione; non è così.

La tematica ha implicazioni complesse e deve avere una doppia sostenibilità, come dicevo prima: l'acciaio dev'essere sia conveniente, sia di qualità, ma anche dal punto di vista ambientale deve avere una produzione compatibile col territorio.

Questo provvedimento quindi è sicuramente un punto di partenza. Non bisogna dire che ci siano mancati i confronti, che invece sono stati tanti. In Commissione sono state fatte decine di audizioni, ma ho letto anche che il Ministro del lavoro domani riceverà i rappresentanti dei sindacati, quindi il Governo non sta agendo senza sentire le parti, bensì sta sentendo tutti gli stakeholder e anche i sindacati, visti sia il numeroso giro di audizioni, sia i numerosi incontri a livello ministeriale.

Questo tema sicuramente non finisce qui, ma ha bisogno di ulteriori interventi e integrazioni, soprattutto per favorire il reddito dei lavoratori. È facile infatti dire di chiudere lo stabilimento, poi quando ci si trova davanti famiglie con figli che non sanno come vivere, chi glielo va a dire a quei padri di famiglia che devono andarsene a casa senza un lavoro o comunque verranno messi in cassa integrazione?

Sono temi importanti. Il bilanciamento fra ambiente e lavoro è molto delicato, perché poi, da un lato, ci sono due criticità enormi e due drammi enormi; quello ambientale causa logicamente patologie gravi, ma vi è anche quello lavorativo.

Questi 250 milioni in più sono quindi un punto di partenza: ecco perché guardiamo con fiducia e diamo parere positivo a questo decreto-legge. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Licheri Sabrina. Ne ha facoltà.

LICHERI Sabrina (M5S). Signor Presidente, rieccoci quindi a parlare di quello che è diventato il caso Ilva e del suo futuro, che rimane comunque ancora misterioso, anche se oggi si sono susseguiti una serie di comunicati che annunciano a metà marzo risposte che speriamo si traducano in soluzioni. Sta di fatto che oggi il futuro di questo impianto rimane misterioso, quindi parliamo del futuro misterioso dell'ex Ilva e della sua pesante eredità produttiva, ambientale e di salute pubblica.

Tale eredità ha colpito e colpisce ancora la popolazione tarantina, che ha pagato e continua a pagare infatti un prezzo altissimo per anni di scellerata e miope gestione dell'impianto.

È una situazione, quella di Acciaierie d'Italia, che si inserisce in un quadro già drammatico, se pensiamo al calo della produzione industriale del nostro Paese, a bocca asciutta da ventiquattro mesi. Ringraziamo per questo il ministro Urso, che continua comunque a sfoggiare una certa tranquillità, come se tutto andasse bene, ma non benissimo, mentre la realtà delle nostre imprese racconta, anzi piange, ben altro.

Posso portare l'esempio della Sardegna, dove sono tantissime le vertenze aperte nel polo industriale del Sulcis. Cito alcuni nomi, per i più sconosciuti, ma ben noti al Ministro e alla Sottosegretaria, come Sider Alloys, Eurallumina, la centrale Enel, per non parlare della Portovesme Srl, tavoli su tavoli sui quali sono state fatte rassicurazioni e promesse rimaste vuote. I lavoratori non ce la fanno più. Cosa ne sarà di questi 500 lavoratori e lavoratrici a rischio? Non basta dire che si riconosce l'importanza strategica del piombo, o dello zinco; lo sappiamo, ma è necessario dire altro. I lavoratori si chiedono a che livello siano le interlocuzioni con il nuovo ipotetico player, quali sono le novità sul progetto Litio. La situazione sta precipitando. Adesso aspettiamo questo termine che è stato dato oggi a metà marzo e speriamo in bene.

Torniamo a Ilva. Tanti sono i buchi neri, mentre è molto chiaro il fatto che non ci siano ancora risposte, né certezze sul rischio sanitario che un'imponente produzione potrebbe far ricadere, anzi sicuramente farà ricadere sulla popolazione tarantina, tanto che l'Istituto superiore di sanità ha parlato di un rischio inadeguato per sottostima e lo ha fatto in una relazione molto ampia e precisa, nella quale ha espresso il proprio parere in merito alla valutazione di impatto sanitario presentata dai commissari straordinari di Acciaierie d'Italia, sottolineando che: «la valutazione del rischio tossicologico a seguito di esposizione cronica non ha considerato tutti gli inquinanti e tutte le vie espositive». È una valutazione, questa, che si somma ad altre due sentenze, altrettanto importanti: una del tribunale di Milano e l'altra della Corte di giustizia europea, che hanno ribadito che la salute deve avere la priorità rispetto alle esigenze produttive.

La sentenza dell'Unione europea sull'ex Ilva dice quello che secondo noi era chiaro e ovvio a tutti: la salute non può essere barattata con il lavoro. L'ha detto l'Unione europea, lo hanno chiesto a gran voce i tarantini, che hanno pagato - lo ripetiamo - un prezzo altissimo in termini di vittime e salute pubblica. Vogliamo ribadirlo ancora una volta: non possiamo continuare a mettere i cittadini e i lavoratori di fronte alla scelta lavoro o salute, perché ormai sta diventando quasi un modo di dire, un luogo comune. La realtà invece è ben altro, è una domanda veritiera che viene continuamente posta ai lavoratori.

Cosa ha pensato di fare il Governo, come ha pensato di adeguarsi a queste sentenze? Con un decreto in cui stabilisce che sia il gestore dell'impianto a fornire informazioni su eventuali rischi o danni ambientali derivanti dalla produzione, ma ha colpevolmente omesso di introdurre uno dei principi più importanti. Nel provvedimento in esame, infatti, non si fa menzione della parte in cui la Corte afferma esplicitamente che, in caso di violazione delle condizioni di autorizzazione all'esercizio dell'attività, il gestore deve adottare immediatamente le misure necessarie per garantire il ripristino della conformità nel più breve tempo possibile. Inoltre, in caso di pericoli gravi e rilevanti per integrità dell'ambiente e della salute umana, il termine per applicare le misure di protezione previste dall'autorizzazione all'esercizio non può essere prorogato ripetutamente. L'esercizio dell'installazione deve essere sospeso. Insomma, signora Presidente, questo Governo continua in qualche modo a traccheggiare, a improvvisare, a fare pasticci: il più incredibile è proprio quello che riguarda i fondi sottratti alle bonifiche, che sono fondamentali per ricominciare a parlare di un lavoro sano dentro l'Ilva, in una città divorata e devastata - non sappiamo più che parole usare - come quella di Taranto.

Questo Governo del fare ha sottratto, nel 2024, 150 milioni di euro al patrimonio destinato per le bonifiche e altri 250 milioni di euro con questo stesso decreto, per un totale di 400 milioni, e dopo le numerose rimostranze dell'opposizione, come se non fossero scontate le rimostranze che poi si traducono in proposte emendative dell'opposizione, ha ripristinato il fondo con una dotazione di 80 milioni. Un giochetto degno di un illusionista, neanche tanto bravo. Qualche anno fa c'era il Ministro specialista della finanza creativa, ora abbiamo l'illusionista.

Qui si va veramente oltre, perché quegli 80 milioni verranno sottratti a loro volta al Fondo per lo sviluppo e la coesione. Complimenti!

La lotta all'inquinamento non può essere un concetto astratto, cioè l'approccio verso questo obiettivo non deve essere sottovalutato. È chiaro che sono necessarie scelte difficili, scelte importanti, buone pratiche che mettano insieme le necessità produttive ed economiche con la salvaguardia dell'ambiente e della salute. Tale obiettivo può essere perseguito solo con la collaborazione e l'impegno di tutti. L'Ilva è un asset fondamentale che dà lavoro a migliaia di persone, è vero, ma ha creato enormi danni ai cittadini e all'ambiente. Pensiamo alla valutazione degli inquinanti: non può essere solo ex post, ma deve essere necessariamente operata ex ante, attraverso una valutazione dell'impatto non solo sanitario, ma ci deve essere una valutazione integrata di impatto sanitario e ambientale. Allo stesso modo, le valutazioni non possono essere presentate da chi gestisce gli impianti: è chiaro che in questo caso siamo di fronte ad un conflitto di interessi estremamente palese. Per questo abbiamo presentato una serie di proposte emendative che chiedono che al processo valutativo debbano obbligatoriamente partecipare tutti i soggetti pubblici e privati competenti in materia, come l'Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) e le aziende sanitarie del territorio.

Concludo il mio intervento dicendo che Taranto ha già pagato troppo in vite, in salute, in futuro negato; qui si continua a decidere, a legiferare sofferenza. La domanda, quindi, è una sola: questo Governo ha intenzione di dire basta? Quanto ancora deve soffrire questa città? Non c'è più tempo, non c'è più margine per compromessi al ribasso. Taranto non può essere più sacrificata aspettando. Aspettando cosa, un miracolo? Lo dico anche perché il futuro non si aspetta, ma si costruisce. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Misiani. Ne ha facoltà.

MISIANI (PD-IDP). Signora Presidente, ancora una volta il Parlamento discute di un tema strategico come la situazione e le prospettive dell'ex Ilva con un decreto-legge, un provvedimento di urgenza che interviene su un tema complesso che si trascina da tanto tempo, con i limiti di ogni provvedimento di urgenza. Questo è il quarto decreto-legge sull'ex Ilva, a cui si aggiungono ulteriori disposizioni che sono state via via inserite in altri provvedimenti.

Ancora una volta, non solo siamo chiamati a gestire un problema di così grande complessità con un decreto-legge, ma nel provvedimento in discussione, come era già capitato in passato, viene fatto confluire il decreto-legge n. 5 del 2025, che con un emendamento del Governo è stato ricompreso nel decreto-legge n. 3 del 2025, oggetto di questa discussione.

Signora Presidente, la siderurgia è in una fase di profonda e rapida trasformazione; l'Europa si è data obiettivi ambientali molto ambiziosi con il Green Deal; in questi giorni è in atto una discussione e sono stati presentati dei documenti da parte della Commissione europea per mettere in campo una politica industriale che accompagni l'industria europea nel conseguimento di questi ambiziosi obiettivi ambientali. Al Green Deal si va affiancando un Clean Industrial Deal e la siderurgia è particolarmente interessata dalla tematica della decarbonizzazione, della riduzione delle emissioni. L'Europa si è data l'obiettivo di esaurire la gratuità dell'Emissions Trading System (ETS), della possibilità di accedere alle emissioni di anidride carbonica, e questo impatta sui costi prospettici della siderurgia.

Anche il tema dei dazi doganali, che purtroppo è ritornato di attualità con la dissennata guerra commerciale avviata dalla nuova amministrazione americana contro l'Europa e quindi contro il nostro Paese, anche sui prodotti siderurgici impatterà sulla prospettiva della nostra industria, così come impatta il tema del costo dell'energia, che è stato più volte evocato anche nel dibattito di oggi. Si tratta di un problema grave che, purtroppo, il decreto-legge emanato pochi giorni fa dal Governo non affronta in modo strutturale, ma cerca di farvi fronte con misure tampone e temporanee, che non sono sicuramente all'altezza delle problematiche con cui deve fare i conti l'industria italiana, in particolare un'industria fortemente energivora come la siderurgia.

Nonostante questo quadro di cambiamenti e anche di difficoltà, come ricorda spesso il presidente di Federacciai Tonino Gozzi, gli italiani sono primi in Europa nella decarbonizzazione della siderurgia, con l'85 per cento della produzione da forno elettrico e decarbonizzata; la siderurgia italiana - lo voglio ricordare a uno dei colleghi che è intervenuto precedentemente - è praticamente a posto con riferimento allo Scope 1 ed è al lavoro sullo Scope 2, che per due terzi è stato anch'esso risolto grazie all'energy release e agli acquisti in rete. Gozzi conclude dicendo che il green steel, l'acciaio verde italiano è a portata di mano.

Non è vero che in Italia non si può produrre a costi competitivi acciaio decarbonizzato. È vero esattamente il contrario: la siderurgia italiana ha fatto giganteschi passi in avanti, sia in termini tecnologici, sia di competitività rispetto agli altri Paesi europei, sia rispetto agli ambiziosi obiettivi ambientali che l'Europa si è data.

Certo, in questo quadro complessivamente positivo della siderurgia italiana, l'ex Ilva continua a soffrire le problematiche che sono figlie dei passaggi di questi anni. Non sto a fare la cronistoria, ma poco più di un anno fa - come è noto - l'azienda è stata commissariata; sono successivamente stati emanati provvedimenti con stanziamenti per cercare di garantire la continuità aziendale; è stata varata la gara con una scadenza che è stata successivamente prorogata per le proposte di acquisto. Il quadro, da quello che leggiamo sui giornali, non è ancora compiutamente definito, perché si confrontano due offerte: quella della Baku Steel, a partecipazione del Governo azero, e quella dell'indiana Jindal Steel International. Vedremo quale sarà l'esito, lo conosceremo il 14 marzo, mancano ormai pochi giorni. Ieri c'è stata la buona notizia della proroga di dodici mesi della cassa integrazione straordinaria, comunicata alle organizzazioni sindacali, e l'11 marzo un importante incontro programmato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Il punto, che abbiamo sollevato anche nel corso della discussione in Commissione, è che ad oggi continuiamo a non conoscere il piano industriale dell'azienda. Avevamo presentato e fatto approvare un emendamento a prima firma del senatore Martella che aveva previsto la presentazione di un piano industriale entro sei mesi dall'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria; di mesi ne sono passati quasi tredici e quel piano non l'abbiamo visto. Così come rimane fitta la nebbia sulle prospettive di decarbonizzazione dell'ex Ilva e sulle prospettive occupazionali di un impianto che - lo dobbiamo ricordare - dà lavoro a 20.000 persone tra lavoratori diretti e lavoratori dell'indotto ed è cruciale per Taranto, per la Puglia e per il Mezzogiorno dal punto di vista occupazionale.

Le priorità del Partito Democratico le abbiamo espresse in Commissione e le ribadiamo nel corso di questa discussione: vogliamo che sia garantita la continuità produttiva di quell'impianto, perché lo riteniamo strategico per il sistema manifatturiero italiano, ma vogliamo altresì che prosegua il processo di decarbonizzazione dell'ex Ilva come da impegni assunti negli anni scorsi. È importante la salvaguardia dell'occupazione diretta, ma anche di quella dell'indotto e noi puntiamo - lo abbiamo scritto in uno dei nostri emendamenti - a mantenere una presenza pubblica nel nuovo assetto societario come garanzia nei confronti del Paese, nei confronti dei lavoratori, nei confronti dei territori, che oggi vedono la presenza di impianti dell'ex Ilva. (Applausi).

Presidente, gli emendamenti che abbiamo presentato hanno interessato diversi aspetti di una problematica oggettivamente complessa; la valutazione dell'impatto sanitario, il coinvolgimento dell'ARPA e di altri enti, l'istituzione di un tavolo istituzionale con il Governo nazionale, gli enti territoriali, i sindacati, le organizzazioni delle imprese, comprese quelle dell'indotto, la subordinazione dell'acquisizione dell'azienda alla presentazione di un piano industriale, la partecipazione pubblica - come poc'anzi ricordavo - il ripristino delle risorse per la tutela ambientale, che sono state utilizzate per altre finalità emergenziali e anche l'individuazione di risorse aggiuntive per gli interventi di bonifica e ambientalizzazione.

Abbiamo proposto la previsione di un'integrazione del reddito dei lavoratori, forme di sostegno alle imprese di autotrasporto dell'indotto, altro tema molto sentito sul territorio, un incremento della dotazione del fondo di sostegno dell'indotto, l'estensione della garanzia SACE. C'è stato detto di no a tutti questi emendamenti, salvo forse uno.

Per questo motivo, per la chiusura del Governo nei confronti delle proposte che abbiamo presentato con spirito costruttivo, avendo a cuore - come deve essere a cuore di tutte le forze politiche - il futuro di quell'impianto, di quel territorio, di quei lavoratori e di quei cittadini, abbiamo presentato quelle proposte con questo spirito, ma il Governo si è chiuso a riccio. È anche per questo, per una complessiva valutazione di inadeguatezza di questo decreto-legge, che noi esprimeremo su di esso un voto contrario, ritenendola un'occasione persa. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Mennuni. Ne ha facoltà.

MENNUNI (FdI). Signor Presidente, abbiamo assunto il controllo di questa azienda il 27 febbraio dello scorso anno, avviando il commissariamento quando restavano solo pochi giorni di autonomia prima della definitiva interruzione degli impianti per mancanza di materie prime. Voglio ricordare questo dato ai senatori presenti qui in Aula e penso che sia utile ripercorrere, pur se a tappe rapide, la storia di questa azienda.

Nel 1965 è inaugurata a Taranto la più grande acciaieria d'Europa, quarto polo siderurgico d'Italia, che inizia a rifornire l'Italia e mezza Europa, diventando uno dei simboli dell'Italia e del boom economico. Era il 1975 quando l'impianto venne raddoppiato, con 20.000 dipendenti e un potenziale produttivo di 11,5 milioni di tonnellate. Eravamo il secondo produttore d'acciaio in Europa dopo la Germania. Arrivano gli anni Ottanta e la crisi europea e italiana della siderurgia. Nel 1995 Italsider viene acquistata dal gruppo Riva, che assume quindi il nome che oggi tutti conosciamo di Ilva. Il Governo Dini inizia con le privatizzazioni; fece scandalo l'acquisto per 2.500 miliardi di lire invece dei 4.000 miliardi di lire, previsti dalla sua valutazione. I Riva dovevano rilanciare lo stabilimento, ma negli anni Duemila iniziarono ad emergere problemi legali e di impatto ambientale del polo siderurgico. Nel 2012 l'acciaieria viene sequestrata per gravi violazioni ambientali e i vertici dell'azienda vengono indagati. C'era il Governo Renzi quando nel 2015 l'Ilva passa in amministrazione straordinaria e viene introdotto lo scudo penale per mantenerla in funzione e affidarla a commissari per cercare poi un acquirente. Il ministro Calenda dell'allora Governo Gentiloni nel 2017-2018 inizia le procedure per cedere lo stabilimento ai privati, completate nel 2018 con l'entrata del colosso siderurgico franco-indiano ArcelorMittal. Ebbene, con il Governo Conte I, vi è la cessione ufficiale del gruppo nel novembre 2018.

Potremmo adesso entrare nel merito - ma non lo faremo per brevità dei tempi - sulle note questioni dello scudo penale, sul quale all'epoca Fratelli d'Italia depositò un emendamento al decreto fiscale - opposizione costruttiva direi, sempre, soprattutto sui grandi assetti strategici nazionali - al fine di ripristinarlo nei confronti di ArcelorMittal per i reati commessi dalle precedenti gestioni e per realizzare un piano di bonifica ambientale. L'accordo posto dai Governi susseguitesi, in particolare da quelli guidati da Conte, toglieva allo Stato margine di azione e lo poneva in una condizione di subalternità rispetto al socio privato.

L'attuale situazione in cui versa l'Ilva nasce quindi, signori, da una serie di scelte sbagliate. Anche questa volta Fratelli d'Italia e il Governo Meloni sono in campo per salvare l'industria siderurgica italiana, invertendo la rotta. L'intervento dello Stato, con il nuovo commissariamento temporaneo della società, è necessario per far tornare lo stabilimento di Taranto nelle mani dell'Italia e per consentire a chi vorrà investire di fare dell'ex Ilva uno dei più grandi poli siderurgici d'Europa, e verde. (Applausi).

In pochi mesi siamo riusciti a ripristinare la piena operatività, (signori, questi sono i fatti degli ultimissimi tempi) dell'altoforno 4, che era ormai prossimo alla sospensione. Abbiamo riattivato un altro altoforno e con i commissari si stanno portando avanti le iniziative affinché un terzo impianto possa entrare in funzione. Abbiamo garantito il sostegno alle imprese dell'indotto, così come è avvenuto per i cittadini di Tamburi di Taranto, e realizzato accordi significativi per i lavoratori. È proprio di oggi la notizia dell'importante e positivo incontro che vi è stato, qualche ora fa, tra il Ministro del lavoro e i sindacati, che ha portato al mantenimento dei trattamenti di miglior favore per i lavoratori di Acciaierie d'Italia, previsti nell'accordo del luglio 2024. (Applausi).

Il Governo, oltre a tenere unita la Nazione sulla vicenda dell'Ilva, fa un altro passo giusto in favore dei lavoratori dell'industria italiana. Il percorso avviato rientra nell'ottica di proteggere l'autonomia strategica nazionale, in cui l'aspetto occupazionale resta essenziale, come ovviamente sempre quello ambientale. Non possiamo che condividere le scelte del nostro Governo di garantire l'interesse di Taranto e di garantire l'interesse dell'Italia, introducendo misure adeguate nella gara competitiva in atto.

Dopo anni di attese, abbiamo dato vita al Tecnopolo di Taranto, destinato a guidare la decarbonizzazione, senatore Misiani, di cui lei prima stava parlando. Siamo ora nella fase conclusiva, che porterà ad assegnare l'azienda, dopo che alla gara competitiva sono arrivate ben dieci offerte e tre grandissimi gruppi internazionali. Tutto questo in un solo anno.

Scusate se sono stata un po' lunga, anche se è stata sintetica la lunga storia che ha toccato questa importante azienda italiana. Ma io credo che fosse necessario, per capire come velocemente e alacremente sta lavorando il nostro Governo per mantenere comunque i livelli occupazionali, per garantire i lavoratori italiani e per conservare quegli asset strategici fondamentali che, nonostante i tempi un po' burrascosi che stiamo attraversando, ci porteranno sempre ad essere record e a raggiungere gli stessi a livello europeo. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Il relatore e il rappresentante del Governo non intendono intervenire in sede di replica.

Rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

SENSI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SENSI (PD-IDP). Signora Presidente, non so con quale coraggio, con quale hybris si possa dire che il tempo sana, il tempo cura, il tempo restituisce quiete all'insensatezza della vita e della morte.

Infatti, a giudicare dall'amore e dalle lacrime che ho visto a Colonna ieri sera, nella parrocchia gremita di San Nicola di Bari, per ricordare Bruno Astorre due anni dopo, il tempo sembra non essere passato (Applausi); soprattutto sembra non avere ancora attribuito un luogo definitivo a quella vita, a quel dolore - il suo e il nostro - e alla sua assenza. Sono l'ultimo, signor Presidente, che potrebbe parlare - Dio mi perdoni o mi fulmini - per ricordare qui il senatore Astorre, dieci anni tra questi banchi e il suo viaggio esemplare dentro le istituzioni, secondo una scansione di quando la politica era una cosa seria e vera; la città, la Regione, il Parlamento, e un'idea di territorio della quale cerchiamo ancora oggi di trovare la formula impossibile, la chimica. Bruno la conosceva con una naturalezza innata come la sua risata fragorosa, il senso delle persone insostituibile, la generosità che finisce per dimenticarsi di sé. «Mannaggia a li pescetti», come diceva lui.

Bruno incarnava una politica che aiutava gli altri, che poi è l'unica missione che rende la politica qualcosa di alto e di autentico; una politica avara che non ne ha per gli altri è la sua negazione. Se non è rispetto per gli altri, se non è ascolto degli altri, se non è aiuto agli altri, la politica non esiste, non serve a niente. Chissà che ne avrebbe detto Bruno del tradimento dello Studio Ovale; chissà che cosa direbbe Bruno di quel candidato in quel paesino del Lazio che conosceva come le sue tasche, o dell'intervista di quel leader. Ci capita spesso di pensarci, di chiedere aiuto a lui come fosse ancora qui tra questi banchi, perché ci spieghi con una battuta o con uno sguardo - uno dei suoi - quello che ci sfugge, quello che non capiamo, quello che trascuriamo.

In chiesa, Francesca, sua moglie, con quel sorriso che è una lezione per ognuno di noi, ci diceva della gratitudine che tutta quella gente ieri sera, la sua gente, testimoniava; grati della sua parola che arrivava sempre dritta come una freccia, dell'attenzione che non si dimenticava mai del filo con cui sapeva legare volti, nomi, storie e speranze. Astorre era l'esatto opposto della caricatura del democristiano, quella esangue, un po' cinica e disincantata, che spesso si attribuisce a quella stagione e a quella specie lì. Era sanguigno e leale, invece; attaccato al reale come unica bussola di una politica civile, popolare, democratica, umana.

Al cimiterino della sua città riposa fra i suoi genitori, la famiglia, la comunità con i suoi lutti e la sua esistenza. Di fronte a lui c'è una bimba mancata a soli tre anni: sogno che lui la vegli e la protegga dirimpetto; i giocattoli e i colori tutti in fila che i genitori di quella bambina le portano sempre nuovi lì, per cercare di dare un senso a ciò che non l'avrà mai. In questo cerchio assurdo sta la vita, signor Presidente, l'ordine che proviamo a darle quando fa più male, come adesso, due anni dopo senza Bruno, con Bruno, sempre. (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Sensi, per questo bellissimo ricordo. La Presidenza si associa al ricordo del nostro collega, il senatore Bruno Astorre. Vi chiedo di osservare un minuto di silenzio. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi e osservano un minuto di silenzio). (Applausi).

ALOISIO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALOISIO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, da medico trovo vergognoso e direi risibile l'attacco sferrato dal governatore della Lombardia Attilio Fontana al ministro della salute Orazio Schillaci, artefice a suo dire di aver fatto scivolare, attraverso il nuovo sistema di garanzia del monitoraggio dei livelli essenziali di assistenza (LEA), la Lombardia al settimo posto della classifica sanitaria del 2023. Mentre i politici sono impegnati nell'accaparrarsi i primi posti delle statistiche, si distoglie l'attenzione sugli ultimi posti, occupati da Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.

Trovo paradossale che, mentre il presidente della Regione Attilio Fontana, utilizzi il proprio tempo in battibecchi sterili e attacchi il Ministro della salute - badate bene, Ministro della sua stessa coalizione - i cittadini meridionali si ritrovano ad affrontare una crisi sanitaria senza precedenti, una crisi che vede il Sud caratterizzato da interminabili liste di attesa.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, non vanno sottaciuti i dati allarmanti riportati dall'ultimo report pubblicato da fondazione GIMBE il 18 febbraio 2025, che mette in risalto la crescente emigrazione sanitaria verso il Settentrione. Regioni del Sud come Abruzzo, Calabria, Campania, Sicilia, Lazio e Puglia presentano il 78 per cento del saldo passivo della mobilità, con Lombardia, Emilia Romagna e Veneto che raccolgono da sole il 94,1 per cento del saldo attivo.

Questo fenomeno di mobilità attiva si concentra in sole tre Regioni del Nord: rispettivamente in Lombardia per il 22,8 per cento, in Emilia Romagna per il 17,1 per cento e in Veneto per il 10,7 per cento. Ciò rappresenta un vero e proprio attacco al diritto fondamentale alla salute sancito dall'articolo 32 della Carta costituzionale.

Ma l'aspetto più grave è che oltre un euro su due per ricoveri e prestazioni specialistiche fuori Regione va a favore della sanità privata accreditata: un chiaro segnale del progressivo smantellamento del servizio pubblico. Va precisato e trovo gravissimo che non tutti i cittadini possono permettersi di raggiungere il Nord, ma solo chi ha un reddito elevato. Pertanto, molti pazienti sono costretti a rinunciare a curarsi.

Inoltre, va precisato che, anche per coloro che migrano, le diagnosi, soprattutto quelle per le patologie oncologiche, sono tardive. Ciò riduce l'attesa di vita. Chi di noi, onorevoli colleghi, non ha accompagnato un proprio caro in questi viaggi della speranza? Quindi è essenziale che il presidente della Lombardia Attilio Fontana e il ministro della salute Orazio Schillaci, anziché focalizzare l'attenzione sui primi della classe, rivolgano l'attenzione verso le Regioni rimaste indietro.

Signor Presidente, per mezzo suo mi rivolgo al Ministro della salute e al presidente del Consiglio Giorgia Meloni, per dire che ritengo indispensabile potenziare il personale e le strutture sanitarie nel Mezzogiorno e attuare politiche di riequilibrio in sanità, per restituire dignità e diritti sia al personale sanitario che a tutti i cittadini italiani, così da attuare una sanità gratuita e universale. (Applausi).

PELLEGRINO (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PELLEGRINO (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Fulco Pratesi è stato un pioniere nella lotta per la tutela del nostro patrimonio naturale e della biodiversità, un uomo che ha dedicato la sua vita a promuovere una cultura di rispetto e amore per la terra e tutte le sue creature. Dunque, la sua scomparsa rappresenta una perdita di grande valore per il nostro Paese. Fu architetto, giornalista, disegnatore, ma anche un autore di grande spessore, un uomo che ha avuto un impatto profondo sulla coscienza ecologica della nostra società.

Egli ha trascorso la sua infanzia immerso nella natura, sviluppando sin da piccolo una passione per gli animali e un talento artistico che ha saputo trasmettere attraverso i suoi disegni. Ma di Fulco è soprattutto importante la storia di un giovane cacciatore romano che, durante una partita di caccia in Turchia, sta per premere il grilletto del suo fucile contro una mamma orsa con i suoi tre piccoli cuccioli e si ferma. Di fronte a tanta meraviglia e bellezza capisce come sia assurdo sopprimere la vita dei nostri amici animali per puro divertimento. È in quel momento che avviene la sua trasformazione, che lo ha visto diventare fervente sostenitore della conservazione ambientale. Ed è anche un esempio di come ognuno di noi può evolvere e comprendere l'importanza di proteggere il nostro habitat. Nel 1966 fondò il WWF Italia, del quale è stato per molti anni Presidente nazionale e che oggi ci ha regalato cento riserve naturali con più di 30.000 ettari tutelati.

Da parlamentare, nel corso della sua attività legislativa, ha contribuito in modo decisivo all'approvazione di importantissime leggi, come la n. 157 del 1992 sulla fauna e la n. 394 del 1991 sui parchi. Se oggi il nostro Paese può vantare più del 15 per cento del territorio protetto, lo dobbiamo in particolare anche a lui. Nei dieci anni di presidenza del Parco nazionale d'Abruzzo, ha portato avanti campagne importantissime, come quella per salvare il lupo appenninico, il cervo sardo, il castoro della Pianura Padana e l'orso bruno marsicano.

Pratesi è stato anche un instancabile divulgatore, soprattutto fra i giovani. La sua visione di un mondo in equilibrio, in cui tutte le specie possano coesistere e prosperare, è una guida per molte generazioni. Con il suo impegno e le sue grandi competenze, il protettore degli uccellini, come lo volevano chiamare in molti credendo di sbeffeggiarlo, ci ha insegnato che tutelare la biodiversità animale e vegetale e, soprattutto, promuovere stili di vita sostenibili sono i presupposti fondamentali per cercare di avere un mondo più vivibile, nulla a che fare con l'imperante ambientalismo di maniera di questi ultimi anni o con certi teppisti che imbrattano monumenti e bloccano strade.

Salvare gli animali e le piante significa salvare la stessa vita umana ed è per questo che nell'esprimere il rammarico per la sua dipartita, oggi rinnoviamo il nostro impegno a proteggere la bellezza del nostro pianeta, perché le generazioni a venire possano continuare a meravigliarsi della sua grandezza. (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza si associa al cordoglio per la perdita di Fulco Pratesi.

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. La seduta di domani avrà luogo alle ore 11 e proseguirà senza interruzioni, secondo le intese raggiunte dai Presidenti dei Gruppi.

Le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo, previste alle ore 14,30 di martedì 18 marzo, avranno luogo con trasmissione diretta televisiva, secondo le modalità stabilite dalla Conferenza dei Capigruppo.

Comunico inoltre che mercoledì 23 aprile alle ore 16 avrà luogo il question time con la presenza del Presidente del Consiglio dei ministri.

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 5 marzo 2025

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, mercoledì 5 marzo, alle ore 11, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 19,49).

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 gennaio 2025, n. 3, recante misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti ex ILVA (1359)

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 1.

1. Il decreto-legge 24 gennaio 2025, n. 3, recante misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti ex ILVA, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.

2. Il decreto-legge 30 gennaio 2025, n. 5, recante misure urgenti per il riesame dell'autorizzazione integrata ambientale per gli impianti di interesse strategico, è abrogato. Restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici sorti sulla base del medesimo decreto-legge n. 5 del 2025.

3. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

ALLEGATO RECANTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA COMMISSIONE

Dopo l'articolo 1 sono inseriti i seguenti:

« Art. 1-bis. - (Rapporto di valutazione del danno sanitario - VDS per gli impianti di interesse strategico nazionale) - 1. Al fine di dare compiuta attuazione alle disposizioni della direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 novembre 2010, relativa alle emissioni industriali, afferenti, in particolare, al rapporto tra valutazioni sanitarie e riesame del procedimento di autorizzazione integrata ambientale (AIA) secondo l'interpretazione datane dalla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 25 giugno 2024, resa nella causa C-626/22, all'articolo 1-bis del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 dicembre 2012, n. 231, dopo il comma 2 sono inseriti i seguenti:

"2-bis. Il decreto adottato ai sensi del comma 2 è aggiornato, almeno ogni sette anni, includendo criteri predittivi in ragione degli sviluppi delle conoscenze scientifiche relative al rischio per la salute associato all'esposizione ad emissioni industriali. In sede di prima applicazione, il decreto del Ministro della salute 24 aprile 2013, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 197 del 23 agosto 2013, è aggiornato entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione.

2-ter. Il rapporto di VDS, in quanto elaborato alla luce delle risultanze correlate a un'installazione esistente e operante, ha l'obiettivo, in coerenza con la normativa dell'Unione europea in materia di prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento, di fornire elementi di valutazione di carattere sanitario, rilevanti anche ai fini del riesame dell'autorizzazione integrata ambientale.

2-quater. Resta fermo, in ordine ai rapporti tra VDS e autorizzazione integrata ambientale, quanto previsto dall'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 61, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 89".

Art. 1-ter. - (Procedura di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale per gli impianti di interesse strategico nazionale) - 1. Nell'ambito di quanto previsto dall'articolo 29-octies, comma 5, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, i gestori degli impianti di interesse strategico nazionale di cui all'articolo 1 del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 dicembre 2012, n. 231, forniscono, oltre alle informazioni necessarie ai sensi del comma 5 del medesimo articolo 29-octies, il rapporto di valutazione del danno sanitario (VDS) relativo allo scenario emissivo connesso all'assetto impiantistico e produttivo oggetto dell'istanza di riesame. Nelle more dell'aggiornamento del decreto di cui all'articolo 1-bis, comma 2-bis, secondo periodo, del decreto-legge n. 207 del 2012, introdotto dall'articolo 1-bis del presente decreto, i gestori degli impianti di interesse strategico nazionale di cui al primo periodo predispongono lo studio di valutazione di impatto sanitario (VIS).

2. Lo studio di VIS a corredo dell'istanza di riesame dell'AIA, relativo allo scenario emissivo connesso all'assetto impiantistico e produttivo interessato oggetto di riesame, è predisposto e valutato sulla base delle linee guida adottate con decreto del Ministro della salute 27 marzo 2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 126 del 31 maggio 2019, utilizzando, per la valutazione dell'impatto sulla qualità dell'aria, i valori limite di riferimento di cui al decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, e, per la valutazione del rischio sanitario, i valori di riferimento stabiliti dalla norma tecnica dell'Environmental Protection Agency degli Stati Uniti d'America (US-EPA), vigente alla data del 31 gennaio 2025.

3. Per le attività di valutazione, controllo e monitoraggio, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica acquisisce il parere dell'Istituto superiore di sanità (ISS) che opera con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. L'ISS trasmette al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica il parere sulla base della documentazione in possesso, entro trenta giorni dalla ricezione dello studio di VIS. Ove siano necessarie integrazioni dello studio, esse sono richieste direttamente, e senza possibilità di reiterazione, dall'ISS al gestore entro quindici giorni. Il termine di cui al terzo periodo è sospeso sino alla produzione delle integrazioni da parte del gestore.

4. La Commissione di cui all'articolo 8-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 rilascia il proprio parere entro sessanta giorni dalla data di ricezione delle valutazioni rese ai sensi del comma 3. Entro dieci giorni dalla data di ricezione del parere della Commissione, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica convoca la conferenza di servizi di cui all'articolo 29-quater, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006, al fine di acquisire le determinazioni finali a chiusura del procedimento di riesame dell'AIA. La determinazione motivata conclusiva della conferenza di servizi è rilasciata entro sessanta giorni dalla data della prima riunione della conferenza medesima.

Art. 1-quater. - (Disposizioni transitorie) - 1. Nel caso di procedimenti di riesame di cui all'articolo 29-octies del decreto legislativo n. 152 del 2006, in corso alla data del 31 gennaio 2025 e aventi a oggetto impianti di interesse strategico nazionale, gli atti già prodotti dal gestore rimangono validi se conformi a quanto previsto dall'articolo 1-ter del presente decreto, il parere dell'ISS è reso entro il 15 febbraio 2025, la Commissione di cui all'articolo 8-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, integrata con un esperto in materia sanitaria designato dal Ministero della salute, rilascia il proprio parere nei successivi trenta giorni e la determinazione motivata conclusiva della conferenza di servizi è rilasciata nei successivi trenta giorni.

Art. 1-quinquies. - (Clausola di invarianza finanziaria) - 1. All'attuazione delle disposizioni di cui agli articoli da 1-bis a 1-quater del presente decreto le amministrazioni competenti provvedono nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie previste a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Art. 1-sexies. - (Stanziamento di ulteriori risorse per finalità ambientali nelle aree dell'ex ILVA S.p.A.) - 1. Per interventi di ripristino e di bonifica ambientale di cui all'articolo 3, comma 1, decimo periodo, del decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 marzo 2015, n. 20, da realizzare a cura dell'amministrazione straordinaria di ILVA S.p.A. su aree di proprietà di quest'ultima ricomprese nel sito di interesse nazionale (SIN) di Taranto e diverse da quelle occupate dal gestore ovvero oggetto di trasferimento a terzi, che non trovano copertura finanziaria nelle residue disponibilità del patrimonio destinato di cui all'articolo 3, comma 1, del predetto decreto-legge n. 1 del 2015, è istituito presso il Ministero delle imprese e del made in Italy un fondo con una dotazione di 68 milioni di euro per l'anno 2027 e 12 milioni di euro per l'anno 2028.

2. L'organo commissariale di ILVA S.p.A. elabora un cronoprogramma degli interventi a valere sul fondo di cui al comma 1, aggiornato trimestralmente, approvato con decreto del Ministero delle imprese e del made in Italy, sentito il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, nel limite delle risorse di cui al comma 3. Le somme necessarie sono erogate per stati di avanzamento su richiesta dell'organo commissariale e rendicontate con periodicità mensile.

3. Agli oneri di cui al comma 1, pari a 68 milioni di euro per l'anno 2027 e 12 milioni di euro per l'anno 2028, si provvede mediante corrispondente riduzione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, programmazione 2021-2027, di cui all'articolo 1, comma 177, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 ».

Nel titolo, le parole: « ed occupazionale degli impianti ex ILVA » sono sostituite dalle seguenti: « ed occupazionale degli impianti dell'ex ILVA S.p.A., nonché per il riesame dell'autorizzazione integrata ambientale per gli impianti di interesse strategico nazionale ».

ARTICOLI DA 1 A 2 DEL DECRETO-LEGGE COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA COMMISSIONE

Articolo 1.

(Misure finanziarie)

1. All'articolo 39, comma 1, secondo periodo, del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 aprile 2024, n. 56, le parole: « fino a 150 milioni » sono sostituite dalle seguenti: « fino a 400 milioni ».

Articolo 1-bis.

(Rapporto di valutazione del danno sanitario - VDS per gli impianti di interesse strategico nazionale)

1. Al fine di dare compiuta attuazione alle disposizioni della direttiva 2010/75/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 24 novembre 2010, relativa alle emissioni industriali, afferenti, in particolare, al rapporto tra valutazioni sanitarie e riesame del procedimento di autorizzazione integrata ambientale (AIA) secondo l'interpretazione datane dalla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 25 giugno 2024, resa nella causa C-626/22, all'articolo 1-bis del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 dicembre 2012, n. 231, dopo il comma 2 sono inseriti i seguenti:

« 2-bis. Il decreto adottato ai sensi del comma 2 è aggiornato, almeno ogni sette anni, includendo criteri predittivi in ragione degli sviluppi delle conoscenze scientifiche relative al rischio per la salute associato all'esposizione ad emissioni industriali. In sede di prima applicazione, il decreto del Ministro della salute 24 aprile 2013, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 197 del 23 agosto 2013, è aggiornato entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione.

2-ter. Il rapporto di VDS, in quanto elaborato alla luce delle risultanze correlate a un'installazione esistente e operante, ha l'obiettivo, in coerenza con la normativa dell'Unione europea in materia di prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento, di fornire elementi di valutazione di carattere sanitario, rilevanti anche ai fini del riesame dell'autorizzazione integrata ambientale.

2-quater. Resta fermo, in ordine ai rapporti tra VDS e autorizzazione integrata ambientale, quanto previsto dall'articolo 1, comma 7, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 61, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 89 ».

Articolo 1-ter.

(Procedura di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale per gli impianti di interesse strategico nazionale)

1. Nell'ambito di quanto previsto dall'articolo 29-octies, comma 5, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, i gestori degli impianti di interesse strategico nazionale di cui all'articolo 1 del decreto-legge 3 dicembre 2012, n. 207, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 dicembre 2012, n. 231, forniscono, oltre alle informazioni necessarie ai sensi del comma 5 del medesimo articolo 29-octies, il rapporto di valutazione del danno sanitario (VDS) relativo allo scenario emissivo connesso all'assetto impiantistico e produttivo oggetto dell'istanza di riesame. Nelle more dell'aggiornamento del decreto di cui all'articolo 1-bis, comma 2-bis, secondo periodo, del decreto-legge n. 207 del 2012, introdotto dall'articolo 1-bis del presente decreto, i gestori degli impianti di interesse strategico nazionale di cui al primo periodo predispongono lo studio di valutazione di impatto sanitario (VIS).

2. Lo studio di VIS a corredo dell'istanza di riesame dell'AIA, relativo allo scenario emissivo connesso all'assetto impiantistico e produttivo interessato oggetto di riesame, è predisposto e valutato sulla base delle linee guida adottate con decreto del Ministro della salute 27 marzo 2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 126 del 31 maggio 2019, utilizzando, per la valutazione dell'impatto sulla qualità dell'aria, i valori limite di riferimento di cui al decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, e, per la valutazione del rischio sanitario, i valori di riferimento stabiliti dalla norma tecnica dell'Environmental Protection Agency degli Stati Uniti d'America (US-EPA), vigente alla data del 31 gennaio 2025.

3. Per le attività di valutazione, controllo e monitoraggio, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica acquisisce il parere dell'Istituto superiore di sanità (ISS) che opera con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. L'ISS trasmette al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica il parere sulla base della documentazione in possesso, entro trenta giorni dalla ricezione dello studio di VIS. Ove siano necessarie integrazioni dello studio, esse sono richieste direttamente, e senza possibilità di reiterazione, dall'ISS al gestore entro quindici giorni. Il termine di cui al terzo periodo è sospeso sino alla produzione delle integrazioni da parte del gestore.

4. La Commissione di cui all'articolo 8-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 rilascia il proprio parere entro sessanta giorni dalla data di ricezione delle valutazioni rese ai sensi del comma 3. Entro dieci giorni dalla data di ricezione del parere della Commissione, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica convoca la conferenza di servizi di cui all'articolo 29-quater, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006, al fine di acquisire le determinazioni finali a chiusura del procedimento di riesame dell'AIA. La determinazione motivata conclusiva della conferenza di servizi è rilasciata entro sessanta giorni dalla data della prima riunione della conferenza medesima.

Articolo 1-quater.

(Disposizioni transitorie)

1. Nel caso di procedimenti di riesame di cui all'articolo 29-octies del decreto legislativo n. 152 del 2006, in corso alla data del 31 gennaio 2025 e aventi a oggetto impianti di interesse strategico nazionale, gli atti già prodotti dal gestore rimangono validi se conformi a quanto previsto dall'articolo 1-ter del presente decreto, il parere dell'ISS è reso entro il 15 febbraio 2025, la Commissione di cui all'articolo 8-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, integrata con un esperto in materia sanitaria designato dal Ministero della salute, rilascia il proprio parere nei successivi trenta giorni e la determinazione motivata conclusiva della conferenza di servizi è rilasciata nei successivi trenta giorni.

Articolo 1-quinquies.

(Clausola di invarianza finanziaria)

1. All'attuazione delle disposizioni di cui agli articoli da 1-bis a 1-quater del presente decreto le amministrazioni competenti provvedono nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie previste a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Articolo 1-sexies.

(Stanziamento di ulteriori risorse per finalità ambientali nelle aree dell'ex ILVA S.p.A.)

1. Per interventi di ripristino e di bonifica ambientale di cui all'articolo 3, comma 1, decimo periodo, del decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 marzo 2015, n. 20, da realizzare a cura dell'amministrazione straordinaria di ILVA S.p.A. su aree di proprietà di quest'ultima ricomprese nel sito di interesse nazionale (SIN) di Taranto e diverse da quelle occupate dal gestore ovvero oggetto di trasferimento a terzi, che non trovano copertura finanziaria nelle residue disponibilità del patrimonio destinato di cui all'articolo 3, comma 1, del predetto decreto-legge n. 1 del 2015, è istituito presso il Ministero delle imprese e del made in Italy un fondo con una dotazione di 68 milioni di euro per l'anno 2027 e 12 milioni di euro per l'anno 2028.

2. L'organo commissariale di ILVA S.p.A. elabora un cronoprogramma degli interventi a valere sul fondo di cui al comma 1, aggiornato trimestralmente, approvato con decreto del Ministero delle imprese e del made in Italy, sentito il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, nel limite delle risorse di cui al comma 3. Le somme necessarie sono erogate per stati di avanzamento su richiesta dell'organo commissariale e rendicontate con periodicità mensile.

3. Agli oneri di cui al comma 1, pari a 68 milioni di euro per l'anno 2027 e 12 milioni di euro per l'anno 2028, si provvede mediante corrispondente riduzione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, programmazione 2021-2027, di cui all'articolo 1, comma 177, della legge 30 dicembre 2020, n. 178.

Articolo 2.

(Entrata in vigore)

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

 

Allegato B

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Barachini, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Calenda, Castelli, Cattaneo, De Poli, Durigon, Fazzolari, Garavaglia, Giacobbe, Irto, La Pietra, Meloni, Mirabelli, Monti, Morelli, Musolino, Nastri, Ostellari, Pera, Rando, Rauti, Rubbia, Russo, Segre, Sisto, Stefani e Tosato.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i Senatori: Borghi Claudio, Borghi Enrico, Mieli, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica;

Floridia Aurora e Spinelli per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa;

La Marca, per partecipare a un incontro internazionale.

Gruppi parlamentari, Ufficio di Presidenza

La senatrice Raffaella Paita ha comunicato la sua elezione a Presidente del Gruppo parlamentare Italia Viva-Il Centro-Renew Europe, in sostituzione del senatore Enrico Borghi.

Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, variazioni nella composizion

Il Presidente della Camera dei deputati ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2 il deputato Galeazzo Bignami in sostituzione del deputato Andrea Tremaglia, dimissionario.

Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, approvazione di documenti

La Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, nella seduta del 27 febbraio 2025, ha approvato - ai sensi dell'articolo 34, comma 1, e per gli effetti di cui all'articolo 50, commi 1 e 2, del Regolamento - una risoluzione a conclusione dell'esame dell'affare assegnato sul tema dei cittadini italiani impegnati in operazioni umanitarie all'estero (Doc. XXIV-ter, n. 1).

Il predetto documento è inviato al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatori Gelmini Mariastella, Versace Giusy

Disposizioni in materia di morte medicalmente assistita (1408)

(presentato in data 04/03/2025).

Disegni di legge, assegnazione

In sede redigente

2ª Commissione permanente Giustizia

Sen. Balboni Alberto, Sen. Leonardi Elena

Modifiche al codice civile, al codice di procedura civile e al codice penale in materia di affidamento condiviso (832)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

(assegnato in data 04/03/2025);

2ª Commissione permanente Giustizia

Sen. Potenti Manfredi

Modifiche all'articolo 158 del codice penale, in materia di decorrenza del termine della prescrizione (1094)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio

(assegnato in data 04/03/2025);

2ª Commissione permanente Giustizia

Sen. Potenti Manfredi ed altri

Sanzioni accessorie per i reati contro gli animali (1398)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

(assegnato in data 04/03/2025);

7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport

Sen. Pirovano Daisy ed altri

Modifica alla legge 20 luglio 2000, n. 211, recante «Istituzione del "Giorno della Memoria" in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti», al fine di prevedere un fondo per favorire l'organizzazione da parte delle scuole secondarie di secondo grado di «viaggi nella memoria» nei campi medesimi (347-B)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio

S.347 approvato dal Senato della Repubblica C.792 approvato con modificazioni dalla Camera dei deputati (assorbe C.777, C.1495)

(assegnato in data 04/03/2025);

7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport

Sen. Fallucchi Anna Maria ed altri

Disposizioni per la promozione delle manifestazioni in abiti storici. Istituzione della Giornata nazionale degli abiti storici (597-B)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali

S.597 approvato dal Senato della Repubblica C.1979 approvato con modificazioni dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 04/03/2025);

7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport

Sen. Pera Marcello ed altri

Istituzione del Programma «Vado e torno» per il sostegno della formazione universitaria all'estero in settori determinanti per l'innovazione e la diffusione delle tecnologie e per il rientro in Italia dei soggetti beneficiari (1326)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 04/03/2025).

In sede referente

2ª (Giustizia) e 10ª (Sanità e lavoro)

Sen. Gelmini Mariastella, Sen. Versace Giusy

Disposizioni in materia di morte medicalmente assistita (1408)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 04/03/2025).

Disegni di legge, presentazione del testo degli articoli

In data 04/03/2025 la 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare ha presentato il testo degli articoli proposti dalla Commissione stessa, per il disegno di legge: "Conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2025, n. 3, recante misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti ex ILVA" (1359)

(presentato in data 24/01/2025)

Governo, trasmissione di atti per il parere. Deferimento

La Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, con lettera del 27 febbraio 2025, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 1, comma 5, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 2007, n. 103 - lo schema del VI piano biennale nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva (n. 253).

Ai sensi della predetta disposizione, lo schema di decreto è deferito dal Presidente della Camera dei deputati - d'intesa con il Presidente del Senato - alla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, che esprimerà il parere entro 60 giorni dall'assegnazione.

Governo, trasmissione di atti e documenti

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 28 febbraio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, le comunicazioni concernenti il conferimento o la revoca dei seguenti incarichi:

- al dottor Luca De Angelis, la revoca di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero delle imprese e del made in Italy;

- al dottor Emanuele D'Ulizia, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

Tali comunicazioni sono depositate presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 27 febbraio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, la procedura di informazione, attivata presso la Commissione europea dall'Unità Centrale di notifica del Ministero delle imprese e del made in Italy, concernente la notifica 2025/0099/IT - T20T, relativa allo schema di decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti recante "Procedure per l'approvazione e l'installazione di sistemi di alimentazione elettrica su unità da diporto e relativi motori di propulsione"

.

La predetta documentazione è deferita alla 4ª e alla 8ª Commissione permanente (Atto n. 718).

Il Ministro dell'istruzione e del merito, con lettera in data 26 febbraio 2025, ha inviato - ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo del 31 dicembre 2009, n. 213 - la comunicazione concernente le nomine:

del professor Francesco Manfredi a presidente del Consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (INDIRE);

della professoressa Elsa Maria Bruni a componente del Consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (INDIRE) (n. 71).

Tale comunicazione è deferita, per competenza, alla 7a Commissione permanente.

Con lettere pervenute in data 26 febbraio 2025, il Ministero dell'interno, in adempimento a quanto previsto dall'articolo 141, comma 6, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ha comunicato gli estremi dei decreti del Presidente della Repubblica concernenti lo scioglimento dei consigli comunali di Capaccio Paestum (Salerno), Bertinoro (Forlì - Cesena), Giugliano in Campania (Napoli), Saronno (Varese), Santo Stefano Lodigiano (Lodi) e Taranto.

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 28 febbraio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 38 della legge 3 agosto 2007, n. 124, la relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza, riferita all'anno 2024.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 3a Commissione permanente (Doc. XXXIII, n. 3).

Governo e Commissione europea, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea

Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, nel periodo dal 16 al 28 febbraio 2025, ha trasmesso - ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234 - atti e documenti dell'Unione europea.

Nel medesimo periodo, la Commissione europea ha inviato atti e documenti da essa adottati.

L'elenco dei predetti atti e documenti, disponibili presso l'Ufficio dei rapporti con le istituzioni dell'Unione europea, è trasmesso alle Commissioni permanenti.

Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti

Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettera in data 3 marzo 2025, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso la determinazione e la relativa relazione sulla gestione finanziaria:

della Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza a favore dei dottori Commercialisti (CNPADC), per l'esercizio 2023. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5ª e alla 6a Commissione permanente (Doc. XV, n. 349);

dell'Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Veterinari (ENPAV), per l'esercizio 2022. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XV, n. 350);

della Fondazione Human Technopole (FHT), per l'esercizio 2023. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XV, n. 351).

Petizioni, annunzio

Sono state presentate le seguenti petizioni deferite, ai sensi dell'articolo 140 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni permanenti, competenti per materia.

La signora Bianca Laura Granato da Catanzaro e numerosissimi altri cittadini chiedono che non venga approvato l'articolo 31 del disegno di legge A.S. 1236/XIX recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario", in materia di disposizioni per il potenziamento dell'attività di informazione per la sicurezza (Petizione n. 1176, assegnata alle Commissioni permanenti riunite 1a e 2a);

la signora Maria Letizia Antonaci da Roma chiede disposizioni urgenti in materia di definizione agevolata dei carichi fiscali (Petizione n. 1177, assegnata alla 6a Commissione permanente);

la signora Olga Varik da Avezzano (L'Aquila) chiede:

nuove disposizioni in materia di aliquote di tassazione applicabili alle società di recente apertura (Petizione n. 1178, assegnata alla 6a Commissione permanente);

disposizioni volte a garantire la trasparenza delle spese sostenute da comuni e regioni (Petizione n. 1179, assegnata alla 1a Commissione permanente);

i signori Salvatore Micalizzi da Rescaldina (Milano) e Christian Pasquetti da Leggiuno (Varese) chiedono modifiche all'articolo 53, comma 6 e seguenti, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, recante "Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche" in materia di incompatibilità, cumulo di impieghi e incarichi, nonché l'abrogazione dell'articolo 60 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, recante "Testo unico delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato", in materia di casi di incompatibilità (Petizione n. 1180, assegnata alla 1a Commissione permanente);

il signor Paolo Pelini da Silvi Marina (Teramo) chiede disposizioni volte al riconoscimento della professione di tecnico veterinario diplomato (Petizione n. 1181, assegnata alla 10a Commissione permanente);

la signora Maria Mauro da Roma chiede nuove disposizioni in materia di sanatoria degli illeciti edilizi (Petizione n. 1182, assegnata alla 8a Commissione permanente);

il signor Stefano Cardella da Raffadali (Agrigento) chiede disposizioni volte a consentire a ricercatori e scienziati indipendenti di indagare la possibilità che la campagna vaccinale anti-Covid 19 possa avere causato effetti avversi non previsti (Petizione n. 1183, assegnata alla 10a Commissione permanente);

il signor Giovanni Di Salvo da Napoli chiede disposizioni volte alla revisione del Servizio della Protezione civile universale (Petizione n. 1184, assegnata alla 1a Commissione permanente).

Interrogazioni, apposizione di nuove firme

Il senatore Liris ha aggiunto la propria firma all'interrogazione 4-01869 del senatore Sigismondi.

Interrogazioni

VALENTE, MIRABELLI, DELRIO, SENSI, BAZOLI, FURLAN, MANCA, VERDUCCI, LA MARCA, TAJANI, MARTELLA, ROJC, CAMUSSO, FRANCESCHELLI, ZAMBITO, ZAMPA, NICITA, LOSACCO, FRANCESCHINI, PARRINI, MISIANI, ALFIERI, D'ELIA, VERINI, CRISANTI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

l'istituto a custodia attenuata per detenute madri (ICAM) di Lauro, in provincia di Avellino, è una sezione distaccata della casa circondariale di Avellino convertito, nel 2017, da istituto a custodia attenuta per il trattamento delle tossicodipendenze a struttura per la custodia delle madri detenute, che vi abitano insieme ai figli; si tratta di una delle pochissime strutture, peraltro l'unica nel Mezzogiorno, presenti nel territorio nazionale, dove le donne incinte o madri con prole sotto i sei anni possono scontare la custodia cautelare o la pena detentiva; al momento in Italia le detenute madri sono 10, di cui 3 a Lauro, 3 in Veneto, 1 in Piemonte e 2 in Lombardia;

la struttura è stata riqualificata con un importante stanziamento di oltre un milione di euro e le condizioni generali, nonché il livello di manutenzione, sono tali da garantire standard di vita dignitosi sia per le madri che per i minori che vi sono ospitati;

inoltre, di recente, il Consiglio regionale campano ha stanziato ulteriori 30.000 euro per la realizzazione di attività scolastiche e integrative a beneficio dei 3 minori ospitati, che hanno avviato il loro percorso scolastico nell'istituto;

gli istituti a custodia attenuata sono delle strutture fondamentali del sistema penitenziario italiano, perché consentono ai minori di vivere con le madri in un ambiente più dignitoso rispetto ad un carcere e costituiscono, altresì, un valido strumento per il reinserimento sociale delle detenute madri, che possono seguire il percorso rieducativo accanto ai figli e in prossimità dei nuclei familiari;

secondo quanto risulta agli interroganti, il 22 febbraio 2025 è stata annunciata la chiusura dell'ICAM di Lauro ed il trasferimento delle tre madri detenute con prole presso gli altri istituti di Milano e Venezia. La notizia è stata confermata anche dal Garante dei detenuti della Campania con una dichiarazione nella quale si evidenzia la gravità della scelta di chiudere l'unico istituto a custodia attenuata del sud Italia senza una adeguata motivazione;

questa scelta appare agli interroganti, da una parte un incomprensibile accanimento verso bambini e bambine che non hanno alcuna colpa, in aperta violazione dell'articolo 3 della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che prevede che ogni legge, ogni provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica l'interesse del bambino deve avere una considerazione preminente;

dall'altra, tale scelta appare ulteriormente punitiva della condizione delle detenute madri che, ove costrette a spostarsi negli istituti a custodia attenuata in nord Italia, subirebbero un aggravio nella propria condizione di donne e madri già difficile per via della situazione detentiva;

la chiusura dell'ICAM di Lauro sembra essere, a giudizio degli interroganti, una conferma dell'accanimento del Governo verso le detenute madri, già minacciate dalla cancellazione dell'obbligo di differimento della pena disposto con il cosiddetto disegno di legge Sicurezza,

si chiede di sapere quali siano le opinioni del Ministro in indirizzo in relazione ai fatti esposti in premessa e in particolare se non ritenga necessario e urgente intervenire, affinché sia scongiurata l'annunciata chiusura dell'ICAM di Lauro, anche al fine di garantire il rispetto dei diritti fondamentali delle detenute madri e dei loro figli.

(3-01726)

PARRINI - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:

l'articolo 43 del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36 ha istituito il Fondo per il ristoro dei danni subiti dalle vittime di crimini di guerra e contro l'umanità per la lesione di diritti inviolabili della persona, compiuti sul territorio italiano o comunque in danno di cittadini italiani dalle forze del Terzo Reich nel periodo tra il 1° settembre 1939 e l'8 maggio 1945;

mediante tale Fondo lo Stato italiano si è assunto l'onere economico dei ristori residui conseguenti ai crimini di guerra commessi dalle forze del Terzo Reich;

in base alla medesima disposizione, chi si è visto riconoscere per via giudiziale un credito nei confronti del Fondo ad hoc istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze, può avanzare domanda al Fondo medesimo, solo ove abbia ottenuto un titolo costituito da sentenza passata in giudicato;

considerato che:

convenuti in giudizio sono necessariamente la Repubblica Federale di Germania, nonché il Ministero dell'economia e la Presidenza del Consiglio dei ministri;

all'esito della sentenza favorevole al ricorrente, questi ha facoltà di procedere alla notifica nei confronti delle parti convenute presso l'Avvocatura dello Stato (quanto a Ministero dell'economia e Presidenza del Consiglio, nonché presso l'Ambasciata tedesca in Roma (quanto alla Repubblica Federale di Germania);

la prima notifica si perfeziona a mezzo PEC e diviene quindi subito documentabile ai fini della decorrenza dei termini per impugnare, la seconda notifica verso la Repubblica Federale di Germania (per via diplomatica) prevede invece un articolato percorso e la sentenza, munita di conformità e traduzione, è avviata a notifica presso l'UNEP (Ufficio notificazione esecuzioni e protesti) della competente Corte d'appello;

l'Ufficio notificazioni inoltra il plico alla Procura della Repubblica Affari civili presso il Tribunale, che a sua volta lo trasmette al Ministero degli affari esteri - Ufficio del Cerimoniale, il quale cura alfine il recapito alla Repubblica Federale di Germania presso l'Ambasciata di Roma;

tale iter si svolge normalmente in circa 10/15 giorni, periodo che intercorre in genere dalla richiesta della notifica presso UNEP al ricevimento da parte dell'Ambasciata;

del ricevimento dell'atto notificato l'Ambasciata rilascia al Ministero degli affari esteri ricevuta che il Cerimoniale deve rimettere alla Procura degli Affari civili, la quale, a sua volta, la inoltrerà senza indugio ad UNEP per la definitiva restituzione (dunque con attestazione di avvenuta notifica al destinatario Repubblica Federale di Germania) al ricorrente;

il ricorrente, solo una volta conseguita la prova dell'avvenuta notifica, ove già decorsi i termini di impugnazione (30 giorni), potrà richiedere certificazione di passaggio in giudicato del titolo e così predisporre domanda amministrativa di accesso al Fondo;

considerato altresì che nei casi riportati all'attenzione dell'interrogante, tale percorso, nella prassi di quest'ultimo anno, è stato rallentato dal fatto che la ricevuta di avvenuta notifica all'Ambasciata non viene tempestivamente restituita dal Ministero degli affari esteri che, dopo reiterati solleciti, l'ha restituita alla Procura presso il Tribunale dopo un intervallo di tempo lungo anche sette mesi, impedendo di fatto al ricorrente di conseguire quanto necessario alla richiesta di passaggio in giudicato del titolo che gli riconosce il credito verso il Ministero dell'economia;

tale impedimento vanifica nei fatti l'esercizio del diritto sostanziale del ricorrente creditore,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali siano state le ragioni che hanno causato i ritardi nelle procedure;

quali iniziative intenda adottare affinché vengano superate le difficoltà che ad oggi impediscono la sollecita restituzione alla Procura degli Affari civili della ricevuta di avvenuta notificazione del titolo alla Repubblica Federale di Germania.

(3-01727)

TURCO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:

l'isolamento della provincia jonica è una questione che non può più essere rinviata. Taranto risulta fortemente penalizzata dai carenti collegamenti nei trasporti, che continuano ad arrecare disagio ai cittadini, oltre a pregiudicare lo sviluppo del territorio e a penalizzare la sua vocazione turistica;

sono numerose le problematiche irrisolte in tema di mobilità, a partire dalla perdurante chiusura ai voli civili di linea dell'aeroporto "Arlotta" di Taranto-Grottaglie. L'avvicinarsi di un evento sportivo di rilevanza internazionale, come i "Giochi del Mediterraneo", richiede interventi risolutivi celeri e precisi da parte del Governo, volti a mettere fine all'ingiusto e insostenibile isolamento territoriale che il capoluogo jonico subisce ormai da troppo tempo;

ignorare tali decisioni e azioni sarebbe peraltro ingiustificato, anche in considerazione degli ingenti investimenti pubblici già operati in questa direzione (adeguamento della pista più lunga d'Italia, ampliamento delle strade di accesso, ristrutturazione dell'aerostazione);

per la provincia jonica, ma anche per la vicina Basilicata, è fondamentale garantire la continuità territoriale attivando e finanziando i voli civili di linea, rendendo accessibile l'infrastruttura aeroportuale di Grottaglie ai flussi turistici nazionali e internazionali;

considerato che:

l'erogazione del servizio pubblico deve essere ispirata al principio di uguaglianza dei diritti degli utenti, al fine di garantire parità di condizioni di fruizione del servizio prestato sia tra le differenti aree geografiche di utenza (quando le stesse non siano agevolmente raggiungibili), sia tra le diverse categorie o fasce di utenti;

l'aeroporto in questione è oggetto di una concessione pubblica statale rilasciata dall'ENAC in favore della società Aeroporti di Puglia S.p.A. (già SEAP S.p.A.) e disciplinata dalla Convenzione n. 40 sottoscritta il 25 gennaio 2002 che, nell'affidare alla concessionaria i sedimi demaniali per la gestione degli aeroporti di Bari, Brindisi, Foggia e Taranto, già prevede il loro utilizzo per i voli di linea passeggeri, laddove contempla che tale gestione deve essere esercitata nel rispetto delle norme internazionali, comunitarie e nazionali, che regolano il funzionamento degli aeroporti aperti al traffico civile e lo svolgimento dei servizi a terra;

il Consiglio di Stato, con sentenza n. 9046/2024, ha ribadito quanto già affermato dal TAR per la Puglia con sentenza n. 812/2023, ovvero che il riconoscimento della continuità territoriale, in termini strumentali all'attivazione dei voli di linea ai sensi degli artt. 82 della legge n. 289 del 2002 e 36 della legge n. 144 del 1999 riguarda "determinazioni rimesse all'apprezzamento discrezionale del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile (MIMS)",

si chiede di sapere:

se sia nelle intenzioni del Ministro in indirizzo provvedere a dare attuazione alla continuità territoriale ex art. 82 della legge n. 289 del 2002 e, conseguentemente, a porre in essere tutte le procedure amministrative necessarie a rendere operativa la concessione pubblica dell'aeroporto "Arlotta" Grottaglie - Taranto, aprendo l'infrastruttura ai voli di linea passeggeri;

se intenda fornire una chiara indicazione delle risorse che ritiene adeguate a garantire la piena realizzazione della continuità territoriale della provincia jonica e delle tempistiche con cui intende dare concreto soddisfacimento a un legittimo diritto per troppo tempo ignorato.

(3-01728)

ZAMBITO, PARRINI, FRANCESCHELLI - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:

un fenomeno franoso, accaduto in data 27 febbraio 2025, ha reso necessaria la chiusura in entrambe le direzioni della strada statale 68 a Mazzolla, in prossimità di Volterra (Pisa), generando gravissimi problemi di viabilità in una vasta zona del territorio pisano. Sulla corsia in direzione di Colle Val d'Elsa si è aperta una frana con un fronte di circa 30 metri, che ha distrutto la stessa carreggiata danneggiando il cavo della fibra ottica;

il 13 dicembre 2024, lo stesso tratto della strada statale 68 era stato chiuso in entrambe le direzioni per un altro fenomeno franoso;

in conseguenza dell'episodio verificatosi a dicembre è stata depositata un'interrogazione con risposta orale (3-01567) al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, che è rimasta ad oggi ancora inevasa;

l'importante tratto di strada statale 68 che interessa il territorio di Volterra risulta essere ancora chiuso al traffico veicolare;

considerato che a quanto risulta agli interroganti esiste un progetto preliminare di ANAS per risolvere il problema della viabilità nel suddetto tratto stradale realizzando una variante stradale,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa;

quali iniziative urgenti intenda adottare per eseguire i lavori di consolidamento e messa in sicurezza della SS 68 nel tratto interessato più volte da fenomeni franosi all'altezza di Volterra, al fine di consentire la riapertura della strada al traffico veicolare;

se intenda attivarsi per risolvere le problematiche relative alla strada statale 68, che rappresenta una infrastruttura di primaria importanza per i collegamenti tra la Val d'Elsa e la Val di Cecina, e in particolare se intenda stanziare le risorse necessarie alla realizzazione della variante stradale in coincidenza con il tratto critico nel Comune di Volterra, quale soluzione definitiva ai persistenti problemi di viabilità.

(3-01729)

ZAMBITO - Ai Ministri della salute e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

nell'ambito dell'anatomia patologica la fissazione dei campioni istologici è una fase fondamentale e imprescindibile per preservare i campioni in condizioni idonee alle successive analisi, necessarie per la diagnosi;

attualmente, il fissativo istologico maggiormente utilizzato per la conservazione dei tessuti in istopatologia è la formalina, una soluzione acquosa a base di formaldeide, che è una sostanza riconosciuta come cancerogena, tossica e allergenica (come indicato nel Regolamento (CE) n. 1272/2008, modificato dal Regolamento (UE) n. 605/2014, che la classifica come sostanza cancerogena di categoria 1B e mutagenica di categoria 2);

considerato che:

sono quasi un milione gli operatori sanitari sul territorio europeo esposti quotidianamente alla formaldeide, con un rischio di cancro cinque volte maggiore, come dimostrato da numerosi studi che evidenziano una maggiore mortalità per cancro nasofaringeo e decessi per leucemia correlati all'esposizione ai vapori di formaldeide;

la normativa europea sta limitando progressivamente l'uso della formaldeide, imponendo di fatto la ricerca di alternative più sicure per proteggere consumatori e lavoratori;

la Direttiva (UE) 2019/983 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019, che modifica la Direttiva 2004/37/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro, ha introdotto per il settore sanitario un periodo di transizione di cinque anni, scaduto nel luglio 2024;

la normativa italiana ha recepito con decreto interministeriale dell'11 febbraio 2021 la Direttiva (UE) 2019/983, autorizzando l'uso professionale della formaldeide solo qualora non esistano alternative valide;

evidenziato che il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro (decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81) prevede l'obbligo di sostituzione o riduzione dell'uso di agenti cancerogeni sui luoghi di lavoro, qualora tecnicamente possibile, prevedendo sanzioni di carattere penale;

riscontrato che:

una caratteristica rilevante per la tossicità della formaldeide risiede nella sua volatilità, che ne determina la facilità di disperdersi nell'ambiente ed essere inalata;

esistono alternative alla formaldeide a base di composti non volatili; in particolare, il gliossale deprivato di acidi (acid free), frutto di ricerche svolte dall'Università di Torino, validate a livello internazionale, costituisce un fissativo innovativo validato da studi multicentrici, che ne hanno dimostrato la non inferiorità rispetto alla formaldeide stessa, nonché l'assenza di cancerogenicità e mutagenicità,

si chiede di sapere:

quali misure i Ministri in indirizzo intendano adottare per promuovere l'adozione di fissativi istologici innovativi, caratterizzati dall'assenza di cancerogenicità e mutagenicità, monitorando l'effettiva applicazione della normativa in vigore;

se intendano intervenire con specifiche disposizioni per sollecitare le strutture sanitarie alla sostituzione della formaldeide con fissativi istologici innovativi, eliminando il rischio per la salute dei lavoratori derivante dalla presenza di sostanze cancerogene negli ambienti di lavoro;

se ritengano opportuno rendere obbligatorio, nelle procedure di affidamento per la fornitura dei laboratori ospedalieri e di diagnostica, l'inserimento nel disciplinare di gara di fissativi istologici innovativi che garantiscano sicurezza e salute dei lavoratori.

(3-01730)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

PIRONDINI, DI GIROLAMO - Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

il contratto collettivo nazionale di lavoro autoferrotranvieri e internavigatori (mobilità e trasporto pubblico locale, TPL) è scaduto il 31 dicembre 2023;

il percorso di rinnovo è stato caratterizzato da momenti di criticità e conflitto;

il giorno 11 dicembre 2024 è stata sottoscritta una prima intesa tra organizzazioni sindacali e controparti, ritenuta valida e vincolante. Successivamente, il 18 dicembre 2024, è stata siglata una seconda intesa che prevedeva l'impegno del Governo nel reperimento delle risorse necessarie a sostenere il rinnovo contrattuale;

il settore del trasporto pubblico locale è gravato da ingenti difficoltà economiche dovute ai progressivi tagli al fondo nazionale trasporti, rendendo impossibile per le aziende sostenere autonomamente i costi derivanti dall'intesa sottoscritta;

stando alle citate intese, le risorse economiche sarebbero state stanziate attraverso uno strumento normativo entro la metà di gennaio 2025, ma ad oggi tale provvedimento non risulta ancora essere all'attenzione del Consiglio dei ministri, con conseguente rinvio sine die dell'incontro previsto per il 19 febbraio 2025, che avrebbe dovuto chiudere il percorso definito;

in assenza di questa disposizione economica, le associazioni datoriali hanno comunicato alle aziende associate e alle segreterie nazionali firmatarie del contratto collettivo l'impossibilità di garantire l'applicazione dei contenuti delle intese sottoscritte;

le segreterie nazionali FILT CGIL, FIT CISL, Uiltrasporti, Faisa Cisal e UGL FNA hanno mantenuto un atteggiamento responsabile, evitando azioni che potessero aggravare la situazione, ma la mancata attuazione dell'accordo rischia di compromettere la stabilità sociale del settore;

il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale non solo pregiudica i diritti e la dignità dei lavoratori del settore (oltre 110.000 addetti), ma mette a rischio il regolare funzionamento del trasporto pubblico, con evidenti ripercussioni sulla mobilità della cittadinanza e sull'organizzazione di grandi eventi di rilevanza internazionale in programma nei prossimi mesi,

si chiede di sapere:

quali siano le ragioni della mancata emanazione dello strumento normativo contenente la disposizione economica necessaria al rinnovo del contratto collettivo autoferrotranvieri e internavigatori (mobilità e TPL) e quali siano le tempistiche previste per l'adozione del provvedimento, in considerazione dell'impegno assunto il 18 dicembre 2024;

se si intenda intervenire con urgenza per garantire la copertura finanziaria necessaria, al fine di rispettare gli accordi raggiunti tra le parti sociali e tutelare la stabilità del settore del trasporto pubblico locale;

se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intenda convocare con urgenza un tavolo di confronto con le parti sociali e le associazioni datoriali per garantire il rispetto degli impegni assunti e scongiurare il rischio di gravi ripercussioni sulla mobilità pubblica e sull'ordine sociale.

(4-01871)

DAMANTE, SCARPINATO, LOPREIATO, MAZZELLA, LICHERI Sabrina, LOREFICE, NAVE - Al Ministro della salute. - Premesso che:

si apprende da notizie stampa di una preoccupante carenza di medici specialisti, quali pediatri, cardiologi, radiologi e ginecologi, presso l'Ospedale di Corleone (Palermo), che sta comportando, oltre alla costante riduzione delle prestazioni sanitarie, l'ormai inoperatività del punto nascita. Detta situazione rende necessario il trasferimento di neonati e partorienti verso strutture più lontane, come l'Ospedale Ingrassia a Palermo, situato a oltre 80 chilometri di distanza, percorrendo strade che versano in pessime condizioni;

le carenze in termini di personale, che gravano sulla struttura, rappresentano un'emergenza a causa della quale l'ospedale di Corleone affronta una minaccia continua di ridimensionamento, inclusa la potenziale chiusura del punto nascita, prospettiva che ha catalizzato una crescente mobilitazione a difesa della struttura stessa, vedendo un'ampia partecipazione dei sindaci del comprensorio, rappresentanti dell'Azienda sanitaria provinciale, sindacati e comitati civici, uniti nell'esprimere preoccupazione e nel richiedere azioni decisive per mantenere operativo il presidio ospedaliero;

considerato che:

l'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010 reca «Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo». Si tratta di 10 linee guida complementari e sinergiche che, nella logica del documento, avrebbero dovuto essere implementate congiuntamente a livello nazionale, regionale e locale: misure quali l'analisi del contesto assistenziale a livello regionale e locale, l'elaborazione, diffusione ed implementazione di raccomandazioni e strumenti per la sicurezza del percorso nascita, le procedure di controllo del dolore nel corso del travaglio e del parto, la formazione degli operatori, il monitoraggio e verifica delle attività e l'istituzione di un Comitato interistituzionale per il percorso nascita, con la funzione di coordinamento permanente;

in particolare, la prima di tali linee guida, recante misure di politica sanitaria e di accreditamento, ha previsto la razionalizzazione e la riduzione progressiva dei punti nascita, arrivando alla determinazione dello standard di 500 parti annui, identificato come volume minimo di parti idoneo a giustificare il mantenimento in attività dei punti nascita;

con decreto del Ministro della salute 2 aprile 2015, n. 70, sono stati definiti gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera, per garantire livelli di assistenza adeguati alle migliori tecniche;

il successivo decreto ministeriale 11 novembre 2015 ha introdotto la possibilità di derogare ai predetti standard consentendo di mantenere in attività punti nascita con volumi di attività inferiori ai 500 parti/annui e in condizioni orogeografiche difficili;

in virtù della citata normativa, al punto nascita di Corleone è stata riconosciuta una deroga ministeriale come punto nascita in zona disagiata e pertanto il suo funzionamento va concretamente garantito attraverso risorse finanziarie adeguate, necessarie a garantire tutte le professionalità necessarie,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti descritti e se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza volte a garantire che nelle zone disagiate del territorio nazionale, com'è il caso di Corleone e dei comuni del comprensorio, siano presenti tutti i presidi sanitari, nel rispetto del diritto alla salute tutelato dall'articolo 32 della Costituzione;

quali iniziative intenda assumere per assicurare le risorse umane necessarie al corretto e appropriato funzionamento dei punti nascita, che hanno ottenuto una deroga ministeriale come punto nascita in zona disagiata.

(4-01872)

GASPARRI - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che:

risulta all'interrogante che all'Istituto comprensivo "A.S. Novaro-Cavour" di Napoli, una circolare indirizzata alle famiglie abbia sostituito la parola "bambini" con "bambin*", utilizzando un linguaggio cosiddetto "gender-neutral";

tale dettaglio non è passato inosservato e ha scatenato un'ondata di indignazione e di incredulità tra i genitori degli alunni del citato Istituto, al punto da indurre l'avvocato Angelo Pisani, presidente dell'associazione "Noi consumatori", a chiedere un'ispezione ministeriale e l'immediato chiarimento delle responsabilità;

l'avvocato Pisani ha stigmatizzato tale iniziativa, sottolineando che "la scuola non può trasformarsi in un laboratorio ideologico senza il consenso delle famiglie. Questa ossessione per il gender non può stravolgere la lingua italiana né tantomeno creare confusione nei bambini. È inaccettabile che la politica e le ideologie entrino così prepotentemente nell'educazione scolastica";

l'avvocato Pisani ha altresì sottolineato come la scuola pubblica debba mantenere una posizione neutrale e rispettosa della libertà educativa delle famiglie, come sancito dalla Costituzione italiana;

ciò che desta ulteriore sconcerto è il fatto che, da quanto si apprende, i genitori non sarebbero mai stati consultati e non esisterebbero direttive ministeriali che giustifichino questa iniziativa; di conseguenza la circolare rappresenterebbe una forzatura che mina il diritto delle famiglie a educare i propri figli secondo i loro valori;

la polemica esplosa a Napoli rischia di allargarsi a livello nazionale. L'uso del linguaggio inclusivo nella scuola pubblica è un tema che divide l'opinione pubblica: c'è chi lo vede come un segno di progresso e chi, invece, come un'imposizione ideologica che altera la grammatica e la cultura tradizionale;

l'avvocato Pisani ha annunciato che da Napoli partirà una campagna nazionale per tutelare i diritti delle famiglie e dei bambini, affinché "la scuola rimanga un luogo di crescita e non di sperimentazioni sociali imposte dall'alto",

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto accaduto nell'Istituto comprensivo "A.S. Novaro-Cavour" di Napoli e quali siano le sue valutazioni;

se ritenga di avviare un'ispezione immediata per individuare l'origine della scelta, le responsabilità alla base della circolare di cui in premessa, chi abbia autorizzato il suo invio alle famiglie e quali eventuali provvedimenti intenda adottare nei confronti dei dirigenti scolastici che hanno assunto la decisione;

se risulti che la scelta dell'istituto napoletano sia un caso isolato o se tale prassi sia diffusa in altri istituti;

se esistano disposizioni normative precise al riguardo e, in caso affermativo, quali siano;

se ritenga, in ogni caso, di fornire ogni utile chiarimento ufficiale sull'uso del linguaggio nei documenti scolastici.

(4-01873)

MUSOLINO - Ai Ministri della cultura e della giustizia. - Premesso che:

l'Assemblea Regionale Siciliana (ARS) ha approvato nel 2024 due provvedimenti con i quali sono stati assegnati fondi pubblici ad enti e associazioni culturali sul territorio regionale per il medesimo anno, ossia la legge regionale 31 gennaio 2024, n. 3 e la legge regionale 4 luglio 2024, n. 23;

con interrogazione 4-01582 presentata in data 19 novembre 2024, l'interrogante ha posto all'attenzione dei Ministri in indirizzo l'avvio da parte della Corte dei conti di un'indagine in Sicilia sull'assegnazione di fondi pubblici destinati a enti e associazioni culturali;

si ricorda che l'indagine faceva seguito alla presentazione di un esposto da parte del gruppo "Latitudini", il quale segnalava che i fondi destinati alla cultura, agli eventi e agli spettacoli sarebbero stati distribuiti dalle amministrazioni regionali in modo discrezionale, nella più totale assenza di trasparenza nella selezione dei beneficiari, denunciando inoltre l'esclusione di molte realtà culturali;

secondo Latitudini, infatti, la distribuzione dei fondi sarebbe avvenuta senza idonee specificazioni delle attività da sponsorizzare, indicate con espressioni quali "eventi culturali e promozione del territorio", "promozione di attività sportive inclusive" e simili;

il disegno di legge recante "Norme in materia di utilizzo di contributi regionali, consorzi fidi e liquidazione coatta amministrativa dei consorzi ASI. Modifiche di norme", in esame presso l'ARS, prevede all'articolo 1 la proroga al 30 giugno 2025 dei termini di ammissibilità della spesa degli interventi finanziati dalle richiamate leggi regionali, fungendo da paracadute per gli enti che non sono riusciti a utilizzare o rendicontare nel 2024 i fondi da questi ricevuti;

la legge regionale 30 gennaio 2025, n. 3, recante "Disposizioni finanziarie varie" prevede all'articolo 12 che l'Assessorato regionale del turismo, dello sport e dello spettacolo sia autorizzato a erogare oltre 6 milioni di euro per la realizzazione e la manutenzione di infrastrutture sportive, adeguamento alle normative di sicurezza nei luoghi pubblici, manutenzione ordinaria e sostituzione di arredi e corredi dei teatri;

il richiamato disegno di legge in esame all'ARS, prevede all'articolo 4 una modifica all'articolo 12 della legge regionale 30 gennaio 2025, n. 3, che permette l'assegnazione diretta da parte dell'Assessorato regionale del turismo, dello sport e dello spettacolo dei fondi nei confronti dei beneficiari individuati al medesimo articolo, permettendo a questi di evitare i necessari passaggi amministrativi per le erogazioni;

tali modalità di assegnazione di fondi hanno già portato all'avvio da parte della Procura di Palermo di un'indagine per verificare la regolarità nell'assegnazione, e da parte della Corte dei conti per possibili danni erariali derivanti da un uso improprio delle risorse pubbliche per l'assegnazione di finanziamenti ricevuti dall'associazione "Progetto Teatrando" e dall'ABC Produzioni S.r.l., entrambe facenti capo a un deputato dell'ARS;

tali fatti, se confermati dalle indagini della Corte dei conti e della Procura, configurerebbero una gestione di fondi non trasparente e potenzialmente clientelare, fatto ancora più grave se si considera che questo avviene in una regione che necessita della maggior trasparenza e legalità da parte delle istituzioni e dei rappresentanti dei cittadini,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

se non intendano, per la parte di propria competenza e nel rispetto dell'autonomia regionale, adottare misure volte a prevenire e contrastare casi di utilizzo improprio di fondi pubblici, in particolare, quelli destinati alle associazioni culturali;

se non ritengano che forme di finanziamento prive di controllo come quella descritta si configurino come una elusione della normativa sul finanziamento pubblico dei partiti;

se non ritengano di intervenire, con gli strumenti di propria competenza, al fine di evitare che tramite questo meccanismo si possa eludere la normativa sul finanziamento ai partiti;

se intendano agire affinché i fondi per le associazioni culturali vengano assegnati a seguito della pubblicazione di avvisi, con la più ampia garanzia del rispetto dei parametri di trasparenza e qualità, anche al fine di evitare che le associazioni ricevano finanziamenti sulla base di rapporti personali.

(4-01874)

MARTELLA - Ai Ministri dell'interno e per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. - Premesso che:

è notizia di questi giorni il decesso di un giovane migrante che viveva, assieme a molti altri, accampato presso il parcheggio del complesso Appiani, a pochi metri dalla Questura a Treviso, dove è da tempo presente una situazione di emergenza, su cui l'interrogante aveva tra l'altro già presentato l'atto di sindacato ispettivo 3-00110, che ne evidenziava la problematicità e chiedeva di prospettare soluzioni adeguate a risolverla;

l'area dell'Appiani risulta essere ormai un dormitorio all'aperto, popolata da stranieri che sono in attesa di entrare nei percorsi di accoglienza, avendo già espletato le procedure necessarie per la richiesta di asilo e l'inserimento in un centro, nonché da migranti usciti dai percorsi dell'accoglienza poiché risultano titolari di un reddito inferiore ai 6.000 euro annui, o lavoratori precari e sfruttati che non possono permettersi di pagare un affitto;

come più volte denunciato, è una situazione nota da tempo ed è quanto mai urgente e necessario garantire un percorso di accoglienza per persone in difficoltà, che soprattutto in inverno si trovano ad affrontare condizioni disumane, vivendo all'addiaccio e senza alcuna rete di protezione sociale, che è garantita solamente dalle organizzazioni di volontariato che operano sul territorio;

considerato che:

il piano nazionale di ripresa e resilienza prevede, nella missione 5, componente 2, l'investimento 1.3 riguardante l'"housing first" e stazioni di posta per persone senza fissa dimora, progetto finalizzato ad aiutare le persone in condizione di grave deprivazione ad accedere con facilità ad alloggi temporanei, in appartamenti o in case di accoglienza, e offrire loro servizi completi sia con il fine di promuoverne l'autonomia che per favorirne una piena integrazione sociale, con risorse destinate agli enti locali;

la tragica morte del giovane migrante ha riproposto in tutta la sua drammaticità, dunque, la gravissima situazione che interessa il parcheggio Appiani di Treviso, evidenziando ancora di più, se ve ne fosse bisogno, la necessità di individuare risposte immediate,

si chiede di sapere quali urgenti iniziative si intenda assumere al fine di attivare un protocollo con enti locali, istituzioni competenti e organizzazioni sociali per promuovere tempestivamente un percorso di accoglienza e integrazione per le persone che vivono nelle condizioni drammatiche del parcheggio del complesso Appiani di Treviso ed evitare che possano ripetersi episodi tragici come quello descritto.

(4-01875)

(già 3-00811)

CAMUSSO, ALFIERI, ROJC, SENSI, VERDUCCI, ROSSOMANDO, D'ELIA, RANDO, BASSO, IRTO, FRANCESCHELLI, MANCA, TAJANI, DELRIO, PARRINI, FURLAN, VALENTE, ZAMPA, GIORGIS, MARTELLA - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:

l'agenzia USAID (United States agency for international development), istituita nel 1961 dal presidente John F. Kennedy, rappresenta la più grande agenzia internazionale di cooperazione, sviluppo e assistenza umanitaria;

nel 2023, USAID ha erogato 72 miliardi di dollari in aiuti umanitari a livello globale, coprendo il 42 per cento del totale monitorato dall'ONU nel 2024, a sostegno di progetti riguardanti la sicurezza e la protezione di popolazioni in condizioni di emergenza, di povertà estrema, colpite da conflitti, crisi economiche e calamità naturali, garantendo vitale assistenza a milioni di persone vulnerabili;

considerato che:

il 20 gennaio 2025, con un ordine esecutivo, l'amministrazione Trump ha congelato per 90 giorni gli aiuti esteri americani in attesa di una revisione complessiva, confermando il successivo 26 febbraio un taglio del 90 per cento dei finanziamenti destinati a USAID;

questa decisione ha comportato la chiusura di uffici, la sospensione della maggior parte del personale e il licenziamento di oltre 1.600 dipendenti negli Stati Uniti, con il rischio concreto della totale cancellazione di quasi 5.800 progetti umanitari nel mondo;

rilevato altresì che:

tale provvedimento avrà impatti devastanti non solo sull'assistenza umanitaria, ma anche sull'occupazione diretta e indiretta, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro in tutto il mondo e generando un "effetto domino" che potrebbe spingere altri donatori internazionali a ridurre il proprio impegno;

numerose associazioni del terzo settore, organizzazioni non governative e organizzazioni umanitarie, tra cui l'UNICEF e CESVI, hanno già lanciato l'allarme, sottolineando come la sospensione improvvisa dei finanziamenti comprometta interventi essenziali, contribuisca ad accentuare la destabilizzazione in numerose regioni del pianeta e aggravi il divario tra bisogni umanitari e risorse disponibili;

il rischio di collasso per l'intero sistema globale di aiuti è ulteriormente minacciato dall'annuncio dell'amministrazione statunitense di volersi ritirare dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e dal blocco dei finanziamenti all'UNRWA, l'agenzia ONU per l'assistenza ai rifugiati palestinesi,

si chiede di sapere:

se il Governo italiano sia a conoscenza della gravità della situazione e delle conseguenze della drastica chiusura di USAID sul sistema di cooperazione internazionale e sugli aiuti umanitari;

quali iniziative intenda adottare, anche al fine di promuovere un'azione coordinata con altri Stati membri dell'Unione europea, per contrastare le conseguenze della chiusura di USAID, tutelando i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite e dai trattati dell'Unione europea;

se intenda proporre un aumento dei contributi italiani ed europei ai programmi umanitari più colpiti, nonché avviare un dialogo diplomatico con l'amministrazione statunitense per sollecitare un ripensamento su tali decisioni, che rischiano di compromettere la stabilità internazionale e il sostegno alle popolazioni più vulnerabili.

(4-01876)

MAIORINO, PIRRO, MAZZELLA - Al Ministro della salute. - Premesso che:

secondo notizie di stampa, 11 dirigenti e funzionari della ASL Roma 6 sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Velletri (Roma) con l'accusa di aver truccato concorsi pubblici e gare d'appalto, manipolando selezioni e favorendo soggetti a loro vicini;

le indagini hanno evidenziato un sistema di corruzione e clientelismo radicato, con modalità che ricordano logiche di spartizione da associazione a delinquere, minando profondamente la trasparenza e la meritocrazia all'interno di un servizio pubblico essenziale come la sanità;

il fenomeno non appare un caso isolato, ma parte di una degenerazione sistemica che richiede un immediato intervento dello Stato per stroncare ogni forma di malaffare all'interno delle ASL;

la corruzione nella sanità pubblica non è solo un problema amministrativo: ogni euro sottratto illegalmente ai cittadini significa meno risorse per cure, ospedali, personale medico e pazienti, con danni incalcolabili alla salute pubblica e alla credibilità dello Stato;

la sanità pubblica non può più essere ostaggio di funzionari corrotti e di interessi privati illeciti. I cittadini hanno diritto a un sistema sanitario che premi il merito e garantisca efficienza, non a un apparato deviato che premia gli amici degli amici a scapito della salute pubblica;

considerato che:

la garanzia di procedure trasparenti nei concorsi e negli appalti pubblici è un principio irrinunciabile in un sistema sanitario che deve servire i cittadini e non diventare terreno di scambi di favori tra gruppi di potere occulti;

i fatti contestati alla ASL Roma 6 dimostrano l'inefficacia dei controlli interni e la necessità di un'azione più decisa da parte del Ministero della salute, che non può continuare a chiudere gli occhi davanti a episodi di questo tipo;

è inaccettabile che i vertici della sanità locale possano operare impunemente in questo modo, danneggiando non solo l'efficienza dei servizi sanitari, ma anche la dignità di tutti quei professionisti che si vedono negata una possibilità di carriera perché le selezioni sono truccate,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti descritti e quali siano i motivi per cui non sarebbero state ancora avviate verifiche stringenti sulle procedure concorsuali e di appalto della ASL Roma 6;

quali azioni intenda mettere in campo per dismettere i meccanismi di corruzione e clientelismo dalle ASL, assicurando che i concorsi e gli appalti non siano più gestiti come un affare privato da pochi soggetti di potere, e se ritenga opportuno attivarsi nelle sedi di competenza per valutare un intervento immediato nei confronti dei dirigenti coinvolti;

se non ritenga appropriato avviare verifiche di propria competenza sulle procedure concorsuali e gli appalti banditi dalla ASL Roma 6 negli ultimi 5 anni, per verificare la portata reale delle irregolarità e scongiurare che il fenomeno sia più esteso di quanto emerso finora;

se intenda prevedere un sistema di controllo più efficace sulle ASL, con organismi indipendenti e strumenti di verifica più stringenti, per evitare che la sanità pubblica continui a essere preda di logiche clientelari e corruttive.

(4-01877)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

8ª Commissione permanente (Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica):

3-01728 del senatore Turco, sulla garanzia della continuità territoriale per la provincia di Taranto.

Avviso di rettifica

Nel Resoconto stenografico della 268ª seduta pubblica del 29 gennaio 2025, a pagina 62, sotto il titolo "Disegni di legge, annunzio di presentazione", alla seconda riga del terzo capoverso, sostituire le parole: "Floridia Aurora" con le seguenti: "Floridia Barbara".