Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 271 del 11/02/2025
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------
271a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
MARTEDÌ 11 FEBBRAIO 2025
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Presidenza del vice presidente RONZULLI,
indi del vice presidente CASTELLONE
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare: Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente RONZULLI
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,40).
Si dia lettura del processo verbale.
STEFANI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 5 febbraio.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Informo l'Assemblea che la 1a Commissione permanente non ha concluso l'esame del disegno di legge n. 1337 di conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 202, recante disposizioni urgenti in materia di termini normativi.
Passeremo pertanto al secondo punto all'ordine del giorno.
Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati
PRESIDENTE. Comunico che in data 6 febbraio 2025 è stato trasmesso dalla Camera dei deputati il seguente disegno di legge:
«Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 201, recante misure urgenti in materia di cultura» (1374).
Per un'informativa urgente del Ministro degli affari esteri
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, ringrazio la Presidenza per farmi intervenire adesso sull'ordine dei lavori. Penso che, alla luce di quello che sta accadendo in queste ore in Palestina, sarebbe molto utile e auspicabile una iniziativa del nostro Governo e in particolare un'informativa del ministro Tajani in quest'Aula.
Naturalmente sapevamo, nel corso delle settimane passate, quanto fosse fragile la tregua che era stata costruita e che comunque ha consentito nelle scorse settimane un qualche spiraglio, ma, come si vede nel corso di queste ore e di questi giorni, quello spiraglio e quella fragilissima tregua vivono invece una condizione di enorme difficoltà.
Penso che sarebbe molto utile che in quest'Aula noi discutessimo e capissimo insieme cosa pensa di fare il Governo italiano. Mi piacerebbe, per esempio, sapere cosa pensa il Governo italiano dell'iniziativa, dal mio punto di vista davvero incredibile, che ha assunto il Presidente degli Stati Uniti d'America nel corso di queste ultime ore: avrete letto anche voi le dichiarazioni di Trump. Ieri il Presidente degli Stati Uniti ha detto testualmente che intende acquistare la Striscia di Gaza e deportare il milione e mezzo di persone che ci vivono in altri Paesi; probabilmente oggi avrete letto le reazioni di quei Paesi a cui si fa riferimento, quanto ha detto il Presidente dell'Egitto e le cose che ha detto il Re di Giordania. Insomma, se era una situazione già particolarmente drammatica ed esplosiva, ciò che sta accadendo in queste ore rischia di essere, se è possibile, ancora di più benzina sul fuoco.
So che, peraltro, nella giornata di domani probabilmente discuteremo la mozione presentata dai colleghi del MoVimento 5 Stelle sul riconoscimento dello Stato di Palestina e anche quello, ovviamente, sarà un luogo per poterne discutere, come è del tutto ovvio. Penso però che, alla luce di quanto sta accadendo in Medio Oriente, sarebbe molto utile una informativa del Governo. Non abbiamo esaurito la richiesta di informative con quello che è accaduto la scorsa settimana con la presenza dei ministri Nordio e Piantedosi, quindi auspico che questa informativa possa avvenire in tempi quanto più rapidi possibile. (Applausi).
MAIORINO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAIORINO (M5S). Signora Presidente, innanzitutto desidero ringraziare il collega De Cristofaro per aver portato questo argomento all'attenzione dell'Assemblea. Per noi del Movimento 5 Stelle è assolutamente irrinunciabile che il ministro Tajani venga a riferire, non solo perché abbiamo assistito a quello che sembrava un «David Letterman Show», invece purtroppo era il Presidente americano che dichiarava di voler comprare la Striscia di Gaza e insieme a suo genero costruire lì una Las Vegas o una nuova costa azzurra. Abbiamo anche visto, forse nuovamente complice anche in questo caso l'idioma inglese che evidentemente non è molto amico di questo Governo, il ministro Tajani dichiarare che sì, l'idea di due Stati è buona, però, siccome la Palestina non esiste, è impossibile al momento farne uno Stato. Tutto ciò in una tautologia, in un corto circuito logico che davvero non lascia presagire nulla di buono, se non il dovere sospettare, a ragione sufficientemente fondata, che la maggioranza e Giorgia Meloni, la quale anche lei dichiarava di credere nella soluzione due popoli e due Stati, non abbiano immediatamente cambiato bandiera, sentendo il loro guru Trump dall'altra parte dell'oceano. Quindi il ministro Tajani venga a riferire su cosa ha intenzione di fare il Governo italiano rispetto a questa questione, anche perché altrimenti domani votare quella mozione che chiede che l'Italia riconosca la Palestina sarebbe soltanto una pagliacciata. Occorre evitare di fare l'ennesima pagliacciata in quest'Aula. (Applausi).
SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signora Presidente, intervengo davvero molto brevemente per unirmi alla richiesta dei colleghi di avere un'informativa del ministro Tajani, anche perché siamo estremamente preoccupati per la sorte della tregua. Gli organi di stampa riportano infatti un senso di grande precarietà; tra l'altro si teme che la restituzione degli ostaggi, alla quale Hamas si era impegnata, potrebbe essere interrotta e sospesa. Inoltre, la pena e il senso di orrore che hanno prodotto le immagini della consegna, scenograficamente messa in opera da parte di Hamas, di questi tre uomini tenuti in cattività per quasi cinquecento giorni e ridotti - diciamolo pure - a delle larve umane è qualcosa che credo abbia ripugnato al senso di civiltà del mondo intero.
Proprio per questo e tenuto conto anche della preoccupazione per il tono delle parole del presidente Trump, che certamente non facilitano in nessun modo una soluzione pacifica che conduca ai due popoli in due Stati, come tutti auspichiamo, considero veramente importante che il Ministro degli affari esteri venga a rendere un'informativa al Parlamento. (Applausi).
Discussione del disegno di legge:
(1351) Disposizioni di aggiornamento della delega di cui alla legge 5 marzo 2024, n. 21 (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale)(ore 16,50)
Approvazione, con modificazioni, con il seguente titolo: Modifiche alla legge 5 marzo 2024, n. 21, per l'aggiornamento della delega ivi prevista e per il conferimento della delega al Governo per la riforma organica e il riordino del sistema sanzionatorio e di tutte le procedure sanzionatorie recati dal testo unico di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998, nonché ulteriori disposizioni in materia finanziaria
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1351.
Il relatore, senatore Garavaglia, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.
GARAVAGLIA, relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il testo del disegno di legge che l'Assemblea si accinge a esaminare integra princìpi e criteri direttivi della legge delega in materia di revisione del Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, il cosiddetto TUF, contenuta nell'articolo 19 della legge n. 21 del 2024. Tale legge reca importanti disposizioni per l'ammodernamento dell'ordinamento giuridico dei mercati dei capitali, con obiettivi di semplificazione, sostegno alle imprese più dinamiche e innovazioni normative in materia di governo societario al fine di tutelare maggiormente il risparmio.
La delega in materia di TUF costituisce quindi un tassello essenziale della riforma dell'economia. Essa giunge a più di trenta anni dall'adozione del Testo unico che ormai mostra la necessità di riorganizzare l'intera materia, tenuto conto anche delle enormi trasformazioni dell'industria dagli anni Novanta del secolo scorso ad oggi per quanto riguarda i soggetti operanti, gli strumenti e i prodotti finanziari, i luoghi e i sistemi di scambio, il ruolo e il perimetro dell'autorità di vigilanza.
Della complessità della delega è sintomatica la circostanza che il vigente termine per l'esercizio della delega necessita di un aggiornamento di un anno e così anche, correlativamente, quello per l'emanazione dei decreti attuativi. L'originario testo presentato dal Governo recava una delega a sé stante in materia di sanzioni applicabili, attesa la necessità di integrare e ampliare complessivamente le scarne indicazioni presenti nella citata legge n. 21. La Commissione ha arricchito la delega recata dall'articolo 19, introducendo un maggiore coordinamento rispetto alla delega in materia di sanzioni. Integrazioni e arricchimenti che hanno reso necessario modificare il titolo della legge per dare conto del maggiore perimetro normativo.
La Commissione ha aggiunto poi altri tre articoli di diversa portata, ma tutti di rilevante interesse. Siccome si parla spesso del ruolo del Parlamento, lasciatemi dire, come Presidente di Commissione, che mi rende particolarmente felice il fatto che il Parlamento abbia esercitato un suo ruolo importante.
Il primo articolo riguarda l'adeguamento della normativa nazionale ai regolamenti unionali in materia di bonifici istantanei. Il tema è di grande rilevanza perché l'economia beneficia certamente di uno strumento di pagamento che permette di azzerare i tempi di trasmissione dei pagamenti digitali; allo stesso tempo, però, occorre valutare i rischi di una nuova modalità, predisponendo tutele e garanzie rispetto ai termini di revoca del mandato o tutela da truffe. Sono state inserite altresì norme tecniche per dettagliare le condizioni per richiedere la partecipazione a un sistema di pagamento designato da parte di istituti di credito, di pagamento e di moneta elettronica.
Il secondo articolo introdotto dalla Commissione: concerne l'attività dell'organismo di vigilanza e tutela dell'albo dei consulenti finanziari, dando maggiore spessore normativo ad alcune attività ispettive ed informazioni e dati sugli iscritti utili al compimento dell'attività di istituto.
Mi soffermo quindi sul terzo articolo introdotto dalla Commissione: all'articolo 4 si dà concreta attuazione ad un principio che la Commissione intende preservare in ogni sede, anche europea, e cioè la necessaria e ineludibile tutela della specificità del sistema bancario italiano che si connette alla specificità del sistema industriale italiano, fatto di una biodiversità sia di banche che di piccole e medie imprese. In esso le banche del territorio, intendendosi per tali le banche di credito cooperativo e le banche popolari, operano con logiche derivanti anche dalla natura giuridica e dalla vocazione mutualistica che privilegiano la conoscenza diretta dell'imprenditore, la capacità di valutare i benefici diffusi di un investimento e non la singolarità economica finanziaria.
La taglia delle norme, soprattutto se immaginata in una visione continentale, rischia di essere errata in tante occasioni e frutto di fraintendimenti che recano enormi danni al sistema. Tra l'altro rammento che in Europa il 50 per cento delle banche sono di piccola taglia e quindi anche in Europa è tutelata questa biodiversità.
Nel caso specifico le tutele del risparmiatore per prestazioni di servizi e attività di investimento, norme sacrosanti in un rapporto atomistico e spersonalizzato, non trovano giustificazione nel caso di sottoscrizione di quote o acquisto di azioni per un valore non superiore a 2.000 o a 3.000 euro, in caso di BCC o banca popolare.
Da un punto di vista politico-procedurale, la maggioranza ha poi voluto rinviare alla successiva fase dell'esame delle norme delegate il confronto con i soggetti interessati, gli operatori e le associazioni di categoria, che invece l'opposizione avrebbe voluto condurre in queste settimane. Si tratta tuttavia di centrare l'obiettivo comune di prorogare il termine di esercizio della delega prima della sua scadenza nel mese di marzo.
Inoltre, l'analisi degli schemi di decreto, che il Parlamento potrà esaminare in sessanta giorni in forza di un emendamento approvato, proposto dal Partito Democratico, costituirà l'occasione per svolgere opportunamente tale confronto. Ricordo che la Commissione ha accolto anche un emendamento del MoVimento 5 Stelle in tema di trasparenza dei mercati.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritto a parlare il senatore Losacco. Ne ha facoltà.
LOSACCO (PD-IDP). Signora Presidente, questo provvedimento non rappresenta soltanto una questione tecnica, ma segnala un aspetto politico: non sono bastati tutti questi mesi per dare piena attuazione a quanto previsto nella legge delega di un anno fa. Una legge che nasceva per dare una cornice normativa agli indirizzi e alle linee tracciate con il libro verde del 2022, per consentire al nostro tessuto produttivo di aumentare la propria competitività.
Quel testo, nato attraverso un proficuo confronto con gli operatori dei mercati e grazie anche allo strumento del dibattito pubblico, aveva infatti evidenziato la difficoltà del nostro tessuto imprenditoriale a proiettarsi sui mercati finanziari, anche da parte di realtà che eccellono nei loro settori. Una difficoltà quindi a reperire i capitali e ad avere quegli elementi di resilienza finanziaria per affrontare le fasi di crisi.
Quel provvedimento - l'avevamo detto nei nostri interventi qui e alla Camera dei deputati - aveva anche degli elementi positivi, perché dimostrava una certa sensibilità rispetto ad alcuni elementi nevralgici che traevano origine proprio dal libro verde: la dematerializzazione delle quote rivolte alle piccole e medie imprese, i provvedimenti che riguardano con attenzione la possibilità di accedere al mercato dei capitali da parte delle piccole e medie imprese e il tema dell'educazione finanziaria. Ce n'erano degli altri più controversi, come il meccanismo farraginoso per la votazione della lista dei consigli di amministrazione e una certa timidezza sul fronte della semplificazione, come sottolineato da molti operatori del settore nel confronto con i piani normativi degli altri Paesi europei.
Quindi stupisce che a distanza di un anno, su una delega dalla così alta dimensione strategica per la crescita, la competitività e la modernizzazione economica, il Governo venga a chiedere ulteriore tempo, quasi a ricordare che la politica economica non è il core business di questo Esecutivo. Parimenti, con il provvedimento vengono allargate le maglie della delega, aggiungendo la riforma organica e il riordino del sistema sanzionatorio del TUF. È una materia delicata e complessa, che non può essere affidata in toto all'Esecutivo, tra l'altro su un perimetro e con obiettivi, come quelli definiti nel testo, troppo larghi e aleatori.
Questa doveva essere una materia da affidare alle Commissioni parlamentari, anche con un disegno di legge di iniziativa governativa, senza escludere il Parlamento da norme che, comunque la si guardi, andranno a intervenire sui princìpi fondativi della fiscalità generale e del patto sociale tra Stato e imprese.
Non ci tranquillizzano i precedenti. Penso al concordato preventivo, raccontato come la riforma che avrebbe rivoluzionato il fisco e che si è rivelato un topolino, tanto da aver costretto a disattendere la promessa elettorale della revisione delle aliquote Irpef. Penso soprattutto alla miriade di microcondoni di questi due anni e mezzo, che poi è la principale ragione del fallimento del concordato preventivo. Alla stessa maniera, non ci tranquillizza il modo con cui, fino a questo momento, la maggioranza ha inteso le politiche economiche; un lavoro tra l'altro molto limitato e senza alcun intervento volto a sanare e a riformare le storture che frenano la nostra competitività.
È per tutte queste ragioni, signor Presidente, che siamo estremamente scettici su questo provvedimento; lo siamo perché segnala ancora una volta una difficoltà e una incapacità. Stiamo entrando in una fase profondamente delicata, tra guerre commerciali - e non solo - e le enormi questioni legate all'intelligenza artificiale. Quello che abbiamo davanti è il più grande sconvolgimento di sempre, paragonabile solo alla rivoluzione industriale. Rimandare ancora queste questioni è un lusso che questo Paese non può permettersi. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale. Il relatore e il rappresentante del Governo non intendono intervenire in sede di replica.
In attesa del parere della 5a Commissione, passiamo al successivo punto all'ordine del giorno.
BOCCIA (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOCCIA (PD-IDP). Signora Presidente, come lei sa, per aver contribuito con i Presidenti dei Gruppi e con i suoi colleghi Vice Presidenti ai lavori della Conferenza dei Capigruppo, dopo un lungo lavoro comune la scorsa settimana siamo arrivati a definire un percorso condiviso per i prossimi mesi che passava attraverso l'impegno comune tra maggioranza e opposizione su una serie di punti da sviluppare che in qualche modo incrociavano, presidente Malan, le attività che le Commissioni hanno in evidenza. Mi dispiace far notare all'intera Assemblea che alla prima curva siamo già usciti fuori strada. Oggi infatti avremmo dovuto aprire la discussione sul decreto-legge milleproroghe, ma in realtà siamo già scalati al terzo punto all'ordine del giorno.
Signora Presidente, non siamo scalati per caso. Questo slalom tra i paletti di una pista che ogni volta modificate sono il risultato di un lavoro a dir poco inadeguato che purtroppo stiamo facendo in Commissione affari costituzionali sul cosiddetto decreto-legge milleproroghe. Non vedo il presidente Balboni, solitamente molto attento - eccolo - al rispetto delle regole e degli impegni. Però, Presidente, come vede, non ci siamo - converrà con me - per la totale inadempienza del Governo. Ancora una volta però, presidente Balboni, il Governo è inadempiente perché voi siete silenti. Il Governo è inadempiente perché la maggioranza ancora una volta ha dovuto prendere atto che, nonostante gli impegni - ed è questo il punto che le porto all'attenzione, presidente Ronzulli -, noi ci siamo ritrovati dopo giornate di discussioni su temi che riguardano la vita del Paese. Penso al caro bollette, penso all'energia, penso al lavoro, penso ad una serie di graduatorie legate ai concorsi per il pubblico impiego, penso alle accise sulla benzina. La lista è lunga e, guarda caso, coincide esattamente con i temi delle mozioni che affronteremo tra questa sera e domani in Aula.
Signora Presidente, non sappiamo ancora come mai, dopo ben tredici provvedimenti in due anni e mezzo, a metà legislatura, dalla definizione agevolata delle cartelle esattoriali, con l'esordio avvenuto nei primissimi tempi di vita del Governo, alla regolarizzazione degli avvisi bonari (1° gennaio 2023), alla sanatoria delle irregolarità formali (ottobre 2023), al ravvedimento speciale (maggio 2024), al ravvedimento operoso (giugno 2023), alla definizione agevolata degli atti di procedimento di accertamento; a seguire, la definizione agevolata delle controversie tributarie, fino ad arrivare al riversamento del credito d'imposta; tredici proposte di mediazione, con contribuenti che non avevano dimenticato di pagare, ma semplicemente avevamo deciso di non pagare. Siamo alla quattordicesima proposta; e voi, ad un certo punto, avete deciso di calpestare il calendario che avevamo concordato, perché il Governo vi richiede più tempo per dare un parere, che non è arrivato, sulle richieste stesse della maggioranza. Ma non solo, perché noi stiamo aspettando ancora i pareri sulle proposte dell'opposizione.
Sono intervenuto, signora Presidente, perché questa è la dimostrazione di come alla maggioranza non stiano a cuore i problemi del Paese, altrimenti non sareste in queste condizioni. E noi, ancora una volta, ci ritroviamo con il Parlamento supino rispetto alle imposizioni del Governo. Per questa ragione, chiediamo di riconfrontarci in una Conferenza dei Capigruppo.
Discussione dalla sede redigente e approvazione del disegno di legge:
(983) D'ELIA ed altri. - Dichiarazione di monumento nazionale del Palazzo Fortunato in Rionero in Vulture (PZ)(Relazione orale)(ore 17,06)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dalla sede redigente del disegno di legge n. 983.
Il relatore, senatore Marti, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.
MARTI, relatore. Signor Presidente, onorevoli senatori e senatrici, giunge all'esame dell'Assemblea il disegno di legge n. 983, a prima firma della senatrice Cecilia D'Elia, che ha per oggetto la dichiarazione di Palazzo Fortunato di Rionero in Vulture, in provincia di Potenza, quale monumento nazionale.
La 7ª Commissione permanente ha approvato all'unanimità il disegno di legge lo scorso 10 dicembre 2024. All'esito dell'esame in sede redigente, nel medesimo testo presentato dai proponenti, il provvedimento risulta così composto da due articoli, il primo dei quali reca la suddetta dichiarazione di monumento nazionale, mentre il secondo articolo contiene la clausola di invarianza finanziaria.
Nello specifico, la dichiarazione è diretta a riconoscere per via legislativa l'indiscutibile rilievo culturale, dai punti di vista storico, artistico e architettonico, del medesimo Palazzo Fortunato. Ricordo innanzitutto che Palazzo Fortunato, aperto nel 1728 per opera di Carmelio, capostipite della famiglia Fortunato, occupa una superficie di circa 4.000 metri quadrati, incluso il cortile e il giardino.
È ubicato nella piazza principale del paese, oggi piazza Giustino Fortunato, in ricordo dell'insigne esponente della famiglia, il quale ha rappresentato un punto di riferimento, oltre che culturale, anche intellettuale per un ampio gruppo di politici e meridionalisti, anche ideologicamente lontani dal suo orientamento.
Il disegno di legge in esame intende valorizzare la storia e l'unicità del palazzo e dei suoi sviluppi nelle diverse epoche storiche. Il palazzo ospitò, durante la prestigiosa storia della famiglia Fortunato, importanti protagonisti storici come Giuseppe Bonaparte, Ferdinando di Borbone, Giuseppe Zanardelli, Benedetto Croce, Gaetano Salvemini e Francesco Saverio Nitti. Oggi è sede della Fondazione Fortunato e della biblioteca di famiglia, che conta circa 11.000 volumi. Nelle scuderie ha allestito un museo della civiltà contadina e sono presenti anche una pinacoteca comunale con quadri di autori locali, l'archivio storico fotografico della famiglia del Comune di Rionero, nonché una mostra permanente sul brigantaggio.
Esprimo in conclusione l'auspicio che l'Assemblea voglia confermare il voto unanime, così come avvenuto in Commissione, sul provvedimento.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo non intende intervenire in sede di replica.
Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.
Passiamo alla votazione degli articoli.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione finale.
SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signora Presidente, noi voteremo a favore del disegno di legge in esame, che ci sembra abbia un intento molto giusto.
Palazzo Fortunato a Rionero in Vulture è sicuramente una istituzione. È un luogo che, già di per sé, ha una rilevanza nazionale, per il suo valore storico e culturale. È stato ricordato che lo stesso presidente Napolitano ha avuto occasione di ricordare i temi del meridionalismo in quella sede. Mi pare che il provvedimento in esame non faccia altro che sancire qualcosa che era dovuto. Di conseguenza, il nostro Gruppo voterà a favore. (Applausi).
MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signora Presidente, vorrei sottolineare che il riconoscimento di un patrimonio culturale e storico è un fatto molto importante per il Paese ed è giusto valorizzarlo, come abbiamo fatto con altre realtà. Pertanto, come abbiamo già fatto in Commissione, voteremo a favore del disegno di legge. (Applausi).
GUIDI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signora Presidente, colleghi, capita di rado di parlare di un Palazzo per iscriverlo al ranking di monumento nazionale. Devo dire che se la bellezza aiuta, in momenti abbastanza conflittuali come questo, aiuta ancora di più.
In questo caso, il Palazzo del quale si discute è di enorme significatività non solo architettonica perché quella magari per me non è eccezionale, non amando il neogotico. Esso però descrive addirittura secoli prima, sicuramente decenni, due realtà estremamente forti: l'Unità d'Italia, che ancora non esisteva nella data di iscrizione alla realtà architettonica del Palazzo, ma anche e soprattutto la dolente, complicata e contraddittoria realtà del Sud.
Come ho già detto, ma non è la cosa più importante, il Palazzo ha una immensa biblioteca con le cinquecentine, ma soprattutto ha una frequentazione di tanti politici, come Nitti e altri, che elaborano la sempre maggiore, complessa e in qualche modo ben prefigurata realtà dell'Unità d'Italia e del Sud, tanto da definire questo Palazzo come estremamente significativo della realtà sociopolitica dell'Italia e soprattutto del Sud. Giorgio Napolitano, nella sua visione abbastanza visionaria - scusate l'allitterazione - della realtà che rappresentava non il Palazzo in sé, ma le persone che lo abitavano, dice che uno dei fortunati abitanti, non per il Palazzo, ma per la sua rappresentanza culturale, è uno dei più importanti e significativi personaggi che hanno parlato concretamente dell'Unità d'Italia.
Cosa dire allora? Quello che dobbiamo salvare certamente - se c'è, io non vedo moltissimo la realtà architettonica del Palazzo stesso - è rappresentato soprattutto dai contenuti culturali, emozionali e politici che si sono discussi all'interno del Palazzo stesso. Credo che mai come oggi il termine Unità d'Italia e le problematiche inerenti le realtà del Sud siano attualissimi; ecco perché il contenitore, che in tanti altri casi poco conta, in questo caso si staglia nella sua immensa significatività storica e politica. (Applausi).
ZANETTIN (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZANETTIN (FI-BP-PPE). Signora Presidente, il Gruppo Forza Italia voterà a favore del provvedimento in esame.
Palazzo Fortunato merita certamente di essere fregiato del titolo di monumento nazionale. È il 1728 quando Carmelo, capostipite della famiglia Fortunato, proveniente da Giffoni, in provincia di Salerno, apre a Rionero in Vulture il Palazzo, che prenderà il nome dei suoi proprietari.
Il Palazzo, che è ubicato nella piazza principale del paese, è stato visitato durante la prestigiosa storia della famiglia da importanti personaggi come Giuseppe Bonaparte, Ferdinando di Borbone, Giuseppe Zanardelli, Benedetto Croce, come ricordava poco fa il relatore, presidente Marti.
Oggi è sede della Fondazione Giustino Fortunato e della biblioteca di famiglia che conta circa 11.000 volumi risalenti al Cinquecento, Seicento e Ottocento. Nelle scuderie è allestito un museo della civiltà contadina ed è presente una pinacoteca comunale con quadri di autori locali.
Ciò premesso, signor Presidente e rappresentante del Governo, credo sia però opportuno soffermare l'attenzione di quest'Assemblea su cosa davvero intendiamo oggi per monumento nazionale. Come credo sia noto a tutti in quest'Aula, il riconoscimento non dà alcun diritto a contributi economici o provvidenze pubbliche, né comporta vincoli amministrativi, ma è solo un riconoscimento speciale in ragione dell'unicità del monumento in relazione al valore storico o architettonico.
C'è però da riflettere sul significato più profondo che si intende dare a questo riconoscimento. Pare evidente che i due rami del Parlamento, almeno in questa legislatura, gli attribuiscano un significato assai diverso. Mi spiego meglio. Va portato all'attenzione dell'Assemblea l'esito che alla Camera dei deputati hanno avuto i due precedenti provvedimenti di questa legislatura: il disegno di legge, a prima firma della collega Murelli, avente a oggetto il Teatro Regio di Parma, approvato dal Senato nella seduta del 9 marzo 2023, e il disegno di legge, a mia prima firma, relativo al Teatro Olimpico di Vicenza, approvato nella seduta del 29 novembre 2023. Entrambi i disegni di legge erano stati approvati all'unanimità da quest'Assemblea, come peraltro avverrà anche per il disegno di legge in esame, ma la sorte loro riservata nell'altro ramo del Parlamento è stata assai poco benevola. I due disegni di leggi erano pronti per essere licenziati: bastava un voto e sarebbero diventati legge. Del resto, ciò sarebbe stato secondo le prassi e le consuetudini di questa legislatura, caratterizzata dal cosiddetto bicameralismo imperfetto, in cui si tende, tranne rarissime eccezioni, ad evitare in seconda lettura modifiche dei testi.
Al contrario, l'altro ramo del Parlamento si è lanciato in una - almeno a mio giudizio - incomprensibile e incredibile attività emendativa che ha comportato l'allargamento della platea dei teatri dichiarati monumento nazionale. Alla fine sono stati ben 406. Ripeto, colleghi: 406 teatri sono stati dichiarati monumenti nazionali. Come acutamente osservato da un'autorevole commentatrice, quando una spilletta viene distribuita urbi et orbi, diventa una spilletta di cartone.
Mi chiedo che destino vogliamo riservare a quel disegno di legge tornato dalla Camera: lo mandiamo avanti o lo lasciamo nel binario morto in cui si è cacciato? È una domanda che rivolgo al presidente Marti.
Tra l'altro, il testo dei 406 teatri, così come uscito, presenta vistose lacune e disparità di trattamento. Parlo per la mia Provincia di Vicenza, ma immagino sia altrettanto per altri territori. Oltre al Teatro Olimpico, il primo teatro coperto del mondo, inaugurato nel 1585 su disegno di Andrea Palladio, che meritava appieno e più di tutti il titolo di monumento nazionale, nell'elenco dei 406 teatri sono stati inseriti anche altri 4 teatri della mia Provincia: il Teatro Comunale di Thiene, il Teatro Modernissimo di Noventa Vicentina, il Teatro Comunale di Lonigo e il Teatro Civico di Schio. I solerti colleghi dell'altro ramo del Parlamento hanno però compiuto un gravissimo torto ai danni della nobile e orgogliosa città di Arzignano, capitale della concia, che può vantare un teatro non meno autorevole di fregiarsi, a parità di condizioni, del titolo di monumento nazionale. Mi riferisco al Teatro Mattarello, realizzato nel 1908 all'interno di una villa veneta costruita nel 1738 su progetto dell'architetto Francesco Muttoni. Credo che su questo punto convenga anche la collega Stefani, che siede al mio fianco.
È quindi del tutto evidente, signor Presidente - mi rivolgo anche al presidente Marti - che se il disegno di legge tornerà in Aula è mia intenzione, che le anticipo fin da ora, quella di presentare un emendamento al testo uscito dalla Camera dei deputati per sanare questa inaccettabile omissione e mancanza.
Concludo dunque questa mia dichiarazione di voto annunciando ovviamente il voto convintamente favorevole del Gruppo Forza Italia al provvedimento in esame. Palazzo Fortunato merita senza dubbio di fregiarsi del titolo di monumento nazionale. Sinceramente e di cuore gli auguro, però, che nell'altro ramo del Parlamento gli sia riservato un trattamento diverso e migliore rispetto a quello che è stato riservato al Teatro Regio di Parma e al Teatro Olimpico di Vicenza e di non ritrovarsi, infine, uno tra centinaia o migliaia di palazzi storici italiani dichiarati tutti insieme e all'unisono monumenti nazionali. (Applausi).
ALOISIO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALOISIO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, quest'oggi abbiamo l'opportunità di discutere di un provvedimento che ha un significato profondo non solo per la Basilicata, ma per l'intero Paese. Mi riferisco alla dichiarazione di monumento nazionale del Palazzo Fortunato a Rionero in Vulture, territorio a me molto caro, perché sono nata proprio in Lucania. Ebbene, questo sito storico è molto più di un semplice edificio: è un custode della nostra storia, un simbolo di cultura e un testimone di eventi che hanno segnato la nostra identità collettiva.
Costruito nel 1728 da Carmelo, capostipite della famiglia Fortunato, il palazzo sorge nel cuore di Rionero, in provincia di Potenza, nella piazza che oggi porta il nome del suo illustre proprietario. Carmelo, originario di Giffoni Sei Casali, in provincia di Salerno, si trasferì in questa terra attratto dalle opportunità offerte dal principe Doria ed è interessante notare come questa scelta non sia stata solo una questione di opportunità economica, ma un atto di coraggio e visione che ha dato inizio a una storia ricca di contributi culturali e sociali. Pertanto, il Palazzo Giustino Fortunato rappresenta un legame tra passato e presente, un luogo dove la storia si intreccia con le vite di coloro che lo hanno abitato e visitato.
Tra il Settecento e l'Ottocento, il Palazzo ha visto transitare personalità di spicco: da Giuseppe Bonaparte a Ferdinando di Borbone, da Benedetto Croce a Gaetano Salvemini, fino a Francesco Saverio Nitti. Ognuna di queste personalità ha lasciato un'impronta indelebile, contribuendo a un dialogo culturale che ha attraversato generazioni.
Oggi, Palazzo Fortunato ospita una biblioteca di oltre 11.000 volumi, una pinacoteca comunale che custodisce opere di artisti locali, un archivio storico e fotografico e un museo della civiltà contadina. Questi tesori rappresentano non solo la ricchezza culturale della Basilicata, ma anche il valore inestimabile della memoria collettiva di questo popolo. Con i suoi 400 metri quadrati e le sue 50 stanze, il giardino, il cortile e le scuderie, questa struttura rappresenta un fiore all'occhiello di un'architettura in stile settecentesco, caratterizzata da un aspetto gentilizio e tratti neogotici. Pertanto, questo Palazzo non è solo una testimonianza architettonica, ma è un simbolo di un'epoca in cui il Mezzogiorno stava cercando di definire la propria identità, ponendo i semi del meridionalismo e costruendo un futuro di riscatto intellettuale per le sue terre. Ricordo, a tal proposito, che la famiglia Fortunato, e in particolare Giustino Fortunato, ha avuto un ruolo cruciale per lo sviluppo della dottrina meridionalista, divenendo un faro di pensiero e azione capace di illuminare le questioni più spinose con una visione chiara e progressista.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, le pareti di questo Palazzo sono impregnate di storia, di dibattiti accesi e di sogni di un futuro migliore per il Meridione. Giustino Fortunato comprese fin da giovane che il Sud aveva bisogno di una voce, di un pensiero critico e di azioni concrete; non si è mai accontentato di osservare da lontane le ingiustizie, ha scelto di lottare, di scrivere, di parlare, di far sentire la sua voce.
Con il suo sguardo lucido e la sua mente brillante, camminava tra queste stanze, immerso in riflessioni profonde che hanno alimentato dibattiti, libri, salotti culturali, giornali e l'impegno di letterati del calibro di Antonio Gramsci, Gaetano Salvemini, Nicola Zitara, Leonardo Sciascia e Antonio Ciano. Pertanto, il suo apporto al meridionalismo non è stato solo teorico; Fortunato ha dedicato la sua vita a scavare nelle radici delle disuguaglianze, a comprendere le ragioni di un arretramento che sembrava inarrestabile.
Sotto questo profilo, uno delle sue opere più profonde, «Il Mezzogiorno e lo Stato italiano» è un manifesto della sua visione, un grido di allerta che risuona ancora oggi. Ha così denunciato le politiche che marginalizzavano il Sud, mettendo in luce le difficoltà economiche e sociali del suo popolo, evidenziando le criticità connesse all'annessione sanguinosa del Sud Italia per mano dei Savoia, degli inglesi, dei francesi e della massoneria. Questo senatore del Regno d'Italia non si è limitato a descrivere la realtà, ha offerto soluzioni e ha tracciato percorsi di sviluppo, sognando un futuro in cui il Meridione potesse finalmente avere un ruolo (infatti era anche un uomo d'azione).
Come parlamentare ha cercato di portare avanti riforme che potessero migliorare la vita delle persone, perché credeva nel potere delle istituzioni. Così la sua capacità di raccogliere intorno a sé un gruppo di pensatori politici e attivisti ha creato un movimento meridionalista coeso e determinato, unendo le forze e facendo dialogare idee politiche diverse, ma lungo il solco del riscatto del Mezzogiorno, stimolando un confronto che ha avuto un impatto profondo sulla cultura e sulla politica del suo tempo.
Per questo oggi, quando parliamo di Palazzo Fortunato, parliamo anche di lui; parliamo di un'eredità che va oltre le mura di quel Palazzo, un'eredità che continua a ispirare e a guidare le nuove generazioni. Ogni libro nella sua biblioteca, ogni opera d'arte esposta, ogni documento custodito è un richiamo alla nostra responsabilità; è un invito a non dimenticare, a non voltare le spalle alle sfide che ancora oggi il nostro Paese affronta, diviso in due da politiche che stanno marginalizzando sempre più il Mezzogiorno. La verità è che la questione meridionale è tutt'altro che risolta e che tutto il Meridione ha bisogno di attenzione, di investimenti, di un impegno sincero da parte di tutti noi.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che riconoscere questo Palazzo quale monumento nazionale sia un passo fondamentale, ma deve essere accompagnato da un impegno concreto: dobbiamo garantire che questo Palazzo non diventi solo un simbolo senza sostanza, ma sia un luogo vivo, pulsante di cultura e di storia; dobbiamo fare in modo che la figura di Giustino Fortunato non venga dimenticata, ma viva nelle azioni che intraprendiamo per il futuro del Meridione.
Giungiamo ora, tuttavia, al punto cruciale di questa discussione, che attiene al secondo articolo del disegno di legge, secondo cui: «Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni interessate devono provvedere nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente». Sebbene le buone intenzioni siano evidenti, dobbiamo affrontare la realtà: questa formulazione ci espone al rischio di un provvedimento puramente propagandistico. È innegabile che il riconoscimento del Palazzo come monumento nazionale sia un passo significativo, ma senza un adeguato sostegno finanziario rischiamo di ridurre questo atto a una semplice etichetta priva di sostanza e di reale impatto. La valorizzazione di un monumento nazionale non può e non deve essere solo una questione di prestigio. Richiede investimenti concreti per garantire la manutenzione, la promozione e le attività culturali che possano realmente far vivere questo luogo. La storia ci insegna che le belle parole, senza azioni concrete, non bastano. Se vogliamo che il Palazzo Fortunato non diventi solo un monumento dimenticato, ma un centro pulsante di cultura e conoscenza, dobbiamo assicurarci che ci siano fondi dedicati a questo scopo. L'occasione potrebbe essere offerta anche dall'utilizzo dei fondi del PNRR.
A tal proposito mi faccio portavoce di una proposta interessante e, cioè, quella di esporre presso questo palazzo le opere di uno dei più grandi ingegneri meridionali Luigi Cosenza (1905-1984). Questo professionista partecipò ad un concorso per un complesso ricettivo termale a Monticchio in Lucania, frazione di Rionero in Vulture, realizzando dei progetti che rappresentano un fiore all'occhiello dell'ingegneria del Novecento.
Onorevoli colleghi, Presidente, attraverso di lei mi rivolgo al Ministro della cultura e alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni; approvare questo disegno di legge è un atto necessario e doveroso. Il MoVimento 5 Stelle esprimerà pertanto un voto favorevole. Dobbiamo tuttavia accompagnare il provvedimento con una richiesta chiara e decisa. Chiediamo che il Governo si impegni a destinare risorse adeguate per preservare e valorizzare il Palazzo Giustino Fortunato. Vogliamo che questo monumento nazionale diventi un faro di cultura e un punto di riferimento per le future generazioni. (Applausi).
CANTALAMESSA (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CANTALAMESSA (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, signor Sottosegretario, onorevoli colleghi, oggi con il provvedimento al nostro esame abbiamo l'opportunità di valorizzare la storia e l'unicità del Palazzo Fortunato a Rionero in Vulture, nella provincia di Potenza, e dei suoi sviluppi nelle diverse epoche storiche dell'architettura in stile settecentesco fino all'aspetto gentilizio in stile neogotico con le opere di Scielzo.
Ciò che vogliamo sottolineare, dichiarando questo edificio monumento nazionale, è però il valore complessivo di questo complesso che va ben oltre il suo pregio architettonico. Il Palazzo, infatti, seguendo le magnifiche sorti della famiglia proprietaria delle mura, ha ospitato importanti protagonisti storici come già hanno ricordato anche altri colleghi; da Giuseppe Bonaparte a Ferdinando di Borbone, da Zanardelli a Benedetto Croce, da Salvemini a Francesco Saverio Nitti. Oggi è la sede della Fondazione Fortunato e di una biblioteca che conta più di 11.000 volumi, tra cui molte cinquecentine e libri risalenti a un periodo compreso tra il Seicento e l'Ottocento. Nelle scuderie è allestito un museo della civiltà contadina e sono presenti una pinacoteca comunale con quadri di autori locali, l'archivio storico e fotografico della famiglia e del Comune di Rionero nonché una mostra permanente sul brigantaggio.
Il prestigio di questo Palazzo è legato infine al personaggio più noto della famiglia, il meridionalista Giustino Fortunato, nato in quel Palazzo, che è stato tra i primi a cogliere con chiarezza e a inserire in un quadro unitario di riflessione l'analisi dell'arretratezza del Mezzogiorno. Durante la sua attività parlamentare si impegnò nel miglioramento delle infrastrutture, dell'alfabetizzazione e della sanità nel Mezzogiorno, sostenendo politiche di bonifica e profilassi farmacologica.
Il suo pensiero, che ha toccato vari aspetti (geologici, economici e storici meridionali), esercitò una grande influenza ed è stato riconosciuto anche da chi non aveva lo stesso parere e orientamento politico. La sua figura, così prestigiosa e rilevante per la cultura e la politica del Paese, viene pienamente incarnata nei valori simbolo del Palazzo Fortunato. Per questo ben venga la valorizzazione di questo luogo che passa attraverso la dichiarazione di monumento nazionale affinché possa essere un volano per il turismo culturale e di qualità dell'intero territorio.
Per questi motivi annuncio il voto favorevole del mio Gruppo. (Applausi).
D'ELIA (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
D'ELIA (PD-IDP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, ringrazio il relatore per il percorso unitario che il disegno di legge al nostro esame ha avuto, per le firme dei colleghi Rosa e Turco eletti in quella Regione, per aver riconosciuto l'importanza di un gesto che, come qui è stato sottolineato, è un riconoscimento al valore storico e culturale di quel luogo e di quel Palazzo.
Non tornerò sul palazzo in sé; come è stato già ricordato, è stato aperto nel 1728. Dal punto di vista architettonico, esso vede sovrapporsi di diverse epoche storiche, dal Settecento fino all'aspetto gentilizio neogotico. Ha un valore come Palazzo, ma soprattutto un valore storico e culturale, perché oggi è la sede della Fondazione intitolata a Giustino Fortunato.
Ha una ricca biblioteca, anch'essa con il suo valore storico, ma è soprattutto un Palazzo in cui è passato un pezzo della storia di questo Paese e del Mezzogiorno. Storia del Paese e storia del Mezzogiorno che vanno insieme: è questo un po' il senso di questo riconoscimento. (Applausi).
È vero, come è stato ricordato, che vi sono passati Giuseppe Bonaparte e Ferdinando di Borbone; è vero che era, come dire, il centro di una rete di amicizie e di relazioni di meridionalisti che Giustino Fortunato tesseva. Ma non a caso da qui è passato il viaggio del bresciano Giuseppe Zanardelli, il primo Presidente del Consiglio, il primo capo di Governo nell'Italia unita che si è recato nel Mezzogiorno, per vedere sul luogo, per capire davvero come cambiare la condizione del Mezzogiorno, puntando sulla valorizzazione delle sue risorse e sulla potenzialità di quei territori.
È un posto molto importante da questo punto di vista, anche per il meridionalismo di Giustino Fortunato, che qui è stato ricordato in più interventi e che ha sempre avuto una fortissima vocazione unitaria, profondamente unitaria, molto attenta nel cogliere le spinte particolaristiche e disgregatrici rispetto all'unità d'Italia, sottolineando tra l'altro che il Mezzogiorno d'Italia non era stata una terra di conquista, ma aveva partecipato alla costruzione del Risorgimento e del processo unitario.
Non è un caso - lo voglio sottolineare - che il presidente Giorgio Napolitano tenne nel Palazzo Fortunato, nell'ambito delle ricorrenze del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, il discorso dedicato alla questione meridionale e all'Unità d'Italia, sottolineando appunto il ruolo di Giustino Fortunato, nella sua vocazione unitaria, e sottolineando come la questione meridionale continui a essere una questione propriamente italiana, che non possiamo sottovalutare; un impegno che deve essere nazionale per ricucire ritardi e disuguaglianze. Non possiamo - come diceva il Presidente - assecondare il diffondersi nell'opinione pubblica, in particolare settentrionale, dell'illusione di uno sviluppo autosufficiente, che non porterebbe il nostro Paese sulla scena internazionale a quei livelli di sviluppo che gli competono.
Insomma, in qualche modo è un riconoscimento anche al nesso inscindibile fra Mezzogiorno d'Italia, questione meridionale e unità del nostro Paese, nel segno di una maggiore coesione e non della disgregazione e della frammentazione, che anche ancora oggi è molto rilevante e che è una tentazione mai sopita delle classi dirigenti di questo Paese. (Applausi).
ROSA (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROSA (FdI). Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, con il disegno di legge in discussione, che prevede la dichiarazione di monumento nazionale del Palazzo Giustino Fortunato in Rionero in Vulture, nella mia Basilicata, non stiamo riconoscendo solamente il valore architettonico di una delle costruzioni settecentesche più rappresentative del Mezzogiorno d'Italia, ma stiamo mantenendo viva la memoria del nostro passato, per consentire a tutte le generazioni di comprendere chi siamo e da dove veniamo.
Il nostro immenso patrimonio culturale deve essere tutelato e valorizzato, dunque, non solo per il valore culturale in sé e per sé, ma perché esso ha un profondo valore sociale quale memoria storica collettiva che il bene custodisce. Del resto, la parola monumento deriva dal verbo latino monere (ricordare). Se l'Italia ha il più grande patrimonio storico, artistico e monumentale al mondo è perché ha una lunga storia da raccontare e da ricordare, per mantenere viva la memoria della nostra identità nazionale. La tutela di questo patrimonio non è dunque solo una necessità estetica di conservazione, ma anche e prima di tutto una questione di responsabilità civile e culturale nei confronti delle generazioni future.
Palazzo Giustino Fortunato è il tipico esempio di bene monumentale italiano. È patrimonio da conservare e valorizzare non solo per le sue oltre cinquanta stanze, il suo accesso monumentale, il vasto cortile, il giardino, gli oltre 11.000 volumi del fondo antico appartenente alla famiglia Fortunato, il suo Museo della civiltà contadina e il contributo che potrebbe portare in termini economici. Non dobbiamo dimenticare infatti che, secondo il report «Io sono cultura 2024» della fondazione Symbola, ogni euro prodotto dalla cultura in Italia ne genera 1,8 in altri settori, come quello turistico e dei trasporti.
Con la legge che decreterà Palazzo Fortunato monumento nazionale stiamo riconoscendo il valore come memoria storica di quel luogo, memoria che riguarda la Basilicata, il Mezzogiorno e l'Italia tutta. Non dobbiamo dimenticare infatti dell'esempio che Fortunato ci ha lasciato come politico. Egli fu infatti deputato e senatore, uno dei più grandi politici della sua epoca, conosciuto sicuramente per essere l'iniziatore del meridionalismo nazionale. Il suo approccio, con uno sguardo unitario e nazionale, lo portava ad affermare che tale questione non era un problema soltanto del Sud, ma dell'Italia intera. Ancor di più, Fortunato fu un politico che prima cercava di capire i problemi dei cittadini e poi cercava di risolverli, facendosi promotore di un vero e concreto riformismo che non si esauriva in provvedimenti disancorati dalla realtà.
Questo è il messaggio che oggi dobbiamo consegnare agli italiani attraverso la dichiarazione di monumento nazionale di Palazzo Fortunato: il messaggio di operare facendoci guidare dalla conoscenza fondata dai reali problemi dei cittadini. Questo è l'approccio pragmatico che noi dobbiamo cogliere, trasmettere e cercare di realizzare come suoi eredi in quest'Aula affinché, quando ci congederemo dalla vita politica, potremo farlo, come lui stesso diceva, con la coscienza di avere consacrato al delicato ufficio quanto avemmo di intelletto e di volontà e con l'orgoglio di lasciarlo moralmente sano ed amministrativamente libero.
Tanto premesso, dichiaro il voto favorevole del Gruppo Fratelli d'Italia. (Applausi).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi).
Sospendo la seduta fino alle ore 18,10, in attesa del parere della 5a Commissione sul disegno di legge n. 1351.
(La seduta, sospesa alle ore 17,47, è ripresa alle ore 18,12).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1351
PRESIDENTE. Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.
Passiamo all'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.
Procediamo all'esame dell'articolo 1, sul quale sono stati presentati emendamenti che si intendono illustrati e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.
GARAVAGLIA, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti all'articolo 1.
FRENI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.201, presentato dalla senatrice Tajani.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.200, presentato dal senatore Misiani, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.202, presentato dalla senatrice Tajani, identico all'emendamento 1.203, presentato dai senatori Turco e Croatti.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.204, presentato dalla senatrice Tajani.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.205, presentato dai senatori Turco e Croatti.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.206, presentato dai senatori Turco e Croatti.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.207, presentato dai senatori Turco e Croatti.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.208, presentato dai senatori Turco e Croatti.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.209, presentato dalla senatrice Tajani.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.210, presentato dai senatori Turco e Croatti.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.211, presentato dalla senatrice Tajani.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.212, presentato dai senatori Turco e Croatti.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.213, presentato dai senatori Turco e Croatti.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.214, presentato dalla senatrice Tajani e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.215, presentato dai senatori Turco e Croatti.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo all'esame dell'articolo 4, sul quale sono stati presentati emendamenti, che si intendono illustrati e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.
GARAVAGLIA, relatore. Esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti all'articolo 4.
FRENI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Esprimo parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.200, presentato dalla senatrice Tajani.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.201, presentato dalla senatrice Tajani.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.202, presentato dalla senatrice Tajani.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.203, presentato dalla senatrice Tajani.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 4.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 5.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione finale.
MUSOLINO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MUSOLINO (IV-C-RE). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, poco meno di un anno fa (esattamente il 27 febbraio 2024) il Senato approvava, nel medesimo testo licenziato dalla Camera, le disposizioni contenute nella legge n. 21 del 2024 in materia di interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali, recate dal Testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58 - meglio noto come TUF - e delle disposizioni in materia di società di capitali contenute nel codice civile.
L'anno scorso, quando abbiamo discusso del decreto legislativo n. 58 del 1998, abbiamo avuto modo di esprimere una certa perplessità per la delega contenuta nell'articolo 19. Già all'epoca avevamo osservato come la pretesa del Governo di ottenere una delega in bianco sulle disposizioni in materia di mercati dei capitali (e quindi su quelle relative all'intermediazione di capitali e alla tutela dei consumatori) fosse eccessiva, fosse un atto di arroganza.
Ci si sganciava, ancora una volta, dal dibattito in Parlamento e si pretendeva di scrivere un testo peraltro abbastanza complicato, corposo e soprattutto delicato, che coinvolge la tutela dei consumatori - che devono essere garantiti nel momento in cui scelgono di sottoscrivere un'operazione di finanziamento per l'acquisto di valori sul mercato - e delle imprese che decidono di rivolgersi al mercato per accrescere il loro patrimonio, al di là delle risorse che possono ottenere dal prestito bancario. Questa pretesa non poteva trovare la nostra condivisione.
Se le aspettative e le prospettive che il Governo si era posto ci sembravano non condivisibili, la realtà ci ha dimostrato che erano anche irrealizzabili. Infatti, l'articolo 19 del provvedimento che abbiamo approvato un anno fa prevedeva che il Governo avesse dodici mesi di tempo per emanare il decreto legislativo in tema di riordino delle misure relative al mercato dei capitali. L'Esecutivo si era dato dodici mesi di tempo per riuscire a emanare un decreto legislativo su una delega sostanzialmente in bianco. Aveva poi stabilito che, nel successivo termine di dodici mesi dall'entrata in vigore del decreto legislativo, avrebbe potuto emanare ulteriori eventuali decreti attuativi o integrativi. Quindi, si era dato un termine di dodici mesi, più dodici. Come ho detto, eravamo al 27 febbraio 2024.
Oggi ci ritroviamo qui con una ulteriore richiesta di rinvio del termine da parte del Governo che, nel testo originario del provvedimento in esame - questa dichiarazione deve avere un pre e un post - prevedeva due soli articoli: nel primo si diceva che il potere di delega che il Governo si era riservato di esercitare in dodici mesi veniva posticipato di ulteriori dodici mesi; nel secondo si prevedeva che il potere di delega per l'emanazione dei successivi decreti integrativi attuativi, che potranno essere emanati dopo l'approvazione del decreto legislativo, sarebbe passato da dodici a diciotto mesi. È come se uno studente si presentasse all'esame per validare la sua capacità di studiare una materia dicendo al professore di non essere stato in grado di studiare e chiedendogli un rinvio non di una sessione di appello, ma di un intero anno; nel caso di specie, lo studente - ossia questo Governo, il Governo Meloni - non si limita a dire che non è stato in grado, che studierà meglio, che approfondirà e cercherà di fare quello che avrebbe dovuto fare e che in un anno non è stato in grado di fare, ma raddoppia e aggiunge, nel testo originario del provvedimento, che insieme all'esercizio del potere di delega aveva intenzione anche di introdurre ulteriori disposizioni, che sono quelle del riordino del sistema delle sanzioni. Quindi, da un lato, il Governo non è stato in grado di esercitare la delega sulla materia originaria e, dall'altro lato, addirittura chiede al Parlamento di dargli un'ulteriore delega in bianco - perché in bianco era, nella versione originaria presentata dal Governo - per riordinare il sistema delle sanzioni. Già un anno fa - come avevo anticipato in premessa - quando avevamo dichiarato il nostro voto su questo provvedimento, avevamo espresso la nostra contrarietà all'esercizio di una delega in bianco, perché l'articolo 19, nel testo originario del decreto legislativo n. 21 del 2024, dice soltanto che eserciterà la delega nei dodici mesi. Se già non c'era piaciuta la delega in bianco scritta nel 2024, ancora meno ci poteva piacere la delega che veniva chiesta per un ulteriore anno, più un anno e mezzo per i decreti attuativi, prevista nel testo in esame; e ciò a maggior ragione perché, oltre alla delega sulla materia specifica, c'era anche quella sulle sanzioni. Non siamo stati in grado di lavorare per un anno e ci prendiamo un altro anno per fare anche qualcosa di più su una materia particolarmente complessa, sia nella disciplina fisiologica, sia - e maggiormente - quando si parla di riordino del sistema sanzionatorio; sistema sanzionatorio che il Governo si propone di riorganizzare prevedendo sostanzialmente soltanto due criteri. Il primo criterio era quello di armonizzare le sanzioni e fare un distinguo più chiaro e più specifico fra illeciti di natura amministrativa e illeciti di natura penale; il secondo era quello di tutelare e attuare il principio del ne bis in idem e tipizzare e tassativizzare le fattispecie illecite nell'ambito della materia specifica. Vi rendete conto che stiamo parlando di un contesto così vago e ampio, nel quale sostanzialmente la delega non soltanto è in bianco, ma è davvero sulla fiducia, che in ogni caso non avremmo potuto concedere mai e poi mai. Anche nel corso dei lavori in Commissione, è emerso infatti chiaramente che i lavori del Governo non venivano portati a conoscenza della Commissione. Non è stato possibile comprendere quanta parte della delega fosse stata svolta, che tipo di lavoro aveva fatto il Governo, verso quale testo si stava orientando. Era una proposta di delega che sostanzialmente avrebbe chiesto, nella versione originaria, semplicemente di affidarci a un Governo che non è stato in grado in dodici mesi di esercitare la sua delega e ne chiede ulteriori dodici più diciotto. È un atto di arroganza vera e propria, diciamocelo francamente.
Come ha illustrato anche il Presidente della Commissione, il senatore Garavaglia, in questo caso i lavori di Commissione si sono sostanzialmente sostituiti a quello che doveva essere l'esercizio del potere di delega da parte del Governo e hanno riempito di contenuti questo testo, che altrimenti sarebbe stato di soltanto due articoli - come ho detto all'inizio - con il quale si chiedeva l'esercizio di una delega in bianco e sulla fiducia. E, nel riempirlo di contenuti, si è andati diversificando, implementando e approfondendo un testo che francamente non merita di essere presentato al Parlamento in questo modo e di diventare un provvedimento definitivo senza che vi sia stata una condivisione dei suoi contenuti.
Dico questo perché la materia è estremamente complessa e la necessità della delega è stata esposta dal Governo già l'anno scorso con la motivazione che, per i mercati finanziari e soprattutto per gli investitori, e quindi anche per gli operatori che investono e si posizionano sul mercato, si rende necessario avere regole più coerenti anche rispetto alla normativa comunitaria. Addirittura il sottosegretario Freni in Commissione ha parlato della volontà di esercitare la delega anche per fare entrare, per recepire attraverso questo testo quelle direttive comunitarie che non sono entrate a far parte del decreto legislativo n. 21 del 2024.
Voi capite che in un panorama di assoluta incertezza, con lavori svolti dal Governo in maniera autonoma, indipendente ma soprattutto oscura - questo è l'aggettivo da utilizzare quando il Parlamento non viene messo a conoscenza in alcun modo di ciò che è stato fatto - chiedere il rinnovo di una delega per ulteriori dodici mesi costituisce un eccesso di richiesta da parte del Governo; richiesta alla quale il Parlamento non può aderire, né può sorreggere la carente azione svolta dal Governo nell'esercizio della delega l'attività suppletiva svolta dalla maggioranza nei lavori di Commissione. Anche in tal caso, infatti, si snaturano le funzioni del potere legislativo, le sue prerogative e la sede in cui un dibattito parlamentare si deve svolgere, che non può consistere in una brevissima discussione generale o in dichiarazioni di voto finali su un testo arrivato già concluso. Sarebbe stato necessario fare delle audizioni, approfondire i temi che non sono stati analizzati e non pretendere certamente di avere un voto favorevole in tale sede.
Per queste ragioni annuncio il voto contrario del Gruppo Italia Viva-Il Centro-Renew Europe. (Applausi).
Presidenza del vice presidente CASTELLONE (ore 18,32)
SALVITTI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALVITTI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signora Presidente, il presente disegno di legge modifica la legge 5 marzo del 2024, n. 21, recante interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati dei capitali. Si inseriscono nel tessuto ordinamentale norme volte a migliorare la competitività del mercato dei capitali italiani nel panorama europeo. La legge mira a introdurre misure di semplificazione e razionalizzazione, finalizzate a consentire l'accesso e la permanenza delle imprese sul mercato dei capitali, senza compromettere la tutela degli investitori e l'integrità dei mercati, realizzando al contempo l'equilibrio tra competitività e tutela. Si tratta di un testo che, in via definitiva, rappresenta un ulteriore passo in avanti per il Paese, perché persegue la finalità prioritaria di modernizzare e rendere più efficienti i mercati dei capitali italiani. Le norme contenute, molte delle quali incidono sulla disciplina delle società di capitali, aggiornano un quadro normativo per accrescere la competitività dell'industria finanziaria italiana alla luce delle dinamiche evolutive dei mercati e della crescente concorrenza fra piazze finanziarie internazionali, anche al fine di rimuovere ostacoli diversi alla domanda di capitale da parte delle imprese.
Sin dall'inizio della legislatura l'opposizione ha urlato che, con l'arrivo a Palazzo Chigi della destra, il Paese sarebbe andato a fondo, verso gli abissi di una crisi economica irreversibile. I principali indicatori economici dicono che non è così. Adesso è stato chiesto un incremento di altri dodici mesi per poter scrivere un testo. Se ricordate bene, inizialmente nei lavori di Commissione dello scorso anno era stato palesato il dubbio se concedere dodici o ventiquattro mesi al Governo; fu già un argomento dello scorso anno.
Probabilmente si è errato nel fatto di essere convinti di potercela fare in dodici mesi.
Nell'operatività che comunque viene data al lavoro del Governo è bene - a mio avviso - dare la possibilità di scrivere norme più corrette e più giuste a sostegno della attività finanziaria sul nostro territorio, soprattutto per quanto riguarda le attività di capitali per l'accrescimento della rete economica reale del nostro Paese. Abbiamo dati evidenti che sostengono quella che è l'azione del Governo, perché danno dei risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Gli indicatori economici ci portano a considerare il fatto che siamo sulla strada giusta per poter andare incontro a una crescita evidente del Paese. Nei giorni scorsi si è tentato di polemizzare, mettendo in evidenza le capacità di altri Paesi europei. È stata presa a riferimento la Spagna, che presenta un aumento del PIL più considerevole. Se però noi andiamo ad analizzare gli indicatori che evidenziano la ricchezza di un Paese, si rileva tranquillamente che non è solamente il PIL a dare il segnale della crescita economica di un Paese, ma ci sono ben 36 indicatori economici e in 32 di essi l'Italia è a un livello ben superiore, soprattutto nel potere d'acquisto, che è completamente diverso in Italia rispetto alla Spagna. Non è sicuramente un discorso nei confronti della Spagna, ma si tratta solo di mettere in evidenza che, quando si considera la salute di un'economia, vanno considerati ben altri parametri e non solamente quelli legati al PIL. (Applausi).
Al fine di poter dare un contributo di questo genere in maniera più corretta e più attenta alle esigenze dei mercati finanziari, si danno dodici mesi di delega al Governo per poter realizzare una norma che possa anche negli anni futuri dare il suo contributo positivo a far sì che ci possa essere una crescita importante delle imprese presenti sul nostro territorio dal punto di vista economico e finanziario.
Per questo motivo il nostro Gruppo esprimerà un voto favorevole sul provvedimento in esame. (Applausi).
MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame prevede la proroga da dodici a ventiquattro mesi del termine della delega al Governo per la riforma organica dei mercati dei capitali e il riordino del sistema di tutte le procedure sanzionatorie di cui al Testo unico di intermediazione finanziaria. L'obiettivo dell'intervento legislativo è procedere a una riforma sistemica della disciplina delle sanzioni amministrative e penali in materia di diritto dei mercati finanziari, facendo seguito alla deroga prevista dall'articolo 19 della legge sulla competitività.
L'argomento, benché molto tecnico, tocca un tema di fondamentale importanza sia per la competitività del Paese che per la tutela dei risparmiatori, cosa che ci sta particolarmente a cuore.
L'articolo 19 del provvedimento nasceva dall'esigenza di imprimere una spinta alla competitività dei mercati europei e dalla necessità di attribuire a loro maggiore certezza, trasparenza, sicurezza, riconoscendo le tutele ai risparmiatori.
Questo mi pare sia il punto fondamentale. Occorreva e occorre ritornare a dare certezza e trasparenza attraverso un miglioramento del contesto normativo e regolatorio. È una finalità questa che, nelle intenzioni, era positiva, ma che nella concretezza della proposta ha fatto sollevare più di una critica. Già durante l'iter di approvazione della legge sulla competitività, come opposizione, avevamo sollevato le nostre preoccupazioni sull'eccessiva ampiezza della delega al Governo e sulla mancanza di un adeguato accento relativo ai temi della trasparenza.
Questo è il centro della discussione. Veniva data una delega sostanzialmente in bianco al Governo per riformare i mercati dei capitali. Intanto si chiede sostanzialmente di prolungare ulteriormente di altri dodici mesi. È una delega esagerata per alcuni versi, che autorizzava il Governo a rivedere l'eccesso di numeri del Testo unico di intermediazione finanziaria, le norme del codice civile sulle società quotate, il Testo unico bancario e il codice delle assicurazioni; una delega che prevedeva troppi spazi, in contrasto con il principio secondo il quale la delega legislativa deve contenere oggetti definiti omogenei e indicare princìpi e criteri direttivi chiari e precisi per gli azionisti e per i risparmiatori.
In mancanza di questi elementi e nell'indeterminatezza lasciata all'arbitrio del Governo, si incorre nel rischio che possano intervenire lobby o gruppi organizzati che tutelino interessi per nulla coerenti con la tutela dell'interesse generale. Sarebbe stato opportuno, in questo senso, prevedere una consultazione pubblica sulla bozza del decreto legislativo, al fine di prevenire al massimo scelte troppo condizionate da interessi particolari.
Per concludere, le modifiche proposte a seguito dell'esame in Commissione non vanno a migliorare la situazione precedente, ma anzi peggiorano e allargano ulteriormente i margini di intervento. Riteniamo infine del tutto inopportuno allungare ulteriormente i tempi della delega per intervenire su un settore dove occorrerebbe invece dare risposte molto più urgenti e chiare.
Alla luce di queste valutazioni, come Alleanza Verdi e Sinistra annunciamo il nostro voto contrario.
TREVISI (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TREVISI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, il disegno di legge in esame modifica i termini per esercitare le deleghe in tema di riforma del mercato dei capitali, approvate lo scorso anno con la legge n. 21, che modifica il TUIF. Quella legge era stata il frutto di una consultazione pubblica fatta dal MEF e aveva recepito le indicazioni della Consob, della Banca d'Italia, delle associazioni e delle società quotate, degli imprenditori, nonché di alcuni tra i più importanti studi legali commerciali, per avere una più puntuale scrittura delle norme necessarie a dare nuovo impulso e competitività ai capitali investiti in Italia.
Va detto però che in questo anno parecchia liquidità è andata ad alimentare l'acquisto di titoli azionari italiani. Tra il dicembre 2023 e il dicembre 2024 sono affluiti alla Borsa di Milano circa 50 miliardi in più, portando la capitalizzazione complessiva a 810 miliardi di euro. Nei primi mesi di quest'anno è proseguita la crescita; per fare un raffronto, siamo a circa il 40 per cento del nostro PIL. La Borsa italiana è cresciuta seguendo il trend delle principali borse azionarie, ma anche con dinamiche proprie di un Paese che ha un Governo stabile. Questo fatto certamente rassicura i mercati e attrae gli investitori.
Ma questo non basta, posto che il mercato azionario milanese risulta ancora non completamente attrattivo per le quotazioni: 2,6 miliardi è il dato medio giornaliero degli scambi azionari, un valore ancora basso per un'economia di oltre 2.000 miliardi di PIL. Il numero delle aziende quotate non aumenta, purtroppo, ma anzi è diminuito da 429 a 421 lo scorso anno. Molti altri strumenti finanziari sono quotati a Milano, tra cui obbligazioni, titoli, bond, ABS, con quasi 1,2 miliardi di valore di scambi medi giornalieri.
Il valore delle obbligazioni societarie italiane è di circa l'8 per cento del totale europeo, di fronte a un PIL che è circa il 12 per cento di quello europeo. L'Italia, ottava potenza industriale al mondo, ha il ventiduesimo mercato regolamentato per valore. I dati sulla capitalizzazione di borsa, il numero di società quotate e il valore complessivo degli scambi ci mostrano un mercato ancora insufficiente, poco attrattivo e non adeguato a sostenere l'economia reale.
Tanti quindi sono gli indicatori che ci dicono che il mercato dei capitali in Italia non è ancora in grado di sostenere la crescita dell'economia reale, quella delle aziende, quella di coloro che producono beni e servizi. Non possono sopperire a questa mancanza di capitali privati solo la decisione pubblica e il sostegno pubblico degli investimenti.
Inoltre, molti soggetti che operano sul mercato dei capitali non hanno le dimensioni e la struttura richieste dalla necessità di seguire tutto il ciclo di vita delle aziende che sostengono, dopo la fase di startup e il momento della loro crescita dimensionale. Si tratta di una serie di dati che ci aiutano a capire come sia necessario rendere più dinamico e attrattivo il mercato dei capitali in Italia. Per l'appunto adesso riconsegniamo maggiore tempo per le deleghe che danno attuazione alle disposizioni che tendono a rendere più attrattiva l'idea di finanziare le aziende italiane.
Viene affrontato il tema dello sviluppo dei mercati dei capitali con misure che favoriscono la raccolta di nuove risorse finanziarie e si inizia altresì a rafforzare il ruolo degli investitori istituzionali nel finanziamento del capitale. Andiamo ad abrogare le norme di regolazione che addirittura eccedevano la previsione della disciplina europea e prevediamo di rafforzare il ruolo degli investitori istituzionali nel finanziamento del capitale delle società quotate, che in Italia è di gran lunga inferiore a quello del resto d'Europa. Si tratta per ora di un primo passo, se consideriamo che in Europa la media del patrimonio investito in azioni dagli investitori istituzionali è del 10 per cento, mentre in Italia è ferma all'1 per cento.
Insomma, siamo in presenza di una serie di riforme iniziate con la legge n. 21 del 2024 e ora migliorate, che avvicinano il modello italiano del mercato dei capitali a quello di altri Paesi europei più attrattivi del nostro. Importante è ora approvare questo testo, che certamente segna una scelta necessaria e opportuna, dopo oltre venticinque anni che il Testo unico sulla finanza non riceveva modifiche di sostanza. È un passo utile in avanti a cui potranno certamente seguirne altri, ove il mercato li richiedesse; certamente saranno necessari, come è stato necessario il provvedimento in esame. L'altro dato di cui tener conto è che molti investitori italiani, anche attraverso i fondi di investimento, spostano i propri soldi all'estero. È necessario che questi capitali, invece, rimangano in Italia o rientrino e vadano a sostenere l'economia reale italiana, soprattutto quel tessuto di piccole e medie imprese, la loro aggregazione, crescita dimensionale ed espansione nei mercati esteri.
Il testo approvato dalla Commissione finanze, che integra le modifiche proposte dal Governo, appare quindi ancora più completo rispetto al testo iniziale. Annuncio quindi il voto certamente favorevole dei senatori di Forza Italia. (Applausi).
TURCO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TURCO (M5S). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, la riforma tanto attesa per rendere competitivo il mercato dei capitali ritorna nuovamente in Parlamento dopo un lungo e tortuoso percorso iniziato solo ad aprile 2023. Il provvedimento in esame, di iniziativa governativa, era stato annunciato come una semplice proroga dei termini di attuazione del disegno di legge capitali. Oggi invece, dopo quasi due anni dalla sua approvazione in Consiglio dei ministri, ci troviamo a discutere di un nuovo testo dai contenuti ancora indefiniti e da decifrare, completamente diverso da quello approvato qualche tempo addietro, arricchito di altri articoli, di un'ulteriore delega al Governo (quella sul regime sanzionatorio), e con tempi di attuazione ancora dilazionati.
Non corretto è stato l'iter con cui si è giunti al presente provvedimento: ci siamo trovati con una serie di emendamenti a firma del relatore e del Governo depositati all'ultimo minuto - addirittura depositati in Aula mezz'ora prima dell'inizio dei lavori dell'Assemblea e con la seduta della Commissione finanze ancora in corso - che hanno modificato l'originaria delega senza la possibilità di alcun approfondimento, per i tempi molto ristretti concessi.
Si tratta di una corsa contro il tempo che riteniamo ingiustificata, considerato il tempo che lo stesso Governo ha già perso: oltre un anno senza approvare alcun decreto attuativo previsto dalla precedente legge delega e adesso si rinvia di altri due anni l'attuazione del provvedimento in esame. È un vero e proprio gioco al raddoppio. Il tempo perso e quello che si perderà dimostrano ancora una volta la totale incapacità del Governo e della maggioranza a fornire risposte soprattutto ad una crisi del mercato immobiliare troppo evidente; eppure dalla maggioranza abbiamo sentito poco tempo fa che la Borsa è cresciuta e ha distribuito dividendi. Si nasconde che la Borsa nel frattempo ha perso tante imprese che sono andate su altri mercati. Il Governo anche su questo tema brancola nel buio.
Entrando nel merito del provvedimento, segnaliamo due macrotemi.
Innanzitutto, si introduce la possibilità di modificare le norme sulle incompatibilità dei titolari di cariche amministrative negli organi gestionali, prevedendone persino la possibile abrogazione. Quindi, consentite la possibilità di abrogare queste norme sulla incompatibilità dei titolari di cariche amministrative, che oggi funzionano. Questo significa due cose: consentire il traffico di influenze e limitare la concorrenza.
Inoltre, è imbarazzante anche l'ulteriore delega per il riordino del sistema sanzionatorio in tema di intermediazione finanziaria, dove si prevede la possibilità di introdurre dei veri e propri condoni, prevedendo la possibilità di facilitazioni nel pagamento delle sanzioni. Risoluzioni bonarie, addirittura sanzioni concordate, introducendo così le cosiddette "sanzioni fai da te"; persino sanzioni alternative a quelle pecuniarie. A questo punto, mi chiedo se stiamo reintroducendo il baratto. (Applausi).
Infine, la revisione e addirittura l'abrogazione della confisca e del sequestro dell'illecito profitto. Questi provvedimenti non tutelano affatto il pubblico risparmio, non favoriscono la stabilità del mercato finanziario, non garantiscono il suo corretto funzionamento. Al contrario, difendono solo l'illecito. (Applausi).
In questo modo, create un'area di impunità anche nel mercato dei capitali, così come avete già fatto in quella amministrativa, con l'abuso di ufficio, e in quella fiscale, con la cancellazione dell'infedele dichiarazione. Quanti si attendevano una vera riforma capace di rilanciare il mercato dei capitali in Italia resteranno ancora profondamente delusi.
Vorrei ricordare che l'anno 2024 sarà ricordato come la grande fuga da Piazza affari: a fronte di una sola nuova impresa in entrata, si sono registrate ben venticinque imprese che sono andate via, con una perdita di capitali pari a ben 28 miliardi.
Questo sì che è un vero buco di bilancio nel listino della borsa valori. Una borsa che diventa, col Governo, sempre più povera e piccola. Siamo così lontani da un'inversione di tendenza, anche perché tutte le recenti offerte di acquisto in corso non faranno altro che ridurre ancora di più il listino della borsa valori. Ma la débâcle non finisce qui. Questa ulteriore proroga di ben due anni non farà altro che accentuare la crisi economica in atto, che diventa sempre più grave, soprattutto in settori strategici come quello dell'automotive.
Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti e i numeri parlano chiaro: calo della produzione industriale da ventidue mesi consecutivi; crollo del fatturato del manifatturiero di 42 miliardi; esplosione della cassa integrazione a zero ore di lavoro; perdita di potere di acquisto delle famiglie dopo il biennio 2022-2023; stagnazione della domanda interna e dei consumi; assenza di una vera e strategica politica fiscale a sostegno degli investimenti e della riduzione delle tasse. Avete pensato solo a introdurre dei condoni, delle sanatorie e delle rateizzazioni.
Una crescita economica azzerata e, da ultimo, il bollettino ABI della settimana scorsa: calo da ben ventuno mesi dei prestiti a famiglie e imprese, con una riduzione dell'uno per cento rispetto al 2023.
Signor Presidente, questa è la sintesi che dimostra il fallimento della politica economica del Governo: una serie di risultati negativi, che mostrano una realtà diversa da quella che viene raccontata al Paese. La verità che non dite è che sui temi economici il Governo viaggia a vista.
Signor Presidente, concludo con una citazione del noto scrittore Paolo Coelho, quando dice: «Aspettare è doloroso. Dimenticare è doloroso. Ma non sapere quale decisione prendere è la peggiore delle sofferenze».
Per tutte queste ragioni, esprimo a nome del MoVimento 5 stelle il nostro voto contrario. (Applausi).
BORGHESI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BORGHESI (LSP-PSd'Az). Signora Presidente, il presente disegno di legge aggiorna, integra e arricchisce la legge 5 marzo 2024, n. 21, recante interventi a sostegno della competitività dei capitali e delega al Governo per la riforma organica delle disposizioni in materia di mercati di capitali recate dal testo unico. Si tratta di una proroga da dodici a ventiquattro mesi del termine per l'adozione di uno o più decreti legislativi per la riforma organica delle disposizioni in materia dei mercati di capitali recate dal testo unico. Di conseguenza, è prevista la proroga, da diciotto a ventiquattro mesi, anche per il termine dell'adozione di eventuali decreti correttivi e integrativi.
Continuando nella descrizione del cuore del provvedimento, viene introdotto un nuovo articolo, l'articolo 19-bis, alla legge n. 21 del 2024, che prevede un'ulteriore delega al Governo per la riforma organica e il riordino del sistema sanzionatorio e di tutte le procedure sanzionatorie previste dal decreto legislativo da esercitare entro ventiquattro mesi.
I princìpi e i criteri direttivi includono tra gli altri l'individuazione, la selezione, la determinazione e il coordinamento delle condotte illecite e delle relative sanzioni, differenziando tra illeciti amministrativi e penali sulla base del criterio di offensività, prevedendo altresì criteri di tassativizzazione delle specie di illecito e la revisione di tutte le procedure sanzionatorie, al fine di garantire il rispetto di tempi certi del contraddittorio, della pubblicità, della verbalizzazione tempestiva e della distinzione tra funzioni istruttorie e funzioni decisorie, anche prevedendo l'introduzione di meccanismi di risoluzione alternativa e preventiva delle controversie ai fini deflattivi del contenzioso.
Nei commi successivi viene descritto il procedimento e la tempistica, secondo cui la delega sarà esercitata dal Governo e come il Governo possa adottare, ove necessario, uno o più decreti correttivi e integrativi entro ventiquattro mesi dall'entrata in vigore dei decreti legislativi.
Oltre a questo, vengono introdotte anche delle nuove disposizioni che riteniamo essere molto importanti e qualificanti, come l'adeguamento della normativa dei bonifici istantanei alla normativa dell'Unione europea, in quanto vanno bene i tempi pressoché immediati di questo strumento, che è utilissimo, ma serve comunque una normativa che riesca a prevenire i rischi e le truffe che possono nascondersi. Questo provvedimento va appunto nella direzione di dare una maggiore sicurezza, ma accanto a questo c'è anche una ridefinizione dell'attività degli organismi di vigilanza e di tenuta dell'albo dei consulenti finanziari abilitati all'offerta fuori sede: quindi, maggiore trasparenza, maggiori informazioni e più poteri ispettivi che sicuramente produrranno dei miglioramenti significativi.
Forse l'innovazione più importante è quella che salvaguarda la specificità delle banche del territorio: parlo in particolar modo delle banche popolari e delle banche di credito cooperativo (BCC). Infatti, tramite il provvedimento che stiamo andando ad approvare non troveranno applicazione gli articoli 21, 23 e 24-bis del TUF all'offerta e alla consulenza, aventi ad oggetto azioni emesse dalle banche di credito cooperativo e dalle banche popolari, quando la sottoscrizione o l'acquisto sia di valore nominale non superiore a 2.000 o 3.000 euro a seconda del tipo di banca; se superiore a tale importo, quando questi rappresenti la quota minima stabilita nello statuto dalla banca per diventare socio, purché la stessa non ecceda il valore nominale di 3.000 o 4.000 euro a seconda della tipicità della banca. Questo secondo noi è un altro aspetto molto importante che andrà non solo a salvaguardare la specificità delle banche del territorio, ma andrà ad aiutare l'economia del territorio, soprattutto quella delle piccole e medie imprese.
Per tutte queste motivazioni, non possiamo che essere favorevoli all'approvazione di questo provvedimento. (Applausi).
TAJANI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TAJANI (PD-IDP). Signora Presidente, alcuni colleghi hanno già rilevato come la discussione di questa sera si ponga in una continuità ideale con quella che abbiamo svolto circa un anno fa in quest'Aula quando è stata approvata la cosiddetta legge capitali e la delega per la revisione complessiva del testo unico sulle questioni finanziarie, di cui oggi il Governo ci chiede la proroga.
In quella discussione, come probabilmente i colleghi ricorderanno, pur muovendo delle critiche cogenti e stringenti ad alcuni aspetti della cosiddetta legge capitali (penso, in particolare, all'articolo 12 sulla costruzione e proposizione di liste da parte dei consigli di amministrazione uscenti nelle società quotate), la scelta di voto del Gruppo Partito Democratico, che rappresento, fu quella di una vigile attesa. Scegliemmo la strada di un'estensione in attesa di capire quali fossero le linee strategiche e le idee del Governo e della maggioranza sulla revisione complessiva del testo unico.
Rimanemmo particolarmente stupiti - lo ricordo al sottosegretario Freni, che ringrazio per aver accompagnato tutti i nostri lavori - dalla bocciatura che venne riservata a un nostro emendamento con cui semplicemente proponevamo che il Governo si facesse accompagnare in questa operazione - capisco non semplice - di revisione del testo unico da un team di esperti con competenze riconosciute a livello internazionale. Peraltro, per quanto ci risulta, ciò è avvenuto. Tuttavia, nonostante il sostegno di un team di esperti, il Governo non è riuscito, come d'altronde era immaginabile, a produrre le necessarie revisioni nei tempi della delega.
Inoltre, è già stato ricordato da alcuni colleghi e colleghe che il provvedimento che oggi ci apprestiamo a votare contiene un'ulteriore delega al Governo per la revisione complessiva del sistema sanzionatorio e della sua riorganizzazione. Si tratta di una delega sostanzialmente in bianco perché, a parte alcuni titoli enunciati di interventi possibili, non contiene un'indicazione di principio su quale sia la direzione che il Governo intende intraprendere e che tipo di poteri intende rafforzare o spostare da un'entità di controllo all'altra.
È quindi difficile chiedere l'approvazione da parte delle opposizioni, in aggiunta alla delega esistente, di un'ulteriore delega con queste caratteristiche. Ciò soprattutto in un momento in cui il sistema bancario e finanziario è in grande movimento. Stiamo infatti assistendo a un processo internazionale, di dimensione perlomeno europea, di riorganizzazione dei grandi gruppi finanziari e bancari (è stato definito un vero e proprio Risiko, per utilizzare il linguaggio giornalistico), rispetto al quale l'orientamento e la visione strategica del Governo ci rimangono tuttora ignoti.
Dalle indiscrezioni e da alcune dichiarazioni sappiamo di simpatie accordate di volta in volta ad alcune operazioni di mercato rispetto ad altre; simpatie o antipatie che sembrano più legate ai gruppi che muovono queste operazioni, piuttosto che a una valutazione complessiva dell'operazione in sé, nel suo effetto sul sistema economico del Paese e di finanziamento delle piccole e medie imprese, o anche delle grandi.
A questo Parlamento manca conoscere e sapere quale sia la visione strategica del Governo rispetto a questi temi, soprattutto in un momento così complesso e di riorganizzazione così importante e impattante. Questa per noi è anche l'occasione di chiedere al Governo, rappresentato dal sottosegretario Freni, di venire a spiegare, anche semplicemente in Commissione, quali siano le valutazioni che il Governo fa delle operazioni in corso e come queste si leghino all'operazione di riforma del TUF che ci chiedete oggi di prorogare per un periodo non breve.
Noi avevamo anche chiesto di ridurre quel periodo. Di fronte a questo tipo di valutazioni e quindi anche di un'incertezza sulla posizione strategica del Governo su questi temi, il nostro non può essere né un voto favorevole, né un voto di astensione, ma sarà un voto contrario, lasciando ovviamente aperta la possibilità, da parte nostra, di un confronto positivo anche in altre sedi, più ristrette, come quella della Commissione. È anche l'occasione di chiedere al Governo di poterci confrontare con serenità su questi aspetti, perché risultano particolarmente strategici per il futuro del nostro Paese, che da ventidue mesi vede un rallentamento, anzi un fermo totale della produzione. È necessario, quindi, accelerare gli interventi che riportino in positivo la produttività e la produzione del Paese. (Applausi).
ORSOMARSO (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ORSOMARSO (FdI). Signor Presidente, sottosegretario Freni, gentili colleghi, partirei da un'analisi di scenario senza entrare nel tecnicismo, perché è un argomento molto tecnico che abbiamo trattato in Commissione, facendo tante audizioni sul disegno di legge cosiddetto capitali, qualcuno parlava del Libro verde. Credo non ci sia Presidente migliore del presidente Garavaglia nell'accogliere, su questi provvedimenti importanti, il contributo del Parlamento tutto, comprese le opposizioni. Provo a essere leggero anche nello scenario, perché siamo nella settimana di Sanremo, che unisce l'Italia, non so se fate parte di qualche gruppo di ascolto, io sono stato sorteggiato per un pezzo difficile e devo fare anche le prove. A parte le battute, penso che su questo tema - lo dico soprattutto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che pure hanno dato un contributo importante su quel disegno di legge capitali che è stato il primo provvedimento recuperato dal lavoro fatto degli altri Governi - vi sia addirittura una posizione più oltranzista di quella di Fratelli d'Italia rispetto alle regole che dovevano permettere quello che giustamente il collega Turco sottolinea come delisting, cioè un'Italia che tiene, con un Governo che fa un grande lavoro e ci sono regole - il voto multiplo, il voto per le liste dei consigli di amministrazione - che necessitavano comunque di un nuovo ordinamento. In questo scenario, non c'è - per parlare ai cittadini italiani, che sono famiglie e imprese - una cosa che va da sé, ma si lega tutto, nella stagione delle riforme. Penso che almeno su questo provvedimento, rispetto a quello che anche le minoranze hanno dimostrato in Commissione, si potesse fare un lavoro che non ci vedesse divisi. Per rispondere anche alla collega del PD, stranamente quel loro voto di astensione rispetto a sollecitazioni che abbiamo letto sulle pagine dei giornali di grandi gruppi si è trasformato in un'interrogazione parlamentare, perché o andava bene il voto di astensione prima o non capisco quale sia stata la sollecitazione che è arrivata. Questo nostro Parlamento, al di là del Governo, fa il suo lavoro e su un tema così tecnico come la riforma del TUF voglio anche, rispetto ad alcuni passaggi fatti dai colleghi, sottolineare quello che a chiare lettere il sottosegretario Freni, quindi il Governo, e il ministro Giorgetti hanno rappresentato al Parlamento; è un lavoro quasi finito quello dell'audizione degli stakeholder da parte del Governo. Si tratta di modificare il TUF inserendovi tutte le direttive europee e anche le varie sentenze della Corte di cassazione, aggiungendo il criterio che riguarda le sanzioni e aggiungendo quello che il Parlamento ha potuto fare anche grazie al presidente Garavaglia per quanto riguarda il sistema del controllo e anche della garanzia sulla trasparenza del mercato dei capitali. Ebbene, credo che il Governo abbia espresso a chiare lettere - non so se l'abbia fatto in Aula attraverso il sottosegretario Freni o se vorrà rispondere in replica - che c'è un lavoro quasi finito, che ci sono state diverse audizioni e abbiamo preso tempo, non tempo rispetto a un lavoro che attendeva da diversi anni. Voglio ricordare che questo Governo ha messo in campo riforme che attendono da diversi anni, come la riforma del fisco, datata alla metà del 1970, la riforma dell'organizzazione orizzontale e verticale dello Stato, quindi sull'autonomia, la riforma per dare stabilità ai Governi, che è quello che ha garantito, in questo momento storico difficile, all'Italia di avere la borsa più alta, le esportazioni più alte, insomma di avere una tenuta nonostante una crisi sistemica determinata dalle guerre e da tutto quello che conosciamo e su cui abbiamo dibattuto in Parlamento con, a scalare, la crisi anche del nostro sistema industriale. Infatti, se la Germania va in default, ne risente tutta l'Europa. Rispetto all'idea del mercato dei capitali, con l'Asia che è più avanti di tutta l'Europa, con la Francia che è sempre più avanti dell'Italia.
Non a caso nelle scorse ore avevamo dato un allarme rispetto all'operazione di Generali con Natixis, seguita anche dagli altri colleghi. Infatti, se c'è una cosa da mettere a valore in questo dibattito, che poi, se diventa troppo tecnico, le famiglie e le imprese non ci capiscono, è che l'Italia non è mai fallita a prescindere dalle speculazioni dei mercati; l'Italia non è mai fallita, neanche quando qualcuno che oggi finanzia le organizzazioni non governative nel 1992 speculava prima sulla sterlina e poi sulla lira (mi riferisco a Soros). L'Italia ha tenuto, con famiglie e imprese, con la resilienza (una parolaccia che non piace al collega Garavaglia) perché il sistema delle nostre banche e delle nostre industrie ha una sua solidità e una sua storicità, insomma si parla di made in Italy.
Il provvedimento in esame non fa altro che inanellare tutte queste riforme; io penso e spero nel lavoro serio che il Governo sta facendo attraverso la Commissione, attraverso le future audizioni in cui sentiremo tutti gli stakeholder e le parti importanti per riformare il testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (TUF), che non si riforma ogni tre anni. Speriamo sia una riforma epocale, che però va adeguata sempre ai tempi, pensando anche al fintech e a quant'altro. Questo è lo spirito con cui credo il Governo abbia fatto un lavoro serio; penso anche che da alcuni toni dei colleghi della minoranza ci sia lo spazio per non essere disuniti su questo, per sottolineare il valore di questa Italia. Lo ha ricordato anche il Presidente Mattarella, con lo spread che va alla grande grazie al ministro Giorgetti, alla Meloni Presidente e agli altri Ministri. Abbiano il dovere di narrare diversamente questa Italia, che è fatta di famiglie che hanno un grande risparmio, di dare tale narrazione come opinione e come valutazione a tutte le agenzie di rating, a tutti quegli investitori internazionali che acquistano il nostro debito pubblico, rispetto al quale abbiamo ancora una grande tenuta perché lo comprano in gran parte degli italiani. Soprattutto, però, penso alle imprese che possono guardare a questo Paese che rialza la testa come una possibilità di investimento. (Applausi).
Considererei pertanto positivamente anche gli interventi della minoranza che, pur esprimendo un voto contrario, lasciano la speranza di seguire insieme un provvedimento così importante. Capisco, infatti, l'idea di dividersi sull'autonomia o sul premierato che non vi piace perché dà una stabilità ai Governi politici rispetto a chi è piaciuto poter governare anche senza voti. Fatemi fare una battuta anche sulla responsabilità, perché mentre qualcuno in passato ha messo le mani sul sistema bancario, a noi è toccato metterci la faccia; per cui se oggi Banca Monte dei Paschi di Siena può presentarsi al mercato, è perché ha ricevuto un contributo di 4 miliardi degli italiani, con un Governo che l'ha recuperata, e può mettersi a fare operazioni che garantiscano una grande ripresa.
Con queste motivazioni, anche un po' leggere rispetto a un clima secondo me positivo, annuncio il voto favorevole del Gruppo Fratelli d'Italia. (Applausi).
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso, nel testo emendato per effetto delle modifiche introdotte dalla Commissione, con il seguente titolo: «Modifiche alla legge 5 marzo 2024, n. 21, per l'aggiornamento della delega ivi prevista e per il conferimento della delega al Governo per la riforma organica e il riordino del sistema sanzionatorio e di tutte le procedure sanzionatorie recati dal testo unico di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998, nonché ulteriori disposizioni in materia finanziaria».
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Sui lavori del Senato
SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signora Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per richiamare l'attenzione e chiedere anche un chiarimento alla Presidenza del Senato o al Ministro per i rapporti col Parlamento, relativamente a una lettera che il vice ministro Cirielli oggi ha inviato a tutti i 200 senatori della Repubblica. Mi riferisco a una lettera con la quale il vice ministro Cirelli ci dice che non potrà essere in Aula per discutere la mozione n. 97, a mia prima firma, su Armenia e Azerbaijan.
Ci scrive dicendo che dato che non può venire in Assemblea, ci inquadra storicamente e politicamente la vicenda. Vorrei chiedere al ministro Ciriani o alla Presidenza del Senato di spiegarmi davanti a quale tipo di atto ci troviamo perché, da quanto mi risulta, il Governo si relaziona con il Parlamento nelle Commissioni, in Assemblea viene a rappresentare le posizioni dell'Esecutivo e ovviamente il Parlamento interloquisce.
Io non riesco a capire se questa missiva del vice ministro Cirielli sia una lettera personale, cioè se la manda a titolo personale, o se rappresenti il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e quindi il Governo. Devo ringraziare il senatore Marton che in Commissione esteri ha già chiesto conto al ministro Tajani se le posizioni del vice ministro Cirelli siano personali o rappresentative della Farnesina. Mi pare però di poter stigmatizzare questo modo di relazionarsi veramente irrituale. Lo dico anche perché nella Repubblica si creano dei precedenti; se cominciamo a stabilire che ogni membro di Governo, quindi tutti i Ministri, Vice Ministri e Sottosegretari, invece di venire nelle Commissioni e in Assemblea, ci mandano delle lettere per spiegare la loro posizione, credo che introduciamo una prassi completamente innovativa di cui non si ha notizia e non capisco neanche dove stia la responsabilità politica dell'autore. Quanto detto dal Vice Ministro è illustrativo di cosa? Esprime la posizione collegiale del Governo? Io sono veramente basito. Questo Governo ci ha abituato a rompere tutte le procedure e tutte le prassi della Repubblica, ma mai era successo a tutti noi, 200 parlamentari, di ricevere una lettera su carta intestata del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dove un Vice Ministro, poiché non può venire in Assemblea, ci racconta la sua posizione su una mozione sulla quale il Parlamento liberamente deve deliberare.
Sono veramente incredulo. Chiedo però che mi sia data una spiegazione. Pretenderei, nella mia funzione, di ricevere una risposta o dal Ministro dei rapporti con il Parlamento o dal Presidente del Senato, con la spiegazione della natura del documento che ho ricevuto. (Applausi).
ZAMPA (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZAMPA (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo anch'io sul tema appena sollevato dal collega Scalfarotto per esprimere il mio grandissimo stupore. Sono stata anch'io destinataria della lettera del Vice Ministro. Mi sarebbe piaciuto che egli ci avesse scritto una lettera nel momento in cui io, ma anche altri colleghi che siedono qui con me al Senato e sono membri del Consiglio d'Europa, sono stati posti in una lista nera proprio dall'Azerbaijan e dal Governo azero. Sarebbe stato gradito che un Vice Ministro mandasse un messaggio di solidarietà e usasse la propria eventuale influenza sull'Azerbaijan per far comprendere la gravità di quella decisione.
Al di là di questo, trovo anch'io stupefacente e chiedo una spiegazione sulle ragioni per cui siamo stati raggiunti da questa singolare missiva. Il Governo ci ha abituato a cose molto stravaganti e singolari, ma questa, per quanto mi riguarda, è la prima volta che mi capita. (Applausi).
MARTON (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARTON (M5S). Signor Presidente, vorrei ricordare quello che è successo qualche giorno fa in quest'Aula, quando il vice ministro Cirielli ha espresso parere contrario su una mozione a prima firma del senatore Scalfarotto, firmata dal presidente della Commissione esteri di Forza Italia, quindi della maggioranza, Stefania Craxi, dal vice presidente della Commissione esteri, senatore Menia, del Gruppo Fratelli d'Italia, e da tutti i Gruppi parlamentari e i singoli senatori.
Ora, dopo dieci giorni in cui il vice ministro Cirielli è venuto a raccontarci che dovevamo cambiare tutti i pareri su quella mozione, che era molto molto equilibrata e per cui aveva insistito affinché si propendesse tutti a favore di una sola delle due parti, ciò a me sembra osceno, oltre che scandaloso.
Chiedo che il vice ministro Cirielli venga qua domani, in Aula, per spiegarci le sue ragioni, visto che invece il Ministro degli affari esteri, a cui la settimana scorsa in audizione ho chiesto se quella del vice ministro Cirielli fosse la posizione dell'intero Governo, ha negato che quella fosse la posizione. Anzi, il ministro Tajani ha ribadito con forza che la posizione del Governo è esattamente quella del Parlamento. (Applausi).
Allora, se abbiamo un Vice Ministro che non la pensa come l'intero Governo, venga in Aula e ci spieghi le sue ragioni, ma non banalizzi quello che fa il Parlamento. Non si permetta più di venire in Parlamento e di sovvertire quello che il Parlamento gli dice di fare. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatori, la Presidenza prende atto delle vostre osservazioni e farà opportuni approfondimenti.
Se non ci sono obiezioni potremmo proseguire i lavori con l'illustrazione e la discussione della mozione n. 109, presentata dalla senatrice Pucciarelli e da altri senatori, sui reati di violenza sessuale commessi con l'ausilio di sostanze stupefacenti. Domani procederemo con le dichiarazioni di voto.
Discussione della mozione n. 109 sui reati di violenza sessuale commessi con l'ausilio di sostanze stupefacenti (ore 19,20)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione 1-00109, presentata dalla senatrice Pucciarelli e da altri senatori, sui reati di violenza sessuale commessi con l'ausilio di sostanze stupefacenti.
Ha facoltà di parlare la senatrice Pucciarelli per illustrarla.
PUCCIARELLI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, questa mozione nasce da un convegno che si è tenuto lo scorso novembre qui in Senato, dal titolo "Sostanze psicoattive e violenza di genere", dove erano presenti i rappresentanti del Ministero della salute e dell'Istituto superiore di sanità, referenti dei laboratori che vanno ad analizzare le sostanze tossicologiche.
La violenza sessuale sulle donne, purtroppo, è un tema di attualità. I dati pubblicati da gennaio a giugno 2024 parlano di 2.923 casi, di cui il 91 per cento a danno di donne. Negli ultimi dieci anni è stata introdotta una normativa di settore per l'eliminazione della violenza sulle donne. Con la direttiva europea sulle norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato e la Convenzione di Istanbul sono stati delineati a livello internazionale gli impegni a carico degli Stati membri in ordine alla protezione delle persone offese, tra le quali in particolare le donne vittime di violenza di genere.
In Italia sono state promulgate specifiche norme a tutela delle donne, come il codice rosso, contenente una modifica delle norme e l'inasprimento delle pene previste nel diritto penale sostanziale e processuale penale, per chiunque sia offeso da violenze, atti persecutori e maltrattamenti; con l'approvazione della legge n. 168 del 2023, il cosiddetto codice rosso rafforzato, il Parlamento italiano è intervenuto per rendere più operative le misure preventive e cautelari, nonché in materia processuale, al fine di dare una maggiore tutela alle donne vittime di violenza domestica. Per le medesime finalità, la legge n. 122 del 2023 introduce la revocazione dell'assegnazione delle indagini in caso di mancato rispetto dei termini per l'assunzione di informazioni dalla persona offesa nei reati di cui al codice rosso.
Molte vittime di violenza hanno difficoltà a denunciare i fatti, spesso per vergogna, oltre che per paura di ritorsioni. La somministrazione occulta o l'assunzione volontaria delle sostanze incidono sull'elemento chiave che determina la consumazione del reato di violenza sessuale, ovverosia il consenso.
La diffusione dilagante dell'utilizzo di sostanze psicoattive ha fatto emergere un fenomeno nuovo, forse meno conosciuto, ma molto pericoloso e correlato all'aggressione sessuale facilitata da droghe, dove la costrizione ad atti sessuali non consensuali è favorita dalla notevole riduzione o addirittura dalla completa perdita di coscienza, causate dalla somministrazione occulta non dichiarata o anche mediante assunzione volontaria di sostanze ad effetto neurodepressivo.
Alle sostanze illegali classiche (le droghe di abuso) si sono aggiunte droghe note come droghe da stupro, altre sostanze psicoattive che possono agire come depressori del sistema nervoso centrale.
Gli effetti farmacologici che ne derivano possono includere rilassamento, euforia, mancanza di inibizione, amnesia, alterazione della percezione e molti altri, fino alla perdita di coscienza, e possono portare anche alla morte.
La lotta contro la droga definita da stupro presenta delle insidiosità anche per la difficile rilevabilità biologica in ragione dell'estrema velocità di metabolizzazione e smaltimento da parte dell'organismo umano, così da renderla difficilmente rilevabile nel tempo. Questo dato evidenzia l'importanza della celerità nella denuncia e la previsione di strumenti diagnostici che siano in grado di rilevare le sostanze a distanza di tempo.
La somministrazione occulta o l'assunzione volontaria delle sostanze incidono sull'elemento chiave che determina la consumazione del reato di violenza sessuale, ovverosia il consenso. Le aule insegnano che vi è un enorme problema relativo alla prova del reato, dove i protagonisti dell'episodio sono spesso soltanto l'aggressore o gli aggressori e l'aggredito o l'aggredita. La prova del reato muove principalmente attorno all'esistenza di un dissenso o di un mancato consenso e, in aggiunta, all'attendibilità della testimonianza della vittima, che spesso, proprio a causa dell'assunzione delle sostanze, non ha né il ricordo né la piena consapevolezza di ciò che è avvenuto, per cui può risultare non attendibile.
Il pronto soccorso ospedaliero costituisce il primo anello della catena di aiuto e rappresenta un osservatorio privilegiato per identificare e accogliere situazioni che, altrimenti, rischierebbero di rimanere invisibili. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 novembre 2017 ha definito le linee guida nazionali per le aziende sanitarie e ospedaliere in termini di soccorso e assistenza sociosanitaria alle donne vittime di violenza, prevedendo un percorso che fornisce un supporto psicologico, una valutazione delle lesioni, una raccolta di dati circostanziali ed anamnestici, una raccolta di campioni biologici per esami genetici e una raccolta di campioni biologici per esami tossicologici. Di fronte a episodi di violenza fisica dichiarata all'accesso al pronto soccorso, è molto importante che l'intervento sanitario in emergenza tenga conto sia degli aspetti clinici che delle possibili successive implicazioni medico-legali. E sono di estrema rilevanza una corretta repertazione dei campioni e delle tracce biologiche e il mantenimento della catena di custodia nel caso di prelievo di matrici biologiche della vittima, al fine di assicurare elementi di prova fruibili in un successivo iter giudiziario.
Le linee guida indicano livelli minimi, che possono essere implementati da protocolli in uso presso le singole aziende ospedaliere nell'ambito della loro competenza. Molte aziende sanitarie del territorio nazionale hanno infatti attivato il cosiddetto codice rosa. Per garantire alle vittime di reato una tutela reale è però necessario adottare procedure e standard nazionali o internazionali che facilitino il rilevamento e l'identificazione delle sostanze anche non inserite attualmente nelle tabelle delle date rape drugs, la cui somministrazione può essere fatta comunque rientrare nella fattispecie della violenza sessuale facilitata dalla droga. A tal fine è fondamentale partire dalla disamina delle procedure attualmente in uso, al fine di fornire dati necessari alla predisposizione di un'eventuale nuova procedura operativa che preveda anche nuove tipologie di analisi per l'identificazione delle sostanze e l'aggiornamento delle tabelle attualmente esistenti che contemplano le sostanze che possono essere utilizzate sia nei crimini facilitati dall'uso di droga che nelle aggressioni sessuali facilitate dall'uso di droga. Prioritarie sono, invero, la determinazione e l'identificazione delle sostanze di abuso nelle matrici biologiche della vittima (sangue, urina), in particolar modo nella matrice cheratinica, cioè l'esame del cappello. Quest'ultima è fondamentale qualora un'aggressione venga denunciata in maniera tardiva e contribuisce a fornire indizi medico-legali appropriati nei casi di indagini relative alle vittime di violenza droga-correlata.
Passo quindi agli impegni. Di fronte alle osservazioni da parte di alcuni dei Gruppi parlamentari non firmatari, si modificano alcuni impegni nel senso che segue. Tra l'altro, ringrazio anticipatamente tutti i colleghi che hanno contribuito anche attraverso queste modifiche a poter avere un testo condiviso. (Applausi).
Impegna il Governo a prevedere e sostenere delle iniziative nell'ambito di campagne di sensibilizzazione - e qui si introduce la prima modifica - contro la violenza di genere e in particolare avverso l'uso di sostanze stupefacenti, psicotrope o comunque sostanze atte ad alterare la coscienza, volte ad evidenziare altresì i pericoli insiti all'uso delle suddette sostanze con riguardo ad eventi di violenza sessuale; a prevedere e sostenere iniziative formative e didattiche nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado volte a disincentivare l'uso - qui di nuovo una modifica, con l'introduzione di «delle» e la cancellazione di «degli stupefacenti, con un focus sulle droghe» e si riprende con l'aggiunta di «droghe dello stupro e delle sostanze che facilitano le violenze di natura sessuale» - ad adottare gli atti necessari per la formazione di un tavolo tecnico permanente che elabori le procedure standard, le linee guida e le raccomandazioni per contrastare il fenomeno, che tenga conto della rapida introduzione di nuove tipologie di sostanze psicoattive sul mercato, al fine di consentire l'individuazione delle tipologie di prelievi dei campioni biologici a seconda della tipologia di aggressione, nonché le modalità di prelievo sulle diverse matrici, e la conservazione del materiale biologico in catena di custodia; ad emanare gli atti necessari per identificare in ciascuna regione dei precipui laboratori - e qui una introduzione nuova - pubblici o privati, convenzionati o accreditati, che si occupino di tossicologia forense di secondo livello e che implementino le strumentazioni necessarie alla determinazione delle sostanze d'abuso nelle matrici biologiche nei casi di vittime di violenza droga correlata; a varare i necessari ed opportuni provvedimenti per la formazione di un database a livello regionale e nazionale - è un punto nuovo - in raccordo con la legge n. 53 del 2022, relativa alle statistiche in materia di violenza di genere, dove vengono raccolti e conservati - questo è un punto di nuova introduzione - nel rispetto della normativa per la privacy, per un adeguato lasso temporale, i dati di provenienza sanitaria e forense relativi ai casi di violenza.
Io ringrazio di nuovo tutti. Scusate se sono stata eccessivamente lunga, ma era una relazione troppo tecnica per poterla abbreviare. Di nuovo ringrazio tutti e spero che possa essere d'aiuto per tutte le donne. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
È iscritta a parlare la senatrice Campione. Ne ha facoltà.
CAMPIONE (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il codice rosso è un'ottima legge, che contiene disposizioni di carattere processuale penale e disposizioni di diritto penale sostanziale, tutte dirette al contrasto della violenza sessuale.
Il legislatore è poi intervenuto nuovamente sulla materia, nel 2023, con norme più specificamente dirette al contrasto della violenza domestica, contemplando soprattutto misure di prevenzione. Ancora, sempre nel 2023, è intervenuto prevedendo l'avocazione delle indagini quando la persona offesa dal reato non venga ascoltata nel termine previsto dalla legge.
Dal punto di vista legislativo, quindi, il sistema è coerente, efficace. Tuttavia, il fenomeno della violenza è subdolo e insidioso, e si presenta sempre sotto nuove forme. Di recente assistiamo, sempre più frequentemente, a episodi di violenza che si consumano unitamente alla somministrazione di stupefacenti, in particolare della cosiddetta droga dello stupro, che tende a ridurre, quando non ad annullare totalmente, la capacità di autodeterminarsi del soggetto passivo del reato.
È una violenza nella violenza, che richiede una risposta puntuale, sistematica, scientifica e tecnica.
Ben vengano le campagne contro le droghe e lo stupro, iniziative didattiche nelle scuole e l'istituzione di un tavolo tecnico permanente che elabori linee guida per contrastare il fenomeno e anche laboratori di tossicologia forense, dotati di strumenti adeguati per il rilevamento della presenza di queste sostanze nei casi di violenza. Infine, è sicuramente efficace la formazione di un archivio regionale nazionale che possa raccogliere i dati nazionali e forensi.
Se la violenza è in continua evoluzione, in continua evoluzione dovranno essere gli strumenti per individuarla, contrastarla e annichilirla. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, al quale chiedo di esprimere il parere sulla mozione presentata.
SIRACUSANO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, ringrazio la senatrice Pucciarelli che ha illustrato la mozione di cui è prima firmataria e tutti gli onorevoli senatori che l'hanno sottoscritta, perché questo è un importantissimo atto di indirizzo che affronta una questione assolutamente drammatica che sta assumendo dimensioni sempre più allarmanti.
Questo Governo, sin dal suo insediamento, ha posto grande attenzione al contrasto alle tossicodipendenze. Lo ha fatto con il sottosegretario Mantovano, a cui va riconosciuto un lavoro incessante ed è soprattutto grazie a lui se oggi il dipartimento politiche antidroga dispone di risorse ingenti: si parla di 164 milioni di euro, 70 milioni di euro in più rispetto allo scorso anno. Capite che è un incremento notevole che non si era registrato negli anni precedenti. (Applausi).
Oggi noi ci focalizziamo su una sostanza specifica, come diceva bene la collega, subdola, la droga dello stupro, a causa della quale si sono verificati tanti, troppi intollerabili odiosi episodi di violenza sessuale. È una sostanza subdola, complessa e difficile da individuare; difficile perché viene somministrata attraverso le bevande, attraverso i cibi. Sappiamo essere inodore, insapore; c'è una larghissima diffusione perché può essere reperita anche su Internet con poche decine di euro e l'elemento di complessità maggiore è l'emivita, cioè l'indice di permanenza in circolo, che è molto breve. L'elemento determinante per individuarla è la tempestività.
Il Governo cosa vuole fare e cosa sta facendo? Ha agito innanzitutto facendo un protocollo con il gruppo dei tossicologi forensi per la raccolta dati, che è propedeutica ovviamente all'individuazione degli strumenti per contrastarla. Ha istituito anche un tavolo tecnico per aggiornare le linee guida per le strutture sanitarie, perché sappiamo purtroppo che le nostre strutture sanitarie non dispongono nei laboratori di strumenti adatti a individuarla dopo un po'di tempo. Naturalmente pone anche grande attenzione alla prevenzione: è stato fatto un protocollo con il Dipartimento politiche antidroga, il Ministro dell'interno, la Conferenza Stato-Regioni, il Ministero della salute, il Ministero dell'istruzione per campagne di sensibilizzazione nelle scuole che sappiamo tutti essere un fattore fondamentale.
Quindi, questa mozione va nella direzione che il Governo intende intraprendere sempre con maggiore determinazione. Conseguentemente il Governo esprime un parere favorevole sulla mozione nel suo complesso e accoglie tutti gli impegni del dispositivo con le modifiche proposte dalla senatrice Pucciarelli. (Applausi).
PRESIDENTE. Rinvio il seguito della discussione della mozione in titolo ad altra seduta.
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
SATTA (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SATTA (FdI). Signora Presidente, colleghi, il 4 febbraio nella sua residenza di Lisbona all'età di ottantotto anni si è spento il principe Karim Al-Hussaini, Aga Khan IV, guida spirituale della comunità musulmana sciita e ismailita.
Chi è stato il principe Aga Khan e che cosa ha rappresentato per lo sviluppo socioeconomico della Gallura e della Sardegna intera? Il ricordo dell'architetto Enzo Satta, che per decenni ha collaborato strettamente con lui, è quello di un uomo dal pensiero globale, un visionario, ma anche una persona concreta, con un'apertura mentale sorprendente, che riusciva sempre a mettersi a livello degli interlocutori, chiunque essi fossero.
Arrivò per la prima volta in Sardegna nel 1958 per controllare di persona alcuni investimenti fatti su consiglio di un amico, il quale gli aveva descritto un luogo lontano, fatto di mare da favola, rocce di granito e macchia mediterranea, chiamata Monti di Mola. Aveva poco più di vent'anni. La prima impressione fu di trovarsi davanti a una meraviglia naturale, ma in un territorio remoto, depresso economicamente e con poche infrastrutture. In quell'occasione ebbe a raccontare: per raggiungere la zona bisognava partire di buonora.
La strada era un sentiero di campagna e così, dopo quattro ore, arrivai con una jeep ad Abbiadori e da qui, a piedi, proseguii verso Capriccioli. Faceva freddo, pioveva, c'era molto vento. Giunto sul posto mi fu impossibile identificare i terreni che avevo acquistato. Nell'area non c'era acqua potabile, non un telefono nel giro di parecchi chilometri, il viaggio da Olbia e ritorno era durato non meno di otto ore.
Fu un'intuizione l'idea che lungo quel tratto costiero della Gallura, nel Nord-est della Sardegna poteva nascere qualcosa di importante. Di qui, l'atto costitutivo del Consorzio Costa Smeralda il 14 marzo 1962. Gli architetti incaricati di progettare le prime strutture e il villaggio di Porto Cervo furono selezionati tra i migliori dell'epoca, a conferma che quell'operazione non era una mera speculazione immobiliare, ma un'idea innovativa in armonia con il territorio, ideando così lo stile Costa Smeralda, con l'impiego di materiali locali come granito e legno di ginepro.
Nel 1964 decollarono i primi aerei della compagnia da lui fondata, la Alisarda, in seguito Meridiana, portando all'estero il secondo vettore nazionale. Ci volarono addirittura i Beatles all'apice del loro successo e molti altri personaggi famosi, contribuendo a creare il mito di una meta per il jet set internazionale.
Il successo proseguì con un ritmo e una rapidità che ha pochi uguali nella storia e solo qualche anno più tardi il principe fondò un nuovo più grande aeroporto, il Costa Smeralda di Olbia. Insieme arrivarono tante altre cose: le società, le imprese, molte artigianali, a supporto di Porto Cervo. Si tratta di un consorzio in grado di assicurare qualsiasi tipo di servizio, con uno yacht club tra i più prestigiosi al mondo.
Grazie alla sua straordinaria visione e al suo grande amore per il territorio, dal nulla Karim Aga Khan è riuscito a creare un modello turistico fra i più famosi e prestigiosi, promuovendo così lo sviluppo sociale ed economico per la comunità di Arzachena, della Gallura e della Sardegna intera. È un modello che riesce a coniugare le straordinarie bellezze naturali con le strutture ricettive moderne e le infrastrutture che fanno della Costa Smeralda una meta di vacanza da sogno.
Nel 1977, primo tra i musulmani, ricevette dal Capo dello Stato il titolo di Cavaliere di Gran Croce Ordine al merito della Repubblica e nel 1988 quello di Cavaliere del Lavoro.
Il principe Aga Khan merita di essere ricordato anche come un grande filantropo per le molte sue iniziative benefiche nei Paesi svantaggiati, sempre utili e concrete.
Addio principe, la Sardegna ti è riconoscente per averci fatto scoprire che c'era un'alternativa di lavoro legato al turismo, facendo conoscere al mondo la grande bellezza delle nostre coste e migliorando così la vita di tanti sardi. (Applausi).
LICHERI Sabrina (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LICHERI Sabrina (M5S). Signor Presidente, intervengo sul Giorno del ricordo, per invitare a non dimenticare la tragedia della deportazione forzata e della morte nelle foibe che colpì la popolazione italiana nell'area istriano giuliano dalmata.
Voglio ricordare i loro volti e alcuni loro nomi, come quelli di Norma Cossetto, Annamaria Crasti e Andrea Serra, sardo, morto infoibato, che ieri è stato ricordato in una cerimonia organizzata in Sardegna nel Comune di Sant'Antioco. Questa cerimonia è stata organizzata nel liceo «Emilio Lussu» di Sant'Antioco. La volontà e la determinazione dei ragazzi nel ricordare questa tragedia hanno colpito tutti, più forse di tutte le autorità civili e militari presenti. Sono stati bravi a strappare dall'oblio questa tragedia.
Proprio sull'oblio apro una piccolissima riflessione perché ci stiamo accorgendo che la storia contiene più oblio del racconto degli stessi accadimenti. Quanti volti e quanti nomi abbiamo dimenticato e trascurato proprio perché divorati dall'oblio? Sarebbe utile aprire una riflessione sul rapporto tra la narrazione storica e l'oblio. Faccio qualche esempio. Parliamo dell'oblio sul ruolo delle donne nella Resistenza partigiana; parliamo dell'oblio e dell'indifferenza con cui la nostra società si è rapportata a certe ideologie di regime; parliamo dell'oblio che per tanti decenni ha riguardato questa tragedia. Dal 1943 al 2004 questo ricordo non ha fatto parte della nostra vita pubblica. Le conseguenze dell'oblio possono essere veramente dannose.
Per questo motivo invito tutti a mantenere alta l'attenzione su questa parola e a rifletterci attentamente. Il rischio è quello che divori, nel suo silenzio, anche molte delle nostre libertà che diamo per scontate e per le quali in tanti hanno lottato e sono morti, dimostrando che non sono assolutamente scontate.
Concludo, quindi, signor Presidente, rivolgendo un pensiero a tutte le vittime di quella tragedia, ai loro congiunti che hanno portato e portano ancora nel loro cuore questo grande dolore, con la speranza, purtroppo troppo spesso minacciata, che simili atrocità ovviamente non si ripetano più e che il ricordo resti sempre vivo; e grazie a questo ricordo noi un giorno forse impareremo a lavorare e a costruire un futuro dove la libertà e la vita contano. (Applausi).
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 12 febbraio 2025
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, mercoledì 12 febbraio, alle ore 10, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 19,46).
Allegato A
DISEGNO DI LEGGE FORMULATO DALLA COMMISSIONE
Dichiarazione di monumento nazionale del Palazzo Fortunato in Rionero in Vulture (PZ) (983)
ARTICOLI 1 E 2 NEL TESTO FORMULATO DALLA COMMISSIONE IN SEDE REDIGENTE
Art. 1.
Approvato
1. Palazzo Fortunato in Rionero in Vulture (PZ) è dichiarato monumento nazionale.
Art. 2.
Approvato
1. Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni interessate vi provvedono nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.
DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE
Modifiche alla legge 5 marzo 2024, n. 21, per l'aggiornamento della delega ivi prevista e per il conferimento della delega al Governo per la riforma organica e il riordino del sistema sanzionatorio e di tutte le procedure sanzionatorie recati dal testo unico di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998, nonché ulteriori disposizioni in materia finanziaria (1351)
ARTICOLO 1 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE
Art. 1.
Approvato
(Modifiche alla legge 5 marzo 2024, n. 21, e al decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231)
1. Alla legge 5 marzo 2024, n. 21, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 19:
1) al comma 1, la parola: « dodici » è sostituita dalla seguente: « ventiquattro », le parole: « , ove necessario, » sono soppresse e le parole: « applicabili anche agli emittenti » sono sostituite dalle seguenti: « , per la modifica delle disposizioni del codice di procedura civile in materia di arbitrato societario nonché per la modifica di ulteriori disposizioni vigenti al fine di assicurarne il miglior coordinamento e la coerenza con le disposizioni previste dalla presente legge e con le disposizioni adottate in attuazione della delega di cui al presente articolo »;
2) al comma 2, dopo la lettera a) è inserita la seguente:
« a-bis) implementare le misure volte ad assicurare l'effettivo conseguimento della trasparenza del mercato »;
3) al comma 2, lettera b), le parole: « ivi inclusi il relativo sistema sanzionatorio, » sono sostituite dalle seguenti: « ivi inclusi la partecipazione assembleare, »;
4) al comma 2, lettera c), dopo la parola: « facilitare » sono inserite le seguenti: « il finanziamento dell'impresa in tutte le sue fasi di crescita, ivi incluso »;
5) al comma 2, lettera d), dopo le parole: « massima diffusione, » sono inserite le seguenti: « anche ampliando il novero delle forme societarie ammissibili ai fini del servizio di gestione collettiva del risparmio, »;
6) al comma 2, lettera f), dopo le parole: « prevedere il riordino » sono inserite le seguenti: « , il coordinamento » e dopo le parole: « materia di » sono inserite le seguenti: « servizi e attività di investimento, ivi inclusi gli obblighi informativi e la disciplina dei contratti, e in materia di »;
7) al comma 2, lettera i), dopo la parola: « aggiornare » sono inserite le seguenti: « e revisionare anche sotto il profilo della tutela giurisdizionale » e sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: « , prevedendo anche disposizioni in materia di prescrizione dell'azione risarcitoria »;
8) al comma 2, dopo la lettera i) è inserita la seguente:
« i-bis) coordinare le disposizioni legislative correlate alle modifiche apportate al testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, al fine di assicurare in ogni caso il rispetto della disciplina antiriciclaggio »;
9) al comma 2, lettera l), dopo le parole: « e del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, » sono inserite le seguenti: « nonché delle altre disposizioni applicabili nei medesimi ambiti, » e sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: « e per eliminare o razionalizzare obblighi o divieti non previsti dall'ordinamento dell'Unione europea e non giustificati sulla base di interessi meritevoli di tutela, provvedendo altresì a correggere eventuali disfunzioni riscontrate »;
10) al comma 2, dopo la lettera l) sono aggiunte le seguenti:
« l-bis) razionalizzare la disciplina sulla tutela della concorrenza e sulle partecipazioni personali incrociate nei mercati del credito e finanziari, prevista dall'articolo 36 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, al fine della riduzione e del contenimento degli oneri conseguenti in capo agli operatori, anche valutandone la soppressione;
l-ter) apportare le opportune modifiche e integrazioni alla normativa vigente in materia di crisi degli intermediari disciplinati dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e dal testo unico di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, al fine di assicurare maggiore efficacia ed efficienza alla gestione delle crisi, tenuto conto delle esigenze di proporzionalità della disciplina e di celerità delle relative procedure »;
11) al comma 4, la parola: « diciotto » è sostituita dalla seguente: « ventiquattro »;
12) alla rubrica, le parole: « applicabili anche agli emittenti » sono sostituite dalle seguenti: « , per la modifica delle disposizioni del codice di procedura civile in materia di arbitrato societario, nonché per la modifica di ulteriori disposizioni vigenti al fine di assicurarne il miglior coordinamento »;
b) nel capo I, dopo l'articolo 19 è aggiunto il seguente:
« Art. 19-bis. - (Delega al Governo per la riforma organica e il riordino del sistema sanzionatorio e di tutte le procedure sanzionatorie recati dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58) - 1. Il Governo è delegato ad adottare, nei termini di cui all'articolo 19, comma 1, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto, per i profili di competenza, con il Ministro della giustizia, uno o più decreti legislativi per la riforma organica e il riordino del sistema sanzionatorio e di tutte le procedure sanzionatorie recati dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, sulla base dei seguenti princìpi e criteri direttivi:
a) individuazione, selezione, determinazione e coordinamento delle condotte illecite e dei trattamenti sanzionatori, anche in ragione della rilevanza delle condotte e della loro continuazione, nonché distinguendo l'ambito delle sanzioni amministrative e penali sulla base del criterio di offensività;
b) individuazione dei casi di applicazione del principio del ne bis in idem ai fini della più adeguata valorizzazione di tale principio e, ove opportuno, individuazione delle ipotesi di retroattività della lex mitior in materia di sanzioni amministrative;
c) revisione delle disposizioni sulle procedure sanzionatorie, nel rispetto dei princìpi del contraddittorio, della piena conoscenza degli atti istruttori, della pubblicità, della distinzione tra funzioni istruttorie e funzioni decisorie e di celerità e certezza dei termini;
d) facilitazione del ricorso a strumenti di definizione preventiva o alternativa dei procedimenti sanzionatori amministrativi in funzione deflattiva del contenzioso, anche mediante la previsione di meccanismi di applicazione concordata della sanzione;
e) revisione delle competenze giurisdizionali e del rito applicabile in materia di ricorsi avverso le sanzioni previste dal testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, prevedendo la giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo per qualsiasi domanda conseguente all'emanazione della sanzione e la competenza funzionale del tribunale amministrativo regionale della Lombardia, sede di Milano;
f) revisione dei poteri delle autorità di vigilanza finalizzati all'accertamento delle violazioni in materia di abusi di mercato, anche prevedendo l'adeguamento alle garanzie indicate dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea in favore dei destinatari degli accertamenti;
g) introduzione di sanzioni alternative alle sanzioni pecuniarie, anche di carattere ripristinatorio, revisione degli istituti della confisca e del sequestro del profitto dell'illecito, ivi inclusa la loro eventuale soppressione, e revisione della disciplina in materia di sanzioni interdittive;
h) revisione della disciplina relativa all'irregolare acquisto di azioni di cui all'articolo 172 del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58;
i) coordinamento tra le disposizioni del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, del testo unico di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, del codice di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, del decreto legislativo 5 dicembre 2005, n. 252, della legge 28 dicembre 2005, n. 262, del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 39, e del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231.
2. Gli schemi dei decreti legislativi di cui al comma 1 sono trasmessi alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica affinché su di essi sia espresso il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari. Le Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari esprimono il parere entro sessanta giorni dalla data di trasmissione degli schemi dei decreti legislativi di cui al comma 1. Decorso tale termine, i decreti sono emanati anche in mancanza del parere. Qualora il termine previsto per l'espressione del parere parlamentare di cui al secondo periodo scada nei trenta giorni antecedenti allo spirare del termine previsto al comma 1 o successivamente, la scadenza di quest'ultimo è prorogata di novanta giorni.
3. Entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti di cui al comma 1, il Governo, ove necessario, può adottare uno o più decreti correttivi e integrativi degli stessi, nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi di cui al comma 1 »;
c) nel titolo, le parole: « applicabili anche agli emittenti » sono sostituite dalle seguenti: « , per la modifica delle disposizioni del codice di procedura civile in materia di arbitrato societario, nonché per la modifica di ulteriori disposizioni vigenti al fine di assicurarne il miglior coordinamento, nonché delega al Governo per la riforma organica e il riordino del sistema sanzionatorio e di tutte le procedure sanzionatorie recati dal medesimo testo unico di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998 ».
2. All'articolo 3 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, dopo il comma 2-bis è aggiunto il seguente:
« 2-ter. I gestori esterni di Sicav e Sicaf in gestione esterna di cui all'articolo 1, comma 1, lettere i.1) e i-bis.1), del TUF provvedono all'adempimento degli obblighi di cui al presente decreto anche con riferimento ai sottoscrittori delle azioni delle Sicav e Sicaf che gestiscono e dei soggetti da queste finanziati ».
3. Dall'attuazione delle disposizioni del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Le amministrazioni competenti provvedono ai relativi adempimenti con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente. Gli schemi dei decreti legislativi di cui all'articolo 1, comma 1, lettera b), sono corredati di una relazione tecnica ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, che dia conto della neutralità finanziaria dei medesimi ovvero dei nuovi o maggiori oneri da essi derivanti e dei corrispondenti mezzi di copertura. In conformità all'articolo 17, comma 2, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, qualora i decreti legislativi attuativi determinino nuovi o maggiori oneri che non trovino copertura al loro interno, i medesimi decreti legislativi sono emanati solo successivamente o contestualmente all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi che stanziano le occorrenti risorse finanziarie.
EMENDAMENTI
1.201 (già 1.1000/1)
Respinto
Al comma 1, alla lettera a), premettere la seguente: «0a) l'articolo 12 è soppresso»
1.200
Respinto
Al comma 1, lettera a), premettere la seguente:
«0a) All'articolo 16:
1) Al comma 1, lettera b), capoverso "Art. 35-bis" sono apportate le seguenti modificazioni:
i) il numero 1) è sostituito con il seguente:
"1) Al comma 6, dopo le parole "da quello degli altri comparti" sono inserite le seguenti "; delle obbligazioni a qualsiasi titolo gravanti sul singolo comparto o comunque originate o derivanti dai beni o diritti che lo compongono o conseguenti agli atti di gestione o liquidazione degli stessi, ivi incluse obbligazioni di qualsiasi genere di natura tributaria, la Sicav o la Sicaf risponde esclusivamente con il patrimonio del comparto medesimo. Sul patrimonio del singolo comparto non sono ammesse azioni dei creditori della società o nell'interesse della stessa, né azioni dei creditori del depositario o del sub depositario o nell'interesse degli stessi; del pari, sul patrimonio della Sicav o Sicaf non sono ammesse azioni dei creditori del depositario o del sub depositario o nell'interesse degli stessi. Gli atti compiuti in relazione alla gestione di un singolo comparto debbono recare espressa menzione del comparto; in mancanza la Sicav o la Sicaf ne risponde anche con il suo patrimonio generale";
ii) dopo il numero 1), è inserito il seguente:
"1-bis) il comma 4, primo periodo dell'articolo 36 del decreto legislativo del 24 febbraio 1998, n. 58 è sostituito dal seguente: "4. Ciascun comparto di un fondo comune di investimento costituisce a ogni effetto un Oicr. Ciascun fondo comune di investimento, o ciascun comparto di uno stesso fondo, costituisce patrimonio autonomo, distinto a tutti gli effetti dal patrimonio della società di gestione del risparmio e da quello di ciascun partecipante, nonché da ogni altro patrimonio (incluso qualsiasi altro comparto di uno stesso fondo) gestito dalla medesima società; delle obbligazioni a qualsiasi titolo gravanti sul singolo fondo (o su un suo singolo comparto) o comunque originate o derivanti dai beni o diritti che lo compongono o conseguenti agli atti di gestione o liquidazione degli stessi, ivi incluse obbligazioni di qualsiasi genere di natura tributaria, la Sgr risponde esclusivamente con il patrimonio del fondo medesimo ovvero del suo singolo comparto. Su tale patrimonio non sono ammesse azioni dei creditori della società di gestione del risparmio o nell'interesse della stessa, né azioni dei creditori del depositario o del sub depositario o nell'interesse degli stessi; del pari, sul patrimonio della società di gestione del risparmio non sono ammesse azioni dei creditori del depositario o del sub depositario o nell'interesse degli stessi. La società di gestione del risparmio non può in alcun caso utilizzare, nell'interesse proprio o di terzi, i beni di pertinenza dei fondi gestiti e dei relativi comparti.""»
1.204 (già 1.1000/4)
Respinto
Al comma 1, lettera a), apportare le seguenti modificazioni:
a) sopprimere i numeri da 2) a 12).
1.206 (già 1.1000/9)
Respinto
Al comma 1, lettera a), numero 3), aggiungere, in fine, le seguenti parole: «e sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: "disciplinando in particolare le modalità per garantire:
1) il trasparente processo di formazione della lista presentata dal consiglio di amministrazione uscente e la documentabilità del medesimo, nel rispetto del principio di adeguatezza, che tenga conto anche dell'eventuale politica per la gestione del dialogo con la generalità degli azionisti adottata in adesione;
2) la tutela sostanziale degli investitori e degli azionisti, anche attraverso disposizioni che regolino la formazione e la presentazione della lista del consiglio di amministrazione, prevedendo in particolare che almeno la metà dei candidati della lista siano scelti tra soggetti diversi da coloro che ricoprono il medesimo incarico presso il consiglio di amministrazione uscente e, in ogni caso, che non possano essere inclusi nella lista candidati che abbiano ricoperto il medesimo incarico presso l'emittente per nove o più anni consecutivi o, comunque, per nove o più esercizi consecutivi;".»
1.207 (già 1.1000/10)
Respinto
Al comma 1, lettera a), dopo il numero 5), inserire il seguente:
«5-bis) al comma 2, lettera e), sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: "avuto riguardo altresì alla remunerazione degli amministratori cui sono conferite specifiche attribuzioni ai sensi dell'articolo 2381, comma 2, codice civile, prevedendo che la stessa, non possa, in ogni caso, essere superiore a venticinque volte la retribuzione annua lorda media del personale dipendente della società, laddove l'impresa abbia goduto negli ultimi cinque anni di agevolazioni o contributi pubblici oppure abbia usufruito della cassa integrazione, utilizzato ammortizzatori sociali o realizzato licenziamenti collettivi".»
1.208 (già 1.1000/11)
Respinto
Al comma 1, lettera a), dopo il numero 5), inserire il seguente:
«5-bis) al comma 2, lettera e), sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: "prevedendo altresì la partecipazione di almeno un rappresentante dei lavoratori dipendenti nel consiglio di amministrazione, di comprovata professionalità e scelto tra esperti del settore, con funzioni consultive e deliberative nell'ambito delle decisioni relative alle strategie aziendali, con particolare riferimento alle decisioni attinenti i livelli occupazionali".»
1.212 (già 1.1000/18)
Respinto
Al comma 1, lettera b), capoverso «Art. 19-bis», al comma 1, sostituire le parole: «nei termini di cui all'articolo 19, comma 1» con le seguenti: «entro dodici mesi»
1.213 (già 1.1000/21)
Respinto
Al comma 1, lettera b), capoverso «Art. 19-bis», al comma 1, lettera c), dopo le parole: «del contraddittorio» inserire le seguenti: «della tutela del risparmio»
1.214
Respinto
Al comma 1, lettera b), capoverso «Art. 19-bis», comma 1, lettera e), sostituire la parola: «revisione» con la seguente: «rafforzamento»
1.215 (già 1.1000/24)
Respinto
Al comma 1, lettera b), capoverso «Art. 19-bis», al comma 1, sopprimere la lettera g)
ARTICOLI DA 2 A 4 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE
Art. 2.
Approvato
(Disposizioni per l'adeguamento della normativa nazionale al regolamento (UE) 2024/886 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 marzo 2024, che modifica i regolamenti (UE) n. 260/2012 e (UE) 2021/1230 e le direttive 98/26/CE e (UE) 2015/2366 per quanto riguarda i bonifici istantanei in euro)
1. All'articolo 1, comma 1, del decreto legislativo 12 aprile 2001, n. 210, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) la lettera h) è sostituita dalla seguente:
« h) "ente": uno dei seguenti organismi che partecipi ad un sistema assumendo gli obblighi derivanti da ordini di trasferimento nell'ambito del sistema:
1) una banca italiana o una banca dell'Unione europea, come definite all'articolo 1, comma 2, lettere a) e b), del testo unico bancario, inclusi gli enti elencati all'articolo 2, paragrafo 5, della direttiva 2013/36/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013;
2) una SIM o un'impresa d'investimento dell'Unione europea, come definite dall'articolo 1, comma 1, lettere e) e f), del testo unico finanza, con esclusione degli enti di cui all'articolo 2, paragrafo 1, della direttiva 2014/65/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014;
3) le autorità pubbliche e le imprese assistite da garanzia pubblica;
4) qualsiasi impresa la cui sede legale sia situata al di fuori dell'Unione europea e che eserciti attività analoghe a quelle degli enti di cui ai numeri 1) e 2);
5) qualsiasi altro organismo, individuato in conformità alle disposizioni dell'Unione europea, che partecipi a un sistema italiano o di altro Stato dell'Unione europea, qualora la sua attività rilevi sotto il profilo del rischio sistemico;
6) nel caso dei sistemi per l'esecuzione di ordini di trasferimento di cui alla lettera m), numero 1), del presente comma, un istituto di pagamento o un istituto di pagamento dell'Unione europea, come definiti all'articolo 1, comma 2, lettere h-sexies) e h-septies), del testo unico bancario, esclusi i soggetti di cui agli articoli 114-sexiesdecies e 114-septiesdecies del medesimo testo unico, o un istituto di moneta elettronica o un istituto di moneta elettronica dell'Unione europea, come definiti all'articolo 1, comma 2, lettere h-bis) e h-bis.1), del testo unico bancario, esclusi i soggetti di cui all'articolo 114-quinquies.4 del medesimo testo unico »;
b) alla lettera m), numero 1), la parola: « comunitaria » è sostituita dalle seguenti: « dell'Unione europea »;
c) alla lettera n) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « Secondo le regole del sistema, lo stesso partecipante può fungere da controparte centrale, agente di regolamento o stanza di compensazione o assolvere tutti o alcuni di questi compiti ».
2. Al decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 11, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 2 è aggiunto, in fine, il seguente comma:
« 4-quater. Resta fermo quanto stabilito dal regolamento (UE) 2024/886 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 marzo 2024 »;
b) all'articolo 30:
1) il comma 3 è sostituito dal seguente:
« 3. I commi 1 e 2 non si applicano ai sistemi di pagamento costituiti esclusivamente da prestatori di servizi di pagamento appartenenti a un medesimo gruppo »;
2) al comma 3-bis, le parole: « Ai fini del comma 3, lettera a), » sono soppresse;
c) nel capo V del titolo II, dopo l'articolo 30 è aggiunto il seguente:
« Art. 30-bis. - (Condizioni per richiedere la partecipazione a sistemi di pagamento designati) - 1. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 30, ai fini della partecipazione a un sistema di pagamento designato ai sensi del presente decreto gli istituti di pagamento e gli istituti di moneta elettronica predispongono:
a) una descrizione delle misure adottate per tutelare i fondi degli utenti di servizi di pagamento;
b) una descrizione dei dispositivi di governo societario e dei meccanismi di controllo interno per i servizi di pagamento o i servizi di moneta elettronica prestati, ivi comprese le procedure amministrative, di gestione del rischio e contabili, dell'istituto di pagamento o dell'istituto di moneta elettronica nonché una descrizione delle modalità per l'uso dei servizi delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione dell'istituto di pagamento o dell'istituto di moneta elettronica relativi agli articoli 6 e 7 del regolamento (UE) 2022/2554 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 dicembre 2022;
c) un piano di liquidazione in caso di dissesto.
2. Ai fini del comma 1, lettera a), la descrizione delle misure adottate comprende, a seconda dei casi:
a) se l'istituto di pagamento o l'istituto di moneta elettronica tutela i fondi degli utenti di servizi di pagamento depositando fondi su un conto distinto di un ente creditizio o investendo in attività sicure, liquide e a basso rischio quali definite dalle competenti autorità dello Stato membro di origine:
1) una descrizione della politica di investimento per garantire che le attività scelte siano liquide, sicure e a basso rischio;
2) il numero dei soggetti che hanno accesso al conto di tutela e le rispettive funzioni;
3) una descrizione della gestione e del processo di riconciliazione per assicurare che i fondi degli utenti di servizi di pagamento siano isolati, nell'interesse dei medesimi, dalle richieste di pagamento di altri creditori dell'istituto di pagamento o dell'istituto di moneta elettronica, in particolare in caso di insolvenza;
4) una copia del progetto di contratto con la banca italiana o la banca dell'Unione europea;
5) una dichiarazione esplicita della conformità all'articolo 10 della direttiva (UE) 2015/2366 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 novembre 2015, da parte dell'istituto di pagamento o dell'istituto di moneta elettronica;
b) se l'istituto di pagamento o l'istituto di moneta elettronica tutela i fondi dell'utente di servizi di pagamento mediante una polizza assicurativa o garanzia comparabile ottenuta da un'impresa di assicurazione o da un ente creditizio:
1) la conferma che la polizza assicurativa o la garanzia comparabile ottenuta da un'impresa di assicurazione o da una banca italiana o dell'Unione europea proviene da un'entità non appartenente allo stesso gruppo di imprese cui appartiene l'istituto di pagamento o l'istituto di moneta elettronica;
2) informazioni dettagliate sul processo di riconciliazione previsto per garantire che la polizza assicurativa o la garanzia comparabile sia sufficiente a soddisfare in qualsiasi momento gli obblighi di tutela dell'istituto di pagamento o dell'istituto di moneta elettronica;
3) la durata e le modalità di rinnovo della copertura;
4) una copia del contratto di assicurazione o della garanzia comparabile o dei relativi progetti.
3. Ai fini del comma 1, lettera b), la descrizione dei dispositivi di governo societario e dei meccanismi di controllo interno dimostra che i dispositivi di governo societario, i meccanismi di controllo interno e le modalità per l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione di cui alla medesima lettera b) sono proporzionati, appropriati, validi e adeguati. I dispositivi di governo societario e i meccanismi di controllo interno comprendono inoltre:
a) una mappatura dei rischi individuati dall'istituto di pagamento o dall'istituto di moneta elettronica, compresi il tipo di rischi e le procedure che l'istituto di pagamento o l'istituto di moneta elettronica ha messo o metterà in atto per valutare e prevenire tali rischi;
b) le diverse procedure per svolgere controlli periodici e permanenti, comprese la frequenza e le risorse umane assegnate;
c) le procedure contabili mediante le quali l'istituto di pagamento o l'istituto di moneta elettronica registra e comunica le proprie informazioni finanziarie;
d) l'identità della persona o delle persone responsabili delle funzioni di controllo interno, compresi i controlli periodici, permanenti e di conformità, nonché un curriculum vitae aggiornato di tale persona o di tali persone;
e) l'identità di tutti i revisori che non siano revisori legali ai sensi dell'articolo 2, punto 2), della direttiva 2006/43/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 maggio 2006;
f) la composizione dell'organo di amministrazione e, se applicabile, di ogni altro organo o comitato di vigilanza;
g) una descrizione delle modalità di monitoraggio e controllo delle funzioni esternalizzate onde evitare di mettere a repentaglio la qualità del controllo interno dell'istituto di pagamento o dell'istituto di moneta elettronica;
h) una descrizione delle modalità di monitoraggio e controllo degli agenti e delle succursali nel quadro dei controlli interni dell'istituto di pagamento o dell'istituto di moneta elettronica;
i) se l'istituto di pagamento o l'istituto di moneta elettronica è una filiazione di un'entità regolamentata in un altro Stato membro, una descrizione della governance del gruppo.
4. Ai fini del comma 1, lettera c), il piano di liquidazione è adattato alle dimensioni e al modello commerciale previsti dell'istituto di pagamento o dell'istituto di moneta elettronica e comprende una descrizione delle misure di mitigazione che l'istituto di pagamento o l'istituto di moneta elettronica deve adottare in caso di cessazione dei suoi servizi di pagamento, che garantirebbero l'esecuzione delle operazioni di pagamento pendenti e la risoluzione dei contratti esistenti.
5. Gli istituti di pagamento e gli istituti di moneta elettronica trasmettono all'operatore del sistema italiano una dichiarazione firmata dal legale rappresentante, previa approvazione dell'organo di gestione competente, che confermi la sussistenza dei requisiti indicati nei commi da 1 a 4. Gli istituti di pagamento e gli istituti di moneta elettronica informano contestualmente la Banca d'Italia di aver richiesto la partecipazione a sistemi di pagamento designati.
6. L'operatore del sistema italiano può chiedere ai soggetti di cui al comma 1 specifiche informazioni o ulteriori attestazioni, anche in forma di un parere legale, al fine di valutare la sussistenza dei requisiti del presente articolo »;
d) all'articolo 32, comma 1, lettera a), le parole: « e dell'articolo 25-bis, commi 1 e 3 o delle relative norme tecniche di regolamentazione e di attuazione emanate dalla commissione europea ai sensi degli articoli 10 e 15 del regolamento (CE) n. 1093/2010 » sono sostituite dalle seguenti: « , dell'articolo 25-bis, commi 1 e 2, o delle relative norme tecniche di regolamentazione e di attuazione emanate dalla Commissione europea ai sensi degli articoli 10 e 15 del regolamento (UE) n. 1093/2010 e dell'articolo 30-bis ».
3. Al decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 135, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 2, comma 2, lettera b), sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: « , come modificato dal regolamento (UE) n. 248/2014 e dal regolamento (UE) 2024/886 »;
b) all'articolo 3:
1) al comma 1, alle parole: « articolo 8 » sono premesse le seguenti: « articolo 5 bis, articolo 5 ter, articolo 5 quater e »;
2) al comma 1, le parole: « dell'articolo 4, commi 2 e 3 » sono sostituite dalle seguenti: « dell'articolo 4, paragrafi 2 e 3, del regolamento (UE) n. 260/2012 »;
3) dopo il comma 1 sono inseriti i seguenti:
« 1-bis. Nei confronti dei prestatori di servizi di pagamento si applica la sanzione pecuniaria di cui al comma 1 per le violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime dell'articolo 5 quinquies del regolamento (UE) n. 260/2012.
1-ter. Fermo quanto disposto dal comma 1-bis, per le violazioni gravi, ripetute o sistematiche ovvero plurime dell'articolo 5 quinquies del regolamento (UE) n. 260/2012 si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da 10.000 euro a 5 milioni di euro ai soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione o controllo del prestatore di servizi di pagamento che, non assolvendo in tutto o in parte ai compiti direttamente o indirettamente correlati alla funzione o all'incarico, hanno agevolato, facilitato o comunque reso possibili le violazioni di tale articolo.
1-quater. Le sanzioni previste al comma 1 si applicano quando le infrazioni rivestono carattere rilevante secondo i criteri definiti dalla Banca d'Italia, con provvedimento di carattere generale, tenuto conto dell'incidenza delle condotte sulla complessiva organizzazione aziendale e sui profili di rischio »;
4) al comma 2, alle parole: « e dall'articolo 8 » sono premesse le seguenti: « , dall'articolo 5 bis, dall'articolo 5 ter, dall'articolo 5 quater, dall'articolo 5 quinquies ».
4. All'articolo 126-bis, comma 3, del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, le parole: « Resta fermo in ogni caso quanto stabilito dal regolamento (UE) 2015/751 e dal regolamento (UE) 2021/1230 » sono sostituite dalle seguenti: « Resta fermo in ogni caso quanto stabilito dal regolamento (UE) 2015/751 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2015, dal regolamento (UE) 2021/1230 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 luglio 2021, e dal regolamento (UE) 2024/886 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 marzo 2024 ».
Art. 3.
Approvato
(Modifiche agli articoli 31 e 31-bis del testo unico di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998, in materia di attività dell'Organismo di vigilanza e tenuta dell'albo unico dei consulenti finanziari)
1. All'articolo 31 del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 4, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: « L'attività dell'Organismo diversa dalla funzione di vigilanza e di tenuta dell'albo, anche nei rapporti con i terzi, è disciplinata dal codice civile e dalle altre norme applicabili alle persone giuridiche di diritto privato. È in ogni caso esclusa l'applicazione all'Organismo delle norme vigenti in materia di contratti pubblici e di pubblico impiego. Ai fini della notificazione dei propri atti l'Organismo può avvalersi delle forme di notificazione previste dalla legge 20 novembre 1982, n. 890 »;
b) il comma 7 è sostituito dal seguente:
« 7. Per lo svolgimento dei propri compiti l'Organismo può chiedere ai richiedenti l'iscrizione all'albo, ai consulenti finanziari abilitati all'offerta fuori sede o ai soggetti che si avvalgono dei medesimi, ai consulenti finanziari autonomi e alle società di consulenza finanziaria, ai soggetti abilitati, alle banche, agli intermediari finanziari, alle società fiduciarie, alle imprese di assicurazione e agli intermediari assicurativi, ai clienti e ai potenziali clienti dei soggetti che sono o siano stati iscritti all'albo la comunicazione di dati e notizie e la trasmissione di atti e documenti, fissando i relativi termini. L'Organismo, per lo svolgimento dei propri compiti, nei confronti dei soggetti che sono o siano stati iscritti all'albo, può inoltre effettuare ispezioni e richiedere l'esibizione di documenti e il compimento degli atti ritenuti necessari nonché procedere ad audizione personale. Nell'esercizio dell'attività ispettiva, l'Organismo può avvalersi, previa comunicazione alla Consob, della Guardia di finanza che agisce con i poteri ad essa attribuiti per l'accertamento dell'imposta sul valore aggiunto e delle imposte sui redditi, utilizzando strutture e personale esistenti in modo da non determinare oneri aggiuntivi. I contenuti e le modalità di collaborazione tra l'Organismo e la Guardia di finanza sono definiti in apposito protocollo d'intesa ».
2. All'articolo 31-bis, comma 4, del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: « La trasmissione di informazioni all'Organismo per le predette finalità non costituisce, anche ai sensi delle altre leggi speciali di settore, violazione del segreto d'ufficio da parte delle predette autorità. Le informazioni ricevute dalla Consob ai sensi del presente comma non possono essere trasmesse a terzi né ad altre autorità italiane, ivi incluso il Ministero dell'economia e delle finanze, senza il consenso dell'autorità che le ha fornite ».
Art. 4.
Approvato
(Disposizioni in materia di accesso ai servizi bancari e finanziari)
1. Gli articoli 21, 23 e 24-bis del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e la relativa disciplina attuativa non si applicano alla prestazione dei servizi e delle attività di investimento aventi ad oggetto le azioni emesse dai soggetti di cui all'articolo 29, comma 1, del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, quando la sottoscrizione o l'acquisto sia di importo non superiore a 3.000 euro ovvero, se superiore a tale importo, quando rappresenti la quota minima stabilita nello statuto della banca per diventare socio purché la stessa non ecceda l'importo di 4.000 euro. Ai fini del rispetto dei limiti suddetti si tiene conto degli acquisti e delle sottoscrizioni effettuati nei dodici mesi precedenti.
2. Gli articoli 21, 23 e 24-bis del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e la relativa disciplina attuativa non si applicano all'offerta e alla consulenza aventi ad oggetto azioni emesse dai soggetti di cui all'articolo 33, comma 1, del testo unico di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, quando la sottoscrizione o l'acquisto sia di valore nominale non superiore a 2.000 euro ovvero, se superiore a tale importo, quando rappresenti la quota minima stabilita nello statuto della banca per diventare socio purché la stessa non ecceda il valore nominale di 3.000 euro. Ai fini del rispetto dei limiti suddetti si tiene conto degli acquisti e delle sottoscrizioni effettuati nei dodici mesi precedenti.
3. All'articolo 20, comma 2-ter, del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2018, n. 136, le parole: « agli articoli 33 e » sono sostituite dalle seguenti: « all'articolo ».
EMENDAMENTI
4.203 (già 1.0.1000/4)
Respinto
Al comma 1, sostituire le parole: «non si applicano» con le seguenti: «si applicano anche»
ARTICOLO 5 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE
Art. 5.
Approvato
(Entrata in vigore)
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
MOZIONE
Mozione sui reati di violenza sessuale commessi con l'ausilio di sostanze stupefacenti
(1-00109) (19 novembre 2024)
Pucciarelli, Stefani, Romeo, Gasparri, Biancofiore, Ronzulli, Cantù, Murelli, Bergesio, Bizzotto, Cantalamessa, Pirovano, Potenti, Spelgatti, Testor, Tosato, Ternullo, Campione, Bongiorno, Garavaglia, Pellegrino, Zanettin, Zullo, Satta, Mancini, Leonardi, Berrino, Silvestro. -
V. testo 2
Il Senato,
premesso che:
la violenza sessuale sulle donne è purtroppo un tema di attualità, considerato che da dati rinvenibili dal sito del Ministero dell'interno le violenze sessuali da gennaio a giugno 2024 sono state pari a 2.923, di cui il 91 per cento a danno di donne;
negli ultimi 10 anni è stata introdotta, attraverso molteplici disposizioni di legge, una normativa di settore con la finalità dell'eliminazione della violenza sulle donne;
già a far data dalla direttiva europea sulle norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato (direttiva 2012/29/UE, recepita con il decreto legislativo n. 212 del 2015) nonché dalla Convenzione di Istanbul, sono stati delineati a livello internazionale gli impegni a carico degli Stati membri in ordine alla protezione delle persone offese, tra le quali, in particolare, le donne vittime di violenza di genere;
in considerazione della spinta comunitaria e internazionale, in Italia sono state promulgate specifiche norme a tutela delle donne, come il "codice rosso", contenente una modifica delle norme e l'inasprimento delle pene previste nel diritto penale sostanziale e processuale penale a tutela di chiunque sia offeso da violenze, atti persecutori e maltrattamenti;
di tal guisa è stata approvata la legge n. 168 del 2023, recante "Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica", con la quale il Parlamento italiano è intervenuto per rafforzare le misure preventive e cautelari, nonché in materia processuale al fine di dare una maggiore tutela alle donne vittime di violenza domestica;
ancora, per le medesime finalità, la legge n. 122 del 2023 è intervenuta per esplicitare la revocazione dell'assegnazione delle indagini in caso di mancato rispetto dei termini per l'assunzione di informazioni dalla persona offesa nei reati di cui al codice rosso;
i dati riportati non forniscono, comunque, una rappresentazione totale del fenomeno, stanti le difficoltà per molte vittime di violenze di attivarsi e di denunciare i fatti per la vergogna e per la paura di ritorsioni;
alla già pesante condizione fisica e psicologica cui è soggetta la persona vittima di una violenza sessuale, si aggiunge poi il pericolo della "vittimizzazione secondaria" della persona sia nella fase processuale sia, più in generale, all'interno della società;
le complessità relative alle attuali dinamiche sociali, dovute anche alla diffusione dilagante dell'utilizzo di sostanze psicoattive, ha fatto recentemente emergere un fenomeno, forse meno conosciuto ma molto insidioso, correlato all'aggressione sessuale facilitata da droghe (DFSA), dove la costrizione ad atti sessuali non consensuali è favorita dalla notevole riduzione o addirittura dalla completa perdita di coscienza, causate dalla somministrazione, occulta, non dichiarata, o anche mediante assunzione volontaria, di sostanze ad effetto neurodepressivo;
alle sostanze illegali classiche (droghe di abuso) si sono aggiunte, note come "droghe da stupro" altre sostanze psicoattive fra cui anfetamine, metanfetamine, nonbenzodiazepine, γ-idrossibutirrato (GHB), γ-butyrolactone (GBL), che possono agire come depressori del sistema nervoso centrale;
gli effetti farmacologici che ne derivano possono includere rilassamento, euforia, mancanza di inibizione, amnesia, alterazione della percezione, difficoltà a mantenere l'equilibrio, alterazione del linguaggio, sonnolenza, perdita della funzione motoria, vomito, incontinenza, perdita di coscienza, che possono portare anche fino alla morte;
la lotta contro la droga definita "da stupro" presenta delle insidiosità anche per la difficile rilevabilità biologica, in ragione dell'estrema velocità di metabolizzazione e smaltimento da parte dell'organismo umano, così da renderla difficilmente rilevabile nel tempo. Questo dato evidenzia l'importanza della celerità nella denuncia dell'accaduto e della previsione di strumenti diagnostici che siano in grado di rilevare le sostanze a distanza di tempo;
la somministrazione occultata o l'assunzione volontaria della sostanza incidono sull'elemento chiave che determina la consumazione del reato di violenza sessuale, ovverosia il consenso;
le realtà dei tribunali insegnano che vi è un enorme problema relativo alla prova del reato. Invero, i protagonisti dell'episodio sono spesso soltanto l'aggressore o gli aggressori e l'aggredito o aggredita;
la prova del reato muove principalmente attorno all'esistenza di un dissenso o di un mancato consenso e, in aggiunta, all'attendibilità della testimonianza della vittima, che spesso, proprio a causa dell'assunzione delle sostanze, non ha né il ricordo né la piena consapevolezza di ciò che è avvenuto;
il pronto soccorso ospedaliero costituisce il primo anello della catena di aiuto e rappresenta un osservatorio privilegiato per identificare ed accogliere situazioni che altrimenti rischierebbero di rimanere invisibili;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 novembre 2017, recante "Linee guida nazionali per le Aziende Sanitarie e Ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio sanitaria alle donne vittime di violenza", prevede oggi un percorso che fornisce un supporto psicologico e provvede ad una valutazione delle lesioni, una raccolta di dati circostanziali ed anamnestici ed una raccolta campioni di biologici per esami genetici e una raccolta campioni biologici per esami tossicologici;
di fronte a dichiarati episodi di violenza fisica, avvenuti in un tempo immediatamente precedente all'accesso al pronto soccorso, è molto importante infatti che l'intervento sanitario in emergenza tenga conto sia degli aspetti clinici che delle possibili successive implicazioni medico-legali e quindi appare di estrema rilevanza una corretta repertazione dei campioni e delle tracce biologiche e il mantenimento della catena di custodia nel caso di prelievo di matrici biologiche della vittima, rappresentando momenti cruciali al fine di assicurare elementi di prova fruibili in un successivo iter giudiziario;
le linee guida indicano livelli minimi che possono essere implementati da protocolli in uso presso le singole aziende ospedaliere nell'ambito della loro competenza. Molte aziende sanitarie del territorio nazionale hanno infatti attivato un protocollo designato come "codice rosa";
al fine di garantire alle vittime di reato una tutela reale, è necessario adottare delle procedure e degli standard nazionali o internazionali che facilitino il rilevamento e l'identificazione delle sostanze anche non inserite oggi nelle tabelle delle "date rape drugs", la cui somministrazione può essere fatta comunque rientrare nella fattispecie della violenza sessuale facilitata dalla droga (DFSA);
a tal fine è fondamentale partire dalla disamina delle procedure attualmente in uso al fine di fornire dati necessari alla predisposizione di un'eventuale nuova procedura operativa, che preveda anche nuove tipologie di analisi per l'identificazione delle sostanze e l'aggiornamento delle tabelle attualmente esistenti che contemplano le sostanze che possono essere utilizzate sia nei drug facilitated crimes, sia nei drug facilitated sexual assault. È prioritaria, invero, la determinazione e l'identificazione delle sostanze d'abuso, nelle matrici biologiche della vittima: sangue, urina e, in particolar modo, nella matrice cheratinica (esame del capello). Quest'ultima è fondamentale qualora un'aggressione venga denunciata in maniera tardiva e contribuisce a fornire giudizi medico-legali appropriati nei casi di indagini relative alle vittime di violenza droga correlata;
si rinviene la necessità di realizzare un progetto diretto ad individuare una procedura operativa omogenea utilizzando e armonizzando i protocolli operativi esistenti e già predisposti dalle singole strutture ospedaliere, con riguardo particolare ai casi di aggressione sessuale facilitata da sostanze psicoattive;
il percorso da delineare dovrà essere, inoltre, volto alla massima tutela della privacy delle vittime, a tal fine è fondamentale prevedere una dettagliata e capillare organizzazione degli operatori sanitari impiegati e chiari protocolli a garanzia delle indagini medico-legali;
nel progetto, quindi, dovrà necessariamente essere prevista la modalità di prelievo e custodia del materiale biologico, anche in ordine alle tempistiche relative all'opportuna conservazione, con la confluenza dei dati in un database specifico detenuto a livello centrale presso il Ministero della salute o presso l'Istituto superiore di sanità. Per attuare il monitoraggio, dovranno essere individuati degli ospedali campione, che su base volontaria e con conforme trattamento del consenso, forniranno i campioni biologici in catena di custodia,
impegna il Governo:
1) a prevedere e sostenere delle iniziative nell'ambito di campagne di sensibilizzazione avverso l'uso di sostanze stupefacenti, psicotrope o comunque sostanze atte ad alterare la coscienza, volte ad evidenziare altresì i pericoli insiti all'uso delle suddette sostanze con riguardo ad eventi di violenza sessuale;
2) a prevedere e sostenere iniziative formative e didattiche nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado volte a disincentivare l'uso degli stupefacenti, con un focus sulle droghe e sostanze che facilitano le violenze di natura sessuale;
3) ad adottare gli atti necessari per la formazione di un tavolo tecnico permanente che elabori le procedure standard, le linee guida e le raccomandazioni per contrastare il fenomeno, che tenga conto della rapida introduzione di nuove tipologie di sostanze psicoattive sul mercato, al fine di consentire l'individuazione delle tipologie di prelievi dei campioni biologici a seconda della tipologia di aggressione, nonché le modalità di prelievo sulle diverse matrici, e la conservazione del materiale biologico in catena di custodia;
4) ad emanare gli atti necessari per identificare in ciascuna regione dei precipui laboratori che si occupino di tossicologia forense di secondo livello e che implementino le strumentazioni necessarie alla determinazione delle sostanze d'abuso nelle matrici biologiche nei casi di vittime di violenza droga correlata;
5) a varare i necessari ed opportuni provvedimenti per la formazione di un database a livello regionale e nazionale, dove vengano raccolti e conservati, per un adeguato lasso temporale, i dati di provenienza sanitaria e forense relativi ai casi di violenza sessuale.
(1-00109) (testo 2) (11 febbraio 2025)
Pucciarelli, Stefani, Romeo, Gasparri, Biancofiore, Ronzulli, Cantù, Murelli, Bergesio, Bizzotto, Cantalamessa, Pirovano, Potenti, Spelgatti, Testor, Tosato, Ternullo, Campione, Bongiorno, Garavaglia, Pellegrino, Zanettin, Zullo, Satta, Mancini, Leonardi, Berrino, Silvestro. -
Il Senato,
premesso che:
la violenza sessuale sulle donne è purtroppo un tema di attualità, considerato che da dati rinvenibili dal sito del Ministero dell'interno le violenze sessuali da gennaio a giugno 2024 sono state pari a 2.923, di cui il 91 per cento a danno di donne;
negli ultimi 10 anni è stata introdotta, attraverso molteplici disposizioni di legge, una normativa di settore con la finalità dell'eliminazione della violenza sulle donne;
già a far data dalla direttiva europea sulle norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato (direttiva 2012/29/UE, recepita con il decreto legislativo n. 212 del 2015) nonché dalla Convenzione di Istanbul, sono stati delineati a livello internazionale gli impegni a carico degli Stati membri in ordine alla protezione delle persone offese, tra le quali, in particolare, le donne vittime di violenza di genere;
in considerazione della spinta comunitaria e internazionale, in Italia sono state promulgate specifiche norme a tutela delle donne, come il "codice rosso", contenente una modifica delle norme e l'inasprimento delle pene previste nel diritto penale sostanziale e processuale penale a tutela di chiunque sia offeso da violenze, atti persecutori e maltrattamenti;
di tal guisa è stata approvata la legge n. 168 del 2023, recante "Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica", con la quale il Parlamento italiano è intervenuto per rafforzare le misure preventive e cautelari, nonché in materia processuale al fine di dare una maggiore tutela alle donne vittime di violenza domestica;
ancora, per le medesime finalità, la legge n. 122 del 2023 è intervenuta per esplicitare la revocazione dell'assegnazione delle indagini in caso di mancato rispetto dei termini per l'assunzione di informazioni dalla persona offesa nei reati di cui al codice rosso;
i dati riportati non forniscono, comunque, una rappresentazione totale del fenomeno, stanti le difficoltà per molte vittime di violenze di attivarsi e di denunciare i fatti per la vergogna e per la paura di ritorsioni;
alla già pesante condizione fisica e psicologica cui è soggetta la persona vittima di una violenza sessuale, si aggiunge poi il pericolo della "vittimizzazione secondaria" della persona sia nella fase processuale sia, più in generale, all'interno della società;
le complessità relative alle attuali dinamiche sociali, dovute anche alla diffusione dilagante dell'utilizzo di sostanze psicoattive, ha fatto recentemente emergere un fenomeno, forse meno conosciuto ma molto insidioso, correlato all'aggressione sessuale facilitata da droghe (DFSA), dove la costrizione ad atti sessuali non consensuali è favorita dalla notevole riduzione o addirittura dalla completa perdita di coscienza, causate dalla somministrazione, occulta, non dichiarata, o anche mediante assunzione volontaria, di sostanze ad effetto neurodepressivo;
alle sostanze illegali classiche (droghe di abuso) si sono aggiunte, note come "droghe da stupro" altre sostanze psicoattive fra cui anfetamine, metanfetamine, nonbenzodiazepine, γ-idrossibutirrato (GHB), γ-butyrolactone (GBL), che possono agire come depressori del sistema nervoso centrale;
gli effetti farmacologici che ne derivano possono includere rilassamento, euforia, mancanza di inibizione, amnesia, alterazione della percezione, difficoltà a mantenere l'equilibrio, alterazione del linguaggio, sonnolenza, perdita della funzione motoria, vomito, incontinenza, perdita di coscienza, che possono portare anche fino alla morte;
la lotta contro la droga definita "da stupro" presenta delle insidiosità anche per la difficile rilevabilità biologica, in ragione dell'estrema velocità di metabolizzazione e smaltimento da parte dell'organismo umano, così da renderla difficilmente rilevabile nel tempo. Questo dato evidenzia l'importanza della celerità nella denuncia dell'accaduto e della previsione di strumenti diagnostici che siano in grado di rilevare le sostanze a distanza di tempo;
la somministrazione occultata o l'assunzione volontaria della sostanza incidono sull'elemento chiave che determina la consumazione del reato di violenza sessuale, ovverosia il consenso;
le realtà dei tribunali insegnano che vi è un enorme problema relativo alla prova del reato. Invero, i protagonisti dell'episodio sono spesso soltanto l'aggressore o gli aggressori e l'aggredito o aggredita;
la prova del reato muove principalmente attorno all'esistenza di un dissenso o di un mancato consenso e, in aggiunta, all'attendibilità della testimonianza della vittima, che spesso, proprio a causa dell'assunzione delle sostanze, non ha né il ricordo né la piena consapevolezza di ciò che è avvenuto;
il pronto soccorso ospedaliero costituisce il primo anello della catena di aiuto e rappresenta un osservatorio privilegiato per identificare ed accogliere situazioni che altrimenti rischierebbero di rimanere invisibili;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 novembre 2017, recante "Linee guida nazionali per le Aziende Sanitarie e Ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio sanitaria alle donne vittime di violenza", prevede oggi un percorso che fornisce un supporto psicologico e provvede ad una valutazione delle lesioni, una raccolta di dati circostanziali ed anamnestici ed una raccolta campioni di biologici per esami genetici e una raccolta campioni biologici per esami tossicologici;
di fronte a dichiarati episodi di violenza fisica, avvenuti in un tempo immediatamente precedente all'accesso al pronto soccorso, è molto importante infatti che l'intervento sanitario in emergenza tenga conto sia degli aspetti clinici che delle possibili successive implicazioni medico-legali e quindi appare di estrema rilevanza una corretta repertazione dei campioni e delle tracce biologiche e il mantenimento della catena di custodia nel caso di prelievo di matrici biologiche della vittima, rappresentando momenti cruciali al fine di assicurare elementi di prova fruibili in un successivo iter giudiziario;
le linee guida indicano livelli minimi che possono essere implementati da protocolli in uso presso le singole aziende ospedaliere nell'ambito della loro competenza. Molte aziende sanitarie del territorio nazionale hanno infatti attivato un protocollo designato come "codice rosa";
al fine di garantire alle vittime di reato una tutela reale, è necessario adottare delle procedure e degli standard nazionali o internazionali che facilitino il rilevamento e l'identificazione delle sostanze anche non inserite oggi nelle tabelle delle "date rape drugs", la cui somministrazione può essere fatta comunque rientrare nella fattispecie della violenza sessuale facilitata dalla droga (DFSA);
a tal fine è fondamentale partire dalla disamina delle procedure attualmente in uso al fine di fornire dati necessari alla predisposizione di un'eventuale nuova procedura operativa, che preveda anche nuove tipologie di analisi per l'identificazione delle sostanze e l'aggiornamento delle tabelle attualmente esistenti che contemplano le sostanze che possono essere utilizzate sia nei drug facilitated crimes, sia nei drug facilitated sexual assault. È prioritaria, invero, la determinazione e l'identificazione delle sostanze d'abuso, nelle matrici biologiche della vittima: sangue, urina e, in particolar modo, nella matrice cheratinica (esame del capello). Quest'ultima è fondamentale qualora un'aggressione venga denunciata in maniera tardiva e contribuisce a fornire giudizi medico-legali appropriati nei casi di indagini relative alle vittime di violenza droga correlata;
si rinviene la necessità di realizzare un progetto diretto ad individuare una procedura operativa omogenea utilizzando e armonizzando i protocolli operativi esistenti e già predisposti dalle singole strutture ospedaliere, con riguardo particolare ai casi di aggressione sessuale facilitata da sostanze psicoattive;
il percorso da delineare dovrà essere, inoltre, volto alla massima tutela della privacy delle vittime, a tal fine è fondamentale prevedere una dettagliata e capillare organizzazione degli operatori sanitari impiegati e chiari protocolli a garanzia delle indagini medico-legali;
nel progetto, quindi, dovrà necessariamente essere prevista la modalità di prelievo e custodia del materiale biologico, anche in ordine alle tempistiche relative all'opportuna conservazione, con la confluenza dei dati in un database specifico detenuto a livello centrale presso il Ministero della salute o presso l'Istituto superiore di sanità. Per attuare il monitoraggio, dovranno essere individuati degli ospedali campione, che su base volontaria e con conforme trattamento del consenso, forniranno i campioni biologici in catena di custodia,
impegna il Governo:
1) a prevedere e sostenere delle iniziative nell'ambito di campagne di sensibilizzazione contro la violenza di genere ed in particolare avverso l'uso di sostanze stupefacenti, psicotrope o comunque sostanze atte ad alterare la coscienza, volte ad evidenziare altresì i pericoli insiti all'uso delle suddette sostanze con riguardo ad eventi di violenza sessuale;
2) a prevedere e sostenere iniziative formative e didattiche nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado volte a disincentivare l'uso delle droghe dello stupro e delle sostanze che facilitano le violenze di natura sessuale;
3) ad adottare gli atti necessari per la formazione di un tavolo tecnico permanente che elabori le procedure standard, le linee guida e le raccomandazioni per contrastare il fenomeno, che tenga conto della rapida introduzione di nuove tipologie di sostanze psicoattive sul mercato, al fine di consentire l'individuazione delle tipologie di prelievi dei campioni biologici a seconda della tipologia di aggressione, nonché le modalità di prelievo sulle diverse matrici, e la conservazione del materiale biologico in catena di custodia;
4) ad emanare gli atti necessari per identificare in ciascuna regione dei precipui laboratori pubblici o privati convenzionati o accreditati che si occupino di tossicologia forense di secondo livello e che implementino le strumentazioni necessarie alla determinazione delle sostanze d'abuso nelle matrici biologiche nei casi di vittime di violenza droga correlata;
5) a varare i necessari ed opportuni provvedimenti per la formazione di un database a livello regionale e nazionale, in raccordo con la legge n. 53 del 2022 relativa alle statistiche in materia di violenza di genere, dove vengano raccolti e conservati, nel rispetto della normativa per la privacy, per un adeguato lasso temporale, i dati di provenienza sanitaria e forense relativi ai casi di violenza sessuale.
Allegato B
Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 983
La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno dì legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.
Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul testo del disegno di legge n. 1351 e sui relativi emendamenti
La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo e i relativi emendamenti, trasmessi dall'Assemblea, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo sul testo.
In relazione agli emendamenti, esprime parere contrario, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, sulla proposta l .200.
Sui restanti emendamenti, il parere è non ostativo.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:
Disegno di legge n. 1351:
sull'emendamento 1.209, il senatore Verducci avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Barachini, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Calenda, Castelli, Cattaneo, De Poli, Durigon, Fazzolari, Garavaglia, La Pietra, Maffoni, Meloni, Mirabelli, Monti, Morelli, Nastri, Ostellari, Rauti, Rubbia, Segre, Sisto e Unterberger.
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Borghi Claudio, Borghi Enrico, Mieli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Floridia Aurora, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; Ronzulli, per partecipare a un incontro istituzionale.
Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, variazioni nella composizione
Il Presidente del Senato, in data 5 febbraio 2025, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, la senatrice Anna Bilotti in sostituzione del senatore Francesco Castiello.
Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, trasmissione di documenti
Il Presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, in data 5 febbraio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 35, comma 1, della legge 3 agosto 2007, n. 124, la relazione sulla situazione geopolitica del continente africano e sui suoi riflessi sulla sicurezza nazionale (Doc. XXXIV, n. 2).
Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati
Presidente del Consiglio dei ministri
Ministro della cultura
Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 201, recante misure urgenti in materia di cultura (1374)
(presentato in data 06/02/2025)
C.2183 approvato dalla Camera dei deputati.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Senatori Romeo Massimiliano, Garavaglia Massimo, Borghesi Stefano, Borghi Claudio, Testor Elena, Dreosto Marco, Bergesio Giorgio Maria, Bizzotto Mara, Cantalamessa Gianluca, Cantu' Maria Cristina, Centinaio Gian Marco, Germana' Antonino, Marti Roberto, Minasi Tilde, Murelli Elena, Paganella Andrea, Pirovano Daisy, Potenti Manfredi, Pucciarelli Stefania, Spelgatti Nicoletta, Stefani Erika, Tosato Paolo
Disposizioni concernenti la rateizzazione a lungo termine di carichi fiscali, contributivi e di altra natura affidati all'agente della riscossione (1375)
(presentato in data 11/02/2025);
senatori Zanettin Pierantonio, Gasparri Maurizio
Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600 e alla legge 7 gennaio 1929, n. 4 in materia di rafforzamento del rispetto del domicilio e del diritto di difesa del contribuente nell'ambito di accessi, ispezioni e verifiche di natura fiscale (1376)
(presentato in data 11/02/2025).
Disegni di legge, assegnazione
In sede redigente
2ª Commissione permanente Giustizia
Sen. Nicita Antonio ed altri
Disposizioni in materia di utilizzo del termine «adottivo» per genitori e figli (1300)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
(assegnato in data 11/02/2025);
6ª Commissione permanente Finanze e tesoro
Sen. Damiani Dario
Modifiche all'articolo 16 del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, in materia di detrazioni fiscali per spese finalizzate all'adozione di misure antisismiche, al fine di favorire gli interventi di miglioramento e adeguamento sismico degli immobili, compresi quelli a destinazione produttiva o commerciale (1354)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 11/02/2025);
7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
Sen. Occhiuto Mario ed altri
Istituzione della "Fondazione La Colombaia" (1325)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 11/02/2025);
7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
Sen. Turco Mario, Sen. Pirondini Luca
Disposizioni per il rispetto degli obblighi informativi degli utilizzatori in materia di diritti connessi al diritto d'autore (1360)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare
(assegnato in data 11/02/2025).
In sede referente
7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
Gov. Meloni-I: Presidente del Consiglio dei ministri Meloni Giorgia, Ministro della cultura Giuli Alessandro ed altri
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 201, recante misure urgenti in materia di cultura (1374)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali, Comitato per la legislazione
C.2183 approvato dalla Camera dei deputati
(assegnato in data 06/02/2025);
8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica
Iniziativa Popolare
Il nucleare nel mix elettrico nazionale ora (1365)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 11/02/2025);
7ª (Cultura, istruzione) e 10ª (Sanità e lavoro)
Sen. Zaffini Francesco, Sen. Zullo Ignazio
Norme in materia di formazione specialistica dei medici veterinari e delega al Governo per il riordino delle scuole di specializzazione di area veterinaria (1364)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 07/02/2025).
Disegni di legge, presentazione del testo degli articoli
In data 11/02/2025 la 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro ha presentato il testo degli articoli proposti dalla Commissione stessa, per il disegno di legge: "Disposizioni di aggiornamento della delega di cui alla legge 5 marzo 2024, n. 21" (1351)
(presentato in data 16/01/2025)
Camera dei deputati, trasmissione di documenti
Il Presidente della Camera dei deputati, con lettere in data 4 febbraio 2025, ha trasmesso:
il documento concernente la proposta di direttiva del Consiglio recante modifica della direttiva 2011/16/UE relativa alla cooperazione amministrativa nel settore fiscale (COM(2024) 497 final), approvato, nella seduta del 29 gennaio 2025, dalla XIV Commissione (Politiche dell'unione europea) della Camera dei deputati, nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (Doc. XVIII-bis, n. 44) (Atto n. 658);
il documento concernente la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2014/32/UE per quanto riguarda le apparecchiature di alimentazione dei veicoli elettrici, i distributori di gas compresso e i contatori dell'energia elettrica, del gas e dell'energia termica (COM(2024) 561 final), approvato, nella seduta del 29 gennaio 2025, dalla XIV Commissione (Politiche dell'unione europea) della Camera dei deputati, nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del Protocollo n. 2 allegato al Trattato di Lisbona (Doc. XVIII-bis, n. 45) (Atto n. 659).
Detti documenti sono depositati presso il Servizio dell'Assemblea a disposizione degli Onorevoli senatori.
Governo, trasmissione di atti e documenti
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 5 febbraio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, le comunicazioni concernenti il conferimento dei seguenti incarichi:
- al dottor Romolo de Camillis, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
- alla dottoressa Maria Condemi, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
- alla dottoressa Stefania Congia, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
- al dottor Gennaro Gaddi, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
- alla dottoressa Manuela Gaetani, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
- alla dottoressa Grazia Strano, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;
- al dottor Massimo Temussi, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Tali comunicazioni sono depositate presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 6 febbraio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, la richiesta di informazioni supplementari formulata dalla Commissione europea in ordine alla notifica 2025/0022/IT, relativa allo schema di "Disegno di legge annuale sulle piccole e medie imprese - Capo IV (articoli da 12 a 17) «Lotta alle false recensioni»".
La predetta documentazione è deferita alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Atto n. 660).
Con lettera in data 7 febbraio 2025, il Ministero dell'interno, in adempimento a quanto previsto dall'articolo 141, comma 6 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ha comunicato gli estremi dei decreti del Presidente della Repubblica concernenti lo scioglimento del consiglio comunale di Taviano (Lecce).
Il Ministro della salute, con lettera in data 5 febbraio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 2, comma 7, della legge 28 agosto 1997, n. 284, la relazione sullo stato di attuazione delle politiche concernenti la prevenzione della cecità, l'educazione e la riabilitazione visiva, relativa all'anno 2021.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 10a Commissione permanente (Doc. CXXXIII, n. 3).
Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento
Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, è deferito alle sottoindicate Commissioni permanenti il seguente documento dell'Unione europea, trasmesso dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:
- Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sul funzionamento del mercato europeo del carbonio nel 2023 (COM(2024) 538 definitivo), alla 8a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente.
Autorità di Regolazione per energia reti e ambiente, trasmissione di documenti. Deferimento
Il Presidente dell'Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, con lettera in data 5 febbraio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 172, comma 3-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, la relazione sull'adempimento degli obblighi posti a carico delle regioni, degli enti di governo dell'ambito e degli enti locali in materia di servizio idrico integrato, aggiornata al secondo semestre 2024.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Doc. CXLVI, n. 5).
Garante del contribuente, trasmissione di atti. Deferimento
In data 7 febbraio 2025 è pervenuta, ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2024 dal Garante del contribuente per la regione Veneto.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 6a Commissione permanente (Atto n. 661).
Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, trasmissione di atti. Deferimento
Il Presidente della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha inviato, in data 6 febbraio 2025, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, lettera n), della legge 12 giugno 1990, n. 146, e successive modificazioni, copia dei verbali delle sedute della Commissione di garanzia tenutesi nei mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre 2024.
I predetti verbali sono deferiti, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 10a Commissione permanente (Atto sciopero n. 8).
Corte costituzionale, trasmissione di sentenze. Deferimento
La Corte costituzionale ha trasmesso, a norma dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, la seguente sentenza, che è deferita, ai sensi dell'articolo 139, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia:
sentenza n. 16 dell'11 dicembre 2024, depositata il successivo 10 febbraio 2025, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4, secondo comma, della legge 8 luglio 1980, n. 319 (Compensi spettanti ai periti, ai consulenti tecnici, interpreti e traduttori per le operazioni eseguite a richiesta dell'autorità giudiziaria) nella parte in cui, per le vacazioni successive alla prima, dispone la liquidazione di un onorario inferiore a quello stabilito per la prima vacazione (Doc. VII, n. 109), alla 1a, alla 2a e alla 4a Commissione permanente.
Corte costituzionale, trasmissione di sentenze relative a richieste di referendum popolare
Il Presidente della Corte Costituzionale, con lettere in data 7 febbraio 2025, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 33, ultimo comma, della legge 25 maggio 1970, n. 352, copia delle sentenze:
n. 10 del 20 gennaio 2025, depositata il successivo 7 febbraio in Cancelleria, con la quale la Corte ha dichiarato inammissibile la richiesta di referendum popolare per l'abrogazione della legge 26 giugno 2024, n. 86 (Disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione), come risultante a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 192 del 2024, richiesta dichiarata conforme a legge, con ordinanza pronunciata il 12 dicembre 2024, dall'Ufficio centrale per il referendum costituito presso la Corte di cassazione;
n. 11 del 20 gennaio 2025, depositata il successivo 7 febbraio in Cancelleria, con la quale la Corte ha dichiarato ammissibile la richiesta di referendum popolare per l'abrogazione dell'articolo 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole «adottato da cittadino italiano» e «successivamente alla adozione», e lettera f), della legge 5 febbraio 1992, n. 91 (Nuove norme sulla cittadinanza), dichiarata legittima dall'Ufficio centrale per il referendum, costituito presso la Corte di cassazione, con ordinanza del 12 dicembre 2024;
n. 12 del 20 gennaio 2025, depositata il successivo 7 febbraio in Cancelleria, con la quale la Corte ha dichiarato ammissibile la richiesta di referendum popolare per l'abrogazione del decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 23 (Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183), come modificato: dal decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87 (Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese), convertito, con modificazioni, nella legge 9 agosto 2018, n. 96; dalla sentenza della Corte costituzionale n. 194 del 2018; dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021); dal decreto legislativo 12 gennaio 2019, n. 14 (Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza in attuazione della legge 19 ottobre 2017, n. 155); dal decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23 (Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali), convertito, con modificazioni, nella legge 5 giugno 2020, n. 40; dalla sentenza della Corte costituzionale n. 150 del 2020; dal decreto-legge 24 agosto 2021, n. 118 (Misure urgenti in materia di crisi d'impresa e di risanamento aziendale, nonché ulteriori misure urgenti in materia di giustizia), convertito, con modificazioni, nella legge 21 ottobre 2021, n. 147; dal decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante «Ulteriori misure urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)», convertito, con modificazioni, nella legge 29 giugno 2022, n. 79; dalle sentenze della Corte costituzionale n. 22 e n. 128 del 2024, richiesta dichiarata conforme a legge con ordinanza del 12 dicembre 2024, pronunciata dall'Ufficio centrale per il referendum costituito presso la Corte di cassazione;
n. 13 del 20 gennaio 2025, depositata il successivo 7 febbraio in Cancelleria, con la quale la Corte ha dichiarato ammissibile la richiesta di referendum popolare per l'abrogazione dell'articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604 (Norme sui licenziamenti individuali), come sostituito dall'articolo 2, comma 3, della legge 11 maggio 1990, n. 108 (Disciplina dei licenziamenti individuali), limitatamente alle parole: «compreso tra un», alle parole «ed un massimo di 6» e alle parole «La misura massima della predetta indennità può essere maggiorata fino a 10 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai dieci anni e fino a 14 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai venti anni, se dipendenti da datore di lavoro che occupa più di quindici prestatori di lavoro», richiesta dichiarata conforme a legge dall'Ufficio centrale per il referendum, costituito presso la Corte di cassazione, con ordinanza del 12 dicembre 2024;
n. 14 del 20 gennaio 2025, depositata il successivo 7 febbraio in Cancelleria, con la quale la Corte ha dichiarato ammissibile la richiesta di referendum popolare per l'abrogazione del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81 (Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell'articolo 1, comma 7, della legge 10 dicembre 2014, n. 183), limitatamente alle seguenti parti:
- articolo 19, comma 1, limitatamente alle parole «non superiore a dodici mesi. Il contratto può avere una durata superiore, ma comunque», alle parole «in presenza di almeno una delle seguenti condizioni», alle parole «in assenza delle previsioni di cui alla lettera a), nei contratti collettivi applicati in azienda, e comunque entro il 31 dicembre 2024, per esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuate dalle parti»; e alle lettere «b-bis)»;
- articolo 19, comma 1-bis, limitatamente alle parole «di durata superiore a dodici mesi» e alle parole «dalla data di superamento del termine di dodici mesi»;
- articolo 19, comma 4, limitatamente alle parole «, in caso di rinnovo,» e alle parole «solo quando il termine complessivo eccede i dodici mesi»;
- articolo 21, comma 01, limitatamente alle parole «liberamente nei primi dodici mesi e, successivamente,», richiesta dichiarata conforme a legge, con ordinanza pronunciata il 12 dicembre 2024, dall'Ufficio centrale per il referendum, costituito presso la Corte di cassazione;
n. 15 del 20 gennaio 2025, depositata il successivo 7 febbraio in Cancelleria, con la quale la Corte ha dichiarato ammissibile la richiesta di referendum popolare per l'abrogazione dell'articolo 26, comma 4, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81 (Attuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro), limitatamente alle parole «Le disposizioni del presente comma non si applicano ai danni conseguenza dei rischi specifici propri dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici.», dichiarata conforme a legge dall'Ufficio centrale per il referendum, costituito presso la Corte di cassazione, con ordinanza del 12 dicembre 2024.
Le predette sentenze sono depositate presso il Servizio dell'Assemblea a disposizione degli onorevoli Senatori.
Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti
Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettera in data 11 febbraio 2025, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso la determinazione e la relativa relazione sulla gestione finanziaria della Fondazione Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, per l'esercizio 2023.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 343).
Parlamento europeo, trasmissione di documenti. Deferimento
Il Vice Segretario generale del Parlamento europeo, con lettera inviata il 7 febbraio 2025, ha inviato il testo di 3 documenti, approvati dal Parlamento stesso nella tornata dal 20 al 23 gennaio 2025, deferiti, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia:
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo tra l'Unione europea e la Repubblica di Serbia relativo alle attività operative svolte dall'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera nella Repubblica di Serbia, alla 3a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 578);
risoluzione sulla necessità di intervenire contro la continua oppressione e le elezioni farsa in Bielorussia, alla 3a Commissione permanente (Doc. XII, n. 579);
risoluzione sulla disinformazione e la falsificazione della storia da parte della Russia per giustificare la sua guerra di aggressione contro l'Ucraina, alla 3a Commissione permanente (Doc. XII, n. 580).
Mozioni, apposizione di nuove firme
I senatori Magni, Rando, Barbara Floridia e Patuanelli hanno aggiunto la propria firma alla mozione 1-00120 della senatrice Cattaneo ed altri.
Il senatore Cantalamessa ha aggiunto la propria firma alla mozione 1-00123 del senatore Romeo ed altri.
Interrogazioni
VERDUCCI, D'ELIA, RANDO - Ai Ministri dell'università e della ricerca e della salute. - Premesso che:
in data 3 febbraio 2025 è stato reso noto che il Dipartimento salute della Regione Marche ha dato parere favorevole alla richiesta formulata da "Link university" relativa all'istituzione dei corsi di laurea in medicina e chirurgia (LM-41) presso le sedi di Ascoli Piceno e Fano e del corso di laurea in odontoiatria e protesi dentaria (LM-46) da attivare presso la sede di Macerata; nel parere, in particolare, si evidenzia come l'attivazione di corsi di studio in medicina potrebbe utilmente sopperire alle criticità che le aziende sanitarie territoriali riscontrano nel reclutamento di personale medico, sia in relazione all'assistenza primaria, sia in relazione al reclutamento di specialisti;
tale parere, che la Regione ha fatto proprio, non ha carattere vincolante, giacché alla richiesta dovrà dare seguito il Ministero dell'università e della ricerca;
l'eventuale apertura, da parte di un'università privata, di ulteriori corsi di laurea in medicina e odontoiatria nelle Marche ha destato grave preoccupazione per l'impatto che ciò potrebbe avere sulla formazione universitaria pubblica di elevata qualità già erogata, nel territorio regionale, dall'"Università politecnica" delle Marche, i cui corsi di laurea destinati alle professioni sanitarie contano circa 2.200 studenti iscritti, che possono contare, per la formazione clinica, sulla rete integrata che viene garantita dalle strutture del servizio sanitario regionale, a partire dall'azienda ospedaliero-universitaria di Ancona;
per questo motivo, l'apertura di ulteriori corsi di laurea in medicina, soprattutto se da parte di università private, deve essere attentamente valutata sul piano della sostenibilità; non è infatti noto, né altrimenti chiaro, in che modo un'università privata, in linea di principio non collegata al servizio sanitario regionale, potrà assicurare, oltre alla formazione teorica, la formazione pratico-clinica connaturata a tali corsi di laurea; da un lato, infatti, il policlinico universitario già esistente deve continuare a operare in sinergia con la formazione universitaria pubblica già erogata, senza che la concorrenza della formazione privata finisca per sovraccaricarlo oltre misura; dall'altro, le aziende sanitarie territoriali non appaiono idonee (anche, paradossalmente, alla luce delle criticità evidenziate nel parere reso dal Dipartimento salute della Regione) a dar vita a sinergie adeguate con la formazione universitaria privata eventualmente attivata sul territorio regionale;
forte preoccupazione è stata espressa dai rettori delle quattro università marchigiane, ricevuti dal presidente della Regione il 31 gennaio 2025; in particolare, i rettori hanno evidenziato, oltre all'impatto dell'ingresso massivo di un soggetto privato sulla tenuta del tessuto universitario marchigiano, già profondamente colpito dai tagli alle risorse, che la prospettata istituzione di corsi di laurea privati in medicina e odontoiatria non pare strutturalmente in grado di risolvere le gravi carenze del servizio sanitario marchigiano, se solo si considera che il costo di iscrizione è di circa 20.000 euro all'anno, una cifra difficilmente sostenibile dalla grande maggioranza delle famiglie marchigiane;
è noto agli interroganti che tanto il parere reso dal Dipartimento salute quanto il presidente della Regione hanno fornito rassicurazioni sull'importanza e sul ruolo primario delle università pubbliche del territorio; tuttavia, esiste il fortissimo rischio che, per le ragioni esposte, l'attivazione di ulteriori corsi di laurea in medicina e odontoiatria non solo comporti un ridimensionamento della formazione universitaria pubblica ma induca anche a favorire l'investimento nella sanità privata, anche a discapito del potenziamento del servizio sanitario pubblico;
analogamente, non si hanno al momento garanzie sugli standard qualitativi che saranno richiesti all'università richiedente ai fini dell'accoglimento della domanda, sia con riguardo alle modalità di erogazione della didattica sia soprattutto con riferimento alla necessaria integrazione tra la formazione teorica e quella clinico-pratica;
in particolare, si ricorda che lo stesso protocollo di valutazione dei corsi di studio di area sanitaria di nuova istituzione, adottato dall'ANVUR per l'anno accademico 2024/2025, prevede, tra i requisiti per l'accreditamento, che l'università richiedente "assicuri la disponibilità presso la struttura sanitaria di riferimento delle attività assistenziali necessarie, per tipologia, dimensione e accessibilità al corretto svolgimento delle attività formative professionalizzanti, considerando anche l'eventuale utilizzo delle stesse strutture assistenziali per altri CdS di area sanitaria"; la possibilità di soddisfare tale standard qualitativo appare, con specifico riferimento alle Marche, quantomeno problematico e dubbio;
si aggiunga che, come riportato da organi di stampa locali e risultante dalla consultazione di documenti pubblici relativi al finanziamento dei partiti politici, l'università richiedente figura, assieme a compagini societarie collegate, tra soggetti erogatori di finanziamenti ad uno dei partiti che sostiene l'attuale Giunta regionale marchigiana; ciò non può che suscitare forti perplessità sull'opportunità politica dell'intera operazione;
si chiede di sapere:
quale sia la valutazione dei Ministri in indirizzo su quanto esposto e quali iniziative intendano adottare, ciascuno nel proprio ambito di competenza, per evitare che la prospettata attivazione di corsi di laurea in medicina e odontoiatria da parte di un'università privata nelle Marche possa avere un impatto negativo sulla tenuta del sistema della formazione medico-odontoiatrica pubblica già esistente nella regione così come sulla funzionalità del servizio sanitario pubblico;
in che modo il Ministro dell'università intenda garantire il soddisfacimento, da parte del corso di laurea di cui si richiede l'attivazione, degli standard qualitativi previsti per l'accreditamento, con particolare riguardo alla qualità della didattica e della formazione clinica, in relazione all'esistenza ovvero alla disponibilità di strutture sanitarie idonee a operare in convenzione con il corso di laurea;
in che modo il Ministro della salute intenda far fronte alle gravi criticità del servizio sanitario regionale marchigiano, come evidenziate e risultanti dalle stesse motivazioni che hanno indotto la Regione a dare parere positivo sulla prospettata istituzione di ulteriori corsi di laurea privati in medicina e odontoiatria.
(3-01669)
ZAMPA, MANCA - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
il passante di Bologna rappresenta un'opera strategica per la città metropolitana di Bologna e per tutto il Paese e prevede l'ampliamento delle corsie del raccordo autostradale di Bologna, dal casello di San Lazzaro a Borgo Panigale;
l'ampliamento, secondo Autostrade per l'Italia, consentirà un incremento del traffico sull'infrastruttura da 158.000 a 180.000 veicoli giornalieri;
il passante di Bologna è un intervento orientato a risolvere, seppure in via parziale, i nodi della mobilità dell'area ed in particolare le criticità del trasporto di livello nazionale, particolarmente difficili nel nodo di Bologna, e a migliorare l'accessibilità viaria di livello metropolitano, con l'obiettivo di minimizzare l'impatto sul territorio bolognese aumentando la sicurezza stradale;
in data 18 gennaio 2022 il progetto definitivo del passante ha ottenuto il parere favorevole dalla conferenza dei servizi, nell'ambito della quale sono state esaminate le istanze provenienti dalle amministrazioni locali interessate. Il parere è risultato condizionato al recepimento di diverse prescrizioni, successivamente accolte, tra cui 23 relative alle attività di mitigazione con la funzione di abbattimento delle emissioni di anidride carbonica;
considerato che:
la proposta di piano economico-finanziario presentata da Autostrade per l'Italia in data 25 luglio 2024 include la stima preliminare aggiornata del piano di investimenti in concessione pari a circa 36 miliardi di euro nel periodo dal 2020 al 2038 e riporta le variazioni determinate dagli incrementi dei prezzi dei materiali verificatisi tra il 2021 e il 2024, dalle prescrizioni emerse da parte degli enti territoriali in sede di iter autorizzativo e più in generale dalle nuove norme tecniche che hanno modificato profondamente le strategie di ammodernamento e di estensione di vita utile dell'intero patrimonio infrastrutturale;
nel piano è riportata esplicitamente "la prosecuzione dei cantieri e le attività propedeutiche di altri interventi di primaria importanza per il Paese, come il Passante di Bologna";
in data 31 dicembre 2024 era previsto il termine per l'approvazione del piano economico-finanziario di ASPI;
tenuto conto che:
i costi del passante di Bologna da circa un miliardo hanno raggiunto quota 3 miliardi di euro, in parte dovuti anche all'incremento dei prezzi dei materiali;
il Ministro in indirizzo, in data 21 maggio 2024, in uno degli incontri pubblici relativi all'iniziativa "l'Italia del sì", ha riferito che è suo interesse che "le opere i privati le facciano, motivo per cui stiamo lavorando a una riforma delle concessioni autostradali perché sia il pubblico a farsi carico di quello che poi serve agli utenti. E questo vale per il passante come per la gronda";
l'amministratore delegato di ASPI, il cui incarico è in scadenza a primavera, in data 28 dicembre 2024, ha riferito che "il passante è un'opera strategica, mai messa in discussione né dal Mit, né da Autostrade per l'Italia. Il passante è incluso nel nostro Pef, in fase di approvazione al Mit, e tutte le altre opere previste nel piano, a partire dalla gronda, non sono mai state messe in discussione";
nell'incontro tenutosi in data 3 febbraio 2025 con il Ministro, il presidente della Regione Emilia-Romagna ha ribadito che "il passante è un'opera che va fatta nelle modalità e con l'accordo raggiunto con la città di Bologna. Le opere di compensazione ambientale sono parte integrante dell'intervento. L'opera va difesa nella sua interezza" e che "il cantiere (il lotto 0) che è partito deve andare avanti";
come riportato su diversi organi di stampa, il Ministro avrebbe riferito che è in corso una trattativa serrata con ASPI su due grandi opere, che sono il passante di Bologna e la gronda di Genova, che hanno visto una lievitazione dei costi, e che il rinnovo della concessione autostradale sta tenendo bloccate tutte le grandi opere italiane;
a fronte della crescita dei costi occorre un confronto del Governo con la società Autostrade per garantire la rapida realizzazione del passante di Bologna, con tutte le opere compensative che ne sono parte integrante e fondamentale,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo abbia adottato o intenda assumere al fine di garantire la rapida realizzazione del passante di Bologna (ivi compresi gli interventi accessori e di compensazione ambientale così come concordati con la città), che rappresenta un'opera necessaria per risolvere, seppure in parte, i nodi della mobilità e le criticità del trasporto di livello nazionale nel nodo di Bologna, e a migliorare l'accessibilità viaria metropolitana, con l'obiettivo di minimizzare l'impatto su tale territorio aumentando la sicurezza stradale;
quali iniziative intenda intraprendere al fine di evitare che i maggiori costi per la realizzazione dell'opera non ricadano su cittadini ed imprese in termini di incremento dei pedaggi sulla rete autostradale;
se intenda provvedere con urgenza al rifinanziamento del "fondo caro materiali" al fine di garantire la copertura dei maggiori costi sostenuti dalle imprese derivanti dall'incremento in corso d'opera dei prezzi dei materiali ed evitare per tale via di bloccare la realizzazione di importanti opere infrastrutturali nel Paese, ivi compreso il passante di Bologna.
(3-01670)
FURLAN, BASSO, BAZOLI, CAMUSSO, CASINI, D'ELIA, DELRIO, FINA, FRANCESCHELLI, GIACOBBE, IRTO, LA MARCA, MANCA, MARTELLA, MISIANI, NICITA, RANDO, ROJC, ROSSOMANDO, SENSI, VERINI, ZAMPA - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che:
secondo i più recenti dati forniti da Eurostat il tasso di abbandono scolastico in Italia è del 10,5 per cento; pur diminuendo rispetto alle precedenti rilevazioni, si tratta di una percentuale che si colloca ancora al di sopra della soglia del 10 per cento fissata quale obiettivo dalla strategia "Europa 2020" dell'Unione europea per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; inoltre, la percentuale rimane una delle più alte in comparazione con gli altri Stati membri della UE, sol che si consideri che nella graduatoria complessiva l'Italia si colloca al quintultimo posto;
il dato appare ancor più grave e significativo se si considera la distribuzione territoriale delle percentuali di abbandono scolastico, sia con riferimento alle macroaree territoriali che con riferimento alle singole regioni; infatti, se al Centro e al Nord il tasso di abbandono scolastico si colloca al di sotto della soglia del 10 per cento (rispettivamente 7 per cento al Centro e tra l'8 e il 9 al Nord), al Sud e nelle isole il tasso aumenta notevolmente e, se nel Sud continentale si assesta al 13,5 per cento, nelle isole arriva al 17,2 per cento; con riferimento invece alle regioni e alle province autonome, esse si collocano al di sopra del 10 per cento;
altrettanto preoccupante il dato, in relazione alle condizioni delle studentesse e degli studenti, che evidenzia un maggior tasso di abbandono da parte dei ragazzi rispetto alle ragazze e un divario assai significativo tra studenti a seconda dell'esistenza o meno di un background migratorio: se tra gli studenti che non presentano background migratorio, il tasso di abbandono si arresta al 9 per cento, la percentuale arriva al 26,8 per cento tra gli studenti che invece presentano tale background;
la gravità del dato è infine ulteriormente aggravata dal carattere esiguo delle risorse pubbliche investite nell'educazione; anche in questo caso, infatti, l'Italia è uno dei 5 Stati membri della UE che investono meno sull'istruzione pubblica, destinando ad essa solo il 4,1 per cento del PIL, a differenza, ad esempio, di Paesi come la Svezia (7,1 per cento del PIL), Belgio (6,3 per cento) ed Estonia (5,8);
considerato che:
l'abbandono scolastico è uno dei più rilevanti segnali della povertà educativa che affligge una rilevante percentuale di bambini e ragazzi nel nostro Paese; l'incidenza della povertà educativa, d'altra parte, si pone in diretta antitesi con la rilevanza centrale che la Costituzione annette all'istruzione pubblica di qualità e, soprattutto, alla sua accessibilità "a tutti" (art. 34, comma primo, della Costituzione); le stesse disposizioni costituzionali impongono, peraltro, di investire rilevanti quote di risorse pubbliche per assicurare l'effettiva gratuità dell'istruzione inferiore (art. 34, comma secondo) e per consentire ai capaci e meritevoli di raggiungere i più alti gradi dell'istruzione medesima (art. 34, comma terzo);
in questa ottica, l'articolo 1, comma 392, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, aveva istituito un apposito fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, destinato a sostenere interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori;
la legge 30 dicembre 2024, n. 207 (legge di bilancio per il 2025), non ha rifinanziato il fondo, così eliminando uno dei più rilevanti presidi di prevenzione e contrasto del fenomeno,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare per attuare programmi di contrasto alla povertà educativa minorile e al fenomeno dell'abbandono scolastico, in modo particolare nelle regioni dell'Italia meridionale;
se non ritenga necessario prevedere il rifinanziamento del fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile.
(3-01671)
FURLAN, NICITA, RANDO, ALFIERI, BASSO, DELRIO, FINA, GIACOBBE, LA MARCA, MANCA, MARTELLA, ROJC, ROSSOMANDO, TAJANI, VALENTE, VERINI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze, delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:
si è appreso da notizie di stampa della crisi finanziaria che sta investendo la STMicroelectronics, fra le maggiori società di semiconduttori al mondo, la quale registra, a causa del calo della domanda del settore auto e dell'industria, ricavi in calo del 23 per cento e profitti in discesa del 63 per cento;
dalle ricostruzioni giornalistiche si è appreso che l'azienda italo-francese, della quale il Ministero dell'economia e delle finanze è azionista di maggioranza, starebbe valutando il taglio del 6 per cento della forza lavoro ovvero di circa 3.000 unità in servizio nelle attività in Italia e Francia;
le organizzazioni sindacali, comprensibilmente allarmate dalle intenzioni della società, hanno prontamente chiesto la convocazione di un tavolo istituzionale da parte del Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro delle imprese e del made in Italy;
considerato che:
la problematica rappresentata riguarda da vicino la Sicilia, tenuto conto che una delle sedi in Italia è collocata a Catania, stabilimento che, secondo quando affermato dai Ministri in visita, doveva essere destinatario di importanti investimenti nel prossimo futuro;
non sono al momento noti i termini (tempistiche e sedi interessate) della riduzione del personale annunciata dalla società in oggetto, pertanto si ritengono opportuni e urgenti dei chiarimenti al fine di scongiurare il licenziamento dei lavoratori e le conseguenti problematiche sociali, in un territorio del Mezzogiorno già compromesso da fragilità socio-economiche,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano adottare;
se non si ritenga opportuno convocare con urgenza un tavolo istituzionale al fine di ottenere dovuti chiarimenti circa il destino dei lavoratori della STMicroelectronics;
quale sia il futuro degli investimenti promessi per il polo produttivo di Catania.
(3-01672)
MARTELLA, FRANCESCHELLI, MANCA, CAMUSSO, RANDO, FURLAN, MALPEZZI, GIACOBBE, ZAMPA, GIORGIS, SENSI, VERINI, LOSACCO, VERDUCCI, IRTO, CASINI, ROJC, ROSSOMANDO, DELRIO, D'ELIA, FINA, VALENTE, TAJANI, BASSO - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:
la rilevazione ISTAT sulla produzione industriale ha confermato il trend negativo nel confronto annuo, palesando un "segno meno" ininterrotto da ben 22 mesi con un dato tendenziale del 1,5 per cento, con punti di caduta principali nell'area dei mezzi di trasporto e dei macchinari;
per il solo 2024 la produzione manufatturiera cede il 3,2 per cento tra gennaio e novembre, con una crescita rilevante delle ore di cassa integrazione guadagni autorizzate che per l'anno 2024 raggiungono i 495,5 milioni di ore, con un aumento del 30 per cento rispetto all'anno 2023, con un dato che raddoppia quanto registrato nel periodo pre COVID dove le ore autorizzate per il solo 2019 sono state pari a 200 milioni;
dai dati Infocamera-Movimprese emerge un quadro allarmante per quanto riguarda il numero di imprese operanti nel settore manifatturiero. In particolare nel periodo compreso tra il 2019 e il 2024 le imprese manifatturiere si sono ridotte di ben 59.000 unità passando dalle 556.188 del 31 dicembre 2019 alle 497.423 del 31 dicembre 2024, con un calo acceleratosi negli ultimi due anni;
le ragioni della riduzione del numero di imprese operanti nel settore manifatturiero sono legate prevalentemente alla perdita di capacità del sistema industriale italiano di garantire un ricambio tra chiusure e nuove aperture, testimoniando l'incapacità di concepire e generare nuove attività manifatturiere;
l'incapacità di favorire nuove aperture di attività nel settore industriale riguarda in particolare il Piemonte dove in un comune su 10 non è nata nemmeno un'impresa, in Lombardia dove il 6,7 per cento dei casi senza nuove imprese; la Toscana l'8,5 per cento e l'Emilia-Romagna il 7,2 per cento;
i settori in maggiore sofferenza sono quelli tipici del made in Italy ovvero la moda, che nel complesso perde ben 15.381 imprese, la fabbricazione di prodotti in metallo con oltre 9.000 imprese in meno, e le imprese che producono mobili con ben 3.576 aziende in meno;
dal punto di vista della distribuzione per macroarea, il Nordovest ha visto una contrazione delle imprese manifatturiere di 16.494 unità (10,3 per cento in meno), il Nordest una riduzione di 12.376 (10 per cento in meno), il Centro 18.035 (15,1 per cento in meno) e il Sud e le isole 11.860 (7,7 per cento in meno);
considerato che:
il Governo ha finora relegato in secondo piano le politiche industriali e di sostegno alla manifattura del nostro Paese, come dimostrato dalle ultime due leggi di bilancio;
in base alle ultime rilevazioni sulla fiducia delle imprese manifatturiere il livello è tornato a scendere portandosi sui minimi da 4 anni con un livello di sfiducia legato alle prospettive di mercato, che restano deboli come testimoniato dal 25 per cento delle aziende che vede nella debolezza della domanda interna ed estera il principale ostacolo a produrre;
la crisi del settore manifatturiero è evidenziata anche sul fronte degli investimenti con un calo pari al 2,2 per cento, dovuto principalmente all'incertezza geopolitica, alla debolezza dei mercati e al mancato avvio di "Transizione 5.0" come testimoniato dai dati disponibili sul portale GSE dove a fronte di 5,9 miliardi di euro di risorse disponibili ne sono state prenotate soltanto 0,28 miliardi;
il prezzo dell'energia elettrica e del gas è tornato a salire in misura vertiginosa, con il prezzo del gas salito dal valore minimo di 35 euro megawattora agli attuali 47,6;
tenuto conto che:
in generale, per l'economia italiana, un fattore decisivo di crescita è rappresentato dalla domanda estera, infatti l'exportitaliano vale circa il 40 per cento del PIL rappresentando l'Italia il quarto Paese al mondo per volumi di esportazioni; in particolare, l'importanza della componente estera vale per i settori manifatturieri tradizionali;
come annunciato dalla nuova amministrazione Trump è intenzione di applicare maggiori tariffe commerciali all'importazione nell'economia statunitense di prodotti esteri: questo avrà pesanti ripercussioni sull'economia italiana in quanto gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato di destinazione dell'export italiano, per una quota pari al 10,4 per cento delle esportazioni;
la crisi della manifattura sarà aggravata dalle politiche neoprotezionistiche dell'amministrazione Trump che vari studi stimano, da ultimo Svimez, da un minimo di 2.882 miliardi di euro ad un massimo di 8.074 miliardi, con un impatto occupazionale che varia da un minimo di 26.790 ore di lavoro ad un massimo di 76.258 ore di lavoro in meno;
come confermano i più recenti dati, la manifattura quale settore portante dell'intero sistema produttivo nazionale continua il suo declino con rilevanti conseguenze per l'intero sistema economico nazionale,
si chiede di sapere:
quali provvedimenti urgenti di politica industriale il Ministro in indirizzo intenda adottare per contrastare la perdurante crisi del settore manifatturiero in caduta da 22 mesi, e al fine di contrastare la deindustrializzazione di parti importanti del nostro sistema;
se l'eventuale adozione di dazi nei confronti dei Paesi aderenti alla UE da parte dell'amministrazione Trump possa peggiorare la già grave crisi del settore manifatturiero e quali provvedimenti intenda adottare per evitare ulteriori ricadute negative su un settore che testimonia evidenti segni di crisi;
quali misure urgenti intenda adottare per contrastare la crescita dei prezzi del carburante, del gas e dell'energia elettrica, al fine di evitare ulteriori ricadute negative per il settore della manifattura.
(3-01673)
ALFIERI, CASINI, DELRIO, LA MARCA, GIACOBBE, PARRINI, ROJC, FRANCESCHELLI, RANDO, CAMUSSO, FURLAN, SENSI, MARTELLA, VALENTE, VERINI, BAZOLI, BASSO, IRTO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:
la Repubblica democratica del Congo sta attraversando una crisi umanitaria e di sicurezza di estrema gravità, in particolare nella provincia del Nord Kivu, dove il gruppo armato M23, presumibilmente supportato da elementi delle forze di difesa ruandesi, ha preso il controllo della città di Goma il 27 gennaio 2025, causando scontri violenti con le forze armate regolari e provocando oltre 770 vittime tra civili e militari, nonché centinaia di feriti;
la presa di Goma ha generato un esodo di massa della popolazione civile, aggravando la già critica situazione umanitaria. Già lo scorso 24 gennaio, l'alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati aveva espresso forte preoccupazione per l'aggravarsi della violenza e della crisi umanitaria nella parte orientale del Paese. Le province del Sud e del Nord Kivu ospitano 4,6 milioni di sfollati interni, e l'accesso umanitario è fortemente limitato a causa del persistere delle ostilità;
il leader del gruppo M23, Corneille Nangaa, ha dichiarato l'intenzione di marciare su Kinshasa per rovesciare il presidente, Félix Tshisekedi, accusandolo di frode elettorale e delegittimandone l'autorità;
l'Unione europea, attraverso la dichiarazione dell'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha espresso profonda preoccupazione per la recente escalation del conflitto nell'est della Repubblica, condannando l'avanzata del gruppo M23 e il supporto militare fornito dal Ruanda. La UE ha ribadito la necessità del rispetto del cessate il fuoco e ha confermato il proprio pieno sostegno ai processi di mediazione di Luanda e Nairobi;
un recente rapporto del gruppo di esperti delle Nazioni Unite sulla Repubblica democratica del Congo (S/2024/432) ha documentato gravi violazioni dei diritti umani, tra cui la creazione di amministrazioni parallele nelle aree controllate dal gruppo M23, il reclutamento forzato, lo sfruttamento illegale delle risorse minerarie e la cooperazione tra le autorità congolesi e gruppi armati come le forze democratiche per la liberazione del Ruanda (FDLR);
il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con la risoluzione n. 2666 (2022), ha ribadito la necessità di porre fine alle interferenze esterne nel conflitto e ha esteso il mandato della missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica (nota come MONUSCO), incaricata di proteggere i civili e supportare gli sforzi per la stabilizzazione del Paese;
anche la presidenza della Conferenza episcopale italiana ha lanciato un appello per la cessazione immediata delle violenze e la protezione dei civili, sottolineando il ruolo delle istituzioni religiose e umanitarie nel fornire aiuti essenziali alla popolazione colpita;
il conflitto è fortemente alimentato dallo sfruttamento illegale delle risorse minerarie, in particolare coltan, cobalto, oro e diamanti, che vengono estratti in aree controllate da gruppi armati e successivamente esportati attraverso Paesi confinanti, tra cui il Ruanda, come evidenziato dal già citato rapporto del gruppo di esperti delle Nazioni Unite (S/2024/432);
crescono le pressioni internazionali affinché l'Unione europea sospenda o riveda l'accordo commerciale sui minerali strategici con il Ruanda concluso il 19 febbraio 2024, in considerazione delle evidenze emerse sul suo coinvolgimento nel conflitto congolese. Diversi Stati membri, come il Belgio, e organizzazioni per i diritti umani hanno chiesto maggiore trasparenza sui flussi di minerali provenienti dal Congo e commercializzati attraverso il Ruanda, per evitare che tali risorse finanzino ulteriormente il conflitto e l'instabilità nella regione,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Governo italiano intenda intraprendere, in ambito bilaterale e multilaterale, per contribuire alla de-escalation del conflitto nella Repubblica democratica del Congo e per sostenere gli sforzi di mediazione delle Nazioni Unite, dell'Unione africana e della Comunità dell'Africa orientale, inclusa la partecipazione a eventuali vertici congiunti proposti per discutere soluzioni al conflitto in corso;
quali misure il Ministro in indirizzo intenda adottare per rafforzare l'assistenza umanitaria alla popolazione colpita dalla crisi, con particolare attenzione agli sfollati interni;
se il Governo intenda promuovere, in sede europea e internazionale, l'adozione di ulteriori misure restrittive mirate nei confronti di persone o gruppi responsabili degli attacchi nei confronti dei civili in Congo, in linea con le sanzioni già adottate dal Consiglio europeo e dalle Nazioni Unite.
(3-01674)
DAMANTE, LOREFICE, NAVE, CROATTI, LICHERI Sabrina - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:
la multinazionale italo-francese Stmicroelectronics è fra le più importanti aziende europee nel settore dei semiconduttori con stabilimenti in tutta Europa e nel mondo. L'azienda, specializzata in progettazione, sviluppo, produzione e distribuzione di componenti a circuiti integrati per applicazioni analogiche, digitali e miste, ha diverse sedi in Italia, tra cui una particolarmente rilevante all'interno del vasto polo dell'"Etna Valley", a Catania, uno dei più grandi insediamenti industriali del Sud Italia;
com'è noto l'elettrificazione dell'auto e altri settori come il "data storage" e "industrial storage" utilizzano enormi quantità di dispositivi di potenza in cui la Stmicroelectronics è il leader mondiale e il sito di Catania è il cuore pulsante di questa tecnologia;
considerato che:
la Stmicroelectronics è una società partecipata dallo Stato italiano che detiene una grande fetta delle quote azionarie. In particolare, la STMicroelectronics, quotata alle borse di Milano, Parigi e New York, è partecipata al 27,5 per cento da STMicroelectronics holding NV, a sua volta partecipata al 50 per cento ciascuno dal Ministero dell'economia e delle finanze e da Bpifrance;
nel mese di ottobre 2022, la Commissione europea ha approvato un contributo di 292,5 milioni di euro per un nuovo investimento da attuare nel sito industriale di Catania, centro di eccellenza della società nella ricerca, sviluppo e produzione nel settore della microelettronica di potenza: il progetto (da realizzare nell'ambito del PNRR italiano) prevedeva la costruzione di una fabbrica integrata per la produzione di substrati epitassiati in carburo di silicio che rappresentano la base per la realizzazione di dispositivi di potenza ad alta performance, di cruciale importanza per la mobilità elettrica, la produzione di energie rinnovabili e altre industrie in transizione verso l'elettrico;
l'investimento, che prevedeva l'attivazione di un cospicuo numero di nuovi posti di lavoro ad alta scolarizzazione, cui si aggiungevano gli effetti significativi sulla filiera dell'indotto, è stato riconosciuto come "first-of-a-kind" dalla Commissione europea, che ne ha sottolineato il contributo alla sovranità europea nella microelettronica in linea con l'ambizione della comunicazione sullo European chips act, finanziandolo con circa 3 miliardi di euro;
nel luglio 2024, la Commissione europea ha approvato la richiesta della Regione Siciliana di un contributo di 68 milioni di euro, a valere sul programma operativo FESR 2014-2020 per il grande progetto "IPCEI (Important projects of common european interest) Microelettronica Sicilia", finalizzato a potenziare tecnologie chiave e componenti innovative per realizzare chip ad alta efficienza energetica, contribuendo, inoltre, a consolidare la leadership in Europa nell'industria dei semiconduttori, grazie alla presenza di grandi aziende internazionali, leader nel settore come la STMicroelectronics;
l'iniziativa, che si inserisce nell'ambito del più ampio progetto di comune interesse europeo, che prevede negli stabilimenti della STMicroelectronics di Catania un investimento di oltre 700 milioni di euro, sostiene la realizzazione di chip ad alta efficienza energetica, semiconduttori e sensori intelligenti, in particolare microchip su substrato di carburo di silicio;
tuttavia, la grave crisi che sta investendo il settore dell'automotive e non solo ha prodotto un impatto significativo sul fatturato dell'azienda;
a seguito della riduzione del fatturato per l'anno 2024 (che si attesta intorno ai 13 miliardi di euro a fronte dei 17 previsti) la STMicroelectronics ha annunciato un taglio delle spese; al momento, nulla lascia presagire scostamenti significativi sul fatturato del 2025;
il mancato obiettivo aziendale in termini di fatturato ha costretto la direzione ad annunciare, nelle diverse occasioni pubbliche di comunicazione agli azionisti, un piano di risparmio che sarà reso noto ed entrerà nella sua fase esecutiva già nei prossimi mesi;
per far fronte al mancato raggiungimento dell'obiettivo, è stata prospettata la possibilità di adottare un importante piano di risparmio e sono state annunciate le linee guida in ambito industriale con il potenziamento della produzione di silicio a 12 pollici, le cui fabbriche si trovano in Francia e a Milano, e la conversione a 8 pollici delle produzioni in carburo di silicio;
nonostante non sia stata dichiarata la chiusura di alcun sito produttivo, vi è il timore di uno "svuotamento" e quindi di un trasferimento della produzione dagli stabilimenti tradizionali che producono silicio a 8 pollici (come Catania) agli stabilimenti che producono silicio a 12 pollici;
la possibile rivisitazione del modello produttivo sui diversi siti del gruppo pone diversi interrogativi in quanto a Catania tutta la produzione sul silicio è sviluppata su una piattaforma a 200 millimetri. La conversione di queste produzioni a 300 millimetri non sembra essere nelle prospettive industriali del sito catanese in quanto il nuovo insediamento industriale, per le produzioni su carburo di silicio, potrebbe non essere sufficiente a reggere un eventuale e graduale disimpegno delle produzioni su silicio causando di certo un forte impatto sui livelli occupazionali. La produzione su carburo di silicio deve essere aggiuntiva a quanto già si produce a Catania e non sostitutiva;
considerato infine che:
la presenza della STMicroelectronics in Sicilia è di fondamentale importanza per il tessuto economico, sociale e culturale dell'intera regione, tenuto conto anche del grande numero di persone che oggi risultano occupate, oltre 5.000, presso l'azienda italo-francese all'interno del polo industriale catanese;
grazie anche all'attività di ricerca e di sviluppo, il sito industriale catanese è conosciuto come il cuore delle tecnologie di potenza del mondo ST, sviluppate su piattaforme di silicio e di carburo di silicio,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della situazione finanziaria e operativa attuale di STMicroelectronics;
quali misure intendano adottare per prevenire un danno grave e potenzialmente irreparabile al tessuto industriale e occupazionale dell'intero territorio siciliano e per garantire che gli investimenti già effettuati con fondi pubblici e europei non solo proteggano ma anche espandano le capacità produttive e di innovazione del sito.
(3-01675)
FURLAN, BASSO, CAMUSSO, CASINI, DELRIO, GIACOBBE, IRTO, LA MARCA, MALPEZZI, MANCA, PARRINI, ROJC, TAJANI, VALENTE - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
con la riorganizzazione territoriale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli per la Liguria si è registrata una forte penalizzazione delle sedi con forte presenza in ambito portuale;
il processo di omogeneizzazione delle attività svolte non sembra aver infatti tenuto conto di tutte le attività, e del loro volume, penalizzando in particolare le sedi con una forte presenza in ambito portuale e con servizio passeggeri, che manca completamente nel sistema di valutazione;
nell'ambito della pesatura delle posizioni dirigenziali l'attività portuale degli uffici dell'Agenzia delle dogane ha un'incidenza superiore del 50 per cento rispetto al volume complessivo nazionale e la proposta dell'Agenzia delle dogane non riconosce affatto tale loro funzione nei confronti dell'utenza e strategica per l'economia del Paese;
come evidenziato anche dai sindacati di categoria, con queste decisioni si determina un declassamento per le sedi di La Spezia, di Savona e per la direzione territoriale della Liguria "assolutamente non giustificato e che rischia di pregiudicare il grado di strategicità delle sedi sul territorio, oltre a determinare possibili riduzioni del ruolo di quegli uffici, della dotazione di personale, dell'assegnazione di risorse economiche, ad oggi non determinabili ma che riteniamo debbano essere scongiurate",
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, per quanto di competenza, non ritenga opportuno rivedere le decisioni assunte in materia di riorganizzazione dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli in Liguria, valutando una revisione del sistema di misurazione e pesatura delle posizioni per non penalizzare le sedi in ambito portuale.
(3-01677)
GASPARRI, PAROLI, DAMIANI, DE ROSA, FAZZONE, GALLIANI, LOTITO, OCCHIUTO, RONZULLI, ROSSO, SILVESTRO, TERNULLO, TREVISI, ZANETTIN - Al Ministro per la pubblica amministrazione. - Premesso che:
la semplificazione delle procedure amministrative rappresenta un aspetto cruciale per lo sviluppo e la crescita del Paese;
al fine di erogare servizi sempre più efficienti e sostenere il tessuto produttivo, è fondamentale semplificare le lungaggini burocratiche e tutte quelle fasi procedimentali che si sono stratificate nel tempo generando evidenti complicazioni per gli utenti;
ad avviso degli interroganti la semplificazione delle procedure amministrative, oltre a rappresentare uno strumento di tutela e rispetto dei diritti dei cittadini e delle imprese nel rapporto con lo Stato, costituisce una misura di fondamentale importanza anche sotto il profilo sociale e organizzativo,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda fornire gli opportuni chiarimenti circa gli interventi adottati in merito alla semplificazione delle procedure amministrative, volti a rendere più efficiente il rapporto tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese.
(3-01678)
Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento
SENSI, ZAMPA, CAMUSSO, FURLAN, ZAMBITO, D'ELIA, DELRIO, FINA, GIACOBBE, IRTO, LA MARCA, MALPEZZI, MANCA, MARTELLA, RANDO, ROJC, TAJANI, VALENTE, VERDUCCI, VERINI - Al Ministro della salute. - Premesso che:
dopo l'emergenza epidemiologica da COVID-19 la necessità di promuovere e sostenere la salute mentale è diventata una vera e propria emergenza non più procrastinabile, come evidenziato in modo inequivocabile da tutti i dati scientifici sull'argomento, con particolare riferimento alle giovani generazioni;
l'istituzione del bonus psicologico nel 2022 ha contribuito in questi anni alla possibilità per i cittadini di accedere a un percorso terapeutico indispensabile per la loro salute mentale;
tuttavia, a fronte di ben 404.505 richieste arrivate nel 2024 sul portale INPS, soltanto 3.325 hanno avuto risposta, circa lo 0,8 per cento del totale;
le risorse originariamente previste per il bonus psicologico, pari a 25 milioni di euro, sono diminuite progressivamente nel corso degli anni successivi e, nonostante l'approvazione di emendamenti di natura parlamentare volti ad aumentare lo stanziamento previsto, l'ammontare inizialmente previsto è ben lungi dall'essere stato raggiunto a fronte del notevole aumento delle richieste;
l'articolo 22-bis del decreto-legge 18 ottobre 2023, n. 145, che dispone un aumento della dotazione prevista dal bonus psicologico, è tuttora privo di decreti attuativi;
la legge 30 dicembre 2024, n. 197 (legge di bilancio per il 2025), all'articolo 1, comma 344, ha disposto un ulteriore incremento del bonus per gli anni 2025, 2026 e 2027;
nella stessa legge di bilancio sono stati stanziati fondi pari a 10 milioni per l'anno 2025 e a 18,5 milioni a decorrere dall'anno 2025 per l'istituzione di un fondo per il servizio di sostegno psicologico verso gli studenti, anch'essi a tutt'oggi inutilizzabili per mancanza dei decreti attuativi in scadenza il 31 marzo 2025,
si chiede di sapere quali siano i tempi previsti per la definizione dei decreti attuativi relativi ai provvedimenti citati affinché i fondi stanziati possano essere finalmente resi disponibili per i cittadini.
(3-01676)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
GUIDOLIN, MAZZELLA - Al Ministro della salute. - Premesso che:
nella seduta della Conferenza Stato-Regioni del 3 ottobre 2024, con accordo ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, da recepire con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro della salute, è stato istituito il profilo professionale dell'assistente infermiere quale operatore di interesse sanitario che svolge attività rivolte alla persona, al fine di fornire assistenza diretta e supporto gestionale, organizzativo e formativo in contesti territoriali e ospedalieri, sanitari, socio-sanitari e sociali, presso servizi e strutture residenziali, semi-residenziali e diurne, a domicilio e per la definizione dell'ordinamento didattico dei corsi di formazione, nei termini di cui all'accordo medesimo;
ai sensi dell'articolo 1 dell'accordo l'assistente infermiere è operatore di interesse sanitario di cui all'articolo 1, comma 2, della legge 1° febbraio 2006, n. 43. È un operatore in possesso della qualifica di operatore sociosanitario che a seguito di un ulteriore percorso formativo consegue la qualifica di assistente infermiere, riconducibile ai profili professionali sociosanitari di cui all'articolo 5, comma 2, della legge 11 gennaio 2018, n. 3; nei contesti organizzativi in cui sia stato previsto l'inserimento nel team assistenziale, collabora con gli infermieri assicurando le attività sanitarie identificate nel provvedimento, oltre a svolgere le attività proprie del profilo di operatore sociosanitario; le attività dell'assistente infermiere sono rivolte alla persona, al fine di fornire assistenza diretta di tipo sanitario e supporto gestionale, organizzativo e formativo; l'assistente infermiere, in rapporto alla gravità clinica dell'assistito e all'organizzazione del contesto, svolge le proprie attività secondo le indicazioni dell'infermiere e in collaborazione e integrazione con gli altri operatori; è responsabile della correttezza dell'attività svolta;
considerato che:
il decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, ha finalmente riconosciuto il giusto inquadramento normativo agli assistenti sociali, sociologi ed operatori sociosanitari dipendenti del servizio sanitario nazionale istituendo il ruolo sociosanitario e affrancandoli così dalla vetusta e inidonea collocazione nel ruolo tecnico, in cui erano confinati dal lontano 1979;
stante la natura e le caratteristiche della figura dell'assistente infermiere, come definite dall'accordo citato, assimilabili a quelle dell'operatore sociosanitario con formazione complementare, durante le trattative, peraltro non ancora concluse, per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del lavoro per il personale del comparto sanità relativo al triennio 2022-2024, le parti negoziali hanno ritenuto di recepire tale figura classificandola nell'area degli assistenti e con il ruolo sociosanitario;
considerato inoltre che:
l'allegato 1 dell'accordo, relativo alle competenze, abilità minime e conoscenze essenziali di assistente infermiere, ne descrive alcune che sembrano caratterizzarsi per una chiara valenza sanitaria;
allo stato, poiché quella dell'assistente infermiere non è una figura professionale rientrante tra le professioni sanitarie e, stanti tuttavia il suo carattere di interesse sanitario e la natura sanitaria di alcune delle competenze e conoscenze proprie di tale figura, si pone una delicata questione inerente ai profili di responsabilità professionale e alla copertura dei rischi professionali,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo abbia intrapreso, o abbia intenzione di intraprendere, senza ulteriore indugio, iniziative anche di carattere normativo atte a risolvere questa criticità, estendendo alle figure professionali di interesse sanitario il regime afferente alle responsabilità e relative coperture previsto dalla legge 8 marzo 2017, n. 24, per gli esercenti le professioni sanitarie, o dettando uno specifico analogo regime giuridico.
(4-01801)
VERSACE - Ai Ministri dell'interno e della giustizia. - Premesso che:
la diffusione della violenza di genere e dei femminicidi ha indotto il legislatore a ripetuti interventi volti alla difesa delle persone vulnerabili. Lo dimostra il fatto che una componente essenziale dell'attività legislativa dell'ultimo decennio è rappresentata dalle misure cautelari, come l'allontanamento dalla casa familiare e dal divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, misure disciplinate, rispettivamente, dagli artt. 282-bis e 282-ter del codice di procedura penale;
l'avvertita necessità di includere nella sfera di protezione anche gli atti persecutori, non solo in ambito familiare, ha poi portato il legislatore a configurare il divieto di avvicinamento, che si è preoccupato dal 2009 di prevedere misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori, introducendo, con la legge n. 38 del 2009, il reato di atti persecutori (cosiddetto stalking), rispetto al quale la misura cautelare del divieto di avvicinamento ha una specifica funzione protettiva della persona perseguitata;
a seguire con ulteriori interventi legislativi sul codice penale e di procedura penale, si è introdotta la legge n. 69 del 2019, il "codice rosso", che ha aggiunto alla fine del comma 1 dell'art. 282-ter del codice di procedura penale le parole "anche disponendo l'applicazione delle particolari modalità di controllo previste dall'articolo 275-bis", nei fatti introducendo l'utilizzo dei mezzi tecnici di controllo remoto per il reo, ufficializzando l'utilizzo del braccialetto elettronico la cui applicazione è disposta con provvedimento dell'autorità giudiziaria;
purtroppo, pur essendoci diverse norme, come dimostrato, finalizzate alla prevenzione di atti violenti nei confronti delle donne che prevedono specifiche tutele e pene per chi commette il reato, è frequente, a quanto risulta all'interrogante, che vengano denunciati femminicidi o tentati femminicidi causati dal mancato o cattivo funzionamento del braccialetto elettronico anti stalking con il quale dovrebbe essere monitorato il rispetto della distanza tra il reo e la potenziale vittima;
oggi il braccialetto elettronico è considerato uno strumento importante posto a garanzia delle vittime di violenza, al quale moltissime donne abusate, violentate e perseguitate hanno creduto con grande speranza per la propria sicurezza e incolumità fisica; anche la magistratura e le forze dell'ordine riconoscono rilevante la funzione deterrente e di controllo da parte di questo strumento elettronico, non solo per monitorare l'imputato o indagato, ma come mezzo di tutela della vittima;
malauguratamente, continuano a pervenire molteplici segnalazioni sul cattivo funzionamento al quale si aggiungono anche le segnalazioni circa il limitato numero dei dispositivi, a fronte di un notevole incremento delle notizie di reato e delle misure cautelari;
infatti, proprio grazie alla modifica apportata con la legge n. 168 del 2023, che ha reso obbligatorio il braccialetto elettronico, sono aumentate le richieste di applicazione dei dispositivi stessi ma, a fronte dell'aumento della richiesta, si sono registrati ritardi nell'adempimento della fornitura da parte della società Fastweb incaricata dal Ministero dell'interno;
si è inoltre aggiunto il problema del mancato o errato funzionamento: sono stati segnalati numerosi casi di "falso allarme" e di disservizio degli apparecchi, a causa di una difettosa copertura della rete che non permette un effettivo controllo della geolocalizzazione;
secondo i dati diffusi dallo stesso Ministero dell'interno, il contratto con la società prevede una disponibilità di 1.200 braccialetti elettronici mensili, che però non vengono distinti per tipologia applicativa, pertanto ciò avrebbe causato un notevole ritardo nella fornitura soprattutto di quelli anti stalking, nei tempi di applicazione e, quel che è peggio, di un'adeguata messa a punto dell'apparecchio in possesso della donna da proteggere che ne garantisca il buon funzionamento,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo, per le parti di rispettiva competenza, conoscano la quantità di braccialetti anti stalking che risultano malfunzionanti e se siano a conoscenza delle principali cause del malfunzionamento relativamente all'utilizzo degli apparecchi per i reati legati alla violenza domestica, di genere e contro le donne;
quali iniziative immediate intendano adottare, anche in merito alla società contrattualizzata con il compito di garantire sia il corretto funzionamento del dispositivo e sia il numero necessario di braccialetti elettronici a disposizione delle forze dell'ordine per il contrasto alla violenza di genere.
(4-01802)
IANNONE - Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. - Premesso che:
nel mese di luglio 2024, il Ministero dell'agricoltura ha concesso un finanziamento di circa cinque milioni di euro a favore del Consorzio di bonifica del Vallo di Diano (Salerno) per il progetto irriguo dell'area del carciofo bianco di Pertosa;
il CREA di Pontecagnano (Consiglio per la ricerca dell'agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) stima che nel comune di Pertosa la produzione di carciofi sia ormai ridotta a pochi ettari, circa 4, anche a seguito dell'evento sismico del 1980, che nel suddetto comune ha fatto registrare una costante riduzione delle superfici destinate alla coltivazione dei carciofi bianchi;
facendo, inoltre, riferimento anche ai recenti censimenti in agricoltura, il 6° ed il 7°, ed alla recente pubblicazione dell'indagine ISTAT, si rileva che nell'intera provincia di Salerno si stimino circa 450 ettari destinati a carciofi;
in una nota stampa del Consorzio di bonifica del Vallo di Diano, a firma del presidente del Consorzio, si dichiara che il progetto irriguo dell'area del carciofo bianco di Pertosa fu redatto in prima scrittura nel 2009, e che in occasione della pubblicazione del bando del Ministero, nel 2021, lo stesso progetto fu aggiornato per aderire al bando sulle infrastrutture irrigue;
la maggiore produzione di carciofo bianco, già dal 2021, si concentrava nei comuni di Auletta, Caggiano, Polla e Ricigliano;
nel 2024 si è registrata un'ulteriore espansione delle aree destinate a carciofo bianco nei comuni di Atena Lucana, Buccino, Padula, Sala Consilina e Sant'Arsenio, determinando un cambiamento radicale in tutta l'area del fiume Tanagro, cosicché oggi si parla del carciofo bianco del Tanagro, di cui è in itinere l'approvazione per IGP,
si chiede di sapere se sia stato verificato che i dati riportati nel progetto presentato dal Consorzio di bonifica rispecchino la realtà delle produzioni di carciofo bianco, che oggi relega Pertosa tra i comuni dove la produzione in termini di ettari è la più bassa tra quelli della stessa area.
(4-01803)
CAMPIONE - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
come si apprende da fonti di stampa, un addetto alle pubbliche relazioni di una nota discoteca di Roma, arrestato poche settimane fa per violenza sessuale ai danni di una ragazza, che lavorava presso il medesimo locale e posto agli arresti domiciliari, dopo essere evaso, si sarebbe reso responsabile di una nuova violenza ai danni di una donna, conosciuta in altro locale della capitale;
all'uomo non era stata imposta la misura del braccialetto elettronico;
appare sorprendente che un soggetto già resosi responsabile di un reato previsto dal "codice rosso" sia stato posto agli arresti domiciliari senza adottare opportune cautele, ad esempio il dispositivo per controllo da remoto, soprattutto visto il disposto dell'articolo 275-bis del codice di procedura penale che prevede che il giudice, nel disporre la misura degli arresti domiciliari, prescriva procedure di controllo mediante dispositivi elettronici o altri strumenti tecnici, salvo che le ritenga non necessarie in relazione al caso concreto;
la mancata applicazione del braccialetto elettronico nel caso di specie ha evidentemente agevolato la reiterazione del reato e appare inspiegabile soprattutto alla luce del grave allarme sociale destato dai reati previsti dal codice rosso,
si chiede di sapere quali iniziative di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda assumere per verificare se nella fattispecie sia stata applicata la normativa in materia, con particolare riguardo all'art. 275-bis del codice di procedura penale.
(4-01804)
IANNONE - Ai Ministri dell'interno e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
desta preoccupazione la grave situazione finanziaria in cui versa il Comune di Cava de' Tirreni (Salerno), come denunciato dai consiglieri comunali, unitamente all'interrogante, al deputato Bicchielli ed al prefetto di Salerno;
in particolare, come riportato dalle principali testate giornalistiche locali, i gravi ammanchi di denaro dalle casse del Comune campano sarebbero stati causati da numerosi mandati di pagamento in favore di soggetti terzi e in assenza di titolo giustificativo, per un importo complessivo di circa due milioni di euro, almeno secondo una prima stima;
sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco, Vincenzo Servalli, che ha presentato un esposto, facendo scattare la sospensione cautelativa del dirigente del settore Finanze del Comune, sospeso anche dal Comune di Capaccio Paestum, dove era in servizio per l'ottenuto trasferimento;
a preoccupare sarebbero non solo gli aspetti penali, sui quali farà chiarezza la magistratura, ma le gravi ripercussioni sui conti dell'ente, in forte difficoltà, oggetto di un piano di riequilibrio finanziario pluriennale, che rischia ora di essere travolto dall'inchiesta;
tra il 2021 e novembre 2024 il dirigente del settore Finanze di Cava de' Tirreni avrebbe emesso numerosi mandati di pagamento non autorizzati per oltre un milione di euro, con trasferimenti di denaro dal bilancio comunale al Consorzio farmaceutico intercomunale, oggi in crisi economica tanto da ricorrere al sovraindebitamento e al centro di un esposto alla Corte dei Conti;
secondo quanto si apprende da fonti di stampa, «i mandati di pagamento non supererebbero i 30 mila euro, perlopiù attinti da vecchi residui o da fondi vincolati», finiti sotto esame della Procura di Nocera Inferiore; movimenti contabili che, se confermati non regolari, travolgerebbero anche il bilancio del Comune;
in più occasioni, sarebbe emerso come il Consorzio apparisse una sorta di bancomat personale di Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno, oggi indagato per corruzione e agli arresti domiciliari, dopo un periodo di detenzione carceraria;
numerose e gravi sono le ipotesi di reato su cui dovrà indagare la magistratura: bilanci falsati sistematicamente di anno in anno, appropriazione indebita di somme ingenti, manipolazione sistematica dei concorsi pubblici, sospetto commercio parallelo di farmaci, canali di approvvigionamento poco chiari; sfruttamento dei lavoratori, con oltre 130 contenziosi in corso, utilizzo spregiudicato dei contratti a tempo determinato;
ad oggi, il buco nel bilancio del Consorzio ammonterebbe a circa 12 milioni di euro, cui si sommano il quasi mezzo milione di euro che uno dei dirigenti indagati sarebbe riuscito ad ottenere attraverso artifici, trucchi contabili e assunzioni di parenti e amici;
una serie di indagini con diversi filoni di inchiesta sembrerebbe delineare un vero e proprio sistema clientelare e ambiguo che lega numerosi comuni cilentani e salernitani, e rischia di costare caro alla collettività anche in termini di ritorno per il tessuto economico e sociale,
si chiede di sapere se e quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere per fare piena chiarezza sulla vicenda ed accertare la sussistenza di eventuali responsabilità, una volta accertata la veridicità e gravità dei fatti esposti in premessa.
(4-01805)
STEFANI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
da notizie apparse sugli organi di stampa, si è appreso di un grave episodio di violenza sessuale ai danni di una giovane donna avvenuto in un quartiere di Roma;
in particolare, il presunto colpevole, operante nel settore delle discoteche, avrebbe utilizzato sostanze stupefacenti miste ad alcool, al fine di tramortire la vittima e poi poterne abusare;
il presunto colpevole sarebbe risultato evaso a seguito dell'arresto avvenuto il 23 gennaio 2025 su richiesta della Procura di Roma;
emergerebbe infatti che nei confronti del soggetto fosse già stata disposta la misura cautelare in ragione di un precedente episodio di violenza dell'ottobre 2024, avvenuto sempre secondo le medesime caratteristiche ed il medesimo modus operandi;
in ragione degli elementi emersi nel corso dell'indagine relativa al primo episodio, si sarebbe disposta la misura degli arresti domiciliari in attesa, secondo quanto riportato sui media, dell'applicazione del braccialetto elettronico per il controllo a distanza, presumibilmente non sussistendo gli elementi per la traduzione diretta in carcere;
il presunto colpevole, sottoposto alla prima misura, risulterebbe pertanto evaso e avrebbe abusato di un'altra vittima nel giro di 24 ore;
a seguito della denuncia della seconda vittima, ed acquisiti gli elementi probatori necessari, il presunto colpevole è stato nuovamente arrestato e questa volta trasferito direttamente in carcere;
l'articolo 275-bis del Codice di procedura penale, così come novellato dalla legge 24 novembre 2023, n. 168, concernente disposizioni in materia di contrasto alla violenza sulle donne recita: "Nel disporre la misura degli arresti domiciliari anche in sostituzione della custodia cautelare in carcere, il giudice, salvo che le ritenga non necessarie in relazione alla natura e al grado delle esigenze cautelari da soddisfare nel caso concreto, prescrive procedure di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici, previo accertamento della relativa fattibilità tecnica, ivi inclusa quella operativa, da parte della polizia giudiziaria",
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, per quanto di competenza, sia a conoscenza di quanto accaduto e riportato in premessa e quali iniziative siano previste per monitorare la corretta attività di applicazione delle norme in materia ed in particolare per quanto concerne l'utilizzo del cosiddetto "braccialetto elettronico" nell'ambito della detenzione domiciliare.
(4-01806)
STEFANI - Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. - Premesso che:
il settore avicolo nella regione Veneto sviluppa un fatturato di circa 700 milioni di euro, contribuendo alla produzione di circa il 30 per cento della carne italiana, coinvolgendo centinaia di realtà imprenditoriali agricole;
nel corso degli anni 2021 e 2022, la presenza della cosiddetta influenza aviaria ha determinato ingenti danni alla produzione ed ha imposto il blocco delle attività in ragione delle misure restrittive adottate sul territorio coinvolto dall'epidemia;
le imprese coinvolte hanno potuto godere del sostegno economico messo a disposizione dallo Stato e dall'Unione europea sotto forma di finanziamenti;
l'erogazione di queste forme di finanziamento è terminata nel corso dell'anno 2024;
attualmente l'Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie ha identificato nelle zone di Verona, Treviso e Venezia, oltre venti focolai di influenza aviaria, con la conseguenza della nuova reintroduzione di misure restrittive da parte dell'autorità sanitaria ed ordinando nuovamente l'abbattimento dei capi infetti;
la situazione rischia pertanto di nuocere ulteriormente al mondo imprenditoriale agricolo del Veneto;
si rende necessaria l'attivazione della procedura ex art. 220 del Regolamento (UE) n. 1308/2013,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza voglia adottare affinché si possa tutelare l'imprenditoria agricola veneta.
(4-01807)
FLORIDIA Aurora, SPAGNOLLI, PATTON - Ai Ministri della cultura e dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:
il comune di Torri del Benaco (Verona), situato sul lago di Garda, è un'area di particolare pregio paesaggistico e storico-culturale, soggetta a vincoli di tutela ai sensi degli articoli 136 e 146 del codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo n. 42 del 2004);
il territorio comunale ha registrato un considerevole aumento della cubatura edificabile negli ultimi anni, con l'introduzione di varianti ai piani urbanistici, che hanno eliminato vincoli precedenti, favorendo l'edilizia residenziale libera e il turismo alberghiero su vasta scala, come riportato dalla stampa sia nazionale che locale;
un esposto alla Procura della Repubblica presentato dall'associazione "Italia nostra" contesta il piano urbanistico con cui il Comune di Torri del Benaco ha autorizzato la costruzione del resort "Cape of senses", al centro anche di un reportage giornalistico della trasmissione di inchiesta "Report" su RAI3 che ha indagato sulla mega struttura alberghiera ad Albisano, oltre che sulla deriva urbanistica ed edilizia dell'area, oggetto di indagine anche da parte della magistratura;
l'aumento dell'edificazione e dei progetti edilizi e di urbanizzazione ha sollevato dubbi sulla tenuta e sulla capacità delle infrastrutture locali, in particolare dei sistemi idrici e fognari, ritenuti obsoleti e insufficienti per sostenere un carico urbanistico così elevato;
gli episodi di contaminazione delle acque potabili e emergenza sanitaria, probabilmente dovuti all'inadeguatezza delle infrastrutture idrico-fognarie, hanno avuto un impatto negativo sulla salute pubblica e sull'immagine turistica del territorio;
considerato che:
la normativa vigente consente alle Regioni di delegare ai Comuni e alle Province funzioni amministrative di vigilanza sui beni assoggettati a vincolo paesaggistico, ai sensi dell'art. 146, comma 6, del decreto legislativo n. 42 del 2004, ma tali deleghe richiedono un'adeguata competenza tecnico-scientifica, una chiara distinzione organizzativa tra tutela paesaggistica e attività urbanistico-edilizie e la verifica dei requisiti di organizzazione e di competenza tecnico-scientifica, ai sensi dell'art. 159, comma 1;
l'utilizzo degli strumenti urbanistici del piano di assetto del territorio e del piano degli interventi previsti dalla legge regionale n. 11 del 2004 della Regione Veneto stanno causando un carico urbanistico sproporzionato rispetto a un piccolo comune di nemmeno 3.000 abitanti, suscitando preoccupazioni circa la gestione delle autorizzazioni paesaggistiche e l'accumulo di poteri discrezionali del Comune su un'area di tale pregio e fragilità ecosistemica;
il processo decisionale in ambito urbanistico e la gestione delle deleghe sui vincoli paesaggistici affidate ai Comuni richiedono una vigilanza attenta e rigorosa da parte degli enti preposti, al fine di evitare abusi e per garantire il rispetto delle normative vigenti.
le problematiche legate alla contaminazione delle acque, inclusa la diffusione del norovirus nell'estate 2024, richiedono interventi tempestivi per prevenire ulteriori emergenze sanitarie che potrebbero avere conseguenze peggiori, soprattutto durante la stagione turistica,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo abbiano verificato se la Regione Veneto abbia adempiuto agli obblighi previsti dall'art. 159, comma 1, del decreto legislativo n. 42 del 2004, in materia di verifica di sussistenza dei requisiti di organizzazione e competenza tecnico-scientifica nei soggetti delegati alla funzione autorizzativa in materia di paesaggio, soprattutto nei comuni piccoli come quello di Torri del Benaco e quali azioni ritengano opportuno intraprendere in caso di mancato adempimento;
quali azioni siano previste per assicurare che gli enti destinatari delle deleghe dispongano all'interno dei loro uffici di strutture adeguate e di personale sufficientemente formato e preparato per garantire la necessaria distinzione organizzativa tra attività di tutela paesaggistica e funzioni urbanistico-edilizie;
quali iniziative intendano adottare per garantire che i sistemi idrici e fognari del comune di Torri del Benaco siano adeguati al carico urbanistico autorizzato, prevenendo ulteriori emergenze sanitarie;
se non ritengano opportuno prevedere una riduzione delle concessioni edilizie a fronte di un sistema idrico e più specificatamente di un collettore obsoleto e calibrato per un numero di utenze di molto inferiore rispetto alle effettive presenze che possono essere raggiunte specialmente con l'arrivo dei turisti;
se non ravvisino la necessità di applicare un diverso iter autorizzativo per luoghi particolarmente sensibili e di alto pregio paesaggistico e monumentale, per impedire con fermezza l'abuso dell'utilizzo del silenzio assenso, introdotto dalla legge n. 164 del 2014, per il rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche;
quali misure prevedano per migliorare la trasparenza nei processi di pianificazione urbanistica e di autorizzazione edilizia, coinvolgendo attivamente la cittadinanza assicurando il rispetto dei vincoli paesaggistici, in particolare nei comuni con risorse amministrative limitate.
(4-01808)
MURELLI - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:
la copertura della rete fissa e mobile rappresenta un'infrastruttura essenziale per la vita quotidiana dei cittadini e per lo sviluppo economico e sociale dei territori, in particolare nelle aree interne e montane, dove le difficoltà di collegamento fisico rendono ancora più cruciale l'accesso a servizi digitali efficienti;
numerosi residenti, amministratori locali e imprese della zona dell'Appennino piacentino, segnalano da tempo gravi disservizi nella rete di telefonia fissa e mobile, con frequenti interruzioni del segnale, scarsa qualità della connessione e difficoltà di accesso a servizi digitali di base, comprese le emergenze sanitarie e di protezione civile;
il problema interessa un'area vasta, comprendente diversi comuni della Valnure (comune di Bettola ed altri) e nelle valli limitrofe, e impatta negativamente non solo sulla vita dei cittadini, ma anche sulle attività economiche, in particolare quelle legate al turismo, all'agricoltura e all'artigianato locale, che necessitano di connessioni stabili per gestire prenotazioni, pagamenti elettronici e comunicazioni con clienti e fornitori;
questo prolungato disservizio, al quale si somma la scarsa copertura nella zona della rete mobile, sta creando gravissimi disagi sia alle persone, soprattutto anziane, isolate da settimane ed impossibilitate a comunicare, situazione già di grande difficoltà che diventerebbe ancora più critica in caso di necessità o urgenza, sia alle tante attività commerciali, di ristorazioni e turistiche, che stanno subendo importanti ripercussioni negative sul proprio lavoro;
la problematica evidenziata non risulterebbe essere un caso unico, essendosi già verificata in più occasioni, anche in seguito a semplici piogge, lasciando l'intera area isolata per lunghi periodi di tempo in attesa delle necessarie riparazioni;
nonostante gli investimenti nazionali ed europei per il superamento del digital divide e l'espansione della banda ultra larga, molte aree dell'Appennino piacentino risultano ancora escluse da una connettività adeguata, evidenziando la necessità di un intervento più incisivo da parte delle istituzioni e degli operatori di telecomunicazioni;
le attuali difficoltà di accesso alla rete contrastano con gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e della Strategia nazionale per la banda ultra larga, che prevedono la riduzione delle disuguaglianze digitali e il potenziamento delle infrastrutture nelle aree interne del Paese,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione di grave disagio segnalata dai cittadini e dalle amministrazioni locali dell'Appennino piacentino in merito alla qualità insufficiente del servizio di telefonia fissa e mobile;
quali iniziative intenda adottare per garantire una copertura adeguata della rete mobile e fissa nelle aree montane della provincia di Piacenza, anche in relazione agli impegni assunti dagli operatori telefonici nel quadro della Strategia nazionale per la banda ultra larga;
se intenda promuovere un confronto con gli operatori di telecomunicazioni, al fine di accelerare gli investimenti e il potenziamento delle infrastrutture digitali nelle aree interne, garantendo il diritto alla connettività a tutti i cittadini, in linea con gli obiettivi del PNRR e delle strategie di digitalizzazione del Paese;
quale sia lo stato reale di attuazione della Strategia nazionale per la banda ultra larga, sia dal punto di vista dell'infrastruttura fisica che da quello dell'effettiva connettività, ovvero quanti utenti pubblici e privati siano effettivamente connessi in fibra in Italia e quali iniziative si intenda adottare, anche di carattere normativo, per assicurare la coerenza con gli obiettivi fissati, specialmente per i bandi legati al PNRR.
(4-01809)
FURLAN, BASSO, CAMUSSO, D'ELIA, DELRIO, GIACOBBE, LA MARCA, MALPEZZI, MANCA, NICITA, RANDO, SENSI, VERDUCCI, VERINI, ZAMBITO - Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. - Premesso che:
con una media di sei femminicidi al mese dall'inizio del 2024, le case rifugio rappresentano un fondamentale presidio sociale a supporto delle donne vittime di violenza domestica. Ciononostante, in Italia, a causa di politiche regionali frammentate e disomogenee, non vige alcun obbligo da parte delle amministrazioni comunali di trasferire le donne vittime di violenza presso luoghi protetti, lasciandole in balia di contesti familiari violenti, spesso insieme a minori;
a distanza di 18 mesi dal suo lancio, il piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2021-2023 non è stato ancora integrato con l'allegato operativo che dà il dettaglio di ruoli, responsabilità, tempistiche e risorse finanziarie per la realizzazione delle numerose attività elencate. Tale mancanza si evince anche nell'analisi dei fondi destinati ai centri antiviolenza e alle case rifugio, così come previsto dall'art. 5-bis del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93. Nonostante lo stanziamento dei fondi abbia registrato un notevole aumento dal 2013 al 2022, passando da 9 a circa 30 milioni di euro annui, le risorse non sono ancora sufficientemente adeguate al fine di garantire la piena operatività delle strutture. Si stima infatti che, nel 2022, siano stati destinati solamente 39.000 euro per ciascun centro antiviolenza e 36.000 per ciascuna casa rifugio. I fondi, oltre ad essere sottodimensionati rispetto alla domanda, impiegano mediamente 14 mesi per giungere a destinazione. Tali prolissità burocratiche mettono in difficoltà, oramai sistemica, molte realtà e ledono il diritto delle donne di vivere una vita libera dalla violenza;
le legislazioni regionali definiscono standard operativi e procedure per l'accreditamento delle case rifugio e regolano i rapporti con la rete dei servizi territoriali, in particolar modo con gli enti locali;
preoccupa in modo particolare la situazione in Sicilia. In un'inchiesta del quotidiano "Domani" a parlarne è stata Anna Agosta, presidente dell'associazione "Thamaia" e consigliera nazionale della rete di centri antiviolenza D.i.Re.: "le politiche regionali non sono omogenee sul territorio nazionale e, ancora oggi, le case rifugio vengono censite e quindi finanziate in modo differente. Non esiste, infatti, per le amministrazioni comunali l'obbligo di inserire le donne in casa rifugio, e ciò fornisce loro un motivo per non finanziarle. Non abbiamo finanziamenti dalla Regione, che non coordina, non controlla e, su tutto, non finanzia queste strutture";
le donne vittime di violenza in Sicilia sono spesso sradicate dal proprio territorio e da quello dei loro figli, per essere trasferite in una casa rifugio distante da dove vivono. Secondo i dati ISTAT, questo spinge le donne siciliane ad abbandonare le strutture per tornare dall'uomo violento nel 18 per cento dei casi, a fronte di una media nazionale del 13,7 per cento;
in Sicilia, ha spiegato la portavoce Agosta, "non avendo una Regione che ha nel proprio capitolo di bilancio il tema della violenza maschile sulle donne, noi viviamo grazie alla nostra progettazione autonoma, che si traduce in progetti di fondazioni, bandi europei o nazionali";
considerato che, sulla questione legata ai luoghi di protezione per donne vittime di violenza maschile, la direttiva (UE) 1385/2024 recentemente approvata afferma che i servizi di assistenza specialistica, tra cui le case rifugio e i centri antiviolenza, "dovrebbero essere considerati essenziali durante le crisi e gli stati d'emergenza, incluse le crisi sanitarie. L'obiettivo dovrebbe essere la continuità di tali servizi in situazioni in cui i casi di violenza domestica e di violenza contro le donne tendono ad aumentare",
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali misure intenda adottare per incrementare gli stanziamenti finanziari diretti al potenziamento della rete di servizi a supporto delle donne vittime di violenza di genere sul territorio nazionale e in modo particolare sul territorio regionale siciliano, coordinando la contestuale presenza sui territori di case rifugio e centri antiviolenza;
quali iniziative intenda intraprendere al fine di semplificare l'iter di assegnazione delle risorse e sensibilizzare su questo tema il Governo verso gli enti locali.
(4-01810)
(già 3-01286)
BORGHI Enrico, PAITA, FREGOLENT, SCALFAROTTO, MUSOLINO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:
"The Guardian" nei giorni scorsi ha riportato come "Paragon solutions", l'azienda israeliana che vende il software di spionaggio "Graphite" a soggetti statali, avrebbe risolto un contratto con i propri clienti italiani;
sempre secondo The Guardian, lo scorso 31 gennaio 2025, Paragon avrebbe inizialmente sospeso in via cautelativa il contratto con i clienti italiani, dopo la prima accusa di un potenziale abuso dello spyware: pare che la decisione di risolvere in via definitiva i contratti sia stata presa, invece, nei giorni successivi, dopo che Paragon ha stabilito che in Italia sarebbero stati violati i termini di servizio e il quadro etico concordato alla stipula del contratto con la medesima società;
a quanto risulta, sarebbero 90 le persone complessivamente, tra cui giornalisti e membri della società civile, presenti in due dozzine di Paesi, ad essere state colpite dal software di spionaggio di livello militare: in Italia sono già emersi i primi casi, tra cui Francesco Cancellato, direttore di "Fanpage", sito noto per le sue attività di inchiesta, che nei mesi scorsi hanno destato clamore in particolare per l'approfondimento sull'estrema destra, e Luca Casarini, fondatore dell'organizzazione non governativa "Mediterranea", attiva nel soccorso in mare ai migranti, i quali hanno denunciato di essere stati spiati con questo software;
lo spyware Graphite di Paragon, da come riportato dai mezzi di informazione, può infettare un telefono cellulare all'insaputa di un utente, senza che quest'ultimo debba promuovere alcuna interazione: il virus, infatti, infetta i dispositivi di messaggistica del target tramite un portable document format (PDF) che viene inviato all'interno di una chat di gruppo. Quando un dispositivo viene infettato, lo spyware ottiene l'accesso completo a tutti i dati contenuti: messaggistica, fotografie, archivio del telefono, compresi i messaggi scambiati su app crittografate come "WhatsApp", mettendo così a serio rischio la privacy e la sicurezza dell'utente;
nei giorni scorsi, una nota di palazzo Chigi ha ufficialmente escluso che l'intelligence italiana abbia sottoposto a controllo i soggetti tutelati dalla legge 3 agosto 2007, n. 124, compresi i giornalisti, e ha comunicato che a seguito di una verifica dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale le utenze italiane interessate finora appaiono essere 7, contattate direttamente dalla società WhatsApp Ireland Limited: tuttavia, nella nota non viene chiarito se un software di questa natura rientra o meno nelle disponibilità dei nostri apparati, lasciando quindi profondi interrogativi in merito;
l'estrema delicatezza della vicenda impone un chiarimento urgente da parte della Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, e da parte dell'autorità delegata ai servizi di informazione e sicurezza e alla cybersecurity, il sottosegretario Alfredo Mantovano,
si chiede di sapere:
se la Presidente del Consiglio dei ministri intenda elencare chi siano i soggetti italiani utilizzatori del software di spionaggio prodotto dall'azienda "Paragon solutions" e quale autorità abbia avuto il ruolo o titolo nella gestione del software;
se risulti veritiero, come sostiene la stampa internazionale, che l'azienda Paragon solutions abbia posto fine ai suoi rapporti contrattuali con i suoi clienti italiani, dopo che in Italia sarebbero stati violati i termini di servizio e il quadro etico concordato alla stipula del contratto;
quali siano state le misure adottate dalle autorità competenti al fine di monitorare e prevenire lo spionaggio avvenuto ai danni di cittadini tramite il software di spionaggio Graphite.
(4-01811)
SCALFAROTTO - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
la Corte d'appello di Ancona, il 4 febbraio 2025, ha accolto il ricorso di una cittadina bengalese di 37 anni contro il riconoscimento del divorzio per ripudio islamico (perché "non era abbastanza sottomessa") presentato dal marito, di 45 anni e connazionale della donna;
il giudice di seconde cure, con la pronuncia, ha ordinato all'amministrazione comunale di Ancona la cancellazione della registrazione della relativa annotazione nel registro dello stato civile;
secondo i legali della donna, il Comune aveva effettuato l'annotazione del divorzio per ripudio islamico avvenuto all'estero in violazione dei principi dell'ordine pubblico italiano e senza i preventivi e necessari controlli legali. Il Comune si era opposto alla cancellazione, rivendicando la legittimità del proprio atto;
la Corte d'appello ha accolto le conclusioni dei legali della donna che evidenziavano l'impossibilità di dare attuazione, nell'ordinamento italiano, ad un provvedimento oscurantista, in quanto contrario all'ordine pubblico, discriminatorio e in violazione del principio di parità difensiva tra uomo e donna;
stando alle dichiarazioni rilasciate dal legale dell'uomo nella vicenda non si riscontrerebbe alcuna violazione dei diritti fondamentali e sarebbe del tutto legittimo l'operato dell'ufficiale dell'anagrafe del Comune di Ancona che non avrebbe potuto esimersi dall'annotare l'atto di divorzio perché compiuto, in Bangladesh, nel pieno rispetto delle prescrizioni del "muslim marriages and divorces (registration act) del 1974";
sempre secondo il legale dell'uomo, gli effetti del divorzio come annotati nel registro dello stato civile del Comune di Ancona sono quelli dello scioglimento del matrimonio ed appaiono essere identici a quelli dell'istituto previsto dalla legislazione italiana e, quindi, in alcun caso potrebbero essere considerati contrari all'ordine pubblico;
la complessità della decisione dei giudici di Ancona e i principi giuridici ormai consolidati in termini di parità di genere nell'ordinamento italiano sottolineano l'importanza di garantire che le pratiche amministrative dei Comuni italiani siano conformi ai principi costituzionali e ai diritti fondamentali, evitando il riconoscimento di atti che possano ledere la dignità e i diritti delle persone, in particolare delle donne,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
quali misure intenda adottare per garantire che le amministrazioni comunali rispettino i principi dell'ordine pubblico nel riconoscimento di atti provenienti dall'estero, in particolare quelli che possono risultare discriminatori o lesivi dei diritti fondamentali;
se intenda emanare linee guida per gli uffici dell'anagrafe al fine di prevenire il riconoscimento di atti contrari ai principi costituzionali italiani;
quali azioni intenda intraprendere per monitorare e garantire il rispetto del principio di parità di genere nelle procedure amministrative relative al riconoscimento di atti esteri.
(4-01812)
SCALFAROTTO - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
la Corte costituzionale con la sentenza n. 10 del 2024 ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 18 della legge n. 354 del 1975, nella parte in cui non prevede che la persona detenuta possa essere ammessa a svolgere i colloqui con il coniuge, la parte dell'unione civile o la persona con lei stabilmente convivente, senza il controllo a vista del personale di custodia, quando, tenuto conto del comportamento della persona detenuta in carcere, non ostino ragioni di sicurezza o esigenze di mantenimento dell'ordine e della disciplina, né, riguardo all'imputato, ragioni giudiziarie;
nonostante sia passato più di un anno dalla sentenza, tale vuoto normativo non è stato in alcun modo colmato, ledendo così il percorso rieducativo dei detenuti e sottraendo loro una porzione significativa di libera disponibilità del proprio corpo e del proprio esprimere affetto, come sostenuto dalla Corte costituzionale;
la stessa Consulta, inoltre, si era manifestata consapevole "dell'impatto che l'odierna sentenza è destinata a produrre sulla gestione degli istituti penitenziari, come anche dello sforzo organizzativo che sarà necessario per adeguare ad una nuova esigenza relazionale strutture già gravate da persistenti problemi di sovraffollamento": anche in tale caso, il Ministero della giustizia non ha posto essere soluzioni volte a rispettare le indicazioni della Corte, frenando così i direttori delle carceri nell'applicazione della sentenza;
sul tema è intervenuta anche la Cassazione (sezione I, udienza 11 dicembre 2024, dep. 2 gennaio 2025, n. 8), che ha reso ammissibile il reclamo di un detenuto al quale è stato negato un colloquio con il coniuge in condizioni di intimità: la casa di reclusione di Asti, infatti, aveva negato la possibilità di un colloquio in intimità con la propria moglie, motivando sic et simpliciter in ragione del dato di fatto che "la struttura non lo consente". Successivamente il magistrato di sorveglianza di Torino aveva ritenuto inammissibile il reclamo dello stesso detenuto con una motivazione che, di fatto, sterilizzava la decisione della Consulta, sostenendo come la richiesta del detenuto non configurerebbe un vero e proprio diritto, ma una mera aspettativa, non tutelabile in via giurisdizionale;
di diverso avviso è stata la citata pronuncia della Cassazione, la quale ha sottolineato come "non può ritenersi che la richiesta di poter svolgere colloqui con la propria moglie in condizioni di intimità, avanzata dal detenuto ricorrente, costituisca una mera aspettativa, essendo stato affermato che tali colloqui costituiscono una legittima espressione del diritto all'affettività e alla coltivazione dei rapporti familiari", i quali possono essere negati solo per "ragioni di sicurezza o esigenze di mantenimento dell'ordine e della disciplina", come stabilito nella sentenza della Corte costituzionale n. 10 del 2024;
la sentenza della Cassazione, di fatto, ha messo in evidenza come l'effettività del diritto riconosciuto dalla Corte costituzionale richieda interventi organizzativi dell'amministrazione penitenziaria, in assenza dei quali l'affettività intramuraria resterà uno dei diritti sacrificati sine titulo all'interno delle strutture penitenziarie;
nei giorni scorsi, organi di stampa riportano come il giudice di sorveglianza di Spoleto, Fabio Gianfilippi, abbia accolto i reclami di due detenuti a Terni, autorizzando quindi l'amministrazione penitenziaria a consentire loro, entro 60 giorni, di esprimere in concreto la propria affettività, anche disapplicando ogni eventuale disposizione amministrativa confliggente: non è ammissibile, tuttavia, che a causa dell'inerzia dell'Esecutivo, i direttori delle carceri, al fine di rispettare la sentenza n. 10 del 2024, siano costretti ad attuare misure in autonomia e senza il supporto del dicastero;
tale inerzia del Governo sul punto denota una grave mancanza e una concezione meramente punitiva e repressiva del sistema carcerario, del tutto avulso dal rispetto dei diritti e della dignità umana, ignorando, di fatto, le statuizioni della Corte costituzionale,
si chiede di sapere quali misure a livello legislativo e di gestione degli istituti penitenziari il Ministro in indirizzo abbia adottato e intenda adottare affinché sia garantito il rispetto della sentenza n. 10 del 2024 della Corte costituzionale in materia di affettività in carcere.
(4-01813)
DE CRISTOFARO, CUCCHI, MAGNI - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:
come si apprende da notizie di stampa, sarebbero 7 i giornalisti e gli attivisti italiani bersaglio dello spyware "Graphite", prodotto dall'azienda israeliana "Paragon solutions": fra questi Francesco Cancellato, il direttore della testata giornalistica "Fanpage", nota anche per la pubblicazione dell'inchiesta giornalistica denominata "Gioventù meloniana", e l'attivista di "Mediterranea saving humans", Luca Casarini, i quali sono stati avvisati da Meta platforms, attraverso i loro account "WhatsApp", di essere stati spiati;
in un comunicato diffuso nei giorni scorsi, Casarini ha reso noto che Meta platforms, la società che gestisce il servizio di messaggistica WhatsApp, lo ha informato che il suo telefono era stato violato da un'operazione di spyware, attraverso l'uso di un software definito tra i più sofisticati al mondo che sfrutta una tecnologia di sorveglianza di livello militare;
l'organizzazione non governativa Mediterranea, sempre nel suo comunicato, ha affermato "Noi proviamo in ogni modo a salvare vite, al contrario di chi lascia morire migliaia di persone in mare o nel deserto … non abbiamo rapporti con torturatori e trafficanti di esseri umani, diversamente da chi li protegge dai mandati di cattura internazionali";
sempre nella nota si legge che Meta consigliava di sostituire immediatamente il cellulare e di rivolgersi ai propri consulenti, un team di ricerca all'università di Toronto, "The Citizen lab";
quasi contestualmente alla diffusione del comunicato ufficiale di Mediterranea e degli articoli di Fanpage, testate e agenzie giornalistiche internazionali davano notizia della violazione dei sistemi di sicurezza di WhatsApp che coinvolgeva 90 target nel mondo tra cui attivisti sociali e giornalisti;
nel 2022 il "media freedom act" (MFA), messo a punto dalla UE per tutelare l'indipendenza del mondo editoriale, ha vietato l'uso di spyware sui giornalisti;
da quanto si apprende, gli esperti di The Citizen lab stanno effettuando gli accertamenti sul telefono di Luca Casarini e nei prossimi giorni sarà possibile sapere da quanto durava la violazione;
il 5 febbraio 2025 una nota della Presidenza del Consiglio dei ministri ha affermato che è impossibile che "siano stati sottoposti a controllo da parte dell'intelligence, e quindi del governo", i soggetti coinvolti. Poi ha aggiunto che, "trattandosi di una questione che il governo considera di particolare gravità", è stata attivata "l'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, che dipende dalla presidenza del Consiglio";
nella serata dello stesso giorno, il quotidiano britannico "The Guardian" ha diffuso la notizia secondo cui Paragon solutions avrebbe deciso di rescindere il contratto con il Governo italiano che avrebbe avuto in licenza Graphite. Secondo Paragon, infatti, sarebbero stati violati i termini di licenza e il quadro etico,
si chiede di sapere:
se il Governo fosse o sia a conoscenza di operazioni di spyware sull'attivista di Mediterranea, Luca Casarini, e sul giornalista Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, o di identiche violazioni nei confronti di altri attivisti politici, sociali e giornalisti;
se il Governo italiano e le sue strutture di intelligence siano tra gli acquirenti del software spyware Graphite; in caso affermativo con quali modalità lo spyware venga utilizzato e con quali finalità;
se ritenga di poter escludere che le operazioni di spyware svolte con Graphite su cittadini italiani possano essere state poste in essere da strutture di intelligence italiane;
se siano in corso o se intenda porre in essere iniziative di competenza per accertare i responsabili di tali gravissime violazioni di diritti fondamentali, quali il diritto alla privacy e alla libertà di stampa.
(4-01814)
MAGNI - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:
TSD S.p.A. è un'azienda che nasce nell'agosto 2021 dall'acquisizione da parte di TIM del ramo aziendale che manuteneva la rete fissa di Telecom Italia, anche con l'obiettivo di inserirsi nel mercato degli appalti di rete sfruttando le nuove opportunità offerte dai fondi del PNRR;
l'azienda viene nominata Telco soluzioni digitali, 100 per cento proprietà del gruppo TIM;
nel 2023 il gruppo Telecom Italia, seguendo la linea di dismissione di alcune aziende del gruppo, cede l'affitto del ramo d'azienda al gruppo Nextaly, di cui fa parte l'azienda Com.Net, operante sia su impianti di telecomunicazione che sulle infrastrutture elettriche;
TSD acquisisce il ramo telecomunicazioni di Com.net, portando il personale da 250 a circa 1.000 dipendenti;
nel settembre 2024 viene comunicata, senza che siano specificati tempi, modi e se si tratti di un'acquisizione piena o di un pacchetto azionario, la vendita di TSD a Telnet, azienda di dimensioni molto più piccole della TSD, con un fatturato di circa 9 milioni di euro, 60 dipendenti e già nota, a detta dei sindacati, per le difficoltà e i ritardi nei pagamenti degli stipendi;
TSD opera avendo come quasi esclusivo committente FiberCop (che gestisce la rete TIM), azienda fino al luglio 2024 partecipata da TIM e Ministero dell'economia e delle finanze, in seguito ceduta e oggi di proprietà al 37,8 per cento di Optics BidCo S.p.A., società controllata dal fondo statunitense KKR;
TSD occupa oggi 700 lavoratori in Italia, di cui 400 in Toscana, 100 in provincia di Pisa;
i sindacati da mesi denunciano il pagamento intermittente degli stipendi, il mancato pagamento della mensilità di dicembre 2024 e della tredicesima mensilità e, da ultimo, l'azzeramento delle "carte carburante", fatto che impedisce il normale svolgimento delle attività ai lavoratori;
all'interrogante risulta che alla riunione del tavolo tenuta il 20 gennaio 2025 la proprietà Telnet non si sia presentata rendendosi successivamente irreperibile per ulteriori richieste di incontro;
considerato che:
le ridotte dimensioni della controllante Telnet e il quadro finanziario particolarmente critico di TSD, già erede di un forte carico debitorio derivante dalle precedenti gestioni, legittima molte preoccupazioni in merito alla capacità di garantire la continuità operativa dell'azienda, nonostante operi in un settore che attraversa un periodo particolarmente florido anche grazie agli investimenti del PNRR;
l'attuale crisi è figlia della progressiva privatizzazione e vendita a fondi speculativi e a privati, su iniziativa del Governo, di aziende e player operanti in settori strategici anche per la sicurezza nazionale;
la progressiva dismissione delle aziende pubbliche e a controllo pubblico in questi settori, in particolare nella gestione delle reti, limita sempre di più le capacità da parte del Governo di svolgere il ruolo fondamentale cui è chiamato di tutela dell'interesse nazionale, della salvaguardia dei lavoratori e della competitività del tessuto produttivo italiano,
si chiede di sapere:
quali iniziative normative e di politica industriale i Ministri in indirizzo intendano promuovere al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e tutelare un settore strategico per l'economia e la sicurezza nazionale come quello delle telecomunicazioni e sottrarlo a rischi speculativi da parte di fondi di investimento, anche prevedendo l'intervento diretto del Governo e il ritorno ad una gestione pubblica di questi settori;
quali iniziative intendano mettere in campo per far sì che vengano pagate le retribuzioni spettanti e sia garantito il ripristino delle condizioni di operatività aziendale.
(4-01815)
MAIORINO, PIRRO - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
la Corte di Assise di Modena ha recentemente condannato Salvatore Montefusco a 30 anni di reclusione per l'omicidio della moglie e della figlia di lei, un caso che ha suscitato vasta indignazione e preoccupazione nell'opinione pubblica e tra le organizzazioni che si occupano della difesa dei diritti delle donne;
le vittime sono state brutalmente assassinate in un contesto di violenza domestica che, secondo le ricostruzioni, si sarebbe protratta per anni prima dell'atto fatale. Erano state già presentate, infatti, almeno 11 denunce;
si legge dalla stampa che, secondo l'avvocato Barbara Iannuccelli del foro di Bologna, legale di parte civile dei parenti delle vittime, questo sia stato un omicidio avvenuto in diretta telefonica, commesso mentre un altro familiare era al telefono con il 112;
le motivazioni della sentenza indicano che sono state riconosciute attenuanti generiche a Montefusco, legate a presunte condizioni emotive, personali e sociali, che hanno ridotto la pena a 30 anni di reclusione, evitando così l'ergastolo. Tale decisione ha scatenato critiche da parte delle associazioni femministe e delle organizzazioni per i diritti umani, che temono possa costituire un pericoloso precedente;
negli ultimi anni, il tema dei femminicidi ha occupato un posto centrale nel dibattito pubblico, portando a numerose riforme legislative volte a inasprire le pene per i reati di violenza contro le donne. Tuttavia, il caso di Montefusco sembra rappresentare un passo indietro rispetto a questi progressi;
considerato che:
secondo i dati ISTAT, i femminicidi rappresentano una delle forme più gravi di violenza di genere, con un trend che non accenna a diminuire nonostante le misure di prevenzione e protezione messe in atto. Sentenze come quella di Montefusco rischiano di minare gli sforzi per combattere questa piaga sociale, trasmettendo un messaggio di impunità o di indulgente tolleranza;
è fondamentale che il sistema giudiziario adotti un approccio rigoroso e coerente nei confronti dei crimini di femminicidio, evitando qualsiasi tipo di disparità che possa essere percepita come una svalutazione della vita delle donne e della gravità di questi reati;
considerato infine che, a parere delle interroganti al fine di rafforzare la risposta a tali fenomeni di violenza di estrema gravità e conseguentemente a dare pieno adempimento alla Convenzione di Istanbul e totale rispondenza a quanto previsto dal "Codice Rosso", dovrebbero essere incrementati, anche nell'ambito della formazione iniziale dei magistrati in tirocinio, corsi per porre particolare attenzione al tema della prevenzione e alla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e più in generale contro la violenza domestica,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno avviare una riflessione sui criteri di concessione delle attenuanti in casi di femminicidio, per evitare che possano essere percepite come un'ingiustizia o un'ulteriore violenza nei confronti delle vittime e delle loro famiglie;
quali misure, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare per garantire che le sentenze nei casi di femminicidio riflettano la gravità del crimine e contribuiscano a rafforzare la percezione di giustizia e sicurezza per le donne;
se si intenda incrementare, anche nell'ambito della formazione iniziale dei magistrati in tirocinio, corsi volti a sensibilizzare ulteriormente i magistrati sul tema della violenza di genere, affinché le decisioni giudiziarie siano sempre in linea con l'obiettivo di combattere efficacemente i femminicidi e di promuovere una cultura di tolleranza zero verso la violenza contro le donne.
(4-01816)
BORGHI Claudio - Al Ministro della salute. - Premesso che:
è oggetto di cronaca internazionale la questione che riguarda le recenti polemiche, con le quali le politiche dell'OMS sono state messe in discussione, sia da un punto di vista della gestione economica, sia da un punto di vista dell'indipendenza, attuale e pregressa, di alcuni dei suoi vertici e per cui i Presidenti di Stati Uniti e Argentina hanno dichiarato di voler recedere dagli accordi internazionali in ordine alla partecipazione dei rispettivi Stati dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS);
in particolare, l'uscita degli Stati Uniti avrà come conseguenza che il principale finanziatore dell'OMS risulterà la Bill e Melinda Gates Foundation;
è importante sottolineare che l'OMS abbia perso negli anni la sua indipendenza, non solo a causa del congelamento del suo bilancio ordinario e della necessità di fare affidamento per oltre l'80 per cento su contributi volontari fortemente condizionati dai donatori, ma anche a causa di un'alta percentuale di tali contributi provenienti dal settore privato;
inoltre, esistono preoccupazioni riguardo all'efficacia nell'utilizzo delle risorse da parte dell'OMS. Secondo dati ufficiali, il bilancio annuale dell'OMS ammonta a circa 3,4 miliardi di dollari, di cui 1,1 miliardi destinati agli stipendi e 1,4 miliardi alle consulenze. Complessivamente, circa il 74 per cento del bilancio è impiegato per costi fissi, lasciando una porzione limitata per le attività operative dirette, come progetti sanitari sul campo, distribuzione di vaccini o interventi in situazioni di emergenza;
la Bill e Melinda Gates Foundation risulta anche finanziatrice diretta o indiretta di altri soggetti, in molti casi legati a decisori politici;
ciò solleva enormi dubbi sull'effettiva imparzialità dell'operato di tale organizzazione;
considerato che:
sono emerse preoccupazioni riguardo alla trasparenza dell'OMS nella gestione della pandemia, con accuse di ritardi nel dichiarare l'emergenza sanitaria internazionale e di una presunta mancanza di indipendenza da influenze politiche di alcuni Stati membri;
l'OMS è considerata cruciale per affrontare pandemie che non rispettano i confini geografici, ma a ben vedere lo è solo se è competente e accountable, e se si pone come rappresentante di tutti gli Stati, ossia con il coinvolgimento fattivo dei decisori pubblici nazionali. In tal senso, diversi dubbi si pongono nel quadro delle suddette proposte di approvazione di un trattato pandemico e di modifica dei regolamenti sanitari internazionali ed anche nell'ambito complessivo della diffusa impotenza e inefficacia dimostrata dal sistema multilaterale nel gestire la pandemia, dominata dal protagonismo di strutture burocratiche spesso ridondanti,
si chiede di sapere alla luce delle osservazioni in premessa se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno e urgente individuare delle tempestive soluzioni da adottare in sede di contrattazione in seno all'OMS, al fine di garantire la massima trasparenza nel processo di approvazione delle modifiche al regolamento sanitario internazionale, scongiurando possibili influenze da parte dei finanziatori privati, salvaguardando in tal modo la più ampia informazione e il dibattito pubblico a livello nazionale, prevedendo altresì che qualora tali garanzie non dovessero essere assicurate siano predisposte le necessarie misure per impedirne l'approvazione.
(4-01817)
MARTELLA - Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. - Premesso che:
l'articolo 5 del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, recante "Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissariamento delle province", dispone l'adozione di un "piano strategico nazionale contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica" e, al comma 2, lettera d), stabilisce il potenziamento delle forme di assistenza e di sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli attraverso modalità omogenee di rafforzamento della rete dei servizi territoriali, dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza;
l'articolo 5-bis dispone che il Ministro delegato per le pari opportunità, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, provveda annualmente a ripartire tra le Regioni le risorse finalizzate al rafforzamento della rete dei servizi territoriali, dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne vittime di violenza
in data 14 settembre 2022, in sede di intesa, ai sensi dell'articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003, n. 131, tra il Governo, le Regioni, le Province autonome e gli enti locali è stato deciso di modificare l'intesa n. 146/CU del 27 novembre 2014, relativamente ai requisiti minimi dei centri antiviolenza e delle case rifugio;
l'articolo 2 dell'intesa dispone che il centro antiviolenza debba garantire un numero di telefono dedicato, attivo tutti i giorni, compresi i festivi, 24 su 24 e collegato al 1522, nonché ai servizi essenziali della rete (Polizia di Stato, forze dell'ordine);
la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, nella relazione finale sull'attività della commissione approvata nella seduta del 6 settembre 2022, ha evidenziato la necessità di individuare un procedimento unico e snello per l'assegnazione dei fondi, al fine di evitare disparità di tutela del settore tra i vari territori regionali;
i centri antiviolenza vivono da sempre una condizione di difficoltà economica dovuta alla carenza di fondi ed alla mancanza della loro strutturalità. Molti di questi centri si basano sul lavoro volontario delle operatrici: secondo i dati ISTAT, infatti, su 4.393 operatrici impiegate presso i centri antiviolenza il contributo delle volontarie è pari al 49,3 per cento del totale del personale;
in tal senso basti pensare alla realtà del territorio regionale del Veneto, dove si registra una marcata differenza tra le diverse realtà che gestiscono i centri antiviolenza e dove, solo negli ultimi due anni, i centri antiviolenza hanno ricevuto dei fondi dedicati per sostenere le rette di accoglienza in emergenza di donne costrette ad allontanarsi dalla casa familiare per situazioni giudicate ad alto rischio: finanziamenti che coprono esclusivamente le rette di accoglienza senza alcun sostegno al lavoro in emergenza che si vorrebbe richiedere alle operatrici;
in diversi incontri preparatori le rappresentanti dei centri antiviolenza hanno evidenziato le criticità legate ad una reperibilità telefonica così concepita vista la mancanza di disponibilità finanziarie adeguate, che ad oggi comporta l'impossibilità per le associazioni e le organizzazioni registrate nell'apposito registro unico nazionale del terzo settore di sostenere il costo della reperibilità 24 ore su 24,
si chiede di sapere se in Ministro in indirizzo non intenda adoperarsi perché già in occasione del primo provvedimento utile siano stanziati ulteriori fondi al fine di garantire la possibilità per i centri antiviolenza di garantire l'assistenza richiesta ai sensi dell'articolo 2, comma 2, dell'intesa del 14 settembre 2022 raggiunta in sede di Conferenza unificata.
(4-01818)
(già 3-00548)
D'ELIA, VALENTE, CRISANTI, RANDO, VERDUCCI, TAJANI, GIACOBBE, BASSO, CAMUSSO, MALPEZZI, DELRIO, FURLAN, ROJC, MARTELLA, NICITA - Al Ministro per lo sport e i giovani. - Premesso che:
secondo quanto riportato da diversi organi di stampa una dipendente della società di riferimento della squadra di calcio AS Roma, vittima di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti, sarebbe stata, in aggiunta, licenziata dalla società;
secondo la ricostruzione, il caso sarebbe scoppiato quando un giovane calciatore della "Primavera" della Roma avrebbe chiesto in prestito il cellulare alla donna per chiamare l'agente e, invece di limitarsi a comporre il numero di telefono del procuratore, il giocatore avrebbe passato in rassegna immagini e video, fino a imbattersi in uno dove la donna si riprendeva con il fidanzato, condividendolo successivamente con più persone;
a seguito dell'accaduto, la cui gravità, oltre ai profili penalmente rilevanti ai sensi dell'articolo 612-ter del codice penale, è di tutta evidenza, il club, anziché prendere i dovuti provvedimenti nei confronti dell'autore del fatto e tutte le forme necessarie al fine di tutelare la vittima, avrebbe interrotto il rapporto di lavoro con l'impiegata, assunta dalla società da più di 10 anni;
nella lettera riportata dal quotidiano "il Fatto Quotidiano" e firmata da Lorenzo Vitali, responsabile legale della società giallorossa, si afferma che "È stato portato all'attenzione della direzione Risorse umane e dei vertici aziendali un video che inconfondibilmente la ritrae nel compimento di atti sessuali. Purtroppo, dalla ricostruzione giornalistica risulta che tale video sia stato visionato da gran parte del personale e dei giocatori della società";
da qui la decisione di licenziare la dipendente, considerata "l'incompatibilità della prosecuzione del suo rapporto di lavoro con il sereno e regolare andamento dell'attività della società";
in merito alla vicenda, la procura della Federcalcio, sempre secondo quanto riportato da organi di stampa, avrebbe aperto un'indagine e sarebbero già in corso gli interrogatori e le acquisizioni degli atti. L'obiettivo è verificare responsabilità di tesserati relative alla diffusione di video privati della dipendente;
se confermata, la vicenda comporterebbe un'ulteriore forma di vittimizzazione di una donna, che oltre ad aver subito una violazione della propria intimità si è trovata a subire un licenziamento del tutto ingiustificato da parte della società sportiva, diversamente dagli autori di tali condotte rimasti ad ora senza alcuna conseguenza;
l'AS Roma, peraltro unica squadra in serie A ad essere guidata da una donna, alla luce del ruolo che ricopre dovrebbe promuovere una cultura del rispetto della donna e adottare comportamenti conformi all'impianto normativo di cui il nostro Paese si è dotato negli anni e che è volto alla tutela della vittima di reati sessuali,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali siano le sue valutazioni in merito;
se non ritenga necessario e urgente intraprendere le dovute iniziative, in sinergia con le competenti autorità sportive, al fine di verificare i fatti accaduti e garantire, oltre alle necessarie tutele nei confronti della vittima, che la squadra adotti un comportamento adeguato al ruolo che riveste, anche valutando tutte le opportune sanzioni nei confronti della società e dei giocatori che si sono resi colpevoli di un comportamento di tale gravità.
(4-01819)
(già 3-01027)
TURCO - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che, a giudizio dell'interrogante:
Taranto, città abbracciata dai due mari e danneggiata dall'industria inquinante, sembra essere sempre più lontana non solo dagli occhi, ma soprattutto dalle necessarie attenzioni del Governo Meloni, che, imperterrito persevera in scelte non solo sbagliate e assolutamente inopportune, ma soprattutto fortemente dannose per la salute e l'ambiente di un territorio ormai troppo bistrattato;
ulteriore dimostrazione di tale disinteresse e miopia del Governo nei confronti della città e dei suoi abitanti è rappresentata dall'ennesimo "prestito ponte" di 320 milioni di euro, concesso ad un tasso di interesse annuo dell'11,6 per cento e destinato ad alimentare la continuità produttiva a carbone di Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria, che nel luglio 2024 ha ricevuto il via libera della Commissione europea;
in merito nell'agosto 2024 è stata presentata un'interrogazione alla Commissione europea, affinché questa si esprima circa la compatibilità della ripartenza della produzione attraverso il ciclo integrale a carbone, prevista nel finanziamento, con gli obiettivi e le tempistiche di decarbonizzazione del "green deal" e la direttiva 2010/75/UE, nonché con la necessità di un riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, ormai scaduta nell'agosto 2023 e non ancora rinnovata, che garantisca la sostenibilità ambientale e la tutela della salute dei cittadini e dei lavoratori;
peraltro, il 28 settembre 2024, nel corso dei lavori della 87a fiera del Levante a Bari, il Ministro in indirizzo ha accennato alla possibilità che una nave rigassificatrice della società azera Baku Steel, che ha partecipato alla gara per acquisire gli impianti del settore siderurgico, potrebbe essere stanziata nel porto di Taranto. "La proposta mi è stata fatta qualche mese fa, a prescindere dalla gara per la vendita dell'ex Ilva, per approvvigionare il sito di Taranto attraverso una nave rigassificatrice e un investimento diretto della loro azienda. (...) Successivamente la società azera ha fatto un'offerta all'interno di questa procedura per l'intero asset produttivo, ovviamente con l'intenzione di alimentarla con il loro gas attraverso la loro nave. Ed è una delle offerte in campo" ("corriereditaranto.it", 29 settembre 2024);
considerato che:
il ciclo integrale col fossile dell'ex ILVA è totalmente incompatibile con la salute umana ed è fatto risaputo, provato scientificamente e supportato da inequivocabili dati epidemiologici, non ultima la missiva alla Procura della Repubblica di Taranto, inviata dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (12 agosto 2024), contenente i recentissimi ed allarmanti numeri relativi al superamento del valore consentito di biossido di azoto emesso dall'altoforno 4, il tutto accertato dall'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Puglia che riporta un aumento di 100 milligrammi su normalmetrocubo rispetto all'imposto limite giornaliero, dato emerso per il secondo trimestre dell'anno in corso, nei pressi del camino E317, in un periodo di produzione minima;
l'eventualità di aggiungere la presenza di un rigassificatore nelle acque di Taranto significherebbe continuare a deteriorare senza soluzione di continuità le condizioni ambientali di una città già fortemente provata in tal senso e notoriamente martoriata dalla concentrazione di più fonti di rischio per la salute dei suoi abitanti (ex ILVA, ENI, base navale NATO, eccetera);
oltre all'evidente aggravio di danno alla salute dei tarantini, la scelta di continuare a produrre acciaio con queste modalità si rivela sconveniente e assolutamente antieconomica per il prossimo futuro, anche alla luce delle parole pronunciate dallo stesso Antonio Gozzi, presidente di Acciaierie d'Italia, che, in maniera drastica, ha denunciato un'imminente fine del settore siderurgico in considerazione di due obiettivi europei che mettono in crisi le prospettive dell'impianto: la scomparsa delle quote gratuite di anidride carbonica, che prevede la perdita della gratuità dell'emissione di anidride carbonica a far data dal 2030 e finora garantita agli altiforni e la quantità di idrogeno verde da utilizzare nell'attività di produzione attraverso forni elettrici, che la UE ha portato al 40 per cento nei primi tre anni di funzionamento e imposto al 75 per cento dal quarto, contro il decimo previsto dal Governo;
ritenuto pertanto che, stando alle attuali condizioni, questi obiettivi sono risultati impossibili da raggiungere, alla luce del fatto che nessun investitore potrà mai impegnarsi nel ripristino di vecchi altiforni che non potranno più godere di quote gratuite di anidride carbonica, che dovranno quindi essere acquistate, provocando un evidente stato di antieconomicità delle operazioni,
si chiede di sapere:
se sia nelle intenzioni dei Ministri in indirizzo chiarire quale sia la logica seguita nel concedere un prestito ponte da 320 milioni di euro all'ex ILVA per far ripartire la produzione a ciclo integrale a carbone, riattivando gradualmente i 4 altiforni disponibili, che, oltre ad essere in palese contrasto con gli obiettivi europei di sostenibilità ambientale e con la tutela alla salute, risulta ingiustificato anche sul profilo economico, con possibile conseguente danno erariale;
se intendano realmente rendersi partecipe di quello che l'interrogante ritiene un ulteriore disastro ambientale, attraverso la costruzione di un rigassificatore nella città di Taranto, dando vita ad una forma di ingiustificato accanimento contro un territorio che invece richiede di essere risarcito, risanato e riconvertito in nome delle vite che ha già sacrificato per la dissennatezza di chi ha preferito il profitto alla salute e al benessere collettivo;
se abbiano intenzione di fornire chiarimenti sulle strategie che ritengono di porre in essere per rimediare a tale situazione di miopia delle politiche industriali finora attuate, considerando che sarà impossibile restituire il prestito ponte, data la non convenienza economica dell'operazione, e che la mancanza di garanzie per la salubrità di un territorio come quello di Taranto, oltre a ripercuotersi sull'economia dell'intera collettività nazionale per la crescente incidenza del costo sanitario, non può più essere considerata secondaria rispetto alle logiche della grande industria;
se abbiano proceduto a definire il piano di decarbonizzazione più volte annunciato, con il relativo piano degli investimenti e di copertura del fabbisogno finanziario.
(4-01820)
(già 3-01388)
TURCO - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:
si apprende da fonti giornalistiche che il Ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha evidenziato, in questi ultimi giorni, il grande successo del bando di gara sull'ex ILVA di Taranto, solo perché diversi player stranieri della siderurgia hanno presentato le loro manifestazioni di interesse per acquisire gli stabilimenti di Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria;
tuttavia, il Ministro non ha detto che le proposte di acquisto, per bocca stessa dei commissari, sarebbero notevolmente inferiori al valore minimo di vendita. In base ad ulteriori notizie giornalistiche, la più alta offerta presentata sino ad ora si aggira intorno ai 500 milioni di euro: un terzo del valore quantificato dai commissari;
ritenuto che nulla per ora è dato sapere sugli impatti che queste proposte d'acquisto avranno sul diritto alla salute, con particolare riferimento al sito di Taranto. Allo stesso modo, tutto tace sulla sostenibilità ambientale della produzione a carbone, che potrà (per decisione del Governo Meloni) raggiungere gli 8 milioni di tonnellate, con il diritto ad inquinare grazie allo "scudo penale" che lo stesso Governo ha recentemente reintrodotto. Diritto alla salute e alla vita, tutela dell'ecosistema e sicurezza dei lavoratori sono temi che, a giudizio dell'interrogante, per il Governo Meloni sono del tutto trascurabili, nonostante i livelli degli inquinanti a Taranto nel corso del 2024 siano stati sempre sopra le soglie consentite, a dispetto della produzione ai minimi storici. Le stesse opacità persistono anche sui futuri livelli occupazionali degli stabilimenti coinvolti, col rischio di ritrovarsi ad affrontare migliaia di esuberi, peraltro in un'area ad alto tasso di disoccupazione come la provincia ionica. Di proposte italiane non ne sono arrivate, ma in compenso il ministro Urso è pronto a svendere un'azienda che fino a ieri riteneva strategica,
si chiede di sapere:
se sia nelle intenzioni del Ministro in indirizzo rendere noto il contenuto e il prezzo delle offerte di acquisto pervenute, motivando l'eventuale discordanza dell'offerta economica rispetto al valore assegnato dai commissari e riportato nel bando di gara, nonché chiarendo la metodologia che verrà applicata per la scelta dell'assegnatario;
se e come intenda garantire che chiunque acquisirà gli stabilimenti di Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria adotti politiche industriali che salvaguardino la salute dei cittadini, l'ambiente e tutti i lavoratori, compresi quelli in cassa integrazione, dell'ex ILVA.
(4-01821)
(già 3-01612)