Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 260 del 09/01/2025
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------
260a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
GIOVEDÌ 9 GENNAIO 2025
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Presidenza del vice presidente CASTELLONE,
indi del vice presidente ROSSOMANDO
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare: Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente CASTELLONE
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 10).
Si dia lettura del processo verbale.
STEFANI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di interrogazioni (ore 10,03)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
Saranno svolte per prime le interrogazioni 3-00994 e 3-01000 sull'istituzione del tribunale della Pedemontana a Bassano del Grappa (Vicenza).
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere congiuntamente a tali interrogazioni.
DELMASTRO DELLE VEDOVE, sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, l'interrogazione del senatore Zanettin prende spunto da un sopralluogo effettivamente avvenuto presso la Cittadella della giustizia a Bassano del Grappa, a cura del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del Ministero della giustizia, per chiedere al Governo quali siano gli intendimenti in ordine alla reistituzione di un tribunale in quella zona e segnatamente del cosiddetto ipotizzato tribunale della Pedemontana.
A tale proposito, effettivamente il Ministero ha svolto un sopralluogo presso la Cittadella giudiziaria nei locali indicati dall'amministrazione di Bassano del Grappa, resi effettivamente disponibili come sede di un possibile futuro ufficio di nuova circoscrizione giudiziaria. È evidente che, fra le funzioni del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, vi sia proprio la cura e il funzionamento dei servizi offerti dagli uffici giudiziari, nonché la gestione del personale che ivi vi opera.
In tale ambito, viene svolta da sempre una funzione di costante monitoraggio delle strutture e degli spazi adibiti o potenzialmente da adibire a sedi degli uffici, in uno sforzo di efficienza, di attenzione e di efficacia nell'erogazione del servizio di giustizia, valorizzando anche, secondo le linee guida del Governo, quella che deve essere la giustizia di prossimità.
L'atto di sindacato ispettivo offre l'occasione per annunciare la presentazione a stretto giro di posta, da parte del Governo, di uno schema di disegno di legge che prevede una revisione di quella che riteniamo politicamente essere stata l'infausta stagione della revisione della geografia giudiziaria, con la riapertura di alcune sedi soppresse rispetto alla riforma del 2012.
In tale contesto, la predisposizione delle piante organiche del personale della magistratura e amministrativo verrà naturalmente realizzata sulla base di criteri adeguati alle realtà di riferimento, che terranno conto delle dimensioni territoriali del presidio, del bacino di utenza, nonché del preventivabile flusso in entrata delle iscrizioni, tanto in materia civile quanto in materia penale.
L'effettiva determinazione delle piante organiche sarà evidentemente affidata ad atti di normazione secondaria rispetto all'annunciato atto di normazione primaria della revisione della geografia giudiziaria. Va detto che, in ogni caso, non verranno aperti uffici giudiziari cosiddetti a stralcio, posto che, una volta che sarà definito il circondario di riferimento, la dotazione organica dovrà, necessariamente e sin da subito, essere adeguata alla pronosticabile domanda di giustizia proveniente da quel bacino e dall'ipotetico e prescelto territorio.
L'attenzione del Ministero della giustizia è massima e consentirà di dare le migliori risposte alle richieste di efficienza del servizio di giustizia che vengono da diversi territori, oltre evidentemente a Bassano del Grappa; provenienti, peraltro, anche dalle realtà insulari, la cui dignità è stata elevata, nell'erogazione di taluni servizi, financo a rango costituzionale, o da altre aree interne, caratterizzate da condizioni particolari, soprattutto come presidi di legalità contro le criminalità organizzate.
Vi è, evidentemente, una necessità di intervenire sin da subito su quelle che vengono considerate le situazioni più mature e urgenti. Però, oltre a questo intervento più celere, si accompagnerà una più ampia riflessione sulla situazione di tutti gli uffici giudiziari che - come è normale che sia - prevede una revisione periodica di medio e lungo termine.
In altre parole, questo Ministero ritiene che, dopo attenta analisi, la stagione dell'arretramento dello Stato nei presidi di legalità sul territorio sia assolutamente finita e che, anzi, sia ora di invertire quella tendenza che riteniamo essere stata per molti aspetti, nell'erogazione di servizio di giustizia e nelle luci di legalità accese sul territorio, decisamente sciagurata.
Il Governo, insieme all'annunciato atto normativo sulla revisione della geografia giudiziaria, realizzerà una revisione complessiva. Ed è per questo che una serie di sopralluoghi ha investito nel caso specifico Bassano del Grappa, ma anche altri territori, per scegliere le destinazioni migliori per iniziare a invertire una stagione della revisione della geografia giudiziaria contrassegnata e contraddistinta dalla soppressione dei tribunali. Riteniamo decisamente migliore una stagione della revisione della geografia giudiziaria in cui, invece, si istituiscano nuovi tribunali e, quindi, si riaccendano luci di legalità sul territorio, offrendo una giustizia di prossimità e un servizio più vicino al cittadino.
ZANETTIN (FI-BP-PPE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZANETTIN (FI-BP-PPE). Signor Sottosegretario, la mia valutazione della sua risposta è in chiaroscuro perché, rispetto ad alcune questioni specifiche che io ho posto nella mia interrogazione molto articolata e dettagliata, trovo delle risposte generiche e anche indeterminate.
Credo intanto che vada fatto un riepilogo del dossier, facendo subito una precisazione: i sopralluoghi a Bassano non sono uno - come le è stato scritto nella risposta da parte degli uffici - ma sono stati due. Il primo sopralluogo a Bassano del Grappa, rimasto segreto, da parte di un funzionario del Ministero, è avvenuto - come è stato rivelato da fonti di stampa locale, in particolare dal bravo giornalista Alessandro Tich - a metà dicembre del 2023. L'ispezione si era limitata al solo edificio nuovo della cosiddetta Cittadella della giustizia, lo scatolone vuoto di via Marinali, e ovviamente aveva avuto un esito negativo. Chi conosce il territorio, infatti, conosce l'edificio ed era evidente che era stato realizzato, su approvazione del Ministero della giustizia, nel 1999, vale a dire ben ventisei anni fa. Il mai realizzato nuovo palazzo di giustizia bassanese era stato concepito sulla base delle dimensioni del circondario giudiziario di Bassano del Grappa dell'epoca, molto più ristretto rispetto a quello, invece, ipotizzato per il tribunale della Pedemontana. Nel vecchio tribunale di Bassano operavano solamente 10 magistrati e 36 amministrativi. Per chiunque ne capisce un po' di organizzazione di uffici giudiziari, era chiaro che quell'edificio non avrebbe mai potuto contenere l'ipotizzata faraonica dimensione di personale del tribunale pedemontano che - lo ricordo a beneficio di chi ci ascolta - comprende 28 magistrati giudicanti, 84 amministrativi e 10 requirenti con 36 amministrativi per la procura.
All'ex sindaco Pavan, quando sono stati resi noti gli esiti dell'ispezione, sono venuti i capelli dritti; è andato su tutte le furie e ha preteso un secondo sopralluogo, che ha avuto luogo il 21 febbraio 2024 e ha riguardato non solo lo scatolone vuoto di via Marinali, ma anche altri due immobili di proprietà comunale: Palazzo Antonibon, sede del vecchio tribunale, e Palazzo Cerato, sede della vecchia procura. Ricordiamo, peraltro, che il Comune aveva ipotizzato che Palazzo Cerato potesse essere la nuova sede dell'Agenzia delle entrate.
Tuttavia, neppure la soluzione del tribunale spezzatino diffuso in tre edifici distanti tra loro, almeno due dei quali vetusti e a non norma per quanto riguarda gli impianti, può essere considerata conforme al fabbisogno faraonico del tribunale della Pedemontana.
Mi ha sorpreso, quindi, che il 5 marzo successivo il sottosegretario Ostellari abbia dichiarato sui social che il sopralluogo aveva avuto esito positivo. Cosa vuol dire esito positivo? Siccome un po'di esperienza ce l'ho - credo sappiate tutti che sono stato componente del Consiglio superiore della magistratura, dove ho fatto parte per due anni della VII commissione, dedicata all'organizzazione degli uffici giudiziari - bisognerebbe che il Governo ci spiegasse dove si aprono in giro per l'Italia uffici giudiziari in sedi diffuse. Ormai è ben noto da almeno vent'anni che si tende a fare delle cittadelle della giustizia per motivi di efficienza, di praticità e anche di risparmio dal punto di vista economico.
Mi aspettavo che nella sua risposta - la domanda c'era - il Governo mi rispondesse su chi sosterrà i costi per adeguare eventualmente i due edifici, non a norma dal punto di vista logistico, alle necessità sempre più attuali, circa per esempio le dotazioni e le infrastrutture informatiche. Sappiamo tutti che parliamo di processo telematico, ma i due palazzi ulteriori messi a disposizione dal Comune di Bassano sicuramente non sono a norma. Come si può coniugare l'eventuale apertura del tribunale della Pedemontana con l'invarianza finanziaria, che è uno dei temi sui quali mi pare si fondi anche l'ipotizzato disegno di legge governativo?
Ritengo che comunque la risposta fornita oggi sia vaga e dimostra quello che in parte già sappiamo. Voglio ricordare al Governo che, in generale, per tanti uffici giudiziari sparsi per il territorio nazionale c'è un generale consenso da parte dei territori, mentre per il tribunale della Pedemontana non è così. Voglio ricordare che contro di esso si sono espressi il presidente della corte di appello, il procuratore generale della corte di appello di Venezia, gli ordini degli avvocati di Vicenza, Padova e Treviso, i presidenti dei tribunali di Vicenza, Padova e Treviso, i procuratori della Repubblica di Vicenza, Padova e Treviso.
Pertanto, rispetto al quadro generale che lei ha tracciato non ho nulla da ridire. Per quanto riguarda la situazione del tribunale della Pedemontana, però, c'è una specificità che, invece di creare consenso, mi pare crei dissenso. Invito quindi il Governo a meditare su questo aspetto, perché siamo tutti per l'efficienza. E ricordiamo al Governo che il tribunale di Vicenza dieci anni fa era l'ultimo in classifica per efficienza nel dare risposta alle necessità e oggi si trova, invece, ai vertici della stessa classifica. Questo perché tramite i tanti interventi che sono stati fatti a tutti i livelli - CSM, Governo, organi amministrativi locali, sinergie varie, ordini degli avvocati - si è riusciti a creare un tribunale di dimensioni medio-grandi, nel quale si è potuti arrivare a delle performance che oggi lo pongono ai vertici nazionali. Temo che un'ipotesi di tribunale della Pedemontana creerebbe un piccolo tribunale, un tribunalino nato morto e ammazzerebbe anche contemporaneamente il tribunale di Vicenza.
PRESIDENTE. Seguono le interrogazioni 3-01573 e 3-01574 sulle procedure per l'organizzazione delle gite scolastiche.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere congiuntamente a tali interrogazioni.
FRASSINETTI, sottosegretario di Stato per l'istruzione e il merito. Signor Presidente, senatrici interroganti, permettetemi di rendere un'unica risposta dal momento che la problematica sollevata con le due interrogazioni verte sul medesimo argomento.
Come noto, i viaggi di istruzione costituiscono uno strumento fondamentale di arricchimento del percorso educativo e formativo degli studenti. Per tale ragione, al fine di far fronte alle difficoltà attuative derivanti dalla riforma del codice degli appalti, che richiede anche alle scuole di configurarsi quali stazioni appaltanti qualificate per gestire le procedure di gara di importo superiore alla soglia comunitaria di 140.000 euro, il Ministero ha messo in campo già da tempo una serie di iniziative per fornire una risposta tempestiva e concreta alla tematica in argomento. In particolare, stante l'oggettiva impossibilità di tutte le istituzioni scolastiche ad allinearsi ai più elevati requisiti richiesti dal codice degli appalti per la qualificazione di stazioni appaltanti, è stata introdotta dal recente DPCM n. 185 del 2024 una rilevante innovazione organizzativa dell'assetto del Ministero, assegnando tra le nuove funzioni poste in capo agli uffici scolastici regionali (USR) proprio quella di supporto in materia di appalti alle istituzioni scolastiche situate nei rispettivi ambiti territoriali di riferimento.
Tale soluzione organizzativa di centralizzazione a livello regionale delle attività in materia di affidamento ed esecuzione dei contratti di lavoro, servizi e forniture consentirà di non pregiudicare gli obiettivi di riforma del nuovo codice degli appalti e, al contempo, di evitare il blocco di un settore di fondamentale importanza, anche economica, quale è proprio quello delle gite di istruzione.
Inoltre, al fine di consentire agli USR di gestire al meglio tale funzione di supporto, il Ministero si è fatto promotore di una proposta emendativa alla legge di bilancio per il 2025, che ha potenziato di 101 unità di personale la dotazione organica dei funzionari degli USR. In tal modo sarà possibile garantire concretamente lo svolgimento di tali nuove funzioni da parte degli uffici territoriali grazie alla destinazione di un congruo contingente di personale con specifiche competenze in materia di contratti pubblici.
Proprio grazie alle iniziative concrete messe in campo dal Ministero che dimostrano la volontà di risolvere in modo duraturo e sistematico la questione in argomento, attraverso l'accennato processo di riorganizzazione degli USR, si è resa possibile una ulteriore proroga da parte dell'ANAC che ha consentito, infatti, alle istituzioni scolastiche di procedere in autonomia alle gare di appalto, indipendentemente dalla qualificazione posseduta e dal valore degli affidamenti fino al 31 maggio 2025.
Concludo pertanto assicurando che anche per quest'anno scolastico le scuole saranno pienamente in grado di garantire l'affidamento delle gite di istruzione nelle more dell'entrata a regime della nuova organizzazione degli USR, che dovrà completarsi in tempo utile per il prossimo anno scolastico.
ROJC (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROJC (PD-IDP). Signora Sottosegretario, il 13 marzo 2024 abbiamo presentato a mia prima firma questa interrogazione. Capisco i numerosissimi impegni del Ministro e del Ministero, ma un'azione prevede sempre una reazione in tempi decenti.
Questa nostra interrogazione, come sempre succede, è il segno di aver accolto la protesta del territorio; ci si aspettava una risposta in tempi consoni. Quasi un anno fa il cambio delle regole, a cui lei ha accennato, determinava l'organizzazione di viaggi ed escursioni in maniera diversa, vedendo i ragazzi privati di un'esperienza di studio e di formazione che fa parte del loro curriculum di istruzione.
La mia è una Regione che vive realtà scolastiche molto diverse. Approfitto per ringraziare il Ministero e il suo Gabinetto per l'attenzione che ha avuto in questi anni e in precedenza nei confronti della scuola con lingua di insegnamento slovena. E spero si possa attuare quanto prima quel contatto diretto tra il Ministero e il Dipartimento dell'ufficio scolastico regionale che si occupa di scuole di lingua slovena, come previsto dalla legge n. 38 del 2001, che tutela la minoranza slovena nel Friuli-Venezia Giulia. Auspico che venga garantita l'istruzione in sloveno su tutto il territorio previsto dagli accordi internazionali, mantenendo l'attenzione che da sempre il Ministero per l'istruzione ha avuto nei confronti della minoranza slovena che mi onoro di rappresentare in quest'Assemblea.
L'istruzione ha un ruolo fondamentale nella crescita dei giovani, come ha testé asserito anche lei. Una visione moderna di una scuola che comprenda esperienze formative a largo spettro è quindi molto importante per evitare anche l'abbandono scolastico e garantire ai giovani la possibilità di scegliere come costruire il proprio futuro.
Nella nostra interrogazione sono state citate le esigenze di istituti strutturati e con molti studenti che si sono visti in difficoltà o impossibilitati all'epoca a organizzare viaggi di istruzione o gite scolastiche a causa del nuovo codice degli appalti. Ho accolto le istanze degli istituti scolastici più numerosi, come il «Malignani» e il «Copernico» di Udine, il «Leopardi-Majorana», il «Zanussi» e il «Grigoletti» di Pordenone e le proteste degli studenti. La norma ha reso necessario un chiarimento da parte sua per queste scuole poiché, sommando tutte le gite organizzate da un singolo istituto, veniva superata la soglia totale dei 140.000 euro previsti e, quindi, veniva imposta la necessità di un vero e proprio appalto.
Signora Sottosegretario, il mancato implemento di finanziamento dell'istruzione, la creazione di fantasmagorici licei del made in Italy, rivelatisi un flop senza precedenti, gli edifici scolastici obsoleti, abbandonati a se stessi con intonaci che si staccano - come successo pochissimo tempo fa a Trieste - la mancanza di organico adeguato e strumenti di studio, la disattenzione nei confronti delle capacità didattiche nelle cosiddette classi pollaio e, dall'altra parte, la disattenzione per le scuole di territori difficili come la montagna, sono già di per sé problematiche che impegnano - e molto - i dirigenti, gli insegnanti, il personale amministrativo e quello ausiliario. A questo si aggiungano gli accorpamenti degli istituti, tagli dell'organico, le difficoltà per l'inclusione dei ragazzi con difficoltà o invalidità. Lei comprende, quindi, come un nuovo onere imposto abbia scaturito malumori e proteste.
La sua risposta, dunque, non ci soddisfa del tutto, perché non corrisponde alle esigenze di una scuola pubblica agile, che offre a tutte le famiglie l'opportunità di vedere i propri figli avere una formazione certa e adeguata, ma nello stesso tempo aperta al mondo. Studiare la storia è importante, ma può essere astratto per i giovani; vedere, però, con i propri occhi i luoghi dove ciò che per noi è storia è stato reale è un'esperienza straordinaria per tutti e lo è ancor di più per chi sta costruendo la propria vita. In questo la scuola è determinante. Il diritto allo studio è sancito dalla Costituzione. La Costituzione tutela i diritti di tutti i cittadini. Teniamocela cara.
MALPEZZI (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALPEZZI (PD-IDP). Signora Sottosegretaria, con la collega Rojc ho condiviso sia la sua prima interrogazione, che un'interrogazione successiva che abbiamo presentato a dicembre, a significare ciò la difficoltà in cui sono state lasciate le scuole, dal momento che il Ministero non rispondeva a un'esigenza e a una necessità così importanti.
Mi spiace doverle dire una cosa, signora Sottosegretaria, in merito alla risposta che lei ci ha qui dato e che abbiamo letto anche sul sito del Ministero a ridosso delle prime settimane di dicembre, di un ministro Valditara entusiasta per aver risolto il problema, sostenendo di averlo fatto secondo le linee da lei raccontate nell'interrogazione: da una parte, chiedere una deroga ad ANAC per consentire che, almeno in quest'anno scolastico, i viaggi di istruzione vengano organizzati ancora secondo la vecchia modalità; dall'altra parte, quello che lei ha detto: nell'attesa della riorganizzazione degli uffici scolastici regionali, nella legge di bilancio c'era un incremento del personale con determinate specifiche competenze per andare a lavorare negli uffici scolastici regionali, messi quindi a disposizione proprio dell'attività e dell'organizzazione delle gite scolastiche, perché gli uffici scolastici regionali potevano trasformarsi - chiamiamoli così - in stazioni appaltanti.
A dicembre il Ministro ci risponde in questo modo pubblicamente, poi lei oggi gentilmente viene qui in Aula a rispondere nella sede opportuna. Ma sembra che il Ministro, quando a dicembre ci ha detto questo, non si sia reso conto di cosa è successo agli uffici scolastici regionali, anche solo a settembre. L'abbiamo denunciato in quest'Aula più volte: gli uffici scolastici regionali, viste le norme che sono cambiate con il decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71¸ convertito a luglio, si erano trovati in affanno, proprio perché manca il personale e le persone sono sempre le stesse; non parlo in questo caso di quelle aggiuntive per organizzare i viaggi di istruzione, ma parlo delle persone che svolgono sempre le stesse funzioni e che si sono trovate in difficoltà, tanto da sbagliare le convocazioni. Si ricorderà la Sottosegretaria, che è lombarda come me, che cosa è successo a Brescia, quando sono stati convocati tantissimi insegnanti e poi si sono accorti che quelle convocazioni erano sbagliate, gli insegnanti sono stati rimandati a casa e non sono stati messi nella condizione di scegliere la loro sezione. Noi abbiamo difeso gli uffici scolastici regionali e abbiamo attaccato il Ministero perché sappiamo in quali condizioni lavorano.
Allora per voi oggi la risposta è la seguente: non vi preoccupate, perché per le scuole non sarà messa a rischio la possibilità di organizzare i viaggi di istruzione; quest'anno funzionerà ancora nello stesso modo, e poi dall'anno prossimo arriverà il personale aggiuntivo negli uffici scolastici regionali, che sono già oberati dal resto. Questo personale aggiuntivo - come ha specificato lei - arriverà solo per una funzione e non andrà a lavorare per tutto quello che serve all'ufficio scolastico regionale, che rischia così di trasformarsi in un grandissimo imbuto. Alla faccia - mi scusi il termine poco fine - dell'autonomia scolastica! Con questa ulteriore modifica che fate nel tentativo di risolvere un problema, che non andava risolto secondo noi in questo modo - poi le dirò qual era la proposta che avevamo provato a fare - sembra che si trasformi l'ufficio scolastico - alla faccia dell'autonomia - in un grande imbuto che impedisce alle scuole di avere il loro spazio e la loro energia vitale.
Quindi, le scuole saranno sempre più soffocate dalla loro burocrazia, perché non sarà sfuggito alla nostra Sottosegretaria lombarda, che vive tutti i problemi esistenti a livello delle scuole lombarde, che sono tante, grandi e numerose, il loro doversi rapportare per esempio con la città metropolitana o con tutti gli altri enti provinciali, il che blocca le scuole stesse e una certa possibilità di azione. Le segnalo che alcuni Comuni stanno intervenendo per sostenere le scuole, anche superiori, pur non essendo di loro competenza, proprio perché si trovano in difficoltà nell'avere questa mole di responsabilità, senza la possibilità di agire con quell'autonomia che la legge dovrebbe consentire loro. Ricordiamoci che l'autonomia scolastica è un punto di riferimento per chi vuole fare didattica e scuola in un determinato modo.
La nostra proposta era molto semplice: aiutiamo le scuole a svolgere la loro funzione, facendo in modo che nelle scuole ci sia il personale di segreteria adatto; che nelle scuole ci sia quel personale ATA che voi, anche nell'ultima legge di bilancio, avete tagliato. Non lo dite nella risposta all'interrogazione, ma le scuole sono in difficoltà anche perché è stato tagliato il personale ATA. Quindi, come poter aiutare le scuole a lavorare, se non invece potenziando le segreterie e soprattutto dando una mano alle famiglie? I viaggi di istruzione, al netto di tutto quello che è stato detto della difficoltà delle scuole nel poterli organizzare, rischiano di non poter essere organizzati, perché le famiglie non hanno soldi. Non sappiamo nulla di come funzionerà quest'anno perché, dinanzi alla nostra proposta di legge del fondo a sostegno dei viaggi di istruzione, il Ministero ha detto che l'avrebbe fatta propria. Ho concluso, Presidente: in realtà, ha creato, nello scorso anno scolastico, semplicemente un piccolo aiuto per le famiglie che hanno un ISEE inferiore ai 15.000 euro di un massimo di 150 euro di aiuto. Allora noi avevamo chiesto - e l'abbiamo proposto anche in legge di bilancio - un aiuto perché i ragazzi possano affrontare i viaggi di istruzione, al netto dell'organizzazione tecnica.
Signora Sottosegretaria, lo ha detto lei: i viaggi di istruzione sono qualcosa di altamente formativo; se però lo leggiamo solo e poi il Governo non fa nulla per aiutare a realizzarli, anche i ragazzi che sono qui oggi dovranno chiederci in che modo ritenete di poterli mandare nelle cosiddette gite. (Applausi).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti del Liceo Statale «Maria Montessori» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Ripresa dello svolgimento di interrogazioni (ore 10,35)
PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-01423 sull'accordo commerciale con i Paesi del Mercosur.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
LA PIETRA, sottosegretario di Stato per l'agricoltura, la sovranità alimentare e le foreste. Signor Presidente, onorevoli senatori, ringrazio l'interrogante che ci permette di ribadire nuovamente la posizione del Governo su questo argomento.
Com'è noto, la Commissione europea ha finalizzato, il 6 dicembre scorso, il negoziato per un accordo di libero scambio tra l'Unione europea e gli Stati del Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay). Sin dai propedeutici dibattiti nel Consiglio dei ministri per raggiungere l'accordo, il Governo italiano ne ha evidenziato le criticità per l'agricoltura italiana, esposta alla concorrenza di Stati i cui standard produttivi sono ben lontani da quelli europei. Il progressivo ampliamento del divario tra gli standard europei e quelli degli Stati dai quali importiamo minaccia infatti la competitività dei nostri agricoltori, determinando differenze nei costi ormai molto significative; motivo per cui è necessario il rispetto di efficaci regole di reciprocità per il commercio di prodotti agricoli (le cosiddette clausole a specchio).
Anche altri Governi di diverso orientamento politico hanno espresso preoccupazione sulle conseguenze di tale trattato sull'economia europea. Mi riferisco in particolare alla Francia, con la quale sono state avviate interlocuzioni finalizzate a coordinare le relative posizioni, come previsto dal Trattato per la cooperazione bilaterale rafforzata (il cosiddetto Trattato del Quirinale), siglato il 21 novembre 2021 dall'allora presidente del consiglio Mario Draghi e dal presidente francese Macron. Ha espresso contrarietà al trattato anche la Polonia, mentre Austria, Olanda e Belgio hanno espresso perplessità.
Il Governo italiano appoggia i trattati internazionali finalizzati all'ampliamento degli scambi commerciali, ma a condizione che siano rispettati gli interessi dei nostri produttori. Riteniamo il Mercosur una potenziale opportunità per l'economia europea, ma come tutti gli accordi commerciali presenta dei pro e dei contro. Gli aspetti negativi devono essere bilanciati da un'azione forte dell'Europa a garanzia dei suoi produttori. Non è un caso che tutte le associazioni agricole abbiano espresso la loro criticità rispetto all'accordo in sede sia nazionale sia europea, mentre pieno favore è stato dichiarato dalle associazioni industriali e da alcuni settori delle produzioni agricole.
Occorre dunque prevedere adeguate misure compensative per i settori che potrebbero subire conseguenze negative dalla conclusione dell'accordo. Preliminarmente, riteniamo indispensabile prevedere un fondo di compensazione per i prodotti danneggiati dall'accordo UE-Mercosur, ovvero in particolare riso, carne bovina e pollame. Occorrono garanzie sull'efficacia dei meccanismi di salvaguardia previsti dal Trattato, che dovrebbe consentire di sospendere le concessioni in caso di massiccio afflusso di importazioni dal Mercosur. L'Unione europea dovrebbe poi lavorare in direzione della reciprocità per spingere gli Stati del Mercosur ad attivare un percorso di omogeneizzazione dei propri standard sanitari e fitosanitari con quelli della UE, da implementare a lungo termine su tutta la produzione interna e a breve termine sulla produzione destinata all'esportazione, con un sistema di certificazioni condiviso, con particolare riferimento alle restrizioni e all'uso degli antibiotici.
Riteniamo cruciale il tema della reciprocità soprattutto per il comparto degli allevamenti, in quanto l'innalzamento degli standard a livello globale potrebbe cementare un'alleanza della zootecnia UE e latinoamericana contro la carne sintetica, che pretende di risolvere in laboratorio i problemi di sostenibilità della produzione. Per tali motivi, è importante che l'Unione europea prenda una decisa posizione contro il cibo prodotto in laboratorio.
Infine, in sede europea porremo il tema di compensare l'eventuale sacrificio chiesto agli agricoltori europei in nome di un accordo che dovrebbe produrre effetti positivi per altri settori dell'economia con un adeguato sostegno finanziario alla PAC successiva al 2027, il cui negoziato inizierà quest'anno.
È su questi aspetti che stiamo lavorando, in un dialogo più sereno con l'Unione europea, grazie anche alla nomina di Raffaele Fitto a Vice Presidente esecutivo della Commissione europea. Il Governo continuerà quindi a seguire gli sviluppi dell'accordo con estrema attenzione, per salvaguardare l'intero comparto agroalimentare da concorrenza sleale e dumping salariale. Pertanto, come dichiarato anche dal presidente Meloni, sosterremo con convinzione le nostre posizioni, prendendo il tempo necessario per valutare se le nostre richieste verranno soddisfatte. In assenza di questo indispensabile riequilibrio, il sostegno dell'Italia non potrà esserci, perché siamo convinti che l'accordo UE-Mercosur debba portare vantaggi per tutti ed offrire garanzie concrete e opportunità di crescita per il mondo agricolo.
BERGESIO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERGESIO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario La Pietra. Ho sentito in quest'Aula anche le parole del presidente Meloni, che è stata molto chiara su questo tema (avevo presentato in precedenza l'interrogazione, insieme ai colleghi).
Credo che partiamo dal principio - come ha sempre detto e come dice la Commissione europea - che la salute non è negoziabile. Se la salute non è negoziabile, nell'accordo con Mercosur deve vigere il fondamentale principio di reciprocità (lei l'ha detto bene alla fine e la ringrazio): reciprocità economica, perché le pratiche sleali sono all'ordine del giorno in alcuni Paesi al mondo; reciprocità dal punto di vista della salute, che vuol dire anche come si producono questi prodotti; e reciprocità dal punto di vista sociale e del lavoro, perché sappiamo che nel nostro Paese è stato combattuto molto lo sfruttamento del lavoro minorile e del lavoro, che comunque non è in chiaro e non è trasparente, mentre in quei Paesi ci sono invece limitazioni molto forti.
C'è un altro tema importante e lei lo sa, signor Sottosegretario: il 90 per cento delle merci che importiamo arrivano nel porto di Rotterdam, che è famoso in tutta Europa perché i controlli fisici sono quasi totalmente assenti. Questo significa che abbiamo bisogno che ci siano controlli efficaci ed efficienti sui prodotti che poi vengono utilizzati per la salute e soprattutto per l'alimentazione umana, perciò il tema della logistica è importante.
C'è anche il tema delle sostanze che vengono utilizzate per allevare gli animali. C'è chi utilizza antibiotici senza nessuna limitazione, mentre in Italia e in Europa il tema del benessere animale è molto forte e molto sentito. C'è il tema dei fattori di crescita degli animali: gli ormoni sono vietati dall'Unione europea ormai da anni, mentre in quei Paesi vengono tranquillamente utilizzati. C'è il tema della deforestazione: lei sa che il regolamento europeo impone che, laddove si allevano gli animali, non ci sia stata deforestazione, con l'individuazione dal punto di vista geografico delle aree. Come verrà applicato poi questo concetto ai Paesi del Mercosur sarà difficilissimo comprenderlo.
L'accordo, così com'è stato impostato, è molto debole. Non è cambiato molto, quando la von der Leyen l'ha firmato, ultimamente, rispetto al passato: porterebbe sicuramente a difficoltà economiche, per arrivare poi alla rottamazione delle imprese agricole. Lei ha fatto bene a dire che le associazioni sindacali, che comunque difendono il mondo agricolo, a partire da Coldiretti e da Confagricoltura, hanno espresso delle criticità. Direi che hanno espresso anche dei no molto forti e molto chiari, perché hanno detto che l'accordo non può essere lasciato così com'è stato impostato. Credo che lei e il ministro Lollobrigida siate molto attenti sulle misure di compensazione. In questo caso, con l'accordo Mercosur, stiamo dando 1,8 miliardi di compensazione a quei Paesi, perché esportiamo prodotti dell'automotive e legati ad altri settori.
Per quanto riguarda il tema della compensazione sulla PAC, sappiamo bene che la PAC in Europa ha già una carenza enorme di risorse. È stata fatta una richiesta specifica di aumento di 100 miliardi nella prossima PAC, perché i 350 miliardi che attualmente ci sono non sono assolutamente sufficienti.
Sappiamo che la politica di sostegno all'agricoltura, attuata per esempio negli Stati Uniti, è molto forte: parliamo di oltre 1.350 miliardi di dollari in dieci anni all'agricoltura. Ciò significa che l'Unione europea, che negli ultimi anni ha preferito le politiche del green new deal, che mettono in difficoltà il nostro Paese, cercando di limitare al massimo le produzioni, ci porta ad uno sfascio del nostro settore agricolo, se non facciamo molta attenzione e non lo sosteniamo realmente.
Io sono convinto - e anche lei, Sottosegretario, lo sa - che aiuteremo l'agricoltore come custode dell'ambiente e del territorio, che noi in Italia - uno dei primi Paesi europei - siamo riusciti a definire per legge (e ringrazio, in proposito, anche voi e il Governo per l'apporto che è stato dato), soltanto se saremo in grado di difendere i princìpi che lei ha ricordato prima (la reciprocità ambientale, sociale ed economica) e soprattutto di garantire che i nostri produttori agricoli siano sempre difesi.
Nel ringraziarla, rimango sulle ferme parole scritte nella risposta all'interrogazione. Naturalmente staremo molto attenti, perché non possiamo svendere la nostra agricoltura. (Applausi).
PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-01180 sull'istituzione di un punto informativo turistico presso gli scavi archeologici di Benevento.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
MAZZI, sottosegretario di Stato per la cultura. Signor Presidente, ringrazio i senatori per l'interrogazione posta, che mi consente di informare quest'Assemblea sui risultati degli scavi archeologici condotti presso la piazza Cardinal Pacca della città di Benevento.
In particolare, mi soffermerò sulle azioni di tutela archeologica svolte nell'ambito della realizzazione, da parte dell'amministrazione comunale, di un intervento di riqualificazione di un'area attrezzata per infopoint e accoglienza turistica, finanziato all'interno del programma operativo FESR-Fondo europeo di sviluppo regionale della Regione Campania 2014-2020.
Le prime interlocuzioni risalgono al 2021. Il progetto venne autorizzato da parte della soprintendenza a condizione che, da un lato, venisse ridimensionato, com'è avvenuto, secondo i principi dell'architettura biocompatibile ed ecosostenibile e, dall'altro lato, che si procedesse a un'indagine archeologica integrale dell'area di sedime dell'opera, come previsto dalla normativa in materia di archeologia preventiva. Il riconoscimento dell'interesse culturale di un'area, infatti, non è in contrasto, bensì in piena coerenza con l'esecuzione di ricerche archeologiche volte a meglio definire la natura e lo stato di conservazione dei depositi sepolti.
Tra i mesi di aprile e giugno 2023 la rimozione del sottofondo stradale ha fatto emergere un articolato contesto archeologico, interessato da trasformazioni urbanistiche di età romana, medievale, moderna e contemporanea. L'area di scavo è risultata in parte in corrispondenza dei resti del monastero di San Pietro delle Monache, di fondazione benedettina, attestato dalle fonti a partire dall'XI secolo. A partire dal 1865 tale sito è stato poi utilizzato dall'Agenzia dei tabacchi. In seguito ai bombardamenti del 1943, lo stabile è stato in gran parte distrutto, come testimonia il rinvenimento, durante le fasi di scavo, oltre che dei resti di abitazioni e di ulteriori strutture, anche di un ampio cratere prodotto dall'esplosione di una bomba. Le indagini, inoltre, hanno portato alla luce un'area corrispondente, con alta probabilità, a un ambiente termale e sono state individuate quattro sepolture databili all'età medievale.
Diversamente da quanto esposto dagli interroganti, non è stata trovata alcuna tomba affrescata, né sono stati trovati reperti riferibili al tempio di Iside, sebbene in passato siano stati rinvenuti nell'area alcuni manufatti riconducibili al culto isiaco, opportunamente tutelati e musealizzati nello spazio espositivo denominato Arcos, che ospita la sezione egizia del Museo del Sannio.
Considerato l'esito dello scavo, è stata concordata con la stazione appaltante un'ulteriore variante progettuale, al fine di ridurre sensibilmente le dimensioni della struttura e l'impatto delle sue fondazioni sul sottosuolo ed eliminare lo spazio per la sosta dei bus previsto nel progetto originario.
Le soluzioni operative sono state sottoscritte con un accordo tra Comune e soprintendenza il 30 maggio del 2023. Nella variante progettuale è stata prevista la sistemazione a verde attrezzato dell'area di intervento, come da indicazione della soprintendenza, ricoprendo le strutture archeologiche rinvenute, la cui esposizione ne avrebbe compromessa la già precaria conservazione.
La soprintendenza ha autorizzato il nuovo progetto, a condizione che la struttura fosse ubicata in uno specifico settore di scavo. Sono state inoltre richieste ulteriori indagini archeologiche in profondità, nonché interventi di messa in sicurezza e restauro delle strutture antiche e programmi di valorizzazione e conoscenza di quanto portato alla luce.
Il progetto di restauro dei resti archeologici, autorizzato dalla soprintendenza nell'ottobre 2023, ha garantito la conservazione delle strutture rinvenute, che sono state messe in sicurezza e ricoperte in quanto ritenute non compatibili con un'eventuale musealizzazione o esposizione all'aperto.
L'ufficio territoriale ha correttamente ed attentamente operato affinché le attività di progettazione e di esecuzione dell'opera pubblica si conciliassero e fossero coerenti con le prerogative di tutela del patrimonio culturale e di conservazione delle strutture rinvenute. Nel maggio 2024, inoltre, è stato autorizzato, con prescrizioni tese specificamente alla salvaguardia dei resti archeologici, un progetto, presentato dall'amministrazione comunale, di manutenzione straordinaria della piazza, con interventi di valorizzazione delle strutture termali in consegna alla soprintendenza.
*VERDUCCI (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VERDUCCI (PD-IDP). Signor Sottosegretario, la ringrazio per aver risposto a questa nostra interrogazione, anche se ad oltre sei mesi di distanza. Del resto, in questo tempo trascorso, nulla è cambiato da quando, insieme ai consiglieri comunali del PD della città di Benevento e insieme a tanti cittadini e associazioni che si battono per la città, abbiamo voluto denunciare quello che, secondo noi, è uno scempio perpetrato dall'amministrazione comunale nella piazza che è oggetto di questa interrogazione: Piazza Cardinal Pacca, luogo amato e conosciuto dai beneventani come piazza Santa Maria. Quest'area, com'è stato detto e come lei ha appena detto, costituisce da secoli un punto nevralgico del tessuto urbanistico millenario di Benevento, città che, come sappiamo, ha una storia tra le più importanti in Italia: in epoca romana, come testimoniato dal maestoso arco di Traiano, e poi soprattutto in età longobarda, quando fu capitale di fatto dell'intero Mezzogiorno. Restano di quel periodo chiese e resti monumentali, che hanno portato all'inserimento di Benevento tra le città patrimonio dell'UNESCO.
La piazza che è oggetto della nostra interrogazione è incastonata proprio a ridosso del Teatro antico di Benevento e un tempo, secondo la ricostruzione degli studiosi, che lei, signor Sottosegretario, non ha potuto smentire, ospitava il Caesareum e un'area sacra, poi divenuta in età medievale monastero benedettino, con innumerevoli stratificazioni, fino a quando, durante la seconda guerra mondiale, i bombardamenti la devastarono.
Signor Presidente, signor Sottosegretario, noi non ci rassegniamo al fatto che, con la complicità di cattive amministrazioni, quei bombardamenti abbiano precluso per sempre o rischino di precludere molto a lungo l'identità storica e monumentale di quella piazza e quindi dell'intera città.
Vi è un decreto del marzo 2021, che lei non ha citato, della Commissione regionale per il patrimonio culturale della Campania presso il Ministero della cultura, che dichiara esplicitamente quella piazza sito di interesse archeologico e quindi sottoposto a specifica tutela.
Lei, signor Sottosegretario, non ci ha oggi fornito spiegazioni che siano esaurienti e che non siano elusive, quindi vogliamo sapere perché la soprintendenza abbia autorizzato, all'interno di quell'area tutelata, la dislocazione di una pensilina adibita ad infopoint, con addirittura l'ipotesi di un parcheggio per autobus, che poteva essere fatta ovunque, ma non doveva essere fatta lì, perché pregiudica e impedisce il recupero di un'area archeologica di enorme potenzialità e attrattività.
Infatti, come lei ha appena detto, proprio sotto la superficie della piazza sono state rinvenute strutture di età romana e di età medievale: pavimenti in mosaico, ambienti termali e mura anche di epoca sannita.
Signora Presidente, abbiamo voluto presentare questa interrogazione perché il discorso non vale solamente per Benevento, ma la vicenda è per noi paradigmatica e rappresenta, a nostro avviso, una violazione grave delle norme sulla tutela dei beni culturali, tanto più grave perché avallata dalla filiera ministeriale; soprattutto, dal punto di vista politico, rappresenta una scelta pesantemente sbagliata, che è contro la città e ne pregiudica le potenzialità, rinunciando a riportare in luce nella sua interezza, come dev'essere fatto, e a valorizzare un'area antica e storica che darebbe alla città e al territorio un grande valore aggiunto.
Signor Sottosegretario, noi abbiamo chiesto e continueremo a chiedere che la piazza nella sua interezza diventi un parco archeologico e non sia sfregiata come adesso: a un parco archeologico aperto alla città, che ne valorizzi l'identità e costruisca intorno alla sua storia futuro e valore sociale, un bene comune di cui essere orgogliosi. I parchi archeologici, dove sono sperimentati nel mondo, creano ovunque rinascita, sviluppo sociale ed economico, rigenerazione urbana, sostenibilità, innovazione e partecipazione e sono un moltiplicatore straordinario di iniziative e di opportunità. Ed è inaccettabile, invece, una politica che cancella e mortifica la storia delle proprie città ed è tanto più inaccettabile quando questo viene avallato da un Ministero; è inaccettabile una politica che, senza progettualità, rinuncia a se stessa e si riduce a speculazione. (Applausi).
PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno è così esaurito.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il question time.
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 10,56, è ripresa alle ore 15).
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time), ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderanno il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro della salute e il Ministro per gli affari regionali e le autonomie.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.
Il senatore Salvitti ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01576 sul nuovo piano del Governo per sostenere il settore dell'automotive in Italia, per tre minuti.
SALVITTI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, va premesso che in Italia sono operativi sei stabilimenti Stellantis di assemblaggio: Torino Mirafiori, Modena, Cassino, Pomigliano d'Arco, Melfi e Atessa e inoltre, tre centri si occupano della produzione dei cambi (Torino Mirafiori, Termoli e Verrone) e tre stabilimenti si occupano della produzione di motori (Cento, Pratola Serra e Termoli). Nel complesso, i citati stabilimenti Stellantis occupano circa 40.000 addetti.
Nel 2024, la produzione di autovetture e furgoni commerciali si è fermata a 475.090 unità, contro le 751.384 dell'anno precedente (36,8 per cento in meno), un calo che si inserisce in un quadro di grave crisi dell'industria automobilistica in tutta Europa;
la transizione green, con la sua visione ideologica, ha infatti generato un crollo dei volumi di mercato determinando una "tempesta perfetta", che sta colpendo duramente l'intero settore; Volkswagen ha raggiunto un difficile accordo sindacale che prevede la chiusura di due stabilimenti in Germania, con un taglio di oltre 35.000 posti di lavoro, ossia il 29 per cento della forza lavoro totale. Altre chiusure di stabilimenti e tagli del personale sono stati annunciati da Ford e da aziende della componentistica, quali Michelin e Bosch; è notizia di qualche giorno fa che i sindacati europei abbiano indetto una manifestazione a Bruxelles per il 5 febbraio 2025, in cui chiederanno misure specifiche a sostegno dei lavoratori del settore auto, mentre anche la Germania ha chiesto al Presidente della Commissione europea una revisione urgente delle regole del green deal, con interventi in linea con quanto previsto in modo più organico nel non paper presentato dall'Italia.
Il non paper italiano, sostenuto da 15 Paesi europei, propone di rivedere il percorso della transizione green, con un piano automotive dell'Unione europea che sostenga gli investimenti delle imprese e gli acquisti di veicoli, con incentivi comuni, stabili e duraturi nel tempo. Esso sollecita, inoltre, la rimozione del sistema delle multe che farebbe collassare del tutto l'industria dell'auto e una visione di piena neutralità tecnologica.
In un contesto così difficile, il Governo italiano è riuscito, dopo le dimissioni di Carlos Tavares, a impegnare Stellantis a mantenere tutti gli stabilimenti, garantire i livelli occupazionali e il ricambio generazionale, con un piano Italia che rivede investimenti quest'anno per almeno 2 miliardi di euro e 6 miliardi di acquisto di componenti nazionali, con la realizzazione di nuove piattaforme produttive e nuovi modelli, anche ibridi, così da aumentare la produzione di almeno il 50 per cento nel prossimo anno, sino a raggiungere una capacità produttiva di un milione di veicoli nel 2030. È una chiara inversione di tendenza rispetto a quanto accaduto nel passato, nel disimpegno e spesso nella sudditanza dei precedenti Esecutivi, e in netta controtendenza con quanto sta accadendo nel resto dell'Unione europea, cosa evidenziata con sorpresa anche nei principali giornali europei. Un obiettivo di grande rilievo che era stato sollecitato dal Parlamento nelle mozioni approvate alla Camera dei deputati il 16 ottobre 2024 e che è stato pienamente raggiunto, come riconosciuto a conclusione del tavolo Stellantis del 17 dicembre dai Presidenti delle Regioni interessate, dall'ANFIA, associazione delle imprese della componentistica, e dai sindacati metalmeccanici.
Anche il futuro dell'automotive italiano è, però, legato alle decisioni che verranno prese dalla nuova Commissione europea che, anche su indicazione del Governo italiano, intende affrontare le problematiche del settore nelle prossime settimane.
Tutto ciò premesso, si chiede di sapere se sia vero che Stellantis abbia rinunciato ad ogni supporto pubblico, a differenza di quanto accadeva nel passato; quali siano nello specifico gli impegni di Stellantis con il piano Italia; se, dopo essere riuscito a cambiare la politica dell'automotive in Italia, il Governo ritenga di riuscire a cambiare anche le regole in Europa per rilanciare un settore strategico per la nostra economia; quali azioni di competenza il Ministro interrogato stia mettendo in atto per assicurare adeguate risorse a sostegno della riconversione e della riqualificazione industriale delle imprese del settore.
PRESIDENTE. Il ministro delle imprese e del made in Italy, senatore Urso, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
URSO, ministro delle imprese e del made in Italy. Signor Presidente, confermo che tutti gli investimenti produttivi previsti dal nuovo piano Italia di Stellantis, presentato al Ministero nel tavolo conclusivo del 17 dicembre, saranno finanziati interamente con risorse proprie dell'azienda, una svolta significativa rispetto al passato. Tutte le risorse pubbliche saranno pertanto destinate al sostegno della filiera, cioè alle piccole e medie imprese. Oltre un miliardo di euro è già in campo in questo anno 2025 tra accordi per l'innovazione, contratti di sviluppo tradizionali e nuovi mini contratti di sviluppo più alla portata delle imprese e della componentistica italiana.
Il piano presentato da Stellantis corrisponde a quanto sollecitato dal Parlamento in apposite mozioni condivise dal Governo. Esso prevede un ruolo chiaro per ciascuno stabilimento e la salvaguardia dei livelli occupazionali, avviando al contempo un processo di ricambio generazionale; impegni tanto più significativi perché vanno in netta controtendenza rispetto a quanto accade nel resto d'Europa, in cui le case automobilistiche annunciano chiusure di stabilimenti e il licenziamento di decine di migliaia di operai.
Quest'anno Stellantis investirà circa 2 miliardi di euro in Italia e destinerà 6 miliardi di euro ad acquisti da fornitori operanti nel nostro Paese. Il piano prevede l'integrazione dell'attuale gamma di modelli sia elettrici che ibridi che consentirà l'incremento del 50 per cento rispetto agli attuali livelli produttivi già nel prossimo anno, con una dinamica di investimenti e, quindi, di crescita che proseguirà anche negli anni successivi. Si spostano inoltre in Italia alcuni centri direzionali. Torino diventa la sede della Regione Europa, Modena il polo di alta gamma e Atessa il centro europeo dei veicoli commerciali. A Mirafiori, oltre alle 500 ibride, si produrrà anche la nuova versione della 500 elettrica. Tra le novità del piano di particolare rilievo la decisione di installare a Pomigliano la nuova piattaforma Stella small, sulla quale è prevista la produzione di due nuovi modelli compatti così come l'estensione da quattro sette dei modelli prodotti a Melfi, nonché l'elettrificazione delle produzioni di Atessa.
Siamo riusciti a porre sulla strada giusta l'auto italiana, ora dobbiamo cambiare la politica europea. Il nostro documento strategico di riforme ha ricevuto il consenso di 15 Stati, il supporto delle associazioni industriali europee e della maggioranza dei Gruppi parlamentari nel Parlamento europeo. Recentemente si è mosso anche in tal senso il cancelliere tedesco Scholz.
L'Italia è in prima fila, dobbiamo fare in fretta perché le ultime notizie sono drammatiche ed emblematiche; per evitare le multe miliardarie in vigore dal primo gennaio le case automobilistiche hanno prima ridotto in modo drastico la produzione di auto endotermiche, con la chiusura di interi stabilimenti, e ora si affrettano a comprare i crediti per le emissioni di emissioni di CO2 da case automobilistiche straniere, americane o cinesi. Il rischio paventato da me anche in quest'Aula e denunciato in più sedi sta avvenendo; per eludere le multe miliardarie dell'Europa si finisce comprando i crediti CO2 delle case automobilistiche straniere, per finanziare propri produttori extraeuropei. Siamo al paradosso, alla follia. Siamo alla tempesta perfetta. Dobbiamo da subito cambiare le regole del green deal per salvare l'industria europea. L'Italia è in prima fila. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Salvitti, per due minuti.
SALVITTI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Ministro, sono molto soddisfatto della risposta, ma questo è dato anche dai fatti, da quello che sta accadendo e da quello che accadrà nell'anno in corso, ma soprattutto da quella che è l'intenzione di modificare la linea adottata dall'Europa fino a poco tempo fa. Una linea che ci stava portando in una strada senza uscita, che faceva crollare una delle industrie più importanti a livello europeo e non solamente italiano.
A livello italiano abbiamo una situazione molto particolare, quasi monopolistica di quel settore, mentre a livello europeo ci sono molti marchi che penso credano molto in quelle che sono le nostre proposte, anche perché tutto quanto quello che si è generato fino ad ora sta portando quel tipo di industria verso un burrone. Quindi ancora avanti con forza e la ringrazio, Ministro, per l'impegno che sta ponendo sulla questione. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Magni ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01580 sulla crisi di diversi comparti industriali, per tre minuti.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, signor Ministro, la produzione industriale è in calo da ventidue mesi consecutivi; da febbraio 2023 è crollata al 75 per cento l'attività produttiva.
In sostanza, se facciamo il calcolo dal 2019, cioè prima del Covid, la quota di ricchezza generata dalla nostra industria era pari al 20 per cento del PIL (per l'esattezza il 19,9 per cento). Oggi siamo al 18,1, con un calo costante di quasi 2 punti. A soffrire non è solo il settore dell'auto, ma ci sono anche l'elettrodomestico, il tessile, il calzaturiero e una serie di altri settori.
La cosa aggiuntiva a questo calo continuo è che negli ultimi mesi si è accentuata la crisi di una serie di aziende. Vorrei ricordare che la Beko, ad esempio, ha chiesto di chiudere due stabilimenti e cessare due linee produttive (freddo e lavaggio). Ho presentato una serie di interrogazioni al Ministro su una serie di aziende. Addirittura con riferimento alla Beko c'è da parte del Governo il ricorso al golden power, ma bisognerebbe capire cosa ciò vuol dire.
La STMicroelectronics è un'altra azienda in crisi che sta pagando gli stipendi in ritardo. Addirittura la ST, presente ad Agrate e Catania, che è una grande azienda di eccellenza, ha delle difficoltà e pensa di affrontare il problema attraverso il non rinnovo del turnover. Si tratta di un alto livello di ingegnerizzazione. Ricordo poi la Berco di Ferrara che ha aperto la procedura per 480 licenziamenti, la Stanadyne di Brescia che ha deciso di cessare l'attività e la Dana di Trento che ha deciso di spostare in Messico la produzione per 800 lavoratori.
In sostanza, ci sono ormai aziende in crisi che rappresentano più di 100.000 lavoratori, mentre un anno fa erano 58.000. La situazione è questa. Complessivamente si tratta di una crisi che crea molte difficoltà tra i lavoratori.
Le domande sono le seguenti. Quali sono le iniziative che il Governo intende mettere in campo per affrontare questa gravissima crisi del settore industriale e quali settori intende sviluppare. Non basta dire: è il mercato. Occorre invece chiarire quali sono gli indirizzi che il Governo dà. Ho fatto queste domande anche al Ministro dell'economia in occasione della discussione della manovra finanziaria e mi ha risposto che è il mercato. Io credo, invece, che spetta anche al Governo e, quindi, alla politica indirizzare e individuare i settori (dalla trasformazione ecologica, del verde, della questione ambientale, alla questione del clima) su cui si intende investire per poter favorire lo sviluppo occupazionale. Siamo infatti di fronte a un calo troppo significativo che rischia di mettere in crisi molte aziende e il nostro sistema industriale.
PRESIDENTE. Il ministro delle imprese e del made in Italy, senatore Urso, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
URSO, ministro delle imprese e del made in Italy. Signor Presidente, onorevoli senatori, la flessione della produzione industriale non è una dinamica nazionale, ma coinvolge l'intera Europa, a partire da Germania e Francia, le altre grandi nazioni industriali.
In questi anni, dal 2019, la Germania ha subito una contrazione industriale superiore all'11 per cento e la Francia meno 5,4 per cento. L'Italia ha mostrato una resilienza maggiore, con un meno 4,7 per cento. Se dai volumi si passa ad analizzare i valori, i risultati sono diversi e ancora più favorevoli all'Italia: le esportazioni italiane hanno raggiunto nuovi livelli record; siamo diventati il quarto Paese esportatore al mondo, superando Corea del Sud e Giappone. Questo ci ha consentito di creare negli ultimi due anni quasi un milione di nuovi posti di lavoro, molto di più di Francia e Germania.
Siamo di fronte, però, a una rivoluzione industriale che in Europa, peraltro, sconta la zavorra di una visione ideologica del green deal che va governata con visione e determinazione. Per questo abbiamo presentato anche in Parlamento il documento di politica industriale, attualmente in consultazione pubblica, che porterà entro il prossimo marzo alla presentazione del libro bianco "Made in Italy 2030" sulla politica industriale.
Nuovi settori offrono prospettive di crescita già nel breve e medio periodo, come farmaceutica, difesa e aerospazio, cantieristica, la tecnologia green e il digitale, l'economia dello spazio e del mare.
Per questo il Governo ha concentrato quest'anno tutte le risorse a supporto della duplice transizione ecologica e digitale; una sfida imponente, ma anche un'opportunità per rilanciare e affermare il nostro sistema produttivo. Sono oltre 18 i miliardi messi a disposizione delle imprese nel corso di quest'anno, distribuiti su più strumenti: 8,5 miliardi per Transizione 4.0 e 5.0; 400 milioni del fondo per la transizione industriale; 300 milioni per il nuovo strumento dei mini contratti di sviluppo per le piccole e medie imprese, che si aggiungono agli oltre 6 miliardi per i contratti di sviluppo tradizionali tra sportelli Net zero, processi produttivi, filiere strategiche, semiconduttori, automotive.
Ci sono poi le risorse del green new deal e il nuovo bonus per gli elettrodomestici. Infine, gli oltre 460 milioni di euro per l'Ires premiale e più di 2 miliardi di euro per la ZES del Mezzogiorno: una dotazione ingente al momento decisivo per lo sviluppo dell'industria italiana, che si affianca al lavoro quotidiano svolto a supporto delle imprese in crisi; crisi che abbiamo sinora tutte chiuse con soluzioni positive, salvaguardando stabilimenti e occupazione. Cito solo i più noti: Marelli a Crevalcore, Wärtsilä a Trieste, Fos a Battipaglia, Whirpool Emea a Napoli, Fimer in Toscana. E, ancora, Industria italiana autobus in Campania e Emilia Romagna, la siderurgia di Piombino, lo stabilimento di Termini Imerese, l'Ilva di Taranto e, dell'altro giorno, Piaggio Aerospace. In alcuni di questi casi, dopo oltre dieci anni di cassa integrazione, si è trovata una soluzione di alto profilo industriale che non ha lasciato nessuno a casa. Finalmente una soluzione industriale, finalmente una politica industriale: questo è il Governo delle imprese e del lavoro. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Magni, per due minuti.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Ministro, sapevo che non avrebbe risposto alle domande che le ho posto. Visto che ho presentato delle interrogazioni, spero che risponda alle interrogazioni in modo scritto, come le ho chiesto. Però, ho sentito che ha parlato dell'aumento dei posti di lavoro, ma non ha detto che non sono aumentate le ore lavorate. Questo è il dato fondamentale, perché la produzione cala e le ore lavorate non sono aumentate. In più, non ha parlato del fatto che cala la ricchezza dei lavoratori e lavoratrici, come le ho dimostrato. Quindi, in sostanza, è un lavoro povero e precario che non ha prospettiva.
Io le ho parlato di politiche industriali (Applausi). Ad esempio, al di là del dire no (io non sono un pasdaran delle questioni ambientali), essendo un sindacalista che ha sempre fatto accordi e cercato soluzioni, il problema è un altro. Il problema è nella politica. Ad esempio, si può criticare e io ho criticato, come molti altri, la questione del superbonus, però quella era un'idea, perché c'era un indirizzo. L'errore è stato quello di non coinvolgere il settore pubblico, le IACP e via dicendo. L'idea era quella di rigenerare un settore, dare sicurezza alle case, andare nella direzione di un contenimento energetico. Ha generato un PIL elevatissimo che voi avete sempre negato, però quel tipo di impostazione ha generato oltre il 9 per 100 del PIL e ha creato 900.000 posti di lavoro. Questo è il dato: allora la politica industriale la si indirizza, non si diventa imprenditori, non si occupa il posto degli imprenditori. Il problema è questo.
Per questa ragione sono insoddisfatto della sua risposta, perché questo è lo stato dell'arte e spero di essere smentito. Signor Ministro, spero di essere smentito e sarò la persona più felice del mondo se sarò smentito, perché vorrà dire che in questo Paese cresce l'occupazione stabile e la possibilità che le famiglie siano tranquille. Invece oggi le famiglie italiane intaccano i propri risparmi per andare avanti nella propria quotidianità. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Russo ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01577 sulla cessione di Piaggio Aerospace ad un gruppo industriale turco, per tre minuti.
RUSSO (FdI). Signor Presidente, signor Ministro, la Piaggio Aerospace è un gruppo industriale strategico per la difesa e per il sistema economico italiano, attivo non solo nel mercato dell'aviazione commerciale, della difesa e della sicurezza, ma anche per la costruzione di parti, assemblaggio finale e manutenzione dei motori aeronautici ad alta tecnologia. Nel 2014 il gruppo è stato interamente acquisito dal fondo sovrano del Governo di Abu Dhabi, senza opposizione da parte dell'allora Governo Renzi, come hanno riportato diverse testate giornalistiche dell'epoca che denunciarono il passaggio del gruppo in mani straniere.
L'operazione, rivelatasi fallimentare, costrinse nel dicembre 2018, dopo appena quattro anni, proprio su input del fondo sovrano del Governo di Abu Dhabi, a far sì che il Governo pro tempore attivasse la procedura di amministrazione straordinaria, prima per la Piaggio Aero Industries SpA e l'anno successivo anche per la controllata Piaggio Aviation, mentre il programma di cessione dei complessi aziendali, presentato dal commissario straordinario e autorizzato dall'allora Ministero dello sviluppo economico, non è mai stato realizzato.
Dal 2023 il Governo ha posto in essere tutte le azioni possibili per garantire la continuità produttiva, salvaguardando anche i posti di lavoro dei dipendenti. È notizia di qualche giorno fa che è stata autorizzata la vendita dell'azienda Piaggio Aerospace al gruppo turco Baykar, che è operativo nella produzione di aerei a pilotaggio remoto.
Si chiede di sapere quali siano i progetti industriali del gruppo e se si possano configurare anche ulteriori alleanze strategiche con altre aziende italiane del settore. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro delle imprese e del made in Italy, senatore Urso, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
URSO, ministro delle imprese e del made in Italy. Signor Presidente, la cessione di Piaggio Aerospace al gruppo turco Baykar rappresenta una soluzione di grande profilo industriale che consente il rilancio di un'azienda strategica del Paese con un ulteriore progetto di sviluppo in un settore in grande espansione, e nel contempo ci consente di delineare una più ampia partnership tecnologica e industriale tra Italia e Turchia che avrà significativi sviluppi anche in altri progetti di grande interesse per il nostro Paese. Si tratta di un'altra soluzione positiva ad un grave lascito del passato. La crisi di Piaggio iniziò infatti già dieci anni fa, quando l'azienda fu ceduta al fondo degli Emirati senza aver configurato un piano industriale sostenibile. Quel progetto velleitario naufragò presto, con il rischio di pregiudicare una delle aziende più strategiche per la nostra difesa e per la nostra industria aeronautica, con negative conseguenze anche sui rapporti tra i due Paesi che questo Governo ha pienamente recuperato.
Il fallimento di quel progetto portò nel 2018 all'amministrazione straordinaria che ha gestito in questi sei anni l'azienda senza però riuscire a individuare una soluzione. Per questo, appena giunti al Governo, abbiamo subito integrato la gestione commissariale e indicato con chiarezza la strada da percorrere per delineare un futuro industriale. Lo avevo assicurato ai sindacati, alle autorità locali e agli stessi dipendenti dell'azienda, preoccupati giustamente per il loro futuro; e ci siamo riusciti. Al termine di questo processo, Baykar è emersa come il partner più idoneo: un'azienda di grandi prospettive tecnologiche industriali che si è impegnata a preservare i complessi aziendali e il know how, garantendo l'occupazione senza ricorrere a strumenti come la cassa integrazione straordinaria, e dimostrando che si può tutelare un settore cruciale senza gravare sulle finanze pubbliche.
Il piano industriale prevede il rafforzamento delle attività produttive, la valorizzazione del Piaggio P180, la manutenzione dei motori, la produzione di componenti e il supporto tecnico e logistico, con significativi investimenti. Esso prevede inoltre lo sviluppo dei droni, che consentiranno di ampliare la capacità produttiva e di promuovere nuova occupazione in Italia. Questa soluzione rappresenta non solo un successo che rende onore alla storia di Piaggio Aerospace, ma un rafforzamento delle relazioni industriali tra Italia e Turchia, particolarmente importanti sul piano strategico. In questo contesto, stiamo infatti valutando lo sviluppo di ulteriori alleanze con aziende strategiche del settore come Leonardo, per rafforzare ulteriormente il nostro comparto aerospaziale, quindi la nostra leadership in Europa. Come in altri casi, anche con Piaggio Aerospace abbiamo dimostrato di saper trasformare crisi che si trascinavano da anni in grandi opportunità di politica industriale per il Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Russo, per due minuti.
RUSSO (FdI). Signor Presidente, mi dichiaro soddisfatto, perché la soluzione individuata consente a questa azienda storica del comparto aeronautico italiano di entrare nell'orbita di un'azienda sicuramente importante nell'ambito internazionale, che si sta specializzando appunto nella produzione di droni, che sono la tecnologia del futuro. È un fatto molto importante, anche perché Piaggio Aerospace aveva avviato già negli anni 2000 la sperimentazione e la produzione di commesse per droni, che poi furono interrotte nel 2018 dal Governo Conte I; questo fu uno dei motivi dell'aggravamento della crisi di quell'azienda.
Invece quanto da lei delineato, soprattutto nella parte finale, secondo cui è possibile una sinergia con il gruppo Leonardo e con altri gruppi importanti nel campo dell'aerospazio, dimostra la nostra attenzione - come lei ha già detto in un'interrogazione precedente - al campo dello spazio, dell'aerospazio, dell'aeronautica e della difesa. Tale campo appartiene comunque alla politica industriale ed è molto importante; esso già vede l'Italia impegnata nell'internazionalizzazione. Penso al programma Leonardo, che coinvolge il Regno Unito e il Giappone per la produzione del nuovo aereo da caccia di sesta generazione; tale aereo ha la necessità di integrarsi con una nuova famiglia e una nuova generazione di droni. Per cui Piaggio Aerospace può essere molto importante, oltre a continuare la produzione del P180 Avanti e la manutenzione della motoristica italiana di eccellenza. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Trevisi ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01498 sulle iniziative per affrontare le carenze di personale del Servizio sanitario nazionale e per renderlo più attraente per i medici, per tre minuti.
TREVISI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, signor Ministro, la fuga dei medici, in particolare dei neolaureati, e degli infermieri, causata prevalentemente dal concorso di fattori quali condizioni di lavoro gravose, eccessivo carico di responsabilità e stipendi inferiori rispetto alla media dei colleghi europei, rappresenta uno dei problemi predominanti del Servizio sanitario nazionale.
Il trasferimento in altri Paesi di un numero sempre più elevato di medici e infermieri, oltre a generare disagi sotto il profilo organizzativo del sistema sanitario, determina una preoccupante carenza di personale, con ricadute negative sulla qualità dei servizi erogati e la scarsa affidabilità degli stessi. Con riferimento ai giovani laureati, risulta in costante aumento il numero di coloro che non vogliono prestare servizio nei pronto soccorso e nei reparti di chirurgia, radioterapia, e nefrologia.
Il pronto soccorso è la sintesi più estrema degli evidenti disagi del nostro sistema sanitario, rilevato che ogni giorno un considerevole numero di cittadini non riesce ad accedere in tempi rapidi all'assistenza di emergenza a causa delle criticità organizzative che si sono stratificate negli anni. Nel mese di maggio 2024 la Commissione affari sociali della Camera ha stimato che nei pronto soccorso sarebbero necessari oltre 4.500 nuovi medici e circa 10.000 infermieri in più. È la ragione per cui questi reparti sono diventati la frontiera più avanzata del fenomeno dei medici a gettoni, ingaggiati tramite le cooperative.
Il servizio prestato nei punti di pronto soccorso, nei reparti nevralgici, durante le guardie mediche, nel servizio del 118 non è più sicuro per gli operatori. Le aggressioni contro i professionisti sanitari sono aumentate anche a causa della carenza di personale, che genera tempi di attesa eccessivamente lunghi, talvolta con gravi conseguenze per i pazienti.
Il Governo, in sede di discussione in Senato dell'Atto Senato 1256, recante misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari, socio-sanitari, ausiliari e di assistenza e cura nell'esercizio delle loro funzioni, ha accolto un nostro ordine del giorno che impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, misure volte a prevedere una programmazione sanitaria al fine di decongestionare le strutture dedicate alla gestione delle emergenze e a prevedere contestualmente un aumento delle retribuzioni dei medici e degli infermieri che ivi prestano il loro servizio, garantendo un'assistenza omogenea sul territorio.
Si chiede pertanto di sapere quali azioni intende adottare il Ministro in indirizzo per affrontare le problematiche evidenziate.
PRESIDENTE. Il ministro della salute, professor Schillaci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SCHILLACI, ministro della salute. Signora Presidente, ringrazio il senatore interrogante per il quesito sottoposto e rappresento che sin dall'insediamento di questo Governo sono stati avviati i necessari confronti con tutti gli attori del sistema per individuare misure quanto più possibile condivise, in particolare con riguardo ai servizi maggiormente critici, quelli di emergenza-urgenza, per potenziare gli stessi servizi e al contempo incentivare i professionisti che lì lavorano a prestare la propria attività.
Per quanto concerne l'obiettivo del Governo specificatamente volto alla valorizzazione economica del personale sanitario, vorrei preliminarmente ricordare che con la precedente manovra finanziaria circa l'80 per cento dell'incremento del fondo sanitario nazionale è stato destinato al rinnovo dei contratti della dirigenza medica e sanitaria. Pertanto, con il contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) del 23 gennaio 2024 per il triennio 2019-2021 sono stati attribuiti gli aumenti contrattuali maturati, le indennità di pronto soccorso, gli incrementi dell'indennità di esclusività, gli incrementi della retribuzione individuale di anzianità nelle more riconosciuti, per un totale di 313 euro al mese.
Relativamente poi alla correlazione evidenziata dagli interroganti tra la carenza di personale sanitario e l'aumento del rischio di aggressioni contro i medesimi professionisti, non posso non ricordare che questo Governo è intervenuto in maniera significativa, anche con interventi legislativi mirati, sul tema della sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie. Tra questi ricordo la possibilità per aziende ed enti di stipulare specifici protocolli operativi con le forze di polizia, istituire con ordinanza del questore presidi fissi della Polizia di Stato presso le strutture sanitarie dotate di servizi di emergenza-urgenza, l'inasprimento del regime sanzionatorio applicabile a lesioni semplici cagionate al personale esercente una professione sanitaria a causa delle funzioni o del servizio, per le quali si prevede la pena della reclusione da due a cinque anni e anche l'arresto obbligatorio in flagranza e, a determinate condizioni, l'arresto in flagranza differita.
Tutto ciò premesso, nell'ottica di incentivare economicamente il personale del Servizio sanitario nazionale, ricordo che con la legge di bilancio per l'anno 2025 sono state introdotte una serie di nuove misure: la previsione di un incremento dell'indennità di pronto soccorso, l'incremento di 100 milioni di euro annui a decorrere dal 2026 per migliorare il trattamento economico degli specializzandi; l'erogazione del contratto di formazione specialistica anche agli specializzandi non medici; l'ampliamento della platea di unità operative che possono ricorrere alle assunzioni di specializzandi; l'incremento delle indennità di specificità per dirigenza medica e veterinaria per la dirigenza sanitaria non medica; l'incremento di specificità infermieristica e di tutte le professioni sanitarie; l'introduzione della tassazione agevolata con aliquota pari al 5 per cento per il lavoro straordinario erogato dagli infermieri dipendenti del sistema sanitario nazionale; l'introduzione in via sperimentale della possibilità per i medici in formazione specialistica di assumere incarichi libero-professionali.
Ritengo importante, infine, ricordare che con il decreto-legge n. 34 del 2024 si è provveduto a emanare apposite di disposizioni per eliminare il fenomeno dei gettonisti, con la reinternalizzazione del lavoro nell'ambito delle aziende e degli enti del sistema sanitario nazionale. A tal proposito, nel giugno scorso sono state emanate linee guida che delimitano le condizioni di utilizzo dei medici e degli infermieri gettonisti. Dalla complessiva disamina appare evidente che i recenti interventi normativi hanno introdotto ulteriori significative misure proprio con l'intento di rendere maggiormente attrattivo l'esercizio della professione nell'ambito del sistema sanitario nazionale, con progressivo miglioramento della qualità e dell'efficienza del servizio offerto. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Trevisi, per due minuti.
TREVISI (FI-BP-PPE). Signor Ministro, mi dichiaro soddisfatto delle misure già prese, ma tutto il Gruppo Forza Italia vorrebbe che queste misure continuassero nella stessa direzione nei prossimi anni, anche perché probabilmente con le future manovre di bilancio, anche grazie a dei conti in ordine e allo spread che sta diventando sempre più basso, si libereranno nuove risorse. Sappiamo che il nostro Paese ha un debito pubblico elevato, quindi mantenere i conti in ordine come il Governo sta facendo, è fondamentale per ridurre la spesa sugli interessi, quindi probabilmente avremo più margini già dai prossimi esercizi. Le chiedo pertanto di destinare parte di questi risparmi nella spesa per gli interessi passivi proprio alle esigenze del pronto soccorso, per rendere più appetibili i concorsi. So che anche il ministro Bernini ha finalmente dato la possibilità a più giovani di iscriversi alle facoltà di medicina, quindi abbiamo superato il problema del numero chiuso, però dobbiamo sicuramente rendere ancora più efficaci questi sforzi che sono significativi e dobbiamo fare tutto il possibile affinché una parte di queste risorse possano essere indirizzate proprio nei reparti di emergenza, dove il tempo è fondamentale, perché le persone colpite da infarto hanno pochissimo tempo. Io spero che questo Governo faccia tutto il possibile per garantire assistenza ai cittadini nel più breve tempo possibile. (Applausi).
PRESIDENTE. La senatrice Naturale ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01486 sulla tutela dei prodotti alimentari rispetto alla peste suina africana, per tre minuti.
NATURALE (M5S). Signor ministro Schillaci, avevo presentato questa interrogazione già subito dopo quanto è emerso nella trasmissione «Report» al ministro Lollobrigida, che però ha delegato a lei questa risposta; sottopongo quindi alla sua attenzione quanto grazie a «Report» diventa certezza, quello che tutti noi vediamo fuori dagli allevamenti di suini, che riguarda il contagio pericolosissimo per tutto l'indotto della filiera e quindi per il nostro made in Italy. Rimaniamo con dei dubbi su come si riesca a gestire questa problematica e in «Report» si evidenzia il perché. Quindi, anche riguardo la filiera alimentare abbiamo saputo che da un'importante catena di supermercati sono stati ritirati dei prodotti contaminati. Il problema non è per la salute umana, sottolineo fermamente questo aspetto, ma riguarda il contenimento di questo virus che può essere trasmesso in questa maniera, quindi anche la filiera dei supermercati e quindi l'alimentazione umana può essere un vettore per questo virus, che infatti non si riesce a contenere. Abbiamo visto, sempre nella stessa trasmissione, che gli allevamenti non sono assolutamente controllati, perché altrimenti mi sembra impossibile che possano esserci questi traffici e queste passeggiate di topi tranquilli, che ci siano quindi situazioni e ambienti infestati da scarafaggi e altri insetti. Non viene gestito bene lo smaltimento delle carcasse, che come si è visto restano all'aperto, quindi anche a disposizione di animali selvatici e comunque sempre dei topi. Non vi è nessuna cautela anche per quanto riguarda le recinzioni. Il ministro Lollobrigida ha detto che investe soldi per la biosicurezza; di qui tutto quanto è stato investito anche con il decreto agricoltura. Si vanta di parlare di 5 milioni per il 2024, di 15 per il 2025, ma le associazioni industriali delle carni e dei salumi denunciano perdite per 500 milioni di euro in due anni e il rischio è che le perdite arrivino anche a 60 milioni di euro mensili.
Che cosa si sta facendo effettivamente per ridurre questa diffusione? Speriamo che sia qualcosa di concreto perché nei fatti la teoria è molto distante dalla pratica. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro della salute, professor Schillaci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SCHILLACI, ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio i senatori interroganti. Rappresento prioritariamente che il Ministero della salute, con altri Dicasteri, enti e istituzioni, lavora sin dai primi segnali di diffusione della peste suina africana per porre in essere tutte le azioni possibili per prevenire i focolai delle infezioni, proteggere il settore suinicolo con la consapevolezza delle gravi ripercussioni sanitarie ed economiche del fenomeno stesso. In primo luogo, è stato potenziato il ruolo del commissario straordinario alla PSA prevedendo l'attribuzione di ulteriori funzioni e risorse economiche per gli interventi strutturali e funzionali in materia di sicurezza. Tra le tante azioni adottate con riferimento alla richiesta degli interroganti di dare l'opportuno rilievo pubblico alla diffusione della PSA per il tramite del vettore della distribuzione commerciale, con un'operazione di trasparenza informativa a beneficio dei consumatori, faccio presente che il Ministero della salute mette a disposizione e aggiorna regolarmente sul proprio sito istituzionale tutte le informazioni epidemiologiche sulla malattia e i resoconti delle unità di crisi dei gruppi degli esperti. Il Ministero ha provveduto a svolgere attività di rintracciabilità di tutte le partite di prodotti contenenti carni derivanti dagli animali provenienti da allevamenti sedi di focolaio. Le partite avviate al circuito della trasformazione industriale sono state bloccate presso gli stabilimenti stessi dove sono stati attivati i trattamenti specifici per inattivare il virus, mentre quelle destinate al circuito della distribuzione sono state bloccate presso gli esercizi di vendita al dettaglio. L'attività di rintraccio è stata effettuata con i sistemi informativi del Ministero della salute, sfruttando la cooperazione amministrativa tra lo stesso Ministero e le Regioni, in stretta collaborazione con la Commissione europea. L'Italia ha inoltre adottato un livello di precauzione più alto di quello previsto dalla norma comunitaria. Le autorità sanitarie hanno rintracciato infatti anche materie prime e prodotti lavorati nelle fasi secondarie della lavorazione e della distribuzione.
Per quanto concerne gli ulteriori quesiti degli interroganti sulla promozione delle misure per garantire il rispetto delle prescrizioni relative alle recinzioni e alle barriere e sulla necessità di intensificare le operazioni di controllo, faccio presente che nel contesto delle misure già adottate, l'installazione di recinzioni e barriere per limitare i movimenti dei cinghiali nelle zone di restrizione richiede un'attività continua di monitoraggio e manutenzione. Allo stesso modo, i servizi veterinari locali, responsabili degli stabilimenti infetti o situati in zone di restrizione e zone libere, devono effettuare controlli ufficiali. In situazioni di emergenza, le autorità sanitarie competenti assicurano la massima tempestiva nell'intervento e nella gestione dei focolai che hanno coinvolto allevamenti con migliaia di animali nell'esecuzione delle operazioni di abbattimento, nel rispetto delle normative vigenti e del benessere animale.
Per quanto riguarda i controlli sui casi di contagio negli allevamenti, ogni focolaio è oggetto di un'indagine epidemiologica. Questa indagine include tutte le azioni che possono aver determinato il passaggio dell'infezione nel periodo a rischio precedente il rilevamento, comprese le movimentazioni di animali, mezzi e persone in entrata e uscita dall'allevamento.
Tutto ciò considerato, non posso che confermare il massimo impegno da parte del Ministero della salute nell'adozione di tutte le azioni che si renderanno necessarie per contrastare la diffusione del virus. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Naturale, per due minuti.
NATURALE (M5S). Signor Presidente, ringrazio il Ministro, ma non sono soddisfatta da questa risposta, in quanto si parla di controlli, ma non è sufficiente nemmeno il numero dei veterinari pubblici messi a disposizione, anche perché sappiamo bene che un veterinario che va a controllare un allevamento che vede la presenza di peste deve rimanere fermo per una settimana. C'è quindi un taglio del personale dovuto alle necessità epidemiologiche e non si può parlare dunque di ordinario: la manutenzione ordinaria viene meno di fronte a una situazione davvero gravissima. Abbiamo visto nello smaltimento delle carcasse e nell'uccisione degli animali che non vengono rispettate le norme di benessere, perché si usano ancora l'elettrocuzione e metodi cruenti, proprio perché bisogna sopprimere migliaia di capi di bestiame. Questo comporta un danno per gli animali e per gli allevatori, che si vedono costretti a distruggere tutti i loro animali e difficilmente - anzi, è quasi impossibile - potranno riprendere gli allevamenti.
Si rischia di endemizzare un'epidemia che, se presa in tempo, magari si sarebbe potuta risolvere. Questo Governo sta facendo tutto il contrario di quello che andrebbe fatto: ad esempio, si liberalizza la caccia, che è invece uno dei principali motivi di trasmissione del virus; la caccia sportiva avrebbe dovuto essere assolutamente limitata, mentre si va da tutt'altra parte.
Di questo passo, non riusciremo assolutamente a salvare i nostri allevatori e allora parlare di made in Italy è un'utopia e una presa in giro. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Bergesio ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01579 sulle azioni per eradicare la peste suina africana, per tre minuti.
BERGESIO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, signor Ministro, vorrei intanto partire mettendo le cose al loro posto, a cominciare dalla problematica della peste suina africana e non da trasmissioni televisive: si tratta di una malattia virale infettiva che colpisce sia i suini domestici che quelli selvatici. Attualmente non esistono vaccini, la mortalità negli allevamenti o dove colpisce può raggiungere anche il 100 per cento dei capi. La peste suina africana vede come principale veicolo di diffusione i cinghiali ed è stata facilitata dalla crescita incontrollata della presenza di questi animali nelle campagne.
La diffusione della peste suina africana rappresenta una minaccia grave per l'industria suinicola nazionale: anche se - dobbiamo dirlo e ripeterlo chiaramente - non è contagiosa per l'uomo, non dobbiamo dimenticare che ha danneggiato pesantemente la filiera suinicola, che dalla terra alla tavola vale 20 miliardi di euro. Solo a livello di allevamenti il fatturato vale 3 miliardi. Abbiamo 3.700 allevamenti attivi e oltre 9 milioni sono i capi di consistenza suina. Il valore della filiera nella fase di trasformazione dal suino al salume vale 8 miliardi di euro, con 40.000 addetti diretti e un indotto di 25.000. A questo aggiungiamo però tutto il settore del retail (la salumeria e la macelleria), con oltre 22.000 aziende e circa 70.000 occupati. Gli operatori dei supermercati che svolgono quest'attività sono 6.200.
La peste suina ha interessato diversi allevamenti ubicati in aree fortemente vocate alla produzione suinicola. È tuttavia indispensabile proseguire nell'azione di contrasto in maniera adeguata e tempestiva. Sono 2.500 circa i capi di cinghiale che nel 2024 sono risultati positivi, con 47 casi in allevamento, e sono 128.000 i suini coinvolti negli allevamenti. Dalla comparsa del virus sul territorio continentale italiano le nostre aziende hanno perso anche quote di mercato; c'è il tema dell'export, con blocchi da parte degli Stati esteri.
Noi vogliamo fare due domande, signor Ministro. Su avviso del Ministero e dei commissari al lavoro (tra cui l'ultimo), le zone di controllo dell'espansione virale (CEV) e quelle bianche introdotte con l'ultima ordinanza sono adeguate al contenimento e all'eradicazione? Vorrei poi sapere se non ritenga opportuno e urgente mettere in atto iniziative tecnologicamente avanzate (sempre che non lo abbia già fatto) che vadano verso la cura e soprattutto la prevenzione e la gestione della peste suina africana, in particolare prevedendo investimenti in tecnologie diagnostiche, con la creazione di modelli predittivi e lo sviluppo, se sarà possibile, di vaccini efficaci. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro della salute, professor Schillaci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SCHILLACI, ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio i senatori interroganti.
Come già rappresentato nella precedente interrogazione, premetto che sin dall'inizio dell'epidemia di peste suina africana in Italia continentale il Ministero della salute ha profuso ogni impegno possibile per prevenire la diffusione dell'infezione e il suo impatto sul settore suinicolo. La gestione della PSA mirata all'eradicazione è un'operazione complessa che richiede misure sinergiche e coordinate. L'attenzione è stata sempre rivolta alla protezione del patrimonio suinicolo nazionale con l'implementazione di standard di biosicurezza, controlli sanitari e misure restrittive, senza trascurare la possibilità di deroghe per consentire le attività commerciali, nonostante le difficoltà. Devo precisare al riguardo che le restrizioni, sebbene impattino in maniera rilevante sulla filiera, sono proporzionali al rischio di un'ulteriore diffusione dell'infezione.
Anche nella gestione delle popolazioni di cinghiali l'impegno è stato elevato, con misure di depopolamento e installazione di recinzioni e barriere naturali. Queste misure sono state rimodulate recentemente dal nuovo commissario con una road map concordata con la Commissione europea che include un complesso progetto di rafforzamento dei varchi autostradali in collaborazione con gli enti concessionari, strategie di controllo dei cinghiali, la regolamentazione delle attività venatorie e una maggiore sorveglianza negli allevamenti dei suini.
In risposta all'evoluzione dell'epidemia nel settore domestico che ha colpito il Nord Italia (in 29 allevamenti tra luglio e settembre 2024), sono state adottate misure urgenti, incluse nelle ordinanze del commissario straordinario, che stabiliscono misure di eradicazione e sorveglianza a livello nazionale, con l'implementazione di misure di biosicurezza rafforzate negli stabilimenti ricadenti nelle zone di restrizione.
In particolare, con l'ordinanza n. 5 del 2024 è stata introdotta la zona di controllo dell'espansione virale (CEV) per evitare che determinate attività, come un depopolamento disarmonico non mirato e non supervisionato adeguatamente, possano far movimentare cinghiali potenzialmente infetti e vanificare altre azioni.
Devo ricordare che, a oggi, la malattia risulta ancora confinata tra questi limiti e si sta procedendo alla chiusura dei varchi esistenti sulle autostrade A1, Milano-Parma, e A15, Parma-La Spezia. In tale prospettiva, la strategia della zona CEV sta dando i risultati sperati.
Infine, quando parliamo della realizzazione di soluzioni tecnologicamente avanzate, come richiesto giustamente nell'interrogazione, la prevenzione e la gestione della PSA prevedono investimenti in nuove tecnologie diagnostiche e la creazione di modelli predittivi. Faccio presente che i metodi oggi utilizzati sono in linea con gli standard richiesti dalle organizzazioni internazionali e la rete nazionale dei laboratori italiani degli istituti zooprofilattici ne garantisce la validità e l'efficacia. La messa a punto di specifici modelli matematici, anche con finalità predittive, è stata oggetto di apposita convenzione con il Centro di referenza nazionale per le pesti. Sistemi informativi nazionali sono costantemente aggiornati e consultati per prevenire e prevedere la diffusione della malattia.
Per quanto riguarda, da ultimo, la vaccinazione, seppur attualmente non esista un vaccino efficace per la peste suina africana, in quanto il virus della PSA è particolarmente complesso, rappresento che sono comunque allo studio vari progetti, sia nazionali che internazionali, cui partecipa il Centro di referenza nazionale per lo studio delle malattie da pestivirus e da asfivirus (Cerep) e con i quali si auspica di avere a breve risposte chiare anche su questa tematica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Bergesio, per due minuti.
BERGESIO (LSP-PSd'Az). Signor Ministro, dopo le misure di controllo e prevenzione adottate in fase commissariale (abbiamo iniziato con il decreto su questo tema nel 2022, vi abbiamo dato seguito, sono stati nominati tre commissari, non ultimo il dottor Filippini, a cui va naturalmente un plauso per l'azione svolta), credo che soprattutto oggi sia fondamentale continuare a monitorare la situazione.
Ci sono dei casi che stanno emergendo proprio in questi giorni, però il tema della zona bianca richiede naturalmente un'attenzione particolare, perché nelle aree di protezione come queste l'attività venatoria viene sospesa e c'è un moltiplicarsi di cinghiali in queste zone che poi proliferano e si espandono di nuovo nelle zone in cui l'attività è invece possibile. Sappiamo però che i tempi della caccia in tale caso sono limitanti, perciò anche su questo tema vorremmo che lei portasse una particolare attenzione, naturalmente attraverso le varie opportunità disponibili.
L'altra problematica è legata all'export. Sappiamo che il Ministero della salute a novembre ha risolto bene la questione con il Canada, dove l'export era stato sospeso a causa della PSA e che poi però ha accettato le nostre precauzioni sanitarie e le nostre certificazioni. Il danno è di circa 500 milioni di euro per l'export mancante, mentre abbiamo Paesi come la Cina e il Giappone che ancora oggi non accettano l'esportazione della nostra carne suina.
Chiediamo pertanto, a lei e al Governo, anche su questo aspetto, di prestare un'attenzione particolare, perché diventa fondamentale. Desidero ringraziare per il grande impegno anche tutta la parte veterinaria: parliamo molto della parte sanitaria e medica, però anche quella veterinaria è molto importante a livello centrale, tramite il Ministero, ma soprattutto a livello regionale, per l'attività di prevenzione e di controllo. (Applausi).
Noi sappiamo bene, signor Ministro, che nell'ambito dell'organizzazione dei Ministeri in Italia la sanità animale dipende dal Ministero della salute e noi siamo contenti di questo aspetto, perché è fondamentale. In altri Paesi dipende dal Ministero dell'agricoltura con tutte altre dinamiche. Sappiamo che la tutela della salute è fondamentale. In questo caso la peste suina africana non coincide con un'infezione che può toccare la salute umana, perché non è assolutamente trasmissibile all'uomo, però vogliamo che sia possibile limitare i danni, soprattutto per poter continuare con i nostri preziosi prodotti agroalimentari e della salumeria italiana, che sono fondamentali non solo per questo, ma per gli oltre 3 miliardi di export ogni anno. Grazie signor Ministro, grazie Presidente. (Applausi).
PRESIDENTE. La senatrice Musolino ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01582 sugli effetti della pronuncia della Corte costituzionale in materia di autonomia differenziata, per tre minuti.
MUSOLINO (IV-C-RE). Signora Presidente, grazie ai colleghi che sono in Aula, grazie al signor Ministro che oggi interrogo sulla questione delle conseguenze della pronuncia della Corte costituzionale sulla legge di attuazione dell'autonomia differenziata per le Regioni a statuto ordinario, ai sensi dell'articolo 116 della Costituzione.
È la legge n. 86 del 2024 che la Corte costituzionale, con sentenza n. 192 del 3 dicembre 2024, ha sostanzialmente disarticolato al suo interno, non dichiarandone l'incostituzionalità tout court, ma sostanzialmente emettendo un giudizio di disvalore assoluto nei confronti del potere legislativo, cioè del Parlamento che l'ha emessa, perché ha individuato una serie di violazioni sostanziali dei principi che informano il nostro ordinamento giuridico, fra i quali soprattutto, signor Ministro, proprio quello di sussidiarietà. I giudici della Corte costituzionale hanno voluto chiarirlo nuovamente, affermando che il principio di sussidiarietà regola la distribuzione delle funzioni amministrative e legislative fra i vari poteri e le articolazioni dei poteri del Governo, ma non in funzione di una distribuzione del potere in maniera astratta, bensì con la finalità della tutela del bene comune e soprattutto dei diritti garantiti dalla Costituzione.
Aver quindi fatto approvare - a spron battuto e senza dare ascolto alle opposizioni, agli auditi e a tutti i professori di diritto costituzionale ascoltati in Commissione, che avevano evidenziato le evidenti violazioni di diritto costituzionale - una legge che poi la Corte costituzionale ha sanzionato in maniera così violenta ed evidente, addirittura dicendo che viola il principio di sussidiarietà, signor Ministro, ha esposto tutto il Parlamento a una censura grave e ad una stigmatizzazione anche dell'esercizio del nostro potere legislativo.
Noi abbiamo infatti violato un principio importante con l'approvazione di questa legge. Dico "noi" perché purtroppo la legge, una volta approvata, lo è in nome del popolo italiano e non in nome del solo Calderoli. Pertanto quello che domando è, intanto, se lei si sia reso conto della gravità delle violazioni di questa legge e se abbia percepito la gravità di ciò che è successo. In ragione di questa gravità, in attesa che la Corte costituzionale si pronunci sull'ammissibilità del quesito unico, cioè sull'abrogazione totale di questa legge, chiedo se lei intenda andare avanti e, come ha annunciato alla stampa, portare avanti questa riscrittura della legge senza attendere il referendum. Domando se intenda addirittura, come pare abbia annunciato, portare avanti anche le intese per la sottoscrizione della devoluzione di alcune materie con le Regioni che ne hanno fatto già richiesta o non ritenga più opportuno astenersi dall'esercizio di quest'ulteriore potere e attendere.
Soprattutto signor Ministro, se, come ha detto fino a questa mattina la Presidente del Consiglio, su questa riforma, come sulle altre, il Governo ci mette la faccia (e quindi se oltre a metterci la firma il ministro Calderoli su questa legge ci mette anche la faccia), le chiedo: se questo referendum verrà approvato, se il corpo elettorale effettivamente si pronuncerà per l'abrogazione della legge Calderoli sull'autonomia differenziata, lei sarà consequenziale e si dimetterà? (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro per gli affari regionali e le autonomie, senatore Calderoli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
CALDEROLI, ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, mi sia consentito esprimere a titolo personale qualche perplessità sull'opportunità dell'interrogazione presentata, in pendenza del giudizio della Corte costituzionale sull'ammissibilità del referendum abrogativo della legge n. 86 del 2024. È infatti senz'altro noto agli interroganti che la Corte costituzionale ha già fissato la camera di consiglio il prossimo 13 gennaio e che, sulla base dell'articolo 33 della legge n. 352 del 1970, entro il 10 febbraio dovrà decidere con sentenza sull'ammissibilità del referendum. In questa fase è pertanto del tutto prematuro preconizzare gli esiti della decisione della Corte e, ancor più, dell'eventuale referendum, ove ammissibile.
Quanto agli ulteriori quesiti posti dagli interroganti, rilevo innanzitutto che, quanto alle materie non LEP, il quadro normativo conseguente alla sentenza risulta coerente e pienamente applicabile senza necessità di ulteriori interventi legislativi. Ciò deriva dall'uso da parte della Consulta della tecnica, da tempo nota e utilizzata, delle sentenze additive o manipolative, attraverso cui la disposizione illegittima viene direttamente sostituita o integrata dalla Corte con altra disposizione conforme alla Costituzione. Rilevo quindi che la sentenza non produce effetti ostativi al proseguimento dei negoziati già avviati con riguardo alle funzioni relative alle materie non LEP, negoziati che naturalmente proseguiranno nel solco delle indicazioni fornite dalla Corte. In ogni caso, mi impegno a non sottoporre al Consiglio dei ministri eventuali schemi di intesa preliminare prima della conclusione della vicenda referendaria.
Quanto invece alle materie LEP, la censura della Corte relativa alle procedure di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni rende necessario un intervento legislativo. A tal fine, il Governo è al lavoro per la definizione di un disegno di legge delega in argomento che, sulla base delle indicazioni della Corte, tenga conto delle peculiarità delle singole materie attraverso l'individuazione di specifici principi e criteri direttivi.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Musolino, per due minuti.
MUSOLINO (IV-C-RE). Signor Ministro, ovviamente non posso dichiararmi soddisfatta della sua risposta, anche perché è evidentemente incompleta, nel senso che è un'omessa pronuncia, come si direbbe in gergo giudiziario. Lei ha infatti omesso di rispondere all'ultima parte del quesito, cioè sulle conseguenze dell'eventuale abrogazione con esito referendario di questa legge.
Sull'ammissibilità del quesito, signor Ministro, mi richiamo alla Presidenza, che ovviamente sceglie e valuta i quesiti che vengono presentati e decide se ammetterli o meno. (Applausi). Non spetta certamente a me fare un vaglio pregiudiziale di ammissibilità e non credo che spetti neanche a lei censurare ciò che viene ammesso, altrimenti il Parlamento sarebbe sempre subordinato al Governo; invece mi sembra che sia esattamente il contrario. (Applausi). Mi scusi, forse in tema di diritto costituzionale va fatto veramente un corso intensivo di ripasso. Mi scusi, absit iniuria verbis, come si suole dire.
Prendiamo atto tuttavia che almeno su una cosa ha inteso percorrere la via del buonsenso - e certamente su questo esprimo apprezzamento - nel senso che ha inteso attendere la verifica costituzionale, il giudizio di ammissione del quesito referendario e lo svolgimento del referendum stesso, che a quel punto mi pare consequenziale, prima di portare i testi delle intese in Consiglio dei ministri.
Ma vede, quando dice che comunque nulla osta ad andare avanti su questa strada, si contraddice, signor Ministro, perché una delle cose che la Corte costituzionale ha censurato di questa legge è il fatto che le intese vengano approvate in Consiglio dei ministri e che su di esse il Parlamento non abbia titolarità a esprimersi per cassarle, ma debba fare semplicemente una presa d'atto. Come vede, la questione non è così riduttiva come lei l'ha voluta descrivere, ma, al contrario, involge davvero l'esercizio del potere legislativo e soprattutto la suddivisione dei poteri. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Giorgis ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01578 sulla garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni nell'attuazione dell'autonomia differenziata, per tre minuti.
GIORGIS (PD-IDP). Signor Ministro, la Corte costituzionale, com'è noto, ha dichiarato l'illegittimità di parti significative della legge che porta la sua prima firma. Ha dichiarato innanzitutto l'illegittimità delle disposizioni relative alla determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, i quali - come anche noi abbiamo più volte detto - devono essere definiti con fonte primaria e non con DPCM. I principi e i criteri direttivi contenuti nella sua legge sono - cito la Corte - insufficienti ed eccessivamente generici.
La Corte ha dichiarato inoltre l'illegittimità delle disposizioni relative al trasferimento delle materie. Cito sempre la Corte, che peraltro ha espressamente dato conto della discussione che svolgemmo qui al Senato in 1a Commissione (punto 8.3 del considerato in diritto, che merita di essere letto): non si possono mai trasferire alla competenza legislativa esclusiva di una o più Regioni materie o ambiti di materia, ma solo specifiche funzioni e solo dopo aver verificato che l'eventuale trasferimento è conforme al principio di sussidiarietà e corrisponde dunque all'interesse generale e non all'interesse egoistico di una Regione.
La Corte ha poi precisato che la distinzione, contenuta nella legge, tra materie LEP e materie non LEP dev'essere interpretata solo come un divieto al trasferimento delle funzioni che attengono a prestazioni concernenti i diritti civili e sociali e in ogni caso - come denunciarono diversi componenti del comitato per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (CLEP), che per tali motivi hanno poi rassegnato le dimissioni - occorre determinare tutti i livelli essenziali delle prestazioni attinenti all'esercizio di diritti civili e sociali e occorre definire il loro finanziamento, secondo i principi e le procedure dell'articolo 119, prima di poter attribuire a una o più Regioni nuove e specifiche funzioni che attengono a prestazioni concernenti i diritti civili e sociali.
Ora, l'elenco dei profili di illegittimità evidenziati dalla Corte potrebbe continuare, come lei ben sa, ma il limitato tempo di cui si dispone in sede di question time non mi consente di illustrarlo tutto.
La domanda che le vogliamo porre è molto semplice, signor Ministro. Lei, secondo quanto riportato da varie agenzie di stampa, ha dichiarato di voler dare piena attuazione alla decisione della Corte e di essere al lavoro su una soluzione da condividere in Parlamento. Al tempo stesso, ha dichiarato di voler riprendere - cito le sue parole - il cammino dei negoziati avviati con alcune Regioni. Signor Ministro, come può dare piena attuazione alla sentenza della Corte costituzionale e, al tempo stesso, riprendere e proseguire il cammino dei negoziati? (Applausi).
Se il Governo di cui lei fa parte intende rispettare la decisione della Corte, deve innanzitutto riscrivere la legge, determinare e finanziare i livelli essenziali delle prestazioni, tutti i livelli essenziali delle prestazioni; predisporre una procedura adeguata per la valutazione e per l'attuazione del principio di sussidiarietà in relazione alle specifiche funzioni e soltanto dopo - lo sottolineo - avviare interlocuzioni con le Regioni che avanzeranno richieste di autonomia differenziata; richieste nuove, alla luce della disciplina che il Parlamento dovrà approvare per consentire alle Regioni di esercitare ciò che l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione ipotizza. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro per gli affari regionali e le autonomie, senatore Calderoli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
CALDEROLI, ministro per gli affari regionali e le autonomie. Signor Presidente, onorevoli senatori, permettetemi innanzitutto di dissentire dalla ricostruzione operata dagli interroganti della sentenza della Corte costituzionale n. 192 del 2024, con particolare riferimento alle censure riferite alla procedura di determinazione dei LEP.
In primo luogo, la Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di alcune disposizioni dell'articolo 3 della legge n. 86 del 2024, in particolare con riguardo alla genericità dei principi e criteri direttivi della delega per la determinazione di LEP; essa non ha tuttavia in alcun modo specificato la necessità della fonte primaria per la determinazione dei LEP, anzi richiamando casi già presenti nell'ordinamento di LEP definiti con fonte secondaria, a partire dai livelli essenziali di assistenza (LEA) e ha piuttosto censurato l'ipotesi della contemporanea applicabilità di una fonte primaria e di una secondaria.
In secondo luogo, la Corte, inoltre, non ha in alcun modo condizionato l'attribuzione di forme e condizioni particolari di autonomia su singole materie alla previa determinazione o persino al finanziamento dei LEP in tutte le materie. La Corte, invece, nel confermare la necessità di subordinare nelle materie LEP l'attribuzione delle funzioni alle Regioni richiedenti alla previa determinazione dei relativi livelli essenziali delle prestazioni e relativi costi standard, si è limitata a specificare che nel momento in cui il legislatore qualifichi una materia come non LEP, i relativi trasferimenti non potranno riguardare funzioni che attengono a prestazioni concernenti diritti sociali.
Quanto ai quesiti posti dagli interroganti, confermo che il Governo è al lavoro per la definizione di un disegno di legge di delega per la determinazione dei LEP, che, sulla base delle indicazioni della Corte, tenga conto delle peculiarità delle singole materie, attraverso l'individuazione di specifici principi e criteri direttivi. Come sottolineato anche dalla Corte, di particolare ausilio è a tal fine l'attività istruttoria svolta dal CLEP, che ha concluso i propri lavori lo scorso 31 dicembre.
Quanto poi alle materie non LEP, come già detto nella precedente interrogazione, la disciplina risultante dell'intervento della Corte appare invece coerente e pienamente applicabile, senza la necessità di ulteriori interventi legislativi. Non sfuggirà infatti agli interroganti, come già detto, il ricorso da parte della Consulta alla tecnica da tempo nota e utilizzata delle sentenze additive o manipolative, attraverso cui la disposizione illegittima viene direttamente sostituita o integrata dalla Corte stessa con altra disposizione conforme alla Costituzione. La sentenza non produce quindi effetti ostativi nel proseguimento dei negoziati già avviati con riguardo alle funzioni relative alle materie non LEP; negoziati che naturalmente proseguiranno nel solco delle indicazioni fornite dalla sentenza. Come già detto, in ogni caso mi impegno a non sottoporre al Consiglio dei ministri eventuali schemi di intesa preliminare prima della conclusione della vicenda referendaria.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Boccia, per due minuti.
BOCCIA (PD-IDP). Signor Ministro, guardi che non c'è nulla di male nell'ammettere un fallimento (Applausi): il suo e quello del Governo Meloni sono un fallimento su tutta la linea. Il vostro scambio di potere è saltato, nonostante le menzogne di questa mattina della presidente del Consiglio Meloni, che attraverso una conferenza stampa ha detto all'Italia, alle italiane e agli italiani che sul premierato andrà avanti. Purtroppo, quella pessima riforma uscita di qui il 18 gennaio alla Camera non hanno trovato un giorno, in sette mesi, per farla partire.
Lei oggi qui ci sta raccontando un'altra storia: ci sta dicendo che la ricostruzione che ha fatto il senatore Giorgis è sbagliata e purtroppo è lei che sta raccontando qui in Aula e attraverso i mezzi di informazione e attraverso la TV al Paese una storia non vera. La Corte costituzionale ha letteralmente smontato il suo disegno di legge: sette profili di incostituzionalità, ministro Calderoli. Il comitato per l'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni è stato travolto da una pioggia di dimissioni e lei non ha detto nulla. Evito di ricordarle i nomi autorevoli: dal presidente Gallo al presidente Violante, al presidente Amato, la lista è lunga. Lei, con il ministro Giorgetti e la presidente Meloni, aveva garantito che ci sarebbero state risorse sui livelli essenziali delle prestazioni. Lo dico per chi ci segue da casa: non sono indicatori esoterici; stiamo parlando della scuola, della sanità, delle liste d'attesa che non finanziate, degli asili nido, del trasporto pubblico locale e della vita delle persone. (Applausi). E lei, in questa riforma che abbiamo chiamato spacca Italia, ha detto che va bene tutto così e quindi che le aree di montagna e le aree interne continueranno a non avere finanziamenti a discapito delle aree più ricche. Questo vale tra Nord e Sud, vale tra Nord e Nord e tra Sud e Sud. Voi cristallizzate le diseguaglianze, perché avete deciso di privatizzare i servizi alla persona: avete un disegno.
Concludo, signora Presidente, ricordando che l'esercizio dei diritti sociali e civili e il finanziamento di tutti i diritti, compresi quelli economici, non sono garantiti da questa riforma. La Corte l'ha smontata letteralmente e il Ministro ci sta dicendo che intende andare avanti con le intese. Questo è grave e lo riproporremo in quest'Aula: chiediamo a Fratelli d'Italia e a Forza Italia se sono d'accordo con il ministro Calderoli, perché questo significa fregarsene della Corte costituzionale, ignorare la Carta costituzionale e soprattutto andare avanti a testa bassa e questo non porterà altro che a far sbattere il ministro Calderoli e il Governo, ma ci costringerà anche, inevitabilmente, a fare opposizione dura, come abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo, perché vi aspettiamo al varco. Di autoapplicativo infatti non c'è nulla e il provvedimento deve tornare in Aula, ministro Calderoli, lo sa meglio di me, e poi ci penseranno gli italiani con il referendum, perché - ne stia certo - saranno tante e tanti gli italiani che vi fermeranno. (Applausi).
PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) all'ordine del giorno è così esaurito.
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di martedì 14 gennaio 2025
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 14 gennaio, alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 16,14).
Allegato A
INTERROGAZIONI
Interrogazioni sull'istituzione del tribunale della Pedemontana a Bassano del Grappa (Vicenza)
(3-00994) (05 marzo 2024)
Zanettin. - Al Ministro della giustizia -
Premesso che a quanto risulta all'interrogante:
sul sito di informazione "Bassanonet" è stato pubblicato un articolo a firma del noto giornalista Alessandro Tich, secondo cui mercoledì 21 febbraio 2024, si sarebbe svolta a Bassano del Grappa (Vicenza) la visita di un dirigente del Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria e del personale del Ministero della giustizia, per compiere un sopralluogo tecnico alla "Cittadella della Giustizia" di via Marinali;
l'esito dell'ispezione sarebbe stato negativo, in quanto la "Cittadella della Giustizia" di Bassano del Grappa sarebbe risultata ampiamente insufficiente in relazione al personale, che dovrebbe esservi allocato, nell'ipotesi della istituzione del Tribunale della Pedemontana;
nei locali messi a disposizione dall'amministrazione comunale potrebbero, infatti, essere accolti un massimo di appena 10 magistrati e di 30 dipendenti amministrativi, vale a dire ben 26 magistrati in meno e ben 90 amministrativi in meno rispetto alla dotazione organica preventivata per il Tribunale e la Procura del circondario pedemontano,
si chiede di sapere se le indiscrezioni riportate sul sito di informazione di "Bassanonet" corrispondano a verità e quali siano i conseguenti intendimenti del Ministro in indirizzo in ordine all'istituzione dell'ipotizzato Tribunale della Pedemontana.
(3-01000) (12 marzo 2024)
Zanettin. - Al Ministro della giustizia -
Premesso che:
in data 5 marzo 2024, il sottosegretario alla Giustizia Ostellari ha dichiarato che l'esito del sopralluogo effettuato a Bassano del Grappa dai tecnici del Ministero nei locali che dovrebbero essere adibiti a Tribunale della Pedemontana "è positivo!";
il sindaco Pavan ai microfoni di TVA ha a sua volta precisato che "occorrerebbe che quell'organico (36 magistrati e 120 impiegati amministrativi) venisse portato a completa formazione, a completo insediamento, e che per arrivare a quel punto ci vorrebbe molto tempo; in ogni caso abbiamo altri spazi a disposizione";
di fatto il sindaco, con queste parole, conferma le rivelazioni del sito di informazione "Bassanonet", secondo cui la cosiddetta "Cittadella della giustizia" sarebbe risultata inadeguata a ospitare l'organico ipotizzato di magistrati e personale amministrativo;
il sindaco inoltre pare ipotizzare una sorta di apertura a stralci dell'ufficio giudiziario nell'arco di "molto tempo",
si chiede di sapere:
quali ulteriori spazi rispetto alla originaria "Cittadella della giustizia" sarebbero adibiti ad ufficio giudiziario;
se tali spazi siano già idonei alla funzione di ufficio giudiziario, o necessitino invece di un adeguamento, e con quali costi a carico del Ministero della giustizia;
se sia ipotizzabile un'apertura del Tribunale della Pedemontana a stralci, in "molto tempo", come dichiarato dal sindaco Pavan.
Interrogazioni sulle procedure per l'organizzazione delle gite scolastiche
(3-01573) (08 gennaio 2025) (già 4-01658) (10 dicembre 2024)
Malpezzi, D'Elia, Rando, Verducci, Alfieri, Basso, Camusso, Furlan, Manca, Rojc, Rossomando, Tajani, Valente, Verini, Zambito. - Al Ministro dell'istruzione e del merito -
Premesso che:
nel 2023 l'Agenzia nazionale anticorruzione ha reso obbligatorio l'utilizzo del mercato elettronico MePA per le gite scolastiche, mentre il nuovo codice degli appalti, di cui al decreto legislativo n. 36 del 2023, impone alle scuole di diventare stazioni appaltanti qualificate per stipulare contratti superiori ai 140.000 euro;
le conseguenze sono molteplici e non di semplice soluzione per le scuole: le nuove regole prevedono infatti procedure lunghe e complesse per le gare d'appalto, costi lievitati, un aumento di lavoro per le segreterie e responsabilità maggiori per i docenti che accompagnano gli studenti;
per organizzare un appalto pubblico bisogna essere "stazione appaltante qualificata", cioè un ente che programma, progetta e pubblica il bando, valuta le offerte e infine aggiudica l'appalto;
nei Comuni tutte queste procedure vengono gestite da uffici appositi, con personale formato e consulenti competenti in materia, che le scuole non hanno a disposizione;
come segnalato dalle scuole, per ciò che concerne i viaggi di istruzione è facile superare il limite stabilito poiché negli ultimi anni i costi dei trasporti, in particolare degli aerei, sono cresciuti molto, così come quelli degli alberghi delle città d'arte. Per di più il calo demografico ha accelerato la riorganizzazione e l'accorpamento di molte scuole: ci sono meno istituti con più alunni;
in tal senso, in una scuola superiore con più di 1.500 persone tra studenti e studentesse è del tutto evidente che tale soglia possa essere ampiamente superata e ciò ha determinato la conseguenza di limitare le gite solo ad alcune classi oppure di abolirle completamente, come accaduto a Pavia dove, con una circolare firmata dai dirigenti scolastici, è stato comunicato che le scuole non risultano essere stazioni appaltanti qualificate per operare con importi sopra la soglia comunitaria, e per questo non possono avviare le procedure negoziali per l'affidamento di uscite didattiche, viaggi di istruzione e scambi culturali;
nel febbraio scorso l'ANAC, in seguito alle proteste dei dirigenti scolastici e delle associazioni che rappresentano le agenzie di viaggio, ha approvato una deroga fino al 30 settembre 2024 per garantire alle scuole di procedere autonomamente agli appalti per organizzare viaggi d'istruzione, stage linguistici e scambi culturali, e per assegnare concessioni di distributori automatici, indipendentemente dal valore degli affidamenti;
in tal senso, l'ANAC ha riconosciuto che le norme pensate per chi organizza gli appalti non sono adatte alle scuole. La deroga, come dichiarato dal presidente Busia, è stata concessa proprio per consentire al Ministero dell'istruzione e del merito e agli uffici scolastici regionali di studiare "strumenti più opportuni" per controllare le spese e favorire la concorrenza;
più precisamente, l'ANAC ha sollecitato il Ministero competente "a individuare sin d'ora le soluzioni più idonee per agevolare gli istituti scolastici nell'affidamento di tali servizi essenziali per i prossimi anni";
nel frattempo, la deroga è scaduta lo scorso 30 settembre e, non essendo pervenuta dal Ministero alcuna ulteriore deroga relativa alla data del 1° ottobre 2024, la programmazione delle gite scolastiche si è fermata;
per studenti e studentesse è un'occasione formativa persa, per gli imprenditori invece le conseguenze sono più materiali con una sensibile diminuzione del fatturato e un aumento della competitività e un abbassamento della qualità dell'offerta per contendersi le poche scuole che potranno permettersi di organizzare le gite,
si chiede di sapere quali iniziative urgenti si intenda avviare per mettere a disposizione dei dirigenti scolastici, quanto prima, strumenti che possano garantire modalità semplici e immediate per attivare tali affidamenti che sono parte integrante della vita di tutte le scuole e del percorso formativo di alunni e studenti.
(3-01574) (08 gennaio 2025) (già 4-01090) (13 marzo 2024)
Rojc, Furlan, La Marca, Manca, Camusso, Rando, Valente, Giacobbe, Fina, Lorenzin, Basso, Tajani, Nicita, Irto, Verducci, Martella, Rossomando, Franceschelli, Zambito, D'Elia, Malpezzi, Parrini, Bazoli, Losacco, Alfieri, Verini, Meloni. - Al Ministro dell'istruzione e del merito -
Premesso che:
i viaggi di istruzione e le gite scolastiche sono regolati da apposita circolare ministeriale;
organizzare una gita scolastica comporta per gli istituti molta programmazione e una tempistica adeguata;
in passato è accaduto che qualche gita, programmata per tempo, saltasse o venisse rinviata;
ora, però, organizzare gite scolastiche sta diventando una vera e propria corsa ad ostacoli per molti istituti, in particolare in quelli più numerosi del Friuli-Venezia Giulia, come il "Malignani" e il "Copernico" di Udine e il liceo "Leopardi-Majorana", l'ITIS "Zanussi" e il liceo "Grigoletti" di Pordenone;
dal 1° gennaio 2024, infatti, una scuola strutturata e con molti studenti non può più organizzare la classica gita scolastica da sola;
la causa risiede nel nuovo codice degli appalti che, equiparando le scuole pubbliche a degli enti come i Comuni, ha di fatto reso un labirinto normativo l'organizzazione di una gita;
la procedura è diventata lunga e comparabile a quella di un appalto pubblico gestito da un Comune;
l'ostacolo principale è quello della stazione appaltante, poiché al di sopra dei 140.000 euro totali (quindi sommando tutte le gite organizzate da un singolo istituto) è necessario una stazione appaltante qualificata, quindi di un soggetto che per conto di terzi gestisca quella che è diventata una vera e propria gara d'appalto;
l'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), con una circolare, ha provato a rimediare provvisoriamente alla situazione, istituendo una sorta di proroga fino a settembre, ma il danno per molte scuole era già stato prodotto;
in particolare, è balzata alle cronache locali la vibrante protesta di oltre 150 studenti del liceo "Leopardi-Majorana" di Pordenone, che avevano già programmato la propria gita scolastica in Grecia;
gli studenti, che hanno protestato in modo fermo nell'atrio della scuola, si sono sentiti dire dalle autorità scolastiche che "la scuola deve agire rimanendo nel perimetro della legalità";
è del tutto evidente che qualsiasi istituto scolastico deve "muoversi nell'ambito della legalità", ma deve anche avere la possibilità di organizzare le proprie gite secondo percorsi più snelli e veloci, e i criteri con i quali ora i singoli istituti dovrebbero individuare le "società appaltanti" risultano farraginosi e penalizzanti, a fronte di un'offerta sul mercato tutt'altro che sufficiente,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo condivida che i viaggi scolastici di istruzione abbiano un vero e proprio valore didattico all'interno di una programmazione più ampia, offrano agli studenti l'occasione di una vera e propria crescita personale e di gruppo, permettano di estendere l'ambito delle esperienze di conoscenza, e siano quindi da agevolare e incentivare;
se intenda agevolare gli istituti scolastici che vogliano promuovere viaggi d'istruzione e ritenga quindi di rivedere la norma in termini definitivi, come auspicato anche dall'ANAC, mettendo a disposizione dei presidi, quanto prima e comunque fin dall'inizio del prossimo anno scolastico, "strumenti che possano garantire modalità semplici e immediate per attivare tali affidamenti, che sono parte integrante della vita di tutte le scuole italiane e delle famiglie di alunni e studenti".
Interrogazione sull'accordo commerciale con i Paesi del Mercosur
(3-01423) (17 ottobre 2024)
Bergesio, Centinaio, Bizzotto, Cantalamessa. - Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste -
Premesso che:
sembra che le trattative tra la UE e i Paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay), in corso da oltre 20 anni e confluite in un accordo politico del 2019 e in uno commerciale e di libero scambio nel 2020, stiano riprendendo vigore, destando forti preoccupazioni per l'agricoltura italiana;
l'accordo mira ad aumentare gli scambi commerciali UE-Mercosur, due aree che insieme rappresentano un quarto del prodotto interno lordo mondiale; a beneficiare dell'accordo saranno i settori automobilistico, chimico e farmaceutico, in cambio di un'ampia apertura alle esportazioni dall'area Mercosur di prodotti come riso, carni di pollame e carni bovine;
nel negoziato è tutelato meno del 10 per cento dei prodotti made in Italy; l'accordo, attualmente, ammette un periodo transitorio di utilizzo di termini evocativi soltanto per alcune denominazioni riconosciute, mentre per le restanti si potrebbe registrare un aumento del fenomeno dell'Italian sounding;
appare evidente il drammatico squilibro che si verrebbe a creare per la filiera agroalimentare europea, che verrebbe fortemente esposta alla concorrenza di Paesi i cui standard produttivi sono assolutamente lontani da quelli europei e mancano del rispetto delle regole in materia di ambiente, lavoro e sicurezza alimentare;
nell'area Mercosur vigono inoltre regole molto meno stringenti rispetto a quelle europee sull'uso di pesticidi e antibiotici per la crescita negli allevamenti, pratica quest'ultima proibita in Europa. Il solo Brasile negli ultimi 20 anni ha quadruplicato l'uso di pesticidi;
secondo quanto si apprende dalla stampa, in questi anni il Brasile ha attuato una massiccia azione di disboscamento; con l'entrata in vigore dell'accordo potrebbero andare persi 1,3 milioni di ettari di foreste, mettendo a rischio uno degli ecosistemi più importanti al mondo;
in questo contesto si verrebbe dunque a creare un ingiustificato vantaggio competitivo per i Paesi del Mercosur, anche alla luce dell'impatto che simili accordi di libero scambio potrebbero avere sull'efficacia delle politiche europee del "green deal", che fissano regole molto stringenti nei confronti degli Stati membri chiamati ad applicarle;
diversi Paesi, come Irlanda, Polonia, Ungheria e Francia, già in passato hanno manifestato la loro contrarietà alla stesura dell'accordo tra UE e Mercosur,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo voglia promuovere un'intesa con i Paesi europei che hanno manifestato contrarietà all'accordo raggiunto con il Mercosur, al fine di portare avanti una posizione condivisa per una sua sostanziale modifica, finalizzata a salvaguardare gli interessi del settore, a partire da agricoltori e allevatori;
come intenda tutelare la filiera agroalimentare italiana e i prodotti made in Italy e se non ritenga indispensabile l'applicazione nell'ambito degli accordi di libero scambio del principio di reciprocità.
Interrogazione sull'istituzione di un punto informativo turistico presso gli scavi archeologici di Benevento
(3-01180) (29 maggio 2024)
Verducci, D'Elia, Crisanti, Rando, Camusso, De Cristofaro, Franceschelli, Misiani, Valente. - Al Ministro della cultura -
Premesso che:
la città di Benevento ha ottenuto un finanziamento per un intervento di riqualificazione di un'area attrezzata per info point e accoglienza turistica nella piazza Cardinal Pacca, denominato "I percorsi della storia: il front-office turistico";
nella piazza Cardinal Pacca, meglio conosciuta come piazza Santa Maria, alla fine del mese di aprile 2023, durante i lavori per la costruzione della struttura di info point e di pensiline per la sosta di autobus turistici, sono "emerse" strutture di età romana e medievale: pavimenti in mosaico, ambienti termali, tombe e grandi blocchi di tufo utilizzati anche dai sanniti;
nonostante l'importante scoperta, il Comune di Benevento ha voluto comunque procedere nel realizzare l'info point sui reperti trovati;
la Soprintendenza archeologica di Caserta e Benevento ha espresso in merito al progetto un parere favorevole, pur sapendo che sotto l'intera area ci fossero importanti reperti;
con un esposto presentato al Ministero della cultura, il movimento "Altra Benevento è possibile" e i consiglieri di opposizione del Comune hanno segnalato il comportamento incomprensibile della Soprintendenza, che risulta ancor più contraddittorio alla luce del decreto n. 98 del 1° marzo 2021 emesso dalla commissione regionale per il patrimonio culturale della Campania del Ministero per i beni culturali, che ha dichiarato piazza Cardinal Pacca di Benevento come sito di interesse archeologico e quindi sottoposta a specifica tutela;
nella relazione storico-archeologica firmata dalla Soprintendenza di Caserta e Benevento si legge: "L'area di piazza Cardinal Pacca, ubicata immediatamente a nord del teatro antico di Benevento e ad ovest dalla cattedrale metropolitana di Santa Maria de Episcopio, appare oggi completamente libera da edifici in conseguenza dei bombardamenti che hanno segnato il centro storico della città nel 1943. Precedentemente, dall'età medievale, l'area era occupata dall'ecclesia San Jacopo a Foro e dall'ecclesia S. Stefano de monialibus de Foro. L'imponente monastero benedettino di San Pietro era ubicato lungo il margine Sud dell'attuale Piazza in corrispondenza della prima cinta muraria alto medievale attestato a partire dal XI secolo la chiesa monastica era impiantata in un'aula pertinente ad un complesso termale. Pur non essendo confermata l'ipotesi di parte del foro in piazza Cardinal Pacca bisogna segnalare la presenza diffusa di strutture murarie in opera laterizia e il resto di pavimenti datati tra il I e il II sec. d.C in parte ancora visibile in corrispondenza degli edifici moderni (...). Il rinvenimento di un'attestazione epigrafica con dedica 'Cesare Augusto et Colonia …' oggi custodita del Museo del Sannio, permette di ipotizzare la presenza tra Piazza San Donato e piazza Cardinale Pacca del CESAREUM. Dall'area della piazza proviene, inoltre, la statua di Domiziano in veste di Faraone riferibile alla decorazione del santuario di Iside e Serapide. (...) L'intera area di piazza Cardinale Pacca riveste un interesse archeologico particolarmente importante per la ricostruzione della storia urbana della Benevento romana e medievale; si propone dunque di concludere con esito positivo la verifica di interesse culturale ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo 42/2004 dell'immobile un oggetto, al fine di garantire la tutela delle evidenze archeologiche note e di quelle non ancora portate alla luce";
la stessa Soprintendenza, senza neppure attendere che l'archeologo completasse lo scavo che ha portato alla luce uno scheletro e una tomba affrescata, ha autorizzato all'interno dell'area tutelata la costruzione della struttura adibita ad info point, dando luogo ad uno scempio che ha suscitato la condanna unanime delle opposizioni, nonché di larga parte della società civile beneventana;
trattandosi di una rara testimonianza della ricchezza del patrimonio storico della città di Benevento, appare davvero incomprensibile la decisione, maturata dell'autorità di controllo in raccordo con il sindaco, di rinunciare alla valorizzazione degli scavi per fare spazio ad un'improbabile struttura ricettiva che, oltre a comportare uno spreco di denaro pubblico, arreca ulteriori disagi alla circolazione urbana (gli autobus dovranno transitare più volte nelle strade strette del centro storico per far salire o scendere i passeggeri);
al fine di valorizzare le potenzialità del centro storico di Benevento e dare il giusto risalto alle preziose testimonianze archeologiche emerse in seguito agli scavi, tra cui mosaici e altri importanti reperti risalenti al tempio di Iside e alle antiche terme romane, sarebbe stato ben più opportuno prevedere la realizzazione di un parco archeologico da integrare al circuito turistico esistente;
nella sua attuale configurazione, il progetto approvato dalla Soprintendenza mortifica la storia e il futuro della città di Benevento, evidenziando la scarsa lungimiranza dell'attuale Giunta comunale, dal cui atteggiamento si evince una desolante indifferenza nei confronti delle vestigia storiche della città,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali siano le sue valutazioni in merito all'operato della Soprintendenza locale, le cui deliberazioni violano apertamente quanto sancito dal decreto 1° marzo 2021, n. 98;
se non ritenga opportuno disporre degli accertamenti presso gli organi competenti per verificare fino a che punto il Comune di Benevento abbia agito in conformità con quanto previsto dall'intervento 6: "I Percorsi della Storia - il front-office turistico - azione 6.8.3 PO FESR 2014/2020 - programma integrato città sostenibile (P.I.C.S) - Città di Benevento";
quali misure intenda adottare al fine di garantire la tutela delle evidenze archeologiche note e di quelle non ancora portate alla luce nell'ambito degli scavi in piazza Cardinal Pacca.
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 151-BIS DEL REGOLAMENTO
Interrogazione sul nuovo piano del Governo per sostenere il settore dell'automotive in Italia
(3-01576) (08 gennaio 2025)
Salvitti, Biancofiore. - Al Ministro delle imprese e del made in Italy -
Premesso che:
in Italia sono operativi sei stabilimenti Stellantis di assemblaggio: Torino Mirafiori, Modena, Cassino, Pomigliano d'Arco, Melfi e Atessa. Inoltre, tre centri si occupano della produzione dei cambi (Torino Mirafiori, Termoli e Verrone) e tre stabilimenti si occupano della produzione di motori (Cento, Pratola Serra e Termoli). Nel complesso, i citati stabilimenti Stellantis occupano circa 40.000 addetti;
nel 2024, la produzione di autovetture e furgoni commerciali si è fermata a 475.090 unità, contro le 751.384 dell'anno precedente (36,8 per cento in meno), un calo che si inserisce in un quadro di grave crisi dell'industria automobilistica in tutta Europa;
la transizione green, con la sua visione ideologica, ha infatti generato un crollo dei volumi di mercato determinando una "tempesta perfetta", che sta colpendo duramente l'intero settore; Volkswagen ha raggiunto un difficile accordo sindacale che prevede la chiusura di due stabilimenti in Germania, un taglio di oltre 35.000 posti di lavoro negli stabilimenti tedeschi entro il 2030, ossia il 29 per cento della forza lavoro totale, con la riduzione degli stipendi. Altre chiusure di stabilimenti e tagli del personale sono stati annunciati da Ford e da aziende della componentistica, quali Michelin e Bosch;
è notizia di qualche giorno fa che i sindacati europei abbiano indetto una manifestazione a Bruxelles per il 5 febbraio 2025, in cui chiederanno misure specifiche a sostegno dei lavoratori del settore auto, mentre anche la Germania ha chiesto al Presidente della Commissione europea una revisione urgente delle regole del "Green deal", con interventi in linea con quanto previsto in modo più organico nel "non paper" presentato dall'Italia;
il "non paper" italiano, sostenuto da 15 Paesi europei, propone di rivedere il percorso della transizione green, con un piano automotive della UE che sostenga gli investimenti delle imprese e gli acquisti di veicoli, con incentivi comuni, stabili e duraturi nel tempo. Esso sollecita, inoltre, la rimozione del sistema delle multe che farebbe collassare del tutto l'industria dell'auto e una visione di piena neutralità tecnologica;
in un contesto così difficile, il Governo italiano è riuscito, dopo le dimissioni dell'amministratore delegato Carlos Tavares, a impegnare Stellantis a mantenere tutti gli stabilimenti, garantire i livelli occupazionali e il ricambio generazionale, con un "piano Italia" che rivede investimenti quest'anno per almeno 2 miliardi di euro e 6 miliardi di acquisto di componenti nazionali, con la realizzazione di nuove piattaforme produttive e nuovi modelli, anche ibridi, così da aumentare la produzione di almeno il 50 per cento nel prossimo anno, sino a raggiungere una capacità produttiva di un milione di veicoli nel 2030;
è una chiara inversione di tendenza rispetto a quanto accaduto nel passato, nel disimpegno e spesso nella sudditanza dei precedenti Esecutivi, e in netta controtendenza con quanto sta accadendo nel resto dell'Unione europea, cosa evidenziata con sorpresa anche nei principali giornali europei;
un obiettivo di grande rilievo che era stato sollecitato dal Parlamento nelle mozioni approvate alla Camera dei deputati il 16 ottobre 2024 e che è stato pienamente raggiunto, come riconosciuto a conclusione del tavolo Stellantis del 17 dicembre dai presidenti delle Regioni interessate, dall'ANFIA, associazione delle imprese della componentistica, e dai sindacati metalmeccanici;
anche il futuro dell'automotive italiano è, però, legato alle decisioni che verranno prese dalla nuova Commissione europea che, anche su indicazione del Governo italiano, intende affrontare le problematiche del settore nelle prossime settimane,
si chiede di sapere:
se al Ministro in indirizzo risulti che sia vero che Stellantis abbia rinunciato ad ogni supporto pubblico, a differenza di quanto accadeva nel passato;
quali siano nello specifico gli impegni di Stellantis con il "piano Italia";
se, dopo essere riuscito a cambiare la politica dell'automotive in Italia, il Governo ritenga di riuscire a cambiare anche le regole in Europa per rilanciare un settore strategico per la nostra economia;
quali azioni di competenza il Ministro stia mettendo in atto per assicurare adeguate risorse a sostegno della riconversione e della riqualificazione industriale delle imprese del settore.
Interrogazione sulla crisi di diversi comparti industriali
(3-01580) (08 gennaio 2025)
Magni, De Cristofaro. - Al Ministro delle imprese e del made in Italy -
Premesso che:
la produzione industriale è in calo dal mese di febbraio 2023, per 22 mesi consecutivi, con un crollo della capacità produttiva scesa al 75 per cento, il minimo da quattro anni. In sostanza, prima del COVID, nel 2019, la quota di ricchezza generata dall'industria era pari al 19,9 per cento del PIL. Oggi si è scesi al 18,1 per cento: in pratica, due punti in meno in soli cinque anni;
si trova in grave sofferenza non solo il settore dell'auto, ma anche quello dell'elettrodomestico, il tessile e il calzaturiero;
sul dato dell'attuale contrazione dei consumi pesa il calo del potere d'acquisto delle famiglie europee, pesantemente colpito dall'inflazione e non rilanciato da politiche economiche espansive; sono cresciuti, inoltre, anche a causa delle guerre e delle tensioni geopolitiche, i costi dell'energia, sia per i consumatori, sia per i produttori e, per il sistema industriale, i problemi nel garantirsi catene di fornitura efficienti senza aumentare i costi;
emblematici i casi della Beko Europe, oggetto di un atto di sindacato ispettivo (4-01595) a prima firma del medesimo primo interrogante, sul quale il Governo ha annunciato l'esperimento della "golden power"; della Bystronic, parimenti oggetto di una interrogazione (4-01543); come anche della STMicroelectronics (4-01678) e della Berco di Ferrara (4-01506), che si aggiungono alle altre molteplici situazioni di crisi che percorrono da nord a sud tutto il Paese;
nel corso del 2024 sono enormemente aumentati i tavoli presso l'unità di crisi al Ministero delle imprese e del made in Italy: sono 105.974 i lavoratori coinvolti da crisi industriali per le quali sono ad oggi aperti confronti al Ministero. A gennaio 2024 erano 58.026. A questi si aggiungono 12.336 addetti di piccole e medie aziende che hanno perso il lavoro, vertenze che non sono neppure arrivate alle istituzioni. Complessivamente ad essere coinvolti, secondo i dati diffusi da "Collettiva.it", sono ben 118.310 lavoratori e lavoratrici. A costoro vanno aggiunte le decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori di aziende in crisi che hanno tavoli aperti a livello regionale, per i quali non esiste una mappatura nazionale da parte delle istituzioni;
in questo scenario sconfortante occorre che le istituzioni pubbliche indirizzino le politiche industriali in settori strategici e rilevanti per il Paese, affinché il sistema delle imprese non sia lasciato solo a rispondere all'imponente crisi industriale e alle sfide delle grandi transizioni, verde e digitale, che da potenziale volano per l'economia rischiano di trasformarsi in un'ulteriore occasione di impoverimento per il nostro sistema produttivo e industriale, con la conseguente crescita della precarietà lavorativa;
considerato anche che, quando le crisi si chiudono positivamente, spesso il saldo occupazionale è negativo e il ridimensionamento dell'impresa, del suo indotto e delle aziende della fornitura appare essere la costante di tutte le ultime reindustrializzazioni guidate dal Governo,
si chiede di sapere quali siano le iniziative che il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per far fronte alla gravissima crisi in corso nel comparto industriale e in particolare quali siano i settori dei quali il Governo intenda favorire lo sviluppo nel breve e medio periodo.
Interrogazione sulla cessione di Piaggio Aerospace ad un gruppo industriale turco
(3-01577) (08 gennaio 2025)
Gelmetti, Malan, De Carlo, Pogliese, Amidei, Ancorotti, Fallucchi, Maffoni, Russo. - Al Ministro delle imprese e del made in Italy -
Premesso che:
Piaggio Aerospace è un gruppo industriale strategico per la difesa e per il sistema economico italiano, attivo non solo nel mercato dell'aviazione commerciale, della difesa e della sicurezza, ma anche per costruzione di parti, assemblaggio finale e manutenzione di motori aeronautici ad alta tecnologia;
nel 2014 il gruppo è stato interamente acquisito da Mubadala development company, fondo sovrano del Governo di Abu Dhabi, senza opposizione da parte dell'allora Governo Renzi, come riportato da diverse testate giornalistiche dell'epoca che denunciarono il passaggio del gruppo in mani straniere;
l'operazione, rivelatasi fallimentare, costrinse nel dicembre 2018, dopo appena 4 anni, il Governo pro tempore ad attivare la procedura dell'amministrazione straordinaria prima per la Piaggio Aero Industries S.p.A. e l'anno successivo anche per la controllata Piaggio aviation, mentre il programma di cessione dei complessi aziendali, presentato dal commissario straordinario ed autorizzato dall'allora Ministero dello sviluppo economico, non è mai stato realizzato;
dal 2023 il Governo ha posto in essere tutte le azioni possibili per garantire la continuità produttiva salvaguardando anche i posti di lavoro dei dipendenti;
è notizia di qualche giorno fa che è stata autorizzata la vendita dell'azienda Piaggio Aerospace al gruppo turco Baykar,
si chiede di sapere quali siano i progetti industriali del gruppo e se si possano configurare anche ulteriori alleanze strategiche con altre aziende italiane del settore.
Interrogazione su iniziative per affrontare le carenze di personale del Servizio sanitario nazionale e per renderlo più attraente per i medici
(3-01498) (26 novembre 2024)
Gasparri, Trevisi, Damiani, De Rosa, Fazzone, Galliani, Lotito, Paroli, Occhiuto, Ronzulli, Rosso, Silvestro, Ternullo, Zanettin. - Al Ministro della salute -
Premesso che:
la fuga dei medici, in particolare dei neolaureati, e degli infermieri, causata prevalentemente dal concorso di fattori dato dalle condizioni di lavoro gravose, dall'eccessivo carico di responsabilità e dagli stipendi inferiori rispetto alla media dei colleghi europei, rappresenta uno dei problemi predominanti del servizio sanitario nazionale;
il trasferimento in altri Paesi di un numero sempre più elevato di medici e di infermieri, oltre a generare disagi sotto il profilo organizzativo del sistema sanitario, determina una preoccupante carenza di personale con ricadute negative sulla qualità dei servizi erogati e la scarsa affidabilità degli stessi;
con riferimento ai giovani laureati, risulta in costante aumento il numero di coloro che non vogliono prestare servizio nei punti di pronto soccorso o nei reparti di chirurgia, radioterapia, nefrologia;
il pronto soccorso è la sintesi più estrema degli evidenti disagi del nostro sistema sanitario, rilevato che ogni giorno un considerevole numero di cittadini non riesce ad accedere in tempi rapidi all'assistenza d'emergenza, e visto che si sono aggravate le criticità organizzative che si sono stratificate negli anni;
nel mese di maggio 2024, la I Commissione permanente (Affari sociali) della Camera ha stimato che nei punti di pronto soccorso sarebbero necessari oltre 4.500 medici e circa 10.000 infermieri in più. È la ragione per cui questi reparti sono diventati la frontiera più avanzata del fenomeno dei "medici a gettone", ingaggiati tramite le cooperative;
il servizio prestato nei punti di pronto soccorso, nei reparti nevralgici, durante le guardie mediche, nel servizio del 118 non è più sicuro per gli operatori;
le aggressioni contro i professionisti sanitari in Italia sono aumentate anche a causa della carenza di personale che genera tempi di attesa eccessivamente lunghi, talvolta con gravi conseguenze per i pazienti;
il Governo in sede di discussione in Senato del disegno di legge AS 1256, "Conversione in legge del decreto-legge 1° ottobre 2024, n. 137, recante misure urgenti per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari, socio-sanitari, ausiliari e di assistenza e cura nell'esercizio delle loro funzioni nonché di danneggiamento dei beni destinati all'assistenza sanitaria", ha accolto un ordine del giorno che lo impegna a valutare l'opportunità di adottare, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, misure volte a prevedere una programmazione sanitaria al fine di decongestionare le strutture dedicate alla gestione delle emergenze e a prevedere, contestualmente, un aumento delle retribuzioni dei medici e degli infermieri che ivi prestano il loro servizio, garantendo un'assistenza omogenea sul territorio,
si chiede di sapere quali azioni il Ministro in indirizzo intenda adottare per affrontare le problematiche evidenziate.
Interrogazione sulla tutela dei prodotti alimentari rispetto alla peste suina africana
(3-01486) (20 novembre 2024)
Naturale, Maiorino. - Al Ministro della salute -
Premesso che:
secondo quanto è emerso da un'inchiesta diffusa il 17 novembre 2024 dal programma televisivo "Report", una nota catena di supermercati presente sul territorio nazionale avrebbe inviato ai propri clienti professionali una lettera tesa a rintracciare dei prodotti a base di maiale, come salsiccia e pancetta, perché sospetti di essere infetti da peste suina africana (PSA), una malattia virale che colpisce i suidi (suini e cinghiali);
dall'inchiesta emergevano altresì delle omissioni poste in essere da parte degli operatori della filiera suinicola per la mancata segnalazione di casi di contagio negli stabilimenti, oltre che per l'utilizzo dell'elettrocuzione, un metodo di abbattimento cruento che infligge forti sofferenze agli animali;
sebbene la PSA non sia trasmissibile all'uomo, la presenza del virus nei prodotti alimentari della grande distribuzione determina un nefasto effetto in termini espansivi, con profondo nocumento per il comparto allevatoriale e per gli equilibri ecosistemici animali;
se, infatti, anche con riferimento a questo più recente caso di cronaca, non veniva svolta alcuna attività di richiamo al consumatore finale perché non attinente al settore della sicurezza alimentare, è di tutta evidenza la sussistenza di un concreto rischio di allargamento del contagio, specie negli allevamenti. Si tratta di un allarme, dunque, che investe in maniera concreta e irrompente il comparto agricolo;
considerato altresì che:
la lotta per l'eradicazione della peste suina africana ha comportato lo stanziamento di significative risorse pubbliche, anche al fine di arginare gli ingenti danni registrati. In particolare, da ultimo, l'articolo 6 del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 2024, n. 101 ("decreto agricoltura"), ha disposto il rifinanziamento di 5 milioni di euro per l'anno 2024 e 15 milioni di euro per il 2025 del fondo di parte capitale per gli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza, ripartito tra le Regioni che tengano conto della consistenza suinicola, dell'eventuale realizzazione di progetti di riduzione dell'uso delle gabbie e del numero delle strutture produttive a maggiore rischio, comprese quelle ad uso familiare e che praticano l'allevamento semibrado;
in generale, l'Associazione industriali delle carni e dei salumi ha stimato perdite per un ammontare pari a 500 milioni di euro in un biennio legate al mancato export, oltre al rischio di subire ulteriori mancate entrate per 60 milioni di euro al mese in assenza di significativi miglioramenti dell'attuale situazione,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo ritenga, mediante un'operazione di trasparenza informativa a beneficio dei consumatori, di dare l'opportuno rilievo pubblico alla diffusione della peste suina africana per il tramite del vettore della distribuzione commerciale, il quale, pur non avendo effetti direttamente lesivi per la salute dell'uomo, costituisce un evidente pericolo per le rese degli allevamenti nazionali, per l'igiene pubblica e per la sanità animale;
se reputi che la stessa diffusione attraverso i canali del mercato alimentare vanifichi la portata precettiva delle disposizioni normative sinora approntate e le risorse pubbliche stanziate nella lotta e nell'auspicata eradicazione del virus;
quali urgenti misure intenda promuovere nell'immediatezza al fine di garantire il rispetto delle prescrizioni relative alla manutenzione delle recinzioni e delle barriere per frazionare il territorio, alla conduzione degli allevamenti interessati dall'infezione nonché alla corretta gestione delle carcasse dei suidi coinvolti, spesso abbandonate per giorni, in elusione delle più elementari misure di biosicurezza;
se ritenga imprescindibile intensificare le operazioni di controllo riguardanti i casi di contagio negli stabilimenti e sulle modalità di abbattimento perseguite da parte delle ditte incaricate, in molte occasioni non rispettose del benessere animale.
Interrogazione sulle azioni per eradicare la peste suina africana
(3-01579) (08 gennaio 2025)
Bergesio, Romeo. - Al Ministro della salute -
Premesso che:
sulla filiera zootecnica nazionale si sono abbattute, negli ultimi anni, diverse emergenze, dalla peste suina africana, alla malattia della lingua blu e all'aviaria;
il numero di animali positivi alla PSA in Italia, al 22 dicembre 2024, ammonta a 2.512 casi di cinghiali e 47 casi di focolai negli allevamenti, per un totale di oltre 128.000 animali negli allevamenti coinvolti;
il settore suinicolo in Italia ha un fatturato di circa 3 miliardi di euro per la fase agricola e di circa 8 miliardi di euro per quella industriale, incidendo per il 5,8 per cento sul totale agricolo e agroindustriale nazionale. Nel comparto delle macellerie e gastronomico sono attive circa 22.250 aziende, con circa 70.000 occupati, mentre i supermercati che trattano carni sono circa 6.246. Il valore generato da tutta la filiera ammonta a circa 20 miliardi di euro complessivi, impiegando circa 40.000 addetti, senza contare l'indotto;
sono numeri che rendono l'Italia leader europeo nella produzione di salumi, con un patrimonio consistente di ben 43 eccellenze DOP e IGP riconosciute a livello internazionale;
la diffusione della peste suina africana rappresenta dunque una minaccia grave per l'industria suinicola nazionale ed europea; un'eventuale epidemia sul territorio nazionale si ripercuoterebbe pesantemente sul patrimonio zootecnico, con danni ingenti sia per la salute animale che per il comparto suinicolo e per il commercio comunitario e internazionale;
dalla comparsa del virus sul territorio continentale italiano le aziende italiane hanno perso notevoli quote di mercato estero, per via delle mancate esportazioni in Paesi terzi che hanno imposto divieti all'ingresso di prodotti italiani, diventando così vulnerabili alla concorrenza straniera, ed al fenomeno dell'Italian sounding;
già dal 2020, l'Italia ha adottato annualmente un piano nazionale di sorveglianza della PSA, approvato e cofinanziato dall'Unione europea, che contempla le attività di sorveglianza passiva da effettuare in ambiente domestico e in quello selvatico, le misure da adottare in caso di sospetto e conferma di malattia, incluse le misure di eradicazione per la regione Sardegna, e ogni altra attività possa rientrare nel contesto della sorveglianza, controllo ed eradicazione della malattia. Il piano ha l'obiettivo di proteggere il patrimonio suinicolo nazionale dal virus;
alla luce della mutata situazione epidemiologica da gennaio 2022, il piano è stato negli anni adattato ed articolato sulla base dei nuovi scenari epidemiologici, dettagliando sempre meglio le misure da condurre nelle aree in restrizione e volte all'eradicazione contemplate dalle norme di settore vigenti;
si è riscontrato che il principale vettore della malattia è da individuare nella fauna selvatica, in particolare nei cinghiali, e dunque nel contesto delle azioni da mettere in campo per arginare il rischio di ulteriore diffusione della PSA sul territorio nazionale il commissario straordinario ha emanato il piano straordinario catture, abbattimento e smaltimento dei cinghiali (Sus scrofa) e azioni strategiche per l'elaborazione dei piani di eradicazione nelle zone di restrizione da peste suina africana 2023-2028;
per quanto il Governo abbia investito nella lotta contro la peste suina africana notevoli risorse che hanno permesso di mitigarne l'impatto, e recentemente di bloccare l'ondata epidemiologica che, da agosto fino a fine ottobre 2024, ha interessato diversi allevamenti ubicati in aree fortemente vocate alla produzione suinicola, è tuttavia indispensabile proseguire nell'azione di contrasto in maniera adeguata e tempestiva;
per consentire di affrontare l'emergenza con immediatezza e capacità di gestione, la legge di bilancio per il 2025 ha dotato la struttura commissariale di nuove risorse;
la corretta gestione della malattia veterinaria richiede un approccio sinergico e condiviso, che permetta di rendere efficaci e concrete le misure di contenimento ed eradicazione, al fine di mettere in sicurezza la filiera zootecnica italiana, e contemporaneamente di sviluppare soluzioni tecnologicamente avanzate per la cura e la prevenzione della PSA,
si chiede di sapere:
se le misure di biosicurezza adottate abbiano dato i risultati sperati e se le zone di controllo dell'espansione virale (zone CEV), ovvero le "zone bianche" siano adeguate al contenimento e alla eradicazione della PSA;
se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno e urgente mettere in atto tutte le iniziative necessarie che permettano di realizzare in tempi brevi le misure di contenimento ed eradicazione della peste suina africana, prevedendo lo sviluppo di soluzioni tecnologicamente avanzate per la cura, la prevenzione e la gestione della PSA, in particolare prevedendo adeguati investimenti in nuove tecnologie diagnostiche, la creazione di modelli predittivi, nonché lo sviluppo di vaccini efficaci.
Interrogazione sugli effetti della pronuncia della Corte costituzionale in materia di autonomia differenziata
(3-01582) (08 gennaio 2025)
Musolino, Enrico Borghi. - Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie -
Premesso che:
la Corte costituzionale ha dichiarato costituzionalmente illegittime diverse disposizioni della legge n. 86 del 2024, recante disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, promossa dalla maggioranza e dal Governo Meloni per trasferire alle Regioni maggiori poteri e prerogative finora gestite dallo Stato centrale;
l'Ufficio centrale per il referendum, con l'ordinanza del 12 dicembre 2024, ha dichiarato conformi a legge le richieste di referendum relative all'abrogazione totale della legge n. 86 medesima, trasmettendo gli atti alla Corte costituzionale per il giudizio di ammissibilità sul referendum che riguarda le parti non censurate;
nel caso in cui con il referendum venissero abrogate le restanti disposizioni si avrebbe l'esito per cui una delle grandi riforme annunciate dal Governo risulterebbe incostituzionale e respinta dal corpo elettorale,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda proseguire su questo percorso nonostante la legge sia stata svuotata nel suo contenuto e quindi debba necessariamente tornare in Parlamento;
se non ritenga necessario fermarsi anche nella sottoscrizione delle intese con le Regioni sulle materie, a cui si può astrattamente procedere, in considerazione della necessità della riscrittura della norma;
considerata la bocciatura della Corte costituzionale, se non ritenga di dover aspettare l'esito del referendum e, in tal caso, quale condotta ritenga di dover adottare nel caso in cui il referendum avesse esito favorevole all'abrogazione.
Interrogazione sulla garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni nell'attuazione dell'autonomia differenziata
(3-01578) (08 gennaio 2025)
Boccia, Giorgis, Meloni, Parrini, Valente. - Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie -
Premesso che:
il 14 novembre 2024, la Corte costituzionale, a seguito dei ricorsi presentati da alcune Regioni, ha emesso un comunicato con cui ha annunciato l'incostituzionalità di ben sette profili della legge 26 giugno 2024, n. 86, recante disposizioni per l'attuazione dell'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione;
al comunicato ha fatto seguito la sentenza n. 192 nella quale la Corte costituzionale, riguardo alla determinazione dei LEP, dopo aver specificato la necessità della fonte primaria (e la conseguente illegittimità del ricorso ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri), ha dichiarato "costituzionalmente illegittimo" anche l'articolo 3, comma 1, poiché conferisce "un potere legislativo delegato illegittimo (...) per insufficienza di principi e criteri direttivi";
"la dichiarazione di illegittimità costituzionale" del suddetto articolo contenente la delega al Governo per la determinazione dei LEP "determina l'inapplicabilità dell'articolo 3, commi 2 (che regola il procedimento di adozione dei decreti legislativi di cui al comma 1), 4 (che affida ai decreti di cui al comma 1 la disciplina del monitoraggio sulla garanzia dell'erogazione dei LEP), 5 e 6 (riguardanti adempimenti successivi allo stesso monitoraggio)";
la Corte costituzionale ha inoltre sottolineato, confermando nella sostanza quanto denunciato da diversi componenti del CLEP che hanno rassegnato anche per tali motivi le dimissioni, la necessità di determinare tutti i LEP attinenti all'esercizio di diritti civili e sociali e la definizione del loro finanziamento secondo i principi e le procedure dell'articolo 119 della Costituzione, prima di poter attribuire a una o più Regioni nuove e specifiche funzioni che attengono a prestazioni concernenti i diritti civili e sociali;
commentando la decisione della Corte, il ministro Calderoli, secondo quanto riportato da varie agenzie di stampa pubblicate a ridosso del deposito della sentenza, ha dichiarato: "La sentenza della Corte costituzionale sulla legge 86/2024 conferma che la strada intrapresa dal Governo e dal Parlamento per l'attuazione dell'autonomia differenziata è giusta (...) Per quanto riguarda i LEP e relativi costi e fabbisogni standard, infatti, siamo al lavoro per una soluzione da condividere in Parlamento. Per quanto riguarda le funzioni non LEP, riprenderemo il cammino dei negoziati, dando piena attuazione alle prescrizioni della sentenza, a partire dall'applicazione del principio di sussidiarietà",
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo abbia individuato la "soluzione da condividere in Parlamento" e, in caso positivo, di che cosa si tratti;
se e quando intenda adottare le iniziative necessarie a dare attuazione a quanto stabilito dalla Corte costituzionale e, di conseguenza, se abbia sospeso, nell'attesa del lavoro del Governo e del Parlamento, i negoziati avviati con alcune Regioni.
Allegato B
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Barachini, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Castelli, Cattaneo, De Poli, Durigon, Fazzolari, Garavaglia, Germana', Giacobbe, La Pietra, Meloni, Mirabelli, Monti, Morelli, Murelli, Nastri, Ostellari, Rauti, Rubbia, Segre e Sisto.
Gruppi parlamentari, composizione
La senatrice Felicia Gaudiano ha comunicato di aderire al Gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle.
Il Presidente del Gruppo stesso ha accettato tale adesione.
Commissioni permanenti, variazioni nella composizione
Il Presidente del Gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha comunicato le seguenti variazioni nella composizione delle Commissioni permanenti:
1a Commissione permanente: entra a farne parte la senatrice Gaudiano;
6a Commissione permanente: cessa di farne parte la senatrice Barbara Floridia;
7a Commissione permanente: entra a farne parte la senatrice Barbara Floridia.
Commissioni permanenti, trasmissione di documenti
È stata trasmessa alla Presidenza la risoluzione della 9a Commissione permanente (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare), approvata nella seduta dell'8 gennaio 2025, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sulla Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2020/2220 per quanto riguarda misure specifiche a titolo del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) per fornire assistenza supplementare agli stati membri colpiti da calamità naturali (COM (2024) 495 definitivo) (Doc. XVIII, n. 15).
Il predetto documento è trasmesso, ai sensi dell'articolo 144, comma 2, del Regolamento, al Presidente del Consiglio dei ministri e al Presidente della Camera dei deputati nonché, ai sensi dell'articolo 144, comma 2-bis, del Regolamento, ai Presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio dell'Unione europea e della Commissione europea.
Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati
Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale
Ratifica ed esecuzione del Trattato sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo degli Emirati Arabi Uniti, fatto a Dubai l'8 marzo 2022 (857-B)
(presentato in data 09/01/2025)
S.857 approvato dal Senato della Repubblica; C.1586 approvato con modificazioni dalla Camera dei deputati;
Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta, detto Sovrano Militare Ordine di Malta - SMOM, fatto a Roma il 23 ottobre 2023 (1339)
(presentato in data 09/01/2025)
C.1703 approvato dalla Camera dei deputati;
Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Albania in materia di sicurezza sociale, fatto a Roma il 6 febbraio 2024 (1340)
(presentato in data 09/01/2025)
C.1916 approvato dalla Camera dei deputati;
Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale
Ministro delle infrastrutture e dei trasporti
Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica francese relativa alla manutenzione ordinaria e all'esercizio del tratto situato in territorio francese della linea ferroviaria Cuneo-Breil-Ventimiglia, fatta a Milano il 12 aprile 2024, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno (1341)
(presentato in data 09/01/2025)
C.1922 approvato dalla Camera dei deputati.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Senatore Crisanti Andrea
Istituzione del difensore civico degli italiani residenti all'estero (1342)
(presentato in data 09/01/2025);
senatori Crisanti Andrea, La Marca Francesca
Istituzione di scuole statali all'estero nelle città di Londra e Wolfsburg (1343)
(presentato in data 09/01/2025);
senatori Rando Vincenza, Alfieri Alessandro, Basso Lorenzo, Camusso Susanna Lina Giulia, D'Elia Cecilia, Delrio Graziano, Fina Michele, Furlan Annamaria, Giacobbe Francesco, Giorgis Andrea, Irto Nicola, La Marca Francesca, Malpezzi Simona Flavia, Manca Daniele, Martella Andrea, Nicita Antonio, Rojc Tatjana, Rossomando Anna, Sensi Filippo, Verducci Francesco, Verini Walter, Zampa Sandra
Modifica all'articolo 13 del regio decreto legge 14 aprile 1939, n. 636, in materia di eguale trattamento del coniuge superstite e del figlio del solo defunto (1344)
(presentato in data 09/01/2025).
Disegni di legge, nuova assegnazione
2ª Commissione permanente Giustizia
in sede referente
Gov. Meloni-I: Ministro della giustizia Nordio Carlo
Modifiche alla disciplina della magistratura onoraria (1322)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali
C.1950 approvato dalla Camera dei deputati
Già deferito in sede redigente, alla 2ª Commissione permanente (Giustizia), è stato rimesso alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.
(assegnato in data 09/01/2025).
Governo, trasmissione di atti per il parere. Deferimento
Il Ministro della difesa, con lettera dell'8 gennaio 2025, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 536, comma 3, lettera b), del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 - lo schema di decreto ministeriale di approvazione del programma pluriennale di A/R n. SMD 24/2024, denominato "Nuova scuola elicotteri Viterbo - segmento operativo", costituito dal "segmento volo" Light Utility Helicopter (LUH) - elicottero multiruolo per la Difesa, relativo all'acquisizione di nuovi elicotteri leggeri in sostituzione delle flotte legacy e la realizzazione del "segmento di terra" denominato Ground Based Training System (GBTS) per la formazione dei piloti dell'Aeronautica militare, delle Forze armate e dei Corpi dello Stato (n. 244).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è deferito alla 3ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro 40 giorni dall'assegnazione. La 5ª Commissione permanente potrà formulare le proprie osservazioni alla 3ª Commissione permanente in tempo utile rispetto al predetto termine.
Governo, trasmissione di atti e documenti
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 8 gennaio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, le comunicazioni concernenti il conferimento o la revoca dei seguenti incarichi:
- al dottor Francesco Alì, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze;
- all'ingegner Andrea Ferrante, la revoca di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Tali comunicazioni sono depositate presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.
Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera pervenuta in data 8 gennaio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 6 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 marzo 1990, la relazione sulle attività svolte dal Comitato nazionale per la bioetica nel corso dell'anno 2024.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 10a Commissione permanente (Doc. CXXXIV, n. 2).
Con lettere in data 8 gennaio 2025, il Ministero dell'interno, in adempimento a quanto previsto dall'articolo 141, comma 6, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ha comunicato gli estremi dei decreti del Presidente della Repubblica concernenti lo scioglimento dei consigli comunali di Canonica d'Adda (Bergamo), Castelluccio dei Sauri (Foggia), Osimo (Ancona), Poggiomarino (Napoli), Spadola (Vibo Valentia) e Lesina (Foggia).
Consigli regionali e delle province autonome, trasmissione di voti
È pervenuto al Senato un voto della regione Valle d'Aosta concernente: "Impegno affinché venga esaminata e approvata dal Parlamento una riforma di legge sulla cittadinanza che includa il principio dello «Ius Scholae»".
Il predetto voto è stato trasmesso, ai sensi dell'articolo 138 del Regolamento, alla 1a Commissione permanente (n. 28).
Risposte scritte ad interrogazioni
(Pervenute dal 29 dicembre 2024 al 9 gennaio 2025)
SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 83
GELMETTI: sulle prospettive industriali di Stellantis e su iniziative per il rilancio del settore automotive (4-01705) (risp. URSO, ministro delle imprese e del made in Italy)
Interrogazioni
BORGHI Enrico - Al Ministro della difesa. - Premesso che:
l'articolo 1477-ter, comma 2, lettera a), del codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, stabilisce che i miliari che hanno riportato condanne per delitti non colposi o che sono stati soggetti a sanzioni disciplinari di stato non possano essere eletti e non possano comunque ricoprire le cariche direttive delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari (APCSM): l'applicazione di tale disposizione consente, di fatto, al datore di lavoro di escludere unilateralmente un militare da ogni incarico sindacale attraverso una sanzione disciplinare di stato, senza alcun controllo imparziale o indipendente;
a quanto risulta all'interrogante il riferimento normativo a "sanzioni disciplinari di stato" è estremamente labile e vago, nonché carente di caratteristiche oggettive e proporzionali, ponendo quindi il rischio che i rappresentanti sindacali miliari possano essere esclusi in modo arbitrario, minando così gravemente i principi stessi della libertà sindacale: l'attuazione della norma rischia di trasformarsi in uno strumento di pressione o di ritorsione contro i rappresentanti sindacali militari, che rischiano di essere esclusi in caso di erogazione di una sanzione disciplinare caratterizzata da un alto tasso di discrezionalità;
risulta, inoltre, paradossale come un militare colpito da una sanzione disciplinare di stato possa essere eletto in Parlamento, ricoprire incarichi istituzionali o guidare società statali, ma non possa rappresentare i propri colleghi come sindacalista: questo paradosso evidenzia una disparità incoerente e profondamente ingiusta, ledendo in modo ingiusto il diritto costituzionale che tutela le organizzazioni sindacali ex articolo 36;
appare quindi necessario porre modifiche significative all'articolo 1477-ter, comma 2, lettera a), del codice dell'ordinamento militare introducendo criteri oggettivi e proporzionali volti a limitare l'ineleggibilità ai soli casi di condanne per reati gravi, evitando che sanzioni disciplinari possano essere usate in modo arbitrario: risulta dirimente quindi l'eliminazione del riferimento alle sanzioni disciplinari di stato, rendendo così il sistema sindacale militare maggiormente tutelato e garante dei diritti fondamentali sanciti nella nostra Costituzione,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda promuovere iniziative legislative volta a modificare l'articolo 1477-ter, comma 2, lettera a), del codice dell'ordinamento militare, eliminando il riferimento alle sanzioni disciplinari di stato come causa di ineleggibilità, introducendo criteri oggettivi e proporzionali volti a limitare l'ineleggibilità ai soli casi di condanne per reati gravi.
(3-01584)
LOREFICE - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:
il 6 novembre 2014, a seguito del completamento della chiusura delle linee di produzione da fonte fossile della Raffineria di Gela (Caltanissetta), l'allora Ministero dello sviluppo economico, la Regione Siciliana, ENI e le sigle sindacali, firmavano un Protocollo d'intesa con la quale la società petrolifera si impegnava alla riconversione del sito in bioraffineria, all'avvio di nuovi progetti nell'area, al mantenimento dei livelli occupazionali e al risanamento ambientale dei luoghi inquinati in circa 50 anni di attività della raffineria;
in data 20 maggio 2015, con decreto del Ministro dello sviluppo economico è stata istituita l'area di crisi industriale complessa di Gela, comprendente 23 comuni ricadenti nel territorio di 4 delle ex-province siciliane;
in data 23 ottobre 2018, a seguito del mancato rispetto da parte di ENI degli impegni assunti con il Protocollo d'intesa del 2014, il Ministero dello sviluppo economico, l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la Regione Siciliana, il Libero consorzio comunale di Caltanissetta, il Comune di Gela e l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A.-Invitalia firmavano un Accordo di programma per il rilancio della menzionata area di crisi industriale complessa della durata di 3 anni;
a seguito della firma dell'Accordo di programma si è proceduto, con circolare direttoriale 6 febbraio 2019, n. 37925, all'apertura del bando rivolto alle aziende per l'accesso agli aiuti per il rilancio dell'area di crisi industriale di Gela, che ha visto la presentazione di sei domande di finanziamento, delle quali solamente una è andata a buon fine, per una somma pari a 3.075.898,93 euro;
successivamente, con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 23 aprile 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 147 del 22 giugno 2021, si è provveduto alla rimodulazione delle risorse stanziate, in quanto quelle originariamente previste erano divenute inutilizzabili, perché legate a fondi europei collegati alla programmazione 2014-2020;
il 23 ottobre 2021 è scaduto l'Accordo di programma per Gela, per il cui rinnovo si è preferito aspettare l'inizio dell'anno 2022 in modo da poter usufruire delle norme previste per la nuova programmazione europea che consente una maggiore percentuale di aiuti alle imprese site in Sicilia in considerazione della drammatica situazione economica e industriale della regione;
il rinnovo è stato firmato dagli attori coinvolti e trasmesso alla Corte dei conti per il controllo preventivo di legittimità in data 20 settembre 2022, in grande ritardo rispetto la scadenza dell'atto originario e rispetto l'avvio della nuova programmazione europea, motivo per cui non si era proceduto immediatamente al rinnovo e, con ancora maggiore ritardo, è stato registrato presso la Corte dei conti in data 22 novembre 2022, al n. 1170, con scadenza al 23 ottobre 2024;
a tal proposito, giova sottolineare come, dei 36 mesi di proroga sulla carta, ne corrispondano in realtà solamente 23, il che arreca un ulteriore danno ai territori beneficiari dell'intervento e appare, a parere dell'interrogante, come un'ulteriore beffa per gli stessi;
in data 30 maggio 2023, dopo più di 8 mesi dalla stipula del rinnovo e dopo più di 6 mesi dalla registrazione in Corte dei conti, è stato pubblicato un secondo avviso per la concessione di agevolazioni ex lege n. 181 del 1989 per l'area di crisi industriale di Gela senza data di chiusura, secondo la procedura cosiddetta "a sportello";
considerato che:
una volta giunti alla scadenza della proroga dell'Accordo di programma firmata nel 2022, non si è ancora proceduto a un ulteriore rinnovo, lasciando i territori dell'area di crisi senza le agevolazioni necessarie al loro rilancio;
a parere dell'interrogante, vista l'imminente scadenza della proroga al momento della firma della stessa, il Ministro avrebbe dovuto immediatamente iniziare a lavorare per la firma di un'ulteriore proroga al fine di evitare altre gravi perdite di tempo che hanno come risultato unicamente il peggioramento della situazione in cui versano i territori coinvolti,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo abbia già avviato la procedura per un ulteriore rinnovo dell'Accordo di programma per l'area di crisi industriale di Gela e se non ritenga doveroso concludere la stessa nel minor tempo possibile;
quale sia lo stato dell'arte per le domande di finanziamento pervenute per l'area di crisi industriale complessa di Gela per l'avviso del 2019 e per quello del 2023.
(3-01585)
NATURALE, BEVILACQUA, LICHERI Sabrina, CASTELLONE, MAZZELLA, BILOTTI, LOREFICE, MAIORINO, CROATTI, NAVE - Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. - Premesso che:
dall'inchiesta del programma televisivo "Report", trasmessa il 5 gennaio 2025, sono emerse numerose problematiche riguardanti l'Ente nazionale cinofilia italiana (ENCI), aventi differenti profili di gravità;
nel servizio è stata ripercorsa la questione, risalente al 2005, relativa alla mancata professionalità di alcuni componenti dell'ente e, in generale, è stata fatta leva sull'assenza di tratti di esperienziali specifici dal punto vista professionale dei vertici dell'ente, con nomine aventi forti connotazioni politiche;
sul punto, proprio il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, in un carteggio di risposta alla richiesta di informazioni avanzata dal programma televisivo, ha escluso un proprio "potere decisionale sulla scelta degli organi componenti l'ente e sulle decisioni da essi intraprese nello svolgimento delle attività previste da disciplinare". Tuttavia, per stessa ammissione del Ministero, al dicastero stesso "è devoluta la cura degli interessi pubblici coinvolti dall'attività dell'ente", oltre alla facoltà di "intervenire in via sostitutiva, mediante la nomina di Commissari ad acta, laddove si verifichino fatti o eventi che ledono o pongono in pericolo la corretta gestione del libro genealogico";
proprio la corretta gestione del libro genealogico è risultata, nel corso del tempo, oggetto di aggiuntive criticità, con genealogie dubbie e inattendibilità dei sistemi di controllo delle discendenze, riconducibili all'emissione fiduciaria e autodichiarativa dei certificati genealogici, perché fondati sulle comunicazioni rese dagli stessi allevatori;
un ulteriore problema, sottolineato anche nel servizio giornalistico, risultava quello sul doping, cioè la somministrazione di sostanze vietate per migliorare le prestazioni dei cani, una vera e propria piaga avente l'effetto di influenzare artificialmente le prestazioni e di incidere negativamente sul benessere animale. Al riguardo, tra l'altro, in uno dei punti salienti dell'inchiesta, e attinente proprio ai bilanci dell'ENCI, sono stati rimarcati gli esigui costi registrati per i controlli antidoping (pari a circa 10.000 euro) a fronte di entrate di circa 10 milioni di euro,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo, stanti le preoccupanti evidenze riguardanti l'ENCI, intenda intraprendere un processo di riforma della tutela delle razze canine riconosciute e della disciplina della tenuta dei libri genealogici e dei registri anagrafici delle medesime razze canine, teso a superare gli attuali ostacoli operativi rilevati anche a livello ministeriale;
se ritenga necessario avviare, attraverso misure normative mirate, il superamento del regime di autodichiarazione dei certificati genealogici, al fine di garantire una maggiore attendibilità, nonché autenticità e trasparenza delle informazioni di riferimento;
se, alla luce dei gravissimi fatti emersi, e nelle more degli imprescindibili processi di rinnovamento e riforma, reputi inderogabile il potenziamento delle attività di controllo rientranti nell'attuale perimetro di vigilanza di competenza del Ministero.
(3-01586)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
TESTOR - Al Ministro della difesa. - Premesso che:
durante recenti ricerche condotte dal gruppo alpini e fanti per la realizzazione di un memoriale di guerra, sono stati scoperti i luoghi di sepoltura di due cittadini italiani caduti in prigionia dopo l'8 settembre 1943, fino ad allora rimasti sconosciuti;
si tratta di Guido Trentino, del 120° reggimento fanteria, inviato in Montenegro, catturato e deceduto il 18 novembre 1944 nello stalag IV A di Hemer, sepolto attualmente nel cimitero di Francoforte, e di Bruno Trentin, del 17° reggimento brigata Acqui, morto a Sevelen il 7 gennaio 1945 e sepolto nel cimitero militare di Amburgo;
i familiari dei due caduti hanno ricevuto, all'inizio del 2023, la richiesta di una somma pari a 2.600 euro ciascuno per il rimpatrio delle salme;
considerato che:
il rimpatrio delle salme dei caduti in guerra rappresenta un atto di riconoscimento del loro sacrificio e di rispetto verso i familiari che hanno atteso per anni risposte certe sulla sorte dei propri cari;
la normativa vigente, in particolare l'articolo 272 del codice dell'ordinamento militare (decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66), pone a carico dei familiari le spese per il rimpatrio delle salme dei caduti, configurando un onere economico spesso insostenibile;
la restituzione delle salme alla terra natia rappresenta un valore di profonda importanza morale, civile e storica per il Paese, in quanto riafferma il dovere della Repubblica di onorare la memoria di chi ha servito la patria,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno istituire un fondo dedicato, presso il Ministero della difesa, per sostenere integralmente le spese necessarie al rimpatrio delle salme dei cittadini italiani caduti o deceduti all'estero in conseguenza di eventi bellici.
(4-01715)
GASPARRI - Ai Ministri della giustizia e dell'interno. - Premesso che:
in un editoriale pubblicato su "Avvenire" il 29 dicembre 2024, il procuratore generale presso la Corte d'appello di Cagliari, Luigi Patronaggio, ha commentato, criticandola, la sentenza del Tribunale di Palermo sul caso "Open arms", le cui motivazioni peraltro non sono state ancora depositate, con la quale il Ministro dell'interno in carica all'epoca dei fatti, Matteo Salvini, processato per sequestro di persona, è stato assolto perché "il fatto non sussiste";
occorre ricordare che nell'estate 2018, il suddetto magistrato salì a bordo della nave Open arms, di proprietà di un'organizzazione non governativa spagnola, all'origine del processo contro Matteo Salvini, definendo addirittura "esplosiva" la situazione a bordo, tanto da indurlo a disporne il sequestro;
nell'editoriale Patronaggio sostiene, tra l'altro, che "il contrasto all'immigrazione clandestina a partire dal 20 dicembre scorso non sarà più quello che, pur nella severità dei controlli dovuti per la sicurezza nazionale, ha contraddistinto l'Italia come un Paese di accoglienza rispettoso del diritto delle genti e del mare, dei trattati internazionali e della Costituzione Repubblicana";
l'editoriale contiene una lunga elencazione degli argomenti che negli ultimi anni sono stati invocati a supporto delle varie tesi secondo cui "la Corte costituzionale e la Corte di cassazione, in conformità alle pronunzie della Corte europea dei diritti dell'uomo, hanno più volte affermato che il contrasto all'immigrazione clandestina non possa prescindere dal rispetto degli human rights, dei fondamentali diritti alla vita e alla salute, dal riconoscimento del diritto alla presentazione e un serio esame di istanza di asilo o di protezione umanitaria internazionale";
si legge ancora che "L'amarezza [di Patronaggio] nasce dalla vulgata secondo cui, d'ora in poi, per difendere i confini nazionali sarebbe legittimo imporre fantasiosi quanto impraticabili blocchi navali, ordinare alle navi delle Ong di percorrere, dopo pericolosi e sfiancanti salvataggi in mare, migliaia di miglia nautiche per raggiungere un porto sicuro scelto dall'autorità nazionale secondo estroversi disegni elettorali del momento, negare ai migranti il diritto alla corrispondenza telefonica con i loro cari, imporre pesanti cauzioni … etc., chiudendo loro le porte del Paese che pure riconosce un ampio diritto d'asilo a chi fugge da persecuzioni, discriminazioni politiche, sociali, religiose, razziali o sessuali" e che "il fenomeno migratorio in Italia è in decrescita, non ha la virulenza di altri Paesi dell'Unione europea e che, dati alla mano, non costituisce l'unico problema del nostro Paese";
contrariamente a quanto lo stesso magistrato evidenzia, "Queste mie amarezze non sono frutto della fantasia di un giurista di parte", le critiche e i giudizi espressi riguardo alla sentenza a giudizio dell'interrogante rappresenterebbero invece una posizione nettamente e impropriamente di parte;
del citato editoriale sorprendono due aspetti in particolare: che le osservazioni espresse, a giudizio dell'interrogante incredibili e prive di fondamento, siano opera di persona chiamata ad esercitare l'azione penale che, per tale motivo, dovrebbe essere indipendente e scevra dall'esprimere giudizi ed opinioni che vanno ben al di là della posizione giuridica; e che ad ospitare l'editoriale medesimo sia stato l'organo di stampa della Conferenza episcopale italiana,
si chiede di sapere:
quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo riguardo all'editoriale di Patronaggio pubblicato su Avvenire il 29 dicembre 2024;
se ritenga opportuno esercitare i propri poteri ispettivi al fine di valutare il corretto esercizio delle funzioni giudiziarie da parte degli uffici di appartenenza del magistrato.
(4-01716)
LOPREIATO - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
l'Ufficio del giudice di pace di Marano (Napoli) è stato oggetto di varie richieste di chiusura e conseguenti decisioni amministrative, che hanno coinvolto il Ministero della giustizia, il tribunale competente e i Comuni interessati. Più precisamente, il Presidente del Tribunale aveva richiesto la chiusura dell'Ufficio, aprendo un procedimento che ha portato a diverse riunioni tra i sindaci dei Comuni coinvolti e il Ministero;
in data 4 aprile 2024, il Ministero ha emanato un provvedimento di mantenimento dell'Ufficio, recependo la volontà dei Comuni di continuare a sostenerne il funzionamento attraverso la stipula di una nuova convenzione firmata il 5 aprile 2024;
a settembre 2024 è stata avanzata una nuova richiesta di chiusura;
durante la riunione di coordinamento del 22 ottobre 2024, i Comuni hanno rappresentato lo stato degli adempimenti ed è emerso che avevano inviato il personale richiesto, eccetto il Comune di Giugliano (Napoli), che doveva individuare un secondo dipendente. Inoltre, tutti i Comuni risultavano in regola con le spese, fatta eccezione per il Comune di Qualiano (Napoli), che presentava un residuo di circa 13.000 euro;
per di più, a seguito di un sopralluogo dei Carabinieri, sono state rilevate alcune criticità nella struttura dell'Ufficio. Il Comune capofila ha eseguito i lavori richiesti, ottemperando alle prescrizioni, come confermato dalla verifica del 10 settembre 2024;
in data 19 dicembre 2024, è stato emesso un provvedimento che ha limitato le udienze a una sola seduta settimanale, con la trattazione di circa 30 cause complessive per sessione, a causa delle criticità emerse;
il 20 dicembre 2024 è pervenuta un'ulteriore richiesta di chiusura dell'Ufficio;
considerato che:
la pianta organica dell'Ufficio, come stabilito dal Ministero, prevede 7 dipendenti: 1 funzionario; 1 assistente giudiziario; 2 cancellieri; 1 operatore; 2 ausiliari. Attualmente, risultano in servizio: 2 cancellieri; 3 assistenti giudiziari; 2 ausiliari;
al 31 dicembre 2023, l'Ufficio aveva in carico 52.617 fascicoli pendenti, che, in caso di chiusura, sarebbero trasferiti al Giudice di Pace di Napoli Nord. Tuttavia, il Presidente del Tribunale di Napoli Nord ha segnalato l'impossibilità di gestire più di 15 fascicoli per udienza, evidenziando il rischio di un ulteriore aggravio del sistema giudiziario locale,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali misure intenda adottare per mantenere l'Ufficio del giudice di pace di Marano, tenuto conto che il Giudice di Pace di Napoli Nord non potrebbe giammai recepire il contenzioso del Giudice di Pace di Marano, perché ciò comporterebbe ripercussioni negative sul sistema giudiziario territoriale.
(4-01717)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:
3ª Commissione permanente(Affari esteri e difesa):
3-01584 del senatore Borghi Enrico, sull'esclusione dei militari da incarichi sindacali a causa di sanzioni disciplinari di stato;
9ª Commissione permanente(Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare):
3-01585 del senatore Lorefice, sull'area di crisi industriale complessa di Gela;
3-01586 della senatrice Naturale ed altri, sulla gestione dell'ENCI.