Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 251 del 10/12/2024
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------
251a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
MARTEDÌ 10 DICEMBRE 2024
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Presidenza del presidente LA RUSSA,
indi del vice presidente CENTINAIO
e del vice presidente ROSSOMANDO
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare: Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del presidente LA RUSSA
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,33).
Si dia lettura del processo verbale.
PAGANELLA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 5 dicembre.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Sulla tragica esplosione di un deposito di carburanti a Calenzano
PRESIDENTE. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi). Onorevoli colleghi, come purtroppo vi è noto, nella mattinata di ieri si è verificata una terribile e violenta esplosione nel deposito di carburante dell'ENI a Calenzano, vicino Firenze. Nell'incidente hanno perso la vita cinque persone e 26 sono rimaste ferite.
Voglio ringraziare tutti i soccorritori che si sono subito attivati per portare in salvo i feriti e mettere in sicurezza il sito e che continuano senza sosta a cercare l'ultimo operaio disperso che ancora manca all'appello.
Oggi è un momento di cordoglio e di lutto. Tuttavia, sono certo che quest'Assemblea saprà individuare ogni possibile forma di impegno, legislativo e non, per dare il proprio contributo al contrasto all'inaccettabile piaga degli incidenti sui luoghi di lavoro.
Oggi, prioritariamente, il nostro pensiero va alle vittime e ai loro familiari e a tutti coloro che in questo momento stanno soffrendo le conseguenze di questa terribile tragedia.
Ci stringiamo, tutto il Senato si stringe - tant'è che dopo di me prenderanno la parola i rappresentanti di tutti i Gruppi presenti in Senato - al dolore delle famiglie e di tutti i nostri cittadini. Invito l'Assemblea ad osservare, in ricordo delle vittime, qualche istante di silenzio. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). Vi ringrazio (Applausi).
PARRINI (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PARRINI (PD-IDP). Signor Presidente, colleghi, prendo la parola oggi, da membro di questo Senato, da parlamentare toscano, con il cuore colmo di sgomento, di dolore e - devo dire la verità - anche di rabbia.
Ieri la Toscana ha vissuto una giornata terribile, a dieci mesi di distanza e a nove chilometri di distanza dalla tragedia del 16 febbraio scorso, quando, nel crollo di una trave di venti metri, che più di cinque tonnellate, morirono cinque operai, nel cantiere dell'Esselunga di via Mariti a Firenze. Si è verificata una tragedia, presso il deposito ENI di Calenzano, presso la pensilina 6 dell'area di approvvigionamento, che è costata la vita a cinque lavoratori, essendo stato trovato anche l'ultimo disperso, poche ore fa. Voglio ricordare i loro nomi: sono Vincenzo Martinelli, Davide Baronti, Carmelo Corso, autotrasportatori, e due manutentori dell'azienda lucana Sergen, Franco Cirelli e Gerardo Pepe. (Applausi); persone che sono uscite dalle loro case per andare a lavorare e che nelle loro case non torneranno più, spezzate le loro vite, spezzate anche le vite dei loro cari, di tutte le persone che a loro hanno voluto bene e per le quali sono state importanti nella vita.
Altri due lavoratori, Luigi Murno ed Emiliano Braccini, si trovano ricoverati in ospedale con ustioni molto serie. Le loro condizioni sono assai gravi e io credo che tutti noi ci auguriamo che possano cavarsela ed aver salva la vita. Altrimenti il bilancio peggiorerebbe ulteriormente.
Ovviamente noi, oltre ad esprimere il cordoglio per le vittime e la vicinanza ai loro cari, la vicinanza a tutta la comunità di Calenzano, che è in ginocchio per quello che è avvenuto ed è travolta dall'angoscia, con forza chiediamo che sia fatta pienamente luce su quello che è avvenuto, perché non credo che per queste tragedie sul lavoro si possa usare il termine «fatalità». Non esiste la fatalità in casi del genere: esistono delle responsabilità, esistono delle omissioni, esistono delle tragedie che si possono evitare.
Dobbiamo riflettere seriamente come Parlamento sul fatto che questa ennesima strage di innocenti, di persone che si sono viste negare il diritto a lavorare in sicurezza e senza mettere a rischio la propria vita, ci pone di fronte alla esigenza di denunciare ancora una volta con grande forza che nel nostro Paese c'è bisogno di una svolta sul terreno della sicurezza sul lavoro. Piangere ogni anno più di mille persone che muoiono sul lavoro è una cosa civilmente, socialmente e moralmente inaccettabile. (Applausi). Servono più investimenti in sicurezza, più controlli e più ispettori che li facciano, più formazione alla sicurezza, più prevenzione, più misure forti di protezione e procedure di sicurezza. E servono anche - lasciatemelo dire con grande nettezza - sanzioni certe, più rapide e più severe: proprio perché queste non sono fatalità, chi compie reati e chi viola le norme deve pagare duramente. Purtroppo è lungo l'elenco di tragedie sul lavoro simili a queste rispetto alle quali, dopo mesi e anni, ancora non si è riusciti ad ottenere giustizia.
Presidenza del vice presidente CENTINAIO (ore 16,45)
(Segue PARRINI). Detto questo - e mi avvio a concludere - noi dobbiamo chiamare le cose con il loro nome. La mancanza di sicurezza sul lavoro e l'altissimo numero di morti sul lavoro nel nostro Paese ogni anno - oltre mille, lo ribadisco - ci dicono che questo non è un problema come tutti gli altri, ma è una vera e propria piaga, un'emergenza nazionale. Quindi, di fronte a un'emergenza nazionale, servono da parte di tutti un sussulto e un maggiore impegno affinché si possano mettere in campo delle azioni che ci portino a imboccare una strada diversa. Il diritto a lavorare sicuri è insopprimibile e inalienabile, e per milioni di persone in questo Paese questo diritto è a rischio. C'è troppo lavoro insicuro, ci sono troppi lavoratori costretti ad accettare e subire condizioni di lavoro pericolose e insicure.
Anche per questo ci uniamo con forza, come Gruppo Partito Democratico, al grido di allarme e di protesta delle organizzazioni sindacali, che giustamente puntano il dito su questi problemi e che giustamente hanno promosso per la giornata di domani uno sciopero generale di quattro ore in tutta la provincia di Firenze. Una cosa è certa: il problema è noto nelle sue dimensioni e nella sua gravità. Tutti sappiamo cosa sarebbe necessario fare.
PRESIDENTE. La prego di concludere, senatore.
PARRINI (PD-IDP). Tutti sappiamo cosa sarebbe cosa necessario fare per provare a contenerlo. Le parole però non bastano, non bastano più. Oltre alle parole devono esserci fatti; serve la svolta che ricordavo prima. O ci sarà questa svolta e saremo capaci in tempi brevi di dire che abbiamo cambiato la situazione trattando un'emergenza per quella che è, cioè come un fatto che richiede interventi immediati ed eccezionali in tutte le direzioni che ho detto, oppure la nostra credibilità stessa di rappresentanti delle istituzioni e di legislatori sarà distrutta, se le cifre continueranno ad essere quelle che conosciamo e se ogni poche settimane saremo costretti a commemorare, pieni di mestizia, di angoscia e di dolore, tragedie sul lavoro come quella che è avvenuta ieri a Calenzano. (Applausi).
SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente - come ha detto il presidente La Russa - questo è il momento del cordoglio ed è il momento in cui ricordiamo le vittime, ma è anche un momento di riflessione necessaria, da cui deve partire l'azione già da domani, perché dobbiamo agire, il Paese deve agire.
Voglio sottolineare che questa tragedia e le altre avvenute quest'anno si riferiscono a datori di lavoro che sono grandi aziende di proprietà pubblica, e questo non è un bel segnale per il nostro Paese. Inoltre, se si considera - come abbiamo constatato più volte in sede di Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro - che nel territorio nazionale c'è una forte carenza di ispettori che debbono controllare tali profili, è chiaro che bisogna lavorare in quella direzione.
Tuttavia, è anche evidente che c'è una carenza di piani di intervento sulla sicurezza sul lavoro negli impianti ad alto rischio. Non è possibile, signor Presidente, se sarà confermato quello che è successo e che si legge oggi sui giornali, che uno sversamento di carburante di per sé altamente infiammabile venga notato da un lavoratore che dà l'allarme, senza che un dispositivo tecnologico - certamente oggi esistente - lo segnali, lo fermi automaticamente e quindi metta in sicurezza chi lavora. Esistono le tecnologie e bisogna che vengano applicate. Mi sembra, invece, che ci troviamo davanti a una situazione in cui evidentemente queste tecnologie non sono state usate.
Come in altri casi, si alzano le voci di coloro che danno la colpa agli appalti e ai subappalti, alle carenze connesse al fatto che l'attività lavorativa viene spezzettata fra più soggetti. Ebbene, io posso dire che, sempre con la Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, abbiamo visitato diverse situazioni in Italia e non è sempre così. Nel nostro Paese esistono anche aziende e luoghi di lavoro in cui c'è un impegno forte per la sicurezza. È chiaro che non basta. Questo è un momento in cui bisogna impegnarsi per migliorare ancora di più, ma non possiamo neanche non mettere in evidenza le buone pratiche che in molte occasioni vengono usate. Vorrei sottolinearlo perché, nelle discussioni che si verificano dopo tragedie del genere, si tende a svilire tutto. Non è così: siamo un Paese che ha una sua forma di civiltà anche riguardo alla sicurezza sul lavoro; va migliorata e vanno usate le tecnologie che ci sono. Io confido che, anche sulla base di questa esperienza, si creino i presupposti anche per interventi normativi in questo senso. (Applausi).
FREGOLENT (IV-C-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FREGOLENT (IV-C-RE). Signor Presidente, nel ringraziare doverosamente i vigili del fuoco, i soccorritori, la comunità locale che si è stretta subito alle famiglie dei feriti e purtroppo anche delle vittime, non si può sottacere il fatto che, con quelli di ieri, sono 890 i morti sul lavoro dall'inizio dell'anno, un anno che non si è ancora concluso. Se ci sono mestieri antichi pericolosi, non si può neanche pensare che nel 2024 le nuove tecnologie (se addirittura si parla di intelligenza artificiale) non facciano la differenza rispetto alla sicurezza sul lavoro, soprattutto quando a essere coinvolte sono le grandi aziende partecipate dallo Stato. Qualche mese fa successe una tragedia in una diga dell'Enel e ieri è avvenuta in un grande stabilimento di smistamento del gasolio dell'ENI.
Spesso si parla di sicurezza sul lavoro dopo, esprimendo giustamente il cordoglio alle vittime, ma ormai è veramente intollerabile un tale rituale. Quelli che sono morti non erano ragazzi - di solito si mette il dito nella piaga parlando della scarsa preparazione - ma erano persone che avevano una preparazione, un'esperienza e arrivavano da altre parti rispetto allo stabilimento ENI (da Novara, dalla Sicilia), perché ormai il lavoro è raro e, per tenerselo, si rischia anche la vita.
Oggi, però, in un Paese del G7, in un Paese che parla di alcuni argomenti in quasi tutti i convegni (quanto sarà importante l'intelligenza artificiale per la tutela dei lavoratori), basterebbe solamente che si mettessero in campo delle buone pratiche, che oggi sembrano invece essere ancora lontane.
Questo perché tra il profitto tutto e subito e la tutela delle vittime e delle vite dei lavoratori si continua a preferire il profitto tutto e subito e si mette in alternativa questo concetto di lavoro dicendo che, altrimenti, la concorrenza di altre parti del mondo sarebbe fatale. Ma il nostro resta un Paese del G7 - voglio continuare a sottolinearlo - un Paese che, con lo Statuto dei lavoratori, ha avuto un punto alto di rappresentanza e di tutela dei diritti dei lavoratori, ma che oggi viene calpestato quotidianamente quando si cerca un lavoro e questo, appunto, è intollerabile.
È per questo che chiediamo impegni concreti al Governo, impegni concreti subito alla ministra Calderone, dalla quale, ogni volta che glieli abbiamo chiesti, abbiamo sempre ricevuto delle risposte di rito, ma che ormai non sono più tollerabili, perché 890 morti non lo possono consentire. (Applausi).
GUIDI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, carissimi membri del Governo, oggi sono - il che per uno psichiatra è ancora più grave - un po' schizofrenico nelle mie emozioni. Da un lato condivido, anche per esperienza sindacale, tecnica, di neuropsichiatra e di chi ha fatto politica per tanti anni, i richiami al rigore e al rispetto della prevenzione e dell'accuratissima ricerca delle responsabilità per le troppe vittime nella guerra assolutamente inaccettabile del lavoro e dei lavoratori. Dall'altro lato, però, credo che in una giornata dei diritti bisogna dire che il diritto di sognare i diritti e di averli è anche quello di dire che troppe volte questi richiami sono un po' a chiamata, a seconda del Governo che c'è. Si chiede più rigore, ma in troppi casi e per troppi lunghi anni si è avuto il silenzio totale.
Credo che dovremmo essere più leali verso le vittime e non mi riferisco solo ai morti - cosa tragicissima - ma anche ai feriti, anche alle persone - come dirò adesso - che soffriranno per tutta la vita pur non avendo ferite nel corpo, oppure avendo ferite non mortali. Il richiamo alla legalità non può essere a doppio livello. Se c'è un Governo amico, si cerca di essere silenziosi; se c'è un Governo avversario o neutro, si richiama sempre tutto e subito. Il doppiopesismo non ha fatto mai male a nessuno, specie alle vittime.
Quello che voglio dire oggi - e non è un portato della mia professione di psichiatra, che forse esaspera questo richiamo - è che esistono vittime che sono sopravvissute, per fortuna, ma nell'enorme pat-a-pan, nella situazione di big bang della tragedia descrivono temporali, descrivono sensazioni emotive fatte di rumore, di luce, di enormi stimoli acustici, un'enorme sindrome da stress. Respirano, parlano, pensano, vivono, per fortuna, ma la loro salute mentale ha avuto delle ferite gravi, meno gravi, lievi, gravissime.
Allora, perché parlo? Sarebbe quasi superfluo. Parlo perché dobbiamo predisporre - finisco, signor Presidente - anche un servizio di psicologia, di psicoterapia e di psicodiagnostica che permetta di ridurre al minimo il danno psichico alla salute mentale di quelle persone.
Si pensa molto, giustamente, alle ferite del corpo. Pensiamo con la stessa chiarezza, con la stessa scientificità e con la stessa opportunità, alle ferite dell'anima, della psiche; altrimenti creeremo delle sofferenze alle quali non daremo alcuna risposta. Veramente i silenzi fanno male e, in questo caso, lo farebbero ancora di più. (Applausi).
MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, devo dire che con fatica e anche un po' di commozione svolgo questo intervento. Unendomi al cordoglio espresso alle famiglie delle vittime, esprimendo la nostra vicinanza alle famiglie dei feriti e unendomi anche nel riconoscimento dell'impegno di tutti i soccorritori, credo che commemorare una tragedia come questa davvero ci debba interrogare tutti.
Siamo di fronte al fatto che in un anno registriamo 890 morti sul lavoro, quelle cosiddette denunciate, ma siamo veramente oltre questa situazione. Però dopo la commozione scattano la rabbia e, d'altra parte, anche la riflessione su che cosa fare. Rispetto al sito coinvolto, almeno i giornali di oggi riportano che già anni fa era stato dichiarato ad alto rischio e sottolineo «ad alto rischio». Quindi, è difficile pensare perché non si sia intervenuti nei confronti di un sito ad alto rischio da un punto di vista ambientale, cioè dal punto di vista dell'inquinamento, in sostanza non si è fatto nulla.
L'altra cosa che vorrei sottolineare con forza e discutere con voi è la necessità di effettuare maggiori controlli e di assumere ispettori a tale scopo.
È un grido forte anche alla responsabilità di fronte alle tragedie degli ultimi anni: cito Brandizzo, committente RFI, e cioè Ferrovie dello Stato; la tragedia sull'Appennino, Enel, sempre grande azienda di Stato; oggi ENI, un'azienda che fa addirittura politica industriale e la politica estera di questo Paese. Succedono queste cose. Aggiungo: Esselunga, Toyota, tutte grandi imprese, grandi realtà che hanno grandi profitti. Allora il problema è investire sulla sicurezza, come abbiamo detto più volte: è un fatto prioritario, non un costo, e deve essere fatto davvero. Invece, siamo di fronte al fatto che ciò non avviene. Spetta certamente alla magistratura dare le risposte e indagare su tali fatti. Ma è inaccettabile che ci troviamo di fronte a grandi imprese - e non all'artigiano, che molto spesso magari accusiamo da questo punto di vista - che spendono troppo poco sulla sicurezza e fanno troppo poco. Abbiamo di fronte una situazione di siffatto genere.
Per questa ragione mi sento ovviamente di sottolineare tale fatto e chiedere davvero un patto agli imprenditori e alle grandi imprese, che non possono dichiarare, quando facciamo gli incontri, che c'è una tale disponibilità e poi questa disponibilità non c'è. Come già detto sia dal senatore Spagnolli, sia dalla senatrice Fregolent, ci sono le tecnologie che si possono utilizzare e molto spesso, se andiamo a vedere, noi lasciamo ancora le persone umane compiere degli atti rischiosi che oggi è possibile compiere attraverso tecnologie avanzate.
Questo vuol dire investire e, in alcuni casi, anche ridurre l'intensità del lavoro, perché è un modo per creare sicurezza. (Applausi).
Saluto a rappresentanze di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti del Liceo classico «Siotto Pintor», di Cagliari, e studenti e docenti della facoltà di giurisprudenza dell'Università di Salerno, che stanno assistendo ai nostri lavori. Benvenuti. (Applausi).
Sulla tragica esplosione di un deposito di carburanti a Calenzano
ROSSO (FI-BP-PPE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROSSO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, innanzi tutto il nostro pensiero commosso va alle vittime e la nostra vicinanza va ai loro familiari e ai feriti, purtroppo anche gravi, dell'esplosione nel deposito di carburante ENI di Calenzano.
Quando succedono queste sciagure, bisogna lasciare da parte ogni speculazione politica; al contrario, è necessario capirne insieme le ragioni e considerare le soluzioni da proporre a tutti i livelli.
A Calenzano erano in corso lavori di manutenzione per ripristinare alcune vecchie linee dell'impianto di carico e scarico dei carburanti. Le cause ovviamente sono in corso di accertamento, ma pare che proprio da quelle linee oggetto di lavori sia fuoriuscita la benzina che poi, con l'innesco di una scintilla, ha causato la gigantesca esplosione.
Vedete, chi sopravvive a tragedie come queste e i familiari delle vittime vogliono normalmente sapere perché sono successe e avere la certezza che, se qualcuno ha sbagliato, quel qualcuno paghi. Vogliono però anche che dalla tragedia si impari e si lavori perché non accada più; vogliono che nessuno provi più il dolore lancinante di vedersi all'improvviso strappare i propri cari dalle proprie braccia.
Personalmente, ho provato due volte - nell'83, in occasione del rogo del Cinema Statuto di Torino, e nell'85, allo stadio Heysel di Bruxelles - quella breve sensazione di sollievo per essere scampato alla morte, a cui seguono prima il dolore per chi non ce l'ha fatta e poi la rabbia e la permanente insicurezza di chi è salvo per caso, magari per pochi metri o per pochi attimi.
Perché non sia una tragedia accaduta invano, dobbiamo continuare a impegnarci per evitare che si ripeta: impreparazione, mancanza di sicurezza e di controlli, fretta e distrazione sono i peggiori killer nel maggior numero di incidenti sul lavoro.
Delle tante tragedie che purtroppo abbiamo dovuto commentare in questa legislatura, mi torna in mente quella registrazione audio della tragedia di Brandizzo - «Ragazzi, se vi dico treno, andate da quella parte, eh» - che rappresenta chiaramente in quali condizioni non si deve lavorare.
Il Parlamento deve porsi l'obiettivo di individuare nuove norme a tutela della sicurezza dell'impianto di Calenzano e di quelli che in Italia vivono condizioni di possibile rischio. Bisogna lavorare insieme per individuare ulteriori disposizioni, che riguardino tutte le fasi di lavoro di impianti progettati in tempi in cui le normative di sicurezza erano chiaramente insufficienti, e ripensare il modo di lavorare, senza correre rischi in quei luoghi di lavoro.
Dobbiamo però puntare non solo alle norme sulla sicurezza, ma anche alla formazione e ai controlli: solo mettendo a punto la nostra normativa, orientandola verso sempre maggiori standard di sicurezza, possiamo onorare chi ha perso la vita a Calenzano ed evitare il ripetersi di tragedie simili. (Applausi).
PATUANELLI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, questo è il momento del cordoglio per cinque famiglie che piangono i loro morti e per altre famiglie che vivono momenti di apprensione, nell'attesa di conoscere le condizioni di salute dei feriti, ai quali va il nostro augurio di guarigione più rapida possibile.
Non è certamente il momento della polemica, né politica né di altra natura. Io, però, non mi iscrivo a coloro i quali credono che la politica possa, attraverso la sua azione legislativa, incidere sulla sicurezza del mondo del lavoro. Non sopravvalutiamoci, perché non è una questione di controlli. Potremmo anche investire in maggiori ispettori e maggiori capacità ispettive, ma ci sono cinque milioni di aziende in questo Paese: non avremo mai la capacità capillare di controllarle tutte.
Possiamo anche aumentare le sanzioni e le pene, aumentarle sulla carta, che non è sicurezza reale. La realtà è che serve la cultura della sicurezza sul lavoro e il dibattito culturale in questo Paese non lo fa soltanto la politica, ma deve farlo l'intero Paese. Bisogna insegnare la cultura della sicurezza sul lavoro nelle scuole attraverso i docenti: e non lo decidiamo noi.
Quello che possiamo fare è evitare di precarizzare, sia dal punto di vista contrattualistico che salariale, il mondo del lavoro. Questo è certamente compito della politica, perché il lavoro precario è un lavoro certamente più insicuro, ma non pensiamo di poter risolvere il tema della sicurezza sul lavoro con un nuovo provvedimento. Servono anni di investimenti nella cultura della sicurezza sul lavoro, cosa che questo Paese, purtroppo, ancora non ha fatto, (Applausi).
POTENTI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
POTENTI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, con evidente e profondo cordoglio, personale e del Gruppo Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione ci stringiamo fraternamente alle famiglie delle vittime di questa ulteriore tragedia accaduta a Calenzano, alle quali desideriamo esprimere la più sincera e commossa vicinanza: a loro e a tutta la comunità di Calenzano, colpita dagli effetti della deflagrazione, con decine di feriti che si sono purtroppo trovati in aree prossime o confinanti al sito della tragedia.
Noi non possiamo nascondere lo sgomento e il lutto per una guerra silenziosa, che sembra non finire mai e che suscita dibattiti pubblici sul tema della prevenzione solo e sempre dopo tragedie come questa. E c'è anche rabbia, perché le norme sulla sicurezza, che anche questo Governo ha introdotto, fanno parte di una cultura che credo tutti abbiamo maturato, nel convincimento che servano più prevenzione, più controlli, pene più severe. La convinzione è ormai maturata che la sicurezza sul lavoro non sia soltanto un costo, ma sia un diritto dei lavoratori.
Questa guerra stavolta ha coinvolto il deposito ENI di Calenzano che, lo voglio ricordare, è la stazione di arrivo di un oleodotto che parte dalla raffineria ENI di Livorno ed arriva nel cuore industriale della piana fiorentina, tra case e capannoni incastrati in mezzo alle autostrade A1 e A11, alla ferrovia dell'Alta velocità ed al più frequentato centro commerciale toscano, I Gigli.
Ebbene, quando si parla di maturata sicurezza sul lavoro, dovremmo rivedere evidentemente anche tanto di ciò che fa parte della pianificazione territoriale delle nostre comunità. Evidentemente questo è un sito nato in un'epoca in cui non c'era la sensibilità e la cultura della prevenzione di oggi.
Concludo ricordando di provenire da una terra, quella livornese, che purtroppo vanta un primato tristissimo, quello della più grande e grave tragedia sul lavoro avvenuta in questo Paese nella storia della Repubblica italiana: il disastro del Moby Prince, dove perirono, tra le 141 vittime, 65 lavoratori a bordo di quella nave.
Io sono cresciuto accanto a un sito industriale, quello della Solvay di Rosignano, un sito evidentemente ritenuto fra quelli a rischio, perché lì si lavorano sostanze chimiche.
Ho sempre provato ammirazione per quelle famiglie in cui i padri andavano quotidianamente a lavorare - e lo fanno tutt'oggi - in questo sito che è un vanto per i metodi di sicurezza garantiti ai lavoratori.
Ci sono degli esempi di eccellenza grandi e piccoli su tutti i territori, da cui occorre prendere spunto per fare in modo che vi sia finalmente la convinzione della possibilità di educare, come si ricordava prima, alla sicurezza nelle scuole, nel corso della crescita professionale e quotidianamente ogni giorno di più.
Concludo rinnovando il nostro sentimento di apprezzamento per il grande impegno profuso dai soccorritori e dai Vigili del fuoco e il nostro cordoglio alle famiglie delle vittime, cui desideriamo esprimere tutta la nostra commossa vicinanza. (Applausi).
PETRUCCI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PETRUCCI (FdI). Signor Presidente, colleghi senatori, è un momento drammatico e lo dico da toscana, ma anche da cittadina italiana e persona che lavora in quei luoghi e che molte volte si è trovata a essere direttore di cantiere. È un lavoro molto difficile riuscire a capire quello che non va e farlo comprendere agli stessi lavoratori.
Come abbiamo detto, oggi è il momento della vicinanza ed è importante far capire che le istituzioni ci sono. Quello che è successo ieri a Calenzano ci ha colpito profondamente e penso che ci abbia lasciato una traccia indelebile e qualcosa su cui riflettere.
Dobbiamo fermarci e capire cosa dobbiamo fare nell'imminente futuro; non nel medio e lungo termine, ma ora, domani. Domani dobbiamo metterci al lavoro, tenendo conto di quello che è stato fatto già da questo Governo. La sicurezza nei luoghi di lavoro è una cosa molto particolare e difficile da prevedere. Occorre andare nelle scuole e formare perché, come diceva il senatore Patuanelli, non bisogna limitarsi a sanzionare e fare le verifiche in oltre 5 milioni di aziende è difficile se non impossibile. Andare nelle scuole e sacrificare anche un po' del nostro tempo per far capire quanto sia importante l'educazione (l'educazione civile, al rispetto e a tenere a mente la formazione che viene data in ogni ambito) non sono cose che, purtroppo, vengono oggi praticate da tutti. Anzi, molte volte in questi contesti parliamo molto, ma poche volte rendiamo esecutivo ciò che viene affermato.
Oggi è il momento della vicinanza alle vittime, ai feriti, alle famiglie e a tutti i loro cari. È il momento in cui dobbiamo stringerci come persone e comunità perché è stata profondamente ferita la comunità di Calenzano ed è andata distrutta un'impresa, un'industria. Guardate, colleghi, che sono andate distrutte anche altre aziende vicine. In quel contesto settant'anni fa è stata costruita l'azienda di cui parliamo e negli anni successivi sono state costruite altre aziende e realtà residenziali. Occorre agire non solo sulla sicurezza del lavoro, ma anche sulle pianificazioni territoriali. Far costruire delle abitazioni vicino a questa azienda non va bene. Dobbiamo intervenire sia sulla sicurezza del lavoro, sia sulle pianificazioni.
Come ho già detto, oggi siamo qui per ringraziare la grande macchina dei soccorsi che si è attivata ieri - Vigili del fuoco, Protezione civile, operatori sanitari e Forze dell'ordine - quel baluardo che sappiamo esserci quando si verificano situazioni così drammatiche, quella realtà cui facciamo riferimento e che aiuta la popolazione a superare questi momenti.
Il cordoglio più sentito va a quelle famiglie che oggi si stringono per avere veramente una vicinanza da parte di tutti noi e dello Stato. Ed è a quelle famiglie che io rinnovo la vicinanza di tutti e alle quali voglio solo dire che lo Stato c'è, c'è sempre stato e continuerà ad esserci, con l'obiettivo di andare a migliorare la sicurezza sui luoghi di lavoro e tutti gli strumenti urbanistici affinché aziende di questo tipo vengano distaccate dai nuclei abitativi. Lo Stato c'è e ci sarà, perché è un dovere non solo morale, non solo politico, ma anche e soprattutto umano. (Applausi).
Inversione dell'ordine del giorno
PRESIDENTE. Poiché le Commissioni riunite 8a e 9a hanno terminato solo nel pomeriggio di oggi l'esame del disegno di legge sulla concorrenza, dispongo, ai sensi dell'articolo 56, comma 3, del Regolamento, l'inversione dell'ordine del giorno, iniziando i nostri lavori con la discussione del disegno di legge n. 1273 in materia di libertà sindacale del personale delle Forze armate, per proseguire successivamente con la discussione del disegno di legge n. 1264 in materia di lavoro.
Discussione e approvazione del disegno di legge:
(1273) Disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché di proroga della delega di cui all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46 (Relazione orale)(ore 17,20)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1273.
Il relatore, senatore De Rosa, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.
DE ROSA, relatore. Signor Presidente, l'Assemblea è chiamata all'esame del disegno di legge di iniziativa governativa recante disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, che intende attuare la riforma della libertà sindacale in ambito militare, iscrivendosi all'interno di un quadro ordinamentale che ha riconosciuto per la prima volta la legittimità di associazioni professionali di personale militare a carattere sindacale. Al fine di assicurare effettività a tale riconoscimento, il disegno di legge in esame è finalizzato ad assicurare alle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari rappresentative, a decorrere dall'anno 2025, i distacchi e i permessi retribuiti previste dal codice dell'ordinamento militare.
Il testo proroga inoltre il termine, attualmente fissato a trenta mesi, per l'esercizio da parte del Governo della delega prevista dall'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46, recante la disciplina delle particolari limitazioni all'esercizio dell'attività sindacale da parte del personale impiegato in attività operativa, addestrativa, formativa ed esercitativa, anche fuori dal territorio nazionale, inquadrato in contingenti o a bordo di unità navali ovvero distaccato individualmente.
L'intervento normativo è quindi volto a garantire il pieno esercizio delle attività delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, compresa la partecipazione alle procedure di contrattazione del comparto difesa e sicurezza, nonché ad assicurare la funzionalità della Difesa in tema di personale e funzionamento. Si raccomanda pertanto l'adozione di tale disegno di legge da parte di tutta l'Assemblea.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare in discussione generale e il rappresentante del Governo non intende intervenire.
Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sull'emendamento, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.
Passiamo all'esame degli articoli.
Procediamo all'esame dell'articolo 1, sul quale è stato presentato un emendamento, che si intende illustrato e su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.
DE ROSA, relatore. Esprimo parere contrario.
RAUTI, sottosegretario di Stato per la difesa. Esprimo parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Non essendo stati presentati sull'articolo 1 altri emendamenti oltre quello soppressivo 1.1, presentato dal senatore Magni e da altri senatori, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del mantenimento dell'articolo stesso.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'ordine del giorno G1.100.
DE ROSA, relatore. Signor Presidente, sull'ordine del giorno G1.100 esprimo parere favorevole con riformulazione. Leggo il testo dell'ordine del giorno così come riformulato: «Il Senato, in sede di esame del disegno di legge recante disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché di proroga della delega di cui all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46, premesso che: l'articolo 1480 del Codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, disciplina lo svolgimento dell'attività di carattere sindacale e, in particolare, il comma 9 prevede che i distacchi e le aspettative sindacali non retribuite possono durare non più di tre anni, impegna il Governo: a valutare l'opportunità di allineare la durata del distacco di tre anni prevista per i rappresentanti delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari (APCSM) alla durata della carica elettiva di quattro anni e a valutare la possibilità di rivedere la previsione che debba intercorrere almeno un triennio di servizio effettivo tra ciascun distacco o aspettativa sindacale non retribuita».
RAUTI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Senatore Zedda, accetta la riformulazione?
ZEDDA (FdI). Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G1.100 (testo 2) non verrà posto ai voti.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione finale.
SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signor Presidente, intervengo soltanto per annunciare il voto favorevole del nostro Gruppo. Si tratta di un disegno di legge che mette a terra una sentenza della Corte costituzionale che, dal mio punto di vista, ha giustamente riconosciuto il diritto anche per i militari di poter svolgere attività sindacale, ovviamente con dei paletti precisi: le associazioni di tipo sindacale devono essere composte solo da militari, per esempio; non c'è per i militari il diritto di sciopero, essendo una funzione, quella della difesa, che non può essere interrotta neanche per un istante. Quello che il disegno di legge fa è sostanzialmente mettere a terra le indicazioni della Corte e concretizzarle con delle norme che rendono possibile usufruire di questo diritto.
Si tratta di un disegno di legge molto breve, molto tecnico che ha una buona finalità. Non troviamo alcun motivo ostativo, quindi aderiremo a quello che abbiamo già visto nella votazione degli articoli, ossia ad un'approvazione unanime o quasi di questo provvedimento di legge.
PETRENGA (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PETRENGA (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi scriviamo una pagina importante nella storia dei diritti dei nostri militari. Con il disegno di legge in votazione, il Governo Meloni riconosce e garantisce la libertà sindacale al personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare; un traguardo a lungo atteso, che arriva dopo anni di dibattiti e che finalmente pone fine a una discriminazione ingiustificata. I militari, donne e uomini che dedicano la propria vita alla difesa della Patria, meritano le stesse tutele e gli stessi diritti di tutti gli altri lavoratori. Con il provvedimento in esame si consente ai militari di costituire e aderire ad associazioni professionali a carattere sindacale, partecipando attivamente alla vita delle proprie organizzazioni.
Il disegno di legge prevede il raddoppio delle prerogative sindacali, con un distacco ogni 2.000 unità di personale e un'ora annua di permesso retribuita per unità; la modifica di disposizioni legislative in materia di rappresentanza militare, attribuendo delle competenze e funzioni prima riconosciute agli organi di rappresentanza; il consolidamento del ruolo dei sindacati militari, garantendone il regolare funzionamento, a partire dallo svolgimento delle attività negoziali. Si tratta di un passo fondamentale per la modernizzazione del nostro sistema di relazioni sindacali in ambito militare, un passo che si inserisce in un percorso più ampio, avviato con il decreto-legge n. 61 del 2024, che mira a garantire ai militari il pieno esercizio dei propri diritti. Non dimentichiamo che la Corte costituzionale, con la sentenza n. 120 del 2018, ha sancito l'illegittimità del divieto di costituire i sindacati militari. Oggi, con questo disegno di legge, diamo piena attuazione al dettato costituzionale.
Il Governo Meloni dimostra ancora una volta di essere attento alle esigenze di tutti i cittadini, compresi coloro che, con coraggio e abnegazione, servono il Paese in uniforme. Invito quindi tutti i colleghi a votare a favore di questo importante provvedimento, che rappresenta un atto di giustizia e di riconoscimento nei confronti dei nostri militari. (Applausi).
MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, noi non siamo contrari al fatto di costituire il sindacato all'interno delle Forze armate; anzi, è esattamente il contrario, perché la Corte costituzionale ci ha prescritto questo impegno nel 2018; poi nella legislatura scorsa, dopo lunghi quattro anni, si è approvata una legge.
Il dato vero è che inizialmente i termini stati prorogati di sei mesi, poi di diciotto mesi, poi di trenta mesi e oggi si chiede di prorogarli di altri sei mesi; si chiede, sostanzialmente, di non applicare quanto è stato deciso. Questo è il punto, perché non è vero che con questo atto si dà attuazione alla legge, ma si attua una proroga di altri sei mesi. A guardare i verbali, pare che le sigle siano molte e quindi bisogna che si mettano d'accordo tra di loro, ma nel frattempo la frammentazione della rappresentanza cresce.
Forse sarebbe bene che questo Parlamento affrontasse la questione della rappresentanza sindacale, a partire dal fatto di non mettere in discussione i sindacati realmente rappresentativi. Questa è la critica che rivolgiamo, perché altrimenti secondo noi non diciamo le cose come stanno. Non si sta applicando la legge.
Si sta chiedendo di derogare ulteriormente, quindi praticamente si mettono insieme le proroghe da sei a diciotto mesi e quelle da trenta a trentasei mesi, quindi vuol dire tre anni sostanzialmente in deroga e non se ne spiega la ragione. Perché servono altri sei mesi? Se in diciotto mesi non si sono messi d'accordo, pensiamo che si mettano d'accordo in sei ulteriori mesi? Questa è una domanda che vi pongo e che mi pongo, altrimenti si rischia di dire che qualcuno è contrario: io sono d'accordissimo che anche le Forze armate abbiano al loro interno la loro rappresentanza sindacale, il problema è che non si può, da un certo punto di vista, continuare sostanzialmente ad allungare i tempi senza avere uno straccio di discussione sul merito di come deve essere poi calcolata la rappresentanza sindacale. Per questo ho detto che il nostro voto sarà contrario e abbiamo presentato un emendamento soppressivo. (Applausi).
TERNULLO (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TERNULLO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, innanzitutto vorrei ringraziare il relatore, il senatore Raffaele De Rosa, per avere illustrato in modo puntuale il provvedimento che ha avuto un iter approfondito nella Commissione di merito. Con la legge delega dell'aprile 2022, si è avviato quindi un percorso per dare maggiore riconoscimento alle libertà sindacali dei militari. Si continua quindi a dare attuazione a quella riforma che intende legittimare le associazioni professionali a carattere sindacale del personale in divisa. Lo scopo, appunto, è quello di attuare al meglio il passaggio da una fase all'altra della vita democratica delle rappresentanze delle Forze armate.
Il disegno di legge che stiamo per approvare consente lo svolgimento pieno dell'attività di tipo sindacale e quindi la possibilità di partecipare alle fasi di contrattazione del comparto difesa e sicurezza a partire dal prossimo anno. A tal fine potranno essere autorizzati distacchi (un distacco ogni 2.000 unità di personale) e i permessi retribuiti (un'ora annua di permesso retribuito ogni unità di personale), previsti dal codice dell'ordinamento militare, ma anche in deroga da questo.
Sono previste inoltre le procedure per le limitazioni a diventare sindacalisti per quel personale impegnato in attività operativa, ovvero addestrativa o di formazione, oppure impegnato in esercitazioni, che potranno essere adottate entro il 27 maggio del prossimo anno. Ovviamente, una volta costituiti i nuovi sindacati, questi potranno partecipare anche alla contrattazione del comparto difesa. Potranno anche assicurare la funzionalità della Difesa in tema di personale e funzionamento. Sappiamo che c'è una trattativa in corso con il comparto difesa e sicurezza per il rinnovo del contratto 2022-2024. Ora invece si garantisce l'avvio di questo nuovo sistema di tutela dei diritti del personale militare, consentendo ai nuovi sindacalisti militari di potervi partecipare. Anche i prossimi distacchi e permessi retribuiti verranno trattati nell'ambito della contrattazione citata. Ecco perché serviva un'ulteriore disposizione transitoria: per permettere alle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari di partecipare anche il prossimo anno alle procedure di contrattazione che avevamo già approvato nel maggio di quest'anno. Una procedura simile era stata peraltro adottata proprio quando fu introdotto il sindacato nella Polizia di Stato. Inoltre, nel frattempo si è acquisito il parere delle 21 sigle sindacali costituitesi per rappresentare il personale in divisa.
Come è facile comprendere, si tratta di una materia molto delicata, che ha avuto un iter lungo anche per la complessità di riconoscere le istanze sia della base militare, sia per le prime associazioni sindacali. Queste disposizioni accolgono il pieno consenso di noi senatori di Forza Italia: abbiamo sempre avuto una forte attenzione verso tutti gli uomini e le donne in divisa. Grandissimo è stato sempre l'impegno del nostro Capogruppo, il senatore Maurizio Gasparri, che, attraverso un ascolto attento nei confronti di tutte le problematiche del mondo militare e delle Forze dell'ordine, è stato sempre presente nel portare avanti le azioni volte a risolvere le problematiche a livello militare.
Da ultimo, voglio ricordare il nostro emendamento al decreto fiscale, che è stato approvato e che stanzia ulteriori 20 milioni per il personale militare, risorse che si aggiungono ai 100 già previsti per il 2024.
Concludo dicendo che il voto di Forza Italia è convintamente a favore di questo disegno di legge, perché da sempre - come ho detto poc'anzi - siamo vicini al personale che garantisce ogni giorno la nostra sicurezza e con essa anche la nostra libertà. (Applausi).
MARTON (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARTON (M5S). Signor Presidente, annuncio subito il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle a questo disegno di legge, che introduce importanti disposizioni per garantire il diritto sindacale al personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, consolidando quanto già previsto dalla normativa esistente. È un piccolo e ulteriore passo per la tutela dei diritti di chi serve il Paese in contesti tanto delicati quanto essenziali.
L'obiettivo è quello di fornire un quadro normativo più chiaro e funzionale: da un lato si regolano i distacchi e i permessi sindacali per il 2025, fissando criteri più precisi e uniformi, dall'altro si proroga il termine per completare la disciplina delle limitazioni all'attività sindacale in contesti particolarmente sensibili, come quelli operativi o addestrativi. È evidente l'importanza delle associazioni sindacali nel rappresentare le istanze e i bisogni del personale militare. Esse svolgono un ruolo cruciale nel garantire che la voce di chi serve nelle Forze armate possa essere ascoltata, non solo per migliorare le condizioni di lavoro, ma anche per favorire un dialogo più efficace con i vertici militari.
Tuttavia, è necessario sottolineare alcune questioni critiche che meritano attenzione. Mi rivolgo al Governo e al Sottosegretario: innanzitutto il sistema di rappresentatività previsto per queste associazioni appare più rigido rispetto a quello adottato per le Forze di polizia. Mentre nella Polizia la rappresentatività si calcola solo sulla forza sindacalizzata, qui si richiede che le associazioni raggiungano la soglia del 3 o 4 per cento sull'intera forza complessiva. Credo che sia una disparità che vada colmata: c'è un sindacato che ha fatto ricorso al TAR e probabilmente - io ritengo - vincerà anche questo ricorso, perché non è possibile fare due cose separate tra unità di personale che fanno più o meno le stesse cose, ovviamente in contesti differenti e con rischi differenti.
Inoltre, la durata massima dei distacchi sindacali è fissata a tre anni, mentre le cariche elettive delle associazioni hanno una durata di quattro. Questo disallineamento può creare difficoltà nella gestione delle attività sindacali e potrebbe compromettere la continuità del loro operato. Bene quindi l'aver accolto l'ordine del giorno, anche se mi domando cosa possa succedere nel caso in cui una delle persone che ha cariche elettive decada prima della scadenza: si creerebbe probabilmente un ulteriore disallineamento tra i tre e i quattro anni. Quindi, bisogna valutare bene come verrà accolto l'ordine del giorno e come verrà messo in pratica.
Infine, va considerato che le disposizioni transitorie previste dal disegno di legge, pur necessarie, non risolvono del tutto la mancanza di un regime stabile per il futuro. È fondamentale che il sistema trovi una sua definizione strutturale attraverso un iter contrattuale più rapido e più efficace. In Commissione adesso stiamo esaminando l'atto di Governo n. 234, signor Sottosegretario, che disciplinerà queste regole, ma abbiamo già traccia dalle associazioni sindacali che ci sono notevoli problematiche. Quindi, invito il Governo a prestare la massima attenzione, perché nel mondo militare già iscriversi al sindacato è un atto di coraggio e c'è chi non vuole iscriversi al sindacato perché teme i superiori. Quindi, serve la massima attenzione. Noi vigileremo, ma al Governo impegnatevi affinché queste cose non accadano.
Per tutti questi motivi, pur esprimendo un voto favorevole, invito il Governo a riflettere appunto sui possibili miglioramenti. Questo disegno di legge è l'inizio di un percorso più ampio per permettere un dialogo costruttivo e continuo tra istituzioni e associazioni. Per questo motivo dichiaro nuovamente il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle. (Applausi).
PUCCIARELLI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PUCCIARELLI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi senatori, il disegno di legge mira a regolamentare l'esercizio della libertà sindacale per il personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, in attuazione della legge n. 46 del 2022 legge, nata in seguito alla sentenza della Corte costituzionale n. 120 del 2018, che riconosce ai militari il diritto di costituire associazioni sindacali, pur mantenendo restrizioni come il divieto di sciopero.
Il disegno di legge introduce misure transitorie per i permessi e i distacchi sindacali per il 2025, simili a quelli già previsti per il 2024, fino a che la contrattazione di comparto non determinerà i contingenti in via definitiva.
Inoltre, l'articolo 2 proroga di sei mesi, fino a maggio 2025, il termine per l'esercizio della delega conferita al Governo, che dovrà regolamentare le limitazioni all'attività sindacale per il personale operativo. Questa proroga è conseguente alla complessità del processo approvativo e alla necessità di acquisire i pareri dai Ministeri competenti e dalle associazioni rappresentative riconosciute di recente, passaggi necessari per garantire l'intera organizzazione quadro dei sindacati militari.
Annuncio quindi il voto favorevole del Gruppo Lega. (Applausi).
ALFIERI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERI (PD-IDP). Signor Presidente, preannuncio subito il voto favorevole del Gruppo Partito Democratico, che esprimeremo esercitando l'arte della pazienza e con senso di responsabilità, perché oggettivamente i ritardi si stanno accumulando.
Lo diciamo perché abbiamo a cuore questa legge, la n. 46 del 2022, al cui iter abbiamo lavorato per intero con esponenti del nostro partito a livello sia parlamentare sia ministeriale, a seguito della sentenza n. 120 del 2018, che è intervenuta su quell'articolo del codice militare che prevedeva l'illegittimità dell'esercizio delle attività sindacali a carattere militare, dando inizio a un percorso partecipato e condiviso, caratterizzato da grande ascolto, che ci ha portati alla legge n. 46 del 2022.
Questa prevedeva tempi ben precisi per l'esercizio delle deleghe, che non sono stati rispettati, cosa che quindi ha creato un vuoto, in assenza di una disciplina transitoria; oggi dobbiamo pertanto intervenire, ma non è la prima volta che lo facciamo: siamo già intervenuti quest'anno per garantire che l'esercizio del 2024 andasse avanti, in attesa della contrattazione, che deve decidere sulle modalità di svolgimento dei distacchi e dei permessi retribuiti e dell'attività sindacale. Avevamo trovato una norma transitoria, che, come hanno detto i colleghi, prevedeva un distacco ogni 2.000 unità di personale e un'ora di permesso retribuito ogni unità di personale: andiamo a riproporla ancora, all'articolo 1, per permettere di andare avanti con la contrattazione.
Prevediamo inoltre una proroga delicata, perché incide su un tema che ancora non permette appieno di dispiegare le potenzialità dell'esercizio delle associazioni professionali a carattere sindacale. Mi riferisco al tema di come noi andiamo a normare e a definire l'esercizio delle limitazioni all'attività sindacale in un comparto oggettivamente delicato, in cui si deve trovare un equilibrio tra il diritto di esercitare le libertà sindacali e le esigenze di servizio, soprattutto nei teatri più complicati, come le missioni internazionali o alcune operazioni delicate di polizia giudiziaria o di ordine pubblico. Il personale impiegato in quei settori oggettivamente ha limitazioni nelle attività sindacali, ma bisogna trovare il giusto equilibrio.
Il lavoro che si sta facendo è stato portato troppo per le lunghe e mi rivolgo al rappresentante del Governo per il tramite del Presidente: oggi avremmo dovuto affrontare questo tema esprimendo il parere della Commissione, ma non abbiamo potuto farlo perché, ancora una volta, non c'era il rappresentante del Governo e purtroppo capita molto spesso.
Lo voglio sottolineare. In Commissione affari esteri e difesa ancora oggi è successo, come sanno i colleghi, che noi, come opposizione, abbiamo garantito il numero legale, in maniera responsabile, perché vorremmo andare avanti su questo tema su cui le associazioni professionali a carattere sindacale hanno espresso forti dubbi. Noi abbiamo chiesto di poterle ascoltare.
Penso che non si debba perdere ulteriore tempo, che si debba andare avanti. Speriamo di avere anche il parere del Consiglio di Stato, da questo punto di vista, e speriamo che il Governo possa apportare delle modifiche, perché arrivano segnali di preoccupazione da tutti i sindacati in merito alla ricerca di questo delicato equilibrio tra le esigenze di libertà sindacale e le esigenze operative sul teatro, equilibrio che mette insieme sia chi fa attività formativa sia chi è sul campo.
Io capisco chi è impegnato in un'attività sul campo, in una missione internazionale, ma il fatto che, a chi fa attività formativa, debba essere impedito di fare una serie di attività sindacali minime è oggettivamente preoccupante.
Quindi, invito la rappresentante del Governo, sempre attraverso la Presidenza, ad accelerare da questo punto di vista, ma facendo un lavoro di ascolto delle associazioni. Non andiamo certo avanti, da questo punto di vista, non prendendo minimamente in considerazione quello che hanno detto le associazioni sindacali. Esprimiamo, quindi, un voto favorevole su questa proroga e sul fatto che si possa andare avanti in una fase delicata di contrattazione con una disciplina transitoria, però il nostro voto favorevole, non deve essere scambiato per una condiscendenza rispetto a un modo di operare che oggettivamente non ci convince. Quindi, acceleriamo e mettiamo in campo tutte le misure e l'attenzione rispetto ai rilievi che le associazioni sindacali ci hanno fatto pervenire. Ribadisco il voto favorevole del Gruppo PD, ma con senso di responsabilità e con grande pazienza. (Applausi).
AMIDEI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AMIDEI (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi senatori, sottosegretario Rauti, mi rivolgo oggi anche a quanti altri in Commissione hanno consentito, attraverso questo Atto Senato 1273, di dare corso a un disegno di legge importante, partito su proposta del Ministro della pubblica amministrazione Zangrillo e del Ministro della difesa Crosetto. Si va, finalmente, verso una definizione del rapporto con quella associazione di categoria di carattere sindacale che va a tutelare i militari. Un provvedimento tale per cui ci si chiede perché sia passato così tanto tempo prima che ciò avvenisse. Abbiamo sentito ripercorrere la storia, partendo dall'articolo 46 del 2018 alla sentenza della Corte costituzionale, la n. 120 del 2018, con cui, sostanzialmente, si dava avvio, cambiando anche radicalmente l'orientamento giurisprudenziale in tal senso, a questo disegno di legge che va a tutelare i militari.
Vorrei anche cogliere l'occasione per ringraziare i militari, le Forze di polizia e quant'altri che, comunque, da sempre, garantiscono la nostra sicurezza. In un momento storico in cui la figura del militare sembra molto distante dalle nostre vite, in un ragionamento contrario, ma vero più che mai, la figura del militare non poteva essere più vicina di così.
Stiamo attraversando momenti difficili. Sembrava che i militari non servissero, ma abbiamo due guerre alle porte di casa. Abbiamo anche la consapevolezza che i militari ci possono aiutare nella vita di tutti i giorni; ed allora ci si chiede perché questo Corpo, militare e di polizia, non abbia mai avuto un'associazione sindacale che lo tutelasse. Questa è una bella domanda.
Finalmente con il Governo Meloni e i due Ministri cui ho accennato prima, siamo arrivati a far sì che l'Esecutivo garantisca il pieno esercizio dell'attività professionale di carattere sindacale; questo già prima con il decreto-legge 9 maggio 2024, n. 61, recante «Disposizioni urgenti in materia di associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, personale militare e civile del Ministero della difesa e operatività delle Forze armate».
Pertanto, il nostro non può che essere un orientamento favorevole. Il servizio militare l'ho conosciuto in giovane età, quando il servizio di leva era obbligatorio; poi negli ultimi anni questa necessità è svanita. Credo che, partendo da questo provvedimento e da questa garanzia di carattere sindacale, occorra valorizzare di più le Forze dell'ordine e i corpi militari, che per noi rappresentano una garanzia e una sicurezza e a cui dico grazie. (Applausi).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. A nome dell'Assemblea, saluto studenti e docenti della facoltà di giurisprudenza dell'Università degli studi di Salerno. (Applausi).
Discussione del disegno di legge:
(1264) Disposizioni in materia di lavoro (Approvato dalla Camera dei deputati) (Collegato alla manovra finanziaria) (Votazione finale qualificata, ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale) (ore 17,56)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1264, già approvato dalla Camera dei deputati.
La relatrice, senatrice Mancini, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare la relatrice.
MANCINI, relatrice. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il disegno di legge in esame, qualificato come collegato alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2024-2026, reca un complesso di interventi in materia di lavoro e previdenza sociale.
In particolare, l'articolo 1 reca molteplici novelle relative alla disciplina generale in materia di salute e sicurezza sul lavoro, di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, ovvero concerne la composizione della Commissione per gli interpelli; introduce una procedura di comunicazione annua alle Camere da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociale sociali; prevede che l'elenco, tenuto presso il Ministero della salute, dei medici competenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro sia aggiornato ad opera del medesimo Ministero in base alla verifica periodica del requisito specifico inerente l'educazione continua in medicina; reca ulteriori modifiche in materia di sorveglianza sanitaria dei lavoratori.
L'articolo 2 modifica la disciplina in materia di definizione dei ricorsi amministrativi riguardanti l'applicazione delle tariffe dei premi per l'assicurazione INAIL contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.
L'articolo 3 concerne la procedura in base alla quale l'INAIL può recuperare le prestazioni in denaro versate in favore dei beneficiari con riferimento al periodo successivo al decesso di questi ultimi.
L'articolo 4 modifica la disciplina in materia di definizione dei ricorsi amministrativi contro i provvedimenti riguardanti le prestazioni dell'assicurazione INAIL contro gli infortuni domestici.
L'articolo 5 prevede che, a partire dal 1° gennaio 2025, le comunicazioni di decesso trasmesse all'INPS dai medici necroscopi siano messe a disposizione dell'INAIL e che le relative modalità di messa a disposizione siano concordate tra i due istituti.
L'articolo 6 estende ai rapporti di lavoro subordinato, aventi durata inferiore o pari a sei mesi, il principio vigente per i rapporti di lavoro subordinato di durata superiore e per le attività di lavoro autonomo, in base al quale le prestazioni di integrazione salariale, sia ordinaria che straordinaria, restano riconosciute per le giornate non interessate dall'attività lavorativa in oggetto.
L'articolo 7 estende, con specifici criteri e modalità di applicazione, la disciplina della sospensione della decorrenza dei termini relativi ad adempimenti tributari a carico dei liberi professionisti iscritti ad albi professionali alla fattispecie del parto della medesima libera professionista o alla fattispecie del ricovero ospedaliero d'urgenza per infortunio o malattia grave del figlio minorenne o dell'intervento chirurgico del figlio minorenne.
L'articolo 8 reca, per i fondi di solidarietà bilaterali costituiti successivamente al 1° maggio 2023, una disciplina per il trasferimento presso i medesimi fondi di una quota delle risorse finanziarie accumulate nel Fondo di integrazione salariale (meglio conosciuto come FIS) dell'INPS.
L'articolo 9 consente che le risorse del fondo bilaterale relativo al settore della somministrazione di lavoro siano utilizzate senza applicazione di vincoli di riparto tra le misure relative ai lavoratori assunti con contratto a termine e quelle relative ai lavoratori assunti sempre dalle medesime agenzie a tempo indeterminato.
L'articolo 11 reca una norma qualificata di interpretazione autentica, avente quindi effetto retroattivo, relativa alla disciplina dell'esclusione delle attività stagionali dall'ambito di applicazione dei termini dilatori per la riassunzione a tempo determinato di un lavoratore. L'intervento in esame concerne una fattispecie di attività stagionale individuabile in base ai contratti collettivi di lavoro.
L'articolo 12 prevede la possibilità di riconoscimento di un'indennità ai dipendenti a tempo indeterminato delle Regioni che abbiano in precedenza prestato servizio a tempo determinato presso gli uffici stampa delle medesime amministrazioni con diverso inquadramento contrattuale.
L'articolo 13 definisce una specifica disciplina sui termini di durata del periodo di prova per i lavoratori con contratto a tempo determinato.
L'articolo 14 introduce un termine temporale per l'adempimento, da parte dei datori di lavoro, degli obblighi di comunicazione al Ministero del lavoro e delle politiche sociali in materia di lavoro agile.
L'articolo 15 prevede che le risorse finanziarie pari a 15 milioni di euro annuali già stanziate da una norma per l'attività di formazione nell'ambito del solo apprendistato professionalizzante siano destinate alle attività di formazione promosse dalle Regioni e delle Province autonome nell'ambito di tutte le tipologie di apprendistato.
L'articolo 16 incrementa di 5 milioni di euro per l'anno 2024 le risorse destinate al finanziamento delle spese generali di amministrazione relative al coordinamento operativo a livello nazionale degli enti privati gestori di attività formative.
L'articolo 17 introduce deroghe al divieto di applicazione del regime fiscale forfettario, divieto previsto per le persone fisiche la cui attività sia esercitata prevalentemente nei confronti dei propri datori di lavoro.
L'articolo 18 introduce la possibilità di trasformazione del contratto di apprendistato per la qualifica, del diploma professionale, del diploma di istruzione secondaria superiore e del certificato di specializzazione tecnica superiore nel contratto di apprendistato di alta formazione e ricerca.
L'articolo 19 introduce una possibilità di risoluzione del contratto di lavoro per il caso di assenza ingiustificata del lavoratore protratta oltre un determinato termine. Si richiede che, al fine in oggetto, la sede territoriale dell'Ispettorato nazionale del lavoro verifichi la veridicità della comunicazione ad essa inviata dal datore di lavoro.
L'articolo 20 prevede la possibilità di svolgimento, in modalità telematica e mediante collegamenti audiovisivi, dei procedimenti di conciliazione in materia di lavoro.
L'articolo 21 reca una norma di coordinamento formale nell'ambito della disciplina transitoria sulla possibilità di assunzione a tempo indeterminato da parte delle pubbliche amministrazioni già utilizzatrici dei lavoratori socialmente utili.
L'articolo 22 modifica la disciplina sull'obbligo, a carico delle parti contraenti di una cessione di immobili che sia stata stipulata con il concorso di un mediatore, della dichiarazione dell'importo della spesa relativa all'attività del mediatore medesimo.
L'articolo 23 introduce la possibilità, a decorrere dal 1° gennaio 2025, di forme di rateizzazione, fino a un massimo di 60 rate mensili, dei debiti per contributi, premi e accessori di legge dovuti all'INPS e all'INAIL e non affidati agli agenti della riscossione.
L'articolo 24 specifica che la disciplina transitoria in materia di adempimenti delle pubbliche amministrazioni relativi ai contributi previdenziali per i periodi di paga fino al 31 dicembre 2004 si applichi anche con riferimento al personale assunto a contratto da parte degli uffici all'estero del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
L'articolo 25 concerne l'individuazione della sede competente dell'ente pubblico previdenziale impositore presso la quale deve essere notificato il ricorso giurisdizionale del contribuente contro un'iscrizione a ruolo.
L'articolo 26 introduce la possibilità che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le sue società, gli enti da esso vigilati e le società che operano quali società in house del Ministero medesimo si avvalgano delle prestazioni della società INPS Servizi SpA per attività rientranti nell'oggetto sociale di quest'ultima.
L'articolo 27, in primo luogo, consente a tutti i dipendenti pubblici, nonché ai pensionati già dipendenti pubblici il cui trattamento sia a carico della gestione speciale di previdenza dei dipendenti dell'amministrazione pubblica, l'iscrizione alla gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali; in secondo luogo, si prevede che quest'ultima adesione sia irrevocabile.
Il comma 1 dell'articolo 28 consente che i dipendenti pubblici in quiescenza iscritti alle organizzazioni sindacali del pubblico impiego riconosciute rappresentative dall'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) possano delegare l'INPS alla trattenuta della relativa quota associativa dall'importo del trattamento pensionistico.
L'articolo 29 ridefinisce in modo uniforme i termini temporali per la presentazione delle domande per la cosiddetta APE sociale e per il trattamento pensionistico anticipato in favore dei cosiddetti lavoratori precoci.
L'articolo 30 concerne i contributi pensionistici relativi ai lavoratori dipendenti privati o a collaborazioni in forma coordinata e continuativa iscritti alla cosiddetta gestione separata dell'INPS non versati per inadempimento del datore di lavoro o del committente e caduti in prescrizione. La novella introduce al riguardo la possibilità di richiesta all'INPS, da parte del lavoratore e con onere a suo carico, della costituzione di una rendita vitalizia.
L'articolo 31 concerne le modalità di riunione degli organi statutari degli enti previdenziali di diritto privato che gestiscono forme obbligatorie di previdenza.
L'articolo 32 prevede l'istituzione sia dell'albo delle buone pratiche dei percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento, sia dell'Osservatorio nazionale per i medesimi percorsi, al fine del sostegno delle attività di monitoraggio e di valutazione degli stessi.
L'articolo 33 reca una modifica nella formulazione delle destinazioni del Fondo per le politiche della famiglia. La nuova formulazione comprende una previsione a sé stante di una destinazione per interventi volti a potenziare il ruolo dei centri per la famiglia.
L'articolo 34 prevede che i vertici elettivi degli ordini delle professioni sanitarie e delle relative federazioni nazionali che siano anche lavoratori dipendenti delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale possano usufruire di permessi non retribuiti per la partecipazione ad attività istituzionali connesse all'espletamento del relativo mandato, nella misura massima di otto ore lavorative mensili. (Applausi).
PRESIDENTE. Comunico che sono state presentate alcune questioni pregiudiziali.
Ha chiesto di intervenire la senatrice Camusso per illustrare la questione pregiudiziale QP1. Ne ha facoltà.
CAMUSSO (PD-IDP). Signor Presidente, potremmo dire che abbiamo di fronte un disegno di legge che è fatto di 34 articoli, detti anche «varie ed eventuali» perché di tutto un po' ci si occupa. Si potrebbe anche pensare che sia un disegno di legge che interviene su norme in qualche modo marginali, invece non è così. In realtà, nascoste in quell'elencazione di articoli, vi sono parti che sono molto importanti, e c'è soprattutto una filosofia che le lega: quale relazione ci deve essere tra la legge e la contrattazione, essendo noi un Paese giustamente orgoglioso di avere una forte contrattazione collettiva che determina, attraverso i contratti nazionali di lavoro, molte delle regole e la capacità anche di avere una relazione tra quelle regole, le categorie che le applicano, il rapporto con le loro professionalità, le situazioni e soprattutto la forza di generalizzare delle conquiste che, diversamente, rimarrebbero solo in alcuni punti particolarmente importanti. La contrattazione collettiva è l'opposto di qualunque forma di corporativismo e di situazioni che avvantaggiano solo chi ha le "condizioni per"; la contrattazione collettiva generalizza.
In questo caso, però, siamo di fronte - credo per la prima volta - a un disegno di legge che attacca esplicitamente la contrattazione collettiva nazionale e le conquiste contrattuali, che pone dei limiti e che si erge a gerarchia immodificabile. In questo modo fa esattamente l'operazione opposta a quella necessaria, cioè non per una maggiore tutela dell'insieme dei lavoratori e per una loro condizione di uguaglianza, ma agisce esattamente secondo l'idea che, dove si può, si pongono limiti e si condiziona la contrattazione.
Questo vale per molti degli articoli del provvedimento, ma citerò i più importanti, anche perché hanno degli ulteriori effetti. Penso innanzitutto alla somministrazione, quella forma di lavoro attraverso le agenzie, che viene nuovamente deregolamentata rispetto alla situazione precedente; penso altresì al lavoro stagionale, che avrebbe dovuto essere - credo, immagino - ad avviso del Ministro regolato, in quanto esiste una sentenza della Corte di cassazione; eppure non si fa questo, ma tutt'altro.
In realtà non c'è dubbio che ci sia una volontà esplicita di intervenire in modo autoritario rispetto alla contrattazione. Avevamo già avuto dei segnali in altri provvedimenti, quando ci si dimenticava delle regole della rappresentanza e della validità dei contratti maggiormente rappresentativi. Ne abbiamo dei nuovi esempi nelle correzioni al codice degli appalti, rispetto all'idea che la rappresentanza debba essere una manifestazione di interesse di piccoli gruppi, che non si traduce nel fatto che, invece, quelle norme e quegli accordi hanno lo stesso valore di ciò che determina la legislazione.
Vorremmo però anche dire che, così come la somministrazione è proposta nel testo in discussione, sembrerebbe quasi che abbiamo voglia, come Paese, di finire di nuovo in una procedura d'infrazione da parte dell'Unione europea, perché non solo noi, non solo le memorie delle organizzazioni sindacali che abbiamo avuto, ma lo stesso presidente della Corte di cassazione ci ricorda che per l'Unione europea e per le sue norme è necessaria la tutela del dialogo sociale, così come è necessario evitare un indebolimento dal lato pensionistico dei lavoratori. Tuttavia, le norme proposte nel provvedimento in esame rispetto alla somministrazione indeboliscono esattamente la continuità del lavoro e la sua tutela.
Vorrei anche dire che siamo di fronte a un'effettiva violazione dell'articolo 3 della Costituzione, che, come credo tutti ricordiamo, prevede che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono un'uguaglianza sostanziale delle persone; un'eguaglianza sostanziale, cioè il fatto che, anche di fronte a condizioni diverse, si mettono le persone in condizione di essere in grado di avere nei fatti una situazione di uguaglianza. Tuttavia, proporre che il trattamento di un lavoratore assunto a tempo indeterminato da un'agenzia di somministrazione diventi uguale a quello di chi, invece, è nelle liste di occupazione protette (perché è disabile o è disoccupato da lungo periodo e così via), in violazione di quanto oggi prevedono i contratti, proporre cioè che quelle figure siano uguali, significa far venir meno la protezione di chi è in maggiore difficoltà per esercitare un ruolo di ulteriore precarizzazione per gli altri. (Applausi). Credo che ciò vada ricordato, perché qualche volta, magari involontariamente, non ci si domanda che effetto hanno le norme rispetto alla condizione concreta delle persone.
In una stagione assolutamente tragica come quella in cui stiamo vivendo, per fortuna oggi sono stati ritirati i licenziamenti in alcune aziende dell'indotto di Stellantis, ma altri li hanno confermati, quindi siamo in una situazione di criticità per il lavoro e l'occupazione. Vorrei pertanto chiedere a tutti noi cosa significa avere una norma che potrebbe prevedere che in un'azienda si arrivi ad avere fino al 100 per cento del personale non dipendente dall'azienda stessa. Che tipo di economia, di industria e di attività c'è dietro a tutto questo? A mio avviso, norme che portino la precarizzazione a un punto tale da indebolire la qualità e la prospettiva delle imprese sono esattamente ciò di cui non abbiamo bisogno in una stagione di crisi industriale che diventa sempre più evidente.
Ancora, a un certo punto, all'articolo 11 troviamo un'interpretazione autentica. Sarebbe il caso di capire se un'interpretazione autentica può essere, per esempio, retroattiva.
Ma se è retroattiva, quali sono le drammatiche ragioni di interesse nazionale che possono permettere di fare un'interpretazione retroattiva? Oppure, invece, dobbiamo dirci che si fa una norma sul lavoro stagionale per liberalizzarlo, come concretamente avviene, attraverso una formula magica che chi si è occupato di contrattazione del mondo del lavoro conosce bene: le esigenze tecnico-produttive? Queste sono una bandierina che viene messa in qualunque situazione. Non vuoi discutere del perché ci sono gli straordinari? Ci sono le esigenze tecnico-produttive. Non vuoi discutere dei profili professionali e delle auto di un'impresa? Ci sono le esigenze tecnico-produttive. Non sapevo che fossero anche stagionali, cioè non sapevo che queste esigenze tecnico-produttive variassero tra l'estate, la primavera, l'inverno e l'autunno e determinassero il bisogno di definirle. (Applausi).
Ma anche qui, nonostante una sentenza della Cassazione, nonostante le norme previste dalla contrattazione, si dice che la legge avrà la possibilità di determinare questa condizione differente e allora a quell'azienda che già poteva non avere più contratti di lavoro dipendente perché erano tutti in somministrazione, li mettiamo anche tutti in stagionalità. Mi domando davvero quando si compilano questi interventi qua e là nella legislazione, che imprese ci si immagini e se ancora si pensi, nonostante tutto quello che è avvenuto ce l'abbia dimostrato, che sia meglio avere imprese con lavoratori dequalificati, insicuri e precari e non invece imprese che investono sulla qualità, la formazione e la preparazione dei lavoratori. (Applausi).
Evidentemente non c'è questo interesse. I colleghi della Camera che hanno avuto la possibilità di intervenire e modificare questo disegno di legge, gli hanno sicuramente fatto fare dei passi avanti, purtroppo pochi e purtroppo incompleti. Avete introdotto una norma riferita al fatto che un'assenza ingiustificata prolungata diventi motivo di giusta causa di licenziamento e quindi, come tale, di dimissioni, senza poter accedere poi all'indennità di disoccupazione, ma l'avete fatta come al solito per un pezzo solo, perché poi come fa un lavoratore che avesse davvero avuto impossibilità di comunicare la propria assenza ad avere diritto e ragione di tutto questo? Ecco, questo pezzo ve lo siete dimenticato pensando che sia sufficiente l'obbligo a comunicare all'ispettorato, mentre invece non è così, soprattutto se non si determinano i tempi.
E allora, le ragioni di questa nostra pregiudiziale riflettono una particolare preoccupazione verso misure che sono mirate a comprimere gli spazi della contrattazione e verso una volontà di continuare a deregolamentare un mercato del lavoro che invece avrebbe bisogno esattamente dell'opposto. Crediamo che continuare così sia esattamente il modo in cui le già preoccupanti questioni industriali che abbiamo si tradurranno in un'ulteriore problematica di disoccupazione e povertà del lavoro del nostro Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il senatore Magni per illustrare la questione pregiudiziale QP2. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, parto da una riflessione. Questo Governo in questi anni, in particolare nell'ultimo, ha cercato in molti provvedimenti di estendere l'area della precarietà, mettendo in discussione le norme che sono previste dai contratti, che prevedono ovviamente la questione salariale, ma prevedono anche molte norme che regolano il rapporto di lavoro. In sostanza, invece, si tende a semplificare e a mettere in discussione e quindi ad aumentare la precarietà.
Parto da questo assunto perché tendenzialmente la maggioranza ha usato un argomento, ad esempio dicendo che non si può affrontare la questione del salario minimo legale perché interviene sulla contrattazione. Si applicano due pesi e due misure: da una parte si dice che non si può intervenire sulla questione salariale anche se, lo sottolineo, da molti anni la perdita salariale è riconoscibile da parte di tutti.
Allo stesso tempo ci sono oltre quattro milioni di lavoratori che hanno un salario inferiore ai nove euro l'ora. Non si vuole intervenire su questo strumento di tutela dei salari delle persone, però si interviene sulle norme che regolano il rapporto di lavoro dentro i luoghi di lavoro stessi.
Voglio sottolineare che ci sono due articoli particolarmente lesivi dei diritti costituzionali, quelli sul lavoro somministrato e sul lavoro stagionale, disposizioni che si dimostrano per di più del tutto immotivate, irragionevoli e sproporzionate rispetto alle esigenze che ci sono nel nostro Paese. Intanto, vorrei sottolineare che la Costituzione prevede il rispetto dei diritti dei lavoratori e che deve essere tutelato prima di tutto il soggetto più debole. Il soggetto più debole ancora oggi è il lavoratore o la lavoratrice; bisogna invece rendersi promotori dell'emancipazione e della promozione e che si utilizzino gli strumenti di innalzamento dei lavoratori e delle lavoratrici. Non sono concetti superati, tutt'altro, anche perché molto spesso la giurisprudenza - italiana e anche comunitaria - valuta il tema del lavoro, se il lavoratore viene messo in discussione, e valuta la sua potenzialità di promozione.
Le maggiori criticità, come dicevo, sono agli articoli 10 e 11, che mettono in discussione gli articoli 31 e 34 del decreto legislativo n. 81, perché sostanzialmente aboliscono il decreto dignità e espongono anche il nostro Paese a sanzioni dinanzi alla Corte di giustizia europea. Siamo di fronte a una situazione in cui il lavoro somministrato dovrebbe essere tendenzialmente temporaneo. Questo disegno di legge, che è rimasto fermo per otto mesi alla Camera, è stato trasmesso al Senato, dove ci è stato impedito di poterne discutere e di introdurre alcune correzioni, perché tutti gli emendamenti presentati dall'opposizione sono stati bocciati con una formula molto discutibile, visto e considerato che sono stati dichiarati per la maggior parte inammissibili ex articolo 81.
Noi ci troviamo di fronte a questo fatto: addirittura, un'azienda potrebbe funzionare pur non avendo alcun dipendente, cioè con tutti i lavoratori somministrati. Ora, già la parola è discutibile: somministrazione di manodopera. Adesso, io conosco poco l'italiano, però si tratta di un gruppo di lavoratori che viene trattato come un pacco postale. Si dice che l'azienda funziona così, ma si va a guardare che cosa produce l'azienda? Sapete che cosa succede se andiamo a verificare alcune aziende? Attenzione, sto dicendo una cosa vera: la magistratura, ad esempio, ha sollevato il fatto che in alcune aziende importanti della moda si utilizzano lavoratori invisibili. Tino Magni può essere colui che somministra un certo numero di lavoratori in un posto che non c'entra niente con la casa di moda che produce quel tessuto, o quel pezzo di lavoro, perché i lavoratori sono stati somministrati. In tal caso si rischia davvero che ci sia qualcuno o qualcuna che fa leva (utilizzo anche qui un termine preciso) sulla buonafede, cioè sulla bontà dei lavoratori e delle lavoratrici. In sostanza, il rischio di caporalato in queste situazioni è molto pesante. Allo stesso tempo, le agenzie interinali diventano agenzie di cessione di manodopera tout-court e questo lede anche la norma costituzionale, perché - ripeto - la somministrazione dovrebbe essere solo temporanea e solo in percentuale.
È previsto nei contratti collettivi di poter utilizzare tali contratti per tempi limitati; ora invece si va oltre, fino alla totalità dei casi.
L'altro profilo riguarda l'articolo 11 e la stagionalità: come sa chi conosce l'attività produttiva, ci sono lavori tendenzialmente stagionali. Per esempio, venendo da Lecco, so benissimo che la Moto Guzzi in un periodo dell'anno preciso ha una certa richiesta di montaggio delle moto e utilizza molto spesso sempre gli stessi lavoratori e lavoratrici, perché c'è un mercato del lavoro nel territorio che si intreccia; c'è un'esigenza delle aziende, ma c'è anche quella dei lavoratori e delle lavoratrici. Non può esserci però stagionalità rispetto a un picco produttivo in cui utilizzare i lavoratori, perché esso non ha sempre una stagionalità, ma è regolato dai contratti nazionali di lavoro. Perché bisogna intervenire con la legge e togliere di mezzo le negoziazioni tra le parti sociali, che devono governare i processi e hanno dimostrato di saperlo fare?
Vorrei ricordare a tutti e a tutte noi che durante il Covid, ad esempio, grazie al rapporto tra le parti sociali, le imprese e i lavoratori, le fabbriche non sono state chiuse e questo ha funzionato anche in termini di giusta flessibilità. È chi conosce la situazione che può fare questa cosa e non può essere una norma di legge a stabilire un obbligo, dando discrezionalità, in questo caso solamente all'impresa; dentro all'impresa infatti i soggetti non sono uguali e il datore di lavoro non è uguale a un lavoratore o a una lavoratrice, che sono sempre la parte debole, lo sottolineo, e che quindi è giusto che vengano tutelati; per tutelarli, bisogna che la negoziazione trovi un compromesso tra le esigenze del lavoratore e della lavoratrice e quelle dell'impresa. Perché andare nella direzione di utilizzare una norma come una clava per stabilire se applicare o meno la contrattazione, se sono già previsti il lavoro somministrato e quello stagionale? Perché in sostanza, come si suol dire, siete deboli con i forti e forti con i deboli, ecco quello che penso, tant'è che tutta la politica che state portando avanti, anche quella finanziaria, va nella direzione di far pagare sempre gli stessi, anziché andare a prendere i soldi là dove ci sono.
Non mi meraviglio che facciate questa politica, che però, per quanto ci riguarda, è totalmente sbagliata e la contrastiamo. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il senatore Patuanelli per illustrare la questione pregiudiziale QP3. Ne ha facoltà.
PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, colleghi, nel solco dell'illustrazione fatta dai colleghi Camusso e Magni, riteniamo di dover sottolineare alcune preoccupazioni che riguardano la tenuta di costituzionalità di questo provvedimento e anche la compatibilità col diritto unionale.
Preliminarmente, anche se ovviamente torneremo sul merito del provvedimento nell'ambito della discussione generale e poi con i vari testi emendativi che abbiamo presentato, in questa illustrazione farò riferimento esclusivamente alle preoccupazioni che ho citato prima; tuttavia, non posso non evidenziare come anche il merito sia preoccupante.
Questo provvedimento introduce nuovi elementi di quella che viene spacciata come flessibilità del mondo del lavoro, ma che in realtà introduce elementi pericolosi di precarizzazione del mondo del lavoro, che certamente incidono anche in ordine alla sua sicurezza. Si sa però che con le parole la politica spesso ci campa: si parla di rottamazione anziché di condono fiscale; di cartolarizzazione anziché di fregatura per i clienti delle banche; e ovviamente, flessibilità sta al posto di precarizzazione del mondo del lavoro. Sono parole più carine, che però introducono concetti pericolosi.
Tornando invece il merito della questione pregiudiziale, ci sono in particolare alcuni elementi che voglio sottolineare. Il quarto, che è il primo che cito, rappresenta il fatto che si introducono nuovamente elementi modificativi e novelle a un testo normativo molto frastagliato e complesso, invece di introdurre un elemento di testo unico, che servirebbe probabilmente - per dirla volgarmente - come il pane.
Rispetto alla costituzionalità del provvedimento, l'articolato mostra una scelta sistematica, volta in modo evidente a limitare il ruolo della contrattazione collettiva, che - lo ricordo - è di primaria utilità per garantire ciò che è espressamente citato nell'articolo 36 della Costituzione, e cioè il principio di proporzionalità della retribuzione. Quindi, la contrattazione collettiva è strumento funzionale all'articolo 36 della Costituzione.
Questo provvedimento è in aperto contrasto con alcune sentenze della Corte costituzionale. Tra tutte, cito la n. 51 del 2015. Questa scelta si manifesta in almeno tre punti dell'articolato: l'articolo 9, che elimina i limiti quantitativi per la somministrazione; l'articolo 10 che, attraverso una norma di interpretazione autentica, amplia la definizione del lavoro stagionale; l'articolo 14, dov'è del tutto superato il coinvolgimento della contrattazione collettiva nella definizione di tutele legate alla sfera del lavoro agile.
Il secondo elemento critico - a nostro avviso - riguarda la tenuta rispetto ai principi del diritto dell'Unione e ai principi stabiliti dalla Corte di giustizia europea; ciò in particolare rispetto all'articolo 10, che interviene in materia di somministrazione del lavoro e della manodopera. Ad esempio, l'eliminazione delle causali per i lavoratori svantaggiati o disoccupati, assunti a tempo determinato dalle agenzie interinali, introduce un regime che potrebbe perpetuare situazioni di precarietà, contravvenendo ovviamente al divieto di abuso dei contratti precari sancito dalla Corte di giustizia europea con le sentenze C-681 del 2018 e C-760, sempre del 2018.
Val la pena forse citare testualmente la sentenza C-681 che dice che: «se le missioni successive del medesimo lavoratore tramite agenzia interinale presso la stessa impresa utilizzatrice conducessero a una durata delle attività presso tale impresa più lunga di quella che possa essere ragionevolmente qualificato come temporaneo, alla luce di tutte le circostanze pertinenti, che comprendono in particolare la specificità del settore, ciò potrebbe denotare un ricorso abusivo a missioni successive, ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 5, prima frase, della direttiva 2008/104».
L'ultimo elemento di preoccupazione concerne la disposizione di interpretazione autentica rispetto all'articolo 11. Il tema concerne l'utilizzo di una norma di interpretazione autentica che è totalmente fuorviante rispetto alla natura stessa di un'interpretazione autentica. Contrasta, ovviamente, con il principio giurisprudenziale secondo cui, in caso di attività continuative, i lavoratori impiegati oltre i limiti temporali indicati dalla normativa devono essere assunti con contratti a tempo indeterminato, indipendentemente dalla natura stagionale dell'attività produttiva complessiva.
Quindi, tre punti interrogativi sulla tenuta costituzionale e di rispetto del diritto unionale devono mettere in guardia il Governo rispetto a questo provvedimento; provvedimento che arriva ancora una volta blindato, nonostante sia non un decreto-legge, ma un disegno di legge che avrebbe avuto, per sua natura, l'esigenza di trovare, in ambo i rami del Parlamento, la dignità del dibattito parlamentare, volto a modificare e migliorare un testo che, personalmente e come Gruppo, ci convince molto poco.
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO (ore 18,35)
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, sulle questioni pregiudiziali presentate si svolgerà un'unica discussione, nella quale potrà intervenire un rappresentante per Gruppo, per non più di dieci minuti.
MUSOLINO (IV-C-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MUSOLINO (IV-C-RE). Signor Presidente, questo disegno di legge in materia di lavoro ha avuto una genesi lunghissima e, quindi, ci si sarebbe aspettati delle norme particolarmente ponderate e che tenessero conto del panorama del lavoro in Italia. Soprattutto, il portarlo oggi in Aula, vista la strage avvenuta a Calenzano, avrebbe imposto - a mio avviso - anche un momento di riflessione da parte del Governo. Infatti, vi sono norme che non possono essere disgiunte da un'analisi puntuale della situazione di fatto, a maggior ragione quando parliamo di lavoro.
Il provvedimento, che vuole probabilmente sembrare una misura che tiene conto delle esigenze lavorative e aziendali e della necessaria flessibilità e che vuole imprimere una velocizzazione al mercato del lavoro, segna un pericoloso arretramento in tema di diritti e di tutele dei lavoratori - è bene dirlo chiaramente - e apre le porte a una discriminazione fra lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. I lavoratori di serie A sono quelli assunti a tempo indeterminato, tutelati da un contratto collettivo nazionale, con tutele e rappresentanze sindacali, che vengono formati e hanno la possibilità di accedere a tutte le tutele riconosciute dalla legge. I lavoratori di serie B sono invece una nuova categoria di lavoratori che voi vi sforzate, in maniera veramente insistente, di introdurre e conformare alle richieste, forse, di una parte di mondo datoriale - io non credo di tutto il mondo datoriale - e che arrivano da contratti di somministrazione.
Creiamo così una sperequazione assoluta, perché in questo collegato lavoro si stabilisce che i lavoratori a tempo indeterminato, assunti presso le agenzie di lavoro, possono essere utilizzati dalle aziende senza limiti temporali, quindi abolendo qualsiasi proporzione tra i lavoratori già assunti presso un'azienda e quelli che arrivano con i contratti di somministrazione. Si giunge così a un paradosso che non è soltanto teorico, ma probabilmente è anche l'obiettivo finale del provvedimento: un imprenditore potrebbe decidere di avviare un'azienda e non avere neanche un assunto, prendendoli tutti per somministrazione. Chi glielo impedirebbe?
Poi abbiamo la sotto-categoria dei lavoratori di serie B, ossia coloro assunti a tempo determinato, sempre da agenzie di somministrazione, che usufruiscono di ammortizzatori sociali o appartengono a categorie svantaggiate o ultra-svantaggiate. Questi sono ancora peggio: possono essere assunti con deroga alle causali normalmente utilizzabili per fare ricorso al lavoro con somministrazione, purché appartengano a queste categorie.
È evidente che si crea una sperequazione, si annullano le tutele, si crea una frammentazione e si rompe completamente il concetto di comunità formata dai lavoratori. I lavoratori non hanno più alcun elemento di condivisione fra di loro e motivo di avere una tutela specifica fra di loro; appartengono all'agenzia di lavoro e vengono inviati in somministrazione altrove. In quell'altrove non possono rivendicare nulla, né chiedere alcuna tutela. Sono lavoratori somministrati. Che bruttissima parola: un'espressione terribile che però esprime chiaramente il senso della frammentazione della comunità dei lavoratori all'interno di un'azienda. Questo è quello che si vuole con questo collegato lavoro: aggirare le norme sulla contrattazione collettiva e incentivare la contrattazione decentrata, nell'idea che in questo modo la comunità si spaccherà sempre di più al suo interno, votando accordi decentrati che sicuramente creeranno ulteriori sperequazioni fra le categorie dei lavoratori.
Non parliamo poi di un'altra violazione assoluta. Se già la categoria dei lavoratori somministrati assunti senza limiti e proporzioni è una violazione evidente dell'articolo 3 della Costituzione, non ho parole per descrivere quella che per me è davvero una lesione dei diritti del lavoratore relativamente alla nuova figura del lavoratore che si assenta per più di quindici giorni dal posto di lavoro senza comunicare la causa dell'assenza e che, per questo motivo, dopo il quindicesimo giorno viene considerato dimissionario.
Questo altro non è che un camuffamento e, quindi, un modo per aggirare il divieto di dimissioni in bianco. È come se chi ha scritto questa legge non sapesse quante volte, all'interno di un contesto lavorativo, un datore di lavoro dice al lavoratore: «Non ci venire più da domani, allontanati». E se magari quello torna, perché coscienziosamente pensa che magari al padrone gli è passata (ci sono ancora delle realtà dove si parla così) e non è più arrabbiato («domani mi presento»), l'indomani il datore di lavoro gli dice: «Ti ho detto di andartene, vattene!». Al quindicesimo giorno di questa imposizione, dove il lavoratore è sempre la parte debole e mai la parte forte, quel lavoratore avrà perso il lavoro, con l'aggravante che sarà considerato dimissionario.
Noi attribuiamo a questo lavoratore una dichiarazione di volontà e un comportamento concludente che di fatto non ha mai posto in essere. Quale tutela sindacale potrà mai avere? E quando mai ci sarà un procedimento disciplinare che accerterà cosa è successo effettivamente? Potrà essere audito? No. Potrà presentare memorie scritte? No. Potrà chiedere la conciliazione alla camera del lavoro su quello che è successo? No. Si troverà dimissionario, non avrà accesso agli ammortizzatori sociali e dovrà andare, se potrà permetterselo, se ne avrà la possibilità e anche la lucidità, nello sconcertante mondo in cui si vedrà catapultato improvvisamente senza lavoro, da un avvocato, che si troverà a dirimere la causa di un povero lavoratore che si è trovato dimissionato senza esserne responsabile, né esserne autore.
È evidente che in questa norma ci sono plurime violazioni delle norme costituzionali, che tutelano il lavoro, che impediscono che si facciano sperequazioni e diseguaglianze all'interno di un contesto di lavoro, che tutelano la dignità del lavoro, che impongono allo Stato di eliminare gli ostacoli, non di crearne ulteriori, non di frammentare ulteriormente il lavoro.
Ma ci sono anche evidenti motivi di violazione della normativa comunitaria: quella normativa che impone che il contratto di lavoro sia a tempo indeterminato e che solo eccezionalmente possa essere a tempo determinato; che, se si ricorre alla forma del lavoro a tempo determinato, debbano esserci delle causali specifiche e non che la stagionalità possa diventare una condizione permanente, perché allora non è più tale, e che, nel caso di abuso del ricorso al contratto a tempo determinato, si debba sanzionare lo Stato per non aver adottato gli strumenti per evitare che si verificasse un tale abuso.
Qui abbiamo motivi più che legittimi per dire che questo collegato lavoro si pone in contrasto con i nostri princìpi fondamentali, con i princìpi costituzionali, con la normativa comunitaria e che soprattutto reca un'offesa al mondo dei lavoratori, li frammenta, li suddivide in categorie e in sottocategorie, con l'obiettivo finale di renderli sempre più isolati e sempre meno formati. In questo testo non c'è una norma che si occupi della formazione. Presentarlo oggi è veramente motivo di grande indignazione da parte di tutti noi di Italia Viva, perché in questo testo non c'è una parola sulla formazione e sulla sicurezza sul luogo di lavoro. (Applausi).
Si favorisce e si incoraggia il ricorso alla forma di lavoro somministrato e si finge di ignorare che gli infortuni e le morti sul lavoro riguardano esattamente al doppio la quota di lavoratori a tempo determinato rispetto a quella a tempo indeterminato, perché il lavoratore precario è un lavoratore solo e isolato, ha meno consapevolezza e meno possibilità di essere difeso, non viene formato e non può rivendicare la violazione delle sue tutele sindacali e delle sue tutele come lavoratore. È un lavoratore che spesso, come dimostrano le statistiche - questo è un dato oggettivo e non una mia considerazione personale - finisce per essere vittima di infortuni, quando non addirittura di morte sul lavoro. (Applausi).
FURLAN (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FURLAN (PD-IDP). Signor Presidente, abbiamo iniziato questa nostra giornata di lavoro in Aula ricordando, con tanti interventi, quello che è successo ieri a Calenzano. In modo particolare mi ha colpito l'intervento del senatore Parrini, visibilmente commosso mentre parlava. Sono morti cinque lavoratori e ventisei sono gravemente feriti. Non c'era giorno peggiore per discutere in Aula il provvedimento in esame. (Applausi). Davanti a nuovi morti sul lavoro, a feriti sul lavoro, a nuovi invalidi sul lavoro, noi discutiamo ora di un provvedimento che è uno schiaffo in questa giornata. Sappiamo tutti, ed è una verità innegabile, che il tema della precarietà così come il tema del lavoro nero e del lavoro sottopagato sono purtroppo gli ingredienti che spesso creano condizioni lavorative dove troviamo i morti e i feriti sul lavoro ogni giorno.
Questo provvedimento lo possiamo definire nel modo seguente: più precarietà, meno tutele, meno valore alla contrattazione e alla dignità del lavoro. Le avete pensate davvero tutte, anche quelle che nel passato sembravano davvero idee a cui nessuno avrebbe potuto fare riferimento. Abbiamo lottato tanto per creare una condizione nel lavoro somministrato dignitosa. Avete cancellato con un tratto di penna le tante conquiste (Applausi), in modo particolare di giovani lavoratrici e giovani lavoratori somministrati, che sono costate fatica. Prefigurate una liberalizzazione selvaggia del lavoro somministrato, con aziende con il cento per cento di somministrati.
Non solo: entrate a gamba tesa anche sulla destinazione del fondo bilaterale per la formazione di quei lavoratori e di quelle lavoratrici, che viene oggi definita attraverso il confronto tra le parti sociali, quelle datoriali e quelle sindacali, per i lavoratori interinali con un occhio di riguardo ai lavoratori interinali più deboli. Voi togliete questo aspetto: devono essere solo le aziende a decidere quei fondi formativi a chi devono essere destinati, togliendo potere e ruolo alla contrattazione.
Inoltre, mettete il Paese a rischio di infrazione - è una vergogna - sulla sicurezza sul lavoro, sulla precarietà, sulla stagionalità e sui licenziamenti. Avremo ripercussioni forti anche in Europa rispetto a quello che state facendo. Favorite l'elusione fiscale indirizzando l'impresa ai contratti misti. Questo significherà, signora Presidente, che molti giovani lavoratori e molte giovani lavoratrici, che avranno giocoforza un contratto misto - non lo scelgono - saranno un domani pensionati e pensionate poveri. (Applausi).
Sulle risoluzioni dei rapporti - un modo elegante per definire i licenziamenti - di fatto togliete un passaggio fondamentale, che è la verifica dell'ispettorato del lavoro.
In questo modo ripristinate le dimissioni in bianco: vi ricordate il lavoro che insieme, maggioranza e opposizione, hanno fatto per debellare una delle vergogne più assolute del lavoro nel nostro Paese? Inoltre, rateizzate fino a sessanta mesi i contributi non versati. Signora Presidente, ricordo anche ai colleghi e alle colleghe dell'opposizione e della maggioranza che noi siamo un Paese con un'evasione contributiva quasi allo stesso livello disastroso della sua evasione fiscale. (Applausi). Eppure, invece di combattere l'evasione contributiva, agevolate chi non ha versato i contributi, dando loro sessanta mesi. Comprimete in modo devastante la libera contrattazione tra le parti sociali. Io ho sentito molti esponenti della maggioranza lodare la partecipazione dei lavoratori. La mia storia la dice lunga di quanto è fondamentale per me questo termine, che deve diventare realtà anche nel nostro Paese. Tuttavia, non è entrando a gamba tesa nella contrattazione che si creano le condizioni di partecipazione.
Vi siete inventati l'allargamento smisurato del lavoro stagionale per poter utilizzare sine die i contratti a termine. Signora Presidente, le associazioni datoriali e le organizzazioni sindacali cercano in tutti i modi di togliere la realtà, purtroppo molto diffusa, della stagionalità. Le imprese investono per creare condizioni di lavoro tutto l'anno: perché create le condizioni inverse, facendo diventare stagionale quello che non lo è? Arrivate persino ad affermare - così, chissà per cosa - che i pensionati possono iscriversi alle categorie dei lavoratori attivi, alterando la rappresentanza delle organizzazioni. Mi chiedo chi vogliate favorire, la domanda è questa. Un lavoratore pensionato non è legato al contratto, ha bisogni completamente diversi e per questo ci sono le categorie dei pensionati. Evidentemente si vuole favorire qualche associazione che di lavoratori iscritti ne ha davvero pochi e allora ha bisogno dei pensionati.
A questo aggiungo una chicca. Accanto al fatto di poter iscrivere anche i pensionati nelle categorie degli attivi, il provvedimento correttivo del codice degli appalti del ministro Salvini in discussione alla Camera sta modificando anche per i lavoratori degli appalti i contratti di riferimento, prefigurando nuove regole per definire la rappresentanza datoriale e sindacale. Do pertanto un consiglio non richiesto, che però mi viene proprio dal cuore: mettete giù le mani dalla libera contrattazione, arrendetevi. (Applausi). Siamo un Paese che ha una storia sindacale confederale forte, con sindacati confederali rappresentativi e - aggiungo - anche una storia sindacale delle imprese. Non è un caso, signora Presidente, che tutte le associazioni non solo sindacali, ma anche delle imprese, hanno già dichiarato che su questo tema ci vuole un confronto con loro, perché entrare a gamba tesa nella vita dei sindacati, anche delle rappresentanze delle imprese, vuol dire entrare a gamba tesa nel cuore della democrazia nel nostro Paese. (Applausi). Per questo, signora Presidente, invitiamo il Governo e questa maggioranza a ritirare il provvedimento in esame, creando invece condizioni per avere più lavoro, più tutele e più sicurezza. (Applausi).
ZULLO (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZULLO (FdI). Signor Presidente, colleghi, questa sera abbiamo avuto la dimostrazione plastica di una politica sindacale da quella parte, alla quale io vorrei contrapporre una visione politica, la nostra. Lì c'è una visione sindacale che parte dal lavoratore e si ferma al lavoratore, mentre noi abbiamo una visione politica che guarda all'intero mondo del lavoro: il lavoratore, le imprese, le relazioni sindacali, le tipologie di contratto, le contrattazioni, i mercati che condizionano il lavoro delle aziende, i mercati che sono condizionati dalle filiere produttive e dai consumatori e, quindi, vanno incontro a diverse difficoltà se non si rimodellano alcune norme. Questa nostra visione guarda soprattutto alla dignità del lavoratore in un mondo del lavoro che è continuamente soggetto alla flessibilità, perché nei mercati internazionali abbiamo saputo globalizzare le transazioni economiche, ma non abbiamo saputo globalizzare il rispetto dei diritti delle persone e dei lavoratori. In questo c'è l'intervento del nostro Governo. (Applausi).
Ho ascoltato gli interventi dei colleghi, che mi sembravano più interventi di discussione generale e - per carità - si può non essere d'accordo su questo provvedimento, ed è legittimo che ci siano una visione e una contrapposizione differente. Ma io non voglio sottrarre quello che sarà l'intervento dei colleghi che interverranno nella discussione generale: voglio fermarmi a quelle censure che hanno presentato nelle pregiudiziali i colleghi dell'opposizione su alcuni articoli. Tra l'altro, le tre questioni pregiudiziali si sovrappongono e gli articoli presi in considerazione sono questi. Le censure vanno rigettate e rispedite al mittente, perché non hanno fondamento e vi spiego perché: censurano l'articolo 9, perché dicono che noi non rispetteremmo più, secondo la norma madre, i fondi bilaterali per la formazione e l'integrazione del reddito nel settore della somministrazione del lavoro secondo le intese contrattuali. È vero: noi siamo per una flessibilità di utilizzo di questi fondi, perché le ragioni di mercato e le nuove esigenze delle imprese possono portare in alcuni momenti a una necessità di reingegnerizzare il lavoratore per poter rispondere a delle commesse oppure a degli interventi differenti rispetto a quella che è la normalità produttiva di un'azienda. L'esempio più classico lo abbiamo avuto durante il Covid, quando aziende che producevano determinati prodotti poi hanno riconvertito, sia pure per un momento, la loro produzione per far fronte a un'esigenza e hanno dovuto formare i lavoratori per la nuova esigenza. Ma, se avessero badato al fatto che per la formazione dovevano attenersi ai contratti che mai avrebbero potuto prevedere un'esigenza straordinaria, è evidente che non avrebbero mai potuto reingegnerizzare quei lavoratori per un'esigenza che invece era importante, per cui noi interveniamo e non vedo perché si censuri questo tipo di discorso.
Noi interveniamo sulla norma madre, quando la norma madre - ed è un'altra censura che loro pongono - dice che nelle attività il numero di lavoratori somministrati non può superare il 30 per cento dei lavoratori a tempo indeterminato. Noi diciamo che questo va bene, ma questo limite non lo possiamo mantenere se c'è un'azienda che inizia l'attività ed è logico. Se c'è un'azienda che inizia un'attività, non ha lavoratori a tempo indeterminato. Come fai a calcolare il 30 per cento? Non va bene per le start-up, per la stessa motivazione. Non va bene per le attività stagionali: se devo assumere per attività stagionali, è evidente che non posso far riferimento a un parametro numerico. Non va bene per sostituire dei lavoratori assenti, e anche qui viene in mente il Covid: se durante l'epidemia da Covid-19 veniva meno un certo numero di lavoratori, non si poteva stare al parametro, ma si doveva mandare avanti l'azienda.
Ci dicono che noi ampliamo il lavoro precario. Non è così. Noi diciamo che, nell'ambito del periodo di prorogabilità del lavoro in somministrazione, esistono le cosiddette causali per poter prorogare. Noi diciamo che si deroga, non esistono quelle causali e quindi si può prorogare senza alcuna causale, in caso di lavoratori che godono da almeno sei mesi di trattamento di disoccupazione agricola e di ammortizzatori sociali, di lavoratori svantaggiati o molto svantaggiati e per i lavoratori che godono di un'integrazione salariale. Quindi, è un provvedimento che è a vantaggio dei lavoratori, e non uno che va a loro svantaggio. È tutto un provvedimento che va a favore dei lavoratori.
Si è detto che noi ampliamo a dismisura il lavoro e le attività stagionali: non è così. Noi facciamo un'interpretazione autentica per far comprendere che non può essere solo un decreto a determinare le attività stagionali. Noi per attività stagionali vogliamo ricomprendere anche quelle attività che, in un certo momento dell'anno, hanno dei picchi di produttività, perché hanno delle richieste enormi. Noi vogliamo considerare come stagionali quelle attività che, per un particolare momento, per una particolare esigenza, hanno necessità di assumere per rispondere alle commesse. Questo credo che sia guardare alla realtà: non fare dei ragionamenti astratti, ma pensare alle realtà delle nostre imprese, alla realtà dei nostri lavoratori e dei nostri mercati.
Ci dicono che sono contrari alla soppressione di una data. Noi sopprimiamo la data con cui si parte per il lavoro agile. La legge originaria, che è del 2017, diceva che, con decorrenza dal 1° settembre 2022, si potevano fare le comunicazioni per il lavoro agile. Noi sopprimiamo questa data, perché è ormai superata, perché la norma madre che la prevedeva è del 2017 e dava una decorrenza. Noi la superiamo, la eliminiamo, introducendo un'altra regola che più giusta, più congrua e più opportuna. La regola che noi diciamo è la seguente: entro cinque giorni dalla data di avvio del periodo, oppure entro i cinque giorni successivi alla data in cui si verifica l'evento modificativo della durata, l'azienda deve fare la comunicazione. Quindi, togliamo la decorrenza originaria, che ormai deriva da una norma vetusta che non serve, e prevediamo una regola attuale che impone un certo periodo per poter avviare le comunicazioni. Questo periodo lo abbiamo determinato in cinque giorni.
E ancora. Vi è un altro tipo di ragionamento: colleghi, loro censurano una necessità che noi abbiamo messo in campo, quando diciamo che, se un lavoratore dipendente si assenta in maniera ingiustificata oltre il periodo contrattuale previsto e comunque oltre quindici giorni senza alcuna giustificazione, senza dire nulla al datore di lavoro, senza andare al lavoro e senza farsi trovare, è chiaro che l'azienda deve interpretarlo come rinuncia al rapporto di lavoro da parte di quel dipendente. E penso sia una norma giusta. (Applausi). Invece, surrettiziamente, cosa si vuole? Ci si assenta per quindici giorni per fare in modo che sia il datore di lavoro a licenziare e per percepire così la NASPI o la cassa integrazione. (Applausi). Noi però - e lo sottolineo - dalla parte dei furbi dei furbetti non ci stiamo. Lasciamo questa parte e questo compito a voi. Noi non ci siamo. (Commenti. Applausi).
PRESIDENTE. La inviterei a concludere, senatore Zullo.
ZULLO (FdI). Concludo, signor Presidente, dicendo che sentiamo tante storie (sulla sicurezza del lavoro, sull'occupazione e sulla tutela dei lavoratori), e quindi da una parte ci sono le storie. Da quest'altra, ci sono fatti e dati, che hanno portato il Governo Meloni con la sua maggioranza e con il suo Governo comunque a legiferare norme che vanno a migliorare le condizioni di igiene e sicurezza sul lavoro, che hanno migliorato l'occupazione e anche la competitività delle imprese sul mercato globale. I dati ci danno ragione, perché questo Governo e questa nostra Nazione hanno credibilità nel mondo internazionale. Come pure ci danno ragione il calo dello spread, l'aumento del PIL e tutta la nostra attività. Pertanto rigettiamo le questioni pregiudiziali presentate, alle quali voteremo contro. (Applausi)
PRESIDENTE. Metto ai voti la questione pregiudiziale presentata, con diverse motivazioni, dal senatore Boccia e da altri senatori (QP1), dal senatore Magni e da altri senatori (QP2) e dal senatore Patuanelli e da altri senatori (QP3).
Non è approvata.
Chiedo agli Uffici di prendere nota che la senatrice Pellegrino intendeva votare conformemente al proprio Gruppo.
Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritta a parlare la senatrice Bevilacqua. Ne ha facoltà.
BEVILACQUA (M5S). Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, senatrici e senatori, su questo disegno di legge in materia di lavoro, collegato alla manovra di finanza pubblica, ci sarebbe tanto da dire, ma mi soffermerò su due punti: nello specifico, mi soffermerò su una previsione normativa contenuta in questo collegato e una che invece manca, partendo dalla prima. (Brusio).
PRESIDENTE. Colleghi, siamo in fase di discussione generale e, quindi, generalmente si presta attenzione oppure educatamente si prende quella via lì, al centro.
BEVILACQUA (M5S). Partiamo dalla prima considerazione, relativa all'articolo 16, che prevede un incremento di cinque milioni di euro delle risorse destinate agli enti privati gestori di attività formative. Sapete cosa significa? Significa che gli enti privati che dovrebbero erogare i corsi di formazione tramite la piattaforma del Governo, affinché i soggetti disoccupati possano ricevere il sostegno economico previsto con il supporto per la formazione e il lavoro, riceveranno cinque milioni.
Io mi chiedo perché stiate regalando cinque milioni a questi enti privati. Sapete perché ve lo chiedo? Perché faccio l'esempio della mia terra, della mia Sicilia. In Sicilia, in base all'ultimo rapporto INPS del settembre 2024, ci sono circa 20.360 nuclei familiari che avrebbero diritto ai 350 euro al mese previsti per chi frequenta i corsi di formazione.
Ieri, grazie ad un cittadino che avrebbe diritto a percepire questa misura, abbiamo fatto una prova. Ci siamo collegati con le sue credenziali alla piattaforma e siamo andati a verificare in Sicilia quanti corsi di formazione sono offerti a questi, ripeto, 20.360 nuclei familiari. Sapete quanti sono? Zero. Zero offerte formative. E noi regaliamo cinque milioni di euro agli enti privati che dovrebbero erogare questi corsi. (Applausi).
Siccome eravamo collegati, ho voluto approfondire anche la tematica delle offerte di lavoro. Mi sono detta: non ci saranno corsi di formazione perché saremo pieni di offerte di lavoro. Poi, sentendo sempre parlare del favoloso mondo di Giorgia, in cui la crescita esponenziale dell'occupazione è così cavalcante e dirompente da far annichilire ogni altro dato, mi sono chiesta: ma come mai il Governo non pubblicizza il numero elevato di offerte di lavoro presenti nella Regione siciliana?
Faccio un piccolo inciso: i dati dell'occupazione sono veramente in forte crescita. Peccato che il Governo dimentichi di dire, ai cittadini che ascoltano, che in quei numeri voi conteggiate anche i cassintegrati. Lì si che il record l'avete segnato, perché siamo a più 23 per cento dall'inizio dell'anno. Questi dati, però, voi non solo non li comunicate, ma li sommate ai soggetti che sarebbero occupati: veramente complimenti. (Applausi).
Torniamo ai numeri relativi alle offerte di lavoro. Ricordo sempre che, da un lato ci sono 20.360 nuclei familiari, e, dall'altro lato, sapete quante offerte di lavoro ci sono? Cinquanta offerte di lavoro in tutta la Sicilia. Complimenti veramente, avete segnato un altro record: quello di dare informazioni fuorvianti; anzi, di non darne assolutamente, dal momento che, per avere questi dati, devo essere io ad accedere tramite un privato cittadino. Il Governo se ne guarda bene dal fornire queste informazioni.
Mi farebbe ridere, se non ci fosse da piangere, ricordare la previsione dell'articolo 26 del decreto coesione che, al comma 3, recita: «Al fine di favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro, il Sistema informativo per l'inclusione sociale e lavorativa utilizza, nei limiti consentiti dalle disposizioni vigenti, gli strumenti di intelligenza artificiale per l'abbinamento ottimale delle offerte e delle domande di lavoro ivi inserite.».
Ma che incrocio deve fare l'intelligenza artificiale, se neanche ci sono offerte di lavoro e quelle che ci sono restano assolutamente inevase? E sapete perché restano inevase? Ce lo dice Confindustria, perché nell'ultimo rapporto viene chiaramente definita una difficoltà delle aziende a trovare professionisti riguardo soprattutto le competenze tecniche e le mansioni manuali di operai specializzati. E sapete perché c'è questa difficoltà? Perché, sempre nel rapporto INPS che ho citato prima, si legge che oltre il 33 per cento dei cosiddetti occupabili ha un titolo di scuola media inferiore. Ma allora che cosa può mai incrociare l'intelligenza artificiale, se mancano la formazione e la specializzazione di questi lavoratori?
Torniamo quindi ai cinque milioni regalati, non si sa a quale titolo, agli enti di formazione privati. Passo adesso a quello che, invece, in questo collegato lavoro non c'è. E qui forse sarebbe stato il caso di farvi aiutare dall'intelligenza artificiale. Sapete perché? Perché avevo presentato un emendamento, che aveva lo scopo di prorogare i termini e fornire uno spiraglio agli enti locali della Sicilia che ancora non hanno avviato le procedure per l'assunzione in pianta stabile di quei lavoratori precari che, da decenni, attendono di vedere stabilizzata la propria posizione e riavere la loro dignità.
Se aveste usato l'intelligenza artificiale, probabilmente non sareste arrivati a dichiarare inammissibile un emendamento per mancanza di coperture, facendo appello all'articolo 81.
Sapete perché non l'avreste fatto? Perché vi sareste accorti che quei fondi sono già stati stanziati dalla Regione Siciliana e sono lì; si doveva solo prorogarne la durata.
Vi chiedo allora cosa vi hanno fatto i lavoratori italiani. Perché questa indifferenza e leggerezza nel trattare il loro futuro? La verità è che voi volete tenere le persone in difficoltà e disperate perché nella disperazione si aggrappano a qualunque balla avete raccontato e continuate a raccontare in campagna elettorale. Avete avuto pure il coraggio di insultarli, dando loro degli scansafatiche e dei divanisti. Questa è la vergognosa idea di un Paese in cui i ricchi sono sempre più ricchi e alle persone in difficoltà girate le spalle.
A differenza vostra, noi del MoVimento 5 Stelle non ci gireremo mai dall'altra parte e lotteremo nelle istituzioni e nelle piazze, denunciando i vostri vergognosi provvedimenti. Saremo sempre al fianco delle persone che voi preferite ignorare e nascondere come polvere sotto il tappeto. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Zambito. Ne ha facoltà.
ZAMBITO (PD-IDP). Signora Presidente, colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, la discussione sul disegno di legge in materia di lavoro arriva in quest'Aula a sole poche ore dal tragico incidente sul lavoro che ha visto la morte di 5 operai all'interno del deposito ENI di Calenzano, nella mia Toscana.
Avevamo sperato che la nostra richiesta che il Ministro venisse a riferire in Aula su questo ennesimo tragico incidente fosse accolta e invece ci costringete a discutere una proposta sul lavoro sconclusionata e fuori dalla realtà.
La sicurezza sul lavoro sta diventando un'emergenza del nostro tempo e le leggi, così come i controlli, non sono adeguate alle proporzioni del fenomeno. Voi fate finta di non accorgervi dei rischi che corrono i lavoratori e non vedete che gli ispettori sono pochi e che ci sono troppi subappalti, troppa precarietà, troppo poca formazione e troppi pochi controlli.
Il provvedimento sembra essere stato pensato e scritto fuori dal tempo, dalla realtà e dalla contemporaneità. Come se nessuno di voi leggesse i giornali, proponete norme che, invece di migliorare le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori, le peggiorano.
Partiamo dalla società, da quello che avviene davvero nel mondo del lavoro. Leggiamo alcuni titoli apparsi sui giornali questa settimana: donne in svantaggio, sul posto di lavoro non c'è mai uguaglianza; giovani e lavoro, Italia tra le peggiori (la disoccupazione giovanile è un problema serio, non solo da noi): tre autisti Amazon sospesi per non aver caricato tutti i pacchi assegnati dall'algoritmo. Sono solo titoli, ma che ci dicono molto della situazione di grave emergenza che vive il mondo del lavoro nel nostro Paese. Dietro i numeri che registrano una diminuzione della disoccupazione si nasconde una verità più tragica che fate finta di non vedere. Aumentano gli inoccupati, cioè coloro che il lavoro non lo cercano proprio, soprattutto tra i giovani; aumenta la percentuale di donne senza lavoro; aumentano i lavoratori poveri, che con lo stipendio non riescono a sostenere la propria famiglia.
Sono alcuni scatti, signora Presidente, di una situazione che richiederebbe invece un vero piano strutturale per rilanciare occupazione di qualità e benessere, soprattutto nelle Regioni del Sud d'Italia. Istantanee che invece non sembrano viste da questo Governo che, in barba alla disperazione che si vive in molte fasce del Paese, porta in Aula un provvedimento sconclusionato e senza alcuna strategia, se non quella di peggiorare la condizione dei lavoratori.
Siamo in presenza di un collegato lavoro che aumenta la precarietà e recupera pratiche che speravamo dimenticate, come le dimissioni in bianco. Ridurre i tempi e i sistemi di controllo da parte degli ispettori è il modo, previsto proprio da questo disegno di legge, per avere lavoratori e lavoratrici più deboli. La maggioranza si appresta a ripristinare, pezzo dopo pezzo e in modo subdolo, una delle piaghe peggiori del mercato del lavoro in Italia, una clausola nascosta che prima del 2015, quando con una nostra legge l'abbiamo abrogata (cioè abbiamo cancellato le dimissioni in bianco), colpiva due milioni di dipendenti e che nell'80 per cento dei casi restava un reato taciuto e quindi impunito. (Applausi).
Arriva anche l'ennesimo regalino fiscale di questo Governo per le imprese non in regola con l'erario: una rateizzazione più lunga, che consentirà alle imprese che non hanno pagato i contributi previdenziali di farlo con tutta calma e senza ulteriori aggravi.
E sul fronte delle lavoratrici e dei lavoratori? Niente per la sicurezza sul lavoro (lo dicevo prima), niente per i giovani, che sempre più spesso fuggono all'estero in cerca di speranza, niente per l'occupazione femminile e per la grave differenza salariale che ancora esiste tra gli stipendi delle donne e quelli degli uomini, a parità di mansioni, niente per i lavoratori fragili, vittime dell'ossessione a favore di imprese e produttività di questo Governo, che ha cancellato ogni strumento di smart working (o lavoro agile), che pure avevano dato dimostrazione di funzionare.
In questi mesi mi sono occupata da vicino di alcune categorie di lavoratori fragili, per cercare di ottenere risposte certe e risorse che dessero loro una prospettiva di lavoro. Avevo presentato lo scorso anno un emendamento nel disegno di legge di bilancio per rivedere la disciplina dei giorni di comporto per quei lavoratori il cui contratto collettivo nazionale non ne prevedesse il prolungamento. Per capirci, in questo Paese, se lavori nella pubblica amministrazione, ti ammali di tumore e sei dunque costretto a fare un ciclo di chemioterapia, puoi permetterti di non tornare al lavoro, perché lo Stato copre il costo dell'assenza dal lavoro; se invece sei una cassiera di un negozio, ad esempio di elettronica, devi tornare al lavoro, anche se quel ciclo di chemio ti debilita e non ti permette di lavorare. Devi farlo perché né il datore di lavoro né lo Stato coprono quella spesa, creando lavoratori di serie A e lavoratori di serie B; cittadini che dovrebbero conoscere lo stesso trattamento, di fronte ad un problema simile, vengono trattati in modo diverso, con disparità evidenti. Potevamo intervenire e andare incontro a quei cittadini lavoratori che vivono questo problema, ma non c'è niente di tutto questo. Come non c'è nulla sullo smart working, altro tema sparito dall'agenda di Governo per inseguire un'ideologia tutta contro i lavoratori.
La lotta alla parità di genere invece - è bene ricordarlo, anche se in Commissione avete bocciato tutti i nostri emendamenti - passa anche dall'incentivo alla creazione di nuovi asili nido aziendali e all'adozione di modelli flessibili di organizzazione del lavoro, come la riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario e lo smart working, con particolare attenzione ai genitori con figli di età inferiore ai quattordici anni.
Rimango sul tema del lavoro femminile, perché è il grande assente dai vostri programmi. La prima Presidente donna del Paese è quella che più di tutti sembra essere indifferente ad una questione di fondamentale importanza. Servono tante iniziative (nei nostri emendamenti si potevano rintracciare) per ridurre il divario di salario e anche di carriera. Ne voglio citare tre: l'estensione delle tutele delle lavoratrici, che prevedevano l'ampliamento da cinque a sei mesi del congedo di maternità obbligatorio; la fruibilità congiunta e contestuale dei congedi obbligatori dei genitori; l'introduzione di un identico congedo obbligatorio per entrambi i genitori, anche nel caso di adozione o affidamento; l'estensione del trattamento di tutti i casi sopracitati fino alla copertura di un'indennità giornaliera pari al 100 per cento delle retribuzioni.
Mi avvio a concludere, signor Presidente, tornando ad affermare un concetto che mi sembra più chiaro alla fine di questo intervento. Il disegno di legge che oggi viene portato in Aula non ha davvero niente a che vedere con un collegato lavoro. Tale provvedimento arriva in Senato dopo un anno e mezzo dall'approvazione del decreto-legge n. 48 del 1° maggio 2023, ma, invece di affrontare i tanti punti critici emersi anche in questi diciotto mesi dalla sua approvazione (la sicurezza sul lavoro, l'aumento della povertà, il lavoro femminile, la fuga dei giovani), si occupa di tutt'altro: strizza l'occhio alle imprese che non sono in linea con i pagamenti tributari; liberalizza la somministrazione del lavoro con una deregolamentazione senza precedenti; riduce le tutele per le lavoratrici e i lavoratori italiani.
Emerge - e voglio chiudere con questa chiosa più politica - un'idea corporativa del mondo del lavoro, secondo la quale la competitività delle imprese si incentiva con salari bassi e minori tutele: un'idea completamente sbagliata, perché sono proprio le imprese - lo hanno ricordato anche nelle audizioni - a chiedere investimenti sulla formazione dei lavoratori, investimenti sul capitale umano, sulle persone, che sono il cuore, l'oro di un'azienda. Insomma, altro che collegato lavoro: questo è un disegno di legge scollegato dalla realtà e dalle condizioni svantaggiose di lavoro in cui vivono milioni di italiani. Avete deciso di voltarvi dall'altra parte, ma noi siamo qui a ricordare a tutta l'Italia che c'è il Partito Democratico che, invece, lotta insieme a tutti i cittadini, lavoratori e lavoratrici di questo Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Musolino. Ne ha facoltà.
MUSOLINO (IV-C-RE). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, il collegato lavoro che ci accingiamo ad esaminare per arrivare poi al voto finale è uno di quei testi che, a leggerli, ci si si domanda: ma chi l'ha scritto? Ma che cosa si immagina che sia la società? Che cosa immagina di voler realizzare con la sua opera di Governo? Sottosegretario Durigon, lei mi fa una faccia abbastanza conciliante e sorridente, ma io qui non trovo nulla da sorridere.
Signor Sottosegretario, ad ottobre 2022 la nostra presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni ha detto che era l'underdog che era finalmente arrivata alla prima carica dell'Esecutivo nazionale, e per arrivarci aveva dovuto rompere il famoso tetto di cristallo che, detto in parole povere, sarebbe quel monte di pregiudizi, di disagi, di difficoltà e di svantaggi veri e propri per i quali le donne in Italia non riescono, o riescono con molta difficoltà in percentuale assolutamente ridotta, a raggiungere posizioni apicali negli ambiti lavorativi. Direi di più, non solo non riescono a raggiungere posizioni apicali, ma anche, a parità di condizioni, molto spesso subiscono trattamenti deteriori rispetto ai colleghi maschi che svolgono le medesime funzioni all'interno dell'organizzazione aziendale e all'organizzazione del lavoro in generale.
Da un Presidente del Consiglio dei ministri donna, che quindi ha rivendicato con orgoglio la sua condizione femminile e il raggiungimento di questo ruolo apicale, mi aspettavo, da donna, da parlamentare, da avvocato, da persona che ha sempre lavorato ed ha sempre studiato (mi sono confrontata, nel mio mondo, nella mia realtà, con uomini e donne, a parità di condizioni, con gli stessi svantaggi e difficoltà che ogni donna incontra nel suo percorso formativo e lavorativo), un impulso all'adozione di una serie di misure che avrebbero dovuto rendere effettivo il traguardo raggiunto dal Presidente del Consiglio dei ministri. Questo per poter dire: non sono l'unicum che ha raggiunto e rotto il tetto di cristallo e la vetta; adesso, dall'alto di questa mia posizione, introdurrò una serie di disposizioni, di norme, di strumenti e di legislazione che renderanno più semplice per le altre donne raggiungere queste posizioni, che ridurranno lo svantaggio e faranno in modo che io non sia un unicum, un precedente assoluto, ma sia l'espressione di un traguardo che voglio che venga condiviso da tutte le lavoratrici, da tutte le donne.
Pertanto, nel presente disegno di legge mi sarei aspettata norme specifiche per il lavoro relative anche alle donne, norme specifiche sul gender gap, norme specifiche per tutelare le giovani madri lavoratrici, norme specifiche che, per esempio, prevedessero, una decontribuzione per le aziende che costruiscono asili nido all'interno delle loro sedi; mi sarei aspettata norme che consentissero il congedo parentale equiparato tra padre e madre; mi sarei aspettata un complesso di disposizioni che dovevano o che avrebbero dovuto (nella società ideale che io immaginavo volesse costruire il primo Presidente del Consiglio donna) consentire anche, finalmente, di invertire la denatalità.
Mi chiedo infatti, signora Presidente, come si fa a continuare ad accusare le donne italiane di non fare figli, addirittura ogni tanto con dichiarazioni di esponenti della maggioranza che lasciano molto perplessi, quando poi non si comprende che la scelta di fare figli è spesso ostacolata dalla realtà dei fatti, da una realtà lavorativa che non consente alle donne di accedere al mondo del lavoro anche a causa dell'assenza di asili nido. Io vengo dalla Regione Sicilia, dove di asili nido ce ne sono veramente pochissimi, quindi la donna è costretta a fare una scelta, perché il salario non consente di accedere a forme private di accudimento della propria prole e pertanto, o si resta a casa e si accudisce la prole, oppure, se non si ritiene di poterlo fare, si rinvia la data in cui si diventa madre, molto spesso fino a perdere la possibilità di farli. Ci sono, poi, le altre norme sulla denatalità che proprio ignorano i problemi reali e concreti.
Il presente disegno di legge collegato alla manovra finanziaria, che ha una genesi così affaticata, così stentata, poteva anche essere l'occasione per trarre spunto da ciò che succede, dalle statistiche, dai dati, dai rapporti continui, per i quali il lavoro femminile comunque continua a essere svantaggiato, minore, meno tutelato, in cui la pratica delle dimissioni in bianco era stata finalmente superata con la legge Fornero, che le aveva dichiarate illegittime, nulle. Tuttavia è inutile dire che quella norma rimane in vigore, se poi lo stesso legislatore aggira la disposizione e introduce implicitamente una nuova forma di lavoratore dimissionario, perché si è assentato dal lavoro per quindici giorni e non ha comunicato le ragioni di questa assenza. Peccato che a dichiarare il fatto che si sia assentato dal lavoro sarà lo stesso datore di lavoro; che a dichiarare la mancata comunicazione delle ragioni dell'assenza sarà sempre lo stesso datore di lavoro; peccato che magari non è riuscito ad andare in azienda perché gli è stato detto di non tornare, è stato allontanato malamente, è stato minacciato dal ripresentarsi sul luogo del lavoro; tutto questo lo avrebbe fatto lo stesso datore di lavoro. Quella che era stata finalmente una conquista di civiltà giuridica e di tutela del lavoro alla fine si trasforma in una elusione di un dovere di rispetto della legge e della tutela dei lavoratori.
La categoria di lavoratori prevalentemente colpita dalla pratica delle dimissioni in bianco è sempre quella delle donne. La legge Fornero era intervenuta per far cessare quella che era una prassi odiosa e contro la quale davvero soltanto l'obbligo di dimissioni per iscritto segnava finalmente un limite assoluto e invalicabile alla prepotenza, alla coazione alle dimissioni. A questo punto, dire nuovamente che basta essere assenti per quindici giorni dal posto di lavoro per essere considerati dimissionari e perdere anche il diritto ad accedere agli ammortizzatori sociali, quindi all'indennità di disoccupazione, è un modo per mettere ancora di più i lavoratori e le lavoratrici - perché alla fine è quella la categoria che ancora di più subisce questa pratica - in una condizione ancora di maggiore sudditanza.
PRESIDENTE. Senatrice, devo invitarla a concludere.
MUSOLINO (IV-C-RE). Signor Presidente, mi avvio a concludere.
Si mette la lavoratrice nella condizione di dover essere attenta, di non rivendicare troppo, di non protestare, perché sennò il contratto finisce e non c'è neanche bisogno che firmi le dimissioni, non la si fa accedere all'azienda per quindici giorni di fila, è considerata dimissionaria e non le spetta neanche più l'indennità di licenziamento. Questa è la sintesi di questo provvedimento insieme ad altre norme che poi la mia collega, senatrice Sbrollini esaminerà nella dichiarazione di voto finale, ma che davvero segnano il senso di una visione asfittica e anacronistica del lavoro, che torna indietro sulle tutele sindacali, che torna indietro sul senso di comunità lavorativa, di tutele collettive, di contrattazione collettiva, che è la contrattazione che garantisce tutti e che evita di fare sperequazioni.
Per non parlare delle norme sul lavoro somministrato, sul lavoro stagionale, sull'estensione e sulla deregulation totale della normativa esistente, che davvero frammentando la comunità dei lavoratori creeranno - ahimè - sempre più lavoratori di serie A e di serie B e certamente non contribuiranno in alcun modo a consentire ad altre donne di rompere il tetto di cristallo. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Magni. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, vorrei provare a ragionare sul perché voteremo convintamente contro questo provvedimento. Lo faremo perché non si può chiamare collegato lavoro un provvedimento che - lo sottolineo - per mesi è stato fermo, in un momento difficile come questo; credo che dovremmo impegnarci tutti a una discussione di merito sulla situazione difficile, a non farne, anche se certamente è anche questo, una questione di parte. Ho già detto prima che i salari sono al palo da anni e quindi non è colpa solo di questo Governo e questo lo voglio dire subito, perché si continua a dire che non bisognava fare il salario minimo legale, sostenendo che addirittura non spetta alla legge. Vorrei ricordare a tutti voi - l'ho già fatto in passato - che, ad esempio, una volta c'era un meccanismo che era generalizzato ed era previsto per legge, che era la scala mobile, che non lasciava indietro nessun lavoratore e nessuna lavoratrice, di qualsiasi settore fossero. Questo per dire che il salario minimo era ed è uno strumento che tenderebbe a dare una risposta ai salari poveri, alzando sostanzialmente il livello, ma non si vuole affrontare questo tema, si vuole demonizzarlo.
L'altro elemento, insieme ai salari, è l'aumento della precarietà, è inutile nasconderlo, e in più c'è una crisi generalizzata. Ora, almeno a me, questo non fa per niente piacere: siamo a venti mesi di calo della produzione industriale, la cosiddetta locomotiva tedesca - nella mia Regione molti lavorano per l'economia tedesca - è al palo, anzi diminuisce; l'economia italiana lo stesso, perché in questi giorni stiamo parlando tutti della Stellantis e della Beko, che ha confermato oggi l'idea di chiudere alcuni stabilimenti e di cessare alcune produzioni. È molto diffusa una forte preoccupazione anche tra i senatori della maggioranza, come si capisce quando si parla a tu per tu, perché vivono questa situazione, perché ognuno di noi parlamentari sa benissimo che in questo periodo, per esempio nella Regione Lombardia, ognuno di noi viene chiamato perché c'è una crisi aziendale, perché c'è il licenziamento, perché c'è la chiusura della fabbrica. Ma poi lo dicono i redditi degli italiani, lo dicono l'OCSE, l'Eurostat e l'INPS, sono calati ulteriormente i rapporti di lavoro e aumenta l'inflazione.
Quindi, parlando di collegato al lavoro, si pensa di discutere di questi temi e provando ad entrare nel merito, anche perché, sommato a questo, c'è il problema di cinque milioni di poveri che aumentano, mentre il Governo parla di aumento dell'occupazione. Tace però su un fatto: ad esempio, c'era qualcuno che diceva che voleva cancellare la legge Fornero, ma da quando siete al Governo l'avete peggiorata e questo ha impedito anche la fuoriuscita di quelli che prima fuoriuscivano. Oggi non possono più uscire, quindi aumenta l'occupazione perché sono costretti a rimanere sul posto di lavoro. La volevate modificare come un guantino e cancellare, ma dovete assumervi la responsabilità che non avete fatto assolutamente nulla.
In più c'è un part-time involontario generalizzato e ci sono addetti ai lavori somministrati, più la cassa integrazione. Ora a me pare che avremmo dovuto discutere di questo e cercare di rispondere in questa direzione. Il problema che ho cercato di descrivere molto brevemente è rappresentato da un punto: aumentano gli occupati, come mai non aumento le ore lavorate? Come mai non aumenta la massa salariale? Ci sarà una ragione. Aumentano molto spesso lavori sostanzialmente poveri e con salari bassi, ed è per questo che siete contro il salario minimo, perché questo metterebbe nella condizione di affrontare il tema in modo diverso, ma pensate di lisciare il pelo ai vostri elettori a cui dite che possono stare pure tranquilli che continuiamo così. Questo è il dato che ci troviamo di fronte.
Questo provvedimento per di più avrebbe dovuto ascoltare le parti sociali. Scusate se insisto, però credo molto che le relazioni sociali e sindacali tra le imprese e il sindacato siano molto importanti e avreste dovuto tenerle presenti. Ora, se le ho lette io, anche voi della maggioranza avrete letto le indicazioni dei datori di lavoro e anche quelle dei sindacati, in generale quella dei sindacati; voi non solo non le avete tenute in considerazione, ma avete pensato che bastasse andare a Cernobbio e discutere con la crème che decide la politica del nostro Paese e al sindacato sostanzialmente gli si potesse comunicare: noi abbiamo deciso questo. La negoziazione, il confronto vuol dire ascoltarsi, saper ascoltare e cogliere. Poi, ovviamente, la maggioranza decide di fare una cosa, la motiva e va in quella direzione, però stando sul merito, cioè mantenendo quella relazione che deve essere attiva in particolare tra le parti sociali, ma questo vale anche per l'opposizione. Non è che le proposte che noi avanziamo siano fuori dal mondo; è quello che succede nella realtà del Paese. In sostanza, voi andate in questa direzione.
D'altronde, da quando siete al Governo, avete continuato costantemente a intervenire sulle regole dei rapporti nei luoghi di lavoro. Voi pensate di depotenziare il conflitto tra capitale e lavoro, ma guardate che il conflitto tra capitale e lavoro in questo Paese è quello che lo ha reso più grande, perché ha costretto le imprese ad aumentare la loro capacità di investimento e, nello stesso tempo, sono aumentati i salari dei lavoratori.
Io sono anziano, quindi non dico questa cosa perché l'ho sentita dire, ma perché l'ho vissuta sulla mia pelle: questi meccanismi che introducete invece sono atti a indebolire il conflitto, ovviamente; d'altronde, un lavoratore somministrato come fa a fare uno sciopero sul salario, sulla sua condizione? Lo fa contro l'agenzia o contro il datore di lavoro? Di fatto, state mettendo il datore di lavoro nelle condizioni di dire che i lavoratori non sono suoi e lui non c'entra, ma c'entra un altro. Volete quindi depotenziare scientemente (ammetto che la persona che l'ha pensata ha avuto un'idea fine, ma non sono un pirla, che non comprende che è così), quindi state facendo questa cosa. Non vi andrà molto bene, guardate, perché, andando avanti di questo passo, i problemi che abbiamo tutti ce li avrete anche voi, perché poi quando andate a Comunanza e i lavoratori vanno in sciopero, ci andate a scioperare insieme anche voi, ma dovete dire loro come si risolve quella roba lì: dovete dire ai datori di lavoro che l'azienda non può chiudere e deve rimanere aperta, allora comincerete ad avere qualche scontro; quando andrete a Varese, succederà la stessa cosa, come pure a Siena, a Ferrara, alla Beko, a Torino e via dicendo. Incomincerete allora a metterci la faccia e a rispondere cosa farete, visto che siete voi al Governo e dovete dare risposte a questi lavoratori e a queste lavoratrici. Potete continuare a sciacquarvi la bocca dicendo che è aumentata l'occupazione, come gli spot in TV in cui parlate di un aumento di ore di lavoro a 870.000, ma dove? Dove sono le ore di lavoro aumentate e il salario? Questo è il dato fondamentale: stiamo creando un Paese sostanzialmente povero, mentre la classe lavoratrice era il ceto medio di questo Paese, che lo manteneva in piedi, pagava le tasse e distribuiva ricchezza, perché era in grado di comprare quello che si produce. Bisogna preoccuparsi infatti anche di questo: si producono cose perché qualcuno può comprarle, ma se il salario non glielo permette, è chiaro che non può comprarle.
Come vedete quindi, non sono contro l'impresa; anzi, sono d'accordo: penso che l'impresa debba guadagnare giusto, non il non giusto e l'extraprofitto. Per questa ragione credo che questo collegato lavoro dovrebbe cambiare: come diceva la senatrice Furlan, bisognerebbe ritirarlo e cambiargli il nome; una cosa che si potrebbe fare, perché questo è un collegato per la precarietà del lavoro. Punto. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pirro. Ne ha facoltà.
PIRRO (M5S). Signor Presidente, devo dire di condividere l'amarezza espressa dal collega Magni prima di me, anche perché, mentre stiamo parlando di un tema tanto importante, i colleghi di maggioranza in quest'Aula si contano sulle dita, forse nemmeno di due mani, e non di più.
Il tema avrebbe meritato sicuramente più di un paio d'ore di discussione e le dichiarazioni di voto che seguiranno domani mattina. Il disegno di legge cosiddetto collegato lavoro è uno scollegato dal mondo del lavoro, perché annuncia cambiamenti roboanti, ma per chi vuole sfruttare i cittadini italiani, precarizzare il lavoro, distruggere le tutele dei lavoratori, creare un far west e istituire la moderna schiavitù, quella che tanti anni fa fu abolita con fatica, sangue e battaglie, ma che adesso voi reintroducete con tutte queste norme.
Non lo dico tanto per dire. Basta esaminare i vari articoli: ad esempio, l'articolo 19 di fatto legittima nuovamente le dimissioni in bianco, perché è questo quello che si fa, lasciando l'onere della prova dell'assenza ingiustificata dal lavoro sulle spalle del lavoratore, che notoriamente è la parte forte in un rapporto di lavoro, quella che ha tutti gli strumenti per dimostrare che la sua assenza dal lavoro ha avuto giustificazioni.
Ma è ovvio: voi siete sempre dalla parte del più forte contro il più debole e lo dimostrate ampiamente in questo provvedimento. (Applausi). Lo dimostrate con le norme sulla somministrazione di lavoro, che confliggono, come è stato spiegato durante la discussione delle questioni pregiudiziali, con norme europee e con sentenze della Corte di giustizia. Lo dimostrate con le norme che indeboliscono e limitano il ruolo della contrattazione collettiva, ad esempio quelle sul lavoro agile. Questo perché la modernità, le agevolazioni, l'andare incontro al lavoratore sono quanto di più lontano voi abbiate, tant'è che continuate, ripetutamente e ostinatamente, a bocciare tutti gli emendamenti che vi vengono proposti, in ogni forma, sulla stabilizzazione dello smart working nel nostro Paese, che si è dimostrato avere tantissimi vantaggi. (Applausi).
Esiste una pila di studi, internazionali e nazionali, che dimostrano come queste norme vadano a favore della produttività, del benessere dei lavoratori, del miglioramento anche del profitto delle aziende innovative che decidono di puntare su queste forme di lavoro snelle. Ma voi, ostinatamente, restate agganciati all'età della pietra, alla scrivania e alle ore passate in macchina e nel traffico, per raggiungere il posto di lavoro, per fare un lavoro immateriale che potevate fare comodamente da casa! (Applausi).
Questo è il concetto che avete voi di modernità del lavoro, di miglioramento della vita nel nostro Paese. Miglioramento per chi? Non fate un favore neanche alle aziende. È da ventuno mesi consecutivi che c'è un calo della produzione industriale. Voi dovreste essere gli amici delle imprese, ma non riuscite a favorire nemmeno loro.
Non riuscite a favorire quelli che dovevano aderire al concordato fiscale preventivo, non riuscite a favorire le imprese: vorrei capire chi diavolo pensate di favorire. Soprattutto, qualche idea, un progetto, una visione di dove volete portare il Paese, che non sia andare a sbattere o precipitare giù da un dirupo, ce l'avete oppure no? Da quello che vediamo noi non l'avete affatto, perché tutti i risultati sono negativi.
Vi riempite la bocca, roboanti, dell'aumento dei posti di lavoro, della riduzione della disoccupazione. Certo, se andiamo a guardare i numeri, assolutamente abbiamo un numero di occupati maggiore rispetto al passato. Parliamo, però, delle ore lavorate nel nostro Paese, che colano a picco?
Perché, se abbiamo 100.000 lavoratori che lavorano un'ora ciascuno, invece di averne 90.000 che lavorano quaranta ore a settimana tutti quanti, chiunque capisca un briciolo di matematica, si fa due conti e capisce che non stiamo andando nella direzione giusta. Se, infatti, parcellizzate il lavoro, non stiamo aumentando il lavoro: lo stiamo solo distribuendo e rendendo poveri tanti lavoratori, che a voi piacciono tanto, ma a noi e ai cittadini italiani un po' meno.
A proposito di queste roboanti cifre relative ai lavoratori, non parlate mai del fatto che stanno gli aumentando gli inattivi, cioè quelli che un lavoro non lo cercano nemmeno. Quindi, è anche facile ridurre la percentuale dei disoccupati, se questi, invece che passare negli occupati, passano negli inattivi, che il lavoro non lo cercano. Soprattutto, le ore di cassa integrazione ormai si sprecano, sono una valanga.
In tutto questo, chi ci rimette sono i poveri lavoratori, ai quali, ancora una volta, negate anche il salario minimo. Dobbiamo rafforzare la contrattazione collettiva. È in quella sede che bisogna lottare per lo stipendio dei lavoratori: e voi, in questo decreto, che fate? La contrattazione collettiva la sminuite e indebolite.
Decidetevi, dunque, perché, se il vostro concetto è rafforzare la contrattazione collettiva, invece di fare il salario minimo, allora rafforzatela. Se, invece, la indebolite, dovete fare il salario minimo. Non potete fare sempre provvedimenti sulla pelle dei più fragili, sulla pelle di chi non arriva a fine mese, sulla pelle di chi sta diventando solo uno schiavo! (Applausi).
PRESIDENTE. Rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
PATTON (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PATTON (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, il 6 dicembre 1774, cioè duecentocinquant'anni fa, entrava in vigore anche nel Trentino austroungarico la riforma teresiana della scuola.
Può apparire inusuale celebrare una vicenda di due secoli e mezzo fa, ma la riforma della scuola voluta dall'allora imperatrice Maria Teresa d'Austria è la radice profonda del diritto e del dovere all'istruzione, senza distinzioni di genere o di censo, che le democrazie liberali europee hanno sviluppato soprattutto a partire dalla seconda metà del Novecento.
Un fondamentale contributo a questa e alle successive riforme venne dato dal giurista italiano, con cittadinanza austriaca, Carlo Antonio Martini, nato a Revò, piccolo paese della Val di Non, nel 1726 e morto a Vienna nel 1800.
Tutti i bambini e le bambine dell'Impero, dai sei ai dodici anni, ebbero l'obbligo di frequentare la scuola, con multe salatissime per quei genitori che volevano i loro figli per le attività agricole. L'illuminata volontà di Maria Teresa d'Austria era quella di abbattere l'analfabetismo e rendere lucide, sensate e oneste le menti popolari senza che esse fossero soggiogate dalle superstizioni.
Questa riforma, poi implementata a metà dell'Ottocento, portò i territori del Tirolo storico a registrare i più alti livelli di alfabetizzazione d'Europa, forse del mondo. Stando agli annuari statistici e alle rilevazioni anagrafiche dell'epoca, già nei primi anni del Novecento il tasso di analfabetismo si attestava a meno del 2 per cento. Un dato questo, confermato anche dai dati del censimento italiano successivo alla Prima guerra mondiale. L'allora Regione Venezia Tridentina segnava un 2 per cento di analfabetismo, a fronte di un 15 per cento del vicino Veneto e del 50 per cento di altre Regioni d'Italia.
Con la riforma teresiana, per la prima volta nella storia, veniva rotta l'equazione della scuola appannaggio solo della nobiltà e delle classi sociali più elevate. Si stabiliva un principio d'uguaglianza, gettando forse un seme che poi sarebbe stato raccolto dalla Rivoluzione francese. Si gettava una base della nostra modernità: l'idea che la crescita morale, civile ed economica di un Paese passa dai livelli di conoscenza e i saperi dei propri cittadini.
Il 6 dicembre, quindi, non è una data importante solo per i nostri territori. Nel mondo odierno cittadini senza conoscenza, pensiero critico e consapevolezza delle cose sono e saranno sempre più permeabili dalle fake news, dalle truffe e da comportamenti dissennati dal punto di vista economico, nella mancata espressione dei loro diritti.
Per questo, mai come oggi servono l'istruzione e una scuola pubblica che sia davvero luogo di formazione dei cittadini di domani. Serve un diritto vero e accessibile a tutti a un'istruzione superiore di qualità, che è l'unica chiave che può riattivare quell'ascensore sociale da troppo tempo bloccato nel nostro Paese. Ricordare il 6 dicembre la riforma teresiana significa soprattutto questo.
POGLIESE (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
POGLIESE (FdI). Signora Presidente, colleghi, oggi, a pochi giorni dalla sua scomparsa, mi sembra assolutamente doveroso ricordare la figura di un uomo delle istituzioni, di un uomo che ha servito la nostra Nazione con dedizione, con onore e con prestigio nelle Aule parlamentari, di un uomo che ha ricevuto in vita, cosa che non accade molto spesso, attestazioni trasversali di stima e di rispetto. Quell'uomo è Enzo Trantino, un esempio di coerenza e di integrità morale, di impegno e di passione, un esempio per tutti noi, allora giovani militanti della destra a Catania, che siamo cresciuti con la figura quasi mitizzata di Enzo Trantino.
Enzo Trantino è stato un parlamentare per trentaquattro anni. Venne eletto per la prima volta nel 1972 nella lista del Movimento sociale italiano e svolse quelle funzioni per nove legislature (poi in Alleanza Nazionale), con grande equilibrio, con grande competenza, rispettato da tutti. Ha rivestito ruoli di grande prestigio. Fu il primo esponente del Movimento sociale italiano eletto Presidente di una Commissione parlamentare: era il 1987 e venne eletto Presidente della Giunta per le elezioni. Erano gli anni dell'arco costituzionale, all'interno del quale il Movimento sociale italiano non trovava ospitalità, e con esso anche i suoi uomini; ma Enzo Trantino era rispettato da tutti e il Movimento sociale italiano riuscì a farlo eleggere per la prima volta Presidente di una Commissione importante quale era la Giunta delle elezioni. Svolse successivamente anche ruoli di Governo (all'interno del Governo Berlusconi fu sottosegretario agli affari esteri).
Ma Enzo Trantino non è stato soltanto un bravissimo esponente politico. È stato un brillantissimo avvocato, un principe del foro dall'eccezionale ars oratoria e anche un fine letterato. È stato per la comunità politica un padre, un amico, un solido punto di riferimento nel mare in tempesta di una politica cangiante, che spesso dimentica valori, radici e ideali. Ideali, questi ultimi, che non gli hanno mai impedito di riconoscere il rispetto dell'avversario politico, in un mondo in cui della criminalizzazione dell'avversario si è fatto un criminale vessillo di cui andare fieri. (Applausi). Trantino ci ha lasciato una lezione di rispetto, di apertura e di riconoscimento delle opinioni altrui, anche quando siamo in disaccordo con esse.
Oggi, mentre ci stringiamo attorno alla famiglia Trantino, in particolare ai figli Novella ed Enrico (bravissimo sindaco di Catania) e ai suoi adorati nipoti, vogliamo ricordare l'eredità che Enzo ci lascia. Un'eredità fatta di valori solidi, di passione per la giustizia e di amore per la nostra terra, richiamandosi al valore del merito come giudizio per le cose degli uomini, il merito come senso di ogni cosa, il dovere prima dei diritti, il sacrificio per ottenere risultati, l'abnegazione per mettersi al servizio della gente. È questa la lezione di Enzo Trantino, una figura storica della politica italiana, che la destra dovrà custodire e conservare, ma che è diventata ormai patrimonio di tutta la nostra Nazione. (Applausi. Congratulazioni).
PRESIDENTE. Grazie, senatore Pogliese. Ho avuto modo di conoscere l'avvocato Trantino in un congresso dell'Unione delle camere penali (io ne ero una giovane iscritta, come lo sono tuttora), nella splendida Catania, e di ascoltare alcuni suoi bellissimi interventi. Ricordo benissimo la stima e l'apporto che ha dato alla politica e sicuramente all'avvocatura, che è sempre a presidio dei diritti e delle libertà dei cittadini. (Applausi).
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 11 dicembre 2024
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, mercoledì 11 dicembre, alle ore 10, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 20,04).
Allegato A
DISEGNO DI LEGGE
Disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché di proroga della delega di cui all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46 (1273)
ARTICOLO 1
Art. 1.
Approvato
(Disposizioni in materia di permessi e distacchi in favore delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari)
1. I distacchi e i permessi retribuiti di cui all'articolo 1480, comma 3, del codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, a decorrere dall'anno 2025, sono attribuiti alle associazioni di cui agli articoli 1475, comma 2, nonché 1476 e seguenti del citato codice di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010, in deroga alle modalità di cui al comma 4 del medesimo articolo 1480, in ragione di un distacco ogni duemila unità di personale e di un'ora annua di permesso retribuito ogni unità di personale, ferma restando l'applicazione delle modalità di cui al citato comma 4 per eventuali ulteriori attribuzioni di permessi e distacchi.
EMENDAMENTO E ORDINE DEL GIORNO
1.1
Magni, De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia
Non posto in votazione (*)
Sopprimere l'articolo.
________________
(*) Approvato il mantenimento dell'articolo.
G1.100
V. testo 2
Il Senato,
in sede di esame del disegno di legge recante disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché di proroga della delega di cui all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46,
premesso che:
l'articolo 1480 del Codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 disciplina lo svolgimento dell'attività di carattere sindacale e, in particolare, il comma 9 prevede che i distacchi e le aspettative sindacali non retribuite possono durare non più di tre anni,
impegna il Governo:
a valutare l'opportunità di allineare la durata del distacco di tre anni prevista per i rappresentanti delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari (APCSM) alla durata della carica elettiva di quattro anni e di eliminare la previsione che debba intercorrere almeno un triennio di servizio effettivo tra ciascun distacco o aspettativa sindacale non retribuita.
G1.100 (testo 2)
Accolto
Il Senato,
in sede di esame del disegno di legge recante disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché di proroga della delega di cui all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46,
premesso che:
l'articolo 1480 del Codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 disciplina lo svolgimento dell'attività di carattere sindacale e, in particolare, il comma 9 prevede che i distacchi e le aspettative sindacali non retribuite possono durare non più di tre anni,
impegna il Governo:
a valutare l'opportunità di allineare la durata del distacco di tre anni prevista per i rappresentanti delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari (APCSM) alla durata della carica elettiva di quattro anni e a valutare la possibilità di rivedere la previsione che debba intercorrere almeno un triennio di servizio effettivo tra ciascun distacco o aspettativa sindacale non retribuita.
ARTICOLO 2
Art. 2.
Approvato
(Modifica all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46, in materia di proroga del termine per l'esercizio della delega)
1. All'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46, le parole: « trenta mesi » sono sostituite dalle seguenti: « trentasei mesi ».
DISEGNO DI LEGGE
Disposizioni in materia di lavoro (1264)
PROPOSTE DI QUESTIONE PREGIUDIZIALE
QP1
Boccia, Zampa, Camusso, Furlan, Zambito
Respinta (*)
Il Senato,
in sede di esame del disegno di legge A.S. 1264 recante "Disposizioni in materia di lavoro" - qualificato come collegato alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2024-2026 ed approvato con modifiche e integrazioni dalla Camera dei deputati;
premesso che:
il presente disegno di legge, giunto al Senato dopo l'esame da parte della Camera dei deputati, durato, con molte interruzioni, più di un anno, dal 6 dicembre 2023 al 9 ottobre 2024, è un testo che rappresenta un ulteriore passo in avanti nella deregolamentazione del mercato del lavoro e nella precarizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori;
i molti articoli di cui è composto e il titolo altisonante non corrispondono alla pochezza dei contenuti che non danno alcuna risposta alle grandi questioni riguardanti i diritti dei lavoratori, come il dramma della disoccupazione giovanile, la mancanza di lavoro stabile pagato in modo dignitoso, la perdurante presenza di lavoro nero e di lavoro sfruttato, le continue e tragiche morti sul lavoro, la questione della parità retributiva tra uomini e donne;
la risposta a queste domande sono disposizioni che, nel migliore dei casi, risultano del tutto marginali o settoriali e che, nel peggiore, si rivelano nocive e pericolose in quanto finalizzate a ridurre le tutele delle lavoratrici e dei lavoratori;
ai dati riportati dall'Istat e dall'INPS, secondo i quali una percentuale altissima degli under 30 ha un contratto somministrato, stagionale o intermittente, il disegno di legge risponde con l'articolo 10 che introduce due nuove fattispecie di esenzione dal computo dei limiti quantitativi relativi alla somministrazione a tempo determinato di lavoratori ed esclude alcune fattispecie di contratti a tempo determinato stipulati tra agenzie di somministrazione e lavoratori dall'ambito di applicazione delle cosiddette causali;
con questo articolo si eliminano gli attuali limiti per l'utilizzo del contratto di somministrazione di lavoro, realizzando così la liberalizzazione totale di questa tipologia contrattuale arrivando al paradosso che potrà esistere un'impresa con il 100 per cento dei dipendenti in somministrazione, senza più alcun rapporto tra datore di lavoro e dipendente, poiché si tratta di manodopera intermediata;
in questo, come in articoli del disegno di legge che intervengono su diverse tipologie contrattuali, si ignora, consapevolmente e colpevolmente, il ruolo fondamentale della contrattazione da cui non si può prescindere, se non per intervenire in modo "autoritario";
secondo alcuni dei soggetti auditi nel corso dell'esame in 10ª Commissione, appaiono estremamente pericolose le modificazioni previste dall'articolo 10 poiché espongono l'Italia a procedura di infrazione dinanzi alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea in quanto contrastanti con i principi fondamentali cui è informato il diritto comunitario in materia di contratti di lavoro precario;
in particolare, la Corte di Lussemburgo, con la sentenza KG del 14.10.20, ha dichiarato che "L'articolo 5, paragrafo 5, prima frase, della direttiva 2008/104/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, relativa al lavoro tramite agenzia interinale, deve essere interpretato nel senso che esso osta a che uno Stato membro non adotti alcuna misura al fine di preservare la natura temporanea del lavoro tramite agenzia interinale, nonché ad una normativa nazionale che non preveda alcuna misura al fine di evitare l'assegnazione ad un medesimo lavoratore tramite agenzia interinale di missioni successive presso la stessa impresa utilizzatrice con lo scopo di eludere le disposizioni della direttiva 2008/104 nel suo insieme.";
ed ancora, il prof. Bronzini, già Presidente della sezione della Corte di cassazione, audito nel corso dell'esame del disegno di legge dalla 10ª Commissione, "(.) Nel linguaggio dell'Unione provocare una segmentazione eccessiva del mercato del lavoro è certamente pericoloso non solo perché può indebolire il dialogo sociale ma soprattutto perché può mettere a repentaglio la copertura sociale dei lavoratori, segnatamente sul lato pensionistico. (.) Lo stato economico di un paese viene, quindi, da tempo valutato nel semestre europeo anche alla luce di questo rapporto statistico tra contratti pleno iure e contratti atipici e di lavoro autonomo e certamente non gioverebbe alla valutazione dell'Italia, che è già sotto infrazione per violazione del Patto di stabilità, la convinzione degli organi di controllo europeo che si voglia incrementare in modo significativo il segmento dei rapporti atipici del mercato del lavoro. Da questo punto di vista l'ultimo rapporto Istat che fotografa la situazione italiana in settembre dovrebbe costituire un campanello d'allarme non solo perché gli inattivi sono cresciuti più degli occupati ma perché, nell'ambito delle nuove assunzioni, si è interrotta la precedente prevalenza di quelle a tempo indeterminato pleno iure a vantaggio di assunzioni con contratti atipici.";
per il prof. Bronzini, quindi, appaiono "inopportune" le modifiche introdotte al decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81: riguardo alla modifica all'articolo 31, comma 2, sottolinea "l'assoluta irrazionalità (anche per violazione dell'articolo 3 Cost.) di questa esclusione che assimila la condizione di questi dipendenti a tempo indeterminato delle Agenzie a quella di soggetti (già esclusi dal computo) disoccupati che godono da almeno dei mesi di trattamenti di disoccupazione o di ammortizzatori sociali e di lavoratori svantaggiati come da regolamento Ue n. 651/2024, cioè lavoratori soggettivamente vulnerabili e già assistiti da meccanismi pubblici di sostegno al reddito.";
considerato che:
l'articolo 11 reca una norma qualificata come di interpretazione autentica, avente quindi effetto retroattivo, relativa alla esclusione delle attività stagionali dall'ambito di applicazione dei termini dilatori per la riassunzione a tempo determinato di un lavoratore. In tale esclusione rientrano le attività stagionali individuate con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali - ovvero, fino all'eventuale adozione di tale decreto, quelle individuate dal D.P.R. 7 ottobre 1963, n. 1525, - nonché le altre ipotesi, individuate dai contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e dai contratti collettivi aziendali stipulati dalle rappresentanze sindacali aziendali delle suddette associazioni ovvero dalla rappresentanza sindacale unitaria;
tale disposizione comporta l'ampliamento del criterio di classificazione dei contratti stagionali e allarga in modo improprio il concetto stesso di stagionalità al fine da poterlo adattare a qualsiasi situazione, aggirando i vincoli e i limiti che delimitano le attività stagionali e superando la sentenza della Cassazione che limitava l'uso del contratto stagionale a determinati settori e in determinati periodi;
infatti, secondo alcuni dei soggetti auditi, come l'Associazione Comma 2, tale norma, oltre a esporre a sua volta l'Italia a procedura di infrazione dinanzi agli organi comunitari, si espone a sindacato di costituzionalità, nel momento in cui tenta di far passare per interpretazione autentica un'interpretazione della legge difforme da quella già fornita dalla Corte di cassazione, che con almeno 7 decisioni del 2023/24 ha statuito che "In tema di contratti di lavoro a tempo determinato, non è, di per sé, qualificabile come attività agricola stagionale quella, idonea a perpetuarsi nel tempo, che non dipenda dall'ordinaria scansione temporale delle comuni incombenze attinenti alla detta attività agricola; infatti, nell'ambito di attività imprenditoriali di carattere stagionale, esistono necessità operative, sia pure di dimensioni limitate, che proseguono per tutto il corso dell'anno, con la conseguenza che i lavoratori addetti stabilmente (ed oltre i tempi indicati nella normativa nazionale in tema di contratti a tempo determinato) a simili attività devono essere dipendenti a tempo indeterminato e non lavoratori stagionali, anche quando l'attività produttiva come tale, considerata nel suo complesso, abbia carattere stagionale.";
per il prof. Bronzini, "(.) Questa soluzione non può essere legittima né dal punto di vista costituzionale, né sovranazionale, né convenzionale. La norma di cui all'articolo 11 attribuisce un significato all'articolo 21, secondo comma, del d.lgs. n.51 incompatibile con la sua formulazione letterale che è puramente di rinvio a procedure di individuazione delle "attività stagionali" da parte del Ministero o dai contratti collettivi che non sono stati individuati in specifico, oltre la sfera applicativa del DPR del 1963. (.) Inoltre la norma pretesamente "di interpretazione autentica" vorrebbe considerare "attività stagionali" quelle derivanti da mere "esigenze tecnico-produttive", esigenze certo da specificare nella contrattazione collettiva, ma che possono non avere alcun nesso con un'attività ontologicamente stagionale, trascendendo così lo stesso campo oggettivo di disciplina dell'articolo 21, secondo comma. La norma di cui all'articolo 11 alla luce anche dei principi enunciati dalla nostra Consulta non può essere considerata "autentica". Per riprendere la Corte " questa Corte si è ripetutamente espressa nel senso che va riconosciuto carattere interpretativo alle norme che hanno il fine obiettivo di chiarire il senso di norme preesistenti ovvero di escludere o di enucleare uno dei sensi fra quelli ritenuti ragionevolmente riconducibili alla norma interpretata, allo scopo di imporre a chi è tenuto ad applicare la disposizione considerata un determinato significato normativo (sentenza n. 424 del 1993) . ed ha chiarito che il legislatore può adottare norme di interpretazione autentica non soltanto in presenza di incertezze sull'applicazione di una disposizione o di contrasti giurisprudenziali, ma anche quando la scelta imposta dalla legge rientri tra le possibili varianti di senso del testo originario, così rendendo vincolante un significato ascrivibile ad una norma anteriore (ex plurimis: sentenze n. 15 del 2012, n. 271 del 2011, n. 209 del 2010)." (sentenza n. 314 del 2014). Essendo palesemente incompatibile con il tenore letterale della norma la disposizione vale solo per l'avvenire (e così l'interpreterebbe senz'altro la Corte di cassazione come ha fatto in innumerevoli altri casi), a meno che il legislatore non la dichiari espressamente a carattere retroattivo, come correttamente ha fatto notare l'Ufficio studi del Senato." (.) Nel caso in esame l'intervento legislativo retroattivo disposto all'articolo 11 non può di certo giustificarsi in base ad "imperiose ragioni di interesse pubblico"; l'intento retroattivo sembra plausibilmente destinato a risolvere qualche contenzioso pendente, ribaltando per alcuni datori di lavoro l'esito previsto a legislazione immutata e riguarda solo una situazione molto particolare che non può di certo rappresentare quello stato d'emergenza che indica la giurisprudenza della Corte di Strasburgo.";
ed ancora: l'articolo 19 del disegno di legge dispone che l'assenza ingiustificata del lavoratore protratta oltre determinati termini comporta la risoluzione del rapporto di lavoro per volontà del lavoratore, salvo che questi dimostri l'impossibilità, per causa di forza maggiore o per fatto imputabile al datore di lavoro, di comunicare i motivi che giustificano l'assenza;
il suddetto articolo pone le condizioni per un affievolimento delle tutele nei confronti del triste fenomeno delle dimissioni in bianco, pratica subdola che in questo modo si cerca di ripristinare, in contrasto con gli importanti cambiamenti introdotti negli ultimi decenni;
nel corso dell'esame presso la Camera dei deputati, il Gruppo del Partito Democratico con gli altri Gruppi di opposizione è riuscito a far approvare alcuni emendamenti che riducono, almeno in parte, gli effetti negativi di questa disposizione, ma questo "capitolo" non avrebbe mai dovuto essere riaperto, perché ridurre i tempi e i sistemi di controllo da parte degli ispettorati del lavoro è il modo più semplice per rendere più deboli e più indifesi lavoratrici e lavoratori, soprattutto quelli più fragili;
secondo l'Associazione Comma 2, audita nel corso dell'esame in Commissione "Tale disposizione introduce una pericolosa incertezza in ordine alla reale volontà del lavoratore di recedere dal rapporto di lavoro. La disposizione cancella i progressi del sistema giuridico finalizzati ad evitare il fenomeno delle dimissioni in bianco e in generale quelle situazioni di incertezza in cui un lavoratore allontanato
dal posto di lavoro venisse considerato Dimissionario. Infatti, proprio a tale fine la legge 92/2012 (legge Fornero), prima, e il decreto legislativo 151/2015, dopo, hanno imposto la comunicazione telematica delle dimissioni. Con questa norma, invece, il lavoratore allontanato o non chiamato al lavoro senza una chiara comunicazione scritta, rischia di essere considerato dimissionario, perdendo le garanzie connesse al licenziamento (contestazione disciplinare, audizione, comunicazione scritta, impugnazione giudiziale). Né tale rischio è attenuato dalle modifiche introdotte in sede discussione alla Camera. Da una parte, l'obbligo di comunicazione all'ispettorato non qualifica un disincentivo agli abusi nella misura in cui non vi è un obbligo di intervento tempestivo dell'ispettorato. Dall'altra, consentire al lavoratore il potere di dimostrare l'impossibilità di comunicare i motivi di assenza non aiuta, in quanto trascura che la difficoltà della parte debole del rapporto è proprio di tipo probatorio.";
considerato inoltre che:
il disegno di legge in esame non reca alcuna seria misura in materia di prevenzione, con riguardo alla sicurezza nei luoghi di lavoro, creando invece le premesse per una maggiore deresponsabilizzazione delle imprese;
aumentando la precarietà diminuisce anche la sicurezza sul lavoro: i numeri rivelano infatti un legame molto stretto tra i morti sul lavoro da un lato e la precarietà e l'utilizzo a intermittenza dei lavoratori dall'altro;
secondo tutti gli studi effettuati, in Italia si continua a morire sul lavoro con una media di tre decessi al giorno, oltre mille morti nel 2022, lo stesso nel 2023, e secondo l'Inail nel primo semestre del 2024 gli incidenti mortali sul lavoro denunciati sono stati 469, con un aumento del 4,2 per cento rispetto allo stesso periodo nel 2023 e, nel caso dei contratti a tempo determinato gli incidenti mortali sul lavoro hanno una incidenza che è pari al doppio di quella che si registra nel caso di contratti a tempo indeterminato: 8,98 ogni 100mila lavoratori nel primo caso contro 4,49 nel secondo;
analoga sproporzione si registra anche guardando l'incidenza complessiva degli infortuni: 3,28 per cento per i contratti a termine contro il 2,08 per cento per quelli a tempo indeterminato; la spiegazione è tanto semplice quanto inquietante: i lavoratori a termine sono generalmente meno formati alla prevenzione, meno consapevoli dei rischi e, soprattutto, con un minor potere contrattuale che non consente di esigere il rispetto delle prescrizioni in materia di sicurezza; basti pensare che il 70 per cento degli incidenti mortali in edilizia, solo per fare un altro esempio, interessa lavoratori in subappalto;
rilevato, in fine, che:
desta particolare preoccupazione la presenza di disposizioni che appaiono mirate a comprimere gli spazi della contrattazione, in aperta contraddizione con la dinamica storica dell'evoluzione dell'ordinamento del lavoro e con la normativa dell'Unione europea;
il disegno di legge in esame prevede una serie di interventi sull'ordinamento vigente volti sostanzialmente a deregolamentare il lavoro e ad aumentare la precarietà delle lavoratrici e dei lavoratori;
delibera,
ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, di non procedere all'esame del disegno di legge n. 1264.
________________
(*) Sulle proposte di questione pregiudiziale presentate è stata effettuata, ai sensi dell'articolo 93, comma 5, del Regolamento, un'unica votazione.
QP2
Magni, De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia
Respinta (*)
Il Senato,
in sede di esame del disegno di legge A.S. 1264 recante "Disposizioni in materia di lavoro" - qualificato come collegato alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2024-2026 ed approvato con modifiche e integrazioni dalla Camera dei deputati;
premesso che:
il disegno di legge in esame consta attualmente di 34 articoli, i quali complessivamente consistono in una serie di interventi sull'ordinamento giuslavorista vigente, volti in sostanza a deregolamentare e ad espandere l'area della precarietà;
nell'attuale situazione del mercato del lavoro nazionale tale riforma non può che aggravare il quadro caratterizzato dalla presenza di rilevanti sacche di disoccupazione e di lavoro precario, riguardanti in special modo le donne e i giovani. Le disposizioni che prevedono l'espansione delle possibilità di ricorso al lavoro in somministrazione e alla stagionalità, appaiono in evidente contrasto con la normativa costituzionale nazionale e comunitaria in materia di somministrazione e lavoro precario e quindi si dimostrano immotivate, irragionevoli e sproporzionate in quanto in contraddizione con le reali esigenze di efficienza del sistema produttivo, mentre l'espansione della possibilità di intervento normativo nell'ambito dei fondi di solidarietà bilaterali rappresenta un fattore di indebolimento della partecipazione e della contrattazione collettiva;
al contempo, sono del tutto assenti previsioni idonee a contrastare i gravi problemi dell'evasione contributiva e degli incidenti nei luoghi di lavoro. Il disegno di legge pone inoltre le condizioni per un affievolimento delle tutele nei confronti del fenomeno delle dimissioni in bianco, in contrasto con le importanti conquiste ottenute dal mondo del lavoro, mentre appare scarsamente comprensibile l'assenza di misure volte ad agevolare il ricorso al lavoro agile, benché questo costituisca uno strumento fondamentale in ordine alla tutela di categorie fragili e alla conciliazione lavoro-famiglia;
nel sistema costituzionale attuale, il carattere preminente del lavoro è immediatamente ravvisabile nell'art. 1 della Costituzione, in base al quale l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La Costituzione riconosce, infatti, la centralità del lavoro, inteso come principio basilare della società, per cui nel nostro Paese, al contrario del passato, non hanno alcun peso politico e sociale il censo e i privilegi di nascita o di casta. Tale dichiarazione enuncia il fondamento sociale e ideologico della Repubblica, cancellando la forma di Stato classista che caratterizzava il Regno d'Italia. Altri principi fondamentali di ordine generale sono poi contenuti negli articoli 4, comma 1, e 3, comma 2. In base all'articolo 4, comma 1, il diritto al lavoro è riconosciuto a tutti i cittadini: tale diritto non si concreta nella pretesa di ottenere un posto di lavoro, ma nell'invito rivolto ai poteri pubblici di creare le condizioni affinché tutti possano trovare occupazione. In base all'art. 3, comma 2, poi, la Repubblica promuove tutte le condizioni opportune, eliminando anche gli ostacoli all'effettiva partecipazione di tutti i cittadini all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese: si tratta dell'impegno assunto dallo Stato a farsi carico di una serie di obiettivi (es. massima occupazione, sviluppo), in ossequio al dovere di solidarietà sociale, sancito all'art. 2. Le norme della Costituzione dedicate propriamente al lavoro sono contenute negli articoli 35-47, ove sono definiti i principi fondamentali che regolano l'assetto economico della società;
la finalità resta quella di tutelare, nell'ambito di tali relazioni, il soggetto più debole, cioè il lavoratore, e di conferire concretezza all'impegno dello Stato alla promozione di tutti gli strumenti di emancipazione delle classi storicamente subalterne. Le richiamate norme costituzionali riguardano, ad esempio, la tutela del lavoro in tutte le sue forme; i criteri di determinazione della retribuzione; la durata massima della giornata lavorativa; la tutela della donna lavoratrice; il diritto del lavoratore ad adeguate forme di previdenza e assistenza sociale; l'attività sindacale;
in questo contesto vanno letti i limiti posti dalla giurisprudenza nazionale e comunitaria in tema di lavoro precario e nello specifico di lavoro in somministrazione. Al di là del giudizio complessivamente negativo sul provvedimento, come anticipato, vi sono in esso numerose disposizioni che appaiono contrastanti con i principi costituzionali e internazionali sanciti in tema di lavoro. Nel dettaglio, le maggiori criticità sono da ravvisarsi negli articoli 10 e 11 del provvedimento, nei punti in cui modificano gli articoli 31 e 34 del decreto legislativo 15 giugno 2025 n. 81 perché di fatto conducono alla sostanziale abolizione del c.d. Decreto Dignità ed espongono l'Italia a procedura di infrazione dinanzi alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea;
infatti, proprio in ragione dei principi sopra delineati, la giurisprudenza nazionale e comunitaria ammette il ricorso alla somministrazione di lavoro solo se a carattere strutturalmente temporaneo. Come confermato anche di recente dalla sentenza 21 luglio 2022, n. 22861 la Corte di Cassazione nell'affrontare la questione della conformità della normativa interna sul lavoro interinale al diritto dell'Unione Europa ha evidenziato l'importanza, quale requisito immanente e strutturale del lavoro tramite agenzia interinale, del carattere di temporaneità ed ha segnalato il rischio di un ricorso abusivo a tale forma di lavoro in presenza di missioni successive che si protraggano per una durata che, secondo canoni di ragionevolezza, non possa considerarsi temporanea, avuto riguardo alla specificità del settore e alla esistenza di spiegazioni obiettive del ricorso reiterato a questa forma di lavoro;
il principio fondamentale cui è informato il diritto comunitario in materia di contratti di lavoro precario, infatti, è quello affermato dalla CGUE sia nella stessa sentenza KG del 14.10.20, al punto 48, in materia di lavoro tramite agenzia interinale, sia nella sentenza 11.2.21 nella causa C-760/18, al punto 46, in materia di contratti a termine: non è conforme al diritto comunitario l'utilizzo abusivo di siffatti rapporti, da parte dei datori di lavoro, per rispondere ad esigenze permanenti e durevoli in materia di personale. In particolare, la Corte di Lussemburgo, con la sentenza KG del 14.10.20, ha dichiarato che L'articolo 5, paragrafo 5, prima frase, della direttiva 2008/104/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, relativa al lavoro tramite agenzia interinale, deve essere interpretato nel senso che esso osta a che uno Stato membro non adotti alcuna misura al fine di preservare la natura temporanea del lavoro tramite agenzia interinale, nonché ad una normativa nazionale che non preveda alcuna misura al fine di evitare l'assegnazione ad un medesimo lavoratore tramite agenzia interinale di missioni successive presso la stessa impresa utilizzatrice con lo scopo di eludere le disposizioni della direttiva 2008/104 nel suo insieme. Trattasi inoltre di principio di applicazione diretta nel diritto nazionale, dunque anche in contrasto con una normativa nazionale di segno contrario, ai sensi del paragrafo 63 della sentenza KG del 14.10.20 e della sentenza n.67/22 della Corte costituzionale italiana;
in evidente contrasto con tali principi, la seconda modificazione dell'art.31 del decreto legislativo n.81/2015 introdotta dall'art.10, comma 1, lettera a) n. 2 del disegno di legge esenta da ogni limite quantitativo l'utilizzo dei lavoratori di cui all'art.23, comma 2, che costituiscono la stragrande maggioranza dei lavoratori assunti tramite agenzia interinale, assunti a tempo determinato dall'agenzia interinale e tutti quanti i lavoratori assunti a tempo indeterminato;
la successiva modificazione dell'articolo 34 introdotta sempre dall'articolo 10, inoltre, esenta da ogni limite di durata l'utilizzo dei lavoratori assunti a tempo determinato dall'agenzia interinale, nel caso si tratti di soggetti disoccupati che godono da almeno sei mesi di trattamenti di disoccupazione non agricola o di ammortizzatori sociali e di lavoratori svantaggiati o molto svantaggiati ai sensi etc., che costituiscono pressoché la totalità dei lavoratori assunti tramite agenzia interinale, previsione che si aggiunge alla mancata previsione legislativa di un limite di durata all'utilizzo di lavoratori assunti a tempo indeterminato dall'agenzia interinale. L'entrata in vigore di tali disposizioni pertanto, renderebbe l'Italia passibile di procedura di infrazione dinanzi agli organi comunitari, oltre a essere suscettibili di aprire prevedibilmente un contenzioso assai diffuso in sede giudiziaria;
nel dettaglio, mentre appare condivisibile la prima delle modifiche introdotta dall'articolo 10 citato, la seconda e la terza e segnatamente, lettera a) n. 2 e lettera b) del comma 1, il legislatore realizza però una sorta di compensazione - niente affatto condivisibile - tra l'abrogazione necessaria ed urgente della normativa emergenziale di cui alla lettera a) n. 1 e l'estensione dei casi di potenziale ricorso a contratti di somministrazione con deroghe ai limiti quantitativi previsti come percentuale sui dipendenti pleno iure del datore di lavoro;
in tal modo vengono depotenziati in modo irrazionale e sproporzionato i limiti previsti dalla normativa nazionale e comunitaria al fine di controllare le dinamiche di crescita del contratto di somministrazione come anche di altri contratti atipici come il contratto a termine o quello intermittente, e diretti a tutelare dalla disgregazione le comunità di lavoro e produzione in gruppi eterogenei, i quali, disciplinati da un ventaglio di norme diverse, sarebbero della forza sindacale derivante da una contrattazione unitaria. In questo senso le due modificazioni introdotte dopo il punto di cui al comma 1, lettera a) n. 1, si pongono in contrasto con i principi sanciti dalla legislazione vigente nazionale e comunitaria, anche di natura costituzionale;
nello specifico, il punto n. 2 della lettera a) del comma 1 dell'art. 10 esclude dal computo dei limiti quantitativi di assunzione di somministrati a tempo determinato presso un utilizzatore, quei lavoratori che hanno con l'Agenzia un rapporto a tempo indeterminato. Tale disposizione si pone in evidente contrasto in primo luogo con l'articolo 3 della Costituzione laddove assimila la condizione di questi dipendenti a tempo indeterminato delle Agenzie a quella di soggetti (già esclusi dal computo) disoccupati che godono da almeno dei mesi di trattamenti di disoccupazione o di ammortizzatori sociali e di lavoratori svantaggiati come da regolamento Ue n. 651/2024, cioè lavoratori soggettivamente vulnerabili e già assistiti da meccanismi pubblici di sostegno al reddito. L'equiparazione appare del tutto irrazionale anche in quanto con ogni evidenza l'intervento mira a premiare non il lavoratore ma l'Agenzia per il fatto che l'ha assunto stabilmente. Tale modifica appare inopportuna per una doppia ragione: da un lato il limite previsto per legge è già altissimo, essendo pari al 30% (cui vanno aggiunti anche gli eventuali collaboratori autonomi) e inoltre perché finisce con il depotenziare anche la possibilità di una fissazione di limiti più stretti di quelli vigenti da parte della contrattazione collettiva, dato che la legge li esclude in radice dal computo (assimilandoli a categorie di effettivi vulnerabili). Pertanto la norma così formulata rappresenta un limite alla contrattazione sociale che non può comunque includerli nel computo dei limiti numerici di fonte contrattuale: in tal modo i limiti legali potrebbero quindi arrivare sino alla soglia di oltre il 50% e più della forza lavoro complessivamente impiegata, squilibrando ulteriormente il mercato del lavoro verso forme di lavoro contrattuali meno garantite di quelle che le direttive definiscono "ordinarie";
l'altra modifica introdotta dalla lettera b) del comma 1 riguarda l'esclusione di alcune fattispecie di contratti a tempo determinato stipulati tra agenzie di somministrazione e lavoratori dall'ambito di applicazione delle cosiddette causali, le quali consistono in presupposti di ammissibilità di una durata dei contratti di lavoro dipendente a termine superiore a dodici mesi (fermo rimanendo il limite più elevato di ventiquattro mesi). Si esentano dalle "causali" i contratti stipulati dalle agenzie di somministrazione con soggetti rientranti in determinate categorie. Queste ultime sono costituite da: i soggetti disoccupati che godono da almeno sei mesi di trattamenti di disoccupazione non agricola o di ammortizzatori sociali; i lavoratori svantaggiati o molto svantaggiati, di cui al regolamento (UE) n. 651/2014 della Commissione, del 17 giugno 2014 ed individuati con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Anche se le suddette, appaiono categorie di lavoratori "vulnerabili" il cui rientro nel mercato del lavoro appare urgente anche per ragioni di motivazione esistenziale; tuttavia la strada percorsa sembra discutile, posto che perviene al risultato attraverso l'introduzione di un regime di deroga al principio del limite annuale nei contratti a termine: principio che risponde all'esigenza di concedere uno sforamento del termine annuale sono in casi prestabiliti e, in linea di massima, sotto il controllo delle parti sociali attraverso i contratti. Anche su questo punto il ruolo della contrattazione collettiva viene ridimensionato a vantaggio delle Agenzie di somministrazione;
in secondo luogo, presenta profili di illegittimità costituzionale anche l'articolo 11, contenente una norma di interpretazione autentica dell'articolo 21, comma 2, del decreto legislativo 15 giugno 2015, n.81, in materia di attività stagionali, la quale esporrebbe l'Italia a procedura di infrazione dinanzi agli organi comunitari in quanto attraverso il riferimento formale all'interpretazione autentica introduce in realtà un'interpretazione della legge difforme da quella già fornita dalla Corte di Cassazione;
come anticipato, infatti, l'articolo 11 del disegno di legge, infatti fa rientrare nelle attività stagionali le attività organizzate per fare fronte a intensificazioni dell'attività lavorativa in determinati periodi dell'anno, nonché a esigenze tecnico-produttive o collegate a cicli stagionali dei settori produttivi o dei mercati serviti dall'impresa, secondo quanto previsto dai contratti collettivi di lavoro, ivi compresi quelli già sottoscritti. La Corte di Cassazione, invece, con almeno 7 decisioni del 2023/24 ha statuito che In tema di contratti di lavoro a tempo determinato, non è, di per sé, qualificabile come attività agricola stagionale quella, idonea a perpetuarsi nel tempo, che non dipenda dall'ordinaria scansione temporale delle comuni incombenze attinenti alla detta attività agricola; infatti, nell'ambito di attività imprenditoriali di carattere stagionale, esistono necessità operative, sia pure di dimensioni limitate, che proseguono per tutto il corso dell'anno, con la conseguenza che i lavoratori addetti stabilmente (ed oltre i tempi indicati nella normativa nazionale in tema di contratti a tempo determinato) a simili attività devono essere dipendenti a tempo indeterminato e non lavoratori stagionali, anche quando l'attività produttiva come tale, considerata nel suo complesso, abbia carattere stagionale;
la norma di cui all'art. 11 alla luce anche dei principi enunciati dalla Corte Costituzionale non può in nessun modo essere considerata "autentica". Secondo la giurisprudenza costituzionale infatti "questa Corte si è ripetutamente espressa nel senso che va riconosciuto carattere interpretativo alle norme che hanno il fine obiettivo di chiarire il senso di norme preesistenti ovvero di escludere o di enucleare uno dei sensi fra quelli ritenuti ragionevolmente riconducibili alla norma interpretata, allo scopo di imporre a chi è tenuto ad applicare la disposizione considerata un determinato significato normativo (sentenza C. Cost. n. 424 del 1993) ... ed ha chiarito che il legislatore può adottare norme di interpretazione autentica non soltanto in presenza di incertezze sull'applicazione di una disposizione o di contrasti giurisprudenziali, ma anche quando la scelta imposta dalla legge rientri tra le possibili varianti di senso del testo originario, così rendendo vincolante un significato ascrivibile ad una norma anteriore (ex plurimis: sentenze n. 15 del 2012, n. 271 del 2011, n.209 del 2010)." (Corte Cost. sentenza n. 314 del 2014);
di conseguenza, essendo palesemente incompatibile con il tenore letterale della norma, la disposizione vale solo per l'avvenire, a meno che il legislatore non la dichiari espressamente a carattere retroattivo;
anche in questa ipotesi sussisterebbero però i limiti alla retroattività della legge in campo civile enucleati dalla Corte di Strasburgo, recepiti anche dalla Corte di giustizia e dalla nostra Corte costituzionale. La Corte di Strasburgo in particolare, ha infatti chiarito, soprattutto nei confronti dell'Italia (sentenza Maggio c. Italia, 2011; Agrati c. Italia 2011; De Rosa c. Italia 2012) e moltissime altre, che la retroattività civile è in tensione con uno dei principi fondanti i sistemi giuridici moderni e cioè la certezza del diritto nella sua correlazione con il diritto ad un giusto processo. Pertanto la retroattività (in campo civile) non è proibita in modo assoluto, ma occorre che sussistano per essa "imperiose ragioni di interesse generale", situazioni eccezionali non affrontabili diversamente che possono determinare problemi di tipo emergenziale. Nel caso in esame l'intervento legislativo retroattivo disposto all'art. 11 non può di certo giustificarsi in base ad "imperiose ragioni di interesse pubblico"; l'intento retroattivo sembra al più plausibilmente destinato a risolvere qualche contenzioso pendente, ribaltando per alcuni datori di lavoro l'esito previsto a legislazione immutata e riguarda solo una situazione molto particolare che non può di certo rappresentare quello stato d'emergenza che indica la giurisprudenza della Corte di Strasburgo;
si ritiene inoltre che si tratti di una questione di diritto dell'Unione, in quanto la norma interferisce con le misure interne applicative dell'obbligo di impedire gli abusi nella reiterazione del contratto a termine stabiliti dalla direttiva del 1999 e ribadita in quella del 2008 sul lavoro interinale e che pertanto sarebbe applicabile nel caso specifico la Carta dei diritti fondamentali Ue ed in particolare l'articolo 47 sul giusto processo, che secondo la Corte di Giustizia è norma di applicazione diretta;
il testo attuale dell'articolo 11 potrebbe quindi portare a stigmatizzazioni della Corte di giustizia ed anche a procedure d'infrazione, oltre a sicure questioni di legittimità costituzionale. A parte questi profili non appare ragionevole, come detto, né con effetto retroattivo né per il futuro, che si possano ritenere a carattere stagionale le attività derivanti da mere "esigenze tecnico-produttive" a meno di voler conferire all'aggettivo "stagionale" in via d'imperio un significato opposto a quello seguito nel linguaggio comune e in quello tecnico-giuridico;
tutto ciò premesso, il Senato della Repubblica delibera ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento di non procedere all'esame del disegno di legge AS 1264.
________________
(*) Sulle proposte di questione pregiudiziale presentate è stata effettuata, ai sensi dell'articolo 93, comma 5, del Regolamento, un'unica votazione.
QP3
Patuanelli, Mazzella, Castellone, Guidolin, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castiello, Cataldi, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Maiorino, Marton, Naturale, Nave, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Turco
Respinta (*)
Il Senato,
in sede di esame del disegno di legge A.S. 1264 recante "Disposizioni in materia di lavoro" - qualificato come collegato alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2024-2026 ed approvato con modifiche e integrazioni dalla Camera dei deputati - introduce un complesso di interventi in materia di lavoro e previdenza sociale, incidendo su aspetti cruciali quali rapporti di lavoro, sicurezza sui luoghi di lavoro, ammortizzatori sociali, lavoro stagionale, somministrazione e lavoro agile;
premesso che,
il disegno di legge comporta un impatto rilevante sul tessuto normativo esistente e sui soggetti interessati, senza affrontare la prioritaria esigenza di un riordino organico della normativa in materia di lavoro, attualmente stratificata, frammentaria e di difficile applicazione. Al contrario, il testo si limita a interventi settoriali che aumentano la complessità del quadro normativo senza risolverne le incoerenze strutturali;
considerato che:
l'articolato mostra una scelta sistematica volta a limitare il ruolo della contrattazione collettiva, tradizionalmente riconosciuta come pilastro del diritto del lavoro italiano e strumento fondamentale per l'attuazione del principio di proporzionalità della retribuzione di cui all'articolo 36 della Costituzione, in aperto contrasto con precedenti consolidati (Corte Costituzionale n. 51/2015). Tale scelta si manifesta almeno in tre distinti articoli del presente provvedimento, nello specifico:
1) all'articolo 9 che elimina i limiti quantitativi per la somministrazione del lavoro;
2) all'articolo 10 che attraverso una norma di interpretazione autentica amplia la definizione legale di lavoro stagionale;
3) all'articolo 14 dove è del tutto superato il coinvolgimento della contrattazione collettiva nella definizione di tutele legate alla sfera del lavoro agile;
l'articolo 10 interviene in materia di somministrazione del lavoro e della manodopera apportando importanti modifiche agli articoli 31 e 34 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, sollevando dubbi di compatibilità con il diritto dell'Unione e con i principi stabiliti dalla Corte di Giustizia Europea. Nello specifico:
1) l'esenzione totale (articolo 31 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81) per i lavoratori interinali a tempo indeterminato e per quelli a tempo determinato di cui all'articolo 23, comma 2, rappresenta un ampliamento ingiustificato che rischia di eludere i vincoli di proporzionalità fissati dalla Direttiva 2008/104/CE. Questa norma potrebbe favorire un uso strutturale e non temporaneo del lavoro interinale, in contrasto con i principi comunitari;
2) l'eliminazione delle causali (articolo 34 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81) per i lavoratori svantaggiati o disoccupati assunti a tempo determinato dalle agenzie interinali introduce un regime che potrebbe perpetuare situazioni di precarietà, contravvenendo al divieto di abuso dei contratti precari sancito dalla Corte di Giustizia Europea (sentenze C-81/18 e C-760/18). Con l'approvazione della presente norma, l'Italia rischierebbe una procedura di infrazione per violazione della Direttiva 2008/104/CE e dei principi di diritto comunitario, in particolare l'obbligo di prevenire abusi nell'uso dei contratti precari. La normativa proposta appare inoltre suscettibile di generare un ampio contenzioso giuridico, sia in sede nazionale sia comunitaria, compromettendo la certezza del diritto;
a tal proposito, appare opportuno evidenziare quanto stabilito dalla Corte di giustizia nella sentenza del 14 ottobre 2020 C-81/18 e nella successiva del 17 maggio 2022 C-232/20 che testualmente recita: "missioni successive del medesimo lavoratore tramite agenzia interinale presso la stessa impresa utilizzatrice, ove conducano a una durata dell'attività presso tale impresa più lunga di quella che "possa ragionevolmente qualificarsi "temporanea", alla luce di tutte le circostanze pertinenti, che comprendono in particolare le specificità del settore, potrebbero denotare un ricorso abusivo a tale forma di lavoro, ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 5, prima frase, della direttiva 2008/104". Pertanto, emerge chiaramente che un limite temporale alla reiterazione dei contratti deve comunque esserci guardando alla sommatoria delle missioni con l'utilizzatore e non già al diverso rapporto con l'Agenzia somministratrice;
considerato, altresì, che:
la norma contenuta nell'articolo 11 del disegno di legge, solleva significative criticità sia sul piano europeo che costituzionale. Da un lato, espone l'Italia al rischio di una procedura di infrazione da parte degli organi comunitari, dall'altro si presta a censura di costituzionalità nella misura in cui tenta di introdurre, sotto la veste di un'interpretazione autentica, una lettura della legge difforme rispetto a quella consolidata dalla giurisprudenza della Corte di cassazione. Quest'ultima, con almeno sette sentenze pronunciate nel biennio 2023-2024, ha chiarito che, in tema di contratti di lavoro a tempo determinato, non può qualificarsi come attività stagionale quella che, pur legata al ciclo produttivo agricolo, si perpetua nel tempo e non dipende dall'ordinaria scansione temporale delle operazioni agricole.
La disposizione normativa in esame, invece, ipotizza una definizione estesa di attività stagionali, includendo anche intensificazioni lavorative periodiche o esigenze tecnico-produttive previste dai contratti collettivi, con il rischio di comprimere i diritti dei lavoratori. Ciò contrasta con il principio giurisprudenziale secondo cui, in caso di attività continuative, i lavoratori impiegati oltre i limiti temporali indicati dalla normativa devono essere assunti con contratti a tempo indeterminato, indipendentemente dalla natura stagionale dell'attività produttiva complessiva.
Per citare la Consulta "questa Corte si è ripetutamente espressa nel senso che va riconosciuto carattere interpretativo alle norme che hanno il fine obiettivo di chiarire il senso di norme preesistenti ovvero di escludere o di enucleare uno dei sensi fra quelli ritenuti ragionevolmente riconducibili alla norma interpretata, allo scopo di imporre a chi è tenuto ad applicare la disposizione considerata un determinato significato normativo (sentenza Corte Cost. n. 424 del 1993) . ed ha chiarito che il legislatore può adottare norme di interpretazione autentica non soltanto in presenza di incertezze sull'applicazione di una disposizione o di contrasti giurisprudenziali, ma anche quando la scelta imposta dalla legge rientri tra le possibili varianti di senso del testo originario, così rendendo vincolante un significato ascrivibile ad una norma anteriore (ex plurimis: sentenze n. 15 del 2012, n. 271 del 2011, n. 209 del 2010).";
evidenziato che:
secondo autorevole dottrina e costante giurisprudenza, la Costituzione riconosce e promuove il diritto al lavoro, prescrivendo alla Repubblica di rimuovere gli ostacoli alla concreta partecipazione di tutti i cittadini all'organizzazione economico-sociale e di tutelare nel concreto la libertà, la dignità e la personalità del lavoratore. Come è noto, infatti, la Costituzione si occupa del lavoro già dall'art. 1. Tale articolo, anche per la sua preminente collocazione, va riconnesso all'inviolabilità dei diritti fondamentali, al principio di uguaglianza, al diritto alla retribuzione, alla salvaguardia delle categorie più deboli e alle più ampie tutele richieste dalle nuove frontiere del diritto del lavoro. Stante la sua centralità nell'ordinamento democratico, il lavoro coinvolge anche gli articoli 3, comma secondo, 4, 35, 36, 37, 38, 39, 40 e 46 della Costituzione;
la Corte Costituzionale ha avuto modo, nel tempo, di qualificare il diritto al lavoro quale fondamentale diritto di libertà della persona umana e valore fondamentale della comunità nazionale;
la dottrina, dal canto suo, ha più volte richiamato il valore del lavoro come mezzo per ottenere una esistenza libera e dignitosa e garantire il godimento delle libertà fondamentali. Per questo, il diritto al lavoro viene fatto rientrare nel novero dei più importanti "diritti sociali". L'esigenza di una particolare attenzione all'integrità psico-fisica dei lavoratori e la sanzionabilità delle condotte che ledono il lavoratore nella sua individualità, tanto in senso antidiscriminatorio quanto come espressione sociale, sono state più volte oggetto di intervento del Giudice delle Leggi, il quale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di norme limitative del diritto al lavoro inteso nella sua più ampia accezione;
in tale contesto, le criticità del disegno di legge in esame sopra esposte costituiscono vizi anche in ordine ai richiamati articoli della Costituzione, nonché rispetto allo stesso diritto dell'Unione europea;
tutto ciò premesso,
delibera, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, di non procedere all'esame dell'A.S. 1264.
________________
(*) Sulle proposte di questione pregiudiziale presentate è stata effettuata, ai sensi dell'articolo 93, comma 5, del Regolamento, un'unica votazione.
Allegato B
Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul testo del disegno di legge n. 1273 e sui relativi emendamenti
La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.
In relazione all'emendamento 1.1 trasmesso dall'Assemblea, esprime, per quanto di competenza, pare non ostativo.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:
Disegno di legge n. 1273:
sul mantenimento dell'articolo 1, la senatrice Testor avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Congedi e missioni
Sono in congedo i Senatori: Barachini, Bongiorno, Borgonzoni, Bucalo, Butti, Calandrini, Calenda, Castelli, Cattaneo, Craxi, De Poli, Durigon, Fazzolari, Garavaglia, Giacobbe, La Pietra, Meloni, Menia, Mirabelli, Monti, Morelli, Nastri, Ostellari, Pera, Rando, Rauti, Rubbia, Segre, Silvestroni, Sisto, Speranzon, Valente e Verini.
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i Senatori: Borghi Claudio, Borghi Enrico, Mieli, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Castellone, Losacco, Malpezzi, Marcheschi e Paroli, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO; Dreosto, Floridia Aurora e Zampa per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, variazioni nella composizione
Il Presidente del Senato, in data 5 dicembre 2024, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell'emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2 la senatrice Zambito in sostituzione del senatore Bazoli, dimissionario.
Regolamento del Senato, proposte di modificazione
In data 5 dicembre 2024 è stata presentata la seguente proposta di modificazione del Regolamento d'iniziativa dei senatori Cataldi, Patuanelli, Maiorino, Barbara Floridia, Bevilacqua, Pirro, Mazzella, Nave, Sironi, Sabrina Licheri, Lopreiato, Aloisio, Pirondini, Di Girolamo, Ettore Antonio Licheri, Croatti, Guidolin, Turco, Naturale, Damante, Marton, Scarpinato, Castiello, Bilotti, Castellone, Lorefice - "Modifica del Regolamento del Senato in materia di petizioni nonché di istituzione del Comitato per l'esame delle petizioni" (Doc. II, n. 5).
Disegni di legge, nuova assegnazione
7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
in sede referente
Sen. Castellone Maria Domenica
Disposizioni in materia di attività di ricerca e di reclutamento dei ricercatori nelle università e negli enti pubblici di ricerca (148)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
Già deferito in sede redigente, alla 7ª Commissione permanente (Cultura, istruzione), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.
(assegnato in data 10/12/2024);
7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
in sede referente
Gov. Meloni-I: Ministro dell'università e della ricerca Bernini Anna Maria
Disposizioni in materia di valorizzazione e promozione della ricerca (1240)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
Già deferito in sede redigente, alla 7ª Commissione permanente (Cultura, istruzione), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.
(assegnato in data 10/12/2024);
7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
in sede referente
Sen. Crisanti Andrea
Modifiche alla legge 30 dicembre 2010, n. 240, in materia di contratto di ricerca postdottorale nonché di reclutamento, progressione e trattamento economico dei professori e dei ricercatori (1293)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
Già deferito in sede redigente, alla 7ª Commissione permanente (Cultura, istruzione), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.
(assegnato in data 10/12/2024);
7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
in sede referente
Sen. Verducci Francesco
Modifiche al decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 218, in materia di procedure concorsuali per la stipula di contratti per ricercatori o tecnologi a tempo determinato (1316)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
Già deferito in sede redigente, alla 7ª Commissione permanente (Cultura, istruzione), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.
(assegnato in data 10/12/2024).
Governo, trasmissione di atti
Con lettere in data 6 dicembre 2024, il Ministero dell'interno, in adempimento a quanto previsto dall'articolo 141, comma 6 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ha comunicato gli estremi dei decreti del Presidente della Repubblica concernenti lo scioglimento dei consigli comunali di Massafra (Taranto), Volla (Napoli) e di Varano de' Melegari (Parma).
Governo, richieste di parere per nomine in enti pubblici. Deferimento
Il Ministro della cultura, con lettera del 5 dicembre 2023, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo 18 novembre 1997, n. 426 - la proposta di nomina di Gabriella Buontempo a presidente della Fondazione Centro sperimentale di cinematografia (n. 57).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, la proposta di nomina è deferita alla 7ª Commissione permanente, che esprimerà i relativi pareri entro 20 giorni dall'assegnazione.
Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento
Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:
- Proposta di decisione del Consiglio che autorizza gli Stati membri ad accettare, nell'interesse dell'Unione europea, le modifiche del regolamento sanitario internazionale contenute nell'allegato della risoluzione WHA77.17 e adottate il 1º giugno 2024 (COM(2024) 541 definitivo), alla 10a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente;
- Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Stato del decennio digitale 2024 (COM(2024) 260 definitivo), alla 8a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente;
- Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Comunicazione sul piano di crescita per la Moldova (COM(2024) 470 definitivo), alla 3a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente.
Garante per l'infanzia e l'adolescenza, trasmissione di atti. Deferimento
La Garante per l'infanzia e l'adolescenza, in data 4 dicembre 2024, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 12, comma 4, del Regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 luglio 2012, n. 168, il bilancio di previsione dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza per l'esercizio finanziario 2025, corredato dalla relativa nota illustrativa, nonché il bilancio pluriennale relativo al triennio 2025-2027.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 606).
Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento
Il Presidente della Corte dei conti, con lettera in data 9 dicembre 2024, ha inviato, ai sensi dell'articolo 7, comma 7, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, la relazione della Corte dei conti sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), aggiornata al 31 ottobre 2024.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, a tutte le Commissioni permanenti (Doc. XIII-bis, n. 4).
Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti
Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 6 e 9 dicembre 2024, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso le determinazioni e le relative relazioni sulla gestione finanziaria:
dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale, per l'esercizio 2022. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e all'8a Commissione permanente (Doc. XV, n. 317);
di CONSIP S.p.A., per l'esercizio 2022. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Doc. XV, n. 318);
di PagoPA S.p.A., per l'esercizio 2022. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 6a Commissione permanente (Doc. XV, n. 319);
della Cassa Italiana di Previdenza ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti (CIPAG), per l'esercizio 2022. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XV, n. 320).
Regioni e province autonome, trasmissione di relazioni. Deferimento
La Regione Lombardia, con lettera del 6 dicembre 2024, ha inviato, ai sensi dell'articolo 10 della legge 2 maggio 1990, n. 102, la relazione - per l'anno 2023 - sullo stato di attuazione della citata legge recante "Disposizioni per la ricostruzione e la rinascita della Valtellina e delle adiacenti zone delle province di Bergamo, Brescia e Como, nonché della provincia di Novara, colpite dalle eccezionali avversità atmosferiche nei mesi di luglio ed agosto 1987".
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente (Doc. CVIII, n. 3).
Interrogazioni, apposizione di nuove firme
La senatrice La Marca ha aggiunto la propria firma all'interrogazione 3-01475 del senatore Giacobbe.
Interrogazioni
BASSO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
in data 4 novembre 2024, presso la stazione di Rivarolo (Genova), il capotreno Rosario Ventura è stato vittima di una grave aggressione durante il servizio. Mentre eseguiva il controllo dei biglietti su un treno regionale diretto a Busalla, è stato accoltellato da un passeggero che, in compagnia di una minorenne, si è rifiutato di regolarizzare il pagamento del biglietto. L'aggressione ha causato ferite al braccio e alla scapola del capotreno, che ha richiesto il ricovero presso l'ospedale "Villa Scassi" a Genova. L'aggressore è stato arrestato e la minore denunciata;
in data 5 dicembre, a bordo dell'Intercity 633 Milano-Ventimiglia, si è verificata un'altra grave aggressione ai danni della capotreno Chiara Morchio, di 32 anni. Durante il normale controllo dei biglietti, madre e figlia prive di titoli di viaggio validi hanno reagito con violenza, spintonando e facendo cadere a terra la lavoratrice, che ha riportato lesioni al capo e al ginocchio. Anche in questo caso le responsabili sono state denunciate;
considerato che:
questi episodi si inseriscono in un quadro di crescente violenza nei confronti del personale ferroviario, come denunciato dai sindacati di categoria, che riferiscono di un aumento costante di aggressioni fisiche e verbali e di atti intimidatori in occasione dei controlli sui convogli ferroviari e nelle stazioni;
nonostante le richieste avanzate da tempo dai rappresentanti sindacali, mancano provvedimenti strutturali per garantire la sicurezza del personale ferroviario e dei passeggeri. In particolare, è stata segnalata la necessità di installazione di tornelli nelle stazioni per consentire l'accesso solo ai possessori di biglietto valido ed una maggiore formazione e tutela per il personale, inclusa l'assistenza legale e psicologica alle vittime,
si chiede di sapere:
quali azioni immediate il Ministro in indirizzo intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di evitare nuovi episodi di violenza sui treni e nelle stazioni ferroviarie e per tutelare il personale ferroviario impiegato nelle attività di controllo del pagamento dei titoli di viaggio dei passeggeri;
se abbia previsto o intenda prevedere l'installazione di tornelli o sistemi simili per il controllo dei biglietti nelle stazioni liguri e, più in generale, sul territorio nazionale;
quali risorse siano state stanziate per migliorare la sicurezza e il benessere del personale ferroviario nei luoghi di lavoro, includendo percorsi di formazione specifici e assistenza post aggressione.
(3-01531)
IRTO, TAJANI, VALENTE, FRANCESCHELLI, RANDO, LA MARCA, BASSO, FURLAN, LOSACCO, CAMUSSO, SENSI, MARTELLA, MANCA, NICITA, ALFIERI, ZAMBITO, ROJC, DELRIO - Ai Ministri per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
il PNRR ha coinvolto i Comuni nella realizzazione di interventi nell'ambito di 4 missioni per un ammontare di circa 40 miliardi di euro. Si tratta di interventi che riguardano infrastrutture, welfare, servizi, messa in sicurezza del territorio, supporto alle transizioni ecologiche e digitali;
il PNRR si configura come un programma di performance, con traguardi qualitativi e quantitativi prefissati e scadenze sul loro raggiungimento. La rendicontazione riguarda sia gli aspetti necessari ad assicurare il corretto conseguimento dei traguardi e degli obiettivi intermedi (milestone e target) sia quelli necessari ad assicurare che le spese sostenute per la realizzazione dei progetti siano regolari e conformi alla normativa vigente e congruenti con i risultati raggiunti;
le procedure, nonostante le semplificazioni introdotte, stanno producendo forti rallentamenti nell'attuazione degli interventi di competenza dei Comuni. Gran parte dei sindaci lamenta da tempo un'eccessiva e farraginosa complessità amministrativa legata sia alla rendicontazione degli interventi sia ai tempi e alle modalità di erogazione delle risorse per l'attuazione dei rispettivi interventi. In particolare, il flusso delle risorse verso le casse dei Comuni risulta eccessivamente lento e molte amministrazioni locali, senza l'erogazione tempestiva dell'anticipo del 30 per cento o delle successive quote spettanti, si trovano in forti difficoltà nel mandare avanti le opere del PNRR;
allo stato attuale gran parte delle amministrazioni locali ha ricevuto, nella migliore delle ipotesi, soltanto l'anticipo sui lavori pur avendo già caricato sulla piattaforma ReGIS la rendicontazione di progetto relativa agli stati di avanzamento dei lavori e alla documentazione sulle spese sostenute e dei relativi giustificativi. Svariati Comuni, pur avendo rispettato i tempi del cronoprogramma, si trovano ad uno stato di avanzamento dei lavori che ha superato l'80 per cento ed in alcuni casi in fase di fine lavori, senza ricevere le ulteriori tranche di finanziamenti. Numerosi altri Comuni sono ancora in attesa dell'anticipo del 30 per cento;
la situazione sta creando un preoccupante paradosso: i Comuni più virtuosi nell'attuazione degli interventi e nel rispetto delle procedure stanno registrando criticità di cassa per il mancato trasferimento delle risorse per quanto siano già state rendicontate sulla piattaforma. La situazione risulta poi essere ancora più grave per i Comuni in dissesto finanziario o in pre dissesto, i quali non hanno la disponibilità di cassa o tesoreria per anticipare le risorse;
l'ANCI ha recentemente inviato una lettera al Governo per evidenziare la situazione e per trovare una rapida soluzione ai problemi;
i Comuni, nonostante le risorse del PNRR siano state già trasferite al nostro Paese e iscritte al bilancio dello Stato, sono costretti ad adottare decisioni gravi per affrontare la situazione, che rischiano di compromettere, da un lato, la completa realizzazione del PNRR e, dall'altro, di aggravare le finanze comunali. Diversi Comuni, alla luce della situazione, hanno già rinunciato alla prosecuzione degli interventi programmati in assenza di risorse disponibili con un effetto collaterale pericolosissimo che causa il blocco dei lavori e conseguentemente il mancato rispetto del cronoprogramma e più in generale il raggiungimento degli obiettivi programmati. Numerosi altri Comuni di fatto sono costretti ad attivare anticipazioni di tesoreria con aggravio di spesa per interessi per saldare gli stralci successivi dei cantieri PNRR, ricorrendo ai finanziamenti di Cassa depositi e prestiti;
svariati Comuni, a fronte dell'elevato tasso d'interesse richiesto da CDP per i mutui, sono stati costretti a rivolgersi agli istituti bancari in ragione di proposte di finanziamento ad un tasso d'interesse inferiore;
come evidenziato sul sito di CDP, il gruppo interviene con le proprie competenze tecniche e finanziarie a sostegno del PNRR per facilitare l'accesso ai fondi stanziati e la realizzazione dei progetti. In tale contesto, finanzia le esigenze complementari alla realizzazione dei progetti previsti dal PNRR. Con il "prestito investimenti PNRR-PNC" è possibile finanziare gli investimenti inseriti nel piano nazionale di ripresa e resilienza o nel piano nazionale complementare, al fine di facilitarne l'avvio e il completamento. Lo strumento è rivolto a Comuni, Province, Città metropolitane (circolare CDP n. 1280/2013) ed enti pubblici non territoriali (circolare CDP n. 1306/2023) individuati come assegnatari di contributi a valere sulle risorse del PNRR, del PNC o nell'articolo 1 del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 aprile 2024, n. 56, che ha autorizzato la spesa per la realizzazione degli investimenti non più finanziati, in tutto o in parte, a valere sulle risorse del PNRR, a seguito della decisione del Consiglio ECOFIN dell'8 dicembre 2023;
le condizioni previste da CDP per l'accesso ai finanziamenti dei Comuni per il completamento degli interventi relativi al PNRR, per numerose amministrazioni locali non vantaggiose, hanno fatto venire meno il tradizionale sostegno della Cassa nei confronti degli enti locali,
si chiede di sapere:
quali iniziative i Ministri, per quanto di rispettiva competenza, intendano assumere al fine di accelerare il processo di "validazione della spesa" e al fine di trasferire immediatamente le risorse ai Comuni in linea con gli stati di avanzamento dei lavori, favorendo il riconoscimento dei pagamenti intermedi necessari per la prosecuzione e la conclusione dei lavori;
quali iniziative urgenti intendano adottare al fine di favorire il rispetto del cronoprogramma degli interventi PNRR di competenza dei Comuni ed evitare la rinuncia alla prosecuzione degli interventi da parte delle amministrazioni locali a causa del protrarsi ingiustificato dei ritardi nelle erogazioni loro spettanti; se tra tali iniziative si intenda sollecitare CDP a predisporre con urgenza condizioni di accesso agevolato da parte degli enti locali ai finanziamenti per il completamento degli interventi relativi al PNRR, con l'applicazione di tassi d'interesse comunque inferiori a quelli praticati dalle banche.
(3-01532)
VERINI, D'ELIA, FURLAN, RANDO, SENSI, ZAMBITO, LA MARCA, ROJC, MANCA, DELRIO, NICITA, CAMUSSO, MALPEZZI, LOSACCO, GIORGIS - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che:
il 3 maggio 2022, tra il Ministero dell'istruzione e le associazioni dei familiari delle vittime del terrorismo, è stato rinnovato il protocollo d'intesa avente ad oggetto la realizzazione di "iniziative didattiche e formative volte ad approfondire il tema del terrorismo e a conservare tra i giovani la memoria di tutte le vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice";
il protocollo è volto a promuovere la collaborazione tra le parti firmatarie per sviluppare, nel rispetto dei principi e delle scelte di autonomia delle singole istituzioni scolastiche, percorsi educativi, iniziative e progetti didattici e formativi volti ad assicurare una più approfondita conoscenza dei fenomeni terroristici e dei processi di radicalizzazione violenta nella storia d'Italia e a conservare tra i giovani la memoria di tutte le vittime del terrorismo, interno e internazionale e delle stragi di tale matrice;
le parti firmatarie, nel pieno rispetto dei reciproci ruoli, ricercano e sperimentano modalità di raccordo, interazione e confronto permanente per la realizzazione di programmi e di iniziative specifiche di intervento, anche a carattere sperimentale, e valutano concordemente forme di collaborazione e sinergie con istituzioni pubbliche, associazioni e fondazioni, avuto riguardo alle diverse competenze e ruoli;
per la realizzazione degli obiettivi indicati nel protocollo d'intesa e per consentire la pianificazione strategica degli interventi programmati, è costituito un comitato tecnico-scientifico composto da un delegato per ognuna delle associazioni firmatarie e da tre membri del Ministero. Il comitato approva, in relazione alle specifiche aree di intervento, il piano annuale delle attività;
la Direzione generale per lo studente, l'inclusione e l'orientamento scolastico cura la costituzione del comitato e assicura il supporto organizzativo per lo svolgimento dei lavori;
alle indicazioni e agli obiettivi fissati nel protocollo non è stato possibile dare seguito, poiché dalla data di sottoscrizione dello stesso protocollo il comitato non è stato messo in grado di lavorare e, nonostante sia stato richiesto dalle associazioni dei familiari delle vittime del terrorismo, come ha dichiarato l'ex sen. Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, il ministro Valditara si è sottratto ad un incontro chiarificatore risultando di fatto preclusa l'attività per l'anno scolastico 2024/2025 senza avere nemmeno la possibilità di essere informati su eventuali bandi di finanziamento pertinenti ai temi delle legalità e della memoria che, di contro, con i precedenti Governi erano stati attivati,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo si riconosca ancora nel protocollo firmato e se intenda incontrare i rappresentanti delle associazioni per chiarire le posizioni e per dare nuovo impulso ai lavori del comitato, anche attraverso la dotazione di risorse economiche necessarie, ai fini del conseguimento degli obiettivi previsti nel protocollo d'intesa ed evitare così l'abbandono di uno strumento che fino al 3 maggio 2022 era risultato positivo.
(3-01533)
ROSA - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
lo schema idrico del Camastra provvede al fabbisogno di 29 comuni, per un totale di circa 140.000 cittadini: Potenza, il capoluogo di regione, Acerenza, Albano di Lucania, Avigliano, Banzi, Baragiano, Brienza, Brindisi Montagna, Campomaggiore, Cancellara, Castelmezzano, Forenza, Genzano di Lucania, Laurenzana, Marsico nuovo, Maschito, Oppido lucano, Picerno, Pietragalla, Pietrapertosa, Pignola, Ruoti, San Chirico nuovo, Satriano di Lucania, Tolve, Trivigno e Vaglio Basilicata, in provincia di Potenza, e i comuni di Irsina e di Tricarico, in provincia di Matera;
lo schema idrico è stato interessato da un lungo periodo di siccità causato sia dall'eccezionale scarsità di precipitazioni pluviometriche nell'anno 2023 e in quello in corso sia dalle elevate temperature registrate quest'anno che hanno determinato, tra l'altro, una rilevante riduzione dei deflussi idrici superficiali e una mancata ricarica delle falde, con conseguentemente esigua disponibilità di acqua negli invasi;
a seguito delle prescrizioni del servizio dighe del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per una pluralità di concause afferenti alla manutenzione delle opere di scarico e del manto impermeabilizzante, la diga del Camastra è sottoposta a un regime di limitazione della capacità di invaso, che riduce ad un terzo il limite del volume massimo;
in data 24 luglio 2024, l'osservatorio permanente sugli utilizzi idrici del distretto idrografico dell'Appennino meridionale ha dichiarato lo stato di severità idrica alta per il comparto potabile per lo schema acquedottistico Basento-Camastra-Agri;
in data 21 ottobre 2024, il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza, valido per sei mesi, in relazione alla situazione di grave deficit idrico in atto nel territorio della Basilicata, relativo ai 29 comuni serviti dallo schema del Camastra; il presidente della Regione svolge le funzioni di commissario straordinario delegato per la realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico;
in data 5 dicembre 2024 egli ha inviato ai parlamentari eletti nella Regione una comunicazione in cui auspica la necessità di interventi urgenti per superare le lungaggini burocratiche nell'ottica di cancellare nel più beve tempo possibile le criticità strutturali che interessano da decenni la diga del Camastra; le misure messe in atto sino ad oggi, sebbene funzionali ad evitare una sospensione totale dell'erogazione idrica, non sono da ritenere sufficienti per il ripristino di una situazione di normalità,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo ritenga possibile accordare priorità agli interventi individuati nella relazione dell'anno 2024 dal commissario straordinario nazionale per la scarsità idrica nonché rendere definitivo il collegamento per l'approvvigionamento del sistema idrico del Camastra dal fiume Basento al fine di garantire stabilità all'interconnessione tra gli schemi idrici regionali.
(3-01534)
IRTO, BASSO, FINA - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
con determinazione 24 ottobre 2024, n. 143, la Corte dei conti ha posto rilievi sulla gestione finanziaria dell'anno 2023 di ANAS S.p.A.;
in particolare, la Corte ha sottolineato che il bilancio della società relativo al 2023, approvato il 29 aprile 2024, si è chiuso con una perdita di 162,7 milioni di euro riconducibile principalmente alla svalutazione del valore della partecipazione detenuta nella società Stretto di Messina (SdM);
la Corte ha ribadito non compatibile con la disciplina vigente il criterio della valorizzazione "al costo" della società SdM nel bilancio ANAS 2022;
la non corretta valorizzazione era stata oggetto di specifico intervento del magistrato delegato al controllo, il quale faceva rilevare come il progetto di bilancio 2022 omettesse l'analisi dei costi funzionali al riavvio dell'opera di collegamento stabile tra Sicilia e Calabria (cosiddetto Ponte sullo stretto), esplicitamente richiesta al comma 6, dell'articolo 4 e al n. 4, comma 8, dell'articolo 2 del decreto-legge n. 35 del 2023; infatti, nonostante il medesimo decreto avesse introdotto il principio di rilevanza dei soli costi funzionali al riavvio della citata opera, il CdA di ANAS ha approvato il progetto di bilancio 2022 che replicava la valorizzazione di SdM seguita negli anni precedenti con una quantificazione indistinta dei costi sostenuti da SdM;
le conseguenze della violazione di legge sono state successivamente accertate dal perito indipendente nominato dal Ministero dell'economia che ha ritenuto non funzionali al riavvio dell'opera oltre 85 milioni di euro di costi sostenuti da SdM, con conseguente svalutazione del valore delle azioni di SdM ed esigenza di ricapitalizzare il capitale sociale di SdM, che da poco più di 383 milioni di euro si era ridotto a circa 302 milioni. La grave svalutazione certificata dall'assemblea degli azionisti di SdM del 30 novembre 2023 ha avuto una ripercussione negativa per oltre 69 milioni sul bilancio ANAS 2023 proprio in ragione della perdita di valore delle azioni di SdM, di cui ANAS era titolare. Inoltre, come riportato nella citata determinazione della Corte n. 143/2024 la società ha continuato a ricorrere a onerosi pareri richiesti a professionisti esterni, spesso non giustificati dalla linearità della normativa comunitaria e nazionale;
la Corte rileva altresì la necessità che la società, particolarmente esposta a gravi comportamenti corruttivi e di turbativa delle gare riconducibile alla infedeltà di alcuni dipendenti di concerto con imprenditori, debba essere riportata nell'ambito di applicazione della normativa anticorruzione e trasparenza dalla quale attualmente risulta esclusa in quanto partecipata da FS S.p.A.;
considerato che:
ANAS, con rischio di pregiudizio per gli equilibri finanziari attuali e futuri, ha continuato a valorizzare la concessione confidando nella possibilità di estendere automaticamente la concessione dalla scadenza naturale 2032, fino al 2052 e la Corte ha rilevato come la posizione societaria non trovi solidi riferimenti fattuali e giuridici. Invero, la disciplina evocata dalla società all'articolo 1, commi 1018 e 1019 della legge n. 296 del 2006 subordina la proroga del rapporto concessorio al perfezionamento di una convenzione unica di cui non vi è allo stato, secondo la Corte, alcun percorso attuativo;
la direttiva comunitaria 2014/23/UE non consente la modifica della durata della concessione equiparandola a un nuovo affidamento su cui vige l'obbligo comunitario di gara ad eccezione del caso in cui avvenga in favore di società in house o di titolare un diritto speciale o esclusivo;
ANAS avrebbe fatto affidamento ai commi 1018 e 1019 dell'articolo 1 della legge n. 296 del 2006, che prevedono la modifica della durata della concessione da 30 a 50 anni. Tale norma, tuttavia, è in contrasto con la suddetta direttiva comunitaria ed è noto l'obbligo non solo dei giudici ma anche degli organi amministrativi di disapplicare qualsiasi norma in contrasto con la direttiva comunitaria;
ANAS non è una società in house e non risulta alcun formale provvedimento in cui le venga riconosciuto la titolarità di un diritto esclusivo,
si chiede di sapere:
come i Ministri in indirizzo intendano, per quanto di competenza, garantire la vigilanza esplicitamente invocata nella relazione della Corte dei conti affinché venga superata l'attuale situazione di incertezza determinata dal rapporto concessorio;
se ritengano che ANAS debba essere ricompresa nell'ambito di applicazione della normativa anticorruzione e trasparenza;
quale sia l'impatto della svalutazione della partecipazione detenuta in SdM sui futuri conti di ANAS e se tale svalutazione possa in qualche modo incidere negativamente sulla realizzazione dei cantieri in corso di esecuzione.
(3-01535)
LOSACCO, VERDUCCI - Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'interno. - Premesso che:
il 31 luglio 2024 è stato presentato il progetto per la ricostruzione del ponte Garibaldi sul fiume Misa a Senigallia, danneggiato dall'alluvione del 15 settembre 2022. Il progetto prevede un ponte sopraelevato ad arco, accompagnato da rampe di accesso di dimensioni significative, che si inserisce in modo dissonante nel contesto del centro storico della città;
le caratteristiche strutturali e dimensionali del nuovo ponte risultano oggettivamente fuori scala rispetto al patrimonio storico-architettonico circostante. Inoltre, l'elevazione del ponte e le rampe previste alterano in maniera irreversibile l'equilibrio visivo del paesaggio urbano, compromettendo la prospettiva storica lungo via Cavallotti e l'asse originario con Porta Mazzini. Il progetto introduce, inoltre, un contrasto stridente tra il ponte moderno e i portici Ercolani, il Foro Annonario e gli edifici limitrofi, che rappresentano testimonianze architettoniche eccellenti della seconda metà del Settecento;
sul piano della viabilità, è necessario rimarcare come il progetto comporterà ulteriori complessità: la chiusura al traffico di via Rossini, dal Lavatoio "Il Coppo" all'incrocio con via Montenero, aggraverà infatti il congestionamento cittadino, senza offrire soluzioni adeguate per mitigare il caos urbano che inevitabilmente ne deriverà;
il progetto sembra trascurare il necessario equilibrio tra sicurezza infrastrutturale e tutela dell'immagine storica della città. Nonostante la priorità attribuita all'aspetto della sicurezza, esistono tecnologie e approcci culturali che consentirebbero di coniugare protezione del territorio e rispetto per il tessuto storico-architettonico. Appare dunque necessario affrontare la questione in modo articolato e multidisciplinare, considerando interventi a monte e alternative progettuali più congrue al contesto urbano;
in data 13 agosto 2024 è stata promossa una petizione on line sulla piattaforma "Charge.org" contro il progetto del nuovo ponte. La petizione, a cura di Italia Nostra (sezione di Senigallia), Gruppo Società Ambiente (GSA), Associazione Confluenze - Cultura, Ambiente e Società, Archeoclub d'Italia (sezione di Senigallia) e Amici della foce del fiume Cesano, ha riscosso un ampio consenso popolare, lambendo ad oggi la soglia delle 8.500 firme. Tale iniziativa testimonia la forte preoccupazione delle comunità locali e delle associazioni attive nella tutela del patrimonio culturale e ambientale, che si oppongono a una soluzione che nei fatti viene percepita come un'imposizione;
non risulta infatti che l'Amministrazione comunale abbia promosso un adeguato confronto con la cittadinanza, né attraverso strumenti partecipativi come il referendum consultivo, previsto dallo Statuto comunale, né mediante tavoli di lavoro con esperti e professionisti. Tale carenza di dialogo si traduce in una decisione calata dall'alto, non sostenuta da un dibattito pubblico che risulterebbe al contrario necessario al fine di esplorare soluzioni alternative,
si chiede di sapere quali iniziative si intenda adottare al fine di garantire che il progetto del nuovo Ponte Garibaldi rispetti il contesto storico e architettonico della città di Senigallia, preservandone l'immagine e l'equilibrio paesaggistico, e se non si ritenga necessario favorire un confronto pubblico, includendo il coinvolgimento diretto della cittadinanza, degli esperti del settore e delle autorità di tutela.
(3-01538)
SENSI, D'ELIA, ZAMPA, CAMUSSO, FURLAN, ROJC, ZAMBITO, DELRIO, FRANCESCHELLI, IRTO, LOSACCO, MALPEZZI, NICITA, ROSSOMANDO, TAJANI, VALENTE - Al Ministro della salute. - Premesso che:
secondo una inchiesta giornalistica de "il Fatto quotidiano", pubblicata il 7 dicembre 2024, parte dei fondi destinati al superamento della contenzione meccanica nei reparti psichiatrici ospedalieri (la controversa pratica volta a limitare o impedire il movimento volontario di una persona in cura, allo scopo dichiarato di evitare che procuri danno a sé stessa o ad altri, riconosciuta come atto di limitazione della libertà personale, lesivo della dignità e dei diritti della persona) sarebbe stata destinata a Roma per l'acquisto di una apparecchiatura di ultima generazione denominata Trimathon IV e per la formazione del personale di Terapia elettro convulsiva (TEC) finalizzata al trattamento dei pazienti con depressione maggiore farmaco-resistente;
tale cifra, corrispondente a 61.000 euro, IVA inclusa, cui vanno aggiunti i costi di formazione del personale per l'utilizzo del macchinario, rientrerebbe nell'ambito dei fondi ottenuti dalla Regione Lazio (6.516.874 euro destinati alle 10 ASL del Lazio) e, segnatamente, dei 1.695.987,27 euro destinati alla ASL Roma 5; quota parte dei 60 milioni che il Ministero della salute ha stanziato, in una intesa con la Conferenza Stato-Regioni del 28 aprile 2022, per il "superamento della contenzione meccanica";
all'interno dei fondi destinati alla ASL Roma 5, ben 442.287,27 euro sono stati impegnati per diversi progetti, tra cui l'acquisto di attrezzature (inclusa la TEC), la realizzazione di materiale didattico video per la corretta esecuzione della contenzione meccanica e l'aggiornamento della delibera aziendale delle procedure sulla contenzione meccanica, mentre i restanti 1.253.500 euro avrebbero dovuto essere usati, come stabilito nella delibera della Giunta regionale del Lazio n. 865 del 18 ottobre 2022, per la sperimentazione di una residenza per la libertà vigilata che risulta non avere mai aperto per problemi burocratici;
tuttavia, secondo il bilancio di esercizio del 2023, dei 1.695.987,27 euro destinati alla ASL Roma 5, ne sarebbero già stati spesi 1.188.460 euro nel 2023, con un avanzo di 502.527 euro che potrebbero essere stati spesi nel 2024, ma che delle citate voci di spesa non sarebbe possibile avere informazioni chiare e trasparenti;
sempre a quanto risulta dalla inchiesta giornalistica citata, parte dei 6,5 milioni destinati dal Ministero della salute per questa iniziativa, sarebbe stata impiegata per finanziare l'organizzazione di corsi della durata di un giorno per insegnare agli operatori, anche la "corretta procedura" per legare i pazienti al letto mani, piedi e busto, con tanto di esercitazioni pratiche e materiale didattico, arrivando al paradosso di utilizzare le risorse destinate al superamento della contenzione meccanica per il suo opposto, e cioè per l'attuazione di questa stessa pratica;
la richiamata inchiesta giornalistica non sarebbe, peraltro, riuscita ad accedere alle informazioni sul dettaglio delle spese effettuate dalle Regioni, nonostante le richieste fatte in tale senso al Ministero della salute;
secondo l'ex direttore del Dipartimento di salute mentale di Mantova, Giovanni Rossi, presidente della Associazione Club SPDC No Restraint (che raggruppa i 24 reparti psichiatrici ospedalieri italiani impegnati a non legare i pazienti ai letti), l'acquisto della TEC non sarebbe coerente con gli obiettivi dell'intesa del 2022, mente l'ultima revisione scientifica sulla efficacia della TEC, pubblicata nel 2019 sulla rivista "Ethical Human Psychology and Psychiatry (Electroconvulsive Therapy for Depression: a Review of the Quality of ECT versus Sham ECT Trials and Meta-Analyses" ha concluso che "la qualità degli studi a supporto della Tec è metodologicamente debole e spesso influenzata da pregiudizi. I miglioramenti osservati sono modesti e di breve durata, mentre i rischi - in particolare quello di gravi deficit di memoria, ma anche quello, poco frequente, di morte - sono significativi";
i dati provenienti dalle Regioni circa l'utilizzo della contenzione meccanica restano lacunosi e a macchia di leopardo, evidenziando come non sia possibile determinare l'auspicato superamento di questa pratica disumana e come il suo monitoraggio regionale, sempre previsto nell'Intesa del 2022 e, precedentemente, da un documento sottoscritto nel 2010 dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome a seguito di una segnalazione del Comitato europeo per la prevenzione della tortura, non sia mai stato completato;
premesso inoltre che in data 16 aprile 2024, era stato presentato un atto di sindacato ispettivo a prima firma dell'interrogante, 3-01076, a cui il Ministro in indirizzo non ha mai risposto, in cui si chiedeva se e come fossero stati utilizzati i 60 milioni e quali iniziative il Ministro intendesse adottare al fine di realizzare il completo superamento della contenzione meccanica,
si chiede di sapere:
se al Ministro in indirizzo risulti il dettaglio delle spese effettuate dalle Regioni, riconducibili ai 60 milioni stabiliti dall'Intesa del 2022;
se abbia monitorato l'utilizzo di tali risorse, come previsto dalla richiamata Intesa;
se parte delle risorse destinate alla ASL Roma 5 sulla base dell'Intesa che auspicava il superamento della contenzione meccanica siano state effettivamente utilizzate per corsi e materiale didattico sulle tecniche di contenzione meccanica;
se risulti la destinazione e l'impiego degli 1.253.500 euro, originariamente previsti per una residenza per la libertà vigilata, mai realizzata;
se l'acquisto di una apparecchiatura per l'elettrochoc, come quella menzionata nella inchiesta giornalistica, rientri tra le soluzioni rivolte a superare l'utilizzo della contenzione meccanica o di prevedere percorsi di ricovero alternativi alle REMS, così come dalla predetta Intesa;
se, alla luce della più recente bibliografia scientifica, l'utilizzo della TEC non sia da considerare una terapia poco efficace e dai risultati positivi assai modesti e se, dunque, tale acquisto possa configurare nel presente e per il futuro uno spreco di fondi pubblici;
quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di realizzare il completo superamento della contenzione meccanica nel rispetto della Costituzione, della giurisprudenza e dei numerosi pareri espressi in tal senso dagli esperti del settore.
(3-01539)
MAGNI, CUCCHI, DE CRISTOFARO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
ogni anno l'aumento della domanda di viaggi in treno nel periodo natalizio provoca un notevole innalzamento dei prezzi facendo diventare l'acquisto di un biglietto una spesa molto onerosa per chi vuole viaggiare;
nel dicembre 2024 si riscontrano rincari dal 150 al 300 per cento del prezzo dei biglietti, una dinamica in netto aumento anche rispetto agli anni precedenti;
il costo del biglietto di un Frecciarossa da Milano centrale a Bari centrale per un viaggio della durata di circa 7 ore, che a regime normale costa 112 euro, durante il periodo natalizio arriva a 305 euro;
tra le tratte più costose si segnala la Milano-Reggio Calabria, che il 20 dicembre raggiunge il prezzo di 345 euro per un viaggio di 9 ore e 26 minuti, quando solitamente le tariffe base per la stessa tratta, in un periodo non festivo, si aggirano intorno ai 100-140 euro;
al momento l'acquisto di un biglietto aereo da Milano a Bari per lo stesso periodo risulta meno costoso rispetto al viaggio in treno, arrivando al paradosso di rendere più conveniente l'utilizzo di un mezzo più inquinante rispetto alla linea ferroviaria ad alta velocità;
considerato che:
il fenomeno colpisce in particolare lavoratori e studenti fuori sede, che dal Nord tornano al Sud per trascorrere le festività con la famiglia, cittadini e persone che non sempre possono permettersi di pagare prezzi così elevati per un biglietto di sola andata;
l'aumento della dinamica dei prezzi e il rapidissimo esaurimento dei posti che si verifica ogni anno segnala in primo luogo l'insufficienza dell'offerta messa a disposizione nel periodo delle festività natalizie da parte delle principali compagnie ferroviarie e in particolare dei servizi ad alta velocità;
il problema dell'aumento delle tariffe si aggiunge al già grave peggioramento della qualità del servizio ferroviario avvenuto nell'ultimo anno legato ad aumenti dei ritardi, guasti sempre più frequenti alla linea e disagi in genere, rendendo ancora più odioso per gli utenti pagare delle cifre assolutamente ingiustificate;
ritenuto che:
il servizio di trasporto pubblico dovrebbe comportare la possibilità di una mobilità accessibile a tutti e a dei costi sostenibili;
è interesse generale favorire l'utilizzo del trasporto pubblico su rotaia per alleggerire il traffico stradale e aereo al fine di contribuire all'abbattimento delle emissioni climalteranti,
si chiede di sapere:
quali misure di competenza il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per calmierare i prezzi delle tariffe ferroviarie ad alta velocità per il periodo delle festività natalizie;
se, in particolare, non ritenga necessario adottare iniziative finalizzate ad aumentare l'offerta del servizio e soddisfare l'intera domanda da parte degli utenti.
(3-01540)
(già 4-01652)
SENSI, D'ELIA, BAZOLI, ROSSOMANDO, VERINI, CAMUSSO, DELRIO, IRTO, LA MARCA, MALPEZZI, RANDO, ROJC, TAJANI, VERDUCCI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che, ad opinione degli interroganti:
il Corpo della Polizia penitenziaria con le sue oltre 30.000 unità in servizio è una delle forze di sicurezza del nostro Paese;
il videoclip del calendario del Corpo per l'anno 2025 lascia basiti per le modalità di esibizione di forza violenta;
per ciascun mese vengono mostrate immagini in cui il messaggio che traspare è quello della mera repressione: manganelli, armi, scudi antisommossa;
si tratta di un messaggio distante dal dettato costituzionale codificato all'articolo 27 sulla finalità rieducativa della pena;
sono immagini che non rendono merito al lavoro quotidiano di un Corpo preziosissimo per il funzionamento della macchina della giustizia del nostro Paese;
è un videoclip per un calendario che arriva dopo le parole del sottosegretario di Stato per la giustizia Delmastro Delle Vedove che, ad un evento di presentazione di mezzi in dotazione al Corpo, ha testualmente affermato di provare "gioia nel non fare respirare detenuti su auto della polizia",
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo abbia visionato le immagini e se non ritenga opportuno adoperarsi perché venga ritirato un prodotto editoriale lesivo dell'immagine e del prestigio della Polizia penitenziaria e che veicola un messaggio distorto e lontano dai principi e dai valori della Carta costituzionale.
(3-01541)
DAMANTE, MAIORINO, BILOTTI, PIRRO, NAVE, LOPREIATO, LICHERI Sabrina, CASTELLONE, FLORIDIA Barbara - Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. - Premesso che:
l'art. 1, comma 187, della legge 30 dicembre 2023, n. 213 (legge di bilancio per il 2024), ha previsto l'assegnazione di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026 e di 6 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2027, al fine di incrementare la misura del reddito di libertà, per garantire l'effettiva indipendenza economica e l'emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà, rendendola così strutturale. Le risorse vanno poi ripartite su base regionale tenendo conto del numero di donne residenti, con uno o più decreti dell'autorità politica delegata per le pari opportunità, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281;
ad oggi, a quasi 8 mesi dall'approvazione della legge di bilancio, il decreto di assegnazione delle risorse all'INPS non è ancora stato adottato;
alla riunione del 31 luglio 2024 dell'osservatorio sulla violenza contro le donne, presieduta dal Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, la vicepresidente dell'ANCI ha evidenziato che alla data del 31 maggio 2024, su 6.489 domande presentate agli sportelli comunali dalle donne vittime di violenza, solo 2.772 richieste sono state evase e hanno ricevuto il sostegno economico, mentre 3.026 richieste restano ancora senza risposta da parte dell'INPS per l'esaurimento dei fondi a disposizione;
considerato che:
dal 2020 al 2023 il fondo è stato complessivamente di 13.850.000 euro e il report dell'INPS al 31 maggio 2024 evidenzia che sono stati usati quasi tutti i fondi messi a disposizione fino al 2023, il budget residuo ammonterebbe a 299.604 euro, inerente alle sole somme non utilizzate spettanti alla Provincia autonoma di Trento e Bolzano;
per poter, quindi, liquidare la misura alle restanti 3.026 donne vittime di violenza che ne hanno fatto richiesta al 31 dicembre 2023 servirebbero 14.542.800 euro. Ne consegue che i 10 milioni di euro previsti per l'anno 2024 risulterebbero insufficienti a fare fronte alle domande presentate nell'anno precedente; infatti, allo stato attuale non si potranno accogliere più di circa 2.083 richieste;
considerato infine che il ritardo nell'adozione del suddetto decreto comporta una grave mancanza di sostegno per molte donne in situazioni di vulnerabilità, che attendono risposte concrete dalle istituzioni. La situazione denota una carenza di sensibilità istituzionale su un tema delicato e urgente come la violenza contro le donne,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali siano i motivi per cui il decreto di assegnazione delle risorse previste per il reddito di libertà non sia ancora stato emanato, nonostante siano trascorsi 8 mesi dall'approvazione della legge di bilancio per il 2024;
quali azioni intenda intraprendere per accelerare l'adozione del decreto e garantire il rapido accesso al sostegno economico per le donne vittime di violenza;
se non ritenga necessario adottare misure aggiuntive per integrare e rafforzare l'efficacia e la tempestività dell'assistenza economica alle donne vittime di violenza, anche alla luce dei dati dell'INPS al 31 maggio 2024 che evidenziano una significativa discrepanza tra le domande presentate e quelle evase;
se non ritenga altresì necessario, vista l'importanza dell'attività di prevenzione alla violenza sulle donne, avviare una seria campagna comunicativa volta a rendere nota l'universalità dell'accesso alle donne vittima di violenza.
(3-01542)
(già 4-01384)
MARTELLA - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
il comune di Ceggia (Venezia) da anni è interessato da un crescente flusso veicolare di attraversamento, a causa della sua posizione lungo la direttrice Cadore-mare, baricentrica rispetto ai siti produttivi del comprensorio, e alla prossimità del casello autostradale di Cessalto;
il suddetto traffico veicolare, lungo le strade S.P. n. 58, di competenza della provincia di Treviso, e S.P. n. 54, di competenza della città metropolitana di Venezia, riguarda sia quello "pesante" dei camion sia quello "leggero" di autovetture di pendolari, cui si aggiunge nel periodo estivo quello dei turisti diretti nelle note località del litorale;
da oltre trent'anni la soluzione individuata per questo problema concerne la realizzazione di una nuova arteria stradale che possa trasferire il traffico all'esterno del paese;
nel 2005 fu presentato un progetto in tal senso approvato da tutti gli enti interessati (Regione Veneto, Provincia di Venezia, Provincia di Treviso, Comune di Ceggia e Comune di Cessalto) denominato "Variante alla S.P. n. 58 e alla S.P. n. 54 tra Ceggia e Cessalto". Questo primo progetto non fu approvato perché ci fu il parere negativo della Soprintendenza;
con la Conferenza di Servizi del 30 aprile 2008 e il successivo parere favorevole della Soprintendenza, che si era riservata un'ulteriore riflessione, è stato approvato all'unanimità il nuovo progetto preliminare dell'opera dando così avvio all'elaborazione del progetto definitivo;
il 25 febbraio 2009, sempre all'unanimità, la Conferenza di Servizi ha approvato il progetto definitivo con la previsione di una serie di interventi mitigatori e di misure compensative;
il Consiglio comunale di Ceggia, con delibera n. 47 del 30 ottobre 2009, ha approvato all'unanimità, in via definitiva, la variante urbanistica che prevede la realizzazione della bretella di raccordo tra l'autostrada A4 e la SS14, volta a mitigare il traffico di attraversamento nel centro abitato di Ceggia e a creare le condizioni per una viabilità alternativa soprattutto per i mezzi pesanti;
la suddetta delibera è stata accolta e fatta propria dalla Città metropolitana di Venezia, dalla Regione Veneto, dal Comune di Ceggia e dalla Conferenza dei sindaci della Venezia orientale;
dalla fine dell'anno 2009 vi sarebbero state tutte le condizioni per l'avvio delle procedure di messa a gara per la realizzazione della variante alla S.P. n. 58 e alla S.P. n. 54 tra Ceggia e Cessalto, ma tale gara non è mai stata avviata nonostante i continui richiami delle amministrazioni comunali coinvolte e l'inserimento dell'opera nel "Piano triennale di interventi per l'adeguamento della rete viaria 2009-2011" con le necessarie integrazioni di copertura finanziaria;
RFI in data 4 luglio 2024 ha comunicato l'avvio dell'iter autorizzativo del progetto definitivo per la realizzazione di tre sottovia in luogo di tre passaggi a livello nel territorio di Ceggia. In particolare l'attraversamento ferroviario lungo la S.P. n. 58 - Viale Vittoria risulterà un'opera complessa e onerosa e le strutture che si andranno a realizzare avranno un impatto negativo sul territorio, "spaccando" letteralmente in due l'abitato di Ceggia;
il comune di Ceggia, in data 29 agosto 2024, ha espresso parere negativo in merito al progetto di RFI, in considerazione della impossibilità di effettuare i lavori in assenza di un'adeguata viabilità alternativa;
la Conferenza dei sindaci del Veneto orientale e le associazioni di categoria della zona (Confcommercio, Confartigianato) hanno espresso forte preoccupazione in merito alle ricadute che la realizzazione del sottopasso RFI su via Vittoria potrà avere sia durante i lavori che successivamente sul tessuto produttivo del territorio,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda convocare al più presto un tavolo istituzionale per valutare l'impatto dei lavori previsti da RFI sul territorio e sull'abitato di Ceggia e per scongiurare gli inevitabili disagi che tali lavori porteranno alla comunità di Ceggia;
quali tempestive iniziative intenda assumere al fine di velocizzare l'iter di realizzazione della bretella di collegamento tra l'autostrada A4 presso il casello di Cessalto e la SS 14 nel territorio di Ceggia, consentendo il deflusso del traffico veicolare all'esterno della cittadina e superando così l'annosa questione riportata in premessa.
(3-01543)
Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento
D'ELIA, ZAMPA, CAMUSSO, MALPEZZI, MANCA, MARTELLA, RANDO, ROJC, VERDUCCI, ZAMBITO - Al Ministro della salute. - Premesso che:
il quotidiano "Domani", nel presentare l'uscita di un podcast dedicato al battesimo e alla sepoltura di prodotti abortivi, tra cui quelli derivanti dalle interruzioni volontarie di gravidanza, ha riportato all'attenzione una pratica inaccettabile attuata all'insaputa delle donne coinvolte;
si tratta di una prassi dai contorni macabri, attuata in forza di convenzioni stipulate tra le associazioni pro-life e alcune strutture ospedaliere e ASL in Lombardia e in diverse parti d'Italia, la quale prevede il seppellimento dei feti, sia pure senza previa autorizzazione da parte delle donne che hanno deciso di interrompere la propria gravidanza;
il Regolamento regionale della Lombardia 6 febbraio 2007, n. 1, recante "Modifiche al Regolamento in materia di attività funebri e cimiteriali", ordina infatti il seppellimento o la cremazione di tutti i resti abortivi, inclusi quelli provenienti dalle interruzioni volontarie di gravidanza nel primo trimestre;
sulla scorta di tali disposizioni, l'"Associazione Difendere la Vita con Maria" (ADVM) ha siglato nel tempo decine di convenzioni con aziende ospedaliere e sanitarie lombarde, che consentono ai propri volontari di celebrare il funerale cattolico per i prodotti abortivi. Benché i protocolli d'intesa stipulati tra le associazioni come ADVM e gli ospedali, nonché lo stesso regolamento nazionale di polizia mortuaria, prevedano che sia la direzione sanitaria ad informare i genitori circa l'obbligo di sepoltura del feto, tale comunicazione risulta spesso assente, parziale o poco chiara;
a fronte delle legittime rimostranze sollevate dall'inchiesta del quotidiano "Domani", i volontari dell'associazione hanno risposto che chi non è credente può sempre interpretare il funerale e il seppellimento come "atti di civiltà";
ciò che ne consegue è l'ennesima pratica persecutoria, atta a stigmatizzare e criminalizzare quelle donne che, nel pieno esercizio dei loro diritti, ricorrono in maniera consapevole all'interruzione volontaria di gravidanza;
le convenzioni stipulate tra le aziende ospedaliere e ADVM si configurano, pertanto, sia come una violazione della sensibilità e della privacy delle donne coinvolte, sia delle norme di rango nazionale e sovranazionale che prevedono la tutela dei diritti riproduttivi delle donne salvaguardandole da ingerenze indesiderate,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano le sue valutazioni in merito;
quali misure necessarie e urgenti intenda adottare al fine di salvaguardare le donne dalle ingerenze delle associazioni pro-life, la cui condotta è chiaramente volta a stigmatizzare e criminalizzare il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza.
(3-01536)
ZAMPA, D'ELIA, CAMUSSO, ZAMBITO, VALENTE, IRTO, ALFIERI, DELRIO, FRANCESCHELLI, LA MARCA, LOSACCO, MALPEZZI, MANCA, NICITA, RANDO, ROJC, ROSSOMANDO, SENSI, TAJANI, VERDUCCI - Al Ministro della salute. - Premesso che:
la relazione sull'attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza è stata pubblicata dal Ministero della salute lo scorso 5 dicembre 2024;
la legge 22 maggio 1978, n. 194, all'articolo 16, prevede che entro il febbraio di ogni anno "il Ministero della sanità presenti al Parlamento una relazione sull'attuazione della legge stessa e sui suoi effetti, anche in riferimento al problema della prevenzione";
la relazione relativa ai dati del 2022 sarebbe stata inviata ai Presidenti di Camera e Senato il 22 novembre. Inviata, dunque, con un ritardo considerevole, ben 9 mesi, come mai accaduto prima e, come sottolineato dall'associazione "Luca Coscioni", quando oramai è "vecchia e poco utile";
il testo, non ancora esaminato dalle Camere, è stato, invece, pubblicato dal sito web di "Pro choice. Rete italiana contraccezione aborto" il 4 dicembre, supplendo così alla negligenza del Ministero;
appare decisamente singolare che, mentre le sedi istituzionali non hanno contezza della relazione, essa sia stata, invece, resa nota dall'associazione Pro choice, che fa della lotta per la libertà di autodeterminazione e la salute riproduttiva della donna la sua ragione fondativa;
come noto, questo Governo pur avendo sempre rassicurato sul fatto che non avrebbe modificato o alterato i contenuti della legge n. 194 del 1978, ha adottato una serie di iniziative volte a intaccare comunque in maniera surrettizia la libertà di autodeterminazione delle donne. In tal senso basti pensare alla presenza delle associazioni pro life all'interno dei consultori nel momento più delicato per una donna, quello in cui decide se portare o meno avanti una gravidanza;
si aggiunga che i dati pubblicati sono aggregati per Regione. Non rendendo pubblici i dati delle singole strutture non è possibile conoscere realmente com'è applicata la legge. I dati aggregati per Regione consegnano, infatti, un quadro incompleto e poco utile rispetto alla reale accessibilità e alle modalità di erogazione dell'interruzione volontaria di gravidanza nelle strutture ospedaliere italiane;
inoltre, i dati dell'obiezione di coscienza non sono accessibili, neanche in forma aggregata, in formato "machine readable", cioè tali da poter essere scaricati e processati autonomamente da chiunque, come previsto dalla normativa europea e nazionale;
da tempo le associazioni chiedono che il Ministero fornisca dati aperti, dettagliati per struttura e aggiornati, per sapere davvero com'è applicata la legge e fornire, quindi, un'informazione adeguata;
val la pena evidenziare, infine, come l'Organizzazione mondiale della sanità nelle sue linee guida 2022 per l'aborto abbia sottolineato che l'accesso ad informazioni pertinenti, accurate e basate sulle più aggiornate evidenze scientifiche, sia un diritto fondamentale da garantire per permettere alle donne decisioni consapevoli sulla propria salute sessuale e riproduttiva,
si chiede di sapere:
per quali motivi il Ministro in indirizzo abbia provveduto a trasmettere la relazione alle Camere con notevole ritardo rispetto ai tempi previsti dalla legge e come sia stato possibile che essa sia stata pubblicata sul sito del Ministero solo dopo che l'associazione Pro choice ne aveva reso noto il contenuto;
se non ritenga opportuno, anche alla luce delle linee guida dell'OMS, provvedere alla pubblicazione di dati disaggregati al fine di consentire una conoscenza reale dello stato di attuazione della legge n. 194 del 1978 nel territorio nazionale.
(3-01537)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
POTENTI, STEFANI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
da notizie di stampa si apprende che Filippo Turetta, recentemente condannato all'ergastolo per il femminicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin, è stato altresì condannato al pagamento nei confronti dei familiari di Giulia di 760.000 euro tra provvisionali e risarcimenti;
al momento della condanna Turetta risultava studente universitario, senza beni né stipendio, è quindi improbabile che nel breve periodo possa versare le somme provvisionali; ciò nonostante queste somme costituiscono un importante titolo giudiziale per i parenti della vittima, che potranno agire anche in futuro nei confronti del condannato;
considerato che:
il secondo comma dell'articolo 12 della direttiva europea 2004/80/CE dispone che: «Tutti gli Stati membri provvedono a che le loro normative nazionali prevedano l'esistenza di un sistema di indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti commessi nei rispettivi territori, che garantisca un indennizzo equo ed adeguato delle vittime.». A seguito di procedure d'infrazione contro l'Italia, nel 2020, la Corte di cassazione ha riconosciuto la legittimazione ad agire nei confronti dello Stato, ovvero la possibilità per le vittime di citare in giudizio lo Stato per richiedere il pagamento di una parte dei danni subiti. I livelli degli importi stabiliti dalla legge, però, sono definiti in maniera fissa e soggetti alle disponibilità del Fondo per l'indennizzo in favore delle vittime di reato (ex articolo 14 della legge 7 luglio 2016, n. 122), quindi rischiano di risultare anche non adeguati rispetto ai danni subiti;
anche se in carcere il condannato può svolgere attività lavorativa, è difficile che lo stesso possa effettivamente rimborsare i costi anticipati dallo Stato;
al momento, quindi, non sembra esservi un'adeguata tutela risarcitoria in favore dei parenti delle vittime,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno, per quanto di sua competenza, adottare provvedimenti volti a garantire ai parenti delle vittime il completo risarcimento del danno determinato dai giudici in sede di condanna in primis a carico dell'autore del reato, implementando altresì la disponibilità del Fondo per l'indennizzo in favore delle vittime di reato.
(4-01655)
ROJC, CAMUSSO, ZAMPA, MARTELLA, TAJANI, VALENTE, ZAMBITO, MALPEZZI, DELRIO, FURLAN, LA MARCA, GIACOBBE, RANDO, D'ELIA - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:
l'articolo 3, comma 9, della legge 31 luglio 1997, n. 249, recante "Istituzione dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e norme sui sistemi delle telecomunicazioni e radiotelevisivo", stabiliva che fossero trovate "apposite soluzioni per le regioni Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia e Province Autonome di Trento e Bolzano, d'intesa rispettivamente con le Regioni e le Province a tutela delle minoranze linguistiche ed in una logica di cooperazione transfrontaliera";
in applicazione dell'articolo 3, comma 9, nel maggio 1999 fu firmato tra RAI e RTV Slovenia un accordo di collaborazione per la realizzazione della televisione transfrontaliera europea, denominato LYNX NT 2000;
grazie all'accordo, è ora possibile vedere, sulla terza rete, "Rai 3 BIS" per il Friuli-Venezia Giulia (praticamente una quarta rete a diffusione regionale) e, sulla rete dei trasmettitori di "TV Capodistria", programmi a carattere informativo e culturale in lingua italiana e slovena, prodotti nelle rispettive sedi di Trieste e Capodistria;
di recente, il palinsesto regionale RAI per il Friuli-Venezia Giulia è stato arricchito anche da alcuni programmi televisivi in lingua friulana, che è riconosciuta e tutelata dalla legge 15 dicembre 1999, n. 482, recante "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche", dalla legge regionale 22 marzo 1996, n. 15, recante "Norme per la tutela e la promozione della lingua e della cultura friulane e istituzione del servizio per le lingue regionali e minoritarie", e dalla legge regionale 18 dicembre 2007, n. 29, recante "Norme per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana";
considerato che:
la convenzione che regola la programmazione radiotelevisiva RAI destinata alla minoranza linguistica slovena e alla comunità friulana stipulata dall'azienda concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo RAI e dal Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri risulta scaduta ed in regime di proroga in attesa di un futuro rinnovo;
la proposta di nuova convenzione dovrebbe prevedere l'attivazione di una programmazione informativa giornalistica radiotelevisiva quotidiana in lingua friulana, l'istituzione di una commissione paritetica di vigilanza sulle trasmissioni realizzate in regime di convenzione con la partecipazione di alcuni rappresentanti con conoscenza della lingua e della cultura friulana, la digitalizzazione di tutti gli archivi dei programmi prodotti per le minoranze linguistiche, anche al fine di una liberalizzazione dei contenuti verso la comunità, l'innalzamento del livello tecnologico delle trasmissioni che consenta l'adeguamento qualitativo in alta definizione dei segnali televisivi regionali e l'introduzione dei canali radiofonici in tecnologia digitale DAB;
le organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL di categoria e AS hanno prospettato al Dipartimento per l'editoria di utilizzare quanto già prodotto attualmente da TV Capodistria al fine di arricchire l'offerta all'utenza friulana, aumentando così l'utilizzo dei contributi forniti a titolo gratuito dalla sede RAI del Friuli-Venezia Giulia;
recentemente, per decisione unilaterale, sono stati spenti gli impianti in onda media da cui venivano irradiati i programmi dalla sede RAI per il Friuli-Venezia Giulia, provocando un significativo disagio agli utenti nella regione e nella più vasta area dell'alto Adriatico, privando una parte consistente di questi dell'ascolto di trasmissioni loro dedicate e prodotte fin dagli anni '50 del secolo scorso;
appare pertanto evidente che senza l'utilizzo della tecnologia DAB+ tali problemi non potranno essere risolti;
sarebbe necessario inoltre favorire la realizzazione di una rete di trasmissione radio DAB+ in Friuli-Venezia Giulia, da estendere, in accordo con la Slovenia e la Croazia, in modo da creare un multiplexer transfrontaliero che preveda la ritrasmissione dei programmi radiofonici, per una completa copertura delle zone dove sono presenti le minoranze linguistiche, su cui ospitare RAI Radio Uno, su cui è prevista la programmazione regionale di lingua italiana e i programmi dedicati alla comunità nazionale italiana presente in Istria, Radio Trst A con la programmazione RAI di lingua slovena, Radio Koper, emittente radiofonica regionale in lingua slovena, Radio Capodistria che produce programmi per la comunità nazionale italiana presente in Slovenia ed in Croazia, Radio Pola e Radio Fiume che, nell'ambito dell'emittenza pubblica della radiotelevisione croata, producono i programmi in lingua italiana,
si chiede di sapere:
se il Governo intenda attivarsi al fine di sostenere il progetto per il potenziamento delle trasmissioni radiotelevisive erogate dalla RAI e destinate alla minoranza linguistica slovena e alla cittadinanza di lingua friulana presenti sul territorio del Friuli-Venezia Giulia e, in particolare, per l'attivazione dei servizi di informazione giornalistica quotidiana, principalmente territoriale, sia radiofonici che televisivi, in friulano;
se si intenda procedere all'istituzione di tre commissioni paritetiche per le comunità linguistiche del Friuli-Venezia Giulia, una per la lingua friulana, una per la lingua slovena e una per la lingua tedesca, con la partecipazione di rappresentanti con conoscenza della lingua e della cultura delle tre rispettive minoranze, al fine di monitorare la programmazione RAI alla luce delle rispettive convenzioni, così da verificare qualità e conformità agli obiettivi delle trasmissioni radiotelevisive e il conforme impiego delle risorse assegnate dallo Stato;
se si intenda garantire che, per l'attuazione di quanto previsto nella proposta di parere favorevole della Commissione parlamentare di vigilanza RAI sull'atto del Governo n. 52, contratto nazionale di servizio tra il Ministero delle imprese e del made in Italy e la RAI, e, in particolare, per le minoranze linguistiche, il segnale televisivo RAI dei programmi loro dedicato abbia la stessa qualità tecnica prevista per le principali reti generaliste nazionali della RAI ed altrettanto sia garantito per i programmi radiofonici con la nuova tecnologia DAB, al fine di ovviare allo spegnimento degli impianti in onda media, come pure che sia introdotta la digitalizzazione di tutti gli archivi audiovisivi dei programmi prodotti per le minoranze linguistiche;
se si intenda favorire la realizzazione di una rete di trasmissione radio DAB+ in Friuli-Venezia Giulia, da estendere, in accordo con la Slovenia e la Croazia, in modo da creare un MUX transfrontaliero che preveda la ritrasmissione dei programmi radiofonici, per una completa copertura delle zone dove sono presenti le minoranze linguistiche;
se si intenda considerare altresì l'opportunità di inserire in questa offerta un canale radio di servizio pubblico della Carinzia in considerazione della presenza in Friuli-Venezia Giulia di comunità linguistiche tedesche e del consistente afflusso turistico di cittadini austriaci in tutta le regioni dell'alto Adriatico, e a tale fine se non si ritenga opportuno che la nuova offerta informativa sia inserita in canali di servizio pubblico, quindi affidata alla RAI, con le necessarie strutture e sostegni, adeguando delibere e convenzioni.
(4-01656)
SCALFAROTTO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'università e della ricerca. - Premesso che:
il 3 dicembre 2024 l'università di Camerino ha conferito a Paolo Benanti, presbitero e teologo italiano, il dottorato di ricerca honoris causa in "Computer science and mathematics"; organi di stampa hanno rilevato che il curriculum studiorum di Benanti, focalizzato esclusivamente sui temi della teologia e dell'etica, non presenta alcuna competenza in tema né di matematica né di informatica;
quanto alla produzione scientifica di Benanti, su "Scopus", il database della ricerca accademica, compare a sua firma solo una ventina di pubblicazioni, in cui Benanti figura tra numerosi autori, quasi tutte intorno al tema delle tecnologie impiegate nella riabilitazione neuromotoria. Si tratta per lo più di lavori compilativi, cioè revisioni e sintesi di ricerche svolte da altri con scarsa risonanza accademica;
il 5 gennaio 2024, Paolo Benanti è stato peraltro nominato alla prestigiosa carica di presidente della Commissione AI per l'informazione presso il Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri, in sostituzione del presidente emerito della Corte costituzionale ed ex Presidente del Consiglio dei ministri professor Giuliano Amato;
nel prossimo futuro il ruolo dell'intelligenza artificiale assumerà sempre di più un peso preponderante e avrà un ruolo cruciale in diversi ambiti della società, toccando vari aspetti della vita quotidiana delle persone: pertanto, data l'importante sfida dei prossimi anni, la nomina di Paolo Benanti, dato il curriculum, a giudizio dell'interrogante stride rispetto alle cruciali sfide rispetto alle quali il Governo è chiamato ad attivarsi,
si chiede di sapere:
su quali presupposti e in virtù di quali competenze sia stato conferito a Paolo Benanti il dottorato di ricercahonoris causa in "Computer science and mathematics" da parte dell'università di Camerino;
in base di quali elementi presenti nel curriculum e sulla base di quali competenze, studi e pubblicazioni Paolo Benanti sia stato nominato presidente della Commissione AI per l'informazione presso il Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri.
(4-01657)
MALPEZZI, D'ELIA, RANDO, VERDUCCI, ALFIERI, BASSO, CAMUSSO, FURLAN, MANCA, ROJC, ROSSOMANDO, TAJANI, VALENTE, VERINI, ZAMBITO - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che:
nel 2023 l'Agenzia nazionale anticorruzione ha reso obbligatorio l'utilizzo del mercato elettronico MePA per le gite scolastiche, mentre il nuovo codice degli appalti, di cui al decreto legislativo n. 36 del 2023, impone alle scuole di diventare stazioni appaltanti qualificate per stipulare contratti superiori ai 140.000 euro;
le conseguenze sono molteplici e non di semplice soluzione per le scuole: le nuove regole prevedono infatti procedure lunghe e complesse per le gare d'appalto, costi lievitati, un aumento di lavoro per le segreterie e responsabilità maggiori per i docenti che accompagnano gli studenti;
per organizzare un appalto pubblico bisogna essere "stazione appaltante qualificata", cioè un ente che programma, progetta e pubblica il bando, valuta le offerte e infine aggiudica l'appalto;
nei Comuni tutte queste procedure vengono gestite da uffici appositi, con personale formato e consulenti competenti in materia, che le scuole non hanno a disposizione;
come segnalato dalle scuole, per ciò che concerne i viaggi di istruzione è facile superare il limite stabilito poiché negli ultimi anni i costi dei trasporti, in particolare degli aerei, sono cresciuti molto, così come quelli degli alberghi delle città d'arte. Per di più il calo demografico ha accelerato la riorganizzazione e l'accorpamento di molte scuole: ci sono meno istituti con più alunni;
in tal senso, in una scuola superiore con più di 1.500 persone tra studenti e studentesse è del tutto evidente che tale soglia possa essere ampiamente superata e ciò ha determinato la conseguenza di limitare le gite solo ad alcune classi oppure di abolirle completamente, come accaduto a Pavia dove, con una circolare firmata dai dirigenti scolastici, è stato comunicato che le scuole non risultano essere stazioni appaltanti qualificate per operare con importi sopra la soglia comunitaria, e per questo non possono avviare le procedure negoziali per l'affidamento di uscite didattiche, viaggi di istruzione e scambi culturali;
nel febbraio scorso l'ANAC, in seguito alle proteste dei dirigenti scolastici e delle associazioni che rappresentano le agenzie di viaggio, ha approvato una deroga fino al 30 settembre 2024 per garantire alle scuole di procedere autonomamente agli appalti per organizzare viaggi d'istruzione, stage linguistici e scambi culturali, e per assegnare concessioni di distributori automatici, indipendentemente dal valore degli affidamenti;
in tal senso, l'ANAC ha riconosciuto che le norme pensate per chi organizza gli appalti non sono adatte alle scuole. La deroga, come dichiarato dal presidente Busia, è stata concessa proprio per consentire al Ministero dell'istruzione e del merito e agli uffici scolastici regionali di studiare "strumenti più opportuni" per controllare le spese e favorire la concorrenza;
più precisamente, l'ANAC ha sollecitato il Ministero competente "a individuare sin d'ora le soluzioni più idonee per agevolare gli istituti scolastici nell'affidamento di tali servizi essenziali per i prossimi anni";
nel frattempo, la deroga è scaduta lo scorso 30 settembre e, non essendo pervenuta dal Ministero alcuna ulteriore deroga relativa alla data del 1° ottobre 2024, la programmazione delle gite scolastiche si è fermata;
per studenti e studentesse è un'occasione formativa persa, per gli imprenditori invece le conseguenze sono più materiali con una sensibile diminuzione del fatturato e un aumento della competitività e un abbassamento della qualità dell'offerta per contendersi le poche scuole che potranno permettersi di organizzare le gite,
si chiede di sapere quali iniziative urgenti si intenda avviare per mettere a disposizione dei dirigenti scolastici, quanto prima, strumenti che possano garantire modalità semplici e immediate per attivare tali affidamenti che sono parte integrante della vita di tutte le scuole e del percorso formativo di alunni e studenti.
(4-01658)
MAGNI - Ai Ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica e della cultura. - Premesso che:
si susseguono da tempo notizie, articoli e sopralluoghi, anche diffuse da media, comunicati stampa, prese di posizione di cittadini, proloco locale e Legambiente, in merito all'installazione di un ripetitore 5G a Lierna (Lecco) in prossimità delle case della frazione di Genico, luogo di straordinaria bellezza paesaggistica e situato sullo storico percorso "sentiero del Viandante" che rappresenta in Lombardia il primo cammino certificato dal Touring club italiano;
il 20 novembre 2024, in meno di mezza giornata di lavoro, l'"albero a 30 piani", così definito, è stato installato e ora svetta su un terreno privato; alle insistenti richieste di informazioni inoltrate dai residenti al Comune di Lierna ha fatto seguito un incontro in data 19 novembre durante il quale la sindaca avrebbe confermato la mancata partecipazione dell'amministrazione alla conferenza dei servizi indetta dalla Comunità montana Valsassina (ente che svolge per conto del Comune di Lierna il servizio di sportello unico delle attività produttive a seguito di apposita convenzione);
in numerose occasioni precedenti la sindaca avrebbe invece dichiarato a mezzo stampa di non aver mai ricevuto la convocazione da parte della conferenza dei servizi e, in sede di incontro del 19 novembre, avrebbe inoltre dichiarato che la presenza dell'amministrazione comunale di Lierna in sede di conferenza dei servizi e il proprio parere sarebbero stati peraltro "irrilevanti";
il punto dove è stata installata la struttura non è affatto distante dalle abitazioni, e tantomeno dal "sentiero del Viandante"; la vista è una delle più apprezzate dai turisti con tutte le intuibili conseguenze quanto alla svalutazione economica delle abitazioni, del territorio e dell'attrattività della zona;
e tutto ciò è avvenuto senza alcun coinvolgimento preventivo dei cittadini liernesi e, in particolare, di quelli di Genico, che pure avevano avanzato alcune rimostranze e richieste di informazioni già nel mese di giugno, quando sul terreno del privato apparivano i primi segnali dei lavori di preparazione di una piattaforma; le rimostranze sono state di fatto disattese, e oggi non possono che apparire fondate per l'impatto devastante di tale realizzazione sulla frazione e sull'intero territorio liernese;
è di tutta evidenza, infatti, che i cittadini di Genico e tutti i liernesi si son visti sottrarre parti del loro territorio senza nemmeno aver potuto esprimere considerazioni preventive in merito al mutamento morfologico che l'intervento avrebbe avuto sull'area destinata a ospitare il ripetitore;
a parere dell'interrogante, tale modalità di approccio a problematiche di tanto ampio impatto sulla popolazione locale non può che rappresentare un precedente pericolosissimo, in assoluto spregio della tutela dei diritti dei cittadini e dei vincoli a salvaguardia del decoro ambientale e turistico della comunità liernese;
in particolare, i gestori di reti di telecomunicazioni sono tenuti a presentare ai Comuni e all'ARPA entro il 30 novembre di ogni anno un piano di localizzazione che descriva lo sviluppo e la modificazione dei sistemi da loro gestiti, soprattutto quanto alle aree di ricerca per la collocazione di nuove stazioni (legge regionale n. 11 del 2001 sulle norme di protezione ambientale dall'esposizione di campi elettromagnetici indotti da impianti fissi per le telecomunicazioni e per la radiotelevisione);
risulta inoltre all'interrogante che, sempre il 19 novembre 2024, i cittadini, allertati dalla messa in posa delle fondamenta del ripetitore, nel corso del confronto avuto con la sindaca, avrebbero appreso della sua inconsapevolezza circa l'evento e che peraltro l'amministrazione precedente (di cui lei era vicesindaco) non avrebbe tenuto conto della richiesta da parte della Cellinex per una locazione congrua suggerita per l'impianto ("a gennaio 2024");
al 3 dicembre 2024 sono più di 40 le persone che hanno firmato per richiedere "la sospensione immediata dei lavori, considerati i 120 giorni previsti a partire dal 9 ottobre 2024 e la convocazione di un'assemblea pubblica per conoscere e discutere il processo decisionale che ha portato alla scelta di questa ubicazione", considerando, peraltro, che esiste già un'area preposta a tal uso. Chiedono, inoltre, la copia per conoscenza dell'autorizzazione, nonché la copia dei pareri di ARPA e Soprintendenza,
si chiede di sapere quali siano le valutazioni dei Ministri in indirizzo su quanto sopra e se non ritengano, per quanto di competenza, di intraprendere urgenti iniziative per fare luce al più presto sull'iter che ha portato all'installazione del ripetitore 5G in prossimità delle abitazioni a Lierna, nella frazione di Genico, nonché sull'impatto ambientale di tale misura, che non può non apparire adottata in assoluto spregio della tutela dei diritti dei cittadini e dei vincoli a salvaguardia del decoro ambientale e turistico della comunità liernese, anche al fine di promuovere la rimozione del ripetitore.
(4-01659)
DE CRISTOFARO - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
l'archivio di Stato di Napoli, situato in un antico monastero benedettino del IX secolo, rappresenta uno dei luoghi più significativi per la conservazione del patrimonio culturale italiano, custodendo dipinti, documenti e reperti storici del regno di Napoli;
da organi di stampa si apprende che la sede dell'archivio è stata utilizzata per eventi privati, come un ricevimento di matrimonio trasformato in un dj set, con fasci di luci, fumo artificiale e musica techno, coinvolgendo ambienti di rilevante valore storico e artistico come il chiostro, la sala catasti e la sala "Filangieri", quest'ultima decorata con un affresco seicentesco di Belisario Corenzio;
da quanto si legge, per il ricevimento nuziale, l'archivio è stato occupato da circa 300 invitati, sollevando preoccupazioni per l'integrità e la sicurezza del patrimonio culturale custodito;
i sindacati dei lavoratori dell'archivio hanno espresso preoccupazione per i rischi connessi a tali eventi, segnalando possibili violazioni della missione di tutela e conservazione del patrimonio storico e annunciando un incontro con il Ministro della cultura il 12 dicembre 2024 per presentare un dossier sull'accaduto;
considerato che:
la direttrice dell'archivio di Stato di Napoli ha dichiarato di aver richiesto e ottenuto il parere favorevole del responsabile della prevenzione e protezione prima di stipulare un contratto di concessione temporanea con assicurazione per l'evento;
ha inoltre affermato che le luci utilizzate erano a LED, il fumo prodotto da ghiaccio secco e la musica diffusa in aree lontane dagli affreschi, e che le manifestazioni sarebbero state finalizzate a raccogliere introiti per il sostegno al patrimonio culturale;
il direttore generale degli archivi ha richiesto chiarimenti urgenti e dichiarato che, qualora emergessero responsabilità, saranno adottati i provvedimenti necessari;
ritenuto che:
l'utilizzo di spazi di rilevante valore storico e artistico per eventi privati, pur con finalità di autofinanziamento, deve essere compatibile con la tutela e la conservazione del patrimonio culturale, evitando ogni possibile rischio di danno materiale o simbolico;
l'accaduto solleva interrogativi sull'adeguatezza delle procedure di autorizzazione e dei controlli relativi all'uso temporaneo di beni culturali,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti e quali chiarimenti abbia ricevuto in merito alle autorizzazioni e alle modalità di utilizzo dell'archivio di Stato di Napoli per eventi privati;
quali misure intenda adottare per garantire che l'uso temporaneo di beni culturali sia subordinato a una rigorosa valutazione del rischio e avvenga nel pieno rispetto della normativa vigente in materia di tutela del patrimonio storico e artistico;
se non ritenga opportuno avviare una verifica sulle modalità di gestione e concessione degli spazi negli archivi di Stato e in altri luoghi di rilevanza culturale, al fine di assicurare la piena compatibilità con la missione di tutela e conservazione;
quali iniziative intenda intraprendere per promuovere soluzioni di finanziamento alternative e sostenibili che non comportino rischi per il patrimonio culturale, garantendo al contempo il suo mantenimento e la sua valorizzazione.
(4-01660)
SCALFAROTTO - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
organi di stampa riportano fatti gravissimi di violenze avvenuti all'interno del carcere di Trapani, dove per due anni diversi detenuti, in maggioranza con problemi psichiatrici, in isolamento sono stati torturati e seviziati da alcuni agenti penitenziari: la Procura di Trapani ha arrestato 11 agenti, attualmente ai domiciliari, per altri 14 è scattata la sospensione dal servizio, e in totale gli indagati sono 46, tra loro anche chi, a conoscenza delle sistematiche violenze, non ha denunciato i gravissimi episodi: i reati contestati sono tortura, abuso d'autorità e falso in atto pubblico;
da quanto si apprende dalla Procura di Trapani, nel reparto "blu" del carcere, oggi chiuso per carenze igienico-sanitarie, venivano portati i detenuti in isolamento con problemi psichiatrici o psicologici, i quali subivano violenze e torture, ed alcuni di loro, in diverse occasioni, venivano fatti spogliare, investiti da lanci d'acqua mista a urina e veniva contro di loro praticata violenza quasi di gruppo, gratuita e inconcepibile: all'interno del carcere, di fatto, vi era un sistema consolidato nel quale, col pretesto di mantenere l'ordine, i detenuti erano ferocemente picchiati e mandati in isolamento dopo un solo cenno di lamentela o richiesta, subendo trattamenti del tutto inquadrabili in termini di torture;
è fondamentale attendere la conclusione del processo affinché si accertino le responsabilità e dei soggetti coinvolti, ma l'accertamento dei fatti rappresenta un fatto abnorme che obbliga sin da subito a intervenire sul sistema carcerario al fine garantire il rispetto della dignità della persona e le funzione costituzionale di reinserimento sociale del reo, garantendo la sicurezza e l'incolumità delle persone detenute, perciò vulnerabili: è inammissibile che in uno Stato democratico avvengano fatti di assoluta gravità e violenza su persone affidate alla sua custodia, tradendo in maniera profonda i principi e doveri costituzionali cui è chiamato a rispondere e negando la dignità della persone affidate alla propria tutela,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non intenda riferire dei gravissimi fatti all'interno del carcere di Trapani e se intenda promuovere un'ispezione all'interno del carcere al fine di ottenere un quadro completo sui fatti avvenuti e sulle mancanze dello Stato nel tutelare i detenuti che hanno subito inaccettabili violenze;
alla luce dei diversi episodi di violenze da parte degli agenti penitenziari ai danni dei detenuti, quali misure urgenti e necessarie intenda promuovere affinché fatti di violenza all'interno delle strutture penitenziarie cessino.
(4-01661)
SBROLLINI - Ai Ministri della salute e degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:
tra il 24 ottobre e il 5 dicembre 2024 nella zona di Panzi, nella provincia di Kwango, nella Repubblica democratica del Congo, come comunicato dall'Istituto superiore di sanità, sono stati registrati 406 casi di una malattia non diagnosticata con sintomi di febbre, mal di testa, tosse, rinorrea e dolori muscolari; dai dati riportati dall'Organizzazione mondiale della sanità, tutti i casi gravi sono stati registrati in persone con grave malnutrizione (la zona è colpita da una grave crisi alimentare), e ad oggi sono stati segnalati 31 morti;
i sintomi sono compatibili con una grande quantità di malattie già note e presenti nella zona, dunque i casi più gravi potrebbero essere conseguenza di malattie diverse tra loro come morbillo, influenza, polmonite acuta, malattia renale da infezione da Escherichia coli, COVID-19 e malaria: da quello che si apprende la maggior parte dei contagi si è verificata in bambini, in particolare sotto i 5 anni di età, in un'area rurale situata in una zona remota e difficilmente raggiungibile, a circa 48 ore di distanza dalla capitale Kinshasa;
la difficile collocazione geografica nelle quale si sta sviluppando il focolaio, insieme alla limitata capacità diagnostica nel Paese, alla scarsa copertura vaccinale e al limitato accesso a farmaci e dispositivi di protezione, sta ritardando l'identificazione della causa ed il controllo del focolaio: secondo l'ultimo bollettino dell'OMS il rischio per la diffusione del virus è alto per le comunità colpite, mentre si segnala un pericolo moderato a livello nazionale e un basso rischio a livello regionale (inteso come regione africana), europeo e globale;
la gravità della situazione sanitaria nella zona colpita del Congo deve in ogni caso mettere in allerta il nostro Paese, memore del recente terribile dramma della pandemia, causata dal diffondersi del virus SARS-CoV-2: è necessario che il Governo ponga in essere rapide azioni volte alla prevenzione dei contagi di tale sconosciuta malattia, come la predisposizione di controlli negli aeroporti finalizzati ad evitare possibili contagi e l'adozione di un piano pandemico per le malattie respiratorie, mettendo altresì in atto tutte le possibili azioni per prevenire il diffondersi di un nuovo virus,
si chiede di sapere:
se non si intenda esporre ragguagli circa la grave situazione sanitaria che si sta sviluppando in Congo, con il diffondersi di una malattia attualmente sconosciuta e un forte aumento di decessi correlati;
quali misure si intenda adottare al fine di aumentare i controlli in ingresso nel nostro Paese, in particolare negli aeroporti, al fine di prevenire la diffusione della malattia e del virus;
quali misure si intenda adottare al fine di predisporre in maniera rapida un piano pandemico per le malattie respiratorie.
(4-01662)
SBROLLINI - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che:
il precariato nella scuola italiana rappresenta una problematica strutturale che, oltre a incidere sulla vita professionale e personale dei docenti coinvolti, compromette la qualità dell'insegnamento, la continuità didattica e la stabilità del rapporto educativo tra docenti e studenti;
il decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, recante "Misure urgenti connesse all'emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali", detto "decreto PNRR", prevede l'indizione, con frequenza annuale, di concorsi ordinari per il personale docente per la scuola dell'infanzia, primaria e secondaria per i posti comuni e di sostegno;
il "concorso PNRR" bandito con decreto del direttore generale n. 2575/2023 per la scuola secondaria e decreto del direttore generale n. 2576/2023 per infanzia e primaria ai sensi del decreto PNRR non riconosce alcun diritto a coloro che, pur avendo superato le prove del concorso ed essendo idonei, non si sono collocati in graduatoria di merito;
la posizione dei docenti in graduatoria è nota solo all'amministrazione e non ai candidati a causa della mancanza di graduatorie pubbliche trasparenti, ed entrare in graduatoria è possibile se il vincitore risulta rinunciatario;
nonostante l'idoneità riconosciuta, questi docenti sono ora costretti a sostenere un ulteriore concorso, ai sensi del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2024, n. 106, recante "Disposizioni urgenti in materia di sport, sostegno didattico agli alunni con disabilità e regolare avvio dell'anno scolastico 2024/2025", il quale è strutturato in maniera analoga, senza alcuna valorizzazione del merito già dimostrato;
la stessa Associazione nazionale insegnanti e formatori ha sottolineato che non era necessario indire un ulteriore concorso per il reclutamento dei docenti, considerata la presenza dei molti idonei del precedente concorso che potrebbero essere assunti senza ulteriori costi per l'organizzazione e senza prolungare ulteriormente i tempi per l'immissione in ruolo dei docenti;
la partecipazione al nuovo concorso costringe anche gli idonei al concorso precedente a sostenere prove pressoché identiche per l'immissione in ruolo di 19.032 insegnanti;
tale situazione genera frustrazione e senso di ingiustizia nei docenti coinvolti, che si vedono trattati come se non avessero mai partecipato a un concorso pubblico, rendendo la loro condizione lavorativa ulteriormente incerta e ostacolandone la progettualità personale, la stabilità familiare e il pieno riconoscimento professionale, compromettendo altresì il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PNRR in ambito scolastico,
si chiede di sapere:
quali siano le motivazioni per cui non è stata prevista una graduatoria a scorrimento per gli idonei del concorso richiamato, come avvenuto in passato per gli altri concorsi pubblici;
se il Ministero dell'istruzione e del merito intenda pubblicare in tempi brevi una graduatoria trasparente e ufficiale per gli idonei del medesimo concorso, con l'indicazione delle posizioni individuali;
se il Ministro in indirizzo ritenga equo e giusto richiedere agli idonei del concorso PNRR di sostenere nuovamente prove analoghe per un secondo concorso, senza alcun riconoscimento del merito già dimostrato;
quali iniziative intenda adottare per garantire la stabilizzazione dei docenti precari che hanno già dimostrato idoneità, in linea con gli obiettivi del PNRR e con i principi di meritocrazia e valorizzazione delle competenze;
come intenda intervenire per assicurare una continuità didattica e una stabilità lavorativa agli insegnanti precari, anche al fine di garantire agli studenti un percorso educativo più solido e costante.
(4-01663)
SBROLLINI - Al Ministro della salute. - Premesso che:
il 4 dicembre 2024, l'Agenzia italiana del farmaco ha reso disponibili gli aggiornamenti relativi al medicinale "Inderal" (propranololo cloridrato) 40 milligrammi (autorizzazione all'immissione in commercio n. 020854028), comunicando come tale farmaco non sia reperibile sul territorio nazionale e autorizzando, con la determinazione n. 221/2024, l'importazione dall'estero del medicinale "Sumial (propranolol)" dall'azienda Atnahs pharma Netherlands BV;
in particolare, si legge nella determinazione, come ai fini del monitoraggio della distribuzione del medicinale, viene segnalato che Atnahs è tenuta a comunicare all'AIFA la data a partire dalla quale il prodotto importato risulterà disponibile presso il proprio magazzino e pronto alla distribuzione;
Inderal è un farmaco indicato per il controllo dell'ipertensione arteriosa, per il trattamento dell'angina pectoris, per la profilassi post infartuale, per il controllo della maggior parte delle forme di aritmia cardiaca, per la profilassi dell'emicrania, per il trattamento del tremore essenziale, per il controllo dell'ansietà e della tachicardia su base ansiosa, come coadiuvante nella terapia della tireotossicosi e delle crisi tireotossiche, come trattamento della cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva: di fatto, l'impossibilità di acquisire l'Inderal nelle farmacie di tutto il territorio nazionale sta causando gravi sofferenze nei soggetti affetti da serie patologie, i quali sono costretti a cambiare terapia ovvero a rinunciarvi nel caso in cui Inderal sia l'unico farmaco funzionante per la specifica patologia o necessità;
pertanto appare di estrema urgenza che il Ministero della salute si attivi affinché sia nuovamente possibile l'acquisto dell'Inderal in tutte le farmacie del territorio nazionale, attivando in modo parallelo un piano volto ad evitare che in futuro si segnali nuovamente la carenza e la mancanza del farmaco,
si chiede di sapere quali azioni urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare affinché sia nuovamente possibile per i cittadini acquisire l'Inderal in tutte le farmacie del territorio nazionale e quali misure intenda adottare affinché nel prossimo futuro non si verifichi più la carenza del farmaco.
(4-01664)
LA MARCA - Ai Ministri dell'interno e degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:
nell'ottobre 2024, il Ministero dell'interno italiano ha pubblicato una nuova circolare n. 43347 in materia di riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis contenente nuove linee interpretative dettate da recenti decisioni della Corte di cassazione;
la circolare si compone di tre paragrafi che chiariscono il rapporto tra l'articolo 7 e l'articolo 12 della legge 13 giugno 1912, n. 555, il periodo di decorrenza dell'acquisto della cittadinanza da parte di coloro che siano stati riconosciuti da cittadino italiano o la cui filiazione sia stata dichiarata giudizialmente nel corso della loro maggiore età, i criteri per il possesso ininterrotto dello stato di figlio;
nel punto 1 della circolare si richiama la decisione della Corte di cassazione riguardante l'istante, il quale dovrà produrre prova dell'avvenuto riacquisto della cittadinanza italiana da parte dell'avo che l'abbia persa da minorenne per effetto della naturalizzazione volontaria del genitore, anche nel caso in cui fosse già in possesso della cittadinanza straniera per essere nato in un Paese ove vige il criterio di attribuzione della cittadinanza iure soli, attraverso un documento di "non naturalizzazione";
al punto 2 si richiama la previsione della Corte di cassazione che ha promosso un'assoluta parificazione della condizione dei figli riconosciuti alla nascita e quelli il cui riconoscimento interviene successivamente al compimento della maggiore età. La Corte, parificando le due fattispecie, afferma che in entrambi i casi il figlio è italiano perché è figlio di cittadino italiano iure sanguinis e a titolo originario. Non è necessaria, quindi, una regolamentazione ad hoc della decorrenza dell'effetto, già disciplinata dall'articolo 1 e specifica come l'articolo 2, comma 2, introduca una condizione sospensiva potestativa. L'atto di acquisto retroagisce alla nascita, investendo gli eventuali discendenti;
al punto 3 della circolare si richiama la previsione della Corte di cassazione, la quale ha affermato che il riconoscimento postumo, effettuato nell'atto di matrimonio, sia di per sé fondante il possesso continuo dello stato di figlio e idoneo a comprovare la paternità e la conseguente trasmissione della cittadinanza italiana;
considerato che:
numerosi sono in cittadini che hanno in corso una procedura di richiesta di riacquisto della cittadinanza italiana e che non hanno proceduto nel periodo immediatamente successivo al compimento della maggiore età;
le linee guida interpretative dettate dalle recenti decisioni della Corte di cassazione sono di carattere generale e orientativo,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo abbiano individuato modalità e tempi per arrivare alla definizione di un documento di indirizzo sulle azioni da intraprendere in seguito a questa nuova circolare;
se intendano promuovere un'interpretazione estensiva della circolare sulle domande già in essere così da permettere ai cittadini che hanno già avanzato la richiesta di non vedersi privati di un loro diritto.
(4-01665)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:
7ª Commissione permanente (Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport):
3-01533 del senatore Verini ed altri, sull'attuazione del protocollo d'intesa per la realizzazione di iniziative didattiche sul tema del terrorismo;
8ª Commissione permanente (Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica):
3-01531 del senatore Basso, sulla sicurezza del personale di controllo nelle stazioni ferroviarie e a bordo dei treni;
10ª Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale):
3-01539 del senatore Sensi ed altri, sull'utilizzo dei fondi da parte delle Regioni per il superamento della pratica della contenzione meccanica negli ospedali.