Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 192 del 22/05/2024

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------

192aSEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MERCOLEDÌ 22 MAGGIO 2024

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Presidenza del vice presidente RONZULLI,

indi del presidente LA RUSSA

e del vice presidente CASTELLONE

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE: Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente RONZULLI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 10,04).

Si dia lettura del processo verbale.

STEFANI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo, riunitasi ieri, ha approvato il nuovo calendario dei lavori fino al 30 maggio.

La seduta di oggi, che prevede il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale in materia di elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, sarà sospesa fino alle ore 11, su richiesta di un Gruppo parlamentare, e dalle ore 13 alle ore 15.

Nella seduta di domani, a partire dalle ore 9 e fino alle ore 15, proseguirà la discussione del disegno di legge costituzionale. Alle ore 15 avrà luogo il question time, con la presenza dei Ministri dell'istruzione e dell'ambiente.

Il calendario della prossima settimana, con inizio martedì 28 maggio, alle ore 15, con seduta senza orario di chiusura, prevede il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale in materia di elezione diretta del Presidente del Consiglio dei Ministri.

L'esame del provvedimento proseguirà anche nelle giornate di mercoledì 29, dalle ore 10 alle ore 20, e giovedì 30 maggio a partire dalle ore 10, senza orario di chiusura.

I lavori del Senato saranno sospesi nella settimana dal 3 al 7 giugno in vista delle elezioni europee di sabato 8 e domenica 9 giugno.

Il calendario potrà essere integrato con le comunicazioni del Presidente, ai sensi dell'articolo 126-bis, comma 2-bis del Regolamento, sul disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica in materia di intelligenza artificiale.

Calendario dei lavori dell'Assemblea

PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi il 21 maggio 2024, con la presenza dei Vice Presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha adottato - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - il nuovo calendario dei lavori fino al 30 maggio:

Mercoledì

22

maggio

h. 10-20

- Seguito disegno di legge costituzionale n. 935 e connesso - Elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri (prima deliberazione del Senato) (eventuale voto finale con la presenza del numero legale)

- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 23, ore 15)

Giovedì

23

"

h. 9

Martedì

28

maggio

h. 15

- Seguito disegno di legge costituzionale n. 935 e connesso - Elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri (prima deliberazione del Senato) (eventuale voto finale con la presenza del numero legale)

Mercoledì

29

"

h. 10-20

Giovedì

30

"

h. 10

I lavori del Senato saranno sospesi nella settimana dal 3 al 7 giugno, in vista delle elezioni europee di sabato 8 e domenica 9 giugno.

Il calendario potrà essere integrato con le Comunicazioni del Presidente, ai sensi dell'articolo 126-bis, comma 2-bis, del Regolamento, sul disegno di legge n. 1146 (Disposizioni e delega al Governo in materia di intelligenza artificiale), collegato alla manovra di finanza pubblica.

Sospendo ora la seduta, che riprenderà alle ore 11.

(La seduta, sospesa alle ore 10,08, è ripresa alle ore 11,08).

Seguito della discussione dei disegni di legge costituzionale:

(935) Modifiche agli articoli 59, 88, 92 e 94 della Costituzione per l'elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, il rafforzamento della stabilità del Governo e l'abolizione della nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica

(830) RENZI ed altri. - Disposizioni per l'introduzione dell'elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri in Costituzione

(Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (ore 11,08)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge costituzionale nn. 935 e 830.

Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione generale, hanno avuto luogo le repliche del relatore e del rappresentante del Governo ed è stata respinta una proposta di non passare all'esame degli articoli.

Passiamo all'esame degli ordini del giorno, che sono stati già illustrati nel corso della discussione generale e su cui invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

BALBONI, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario sugli ordini del giorno G1 e G2 e preannuncio il parere contrario su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 1.

ALBERTI CASELLATI, ministro per le riforme istituzionali e la semplificazione normativa. Esprimo parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno G1.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signora Presidente, il parere negativo che è stato testé consegnato da parte del relatore con la conferma del Governo attesta una volta di più come la volontà della maggioranza, nonostante gli sforzi che stiamo conducendo per cercare di entrare nel merito della discussione senza una lettura pregiudizievole dal punto di vista ideologico, sia tetragona, pervicace e verrebbe da dire ideologica.

Infatti, a maggior ragione dopo le dichiarazioni rese ieri dal senatore Pera in Aula, appare di tutta evidenza come il contenuto del nostro ordine del giorno sia essenziale per assicurare il percorso ordinato di completamento di una riforma costituzionale di questo genere.

Voi, signora Ministra, avete rotto uno schema che era già stato oggetto di una discussione in sede costituente. Il 23 settembre 1947, su proposta dell'allora onorevole Giolitti, si discusse se costituzionalizzare o no la legge elettorale, nel caso specifico la proporzionale, e fu un intervento del Presidente della Commissione per la Costituente, l'onorevole Meuccio Ruini, che convinse i costituenti del fatto che non fosse opportuno inserire la legge elettorale all'interno della nostra Costituzione per non irrigidire, si disse all'epoca, la natura della nostra democrazia. Devo dire che fu evidentemente una scelta presa con una certa lungimiranza, che consentì al legislatore di avere un margine di manovra sia nel 1953, quando, su iniziativa di De Gasperi, si tentò di introdurre una piccola correzione maggioritaria alla coalizione che avesse nella circostanza superato il 50 per cento più uno dei voti - cito il senatore Franceschini di ieri: una legge truffa che non fu legge truffa - e poi, a seguito della vicenda di Tangentopoli, l'introduzione del maggioritario nel 1993.

Ora, voi state proponendo di inserire nella Costituzione il premio di maggioranza con il che, di fatto e di diritto, si crea una condizione per la quale la legge elettorale diventa consustanziale con la nostra Costituzione. È di tutta evidenza che noi dobbiamo sapere prima dell'approvazione finale della Costituzione di che tipo di legge elettorale stiamo parlando. Nel dibattito di ieri, infatti, signora Presidente, al netto di tutta l'impalcatura ideologica di cui il presidente Balboni e la ministra Casellati hanno infarcito la loro retorica, il dato politico è stato che, da una parte, il presidente Balboni è venuto a spiegarci che se non si raggiunge il 40 per cento, possiamo stare tranquilli che il premio di maggioranza non scatterà perché si andrà al voto con un turno unico, mentre, dall'altra parte, la ministra Casellati ha adombrato la possibilità di un ballottaggio.

È di tutta evidenza che, siccome sappiamo che su questo punto c'è una spaccatura interna alla maggioranza ed è per questo motivo, ministra Casellati, che lei non ha avuto la forza, la capacità e il coraggio di portare in questa sede una proposta di riforma elettorale; non ci venga a raccontare favole. Lei non lo ha fatto perché non era in condizione di poterlo fare dalla sua maggioranza, perché qualcuno propende per il ballottaggio e qualcun altro propende per il turno unico e quindi è un rinvio sine die. (Commenti). Sono abituato al fatto che la ministra Casellati non prenda mai in considerazione le cose che dico, però dovrebbe almeno fare lo sforzo di ascoltare. (Commenti). Lei, signora Ministra, non mi replichi... Mi deve ascoltare... Signora Ministra, lei ha fatto la Presidente del Senato e quindi lei mi deve ascoltare, non mi deve replicare. Funziona così il gioco qua dentro.

PRESIDENTE. La prego di concludere, senatore Borghi.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Funziona così. Ecco, abbia pazienza.

PRESIDENTE. Senatore Borghi, deve concludere.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Lei ama replicare perché probabilmente...

PRESIDENTE. Senatore Borghi, le ho concesso un minuto in più che lei sta sprecando.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). No, non lo sto sprecando, sto solo...

PRESIDENTE. Se si mette a dialogare con il Governo, sì.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). È il Governo che sta dialogando con me.

PRESIDENTE. Prego, lei parli con la Presidenza.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). In ogni caso questo punto è eminentemente politico dal lato che ho ricordato ed è strutturale per quel che concerne la possibilità di condurre in fondo questa riforma. Il vostro voto contrario è la dimostrazione che non ci credete neanche voi. (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore Borghi ha quindi chiesto di mettere ai voti l'ordine del giorno.

PARRINI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PARRINI (PD-IDP). Signor Presidente, esprimeremo un voto favorevole sull'ordine del giorno che solleva un problema molto serio, come abbiamo detto più volte nel dibattito che si è svolto in Commissione, che è stato molto lungo, e anche durante la discussione generale sul provvedimento in Aula. L'atteggiamento della maggioranza per quanto riguarda la riforma costituzionale, è pericoloso per quello che è stato scritto.

E per quanto riguarda la legge elettorale, è pericoloso per quello che si è rifiutato di scrivere. Ci sarebbe stata una regola. Anzi, c'è una regola che la maggioranza doveva seguire e che si è rifiutata di seguire. Siccome la forma di governo di un Paese è fatta dall'intreccio tra norme costituzionali e norme sulla legge elettorale, si sarebbero dovuti presentare insieme i disegni di legge riguardanti queste due materie; poi, magari, discuterli separatamente, ma non lasciare i parlamentari al buio su quale sistema si intende adottare per eleggere i parlamentari del Paese mentre si cambia una parte fondamentale della Costituzione.

Fin dall'inizio del dibattito noi abbiamo chiesto chiarezza su un punto fondamentale, sia alla Ministra che agli esponenti della maggioranza, e c'è sempre stato il rifiuto di fare chiarezza, perché, ovviamente, c'è la volontà di mettere in campo una manipolazione e un gioco delle tre carte. Vado rapidamente a spiegare perché questo rifiuto è grave.

La maggioranza, secondo noi, compiendo un grave errore, ma del tutto legittimamente rispetto alle proprie intenzioni, ha proposto un sistema di elezione diretta di una carica nazionale esecutiva monocratica: il Presidente del Consiglio. In nessun Paese dell'occidente, in nessuna democrazia occidentale, si prevede l'elezione diretta di una carica nazionale monocratica senza dire, in Costituzione, come si elegge questa carica nazionale monocratica, con quale soglia.

E in tutte le democrazie dell'occidente, in tutte quelle dove una carica costituzionale monocratica è eletta con suffragio universale diretto è scritto in Costituzione che la soglia per eleggerla è la maggioranza assoluta e che si procede a un ballottaggio tra i due candidati più votati se non viene raggiunta la maggioranza assoluta. Questa cosa la ministra Casellati e gli esponenti della maggioranza si sono rifiutati di scriverla nella riforma.

Nella riforma costituzionale non è scritto quello che bisognava scrivervi, cioè con quale soglia si elegge direttamente il premier. Non si può correre il rischio di un Premier eletto a minoranza, mentre il vostro progetto è esattamente questo, quello di conferire un potere eccessivo a un Premier che sarà eletto da una minoranza di persone.

Avete, invece, scritto in Costituzione che la legge elettorale dovrà comportare un premio su base nazionale. Ora, questo punto (l'ultimo sul quale voglio concentrarmi) ha dato luogo, nel dibattito di ieri, a dichiarazioni abbastanza incredibili da parte della maggioranza. Io ho sentito il collega Balboni ed il ministro Alberti Casellati spiegarci che non è vero quanto dice l'opposizione sul fatto che il Parlamento viene eletto a strascico. Ma dopo aver sentito le loro affermazioni, io mi sono domandato quale dei due casi sia avvenuto: o chi ha parlato ha dimenticato quello che ha scritto nella riforma costituzionale oppure non sa leggere quello che è scritto nella riforma costituzionale.

PRESIDENTE.Senatore Parrini, la invito a concludere.

PARRINI (PD-IDP). Sì, signor Presidente.

Io, comunque, ritengo necessario ricordare che la riforma, nel nuovo articolo 92, dice che la legge disciplina il sistema per l'elezione delle Camere e del Presidente del Consiglio, assegnando un premio su base nazionale che garantisca una maggioranza dei seggi in ciascuna delle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio.

Questa è la solennizzazione dell'elezione a strascico. E vorrei dire al collega Malan, che ci ha spiegato di volere il Mattarellum, che con questa riforma costituzionale (che invito a leggere bene) una legge con i collegi uninominali non la può fare. (Il microfono si disattiva automaticamente).

PATUANELLI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, in realtà mi sarebbe piaciuto sentire la fine dell'intervento del senatore Parrini.

PRESIDENTE.Senatore Patuanelli, se fosse rimasto nei tempi, l'avrebbe sentita.

PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, un minimo di flessibilità. Recupererò io il tempo del collega Parrini.

È del tutto evidente che c'è un legame molto stretto, in questa riforma, tra la forma di governo e la legge elettorale. Un legame molto più stretto di quanto sia oggi.

Non è indifferente sapere se l'intenzione della maggioranza sia arrivare a un'elezione diretta attraverso un turno unico o un doppio turno. Non è indifferente sapere il modo in cui si declinerà il premio di maggioranza nella Camera alta, il Senato della Repubblica, che ha un'elezione basata su un sistema regionalizzato. Non è indifferente sapere le modalità con cui i circa quattro milioni di elettori all'estero eleggeranno, da un lato, i membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica e, dall'altro, attraverso uno strumento diretto, il Presidente del Consiglio. Perché oggi la presenza degli italiani all'estero, molto numerosa, è in qualche modo controbilanciata da un numero di seggi che spettano agli elettori all'estero diverso rispetto al peso percentuale degli elettori sul corpo elettorale, mentre nell'elezione diretta un voto varrà una preferenza e quindi il peso sarà quello percentuale degli elettori all'estero rispetto al corpo elettorale. Tutte queste cose rappresentano in qualche modo un legame stretto con la forma di governo e quindi con la riforma che state proponendo. Capire come incide la legge elettorale rispetto alla riforma costituzionale è fondamentale.

Per questi motivi noi sosteniamo l'ordine del giorno presentato dal collega Enrico Borghi. Riteniamo infatti indispensabile, ai fini di un giudizio complessivo sulla riforma, avere chiarezza su come verrà impostata la nuova legge elettorale. (Applausi).

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, veramente rimango allibito in particolare dal fatto che sull'ordine del giorno G1 sia stato espresso, davvero incredibilmente dal mio punto di vista, parere contrario, peraltro smentendo in maniera totale - mi dispiace dirlo - quello che la ministra Casellati ha dichiarato in un centinaio di interviste che abbiamo letto negli ultimi giorni. In tali interviste la Ministra ha detto al Paese, quindi non semplicemente a quest'Aula parlamentare, che dopo la prima lettura della riforma costituzionale fatta in Senato - quella che stiamo facendo adesso - ci sarebbe stata la proposta di legge elettorale. Già trovo abbastanza incredibile questo, cioè che la proposta di riforma costituzionale e quella di legge elettorale non siano arrivate assieme. Ci si immagina infatti, a rigor di logica, che per poter esprimere un giudizio articolato su una questione che riguarda la forma di governo (quindi, la riforma costituzionale ma anche il modo attraverso il quale poi si elegge il Parlamento e quindi in qualche maniera si forma il Governo), queste due proposte dovrebbero arrivare assieme in modo da dare ai parlamentari perlomeno la possibilità di capire quello che sta accadendo e quello che viene proposto. Ma voglio finanche sorvolare su questo e dire che prendiamo per buono quello che dice la ministra Casellati e quello che dice la maggioranza: volete fare la prima lettura della riforma costituzionale in Senato e poi la legge elettorale. L'avete detto voi, non l'ho detto io.

Mi dovete dare allora una spiegazione. Il dispositivo dell'ordine del giorno G1 «impegna il Governo: a garantire che nell'iter di revisione costituzionale del provvedimento in esame si tenga conto della necessità di approvare la legge elettorale prima dell'entrata in vigore della riforma costituzionale». Un'entrata in vigore che arriva alla fine, probabilmente dopo il referendum confermativo, visto che non avete la maggioranza dei due terzi, come è noto. Giustamente l'ordine del giorno lo specifica, perché continua in questo modo: «…e, in particolare, prima di un eventuale referendum ex articolo 138 della Costituzione,» - quello che conclude il percorso - «al fine di garantire al corpo elettorale di esprimersi su una riforma completa e che non demandi a una futura legge (elettorale) la propria definizione».

Mi spiega, signora Ministro, in maniera che possano comprendere tutti quelli che ascoltano questa discussione, come si fa a mantenere il parere contrario a questa impegnativa dell'ordine del giorno, a fronte delle interviste in cui lei si è impegnata a dire che, dopo la prima lettura al Senato, sarebbe arrivata la proposta di legge elettorale? Me lo può spiegare con parole chiare in modo che tutti possano comprendere? (Applausi). Oppure siamo davvero legittimati a credere che siamo dinanzi a un inganno clamoroso, per cui non solo non presentate la proposta di legge elettorale - come avreste dovuto fare - assieme alla riforma costituzionale, contravvenendo a una regola non scritta, che però riguarda la dignità di questo Parlamento, ma addirittura prevedete di non proporre la legge elettorale nemmeno a fine della riforma costituzionale? Come si spiega? Perché esprimete parere negativo su questo ordine del giorno?

Glielo chiedo e mi piacerebbe davvero sentire delle parole su questo, perché o stiamo capendo male noi - e quindi stiamo comprendendo male il senso di quello che c'è scritto in questo ordine del giorno, e francamente non credo, perché ve l'ho letto e mi sembra abbastanza inequivocabile - oppure siamo davvero dinanzi a un inganno clamoroso. Però non è possibile...

PRESIDENTE. Ha un minuto.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Ho finito, Presidente. Non è possibile che su una cosa così seria si inganni il Paese in questo modo. Dateci risposte chiare. Non potete far finta di niente. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G1, presentato dai senatori Borghi Enrico e Musolino.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno G2.

MUSOLINO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MUSOLINO (IV-C-RE). Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, mi stupisce, nel senso che mi dispiace, il parere contrario espresso sia dal relatore che dal Governo su questo ordine del giorno.

Mi dispiace, perché è la vanificazione delle belle parole che abbiamo avuto in Commissione durante i lavori in cui abbiamo affrontato la discussione sul testo di questo disegno di legge. Mi spiego: nonostante le opposizioni - nel cui schieramento ovviamente ci ascriviamo - abbiano più volte manifestato la necessità che il confronto sul testo di questo disegno di legge fosse reale, il Governo ha imposto ritmi serrati di discussione in Commissione. Guardate che dire che lavoriamo su questo testo in Commissione da novembre non è di per sé sufficiente a giustificare il tempo occorso, cioè non è bastevole. Noi stiamo parlando di una riforma costituzionale che necessariamente avrà un impatto sulla forma parlamentare; una riforma sulla quale non posso dire che il tempo impiegato sia stato sufficiente. Anzi, credo che il tempo avrebbe dovuto essere anche di più. Il confronto avrebbe dovuto essere anche più approfondito. E anche il testo di legge avrebbe dovuto essere oggetto di un labor limae che evidentemente è mancato, perché non si è voluto dedicare il tempo necessario a farlo, tant'è vero che un emendamento presentato dal Governo è una riscrittura dell'emendamento 4.1000. Racconto questi fatti, perché danno la misura del senso e dell'opportunità dell'ordine del giorno che stiamo presentando.

Quando si ha a che fare con una riforma costituzionale, bisogna presentarsi ad essa e offrirsi al confronto con la massima umiltà, pur nella convinzione della fondatezza della riforma, di quello che si vuole fare, del progetto che si porta avanti, ma senza alcuna chiusura sul metodo, che deve essere necessariamente, signora Ministro, la discussione, il confronto e soprattutto il tempo. Non è accelerando sul tempo della discussione della riforma che il Governo avrà un risultato migliore. Al contrario, credo che davvero mai come in questo caso la fretta darà un risultato che non sarà buono. E già lo stiamo vedendo, perché anche ieri il senatore Pera ha fatto un discorso in cui ha voluto mettere alcuni puntini sulle I e ha voluto fare delle precisazioni proprio sui tempi, sulla scrittura del testo e sul confronto, che è stato serrato, e non per i tempi del confronto, bensì perché non si è consentito di darci il tempo necessario.

Con l'ordine del giorno si vuole impegnare il Governo a un fatto che dovrebbe essere fuori discussione, che dovrebbe essere una condizione di partenza, una pregiudiziale accettata e riconosciuta da tutti: garantire a tutte le forze politiche, tanto alla maggioranza quanto all'opposizione, che la lettura del testo sia sostanziale; che non si vada correndo; che non si vadano applicando strumenti d'Aula per impedire la discussione degli emendamenti e soprattutto che la seconda lettura alla Camera non sia semplicemente un passaggio procedurale o un adempimento formale, che dobbiamo limitarci ad espletare soltanto per barrare la casellina e dire che l'abbiamo fatto. Questo è il senso dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Un minuto.

MUSOLINO (IV-C-RE). Sì, Presidente, mi avvio alla conclusione. Del resto, mi sembra di aver esaustivamente affrontato il tema dell'ordine del giorno e di aver ripercorso la storia dei lavori che abbiamo fatto in Commissione fino ad oggi. Nessuno mi potrà dire che non è andata così; i fatti lo confermano. Credo che sarebbe ragionevole se il relatore e il Governo volessero pronunciarsi nuovamente sul parere, perché credo che questo sia un ordine del giorno con il quale non si mette in discussione nulla, se non la regolarità non soltanto formale, ma anche sostanziale del procedimento di revisione costituzionale. (Applausi).

PIRRO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIRRO (M5S). Signora Presidente, sostanzialmente concordo con quanto ha testé detto la senatrice Musolino. Questo provvedimento - come abbiamo avuto modo di dire in maniera più che esaustiva, anche se inascoltata, durante la discussione generale - pone a rischio le basi e le fondamenta della democrazia nel nostro Paese, e mette a rischio il bilanciamento dei poteri degli organi costituzionali. Ritengo pertanto che sia fondamentale poter esaminare in maniera quanto mai approfondita, dettagliata e concreta il provvedimento in tutte le letture che sono previste dalla Costituzione, prima di poter asserire che siamo giunti a un'effettiva modificazione del testo cardine della democrazia nel nostro Paese.

Questo ordine del giorno dovrebbe essere ultroneo, come si dice in termini legislativi. Eppure, si è sentita la necessità di ribadirlo in quest'Aula, con un provvedimento che - a mio avviso - avrebbe dovuto essere approvato, così com'era, all'unanimità da tutti i presenti, se vogliamo dirci realmente parlamentari di questa Repubblica e rappresentanti degni dei cittadini italiani. Invece ci troviamo con un parere contrario su quanto dovrebbe essere sic et simpliciter, così come è scritto nell'impegno che ci apprestiamo a votare.

Ciò è davvero sconcertante dinanzi a una frase così elementare, che voglio leggere, perché poi diamo per scontato che tutti sappiamo cosa ci accingiamo a votare, ma mi viene il dubbio che così non sia. L'ordine del giorno firmato dai colleghi impegna il Governo «per quanto di sua competenza, a garantire tempi congrui per la discussione e la modifica del disegno di legge costituzionale in esame lungo tutto l'iter tracciato dall'articolo 138 della Costituzione, garantendo il carattere sostanziale di ogni lettura che si renderà necessaria e la possibilità di apportare modifiche anche in seconda lettura alla Camera dei deputati».

Capisco che dovrebbe essere scontato, perché fortunatamente abbiamo ancora un bicameralismo perfetto, che credo dovremmo difendere costantemente, visto quante volte è stato necessario esercitarlo e quanto ci sentiamo compressi nelle nostre prerogative parlamentari quando questo non avviene.

Vediamo tutti che in questa legislatura, molto più che nelle altre, la maggior parte dei provvedimenti vengono approvati solo da una Camera, così come gli emendamenti, che sostanzialmente vengono approvati quasi sempre esclusivamente in prima lettura. Direi che almeno su un disegno di legge così importante, che va a incidere pesantemente sul futuro della Repubblica, dovrebbe esserci un impegno prioritario di tutti i presenti in quest'Aula, anche di quelli così tanto distratti da altro e anche della Ministra, che così tanto difende questo suo disegno di legge ma non mi sembra altrettanto attenta ad ascoltare quanto hanno da dire i parlamentari dell'opposizione in merito.

Direi che quindi tutti dovremmo votare a favore di quest'ordine del giorno. Mi sconcerta, invece, il fatto che ci apprestiamo a vederlo respinto come il precedente, semplicemente perché basta un po' di sano raziocinio e un po' di esercizio democratico per difendere le vostre prerogative, quelle che dovreste difendere con le unghie e con i denti se veramente siete rappresentanti del popolo e non solo degli schiacciabottoni.

Per questo noi voteremo a favore dell'ordine del giorno. (Applausi).

GIORGIS (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIS (PD-IDP). Signora Presidente, ieri abbiamo ascoltato con attenzione le repliche del relatore e della Ministra. Erano molti anni che non si sentiva in quest'Aula... (Commenti)

PRESIDENTE.Senatore Giorgis, si rivolga a me.

GIORGIS (PD-IDP). Signora Presidente, le chiedo scusa se mi sono interrotto e chiedo scusa ai colleghi.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario è uscito. C'è il Ministro. Può parlare al Ministro.

GIORGIS (PD-IDP). Certo, siccome non stiamo convertendo un decreto-legge che scade, ma stiamo discutendo della riforma costituzionale, mi sono permesso di chiedere un briciolo di attenzione.

Dicevo che ieri abbiamo ascoltato le repliche del relatore e della Ministra e devo dire che erano molti anni che in quest'Aula non si sentiva tanta demagogia qualunquista e antiparlamentare. (Applausi). Abbiamo sentito la rivendicazione del diritto - così si è pronunciato il relatore anche in Aula, e in Commissione lo abbiamo sentito più volte - di approvare una riforma che è contenuta nel programma di Governo, perché si sono vinte le elezioni e, quindi, si ha il diritto di disporre della Costituzione, in ossequio alle promesse fatte agli elettori. Questo è l'argomento che anche ieri è stato riproposto e che la dice lunga su come si vuole intendere il confronto sulla riforma costituzionale.

Accanto a questo argomento ripetuto, e ribadito anche ieri in quest'Aula, abbiamo anche ascoltato dalla Ministra parole che invitavano al confronto e al dialogo. Abbiamo ascoltato un passaggio nel quale la Ministra si è quasi stupita della nostra contrarietà alla riforma e della nostra determinazione nel far emergere le tante contraddizioni, i tanti limiti e i tanti rischi della riforma, e ci ha sostanzialmente detto: confrontiamoci, approfondiamo.

Quelle parole, seppur in un quadro di rivendicazione del diritto a disporre della Costituzione e di una incomprensibile pulsione antiparlamentare e antipluralista, noi abbiamo voluto prenderle sul serio. Abbiamo quasi creduto che fossero parole convinte di verità.

Così noi questa mattina, quando abbiamo deciso come votare gli ordini del giorno, ci siamo detti che questo ordine del giorno sarebbe stato sicuramente approvato perché impegna il Governo, per quanto di sua competenza, a garantire tempi congrui per la discussione e la modifica del disegno di legge costituzionale in esame. Ripeto: è un ordine del giorno che chiede al Governo di impegnarsi, per quanto di sua competenza, a garantire una discussione adeguata, approfondita e con tempi congrui. Prosegue poi valorizzando quello che, a tutt'oggi, è uno dei profili della nostra forma di governo, ossia un bicameralismo paritario nel quale le due Camere hanno le stesse prerogative e responsabilità. In sostanza, l'ordine del giorno propone di non applicare, come si fa per i decreti-legge, la pratica del monocameralismo alternato sulla riforma costituzionale.

Noi ci saremmo aspettati che almeno questo ordine del giorno venisse accolto, mentre, con nostro massimo stupore, abbiamo sentito il relatore dare parere contrario e il rappresentante del Governo esprimersi conformemente.

Quando inizierà il dialogo? Quando inizierà il confronto? Noi ci siamo. (Applausi).

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, questo fa il paio con l'ordine del giorno discusso prima. Ricordo che qualche minuto fa ci siamo stupiti nel sentire il parere contrario del Governo e della maggioranza su una cosa che dovrebbe essere evidente, e cioè sapere con quale legge elettorale si andrà a votare prima di fare il referendum confermativo. Incredibilmente il Governo ha espresso parere contrario su questa banale sollecitazione.

Anche in questo caso è stato espresso parere contrario dinanzi alla richiesta di mettere nero su bianco una cosa che sembrerebbe ancora una volta scontata, ossia che, perlomeno adesso che parliamo di riforma costituzionale, non si faccia come si fa normalmente con i decreti e, quindi, non si vada avanti con questa sorta di monocameralismo alternato che sta segnando negativamente la storia di questa legislatura e che, in realtà, ha segnato negativamente anche la storia delle legislature passate. Anche questa volta - lo ripeto - Governo e maggioranza hanno espresso un incredibile parere contrario.

Ringrazio molto il collega Enrico Borghi per aver presentato questi due ordini del giorno. Ammetto di essere stato ingenuo e di non aver pensato a presentare due ordini del giorno su due aspetti che possono sembrare così evidenti e scontati, ma ringrazio invece il collega Borghi di averlo fatto. Si tratta, infatti, di due ordini del giorno che dimostrano che il re è nudo (fatemi dire così, utilizzando il linguaggio di una volta). Sono delle sollecitazioni che dovrebbero essere del tutto scontate. Peraltro, sappiamo bene quello che si dice nelle Aule parlamentari, ossia che l'ordine del giorno non si nega a nessuno, nemmeno quando affronta questioni un po' più articolate, di solito perché viene sempre interpretato come un modo per costruire un momento di dialogo.

Invece, in questo caso il parere è contrario su entrambi gli ordini del giorno, con il primo dei quali si chiede di sapere con quale legge elettorale si andrà a votare. Con il secondo si chiede invece che la riforma costituzionale venga affrontata in tempi congrui e con un serio passaggio in entrambe le Camere, denunciando un rischio che esiste e di cui avete e abbiamo parlato tante volte anche in Commissione. Siamo stati mesi a discutere di come questa sorta di monocameralismo alternato obiettivamente metta le Camere in una condizione di sofferenza e riservi normalmente alla seconda Camera una sorta di processo di ratifica. È un problema molto serio della democrazia contemporanea, che fa addirittura riflettere sulla necessità di intervenire sul bicameralismo, immaginando dei correttivi. Quindi, dinanzi a un problema che esiste - quello del cosiddetto monocameralismo alternato - qui non si fa altro che dire, almeno adesso che discutiamo di riforma costituzionale, di farlo rispettando la necessità di dare a entrambe le due Camere la stessa possibilità di entrare nel merito di questa riforma, affrontarla e discuterla.

Ora a me pare francamente che il doppio parere negativo - quello che è arrivato prima, che francamente considero ancora più incredibile, e quello che sta arrivando adesso - dimostra esattamente ciò che le forze dell'opposizione stanno dicendo da alcuni mesi a questa parte, cioè che davvero non c'è alcuna volontà di mettere in campo un elemento di dialogo. Io penso che questa cosa sia molto sbagliata e che non porterà da nessuna parte. Tutti ricordiamo infatti quali sono stati i precedenti storici di riforme costituzionali fatte senza alcuna volontà di dialogo: di solito sono finite molto male per chi le proponeva. Il popolo sovrano, che - come ho avuto modo di dire già più volte in quest'Aula - molto spesso si dimostra molto più saggio di chi lo governa, in quei casi ha sonoramente bocciato nelle urne referendarie le riforme costituzionali. Penso che succederà esattamente la stessa cosa. Quando si crede che la forza dei numeri si traduca anche della forza della ragione, senza invece capire che non sempre la forza dei numeri corrisponde alla ragione, il popolo sovrano capisce molto bene queste cose.

Spero davvero che la discussione che si sta facendo questa mattina possa essere quanto più possibile messa sotto i riflettori e possa rappresentare all'opinione pubblica la gravità di ciò che si sta consumando qui dentro, anche dinanzi a richieste... (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G2, presentato dai senatori Borghi Enrico e Musolino.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge n. 935, nel testo proposto dalla Commissione.

Procediamo all'esame dell'articolo 1, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

MAIORINO (M5S). Signora Presidente, l'articolo 1 va a sopprimere la facoltà del Presidente della Repubblica di indicare i senatori a vita. È il biglietto da visita di questa riforma e - come dicevo ieri - è una menzogna. Voi continuate a ripetere che non toccate i poteri del Presidente della Repubblica e la prima cosa che questa riforma fa, all'articolo 1, è togliergli uno dei poteri, quello di indicare i senatori a vita. (Applausi). Mentite su tutto.

Il MoVimento 5 Stelle ha sempre ritenuto che i senatori a vita dovessero essere meglio normati. Quella famosa riforma costituzionale che noi abbiamo varato e che tutti, alla fine, avete votato, per pudore - anche se poi, dietro le quinte, sibilate contro la riduzione del numero dei parlamentari - la riforma fatta in maniera condivisa, perché - ripeto - l'avete votata tutti, da destra a sinistra, comprendeva anche la riduzione del numero dei senatori a vita a cinque; ciò senza ledere la facoltà del Presidente della Repubblica di indicare cittadini e cittadine che per meriti altissimi, in diverse discipline e in diversi settori della società civile, si fossero particolarmente distinti. Senza questo strumento noi oggi non avremmo una persona come la senatrice Liliana Segre qui tra i nostri banchi. (Applausi).

Cosa proponiamo noi, al contrario di voi che, invece, togliete un'altra facoltà al Presidente della Repubblica, mentendo?

Abbiamo pensato che tra le proposte modificative presentate a questo articolo c'è anche l'emendamento che prevede che, per non inficiare i rapporti politici di maggioranza, i senatori a vita si astengano dal votare quando si tratta di votare la fiducia al Governo. È un intervento talmente lieve e ragionevole che la stessa senatrice a vita Cattaneo ha pensato di presentare una proposta come questa. Il che ci conforta molto, perché è una senatrice a vita che ritiene, appunto, di non dover intervenire laddove si tratti di voti politici che riguardano gli equilibri delle maggioranze. Questo era un intervento che si poteva condividere, ma voi avete scelto la via della distruzione, come vi si addice.

C'è un altro emendamento fondamentale che il MoVimento 5 Stelle ha presentato a questo primo articolo, che è quello che riguarda gli statuti dei partiti politici che - secondo l'emendamento che abbiamo presentato - si basano sui valori e sui diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e dispongono adeguate norme di trasparenza e democrazia interna. Qui mi trovo a dover smentire una cosa che è stata ripetuta più e più volte ieri in quest'Aula nel corso della discussione generale, ossia che tutti i partiti politici si presentano alle elezioni con i listini bloccati: quindi è falso che l'elettore ha un potere, perché i listini bloccati vengono decisi nelle segreterie di partito. Vi dimenticate appositamente e strumentalmente che esiste il MoVimento 5 Stelle, che invece le sue liste le fa votare democraticamente dalla sua base. (Applausi). Provate ad imitarci, se avete il coraggio Provate a chiedere alla vostra base di indicare chi mandare qui dentro invece che a Giorgia Meloni. Non ne avete il coraggio. Se faceste così, forse il partito di Giorgia Meloni non sarebbe composto da fratelli, cognati, cugini e zii. (Applausi).

MUSOLINO (IV-C-RE). Signor Presidente, presentando l'emendamento 01.1 abbiamo voluto sostanzialmente dire che ci siamo sulla riforma costituzionale, ma non si può fare una riforma di questa portata pensando - com'è stato detto più volte anche dal relatore - di toccare pochi articoli con il bisturi, facendo degli aggiustamenti, dei piccoli tagli e delle piccole cesure qua e là. Evidentemente quella che stiamo discutendo è una riforma che incide sulla forma parlamentare, ma incide proprio su tutto l'assetto dagli istituti della nostra Costituzione e, ovviamente, soprattutto sulla forma parlamentare in sé e per sé, quindi sui poteri delle Camere, sulle loro funzioni, sulla loro stessa composizione.

Pertanto, questo emendamento riguarda il superamento del bicameralismo paritario; quel bicameralismo che di fatto alla fine non opera. Come abbiamo più volte detto e come i fatti ci dimostrano, alla fine il Governo lavora con un monocameralismo di fatto, imposto con letture dei provvedimenti in una sola delle due Camere e con l'altra che è chiamata soltanto a ratificare il lavoro svolto dalla prima Camera. Se il bicameralismo paritario previsto dalla Costituzione è evidentemente in crisi, non basta aggirare le norme ricorrendo alla decretazione d'urgenza in maniera scriteriata e smodata tanto da attirarsi l'ennesimo richiamo del Presidente della Repubblica. Nel silenzio un po' generale di quest'Aula e anche delle forze della maggioranza, il Presidente della Repubblica ha fatto un intervento serio e ha richiamato nuovamente il Governo sull'uso coerente con il dettato costituzionale della decretazione d'urgenza. E io ricordo che questa è almeno la terza volta che il Presidente della Repubblica fa un intervento di questo genere e, se io fossi una forza della maggioranza o un componente del Governo, francamente sarei un po' mortificato di essere stato richiamato per tre volte in un anno e mezzo dal Presidente della Repubblica.

L'emendamento che presentiamo risponde evidentemente a un'esigenza, di fatto: se il bicameralismo perfetto non riesce a operare per una serie di ragioni pratiche, anche relative ai tempi che impiega un procedimento legislativo ordinario per giungere a conclusione, si potrà pensare di risolvere il problema non forzando l'applicazione della decretazione d'urgenza, ma modificando l'articolo 70, con riferimento al potere della decretazione d'urgenza e alle modalità con le quali vi si può ricorrere; si prevedono i decreti cosiddetti a data certa, e cioè dando la possibilità al Governo di indicare una materia sulla quale vuole intervenire con decreto-legge e conferendo alle Camere, o meglio all'unica Camera che con questo emendamento avrebbe ancora il potere legislativo - sarebbe la Camera dei deputati - di legiferare in un tempo certo, decorso il quale il Governo avrebbe la possibilità di intervenire con la decretazione d'urgenza.

Questo emendamento è molto lungo, perché prevede un insieme di disposizioni che riguarda gli articoli 55, 57, 63, 66, 69 e 70 della Costituzione, che modificano il procedimento di formazione della legge, e quindi il potere legislativo che è prerogativa delle Camere, con un adeguamento che tenga conto delle criticità che il presente ci ha consegnato e che noi dobbiamo ovviamente affrontare e risolvere.

Su questo emendamento, che è stato già presentato in Commissione, abbiamo ricevuto parere contrario da parte del relatore e del Governo, con una dichiarazione che mi è particolarmente dispiaciuta non tanto per il parere contrario in sé, ma perché la motivazione è stata che, pur essendo l'emendamento corretto, non era la sede giusta per affrontare la questione che poneva. Che cosa significa? Se non è questa la sede per parlare seriamente di quello che si vuole fare e di come si vuole riformare la Costituzione, non so quale sia. Quindi, davvero ritengo che su questo emendamento la maggioranza dovrebbe fare una riflessione approfondita e con essa anche il Governo. (Applausi).

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signora Presidente, a differenza di altre forze politiche, noi abbiamo proposto pochi e circostanziati emendamenti, alcuni dei quali fanno riferimento all'articolo in esame e sul merito dei quali interverrà anche il senatore Scalfarotto.

Innanzi tutto vorrei sottolineare la necessità di costruire un percorso armonico di natura costituzionale, caratteristica che - per le questioni che abbiamo cercato di sollevare in sede di discussione generale, che stiamo cercando di sollevare ora introducendo i nostri lavori e che esamineremo puntualmente, emendamento per emendamento - riteniamo che questo testo non possegga. Noi abbiamo proposto 14 emendamenti: non 3.000, ma 14. Il relatore mi sta mostrando le spalle, ma questo fa parte - come dire - dell'esprit du temps. Il Governo interloquisce e il relatore dà le spalle all'Aula, così si rifà la riforma della Costituzione nei tempi di Giorgia detta Giorgia. Ne prendiamo atto.

Dicevo che noi abbiamo posto 14 emendamenti - e ripeto 14 - e ci saremmo attesi dal relatore, dal Governo e dalla maggioranza che ci si potesse confrontare, che si potesse entrare nel merito, cogliere alcuni elementi che sono indubitabili. Una delle questioni fondamentali che sarà contenuta all'interno di questo articolo è la rottura del meccanismo del bicameralismo perfetto.

Ora, voglio ribadire un concetto una volta di più, a uso, consumo e beneficio dei colleghi di maggioranza che oggi vedo in Aula più numerosi rispetto a ieri, e quindi mi chiederanno scusa quelli che ieri hanno già ascoltato questa mia perorazione, ma la ribadisco per coloro che erano assenti.

È vostro interesse riformare il bicameralismo per andare nella direzione proposta. Se ci proponete una forma di Stato costruita su un trasferimento potenziato alle Regioni di una serie di competenze di cui all'articolo 116, terzo comma, della Costituzione - anche in tal caso, avendo già affrontato nel merito la questione, noi abbiamo detto che siamo d'accordo in termini di principio, ma contrari con il pasticcio che avete fatto sulla questione - e volete finalizzare questo impianto, è necessario avere un ramo del Parlamento che presidi la legislazione delle competenze concorrenti. Altrimenti delle due l'una. Si toglie il regime delle competenze concorrenti tra Stato e Regioni, entrando in una dinamica tipicamente federale di competenze esclusive in cui Stato e Regioni non si pestano più i piedi, se così vogliamo dire; se invece si vuole mantenere, come voi avete mantenuto, l'impianto previsto dall'articolo 116, terzo comma, ci dovete spiegare chi regola dal punto di vista legislativo questo sistema. Un meccanismo costruito così non può infatti funzionare, con un Premier eletto direttamente dai cittadini, Presidenti di Regioni che si fanno chiamare governatori e che sono eletti direttamente dai cittadini, e ancora con i consigli regionali che legiferano sulle materie concorrenti. Il Parlamento come si regola poi dal punto di vista della legislazione? Qual è la sede naturale nella quale questi elementi si compongono?

In Germania che - come è noto - è un Paese federale, esiste una Camera generale che si occupa di politica estera, politica di bilancio e politica interna e, poi, c'è la Camera delle Regioni che fa tutti gli altri mestieri. Ecco, se vogliamo andare ad una dimensione di carattere organico, equilibrato e sistematico, noi dobbiamo rompere lo schema del bicameralismo perfetto, altrimenti - ribadisco - state costruendo uno schema ragnatela, in cui costruite un Premier eletto direttamente dai cittadini, le cui... (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. Ancora trenta secondi.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Da una parte, i Presidenti di Regione hanno piene competenze esclusive, le famose 23 materie di Calderoli, e, dall'altra, il Presidente Premier viene ingabbiato nel bicameralismo perfetto attuale.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, avrò molte occasioni di intervenire perché comincio questa illustrazione dei miei emendamenti dicendo, senza alcuna forma di imbarazzo - ma proprio alcuna - che gli emendamenti che abbiamo presentato noi come Gruppo non sono né pochi né circostanziati; sono molti e alcune volte sono anche non circostanziati. Ci sono poi anche emendamenti di merito, che cercano di disegnare un'altra idea di riforma rispetto a quella abbastanza scellerata - diciamo così - che avete presentato voi. Il Ministro sa invece che io rivendico proprio di aver presentato molti emendamenti, in qualche caso anche non particolarmente circostanziati, perché rivendico il fatto di fare ostruzionismo in quest'Aula. (Applausi). Anzi, devo dire che trovo particolarmente incredibile che la nostra ministra Casellati il giorno 21 maggio - come credo che abbia anche ripetuto più volte nei giorni precedenti e in quelli successivi - abbia detto a un'agenzia che si chiama Askanews che presentare 2.600 emendamenti da parte delle forze di opposizione è molto sbagliato, perché trattare così la Costituzione diventa uno schiaffo. Sono le sue parole, Ministra. Qui siamo davvero davanti all'incredibile. Come funziona? Lo schiaffo non è da parte di chi la Costituzione la vuole stravolgere. (Applausi). Altro che intervento chirurgico: si stravolge la Costituzione a maggioranza, imponendo un sistema politico e istituzionale che non esiste in altre parti del mondo, con una forzatura gigantesca di cui non si hanno particolari riferimenti nel corso degli anni passati.

Lo schiaffo non è da parte di chi la Costituzione la vuole stravolgere, ma sarebbe invece da parte di chi la Costituzione la vuole difendere.

Fatevene una ragione: dinanzi a questo tentativo di stravolgere la Costituzione italiana, noi rivendichiamo fino in fondo il diritto di difenderla in tutte le maniere che possiamo, con i 2.600 emendamenti oggi o con l'ostruzionismo, intervenendo tutte le volte che potremo e che vorremo e, naturalmente, con il referendum confermativo.

La saggezza dei Padri costituenti, infatti, che evidentemente avevano una cultura politica un po' diversa da chi oggi si propone come padre costituente, aveva previsto che, dinanzi alla mancata maggioranza dei due terzi in Parlamento, si dovesse prevedere, per l'appunto, il referendum confermativo.

Peraltro, parliamo di una maggioranza dei due terzi, quella dell'epoca, che è anche un po' diversa da quella di oggi, perché votava molta più gente di quella che vota ora. Non c'erano i premi di maggioranza, che tanto vi piacciono e che evidentemente provocano un moto di particolare attenzione da parte delle forze di maggioranza.

Parliamo quindi di una norma, quella pensata dai Padri costituenti, che davvero aveva particolari caratteristiche democratiche. Furono così saggi da prevedere che, anche in un sistema come quello, per cui raggiungere i due terzi era veramente tanto, bisognava comunque immaginare che l'ultima parola spettasse al popolo sovrano.

Oltre a questa considerazione di metodo, che però mi sembrava giusta, perlomeno per aprire i nostri interventi sugli emendamenti, ne aggiungo una di merito. Anche noi abbiamo presentato un emendamento soppressivo all'articolo 1, motivato anche da questo modo di discutere di una questione obiettivamente complessa.

Ha ragione la senatrice Maiorino e condivido le cose che ha detto: la materia che riguarda i senatori a vita, francamente, avrebbe meritato un dibattito più serio e molta meno demagogia. A me è già capitato in quest'Aula, negli anni passati, forse quando mi opponevo a un'altra riforma costituzionale, che pure aveva qualche tratto populista dal mio punto di vista abbastanza insopportabile, di dire quanto segue.

Siccome non amo molto il populismo, dicevo all'epoca e dico anche ora che però, se vi è una cosa peggiore del populismo dal basso, questa è il populismo dall'alto. (Applausi). Qui siamo proprio nella tipica evidenza di un classico esempio di populismo dall'alto: in altri tempi, qualcuno l'avrebbe definito una sorta di sovversivismo delle classi dirigenti, fatemelo definire così. Ma avendo finito il tempo a disposizione, lo spiegherò dopo.

GELMINI (Misto-Az-RE). Signor Presidente, abbiamo presentato un emendamento, l'1.19, a prima firma del senatore Calenda, sostanzialmente per conservare l'attuale disciplina in materia di nomina presidenziale dei senatori a vita.

Lo abbiamo fatto perché, se la maggioranza vuole accreditare l'idea di non essere intenzionata a ridurre le competenze e le prerogative del Presidente della Repubblica, questo è un passo nella direzione sbagliata. È evidente infatti che oggi, fra le prerogative del Presidente della Repubblica, si annovera anche la scelta dei senatori a vita.

Entrando nel merito di questa prerogativa, faccio fatica a pensare che persone come Renzo Piano e Liliana Segre, solo per fare alcuni esempi, rappresentino un problema per la democrazia. Al contrario, i Padri costituenti hanno immaginato questa prerogativa per legare il Palazzo al meglio della società civile. Di questo collegamento, in una stagione di populismo, ma soprattutto di scarsa partecipazione al voto, credo vi sia molto bisogno.

Approfitto di questo spazio che ci è riservato per illustrare la ratio di Azione nell'affrontare il provvedimento in esame. Noi vogliamo cogliere la sfida riformista che la maggioranza lancia con l'introduzione del premierato. Al tempo stesso, sicuramente non siamo convinti che la Costituzione non debba essere toccata o che il principio di governabilità non sia importante, quindi vogliamo raccogliere questa sfida ma al tempo stesso pensiamo che le scelte fatte dalla maggioranza all'interno del provvedimento Casellati non raggiungano l'obiettivo prefissato.

Se c'è la necessità di stabilizzare i Governi e di renderli più stabili, questo provvedimento non va nella giusta direzione, dal momento che il secondo Premier passerà il tempo a provare a insidiare la stabilità del Governo e avrà più poteri del primo. Se, da un lato, non ci ascriviamo a una volontà ostruzionistica, perché non siamo per l'unità delle opposizioni sull'ostruzionismo, avremmo voluto però l'unità delle opposizioni sul modello tedesco, che è quello che abbiamo presentato con pochi e circostanziati emendamenti che però vanno nella direzione di stabilizzare veramente il Governo. Se quest'Assemblea vuole la stabilità dei Governi, guardi al modello tedesco, che ha fatto sì che i Governi siano durati molto di più che nel sistema italiano.

Non solo: riteniamo un minimo sindacale della buona fede del Governo l'accettazione di alcuni emendamenti presentati non solo da Azione sulla necessità di una maggioranza qualificata e non derogabile dei due terzi per l'elezione del Capo dello Stato. In un sistema parlamentare si prevede che dalla terza votazione in poi il Capo dello Stato venga eletto con la maggioranza assoluta. Se si esce da un sistema parlamentare e si va verso il sistema del premierato, riteniamo che sia il minimo sindacale fare in modo che il Presidente della Repubblica sia il Presidente di tutti e quindi che la maggioranza sia dei due terzi anche dopo la terza votazione. Questa è la ratio con cui noi affrontiamo il provvedimento.

Siamo autenticamente riformisti e pensiamo che non sia vero che la Costituzione sia intoccabile. Sono emerse anche durante il dibattito in Commissione molte criticità, che qualche volta anche il senatore Pera ha evidenziato all'interno del dibattito. Si guardino allora gli emendamenti dell'opposizione. L'appello all'opposizione è di non fare solo uno sterile ostruzionismo, ma entrare nel merito e valorizzare il modello tedesco, che sulla base non dell'ideologia, ma dei fatti, dov'è stato applicato, ha garantito davvero la stabilità.

Questo è l'atteggiamento di Azione: entrare nel merito, non avere un atteggiamento ostruzionistico e presentare alcuni emendamenti che offriamo alla valutazione dell'Assemblea, perché riteniamo che siano utili per stabilizzare i Governi e andare verso una governabilità nei fatti e non a parole.

UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, come Gruppo che in passato aveva e che adesso ha l'onore di ospitare diversi senatori a vita, siamo contrari a questo vostro emendamento alla Costituzione.

Nella relazione illustrativa si dice che questa cancellazione sia necessaria per via della riduzione del numero dei parlamentari. Questo è però in contraddizione con il fatto che la riforma punta a garantire a chi vincerà le elezioni una maggioranza adeguata a governare. Come possono quindi quattro o cinque senatori a vita sovvertire il risultato elettorale? Inoltre, in ogni caso il futuro Senato avrà poteri molto limitati sullo scioglimento delle Camere, quindi dov'è questo rischio?

A noi sembra che invece la loro abolizione risponda a due esigenze: la prima è contrarre le prerogative del Presidente della Repubblica, di cui si è diffusamente discusso in queste settimane; la seconda è un messaggio populista da offrire a quella parte del Paese che vede l'istituto del senatore a vita come un costo inutile. Eppure è nell'esperienza di ciascuno di noi il grande contributo che i senatori a vita hanno portato ai nostri lavori e alle nostre discussioni. Con riflessioni sulla scienza, sul valore delle istituzioni, sulla storia e sulla memoria, i senatori a vita hanno dato un contributo fattivo che ha innalzato la qualità del nostro lavoro.

Per questo, come Gruppo per le Autonomie, chiediamo che il Governo faccia un passo indietro.

GIORGIS (PD-IDP). Signor Presidente, abbiamo presentato emendamenti all'articolo 1 che sopprimono la proposta avanzata dal Governo e, di conseguenza, preservano la figura dei senatori a vita di nomina presidenziale.

In questa prima fase della discussione, durante i lavori della Commissione, abbiamo cercato, con il massimo della serietà e dell'attenzione possibili, di spiegare le ragioni delle nostre perplessità e devo dire che il confronto è stato di fatto un monologo. Siamo intervenuti su ogni proposta di emendamento e non abbiamo però sentito le ragioni che in Commissione hanno indotto la maggioranza a respingere i nostri emendamenti.

Faccio questa considerazione per certi aspetti di metodo, perché ha toccato livelli davvero incomprensibili, potremmo quasi dire surreali pochi minuti fa, quando è stato respinto un ordine del giorno che si limitava a chiedere un impegno a che il confronto fosse pacato e approfondito. Ora, trattandosi di un ordine del giorno, se accolto, non avrebbe comportato un ritorno in Commissione, perché non avrebbe modificato il testo, ma avrebbe soltanto rappresentato una solenne condivisione da parte di quest'Assemblea della volontà di svolgere i lavori in maniera seria e approfondita. Invece è stato respinto, ma senza che alcun esponente della maggioranza abbia sentito il dovere di alzarsi, prendere la parola e spiegare perché anche solo un ordine del giorno, che - lo ripeto - non avrebbe comportato il ritorno del testo in Commissione, in quanto non avrebbe apportato alcuna modifica al testo, è stato respinto. Sinceramente, onorevoli colleghi, è difficile capire quale sia la ragion d'essere di un simile atteggiamento, se non una manifestazione di protervia e arroganza nei confronti di quest'Assemblea. Provate a pensare a cosa avete detto di no: avete detto di no a un ordine del giorno che enunciava una questione veramente banale e avrebbe soltanto fatto assumere a quest'Assemblea un impegno che purtroppo in Commissione non è stato mai assunto.

Venendo ora al merito del complesso degli emendamenti all'articolo 1 che mi vede come primo firmatario, devo dire che abbiamo più e più volte chiesto al Governo, al relatore e ai senatori della maggioranza di spiegare per quale motivo i senatori a vita di nomina presidenziale dovrebbero venir meno. Qual è il danno che arrecano al buon funzionamento della nostra democrazia? Infatti, se si propone di sopprimere una componente del Parlamento, bisogna che questa soppressione sia dettata dall'interesse generale o dalla convinzione che tale presenza in Parlamento arrechi un danno. Qual è il danno che i senatori a vita arrecano al buon funzionamento della nostra democrazia rappresentativa?

Mi lasci concludere così, signor Presidente: non fosse altro che per un riguardo verso i senatori a vita, occorrerebbe che qualcuno si alzasse in piedi e dicesse all'Assemblea, al Paese e ai cittadini perché è così necessario arrivare ad abrogare questa componente preziosa del nostro Senato. Almeno questo sarebbe un gesto di riguardo verso di noi, verso la retorica del confronto e, naturalmente, verso queste figure, che - lo ripeto - bisognerebbe capire per quale ragione è opportuno far venire meno.

ROJC (PD-IDP). Signor Presidente, mi soffermo anch'io sulla nomina di un numero di dieci senatori a vita, che ho proposto nel mio emendamento e che invece questa riforma non considera.

Ora, vi chiedo: l'Italia, Paese con il 70 per cento del patrimonio artistico e culturale mondiale, terra di grandi scienziati che hanno contribuito in maniera determinante alla crescita dell'umanità tutta e della sapienza, ha bisogno di saggezza e partecipazione alle decisioni che vengono determinate in quest'Aula? Ha bisogno di saggezza e partecipazione che non dipendono da appartenenze politiche o partitiche, ma che invece danno voce a posizioni super partes? Penso di sì.

I senatori a vita sono personalità che, come dice l'articolo 59 della Costituzione, da cittadini italiani hanno altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Voi credete che non vi sia bisogno in questo Paese di una voce di saggezza? Vorrei ricordare Giorgio Napolitano, allora senatore a vita, che, presiedendo la prima seduta del Senato dopo le elezioni della XVIII legislatura, ebbe a sottolineare il mutamento e le assunzioni di responsabilità nel comprendere le ragioni di tale mutamento nel quadro politico italiano, richiamando all'importanza della tenuta del Paese.

E vorrei ricordare la senatrice Liliana Segre, che riprese e approfondì il pensiero di Napolitano, presiedendo la prima seduta di questa nostra legislatura, quando disse che il Senato era un'istituzione profondamente rinnovata, ma anche un consesso rarefatto dopo il taglio del numero dei parlamentari. Vorrei citare le sue parole: «grandi sono le nostre responsabilità, ma al tempo stesso grandi le opportunità di dare l'esempio». Ha poi aggiunto che occorre «impegnarsi per servire le istituzioni e non per servirsi di esse». Invece il rispetto degli avversari, che la senatrice Segre ha richiamato, insieme al richiamo a una politica alta e nobile, evidentemente non viene seguito.

Colleghi della maggioranza, ricordatevi di queste parole, che avete applaudito, quando volete intervenire a gamba tesa nel modificare in peggio la Carta costituzionale. Ricordatevi il senso della polis, che i senatori a vita sono chiamati a ricordarci. L'Italia ha onorato sinora i suoi figli più meritevoli, che hanno portato il nome del Paese sull'Olimpo del mondo. Perché si vuole che al Senato della Repubblica sia soppressa una voce di saggezza super partes, così necessaria e così importante per il nostro lavoro, ma soprattutto per il nostro Paese? Ripensateci.

I senatori a vita, nel numero di dieci appunto proposto, rappresentano quella parte dell'Italia nobile, saggia e straordinaria che è doveroso onorare, ma soprattutto ascoltare con attenzione. Viviamo tempi difficili e confusi: l'autorevolezza dei grandi saggi dovrebbe essere per tutti noi un aiuto per una riflessione politica approfondita.

Non posso quindi che fare appello a un voto favorevole a questo emendamento, che riporta il Senato della Repubblica alla sua vocazione originale e originaria di essere Assemblea legislativa e di poter controllare il funzionamento del potere esecutivo. Toglieremo la capacità di approfondimento e di rappresentanza, svilendo ruoli e tagliando la voce ai senatori a vita. Questo non fa il bene del Paese. (Applausi).

ZAMPA (PD-IDP). Signora Presidente, l'opportunità che mi viene offerta di illustrare gli emendamenti all'articolo 1 è una buona occasione per intervenire sull'articolo 59 della Costituzione, che prevede l'istituzione della figura dei senatori a vita di nomina presidenziale. È interessante leggere come la nostra Carta costituzionale ci consegna queste figure: deve trattarsi di persone che abbiano illustrato (cioè reso illustre) la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, artistico, letterario o scientifico. Le loro competenze e prerogative vanno distinte da quelle di coloro che, come noi, ricoprono la carica senatoriale con mandato elettivo. Vorrei ricordare che il primo dei senatori a vita di nomina presidenziale nel 1949 fu un matematico, ma mi piacerebbe evocare in questa sede i nomi illustri di italiani che hanno ricoperto questo ruolo: De Sanctis, Trilussa, Montale, Camilla Ravera, Carlo Bo, Bobbio, fino a Rita Levi Montalcini.

Vorrei soffermarmi su questo nome, perché secondo me è una spia importante di due questioni: la prima è che questa vostra previsione di cancellare dalla Carta l'istituzione della figura del senatore a vita mostra una vostra menzogna riguardo alle prerogative del Capo dello Stato. Avete detto che non le toccherete; anzi, ieri la ministra Alberti Casellati ha detto che le sue prerogative non sono state toccate, "anzi". Anzi, le abbiamo toccate perché, come minimo, questa è addirittura una cancellazione secca.

Vi è però una seconda questione che mostra la continua menzogna. Vorrei ricordare che l'argomento, anch'esso già richiamato, per cui il taglio del numero dei parlamentari non deve prevedere la presenza dei senatori a vita ai lavori, perché essi li condizionerebbero, dimostra una grande contraddizione con quanto il ministro Calderoli, anch'egli presente questa mattina in Aula, ha detto in Commissione, perché a suo tempo disse che la loro presenza non era incompatibile con il taglio del numero dei parlamentari.

Vorrei però fermarmi su come, tra l'altro, Mortati e Ambrosini sottolinearono fin dall'inizio l'importanza di non privare la seconda Camera dell'attivissima e importantissima competenza di alcune personalità. Per questo vi dicevo che la considero un'opportunità, perché dà a ognuno di noi la possibilità di andare a rivedere, a rileggere e a riscoprire le parole e i ragionamenti dei Padri costituenti. In questo caso, Mortati e Ambrosini sono riportati nel dibattito costituzionale a seguito del quale alla fine si decise di andare in questa direzione.

Oltre che togliere prerogative al Capo dello Stato, viene fuori la vostra vera ragione, che è l'insofferenza e il timore che qualcuno possa condizionare l'eventuale maggioranza (vorrei dire alla faccia della democrazia). Mi è venuto in mente come questa maggioranza si è comportata nei confronti di Rita Levi Montalcini, alla quale l'allora collega Storace (non so se era senatore) voleva spedire a casa delle stampelle e alla quale ogni giorno questa che oggi è la maggioranza e che allora era l'opposizione ha dimostrato chiaramente il livello di rispetto che si ha nei confronti delle grandi personalità indipendenti del nostro Paese. (Applausi).

VALENTE (PD-IDP). Signor Presidente, sarebbe abbastanza semplice (a dir la verità l'ha già fatto la collega Zampa) sottolineare qualcuna delle contraddizioni che avete sul tema dei senatori a vita, prima tra tutte, come veniva detto, sicuramente il fatto che si toccano i poteri e le prerogative del Presidente della Repubblica.

Aggiungo a ciò il fatto che qualcuno di voi nella discussione ha provato a ricordare che mantenere questo istituto è un unicum nello scenario internazionale. Quanto a unicum, visto che state facendo un disegno di legge che è oggettivamente un unicum in termini di impianto, vi chiamerei almeno a coerenza.

Come al solito, vorrei provare a partire dalle considerazioni che vi hanno mosso, provando a capirle e spiegando perché non le trovo non solo ben fondate, ma anche molto contraddittorie e fragili e che forse nascondono qualcosa di diverso. Voi provate a dire che, sostanzialmente, i senatori a vita rappresenterebbero non solo un istituto arcaico superato, ma - soprattutto - una fragilità, un rischio e un modo di indebolire la democrazia rappresentativa che, per tutte le cose che abbiamo detto nel corso della discussione generale, con questo disegno di legge mettete sotto i piedi e a cui create storture ben più significative. Parliamo di un numero ovviamente esiguo che, per quanto oggi impatti su un numero di senatori sicuramente inferiore (200 anziché 315), è pur sempre molto, ma molto limitato.

Allo stesso modo, provate ad affermare che, sostanzialmente, il rischio di avere un numero di senatori nominati che non corrispondono o quantomeno che non danno conto al mandato elettorale, potrebbe addirittura cambiare gli equilibri tra maggioranze e minoranze, come purtroppo è accaduto in alcune circostanze. Sinceramente, pure quest'obiezione appare abbastanza fragile, anche alla luce del contesto del disegno di legge e della stortura del premio di maggioranza, quindi stortura maggioritaria, così forzata dentro il disegno di legge. Le vostre motivazioni, dal mio punto di vista, sono molto, molto fragili.

Vengo al motivo per cui noi sosteniamo che invece questo istituto oggi, forse anche a differenza di quando è nato (era più retaggio di un sistema passato), si rivela prezioso e utile. Intanto perché - e questo giustificherebbe anche l'unicum nello scenario mondiale - l'Italia continua a essere un Paese, anche in quest'Aula, molto litigioso, diviso e di parte. Anche la rappresentanza parlamentare fatica, pure sui minimi comuni denominatori, a trovare una sintesi di rispetto, confronto e merito. Credo che la saggezza, l'esperienza e anche la distanza che per profilo e natura hanno i senatori a vita, che arrivano seguendo un percorso diverso (per grandi meriti, come recita la nostra Carta costituzionale), siano qualcosa che va a completamento e beneficio di un sistema che ha bisogno di una voce preziosa.

Non me ne vogliano, perché non lo utilizzerei mai per ragioni di battaglia politica, ma ricordo la qualità e il livello dell'intervento della senatrice Segre nel merito della discussione sul provvedimento che ci accingiamo ad approvare. Quell'intervento si può condividere o no, ma chiedo a tutti voi: come può non essere preso a modello almeno in termini di valori, per stile, tono, pacatezza e per quello che rappresentano la sua storia e il contributo che, a partire da quell'esperienza e da quella forza, ha voluto offrire al dibattito di quest'Assemblea? (Applausi). Come può essere liquidato come un orpello inutile? Credo invece che la forza di questo istituto sia esattamente lì e l'ha rappresentata come meglio non si può la senatrice Segre in quell'intervento: distanza dalla litigiosità e dalla faziosità, saggezza, esperienza, merito e competenza. Adesso sarebbe quasi una caduta di stile e i confronti con alcuni potrebbero essere impietosi, almeno in termini non dico di merito, ma di presenza o di qualità dell'intervento. Questo sarebbe ingiusto e ingeneroso.

Detto questo, com'è possibile che noi tutti insieme non valutiamo come un contributo utile quello che possono dare? Avremmo potuto aprirci, e abbiamo provato a farlo in Commissione, a eventuali modifiche dell'istituto - perché no - quando quei voti potevano essere determinanti sulla fiducia. Questo nemmeno avete fatto. Lo avevano fatto altre forze e nostri colleghi di opposizione. Nemmeno su questo terreno avete aperto, quasi a dire che quelle voci per voi sono scomode, perché non funzionali anzitutto a demagogia e populismo che, come diceva il collega De Cristofaro, fanno ancora più male quando vengono dall'alto invece che dal basso, e soprattutto sono di intralcio alla vostra idea di democrazia e confronto. (Applausi).

LORENZIN (PD-IDP). Signor Presidente, le posso chiedere, per favore, se, considerando il livello del dibattito...

PRESIDENTE. Mi scusi, non la sento.

LORENZIN (PD-IDP). Appunto, anche lei non sente. Le vorrei chiedere di intervenire affinché chi della maggioranza non è interessato a seguire un dibattito sulla riforma costituzionale che ha presentato esca per permettere, almeno a noi che ne vogliamo parlare, anche al Paese, di intervenire. (Applausi. Richiami del Presidente).

PRESIDENTE. Abbassiamo il rumore del chiacchiericcio. Prego, senatrice. (Brusio).

LORENZIN (PD-IDP). Credo che il richiamo sia stato praticamente inutile, però questo dà la cifra del momento storico che stiamo vivendo.

PRESIDENTE.Purtroppo non vengo ascoltata: capita.

LORENZIN (PD-IDP). Mi piacerebbe innanzitutto fare un richiamo alla memoria. Mi rivolgo ai tanti colleghi presenti in questo Parlamento che, da diverse sponde, hanno già votato due riforme costituzionali, che prevedevano entrambe, con diverse articolazioni, critiche o no, una visione di innovazione. (Brusio).

PRESIDENTE. Colleghi, vi invito a mantenere il silenzio, per favore. Prego, senatrice, prosegua.

LORENZIN (PD-IDP). Stavo dicendo che nelle due precedenti tornate referendarie, che si sono succedute a due tentativi di riforma della Costituzione, uno del 2006 e uno del 2017, con due maggioranze parlamentari diverse, in cui, comunque, erano presenti in varie articolazioni tutte le componenti che oggi sono in questo Parlamento, affrontammo la necessità di rivedere l'impianto costituzionale, riequilibrando il bicameralismo perfetto. Si parlava quindi, per esempio, di un passaggio del Senato della Repubblica a funzioni diverse, trasformandosi in un Senato delle Regioni, cosa che avrebbe avuto più senso, considerando anche la riforma che sta andando avanti dall'altra parte, sulla superautonomia differenziata, che cercava di ridisegnare l'architettura e l'infrastruttura istituzionale del nostro Paese dopo la riforma del Titolo V.

Ci troviamo invece, come ha detto già chi mi ha preceduto, di fronte a un unicum nella storia delle democrazie liberali, con una figura che concentra su di sé potere legislativo ed esecutivo, senza check and balance parlamentare.

Ho fatto questa premessa, che avremo modo di approfondire durante l'esame degli altri articoli, perché nessuna delle altre due proposte di riforma, avanzate comunque da tutte le forze politiche qui presenti, ha mai pensato di abolire i senatori a vita: in un caso li chiamava deputati a vita, nell'altro manteneva l'impostazione dei senatori a vita, in entrambi i casi nominati dal Presidente della Repubblica.

Saverio Nitti durante l'Assemblea costituente, mentre perorava la causa dell'articolo 59, sul quale ci fu un assai articolato dibattito (a cui presero parte personalità importantissime della nostra Patria, con provenienze molto diverse, tra cui Terracini e Alberganti), diceva che il Senato vuol dire la permanenza di qualche cosa: nelle nuove istituzioni bisogna conservare sempre qualcosa delle antiche perché abbiano attrazione sulle masse umane. Questo concetto si ripeté nel dibattito di allora, anche tra chi, con sfumature diverse, presentava il problema del suffragio universale: il Senato passava ad essere da un organo per nomina a uno per elezione. Questo nella nuova Repubblica era un elemento fondamentale, ma il principio del suffragio universale non veniva leso dalla nomina dei senatori a vita.

Si riconosceva già allora - questa è la saggezza - che in un sistema bicamerale perfetto, in cui le due Camere svolgevano le stesse funzioni, ci fossero la necessità e il bisogno di figure terze che, in quanto nominate dal Presidente della Repubblica, che è il garante della Repubblica e della Costituzione, erano di per sé terze dall'agone politico ad alto tasso di conflittualità di quel momento storico. Questa terzietà, che veniva rappresentata nella scienza, nella cultura e nella società, l'abbiamo ritrovata in momenti salienti del dibattito parlamentare, anche molto recente.

È stata citata più volte la senatrice Segre per quello che rappresenta e per la memoria a cui ci richiama, ma vorrei sottolineare anche l'intervento di altri senatori che, ad esempio, hanno ricordato il valore della scienza, quando tutti se l'erano dimenticata, o che, rispetto a fenomeni come quello del metodo Stamina, approvato in questo Parlamento, hanno ricordato che cosa significava il metodo scientifico o, in altri casi, il valore della cultura e dell'arte e l'intrinseca libertà d'opinione del giornalismo. Si tratta di figure che, nella loro terzietà e nella loro autorevolezza, hanno saputo, in momenti clou della storia del nostro Parlamento, dare un segno.

Per quale motivo, allora, vengono eliminati in questo momento? Il dubbio è che ciò possa essere perché l'impianto del premierato, che prevede un'unica persona al comando, cioè il Premier, con un Parlamento a trascinamento che viene eletto con una lista collegata, che è di fatto l'espressione del potere, non tollera che ci siano personalità terze, neanche in un numero esiguo, che possano rappresentare una voce libera.

Per questo ho presentato un emendamento che ripristina i senatori a vita anche nel numero di sei, ma mi piacerebbe che tale dubbio intrinseco venisse eliminato da questo dibattito.

ALFIERI (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo sulla scia della collega Lorenzin, perché è vero che il dibattito sul tema dei senatori a vita c'è stato già in altri tentativi di riforma costituzionale, ma fu sempre legato non tanto alla possibile soppressione, perché mai nessuno mise in discussione la presenza dei senatori a vita, ma alla facoltà di esprimere un voto in particolari circostanze, soprattutto i voti di fiducia. Lo è stato soprattutto nel passaggio del 2006, nella fiducia a quel Governo, quando al Senato il margine era risicato.

Nessuno mai, quindi, mise in discussione il tema della presenza dei senatori a vita per meriti legati al contributo portato alla scienza o alla capacità di rappresentare una tradizione dal punto di vista letterario e artistico. Non si capisce perché, presi dal furore di un richiamo quasi esasperato alla sovranità popolare, si proceda soprattutto senza considerare invece il dibattito all'interno dell'Assemblea costituente, che fu serio non solo nella Commissione dei 75, ma anche all'interno della stessa plenaria, in cui si confrontarono giuristi importanti. Ho ascoltato ieri la replica della titolare delle riforme, la senatrice Alberti Casellati, in cui citava Mortati, che però non si deve citare à la carte, solo quando conviene, per giustificare il tema del premierato a elezione diretta (Applausi), ma bisogna averlo ben presente anche quanto sosteneva l'importanza di ragionare su figure come i senatori a vita, che non è opportuno esporre alla competizione elettorale, perché sono tali per la loro competenza e per la dimostrata capacità di portare grande onore al nostro Paese, quindi devono essere patrimonio di tutti e figure terze.

Devono poter portare un contributo aggiuntivo al nostro dibattito in Aula. Fu quella la discussione - usciti dal ventennio fascista - in cui si ragionò sul tema del bicameralismo perfetto e sulla possibilità di differenziare le Camere. C'erano modelli diversi: si veniva dall'esperienza del Senato del Regno i cui membri non venivano eletti e quindi si avvertiva l'esigenza di ricorrere alla volontà popolare, al principio democratico. Qualcuno aveva pensato di portare un contributo delle associazioni di categoria e delle forze sociali, ma era molto vicino al ricordo della Camera dei fasci e delle corporazioni. Si decise per un altro modello e dentro quel modello - elettivo e di bicameralismo perfetto - si ragionò su un numero limitato. Fu allora Alberti che propose un accordo e un compromesso in una discussione all'interno della Costituente che fu importante e in cui si decise che una limitata deroga alla sovranità popolare fosse rappresentata proprio da quelle cinque persone, espressione del mondo della cultura, della letteratura e della scienza, che non era opportuno esporre a una competizione elettorale.

Questo è il punto fondamentale su cui dovreste riflettere. Io penso che sia ancora valida quella riflessione: non tutto può essere sottoposto alla competizione elettorale e non può essere utilizzata in maniera manichea l'idea di una sovranità popolare che non tutto evidentemente rappresenta. Abbiamo delle figure, delle personalità che possono essere utilmente coinvolte all'interno del Senato, che portano la loro esperienza, che portano in qualche modo il loro esempio e che sono utili nel nostro confronto, anzi, sono figure terze che possono aiutare a evitare una polarizzazione crescente che si avverte nelle nostre Assemblee elettive e per l'esempio che portano anche i nostri senatori a vita all'interno di questo Senato, io penso che su questo dovremmo ripensarci.

PATUANELLI (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATUANELLI (M5S). Signora Presidente, come previsto, l'Aula si sospende dalle 13 alle 15, perché alle 13 sono convocate in modo congiunto le Commissioni 5a e V di Senato e Camera per l'audizione del Ragioniere generale dello Stato, che però avviene nella Sala Mappamondo della Camera.

Ora, mancano dieci minuti e posto che James Doohan, che interpretava il capitano Scott in Star Trek, è morto con il segreto del teletrasporto, chiediamo dieci minuti per poter andare alla Camera in modo da essere puntuali con le audizioni. (Applausi).

PRESIDENTE. Non cambia nulla. Proseguiamo con un paio di illustrazioni.

MARTON (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Se vuole intervenire sull'ordine dei lavori le ricordo che è già intervenuto il suo Capogruppo.

Ne ha facoltà.

MARTON (M5S). Signora Presidente, vorrei aggiungere la firma su tutti gli emendamenti presentati dal MoVimento 5 Stelle per poterli illustrare più avanti.

PRESIDENTE. Ci era già stato comunicato dagli Uffici.

PARRINI (PD-IDP). Signora Presidente, l'articolo 1 mi pare rivelatore delle intenzioni che muovono la maggioranza nella costruzione di questa proposta di riforma. Infatti io penso che aver posto il problema dei senatori a vita, così come Governo e maggioranza hanno scelto di fare, abbia rappresentato soltanto un esercizio molto deprecabile, anche di cattivo gusto, di demagogia e di populismo antiparlamentare.

Ci eravamo occupati della questione dei senatori a vita anche in sede di riforma del numero dei parlamentari nella scorsa legislatura e ricordo bene che a quella discussione parteciparono le forze politiche che oggi fanno parte dell'attuale maggioranza. Parteciparono almeno due di esse e anche Fratelli d'Italia, in realtà, votò a favore di quella riforma in cui si decise di fare una precisazione sulle modalità di designazione dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica, ma unitariamente di non intervenire con l'accetta per privare il Parlamento di un contributo di saggezza, di autorevolezza e di prestigio, che io penso possa fare soltanto bene a queste Aule.

Le voci che non si levarono allora si sono levate questa volta per suggerire che i senatori a vita sono un inquinamento del dibattito democratico che si svolge in queste Aule, che possono rappresentare addirittura un pericolo per gli equilibri tra maggioranza e opposizione e che addirittura possono giungere a rivestire un ruolo che dà loro un peso eccessivo nel dibattito parlamentare.

Io credo che aver messo le cose su questo piano non faccia onore alla maggioranza perché penso che da figure di grandi e prestigio quali sono sempre state quelle che il Presidente della Repubblica ha designato per ricoprire questo incarico, il Parlamento e i cittadini che guardano il Parlamento possono soltanto trarre delle indicazioni positive, degli esempi da seguire e, ascoltando le loro parole, possono farsi una idea più completa, più giusta, più chiara dello svolgimento della discussione che avviene in queste Aule sulle grandi questioni economiche e sociali.

Quindi cosa c'è alla fine in questa proposta così rozza e bislacca? C'è la voglia di assestare un colpo a figure prestigiose delle quali invece dovremmo avere grande considerazione e il desiderio di infliggere al Capo dello Stato una mutilazione secca di alcune sue prerogative essenziali, come se quella di indicare al Paese delle figure esemplari fosse un compito in qualche maniera abusivo e deplorevole e non un modo con cui il Capo dello Stato si mette in connessione con i cittadini e fornisce loro dei modelli che possano rappresentare un utile riferimento nell'adempimento dei diritti e dei doveri di cittadinanza.

Per tutte queste ragioni noi crediamo che l'articolo 1 sia non il più grave di questa riforma, ma che vada davvero nella direzione sbagliata corrispondendo a un esercizio di populismo e di demagogia di cui veramente non sentivamo la mancanza. (Applausi).

PRESIDENTE. Come stabilito dalla Conferenza dei Capigruppo, i nostri lavori riprenderanno alle ore 15.

La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 12,56, è ripresa alle ore 15,02).

Proseguiamo con l'illustrazione degli emendamenti presentati all'articolo 1.

MALPEZZI (PD-IDP). Signora Presidente, mi dispiace che, in questa fase di illustrazione degli emendamenti, la tempistica non consenta al presidente Pera di essere in Aula. Questo perché, per l'illustrazione degli emendamenti a mia prima firma all'articolo 1, prendo spunto dall'intervento che egli ha fatto ieri, anzi dalla conclusione, dalla frase finale del suo intervento che, esortando i colleghi, diceva: «Se dobbiamo, allora possiamo».

È il devi, dunque puoi di kantiana memoria. Chiaramente non voglio mettermi a fare una dissertazione filosofica con il presidente Pera, che è un filosofo, un uomo di cultura che ha scritto e pubblicato tantissimo, e che quindi mi sconfiggerebbe immediatamente. Però l'imperativo categorico di Kant, cioè quello di darsi un dovere, presuppone che ci sia una libertà e la condizione per cui sia possibile un imperativo categorico è che la volontà sia libera.

La volontà di fare questa riforma da parte della maggioranza non è però una volontà libera, e questo ce l'ha detto la stessa maggioranza e ce lo sta dimostrando con la volontà con cui sta affrontando questa riforma. È infatti una volontà per sottrazione: la maggioranza - ho avuto modo di dirlo anche nel mio intervento in discussione generale - ha rifiutato di partecipare al dibattito in Aula; sono intervenuti forse sei o sette colleghi, ma secondo me anche in questo caso difetto per eccesso. La maggioranza inoltre non ha presentato emendamenti. Quindi - lo dico anche alla ministra Casellati tramite lei, Presidente - è un peccato che i Resoconti che i posteri utilizzeranno in Aula, come noi stiamo utilizzando in Aula i Resoconti di chi ci ha preceduto, saranno pressoché privi del contenuto della maggioranza. Infatti, tranne poche eccezioni, il pensiero della maggioranza non si evince. Uno potrebbe obiettare dicendo: «Ma no, la pensiamo tutti esattamente nello stesso modo, quindi i pochi che sono intervenuti ci rappresentano e di conseguenza noi ci adeguiamo». È una scelta, perché uno può dire anche questo.

Uno può dubitare del fatto che non esistano tra di voi delle sfumature, però tant'è. Nell'intervento ieri del presidente Pera c'è però già in origine la smentita di questo. Senza volerne strumentalizzare le parole, il presidente Pera ha messo in evidenza una serie di criticità, pur ribadendo il fatto che predominante debba essere la volontà che spinge a fare questa riforma: unico punto in comune per tutti. Ma lui stesso ha posto poi una serie di differenze e sarebbe bello, se non altro in quest'Aula, poter dibattere di quelle differenze e di quelle sfumature, perché penso - e credo che anche la Ministra avrebbe gradito questo, ma magari è una mia interpretazione ed io non voglio interpretare il suo pensiero - che un confronto tra diverse posizioni avrebbe potuto arricchire anche la costruzione del progetto che la Ministra dice di aver voluto condividere anche con le opposizioni. Le opposizioni hanno posto una serie di questioni che però non sono state accolte da chi poi ha steso il testo complessivo della riforma.

Non mi sembra che in quel dibattito si sia toccato, ad esempio, il punto che riguarda gli emendamenti o una parte di essi all'articolo 1, che noi qui presentiamo, perché non si è affrontato il tema relativo alla motivazione del no ai senatori a vita. Quindi la mia domanda è la seguente: è possibile che la maggioranza non voglia esprimere la propria posizione articolata sul perché di questa scelta?

PRESIDENTE.Concluda, senatrice.

MALPEZZI (PD-IDP). Avremo tempo di approfondire il tema - lo spero - durante l'esame dei singoli emendamenti. (Applausi).

SENSI (PD-IDP). Signora Presidente, signora Ministro, colleghe e colleghi, prima di iniziare il mio intervento mi sia consentito rivolgere un indirizzo di saluto, un in bocca al lupo e un augurio al ministro Crosetto che è in ospedale. Credo di interpretare i sentimenti di tutta l'Assemblea.

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Sensi. Il presidente del Senato, Ignazio la Russa, ieri ha manifestato la solidarietà e ovviamente gli auguri di pronta guarigione a nome di tutta l'Assemblea.

SENSI (PD-IDP). Signora Presidente, prendo brevemente la parola per illustrare il complesso degli emendamenti di cui sono primo firmatario e che insiste sull'articolo 59 della Costituzione, dunque sulla figura e il profilo dei senatori a vita, che la vostra riforma - sottolineo sempre vostra - e di una parte di questo Parlamento intenderebbe cancellare.

Ho già in altra sede sottolineato come provi una resistenza naturale ad ascrivere a questo provvedimento il nobile carattere di riforma, nella quale - insisto - non scorgo alcuna teleologia, nessuna direzione che non sia la pretesa temeraria di cimentarsi con la Costituzione, il bel gesto, null'altro, come fosse l'Everest di ogni legislatura. E forse per la destra, alla prova di Governo, è qualcosa più dell'Everest; una vetta dalla quale non riuscire finalmente più a scorgere il campo-base, tanto sono piccole dall'alto le silhouette di un passato che prende sempre più le fattezze di un parente impresentabile, rivendicato a mezza bocca come un inconfessabile segreto, ma ormai non più potabile, non più gradito, non più commestibile per palati che si pretenderebbero raffinati e educati.

L'unica ragione di questo provvedimento, che non è una riforma, ma un guasto, è la tentazione, la vertigine, non l'ambizione; è la hybris che prende talvolta nelle stanze ocra di Palazzo Chigi di fare banco, di aggiustarsi la giocata, di acchittarsi il colpo e di blindarsi, inchiavardarsi - come direbbe il senatore Bazoli - al potere, alla famigerata poltrona, con la nobile scusa delle riforme istituzionali, che stanno alla politica come l'uso di mondo sta a pane e mortadella. Si immaginano e millantano italiani ansiosi di eliminare doppie letture, famiglie che non dormono la notte per chi può sciogliere o non sciogliere le Camere, giovani inquieti, occhi al soffitto per il premierato.

La spia di questa hybris, di questa ingordigia, Presidente, la vediamo già su questo articolo che - dicevo - regola la presenza dei senatori a vita in quest'Aula e potrà sembrare soltanto un aspetto della volontà di scasso che anima la maggioranza, ma in questo aspetto c'è già davvero tutto l'animus che muove il provvedimento che stiamo discutendo, perché colpendo i senatori a vita tirati via dalla destra con un tratto di penna, il Governo e la sua maggioranza rivelano la natura profonda di questa misura e, nello specifico, configura un attacco diretto e mirato che ha un triplice obiettivo: il primo, com'è ovvio, sono i senatori a vita stessi; non solo i cinque che siedono in questi scranni, ma il profilo istituzionale dei senatori a vita, la ratio della loro presenza a Palazzo Madama, del laticlavio.

Signora Presidente, facendo eccezione delle illustrissime personalità dei senatori a vita in carica, basterebbe scorrere i nomi dei senatori e delle senatrici a vita nel corso della storia repubblicana perché sotto i velluti dell'Aula si aprisse un baratro spaventoso. Mi limito a scorrere, come ha fatto prima di me la senatrice Zampa, solo alcuni dei nomi che hanno onorato quest'Aula: De Sanctis, Paratore, Parri, Montale, Leo Valiani, il grande Eduardo, Camilla Ravera, Norberto Bobbio, Rita Levi Montalcini, Mario Luzi. E poi naturalmente Napolitano, Einaudi, Pertini, Ciampi.

Ora, signora Presidente, davvero questo Senato, con tutto il rispetto per le senatrici e i senatori presenti, vuole sopprimere il contributo di personalità di simile altezza e valore? Il senatore Sensi, cioè il sottoscritto, o Claudio Borghi, che adesso non vedo, sennò, per antica consuetudine e per la sua chiara fama europeista l'avrei coinvolto, decide su Parri e Valiani; dice che De Filippo non è degno, che Bobbio, per carità, lasciamo stare; che Montale meglio che si occupi di upupe; ma davvero facciamo? Occhio al meteorite, colleghi, al senso del ridicolo che dovrebbe sempre accompagnarci.

Il secondo obiettivo di questo attacco è il Senato stesso, il Parlamento, che, come denunciato da tutti i colleghi in questi giorni di discussione generale, è il bersaglio principale, l'istituzione che perderebbe maggiore forza di gravità nel disegno identitario e velleitario della destra al potere.

Il terzo - e anche questo è stato richiamato abbondantemente - è il Presidente della Repubblica, la cui auctoritas, la cui capacità di rappresentanza dei valori costituzionali, lettera e carne, verrebbe dimidiata, affievolita, resa ornamentale. Presidente, mi avvio alla conclusione.

Ci troviamo oggi di fronte al paradosso (che, come ho detto, abbiamo già approvato anche da questa parte dell'Aula) di un Parlamento che, invece di difendere la propria dignità, il proprio ruolo, la propria responsabilità e competenza nelle materie su cui è chiamato a incidere e scegliere, abdica e anzi autolesionisticamente si china all'ipertrofia dell'Esecutivo, già dilagante, alla volontà del capo di turno. Ricordate - lo so per fatto personale - che toccare il Senato porta una sfortuna pazzesca. Parlavo del paradosso di un Parlamento che sceglie di essere più debole e meno centrale, squilibrando il delicato bilanciamento dei poteri di cui si compone una Repubblica ben temperata - e chiudo - almeno nelle intenzioni dei Padri e delle Madri costituenti, che ne pensarono e realizzarono l'architettura, dalle ceneri della lotta al fascismo e dalla Resistenza. (Applausi).

RANDO (PD-IDP). Signora Presidente, Ministra, con questo emendamento - lo hanno detto, meglio e prima di me, tutti i colleghi che mi hanno preceduto - vogliamo preservare la prerogativa del Presidente della Repubblica di nominare i senatori a vita, garantendo l'effettiva parità di genere. Tanti sono gli argomenti a sostegno, e li abbiamo detti. Non abbiamo capito perché si vuole cancellare un articolo che, attraverso l'istituzione dei senatori a vita, premia gli altissimi meriti sociali, scientifici, letterari, artistici. Premia personalità che potrebbero ancora servire il nostro Paese, con il loro patrimonio di conoscenze e di sapere. Sono un patrimonio e un bene comune della nostra comunità.

Per questo, Presidente, ho cercato di capire (è un po' un mio vizio) che origine ha e cosa hanno detto i Padri e le Madri costituenti quando hanno disegnato, nella nostra Costituzione, la previsione che il Presidente della Repubblica possa nominare i senatori a vita.

Si tratta di un istituto su cui c'è stato un grande dibattito nell'Assemblea costituente, sul profilo e la formazione che avrebbe dovuto avere il Senato, tra chi lo voleva esclusivamente eletto dal popolo e chi invece lo sognava arricchito per addirittura un quarto da personalità di spicco non legate a dinamiche politiche. Alla fine si giunse a una mediazione: sarebbero stati cinque i senatori a vita, come prevede oggi la nostra Costituzione scritta.

Spesso ho avvertito, forse sbagliando, quasi un fastidio nel raccontare e nel difendere questo istituto, da parte anche dei colleghi della maggioranza, che non si sono confrontati su questo punto. Durante i lavori dell'Assemblea costituente, Presidente, il deputato Costantino Mortati sottolineò l'importanza di selezionare particolari capacità e competenze, assicurando la presenza nell'Assemblea legislativa di certe competenze individuali che il sistema dei regimi rappresentativi di per se stesso non assicurava. Ancora, il repubblicano Giovanni Conti era favorevole all'introduzione dei senatori a vita, poiché credeva che ciò potesse permettere al Senato il concorso di personalità eminenti, che, per ragioni diverse, non sarebbero state utilizzate magari col sistema elettivo. Gaspare Ambrosini espresse l'esigenza di avere una Camera che facesse da bacino contenente le forze culturali del Paese. L'onorevole Alberti, illustrando l'emendamento che poi sarebbe stato definitivamente accolto, sottolineò la necessità di garantire ai geni tutelari della Patria una tribuna che essi non hanno, che non hanno più, dove tutte le moltitudini avrebbero potuto vederli, precisando che, limitando il numero dei senatori a vita a soli cinque, essi non avrebbero potuto mai e in alcun modo spostare il centro di gravità di una situazione politica al Senato. Personalità, appunto, che potevano ancora continuare e possono continuare a servire il Paese.

La necessità, che sembra ancora primaria per questa maggioranza, di impedire che tali senatori potessero influenzare in maniera decisiva le scelte politiche del Senato era quindi già ben presente in Assemblea costituente e fu già adeguatamente affrontata, lavorando insieme ad un compromesso, cosa che, al contrario delle proteste e delle risposte piccate che abbiamo udito ieri, non ha nulla a che vedere con quanto sta accadendo vergognosamente con questo disegno di legge costituzionale.

Vengo alla specificità di questo nostro emendamento, Presidente. Non solo riteniamo sia inutile e persino dannoso, per la struttura e per l'architettura della nostra Repubblica, eliminare l'istituzione dei senatori a vita, ma chiediamo anche che venga esplicitamente menzionata, all'interno della Carta costituzionale, la differenza di genere, garantendo l'accesso delle donne a tale nomina per alti meriti professionali, artistici, scientifici, letterari e sociali.

Stiamo chiedendo che, come è accaduto per Camilla Ravera, Rita Levi Montalcini, Elena Cattaneo e Liliana Segre (e si noti che ho fatto solo cinque nomi, perché sono esistite solo cinque senatrici a vita su un totale di 48, poco più del 6 per cento), si riconosca il contributo delle donne in un ruolo di altissima autorevolezza e valore istituzionale.

In conclusione, signora Presidente, questo emendamento mira a salvare la nostra Costituzione dal tentativo maldestro e scellerato di modifica che questo Governo vuole portare. Torno a rivolgere il mio appello, come ho già fatto in dichiarazione di voto, alle forze parlamentari: fermiamoci, fermatevi, fermate questa riforma. I senatori a vita e le senatrici a vita nominati tra coloro che hanno dato lustro e prestigio al Paese hanno poi dato lustro e prestigio al nostro Parlamento. Come dimenticare l'autorevole saggio discorso della senatrice a vita Liliana Segre che, con la potenza della sua storia, è venuta a dirci e a sollecitare riflessione, accorgimenti, buonsenso? (Applausi).

MELONI (PD-IDP). Signora Presidente, signora Ministra, onorevoli senatrici e senatori, è inutile che ritiriamo la richiesta di andare a chiacchierare altrove, però è veramente un brusio fastidiosissimo. Lo abbiamo già detto e io lo ripeto: questo è un tema che richiederebbe anche qualche intervento da parte della maggioranza, per mostrare delle opinioni, perlomeno per lasciarle agli atti, però si abbia almeno un pochino di attenzione, oppure la capacità di uscire dall'Aula se è così urgente chiacchierare.

La proposta che apre il disegno di legge del Governo dice molto della impostazione di questa riforma e anche delle contraddizioni, della confusione, dell'approssimazione con cui è stato affrontato questo testo. Infatti, da un lato a me sembra che sia una riforma fotografia, nel senso che è un po' esperienziale. Abbiamo imparato che Giorgia Meloni ha vinto le elezioni e cerchiamo di fare in modo che abbia maggiore quantità di potere, minori controlli, un potere sostanzialmente assoluto. Il Presidente della Repubblica non è mai stato eletto direttamente dalla destra, quindi è un'istituzione da mettere un po' ai confini, un po' da controllare. I senatori a vita qualche volta hanno osato votare contro qualche Governo di destra o non votare la fiducia a un Governo, quindi non ci piacciono, ci stanno antipatici. Questo è quello che avete sostanzialmente fatto in tutti questi anni, cioè definire queste istituzioni come qualcosa che ha avversato qualche Governo di destra, quindi adesso le puniamo. Vi è, però, anche una grande contraddizione, perché forse è un vostro sesto senso. Intendo dire che se fosse vero quello che pensate, le elezioni le dovete vincere: questa è una riforma scritta da chi pensa di vincere le elezioni, il Presidente della Repubblica lo elegge la maggioranza che viene eletta a traino del Presidente del Consiglio eletto e dunque potrebbe anche nominare i senatori a vita. Insomma, c'è una grande confusione. Non avete capito bene, ma siccome c'è una categoria di soggetti che non vi stanno simpatici, minate già dalle basi, dal primo articolo, i poteri di un soggetto che è quello a cui tutti gli italiani danno la massima fiducia e che dite che invece rimane intatto nei suoi poteri e nelle sue prerogative, cioè il Presidente della Repubblica. La realtà è che, come dicono settimana per settimana i sondaggi, voi non avete la maggioranza del Paese: la maggioranza parlamentare non ha la maggioranza del Paese. La realtà è che è un grande azzardo il fatto che, contro la volontà della maggioranza degli italiani e senza la disponibilità a dialogare e a confrontarvi, a cercare soluzioni condivise in Parlamento, voi vogliate approvare questa riforma a colpi di maggioranza.

La realtà è che è un grande errore, invece, comprimere le prerogative del Presidente della Repubblica, che è un punto di equilibrio del sistema che, in quanto figura terza (come voi non volete più che sia, se questa riforma venisse approvata), può individuare poche personalità meritevoli di rappresentare quel senso di terzietà. Quando in quest'Aula parla un senatore o una senatrice a vita, noi tutti ascoltiamo un punto di vista che sappiamo essere non di parte. Cosa conta, allora, chi ha eletto quel Presidente della Repubblica se, nella definizione attuale dell'equilibrio istituzionale, assume una terzietà che gli consente di individuare personalità di altissimo livello, che possono esse stesse portare quella terzietà nel lavoro parlamentare.

La realtà è che finché non capirete - forse lo capirete dopo le elezioni, perché evidentemente è quella la ragione di questa fretta, per cui dobbiamo assolutamente, prima del 9 giugno, fare non si sa bene che cosa, compiere questo primo passaggio, ma non avete approvato un ordine del giorno che dice che tutti i passaggi parlamentari devono essere sostanziali, cioè capaci di entrare nel merito della riforma e questo è molto grave e molto pericoloso - che non ha senso procedere in questo modo e costringere il Paese a votarvi contro in un referendum, giocando così una possibilità di attuare riforme vere, non entreremo mai nel merito di una riforma condivisa che possa essere apprezzata dalla grande maggioranza del Parlamento e da tutti gli italiani. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea gli studenti dell'Università degli studi di Bologna, Dipartimento di economia. (Applausi).

Ripresa della discussione dei disegni di legge costituzionale
nn.
935 e 830 (ore 15,28)

BASSO (PD-IDP). Signor Presidente, gli emendamenti che abbiamo presentato, come già hanno ricordato i colleghi, vogliono andare nella direzione di mantenere questa prerogativa del Presidente della Repubblica, ovverosia quella della nomina dei senatori a vita. Ci sembra davvero surreale l'idea che si possa continuare a sostenere, come abbiamo sentito ancora ieri in quest'Aula, che il Presidente della Repubblica continuerebbe ad avere le stesse identiche funzioni e lo stesso identico ruolo di garante. Abbiamo sentito belle parole su questo ruolo di garanzia da parte del Presidente della Repubblica, abbiamo sentito belle parole su quelli che sono state in questi anni i passaggi fondamentali che i Presidenti della Repubblica sono stati in grado di garantire. Eppure, ancora con l'intervento finale della Ministra ieri, si continuava a sostenere che questa riforma è fondamentale per dare stabilità. Io voglio riportare per chiarezza e per non essere frainteso esattamente le parole con cui la Ministra qui presente ieri ha concluso il suo intervento per dire che è necessaria questa riforma. La Ministra ha detto: (…) «l'instabilità ha minato la nostra credibilità, perché è difficile costruire rapporti internazionali, se cambiano continuamente i nostri rappresentanti e, quindi, il nostro indirizzo politico. (…) Dalla stabilità dipendono la possibilità di fare impresa, la crescita economica, la fiducia dei mercati, la capacità di uno sguardo lungo verso il futuro, la pianificazione della vita delle persone e delle famiglie». Come non assentire rispetto a questa necessità, quella di dare stabilità? Ma possiamo davvero pensare che la stabilità di un sistema politico complesso di un grande Paese occidentale come l'Italia sia data soltanto dal nome del Presidente del Consiglio? Provate a chiedere a tutti gli italiani se devono fare un collegamento tra stabilità del sistema istituzionale e una figura che rappresenta quella stabilità. Secondo voi, a chi pensano tutti gli italiani? Al Presidente della Repubblica. Se il grande problema di credibilità dell'Italia in questo momento - e su questo concordiamo - sia la sua stabilità, come si può andare a minare le prerogative della figura che più di tutte, in questi ultimi decenni, ha garantito stabilità al nostro Paese? Credo che questa sia una contraddizione su cui bisogna chiarirsi. Guardiamo quali sono gli elementi che creano instabilità nel Paese. Per quale motivo le imprese non riescono a programmare a lungo termine? Per delle norme che cambiano in continuazione, magari perché c'è un decreto di un Ministro dell'economia che inserisce uno strumento come il redditometro e dopo due settimane i Ministri di quella maggioranza e di quel partito dicono che quello strumento non viene inserito. Secondo voi, questo dà stabilità? Oppure, parliamo dell'autonomia differenziata: l'idea che ci possano essere venti sistemi normativi in venti Regioni che hanno competenze esclusive dello Stato, immaginate il sistema economico e il sistema imprenditoriale che devono andare a gestire cambi di norme in venti Regioni diverse, in venti realtà differenti, non sapendo quali di queste realtà sono materia esclusiva dello Stato, quali di una singola Regione e quali di un'altra.

Questa è l'idea di stabilità del Paese?

Il tema di fondo allora è che, se voi volete raggiungere la stabilità con una riforma costituzionale, prima di tutto credo che sarebbe stato necessario guardare, con pensiero lungimirante, a chi, fino ad oggi, è stato il garante durante i momenti di crisi e di instabilità del Paese. Questa figura istituzionale si chiama Presidente della Repubblica e voi, in questo momento, state mettendo in discussione il suo ruolo. (Applausi).

MARTELLA (PD-IDP). Signora Presidente, interverrò sul complesso degli emendamenti che si riferiscono all'articolo 59 della nostra Costituzione, su cui questo disegno di legge interviene, proponendo modifiche che noi non condividiamo. Vorrei farlo, però, riferendomi all'intervento che ieri ho ascoltato con molta attenzione del presidente Pera, che in una parte molto brillante, la prima, ha cercato di spiegare come il premierato non sia il regime della tribù e ha detto che la nostra è un'opposizione pregiudiziale.

Nella seconda parte del suo intervento, che ho trovato molto franca, ha però messo in evidenza tutto ciò che non funziona in questo disegno di legge, i rischi che esso comporta e la possibilità che esso possa stravolgere il nostro sistema costituzionale. Il presidente Pera, infatti, ha parlato di molte obiezioni tecniche che si riferiscono al voto all'estero, al voto di fiducia, alla legge elettorale, allo statuto dell'opposizione, al premio di maggioranza e addirittura ha detto che tutto questo, senza una previsione di legge elettorale, potrebbe avere dei profili di incostituzionalità.

Bene, se tutto ciò è vero, penso che sarebbe stato giusto tenere in considerazione le osservazioni svolte da un autorevole esponente della maggioranza; così come sarebbe stato giusto tenere in considerazione tutte le osservazioni che sono state fatte nel corso del dibattito in Commissione e che verranno proposte anche in Aula.

Noi abbiamo detto fin dall'inizio - e voglio spiegare perché non sono d'accordo con la prima parte dell'intervento del presidente Pera - che questa riforma, come è pensata, segnerebbe la fine della democrazia rappresentativa e pluralista, così come l'abbiamo conosciuta. Ci troveremmo di fronte, con l'elezione diretta del Presidente del Consiglio e con la maggioranza eletta per suo trascinamento, ad una primazia del Governo, anzi in particolare di un solo leader, rispetto al Parlamento. E questo lederebbe profondamente l'ordine previsto dalla nostra Costituzione.

Inoltre, verrebbe leso il potere del Presidente della Repubblica, che è stato richiamato a essere determinante non solo nelle fasi di crisi istituzionale che pure abbiamo vissuto, ma anche per due poteri fondamentali che qui gli verrebbero sottratti: quello di sciogliere le Camere e quello di nominare il Presidente del Consiglio, perché avrebbe solamente un ruolo notarile di conferimento dell'incarico. Inoltre, verrebbe tolta anche quella funzione di garanzia che è stata richiamata da molti altri interventi, che è fondamentale e in cui si riconoscono e si sono riconosciuti tutti gli italiani nel corso degli ultimi anni.

La norma al nostro esame, poi, toglie alla Presidenza della Repubblica anche la prerogativa di nominare i senatori a vita.

A nostro modo di vedere sono due gli errori: eliminare una tale possibilità per il Presidente della Repubblica e non prevedere i senatori a vita che possono dare un contributo fondamentale, per esperienza e competenza, nel processo legislativo e nella discussione pubblica, anche per la loro indipendenza e autorevolezza. È per questo che io richiamo tutti alla necessità di riflettere ancora su questo punto. Come noi potremmo pensare di non godere dell'autorevolezza, del prestigio morale e civile di una personalità come Liliana Segre?

Ecco, per tali ragioni noi crediamo - e, per questo, mi sono riferito all'intervento del presidente Pera - che questo disegno di legge, così com'è, non funzioni dal punto di vista né della tecnica legislativa né, soprattutto, del merito. (Applausi).

MANCA (PD-IDP). Signor Presidente, anch'io voglio intervenire per illustrare gli emendamenti, in particolare l'1.55 e l'1.112 che abbiamo rappresentato. Tuttavia, Presidente, vorrei partire da una riflessione molto semplice che richiama anche l'esigenza di dire in quest'Aula la verità, affrontando le questioni alla nostra attenzione con una maggiore chiarezza e trasparenza. Noi ieri, Presidente, abbiamo assistito a repliche che io definisco un po' qualunquiste, che spesso nascondono a quest'Aula la verità, cercando di eludere i problemi che questa riforma rappresenta e che, purtroppo, hanno avuto sempre un impianto antiparlamentare.

Se noi guardiamo al significato autentico delle parole, un Ministro, Presidente, dal latino minister, ha la funzione fondamentale di rappresentare un alto ufficio portato avanti in onore e in nome di un'entità superiore, in questo caso in rappresentanza del Presidente del Consiglio. Io penso, Presidente, che serva almeno l'autorevolezza nell'illustrare la verità al Senato della Repubblica. Presidente, si è detto che non sono toccate le prerogative del Presidente della Repubblica e che non vengono ridotte. Impattiamo così immediatamente in un primo articolo, l'articolo 1, che di fatto impedisce immediatamente al Presidente della Repubblica di nominare presso il Senato della Repubblica senatori a vita. Presidente, questa è già una riduzione delle prerogative fondamentali in capo al Presidente della Repubblica.

Allora, proprio per richiamare la verità, non si può mentire in quest'Aula di fronte ad un passaggio così importante. Noi avremmo apprezzato nella verità anche la definizione di una diversa proposta politica. Non si può dire però in quest'Aula che non sono toccate o modificate le prerogative in capo al Presidente della Repubblica, se poi ci aggiungiamo che viene di fatto anche sottratta al Capo dello Stato la prerogativa di nominare il Presidente del Consiglio incaricato di formare il Governo e di sciogliere le Camere. Non è compatibile con il ruolo di Ministro delle riforme dire in quest'Aula cose non vere e coerenti con una proposta di legge che va in senso diametralmente opposto, che va nella definizione di una rottura degli equilibri, che porterà a un Parlamento non centrale, ma addirittura più debole, che di fatto anche per le future generazioni verrà privato del nobile contributo che i senatori a vita hanno sempre saputo apportare.

Perché, signora Presidente, dobbiamo impedire alle future generazioni di avere alti contributi in quest'Aula? Per quale ragione? Come si fa a dire che si qualifica l'attività parlamentare se si vuole impedire a quest'Aula di avere contributi autorevoli, come sono sempre stati quelli della senatrice Segre, del presidente Monti e della senatrice Cattaneo? Si torni alla verità. Lo dico anche perché continuo a considerare quello del Ministro delle riforme un ruolo importante che dovrebbe sempre ricercare il massimo del coinvolgimento tra maggioranza e opposizione.

Mi rivolgo a lei, signor Presidente, ma lo stesso ragionamento vale per il presidente Balboni, che qui ieri ha rappresentato non l'importante ruolo che deve esercitare in qualità di Presidente di una Commissione così rilevante, che tocca le regole del Parlamento e della Costituzione. (Applausi).

Egli ha fatto l'uomo di parte, ha voluto introdurre il principio di un errore del Titolo V, secondo il quale è stato fatto a colpi di maggioranza, per poi inseguire l'errore del Titolo V oggi in quest'Aula come uomo di parte. Io continuo a pensare che questo non sia il significato autentico del ruolo del Parlamento.

Noi vorremmo discutere nella verità anche su posizioni politiche diverse. Qui si sceglie l'uomo solo al comando, si sceglie di indebolire la funzione parlamentare, si rompe un equilibrio fondamentale nell'esercizio dei poteri. Ecco perché vi chiediamo di fermarvi e di correggere anche le norme che oggi priveranno, se approvate, quest'Aula degli autorevolissimi contributi che i senatori a vita hanno saputo sempre apportare. (Applausi).

BAZOLI (PD-IDP). Signor Presidente, il tema dei senatori a vita ovviamente non è quello centrale della riforma costituzionale che stiamo esaminando. Anzi, è un tema tutto sommato marginale, perché la riforma punta a scardinare completamente l'attuale assetto parlamentare della nostra Repubblica, per introdurre una forma di governo, il premierato, sulla quale abbiamo già ripetutamente evidenziato le nostre critiche e i nostri rilievi.

Tuttavia, pur essendo abbastanza marginale nell'economia complessiva di questa riforma, la scelta da parte della maggioranza di eliminare questo articolo della nostra Costituzione rivela - usando le parole di un costituzionalista di vaglia - la visione verticale della democrazia, in cui alla glorificazione della sovranità popolare corrisponde la riduzione delle forme e dei limiti entro cui essa, per Costituzione, va esercitata.

Si giustifica, cioè, la scelta di eliminare la presenza dei senatori a vita in quest'Aula con la necessità - così è stato detto in modo abbastanza esplicito anche ieri - di rispettare la volontà popolare, cosa che non sarebbe consentita dalla presenza, appunto, di senatori di nomina presidenziale e non elettivi.

Ora, a me pare, francamente, che siffatta decisione, che rivela appunto la visione verticale della democrazia, in cui tutto è subordinato alla volontà popolare e spariscono i pesi e contrappesi, non sia condivisibile e neanche giustificabile alla luce di una discussione ragionata e ragionevole che su questo punto poteva essere fatta.

Io ricordo, anzitutto, che l'articolo della Costituzione che si vuole eliminare, che in realtà è la seconda parte dell'articolo 59, dice che: «Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario».

Quindi, la nostra Costituzione prevede la presenza in quest'Aula, in un numero di cinque, di persone che hanno altissimi meriti e possono portare un loro contributo di esperienza, conoscenza, equilibrio, di capacità di riconoscere le questioni e i problemi, ed essere un valore aggiunto, anche nelle discussioni che facciamo sui provvedimenti legislativi e sulle questioni politiche che quest'Assemblea è chiamata ad affrontare.

Se il tema era quello di aggiornare la previsione contenuta all'articolo 59, comma secondo, di discutere della riduzione del numero dei parlamentari, di una maggiore necessità di rotazione della presenza dei senatori a vita, penso che una discussione sotto questo profilo poteva essere fatta, se solo la maggioranza avesse avuto la voglia di provare a confrontarsi. Ad esempio, si poteva ragionare di una riduzione del numero dei senatori a vita presenti in quest'Aula; si poteva ragionare di una loro presenza non a vita, ma per un certo numero di anni, per garantire una rotazione. Tutto questo penso si sarebbe potuto fare se non ci fosse stata da parte della maggioranza anche su questo punto, che - ripeto - è abbastanza marginale nell'economia complessiva del provvedimento, la rigidità che ha caratterizzato tutta la discussione di questo... (Il microfono si disattiva automaticamente).

Ho quasi finito, Presidente. Dicevo, si sarebbe potuto fare se non ci fosse stata una rigidità che - secondo me - in particolare su questo punto non è minimamente giustificata. Ripeto, una discussione poteva essere fatta. Anche noi, quando abbiamo cercato di fare una riforma costituzionale, eravamo intervenuti nel 2016 sul punto immaginando di dare una durata temporale all'incarico dei senatori a vita. Questo sarebbe stato un modo intelligente, ragionevole e ragionato per affrontare la questione, e non invece l'intervento draconiano che rivela - come ho detto in esordio - la concezione che voi avete della democrazia, in cui tutti gli spazi di equilibrio e di riequilibrio della sovranità popolare sono completamente cancellati. (Applausi).

ZAMBITO (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, approfitto del fatto che mi è stata data la parola per sottolineare un passaggio che la Ministra ieri ha fatto rispondendo alla discussione generale che ci ha impegnato tutto il giorno. Nelle sue repliche la ministra Casellati ha risposto riferendosi a un passaggio che anch'io avevo fatto nel mio intervento in discussione generale. Avevo detto che la maggioranza è già consapevole che l'inevitabile referendum popolare confermativo a cui sarà sottoposta questa legge di revisione costituzionale ha bassissime probabilità di successo. Avevo aggiunto che la maggioranza la vuole portare a casa prima delle europee per poter dire di aver ottenuto quel che voleva e solo per motivi elettorali.

La Ministra dice che questa narrazione non rappresenta la verità e che tali affermazioni sono in contraddizione. Se la maggioranza pensasse che la riforma non ha modo di superare il referendum, non l'avrebbe proposta per aumentare i consensi durante la fase elettorale. Signora Ministra, non torna quel che dice. Giorgia Meloni non punta ad arrivare al 50 per cento dei voti alle prossime elezioni europee, e cioè quello che serve per vincere il referendum. Giorgia Meloni punta a una percentuale molto più bassa, che conta di raggiungere proprio con questa riforma. Quindi, ribadisco, signora Ministra, che questa riforma ha bassissime probabilità di passare il referendum confermativo. Dunque, siamo qui a discutere di una riforma che la destra vuole approvata in Parlamento prima del voto europeo per poter sbandierare ai propri simpatizzanti, a quelli a cui piace l'uomo e ora la donna soli al comando, il raggiungimento di un risultato identitario.

Ma quanto ci costa e quanto ci costerà questa pervicacia, finalizzata esclusivamente a un interesse di parte, con contraccolpi negativi sui nostri equilibri costituzionali e quindi sulla nostra democrazia, che sono peraltro rilevati da quasi tutti gli esperti e studiosi della nostra legge primaria? Io temo e sono convinta che ci costerà moltissimo.

Noi qua stiamo discutendo del complesso degli emendamenti all'articolo 1, quello che vuole abrogare l'articolo 59 della Costituzione, che dice: «Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Il numero complessivo dei senatori in carica nominati dal Presidente della Repubblica non può in alcun caso essere superiore a cinque».

Questo emendamento che sto illustrando si propone - da un lato - di tutelare le prerogative del Capo dello Stato, che voi in ogni dove dite e raccontate che non verrebbero minimamente toccate e - dall'altro lato - di garantire l'importante contributo conoscitivo e di immagine apportato dai senatori a vita. Un esempio concreto di quello che sto dicendo è rappresentato - lo hanno un po' detto tutti - dall'attività della senatrice Segre, che rappresenta a tutt'oggi per il Senato un patrimonio di valori, di memoria storica e di conoscenze difficilmente eguagliabili.

La ragione addotta dalle forze di maggioranza a sostegno dell'abolizione della figura del senatore a vita risulta poco convincente. Ci viene detto che la riforma costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari - da un lato - aveva ricevuto un consenso politico assai largo e - dall'altro lato - proprio in quella sede, complice un'iniziativa del senatore Calderoli per avviare un dibattito sul tema, era stato deciso a larga maggioranza di conservare nella Costituzione la figura dei senatori a vita, nominabili dal Capo dello Stato in numero non superiore a cinque, in quanto reputata compatibile con il nuovo assetto istituzionale.

La riforma, oggi operata dall'articolo 1 del disegno di legge, appare pertanto incomprensibile e dannosa e direi anche in contraddizione con quanto lo stesso ministro Calderoli ha detto poco tempo fa.

PRESIDENTE.Concluda.

ZAMBITO (PD-IDP). Concludo.

Ci sarebbe da chiedere cosa vi hanno fatto i senatori a vita; secondo me proprio niente, anche perché, se penso, ad esempio, a quello che la senatrice a vita Elena Cattaneo porta ogni giorno in questo Senato, io lo reputo qualcosa di prezioso. Questo Paese non deve dimenticare mai che bisogna fidarsi della scienza e, se non si dovesse fidare della scienza, sarebbe in declino e con poche prospettive. (Applausi).

PRESIDENTE. Non vedo il senatore Delrio in Aula. Ovviamente non potrà recuperare il suo intervento.

MISIANI (PD-IDP). Signora Presidente, ho già avuto modo di illustrare a quest'Aula i motivi per cui il Partito Democratico, il Gruppo a cui appartengo, è fortemente contrario a questo disegno di legge di revisione costituzionale. Però vale la pena - e ne approfitto - rammentarli e riassumerli.

Siamo in presenza di una riforma raffazzonata, poco meditata, costruita senza un vero coinvolgimento del Paese, a partire dai corpi intermedi, dalle forze economiche e sociali, dall'associazionismo, da quel tessuto sociale con cui andrebbe condiviso un disegno così ambizioso di revisione dell'architettura istituzionale del Paese.

Questo non è stato fatto.

Il disegno di legge che stiamo discutendo è una riforma giudicata negativamente da larga parte del Paese e dalla stragrande maggioranza dei costituzionalisti, di chi professionalmente si occupa di diritto costituzionale e può valutare più di tanti, con cognizione di causa, la qualità della riforma che siamo chiamati a votare. Questa riforma, in realtà, è la derivazione di un accordo politico, è una bandiera elettorale da sventolare prima delle elezioni europee e amministrative. Non a caso la maggioranza e il Governo stanno forzando questa discussione, pur di arrivare all'approvazione, da parte di un ramo del Parlamento, prima delle elezioni dell'8 e del 9 giugno.

Ebbene, Presidente, ritornando al merito di quello che siamo chiamati a votare, stiamo parlando di una riforma che introduce l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, che è un unicum a livello mondiale, e che comporterà, se passerà - cosa che noi non speriamo - un'alterazione irreparabile degli equilibri tra gli organi dello Stato, indebolendo la figura e la funzione del Presidente della Repubblica e comportando una vera e propria deriva plebiscitaria della nostra democrazia attorno alla figura del Presidente del Consiglio eletto direttamente. E ciò avviene con un'aggravante: la costituzionalizzazione della natura maggioritaria della legge elettorale, un tema che, non a caso, i Padri costituenti avevano deciso di lasciare fuori dalla Costituzione.

È una riforma, infine - ma non è certo l'ultimo aspetto in ordine di importanza - che indebolisce ulteriormente le prerogative e gli spazi reali del Parlamento, già incrinati dall'abuso della decretazione d'urgenza e dai fenomeni degenerativi che hanno caratterizzato, purtroppo, la fase più recente della storia della democrazia italiana.

Gli emendamenti di cui stiamo discutendo e che, per parte mia, sono chiamato a illustrare investono un aspetto tutto sommato apparentemente marginale della riforma: l'abolizione del secondo comma dell'articolo 59, che - come hanno ricordato tanti colleghi - attribuisce al Presidente della Repubblica la facoltà di nominare fino a cinque senatori a vita che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.

È un aspetto apparentemente marginale, che la relazione del disegno di legge emotiva nella logica di portare la legittimazione democratica al più ampio numero possibile di istituti della forma di governo, parlando di un intervento reso inevitabile, nella già menzionata prospettiva di stabilità, dall'intervenuta riduzione del numero dei senatori. È una menzogna, signor Presidente, che sia necessario abolire i senatori a vita nominati dal Presidente per garantire stabilità; lo dimostra l'attuale legislatura, in cui i senatori a vita ci sono e il Governo gode di una incontrovertibile maggioranza parlamentare (Applausi), nonostante la riduzione a 200 dei senatori elettivi e con l'attuale legge elettorale.

Per questo motivo abbiamo presentato emendamenti soppressivi o modificativi anche su questa parte della riforma, che è coerente - e ho concluso - con una visione plebiscitaria della nostra democrazia, che contrasteremo in Parlamento e nel Paese. (Applausi).

TAJANI (PD-IDP). Signora Presidente, gentili colleghi e colleghe, ci sono molti e diversi argomenti a sostegno della scelta, che il Partito Democratico e le altre opposizioni hanno fatto, di emendare l'articolo 1 di questo disegno di legge di revisione costituzionale. Ciascuno di noi ha firmato una proposta di modifica, che riteniamo ovviamente migliore dell'abolizione totale di una parte dell'articolo 59 della Costituzione. E ciascuno di noi si sta esprimendo, in quest'Aula e in Commissione, per giustificare e sostenere una scelta che rientra pienamente nelle prerogative parlamentari.

Come abbiamo rilevato altre volte, è un grande dispiacere constatare l'impossibilità di confrontarsi con i colleghi di maggioranza su aspetti di natura costituzionale, essendo il dibattito ridotto alla rappresentazione del relatore e del Governo, nella persona della Ministra, che saluto e ringrazio, e alcune volte di qualche Sottosegretario.

Gli argomenti sono diversi e io ne sceglierò soltanto alcuni che mi sembrano politicamente più rilevanti. Il primo ha a che fare con le prerogative e il ruolo del Presidente della Repubblica. Voi avete sostenuto a più riprese in Parlamento, sui giornali e nel Paese, che la riforma non svilirebbe e non indebolirebbe le prerogative del Presidente della Repubblica, probabilmente consapevoli del fatto che questa istituzione repubblicana è sempre in testa alle classifiche di fiducia e gradimento rispetto ai cittadini. Quindi, sarebbe impopolare dire e ammettere quello che in effetti sta accadendo, e cioè un indebolimento e uno svilimento del suo ruolo. Tra le prerogative del Presidente della Repubblica vi è ovviamente quella di nominare senatori a vita a sua discrezione. Nella sua piena facoltà di indirizzo, storicamente, con diverse figure, tutte di grande rilievo per il Paese, ha scelto di arricchire il dibattito parlamentare con l'indicazione di alcune figure di alta levatura e di caratteristiche culturali, sociali e di impegno civile che noi abbiamo potuto riscontrare e apprezzare nel nostro lavoro.

È possibile rivedere, meglio definire questa prerogativa? Noi proviamo a farlo con i nostri emendamenti. Si può lavorare sul numero: la prassi in passato non specificava il numero che ciascun Presidente della Repubblica potesse indicare ed è possibile intervenire su questo aspetto. Abbiamo altri emendamenti che meglio definiscono le caratteristiche dei senatori a vita. Ma l'abolizione totale ci sembra una scelta che indebolisce le prerogative del Presidente della Repubblica ed è anche punitiva e irrispettosa rispetto al contributo che gli attuali senatori a vita stanno dando alla vita del Parlamento e alla vita democratica.

L'argomento secondo il quale, con un numero di senatori ristretto in un Parlamento ridotto nei numeri, il contributo dei senatori sarebbe modificante gli equilibri emersi dal voto è smentito da una considerazione di tipo fattuale. La legge elettorale, cioè, che accompagnerà questa riforma - per come è stata annunciata, ma non ci è dato di sapere - sarà con una parte di premio di maggioranza (non sappiamo quanto). Con una legge siffatta è difficile pensare che un numero ridotto di senatori a vita possa modificare gli equilibri, essendo anche un principio costituzionale quello della mancanza di vincolo di mandato per tutti i parlamentari, compresi quindi i senatori a vita, che scelgono secondo la propria coscienza. (Applausi).

LOSACCO (PD-IDP). Signora Presidente, anche l'emendamento 1.1041 ha l'obiettivo di tutelare l'istituto dei senatori a vita di nomina presidenziale.

Come ho provato a illustrare nel mio intervento in discussione generale di qualche giorno fa, la loro cancellazione riflette una logica populista e antipolitica davvero di basso rango. Nella visione che la destra ha spacciato in tutti questi anni, i senatori a vita sarebbero stati degli usurpatori della volontà popolare, perché davano il loro sostegno a Governi che godevano di maggioranze risicate. E questo è proprio il classico caso del dito e della luna: si attaccano i senatori a vita quando il problema risiede altrove, ad esempio, nei sistemi elettorali. I senatori a vita hanno, invece, acceso fari importanti su tanti temi di particolare rilevanza, aiutando il Parlamento a non commettere errori. Penso, solo per fare un esempio, alla discussione nella passata legislatura sul biodinamico, che il legislatore era pronto a riconoscere come metodo scientifico, quando di scientifico non aveva proprio nulla. Signor Presidente, se non avessimo avuto i senatori a vita e nella fattispecie la senatrice Cattaneo, avremmo riconosciuto per legge un qualcosa di assimilabile a una stregoneria.

Penso anche all'immenso contributo della senatrice Liliana Segre, al suo lavoro per l'istituzione della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, al modo con cui riesce a tenere sempre alta l'attenzione su questi fenomeni.

Si potrebbe andare a ritroso ricordando Rita Levi Montalcini, Gianni Agnelli, Norberto Bobbio, Luigi Sturzo, Giovanni Valletta, Eugenio Montale. Come si fa ad affermare che queste persone costituiscano un elemento di sottrazione della volontà popolare e non siano, come appunto sono state, delle risorse preziose, impagabili per il Parlamento e per tutte le istituzioni? Un Paese che sceglie di non riconoscere alle sue persone più illustri un ruolo per la crescita collettiva è un Paese che non crede fino in fondo in sé stesso. È un Paese che dice che il valore, il merito e l'eccellenza non contano fino in fondo, che puoi ottenere tanti riconoscimenti e premi, ma quello che hai fatto viene visto non solo non utile per il Paese, ma anche lontano dalle istituzioni.

Insomma, c'è anche un problema culturale di fondo in questa vostra decisione, oltre che un'ulteriore privazione dei poteri della Presidenza della Repubblica, nonostante questa maggioranza continui a dire il contrario. Spero che almeno su questo punto si faccia un passo indietro, sostenendo la ratio di questo emendamento, che davvero è solo legato al buonsenso, alla nostra esperienza in quest'Aula e - diciamolo - anche ad una certa idea delle istituzioni. (Applausi).

*VERDUCCI (PD-IDP). Signor Presidente, stiamo presentando uno ad uno ogni singolo emendamento degli oltre 2.600 che abbiamo depositato e questo, Presidente, è un gesto politico nei confronti del Governo, come monito, perché le riforme costituzionali fatte a maggioranza hanno un cattivo destino, sono sventurate, sono sempre state bocciate dalla saggezza dei cittadini; ed è un gesto politico verso il Paese: noi faremo un'opposizione durissima ad un testo di legge che, così come congegnato, è un pericolo per la nostra democrazia. Signor Presidente, colleghi, democrazia e libertà non sono mai conquistate per sempre, nessun sistema politico è immune da derive autoritarie e da dittature, tutte le democrazie sono vulnerabili. Il punto è avere architetture istituzionali pensate per difendersi dalle tendenze autoritarie al proprio interno, per evitare che chi viene eletto si appropri del potere in una chiave autoritaria. La nostra Repubblica parlamentare, quella che abbiamo adesso, quella della nostra Costituzione, è stata pensata per questo e la centralità del Parlamento, il Governo parlamentare, non le ha impedito affatto di essere forte, al contrario. Penso al tornante drammatico degli anni del terrorismo, quando non un capo, ma l'intera nostra democrazia, l'intera nostra comunità dei cittadini fece argine. (Applausi).

Voi oggi volete scardinare tutto questo, volete scardinare la nostra Costituzione. Non è vero che volete fare esattamente quello che proponevano tutti i partiti politici negli scorsi decenni, no, voi volete un presidenzialismo - e siete gli unici, per la prima volta - senza contrappesi ed esponete il nostro sistema ad un rischio enorme ed esiziale e cioè alla potestà di uno solo che vince, alla buona volontà, alla discrezione di un capo che vince. E se a vincere invece fosse una persona dalle pessime intenzioni? Vi dice niente il dibattito in corso negli Stati Uniti d'America? Vi dice niente la fine che hanno fatto i sistemi presidenziali in America Latina negli anni Settanta, pagine drammatiche di storia, con sistemi presidenziali trasformati in dittature? Se passasse questa legge, ci sarebbe uno smantellamento graduale delle istituzioni democratiche, com'è successo in Ungheria e in Polonia, dove l'Esecutivo - certo, eletto democraticamente - avrebbe però poteri che sono autoritari, con uno slittamento e una regressione potenzialmente pericolosa. L'emblema di questo è lo svuotamento delle garanzie.

Ebbene, colleghi, il Presidente della Repubblica oggi è un emblema di queste garanzie. Voi colpite le sue funzioni fondamentali, soprattutto con i prossimi articoli del testo, ma già questo primo articolo ne contiene un esempio: il rapporto del Presidente della Repubblica con il Parlamento e con la società civile attraverso la nomina dei senatori a vita, pensata dai Padri costituenti come il modo per dare al Presidente la possibilità di dare voce in Parlamento non a figure di parte, ma a personalità in cui tutti i cittadini possano riconoscersi. Fatemelo dire: è il caso di Liliana Segre, che ricorda a tutti noi l'abisso dell'uso politico dell'odio, della discriminazione e della dittatura, definita "Presidente morale" del Senato, ma che io penso si possa e si debba dire "coscienza morale" del Paese.

Voi volete delegittimare queste figure e cancellarle, delegittimare queste voci e cancellarle. Basterebbe riformare questo istituto, signor Presidente, e non far votare la fiducia ai senatori a vita. E invece no. Questa vostra protervia è emblematica. Non volete una riforma che dia una risposta alla crisi della democrazia. Volete una riforma plebiscitaria, che aggraverà la crisi della democrazia. Signora Ministra, ogni meccanismo plebiscitario porta con sé una deriva illiberale e un rischio autoritario, al di là delle intenzioni dei legislatori, al di là delle vostre intenzioni. (Applausi).

Per questo faremo di tutto, tutto quello che il Regolamento permetterà e il massimo di mobilitazione nel Paese, per aprire gli occhi a ogni singolo cittadino sul rischio più grande che corriamo, Presidente, che è quello di perdere la nostra Costituzione e la nostra libertà. (Applausi).

*FINA (PD-IDP). Signor Presidente, qual è stato il momento più alto, più bello e più luminoso di questa nostra legislatura? Penso di esprimere un sentimento comune nel dire che è stato il primo discorso di Liliana Segre, quando ha presieduto l'Assemblea, così come prevede il nostro Regolamento, in quanto senatrice più anziana. Riporto questo elemento personale: a me è capitato per un giorno di essere tra i fortunati sei senatori più giovani, secondo quanto previsto dall'articolo 2 del Regolamento, chiamati ad accompagnare Liliana Segre. Poi sono stato scavalcato dal senatore Liris, è l'unica cosa che gli invidio, perché sono diventato settimo.

Liliana Segre, così è stato ricordato da tante e da tanti, è una nostra senatrice a vita. Voi direte che la nostra riforma costituzionale parla dell'istituto, non delle persone. Nella storia, però, quando si è ragionato di questa tipologia di istituto, si è sempre fatto leva anche sulla vicenda concreta che ha attraversato il Paese e i Paesi. Si pensi a quando gli italiani hanno dovuto scegliere tra Repubblica e monarchia. Certamente ha pesato non solo un giudizio generale su che cosa fosse o la monarchia o invece un assetto repubblicano, ma concretamente come si erano comportati i regnanti d'Italia.

Dico questo perché sono profondamente convinto che l'applauso che tutti insieme abbiamo tributato a Liliana Segre fosse sincero, che il riconoscimento nelle sue parole - lo voglio dire anche alla mia parte politica, perché a volte lo sottovaluta oppure lo considera falso, mentre io non lo considero falso e non lo sottovaluto - fosse anche indice di una battaglia vera e seria di una parte consistente della destra parlamentare contro l'antisemitismo, che è un male di tutti i tempi, purtroppo anche di questo. Naturalmente, mi riferisco all'antisemitismo di destra e all'antisemitismo di sinistra, che esiste eccome e a volte strumentalizza anche fatti drammatici come quelli che avvengono in Palestina. Questo naturalmente non ha niente a che vedere con il sacrosanto diritto - che, per quanto mi riguarda, è un dovere - di criticare anche duramente il Governo israeliano. La battaglia contro l'antisemitismo è una pagina che può e deve unire questo Paese.

Allora, veniamo al dunque: quando andremo anche alla disfida referendaria, noi avremo gli italiani di fronte alla seguente domanda. Il problema del nostro Paese è avere in Senato personalità come Liliana Segre? Facendone a meno, risolviamo uno dei problemi di questo Paese e gli facciamo fare un avanzamento? Rendiamo il Senato più efficace, più solido e più ricco di esperienze e di intelligenze? Oppure qualcuno di voi pensa che figure come Liliana Segre andrebbero candidate? Studiate la storia di questa donna straordinaria, che è arrivata a dire, tra le cose più commoventi, che non riesce più a testimoniare quello che ha vissuto, perché si sente nonna di se stessa bambina. Immaginatela candidata in una lista di partito per far parte del Senato della Repubblica. E allora da lì, a partire da questa storia che abbiamo conosciuto e vissuto insieme, interrogatevi davvero nel profondo se mettere mano a questo istituto è esattamente quello di cui ha bisogno il Paese.

È evidente però che al dunque c'è la messa in discussione di diversi poteri e prerogative del Presidente della Repubblica. Voi non avete votato Sergio Mattarella, questo è un dato: l'unico partito che in questo Paese non ha rieletto Sergio Mattarella Presidente della Repubblica è Fratelli d'Italia; per carità, pienamente legittimo. Penso, però, Presidente, che la legittimazione politica passi attraverso un lungo percorso. Ho provato a dirlo anche ieri e mi spiace che sia stato considerato provocatorio. È un lungo percorso, lo stesso che in modo totalmente diverso ha fatto la sinistra politica. La strada non è il presidenzialismo o il surrogato che è l'ircocervo istituzionale a cui siamo arrivati nella nostra discussione.

Concludo rivolgendomi alla Ministra qui presente, che ieri ha fatto un lungo intervento, quasi chiedendo di rinunciare davvero al pregiudizio e di ragionare nel merito. Allora, Ministra, le chiedo se sono giuste le considerazioni non nostre, ma del presidente Pera. Le considerazioni critiche, le aporie e le contraddizioni da lui indicate sono giuste? Sono meritevoli di essere discusse? Se sì, le chiedo perché lei dichiara sui giornali che spera si possa arrivare a un primo risultato in fretta, entro le elezioni europee. Io la interpreto, Ministra, come uno scalpo non per le future generazioni, ma per le future elezioni, il peggior modo di discutere insieme di politica costituzionale. Questo noi lo sappiamo da sempre. Allora, se ci chiede di non avere pregiudizi, noi le chiediamo di darci i tempi per convincerci che non c'è nessun uso strumentale e politico di una riforma costituzionale. (Applausi).

DELRIO (PD-IDP). Signor Presidente, noi abbiamo cercato di far riflettere a lungo la Ministra e i colleghi della maggioranza, come opposizione unita, sul fatto che questa riforma fosse indispensabile e necessaria per far progredire il sistema istituzionale italiano. È evidente che nel pensiero del riformismo e di chi si dichiara riformista vi sono margini di miglioramento alle forme di governo che ci siamo dati nella nostra storia repubblicana.

Come avevamo già detto, però, pensiamo anche che questa riforma presenti debolezze strutturali che rischiano di indebolire in profondità il sistema degli equilibri costituzionali italiani. Uno degli elementi che avevamo già sottolineato era il fatto che la Costituzione, nella sua prima e nella sua seconda parte, è un tutt'uno e non può essere modificata senza un'attenzione particolare.

I miei colleghi e anche i colleghi dell'opposizione complessivamente hanno sottolineato il fatto che la mancanza di una certezza sulle modalità di elezione, per esempio, di questo Premier, eletto direttamente dal popolo, la mancanza della legge elettorale e la mancanza di meccanismi certi avrebbero determinato e determineranno uno stato di confusione e di incertezza istituzionale.

Avevamo anche detto che uno dei problemi enormi di questa riforma risiedeva nel fatto che, in tale maniera, si veniva a creare un'asimmetria istituzionale pericolosa tra un Presidente della Repubblica eletto dalle Assemblee parlamentari e un Presidente del Consiglio eletto dal popolo, con tutto quello che ne consegue: le decisioni del Presidente del Consiglio sarebbero ammantate di quest'aura di mandato popolare e di questa sovranità popolare che, invece, mancherebbe al Presidente della Repubblica.

Le motivazioni che sono state qui addotte anche dalla ministra Alberti Casellati non hanno, in realtà, un fondamento verificabile. La Ministra ci ha detto che non verranno intaccati i poteri del Presidente della Repubblica, che questa riforma - sì, è vero - è un unicum nel panorama mondiale, ma, in fondo, vi sono tante altre forme di premierato o di presidenzialismo. Non sono, però, questa cosa.

Noi siamo favorevoli al rafforzamento dei poteri dell'Esecutivo, ma ogni formula che ha dato più poteri al Premier è sempre stata accompagnata da una serie di contrappesi e di equilibri che mantenessero appunto il lavoro delle istituzioni al servizio della Costituzione repubblicana.

È proprio su questo punto che quindi oggi ci fermiamo: sui poteri del Presidente della Repubblica. È evidente che questi poteri vengono diminuiti, e arrivo all'oggetto: la nomina dei senatori a vita non è più possibile. Questo è un fatto. Qui dentro abbiamo sentito molte teorie, ma dovremmo anche essere un po' più attenti ai fatti, che sono questi, è ineludibile.

Ciò che mi preoccupa, però, al di là di tutto e più di tutto è che si tolgono questa facoltà e presenza dei senatori a vita. Non staremo qui a elencare i modi in cui i senatori a vita hanno dato prestigio a quest'Assemblea, perché lo sappiamo tutti. Dietro la nomina dei senatori a vita, secondo me, vi è un fatto culturale, come dietro la cancellazione dei senatori a vita.

Il fatto culturale è che i costituenti pensavano che quest'Assemblea dovesse rappresentare il meglio del Paese: il Presidente della Repubblica esprime in maniera effettiva questa volontà. Pensavano che quest'Assemblea dovesse rappresentare le formazioni in cui si esprime la sovranità popolare, cioè i partiti, ma anche le grandi personalità del Paese.

La politica infatti non è fatta solo dai partiti, ma anche dalle grandi personalità. E l'Italia non è rappresentata solo dall'Assemblea parlamentare, ma anche dalle grandi personalità che attraversano e hanno attraversato la storia contemporanea di questo Paese.

Oggi in quest'Aula siedono personalità che hanno onorato il nostro Paese con il loro genio, la loro creatività e la loro professionalità scientifica. Lo dico da ricercatore universitario: sono persone che hanno reso l'Italia famosa in tutto il mondo. La presenza in quest'Aula di tali personalità trasmette un messaggio ancora più profondo: dice appunto che la politica italiana e le istituzioni italiane si basano, sì, sulla sovranità popolare, che si esprime attraverso il lavoro e l'indicazione dei partiti e la scelta degli elettori attraverso i loro eletti, ma anche che la ricchezza della società italiana e della politica si esprime proprio attraverso queste grandi personalità, che hanno determinato la storia politica, sociale ed economica di avanzamento della ricerca nel nostro Paese.

Pertanto, è un grave vulnus quello che si viene a creare: quest'Assemblea sarà più povera grazie a tale scelta. Il Presidente Repubblica avrà meno poteri, quest'Assemblea sarà più povera e lo sarà anche la politica italiana.

ROSSOMANDO (PD-IDP). Signor Presidente, direi che ci sono due aspetti che si stanno rendendo sempre più evidenti. Il primo, che mi è venuto in mente a questo punto del dibattito, è che, come Parlamento, noi dell'opposizione non riusciamo a discutere davvero con voi della maggioranza in questa occasione di riforma di che cosa siano la crisi della democrazia e della partecipazione oggi. Questo è evidente dal contenuto delle proposte e anche dalle mancate risposte.

Illustro due emendamenti che riguardano nello specifico la questione della cancellazione dell'istituto dei senatori a vita: allo stesso modo, anche in questo intervento, che non è assolutamente marginale e che non è chirurgico (come invece è stato detto più volte), è sempre più evidente che il Parlamento è sempre di più il Parlamento del Presidente del Consiglio, non solo per l'effetto del trascinamento.

È stato anche ricordato storicamente come nascono i senatori a vita, ma oggi è anche un'idea più ampia di democrazia e degli istituti della democrazia. Verrebbe da chiedere che male vi abbiano fatto la cultura, la scienza e la bellezza, ma vorrei sfuggire alla polemica, per dire che c'è il senso ampio di una democrazia che è rappresentata e arricchita da persone di altissimo valore, perché né la scienza, né la cultura, né la musica appartengono solo a una parte. È per questo che vengono nominati da un organo assolutamente indipendente, super partes, come il Presidente della Repubblica. Anche qui vedo un'occasione persa e un vulnus molto più grande di quello che potrebbe apparire. Naturalmente c'è anche un colpo di scure alle prerogative del Presidente della Repubblica, com'è stato detto più volte; è chiaro anche da ciò che si marginalizza il suo ruolo. Le nostre proposte emendative, al contrario, ne riaffermano il valore, anche guardando ai limiti o alle possibili forme di protagonismo che ci sono state anche su questo istituto negli anni passati e che possono essere limitate e corrette.

Da ultimo, c'è un'altra osservazione: l'obiezione che arriva dalla proposta di azzerare e togliere questo istituto è che si altererebbero gli equilibri politici. Innanzitutto c'è uno svarione, perché la libertà di mandato parlamentare è uno dei fondamenti del parlamentarismo. Mi sembra evidente che ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, c'è la conferma che qui non si vuole riformare la Costituzione, ma riscriverla nell'impianto dei suoi istituti fondamentali. Allora non è semplicemente una questione sulla libertà di mandato, che può sembrare lontana dalle nostre considerazioni e osservazioni. Qui ci sono due questioni molto attuali e molto moderne: la differenza abissale tra riforme, che possono piacere o non piacere, ma che mirerebbero a garantire alla maggioranza di esercitare una funzione di governo e di essere maggioranza; e quella che si afferma con questa riscrittura della Costituzione, ossia dire che una parte, dopo aver vinto le elezioni, è tutto il Paese, tutta la Nazione e il popolo: siccome ha ottenuto la maggioranza, tra l'altro con premi di maggioranza, è il popolo, quindi non c'è bisogno di ampliare la democrazia con i senatori a vita, né di pesi e contrappesi. È qui che la questione è molto più pericolosa e si altererebbero gli equilibri politici, per l'idea che sta sotto a questa concezione.

Chiudo con una battuta, Presidente. Il vero unicum è che si mette in discussione l'impianto della Costituzione, e non è un intervento chirurgico; mi viene da dire però che ai tempi del sovranismo qui si sta riscrivendo una Costituzione sovranista.

Allora, colleghi, siamo veramente così sicuri di voler andare in questa direzione? Mi rivolgo in particolar modo ai colleghi di Forza Italia, che si richiamano alla tradizione liberale: davvero non pensate che stiamo travolgendo le democrazie liberali? (Applausi).

CAMUSSO (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, da quando è iniziata in Commissione e poi in Aula la discussione su questo disegno di legge abbiamo letto numerose interviste e dichiarazioni, anche della stessa Presidente del Consiglio, tutte tese a garantire che in realtà non c'era nessuna intenzione di attaccare il Presidente della Repubblica e i suoi poteri. Credo che sia la frase più ripetuta in questo periodo in riferimento a questo disegno di legge. In verità non è vero, perché basta prendere l'articolo 1 di questo disegno di legge, al secondo comma, e la prima cosa, proprio il primo atto, che fa questo disegno di legge è abolire una prerogativa del Presidente della Repubblica. C'è quindi uno strano accanimento a smentire ciò che viene fatto.

Vorrei però interrogarmi sulle ragioni per cui c'è questo accanimento a togliere poteri al Presidente della Repubblica. Molti miei colleghi del Partito Democratico e delle opposizioni sono già intervenuti e ne hanno già sviscerato le ragioni rispetto a un modello di democrazia che ci si può immaginare, ma vorrei provare a interrogarmi sul perché, in particolare, vi siete intestarditi sul fatto che bisognava togliere la figura dei senatori a vita. Presupponendo che nessuno di questi vi abbia inseguito, perseguitato o abbia determinato per voi condizioni negative, bisogna evidentemente pensare ad altro. Allora ho provato a pensare che cosa vuol dire una figura come quella dei senatori a vita rispetto al nostro essere in questo luogo e al nostro essere senatori della Repubblica, che ovviamente è un tema di passione politica, di rappresentanza politica e di elezione, ma anche di competenza, del ruolo che bisogna svolgere e della capacità di affrontare le tante questioni che un'Assemblea legislativa dovrebbe affrontare. Richiede cioè anche una capacità intellettuale.

Possiamo, come sempre, ringraziare gli uffici che ci accompagnano in tanta parte del nostro lavoro, perché, pur avendo funzioni intellettuali, ovviamente nessuno di noi è Pico della Mirandola. Ce n'è stato uno nella storia; ognuno di noi fa fatica, cerca informazioni e così via. Possiamo dire che, anche se non sempre, facciamo un buon lavoro e siamo in grado di acquisire le competenze e utilizzare gli strumenti che ci sono. Allora uno potrebbe dire: va bene, quindi che bisogno c'è che le migliori figure dell'arte, della musica, del pensiero e della scienza siano in Parlamento, se siamo così capaci di avere tutti gli elementi e di affrontare tutte le cose? Questo non spiega comunque perché bisognerebbe abolirle, ma devo dire che è di per sé sbagliato, perché il tema non è solo avere le competenze per agire, ma è anche avere la capacità di guardare da un punto di vista diverso, quello di chi non è eletto e rappresentante di un territorio, di una realtà o di un'organizzazione politica, di chi non sceglie la politica come passione, ma, proprio in quanto società civile e in quanto scienziato, storico, filosofo o artista, ha una visione della vita, un punto di vista e una capacità di leggere la società in modo differente da quello con cui lo leggiamo noi. E perché ne avete paura? Che cosa vi spaventa del fatto che ci possano essere dentro l'Aula del Senato alcuni che ci offrono un punto di vista diverso, una capacità di leggere diversamente?

Io sono molto preoccupata quando si ha paura della cultura e della capacità di leggere differentemente la realtà, perché vuol dire che non si ha il coraggio di confrontarsi e che l'obiettivo è quello che tutti la pensino allo stesso modo, anziché riconoscere la pluralità e le differenze.

Penso allora che questo articolo, che apparentemente potrebbe sembrare minore, in realtà è la spia del fatto che si vuole cambiare un sistema per rendere più povera la nostra democrazia, ma anche la nostra capacità di interagire con la società. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea il secondo gruppo di docenti e studenti del Dipartimento di economia dell'Università degli studi di Bologna, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione dei disegni di legge costituzionale
nn.
935 e 830 (ore 16,33)

D'ELIA (PD-IDP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, siamo qui oggi come Gruppo Partito Democratico, ognuno di noi, a intervenire a partire dai diversi emendamenti che abbiamo presentato a questa vostra proposta. Siamo preoccupati e lo stiamo facendo non solo con un proposito ostruzionista, ma per la condivisione di un'opposizione ferma a un disegno di legge che mette in discussione e smonta l'architettura costituzionale. Ognuno di noi, quindi, si è dovuto responsabilmente cimentare con questa proposta e con la propria competenza o meno a intervenire su questi temi, perché stiamo parlando di qualcosa che appartiene profondamente a ognuno di noi: la Carta costituzionale.

In questi emendamenti, che riguardano l'articolo 1 e la modifica dell'articolo 59 della Costituzione, ci sembrerebbe di parlare - l'ha detto prima anche il senatore Bazoli - di qualcosa di secondario rispetto alla portata di questa proposta. A me pare però che ciò abbia a che fare invece con qualcosa di dirimente, con una sorta di inghippo, di imbroglio o di incomprensione che c'è fra noi sul significato e sul senso del suffragio universale e sul modo diverso in cui lo leggiamo.

Il relatore ieri, replicando al dibattito che si è volto in discussione generale, ci ha proprio chiesto esplicitamente: avete paura del voto? Avete paura del suffragio universale? No, ma che cos'è questo enorme bene che è stato conquistato e che la Costituzione ci consegna? Può essere davvero ridotto alla scelta ogni cinque anni di un capo a cui deleghiamo? O non è forse quel concorrere dei cittadini e delle cittadine a determinare, attraverso i partiti politici, le organizzazioni e i corpi intermedi, l'orientamento che la Repubblica e il suo Governo si danno? Noi, il Parlamento e la nostra pluralità, siamo il suffragio universale e non siamo in posizione ancillare rispetto al Governo. Davvero su la testa, colleghi, perché la Carta non ci ha visto così, anche plasticamente. Lo ricordava la senatrice Malpezzi in discussione generale rispetto a com'è seduto il Governo ospite in quest'Aula.

Dentro questa ricchezza e pluralità hanno profondamente senso i senatori a vita - come ci ha ricordato adesso la senatrice Camusso - perché portano competenze, autorevolezza ed esperienze libere, come siamo tutti liberi, perché siamo tutti senza vincolo di mandato, ma liberi anche dall'appartenenza alle forze politiche. Io penso che dentro questa idea di abolire i senatori a vita ci sia una concezione povera, anzi misera, del ruolo del Parlamento che si esprime in tutta questa proposta di legge, di un Parlamento che è davvero eletto a strascico e vive e muore con il Governo.

Si inizia comunque da subito - lo ricordava il senatore Parrini - con il togliere un potere al Presidente della Repubblica: è una mutilazione secca, ha detto il senatore Parrini. Il Presidente è oggettivamente ridimensionato da questa riforma, perché c'è oggettivamente una grande differenza tra l'essere eletto dal popolo o da quest'Assemblea.

Vado a concludere. Sempre replicando, il relatore ci ha ricordato che ottant'anni fa i comunisti furono contro i senatori a vita. Adesso, parlare di comunisti italiani guardando noi forse è un'eccessiva semplificazione della storia politica, della ricchezza e delle diverse storie e culture che hanno dato vita al partito a cui appartengo. Di certo, però, i comunisti italiani hanno scritto la Carta costituzionale. Occorre considerare che venivamo da un Senato del Regno d'Italia di maschi non eletti, di nomina regia, o di senatori per diritto. Venivamo da quell'esperienza di senatori fortemente compromessi col fascismo, alcuni nominati con un'infornata nel Ventennio. Quella era la paura: restringere il suffragio universale e la forza di quello che si era conquistato. Qui però siamo forti - e concludo davvero - di un'esperienza dentro la Repubblica democratica, che ci ha fatto apprezzare e riconoscere il ruolo dei senatori e delle senatrici a vita e il contributo che danno a questo potere legislativo sempre più debole e a cui davvero il disegno di legge in esame toglie potere.

Per questo sosteniamo tali emendamenti e vi chiediamo di tornare sui vostri passi rispetto all'abolizione dei senatori a vita, che è la spia del giudizio che date di queste Assemblee parlamentari. (Applausi).

FURLAN (PD-IDP). Signor Presidente, non intendo leggere l'intervento che avevo preparato; parlerò invece a braccio, sperando anche in questo modo di attirare un po' di attenzione da parte della maggioranza, perché sono convinta che sia ancora possibile salvare il salvabile.

L'emendamento che abbiamo presentato in questo senso vuole proprio stanare la verità e cercare di capire se la volontà della maggioranza di eliminare le senatrici e i senatori a vita nasce solo ed esclusivamente da un riequilibrio a seguito dell'avvenuta modifica del numero dei senatori e delle senatrici o se c'è dell'altro. Se il caso fosse il primo, cioè il taglio del numero delle senatrici e dei senatori e quindi, di conseguenza, un riequilibrio dei senatori a vita, avreste proposto altro, magari di rivederne alcune competenze, oppure di ridurne il numero. Se è così, se è questa la motivazione, non serve eliminare le figure. Il vostro è in realtà un duplice scopo: quello di togliere una delle prerogative (e, ahimè, non solo questa, peraltro, negli altri articoli) del Presidente della Repubblica e, ancora peggio, quello di privare quest'Assemblea, ognuno di noi e soprattutto i cittadini e le cittadine di avere nell'Aula istituzionale figure importanti, testimoni del nostro tempo, donne e uomini conosciuti, non solo nel nostro Paese, ma in tutto il mondo, per le loro capacità di espressione artistica e scientifica e importantissimi anche nella presentazione del nostro Paese. Perché tutto questo? Perché privare i cittadini e le cittadine italiani della possibilità di sapere che nell'Aula del Senato sono presenti persone che danno prestigio e autorevolezza, anche con tanta umanità espressa nelle nostre istituzioni, a meno che non siate convinti che in questo Paese anche l'intellighenzia, la scienza e la testimonianza del tempo debbano avere un'unica colorazione politica?

I senatori a vita nascono al di fuori di questo tipo di confronto per arricchire il Parlamento e le istituzioni, non sono patrimonio di una parte politica ed è sbagliato muoversi in questo modo. È sempre la stessa tecnica che abbiamo riscontrato in tanti atteggiamenti non del governo e della partecipazione, ma del comando: dove penso di non arrivare col comando, trovo il modo per togliere il problema.

Mi si spiega che, per quanto riguarda gli attuali senatori a vita, questi ovviamente non verranno tolti. Ma voi pensate davvero che persone di quel prestigio e di quell'autorevolezza possano accettare, dopo il varo di questo tipo di legge, con la loro dignità, di rimanere in un'Assemblea in cui dove sono tollerati e malvoluti, per cui, prima possono andare, meglio è per tutti? Voi non conoscete l'autorevolezza della cultura, della scienza e della testimonianza del tempo. Mi riferisco certamente alla senatrice Segre, ma non solo a lei, bensì a tutti i nostri senatori e a tutte le nostre senatrici a vita, a cui vanno il nostro riconoscimento e il nostro ringraziamento; anche per questo, fino in fondo, contrasteremo una legge così iniqua, che disprezza il valore delle persone. (Applausi).

FRANCESCHELLI (PD-IDP). Signor Presidente, in continuità con quanto detto dagli illustri colleghi precedentemente nel merito di questa modifica che noi riteniamo inopportuna per tanti motivi, così come espresso lungamente, mi concentrerò sull'emendamento 1.1050 a mia prima firma.

Sappiamo tutti benissimo quello che prevede l'articolo 59 della Costituzione, che accanto ai senatori di diritto e a vita, cioè gli ex Presidenti della Repubblica, che vi accedono automaticamente, vi sono i senatori a vita di nomina presidenziale con quelle caratteristiche che danno lustro anche al nostro Senato e che rappresentano condizioni necessarie anche per assicurare al Senato la partecipazione di membri che abbiano particolari competenze e qualificazione e consentire così la presenza di voci indipendenti anche dai partiti, che rappresentano qualcosa di diverso dalla politica, così da integrare e qualificare positivamente la rappresentanza parlamentare. È chiaro che questo istituto nel corso del tempo è stato oggetto di vari dibattiti, ma non si è mai posto l'accento sulla sua eliminazione. È ben noto che le destre non hanno mai fatto particolare attenzione ai senatori a vita e nel corso del passato vi sono stati anche profondi attacchi che noi riteniamo gravemente ingiustificati.

Comunque, a fronte delle varie discussioni, la nostra Carta costituzionale non prevede un vincolo di mandato per i parlamentari, e questo vale anche per i senatori eletti. Pertanto, l'emendamento di cui sono chiamato a parlare disciplina le loro dimissioni, perché partiamo dal concetto che la cancellazione di questa figura sia inopportuna e magari sarebbe opportuno individuare elementi correttivi alla norma che li possano portare ad una giusta definizione normativa.

Presidenza del presidente LA RUSSA (ore 16,49)

(Segue FRANCESCHELLI). In Senato, in passato, anche ricorrendo alla forma del precedente, determinati casi di specie hanno visto senatori a vita chiedere le dimissioni, perché questo può avvenire, perché i casi della vita che ciascuno di noi è chiamato a vivere ci presentano talvolta anche delle sorprese, situazioni che fanno sì che colui che è chiamato a ricoprire una carica arrivi a un punto della propria vita in cui valuti ormai inidonea per lui tale funzione e che non sia più in grado di espletare i complessi compiti e di esercitare quelle delicate funzioni che la Costituzione assegna come dovere ai vari membri del Parlamento nazionale.

All'epoca il Senato, a fronte di simili casi, ha valutato che nessuno può essere costretto a mantenere un pubblico ufficio contro la propria volontà, giustamente direi, disponendo altresì che qualunque atto di abbandono della carica proveniente da un senatore a vita, se formulato in un momento successivo a quello dell'investitura, va qualificato come atto di dimissioni, anche se denominato diversamente dall'interessato, perché sappiamo tutti noi bene che conta la ratio della richiesta e non tanto la sua forma letterale; per questo era stato rimesso al regime giuridico relativo delle dimissioni.

Anche alla luce del ricordato dibattito presso l'Assemblea costituente, la distinzione tra le dimissioni e la rinuncia non è rimessa alla scelta del soggetto ma dipende da un dato obiettivo e cronologico, cioè dal momento in cui l'atto di abbandono della carica interviene, e per questo motivo prevedere che i senatori a vita possano presentare le proprie dimissioni al Presidente del Senato, che devono essere ratificate dall'Assemblea a maggioranza, consentirebbe di definire e determinare il perimetro costituzionale dell'istituto delle dimissioni del senatore, superando ogni altra valutazione anche interpretativa, che certamente però non si risolve con l'articolo 59, di cui noi chiediamo la permanenza, ma anche con l'eventuale adeguamento alle connotazioni.

È certo che con l'abrogazione dell'articolo 59 si vuole diminuire la capacità rappresentativa del Senato. L'ho detto negli interventi precedenti e lo hanno ricordato anche illustri colleghi: quella che noi oggi evidenziamo come una caratteristica deficitaria rilevante è la carenza della legge elettorale, e se oggi noi limitiamo la rappresentanza a figure che hanno determinati connotati di rilevanza culturale e scientifica, riconosciuti nel nostro Paese e anche a livello internazionale, la preoccupazione è che ci si disinteressi anche dei nostri territori, di tutte le nostre aree interne, quando saremo a leggere questa legge elettorale che non dovremmo attendere, ma che doveva già essere oggetto della discussione di questi giorni in Aula, in quanto non è un elemento successivo, ma è un presupposto essenziale per ogni riforma costituzionale.

FRANCESCHINI (PD-IDP). Claudio Abbado, Gianni Agnelli, Giulio Andreotti, Carlo Bo, Norberto Bobbio, Pietro Canonica, Guido Castelnuovo, Elena Cattaneo, Carlo Azeglio Ciampi, Emilio Colombo, Francesco Cossiga. Eduardo De Filippo, Francesco De Martino, Enrico De Nicola, Gaetano De Sanctis, Luigi Einaudi, Amintore Fanfani, Giovanni Gronchi, Pasquale Jannaccone, Giovanni Leone, Rita Levi Montalcini, Mario Luzi, Cesare Merzagora, Eugenio Montale, Mario Monti, Giorgio Napolitano, Pietro Nenni, Giuseppe Paratore, Ferruccio Parri, Sandro Pertini, Renzo Piano, Sergio Pininfarina, Camilla Ravera, Carlo Rubbia, Meuccio Ruini, Carlo Alberto Salustri, Giuseppe Saragat, Oscar Luigi Scalfaro, Antonio Segni, Liliana Segre, Giovanni Spadolini, Luigi Sturzo, Paolo Emilio Taviani, Arturo Toscanini, Leo Valiani, Vittorio Valletta, Umberto Zanotti Bianco. (Applausi).

Quarantasette cittadini illustri che hanno dato lustro alla Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario: un elenco da ascoltare in piedi, signor Presidente. Molti colleghi hanno ricordato alcuni nomi, ma sentirli tutti insieme dà qualche brivido, perché fa sentire la forza della Nazione, la forza della Patria. Che senso ha nella vostra riforma eliminare i senatori a vita quando non c'entra nulla con tutto il resto? Forse è soffio di populismo accattivante, perché si parla di eliminazione di senatori?

Che senso ha impedire che quell'elenco si allunghi nel tempo con altre personalità che arricchiscano nel futuro il prestigio del Senato e delle istituzioni? Se c'è il dubbio che alteri il numero del rapporto maggioranza-opposizione, prevedete semplicemente che non votino la fiducia, ma lasciateli. Mi rivolgo a quei senatori che hanno più storia personale e storia delle loro forze politiche e di conoscenza delle istituzioni. È un percorso lungo quello che avete davanti. Fate in tempo a ripensarci: stralciate questa norma e salvate la saggezza e la nobiltà dell'articolo 59 della Costituzione. (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio per il suo intervento, anche se comprendeva gli ex Presidenti della Repubblica, che la norma non mette in discussione. (Commenti). È la verità.

IRTO (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo per illustrare l'emendamento a mia prima firma che riguarda la figura dei senatori a vita che nella proposta di legge della maggioranza si è deciso di abolire. La ragione che è stata posta dalle forze di maggioranza a sostegno dell'abolizione della figura dei senatori a vita è quella che il senatore a vita acquisirebbe un eccessivo peso politico a seguito della riduzione dei parlamentari. Tale ragione risulta non solo poco convincente, ma molto risibile, considerato che la riforma costituzionale che ha portato alla riduzione del numero dei parlamentari, da un lato, aveva ricevuto un enorme e assai ampio consenso e, dall'altro, proprio in quella sede, complice anche un'iniziativa dell'allora senatore Calderoli di avviare un dibattito sul tema, si decise, anche in quel caso a larga maggioranza, di tutelare e di conservare nella Costituzione la figura dei senatori a vita nominabili dal Capo dello Stato in numero non superiore a cinque. Tale figura era reputata infatti giustamente compatibile con il nuovo assetto istituzionale. Non si spiega pertanto come oggi la maggioranza si sia convinta del contrario e così abbiano fatto anche alcuni suoi componenti che all'epoca del voto sulla riforma del taglio dei parlamentari, invece, erano d'accordo a tenere in vita la figura dei senatori a vita. Insomma, la solita incoerenza di questa maggioranza. Una ragione però la si potrebbe trovare secondo me anche in questo caso nella volontà di limitare l'azione di soggetti liberi, tanto nel giudizio quanto nell'autonomia dell'esercizio delle proprie funzioni, come dimostrano le illustrissime figure che oggi in quest'Aula ricoprono questo ruolo, che lo hanno ricoperto in questo Paese, in questo ramo del Parlamento, così come dall'elenco del senatore Franceschini.

Il mio emendamento mira pertanto a ripristinare una prerogativa del Capo dello Stato che voi dite continuamente di non voler intaccare, che è quella della facoltà di nominare i senatori a vita, quei cittadini che hanno dato lustro al nostro Paese e alla Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Sarebbe una cosa giusta non solo per noi, ma soprattutto per i cittadini e le nuove generazioni ricordare che ci sono persone che hanno dei meriti giganteschi e importanti per essere nominati i senatori a vita. (Applausi).

VERINI (PD-IDP). Signor Presidente, pochi minuti fa il senatore Franceschini ha letto tutto l'elenco dei senatori a vita. Non voglio e non posso quindi fare altrettanto. Mentre il senatore Franceschini scorreva quell'elenco di nomi, mi ha colpito il fatto che in quell'elenco c'erano personalità di diversissima estrazione politica e culturale, coerente con l'articolo che la vostra riforma intende abolire. Erano personalità che rappresentavano davvero l'intero Paese. Vittorio Valletta, un grande manager della FIAT, non era probabilmente dello stesso orientamento politico di un'eroina della Resistenza, tra l'altro di ascendenze piemontesi e torinesi, come Camilla Ravera. Potremmo continuare con questi nomi per dire che la saggezza dei Costituenti nell'arricchire e dare valore aggiunto a quest'Assemblea attraverso la possibilità di nominare, da parte dei Presidenti della Repubblica, un numero di personalità di questo livello era una scelta saggia. Essa continua tuttora, a motivo delle personalità che siedono qui oggi insieme a noi, a dare valore aggiunto al nostro Parlamento.

Io, allora, do una lettura del perché voi siate ostili al mantenimento di questa norma. Io penso che uno dei motivi risieda nel fatto che queste personalità rappresentano ed hanno rappresentato, nella loro molteplicità di provenienza, l'identità nazionale, l'interezza di un Paese. Voi, invece, con questa e con l'altra riforma dell'autonomia differenziata, l'integrità del Paese la volete frantumare: e i senatori a vita rappresentano e rappresentavano anche un'unità di tutto il Paese.

C'è stato poi un altro terreno comune. C'è un altro terreno comune, nell'elenco che è stato fatto e che possiamo vedere, di tutti i senatori a vita. Quel terreno comune, universalmente riconosciuto da queste personalità, si chiama Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, che è un fondamento della nostra coesione sociale, della convivenza civile.

Allora, nel mortificare ruolo del Presidente della Repubblica e sue prerogative, cosa che la riforma prevede, nell'assestare un colpo al ruolo del Parlamento, togliere i senatori a vita rappresenta un tassello di questa demolizione costituzionale. È anche per questo motivo che noi continuiamo a parlare, nel silenzio e anche quasi nell'assenza, ma pensiamo di doverlo fare per tutta l'Assemblea, perché pensiamo che sia una cosa molto grave quella che state facendo. E sentiamo il dovere, davanti al Paese, di ripetere le argomentazioni che in quest'Aula vi stiamo rappresentando. (Applausi).

CATALDI (M5S). Signor Presidente, se questo articolo 1 non facesse parte di questa riforma, che in qualche maniera rompe gli equilibri costituzionali; se fosse un articolo che mira semplicemente a rivedere i poteri del Presidente della Repubblica in relazione alla nomina dei senatori a vita, allora avremmo anche potuto aprire un confronto democratico.

Però, in una riforma che si sta presentando come un vero e proprio attacco alle istituzioni, in una riforma che marginalizza il Parlamento, in una riforma che riduce i poteri del Presidente della Repubblica, state partendo con il piede sbagliato.

Ecco perché, se guardate il complesso degli emendamenti che abbiamo presentato come MoVimento 5 Stelle, voi noterete che uno di questi emendamenti è un soppressivo. È un emendamento soppressivo, perché non è questo il contesto in cui si possa colpire una carica dello Stato con il chiaro obiettivo di rafforzare un Esecutivo e conferirgli poteri che nessuno Stato democratico conferisce al Presidente del Consiglio.

Ciononostante, abbiamo presentato anche altri emendamenti che sono, in qualche maniera, almeno il tentativo di migliorare questa parte iniziale della riforma. Una parte iniziale che apre con un articolo che prevede di eliminare uno dei poteri del Presidente della Repubblica. Abbiamo cercato di migliorarlo; abbiamo cercato, ad esempio, di inserire il concetto di parità di genere delle nomine che può fare il Presidente della Repubblica. Abbiamo cercato di inserire un adeguamento, una parificazione di alcune norme regolamentari che potrebbero essere anche applicate ai senatori a vita.

Se guardate gli interventi emendativi del Movimento, vi rendete conto che siamo andati anche oltre, perché abbiamo cercato, in qualche maniera, di fare in modo di rimediare a quei danni a cui questa riforma ci può portare, di cercare di rimediare almeno a quei pericoli che sono insiti nella concentrazione del potere su una sola persona. Mi riferisco a quell'emendamento che si interessa degli statuti dei partiti. Perché questo, Presidente? Lo dico anche a voi, colleghi: se volete concentrare così tanto potere su una persona, dobbiamo almeno evitare che possa andare al potere un Presidente del Consiglio sostenuto da forze politiche che non hanno nel loro DNA i valori della nostra Costituzione e i valori della democrazia. (Applausi). Vedete colleghi - mi rivolgo a voi tramite il Presidente - abbiamo inserito in un emendamento la parola "democrazia", una parola che sembra essere latitante in una riforma costituzionale come questa del premierato. La democrazia si regge anche sul concetto dello Stato di diritto, sul bilanciamento dei poteri.

Ministro Casellati, mi rivolgo a lei. Ci siamo visti in Commissione, ci siamo confrontati, ma vede, Ministro, c'è una domanda che ho cercato di rivolgerle più volte; più volte in Commissione ho insistito su questo. Vorrei che il Governo ci dicesse come può ritenere compatibile questa riforma con i principi legati allo Stato di diritto. Da giurista mi rendo conto che questa riforma è scritta senza tenere conto dei princìpi fondamentali che sono alla base del sistema democratico. Questa domanda gliela ripeto oggi in Aula.

Vorrei anche sapere da lei, Ministro, un'altra cosa. Viviamo in un contesto europeo in cui uno dei princìpi cardine dell'Europa, perché è scritto nell'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea... (Brusìo).

Colleghi, scusate, ma tendo a distrarmi se vi sento parlare. Signor Presidente, mi perdoni, ma è un mio difetto. Se c'è questo rumore non riesco a continuare.

PRESIDENTE.Lasciate che il senatore Cataldi possa parlare senza sentire il brusìo di fondo.

CATALDI (M5S). Mi perdoni, Presidente. Sarò invecchiato, ma mi distraggo con più facilità.

Mi rivolgevo appunto al Ministro. L'articolo 2 del Trattato... (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. In realtà il tempo sarebbe scaduto. Le concedo altri trenta secondi.

CATALDI (M5S). Grazie, Presidente.

Signor Ministro, lei si stupisce che il MoVimento 5 Stelle non voglia accettare l'idea di una nomina diretta del Presidente del Consiglio. Le rispondo io, Ministro. Noi non stiamo scegliendo il Presidente del Consiglio come figura istituzionale che conosciamo. Non prendiamoci in giro, questo nuovo Presidente del Consiglio avrà dei poteri enormi, paragonabili a quelli di un dittatore. (Applausi. Commenti). Potrà sciogliere il Parlamento da un giorno all'altro e non potrà essere mandato a casa neppure se si scopre... (Il microfono si disattiva automaticamente). (Applausi).

PRESIDENTE. Spero di non far valere la dittatura del tempo. Vi invito perciò a rispettare il tempo previsto dal Regolamento.

BOCCIA (PD-IDP). Signor Presidente, devo dire che le colleghe e i colleghi della maggioranza hanno sicuramente ascoltato gli interventi che tutti i Gruppi parlamentari di opposizione hanno fatto anche in questo inizio di confronto in Aula sull'impianto degli emendamenti. Spero possano avere in qualche modo rimpianto di non aver partecipato - lo dico ai colleghi Presidenti dei Gruppi di maggioranza - alla costruzione di proposte alternative a quelle che invece il Governo li sta obbligando a subire.

Signor Presidente, partendo dall'articolo 1, il nodo è proprio questo: quanto questa riforma costituzionale sia sentita da questo Parlamento.

I Gruppi di opposizione si stanno opponendo anche in maniera molto dura, non solo perché da tutte le audizioni e dal lavoro fatto in questi mesi in Commissione affari costituzionali è emersa la contraddittorietà, la fragilità e anche la pericolosità di un'eventuale attuazione di questi articoli sulla nostra Costituzione, ma la cosa che ci preoccupa di più, signor Presidente, è proprio questa remissività della maggioranza all'azione del Governo, che è stato silente per mesi, che ha parlato ieri attraverso la ministra Casellati e ci ha convinto ancora di più delle ragioni di difendere l'impianto della nostra Costituzione.

Ebbene, signor Presidente, la lista delle senatrici e dei senatori a vita letta dal presidente Franceschini, non so a lei, non so ai colleghi, ma a me ha fatto fare un viaggio nella storia della Repubblica: un viaggio attraverso gli studi, attraverso i racconti dei nostri nonni, dei nostri avi, attraverso le eccellenze che la Repubblica ha costruito e ad un certo punto ha portato qui a Palazzo Madama: da Toscanini a Canonica, a Sturzo, a Salustri; ci sono Trilussa, Parri, Montale, De Filippo. Non sto citando gli ex Presidenti della Repubblica, non per suo stimolo, signor Presidente, ma semplicemente perché sono stati uomini politici che hanno continuato a prestare il loro servizio in Parlamento sedendo tra questi banchi e penso che abbiano arricchito la storia del nostro Paese. No, parlo degli altri senatori a vita, tra i quarantasette: di Eduardo, drammaturgo del quale non bisogna nemmeno dire il cognome; di Camilla Ravera, la prima donna senatrice a vita che per opporsi al fascismo fu condannata a quindici anni nel 1930; di Carlo Bo, di Norberto Bobbio. Insomma, è la storia della Repubblica, signor Presidente. Ma che senso ha non consentire alla prossima Rita Levi Montalcini di portare qui dentro la sua storia, le sue competenze? Che senso ha dire alla politica: chiuditi rispetto alla possibilità di portare dentro le istituzioni il meglio della Repubblica?

Non abbiamo capito questo impianto - signor Presidente, ho finito - e il modo in cui avete approcciato nell'articolo 1 alla funzione dei senatori a vita. Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti che sono stati ammessi. Utilizzo, signor Presidente, una sua valutazione e anticipo che accetteremo correttamente le valutazioni della Presidenza sull'inammissibilità di alcuni emendamenti, così mi dà qualche secondo in più. Non intervengo dopo, perché penso che da parte nostra...

PRESIDENTE. Le concedo trenta secondi in più.

BOCCIA (PD-IDP). Penso sia fondamentale in questo momento rispettare le regole del gioco che ci siamo dati e darle atto che stiamo entrando nel merito di ogni proposta senza limiti di tempo. Vorremmo continuare ad avere questa facoltà e a far sì che sia rispettata.

Chiudo dicendo solo una cosa, signor Presidente: quanto più grande il potere, tanto più pericoloso è l'abuso. State attenti a quello che state votando, o meglio ai voti contrari che ci state dando, perché potrebbero consentirvi di tornare sui vostri passi. (Applausi).

CASTELLONE (M5S). Signor Presidente, anche io, prima di andare avanti con il voto di questi emendamenti, ci tenevo ad intervenire in particolare sul nostro pacchetto di emendamenti, che riguarda le modifiche all'articolo 59, cioè quell'articolo che permette al Presidente della Repubblica di nominare, come senatori a vita, cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Prima di me, il senatore Franceschini ha elencato i nomi dei senatori a vita che dal 1948 ad oggi si sono susseguiti. Io ne riprendo solo qualcuno: Eugenio Montale, Eduardo De Filippo, Rita Levi Montalcini.

Poiché però credo che sia importante anche conservare la memoria del tempo che stiamo vivendo, ci tengo a leggervi qualche riga su chi sono i cinque senatori a vita che abbiamo l'onore di avere con noi in Aula. Parto da Liliana Segre, che nasce da una famiglia di origine ebraica a Milano. Nel 1938 viene espulsa dalla scuola che frequentava a causa delle leggi razziali e verso la fine del 1943 è arrestata in provincia di Varese mentre cerca di fuggire in Svizzera con il padre e due cugini. Un anno dopo viene deportata nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau; fu liberata nel 1945, dopo essere stata portata nel campo di Malchow. Testimone dell'orrore dell'Olocausto, da allora porta avanti tanti progetti per non dimenticare gli orrori nazisti. Nel 2008 ha ricevuto la laurea honoris causa in giurisprudenza all'Università di Trieste, nel 2010 quella in scienze pedagogiche all'Università di Verona e nel 2020 quella in relazioni internazionali alla LUMSA. Nel 2018 è stata nominata senatrice a vita dal presidente Mattarella, la quarta senatrice a vita donna.

Passo a Carlo Rubbia, che nasce a Gorizia, si laurea in fisica a Pisa e si sposta negli Stati Uniti, dove lavora alla Columbia University in esperimenti sulle interazioni deboli presso il sincrociclotrone di Nevis. Nel 1960 entra nel CERN di Ginevra come ricercatore; dal 1989 al 1994 è direttore del CERN e in questi anni la sua ricerca si concentra sulla fisica delle particelle elementari. Nel 1983 scopre le particelle alla base dell'interazione debole, meccanismo dei decadimenti radioattivi degli atomi, e nel 1984, insieme a Simon van der Meer, riceve il premio Nobel per la fisica. Lo stesso anno diviene cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana. È stato professore in vari atenei, dalla Harvard University all'Università di Pavia. Nel 1999 diventa presidente dell'ENEA. Ha ricevuto 28 lauree honoris causa ed è socio onorario di tante istituzioni, tra cui l'Accademia dei lincei. Dal 2013 è senatore a vita.

Mario Monti è un economista di lungo corso. Ha studiato prima alla Bocconi e poi a Yale, dove è stato alunno del premio Nobel James Tobin. Durante gli anni Settanta ha insegnato all'Università di Trento, a Torino, poi alla Bocconi; è diventato rettore della Bocconi e cinque anni dopo ne è diventato presidente. Dal 1995 al 2004 è commissario europeo; nel 2011 è stato nominato senatore a vita.

Elena Cattaneo è biologa e farmacologa, nota per i suoi studi sulla malattia di Huntington. Dopo aver conseguito la laurea in farmacia e il dottorato in biotecnologie, si è trasferita a Boston e lì ha lavorato sulle cellule staminali. Dal 2013 è senatrice a vita.

Infine Renzo Piano, che fa parte del gotha dell'architettura internazionale. Vedo che il mio tempo sta scadendo. Questo per dire che non c'è dubbio sull'altissimo contributo che queste figure possono portare al dibattito politico. Vi voglio dire, se non l'avete capito, che qui fuori, fuori da questo Palazzo, c'è un Paese che aspetta di essere ascoltato. Altrimenti non lamentatevi se poi alle elezioni un elettore su due decide di non andare a votare, se voi alla società civile chiudete anche quest'ultimo spiraglio. (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, senatrice Castellone. Anche lei sa che non vi sarebbe decadenza, ove venisse approvata questa riforma, della senatrice Segre e degli altri senatori a vita.

A questo punto intendo richiamare la vostra attenzione sull'ambito specifico delle modifiche della seconda parte della Costituzione, riferita all'elezione diretta del Presidente del Consiglio, al rafforzamento della stabilità del Governo e all'abolizione dei senatori a vita.

Ci sono degli emendamenti che mi lasciano molti dubbi sulla proponibilità, ai sensi dell'articolo 97, comma 1, del Regolamento, perché potrebbero essere considerati estranei all'oggetto della discussione, benché, con atteggiamento comprensibile, il presidente Balboni abbia ritenuto, in Commissione, di valutarli come ammissibili.

Per gli emendamenti 01.2, 01.1, 1.0.1, 1.0.4, 1.0.5, 1.0.2, 1.0.3, 1.0.6, 1.0.7, 1.0.8, 1.0.9, 1.0.10, 1.0.11, 1.0.12, 1.0.13, 1.0.14, 1.0.17, 1.0.15, 1.0.16, 1.0.18, 1.0.19 e 1.0.20 mi riservo una valutazione più approfondita e, ai sensi dell'articolo 102, comma 4, del Regolamento ritengo di accantonarli e li valuteremo prima della votazione finale dell'articolo.

I pareri sono già stati dati questa mattina e sono tutti contrari, sia da parte del Governo che da parte del relatore, quindi posso essere esentato dal ripeterli.

Senatore Boccia, volevo dirle, prima di incominciare, che dall'elenco dei senatori a vita mi sono accorto di quanto sono in età, perché ne ho conosciuti veramente parecchi; non tutti, non esageriamo, ero distratto, durante la prima guerra punica mi ero occupato di altro. In particolare, per esempio, mi è venuto in mente il ricordo - scusate se ne cito uno solo tra i tanti - di Ferruccio Parri, che ho avuto l'occasione di apprezzare e di conoscere anche per le sue idee sull'argomento specifico della democrazia diretta, che adesso stiamo trattando. Scusate questa divagazione personale.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.17.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Nessuno me l'aveva chiesto, non ho visto. Lei stia attento ad alzare la mano, perché a volte aiuta. Prego, senatore Borghi.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Non si preoccupi, con me non c'è quel pericolo.

PRESIDENTE. Non si può mai dire.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Glielo posso assicurare, in separata sede glielo spiegherò, non fosse altro per la mia provenienza geografica.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, per le numerose perorazioni fatte da diversi colleghi e per ragioni di ordine cronologico, spetta al presentatore dell'emendamento 1.17, quindi al Capogruppo di Italia Viva, ma in realtà questo tipo di proposta viene fatta in maniera organica ed analoga da tutti gli altri Gruppi di opposizione. Tale proposta è finalizzata a sopprimere l'articolo 1.

PRESIDENTE.Scusate, colleghi, se potete, liberate l'emiciclo e lasciate che il senatore Enrico Borghi possa tranquillamente esporre i contenuti dell'emendamento.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Aspetto anche che la Ministra prenda posto.

PRESIDENTE. Lei vada pure avanti, non aspetti.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Era un gesto di cortesia, tutto qui, non credo sia precluso.

Come dicevo, tutti i Gruppi di opposizione hanno presentato questo emendamento soppressivo e le motivazioni insistono esattamente nelle argomentazioni che sono state portate nella nostra discussione e non vorrei dilungarmi più di tanto nel merito della questione, se non per sottolineare un aspetto di natura politica che conferma, una volta di più, che aver chiuso la porta a tutte le opposizioni nell'articolazione di un aspetto di questa natura, che nulla ha a che fare con il merito della proposta, perché non si riesce a comprendere quale sia la circostanza che debba legare l'introduzione dell'elezione diretta del Primo Ministro con l'eliminazione della possibilità di nominare i senatori a vita i quali, come è noto, sono una prerogativa esclusiva del Presidente della Repubblica. Quindi, in primo luogo, se si fosse voluto compiere un intervento organico, ci si sarebbe tranquillamente potuti limitare al passaggio relativo all'introduzione dell'elezione diretta del Primo Ministro. E se si fosse voluto aprire un canale di interlocuzione con le opposizioni si sarebbe potuto accogliere questo tipo di proposta, che nel merito è anche finalizzata a configurare un quadro di organicità alla riforma. Si sarebbe potuto tranquillamente fare, andando così nella direzione di una dialettica e di una logica di reciproco ascolto, senza peraltro in alcun modo inficiare l'obiettivo politico che la maggioranza si è proposta. Invece no, si vuole comunque procedere con gli stivali delle sette leghe, con le orecchie tappate, con una volontà tetragona e sostanzialmente con la riproposizione di uno schema per il quale si vuole andare avanti a colpi di sportellate, che non è oggettivamente il miglior modo con il quale si può costruire uno spirito costituente e una riforma della nostra Costituzione. Per questi motivi, signor Presidente, mi sento di dover perorare l'accoglimento dell'emendamento 1.17, oltre che per le questioni che sono state ricordate, anche perché questo, essendo il primo voto di una lunga e articolata batteria che abbiamo di fronte, configurerebbe anche un segnale politico molto preciso. Se il relatore tornasse sui suoi passi, se il Governo modificasse la propria opinione e tenesse conto che c'è una proposta di tutte le opposizioni finalizzata a richiedere questo aspetto, darebbe un segnale di intelligenza politica che in queste settimane abbiamo fatto fatica a scorgere e continuiamo a far fatica a scorgere anche nell'impostazione del lavoro così come è stato fornito. (Applausi).

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, faccio un brevissimo riferimento autobiografico. Ho avuto un maestro elementare nato nel 1907, sotto l'Austria, poi diventato italiano dopo il 1918, da adolescente, che ci diceva che avendo vissuto all'epoca del fascismo e poi nel Secondo dopoguerra, aveva maturato un entusiasmo straordinario nell'essere italiano. Come tutti i maestri di allora, anche lui era un onnisciente, insegnava tutte le materie con rara competenza e ci spiegò alle elementari come funzionava lo Stato, che c'erano le elezioni, che c'era il Parlamento, che c'era il Governo e ci disse che c'erano i senatori a vita. Al pensiero che esistevano i senatori a vita nel Parlamento, che avevano il ruolo di trasmettere il loro sapere da persone di grande esperienza che avevano costruito cose importanti per il nostro Paese agli eletti, mi sentivo orgoglioso di far parte di un Paese che aveva questo istituto, perché è bello pensare che ci siano gli eletti dal popolo, ma anche che ci siano le persone di valore che aiutano gli eletti dal popolo a prendere le decisioni migliori.

Questo orgoglio che avevo da bambino, e che mi sono portato dietro tutta la vita, forse potrebbe essere utile anche ai bambini di oggi, ai giovani di oggi, per sentirsi cittadini migliori. Temo che non potranno averlo e questo mi dispiace, per cui noi siamo contrari. (Applausi).

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, intervengo rapidamente in questo caso, perché i miei colleghi e io stesso alcuni minuti fa e nelle ore passate abbiamo spiegato più volte per quali ragioni - e per quale ragione penso io - l'articolo 1, che il Governo propone con la riforma costituzionale, faccia proprio parte di quello che io stesso stamattina ho definito classico esempio di populismo dall'alto; un modo totalmente demagogico - secondo me - di inserire nel dibattito un argomento che, con l'elezione diretta del Presidente del Consiglio - come è del tutto evidente - non c'entra nulla. E non c'entra nulla nemmeno con la stabilità di governo. Non credo ci possa essere un solo docente di diritto costituzionale in questo Paese capace di costruire un minimo nesso logico tra la norma al nostro esame e il tema di cui parlate; un tema di cui la Ministra ha parlato molto nelle ultime settimane, ossia la necessità della stabilità del Governo che addirittura significherebbe un introito nelle casse dello Stato di cifre elevatissime che si sarebbero perse nel corso del tempo, perché avremmo il gigantesco problema di stabilità. Sarà anche vero, ma veramente non si capisce il gigantesco problema di stabilità e i tanti Governi che ci sono stati in questi anni nel nostro Paese quale nesso abbiano con i senatori a vita. Ve lo dico io: nessuno. (Applausi).

Non hanno alcun nesso, com'è del tutto evidente. È populismo, populismo dall'alto. Quindi, è la cosa peggiore che si possa fare quando si lavora su una riforma costituzionale ed è però anche la gigantesca dimostrazione di come venga meno uno degli argomenti che avete utilizzato in tutti questi mesi. Voi dite che non vengono toccate le prerogative del Presidente della Repubblica. L'articolo 1 dimostra in maniera evidente e inequivocabile che invece le prerogative del Presidente della Repubblica sono toccate eccome. Tra l'altro, non è l'unica che viene toccata, perché - come abbiamo avuto modo di dire lungamente in discussione generale - ne viene toccata qualcun'altra non proprio di secondo piano - diciamo così - per esempio come si forma un Governo, un dettaglio non proprio di poco conto; per esempio quella che riguarda lo scioglimento delle Camere, un altro dettaglio non proprio di poco conto. Quindi - come ben si vede - vengono toccate eccome le prerogative del Capo dello Stato e vi rifugiate, anche in questo caso, francamente dietro una autentica menzogna.

Aggiungo un'ultima considerazione nel merito: proprio avendo scelto questo tipo di impostazione, e cioè un'argomentazione profondamente populista, in qualche modo vi sottraete anche al confronto. Io l'avrei fatto un confronto serio sulla figura dei senatori a vita oggi nella Repubblica contemporanea, nel 2024, magari anche limando alcuni aspetti che pure esistono. Avrei accettato un ragionamento sull'opportunità o meno, per esempio, di farli partecipare al voto di fiducia. C'era un modo per affrontare seriamente la questione dei senatori a vita. Magari si sarebbe potuto ragionare sulle presenze, un criterio che però dovrebbero valere per tutti, per i senatori a vita, ma anche per i senatori eletti. (Applausi). Mi piacerebbe andare a vedere l'elenco degli assenti. È un argomento che viene utilizzato, spesso, nella propaganda populista e, quindi, mi piacerebbe andare a vedere le presenze in Aula dei senatori eletti e vedere se davvero la bilancia penda esclusivamente da una parte.

In ogni caso, ci sarebbero state tutte le possibilità, se voi l'aveste voluto, di fare un ragionamento serio, come si dovrebbe fare in una seria Aula parlamentare: discutere, cioè, seriamente se l'istituto dei senatori a vita è soltanto un retaggio del passato, se può essere aggiustato e se può essere in qualche modo ancora invece utilizzato nello spirito dell'articolo 59, cioè per migliorare questo Parlamento e questo Paese.

Avete scelto un'altra strada che, come sempre, è la strada della propaganda, della demagogia e del populismo. Qui dentro avete gioco facile perché naturalmente i numeri sono quelli che sono. Ma sono convinto - anche se è la quinta volta che ve lo ripeto e alla fine di questa discussione sarà la cinquecentesima - che vi pentirete molto amaramente di tutto questo perché il popolo italiano non farà nessuna... (Il microfono si disattiva automaticamente. Commenti).

PRESIDENTE. Ci dobbiamo abituare, discutendo 3.000 emendamenti, che al minuto giusto interromperò l'intervento. Sono 3.000 emendamenti. Lei concluda. Visto che non l'avevo detto prima, lei concluda il suo intervento.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, stavo dicendo che il popolo di questo Paese non farà alcuna fatica a smascherare tutta questa demagogia. (Applausi).

PRESIDENTE. Ecco, adesso lo sappiamo.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Senatore Lombardo, interviene in dissenso dal suo Gruppo?

LOMBARDO (Misto-Az-RE). No, non in dissenso.

PRESIDENTE. È in dissenso rispetto al suo Gruppo? Lei vota contro, a favore o si astiene su questo emendamento? Così vale per sempre.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Presidente, io chiedo...

PRESIDENTE.Siccome può parlare uno per Gruppo e avete tanti emendamenti, vi dovete dividere. Lei è una componente del Gruppo. Quindi, se non è in dissenso, non le posso dare la parola.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Io sono firmatario dell'emendamento 1.19 che è identico a quello che si sta illustrando.

PRESIDENTE. La votazione è unica. Non le posso dare la parola. La ringrazio.

CATALDI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CATALDI (M5S). Signor Presidente, colleghi (Brusio), io voglio convincere voi. (Applausi).

PRESIDENTE. Si rivolga a me, senatore.

CATALDI (M5S). Ci mancherebbe, Presidente. Tramite lei vorrei convincere i colleghi di maggioranza o almeno una parte di loro. Ad esempio non so come i colleghi della Lega potranno spiegare ai propri elettori un voto...

PRESIDENTE. Forse se prendete posto, vi convince meglio. Vi prego di prendere posto.

CATALDI (M5S). Presidente, va bene anche in piedi.

PRESIDENTE. Vada avanti.

CATALDI (M5S). Presidente, perché voteremo come MoVimento 5 Stelle un emendamento soppressivo? Non soltanto perché l'abbiamo presentato anche noi, ma perché questo premierato è un edificio che non si può ristrutturare. È un edificio che va demolito e l'impianto va ricostruito ex novo. Ne abbiamo parlato per mesi in Commissione. Perché vi abbiamo detto di provare a copiare da altri sistemi, di pensare agli Stati Uniti o alla Francia? Potete immaginare cosa sarebbe successo se il Presidente degli Stati Uniti avesse avuto gli stessi poteri che voi volete dare a questo Presidente del Consiglio? Si dimette il Presidente degli Stati Uniti e si scioglie il Parlamento? Semmai può succedere che il Presidente degli Stati Uniti finisca sotto impeachment. Questo da noi non solo non è possibile, ma non sarà possibile neppure sfiduciarlo. Capite allora che è un impianto che va demolito e ricostruito ex novo? Qui sono sbagliati sia i presupposti che la struttura attraverso la quale questa riforma del premierato è stata realizzata.

Parliamo dei presupposti. E, poi, Presidente, se non riuscirò a concludere, proseguirò intervenendo su un altro emendamento. Ministro, lei ci parlava di un'esigenza di stabilità, su cui sono d'accordo, che serve anche per creare una maggiore economia nel Paese, perché le imprese vogliono la stabilità. Guardate però che alle imprese non interessa nulla se cambia un Governo: interessa che non si cambino le regole del gioco, a loro interessa la certezza del diritto. Proprio questo Governo, da quando si è insediato, ha cominciato a cambiare le regole del gioco. Chiedetelo agli imprenditori dell'edilizia. (Applausi). Se lei, Ministro, ha voglia di venire nel mio territorio, le farò vedere quanti cantieri sono fermi. Quella è la certezza del diritto che le imprese vogliono. E le dirò di più. Le imprese vogliono vivere in un contesto di legalità; vogliono vivere sapendo che non ci sono imprese corrotte che possono loro passare davanti.

Signor Ministro, lei lo sa quanto costa la corruzione ogni anno all'Italia? Quando fate una riforma della giustizia, non spuntate le armi alle procure. Come la combattiamo questa piaga sociale che ci sta impoverendo e sta distruggendo il Paese? Lo facciamo mettendo dei laccioli alle procure e rendendo più difficili le intercettazioni?

Signor Presidente, qui voi state ponendo un problema: un problema giusto, ma state dando la soluzione sbagliata. Sono sbagliati i presupposti, ma sono sbagliate le modalità di attuazione. Io non so, colleghi, se vi rendete conto. Siete tre forze politiche di maggioranza, ma credo che abbiate sensibilità diverse. Quindi, io faccio appello a voi per cercare di fare una riflessione: chi sarà il nuovo Presidente del Consiglio?

Innanzitutto, non c'è un criterio discrezionale. Se lui si dimette, se lui esce dal gioco, è come il giocatore che sta in campo, che va via, che non gioca più e si porta via il pallone. È una persona che avrà un potere di ricatto sul Parlamento perché, a prescindere da una crisi politica, se lui non è più d'accordo su un tema, può decidere da un giorno all'altro di andare a casa e di mandare a casa tutto il Parlamento. Non può farlo, in nessuna democrazia occidentale, nessun Presidente di nessuna democrazia occidentale. Riflettete su questo, colleghi della Lega. Cosa direte ai vostri elettori?

Non solo: i parlamentari futuri, non noi, ma i prossimi parlamentari non avranno libertà di votare. Non potranno votare liberamente la sfiducia e non ci sono eccezioni. Se, ad esempio, è coinvolto in uno scandalo di corruzione, possono decidere di usare questo strumento. No: qualunque sia il motivo della sfiducia, anche se su questioni che riguardano personalmente il Presidente del Consiglio, i parlamentari, per esercitare questo loro diritto, dovranno accettare obbligatoriamente lo scioglimento delle Camere. (Applausi).

Ma non basta. Questo Presidente del Consiglio, dato che non è stato modificato l'articolo 77 della Costituzione, rispetto al quale c'era un emendamento della senatrice Maiorino, eserciterà ancora il potere legislativo attraverso una decretazione d'urgenza a cui non avete voluto porre limiti. Vi rendete conto, colleghi, di cosa state facendo? (Applausi).

MELONI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MELONI (PD-IDP). Signor Presidente, signora Ministra, colleghe e colleghi, io provo anzitutto a riassumere alcuni punti che abbiamo discusso, illustrando molti emendamenti, per dichiarare il voto favorevole, mio e del Gruppo Partito Democratico, a questo emendamento in discussione.

Partiamo da argomenti che la maggioranza e il Governo hanno provato a sostenere nel corso del dibattito in Commissione e - come dirò da ultimo - non in quest'Aula, dal momento che non abbiamo avuto la fortuna di sentire alcuna vostra voce. Si dice che la conferma della norma costituzionale sulla presenza dei senatori a vita potrebbe alterare la stabilità della maggioranza. Non è vero, per definizione, visto quanto scrivete nella vostra riforma, perché la legge elettorale porterebbe automaticamente, con il Presidente del Consiglio, una maggioranza.

Quale può essere un altro problema? L'assenza di terzietà dei senatori a vita? Mi pare che non sia un argomento: per quello che vediamo in quest'Aula, per quello che abbiamo imparato, per quello che tanti colleghi hanno detto, rispetto anche solo all'evocare i nomi delle personalità che hanno rivestito questa carica. Non credo sia un tema minimamente pertinente.

Oppure non è terzo il Presidente della Repubblica che li nomina e, dunque, fa diventare anche i suoi nominati di parte? Forse qui voi svelate un aspetto fondamentale di questa riforma. Voi dite costantemente che il Presidente della Repubblica non viene sottratto di poteri, che non viene alterata la sua figura e non vengono alterate le sue prerogative. Ovviamente, questo è totalmente falso. Evidentemente state svelando, state confessando che con questa riforma il Presidente della Repubblica non sarà più una figura terza capace di garantire l'unità nazionale, capace di rappresentare un riferimento per tutti gli italiani. In una democrazia così fragile e così controversa, com'è la nostra storia, una figura così preziosa verrebbe persa definitivamente. Allora, forse in uno scrupolo di coscienza dite che non può neanche designare i senatori a vita. Ma l'errore sta alla base: sta nell'alterare la natura del ruolo del Presidente della Repubblica.

C'è poi una questione che abbiamo ugualmente evocato ripetutamente, che è di metodo. Voi state procedendo ad adottare o a provare ad approvare una riforma senza confrontarvi con le opposizioni. L'ho detto intervenendo prima: questa maggioranza non è maggioranza nel Paese. La storia dei tentativi di riforma costituzionale e anche elettorale degli ultimi trent'anni ci dice che chi approva delle riforme in questo modo, di solito, anzi sempre, perde le elezioni; nel caso delle riforme costituzionali, se le vede respingere dagli elettori nei referendum; una cosa che sarebbe un bene se voi adottaste questa riforma con questo testo, ma sarebbe molto negativa per il Paese.

C'è la disponibilità da parte delle opposizioni a ragionare e a trovare delle intese che portino dei miglioramenti, nell'ottica richiamata anche dal Governo della stabilità, della capacità degli elettori di esprimere un indirizzo diretto rispetto a chi governa, della efficienza dunque della funzione di Governo, ma voi la state respingendo. Mi auguro che sia così solo fino alle elezioni europee, perché pensate di poter prendere qualche "zero virgola" in più dicendo che avete dato i poteri assoluti a questa Presidente del Consiglio. Non li state dando a questo Presidente del Consiglio: state alterando l'equilibrio istituzionale, modificando in maniera radicale la nostra Costituzione, e non si capisce bene il perché. Spero che dal 10 giugno cambierete opinione.

C'è una seconda questione di metodo che ha a che fare con il rispetto che deve riguardare tutti noi, e quindi, con il rispetto reciproco. A parte le ore di chiacchiericcio cui abbiamo assistito in questo dibattito, a me sembra veramente un modo di non rispettare gli argomenti che noi stiamo proponendo il fatto che nessun rappresentante della maggioranza abbia preso la parola (Applausi) per dirci perché invece è necessario evitare che nella Costituzione sia previsto che si possano nominare i senatori a vita. Ditecelo, ditelo: ci son persone che ascoltano questo dibattito e hanno la curiosità e l'interesse di saperlo. (Applausi. Commenti).

PRESIDENTE.Senatore, si rivolga a me.

MELONI (PD-IDP). Attraverso lei, Presidente, chiedo ai colleghi della maggioranza di spiegarci le loro ragioni, perché non è rispettoso nei confronti delle opposizioni e del Parlamento questo che è un silenzio arrogante. Noi chiediamo di sapere le ragioni per cui invece dovrebbe passare questa norma. (Applausi).

PRESIDENTE. Abbiamo ancora circa 2.990 emendamenti da votare, e forse questo può essere considerato.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.17, presentato dai senatori Borghi Enrico e Musolino, identico agli emendamenti 1.18, presentato dal senatore De Cristofaro e da altri senatori, 1.19, presentato dal senatore Calenda e da altri senatori, 1.20, presentato dalle senatrici Unterberger e Cattaneo, 1.21, presentato dal senatore Giorgis e da altri senatori, e 1.1000, presentato dal senatore Cataldi e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Tutti innalzano la Costituzione, sia a destra che a sinistra, e questo mi fa piacere: vuol dire che tutti avete in animo di rispettarla. (Commenti). Vi prego, a destra come a sinistra, di abbassare la Costituzione, che è di tutti, non di una parte. Le riprese ci sono già state. C'è qualcuno che ne ha addirittura due in mano, ma sempre una è la Costituzione.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.23, presentato dalla senatrice Rojc e da altri senatori, fino alle parole «fino a». (Vivaci commenti).

Me lo dovete chiedere. Eravate impegnati in altro, mi spiace. (Vivaci commenti. Applausi).

Qui si viene per discutere e per votare, non per fare propaganda innalzando qualcosa. (Vivaci commenti). È così. Lo dico a destra come a sinistra. (Vivaci commenti). Seduti, accomodatevi. Va bene. Chi ha chiesto di parlare? (Vivaci commenti). Seduti, calma, non si può disturbare. Accomodatevi.

MARTON (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Se qualcuno vuole parlare, lo deve chiedere.

VOCE. La votazione è aperta! (Vivaci commenti).

PRESIDENTE. Tra un attimo sarò costretto a prendere provvedimenti.

Si sieda, la richiamo all'ordine.

MARTON (M5S). Signor Presidente, le avevo chiesto la parola prima della votazione. (Vivaci commenti).

PRESIDENTE. Allora, ciascuno si metta al proprio posto. Senatore Malan, la prego di far accomodare i senatori del suo Gruppo.

Bene, allora mi pare che sia il minimo che potessi dire, dopo che, a destra come a sinistra, avete innalzato, a mo' di sfida, il libretto della Costituzione. Non si fa questo. Non si fa. (Commenti). La votazione è annullata.

Prego, senatore Marton.

MARTON (M5S). Signor Presidente, ho chiesto la parola sull'ordine dei lavori prima che lei aprisse la votazione, proprio perché volevo che lei mi desse un chiarimento. All'inizio, prima della votazione, ha enunciato una serie di emendamenti che ha accantonato per consentire un supplemento di valutazione.

Siccome a breve dovremo andare a fare delle dichiarazioni di voto su alcuni emendamenti, non mi è chiaro se l'emendamento 1.1002 sia stato accantonato o meno. Vorrei capire come mi devo comportare a breve, se dovrò fare o meno la dichiarazione di voto. (Applausi).

PRESIDENTE. Stia tranquillo, senatore Marton, avrà la possibilità, se verranno dichiarati ammissibili, di intervenire.

MARTON (M5S). È proprio quello.

PRESIDENTE. Vi prego di stare seduti, gli uni e gli altri, ognuno al proprio posto. Non dovete confondere la mia disponibilità abituale con un lassismo che non ci può essere.

MARTON (M5S). Presidente, non mi ha risposto.

PRESIDENTE.Senatrice, due addirittura? Le abbassi.

MARTON (M5S). Signor Presidente, non mi ha risposto. L'emendamento 1.1002 è tra gli accantonati?

PRESIDENTE. Non è accantonato. Ho letto quelli accantonati.

BOCCIA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOCCIA (PD-IDP). Sull'ordine dei lavori. (Brusio).

PRESIDENTE. Vi prego tutti di rispettare un minimo di decoro.

BOCCIA (PD-IDP). Mi piacerebbe ascoltare i colleghi quando entriamo nel merito del dibattito, e non mugugni quando cerchiamo semplicemente di chiedere alcune cose.

Signor Presidente, prima domanda: è stato annullato il voto?

PRESIDENTE. Anche lei non è attento. Certo, l'ho detto due volte.

BOCCIA (PD-IDP). È scoppiato il caos. Lo dico, signor Presidente, perché il Gruppo Partito Democratico e immagino anche gli altri Gruppi di opposizione intendono intervenire su ogni emendamento, come lei sa.

PRESIDENTE. Non c'è una prenotazione generale. C'è una prenotazione emendamento per emendamento.

BOCCIA (PD-IDP). Però, se non ci dà il tempo di chiedere la parola alzando la mano...

PRESIDENTE.Difatti le sto dando la parola. Prego.

BOCCIA (PD-IDP). Siccome dobbiamo provare ad andare avanti in un clima non semplice, difficile, ma di rispetto reciproco...

PRESIDENTE. Bravo.

BOCCIA (PD-IDP). ...le modalità con le quali noi abbiamo esposto il nostro pensiero a difesa della Costituzione sono state assolutamente rispettabili di quest'Aula e della sua storia. Non penso sia opportuno fare la ramanzina - lo dico ai colleghi della maggioranza - ai Gruppi di opposizione, che si stanno opponendo legittimamente a quello che riteniamo essere...

PRESIDENTE. La ringrazio, è chiaro quello che vuol dire. Le rispondo. Lei può intervenire.

Mi pare che da parte mia - non siamo al primo giorno di scuola - vi sia sempre stata - e spero me lo riconosciate - una conduzione rispettosa dei diritti dell'opposizione, ancor prima e almeno alla pari della maggioranza, forse ancor prima. Questo non vuol dire che vi possano essere atteggiamenti che non rispettano il modo di stare in Aula. Anche alzare la Costituzione dall'una e dall'altra parte, in segno di sfida, come dire "io sono la Costituzione, tu no", non è accettabile. (Applausi).

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 1.23.

CATALDI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CATALDI (M5S). Signor Presidente, continuerò, tramite lei, un tentativo di convincimento della maggioranza. Su questo emendamento noi, come MoVimento 5 Stelle, ci asterremo, perché siamo dell'idea che è bene che non si aumenti il numero dei senatori a vita che può nominare il Presidente della Repubblica.

Tuttavia, cogliamo un segnale importante da parte della forza politica che lo ha presentato. Il segnale è quello di tentare quantomeno un contro-bilanciamento rispetto allo squilibrio tra i ruoli istituzionali del Parlamento, del Presidente della Repubblica e del nuovo Premier. Da questo punto di vista noi esprimeremo un voto di astensione, ma comprendiamo un segnale importante, perché non so fino a che punto questa maggioranza si renda conto anche di un'altra cosa.

Il nuovo Premier - ve lo ripeto - può mandare a casa i parlamentari, può sciogliere le Camere, non può essere sfiduciato, eserciterà il potere legislativo. Non è detto che sarà di destra e non è detto neppure che sarà di sinistra; potrebbe essere anche di una forza che non ha nel suo cuore i valori democratici e che magari emerge in un momento di crisi economica e sociale, dove bisogna prendere decisioni politiche scomode. E guardate che, quando ci sono quei venti e quelle tempeste, diventa difficile ipotizzare che cosa potrà succedere. Quel Premier non avrà neppure bisogno di una vera maggioranza, dal momento che avete inserito in Costituzione l'obbligatorietà del premio di maggioranza, andando a distorcere il principio di rappresentatività, anche se poi nel drafting avete inserito un principio contraddittorio, e cioè fate il premio di maggioranza nel rispetto della rappresentanza.

Ma che cosa state dicendo? Colleghi, o c'è la rappresentanza reale o c'è una distorsione della rappresentanza, per cui una forza politica emergente con il 20 per cento, se trova un altro 20 per cento di appoggio - ammesso che questo minimo del 40 lo inseriate da qualche parte, perché in Costituzione non ce l'avete voluto mettere - e se prenderà - come state dicendo - un premio del 15 per cento, governerà l'Italia e farà ciò che vuole, rappresentando una parte minima della popolazione. Ma voi davvero volete rischiare questo? (Applausi).

Presidente, abbiamo il dovere di proteggere gli italiani da tutte le possibili distorsioni democratiche. Un principio come quello di un premio di maggioranza può stare in una legge elettorale, ma non può stare in Costituzione. Se lo mettete in Costituzione, quello che inserite fatelo bene, inserite anche quando questo premio va dato, perché non possiamo fidarci di chi in futuro vorrà fare una legge elettorale di cui non conosciamo neppure i minimi dettagli. (Applausi).

MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, intervengo dicendo che voi davvero state dicendo delle bugie. Ieri ho sentito in quest'Aula rispondere (Commenti)

PRESIDENTE. Si rivolga a me. Vi prego, niente ululati. Si rivolga a me. Non dica: voi state dicendo bugie. Dica: Presidente, dicono bugie.

MAGNI (Misto-AVS). Ieri, rispetto ad alcuni interventi che sono stati fatti, è stato risposto che non è vero che si modificano i poteri del Capo dello Stato. Tuttavia, l'articolo 1 dimostra che i poteri del Capo dello Stato sono messi in discussione, perché togliete un diritto che il Capo di Stato oggi ha. Avete anche fatto riferimento al fatto che, ad esempio, nella discussione sulla Costituzione il Partito Comunista - di cui io orgogliosamente penso di essere stato parte per un periodo importante e, quindi, sono fiero di aver fatto parte di quella storia - era contrario ai senatori a vita. I comunisti, che han fatto una grande battaglia per la libertà, per cacciare i fascisti e nazisti da questo Paese, hanno modificato le proprie opinioni perché questa Costituzione è fatta di idee diverse e hanno trovato la sintesi in modo unitario. Questo è il dato fondamentale: opinioni e visioni diverse hanno trovato una sintesi, quello che voi non volete fare. State modificando e calpestando questa Costituzione senza voler discutere con le opposizioni.

Questo è il punto centrale, dopodiché si può discutere se uno in più o in meno. Io su questo sono molto disponibile a discutere, come diceva prima il mio Capogruppo. Ma il dato vero è se si fa e qual è lo spirito. Questo spirito non c'è da parte vostra e questa è un'idea autoritaria con cui dimostrate in modo autoritario quello che volete fare. Non ve lo permetteremo, non ve lo permetterà il popolo italiano. (Applausi).

ROJC (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROJC (PD-IDP). Signor Presidente, io intervengo per riprendere il discorso della democrazia che si riconosce soprattutto dalla capacità di rappresentanza dei suoi cittadini.

In Commissione ho avuto modo di sottolineare la mancanza del nostro sistema di una rappresentanza parlamentare tutelata delle minoranze. In Aula ho ringraziato la ministra Alberti Casellati per aver accolto un emendamento in tal senso, firmato ovviamente anche dalla sottoscritta, che però non definisce nulla. Dobbiamo attendere il testo di una nuova legge elettorale per vedere come le decine di migliaia di cittadini italiani che si riconoscono nelle minoranze nazionali o storiche o linguistiche del Paese avranno la loro rappresentanza. Così per la mia comunità verrebbe finalmente a concretizzarsi l'articolo 26 non solo della legge di tutela, ma anche per la reciprocità che definisce questo diritto per gli italiani in Slovenia, per Costituzione, da trent'anni.

Vorrei ribadire il tema della rappresentanza democratica dei senatori a vita, quella parte dell'Italia nobile, saggia e straordinaria che è doveroso onorare, ma soprattutto ascoltare con attenzione. L'Italia ha bisogno anche della rappresentanza della saggezza e della partecipazione dei senatori a vita alle decisioni che vengono prese in quest'Aula (Applausi);saggezza e partecipazione che non dipendono da appartenenze politiche, ma che invece danno voce a posizioni super partes.

Annuncio pertanto il voto favorevole del Partito Democratico e spero che qualcuno della maggioranza si ravveda e voti a favore. (Applausi).

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signor Presidente, provo a intervenire sul merito anche sperando di placare un po' la temperatura dell'Aula. Spero anche che la Presidenza ci aiuti nelle successive votazioni, perché con la prima siamo partiti un po' alla grande.

Noi ci asterremo su questo emendamento perché è ovvio che la scrittura dell'emendamento ha una finalità anche ostruzionistica, diciamolo evidentemente. Ci terrei però a dire che c'è un aspetto veramente curioso, in una situazione di crisi del Parlamento così profonda e così evidente.

Questo è un Parlamento che lavora male, in modo farraginoso. È un Parlamento bicamerale che non è più bicamerale, perché sappiamo benissimo che ci troviamo in una forma di monocameralismo alternato e che anche atti legislativi fondamentali per la vita della Repubblica, come la legge di bilancio, vengano di fatto approvati da una sola Camera e ratificati dall'altra. È un Parlamento che è in seria difficoltà, perché l'unica riforma costituzionale che sia stata fatta è la sciagurata riforma che ha comportato la riduzione del numero dei parlamentari. E mi permetto, signor Presidente, di indirizzarmi alla collega Maiorino tramite lei: nei miei dodici anni di Parlamento non rimpiango nulla di quello che ho fatto, ma, se c'è un voto che non avrei voluto dare, è quello per la riduzione del numero dei parlamentari. E mi assolvo, perché so che fummo costretti a cambiare voto, perché per il MoVimento 5 Stelle quella riforma era talmente importante che, senza quel voto, non avremmo dato un Governo alla Repubblica; avremmo rischiato di avere un sovranista al Quirinale e per quella minaccia io decisi di cambiare idea e ancora oggi ne sono pentito. Ci siamo trovati a ridurre di un terzo il numero degli addetti a un'organizzazione quando il funzionamento dell'organizzazione è rimasto lo stesso. E, quindi, non ci voleva - come si dice - la zingara per capire che, se un'organizzazione non modifica sé stessa, ma taglia di un terzo gli addetti che dovrebbero farla funzionare, è chiaro che va in crisi. Si potrebbe dire che il Senato degli Stati Uniti ha soltanto 100 senatori a fronte di 300 milioni di abitanti, ma ogni senatore degli Stati Uniti ha 25 collaboratori che lo mettono in condizione di lavorare, mentre qui stiamo dietro a una serie di Commissioni permanenti, stiamo dietro alle Giunte, dietro alle bicamerali, e abbiamo dei collegi assurdi. Io sono stato eletto in tutto il Piemonte, tranne un pezzo della provincia di Torino, e come potrò mai essere all'altezza di rappresentare tutta quella gente, se da solo devo coprire 3 milioni di elettori?

Ebbene, in questa situazione così grave, cosa fa questa maggioranza? Invece di lavorare per migliorare il funzionamento del Parlamento, si occupa dei senatori a vita. Mi sembra un ordine delle priorità abbastanza surreale, in particolare se pensiamo che la ministra Alberti Casellati, che è stata Presidente di questa Camera e conosce meglio di chiunque le difficoltà che incontriamo quotidianamente nel nostro lavoro, dovendo portare a casa una riforma, di tutti gli aspetti inerenti al funzionamento del Parlamento si occupa proprio dei senatori a vita. A me sembra una visione allucinata della realtà, anche perché - mi lasci dire - ad averne di senatori come i nostri senatori a vita. Per cui, se c'era proprio una cosa da fare, era badare a non privarsi dell'autorità morale di una Liliana Segre, alla quale dovremmo non smettere mai di rendere ringraziamento per aver inaugurato in modo così elevato questa legislatura, una legislatura che porta il sigillo della senatrice Segre, della sua vita, del secolo che abbiamo alle spalle e che deve sempre guidarci nelle cose che facciamo. Sono a quattro minuti e 21 secondi.

Noi certamente ci asterremo, ma non possiamo non notare un assurdo ordine delle priorità, il fatto di essersi lavate le mani rispetto al tema del bicameralismo paritario e, quindi, esprimiamo simpatia per i firmatari di questo emendamento. (Applausi).

PERA (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERA (FdI). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori e vorrei chiederle se non può prendere in considerazione la sospensione dei lavori dell'Assemblea per dieci minuti, per poter digerire la notizia che ci arriva adesso delle agenzie, ovvero che il Primo Ministro della Britannia si sta recando a Buckingham Palace per chiedere lo scioglimento del Parlamento il 30 maggio e convocare le elezioni generali il 4 luglio. Lei capisce che questo è l'uomo solo e nero al comando e noi dovremmo riflettere su questa esperienza. (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie: in attesa di avere maggiori notizie, rinviamo la sospensione. (Commenti).

Sottolineo che non mi è stato chiesto di mettere ai voti una richiesta di sospensione. È una valutazione del Presidente.

VERINI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERINI (PD-IDP). Signor Presidente, volevo aderire alla richiesta, perché il presidente Pera ha ragione. (Applausi). Prendendo spunto proprio da ciò che sta capitando nel Regno Unito, dobbiamo valutare se ciò che si sta proponendo qui oggi...

PRESIDENTE. Lei aderisce alla richiesta, il commento non serve. (Commenti del senatore Verini).

Vorrei dare la parola a chi ha chiesto di intervenire in dissenso, quindi finiamo l'argomento al nostro esame. (Proteste).

Non c'è una richiesta. Se la avanza lei... (Commenti).

Non mi spieghi il motivo, perché è chiaro. Cosa chiede?

VERINI (PD-IDP). Chiedo una sospensione dei lavori per poter forse avviare, a lavori sospesi, quel confronto e quell'approfondimento che anche il presidente Pera ha suggerito di svolgere a quest'Assemblea e al suo Governo. (Applausi).

PRESIDENTE. Ricordo che il presidente Pera ha chiesto a me di valutare una proposta di sospensione dei lavori, non ha chiesto che venissero sospesi e lo ringrazio per la sua correttezza. (Applausi).

Metto invece ai voti la richiesta avanzata dal senatore Verini.

Non è approvata.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Signor Presidente, intervengo in dissenso e lo farò anche nei prossimi provvedimenti, per spiegare che, mentre Azione ha votato a favore degli emendamenti che propongono di non toccare le prerogative del Presidente in ordine alla modifica dei senatori a vita, noi ci asterremo rispetto alle proposte di modifica che riguardano il numero dei senatori che, come lei sa, sono consequenziali. Siccome per noi questi sono emendamenti legittimi, ma dal carattere ostruzionistico, rispetto ad essi, ogni volta che ci sarà la dichiarazione di voto, dichiareremo il voto in dissenso per manifestare l'astensione.

PRESIDENTE.Corretto, la ringrazio.

PATUANELLI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal Gruppo.

PRESIDENTE. Anche il senatore Patuanelli, Capogruppo dei 5 Stelle, parla in dissenso dal suo Gruppo?

PATUANELLI (M5S). Assolutamente sì!

PRESIDENTE. Ha un minuto, Capogruppo.

PATUANELLI (M5S). Presidente, ne ho tre, ai sensi dell'articolo 109, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. La valutazione è assegnata al Presidente.

PATUANELLI (M5S). È una previsione regolamentare, Presidente.

PRESIDENTE. Lei incominci a parlare.

PATUANELLI (M5S). Io insisto per avere i tre minuti come da Regolamento, Presidente, la ringrazio e non li userò tutti e tre.

PRESIDENTE.Cominci a parlare.

PATUANELLI (M5S). È una mia facoltà non usarli tutti e tre, e non una previsione regolamentare, grazie. (Applausi).

PRESIDENTE. Intanto le rispondo, perché vale per il futuro: l'articolo dice «per non più di tre minuti». (Commenti).

Io faccio il parlamentare da tanti anni. (Commenti). Perdo tempo io, sto facendo io ostruzionismo, colleghi. È presente il ministro Alberti Casellati. Io non ho niente contro la sua tecnica, senatore Patuanelli, perché da esponente di Fratelli d'Italia, che era un Gruppo decisamente piccolo, tante volte ho tentato di fare ostruzionismo dicendo di voler intervenire in dissenso dal mio Gruppo, ma ricordo che quasi mai mi è stato consentito. Dopo la prima volta, mi è stato detto che era strumentale e la Presidente Casellati, col vostro applauso, mi ha tolto la parola. (Commenti). Io non tolgo la parola, vi do un minuto, quando l'intervento è strumentale. (Applausi. Commenti).

Prego, senatore Patuanelli.

PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, si rischia un conflitto istituzionale con il suo intervento, perché non mi risulta che la Presidente Casellati abbia mai negato la parola a chi interveniva in dissenso dal Gruppo, neanche al Gruppo Misto. (Applausi). Mi consenta di dire che c'erano tantissimi ex senatori del MoVimento Cinque Stelle nel Gruppo Misto e mi ricordo che, uno alla volta, si recavano in quei banchi e illustravano il proprio dissenso dal loro Gruppo. (Applausi).

PRESIDENTE. Era un dissenso vero.

PATUANELLI (M5S). Era un dissenso vero, come lo è il mio.

PRESIDENTE. Se vuole intervenire in dissenso, lo faccia.

PATUANELLI (M5S). Presidente, mi permetta: ha appena detto che era un dissenso vero. Mi consenta, non sta a lei attribuire la veridicità del mio intervento (Applausi), né la propaganda eventuale delle opposizioni. Prima ha tacciato di propaganda una pacifica manifestazione con una presa...

PRESIDENTE.Immagino che si dimetterà da Capogruppo se è in dissenso con il suo Gruppo. Prego, continui.

PATUANELLI (M5S). Presidente, questo fa parte della democrazia interna ad un Gruppo che aleggia molto sapientemente nel mio e forse non in tanti altri. (Applausi).

Ad ogni modo, stavo dicendo che la propaganda che lei prima ha citato è intrisa in questo provvedimento, non nella manifestazione di opposizione che noi stiamo facendo, anche con strumenti ostruzionistici.

Nel merito dell'emendamento, ritengo sia giusto mantenere i senatori a vita, ma che il 5 per cento dei componenti di quest'Assemblea sia un numero eccessivo e quindi non mi asterrò, ma esprimerò un voto contrario. (Applausi).

PRESIDENTE. Procediamo dunque alla votazione della prima parte dell'emendamento 1.23. (Commenti).

SIRONI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola, spero in forma cortese, ma la prego di decidere prima, se vuole intervenire.

SIRONI (M5S). Signor Presidente, la ringrazio, era una verifica. Il mio intervento è volto a manifestare un voto in dissenso dal mio Gruppo, che si asterrà, mentre io intendo esprimere un voto contrario, perché dieci senatori a vita sono un numero eccessivo.

Peraltro mi ero illusa che il presidente Pera intervenisse finalmente per spiegare a quest'Assemblea la motivazione per cui si intende eliminare la prerogativa del Presidente della Repubblica della nomina dei senatori a vita, che - permettetemelo - non capisco cosa ci "azzecchi" con la stabilità del Governo. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.23, presentato dalla senatrice Rojc e da altri senatori, fino alle parole «senatori a vita fino a».

Se non venisse approvato, sarebbero preclusi i successivi emendamenti fino a pagina 13, quindi si passerebbe poi alla votazione dell'emendamento 1.1003. (Commenti). Ricordo che gli altri emendamenti riportano «a vita fino a dieci», «fino a nove», «fino a otto», «fino a sette», «fino a sei», «fino a cinque», «fino a quattro», «fino a tre»: in questo caso, la prassi vuole che si voti una volta sola. (Commenti). Questa è la decisione irrevocabile del Presidente: è deciso e non c'è discussione su questo; basta guardare i precedenti, sono tutti così, quindi non mi fate perdere tempo. Comprenderete che il tentativo di contestare anche decisioni così normali rende inevitabile l'inasprimento di tutte le misure regolamentari per far andare avanti il dibattito. Veniamoci incontro tutti: lo dico ai Capigruppo, che dovrebbero conoscere i precedenti. (Commenti). Sempre al momento della votazione, si viene a verificare questo, ma ora non l'ho ancora aperta. È giusto che, una volta per tutti, ve lo dica: la regola che è stata chiamata del canguro, proprio perché viene chiamata così, la conoscete e più volte è stata discussa; quando vi sono emendamenti in sequenza, uno dopo l'altro, è prassi ormai costante da parte della Presidenza, a partire dal 1996, avallata dalla pronunzia della Giunta per il Regolamento del 17 luglio del 1996 (potrei leggere tutte le altre, ma lo sapete benissimo applicare) in quel caso quella che viene normalmente definita regola del canguro.

GIORGIS (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIS (PD-IDP). Signor Presidente, la cosiddetta regola del canguro è stata effettivamente applicata in quest'Aula e c'è un precedente illustre, quello che fu determinato dagli emendamenti presentati dal ministro Calderoli, allora senatore, che vedeva quest'Assemblea chiamata a pronunciarsi su circa quattro milioni e ottocentomila emendamenti.

Quella proposta avanzata dal senatore Calderoli determinò una reazione, perché è ovvio che quattro milioni e ottocentomila emendamenti avrebbero costretto l'Assemblea, sostanzialmente, a una paralisi dei propri lavori. Si è successivamente applicata questa tecnica, che mortifica le prerogative delle minoranze e dei parlamentari, solo di fronte a situazioni straordinarie.

Signor Presidente, mi lasci concludere, per chi ci ascolta: qui abbiamo un Presidente del Senato che ha deciso di applicare, alla terza votazione, un istituto che neanche in Commissione è stato applicato dal Presidente. (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. Senatore Giorgis, l'avranno ascoltata, ma non è questo l'argomento. (Commenti). Adesso però, colleghi, se volete che conduca l'Assemblea nella maniera corretta, vi prego di essere altrettanto corretti.

Il precedente che lei cita è molto successivo a quello, per esempio, del 2004, concernente la discussione del disegno di legge n. 2544, di riforma dell'ordinamento della Repubblica. Poi c'è un altro precedente, del 29 luglio, relativamente alla discussione del disegno di legge di revisione della Parte II della Costituzione. (Commenti).

Voglio che lei mi ascolti, cortesemente. (Commenti). Eravamo chiari, adesso eravamo all'invettiva: le avrei dovuto togliere la parola per altri motivi, invece ho usato il tempo. (Commenti). Ne parleremo alla prossima riunione della Conferenza dei Capigruppo. Le ho tolto la parola per il tempo, lasciamo perdere il resto.

Ascoltatemi con attenzione, lo dico a tutti: stiamo applicando una regola di buonsenso che, poiché ci sono diversi emendamenti che propongono di aumentare il numero dei senatori a vita a dieci, oppure a nove, a otto, a sette, a sei o a cinque, li racchiude, come da precedenti. (Commenti). Colleghi, non volete essere interrotti, ma interrompete me? Tale regola li racchiude, con una decisione inappellabile del Presidente del Senato, in un'unica votazione. Se vogliamo, ne potremo parlare alla prossima riunione della Conferenza dei Capigruppo; per ora scusatemi, ma ho la necessità di mettere in votazione la prima parte dell'emendamento 1.23, invitandovi ad avere un atteggiamento di civile rispetto per le decisioni che sono costretto ad assumere.

MAIORINO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAIORINO (M5S). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, perché mi sembra di aver capito che, in questo computo di canguro che vuole applicare, abbia inserito anche l'emendamento 1.1002, che invece, nel secondo comma, si distingue dagli altri, perché stabilisce una cosa completamente diversa, ossia scomputa i senatori a vita dal conteggio dei voti per le fiducie. Questa è una cosa piuttosto rilevante, che lo diversifica dagli altri emendamenti.

PRESIDENTE. Voteremo la seconda parte. Intanto, votiamo per la prima parte.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.23, presentato dalla senatrice Rojc e da altri senatori, fino alle parole «fino a».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e gli emendamenti da 1.24 a 1.31.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signor Presidente, mi appello a lei...

PRESIDENTE. Cosa c'è, senatore?

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, quindi ho cinque minuti (Commenti), e lo sa benissimo anche il collega, che è un Presidente di Gruppo.

PRESIDENTE. Vada avanti, senatore Borghi, perché ha già sprecato dieci secondi.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signor Presidente, vorrei iniziare.

Ci sono una questione generale e una questione di dettaglio. Parto dalla questione di dettaglio e faccio appello alla Presidenza, perché abbiamo fatto tre votazioni e per due volte è rimasta accesa la spia che segnala che la votazione è aperta. Se partiamo con questo clima, ho l'impressione che arriveremo in modo un po' complicato. Proviamo a darci un metodo per il quale, a iniziare dalla Presidenza, si apre la votazione, non si fanno più discussioni quando si è in votazione, la si chiude e poi si fa tutto quello che si deve fare. Non mi interrompa, Presidente, mi lasci parlare. Lo dico perché ho già visto che c'è una certa pulsione un po' particolare nel suo polso. Stia tranquillo...

PRESIDENTE. Vada avanti, senatore Borghi, non si preoccupi e non guardi il polso.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signor Presidente, voglio fare un appello accorato, non fazioso... (Brusìo). Se vi piace, va bene; se non vi piace, vado avanti lo stesso. Non è che mi faccio spaventare se mi fate la ola. (Commenti).

PRESIDENTE.Senatore Borghi, la prego però di rivolgersi a me. Nessuno la sta spaventando.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signor Presidente, sto solo chiedendo alla Presidenza di recuperare quello spirito costituente che ci dovrebbe essere, visto il merito delle questioni che stiamo affrontando. Nessuno, almeno da parte del Gruppo che rappresento, è qui a sindacare la potestà del Presidente di articolare le proprie funzioni e i propri poteri in una determinata maniera. È una questione di approccio: se già alla terza votazione abbiamo creato un clima di questo genere, perché la Presidenza appare non lineare dal punto di vista della terzietà, credo che un atteggiamento di tipo diverso e un approccio un po' più malleabile potrebbero essere utili. (Applausi). Mi permetto di sottolinearlo, visto che siamo in fase di revisione della Costituzione e non stiamo convertendo uno dei tanti decreti-legge che ci sono capitati.

PRESIDENTE. Senatore Borghi, stiamo discutendo del regolare andamento dei lavori in una fase di tutta evidenza legittimamente ostruzionistica. Ascolti le due parole: ostruzionistica e legittimamente. Non metto in discussione la legittimità di utilizzare il filibustering che, sin dalla lontana Gran Bretagna, è sempre stato considerato uno strumento legittimo. Altrettanto legittimamente, chi ha il dovere di regolare i lavori deve attuare tutte le norme regolamentari che riportino i tempi dei lavori dell'Assemblea nell'alveo della normalità. Se lei mi fa un appello, io lo ricambio: andiamo alla discussione di merito senza argomenti solo ostruzionistici e vedrà che il problema non si pone. È tutto chiaro? Bene.

BOCCIA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOCCIA (PD-IDP). Signor Presidente, al netto delle passioni britanniche del presidente Pera e tornando alle nostre più modeste regole del gioco, la cosa che le chiedo a nome del Gruppo Partito Democratico è di non proseguire a fari spenti. Infatti, le regole sugli emendamenti e sugli eventuali emendamenti inammissibili, signor Presidente, se ce le diamo, le rispettiamo.

Quando la Ministra - o, attraverso di lei, gli altri membri del Governo - interviene e con il relatore dà i pareri, noi li accettiamo. In quel momento eventualmente li contestiamo, ma sappiamo quali sono. Quando la Presidenza decide in corso d'opera di modificare alcune valutazioni e ci viene detto, o direttamente o attraverso gli uffici, noi accettiamo le regole del gioco. Quello che non possiamo accettare, signor Presidente, è di non sapere dove stiamo andando emendamento dopo emendamento, perché se lei decide di applicare - come ha deciso e noi questa cosa l'abbiamo contestata, perché non siamo d'accordo - un minicanguro, perché ad un certo punto ha fatto una valutazione che sette, otto o nove senatori sono la stessa cosa, noi pensiamo di no, perché probabilmente metterci un senatore in più in un certo contesto potrebbe avere senso, ebbene - me lo deve consentire - se questa cosa viene decisa mentre è in corso il confronto, lei sta modificando le regole del gioco.

PRESIDENTE. È chiarissimo. Questo mi permetto di dire che non è vero, perché è sempre stato fatto.

BOCCIA (PD-IDP). No, così no.

PRESIDENTE.Credevo che avesse finito di parlato. Ho capito il suo intervento: lei vuole saperlo prima di ogni votazione che ne preclude altre; prima della discussione glielo dirò.

BOCCIA (PD-IDP). Non prima di ogni votazione, prima di ogni raggruppamento di emendamenti. Altrimenti, signor Presidente, io le chiedo...

PRESIDENTE. Non facciamo un colloquio. Quando ha finito di parlare, intervengo.

BOCCIA (PD-IDP). Penso di interpretare anche le ragioni degli altri Presidenti dei Gruppi. Allora sospendiamo la seduta, andiamo in Conferenza dei Capigruppo e definiamo lì...

PRESIDENTE. La ringrazio. Allora mi sembra di aver ricevuto un appello da parte del Presidente del Gruppo PD a sapere in anticipo quando vengono applicate le regole che consentono... (Commenti del senatore Boccia).

No, non spetta a loro, spetta a me. Certamente non spetta al Presidente della Commissione accorparli, non lo potrebbe fare, ma quello che prendo dal suo intervento è che, ove venisse applicato quello che lei chiama "canguro", anziché, dirlo al momento della votazione, come però è sempre stato fatto, lo dirò prima della discussione del singolo gruppo di emendamenti. Questo non ho difficoltà a farlo. La ringrazio.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.1003, presentato dal senatore Cataldi e da altri senatori, fino alle parole «un massimo di».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e gli emendamenti 1.1004, 1.1005 e 1.1006. (Commenti).

Essendo stata preclusa la prima parte dell'emendamento 1.1002 - mi dicono gli Uffici - è preclusa la seconda parte: dobbiamo andare avanti, altrimenti non ce la facciamo più.

MARTON (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTON (M5S). Signor Presidente, stiamo per votare la seconda parte dell'emendamento 1.1002. È corretto? Ho capito bene? Io prima avevo chiesto a lei se fosse tra gli accantonati.

PRESIDENTE. Lei me l'ha chiesto e non era ancora stata votata la prima parte. Essendo stata rigettata la prima parte, è preclusa la seconda. (Commenti). Non mi fate fare cose che spetta agli Uffici capire.

Ci dobbiamo mettere d'accordo: se vogliamo lavorare bene, dovete far fare alla Presidenza - in maniera imparziale, ve lo assicuro e vi prego di credermi, e rispettosa del Regolamento - tutto quello che deve fare. Passiamo all'emendamento 1.1007, a pagina 15 del fascicolo, perché i precedenti sono preclusi. (Commenti).

Non ci siamo, colleghi: oggi facciamo così, ma non potremmo farlo. A breve sospendo la seduta e convoco una Conferenza dei Capigruppo, perché o ci capiamo o non andiamo avanti. Questo è un ostruzionismo inaccettabile per me, perché c'è l'ostruzionismo lecito e c'è quello inaccettabile; se si mette in discussione la decisione legittima della Presidenza, diventa un ostruzionismo inaccettabile. Questo è il punto. (Applausi).

PARRINI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PARRINI (PD-IDP). Signor Presidente, credo che ci conosciamo abbastanza. Io non ho nessun tipo di dubbio sulla sua imparzialità, però mi vengono dubbi su quello che ho sentito rispondere a una precisa domanda della senatrice Maiorino. Cerchiamo di spiegare con calma quello che è avvenuto negli ultimi tre minuti, senza concitazione. Sono stati ritenuti accorpabili nella votazione emendamenti che secondo noi non erano da accorpare; questa discussione lei l'ha troncata e risolta in una maniera che non condividiamo, ma della quale prendiamo atto. Tali emendamenti erano di contenuto omogeneo rispetto alla prima parte dell'emendamento 1.1002, a firma dei senatori Cataldi e Maiorino.

La notizia che voglio darle, proprio perché io ho fiducia nella sua imparzialità, è che la seconda parte dell'emendamento 1.1002, che propone di scomputare i senatori a vita dalle votazioni fiduciarie, con i voti che abbiamo fatto precedentemente non ci azzecca assolutamente niente. (Applausi). Quindi come può l'insieme delle votazioni fatte precedentemente precludere il voto su quella parte dell'emendamento 1.1002? Proprio per la grande fiducia che ho nella sua imparzialità, credo che lei debba prendere atto che ci sono gli estremi per votare la seconda parte dell'emendamento 1.1002, come ha assicurato alla senatrice Maiorino, che gliel'aveva domandato con grande accuratezza.

PRESIDENTE. Ha ragione che me l'ha chiesto con correttezza, quindi è inutile che me lo ripeta. Allora, spiego bene come funziona questo benedetto canguro. Finché non viene votato un emendamento, non posso dire se anche la seconda parte è preclusa o no, perché, mentre è sicuramente unita in un'unica votazione la parte identica degli emendamenti accorpati, la seconda parte può essere diversificata. Diventa preclusa la seconda parte solo nel momento in cui viene bocciata la prima. È così che funziona. Vi assicuro che anch'io ho chiesto lumi al riguardo agli Uffici, per avere i precedenti, perché anche a me era sorto il dubbio se fosse automatica la preclusione. Sì, lo è, una volta che viene votata la prima parte. Sto cercando di condividere il ragionamento, per cui è così che funziona, piaccia o non piaccia; è una norma utilizzata e purtroppo è così. Siccome questa è una valutazione che spetta a me, mi sono consultato con chi ha la memoria dei precedenti: è sempre stato in questa maniera. (Commenti). Io adesso le darò, se proprio vuole, la parola; dopodiché, sulle decisioni del Presidente non aprirò più la discussione, perché sapete che esistono decisioni della Presidenza inappellabili e questa è una di quelle. In questa ultima occasione, però, le do la parola.

MAIORINO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAIORINO (M5S). Signor Presidente, spero che la decisione possa non essere inappellabile. Qualora lo fosse, però, ne prendo atto e allora il mio discorso vale per il futuro. La mia richiesta di poter votare la seconda parte di questo emendamento, che si distingue nettamente da tutti gli altri, precede poi la messa ai voti che ha determinato la caduta di tutti questi emendamenti. Mi permetto quindi di dire che, essendo questa la regola, l'errore è stato mettere in votazione prima, facendo decadere l'intero emendamento e non dando seguito a quanto lei stesso aveva accordato, ossia di poter votare la seconda parte in maniera separata. Per questo chiedo un ripensamento sull'inappellabilità innanzitutto della decisione, limitatamente a questo emendamento, e per il futuro magari di fare attenzione al fatto che, quando c'è una richiesta di voto per parti separate, non si metta in votazione, perché poi decade la proposta. (Applausi).

PRESIDENTE. Senza che costituisca un precedente, assodato che prima ci poteva essere un dubbio su come funziona quello che chiamiamo canguro; chiarito come funziona da ora in poi, siccome capisco che si possa essere incorsi nella confusione, perché ho detto che non era precluso, poiché non era precluso fintanto che non c'era la votazione (quindi non potevo dirle che era precluso), capisco che lei possa essere incorsa - e forse io stesso - nello stesso medesimo abbaglio; per cui, senza che questo costituisca un precedente e proprio per chiarire che d'ora in poi sarà come secondo la regola del canguro, pongo in votazione la seconda parte dell'emendamento 1.1002 (Commenti). Adesso lasciate che decida io, sennò non faccio neanche questo.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Credo che lei abbia un bisogno essenziale, prego lo faccia.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, forse lei non lo capisce, mi dispiace.

PRESIDENTE. Le do la parola. Lei forse non ha visto l'eccezionalità di questa ammissione al voto e la prego di intervenire.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Lei dovrebbe davvero giocare un ruolo terzo, ma non capisce - e mi dispiace, perché c'è scritto ed è davvero italiano, quindi è semplicissimo da comprendere - che questo… (Commenti). Non è che cambio idea.

PRESIDENTE. Vi prego di lasciar parlare il senatore, colleghi. Mi dica cosa non capisco: non si preoccupi, sono pronto a imparare, senatore De Cristofaro.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Come stiamo cercando di dire da diversi minuti, la seconda parte di questo emendamento contiene un punto serio che, se questa discussione fosse stata sottratta dalla propaganda becera in cui è stata infilata, sarebbe stato un oggetto serio di discussione. Questo emendamento si riferisce a una cosa su cui nel corso degli ultimi anni sono stati prodotti anche diversi convegni, perché il tema dei senatori a vita, e esattamente di quali debbano essere le loro funzioni, è reale e ha un fondamento. Io le posso citare diversi convegni che sono stati fatti addirittura al Senato su questo, in cui per esempio si è discusso esattamente del punto contenuto in questo emendamento, sul quale anticipo che esprimerò un voto di astensione.

Non mi sento infatti di esprimere un voto di contrarietà e nemmeno a favore, perché penso che questa sulle funzioni dei senatori a vita avrebbe dovuto essere una riflessione seria da proporre a quest'Assemblea. Effettivamente, nel corso degli anni passati è successo che alcuni voti espressi dai senatori a vita siano stati decisivi per la sopravvivenza o meno di un Governo. Mi riferisco a voti di fiducia, quindi a una cosa molto seria. Mi pare che ai tempi del secondo Governo Prodi fu decisivo il voto della senatrice a vita Rita Levi Montalcini, e quindi, a partire da quell'episodio che fu abbastanza clamoroso, perché effettivamente un Governo era rimasto in vita grazie a un voto di fiducia espresso da un da una senatrice a vita, in quel caso si pose questa questione.

Questo è un emendamento serio, pertanto sarebbe stato davvero clamoroso se fosse stato cangurato. Questa, inoltre, è esattamente la dimostrazione di come su questa tematica sarebbe servita una seria discussione tra di noi: vogliamo mantenere i senatori a vita, che poteri gli vogliamo dare, vogliamo considerare anche il voto di fiducia o vogliamo escluderli dal voto di fiducia? Questa sarebbe stata una discussione seria, degna di un'Assemblea parlamentare e finanche di una riforma costituzionale. Invece, aver messo tutto in un calderone, quindi semplicemente proponendo un'abolizione in una riforma in cui si parla dell'elezione diretta del Premier, che non ha nessun elemento che costituisce un nesso con la stabilità, dimostra proprio in maniera chiara, insieme addirittura alla ricerca di mancanza di discussione su questo emendamento, come il dibattito che stiamo facendo sia profondamente strumentale e propagandistico.

Io spero che sulla seconda parte di questo emendamento si esprimano tutti i Gruppi, perché è una questione reale. Per esempio su questo ritengo - e le posso per l'appunto citare molti casi di dottrina che si sono esercitati esattamente sul punto - che la discussione effettivamente meriterebbe un approfondimento da parte del Parlamento e francamente che debba essere considerata alla stregua di uno dei tanti emendamenti ostruzionistici mi sembra veramente incredibile. (Applausi).

PRESIDENTE. Spero che ci sia stato questo dibattito in Commissione. Qualcuno vuole intervenire ancora su questo?

MARTON (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARTON (M5S). Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire già un quarto d'ora fa, perché sull'emendamento 1.1002 avrei voluto fare la dichiarazione di voto, poi è successo tutto quello che è successo e non è colpa sua.

PRESIDENTE. La faccia, le ho dato la parola.

MARTON (M5S). La ringrazio.

Una delle domande che mi sono state poste da alcuni cittadini all'esterno in questi minuti è perché ci stiamo battendo per i senatori a vita e a cosa servono. La seconda domanda me la pongo io: rispetto agli obiettivi dichiarati da questo disegno di legge costituzionale, c'entrano qualcosa e raggiungono gli obiettivi della stabilità del Governo? No. Vi dico però che nel 2013 ho avuto la fortuna di avere, sotto la mia postazione, il senatore Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica. Noi abbiamo un premio Nobel per la fisica in Aula: non so a quante persone nella vita sia capitato di incontrare un premio Nobel e di avere la possibilità di parlarci in Italia. (Applausi. Commenti). Immaginavo che il contributo che questi senatori... (Commenti).

PRESIDENTE. Senatore Romeo, per favore, lasci concludere.

MARTON (M5S). Immaginavo che il contributo che potesse dare il senatore Rubbia alla discussione fosse notevole. Tra l'altro, il senatore Rubbia i primi tempi veniva molto spesso in Aula; mano a mano che è passato il tempo è venuto sempre meno, ma per l'inutilità delle discussioni che avvenivano in quest'Aula. Per lui discutere qui dentro era totalmente inutile, perché non spostava nulla. Relativamente alla presenza della votazione dei senatori a vita qui dentro, sono totalmente d'accordo e ovviamente il Gruppo si esprimerà a favore dell'emendamento, perché, nonostante possano portare un grossissimo contributo alla discussione e alzare il livello dei nostri dibattiti, ritengo che non sia corretto che facciano parte...

PRESIDENTE. Del voto di fiducia, è chiaro.

MARTON (M5S). Presidente, mi faccia una cortesia: prima ha fatto un commento alla senatrice Sironi; se limitasse i commenti sugli interventi dell'opposizione, le posso assicurare che saremmo molto più sereni, perché fa sempre battute e commenti, a volte anche fuori luogo, a volte simpatici. Se la smettesse, sarebbe gradito. (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, il tempo a sua disposizione è terminato. Le dico che lo mettiamo tranquillamente in votazione, anche perché mi sono accorto che mentre questo - c'è poco da fare - con il canguro, tranne il voto eccezionale che avevo previsto, dovrebbe saltare, c'è un altro emendamento, l'1.22, presentato dalle senatrici Cattaneo e Unterberger, che è identico alla seconda parte dell'emendamento 1.1002. In ogni caso, quindi, avremmo recuperato questo argomento. Li mettiamo in votazione insieme, perché concordo che questo argomento è oggetto di grande discussione, tant'è che mi permetto di chiedere al Presidente della Commissione, in qualità di relatore, e al Ministro, visto che andiamo a discutere dell'emendamento 1.22 e a votarlo, ed essendo quindi una votazione diversa, se anche su questo è già stato espresso parere contrario e non ci sono ripensamenti, perché potremmo magari accantonarlo, dal momento che è identico. (Commenti). Allora, lo decido autonomamente; decido di accantonare insieme all'emendamento 1.22 la seconda parte dell'emendamento 1.1002.

Possiamo andare avanti con maggiore tranquillità?

Io capisco che non faccio testo, ma all'inizio del dibattito anch'io avevo detto che forse su questo tema un approfondimento generale poteva essere utile. Andiamo avanti.

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 1.1007.

Dico subito che si vota la prima parte dell'emendamento che, se respinta (questa volta lo dico prima), preclude i successivi, fino all'emendamento 1.1015.

GIORGIS (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIS (PD-IDP). Signor Presidente, questi emendamenti cercano ovviamente di fare in modo che le prerogative attualmente previste dalla Costituzione in capo al Presidente della Repubblica, relative alla nomina dei senatori a vita, non vengano meno.

Ora, sono le 7 meno 10. Questa mattina abbiamo iniziato il dibattito alle 11 e lo abbiamo ripreso alle 15. Sono circa cinque ore e mezza, più o meno, che discutiamo... (Commenti).

PRESIDENTE. Che succede? La prego di andare avanti, senatore Giorgis, non era disturbato.

GIORGIS (PD-IDP). No, Presidente, ma la svalutazione del Parlamento avviene innanzitutto se gli stessi parlamentari non hanno consapevolezza del proprio ruolo e interpretano il confronto parlamentare con dileggio o peggio, con fastidio, perché il confronto è fatica e noi, dopo cinque ore e mezza di discussione, devo dire la verità, ci saremmo aspettati che almeno qualcuno spiegasse il perché è desiderabile sopprimere la possibilità che il Presidente della Repubblica nomini fino a cinque senatori a vita. (Applausi).

Guardi, Presidente, lo dico questa volta senza nessuna polemica, ma cercando di prendere più sul serio possibile anche quello che lei ci ha detto poco fa. Lei ci ha detto che si deve discutere e poi votare. Ora, una discussione presuppone che non intervenga solo una parte, altrimenti che razza di discussione è? Sono cinque ore e mezza che facciamo un monologo e abbiamo spiegato con argomenti a mio avviso seri, che far venir meno questa prerogativa è incomprensibile. Non si capisce quale sia il vantaggio che ne avrebbe la nostra democrazia rappresentativa e, nella ricerca di una qualche spiegazione, di un qualche motivo, abbiamo anche ipotizzato, come ha fatto giustamente il senatore Meloni, che forse voi abbiate timore che nel nuovo assetto di forma di governo il Presidente della Repubblica sia a rischio di entrare nell'orbita della maggioranza, perché un Presidente del Consiglio porta con sé una maggioranza parlamentare e quella maggioranza parlamentare, se incrocia la scadenza del Presidente della Repubblica, dispone anche del Presidente della Repubblica. Quindi, in qualche misura, si può ipotizzare che questa ossessione di legittimazione diretta e di verticalizzazione di ogni legittimazione vi abbia indotto a un po' di prudenza e a escludere che il Presidente della Repubblica possa poi esercitare questa prerogativa. Ovviamente questa spiegazione l'abbiamo avanzata di fronte a un silenzio che vorremmo che venisse superato.

Sinceramente, se su questo tema si fosse aperto un confronto, magari avremmo anche potuto, in sede di prime votazioni, arrivare a una diversa formulazione di alcuni emendamenti e magari a una rivisitazione di parte della riforma. Quindi l'appello che rivolgo è di fare in modo che queste ore che trascorriamo affrontando uno dei temi più importanti e gravidi di implicazioni per il nostro Paese, sia agito da parte della maggioranza con quel rispetto che si deve a chi avanza dubbi, preoccupazioni e, di conseguenza, offre argomenti di discussione.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, intervengo semplicemente per ribadire anch'io le cose che ha detto adesso il collega Giorgis, di come cioè la discussione che si sta facendo stasera sia incredibilmente strumentale e di come sia davvero molto triste ragionare di una questione seria, come quella dei senatori a vita, che avrebbe meritato, come sto dicendo da diverse ore e sto facendo ancora adesso, un approfondimento non propagandistico e come invece questa discussione sia stata piegata a un ragionamento che non è difficile capire quale sia. C'è qualcuno che davvero non ha capito? Secondo me tutti hanno capito. Siccome è evidente che questa riforma si concluderà con un referendum costituzionale perché nel Parlamento non c'è la maggioranza dei due terzi per poterla portare a casa senza passare per il voto popolare, si utilizza questo argomento, soddisfacendo un qualche impulso populista che naturalmente, come sappiamo bene, nel nostro Paese esiste. Si offre così un argomento di facilissimo consenso. Cosa c'è di più facile che abolire i senatori a vita? Si offre questo argomento al popolo che andrà a votare al referendum, tipo scalpo e magari a fianco ad esso si fa passare pure l'idea che con questa riforma costituzionale chissà quale clamoroso diritto di scelta viene offerto alla popolazione e questo bel combinato disposto, classico esempio di populismo dall'alto, diventa la cosa attorno alla quale noi dovremmo fare il referendum costituzionale. Naturalmente noi cercheremo di spiegare quanto questi argomenti siano clamorosamente propagandistici e quanto la maggioranza si sia sottratta a un discorso di merito.

Io sono disponibile a fare il discorso di merito sui senatori a vita, ma ricordo che non si interviene nemmeno quando vengono poste delle questioni serie, per esempio se possono dare o meno la fiducia. Ora è vero che l'articolo in questione è stato accantonato; io in questo caso saluto positivamente la scelta di averlo accantonato perché ciò forse dimostra la volontà di volerne parlare in maniera più seria. La discussione di stasera è però la dimostrazione di come un argomento che avrebbe necessitato e meritato un serio confronto tra le forze di maggioranza, se fosse stato sottratto dalla vulgata populista, viene piegato invece a un interesse di parte. Penso che sia molto sbagliato piegare una cosa seria a un interesse di parte e penso che questa cosa da sola dimostri davvero quanto la riforma che viene proposta sia profondamente propagandistica. (Applausi).

PRESIDENTE. Per andare tutti nella stessa direzione, vorrei rilevare che stiamo per votare un altro gruppo di emendamenti che differiscono da un altro gruppo di emendamenti identici che abbiamo già votato, che si riferivano ai cittadini. Stavolta si è riportato cittadini e cittadine. Questa è la differenza. Io fino ad ora non ho minimamente ascoltato ipotesi di restringimento dei tempi. Io vi prego però di facilitare questo compito del Presidente.

BALBONI, relatore. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BALBONI, relatore. Signor Presidente, vorrei brevemente rispondere ai colleghi dell'opposizione che in realtà ieri, nella mia replica, ho ampiamente spiegato le ragioni per cui noi, il Governo e la maggioranza, proponiamo l'abrogazione della nomina dei senatori a vita da parte del Capo dello Stato e non dei Presidenti della Repubblica che restano senatori di diritto. Parliamo della nomina dei senatori a vita da parte del Capo dello Stato. Perché semplicemente pensiamo che, se siamo un'Assemblea elettiva, come dice la parola, in un'Assemblea elettiva si viene eletti, non si viene nominati. In democrazia funziona così. Un collega ieri citava Wikipedia. Bene, sono andato a consultare Wikipedia. A parte l'Italia, vi è solo un altro Paese democratico in tutto il mondo: un altro Paese democratico si fa per dire, perché è la Russia. A parte l'Italia, soltanto in Russia, in tutto il mondo, esiste l'istituto della nomina dei senatori a vita. (Applausi).

Non parlo degli ex Presidenti della Repubblica, perché, se parliamo degli ex Presidenti della Repubblica, c'è anche il Burundi, c'è anche il Congo, ci sono anche altri Paesi. Parliamo della nomina dei senatori a vita. (Vivaci commenti).

PRESIDENTE.Lasciamo parlare anche il senatore Balboni o no?

BALBONI, relatore. I senatori a vita nominati in una Assemblea elettiva esistono soltanto in Russia, per effetto della riforma costituzionale voluta, nel 2020, da un certo Vladimir Putin. (Vivaci commenti).

PRESIDENTE.Colleghi, vi prego di lasciare proseguire il senatore Balboni nel suo intervento.

BALBONI, relatore. Siccome molti colleghi dell'opposizione, signor Presidente, continuano a dirci che non comprendono come sia possibile che noi vogliamo varare la riforma del premierato, perché sarebbe un unicum nel mondo, rispondo ai colleghi dell'opposizione che loro vogliono mantenere un istituto che sarebbe un unicum nel mondo. Queste sono le ragioni e credo di essere stato abbastanza chiaro.

Sottolineo che l'emendamento che lei ha accantonato, signor Presidente, escluderebbe la possibilità dei senatori a vita di votare una mozione motivata di sfiducia, ma non escluderebbe il voto sulla questione di fiducia posta dal Governo su un provvedimento. Pertanto, credo che non potrebbe assolutamente essere accettato nella formulazione così come è proposta.

PRESIDENTE. Ci sono formulazioni, anche riformulabili.

MUSOLINO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MUSOLINO (IV-C-RE). Signor Presidente, avendo partecipato ai lavori in Commissione sin dall'inizio, da quando questo disegno di legge è stato incardinato in quella sede, intervengo semplicemente per restituire una verità storica ai fatti di cui abbiamo parlato fino ad adesso.

Non c'è stata mai una spiegazione, né da parte del Governo né del relatore, del motivo per il quale, in questo disegno di legge, si è deciso di eliminare l'istituto dei senatori a vita: non quello dei Presidenti della Repubblica, che, finito il mandato, diventano senatori a vita, ma di quelli nominati.

Prendiamo atto che il relatore, senatore Balboni, ieri nelle repliche ha affrontato l'argomento, ma la motivazione non ci convince. E non ci può convincere neanche il richiamo ovvero la ricerca che il senatore Balboni ha riferito di avere compiuto, secondo la quale soltanto l'Italia e la Russia sarebbero equiparate in questa figura. Mi dispiace dover fare presente che non è così. Proprio la Gran Bretagna, con la Camera dei Lord, è un esempio chiaro, indubitabile ed inconfutabile, di cosa significa la nomina dei Lord. (Commenti).

Signor Presidente, 655 membri della Camera dei Lord sono membri a vita, ottantasette sono membri ereditari e venticinque sono Lord spirituali, su 782 membri totali. Quindi, quando facciamo richiami di diritto comparato, magari dobbiamo prima approfondire. Va però da sé che, se la Gran Bretagna volesse sopprimere la figura della Camera dei Lord e soprattutto dei membri ereditari, dovrebbe comunque giustificare al suo Parlamento perché lo vuole fare.

Questa motivazione, a tutt'oggi, non è stata fornita. Non è arrivata in Commissione, dove abbiamo dibattuto per molte sedute e molte votazioni sulla figura dei senatori a vita, perché, di fatto, ci sembra un puntiglio eliminare la figura dei senatori a vita.

Per quanto riguarda la differenza fra questo gruppo di emendamenti e quelli precedenti, non è una differenza semplicemente semantica dire "cittadini" o dire "cittadini e cittadine". Al contrario, anche su questo c'è stato un articolato dibattito, proprio perché sia io che ad esempio la senatrice Valente, che è seduta in questo momento accanto a lei, abbiamo inteso sottolineare come sia importante all'interno della Costituzione, di un testo che nel riformare deve certamente adeguarsi anche ai tempi, la presenza della declinazione al femminile. La Costituzione è ovviamente tutta declinata al maschile per una ragione anche storica, oltre che di uso normale della lingua italiana, ma i tempi sono ormai maturi, pieni e pronti per l'ingresso delle donne all'interno delle istituzioni della Repubblica. Quindi la Costituzione avrebbe una compiuta esplicazione anche con una corretta declinazione semantica. (Applausi).

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Signor Presidente, avrà notato che non sono intervenuto in dissenso prima nell'ipotesi eccezionale, mentre intervengo qui per sottolineare il dissenso mio e di Azione rispetto alla proposta.

Vorrei sottolineare tre cose telegrafiche in dissenso. Il primo punto è il seguente: prima è stato citato anche da lei, signor Presidente, il senatore Ferruccio Parri. A me piacerebbe ricordare anche che Ferruccio Parri è stato segretario del Partito d'Azione, a cui noi di Azione ci richiamiamo. Bisogna anche ricordare tutte le forme di antifascismo per le quali hanno dato la vita anche i combattenti di Giustizia e Libertà.

Vado al secondo elemento. Signor Presidente, non voglio citare Wikipedia, ma mi basta citare l'articolo 2 per dire che le persone si manifestano nelle «formazioni sociali». Tra le formazioni sociali, signor Presidente, non ci sono solo i partiti. Ecco perché - ed è un punto che non è stato sottolineato nella discussione - è data la possibilità e la prerogativa al Capo dello Stato di nominare anche persone fuori dal campo dei partiti. Credo che questa discussione sia molto importante, ricordando a tutti noi che il primo partito in Italia in questo momento si chiama astensionismo. Quindi si andrebbe a minare una prerogativa del Presidente della Repubblica che riesce ad ampliare il raggio di personalità presenti in quest'Aula non solo in maniera elettiva rappresentando così un elemento in grado di dare attuazione alla nostra Costituzione.

Voteremo in dissenso e ci asterremo sull'emendamento proposto.

CATALDI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CATALDI (M5S). Signor Presidente, mi sembra di capire già dalle parole del presidente Balboni che un passo avanti si è fatto: Finalmente riusciamo a capire quale sia la motivazione di questo articolo 1, quindi non è un problema legato alla stabilità; la motivazione è un'altra. Mi pare di aver appena sentito che la motivazione è legata al fatto che non c'è altro Paese al mondo, salvo qualche eccezione non certo imitabile, in cui ci sono i senatori a vita. Benissimo, ma allora vi chiedo: ma vi rendete conto che una riforma come quella del premierato non c'è in nessun Paese e in nessuna democrazia a questo mondo (Applausi) e che dove c'è un premierato, così come concepito, non c'è democrazia? Vi rendete conto, colleghi, che questo non è garantire lo Stato di diritto, ma è compromettere le basi degli equilibri democratici fissati dai Padri costituenti?

Veniamo a questo articolo. Signor Presidente, noi come Gruppo ci asterremo, perché non condividiamo che ci sia un incremento del numero dei senatori a vita, però comprendiamo e apprezziamo il tentativo di ristrutturare questa riforma. Come vi dicevo prima, questo edificio non è ristrutturabile, ma va demolito. Voi state giustificando delle storture democratiche, ossia una concentrazione abnorme di poteri, lo svilimento dei poteri del Parlamento, la stabilizzazione dell'abuso della decretazione d'urgenza (Applausi), perché volete trattare gli italiani come un popolo di minorenni, un popolo fragile che va protetto dall'uomo forte. Li volete confinare in quello spazio protetto dell'Eden, dove però Adamo ed Eva si sono ribellati, hanno scoperto di essere nudi e hanno anche scoperto che potevano proteggersi da soli.

Tornando alla narrazione biblica, ricordatevi che gli italiani non hanno bisogno dell'uomo forte, non hanno bisogno di un padre, si difendono da soli attraverso la democrazia. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.1007, presentato dal senatore De Cristofaro e da altri senatori, fino alle parole «fino a».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e gli emendamenti da 1.1008 a 1.1015.

Affido la Presidenza alla vice presidente, senatrice Castellone, perché ho una messa in ricordo di una persona a me cara a cui non voglio mancare.

Presidenza del vice presidente CASTELLONE (ore 19,09)

Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 1.1016.

Se respinta, saranno preclusi i successivi fino all'1.1031, quindi fino a pagina 23.

BOCCIA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOCCIA (PD-IDP). Signora Presidente, sarò telegrafico sull'ordine dei lavori. L'avrei fatto volentieri con il presidente La Russa, ma non me ne ha dato il tempo.

Vorrei che informasse il presidente La Russa che chiediamo una convocazione per domani mattina, prima dell'inizio dell'Aula, della Conferenza dei Capigruppo, perché vorremmo avere chiare, prima dell'ingresso in Aula, le regole del gioco. Lo dico per tutta l'Aula: noi abbiamo 144 emendamenti all'articolo 1. Con il meccanismo che ci è stato comunicato, non prima dei pareri, ma dopo i pareri e quindi durante le votazioni, possono saltare - da calcoli che stanno facendo gli Uffici in questo momento e che non sono definitivi (e chiedo agli stessi di informarci prima della fine dell'Aula, quindi prima delle 20) - dai 42 ai 69 emendamenti. Se così fosse, con questo meccanismo comunicato in fretta e furia tra una contesa e l'altra, è saltato un terzo del monte emendamenti all'articolo 1.

Se queste sono le regole del gioco, noi chiediamo chiarezza, perché pretendiamo di conoscere prima di entrare in Aula quali sono i meccanismi che si intendono utilizzare. Se non fosse così, evidentemente sarebbe un "liberi tutti" che non farebbe bene a nessuno.

PRESIDENTE. Informeremo il Presidente di questa sua richiesta.

MALAN (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALAN (FdI). Signor Presidente, ovviamente il presidente Boccia ha il diritto di chiedere la convocazione della Conferenza dei Capigruppo. Ci mancherebbe.

Volevo solo ricordare che queste sono regole che si applicano - come ha detto anche il presidente la Russa - fin dagli anni Novanta e non ho mai visto nessuno eccepire: il presidente La Russa l'ha rispiegato, per chi non l'avesse presente o forse abbia finto di non aver presente questo sistema. In questa discussione quel che è certo è che non useremo sistemi che abbiamo visto qualche legislatura fa, come l'emendamento premissivo, andato alla storia con il nome del suo firmatario, il senatore Esposito, che con un solo emendamento ha fatto decadere migliaia di altri emendamenti (Applausi), perché conteneva nel primo articolo, anzi nell'articolo 01, tutto quello che c'era scritto nella legge, che non era una legge di poca importanza, ma era una legge elettorale.

Non vedremo un'altra cosa che abbiamo visto in passato - e qui mi fermo perché abbiamo visto anche molte altre cose -, come emendamenti sui quali era stato chiesto e concesso dal Presidente il voto segreto, accorpati esattamente con quel metodo del canguro (fin lì ci poteva anche stare), ma ritenendo prevalente che su alcuni emendamenti non era stato chiesto il voto segreto, il voto segreto non si effettuò, votando solo la prima parte, esattamente col metodo del canguro. Queste cose non le vedremo, ma nel passato, quando le abbiamo viste, non abbiamo sentito le proteste da parte del Gruppo Partito Democratico. (Applausi).

PATUANELLI (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATUANELLI (M5S). Signora Presidente, in realtà alcune cose le abbiamo già viste, almeno alcuni tentativi, perché un premissivo che tentava di cangurare un intero provvedimento lo abbiamo visto anche nel corso di questa legislatura. Poi quel premissivo è stato ritirato; però è evidente, al netto delle posizioni, che sono strumenti usati e leciti, perché il Regolamento li prevede.

Io non eccepisco il fatto che sia stato utilizzato questo strumento, come quasi in ogni provvedimento, al netto di quello che secondo me è stato un errore, che era l'emendamento sollecitato poi in votazione per parti separate dalla senatrice Maiorino. Credo però - e sostengo la proposta del presidente Boccia - che un'ordinata gestione anche di quello strumento che abbiamo utilizzato sempre consentirà alle opposizioni da un lato di essere più incisive in alcune fasi di analisi degli emendamenti e dall'altro di essere consapevoli di ciò che sta accadendo e di quanti emendamenti saranno preclusi dal voto di una parte di un emendamento che in ordine arriva prima.

Credo che sia nell'interesse di quest'Aula, domani, avere un momento di confronto in Capigruppo, perché oggi abbiamo iniziato e il percorso è ancora molto lungo per tutti. Bisogna soltanto capire se saremo in grado domani, con una Conferenza dei Capigruppo, di individuare gli strumenti migliori perché noi possiamo continuare un'opposizione seria, ferma e evidentemente anche ostruzionistica su questo provvedimento e la maggioranza possa esercitare il suo diritto di portare al voto un provvedimento secondo noi sbagliato, ma evidentemente a suo giudizio e a giudizio del Governo corretto. Credo che sia nell'interesse collettivo, domani mattina, avere un confronto nella Conferenza dei Capigruppo. (Applausi).

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signora Presidente, il Gruppo che rappresento, come credo sia noto, ha presentato 14 dei 3.000 emendamenti di cui stiamo discutendo. Quindi certamente non si può imputare al Gruppo di Italia Viva-Il Centro-Renew Europe qualsivoglia volontà ostruzionistica o dilatoria. Da questo punto di vista, vorremmo aderire alla proposta, che ha avanzato il presidente Boccia, di convocare una specifica Conferenza dei Capigruppo, anche perché l'andamento oggettivamente un po' caotico con cui questi lavori si sono innescati non è una responsabilità di questa parte dell'emiciclo e neppure di quell'altra.

Lo dico perché, se fosse stato chiarito in Conferenza dei Capigruppo quale fosse il metodo che la Presidenza intendeva adottare per organizzare i nostri lavori, nessuno avrebbe messo bocca. Invece ci siamo trovati a iniziare la nostra discussione e, alla seconda votazione (non alla duecentesima), la Presidenza è entrata con un tackle in scivolata, interpretando in maniera soggettiva un Regolamento che ha oggettivamente riscaldato gli animi.

Quindi appare indispensabile che si faccia bolla zero, evitando magari di creare una condizione di gioco degli specchi, che io capisco possa fare gioco sia alla destra, che vuole arrivare alle elezioni dimostrando che c'è la capacità di raggiungere un obiettivo, sia alla sinistra, che vuole potersi ergere a difensore assoluto di questa situazione che si sta ingenerando e che poi provoca una sorta di gioco degli specchi, evitando anche alcune interpretazioni faziose, giusto per amore della verità. Vorrei dire al collega Malan, che ricordo occupare quest'Aula all'epoca, che quel famoso emendamento a cui ha fatto riferimento scattò perché l'allora minoranza - non vedo più il ministro Calderoli, che credo potrebbe essere un buon testimone della vicenda - presentò nella circostanza 42 milioni di emendamenti, non 3.000. Quindi ripristiniamo un equilibrio anche da questo punto di vista, perché se si dà un'interpretazione per cui il metro di giudizio è uguale per 3.000 emendamenti (ripeto non abbiamo presentati 14) come per 42 milioni, è evidente che andiamo fuori discussione.

MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signora Presidente, anche noi siamo d'accordo con la richiesta che è stata avanzata di indire una riunione della Conferenza dei Capigruppo, anche se non nascondiamo (non lo abbiamo fatto nella discussione generale) il nostro intendimento ostruzionistico: lo abbiamo dichiarato e quindi continueremo a farlo.

PRESIDENTE. Il Presidente sarà informato della richiesta dei capigruppo Patuanelli Boccia, Borghi Enrico e del senatore Magni di riunire una Conferenza dei Capigruppo domani mattina prima dell'inizio dei lavori dell'Assemblea.

Ricordo che siamo passati alla votazione della prima parte dell'emendamento 1.1016.

PARRINI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PARRINI (PD-IDP). Signora Presidente, noi voteremo a favore dell'emendamento 1.1016 a prima firma del senatore De Cristofaro per tutte le ragioni che abbiamo ampiamente esposto durante la discussione in Commissione e in Aula.

Mi consenta di rivolgermi, tramite lei, al senatore Marcello Pera, che aveva chiesto una sospensione di dieci minuti perché l'Assemblea digerisse la notizia che il Primo Ministro del Regno Unito ha chiesto ed ottenuto lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate per il 4 luglio in Gran Bretagna. Io in quella circostanza ho chiesto la parola al presidente La Russa, perché volevo chiedere una sospensione di dieci minuti per provare a spiegare al senatore Pera come mai non è prudente, sul piano della comparazione internazionale, paragonare il Regno Unito e il suo sistema di governo a questa cosa che ci è stata proposta che è il disegno di legge n. 935 e che del sistema britannico non è nemmeno una lontana e illegittima parente. (Applausi).

Il senatore Pera continua a fare questo paragone, ma è un paragone sfortunato per una serie di ragioni. Nel Regno Unito al Primo Ministro è dato sì il potere insindacabile di ottenere lo scioglimento delle Camere, ma il Primo Ministro non è eletto direttamente. Ogni sistema ha dei pesi e contrappesi: il Primo Ministro britannico ha il potere insindacabile di ottenere lo scioglimento delle Camere, perché - do questa notizia al senatore Pera e ad altri - il Regno Unito e altri due Paesi che hanno il Primo Ministro con potere di scioglimento insindacabile (la Spagna e la Svezia) sono delle monarchie - vi informo - cioè non c'è il Presidente della Repubblica, quindi è chiaro che, essendo il Capo dello Stato monarchico, al Capo dello Stato non può essere dato un ruolo nelle crisi di Governo. Cosa c'entra l'Italia con il Regno Unito e, soprattutto, cosa c'entra il disegno di legge n. 935 con il sistema britannico?

Ma c'è di peggio. Citare Sunak è anche un atto di grande avventatezza, perché Sunak è - do questa notizia all'Assemblea - il terzo Primo Ministro che in questa legislatura è stato a Downing street (Applausi). Siete proprio sfortunati. Le elezioni le ha fatte e le ha vinte Boris Johnson; dopo Boris Johnson c'è stata Liz Truss, che è stata una sventura liquidata dal suo partito dopo una quarantina di giorni, e poi è arrivato Rishi Sunak, che non è riuscito a raddrizzare la barca e oggi alza bandiera bianca. Nel sistema britannico il Parlamento è sovrano; nel sistema britannico è una bestemmia dire che, se un Premier viene sfiduciato, non va a casa lui, ma vanno a casa il Premier e il Parlamento, come voi volete fare con questa riforma. (Applausi). Smettete di insultare e diffamare il sistema britannico, che merita un trattamento migliore; non è nemmeno il mio preferito, però merita un trattamento più consono, più rispettoso della storia di quel Paese. Soprattutto, nel Regno Unito l'elezione a strascico del Parlamento sarebbe considerata una bestemmia.

Infine, signora Presidente, le chiedo trenta secondi ulteriori, perché credo che dovremmo metterci d'accordo sull'essere non pieni di azzardo nel fare le citazioni storiche. C'è un padre di questa Repubblica a cui io tengo molto che è Ferruccio Parri, che è stato citato dal presidente La Russa. Quest'ultimo ha detto che ha avuto l'onore di conoscerlo e ci ha ricordato - è la verità - che Parri era un sostenitore del presidenzialismo, come lo era Piero Calamandrei e come lo erano esponenti illustri del Partito d'Azione, ma Calamandrei e Parri sostenevano - andate a rileggervi gli atti dell'Assemblea costituente - il presidenzialismo nordamericano e nel presidenzialismo nordamericano, la separazione dei poteri è rigorosa. Se andassimo a raccontare a uno statunitense che si dà al Capo del Governo il potere di mandare a casa il Parlamento, inorridirebbe. (Applausi). Se oggi Parri fosse seduto qui, salterebbe sulla sedia, perché quello che voi proponete col presidenzialismo non c'entra assolutamente niente. (Applausi). E ve lo dice uno che non è un fautore del presidenzialismo. Nel presidenzialismo il Parlamento è forte, non viene eletto a strascico del Capo del Governo, la Camera americana si rinnova ogni due anni, è eletta autonomamente, spesso c'è un Presidente di un colore e una Camera a maggioranza di un altro, è successo a Nixon, è successo Reagan, è successo a Obama. (Applausi). Quello che fate voi col presidenzialismo non c'entra niente, lasciamo in pace la memoria di Ferruccio Parri. (Applausi. Commenti).

PIRRO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIRRO (M5S). Signor Presidente, devo dire che, dopo aver ascoltato un intervento così infervorato del senatore Parrini, sono timida nel prendere la parola e vorrei riuscire ad esprimere con lo stesso calore e la stessa passione i concetti che avevo in mente, ma temo di impallidire al confronto. Faccio quindi i miei complimenti al senatore per la maniera così passionale con cui ha impartito una lezione magistrale ai colleghi della maggioranza, che dovrebbero ascoltare un po' più attentamente quello che modestamente abbiamo tutti noi da dire su un argomento di così vitale importanza per la nostra democrazia. Ma capisco che l'ora è tarda e che si sentano distratti forse dai languorini dello stomaco, non saprei, ma sicuramente da qualcosa di meno nobile che citare i Padri costituenti e la democrazia di questo Paese.

Tornando all'emendamento in questione, annuncio il voto di astensione del mio Gruppo perché, come abbiamo già rimarcato anche in precedenza, riteniamo che il numero di cinque senatori a vita nominati dai Presidenti della Repubblica sia sufficiente per garantire un'adeguata rappresentanza ai settori così nobili e importanti della vita civile di questo Paese e che quindi non sia così fondamentale aggiungerne o toglierne, come previsto da alcuni degli emendamenti che verranno sicuramente poi assorbiti con il canguro dalla votazione che ci accingiamo a fare, ma ci tengo a ribadire nuovamente quanto sia importante non cancellare questo istituto e questa prerogativa del Presidente della Repubblica. È assurdo che si dica, come abbiamo sentito dire per settimane, che non si intendeva in alcun modo toccare le prerogative del Capo dello Stato, dal momento che invece sono circa cinque o sei ore che non facciamo altro che parlare dell'articolo 1 di questo disegno di legge, che intende eliminare la prerogativa del Capo dello Stato di insignire del titolo di senatore a vita persone illustri di questo Paese. Che queste persone siano cinque, sei, otto, dieci, una o due, riteniamo fondamentale che questo istituto possa permanere, che i Capi dello Stato non si vedano violati e preclusi nelle loro prerogative, così come sono state stabilite dai Padri costituenti, che ha così perfettamente e illustremente ricordato qualche minuto fa il senatore Parrini, a cui vanno ancora i miei complimenti. (Applausi).

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, intervengo anche perché stimolato dalle considerazioni del senatore Parrini che ha spiegato ai colleghi, all'Assemblea e naturalmente anche a me, le ragioni per cui non è conveniente comparare questo sistema di cui stiamo discutendo con altri. Egli ha giustamente osservato al presidente Pera - ma il Presidente lo sa, perché ne abbiamo discusso per molti mesi in Commissione - per quale ragione il sistema che proponete non è comparabile a quello vigente, per esempio, nel Regno Unito; ha spiegato le ragioni per cui questo sistema non è comparabile con il presidenzialismo; lo abbiamo detto in tanti, in realtà, anche in fase di discussione generale.

Contestiamo alla ministra Alberti Casellati che la vostra proposta non è figlia di una mediazione, perlomeno non con le forze di opposizione; ma addirittura essa ha la clamorosa caratteristica di essere financo peggiore della proposta dalla quale si partiva. Infatti, rispetto alla proposta iniziale - il presidenzialismo - l'idea del premierato prevede un ancora maggiore squilibrio dei poteri e non prevede quel faticoso sistema di pesi e contrappesi che - come è stato autorevolmente spiegato dal senatore Parrini - caratterizza invece i sistemi di presidenzialisti. Credo quindi che per tutte queste ragioni davvero bisognerebbe evitare comparazioni con il presente.

Penso anche che bisognerebbe evitare comparazioni con il passato. Lasciateli in pace Parri e Calamandrei. Lasciateli in pace davvero. Ma sapete perché dovete lasciare in pace Parri e Calamandrei? Comparare la situazione che vivono le democrazie oggi con la situazione delle democrazie giovani, per esempio la giovane democrazia italiana del Dopoguerra, quella che usciva faticosamente dalla dittatura fascista e che in qualche modo cercava di ricostituire degli elementi... (Commenti).

Potete anche urlarmi di smettere. Figuratevi se mi faccio intimidire da qualche urlo. Vado avanti per tutto il tempo che voglio. (Applausi), o meglio per tutto il tempo che mi è concesso dai Regolamenti che non vi piaceranno, perché forse siete allergici ai Regolamenti parlamentari, ma purtroppo per voi esistono, esistono ancora e garantiscono all'opposizione i tempi che può utilizzare. (Applausi).

Tornando al ragionamento di merito che stavo facendo, eviterei di comparare il sistema che state proponendo con i sistemi contemporanei che esistono da altre parti e soprattutto eviterei comparazioni con il passato. Parri e Calamandrei parlavano di una democrazia in cui, tanto per dirne una, esistevano i partiti, i partiti di massa che all'epoca mettevano insieme decine di milioni di persone. Lo sapete quanti erano gli italiani iscritti ai partiti politici, ai tempi di Parri e Calamandrei? Erano quasi 15 milioni di persone. I partiti erano le casematte, erano esattamente i luoghi dove si determinavano gli elementi della democrazia ed erano, quelli, sì, il contrappeso alle possibili torsioni autoritarie.

Ma come si fa a non capire che non c'entra niente la democrazia nella quale viviamo oggi con la democrazia che faticosamente all'epoca costruivano Parri, Calamandrei e gli antifascisti che cercavano di costruire un Paese in cui il sistema dei partiti, i partiti democratici, i luoghi ampi, le casematte, i corpi intermedi erano esattamente il contrappeso a ogni possibile torsione?

La cosa che non capite o che fate finta di non capire - ho finito, Presidente, concludo il concetto - è che l'elezione diretta che proponete voi maggioranza è particolarmente problematica oggi perché riguarda democrazie sofferenti; democrazie in cui questi corpi intermedi non ci sono più, non ci sono più le casematte; democrazie in cui metà della popolazione si astiene dal voto. Ma lo capite che queste democrazie sono fragili e sono esposte di per sé a possibili elementi di torsione? Ma come si fa a non vedere un elemento, che peraltro è al centro del dibattito politico in tutti i Paesi del mondo, anche dove il presidenzialismo esiste, come dimostra il dibattito negli Stati Uniti. (Proteste).

Voi continuate a gridare basta perché siete profondamente allergici...

PRESIDENTE.Concluda, senatore. Siamo al termine del tempo a disposizione.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Ho concluso, Presidente.

Mi dispiace constatare quanto i miei colleghi siano allergici al dibattito democratico, ma purtroppo, come ben si vede... (Applausi).

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signor Presidente, fa piacere essere contraddetti nel merito, ma non credo che diamo neanche un grandissimo spettacolo, anche perché, se uno vuole dire basta, si fa anche vedere. Io ho provato a capire chi dicesse basta e ho visto qualcuno dietro una mano. Non è mai bello nascondersi quando si vogliono esprimere le proprie opinioni qui dentro.

Voglio dire che anche noi ci asterremo su questo emendamento per ragioni simili a quelle che ha prima ha spiegato la collega Pirro. Mi piaceva però ragionare in questo momento sul tema non tanto dei senatori a vita, ma di chi li nomina. La nostra Costituzione attualmente dà al Presidente della Repubblica un paio di nomine che sono completamente discrezionali, quella dei senatori a vita e quella di ben un terzo dei componenti della Corte costituzionale. Ciò ci dice che l'idea che la Costituzione ha del Presidente della Repubblica è quella di dare a questa figura di garanzia davvero la possibilità di prendere decisioni, che sono quasi di tipo monarchico, un po' come la stessa grazia, che è una sorta di eredità che il Quirinale ha mantenuto anche nel passaggio dalla monarchia alla Repubblica. Noi dobbiamo tutelare i senatori a vita non soltanto per tutelare l'oggetto della nomina, ma anche per tutelare chi quelle nomine fa. Sottrarre, cioè, queste prerogative significa che noi stiamo in un certo senso abdicando all'idea che il nostro Presidente della Repubblica sarà talmente super partes da poter incidere così profondamente tanto sulla composizione dell'Assemblea elettiva - come diceva prima il senatore Balboni - quanto addirittura su un terzo della Corte costituzionale. Se ci pensate, essa è il giudice supremo delle leggi e prende decisioni che hanno efficacia di legge immediatamente. Questo - a mio avviso - ci deve condurre a una riflessione più approfondita su come la figura del Presidente della Repubblica verrà fuori da questa riforma.

Durante la discussione generale - come avverrà, sono sicuro, anche nella discussione degli emendamenti - abbiamo parlato e andremo a valutare, per esempio, il quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica. È chiaro che noi ci troveremo in una sorta di dilemma. Da un lato, avremo la tentazione di alzare il quorum per fare in modo che la nomina sia la più partecipata possibile e, dall'altro lato, sappiamo che il Presidente della Repubblica è un organo necessario della Repubblica; per cui, a seguito di uno stallo, comunque, si deve arrivare alla possibilità che il Parlamento lo nomini. Trovare però quel punto di equilibrio sarà un lavoro delicato.

Così come io credo sarà un lavoro delicato ragionare su quella che è l'Assemblea, il collegio che nomina il Presidente della Repubblica. Pensiamo che il collegio, come è costituito oggi, dai parlamentari e dai delegati regionali, sia ancora equilibrato? Per esempio, sappiamo che la famosa riforma della riduzione del numero dei parlamentari, che io continuo a pensare sia stata sciagurata e anche troppo frettolosamente pensata ed eseguita, non ha riequilibrato il numero dei delegati regionali che oggi sono molto più rappresentati rispetto ai parlamentari. I parlamentari europei, che non esistevano quando la Costituzione fu scritta, devono o non devono diventare parte del collegio che va a eleggere il Presidente della Repubblica?

Penso quindi che dovremmo utilizzare questo passaggio, secondo me abbastanza inopinato, anche se ribadisco che tra i tanti problemi che il Parlamento ha, lavorare sui senatori a vita mi sembra veramente come lavorare sulle tendine della casa mentre il palazzo va a fuoco. Vorrei sottolineare però che noi, che stiamo togliendo questo potere al Presidente Repubblica, dovremmo porci davvero in modo molto serio il tema del ruolo del Presidente della Repubblica nella eventuale Repubblica italiana riformata sulla scorta di questo disegno di legge.

DI GIROLAMO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

DI GIROLAMO (M5S). Signor Presidente, non me ne voglia il senatore De Cristofaro, di cui apprezzo molto spesso i lavori, ma non in questo caso, sull'elenco di emendamenti. Noi parliamo del primo, che però - come lei ha anticipato, signor Presidente - si porterà dietro tutti gli altri.

Quindi, io voglio cogliere l'occasione per esprimermi. Parliamo qui della possibilità di nominare fino a dieci senatori a vita: poi nove, otto, sette, sei e cinque, con varie forme e citazioni. Io volevo ricordare un po' quella che è la storia ed il motivo per cui voto in dissenso dal voto di astensione del mio Gruppo ed esprimerò voto contrario a questo emendamento.

Fino alla riforma del 2020, c'è stata un po' di ambiguità sulla seconda parte dell'articolo 59. Con la riforma del 2020, finalmente, si diede un'interpretazione autentica a quella norma che, nei fatti, veniva interpretata in un modo eccessivo o riduttivo, a seconda di chi fosse il Presidente di turno e rispetto a quale fosse l'interpretazione fatta dalle parti giuridiche interpellate.

Nel 2020 si decise, interpretando la norma, che i senatori a vita che era possibile far sedere contemporaneamente nell'assise del Senato fossero cinque. Non vorrei sbagliarmi, ma prima di ciò accadde, addirittura, che nel 1992 si arrivò alla nomina di ben undici senatori a vita. Undici senatori a vita sedevano contemporaneamente in quest'Aula, tra senatori nominati e senatori di diritto.

Signor Presidente, davanti a un testo di legge che va a sopprimere completamente la prerogativa del Presidente della Repubblica di poter inserire soggetti che diano lustro a questo Parlamento, soggetti che rappresentano terzietà rispetto alle posizioni politiche dei partiti all'interno di questo Parlamento, sono spinta a dissentire dal voto di astensione del mio Gruppo e rappresentare un voto contrario a questo e ai successivi emendamenti.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.1016, presentato dal senatore De Cristofaro e da altri senatori, fino alle parole «fino a».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e gli emendamenti da 1.1017 a 1.1031.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.1032.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, siamo sempre sulla vicenda, che stiamo cercando di illustrare, dei senatori a vita. Come ho già detto più volte nel corso della giornata di oggi, ma lo ripeto, questo mi sembra un argomento degno di essere affrontato. Ho ascoltato anche le considerazioni fatte in merito dal presidente Balboni, richiamando il suo intervento di ieri.

Io l'ho detto prima e lo ripeto ora. Credo che questa materia, quella dei senatori a vita, avrebbe meritato, da parte del Senato, un approfondimento completamente diverso da quello che invece stiamo facendo. Penso sia profondamente sbagliato lanciare questa discussione in pasto a un dibattito strumentale, anche perché io ritengo che, effettivamente, cose da dire ci sarebbero.

Per esempio, l'articolo 59, che disciplina i senatori a vita, ci dice in maniera chiara che il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Se la maggioranza avesse detto "voi dell'opposizione convenite sul fatto che effettivamente nel corso di questi anni, anzi nel corso di questi decenni, la nomina di alcuni senatori a vita ha contravvenuto al disposto dell'articolo 59 o ha esteso in maniera eccessiva i margini dell'articolo 59 e sono stati nominati senatori a vita, per esempio, figure che avevano un profilo particolarmente politico e che però qualche difficoltà a rientrare negli altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario ce l'avevano?", io un terreno di discussione come questo l'avrei accettato. Avrei detto: ragioniamoci, perché è probabile. Magari non nella fase più recente della storia della Repubblica, ma nella prima Repubblica è successo che sono stati nominati senatori a vita alcune figure - non parlo naturalmente degli ex Presidenti della Repubblica, ma parlo delle figure di pura nomina presidenziale - che probabilmente rientravano poco nei criteri stringenti previsti all'articolo 59. Penso che questo sarebbe stato un modo serio per affrontare la questione, ossia dire: capiamo se vogliamo mantenere - come io penso sia giusto - un istituto come quello del senatore a vita e se dobbiamo rendere le condizioni affinché i senatori a vita esistano in qualche maniera più stringenti.

Faccio un altro esempio. In un'audizione che abbiamo fatto in Commissione affari costituzionali, quando è cominciata questa discussione, un costituzionalista di grande valore come Gustavo Zagrebelsky, difendendo l'istituto dei senatori a vita, ci ha detto che una proposta come quella contenuta nel famoso emendamento della senatrice Maiorino, cioè di sottrarre ai senatori a vita la possibilità di dare la fiducia esattamente come tutti gli altri, è un argomento serio sul quale si potrebbe discutere.

Insisto quindi per l'ennesima volta: non sarebbe stato molto più serio e molto più consono affrontare in questo modo un tema del genere? Probabilmente avremmo trovato anche un elemento di consenso attorno al quale avremmo costruito all'interno di quest'Aula una larghissima maggioranza. Non è invece molto meno serio gettare questa vicenda in pasto all'opinione pubblica in siffatto modo, rifiutando il confronto, senza entrare nel merito delle questioni di cui sto parlando, e che - come vi ho detto prima - sono state al centro anche di diversi approfondimenti anche della dottrina negli ultimi anni?

Questa è proprio la differenza tra una discussione che poteva essere seria e invece è stato scelto di far diventare poco seria. La considero davvero un'occasione mancata. (Applausi).

ALFIERI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFIERI (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole del Gruppo Partito Democratico su questo emendamento presentato dal presidente De Cristofaro, perché riassume un po' il senso della discussione che abbiamo fatto. Siamo intervenuti in tanti, tutte le senatrici e tutti i senatori del Partito Democratico, per mandare un messaggio molto chiaro e molto netto, che è in linea con quanto hanno pensato i nostri Padri costituenti.

Non fu un capriccio, non fu una scelta arbitraria, ma ci fu una discussione approfondita nell'Assemblea costituente, a seguito proprio di quello che era successo negli anni precedenti, ossia nel ventennio. Quando si tornò a discutere di valorizzare appieno la democrazia e i suoi princìpi fondamentali, i diritti, esaltando la sovranità popolare, che è descritta e in qualche modo esaltata nei primi articoli della nostra Costituzione, ci fu una discussione seria e vera sul fatto se potessero esserci delle deroghe. Nella discussione che fu fatta in Assemblea costituente si ragionò su come differenziare le Camere, se c'era la necessità di prevedere una Camera non elettiva, come era stato al Senato regio - ce ne sono di Camere analoghe in giro per il mondo - oppure provare a differenziare - lo raccontavo in un intervento di questa mattina - sulla base dell'esigenza di rappresentare le categorie sociali, economiche e di espressione del mondo del lavoro. Fu ritenuto più opportuno evitare quella scelta per non richiamare la Camera dei fasci e delle corporazioni, che avrebbe ricordato il passato fascista.

Era stato poi convenuto da tutti e fu il compromesso alto che si trovò che, nel pieno rispetto della sovranità popolare, si pensò e fu lungimirante. Il collega, senatore Dario Franceschini, li ha ricordati, mettendoli tutti insieme. Faceva abbastanza impressione sentire i nomi di eccellenza in vari campi, della politica, della letteratura, dell'arte, della scienza. Si era ritenuto opportuno allora pensare di dare spazio, all'interno della del Senato, a personalità che non era giusto far diventare di parte, ma era corretto presentarle per come erano: un patrimonio della Nazione. Avevano reso grande il Paese, lo avevano fatto nei loro campi, avevano promosso l'Italia nel mondo o l'avevano resa orgogliosa nei rispettivi settori. Tutti, da ogni parte politica, anche coloro che erano contrari all'inizio, avevano convenuto che quelle persone, quelle personalità non dovessero essere sottoposte alla competizione elettorale e, quindi, tutti convenivano su una deroga al principio di sovranità popolare.

Che cosa è cambiato da allora? Perché vi fanno paura? Cos'è questo portare alle estreme conseguenze, in una sorta di logica manichea, l'idea della sovranità popolare? Non bisogna aver paura di personalità che vengono ad arricchire il dibattito. Chi è che ha paura di Liliana Segre e del suo messaggio forte, quando parla di antisemitismo, di lotta in tutte le maniere ai messaggi di odio?

Ecco perché noi siamo convinti della riformulazione corretta di «cittadine e cittadini», in modo tale che diamo anche un messaggio che la Costituzione può parlare in maniera chiara con un linguaggio con cui tutti dovremmo abituarci ad utilizzare.

Ecco perché sosteniamo convintamente questo emendamento e pensiamo che sia un messaggio molto forte concludere la prima giornata dicendo che noi difendiamo i senatori a vita non perché difendiamo delle poltrone, ma perché difendiamo la storia del nostro Paese. (Applausi).

MAIORINO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAIORINO (M5S). Signora Presidente, intanto vorrei annunciare il voto favorevole del mio Gruppo rispetto a questo emendamento che offre lo spunto per almeno tre ordini di riflessioni: come mi è già capitato di dire in precedenza, una riflessione rispetto al Presidente della Repubblica e alle sue facoltà; una sui senatori a vita in quanto tali e un altro spunto di riflessione sulla parità di genere che questo emendamento trasmette.

Si è detto già che il Presidente della Repubblica da questo provvedimento viene completamente sterilizzato. Eppure, si continua a dire da parte della maggioranza che non si toccano i suoi poteri. Come ho avuto occasione di dire in precedenza, invece, questa modifica costituzionale si apre con una sottrazione delle facoltà del Presidente della Repubblica e, segnatamente, della facoltà che oggi la Costituzione assegna al Presidente della Repubblica di nominare cittadini e cittadine che si siano particolarmente distinti quali senatori a vita, che possono arricchire il dibattito di quest'Aula con il loro portato di esperienza e di competenza in determinati settori.

Quello che la maggioranza non è stata capace di dirci, né in Commissione, né in quest'Aula, è il motivo per cui, in una riforma costituzionale che dice di voler ambire a portare una maggiore stabilità di Governo, si è sentita la necessità di agire con il machete rispetto a questa facoltà del Presidente della Repubblica. La spiegazione che è stata data in precedenza dal presidente Balboni - mi dispiace - è davvero irrisoria, davvero volatile; dire che l'istituto dei senatori a vita non esiste in nessun altro Paese, intanto è stato smentito, perché cose simili esistono in altre democrazie, ma è decisamente un autogol. Questo sarebbe un aspetto minore e irrilevante rispetto al tutto, rispetto alla riforma che voi proponete, che, quella sì, il premierato all'italiana, così come la proponete voi, non esiste in nessun'altra parte del mondo. Quindi davvero non si comprende, a meno che non si abbia l'intenzione di mortificare il Presidente della Repubblica, perché si sia sentita la necessità di abrogare questa parte dell'articolo 59, togliendogli la facoltà di nominare senatori a vita cittadini e cittadine che si siano particolarmente distinti per i loro meriti.

E qui si viene a un'altra questione, che ho pure provato a sollevare in Commissione, ma su cui non c'è stata alcuna volontà di ascolto. Tra le conseguenze dell'azione di abrogazione dei senatori a vita di nomina presidenziale ce n'è una, ossia che molto difficilmente una donna nei prossimi anni diventerà senatrice a vita. Questo a qualcuno può sembrare un problema di minor conto, ma è invece rilevante per quanto riguarda il diritto alla pari rappresentanza e alla pari dignità dei due sessi, che è stabilito in quella stessa Costituzione a cui voi state mettendo indebitamente mano.

Con questo emendamento si prova ad ovviare anche a questo problema, sottolineando e osando. Io l'ho trovato un emendamento che osa e devo fare i miei complimenti ai proponenti De Cristofaro, Cucchi, Floridia e Magni, perché tentano nuovamente di fare ciò che noi tentammo di fare nella scorsa legislatura in tono minore, ossia non con la Costituzione, ma con il Regolamento del Senato, provando a inserire i termini anche al femminile, ove possibile. Ricordo che quella che oggi è l'attuale maggioranza chiese il voto segreto su quell'emendamento, per una questione etica, e lo bocciò.

Quindi, davvero i precedenti parlano molto e dicono bene di quale sia il vostro approccio rispetto alla parità di genere e rispetto alla Costituzione. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.1032, presentato dal senatore De Cristofaro e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.1033. (Commenti).

Abbiamo cinque minuti per qualche dichiarazione di voto, per poi chiudere, se siete d'accordo.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signora Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per dire che, se facciamo tre dichiarazioni di voto di cinque minuti, diventano le 20,10 e andiamo fuori orario.

Siccome mi sembra onestamente un po' strano fare una dichiarazione di voto ora e altre tre domani mattina sullo stesso emendamento, apprezzate le circostanze e considerando che ci sono anche vari interventi di fine seduta, penso sia più logico chiudere alle ore 20 meno quattro minuti, in modo da poter dare a tutte le dichiarazioni di voto sullo stesso emendamento una continuità logica.

PRESIDENTE. Chiedo ad uno dei senatori di maggioranza, per favore, di intervenire e dire se è d'accordo a riprendere domani oppure a fare una dichiarazione di voto e poi fermarci. Senatore Malan? Va bene, accogliamo la richiesta del senatore De Cristofaro.

Rinvio il seguito della discussione dei disegni di legge in titolo ad altra seduta.

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

FLORIDIA Aurora (Misto-AVS). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FLORIDIA Aurora (Misto-AVS). Signora Presidente, colleghe e colleghi, chiedo la vostra attenzione perché, mentre noi stiamo discutendo del premierato, fuori da quest'Aula si è manifestata una nuova ondata di maltempo forte al Nord, con grandinate e temporali, e sembra addirittura che ci sia una vittima anche nel bellunese. Questa ondata di maltempo segue quella della settimana scorsa che ha spezzato anche in due l'Italia: al Nord forti nubifragi, grandinate, esondazioni, mentre al Sud un caldo estremo e siccità.

In particolare, la scorsa settimana la Regione da cui provengo, il Veneto, ha dovuto affrontare un'emergenza meteorologica gravissima con allagamenti, esondazioni, frane, smottamenti e un elevato rischio di valanghe. Ricordo che il Veneto è al sesto posto tra le Regioni più colpite in Italia dal maltempo, specialmente per le precipitazioni e le mareggiate estreme, tanto che praticamente ogni anno dal 2012 ad oggi vi è stato dichiarato lo stato di emergenza.

Per questo motivo ritengo ormai inaccettabili e fuori luogo affermazioni quali quelle del presidente della Regione Zaia che, di fronte all'ennesima ondata di forte maltempo occorso anche oggi, è caduto letteralmente dalle nuvole e ha affermato che: un'alluvione così a maggio non ce lo aspettavamo. Come per l'Emilia Romagna, la Toscana, le Marche e l'isola di Ischia (solo per citare le più recenti), non è più accettabile stupirsi di fronte a tali e tanti stravolgimenti meteorologici e agire solo in stato di emergenza. Non possiamo più continuare a contare i minuti per le persone vittime del cambiamento climatico, che purtroppo puntualmente, dopo ogni evento meteorologico estremo, perdono tragicamente la vita nel nostro Paese. Non possiamo più ignorare la giusta preoccupazione e la rabbia di imprenditori e agricoltori che chiedono a gran voce una diversa gestione di questa crisi che sta mettendo in seria difficoltà l'economia italiana.

Mi appello, quindi, alle colleghe e ai colleghi: dobbiamo indirizzare il nostro lavoro parlamentare anche su tutte quelle azioni mirate alla gestione e alla prevenzione dei rischi climatici e alla messa in sicurezza del nostro territorio, soprattutto rispetto al dissesto idrogeologico. Mi appello anche a lei, signora Presidente, per esortare tutto il Parlamento rispetto alla necessità di proseguire e accelerare il lavoro in Commissione sulla legge quadro sul clima in Italia. È urgente, infatti, adottare un approccio sistemico e strutturale, che vada alla radice di questi problemi e operi in un'ottica di prevenzione e gestione della crisi climatica che si sta manifestando in modo così grave nel nostro Paese. L'Italia va messa in sicurezza. (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza si associa alla vicinanza da lei espressa alla popolazione veneta colpita dall'alluvione e aggiungo anche la vicinanza a tutti gli amministratori locali.

SIRONI (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIRONI (M5S). Signora Presidente, mi associo anch'io alla comprensione di quello che sta accadendo nel Nord Italia con le devastazioni dovute al cambiamento climatico.

Intervengo però perché, proprio in queste ore, sotto questa pioggia battente, a Milano cittadini hanno manifestato davanti al palazzo di giustizia. Sta infatti accadendo che a Milano - se ne è già parlato nelle scorse settimane - stanno sorgendo grattacieli come funghi, con una semplice segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), invece che con un piano attuativo. Questo implica che con tante case il numero dei residenti aumenti, ma parallelamente, in assenza di un piano attuativo, non vengano erogati i servizi relativi al trasporto, alla mobilità, al verde pubblico e agli asili. Sono almeno una decina i procedimenti aperti in questo momento per tali abusi edilizi e il sindaco Sala ha dichiarato, peraltro, che i progetti in questione sono molti di più, circa 150, chiedendo aiuto a questo Governo. In particolare il ministro Salvini sta anticipando che inserirà una norma nel decreto salva casa. Vorrei far presente che qui si stanno calpestando i diritti dei cittadini, i quali non si vedono garantiti nei loro diritti ai servizi, e che gli oneri di urbanizzazione non vengono pagati dai costruttori nella misura prevista; quindi qualsiasi intervento governativo è fuori luogo, perché è la magistratura che se ne deve occupare e, nel caso ci fosse, deve tenere presente la tutela non solo dei terzi incolpevoli che sono quelli che giustamente hanno acquistato gli appartamenti, ma anche la tutela dei diritti dei cittadini che hanno bisogno di essere reintegrati e risarciti dei danni che il responsabile che verrà individuato ha causato loro. Non abbiamo verde a sufficienza, la città già è sommersa dall'inquinamento, la salute dei cittadini viene messa a rischio mentre viceversa andrebbe tutelata. (Applausi)

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di giovedì 23 maggio 2024

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, giovedì 23 maggio, alle ore 9, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 20,04).

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Modifiche alla parte seconda della Costituzione per l'elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri, il rafforzamento della stabilità del Governo e l'abolizione della nomina dei senatori a vita da parte del Presidente della Repubblica (935)

ORDINI DEL GIORNO

G1

Enrico Borghi, Musolino

Respinto

Il Senato,

          in sede di esame del disegno di legge costituzionale n. 935 e 830-A,

     premesso che:

          la riforma costituzionale in discussione si rivela legata alla disciplina elettorale, richiamando espressamente il sistema per l'elezione delle Camere e del Presidente del Consiglio, nonché l'introduzione di un premio di maggioranza;

          la Corte costituzionale, con le sentenze n. 1 del 2014 e n. 35 del 2017, ha definito un vero e proprio perimetro di legittimità della disciplina elettorale, evidenziando i caratteri essenziali della stessa e chiarendo le linee di intervento del legislatore, cui lo stesso provvedimento in esame tende a uniformarsi;

          appare del tutto conseguenziale ed evidente come la legge elettorale determini concretamente il senso e la portata della riforma in discussione e, proprio in ragione di tale carattere strumentale, è indispensabile l'approvazione prioritaria della stessa prima della prosecuzione dell'iter di revisione costituzionale: in caso contrario, l'eventualità di una consultazione referendaria costringerebbe il corpo elettorale a pronunciarsi su una riforma incompleta e priva delle proprie principali caratteristiche, pregiudicando la libertà del voto quale diretta espressione del principio di sovranità sancito dall'indissolubile legame che caratterizza gli articoli 1 e 48 della Costituzione,

     impegna il Governo:

          a garantire che nell'iter di revisione costituzionale del provvedimento in esame si tenga conto della necessità di approvare la legge elettorale prima dell'entrata in vigore della riforma costituzionale e, in particolare, prima di un'eventuale referendum ex art. 138 Cost., al fine di garantire al corpo elettorale di esprimersi su una riforma completa e che non demandi a una futura legge (elettorale) la propria definizione.

G2

Enrico Borghi, Musolino

Respinto

Il Senato,

          in sede di esame del disegno di legge costituzionale n. 935 e 830-A,

     premesso che:

          l'articolo 70 della Costituzione sancisce inequivocabilmente che «[l]a funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere»;

          dall'inizio della Legislatura tutti i decreti-legge approvati dal Governo sono stati convertiti con una sola lettura, in più del sessanta per cento dei casi grazie all'apposizione della questione di fiducia in seconda lettura;

          dei circa 2.500 emendamenti approvati complessivamente dalle Camera dall'inizio della Legislatura, solo 2.430 sono stati approvati in seconda lettura;

          nonostante l'attuale partito di maggioranza relativa (e al Governo) in passato lo abbia contestato paragonandolo a un attentato alla Costituzione, il fenomeno del monocameralismo alternato (o del bicameralismo dimezzato) è stato del tutto consolidato e reso ineludibile nella corso dell'attuale Legislatura, anche in relazione a provvedimenti fondamentali per la vita della Repubblica, come le leggi di bilancio o provvedimenti volti a riformare profondamente la vita della Repubblica;

          tra questi ultimi provvedimenti può senz'altro annoverarsi il disegno di legge presentato dal Governo per "dare attuazione preliminare" al regionalismo differenziato previsto dal terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione, introdotto con la riforma del Titolo V del 2001;

          anche riforma strutturale e profonda della Repubblica come quella del regionalismo differenziato è stata discussa sostanzialmente solo in prima lettura, rendendo la seconda lettura un mero passaggio formale, nonostante essa si intrecci indissolubilmente alla riforma sul cd. premierato;

          appare del tutto illegittimo e lesivo delle prerogative parlamentari ricorrere ad aberrazioni, distorsioni e violazioni della normativa e delle prassi parlamentari per condizionare riforme di simile portata al punto da obbligare a una sola lettura sostanziale,

     impegna il Governo:

          per quanto di sua competenza, a garantire tempi congrui per la discussione e la modifica del disegno di legge costituzionale in esame lungo tutto l'iter tracciato dall'articolo 138 della Costituzione, garantendo il carattere sostanziale di ogni lettura che si renderà necessaria e la possibilità di apportare modifiche anche in seconda lettura alla Camera dei deputati.

ARTICOLO 1 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 1.

(Abrogazione del secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione)

1. Il secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione è abrogato.

EMENDAMENTI

01.2

Maiorino, Patuanelli, Cataldi, Damante, Barbara Floridia, Sironi, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Di Girolamo, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Trevisi, Turco

Accantonato

All'articolo, premettere il seguente:

«Art. 01

(Modifiche all'articolo 49 della Costituzione)

          1. All'articolo 49 della Costituzione dopo il primo comma è aggiunto il seguente:

          "Gli statuti dei partiti politici si basano sui valori e i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione e dispongono adeguate norme di trasparenza e democrazia interna."».

01.1

Musolino, Enrico Borghi

Accantonato

All'articolo 1, premettere il seguente:

«Art. 01

(Superamento del bicameralismo paritario)

          1. L'articolo 55 della Costituzione è sostituito dal seguente:

           «Art. 55. - Il Parlamento si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica. Le leggi che stabiliscono le modalità di elezione delle Camere promuovono l'equilibrio tra donne e uomini nella rappresentanza.  Ciascun membro della Camera dei deputati rappresenta la Nazione. La Camera dei deputati è titolare del rapporto di fiducia con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e quella di controllo dell'operato del Governo.  Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica. Concorre all'esercizio della funzione legislativa nei casi e secondo le modalità stabiliti dalla Costituzione, nonché all'esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e l'Unione europea. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all'attuazione degli atti normativi e delle politiche dell'Unione europea. Valuta le politiche pubbliche e l'attività delle pubbliche amministrazioni e verifica l'impatto delle politiche dell'Unione europea sui territori. Concorre ad esprimere pareri sulle nomine di competenza del Governo nei casi previsti dalla legge e a verificare l'attuazione delle leggi dello Stato. Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle due Camere nei soli casi stabiliti dalla Costituzione»

           2. L'articolo 57 della Costituzione è sostituito dal seguente:

          «Art. 57. - Il Senato della Repubblica è composto da novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da cinque senatori che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica.  I Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori. Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a due; ciascuna delle Province autonome di Trento e di Bolzano ne ha due. La ripartizione dei seggi tra le Regioni si effettua, previa applicazione delle disposizioni del precedente comma, in proporzione alla loro popolazione, quale risulta dall'ultimo censimento generale, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti. La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti, in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge di cui al sesto comma.  Con legge approvata da entrambe le Camere sono regolate le modalità di attribuzione dei seggi e di elezione dei membri del Senato della Repubblica tra i consiglieri e i sindaci, nonché quelle per la loro sostituzione, in caso di cessazione dalla carica elettiva regionale o locale. I seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun Consiglio».

          3. All'articolo 63 della Costituzione, dopo il primo comma è inserito il seguente: «Il regolamento stabilisce in quali casi l'elezione o la nomina alle cariche negli organi del Senato della Repubblica possono essere limitate in ragione dell'esercizio di funzioni di governo regionali o locali».

          4. All'articolo 66 della Costituzione è aggiunto, in fine, il seguente comma: «Il Senato della Repubblica prende atto della cessazione dalla carica elettiva regionale o locale e della conseguente decadenza da senatore».

          5. All'articolo 69 della Costituzione, le parole: «del Parlamento» sono sostituite dalle seguenti: «della Camera dei deputati».

          6. L'articolo 70 della Costituzione è sostituito dal seguente:

          «Art. 70. - La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, e soltanto per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, le altre forme di consultazione di cui all'articolo 71, per le leggi che determinano l'ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni, per la legge che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea, per quella che determina i casi di ineleggibilità e di incompatibilità con l'ufficio di senatore di cui all'articolo 65, primo comma, e per le leggi di cui agli articoli 57, sesto comma, 80, secondo periodo, 114, terzo comma, 116, terzo comma, 117, quinto e nono comma, 119, sesto comma, 120, secondo comma, 122, primo comma, e 132, secondo comma. Le stesse leggi, ciascuna con oggetto proprio, possono essere abrogate, modificate o derogate solo in forma espressa e da leggi approvate a norma del presente comma. Le altre leggi sono approvate dalla Camera dei deputati. Ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo.  Nei trenta giorni successivi il Senato della Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva. Qualora il Senato della Repubblica non disponga di procedere all'esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si sia pronunciata in via definitiva, la legge può essere promulgata. L'esame del Senato della Repubblica per le leggi che danno attuazione all'articolo 117, quarto comma, è disposto nel termine di dieci giorni dalla data di trasmissione. Per i medesimi disegni di legge, la Camera dei deputati può non conformarsi alle modificazioni proposte dal Senato della Repubblica a maggioranza assoluta dei suoi componenti, solo pronunciandosi nella votazione finale a maggioranza assoluta dei propri componenti.  I disegni di legge di cui all'articolo 81, quarto comma, approvati dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal Senato della Repubblica, che può deliberare proposte di modificazione entro quindici giorni dalla data della trasmissione. I Presidenti delle Camere decidono, d'intesa tra loro, le eventuali questioni di competenza, sollevate secondo le norme dei rispettivi regolamenti. Il Senato della Repubblica può, secondo quanto previsto dal proprio regolamento, svolgere attività conoscitive, nonché formulare osservazioni su atti o documenti all'esame della Camera dei deputati».

          7. All'articolo 71 della Costituzione dopo il primo comma è inserito il seguente: «Il Senato della Repubblica può, con deliberazione adottata a maggioranza assoluta dei suoi componenti, richiedere alla Camera dei deputati di procedere all'esame di un disegno di legge. In tal caso, la Camera dei deputati procede all'esame e si pronuncia entro il termine di sei mesi dalla data della deliberazione del Senato della Repubblica».

          8. All'articolo 72, primo comma, della Costituzione, le parole: «ad una Camera» sono sostituite dalle seguenti: «alla Camera».

           9. L'articolo 78 della Costituzione è sostituito dal seguente: 

           «Art. 78. - La Camera dei deputati delibera a maggioranza assoluta lo stato di guerra e conferisce al Governo i poteri necessari».

          10. All'articolo 79, primo comma, della Costituzione, le parole: «di ciascuna Camera,» sono sostituite dalle seguenti: «della Camera dei deputati».

          11. All'articolo 80 della Costituzione, le parole: «Le Camere autorizzano» sono sostituite dalle seguenti: «La Camera dei deputati autorizza» ed è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Le leggi che autorizzano la ratifica dei trattati relativi all'appartenenza dell'Italia all'Unione europea sono approvate da entrambe le Camere».

          12. L'articolo 82 della Costituzione è sostituito dal seguente:

           «Art. 82. - La Camera dei deputati può disporre inchieste su materie di pubblico interesse. Il Senato della Repubblica può disporre inchieste su materie di pubblico interesse concernenti le autonomie territoriali.  A tale scopo ciascuna Camera nomina fra i propri componenti una Commissione. Alla Camera dei deputati la Commissione è formata in modo da rispecchiare la proporzione dei vari gruppi. La Commissione d'inchiesta procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria».

1.17

Enrico Borghi, Musolino

Respinto

Sopprimere l'articolo.

1.18

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Id. em. 1.17

Sopprimere l'articolo.

1.19

Calenda, Gelmini, Lombardo, Versace

Id. em. 1.17

Sopprimere l'articolo.

1.20

Unterberger, Cattaneo

Id. em. 1.17

Sopprimere l'articolo.

1.23

Rojc, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a dieci cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.24

Zampa, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito

Precluso

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a nove cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.25

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Precluso

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a otto cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.26

Valente, Giorgis, Parrini, Meloni, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Precluso

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a sette cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.27

Lorenzin, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Precluso

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a sei cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1002

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Preclusa la prima parte; accantonata la seconda parte

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Il secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, e` sostituito dai seguenti: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.

          I voti dei senatori nominati dal Presidente della Repubblica non si computano nelle votazioni fiduciarie di cui all'articolo 94."».

1.28

Alfieri, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Precluso

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.29

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Precluso

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a quattro cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.30

Verini, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Zambito, Zampa

Precluso

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a tre cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.31

Parrini, Giorgis, Meloni, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Precluso

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a due cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1003

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Il secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a un massimo di cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico, letterario e per meriti sportivi che abbiano conseguito almeno un titolo iridato."».

1.1004

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Precluso

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Il secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a un massimo di cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, delle nuove tecnologie, artistico e letterario."».

1.1005

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Precluso

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Il secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a un massimo di cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico, letterario e per alti meriti sportivi."».

1.1006

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Precluso

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Il secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a un massimo di cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, tecnologico, artistico e letterario."».

1.1007

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 10 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1008

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 9 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1009

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 8 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1010

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 7 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1011

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 6 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1012

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 5 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1013

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 4 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1014

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 3 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1015

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 2 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1016

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 10 cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1017

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 9 cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1018

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 8 cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1019

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 7 cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1020

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 6 cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1021

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 5 cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1022

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 4 cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1023

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 3 cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1024

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 9 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1025

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 8 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1026

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 7 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1027

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 6 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1028

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 5 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1029

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 4 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1030

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 3 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1031

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Precluso

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a 2 cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1032

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Respinto

L'articolo è sostituito dal seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. All'articolo 59, il secondo comma è sostituito dal seguente: "Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita scegliendoli fra i cittadini e le cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario."».

1.1033

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Il primo periodo del secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a un massimo di cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico, letterario nonché cittadini con meriti sportivi che abbiano conseguito almeno un titolo olimpico o paralimpico."».

1.1034

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Il primo periodo del secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, e` sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare fino a quattro senatori a vita, con un massimo di due cittadini per ciascun genere, che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.».

1.32

Parrini, Giorgis, Meloni, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al primo periodo del secondo comma dell'articolo 59, le parole: "Il Presidente della Repubblica" sono sostituite dalle parole: "Ciascun Presidente della Repubblica".».

1.33

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al primo periodo del secondo comma dell'articolo 59, dopo le parole: "a vita" sono inserite le seguenti: "almeno quattro".».

1.34

Malpezzi, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al primo periodo del secondo comma dell'articolo 59, dopo le parole: "a vita" sono inserite le seguenti: "almeno tre".».

1.1035 (già 1.35)

Sensi, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al primo periodo del secondo comma dell'articolo 59, dopo le parole: "a vita" sono inserite le seguenti: "almeno due".».

1.36

Rando, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa, Maiorino

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al primo periodo del secondo comma dell'articolo 59, dopo la parola: "cittadini" sono inserite le seguenti: "dell'uno e dell'altro sesso".».

1.1036

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, dopo la parola: "cittadini" inserire le seguenti: ", con alternanza di genere,"».

1.37

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

« Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, dopo la parola "cittadini" sono inserite le seguenti: ", di età non inferiore a settanta anni,".».

1.38

Parrini, Giorgis, Meloni, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, dopo la parola "cittadini" sono inserite le seguenti: ", di età non inferiore a sessantanove anni,".».

1.39

Meloni, Giorgis, Parrini, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, dopo la parola "cittadini" sono inserite le seguenti: ", di età non inferiore a sessantotto anni,".».

1.40

Valente, Giorgis, Parrini, Meloni, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, dopo la parola "cittadini" sono inserite le seguenti: ", di età non inferiore a sessantasette anni,".».

1.41

Alfieri, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

« Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, dopo la parola "cittadini" sono inserite le seguenti: ", di età non inferiore a sessantasei anni,".».

1.42

Malpezzi, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

« Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, dopo la parola "cittadini" sono inserite e seguenti: ", di età non inferiore a sessantacinque anni,".».

1.1037 (già 1.43)

Basso, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59  della Costituzione)

                    1. Al secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, dopo la parola "cittadini" sono inserite le seguenti: ", di età non inferiore a sessantaquattro anni,".».

1.44

Martella, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, dopo la parola "cittadini" sono inserite le seguenti: ", di età non inferiore a sessantatré anni,".».

1.45

Nicita, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, dopo la parola "cittadini" sono inserite le seguenti: ", di età non inferiore a sessantadue anni,".».

1.1038 (già 1.46)

Bazoli, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

                    1. Al secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, dopo la parola "cittadini" sono inserite le seguenti: ", di età non inferiore a sessantuno anni,".».

1.47

Zambito, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, dopo la parola "cittadini" sono inserite le seguenti: ", di età non inferiore a sessanta anni,".».

1.1039

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, dopo la parola: "cittadini" inserire le seguenti: ", di età non inferiore a cinquanta anni,"».

1.48

Parrini, Giorgis, Meloni, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59, il secondo periodo è abrogato.»

1.1040 (già 1.102)

Delrio, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

         1. Al secondo comma dell'articolo 59, il secondo periodo è sostituito dal seguente: "I senatori a vita possono presentare le proprie dimissioni al Presidente del Senato, che le sottopone al voto dell'Aula.".».

1.103

Nicita, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59, il secondo periodo è sostituito dal seguente: "I senatori a vita possono presentare le proprie dimissioni al Presidente del Senato, che devono essere ratificate dall'Aula a maggioranza assoluta.".».

1.104

Misiani, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59, il secondo periodo è sostituito dal seguente: "I senatori a vita possono presentare le proprie dimissioni al Presidente del Senato, che devono essere ratificate dall'Aula.".».

1.105

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59, il secondo periodo è sostituito dal seguente: "Il numero dei senatori nominati dal Presidente della Repubblica nel corso del mandato non può essere superiore a cinque.".».

1.106

Tajani, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59, il secondo periodo è sostituito dal seguente: "Il numero dei senatori nominati dal Presidente della Repubblica non può essere superiore a cinque.".».

1.107

Sensi, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59, il secondo periodo è sostituito dal seguente: "Il numero dei senatori nominati da ciascun Presidente della Repubblica non può essere inferiore a quattro.".».

1.1041 (già 1.108)

Losacco, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

        1. Al secondo comma dell'articolo 59, il secondo periodo è sostituito dal seguente: "Il numero dei senatori nominati da ciascun Presidente della Repubblica non può essere inferiore a tre.".».

1.110

Verducci, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59, il secondo periodo è sostituito dal seguente: "Il numero dei senatori nominati da ciascun Presidente della Repubblica non può essere inferiore a due.".».

1.109

Meloni, Giorgis, Parrini, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59, il secondo periodo è sostituito dal seguente: "Il numero dei senatori nominati dal Presidente della Repubblica nel corso del mandato non può essere superiore a tre.".».

1.1042

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59, il secondo periodo è sostituito dal seguente: "Il numero complessivo dei senatori nominati dal Presidente della Repubblica è pari ad un quarantesimo dei senatori eletti."».

1.1043

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo comma dell'articolo 59, il secondo periodo è sostituito dal seguente: "Il numero complessivo dei senatori nominati dal Presidente della Repubblica non eccede un cinquantesimo dei senatori eletti."».

1.1044 (già 1.111)

Fina, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

         1. Al secondo periodo del secondo comma dell'articolo 59, la parola: "complessivo" è soppressa.».

1.112

Manca, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo periodo del secondo comma dell'articolo 59, le parole: "in carica" sono soppresse.».

1.1045 (già 1.113)

La Marca, Giorgis, Meloni, Parrini, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

        1. Al secondo periodo del secondo comma dell'articolo 59, le parole: "dal Presidente della Repubblica" sono sostituite dalle seguenti: "da ciascun Presidente della Repubblica".».

1.114

Rossomando, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo periodo del secondo comma dell'articolo 59, dopo le parole: "Presidente della Repubblica" sono inserite le seguenti: "nel corso del mandato".».

1.1046 (già 1.49)

Camusso, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

        1. Al secondo periodo del secondo comma dell'articolo 59, la parola "cinque" è sostituita dalla seguente: "dieci".».

1.1047 (già 1.50)

Crisanti, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

        1. Al secondo periodo del secondo comma dell'articolo 59, la parola "cinque" è sostituita dalla seguente: "nove".».

1.51

Verini, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo periodo del secondo comma dell'articolo 59, la parola "cinque" è sostituita dalla seguente: "otto".».

1.52

Valente, Giorgis, Parrini, Meloni, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo periodo del secondo comma dell'articolo 59, la parola "cinque" è sostituita dalla seguente: "sette".».

1.53

Alfieri, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo periodo del secondo comma dell'articolo 59, la parola "cinque" è sostituita dalla seguente: "sei".».

1.1048 (già 1.54)

D'Elia, Giorgis, Meloni, Parrini, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

         1. Al secondo periodo del secondo comma dell'articolo 59, la parola "cinque" è sostituita dalla seguente: "quattro".».

1.55

Manca, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo periodo del secondo comma dell'articolo 59, la parola "cinque" è sostituita dalla seguente: "tre".».

1.1049 (già 1.56)

Furlan, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

        1. Al secondo periodo del secondo comma dell'articolo 59, la parola "cinque" è sostituita dalla seguente: "due".».

1.57

Meloni, Giorgis, Parrini, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Al secondo periodo del secondo comma dell'articolo 59, la parola "cinque" è sostituita dalla seguente: "uno".».

1.1050 (già 1.129)

Franceschelli, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

        1. Al secondo comma dell'articolo 59 è aggiunto in fine il seguente periodo: "I senatori a vita possono presentare le proprie dimissioni al Presidente del Senato, che devono essere ratificate dall'Aula a maggioranza assoluta.".».

1.22

Cattaneo, Unterberger

Accantonato

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Dopo il secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione, è aggiunto il seguente: "I voti dei senatori di diritto e a vita e dei senatori nominati dal Presidente della Repubblica non si computano nelle votazioni fiduciarie di cui all'articolo 94."».

1.1051

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Dopo il secondo comma dell'articolo 59, inserire il seguente: "Ai senatori a vita e di diritto, al pari degli altri senatori, in ragione del proprio ruolo e a tutela dell'istituzione, oltre agli obblighi di trasparenza previsti dall'ordinamento, si applicano altresì quelli previsti dalle norme regolamentari della Camera di appartenenza in merito alla dichiarazione delle attività patrimoniali e finanziarie, dei finanziamenti ricevuti, nonché delle cariche e uffici ricoperti."».

1.1052

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Dopo il secondo comma dell'articolo 59, inserire il seguente: "Ai senatori nominati a vita, al pari degli altri senatori, in ragione del proprio ruolo e a tutela dell'istituzione, oltre agli obblighi di trasparenza previsti dall'ordinamento, si applicano altresì quelli previsti dalle norme regolamentari della Camera di appartenenza in merito alla dichiarazione delle attività patrimoniali e finanziarie, dei finanziamenti ricevuti, nonché delle cariche e uffici ricoperti."».

1.1053

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Dopo il secondo comma dell'articolo 59, inserire il seguente: "Entro trenta giorni dalla proclamazione, ciascun senatore di diritto e a vita, al pari degli altri senatori, deve dichiarare alla Camera di appartenenza le cariche e gli uffici ricoperti a qualsiasi titolo, retribuiti e gratuiti in ragione del suo ruolo e a tutela dell'istituzione. Nel corso del mandato deve analogamente comunicare, entro trenta giorni, le cariche e gli uffici acquisiti o dismessi."».

1.1054

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Dopo il secondo comma dell'articolo 59, inserire il seguente: "Entro trenta giorni dalla proclamazione, ciascun senatore nominato a vita, al pari degli altri senatori, è tenuto a dichiarare alla Camera di appartenenza le cariche e gli uffici ricoperti a qualsiasi titolo, retribuiti e gratuiti in ragione del suo ruolo e a tutela dell'istituzione. Nel corso del mandato deve analogamente comunicare, entro trenta giorni, le cariche e gli uffici acquisiti o dismessi."».

1.1055

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Dopo il secondo comma dell'articolo 59, inserire il seguente: "Nell'esercizio del proprio mandato i senatori di diritto e a vita, al pari degli altri senatori, in ragione del proprio ruolo e a tutela dell'istituzione, esercitano le loro funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione, senza alcuna forma di condizionamento derivante dalla propria condizione patrimoniale o finanziaria ovvero dalle cariche o uffici ricoperti."».

1.1056

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Dopo il secondo comma dell'articolo 59, inserire il seguente: "Nell'esercizio del proprio mandato i senatori nominati a vita, al pari degli altri senatori, in ragione del proprio ruolo e a tutela dell'istituzione, esercitano le loro funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione, senza alcuna forma di condizionamento derivante dalla propria condizione patrimoniale o finanziaria ovvero dalle cariche o uffici ricoperti."».

1.1057

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Dopo il secondo comma dell'articolo 59, inserire il seguente: "I senatori nominati a vita, al pari degli altri senatori, in ragione del proprio ruolo e a tutela dell'istituzione, verificano che il valore dei doni accettati nell'esercizio delle proprie funzioni sia conforme alle consuetudini di cortesia."».

1.1058

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Dopo il secondo comma dell'articolo 59, inserire il seguente: "I Senatori nominati a vita, al pari degli altri senatori, in ragione del proprio ruolo e a tutela dell'istituzione, garantiscono che, nell'espletamento delle funzioni che attengono all'esercizio del mandato parlamentare, i propri comportamenti non siano contrari al buon costume e non risultino lesivi del prestigio della Camera di appartenenza."».

1.1059

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Dopo il secondo comma dell'articolo 59, inserire il seguente: "I senatori nominati a vita, al pari degli altri senatori, esercitano senza vincolo di mandato la funzione rappresentativa, agendo in ragione del proprio ruolo con particolare disciplina ed onore, nel rispetto dei principi di trasparenza, integrità e responsabilità, al fine di prevenire qualsiasi azione o comportamento che possa compromettere il prestigio della loro figura nonché del Senato della Repubblica."».

1.1060

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Dopo il secondo comma dell'articolo 59, inserire il seguente: "I senatori di diritto e a vita, al pari degli altri senatori, esercitano senza vincolo di mandato la funzione rappresentativa, agendo in ragione del proprio ruolo con particolare disciplina ed onore, nel rispetto dei principi di trasparenza, integrità e responsabilità, al fine di prevenire qualsiasi azione o comportamento che possa compromettere il prestigio della loro figura nonché del Senato della Repubblica."».

1.1061

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Dopo il secondo comma dell'articolo 59, inserire il seguente: "I senatori di diritto e a vita, al pari degli altri senatori, in ragione del proprio ruolo e a tutela dell'istituzione, verificano che il valore dei doni accettati nell'esercizio delle proprie funzioni sia conforme alle consuetudini di cortesia."».

1.1062

Cataldi, Maiorino, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Damante, Di Girolamo, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Patuanelli, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco

Sostituire l'articolo con il seguente:

«Art. 1

(Modifica all'articolo 59 della Costituzione)

          1. Dopo il secondo comma dell'articolo 59, inserire il seguente: "In alcun modo la carica di senatore nominato a vita può, al pari degli altri senatori e in ragione del proprio ruolo, essere utilizzata per ottenere particolari vantaggi diretti o indiretti di natura finanziaria o alcun tipo di beneficio la cui accettazione potrebbe determinare una alterazione del principio della libertà di mandato di cui all'art. 67 della Costituzione."».

1.130

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Sostituire il comma 1 con il seguente: "1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale, il comma 2 dell'articolo 59 della Costituzione è abrogato.".

1.131

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Sostituire il comma 1 con il seguente: "1. A decorrere dal primo scioglimento o dalla prima cessazione del mandato della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica successivo all'entrata in vigore della presente legge costituzionale, il secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione è abrogato.".

1.139

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Sostituire il comma 1 con il seguente: "Il secondo comma dell'articolo 59 della Costituzione è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Repubblica può nominare senatori e senatrici a vita cittadini e cittadine che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Il numero complessivo dei senatori e delle senatrici in carica nominati dal Presidente della Repubblica non può in alcun caso essere superiore a cinque.".".

1.132

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Al comma 1, alle parole "Il secondo comma" premettere le seguenti: "A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge costituzionale".

1.133

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Al comma 1, alle parole "Il secondo comma" premettere le seguenti: "A decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere".

1.134

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Al comma 1, alle parole "Il secondo comma" premettere le seguenti: "A decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica".

1.142

Sensi, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Al comma 1, sostituire la parola: "abrogato" con le seguenti: "sostituito dal seguente: «Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Il numero dei senatori nominati da ciascun Presidente della Repubblica nel corso del mandato non può essere inferiore a quattro.».".

1.1064 (già 1.140)

Franceschini, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Al comma 1, sostituire la parola: "abrogato" con le seguenti: "sostituito dal seguente: «Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini dell'uno e dell'altro sesso che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.».".

1.146

Tajani, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Giorgis, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Meloni, Mirabelli, Misiani, Nicita, Parrini, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Valente, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Al comma 1, sostituire la parola: "abrogato" con le seguenti: "sostituito dal seguente: «Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Il numero dei senatori nominati dal Presidente della Repubblica non può essere superiore a cinque.».".

1.1065 (già 1.147)

Irto, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Al comma 1, sostituire la parola: "abrogato" con le seguenti: "sostituito dal seguente: «Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Il numero dei senatori nominati da ciascun Presidente della Repubblica nel corso del mandato non può essere superiore a cinque.».".

1.151

Meloni, Giorgis, Parrini, Valente, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Al comma 1, sostituire la parola: "abrogato" con le seguenti: "sostituito dal seguente: «Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Il numero dei senatori nominati da ciascun Presidente della Repubblica nel corso del mandato non può essere superiore a tre.».".

1.150

Valente, Giorgis, Parrini, Meloni, Boccia, Alfieri, Basso, Bazoli, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Al comma 1, sostituire la parola: "abrogato" con le seguenti: "sostituito dal seguente: «Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Il numero dei senatori nominati da ciascun Presidente della Repubblica nel corso del mandato non può essere inferiore a tre.».".

1.144

Verducci, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verini, Zambito, Zampa

Al comma 1, sostituire la parola: "abrogato" con le seguenti: "sostituito dal seguente: «Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Il numero dei senatori nominati da ciascun Presidente della Repubblica nel corso del mandato non può essere inferiore a due.».".

1.149

Zambito, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zampa

Al comma 1, sostituire la parola: "abrogato" con le seguenti: "sostituito dal seguente: «Ciascun Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita fino a cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.».".

1.141

Zampa, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito

Al comma 1, sostituire la parola: "abrogato" con le seguenti: "sostituito dal seguente: «Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita almeno quattro cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.».".

1.143

Misiani, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Al comma 1, sostituire la parola: "abrogato" con le seguenti: "sostituito dal seguente: «Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita almeno tre cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.».".

1.1066 (già 1.145)

Giacobbe, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Al comma 1, sostituire la parola: "abrogato" con le seguenti: "sostituito dal seguente: «Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita almeno due cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.».".

1.148

Rossomando, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Al comma 1, sostituire la parola: "abrogato" con le seguenti: "sostituito dal seguente: «Il Presidente della Repubblica, nel corso del proprio mandato, può nominare senatori a vita fino a cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario.».".

1.168

Misiani, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Martella, Mirabelli, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Dopo il primo comma aggiungere il seguente: "1-bis. All'articolo 59 della Costituzione, dopo il primo comma è aggiunto il seguente: «I senatori a vita possono presentare le proprie dimissioni al Presidente del Senato, che devono essere ratificate dall'Aula.».".

1.167

Martella, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Alfieri, Basso, Bazoli, Boccia, Camusso, Casini, Crisanti, D'Elia, Delrio, Fina, Franceschelli, Franceschini, Furlan, Giacobbe, Irto, La Marca, Lorenzin, Losacco, Malpezzi, Manca, Mirabelli, Misiani, Nicita, Rando, Rojc, Rossomando, Sensi, Tajani, Verducci, Verini, Zambito, Zampa

Dopo il primo comma aggiungere il seguente: "1-bis. All'articolo 59 della Costituzione, dopo il primo comma è aggiunto il seguente: «I senatori a vita possono presentare le proprie dimissioni al Presidente del Senato, che le sottopone al voto dell'Aula.».".

1.0.1

Boccia, Alfieri, Giorgis, Parrini

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

"Art. 1-bis

(Modifica all'articolo 63 della Costituzione)

          1. All'articolo 63 della Costituzione, dopo il primo comma è inserito il seguente: «L'elezione del Presidente di ciascuna Camera ha luogo a maggioranza dei due terzi dei componenti. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti.»."

1.0.4

Boccia, Alfieri, Giorgis, Parrini

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

"Art. 1-bis

(Modifica all'articolo 64 della Costituzione)

          1. All'articolo 64 della Costituzione, il primo comma è sostituito dal seguente: «Ciascuna Camera e il Parlamento in seduta comune adottano il proprio regolamento a maggioranza dei tre quinti dei votanti.».".

1.0.5

Musolino, Enrico Borghi

Accantonato

Dopo l'articolo, aggiungere il seguente:

«Art. 1-bis.

(Modifica all'articolo 64 della Costituzione)

          1. All'articolo 64 della Costituzione le parole "a maggioranza assoluta dei suoi componenti" sono sostituite dalle seguenti: "a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti. Il regolamento disciplina lo statuto dell'opposizione.".»

1.0.2

Maiorino, Patuanelli, Cataldi, Damante, Barbara Floridia, Sironi, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Di Girolamo, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Trevisi, Turco

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-bis.

 (Modifiche all'articolo 64 della Costituzione)

          1. All'articolo 64 della Costituzione dopo il primo comma è aggiunto il seguente: "Il regolamento di ciascuna Camera garantisce i diritti delle opposizioni in ogni fase dell'attività parlamentare; disciplina la designazione da parte delle stesse dei presidenti delle Commissioni aventi funzioni di controllo o di garanzia. Prevede l'iscrizione all'ordine del giorno di proposte e iniziative indicate dalle opposizioni con riserva di tempi e previsione del voto finale."».

1.0.3

Calenda, Gelmini, Lombardo, Versace

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-bis

(Modifiche all'articolo 64 della Costituzione)

          All'articolo 64 della Costituzione dopo il quarto comma sono aggiunti i seguenti:

          "I regolamenti di cui al primo comma disciplinano, tra l'altro, le prerogative e i poteri del Governo e della maggioranza e quelli delle opposizioni nello svolgimento dei lavori dell'Assemblea e delle Commissioni e riservano appositi e adeguati spazi alle proposte degli eletti e dei gruppi di opposizione nella programmazione, in modo da garantire l'esercizio effettivo del loro diritto di iniziativa legislativa e di partecipazione all'attività parlamentare.

          I regolamenti di cui al primo comma stabiliscono presupposti, modalità e limiti per la posizione della questione di fiducia sull'approvazione o reiezione di singoli articoli ed emendamenti, nel rispetto del primo comma dell'articolo 72, al fine di non comprimere l'esame parlamentare dei provvedimenti legislativi e la libertà di voto di deputati e senatori su ciascuna parte degli atti loro sottoposti.".»

1.0.6

Boccia, Alfieri, Giorgis, Parrini

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

"Art. 1-bis

(Modifica all'articolo 70 della Costituzione)

          1. All'articolo 70 della Costituzione, dopo la parola: «Camere» sono inserite le seguenti: «e dal Parlamento in seduta comune nei casi stabiliti dalla Costituzione».".

1.0.7

Maiorino, Patuanelli, Cataldi, Damante, Barbara Floridia, Sironi, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Di Girolamo, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Trevisi, Turco

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-bis.

(Modifiche all'articolo 71 della Costituzione)

          1. All'articolo 71 della Costituzione è aggiunto, in fine, il seguente comma:

          "Ciascuna Camera, secondo i rispettivi regolamenti, deve iniziare l'esame dei disegni di legge d'iniziativa popolare entro e non oltre un mese dalla presentazione e concluderlo entro tre mesi"».

1.0.8

Musolino, Enrico Borghi

Accantonato

Dopo l'articolo, aggiungere il seguente:

"Art. 1-bis.

(Modifica dell'articolo 72 della Costituzione)

          1. All'articolo 72 della Costituzione sono apportate le seguenti modificazioni:

          a) al primo comma, aggiungere, in fine, il seguente periodo:  «I disegni di legge governativi sono presentati, in maniera alternata, dalle due Camere»;

          b) dopo il primo comma, aggiungere il seguente: «Ogni disegno di legge approvato da una Camera è immediatamente trasmesso all'altra che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi la seconda Camera può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali prima Camera si pronuncia in via definitiva e la legge può essere promulgata. Qualora la seconda Camera non disponga di procedere all'esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare la legge può essere promulgata.».".

1.0.9

Boccia, Alfieri, Giorgis, Parrini

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

"Art. 1-bis

(Modifica all'articolo 72 della Costituzione)

          1. All'articolo 72 della Costituzione, dopo il quarto comma, sono inseriti i seguenti:

          «Salvo che per i disegni di legge di cui al quarto comma nonché per i disegni di legge di conversione di decreti legge, per i disegni di legge di amnistia e indulto e per quelli di cui all'articolo 81, sesto comma, il Governo può chiedere a ciascuna Camera di deliberare, entro cinque giorni dalla richiesta, che un disegno di legge sia iscritto con priorità all'ordine del giorno e che il suo esame sia concluso entro settanta giorni. Nel caso di disegni di legge di particolare complessità, il termine può essere esteso fino ad un massimo di ottantacinque giorni. Il regolamento stabilisce le condizioni, le modalità e i limiti del procedimento, anche con riferimento all'omogeneità del disegno di legge.

          Il regolamento di ciascuna Camera disciplina le prerogative dei gruppi parlamentari di opposizione e riserva ad essi adeguati spazi nella programmazione e nell'organizzazione dei lavori nonché nella formazione dell'ordine del giorno dell'aula e delle commissioni.

          Il regolamento del Parlamento in seduta comune stabilisce il procedimento in sede referente per l'esame, da parte delle competenti Commissioni della Camera e del Senato riunite, dei disegni di legge da sottoporre all'approvazione del Parlamento in seduta comune nei casi stabiliti dalla Costituzione.».".

1.0.10

Boccia, Alfieri, Giorgis, Parrini

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

"Art. 1-bis

(Modifica all'articolo 73 della Costituzione)

          1. All'articolo 73 della Costituzione, dopo il terzo comma è aggiunto il seguente:

          «Entro trenta giorni dalla pubblicazione, un terzo dei componenti di una Camera può promuovere questione di legittimità costituzionale di una legge o di un atto avente forza di legge dinanzi alla Corte costituzionale secondo le modalità stabilite dalla legge»".

1.0.11

Maiorino, Patuanelli, Cataldi, Damante, Barbara Floridia, Sironi, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Di Girolamo, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Trevisi, Turco

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-bis.

(Modifiche all'articolo 73 della Costituzione)

          1. All'articolo 73 della Costituzione, è aggiunto, in fine, il seguente comma: "Su iniziativa motivata da parte di almeno un terzo dei componenti di una Camera, con precisazione specifica dei motivi di incostituzionalità, le leggi in materia elettorale sono sottoposte, prima della loro promulgazione, al giudizio preventivo di legittimità costituzionale della Corte costituzionale."».

1.0.12

Maiorino, Patuanelli, Cataldi, Damante, Barbara Floridia, Sironi, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Di Girolamo, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Trevisi, Turco

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-bis.

 (Modifiche all'articolo 74 della Costituzione)

          1. L'articolo 74 della Costituzione è sostituito dal seguente:

          "Art. 74. - Il Presidente della Repubblica, prima della promulgazione, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione sulla legge o su parti di essa.

          In caso di rinvio parziale sono promulgate le parti su cui non è richiesta una nuova deliberazione.

          Se le Camere approvano nuovamente la legge o la parte di essa oggetto del rinvio, questa deve essere promulgata.

          La nuova deliberazione deve avere luogo su parti che possano autonomamente sussistere.

          Il presente articolo si applica anche alle leggi di conversione dei decreti legge e ai decreti legislativi.".».

1.0.13

Maiorino, Patuanelli, Cataldi, Damante, Barbara Floridia, Sironi, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Di Girolamo, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Trevisi, Turco

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-bis.

(Modifiche all'articolo 75 della Costituzione)

          1. All'articolo 75 della Costituzione, il quarto comma è sostituito con il seguente: "La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione almeno un terzo degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi."».

1.0.14

Boccia, Alfieri, Giorgis, Parrini

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

"Art. 1-bis

(Modifica all'articolo 77 della Costituzione)

          1. All'articolo 77 della Costituzione, i commi secondo e terzo sono sostituiti dai seguenti:

          «Quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione al Parlamento in seduta comune. Anche se le Camere sono sciolte, il Parlamento in seduta comune è appositamente convocato e si riunisce entro cinque giorni.

          I decreti devono contenere misure di immediata applicazione e di carattere specifico ed omogeneo, concernenti pubbliche calamità, sicurezza nazionale, norme finanziarie o l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione Europea, quando dal mancato tempestivo adempimento possa derivare responsabilità dello Stato, eccettuate le materie di cui al quarto comma dell'articolo 72. Essi perdono efficacia sin dall'inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. Il Parlamento in seduta comune può tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti»".

1.0.17

Enrico Borghi, Musolino

Accantonato

Dopo l'articolo, aggiungere il seguente:

"Art. 1-bis.

(Modifica dell'articolo 77 della Costituzione)

           1. All'articolo 77 della Costituzione sono apportate le seguenti modificazioni:

          a) al terzo comma sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: «Le disposizioni di un decreto-legge non convertito non possono essere approvate con una legge di conversione di un altro decreto-legge. Il decreto-legge deve contenere misure di immediata applicazione e la loro attuazione è riservata alla legge

          b) dopo il terzo comma, aggiungere il seguente:  «Il decreto-legge può avere ad oggetto una sola materia e ha un contenuto specifico e omogeneo, che la legge di conversione non può ampliare. Il decreto-legge e la legge di conversione non possono:

          a) contenere deleghe legislative;

          b) provvedere nelle materie indicate nell'articolo 72, quarto comma;

          c) rinnovare le disposizioni di decreti-legge non convertiti; 

          d) regolare i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti;

          e) ripristinare l'efficacia di disposizioni dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale per vizi non attinenti al procedimento;

          f) contenere disposizioni in materia penale.».".

1.0.15

Calenda, Gelmini, Lombardo, Versace

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-bis

(Modifiche all'articolo 77 della Costituzione)

          All'articolo 77 della Costituzione, dopo il terzo comma sono aggiunti i seguenti:

          "I decreti devono contenere misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico e omogeneo e concernere esclusivamente la difesa e la sicurezza dello Stato, il contrasto e la gestione degli effetti delle calamità naturali e delle emergenze sanitarie, la stabilità finanziaria, il bilancio pubblico, la salvaguardia di interessi strategici dell'economia nazionale e la disciplina dell'organizzazione del procedimento elettorale e dello svolgimento delle elezioni.

          I decreti non possono conferire deleghe legislative, contenere norme in materia penale, ripristinare l'efficacia di disposizioni dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale, assorbire in tutto o in parte il contenuto di decreti in fase di conversione o di disegni di legge di cui sia già iniziato l'esame parlamentare e reiterare il contenuto di decreti non convertiti in legge.

          In sede di conversione dei decreti non possono essere apportate modifiche volte ad introdurre disposizioni estranee al loro oggetto e alla loro finalità."».

1.0.16

Maiorino, Patuanelli, Cataldi, Damante, Barbara Floridia, Sironi, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Croatti, Di Girolamo, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Nave, Pirondini, Pirro, Scarpinato, Trevisi, Turco

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 1-bis.

(Modifiche all'articolo 77 della Costituzione)

          1. All'articolo 77 della Costituzione sono aggiunti, in fine, i seguenti commi:

          "Il Governo non può, mediante decreto, rinnovare disposizioni di decreti non convertiti in legge, ripristinare l'efficacia di disposizioni dichiarate illegittime dalla Corte costituzionale, conferire deleghe legislative, attribuire poteri regolamentari in materie già disciplinate con legge ovvero modificare atti non aventi forza di legge.

          I decreti possono contenere soltanto misure di immediata applicazione e il loro contenuto deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo puntuale.

          I medesimi requisiti dei decreti si applicano anche alle relative leggi di conversione."».

1.0.18

Boccia, Alfieri, Giorgis, Parrini

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

"Art. 1-bis

(Modifiche agli articoli 80 e 87 della Costituzione)

          1. L'articolo 80 della Costituzione è sostituito dal seguente:

          «Art. 80. - Il Parlamento in seduta comune autorizza con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi.».

          2. All'articolo 87, ottavo comma, della Costituzione, le parole: «l'autorizzazione delle Camere» sono sostituite dalle seguenti: «l'autorizzazione del Parlamento in seduta comune»".

1.0.19

Boccia, Alfieri, Giorgis, Parrini

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

"Art. 1-bis

(Modifica all'articolo 81 della Costituzione)

          1. L'articolo 81 della Costituzione è sostituito dal seguente:

          «Art. 81. - Lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.

          Il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione del Parlamento in seduta comune approvata a maggioranza assoluta dei suoi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali.

          Ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte.

          Il Parlamento in seduta comune approva ogni anno con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentati dal Governo.

          L'esercizio provvisorio del bilancio non può essere concesso se non per legge approvata dal Parlamento in seduta comune e per periodi non superiori complessivamente a quattro mesi.

          Il contenuto della legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l'equilibrio tra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito del complesso delle pubbliche amministrazioni sono stabiliti con legge approvata dal Parlamento in seduta comune a maggioranza assoluta dei suoi componenti, nel rispetto dei princìpi definiti con legge costituzionale.»".

1.0.20

Boccia, Alfieri, Giorgis, Parrini

Accantonato

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

"Art. 1-bis

(Modifica all'articolo 82 della Costituzione)

          1. All'articolo 82 della Costituzione, dopo il secondo comma sono aggiunti i seguenti:

          «Una Commissione di inchiesta è comunque istituita se la proposta è sottoscritta da un terzo dei componenti di una Camera.

          Il regolamento di ciascuna Camera individua le commissioni, giunte o organismi interni ai quali sono attribuiti compiti ispettivi, di inchiesta, di controllo o di garanzia, riservando la presidenza dei medesimi a componenti designati dai gruppi parlamentari di opposizione.»".

 

 

Allegato B

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:

Disegno di legge costituzionale n. 935:

sull'ordine del giorno G2, la senatrice Mancini avrebbe voluto esprimere un voto contrario; sull'emendamento 1.1016 (1a parte), il senatore Marton avrebbe voluto esprimere un voto di astensione.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA N. 191

Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:

Disegno di legge costituzionale n. 935:

sulla proposta di non passare all'esame degli articoli, la senatrice Pellegrino avrebbe voluto esprimere un voto contrario.

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Barachini, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Calenda, Castelli, Cattaneo, Crisanti, De Poli, Durigon, Fazzolari, Fina, Franceschelli, Garavaglia, Germana', Giacobbe, La Pietra, Marti, Mirabelli, Monti, Morelli, Nicita, Ostellari, Paita, Rauti, Renzi, Rubbia, Sbrollini, Segre, Sisto e Testor.

.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Borghi Claudio, Borghi Enrico, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

Disegni di legge, assegnazione

In sede redigente

1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione

sen. Gasparri Maurizio

Istituzione della Giornata in memoria delle Marocchinate (1126)

previ pareri delle Commissioni 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

(assegnato in data 22/05/2024);

2ª Commissione permanente Giustizia

sen. Rossomando Anna

Disposizioni in materia di incentivi per le aggregazioni tra professionisti (229)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare

(assegnato in data 22/05/2024);

3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa

sen. Borghi Enrico

Modifiche al codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, in materia di requisiti per l'accesso al reclutamento delle Forze armate (1105)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

(assegnato in data 22/05/2024);

7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport

sen. Borghi Enrico

Modifiche alla legge 21 marzo 2001, n. 74, in materia di attività e organizzazione del Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico del Club alpino italiano (197)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

(assegnato in data 22/05/2024);

8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

sen. Dreosto Marco ed altri

Misure per lo sviluppo delle isole della Laguna di Grado (1009)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 22/05/2024);

8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

sen. Sironi Elena

Legge quadro in materia di vigilanza ecologica volontaria (1106)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 22/05/2024);

8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

sen. Trevisi Antonio Salvatore

Misure in materia di installazione di impianti per la produzione di energia da fonte solare (1111)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 22/05/2024);

8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

sen. Gasparri Maurizio

Disposizioni concernenti il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni (1119)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 22/05/2024);

8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

sen. De Poli Antonio

Legge quadro in materia di interporti (1124)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 22/05/2024);

9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare

sen. Basso Lorenzo

Misure per stimolare gli investimenti e accompagnare la transizione digitale ed ecologica nell'ambito del paradigma di impresa 4.0 (1012)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

(assegnato in data 22/05/2024);

10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

sen. Zullo Ignazio ed altri

Disposizioni per l'aggiornamento dell'elenco delle malattie e condizioni croniche e invalidanti, di cui all'allegato 8 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 (818)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio

(assegnato in data 22/05/2024);

10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

sen. Mazzella Orfeo ed altri

Modifica al decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, al fine di agevolare l'accesso al trattamento pensionistico anticipato a tutto il personale medico e sanitario (920)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio

(assegnato in data 22/05/2024).

Governo, trasmissione di atti

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 22 maggio 2024, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, la comunicazione concernente il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale al dottor Felice Morisco, nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

Tale comunicazione è depositata presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.

Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento

Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:

- Proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2021/2283 recante apertura e modalità di gestione di contingenti tariffari autonomi dell'Unione per taluni prodotti agricoli e industriali (COM(2024) 200 definitivo), alla 9a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente;

- Proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2021/2278 recante sospensione dei dazi della tariffa doganale comune di cui all'articolo 56, paragrafo 2, lettera c), del regolamento (UE) n. 952/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per taluni prodotti agricoli e industriali (COM(2024) 201 definitivo), alla 9a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente;

- Comunicazione della Commissione - Nota di orientamento relativa a talune disposizioni del regolamento (UE) 2024/795 che istituisce la piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa (STEP) (C(2024) 3148 definitivo), alla 8a e alla 9a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente.

Interrogazioni

SCALFAROTTO - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che:

organi di stampa riferiscono di un ennesimo nuovo caso di bullismo nelle scuole italiane: in un liceo di Torino una studentessa sarebbe stata soggetta di continue violenze, minacce, vessazioni e altre forme di bullismo nonostante le diverse denunce e le numerose richieste di aiuto rimaste del tutto inascoltate, fino a rassegnarsi ad abbandonare la scuola;

spintoni in palestra durante le ore di ginnastica, lanci di immondizia addosso, deturpazione dei libri di testo, minacce fisiche e la costante offesa da parte di compagni di non valere niente, perché indietro nel percorso scolastico, istigandola anche a più riprese a suicidarsi;

le offese e le umiliazioni sarebbero avvenute non solo in presenza fisica, ma anche tramite social network, con un susseguirsi di insulti e di fotomontaggi anche a sfondo sessuale, tanto da provocare alla ragazza uno svenimento, rendendo del tutto costanti le vessazioni e le persecuzioni, invadendo anche la sfera privata;

dopo i costanti atti di bullismo, la diciottenne ha chiesto aiuto ai professori, senza ottenere nessun tipo di difesa e di intervento concreto, che si sono limitati solo a generici discorsi in classe: la ragazza, dopo avere contattato il 112 per sporgere denuncia, ha chiesto aiuto anche al preside, non ottenendo anche in questo caso il doveroso e necessario sostegno;

dopo la denuncia della studentessa, la Procura dei minori di Torino ha aperto un'inchiesta e ha acquisito gli screenshot delle chat e raccolto testimonianze, indagando infine per stalking uno studente;

appare inaccettabile che ancora oggi si debba assistere a fenomeni così gravi di violenza tra i giovani, con l'aggravante che tali atti si verificano all'interno delle istituzioni scolastiche, che dovrebbero essere un luogo sicuro e di vera formazione, non solo civile e culturale, ma anche emotiva per i futuri cittadini: il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo è in continuo aumento e colpisce sempre più spesso bambini e adolescenti all'interno delle nostre istituzioni scolastiche;

il tema del bullismo e del cyberbullismo deve essere affrontato in modo profondo, riflettendo su quali siano le ragioniche portano i giovani a compiere atti di sopraffazione e di sopruso nei confronti dei loro coetanei. Per contrastare gli atti di bullismo, un approccio basato esclusivamente su regole punitive per chi compie atti di violenza è tutto inefficace e privo di formazione: è necessario un percorso di prevenzione attraverso un processo di educazione e sensibilizzazione condivisa, che avvenga nell'ambito familiare ma soprattutto nelle scuole, le quali hanno il fondamentale compito di sensibilizzare al rispetto della dignità individuale, alla valorizzazione delle differenze e al contrasto di tutte le discriminazioni,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare al fine di chiarire l'intera vicenda, che ha costretto una ragazza ad abbandonare il percorso scolastico dopo il reiterarsi di inaccettabili atti di bullismo, e quali siano le ragioni della sostanziale inerzia del liceo interessato;

se sia in grado di fornire dati sul fenomeno di bullismo e cyberbullismo all'interno delle scuole e quali siano le iniziative concrete, adottate finora, per prevenire gli atti di bullismo;

se intenda, infine, promuovere misure al fine di instaurare percorsi formativi all'interno degli istituti scolastici, volti alla promozione di una cultura del rispetto reciproco e delle differenze, che possa permettere il venir meno di fenomeni di bullismo e di sopraffazione.

(3-01162)

TREVISI - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:

la delibera CIPE n. 7 del 17 marzo 2020, recante "Fondo sviluppo e coesione 2014-2020 Piano operativo imprese e competitività. Modifica ed integrazione finanziaria finalizzata a misure per il reddito energetico", ha stabilito l'assegnazione di 200 milioni di euro a carico delle annualità 2024 e 2025 in favore del piano operativo imprese e competitività FSC 2014-2020, oggi piano di sviluppo e coesione, per l'istituzione di un fondo, denominato fondo nazionale per il reddito energetico da destinare all'installazione di impianti fotovoltaici ad uso domestico, con l'obiettivo di sostenere l'autoconsumo energetico e di favorire la diffusione delle energie rinnovabili, destinato prioritariamente in favore di soggetti e famiglie in condizioni di disagio economico;

il Gestore dei servizi energetici S.p.A. (GSE) è il soggetto designato ad attuare gli strumenti di incentivazione degli impianti fotovoltaici, nonché la gestione commerciale dell'energia elettrica immessa in rete;

il reddito energetico è stato, altresì, oggetto anche di leggi regionali, tra cui la legge della Regione Puglia 9 agosto 2019, n. 42, con la quale si prevede che la Regione Puglia acquisti e metta a disposizione impianti rinnovabili da installare sulle abitazioni di persone disagiate o di condomini, in comodato d'uso, come misura di contrasto alla povertà e di sviluppo delle energie rinnovabili;

in 8ª Commissione permanente (Ambiente) del Senato della Repubblica è in corso l'esame del disegno di legge (Atto Senato n. 334) sul reddito energetico di cui l'interrogante è primo firmatario;

considerato che:

l'8 agosto 2023 è stato pubblicato il decreto del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, con il quale è stato istituito il fondo nazionale reddito energetico, con l'obiettivo di agevolare i nuclei familiari in condizione di disagio economico per l'installazione di impianti fotovoltaici realizzati in assetto di autoconsumo. La quota eccedente sarà resa disponibile per 20 anni al GSE che la utilizzerà a sua volta per finanziare il fondo senza alcuna remunerazione economica per il beneficiario;

l'articolo 3 del citato decreto prevede, al comma 1, lettere b) e c), rispettivamente la realizzazione da parte del GSE di una piattaforma informatica digitale per l'acquisizione delle istanze di accesso alle agevolazioni, per la rendicontazione e il monitoraggio dei risultati conseguiti, per la gestione delle transazioni economiche del fondo e la pubblicazione dei bandi per la presentazione delle istanze di accesso alle agevolazioni sul proprio sito istituzionale. Ad oggi tali misure non sono state ancora realizzate,

si chiede di sapere quale sia la tempistica entro cui saranno adottate le misure di cui all'articolo 3 del decreto ministeriale citato in premessa.

(3-01163)

BASSO, ROJC, FURLAN, MARTELLA, RANDO, FINA, FRANCESCHELLI, ZAMBITO, CAMUSSO, MALPEZZI, ROSSOMANDO, VERDUCCI, VERINI, DELRIO, D'ELIA, TAJANI, LA MARCA, CRISANTI, BAZOLI, MISIANI, MANCA, ALFIERI, GIACOBBE - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:

come riportato da numerose agenzie di stampa, nella serata del 15 maggio 2024 è stato notificato agli utenti, per mezzo di un post pubblicato sul sito ufficiale, l'aumento della tariffa mensile prevista nell'abbonamento alla piattaforma di streaming digitale di DAZN;

il listino prezzi del fornitore di servizi streaming britannico, titolare in co-esclusiva dei diritti audiovisivi del campionato di serie A fino al 2029, subisce un ulteriore ritocco al rialzo dopo quello annunciato lo scorso gennaio;

secondo i nuovi piani l'abbonamento annuale "Plus", ovvero quello che permette di usufruire dell'intera programmazione su due dispositivi connessi a reti internet diverse, passerà da 539 a 599 euro, mentre lo scorso anno ne costava 499. Rimane invariato, invece, il prezzo dell'abbonamento annuale "Standard", che permette di vedere tutta la programmazione su due dispositivi connessi alla medesima linea. Costerà sempre 359 euro, ma aumenterà a 399 per chi lo sottoscriverà tramite parti terze come "Apple Store" o "Google Play", cioè non direttamente su "Dazn.com";

benché l'aumento del tariffario sia accompagnato da un ampliamento dell'offerta (con il lancio di 10 nuovi canali comprensivi di contenuti che spaziano dal padel, al fighting fino ai motori e alle freccette), l'Unione per la difesa dei consumatori denuncia che le nuove aggiunte "non compensano la mancanza di miglioramenti nella qualità del servizio di streaming delle partite di calcio, che rimane insufficiente. I consumatori pagano di più, ma i problemi tecnici e i disservizi persistono";

come affermato dalla presidente di UDICON, Martina Donini, DAZN è colpevole di aver assunto un atteggiamento speculativo nei confronti dei consumatori italiani, proponendo aumenti in assenza di un corrispettivo miglioramento nella qualità dei servizi offerti. Da qui la richiesta "di riconsiderare queste scelte e di focalizzarsi sul miglioramento della qualità del servizio offerto, piuttosto che sull'aumento dei prezzi";

tenuto conto che:

la legge 14 luglio 2023, n. 93, ha introdotto disposizioni per la prevenzione e la repressione della diffusione illecita di contenuti tutelati dal diritto d'autore mediante le reti di comunicazione elettronica;

successivamente, l'AGCOM ha approvato il nuovo regolamento operativo complementare alla legge, completando gli strumenti per contrastare la diffusione e la fruizione illegale di contenuti protetti relativi alla trasmissione in televisione di partite di calcio;

di tali disposizioni ha beneficiato in misura considerevole proprio la piattaforma DAZN, di fatto operante in una situazione prossima al monopolio, garantendo alla società un incremento significativo di nuovi abbonati e il recupero consistente di nuove risorse finanziarie,

si chiede di sapere:

quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo sui fatti esposti;

se non ritenga che la condotta di DAZN sia lesiva dei diritti dei consumatori, in quanto l'incremento notificato dei prezzi di abbonamento non appare collegato ad un effettivo miglioramento del servizio offerto agli utenti;

se non ritenga necessario ed urgente attivarsi al fine di favorire il ripristino di condizioni di concorrenza nel settore dei diritti televisivi legati alla trasmissione delle partite di calcio del campionato di serie A, e di consentire, per tale via, ai cittadini di scegliere tra le diverse offerte rese disponibili sul mercato quella più rispondente alle proprie esigenze.

(3-01164)

BUCALO, MALAN, SPERANZON, MARCHESCHI, COSENZA, IANNONE, MELCHIORRE - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che:

nei giorni scorsi è stato reso pubblico il focus "Il PNRR per la scuola e l'università: a che punto siamo?", nato dalla collaborazione fra fondazione Agnelli e fondazione Astrid;

il focus avrebbe evidenziato un ritardo significativo nella spesa dei fondi assegnati dal piano nazionale di ripresa e resilienza al settore dell'istruzione;

secondo il rapporto, infatti, su un totale di 20 miliardi di euro assegnati, sarebbero stati spesi solamente 3,3 miliardi, cosa che solleverebbe preoccupazioni sulla tempestività e sull'efficacia dell'utilizzo di queste risorse cruciali per il settore educativo e scientifico;

inoltre, sempre secondo il rapporto, sembrerebbe che la rimodulazione del PNRR abbia modificato le tempistiche delle misure di investimento e in alcuni casi rivisto al ribasso le cifre;

il rapporto sostiene che anche le riforme più ambiziose come quelle su formazione, orientamento e formazione tecnico-professionale risulterebbero aver, in parte, modificato la loro sostanza e che la spesa effettivamente sostenuta si attesterebbe al 17 per cento circa degli stanziamenti,

si chiede di sapere quale sia lo stato di avanzamento dei progetti PNRR relativi all'istruzione e come si pensi di raggiungere gli obiettivi nei tempi previsti e con la qualità adeguata.

(3-01165)

MURELLI, ROMEO - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che:

il personale ATA costituisce una risorsa fondamentale e indispensabile, in quanto svolge una molteplicità di compiti essenziali per il corretto funzionamento dell'istituzione scolastica;

il medesimo personale si è dimostrato indispensabile per supportare le istituzioni scolastiche impegnate nell'attuazione dei progetti PNRR e in quelli volti a contrastare la dispersione scolastica e ridurre i divari territoriali nelle regioni del Mezzogiorno;

in ambito scolastico, le graduatorie del personale ATA con almeno 24 mesi di servizio, come previsto dall'articolo 554 del decreto legislativo n. 297 del 1994, sono graduatorie permanenti di prima fascia, stilate annualmente su base provinciale, da cui si attinge per le supplenze annuali e alle quali attualmente è possibile presentare domanda di inserimento fino al 30 maggio 2024;

diversamente, invece, le graduatorie di circolo e di istituto di terza fascia del personale ATA sono aggiornate con cadenza triennale e sono utilizzate per il conferimento delle supplenze temporanee, e l'ultimo aggiornamento è stato effettuato con decreto ministeriale n. 50 del 2021;

si era ventilata l'ipotesi di procrastinare di un altro anno la validità delle graduatorie qualora le stesse non fossero disponibili entro il prossimo 31 agosto. Tale slittamento si è, poi, tramutato nella possibilità di estendere, anche per chi si iscrive per la prima volta, l'acquisizione entro un anno della nuova certificazione di alfabetizzazione informatica;

da una prima bozza di decreto, che è circolata nei mesi scorsi, si prevedeva l'apertura della finestra temporale per la presentazione delle domande, dal 20 maggio al 20 giugno;

mentre, dagli ultimi aggiornamenti circolati tramite gli organi di stampa, si è appreso che la bozza di decreto di aggiornamento delle graduatorie di circolo e di istituto di terza fascia del personale ATA (triennio scolastico 2024/2027) prevede, quale temine per la presentazione delle istanze di inserimento, aggiornamento o conferma, la finestra temporale dal 28 maggio al 28 giugno;

tuttavia, ad oggi, non è stato ancora pubblicato il testo definitivo del decreto ministeriale, affinché l'amministrazione possa mettere a punto le relative procedure con tempi e modalità consone all'emanazione dei bandi,

si chiede di conoscere quali siano i tempi di pubblicazione del decreto ministeriale di aggiornamento delle graduatorie di circolo e di istituto di terza fascia del personale ATA e, più in generale, quali azioni il Ministro in indirizzo abbia posto in essere per valorizzare le figure di cui in premessa.

(3-01166)

FREGOLENT, BORGHI Enrico - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:

l'articolo 4-ter del decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 febbraio 2024, n. 11, ha previsto il raddoppio delle trattenute (da 10 a 20 euro a pannello) applicate dal gestore dei servizi energetici per la copertura dei costi di gestione degli impianti fotovoltaici che beneficiano del conto energia, col chiaro intento di spingere gli operatori all'adesione a un sistema collettivo, ma con chiaro effetto disincentivante per chi non volesse esercitare tale opzione;

con l'articolo 5 del decreto-legge 15 maggio 2024, n. 63, si è reso estremamente difficile e gravosa la collocazione di impianti fotovoltaici all'interno delle aree agricole;

l'Italia si è impegnata e si sta impegnando a livello europeo per garantire l'installazione di più di 130 gigawatt di impianti di produzione di energie rinnovabili entro il 2023, di cui circa almeno 80 gigawatt derivanti da impianti fotovoltaici, rendendo evidente l'impellenza dell'implementazione dell'agrivoltaico;

l'approccio, che obbliga a soluzioni significativamente onerose, rischia di causare un vero e proprio "effetto domino", per l'incremento dei costi per la realizzazione dei nuovi impianti e in termini di aggravi amministrativi e normativi, rischiando di pregiudicare i target fissati per la produzione di energie rinnovabili previsti per l'anno 2023;

gli obiettivi di transizione energetica e verde rappresentano uno dei 6 pilastri del piano nazionale di ripresa e resilienza e rappresentano una delle priorità del capitolo del REPowerEU, inserito nella revisione del PNRR nazionale: priorità per le quali le istituzioni europee hanno stanziato miliardi di euro, di cui il nostro Paese ha ampiamente beneficiato, portando numerose imprese ad investire pesantemente nel settore e che ora rischiano di vedere pregiudicate le proprie aspettative e il proprio affidamento per via del repentino cambio di strategia perseguito dal Governo,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga che le misure richiamate e, in generale, l'approccio fatto proprio dal Governo sul piano dello sviluppo delle energie rinnovabili tramite impianti fotovoltaici e se non ritenga che tale cambio di strategia non rischi di pregiudicare il conseguimento degli obiettivi fatti propri dall'Italia a livello europeo.

(3-01167)

GASPARRI, DAMIANI, DE ROSA, FAZZONE, GALLIANI, LOTITO, OCCHIUTO, PAROLI, RONZULLI, ROSSO, SILVESTRO, TERNULLO, ZANETTIN - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che l'investimento 1.4 "Sviluppo del biometano, secondo criteri per promuovere l'economia circolare" del PNRR si propone di sostenere la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di biometano e di riconvertire e migliorare l'efficienza degli impianti di biogas agricoli esistenti verso la produzione di biometano per i trasporti, il settore industriale e il riscaldamento. Il biometano prodotto deve essere conforme ai criteri stabiliti dalla direttiva (UE) 2018/2001 sulle energie rinnovabili (direttiva RED II), affinché la misura possa rispettare il principio di "non arrecare un danno significativo" e i pertinenti requisiti di cui all'allegato VI, nota 8, del regolamento (UE) n. 2021/241;

considerato che:

il target previsto dalla misura è la produzione di almeno 2,3 miliardi di metri cubi di biometano entro fine giugno 2026;

il decreto ministeriale 15 settembre 2022 ha il fine di promuovere l'incentivazione del biometano immesso nella rete del gas naturale attraverso un sostegno in conto capitale (pari al massimo al 40 per cento delle spese sostenute) e un incentivo in conto energia (tariffa incentivante applicata alla produzione netta di biometano); possono beneficiare degli incentivi previsti dal decreto ministeriale gli impianti di produzione di biometano di nuova realizzazione, agricoli o a rifiuti, e gli interventi di riconversione a biometano (totale o parziale) di impianti agricoli esistenti di produzione di elettricità alimentati da biogas,

si chiede di sapere quale sia lo stato di attuazione della misura, che risulta fondamentale per accompagnare il comparto agricolo nel suo percorso verso una decarbonizzazione sostenibile.

(3-01168)

MALPEZZI, BOCCIA, PARRINI, MANCA - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:

tra il 1980 e il 2022, secondo gli ultimi dati di uno studio Censis-Confcooperative, i cambiamenti climatici hanno provocato danni in Italia per oltre 111 miliardi di euro: 57,1 per alluvioni, 30,6 per ondate di calore, 15,2 miliardi per le precipitazioni, 8,2 miliardi per siccità, incendi boschivi e ondate di freddo;

si tratta di cifre che crescono esponenzialmente con il passare degli anni: si parla di 42,8 miliardi di euro solo dal 2017 al 2022, mentre nel solo 2022 oltre 17 miliardi di euro, pari allo 0,9 del PIL;

secondo le ultime indagini, nel 2021 sono saliti a 94 su 100 i comuni italiani a rischio di dissesto idrogeologico ed erosione costiera, in tutto 7.423 comuni, per un aumento che si riflette sia sulle aree potenzialmente soggette a frane (aumento del 4 per cento sul 2017), sia su quelle esposte ad alluvioni (incremento del 19 per cento). Il pericolo riguarda l'intera penisola, e risultano in aumento anche le zone di massimo rischio. Complessivamente, sono 8 milioni gli italiani che vivono in territori particolarmente vulnerabili;

considerato che:

in questo contesto di straordinaria gravità, il Governo ha praticamente dimezzato i fondi disponibili per il contrasto al dissesto idrogeologico. Il piano nazionale di ripresa e resilienza, infatti, prevedeva originariamente di destinare al contrasto del dissesto 2,49 miliardi di euro (missione 2, componente 4, investimento 2.1), mentre il nuovo PNRR ne cancella 1,287 miliardi, proprio quando il Paese è colpito sempre più spesso e sempre più intensamente da gravi episodi di maltempo;

le scelte operate dal Governo appaiono dunque tanto devastanti quanto insensate alla luce di quanto avvenuto nel nostro Paese nell'arco di un solo anno: solo per citare i fatti più gravi, nel maggio 2023 con l'alluvione che ha colpito Emilia-Romagna, Marche e Toscana, nell'estate scorsa con gli eventi meteorologici estremi che hanno interessato la Lombardia, in novembre 2023 con gli eventi alluvionali che hanno colpito ampie zone della Toscana, e il 15 maggio 2024 con l'alluvione che, ultimo in ordine di tempo ma non di gravità, ha colpito Milano, i comuni limitrofi e vaste aree della Lombardia, provocando conseguenze devastanti sul territorio con precipitazioni che non si registravano da oltre 170 anni (in 15 ore pari a quelle dell'intero mese di maggio);

le intense piogge, che hanno interessato quasi il 30 per cento del territorio lombardo, hanno causato esondazioni dei fiumi Lambro, Seveso e Sillaro, dei torrenti Trobbia e Molgora, determinando gravi disagi per la popolazione residente e danni ingenti alle abitazioni, alle infrastrutture, alle industrie e agli esercizi commerciali, con centri abitati isolati, famiglie ancora oggi sfollate e strade inagibili; sono stati soccorsi bambini nelle scuole per l'infanzia dalle forze dell'ordine e 200 sono stati gli interventi dei vigili del fuoco;

22 Comuni colpiti dalle alluvioni hanno già avanzato la richiesta di riconoscimento dello stato di calamità naturale, pur se gli ingentissimi danni non sono stati ancora quantificati con precisione, essendo appena iniziata, per cause di forza maggiore, l'opera di ricognizione;

per quanto riguarda l'alluvione di novembre 2023 in Toscana, invece, la stima dei danni ammonta a 2,7 miliardi di euro, secondo i dati dell'Istituto regionale per la programmazione economica (IRPET), mentre le risorse stanziate dal Governo per i territori colpiti ammonterebbero a soli 255,7 milioni di euro, più 88,5 milioni stanziati recentemente, a fine aprile; in ogni caso i risarcimenti statali, nettamente inferiori ai danni, non risultano ancora trasferiti alla struttura commissariale e non possono pertanto essere avviate le procedure di sostegno alle famiglie e alle imprese; secondo quanto reso noto dai sindaci, moltissime imprese e famiglie, ancora in difficoltà e con negozi o abitazioni ancora inagibili, avrebbero ricevuto soltanto le erogazioni stanziate dalla Regione e dagli stessi enti locali; si tratta di una situazione insostenibile a 7 mesi dalle alluvioni;

ancor peggiore, se possibile, l'evoluzione della situazione in Emilia-Romagna, dove ad un anno dall'alluvione, con 20.000 sfollati e 10 miliardi di euro di danni stimati, le "passerelle" del Governo hanno riguardato tutti i Ministri ma la stragrande maggioranza dei cittadini non ha visto rimborsi; in particolare, nonostante le promesse fatte, manca ancora il provvedimento che riconosce i rimborsi per i beni mobili danneggiati, ed in un'alluvione il danno per le famiglie parte principalmente da questi;

le situazioni di emergenza vissute in troppe occasioni dai cittadini del nostro Paese rendono evidente l'importanza, in primo luogo, di politiche e interventi mirati a prevenire e gestire in modo efficace il dissesto idrogeologico ed i rischi connessi, e la necessità, in secondo luogo, di garantire che a questo scopo siano destinate risorse adeguate, sia per la prevenzione delle emergenze che per il ristoro dei danni una volta che esse si siano verificate, al fine di garantire la sicurezza, il benessere e la ripartenza delle comunità colpite; in definitiva, chiariscono la necessità di almeno ripristinare l'ammontare di risorse che il PNRR destinava al contrasto del dissesto idrogeologico,

si chiede di sapere:

con quali tempistiche il Ministro in indirizzo intenda avviare la verifica accurata dei danni causati dall'alluvione del 15 maggio 2024 sul territorio lombardo e garantire conseguentemente la messa a disposizione delle risorse per il sostegno della popolazione colpita e delle imprese danneggiate nonché per la ricostruzione delle infrastrutture;

quante risorse siano state effettivamente stanziate per il ristoro dei danni a cittadini e imprese e per le opere di ricostruzione a seguito dell'alluvione di novembre 2023 in Toscana, quali siano i motivi che hanno determinato oggettivi e inqualificabili ritardi sulla tempistica delle erogazioni e in quali tempi e modalità il Governo intenda reperire le ulteriori e necessarie risorse atte a garantire ristori adeguati a famiglie ed imprese e iniziare la ricostruzione;

se si intenda stanziare in tempi rapidi adeguate risorse per il ristoro dei danni ai beni mobili danneggiati a seguito dell'alluvione in Emilia-Romagna, e mantenere così le promesse fatte alla popolazione colpita;

con quali modalità il Governo intenda garantire che, in occasione degli eventi catastrofici di dissesto che con sempre maggior frequenza interessano il nostro Paese, in tempi congrui i cittadini e le imprese si vedano riconosciuti i necessari ristori e sia assicurata la ricostruzione delle zone colpite;

se si intenda garantire il ripristino dell'intero ammontare delle risorse destinate inizialmente dal PNRR al contrasto del dissesto idrogeologico, al fine di prevenire il verificarsi di nuove catastrofiche alluvioni con il loro portato di danni, lutti e distruzione.

(3-01169)

D'ELIA, CAMUSSO, ROJC - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

Seif Bensouibat, cittadino algerino, rifugiato politico in Italia dal 6 dicembre 2013 e insegnante da numerosi anni presso il liceo francese "Chateaubriand" di Roma, lo scorso mese di gennaio 2024 in una chat chiusa ha espresso dichiarazioni critiche verso il Governo israeliano dovute al numero di vittime civili causate dalla campagna militare condotta nella striscia di Gaza a seguito dell'attacco terroristico condotto da Hamas;

l'insegnate algerino, incensurato e privo di carichi pendenti, a seguito dei commenti giunti a conoscenza dell'istituto francese e comunicati alla Digos, è stato dapprima sottoposto a perquisizione domiciliare alla ricerca di armi ed esplosivi e successivamente a distanza di pochi giorni convocato in Questura e informato dell'avvio a suo carico di un'indagine penale e del procedimento di revoca dello status di rifugiato con relativa convocazione innanzi alla commissione territoriale per il 1° febbraio;

dopo circa due mesi, trascorsi in libertà nel corso dei quali egli ha proseguito a svolgere le sue ordinarie mansioni, tranne quella lavorativa poiché nel frattempo è stato licenziato dal liceo francese proprio a causa dei post, gli è stato notificato provvedimento di revoca dello status di rifugiato, motivato dalla pericolosità per la sicurezza dello Stato italiano e la sua espulsione dal territorio nazionale con conseguente trattenimento nel centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria;

di fronte al centro nel corso dei 4 giorni di detenzione numerosi alunni, genitori e insegnanti della scuola Chateaubriand hanno manifestato in solidarietà dell'insegnante;

il provvedimento di revoca dello status di rifugiato nel motivare la pericolosità di Seif Bensouibat lega i citati post al pericolo di terrorismo religioso di matrice jihadista, di radicalizzazione solitaria nonché al fenomeno dei "lupi solitari";

tuttavia, il giudice di pace di Roma non ha convalidato il trattenimento dell'insegnante algerino nel centro per il rimpatrio di Ponte Galeria evidenziando "come nella fattispecie de qua, la Questura pone a giustificazione del trattenimento presso il CPR la mancanza di documento valido per l'espatrio e il rischio di fuga. Tale motivazione non appare plausibile atteso trattarsi di cittadino islamico che risiede in Italia da oltre 10 anni, con un lavoro stabile, una dimora stabile, agli atti contratto di locazione, incensurato";

tali motivazioni attestano l'irragionevolezza della misura del trattenimento in relazione alle condizioni personali di Seif Bensouibat, residente a Roma da oltre 10 anni, con un proprio lavoro e con un alloggio regolare;

considerato che:

consolidata giurisprudenza di merito e di legittimità ha più volte chiarito come non costituiscano fondato motivo di revoca della protezione internazionale la mera declaratoria di pericolosità sociale se non suffragata da elementi concreti circa la commissione di reati di una gravità tale da compromettere la sicurezza pubblica o dello Stato (tra le tante si legga l'ordinanza del Tribunale di Lecce, sezione speciale immigrazione, 18 novembre 2020);

anche la Corte di giustizia della UE è intervenuta in merito (tra le altre si vedano le cause C-8/22, C-663/21 e C-402/22), chiarendo che, affinché uno Stato membro possa revocare lo status di rifugiato a uno straniero, è necessario il ricorrere contestuale della condanna definitiva per un grave reato e della circostanza che la presenza dello straniero costituisca in sé un rischio per la sicurezza e l'ordine pubblico. Egli deve, in particolare, costituire un pericolo reale, attuale e tanto grave da pregiudicare un interesse fondamentale della società, e la decisione deve rispettare il principio di proporzionalità;

come di tutta evidenza nessuno di tali requisiti ricorre nel caso del provvedimento di revoca dello status di rifugiato di Seif Bensouibat che, oltre ad essere del tutto irragionevole, è finanche lesivo delle garanzie costituzionali in materia di libertà di manifestazione di pensiero,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario ed urgente verificare attraverso proprie iniziative che il provvedimento di revoca dello status di rifugiato emesso nei confronti del cittadino algerino Seif Bensouibat non abbia violato i requisiti richiesti dalla normativa nazionale e sovranazionale in materia.

(3-01170)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

DE POLI - Ai Ministri per la protezione civile e le politiche del mare e dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:

a partire dal 14 maggio 2024 le regioni del Nord e Nordest sono state colpite da eventi meteorologici avversi di rilevante gravità, in relazione ai quali il Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri ha emesso ripetuti avvisi di criticità da moderata a elevata, per rischio di temporali e per rischio idraulico e idrogeologico;

il quadro meteorologico e delle criticità previste e in atto in particolare nelle giornate del 16 e 17 maggio ha comportato l'aggravamento della valutazione di allerta da arancione a rossa su estesi settori del Veneto. Nelle zone di allerta idraulica e idrogeologica è stato segnalato un innalzamento significativo dei livelli dei corsi d'acqua principali e secondari, con inondazione delle aree limitrofe, erosione delle sponde, frane, rottura degli argini e sormonto di ponti. I fenomeni più rilevanti hanno interessato le province di Padova, Vicenza, Verona e Treviso: a causa delle precipitazioni intense, diffuse e in rapida successione, il fiume Muson e l'Avenale hanno rotto gli argini, la piena dell'Orolo ha travolto un ponte nei pressi di Malo e molte strade non sono ancora percorribili e centinaia di abitazioni sono state invase dall'acqua e dal fango;

considerato che:

il presidente della Regione Veneto ha decretato lo stato di crisi, con l'attivazione della relativa unità regionale, e assunto le iniziative necessarie per la dichiarazione dello stato di mobilitazione del servizio nazionale della protezione civile e dello stato di emergenza di rilievo nazionale;

nelle prossime ore è atteso un nuovo inasprimento delle condizioni meteorologiche,

si chiede di sapere:

se si intenda riconoscere lo stato di emergenza di rilievo nazionale in relazione agli eventi descritti con le relative risorse;

quali altre iniziative il Governo intenda assumere per assicurare il completamento delle opere di laminazione per la mitigazione del rischio idraulico e geologico in Veneto.

(4-01225)

MURELLI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e per gli affari regionali e le autonomie. - Premesso che:

i ripetuti fatti di cronaca rendono sempre più evidente come, per tutelare la salute e la sicurezza di tutti i lavoratori, sia indispensabile favorire una cultura della sicurezza e, a tal fine, incentivare la formazione;

questi principi sono codificati nel testo del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante la disciplina generale in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro;

ai sensi dell'articolo 37, il datore di lavoro è tenuto ad assicurare che ciascun lavoratore riceva una formazione sufficiente ed adeguata in materia di salute e sicurezza, con particolare riferimento ai concetti di rischio, di danno, di prevenzione, di protezione, di organizzazione della prevenzione aziendale, di diritti e doveri dei vari soggetti aziendali, di organi di vigilanza, controllo e assistenza, nonché con riferimento ai rischi riferiti alle mansioni e ai possibili danni e alle conseguenti misure e procedure di prevenzione e protezione caratteristici del settore o comparto di appartenenza dell'azienda;

ai sensi del medesimo articolo 37, la durata, i contenuti minimi e le modalità delle attività di formazione sono definiti mediante accordo raggiunto in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano;

in attuazione delle disposizioni sono stati adottati molteplici accordi, in particolare due nel dicembre 2011 relativi alla formazione dei lavoratori e del datore di lavoro, che svolge i compiti di prevenzione e protezione dei rischi, un terzo nel successivo mese di febbraio 2012 relativo alle attrezzature di lavoro, e un ulteriore accordo nel luglio 2016 relativo ai responsabili e agli addetti ai servizi di prevenzione e protezione;

in seguito, l'articolo 13 del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, ha modificato l'articolo 37, prevedendo che entro il 30 giugno 2022 la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome debba adottare un accordo per accorpare, rivisitare e modificare gli accordi vigenti, in modo da garantire l'individuazione della durata, dei contenuti minimi e delle modalità della formazione obbligatoria a carico del datore di lavoro, nonché delle modalità della verifica finale di apprendimento obbligatoria per i discenti di tutti i percorsi formativi e di aggiornamento obbligatori in materia di salute e sicurezza sul lavoro e delle modalità delle verifiche di efficacia della formazione durante lo svolgimento della prestazione lavorativa;

considerato che la bozza del nuovo accordo, non ancora adottato, pur essendo superata la scadenza fissata per legge, muta i requisiti per essere inclusi tra i soggetti formatori e prevede espressamente che gli unici soggetti titolati a svolgere attività di formazione sono gli organismi paritetici inclusi nel repertorio nazionale istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il che rischia di tagliare fuori molte realtà che non sono, o non sono ancora, iscritte all'interno del repertorio, pur avendo svolto negli ultimi anni attività di formazione nel settore della salute e della sicurezza sul lavoro,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano consapevoli del fatto che la bozza di accordo in discussione restringe la platea di soggetti titolati a svolgere attività di formazione nel settore della salute e della sicurezza sul lavoro, andando ad escludere molteplici realtà che si sono contraddistinte per l'impegno, la dedizione e la professionalità nello svolgimento di tali attività;

quali iniziative intendano adottare al fine di consentire che i requisiti per accedere alla platea dei soggetti formatori siano improntati al principio dell'inclusività.

(4-01226)

VERDUCCI, GIORGIS - Al Ministro dell'interno. - Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:

il sindaco di Senigallia, Massimo Olivetti, avrebbe negato per ben due volte l'occupazione del suolo pubblico per lo svolgimento della festa dell'Unità, promossa dalla struttura locale del Partito Democratico e prevista per la seconda metà di luglio 2024, nonché per una manifestazione civica volta a sensibilizzare la cittadinanza sul tema del rischio idrogeologico del fiume Misa, programmata per sabato 18 maggio, nei pressi dell'ex ponte Garibaldi;

la Giunta ha motivato ufficialmente il proprio diniego in ragione della "concomitanza, nel medesimo periodo, di eventi in programma presso il Piazzale della Libertà". A detta del sindaco, infatti, la sovrapposizione di molteplici attività in spazi contigui arrecherebbe disagi allo svolgimento in sicurezza di ciascun evento e creerebbe problemi di gestione del traffico, sia pedonale che veicolare;

ne consegue che, da giugno a settembre, non verrà concessa l'occupazione del suolo pubblico nelle principali piazze del centro. Sarà vietato, pertanto, l'allestimento di gazebo, palchi, tensostrutture e banchetti, ad eccezione di quelli destinati agli eventi del cartellone estivo;

benché la festa dell'Unità avrebbe dovuto svolgersi in altro luogo, sito al di fuori del perimetro interdetto, la Giunta ha concluso, tenuto conto dell'alta affluenza del periodo estivo, che la manifestazione configurerebbe un "danno alla collettività in termini di congestionamento della circolazione, anche pedonale";

è stata liquidata, adducendo le medesime motivazioni, anche la manifestazione sulla sicurezza del fiume Misa, alla quale avrebbe dovuto partecipare anche una rappresentanza delle vittime dell'alluvione del 2022;

considerato che:

la festa dell'Unità presso i giardini Morandi, oltre a essere una ricorrenza consolidata negli anni, costituisce una legittima attività di iniziativa e di espressione di un partito politico, ai sensi dell'articolo 49 della Costituzione, e rappresenta, inoltre, una fonte di visibilità per la città di Senigallia e per l'intera provincia, in quanto è solita attrarre personalità di rilievo nazionale, appartenenti al mondo della cultura e della politica;

è difficile credere che una città come Senigallia, dalla spiccata vocazione turistica, non disponga, come sempre avvenuto finora con tutte le precedenti amministrazioni comunali, dei mezzi o degli spazi consoni ad ospitare due eventi in contemporanea;

date le modalità pretestuose del diniego, maturato dopo 50 giorni di indugio, pare evidente la volontà del sindaco di attendere la concomitanza con altri eventi per formalizzare il divieto;

a giudizio degli interroganti si tratta di una lesione dei criteri democratici e di una violazione istituzionale che evidentemente mette a nudo la mancanza di cultura democratica da parte del sindaco Olivetti, il quale tenta di mascherare, dietro l'interpretazione pretestuosa di norme e regolamenti, il proprio disegno di ostracismo politico,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti, se non ritenga che il divieto del sindaco Olivetti sia lesivo dei diritti costituzionalmente garantiti e dei principi di apertura e inclusione da sempre propri alla città di Senigallia e quali iniziative intenda adottare, nell'ambito delle sue competenze, per evitare il verificarsi di quello che rappresenterebbe un precedente pericolo di comportamento antidemocratico.

(4-01227)

GASPARRI - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che:

risulta all'interrogante che all'evento conclusivo della campagna di sensibilizzazione contro le droghe, sviluppato nell'ambito del progetto "Scuole sicure 2020/2021" e organizzato dal Comune di Lanciano (Chieti), di fronte a circa 400 studenti sarebbe stato dato spazio a presunti "artisti", come il rapper Armando Sciotto, detto "Chicoria", il quale avrebbe esposto fantasiose teorie sull'uso della cannabis;

a giudizio dell'interrogante è utile evidenziare che quando si scelgono i relatori per un evento dedicato agli adolescenti e in teoria finalizzato a contrastare l'uso di droghe, sarebbe doveroso e opportuno farlo in modo sensato e responsabile;

risulta all'interrogante che i ragazzi di terza superiore che hanno partecipato all'incontro si sono sentiti raccontare che le leggi sul contrasto alla droga, come quella voluta dal ministro pro tempore Carlo Giovanardi, avrebbero addirittura aumentato lo spaccio;

risulta altresì che ai ragazzi sarebbe stato fatto intendere che una modica quantità di cannabis tutto sommato vada bene, ma questa risulta essere una falsità, dato che la cannabis fa male, perché contiene principi attivi molto pericolosi, soprattutto per i più giovani;

ad avviso dell'interrogante è giusto puntare sulla prevenzione e sull'informazione, purché seria e veritiera, piuttosto che su affermazioni fuorvianti come quella data nel corso della manifestazione svoltasi a Lanciano,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto;

quali siano le sue valutazioni e quali azioni intenda intraprendere per garantire che gli incontri rivolti agli studenti siano orientati sempre e soltanto a scopi culturali ed educativi e favoriscano un dialogo serio e aperto ai fini di scelte consapevoli e positive.

(4-01228)

PAROLI - Ai Ministri della giustizia, dell'interno, delle imprese e del made in Italy e dell'economia e delle finanze. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:

sul web, all'indirizzo "www.iacchite.blog", è operante la testata giornalistica denominata "IACCHITE'", iscritta al Registro della pubblica stampa del Tribunale di Cosenza al numero R/G 1166/2019 del 27 giugno 2019, con sede fisica in Cosenza alla Via Miceli n. 46. La stessa testata non sembrerebbe essere iscritta al registro degli operatori di comunicazione detenuto presso l'Autorità Garante delle Comunicazioni;

la testata è stata fondata ed è diretta dal giornalista professionista Gabriele Carchidi, iscritto presso l'Ordine dei Giornalisti della Lombardia dal 19 gennaio 1998;

i contenuti pubblicati dalla testata diretta dal Carchidi sono quotidianamente editi sul dominio "www.iacchite.blog", con conseguente indicizzazione da parte dei maggiori motori di ricerca mondiali, ma anche diffusi attraverso la pagina "Facebook" della testata e sul profilo social del direttore della stessa;

considerato che secondo quanto risulta all'interrogante:

il tenore nettamente offensivo della reputazione altrui, spesso delegittimante le istituzioni di ogni ordine e grado, la non veridicità delle informazioni contenute negli articoli editi dal Carchidi, oltre ad aver creato un clima di odio sociale sul web, ha generato centinaia di procedimenti penali a carico del direttore della testata per i reati di diffamazione e stalking, culminati in numerose sentenze definitive di condanna della Corte di cassazione;

il direttore della testata gode della difesa, negli innumerevoli giudizi avviati, del suo legale di fiducia del foro di Cosenza, sembrerebbe con l'applicazione, in ciascun procedimento, dell'istituto del gratuito patrocinio a carico dello Stato per motivi reddituali;

l'elevato carico di lavoro per la giustizia penale ed il fatto che la stessa sia giunta, spesse volte, a considerare i ricorsi proposti dal difensore del Carchidi come inammissibili, comporterebbe un aggravio delle spese statali derivante dalla reiterata applicazione dell'istituto del gratuito patrocinio e dai costi di funzionamento della giustizia;

sembrerebbero essersi verificati dei probabili ritardi nell'aggiornamento del casellario giudiziale del Carchidi in relazione alle innumerevoli condanne subite dallo stesso;

non sembrerebbe esistere alcun soggetto "editore" con il compito di farsi carico dei costi di mantenimento dei componenti della redazione ed in particolare della sede fisica della testata, che peraltro sembrerebbe dai pubblici registri essere di proprietà dello stesso avvocato legale di fiducia del Carchidi, né alcun soggetto sembrerebbe occuparsi formalmente della gestione dei proventi delle diverse campagne pubblicitarie presenti sul sito, alimentate da un remunerante flusso di visitatori attratti da notizie pseudo-scandalistiche;

sembrerebbe che il direttore della testata, già destinatario della sanzione della sospensione dall'albo in più occasioni da parte del Consiglio di disciplina territoriale dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, non avrebbe mai interrotto l'esercizio della professione durante i periodi di sospensione;

potrebbe apparire concreto ed attuale il rischio che, alla luce delle premesse, il sito "www.iacchite.blog" possa configurarsi come uno strumento operante al di fuori di ogni regola, con lo scopo di screditare impunemente le istituzioni e i comuni cittadini, attraverso molteplici e reiterate condotte penalmente rilevanti, la cui difesa è reiteratamente e paradossalmente posta a carico dello Stato,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti riportati e se, in caso contrario, ritengano di dover assumere, per quanto di competenza, iniziative volte a fare chiarezza sulla vicenda narrata;

quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, per evitare che le istituzioni coinvolte vengano quotidianamente vilipese;

se il Ministro della giustizia sia a conoscenza dell'importo totale dei costi sopportati dall'amministrazione della Giustizia, in particolare per il reiterato utilizzo dell'istituto del gratuito patrocinio, e dello stato del reale adempimento da parte del Carchidi delle molteplici sanzioni comminate dai giudici per il reato di diffamazione a mezzo stampa;

se intendano investire gli organi preposti, affinché venga accertato il rispetto della normativa che disciplina la corretta applicazione dell'istituto del gratuito patrocinio a carico dello Stato, delle norme deontologiche e sanzionatorie regolanti l'esercizio della professione giornalistica, della normativa prevista in materia fiscale relativamente al mantenimento di una testata;

quante cause per diffamazione o stalking siano in corso;

quante siano le condanne in primo grado, in appello e in cassazione;

quanti gratuiti patrocini abbiano ottenuto e a quali avvocati siano stati affidati;

quante somme, ad oggi, siano state liquidate per gratuito patrocinio e quante ne dovranno essere liquidate.

(4-01229)

(già 2-00013)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

1ª Commissione permanente (Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione):

3-01170 della senatrice D'Elia ed altri, sulla revoca dello status di rifugiato a Seif Bensouibat.