Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 169 del 14/03/2024
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------
169a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO (*)
GIOVEDÌ 14 MARZO 2024
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Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO
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(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 170 del 19 marzo 2024
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)
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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE: Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 10,04).
Si dia lettura del processo verbale.
SILVESTRONI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Svolgimento di interrogazioni (ore 10,09)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
Sarà svolta per prima l'interrogazione 3-00963 con carattere d'urgenza, ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento, sul computo dell'assegno unico familiare nel calcolo dell'ISEE.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
BELLUCCI, vice ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, onorevoli senatori, anzitutto ringrazio l'onorevole interrogante per il quesito che ha posto.
Passo quindi a illustrare l'atto di sindacato ispettivo concernente proprio i criteri di computo dell'assegno unico universale nell'indicatore della situazione economica equivalente, il cosiddetto ISEE.
A tal riguardo, è in premessa opportuno richiamare il dettato del regolamento concernente la revisione delle modalità di determinazione e i campi di applicazione dell'ISEE. Infatti, l'articolo 4, comma 2, lettera f), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 dicembre 2013, n. 159, in combinato disposto con la previsione del decreto-legge 29 marzo 2016, n. 42, dispone, tra l'altro, che i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche in ragione della condizione di disabilità, laddove non rientranti nel reddito complessivo ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), e quindi esenti, per ragioni diverse dalle condizioni di disabilità, rientrino nel calcolo dell'indicatore della situazione reddituale dell'ISEE.
Siamo quindi assolutamente consapevoli che il combinato disposto delle norme attualmente in vigore abbia una ricaduta non positiva sulle famiglie e, segnatamente, a volte anche proprio per quanto riguarda l'accesso alle stesse prestazioni sociali agevolate.
Dalla normativa vigente consegue che anche l'assegno unico universale percepito nel 2022, in quanto tipologia di trattamento rientrante nella categoria suddetta, sarà considerato nel calcolo dell'ISEE del 2024 per tutte le altre prestazioni, proprio perché il decreto legislativo di varo dell'assegno unico universale non ha al suo interno una previsione che dà risposta a questa criticità.
Consapevoli della problematica, siamo subito intervenuti e abbiamo interpellato espressamente l'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) che ha evidenziato che, proprio in virtù di quanto stabilito dallo stesso articolo 2-sexies, in sede di determinazione degli importi di assegno unico universale per un soggetto che ne è già beneficiario, l'istituto, in quanto ente erogatore, è tenuto a sottrarre dal valore dell'ISEE l'importo della stessa prestazione percepito nel secondo anno precedente la presentazione della dichiarazione sostitutiva unica (DSU) rapportato al corrispondente parametro della scala equivalente. La norma dispone infatti che gli enti erogatori di tali trattamenti, ai fini dell'accertamento dei requisiti per il mantenimento del trattamento stesso, sottraggano dal valore dell'ISEE l'ammontare del trattamento percepito dal beneficiario, eventualmente valorizzato nell'ISEE medesimo, rapportato al corrispondente parametro della scala di equivalenza. Pertanto, ai fini dell'erogazione e delle mensilità dell'assegno unico universale, per l'anno 2024 l'ISEE non terrà conto di quanto ricevuto per lo stesso assegno nel costo dell'anno 2022.
Voglio sottolineare che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali segue con estrema attenzione e monitora l'efficacia degli strumenti di sostegno messi in campo a favore delle famiglie. Siamo anche consapevoli che questa è una prima risposta immediata per non avere una ricaduta negativa all'interno dell'assegno unico universale, ma siamo altrettanto consapevoli che non è un elemento sufficiente a dare risposta alla criticità segnalata.
Sin dal suo insediamento il Governo ha dato attenzione alle politiche in favore della famiglia e anche della natalità. Le leggi di bilancio che si sono succedute negli ultimi due anni, grazie all'impegno di tutto l'Esecutivo, hanno ampliato la fruibilità dell'assegno, in particolare per le famiglie numerose, per quelle con un figlio disabile e, in determinati casi, anche per le famiglie con figli al di sotto dei tre anni.
In questi anni abbiamo fatto davvero tutto il possibile, ovviamente a fronte delle condizioni economiche e di bilancio, per dare maggiori opportunità e garanzie alle famiglie sia con trasferimenti economici, sia con politiche di integrazione e inclusione lavorativa e sociale delle donne che potessero dare maggiore conforto, oltre ai congedi di paternità, che abbiamo iniziato ad ampliare nella loro possibilità di accesso con trattamenti economici più sostenibili.
Ricordo però, ancora una volta, che gli sforzi sono tanti, ma non crediamo che siano ancora sufficienti a poter riconoscere ad ogni famiglia il diritto di procreare e mettere al mondo bambini, quindi l'impegno del Governo sarà continuativo per tutta la legislatura, per dare maggiore sostanza e opportunità a ciascun cittadino.
Tornando alla questione dell'ISEE, segnalo che in questi giorni è stato avviato un percorso di studio e approfondimento per vagliarne la possibile rivisitazione, nel contesto di un tavolo tecnico che vuole affrontare la materia e vede impegnato il Ministero del lavoro e delle politiche sociali insieme al Ministero dell'economia e delle finanze, al Dipartimento delle politiche della famiglia e al Dipartimento per le politiche in favore delle persone con disabilità. L'obiettivo è quello di esaminare e rivedere alcuni aspetti della disciplina dell'ISEE che possono avere ed hanno un impatto negativo sulla vita delle famiglie. È dunque intenzione del Governo lavorare in sinergia per individuare le aree di intervento critiche e prospettare contestualmente possibili soluzioni.
Sappiamo che qualsiasi azione che abbia come oggetto l'ISEE dev'essere particolarmente studiata e attenzionata sia nel superamento delle criticità attualmente esistenti, sia nell'impatto e nelle ricadute che evidentemente si ripercuotono sui diversi provvedimenti e le diverse prestazioni che vedono in gioco l'ISEE: abbiamo visto come viene utilizzato per moltissimi interventi e moltissime riforme del legislatore, sia in passato sia attualmente. Si tratta quindi di una materia molto delicata a cui daremo tutta la nostra attenzione e anche la priorità che il Governo riconosce al tema.
Ringrazio pertanto nuovamente l'onorevole interrogante.
DELRIO (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DELRIO (PD-IDP). Signor Presidente, nel ringraziare la signora Vice Ministra della sua attenzione e anche delle sue parole di disponibilità, devo dire però di essere molto preoccupato anche per le sue parole.
Abbiamo fatto una grande riforma, forse l'unica grande riforma degli ultimi trent'anni, a detta di tutti gli economisti e gli esperti di diritto di famiglia, promossa dal Partito Democratico, da me con altri senatori, ma è una riforma di tutti, poiché l'abbiamo votata tutti. Tale riforma ha tolto otto misure frammentate e incostanti di sostegno alle famiglie, semplificandole in un'unica misura, ossia l'assegno unico universale. È diventata una misura equa, perché prima i figli dei lavoratori autonomi non ricevevano sostegni adeguati alla loro famiglia, superando un'iniquità per oltre due milioni di bambini. Si tratta di una misura universale, cioè che vale per tutti ed è uno dei modi con cui abbiamo detto alla società e alle famiglie: lo Stato non vi lascia soli, è al vostro fianco. Ribadisco quindi che si tratta di una misura che vale per tutti: tutti i figli sono una ricchezza non solo della famiglia, ma dell'intera comunità nazionale.
Tale misura sta funzionando molto bene. Dopo il primo anno di attuazione abbiamo avuto risparmi; durante il Governo Draghi quei risparmi non erano stati utilizzati, mentre voi avete utilizzato circa 600 milioni per allargare i benefici. Ciò è positivo, era quello che volevamo. Avete fatto alcuni correttivi per dare ulteriore sostegno - come ha detto bene lei, signora Vice Ministra - alle famiglie numerose.
Immagino e spero che la lotta alla povertà sia un obiettivo comune, in particolar modo quella alla povertà minorile: che ci siano bambini in povertà è una vergogna senza precedenti in un Paese che si vanta di essere tra i primi sette al mondo in termini di potenza economica e industriale. Noto che l'assegno unico, a detta di tutti gli analisti, è la misura che ha contribuito in maniera più determinante ad abbattere la povertà minorile, perché quest'ultima insidia ed è molto forte soprattutto nelle famiglie numerose.
Il lavoro sta quindi procedendo e finalmente l'Italia ha una misura adeguata a sostegno della natalità e della lotta alla povertà. Nessun'altra misura è così efficace nella lotta alla povertà come quella che abbiamo messo in campo, a dimostrazione che non bisogna fare riforme spot, ma strutturali, che durino nel tempo, che sostengano i cittadini per tutto l'arco della loro vita.
C'era un problema in sospeso, tra gli altri, che non fu possibile affrontare nella legge delega, anche se era ivi previsto, e del quale ragionammo. Il problema era che, nel momento in cui davamo più denaro alle famiglie per il sostegno alla natalità, così favorendo anche l'occupazione femminile e il progetto di vita delle famiglie, questo sostegno andava nel calcolo dell'ISEE e quindi le famiglie perdevano benefici su altre prestazioni sociali. È il paradosso di uno Stato che con una mano dà e con l'altra prende.
Siccome si sapeva che dopo due anni questa situazione si sarebbe verificata, bisognava quindi fare un regolamento che adeguasse l'ISEE, stabilendo che gli importi versati con l'assegno unico non rientrassero nel calcolo dell'ISEE stesso; oppure doveva esserci una revisione complessiva del calcolo l'ISEE.
Lei ha detto che ci state lavorando, ma è urgente farlo, perché da quest'anno le famiglie perderanno le prestazioni sociali. È urgente lavorarci, ma basterebbe un piccolo comma. Ieri, in un decreto che doveva fissare la data delle elezioni, abbiamo inserito la riforma del Testo unico sugli enti locali. Si può pertanto trovare un modo qualsiasi per scrivere semplicemente, com'era scritto nella delega, che ai fini dell'accesso e per il calcolo delle prestazioni sociali agevolate, il computo dell'assegno debba essere differenziato nell'ambito dell'ISEE, fino all'azzeramento.
Era scritto così nella delega, ma il Governo Draghi cadde poco prima di elaborare questo regolamento. Basta dunque fare un semplice emendamento e alcune famiglie non si vedranno costrette a combattere per accedere alle prestazioni sociali agevolate, alle tariffe adeguate dei nidi, alle tariffe agevolate del trasporto pubblico e a tutte le prestazioni sociali. Avremo famiglie che non dovranno combattere perché diventate "più ricche" (ma poi, in che senso più ricche?): stiamo combattendo la povertà, sono persone al limite, che hanno fatto figli, e, com'è noto, un figlio ha un costo enorme. Stiamo parlando dunque di un aiuto, parziale, come sappiamo tutti, ma almeno si faccia in modo che non vi sia il paradosso di questa disparità tale per cui, appunto, con una mano diamo e con l'altra prendiamo.
Queste famiglie devono continuare a fruire delle prestazioni sociali agevolate. Si potrebbe quindi inserire un semplice emendamento in un qualsiasi provvedimento, tanto i decreti varati sono pieni di previsioni che non sono minimamente coerenti con il loro obiettivo. Basta quindi un emendamento qualsiasi, con il quale disporre quello che era scritto nella delega, cioè che per l'ISEE il contributo dell'assegno unico va azzerato; oppure, procedete a una riforma dell'ISEE.
Noi siamo disponibili a sederci a un tavolo e a dare un contributo. Ad esempio, il peso della prima casa, secondo noi, va revisionato, perché possedere una prima casa non significa essere ricco. Su questo punto lei troverà tutta la nostra disponibilità, ma bisogna agire velocemente, altrimenti questo sarà un altro anno in cui vivremo appunto un paradosso: aver aiutato tante famiglie, ma, allo stesso tempo, averle anche messe in difficoltà con le prestazioni sociali. (Applausi).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto comprensivo «Beppe Fenoglio» di Bagnolo Piemonte, in provincia di Cuneo, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Ripresa dello svolgimento di interrogazioni (ore 10,23)
PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00637 sul rafforzamento dell'organico del tribunale di Vicenza.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
DELMASTRO DELLE VEDOVE, sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante che, ponendo una questione relativa al tribunale di Vicenza, in verità ne pone una più complessiva in ordine alla scopertura del personale amministrativo e delle piante organiche dei tribunali d'Italia, in merito evidentemente anche all'impatto che può avere sull'abbattimento dell'arretrato e al disposition time in relazione al PNRR.
Ringrazio l'onorevole interrogante perché consente al Governo di rappresentare l'imponente lavoro di reclutamento, in particolare del personale amministrativo, la cui scopertura media nazionale ad oggi effettivamente si attesta al 27,63 per cento della pianta organica.
Parlavo di imponente attività di reclutamento avviata dal Ministero della giustizia, considerato che sono state effettuate 10.248 assunzioni di risorse umane nell'intero territorio nazionale, ma è una quantificazione che può definirsi per difetto e non certamente per eccesso, perché a queste vanno aggiunte le assunzioni concernenti gli addetti all'ufficio del processo e il personale a supporto dell'ufficio del processo, che sappiamo essere stato immaginato proprio per affrontare l'abbattimento dell'arretrato e quindi, a fronte delle 10.248 assunzioni relative al personale più propriamente detto amministrativo, devono essere aggiunte le 12.354 unità relative ai profili di addetto per l'ufficio del processo e di personale a supporto dell'ufficio del processo, per un numero complessivo di assunzioni di 22.602 unità. Evidentemente, parlo anche degli addetti all'ufficio del processo e del personale a supporto dell'ufficio del processo proprio perché ideato per abbattere e contrastare il fenomeno dell'arretrato.
Venendo in medias res e più puntualmente alle risposte dovute in ordine al tribunale di Vicenza, va ricordato che a fronte di una dotazione organica di 142 unità, attualmente prestano servizio 90 risorse umane. Nel computo complessivo delle risorse impiegate nel tribunale di Vicenza, non vengono però computate le ulteriori 48 unità assunte a tempo determinato nell'ambito dei reclutamenti degli addetti all'ufficio del processo (34 unità) e del personale a supporto dell'ufficio del processo (14 unità).
Le vacanze registrate nei vari profili interessano poi le seguenti figure professionali: ausiliari, otto vacanze su 16 posti in organico; assistente giudiziario, 17 vacanze su 47 posti in organico; cancelliere, 17 vacanze su 22 posti in organico; funzionario giudiziario, sette vacanze su 31 posti in organico. Fortunatamente, invece, le figure professionali del direttore, dell'operatore giudiziario e del conducente di automezzi risultano soddisfatte.
In data 26 luglio 2023 è stato pubblicato un interpello nazionale per 9.739 posti vacanti rivolti al personale dell'organizzazione giudiziaria ai sensi dell'articolo 4 dell'accordo sindacale del 15 luglio 2020. Per la Regione Veneto nel suo complesso sono stati resi disponibili 474 posti e per il tribunale di Vicenza sono stati pubblicati 35 posti, segnatamente sette di assistente giudiziario, 17 di cancelliere, sette di ausiliario e quattro di funzionario giudiziario, che purtroppo non sono stati oggetto di scelta da parte dei dipendenti. Peraltro, nell'ambito della procedura di interpello, si sono concretizzati trasferimenti in uscita di quattro unità di personale dall'ufficio in esame presso altri uffici giudiziari, uno ausiliario e tre assistenti giudiziari. Si rimarca, in ogni caso, che dal piano triennale dei fabbisogni 2023-2025 emerge chiaramente - inequivocabilmente, direi - la volontà di questo Dicastero di sopperire quanto più possibile alle carenze di personale amministrativo e ciò di certo determinerà effetti positivi a ricaduta anche sugli uffici giudiziari di Vicenza.
In questa direzione va certamente la previsione di procedure volte alla stabilizzazione del personale amministrativo assunto a tempo determinato allo scopo di non disperdere conoscenze e competenze acquisite, nonché la previsione, in deroga alla normativa vigente, della validità delle graduatorie dei concorsi svolti in periodo pandemico. Le attività di reclutamento previste nell'arco temporale dal 2023 al 2025 riguardano complessivamente 1.051 unità nell'area dei funzionari, 6.624 nell'area degli assistenti, 179 nell'area dei dirigenti, per un totale di 7.854 risorse umane. A ciò è da aggiungere il contingente di 3.691 unità di personale amministrativo non dirigenziale, per le quali l'autorizzazione a bandire e ad assumere in aggiunta alle facoltà assunzionali è prevista da varie fonti normative divise in 1.967 funzionari e 1.724 assistenti.
Si segnala poi che in data 28 febbraio 2023 è stata disposta la proroga della scadenza dei contratti individuali di lavoro a tempo determinato sottoscritti dal personale assunto con la qualifica di operatore giudiziario e la contestuale assunzione a tempo indeterminato, ovverosia la stabilizzazione degli operatori giudiziari, presso le sedi in cui prestavano servizio alla data del 30 maggio 2022.
Si evidenzia inoltre che, allo scopo di fronteggiare le ulteriori criticità che nel frattempo dovessero sopravvenire per pensionamento di personale, ovvero per altre situazioni soggettive di carattere temporaneo (dalla maternità alla malattia), l'organico del personale amministrativo degli uffici giudiziari in difficoltà potrà essere implementato facendo ricorso all'istituto della mobilità temporanea del personale prevista dall'articolo 20 dell'accordo del 15 luglio 2020.
Per dare rappresentazione dei vari fronti su cui il Dicastero sta operando al fine di sopperire alla carenza di amministrativi, occorre inoltre evidenziare che in data 27 giugno 2023 è stato sottoscritto tra il Ministero della giustizia e la Regione Veneto un accordo volto a forme di collaborazione - che cito testualmente - in tema di selezione e di reclutamento di personale, attraverso il possibile perfezionamento di procedure concorsuali uniche per i reciproci coincidenti fabbisogni in termini di inquadramento e profilo professionale della Regione Veneto, degli uffici giudiziari operanti nel Veneto e/o il convenzionamento per l'utilizzo reciproco delle graduatorie in relazione ai concorsi direttamente espletati da ciascuna delle parti firmatarie. Lo scorrimento di graduatorie regionali dovrebbe garantire un successo maggiore rispetto all'interpello di cui parlavo prima, che purtroppo non ha dato esito positivo, non certamente per cattiva volontà del Ministero, ma perché sono state scelte altre sedi.
In forza della convenzione del 30 giugno 2023, stipulata in virtù del suddetto accordo, il Ministero della giustizia è stato autorizzato ad utilizzare, per la copertura fino a 100 posti nel profilo di assistente giudiziario nel distretto della corte d'appello di Venezia, la graduatoria finale di merito relativa al bando di concorso pubblico per la copertura a tempo pieno indeterminato di 30 posti di collaboratore professionale amministrativo, categoria B, posizione economica B3.
Nelle giornate dal 5 al 13 luglio 2023, gli idonei interessati a entrare nei ruoli del Ministero della giustizia nel profilo professionale di assistente giudiziario hanno partecipato alla procedura di scelta tra i 69 posti messi a disposizione dall'amministrazione giudiziaria del distretto della corte d'appello di Venezia, di cui tre individuati presso il tribunale di Vicenza. Si rappresenta che, all'atto della presa di possesso, avvenuta il 12 settembre 2023, purtroppo, una sola delle tre unità contemplate ha sottoscritto il relativo contratto individuale di lavoro.
Sempre nel solco dell'accordo richiamato con la Regione Veneto, è prevista la facoltà di attingere dalle graduatorie regionali in corso di validità per l'assunzione di 28 conducenti di automezzi nell'intero distretto. Peraltro, sono in atto le opportune interlocuzioni per l'ulteriore utilizzo della graduatoria regionale, al fine di assumere ulteriori unità nel profilo di assistente giudiziario. Si evidenzia altresì che, in virtù dello scorrimento per 743 unità dalle graduatorie distrettuali del concorso per la riqualificazione della pubblica amministrazione (Ripam) a 5.410 posti, disposto con provvedimento del 16 febbraio ultimo scorso, sono state previste, per il profilo tecnico amministrativo, le assunzioni di ulteriori otto unità presenti nella graduatoria del distretto di Venezia. La presa di servizio degli aventi diritto è avvenuta il 12 marzo 2024.
ZANETTIN (FI-BP-PPE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZANETTIN (FI-BP-PPE). Signora Presidente, non posso che ringraziare il sottosegretario Delmastro Delle Vedove per la sua risposta, molto articolata e ricca di tanti numeri, nei quali a un certo punto confesso di essermi anche perduto.
Sono un parlamentare con una certa esperienza di legislature alle mie spalle e in ogni legislatura presento una o due interrogazioni sugli organici di magistrati e personale amministrativo del tribunale di Vicenza, ottengo la relativa risposta e bene o male tutte le volte in questi anni è stato garantito impegno. Sono sicuro che l'impegno ci sia, per carità, però cerco di riassumere in termini anche molto schematici la situazione, che peraltro lei conosce e che nei numeri forniti viene anche rappresentata.
Lei ha detto che a livello nazionale c'è una scopertura media del 27,63 per cento. Le do quella attuale, a ieri, così come mi è stata confermata dai capi degli uffici giudiziari vicentini. Partiamo dal tribunale: i dipendenti a tempo indeterminato effettivi presenti sono 77 su 142, quindi con una scopertura del 45,7 per cento, pressoché doppia rispetto alla media nazionale. Tra l'altro, alcuni di questi, che sono a tempo determinato, hanno vinto il concorso all'Agenzia delle entrate, dove passeranno a breve, quindi questa scopertura si accentuerà.
Le do anche i numeri della procura: allo stato, la scopertura del personale amministrativo è pari al 38,89 per cento (anche questa è superiore alla media nazionale); sono 54 i posti previsti, 21 quelli vacanti e tre le unità in posizione di distacco presso altri uffici. La situazione è quindi drammatica.
Parlo del personale amministrativo, che oggi, per certi versi, soprattutto nelle realtà del Nord - come ha rimarcato nella sua risposta - viene con difficoltà, perché magari i costi sono maggiori e ci sono anche spese di trasferimento, quindi questa situazione è molto grave. Possiamo avere anche tanti magistrati, ma se poi non c'è il personale amministrativo, che scarica e pubblica la sentenza, questa rimane sulla carta. Evidentemente quindi tutti gli sforzi che stiamo facendo per cercare di ridurre l'arretrato e conseguire gli obiettivi concordati con l'Europa e con il PNRR falliscono.
Questo consente anche una riflessione più generale a noi che ci occupiamo di giustizia e cerchiamo di dare il nostro meglio nella legislazione: forse molti - anzi, sicuramente la gran parte - dei problemi della giustizia sui temi dello smaltimento e dell'arretrato possono essere affrontati meglio con una migliore organizzazione del personale sul territorio, piuttosto che attraverso norme legislative che si perdono nei meandri della burocrazia.
Mi consenta un'ultima annotazione, signor Sottosegretario: forse più che un impegno ad aprire tribunalini, magari diffusi sul territorio, divisi fra tre o quattro sedi locali, distanti centinaia di metri lineari l'una dall'altra, l'impegno del Governo dovrebbe andare proprio su questi temi concreti. (Applausi).
PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00898 sui recenti concorsi nella Polizia penitenziaria.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
DELMASTRO DELLE VEDOVE, sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti che mi danno modo di chiarire ciò che credo sia frutto di un misunderstanding.
Gli onorevoli interroganti lamentano il mancato scorrimento di una graduatoria relativa alla carriera dei funzionari del Corpo di polizia penitenziaria, giacché vi era stato un concorso pubblico e successivamente è stato aperto un concorso per titoli interno alla pubblica amministrazione. In verità, il Dicastero, in particolar modo in ordine al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, si è più volte avvalso della facoltà di scorrere graduatorie già aperte, proprio per andare incontro ai principi di efficienza e di economicità indicati dagli onorevoli interroganti. Viceversa, nel caso specifico, era impossibile, perché avremmo violato il dettato legislativo. Dev'essere infatti sottolineato che l'accesso alla carriera dei funzionari del Corpo di polizia penitenziaria è regolato ai sensi dell'articolo 7 del decreto legislativo n. 146 del 2000 ed avviene nei limiti del 70 per cento dei posti disponibili mediante concorso pubblico, al quale cioè può partecipare chiunque sia in possesso dei requisiti previsti dal bando, e nei limiti del 30 per cento mediante concorso interno, al quale cioè può partecipare solo chi è già appartenente al Corpo di polizia penitenziaria.
Il decreto del capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del 1° ottobre definisce poi le procedure e le modalità di svolgimento sia dei concorsi pubblici sia dei concorsi interni, con riferimento però solamente ai limiti posti dal decreto legislativo n. 146, che ripeto essere per il 70 per cento al massimo nel concorso pubblico e per il 30 per cento al massimo nel concorso interno.
Con riguardo quindi alle procedure di selezione indicate nell'atto di sindacato ispettivo, segnalo che il concorso per 120 allievi di commissari di Polizia penitenziaria è stato bandito per la copertura dei posti da assegnare mediante concorso pubblico nel limite massimo del 70 per cento della pianta organica, poi aumentati a 132 rispetto ai 120 iniziali, avvalendosi dell'ulteriore facoltà di aumentare del 10 per cento.
I vincitori del concorso pubblico sono stati avviati al corso di formazione; mediante scorrimento della graduatoria, come effettivamente indicato, si è proceduto alla sostituzione dei candidati rinunciatari, pertanto lo scorrimento della graduatoria ha consentito di sostituire i candidati rinunciatari. Arrivati evidentemente al 70 per cento, avevamo raggiunto la copertura massima mediante quel bando di concorso pubblico che si poteva dare ai sensi del citato decreto legislativo.
Questo Ministero si è pertanto più volte avvalso dello scorrimento delle graduatorie, laddove possibile in termini di legge, e anche in questo caso si è avvalso di uno scorrimento interno della graduatoria, ma, arrivati al limite del 70 per cento, siamo stati costretti dal dettato legislativo ad aprire un'altra procedura interna per titoli e anzianità relativa invece alla quota del 30 per cento per l'assunzione dei funzionari.
Spero con questo di aver chiarito quello che credo fosse un misunderstanding.
BAZOLI (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BAZOLI (PD-IDP). Signor Presidente, rispondo al Sottosegretario per conto del collega e amico senatore Mirabelli, primo firmatario di questa interrogazione, che oggi non può essere qui e che ringrazio per aver presentato questo atto di sindacato ispettivo.
Prendiamo atto della risposta del Sottosegretario, che ha chiarito anche gli aspetti procedurali e normativi che hanno giustificato l'indizione di un concorso successivo al primo. La nostra interrogazione scaturiva da una preoccupazione, segnalata anche da esponenti della Polizia penitenziaria, inerente al rischio che persone che avevano fatto concorsi banditi dal Ministero della giustizia, pur risultate idonee, non fossero state poi inserite negli organici dell'amministrazione in ragione dell'indizione di concorsi successivi, che rischiavano di lasciare fuori dall'amministrazione gli idonei non rientrati nei posti coperti.
Prendiamo atto di questa precisazione. Ci auguriamo, per coloro che hanno fatto il concorso e che, pur idonei, sono rimasti fuori dalla graduatoria, che lo scorrimento abbia garantito a tutti l'ingresso nell'amministrazione.
Ciò corrisponde infatti a una necessità di buon funzionamento e di efficienza della pubblica amministrazione e dei suoi concorsi. Sappiamo quanto sia importante per il buon funzionamento della giustizia e in particolare dell'esecuzione della pena, oltre alla copertura degli organici degli uffici giudiziari, quella degli organici della Polizia penitenziaria, soprattutto in un momento come questo, in cui la situazione carceraria italiana è in gravissima sofferenza. Sappiamo quanto sono importanti questi concorsi.
Sappiamo anche, e voglio dirlo al Sottosegretario, che questi concorsi non saranno mai sufficienti, se continuerà una politica criminale della giustizia, che comporta un incremento costante e continuo dei detenuti nei penitenziari italiani. Purtroppo infatti questa è la situazione che stiamo registrando.
Pensiamo anche alle condizioni di lavoro dei nostri agenti di Polizia penitenziaria, che fanno un lavoro encomiabile e che ringraziamo per il servizio che svolgono nei nostri penitenziari. È un lavoro che si svolge in condizioni sempre più difficili e drammatiche, non solo per la carenza di personale, ma soprattutto per le condizioni in cui versano i nostri penitenziari e per l'aumento dei detenuti, che continua, non cessa e sta portando al collasso del nostro sistema.
Mi auguro quindi che, accanto alla doverosa copertura dei posti vacanti di Polizia penitenziaria, che è assolutamente necessaria, ci sia anche un ripensamento del modello di politica criminale di questo Paese. Infatti, se non intraprenderemo un percorso diverso, che porti non dico a una riduzione, ma quanto meno a una stabilizzazione del numero complessivo di detenuti, potremo aumentare quanto vogliamo l'organico della Polizia penitenziaria, ma la situazione rimarrà drammatica per tutti quelli che sono dentro al carcere, compresi i nostri stessi agenti di Polizia penitenziaria. (Applausi).
PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno è così esaurito.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il question time.
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 10,46, è ripresa alle ore 15,03).
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15,03)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time), ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro dell'interno e il Ministro della difesa.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.
Il senatore Zaffini ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01020 sulla carenza di medici nelle strutture pubbliche e l'utilizzo di sanitari con contratti esterni, per tre minuti.
ZAFFINI (FdI). Signor Ministro, da anni la situazione occupazionale delle professioni sanitarie, principalmente quelle ospedaliere, riflette decenni di errata programmazione in tema di reclutamento delle professionalità nel mondo della sanità pubblica.
Il fenomeno dell'abbandono degli ospedali del personale in forza al Servizio sanitario nazionale per dimissioni volontarie, unito alla scadenza dei contratti a tempo determinato, ai pensionamenti, ai decessi, all'invalidità, fa sì che i nosocomi italiani risultino sguarniti di decine di migliaia di professionisti. Secondo stime qualificate, circa 80.000 professionisti mancano all'appello.
Il calo del numero dei medici e il forte incremento di prestazioni da erogare, per effetto dell'aumento dell'aspettativa di vita e della cronicizzazione di tantissime patologie, hanno fatto fiorire in tutte le aree di specializzazione il mercato dei cosiddetti medici a gettone. Si definiscono gettonisti i medici che prestano la propria opera tramite cooperative contrattualizzate dalle strutture sanitarie pubbliche e che vengono remunerati in proporzione alle singole prestazioni per la copertura dei servizi sanitari.
È questo un sistema che, come così come è organizzato, non garantisce ai cittadini una buona qualità delle cure somministrate, visto che i medici vengono spesso utilizzati in servizi senza avere le necessarie competenze e non si prevede il rispetto dei riposi indicati dalla normativa europea. Tale pratica del gettonismo, particolarmente rilevante nel campo dell'emergenza urgenza, ha generato un perverso sistema che non permette ai servizi sanitari regionali di offrire un servizio di qualità in tempi accettabili.
Signor Ministro, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca, ella ha significativamente aumentato i posti nelle università italiane per lo studio della medicina, continuando il trend intrapreso con gravissimo ritardo dai precedenti Governi, solo dopo la pandemia da Covid-19.
Le borse per le specializzazioni mediche, in talune discipline, risultano superiori al numero dei partecipanti ai concorsi relativi e alcuni aggiustamenti intra specialità saranno necessari al fine del definitivo superamento del cosiddetto imbuto formativo, anche smettendo di pagare i medici tutti allo stesso modo.
Oltre a quanto già realizzato, il Parlamento ha approvato misure "anti gettonisti" (articolo 10 del decreto-legge n. 34 del 2023) volte, tra l'altro, a favorire la re-internalizzazione dei servizi sanitari, anche prevedendo delle premialità di remunerazione.
Signor Ministro, oltre a quanto già realizzato, si chiede di sapere quale sia lo stato di attuazione delle misure già adottate e quali altre azioni intenda intraprendere al fine di garantire la tutela della salute. Questa problematica è stata resa nota, da ultimo, anche da una trasmissione in onda su Rai 3, dal titolo "Presa diretta", che ha fatto molto scalpore, nel corso della quale si è detto che il fenomeno, dal 2019 al 2023, è costato 1,7 miliardi.
PRESIDENTE. Il ministro della salute, professor Schillaci, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SCHILLACI, ministro della salute. Signor Presidente, ringrazio i senatori interroganti, che mi offrono l'opportunità di tornare su un tema che, come Ministro della salute e come medico, mi sta particolarmente a cuore, che è quello della valorizzazione delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale e del contrasto al fenomeno dei cosiddetti medici gettonisti.
In merito a questo fenomeno, ricordo che, a seguito di attività ispettiva dei Nas, che ho disposto fin dal mio insediamento per contrastare l'abuso delle esternalizzazioni, con particolare riguardo all'affidamento a cooperative di interi reparti ospedalieri, specie nell'emergenza urgenza, su mio impulso questo Governo, con il decreto-legge n. 34 del 2023, convertito nella legge n. 56 del 2023, ha per la prima volta dettato specifiche disposizioni volte a contrastare questo abuso.
Come ricordava il senatore Zaffini, l'articolo 10 del decreto ha previsto la possibilità, per le aziende e gli enti del Sistema sanitario nazionale, di procedere alla esternalizzazione dei servizi stessi nei soli casi di necessità e urgenza, in un'unica occasione, senza possibilità di proroga laddove non sia possibile ovviare altrimenti alla carenza di personale sanitario.
È inoltre prevista l'elaborazione, da parte del Ministero della salute con l'Anac, di apposite linee guida volte a ricondurre questi affidamenti entro limiti ben precisi.
Inoltre questo Governo, nella consapevolezza di intervenire in maniera strutturale per reperire le risorse necessarie al sistema, per migliorare l'organizzazione dei servizi e far sì che il Sistema sanitario nazionale torni ad essere maggiormente attrattivo per i giovani, ha adottato, sin dal suo insediamento, diverse misure anche di tipo economico. Ricordo, a tal proposito, l'incremento della specifica indennità, con un impegno complessivo di 200 milioni di euro annui nella legge di bilancio 2024 per le particolari condizioni di lavoro presso i servizi di pronto soccorso. Ricordo, inoltre, l'estensione fino al 31 dicembre 2026 della facoltà di ricorrere agli incrementi delle tariffe orarie delle prestazioni aggiuntive del personale medico prevista per l'anno 2023, aumentate da 60 a 100 euro lordi, disponendo che tale incremento riguardi tutte le prestazioni aggiuntive svolte.
Per fronteggiare gli errori della programmazione del reclutamento del personale sanitario, reiterati per decenni, e il problema della carenza di medici, ho adottato specifiche misure volte a facilitare il reclutamento strutturale di medici del Sistema sanitario nazionale, riconoscendo la possibilità a coloro che hanno maturato un congruo periodo di esperienza presso i servizi di emergenza urgenza di partecipare ai concorsi. Inoltre, con il Ministro dell'Università, in intesa, abbiamo invertito il trend all'origine, incrementando gli accessi al corso di laurea in medicina e chirurgia e alle scuole di specializzazione, passando da 10.000 unità circa dell'anno 2019 alle oltre 18.000 di quest'anno accademico.
Con riferimento, invece, al cosiddetto problema dell'imbuto formativo, delle specializzazioni mediche e del numero di borse di studio per l'accesso alle scuole di formazione specifica in medicina, questo oggi è del tutto superato grazie agli interventi posti in atto con la Missione 6 componente 2 del PNRR, che ha consentito il finanziamento di 4.200 contratti di formazione medico-specialistica aggiuntivi rispetto a quelli finanziati con fondi ordinari e di 900 borse aggiuntive per la formazione specifica in medicina generale.
Resta tuttavia ancora una criticità legata alla distribuzione dei contratti di specializzazione medica dovuti ad una minore attrattività di alcune specializzazioni rispetto soprattutto a quelle che offrono maggiori sbocchi lavorativi nel privato e nella libera professione.
Mi si permetta di concludere che la prima frase del quesito postomi colpisce nel segno: siamo in questa situazione a causa di decenni di errata programmazione. Non c'è traccia, nelle manovre dell'ultimo decennio, di azioni concrete per aumentare i posti nella facoltà di medicina in vista del fisiologico turnover. Non c'è traccia di battaglie per l'abolizione dei tetti di spesa e nemmeno di generiche battaglie a tutela del Servizio sanitario nazionale, al netto di qualche slogan. La strada è quella che abbiamo tracciato fin dall'inizio. Il Sistema sanitario nazionale si sostiene con l'organizzazione, con la valorizzazione del personale e con la caccia alle inefficienze. Stupisce leggere che chi agita il fantasma di una crescente privatizzazione della sanità è proprio chi ha innescato la tendenza gettonistica, non facendo nulla per contrastare le esternalizzazioni e il proliferare di cooperative di medici a cottimo. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Zaffini, per due minuti.
ZAFFINI (FdI). Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la chiarezza della sua illustrazione. I medici non ci sono e ciò è dovuto a un difetto di programmazione. E non ci sono perché qualcuno ha stabilito che non si potessero sostituire quelli che andavano in pensione. E non ci sono perché, di punto in bianco, qualcuno ha deciso che quello che prima facevano tre, da un certo momento in poi lo potesse fare uno solo. Mancano i medici, ma mancano anche gli infermieri e gli operatori sociosanitari e questo è un problema che ci è stato consegnato.
Sono consapevole del vigore con il quale il Ministro sta affrontando il tema. Il ministro Bernini, da parte sua, ha provveduto ad aumentare molto i posti disponibili presso le facoltà di medicina. Ma il medico si forma in dieci anni, per cui i frutti di questo lavoro li vedremo, purtroppo, tra qualche anno. Intanto, dobbiamo intervenire strutturando la sanità del territorio, decongestionando i pronti soccorso, costringendo i direttori generali a svolgere il proprio lavoro e pagando i medici in virtù del lavoro che fanno dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo. Dobbiamo superare il mantra che tutti sono pagati allo stesso modo. È ovvio che alcune professioni - lo vediamo dal minor appeal dei corsi di specialità - siano meno appetibili; ebbene, quelle professioni, che sono veramente indispensabili però al Servizio sanitario nazionale - è inutile che le citiamo - andranno pagate di più. Dovranno essere pagati di più quei professionisti che hanno minore sbocco nell'attività privata, nella libera professione.
So che di tutto questo il Ministro è perfettamente consapevole per il ruolo che svolge e gli garantisco la vicinanza del Parlamento e della mia Commissione per quanto di competenza, ribadendo la necessità che su tali evidenti malfunzionamenti si intervenga con il vigore necessario. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Zanettin ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01016 su iniziative per velocizzare il rilascio dei passaporti, per tre minuti.
ZANETTIN (FI-BP-PPE). Signor Ministro, abbiamo presentato questa nostra richiesta di question time al ministro Piantedosi per fare con lui il punto della situazione relativa ai tempi che sono necessari per il rilascio dei passaporti. Come lei Ministro sa molto bene, si tratta di un tema molto sentito e di grande interesse che coinvolge larghe fasce di popolazione su tutto il territorio nazionale, in quanto il problema sussiste da Nord a Sud.
Va detto che il sistema delle prenotazioni online non funziona. I cittadini sono costretti a mettersi la mattina davanti al computer e a collegarsi fra le ore 8 e le ore 8,01 per cercare di prendere un agognato appuntamento, che il più delle volte non arriva; pertanto, i tentativi si susseguono di settimana in settimana. Ciò crea un clima di esasperazione e di rabbia, tant'è che, poi, molto spesso, soprattutto chi ha proprio necessità del passaporto è costretto a ricorrere a delle agenzie a pagamento. Abbiamo verificato che in questo caso arrivano addirittura a concedere le credenziali del loro Sistema pubblico di identità digitale (SPID) alle agenzie per poter accedere al portale, mettendo quindi a rischio la propria privacy, dando a terzi la possibilità di accedere.
Si sono creati gravissimi danni all'economia, soprattutto nel settore turistico, perché le famiglie che devono mandare i propri figli in America per i corsi estivi e non trovano gli appuntamenti per i passaporti ci devono rinunciare. C'è pertanto la necessità di un intervento.
Signor Ministro, noi siamo perfettamente consapevoli, avendolo verificato, che negli ultimi anni il numero dei passaporti è molto lievitato rispetto al passato e questo dimostra uno sforzo notevole da parte del personale delle questure, ma non basta e quindi dobbiamo risolvere questo problema che riguarda i cittadini. Oggi saremo molto attenti a conoscere le sue risposte, perché il tema è molto sentito.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, prefetto Piantedosi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
PIANTEDOSI, ministro dell'interno. Signora Presidente, la soluzione della questione dei tempi di rilascio dei passaporti è affidata all'attuazione del progetto Polis, citato peraltro dagli onorevoli interroganti, a cui il Governo ha dato avvio in questi giorni e che sarà progressivamente esteso a tutti i Comuni con meno di 15.000 abitanti ed in prospettiva anche a quelli con popolazione superiore su tutto il territorio nazionale.
Grazie al progetto Polis i cittadini potranno richiedere o rinnovare il passaporto, presentando la documentazione direttamente agli sportelli di Poste Italiane, senza doversi recare in questura e con la possibilità di ricevere il passaporto a domicilio. L'attuale fase di sperimentazione, avviata in due Comuni in provincia di Bologna, ha già consentito il rilascio dei primi passaporti, anche con consegna al domicilio del richiedente.
In attesa della piena attuazione del progetto Polis, prosegue il notevole sforzo organizzativo delle questure, accompagnato da ulteriori interventi di potenziamento delle risorse umane e strumentali a disposizione degli uffici. Come ricordato dall'onorevole interrogante, questo straordinario impegno è comprovato dal rilascio nel 2023 di 2.750.000 passaporti, cioè un milione in più rispetto a tutti gli anni del periodo pre-pandemico. I dati di quest'anno mostrano un trend in ulteriore miglioramento: sono stati emessi circa 250.000 passaporti al mese dall'inizio dell'anno, mentre nei primi dodici giorni di marzo ne sono stati emessi 113.000, con la previsione di chiudere il mese con oltre 300.000 documenti rilasciati. Aggiungo che, per venire incontro ai cittadini che hanno esigenze di un rilascio urgente (legato cioè a motivi di salute, studio, lavoro, turismo), è già operativa in 52 Province un'agenda online prioritaria. A partire dalla prossima settimana, le nuove modalità operative dedicate a tali esigenze saranno adottate su tutto il territorio nazionale e confidiamo in tal modo di realizzare una progressiva riduzione dei tempi di attesa. Tutto questo, come l'interrogante stesso ha sottolineato, si è reso necessario perché l'aumento esponenziale e ravvicinato del numero di istanze di rilascio di passaporti registrato - come ho detto - nel periodo postpandemico, ma anche a causa, ad esempio, di situazioni come la Brexit, ha fatto emergere la necessità di ridisegnare le procedure fino ad oggi utilizzate per snellirle, alleggerire le attività amministrative svolte dalle questure e renderle sempre più rispondenti alle esigenze dei cittadini.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Zanettin, per due minuti.
ZANETTIN (FI-BP-PPE). Signor Ministro, la ringrazio per averci dato delle informazioni molto utili e decisive per quanto riguarda la soluzione di questo annoso problema.
Il progetto Polis rappresenta sicuramente un grosso passo avanti. Devo dire che anche la sperimentazione, citata poc'anzi, partita in alcune città - tra l'altro a Vicenza, da dove provengo - insieme alla possibilità inserita nel portale di una nuova opzione per la necessità del rilascio del passaporto per viaggi programmati entro trenta giorni, è sicuramente una soluzione molto utile, innovativa, che proprio in queste ore viene varata e che consentirà di risolvere almeno i problemi più urgenti.
Fino ad oggi devo riconoscere che il personale delle questure - parlo per la mia città - è stato lodevole nell'impegno di adempiere anche a richieste urgenti e questo ha consentito di tamponare almeno i casi più eclatanti. Certamente dobbiamo mettere a norma il sistema e consentire al cittadino, senza troppe peripezie, di ottenere quello che è un suo diritto, il passaporto, in tempi ragionevoli e senza adempimenti burocratici eccessivi.
PRESIDENTE. Il senatore Romeo ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01014 su iniziative per la sicurezza delle scuole rispetto ai rischi terroristici, per tre minuti.
ROMEO (LSP-PSd'Az). Egregio signor Ministro, è notizia di pochi giorni fa l'arresto di tre cittadini di nazionalità palestinese, residenti all'Aquila, con l'accusa di organizzazione e associazione con finalità di stampo terroristico.
Naturalmente, approfitto per fare i complimenti, per l'intervento puntuale e preciso, al Ministero e alle Forze dell'ordine, che in più occasioni sono riusciti ad arrestare personaggi che avevano addirittura l'intenzione di pianificare dei veri e propri attentati sul nostro territorio. Del resto, sappiamo tutti che dopo il 7 ottobre e la strage di Hamas, indubbiamente si è alimentato il rischio terrorismo in tutta Europa. Tra l'altro, abbiamo anche letto degli studi che mettono in evidenza che le cellule terroristiche cercano di colpire bersagli semplici e obiettivi chiari. Tra questi rientrano anche le istituzioni scolastiche.
A tal fine noi, come Gruppo Lega, abbiamo depositato un disegno di legge, l'Atto Senato n. 909, che di fatto mette in evidenza la possibilità di compiere quell'opera che nel nostro Paese è un po' complicata, nel senso che noi siamo sempre molto bravi ad intervenire nelle urgenze, ma nella prevenzione un po' meno: da una parte cercare di formare e preparare il personale docente in caso di situazioni di attacco e, dall'altra parte, indurre gli stessi studenti a comportamenti virtuosi in caso di emergenze. Questo non significa provocare allarmismi, ma significa semplicemente, come fanno altri Paesi, prepararsi in questa direzione.
Il nostro è un progetto di legge, ma vogliamo capire - e per questo facciamo la domanda - se il Governo, con il suo Ministero, intenda in qualche modo integrare un piano, che voi sulla prevenzione avete opportunamente studiato, anche sul fronte della preparazione e/o comunque dell'attenzione sugli istituti scolastici.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, prefetto Piantedosi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
PIANTEDOSI, ministro dell'interno. Signor Presidente, l'operazione dell'11 marzo scorso all'Aquila, che è stata citata dall'onorevole interrogante, conferma il continuo impegno e la grande capacità investigativa delle nostre Forze dell'ordine e testimonia la costante azione di monitoraggio e prevenzione realizzata sul fronte dell'estremismo e della radicalizzazione.
Dopo il 7 ottobre - com'è stato ricordato - ho immediatamente disposto un rafforzamento di tutti i dispositivi di osservazione e controllo, riferiti agli obiettivi sensibili presenti sul territorio. E nella seduta del Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, convocato d'urgenza il 10 ottobre, con la partecipazione delle agenzie di Intelligence, sono stati approfonditi le possibili minacce e gli strumenti di prevenzione e contrasto. È stata effettuata una ricognizione degli obiettivi sensibili in Italia, che sono stati quantificati in oltre 28.000, 205 dei quali riconducibili ad Israele, in prevalenza sedi diplomatiche o centri religiosi.
La minaccia terroristica, inoltre, è sempre oggetto di approfondimento nell'ambito del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, anche in un quadro di collaborazione operativa con gli apparati antiterrorismo dei Paesi europei ed extra UE. La strategia di prevenzione messa in campo a più livelli non ha mancato di considerare il monitoraggio delle piazze digitali, dal quale emerge una preoccupante recrudescenza del sentimento anti-israeliano, e una particolare attenzione rivolta anche ai possibili profili di rischio di infiltrazione terroristica nei flussi migratori. Sono state pertanto potenziate le attività interforze per i controlli delle frontiere marittime nelle principali aree di sbarco e negli hot spot nazionali, nonché delle frontiere terrestri, anche grazie al ripristino temporaneo dei controlli degli ingressi dalla Slovenia.
L'impegno delle Forze dell'ordine è testimoniato dai risultati conseguiti dall'attività di contrasto, che dal 2023 a oggi ha portato all'arresto di 26 soggetti per terrorismo internazionale. La stessa attività di contrasto ha anche consentito, nel medesimo periodo, di eseguire provvedimenti finalizzati all'allontanamento dal territorio nazionale di 95 soggetti ritenuti pericolosi per la sicurezza, 45 dei quali proprio dal 7 ottobre scorso.
Circa le pianificazioni di emergenza, lo scorso 18 settembre è stato approvato il nuovo piano nazionale di emergenza per la gestione di gravi turbative dell'ordine pubblico e di eventi di matrice terroristica. Alla pianificazione nazionale è seguita la rivisitazione dei piani di livello territoriale a cura delle autorità provinciali di pubblica sicurezza per la ricognizione di tutti gli obiettivi sensibili presenti nei singoli territori, per verificarne il grado di esposizione a rischio, nonché per ogni altra possibile attività di prevenzione. È proprio in tale ultimo ambito che gli istituti scolastici potranno essere oggetto di indicazioni di dettaglio da parte delle stesse autorità provinciali. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Romeo, per due minuti.
ROMEO (LSP-PSd'Az). Signor Ministro, esprimiamo soddisfazione per la risposta perché ha messo in evidenza alcuni dati molto importanti che testimoniano ed evidenziano il grande lavoro che sta compiendo il Governo per cercare di contrastare il fenomeno del terrorismo.
La nostra interrogazione voleva essere un suggerimento, essendo consapevoli dei tempi dell'iter di un disegno di legge. Per cui, se - come lei ha confermato - c'è intenzione di entrare un po' più nel dettaglio anche nell'ambito della questione degli istituti scolastici, lo riteniamo sicuramente un risultato importante e siamo sicuri che anche su questo fronte ci sarà l'impegno del Governo.
PRESIDENTE. La senatrice Rojc ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01019 sul ricovero di migranti senza fissa dimora presso il Silos di Trieste, per tre minuti.
ROJC (PD-IDP). Signor Ministro, la città di Trieste costituisce un punto di arrivo della cosiddetta rotta balcanica, la quale interessa, ogni anno, molte migliaia di persone migranti: oltre 13.000 nel 2022 e 16.000 nel 2023, provenienti prevalentemente da Afghanistan, Subcontinente indiano, Regioni del Kurdistan; persone che versano in condizioni tali da giustificare la condizione dello status di rifugiato.
Un numero significativo di persone si ferma a Trieste e lì avvia il percorso di richiesta di protezione internazionale. Queste persone non accedono ad alcuna forma di prima accoglienza. Un numero elevato trova riparo in luoghi di fortuna fatiscenti, come il cosiddetto Silos, edificio diroccato che è divenuto insediamento informale.
Le chiedo dunque, Ministro, se sia a conoscenza del vero e proprio dramma umanitario che si sta consumando nel cosiddetto Silos di Trieste, quali siano le sue valutazioni al riguardo e se riconosca che finora nel Silos di Trieste si è consumato un dramma umanitario, con l'abbandono di molte persone che non hanno avuto - e al momento non hanno ancora - alcun tipo di assistenza dalle istituzioni, mentre gli unici aiuti vengono dal mondo del volontariato e delle associazioni laiche e religiose; se sia vero che l'ipotesi di creazione di un centro ad alta rotazione sull'altopiano carsico, di cui si è avuta notizia da un paio di giorni, si possa interpretare come un cambiamento radicale del Governo nella gestione degli arrivi dalla rotta balcanica, con la ripresa dei trasferimenti regolari da Trieste e dal Friuli-Venezia Giulia; se si possa definire superata la decisione di aprire un grande hotspot sul territorio regionale, annunciato a metà gennaio 2023, proseguito con le ispezioni in loco e fino a pochi giorni fa caldeggiato dallo stesso sindaco di Trieste. Le chiedo, poi, se si possa ritenere superato l'atteggiamento di totale indifferenza riservato dal Governo, così come dalla Regione e dal Comune, verso uno scandalo nazionale a cielo aperto, finito nei reportage di giornali e televisioni e quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere il Ministro in indirizzo per rendere più efficiente il sistema di accoglienza nel territorio della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia; anche in relazione alla prospettata trasformazione dell'area di Campo Sacro, sul Carso triestino in centro ad alta rotazione, se si intenda assicurare una stabile ripresa dei trasferimenti, al fine di assicurare piena tutela della dignità e dei diritti fondamentali delle persone in arrivo e superare definitivamente l'attuale situazione di criticità riscontrata nell'area del Silos di Trieste.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, prefetto Piantedosi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
PIANTEDOSI, ministro dell'interno. Signor Presidente, secondo i dati forniti da Frontex la rotta balcanica è stata la seconda via principale di accesso all'Europa nell'anno 2023, dopo quella del Mediterraneo centrale.
Anche in ragione dei rischi di innalzamento del livello della minaccia terroristica, a partire dal 21 ottobre 2023 è stato disposto il ripristino temporaneo dei controlli alle frontiere interne terrestri con la Slovenia, prorogato al momento fino al prossimo giugno. Il ripristino dei controlli, di cui non va sottovalutato l'effetto deterrente del fenomeno migratorio illegale, ha consentito sino al 12 marzo scorso, di respingere in quella frontiera 1.352 migranti a fronte dei circa 40 migranti riammessi in Slovenia nell'analogo periodo dell'anno precedente.
La forte pressione migratoria via terra che si registra in quel quadrante geografico provoca ricadute anche sulla gestione dell'accoglienza, in particolare nella Provincia di Trieste. Di conseguenza, da tempo è stata posta in essere una strategia volta ad effettuare trasferimenti sistematici dei migranti in altre Regioni, con l'obiettivo di alleggerire le presenze nelle strutture di accoglienza di quel territorio. Nel 2023 dal Friuli-Venezia Giulia sono stati effettuati complessivamente 2.433 trasferimenti, dei quali 1.788 dalla Provincia di Trieste. Quest'anno, sui 685 trasferimenti dalla Regione, 348 hanno riguardato la Provincia di Trieste. Proprio nella giornata di oggi è previsto un ulteriore trasferimento di 50 richiedenti asilo.
Secondo quanto riferito dalla questura di Trieste, un considerevole numero di migranti, dopo il primo contatto con gli uffici di polizia, non si presenta più per la successiva formalizzazione della richiesta di protezione internazionale. L'elevato impatto della pressione migratoria può pertanto determinare criticità come quelle della struttura dell'ex Silos dove si rifugiano migranti non collocati nel sistema dell'accoglienza o in posizioni irregolari sul territorio nazionale.
Al fine di individuare una soluzione concreta e definitiva in sinergia con la proprietà, il Comune, la locale azienda sanitaria, i Vigili del fuoco e l'autorità giudiziaria, la situazione dell'ex Silos è alla costante attenzione della prefettura di Trieste, che ha acquisito all'inizio di quest'anno la disponibilità della proprietà a interventi di messa in sicurezza in vista della compravendita della struttura programmata nel mese di giugno.
In tale prospettiva, nella seduta del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica dell'11 marzo scorso, dopo un'ulteriore disamina della questione, è stata valutata da parte del sindaco di Trieste la possibilità di adottare un'ordinanza di sgombero, nonché di perfezionare la concessione alla prefettura del campo scout sito nella frazione di Prosecco al fine di attrezzare una struttura di accoglienza capace di assorbire l'impatto della presenza di migranti sul territorio. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Rojc, per due minuti.
ROJC (PD-IDP). Signor Ministro, la risposta non mi soddisfa del tutto. Naturalmente la collaborazione tra Italia, Slovenia e Croazia per il fronte migratorio è assolutamente positiva, ma bisogna considerare che Trieste non è più città di confine e, quindi, forse andrebbe ripensato il sito dei controlli di Schengen. Le oltre 200 persone che dimorano nel Silos a fianco della stazione ferroviaria di Trieste vivono tra topi, fango e in assenza di servizi igienici. In questi giorni migliaia di persone hanno firmato una petizione indirizzata al Presidente della Repubblica che sarà a Trieste a metà aprile.
L'accoglienza immediata dei richiedenti asilo privi di mezzi è dovere delle amministrazioni pubbliche, tanto alla luce del diritto internazionale e del diritto europeo, quanto alla luce della legislazione italiana. Non vengono assicurate nel caso dei rifugiati, costretti a riparare tra le mura diroccate del Silos, né la tutela della dignità e dei diritti umani, né la tutela della sicurezza e della sanità pubblica. I reportage, che hanno portato la situazione all'attenzione nazionale e non solo, documentano la vergognosa, completa assenza delle istituzioni contrapposta alla straordinaria generosità dei volontari che apportano assistenza a esseri umani come noi. Ha ragione il vescovo di Trieste, monsignor Trevisi, quando parla di persone, di destini di esseri umani, di vita e di uomini dai destini tragici, signor Ministro; destini che dovrebbero farci ricordare i nostri connazionali che in passato erano costretti a migrare, trattati senza rispetto e senza umanità, umiliati e offesi come persone, come uomini. Non si dimentichi, Ministro, che, se viene a mancare l'umanità, significa che il nostro Paese, per come viene gestito, in assenza di valori etici nei quali identificarsi come cittadini, è destinato al declino totale. (Applausi).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore «Stenio» di Termini Imerese, in provincia di Palermo, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Ripresa dello svolgimento di interrogazioni a risposta immediata,
ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15,34)
PRESIDENTE. La senatrice Paita ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01017 sui risvolti di sicurezza nazionale dei casi di accesso abusivo a banche dati, per tre minuti.
PAITA (IV-C-RE). Ministro Crosetto, nelle settimane scorse è emerso un quadro inquietante, sconvolgente, di dossieraggio, di accessi abusivi e illeciti ai sistemi di sicurezza delle banche dati nazionali. Per citare il procuratore Cantone, si sta verificando un vero e proprio mercato delle segnalazioni di operazioni sospette (SOS). Questo «verminaio» - cito sempre il procuratore Cantone - riguarda un rapporto perverso di certa stampa (certi organi di stampa) e pubblici ufficiali infedeli, che vogliono avere conoscenza di informazioni riservate su politici, imprenditori e cittadini.
Signor Ministro, come già in passato vi è stata un'altra vittima di dossieraggi illeciti, ovvero Matteo Renzi (pensiamo soltanto alle assoluzioni di questi giorni del papà di Matteo Renzi (Applausi), Tiziano Renzi, e di Luca Lotti, a cui va la nostra solidarietà, e alla condanna dei due carabinieri coinvolti), e - come dicevo - lei ha denunciato il sistema di dossieraggio che ha subìto. Le voglio dire, in questa sede, che esprimiamo, nei suoi confronti, la massima solidarietà e l'apprezzamento per il gesto di coraggio che ha compiuto. (Applausi). Oggi, però, abbiamo il dovere di comprendere di più. Se così stanno le cose, se quello è il numero degli accessi che davvero sono stati fatti, in gioco c'è la sicurezza dell'intero Paese.
Signor Ministro, la mia prima domanda è volta a conoscere la sua opinione, rispetto ad un rischio oggettivo, ad un pericolo per la sicurezza nazionale e anche delle forze militari, a causa di fenomeni di questo genere. Il secondo quesito che le pongo è se ritiene che possa esserci anche il rischio del coinvolgimento di Paesi esteri sulla questione.
Infine, signor Ministro, vogliamo fare piena luce e chiarezza e pertanto abbiamo immaginato che questa vicenda possa essere approfondita e analizzata da una Commissione d'inchiesta. D'altronde, nel nostro Paese si fanno Commissioni d'inchiesta su qualsiasi cosa, su "la qualunque", e ci si occupa di qualsiasi vicenda, persino della nostra cucina. Credo dunque che una vicenda così importante meriti di essere approfondita e verificata all'interno di una Commissione d'inchiesta, la quale si occupi solo di questo, senza nulla togliere a ciò che, ovviamente, per la sua parte, sta facendo la magistratura e a ciò che sta facendo anche la Commissione parlamentare antimafia, di cui peraltro faccio parte.
Signor Ministro, siccome lei si è espresso su questo punto, le chiediamo se, in virtù della tutela della sicurezza nazionale, possa essere molto efficace anche un'analisi approfondita da parte di una Commissione d'inchiesta. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro della difesa, signor Crosetto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
CROSETTO, ministro della difesa. Senatrice Paita, l'interrogazione riguarda il cittadino Guido Crosetto, più che il Ministro della difesa, per quanto concerne la parte della denuncia, perché si tratta di un atto che ho fatto come cittadino e che ha aperto quello che il procuratore Cantone ha chiamato un «verminaio». Pertanto, la mia risposta, per quanto riguarda questa parte, è quella del cittadino che ha denunciato.
Per quanto riguarda gli aspetti di sicurezza nazionale, non penso che ci siano, dietro questa vicenda specifica, delle problematiche che possano riguardare la sicurezza nazionale, dal punto di vista militare e della difesa del Paese. Ci sono altri tipi di problematiche - e qua esco dal ruolo di Ministro della difesa - che secondo me vanno al di là di questa inchiesta. Sono moltissimi i casi di accessi alle banche dati, fatti non solo in questa quantità e non solo in ambienti così prestigiosi, per cui sono state condannate e sospese persone in giro per l'Italia, negli ultimi anni. Lì c'è una vicenda che riguarda l'abuso nell'accesso che fanno alcune persone, che hanno il potere di farlo per difendere il Paese o per cercare giustizia. Questo può riguardare delle responsabilità personali, oppure può riguardare un sistema di potere.
Quando gli accessi non sono uno, ma sono migliaia e servono a formare dei dossier, in ambienti dove non è neanche prevista alcuna attività di indagine, quando questi dossier non servono ad alcuna attività di indagine perché non è aperta alcuna indagine e vengono forniti ad altre persone non so per quale utilizzo, allora il Parlamento (secondo me il massimo luogo dove la democrazia trova compimento) deve interrogarsi sulle regole in atto, sulle persone che di queste cose possono abusare, sulle persone che su queste cose possono avere interessi, su come queste cose possono influenzare la vita democratica e politica, indipendentemente dalle parti. Secondo me, se ne deve occupare il Parlamento in questo caso, perché il rischio di questa vicenda è che finisca come tante altre negli ultimi anni, da quella di Palamara ad altre ancora; vicende che alla fine non hanno portato ad alcun accertamento definitivo, ma hanno finito soltanto a liquidare alcune persone - in questo caso potrebbe trattarsi di Striano e di Laudati - senza andare a fondo su quali sono le logiche, le persone, gli interessi e il calcolo che ci sono stati dietro.
Mi auguro che questo percorso sarà fatto. Che sia fatto con il Copasir, con la Commissione antimafia o con una Commissione speciale, non sta al Governo e non sta a me dirlo. Ma vorrei che il Parlamento, proprio per la democrazia, e non per chi ha denunciato, arrivasse a ridefinire i confini e a far riprendere fiducia in tutte le istituzioni ai cittadini in questo momento. Le persone che amministrano la giustizia, la polizia giudiziaria, le persone che hanno accesso alle banche dati: tutti noi veniamo coinvolti da una delegittimazione complessiva in cui sembra che lo scontro di potere autorizzi chiunque a fare qualunque cosa. Va ripristinata la credibilità delle istituzioni nel loro complesso e questo non può che passare dal Parlamento. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Paita, per due minuti.
PAITA (IV-C-RE). Signor Ministro, intanto vorrei dire che siamo con lei non solo quando ci difende e quando esercita bene il suo ruolo di Ministro della difesa, ma anche quando definisce bene qual è il rischio della democrazia e del nostro Paese intorno a queste vicende. (Applausi).
Vorrei sottolineare alcune questioni. Il tema è il seguente: esiste un sistema dietro questa vicenda? Naturalmente nessuno può immaginare che, per l'accesso enorme ad informazioni di quelle banche dati, questa vicenda riguardi soltanto un pubblico ufficiale curioso della vita di cittadini, politici, imprenditori. Questa vicenda riguarda la diffusione di informazioni attraverso organi di stampa ed è stata definita mercato illegale delle SOS con il coinvolgimento di organi di Stato e di stampa. Questa è una vicenda che ha una gravità inaudita e deve comportare il massimo dell'approfondimento e della verifica da parte della politica, senza timori, perché in gioco - come giustamente diceva lei, signor Ministro - che si sia trattato di Berlusconi, di Matteo Renzi, dell'attuale Governo e quindi del ministro Crosetto, c'è la credibilità delle istituzioni.
Faccio un appello, signor Ministro, anche riprendendo le sue parole: il Parlamento prenda in carico la vicenda e la approfondisca in tutte le sedi opportune, compresa una Commissione d'inchiesta. Solo dopo aver recuperato la credibilità delle istituzioni e la verità, avendo scoperto davvero quale sistema e quanto profondo è, avremo capito alcune vicende anche della politica italiana. Parlo, ad esempio, della vicenda che ha riguardato il mio leader, Matteo Renzi, e della gravità delle accuse che sono state rivolte; parlo dei dossier fatti nei suoi confronti e di quanto vicende del genere abbiano purtroppo contagiato un'opinione su di lui e sulla politica.
Difendere le istituzioni, difendere Matteo Renzi, difendere lei, ministro Crosetto, significa dare un contributo alla buona politica e alla difesa della nostra democrazia. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Magni ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01018 sugli orientamenti del Governo in materia di produzione ed esportazione di materiale bellico, per tre minuti.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, nei giorni scorsi l'istituto indipendente SIPRI ha pubblicato un rapporto sulle fluttuazioni nel commercio globale delle armi dal 2019 al 2023, da cui si ricava un quadro estremamente preoccupante che vede il nostro Paese protagonista in un settore che genera morte e distruzione.
Negli ultimi quattro anni l'Italia ha raddoppiato la sua quota, passando dal 2,2 al 4,6 per cento, divenendo così il sesto esportatore al mondo; un aumento ancora più significativo se rapportato al contesto europeo, dove l'Italia è passata al primo posto, con un'impennata dell'86 per cento rispetto al 2018.
L'impennata delle esportazioni italiane appare indice di una precisa volontà politica. Dato ancora più allarmante sono le zone di destinazione della vendita di armi, tra cui il Medio Oriente: un'area incontrollabile, teatro di conflitti brutali, a cui l'Italia sta, di fatto, contribuendo. A titolo di esempio, vorrei sottolineare che il Paese che importa la quota maggiore di armi è il Qatar, al centro di accuse per i suoi legami con Hamas. Poco utili appaiono, in tal senso, le condanne ai brutali attacchi del 7 ottobre, quando si è complici del sostegno che alcuni Paesi forniscono all'organizzazione che li ha compiuti.
Ulteriore elemento di condanna è la fornitura di armi allo Stato di Israele, Paese in guerra, in contrasto con quanto previsto dalla legge n. 185 del 1990. In merito, alcuni esponenti del Governo, tra cui lei stesso, signor Ministro, hanno dichiarato che l'Italia aveva interrotto l'invio di "qualsiasi tipo di arma" dall'avvio del conflitto. È un'affermazione questa smentita dai dati pubblicati da ISTAT sulle statistiche del commercio estero: tra ottobre e novembre 2023 l'Italia avrebbe infatti esportato "armi e munizioni" verso Israele per un valore di 817.536 euro, di cui una quota oscurata; tale mancanza di trasparenza dimostra come si tratti di armi e munizioni ad uso militare, poiché l'istituto, nei sotto capitoli, oscura solo questi dati. E la vendita in queste ore è stata aggiornata, tant'è che si dice si sia arrivati a toccare 1,3 milioni nel mese di dicembre.
A pagare le conseguenze di questa drammatica situazione in Medio Oriente è il popolo palestinese, con 31.000 vittime, di cui 12.000 bambini. Contribuire a un conflitto che sta provocando un tale disastro umanitario è inaccettabile per il nostro Paese e per le sue istituzioni.
In un contesto come quello attuale, che vede l'innesco di numerosi teatri di guerra, tra cui uno nel cuore dell'Europa, chiedo al signor Ministro se intende chiarire gli orientamenti politici del Governo circa la produzione e l'aumento nell'esportazione di armi, indicatore di un cambiamento profondo degli equilibri; nonché se non intenda impegnarsi ad accrescere il livello di trasparenza in materia, al fine di contribuire all'efficacia del potere di indirizzo e di controllo parlamentare, chiarendo in primis se l'Italia abbia fornito o stia fornendo armi allo Stato di Israele dopo il 7 ottobre 2023.
PRESIDENTE. Il ministro della difesa, signor Crosetto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
CROSETTO, ministro della difesa. Signor Presidente, ringrazio il senatore Magni, per averci dato evidenza di come sia aumentato l'export di materiale militare, dal 2018 al 2023, per opera di altri Governi. Come lei sa, infatti, questi contratti si concretizzano anni prima di diventare successivamente esportazioni.
Rispondo all'interrogazione in titolo, anche se, in parte, essa non riguarda il Ministero della difesa. In merito ai singoli quesiti, rispetto a quello sulle esportazioni, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, titolare della materia, ha già spiegato che l'azione israeliana su Gaza, in relazione all'attacco brutale di Hamas del 7 ottobre, ha indotto il Ministero e la Uama, l'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento, a valutare la concessione di nuova autorizzazione alle esportazioni.
Quindi, dopo il 7 ottobre - lo ribadisco - non sono state concesse dalla Uama nuove autorizzazioni, ai sensi della legge n. 185 del 1990, determinando una sospensione che prosegue tuttora. Questo è un fatto che, più volte, il Ministero e il Ministro degli affari esteri hanno ribadito e che io stesso ho ribadito.
Contrariamente a quanto asserito, in occasione delle recenti riunioni dei gruppi di lavoro sul trattato sul commercio delle armi di Ginevra, l'Italia, insieme a Belgio e Spagna, è stata menzionata come Paese che ha adottato una politica di sospensione tempestiva e incisiva di trasferimenti di armi verso Israele dopo il 7 ottobre. L'Italia è stata citata positivamente.
Le licenze di esportazione verso Israele autorizzate prima del 7 ottobre erano già state in gran parte utilizzate, mentre su quelle non ancora utilizzate, cioè quelle già autorizzate prima, l'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (UAMA) ha fatto una valutazione caso per caso e non riguardano materiali che possano essere impiegati con ricadute nei confronti della popolazione civile di Gaza. Invece di cercare di inventare sterili polemiche, sarebbe stato giusto riconoscere che la Difesa e il Ministero degli affari esteri si sono profusi in uno sforzo umanitario e di sostegno alla popolazione civile di Gaza che non ha eguali nei Paesi occidentali, dall'invio della nave Vulcano agli assetti aerei a quello che stiamo facendo anche in questi giorni.
Tornando al quesito, sia la posizione comune dell'Unione europea n. 944 del 2008, sia il Trattato per il commercio delle armi prevedono che la decisione di autorizzare o meno un'esportazione sia assunta sulla base di una valutazione del rischio che i singoli materiali possono rappresentare ai fini del loro utilizzo per commettere violazioni dei diritti umani, crimini internazionali o colpire la popolazione civile. Anche quando il Trattato, nei casi più gravi, prevede esplicitamente il divieto di esportazione, questo è riferito agli specifici materiali oggetto dell'esportazione e non a valutazione o a previsioni generali sulla condotta di uno Stato.
Vorrei concludere ricordando che l'impegno del Governo a rendere più trasparente ed efficace la legge n. 185 è già attuale grazie a un disegno di legge approvato da questa Assemblea in prima lettura il 21 febbraio scorso. Tra le misure previste viene ripristinato in forma aggiornata il Comitato interministeriale per gli scambi di materiale di armamento per la difesa, al fine di garantire il coordinamento al massimo livello politico delle scelte strategiche per l'applicazione della legge n. 185. Nella relazione che il Governo dovrà necessariamente trasmettere al Parlamento, dovrà espressamente indicare l'indirizzo politico alla base delle relazioni assunte in materia di esportazioni. La reintroduzione dei comitati interministeriali è, peraltro, in linea con gli indirizzi contenuti nella relazione conclusiva, approvata all'unanimità dalla Commissione difesa del Senato nel giugno 2021. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Magni, per due minuti.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Ministro, io non ho chiesto se il nostro Paese dia aiuti a Gaza o no, ma ho parlato di armi e lei non può dire - come avete già scritto - che non avete fatto deliberazioni dopo l'evento del 7 ottobre. Non è così, perché ad esempio la legge n. 185 del 1990, all'articolo 1, comma 6, vieta espressamente l'esportazione di armamenti verso i Paesi in conflitto. E anche in questi giorni, alcune riviste, utilizzando i dati ISTAT e quindi non inventandoseli, hanno dimostrato che ovviamente c'è un'esportazione di armi (è notizia di oggi riportata sui giornali). Il dato di verità, quindi, è che si esportano armi in questa situazione ed è un fatto molto pericoloso in una situazione di conflitti sostanzialmente generali e - come ho detto prima - nei confronti di un Paese, ad esempio, come il Qatar.
In ogni caso, il Governo è tenuto a venire in Parlamento a rendere nota ai parlamentari l'esportazione di qualsiasi tipo di arma e in questo caso non è stato fatto, e quindi c'è una violazione dal punto di vista delle norme di legge.
È per questo che sono totalmente insoddisfatto della sua risposta.
PRESIDENTE. Il senatore Marton ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-01021 sulla concentrazione degli incarichi di rappresentante sindacale e di rappresentante Cocer nelle Forze armate, per tre minuti.
MARTON (M5S). Ministro Crosetto, mi fa piacere vederla presente e in forma. Bentornato. (Applausi).
Come lei ben sa, nella passata legislatura è stata approvata - finalmente, a parer mio - la legge che dà la possibilità anche ai militari di unirsi in associazioni sindacali. In precedenza, era prevista la rappresentanza militare, i famosi Cocer. Per chi ci guarda e non conosce il tema, ricordo che la rappresentanza fungeva da cerniera e raccordo tra il personale, il comando e l'amministrazione difesa.
Ad oggi, nell'attesa di una piena operatività e dei regolamenti attuativi discendenti, risultano iscritte nell'apposito albo presso il suo Dicastero circa trenta associazioni sindacali; mi corregga se non ho numeri aggiornati. Risulta che alcune di tali associazioni siano guidate da dirigenti sindacali che svolgono contemporaneamente anche il vecchio ruolo di rappresentante Cocer. La prima domanda è, quindi, signor Ministro, se secondo lei questo doppio ruolo è legittimo. In una circolare del suo Dicastero di qualche tempo fa in cui si citava questa circostanza non è stato - a parer mio - dissipato o chiarito questo dubbio. Per cui rivolgo la domanda in maniera diversa: Ministro, mi conferma che sia preclusa la possibilità di ricoprire contestualmente i due ruoli, rappresentante Cocer e dirigente sindacale? Se la risposta è affermativa, in base a quale disposto normativo lo afferma?
Signor Ministro, ritiene una possibile causa di rigetto della domanda di iscrizione all'albo delle associazioni il fatto che la dirigenza sindacale rivesta questo doppio ruolo?
In ultimo, signor ministro Crosetto, le chiedo se rappresentanti Cocer non in servizio a Roma per l'espletamento del loro mandato ricevano compensi forfettari giornalieri a carico dell'amministrazione della Difesa, e se in tal caso non si vengano a creare delle sperequazioni sostanziali con le associazioni sindacali che, invece, non hanno rappresentanti Cocer tra i propri dirigenti. Sappiamo che siamo in un periodo transitorio, ma non per questo possiamo creare differenti possibilità di esercizio del mandato sindacale tra le associazioni.(Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro della difesa, signor Crosetto, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
CROSETTO, ministro della difesa. Signora Presidente, l'interrogazione del senatore Marton, che ringrazio anche per il benvenuto, si basa su ciò che affermò il Consiglio di Stato nel 2018 con parere formulato su specifica richiesta dell'ufficio legislativo del Ministero, puntualizzando che l'esclusione del duplice ruolo negli organi di rappresentanza e in quelli direttivi di associazioni sindacali è a legislazione vigente congrua e ragionevole, considerata la natura non sindacale degli organi di rappresentanza, costituiti anzi in funzione integrativa delle determinazioni dell'amministrazione sulle questioni di interesse personale. Mantenerli distinti serve per evitare confusioni di ruoli e a preservare il ruolo dialettico delle associazioni sindacali.
In base a tale considerazione, l'interrogante chiede se tale preclusione sia confermata e sulla base di quale disposto normativo; se la stessa possa costituire motivo di rigetto dell'istanza di iscrizione all'albo; se i rappresentanti Cocer non in servizio a Roma per l'espletamento del mandato ricevono compensi forfettari.
In specifico riferimento a questi quesiti rispondo che la preclusione non è stata confermata da disposizioni normative o da successive circolari, come l'interrogante sa perfettamente. Fu il Governo pro tempore che ritenne opportuno non intervenire in questo caso. Tra il personale direttivo di alcune associazioni iscritte all'albo ministeriale vi è la presenza di militari eletti nella rappresentanza militare, e glielo confermo. Così i rappresentanti Cocer, quando svolgono il mandato rappresentativo al di fuori della propria sede di servizio, al pari di qualsiasi militare comandato in servizio isolato, hanno diritto al rimborso delle spese di missione. In tale ambito, ricorrendone i presupposti, hanno facoltà di richiedere all'amministrazione di appartenenza la corresponsione di una somma forfettaria, a titolo di rimborso ai sensi articolo 7, comma 9, del decreto del Presidente della Repubblica n. 163.
In merito all'asserita sperequazione che l'interrogante evidenziava, io ribadisco che non questo Governo, ma quello pro tempore ritenne opportuno non intervenire e rimandare all'eventuale intervento legislativo il compito di superare tale condizione, che non c'è stato né prima né dopo. Il Governo prende atto di questo e non può da parte sua dare interpretazioni che superino la legislazione.
Segnalo infine - questa è la notizia positiva - che è in corso il procedimento di accertamento delle organizzazioni sindacali rappresentative, a seguito del quale cesseranno le funzioni della rappresentanza militare, in un continuo per cui non si sovrapporranno mai l'una all'altra. Ed è probabilmente il motivo per cui finora questa duplice funzione è stata tollerata, perché non c'è la partenza di una fin quando non c'è la fine dell'altra. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Marton, per due minuti.
MARTON (M5S). Signor Ministro, prendo atto della sua risposta.
Nella stesura della legge sulle associazioni sindacali, io avrei fatto altro tipo di scelte e posso immaginare che probabilmente anche lei avrebbe fatto altre scelte. Il risultato - a mio avviso - è stato un compromesso. Non è una sua responsabilità.
Mi auguro, però, Ministro, visto che è lei in questo momento a fare gli attuativi, che questi vadano nella direzione di piena ed effettiva operatività dei diritti sindacali, seppur nella specificità che il mondo militare rappresenta.
Magari in un futuro prossimo, in altra occasione, sempre in ottica di tutela piena ed effettiva del personale, ci confronteremo anche sulla previdenza dedicata e sul sistema di avanzamento delle carriere di tutto il personale della Difesa, militare e civile.
In ultimo, per cortesia istituzionale, le preannuncio un'interrogazione che spero attiverà gli uffici per una pronta risposta relativamente alla qualità delle acque nelle nostre navi militari. Parlo delle acque ad uso umano per il personale imbarcato.
Vorrei fare un'ultima considerazione sulla risposta data al senatore Magni sull'esportazione delle armi a Israele. È vero che sono autorizzazioni di Governi precedenti, ma la domanda pertinente era se in base a quelle autorizzazioni siano state fermate o no le nuove cessioni di armi. Per tale ragione ieri, alla Camera dei deputati, abbiamo chiesto un'informativa urgente del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e non a lei. (Applausi).
PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) all'ordine del giorno è così esaurito.
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di martedì 19 marzo 2024
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 19 marzo, alle ore 15,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 16,02).
Allegato A
INTERROGAZIONI
Interrogazione con carattere d'urgenza sul computo dell'assegno unico familiare nel calcolo dell'ISEE
(3-00963) (15 febbraio 2024)
Delrio, Zampa, Camusso, Furlan, Zambito. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali -
Premesso che:
la legge 1° aprile 2021, n. 46, recante delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e universale, all'articolo 1, comma 2, lettera c), stabilisce che: "ai fini dell'accesso e per il calcolo delle prestazioni sociali agevolate diverse dall'assegno di cui al comma 1, il computo di quest'ultimo può essere differenziato nell'ambito dell'ISEE, fino al suo eventuale azzeramento";
l'articolo 8 del decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230, prevede che "l'assegno non concorre alla formazione del reddito complessivo di cui all'articolo 8 del testo unico delle imposte sui redditi";
considerato che:
l'assegno unico e universale è una misura introdotta al fine "di favorire la natalità, di sostenere la genitorialità e di promuovere l'occupazione, in particolare femminile" e si è rivelato uno strumento di contrasto alla povertà tra le fasce meno abbienti della popolazione italiana, già duramente provate dalla progressiva erosione del potere d'acquisto;
dal 1° gennaio 2024 l'assegno unico viene computato integralmente nel calcolo dell'ISEE;
considerato inoltre che:
gli assegni familiari venivano già computati nel calcolo dell'ISEE, ma non le detrazioni per figli a carico;
poiché l'assegno unico riconosce importi che hanno assorbito le due suddette misure, essi oggi "pesano" nel computo dell'ISEE in misura maggiore, mediamente almeno il doppio, rispetto al regime fiscale precedente;
appare quantomeno irragionevole che una misura compensativa sia considerata al pari di altri redditi;
a causa di ciò, per svariati nuclei familiari, soprattutto quelli numerosi, c'è stato un notevole aumento dell'ISEE, che comporta un maggior onere a loro carico per fruire di prestazioni sociali agevolate o l'impossibilità, dal 1° gennaio in poi, di fruirne,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, per ridurre il computo dell'assegno nel calcolo dell'ISEE, fino a prevedere il suo azzeramento, intervenendo su una situazione di quella che, ad avviso degli interroganti, è una palese irragionevolezza.
Interrogazione sul rafforzamento dell'organico del tribunale di Vicenza
(3-00637) (01 agosto 2023)
Zanettin. - Al Ministro della giustizia -
Premesso che:
negli ultimi giorni si stanno manifestando evidenti difficoltà nel conseguire gli obiettivi di abbattimento dei tempi dei processi e dell'arretrato giudiziario, concordati in sede di PNRR;
a tal proposito vanno segnalate le persistenti vacanze di organico sia di magistrati, che di personale amministrativo;
le scoperture del personale amministrativo sono particolarmente gravi nel nord Italia;
con riferimento, in particolare, al Tribunale di Vicenza (terza provincia industriale d'Italia e prima per reddito pro capite) le scoperture del personale amministrativo ormai superano la percentuale del 30 per cento;
è chiaro che in queste condizioni, aldilà dell'impegno dei dirigenti e dei singoli magistrati, è impossibile garantire al territorio una giustizia tempestiva e di qualità,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere per garantire un'adeguata implementazione del personale amministrativo e di cancelleria al Tribunale di Vicenza.
Interrogazione sui recenti concorsi nella Polizia penitenziaria
(3-00898) (25 gennaio 2024)
Mirabelli, Bazoli. - Al Ministro della giustizia -
Premesso che:
con il decreto dirigenziale 24 giugno 2021, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, IV serie speciale "Concorsi ed esami", n. 55 del 13 luglio 2021, è stato indetto un concorso pubblico, per esami, per la copertura di 120 posti di allievo commissario della carriera dei funzionari del Corpo di Polizia penitenziaria, e all'esito della procedura sono risultati idonei 163 candidati;
con il successivo decreto dirigenziale 20 giugno 2023, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, IV serie speciale "Concorsi ed esami", n. 48 del 27 giugno 2023, vista anche la rilevata carenza di organico nella qualifica, il numero dei posti messi a concorso è stato elevato da 120 a 132 unità;
con il successivo decreto dirigenziale 6 settembre 2023 è stato indetto un ulteriore concorso, questa volta interno, per titoli di servizio ed esami, per la nomina di 60 vice commissari della carriera dei funzionari del Corpo,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga dissonante con il fondamentale principio di efficienza, che necessariamente guida l'agire amministrativo, l'indizione di una nuova procedura di selezione interna a pochi mesi di distanza dalla conclusione di analoga procedura pubblica, senza previamente usufruire, o facendolo comunque solo in minima parte, dei candidati risultati idonei all'esito di quest'ultima, tra i quali si segnala, peraltro, la presenza di diversi appartenenti al Corpo della Polizia penitenziaria già in possesso dei requisiti per la partecipazione al prossimo concorso interno.
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 151-BIS DEL REGOLAMENTO
Interrogazione sulla carenza di medici nelle strutture pubbliche e l'utilizzo di sanitari con contratti esterni
(3-01020) (13 marzo 2024)
Zaffini, Malan, Zullo, Berrino, Leonardi, Mancini, Russo, Satta. - Al Ministro della salute -
Premesso che:
da anni la situazione occupazionale delle professioni sanitarie, principalmente ospedaliere, riflette decenni di errata programmazione, in tema di reclutamento delle professionalità nel mondo della salute pubblica;
il fenomeno dell'abbandono degli ospedali del personale in forza al Servizio sanitario nazionale per dimissioni volontarie (a favore di impieghi all'estero oppure nel privato), unito alla scadenza dei contratti a tempo determinato, ai pensionamenti, ai decessi e alle invalidità fa sì che i nosocomi italiani risultino sguarniti di decine di migliaia di professionisti (circa ottantamila secondo fonti qualificate);
il calo del numero dei medici e il forte incremento di prestazioni da erogare in tutte le aree di specializzazione hanno fatto fiorire il mercato dei medici a gettone;
si definiscono "gettonisti" i medici che prestano la propria opera tramite cooperative contrattualizzate dalle strutture sanitarie pubbliche e vengono remunerati in proporzione alle singole presenze per la copertura dei servizi sanitari; un sistema che, per come è organizzato, non garantisce ai cittadini una buona qualità delle cure somministrate, visto che i medici vengono spesso utilizzati in servizi senza averne le necessarie competenze, non si prevede il rispetto dei riposi indicati dalla normativa europea dopo i turni di lavoro; crea discontinuità delle cure per il frequente ricambio dei medici gettonisti nello stesso reparto;
tale pratica del "gettonismo", particolarmente rilevante nel campo dell'emergenza urgenza, ha generato un perverso sistema che non permette ai servizi sanitari regionali di offrire un servizio di qualità, in tempi accettabili, lasciando gli ormai pochi dipendenti pubblici in una situazione di forte stress professionale e scaricando, in ultimo, i costi, spesso anche quintuplicati, del servizio a carico della sanità pubblica, soggetto pagatore delle prestazioni comunque effettuate presso le sue strutture od in quelle convenzionate;
considerato che:
il Ministro in indirizzo, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca, ha significativamente aumentato i posti nelle università italiane per lo studio della medicina, continuando il trend intrapreso con gravissimo ritardo dai precedenti governi, solo dopo la pandemia da COVID-19;
le borse per le specializzazioni mediche, in talune discipline, risultano superiori al numero dei partecipanti ai concorsi relativi e alcuni aggiustamenti intra specialità saranno necessari al fine del definitivo superamento del cosiddetto imbuto formativo;
oltre a quanto già realizzato, il Parlamento ha approvato misure "anti gettonisti" (articolo 10 del decreto-legge n. 34 del 2023) volte, tra l'altro, a favorire la re-internalizzazione dei servizi sanitari, attraverso procedure selettive per il reclutamento del personale da impiegare per l'assolvimento delle funzioni precedentemente esternalizzate,
si chiede di sapere quale sia lo stato di attuazione delle misure già adottate e quali altre azioni intenda intraprendere il Ministro in indirizzo al fine di garantire la tutela della salute, diritto fondamentale previsto nell'articolo 32 della Costituzione, attraverso il rafforzamento del Servizio sanitario nazionale (SSN), garantendo, al contempo, la valorizzazione del ruolo dei professionisti sanitari impegnati nell'assicurare le cure.
Interrogazione su iniziative per velocizzare il rilascio dei passaporti
(3-01016) (13 marzo 2024)
Gasparri, Damiani, Fazzone, Galliani, Lotito, Occhiuto, Paroli, Ronzulli, Rosso, Silvestro, Ternullo, Zanettin. - Al Ministro dell'interno -
Premesso che:
da oltre un anno le questure e i commissariati sono in sofferenza a causa delle molte richieste di passaporto per viaggiare fuori dall'Unione europea;
il Ministro in indirizzo ha già evidenziato che i ritardi registrati sono riconducibili a un aumento esponenziale e ravvicinato del numero di istanze di rilascio, dovuto alla fine delle restrizioni post COVID, alla "Brexit" e alla difficoltà, soprattutto nelle città più popolose, di ottenere in tempi rapidi la carta di identità, con la conseguenza che il passaporto è richiesto, non solo ai fini dell'espatrio, ma anche per disporre di un documento di identità;
il Ministro ha fornito i dati relativi al rilascio di 2.750.000 passaporti nel 2023, ossia un milione in più rispetto a tutti gli anni del periodo prepandemico e a 250.000 passaporti rilasciati a gennaio 2024, cioè 60.000 in più del gennaio 2023;
in alcune questure gli appuntamenti vengono tuttora rilasciati fino a 10 mesi, ma sono comunque presenti itinerari di urgenza, legati a motivi di salute, studio, lavoro e turismo, per chi effettivamente non possa rinviare la propria partenza per comprovate ragioni;
i danni economici che il ritardo del rilascio dei passaporti sta causando sono stati stimati dalle associazioni dei tour operator in circa 300 milioni di euro annui;
la modalità della prenotazione online del giorno in cui fornire la documentazione richiesta, difficile da ottenere da parte di alcuni cittadini, ha peraltro fatto entrare in azione alcune agenzie che in cambio della prenotazione pretendono un corrispettivo, per questo va ora evitato anche ogni tipo di speculazione in tema,
si chiede di sapere:
quali siano i tempi stimati dal Ministro in indirizzo per l'uscita da questa fase di straordinarietà ed arrivare a tempi ragionevoli per il rilascio dei passaporti;
quali siano i tempi di avvio del progetto "Polis", annunciato dal Ministro, cioè l'ammodernamento del sistema di rilascio dei documenti che consentirà agli abitanti dei 7.000 comuni con meno di 15.000 abitanti di presentare l'istanza di rilascio del passaporto presso gli uffici postali abilitati e quali siano i tempi per mettere a regime la semplificazione per il versamento delle somme previste per il rilascio del passaporto, attraverso versamenti bancari diretti ovvero sulle piattaforme di pagamento online.
Interrogazione su iniziative per la sicurezza delle scuole rispetto ai rischi terroristici
(3-01014) (13 marzo 2024)
Romeo. - Al Ministro dell'interno -
Premesso che:
pochi giorni fa, tre cittadini di nazionalità palestinese, residenti a L'Aquila, sono stati arrestati con l'accusa di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico;
l'accusa di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico, si svilupperebbe in riferimento alla costituzione di una struttura operativa militare denominata "Gruppo di risposta rapida - Brigate Tulkarem"; tale struttura operativa sarebbe una articolazione delle "Brigate dei Martiri di Al-Aqsa", organizzazione palestinese riconosciuta come terroristica da UE, Canada, Stati Uniti, Israele e Giappone; alla luce delle intercettazioni i tre uomini sono stati classificati come "terroristi di estrema pericolosità"; gli investigatori sostengono che la scelta della cellula terroristica di fare base in Italia non sia casuale; uno dei tre kamikaze, Anan Yaeesh, era già noto alla giustizia italiana, al punto che le autorità israeliane ne avevano richiesto l'estradizione;
considerato che:
l'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 in Israele ha dato il via a una escalation militare che rischia di coinvolgere l'intera regione mediorientale; tale attacco ha ricevuto il sostegno delle principali organizzazioni terroristiche islamiche e si sono susseguite diverse chiamate alla jihad globale; l'obiettivo delle organizzazioni terroristiche è quello di universalizzare la lotta armata contro lo Stato di Israele, capitalizzando quanto sta succedendo in Medio Oriente in favore di una nuova chiamata alle armi contro l'Occidente;
sempre a seguito degli attacchi, il Ministro in indirizzo aveva convocato il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, per analizzare le possibili minacce, e ha disposto un piano per "l'innalzamento del livello di attenzione verso ogni possibile obiettivo e un rafforzamento delle misure di prevenzione sul territorio";
tali avvenimenti si inseriscono in un decennio, l'ultimo, che ha visto una recrudescenza del fenomeno del terrorismo di matrice jihadista sul territorio europeo, che ha seguito l'invettiva dell'autoproclamato Stato islamico contro il mondo occidentale; con la sconfitta territoriale dell'ISIS si assiste a una modifica delle traiettorie del jihadismo internazionale e a un conseguente aumento della minaccia asimmetrica per la UE; uno dei principali elementi caratterizzanti del fenomeno è il cambiamento delle modalità operative delle organizzazioni terroristiche, che convergono in favore di operazioni a bassa intensità, in grado di colpire obiettivi civili e bersagli facili, i cosiddetti soft target; tra questi obiettivi vi sono anche le istituzioni scolastiche, come osservato negli ultimi anni su territorio europeo; come gruppo, in Senato, nel tentativo di porre l'attenzione su tale fenomeno, è stato depositato un disegno di legge, l'AS 909, che agisce secondo due traiettorie: la prima volta a prevedere iniziative in grado di aumentare il grado di sicurezza all'interno degli istituti scolastici, preparando il personale scolastico a specifici comportamenti ai quali attenersi in caso di attacco; la seconda finalizzata a porre in essere momenti di formazione per gli studenti, al fine di fornire giusti strumenti per maturare una coscienza del pericolo e automatizzare comportamenti responsabili e idonei in caso di una situazione di crisi ed emergenza;
valutato infine che tale approccio ricalca quanto visto in diversi Paesi, come la Francia, ad esempio, che, dopo la scia di attentati inaugurata con gli attacchi del 2015, si è dotata di un piano organico di contrasto al terrorismo che stabilisce anche uno specifico piano di sicurezza negli istituti scolastici e che comprende una serie di linee guida diramate a studenti e genitori per fornire le giuste pratiche comportamentali da seguire in caso di attacco,
si chiede di sapere, alla luce degli ottimi risultati conseguiti nella lotta al terrorismo, in virtù delle iniziative intraprese nel corso dell'ultimo anno, se il Ministro in indirizzo, nei vari livelli di prevenzione e contrasto al fenomeno terroristico, intenda valutare l'opportunità di integrare gli attuali piani operativi con le disposizioni per gli istituti scolastici.
Interrogazione sul ricovero di migranti senza fissa dimora presso il Silos di Trieste
(3-01019) (13 marzo 2024)
Rojc, Boccia, Giorgis. - Al Ministro dell'interno -
Premesso che:
la città di Trieste costituisce il punto di arrivo della cosiddetta rotta balcanica, la quale interessa, ogni anno, molte migliaia di persone migranti, provenienti prevalentemente dall'Afghanistan, dal subcontinente indiano e dalle regioni del Kurdistan; si tratta, nella quasi totalità dei casi, di persone che versano in condizioni tali da giustificare la concessione dello status di rifugiato;
secondo quanto riportato dal report "Vite abbandonate" curato da diverse associazioni operanti nel territorio triestino, il numero di tali persone si aggira, negli anni 2022 e 2023, attorno a 15.000 (13.127 per il 2022, salite a 16.000 nel 2023), la maggioranza delle quali non si ferma a Trieste e prosegue verso altre regioni italiane o verso altri Stati, al fine di esercitare il proprio diritto di richiedere la protezione internazionale;
un numero significativo di persone, tuttavia, si ferma a Trieste e lì avvia il percorso di richiesta di protezione internazionale; queste persone non accedono ad alcuna forma di prima accoglienza e, fino alla formale richiesta di protezione, non hanno accesso alle strutture del sistema di accoglienza;
in questo quadro, un numero elevato di migranti trova riparo in luoghi di fortuna, talora fatiscenti e in condizioni tali che rasentano l'emergenza igienico-sanitaria, con conseguente palese violazione della dignità umana e messa a rischio della salute e della sicurezza pubblica; ciò si verifica, in modo particolare e gravemente, in relazione al cosiddetto Silos, un edificio diroccato situato nei pressi della stazione, che da molti anni viene utilizzato come insediamento "informale";
la situazione del Silos è stata oggetto, nei giorni scorsi, di una mozione urgente depositata al Consiglio comunale di Trieste dai gruppi consiliari di opposizione e, negli ultimi mesi, di inchieste e approfondimenti giornalistici e, da ultimo, dell'inchiesta pubblicata sul quotidiano "La Stampa" in data 11 marzo 2024;
non è al momento chiaro quante siano le persone che dimorano nell'area e le stime vanno dalle 60 persone (come dichiarato dall'assessore regionale con delega all'immigrazione in data 12 marzo 2024) alle 200 persone, come ritenuto invece dai gruppi consiliari di opposizione in sede di presentazione della richiamata mozione; secondo un aggiornamento al richiamato report "Vite abbandonate", pubblicato nel settembre 2023, le persone dimoranti nell'area erano in quel momento circa 220 e le periodiche operazioni di polizia, quale ad esempio quella dello scorso 4 ottobre 2023, non possono risolvere un problema che è strutturalmente legato alle carenze del sistema di accoglienza;
in molti casi infatti, a quanto risulta, l'impossibilità per le persone che dimorano nel Silos di accedere alle strutture di accoglienza è dovuta a intollerabili ritardi nella presa in carico delle domande di protezione internazionale da parte degli organi competenti (e, in particolare, della Questura), ciò che impedisce a tali persone di procurarsi un valido titolo di accesso alle strutture di accoglienza;
l'accoglienza immediata dei richiedenti asilo privi di mezzi è preciso dovere delle amministrazioni pubbliche tanto alla luce del diritto internazionale e del diritto europeo, quanto alla luce della legislazione italiana (come risulta, in particolare, dal decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142), e ciò sia per assicurare la piena tutela della dignità e dei diritti dei richiedenti, sia per evitare situazioni di pericolo per la sicurezza e la sanità pubblica;
il sindaco di Trieste, in una dichiarazione resa all'ANSA lo scorso 7 marzo 2024, e lo stesso Ministro in indirizzo (quest'ultimo, in particolare, a margine della sua visita in Friuli-Venezia Giulia lo scorso 2 novembre 2023 e ancora successivamente) hanno prospettato, come possibile (e unica) soluzione, la creazione di un hotspot nel territorio della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia, procedendo a ispezioni preliminari nella zona di Ialmicco presso Palmanova; tale prospettazione non ha avuto alcun seguito e, in ogni caso, non rappresenta una risposta adeguata a garantire idonea accoglienza alle persone richiedenti protezione, una volta accertata la loro condizione,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza del vero e proprio dramma umanitario che si sta consumando nel cosiddetto Silos di Trieste e quali siano le sue valutazioni a riguardo e se riconosca che finora nel Silos di Trieste si è consumato un dramma umanitario, con l'abbandono di molte persone che, nonostante la richiesta d'asilo e le leggi che stabiliscono la tutela dei richiedenti, non hanno avuto e al momento non hanno ancora alcun tipo di assistenza dalle istituzioni, mentre gli unici aiuti vengono dal mondo del volontariato e delle associazioni laiche e religiose;
se sia vero che l'ipotesi di creazione di un centro ad alta rotazione sull'altopiano carsico, di cui si è avuta notizia da un paio di giorni, si possa interpretare come un cambiamento radicale del Governo, e quindi delle istituzioni locali, nella gestione degli arrivi dalla rotta balcanica, con la ripresa dei trasferimenti regolari da Trieste e dal Friuli-Venezia Giulia;
se si possa definire superata la decisione di aprire un grande hotspot sul territorio regionale, annunciato a metà gennaio 2023, proseguito con le ispezioni nella località friulana di Ialmicco e fino a pochi giorni fa caldeggiato dallo stesso sindaco di Trieste;
se si possa ritenere superato l'atteggiamento di totale indifferenza riservata dal Governo, così come dalla Regione e dal Comune, verso uno scandalo nazionale a cielo aperto, finito nei reportage di giornali e televisioni e quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere il Ministro in indirizzo per rendere più efficiente il sistema di accoglienza nel territorio della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia;
anche in relazione alla prospettata trasformazione dell'area di Campo Sacro in centro ad alta rotazione, se si intenda assicurare, in ogni caso, una robusta e stabile ripresa dei trasferimenti, al fine di assicurare piena tutela della dignità e dei diritti fondamentali delle persone in arrivo e superare definitivamente l'attuale situazione di criticità riscontrata nell'area del Silos di Trieste garantendo, per il futuro, l'efficace combinazione di tutela della dignità e dei diritti delle persone in arrivo e tutela della sicurezza e della salute pubblica.
Interrogazione sui risvolti di sicurezza nazionale dei casi di accesso abusivo a banche dati
(3-01017) (13 marzo 2024)
Paita, Enrico Borghi. - Al Ministro della difesa -
Premesso che:
è notizia di queste settimane che, da parte di taluni soggetti, sono state poste in essere operazioni di dossieraggio e accessi abusivi ai sistemi di sicurezza informatici, volti a ricavare materiali per screditare soggetti politici o istituzionali o, secondo alcuni, ad alimentare un mercato parallelo di informazioni riservate che troverebbe addirittura una sponda in Stati esteri;
anche il Ministro in indirizzo ha denunciato all'autorità giudiziaria i propri sospetti circa tali operazioni e i rischi che queste presentavano per le istituzioni e la normale vita democratica della Repubblica: fatti deprecabili già evidenziati in passato dal senatore ed ex Presidente del Consiglio dei ministri Renzi e su cui egli aveva richiamato la massima attenzione in passato;
dalle vicende emerse sugli organi di stampa deriva un quadro inquietante, denso di profili che destano più di qualche preoccupazione sul piano della sicurezza nazionale, soprattutto in un contesto geopolitico sempre più caratterizzato dall'impegno militare italiano e da scontri bellici,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo, anche in qualità di componente del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, ritenga che le operazioni di dossieraggio abbiano visto il coinvolgimento di Paesi esteri e, in ogni caso, se abbiano posto, o possano porre tuttora, rischi sul piano della sicurezza nazionale e per le nostre forze militari;
quali iniziative intenda assumere per verificarne sussistenza, densità e portata e a quali rischi sia esposto il Paese sotto questo profilo.
Interrogazione sugli orientamenti del Governo in materia di produzione ed esportazione di materiale bellico
(3-01018) (13 marzo 2024)
Magni, De Cristofaro. - Al Ministro della difesa -
Premesso che:
nei giorni scorsi l'istituto indipendente SIPRI ha pubblicato un rapporto sulle fluttuazioni nel commercio globale delle armi dal 2019 al 2023, da cui si ricava un quadro estremamente preoccupante che vede il nostro Paese protagonista in un settore che genera morte e distruzione. Negli ultimi quattro anni l'Italia ha raddoppiato la sua quota, passando dal 2,2 al 4,6 per cento, divenendo così il sesto esportatore al mondo. Un aumento ancora più significativo se rapportato al contesto europeo, dove l'Italia è passata al primo posto, con un'impennata dell'86 per cento rispetto al periodo dal 2014 al 2018, mentre la Germania e la Gran Bretagna hanno ridotto il proprio export del 14 per cento, la Spagna del 3;
l'impennata delle esportazioni italiane appare indice di una precisa volontà politica. Dato ancora più allarmante sono le zone di destinazione della vendita di armi, tra cui il Medio Oriente: un'area incontrollabile, teatro di conflitti brutali, a cui l'Italia sta, di fatto, contribuendo. A titolo di esempio, il Paese che importa la quota maggiore di armi è il Qatar, al centro di accuse per i suoi legami con Hamas. Poco utili appaiono in tal senso le condanne ai brutali attacchi del 7 ottobre, quando si è complici del sostegno che alcuni Paesi forniscono all'organizzazione che li ha compiuti;
ulteriore elemento di condanna è la fornitura di armi allo Stato di Israele, Paese in guerra, in contrasto con quanto previsto dalla legge n. 185 del 1990. In merito, alcuni esponenti del Governo hanno dichiarato che l'Italia aveva interrotto l'invio di "qualsiasi tipo di arma" dall'avvio del conflitto. Un'affermazione smentita dai dati pubblicati da ISTAT sulle statistiche del commercio estero: tra ottobre e novembre 2023 l'Italia avrebbe infatti esportato "armi e munizioni" verso Israele per un valore di 817.536 euro, di cui una quota oscurata: tale mancanza di trasparenza dimostra come si tratti di armi e munizioni ad uso militare, poiché l'istituto, nei sotto capitoli, oscura solo questi dati;
a pagare le conseguenze di questa scelta sarebbe il popolo palestinese, con le sue 31.000 vittime di cui 12.000 bambini. Contribuire a un conflitto che sta provocando un tale disastro umanitario sarebbe inaccettabile per il nostro Paese e per le sue istituzioni;
in un contesto come quello attuale, che vede l'innesco di numerosi teatri di guerra, tra cui uno nel cuore dell'Europa,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda chiarire gli orientamenti politici del Governo circa la produzione e l'aumento nell'esportazione di armi, indicatore di un cambiamento profondo degli equilibri, nonché se non intenda impegnarsi ad accrescere il livello di trasparenza in materia, al fine di contribuire all'efficacia del potere di indirizzo e di controllo parlamentare, chiarendo in primis se l'Italia abbia fornito o stia fornendo armi allo Stato di Israele dopo il 7 ottobre 2023.
Interrogazione sulla concentrazione degli incarichi di rappresentante sindacale e di rappresentante Cocer nelle Forze armate
(3-01021) (13 marzo 2024) (già 4-00906) (19 dicembre 2023)
Marton. - Al Ministro della difesa -
Premesso che:
come noto, la legge n. 46 del 2022 ha rappresentato un momento epocale per l'Amministrazione militare, e ha stabilito che la piena operatività ed efficacia del disposto di legge e quindi delle stesse associazioni è subordinata all'entrata in vigore dei previsti provvedimenti discendenti;
al momento risulterebbero iscritte all'albo ministeriale della Difesa circa 28 sigle sindacali di Forza Armata o Interforze e tra queste risulterebbero alcune sigle sindacali dirette da dirigenti sindacali, che svolgono contemporaneamente l'incarico di rappresentante COCER;
al riguardo, ci si chiede se ciò sia legittimo, atteso che che già nel 2018 il competente Ufficio legislativo del Ministero della difesa, con comunicazione datata 16 ottobre 2018, inviata al Consiglio di Stato, aveva espresso delle perplessità circa "rapporti tra i sodalizi in tratto (APCSM) e gli organismi della rappresentanza militare, con particolare attenzione alla possibilità di assolvere funzioni o ricoprire incarichi in entrambi i contesti", e anticipato che, secondo l'interpretazione del Ministero, si propendeva per "la preclusione ai delegati della rappresentanza militare di ogni livello, di ricoprire contestualmente incarichi direttivi nelle associazioni professionali sindacali a carattere militare. Una simile evenienza, si osserva, potrebbe infatti indurre confusioni di ruoli, determinando criticità nell'ordinaria interlocuzione degli organismi della rappresentanza militare con le autorità gerarchiche cui sono affiancati";
il citato Consiglio di Stato, con adunanza di sezione n. 02756/2018 in data 23 novembre 2018, affermava che "L'esclusione di un duplice ruolo, negli organi di rappresentanza e in quelli direttivi delle associazioni sindacali, è - a legislazione vigente - congrua e ragionevole, considerata la natura non sindacale degli organi di rappresentanza, costituiti anzi in funzione integrativa delle determinazioni dell'Amministrazione sulle questioni d'interesse del personale. Essi sono sorti proprio per corrispondere in forma dialettica alla Funzione propria delle associazioni sindacali, sia pure nella peculiarità e con i limiti di quelle militari. Mantenerli distinti serve a evitare confusioni di ruoli e a preservare il ruolo dialettico delle associazioni sindacali";
la citata legge 28 aprile 2022, n. 46 e la discendente circolare del Gabinetto del Ministro della difesa n. M_D AEICIB2 REG2022 0243537, in data 19 luglio 2022, non hanno fatto menzione della possibilità di potere ricoprire questo duplice ruolo per gli appartenenti agli organismi della rappresentanza militare, confermando, di fatto, le perplessità evidenziate dall'Ufficio legislativo del Ministero della difesa e confermate dal Consiglio di Stato,
si chiede di sapere:
se la preclusione ai delegati della rappresentanza militare, di ogni livello, di ricoprire contestualmente incarichi direttivi nelle associazioni professionali sindacali sia confermata, e se sì, sulla base di quale disposto normativo;
se la stessa possa costituire motivo di rigetto dell'istanza di iscrizione all'apposito albo ai fini dell'esercizio delle attività sindacali;
se, inoltre, i rappresentanti COCER non in servizio a Roma, per l'espletamento del loro mandato ricevano compensi forfetari giornalieri a carico dell'Amministrazione della Difesa e se in tal caso non si vengano a creare delle sperequazioni sostanziali con quelle associazioni sindacali, che non hanno rappresentanti COCER tra i propri dirigenti.
Allegato B
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Amidei, Barachini, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Calenda, Castelli, Cattaneo, De Poli, Durigon, Fazzolari, Garavaglia, La Pietra, Lorenzin, Minasi, Mirabelli, Monti, Morelli, Ostellari, Rapani, Rauti, Rubbia, Scurria, Segre, Sisto, Stefani, Testor e Valente.
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Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Borghi Claudio, Borghi Enrico, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Verducci, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; Losacco e Paroli per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO; Malpezzi e Mieli, per partecipare a incontro internazionale.
Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, variazioni nella composizione
Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori il senatore Lucio Malan in sostituzione del senatore Ernesto Rapani, dimissionario.
Il Presidente della Camera dei deputati ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori la deputata Chiara Braga in sostituzione del deputato Gianni Cuperlo, dimissionario.
Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, Ufficio di Presidenza
La Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori ha proceduto all'elezione dell'Ufficio di Presidenza.
Sono risultati eletti:
Presidente: senatore Andrea De Priamo;
Vice Presidenti: deputato Riccardo Augusto Marchetti e deputato Roberto Morassut;
Segretari: deputato Paolo Emilio Russo e deputato Marco Grimaldi.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Senatore Silvestroni Marco
Modifiche al Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia, di cui al DPR 30 maggio 2002, n. 115 (1068)
(presentato in data 14/03/2024);
senatori D'Elia Cecilia, Boccia Francesco, Camusso Susanna Lina Giulia, Crisanti Andrea, Fina Michele, Losacco Alberto, Martella Andrea, Mirabelli Franco, Misiani Antonio, Nicita Antonio, Rojc Tatjana, Rossomando Anna, Sensi Filippo, Tajani Cristina, Verducci Francesco, Zambito Ylenia
Disposizioni in materia di vita familiare delle coppie formate da persone dello stesso sesso e di stato giuridico dei figli, nonché di accesso all'adozione e alla procreazione medicalmente assistita per le persone di stato libero (1069)
(presentato in data 14/03/2024).
Disegni di legge, nuova assegnazione
8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica
in sede referente
Sen. Romeo Massimiliano ed altri
Disposizioni a sostegno dei parchi regionali (363)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali
Già deferito, in sede redigente, alla 8ª Commissione permanente (Ambiente, lavori pubblici), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.
(assegnato in data 14/03/2024);
8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica
in sede referente
Sen. Rosa Gianni
Modifiche alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, recante legge quadro sulle aree protette (948)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali
Già deferito, in sede redigente, alla 8ª Commissione permanente (Ambiente, lavori pubblici), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.
(assegnato in data 14/03/2024);
10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
in sede referente
Sen. Balboni Alberto
Disposizioni in materia di disturbi del comportamento alimentare (599)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, Commissione parlamentare questioni regionali
Già deferito, in sede redigente, alla 10ª Commissione permanente (Sanità e lavoro), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.
(assegnato in data 14/03/2024);
10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
in sede referente
Sen. Ronzulli Licia
Disposizioni in materia di prevenzione e di cura dei disturbi del comportamento alimentare, nonché introduzione dell'articolo 580-bis del codice penale, concernente il reato di istigazione al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare l'anoressia o la bulimia (990)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, Commissione parlamentare questioni regionali
Già deferito, in sede redigente, alla 10ª Commissione permanente (Sanità e lavoro), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.
(assegnato in data 14/03/2024);
10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
in sede referente
Sen. Zambito Ylenia ed altri
Disposizioni in materia di prevenzione e di cura dei disturbi del comportamento alimentare (1006)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, Commissione parlamentare questioni regionali
Già deferito, in sede redigente, alla 10ª Commissione permanente (Sanità e lavoro), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.
(assegnato in data 14/03/2024).
Affari assegnati
Sonodeferiti alla 3a Commissione permanente (Affari esteri e difesa), ai sensi dell'articolo 34, comma 1, e per gli effetti dell'articolo 50, comma 2, del Regolamento:
l'affare sullo status e sulle prospettive del personale civile della Difesa, nel quadro del percorso di revisione dello strumento militare nazionale (Atto n. 434);
l'affare sulle problematiche correlate alle servitù militari presenti sul territorio italiano, nonché sulla loro piena fruibilità per le finalità addestrative del personale delle Forze armate, anche alla luce della necessità di procedere ad un rafforzamento dello strumento militare nazionale (Atto n. 435).
Camera dei deputati, trasmissione di documenti
Il Presidente della Camera dei deputati, con lettera in data 8 marzo 2024, ha trasmesso il documento concernente la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, alla Corte di giustizia dell'Unione europea, alla Banca centrale europea, alla Corte dei conti, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni - Proposta per un organismo etico interistituzionale (COM(2023) 311 final), approvato, nella seduta del 5 marzo 2024, dalla XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) della Camera dei deputati (Doc. XVIII, n. 15) (Atto n. 436).
Il predetto documento è depositato presso il Servizio dell'Assemblea a disposizione degli Onorevoli senatori.
Governo, trasmissione di atti e documenti
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 13 marzo 2024, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni e integrazioni, le comunicazioni concernenti il conferimento dei seguenti incarichi:
- al dottor Bernardo Maria Iannettone, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero dell'istruzione e del merito;
- all'ingegner Fabio Riva, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Tali comunicazioni sono depositate presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 6 marzo 2024, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 8-ter, comma 4, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, che è stato autorizzato, in relazione a un intervento da realizzare tramite un contributo assegnato per l'anno 2017 in sede di ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF, l'utilizzo dei risparmi di spesa realizzati nell'ambito del progetto "Restauro di reperti provenienti dalla necropoli orientalizzante e arcaica di San Severino Marche (MC)" proposto dal Ministero della cultura - Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le provincie di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata.
La predetta comunicazione è trasmessa alla 5a e alla 7a Commissione permanente.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 14 marzo 2024, ha inviato, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, la relazione - aggiornata al mese di dicembre 2023 - sulla consistenza, destinazione e utilizzo dei beni sequestrati o confiscati e sullo stato dei procedimenti di sequestro o confisca.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a Commissione permanente (Doc. CLIV, n. 3).
Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 12 marzo 2024, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 1 della legge 8 agosto 1985, n. 440, delle deliberazioni, adottate dal Consiglio dei ministri nella riunione dell'11 marzo 2024, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, per la concessione di un assegno straordinario vitalizio a favore:
della signora Silvana Strocchi, attrice e regista;
del signor Claudio Cinelli, drammaturgo, attore e scenografo;
del signor Piero Tommaso De Berardinis, musicologo e artigiano digitale informatico;
del signor Angiolo Tondini, giornalista, fotografo, scrittore e poeta;
del signor Bruno Vaerini, architetto.
Tale documentazione è depositata presso il Servizio dell'Assemblea a disposizione degli onorevoli senatori.
Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti
Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 14 marzo 2024, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso le determinazioni e le relative relazioni sulla gestione finanziaria:
del Club Alpino Italiano (CAI), per l'esercizio 2021. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5ª e alla 8a Commissione permanente (Doc. XV, n. 200);
della Fondazione "La Quadriennale di Roma", per l'esercizio 2021. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 201);
dell'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno (SVIMEZ), per l'esercizio 2022. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XV, n. 202).
Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento
La Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 12 marzo 2024, ha inviato, ai sensi dell'articolo 3, comma 6, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 60/2024/G, concernente "Quadro programmatico dei controlli sulla gestione delle amministrazioni dello Stato per l'anno 2024 e nel contesto triennale 2024-2026".
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 433).
Risposte scritte ad interrogazioni
(Pervenute dal 6 al 14 marzo 2024)
SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 53
DI GIROLAMO ed altri: sulle criticità che interessano il carcere di Sulmona (L'Aquila) (4-00967) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)
LA MARCA ed altri: sul mancato aggiornamento delle schede anagrafiche INPS dei cittadini italiani residenti all'estero (4-00958) (risp. DURIGON, sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali)
MINASI: su un caso di truffa ai danni di anziani (4-00968) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)
Mozioni
PIRRO, LICHERI Ettore Antonio, MARTON, BEVILACQUA, NAVE - Il Senato,
premesso che:
con la sentenza 18 novembre 2013, n. 278, la Corte costituzionale ha seguito l'indirizzo giurisprudenziale internazionale con il quale la Corte europea dei diritti dell'uomo ha ritenuto che la legislazione italiana violi la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nello specifico l'articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare), in quanto non consente né la reversibilità del segreto conseguente alla scelta dell'oblio operata dalla partoriente, né l'accesso del figlio non riconosciuto alle informazioni sulle proprie origini ancorché non identificative di colei che l'ha generato e, di conseguenza, omette il dovuto ed effettivo contemperamento tra gli interessi fondamentali e concorrenti in causa (sentenza Godelli contro Italia, del 25 settembre 2012, ric. n. 33783/09).
in una più recente occasione la Corte EDU (Calin e altri contro Romania, sentenza del 19 giugno 2016, ric. n. 25057/11, n. 34739/11 e n. 20316/12) ha ribadito che la tutela della vita privata, alla quale appartiene il diritto a conoscere la propria identità, è il fondamento del diritto di risalire alle proprie origini, specificando, inoltre, che il diritto dell'individuo a conseguire simili informazioni risulta quasi imprescindibile per il cammino di costruzione della personalità;
evidenziato che, in ossequio a quanto ribadito in più occasioni dalla Corte di cassazione, ultimamente con ordinanza 5 dicembre 2017-7 febbraio 2018, n. 3004, secondo la quale non si può "considerare operativo, oltre il limite della vita della madre che ha partorito in anonimo, il termine, previsto dall'articolo 93, comma 2, del decreto legislativo n. 196 del 2003, di cento anni dalla formazione del documento per il rilascio della copia integrale del certificato di assistenza al parto o della cartella clinica, comprensivi dei dati personali che rendono identificabile la madre che abbia dichiarato di non voler essere nominata. Una diversa soluzione determinerebbe la cristallizzazione di tale scelta anche dopo la sua morte e la definitiva perdita del diritto fondamentale del figlio, in evidente contrasto con la necessaria reversibilità del segreto (Corte cost. n. 278 del 2013), nonché l'affievolimento, se non la scomparsa, di quelle ragioni di protezione che l'ordinamento ha ritenuto meritevoli di tutela per tutto il corso della vita della madre, proprio in ragione della revocabilità di tale scelta (Cass. n. 15024 e 22838 del 2016)",
impegna il Governo a porre in essere interventi legislativi atti a bilanciare il diritto della madre che ha partorito in anonimato e quello del figlio alla ricerca delle proprie origini biologiche.
(1-00089)
Interrogazioni
MISIANI, GIACOBBE, RANDO, FRANCESCHELLI, CAMUSSO, D'ELIA, NICITA, ROJC, MANCA, FURLAN, TAJANI, IRTO, ZAMBITO, ALFIERI, FINA, DELRIO, MARTELLA - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
il consiglio di amministrazione di TIM S.p.A. ha approvato all'unanimità, in data 6 marzo 2024, il piano industriale 2024-2026 "Free to run", attraverso il quale la società nel solco del percorso di trasformazione avviato nel biennio 2022-2024 individua le linee di sviluppo per TIM nel biennio di riferimento ponendosi l'obiettivo di raggiungere un significativo miglioramento di tutte le metriche economico-finanziarie, mantenendo una solida struttura di capitale;
il piano industriale "Free to run" tra l'altro ha previsto una riduzione dell'indebitamento di gruppo, con un rapporto tra debito e EBITDA after lease in calo a 1,6-1,7 volte rispetto a 3,8 volte dei pro forma al 2023;
durante il consiglio di amministrazione di TIM del 10 marzo, convocato in via straordinaria, l'amministratore delegato Pietro Labriola ha fornito ulteriori informazioni in relazione al debito netto pro forma al netto del deleverage stimato per l'operazione Netco, pari a circa 6,1 miliardi di euro al 31 dicembre 2023, è atteso alla fine del 2024 pari a circa 7,5 miliardi di euro;
considerato che:
nella giornata di giovedì 8 marzo, giorno in cui veniva presentato il piano industriale, il titolo azionario è precipitato a 21,18 centesimi con una perdita del 23,8 per cento rispetto alla quotazione di apertura, a seguito delle preoccupazioni riguardanti l'indicazione di un maggior debito pari ad un miliardo di euro rispetto alle previsioni iniziali;
a 40 minuti dalla chiusura delle quotazioni azionarie il titolo presentava una quotazione superiore a 24 centesimi, con un ribasso comunque superiore al 13 per cento rispetto alla giornata del 6 marzo, successivamente sono avvenute ulteriori vendite del titolo che hanno spinto ad un ulteriore ribasso le quotazioni del titolo;
nel momento di maggior ribasso delle quotazioni con un valore del titolo pari a 21,18 centesimi, si sono intensificati gli scambi che hanno raggiunto il picco alle ore 17,35 con scambi pari a 2 miliardi di euro di valore azionario con il passaggio di titolarità di ben 134 milioni di azioni,
si chiede di sapere:
se, in conseguenza dei fatti esposti, la composizione del capitale sociale di TIM S.p.A. abbia subito modificazioni significative, soprattutto in relazione al fatto che la società è proprietaria degli asset della rete fissa che offrono connettività alle abitazioni e alle imprese del nostro Paese;
quali misure di competenza il Ministro in indirizzo intenda adottare, in caso di accertamento di cambiamenti rilevanti nella composizione del capitale azionario di TIM, per tutelare l'interesse pubblico legato alla titolarità degli asset legati alla rete fissa e i piccoli risparmiatori in possesso dei titoli azionari di TIM;
se non ritenga che i contenuti e le modalità delle comunicazioni sociali al mercato utilizzate da parte del management della società siano stati la causa di un'eccessiva ed inattesa caduta del valore dei titoli azionari, con conseguente grave pregiudizio per i piccoli azionisti;
se dalle informazioni a disposizione emergano evidenze circa "attacchi short contro il titolo" azionario e se intenda verificare il profilo dei soggetti che hanno dato vita ad eventuali operazioni di "sell off" su di esso; in tal caso se non ritenga opportuno attivare tempestivamente tutte le misure a tutela del valore di mercato di TIM, dei lavoratori e dei risparmiatori.
(3-01024)
FLORIDIA Barbara, DI GIROLAMO, DAMANTE, MAIORINO, LICHERI Sabrina, NATURALE, CROATTI, LOREFICE, CASTELLONE, SIRONI, NAVE - Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, dell'economia e delle finanze e per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. - Premesso che:
con il decreto-legge n. 35 del 2023, recante "Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria", è stata ripristinata la Stretto di Messina S.p.A., la concessione affidata alla medesima e sono state riavviate le attività di programmazione e progettazione dell'opera;
il decreto-legge prevede, tra l'altro, la redazione di un nuovo piano economico-finanziario della concessione, nel quale devono essere, in particolare, individuati il costo complessivo dell'opera, con evidenza delle singole voci di spesa che lo compongono, comprensivo degli eventuali oneri finanziari che si prevede di sostenere per la realizzazione e gestione dell'opera, oltre alla copertura finanziaria dell'investimento;
nell'allegato al Documento di economia e finanza (DEF) 2023 è stato indicato che il costo dell'opera è pari a 13,5 miliardi di euro, cui sommare per le opere complementari e di ottimizzazione delle connessioni ferroviarie l'importo di 1,1 miliardi e per le opere complementari e di ottimizzazione delle connessioni stradali un ulteriore importo, non quantificato, poiché considerato di minore impatto economico;
dal DEF 2023, risulta, dunque, un costo stimato dell'opera e delle relative connessioni pari ad almeno 14,6 miliardi, senza considerare le connessioni stradali necessarie;
all'art. 1, comma 272, della legge di bilancio per il 2024 (legge n. 213 del 2023) è stato previsto che "Al fine di consentire l'approvazione da parte del CIPESS, entro l'anno 2024, del progetto definitivo del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria ai sensi dell'articolo 3, commi 7 e 8, del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 58, nelle more dell'individuazione di fonti di finanziamento atte a ridurre l'onere a carico del bilancio dello Stato, è autorizzata la spesa complessiva di 9.312 milioni di euro";
all'art. 1, comma 273, è stato inoltre previsto che "Per le finalità di cui al comma 272 è altresì autorizzata la spesa di: a) 718 milioni di euro, in ragione di 70 milioni di euro per l'anno 2024, 50 milioni di euro per l'anno 2025, 50 milioni di euro per l'anno 2026, 400 milioni di euro per l'anno 2027 e 148 milioni di euro per l'anno 2028, mediante corrispondente riduzione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, periodo di programmazione 2021-2027, di cui all'articolo 1, comma 177, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, e imputata sulla quota afferente alle Amministrazioni centrali ai sensi dell'articolo 1, comma 178, lettera b), numero 1), della legge 30 dicembre 2020, n. 178, come modificato dall'articolo 1 del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 162; b) 1.600 milioni di euro, in ragione di 103 milioni di euro per l'anno 2024, 100 milioni di euro per l'anno 2025, 100 milioni di euro per l'anno 2026, 940 milioni di euro per l'anno 2027 e 357 milioni di euro per l'anno 2028, mediante corrispondente riduzione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, periodo di programmazione 2021-2027, di cui all'articolo 1, comma 177, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, e imputata sulle risorse indicate per la Regione siciliana e la regione Calabria dalla delibera del CIPESS n. 25/2023 del 3 agosto 2023, adottata ai sensi dell'articolo 1, comma 178, lettera b), numero 2), della legge n. 178 del 2020, come modificato dall'articolo 1 del decreto-legge 19 settembre 2023, n. 124, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 novembre 2023, n. 162";
considerato che:
a fronte del costo complessivo stimato dell'opera pari ad almeno 14,6 miliardi di euro, sono dunque stati stanziati complessivamente 11 miliardi e 630 milioni di euro, di cui 2,3 miliardi sottratti dal fondo per lo sviluppo e la coesione, periodo di programmazione 2021-2027, in ragione di 718 milioni di euro da imputarsi alle amministrazioni centrali e 1.600 milioni di euro imputati alla Regione Siciliana e alla Regione Calabria;
la copertura finanziaria individuata risulta insufficiente per una differenza tra costo complessivo stimato e risorse stanziate di almeno 3 miliardi di euro;
le stime indicate, quale che sia il criterio utilizzato per l'individuazione degli importi necessari, non hanno potuto tenere conto dell'aggiornamento del progetto, approvato dal consiglio d'amministrazione della società Stretto di Messina soltanto lo scorso 15 febbraio 2024, ancora oggi non divulgato pur a fronte delle reiterate richieste, che deve peraltro essere sottoposto al vaglio della conferenza dei servizi che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti deve indire, oltre che dell'autorità competente per l'esame della valutazione di impatto ambientale;
alcun progetto, e in particolar modo la costruzione di questa specifica opera, i cui adempimenti preliminari all'avvio dei cantieri comportano, tra l'altro, l'espropriazione di circa 500 abitazioni e la riorganizzazione complessiva, anche in termini di sicurezza e viabilità, delle città di Messina e Villa San Giovanni (Reggio Calabria), può essere avviato senza la certezza dei costi necessari e la relativa copertura finanziaria allocata,
si chiede di sapere:
quali siano, e secondo quali criteri siano state individuate, le ultime stime sul costo complessivo della realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, comprendendovi anche tutte le connessioni stradali e ferroviarie necessarie;
se sussista o meno, ad oggi, la copertura finanziaria integrale dell'opera e, in caso di insussistenza, se si intenda avviare i lavori senza risorse che ne assicurino il completamento;
se la Regione Siciliana e la Regione Calabria abbiano accordato, e con che modalità, la riduzione delle risorse a loro destinate nel fondo per lo sviluppo e la coesione per il complessivo importo di 1,6 miliardi di euro e se, dunque, tali risorse destinate alla realizzazione del ponte sullo stretto siano da considerarsi certe o meno;
quali interventi già previsti, a fronte della sottrazione di 780 milioni di euro imputati alle amministrazioni centrali e, in particolare, di 1,6 miliardi imputati alle due Regioni, si siano dovuti accantonare per destinare tali risorse alla costruzione del ponte sullo stretto.
(3-01025)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
LICHERI Sabrina - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che da quanto si apprende da organismi di stampa, risulta che le famiglie residenti in Sardegna, aventi in essere contratti di fornitura energetica nel mercato tutelato, abbiano pagato nell'anno 2023 un prezzo per l'energia elettrica maggiore di circa 150 euro rispetto alla media nazionale. Infatti, risulta che la bolletta media di una famiglia della regione si attesti intorno ai 914 euro circa, contro i 770 della media nazionale;
considerato che la Sardegna, anche all'interno dei documenti di programmazione del piano nazionale integrato per l'energia e il clima del 2023, risulta essere tra le regioni con il maggior numero di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili pro capite e, da quanto risulta all'interrogante, la Regione medesima ha ricevuto domande di autorizzazione per un totale di 756 nuove installazioni di impianti di produzione di energia rinnovabile per una potenza nominale che si aggira intorno ai 55.000 megawatt;
valutato che:
nonostante l'elevata produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, per quanto a conoscenza dell'interrogante, questa non sembra aver ottenuto un effetto di alleggerimento degli oneri finanziari a carico di cittadini e imprese circa il costo dell'energia elettrica;
l'introduzione del principio di insularità, di cui all'articolo 119, sesto comma, della Costituzione, imporrebbe al legislatore nazionale e al Governo di porre in essere tutte le azioni, anche di natura normativa, al fine di ridurre le diseguaglianze derivanti dalla condizione insulare, in ossequio al più generale principio di uguaglianza sostanziale di cui all'articolo 3 della Costituzione,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga che, al consumo di suolo derivante dall'installazione di impianti di produzione di fonti di energia rinnovabile, debba corrispondere un'agevolazione per imprese e famiglie in termini di costo della componente energetica;
quali iniziative, anche di natura normativa, intenda adottare al fine di garantire che all'installazione di tali impianti corrisponda una concreta diminuzione del costo dell'energia elettrica in Sardegna.
(4-01094)
IANNONE, COSENZA - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
in occasione del forum internazionale della gioventù tenutosi a Sochi, in Russia, dal 1° al 7 marzo 2024, lo street artist italiano Ciro Cerullo, in arte Jorit, è intervenuto dalla platea per chiedere al presidente Putin un selfie al fine di dimostrare, a sua detta, all'Italia e a tutto l'Occidente, l'umanità di quest'ultimo;
si apprende da organi di stampa che lo street artist avrebbe ricevuto 90.000 euro di cachet da un'azienda controllata dal Ministero dell'edilizia russo per dipingere 10 murales nei territori russi e nell'Ucraina occupata militarmente, e il suo incontro con Putin sarebbe stato preparato (e non improvvisato) dall'ambasciata russa in Italia;
considerato che, per quanto risulta agli interroganti:
la Regione Campania, tramite i fondi del POR Campania FSE 2014-2020, finanzia da anni la fondazione Jorit, nonostante l'artista abbia più volte espresso, attraverso opere e dichiarazioni, posizioni filorusse;
la Regione Campania ha altresì finanziato, attraverso il fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), anche il progetto della fondazione Jorit "Right between the eyes" come recitano numerosi comunicati della Regione stessa, che prevede la partecipazione di ben 18 scuole campane (oltre 300 alunni), volto alla realizzazione di opere su pareti e spazi pubblici che caratterizzano la street art;
tali opere hanno spesso espresso veri e propri messaggi politici, dal momento che, come dichiarato dallo stesso Jorit, sono volte a "dire NO al riarmo",
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza delle notizie riportate e se non intenda verificarne la veridicità;
se ritenga opportuno l'utilizzo da parte della Regione Campania di risorse pubbliche per finanziare le iniziative descritte e se sia a conoscenza di quale sia l'importo economico che la Regione ha complessivamente utilizzato a favore di Ciro Cerullo in arte Jorit.
(4-01095)
PAITA - Al Ministro dell'istruzione e del merito. - Premesso che:
solo in Liguria sono circa 440 le persone iscritte ai corsi universitari per il tirocinio formativo attivo (TFA), volto al conseguimento della certificazione necessaria per entrare in ruolo nella scuola pubblica;
a dispetto degli anni scorsi, per il 2024 non è stata prevista (neanche nell'ultimo decreto "milleproroghe") la riserva del 50 per cento dei posti per l'accesso al ruolo a tempo indeterminato nella scuola a chi avesse conseguito la predetta certificazione, disattendendo le aspettative e gli sforzi di chi si è impegnato, anche economicamente, con una spesa pari ad almeno 3.000 euro, per frequentare corsi intensivi e in presenza;
tali soggetti hanno già superato una procedura concorsuale impegnativa per accedere al TFA (consistente in ben due prove scritte e una orale);
tale circostanza interviene in un panorama scolastico drammaticamente segnato dalla carenza di insegnanti di sostegno qualificati, che incide inesorabilmente sul percorso di crescita di alunne e alunni con disabilità o difficoltà nell'apprendimento;
in una simile condizione non si comprendono le ragioni di una scelta che costringe 440 precari, preparati e qualificati, a continuare ad accontentarsi di eventuali supplenze, in attesa di un concorso che, per tempistiche e impostazione, costringerà le scuole a patire ancora per anni le carenze richiamate,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda adottare per garantire a coloro che hanno conseguito l'abilitazione per i corsi di sostegno (TFA) la riserva di posti per l'immissione in ruolo nell'organico del personale docente a tempo indeterminato, al pari delle annualità precedenti e, in ogni caso, per garantire loro percorsi accelerati e semplificati per l'accesso al ruolo.
(4-01096)