Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 159 del 15/02/2024
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------
159a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO (*)
GIOVEDÌ 15 FEBBRAIO 2024
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Presidenza del vice presidente CENTINAIO,
indi del presidente LA RUSSA
e del vice presidente ROSSOMANDO
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(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 160 del 20 febbraio 2024
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)
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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE: Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente CENTINAIO
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 10,04).
Si dia lettura del processo verbale.
PAGANELLA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Seguito della discussione e approvazione del disegno di legge:
(995) Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno (Approvato dalla Camera dei deputati) (ore 10,09)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 995, già approvato dalla Camera dei deputati.
Ricordo che nella seduta di ieri il Presidente della 1a Commissione ha riferito sui lavori delle Commissioni riunite, è stata respinta una questione pregiudiziale e hanno avuto luogo la discussione generale, la replica del rappresentante del Governo e l'esame degli articoli, nel testo approvato dalla Camera dei deputati.
Passiamo alla votazione finale.
LOMBARDO (Misto-Az-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LOMBARDO (Misto-Az-RE). Signor Presidente, ci troviamo oggi a votare la ratifica e l'esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria.
Nella discussione di ieri abbiamo illustrato, attraverso emendamenti e interventi in discussione generale o in dichiarazione di voto, il contenuto del Protocollo, che prevede la realizzazione in Albania di due strutture per le procedure di frontiera o di rimpatrio dei migranti, che ospiteranno non più di 3.000 persone in contemporanea, per un totale, si stima, di 36.000 persone l'anno. Tali strutture, secondo quanto precisa il memorandum, saranno gestite dal personale italiano nel rispetto delle leggi italiane ed europee.
Quello che sappiamo rispetto a questo Protocollo sono i costi che l'Italia dovrà versare all'Albania, che sono stati quantificati dalla Ragioneria generale dello Stato in circa 650 milioni di euro. Sappiamo anche dove sono state individuate le strutture: nel porto di Shengjin, l'Italia si occuperà delle procedure di sbarco e identificazione e realizzerà un centro di prima accoglienza, dove operare una prima attività di screening; nell'area più interna di Gjader, invece, si realizzerà una seconda struttura, sul modello dei centri di permanenza per il rimpatrio (CPR), appunto per le successive procedure di rimpatrio.
Ora, signor Presidente, in tutta la discussione che c'è stata ieri, sono stati molti i profili giuridici che soprattutto i colleghi delle opposizioni hanno voluto sottolineare. Penso innanzitutto al tema dell'articolo 80 della Costituzione, che - lo ricordo - prevede che le Camere autorizzino il Governo alla ratifica di trattati internazionali di natura politica o che comportino oneri di finanza pubblica. Qualcuno mi deve dire se questo non sia un accordo di natura politica e se la Ragioneria generale dello Stato non ci dica che comporta oneri di finanza pubblica.
Il primo punto è quindi che prima si dovrebbe chiedere l'autorizzazione delle Camere, poi ratificare questo tipo di accordi.
Ci sono però stati altri profili, come quello della violazione dei diritti dei migranti: quando saranno soccorsi e arriveranno in Italia, chi farà la selezione - scusate il termine - tra di loro? Chi determinerà e sulla base di quali criteri chi è vulnerabile oppure no?
La presidente del Consiglio Meloni ci tiene ad assicurare che il memorandum riguarderà solo i maschi maggiorenni: quando si fa un accordo, però, lo si fa sulla base non delle dichiarazioni rilasciate sui giornali, ma di articoli e disposizioni che devono essere in esso contenuti. E allora come verranno determinati i soggetti vulnerabili e coloro che invece potranno essere oggetto di rimpatrio?
La nostra contrarietà però - voglio dirlo subito - è dal punto di vista non tanto giuridico, quanto squisitamente politico. Voi state esternalizzando i confini per rendere inesigibile il diritto di asilo e lo state facendo - ecco l'errore che la maggioranza fa tutte le volte che discute di migrazione - perché sul tema dei flussi migratori avete un approccio logistico. Forse per questo se ne occupa così tanto il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti anziché il Ministro dell'interno, perché per voi i migranti sono un pacco da spostare, non persone da tutelare. È questo approccio logistico alla base del giudizio di contrarietà che noi di Azione esprimiamo su questo Protocollo.
Oltre ad avere un approccio logistico, che esternalizza il tema dei confini per rendere inesigibile il diritto all'asilo, questo accordo è un enorme spreco di denaro pubblico. Avreste fatto meglio a utilizzare 650 milioni per 3.000 persone mettendole in un posto sicuramente più confortevole e più agiato che non i CPR; avreste probabilmente trattato meglio queste persone e sicuramente avreste risparmiato molti soldi dei contribuenti italiani.
C'è poi un altro tema, che riguarda sempre la contrarietà politica: voi avete bisogno di caricare di tensione un tema per immaginare di poterlo risolvere. Uscite dalla propaganda sul tema dell'immigrazione. Avete annunciato i blocchi navali, poi vi siete resi conto, andando al Governo, che i blocchi navali non si possono fare e infatti i flussi migratori sono aumentati, non sono diminuiti. Il problema non è gestire le persone che arrivano; il problema è avere la capacità di governo dei flussi migratori.
Aggiungo alcuni piccoli suggerimenti. Il primo: questo è un passo indietro rispetto a quello che la presidente del Consiglio Meloni annunciava nel luglio 2023. Lo cito: accordo Unione europea-Tunisia, questo è un modello per il Nord Africa. Quello era un accordo tra Unione europea e Tunisia, mentre oggi siete ritornati agli accordi bilaterali. Avete fatto un passo indietro; l'accordo Italia-Albania è un accordo bilaterale, non è un accordo fatto dalla Commissione europea. Avete detto che il modello era che l'Unione europea doveva fare degli accordi e siete invece tornati agli accordi bilaterali. Allora, per evitare di spendere 600 milioni di euro ed annunciare ogni sei mesi che avete fatto un accordo, oggi con l'Albania e domani con il Marocco, vi do un consiglio: c'è un accordo globale internazionale multilaterale, il global compact, che chiede una migrazione legale, regolare e sicura. Fateci un favore: firmatelo. Risparmiereste soldi e probabilmente evitereste questa propaganda continua degli accordi bilaterali.
Concludo, Presidente, annunciando la contrarietà di Azione rispetto all'accordo Italia-Albania, un accordo dispendioso, che comporta uno spreco di denaro pubblico, e un accordo sbagliato, perché ciò che dovrebbe fare l'Italia è invece aiutare l'Albania a entrare nell'Unione europea e a ragionare di politiche migratorie nel contesto europeo. (Applausi).
BIANCOFIORE (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BIANCOFIORE (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il ritorno alla legalità e all'ordine sociale è la principale richiesta che il popolo italiano ci ha fatto dandoci il voto, dandoci fiducia e continuando a rinnovarcela ad ogni tornata elettorale. Legalità e ordine sono altresì cardini irrinunciabili dell'impalcatura su cui poggiano le politiche migratorie. Se è vero, come è vero, che abbiamo il dovere di accogliere chi scappa da guerre e da carestie, chi fugge insieme ai propri figli o chi li lascia partire da soli, nella speranza di un futuro migliore, abbiamo allo stesso tempo il dovere di decidere chi entra in Italia e quindi chi entra di fatto in Europa. Questo è il compito di una Nazione seria come la nostra e delle Istituzioni: non solo salvare vite in mare, ma soprattutto provare ad evitare che quegli esseri umani mettano la loro vita in pericolo.
Per questo a differenza di altri, anche in quest'Aula, a noi non interessa rimarcare la solita vuota retorica sull'immigrazione, la solita litania dei buoni e cattivi in grado solo di distorcere la realtà dei fatti. Al contrario, ci interessa e ci rende orgogliosi poter rimarcare da subito la serietà e la concretezza con la quale Giorgia Meloni ha voluto, anche attraverso questo Protocollo con l'Albania, ridisegnare, al di fuori della retorica e della narrativa, una nuova politica per l'immigrazione.
Colleghi, per la sua coerenza e la schiena dritta, per serietà e lucidità politica, oggi il premier Meloni può vantare riconoscibilità internazionale certificata anche da tutti gli indicatori internazionali e successi finora mai concretizzatisi sul piano delle politiche migratorie, vi piaccia o meno. In primis, aumentare le possibilità di ingresso nel nostro Paese attraverso i flussi legali; questa è stata la premessa delle politiche migratorie di questo Governo. In secundis, siglare un memorandum con la Tunisia volto al blocco delle partenze, che ormai, a distanza di mesi, vediamo che sta dando i suoi frutti. Infatti, colleghi delle sinistre, non so se vi siate resi conto che gli sbarchi sono diminuiti e questo proprio per merito di questo memorandum che voi, proprio voi, ci avete contestato anche ieri.
Un altro passo fondamentale? Aver ideato e continuato a mettere a terra la più grande opera di solidarietà nei confronti dell'Africa: il Piano Mattei che è senza dubbio un altro passo importante, con un approccio del tutto nuovo verso il Continente africano, nell'ottica di una politica di attenzione e di partnership strategica ben lontana da quelle logiche legate alla cooperazione e all'assistenzialismo praticato dai governi delle sinistre, rivelatesi del tutto inefficaci. E parlo di prevenzione, gestione e accoglienza, non degli affaire di certe cooperative con il cuore a sinistra, ma quelle vere. Questo vuol dire essere solidali, o forse semplicemente umani. Il vertice Italia-Africa, svoltosi recentemente proprio qui al Senato, al quale ho avuto l'onore di partecipare, lo testimonia plasticamente, non solo con un significato economico di enorme portata, potendo contare su una dotazione iniziale di oltre 5,5 miliardi di euro tra crediti, operazioni e garanzie, ma anche con un altrettanto significato politico nei confronti dell'Unione europea, che ci è stata al fianco: rivendicare il ruolo e la posizione geostrategica dell'Italia nel Mediterraneo, poco riconosciuti sinora nell'approccio precedentemente avuto dall'Europa nei nostri confronti. Se poi aggiungiamo che il vertice Italia-Africa dà il via alla Presidenza italiana del G7, questo ci dà la misura della centralità che il Governo attribuisce al Continente africano. Il Piano Mattei ne è la prova.
È quindi proprio a partire da questi presupposti che si inserisce la ratifica da parte italiana del Protocollo che il presidente Giorgia Meloni ha siglato lo scorso 6 novembre con il presidente albanese Edi Rama per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria fra i nostri due Paesi, che - giova ricordarlo - smentisce tutte le cassandre e le teorie che sinora abbiamo sentito a sinistra. Abbiamo infatti sentito paragonare l'iniziativa del Governo a una nuova Guantanamo, o addirittura ad un lager in un Paese extra-Unione europea. Becere affermazioni che offendono intelligenza e dignità e che non sono state condannate dagli altri Paesi europei e dallo stesso presidente socialista Edi Rama, che pure si è vergognato di essere di estrazione della sinistra.
Fatevene una ragione, cari colleghi: questo Protocollo è solo l'ultimo tassello di una collaborazione e di una vicinanza tra i due Paesi che va avanti da decenni, che continueremo sempre di più a rafforzare. Loro ci sono grati e ce lo riconoscono. Non sta certo a me ricordare che sul nostro territorio nazionale c'è una solida e integrata comunità albanese, la seconda comunità straniera nel Paese, con oltre 400.000 persone, e che molti imprenditori italiani hanno investito in Albania, scommettendo sullo sviluppo del Paese. Con l'Albania ci legano non solo solidi rapporti commerciali di assoluta eccellenza (l'Italia è il primo partner commerciale dell'Albania), ma anche solidi rapporti culturali e sociali. Fateci quindi capire, colleghi: per voi il problema sarebbe la solidarietà che ci dà l'Albania? Una solidarietà che avrebbero dovuto darci i Paesi europei che non ci hanno dato fino ad oggi? Francamente non ci si può credere. L'Albania sta semplicemente facendo con noi quello che gli altri Paesi da molto tempo avrebbero dovuto fare. Oltretutto, che questo accordo sia in linea con il diritto nazionale europeo, sia utile e legittimo non lo diciamo noi; l'ha detto la Corte europea, la Corte albanese, ma lo dice anche, senza ombre di dubbio, un emerito costituzionalista quale il professor Sabino Cassese, non certo un passante qualunque in tema di diritti fondamentali.
Siamo ben consapevoli che questa non rappresenta la soluzione definitiva al tema dei migranti. Nessuno ha mai preteso che lo fosse, è un tema troppo ampio, ma si tratta, come dicevo, di un tassello importante di una più ampia strategia politica, internazionale e complessiva completamente rinnovata, inaugurata da Giorgia Meloni. A tal proposito, voglio sommessamente ricordare a chi continua a opporsi e nella più innocua delle ipotesi lo fa strumentalmente, che la Germania, l'Austria e la Francia stanno seguendo l'esempio italiano di hotspot nei Paesi extra-UE (l'Uganda ed altri), ipotesi tra l'altro totalmente in linea con la mia proposta di isola artificiale europea, che alcuni media dei sinistra hanno molto dileggiato, proprio nel Mar Mediterraneo, per accogliere chi ha il diritto a rimanere e far rimanere invece nei propri Paesi i clandestini. Oggi lo sta facendo anche Israele, a riprova che a livello europeo, grazie all'azione del nostro Governo, si sta radicando la consapevolezza che quello dell'immigrazione illegale è un problema da affrontare tutti insieme.
Vedete, colleghi, accoglienza non vuol dire riservare un posto in prima fila ai margini della società. Al contrario, limitare le partenze vuol dire contrastare i trafficanti e accogliere coloro a cui possiamo offrire un reale inserimento nel mondo del lavoro e nella società. Colpisce che l'opposizione perseveri nel non comprendere questo concetto strumentalmente, ma forse molto più semplicemente, perché non riesce ad accettare che stiamo riuscendo a fare bene e a governare i fenomeni migratori, laddove i governi con targa a sinistra hanno miseramente fallito. Questo, Presidente, spero che sia chiaro una volta per tutte e vogliamo ribadirlo a gran voce.
Non possiamo più consentire che il Mediterraneo sia il centro di questi vergognosi traffici illeciti di vite umane.
Noi, signor Presidente, proponiamo un cambio di rotta, di paradigma, difficile da accettare per chi da decenni ha semplicemente subito il fenomeno migratorio. Con il Governo Meloni, colleghi, non si va più a Bruxelles con il cappello in mano a chiedere aiuto e redistribuzione dei migranti ormai arrivati in Italia; con il Governo Meloni si va, invece, a discutere un piano di azione e a coinvolgere tutti i Paesi europei nella sua applicazione, perché l'immigrazione clandestina non può e non deve essere un problema nazionale, come abbiamo detto tante volte in quest'Aula.
In conclusione, signor Presidente, oggi, ratificando questo accordo, vogliamo anteporre alle sterili polemiche di certa opposizione una visione seria e concreta del fenomeno migratorio, un modello di collaborazione ben definito, un precedente replicabile in Paesi terzi dell'Unione europea, ovviamente in accordo con questi Paesi terzi. Con questo protocollo, la premier Meloni ha lanciato la palla avanti e costretto tutti gli altri a inseguirla; grazie a lei oggi l'Italia può compiere il più grande atto di solidarietà in questa materia nei confronti dell'Africa e gli amici albanesi il più grande atto di solidarietà nei nostri confronti e li ringraziamo.
Siamo perciò orgogliosi di poter dire che è possibile coniugare il controllo dei confini nazionali e il rispetto dei diritti umani; che è possibile dare una risposta paneuropea ai fenomeni migratori; che è possibile riuscire a ridurre, se non a eliminare del tutto, le morti in mare.
Per queste ragioni, signor Presidente, il Gruppo Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE approva orgogliosamente la ratifica di questo storico Protocollo tra Italia e Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria votando a favore di questo provvedimento molto convintamente. (Applausi).
SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, mi fa molto piacere che la destra, a distanza di tempo, sia tornata sui suoi passi, ritenendo quello albanese un popolo amico. Io ricordo ancora gli anni in cui al Nord campeggiavano manifesti con la scritta: un voto in più per la Lega è un albanese in meno a Milano. (Applausi). Ricordo anche quando la destra portava nei consigli comunali mozioni che prevedevano la taglia di un milione di lire per chi denunciava un albanese irregolare. Comunque io sono molto soddisfatto per questa conversione sulla via di Damasco, dopo anni nei quali, sulla pelle degli immigrati albanesi, si sono costruiti svariati dividendi elettorali. (Applausi).
Si dirà che in questo caso stiamo parlando di qualcosa di diverso. Stavolta non sono gli albanesi a venire da noi, ma siamo noi che mandiamo altri immigrati in Albania. Credo che la sintesi migliore di questa questione, di questa storia, l'abbia fatta uno dei due firmatari, il primo ministro albanese Edi Rama, che ha detto che questo accordo è a costo zero per Tirana, ma serve alla Meloni per la campagna elettorale. Lo ha detto lui.
Potremmo chiudere qui la questione se non fosse che questo accordo si tira dietro una serie di problemi che meritano qualche considerazione. A leggere la relazione tecnica della Ragioneria generale dello Stato si resta di stucco. Devo dire che se io fossi un sindaco albanese, sarei molto disponibile a mettere a disposizione un terreno incolto e lontano da qualsiasi area urbanizzata allo Stato italiano, che lo urbanizza, fa le fognature, i collegamenti stradali, il collegamento delle reti elettriche, porta la banda larga, fa un molo per farci arrivare i natanti e poi ci fa un campo per ospitare per un certo periodo ospiti provenienti da chissà dove; tanto prima o poi questo accordo scadrà e quindi io avrò a disposizione un'area urbanizzata da poter utilizzare per la mia gente a spese dello Stato italiano. (Applausi). Peraltro, sono spese alte, perché questi 675 milioni di euro che si prevedono sono una spesa molto forte. Ricordiamo che l'utilizzo del personale del Ministero dell'interno, fra viaggi, diarie, vitto e alloggio, costerà quasi 60 milioni di euro, 100 milioni saranno per il Protocollo, il funzionamento di una cosa che non si fa in Italia. Il tutto per ospitare una quota pari al 2 per cento dei migranti che sono sbarcati soltanto quest'anno, che sono 157.000, il 50 per cento in più dell'anno scorso. Checché se ne dica da parte dei banchi della destra, i migranti sono aumentati, mentre in passato dati di questo tipo portavano Giorgia Meloni, quando era all'opposizione, a chiedere le dimissioni in blocco del Governo. Noi non chiediamo le dimissioni blocco del Governo, perché sappiamo che questo problema non è dovuto all'attività dell'Esecutivo, ma certo questo Governo non sta facendo un granché per impedire l'aumento dei migranti.
C'è da chiedersi perché queste risorse non siano state spese per migliorare i centri esistenti o per costruirne di nuovi, o per assumere nuove Forze di polizia, che sappiamo essere in perenne sotto organico. Pensate che i dieci centri di permanenza esistenti nel nostro Paese, in quattro anni, hanno visto una spesa di 152 milioni di euro, non di 675.
Farei poi qualche considerazione che riguarda le regole, già fatta nel corso del dibattito da diversi senatori. Poiché per le norme internazionali non possiamo soccorrere persone in acque nazionali e portarle in un Paese terzo, le andiamo a prendere in acque internazionali e cioè dopo aver detto che le ONG attirano in Italia migranti che magari andrebbero altrove perché li vanno a prendere nelle acque internazionali, noi nelle acque internazionali mettiamo navi pagate da noi a fare la stessa cosa, con costi a carico dello Stato. Andiamo, quindi, a salvare persone che probabilmente avrebbero difficoltà di sopravvivenza nel mare, ma le andiamo a salvare in acque internazionali e le portiamo in Albania. Benissimo, sono d'accordo, ma non diciamo cose false. Questo è quello che stavano facendo le ONG prima e adesso lo faremo noi, a spese nostre. Va bene, mi pare un buon affare. Poi scopriamo che il Governo vuole portare in Albania solo le persone non vulnerabili e anche a questo proposito è già stato sollevato l'interrogativo su dove si farà lo screening per distinguere tra vulnerabili e non vulnerabili: a bordo della nave? Ci sono, insomma, alcune piccole questioni che non sono state chiarite nel dibattito e non sono state chiarite dal Governo.
Se poi tra le persone che viaggiano ci fossero vittime di tratta, persone che hanno subito torture, violenze fisiche, psicologiche, interventi medici? Ma davvero pensate che tali aspetti si possano trattare in maniera grossolana, sbattendo queste persone in un luogo e andando a vedere cosa sta succedendo? Ma non finisce qui: cosa succederà a quelle persone che vengono sbarcate in Albania e poi si scopre, per esempio, che sono affette da una grave malattia? Verranno lasciate morire o saranno trasbordate in Italia con elisoccorso? State dicendo che in Albania non ci andranno le donne, ma allora perché si prevede un punto nascita all'interno della struttura?
Per carità di patria - è proprio il caso di dirlo - mi fermo qui, anche se ci sarebbe ancora tanto da dire. La verità, caro Presidente, cari colleghi, è che questo accordo con l'Albania è soltanto uno spot elettorale cinico e bieco, fatto sulla pelle dei più poveri e pagato dalle tasche degli italiani. Presidente, il Gruppo per le Autonomie è fermamente contrario a questo provvedimento. (Applausi).
BORGHI Enrico (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signor Presidente, 157.652 è il numero dei migranti che nel 2023, anno solare interamente governato dalla destra di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, sono sbarcati sulle coste italiane, con un incremento del 47 per cento rispetto all'anno precedente. Come dovremmo commentare, come dovremmo accogliere, come dovremmo chiosare questo numero? Dovremmo forse urlare che il Governo è complice e corresponsabile, che aiuta gli scafisti, finanzia i terroristi, ha migliaia di morti sulla coscienza, che è ora di finirla e di fermare le partenze e gli sbarchi, che dobbiamo evitare che gli italiani mantengano altre migliaia di immigrati? (Applausi). Perché è questo che diceva l'attuale vice premier Salvini in una conferenza stampa alla Camera il 15 aprile del 2015, anno in cui entravano in Italia meno migranti di quelli che sono entrati lo scorso anno. Oppure, dovremmo sfilare tra questi banchi con le magliette, come facevano i colleghi della Lega in quegli anni, con la scritta «Ora basta»? O forse dovremmo scrivere pensosi editoriali sui quotidiani italiani, dicendo che era ormai evidente che la gestione dell'emergenza immigrazione da parte del Governo era criminale e che stavano trasformando l'Italia nel campo profughi d'Europa ed era ora di dire basta. Sono le parole di Giorgia Meloni in un editoriale su «Il Tempo» del 13 agosto 2015. (Applausi).
Fortuna che nel frattempo la Premier si è redenta, rispetto alle sue posizioni originarie del 2014, quando, ospite di un programma televisivo dell'epoca, «Ballarò», alla domanda del nostro collega europarlamentare Sandro Gozi «Ma come li fermi? Li fai fare affogare tutti? Li vuoi morti nel Mediterraneo?», l'attuale Premier, all'epoca, rispondeva secca: «Sì, esattamente».
Nel 2016, a fronte della dinamica, pensava bene di scrivere che erano in corso delle prove generali di sostituzione etnica.
Noi non vi ripagheremo con la cattiva moneta (Applausi) che avete trafficato per arrivare nei posti nei quali attualmente siete seduti, anche perché l'impiego e l'utilizzo delle cattive monete torna sempre indietro con degli interessi molto pesanti. Avete già provato l'inefficienza della vostra azione. È stato lodato pochi minuti fa, con una enfasi e una retorica degna di un telegiornale della Corea del Nord, il memorandum Italia-Tunisia (Applausi), ma tale memorandum è totalmente inefficace, non solo perché lo dicono i numeri (in due anni siamo passati da 105.000 sbarchi a 153.000, di cui 33.000 sono migranti tunisini), non solo perché purtroppo in questi due anni i dispersi in mare sono drammaticamente aumentati (dai 1.147 del 2022 ai 2.498 del 2023), ma perché il nodo dei diritti umani, che è l'elemento su cui l'Unione europea ha bloccato il trasferimento delle risorse, blocca il compito di poliziotto cattivo, che tra le righe si era chiesto di fare a Saied, il quale dice per le spicce: datemi i soldi e poi ci penso io. Siccome non gli si può dare i soldi e poi ci pensa lui con i metodi che abbiamo già visto all'opera, è evidente che quel nodo è inaggirabile. (Applausi). Forse anche la presidente von der Layen poteva pensarci un po' prima, con riguardo a quello che ha fatto. I numeri, che hanno cocciutamente la testa dura, ci dicono che è in corso una dinamica che questo Governo non ha in alcun modo arrestato. Questo perché le dinamiche e gli elementi strutturali che sono alla base del fenomeno non si risolvono a colpi di propaganda, a colpi di influencer, a colpi di comizi. (Applausi).
Per rimanere ai temi di cui abbiamo discusso, occorrerebbe scandagliare un po' di più la dinamica di quello che sta accadendo, perché, ad esempio, se noi non capiamo che sta mutando la geografia delle migrazioni, non comprendiamo come riuscire a gestire fenomeni di questa natura. Pensate al raffronto tra il 2017 e lo scorso anno: nel 2017 arrivarono sulle nostre coste 119.369 migranti, di cui 107.212 provenivano dalla Libia. Lo scorso anno abbiamo avuto un incremento di una struttura dall'Africa subsahariana: 16.000 migranti dalla Guinea, 16.000 dalla Costa d'Avorio, 17.000 dalla Tunisia (a proposito di quello che si diceva prima), 12.000 dal Bangladesh e inoltre da Egitto, Siria, Burkina Faso, Mali, Sudan. Poi c'è la rotta balcanica, quella via terra, che è una dinamica i cui dati non vengono diffusi dal Viminale, ma basta farsi un giro nel Triveneto per capire che cosa accade lì. C'è poi il fenomeno dei velieri della rotta turco-italiana, che ha purtroppo provocato la drammatica vicenda di Cutro.
Dentro questa dinamica bisogna scavare per capire i motivi di quello che sta accadendo, non fermandosi sul piano della propaganda, e magari per cominciare a capire che dentro questa struttura la Russia, che ha degli attenti amici che con il partito di Putin hanno sottoscritto un protocollo di cooperazione riconfermato nel 2022, oggi controlla l'intero ciclo delle migrazioni e della tratta degli esseri umani dal Golfo di Guinea fino alla Cirenaica (Applausi), e usa questo strumento come pezzo della sua guerra ibrida nei confronti dell'Occidente. Non sarà un caso - non lo è - che non si sono presentati in quest'Aula qualche settimana fa, nel vertice Italia-Africa, Paesi come il Niger, il Burkina Faso e il Mali. Questi Paesi sono gangli determinanti di questa dinamica e sono rientrati integralmente all'interno della sfera di influenza russa.
Se noi non capiamo questi elementi, potremo fare tutti i protocolli che vogliamo, tutti i memorandum che vogliamo, tutte le intese bilaterali che vogliamo, ma il tema non sarà aggredito, affrontato e tantomeno risolto.
Per venire al merito di questa questione che oggi ci apprestiamo ad affrontare, rispetto alla quale noi voteremo contro, valgono le parole di Joseph Fouché, il Ministro di polizia di Napoleone, quando, di fronte alla fucilazione del duca di Enghien, disse: è peggio di un crimine. Questo è un errore.
Voi state compiendo un errore strutturale con questo memorandum: primo, perché continuate a mantenere un approccio emergenziale del tutto inadeguato, anche per la fretta con la quale si è voluto affrontare e portare in quest'Aula la discussione, contingentando i tempi, impedendo alla minoranza di discutere gli emendamenti in Aula, cosa mai fatta in una legge di ratifica di un trattato internazionale. Mai visto niente del genere. E tutto questo perché volete utilizzare questa misura in campagna elettorale.
Il secondo errore è che questa è una misura che gratta la superficie, ma non tocca la struttura. Lo dicono, anche qui, i numeri. Qui si parla di utilizzare queste strutture per affrontare 3.000 migranti a fronte di 153.000 che arrivano nel nostro Paese, ad un costo, colleghi, di 650 milioni. Ebbene, se noi facessimo un conto della serva su 650 milioni per 3.000 migranti, avremmo un costo per migrante di 216.666 euro. Ma di che cosa stiamo parlando? Ma è questo il prezzo della vostra propaganda e della vostra campagna elettorale? (Applausi).
Da ultimo, vi è il tema della giurisdizione e della legge applicabile, che sarà italiana solo nel perimetro. E se uno compie un reato e fugge? E se si allontana? E se si tratta di donne o minori non accompagnati? Questa è la politica del cancello aperto e della strizzata d'occhio ed è, evidentemente, inaccettabile.
Signor Presidente, concludo ribadendo che, con questa misura, state pagando a prezzo sempre più esoso una ricerca del consenso sempre più costosa e labile. Certo, è la stagione della politica e dei politici che si fanno influencer, ma è una stagione che si rivelerà inefficace, ingiusta e incapace. (Applausi).
MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, colleghi e colleghe, penso che non vi siano dubbi, dopo tutta la discussione ed i miei interventi precedenti, che noi di Alleanza Verdi e Sinistra voteremo convintamente contro questo provvedimento, del quale ci vergogniamo profondamente. Ce ne vergogniamo perché sacrifica la sofferenza di persone in carne ed ossa sull'altare della propaganda politica.
Ancora una volta, la quinta nell'arco di soli quattordici mesi, il Governo investe il Parlamento di un provvedimento che ha il dichiarato scopo di affrontare l'emergenza emigrazione. Purtroppo, però, il disegno di legge al nostro esame non ha niente a che fare con i termini reali della questione migratoria, ma è solo l'ennesima circostanza in cui la destra di Governo prova a passare all'incasso, con ingenti spese per l'erario, oltre 670 milioni, nella sua strategia imprenditoriale basata sulla coltivazione ossessiva della paura per i migranti.
In realtà, per pura smania propagandistica, il Presidente del Consiglio si è recato in Albania per stipulare in silenzio - perché questo accordo è rimasto in silenzio per molti mesi - un patto per cui una porzione di territorio albanese verrà usata dall'Italia per stipare in due diverse strutture - così sembrerebbe - 3.000 migranti che arrivano dal mare, mentre la loro richiesta viene esaminata dalle autorità italiane.
Come abbiamo già detto, l'accordo tra Italia e Albania, così come delineato, si pone in contrasto con la normativa nazionale, internazionale ed europea e comporterà gravi violazioni dei diritti umani.
Le persone soccorse dalle autorità italiane sono sotto la giurisdizione italiana già quando sono fatte salire sulle navi italiane e non possono essere trasferite in altro Stato prima che la loro richiesta d'asilo e la situazione individuale siano esaminate. Chi lo farà? Non si sa.
L'accordo getta, quindi, le basi per una violazione del principio di non respingimento e per l'attuazione di pratiche di detenzione illegittima; detenzione illegittima, perché questo è il dato fondamentale.
Il provvedimento si inserisce in una precisa strategia, che soffia sul fuoco della paura del diverso da sé, sulla demonizzazione del nemico, dei più fragili, dei migranti, sulla retorica dell'invasione, rinunciando o, meglio, lavorando scientificamente per demolire ogni possibile strumento in grado di affrontare con coerenza ed efficacia un grande fenomeno strutturale, come quello delle migrazioni. Questo è il dato fondamentale e - come ho detto ieri più volte - io non ho la soluzione in tasca, però questo è un dato che nessuno di noi può saltare, perché siamo di fronte a un fenomeno strutturale per la sua composizione.
Voi dichiarate di voler combattere i trafficanti, ma rinnovate di anno in anno gli accordi con la guardia costiera libica che - come ormai è noto a tutto il mondo - di giorno indossa la divisa dalla guardia costiera e di notte quella dei trafficanti, con cui organizza il traffico di vite umane in mezzo al Mediterraneo. Volete combattere i trafficanti? Allora sospendete gli accordi con la Libia; evitate di siglarne di nuovi, come avete fatto con la Tunisia; evitate di continuare ad appaltare a regimi che violano sistematicamente i diritti umani fondamentali la gestione dei flussi migratori.
Volete evitare che nel nostro Paese si continui a lucrare sulla pelle di chi è più fragile? Non sarebbe troppo difficile: sarebbe necessario costruire un sistema d'accoglienza fondato su piccoli centri, distribuiti sul territorio in modo equilibrato. Invece voi li avete sistematicamente demoliti, spostando tutto sull'emergenza, sui grandissimi centri, dove si concentrano corruzione e sfruttamento e dove - come si dice - è importante che si veda che sono diversi, perché hanno un colore della pelle diverso dal nostro.
Sarebbe possibile gestire meglio questo fenomeno, lavorando per far uscire dall'ombra, dalle zone grigie, chi oggi vive, suo malgrado, in condizioni di clandestinità. Non si è clandestini per scelta: la clandestinità si subisce, è una condizione subita. Invece voi l'avete moltiplicata, perché difendete una legge, come la Bossi-Fini, che è la più formidabile fabbrica di clandestinità che possa esistere.
Noi siamo di fronte all'ennesima truffa. Altro che l'ennesimo accordo storico! È una trovata propagandistica che vi servirà solo per fare un pezzo di propaganda elettorale, a danno del nostro Paese, a danno delle casse pubbliche del nostro Paese, senza guadagnare un millimetro in più rispetto all'efficacia della gestione di un fenomeno così complesso come quello della migrazione.
Per questi motivi, dichiaro il voto contrario del Gruppo Alleanza Verdi e Sinistra sul provvedimento. (Applausi).
TERNULLO (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TERNULLO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, colleghi, Governo, credo che la ratifica di questo Protocollo sia una buona notizia per l'Italia e per l'Albania. L'accordo si inserisce in un rapporto antico di amicizia tra i nostri due Paesi e i nostri due popoli. È un tassello nella politica che il Governo Meloni sta portando avanti per arginare e governare il fenomeno della migrazione nel Mediterraneo.
Come tutti sappiamo, la sostanza dell'accordo è che le navi italiane possano scortare i migranti in aree della Repubblica albanese appositamente attrezzate, in attesa di stabilire se abbiano o no il diritto d'asilo.
Secondo il Protocollo potranno essere condotte esclusivamente persone imbarcate su mezzi delle autorità italiane all'esterno del mare territoriale della Repubblica o di altri Stati membri dell'Unione europea. Questo accade anche a seguito di tutte le operazioni di soccorso.
Avere un alleato nella gestione e nel contrasto ad un fenomeno ogni anno più difficile da affrontare è sicuramente fondamentale. Per questo crediamo che la collaborazione con l'Albania, cui verranno dati anche gli strumenti e quindi i fondi, sia fondamentale. In Albania si realizzeranno due centri per l'identificazione e l'accoglienza dei migranti salvati nel Mediterraneo. La prima struttura, quella di registrazione, secondo l'accordo dovrebbe sorgere al porto che si trova nella zona Nord del Paese, mentre nell'entroterra dovrà essere costruito un centro di permanenza.
Tirana si è offerta di accogliere fino a 3.000 migranti in attesa di sapere se possono mettere piede nel territorio italiano oppure devono essere rimpatriati. Questo accordo è di fatto un protocollo con una validità di cinque anni, prorogabile automaticamente di altri cinque in assenza di rilievi da parte italiana oppure albanese.
Anche gli ostacoli sottoposti alla Corte costituzionale albanese sono venuti meno pochi giorni fa. Infatti, la Corte ha respinto i rilievi posti dai ricorrenti, considerando il Protocollo costituzionale.
Il provvedimento in oggetto entra quindi nel merito di tutte le procedure necessarie per gestire i centri di permanenza dei migranti, di fatto italiani in un altro Paese. Credo che questo accordo e questo decreto verranno guardati con grande attenzione dai legislatori di tutto il mondo, in quanto rappresentano un tassello che altri vorranno aggiungere alle proprie politiche migratorie.
Nei due centri valgono le norme italiane ed europee, anche se qualcuno nei mesi scorsi si è premurato inutilmente di dire che ciò non sia possibile. E non c'è alcuna violazione del diritto dell'Unione europea. Il ministro Tajani aveva detto che il Governo non si sarebbe sottratto al Parlamento; mi pare che non si sia sottratto e che il Parlamento stia svolgendo a pieno il suo compito.
Altro punto fondamentale è che migranti che potranno essere ospitati nei centri albanesi saranno di due categorie: richiedenti asilo soggetti a procedura accelerata di frontiera, quindi non vulnerabili, e persone in attesa di rimpatrio. Non potranno essere ammessi soggetti vulnerabili come minori e donne in gravidanza. Nei centri opererà solo personale italiano e anche i costi sono interamente a carico dell'Italia. Potranno ospitare fino a 3.000 migranti nello stesso momento, che potranno arrivare solo con navi di autorità italiane e non barconi di scafisti né delle ONG. I due centri quindi funzioneranno secondo la normativa europea e internazionale in materia. Le procedure saranno quelle italiane e saranno svolte dalle nostre autorità amministrative e giudiziarie.
Nel porto vi sarà una struttura dedicata alle attività di soccorso, di prima assistenza, di rilevamento segnaletico e di impronte digitali. Nella seconda struttura, situata all'interno, sarà svolto l'esame della domanda di protezione internazionale e, per chi non ne avrà i requisiti, saranno effettuate le procedure di rimpatrio.
Come dicevamo, l'accordo non viola il diritto dell'Unione e non c'è alcuna violazione del diritto internazionale ed europeo in materia. Certo, con questo protocollo non fermeremo o risolveremo la questione dei migranti nel Mediterraneo, però è uno strumento aggiuntivo per gestire gli arrivi massicci. L'accordo, firmato il 6 novembre, è una componente importante di una strategia complessiva, e un possibile modello, non solo per l'Italia - come ha detto il ministro Tajani - per collaborazioni future con Paese amici. In questo provvedimento si declinano oneri, personale e norme per far funzionare il Protocollo che credo, a questo punto, sarà al più presto operativo.
Per tali ragioni annuncio il voto favorevole del Gruppo Forza Italia sulla ratifica. (Applausi).
CATALDI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CATALDI (M5S). Signor Presidente, proviamo ad allontanarci mentalmente dall'Italia e dall'Albania e addentriamoci nel Continente africano: vorrei condurvi con me in Etiopia, in una piccola cittadina, Adua; adesso proviamo anche a riavvolgere il nastro del tempo e torniamo indietro a qualche anno fa, quando era un piccolo villaggio di poche anime, dove però, grazie a contributi volontari, sono stati realizzati un ospedale e una scuola. (Brusio). Scusate, colleghi, mi distrae il rumore di fondo: è colpa mia, signor Presidente, ma mi distraggo facilmente.
Vi dicevo che in quel piccolo villaggio, grazie alla realizzazione di un ospedale e di una scuola, si sono create le condizioni perché le persone non dovessero fuggire. Non c'era più bisogno di fuggire per il rischio di morire per una puntura di zanzara o perché non si era in grado di dare un futuro ai propri figli, in assenza di scuole. Quel villaggio è stato il polo di attrazione di tanti altri villaggi vicini: ecco, quelle persone non le abbiamo trovate sui barconi, perché avevano la possibilità di far valere quel diritto a non emigrare di cui ieri ci ha parlato il collega Della Porta. (Applausi).
Poi c'è stato uno scellerato attacco militare - vicenda al terzo posto tra le cause dell'emigrazione - che ha distrutto quella realtà. Pensate che in pochi anni quella cittadina era arrivata a raggiungere una popolazione di 70.000 abitanti e si stavano creando posti di lavoro.
Perché vi faccio questo esempio? A volte, guardarsi intorno alla ricerca delle best practice è la modalità di fare cooperazione internazionale, e non il Piano Mattei, che propone di fare uno sviluppo dell'Africa. (Applausi). Volete fare lo sviluppo dell'Africa voi che non siete stati in grado di creare sviluppo in Italia? Io vivo in un territorio in cui c'è un'area di crisi industriale complessa, ma - come sapete - ce ne sono diverse, distribuite in tutto il territorio nazionale. Iniziamo allora a creare sviluppo qui, prima di pensare di occuparci di quello del Continente africano, dove, sì, dobbiamo fare cooperazione, ma di quel tipo che aiuti la gente a non dover per forza fuggire dalla propria terra.
Signor Presidente, credo ci sia un problema di fondo nell'agire del Governo in carica, che mi sembra sia stato dimostrato non soltanto da questo Protocollo, perché c'è una dinamica che sottende anche ad altri provvedimenti, come il decreto cosiddetto Caivano.
Il punto, colleghi, è che voi agite soltanto sugli effetti dei problemi, ma vi dimenticate di agire sulle cause. Ora, per fare riferimento a un'immagine freudiana, quando un fiume straripa, è inutile interrogarsi sulla potenza delle sue acque: bisogna piuttosto interrogarsi sugli argini che l'hanno ingabbiato. Ecco, voi vi preoccupate soltanto di curare gli effetti di un problema molto più grande di voi, che non riuscite a risolvere.
Ora però chiediamoci il perché di questo Protocollo e non andiamo a prendere in giro gli italiani. Signor Presidente, è di tutta evidenza che questo Protocollo non risolve il problema e che il Governo si è reso conto che le sue politiche sull'immigrazione sono fallimentari. (Applausi). A questo punto, non avendo trovato alcun tipo di soluzione, cosa fa? Nasconde la realtà sotto il tappeto e crea un'illusione: il problema non lo rende più visibile - ma anche quest'obiettivo poi sarà fallimentare, perché tutto sommato alla fine mi pare che si potranno ospitare non più di 3.000 persone - e crea agli italiani l'illusione che non esista più. Quest'illusione ci costa però quasi 700 milioni di euro e non venite a raccontarci che non avete i soldi per le infrastrutture nelle Regioni del Sud! (Applausi).
Abbiamo discusso in Commissione e in Assemblea dell'autonomia differenziata e abbiamo spiegato perché in Italia non siete riusciti a creare sviluppo, come invece fanno tutti gli altri Paesi europei, che hanno capito il valore della coesione sociale e hanno investito nelle infrastrutture e nella formazione nelle aree più deboli. Voi ci dite invece di non avere i soldi, avete bocciato tutti gli emendamenti e ora questi soldi li buttate al vento, per una propaganda politica evidente, perché volete nascondere la vostra incapacità. Non siete capaci di governare! (Applausi).
Poi mi pongo un altro problema, colleghi. Quale immagine dell'Italia volete dare al mondo? L'Italia, che è la culla del diritto, si dimentica dei diritti umani e calpesta la dignità delle persone. È questa l'immagine che volete dare al mondo del nostro Paese? L'Italia dimentica i propri valori per dare spazio alla retorica dei respingimenti, alla paura dell'altro, alla paura del diverso. Presidente, mi rifiuto di pensare che questa vostra politica possa essere rappresentativa degli italiani. (Applausi).
Penso che sia il momento di farla finita con questa retorica e con questo coprifuoco culturale. State trasformando i migranti nel simbolo di una minaccia. Ma il vero pericolo non sono i migranti: il vero pericolo è la paura che state diffondendo nella popolazione. Voglio citare anche oggi un saggio di William Sheridan Allen, che ho citato ieri in discussione generale, e lo voglio fare perché credo che su questo punto non abbiate le idee ben chiare. Tutti i totalitarismi, anche quelli dei primi del Novecento, sono nati proprio grazie alla sensazione diffusa della popolazione di sentirsi in pericolo; una sensazione di paura che rendeva forte il bisogno di protezione, di ordine e di disciplina. In quel saggio William Sheridan Allen ci parla di una cittadina di persone perbene, tranquille e oneste. Ma a un certo punto si comincia a diffondere la paura di un pericolo non identificato e invisibile, si comincia ad avere paura della popolazione ebraica e compaiono i primi cartelli per dire "qui non entrano i cani e non entrano gli ebrei". Gradualmente tra quella popolazione, dove si diffondevano la paura del diverso e la paura di un ipotetico nemico, hanno preso piede i nazisti, perché sapevano offrire protezione e sicurezza. Questo è un pericolo che dobbiamo assolutamente scongiurare.
Presidente, io non pretendo che questa maggioranza cambi idea. Però una raccomandazione ve la voglio fare: cambiate la narrazione che genera paura e disprezzo, perché a questo punto stiamo rischiando di creare paure inutili nella popolazione e ci stiamo dimenticando dei problemi reali dell'Italia. (Applausi). E a questo punto, Presidente, annuncio convintamente il voto contrario del MoVimento 5 Stelle. (Applausi).
DREOSTO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DREOSTO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, onorevoli colleghi, molti anche in quest'Aula spesso invocano le opinioni e le posizioni dei partner internazionali. Purtroppo questo avviene solo a fasi alterne, solo quando fa comodo, ed è evidentemente troppo facile. Visto che qualcuno spesso si riempie la bocca parlando di Europa, dovrebbe almeno conoscere cosa succede a livello europeo e nei Paesi a cui si fa riferimento. O almeno vorrei dire alle opposizioni - per suo tramite, Presidente - che dovrebbero sapere cosa fanno e cosa pensano i loro alleati socialisti.
Ma andiamo con ordine. Su questo accordo vi è il supporto della Commissione europea, quella Commissione europea supportata da voi, cari colleghi, e dalla sinistra. Von der Leyen ha parlato di importanti iniziative guidate dagli Stati membri, come l'accordo operativo tra l'Italia e l'Albania, che costituisce un esempio di pensiero fuori dagli schemi, in linea con gli obblighi previsti dal diritto internazionale e dell'Unione europea. Anche la commissaria Johansson, responsabile per le politiche migratorie, ha sancito che l'accordo Italia-Albania non viola alcun accordo del diritto comunitario.
Non vogliamo inoltre dimenticare le opinioni dei leader europei, tra i quali troviamo il cancelliere socialista Scholz, che ha detto che la Germania sta osservando con grande attenzione questo accordo e ha rilanciato dicendo che l'immigrazione irregolare deve essere ridotta anche attraverso accordi e collaborazioni fatti al di fuori dell'Unione europea.
Rimanendo sempre in Germania, non possiamo dimenticarci del primo ministro della Baviera, Schroeder, che citato dal quotidiano «Die Welt», parla, riferendosi evidentemente a questo accordo, di una soluzione che può effettivamente aiutare. Mi preme poi ricordarvi come anche la Danimarca, del premier socialista Frederiksen, abbia annunciato di essere in trattative - in questo caso con il Governo della Ruanda - per un accordo molto simile. Certo, è un piano che fino ad oggi non è stato attuato - vero - ma è molto emblematico, cari colleghi, che anche i Paesi del Nord Europa, che storicamente sono per turisti, soprattutto in temi migratori ora in seria difficoltà facciano delle proposte e prospettino soluzioni molto simili a quelle individuate dal Governo italiano.
Poi, non vogliamo mica non citare le dichiarazioni del ministro dell'interno austriaco Karner, che continua a chiedere alla Commissione europea di promuovere procedure di asilo fuori dall'Unione europea. Insomma, a rimanere ancora ancorata a un'immigrazione incontrollata sul suolo nazionale, ai porti e alle porte aperte, alle ONG talebane dell'accoglienza mi sa che è rimasta solo la sinistra italiana. (Applausi). Eh sì, cari colleghi, perché anche il primo ministro albanese Edi Rama, socialista, premier di quell'Albania di cui tanto in questi giorni parliamo e che nelle vostre parole purtroppo sembra essere un Paese del terzo mondo, che ricordo invece partecipa al Consiglio d'Europa, alla NATO ed è un valido partner internazionale, ha dato la sua totale collaborazione al nostro Paese per la stesura di questo accordo bilaterale. Allora, mentre voi strillate e cercate di boicottare questo accordo, il resto d'Europa ci segue e lo vede come un esempio. Il controllo dei confini e delle frontiere, anche esterne, dell'Unione europea è diventata, è e sarà una priorità nostra e di tutto il continente. (Applausi).
Questo accordo poi si inserisce in una strategia molto più ampia, per cercare di bloccare a monte i flussi migratori, per garantire anche il diritto a non emigrare, il diritto a poter vivere nella propria terra e a contribuire al proprio sviluppo. Guardate: questo non l'ha detto la Lega, non l'ha detto in primis Giorgia Meloni, ma sono parole di Giovanni Paolo II. Ecco che questo Protocollo d'intesa, con il Piano Mattei e con le politiche del Governo, va proprio in questa direzione. Certo, cari colleghi, siamo ben consci che il processo è lungo e complicato, ma è un tassello importante e questo Governo è assolutamente determinato a mantenere gli impegni presi.
In conclusione, signor Presidente, mi preme sottolineare ancora una volta in quest'Aula che c'era stato qualcuno che aveva bloccato gli arrivi, aveva ridotto i morti in mare e aveva dato un messaggio di intransigenza nei confronti dei trafficanti di esseri umani e degli scafisti. Aveva fatto capire che l'Italia è un Paese serio, un Paese che non fa gestire le politiche migratorie a organizzazioni criminali e che, se si vuole entrare in Italia, lo si deve fare legalmente e non speronando una corvetta della Guardia costiera. (Applausi). Il senatore Salvini per questo, per aver mantenuto gli impegni che si era preso con i cittadini italiani, per avere difeso i confini di questa Nazione, è ancora vergognosamente a processo.
Per tutti questi motivi, cari colleghi, gentile Presidente, il Gruppo Lega voterà convintamente sì alla ratifica di questo Protocollo. (Applausi).
ALFIERI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERI (PD-IDP). Signor Presidente, l'accordo Italia-Albania è un inedito: è la prima volta che si ricorre a uno strumento simile per gestire i flussi migratori. Lo si fa in un contesto complicato, in un Paese fuori dal perimetro dell'Unione europea, con delle difficoltà di attuazione evidenti. Vedremo come andrà. Ma l'impressione è che sia un'operazione di propaganda, che mira a mandare un messaggio agli italiani: faremo arrivare meno migranti, poi quel che succede succede, ma intanto l'operazione mediatica è stata fatta.
E se fosse tutto qua, si potrebbe dire che non si affrontano i problemi principali del Paese, non si affronta il tema dell'accoglienza, non si affronta il tema di come garantire diritti che sono scolpiti nella nostra Costituzione, però non ha nessun impatto. Invece questo spot elettorale costa più di 600 milioni: a spese dei contribuenti italiani, si fa uno spot del Governo Meloni e della destra che costa 600 milioni. Davvero non ne sentivamo il bisogno.
Se andiamo sulle criticità, c'è un tema che è stato discusso, su cui anche il Governo ha dovuto rivedere le proprie posizioni: quali sono i migranti che possono essere portati in Albania? La maggior parte dei salvataggi nel Mediterraneo avviene nel Mediterraneo centrale, in acque internazionali, in zone search and rescue (SAR); le navi della Marina militare saranno le uniche a poter portare le persone che vengono salvate da una traversata complicata e difficile. Le leggi del mare, quelle che condannano il respingimento, affermano che bisogna portare i migranti nel porto sicuro più vicino. Ebbene, con la scelta di portarli in Albania, li si condanna a due giorni in più. Ho sentito delle battute in cui ci si chiedeva cosa saranno due giorni in più. Per delle persone che hanno attraversato il deserto, che sono state violentate, stuprate, che hanno subìto violenze di ogni genere, due giorni in più possono sì fare la differenza. (Applausi).
Inoltre, da questo punto di vista abbiamo chiesto più volte al Governo, inascoltati e senza risposte, come faranno velocemente, in tempi rapidi, a bordo di una nave militare, durante quel periodo di navigazione, a fare lo screening per capire quali sono i soggetti vulnerabili. Certo, sappiamo chi sono le donne incinte e i bambini; vi sono, però, soggetti che hanno subito violenze fisiche o psicologiche che hanno bisogno di un aiuto di operatori sanitari specializzati, di mediazione culturale: come si fa a capire in tempi rapidissimi chi è vulnerabile e chi non lo è, chi può venire in Italia e godere di un determinata assistenza e chi andrà in Albania in un contesto tutto da costruire e definire?
Questo è il punto principale: come costruire in Albania un sistema simile a quello che c'è in Italia. È una missione impossibile, perché in Albania dobbiamo costruire un sistema che possa garantire tutti i diritti previsti per chi arriva in Italia. Ieri abbiamo presentato una questione pregiudiziale di costituzionalità e pensiamo che questo tema verrà ripreso anche in seguito, perché c'è un'evidente violazione dell'articolo 3 della Costituzione, che afferma che siamo tutti uguali davanti alla legge e che non si possono fare distinzioni per condizione personale. Sarà così perché è inevitabile: in Italia c'è già un sistema consolidato e, ciononostante, vediamo tutto quello che sta succedendo nei CPR in Italia. Anzi rivendichiamo da questo punto di vista il fatto che il Partito Democratico sarà in prima linea sulla mancanza di rispetto dei diritti umani all'interno dei CPR. (Applausi). Su questo penso che sia interesse di tutti, in un Paese civile, riaffermare la difesa, la tutela di quei diritti che devono essere garantiti per tutti. Visto che facciamo fatica in Italia, vorrei capire come in Albania, in quei centri da costruire, in quell'hotspot, in quel centro di identificazione e nel CPR, si potranno garantire diritti che sono definiti dalle nostre direttive. Questo è un punto fondamentale.
Dico questo perché noi richiamiamo tutta una serie di provvedimenti legislativi che abbiamo adottato in Italia proprio per garantire il riconoscimento dello status di rifugiato e di protezione e scriviamo in un testo come questo: purché compatibili con la normativa comunitaria. A questo riguardo interviene un altro problema di un profilo di incostituzionalità, perché basta il primo anno all'università, non solo di giurisprudenza, per sapere che la normativa comunitaria prevale sulla legislazione italiana, specie se si tratta di una legge di attuazione delle direttive. La direttiva n. 32 del 2013 afferma alcune cose molto chiare: all'articolo 8 stabilisce che bisogna informare tempestivamente i migranti dei loro diritti per poter chiedere lo status di rifugiato o la protezione internazionale. Dice, all'articolo 12, che devono poter avere un contesto favorevole, devono poter incontrare organizzazioni internazionali e organizzazioni non governative che li possano informare dei loro diritti e garantire loro un'assistenza e una mediazione culturale, devono poter avere a che fare con degli operatori sanitari specializzati. All'articolo 22 dice poi che devono avere un avvocato che sappia fare quel lavoro, che sia specializzato nella protezione dei diritti dello straniero. Succederà, invece, una cosa completamente diversa, perché il sistema consolidato che c'è in Italia non potrà essere replicato in Albania. Come si farà, con il collegamento da remoto a distanza, ad avere la continuità in tutto il processo, come chiede l'articolo 22 della direttiva n. 32 del 2013? È evidente che non saranno garantiti gli stessi diritti.
Anche su tali profili, nessuna risposta da parte del Governo, perché alla fine quello che interessa all'Esecutivo è lo spot, è mandare il messaggio che arriveranno meno migranti in Italia, a prescindere dalla tutela dei diritti di queste persone. A dirlo non è soltanto il Partito Democratico, ma l'hanno detto lo United nations high commissioner for refugees (UNHCR), cioè l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati,Amnesty International e una serie di organizzazioni non governative. Abbiamo anche parlato con l'ambasciatore in Albania per capire un altro aspetto, ovvero quali sono le leggi applicabili, perché costruire questo sistema all'estero crea delle zone grigie. Quindi quale legge sarà applicabile nel momento in cui potranno verificarsi determinati reati? Quando si mettono delle guardie albanesi, costruendo anche i loro alloggi, che devono curare la sicurezza e assicurare che i migranti non escano da quel centro, se succederà qualcosa, quale sarà la legge applicabile? Non ci sono ancora stati gli incontri per definire quale sarà il foro competente e quali saranno le leggi applicabili, per cui ci sarà moltissima confusione. È per queste ragioni che pensiamo che il tutto sarà di difficile attuazione.
Passando al tema più rilevante, che dovrebbe stare a cuore anche ai parlamentari del centrodestra, parliamo anche dei costi esorbitanti che comporta costruire un nuovo sistema, duplicandolo, con cinque nuove sezioni della Commissione, che deve trattare e approfondire le richieste di riconoscimento dello status di rifugiato; con una nuova aliquota di magistrati che devono seguire ad hoc quello che succederà nei centri all'estero; con un'aliquota di Polizia penitenziaria e un'aliquota di Polizia giudiziaria; con un ufficio della sanità marittima e aerea di frontiera. Insomma, facendo un attento paragone, i dieci CPR in Italia costeranno, nei prossimi quattro anni, 52 milioni; la costruzione dei due centri costerà 300 milioni e la gestione ne costerà altri 300, per un totale di 600 milioni. Il vostro spot costa 600 milioni ai contribuenti italiani. (Applausi). Mi chiedo se il gioco valga la candela.
In conclusione, per il mancato rispetto dei diritti fondamentali dei migranti, di quei diritti che sono scolpiti nella Costituzione, per l'esborso monstre per fare uno spot elettorale, oltre che per la logica punitiva con cui voi trattate questi temi, il Gruppo Partito Democratico voterà decisamente contro il disegno di legge. (Applausi).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore «Luigi Einaudi-Enrico Mattei» di Latina, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 995 (ore 11,18)
BALBONI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BALBONI (FdI). Signor Presidente, cari colleghi, il senatore Delrio, ieri, illustrando la pregiudiziale di costituzionalità del Gruppo Partito Democratico, si chiedeva qual è il messaggio che il Governo e la maggioranza vogliono lanciare con l'approvazione di questa intesa tra l'Italia e l'Albania per il contrasto all'immigrazione illegale e clandestina; domanda che faceva anche pochi minuti fa il collega Alfieri nella sua dichiarazione di voto.
Ebbene, il messaggio, caro Presidente, mi sembra che sia molto chiaro: è finita la politica delle porte aperte per tutti.
Il messaggio è che l'accoglienza indiscriminata voluta dal Partito Democratico e da tutta la sinistra è finita. (Applausi). Onorevoli colleghi, questo è un messaggio che non aspetta soltanto l'elettorato di centrodestra, come credete voi, ma lo aspettano anche tanti vostri elettori, o meglio dire ex elettori, al di fuori dei salotti radical chic e delle ZTL. È il messaggio che aspettano tutti gli italiani perbene, che sono stanchi di subire un'immigrazione che mette a rischio la sicurezza, che costringe le fasce più deboli di italiani ad entrare in competizione con questi disperati che arrivano sempre più numerosi grazie alle leggi disgraziate che voi avete voluto in questa Nazione nelle scorse legislature.
Onorevoli colleghi, non è il Governo italiano ad essere fuori dalle regole dell'Europa e del diritto internazionale; è il Partito Democratico ad essere contro la socialdemocrazia europea; è il Partito Democratico che chiede l'espulsione del premier albanese Edi Rama dal Partito socialista europeo perché reo di aver voluto dare una mano all'Italia; è il Partito Democratico che si augurava che la Corte costituzionale albanese bocciasse l'intesa che stiamo ratificando oggi; è il Partito Democratico ad essersi messo in contrasto persino con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha dichiarato non solo la legittimità dell'intesa, ma addirittura di considerarla una soluzione interessante per l'Europa e per la stessa Germania. Fatevene una ragione, colleghi della sinistra, questa intesa è pienamente in linea con il diritto europeo, come dichiarato a più riprese dalla presidente Ursula von der Leyen.
La verità, signor Presidente, è che il Partito Democratico, pur di contestare il Governo Meloni, non si fa scrupolo di tifare contro l'Italia: questa è l'amara realtà. (Applausi). Anzi, non si fa scrupolo di sabotare l'Italia, come è avvenuto l'estate scorsa riguardo all'Accordo tra Unione europea e Tunisia. Come possiamo dimenticare, infatti, la lettera inviata all'Europa dall'onorevole Boldrini all'onorevole Pirovano per chiedere di boicottare l'Accordo con la Tunisia, diventata improvvisamente una pericolosa dittatura, secondo il Partito Democratico, e addirittura un porto non sicuro. Colleghi, avvertiamo i 6 milioni di turisti che sono andati in Tunisia l'anno scorso che hanno corso un grave pericolo, perché se non è un porto sicuro per gli immigrati, penso non lo si possa considerare nemmeno per quei 6 milioni di turisti (Applausi), tutti irresponsabili, tutti spericolati, che hanno scelto la Tunisia come luogo per passare le loro vacanze.
Presidenza del presidente LA RUSSA (ore 11,23)
(Segue BALBONI). Onorevoli colleghi, grazie a quell'Accordo gli arrivi dall'Albania sono diminuiti del 75 per cento da settembre ad oggi. Cosa ancora più importante, centinaia e centinaia di mercanti di esseri umani sono stati arrestati dalle autorità tunisine. Ma com'è possibile che la sinistra difenda persino i mercanti di esseri umani? (Applausi. Commenti). È questo che vi brucia, colleghi del Partito Democratico? (Applausi). Vi brucia, vero?
PRESIDENTE. Si rivolga a me, presidente Balboni.
BALBONI (FdI). Sì, Presidente, sempre tramite lei, ovviamente. Chiedo scusa.
I colleghi della sinistra continuano a parlare dei 154.000 sbarchi del 2023. Signor Presidente, i nostri colleghi si guardano però bene dal dire che, se ci fossero stati loro al Governo, parleremmo di cifre due, tre, quattro o cinque volte superiori. (Applausi). E dimenticano di dire che da settembre ad oggi gli sbarchi sono dimezzati anche rispetto al 2022 e si sono ridotti di oltre un terzo rispetto al 2023.
Certo, signor Presidente, abbiamo dovuto rimediare ai disastri provocati dal decreto Lamorgese, approvato, guarda caso, cari colleghi, con voto di fiducia. Ma allora anche voi usavate il voto di fiducia? Il decreto fu approvato nel dicembre del 2022, dal Governo Conte-bis, quello sostenuto da Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle.
Quei disastri hanno acceso una sorta di radiofaro in tutta l'Africa, in tutto il Terzo mondo, sollecitandoli a venire qui, perché solo in Italia c'è la protezione speciale; perché chi arriva qui è certo di non andare più via. Se chi arriva qui trova un amico, è un'ingiustizia rimpatriarlo. Non si può più rimpatriare, per legge, un immigrato che nel frattempo si fa un amico.
Attenzione, il decreto Lamorgese prevedeva anche che non poteva essere rimpatriato nessuno, se dimostrava che nel suo Paese di origine l'assistenza sanitaria non era al livello di quella italiana. Tanto valeva dire: venite tutti e facciamola finita così. E questa è stata l'interpretazione degli scafisti, che sul decreto Lamorgese hanno imbastito tutta la loro propaganda per convincere gli immigrati che in Italia potevano venire tranquillamente.
Adesso avete cambiato idea persino sui CPR. Una legge, che reca la firma del presidente Gentiloni e del ministro Minniti, stabiliva che i CPR devono essere realizzati uno per regione. Adesso questa legge non vi piace più. Voi cambiate idea sempre, su ogni cosa. Non volete i CPR. Non volete l'accordo con l'Albania. Non volete l'accordo con la Tunisia. Insomma, qual è la vostra ricetta, cari colleghi: farli venire tutti? 100 milioni 200 milioni, 800 milioni: diteci almeno qual è il numero massimo cui siete disposti a porre un limite.
Chiedo scusa se esprimo la mia opinione, so che a sinistra non piace che altri esprimano la propria opinione.
PRESIDENTE. Senatore Balboni, non la stanno minimamente disturbando. Quindi, la invito a proseguire. (Vivaci commenti).
Ecco, adesso la stanno disturbando, ma ci pensa la Presidenza. Prego, senatore Balboni, la invito a proseguire il suo intervento.
BALBONI (FdI). Signor Presidente, mi disturbavano anche prima. Insomma, per concludere, il centrodestra e Fratelli d'Italia stanno con gli italiani per bene, il Partito Democratico e la sinistra stanno con Casarini, quello che ha esaltato la figura di Toni Negri, definendolo maestro e profeta: uno colpevole di associazione sovversiva, per il quale è stata erogata, da un tribunale italiano, una condanna a dodici anni di carcere e che oggi è sotto processo per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
A voi lasciamo Casarini. Noi stiamo col popolo italiano. Ecco perché voteremo a favore di questo disegno di legge. (Applausi).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi. Commenti).
Colleghi, come sapete, ci sono gli interventi di fine seduta e potete intervenire in quella sede. Ora eravamo in fase di dichiarazione di voto e ciò non è mai stato previsto.
Sono stato per tanti anni sui banchi dell'opposizione, molto più che su quelli della maggioranza, e so che l'ordine dei lavori prevede che per ultimo parli un senatore di maggioranza. Capisco - perché è capitato anche a me - il desiderio di poter replicare: per consentirlo dobbiamo cambiare il Regolamento; fin quando non lo cambiamo, le dichiarazioni di voto finiscono lì. Gli interventi successivi, semmai, sono a fine seduta. (Applausi).
NICITA (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Su cosa vuole parlare, collega?
NICITA (PD-IDP). Sull'ordine dei lavori, Presidente.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, però parli sull'ordine dei lavori.
NICITA (PD-IDP). Signor Presidente, vorrei capire, rispetto alle discussioni che noi abbiamo fatto, se a fine seduta sono previsti anche gli interventi come fatto personale.
PRESIDENTE. Le rispondo subito: a norma di Regolamento, sono previsti a fine seduta gli interventi anche per fatto personale. Legga pure il Regolamento.
Poiché l'esame del disegno di legge recante disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto del bullismo e del cyberbullismo non è ancora stato concluso dalle Commissioni riunite 2a e 10a, passiamo al successivo punto all'ordine del giorno.
Mi corre l'obbligo di informare che vi è l'accordo di tutti i Gruppi di limitarsi alla discussione generale per questa mattina. Se non vi sono obiezioni, procediamo in questa direzione.
Discussione del disegno di legge:
(855) Modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185, recante nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (Relazione orale)(ore 11,31)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 855.
Il relatore facente funzioni, senatore Speranzon, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore facente funzioni.
SPERANZON, f. f. relatore. Signor Presidente, l'Assemblea è chiamata all'esame del disegno di legge, di iniziativa governativa, finalizzato ad introdurre modifiche alla legge n. 185 del 1990 in materia di controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento.
Il disegno di legge in esame, composto da un solo articolo, dispone alcuni aggiornamenti alla disciplina in materia di autorizzazione agli scambi di materiali di armamento, al fine di renderla più rispondente alle sfide derivanti dall'evoluzione del contesto internazionale, in particolare in relazione ai delicati meccanismi decisionali.
L'intervento, in particolare, apporta modifiche al meccanismo con il quale i divieti alle esportazioni vengono applicati al fine di eliminare alcune incertezze interpretative e senza peraltro modificare la disciplina di merito. La responsabilità di applicazione dei divieti viene attribuita al Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (CISD), composto dal Presidente del Consiglio dei ministri e dai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dell'interno, della difesa, dell'economia e delle finanze e delle imprese e del made in Italy, organismo collegiale chiamato altresì a stabilire gli indirizzi generali per l'applicazione della legge, le direttive generali per i trasferimenti di materiali di armamento e i criteri generali per l'applicazione dei divieti.
La misura è finalizzata all'esigenza di assicurare un maggior coordinamento decisionale in una materia dai contenuti estremamente sensibili e con numerosi risvolti dal punto di vista politico.
Il testo introduce, inoltre, alcune disposizioni volte a semplificare le operazioni di scambio di materiali d'armamento a vantaggio delle imprese italiane del settore, soprattutto in materia di riduzione degli oneri di produzione documentale, che attualmente gravano sulle imprese autorizzate ad effettuare le operazioni di scambio di materiali di armamento. (Brusio. Richiami del Presidente).
La ringrazio, Presidente.
Mi limiterò in questa sede a segnalare alcune modifiche apportate al testo originario durante l'esame in sede referente presso la Commissione affari esteri e difesa.
Una modifica è finalizzata a novellare l'articolo 5, commi 1, 2 e 3, della legge n. 185 del 1990, al fine di prevedere che la relazione del Parlamento, indicante, tra l'altro, i Paesi di destinazione del materiale di armamento con l'ammontare delle operazioni suddiviso per tipologia di equipaggiamento e le imprese autorizzate, venga presentata entro il 30 aprile di ogni anno anziché entro il 31 marzo, chiamando altresì i Ministri degli affari esteri, dell'interno, della difesa, dell'economia e delle imprese e del made in Italy a riferire, per quanto di rispettiva competenza, entro il 15 marzo.
Un'ulteriore modifica riguarda la lettera h); nell'aggiungere il comma 1-bis all'articolo 10-quinquies, in materia di autorizzazione individuale di trasferimento, dispone la riduzione dei termini di durata del procedimento di rilascio di autorizzazione individuale quando essa riguardi un trasferimento intracomunitario da effettuare nel quadro di programmi di ricerca e sviluppo finanziati dall'Unione europea.
Introdotta nel corso dell'esame in Commissione, la lettera n), secondo punto, dispone la soppressione del comma 4 dell'articolo 27 della legge n. 185, escludendo dal novero dei capitoli da allegare alla relazione, quello relativo all'attività degli istituti di credito operanti nel territorio italiano, concernente le operazioni disciplinate dalla legge medesima.
Infine il disegno di legge in esame reca una clausola di invarianza finanziaria, stabilendo che all'attuazione della legge si provveda con le risorse finanziarie, umane e strumentali disponibili a legislazione vigente. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.
Ripeto, c'è l'accordo generale a non procedere ad alcuna votazione stamattina. Dopo gli interventi in discussione generale, potrà svolgersi la replica del senatore Speranzon dopodiché l'esame del provvedimento proseguirà nella prossima seduta.
Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritto a parlare il senatore Alfieri. Ne ha facoltà.
ALFIERI (PD-IDP). Signor Presidente, la legge n. 185 del 1990 ha rappresentato una vera innovazione su un tema estremamente delicato come quello dei limiti all'export e all'import di armi, tema di grande attualità che dovrebbe essere di interesse di tutta l'Assemblea, visto come è stata argomento di dibattito, anche con una discussione accesa, la questione o no della cessione di armi, di equipaggiamento militare di tecnologia militare ad Israele dopo gli attacchi terroristici del 7 ottobre.
La legge n. 185 del 1990 fu una grande innovazione. (Brusìo). Presidente, è un po' difficile parlare in questo clima.
PRESIDENTE. Lo dicevo anche un attimo fa quando parlava il relatore facente funzione. Lei ha perfettamente ragione. Prego i colleghi di prendere posto. Chi non è interessato può anche uscire dall'Aula e lasciare parlare tranquillamente il senatore Alfieri.
ALFIERI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Come dicevo, è un tema che dovrebbe essere di interesse visto che poi anima anche le discussioni sui giornali. Oggi discutiamo di questo, non vorrei passasse in secondo piano una legge che rappresentò un avanzamento notevole. Nel 1990, nell'allora Prima Repubblica, si costruì un equilibrio fra le esigenze dell'industria e della difesa e una limitazione e un'attenzione su una questione delicata che riguarda i Paesi a cui noi vendiamo. Paesi che a volte non sono in una guerra manifesta, annunciata e dichiarata, ma in situazioni di guerra civile, in situazioni di conflittualità latente. Si tratta di norme che impediscono la triangolazione, secondo cui noi vendiamo ad un Paese che poi rivende ad altri o vendite di armamenti, equipaggiamenti militari o aerei o navi, che poi vengono trasformate e utilizzate per fini diversi. Ad esempio addestratori che poi vengono in qualche modo modificati e usati come jet che possono attaccare con l'equipaggiamento di missili o altri tipi di dispositivi militari.
Oggi cosa facciamo con queste modifiche? La discussione è durata a lungo in Commissione esteri e difesa: istituiamo di nuovo il Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (CISD), in cui si affianca una valutazione politica alla decisione tecnica dell'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (UAMA), istituita ad hoc presso il Ministero degli affari esteri, che è chiamata a decidere e a fare valutazioni sulla possibilità o meno di autorizzare contratti e cessioni di armamenti, equipaggiamenti militari e tecnologie ad altri Paesi, valutando appunto il rischio Paese, ossia se c'è il rischio che un Paese possa vendere ad altri. Il CISD però deve avere un ufficio di sostegno, che prepari, valuti e faccia un'istruttoria (esisteva in passato, secondo quanto previsto dalla legge del 1990, ma poi è stato abrogato), perché non ciò può essere solo lasciato alla valutazione politica, senza un supporto adeguato a Palazzo Chigi e siccome questa è stata occasione di dibattito, presenteremo di nuovo l'emendamento che non è stato accolto durante l'esame in Commissione. Chiediamo quindi di restituire quella parte e avanzeremo poi tale richiesta in maniera più dettagliata negli emendamenti che presenteremo.
Chiediamo anche che il Presidente del Consiglio e il CISD, l'organo che dev'essere chiamato a valutare se autorizzare o meno una determinata operazione di cessione, possano ricevere anche le segnalazioni delle organizzazioni internazionali, delle agenzie delle Nazioni Unite e delle organizzazioni non governative o di quelle che si occupano di promuovere e tutelare i diritti umani. Questo era previsto dalla legge del 1990, ma non si capisce perché sia stato nuovamente istituito il CISD e non sia stato tornato in vigore però anche il comma 2, che prevedeva proprio questa facoltà e opportunità. Forse preoccupa il Governo il fatto che organizzazioni internazionali, a partire da quelle del sistema delle Nazioni Unite, possono segnalare se ci sono preoccupazioni su alcuni Paesi, sulla fine che fanno le armi, i dispositivi militari o gli equipaggiamenti prodotti dall'industria della difesa italiana. Penso che sia una norma di garanzia e trasparenza, che garantisca tutti all'interno di questo Parlamento.
Mi fa piacere che la norma del silenzio-assenso valga solo per i dinieghi e non per le autorizzazioni, perché è chiaro che sarebbe pericolosa. Abbiamo quindi lavorato bene perché non ci sia il silenzio-assenso sulle autorizzazioni, ma solo sui dinieghi, quindi si tratta di una norma che favorisce e tutela la possibilità di approfondire.
Abbiamo fatto un passo in avanti, invece, sul tema della relazione al Parlamento, che costituisce un punto fondamentale, su cui abbiamo convinto anche i parlamentari di maggioranza, e ci fa piacere che sia stata accettata e votata una mia richiesta contenuta in un emendamento che abbiamo presentato, tesa a raccontare e spiegare - nella relazione che viene mandata ogni anno dal Presidente del Consiglio e che i Ministri degli affari esteri e della difesa verranno a illustrare alla Camera e al Senato - non solo la linea esportativa, quindi anche di politica industriale della Difesa del Governo italiano, ma anche quali sono i Paesi e l'ammontare delle armi e dell'equipaggiamento militare che viene venduto, ma anche i singoli settori e i singoli segmenti. Un conto infatti è vendere navi; un conto è vendere equipaggiamento elettronico; un conto è vendere invece carri armati, mitragliatrici o missili. Questo ad esempio è stato il caso dell'Egitto, quando scoppiò il caso Regeni (e mi dispiace che non ci sia il collega Scalfarotto, che allora era vice ministro): il Governo di allora intervenne prontamente e UAMA andò a vedere cosa si poteva autorizzare o meno.
Ma allora il Parlamento non aveva ancora questa norma, che prevede di capire in quali segmenti e quali tipi di armamenti si vendevano; si sapeva solo l'ammontare complessivo. Quell'anno, come sapete, si discuteva anche della vendita delle Fregate europee multi missione (FREMM); quell'ammontare importante di vendita all'Egitto era l'equivalente delle due Fremm. Non si vedeva che invece, parallelamente, erano state bloccate tutta una serie di autorizzazioni che prevedevano la vendita di dispositivi, alcuni delicati, che potevano essere utilizzati dalle forze di sicurezza e di intelligence che avevano pedinato e controllato Regeni. Da questo punto di vista, avere delle informazioni più dettagliate permette a noi e a tutti i parlamentari di maggioranza e di opposizione di essere maggiormente consapevoli.
Mi rallegro dei passi in avanti che sono stati fatti, ma pensiamo che possa essere fatto un passo in più, rispetto ad esempio alla norma che prevede la segnalazione da parte delle organizzazioni non governative che tutelano e promuovono i diritti umani e delle organizzazioni internazionali legate al sistema delle Nazioni Unite. È chiaro che ciò dipenderà anche da come si rapporterà la maggioranza con noi. Se da parte del Governo ci saranno delle aperture sui nostri emendamenti, da ciò dipenderà anche il nostro voto finale. Per adesso registro comunque un clima positivo all'interno della Commissione esteri e difesa, che ci ha permesso di aggiungere un ulteriore tassello a una legge che nel 1990, durante la prima Repubblica, ha rappresentato un punto di avanzamento su un tema delicato come quello dell'import e dell'export di armi. (Applausi).
Presidenza del vice presidente CENTINAIO (ore 11,45)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Magni. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame interviene modificando la legge n. 185 del 1990, una legge che era stata fortemente richiesta da ampi settori della società civile e dell'associazionismo laico e cattolico, che già a partire dagli anni '80 denunciavano numerosi traffici di armi nel nostro Paese e che avevano avviato una mobilitazione contro i mercanti di morte. La normativa aveva lo scopo di regolamentare questa controversa materia con rigore e trasparenza.
Le modifiche introdotte con questo provvedimento affievoliscono proprio il principio di trasparenza, che già oggi viene eluso spesso e volentieri dalle aziende produttrici di armi. Durante i trent'anni di applicazione della legge n. 185 del 1990 sono state autorizzate esportazioni dall'Italia per materiali di armamento per un valore superiore a 100 miliardi. La legge prevede, in linea con l'articolo 11 della Costituzione, il divieto di esportare armi verso Paesi in stato di conflitto armato, sotto embargo internazionale o a Paesi che compiono gravi violazioni dei diritti umani, e comunque sempre seguendo le direzioni della nostra politica estera e l'applicazione soprattutto recente della stessa, ben delineata dai dati.
A leggere però i dati, è chiaro che i divieti posti dalla legge vengono abitualmente aggirati. Sennò non si spiega come, dal 2018 al 2022-23, l'Italia abbia avuto un'esportazione superiore del 45 per cento rispetto al 2013 e al 2017, con circa due terzi dell'export (il 67 per cento) destinati al Medio Oriente. Il Qatar è il principale Paese, con il 24 per cento delle nostre esportazioni; l'Egitto è il secondo, con il 23 per cento, e la Turchia è al 12 per cento. Tutti Paesi che presentano problemi di assenza di diritti civili e, in alcuni casi, sono pure protagonisti di conflitti molto sanguinosi, come quello della Siria.
Sappiamo bene tutti che il maggior produttore di armi in Italia è l'azienda Leonardo, il cui maggior azionista è il MEF. Anche per questo, in ragione della partecipazione pubblica alla produzione di armi, è fortemente necessario avere il massimo di garanzia e di trasparenza. Avremmo quindi dovuto aumentare il livello di trasparenza e di accessibilità ai dati, non diminuirlo.
Invece, la Commissione affari esteri e difesa ha approvato, nella seduta del 16 gennaio 2024, tre emendamenti che inficiano gravemente la trasparenza della relazione annuale al Parlamento sulle esportazioni dall'Italia di materiali militari e che si innescano in un testo che già presenta aspetti problematici, come sottolineato in sede di audizione dalla Rete italiana pace e disarmo, perché modifica i meccanismi di rilascio di autorizzazioni, affidando il cuore delle decisioni all'ambito politico, senza un adeguato passaggio tecnico che garantisca il rispetto dei criteri della legge italiana sulle norme internazionali in materia. In questo modo verranno sottratte al controllo di Parlamento, società civile e opinione pubblica le informazioni precise e dettagliate oggi presenti nella relazione annuale ufficiale sulle esportazioni di materiali militari autorizzate e svolte dalle aziende.
Particolarmente negativo è l'emendamento volto a eliminare ogni informazione riguardo agli istituti di credito operativi nel settore dell'import-export di armamenti. I correntisti non sapranno più dalla relazione quali sono le banche nazionali e estere che traggono profitti dal commercio di armi verso l'estero, in particolare verso Paesi autoritari coinvolti in conflitti armati.
È chiaro che la modifica alla legge n. 185 del 1990, promossa da Governo e maggioranza, ha come principale obiettivo un'applicazione meno rigorosa dei princìpi e dei criteri della legge stessa. Precedentemente, infatti, sono stati bocciati praticamente tutti gli emendamenti proposti dall'opposizione che andavano nella direzione di migliorare i controlli e i meccanismi decisionali e la trasparenza sull'import ed export delle armi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Dreosto. Ne ha facoltà.
DREOSTO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, questo disegno di legge di modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185, recante nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito di materiali di armamenti, apporta una serie di migliorie, tra cui cito la reintroduzione del Comitato interministeriale per gli scambi di materiali di armamento per la difesa (CISD), per assicurare un appropriato coordinamento, al massimo livello politico, delle scelte strategiche in materia di materiale ed armamento.
Non è una novità, infatti, come abbiamo ribadito più volte anche in Commissione affari esteri e difesa (dove ci tengo a sottolineare - come ha detto anche il collega Alfieri - c'è un ottimo clima di collaborazione, così come in quest'Aula), che vi siano profonde interconnessioni tra politica estera, politica di sicurezza e di difesa e la politica economica ed industriale. Per cui l'idea di un comitato per il coordinamento di tale materia va sicuramente - questa è la nostra opinione - nella giusta direzione.
Nella stessa direzione va anche l'istituzione di un Ufficio per il coordinamento della produzione di materiali di armamento, con il compito di fornire al CISD pareri, informazioni e proposte nel quadro degli indirizzi generali delle politiche di scambio nel settore della difesa, adottati dal Parlamento e poi anche dal Governo. Insomma, tutte norme sulle quali mi sono soffermato, in particolare due che mi sembravano abbastanza importanti, di adeguamento e di miglioramento della precedente, già ottima, legislazione.
Concludo sottolineando che, in un'epoca in cui, per i mutamenti geopolitici e i rischi per la sicurezza, vi è la necessità di rilanciare una difesa che deve essere sempre più efficace e reattiva, anche a livello politico, non possiamo che definirci soddisfatti del testo che è stato proposto. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il relatore facente funzioni.
SPERANZON, f. f. relatore. Signor Presidente, vorrei solo sottolineare il fatto che alcuni spunti arrivati da alcuni interventi, anche da parte di senatori dell'opposizione, saranno presi in considerazione. Valuteremo, anche attraverso un confronto col Governo, se recepire alcune loro indicazioni.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo non intende intervenire in sede di replica.
Come comunicato dal presidente La Russa, rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.
Per un'informativa urgente del Ministro della salute
MAZZELLA (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAZZELLA (M5S). Signor Presidente, vorrei chiedere, attraverso di lei, a tutti i colleghi di segnalare la richiesta di un'informativa urgente al Ministro della salute.
Signor Presidente, abbiamo appreso da una circolare del Ministero della salute di ieri, 14 febbraio, che è stato disposto un innalzamento del livello di allerta relativamente alla diffusione della Dengue, presso i punti di ingresso italiani.
Premetto che per Dengue si intende una malattia virale trasmessa da zanzare del genere Aedes, infettate dal virus Dengue, di cui esistono quattro diversi sierotipi, e che si tratta di una malattia infettiva ampiamente diffusa nelle regioni tropicali e subtropicali, in grado di determinare la comparsa di focolai epidemici anche in Europa continentale, nelle aree in cui il vettore è presente ed attivo. La Dengue in genere causa sintomi similinfluenzali, ma a volte può manifestarsi in forma molto grave: questa forma è chiamata Dengue emorragica e può essere mortale. Non è contagiosa direttamente da uomo a uomo, ma la trasmissione da persona a persona è possibile solo attraverso gli insetti, che per la Dengue sono proprio le zanzare. Il virus circola nel sangue delle persone infette per due-sette giorni e viene quindi prelevato e trasmesso ad altri individui tramite la puntura della zanzara.
Nel 2023 in Europa sono tre i Paesi che hanno registrato casi di epidemie autoctone sporadiche di Dengue. Tra il 1° gennaio e il 5 dicembre 2023 l'Italia risulta purtroppo prima con 82 casi, seguita dalla Francia e dalla Spagna.
Pertanto, in relazione all'allerta per una possibile diffusione della Dengue in Italia, si chiede di conoscere oggi stesso eventuali segnalazioni di casi sospetti e se presso i punti di ingresso in Italia (porti, aeroporti, scali merci) sono state attuate le misure di prevenzione, di sorveglianza e di risposta previste nel Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle arbovirosi 2020-2025 e se si è provveduto a realizzare una dotazione di vaccini in grado di proteggere la popolazione a rischio o altri interventi di sorveglianza delle popolazioni da insetti vettori potenzialmente letali.
PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Mazzella. La Presidenza farà presente la sua richiesta.
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 11,58, è ripresa alle ore 15,01).
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15,01)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time), ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderà il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.
Il senatore Renzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00957 sulle misure per risolvere le attuali criticità nel sistema dei trasporti, per tre minuti.
RENZI (IV-C-RE). Signor Vice Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, sappiamo che il ministro Salvini è molto attivo su tanti temi, anche nella sua veste di segretario della Lega: spesso attacca l'Europa e sta intervenendo sui temi politici di maggiore impegno e interesse come il terzo mandato per sindaci e governatori e l'Irpef agricola, argomento sul quale, a differenza di altri, noi la pensiamo come lui, o meglio lui la pensa come noi, visto che fortunatamente gli amici del Governo si sono accorti di aver sbagliato e sono tornati - anzi non ce l'hanno fatta - alle nostre leggi del 2016. C'è però un punto in particolare (anzi non uno solo, ma diversi) sul quale il Ministro lascia qualche preoccupazione. Noi abbiamo un'idea della situazione infrastrutturale che ci preoccupa molto, perché come sa chi prende i treni Frecciarossa, il 50 per cento di questi ha un ritardo medio come minimo di dieci minuti e il 25 per cento ha un ritardo di più di venti minuti. E non tutti possono permettersi il lusso, come ha fatto il Ministro dell'agricoltura, di fermare a chiamata il Frecciarossa, perché di solito chi è sul treno che fa ritardo deve aspettare che si arrivi alla stazione successiva (tra l'altro, stiamo aspettando, signor Ministro, la sua risposta anche all'interrogazione su quell'episodio).
Ma venendo alla domanda, in questo scenario di difficoltà noi leggiamo che l'unica nostra fonte di salvezza è l'Europa grazie al PNRR ed è un po' un contrappasso che proprio il Ministero di Salvini sia quello che ha più soldi europei da spendere, perché se c'è uno in quest'Aula che ha sempre parlato male dell'Europa è proprio quello che riceve più soldi di tutti dall'Europa. Io sono uno di quelli che credono che l'Europa faccia bene, voi pensate che l'Europa faccia male, io penso che l'Europa ci salvi, voi pensate che l'Europa sia il problema, voi pensate che l'Europa debba essere guidata dal sovranismo, io dalla globalizzazione, ma poco importa. Il punto politico è che ci sono 13 miliardi di euro e iniziano ad arrivare i ritardi non solo dei treni, ma anche dei cantieri. Leggo con preoccupazione notizie circa gli slittamenti dal PNRR ai fondi statali di alcuni lotti della Palermo-Catania e anche della Napoli-Avellino e soprattutto, signor Ministro, leggo della preoccupata attenzione di autorevoli istituzioni circa il fatto che noi rischiamo di non spendere tutti quei soldi e che siamo in ritardo non solo con il Frecciarossa, ma anche con le opere del PNRR. Anche a un sovranista come lei, vorrei chiedere se queste mie preoccupazioni sono eccessive, come mi auguro, e se il Governo e il Ministero, lavorando di concerto con l'Europa, possono garantire che non perderanno i denari delle infrastrutture così necessarie al futuro del nostro Paese, perché l'Europa fa bene e non fa male. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio il senatore Renzi perché mi permette di ricordare a chi è in quest'Aula e a chi è a casa ciò che in quindici mesi stiamo cercando di fare per recuperare decenni di mancati investimenti dei Governi da lei presieduti e dei partiti di sinistra da lei presieduti. (Applausi). È chiaro che in quindici mesi non recuperano trent'anni, però mi sembra che questa maggioranza, questo Governo e questa coalizione stiano dando un segno, a partire dai 39 miliardi di euro che, non l'Europa, ma gli italiani e tutti i cittadini europei ci hanno assegnato con il PNRR e che sono assolutamente in linea con i tempi previsti per la spesa.
I miei uffici mi hanno dettagliato tutti i numeri. Per le infrastrutture stradali, l'ANAS ha 2.000 cantieri aperti con stanziamenti erogati per 3,4 miliardi per il 2022 e quant'altro; il nuovo contratto di programma di ANAS che abbiamo perfezionato in questi giorni prevede 40 miliardi di euro di investimenti, di cui 32,7 per nove opere e 4,7 per interventi di manutenzione. Per le infrastrutture ferroviarie, sono in corso lavori sulla rete ferroviaria per 22 miliardi di euro e in termini di programmazione vi sono oltre 124 miliardi di investimenti in infrastrutture ferroviarie. Ci sono 5 miliardi per le infrastrutture portuali. Stiamo lavorando al piano nazionale della logistica e al piano nazionale degli aeroporti. Per la prima volta nella storia, stiamo lavorando a un piano sull'emergenza idrica per superare la continua emergenza. Abbiamo approvato un nuovo codice dei contratti pubblici che, a differenza di quello che aveva approvato il suo Governo, sta sbloccando energie, sta togliendo tempi persi alla burocrazia e sta permettendo ai sindaci, soprattutto dei piccoli Comuni, di lavorare più e meglio.
Abbiamo fatto miracoli in questi quindici mesi? No, però penso che abbiamo messo davanti l'"Italia dei sì" rispetto a quell'"Italia dei no" che anche in queste ore sta dimostrando di unire PD, 5 Stelle e sinistre varie: no alla TAV, no alla TAP, no al nucleare, no all'Alta velocità, no al Ponte, no, no e no. Penso che questa maggioranza arriverà la fine del suo mandato, nel 2027, coesa e compatta, al di là di quello che scrive qualche giornale, lasciando un'Italia più veloce, più moderna, più sicura, più efficiente. In termini di Alta velocità, siamo intervenuti nella sua Firenze con il passante che permetterà di passare sotto la città e stiamo investendo non milioni, come ha fatto qualcuno prima di noi, ma miliardi di euro per rinnovare la flotta non dell'Alta velocità ma degli Intercity, dei treni regionali e dei treni pendolari che prendono l'80 per cento dei nostri cittadini. (Applausi). Quindi buon viaggio e buon lavoro a tutti. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Renzi, per due minuti.
RENZI (IV-C-RE). Signor Ministro, la ringrazio per tanti motivi. In primo luogo perché ella ha detto che negli ultimi trent'anni ho governato io; non me ne ero accorto. Lei è stato al Governo più giorni di quanto ci sia stato io, ma soprattutto mi sembra ingeneroso e anche poco elegante il suo attacco al Presidente del Consiglio che ha governato più di tutti in questi ultimi anni, ossia Silvio Berlusconi (Applausi), che rappresentava la maggioranza di cui anch'ella faceva parte. Giusto perché lei si rivolge a quelli che stanno a casa, ricordo en passant che lei nella scorsa legislatura ha governato, su quattro anni e mezzo, per tre anni e mezzo. Soltanto un anno siamo riusciti a mandarla a casa dopo la sua richiesta dei pieni poteri dal ruolo istituzionale del Papeete (Applausi), ma in ogni caso negli altri tre anni e mezzo, come Ministro o come sostenitore, lei era al Governo.
Veniamo però alla sostanza. Il primo punto è il seguente: evviva che ci sono degli investimenti. Sono investimenti peraltro in molti casi fatti proprio dal mio Governo, a cominciare dalla Napoli-Bari e dalla Palermo-Catania. Purtroppo la mia preoccupazione non è sul fatto che questi investimenti ci siano, ma che si stia spostando la fonte del finanziamento dal PNRR, cioè dai fondi europei che hanno una scadenza più immediata, ai fondi statali. Su questo non ci ha risposto.
Lei, signor Ministro, ci dice che è la prima volta che c'è il piano idrico. Le ricordo che il Governo Conte-Salvini ha chiuso l'unità di missione sul dissesto idrogeologico (Applausi), altro argomento del quale si è dimenticato. Ma c'è un punto fondamentale: oggi Matteo Salvini ha fatto outing dicendo una cosa interessantissima. Oggi Matteo Salvini ha detto che finalmente si sta investendo e lo si sta facendo grazie all'Europa. Allora anche il sovranista Salvini, che prima era contro l'Italia e poi tifa per l'Italia, prima era per la Padania, poi per il Paese unito, ci lascia ben sperare perché, da antieuropeista convinto, da qui al 2027 diventerà un europeista che crede nel fatto che l'unica vostra salvezza e gli unici che possono portare a casa la pelle di questo Paese e del Governo sono proprio gli Stati Uniti d'Europa. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Magni ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00959 sui lavori per la costruzione del quarto ponte tra Lecco e Pescate, per tre minuti.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, a differenza di cosa si può pensare, io ho approfittato della presenza del ministro Salvini per chiedere delucidazioni o meglio precisazioni su due opere importanti del mio territorio, che sono la costruzione del cosiddetto quarto ponte tra Lecco e Pescate e la Lecco-Bergamo.
Signor Ministro, lei sa che c'è una discussione in atto. La costruzione del quarto ponte doveva essere partita già all'inizio dell'anno scorso, ma, allo stato attuale, non è ancora decollata. Tale opera, che è legata alle Olimpiadi invernali, prevede ventiquattro mesi per la sua realizzazione. La prima domanda, quindi, mira a capire quando l'opera parte e i relativi tempi di realizzazione.
Io ricordo che circa un anno fa ebbi un incontro con ANAS, chiedendo il perché non vi fosse la seconda rampa per uscire dalla città. Mi è stato risposto che non era possibile farla, perché altrimenti si bloccavano i lavori e non si partiva in tempo. Ora, sono trascorsi, non dodici mesi, ma quattordici dal momento in cui ho fatto questa richiesta e la costruzione non si è ancora avviata. Il rischio è che noi arriviamo fuori tempo massimo rispetto all'opera e, nello stesso tempo, non è pronta la rampa in uscita. Quindi, oltre alla questione dei tempi, vorrei capire se, sul secondo tratto di uscita, sia pronto il progetto, il finanziamento e quali siano i tempi.
Infine, chiudo sulla questione della Lecco-Bergamo, che lei conosce benissimo. Tale opera è partita con un costo di 68 milioni. Siamo arrivati ad un costo che si dice sia tra i 240 e i 300 milioni, per poter realizzare 2,2 chilometri di strada che poi si blocca a Calolziocorte. La domanda è la seguente. Visto e considerato che c'è un cantiere aperto da anni, che sostanzialmente divide un rione, che cosa si intende fare? Quel progetto lo si realizza oppure si interviene per chiudere quel cantiere, che fa obbrobrio a tutti?
Sono due domande molto precise. Senza polemica, da lei signor Ministro, visto che è il titolare del Ministero preposto, vorrei avere delle risposte, perché il territorio le chiede e le chiede a noi, che cerchiamo di esserne i rappresentanti.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio il senatore Magni che, pur appartenendo a un'area politica e culturale molto lontana dalla mia, porta in quest'Aula un tema concreto e non comizi, come abbiamo sentito in precedenza. Ed io preferisco intervenire nel merito concreto delle opere. (Applausi).
Per quello che riguarda il quarto ponte di Lecco, le opere verranno completate nei tempi previsti. Abbiamo trasferito la competenza ad ANAS, quale soggetto attuatore, pochi giorni fa. ANAS è subentrata, dunque, alla società Milano-Cortina che, per assurdo, invece di accelerare, avrebbe ottenuto il risultato di allungare i tempi, perché c'era un contenzioso su chi paga o non paga l'IVA. Il contenzioso lo abbiamo superato. Io ho fatto una call con i sindaci del territorio nel mese di gennaio e ne ho in programma un'altra domani. Come promesso, l'avvio dei lavori avverrà entro il 2 marzo 2024 e il nuovo crono di programma consegnato prevede la consegna dell'opera a dicembre 2025, quindi ampiamente in tempo rispetto al previsto, per un investimento complessivo di 35 milioni di euro. Conto che lei possa comunicare ai cittadini e alle amministrazioni del territorio questa, che sicuramente è una buona notizia.
Il progetto, per il quale sono state recepite tutte le autorizzazioni, prevede la realizzazione di un nuovo viadotto, sul quale insisteranno una corsia di marcia monodirezionale, con direzione da Pescate a Lecco, ed una pista ciclopedonale. Il viadotto è stato inoltre calcolato anche per l'eventuale futuro utilizzo a doppio senso di circolazione.
Per quanto attiene la variante di Vercurago, lei sa, come me e come i lombardi che abitano la zona, che è un'opera attesa da tempo dal territorio. Nonostante le tante complessità, ha registrato, proprio negli ultimi mesi, una positiva fase di avanzamento.
Il 10 novembre scorso si è infatti conclusa la Conferenza dei servizi preliminare. Attualmente la società Milano-Cortina, che è il soggetto attuatore dell'opera, sta provvedendo alla stipula di apposita convenzione con Anas per il prosieguo dell'attività progettuale, funzionale ad acquisire il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici, al termine del quale si indirà la Conferenza di servizi decisoria.
È importante - come lei diceva - sottolineare che l'attività di progettazione svolta finora ha portato a un incremento considerevole dei costi, che oggi si attestano a 253 milioni di euro, oneri coperti a valere sull'investimento complessivo previsto per le opere stradali della Lombardia connesse alle Olimpiadi, superiori ad 800 milioni, che è interamente finanziato.
La ringrazio perché il suo intervento e la mia umile, concisa risposta ci dimostrano che, almeno sulle infrastrutture, se questo Parlamento non si divide ma si unisce per il bene dei cittadini, fa pienamente il suo lavoro. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Magni, per due minuti.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Ministro, prendo atto ovviamente delle risposte. Sottolineo un fatto relativo ai tempi: adesso mi è stato detto che si farà entro dicembre, però io avevo letto che ci volevano ventiquattro mesi per la realizzazione. Quindi, sapendo che sono passati quattordici mesi prima ancora di iniziare i lavori, il dubbio rimane. Voglio sottolineare che sono molto dubbioso.
In secondo luogo, per quanto riguarda la Lecco-Bergamo - glielo dico in quanto lei parla di infrastrutture - benché sia Lecco-Calolziocorte e non Bergamo, lei sa benissimo che il passaggio a livello di Cisano per arrivare a Bergamo è molto complesso e, allo stesso tempo, i costi, che prima erano in carico alla Provincia, poi alla Regione, poi in carico all'ANAS e via dicendo, sono quadruplicati. Signor Ministro, non è colpa sua, visto che su quel territorio hanno governato in tanti - la Regione è sempre stata governata anche da voi - ma siamo di fronte al fatto che un'opera che risolve parzialmente un passaggio costa da 60 a 253 milioni, come lei ha detto.
Facciamo i conti con questo fatto, visto che si tratta di denaro pubblico. Prendo atto della sua risposta, ma i dubbi sul fatto se siamo in grado di realizzarlo rimangono. La ringrazio se poi sarà rispettato quanto ha detto.
PRESIDENTE. Il senatore Occhiuto ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00956 sull'avanzamento del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, per tre minuti.
OCCHIUTO (FI-BP-PPE). Signor Ministro, colleghi, noi sappiamo che il Governo ha deliberato di procedere alla nella realizzazione del Ponte sullo Stretto e che con il decreto-legge n. 35 del 2023 ha posto le basi per la ripresa del progetto, il cui costo complessivo è quantificato in 13 miliardi e mezzo di euro - dall'allegato infrastrutture al DEF 2023 - e in 1,1 miliardi per le opere secondarie.
Sappiamo che il Ponte stesso rappresenterà una grande opera finalmente realizzata nel Mezzogiorno, ministro Salvini, un simbolo di progresso. E sarà anche un tributo di lungimiranza delle generazioni passate e un'impronta duratura per quelle future, visto che l'idea va ben al di là dell'epoca contemporanea e si può rintracciare fin dall'antichità, nell'epoca di Roma antica, nel Medioevo e nel Rinascimento, in cui le idee e i progetti di collegamento tra la Sicilia e la Calabria esistevano ma erano limitati dalla capacità dell'epoca, e quei popoli li avrebbero certamente realizzati, anziché cercare di bloccarli, come fanno alcuni partiti, addirittura attraverso i tribunali.
Siamo certi, quindi, che l'opera sarà utile a tutta la comunità nazionale in quanto aiuterà ad attrarre investimenti sul nostro territorio, posto che la storia nazionale insegna che le grandi opere, dall'Autostrada del Sole alla TAV, innescano la costruzione di opere secondarie di collegamento e fanno nascere e sviluppare insediamenti produttivi a ridosso di quegli snodi, creando decine di migliaia di nuovi posti di lavoro stabili e una crescita dell'economia.
Sappiamo che il Ponte muove, inoltre, risorse anche a favore dei Comuni e dei territori interessati, posto che ha già consentito alla Calabria di ottenere tre miliardi per la statale jonica, un miliardo necessario al completamento della Salerno-Reggio Calabria e anche il completamento delle strade di accesso al porto di Gioia Tauro. Sappiamo inoltre che le Regioni Calabria e Sicilia contribuiranno alla realizzazione delle infrastrutture utilizzando parte dei nuovi fondi di coesione e dei residui delle programmazioni precedenti.
Nella relazione al progetto del consiglio di amministrazione della concessionaria pubblica società Stretto di Messina a breve saranno aggiornati il cronoprogramma e il piano finanziario della struttura a campata unica, che collegherà Sicilia e Calabria, cui dovranno seguire i pareri di CIPESS, la valutazione di impatto ambientale, la Conferenza dei servizi e il parere del Ministero della cultura.
Si chiede quindi di sapere quale sia lo stato di avanzamento del progetto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina e per le opere e le infrastrutture ad esso connesse sui territori delle Regioni direttamente interessate.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio il senatore Occhiuto perché l'interrogazione porta l'attenzione su un'opera, fra le tante a cui stiamo lavorando, che porterà lavoro, sviluppo e crescita, non solo in due Regioni affamate di infrastrutture e di lavoro, ma anche in tutta Italia. I dati di enti terzi - penso a OpenEconomics - distribuiscono infatti sull'intero territorio nazionale ricadute occupazionali e di maggior ricchezza positive grazie al Ponte sullo Stretto. La prima Regione per incremento di PIL e posti di lavoro creati sarà la mia Lombardia. È quindi veramente un'opera che unisce l'intero Paese.
Oggi, peraltro, è una giornata importante per il Ponte perché proprio questa mattina si è tenuto il consiglio d'amministrazione della società Stretto di Messina, che ha approvato la relazione di aggiornamento al progetto definitivo. La relazione è stata predisposta dal contraente generale e ha acquisito il parere favorevole con raccomandazioni del comitato scientifico indipendente, composto da nove esperti che rappresentano le migliori università italiane.
La relazione, nel confermare tutte le caratteristiche tecniche del Ponte e dei suoi collegamenti a terra, ha attestato la rispondenza del progetto definitivo al progetto preliminare e alle prescrizioni dettate in sede di approvazione dello stesso. Allo stesso tempo ha previsto la necessità di aggiornare il progetto esecutivo su specifici aspetti tecnici.
Inoltre il consiglio d'amministrazione, proprio oggi, 15 febbraio, sta procedendo celermente sul resto delle attività propedeutiche alla realizzazione del Ponte, l'aggiornamento della documentazione ambientale, l'analisi costi-benefici, l'aggiornamento del piano degli espropri, il programma delle opere anticipate.
Io ricordo che il Ponte si inserisce in un contesto in cui stiamo investendo come Paese Italia 30 miliardi di euro per ammodernare e velocizzare le ferrovie, le strade e le autostrade in Sicilia e altri 30 miliardi per strade, autostrade e ferrovie in Calabria. Quindi, oggi non avere il Ponte non darebbe senso alle decine di miliardi che stiamo investendo per arrivare più velocemente a Messina e a Reggio Calabria. Ricordo che il Ponte lo fanno gli ingegneri, i geologi, gli architetti, i geometri e gli operai. La politica dà delle linee di indirizzo, poi fortunatamente i tecnici fanno il loro mestiere.
La società Stretto di Messina predisporrà il piano economico finanziario dell'opera da presentare al CIPESS, da cui risulterà l'intera copertura del fabbisogno finanziario dell'opera attraverso i fondi che quest'Aula ha deciso di stanziare con la legge di bilancio 2024. Verranno seguite quindi tutte le previste normative istruttorie nazionali e internazionali.
Confermo che l'intenzione è aprire i cantieri entro l'anno 2024 e aprire al traffico stradale e ferroviario il Ponte nel 2032. Nel 2032 ci sarà il primo treno che attraverserà la TAV e unirà Torino a Lione. Nello stesso anno ci saranno il primo treno che attraverserà il tunnel del Brennero e unirà in venticinque minuti Fortezza a Innsbruck; la metropolitana nuova che è in corso di costruzione a Roma, con tutti i disagi conseguenti, e il primo treno che attraverserà velocemente lo Stretto di Messina.
La decarbonizzazione si fa così e non imponendo per legge le auto elettriche made in China. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Ternullo, per due minuti.
TERNULLO (FI-BP-PPE). Ringrazio il Ministro per la risposta puntuale e precisa e soprattutto per quanto ci ha appena illustrato in merito al consiglio di amministrazione tenutosi oggi. Sono delle notizie importanti che ovviamente ci riempiono di speranza e, questa volta, si può dire di certezza. Da buona siciliana, mi permetto di dire questo.
La ringraziamo, Ministro, per la determinazione con cui sta portando avanti questo progetto. Come ha detto lei, si tratta di un'infrastruttura essenziale per collegare il Mediterraneo all'Europa e viceversa.
Il Ponte è un'opera visionaria. Non a caso uno dei suoi grandi promotori è stato un visionario, il nostro grande presidente Silvio Berlusconi. Agli anni di Silvio Berlusconi dobbiamo i treni ad Alta velocità, per i quali lui riuscì a superare ogni veto e scetticismo. Sono convinta che anche lei saprà fare bene.
Sulle infrastrutture che dire? Viaggiano le merci, viaggiano gli uomini, viaggiano le loro idee e la loro intraprendenza. Ciò costituisce il primo motore dell'economia e porta con sé migliaia di posti di lavoro, come lei ha già ribadito. Questa è un'infrastruttura che costituirà, per le sue caratteristiche, un'opera unica ed epocale, un'opera che rafforzerà ulteriormente l'immagine dell'Italia nel mondo.
Quindi vada avanti, Ministro. Vada avanti con determinazione su questo progetto e avrà tutto l'appoggio di Forza Italia. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Nave ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00960 sulla realizzazione di opere idriche per il contrasto della siccità, per tre minuti.
NAVE (M5S). Presidente, Governo, il decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39, riguardante "Disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche", convertito poi, con modificazioni, nella legge 13 giugno 2023, n. 68, è nato come rimedio agli eventi siccitosi che hanno colpito il nostro Paese negli ultimi anni, mediante azioni volte alla realizzazione di bacini di ricarica delle falde e di interventi sugli acquedotti colabrodo.
Ebbene, nonostante la composizione della cabina di regia, da ella presieduta, signor Ministro, e la nomina di un commissario straordinario nazionale per l'adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica - incarico tra l'altro prorogato fino al 31 dicembre 2024 - mancano però ad oggi la realizzazione e il completamento delle infrastrutture idriche necessarie a combattere il fenomeno siccitoso. Infatti, come emerge da una relazione della Corte dei conti sulle opere idriche, su 124 cantieri messi in lista e finanziati con 2 miliardi di euro solo 33 potrebbero essere conclusi. Nel dettaglio, la ripartizione è in tre macrocategorie: un finanziamento di 708 milioni di euro per gli invasi e gli acquedotti, 900 milioni di euro destinati a 39 nuovi progetti e la parte restante sono risorse già programmate a legislazione vigente, ma di cui non si ha alcuna contezza dello stato dell'arte.
Ora, considerate che si esclude da tutti questi interventi l'intervento alla diga Bosa di Oristano e che è più che probabile il taglio dei lavori su altre dighe quali la Pantaleo di Reggio Calabria, la Rosamarina di Palermo e la Olivo di Enna. Con la legge di bilancio per il 2023 i fondi destinati al bacino del Po hanno poi subito una riduzione del 40 per cento, Presidente, passando da 6,5 milioni a 2,5 milioni di euro. Oggi il Po è quasi in secca e la situazione è persino peggiore rispetto alla grave siccità del 2022. I rilievi del 2023 dimostrano che le riserve acquifere lombarde sono ridotte del 50 per cento, se si prende a riferimento il periodo dal 2006 al 2020; in tre anni si è perso il 50 per cento delle risorse.
Considerato che sono evidenti la carenza in fase di pianificazione e la confusione in fase di selezione dei progetti da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la cui gestione o, meglio, non gestione lascia molto a desiderare sul rifacimento delle infrastrutture idriche, nonostante le norme volute da questo Governo e sventolate come necessarie e idonee a fornire una risposta immediata ed efficiente al fenomeno siccitoso, ad oggi purtroppo siamo al punto di partenza, da considerarsi anche peggiore rispetto al 2023, anno di conversione del decreto-legge siccità. Ad oggi le risorse messe a disposizione per la rete idrica sono sostanzialmente impantanate.
Signor Ministro: mi permetta: è chiara la vostra incapacità di trovare fondi ulteriori, ma è anche vero che queste opere sono necessarie ed indifferibili, se le paragoniamo ad un investimento monstre di 12 miliardi per un'opera fantasiosa, come il Ponte sullo Stretto. Chiediamo comunque di sapere quali siano la programmazione e le tempistiche che il Governo intende darsi per la realizzazione o il completamento delle opere citate in premessa e la quantificazione dei danni, in termini economici e di approvvigionamento, causati dai ritardi accumulati a causa dell'inerzia del Governo. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio il senatore Nave perché il tema acqua è fondamentale. Un'unica annotazione preliminare: i dati cui lei faceva cenno risalgono a più di un anno fa. Quindi, se i dati fossero quelli da lei citati, sarebbe una situazione preoccupante. Fortunatamente, lei mi permette di aggiornare i dati a oggi, 15 febbraio 2024: sui 124 interventi finanziati per circa 2 miliardi di euro da lei citati, non sono 33 quelli in essere, ma 111, che hanno già lavori in corso o appalti integrati già aggiudicati. Quindi, la milestone prevista per settembre 2023 è stata pienamente conseguita e si prevede l'ultimazione delle esecuzioni nel pieno rispetto della tempistica stabilita dal PNRR.
Lei citava meritoriamente alcuni invasi. Io personalmente sono stato a riavviare i lavori nel cuore della Sardegna per la diga di Cumbidanovu, nel cuore della Campania per la diga di Campolattaro. Abbiamo riavviato i lavori per la diga di Pietrarossa in Sicilia e abbiamo, dopo cinquant'anni, finanziato la progettazione per una diga che non c'è e per me è assolutamente necessario ci sia in futuro, che è la diga di Vetto sull'Appennino reggiano.
Di più, il Ministero ha istituito il Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico, perché è vero che le perdite del 41 per cento della rete idrica nel 2024 non sono più tollerabili. Per questo, per la prima volta abbiamo coinvolto tutti gli enti locali per un Piano idrico nazionale, con domande arrivate da tutta Italia: 562 proposte a fine ottobre 2023. Ovviamente, si tratta di 562 proposte molto articolate che sono in fase di valutazione tecnica, secondo un'analisi basata su una pluralità di criteri. Quindi, anche da questo punto di vista, per analizzare 562 domande serve il tempo necessario agli ingegneri per darci delle priorità.
Il ruolo positivo del Ministero e di questo Governo è stato riconosciuto anche dalla Commissione europea, con un recente conferimento da parte della stessa di risorse finanziarie aggiuntive da destinare ad altri interventi volti al miglioramento della gestione delle reti acquedottistiche. Ricordo, inoltre, i primi cinque interventi di urgente realizzazione finanziati nella cabina di regia da me presieduta per 102 milioni di euro nel luglio del 2023.
Quindi, per carità, tutto si può fare meglio, ma una quantità di denari per la manutenzione e la lotta alla dispersione idrica, come quelli che stiamo mettendo a terra in questi mesi da che siamo al Governo, non hanno precedenti nella storia della Repubblica. Quindi, la ringrazio e spero di essere stato chiaro nella risposta. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Sironi, per due minuti.
SIRONI (M5S). Signor Ministro, non siamo soddisfatti della sua risposta e non ne sono sorpresa. In particolare, non sono soddisfatta della risposta in merito alla perdita delle risorse idriche. Tutto il suo impegno politico è contraddistinto dalla totale assenza di sensibilità ambientale, sebbene ci troviamo nell'era in cui dobbiamo fare i conti con l'attuale scarsità di risorse naturali: se da un lato, dobbiamo occuparci dell'efficienza della gestione delle infrastrutture, che garantiscono la distribuzione dell'acqua agli utenti finali, dall'altro e prima ancora dobbiamo occuparci della disponibilità di riserve idriche. Ricordo il dato citato della nostra Lombardia: in tre anni abbiamo perso la metà delle risorse.
Quindi, occorre prima di tutto tutelare le risorse naturali esistenti, per esempio con la tutela delle zone umide e con lo stop al consumo di suolo. Lei sicuramente saprà che cementificare e impermeabilizzare il suolo impediscono l'infiltrazione dell'acqua piovana per la ricarica delle falde acquifere profonde, che sono la nostra riserva in caso di siccità. Non pare che vengano presi in considerazione questi aspetti quando si decide di ridimensionare il progetto di rinaturazione del fiume Po e neppure con quel che state combinando per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina del 2026, dove, oltre a distruggere ambientalmente Cortina, che del paesaggio fa il suo vanto, in merito alla più generale mobilità avete puntato solo sul trasporto su strada con costruzione di nuove strade, nuova cementificazione e nuova impermeabilizzazione, dimenticando completamente il minor impatto ambientale del trasporto su ferro: la ferrovia. E non mi si tacci di ambientalismo ideologico, categoria di pensiero obsoleta: mai come oggi l'ambientalismo si rivela un approccio concreto, legato a doppio filo con l'economia.
Oggi dobbiamo fare i conti con la scarsità delle risorse naturali, acqua compresa. Oggi il capitale naturale deve avere - e di fatto ha - un controvalore economico e anche come tale deve essere considerato, perché la politica possa fare scelte assennate, prudenti e lungimiranti. Il suo Ministero è uno dei più coinvolti. Dobbiamo puntare a conservare integri i cicli della natura e tutelare gli ecosistemi. Ne va della sopravvivenza del genere umano.
Sollecito una sua riflessione su questi aspetti, nell'interesse nazionale. (Applausi).
PRESIDENTE. La senatrice Minasi ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00961 sull'adozione di misure di edilizia pubblica per contrastare il disagio abitativo, per tre minuti.
MINASI (LSP-PSd'Az). Signor Ministro, l'ultima legge di bilancio ha previsto l'adozione, da parte del suo Ministero, di un decreto finalizzato a sperimentare modelli innovativi di edilizia residenziale pubblica, al fine di ovviare al disagio abitativo sul territorio nazionale, istituendo anche un apposito fondo in tal senso. In coerenza con tale previsione, lei ha avviato un confronto con una probabilità di soggetti pubblici e privati operanti nel settore dell'edilizia residenziale e sociale, con l'intento di affrontare in maniera veramente organica l'emergenza abitativa, nel rispetto di alcune priorità, tra cui il recupero del patrimonio immobiliare esistente, la riconversione degli edifici aventi altra destinazione pubblica, la destinazione ad edilizia residenziale o sociale delle unità immobiliari rimaste invendute, nonché la promozione di forme di collaborazione e partenariato pubblico-privato al fine di garantire la sostenibilità degli investimenti.
Tuttavia, nel corso di tale confronto è stata evidenziata da numerosi soggetti l'esigenza che il piano dedicato all'emergenza abitativa affronti in via preliminare il problema della semplificazione della normativa di settore che, a causa della stratificazione e sovrapposizione di interventi legislativi e giurisprudenziali, inibisce le potenzialità del mercato immobiliare.
In tale contesto desta, inoltre, molta preoccupazione la mole delle istanze di regolarizzazione di lievi difformità edilizie, che sono pendenti negli uffici tecnici comunali e che impediscono ai cittadini anche la possibilità di finalizzare l'acquisto di unità immobiliari. Tra l'altro, la recente adozione del nuovo codice degli appalti ha rappresentato un importante contributo alla sburocratizzazione ed allo snellimento di procedure amministrative obsolete e spesso superflue in materia di contratti pubblici.
Pertanto, parallelamente a un quadro rinnovato e modernizzato in materia di contratti pubblici, sta emergendo anche la necessità di un intervento deciso in materia edilizia, al fine di poter superare anche quei vincoli superflui che il Paese si porta dietro da decenni e che molto spesso compromettono la possibilità di compravendita.
Lei, signor Ministro, ha parlato di piano casa e, quindi, le chiedo se, nell'ambito di tali misure, ritenga opportuno intervenire anche per risolvere queste annose questioni, creando un quadro regolatorio più snello e coerente sul territorio, consentendo di superare l'attuale paralisi di un'importante fetta del patrimonio immobiliare italiano. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signora Presidente, ringrazio la senatrice interrogante perché il tema casa riguarda tutti, da destra a sinistra. Al Ministero stiamo prendendo in mano, con una direzione ad hoc, un tema su cui da troppi anni non c'è un intervento organico. Divido la mia risposta in due parti.
In primo luogo, con riguardo all'edilizia residenziale pubblica, per le famiglie in stato di necessità ci sono 360.000 domande d'accesso in tutta Italia, con un fabbisogno di almeno 250.000 nuovi alloggi popolari. Coi fondi nazionali ed europei che stiamo investendo, stiamo sistemando circa 100.000 nuovi alloggi. È chiaro che con le Regioni, in ottica di piano casa, per chi ha più bisogno stiamo ragionando per recuperare vecchio patrimonio, rimettendolo in disponibilità. Poi ovviamente c'è il tema di coloro che non sono abbastanza bisognosi per essere in coda per avere una casa popolare, ma non sono abbastanza benestanti per andare sul libero mercato dell'affitto o dell'acquisto, soprattutto nelle grandi città (pensiamo a Roma e a Milano). Abbiamo già fatto le prime due riunioni sul piano casa con le cooperative, con i privati, con gli istituti finanziari, con gli enti locali per arrivare a una risposta complessiva.
Ciò che la senatrice Minasi citava riguardo all'edilizia privata è un enorme problema che sta intasando gli uffici tecnici comunali in tutta Italia. Stiamo parlando di persone che non riescono ad acquistare o a vendere una casa perché non sono in grado di dimostrare la perfetta congruità dell'immobile. Stiamo parlando di difformità interne. Quindi, è chiaro ed evidente che gli immobili abusivi in aree a rischio idrogeologico, alle pendici dei vulcani, in zone protette sono fuori dalla discussione e sono assolutamente da azzerare, perché sono a rischio per gli stessi residenti. Mi sto riferendo alle piccole difformità interne (all'antibagno, alla parete, alla cameretta in più se nasce un figlio, alla finestra, al soppalco, alla veranda) che stanno bloccando gli uffici comunali e milioni di immobili in tutta Italia.
Stiamo, quindi, lavorando in primo luogo per un nuovo testo unico dell'edilizia; in secondo luogo su una proposta di legge messa a punto con i tecnici, che riguarda un intervento normativo perimetrato e puntuale che intervenga su tolleranze costruttive di parziali difformità interne in rapporto anche alla cosiddetta doppia conformità edilizia e urbanistica.
Il mio intento è di intervenire al più presto su questi temi, salvaguardando gli interessi pubblici di tutela del patrimonio, permettendo agli enti locali di incassare una quantità di denaro che altrimenti non incasserebbero mai e soprattutto permettendo a milioni di italiani di poter tornare a comprare o a vendere liberamente e serenamente la propria abitazione. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Minasi, per due minuti.
MINASI (LSP-PSd'Az). La ringrazio, signor Ministro, per la sua puntuale risposta. Il tema del disagio abitativo è e non può non essere una priorità assoluta nelle politiche del Governo, soprattutto in questo momento storico, quando anche solo i rincari che si registrano in numerosi settori della vita quotidiana, che pesano sulle tasche delle famiglie, impediscono non solo di poter acquistare un immobile - non tutti hanno la possibilità di accendere un mutuo, non avendo la possibilità di avere come garante i Paesi arabi - ma spesso anche solo di permettersi un affitto. (Applausi).
D'altronde, come Lega siamo da sempre impegnati a tutelare il diritto alla casa dei cittadini e tutta una serie di misure che il suo Ministero sta già portando avanti - come ho già detto prima - come il codice degli appalti. Sicuramente, il piano casa che lei prevede di adottare potrà rappresentare un grandissimo aiuto per chi ha più bisogno, ma in generale per tutti i cittadini che attendono risposte, garantendo loro l'accesso a un'abitazione dignitosa, ma rendendo anche più elastico e meno caro il mercato immobiliare. Mi permetto anche in questa occasione di sottolineare, peraltro, che il mercato in questo momento soffoca anche i commercianti, con locazioni eccessivamente costose, ma soprattutto con una normativa vecchia e rigida non più adeguata ai tempi, che ha portato alla chiusura di centinaia di migliaia di attività, con danno non solo per le stesse famiglie e conseguente riverbero sullo stesso problema abitativo, ma anche per le città, per i centri storici, per la loro sicurezza urbana. Ci sentiamo, pertanto, di cogliere in questa occasione anche l'appello dei commercianti e dei proprietari immobiliari ad interessarci sulla problematica che - come dicevo - si interseca con la situazione complessiva di cui stiamo trattando.
La sua iniziativa sul piano casa, ministro Salvini, è dunque particolarmente significativa e possiamo certamente ritenerci soddisfatti. Io, da calabrese, la ringrazio anche per la sua fantasiosa idea del Ponte sullo Stretto. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Basso ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00958 su iniziative per la riduzione degli incidenti stradali in ambito urbano, per tre minuti.
BASSO (PD-IDP). Signor Presidente, il 2023 è stato un anno di guerra e di morte in tante aree del mondo, ma di morti se ne contano a centinaia anche nelle nostre città. Sono i pedoni, vittime incolpevoli della strada: 440 decessi, 283 uomini, 157 donne, 231 avevano più di sessantacinque anni (i più fragili, i più vulnerabili), 17 avevano meno di diciotto anni (le morti più drammatiche, intollerabili). Questo è il bilancio tragico dei pedoni deceduti nel 2023 e decine di migliaia sono stati gli incidenti stradali che, senza portare alla morte degli investiti, hanno causato dolore e sofferenza.
Ci troviamo di fronte a cifre drammatiche e inaccettabili, che gridano per un cambiamento. Oltre il 73 per cento delle collisioni stradali in Italia avviene su strade urbane, con l'eccesso di velocità come prima causa di incidenti mortali. Ogni anno le strade urbane diventano teatro di tragedie che potremmo evitare. Dobbiamo agire. Guardiamo agli esempi di successo in Europa e oltre, città che hanno osato cambiare riducendo i limiti di velocità e con essi gli incidenti mortali e gravi. Il successo delle zone a 30 chilometri all'ora in Europa, adottate in Paesi come Francia, Germania, Belgio, Austria, in tutta la Spagna, dimostra come questa misura sia efficace nel ridurre gli incidenti stradali e migliorare la qualità della vita nei centri urbani e - lo dicono i dati - senza impattare negativamente sui tempi di percorrenza. L'obiettivo non vuole essere una "Città 30" come fatto ideologico. Il problema è che oggi nelle città italiane la strada principale è uguale alla strada residenziale. "Città 30" non vuol dire cambiare anche le arterie ad alto scorrimento, ma partire dai quartieri dove viviamo, dove vivono i nostri figli, i nostri anziani, per migliorarne la sicurezza e la qualità della vita. Se guardiamo infatti alla vita di tutti i giorni, i nostri tempi di percorrenza sulle strade non sono certo pregiudicati dal limite a 30 chilometri all'ora invece che a 50 nelle aree urbane, ma semmai da autostrade perennemente congestionate con cantieri infiniti.
Sono ligure, signor Ministro, e non ha idea della terribile situazione in cui continuiamo a trovarci. Il problema sono i treni perennemente in ritardo, la mancanza di mezzi pubblici moderni ed efficienti: carenze dovute ai vostri mancati investimenti nel trasporto pubblico locale. Possiamo, signor Ministro, ostinarci ad ignorare tutte queste evidenze? Allora perché negare ai nostri Comuni la libertà di proteggere i propri cittadini? Le chiedo, signor Ministro: come può sostenere l'autonomia delle Regioni su competenze di chiara valenza nazionale come scuola, lavoro, politiche energetiche internazionali e, al contempo, limitare l'autonomia dei Comuni nel fare scelte che possono salvare centinaia di vite? (Applausi). Chi, se non i nostri amministratori locali che vivono e conoscono il loro territorio, può valutare la zona più idonea in cui è corretto porre dei limiti?
Signor Ministro, le chiedo pertanto: intende dare piena e tempestiva attuazione alle strategie per il miglioramento della sicurezza stradale prevista dal piano nazionale 2030? È disposto a sostenere davvero le iniziative dei Comuni per moderare il traffico, garantendo la piena ed integrale attuazione dei programmi progettuali e degli interventi di sicurezza finanziati dal suo stesso Ministero? Infine, non ritiene necessario garantire maggiormente l'autonomia dei Comuni nell'individuazione delle Zone 30, per una maggiore sicurezza e qualità della vita nelle nostre città?
La storia ci giudicherà per le scelte che facciamo oggi, per il coraggio di agire per il bene comune. È tempo di ascoltare, di cambiare e di salvare vite. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio l'interrogante perché anche in questo caso mi permette di far chiarezza ritornando sul pianeta Terra. La sicurezza stradale è un obiettivo di tutti, non della destra o della sinistra. Fortunatamente i dati della Polizia stradale per il 2023 danno, per la prima volta dopo anni, una riduzione del numero di incidenti, di morti e di feriti. Probabilmente perché da un anno si parla del nuovo codice della strada a cui stiamo lavorando, che è in esame in Commissione alla Camera. Parlo ad esempio di alcune iniziative a tutela della sicurezza, come la sospensione breve della patente di guida per chi utilizza il telefonino o per chi abbandona animali lungo la sede stradale: fattispecie che non erano previste nel codice precedente. Parlo dell'esigenza di mettere in sicurezza i ciclisti, normando come devono essere fatte le piste ciclabili, che non possono essere delle semplici strisce bianche disegnate per terra fra carico e scarico e fermate degli autobus. Parlo della tolleranza zero nei confronti di chi si mette alla guida dopo aver assunto stupefacenti o aver ecceduto nel consumo di alcol.
Veniamo al tema dei 30 chilometri all'ora. Il codice della strada, non il Ministro, consente di imporre giustamente limiti di velocità ridotti a 30 chilometri all'ora in alcune strade o tratti di strada. I 30 chilometri all'ora, i dossi o l'autovelox in prossimità di una scuola materna, di un asilo nido, di un ospedale, di una grande fabbrica, di una caserma, di un tratto di strada ristretta hanno assolutamente un senso. I 30 chilometri all'ora su intere superfici cittadine non hanno alcun senso e creano solo danni. (Applausi). Questa è la ratio.
Abbiamo quindi adottato una direttiva, di concerto con l'Associazione nazionale dei Comuni d'Italia; figuriamoci se vado a ledere l'autonomia dei Comuni, con cui stiamo lavorando proficuamente, compreso anche il sindaco di Bologna con cui penso e immagino che si troverà un accordo - perché il tema della sicurezza stradale e della salvaguardia della vita è fondamentale - senza nessuna ideologia. Avere alcune Zone 30, avere alcune ZTL per proteggere alcuni pezzi di città, avere alcuni autovelox in zone ad alta incidentalità è assolutamente sacrosanto, tanto che il Ministero che io guido finanzia questi interventi ed esperimenti. Fare la guerra alle auto, alle moto, ai furgoni per motivo ideologico non ha niente a che fare con la sicurezza stradale. Quindi stiamo lavorando con i Comuni d'Italia per arrivare a un accordo condiviso.
A proposito di autonomia, siede di fianco a me il ministro Roberto Calderoli. Sono assolutamente, convintamente e culturalmente autonomista e federalista. Spero che il PD, oltre che permettere ZTL e limiti di velocità a 30 chilometri all'ora, sia autonomista anche per modernizzare il nostro Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Zampa, per due minuti.
ZAMPA (PD-IDP). Signor Ministro, le ripeto i dati, perché sembra che lei non ne abbia colto la portata. In Italia gli incidenti stradali hanno causato 223.475 feriti e 3.159 morti. Numeri del 2022 che, riferiti agli anni precedenti, ci dicono che i feriti gravi sono sempre oltre 15.000 sulle nostre strade. Tra questi, ci sono 700 giovani con lesioni permanenti al midollo. Il 73 per cento degli incidenti avviene sulle strade urbane.
Noi ci aspettavamo, signor Ministro, che lei si occupasse di questi dati, dati che sono carichi di dolore e di sofferenza. Ci aspettavamo che lei chiamasse a raccolta i sindaci delle grandi città, per valutare cosa fare. Qualcuno però, per fortuna, nel suo Ministero lo ha fatto, visto che una legge, entrata in vigore nel febbraio 2023, per abbassare i limiti di velocità è stata finanziata con 13 milioni dal Ministero che lei guida. Poi, lei sembra aver cambiato idea, guarda caso dopo che il sindaco di Bologna ha preso sul serio quelle norme.
Le voglio dire, molto sinceramente, che non è la prima volta che noi restiamo abbastanza sbalorditi dalle sue originali iniziative: l'ultima di cui portiamo memoria, a Bologna, è la sua scampanellata a un citofono. Non mi sembra che sia finita benissimo, rispetto all'obiettivo che lei si dava. (Vivaci commenti).
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, vi ricordo che siamo in fase di svolgimento del question time. La invito a proseguire, senatrice Zampa.
ZAMPA (PD-IDP). Eppure, signor Ministro, in questa occasione è riuscito a stupirci doppiamente. In primo luogo, perché lei, che è alla guida di una forza politica che fa dell'autonomia dei territori una bandiera, è entrato a gamba tesa contro un sindaco e contro un'amministrazione comunale, senza rispetto dell'autonomia; in secondo luogo, perché lei, che guida il Ministero dei trasporti e che è chiamato a occuparsi della sicurezza stradale, della vita che sulle strade ogni giorno si consuma, ha invece scelto di fare campagna elettorale anche a danno dell'incolumità delle persone.
Se lo lasci dire da un sindaco della sua maggioranza, il sindaco Nizzi di Olbia, di Forza Italia, che ha detto: ora Salvini toglie potere ai sindaci. Ecco, noi restiamo sbalorditi esattamente come questo sindaco. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Lisei ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00962 sull'estensione del limite di 30 chilometri orari in vaste aree dei centri cittadini, per tre minuti.
LISEI (FdI). Signor Presidente, io voglio ringraziare il ministro Salvini. Io ho la fortuna di vivere nella bellissima Bologna, ma ho la sfortuna di essere amministrato dal novello Che Guevara a quattro ruote, Lepore, che ha deciso di imporre a tutti di andare a 30 chilometri orari. Tra l'altro, una scelta bizzarra che è stata seguita da tanti altri sindaci: la maggior parte, anzi tutti, di sinistra e progressisti, che, al grido di "Hasta i 30 all'ora sempre", vogliono costringere tutti ad andare a 30 chilometri all'ora.
Signor Ministro, io la ringrazio per la sua direttiva e mi permetta di ringraziare anche il vice ministro Bignami, che è di Bologna e che con me condivide queste sfortune che le ho illustrato. Si è, però, impegnato e si sta impegnando per dare attuazione al codice della strada. Con questa direttiva ella ha fissato delle regole, che prima in parte ha richiamato, sull'attuazione delle cosiddette Zone 30.
Lo ribadisco perché nessuno è contrario alle Zone 30, tanto è vero che esse esistono da tanti anni, finanziate dal Ministero. Nessuno ha mai protestato contro le Zone 30. Come dice la parola stessa, si tratta di una zona. Se poi si vuole fare il furbetto e, attraverso quindici ordinanze, come ha fatto il sindaco di Bologna, si vuole estenderla a tutta la città, allora non è più zona 30. (Applausi).
In questo modo si vuole attuarle facendo il furbo, senza spiegare perché si attuano le Zone 30, che hanno una logica. Esse sono nate, infatti, con una logica specifica, quella cioè di alzare l'attenzione in determinati punti della città: le scuole, gli asili e quelli elencati prima dal Ministro, dove è importante andare a 30 chilometri all'ora. Ma se non si ha più la percezione di dove finisce il limite dei 30 chilometri all'ora e dove inizia quello dei 50 chilometri all'ora, la previsione diventa inapplicabile e poco percepita dai guidatori.
È evidente che, ad oggi, con le ordinanze adottate, il sindaco Lepore si è fatto apripista di questa battaglia, importante per la sinistra. La bandiera della sinistra oggi sono i 30 chilometri orari. Ma sono ordinanze che, a mio avviso, sono illegittime, perché comprendono una distesa di strade senza spiegare la ragione per la quale in quelle strade bisogna andare a 30 chilometri all'ora. Sono solo quindici ordinanze che fanno un elenco di strade.
Questo sta accadendo anche in altre città, ad esempio a Firenze, e anche il sindaco di Roma si sta adeguando, e lo dico per i tanti colleghi presenti. Sono ordinanze che, evidentemente, sono illegittime, anche come richiamava oggi il vice ministro Bignami su «Il Resto del Carlino».
Le obiezioni che sono state fatte anche da chi è intervenuto prima e i presupposti scientifici dicono che, se vai a 30 chilometri all'ora, ci sono meno incidenti e, se fai un incidente a 30 chilometri all'ora, ti fai meno male. Inoppugnabile, noi lo condividiamo, perché non siamo contro la scienza. Anzi, è chiaro che, se tu stai a casa seduto sul divano, gli incidenti sono zero. (Applausi). Se poi ti pagano per stare seduto sul divano, riduciamo anche gli incidenti sul lavoro, perché questa è la realtà.
Allora, io credo che nessuno si sarebbe mai sognato, ovviamente, e non si sognerebbe mai di costringere gli italiani a non uscire di casa. Qualcuno si è sognato di dargli lo stipendio per stare sulla poltrona col reddito di cittadinanza, ma questo è un altro discorso. Credo però che qualsiasi misura debba avere dei costi e dei benefici per la collettività che vanno soppesati. Vanno soppesati i costi di andare a 30 chilometri all'ora - lavoratori, commercianti e tutta una serie di soggetti dicono che questo li sta danneggiando - con i benefici che si hanno sull'incidentalità. È vero il dato che è stato citato in un intervento precedente sugli incidenti, ma è altrettanto vero che la maggior parte degli incidenti con feriti gravi e mortali avviene in ambito extraurbano. A prendere i dati come ci pare siamo buoni tutti.
Allora, visto che la maggior parte dei morti avviene sulle strade extraurbane, sulle autostrade, forse su quello ci si dovrebbe concentrare.
Visto che il sindaco Lepore sta facendo da apripista; visto che lei gli ha scritto in questi giorni e il sindaco le ha risposto prendendo tempo e dicendo che sta facendo analisi, incontri e quant'altro - fa di tutto tranne che ritirare quelle ordinanze - che cosa accadrà se non ritira quelle ordinanze che vanno contro la direttiva del Ministero? (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro delle infrastrutture e dei trasporti. La ringrazio per l'interrogazione, perché mi permette di ripetere e di approfondire alcuni tratti.
Come ho detto precedentemente, la direttiva che ho avuto l'onore di firmare è chiara: assolutamente sì ai limiti ridotti a 30 chilometri all'ora su singole strade o tratti di strada, laddove i sindaci di qualunque colore politico e di qualunque latitudine ne ravvisino le condizioni - vicinanza alle fabbriche, agli asili, alle scuole, ai parchi gioco, ai luoghi di culto, agli ospedali, a musei, strade ristrette, strade ad alta frequentazione - no all'estensione ideologica su interi pezzi di città di un'area a trenta all'ora che danneggia il lavoro, danneggia la mobilità, danneggia il commercio e danneggia l'ambiente perché ci sono emissioni maggiori con velocità ridotta.
Ogni deroga di ogni sindaco, di ogni colore, di ogni città, dovrà puntualmente quindi motivare quali siano le condizioni previste per ridurre la velocità o - aggiungo - installare autovelox che dovranno essere omologati nazionalmente e applicati laddove ci siano esigenze di sicurezza, non installati per fare cassa sulla pelle di chi va a lavorare in auto in città.
Quindi pensare di estendere i 30 chilometri all'ora o di fare mega ZTL, come sta pensando anche qualcuno a Roma, a Milano e a Firenze non va incontro all'ambiente, ma danneggia semplicemente le attività lavorative.
È vero: la maggior parte dei morti è sulle strade provinciali e sarebbe necessario ripensare a chi, in maniera poco furba, ha cancellato le Province che - a mio avviso - dovrebbero essere reintrodotte con tutti i poteri e il personale conseguente (Applausi), perché senza l'ente Provincia le strade provinciali evidentemente non le manutiene nessuno, però non ci sono né Renzi, né Delrio che conto abbiano capito il madornale errore commesso.
Oggi, peraltro sul quotidiano «Il Resto del Carlino» c'era una rilevazione a cui hanno partecipato oltre 7.000 cittadini bolognesi o residenti in provincia di Bologna che, nell'ottanta per cento dei casi, dicono no a questa misura estesa e ideologica. Come ricordavo, il 13 febbraio ho scritto al sindaco di Bologna per avere aggiornamenti in merito al rispetto della direttiva. Ieri era San Valentino, la giornata degli innamorati e, quindi, diamo ancora qualche ora ai tecnici del Ministero e del Comune per lavorare. Sono sicuro, anche per l'interlocuzione in corso con l'ANCI, che una quadra si troverà perché, con tutto il rispetto e l'amore per le autonomie, avendo fatto l'amministratore locale nella mia città per più di vent'anni, posso dire che una direttiva fatta nell'interesse pubblico, collettivo e nazionale che arriva dal Ministero può e deve essere applicata, perché altrimenti il codice della strada interverrà laddove non ritenga di intervenire il singolo.
Mi auguro, quindi, che quest'Aula si unisca sulla sicurezza stradale, ad esempio, approvando velocemente le centinaia di emendamenti che stanno rallentando l'approvazione del nuovo codice della strada. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Lisei, per due minuti.
LISEI (FdI). Ringrazio il Ministro. Sono ovviamente soddisfatto, come siamo soddisfatti anche dell'iter del nuovo codice della strada, anche se purtroppo è rallentato. Tale codice interviene su un aspetto importante, significativo che è quello di colpire chi ha delle condotte illegittime, che causano morti e incidenti.
Così come siamo assolutamente convinti, visto che l'obiettivo è comune, che non sia una bandierina da sventolare per utilizzare misure illogiche, ma bisogna ragionare proprio sui dati e, sulla base di essi, adottare degli interventi che siano calibrati. Ci sono infatti degli interventi, che alcuni sindaci non prendono (ad esempio quelli che stanno adottando i 30 chilometri orari), che è statisticamente provato che riducono il numero dei morti. Mi riferisco ad esempio alle rotonde o al posizionamento di photored agli incroci. La prima causa di incidenti stradali nel tessuto urbano è la distrazione e la seconda sono gli incroci, ossia chi non rispetta la precedenza o chi non rispetta i semafori. Faccio presente a chi cita i dati che, secondo dati Istat 2022, solo l'8 per cento degli incidenti è dato dall'eccesso di velocità. Non ho i dati Istat 2023 e non parlo di quello che non conosco. Nel 2022, però, come prima causa c'era la distrazione alla guida e come seconda gli incroci stradali. Bisogna iniziare a lavorare sulle cause principali nell'ambito urbano. C'è poi l'ambito extraurbano che fa capitolo a parte e che - come diceva bene il Ministro - richiede interventi che probabilmente sono differenti. Ciò non vuol dire essere contrari ai 30 chilometri orari, all'autovelox o altro. Ci sono misure che sono giuste in luoghi giusti, che sono utili e producono dei risultati; ci sono misure che portate avanti, come i 30 chilometri orari in città, sono solo ideologia, producono solo danni e non danno benefici; anzi, rischiano probabilmente di danneggiare dei tessuti produttivi che non possono essere vittime del furore ideologico per portare avanti delle bandierine.
Quindi, bene che si ragioni in modo pratico e pragmatico; bene che l'autonomia ci sia perché oggi ci sono gli autonomisti soltanto per i Comuni. Scopriamo che è brutta e cattiva l'autonomia regionale, però bisogna mantenere l'autonomia dei Comuni. Faccio presente che lo Stato, a prescindere da qualsiasi forma di autonomia differenziata - probabilmente l'autonomia differenziata per il PD è quella che si applica alle Regioni e non ai Comuni o viceversa - ha sempre il dovere di fare leggi quadro e di dare direttive a cui i Comuni si omologano. E questo lo fa il codice della strada. Non è questione di limitare la potestà dei sindaci. È questione che i sindaci esercitano una potestà, ma lo fanno nel confine e nel quadro che dà lo Stato.
Quindi bene così, Ministro. Spero che il suo intervento, questi tavoli e questi incontri portino qualcuno a ripensare le proprie misure, altrimenti i cittadini saranno costretti a fare ricorsi a loro spese. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Lisei saprà che Che Guevara aveva una motocicletta che si chiamava Poderosa, di cui ignoriamo la velocità.
Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) all'ordine del giorno è così esaurito.
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di martedì 20 febbraio 2024
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 20 febbraio, alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 16,05).
Allegato A
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 151-BIS DEL REGOLAMENTO
Interrogazione sulle misure per risolvere le attuali criticità nel sistema dei trasporti
(3-00957) (14 febbraio 2024)
Enrico Borghi, Renzi, Fregolent, Musolino, Paita, Sbrollini, Scalfarotto. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti -
Premesso che:
con la revisione del piano nazionale di ripresa e resilienza rischiano di essere cancellati o spostati su altre fonti di finanziamento (più incerte) più di 40.000 progetti in infrastrutture per un valore di circa 13 miliardi di euro, e non si ha ancora contezza del loro destino;
più di 9 miliardi di euro di investimenti risultano in ritardo e bloccati per ostacoli burocratici e carenze progettuali, lasciando la rete infrastrutturale a criticità sempre più strutturali: gli ultimi dati confermano che il 75 per cento delle 231.140 opere monitorate attraverso la piattaforma "ReGis" registra ritardi strutturali ed economici, con una capacità di spesa (nel solo ultimo anno) pari al 7 per cento;
nonostante i prezzi dei biglietti per l'alta velocità siano aumentati fino al 30 per cento, la quasi totalità dei treni ad alta velocità viaggia con un ritardo medio tra i 10 e 15 minuti e quasi un treno su quattro registra un ritardo tra i 20 e i 120 minuti, mentre sull'intera rete si registrano guasti, ritardi, cancellazioni e disservizi;
in un contesto infrastrutturale ancora debole e deficitario e che risulta ora ulteriormente aggravato dai ritardi negli investimenti e negli innumerevoli cantieri fermi su tutto il territorio nazionale, non sono chiare le ragioni per cui il Ministro in indirizzo, che è anche vice Presidente del Consiglio dei ministri, continui a imputare all'Unione europea le difficoltà del Paese, organizzando raduni e guardando con favore a movimenti antieuropeisti;
nello specifico, in materia di trasporti, l'attività governativa è invece assurta di recente alle cronache per due episodi poco edificanti: il 21 novembre 2023, il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, mentre viaggiava sul treno Torino-Salerno, ha imposto una fermata straordinaria alla stazione di Ciampino, con un uso, ad avviso degli interroganti, privato, discrezionale, illegittimo e arrogante del servizio di trasporto pubblico; lo scorso 4 febbraio è stato organizzato un treno straordinario Frecciarossa, con tanto di livrea speciale, da Roma a Sanremo a servizio del 74° festival della canzone, riservato solo a dirigenti, funzionari e dipendenti della RAI, oltre che a una sessantina di giornalisti accreditati, mentre la Liguria è rimasta ai, tristemente noti, disservizi strutturali che la contraddistinguono sul piano del trasporto ferroviario;
in relazione a entrambe le vicende, il Ministro in indirizzo si è detto estraneo alle vicende e del tutto inconsapevole delle decisioni e degli avvenimenti descritti, nonostante queste investano direttamente ambiti di competenza direttamente ascritti al dicastero delle infrastrutture e dei trasporti;
è ormai costante l'affermazione di estraneità alla quasi totalità delle decisioni del Governo (da ultimo sul piano dell'IRPEF agricola e sull'aumento di diverse tassazioni, ma anche in relazione ai progetti infrastrutturali cancellati dal PNRR), nonostante il Ministro in indirizzo rivesta anche il ruolo di vice Presidente del Consiglio dei ministri;
tale circostanza pregiudica le prerogative di indirizzo e controllo delle Camere, le quali si vedono rispondere con slogan (spesso antieuropeisti) o prese di distanze, nonostante il principio di collegialità che caratterizza l'azione del Governo,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare per rafforzare il sistema infrastrutturale (stradale, ferroviario, portuale e aeroportuale) del Paese e quale approccio intenda adottare in seno alle istituzioni europee per superare le numerose criticità che riguardano il suo dicastero.
Interrogazione sui lavori per la costruzione del quarto ponte tra Lecco e Pescate
(3-00959) (14 febbraio 2024)
Magni, De Cristofaro. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti -
Premesso che:
dopo anni di rinvii sembrerebbe che con il decreto-legge 5 febbraio 2023, n. 10, si sia trovata una soluzione alle problematiche che impedivano l'avvio per la costruzione del quarto ponte tra Lecco e Pescate;
l'infrastruttura, fondamentale per la viabilità dei comuni di Lecco, Valmadrera, Malgrate, Pescate, Civate, Galbiate e Oliveto Lario e funzionale al complessivo progetto viario collegato alle olimpiadi Milano-Cortina 2026, verrà realizzata lungo la strada statale 36 tra Pescate e Lecco, a cura di ANAS, e consta di una struttura a scavalco del fiume Adda che si configura ad unico senso di marcia, con annessa pista ciclabile, lasciando inalterati i raccordi e le connessioni esistenti;
nei mesi scorsi i sindaci della Conferenza dei sindaci del Lecchese hanno inviato una comunicazione ad ANAS e al Ministro in indirizzo, evidenziando la grande preoccupazione di fronte all'ennesimo rinvio dell'inizio dei lavori e chiedendo di confermare la data di inizio lavori per febbraio 2024;
considerato che:
il ponte è fondamentale per ridurre le problematiche viabilistiche di tutto il territorio, soprattutto in previsione dei giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, che porteranno un notevole incremento dell'afflusso turistico;
ad oggi il progetto sembrerebbe prevedere un'unica corsia di marcia, affiancata ad una pista ciclabile, con la conseguenza che la realizzazione del ponte non sarebbe risolutiva delle problematiche della viabilità, ma, al contrario, potrebbe creare situazioni di ingolfamento anche pericolose per le persone;
nel mese di dicembre 2023 la presidente della Provincia ha inviato una formale comunicazione ad ANAS con la quale evidenzia la necessità di modificare il progetto iniziale e prevedere una modifica funzionale della pista ciclabile ai fini viabilistici;
considerato inoltre che nel medesimo territorio ad oggi non si conoscono le condizioni della realizzazione dell'opera denominata "strada statale 639 variante di Vercurago", cosiddetta Lecco-Bergamo, anch'essa fondamentale per la viabilità locale,
si chiede di sapere:
quale sia la data di avvio dei lavori di realizzazione del quarto ponte di Lecco, la loro durata complessiva e il costo definitivo dell'opera;
se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno intervenire, affinché il progetto venga adeguatamente modificato per garantire la fluidità della viabilità, attraverso la realizzazione di una seconda corsia di marcia e di tutte le opere connesse, i costi e i tempi di realizzazione dell'eventuale nuovo progetto modificativo;
quale sia lo stato dell'arte in relazione alla realizzazione del progetto della cosiddetta Lecco-Bergamo, quali i costi e i tempi di realizzazione.
Interrogazione sull'avanzamento del progetto del ponte sullo Stretto di Messina
(3-00956) (14 febbraio 2024)
Gasparri, Damiani, Fazzone, Galliani, Lotito, Occhiuto, Paroli, Ronzulli, Rosso, Silvestro, Ternullo, Zanettin. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti -
Premesso che:
il Governo ha deliberato di procedere nella realizzazione del ponte sullo stretto di Messina e con il decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, recante "Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria", ha posto le basi per la ripresa del progetto, il cui costo complessivo è quantificato in 13,5 miliardi di euro dall'Allegato infrastrutture al DEF 2023 e in 1,1 miliardi per le opere secondarie;
esso rappresenterà una grande opera realizzata nel Mezzogiorno, ma utile a tutta la comunità nazionale, in quanto può aiutare ad attrarre investimenti sul nostro territorio, posto che la storia nazionale insegna che le grandi opere, dall'Autostrada del Sole, alla TAV in avanti, innescano la costruzione delle opere secondarie e di collegamento e fanno nascere e sviluppare insediamenti produttivi a ridosso di quegli snodi, creando decine di migliaia di nuovi posti di lavoro stabili e una crescita dell'economia;
il ponte muove, inoltre, risorse anche a favore dei territori interessati, posto che ha già consentito alla Calabria di ottenere 3 miliardi per la strada statale Jonica, un miliardo necessario al completamento della Salerno-Reggio Calabria, il completamento delle strade di accesso al porto di Gioia Tauro;
la Regione Sicilia contribuirà alla realizzazione delle infrastrutture utilizzando 1,2 miliardi dei nuovi fondi di coesione e dei residui delle programmazioni precedenti;
la relazione al progetto del consiglio di amministrazione della concessionaria pubblica Società Stretto di Messina a breve aggiornerà il cronoprogramma e il piano finanziario della struttura a campata unica, che collegherà Sicilia e Calabria, cui dovrebbero seguire i pareri di CIPESS, la valutazione di impatto ambientale, la conferenza dei servizi e il parere del Ministero della cultura,
si chiede di sapere quale sia lo stato di avanzamento del progetto per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina e per le opere e le infrastrutture ad esso connesse sui territori delle regioni direttamente interessate.
Interrogazione sulla realizzazione di opere idriche per il contrasto della siccità
(3-00960) (14 febbraio 2024)
Nave, Sironi, Trevisi, Di Girolamo. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti -
Premesso che:
il decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39, riguardante "Disposizioni urgenti per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche", è nato come rimedio agli eventi siccitosi che hanno colpito il nostro Paese negli ultimi anni mediante azioni volte alla realizzazione di bacini di ricarica delle falde o di interventi sugli acquedotti "colabrodo";
nonostante la composizione della cabina di regia presieduta dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e la nomina di un commissario straordinario nazionale per l'adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica, incarico prorogato fino al 31 dicembre 2024, mancano, ad oggi, la realizzazione e il completamento delle infrastrutture idriche necessarie a combattere il fenomeno siccitoso. Infatti, come emerge da una relazione della Corte dei conti sulle opere idriche, su 124 cantieri messi in lista e finanziati con 2 miliardi di euro, solo 33 potrebbero essere conclusi. Nel dettaglio la ripartizione è in tre macro categorie: un finanziamento di 708 milioni di euro per gli invasi e gli acquedotti, 900 milioni di euro destinati a 39 nuovi progetti e la parte restante sono risorse già programmate su legislazione vigente ma di cui non si ha alcuna contezza "dello stato dell'arte";
considerato che:
si esclude l'intervento alla diga di Bosa (Oristano); più che probabile il taglio dei lavori su altre dighe quali la Pantaleo (Reggio Calabria), la Rosamarina (Palermo), la Olivo (Enna);
con la legge di bilancio per il 2023 i fondi destinati al bacino del Po hanno subito una riduzione del 40 per cento, passando da 6,5 a 2,5 milioni di euro. Oggi il Po è quasi in secca: la situazione è persino peggiore rispetto alla grave siccità del 2022;
considerato, inoltre, che:
è evidente la carenza in fase di pianificazione e la confusione in fase di selezione dei progetti da parte del Ministero la cui "gestione", meglio, non gestione, lascia molto a desiderare sul rifacimento delle infrastrutture idriche;
nonostante le norme volute da questo Governo e presentate come necessarie, idonee, a fornire una risposta immediata ed efficiente al fenomeno siccitoso, ad oggi, purtroppo, si è al punto di partenza da considerare anche peggiore rispetto al 2023, anno di conversione del decreto-legge siccità;
ad oggi, le risorse messe a disposizione per la rete idrica sono sostanzialmente impantanate,
si chiede di sapere:
quali siano la programmazione e le tempistiche che il Governo intende darsi per la realizzazione o il completamento delle opere citate;
quale sia la quantificazione dei danni in termini economici e di approvvigionamento causati dai ritardi accumulati per l'inerzia dal Governo.
Interrogazione sull'adozione di misure di edilizia pubblica per contrastare il disagio abitativo
(3-00961) (14 febbraio 2024)
Minasi, Romeo. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti -
Premesso che:
l'articolo 1, commi 282-284, della legge di bilancio per l'anno 2024 (legge n. 213 del 2023) prevede l'adozione, da parte del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di un decreto finalizzato a sperimentare modelli innovativi di edilizia residenziale pubblica, al fine di contrastare il disagio abitativo sul territorio nazionale, istituendo a tal fine un fondo per il contrasto al disagio abitativo;
in coerenza con tale previsione, il Ministro in indirizzo ha avviato un confronto con una pluralità di soggetti pubblici e privati operanti nel settore dell'edilizia residenziale e sociale, con l'intento di affrontare in maniera organica l'emergenza abitativa nel rispetto di alcune priorità, tra cui il recupero del patrimonio immobiliare esistente e la riconversione di edifici aventi altra destinazione pubblica, la destinazione ad edilizia residenziale o sociale delle unità immobiliari rimaste invendute, nonché la promozione di forme di collaborazione e partenariato pubblico-privato al fine di garantire la sostenibilità degli investimenti;
nel corso di tale confronto, è stata evidenziata da numerosi soggetti l'esigenza che qualsiasi piano dedicato all'emergenza abitativa affronti preliminarmente il problema della semplificazione della normativa di settore, che, a causa della stratificazione e sovrapposizione di interventi legislativi e giurisprudenziali, è percepita dagli operatori di settore, così come da molti cittadini, come un fattore che inibisce le potenzialità del mercato immobiliare;
in tale contesto, desta molta preoccupazione anche la mole delle istanze di regolarizzazione di lievi difformità edilizie esistenti, che sono pendenti presso gli uffici tecnici comunali e che impediscono ai cittadini di finalizzare l'acquisto di unità immobiliari, ripercuotendosi negativamente su tutti gli operatori economici di settore;
la recente adozione del nuovo codice degli appalti (decreto legislativo n. 36 del 2023) ha rappresentato un importante contributo alla semplificazione, alla sburocratizzazione e allo snellimento di procedure amministrative obsolete e spesso superflue in materia di contratti pubblici;
parallelamente ad un quadro rinnovato e modernizzato in materia di contratti pubblici, sta emergendo con grande forza anche la necessità di un intervento deciso in materia di edilizia, al fine di superare anche quei vincoli superflui che il Paese si porta dietro da decenni e che molto spesso ancora compromettono la possibilità di compravendita degli stessi e quindi di favorire interventi intesi a rendere gli immobili più sicuri ed efficienti, senza impattare sull'ambiente circostante;
in questi giorni, il Ministro ha parlato di un piano casa per il 2025, che dovrebbe contenere alcune misure importanti per consentire di rimettere sul mercato diversi immobili bloccati a causa di vincoli obsoleti, consentendo un abbassamento dei prezzi delle case e degli affitti, dove il mercato immobiliare è distorto e mette troppo spesso ormai in difficoltà gli stessi cittadini,
si chiede per sapere se nell'ambito delle misure per il piano casa per il 2025 il Ministro in indirizzo ritenga opportuno intervenire anche per risolvere le annose e dannose questioni di cui in premessa, lavorando per creare un quadro regolatorio più snello e coerente sul territorio, consentendo di superare l'attuale paralisi di un'importante fetta del patrimonio immobiliare italiano.
Interrogazione su iniziative per la riduzione degli incidenti stradali in ambito urbano
(3-00958) (14 febbraio 2024)
Basso, Boccia, Zampa, Misiani. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti -
Premesso che:
numerose amministrazioni locali nei Paesi europei, a partire da Francia, Germania e Belgio, hanno istituito sul proprio territorio quella che viene detta "Città 30", con significativi risultati in termini di riduzione dell'incidentalità stradale, dell'inquinamento atmosferico e acustico da traffico, peraltro senza sostanziali variazioni nei tempi medi di percorrenza, mentre in Spagna dal 2021 è stata approvata una legge statale che ha introdotto i 30 chilometri orari come limite massimo di velocità in ambito urbano;
in Italia, il piano nazionale per la sicurezza stradale 2030 (PNSS 2030), predisposto dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha definito, nel 2022, le strategie generali e specifiche per il miglioramento della sicurezza stradale per il decennio 2021-2030, da attuare attraverso interventi di competenza sia delle amministrazioni centrali sia delle amministrazioni locali per gli interventi mirati sul territorio. Le linee strategiche generali del piano sono state raggruppate dal Ministero nei 5 pilastri della sicurezza stradale, ossia la gestione della sicurezza stradale, le infrastrutture stradali, i veicoli più sicuri, gli utenti più sicuri e il post incidente, mentre le linee strategiche specifiche si sono concentrate sulle categorie a maggior rischio, sui bambini, le due ruote a motore, i ciclisti, i pedoni e gli utenti over 65;
i dati ISTAT sull'incidentalità stradale in Italia nel 2022 evidenziano che: oltre il 73 per cento delle collisioni stradali nel nostro Paese avviene su strade urbane e nelle città l'eccesso di velocità è la prima causa in assoluto degli incidenti mortali (23 per cento), seguita dalla distrazione (20 per cento), dal mancato rispetto della precedenza sulle strisce pedonali (17 per cento) e di altre precedenze (14 per cento). È pertanto emersa in tutta evidenza l'urgenza di intervenire prioritariamente sulle strade urbane e sul fattore velocità per migliorare la sicurezza stradale e tutelare la vita umana sulla strada in Italia;
il PNSS 2030 ha individuato i pedoni quale categoria tra quelle a maggior rischio tra gli utenti della strada, in quanto, a confronto con le altre, si è verificata una riduzione del solo 14 per cento in termini di morti e di solo l'1 per cento in termini di feriti nel decennio 2011-2020. Nel 2019, i pedoni hanno rappresentato il 17 per cento del totale delle vittime (dato confermato anche nel 2020) e il 78 per cento dei pedoni deceduti ed il 95 per cento dei perdoni feriti si riscontrano in incidenti accaduti in ambito urbano. L'incidentalità relativa ai pedoni delle aree urbane si concentra, in particolare, nei 14 "grandi comuni" riportati nei rapporti annuali ISTAT sull'incidentalità stradale, raggiungendo il 23 per cento tra le vittime per incidenti stradali e il 34 per cento in termini di feriti;
il Ministero, nel dicembre 2022, ritenuto necessario ed urgente procedere ad un programma iniziale di interventi a favore della protezione dei pedoni concentrato sui predetti 14 grandi comuni, anche alla luce dei dati di incidentalità dei pedoni, ha emanato il decreto ministeriale 22 dicembre 2022, recante il "piano di riparto delle risorse destinate alla progettazione ed alla realizzazione di interventi per il miglioramento della sicurezza stradale dei pedoni", stanziando la somma complessiva di 13,5 milioni di euro che viene destinata al finanziamento dei programmi di interventi per il miglioramento della sicurezza stradale dei pedoni, comprensivi degli eventuali costi per la progettazione e la realizzazione, nei 14 grandi comuni. Al fine di consentire programmi di interventi funzionali in favore dei pedoni, l'importo complessivo è stato ripartito, tenendo conto di un coefficiente di riparto calcolato sul costo sociale degli incidenti che hanno visto coinvolti i pedoni, tra i 14 Comuni individuati, ossia Torino (1,16 milioni di euro), Milano (2,38 milioni), Verona (0,283), Venezia (0,179 milioni), Trieste (0,342), Genova (1,03 milioni), Bologna (0,613), Firenze (0,637 milioni), Roma (4,27), Napoli (0,844), Bari (0,423 milioni) Palermo (0,649), Messina (0,288) e Catania (0,392 milioni). Le suddette risorse costituiscono contributi statali per la realizzazione da parte dei Comuni di interventi che, sulla base di analisi dell'incidentalità specifica del territorio di riferimento, devono essere indirizzati al miglioramento della sicurezza stradale dei pedoni. In particolare, possono essere effettuati in tal senso interventi che prevedano: a) azioni di moderazione del traffico con l'implementazione di "zone 30" e "isole ambientali" con l'introduzione di elementi di traffic calming per mitigare le differenze di velocità esistenti tra pedoni e traffico motorizzato; b) realizzazione di percorsi pedonali, attraversamenti pedonali semaforizzati ed altri interventi similari; c) messa in sicurezza di percorsi pedonali; d) aumento della visibilità degli attraversamenti pedonali, anche mediante interventi su segnaletica verticale ed orizzontale;
per concorrere al riparto delle risorse, i 14 Comuni individuati hanno provveduto a selezionare le proprie proposte progettuali contenenti gli interventi di sicurezza stradale per i pedoni, selezionati in base ai criteri di effettiva esigenza di riduzione dei rischi, evidenziati dall'analisi di incidentalità e di efficacia dell'intervento proposto in relazione alla riduzione dei rischi evidenziati. Tali proposte progettuali sono state incluse nel programma degli interventi ammesso a finanziamento da presentare entro il 22 gennaio 2023, corredato dalle schede descrittive e riepilogative di ciascun intervento selezionato con allegata planimetria di inquadramento nel territorio, dalle quali risulti la capacità dell'intervento di contrastare e risolvere i fattori di rischio presenti, la tipologia e il costo stimato dello stesso ed il termine presunto di ultimazione, la scheda dell'analisi generale e specifica dell'incidentalità riferita ai pedoni e il prospetto di copertura della spesa complessiva. Il Ministero, entro i successivi 30 giorni, ha approvato i singoli programmi presentati dai 14 Comuni con apposito atto deliberativo e definito con apposita convenzione i reciproci impegni afferenti allo svolgimento delle attività amministrative attuative del programma stesso e degli adempimenti negoziali finalizzati alla realizzazione degli interventi prospettati, con l'indicazione dei relativi tempi di effettuazione, della disciplina delle modalità di erogazione delle risorse finanziarie statali nonché delle azioni ministeriali e regionali di monitoraggio e di controllo sull'andamento delle attività;
in contraddizione con gli indirizzi del PNSS 2030 predisposto dallo stesso Ministero e con i contenuti del decreto 22 dicembre 2022, è stata predisposta una direttiva a firma del Ministro finalizzata a limitare l'applicazione generale di "Città 30", colpendo direttamente i progetti comunali già finanziati dallo stesso Ministero e più in generale l'autonomia delle amministrazioni locali,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda dare piena e tempestiva attuazione alle strategie generali e specifiche per il miglioramento della sicurezza stradale per il decennio 2021-2030 secondo le linee di intervento strategiche e generali contenute nel piano nazionale per la sicurezza stradale 2030, predisposto dal Ministero nel 2022;
se intenda perseguire, in linea con la risoluzione approvata dal Parlamento europeo del 6 ottobre 2021, una politica della sicurezza stradale e della qualità della mobilità urbana orientata al raggiungimento dell'obiettivo "zero vittime" per incidenti stradali in ambito urbano e se, nel rispetto dell'autonomia dei Comuni, intenda sostenere le iniziative volte alla moderazione del traffico nei centri urbani attraverso la progressiva implementazione delle "zone 30" e delle "isole ambientali";
se intenda garantire la piena ed integrale attuazione di tutti i programmi progettuali e degli interventi di sicurezza stradale predisposti dai Comuni sulla base dei contenuti del decreto 22 dicembre 2022 e finanziati dal medesimo Ministero;
se non ritenga che la direttiva predisposta dal Ministro metta a rischio la realizzazione integrale dei predetti progetti e se la stessa sia stata preventivamente condivisa con gli enti locali;
se non ritenga necessario garantire maggiormente l'autonomia dei Comuni in merito all'individuazione delle "zone 30" in considerazione della maggiore conoscenza del territorio e della rete stradale urbana.
Interrogazione sull'estensione del limite di 30 chilometri orari in vaste aree dei centri cittadini
(3-00962) (14 febbraio 2024)
Lisei, Pellegrino, Malan, Sigismondi, Rosa, De Priamo, Farolfi, Petrucci, Tubetti. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti -
Premesso che:
la possibilità di introdurre il limite dei 30 chilometri orari nelle aree urbane o in parte di queste ha acceso un vivace dibattito a livello politico nazionale, tra i sindaci italiani, e nell'opinione pubblica;
la scelta di adottare tali limiti sulla gran parte delle strade cittadine, come deciso dall'amministrazione a Bologna, e come annunciato dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che ha dichiarato di volerlo applicare al 70 per cento delle strade capitoline, si baserebbe su asseriti benefici in termini di sicurezza stradale, di riduzione dei consumi energetici e dell'inquinamento, anche acustico, e incentivazione ad andare a piedi e in bicicletta, di riduzione dello stress, di incremento dell'economia locale, senza aumentare i tempi di percorrenza;
tali benefici, per quanto sostenuti da taluni studi, sono da verificare, poiché la riduzione riscontrata nel numero di incidenti stradali in nuclei urbani dove il limite è stato introdotto si è accompagnata a una riduzione del traffico lasciando pertanto invariata o addirittura peggiorata l'incidentalità; la riduzione dei consumi è ostacolata dal fatto che la velocità di 30 chilometri orari è inferiore a quella alla quale i motori termici, la maggior parte di quelli circolanti, hanno i consumi più bassi e la migliore combustione; anche dal punto di vista acustico i benefici sono opinabili perché tale andatura obbliga all'uso delle marce basse, un limite che obbliga ad avere continuamente gli occhi sul tachimetro anziché sulla strada aumenta stress e distrazione, e per quanto riguarda l'economia locale va considerato che la riduzione della velocità è un'ulteriore spinta a frequentare il centri commerciali fuori città e ad acquistare via internet; i benefici rimangono essenzialmente dei desiderata con scarsissimo supporto empirico ed è sostanzialmente inevitabile che i tempi di percorrenza si allunghino come è altresì certo che i cittadini sarebbero spesso colpiti da multe, assai più alte che nella maggior parte degli altri Paesi, per velocità raggiungibili senza particolare difficoltà in bicicletta;
considerato che:
il traffico urbano, soprattutto nelle grandi città, rappresenta un problema sia in termini di sicurezza che di qualità dell'aria e dell'ambiente, mentre l'incidentalità stradale è determinata da varie concause di cui una è certamente la velocità elevata, ma la principale è la distrazione alla guida, come rilevato dagli esperti che ricostruiscono la cinematica dei sinistri;
pensare di estendere il limite dei 30 chilometri orari in maniera indiscriminata a intere aree cittadine non aiuta né la sicurezza né la decarbonizzazione, specie in una grande città, dove vi è un'ampia e varia tipologia di ambiti residenziali, che vanno dal centro storico all'estrema periferia;
è necessario giungere ad un equilibrio che concili al meglio l'esigenza di garantire la sicurezza nelle zone sensibili a rischio di incidenti e il diritto alla circolazione sancita dalla Costituzione, per cui le "zone 30" dovrebbero essere implementate solo dove è necessario e opportuno e non in modo ideologico, restando staccati dalla realtà che include anche i tanti lavoratori che operano sulle strade;
considerato, infine, che la Corte costituzionale (con sentenza del 24 giugno 2010, n. 223) ha affermato che la materia della circolazione stradale rientra tra le competenze statali esclusive, ai sensi dell'art. 117, secondo comma, lettere h) e l), della Costituzione e che, dunque, queste iniziative da parte delle amministrazioni comunali sarebbero costituzionalmente illegittime,
si chiede di sapere come il Ministro in indirizzo valuti l'utilizzo improprio delle "zone 30" volte ad estendere il limite in modo indiscriminato e immotivato sulle superfici cittadine.
Allegato B
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:
Disegno di legge n. 995:
sulla votazione finale, la senatrice Farolfi avrebbe voluto esprimere un voto favorevole e il senatore Parrini avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Barachini, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Calenda, Castelli, Cattaneo, Craxi, Delrio, De Poli, Durigon, Fazzolari, Fazzone, Franceschelli, Galliani, Garavaglia, Giacobbe, La Marca, La Pietra, Malpezzi, Mirabelli, Monti, Morelli, Ostellari, Rapani, Rauti, Rubbia, Segre, Sisto e Zedda.
.
È assente per incarico avuto dal Senato la senatrice: Petrucci, per attività di rappresentanza del Senato.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Senatori Crisanti Andrea, Alfieri Alessandro, Rando Vincenza, Rojc Tatjana, D'Elia Cecilia, Nicita Antonio, Tajani Cristina, Malpezzi Simona Flavia, Irto Nicola, Camusso Susanna Lina Giulia, Basso Lorenzo, Zambito Ylenia, Parrini Dario, Furlan Annamaria, Martella Andrea, Giacobbe Francesco, Verini Walter, Zampa Sandra
Modifica al decreto del Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, in materia di riconoscimento del titolo di dottore di ricerca conseguito in università estere (1025)
(presentato in data 15/02/2024);
senatrice Sbrollini Daniela
Dichiarazione della città dell'Armonia di Valdagno monumento nazionale (1026)
(presentato in data 15/02/2024).
Disegni di legge, assegnazione
In sede deliberante
9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare
sen. Bergesio Giorgio Maria, Sen. Centinaio Gian Marco
Disposizioni per il riconoscimento della figura dell'agricoltore custode dell'ambiente e del territorio e per l'istituzione della Giornata nazionale dell'agricoltura (17-B)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
S.17 approvato dal Senato della Repubblica C.1304 approvato con modificazioni dalla Camera dei deputati (assorbe C.1123)
(assegnato in data 15/02/2024).
In sede redigente
1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione
sen. Gasparri Maurizio
Modifica all'articolo 1 della legge 3 agosto 2004, n. 206, concernente l'estensione dei benefici previsti per le vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice in favore delle vittime della violenza politica decedute negli anni dal 1970 al 1979 (991)
previ pareri delle Commissioni 2ª Commissione permanente Giustizia, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
(assegnato in data 15/02/2024);
1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione
sen. Romeo Massimiliano ed altri
Disposizioni per l'adozione della definizione operativa di antisemitismo, nonché per il contrasto agli atti di antisemitismo (1004)
previ pareri delle Commissioni 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica
(assegnato in data 15/02/2024);
7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
sen. Marti Roberto ed altri
Regolamentazione delle competizioni videoludiche (970)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
(assegnato in data 15/02/2024);
7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
sen. Galliani Adriano ed altri
Disposizioni per l'attuazione dell'articolo 33, settimo comma, della Costituzione in materia di promozione e sostegno dello sport in ambito psicofisico e sociale (992)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 15/02/2024);
8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica
sen. Gelmetti Matteo ed altri
Disciplina del volo da diporto e sportivo (448)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 15/02/2024);
10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
sen. Cantu' Maria Cristina ed altri
Riorganizzazione e potenziamento dei servizi sanitari in ambito reumatologico (946)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 15/02/2024);
10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
sen. Zambito Ylenia ed altri
Disposizioni in materia di prevenzione e di cura dei disturbi del comportamento alimentare (1006)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 15/02/2024).
In sede referente
3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa
Gov. Meloni-I: Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Tajani Antonio ed altri
Ratifica ed esecuzione del Protocollo di emendamento all'Accordo istitutivo dell'Organizzazione internazionale della vigna e del vino relativo alla localizzazione della sede, adottato a Parigi il 21 maggio 2022 (998)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare
(assegnato in data 15/02/2024).
Disegni di legge, nuova assegnazione
7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
in sede deliberante
sen. Malpezzi Simona Flavia, sen. Ancorotti Renato
Modifiche all'articolo 2 della legge 20 dicembre 2012, n. 238, per la realizzazione del Monteverdi Festival di Cremona (805)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
Già assegnato, in sede redigente, alla 7ª Commissione permanente (Cultura, istruzione)
(assegnato in data 15/02/2024).
Disegni di legge, presentazione del testo degli articoli
In data 15/02/2024 la 2ª Commissione permanente Giustizia ha presentato il testo degli articoli approvati in sede redigente dalla Commissione stessa, per i disegni di legge:
- dep. Donzelli Giovanni ed altri "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità "Il Forteto"" (867)
(presentato in data 11/09/2023) C.336 approvato dalla Camera dei deputati
- sen. La Pietra Patrizio Giacomo ed altri "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità «Il Forteto»" (237)
(presentato in data 26/10/2022)
Governo, trasmissione di atti
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 14 febbraio 2024, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, la comunicazione concernente il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze, al dottor Simone Vellucci, dirigente di seconda fascia del ruolo dirigenziale del Ministero delle imprese e del made in Italy.
Tale comunicazione è depositata presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 5 febbraio 2024, ha comunicato, ai sensi dell'articolo 8-ter, comma 4, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, che è stato autorizzato, in relazione a un intervento da realizzare tramite un contributo assegnato per l'anno 2014 in sede di ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF, l'utilizzo dei risparmi di spesa realizzati nell'ambito del progetto "Dall'emergenza umanitaria all'autosufficienza alimentare: tutela dei terreni irrigui e promozione delle coltivazioni orticole nella valle del Rio La Paz - Bolivia" dell'associazione Persone come noi.
La predetta comunicazione è trasmessa alla 5a e alla 9a Commissione permanente.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettere in data 14 febbraio 2024, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni:
la comunicazione concernente la nomina della dottoressa Maria Teresa Di Matteo, dirigente di prima fascia del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, a Capo del Dipartimento per i trasporti e la navigazione dello stesso Dicastero;
la comunicazione concernente la nomina del consigliere Calogero Mauceri, dirigente di prima fascia dei ruoli della Presidenza del Consiglio dei ministri, a Capo del Dipartimento per le opere pubbliche e le politiche abitative del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
la comunicazione concernente la nomina del dottor Enrico Maria Pujia, dirigente di prima fascia del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, a Capo del Dipartimento per le infrastrutture e le reti di trasporto dello stesso Dicastero;
la comunicazione concernente la nomina del dottor Lorenzo Quinzi, dirigente di prima fascia del Ministero dell'economia e delle finanze, a Capo del Dipartimento per gli affari generali e la digitalizzazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;
la comunicazione concernente la nomina dell'ingegner Massimo Sessa, dirigente di prima fascia del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, a Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Tali comunicazioni sono depositate presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.
Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento
La Corte dei conti - Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 15 febbraio 2024, ha inviato, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 1/2024/G concernente "Rapporto inerente il piano di interventi per il PNRR: «Sviluppo e resilienza delle imprese del settore turistico (Fondo dei fondi BEI)»".
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 4a, alla 5a e alla 9a Commissione permanente (Atto n. 354).
Interrogazioni, apposizione di nuove firme
I senatori Iannone, Naturale, Scalfarotto, Cosenza, Damiani, Paroli, Ambrogio, De Priamo, Della Porta, Liris, Mancini, Matera, Melchiorre, Menia, Mieli, Nocco, Rosa, Russo, Satta, Silvestroni, Spinelli, Zullo, Campione, Farolfi e Silvestro hanno aggiunto la propria firma all'interrogazione 4-01012 della senatrice Fallucchi.
Risposte scritte ad interrogazioni
(Pervenute dal 9 al 15 febbraio 2024)
SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 49
SCALFAROTTO: sulla morte di Stefano Dal Corso nel carcere di Oristano (4-00911) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)
Interrogazioni
ROSSOMANDO, GIORGIS, BAZOLI, MIRABELLI, VERINI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
da un articolo di stampa del 14 febbraio 2024, si apprende delle gravi condizioni di salute nelle quali versa un cittadino di origine albanese, M.E., detenuto nel carcere "Lorusso-Cutugno" di Torino, da più di un mese in sciopero della fame per il mancato trasferimento in Albania, da lui richiesto per terminare di scontare la pena nel proprio Paese;
il detenuto, al suo secondo sciopero della fame, attualmente pesa 30 chili ed è in sedia a rotelle, in una situazione di estrema gravità e in possibile pericolo di vita;
il fatto è stato denunciato dalla Garante delle persone private della libertà personale di Torino, Monica Cristina Gallo, che ha portato questa grave situazione all'attenzione del Ministero della giustizia, sollecitando l'attuazione delle norme previste dalla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate firmata a Strasburgo il 21 marzo 1983, ratificata dall'Italia il 30 giugno 1989, e in effettiva attuazione della legge n. 204 del 2003, "Ratifica ed esecuzione dell'accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Albania, aggiuntivo alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate del 21 marzo 1983, fatto a Roma il 24 aprile 2002";
a quanto si apprende da fonti stampa sembrerebbe che la sospensione dei trasferimenti dei detenuti in Albania sarebbe dovuta, secondo una nota del Ministero, dall'insufficiente capienza delle strutture carcerarie albanesi, nonché dai lunghi tempi di lavorazione delle pratiche e dai costi di traduzione della documentazione necessaria,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della grave situazione esposta e quali iniziative urgenti intenda attuare al fine di consentire una tempestiva soluzione della vicenda, in applicazione delle leggi previste nella fattispecie descritta.
(3-00965)
TURCO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
negli anni passati Taranto, seconda città della Puglia, è stata emarginata da ogni tipo di investimento e programmazione infrastrutturale (strade, aeroporti, ferrovia), nonostante rappresenti dal punto di vista turistico, storico e industriale probabilmente uno dei siti di maggiore interesse e importanza non solo della Puglia, ma dell'intero Mezzogiorno d'Italia;
al momento il Governo, in vista dei giochi del Mediterraneo del 2026, che saranno ospitati dal capoluogo jonico, non ha previsto investimenti infrastrutturali aggiuntivi che riguardino, ad esempio, il collegamento stradale Mottola-Massafra-Taranto o l'apertura ai voli civili dell'aeroporto di Grottaglie (Taranto);
evidenti sono i ritardi registrati relativamente alla strada regionale 8 e alla Bradanico-Salentina, così come l'inerzia sull'accelerazione della tratta ferroviaria Taranto-Potenza-Battipaglia;
considerato che:
il Ministro in indirizzo, impegnato ad immortalarsi nella faraonica quanto controversa opera del ponte sullo stretto, sembra essersi del tutto dimenticato delle altre regioni del Sud e, in particolare, delle opere urgenti e necessarie allo svolgimento dei giochi del Mediterraneo di Taranto 2026;
la città versa in uno stato di profondo disagio dal punto di vista dei trasporti, essendo, attualmente, come già ricordato, priva di un aeroporto funzionante;
per la provincia jonica, ma anche per la vicina Basilicata, è fondamentale garantire la continuità territoriale attivando e finanziando i voli civili di linea dell'aeroporto "Arlotta" di Grottaglie;
ritenuto, pertanto, che:
la provincia tarantina ha urgente bisogno di collegamenti stradali, ferroviari e aeroportuali all'altezza dell'imminente manifestazione sportiva rappresentata dai giochi del Mediterraneo 2026;
si rischia di far disputare tale competizione sportiva internazionale nel deserto, considerando l'isolamento del capoluogo ionico rispetto al resto d'Italia,
si chiede di sapere:
quale sia la tipologia di investimenti previsti e la loro programmazione, a livello infrastrutturale, per la città di Taranto e per la provincia ionica;
se il Ministro in indirizzo intenda dedicare ai giochi del Mediterraneo di Taranto 2026 la stessa attenzione e i medesimi impegni finanziari garantiti per le olimpiadi di Milano-Cortina 2026;
se sia nelle sue intenzioni valutare la possibilità di stanziare risorse a favore dell'apertura dell'aeroporto "Arlotta" di Grottaglie, al fine di garantire la continuità territoriale con Roma e Milano;
se abbia previsto iniziative volte ad accelerare la realizzazione di opere avviate in tempi remoti, ma ferme da decenni.
(3-00966)
Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento
DELRIO, ZAMPA, CAMUSSO, FURLAN, ZAMBITO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:
la legge 1° aprile 2021, n. 46, recante delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e universale, all'articolo 1, comma 2, lettera c), stabilisce che: "ai fini dell'accesso e per il calcolo delle prestazioni sociali agevolate diverse dall'assegno di cui al comma 1, il computo di quest'ultimo può essere differenziato nell'ambito dell'ISEE, fino al suo eventuale azzeramento";
l'articolo 8 del decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230, prevede che "l'assegno non concorre alla formazione del reddito complessivo di cui all'articolo 8 del testo unico delle imposte sui redditi";
considerato che:
l'assegno unico e universale è una misura introdotta al fine "di favorire la natalità, di sostenere la genitorialità e di promuovere l'occupazione, in particolare femminile" e si è rivelato uno strumento di contrasto alla povertà tra le fasce meno abbienti della popolazione italiana, già duramente provate dalla progressiva erosione del potere d'acquisto;
dal 1° gennaio 2024 l'assegno unico viene computato integralmente nel calcolo dell'ISEE;
considerato inoltre che:
gli assegni familiari venivano già computati nel calcolo dell'ISEE, ma non le detrazioni per figli a carico;
poiché l'assegno unico riconosce importi che hanno assorbito le due suddette misure, essi oggi "pesano" nel computo dell'ISEE in misura maggiore, mediamente almeno il doppio, rispetto al regime fiscale precedente;
appare quantomeno irragionevole che una misura compensativa sia considerata al pari di altri redditi;
a causa di ciò, per svariati nuclei familiari, soprattutto quelli numerosi, c'è stato un notevole aumento dell'ISEE, che comporta un maggior onere a loro carico per fruire di prestazioni sociali agevolate o l'impossibilità, dal 1° gennaio in poi, di fruirne,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, per ridurre il computo dell'assegno nel calcolo dell'ISEE, fino a prevedere il suo azzeramento, intervenendo su una situazione di quella che, ad avviso degli interroganti, è una palese irragionevolezza.
(3-00963)
CAMUSSO, FINA, TAJANI, GIACOBBE, MALPEZZI, MANCA, FURLAN, VERDUCCI, MISIANI, MARTELLA, SENSI, BASSO, ZAMBITO - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:
l'ex stabilimento Irisbus di Flumeri ha rappresentato uno dei più importanti investimenti industriali in provincia di Avellino nella seconda metà degli anni '70 del secolo scorso. Nella storia dello stabilimento si sono alternate fasi di crescita e di crisi, che hanno infine condotto alla reindustrializzazione del sito in seguito alla fusione con l'ex MenariniBus, con la nascita della nuova società Industria italiana autobus (IIA) nel gennaio 2015. Con un aumento del capitale sociale di 21 milioni di euro, la nuova compagine societaria di IIA prevede il coinvolgimento diretto di Invitalia e Leonardo che detengono rispettivamente il 42,76 per cento e il 28,65 per cento del capitale, mentre il restante, il 28,59 per cento, è nelle mani della società turca Karsan, costruttore di autoveicoli, con sede a Bursa;
secondo quanto si apprende da diversi articoli riportati dagli organi di stampa, il socio Leonardo ha recentemente avviato una trattativa riservata ed esterna al tavolo ministeriale finalizzata alla cessione delle proprie quote al gruppo Seri Industrial di Caserta;
considerato che:
Seri Industrial, già presente sul territorio irpino con diversi stabilimenti, è un gruppo "attenzionato dalla magistratura per criticità di tipo fiscale ed edilizio e visto con molta diffidenza dai sindacati", come riportato in un articolo online del "Corriere della Sera" edizione di Bologna il 19 gennaio 2024;
si tratta di quel gruppo Seri già oggetto dell'interrogazione 3-00706, presentata dalla prima firmataria del presente atto il 28 settembre 2023, nella quale venivano rilevate alcune incongruenze del programma di sviluppo industriale del 2017, che prevedeva l'acquisizione del dismesso sito Whirlpool di Teverola garantendone continuità produttiva e salvaguardia dei livelli occupazionali, contratto di sviluppo al quale ad oggi non è ancora stata data completa attuazione;
è il medesimo gruppo che nel 2016 divenne titolare di importanti quote societarie di Dema S.p.A., società campana di manifatture aeronautiche che dal 2013 era stata interessata da una profonda crisi finanziaria e produttiva che ha messo in discussione centinaia di posti di lavoro. Per trovare una soluzione alla vertenza e rilanciare l'azienda, venne sottoscritto nel 2016 un accordo presso il Ministero dello sviluppo economico, sulla base di un progetto di ristrutturazione della Dema presentato dal gruppo Seri, con il suo conseguente ingresso nella società e l'impegno di rilancio della stessa. Un accordo che, anche in questo caso, non è stato del tutto rispettato;
più recentemente, sempre sotto la gestione Seri, altri due opifici in Irpinia hanno cessato la propria attività. Il primo stabilimento è quello ICS di Pianodardine, che a seguito di un grave incendio scoppiato nel 2019 non ha più ripreso la propria attività; mentre la Fib Sub di Nusco è fallita nel 2020, lasciando senza occupazione 27 lavoratori, che si sono rivolti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere per ottenere quantomeno il riconoscimento del trattamento di fine rapporto maturato nel corso dell'attività svolta;
considerato altresì che:
appresa la notizia della trattativa Leonardo-Seri, in data 12 gennaio 2024, con una nota unitaria (prot. MO/ge/2024/0084) le sigle sindacali FIM-CISL, FIOM-CGIL, UILM-UIL, UGLM-UGL e Fismic-Confsal hanno chiesto al Ministero delle imprese e del made in Italy un'immediata convocazione al tavolo di crisi per un confronto circa i futuri possibili assetti societari di IIA che includano il gruppo Seri, ribadendo che è "indispensabile che la parte pubblica rimanga all'interno della società" e che "per quanto riguarda un eventuale nuovo socio privato, saremo per contrastare ogni soluzione che non preveda un interlocutore industriale serio con un piano solido";
successivamente, il 31 gennaio, il segretario della FIOM-CGIL di Avellino con una lettera aperta ai sindaci irpini si richiamava ad un intervento presso il Governo e ad una mobilitazione per evitare la cessione "al buio" di quote dell'opificio IIA di Flumeri, in cui sono inquadrati 360 operai, ribadendo, anche sulla scorta degli eventi che hanno portato alla chiusura della ICS e della Fib Sub, la grave preoccupazione per un'eventuale gestione Seri;
ritenuto che:
non risultano del tutto chiare le motivazioni di Leonardo alla base dell'ipotesi di cedere alla Seri quote di partecipazione in IIA, non solo cambiando indirizzo rispetto all'impegno nei confronti di un settore strategico per il Paese qual è la mobilità, ma anche affrettando una decisione che penalizzerebbe enormemente l'attività economica e produttiva dell'intera valle dell'Ufita;
l'assoluto silenzio del Governo e di Invitalia in merito alla trattativa Leonardo-Seri alimenta la grande preoccupazione di cittadini, lavoratori e sindacati, ancora in attesa di una convocazione da parte del Ministero, allarmati anche a causa della notoria scarsa capacità manageriale del gruppo Seri sul territorio campano, che genera un quadro di grave incertezza,
si chiede di sapere:
se corrisponda ad una deliberata scelta del Governo l'ipotesi di liquidare la partecipazione pubblica in IIA, e in tale caso quali ne siano le motivazioni;
se il Ministro in indirizzo ritenga, in particolare, che il gruppo Seri possa essere considerato un partner industriale affidabile e capace di garantire un'attività produttiva di grande rilievo com'è quella di IIA, unica azienda italiana nel settore della produzione di autobus;
quali politiche industriali intenda porre in essere al fine di garantire le strutture ed il potenziale produttivo delle aziende manufatturiere dell'Irpinia, fra cui lo stabilimento di Flumeri, assicurando non solo lo sviluppo economico di quest'area del Mezzogiorno, ma anche il rispetto dei livelli occupazionali e dei diritti dei lavoratori.
(3-00964)
Risoluzioni in commissione
TURCO, CROATTI, FLORIDIA Barbara - La 6ª Commissione permanente,
premesso che:
il decreto legislativo n. 1 del 2024, in attuazione della delega fiscale, ha introdotto semplificazioni per la presentazione delle dichiarazioni dei redditi da parte dei lavoratori dipendenti e pensionati, prevedendo che l'Agenzia delle entrate renda disponibili al contribuente, in modo analitico, le informazioni in proprio possesso, che potranno essere confermate o modificate;
il modello dichiarativo può essere presentato anche dai soggetti titolari di redditi diversi di natura finanziaria, o che abbiano effettuato investimenti esteri;
il calendario fiscale 2024 allarga la platea della dichiarazione dei redditi precompilata che con il nuovo anno comprende anche le persone fisiche titolari di partita IVA ovvero i soggetti che rientrano nella flat tax, che comprende oltre 2 milioni di contribuenti;
le informazioni in possesso dell'Agenzia delle entrate non sono ancora accessibili, disponibili e consultabili nella loro totalità in via automatica prima della dichiarazione precompilata;
il Governo, nella recente delega fiscale approvata, non introduce norme volte a migliorare la trasparenza dei dati a favore dei contribuenti e il consapevole assolvimento dell'obbligo dichiarativo e di versamento;
nella relazione sul rendiconto generale dello Stato 2022 presentata dalla Corte dei conti, i dati sulle dichiarazioni precompilate, nello specifico il modello 730 e quello sui redditi delle persone fisiche, riguardanti l'ultimo quinquennio, non mostrano risultati positivi. In particolare, risulta che su oltre 23 milioni di dichiarazioni precompilate 730 per poco più del 17 per cento sono quelle trasmesse direttamente dal contribuente, che nella maggior parte dei casi ha comunque integrato o modificato la propria dichiarazione, avvalendosi del supporto di professionisti. Ciò significa che il numero di soggetti che hanno accettato la dichiarazione così come proposta dall'Agenzia delle entrate è stato molto esiguo;
nel corso del 2022 si è registrata addirittura una flessione del numero delle dichiarazioni trasmesse direttamente dal contribuente, mentre la crescita degli invii effettuati tramite i professionisti intermediari e i CAF è stata invece costante negli anni, con una quota che corrisponde a poco meno dell'85 per cento;
sotto altro profilo, le garanzie di trasparenza e piena conoscibilità dei dati da parte del contribuente vengono addirittura attenuate come nel caso dell'esonero, a decorrere dall'anno d'imposta 2024, dalla trasmissione e consegna ai titolari di partita IVA in regime fiscale forfettario e di vantaggio della certificazione unica, documento indispensabile per il contribuente (vero destinatario degli effetti della disposizione) per verificare la correttezza dei dati relativi ai redditi percepiti e alle ritenute subite;
valutato che:
il sistema della precompilazione delle dichiarazioni fiscali non ha funzionato e ha prodotto sprechi della spesa pubblica che meriterebbero una razionale revisione;
i risultati sono da ritenere assolutamente deludenti rispetto agli obiettivi prefissati;
è fondamentale conoscere, nel pieno rispetto del principio di trasparenza, l'entità delle risorse finanziarie e umane impiegate in questi anni ai fini della precompilata;
è bene valutare, alla luce degli scarsi risultati conseguiti, la scelta del Governo di ampliare la platea dei destinatari della precompilata anche ai titolari di partita IVA;
è necessario ed urgente mettere in discussione e rivedere l'intero sistema delle precompilate, anche in ragione dei costi, diretti (le risorse pubbliche impiegate per lo sviluppo, l'implementazione e la manutenzione del sistema, l'impiego di forza lavoro, e così via) e indiretti (sostenuti dai privati, sia in termini di digitalizzazione sia di risorse umane, per rispondere alle richieste dell'amministrazione finanziaria), che questo comporta;
è forse più conveniente che tutti i dati in possesso dell'amministrazione finanziaria siano messi a disposizione dei contribuenti e dei professionisti che li assistono, nella forma analitica di "open data" e consultabili ex ante rispetto al momento della redazione della dichiarazione dei redditi precompilata, al fine di favorire la compliance e quindi l'adempimento spontaneo degli obblighi fiscali;
le comunicazioni di irregolarità emergenti dalla liquidazione automatizzata ex artt. 36-bis e 54-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 che, secondo i dati della Corte dei conti, risultano annullate o rettificate nel 2022 sono circa un milione. Di queste, più di 850.000 sono state gestite dagli uffici territoriali, mentre solo 123.000 tramite call center o in via telematica;
le evidenze emerse dimostrano la fallacia del sistema informativo in possesso dell'Agenzia delle entrate e la necessità di consentire agli stessi contribuenti di verificare ed eventualmente correggere le incongruenze tramite alert preventivi antecedenti alla trasmissione della dichiarazione,
impegna il Governo:
1) a rendere noti i costi che la pubblica amministrazione sostiene per la predisposizione massiva delle dichiarazioni fiscali precompilate;
2) a rendere opzionale la precompilazione delle dichiarazioni fiscali, in modo da razionalizzare la spesa pubblica, subordinandola ad esplicita richiesta del contribuente, da manifestare secondo modalità ritenute idonee a semplificare l'esercizio della richiesta e la conoscibilità da parte dell'amministrazione finanziaria;
3) a trasformare il risparmio di spesa della non opzione per la precompilata in un'agevolazione in favore del contribuente da riconoscere sotto forma di crediti d'imposta;
4) a semplificare le norme, le procedure e le istruzioni relative alla compilazione dei dichiarativi fiscali;
5) a favorire la condivisione, l'allineamento e la correzione dei dati e documenti digitali in possesso dell'Agenzia delle entrate, nonché l'accessibilità degli stessi nella forma "open data", anche tramite professionisti incaricati dai contribuenti all'espletamento degli adempimenti fiscali;
6) ad agevolare l'adempimento spontaneo e la correzione dei dati in possesso dell'Agenzia sia attraverso strumenti telematici, sia attraverso interlocuzioni front office;
7) a rafforzare la specializzazione e la formazione professionale continua del personale dell'amministrazione finanziaria, con particolare riferimento alle attività di contrasto delle frodi e dell'evasione fiscale, all'utilizzo delle nuove tecnologie digitali, anche applicate alle attività economiche, all'utilizzo dei big data e al relativo trattamento, alla sicurezza informatica e ai nuovi modelli organizzativi e strategici delle imprese, anche utilizzando informazioni digitali presenti sui diversi canali.
(7-00010)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:
2ª Commissione permanente(Giustizia):
3-00965 della senatrice Rossomando ed altri,sul trasferimento di un cittadino albanese detenuto a Torino nel suo Paese.
Risoluzioni da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 50 del Regolamento, la seguente risoluzione sarà svolta presso la Commissione permanente:
6ª Commissione permanente (Finanze e tesoro):
7-00010 del senatore Turco ed altri, sulle criticità nella precompilazione delle dichiarazioni dei redditi.