Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 094 del 01/08/2023

Allegato A

COMUNICAZIONI DEL MINISTRO PER GLI AFFARI EUROPEI, IL SUD, LE POLITICHE DI COESIONE E IL PNRR SUL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA

PROPOSTE DI RISOLUZIONE NN. 1, 2, 3, 4 E 5

(6-00040) n. 1 (01 agosto 2023)

Boccia, Spagnolli, Alfieri, Rojc, Manca, Franceschini, Lorenzin, Malpezzi, Misiani, Irto, Nicita, Sensi.

Preclusa

Il Senato,

        premesso che:

            la piena attuazione del PNRR rappresenta una prova fondamentale per la credibilità e l'affidabilità dell'Italia nel contesto internazionale. La rinuncia, anche parziale, al conseguimento degli obiettivi e delle riforme del PNRR avrebbe ricadute negative per il nostro Paese, a partire dalle trattative in corso nelle sedi istituzionali UE relativamente al nuovo Patto di stabilità, sulle previsioni programmatiche relative al PIL e alle altre variabili macroeconomiche e di finanza pubblica, nonché sui mercati finanziari internazionali per la collocazione dei titoli del debito pubblico;

            al nostro Paese sono stati riconosciuti oltre 191 miliardi di euro per l'attuazione del PNRR, di cui 68,9 miliardi in sovvenzioni e 122,6 miliardi in prestiti. La sua attuazione prevede un percorso serrato fino al 30 giugno 2026, con scadenze concordate con la Commissione europea a cui sono legate le 10 rate di erogazione di risorse fondamentali per il raggiungimento di tutti gli obiettivi qualitativi e quantitativi (milestone e target) obbligatori del PNRR, irrinunciabile occasione per dare slancio alla nostra economia;

            le prime due relazioni al Parlamento sullo stato di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza hanno certificato il pieno conseguimento di tutti gli obiettivi e le riforme concordate entro i termini previsti, ossia 51 traguardi e obiettivi da conseguire entro il 31 dicembre 2021 e dei 45 per il primo semestre 2022. Conseguentemente sono state erogate le due rate del PNRR, per un ammontare complessivo di 42 miliardi di euro, cui si sommano i 24,9 miliardi di prefinanziamento;

            il 30 dicembre 2022 il Governo italiano ha comunicato di aver raggiunto i 55 traguardi obiettivi del PNRR per il secondo semestre 2022 e ha inviato alla Commissione europea la richiesta di pagamento della terza rata del valore di 19 miliardi di euro, su cui sono state avviate le valutazioni da parte della Commissione europea che si sono protratte a fronte di mancate soluzioni ai rilievi formulati;

            in pochi mesi la positiva dote, anche reputazionale, lasciata dai precedenti Governi è stata dilapidata, a causa delle incertezze del Governo in carica che, anziché monitorare l'avanzamento dell'attuazione del PNRR da parte delle amministrazioni pubbliche e velocizzare le procedure - anche riconsiderando pochi e limitati obiettivi con il concorso di tutte le forze politiche alla luce del mutato quadro internazionale - ha perso tempo con vaghi annunci circa l'"impossibilità" di raggiungere gli obiettivi entro il 2026,"spostamenti" di opere sulle altre fonti di finanziamento e "smantellamenti", cui non è seguito nessun atto concreto;

            avventata è invece stata la scelta di modificare la governance, con il decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, pur di rimarcare la discontinuità politica e amministrativa rispetto al passato: le tempistiche di avvio e l'incerto funzionamento della nuova governance hanno comportato un ulteriore rallentamento operativo, con conseguenti ricadute sull'intero processo di attuazione degli interventi già previsti e da attuare;

            la terza relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza, aggiornata al 31 maggio 2023 con informazioni relative ai risultati conseguiti per il secondo semestre del 2022 e agli obiettivi del primo semestre 2023, è stata comunicata alla Presidenza il 7 giugno 2023, ossia meno di un mese prima della scadenza del primo semestre del 2023;

            la relazione ha certificato il grave ritardo accumulato dal Governo nell'attuazione del PNRR e l'insufficiente informazione e trasparenza sulla situazione in essere, non contenendo valutazioni dettagliate sullo stato di avanzamento degli interventi e sull'entità e sulle cause dei ritardi per ciascuna misura, riportando un quadro generale di informazioni ampiamente superate e risultando lacunosa sotto molti aspetti;             la trasmissione della relazione non ha dunque rappresentato l'auspicato miglioramento sotto il profilo del coinvolgimento del Parlamento e della qualità delle informazioni a sua disposizione, e tale grave situazione si è protratta fino ad oggi;

            il 30 giugno 2023 è inoltre scaduto il quarto semestre di attuazione del PNRR, senza il pieno conseguimento dei 27 traguardi e obiettivi previsti ai fini dell'erogazione della quarta rata da cui dipende l'assegnazione al nostro Paese di ulteriori 16 miliardi; dopo la scadenza di tale termine, l'11 luglio 2023, è stata avanzata alla Commissione europea la richiesta di modificare 10 di questi 27 interventi da realizzarsi nel primo semestre 2023, peraltro non del tutto coincidenti con quelli critici indicati nella terza relazione;

            successivamente, e nel silenzio sul punto del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, audito il 19 luglio in Parlamento nell'ambito dell'esame della relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il 20 luglio 2023 è stata formalizzata anche una proposta di modifica in materia di alloggi per studenti, la cui mancata realizzazione ha bloccato finora l'erogazione della terza rata; la modifica comporta la riduzione di circa 500 milioni dell'importo previsto per la terza rata e lo slittamento dell'obiettivo alla quarta rata, portando a 28 (in luogo di 27) il numero dei traguardi e obiettivi del primo semestre 2023, che in ogni caso è già scaduto;

            nonostante le reiterate richieste, il Parlamento non è stato finora coinvolto e informato, in alcun modo, né sulle proposte di modifica al PNRR né tantomeno sull'inserimento, ai sensi del nuovo regolamento (UE) 2023/435, dell'apposito capitolo dedicato al piano "REPowerEU", e ciò nonostante che l'articolo 9-bis, comma 2, del decreto-legge n. 152 del 2021, convertito dalla legge n. 233 del 2021, stabilisca che nell'ipotesi in cui il Governo italiano intenda presentare alla Commissione europea, ai sensi dell'articolo 21 del regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 febbraio 2021, un PNRR modificato o un nuovo PNRR, deve trasmettere la proposta del Piano modificato o del nuovo Piano alle Camere, prima del suo invio alla Commissione europea e "in tempo utile per consentirne l'esame parlamentare";

            le proposte per la revisione del Piano sono infatti giunte alle Camere solamente il 27 luglio, dopo innumerevoli annunci, ma senza mai fornire la documentazione, le relazioni e le schede progetto, ivi comprese quelle del capitolo dedicato al piano REPowerEU, che rendessero chiare le modifiche che il Governo avrebbe inteso apportare al PNRR;

            la necessità di improntare le relazioni con il Parlamento, in vista della revisione del PNRR, alla massima trasparenza, alla massima condivisione e alla chiarezza di proposte è stata dunque fin qui ampiamente smentita, precludendo alle Camere un esame approfondito, di merito, circa le proposte di revisione;

            tale mancato coinvolgimento del Parlamento nel processo di controllo e verifica sull'attuazione del PNRR, e soprattutto sulle modifiche che il Governo intende apportarvi, senza alcun rispetto della leale collaborazione tra le istituzioni dello Stato, tanto più necessaria perché il PNRR e il suo successo o insuccesso non riguardano una maggioranza o un Governo ma l'intero Paese, risulta estremamente grave, anche considerando l'entità delle modifiche proposte: cambiati 144 obiettivi su 349, introdotto il nuovo capitolo su REPowerEU, e misure di grande rilevanza, quali ad esempio quelle su rischio idrogeologico, coesione territoriale, rigenerazione urbana, interamente soppresse, ed altre molto ridimensionate;

        valutato che:

            le modifiche che il Governo intende apportare al PNRR prevedono ingenti tagli agli interventi previsti dal PNRR, pari a circa 16 miliardi di euro, di cui circa 13 miliardi a danno dei progetti degli enti locali per la gestione del rischio alluvione, per la riduzione del rischio idrogeologico, per la mobilità sostenibile, la valorizzazione del territorio e la rigenerazione urbana, soprattutto nel Mezzogiorno, che vengono finalizzati al nuovo capitolo relativo al REPowerUE, per pochi progetti affidati alla gestione dalle grandi aziende a partecipazione statale, e a crediti d'imposta e bonus, trasformando parte di quella spesa per investimenti necessaria alla crescita del Paese in spesa corrente;

            particolarmente pesante è il definanziamento di progetti della Missione 2 - Rivoluzione verde e transizione ecologica, complessivamente ridotta di oltre 9 miliardi;

            in particolare, appare gravissimo nel momento in cui il nostro Paese è colpito con durezza dagli effetti del cambiamento climatico, con l'alluvione che ha colpito Emilia-Romagna, Marche e Toscana in maggio, e i tanti eventi alluvionali e di dissesto che continuano a verificarsi, il definanziamento completo, per 1 miliardo e 287 milioni di euro, dell'investimento M2C4/2.1, relativo alle misure per la gestione del rischio alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico; considerando il notevole livello di instabilità idrogeologica del territorio italiano e gli interventi previsti, tale definanziamento appare del tutto miope e dalle conseguenze estremamente pericolose; ancor più grave considerando che il documento presentato dal Governo afferma che a seguito del definanziamento sono in corso "approfondimenti istruttori finalizzati a destinare le risorse liberate da tale misura a favore di un nuovo investimento per sostenere la ricostruzione dei territori dell'Emilia-Romagna", mentre le risorse "liberate" sono già state destinate a REPowerEU: niente più risorse contro il rischio idrogeologico dunque, e drammaticamente niente risorse per l'Emilia e gli altri territori colpiti;

            grave altresì in materia ambientale il definanziamento per 1 miliardo di euro dell'investimento relativo all'utilizzo dell'idrogeno in settori hard-to-abate, che concretamente si traduce nella riduzione (azzeramento) delle risorse destinate a DRI Italia SpA, il soggetto attuatore degli interventi per la realizzazione dell'impianto per la produzione del cosiddetto preridotto - Direct Reduced Iron - che avrebbe dovuto servire l'Ilva di Taranto e favorirne il processo di decarbonizzazione, con le pesanti ricadute in termini di inquinamento e rischi per la salute che questo comporta;

            infine, pesantissimo il definanziamento totale, per 6 miliardi, della misura M2C4/2.2, che prevedeva interventi variegati finalizzati ad aumentare la resilienza dei territori, promuoverne la valorizzazione e favorire lo sviluppo sostenibile dei Comuni, tra i quali la prevenzione e mitigazione dei danni connessi al rischio idrogeologico e messa in sicurezza dei centri abitati, la messa in sicurezza degli edifici pubblici attraverso miglioramento e adeguamento sismico, la messa in sicurezza di strade, ponti e viadotti e l'efficientamento energetico degli edifici pubblici; un taglio che grava appunto sui Comuni e colpisce oltre 30.000 progetti;

            questo taglio di 6 miliardi si unisce agli altri relativi alla rigenerazione urbana (M5C2/2.1) che viene interamente definanziata (3,3 miliardi di euro), ai piani urbani integrati (M5C2/2.2), anch'essi integralmente definanziati (2,493 miliardi), e agli altri investimenti tagliati che vanno a gravare per 13 miliardi di euro sui Comuni, ad oggi le uniche amministrazioni pubbliche che hanno speso con rapidità le risorse del PNRR loro destinate, e che si vedono sottratti fondi per opere già realizzate e per cui sono stati spesi oltre 2,5 miliardi, senza alcuna certezza di averle reintegrate;

            nella Missione 5 - Inclusione e coesione, vengono integralmente definanziati l'investimento M5C3/1.1.1 relativo al potenziamento dei servizi e delle infrastrutture sociali di comunità nelle aree interne e M5C3/1.2 relativo alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie;

            anche la Missione 6 relativa alla salute subisce un forte ridimensionamento, attraverso rimodulazioni interne e la riduzione di alcuni investimenti, quali quelli per le strutture sanitarie di prossimità previste alla componente 1: ad esempio si passa dalla previsione della realizzazione di 1350 case della comunità a meno di mille interventi, si stabilisce la riduzione delle centrali operative territoriali e degli ospedali di comunità, si riducono i progetti di transizione digitale (telemedicina, digitalizzazione); si riducono anche gli interventi previsti alla componente 2, ad esempio per l'ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, e quelli antisismici nelle strutture ospedaliere;

            sono rimodulati alcuni importanti interventi infrastrutturali nella Missione 3, ad esempio sull'alta velocità verso il Sud o sulle "connessioni diagonali";

            resta il nodo relativo alla realizzazione dell'incremento dell'offerta di asili nido e scuole dell'infanzia, per i quali sono stanziati ulteriori 900 milioni, che tuttavia non sembrano poter garantire con certezza l'incremento dei 265.000 posti indicati;

            concreto è il pericolo che, a seguito delle modifiche, non vengano rispettate le condizionalità poste dal PNRR sull'occupazione femminile e giovanile, nonché la clausola del 40 per cento delle risorse al Sud, incrementando la sperequazione sociale e il divario territoriale, anziché contrastarli, e che vengano pesantemente colpite anche le aree interne del Paese e le speranze di uno sviluppo diffuso sull'intero territorio nazionale;

            molto poco credibile e inaccettabile appare l'affermazione diffusamente contenuta nel documento che gli interventi espunti o rimodulati verranno comunque realizzati "mediante il ricorso a risorse nazionali" o a finanziamenti alternativi, ad oggi ignoti e di difficile reperimento alle condizioni date;

            gravissima appare la proposta contenuta nel documento di modificare il target di riduzione dell'evasione fiscale (abbassare del 3 per cento il tax gap, che permetterebbe di recuperare 10-15 miliardi di euro di tasse), che rappresenta l'ennesima dimostrazione di scarsa serietà ed evidenzia un atteggiamento di Governo e maggioranza davvero preoccupante in merito alla lotta all'evasione, come pure ampiamente dimostrato dall'allentamento senza precedenti su condoni, accertamenti e riscossioni che contemporaneamente si realizza attraverso la delega fiscale;

        valutato altresì che:

            il nuovo capitolo relativo al REPowerUE, che per ammissione del Governo stesso è ancora oggetto di un'attività istruttoria puntuale, è descritto in maniera alquanto sommaria. Esso prevede misure finalizzate alla sicurezza energetica in risposta alle conseguenze del conflitto russo-ucraino, per un valore complessivo di circa 2,3 miliardi di euro, sulle reti di trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica e del gas, compreso il GNL, secondo la deroga esplicita dal principio del DNSH (do no significant harm), nella prospettiva di una successiva implementazione dell'utilizzo dell'idrogeno che tuttavia gode di un finanziamento nettamente inferiore;

            per quanto riguarda la transizione verde ed efficientamento energetico, cui sono complessivamente dedicati circa 14,7 miliardi di euro, sono privilegiati tre interventi principali, in larga parte incentrati sull'utilizzo di crediti d'imposta che, in mancanza di interventi strutturali, rischiano di rappresentare un enorme spreco di risorse: il piano di crediti d'imposta alle imprese "Transizione 5.0 Green" per la riconversione dei beni strumentali e dei processi produttivi delle imprese, per circa 4 miliardi di euro; gli interventi per l'efficientamento energetico sugli immobili pubblici, per 3,6 miliardi di euro; l'ecobonus sociale per il patrimonio immobiliare privato, per 4 miliardi di euro;

            infine, sono previste misure per il sostegno alle catene del valore e la competitività del sistema Italia, per un valore complessivo di 2 miliardi di euro, che secondo quanto brevemente indicato dal Governo, avverrà tramite strumenti operativi già vigenti per la concessione di contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati (contratti di sviluppo, Fondo per il sostegno alla transizione industriale, "Investimenti sostenibili 4.0");

            il capitolo REPowerEU prevede, inoltre, sei riforme settoriali, ancora da definire nei contenuti, per la riduzione dei costi di connessione alle reti della produzione di biometano; per la mitigazione del rischio finanziario associato ai contratti da fonti rinnovabili (Power Purchase Agreements - PPA); per la formazione di nuove competenze per la transizione; per la riqualificazione della forza lavoro sia nel settore privato che pubblico; per la razionalizzazione dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili; per l'adozione di un testo unico per l'autorizzazione agli impianti di produzione di energie rinnovabili;

            al nuovo capitolo relativo al REPowerUE, che reca interventi per un ammontare complessivo di 19,2 miliardi, il Governo intende provvedere con i fondi derivanti dai tagli al PNRR e, per la parte che residua, pari a circa 3,2 miliardi, con il contributo a fondo perduto a tal fine assegnato all'Italia e pari a 2,76 miliardi di euro, con risorse aggiuntive dal contributo UE PNRR per effetto della variazione del PIL (150 milioni di euro), nonché con le risorse dei Fondi strutturali e di investimento europei per la politica di coesione 2021-2027 (FESR, FSE+, Fondo di coesione), secondo quanto previsto dal Regolamento UE 2023/435, per la parte rimanente (circa 300 milioni);

            il Governo, tuttavia, dichiara - non meglio specificando - di volere utilizzare circa 3 miliardi di euro delle risorse delle politiche di coesione 2021-2027, già destinate a obiettivi assimilabili a quelli del REPowerEU;

            in assenza di una chiara valutazione dell'entità e dell'impatto del ricorso alle risorse dei fondi europei, strutturali e di coesione - che hanno, peraltro, modalità di funzionamento, criteri di ripartizione e tempistiche differenti - si corre il rischio di comprometterne l'utilizzo a danno di tutta la programmazione in corso, penalizzando ancora una volta le aree del Paese più svantaggiate;

        ritenuto che:

            il pagamento della terza rata non è ancora avvenuto, la scadenza per la quarta rata non è stata rispettata e, alla luce delle modifiche apportate, rischia di slittare il pagamento rispetto ai tempi previsti, con dirette conseguenze per il bilancio dello Stato, mentre si avvicina rapidamente anche la scadenza del secondo semestre 2023, ai fini della quinta rata da 18 miliardi di euro per 69 traguardi e obiettivi;

            il mancato rispetto delle scadenze e il conseguente blocco delle erogazioni compromettono la realizzazione dei progetti, soprattutto per quanto riguarda le amministrazioni locali che, nonostante la rapidità e l'efficienza, non hanno risorse finanziarie sufficienti ad anticipare l'intero costo e che sono pesantemente colpite dalla proposta di revisione del piano,

        impegna il Governo:

                   1. a non apportare la revisione del PNRR ipotizzata, evitando in particolare il definanziamento dei progetti pari a circa 16 miliardi di euro, di cui circa 13 miliardi di euro a danno di interventi degli enti locali per la gestione del rischio alluvione, la riduzione del rischio idrogeologico, la valorizzazione del territorio, la rigenerazione urbana, e l'attuazione dei piani urbani integrati, al fine di garantire l'affidabilità del nostro Paese nel contesto internazionale, nonché la stabilità dei fondamentali economici e di finanza pubblica dello Stato e delle amministrazioni territoriali, assicurando la piena attuazione di tutti gli impegni già previsti dal PNRR concordati con le istituzioni europee nei tempi e nei modi stabiliti;

                   2. a garantire, qualora dovesse essere effettivamente avanzata alla Commissione europea una proposta di revisione del PNRR del tenore ipotizzato, il pieno e completo rifinanziamento dei progetti cancellati legati alla riqualificazione urbanistica e in materia ambientale, ed in particolare di quelli riguardanti la lotta contro il rischio idrogeologico, la gestione del rischio di alluvione e la resilienza del territorio, che oggi risultano ingiustificatamente definanziati con conseguenze molto rischiose per il fragile territorio italiano, individuando le risorse e le coperture necessarie entro il 31 agosto e comunque non oltre il termine di conclusione del negoziato con la Commissione;

                   3. ad assicurare, ad ogni modo, la piena e totale collaborazione con la Commissione europea in ogni fase del dialogo relativo al PNRR, attraverso uno scambio costruttivo, continuo e tempestivo ed un'informazione efficace e completa, anche al fine di evitare ulteriori gravi ritardi, oltre a quelli già causati in questi mesi, nella erogazione delle rate del PNRR;

                   4. a garantire, in ogni circostanza, relazioni con il Parlamento improntate alla massima trasparenza, alla massima condivisione e alla chiarezza di proposte, fornendo un'informazione piena e tempestiva, mediante le relative schede progetto relative al PNRR, sulle ragioni di eventuali cambiamenti e sugli effetti che questi determinerebbero sull'utilizzo delle risorse e sulla crescita complessiva del Paese, comunque rimanendo nel solco tracciato dal "Next generation EU" e dal dispositivo per la ripresa e la resilienza, evitando per il futuro quanto avvenuto finora in materia di confronto, dialogo e informazione sul PNRR in questi mesi, che hanno visto una gravissima emarginazione del Parlamento violando il principio della leale cooperazione istituzionale ma anche gli obblighi legislativi in capo al Governo;

                   5. ad adoperarsi per il rispetto del termine ultimo del 31 agosto, stabilito per l'invio alla Commissione delle proposte di revisione del PNRR;

                   6. ad attivarsi per garantire il raggiungimento di tutti i traguardi e gli obiettivi necessari alla richiesta e all'ottenimento dell'erogazione della quarta rata e delle successive rate del PNRR;

                   7. a fornire ad ogni modo opportune e adeguate garanzie di stabilità finanziaria degli enti locali in relazione alle modifiche che coinvolgono progetti già avviati o realizzati, in tutto o in parte, con particolare attenzione a quelli di pertinenza proprio delle amministrazioni locali, che comunque sono stati validati, ammessi al finanziamento e in alcuni casi sono già stati avviati;

                   8. a garantire la realizzazione degli obiettivi inerenti alle priorità trasversali al fine di superare le diseguaglianze di genere e generazionali così marcate nel nostro Paese e, in particolare, a rispettare la riserva d'impiego del 40 per cento delle risorse del PNRR allocabili territorialmente per le regioni del Mezzogiorno, ai fini del superamento del divario territoriale e delle sperequazioni economico-sociali;

                   9. a garantire il rispetto del target di riduzione dell'evasione fiscale con la riduzione del 3 per cento del tax gap, rafforzando le misure di lotta all'evasione e confermando la serietà degli impegni assunti dal nostro Paese in merito;

                   10. a garantire in modo compiuto su tutto il territorio nazionale la completa realizzazione della sanità territoriale accompagnando il pieno perseguimento degli obiettivi di investimento previsti dal PNRR con adeguate politiche di bilancio finalizzate a rendere possibili adeguate e conseguenti assunzioni di personale;

                   11. a trasmettere al Parlamento informazioni più dettagliate sulle misure e gli interventi contenuti nel capitolo dedicato al piano REPowerEU all'interno del PNRR che si intende presentare, nonché sulle singole e specifiche fonti di finanziamento, anche al fine di assicurare la coerenza con gli obiettivi fissati dal PNRR e la piena sostenibilità economico-sociale, territoriale e ambientale;

                   12. a non utilizzare le risorse FSC e delle politiche di coesione relative alla programmazione 2021/2027, già destinate ad interventi importanti per lo sviluppo del Paese ed in particolare del Mezzogiorno, al fine coprire i progetti eventualmente definanziati dalla revisione proposta del PNNR.

(6-00041) n. 2 (01 agosto 2023)

Enrico Borghi, Gelmini, Calenda, Fregolent, Lombardo, Paita, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto, Versace.

Preclusa

Il Senato,

        premesso che:

            il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è parte del progetto europeo denominato Next Generation EU (NGEU), proposto dalla Commissione europea nell'aprile 2020 e approvato nel luglio dello stesso anno per finanziare la ripartenza dell'economia dell'Unione europea;

            il PNRR è, in virtù dell'ammontare dei finanziamenti ad esso dedicati e in combinazione con quelli forniti dal PNC (Piano nazionale complementare), un'occasione unica per l'Italia dal punto di vista della capacità di spesa e di esecuzione di investimenti strategici per accompagnare il necessario cambiamento strutturale dell'economia italiana al fine di rimediare alla stagnazione della produttività, promuovere un modello di crescita sostenuto e sostenibile e favorire l'aumento del reddito nazionale, che rappresentano condizioni imprescindibili per garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche e la competitività del Paese;

            il PNRR offre all'Italia la disponibilità di 68,9 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni a fondo perduto, e di un massimo di 122,6 miliardi di euro in finanziamenti tramite prestiti del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF);

            il Governo italiano ha deciso di utilizzare appieno la propria capacità di finanziamento tramite la RRF, portando il totale degli investimenti del PNRR a 191,5 miliardi di euro, rendendo l'Italia la prima beneficiaria del NGEU a livello europeo in termini assoluti;

            il Governo italiano ha istituito, tramite il decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, il Piano nazionale complementare (PNC), il quale ammonta ad un totale di 30,6 miliardi di euro ed ha la funzione di fornire fondi supplementari al completamento di alcuni investimenti previsti dal PNRR, nonché di finanziare ulteriori e diversi investimenti;

            il Governo italiano ha approvato e presentato alla Commissione europea il PNRR il 30 aprile 2021, che quest'ultima ha pubblicato, il 22 giugno 2021, il proprio parere positivo al Piano nazionale italiano, e che il 13 luglio 2021 il PNRR è stato definitivamente approvato con la Decisione di esecuzione del Consiglio;

            l'erogazione dei fondi, prevista in una rata di prefinanziamento e dieci rate semestrali, è soggetta al raggiungimento di determinati obiettivi e traguardi prestabiliti dal PNRR, e il raggiungimento degli stessi viene verificato dalla Commissione europea;

            l'Italia ha ad oggi ricevuto parte dei fondi del PNRR per un totale di 66,9 miliardi di euro, di cui 24.9 miliardi relativi al prefinanziamento e 42 miliardi equamente divisi tra la prima e la seconda rata;

            sono noti i ritardi accumulati fino ad oggi sul raggiungimento degli obiettivi e dei traguardi previsti dal PNRR nonché sull'attuazione dei progetti finanziati con il PNC;

            il 20 luglio scorso, dopo sette mesi, è stato raggiunto un accordo per la ricezione della terza rata, che ha ricevuto il via libera dalla Commissione europea pochi giorni fa, ma saranno pagati 18,5 miliardi invece dei 19 previsti; i 500 milioni mancanti, relativi all'obiettivo dell'incremento dei posti letto per gli studenti universitari, saranno spostati sulla quarta rata; essendo stato mancato l'obiettivo di 7.500 posti letto aggiuntivi negli studentati entro la fine del 2022, in quanto molti posti erano preesistenti, il target quantitativo viene trasformato in una milestone qualitativa, ovvero l'avvio delle assegnazioni per completare l'obiettivo di 60.000 letti entro il 2026, da raggiungere entro il 30 giugno 2023;

            quanto alla quarta rata di 16 miliardi, si è tenuta il 11 luglio 2023 una riunione della cabina di regia sul PNRR che ha formalizzato la richiesta alla Commissione europea di modificare 10 dei 27 interventi con scadenze di target e milestone previste nel primo semestre 2023;

            tra queste si segnalano le modifiche richieste per superare i ritardi nella realizzazione delle misure volte all'aggiudicazione degli appalti pubblici per l'installazione di 2.500 stazioni di ricarica veloci e ultraveloci per veicoli elettrici in autostrada e di almeno 4.000 nelle zone urbane; il Gruppo Azione-Italia Viva aveva segnalato le criticità relative a tale investimento già il 30 maggio scorso con un question time in Aula alla Camera, in cui si evidenziavano il ritardo nella pubblicazione del bando, il termine troppo stretto per la presentazione dei progetti nonché problemi di interpretazione dei bandi stessi da parte degli operatori;

            un'altra proposta di modifica approvata dalla cabina di regia PNRR riguarda il target relativo alla realizzazione entro il 31 dicembre 2025 di circa 264.000 nuovi posti per asili nido e scuole per l'infanzia, per il quale si prevede l'emanazione di un nuovo bando di selezione degli interventi; desta preoccupazione la sostituzione dell'obiettivo intermedio dell'aggiudicazione di tutti gli interventi con l'aggiudicazione di un primo set di interventi, con il concreto rischio di non raggiungere un target strategico per il nostro Paese e in particolare per il Sud; anche su questo tema, il Gruppo Azione - Italia Viva aveva palesato le proprie preoccupazioni al Governo con un question time in Aula alla Camera già il 3 maggio scorso;

            più in generale, come accertato dall'ultima relazione della Corte dei conti, pubblicata nel maggio 2023, l'Italia ha speso solo il 13,8 per cento delle risorse da utilizzare entro il 2026, per un totale di circa 25 miliardi di euro, confermando la scarsa capacità di spesa del nostro Paese;

            entro il 31 agosto 2023 deve concludersi il percorso di condivisione con l'Unione europea in merito alle modifiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza e alla predisposizione del piano RePowerEU;

            il REPowerEU prevede l'integrazione dei suoi obiettivi all'interno delle proposte di modifica e revisione dei PNRR nazionali, che per il nostro Paese comportano risorse aggiuntive per 2,76 miliardi di euro, a fondo perduto;

            non è stato accolto, in occasione della discussione delle mozioni sul PNRR, l'impegno proposto da tutti i partiti di opposizione a trasmettere alle Camere, in tempo utile e comunque non oltre il 30 giugno 2023, le schede descrittive di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del nuovo capitolo dedicato al REPowerEU, al fine di consentirne un tempestivo e completo esame da parte dei competenti organi parlamentari, così come avvenuto in occasione della predisposizione delle linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e successivamente della proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza;

            il 27 luglio si è tenuta la riunione della cabina di regia per il Piano nazionale di ripresa e resilienza per l'esame preliminare della proposta di revisione complessiva del PNRR inclusiva del nuovo capitolo REPowerEU, che vale complessivamente 19 miliardi;

            le amministrazioni hanno presentato proposte di modifica che riguardano 144 investimenti e riforme; tralasciando le modifiche formali relative alla descrizione delle misure e ai meccanismi di verifica, si tratta nei fatti di una riscrittura del Piano che avviene e viene comunicata al Parlamento a meno di un mese dalla scadenza del termine del 31 agosto;

            tra gli ambiti più rilevanti interessati dalle modifiche - a fronte di quelle che vengono rilevate come criticità nel raggiungere gli obiettivi e i target fisici - rientra quello strategico delle infrastrutture e degli interventi relativi all'alta velocità, per i quali in sede attuativa sarebbero emerse criticità, anche di natura autorizzativa, che non consentono il rispetto dei tempi previsti;

            l'ultima categoria di modifica riguarda, invece, le misure che si propone di definanziare dal PNRR; si tratta di 9 misure per un ammontare totale di 15,9 miliardi di euro;

            è essenziale che tali misure, così come i progetti infrastrutturali, siano salvaguardati attraverso la copertura con altre fonti di finanziamento, come il Piano nazionale complementare al PNRR e i fondi delle politiche di coesione, e che la fuoriuscita di tali progetti dal Piano - che prevede scadenze prefissate e un monitoraggio stringente - non si traduca nei fatti nell'incanalarli su un binario morto;

            in tale ambito, in un'ottica di prevenzione degli effetti del cambiamento climatico anziché di gestione a posteriori dei suoi effetti catastrofici, desta preoccupazione il definanziamento delle "Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico";

            allo stesso modo, desta preoccupazione la rimodulazione dei target relativi alle strutture relative all'assistenza sanitaria di prossimità; nonostante l'assicurazione da parte del Governo che esse verrebbero realizzate mediante il ricorso alle risorse nazionali del programma di investimenti in edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico ex articolo 20 della legge n. 67 del 1988, vi è il concreto rischio che tali strutture, con il venir meno di obiettivi temporali prefissati e con modifiche in corso relative alle fonti di finanziamento e alle relative procedure, non vedano mai la luce;

            è fondamentale inoltre non fare passi indietro rispetto a due obiettivi fondamentali per la trasformazione della pubblica amministrazione e della giustizia, ovvero la riduzione dei tempi di pagamento e lo smaltimento dell'arretrato giudiziario; per questo riteniamo che anziché posticipare i target sia necessario intervenire tempestivamente sulle cause delle criticità rilevate;

            allo stesso modo, come ricordato dalla Commissione europea, è essenziale perseguire l'obiettivo di contrastare l'evasione fiscale; il PNRR prevede tra i target una diminuzione della propensione all'evasione delle imposte inferiore, rispetto al valore base del 2019, del 5 per cento nel 2023 e del 15 per cento nel 2024; la proposta del Governo è modificare l'obiettivo dei due target con obiettivi relativi al contrasto all'evasione non meglio specificati;

            per quanto concerne l'Ecobonus e il Sismabonus, come presenti nel nuovo capitolo REPower EU, risulta inadeguata la mancanza di un ulteriore criterio di accesso al beneficio legato alla classe energetica dell'edificio, per incentivare maggiormente l'efficientamento energetico degli edifici con classi energetiche inferiori;

            il Gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe già nel dicembre 2022, in un incontro a Palazzo Chigi con la presidente Meloni e i principali esponenti dell'Esecutivo, ha avanzato una prima proposta concreta di rimodulazione del piano, basata sulla riconversione dei finanziamenti legati a progetti non più realizzabili nei tempi previsti nella direzione del ripristino integrale del piano «Impresa 4.0», nonché della sua estensione alla transizione ecologica;

            il 12 luglio scorso, con l'ordine del giorno 9/01038-A/061, il Governo si è impegnato a concludere entro il previsto termine del 31 agosto 2023 le interlocuzioni con le istituzioni comunitarie volte a modificare il Piano nazionale di ripresa e resilienza ed a sostenere, nell'ambito di dette interlocuzioni, il potenziamento del piano Transizione 4.0 anche estendendolo a settori energetici e ambientali nonché al terzo settore, dandone, come previsto, apposita informativa al Parlamento;

            il Governo ha dato seguito a tale impegno proponendo la misura "Transizione 5.0 Green", dichiarata più volte strategica dal sistema imprenditoriale nazionale, che con 4 miliardi di euro rappresenta una delle misure più importanti in termini di risorse investite; secondo quanto previsto nel Piano proposto dal Governo, la misura sfrutterà il sistema del credito di imposta, sarà destinata a tutte le imprese, anche alle piccole e medie, e riguarderà tutti settori strategici dell'economia incluso il turismo, con l'obiettivo di accelerare la riconversione sia della dotazione di beni strumentali, sia dei processi produttivi delle imprese;

            la seconda misura prevista per il settore produttivo e in linea con le finalità della precedente è il credito di imposta a sostegno dell'autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, per consentire loro una riduzione significativa dei costi energetici connessi alla propria attività produttiva, e prevede risorse per 1,5 miliardi di euro;

            punti cardinali della nuova versione del PNRR - anche alla luce degli avvenimenti più recenti - devono essere altresì gli investimenti e interventi di contrasto al dissesto idrogeologico (ripristinando l'apposita unità di missione Italia sicura istituita a tal fine nel 2014), quelli volti a garantire la sicurezza energetica e la diversificazione degli approvvigionamenti, la rimodulazione degli investimenti infrastrutturali, un maggior coinvolgimento dei privati e del terzo settore nel percorso di raggiungimento degli obiettivi e nella attuazione dei servizi n una ottica sussidiaria, la riduzione della frammentazione degli interventi, nuove e più snelle modalità di supporto anche tecnico per gli enti locali e le stazioni appaltanti;

            deve essere garantito il mantenimento degli obiettivi principali, tra cui la costruzione degli asili nido e la riduzione dei divari territoriali, nonché i fondi in agricoltura per il potenziamento delle politiche di filiera, anche integrando le risorse che mancano per i settori pesca e acquacoltura, oltre che l'approvazione e l'implementazione delle riforme abilitanti attualmente contenute nel piano e di politiche volte al rafforzamento del tessuto economico-produttivo, imprescindibili per una politica industriale che voglia confermare la centralità dell'Italia sul piano dell'attrattività, della competitività e delle prospettive di sviluppo ,

        impegna il Governo:

            1) a ripristinare nell'ambito del PNRR le misure di Industria 4.0 e di Formazione 4.0, al fine di incentivare gli investimenti innovativi, l'aggiornamento professionale e il perseguimento di una politica industriale che consenta all'Italia di continuare a competere a livello globale anche nel medio-lungo periodo;

            2) a includere nella nuova versione del PNRR interventi normativi volti a riattivare l'unità di missione "Italia sicura", con le funzioni e prerogative originariamente previste e coordinate al nuovo quadro istituzionale, per realizzare interventi di messa in sicurezza e prevenzione del rischio idrogeologico, al fine di tutelare il territorio da eventi atmosferici e fattori ambientali che, come visto negli ultimi mesi, costituiscono un serio pregiudizio per l'incolumità dei cittadini e per la crescita economica;

            3) ad assicurare che qualsiasi rimodulazione del PNRR non preveda riduzioni delle risorse destinate alle missioni "Salute" e "Istruzione e Ricerca", ma al contrario il loro potenziamento, anche tramite risorse provenienti da altre fonti di finanziamento al di fuori del Piano stesso, nell'ottica di riduzione dei divari territoriali;

            4) ad assicurare che qualunque riformulazione del PNRR non preveda riduzioni della quota destinata al Mezzogiorno, quantificata dalla legge nella misura del 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente;

            5) a perseguire le priorità trasversali relative ai giovani, alla parità di genere e alla riduzione dei divari territoriali e ad assicurare il raggiungimento dei target quantitativi previsti nel PNRR, con particolare riferimento all'assistenza ospedaliera di prossimità, anche tramite un maggior coinvolgimento dei privati e del terzo settore nel percorso di raggiungimento degli obiettivi;

            6) ad assicurare la pronta realizzazione degli alloggi universitari concordati nel luglio 2021, senza rinviare all'ultima fase del PNRR la loro messa a disposizione di studentesse e studenti che vedono pregiudicato il proprio diritto allo studio dal caro-affitti;

            7) a riportare alla scadenza originariamente prevista l'obiettivo di assicurare che le pubbliche amministrazioni a livello centrale, regionale e locale paghino in media entro il termine di 30 giorni e che le autorità sanitarie regionali paghino in media entro il termine di 60 giorni, considerato che posticipare tale obiettivo di quindici mesi - come proposto nell'aggiornamento del piano - danneggia le imprese e rinvia a data da destinarsi la trasformazione della macchina amministrativa in direzione di una sua maggiore efficacia ed efficienza;

            8) a non modificare i target di riduzione dell'arretrato civile nei tribunali, né tramite una rimodulazione quantitativa né tramite l'introduzione di target differenziati tra uffici giudiziari, ma al contrario ad intervenire tempestivamente sulle criticità rilevate;

            9) a non modificare il target della diminuzione della propensione all'evasione delle imposte previsto originariamente e a destinare ogni risorsa derivante dalla riduzione del tax gap alla riduzione della pressione fiscale;

            10) a perseguire la riduzione della frammentazione degli interventi, nuove e più snelle modalità di supporto anche tecnico per gli enti locali e le stazioni appaltanti e, in generale, a preferire interventi con impatto diretto e misurabile sulla crescita della produttività totale dei fattori;

            11) a reintrodurre nel Piano la misura M2C4I2.1.A denominata "Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico", di cui è previsto il definanziamento e che, invece, dovrebbe essere prioritaria per il Paese, e ad evitare in ogni modo che il definanziamento dei progetti PNRR deliberato dall'esecutivo comporti come conseguenza un rallentamento o un blocco di quelli già avviati da parte degli enti locali, con particolare riferimento a quelli relativi a tali ambiti;

            12) nell'ambito del Testo Unico per l'autorizzazione degli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili previsto dal capitolo REPowerEU, a indicare alle Regioni una scadenza temporale per l'individuazione delle aree idonee ad ospitare i grandi impianti on-shore e off-shore a fonte rinnovabile, definite sulla base di criteri razionali e misurabili, con zone di rispetto intorno a beni tutelati determinate in base alle caratteristiche del bene, alle dimensioni fisiche dei grandi impianti da realizzare nei suoi pressi e all'orografia del territorio e alle attività agricole presenti al fine di coniugare la produzione di energia con la necessità di garantire la continuità alimentare;

            13) per quanto riguarda l'Ecobonus e il Sismabonus come riformulato nel nuovo capitolo REPowerEU, a migliorare ulteriormente la misura prendendo in considerazione oltre al reddito familiare anche la classe energetica dell'edificio, dando priorità a quelli con prestazioni energetiche più basse e prevedendo, con gli opportuni accorgimenti, meccanismi che consentano di beneficiarne anche ai soggetti privi di capacità fiscale;

            14) a garantire il superamento delle criticità archeologiche, geologiche e di natura amministrativa riscontrate in ordine alla realizzazione e rafforzamento dell'alta velocità, scongiurando qualsiasi ritardo o rinvio che possa pregiudicare l'indifferibile esigenza di assicurare al Paese una rete ferroviaria solida, funzionale ed efficiente, a tal fine provvedendo a un piano di manutenzione straordinaria volto a scongiurare i ritardi strutturali registrati soprattutto negli ultimi mesi;

            15) ad approvare un programma di interventi volto a realizzare nuovi impianti di desalinizzazione, potenziando e riattivando quelli esistenti, sì da recuperare il gap con gli altri Paesi europei sotto questo versante e mettere al riparo l'Italia dai sempre più prolungati eventi siccitosi che negli ultimi anni si sono tradotti, soprattutto in alcune zone, in situazioni strutturali di scarsità delle risorse idriche;

            16) a elaborare, secondo criteri di prossimità e attraverso il coinvolgimento delle associazioni dei datori di lavoro, una rete di asili e luoghi per l'infanzia che rendano pienamente effettiva la socializzazione e il supporto alle famiglie, anche attraverso l'implementazione e l'incentivazione dei cosiddetti asili aziendali.

(6-00042) n. 3 (01 agosto 2023)

Patuanelli, Maiorino, Di Girolamo, Nave, Pirro, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Cataldi, Croatti, Damante, De Rosa, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Pirondini, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco.

Preclusa

Il Senato,

            udite le comunicazioni rese dal Governo in ordine alla revisione complessiva degli investimenti e delle riforme inclusi nel PNRR;

        premesso che:

            il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dell'Italia è stato presentato in via ufficiale dal Governo italiano il 30 aprile 2021 ed approvato all'esito di un difficile negoziato con le istituzioni europee, che ha consentito al nostro Paese di poter avere accesso ai fondi messi a disposizione dall'UE tramite il Dispositivo di ripresa e resilienza (RRF), nel quadro di Next Generation EU, di cui circa 191,5 miliardi a favore dell'Italia, da investire entro il 2026;

            nel suddetto PNRR sono definiti, in relazione a ciascun investimento e riforma, precisi obiettivi e traguardi (target e milestones), cadenzati temporalmente sulla base di accordi concordati con la Commissione europea e al cui conseguimento si lega l'assegnazione delle risorse su base semestrale;

            mentre le prime due Relazioni al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR hanno certificato il pieno conseguimento di tutti gli obiettivi e delle riforme concordate entro i termini previsti, la terza relazione ha fornito una disamina delle difficoltà e criticità che le amministrazioni titolari hanno riscontrato nell'attuazione di 118 riforme e degli investimenti del PNRR, di cui la relazione ha fornito una classificazione in quattro categorie, individuando, per ciascuna amministrazione titolare, le riforme e investimenti affetti da uno o più elementi di debolezza. Ne emerge come nei primi cinque mesi del 2023 siano stati spesi solo 2 miliardi sui 33 a valere sull'intero anno, elemento questo che mette a rischio la piena attuazione del Piano;

            in particolare, preoccupa il ritardo generalizzato registrato nell'attuazione delle iniziative di investimento e di riforma rispetto alle scadenze concordate a livello europeo e di quelle con valenza meramente nazionale;

            il 30 giugno si è concluso il primo semestre del 2023 e da cronoprogramma, poiché le richieste di pagamento devono essere inviate alla Commissione europea due volte l'anno, il Governo avrebbe dovuto sottoporre alla Commissione UE la richiesta afferente alla quarta rata del PNRR, richiesta di pagamento che non risulta essere stata ancora trasmessa;

            i 16 miliardi di euro della quarta rata sono stati messi a bilancio per il 2023 ma, considerato il ritardo nell'inoltro della richiesta, non c'è certezza che questi fondi saranno effettivamente incassati entro l'anno;

per quanto riguarda invece i 19 miliardi afferenti alla terza rata, nonostante la richiesta di pagamento sia stata inoltrata oltre sette mesi fa, l'Italia è ancora in attesa dell'erogazione dei relativi fondi;

            in conseguenza di tali ritardi, la valutazione preliminare positiva da parte della Commissione europea sulla terza richiesta di pagamento dell'Italia nell'ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza è stata subordinata all'accorpamento di quota parte della suddetta terza rata alla quarta, con la conseguenza che la terza rata, ancora in attesa di pagamento, non verrà erogata nella sua totalità;

            in particolare, sarebbe stato espunto, dagli iniziali 55 obiettivi previsti, quello afferente alla realizzazione di alloggi universitari per studenti con relativo dilazionamento dei fondi a favore del comparto e inevitabili ritardi nel raggiungimento dell'obiettivo intermedio;

            l'obiettivo di 7500 nuovi posti letto negli studentati sarebbe quindi prorogato proprio fino alla richiesta della quarta tranche da 16 miliardi e l'importo ascrivibile all'obiettivo (519,5 milioni di euro in prestiti) sarà trasferito alla quarta rata solo una volta che il Consiglio avrà approvato la proposta di decisione di esecuzione del Consiglio;

            in data 11 luglio 2023, una riunione della cabina di regia PNRR, alla quale hanno preso parte tutti i Ministri, i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio e i rappresentanti degli enti locali, ha formalizzato la richiesta alla Commissione europea di modificare 10 dei 27 interventi con scadenze di target e milestone previste nel primo semestre 2023. Successivamente, nel corso della riunione del 20 luglio 2023 della cabina di regia PNRR, il Governo ha presentato una proposta di modifica degli obiettivi da realizzare per l'ottenimento della terza e della quarta rata. Riguardo a tale revisione mirata del Piano nella prospettiva della quarta richiesta di pagamento, il Consiglio dispone ora di quattro settimane per adottare l'approvazione da parte della Commissione delle modifiche della quarta rata proposte dall'Italia;

            lo scorso 27 luglio, il Governo ha pubblicato il rapporto intitolato "Proposte per la revisione del PNRR e capitolo REPowerEU", approvato dalla cabina di regia PNRR tenutasi nella stessa giornata. Il Rapporto illustra le proposte di modifica del PNRR, articolandole sulla base delle Missioni e delle relative Componenti. Si tratta nel complesso, come indicato dal Governo, di 144 modifiche tra investimenti e riforme, che include anche il capitolo sull'energia REPowerEU. Come dichiarato dallo stesso ministro Fitto in conferenza stampa a margine della presentazione delle modifiche al Piano, è emersa la difficoltà evidente di completare tutti gli interventi entro il 30 giugno 2026;

            il rapporto classifica le proposte di modifica in due tipologie: la prima mira a confermare la misura, prevedendo adattamenti e rimodulazioni, riduzioni, in alcuni casi assai rilevanti, dei target quantitativi associati alla singola misura, ovvero sostituzioni delle opere direttamente indicate nella descrizione dell'intervento; la seconda tipologia riguarda proposte che operano riallocazioni tra misure con risorse che permangono nell'ambito dello stesso settore, sotto la titolarità della stessa amministrazione: è il caso, ad esempio, delle infrastrutture ferroviarie. Nell'ambito di questa seconda tipologia si distingue un gruppo di proposte che prevedono l'esclusione dal PNRR di intere misure, attraverso il loro definanziamento e il trasferimento della loro copertura su altre fonti di finanziamento;

            a seguito della proposta di revisione complessiva del Piano, dal PNRR risultano eliminate 9 misure, con conseguente definanziamento per complessivi 15,9 miliardi. Tali risorse, secondo quanto riferito nel rapporto, saranno destinate al finanziamento del nuovo capitolo del PNRR dedicato all'iniziativa REPowerEU, il cui ammontare massimo complessivo è pari a 19,2 miliardi di euro. Tra i progetti da eliminare vi sono: la decurtazione di 6 miliardi per la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei Comuni (M2C412.2); 3,3 miliardi per la rigenerazione urbana (M5C212.1), circa 2,5 miliardi per i progetti generali dei piani urbani integrati (M5C212.2.C); 1,28 miliardi circa per la gestione del rischio di alluvione e del dissesto idrogeologico (M2C412.1.A); 1 miliardo per l'utilizzo dell'idrogeno nei settori più inquinanti (M2C213.2); circa 725 milioni per il potenziamento dei servizi e delle infrastrutture a favore delle aree interne (M5C3I1.1.1); 675 milioni per la promozione di impianti innovativi come l'off-shore (M2C2I1.3); 300 milioni per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (M5C3I1.2) e di 110 milioni per la tutela del verde urbano ed extraurbano (M2C4I3.1);

        valutato che:

            appaiono allarmanti le dichiarazioni del Governo in merito alla volontà di spostare i progetti definanziati su altre programmazioni di spesa, senza alcuna certezza nella capacità di rispettare le scadenze nei tempi stabiliti. Il rapporto, infatti, non specifica quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento delle risorse definanziate dal PNRR. La determinazione di tali strumenti e modalità appare senza dubbio imprescindibile, soprattutto con riguardo ai progetti che si trovano in stadio più avanzato, in ragione dei rischi di rallentamenti o incertezze attuative che potrebbero conseguire al mutamento del regime giuridico e finanziario e del sistema di rendicontazione cui tali misure sarebbero sottoposte. Tale determinazione appare fondamentale, inoltre, al fine di verificare che le fonti alternative di finanziamento dispongano di una adeguata dotazione di competenza e di cassa nell'ambito del bilancio dello Stato;

            comprensibile è la preoccupazione relativa al rischio concreto che non venga rispettata la clausola del 40 per cento delle risorse da destinarsi al Sud, dal momento che alcuni di questi progetti, secondo alcune indicazioni, seppur di massima, contenute nella terza relazione sullo stato di attuazione del PNRR in merito alle fonti alternative di finanziamento, dovrebbero venire rifinanziati con i fondi di coesione;

            i 15,9 miliardi di decurtazione dei fondi del PNRR sono stati dirottati per finanziare il nuovo capitolo REPowerEU del Piano, di cui continuano ad essere note solamente in via generale le 6 riforme e i 19 investimenti, di cui 4 costituiscono un rafforzamento di misure già contenute nel PNRR, senza una indicazione temporale precisa per il raggiungimento dei relativi obiettivi;

            in vista del termine fissato dalla normativa europea per la trasmissione alla Commissione dei capitoli nazionali dell'iniziativa REPowerEU, il Governo italiano appare in ritardo pur con riguardo a quanto avvenuto negli altri Paesi europei, tenuto conto che già nella terza relazione si affermava che sarebbe stato presentato al Parlamento il quadro aggiornato delle proposte di revisione, prima della trasmissione ufficiale alla Commissione europea, da effettuare entro il 31 agosto 2023;

            con la mozione 1-00050, discussa in Senato il 20 giugno 2023, le opposizioni avevano già evidenziato il rischio di crescenti ritardi nell'attuazione del PNRR a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi concordati, evidenziando al contempo l'esigenza di identificare immediatamente potenziali ritardi e problemi di attuazione e adottare misure tempestive per affrontarli. Tale atto richiamava espressamente la necessità di un maggior coinvolgimento delle Camere e non si può non rilevare criticamente che in questa occasione le Commissioni competenti per materia non siano state chiamate a pronunciarsi sulla revisione del Piano in esame, nonostante il corposo numero di modifiche apportate dal Governo;

            le proposte di revisione delle dieci scadenze del primo semestre 2023 continuano invece a non identificare esplicitamente le milestones e i targets coinvolti, spiegando solo in modo vago e incompleto le revisioni proposte e non chiarendo il processo che ha portato all'individuazione degli interventi e delle modifiche da apportare;

            tale indeterminatezza e poca trasparenza suscitano pertanto preoccupazione per il futuro procedere e, in particolare, per la ricezione della quarta rata, a maggior ragione in quanto i relativi 16 miliardi di euro sono stati messi a bilancio per il 2023, ma la certezza di riceverli entro l'anno, nonostante le rassicurazioni rese in Aula dal Governo oggi, pare allontanarsi, col palese contestuale rischio di creare scompensi nel bilancio dello Stato;

        considerato che, con riferimento a specifici settori:

            il citato definanziamento preoccupa per le gravi ricadute che l'eliminazione delle misure dal PNRR avrà sugli investimenti rivolti ad ambiti chiave per lo sviluppo del Paese, quali la gestione dell'efficienza energetica, la rigenerazione urbana, il rischio alluvione ed eventi connessi ai cambiamenti climatici, il riassetto idrogeologico, la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, l'istruzione, la sanità territoriale e l'inclusione sociale, con pesanti conseguenze a danno dei Comuni, penalizzati per circa 13 miliardi e senza garanzie di nuove fonti di finanziamento per opere che in molti casi, come per quelle finanziate dal Ministero dell'interno, sono già state realizzate;

            in particolare, appare evidente come siano state particolarmente ridimensionate dalla proposta di revisione del PNRR le Missioni relative al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica. Tra queste, particolarmente compromessi risultano i progetti riguardanti la messa in sicurezza del territorio e il contenimento del dissesto idrogeologico, nonostante l'emergenza climatica in corso renderebbe imprescindibile porre in essere azioni finalizzate alla mitigazione e all'adattamento, alla pianificazione e al controllo, così da contenere le conseguenze del cambiamento climatico, evitando di agire costantemente in situazioni di emergenza, con le drammatiche conseguenze che gli eventi estremi comportano;

            per quanto concerne gli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei Comuni, il relativo definanziamento operato, pari a sei miliardi di euro, precluderà inevitabilmente il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica al 2050 fissati dalla Unione europea e, soprattutto, rischia di compromettere anche la realizzazione effettiva dei progetti in essere quali quelli delle comunità energetiche, tassello necessario allo sviluppo di energia a chilometro zero e di reti intelligenti e alla produzione e gestione in autonomia di energia verde a costi vantaggiosi, riducendo nettamente le emissioni di CO2 e lo spreco energetico;

            preoccupano inoltre le criticità relative ai definanziamenti per il Ministero delle infrastrutture e trasporti, che rappresenta uno dei dicasteri maggiormente coinvolti nell'attuazione del PNRR con traguardi ed obiettivi da conseguire nel primo semestre 2023. Nell'ambito del trasporto stradale e ferroviario, al fine di assicurare una mobilità sostenibile e, nell'ottica di promuovere l'utilizzo e la produzione di idrogeno, erano stati previsti specifici investimenti. In particolare: almeno 40 stazioni di ricarica; sperimentazione dell'utilizzo dell'idrogeno nelle linee non elettrificate; rinnovo della flotta di treni per il trasporto regionale e servizio universale con combustibili puliti. Al tal riguardo, si segnala come già la terza relazione, riporti il riscontro da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di elementi di debolezza, riconducibili a "eventi e circostanze oggettive" (squilibrio della offerta-domanda, investimenti non attrattivi, impreparazione del tessuto produttivo) e a difficoltà amministrativo-normative;

            la proposta di revisione destina 400 milioni di euro alla elettrificazione delle banchine per la riduzione delle emissioni delle navi nella fase di stazionamento in porto (cosiddetto cold ironing): sebbene sia ragionevole e necessario tale investimento, tale misura non risulta sufficiente, tenuto conto che gli obiettivi di decarbonizzazione possono essere raggiunti solo mediante l'adozione di investimenti generali che riguardano tutti i vari segmenti del settore dei trasporti, come ad esempio quelli relativi all'utilizzo dell'idrogeno nei settori "hard to abete", i cui progetti rischiano di rimanere definitivamente inattuati a causa della consistente riduzione degli investimenti prevista nella citata proposta;

            in riferimento alla salute, preoccupa, in particolar modo, lo stralcio dal PNRR di parte degli investimenti programmati a favore delle case e degli ospedali di comunità, che dovranno ora essere sostenuti dai fondi sull'edilizia sanitaria e dai fondi di coesione; inoltre, sempre con specifico riguardo alle case e ospedali di comunità, manca un aggiornamento puntuale dell'avanzamento nel raggiungimento degli obiettivi posti nel PNRR; proprio nei giorni scorsi le Regioni hanno lanciato l'allarme sulla mancanza di personale per case e ospedali di comunità oltre che per potenziare l'assistenza domiciliare integrata (ADI) e sull'incremento dei costi necessari alla loro realizzazione a causa dell'inflazione; sul potenziamento delle prese in carico dell'ADI degli ultra sessantacinquenni, il divario fra la fuoriuscita del personale dal SSN dovuto a pensionamenti e l'effettiva possibilità di assunzione o convenzionamento al completamento dei percorsi formativi non consentirebbe di coprire il fabbisogno necessario;

            con riferimento allo strumento dei contratti di filiera, fondamentale per il settore agroalimentare, nonostante sia già in parte finanziato attraverso alcuni bandi che si sono succeduti nel corso degli anni, certamente avrebbe necessità di un maggior numero di risorse. Molti sono i progetti presentati dalle imprese agricole che contemplano innovazione, sviluppo, raggiungimento della sostenibilità, ma ancora troppo poche le risorse atte a rendere concreti tali progetti; andrebbe pertanto ripensata l'allocazione di risorse, anche quelle non ancora spese nell'ambito del PNRR, per sostenere i contratti di filiera;

            con riferimento al settore della giustizia, la sua riforma rappresenta certamente una delle sfide di maggiore rilievo che l'Italia si è impegnata ad affrontare nell'ambito del PNRR. Nello specifico, nell'ambito dei circa 3 miliardi di euro stanziati al fine di migliorare la celerità e l'efficienza della macchina della giustizia, stante la più recente relazione della Corte dei conti, è di tutta evidenza come molte missioni e componenti abbiano subìto una preoccupante decelerazione e, in particolare, tra gli obiettivi che non possono dirsi ancora pienamente raggiunti, vi è quello relativo al processo di efficientamento energetico degli edifici giudiziari per cui solo di recente il Ministero della giustizia ha pubblicato il primo bando di gara per individuare i soggetti incaricati di predisporre la riqualificazione della prima quota, pari al 20 per cento degli edifici giudiziari in forte ritardo nello stato di attuazione;

        rilevato che:

            gli impegni assunti con il PNRR coinvolgono direttamente le pubbliche amministrazioni: rafforzare l'integrità pubblica e la programmazione di efficaci presidi di prevenzione della corruzione risulta, di conseguenza, un obiettivo prioritario per evitare che i risultati attesi con l'attuazione del PNRR vengano vanificati;

            in direzione diametralmente opposta si pone, in questo contesto, anche la decisione assunta dalla maggioranza di Governo, durante l'esame alla Camera, di votare un parere motivato sulla proposta di direttiva europea sulla lotta contro la corruzione, attualmente all'esame anche della 4ª Commissione del Senato;

            a riguardo, è opportuno ricordare in questa sede come la legge 9 gennaio 2019, n. 3 (cosiddetta Spazzacorrotti), approvata nel corso del governo Conte I, abbia fatto ottenere all'Italia il plauso da parte del GRECO in sede di valutazione di conformità delle legislazioni vigenti degli Stati agli standard anti-corruzione, soprattutto in quanto ha determinato l'allineamento del reato di traffico di influenze illecite ai requisiti di cui alla Convenzione penale sulla corruzione (articolo 12), colmando, così, una lacuna più volte segnalata dal medesimo organo europeo;

            in un'ottica di messa a terra del PNRR, non sfugge dunque l'importanza del mantenimento dell'impianto normativo de quo al fine di scongiurare ipotetiche attività illecite da parte della criminalità, attirata dall'ingente quantità di afflusso di denaro. Infatti, un allentamento dei presìdi contro i fenomeni corruttivi e contro i suoi cosiddetti reati spia, tra i quali l'abuso di ufficio e il traffico di influenze illecite, non può che esporre al pericolo di infiltrazioni da parte delle organizzazioni criminali che potrebbero mettere in discussione anche l'erogazione dei fondi da parte della stessa Unione europea;

            dai dati assunti alla fine dell'anno 2022, si ricava che le frodi sui fondi europei e sul PNRR sono in forte crescita, come si evince anche dall'allarme lanciato dal procuratore generale della Corte dei conti e dalla Procura dell'organismo omologo europeo, secondo cui il 20 per cento delle citazioni in giudizio hanno riguardato indebite percezioni di fondi europei e nazionali, per una richiesta risarcitoria di oltre 231 milioni di euro. Le criticità si appuntano in particolare sul nostro Paese, in cui si concentrano il 22 per cento delle indagini. Sono "quasi 600 le indagini avviate, un danno al bilancio dell'UE di 5,3 miliardi di euro e la rilevazione del forte coinvolgimento della criminalità organizzata nelle frodi transnazionali";

            nella medesima direzione, occorre intervenire in materia di appalti pubblici in quanto alla discrezionalità degli affidamenti non si accompagna alcuna forma di controllo, posto che manca una banca dati in cui inserire non solo i contratti pubblici, ma l'intera procedura di gara, con l'inserimento specifico di tutte le imprese invitate e di quelle che presentano offerte, nonché con l'indicazione dettagliata dei contenuti delle offerte. Solo questi dati consentiranno un confronto ex post ed una corretta valutazione dell'operato delle stazioni appaltanti, al fine di addivenire all'individuazione dei cosiddetti cartelli;

            inoltre, al fine di rafforzare la capacità delle pubbliche amministrazioni di garantire l'attuazione del PNRR, non si può ignorare, il rilevante tema della capacità amministrativa e gestionale dei comuni. Le risorse che il Piano indirizza agli enti locali impegnano quasi 6.000 Comuni, la gran parte dei quali con meno di 10.000 abitanti e con uffici tecnici gravemente sottodimensionati. Le risorse avrebbero dovuto scioglierne i nodi strutturali in termini di organizzazione efficiente ed efficace, nonché di ricambio generazionale, precondizioni dell'ottimale utilizzo delle risorse stesse e della puntuale attuazione dei progetti. Sulla base dei dati diffusi dalla Ragioneria generale dello Stato, si segnala invero la scarsa riuscita di molti concorsi pubblici, per i quali non sono stati coperti i posti messi a bando, le numerose rinunce da parte dei vincitori, in particolare tra i giovani e con i profili più elevati, sembrerebbe, a favore di altre opportunità con remunerazioni ben più alte o con migliori prospettive di avanzamento e stabilità; si registra comunque una perdita di dipendenti e risultano assunti 2.500 tecnici a tempo determinato rispetto ai 15.000 attesi;

            anche sotto il profilo privato delle competenze e posizioni lavorative necessarie all'attuazione piena e senza ritardi del PNRR, dai più recenti dati di Unioncamere nazionale, riferiti al monitoraggio dei fabbisogni delle imprese, si rileva che a luglio fossero previste 587.000 assunzioni e tuttavia per il 47 per cento pare non si siano trovati i profili utili; se poi si affina il dato con riguardo ai profili specializzati, quali quelli delle lauree cosiddette STEM, l'indice sale al 67 per cento Emerge, dunque, un fortissimo disallineamento dei percorsi di istruzione e formazione professionale (IFP) rispetto alle competenze e alle conoscenze di cui le imprese hanno bisogno, anche ai fini dell'implementazione dei progetti legati agli obiettivi PNRR;

        considerato inoltre che:

            la relazione della Corte dei conti sullo stato di attuazione del PNRR rileva come la spesa sostenuta nel triennio 2020-2022, relativa a 107 delle 285 misure del Piano, sia riconducibile ai crediti d'imposta del piano transizione 4.0 e gli incentivi Superbonus, Ecobonus e Sismabonus; escludendo tali misure, lo stato di attuazione del Piano non supera il 6 per cento Al di là del dato statistico, seppure allarmante, appare evidente come la quasi totalità delle risorse effettivamente fruite derivi da misure caratterizzate da processi di selezione automatici, agevolmente accessibili alle imprese e oggetto di profondo rafforzamento negli anni 2020 e 2021. Il ricorso a strumenti incentivanti sotto forma di crediti d'imposta per supportare la transizione green è stato indicato in via preferenziale dalla stessa Commissione europea nelle linee guida sul Repower EU pubblicate il 1° febbraio 2023;

            come noto, il PNRR deve assicurare che nessuna misura per l'attuazione delle riforme e dei progetti di investimento arrechi un danno significativo agli obiettivi ambientali ai sensi dell'articolo 17 del regolamento (UE) 2020/852 secondo il principio del "do no significant harm (DNSH)" che impone che le misure e le attività dello stesso debbano contribuire al raggiungimento di un obiettivo di sostenibilità senza influenzare negativamente il raggiungimento di altri obiettivi di sostenibilità;

            il rispetto per l'ambiente, ma anche la sostenibilità economica di un progetto assumono, a tal fine, una valenza strategica soprattutto con riguardo ai criteri e gli indicatori ESG che richiedono alle imprese di confrontarsi con questa nuova regolamentazione;

            la revisione della fiscalità ambientale, inoltre, è la chiave di volta per regolamentare tutte quelle attività che hanno un possibile impatto ambientale, senza tuttavia essere penalizzate da un punto di vista economico, ma anzi aprendo nuove opportunità di sviluppo. Introdurre nuovi sussidi ambientalmente favorevoli è un modo intelligente per favorire un'industria più sostenibile, per rilanciare il sistema-Paese in linea con gli obiettivi nazionali della Strategia per lo sviluppo sostenibile, con il PNRR, il PNIEC, il Piano per la transizione ecologica e il pacchetto «Fit for 55» dell'Unione europea;

        rilevato infine che:

            il fallimento nell'attuazione del PNRR significherebbe far perdere al sistema Paese la possibilità del suo definitivo rilancio, lasciarsi sfuggire una capillare rivoluzione in termini di maggiori investimenti nella sanità, nelle scuole, nelle infrastrutture, in tutto ciò che può consentire all'Italia di affrontare una impegnativa transizione ecologica e digitale, nel segno di una maggiore inclusione sociale, nonché al sistema sovranazionale europeo di tradursi in una Europa più solidale, capace di allontanare lo spettro di tagli e politiche di austerità, suscettibili solo di rinnovare il senso di sfiducia verso l'Italia e verso l'Europa intera,

        impegna il Governo:

                 1) ad adottare, con urgenza, ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, al fine di garantire l'integrale, tempestivo ed efficiente utilizzo da parte dell'Italia dei fondi europei del programma NGEU, come previsto da PNRR e Piano nazionale complementare (PNC) in tempi celeri e rispettosi del cronoprogramma, in particolare assicurando prioritariamente il raggiungimento di obiettivi trasversali, come la sostenibilità economica, sociale e ambientale degli interventi, nonché la relativa attuazione nell'ambito delle transizioni digitali e green e del riparto bilanciato delle risorse con la destinazione minima del 40 per cento delle stesse al Sud, tale da consentire il pieno superamento delle disuguaglianze territoriali che rappresenta proprio uno degli obiettivi del PNRR;

                 2) nell'ambito della proposta di revisione complessiva del PNRR, a scongiurare l'eliminazione dal Piano e il conseguente definanziamento per complessivi 15,9 miliardi, delle misure e degli investimenti rivolti a sostenere progetti in settori chiave per lo sviluppo del Paese, quali: la decurtazione di 6 miliardi per la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei Comuni (M2C412.2); 3,3 miliardi per la rigenerazione urbana (M5C212.1); circa 2,5 miliardi per i progetti generali dei piani urbani integrati (M5C212.2.C); 1,28 miliardi circa per la gestione del rischio di alluvione e del dissesto idrogeologico (M2C412.1.A); 1 miliardo per l'utilizzo dell'idrogeno nei settori più inquinanti (M2C213.2); 725 milioni circa per il potenziamento dei servizi e delle infrastrutture a favore delle aree interne (M5C3I1.1.1); 675 milioni per la promozione di impianti innovativi come l'off-shore (M2C2I1.3); 300 milioni per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (M5C3I1.2) e di 110 milioni per la tutela del verde urbano ed extraurbano (M2C4I3.1), con pesanti conseguenze a danno dei Comuni;

                 3) alla luce della decurtazione contenuta nella proposta di revisione del PNRR di complessivi 13 miliardi di euro di fondi già assegnati ai Comuni, ad attivare un'opera di concertazione immediata con le suddette amministrazioni, al fine di garantire lo stanziamento tempestivo delle necessarie fonti di finanziamento per interventi che in molti casi, risultano già essere stati realizzati;

                 4) ad istituire, dopo aver assicurato una accurata operazione di trasparenza, un tavolo operativo con il coinvolgimento di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, al fine di tentare di superare le conclamate difficoltà operative nell'ambito attuativo del PNRR per scongiurare la possibilità di perdere, anche parzialmente, i fondi ottenuti nel 2020 e le risorse già messe a bilancio, essenziali per il nostro Paese per investimenti in sanità, nell'istruzione, nelle infrastrutture, verso una autentica transizione ecologica e digitale, nel segno di una maggiore inclusione sociale;

                 5) a dare celere e piena attuazione agli impegni previsti dal PNRR, anche attraverso un tempestivo e continuo rapporto di collaborazione costruttivo con le istituzioni europee, al fine di scongiurare il mancato pagamento o un pagamento non integrale della terza rata, nonché garantire il conseguimento dei traguardi e degli obiettivi necessari all'ottenimento, senza ritardi, della quarta rata del PNRR;

                 6) ad adottare iniziative urgenti per rispettare, senza ulteriori ritardi, gli obiettivi fissati dal PNRR riguardo alla residenzialità universitaria, escludendo il rischio di un dilazionamento dei fondi e la dispersione dell'importo ascritto all'obiettivo relativo al numero di nuovi posti letto negli studentati (519,5 milioni di euro in prestiti), al fine di garantire l'accesso all'università e il diritto allo studio;

                 7) a dare esecuzione, nel rispetto della tempistica di realizzazione degli interventi entro il 2026, all'attuazione del piano REPowerEU nel rispetto della disciplina indicata dal regolamento europeo, garantendo il pieno coinvolgimento del Parlamento per la definizione dei progetti e delle riforme;

                 8) a garantire, per quanto di competenza, il coinvolgimento pieno e tempestivo del Parlamento nel processo di definizione della proposta di modifica del PNRR, al fine di consentire - così come avvenuto in occasione della predisposizione delle linee guida per la definizione del PNRR e successivamente della proposta di PNRR - un completo esame da parte dei competenti organi parlamentari - anche attraverso la trasmissione delle schede descrittive di revisione del PNRR e del nuovo capitolo dedicato al REPowerEU - su quali siano i cambiamenti richiesti, nonché sulle conseguenti previsioni in termini di effetti degli investimenti e di crescita del sistema Paese, così come nella definizione del capitolo dedicato al piano REPowerEU all'interno del PNRR, al fine di assicurare la coerenza dello stesso rispetto alla evoluzione dell'economia verso un modello sostenibile;

                 9) a ripristinare e rafforzare, senza indugio e con provvedimenti normativi aventi carattere di urgenza, il controllo concomitante della Corte dei conti sul PNRR e sul PNC;

                 10) a valutare positivamente, nel quadro di una più ampia esigenza di rafforzamento di efficaci strumenti di prevenzione alla corruzione, anche a tutela dei fondi del PNRR e dell'efficienza della spesa pubblica, la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante la lotta contro la corruzione;

                 11) ad astenersi dall'abolire il delitto di abuso di ufficio e dal ridimensionare il delitto di traffico di influenze, fattispecie eventualmente da potenziare in combinazione con l'introduzione di una normativa sulla regolamentazione delle lobby e sul conflitto di interessi, al fine di non vanificare i risultati ottenuti in Europa grazie alla cosiddetta legge Spazzacorrotti ed evitare di mettere a serio rischio l'erogazione delle prossime rate dei pagamenti legati al PNRR;

                 12) in ordine alla revisione complessiva degli investimenti e delle riforme inclusi nel PNRR, e alla luce dell'approvazione, in via definitiva, del Regolamento «Act in support of ammunition production» (ASAP), a escludere qualunque utilizzo delle risorse del PNRR per investimenti e acquisti in armamenti, e comunque a informare il Parlamento su qualunque decisione relativa alle richiamate risorse;

                 13) a superare gli elementi di debolezza riscontrati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed illustrati in premessa, al fine di sviluppare con maggiore incisività gli investimenti nel settore dell'idrogeno nel settore dei trasporti;

                 14) nell'ambito delle misure di sostegno agli investimenti qualificati, a potenziare la leva fiscale e in particolare il ricorso agli strumenti automatici di incentivo come i crediti d'imposta, a partire dai crediti d'imposta automatici 4.0 in ottica green e ai crediti d'imposta connessi al miglioramento delle prestazioni energetiche e sismiche degli edifici, in linea con le indicazioni della Commissione europea;

                 15) a voler accompagnare la realizzazione di case e ospedali di comunità e il potenziamento dell'assistenza domiciliare integrata con l'immissione concreta e strutturale nel SSN di nuovi professionisti, competenze e funzioni al fine di assicurarne al più presto l'operatività, provvedendo in particolare al superamento del tetto di spesa per l'assunzione di personale degli enti del SSN delle Regioni al fine di assicurare il potenziamento dell'assistenza territoriale nei termini previsti per l'attuazione degli obiettivi del PNRR, con riferimento ai maggiori oneri per la spesa di personale dipendente da assumere nelle case e negli ospedali di comunità e per l'assistenza domiciliare, e per quello convenzionato;

                 16) a potenziare lo strumento dei contratti di filiera anche, nell'immediato, attraverso la riallocazione di risorse non spese del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di garantire lo scorrimento delle graduatorie dei bandi già avviati, al fine di dare spazio a progetti per l'innovazione, lo sviluppo, e il raggiungimento della sostenibilità in agricoltura;

                 17) in riferimento agli interventi in materia di edilizia giudiziaria, a procedere con maggiore speditezza, nel rispetto dei tempi previsti, alla costruzione di edifici, riqualificazione e potenziamento del patrimonio immobiliare dell'amministrazione della giustizia, anche in chiave ecologica e digitale, in attuazione dei progetti del PNRR a ciò destinati;

                 18) in ordine alla parità generazionale e di genere, entrambi obiettivi trasversali misurabili del PNRR, cui sono ascritti specifici target da raggiungere entro l'anno 2026, a monitorare l'applicazione dell'articolo 47, del decreto-legge n. 77 del 2021, con cui sono stati adottati obblighi e misure di incremento occupazionale e specifici criteri premiali a sostegno della parità generazionale e di genere, nonché dell'inclusione delle persone con disabilità, in occasione di bandi, avvisi e inviti pubblici connessi ad opere finanziate con le risorse del PNRR e del PNC e a pubblicarne dati e risultanze;

                 19) ad adottare con urgenza le misure volte al rafforzamento della capacità amministrativa e gestionale dei comuni, con particolare riguardo per le piccole realtà e per quelli in condizioni di dissesto o predissesto finanziario, al fine di potenziare gli uffici tecnici per la progettazione, la gestione e rendicontazione dei progetti finanziati con i fondi del PNRR e PNC, nonché ai fini dell'accesso alle opportunità offerte dai fondi europei; sul versante della formazione, accrescere le competenze gestionali dei dipendenti, in particolare con riguardo alla transizione digitale e all'innovazione organizzativa, ai fini di una maggiore speditezza, efficacia ed efficienza nei procedimenti e nell'erogazione dei servizi;

                 20) ad adottare ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, volta a colmare il disallineamento tra posizioni dei percorsi di istruzione e formazione professionale (IFP) rispetto alle competenze e alle conoscenze di cui le imprese hanno bisogno ai fini dell'implementazione dei progetti legati agli obiettivi PNRR, in particolare collegando l'istruzione e la formazione professionale a strategie economiche e sistemi di innovazione orientati al futuro, privilegiando percorsi verso i settori della competitività sostenibile e l'equità sociale, adeguandole ai profili connessi alle transizioni verde e digitale e allineandole agli sviluppi in corso del mondo del lavoro, tra i quali l'automazione e la digitalizzazione della produzione e dei servizi;

                 21) a non impiegare le risorse del PNRR per progetti del REPowerEU rivolti alla realizzazione di nuove infrastrutture o progetti che favoriscono l'utilizzo di fonti di energia fossile;

                 22) ad adottare ogni utile iniziativa volta a garantire l'attuazione dei progetti volti a preservare e rafforzare la biodiversità, con particolare riferimento alla forestazione urbana ed extraurbana e alla riduzione del consumo di suolo;

                 23) ad adottare misure volte a sviluppare una fiscalità favorevole alla transizione verso la decarbonizzazione del sistema economico e produttivo, che persegua in modo efficace la progressiva eliminazione dei sussidi dannosi all'ambiente, destinando - per i settori di riferimento - le relative risorse all'incentivazione di processi produttivi e di consumo con minore impatto ambientale, in coerenza con le indicazioni del catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli;

                 24) ad introdurre misure volte a coadiuvare le piccole e medie imprese nazionali e quelle che investono nel nostro Paese nel processo di transizione ambientale, sociale, digitale e di governance in linea con l'evoluzione dei mercati finanziari e dei servizi per il credito, la finanza ESG e la finanza sostenibile, anche valutando l'istituzione di appositi crediti d'imposta per l'acquisizione di servizi per l'ottenimento delle certificazioni ambientali, etiche e sociali, per la promozione dei valori ESG e per l'applicazione dei principi di rendicontazione di sostenibilità.

(6-00043) n. 4 (01 agosto 2023)

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni.

Preclusa

Il Senato,

            udite le comunicazioni del Governo in ordine alla revisione complessiva degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza;

        premesso che:

            il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) costituisce il programma di utilizzo delle risorse del Recovery Fund messe a disposizione dall'Unione europea per il finanziamento dell'iniziativa Next Generation UE (NGEU). Le risorse destinate all'Italia ammontano a 191,5 miliardi di euro ripartiti in 69 miliardi di sovvenzioni e 122,5 miliardi di prestiti;

            finora il nostro Paese ha ricevuto poco meno di 67 miliardi, dei quali i primi 24,9 sono stati liquidati ad agosto 2021 in forma di prefinanziamento (9 a fondo perduto e 15,9 di prestiti). La prima rata da 21 miliardi di euro (10 miliardi di sovvenzioni e 11 di prestiti) è stata erogata ad aprile 2022, e un importo simile è stato poi incassato a dicembre 2022 per la seconda tranche;

            al 4 maggio 2023, il totale della spesa, distribuita nelle sei missioni del Piano, ammontava a poco più di un miliardo, che si è andato ad aggiungere ai 24,5 miliardi "messi a terra" dal 2020 al 31 dicembre 2022. Sempre nel periodo gennaio-aprile 2023, la Missione "Rivoluzione verde e transizione ecologica" ha visto impiegare appena 2,2 milioni di euro;

            ad alimentare questi ritardi ha certamente contribuito la decisione dell'attuale Governo, attuata con il decreto-legge n. 13 del 2023, di istituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri una struttura di missione spostando quindi la governance del PNRR dal Ministero a Palazzo Chigi. Una decisione che non sembra aver portato alcun beneficio, ma al contrario ha comportato evidenti rallentamento e una ulteriore perdita di tempo;

            la realtà è che le incertezze del Governo sull'effettiva attuazione del PNRR ha finora prodotto una situazione di ritardi che stanno pregiudicando il raggiungimento di molti degli obiettivi previsti;

            ritardi del Governo che hanno interessato anche il capitolo REPowerEU che deve aggiornare ed aggiungersi al PNRR. Il REPowerEU doveva essere inviato alla Commissione europea entro lo scorso 30 aprile. In realtà, la data di fine aprile è stata superata, e il Governo ammetteva realisticamente di avere bisogno di più tempo, sfruttando le regole europee che danno la possibilità di presentare i piani rivisti, fino alla data ultima del 31 agosto 2023;

            nelle raccomandazioni pubblicate il 24 maggio 2023, la Commissione UE aveva chiesto all'Italia di «perfezionare celermente il capitolo dedicato a REPowerEU al fine di avviarne rapidamente l'attuazione»;

            i fatti ci dicono che dall'insediamento dell'attuale Governo, l'attuazione del PNRR ha subito un forte evidente rallentamento e la forbice tra gli obiettivi da raggiungere e quelli raggiunti non ha fatto altro che allargarsi nell'ultimo anno;

            anche sul fronte degli interventi sociali si registrano difficoltà. Il Forum del terzo settore ha segnalato che a favore delle persone fragili sono stati assegnati 1,32 miliardi di euro anziché 1,45: sono stati finanziati 89 progetti in meno di quelli previsti, e soprattutto è stato finora disatteso il vincolo previsto del 40 per cento delle risorse destinate al Sud;

            il dato preoccupante è che per il 2023 il nostro Paese ha speso complessivamente 1,2 miliardi di euro da gennaio a maggio 2023, sui 33,8 miliardi programmati per l'anno in corso;

            nel report sull'Italia del Fondo monetario internazionale del 26 luglio 2023, il nostro Paese viene sollecitato ad attuare tempestivamente ed efficacemente il PNRR. La raccomandazione del FMI è quella di ridurre il debito pubblico e concentrarsi su riforme strutturali ambiziose;

            inoltre, le troppe incertezze e la poca efficace gestione delle risorse del PNRR di questo Governo fanno emergere delle preoccupazioni per la tenuta dei conti pubblici. I ritardi sull'incasso della terza e quarta rata, in tutto 35 miliardi di euro, hanno effetti di liquidità sulle casse dello Stato, e il mancato arrivo della terza rata del PNRR ha fatto lievitare il deficit dei primi sei mesi dell'anno;

            è stato perso un sacco di tempo e accumulato un ritardo pericoloso, e l'indeterminatezza del Governo conferma come non sia in grado di gestire il più grande e importante programma di investimenti del nostro Paese, qual è il PNRR;

            il 20 luglio 2023, nell'ambito della riunione della cabina di regia sul PNRR, il Governo ha proposto una modifica degli obiettivi da realizzare per poter ottenere dall'Unione europea la terza e la quarta rata;

            la modifica proposta dal Governo ha riguardato la riforma degli alloggi per studenti universitari, prevedendo l'inserimento di una nuova milestone nella quarta rata, ed escludendo dal pagamento della terza rata l'importo di 500 milioni di euro, connesso al raggiungimento dell'obiettivo M4C1-28, che prevede la realizzazione di 7.500 nuovi posti letto per studenti negli alloggi universitari. Si prevede, in accordo con la Commissione europea, che tale importo sarà versato all'Italia con il pagamento della quarta rata, che ammonterà pertanto a 16,5 miliardi;

            dopo l'accordo con la UE dello scorso mese di luglio, rimane confermato l'importo complessivo della terza e della quarta rata attese nel 2023 (35 miliardi di euro), ma viene modificata la ripartizione. La terza rata avrà 54 obiettivi (invece dei 55 previsti dal cronoprogramma) per 18,5 miliardi di euro (invece di 19), mentre per la quarta rata gli obiettivi diventano 28 (invece di 27) per 16,5 miliardi (invece di 16);

            l'accordo sullo sblocco e l'erogazione della terza rata del PNRR da 18,5 miliardi di euro è stato possibile in virtù della rinuncia temporanea del Governo a una parte del finanziamento, in conseguenza del mancato raggiungimento dell'obiettivo relativo agli studentati, concordato con l'UE. L'Esecutivo avrebbe dovuto raggiungere l'obiettivo di aggiungere 7.500 posti letto negli studentati entro la fine del 2022;

            il target quantitativo dei 7.500 posti letto per studenti, che doveva essere completato entro il 31 dicembre 2022, è stato trasformato in una milestone qualitativa. Così la terza rata del PNRR per l'Italia viene decurtata di 519 milioni di euro, con l'accordo di poterli recuperare all'interno della quarta rata;

            per ottenere la quarta rata il nostro Paese deve raggiungere 28 obiettivi. Per assicurarsi queste risorse il Governo ha chiesto di poter modificare dieci obiettivi della medesima quarta rata che riguardano diversi ambiti e sei Ministeri: imprese; infrastrutture e trasporti; ambiente e sicurezza energetica; istruzione; cultura e politiche di coesione;

            il 28 luglio 2023 la Commissione UE ha dato il suo via libera al pagamento della terza rata da 18,5 miliardi e 54 target entro settembre prossimo, nonché il suo ok di massima alle modifiche presentate dal Governo per ottenere la quarta tranche, una rata che vale 16,5 miliardi e 28 obiettivi da raggiungere e che dovrebbe essere liquidata entro la fine dell'anno. In base alla tabella di marcia originaria gli obiettivi della quarta rata andavano completati entro il primo semestre di quest'anno;

            il documento "Proposte per la revisione del PNRR e capitolo REPowerEU", curato dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e sottoposto all'esame della cabina di regia del 27 luglio 2023, ha purtroppo confermato per l'ennesima volta la sostanziale inadeguatezza del Governo nel riuscire a rispettare tempi e obiettivi chiesti dalla UE e previsti dal PNRR. Vengono proposte modifiche su 144 dei 349 obiettivi che compongono il PNRR e che scandiscono il programma fino al 2026, si definanziano molti investimenti. Si propone il capitolo REPowerEU con una dotazione di 19,2 miliardi di euro;

            il Governo, non riuscendo a rispettare il timing imposto dalla UE, non ha potuto fare altro che proporre la rimodulazione di una parte consistente degli obiettivi e degli investimenti del PNRR, obiettivi e investimenti che coinvolgono in modo trasversale tutte le sei missioni del Piano;

            si propongono una quantità elevatissima di tagli alle risorse e di spostamenti di termini che destano preoccupazione;

            è grave che tra le modifiche agli obiettivi del PNRR proposte dal Governo, vi sia la rinuncia a ridurre la tax gap (la propensione all'evasione misurata dalla differenza tra imposte incassate e imposte attese) dal 18,5 al 15,8 per cento senza che vengano indicate misure alternative per il recupero dell'evasione. L'obiettivo di riduzione del tax gap e di passare dal 18,5 per cento del 2019 - tra le percentuali più alte in UE - al 15,8 per cento alla fine del 2024 avrebbe comportato un recupero netto tra i 10 ed i 15 miliardi di euro;

            per quanto riguarda i trasporti, molti sono i ridimensionamenti nel programma di investimenti ferroviari: 620,2 milioni per la Roma-Pescara vengono destinati ad altre tratte e vengono riprogrammati i finanziamenti per interventi sulle Napoli-Bari e la Palermo-Catania, così come si propone di far slittare in avanti nel tempo molti di quegli obiettivi e riforme sui quali l'Esecutivo è in evidente e preoccupante affanno;

            inoltre, si propone il definanziamento di parte delle risorse del PNRR relative alle ciclovie turistiche per un importo complessivo di 400 milioni di euro, così come problemi per l'assistenza socio-sanitaria territoriale si evidenziano laddove vengono ridimensionati e stralciati anche i programmi sanitari per le case della comunità e la presa in carico della persona;

            nel documento del Governo si legge che "il contesto attuale comporta difficoltà di attuazione non solo per le strutture sanitarie (casa della comunità, ospedali della comunità, ospedali sicuri e sostenibili), ma anche per i progetti di transizione digitale (quali telemedicina, sostituzione delle grandi apparecchiature, digitalizzazione dei DEA di I e II livello) nella misura in cui richiedono lavori edili per la preparazione dei locali". Riguardo alle case della comunità si propone quindi la rimodulazione quantitativa e quindi il ridimensionamento del target da 1.350 a 936 interventi, mentre per gli Ospedali di comunità il ridimensionamento del target è da 400 a 304 progetti;

            stesso spostamento dei termini viene previsto riguardo al target relativo alle persone assistite attraverso gli strumenti della telemedicina. Il Governo sposta la tempistica di un semestre;

            la promessa dell'Esecutivo è quella di realizzare quanto viene ora tagliato in ambito sanitario, o differito nel tempo ricorrendo alle risorse nazionali del programma di investimenti in edilizia sanitaria o, se necessario, mediante riprogrammazione delle risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC);

            riguardo alla componente del PNRR relativa al "Rafforzamento dell'Ecobonus e del Sismabonus fino al 100 per cento per l'efficienza energetica e la sicurezza degli edifici", il Governo propone di modificare la descrizione della misura ed il target eliminando ogni riferimento agli interventi di Sismabonus includendo il relativo sub-criterio nell'ambito del target Ecobonus. Si prevede il finanziamento di un "Ecobonus sociale" per le famiglie a più basso reddito, con una dote di 4 miliardi (2 miliardi per il 2024 e altrettanti per il 2023) con l'obiettivo di promuovere l`efficientamento energetico delle abitazioni. La misura, chiarisce il documento, si basa sugli incentivi fiscali attivati da tempo in Italia e già potenziati con il superbonus dal 2020;

            di estrema gravità è la previsione contenuta all'interno del documento di proposte per la revisione del PNRR, di un pesante definanziamento per un ammontare complessivo di ben 15,9 miliardi di euro di importantissime voci di spesa che dovevano essere destinati alla gestione del rischio di alluvione e del dissesto idrogeologico, alla valorizzazione del territorio, all'efficienza energetica, alla rigenerazione urbana, all'utilizzo dell'idrogeno nei settori più inquinanti, al verde urbano ed extraurbano. In dettaglio i tagli - totali o parziali - alle risorse riguardano:

              * "Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico", che viene completamente definanziato per 1.287 milioni;

              * "Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei Comuni", che viene completamente definanziato per 6.000 milioni;

              * "Utilizzo dell'idrogeno in settori hard-to-abate", le cui risorse vengono dimezzate e tagliate di 1.000 milioni di euro;

              * "Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale", che viene completamente definanziato per 3.300 milioni;

              * "Promozione impianti innovativi (incluso off-shore)" che viene completamente definanziato per 675 milioni;

              * "Piani urbani integrati - progetti generali", le cui risorse vengono tagliate di 2.494 milioni di euro;

              * "Aree interne - Potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità", le cui risorse vengono ridotte di 725 milioni di euro;

              * "Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie", che viene completamente definanziato per 300 milioni di euro;

              * "Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano", le cui risorse vengono ridotte del 33 per cento e tagliate di 110 milioni di euro;

            con questa riscrittura del PNRR, dei 15,9 miliardi di euro definanziati, i Comuni perdono circa 13 miliardi, tra efficienza energetica, rigenerazione urbana, piani urbani integrati e riduzione rischio idrogeologico, con la garanzia, scritta sull'acqua, che queste risorse saranno comunque garantite;

            questa riscrittura che si traduce in drastici tagli a finanziamenti e investimenti di importanti voci del PNRR, a cominciare da quelle di carattere sociale e ambientale, sollevano fortissime preoccupazioni e certificano definitivamente il fallimento politico dell'Esecutivo;

            a fronte dei suddetti drastici definanziamenti, non danno alcun garanzia le rassicurazioni del ministro Fitto secondo cui non si vuole cancellare alcun progetto, ma solamente ricollocare le risorse per evitare di perderle visto che non si riuscirà a completare i relativi lavori entro giugno 2026;

            la certezza dei tagli alle risorse si scontra quindi con l'assoluta indeterminatezza della promessa che le medesime risorse saranno individuate a valere su altri fondi nazionali e europei. Questo significa evidentemente che si dovrà compensare con altre risorse dei medesimi fondi nazionali e europei, che erano già previsti per altri progetti o investimenti;

            peraltro, sulla possibilità di sostituire le risorse UE con il bilancio nazionale, pesa l'incognita forte data dagli effetti conseguenti sui saldi di finanza pubblica,

        impegna il Governo:

            1) a mantenere i nove obiettivi del PNRR e le relative risorse finanziarie pari a 15.890.899.998,00 euro, sui quali il Governo propone il definanziamento e l'eliminazione dal Piano, prevedendo in ogni caso, qualora si intenda comunque espungerli dal PNRR, che siano garantite tutte le risorse attualmente assegnate per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico così come per tutti gli altri otto obiettivi, nonché la garanzia del pieno rispetto dei tempi di erogazione e attuazione attualmente previsti per i medesimi obiettivi;

            2) a non indebolire la lotta all'evasione fiscale, confermando l'obiettivo del PNRR di riduzione del tax gap e di rafforzamento della compliance previsti dalla M1C1 - Riforma 1.12 del PNRR, indispensabili per il recupero dell'evasione e del contrasto al grave e cronico fenomeno dell'evasione fiscale nel nostro Paese;

            3) a potenziare gli obiettivi di cui alla M2C2 - Investimento 4.3: Sviluppo infrastrutture di ricarica elettrica, lo sviluppo di costruzione di stazioni di ricarica rapida per veicoli elettrici, prevedendo a tal fine maggiori risorse e semplificazioni delle procedure, anche attraverso l'emanazione quanto prima dell'atteso e importante decreto direttoriale del Ministero dello sviluppo economico, non ancora emanato, relativamente al riconoscimento per gli utenti domestici di un contributo pari all'80 per cento del prezzo di acquisto e posa in opera di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici;

            4) ad adottare le opportune iniziative volte a colmare gli evidenti ritardi per l'aggiudicazione degli appalti accelerando sui tempi per la realizzazione delle infrastrutture di ricarica elettrica sia nei centri urbani sia nelle autostrade;

            5) a non definanziare, così come ora previsto dal Governo, parte delle risorse del PNRR relative alle ciclovie turistiche per un importo di 400 milioni di euro;

            6) a garantire risorse e investimenti per la sanità e in particolare la sanità territoriale, rivedendo le numerose proposte di stralcio e i pesanti tagli proposti alle casa della comunità, ospedali della comunità, ospedali sicuri e sostenibili, nonché agli importanti progetti di transizione digitale, quale la digitalizzazione di strutture sanitarie ospedaliere sede DEA (dipartimento emergenza e accettazione di I e II Livello);

            7) con riguardo al previsto incremento dei posti letto per studenti negli alloggi universitari, ad adottare iniziative normative volte a prevedere una modifica al comma 2 dell'articolo 25 del decreto-legge n. 144 del 2022, che stabilisca che le risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per il suddetto obiettivo, siano prioritariamente utilizzate per nuove residenze studentesche pubbliche strutturali realizzate in sinergia tra università, comuni, regioni, demanio civile e militare, attraverso il riuso e il recupero di immobili inutilizzati, a partire da quelli pubblici;

            8) ad adottare tutte le iniziative, anche in coordinamento con gli enti territoriali, necessarie a rispettare gli investimenti e gli obiettivi del PNRR per le scuole e per la realizzazione degli asili nido e il potenziamento dell'offerta di servizi educativi;

            9) nell'ambito del dichiarato rafforzamento dell'Ecobonus e del Sismabonus per l'efficienza energetica e la sicurezza degli edifici, con particolare riguardo alle famiglie a più basso reddito, a garantire misure di favore anche per gli interventi di riqualificazione immobiliare da parte degli enti gestori di edilizia residenziale pubblica comunque denominati, estendendo tale possibilità anche per gli immobili di edilizia residenziale pubblica a canone sociale dei comuni, prevedendo comunque tempi adeguati anche prorogati rispetto a quelli attualmente stabiliti, anche sostenendo la creazione di comunità energetiche rinnovabili solidali di autoproduzione e autoconsumo di energia nei caseggiati di edilizia residenziale pubblica che sono ubicati, in particolare, nelle periferie delle aree urbane, al fine di sostenere la conversione ecologica e il contrasto ai costi energetici;

            10) alla stabilizzazione della misura di detrazione fiscale del Superbonus nell'arco di almeno 10 anni, per far fronte al costo degli interventi per l'efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e privato, escludendo dal sistema incentivante le tecnologie di riscaldamento a combustione alimentati da fonti fossili;

            11) a escludere dal sistema incentivante le tecnologie di riscaldamento a combustione alimentati da fonti fossili

            12) sempre per quanto concerne il capitolo REPowerEU, a escludere dall'utilizzo delle risorse ad esso destinate il finanziamento di progetti e piani di investimento che riguardino direttamente o indirettamente combustibili fossili al fine di garantire le necessarie risorse per il loro superamento attraverso investimenti nel settore delle fonti rinnovabili e delle energie alternative;

            13) a escludere che le risorse del REPowerEU sostengano piani di investimento anche promossi e sostenuti da aziende pubbliche quali Enel, Eni, Terna, Snam, che riguardino fonti fossili e che non siano finalizzati alla decarbonizzazione dei sistemi produttivi;

            14) a implementare il finanziamento degli obiettivi volti ad accelerare l'incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, favorendo l'autoproduzione e la produzione diffusa, nonché un sensibile snellimento delle relative procedure di autorizzazione;

            15) a garantire il pieno rispetto nelle procedure di affidamento degli appalti del PNRR e del Piano nazionale complementare della clausola che obbliga le imprese che si aggiudicano la gara a occupare almeno il 30 per cento di donne e di giovani sotto i 36 anni.

(6-00044) n. 5 (01 agosto 2023)

Malan, Romeo, Ronzulli, Biancofiore.

Approvata

Il Senato,

        premesso che:

            i Piani nazionali di ripresa e resilienza sono i programmi di riforme e investimenti per il periodo 2021-2026 che gli Stati membri definiscono per accedere ai fondi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF), nel quadro di NextGenerationEU (NGEU);

            il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dell'Italia è stato definitivamente approvato a livello europeo il 13 luglio 2021, con decisione di esecuzione del Consiglio dell'Unione europea (Cid). La Cid contiene un allegato con cui vengono definiti, in relazione a ciascun investimento e riforma, precisi obiettivi e traguardi, cadenzati temporalmente, al cui conseguimento si vincola l'assegnazione delle risorse, che è articolata in dieci rate entro il 30 giugno 2026;

            il PNRR italiano prevede 132 investimenti e 63 riforme, cui corrispondono 191,5 miliardi di euro finanziati dall'Unione europea attraverso l'RRF, suddivisi tra 68,9 miliardi di euro di sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 miliardi di euro di prestiti, da impiegare nel periodo 2021- 2026 attraverso l'attuazione del Piano;

            l'Italia ha stanziato risorse nazionali aggiuntive (a debito) per 30,6 miliardi di euro, destinato all'attuazione del Piano per gli investimenti complementari al PNRR (PNC);

            il PNRR si compone di sei missioni, così suddivise: Missione 1 - Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura, 40,7 miliardi cui se ne aggiungono 8,5 a valere sul PNC; Missione 2 - Rivoluzione verde e transizione ecologica, 59,3 miliardi cui se ne aggiungono 9,3 a valere sul PNC; Missione 3 - Infrastrutture per una mobilità sostenibile, 25,1 miliardi cui se ne aggiungono 6,3 a valere sul PNC; Missione 4 - Istruzione e ricerca, 30,9 miliardi cui si aggiunge 1 miliardo a valere sul PNC; Missione 5 - Inclusione e coesione, 19,8 miliardi cui se ne aggiungono 2,6 a valere sul PNC e Missione 6 - Salute, 15,6 miliardi cui se ne aggiungono 2,9 a valere sul PNC;

            il 40 per cento delle risorse territorializzabili del PNRR sono destinate al Mezzogiorno, al fine di garantire pari diritti a tutti i cittadini delle diverse aree del Paese attraverso la necessaria perequazione;

        considerato che:

            la rigida scansione temporale del PNRR impone di individuare per tempo le criticità e le possibili soluzioni, anche aggiornando e potenziando le semplificazioni di tipo normativo o amministrativo esistenti, nonché, ove necessario, aggiornando le previsioni del Piano medesimo;

            con il decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 aprile 2023, n. 41, sono state introdotte, con il parere favorevole della Conferenza unificata, disposizioni volte non solo a riorganizzare la governance per il PNRR, rafforzando il sistema di coordinamento, gestione, attuazione e monitoraggio delineato dal decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, ma anche a rafforzare la capacità amministrativa degli enti preposti all'attuazione del Piano ed a semplificare le procedure, con l'obiettivo di ridurre i tempi di realizzazione degli investimenti;

            parallelamente alle iniziative di tipo legislativo, il Governo ha comunicato di aver svolto un'intensa attività di verifica dell'effettiva corrispondenza tra i cronoprogrammi originariamente previsti per gli investimenti e le riforme inseriti nel PNRR e i cronoprogrammi aggiornati in considerazione dei recenti eventi geopolitici che hanno inciso notevolmente sui prezzi dell'energia, dei prodotti alimentari e dei materiali da costruzione ed hanno inoltre causato carenze nelle catene di approvvigionamento mondiali, provocando un aumento dell'inflazione oltre che generare nuove sfide, tra cui il rischio di povertà energetica e un incremento del costo della vita;

            il regolamento n. 2023/435 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 febbraio 2023 reca modifiche al regolamento n. 2021/241 ovvero al regolamento istitutivo del dispositivo per la ripresa e la resilienza, prevedendo l'inserimento del capitolo dedicato al piano REPowerEU nel PNRR, sulla base della considerazione che: "Dopo l'adozione del regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio, che ha istituito il dispositivo per la ripresa e la resilienza, gli eventi geopolitici senza precedenti provocati dalla guerra di aggressione da parte della Russia nei confronti dell'Ucraina e l'aggravarsi delle conseguenze dirette e indirette della crisi COVID-19 hanno avuto ripercussioni considerevoli sulla società e sull'economia dell'Unione, sulla sua popolazione e sulla sua coesione economica, sociale e territoriale. In particolare, è più che mai evidente che per una ripresa efficace, sostenibile e inclusiva dalla crisi COVID-19 sono indispensabili la sicurezza energetica e l'indipendenza energetica dell'Unione, essendo queste tra i principali fattori che contribuiscono alla resilienza dell'economia dell'Unione" (considerando n. 1). Inoltre, l'inserimento nei piani per la ripresa e la resilienza di un capitolo dedicato al piano REPowerEU è funzionale a "ottimizzare la complementarità, la coerenza e la coesione delle strategie e delle azioni intraprese dall'Unione e dagli Stati membri per promuovere l'indipendenza, la sicurezza e la sostenibilità dell'approvvigionamento energetico dell'Unione" (considerando n. 5);

            l'iniziativa REPowerEU è stata attuata dalla Commissione europea anche mediante l'introduzione di opportune modifiche ai programmi legati alle politiche di coesione allo scopo di renderli idonei a fronteggiare l'emergenza energetica. Al regolamento REPowerEU è, infatti, collegata la possibilità di utilizzare le risorse della programmazione 2014-20 per finanziare misure eccezionali per supportare le piccole e medie imprese colpite dall'aumento del prezzo dell'energia e sostenere le famiglie bisognose nell'affrontare le spese energetiche unitamente ad un uso flessibile del FESR e del FSE (cosiddetta iniziativa Safe). Pertanto, l'introduzione del capitolo aggiuntivo PNRR relativo al REPowerEU consente di avviare l'allineamento dei quadri programmatori delle diverse fonti di finanziamento, sia europee che nazionali, in materia di coesione e di assicurarne il coordinamento per una gestione maggiormente efficace ed efficiente;

            avendo l'Italia già utilizzato tutta la quota di 122,6 miliardi di euro sotto forma di prestiti resi disponibili dal dispositivo di ripresa e resilienza, la quota italiana dei fondi REPowerEU è pari a 2,7 miliardi di euro a fondo perduto, ai quali si può aggiungere fino al 7,5 per cento dei fondi relativi alla programmazione 2021-2027 della politica di coesione. Conseguentemente, è indispensabile che il capitolo REPowerEU del PNRR italiano sia costituito da riforme e investimenti non solo realizzabili entro l'arco temporale del dispositivo di ripresa e resilienza, ma anche in grado di contribuire effettivamente a realizzare gli obiettivi di diversificazione dell'approvvigionamento energetico, in particolare dei combustibili fossili, nonché di aumentare la resilienza, la sicurezza e la sostenibilità del sistema energetico, così come declinati dall'articolo 21-quater, paragrafo 3, del regolamento n. 241 del 2021;

            il Governo ha comunicato di aver avviato, così come previsto dalla comunicazione della Commissione europea 2023/C 80/01, pubblicata in data 3 marzo 2023 e recante gli "Orientamenti sui piani per la ripresa e la resilienza nel contesto di REPowerEU", costanti interlocuzioni con la Commissione europea in ordine all'avanzamento dell'istruttoria relativa all'aggiornamento del PNRR e al capitolo REPowerEU finalizzate a condividerne preventivamente i contenuti, nonché i tempi e i modi della loro presentazione entro il termine legale del 31 agosto 2023 previsto dai regolamenti europei;

            nella cabina di regia sul PNRR del 31 maggio 2023 è stata approvata la terza relazione sullo stato di attuazione del PNRR, trasmessa al Parlamento in data 7 giugno 2023, nella quale sono indicati i contenuti preliminari del capitolo REPowerEU del PNRR italiano, nonché descritte le macro-tipologie di proposte formulate dalle amministrazioni ai fini della modifica del PNRR in termini di: rimodulazione delle milestone e dei target per effetto dell'aumento dei prezzi o di altri fattori oggettivi; rimodulazione delle scadenze delle milestone e dei target intermedi, senza modifica delle milestone e dei target finali; revisioni di denominazione/descrizione/ meccanismi di verifica delle milestone e dei target intermedi, dirette a chiarire meglio gli obiettivi (Cid e Oa); revisioni collegate a criticità oggettive connesse al mutato contesto attuativo; riallocazione delle risorse per un utilizzo più efficiente delle stesse;

            è indispensabile assicurare la piena coerenza della proposta di aggiornamento del PNRR, comprensivo del capitolo REPowerEU, con le finalità del piano, garantendo l'attuazione delle riforme previste dal PNRR, nonché il conseguimento degli obiettivi trasversali relativi alla parità di genere, al miglioramento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, al riequilibrio territoriale e sviluppo del Mezzogiorno;

            al fine di realizzare un miglioramento tangibile e duraturo dell'Italia, è necessario assicurare la piena realizzazione del PNRR e il raggiungimento di tutti gli obiettivi qualitativi e quantitativi dallo stesso previsti, elaborando una proposta di aggiornamento del Piano che si focalizzi specificatamente su misure che hanno registrato un notevole ritardo nella fase di avvio o un rilevante incremento dei costi a causa dell'inflazione, della mancanza di materie prime ovvero di altre circostanze oggettive e non preventivabili;

            anche alla luce dei recenti eventi verificatisi in ambito internazionale, è indispensabile assumere ulteriori iniziative finalizzate al rafforzamento dell'autonomia energetica, al sostegno alle attività produttive e alla transizione green e digitale, mediante l'inserimento nel capitolo REPowerEU del PNRR italiano di investimenti e di riforme afferenti, in particolare: alle reti di trasmissione e di distribuzione dell'energia; alla produzione di energie rinnovabili, alla riduzione della domanda di energia e alla sua riqualificazione verso fonti rinnovabili; alla transizione verde e all'efficientamento energetico del settore produttivo; agli investimenti in favore di famiglie e imprese; al sostegno alle filiere produttive green;

            nella cabina di regia sul PNRR del 6 febbraio 2023, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri, è stata rappresentata alle principali società energetiche a partecipazione pubblica, appositamente convocate, la necessità di includere nel capitolo REPowerEU progettualità strategiche per il Paese e concretamente attuabili entro la tempistica stringente imposta dal Piano, ed è stato contestualmente istituito un gruppo di lavoro, composto da rappresentanti dei Ministeri competenti, dedicato all'esame tecnico delle proposte di intervento;

            nella cabina di regia sul PNRR del 7 marzo 2023 è stato discusso con i rappresentanti di Comuni, Province e Regioni il percorso di revisione del Piano inclusivo del nuovo capitolo REPowerEU;

            nella cabina di regia sul PNRR del 20 aprile 2023 è stato discusso con il partenariato economico e sociale, in sei distinte sessioni a carattere settoriale, il percorso di revisione del Piano inclusivo del nuovo capitolo REPowerEU;

            nella cabina di regia sul PNRR dell'11 luglio 2023, riunita anche in presenza dei rappresentanti di Comuni, Province e Regioni, è stata discussa ed approvata la proposta di revisione delle misure incluse nella IV rata;

            nelle sedute della cabina di regia sul PNRR del 18 e 19 luglio 2023 sono stati illustrati al partenariato economico e sociale, in sei distinte sessioni a carattere settoriale, la III relazione sullo stato di attuazione del PNRR e, contestualmente, lo stato di avanzamento della revisione del Piano, inclusiva dell'introduzione del capitolo REPowerEU;

            nella cabina di regia del 20 luglio ultimo scorso riunita anche in presenza dei rappresentanti di Comuni, Province e Regioni, è stata data comunicazione in merito alla terza richiesta di pagamento e contestualmente è stata approvata una ulteriore modifica delle misure connesse alla IV rata;

            nella cabina di regia sul PNRR del 27 luglio 2023, riunita per l'esame preliminare della proposta di revisione complessiva del PNRR inclusiva del nuovo capitolo REPowerEU, è stata approvata la proposta di revisione del Piano;

            il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR ha trasmesso in data 27 luglio 2023 al Presidente del Senato della Repubblica la proposta di revisione complessiva del PNRR inclusiva del capitolo REPowerEU;

            la proposta di revisione del PNRR riguarda 144 misure di investimento e di riforma e si compone di modifiche formali, mirate ad agevolare la rendicontazione di obiettivi e traguardi, e di modifiche sostanziali. dovute al mutato contesto internazionale che ha determinato ostacoli oggettivi al raggiungimento di obiettivi e traguardi, e provvede, inoltre, alla riallocazione delle risorse verso impieghi più efficienti, che conducono allo spostamento di alcune misure dal PNRR ad altre forme di finanziamento;

            il capitolo REPowerEU del PNRR italiano si articola in tre investimenti destinati a i) reti dell'energia, ii) transizione verde ed efficientamento energetico, iii) filiere industriali strategiche, e in sei riforme: i) Riduzione dei costi della connessione alle reti del gas per la produzione di biometano; ii) Power Purchasing Agreement (PPA), contratti innovativi per garantire remunerazione stabile a chi investe nelle fonti rinnovabili; iii) Green skills formazione delle risorse umane del settore privato attualmente impiegate nell'industria tradizionale; iv) Green skills formazione specialistica dei dipendenti della PA; v) Percorso per la razionalizzazione dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili; vi) Testo unico sulle autorizzazioni per le fonti rinnovabili;

            in coerenza con le indicazioni contenute nella relazione sullo stato di attuazione delle politiche della coesione europea e nazionale 2014 - 2020 presentata dal Governo al Parlamento nel mese di febbraio 2023 e confermate a livello europeo con le raccomandazioni della Commissione europea «Semestre europeo 2023 - pacchetto di primavera» del 24 maggio 2023, risulta indispensabile assicurare la piena complementarietà tra l'utilizzazione delle risorse del PNRR, come revisionato, e l'impiego delle risorse destinate alle politiche di coesione, con la più ampia condivisione, anche nell'ambito del coordinamento istituzionale Governo - Regioni ormai in fase di definizione e diretto a garantire una più razionale ed efficiente utilizzazione delle risorse destinate alle politiche di coesione, ivi comprese le risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC);

            il Governo ha tenuto conto delle priorità di intervento e delle modalità di aggiornamento del PNRR, comprensive del capitolo REPowerEU, indicate dal Parlamento e contenute nelle mozioni n. 1-00158 della Camera e nn. 1-00052 e 1-00053 del Senato, approvate in data 20 giugno 2023;

            udite le comunicazioni del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR sul Piano nazionale di ripresa e resilienza,

        le approva e impegna il Governo:

            1) a trasmettere la proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, comprensiva del capitolo REPowerEU, alla Commissione europea;

            2) ad assicurare il pieno coinvolgimento del Parlamento, nonché la leale collaborazione con le Regioni e gli enti locali e la continua partecipazione del partenariato economico e sociale nelle fasi successive alla trasmissione di detta proposta e alla sua approvazione da parte del Consiglio;

            3) in linea con le raccomandazioni sul PNRR italiane formulate nell'ambito della comunicazione del 24 maggio 2023 della Commissione europea «Semestre europeo 2023 - pacchetto di primavera», a salvaguardare gli interventi esclusi dal PNRR all'esito dell'aggiornamento del Piano, utilizzando altre fonti di finanziamento nazionali disponibili a legislazione vigente, anche mediante la riprogrammazione del Piano nazionale complementare, e ricorrendo alle risorse messe a disposizione dalla programmazione 2021-2027 dei Fondi strutturali e del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027.