Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 094 del 01/08/2023
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------
94a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO (*)
MARTEDÌ 1° AGOSTO 2023
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Presidenza del vice presidente GASPARRI,
indi del presidente LA RUSSA,
del vice presidente CASTELLONE,
del vice presidente ROSSOMANDO
e del vice presidente CENTINAIO
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(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 95 del 2 agosto 2023
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)
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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Azione-Italia Viva-RenewEurope: Az-IV-RE; Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE: Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-Patt, Campobase, Sud Chiama Nord): Aut (SVP-Patt, Cb, SCN); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente GASPARRI
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 15,01).
Si dia lettura del processo verbale.
DURNWALDER, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 27 luglio.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
PRESIDENTE. Comunico che in data 28 luglio 2023 è stato presentato il seguente disegno di legge:
dal Presidente del Consiglio dei Ministri, dal Ministro dell'economia e delle finanze, dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali
«Conversione in legge del decreto-legge 28 luglio 2023, n. 98, recante misure urgenti in materia di tutela dei lavoratori in caso di emergenza climatica e di termini di versamento» (826).
Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati
PRESIDENTE. Comunico altresì che in data 31 luglio 2023 è stato trasmesso dalla Camera dei deputati il seguente disegno di legge:
«Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, recante disposizioni urgenti in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, di agricoltura, di sport, di lavoro e per l'organizzazione del Giubileo della Chiesa cattolica per l'anno 2025» (829).
Sulla grazia concessa all'ex presidente birmana San Suu Kyi
CASINI (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CASINI (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo per esprimere, a nome di tutti i colleghi dell'Interparlamentare, la nostra soddisfazione per la grazia che è stata annunciata ieri sera nei confronti della leader birmana San Suu Kyi (Applausi), unica espressione legittima, a nostro avviso, elettoralmente suffragata dal proprio popolo, del popolo birmano.
Questo atto che si estende al Presidente della Repubblica e ad alcuni esponenti del Governo legittimamente eletto e indebitamente destituito dai generali, è un primo passo - noi speriamo - verso la normalizzazione. Vorrei anche ricordare che pochi anni fa la leader birmana è stata qui, in un'Aula del Senato ed ha avuto la possibilità di un incontro con tanti di noi.
Voglio dirvi che questo atto ovviamente non modifica il nostro giudizio su un regime illiberale, che ha creato ogni sorta di lutto per il popolo birmano, costretto all'esilio migliaia di esponenti della società civile e che continua a praticare uccisioni di massa assolutamente intollerabili.
Ci auguriamo che le Nazioni Unite, i principali Paesi dell'Asia e l'Unione europea in tutte le sedi multilaterali possibili, vogliano svolgere il loro ruolo per ristabilire la democrazia in Birmania.
Comunque un abbraccio ideale di quest'Aula va a San Suu Kyi, che ha tanto sofferto nella sua vita e che in questo momento, non dico abbia risolto i problemi suoi o del proprio popolo, ma vede un minimo di speranza in fondo a un tunnel di lutto e di disgrazia. (Applausi).
PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Casini. Ovviamente la Presidenza si associa e condivide, a nome dell'Assemblea, quanto da lei espresso su questa notizia così importante che lei ha voluto giustamente porre in evidenza.
Sui lavori del Senato
PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo ha approvato modifiche e integrazioni al calendario corrente.
Restano fermi gli argomenti all'ordine del giorno della seduta di oggi: informativa del Ministro per la protezione civile sulle emergenze derivanti da eventi calamitosi eccezionali e comunicazioni del Ministro per gli affari europei sul Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Nella seduta di domani saranno discussi il disegno di legge delega fiscale, collegato alla manovra di finanza pubblica, e il decreto-legge concernente organizzazione della pubblica amministrazione, sport e Giubileo. Poiché il Governo ha preannunciato che, al termine della discussione generale, porrà la questione di fiducia sul predetto decreto nel testo approvato dalla Camera dei deputati, la Conferenza dei Capigruppo ha proceduto all'organizzazione del relativo dibattito. Si è stabilito che si passerà direttamente alle dichiarazioni di voto sulla fiducia. La chiama è prevista nella mattina di giovedì 3 agosto.
Sempre giovedì 3, alle ore 15,30, in luogo del question time, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali terrà un'informativa sul reddito di cittadinanza. I Gruppi potranno intervenire per cinque minuti.
Il calendario dei lavori della settimana prevede, inoltre, con sedute fino a venerdì 4 agosto, se necessario, la discussione del decreto-legge concernente la tutela dei lavoratori in caso di emergenza climatica.
La prossima settimana l'Assemblea si riunirà per l'eventuale seguito di argomenti non conclusi, lunedì 7 agosto, alle ore 12.
Calendario dei lavori dell'Assemblea
PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi oggi, con la presenza dei Vice Presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha adottato - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - modifiche e integrazioni al calendario corrente:
Martedì | 1° | agosto | h. 15 | - Informativa del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare sulle recenti emergenze derivanti da eventi calamitosi eccezionali
- Comunicazioni del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR sul Piano nazionale di ripresa e resilienza
- Disegno di legge n. 797 e connesso - Delega fiscale (approvato dalla Camera dei deputati) (collegato alla manovra di finanza pubblica) (voto finale con la presenza del numero legale)
- Disegno di legge n. 829 - Decreto-legge n. 75, Organizzazione pubblica amministrazione, sport e Giubileo (approvato dalla Camera dei deputati) (scade il 21 agosto)
- Disegno di legge n. 826 - Decreto-legge n. 98, Tutela dei lavoratori in caso di emergenza climatica (scade il 26 settembre)
- Informativa del Ministro del lavoro e delle politiche sociali sul reddito di cittadinanza (giovedì 3, ore 15,30) |
Mercoledì | 2 | " | h. 10 | |
Giovedì | 3 | " | h. 10 | |
Venerdì | 4 | " | h. 10 (se necessaria) |
I termini di presentazione degli emendamenti al disegno di legge n. 829 (Decreto-legge n. 75, Organizzazione pubblica amministrazione, sport e Giubileo) e al disegno di legge n. 826 (Decreto-legge n. 98, Tutela dei lavoratori in caso di emergenza climatica) saranno stabiliti in relazione ai lavori delle Commissioni.
Lunedì | 7 | agosto | h. 12 (se necessaria) | - Eventuale seguito argomenti non conclusi |
Ripartizione dei tempi per la discussione sulle Comunicazioni del Ministro
per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR
sul Piano nazionale di ripresa e resilienza
(3 ore e 30 minuti, incluse dichiarazioni di voto)
Governo |
| 30' |
Gruppi 3 ore, di cui: |
|
|
FdI |
| 38' |
PD-IDP |
| 26' |
L-SP-PSd'AZ |
| 23' |
M5S |
| 22' |
FI-BP-PPE |
| 18' |
Az-IV-RE |
| 14' |
Aut (SVP-Patt, Cb, SCN) |
| 14' |
Misto |
| 13' |
Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE |
| 13' |
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 797
(Delega fiscale)
(Gruppi 3 ore, escluse dichiarazioni di voto)
FdI |
| 38' |
PD-IDP |
| 26' |
L-SP-PSd'AZ |
| 23' |
M5S |
| 22' |
FI-BP-PPE |
| 18' |
Az-IV-RE |
| 14' |
Aut (SVP-Patt, Cb, SCN) |
| 14' |
Misto |
| 13' |
Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE |
| 13' |
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 829
(Decreto-legge n. 75, Organizzazione pubblica amministrazione,
sport e Giubileo)
(Gruppi 3 ore, escluse dichiarazioni di voto)
FdI |
| 38' |
PD-IDP |
| 26' |
L-SP-PSd'AZ |
| 23' |
M5S |
| 22' |
FI-BP-PPE |
| 18' |
Az-IV-RE |
| 14' |
Aut (SVP-Patt, Cb, SCN) |
| 14' |
Misto |
| 13' |
Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE |
| 13' |
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 826
(Decreto-legge n. 98, Tutela dei lavoratori in caso di emergenza climatica)
(Gruppi 3 ore, escluse dichiarazioni di voto)
FdI |
| 38' |
PD-IDP |
| 26' |
L-SP-PSd'AZ |
| 23' |
M5S |
| 22' |
FI-BP-PPE |
| 18' |
Az-IV-RE |
| 14' |
Aut (SVP-Patt, Cb, SCN) |
| 14' |
Misto |
| 13' |
Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE |
| 13' |
Informativa del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare sulle recenti emergenze derivanti da eventi calamitosi eccezionali e conseguente discussione (ore 15,11)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Informativa del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare sulle recenti emergenze derivanti da eventi calamitosi eccezionali».
Ha facoltà di parlare il ministro per la protezione civile e le politiche del mare, senatore Musumeci.
MUSUMECI, ministro per la protezione civile e le politiche del mare. Signor Presidente, onorevoli senatori, l'informativa di questo pomeriggio al Senato consente di riferire, come mio dovere, elementi spero utili per comprendere e apprezzare l'eccezionale sforzo operativo che il servizio nazionale della Protezione civile ha svolto e sta ancora svolgendo assicurando sia livello centrale di coordinamento, sia a livello territoriale operativo il massimo sforzo per mitigare l'impatto e le conseguenze dei fenomeni estremi che si sono verificati in Italia al Nord e al Sud dal 19 luglio in poi.
Terrei distinti per maggiore chiarezza gli eventi del Nord Italia, anche per la loro specificità, rispetto alla situazione calamitosa nelle Regioni del Sud della Nazione.
A partire dal 19 luglio è stato emanato un avviso nazionale di condizioni meteorologiche avverse per precipitazioni a prevalente carattere temporalesco accompagnate da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica, grandinate e forti raffiche di vento a partire dal pomeriggio dello stesso 19 luglio e per la notte a seguire su Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Province autonome di Trento e Bolzano. La previsione ha indotto quelle Regioni e le due Province autonome ad una valutazione della criticità idrogeologica per temporali e all'emissione di conseguenti allerte gialle e arancioni per diversi giorni. L'evoluzione della situazione è stata monitorata, come sempre accade in questi casi, anche a livello centrale dal Dipartimento della protezione civile ventiquattr'ore su ventiquattro.
Il primo dato triste che mi sento di riferire è che nel Comune di Lissone si è verificato, purtroppo, il decesso di una donna che camminava a piedi e in località di Corteno Golgi una ragazza, mentre dormiva in una tenda in un campo scout, è stata raggiunta dalla caduta degli alberi. Il nostro pensiero va a queste vittime e alle tre che si sono registrate nelle Regioni del Sud. (Applausi).
Come sapete il Consiglio dei ministri, su proposta del sottoscritto, delibera lo stato di emergenza di rilievo nazionale, fissandone di volta in volta la durata e determinandone l'estensione territoriale con riferimento alla natura e alla qualità degli eventi e autorizza l'emanazione delle ordinanze di Protezione civile, individuando altresì le prime risorse finanziarie da rendere disponibili a valere sul Fondo per le emergenze nazionali. Tale deliberazione viene adottata sulla base di un'istruttoria tecnica che consenta di inquadrare gli elementi di base richiesti dalla norma. La deliberazione avviene su proposta della Regione o della Provincia autonoma interessata in relazione agli eventi occorsi e poi si procede con le determinazioni del Governo. Finora sono il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, l'Emilia-Romagna e il Friuli-Venezia Giulia le Regioni che hanno già presentato istanze preliminari in tal senso. Il Dipartimento sta coordinando, insieme alle strutture tecniche regionali, la raccolta uniforme dei dati e delle informazioni di base, comprensiva di una prima stima dei principali danni rilevati al fine di addivenire, anche all'esito di opportuni sopralluoghi effettuati con i tecnici dei due dipartimenti (nazionale e regionale), alla predisposizione delle proposte di deliberazione di stato di emergenza che, non appena disponibili, valuteremo e sottoporremo alla condivisione del Governo.
In questo momento non è possibile fornire una ipotesi di quantificazione delle esigenze, data la vastità del territorio e la specificità dei fenomeni che hanno avuto impatti così rilevanti. Le Regioni interessate, con il supporto dei sistemi territoriali di Protezione civile e il Dipartimento nazionale, sono impegnati al massimo per completare le valutazioni tecniche necessarie nel più breve tempo possibile, al fine di consentire, con ogni possibile urgenza, al Consiglio dei ministri di adottare tempestivamente le necessarie determinazioni.
Dopo che il Consiglio dei ministri avrà eventualmente dichiarato lo stato di emergenza nazionale, con ordinanze di protezione civile si potrà provvedere alle varie tipologie di interventi e azioni. Ne sintetizzo alcuni: interventi di soccorso e assistenza alla popolazione interessata dall'evento, ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche, prime misure economiche di immediato sostegno al tessuto economico e sociale, interventi anche strutturali per la riduzione del rischio residuo. È chiaro che per quanto riguarda la valutazione dell'impatto, se volete, io potrei entrare nei particolari Regione per Regione. Presumo però che siano dati già noti e acquisiti e la fretta per concludere puntualmente questa fase dell'informativa per rispetto del successivo punto all'ordine del giorno mi induce a chiedervi clemenza se non entro troppo nei particolari.
Le ordinanze di protezione civile potranno regolare, quindi, le azioni di cui ho appena parlato prevedendo specifiche e circostanziate deroghe alle normative ordinarie, allo scopo di semplificare e velocizzare l'attuazione degli interventi.
Mentre sulle Regioni settentrionali venivano fronteggiati gli eventi cui ho appena accennato, eventi gravi e per alcuni versi anche inediti, sulle Regioni meridionali la massa d'aria in risalita dall'entroterra nordafricano apportava un'ondata di calore a carattere di assoluta eccezionalità, sia nell'intensità che nella persistenza, facendo registrare temperature superiori ai 40 gradi, con punte fino a 46-48 gradi, cioè valori superiori ad ogni precedente record storico.
Al Centro-Sud e nelle isole si è assistito ad una predisposizione graduale, quindi, della vegetazione al passaggio del fuoco, con conseguente aumento delle condizioni di pericolosità, che in giornate particolarmente ventose e calde - soffiava un impetuoso vento di scirocco - come quella del 25 luglio, hanno favorito lo sviluppo e la propagazione degli incendi boschivi.
In conseguenza delle condizioni particolarmente severe, il dipartimento della Protezione civile ha assicurato l'azione di propria competenza per il coordinamento degli assetti aerei, composti sostanzialmente da canadair e da elicotteri della flotta aerea dello Stato a supporto delle operazioni svolte a terra dalle squadre specializzate. Le azioni specifiche e mirate presso l'unità di crisi dipartimentale hanno coinvolto anche il centro operativo nazionale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, il comando operativo di vertice interforze delle Forze armate, le Regioni Sicilia e Calabria e le prefetture interessate.
Com'è a tutti noto, per la legge quadro in materia di prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi, la n. 353 del 2000, la competenza primaria per lo svolgimento delle attività di prevenzione e lotta attiva al fenomeno degli incendi boschivi è delle Regioni e delle Province autonome. L'intervento da terra è rinforzato dalle squadre del Corpo nazionale dei vigili del fuoco che, anche a seguito dello scioglimento del Corpo forestale dello Stato, hanno acquisito risorse e competenze specializzate. In questo dispositivo si integra la flotta aerea di Stato, composta da apparecchi ad ala fissa e rotante resi disponibili dalle diverse amministrazioni centrali e coordinate, sul piano tattico e operativo, dal centro operativo aereo unificato del dipartimento della Protezione civile.
Oltre alla gestione del concorso della flotta aerea dello Stato, il dipartimento ha monitorato l'evolversi delle criticità connesse agli incendi che hanno interessato diversi territori italiani, tra cui, in particolar modo, quelli delle province di Messina, Catania, Trapani, Siracusa e Palermo, determinando l'evacuazione precauzionale di numerose abitazioni, provocando l'interruzione dei servizi di fornitura di energia elettrica e delle comunicazioni e gravi problemi alle infrastrutture di mobilità stradale e ferroviaria.
Si rileva, inoltre, il decesso di due persone, come ho accennato all'inizio, nel Comune di Cinisi e di una nel Comune di Cardeto, in provincia di Reggio Calabria. Nello stesso Comune si sono registrate due persone gravemente ustionate a causa delle fiamme.
Nella giornata del 25 luglio, le richieste di concorso aereo per gli incendi boschivi risultano essere state trentacinque, quindici in Sicilia, dodici in Calabria, quattro in Sardegna, tre in Puglia e una in Abruzzo. Nella stessa giornata si sono verificate diverse criticità nella gestione operativa delle richieste di concorso aereo. In particolare, a causa delle forti correnti d'aria ascendenti e discendenti, la flotta aerea della Regione Siciliana non ha potuto effettuare, nella provincia di Trapani e in quella di Palermo, per mancanza delle condizioni di sicurezza necessarie, alcuni interventi per parte della giornata del 25 luglio. In Calabria, a causa delle temperature elevatissime, sulla pista dell'aeroporto di Lamezia Terme per alcune ore non è stato possibile il decollo di alcuni mezzi. Si è provveduto a distaccare, sempre nelle giornate del 25 e 26 luglio, un velivolo canadair della flotta di Stato sotto la gestione dei Vigili del fuoco per l'incendio che ha interessato la vasta discarica di Bellolampo poco distante da Palermo.
Nella giornata del 26 luglio le richieste di concorso aereo per gli incendi boschivi risultano essere state ventiquattro: otto in Sicilia, sette in Calabria, quattro in Sardegna, tre in Puglia, una in Abruzzo e una nel Lazio. Tutto questo è stato possibile a seguito della disponibilità di una flotta sulla quale - se mi consentite - più avanti mi permetterò di intervenire brevemente.
Vorrei riportare l'elenco, trasmessoci dalla direzione generale dell'Enel, delle interruzioni in Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna registratesi fra il 13 luglio e il 25 luglio. L'infrastruttura elettrica ha subito diverse interruzioni dovute principalmente a fulminazione e forte vento, che hanno causato la caduta sulle linee aeree di media tensione di numerosi alberi posti al di fuori delle fasce di rispetto. Nella maggior parte dei casi, il servizio elettrico è stato interamente ripreso da manovre eseguite da remoto e in campo, grazie alla selezione del tratto che ha registrato il guasto e alla rialimentazione di altra linea. Si tratta di fenomeni che hanno portato numerosi danni anche all'infrastruttura stradale, rendendo spesso difficoltose le operazioni in campo.
Le Regioni maggiormente interessate nel Sud Italia, a partire dal 12 luglio, dall'interruzione dell'erogazione di energia elettrica sono state la Campania, l'Abruzzo, la Puglia e soprattutto la Sicilia. Nell'isola il fenomeno di ondata di calore si è particolarmente concentrato nelle Province di Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta, Enna e Catania, costringendo in alcuni momenti alla disalimentazione di oltre 100.000 utenti, il che naturalmente ha creato difficoltà facilmente comprensibili, se si tiene conto che la temperatura all'esterno lambiva i 46 gradi. Sono stati attivati cento gruppi elettrogeni, dodici power station e centinaia di tecnici (oltre 600) per poter ricorrere, in tempi ragionevolmente brevi, alla riparazione dei guasti.
Non sono aduso a fare riferimenti personali e di questo vi chiedo scusa, ma lasciatemi dire, parlando della Sicilia, che nei giorni scorsi mentre la mia isola, assieme ad altre Regioni italiane, faceva i conti con incendi devastanti, alcuni giornali - non certo di area governativa - e membri di questo Senato si attardavano nella ricerca di archivio di inadempienze legate al mio trascorso ruolo di Presidente di quella Regione per una legislatura. Preferirei in verità essere contestato per le attività di Ministro, ma essendo stato per tanti anni all'opposizione - come si si suol dire - conosco il mestiere.
Quando si indicano percorsi e possibili obiettivi da questo banco di Governo, occorre essere sempre credibili; non immuni da errori naturalmente, ma credibili. Nel mio non breve percorso politico, ovunque chiamato dal voto popolare credo di aver attraversato le paludi senza mai prendere la malaria e lo dico con assoluta umiltà, senza superbia, ma con la serena consapevolezza di aver fatto sempre il mio dovere. (Applausi). Se diciamo che la tutela del territorio costituisce una priorità, alle parole dobbiamo far seguire i fatti. Non ho diritto a repliche, come vuole il Regolamento in caso di informativa, ma credo non sia di cattivo gusto capire come la Sicilia sia arrivata a questa particolare, intensa, grave e drammatica stagione di incendi senza comprendere quello che è stato fatto negli ultimi anni per quell'isola.
C'è stata l'istituzione dell'Autorità di bacino, attesa da trent'anni; è intervenuta la legge urbanistica dopo quarant'anni, mentre il collaudo di 18 dighe c'è stato dopo mezzo secolo. Sì, le dighe, colleghi senatori, realizzate in Sicilia e dopo cinquant'anni mai collaudate, con il risultato che non possono essere utilizzate appieno perché costituiscono un serio e costante pericolo. C'è stata la pulitura dei fiumi; ci sono stati lo stanziamento di quasi 500 milioni contro il dissesto idrogeologico, l'acquisto di 150 pick-up antincendio e di altri 122 mezzi antincendio.
Dico questo - e vi chiedo scusa per il riferimento, che non è personale, ma alla Sicilia - perché è ovvio che, quando si tratta di dovere valutare le cose fatte, fatte male o non fatte, diventa assolutamente facile ricorrere alle ricerche di archivio.
Abbiamo il dovere di comprendere e di capire che cosa fare, altrimenti questa informativa diventa uno sterile e triste rito di elencazioni, che finisce anche con il dovere lambire qualche sentimento di larvata ipocrisia. Cosa fare? (Commenti). Non ha importanza chi segue o chi non segue: siamo qua e ognuno fa il proprio dovere ed è chiaro che lo facciamo con grande senso di responsabilità. (Commenti. Applausi). Ripeto, ognuno fa il proprio dovere.
PRESIDENTE. Signor Ministro, prosegua pure il suo intervento.
MUSUMECI, ministro per la protezione civile e le politiche del mare. Il tema è il riproporsi di eventi calamitosi, che impone al Governo una riflessione davvero seria e profonda.
Quando il Presidente del Consiglio dice che la tutela e la difesa del territorio diventano una priorità nell'agenda di Governo, credo che faccia un'ammissione assolutamente responsabile.
Presidenza del presidente LA RUSSA (ore 15,32)
(Segue MUSUMECI, ministro per la protezione civile e le politiche del mare). Il tema è la programmazione della prevenzione, la prevenzione strutturale. Abbiamo avviato verso il varo il disegno di legge sulla ricostruzione, con un modello unico di ricostruzione.
L'Italia non ha ancora un piano nazionale per la riduzione del rischio idrogeologico, né per la mitigazione del rischio sismico. La cultura del rischio non pare essere particolarmente diffusa. Come dicevo l'altro giorno alla Camera - e non ho difficoltà a ripeterlo qui in Senato - ho assistito ad alcune esercitazioni di protezione civile alle quali la gente sembra partecipare con un senso di svago, come se per molti fossero prove appartenenti a una sagra: nessuno prende sul serio l'esercitazione di protezione civile. (Commenti).
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego, ci sarà poi il tempo di intervenire. Lasciamo parlare il Ministro, grazie.
MUSUMECI, ministro per la protezione civile e le politiche del mare. Stiamo profondendo il massimo delle nostre energie affinché le esercitazioni di protezione civile coinvolgano tutto il mondo scolastico, a cominciare dalle scuole elementari (Commenti. Applausi), perché le esercitazioni servono a creare una coscienza e una cultura del rischio.
Poi dobbiamo accelerare con l'adozione dei piani di adattamento al cambiamento climatico. Se ne parla dal 2016 (Applausi); sono passati sei anni fino all'arrivo di questo Governo. (Applausi).
Poi vi sono i piani comunali di Protezione civile che molto spesso non vengono adottati e quando avviene non vengono sottoposti alla revisione.
C'è un grave problema nella politica di prevenzione, repressione e neutralizzazione degli incendi ed è quello legato alla flotta aerea dello Stato, tema a cui più volte ho fatto cenno. Come sanno gli onorevoli senatori e l'onorevole Presidente, la previsione, la prevenzione e il contrasto attivo agli ingenti boschivi, in un'epoca come la nostra contraddistinta dal cambiamento climatico (e qui non ci sono negazionisti, lo voglio ribadire), rappresentano un impegno centrale per il Servizio nazionale di Protezione civile, anche nell'ambito del più ampio quadro europeo di gestione delle emergenze. La possibilità di far fronte a tale impegno in maniera efficace, purtroppo, incontra un limite oggettivo nell'attuale indisponibilità a livello europeo di una flotta antincendio adeguatamente dimensionata e moderna, che sia in grado di garantire un intervento tempestivo e simultaneo anche in più scenari operativi.
Per rispondere a questa esigenza, la Commissione europea ha avviato nel 2021 interlocuzioni con le principali industrie aeronautiche europee, al fine di verificare la possibilità di sviluppare e produrre un nuovo velivolo, cosiddetto anfibio, in grado di sostituire gli attuali Canadair, che vengono realizzati in regime, purtroppo, di monopolio in tutto il mondo. Noi abbiamo avviato con la società per azioni Leonardo (società campione nazionale nei settori dell'aerospazio, della difesa e della sicurezza), un colloquio e un'interlocuzione nella speranza che possa accettare di produrre e fornire, non soltanto all'Italia, ma anche alla flotta dell'Unione europea, questo tipo di velivolo, del quale purtroppo si avverte il dramma del numero limitato nei momenti drammatici della gestione delle crisi. Ed è quanto avvenuto purtroppo anche quest'anno.
Non credo sia marginale ricordare che gran parte degli incendi sviluppatesi nelle Regioni del Sud sia di origine dolosa; non sappiamo ancora se piromani o incendiari per la sottile differenza che bisogna necessariamente fare, ma in Sicilia, in Puglia e in Calabria sono tanti gli incendi originati dal dolo e quindi dalla volontà criminale dell'uomo. Al di là dell'inasprimento della pena, che è stato disposto con una norma del 2021, credo che sia giusto esaminare l'opportunità di un'aggravante per chi commette tale reato nell'esercizio delle proprie funzioni pubbliche. È un tema che sto affrontando col collega Nordio e del quale naturalmente il Parlamento sarà reso edotto.
Appare estremamente importante procedere ad un nuovo intervento normativo con l'introduzione di ulteriori strumenti funzionali all'attività di contrasto al fenomeno, in grado cioè di favorire l'azione sia preventiva che repressiva, spezzando quel circuito vizioso che connette gli incendi boschivi a lucrose occasioni di guadagno per soggetti privi di scrupolo. L'obiettivo è rafforzare il sistema di protezione dei nostri boschi ed estromettere dal circuito operativo i soggetti che hanno volutamente cagionato, per biechi interessi economici, gli incendi che hanno devastato migliaia e migliaia di ettari.
Il cambiamento climatico c'è e non da oggi. C'è da almeno quindici anni ed ormai non può più essere un alibi. Io ci metto la faccia, onorevoli senatori, quando parlo e mi assumo le responsabilità di quello che dico. In questo momento, ce la metto io. Ecco perché il cambiamento climatico non può essere un alibi per quanti fanno finta di non capire che serve un cambio di passo! (Vivaci commenti).
PRESIDENTE. Colleghi, invito tutti - e sottolineo tutti - ad abbassare i toni.
MUSUMECI, ministro per la protezione civile e le politiche del mare. Signor Presidente, poiché in quello che dico ci metto la faccia, io sono convinto che la responsabilità dei cittadini debba essere tenuta in grande considerazione. Quando dico che la cultura del rischio non pare sufficientemente diffusa, lo dico a ragion veduta, per i numerosissimi casi di incendio che si sono verificati nelle campagne a causa delle mancate misure preventive, che peraltro le norme vigenti pongono a carico dei proprietari di fondi agricoli. (Brusio).
PRESIDENTE. Colleghi, vi invito nuovamente a non fare troppo brusio, così il Ministro non ha bisogno di alzare la voce.
MUSUMECI, ministro per la protezione civile e le politiche del mare. È chiaro che servono interventi strutturali, che devono passare attraverso strumenti di pianificazione e di programmazione. Non è un problema soltanto di risorse, ma di priorità e di obiettivi, legato alla gerarchia degli interventi che ogni forza politica e ogni Governo ritengono di dover redigere (a volte anche sbagliando, per carità, perché nessuno è depositario di certezze). Per questo Governo, però, il tempo degli interventi a pioggia per metterci non al sicuro, ma per mitigare i rischi legati al cambiamento climatico, è finito: servono strumenti di programmazione che coinvolgano i Governi locali, regionali e nazionali.
Certo, in questi giorni ho sentito accusare il Governo di dire una cosa e farne un'altra a proposito dei fondi del PNRR legati alle misure di prevenzione. È fin troppo noto ed è accessibile a tutti come alcuni studi elaborati assai di recente, non ultimo quello della Banca d'Italia, abbiano confermato come in Italia, per realizzare un'opera pubblica nella media nazionale, servano almeno cinque anni e sette mesi. Se l'opera pubblica supera l'importo di cento milioni, servono quindici anni e sei mesi.
È chiaro che questo potrebbe anche riguardare qualsiasi opera pubblica, ma non è così. (Brusio. Richiami del Presidente). Signor Presidente, le chiedo scusa, ma alzo la voce solo per farmi ascoltare, perché, se c'è brusìo, non riesco. Vorrei anzi parlare in tono quasi episcopale, se mi fosse consentito.
PRESIDENTE. Esatto, è quello che ho appena detto.
MUSUMECI, ministro per la protezione civile e le politiche del mare. È accertato dagli studi che le infrastrutture fluviali sono quelle che richiedono la maggiore quantità di tempo: sei anni e otto mesi, rispetto alla media generale di cinque anni e sette mesi. Credo non serva aggiungere altro per spiegare come i fondi destinati alla lotta al dissesto idrogeologico non avrebbero mai potuto trovare alimento nel PNRR (Applausi), visto che la scadenza è a giugno 2026 e alla fine avremmo dovuto spiegare a Bruxelles perché gran parte di quei fondi sarebbe rimasta assolutamente inutilizzata. Abbiamo invece il dovere - questo sì - di programmare interventi a media scadenza, coinvolgendo le Regioni e gli enti locali, utilizzando i fondi di coesione, ovvero le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC), che invece hanno una scadenza molto più ampia rispetto ai fondi del PNRR.
L'ultimo tema che vorrei affrontare con quest'Assemblea così attenta e silenziosa (Applausi. Commenti. Richiami del Presidente), è quello delle assicurazioni. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le assicurazioni svolgono un ruolo importante nel campo dei rischi naturali. Con la fornitura tempestiva di fondi per la ricostruzione, infatti, come ricorda uno studio recente, le assicurazioni consentono alle attività economiche di tornare più rapidamente ai livelli precedenti alla calamità. Tassi di copertura elevati e pagamenti rapidi possono quindi attenuare notevolmente i danni economici e possono inoltre ridurre i rischi per la stabilità finanziaria e diminuire il costo per i contribuenti degli aiuti pubblici per coprire le perdite non assicurate.
Nonostante tutto questo, l'Unione europea ha dovuto dichiarare come la cultura assicurativa contro il clima sia assai poco diffusa: solo un quarto delle perdite dovute a catastrofi climatiche è assicurato. In alcuni Stati, dice sempre uno studio, la percentuale è inferiore al 5 per cento. Inoltre, i crescenti effetti del cambiamento climatico fanno sì che la copertura sia destinata a ridursi a causa dell'aumento dei premi, che soffoca la domanda, e dal ritiro degli assicuratori da aree particolarmente esposte. Tutto questo rende ancora più difficile un approccio al metodo assicurativo. Il tema naturalmente è al centro dell'attenzione del Governo, che intende promuovere un confronto anche con l'Unione europea, per trovare una soluzione rapida e accessibile a quanti, non solo in Italia, vivono in aree esposte al rischio.
Alla fine di questa informativa assai sintetica - e naturalmente, se richiesto, possiamo produrre una relazione analitica - interpretando il pensiero di tutti, lasciatemi rivolgere un sincero apprezzamento alle migliaia di Vigili del fuoco che hanno compiuto migliaia e migliaia di interventi (Applausi), tanto al Nord quanto al Sud, agli operatori e ai volontari della Protezione civile (Applausi), al Dipartimento nazionale, alle Forze dell'ordine (Applausi), ai sindaci, ai Presidenti di Regione, agli amministratori e a quanti, in qualsiasi ruolo, si sono dovuti confrontare nelle scorse settimane con una delle stagioni più difficili che, purtroppo, abbia mai registrato la nostra Nazione.
Rinnovo in questa sede l'invito che ho rivolto alla Camera dei deputati, ovvero, al di là delle appartenenze e delle legittime critiche, di potersi muovere con uno spirito unitario nel fissare gli obiettivi.
Ricordo benissimo l'appello rivolto dal senatore Renzi parlando della struttura Italia sicura che il Governo a guida MoVimento 5 stelle ha voluto cancellare. Ho letto gli atti di quella struttura, che ho trovato particolarmente attiva e interessante; molte di quelle competenze, senatore Renzi e onorevoli colleghi tutti, sono state acquisite nel Dipartimento Casa Italia. Sono convinto che un lavoro ancora più analitico consenta di non disperdere quel patrimonio di competenze e anche di capacità e innovazioni normative, ma ogni altra iniziativa che dovesse emergere dal Parlamento non può che dal Governo essere tenuta nella grande e dovuta considerazione, perché il tema riguarda tutti, nessuno escluso. Non è una gara per capire ciò che non è stato fatto nel passato e gli errori che si compiono oggi; sarebbe troppo facile. La gara è volta a comprendere quanto e quando si riuscirà a rendere più sicura questa Nazione di fronte al flagello che il clima, ma non solo, ci sottopone giorno dopo giorno. Grazie per l'attenzione. (Applausi).
PRESIDENTE. Ringrazio il ministro Musumeci per l'ampia e documentata informativa.
Dichiaro aperta la discussione sull'informativa del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare.
È iscritto a parlare il senatore De Poli. Ne ha facoltà.
DE POLI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Presidente, colleghi, ringrazio il ministro per la protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, oggi in Aula per questa informativa puntuale e chiara sui recenti eventi calamitosi accaduti in Italia dal 19 luglio in poi.
In apertura vorrei rivolgere il mio più profondo cordoglio per le vittime del maltempo in Lombardia e degli incendi in Sicilia (Applausi) ed esprimere affettuosa e sentita vicinanza ai loro familiari.
Vorrei altresì rivolgere un ringraziamento di cuore agli uomini e alle donne della Protezione civile, dei Vigili del fuoco, delle Forze dell'ordine, ai volontari, sempre presenti negli ultimi anni nei luoghi delle calamità, e alle Forze armate, pronti sempre ad affrontare l'emergenza con uno spirito di servizio, una dedizione e un amor di Patria che sono e devono essere per noi in quest'Aula un monito e un esempio di senso di responsabilità.
Il Ministro nella sua relazione ha suddiviso il suo intervento in due parti: la prima, sulle tempeste di vento e grandine al Nord; la seconda, sugli incendi che hanno colpito il Sud e, in primis, la Sicilia.
Il maltempo al Nord, com'è noto, ha provocato anche danni economici importanti a cittadini, famiglie e imprese. Bene ha fatto questo Governo con il cosiddetto decreto-legge alluvioni, recentemente approvato dal Parlamento, a incrementare il fondo per le emergenze. Dobbiamo andare avanti; è necessario, chiaramente, fare sempre di più.
Ho chiesto al Governo, come prima sottolineato dal Ministro, il riconoscimento dello stato di emergenza per i Comuni colpiti dal maltempo al Nord, tra cui il Veneto, la Lombardia, il Piemonte, il Friuli-Venezia Giulia e il Trentino-Alto Adige e i primi sostegni economici per cittadini, famiglie e imprese, oltre al riconoscimento dello stato di calamità per il mondo dell'agricoltura, visti gli ingenti danni subiti dalle imprese agricole in quei territori.
Al Sud abbiamo registrato una situazione speculare, che ha destato molta preoccupazione con gli aumenti record delle temperature e, di conseguenza, degli incendi. Su questo fronte bisogna fare un altro ragionamento: gli incendi purtroppo non sono stati spontanei, ma per la maggior parte dolosi. A mio avviso, dobbiamo, da un lato, rendere più severe le sanzioni contro chi provoca danni all'ambiente e al nostro patrimonio naturalistico e, dall'altro, investire di più sulla prevenzione, sulle risorse umane, oltre che sulle nuove tecnologie applicate alla prevenzione, tipo i droni, le telecamere e i sensori.
Il mese di giugno 2023 è stato a livello mondiale il più caldo di sempre. Lo scorso anno in Europa a causa delle alte temperature ci sono state 60.000 vittime, di cui 18.000 solo in Italia, il Paese più colpito del vecchio Continente.
Ondate di calore, alluvioni, siccità e incendi sono tutti segnali dell'impatto dei cambiamenti climatici. Ho letto con interesse la lettera di 100 scienziati in cui autorevoli rappresentanti del mondo scientifico e accademico invitano i media - ma direi anche tutti noi - a non parlare di maltempo, ma di cambiamento climatico, come appunto abbiamo detto. La tropicalizzazione è un fenomeno globale che è arrivato circa dieci anni fa e che riguarda tutto il pianeta. Il cambiamento climatico è una minaccia per la salute pubblica, ma aggiungo anche per il tessuto economico e sociale, visti gli effetti dirompenti che le calamità naturali hanno su famiglie e imprese. Per noi la linea della scienza è l'unica che si può e si deve perseguire. Non può e non deve esserci alcun negazionismo, perché, come ha detto il presidente Mattarella pochi giorni fa, discutere di certi temi non ha senso ed è surreale.
Questo Governo e questa maggioranza si sono sempre contraddistinti per il fare: le parole chiave sono «programmazione» e «governance». Serve programmare, realizzare le vasche di laminazione, la messa in sicurezza dei fiumi e gli invasi per raccogliere l'acqua piovana (di cui riusciamo a trattenere solo il 10 per cento) e fare manutenzione alla rete idrica (perdiamo il 40 per cento dell'acqua dei nostri acquedotti), così come serve una regia coordinata e integrata, ovvero un sistema di governance nazionale, che deve indicare le priorità di intervento in ciascun ambito territoriale.
È urgente oggi una road map di azioni contro il cambiamento climatico e non è solo un problema di risorse: l'Italia sconta un ritardo, come ha evidenziato ancora una volta il Capo dello Stato qualche giorno fa. Contro i cambiamenti climatici... (il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. Senatore De Poli, si avvii a concludere.
DE POLI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). …in una sostenibilità ambientale a 360 gradi, ma anche economica e sociale. È il momento di fare, che è il verbo che conoscono questo Governo e questa maggioranza.
Per queste ragioni, come Gruppo UDC-Civici d'Italia-Coraggio Italia-MAIE, valutiamo positivamente l'informativa del ministro Musumeci. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore De Cristofaro. Ne ha facoltà.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Ministro, farò qualche osservazione di carattere generale e poi una sola, visto il poco tempo a disposizione, specifica sulla Sicilia.
Naturalmente, inizio anche io associandomi al cordoglio per le vittime che ci sono state e unendomi anche ai ringraziamenti, in particolare ai Vigili del fuoco, ma anche - come ha ricordato anche lei - a tutti i volontari che combattono contro quelli che in tutta evidenza non sono più fenomeni eccezionali, ma la diretta conseguenza però di una gigantesca rimozione o perlomeno di una gigantesca sottovalutazione.
Purtroppo, questo è il punto: ci ritroviamo qui sempre più spesso a esprimere cordoglio, contare i danni e manifestare una solidarietà che spesso è tardiva, se non ipocrita. Questo disastro con il quale ci confrontiamo, fatto di alluvioni, frane, smottamenti, siccità e incendi, non si è certamente determinato per caso.
Lei dice che qui non ci sono negazionisti, ma, Ministro. glielo voglio dire con nettezza: la maggioranza politica di cui lei è espressione - e con essa, purtroppo, anche una parte significativa del sistema di informazione nel nostro Paese - per lungo tempo ha per lo meno ridimensionato, se non apertamente negato, che fosse in atto una drammatica emergenza legata ai cambiamenti climatici e continua a farlo ancora oggi. (Applausi). Ancora oggi, invece di riconoscere questa clamorosa sottovalutazione del pericolo e quindi di cambiare radicalmente e urgentemente rotta, la sua maggioranza punta il dito non contro il negazionismo o le lobby del petrolio e del carbone, ma contro un presunto fanatismo ecologista. (Applausi). Lo ha fatto recentemente la premier Meloni al comizio di Vox, cui poi evidentemente non ha portato tutta questa fortuna, e lo ha fatto ancora ieri il ministro Salvini, che ha detto che fa caldo come sempre in estate. Lei capisce, Ministro, che queste dichiarazioni sono totalmente imbarazzanti e irresponsabili? (Applausi).
State costruendo una narrazione strumentale e propagandistica, secondo la quale la transizione ecologica sarebbe impossibile perché socialmente ingestibile, quando è vero esattamente il contrario, cioè che, senza un impegno straordinario in quella direzione, anche le conseguenze sociali dei cambiamenti climatici diventeranno sempre più drammatiche. Lei stesso ha detto recentemente (anche oggi) di accelerare sul piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, ma io davvero voglio dirle che non deve dirlo a noi, ma alla sua maggioranza, perché è lì che in tutti questi mesi e in tutti questi anni ci sono state le resistenze. Noi dell'Alleanza Verdi e Sinistra insistiamo dal primo giorno di questa legislatura sull'assoluta inderogabilità di due provvedimenti che sono fermi al palo da un sacco di tempo: la legge sul clima e la legge contro il consumo di suolo.
Inoltre, non credo sia più rinviabile una presa d'atto del fatto che il modello energetico debba fondarsi sulle rinnovabili e non sullo sfruttamento delle fonti fossili e del gas naturale: o parliamo anche di questo, signor Ministro, oppure quello di oggi purtroppo è soltanto un dibattito rituale. Allo stesso modo, penso che non sia più rinviabile la tassazione degli extraprofitti delle società energetiche e anche questo noi di AVS lo chiediamo in vano da mesi.
Il punto è che, senza una visione organica improntata effettivamente all'adeguamento del Paese agli effetti del cambiamento climatico, davvero non si farà nessun passo in avanti. Occorrerebbe invece un piano unico, capace da una parte di contrastare gli impatti causati dagli incendi, dalle alluvioni, dalle frane e, dall'altra, di costruire un'ottica di prevenzione capace di ridurre le emissioni, che sono evidentemente la causa principale del riscaldamento e degli eventi estremi. Senza agire sulle cause, non è possibile prevenire i disastri.
Vorrei infine concludere il mio intervento, perché ho poco tempo, con qualche osservazione sulla Sicilia, che lei, signor Ministro, naturalmente conosce meglio di chiunque altro. In dieci anni, dal 2010 al 2020, in Sicilia sono andati a fuoco 237.000 ettari, pari a 15 volte la città di Palermo. (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. Si avvii a concludere il suo intervento.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Ministro, io considero inaccettabile, in un contesto come questo, che il piano antincendi sia stato varato il 14 luglio 2023! (Applausi). Lei dovrebbe conoscere perfettamente la situazione: siamo dinanzi a un vero e proprio cataclisma infrastrutturale, dovuto non soltanto purtroppo alla crisi climatica, ma anche ad anni e anni di errori, di sottovalutazioni e di scelte completamente insufficienti. Qui nessuno minimizza le mani criminali che certamente ci sono, in particolare sui roghi, ma queste emergenze si dovevano in qualche modo prevedere, anche per mettere le squadre operative nella condizione di affrontare nel modo più efficace il disastro.
Concludo davvero il mio intervento, ricordandole che purtroppo in questi anni è mancata una programmazione, in particolare sulla prevenzione, ma sono stati fatti anche errori di carattere politico generale... (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. La pregherei di non abusare del tempo.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Chiedo davvero solo trenta secondi, signor Presidente, ho finito. Mi riferisco agli errori politici che riguardano, per esempio, la discarica di Bellolampo, che è al centro di molte polemiche da un sacco di tempo.
Vorrei concludere su un punto in pochi secondi: vi pare possibile - lo chiedo al Parlamento e anche al Paese - che in questo contesto e in questo disastro si possa davvero parlare del Ponte sullo Stretto di Messina? (Applausi). Le pare davvero possibile fare un'offesa non semplicemente all'intelligenza di tutti quanti noi, ma alla decenza? Se vogliamo parlare di cose serie... (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. La ringrazio molto. Io cerco di non essere fiscale sui tempi - parlo in generale, non a lei, senatore De Cristofaro (Commenti del senatore De Cristofaro) - però quando finisce il tempo, concludete l'argomento, non avviatene un altro. Questa è la mia perorazione, per così dire.
È iscritta a parlare la senatrice Musolino. Ne ha facoltà.
MUSOLINO (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Signor Presidente, onorevoli colleghi senatrici e senatori, ministro Musumeci, comprendo benissimo il suo imbarazzo oggi a riferire in Aula sull'emergenza incendi in Sicilia, perché lei, Ministro, è stato per quasi cinque anni il Presidente della Regione Siciliana ed oggi non può vestire i panni del rappresentante del Governo che tenta di scaricare sull'amministrazione regionale le responsabilità delle azioni di prevenzione e contrasto agli incendi boschivi (Applausi), perché questa responsabilità, Ministro, è stata sua fino a settembre 2022, cioè fino a meno di un anno fa. (Applausi).
I dati, quelli che lei ovviamente non cita, parlano chiaro: la Sicilia è maglia nera in Italia sia per numero di reati accertati - ben mille nel 2021 relativi agli incendi boschivi - sia per gli ettari attraversati dalle fiamme, 81.000, che costituiscono quasi il 51 per cento delle aree del territorio nazionale che sono state soggette ad incendio, nonché per aggressione delle aree protette, anche qui il 51 per cento delle aree nazionali.
La matrice criminale e criminogena di questi fenomeni, che sfrutta i periodi estivi per aggredire porzioni del territorio, è ormai un fatto noto, acclarato, innanzi al quale, però, non ricordo un solo intervento da parte del suo Governo regionale negli anni passati e per il quale oggi, francamente, non possiamo accettare la sua mestizia, che ci appare come una mera espressione di circostanza alla quale non ha fatto seguito alcun impegno concreto. Attribuire la responsabilità degli incendi in Sicilia al cambiamento climatico e alle alte temperature, che superando i 46 gradi seccano la vegetazione e l'avviano verso la combustione, come dice nella sua informativa, è un modo per nascondere le gravi carenze politiche e la mancanza delle risorse necessarie a contrastare i fenomeni incendiari. Cinque giorni di incendi in Sicilia hanno causato 60 milioni di danni diretti e 200 milioni di danni alla filiera agricola, senza parlare dei blackout di intere aree rimaste senza luce e senza acqua, compresa la sua Catania e compreso anche Palazzo d'Orléans, la sede della Presidenza della Regione Siciliana, che per un'intera giornata è rimasto isolato e senza luce perché non c'erano neanche i gruppi elettrogeni che potessero sopperire alla mancanza di corrente elettrica.
Sul suo tavolo, Ministro, il Presidente della Regione Siciliana ha già presentato la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza, per il quale mi auguro che il Governo si adoperi prontamente e seriamente, però i danni subiti non sono certamente soltanto quelli economici, perché, quando bruciano un intero villaggio e un'intera porzione di territorio, non bruciano soltanto le cose, ma i ricordi delle persone, i beni, le attività economiche e i sacrifici fatti per costruirle e questi sono danni che nessuna risorsa e nessun ristoro economico potrà riparare.
In questo frangente, così drammatico, mi chiedo con quali mezzi la Protezione civile abbia affrontato l'emergenza. Al di là di quello che lei ci ha raccontato, mi chiedo perché in Sicilia, a Palermo, Messina, Catania, Siracusa, Trapani e rispettive province, i terreni siano stati avvolti dal fuoco in un crescendo inarrestabile di violenza, dinanzi al quale i canadair ben poco hanno potuto (e ora ci racconta che c'è una sola industria che li realizza, come se il monopolio impedisse l'acquisto dei mezzi per l'implementazione della flotta, una teoria nuovissima che non avevo mai sentito da nessuna parte). (Applausi) Perché? Dov'erano i mezzi di terra? Dov'erano le autobotti che avrebbero dovuto raggiungere i posti dove c'era l'incendio prima che il vento propagasse le fiamme, prima che il fuoco avvolgesse i locali, gli immobili e le case e prima che tre persone, nel palermitano, morissero nel fuoco delle loro abitazioni, dato che i Vigili del fuoco non sono riusciti a raggiungerle, condannandole a una fine atroce?
Lei prima ci ha raccontato che in Sicilia sono stati acquistati i mezzi dal suo precedente governo. Benissimo: eppure, i dati del governo regionale, che provengono dal suo stesso assessorato, ci dicono che delle 119 autobotti di cui era stato programmato l'acquisto, forse prossimamente ne verranno consegnate 12, a seguito di una gara lunghissima, pubblicata nel 2020, e con un contratto che è stato siglato soltanto il 29 dicembre 2022. Impieghiamo due anni soltanto per comprare le autobotti e parliamo di affrontare l'emergenza.
Non parliamo poi dei droni: pare che li abbiamo acquistati con una tecnologia non adeguata e quindi non possono essere utilizzati. La Regione Calabria, però, fa una bella campagna di informazione e ci dimostra che con i droni sono riusciti anche a individuare due inneschi dolosi e a prevenire il fuoco prima che si propagasse, ma in Sicilia questa cosa non può funzionare.
Presidente, mi avvio a chiudere, però una cosa la voglio dire: il ministro Musumeci ci parla di cultura del rischio e ci dice che non siamo abituati... (Il microfono si disattiva automaticamente).
Signor Presidente, finisco davvero, ma è una cosa brevissima.
Non siamo abituati alla cultura del rischio; facciamo le esercitazioni, ma forse le facciamo più per coreografia che non per il fatto che ci crediamo davvero. Forse non tutta l'Assemblea ricorda che, appena un mese fa, in Sicilia avete lanciato la campagna IT-Alert, ossia è stato diffuso un messaggio di testo dalla Protezione civile con un avviso sonoro che serviva da esercitazione per dimostrare che, a fronte di un grande evento calamitoso, la Protezione civile sarebbe in grado di avvisare in tempo reale tutta la popolazione. Questo test l'avete lanciato il 5 luglio in tutta la Sicilia e all'esito della sua dimostrazione pratica il direttore generale del Dipartimento di protezione civile della Sicilia, ingegner Cocina, ha dichiarato: «Possiamo affermare che il test di IT-Alert, il nuovo sistema di allarme pubblico nazionale di Protezione civile, in Sicilia, ha funzionato ed è servito allo scopo». Benissimo.
PRESIDENTE. La ringrazio senatrice.
MUSOLINO (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Mi scusi, signor Presidente, ma una domanda la devo fare.
PRESIDENTE. Io la scuso, ma deve concludere.
MUSOLINO (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Ma che sistema di Protezione civile è quello nel quale si dispone di una tecnologia del genere, che dite che ha funzionato, però poi nel villaggio delle Masse a Messina il parroco alle due di notte ha dovuto dare l'allarme con le campane della chiesa per far fuggire la popolazione dalle case? (Applausi). Questo è il vostro sistema!
PRESIDENTE. Sinergia tra Stato e Chiesa?
È iscritta a parlare la senatrice Paita. Ne ha facoltà.
PAITA (Az-IV-RE). Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, su una cosa, signor Ministro, noi siamo d'accordo con lei: sullo stringerci intorno alle famiglie delle vittime di questi ultimi eventi e intorno alla fatica, rappresentata in quella immagine evocativa pubblicata sui giornali, dei Vigili del fuoco, della Protezione civile, che è un fiore all'occhiello del nostro Paese, e dei sindaci, che spesso soli, solissimi, affrontano situazioni gravissime. (Applausi).
Su tutto il resto, signor Ministro, invece le devo dire di aver trovato la sua relazione molto debole, a tratti imbarazzata. (Applausi). D'altronde, non può che essere così, perché lei è il Ministro per il quale hanno inventato una delega per dare un senso al suo agire. (Applausi).
PRESIDENTE. Si rivolga a me, senatrice Paita, per parlare con il Ministro, in forma possibilmente cortese, grazie.
PAITA (Az-IV-RE). E nel cercare di riempire questo vuoto, signor Presidente, hanno attribuito al Ministro quella che evidentemente per questo Governo non è una funzione centrale e cioè la Protezione civile. Signor Ministro, siamo il Paese della Protezione civile di Zamberletti, di Gabrielli, di Curcio. (Applausi). Siamo il Paese che la Protezione civile l'ha inventata (Applausi) e che ha dato un senso alla sua fragilità grazie all'azione encomiabile di persone che volontariamente hanno acquisito una grandissima competenza, che ci invidia il mondo. Vedere che un Governo, per riempire di significato qualcosa che non lo ha, utilizza una delle funzioni che dovrebbero essere più trasversali e più guidate direttamente dalla Presidenza del Consiglio è secondo me il primo errore e il vulnus centrale, motivo per cui il Ministro oggi ha faticato ad argomentare come il nostro Paese deve affrontare il tema del cambiamento climatico.
Insieme a questo, c'è una cultura imperante dentro la destra ed è inutile negarlo: è la cultura di chi nega che i cambiamenti climatici siano obiettivamente un problema. Lei non è tra questi ed io ovviamente le do atto di tutto ciò, però il problema esiste all'interno di questo Governo. Siamo un Paese a forte rischio, non soltanto per l'aumento del caldo: pensate a quello che sta avvenendo nel nostro mare; ci sono studi che indicano - e credo che per lei ieri fosse il giorno limite per presentare il piano sul mare - un innalzamento del mare di 40 centimetri, in alcuni casi anche di un metro. Sono proprio i mari i luoghi dove si formano, a causa del surriscaldamento, le celle cosiddette autorigeneranti, le celle temporalesche che spesso determinano problemi nelle nostre città.
A questo ovviamente dobbiamo porre rimedio, cercando di avere sul tema dell'ambiente una strategia più convincente, seria e di lungo periodo.
Bisogna però anche dire con grande franchezza, signor Ministro, che ci sono problemi non risolvibili, se non attraverso la realizzazione di infrastrutture e di opere che siano in grado di mettere in sicurezza il nostro entroterra e le nostre città. Sono gli argini, sono le briglie, sono gli scolmatori, sono le casse di espansione.
In questo Paese - lei lo ha ricordato, ma ancora una volta senza andare a fondo delle questioni - c'è stato un solo momento in cui si è pensato a una strategia complessiva per dotare le nostre città e il nostro territorio di un piano serio e duraturo sulla questione del cambiamento climatico e del dissesto idrogeologico. Sto parlando del piano Italia sicura. (Applausi). Che cos'era il piano Italia sicura? Una strategia con 1.445 cantieri aperti, 500 milioni a Genova (dove le opere sono ancora in corso, per cui il Bisagno finalmente sarà in sicurezza tra pochi anni), 120 milioni in Toscana per quattro casse di espansione sull'Arno e poi tanti altri interventi in città metropolitane.
Il piano Italia sicura non doveva essere cancellato (Applausi) ed è una grande responsabilità che portano in carico gli esponenti del MoVimento 5 Stelle e della Lega, che lei non ha citato. Quel piano doveva essere ancora oggi in corso e dare compiutezza alle necessità del Paese.
Penso che lei oggi avrebbe dovuto venire qui dicendo che c'era una buona pratica nel Paese e la rimettiamo in campo, non importa come si chiami, né che fosse a firma Renzi-Paita; chiamatela come ritenete, ma date a questo Paese una possibilità nel prossimo futuro.
Allo stesso modo, signor Ministro, credo che lei avrebbe dovuto dirci che cosa intende fare sul tema degli incendi.
PRESIDENTE. La prego di avviarsi a concludere, senatrice, e di non aprire un altro argomento.
PAITA (Az-IV-RE). Ho quasi concluso, signor Presidente.
Quanto è stato detto rispetto all'interlocuzione con Leonardo per studiare una strategia per avere dei canadair all'altezza è un po' poco, signor Ministro. Bisognerebbe che ci venisse detto in maniera chiara come si intendono aiutare i Vigili del fuoco nell'azione di contrasto. (Applausi).
Quello che poi lei oggi non ha detto, signor Ministro, e chiudo, è come intende affrontare il tema della deforestazione e il problema che abbiamo nell'entroterra.
Signor Ministro, sappiamo che su questa partita - e chiudo davvero - c'è bisogno di un'azione unitaria... (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. Senatrice Paita, la invito a non introdurre un nuovo argomento e a concludere davvero.
PAITA (Az-IV-RE). Signor Ministro, non siamo favorevoli a quello che ha detto, ma siamo disponibili a rimboccarci le maniche e a dare al Governo un aiuto perché finalmente il Paese cambi pagina sulla questione del dissesto e degli incendi. Mettetevi a lavoro e noi ci saremo. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Ternullo. Ne ha facoltà.
TERNULLO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, colleghi senatori e senatrici, ringrazio innanzitutto l'illustre Ministro per aver immediatamente chiesto la deliberazione dello stato di calamità e di emergenza anche per la Sicilia. Gliel'ho detto lo stesso giorno e mi sento in dovere di ripeterglielo oggi per il suo impegno e per il suo lavoro sempre certosino.
L'informativa odierna - lo sappiamo - è la fotografia di un Paese fragile. Il nostro, uno dei territori più belli al mondo, sembra oggi essere soggetto ai capricci delle stagioni e degli eventi meteorologici.
Le grandi piogge, come ha detto lei poc'anzi, e le grandinate al Nord possono essere previste, anche se non possono essere limitate, mentre le alluvioni conseguenti possono essere regolate con un'attenzione e una cura verso il territorio, per cui è fondamentale organizzare gli interventi contro il dissesto idrogeologico e per una più puntuale gestione delle acque.
Al Sud invece il problema principale è rappresentato dagli incendi boschivi estivi: una maggiore prevenzione può evitare che gli incendi vengano appiccati e si propaghino con estrema facilità.
Nessuno - e lei poc'anzi lo ha ribadito - può convincerci che gli incendi di questi giorni in Sicilia siano stati per autocombustione o per incuria dell'uomo. Non è così. Sono incendi accesi, Ministro, o fatti accendere da chi ha un interesse. Siamo d'accordo con lei: si tratta di interessi di chi pensa di recuperare qualche ettaro di pascolo in più, mentre altre volte quei roghi sottendono più sofisticate idee di speculazione edilizia. Il danno, però, non solo ambientale che un incendio boschivo causa al territorio è davvero enorme.
Ci sono zone montuose in cui gli incendi sono raggiungibili solo dagli aerei e dai 6.000 litri di acqua scaricata dai loro serbatoi. È vero che serve aumentare il numero dei Canadair, ma è anche vero che un Canadair costa circa 25 milioni di euro e un'ora di volo circa 6.000 euro. Bisogna organizzare, oltre alla flotta aerea, gli equipaggi, le basi operative, la copertura delle operazioni di volo su tutto il territorio. Ma è anche vero che il resto del territorio costa molto meno, perché si può adottare una puntuale opera di prevenzione.
A ciò si aggiunge la perdita di vite umane, com'è successo in Sicilia in questi giorni: tre morti incolpevoli e il nostro pensiero e il nostro cordoglio vanno alle loro famiglie. E siamo vicini a tutte quelle famiglie, soprattutto della mia Provincia, Siracusa, Ministro, che lei conosce benissimo. A Melilli, oltre a perdere ettari di terreni agricoli, hanno perso bestiame e foraggio; intere famiglie sono senza casa. I danni, quindi, subiti sono economici e ambientali. A Siracusa un'azienda vinicola è andata in fumo; a Marzamemi case completamente distrutte e gente che si è ritrovata senza nulla in mano in un nanosecondo.
Signor Ministro, sono certa del suo impegno. Per evitare danni futuri bisogna adottare le più innovative tecniche di osservazione satellitare che danno un monitoraggio molto puntuale. Intervenire per spegnere un incendio dopo quindici minuti è molto più semplice che spegnere un incendio che già ha bruciato ettari.
Signor Ministro, lei è a capo del Ministero delle emergenze e della Protezione civile e conosce molto meglio di chiunque noi qui dentro questi temi. Pensiamo che ci sia un grande lavoro da fare per passare dalla fase dell'emergenza a quella della protezione del territorio e poi della programmazione. Noi la ringraziamo per l'impegno che ci sta mettendo e le auguriamo buon lavoro. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Damante. Ne ha facoltà.
DAMANTE (M5S). Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, l'ultima volta che le ho dedicato un mio intervento eravamo in Parlamento siciliano, io deputata regionale e lei Presidente della Regione.
Dico questo per dire che io e i siciliani la conosciamo bene, Ministro. Conosciamo bene il suo modo di fare politica, anzi di non fare politica, di non governare i processi che attengono alla politica. E conosciamo bene anche la sua storia politica, di come abbia barattato la Sicilia per un posto qui in Parlamento. (Commenti).
PRESIDENTE. Senatrice, la interrompo. Si rivolga a me. Non parli direttamente con il Ministro, cercando di ricordare che è in Senato e sta parlando con un rappresentante del Governo italiano. (Applausi).
DAMANTE (M5S). Presidente, ricordo ancora le dichiarazioni del ministro Musumeci sul buon governo della Regione, sull'opportunità, anzi la necessità di avere lui l'opportunità di essere ricandidato a Presidente della Regione per raccogliere i frutti del suo Governo.
Il suo stesso partito, però, gli ha detto che nessuno lo voleva e che quindi non poteva ricandidarsi a Presidente della Regione. Allora, per eliminare l'imbarazzo, gli ha promesso un posto in Parlamento. (Commenti).
PRESIDENTE. Senatrice, un articolo del Regolamento invita ad attenersi al tema. Si può uscire, ma non così vistosamente, dal tema della discussione. E la prego di ricordarsi che lei è senatrice del Senato italiano.
DAMANTE (M5S). Signor Presidente, ho letto nelle dichiarazioni del ministro Musumeci una rassegnata presa d'atto di cosa manca in Sicilia; di cosa non si è fatto in Sicilia; di cosa bisognerebbe fare in Sicilia. Signor Presidente, è come se il ministro Musumeci non fosse stato Presidente dei siciliani. (Applausi).
Invece lo è stato, fino all'altro ieri: Presidente da novembre 2017 a ottobre 2022. Cinque anni! Cinque anni per non fare nulla: zero prevenzione contro gli incendi, zero politiche di sviluppo aeroportuali, zero politiche ambientali. (Commenti).
E che dire poi del fatto che nel 2018 egli è stato nominato Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti. Tra le sue responsabilità c'era anche la discarica di Bellolampo. L'allora Presidente doveva completare la settima vasca, assolutamente necessario perché la quarta, quella che oggi brucia e regala diossina ai residenti della Sicilia e ai palermitani, era già esausta. Doveva essere coperta, doveva essere tappata a quella data; invece, la settima vasca non è stata completata e pertanto la quarta vasca ha continuato a essere utilizzata in maniera straordinaria.
Il ministro Calderoli diceva l'altro giorno in Commissione bilancio - i commissari presenti lo ricorderanno - che, se i Presidenti delle Regioni non riescono a spendere le risorse per realizzare le opere e le infrastrutture necessarie per i territori, devono prendersene la responsabilità. È cambiato registro: i Presidenti delle Regioni si devono prendere le loro responsabilità.
PRESIDENTE. Senatrice Damante, non voglio interromperla, ma voglio ricordarle che quella in corso è un'informativa, e non è la storia del Ministro, sulla quale è legittimo avere opinioni controverse, ma non è legittimo parlarne ora. (Applausi).
DAMANTE (M5S). Signor Presidente, ma il Ministro ha attribuito responsabilità di quello che ha subito la Sicilia a eventi fortuiti. Ebbene, che dire anche dei soldi non spesi? Ma andiamo avanti.
Signor Presidente, è un Ministro che si è permesso anche di offendere gli amministratori delle zone alluvionate, asserendo che lo Stato non può essere considerato come un bancomat e che le responsabilità - come qualcuno di Fratelli d'Italia diceva l'altro giorno in quest'Aula - vanno addossate, addebitate a chi ha governato quelle Regioni. (Applausi).
Signor Presidente, ma qualche responsabilità la vogliamo dare e addossare all'attuale Ministro della protezione civile? Oppure abbiamo due pesi e due misure? Addirittura il ministro Musumeci, vista l'odissea che i viaggiatori hanno dovuto affrontare per via dell'incendio all'aeroporto di Catania, si permette di dire al suo successore, al presidente Schifani, che è facilissimo risolvere il problema. Bene: perché non l'ha fatto quando era Presidente della Regione?
Colleghi, il ministro Musumeci prima è stato nominato Ministro per il Sud, poi delle politiche del mare, ma senza le deleghe ai porti e poi, alla fine, della protezione civile: quasi che si cercasse di ricompensarlo per qualche servigio, cercando però anche di dargli una delega che non facesse tanti danni. Ma i danni li ha fatti. Li ha fatti quando era Presidente della Regione e ora che fa il Ministro, proprio per il suo modo di fare, anzi di non fare politica. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatrice Damante, mi auguro che rileggerà il suo intervento e capirà perché le ho detto che non era molto in tema.
VOCI. Smettila!
PRESIDENTE. Stia calmo. Smettila lo dirà a un suo collega di partito. A me si rivolga diversamente. (Commenti). La richiamo all'ordine. Basta. Lasciatelo in pace.
La senatrice Damante ha potuto esprimere fino in fondo, senza disturbo, il suo intervento. (Commenti). E ripeto senza disturbo. (Commenti). Le assicuro che sono esperto: in altre occasioni, con un intervento così, non so che succedeva.
È iscritto a parlare il senatore Centinaio. Ne ha facoltà.
CENTINAIO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, non interviene un senatore siciliano, ma interviene un senatore lombardo per ricordare ai colleghi senatori, e soprattutto ai cittadini che ci stanno ascoltando, che il problema del cambiamento climatico non è solo della Sicilia, cari colleghi, ma riguarda tutto il Paese, dal Brennero a Lampedusa. (Applausi).
Signor Presidente, signor Ministro... (Commenti). Basta! Non ho ancora iniziato e già inizi? (Richiami del Presidente).
PRESIDENTE. Senatore Nicita, noi abbiamo un conto aperto, sempre.
CENTINAIO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, prima di entrare nel merito del mio intervento, voglio ringraziare senza retorica, ma con vero animo grato, la Protezione civile, i Vigili del fuoco, la Guardia costiera, i militari e le Forze di polizia (Applausi), per il lavoro che li vede impegnati da Nord a Sud del Paese, per fronteggiare le emergenze, soccorrere e mettere in sicurezza i cittadini. Sono loro che rappresentano in prima linea lo Stato e a loro dobbiamo assicurare tutto il nostro sostegno.
Così come abbiamo il dovere di garantire la vicinanza e la collaborazione di Governo e Parlamento ai sindaci e ai Presidenti di Regione, di tutti i colori politici, che vedono colpiti sempre più spesso i relativi territori dalle calamità e dall'azione degli incendiari.
Signor Ministro, il Governo faccia tutto il possibile per assicurare il ripristino dei servizi ai cittadini, la riparazione dei danni e il ristoro alle attività economiche e ai lavoratori colpiti. Fin qui, però, si tratta ancora una volta di gestire l'emergenza. È un'attività nella quale il nostro Paese si è spesso distinto e anche stavolta dobbiamo svolgerla al meglio, ma non possiamo abituarci a questo. Siamo bravi a gestire l'emergenza, ma non possiamo solo gestire l'emergenza. Signor Ministro, vedo che annuisce e, quindi, è d'accordo con me. Che si tratti di siccità, bombe d'acqua, grandine, incendi, terremoti, che c'entri il cambiamento climatico o l'azione di criminali e piromani - vanno trovati e puniti, per dare un esempio (Applausi) e per far capire agli italiani che certe cose non si fanno - o che siano sciagure imprevedibili, nessuno di noi può sentirsi incolpevole, perché arriviamo tardi, tutti: la politica, la società, la stampa e le imprese. Arriviamo tardi nel mettere al centro dell'attenzione della nostra azione la cura del territorio. Il territorio italiano è fragile, troppo fragile, e non l'abbiamo saputo gestire guardando al futuro. Abbiamo sempre guardato al presente, a risolvere i problemi, ma non abbiamo mai guardato a quello che può succedere in futuro.
È questo il cambio di passo che dobbiamo fare e che - va dato atto al Governo - abbiamo iniziato a fare, ma non basta. È tempo finalmente di realizzare le opere necessarie per limitare i disastri e i danni del dissesto idrogeologico, per migliorare la raccolta e l'approvvigionamento dell'acqua, per migliorare la resistenza degli edifici ai terremoti, per difendere i boschi dagli incendi. Fare e non fermare. Abbiamo rinviato troppo a lungo, anche per dare retta agli ambientalisti del solo e del semplice no. Per anni abbiamo sentito gente dire di no, che non si può fare, non si può fare, e non si può fare. Adesso ci vengono a dire che forse bisognava fare qualcosa, oppure ci dicono che adesso dobbiamo fare qualcosa. Per settanta anni, però, ci siamo sentiti dire che non si potevano fare certe cose. (Applausi).
Ora, signor Ministro e signor Presidente, deve farsi avanti l'Italia del sì, quella che investe nel potenziamento delle infrastrutture idriche - la siccità dell'anno scorso ce la ricordiamo ancora - nel rafforzamento del Mose, nella diga di Genova; quella che, anche grazie al nuovo codice degli appalti, può accelerare le opere di cura del territorio; quella che mette mano al PNRR, per far sì che gli interventi contro il dissesto idrogeologico possano essere realizzati sul serio, anche rimodulandoli, per evitare che restino solo sulla carta. Ma ne parleremo dopo, con il ministro Fitto.
Signor Presidente, prima di concludere, voglio rivolgere al Governo un ultimo invito: fra i tanti a pagare le conseguenze e i danni di questi fenomeni estremi, c'è la categoria degli agricoltori, che sono la prima avanguardia nella cura del territorio. Questa Assemblea ha votato il riconoscimento dell'agricoltore come custode dell'ambiente e del territorio, forse all'unanimità. Sono anche, sul piano economico, le prime vittime dei disastri provocati dall'emergenza climatica.
Aiutiamoli a proteggersi e a proteggerci. Le polizze assicurative in questo settore sono ancora troppo poco diffuse e, grazie anche ai vincoli europei, quando ci sono coprono solo i danni provocati da fenomeni estremi. Noi pensiamo che dobbiamo valutare una forma di agevolazione che li aiuti a stipulare polizze con una copertura più ampia, perché ormai i fenomeni climatici fuori controllo sono diventati la normalità.
Signor Presidente, nella nostra azione di Governo dobbiamo anche garantire a tutti i Comuni il sostegno pieno per la ricostruzione e il mantenimento dei servizi. Pensiamo solo alle scuole di tutti i Comuni delle Regioni interessate da fenomeni drammatici, in particolare al Nord del nostro Paese: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Regioni che non ho ancora sentito nominare. (Applausi). Sono eventi calamitosi di pochi minuti che però rischiano di bloccare servizi essenziali che spesso sono sulle spalle di sindaci e amministratori locali, che troppe volte si sono ritrovati da soli. Monitori e aiuti il Governo coloro che sono davvero in difficoltà.
Concludo, Presidente, con la speranza che tutto il Parlamento si ritrovi in queste parole. Nei prossimi anni la sfida della sicurezza del territorio deve essere una priorità, perché certamente non possiamo controllare gli effetti immediati del cambiamento climatico, ma altrettanto certamente possiamo fare molto di più per proteggere i cittadini e le imprese. Se questa è una sfida di tutti, mettiamo da parte le ideologie e gli integralismi. Portiamo avanti le opere che servono tutti insieme perché, se il Governo ha un colore politico, Presidenti di Regione e sindaci possono averne un altro e loro sanno cosa c'è da fare.
Mi auguro che anche i loro compagni di partito a Roma sappiano ascoltarli e non vogliano agitare la bandierina del clima solo per racimolare qualche voto tra chi imbratta monumenti o blocca il traffico per protesta.
In conclusione, Presidente, se vogliamo davvero proteggere l'Italia, facciamo tutto quello che è necessario per metterla in sicurezza senza veti e pregiudizi. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Malpezzi. Ne ha facoltà.
MALPEZZI (PD-IDP). Signor Presidente, le chiederei una cortesia. Spesso il Governo - come accaduto anche poco fa quando il ministro Musumeci ha reso la sua informativa - si dimentica che, quando è in questa sede, è ospite e mira invece in misura maggiore a tenere delle lezioni al Parlamento. Vorrei allora che venissero ribaditi i ruoli: il Governo faccia il Governo e, quando è in quest'Aula, sappia che è ospite del Parlamento. (Applausi).
PRESIDENTE. Non mi pare che non abbia rispettato questo ruolo. Non mi pare proprio, anche perché voglio ricordarle che il Ministro è anche senatore.
MALPEZZI (PD-IDP). Signor Presidente, credo nella separazione dei poteri, credo nel valore del potere esecutivo, ma altrettanto nel valore del potere legislativo. E penso che lei, come Presidente del Senato, debba tutelare i senatori e un po' meno gli interventi che fa il Governo. Tenevo a dire questo per precisare la questione (Applausi), perché quello a cui abbiamo assistito qui oggi pomeriggio è stato davvero sgradevole.
PRESIDENTE. Il Presidente del Senato deve tutelare il rispetto del Regolamento.
MALPEZZI (PD-IDP). Presidente, mi riferivo non a lei, ma alle parole e ai toni qui utilizzati dal ministro Musumeci, dimenticandosi però, nella sua informativa, di utilizzare forse il lessico più appropriato. Non siamo infatti di fronte al maltempo o - lo dico anche ai colleghi - al cambiamento climatico: è una crisi climatica e dovremmo imparare a utilizzare i termini giusti. Crisi climatica significa dire che c'è l'opportunità politica di affrontarla, se lo si vuole. Vedo però che lei, Ministro, già non lo vuole.
Presidenza del vice presidente GASPARRI (ore 16,38)
(Segue MALPEZZI). D'altra parte, Ministro, lei ci ha detto che non dovremmo preoccuparci, perché abbiamo una Premier che ha deciso di mettere la lotta contro il cambiamento climatico al primo posto dell'agenda. L'ha detto qui, ma evidentemente quando fa i comizi in Spagna se ne dimentica e urla e strepita rispetto a provare a fermare - cito - il fanatismo ultraecologista. (Applausi). Poi ci spiegherà che cosa è il fanatismo ultraecologista.
Come capirà dal mio accento, come il collega Centinaio non sono siciliana, sono lombarda. E le dico che mi dispiace che, mentre noi del Partito Democratico ci vogliamo occupare di tutto il Paese, da Nord a Sud, voi state pensando a dividerlo, ma non mi inoltro su questo argomento. Nella sua informativa, le parole dedicate alla gravissima alluvione che ha colpito il Nord sono state molto limitate rispetto a quanto avrebbe dovuto essere. Ministro, lei è venuto qui, ha elencato dei fatti - noi lì conosciamo bene, perché c'eravamo in quei giorni - e ci ha fatto un elenco di quali sono stati gli eventi climatici estremi. Il suo compito dovrebbe essere un altro, e se lo aspettano anche gli italiani: quello che è successo è sotto gli occhi di tutti, ma quello che a noi interessa è sapere cosa intendete fare ora - cosa che lei non ha detto - restando abbastanza vago. D'altra parte, sappiamo che siete abituati a fare questo. Ci chiedete l'unità e di affrontare i problemi in maniera unitaria - cosa che noi vogliamo fare - ma poi voi ne approfittate sempre per fare battaglia politica. È fresca quella che avete fatto, purtroppo, sulla pelle degli emiliano-romagnoli, che ancora stanno aspettando i sette miliardi che mancano. (Applausi). Avete fatto perdere tantissimo tempo per la nomina del commissario, perché eravate interessati a una battaglia politica e anche a fini elettorali, ma parleremo anche di questo.
Torniamo al tema del lessico e delle parole da utilizzare. Lei parla di messa in sicurezza del territorio, ma glielo diamo un nome? Parliamo di un piano e di un quadro vero sul clima. Parliamo di un piano di manutenzione straordinaria del territorio. Vogliamo parlare di una cabina di regia nazionale che funzioni, che coinvolga enti locali e Regioni, di una legge sul consumo di suolo zero? No, Ministro, non ne parliamo, perché per ora sappiamo solo che il vostro interesse, rispetto alla tutela del territorio, è quello che avete manifestato tagliando 16 miliardi dai progetti del PNRR destinati alla gestione dei rischi. (Applausi). Ne parleremo dopo con il ministro Fitto e speriamo che possa essere meno vago e che abbia, almeno lui, rispetto del Parlamento. Il Parlamento anche in questo caso è arrivato dopo.
Vogliamo sapere cosa farete per il Friuli-Venezia Giulia, per il Piemonte, per il Veneto, per Trento e Bolzano, per l'Emilia-Romagna. Vorremmo sapere che cosa avete intenzione di fare dopo il nubifragio in Lombardia, dove la maggioranza di Governo di centrodestra ha impiegato due giorni per accogliere una mozione per destinare risorse agli aiuti rispetto ai danni registrati. Siete capaci di fare ostruzionismo anche su quello, proprio perché non avete assolutamente volontà di lavorare insieme.
Rispetto alla Sicilia, a cui lei ha dedicato ampio spazio nell'economia della sua trattazione - le ricordiamo che gli incendi ci sono stati anche in Calabria, in Puglia e in Sardegna - non basta dire, Ministro, che fa caldo e che con 48 gradi non si può fare nulla. Serve che venga fatta la prevenzione, quella per esempio che lei non ha fatto da Presidente di Regione. Lei è venuto qui e ha detto che è abituato a metterci la faccia. Ma noi le diciamo, Ministro, di metterci, stavolta, insieme alla faccia anche le risorse. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Russo. Ne ha facoltà.
RUSSO (FdI). Signor Presidente, io pensavo oggi di partecipare a un dibattito sugli eventi tragici che nelle ultime settimane hanno attraversato l'intera Nazione. Paradossalmente mi sono trovato in Friuli sotto le grandinate e poi sono arrivato in Sicilia e ho visto gli incendi nella mia amata Palermo, incendi non casuali, incendi oserei dire creati da un disegno realmente criminoso. Quando tutta la Conca d'Oro prende fuoco contemporaneamente - chi conosce l'orografia di Palermo sa cosa voglio dire - non si può dire semplicemente che non ci sia la causalità.
C'è stato un Ministro che ha svolto la sua relazione e io sono qui a rappresentare la condivisione del Gruppo Fratelli d'Italia non solo del suo operato, ma anche di quanto detto dal Ministro stesso, che ha cercato di delineare lo stato dei fatti in quei tragici giorni in cui si sono accavallate due emergenze diverse ma altrettanto drammatiche: quella del maltempo al Nord, su cui il Ministro è ampiamente intervenuto, e quella altrettanto drammatica ma differente degli incendi al Sud.
Alla fine del suo intervento il Ministro ci ha elencato anche delle proposte e ci ha parlato degli impegni che il Governo intende assumere avendo una visione strategica rispetto a quello che vogliamo fare, e non semplicemente una lettura dei fatti. Purtroppo, però, secondo me si è persa un'occasione: dispiace dire che, invece di discutere al riguardo, abbiamo assistito da parte alcuni colleghi dell'opposizione a degli interventi che oserei definire fuori tema, che a volte onestamente non centravano neanche gli elementi portati dal Ministro. Faccio un esempio: gli aerei Canadair non si acquistano come l'auto di casa; acquistare un assetto aereo significa investire su qualcosa che si produce nell'arco di quattro anni; se qualcuno studiasse - come penso che tutti noi facciamo - sicuramente saprebbe che la Canadair non produce gli aerei CL-415 da qualche anno; che ha preso il brevetto la De Havilland; che in questo periodo l'Unione europea sta trattando l'acquisto di 12 aerei che - se va bene - avremo fra quattro anni. Allora non dovremo semplicemente lamentarci della flotta aerea che, per inciso, è la più numerosa d'Europa. Anche grazie al ministro Musumeci gli aerei Canadair, che in base a una convenzione sono usati solo per gli incendi boschivi, sono stati utilizzati nell'incendio della discarica di Bellolampo, con autorizzazione del Ministro stesso per la eccezionalità dell'evento in una discarica che ha preso fuoco non perché non in sicurezza, ma semplicemente perché circondata dalle fiamme e perché produce biogas. Purtroppo già un'altra volta sono accaduti eventi così brutti che hanno determinato l'emissione di diossina, ma oggettivamente - mi sono informato fino a poco fa con la Protezione civile locale - è tutto abbastanza sotto controllo.
Il tema, però, è un altro. Continuare a fare un processo a un Ministro per il ruolo da lui ricoperto in un'altra fase della sua vita, laddove non mi sembra che nessuno in questa sede abbia usato lo stesso accanimento nei confronti di altri Presidenti di Regione che hanno avuto la sfortuna di vivere momenti difficili (Applausi), mi sembra un insulto a questo Parlamento. Oggettivamente non facciamo un grande servizio a coloro ai quali dobbiamo veramente rendere grazie, e cioè ai Vigili del fuoco, ai volontari della Protezione civile, ai componenti delle Forze dell'ordine e delle Forze armate (Applausi); a tutti coloro i quali, quando c'è un incendio, non discutono, ma si uniscono e vanno a spegnerlo. Quando la casa brucia non si discute: si spegne l'incendio; quando c'è un'alluvione, si corre a salvare le colture, le auto e le strade. (Applausi). C'è un Ministro che ha fatto questo, coordinando la Protezione civile di tutte le Regioni - ricordo, infatti, che il Ministro ha un ruolo di coordinamento - e ha delineato l'esigenza non del Governo Meloni, ma della comunità nazionale, di imparare a convivere con i cambiamenti climatici in atto. Nessuno nega niente: semplicemente dobbiamo prendere altro che dobbiamo affrontare questo problema a breve, media e lunga scadenza e nel breve termine il problema non sono le emissioni delle nostre industrie, ma come si spengono gli incendi, come si affrontano le onde di calore e quant'altro. (Applausi).
Vorrei anche fare una precisazione rispetto a qualcosa che è stato detto prima. In questo momento il sistema IT-Alert non è operativo: il mese scorso è stato testato con le compagnie telefoniche, non è un attualmente operativo e, quindi, non c'entra nulla. Semplicemente il tema non è questo, ma è come intendiamo affrontare tutti assieme detti eventi - se lo vogliamo - in questo momento e come intendiamo lavorare per il futuro.
Signor Ministro, lei ha parlato di una gara. Noi non partecipiamo alla gara di chi è stato più bravo prima o dopo. Amiamo partecipare tutti assieme alla gara per portare avanti l'Italia e sono sicuro che insieme a lei la vinceremo. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sull'informativa del Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, che ringrazio per la disponibilità.
LORENZIN (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LORENZIN (PD-IDP). Signor Presidente, vorrei chiedere, tramite la sua persona, che il Presidente del Senato stigmatizzi le parole del ministro Crosetto per proteggere le fondamentali prerogative del Parlamento. Credo che questo sia sull'ordine del calendario dei nostri lavori, alla luce di alcune dichiarazioni. È un fatto non politico, ma che riguarda il buon andamento dei nostri lavori e dei cambiamenti da noi stabiliti.
PRESIDENTE. Senatrice Lorenzin, ho letto anch'io l'intervista e mi sono già fatto latore di ciò che andava sottolineato, in forma diretta e privata. (Commenti).
Senatore Zaffini, se me lo permette, dovrei passare al successivo punto all'ordine del giorno.
Comunicazioni del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR sul Piano nazionale di ripresa e resilienza e conseguente discussione (ore 16,50)
Approvazione della proposta di risoluzione n. 5
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Comunicazioni del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR sul Piano nazionale di ripresa e resilienza».
Ha facoltà di parlare il ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, onorevole Fitto.
FITTO, ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Signor Presidente, quella odierna è un'occasione per rivolgere al Senato - così come ho fatto questa mattina alla Camera dei deputati - una informativa relativa all'avanzamento del percorso del Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell'ambito di un proposta approvata dalla cabina di regia la scorsa settimana e già inviata in Parlamento, che affronta le questioni collegate alla rimodulazione e alle modifiche del Piano nazionale di ripresa e resilienza e a una indicazione precisa delle proposte di modifica relative alla quarta rata.
Preliminarmente penso sia importante fare una considerazione sulla terza rata per poter avere un quadro d'insieme del lavoro fatto e soprattutto per poter illustrare i contenuti del lavoro che il Governo sta portando avanti rispetto alla questione al nostro esame. È necessario e importante farlo partendo da una considerazione, che in altre circostanze ho avuto modo di sottolineare, relativa al fatto che, dalla terza rata in poi, il percorso e l'approccio sul tema dell'avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza cambiano per due ragioni: innanzi tutto per una ragione collegata al numero degli obiettivi che aumentano rispetto alle rate e, in secondo luogo, perché per la prima volta, dopo le prime due rate, si interviene sulla valutazione della fisicità degli interventi, e quindi si inizia a verificare quello che accade realmente rispetto al tema degli investimenti e della spesa.
Questo ha comportato un lavoro molto complesso - com'è noto - rispetto alla valutazione e al raggiungimento degli obiettivi relativi alla terza rata, anche in funzione del fatto che i 55 obiettivi della terza rata - poi sono stati modificati per i motivi che dirò successivamente - avevano come scadenza il 31 dicembre 2022 e hanno previsto, anche alla luce dell'insediamento del Governo ad ottobre dello scorso anno, la possibilità di intervenire successivamente in fase di verifica (il cosiddetto assessment); il che è avvenuto dal mese di gennaio in poi.
In questa direzione abbiamo avuto modo di intervenire per raggiungere questo risultato, anche alla luce delle difficoltà oggettive che sono emerse rispetto al tema della valutazione e dei criteri che, proprio perché sono intervenuti gli elementi relativi alla fisicità degli interventi, hanno portato avanti un meccanismo differente. Mi riferisco, cioè, a quello del sampling, al campionamento, che la Commissione europea ha messo in campo in modo specifico e che consiste nell'andare a individuare un gruppo di interventi dentro una misura e verificarne lo stato di avanzamento e attuazione. Questo chiaramente ha reso molto articolati il lavoro e il confronto, a tal punto che il Governo è dovuto intervenire con 47 modifiche legislative e amministrative rispetto ai vari obiettivi della terza rata.
È importante sottolineare ciò, perché dentro tali modifiche ci sono sicuramente degli interventi di carattere legislativo che hanno visto il Governo dover modificare, correggere, integrare, nel confronto con la Commissione europea, alcune delle indicazioni previste all'interno dei cinquantacinque obiettivi, per quanto riguarda sia i trenta obiettivi che ci siamo trovati di fronte all'insediamento del Governo, sia i venticinque obiettivi che si consideravano raggiunti ma che invece hanno avuto la necessità di alcuni elementi di integrazione. Farò degli esempi specifici anche su questo per poter individuare in modo puntuale le questioni di cui ci occupiamo.
È evidente che, in tale contesto, c'è un'altra valutazione da fare rispetto all'avanzamento delle rate. Se per la prima rata ci troviamo di fronte a due target e 49 milestone, per la seconda rata un target e 44 milestone, per quanto riguarda la terza rata i target sono diventati 16 e le milestone sono 39. Questo dato indica in modo molto chiaro anche le modalità di approccio ed è alla base dell'analisi relativa non solo alla terza e alla quarta rata, ma anche e soprattutto alle proposte di modifica complessive che il Governo ha approvato in cabina di regia e che saranno oggetto di una proposta, come ho sottolineato in più circostanze. È utile ricordare che si tratta di una proposta sulla quale aprire il confronto, perché è necessario sottolineare che all'interno di tale proposta emerge una serie di valutazioni che guardano non alla scadenza immediata, ma complessivamente alla scadenza finale del Piano.
È quindi evidente che il nostro obiettivo è individuare delle soluzioni che facciano emergere e superino delle criticità di vario genere del lavoro che ci porterà dalla valutazione degli obiettivi della quinta rata fino alla decima rata, cioè fino a giugno 2026. Questo è l'obiettivo che il Governo ha messo in campo per avere un quadro d'insieme sul quale fare riferimento e soprattutto per individuare anche gli obiettivi che vanno di pari passo, collegati non solamente agli investimenti ma anche alle riforme.
Questo penso sia importante sottolinearlo, perché diverse riforme sono state e sono oggetto di interventi molto complessi. Ne cito una solamente perché penso che sia la più complessa e la più importante: mi riferisco in modo particolare alla legge annuale per il mercato della concorrenza, che anche a livello europeo è stata definita la più complessa fra tutte le riforme degli Stati membri. Questo penso rappresenti anche una dimensione alta rispetto alla sfida che abbiamo di fronte. Così come penso che sia altrettanto importante citare alcuni degli aspetti collegati: dalle concessioni portuali alla riforma dell'energia elettrica, agli oneri di sistema in bolletta elettrica, ai servizi idrici integrati, al teleriscaldamento, ai piani urbani integrati. Questo solo per citare alcuni degli obiettivi sui quali il Governo è intervenuto rispetto al raggiungimento della terza rata.
Da questo confronto che si è sviluppato con la Commissione europea è emersa - come è noto - in modo particolare una criticità. Anche qui, questa mattina alla Camera ed in generale si è discusso molto al riguardo. Il Governo ha individuato, nel confronto positivo con la Commissione europea, una soluzione al problema. Lo voglio dire perché il tema degli studentati e dei posti letto per gli studenti non riguarda in modo specifico l'azione immediata del Governo, visto che è concentrato nella terza rata. Ma ha visto il Governo lavorare d'intesa con la Commissione europea per evitare quello che più volte abbiamo letto sui giornali e che qualcuno immaginava o individuava come un elemento di polemica politica. Mi riferisco al non raggiungimento dell'obiettivo e, quindi, dei pagamenti parziali delle rate. Per evitare questo, il Governo ha aperto, sulla base dell'esperienza della terza rata, un lavoro e un confronto con la Commissione europea che ha portato allo spostamento del cinquantacinquesimo obiettivo, esattamente quello degli studentati. Abbiamo definito - e mi fa piacere che oggi sia qui con me proprio il ministro Bernini, che ha lavorato in modo assolutamente positivo in questa direzione - uno spostamento del raggiungimento di detti obiettivi all'interno della quarta rata, che da ventisette sono diventati ventotto obiettivi.
Si è presentata, proprio sulla scorta dell'esperienza della terza rata, una modifica preliminare, condivisa con la Commissione europea a livello tecnico, che ha individuato i dieci obiettivi da modificare, a cui si è aggiunto l'obiettivo degli studentati e dei posti letto. Questo ha consentito di presentare, previ una valutazione e un confronto di carattere tecnico, una modifica complessiva della quarta rata che ci ha consentito di poter avviare preliminarmente un confronto che evitasse quanto è accaduto nella fase di verifica sulla terza rata. Quindi, l'esperienza della terza rata è stata utile per individuare un percorso nuovo rispetto alla quarta rata ed è fondamentale per tutto ciò che dirò successivamente rispetto all'intero complesso delle modifiche che presentiamo su tutto il Piano nazionale di ripresa e resilienza, come ho ricordato.
È molto positivo - ed esprimo soddisfazione su questo - il fatto che questi obiettivi, che sono stati individuati come da modificare, abbiano consentito anche la soluzione di alcuni problemi.
Penso, per esempio, al tema, discusso più volte, del raggiungimento del target sugli asili nido, tema che ha visto spesso anche polemiche politiche, che spero abbiamo avuto la possibilità di ridimensionare definitivamente con una soluzione che ha corretto alcuni aspetti.
Il primo riguarda il fatto che i bandi per gli asili nido sono stati prorogati in diverse circostanze, non consentendo quindi di raggiungere l'obiettivo del giugno del 2023, che era quello dell'assegnazione dell'intera quota di lavori relativi proprio alla realizzazione degli asili nido. Allo stesso modo il Governo si è trovato di fronte a un'interpretazione - e l'interpretazione tornerà molto nel lavoro che stiamo facendo - rispetto alla lettura di quanto previsto all'interno dei bandi.
L'interpretazione sugli asili nido, per esempio, ha portato la Commissione europea a non valutare come nuovi posti quelli relativi a interventi di demolizione e ricostruzione dell'asilo; i nuovi posti sono esclusivamente quelli previsti nell'aumento tra quanti esistenti prima della demolizione e i nuovi e ulteriori. Ciò ha comportato un cambio complessivo del target, per cui il Governo non ha lavorato per non raggiungere l'obiettivo, ma ha modificato un obiettivo intermedio e, in modo coerente e coordinato, presenta oggi nella proposta di revisione un aumento di risorse, pari a 900 milioni di euro, per mantenere il target finale della realizzazione dell'obiettivo del numero dei posti di asili nido. (Applausi).
È molto importante chiarire questo, perché ci consente di avere il giusto approccio rispetto alle questioni di cui oggi ci siamo occupando e voglio sottolinearlo anche relativamente a una serie di altri misure sulle quali siamo intervenuti: penso alle infrastrutture sulla ricarica elettrica e alla tecnologia satellitare e all'economia spaziale; penso al progetto di Cinecittà e alla sperimentazione dell'idrogeno per la mobilità delle ferrovie. Potrei fare altri esempi sui quali il lavoro preventivo di intesa ci ha portato a una proposta, che abbiamo approvato in cabina di regia e inviato alla Commissione europea.
Così com'è accaduto sulla terza rata, è accaduto anche rispetto alle modifiche della quarta rata, se è vero come è vero che venerdì scorso la Commissione europea ha approvato la nostra proposta di terza rata e le nostre modifiche relativamente alla quarta rata, oltre a condividere l'impostazione per la quale non si perde nemmeno un euro, ma, spostando l'obiettivo (il 55°) dalla terza alla quarta rata, si immagina una previsione relativamente alla terza rata di 18,5 miliardi e della quarta rata di 16,5 miliardi. Ciò consentirà al nostro Paese, entro il 31 dicembre di quest'anno, di ricevere i 35 miliardi complessivi della terza e della quarta rata senza alcun ritardo.
Credo che questo sia un risultato molto positivo e importante, soprattutto perché sia la terza che la quarta rata non appartengono più propriamente all'azione del nostro Governo, così come sono state ereditate, ma hanno visto un lavoro di definizione e superamento degli obiettivi della terza rata e le modifiche della quarta rata sono state utili per raggiungere tale risultato.
Questa esperienza, che ho voluto raccontare, ci ha consentito di avere un approccio rispetto al tema della revisione complessiva del Piano che fa di necessità virtù e che poggia su questa esperienza per evitare di passare i prossimi mesi e i prossimi anni inseguendo scadenze, trovandoci così di fronte a difficoltà insuperabili.
Questa è la ragione per la quale abbiamo messo in campo in questa direzione anche un'altra valutazione, che vorrei preliminarmente evidenziare prima di passare all'illustrazione delle proposte di modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Il primo aspetto che voglio richiamare è quello della rendicontazione. L'approccio che vi è sul PNRR non è quello della rendicontazione ordinaria che abbiamo conosciuto sulle altre risorse europee o sulle risorse nazionali: è un approccio completamente differente, così com'è molto differente il tema dell'ammissibilità dei progetti.
C'è un caso sul quale poi tornerò, che è quello relativo agli stadi di Firenze e di Venezia all'interno dei Piani urbani integrati, che testimoniano concretamente qual è la difficoltà relativa all'ammissibilità degli interventi. Poi c'è il tema del DSNH (do not significant harm), che è un aspetto molto importante e rilevante rispetto alla valutazione preliminare degli interventi.
Tutto questo si inserisce all'interno di una valutazione più generale che è collegata alle modalità di formazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, se è vero - com'è vero - che all'interno del Piano ci sono 67 miliardi di euro di progetti in essere. Da qui dobbiamo partire, perché 67 miliardi di euro di progetti in essere vuol dire che ci sono 67 miliardi di progetti che esistevano già prima della nascita del PNRR, che sono stati ipotizzati e immaginati con logiche e regole completamente differenti e che non hanno in alcun modo fatto i conti con il meccanismo e con il percorso che noi abbiamo conosciuto, ad esempio già sulla terza rata, che è quello di rendicontazione, di ammissibilità e soprattutto - mi dispiace che questo tema spesso nelle dichiarazioni e nelle critiche venga omesso o non considerato - della tempistica. Non dimentichiamo che tutti i progetti, oggetto della rimodulazione che noi proponiamo, hanno una tempistica chiara, che è quella del giugno 2026; laddove a quella data gli interventi non saranno collaudati, ci sarà la revoca dell'investimento. È evidente che noi abbiamo la necessità oggi di fare questa valutazione preliminare e di farla oggi rispetto a ciò che accade non solamente nella prossima scadenza, ma - come dicevo poc'anzi - rispetto a ciò che accade da qui al 30 giugno 2026.
Per queste ragioni è evidente che la proposta di modifica si imposta su diversi aspetti, il primo dei quali è collegato al numero delle misure che proponiamo di modificare: sono 144 le misure che modifichiamo, rispetto ad una previsione complessiva di 298 misure (63 riforme e 235 tra investimenti e sub-investimenti). Proponiamo di modificare 144 misure con l'obiettivo di mettere in campo delle risoluzioni su diversi aspetti.
Il primo aspetto è quello interpretativo e correttivo: il tema dell'interpretazione è quanto mai fondamentale, perché abbiamo già discusso e verificato bene cosa voglia dire - faccio l'esempio già fatto poco fa - il numero dei posti letto per gli asili. Infatti, considerando tutti i bandi che hanno previsto il finanziamento per la demolizione dell'asilo e la sua ricostruzione, se un asilo prima aveva 50 posti e dopo la demolizione ne ha 52, il conteggio non è di 52 posti, ma di due. Questo è il motivo per il quale noi abbiamo dovuto recuperare i 900 milioni di euro per fare un nuovo bando e per dare una risposta complessiva e finale rispetto ai numeri e ai dati relativi al raggiungimento dell'obiettivo in questo senso.
Questa valutazione ci deve portare a dire che la necessità di una corretta interpretazione di quanto previsto deve reggersi su un rapporto di confronto chiaro con la Commissione europea, così com'è stato fino ad oggi. Quindi, interveniamo su una prima parte di modifiche, andando a condividere preventivamente, in modo corretto e coerente, l'interpretazione e la modifica formale della misura, per evitare di passare nei prossimi mesi o nei prossimi anni ad un confronto non chiaro rispetto a differenti interpretazioni. Questo è un primo aspetto molto importante.
La seconda questione relativa alle modifiche riguarda la possibilità, a parità di risorse all'interno della stessa missione, di spostarle su differenti progetti ed è un tema che sarà oggetto del confronto con la Commissione europea.
La terza questione riguarda le modalità alternative per raggiungere gli obiettivi, in modo particolare su alcune misure, spostando sempre parte dei progetti, rispetto alla possibilità di avere progetti in grado di mantenere la data del giugno del 2026.
La quarta questione, che attiene a nove misure in particolare che sono oggetto del grande dibattito politico che si è aperto nel nostro Paese, riguarda interventi previsti che sono stati finanziati all'interno del PNRR. Da una valutazione specifica (entrerò poi nel merito, illustrando i contenuti delle principali misure oggetto di questa discussione) emergono una serie di valutazioni collegate in primo luogo alla rendicontabilità di questi progetti, in secondo luogo alla loro ammissibilità e, in terzo luogo, alla possibilità che questi interventi vengano realizzati entro il giugno del 2026 rispetto al loro livello di avanzamento attuale.
Ma è necessario, per poter fare questo ragionamento, anche mettere in campo una riflessione collegata alle priorità di revisione, rispetto al fatto che - lo voglio dire in modo molto chiaro e lo sto ribadendo da giorni - il definanziamento degli interventi si concretizzerà al termine del confronto con la Commissione europea. Sarà quello il momento nel quale andremo a riarticolare il finanziamento di questi interventi con le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, con le risorse della coesione e con quelle del Fondo complementare rimodulato, utilizzando il meccanismo auspicato e sollecitato dalla Commissione europea nelle sue recenti raccomandazioni, laddove indica agli Stati membri la necessità di rendere complementari le risorse della coesione, insieme alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
È importante chiarire tutto ciò perché - lo dico in modo chiaro - tutto questo non comporta alcun problema per gli interventi in corso, che proseguiranno regolarmente, così come previsto. Quando sarà terminato il lavoro di verifica, andremo a fare la valutazione e la ricollocazione rispetto agli altri programmi. Qui voglio esprimere alcune parole di chiarezza, perché anche su questo c'è la polemica che accompagna queste scelte. La prima è collegata al Fondo per lo sviluppo e la coesione, che è una misura importante di intervento che, come è noto, prevede l'80 per cento di risorse assegnate al Sud Italia e il 20 per cento a quelle del Nord, che è articolato su due livelli: quello nazionale e quello regionale. Quindi è evidente che stiamo definendo un percorso con le Regioni, in questo periodo - ci tengo a sottolinearlo - che chiarirà questi aspetti, soprattutto su un dato, che cito spesso, ma che spesso viene dimenticato ed omesso. Il dato è relativo allo studio e al lavoro che abbiamo fatto, all'inizio della legislatura, sull'utilizzo delle risorse delle politiche di coesione, del Fondo per lo sviluppo e la coesione, risorse europee e nazionali, relativamente alla programmazione 2014-2020, che torneranno nell'analisi delle misure per le quali proporremo lo spostamento del finanziamento.
Questo studio e questa verifica ci dimostrano che, a due mesi fa, secondo i dati della Ragioneria generale dello Stato, abbiamo circa il 34 per cento di spesa, a fronte di 126 miliardi di euro di risorse assegnate. È evidente che ci troviamo di fronte non al rischio, che viene più volte rappresentato, di intervenire su progetti già finanziati che non possono trovare altra copertura. Ci troviamo invece di fronte ad una valutazione che ci porta a dire che, tanto per le amministrazioni centrali, quanto per le Regioni, esiste la necessità di andare a fare una verifica puntuale sulla percentuale di risorse che sono realmente utilizzate, perché dentro queste risorse e dentro i programmi di intervento, regionali e nazionali, troveremo alcuni interventi - non voglio dire molti: spero che siano alcuni, ma temo che siano molti - che ritroveremo all'interno delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quindi è necessario andare a fare questo lavoro, per evitare queste sovrapposizioni, per evitare - lo dico anche con riferimento al dibattito precedente, che ho ascoltato nella sua fase conclusiva - di avere, per esempio sul dissesto idrogeologico, una serie di progetti che sono sempre gli stessi, che vanno in tutte le programmazioni, ma che puntualmente non vengono realizzati. Vorremmo dunque provare a mettere un punto fermo e capire con quali fondi, finalmente, questi interventi verranno realizzati. (Applausi). Questo è il punto dal quale partiamo.
Prendo come esempio proprio il tema del dissesto, non prima di aver fatto una valutazione rispetto al tema dei 67 miliardi di euro dei progetti in essere, siccome in queste ore c'è un grande dibattito sulla necessità di tutelare le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, nella loro ripartizione, per citare due elementi: lo voglio dire a titolo informativo, non per fare polemica, ma perché sono dati oggettivi. Non ho ascoltato queste proteste e queste reazioni rispetto al presunto rischio, che non c'è, di utilizzare le risorse, per il futuro, del Fondo per lo sviluppo e la coesione, che è tutto da dimostrare, nel mantenimento della divisione tra il Sud e il Nord del Paese, quando nella fase di avvio del PNRR sono stati presi 15 miliardi di euro del Fondo per lo sviluppo e la coesione e sono stati inseriti all'interno del Piano nazionale di ripresa di resilienza (Applausi).
E non ho ascoltato nemmeno alcuna reazione quando il Fondo opere indifferibili, che è stato costituito fino a sei miliardi di euro, è stato preso dal Fondo di sviluppo e coesione e messo per finanziare le opere dell'intero Paese.
Lo voglio ricordare perché penso che la logica dei due pesi e delle due misure non aiuti la discussione e lo voglio ribadire perché la posizione del Governo è quella di garantire il mantenimento delle percentuali previste all'interno del riparto del Fondo di sviluppo e coesione. Voglio anche ricordare che quando noi parliamo del Fondo di sviluppo e coesione, parliamo dei 49 miliardi da dividere e da ripartire tra le amministrazioni centrali dello Stato e le Regioni, per poi parlare dei 43 miliardi di risorse europee della coesione più quelle del cofinanziamento (risorse europee 2021-2027), che sono a loro volta ripartite tra risorse nazionali e risorse regionali. È quindi evidente che il margine al quale noi facciamo riferimento è ampio, all'interno del quale non mi sembra che ci sia, così come talvolta viene indicato, una copertura totale dei progetti se è vero, come è vero, che noi abbiamo una programmazione 2014-2020 che dopo nove anni (avanzando in questi mesi) non ha nemmeno il 40 per cento della spesa.
C'è quindi un problema collegato al parco progetti. C'è un problema di capacità di spesa che è oggettivo, che i numeri ci consegnano e che nulla ha a che fare con i rischi che vengono oggi immaginati e rilanciati in questa direzione.
Faccio questo riferimento perché è utile proprio dall'esperienza maturata avere un approccio collegato alle questioni relative alle modifiche che noi stiamo presentando relativamente al Piano nazionale di ripresa e resilienza e lo voglio individuare in modo specifico rispetto ai singoli temi oggetto delle proposte di modifica, avendo chiarito, come ho detto, che questo percorso si completerà alla fine del confronto con la Commissione europea e avendo detto con chiarezza che la verifica di queste misure deve fare i conti con alcune criticità.
Entriamo nel merito di queste criticità perché penso che sia opportuno parlare con i fatti e non con valutazioni di carattere generale. Passiamo al tema del dissesto idrogeologico; vorrei qui fare alcune riflessioni importanti. La prima è collegata all'elenco degli interventi che compongono la misura del dissesto idrogeologico, sulla quale noi proponiamo la rimodulazione. Perché la proponiamo? La proponiamo perché all'interno di questa misura ci sono gli interventi del Piano stralcio del 2019 per 175 milioni di euro, del 2020 per 164 milioni di euro, del 2021 per 191 milioni di euro, del piano operativo per il dissesto idrogeologico per il 2019 per 266 milioni di euro, per il piano delle aree metropolitane per 14 milioni di euro, per i Patti del Sud della delibera CIPE del 10 agosto 2016 per 3 miliardi di euro e una serie di accordi relativi ad accordi di programma tra il Ministero dell'ambiente e le Regioni risalente al 2010.
Ora, stiamo definanziando qualcosa in modo irresponsabile o ci stiamo ponendo il problema che questi interventi per ragioni oggettive oggi si pongono e ci pongono di fronte a un problema serio? Questi sono i progetti in essere, progetti che erano nei cassetti da molti anni e che difficilmente, per usare anche qui un eufemismo, possono superare le valutazioni previste nel PNRR sul tema della rendicontabilità, dell'ammissibilità e della capacità di spesa di questi interventi entro giugno 2026. Mi dispiace, infatti, ma tutte le proposte di discussione ignorano la data del giugno 2026. Noi abbiamo l'obbligo di tener conto della data del giugno del 2026 (Applausi) per evitare che qualcuno possa, tra un anno o due, venire a rimproverare noi per non essere stati capaci di spendere risorse di progetti che oggi possiamo modificare, ma che domani non possiamo in alcun modo modificare. (Applausi).
Questo riguarda il tema del dissesto idrogeologico, sul quale stiamo facendo delle valutazioni perché la visita in Emilia-Romagna, parlando con riferimento anche al dibattito precedente, della presidente von der Leyen e l'incontro con il presidente Meloni ha fatto scaturire una sinergia che verificheremo all'interno della dinamica di rimodulazione.
Potrebbe, infatti, esserci, anche alla luce delle strutture previste e delle modalità di spesa più rapide, la possibilità di valutare come parte di questi interventi possano essere finalizzati per un intervento diretto rispetto alle necessità dell'Emilia-Romagna, cosa che valuteremo nei prossimi giorni e nei prossimi mesi.
A questo aggiungiamo altre valutazioni. Per fare un esempio, ho sentito parlare dei 16 miliardi di risorse sottratte al dissesto idrogeologico. Questo perché leggendo il titolo della misura M2C4, investimento 2.2, «Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei Comuni», nella valutazione complessiva tutti sono convinti che questi 6 miliardi li stiamo sottraendo ai temi della resilienza, della valorizzazione del territorio e dell'efficienza. Invece, andando a leggere l'elenco di questi interventi, ci rendiamo conto delle situazioni reali e di quanto questi interventi non solo dal nostro punto di vista abbiano forse molto poco a che fare con il PNRR, ma sicuramente avranno e avrebbero una difficoltà quasi insormontabile rispetto ai temi collegati alla rendicontazione, all'ammissibilità e alla capacità di spesa, anche se in alcuni casi questi interventi - ed è il motivo per il quale noi garantiamo la copertura su altri fondi - sono già stati realizzati.
Penso sia utile ricordare alcuni dati su questa misura, in quanto indicativi: a fronte di 6 miliardi, ci sono 39.866 progetti. Si parte da progetti di 900 o 1.200 euro per avere il 75 per cento dei progetti che sono sotto i 100.000 euro e per avere circa un miliardo di euro per investimenti e interventi sulla viabilità che, come è noto, non è ammissibile. Vogliamo porlo oggi questo tema o aspettiamo di porlo quando non sarà più possibile fare nulla? (Applausi). È responsabile affrontare oggi questa questione o è irresponsabile? È corretto affrontare oggi la soluzione di questo problema e avere preventivamente un confronto con la Commissione europea che ci può consentire di capire se i temi dell'ammissibilità e della rendicontabilità sono compatibili con le previsioni europee o dobbiamo farlo dopo, quando non sarà più possibile trovare delle soluzioni o delle correzioni?
Così possiamo fare valutazioni anche rispetto ad altri temi, come i piani urbani integrati, che sicuramente sono interventi che vanno garantiti e finanziati come tutti gli altri, perché non è in discussione in alcun modo la possibilità di finanziarli. Vogliamo dimenticare l'esperienza del Piano urbano integrato di Firenze e del Piano urbano integrato di Venezia? Non possiamo dimenticare che all'interno dei piani urbani integrati, dopo aver approvato un decreto interministeriale ad aprile dello scorso anno che prevedeva il finanziamento di tutti i piani urbani integrati e dopo aver previsto, nell'ambito della relazione semestrale depositata in Parlamento, con chiarezza quali sono gli aspetti collegati all'approvazione dei piani urbani integrati, la Commissione europea ha sollevato la questione di inammissibilità degli stadi che ci ha portato a trovare una soluzione con il Comune di Venezia che si è caricato sul suo bilancio la parte relativa allo stadio e un confronto complesso con il Comune di Firenze. Questi sono due piani urbani integrati che facevano parte di questo progetto: vogliamo essere certi che nella verifica con la Commissione europea i piani urbani integrati abbiano tutti gli elementi di ammissibilità? Vogliamo essere certi che non ci troviamo di fronte a delle difficoltà di rendicontazione e, soprattutto, che i tempi collegati alla realizzazione di questi interventi siano tutti compatibili con il termine del dicembre 2026? Vorrei fare anche riferimento ad un tema abbastanza delicato dal punto di vista del rischio di strumentalizzazione, perché è un tema per il quale questo Governo, a partire dal Presidente del Consiglio, ha da sempre manifestato con chiarezza e con forza assoluta attenzione e sensibilità. Mi riferisco al tema relativo all'investimento 1.2, cioè alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. Ebbene, anche qui il nostro obiettivo è quello di salvaguardare questi interventi, che sono sempre stati finanziati con la politica di coesione e che per la prima volta vengono spostati all'interno del PNRR. Ed è opportuno ricordare anche a questo proposito che il bando di selezione dei progetti, che è stato pubblicato a novembre 2021, ha previsto che il termine per l'aggiudicazione fosse anticipato a giugno 2023.
Ad oggi, il 31 luglio 2023 (il giorno in cui ci è stato comunicato), lo stato di attuazione dei progetti vede circa il 60 per cento dei progetti non avviato. Nessuna amministrazione ha chiesto l'anticipazione, evidenziando forte criticità. Noi vogliamo mantenere questi interventi e in un modo o nell'altro, con questa fonte o con l'altra, noi ne garantiremo il finanziamento. Non è tuttavia immaginabile ignorare le considerazioni, i numeri, la situazione alla quale ho fatto riferimento adesso dal punto di vista della rappresentazione reale e oggettiva dello stato dell'arte.
Considero importante sottolineare questo insieme a tutte le altre proposte di modifica. Ne vorrei citare un'ultima, anch'essa oggetto di molte dichiarazioni che sinceramente non corrispondono - mettiamola così - alla realtà dei fatti. Mi riferisco alla missione 6 salute, dove nessuno rifinanzia nulla: c'è una valutazione collegata ad un dato oggettivo (l'aumento del costo delle materie prime), ed è sufficiente vedere le schede che tutti hanno inviato. Pertanto, anche per garantire il rispetto dei termini, noi stiamo spostando una parte di questi investimenti garantendo l'unitarietà della missione, non spostando risorse da questa missione, quindi aggiungendone altre sugli interventi del bilancio dello Stato relativamente all'edilizia ospedaliera, per poter garantire la copertura anche di questi altri interventi. Pertanto non c'è alcun taglio, non c'è alcun ridimensionamento (Applausi). C'è esattamente il contrario, così come abbiamo avuto modo di dire anche rispetto al tema degli asili.
Avviandomi alla conclusione vorrei parlare dell'ultimo punto, quello relativo ai progetti di rigenerazione urbana. Anche a questo riguardo leggo tante agenzie e tante dichiarazioni. A fronte di un importo di 3,3 miliardi di euro costituiti solo da progetti in essere, cioè solo da progetti esistenti precedentemente - il punto è stato inizialmente introdotto con la legge di bilancio del 2020 - noi abbiamo messo in campo un'azione con cui il termine era stato fissato al 30 luglio del 2023; su questo basta vedere i numeri e le percentuali, sulle quali io non desidero intervenire in modo dettagliato, perché non è un mio intento aprire un confronto polemico con qualche livello istituzionale. Devo tuttavia dire che è anche molto singolare che in questo dibattito tutti dichiarino di essere a posto, di aver fatto tutto, che è tutto a posto, di essere avanti; poi però andiamo a vedere la percentuale di spesa del piano e capiamo che non è proprio così, quindi evidentemente ci sono dei dati oggettivi sui quali è necessario intervenire oggi, perché così possiamo mettere in campo delle soluzioni. Questo vale anche per il finanziamento delle aree interne (725 milioni di euro), rispetto al quale al momento le anticipazioni di pagamento sono solo di 18 milioni di euro. Sono le misure che noi abbiamo individuato per trovare una soluzione per questo tipo di interventi e per garantire la possibilità che essi vengano mantenuti, perché nessuno è impazzito e siamo consapevoli del fatto che gli interventi finanziati abbiano, in molti casi, costituito delle obbligazioni giuridicamente vincolanti. Pertanto non c'è da parte di nessuno l'idea di definanziare tali progetti e basta; c'è l'idea di comprendere quanto questi interventi non siano compatibili con le previsioni normative, di misura, di rendicontazione, di ammissibilità e di tempistica previste all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quindi salvaguardiamo l'intervento per tempo, avviando un confronto serio con la Commissione europea ed intervenendo in un'analisi dettagliata sui tempi di attuazione.
Questo è il quadro relativo alle misure di modifica che noi abbiamo individuato, cioè alle nove misure. Questo è il quadro che ci consente - se ne parla poco, ma io penso che invece sia opportuno parlarne molto - di presentare il nostro programma REPowerEU, che è molto importante. Ritengo necessario non solamente spiegarne la logica e il lavoro che si sta mettendo in campo, non solamente indicare il lavoro preventivo che si è fatto con la Commissione europea sul fronte dell'ammissibilità dei progetti; penso però che sia anche l'occasione per dare alcune risposte anche rispetto a delle criticità che ho ascoltato e che non corrispondono alla verità. Innanzitutto, quando parliamo dei progetti con i principali stakeholder di questo Paese (ENI, Enel, Snam e Terna), parliamo di 3 miliardi complessivi all'interno del Piano e lo stiamo facendo con un obiettivo ben preciso, perché nella filosofia del piano REPower EU ci sono tre misure di investimento e sei importanti riforme. Cito la più importante, quella del testo unico delle rinnovabili, molto atteso a livello europeo, sul quale ci stiamo confrontando molto positivamente con la Commissione europea.
Presidenza del vice presidente CASTELLONE (ore 17,33)
(Segue FITTO, ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR). Poi vorrei ricordare che, oltre agli interventi strategici collegati a livello infrastrutturale, vi è una seconda parte di interventi che mettiamo in campo, che è collegata all'efficientamento energetico per le famiglie e le imprese. È un intervento che ci porta indietro di qualche mese, quando, approvando la nostra prima legge di bilancio - una legge seria, responsabile e apprezzata dai mercati e dalle istituzioni internazionali - abbiamo previsto di destinare ben 21 dei 35 miliardi di euro disponibili al sostegno della spesa corrente, non strutturale, di famiglie e imprese.
Ecco, in questo documento, nella proposta per il RepowerEU è contenuta la soluzione strutturale della questione dell'incentivo per sostenere l'efficientamento energetico delle famiglie e delle imprese. In questa dimensione si apre un confronto per articolare le soluzioni e le proposte che sono state individuate, che fa parte - piaccia o meno, anche su questo sono state fatte molte polemiche - di una strategia complessiva che il Governo ha messo in campo relativamente all'obiettivo del piano Mattei, cioè di un ruolo strategico del nostro Paese e del nostro Governo all'interno del contesto del Mediterraneo, come il presidente del Consiglio Meloni ha sin dal primo momento indicato. Così come ha segnato in modo molto chiaro, nella dimensione internazionale, non solo il confronto e gli incontri che portano con sé non solamente la grande questione energetica e il riposizionamento geopolitico delle opportunità del nostro Paese nel contesto del Mediterraneo, rispetto alle opportunità infrastrutturali nel contesto europeo, ma anche una riflessione di protagonismo assoluto che ha visto la soluzione anche di altri aspetti. Cito, e non entro nel merito, l'accordo sottoscritto dal presidente del Consiglio Meloni, dalla presidente von der Leyen e dal Presidente tunisino che rappresenta un modello innovativo sul quale la Commissione europea sta portando avanti un lavoro serio e condiviso grazie alla sintesi emersa nell'ultima conferenza sull'emigrazione e lo sviluppo organizzata nei giorni scorsi proprio a Roma, presso la Farnesina, con il vice presidente Tajani.
In questo contesto si iscrive il lavoro che abbiamo presentato. Non c'è alcun definanziamento, non c'è alcuna idea di togliere risorse. Non c'è nessuno che è impazzito. Mi sfugge la ragione per la quale dovremmo proporre la revoca dei finanziamenti per il dissesto idrogeologico o per i beni confiscati alla mafia. L'idea, abbastanza ridicola, di definirci insensibili a queste tematiche semplicemente non regge, perché è paradossale.
Noi stiamo provando a trovare le soluzioni per poter utilizzare bene e al meglio le risorse previste sia all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sia all'interno della dinamica degli altri programmi di intervento. Questo lo voglio sottolineare, perché è un lavoro che stiamo portando avanti soprattutto perché anche quando parliamo di politica della coesione, cioè delle risorse europee, mi piace sottolineare che l'accordo di programma quadro che ha stabilito l'assegnazione di queste risorse fu definito su valori e dati di contesto socioeconomico pre-Covid. Oggi lo stiamo adeguando, utilizzando anche un altro grande risultato che ci tengo a sottolineare, raggiunto nel Consiglio europeo di febbraio, allorquando, su proposta italiana, proprio del presidente del Consiglio Meloni, si è ottenuta la possibilità di avere flessibilità nell'utilizzo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza e delle risorse della coesione.
Questo ci consente di essere competitivi con gli altri Paesi, perché modificare le regole sul regime di aiuti di Stato, così come è stato fatto, rischia di essere un favore ai Paesi che hanno una capacità fiscale propria come la Germania, e rischia di essere un elemento di totale mancanza di competitività per un Paese che non ha capacità fiscale, vista la situazione generale, come il nostro. Aver ottenuto questa flessibilità, collegandola in questo contesto, apre il fronte ad una grande opportunità, quella di poter utilizzare bene e al meglio queste risorse.
Ecco l'approccio che abbiamo avuto rispetto al lavoro portato avanti in questo periodo. Lo abbiamo fatto in modo serio e responsabile. Voglio anche ribadire il livello molto intenso e positivo di collaborazione, sia a livello tecnico che istituzionale, con la Commissione europea. Le dichiarazioni di venerdì scorso, della presidente della Commissione von der Leyen, del commissario Dombrovskis e del commissario Gentiloni ne sono una autorevolissima conferma, che indica non un risultato raggiunto, ma uno step importante di un percorso molto lungo che con serietà e credibilità vogliamo portare avanti. (Applausi).
PRESIDENTE. Comunico che eventuali proposte di risoluzione dovranno essere presentate entro la conclusione del dibattito.
Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR.
È iscritto a parlare il senatore Scurria. Ne ha facoltà.
SCURRIA (FdI). Signor Presidente, voglio cominciare proprio dal ringraziare il Ministro. Il mio è un ringraziamento sincero e privo di retorica per il suo lavoro, per la chiarezza che ha portato anche oggi in quest'Aula, per la precisione che mette in ogni intervento sui progetti che riguardano il PNRR, ma soprattutto per un altro motivo, ossia il rispetto che ha per il Parlamento. Lo faceva presente prima una collega del Partito Democratico, dicendo che i Ministri devono avere un certo modo di comportarsi. Ebbene, io la ringrazio, signor Ministro, per il modo in cui in questi mesi ha continuamente coinvolto le istituzioni parlamentari, le Commissioni del Parlamento, questa Assemblea come anche quella della Camera dei deputati. Mi lasci dire che se ci fosse stata la stessa sensibilità e la stessa costanza da parte di Ministri di altri Governi, probabilmente alcuni problemi su cui abbiamo lavorato in questi mesi non ci sarebbero stati. (Applausi). Lo dico perché ancora oggi abbiamo ascoltato la segretaria del Partito Democratico che chiedeva, prendendo la parola alla Camera dopo il suo intervento, signor Ministro, una maggiore partecipazione del Parlamento nelle attività che il Governo sta portando avanti e in particolare su tutto il dossier del PNRR.
Voglio fare una brevissima cronistoria per rimettere alcuni puntini sulle "i", ricordando come il PNRR è approdato nella sua storia in quest'Aula e in genere nelle Aule del Parlamento. Il PNRR è stato approvato il 12 gennaio 2021 in Consiglio dei ministri e in quell'approvazione non c'era nessun dettaglio sulla governance del PNRR. Oggi sappiamo che abbiamo dovuto mettere in piedi una cabina di regia di un certo tipo; sappiamo che, chiunque chieda notizie, possiamo rispondere su chi e come governa questo dossier. Non c'era nulla sul cronoprogramma; oggi si chiede che cosa deve succedere e il Ministro è qui e in Commissione a rispondere. Soprattutto non c'era nulla sui progetti, nel senso che le schede dei progetti non sono mai state incardinate nella discussione parlamentare.
Il PNRR è stato inviato il 25 aprile in Parlamento per essere approvato il 26 e il 27 aprile nelle due Camere: ventiquattro ore per leggersi 273 pagine piene di schede e di numeri; in realtà nessuno ha mai saputo quello che ha votato, perché nessuno si è mai potuto leggere quel Piano nazionale di ripresa e resilienza. (Applausi). Ciò anche perché il Governo del tempo era stato molto chiaro. Non c'erano modifiche da fare, era un pacchetto chiuso: prendere o lasciare. Questo a dispetto di chi oggi chiede interventi del Parlamento, trasparenza e partecipazione. Lo si vede che quello era un pacchetto chiuso, perché chi ha scritto quel PNRR forse non conosceva bene come funziona il sistema italiano e forse anche quello europeo. Prima il Ministro ha citato forse l'esempio più clamoroso, quello degli asili nido, un obiettivo importante e imponente; un obiettivo che poneva la realizzazione di 264.480 posti entro il dicembre 2025. Sapete, in una città come Roma, quanto serve per aprire un asilo nido? Cinque anni, da quando si comincia a progettarlo nella delibera comunale fino a quando si taglia il nastro. E qualcuno ha pensato, con le risorse che erano state messe a disposizione in quel caso, di poter aprire 264.480 posti entro il dicembre 2025. È dovuto intervenire il Governo, ci abbiamo messo altre 900.000 euro, abbiamo dovuto fare delle modifiche.
Un altro elemento per cui chi ha scritto quel PNRR non stava su questa terra sta anche nel fatto che esisteva una tale parcellizzazione degli interventi che diventava impossibile realizzare gli obiettivi. Si trattava di interventi che richiedevano competenze di mille soggetti diversi, di dimensione diversa, di capacità amministrativa diversa e, per certi aspetti, privi della capacità finanziaria per realizzare quegli obiettivi.
Parliamo di un carico di gestione pazzesco, che ha determinato il fatto che questo Governo abbia dovuto cominciare a mettere in campo delle modifiche di quel Piano. Non è un caso, forse, che dei 55 obiettivi che dovevano essere realizzati al 31 dicembre scorso, quando questo Governo è entrato in carica, ad ottobre, ne erano stati realizzati solamente 25: gli altri 30 in due mesi li ha fatti l'attuale Governo e anche questo va raccontato e va detto.
Nella famosa quarta rata - ce lo diceva poc'anzi il Ministro - abbiamo dovuto cambiare 10 dei 27 obiettivi, perché non erano realizzabili: chi li aveva scritti pensava che esistesse un altro mondo dove questi soldi potevano essere spesi.
Apprezzo molto tutto questo e ringrazio il Governo per come sta gestendo la partita, perché l'Esecutivo poteva andare a Bruxelles o dire agli italiani: guardate, non abbiamo scritto noi questo piano. Se non riusciamo a raggiungere gli obiettivi, non è colpa nostra. Noi, invece, abbiamo pensato a un altro modo di fare politica, a un altro modo di intervenire, perché qui c'è in gioco l'Italia: sono soldi che ci dà l'Europa - a debito o a credito, poi, anche di questo bisognerebbe parlare - ma il ministro Fitto e tutto il Governo, insieme alle forze di maggioranza, si sono rimboccati le maniche per dire che, anche se c'è qualcosa che non va - e molto non andava, abbiamo sentito gli esempi di Firenze, di Verona e così via - lavoriamo perché questo lavoro significa il benessere e il futuro dell'Italia.
Sulle rate si è fatta tanta polemica. Nessun Paese in Europa ha chiesto le rate che abbiamo chiesto noi, a parte Spagna e Grecia. L'Italia sta facendo il suo dovere e ha fatto il suo lavoro. Quando tutti cominciavano a temere - c'erano corvi che volavano sul suo possibile esito - la terza rata è stata portata a casa, è stata pagata; come ci ricordava il Ministro poc'anzi, in qualche modo sono arrivati anche i complimenti della Presidente della Commissione europea e così sarà anche per la quarta rata.
Volevo semplicemente sottolineare questo aspetto. Ci sono tanti modi per fare opposizione: chi vi parla ha nell'opposizione la sua storia. Siamo stati opposizione per lungo tempo in questo Paese e anche in questo Parlamento. Sappiamo benissimo quali sono le regole del fare opposizione, sappiamo quali sono i criteri. Si può fare di tutto, però, quando eravamo all'opposizione, c'era un limite che non si oltrepassava mai: l'abbiamo chiamata opposizione patriottica, per cui si può fare opposizione tranne che negli interessi del Paese; quando c'è in gioco il Paese, non si fa opposizione strumentale. (Applausi).
Questa è la ragione per la quale ci possiamo confrontare e dividere su tante cose: ci confrontiamo e ci divideremo sulla riforma della giustizia; ci siamo confrontati e ci siamo divisi sul reddito di cittadinanza. Non facciamoci però la guerra sul destino dell'Italia, perché, attraverso il PNRR, passa questo, passa un futuro diverso del nostro Paese, un modo nuovo di immaginare il Paese che verrà.
Puntiamo magari a migliorare ancora; puntiamo a superare gli aspetti burocratici che spesso rischiano di bloccare anche la volontà di cambiamento che poniamo in essere; puntiamo, magari insieme, a dare ai Comuni, agli enti locali e ai territori gli esperti che servono per dare una mano a chi non ha la capacità di progettazione e di progettualità che il Piano richiede. Puntiamo dunque a migliorare e a non sfasciare.
Puntiamo - e concludo, signora Presidente - a rafforzare il sistema Paese nel suo insieme e non a sperare che si fallisca sul PNRR, anche perché proprio sul PNRR si manifesta talvolta la diversità tra una visione conservatrice della politica e quella della sinistra. La prima è quella del piano di realtà; la seconda è quella dell'utopia.
Noi stiamo riscrivendo un Paese reale, vero, fatto di obiettivi concreti, che ha attenzione per gli interessi dei cittadini e per l'interesse generale del Paese. Altri probabilmente, come diceva oggi scherzando un collega in Commissione, immaginano che si stia parlando del libro dei sogni. In realtà non stiamo sognando nulla; stiamo costruendo un'Italia diversa, un'Italia che c'è, che cresce, che cambia, anche grazie a quello che sarà fatto e sarà realizzato con gli obiettivi del PNRR che il Governo raggiungerà. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Sironi. Ne ha facoltà.
SIRONI (M5S). Signora Presidente, Governo, ministro Fitto, colleghi, la ringrazio per il suo intervento pacato, che però non mi ha convinto sino in fondo, non perché io metta in dubbio la sua buona fede o il suo impegno, ma in ragione della maggioranza che sostiene questo Governo.
Come sappiamo, il PNRR è la risposta che l'Europa cerca di dare a una situazione di emergenza che si è preventivata e che collega tutto quello che sta accadendo ad una causa scatenante: le emissioni di gas serra, che contribuiscono alla creazione di tutti i problemi che stiamo vivendo, in particolare il dissesto idrogeologico. Quindi, nel momento in cui leggo, ad esempio nella proposta di risoluzione del senatore Romeo, la messa in discussione di determinati aspetti e addirittura si chiede che la salute dei cittadini italiani venga salvaguardata dalla strumentalizzazione ideologica verso obiettivi di neutralità climatica, allora qua non ci siamo, perché, se non riconosciamo che quello che stiamo vivendo è l'effetto scatenato da una causa, cioè se non ne riconosciamo la causa, non riusciamo a pianificare e a programmare, come evidentemente bisognerebbe fare, in prevenzione anche della causa che scatena quello che accade. Non mi pare che ciò avvenga.
Comunque, dai numeri emerge chiaro che non si sta realizzando compiutamente il PNRR. Quindi, data la considerazione che precede, mi chiedo se questo Governo non sia in grado di farlo, oppure non voglia farlo fino in fondo, perché non condivide intimamente l'obiettivo del PNRR. Peraltro, in campagna elettorale, la presidente Meloni non ha mai votato a favore; anzi, diceva che questi soldi erano sin troppi. Infatti, qua ci troviamo di fronte a un definanziamento, i famosi 16 miliardi, su capitoli importanti: la prevenzione, la mitigazione del dissesto idrogeologico e la gestione dei rischi alluvionali; la tutela e la valorizzazione del verde urbano ed extraurbano; piani urbani integrati; progetti di rigenerazione urbana.
Io sono lombarda, in particolare sono di Milano e ho vissuto in diretta quello che è accaduto. Questi interventi del PNRR, su città fortemente urbanizzate come Milano, non possono aspettare anni, nel senso che quello che è accaduto, il famoso downburst, è stato determinato dal confliggere dell'aria fredda che proveniva dal dall'atmosfera con il suolo incandescente della città. Cosa accade nella città cementificata e asfaltata? Il calore delle altissime temperature della giornata viene assorbito dall'asfalto e ributtato fuori di notte; per assurdo, fa quasi più caldo di notte che di giorno. Quindi, se non si interviene con tempestività sui problemi delle città che questi ambiti prevedevano, non possiamo aspettare oltre il 2026. Dite che sono stati definanziati perché non si riesce ad arrivare all'obiettivo entro il 2026: accipicchia, quindi dovremo beccarci ancora più di tre anni con questo tipo di eventi. Secondo me bisognerebbe provare addirittura ad accelerare.
L'altra cosa che non viene detta, quindi, è come si pensa di finanziare questi interventi che sono fondamentali, perché in linea di massima si è parlato dei fondi di coesione, tra l'altro destinati per l'80 per cento alle Regioni del Sud. Visto che i problemi di dissesto idrogeologico sono prevalentemente al Nord, mi chiedo dove si andranno a trovare le risorse per dare una risposta tempestiva ai problemi urgenti delle Regioni del Nord Italia.
Il Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico del presidente Meloni come lo finanziamo? Spero si stia pensando di spostare le risorse in base a un ordine di priorità, che potrebbe mettere in fondo il Ponte sullo Stretto e pensare prima alla salvaguardia e alla tutela della vita dei cittadini. (Applausi).
Quello che è importante, secondo me, è che si parli, senza peli sulla lingua, della correlazione tra i cambiamenti climatici (che finalmente questa maggioranza non può far altro che riconoscere, vista l'evidenza) e le emissioni di gas serra. Dobbiamo approfondire questo tema: magari qualcuno non ci crede, perché non è informato.
Ci sono fior di scienziati che lo hanno preventivato con un certo preavviso: secondo me, è una cosa che dev'essere approfondita.
Invito quindi il Governo e la maggioranza a impegnarsi seriamente a riconoscere quello che sta accadendo e a programmare e pianificare di conseguenza. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Gasparri. Ne ha facoltà.
GASPARRI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, credo che l'ampia illustrazione che il ministro Fitto ha fatto questa mattina alla Camera dei deputati e oggi al Senato, nella sua complessità e articolazione, abbia sgombrato il campo da una serie di equivoci e di titoli. Non sono qui per fare un intervento di enfasi propagandistica, a sostegno del Ministro. Tuttavia, la chiarezza con cui ha distinto i fatti da una serie di narrazioni è stata inoppugnabile.
Onorevoli colleghi, potremmo anche caricare di qualche tono polemico: una delle vicende che più ha fatto discutere è stata quella delle residenze universitarie. È sembrato a un certo punto, qualche mese fa, che all'improvviso ci fosse stata una sorta di carestia edilizia nell'ambito universitario, come se, arrivato questo Governo, fossero evaporate le case degli studenti, gli studentati e tutti gli alloggi. È un problema storico del Paese, indubbiamente, di rapporto tra territorio e atenei. Dopodiché le tende, come sono spuntate, così sono scomparse. Forse adesso saranno nei camping estivi, giustamente, perché siamo ad agosto e anche la stagione degli esami conosce una sospensione.
Diciamoci la verità: c'è stata una serie di proteste strumentali su questa vicenda. Non è che mi scandalizzino più di tanto, perché la dialettica politica è fatta anche di enfatizzazioni. L'alternanza democratica fa sì che i ruoli cambino nel tempo e questo è un bene, nella democrazia, però bisogna poi stare coi piedi per terra.
Stiamo portando avanti un programma serio e concreto. Mi ha molto colpito, nell'intervento del ministro Fitto, ad esempio, il fatto che in materia di dissesto idrogeologico molti siano i microinterventi, addirittura sotto i 100.000 euro (ce ne sono anche da 1.100 euro). La documentazione e la dialettica sono quindi molto complesse nel difendere la frammentazione. È più facile difendere una grande opera pubblica, con costi magari elevati, ma comprensibili, piuttosto che una miriade di pur necessari interventi, perché vanno fatti. Pensiamo alla vicenda recente dell'Emilia-Romagna: non saranno tutti interventi giganteschi, ci saranno impianti di agricoltura da rinnovare e spese significative, ma ci saranno anche interventi di piccola portata, che sono forse quelli più difficili e complessi da gestire.
Mi pare pertanto che anche le vicende degli universitari e degli studenti, quelle della ricostruzione di alcune aree e quelle della trattativa, sia sulla terza sia sulla quarta rata, siano andate bene, anche perché, parliamoci chiaro: non voglio gettare la croce addosso ai Governi dell'epoca, i Governi Conte. Qui c'è una gara a rivendicare i meriti, ma anche noi rivendichiamo un ruolo per Forza Italia, in quella fase così difficile del Covid, quando il nostro Parlamento non aveva il voto da remoto e bisognava faticosamente riunire, anche nelle fasi più emergenziali, Commissioni e attività parlamentari, il Parlamento europeo votava da remoto e ha votato tante decisioni. Ricordo l'impegno del presidente Berlusconi e dell'allora parlamentare europeo Tajani, oggi Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con il Partito popolare europeo, di cui facciamo parte, che ha dato una spinta notevole alla decisione di varare il PNRR. Anzi, abbiamo rinnovato questa richiesta rispetto ad altri contesti emergenziali che si sono verificati, con i costi dell'energia e con l'aggressione all'Ucraina. Rivendichiamo quindi un percorso che oggi, in maniera analitica, il ministro Fitto ha voluto ripercorrere, con la differenza tra i fatti e le parole.
Ricordo le dichiarazioni, qualche giorno fa, di alcuni esponenti dell'opposizione, quando per la terza rata sono stati erogati 18,5 miliardi di euro. La cifra differita nella quarta rata è infinitesimale rispetto ai 18,5 miliardi di euro (non ricordo se erano 500 milioni di euro). (Commenti). Onorevole collega, mi scusi un attimo, parliamo uno alla volta. Il rinvio di 500 milioni di euro alla quarta rata mi sembra sia, in termini percentuali, il 6 o il 7 per cento del tutto.
È stato un atteggiamento di serietà, così come sugli asili nido. Bisogna poi ascoltare e rileggere le relazioni. La discussione verteva sul fatto se la ricostruzione di edifici abbattuti e rifatti si potesse conteggiare come posti in più o in meno; in quel caso, in un'analisi molto dettagliata, immaginando la fatica di queste conversazioni in presenza, come si dice oggi, via Zoom da remoto, con i controlli europei volti a comprendere se conteggiarli nel caso in cui siano posti aggiuntivi. Ricostruendo un asilo nido abbandonato, si creano posti aggiuntivi in realtà, perché si tratta di posti inutilizzabili e inutilizzati. Queste sono le discussioni e le fatiche che deve fare un Governo. Voglio quindi ringraziare l'attuale Governo e tutto il gruppo di persone che evidentemente coadiuva e supporta il ministro Fitto, che non credo possa fronteggiare tutto da solo, anche se lo fa con la maestria e l'esperienza che ha.
È poi ovvio che tutti siamo preoccupati di tutta una serie di vicende, sui fondi di coesione o sul problema del Mezzogiorno, ad esempio. Non credo che lei, Ministro, per le sue radici, la sua esperienza e il suo ruolo non sia attento a tutto questo. È per questo che anche il Gruppo Forza Italia nei giorni scorsi ha consultato i suoi amministratori locali e presidenti di Regione, contribuendo anche nella risoluzione presentata alla Camera ad un arricchimento di temi, con la volontà di ribadire ciò che era già chiaro: nel confronto con le Regioni, le politiche di coesione e i fondi relativi siano tenuti ben presenti. Non devo certo dirlo a lei, che è stato presidente di Regione, ma le Regioni devono essere coinvolte e ascoltate. Quando infatti la polemica si enfatizza, i miliardi spariscono, considerando anche che con il PNRR le cifre sono diventate gigantesche (per cui ci siamo abituati a 19 miliardi, a 200 o 195). C'è un'inflazione degli annunci; se ormai dici a uno che gli dai 100 milioni, si offende, perché non competitivi rispetto alle macrocifre.
Confidiamo in quello che lei ha detto per il superamento di ritardi storici; ci si lamenta, colleghi, di spese che sono state ipotizzate anni, forse lustri, potrei dire decenni fa, e mai realizzate. Adesso sembra che con il PNRR tutto si farà entro il 2026, come se le procedure non ci fossero. Noi invochiamo i controlli e abbiamo aggiunto autorità, tra cui l'Autorità anticorruzione, come se non ci fossero il codice penale, la magistratura ordinaria, quella civile e quella contabile e amministrativa. Introduciamo anche altre strutture e tutto questo incide sui tempi e sulla realizzazione e non sempre garantisce la trasparenza del risultato finale, altrimenti, con tutti gli organi di controllo che abbiamo, non ci dovrebbero essere nemmeno i ladri di patatine o alcuna distrazione di fondi.
In conclusione, Ministro, noi teniamo al fatto che da questo dibattito emerga la concretezza dell'azione del Governo che vede lei in prima linea, ma credo che dal Presidente del Consiglio, al vice presidente del Consiglio, anche per la sua consuetudine ed esperienza europea, l'apporto sia corale. Teniamo al fatto che quella parte di risoluzione che garantisce un confronto continuativo con i territori e con le Regioni sia attuata e siamo convinti che si potrà mettere a terra (anzi, poiché è un'espressione che non mi piace molto, preferisco parlare di investire questi soldi). È una grande opportunità: l'Italia la sta cogliendo, lavorando con serietà e discutendo asilo per asilo, scuola per scuola, studentato per studentato; quando torneranno dal camping con le tende, anche quegli studenti troveranno qualche residenza universitaria in più. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Garavaglia. Ne ha facoltà.
GARAVAGLIA (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, ringrazio il ministro Fitto per i chiarimenti. In questi pochi minuti, vorremmo mettere ordine su tre principi che immagino ci debbano trovare tutti d'accordo e su un esempio che, analogamente, immagino ci debba trovare d'accordo.
Il primo principio che la Lega da sempre ha posto con chiarezza è, che essendo la stragrande maggioranza di queste risorse a debito, quando fai un debito, devi evitare che quello che realizzi renda meno del costo degli interessi, altrimenti ci perdi, e poi tutti i progetti devono andare in buca, altrimenti perdi le risorse. Questo è un principio cardine, che è stato finalmente accolto e ne siamo particolarmente contenti.
Il secondo principio è stato accennato anche dal presidente Gasparri. Parliamo di un piano veramente imponente per l'Italia. Come va o come non va, esso ha un impatto importante non solo sulla credibilità del Governo, ma del sistema Paese.
Su questo si dice sempre che dobbiamo fare squadra. Perfetto, ma attenzione: l'Italia vale poco più del 2 per cento del PIL mondiale e ciò significa, molto semplicemente, che i fondi, quando devono fare gli investimenti, ci dedicano il 2 per cento del tempo. In buona sostanza, leggono i titoli dei giornali. Su questo tema fondamentale per la credibilità del sistema Paese abbiamo per mesi avuto titoli allarmistici che hanno minato la credibilità dall'interno del sistema Paese, che è l'esatto opposto di fare squadra.
La terza considerazione riguarda uno dei pilastri del PNRR, che è quello del cambiamento climatico e dell'ambiente. Ebbene, è ovvio che l'effetto delle emissioni sul cambiamento climatico, ma delle emissioni generali, non si ferma alle frontiere, questo mi sembra pacifico e dovrebbe trovarci tutti d'accordo. L'obiettivo, quindi, dev'essere la loro riduzione a livello globale. Facciamo due semplici conti e una considerazione altrettanto semplice. L'Italia, come dicevamo, vale più o meno il 2,2 per cento del PIL mondiale, ma fa emissioni di CO2 - prendiamo questo indicatore - per l'1,7 per cento. Il Canada vale più o meno lo stesso in termini di PIL e fa emissioni per il 2,3 per cento. È evidente, quindi, che conviene portare la produzione laddove si fa produzione con meno emissioni, se vogliamo ridurre le emissioni a livello globale. Non mi sembra difficile da comprendere. Prendiamo un esempio molto semplice. Riprendiamo i dati relativi all'Italia: 2,2 per cento di PIL mondiale e 1,7 per cento di emissioni a livello globale. La Cina fa il 33 per cento delle emissioni globali e vale circa il 20 per cento del PIL. Per forza: buona parte dell'energia è prodotta con il carbone, quindi è ovvio che, se vogliamo ridurre le emissioni a livello globale, dobbiamo riportare più produzioni possibili in Italia, dove la produzione è fatta con standard di emissioni migliori a livello mondiale. (Applausi). Questo è un principio che dovrebbe trovarci tutti d'accordo, lasciamo perdere la politica. Se aumentiamo dello 0,3 per cento le emissioni in Italia, a parte che facciamo più PIL, riduciamo le emissioni a livello globale, perché riusciamo a produrre nel modo migliore possibile.
Per concludere, faccio un esempio che va in questa direzione. Nel PNRR, giustamente, si riporta l'attenzione sulla produzione di biometano, cosa sacrosanta, perché tutto il biometano che riusciamo a produrre sostituisce il metano da fonti fossili. L'esempio, che conosco abbastanza bene, riguarda un impianto innovativo costruito nel mio paese, Marcallo, in provincia di Milano, a 20 chilometri da piazza Duomo a Milano. Si tratta di un impianto innovativo, il primo realizzato in Italia con questa nuova tecnologia, e uno dei primi in Europa, che ha una resa molto superiore agli impianti tradizionali. Questo impianto funziona con la frazione organica del rifiuto solido urbano (FORSU), la frazione umida dei rifiuti: 35.000 tonnellate l'anno di frazione umida dei rifiuti sono una materia prima che ci sarà in eterno e quindi è quanto di meglio si può fare per l'ambiente. L'impianto usa, nel processo, la biomassa del Parco del Ticino - sfalci, rami e alberi da potare - che così viene tenuto pulito e diventa più fruibile e si riduce il rischio di incendi. L'impianto produce 4 milioni di metri cubi di metano l'anno, che sostituisce il metano fossile. Si tratta di un progetto che quindi teoricamente è esattamente in linea con l'indicazione del PNRR e del pilastro dell'Unione europea della cosiddetta economia circolare. Ci sono voluti dieci anni e tanta fatica, ma adesso da questo impianto pilota se ne faranno tanti in Italia e non solo, anche in Europa e nel resto del mondo. Ebbene, chi ha contrastato per dieci anni questo impianto? PD e 5 Stelle. (Applausi).
Questo per dire che qui dovremmo iniziare a ragionare nell'interesse del Paese e dell'ambiente, lasciando perdere le ideologie. La Lega, poi, l'ha sempre detto: per noi ambiente e tutela ambientale non solo possono, ma devono convivere. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Nicita. Ne ha facoltà.
NICITA (PD-IDP). Signora Presidente,ringrazio il senatore Scurria per averci detto oggi come si fa l'opposizione e ringrazio anche il Ministro per averci detto come si governa. In quest'Aula, se escludiamo Fratelli d'Italia, tutte le altre forze politiche hanno votato il PNRR nella scorsa legislatura, ma adesso scopriamo che ci sono gravi problemi anche di ammissibilità e che in qualche misura è stato approvato velocemente in Italia, ma a quanto pare anche dalla Commissione europea.
Scherzi a parte, c'è un tema di cui quest'Assemblea si deve rendere conto, cioè che il PNRR italiano lo abbiamo realizzato in una situazione corale. Prima sentivo parlare di patriottismo, ebbene è stato il momento più alto di patriottismo dopo il Covid (Applausi) e si è trattato di patriottismo italiano ed europeo, perché l'Italia è stata la prima delle Nazioni europee ad essere colpita dal Covid. Adesso lo abbiamo dimenticato e sul Covid facciamo le inchieste mirate, ma c'è stato un momento in cui in questo Paese c'era la solidarietà, c'erano le ragazze che giocavano a tennis sui terrazzi, le serenate sui balconi, gli infermieri e i medici che facevano gli eroi. Quello è stato il clima, signor ministro Fitto, in cui è nato questo intervento, in Italia e in Europa.
Evidentemente, si tratta di un piano molto complesso, come lei ha ripetuto varie volte, ma io proverò a essere tanto semplice e chiaro quanto lo è stato lei oggi nello spiegare le ragioni per le quali in questo momento noi non siamo d'accordo con la sua impostazione su questo documento.
Innanzitutto, sotto il profilo del metodo, abbiamo faticato moltissimo a capire dove siamo, a che punto siamo. Questo documento mette insieme aggiustamenti che sono semplicemente errori materiali; aggiustamenti che sono rimodulazioni, ma sostanzialmente all'interno della stessa missione e che non cambiano né gli obiettivi né i tempi; aggiustamenti che modificano alcuni tempi, ma che lasciano intatte le misure; proposte di rimodifica del Piano, ai sensi dell'articolo 21 del regolamento che accompagna il PNRR europeo.
L'insieme di tutto ciò genera pertanto molta confusione, a cui si aggiunge, in termini di chiarezza delle politiche economiche anche sotto il profilo valutativo, REPowerEU, che ripropone nuovamente una modifica del citato articolo 21, aggiungendo la possibilità di avere altri finanziamenti. Abbiamo quindi il caso particolarissimo in cui facciamo partire questo capitolo di REPowerEU rifinanziandolo, anche aggiungendo fondi che derivano da altri interventi che cancelliamo, sui quali però diciamo che ci possono essere altri fondi comunitari.
È quindi innanzitutto sul piano metodologico che noi contestiamo questo documento. Contestiamo anche il ritardo di REPowerEU, misura che si è conclusa alla fine dell'anno precedente in quest'Aula, quando abbiamo parlato del decreto-legge aiuti. Quando abbiamo parlato della legge di bilancio e delle misure sulla domanda di energia, ci siamo chiesti più volte perché non attivavamo misure su REPowerEU in quella sede, liberando risorse per altri usi, ad esempio per la sanità, per i costi che riguardavano l'inclusione sociale. In quel caso, non c'è stata risposta, ma oggi scopriamo che c'è la proposta di alcune misure che finanziano la domanda proprio nel capitolo REPowerEU.
In questo caso, il tema che si pone politicamente è perché è stata fatta questa commistione di situazioni così diverse e perché non c'è stata la possibilità di portare questo documento nelle Commissioni. È vero quello che dice il Ministro (e noi glielo riconosciamo) di essere venuto tantissime volte in Aula e nelle Commissioni.
Il problema è che non mi ricordo di cosa abbiamo parlato (Applausi), non abbiamo parlato certamente di questo Piano e di queste misure, né di REPowerEU, né delle misure che cubano circa 16 miliardi di cui adesso si propone - scelga lei - un taglio o forse un definanziamento, un rifinanziamento ipotetico o un nuovo finanziamento (su questo argomento tornerò fra un minuto). Il problema è che abbiamo parlato di tutto tranne che di quello su cui oggi, nel dettaglio, lei ci sta informando.
Su questo abbiamo diverse obiezioni. La prima l'ho già esplicitata: l'articolo 21, cioè quello che - lo ricordo - impone determinate condizioni per chiedere la modifica del Piano, totale o parziale, presuppone che si passi prima in Parlamento. Ora, nella parte introduttiva di questo ultimo report ho letto che ci sono state tantissime interlocuzioni con la Commissione. Non vorrei che queste interlocuzioni fossero iniziate prima che l'Assemblea venisse informata di tali misure, perché vogliamo far parte di questo dibattito, quindi non capiamo se l'avvio dell'articolo 21 sia stato posposto formalmente, ma c'è già stato sostanzialmente.
Lei qui ci dice una cosa corretta, cioè che dev'essere avverso al rischio, per cui se ci sono dei problemi, non vuole trovarli alla fine, per poi essere accusato - l'ha detto anche questa mattina - che per colpa sua o per colpa di questo Governo, per non aver avvisato per tempo, si abbiano dei problemi. Mi sembra che si comporti come l'allenatore di una squadra che, per paura di non riuscire a portare a casa il risultato, a metà campionato si ritira, perché dice di avere troppa paura che alla fine gli diano la colpa del risultato.
Nella metodologia, abbiamo trovato alcune frasi interessanti come questa, che leggo: criticità connesse all'attuazione di specifiche progettualità che potrebbero avere maggiore respiro gestionale, se incluse in programmazioni che garantiscono cronoprogrammi differenti oltre il 2026. Per queste criticità, di cui ha fatto alcuni esempi, siamo davvero convinti che non ci fossero altre soluzioni? Quando facciamo un'analisi di impatto, la facciamo anche sul famoso controfattuale. Siamo sicuri che non ci fossero altre soluzioni? Queste criticità ce le ha in qualche modo comunicate la Commissione europea o sono un'iniziativa del Governo e del Ministro, che in qualche modo "stimola" alcune criticità per superare alcuni obiettivi?
Questo è un problema per noi, perché lei qui ci ha raccontato un'analisi del Piano, però voi - lei e Fratelli d'Italia - rappresentate le uniche forze politiche che non hanno mai votato a favore di questo Piano, neanche in Europa, e che in campagna elettorale, prima di entrare nel dettaglio, hanno detto che l'avrebbero modificato. Quindi noi non sappiamo se ci sono fatti che hanno bisogno di interventi o degli interventi che in qualche modo inventano dei fatti. (Applausi).
Alla fine, la misura che ci ha lasciato più perplessi riguarda questo taglio di circa 16 miliardi. Dico perplessi per diverse ragioni: intanto, per la natura degli interventi e poi perché all'inizio, a pagina 15 del report (nella prima versione), si citano le raccomandazioni della Commissione europea. Ebbene, si dice che la questione del dissesto idrogeologico è una delle prime sulle quali l'Italia deve intervenire. Guarda caso però è quella sulla quale stiamo tagliando. Noi su questo ovviamente siamo contrari, ma non solo noi, come su tutta la parte che riguarda i Comuni e tutta la parte che riguarda la digitalizzazione e alcune forme di rimodulazione. Ricordiamoci che questo Piano contiene anche riforme di misure che servono a migliorare la performance italiana.
Sinceramente, non comprendiamo il ragionamento per il quale, siccome c'è un rischio di tempistica nel PNRR, allora realizziamo parte dei progetti con altri fondi europei e d'altra parte sappiamo dalla storia che questi fondi europei non li sappiamo spendere tutti, quindi abbiamo delle risorse. Ma se non le sappiamo spendere, se non le abbiamo sapute spendere, cosa ci garantisce che semplicemente spostando i progetti saremo in grado di finanziarli? (Applausi).
Mi lasci concludere ricordando che questa mattina lei ha citato il piano Mattei a proposito di REPowerEU. Il piano Mattei per l'Africa è qualcosa che spesso sentiamo evocare in quest'Aula, ma sinceramente non ho mai letto una riga su questo. Voglio dire invece che avevamo e abbiamo il piano Mattei per l'Italia: si chiama PNRR (Applausi) ed è quello che può cambiare il nostro destino. C'è una responsabilità del Governo e del Parlamento e ci auguriamo che lei possa accogliere le nostre richieste, in particolare rivedendo il taglio di queste misure (definite definanziate e rifinanziate) e facendo sì che possiamo vederle nel dettaglio anche nelle Commissioni per dare il nostro contributo. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Matera. Ne ha facoltà.
MATERA (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi siamo in Aula per discutere le proposte di modifica complessive al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un ringraziamento non formale va al ministro Fitto anche per il suo continuo confronto sulla sfida del PNRR, che sta portando avanti con il Parlamento, sia nelle Commissioni sia nelle Aule.
Il Ministro è stato molto chiaro ed abbiamo sempre compreso quello che ha detto quando è venuto in Commissione e in Aula. È stato detto tante volte, ma evidentemente ancora non è molto chiaro per alcuni: oggi il Ministro è in Parlamento per discutere le proposte di modifica complessive al Piano, qualcosa che i Governi precedenti, nonostante le sollecitazioni di Fratelli d'Italia, non hanno fatto. Se questo fosse accaduto prima, si sarebbe evitato qualsiasi problema, anche solo ipotetico.
Inoltre, da quando è stata approvato il PNRR, circa tre anni fa, sono mutate radicalmente alcune situazioni oggettive di contesto: la guerra, la crisi energetica e l'aumento del costo delle materie prime. I mutamenti del contesto di riferimento e le criticità emerse nella fase di attuazione del Piano hanno reso indispensabile effettuare una ricognizione puntuale dei progetti inclusi nel Piano stesso, al fine di individuare le modifiche e le integrazioni necessarie per conseguire i traguardi e gli obiettivi previsti fino al 30 giugno 2026. Ecco perché oggi siamo qui a discutere delle modifiche al PNRR che il Ministro ci ha illustrato, insieme all'attestazione dell'avvenuto conseguimento della terza rata, che farà entrare 18,5 miliardi nelle casse dello Stato e con la possibilità di ottenere entro la fine dell'anno i 16,5 miliardi della quarta rata. Si tratta di un risultato importante, che conferma le risorse che ci erano state assegnate. In buona sostanza, la terza rata, anziché di 19, sarà di 18,5 miliardi, ma i 500 milioni mancanti non sono persi, come qualcuno vuole far credere, ma sono trasferiti come target nella quarta rata, che da 16 passa a 16,5 miliardi, lasciando inalterato il totale dei 35 miliardi per il 2023. È tardi? È presto? Si poteva fare prima? Non so dirlo, ma l'importante è che l'obiettivo sia stato raggiunto senza perdere i fondi. (Applausi).
Dobbiamo anche evidenziare il rapporto proficuo con la Commissione europea, che non ha mancato di apprezzare le riforme di ampio respiro che stiamo implementando: la riforma della giustizia, che il Senato esaminerà nelle prossime settimane; quella del fisco, che affronteremo nell'Aula del Senato nelle prossime ore; la riforma della pubblica amministrazione; la riforma collegata all'istituzione di una zona economica speciale nel Mezzogiorno, una ZES unica, che permetterà investimenti agevolati con benefici fiscali e agevolazioni per le nuove imprese e per quelle già esistenti. Abbiamo quindi un giudizio largamente positivo da parte delle istituzioni europee e di questo dobbiamo essere lieti, perché l'Italia sta finalmente crescendo e acquistando un ruolo autorevole in Europa e nel mondo.
La revisione del Piano è stata uno dei principali impegni che il presidente Meloni e il Governo hanno assunto ad inizio legislatura. In tale contesto, il Governo, per i progetti che non consentono la conferma del finanziamento a valere sul Piano, ha già deciso di attivare le misure necessarie per riprogrammare le risorse a favore di interventi coerenti e realizzabili nei tempi previsti. È assicurato quindi il completo finanziamento degli interventi stralciati dal PNRR. Nel complesso, le amministrazioni hanno presentato 140 proposte di modifica e di riforma.
Delle riforme abbiamo già parlato. Possono essere distinte in tre categorie: vi sono quelle di natura formale; la seconda tipologia riguarda la riprogrammazione di alcune misure, come ad esempio gli interventi concernenti l'Alta velocità; l'ultima categoria riguarda invece le misure che si propone di definanziare con il PNRR e di salvaguardare attraverso la copertura con altri fondi di finanziamento, come il Piano nazionale complementare al PNRR e i fondi delle politiche di coesione (nuove misure per un ammontare di 15,9 miliardi di euro). Il Governo perciò ha proposto di definanziare alcuni investimenti del PNRR e di spostare tali risorse sul REPower EU, quindi da un punto di vista contabile il saldo è neutrale.
Come detto, quindi, non c'è alcun taglio dei progetti previsti dal PNRR, ma è semplicemente una riorganizzazione volta a consentire il rispetto degli impegni presi.
Nei giorni scorsi le opposizioni hanno cavalcato la polemica, diffondendo notizie non complete e artefatte circa la rimodulazione del Piano che intaccava i progetti riguardanti i beni confiscati alla mafia e le risorse di alcuni progetti per i Comuni. (Applausi). Le preoccupazioni relative alle misure dei beni confiscati alle mafie e alle misure che interessano specifici Comuni, che nella proposta del Governo si propone di spostare su altri fondi di finanziamento, sono prive di fondamento. L'Esecutivo intende rispettare tutti gli impegni e vuole evitare che si ripetano situazioni come quelle che abbiamo visto, ad esempio, per gli stadi di Firenze e di Venezia.
Non intendo però sottacere ipocritamente, caro Ministro, che ci sono alcuni punti che meritano di essere attentamente valutati prima di essere definitivamente eliminati. Mi riferisco alle tante misure che riguardano i Comuni, in particolare alle opere di piccola e media portata, di cui alla legge di bilancio del 2020. Per tali interventi bisogna valutare con attenzione, per esempio, se vi è qualche problema con la registrazione sulla piattaforma ReGiS di progetti già avviati dagli enti locali. È una questione che va approfondita. Ma il punto che mi preme sottolineare è che le risorse destinate ai Comuni, che vengono definanziate dal PNRR, devono essere assolutamente recuperate e sono sicuro che sarà così.
Si è parlato di utilizzare il fondo per lo sviluppo e la coesione, che ha una proiezione temporale più estesa, o i fondi strutturali europei, anch'essi non ricadenti nel termine del 2026. Come tutti sanno, il nostro Governo sta lavorando per un utilizzo flessibile dei fondi strutturali europei, secondo il principio della flessibilità tra i fondi introdotto nel Consiglio europeo del febbraio 2023 su iniziativa dell'Italia e del presidente Meloni.
Si continua ad attaccare il ministro Fitto, che sta facendo un lavoro encomiabile insieme a tutto il Governo. (Applausi). Noi siamo stati sempre chiari: il PNRR andava attualizzato e modificato alla luce delle mutate esigenze. Nella scorsa legislatura, non a caso, eravamo gli unici all'opposizione e gli unici a dire queste cose, ma nessuno ci ascoltava, nonostante la nostra opposizione responsabile. Alla fine ci sedemmo dalla parte del torto, perché gli altri posti erano tutti occupati (Applausi), aspettando che il tempo - come sta facendo - chiarisse le cose e ci desse ragione.
Oltre al definanziamento, il Piano prevede però anche il rafforzamento dei finanziamenti per gli esili nido, il REPowerEU, i fondi per la ricostruzione in Emilia-Romagna e per il finanziamento, per esempio, dei contratti di filiera in agricoltura.
Per me ci sono temi che trascendono i colori politici: l'interesse nazionale e il benessere dei cittadini dovrebbero sempre prevalere sulle faziosità di parte.
I fondi europei rappresentano non un'occasione per questo o quel Governo, ma un'opportunità storica per rilanciare il futuro della nostra Nazione, anche se il dibattito di questi mesi e degli ultimi giorni racconta altro.
Purtroppo l'opposizione italiana, con l'atteggiamento ostativo e strumentale, sembra preferire attaccare il Governo piuttosto che volere il bene della Nazione: sarebbe felice di vedere l'Italia fallire solo per dare un briciolo di sostanza alle sue esterne critiche strumentali. Contrariamente però alla loro narrazione catastrofica, però, il presidente Meloni e il ministro Fitto stanno portando avanti con serietà e autorevolezza la questione del PNRR in Europa.
La speranza delle opposizioni - e concludo, signor Presidente - di ottenere ragione attraverso il disastro dimostra la mancanza di fiducia nelle proprie capacità politiche. Non è con la speranza del fallimento che si costruisce un futuro migliore, ma con un'opposizione costruttiva orientata al bene comune.
Il Governo ha rassicurato gli italiani che nessun ritardo e nessun fondo saranno perduti. Per fortuna gli italiani hanno scelto di dotarsi di un Governo serio che ha fatto ora una proposta realistica, ben più realizzabile di quell'accozzaglia di utopie messe insieme dai precedessori. (Applausi). Abbiamo avuto il coraggio di fare un bagno di realismo, che la Commissione europea ha apprezzato. Con questa operazione possiamo dire basta con i disfattismi interni che hanno solo carattere ideologico.
La sinistra vuole creare la società dell'ansia permanente, con un racconto che non lascia speranze per il futuro e prefigura catastrofi improbabili. Il Governo ha fatto la cosa più semplice e intelligente: spostare i progetti realizzabili entro il 2026 su altre fonti di finanziamento.
Rivolgendomi tramite lei, Presidente, ai nostri dirimpettai, vorrei dire: state sereni, perché questo è un Governo che opererà sempre con la sapienza del cuore e il sentimento della ragione, perché è certo di stare dalla parte giusta, dalla parte degli italiani, guardando avanti l'orizzonte chiaro, verso un futuro prospero e florido.
Grazie presidente Meloni, grazie ministro Fitto, noi assicuriamo la nostra disponibilità a lavorare con il solito massimo impegno nelle prossime settimane. Grazie a tutti e avanti così, tutti insieme, per il bene del nostro amato Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Spagnolli. Ne ha facoltà.
SPAGNOLLI (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Signor Presidente, ringrazio il Ministro per il suo intervento e i suoi chiarimenti.
Io faccio fatica ad accettare la narrazione per cui la mia parte politica sarebbe disfattista. Io ho sempre dichiarato, a nome mio e del mio Gruppo, la totale disponibilità a collaborare con il Governo e con la maggioranza per sfruttare al meglio i fondi del PNRR. Quindi, mi perdoni chi mi ha preceduto, ma non sono d'accordo con quello che è stato detto.
Lei, Ministro, tra le altre cose, ha detto che va rispettata la data del 2026, anche per evitare che qualcuno possa poi rimproverare voi dell'attuale Governo se non ci si dovesse riuscire. Vorrei dire che l'autocelebrazione e il rimprovero di chi governava prima è caratteristica della vostra compagine di Governo. Dalla mia parte politica si governa, ci si rimbocca le maniche e non ci si lamenta di chi ha governato prima.
Le ricordo che lei fa parte del Governo della Repubblica (articolo 92 della Costituzione). L'articolo 114 della Costituzione, inoltre, dice che la Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. Infine, l'articolo 5 della Costituzione afferma che la Repubblica riconosce e promuove le autonomie locali e attua, nei servizi che dipendono dallo Stato, il più ampio decentramento amministrativo. Questo vuol dire che è compito del Governo far funzionare al meglio la macchina Paese, il sistema Paese, curando che tutti gli enti territoriali che costituiscono la Repubblica siano in grado di perseguire al meglio l'interesse pubblico, ciascuno al suo livello.
Invece, la revisione del PNRR che lei, Ministro, propone a quest'Assemblea va esattamente nella direzione opposta: si tolgono risorse, peraltro già accertate e in parte già impegnate, ai Comuni, soprattutto ai piccoli enti, e le si sposta nello Stato centrale. Se queste risorse - come lei dice - vengono date comunque prelevandole altrove, allora che ci sia una comunicazione formale, perché i Comuni altrimenti vanno in difficoltà.
Allora, tre sono i punti: il primo è la riforma della governance del PNRR, che ha accentrato nei piani alti del Governo centrale la gestione del Piano, togliendo poteri e funzioni agli enti locali. Il secondo è la revisione del Piano che toglie ai territori 16 miliardi di euro per portarli in capo alla macchina centrale. Come terzo punto, viene fatto uno scippo vero e proprio agli enti territoriali dei fondi di sviluppo e coesione, perché, se con i fondi di sviluppo e coesione si deve pagare quello che si sarebbe pagato coi fondi del PNRR, vengono meno i fondi di sviluppo e coesione per i Comuni. (Applausi). Non soltanto dunque si hanno il mancato rispetto del dettame costituzionale, non soltanto il danno agli enti locali e alla popolazione dei territori interessati, ma anche e soprattutto la perenne tendenza della destra ad accentrare il potere degli organi di governo dello Stato, perché per voi è il potere che conta, non l'interesse dei cittadini. (Applausi).
Il suo è il Governo Penelope: di giorno tesse la tela dell'autonomia differenziata, di notte la disfa per dimostrare un volto ben diverso, quello di un centralismo senza precedenti, che rischia fortemente di ridurre l'impatto e la portata del PNRR. (Applausi).
Come ci insegnano anni di studi e convegni sulla sussidiarietà, nessuno meglio degli enti locali può sviluppare politiche che portano diretto beneficio alla vita dei cittadini. Qui i benefici riguardavano tra l'altro un tema non da poco: la messa in sicurezza dei territori, la lotta al dissesto idrogeologico, la riqualificazione delle periferie, il contrasto al degrado e alle disuguaglianze sociali e territoriali.
Signor ministro Fitto, ancora una volta il Parlamento viene messo davanti al fatto compiuto, mentre molti amministratori locali, anche della sua parte politica, denunciano e contestano quanto sta accadendo e i danni che procurerà ai loro cittadini. Non so quale di questi due aspetti sia il più grave. Ma quello che è certo è che ancora una volta colpite le fasce più deboli e lo fate con una politica centralista che, in particolare per noi del Gruppo Per le Autonomie (SVP-Patt, Campobase, Sud Chiama Nord), è semplicemente inaccettabile. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Fregolent. Ne ha facoltà.
FREGOLENT (Az-IV-RE). Signora Presidente, signor Ministro, colleghi, la narrazione per cui da una parte c'è chi fa il tifo per l'Italia e dall'altra parte ci sono i gufatori che sperano che l'Italia vada in crisi è francamente una rappresentazione alquanto infantile. Due dei tre partiti dell'attuale Governo hanno scritto insieme all'attuale opposizione il PNRR, l'hanno presentato e votato. Quindi, continuare a dire che c'è una parte che spera che questo Piano fallisca è veramente stucchevole (Applausi). E lo è non solo perché noi l'abbiamo portato a casa, ma perché - come mi era capitato di dirle in un precedente intervento - il PNRR non appartiene a questo Governo, è stato scritto in una fase Conte, portato a casa da Draghi, adesso voi dovreste realizzarlo e gli effetti li vedranno anche i Governi futuri. Era un piano che si chiama Piano di ripresa e resilienza, perché dopo la pandemia, che è stata particolarmente cruenta nel nostro Paese, non soltanto per le vittime, ma perché non avevamo le infrastrutture adatte per superare una tale tragedia, doveva essere il momento della ripresa economica e soprattutto la possibilità, per i nostri giovani, di vedere nell'Italia il Paese del futuro. Per questo non la bevo la storia che i 16 miliardi di euro non sono propriamente un taglio. In realtà abbiamo tolto i 16 miliardi di euro dal PNRR, ma c'è una corresponsabilità, una con-solidarietà di altri fondi europei. I 16 miliardi di euro del PNRR non tornano e non torneranno più (Applausi). Saranno altri fondi, ma quelli non ci saranno più. Purtroppo, tra le voci mancanti - ahimè - c'è quella del dissesto idrogeologico, per cui è inutile poi fare, quando succede un'alluvione, un'informativa urgente sul fatto che bisogna intervenire, quando non si interviene.
Perché fra cinque anni non avremo le opere messe a terra? Avete cambiato la governance nel tragitto. Noi vi dicemmo di fare attenzione, perché cambiare la governance una volta iniziata l'esecuzione del PNRR poteva ritardare i piani. Avete assunto giustamente la responsabilità di farlo - oneri e onori di chi governa - ma oggi non ci potete dire che, a causa del cambiamento, tra cinque anni non avremo i progetti messi a terra (Applausi). Anche perché - lo dico per l'ultima volta - non è che, quando diciamo di portare a casa l'unità di missione, lo facciamo perché siamo particolarmente innamorati di quel Governo. Lo diciamo perché anche i fondi regionali prima di quell'unità di missione, non riuscivano a essere messi a terra, proprio per la complessità del nostro Paese. E l'unità di missione nacque perché tutte le istituzioni collaboravano e i tempi si riducevano. Ecco perché continuiamo a insistere. Ecco perché ci sembra assurdo che tutto questo sia stato tradotto in un ordine del giorno che fa fatica a vedere la luce.
Non lo dice solo una rappresentante del Gruppo Azione-Italia Viva-RenewEurope che questi tagli sono veramente deleteri. Lo ha detto in un'intervista Zaia, lo ha detto Fedriga. I sindaci (Applausi) di tutti i colori politici hanno detto che era una follia restituire i soldi del PNRR e lo è ancora di più oggi, dopo che l'Istat ha certificato un -0,3 per cento del PIL, che è dovuto, purtroppo, anche alla tragedia che ha colpito l'Emilia-Romagna, che era una delle locomotive italiane nella produzione di PIL. Per questo abbiamo chiesto se eravate sicuri di non poter mettere altre risorse per far ripartire immediatamente quella Regione e se eravate proprio sicuri di aver fatto tutto per poterla far rinascere. Oggi quei tagli al distretto idrogeologico gridano ulteriormente vendetta perché, quando succede nelle locomotive, è tutto il Paese ad averne un danno.
Lei dice di non preoccuparci perché abbiamo un Testo unico sulle rinnovabili che siamo pronti a discutere con l'Unione europea. Ma lei ha visto il Piano relativo alle aree idonee per la creazione delle risorse e delle energie alternative? Con quel Piano, che è frutto di una collaborazione tra il Ministero della cultura, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste nel nostro Paese, non si farà più un gigawatt di energia alternativa perché blocca tutto. Siamo proprio sicuri che la transizione ecologica è nelle vostre corde? Temo infatti, dopo aver visto un po' di provvedimenti, non soltanto di sua responsabilità, ma anche dei Ministeri che gravitano in questo Governo, che la parola transizione ecologica a voi stia un po' stretta.
Purtroppo, però, quella parola lì ha portato oltre il 30 per cento delle risorse del PNRR. Dovremo quindi trattarla e maneggiarla con cura, perché temo che, se la derubrichiamo completamente dalla nostra e dalla vostra attività di Governo, a venir meno non sarà soltanto la ripresa e la resilienza, ma il resto delle rate del PNRR. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Bevilacqua. Ne ha facoltà.
BEVILACQUA (M5S). Signor Presidente, colleghe e colleghi, Governo, le comunicazioni del ministro Fitto confermavano purtroppo l'atteggiamento e l'azione supponente da parte dell'Esecutivo che sul Piano di ripresa e resilienza sta - ahinoi - dimostrando quanto Giorgia Meloni e i suoi sodali fossero ben lontani dall'essere pronti dall'affrontare con responsabilità e cognizione di causa la grande opportunità per l'Italia di portare a terra i 209 miliardi del Piano.
Voglio ricordare, a scanso di equivoci, che il Paese intero si sta giocando l'occasione irripetibile di recuperare e colmare le distanze con investimenti in infrastrutture come asili, alloggi per studenti universitari, investimenti per telemedicina e medicina di prossimità, interventi per il contrasto al dissesto idrogeologico. Per questo, responsabilmente, fin dall'inizio, come MoVimento 5 Stelle ci siamo messi a disposizione per far sì che l'Italia non perdesse neanche un centesimo di risorse assolutamente necessarie per tutto il Paese e addirittura vitali per le Regioni del Sud.
Oggi ci ritroviamo invece a constatare dei fatti che non sono relegabili - cito testualmente - a polemiche che rischiano di portarci fuori strada, come ha provato a sostenere il ministro Fitto. No: sono fatti che il Governo deve riconoscere in tutta la loro gravità, come la rimodulazione del PNRR, con cui avete escluso progetti per 16 miliardi di euro per gli interventi sul dissesto idrogeologico e contro il rischio di alluvioni (Applausi), dimostrando ancora una volta quanto siete totalmente distaccati dalla realtà e dalle concrete e drammatiche esigenze delle persone.
Non potete rispondere a chi ve lo fa notare dicendo semplicemente che è falso. Francamente - mi perdoni Ministro, per suo tramite, Presidente - agli italiani la parola di chi dice che questi progetti saranno spostati e finanziati con i fondi di sviluppo e coesione non può bastare. E non può bastare perché il Servizio studi del Parlamento, in una dettagliata relazione sul monitoraggio dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, rileva che non ci sono coperture alternative per i 16 miliardi definanziati. Abbiamo infatti solo un generico rinvio ad altri fondi e non una puntuale destinazione di queste risorse alternative. Facciamolo capire ai cittadini che ci stanno seguendo. È una promessa tipo ci vediamo a babbo morto? (Applausi).
Non può bastare soprattutto perché quello che il ministro Fitto vorrebbe far passare per un semplice spostamento è un definanziamento a tutti gli effetti e ne spiego le ragioni. Faccio un esempio pratico, perché naturalmente non posso citare la mia Sicilia o la mia Palermo, per la quale mi sono interessata in prima persona. Ci sono dei fondi che erano destinati a Palermo e che sono stati stralciati. Si trattava di fondi che riguardavano l'intera rigenerazione urbana della costa Sud, dalla foce del fiume Oreto alla Bandita, del recupero dell'approdo della borgata di Vergine Maria e il primo lotto del Parco Villa Turrisi.
E mi dica, signor Ministro, cosa succede se spostiamo l'oltre miliardo e mezzo sui fondi di sviluppo e coesione, destinando delle risorse che vengono necessariamente sottratte ad altre opere strategiche che si potrebbero realizzare con quei fondi? (Applausi). Quei fondi spariscono. Anche un bambino si accorgerebbe che il Governo sta facendo il gioco delle tre carte e probabilmente siamo nella stagione del mojito. Non mi viene in mente altro per trovare una spiegazione alle parole dell'esponente della maggioranza in quota Lega che oggi ha pensato di dare il suo contributo costruttivo al dibattito sullo stato del Piano nazionale di ripresa e resilienza cercando di giustificare i ritardi clamorosi del Governo dei pronti - ricordiamolo - parlando testualmente di «pozzi avvelenati dal Governo uscente che ha volutamente creato una burocrazia parallela per mettere in difficoltà il Governo successivo». Ma volete prendere atto una volta per tutte che il Piano nazionale di ripresa e resilienza è patrimonio dell'intera Italia e non un vostro slogan da campagna elettorale? (Applausi). La narrativa inaccettabile è quella che state facendo voi.
In un altro passaggio delle comunicazioni del ministro Fitto si evidenzia tutta la supponenza con cui il Governo sta affrontando la messa a terra del Piano nazionale di ripresa e resilienza e mi riferisco a quando il Ministro dice testualmente che «il lavoro sulla terza rata ci insegna che bisogna costruire soluzioni prima che si arrivi al problema». Ministro, sempre per il tramite del Presidente, le chiedo, allora, perché a proposito dell'esempio dei fondi definanziati a Palermo che ho citato prima non ha ritenuto di dover tener conto delle interrogazioni parlamentari e degli emendamenti con cui più volte abbiamo sollecitato il Governo e la maggioranza sul rischio di perdere questi fondi che puntualmente sono stati persi. (Applausi). Perché ci avete ignorati quando abbiamo chiesto che si garantissero gli interventi strategici per la città di Palermo e si intervenisse sulle scadenze di aggiudicazioni dei lavori che di fatto erano facilmente rimodulabili, perché erano delle scadenze imposte internamente dall'Italia? E invece no: non erano delle scadenze dell'Europa, ma il Governo è rimasto sordo; quindi si è arrivati al problema senza ascoltare le soluzioni proposte.
L'immobilismo del centrodestra e la noncuranza rispetto ai nostri avvertimenti istituzionali hanno causato oggi la perdita di quelle risorse e lo stralcio di questi interventi fondamentali: è questa l'idea che avete di soluzione prima che si arrivi al problema? Complimenti! Veramente non c'è che dire: efficace come sempre.
Insomma, veramente pensate che queste modifiche siano utili alla soluzione dei problemi? Quello che abbiamo sentito oggi in Aula dimostra tutto il contrario.
In conclusione, mi sembra ormai evidente che la frittata fatta di cui ha parlato tempo fa il senatore Borghi è quella che voi state servendo all'Italia, continuando a trattare il PNRR in modo totalmente inadeguato. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Murelli. Ne ha facoltà.
MURELLI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli senatrici e senatori, ringrazio il ministro Fitto che ha documentato in modo esauriente la sua azione e quella del Governo nella trattativa con l'Europa per i tempi e la realizzazione dei progetti del PNRR. Ha presentato un'analisi dettagliata misura per misura e ha dato quella definizione che è mancata nella fase iniziale. Abbiamo letto sui giornali che il Governo definanzia. No, assolutamente il Governo non definanzia: il Governo è stato bravo a ritrattare, a fare modifiche a fronte di un aumento del costo delle materie prime, ad esempio, e anche a fronte di una reale incapacità di alcuni progetti di essere effettivamente realizzati.
Come ha ricordato lei, ministro Fitto, per l'ennesima volta, il Governo è riuscito a portare a casa tanti soldi, perché l'Italia era un Paese messo peggio in Europa grazie a chi l'aveva amministrato in precedenza e che aveva sempre detto no, senza una visione di lungo termine, senza fare investimenti in infrastrutture stradali e ferroviarie; per non parlare della manutenzione - e si è visto che cosa è successo - in edilizia scolastica, in edilizia universitaria - e abbiamo visto le proteste degli studenti universitari - oppure in altri settori.
La ringrazio, signor Ministro, per il continuo confronto col Parlamento che sta portando avanti sia nelle Commissioni, specialmente nella Commissione politiche dell'Unione europea - a detta di qualcuno lavora poco, ma è al quarto posto per numero di sedute - sia nelle Aule parlamentari stesse, sia alla Camera che al Senato. È una disponibilità importante, perché ci permette di avere interlocuzioni costanti e aggiornamenti sullo stato del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Da quando il Piano è stato approvato sono avvenuti fatti importanti che hanno determinato la necessità di una sua rinegoziazione (la guerra, la crisi energetica, l'aumento del costo delle materie prime, per non parlare della siccità) e che incidono non poco su un programma che complessivamente arriva a 110 miliardi di euro, in riferimento al numero delle opere pubbliche programmate. Nella relazione di bilancio dell'8 febbraio 2021 si leggeva che, nel Piano trasmesso al Parlamento, non erano indicate le informazioni di dettaglio dei singoli investimenti; in particolare non c'erano un cronoprogramma, l'indicatore sullo stato di avanzamento, nonché gli obiettivi qualitativi e quantitativi che si volevano raggiungere attraverso tali interventi. Questa è la perfezione che oggi viene chiesta direttamente dall'opposizione, secondo cui tutto era perfetto e invece noi lo stiamo rovinando.
Ebbene, quello che fu fatto allora avvenne in un momento di emergenza, con un'approssimazione oggettiva che, con l'avanzare del tempo, ha dimostrato tutte le sue criticità e le necessità di revisione, come il Governo ha fatto e sta facendo. Realizzare quindi una ricognizione seria e capire se gli indirizzi dati erano veramente coerenti e adatti al nostro Paese non è nient'altro che guardare in faccia alla realtà, dialogare con il territorio e rendersi conto delle effettive necessità.
Sono contenta che il ministro Fitto abbia chiarito la polemica sugli asili nido che abbiamo ascoltato per giorni. In tale ambito abbiamo lavorato per trovare soluzioni e modificare gli obiettivi intermedi; così abbiamo individuato 900 milioni di euro aggiuntivi per un nuovo bando. Questa è la risposta del Governo che denota anche la sua attenzione per risolvere i problemi della natalità in Italia.
Il Ministro nel suo intervento ha fatto riferimento anche alla necessità di utilizzare altri fondi complementari al PNRR che possono e devono essere rivisti, ma anche gli altri fondi europei. Questa è una importante occasione di grande serietà proprio per utilizzare questi fondi in modo coerente, come in questi anni non era mai stato fatto.
Quando si contrae un debito si deve essere consapevoli e responsabili rispetto alla capacità di restituirlo successivamente. Noi abbiamo contratto un debito e ci siamo vincolati a delle riforme e a delle modifiche strutturali nel nostro Paese. Ci siamo vincolati a seguire un piano molto severo di riforme, cui dobbiamo essere responsabili. Tuttavia, signor Ministro, questa responsabilità si deve trasferire a 360 gradi a tutti i livelli del Paese. Non mi riferisco solo direttamente al Governo e a noi parlamentari, ma anche e soprattutto ai funzionari stessi che scrivono i bandi a livello ministeriale e a livello regionale, che inseriscono criteri molto spesso assurdi. Potrei farne un elenco infinito: l'ultimo, per esempio, è il bottone «validate» all'interno di un bando della Regione Emilia-Romagna.
È quindi evidente che, per raggiungere questi obiettivi, devono essere spese tutte le risorse per crescere. Altrimenti - come lei ha detto nel suo intervento - se qualcuno ha intenzione di utilizzare il concetto del "prendi i soldi e scappa", bisogna sapere che non possiamo permetterlo oggi e nemmeno domani.
Mi avvio a concludere il mio intervento, signora Presidente, sottolineando ancora una volta che il sistema REGIS non funziona; ciò a detta dei sindaci e dei nostri enti locali, che spesso e volentieri ci dicono che non è sufficiente per riuscire a essere nei tempi.
La Lega voterà a favore della proposta di risoluzione di maggioranza, perché rispecchia quella fatta nel 2021: prendiamo gli stessi impegni e ci impegniamo nello stesso modo per arrivare a un target e a una leale collaborazione tra le istituzioni, i Comuni, le Regioni e lo Stato, per arrivare direttamente al risultato di utilizzare i fondi europei per ritrasformare il nostro Paese in modo efficiente ed efficace. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Lorenzin. Ne ha facoltà.
LORENZIN (PD-IDP). Signor Presidente, colleghi, vorrei iniziare questo mio intervento facendo delle domande al ministro Fitto e sono sicura che troverà il modo di rispondermi, essendo stato presente nel dibattito parlamentare qui in Senato con una certa assiduità. Tuttavia, anche se è stato molto presente - e questo glielo riconosciamo - purtroppo devo dire che oggi al primo agosto ancora non abbiamo visto i progetti di cui stiamo parlando e di cui vengono citate le tabelle.
Non vedendoli non riusciamo, per esempio, a comprendere alcune cose. Innanzitutto, e lo dico da persona del Sud, quale mi ritengo, verranno rispettate le soglie degli investimenti al Sud. E lo dico visto che il PNRR era innanzitutto un grande Piano di rilancio dell'Italia, di trasformazione; un Piano di investimenti - ricordiamocelo - non sulla spesa corrente, ma per la trasformazione verso la modernità e di superamento della crisi del nostro Paese.
L'altro tema riguarda la parità di genere nel mondo lavorativo: noi ci eravamo molto battuti perché venisse rispettata la parità del lavoro di uomini e donne con una mole di interventi che vale più di 200 miliardi e che significava rilancio non solo dell'occupazione femminile, ma anche del PIL e della realtà produttiva del nostro Paese.
Un'altra domanda che si collega a quest'ultima è la seguente: abbiamo la certezza che, oltre ai cambiamenti previsti dall'articolo 21, per circa 15,9 miliardi, tutto il resto vada bene? (Applausi). Tutto il resto del finanziamento previsto va bene e, quindi, è l'ultima volta che veniamo qua con un articolo 21?
Queste sono piccole domande che però richiederebbero una risposta precisa, e non articolata in mezz'ora di intervento, ma precisa. Vogliamo solo sapere sì o no.
Sempre oggi, perché i dubbi all'opposizione vengono e lo dico al senatore Scurria cui mi lega grande simpatia personale, mi chiedo se, quando si approvano i provvedimenti, si fanno - spero - non alla cieca, come secondo voi è stato votato il PNRR, tra l'altro in un momento di grande emergenza nazionale. Oggi non siamo in emergenza. Oggi siamo in fase di attuazione, fuori da tutte le emergenze nazionali, anche se dobbiamo considerare le urgenze dovute alla crisi climatica, come ci diceva prima la senatrice Malpezzi. Se permettete, io non voglio votare alla cieca. Voglio sapere cosa sto votando, di cosa stiamo parlando. (Applausi).
Non è un vezzo. È non solo un mio diritto, ma è anche un dovere che ho come Parlamentare, che abbiamo in questo Parlamento, nel rispetto delle nostre prerogative, che troppo spesso ci sono state tolte o da cui siamo stati spogliati anche a causa degli eventi succedutisi in decenni difficili, ma di cui sicuramente questo Parlamento non si deve auto-privare. Quindi i target quali giustizia, concorrenza, salute, fisco il Parlamento non li ha raggiunti non perché non ha lavorato, ma perché le riforme in Parlamento non le abbiamo viste. (Applausi). E ripeto che ancora non le abbiamo viste, e sono passati undici mesi dall'inizio del nuovo Governo. Lo dico perché sappiamo benissimo che il PNRR, che è un grande finanziamento, senza riforme che trasformano i processi, non basta. Le risorse servono, senza si fa poco; ma, senza riforme, non servono. Si buttano. Quindi, io sono molto preoccupata quando in Parlamento non soltanto si tolgono le risorse, ma non ci sono neanche le riforme. Non è proprio un buon viatico per il futuro.
Sempre notizia di oggi - non è dell'opposizione, lo ribadisco, ma sono le notizie che ci inducono i dubbi - è una agenzia a cui è correlato il report del Servizio studi della Camera che dice che, per le misure definanziate, mancano le coperture. Il rapporto del Governo sui definanziamenti di misure previste dal PNRR, complessivamente pari a 15,9 miliardi, annunciate nei giorni scorsi non specifica quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento delle risorse definanziate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Le coperture ci sono o non ci sono?
Poiché sono abituata a fare una lettura complessiva delle cose, noi oggi abbiamo registrato che purtroppo - e lo dico con rammarico sincero, perché noi vogliamo che l'Italia cresca, perché se aumenta il PIL stiamo tutti bene - il PIL si è bloccato, non stiamo crescendo come era previsto e abbiamo urgenze che si infilano in tutte le parti. Siamo sicuri che la legge di bilancio che ci apprestiamo a fare a breve ci permetterà di garantire queste coperture?
Credo che rischiamo di non trovare neanche il poco di cui ci siamo lamentati nella Nadef.
Cito i temi legati alla sanità. «La Stampa» di oggi titola: «Sanità rischio default». «Buco da 15 miliardi, il Governo a caccia di risorse: oggi l'incontro Schillaci-Giorgetti. Il Tesoro scettico sull'ipotesi di tassa sul gioco d'azzardo: non è praticabile a breve». Il Ministro della salute aveva chiesto 4 miliardi, ma qualche mese fa dicevo appunto che ne servivano 7, visto che ne avevamo persi 15 in cinque anni (per via dell'inflazione), che incidono sul Fondo sanitario nazionale e, quindi, incidono sulla carne viva degli italiani e sul funzionamento delle strutture. Altro che 6,4-6,5 per cento nella legge di bilancio: qui rischiamo un taglio.
Se consideriamo questo e aggiungiamo i conti in rosso di quindici Regioni, con l'incubo del commissariamento per più di sette Regioni del nostro Paese, tenendo conto che nei LEA non vengono calcolate le liste d'attesa o vengono calcolate in modo molto leggero, abbiamo una fotografia del Sistema sanitario molto complessa. Pertanto, mi sento di prendere a braccio il ministro Schillaci e andare a fare la questua per trovare le risorse della legge di bilancio e garantire le riforme che dobbiamo attuare. In questo momento tali risorse non ci sono: non solo non ci sono qui, ma perdiamo anche le risorse già stanziate dal PNRR, il che non è una cosa banalissima. In che cosa si traducono questi cambiamenti? Si traducono nel fatto che il target per le Case della comunità scende da 1.350 a 936. È chiaro? Ma dove vengono tolte queste Case delle comunità? In quali Province, in quali paesi, in quali Regioni del nostro Paese, in quale area rurale? Che cosa comporta nella medicina territoriale di quel territorio? Le COT vengono ridotte - purtroppo la sanità va per acronimi, è una cosa incomprensibile - e ricordo che sono le case come primo luogo di cura e telemedicina. La telemedicina è ciò di cui stiamo parlando da tre anni come panacea e soluzione per l'assistenza domiciliare dei pazienti, per la medicina del territorio.
Potrei continuare con l'elenco, ma vedo già che il microfono sta lampeggiando. Viene detto che tali risorse in realtà verrebbero spostate su un altro capitolo, cioè quello dell'articolo 20. Faccio quindi un appello al ministro Fitto. Devo vedere ancora realizzati gli ospedali, i centri specialistici, gli istituti di ricerca finanziati con l'articolo 20, per 11 miliardi nel 2013, ma ora siamo nel 2023. Signor Ministro, a proposito dei fondi Inail, che dovrebbero avere una corsia preferenziale velocissima tra Stato-Regioni con il Ministero che interviene, quante sono ancora le strutture che ne devono usufruire? Prima mi veniva in mente l'esempio di Messina. Il centro delle neuroscienze doveva essere l'hub, l'IRCCS delle neuroscienze del Sud.
Sono molto preoccupata, signor Ministro. Capisco lo sforzo, ma avrei preferito se lei fosse venuto qui a dire che è aumentato il costo delle materie prime e - come ha detto nel suo intervento - che teme di non riuscire a fare le gare e nemmeno a conteggiarle. Avremmo trovato in Parlamento un modo per dare a lei la certezza di non darle la colpa nel 2026, per portare a casa tutti i 15,9 miliardi (Applausi), che si aggiungono agli altri che ci sono nel Fondo di coesione, e per avere una riforma per spendere le risorse dei nostri fondi (non solo quelle di coesione, ma anche di quelle di cui all'articolo 20).
Occorre riuscire a capire che non è possibile che dobbiamo sempre ricominciare da capo. (Applausi). Non bisogna sempre ricominciare da capo in Italia. Alcune cose sono state fatte, portiamole avanti. E, quando si ha la capacità, facciamo qualcosa di nuovo, di innovativo, di rottura vera, che ci faccia lavorare ventiquattr'ore su ventiquattro e portare dei risultati. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Terzi di Sant'Agata. Ne ha facoltà.
*TERZI DI SANT'AGATA (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, è stato di grandissimo interesse per tutti noi, almeno da questa parte dell'Aula e soprattutto per me, ascoltare una relazione così puntuale, esauriente e precisa da parte del ministro Fitto, e poter apprezzare l'enorme lavoro che è stato compiuto da lui e dalla sua eccezionale struttura di missione, del gruppo di governance che è stato creato al momento dell'avvio di questi lavori sul PNRR. È stato anche di grande arricchimento, dal punto di vista della conoscenza di questa materia così complessa, poter ascoltare da lui ancora una volta in quest'Aula, così come altre volte in altri contesti, una spiegazione e le motivazioni di quello che ha riguardato il PNRR e che riguarderà la terza e la quarta rata. Con grande pazienza il Ministro ha voluto ripetere molte cose che sono state ascoltate da tutti noi e che, per parte di alcuni, si continuano a richiedere e forse a non credere; e questo credo che debba essere sottolineato.
Il netto impulso dato venerdì scorso con il via libera al pagamento della terza rata da parte della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha coinciso con la visita a Washington del Presidente del Consiglio, una visita di eccezionale rilevanza. Entrambi questi eventi - sul piano europeo il primo e su quello atlantico il secondo - dimostrano e consolidano la credibilità, la fiducia e il ruolo riconosciuti con sempre più forte evidenza all'Italia.
Abbiamo detto più volte in quest'Aula - e lo abbiamo affermato ripetutamente -che la fiducia dell'Europa, dei nostri alleati atlantici e di tutti i nostri partner si ottiene solo e soprattutto con l'affermazione concreta dei nostri valori europei e atlantici nel rispetto della legalità internazionale, degli impegni assunti dal Governo e del Parlamento.
Sappiamo che per la nostra Nazione non è sempre stato così. La storia del dopoguerra non ha sempre pagine lucide e senza ombre, ma ora con questo Governo abbiamo sentito - e lo sente la gente giorno dopo giorno - che viviamo una storia diversa nei confronti dell'Europa anzitutto. La presidente Ursula von der Leyen ha detto chiaramente che l'Italia ha compiuto progressi notevoli nell'attuazione delle riforme e degli investimenti fondamentali inclusi nel PNRR.
Nella sostanza per il PNRR REPower si tratta di risultati certificati ufficialmente, non da autoproclamati esperti di cose europee o da voci di parte, ma da chi ha la responsabilità politica e legale di farlo, la Commissione dell'Unione europea.
Oggi sappiamo formalmente che la terza rata sarà erogata, ben 18,5 miliardi che entrano nel bilancio dello Stato. Ci aspettiamo perciò, da qui a dicembre, 35 miliardi di fondi europei e il Ministro ha spiegato con dovizia di particolari.
Tutto questo dà la misura dell'impegno del Governo, sia nel merito che nel metodo. Il Ministro ha molte volte insistito nelle sue comunicazioni al Parlamento sulle modalità e sul contesto partecipativo nelle decisioni del Governo e in questo senso si è anche espresso qui più volte il Presidente del Consiglio. Il metodo deve essere sempre quello del confronto costruttivo, dell'interlocuzione fattuale e della sintesi tra comuni obiettivi, un metodo che è stato e continuerà a essere la linea seguita nei confronti delle istituzioni comunitarie, di quelle nazionali, regionali e locali.
Proprio con questo metodo è stato possibile nei giorni scorsi risolvere, superare o anticipare una trentina di procedure di infrazione sulle quali ugualmente il Ministero guidato dal ministro Fitto ha ottenuto dei risultati molto considerevoli, un grande lavoro.
La sintonia tra Italia e Unione europea è massima e lo è anche quella transatlantica. Adesso ci sarà da compiere l'ultimo sforzo: lavorare alle modifiche al Piano, modifiche importanti che destinano risorse a infrastrutture energetiche, ai trasporti, a innovazioni, istruzione e ricerca: 19,2 miliardi, di cui 2,7 di nuove risorse per potenziare settori strategici e l'autonomia energetica del Paese.
Ricordo che il REPowerEU fissa le linee per porre fine in maniera strutturale alla dipendenza dell'Unione europea dall'importazione di combustibili fossili dalla Russia (Applausi) e anche solo per questo motivo la sua rapida attuazione è un'urgente necessità ed è importante per rafforzare il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo, per orientarci verso le riserve di gas del Nord Africa, della Libia, dell'Algeria, del Mediterraneo orientale, del Caspio, come l'Azerbaijan.
Per fare questo è anche necessario agire per ridurre le strozzature che rallentano le forniture Sud-Nord, anche attraverso una linea adriatica che garantisca maggiori flussi alla Pianura padana, lo snodo nevralgico per popolazioni, imprese e consumi. Solo così riusciremo a sostituire completamente il gas russo e al tempo stesso valorizzare il nostro ruolo nel Mediterraneo quale hub europeo dell'energia. (Applausi).
Ci attendiamo settimane di lavoro dal Governo per attuare tutti questi impegni europei, ma sono convinto che il Governo, il ministro Fitto e la sua struttura siano pienamente in grado di ottenere il migliore risultato, quello che attendiamo, e che il Parlamento ne sarà tempestivamente informato.
Una polemica c'è stata - ne ha parlato il ministro Fitto - sul trasferimento di fondi per progetti che non possono essere completati entro il 2026: il ministro l'ha spiegato e non ci torno sopra, ma sicuramente la data del 2026 è stata intesa come elemento per evitare di perdere risorse non più utilmente spendibili per il progetto Repower EU, realizzando progetti con altre risorse disponibili.
Vi è infine una seconda dimensione, certo non meno importante, che integra il quadro di credibilità e di fiducia che l'Italia riscuote con questo Governo: è quella riflessa nello straordinario - lasciatemelo definire così - comunicato congiunto tra il Presidente Meloni e il presidente Biden, nel segno di una grande amicizia e di una piena intesa tra l'Italia e gli Stati Uniti. Non sono fuori tema, quando qui, discutendo di PNRR, menziono questo comunicato congiunto, perché su moltissimi punti - vorrei dire su tutti - riguarda temi di prioritaria importanza anche per il PNRR, per la crescita dell'Europa, per la sicurezza dell'economia europea, della ricerca, dello sviluppo e della sicurezza dei cittadini italiani. (Applausi).
Gli aspetti più rilevanti del comunicato riguardano priorità condivise dall'Italia e dall'Europa, da un lato, e dall'amministrazione americana dall'altro: brevemente, gli esiti del vertice NATO di Vilnius, la riaffermazione dell'unità e della forza del legame transatlantico, il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo. Il presidente Meloni ha detto, commentando i colloqui con il presidente Biden, che la colpisce il ruolo che gli Stati Uniti pensano che l'Italia debba avere nel Mediterraneo, esattamente quello che pensa lei. Si tratta anche della visione italiana sull'Africa, sul piano Mattei, sui rapporti con la Cina: tutti aspetti di vitale importanza per la presidenza del G7. Un'ampia visione quella del comunicato congiunto, non certo frequente nella tradizione americana delle ultime presidenze - bisogna notarlo - ed è chiarissima la netta saldatura tra la dimensione europea e la dimensione atlantica, in un'impostazione marcatamente euro-atlantica della politica estera dell'Italia di oggi e di domani con il Governo del presidente Giorgia Meloni. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR.
Comunico all'Assemblea che sono state presentate le proposte di risoluzione nn. 1, dai senatori Boccia, Spagnolli e da altri senatori, 2, dal senatore Borghi Enrico e da altri senatori, 3, dal senatore Patuanelli e da altri senatori, 4, dal senatore De Cristofaro e da altri senatori, e 5, dai senatori Malan, Romeo, Ronzulli e Biancofiore. I testi sono in distribuzione.
Ha facoltà di intervenire il ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, onorevole Fitto, al quale chiedo anche di esprimere il parere sulle proposte di risoluzione presentate.
FITTO, ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Signora Presidente, in questa replica vorrei dare alcune risposte sulle questioni che sono state sollevate, cercando però - mi scuso con qualcuno che l'ha detto - di ribadire alcuni elementi che sono di merito, perché su molte questioni continuiamo ad ascoltare considerazioni generiche, ma non elementi che vanno nel merito delle questioni di cui ci occupiamo, né risposte puntuali rispetto alle cose che devono essere fatte.
Sarò preciso e puntuale: ho preso nota dei vari interventi e lo farò anche sulla base di un dibattito che parte da un elemento di fondo: i 16 miliardi di euro di cui stiamo parlando. Ebbene, non ho ascoltato, sia questa mattina alla Camera dei deputati che questa sera qui al Senato, un solo intervento che, entrando nel merito delle misure alle quali abbiamo fatto riferimento, abbia detto con chiarezza che non è vero che gli interventi previsti nel dissesto idrogeologico sono del 2010, 2016 e 2018 e che quindi non sono collegabili alla possibilità di essere realizzati all'interno del PNRR o che non è vero che i sei miliardi di euro collegati agli interventi dei piccoli Comuni nulla abbiano a che fare col titolo e l'obiettivo dell'intervento e sono collegati per il 75 per cento a interventi sotto i 100.000 euro, o che non è vero che circa un miliardo di euro, essendo interventi sulla viabilità, non è rendicontabile. Potrei continuare in questa direzione per dire che non c'è stato nessun collega che ha criticato il nostro lavoro e che abbia detto che stiamo sbagliando, perché con certezza assoluta questi interventi verranno realizzati entro il giugno 2026, rispettando le indicazioni e le previsioni, dal punto di vista della rendicontabilità, dell'ammissibilità e dei tempi previsti a livello europeo.
Questa cosa non fa parte del dibattito. Parliamo di tutto, diciamo, facciamo e critichiamo, ma non c'è una sola considerazione che possa partire da un dato oggettivo, che è quello della data del giugno 2026. Vorrei ricordare a tutti che non è un dettaglio marginale e non è un problema di rimprovero personale. Qualcuno l'ha interpretato male: non sono preoccupato del rimprovero di qualcuno in quest'Aula. Sono preoccupato del fatto che il Governo si trovi, fra qualche anno, per le ragioni che ho detto e che sono oggettive, a non poter rendicontare questi interventi e a dover restituire gli interventi che sono stati coperti rispetto al PNRR e quindi a perdere queste risorse. Questa è la preoccupazione che abbiamo, non il rimprovero da parte di qualcuno in quest'Aula.
Questo lo voglio dire anche in riferimento ad alcune considerazioni anche inesatte. Si è fatto riferimento, lo dico al senatore di Nicita, con una serie di riferimenti anche simpatici, che colgo positivamente nel dibattito e nel confronto, al perché non abbiamo discusso sul REPowerEU. Esso è stato approvato in via definitiva ed è entrato in vigore il 1o marzo 2023, non un anno fa, come è stato detto, ma da qualche mese. Non ci sono altri Paesi che su questo abbiano operato delle procedure differenti rispetto a quelle che abbiamo costruito noi. Non è questa l'occasione, ma potremmo discutere anche dei Paesi che, rispetto all'adeguamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, non hanno in alcun modo affrontato un dibattito parlamentare. Lo sto approfondendo in modo dettagliato e ne ho già dei riscontri. Questo per dimostrare che non possiamo fare le comparazioni come piace a noi, per provare a tirare la coperta dalla parte nostra, perché il dato a cui faccio riferimento è oggettivo. Soprattutto, il termine entro il quale presentare queste riforme è quello del 31 agosto 2023. Siamo nei termini o siamo fuori termine? C'è una data e la stiamo rispettando.
Abbiamo costruito un meccanismo di cui si parla poco e mi dispiace molto: mi riferisco al REPowerEU, che è uno strumento che abbiamo messo in campo in modo serio e credibile, con una grande opportunità per il nostro Paese, sul diverso terreno degli investimenti e delle riforme. Devo dire che mi dispiace anche la banalizzazione di alcune considerazioni sulle riforme che è stata fatta, perché all'interno del REPowerEU c'è la dimensione, dal punto di vista delle riforme e degli investimenti, che dà un respiro al nostro Paese, piaccia o non piaccia, e che è in linea, esattamente e con coerenza, con le previsioni del REPowerEU. Questo sono fatti, non sono opinioni e non sono oggetto di grandi discussioni. Nell'ambito del REPowerEU, abbiamo infatti avuto delle indicazioni precise dalla Commissione europea. Tale provvedimento è attuato esclusivamente per dare una risposta alla grave crisi energetica, che abbiamo vissuto e che ho citato prima. Perché ignorarlo e non parlare di tutto questo? La Commissione europea ha previsto il capitolo aggiuntivo del REPowerEU e ogni Stato membro sta predisponendo il suo capitolo aggiuntivo, che modifica, insieme all'articolo 21 - e vengo ad alcune domande - che viene utilizzato quando si valuta l'opportunità di utilizzarlo. L'abbiamo utilizzato per le modifiche della quarta rata. L'articolo 21.
Lo stiamo riutilizzando adesso e lo riutilizzeremo ogni qualvolta riterremo che sia compatibile con i tempi perché se si tratta di un articolo previsto da un regolamento europeo di attuazione del REPower, è fatto per essere utilizzato e se noi abbiamo un piano, quello italiano, il più grande piano a livello europeo per dimensione, superiore a tre volte la dimensione del secondo Stato membro come beneficiario, abbiamo qualche difficoltà in più in fase di attuazione? Abbiamo qualche problema oppure è tutto semplice? Io penso e temo che si sia persa un po' la dimensione che recuperiamo quando discutiamo delle leggi ordinarie o della legge finanziaria. Oramai viaggiamo su miliardi come fosse una cosa normale, ma quando apriamo il fascicolo di un miliardo, di sei miliardi o di cinque miliardi, dentro troviamo decine e decine di migliaia di progetti con tutte le complessità che il nostro Paese conosce. Vogliamo far finta che non ci sono? Vogliamo dire, come ho ascoltato, che è colpa del Governo. Noi, in nove mesi, avremmo fatto tutto questo caos rispetto ad una situazione che era perfetta come un orologio svizzero e che funzionava sotto tutti i punti di vista.
Non è corretto dire questo perché non è vero e soprattutto rispetto anche al concetto che voi state mettendo in campo di voler costruire una dinamica nella quale il piano sia uno strumento di tutte le forze politiche, del Parlamento e del Paese (valutazione alla quale io accedo con piacere e convinzione), vorrei sottolineare che per poter fare questo bisogna realisticamente dare le soluzioni ai problemi.
Ritorno sul punto, citando l'Ufficio della Camera, con la considerazione che ha fatto oggi. È una considerazione mirata su un punto. Sarebbe bastato citare quello che è previsto dalla proposta, a pagina 147, che sarà sfuggito. La proposta di revisione - sottolineo che si tratta di una proposta di revisione e non di una revisione approvata - segue esattamente le procedure previste all'interno del Regolamento europeo e l'iter che stanno seguendo tutti gli Stati membri. In Italia crea invece un dibattito di questo tipo. A pagina 147 della proposta di revisione c'è scritto che il processo di riprogrammazione di revisione del Piano sarà finalizzato ad assicurare l'efficace attuazione degli interventi e l'integrale utilizzo delle risorse entro il 2026, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e delle obbligazioni assunte nei confronti dei soggetti attuatori e degli operatori economici, anche utilizzando a tal fine spazi finanziari disponibili come, a titolo esemplificativo e non esaustivo, i Fondi strutturali di investimento europei, il Fondo per lo sviluppo e la coesione, il Piano nazionale complementare del PNRR. È il raccordo di questi fondi. Come ho detto prima infatti, siccome nessuno dà la giustificazione e la risposta sui progetti che noi indichiamo come fortemente a rischio e per i quali vi è necessità di spostarli su altri programmi di investimento, non capisco quale sarebbe la soluzione. Va tutto bene? Dobbiamo lasciare tutto così come sta? Non dovremmo modificare questo programma perché le misure che noi abbiamo indicato ed individuato come critica rispetto a tutte le cose dette vanno bene? Non ho ascoltato questo. Perché qualcuno non si alza e dice: sì, va tutto bene, state sbagliando e non dovreste toccare nulla di queste misure? (Applausi). Sarebbe utile ascoltare una considerazione del genere e che essa restasse agli atti per poterla poi ritrovare nel dibattito perché anche su questa vicenda del PNRR noi dobbiamo guardare non solamente alla scadenza immediata, che abbiamo da qui ai prossimi mesi. Ho fatto l'esempio della quarta rata, ma non è sufficiente. Abbiamo modificato 11 obiettivi su 28, siamo dovuti intervenire rispetto ad una serie di difficoltà oggettive. Abbiamo parlato - voglio dirlo con chiarezza - sui giornali, esattamente come in questi giorni si sta parlando della rimodulazione, di asili nido. Abbiamo ascoltato per settimane e letto titoli di giornali in cui il Governo voleva cassare gli asili nido (Applausi) e oggi ci ritroviamo qui con questo Governo che ha presentato una modifica che ha consentito di superare un target intermedio per mantenere l'obiettivo finale e noi ci presentiamo qui con 900 milioni di euro aggiuntivi per mantenere questo risultato. (Applausi). Questi sono i fatti e allora perché fare le considerazioni che ho ascoltato rispetto ad esempio al tema della impossibilità di utilizzare le risorse della coesione e del Fondo per lo sviluppo e la coesione?
Voglio ritornare su questo tema, che ho citato prima. Voglio ribadire che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza c'è un finanziamento pari a 15,6 miliardi di euro che è stato preso dal Fondo sviluppo e coesione 2014-2020 e senza alcun criterio di riparto è stato inserito dentro il Piano. Andava bene all'epoca? Lo chiedo ai senatori che fanno il rivendicazionismo per i dati del Mezzogiorno d'Italia. Voglio ribadire e ricordare anche il Fondo per le opere, implementato per l'aumento del costo delle materie prime, che è un fondo di 6 miliardi di euro preso per intero dal FSC e ha creato le proteste che oggi ascoltiamo su un presunto rischio che non c'è (spiegherò anche perché non c'è), che noi stiamo portando avanti. Creare allarmismo rispetto alla revoca del finanziamento è totalmente sbagliato, perché i programmi e i progetti vanno avanti nel momento in cui - l'ho ribadito in più circostanze ed è scritto a caratteri cubitali anche nella proposta di revisione - si completerà la fase di revisione della programmazione del PNRR e quindi queste modifiche saranno accettate o meno, perché ci accingiamo ad avanzare una proposta nei confronti della Commissione europea. Dovete anche compiere lo sforzo di leggere quello che abbiamo inviato in Parlamento. Il titolo è «Proposta di revisione», non abbiamo presentato una proposta immodificabile, ma abbiamo aperto un dibattito rispetto a questi temi ed è una proposta di revisione che si completerà dopo il confronto con la Commissione europea, confronto che ha portato in questi mesi alla soluzione di diverse questioni e di diversi problemi e lo abbiamo evidenziato anche su tutte le questioni collegate al dibattito sulla terza rata e sulla quarta rata. Quando parliamo della revisione degli altri 144 obiettivi, vogliamo mettere in sicurezza le misure del PNRR, vogliamo avere la certezza, come ho detto prima, che non ci sia un dubbio interpretativo rispetto, ad esempio, alla demolizione e ricostruzione degli asili, perché oltre ad aver riaperto il bando più volte nel passato, si sono previste la demolizione e la ricostruzione. Quei posti, a livello interpretativo, sono considerati non nuovi posti, piaccia o non piaccia, e abbiamo dovuto fare questa correzione. Oggi stiamo correggendo questi elementi interpretativi su una serie di altre misure per evitare che tra sei mesi, un anno o un anno e mezzo accada di nuovo questo.
È una posizione caotica? È una posizione che non ha senso? Spostare le risorse su alcuni interventi della coesione? La programmazione 2021-2027 ha come scadenza il 31 dicembre 2029, che è un tempo nettamente differente rispetto al giugno 2026. È una follia ipotizzare una valutazione complessiva, visto che la stessa Commissione europea ci invita a fare questo nel raccordo tra le politiche di coesione e le politiche del PNRR. E soprattutto, guardare alla oggettiva incapacità di utilizzo delle risorse nel passato, negli anni scorsi e nelle programmazioni in corso, non è un campanello d'allarme che ci deve far comprendere, tornando, per esempio, ad alcune modifiche che proponiamo, che non si può continuare con la proliferazione e la moltiplicazione di decine di migliaia di progetti, quando è necessario, come facciamo con il REPowerEU, mettere in campo alcuni interventi strategici di cui beneficerà il nostro Paese in via definitiva e strutturale su questioni per le quali abbiamo rischiato veramente di farci male, come la grave crisi energetica dei mesi scorsi? (Applausi).
Sono questi i fatti che portiamo all'attenzione e lo voglio dire anche rispetto ad alcune altre considerazioni. Ho ascoltato l'intervento del senatore Spagnolli, che ha sollevato il tema relativo alla governance, che ogni tanto ritorna, anche nell'intervento della senatrice Fregolent, sul fatto che la governance sia un esercizio di accentramento. Ma quello sulla governance è un decreto-legge che è stato approvato con voto unanime in Conferenza unificata dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni. Lo vogliamo ricordare? Come si può sostenere che la governance vada in qualche modo contro il sistema delle autorità locali, quando è stata votata dalle autonomie locali in Conferenza unificata?
Così come penso che sia importante sottolineare anche il tema relativo alla suddivisione del Fondo per lo sviluppo e la coesione e delle risorse europee per la coesione, da quelle nazionali e regionali. Ho spiegato prima - e vorrei ribadirlo - che su questo terreno stiamo portando avanti un percorso che nei prossimi giorni porterà alla definizione di una delibera del Comitato interministeriale per la politica economica estera (CIPES) complessiva che assegnerà le risorse alle Regioni dal punto di vista dell'imputazione e che poi determinerà, quando si completerà il lavoro di verifica dell'utilizzo delle risorse 2014-2020, l'assegnazione con dei programmi precisi: non si limiterà alla sola assegnazione delle risorse, ma la accompagnerà a un elenco di progetti precisi e a un cronoprogramma in cui si stabilisce il livello di responsabilizzazione che porta, nel caso in cui il progetto non si realizza, al potere sostitutivo o alla perdita del finanziamento. (Applausi).
Non è un fatto grave, ma è utile se vogliamo far camminare i progetti e se vogliamo evitare che accada quello che è accaduto e che sta accadendo relativamente al dissesto idrogeologico. Ho ascoltato alcuni colleghi dire che abbiamo tolto 16 miliardi dal dissesto idrogeologico, ma all'interno di questa rimodulazione sul dissesto idrogeologico sono previsti 1,1 miliardi di euro, perché, come ho detto prima, i 6 miliardi non hanno nulla a che fare col dissesto idrogeologico. Secondo indicazioni precise, è stato verificato che quelle risorse si riferiscono a progetti vecchi in alcuni casi anche di tredici anni, ma vengono individuate - desidero ribadirlo - come una possibilità sulla quale stiamo lavorando con la Commissione europea, alla luce di una volontà emersa nel corso dell'incontro tra Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni avvenuto in Emilia-Romagna il giorno dopo la tragedia avvenuta in quella Regione. Stiamo lavorando per individuare questa soluzione e siccome questa è una proposta, puntiamo a tornare in Parlamento portando anche delle idee concrete.
Vorrei dirlo anche in riferimento ad un altro aspetto che veniva citato rispetto ai progetti su Palermo, di cui parlava forse la senatrice Bevilacqua, sul piano urbano integrato, oppure probabilmente si riferiva alle obbligazioni giuridicamente vincolanti del Fondo per lo sviluppo e la coesione. Io capisco le preoccupazioni, ma la previsione dell'eventuale definanziamento è stata definita e decisa con il decreto-legge n. 50 del 2022, all'articolo 56. Se si riferisce al Fondo per lo sviluppo e la coesione si riferisce a quella misura che è stata votata da un'ampia maggioranza; pertanto, dopo che come partito si è sostenuto e votato quel provvedimento, come si può contestarne l'attuazione? Magari una maggiore attenzione prima del voto avrebbe forse comportato delle differenti valutazioni dei rischi. Dico questo anche rispetto al piano urbano integrato, perché prima ho fatto un esempio concreto dei due piani integrati che hanno avuto una criticità oggettiva (Venezia e Firenze) e oggi noi stiamo verificando nella fase attuazione. Questo non vuol dire non finanziare il piano urbano integrato, ma evitare che questo finanziamento possa ricadere nella tagliola della non rendicontabilità, della non ammissibilità e dei tempi che - lo ricordo sempre - sono quelli del giugno 2026. Questo è un riferimento totalmente assente in tutti i ragionamenti che ho ascoltato, ma per quanto ci riguarda è un elemento importante.
Si è parlato di ritardi clamorosi, ma non ne è stato citato uno solo. Qual è un ritardo clamoroso imputabile al nostro Governo rispetto alle questioni di cui oggi noi stiamo parlando? Ho ascoltato con attenzione anche la senatrice Lorenzin e vorrei risponderle. Mi dispiace se una mezz'ora articolata di intervento non le va bene; io ho ascoltato il suo, proverò a fare un quiz, nel senso che le rispondo sulle questioni sollevate. Andando per punti: la soglia del 40 per cento delle risorse del PNRR per il Mezzogiorno è certamente un obiettivo ribadito in ogni circostanza ed è uno dei grandi temi che deve essere portato a termine. La seconda questione riguarda la parità di genere: abbiamo presentato un emendamento a un decreto-legge che è diventato legge e che prevede questo rispetto, condiviso e approvato dalla Commissione europea. Passando poi a un altro tema, le riforme che sono state adottate sono state rendicontate alla Commissione europea e fino ad oggi rispetto a questo non c'è stata nessuna osservazione. Vorrei poi dire, veramente senza alcuna polemica, che se lei non crede all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988 è un problema, perché lei è stata Ministro per diversi anni.
Quindi il tema dell'articolo 20, relativo all'edilizia sanitaria, diventa veramente complesso per questo Parlamento. (Applausi). Lo dico anche per un'altra questione, perché le proposte della missione 6, relative alla sanità e alla salute riguardano progetti del 2019, quindi è stato quantificato un aumento dei costi del 30 per cento. È un fatto certificato. Nella proposta di rimodulazione, non solo abbiamo salvaguardato questi interventi, garantendone il finanziamento, ma abbiamo anche previsto 250 milioni per acquistare i macchinari diagnostici, perché le case di comunità poi vanno riempite, altrimenti realizziamo solo i muri senza dare una prospettiva. (Applausi). Quindi nella proposta ci sono 250 milioni di euro che vanno in questa direzione.
Penso sia importante sottolineare questo aspetto, perché sinceramente il dibattito che stiamo portando avanti per quanto ci riguarda sarà sempre concentrato sul merito delle questioni. E soprattutto, rispetto alle proposte che stiamo facendo, c'è una valutazione attenta delle proiezioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza anche e soprattutto rispetto alla scadenza finale.
La politica non dà certezze, ma tendenzialmente sento di poter dire che questo Governo inevitabilmente debba porsi il problema di come questo Piano arriverà al suo completamento, a giugno 2026, nel corso dell'attuale legislatura. Stiamo lavorando esclusivamente con l'obiettivo di portare a casa i risultati e gli interventi ed evitare non qualche rimprovero, come ho detto prima, ma il rischio serio di trovarsi di fronte al mancato raggiungimento di un risultato, al taglio della rata, all'incapacità di raggiungere il risultato e ottenere le risorse e soprattutto di fronte al rischio di vedere la mancata realizzazione di una serie di interventi sui quali continueremo a lavorare. L'articolo 21 lo utilizzeremo ogni qualvolta, in corso d'opera, ci saranno le condizioni e le necessità di utilizzarlo, perché è una previsione del Regolamento europeo e quindi non c'è nulla di strano se noi dicessimo oggi che lo utilizzeremo o no. È una prerogativa che ha il Governo per intervenire e noi la utilizzeremo ogni qualvolta lo riterremo necessario, basandoci su dati di fatto oggettivi come la proposta che abbiamo presentato e approvato in cabina di regia la scorsa settimana, per evitare di trovarci di fronte a rischi e problemi di questo genere.
Chiudo con un ultimo elemento: visto che è stato citato il tema della governance, ci tengo molto a sottolineare che il numero di riunioni della cabina di regia, la fase di costruzione del partenariato, non semplice, che stiamo mettendo in campo rappresenta un ulteriore elemento importante di novità nella costruzione dei passaggi e della gestione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. È una novità alla quale guardiamo con molta attenzione, perché oltre a dire che il Piano nazionale di ripresa di resilienza deve essere per il Paese, dobbiamo creare le condizioni, con gradualità e anche con qualche difficoltà, per coinvolgere tutti i soggetti e gli attori del nostro Paese, dal punto di vista sociale, datoriale oltreché ai livelli istituzionali. Questo sarà il metodo che porteremo avanti è con questo metodo sono convinto che, anche alla luce dei primi risultati raggiunti, avremo la capacità e la possibilità di superare le difficoltà che non mancheranno, ma per le quali sicuramente ci siamo attrezzando per poter dare risposte serie e chiare. Questo è l'impegno del Governo e questo è il contenuto della nostra risoluzione. (Applausi).
Per quanto riguarda i pareri, esprimo parere favorevole sulla proposta di risoluzione n. 5 e contrario su tutte le altre.
PRESIDENTE. Passiamo alle votazioni.
DE POLI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE POLI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Presidente, colleghi, saluto e ringrazio il ministro Raffaele Fitto oggi in Aula per le comunicazioni sulla proposta di revisione del PNRR e sull'inserimento del capitolo del REPowerEU nel Piano stesso.
Prima di iniziare, vorrei esprimere il mio plauso nei confronti del Governo.
Qualche giorno fa è arrivato il disco verde della Commissione europea alla terza rata e alle modifiche sulla quarta rata. Parliamo complessivamente di 35 miliardi: 18,5 della terza rata e altri 16,5 della quarta. È un grande risultato per tutta la nostra Italia.
Il coinvolgimento del Parlamento in tutti i passaggi legislativi previsti è un elemento di garanzia affinché le risorse del Next generation EU siano non solo messe a terra nei tempi previsti, ma soprattutto vengano utilizzate secondo una visione d'insieme in cui i diversi livelli istituzionali coinvolti sono chiamati a collaborare per raggiungere un obiettivo che è fare il bene del Paese. Allo stesso modo, maggioranza e opposizione, sebbene nel legittimo confronto della dialettica politica, dovrebbero salvaguardare un clima di confronto costruttivo e positivo, perché il bene dell'Italia e degli italiani viene prima di qualsiasi altra cosa. Utilizzando un'espressione di stampo degasperiano, c'è la necessità di "mettersi alla stanga" e di assicurare il progresso di tutto il Paese.
L'accordo raggiunto in cabina di regia sulla revisione del PNRR e sull'inserimento del nuovo capitolo del REPowerEU ha ricevuto il plauso della Commissione europea. Parto dal capitolo del REPowerEU, fondi europei che l'Italia utilizzerà contro la crisi energetica, con investimenti a favore di famiglie e imprese. L'Italia non può più ritrovarsi a fare una manovra in cui due terzi delle risorse vengono utilizzate contro il caro energia. Dobbiamo sfruttare questi fondi per promuovere un percorso che porti il Paese verso l'autonomia energetica, anche e soprattutto attraverso il sostegno alle filiere produttive green e all'efficientamento energetico del nostro patrimonio edilizio, sia pubblico che privato. Il nostro PNRR è quello più corposo in Europa, avendo l'Italia la somma più rilevante di risorse europee: 191 miliardi. C'è la piena volontà e il forte impegno di non perdere un solo euro di questo Piano.
Abbiamo davanti a noi tre binari: il primo è quello del PNRR, che ha una scadenza al 2026, come ricordava più volte lei, signor Ministro; il secondo è quello del Fondo di sviluppo e coesione, con scadenza 2029: il terzo è quello del Piano nazionale complementare al PNRR, con i suoi oltre 30 miliardi che, essendo risorse nazionali, non hanno un termine di scadenza finale. La scelta del Governo è stata lungimirante e quindi ponderata. L'obiettivo di oggi è realizzare tutti gli obiettivi del PNRR e dunque spendere le risorse del Piano. Faccio solo un esempio su un tema che mi sta particolarmente a cuore, gli asili nido. Sono stati individuati, come ricordava lei prima, signor Ministro, 900 milioni aggiuntivi (Applausi). Credo che questa sia un'attenzione in modo particolare verso le famiglie che chiaramente rappresentano il nostro futuro.
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO (ore 19,37)
(Segue DE POLI). Signor Ministro, come lei ha oggi evidenziato alle Camere, il Governo garantisce, dopo una interlocuzione con la Commissione europea, il finanziamento degli interventi, anche per quelli che sono stati espunti dal PNRR e su cui si è sviluppato un dibattito politico nei giorni scorsi e anche tuttora. I progetti in questione verranno coperti, come è stato evidenziato, ma con altre fonti di finanziamento, come ricordavo prima, come il Fondo di sviluppo e coesione e il Fondo complementare al PNRR. Si pone dunque ora una questione importante: parlo della riprogrammazione degli interventi espunti dal PNRR. Gli enti locali legittimamente chiedono e si aspettano impegni concreti, visto che hanno sottoscritto e portato avanti contratti e gare.
Da quest'Aula oggi, con la proposta di risoluzione n. 5 condivisa dalla maggioranza, il Senato impegna il Governo, assicurando il pieno coinvolgimento di Parlamento, Regioni ed enti locali, a salvaguardare gli interventi espunti dal PNRR all'esito dell'aggiornamento del Piano, individuando le giuste coperture finanziarie mediante l'utilizzo sia delle risorse nazionali (Piano nazionale complementare), sia dei fondi strutturali e del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027. Parliamo di progetti che riguardano temi e questioni importanti, come chiaramente è importante poi realizzarli concretamente. È una questione che riguarda tutta l'Italia, dai territori del Nord a quelli del Sud. Sbaglia chi fa di questa battaglia una questione di colore politico. Questo è un target che vale più di qualsiasi altro: è una partita per l'Italia e per tutti noi.
Per queste ragioni, consapevoli che la revisione del Piano è un passaggio cruciale, come Gruppo Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE voteremo convintamente a favore della proposta di risoluzione condivisa da tutta la maggioranza di centrodestra. (Applausi).
MAGNI (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signora Presidente, ho ascoltato con grande attenzione sia l'introduzione del ministro Fitto, sia le sue conclusioni, nelle quali mi è parso che abbia cercato di darsi ragione rispetto a quanto affermato nell'introduzione.
Devo dire con grande franchezza che qualcosa non torna, perché in queste settimane e in questi giorni abbiamo ascoltato le dichiarazioni di Presidenti di Regione, anche della maggioranza, i quali hanno detto di essersi trovati di fronte a una scelta avendo solo due giorni a disposizione. Comuni di tutti i colori hanno posto il problema che sono state sottratte risorse, perché stiamo parlando di 16 miliardi tolti alle autonomie locali, cioè proprio ai Comuni.
Ho letto dichiarazioni di associazioni industriali in cui si dice, ad esempio, che non viene condivisa la scelta di stralciare dal PNRR fondi destinati al dissesto idrogeologico e alla rigenerazione urbana, mentre Comuni e imprese sono fortemente impegnati in tutti i territori per portare avanti questi interventi urgenti e non procrastinabili, visti anche i continui eventi calamitosi. Il riferimento, in questo caso specifico, è ad un'associazione imprenditoriale importante come l'ANCE, che fa una dichiarazione pubblica su questo terreno, affermando di non concordare su tale direzione.
Il ministro Fitto ci ha spiegato che hanno torto i Comuni, le Regioni e le imprese e noi come opposizione non abbiamo capito niente. Il dato vero è che siamo di fronte al fatto che proprio in quest'Aula, prima che iniziasse la discussione sulle comunicazioni rese dal ministro Fitto, si è dibattuto, ad esempio, della questione del cambiamento del clima. Come si fa a spiegare al Paese che togliamo i soldi sulla questione del dissesto idrogeologico e sul rischio alluvioni e li spostiamo sull'energia? Poi tornerò sul tema. Francamente è abbastanza incomprensibile tutto questo, almeno a me che sono uno terra terra.
Come si fa a spiegare che si toglie un miliardo alla decarbonizzazione dell'Ilva, ad esempio? Ancora, come si fa a spiegare che si tolgono queste risorse, però poi si garantisce l'intervento? Non lo so, ad esempio, come si fanno a garantire alcuni progetti in certi Comuni: penso, ad esempio, al Comune di Napoli - poi riprenderò questo ragionamento - alle Vele di Scampia o alla Taverna del Ferro; parliamo sempre di interventi progettati, appaltati e via dicendo, a cui si tolgono le risorse. Si dice che i Comuni potranno usare i soldi del fondo per lo sviluppo e la coesione.
Signor Ministro, in questo Paese quello della coesione sociale è il problema principale e voi lo sapete bene, perché avete tolto l'unico elemento che la garantiva, vale a dire il reddito di cittadinanza: questo è il dato fondamentale, questo è il punto. Come si fa a dire che si tolgono dal fondo per lo sviluppo e la coesione per far fronte agli interventi? Francamente è molto complicato.
Avrei probabilmente ritenuto più giusto che il Governo e lei in particolare, Ministro, veniste a dirci che siete frastornati e che le cose che sono state fatte non sono tutte corrette. Il dato è che le risorse ci sono, ma rischiamo di perderle nella situazione di frammentazione della loro gestione, posto che i Comuni, le Regioni e gli enti locali non garantiscono questa capacità.
Quindi, vi assumete la responsabilità di dire alle Regioni, cioè ad articolazioni dello Stato, che non siete in grado di centralizzarle e l'unico modo è passare queste risorse all'ENI, alla Terna, alla Snam, all'Enel: tutte aziende che sono in grado ovviamente di spendere i quattrini e realizzare i progetti; peccato che sono le stesse che hanno fatto gli extraprofitti e noi dovremmo chiedere che li reinvestano in questo Paese. Noi dovremmo chiedere che gli extraprofitti che, ad esempio, l'ENI ha realizzato e redistribuito ai propri azionisti, proprio perché le aziende hanno un compito anche sociale, siano reinvestiti dall'ENI stesso.
Invece, come si diceva in un intervento precedente, noi interveniamo non affrontando il problema della rigenerazione urbana e della messa in sicurezza sismica o il fatto che potremmo produrre non comprando continuamente l'energia fossile, ma lavorando sulle energie rinnovabili e quindi generando autonomia rispetto all'estero. Tutto questo non si sta facendo, diciamocelo chiaro: questo è il dato fondamentale.
Quindi, il problema è molto più di scelta di indirizzo politico. Capisco benissimo: si dice che non possiamo non portare a casa questi soldi e nello stesso tempo li diamo a coloro che sono in grado di spenderli, perché gli altri non sono in grado. Però, francamente mi riesce difficile andare a dire al mio sindaco, che ha messo in campo una serie di investimenti su questi obiettivi, che gli verranno pagati con i fondi di coesione sociale. Anche perché vorrei ricordare a tutti che gli imprenditori stanno ancora aspettando il credito di imposta, ad esempio sulla questione del superbonus. Dall'inizio di gennaio, abbiamo solo messo delle toppe su questo terreno; i crediti incagliati sono ancora tutti lì e alcune delle aziende che hanno questo problema sono già fallite, mentre altre rischiano di fallire. I crediti incagliati non si sono disincagliati in questa situazione, perché la piattaforma che è stata fatta, su cui dovevano poggiare questi crediti, allo stato attuale non c'è e non funziona.
Presidenza del vice presidente CASTELLONE (ore 19,47)
(Segue MAGNI). Il dato è che rischiamo davvero di non mettere in condizione i Comuni di realizzare le opere, in più - insisto - in un Paese che avrebbe bisogno di investire molto, ad esempio, sulla questione dell'educazione, per evitare di parlare sempre di sanità, anche se c'è anche il tema della sanità. Sulla coesione sociale c'è un problema di recupero scolastico, di integrazione sociale o di ricostruzione di un tessuto che sia in grado di tenere insieme il Paese. Questo è il dato.
Quindi, Ministro, in questo periodo vi siete impegnati molto a cercare di attaccare un fronte e un terreno che si cerca di mettere in discussione e che anzi dovremmo affrontare. Mi pare che nel Paese vi sia qualche tensione in giro sul terreno: da una parte, avete messo in discussione il reddito di cittadinanza, ma non avete dato risposta sulla questione del recupero dell'inflazione.
Sul terreno energetico, ho letto in questi giorni che denunciate quelli che aumentano a dismisura il prezzo della benzina o del gasolio. Ebbene, ieri ho fatto benzina e devo dire che, anziché 1,7 euro, ho pagato 1,859 euro, nel giro di due giorni, al mio paesello, non sull'autostrada. Quindi, anziché affrontare questi temi, avete pensato che è meglio andare in tale direzione.
Per questa ragione non ci ha convinto la sua impostazione, perché il rischio è che sul punto centrale del PNRR, cioè il recupero del rapporto differenziale tra Nord e Sud e l'aumento della questione della coesione, vi sia un fallimento su tutto il territorio. (Applausi).
MUSOLINO (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MUSOLINO (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Signor Presidente, onorevoli senatori e senatrici, ministro Fitto, condivido con chi mi ha preceduto l'apprezzamento sincero nei suoi confronti. Lei è il Ministro che più di tutti è intervenuto in quest'Aula a rendere informative sulle attività proprie delle sue deleghe. La ringrazio di questo, per il rispetto che ha sempre dimostrato nei confronti del Senato.
Tuttavia, non mi trovo sempre d'accordo con la qualità delle informazioni che mi vengono date e che ricevo, perché non sempre posso considerarle esaustive. Anche se la sua replica è stata articolata e devo dire anche puntuale e precisa, permangono delle perplessità, per quanto mi riguarda, sui punti fondamentali, citati anche dall'intervento del senatore Spagnolli in discussione generale, che cercherò brevemente di esporre anche in dichiarazione di voto.
Innanzitutto, signor Ministro, per mesi abbiamo ascoltato una narrazione da parte di questo Governo, che diceva che il PNRR era qualcosa che era stato ereditato dal precedente Governo e che in sostanza non si attagliava alle visioni del Governo Meloni. Era qualcosa di estraneo e molto spesso, soprattutto all'inizio, veniva trattato non soltanto con diffidenza, ma anche come un peso, come qualcosa che un po' vi limitava. Se adesso facciamo una valutazione della quantità delle correzioni e delle rimodulazioni che vengono effettivamente apportate, vediamo che in fondo è modesta. Questo significa che possiamo dire, sinceramente e oggettivamente, che forse questo PNRR non era stato scritto poi tanto male.
La seconda considerazione che mi viene da fare è che, da questo momento in poi, questo è il vostro PNRR. Lo avete rimodulato, ce lo state presentando un po' ex abrupto, senza molto margine per discuterne e per approfondirlo. Tuttavia, da questo momento in poi, va da sé che questo è il PNRR che avete impostato voi e che volete portare avanti voi. Effettivamente, ha una nota caratteristica, che contraddistingue il vostro Governo: ha un'impostazione a carattere centralista, che è poi quella che contraddistingue la vostra azione di governo che, da un lato, si fa portavoce di un disegno di legge sull'autonomia differenziata e, dall'altro, imposta azioni di governo che non esito a definire centraliste. Siete partiti con la cabina di regia, con la necessità di accentrare il controllo, di verificare la spesa, eccetera e adesso, con queste ultime rimodulazioni, sicuramente operate ancor di più in modo centralista, perché tagliate le risorse. Anche se lei, per carità, chiarisce che le tagliate nella misura in cui si tratta di interventi di entità e di valore ridotto, le tagliate a discapito degli enti locali e di chi, con queste risorse, ha investito e ha assunto impegni giuridicamente vincolanti, che per un ente locale non è una cosa da poco. Nel momento in cui si toglie quella risorsa, si espone un ente locale a tutta una serie di conseguenze, di responsabilità e anche a una dichiarazione di dissesto, se poi queste risorse non verranno fornite. Ci dite che vi impegnate a fornire queste risorse, vi impegnate a trovarle, però francamente non c'è scritto da nessuna parte dove le troverete, né quando le troverete, a fronte di gare che sono state comunque pubblicate e di impegni che sono stati assunti e che adesso vanno onorati.
Ancora una volta, sento parlare dei fondi di sviluppo e coesione, come un tesoretto al quale si deve attingere, anche in questo caso, per far fronte alla necessità di reperire risorse per garantire determinati interventi. Tuttavia, francamente mi chiedo e le chiedo: quante cose vuole fare questo Governo con i fondi di sviluppo e coesione (FSC)? Quante cose volete fare? Li volete utilizzare per il Ponte sullo Stretto. Li volete utilizzare per dare le risorse alle opere che definanziate col PNRR. Li volete utilizzare anche nel disegno dell'autonomia differenziata, per le materie di cui all'articolo 119 della Costituzione. Li volete utilizzare, come ha detto prima il ministro Musumeci in Aula, anche per gli interventi di contrasto al dissesto idrogeologico e di lotta agli incendi boschivi.
Francamente, è evidente che tutte queste risorse non esistono, non sono illimitate - è ovvio che non lo sono, dico una cosa scontata di per sé - ma soprattutto questa scelta è essa stessa la dimostrazione di un Governo centralista. Voi sapete perfettamente infatti che alle risorse del Fondo di sviluppo e coesione attingono gli enti locali e gli enti territoriali per orientare la loro spesa, per fare quegli interventi che non hanno più possibilità di fare nel momento in cui il Governo non dà più loro le risorse. Quindi si utilizzano i fondi di sviluppo e coesione. Se però io Governo attirò a me queste risorse o le indirizzo verso spese che ho deciso io va da sé che l'autonomia è finita. È una cosa di cui io prendo atto e me ne dispiaccio, come già detto anche dal senatore Spagnolli.
Inoltre, ministro Fitto, continuo a osservare, nonostante le sue repliche, e mi colpisce che siano stati definanziati progetti per la messa in sicurezza del territorio e la prevenzione delle conseguenze del cambiamento climatico. Quanto discutiamo oggi è qualcosa che ha un sapore un po' ironico, nel momento in cui proprio oggi siamo stati chiamati qui in Aula ad ascoltare l'informativa del ministro Musumeci e giovedì scorso abbiamo votato il decreto-legge alluvioni. Perché li stiamo togliendo dal PNRR? Perché non erano finanziabili, perché non erano rendicontabili o perché erano in ritardo sui tempi di esecuzione? Noi questo non l'abbiamo capito e soprattutto non sappiamo come sia stata fatta questa valutazione. Ciò ci impedisce poi effettivamente di fare un controllo preciso e puntuale e di comprendere se questa scelta sia o meno condivisibile.
Con il REPower EU volete destinare quattro miliardi ai nuovi sgravi per l'edilizia per i ceti medio-bassi. Non posso non domandarmi, anche in tal caso, come faranno queste famiglie a goderne nel momento in cui gli sgravi per chi ha redditi bassi pongono sempre il problema della capienza fiscale. È un tema sul quale voi comunque ancora non avete dato le risposte attese. Che cosa faremo? Ricorreremo nuovamente alla cessione del credito alle banche? Lo stesso sistema per il quale ci sono milioni incagliati nelle banche e queste ultime non concedono più il credito perché non hanno neanche loro più un modo di gestire questi crediti incagliati? Tali crediti sono diventati una zavorra tanto per le banche, quanto per gli operatori.
Questa è una delle tante domande alle quali non ho trovato risposta nelle sue repliche. Mi chiedo altresì cosa succederà adesso con le imprese che facevano fede sui nuovi tempi di pagamento della pubblica amministrazione e cosa si intende fare per ridurre i tempi di attesa delle cause nei tribunali civili.
E ancora le chiedo, sempre in risposta alla logica centralistica, se sia possibile pensare che la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome debba dare un riscontro alla rimodulazione in appena quarantott'ore. Mi sembra un tempo troppo ristretto.
Insomma, in verità, ancora una volta il Parlamento viene messo davanti al fatto compiuto, con l'aggravante che non vengono fornite informazioni precise e dettagliate che almeno, stringendo i denti e lavorando, come si suol dire, a pancia bassa, ci consentano di avere una piena cognizione.
E poi, non ultimo, Ministro, ancora una volta purtroppo le scelte di questo governo mortificano la Sicilia e soprattutto la sua rete infrastrutturale. Ancora una volta infatti vengono tolte risorse alla Sicilia (ben 275 milioni) per la tratta ferroviaria Palermo-Catania e per quella Dittaino-Enna, che vengono stornati a favore del collegamento Napoli-Bari. Questo non può essere un derby tra città del Sud; non può essere un derby in cui Napoli-Bari si contrappone a Palermo-Catania. Non ci sta bene, non è una soluzione praticabile e io la invito nuovamente a onorare gli impegni che ha preso con noi in quest'Aula e mantenere ferme le risorse per il Sud.
Per tutte le ragioni che ho appena esposto e anche per quelle dette dal mio collega Spagnolli in discussione generale, il voto del Gruppo per le Autonomie non può essere favorevole. (Applausi).
CALENDA (Az-IV-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CALENDA (Az-IV-RE). Signor Presidente, direi che siamo un po' all'eterno ritorno dell'uguale e le cose che tornano sempre in Italia sono due.
La prima è che il Governo che arriva dopo disfa quello che ha fatto il Governo che c'era prima, anche se alcuni partiti del Governo che arriva dopo erano anche nel Governo che c'era prima.
La seconda è che, quando si passa dalla chiacchiera all'esecuzione e all'implementazione, l'Italia si scontra con il più grande problema, anzi, forse con l'unico determinante, cioè con il fatto di non saper mai gestire, implementare, amministrare e spendere. Non è il problema di una maggioranza, come dimostra l'andamento dei fondi europei nel tempo. È ormai un problema di sistema Paese, forse perché sono trent'anni che stiamo a urlarci addosso «fascisti» e «comunisti», senza mai concludere niente, da un punto di vista pragmatico.
Qui ho sentito anche un po' di cose surreali, come ad esempio che il PNRR di Mario Draghi era un'accozzaglia utopica. Mi permetto di suggerire un certo grado di attenzione, dato che Draghi nei primi sei mesi del 2022 ha speso esattamente dieci volte quello che avete speso voi nei primi sei mesi del 2023. (Applausi).
Possiamo fare finta che ci siano altre ragioni, ma resta il fatto che il Governo Meloni ha fatto un'assunzione di responsabilità dicendo che il PNRR così com'è non va e che la governance così com'è non va, pertanto vuole cambiarli: da questo momento, come diceva la collega Musolino, ve ne assumete la piena responsabilità, ma avete messo tutto sul piatto; non avete messo sul piatto la credibilità della vostra maggioranza, avete messo sul piatto la credibilità dell'Italia intera.
Aggiungo due cose. Lei ci chiede, Ministro, di dimostrare che i fondi del 2019 sul dissesto idrogeologico possono essere spesi con il PNRR. No, Ministro, non funziona così. Quei fondi e quei piani sono stati approvati: deve dimostrare lei che non si possono spendere, non siamo noi a dover dimostrare che si possono spendere. Riguardo alla salute lei dice che le case di comunità - sulle quali anch'io nutro qualche dubbio - rischiano di rimanere vuote. Sa in quale caso non sarebbero rimaste vuote di sicuro? Se aveste preso 28 miliardi di MES e aveste loro assegnato medici e infermieri. (Applausi).
Direi di lasciar perdere questa parte un po' politica e di andare sugli aspetti positivi e negativi. Proverò a dirglieli, come facciamo noi, in totale trasparenza. Trovo positivo che vi piaccia il PNRR, perché prima non vi piaceva e quindi è un fatto importante. Trovo positivo che si arrivi a conoscere un piano di modifiche, perché avete chiesto le modifiche in campagna elettorale ed è passato quasi un anno e oggi finalmente le conosciamo. Trovo positivo il pagamento della terza rata e della quarta rata, che vuol dire che lei ha fatto un buon lavoro su questo, Ministro, e io ho piacere di riconoscerlo, perché non remo mai contro il Paese e contro il Governo che rappresenta non una parte degli italiani, ma anche il sottoscritto. Trovo molto positivo che il Governo abbia finalmente chiuso il REPowerEU, mettendoci quello che avevamo chiesto, cioè 4 miliardi di transizione 5.0 come crediti di imposta per far fare investimenti alle imprese su energia e ambiente.
Il resto però poi è un po' deludente, non solo per le ragioni che le ho detto prima, ma anche perché il PNRR si compone di 155.000 bandi, di cui 133.000 bandi sotto il milione di euro. Ci sta assolutamente che lei dica oggi che una parte di quei progetti non può andare a buon fine, ma manca la parte costruttiva: e quindi cosa facciamo? Qual è la vostra idea di scuola? Qual è la vostra idea di sanità?
Per esempio, proprio perché vogliamo essere costruttivi, le abbiamo proposto di indirizzare sul rifinanziamento per intero di industria 4.0 tutto il pacchetto dalla formazione super e iperammortamento, con i soldi del PNRR. Ma sa perché? In primo luogo perché, se non siamo in grado di spenderli, facciamoli investire alle imprese che hanno in questo momento margini molto elevati di profitto e possono investire; in secondo luogo, perché in questo momento abbiamo un ciclo economico che va in giù e gli investimenti li possono sostenere; in terzo luogo, perché in America c'è una cosa che si chiama Inflation reduction act, che finirà per spendere 1,3 trilioni per le imprese con crediti d'imposta.
Questo perché la normativa sugli aiuti di Stato consente oggi agli altri Paesi che hanno più capacità fiscale di investire, dunque facciamolo. Ve lo abbiamo proposto e stimato, vi abbiamo dato i numeri, vi abbiamo detto tutto quello che si può fare; cerchiamo di metterceli, questi soldi, altrimenti continuiamo a dire che Draghi era inaffidabile, che quell'altro era cattivo e che mio zio era pure peggio, però poi che facciamo, dove sono le idee?
Su questo punto mi faccia dire qualcos'altro rispetto al dibattito surreale che facciamo in Italia sul clima. La prossima settimana, per esempio, arriverà un'ondata di freddo, ergo potete già immaginare che i giornali dedicheranno 28 pagine al fatto che fa freddo e non fa caldo; voi però avete deciso che è vero che c'è il cambiamento climatico, almeno così formalmente l'avete deciso.
Siete in disaccordo sulle politiche europee, anche io in parte penso che Timmermans sia stato un disastro umano, ma poi c'è un punto: tutti i Paesi seri hanno approvato una legge sul clima, cioè sui danni irreversibili del clima, perché se noi smettessimo oggi di fare emissioni nell'atmosfera ci vorrebbero dai centocinquanta ai duecento anni per togliere l'anidride carbonica, quindi ci sono danni che rimarranno. Possiamo per esempio provare a trovare una convergenza almeno su questo, cioè sul fatto che occorra una legge che può essere finanziata dal PNRR, che metta dentro tutti gli interventi che vanno fatti non solo per il dissesto idrogeologico in condizioni normali, ma per quello che si verifica in condizioni estreme? Basta infatti una piccola modifica di un grado e mezzo per moltiplicare gli eventi estremi. Possiamo farlo ricostruendo la struttura di missione che avevamo previsto e istituito con il Piano casa Italia? Possiamo farlo anche cambiando il contenuto e mettendoci nuove previsioni.
Tutta questa è la parte costruttiva che noi cerchiamo sempre di dare, signor Ministro. Per questo ci asterremo, perché non vogliamo chiudere le porte a una discussione, però le dico un punto: questa volta, ci asteniamo anche per il lavoro che lei ha fatto sulla terza e quarta rata, ma da adesso in poi la fuffa è finita e lei ci deve dire come vuole spendere i soldi ed è responsabile se questi soldi non vengono spesi. (Applausi).
CENTINAIO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CENTINAIO (LSP-PSd'Az). Signora Presidente, vorrei ringraziare il ministro Fitto per la sua esaustiva relazione e possiamo certamente confermare che le intenzioni del Governo vanno esattamente nella direzione che la Lega ha sempre auspicato: non possiamo sprecare nemmeno un centesimo dei soldi che abbiamo chiesto all'Europa e che in parte dovremo ripagare. (Applausi).
Il via libera della Commissione europea al pagamento della terza rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza e l'approvazione delle modifiche di alcune scadenze della quarta smentiscono le voci di chi avrebbe preferito un fallimento di questo Governo sui tavoli europei, anche se a pagarne le spese sarebbero stati gli italiani. Possiamo anche non condividere alcuni metodi degli uffici della Commissione; possiamo non essere d'accordo su alcune iniziative, ma c'è un dovere istituzionale di confronto e di ricerca di un'intesa al quale nessuno vuole venire meno, a Roma come a Bruxelles. La Commissione europea ha riconosciuto gli sforzi e i risultati ottenuti dall'Italia e questo patrimonio di reputazione sarà utile anche per le mediazioni che verranno.
Il lavoro svolto in questi mesi conferma l'intenzione di utilizzare al meglio le opportunità offerte dal PNRR e insieme, Governo e Parlamento, Parlamento e Governo, abbiamo anche continuato ad accompagnare gli investimenti del piano con le riforme necessarie ad accelerare la realizzazione delle opere e a modernizzare il Paese: penso al codice degli appalti, ma anche alla riforma della giustizia, agli interventi sulla pubblica amministrazione e alla delega fiscale che ci apprestiamo a esaminare nei prossimi giorni. Il PNRR è un grande acceleratore, da questo punto di vista. Vogliamo rendere l'Italia un Paese con meno burocrazia, con una pubblica amministrazione più efficiente e con una giustizia rapida e certa (speriamo, almeno questo). Sono impegni che abbiamo preso con l'Europa, ma che prima di tutto abbiamo preso con i nostri elettori e noi gli impegni vogliamo mantenerli. (Applausi).
Il Governo si è assunto anche l'onere di riorganizzare e gestire il Piano nazionale di ripresa e resilienza e di individuare i problemi che ne avrebbero potuto ostacolare la completa realizzazione.
Lo stesso lavoro è stato fatto per i fondi nazionali ed europei delle politiche di coesione, che ancora oggi troppo spesso non vengono spesi o, peggio, in molte parti d'Italia sono sprecati in opere e attività che non servono allo sviluppo e a migliorare la vita dei cittadini. Si è trattato di una grande responsabilità e di un notevole impegno, per il quale vogliamo ringraziare il Ministro.
Ora però, Ministro, c'è bisogno di un ulteriore sforzo per rendere disponibili al più presto alle Regioni e ai Comuni tutte le risorse previste per realizzare un programma complessivo di sviluppo e di modernizzazione del Paese. Tenendo fermi i principi alla base del PNRR, che erano stati concordati con la Commissione europea, il Governo aveva il dovere di aggiornarne i contenuti, per adattarli alle diverse condizioni in cui ci troviamo oggi: la guerra in Ucraina, l'aumento dei costi delle materie prime e i primi riscontri sull'attuazione di alcune misure, a partire da quelle in essere. Da qui nasce l'esigenza di modificare il Piano, non certo da una volontà ingiustificata del Governo o di questa maggioranza: prima della volontà c'era la necessità di modificare il Piano e questo è stato fatto (Applausi), anche perché, durante le trasmissioni televisive, sento anche i colleghi della minoranza dire che il Piano doveva essere modificato, quindi non si possono sentire delle cose nelle trasmissioni televisive e altre cose in Aula.
Per questo garantiamo al Governo il sostegno della Lega nella trattativa che si aprirà nei prossimi mesi a Bruxelles e ci auguriamo che si possa arrivare a un'approvazione rapida e senza quei preconcetti che a volte abbiamo dovuto superare tra gli uffici della Commissione europea. Ce lo auguriamo per il nostro Paese, con la P maiuscola, perché è l'Italia che ha bisogno di queste opere, non il Governo o la maggioranza; è l'Italia, e l'Italia, signor Presidente, è fatta di tante esigenze e tante potenzialità, a volte anche molto diverse tra loro. Il PNRR deve puntare a soddisfare queste esigenze e valorizzare queste potenzialità e per farlo è fondamentale il ruolo di chi conosce più di tutti il nostro territorio, in particolar modo i nostri enti locali.
Per questo, mentre ringraziamo il Ministro per essere qui oggi a confrontarsi con il Senato dopo essere stato alla Camera, l'invito che gli facciamo è quello di coinvolgere maggiormente e al meglio i rappresentanti delle istituzioni territoriali, perché in molti casi sono loro a dover mettere a terra le opere contenute nel PNRR e in buona parte lo stanno già facendo. Sono loro che ci mettono la faccia davanti ai cittadini. Sono questi stessi enti locali, a cominciare dai Comuni, che hanno chiesto garanzie sulla rimodulazione delle riforme che erano state assegnate e devono avere risposte puntuali in tempi brevi per garantire che i cantieri già aperti possano andare avanti e quelli programmati possano partire. Si badi bene, non stiamo discutendo di richieste astratte. Abbiamo visto nei mesi e anche nei giorni scorsi quanto il paesaggio italiano sia fragile e quanto ci sia bisogno di investire in manutenzione, in opere di protezione del territorio, come abbiamo visto prima con il ministro Musumeci, ma anche nella modernizzazione delle infrastrutture, nella vera transizione energetica e in quella digitale. Se i vincoli inizialmente posti dal PNRR non sono adatti alla realizzazione di queste opere, individuiamo il prima possibile le fonti di finanziamento alternative, perché stiamo parlando di interventi che non possono aspettare e per i quali i sindaci e i Presidenti di Regione hanno l'urgenza di dare risposte ai loro cittadini. Utilizziamo al meglio, quindi, tutte le risorse a disposizione, tenendo presente che a volte queste prevedono ripartizioni territoriali diverse da quelle immaginate dal PNRR, quindi, laddove i fondi per la coesione non riuscissero a coprire del tutto le esigenze di alcune Regioni, queste non potranno e non dovranno certamente essere sacrificate, ma bisognerà trovare altre fonti di finanziamento.
Vogliamo essere chiari anche su una cosa e sappiamo che il Governo condivide questa considerazione: spostare le opere dal PNRR ad altri piani di intervento non vuol dire rimandarle all'oblio. Questo per noi è fondamentale, Ministro. Nessuno vuole sfuggire al bisogno di modernità del Paese; evitare la tagliola delle scadenze che l'Europa impone non significa che quelle opere non si faranno mai o che possiamo prendercela comoda e di questo devono essere consapevoli tutti, gli organi statali, gli enti territoriali e le imprese.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di uno sforzo collettivo e di remare tutti nella stessa direzione, senza inutili polemiche.
Sappiamo che se qualcuno in qualche ufficio si mette di traverso, se i ricorsi bloccano per mesi i lavori, se chi ha l'opportunità e le risorse da investire non lo fa o lo fa in ritardo, a pagarne le spese sarà l'intero sistema Paese, e non possiamo permettercelo. Siamo stati tra i primi a dire che sarebbe stato giusto destinare alle imprese le risorse del PNRR che non si sarebbe riusciti a spendere, quindi siamo soddisfatti della scelta fatta dal Governo in questa direzione. Le nostre piccole e medie imprese hanno bisogno di investire nell'innovazione e nell'efficientamento energetico e molte di loro lo stanno già facendo o sono pronte a farlo.
In particolare, signor Ministro, voglio sottolineare positivamente le risorse aggiuntive destinate al comparto agricolo per finanziare i contratti di filiera, migliorare l'efficientamento energetico e favorire la produzione di biocarburante da fonti agricole. Si tratta di una scelta coerente con quanto l'Italia sostiene in Europa e a proposito della necessità di introdurre anche il biofuel tra le fonti energetiche previste nella cosiddetta direttiva sulle auto green.
In conclusione, abbiamo di fronte a noi un'opportunità che l'Italia non ha mai avuto prima d'ora. Mettendo insieme in un grande progetto comune il PNRR, il REPowerEU, i fondi per la coesione e gli investimenti nazionali, potremmo guidare la vera transizione ecologica e digitale, garantire crescita e lavoro, migliorare i servizi e le opportunità per le famiglie e valorizzare le potenzialità dei territori. Per riuscirci, tutti gli ingranaggi della macchina devono funzionare al meglio e a questo servono le riforme. Signor Ministro, non abbiamo possibilità di sbagliare. I cittadini ci giudicheranno sulla base dei risultati che riusciremo ad ottenere e anche la credibilità internazionale del nostro Paese uscirà ulteriormente rafforzata dal successo di questo Piano. Possiamo dimostrare a tutti, all'Europa e al mondo, che l'Italia è orgogliosamente all'altezza anche delle sfide più difficili e che questo Governo saprà guidare il Paese verso un traguardo mai raggiunto prima.
Buon lavoro a tutti. (Applausi).
OCCHIUTO (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
OCCHIUTO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, colleghi, signor ministro Fitto, avendo ascoltato il suo intervento e avendo letto anche la relazione con le proposte di revisione del Piano, noi non possiamo che apprezzare, come già qualcun altro ha ribadito, l'approccio assolutamente pragmatico che lei ha dato al tema.
Lo so, vedere alcune rimodulazioni può creare a prima vista un certo disagio, perché le misure stornate sono importantissime per il nostro Paese e perché gli enti locali forse sono la struttura principale in un ordinamento istituzionale, però lei, allo stesso tempo, ha chiarito che non ci sarà nessun definanziamento e che, anzi, si metteranno in sicurezza quegli investimenti. Sono tutte opere assolutamente prioritarie e positive in chiave ambientale per il nostro Paese (quelle sul dissesto idrogeologico, quelle che riguardano i Comuni per la rigenerazione urbana e per la resilienza e quelle sui piani urbani integrati e sull'efficientamento energetico). Per alcune di esse sono già in corso dei lavori con impegni giuridicamente vincolanti; quindi, come lei, signor Ministro, ha sottolineato, sicuramente saranno completate grazie alle risorse del Fondo di sviluppo e coesione e ai fondi complementari del Piano.
La revisione del Piano quindi non è certamente un vuoto e retorico esercizio di stile voluto dal Governo, come qualcuno ha detto, ma semmai dimostra questo impegno diuturno e quotidiano, direi incessante. Ricordo i quarantasette incontri anche con la Commissione e le relazioni in Parlamento: è tutto finalizzato a rispettare i target sostanziali e temporali previsti dal PNRR. Ci sono correzioni tecniche e formali, modifiche necessarie, provocate dall'aumento dei prezzi, soprattutto delle materie prime nel settore delle costruzioni, e opere da sostituire, perché calate da altri finanziamenti e da altri piani all'interno del PNRR e non coerenti, quindi, con i criteri di rendicontazione, il principio del do no significant harm (DNSH) e con alcuni altri parametri previsti dal PNRR. Ci sono problemi con i definanziamenti che ci sarebbero per queste opere, se si portassero avanti questi progetti, e anche la scadenza temporale, come lei ha più volte ripetuto, non è rispettata per ritardi nelle procedure di aggiudicazione di queste opere da parte dei Comuni.
Presidenza del vice presidente CENTINAIO (ore 20,20)
(Segue OCCHIUTO). Quindi, due obiettivi centrati: uno è portare a casa questi investimenti, che sono assolutamente necessari per il nostro Paese; l'altro è finanziare e rafforzare, con i finanziamenti, il REPowerEU. Mentre non è stata una scelta quella del nostro Piano nazionale, perché c'erano i tre parametri da lei indicati, è stato invece da noi voluto il fatto di inserire più risorse a debito e, quindi, oggi non più utilizzabili per il finanziamento del REPowerEU, che in questo caso viene rafforzato.
Quindi, sono tutti finanziamenti, quelli che salviamo grazie a questo spostamento di risorse e al rafforzamento anche del REPowerEU. Altrimenti, avremmo avuto a disposizione solo poco più di due miliardi di euro, e oggi, invece, ne abbiamo 19. E sono tutte opere importanti per il nostro Paese, perché rafforzano anche la nostra etica ambientale.
Noi siamo non parassiti, ma ospiti sul nostro pianeta. Il parassita prende tutto e non dà nulla. L'ospite dà tutto e non prende nulla. E il primo dovere di un'etica del futuro è immaginare gli effetti a lungo termine delle nostre scelte e lasciarsi influenzare anche delle ipotesi più negative. La paura, per esempio, e la preoccupazione possono ispirare alcune scelte delle quali si discute in campo ambientale. Il nostro ministro Pichetto Fratin, per la sua sensibilità e per la preoccupazione che ha dimostrato anche davanti a una ragazza che aveva paura, ha tenuto un comportamento assolutamente irreprensibile, che ho molto ammirato.
Dall'altro lato, abbiamo gli enti locali, che sono penalizzati nel nostro Paese da un eccessiva burocrazia, che rende quasi impossibile rispettare le scadenze temporali. Lo ha detto anche lei: già con i fondi di coesione e sviluppo e con tutti gli altri finanziamenti che non possono essere utilizzati siamo al 34 per cento, addirittura, degli importi utilizzati. Ed i termini imposti dal PNRR forse sono quasi troppo eccezionali, in una Nazione che, fino a pochissimo tempo fa, aveva una pubblica amministrazione ingessata, goffa ed elefantiaca.
Forse non tutti lo ricordano, ma per il primissimo slancio di modernizzazione di questo Paese c'è voluta una tragedia immane, che ancora agita le nostre coscienze, quella del ponte Morandi. Per la sua ricostruzione sono state adottate le prime deroghe al codice degli appalti, introdotte alcune semplificazioni, rivisti i classici schemi di responsabilità erariale.
Grazie all'attuale Governo e al ministro Zangrillo sono state introdotte recenti riforme che mirano a una pubblica amministrazione più moderna dal lato delle risorse umane. Quindi è arrivata, signor Ministro, la proposta di rimodulazione grazie ad una visione di insieme che è resa possibile dalla sua governance. Ho sentito parlare della governance e del tempo che si è perduto. Ma proprio grazie a quello che oggi lei ha costruito, mettendo sullo stesso tavolo chi si occupa di PNRR e chi si occupa anche degli altri fondi (dai fondi di sviluppo e coesione al fondo complementare), è possibile ed è stato possibile non perdere risorse assegnate ai Comuni e realizzare complessivamente i programmi di investimento e le riforme che sono più che mai necessarie per il nostro Paese.
La cabina di regia di cui lei ha parlato è stata costituita proprio per volere di questo Governo. Essa è in grado di monitorare gli atti e i fatti conseguenti, seguendo il metodo antico della concertazione. Si parla con tutti gli attori in campo, con le Regioni, con le Province, con i Comuni, con i sindacati, con le associazioni datoriali e con le associazioni di categoria; un continuo confronto anche con il Parlamento.
Dopo i necessari approfondimenti, ora ci troviamo alla proposta di spostare queste risorse su alcune misure meno problematiche, realizzando al contempo anche le altre opere, con gli altri finanziamenti, a favore del nuovo piano che è il REPowerEU, che è stato proposto dall'Unione.
È un programma per noi importantissimo e strategico, perché ci consentirà di dare seguito all'idea di trasformare il Paese in una piattaforma energetica, un hub energetico del Mediterraneo. È un programma sul quale avevamo a disposizione solo 2,7 miliardi mentre oggi, grazie alla rimodulazione, ne abbiamo più di 19.
Con queste risorse si interviene concretamente con investimenti sulla rete di energia. È inutile che i privati facciano investimenti sugli impianti produttivi di fotovoltaico, di impianti solari, quando non hanno a disposizione la rete per gli allacciamenti.
Si interviene sulla transizione verde, sull'efficientamento energetico, ma anche sulle filiere industriali di cui parlava prima il senatore Calenda, che sono ritenute strategiche. Accanto a questo ci sono le riforme del settore, per rendere meno conveniente l'utilizzo dei fossili e incentivare l'utilizzo del biometano e delle fonti rinnovabili. Si punta anche ad un testo unico - questo è qualcosa di straordinario - sulla legislazione delle fonti rinnovabili: questo sarà un compito anche del Parlamento.
Ci aspetta un volano nella nostra economia per la creazione di posti di lavoro: l'ultima manovra di bilancio valeva 35 miliardi, di cui 21 utilizzati per affrontare il caro bollette. Adesso, con questo programma, avremo degli interventi strutturali che potranno recuperare il gap che il nostro Paese avrà. Questa iniezione di fondi, inoltre, darà un impulso consistente anche alla nostra economia, già da ora, già a partire dalla terza rata e poi dalla quarta; aprirà nuovi cantieri e ciò significa anche muovere settori indotti: quindi, non solo diversificazione delle fonti, ma anche efficienza energetica delle reti e aumento della produzione delle fonti rinnovabili.
Poi c'è il caso del 110 per cento: abbiamo visto che così com'era non ha funzionato ed ha alimentato milioni di frodi. Oggi avremo a disposizione un meccanismo con detrazioni fiscali più limitate, ma destinate a redditi bassi e ai giovani, come lei ha sottolineato. Altri 3,6 miliardi sono per il patrimonio immobiliare pubblico e privato. Sono tanti gli interventi. Sul caso degli asili nido non mi trattengo, perché è stato più volte sottolineato.
Ecco perché a noi queste modifiche sembrano giuste, ma anche tempestive e centrate. Chiediamo un impegno da parte del Governo a destinare maggiori risorse ai Comuni e agli enti locali rispetto a quelle che erano già complessivamente previste, da spendere anche nei prossimi anni. Alla fine il problema è quello della spesa e della messa a terra di questi interventi, per la rigenerazione urbana, per la prevenzione del dissesto idrogeologico e tutto il resto.
È necessario infine che ci sia un impegno fortissimo e rinnovato per il Mezzogiorno. Noi abbiamo il PNRR grazie purtroppo al fatto che abbiamo il deficit strutturale nel Mezzogiorno e le risorse che lei ha indicato nel Fondo di coesione e sviluppo per l'80 per cento devono essere destinate lì. Lei ha citato anche dei casi in cui nel passato sono state sottratte. Allora ci vuole un progetto mirato che ponga rimedio a ritardi di anni in tema di investimenti. L'idea di una ZES unica, una zona economica speciale unica, può essere di accompagnamento importante rispetto alla possibilità di accedere concretamente a questi investimenti e a realizzarli, perché con gli sgravi fiscali e le semplificazioni nel Sud potrebbero partire, questa volta concretamente, gli investimenti.
Quindi, stringiamoci tutti intorno a questa occasione unica di crescita del nostro Paese. Restiamo dalla stessa parte, come giustamente richiesto anche dal presidente Mattarella. È difficile forse per le parti politiche; ho sentito molti proclami, mentre dalla parte del Governo e del Ministro delle osservazioni nel merito molto precise. Noi vogliamo sostenere il Governo e per questi motivi Forza Italia valuta positivamente la comunicazione del ministro Fitto e le proposte di revisione del Piano italiano presentate dal Governo Meloni. (Applausi).
PATUANELLI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, membri del Governo, signor Ministro, colleghi, stavo iniziando dicendo che era bellissima l'immagine che arrivava dai banchi del Governo, anche se ora vedo il ministro Calderoli andar via. Sembra un quadro di Escher, di quelli impossibili: da un lato il centralismo sovranista, dall'altro l'autonomia secessionista. (Applausi); quindi l'impossibile che sta vicino.
Signor Presidente, mi associo alle parole di vicinanza e solidarietà che in quest'Aula sono state espresse più volte, nelle dichiarazioni rispetto ai Gruppi Civici d'Italia-Noi moderati-MAIE, Forza Italia e Lega, per le parole stranamente sopra le righe di un senatore molto mite che apprezzo molto, il senatore Matera, quando ha detto che il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un'accozzaglia ereditata dai nostri predecessori: ecco, quindi anche da voi. Non posso che rinnovare un moto solidaristico verso chi ha scritto il Piano e oggi una parte della maggioranza dice che è un'accozzaglia di progetti vuoti.
Così come, rivolgendomi al ministro Fitto, che ha anche dispensato consigli alle opposizioni - ma su questo tornerò - dico: sia più ottimista rispetto alla capacità del Governo e della maggioranza di semplificare il Paese e di migliorarlo. Dire oggi che, certamente, blocchi interi di misure e di progetti del PNRR non si riusciranno a fare - ma qui tornerò, perché lei ha chiesto delle risposte e sarò molto puntuale nel dargliele - esprime anche un po' di sfiducia verso questa maggioranza e questo Governo. Forse da parte vostra non lo meritano, anche se da parte nostra certamente sì.
Signor Ministro, lei ha detto molte cose condivisibili, omettendo però alcuni elementi, nelle risposte date questa mattina alla Camera dei deputati, oggi qui e anche altre volte in quest'Aula. Do atto della sua presenza costante: anche oggi, nemmeno per una pausa di qualche minuto si è allontanato dall'Aula, né questa mattina, né questo pomeriggio; quindi cercheremo di liberarla presto, anche per questioni organiche. Quando però, ad esempio, rivendichiamo con forza uno di quelli che ritengo sia tra i più grandi successi del Governo di centrosinistra, cioè del Conte II della scorsa legislatura, ossia l'aver ottenuto i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ciò non può essere derubricato a un fatto tecnico rispetto ai parametri. Lei ha ragione: i parametri erano quelli e, quindi, le cifre che abbiamo potuto ottenere, in parte a fondo perduto e in parte a prestito, sono legate a quei parametri che lei ha citato. Ricordo però molto bene a chi oggi dice di essere patriota e di aver sempre fatto un'opposizione sana e nell'interesse del Paese, di stare contro il Governo italiano (Applausi) quando in Europa cercava di battersi contro la Francia, la Germania, i Paesi del Nord e quelli di Visegrad, che non volevano il debito comune europeo (Applausi). Il successo e la credibilità di quel Presidente del Consiglio e di quella maggioranza stanno non nei parametri di riferimento, ma nel fatto che ha convinto, grazie anche al lavoro fatto con la Spagna e con il Portogallo in particolare, che c'era la necessità di un cambio di paradigma nell'atteggiamento europeo nei confronti della pandemia e di una crisi simmetrica, che andava colpendo tutti i Paesi in modo più o meno profondo. Quella è stata la vittoria e quei parametri sono stati frutto del negoziato, perché c'erano n parametri utilizzabili, ma guarda caso sono stati presi i tre parametri che più hanno favorito il nostro Paese.
Lei ha citato spesso l'esigenza di entrare in profondità e nel merito. Avevamo chiesto che questo momento molto importante, le sue comunicazioni, le dichiarazioni di voto, la discussione generale e le risoluzioni, fossero accompagnati da una procedura più ampia nelle Commissioni - quindi con l'affidamento alla 5a Commissione in sede referente e alle altre Commissioni in sede consultiva - per approfondire ancora di più le modifiche, che in parte, peraltro, possiamo dire di condividere per alcuni aspetti, soprattutto per quanto riguarda la parte di REPowerEU. Non ho capito perché non c'è stata questa possibilità e mi auguro, siccome dalle sue parole traspare l'evidenza che c'è ancora una fase di concertazione con la Commissione rispetto a tali modifiche, che questa possibilità ci venga data o prima del 31 agosto, o prima delle decisioni finali sull'approvazione delle modifiche al Piano.
La questione di metodo non è indifferente, anche per entrare nel dettaglio di alcune cose. Lei ha detto che non c'è un rischio di definanziamento, ma ci sono misure e progetti puntuali che nulla c'entrano con gli obiettivi del Piano. Non siete però entrati in questo dettaglio, perché avete tagliato le misure con l'accetta. Sul tema della rigenerazione urbana, sul tema dei piani urbani, sul tema del dissesto idrogeologico non avete differenziato i progetti che stanno iniziando da quelli che probabilmente non si riusciranno a portare a termine entro il 30 giugno 2026. Qui ho tre contratti sottoscritti da un Comune, il 20 luglio, sulla misura M5C2-2.1, con l'impresa esecutrice, che ha l'obbligo di iniziare i lavori entro quarantacinque giorni dal 20 luglio. Questi, al momento, sono in quel pacchetto che viene stralciato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché fanno parte dei 3 miliardi di euro che sono stralciati integralmente. Lei ci dice che saranno rifinanziati con i fondi FSC, che però ad oggi non sono ancora approvati con delibera del CIPES.
Fra quarantacinque giorni, anzi quarantacinque meno undici, questo Comune cosa deve fare? Va avanti se ha la certezza della delibera CIPES, che però in questo momento non può dare nessuno, e nemmeno lei, Ministro, perché c'è una delibera CIPES che deve essere approvata. Quel Comune si trova nella possibilità di fare un debito fuori bilancio continuando così. Sono queste le perplessità che hanno i sindaci e anche noi. Lei potrà darci tutte le garanzie, ma forse una fase di condivisione preliminare rispetto a questo documento era necessaria con gli enti locali, i Comuni e le amministrazioni locali. (Applausi). Perplessità sono state espresse pure dal Centro studi del Senato che, nonostante in poco tempo abbia fatto un dossier molto preciso, dice che non c'è certezza rispetto a quelle fonti di finanziamento.
Veniamo ad alcuni aspetti sul REPowerEU. Intanto io non posso che ringraziare il Governo che anche nella relazione dice con forza che il superbonus non è stata la più grande truffa della storia del Paese. (Applausi). Peraltro, questa maggioranza sostiene che il reddito di cittadinanza e il superbonus siano state le più grandi truffe del Paese; mettetevi d'accordo perché una può essere la più grande, l'altra, casomai, sarà la seconda. Vengono finanziati interventi di efficientamento energetico sul modello del superbonus, e ciò è positivo. Sono altresì molto felice che anche il senatore Calenda dia atto che il piano Industria 4.0 che funzionava aveva però il limite sugli ammortamenti e che, grazie al piano Transizione 4.0, che è passato ai crediti di imposta, si è consentito al mondo industriale di investire in modo profondo in innovazione, nuove tecnologie e tecnologie green.
Signor Ministro, il superbonus e la Transizione 4.0 non li abbiamo distrutti noi, ma li avete demoliti voi nella legge di bilancio. (Applausi). Ora li ripresentate. Cambiare idea è sempre sinonimo di intelligenza.
C'è una questione però sul REPowerEU che mi lascia leggermente perplesso. Si tratta di tutti interventi utili. Pensiamo ad esempio alla smart grid. Ho sentito parlare però di esigenza del nostro Paese di addivenire a una indipendenza energetica. Io vedo un progetto per trasformare questo Paese in un hub energetico che è una cosa ben diversa, perché significa che il nostro Paese diventa il punto di collegamento tra dove si produce energia (probabilmente Nord Africa) e dove si consuma (cioè al Nord e verso gli altri Paesi). Credo però che, oltre che sull'efficientamento energetico, bisogna insistere maggiormente sulla nostra produzione di energia da fonti rinnovabili e non soltanto pensare di farlo nei Paesi Nord africani con il progetto sull'idrogeno, che conosciamo molto bene e va sviluppato. La parte che consente al nostro Paese di produrre energia da fonte rinnovabile è troppo debole nel REPowerEU e in questo senso va anche la nostra risoluzione.
Non ho una conclusione a questo intervento in dichiarazione di voto. Noi non voteremo ovviamente la risoluzione di maggioranza per diversi motivi. Credo però che oggi il Piano che voi criticate tanto, ma che modificate per il 6,76 per cento complessivo, diventa il vostro Piano. Noi non facciamo il tifo perché fallisca. Noi facciamo il tifo veramente per il nostro Paese e facciamo il tifo perché queste misure, che sono in gran parte figlie del nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza, arrivino fino in fondo e migliorino l'Italia. (Applausi).
ALFIERI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERI (PD-IDP). Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole del Partito Democratico alle risoluzioni delle opposizioni e contrarietà alla risoluzione della maggioranza di centrodestra.
Il nostro è un voto politico per la contrarietà alla gestione che avete messo in campo da quando avete vinto le elezioni ad oggi ed è una critica nel metodo e nel merito.
Lo è nel merito perché i primi mesi vi siete concentrati solo e unicamente su chi dovesse gestire i progetti, ossessionati da chi dovesse avere il controllo delle risorse - come abbiamo visto anche sulla gestione dei fondi dell'Emilia-Romagna - perdendo intanto l'attenzione all'attuazione dei progetti del PNRR e parecchi mesi.
Oggi noi non dovremmo essere qui a discutere di quello che non ha funzionato nella terza rata, in quegli obiettivi che dovevano essere chiusi entro dicembre 2022, e neanche degli obiettivi che dovevano essere chiusi entro giugno e che non avete ancora chiuso.
Noi oggi dovremmo essere qui a discutere degli obiettivi della quinta rata del secondo semestre del 2023, 18 miliardi. (Applausi).
Vi siete però dimenticati della governance nell'articolo più importante, il 9-bis del decreto-legge n. 152 del 2021, che dice che tutte le riforme e le proposte di modifica, ai sensi dell'articolo 21 del Regolamento (UE) 2021/241, devono essere tempestivamente mandate alle Camere in modo tale che si possa utilmente discutere, approfondire e dare degli indirizzi chiari a questo Governo. Ebbene, lei pensa che siano adeguati tre giorni a cavallo di luglio e agosto per discutere delle proposte e delle modifiche che incidono così pesantemente sul futuro del PNRR? (Applausi).
Stando ai dati, lei ci ha elencato, nella proposta di modifica, ben 13 incontri della cabina di regia, una decina di incontri del gruppo tecnico del REPowerEU, un numero enorme di riunioni preparatorie agli incontri culminati nella visita della Commissione europea a giugno, in cui dice di aver fatto 35 riunioni tecniche: perché non ha trovato il tempo di venire una volta in Parlamento a raccontarci nel dettaglio i progetti, a vedere le schede dei progetti singolarmente? (Applausi). È questo il rispetto per il Parlamento? Mi sembra che non stiano meglio le Regioni e i Comuni (citofonare a Fedriga e a Decaro). Lo dico perché è stato fatto un taglio netto - lo chiamo taglio perché, se si propone di definanziare e non si indica chiaramente quali sono le coperture alternative, a casa nostra si chiamano tagli (Applausi) - di 13 miliardi ai Comuni, non stiamo parlando di qualche milione. Posso anche capire il ragionamento che ha fatto, perché non diciamo che tutto va bene. Sappiamo che è un'opera complessa, che è un Piano maledettamente complicato e non la invidiamo per il lavoro che sta facendo, siamo persone responsabili, ci siamo passati prima di lei con il lavoro che abbiamo fatto, magari coinvolgendo un po' di più il Parlamento. Tuttavia, a fronte di queste modifiche dei progetti più piccoli, dove ci sono problemi anche di rendicontazione, ci sono anche tanti progetti, come i piani urbani integrati delle grandi città, ma anche i progetti di rigenerazione urbana, per i quali i Comuni hanno già aggiudicato i lavori e sono stati firmati i contratti, è stata fatta la revisione dei prezzi, per cui sono pronti ad aprire i cantieri. A queste comunità cosa diciamo? (Applausi).
Si doveva usare il bisturi, non il bazooka, perché altrimenti si fa macelleria sociale. E lo dico perché in questa narrazione - lei dice che poi troverete i fondi - passa un messaggio negativo. Faccio solo due esempi. Il primo riguarda le Vele di Scampia. Sappiamo come per quella città, e non solo, sia un intervento simbolico: 70 milioni, la riqualificazione di un'area, l'abbattimento delle ultime vele, 500 nuovi alloggi. Un segno di riscatto per quella città. Il secondo è il Parco della rinascita a Bari: 13 milioni, dove prima c'era la fabbrica della morte, la Fibronit, e c'era amianto; un segnale di riscatto delle periferie che metto in connessione, da questo punto di vista, anche con il messaggio cinico che avete mandato con gli SMS per la fine del reddito di cittadinanza. Dovevate mettere in grado i Comuni e le amministrazioni locali di affrontarlo perché, poi quando ci sono queste misure, le persone vanno dai sindaci, perché la disperazione le porta lì, non a Palazzo Chigi. (Applausi).
Da questo punto di vista, la nostra proposta, ministro Fitto, è molto semplice: ripristinate quei progetti degli enti locali; ragionateci con l'ANCI e con le Regioni; tenete fuori solo quei progetti per cui avete l'assoluta certezza che non si arriverà a fine 2026. Mi rifiuto di pensare che progetti già avviati, per cui sono pronti ad aprire i cantieri, non possano essere portati a termine entro il 2026. Ripensateci.
Inoltre, su quelli che spostate, entro il 31 agosto e comunque entro la fine del negoziato con la Commissione, indicate quali sono le fonti alternative, concertandole con Comuni e Regioni. Lei, infatti, ha citato - glielo voglio dire - il caso dei 15 miliardi che, prima con il Governo Conte II e poi con il Governo Draghi, abbiamo inserito nel PNRR, perché li abbiamo concertati in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome; è stato concordato, quello che lei non ha fatto in questo momento, come le ha detto lo stesso Fedriga. Non glielo abbiamo detto noi, ma gliel'ha detto il Presidente leghista della Regione Friuli-Venezia Giulia.
Vorrei quindi fare alcune considerazioni più generali che allungano e aggiornano l'elenco dei nostri dubbi. Più in generale noi percepiamo da parte di molti nella maggioranza (non tutti) una sensazione di fastidio nei confronti del PNRR, perché è stato costruito da noi, dal centrosinistra. Lo dico in riferimento a due casi rispetto ai quali dovete stare attenti anche nella narrazione e nei messaggi che passano: mi auguro che voi possiate trovare il modo di rifinanziare i 300 milioni tagliati sulla valorizzazione dei beni confiscati. È inaccettabile che un signore come don Luigi Ciotti, impegnato tutti i giorni nella lotta alla criminalità organizzata e nella sensibilizzazione alla lotta contro le mafie, venga attaccato da un membro autorevole di questo Governo solo perché osa a dire che ha dei dubbi sulla valorizzazione dei beni confiscati. (Applausi).
Sulla lotta all'evasione fiscale, si dice che si intende modificare l'obiettivo posto di riduzione del tax gap dal 18,5 per cento al 15,8 per cento. Capisco che il vostro è il Governo dei 12 condoni nella legge di bilancio e che domani vi apprestate a caratterizzare la delega fiscale con i concordati preventivi e le sanatorie, ma ci volete dire qual è il nuovo obiettivo? Su quello, infatti, ci giochiamo la credibilità nei confronti dell'Europa, che vuole capire se la lotta all'evasione rimane una priorità di questo Governo. È su questo che ci giochiamo la credibilità. (Applausi).
Presidenza del presidente LA RUSSA(ore 20,45)
(Segue ALFIERI). Concludo il mio intervento con un tema su cui noi abbiamo costruito il PNRR che - come diceva prima il collega Patuanelli - è un patrimonio di tutti. Se vince l'Italia, vinciamo tutti. Se questo Governo porta a casa dei risultati, vinciamo tutti. La nostra preoccupazione riguarda la sua intenzione di togliere 16 miliardi e di mettere 19 miliardi sul piano REPowerEU. Noi non abbiamo ancora visto le schede del progetto, ma lei è così sicuro di essere in grado di portare avanti, entro la fine del 2026, quei 19 miliardi che finanziano interventi importanti, alcuni dei quali nuovi? Noi vogliamo capirlo e lo dico perché ci deve essere un bilanciamento fra la spesa per investimenti pubblici e i bonus: se non c'è equilibrio, rischiamo di mancare uno dei punti fondamentali del PNRR, che noi avevamo pensato sì per uscire dalla crisi pandemica, ma per affrontare i nodi di competitività del nostro Paese, per legare un modello di sviluppo sostenibile alla crescita. Questa è la scommessa che abbiamo fatto e non vogliamo certamente perderla. (Applausi).
SALLEMI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALLEMI (FdI). Signor Presidente, onorevoli senatori, rappresentanti del Governo, omnia cum tempore, ogni cosa a suo tempo. Signor Ministro, gli antichi romani erano maestri di saggezza e affidavano al tempo dei ruoli molto importanti, uno dei quali era quello di smascherare le menzogne e far trionfare la verità. (Applausi). È stato così per il PNRR, è stato così per la terza rata, sarà così per la quarta fino al 2026. Si mettano quindi il cuore in pace una volta per tutte. (Applausi).
In questi mesi, signor Ministro, abbiamo assistito al peggiore circo della iattura da parte di una opposizione che ha preferito tifare contro il pagamento della terza rata, non comprendendo che un fallimento da lei mai manifestato equivaleva a un fallimento per la Nazione.
Come dicevo, ogni cosa a suo tempo. All'indomani del nostro trionfo elettorale, il Governo ha dovuto farsi carico di portare a terra le risorse del PNRR; risorse non cablate sulle esigenze attuali del Paese. Ricordo che il nostro Paese è quello che ha chiesto la quota maggiore di finanziamenti tra tutti i Paesi, quindi una mole non indifferente che va tarata sulle esigenze italiane e sulle attuali congiunture: il post pandemia, la guerra, il rincaro delle materie prime e dei costi dell'energia. Non considerare l'attualità, la situazione internazionale, i cambiamenti dell'economia mondiale è da irresponsabili, è un atto da persone in malafede. (Applausi).
Credo che i colleghi, pur nella differenza di opinioni, non possano essere così in malafede da non riconoscere le tante congiunture che sono intercorse negli ultimi mesi e che hanno portato alla revisione del Piano. Ebbene, al di là dei gufi, mi consenta, Ministro, lasciamoli pure gufare questi colleghi dell'opposizione. Se i risultati sono questi, vuol dire che il Governo è su un'ottima strada, da oggi agli anni a venire. (Applausi).
Siamo riusciti a ottenere il pagamento della terza rata ed è singolare come l'opposizione, offuscata dalla rabbia, non abbia notato come in questi mesi lei, ministro Fitto, sia stato uno dei Ministri più presenti in quest'Aula, trasmettendo sicurezza e serenità sul lavoro del Governo. (Applausi).
Oggi votiamo favorevolmente plaudendo al lavoro immane che è stato svolto in operoso silenzio da parte sua, lontano dalle prime pagine dei giornali, lontano dalla propaganda ma attento ai fatti. Lei, Ministro, sta portando avanti un lavoro encomiabile, riconosciuto anche dalla Commissione europea per consentire il rispetto degli impegni presi e l'attuazione del Piano stesso.
Lo abbiamo già detto e lo ribadisco: nessun taglio al PNRR, ma semplicemente una riorganizzazione dei progetti perché Fratelli d'Italia aveva detto in campagna elettorale che avremmo utilizzato le risorse del PNRR ma senza sprechi. (Applausi). Questo è il concetto primario: senza sprechi.
Le opposizioni quindi la smettano con la propaganda, una propaganda che fa male al Paese. Chiedete a piè sospinto le dimissioni di qualsiasi membro orbiti attorno al Governo. Sventolate bandiere intrise di demagogia. Ci accusate di tutti i mali del mondo, come se governassimo da dieci anni e non da soli dieci mesi. (Applausi).
Vi ricordo una cosa, cari colleghi: molti di voi, se non la maggior parte, hanno governato questa Nazione negli ultimi anni. Molti di voi hanno governato per dieci anni spesso senza legittimazione popolare, ma per inciuci e accordi indicibili che dicevate di non voler mai fare (Applausi) e che invece avete fatto. E questo è un dato politico.
Pertanto, è il momento di parlare con il linguaggio della verità. È il momento di dire le cose come stanno, perché è facile giocare con i travisamenti. Ci sono 191 miliardi di euro del PNRR da spendere entro il 2026. Cosa fa un Governo serio? Cosa fa un Governo che, per dirla come la nostra Costituzione, si comporta come un buon padre di famiglia? Fa i conti con la realtà; individua quali sono le opere che si possono portare a compimento entro il 2026 e quali no. Sapete cosa succede se noi queste opere entro il 2026 non le portiamo a completamento? Dobbiamo restituire i soldi indietro. Bisogna essere quindi chiari e seri.
Quindi questo Governo, che è appunto serio, rappresentato egregiamente dal ministro Fitto, rimodula, si confronta con la Commissione europea, individua le opere più urgenti per il Paese, realizzabili in tempi congrui e per quelle precedentemente inserite appronta la soluzione utilizzando altre fonti di finanziamento. Infatti - e qui il ministro Fitto è stato oltremodo chiaro - i fondi di coesione che hanno scadenze più lunghe, come il 2029, potranno finanziare le altre opere; quindi nessuno stralcio, nessuna cancellazione, ma una rimodulazione dettata dai tempi di realizzazione.
E qui potremmo aprire un capitolo infinito, colleghi, che riguarda tutti. Il tempo di realizzazione in Italia di un'opera pubblica è un capitolo amaro; un capitolo, caro Presidente, su cui è necessario e urgente intervenire perché decisivo in questo caso per l'acquisizione delle risorse del PNRR, ma anche fondamentale per lo sviluppo della Nazione. Le stime più recenti ci dicono che gli investimenti per interventi importanti inferiori ai 100 milioni di euro sono infatti completati mediamente in 2,9 anni, mentre per le opere di importo superiore ai 100 milioni di euro sono necessari oltre quattordici anni. Quattordici anni per un'opera pubblica, e ancora c'è qualcuno che ha governato per dieci anni senza intervenire per invertire questa tendenza che sbraita sui giornali (Applausi) e accusa il ministro Fitto di rimodulare il Piano proprio in base ai tempi.
Ritengo peraltro che la rimodulazione raggiunga obiettivi sinergici tra sostegno ai ceti con redditi bassi e tutela dell'ambiente.
Infatti, un punto lodevole e degno di nota è quello della transizione green e dall'autonomia energetica, con l'innalzamento del REPowerEU che ha una dotazione di 19 miliardi, destinando circa 4 miliardi all'avvio di un ecobonus per le famiglie meno abbienti che in passato sono state escluse dagli interventi di efficientamento energetico delle abitazioni private, con un meccanismo di detrazione che va a sostenere chi davvero ha bisogno e in maniera sostenibile con i conti pubblici.
La rimodulazione accolta dalla Commissione premia l'intendimento del Governo Meloni di puntare sulla crescita e sull'occupazione. Abbiamo messo nel motore propulsione del Paese le aziende piccole e medie, puntando sull'ecologia e sul digitale.
In questi giorni di polemiche strumentali, di polemiche che soffiano sul fuoco gettando benzina sul malessere sociale relative al reddito di cittadinanza, la migliore risposta la diamo con i fatti: non con gli slogan di chi diceva che aveva abolito la povertà, ma con sostegno a chi produce lavoro, con sostegni alle imprese, con aiuti al settore e al green.
Sul fronte delle imprese sono stati destinati al Ministero delle imprese e del made in Italy (MIMIT) oltre 7,8 miliardi di euro, a cui possono aggiungersi 400 milioni destinati al Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (MASAF), in favore delle imprese agroalimentari, e i 2,3 miliardi al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica (MASE) per la realizzazione dei progetti Snam, terna ed Enel per le reti energetiche ed elettriche. Attraverso il piano Transizione 5.0, con una dotazione di 4 miliardi di euro, sarà possibile sostenere le imprese negli investimenti necessari a realizzare progetti e al perseguimento di obiettivi di transizione ecologica e digitale.
Restiamo sempre sul fuoco alimentato da voi, colleghi dell'opposizione, con le polemiche becere sul reddito e sul Sud. Il Sud è al centro dell'agenda di questo Governo, ma negli ultimi dieci anni è stato abbandonato da chi fino a qualche tempo fa governava questa Nazione e, pertanto, non ha visto diminuire gli squilibri storici e atavici che esistono. Questo Governo è ricorso all'istituzione della zona economica speciale (ZES) in tutto il Mezzogiorno, ma anche ad incentivi e crediti di imposta alle imprese che decidono di investire nel Sud. Inoltre, altrettanto positivo è il lavoro sull'energia. Il Sud può e deve essere un grande hub energetico: lo testimoniano i 500 milioni per il cavidotto sottomarino di Terna, il Tyrrhenian link, fra Termini Imerese e la Campania, pari al 39 per cento del costo dell'opera.
Sul fronte agricolo, che - per chi come me cittadino del Sud - è un settore cruciale, c'è un pacchetto di 14,8 miliardi sulla sostenibilità e sul fronte del welfare.
Positivo il rafforzamento della misura sugli asili nido, con 900 milioni di euro per consentire un nuovo bando, visti i rincari delle materie prime, per raggiungere l'obiettivo dell'incremento sostanziale dei posti disponibili, ove, specie al Sud, si è in forte sofferenza.
Complessivamente, l'aumento è pari a 2,5 miliardi di euro dei fondi del PNRR per le filiere agricole approvato dal Governo è fondamentale per il sostegno dell'intero settore agricolo.
Mi accingo alla conclusione, signor Presidente. Ministro Fitto, l'okay alla rimodulazione del PNRR è un risultato straordinario, importante e atteso, ed è stato reso possibile grazie all'intenso lavoro di squadra che lei ha compiuto, da abile regista, con tutti i Ministri coinvolti. Ancora una volta abbiamo smentito i profeti di sventura che da settembre non fanno altro che sperare nel peggio per l'Italia. Questa volta le critiche infondate delle opposizioni vengono demolite dai complimenti arrivati dalla presidente della Commissione europea von der Leyen sui progressi e l'attuazione delle riforme e degli investimenti cruciali inclusi nel PNRR.
Andiamo avanti con serietà, fermezza e passione. Andiamo avanti per l'Italia pensando non al domani e al rapido tornaconto elettorale, ma alle prossime generazioni: questo è, per noi, fare politica. (Applausi).
PRESIDENTE. Avverto che il ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, onorevole Fitto, ha accettato la proposta di risoluzione n. 5 dei senatori Malan, Romeo, Ronzulli e Biancofiore, che pertanto sarà votata per prima ai sensi dell'articolo 105, comma 1, del Regolamento, ed ha espresso invece parere contrario sulle altre proposte di risoluzione, le nn. 1, dei senatori Boccia, Spagnolli ed altri, 2, del senatore Borghi Enrico ed altri, 3, del senatore Patuanelli ed altri, e 4, del senatore De Cristofaro ed altri.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 5, presentata dai senatori Malan, Romeo, Ronzulli e Biancofiore.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).(Applausi).
Essendo stata approvata la proposta di risoluzione n. 5, risultano precluse le proposte di risoluzione nn. 1, 2, 3 e 4.
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 2 agosto 2023
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, mercoledì 2 agosto, alle ore 10, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 21,01).
Allegato A
COMUNICAZIONI DEL MINISTRO PER GLI AFFARI EUROPEI, IL SUD, LE POLITICHE DI COESIONE E IL PNRR SUL PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA
PROPOSTE DI RISOLUZIONE NN. 1, 2, 3, 4 E 5
(6-00040) n. 1 (01 agosto 2023)
Boccia, Spagnolli, Alfieri, Rojc, Manca, Franceschini, Lorenzin, Malpezzi, Misiani, Irto, Nicita, Sensi.
Preclusa
Il Senato,
premesso che:
la piena attuazione del PNRR rappresenta una prova fondamentale per la credibilità e l'affidabilità dell'Italia nel contesto internazionale. La rinuncia, anche parziale, al conseguimento degli obiettivi e delle riforme del PNRR avrebbe ricadute negative per il nostro Paese, a partire dalle trattative in corso nelle sedi istituzionali UE relativamente al nuovo Patto di stabilità, sulle previsioni programmatiche relative al PIL e alle altre variabili macroeconomiche e di finanza pubblica, nonché sui mercati finanziari internazionali per la collocazione dei titoli del debito pubblico;
al nostro Paese sono stati riconosciuti oltre 191 miliardi di euro per l'attuazione del PNRR, di cui 68,9 miliardi in sovvenzioni e 122,6 miliardi in prestiti. La sua attuazione prevede un percorso serrato fino al 30 giugno 2026, con scadenze concordate con la Commissione europea a cui sono legate le 10 rate di erogazione di risorse fondamentali per il raggiungimento di tutti gli obiettivi qualitativi e quantitativi (milestone e target) obbligatori del PNRR, irrinunciabile occasione per dare slancio alla nostra economia;
le prime due relazioni al Parlamento sullo stato di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza hanno certificato il pieno conseguimento di tutti gli obiettivi e le riforme concordate entro i termini previsti, ossia 51 traguardi e obiettivi da conseguire entro il 31 dicembre 2021 e dei 45 per il primo semestre 2022. Conseguentemente sono state erogate le due rate del PNRR, per un ammontare complessivo di 42 miliardi di euro, cui si sommano i 24,9 miliardi di prefinanziamento;
il 30 dicembre 2022 il Governo italiano ha comunicato di aver raggiunto i 55 traguardi obiettivi del PNRR per il secondo semestre 2022 e ha inviato alla Commissione europea la richiesta di pagamento della terza rata del valore di 19 miliardi di euro, su cui sono state avviate le valutazioni da parte della Commissione europea che si sono protratte a fronte di mancate soluzioni ai rilievi formulati;
in pochi mesi la positiva dote, anche reputazionale, lasciata dai precedenti Governi è stata dilapidata, a causa delle incertezze del Governo in carica che, anziché monitorare l'avanzamento dell'attuazione del PNRR da parte delle amministrazioni pubbliche e velocizzare le procedure - anche riconsiderando pochi e limitati obiettivi con il concorso di tutte le forze politiche alla luce del mutato quadro internazionale - ha perso tempo con vaghi annunci circa l'"impossibilità" di raggiungere gli obiettivi entro il 2026,"spostamenti" di opere sulle altre fonti di finanziamento e "smantellamenti", cui non è seguito nessun atto concreto;
avventata è invece stata la scelta di modificare la governance, con il decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, pur di rimarcare la discontinuità politica e amministrativa rispetto al passato: le tempistiche di avvio e l'incerto funzionamento della nuova governance hanno comportato un ulteriore rallentamento operativo, con conseguenti ricadute sull'intero processo di attuazione degli interventi già previsti e da attuare;
la terza relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza, aggiornata al 31 maggio 2023 con informazioni relative ai risultati conseguiti per il secondo semestre del 2022 e agli obiettivi del primo semestre 2023, è stata comunicata alla Presidenza il 7 giugno 2023, ossia meno di un mese prima della scadenza del primo semestre del 2023;
la relazione ha certificato il grave ritardo accumulato dal Governo nell'attuazione del PNRR e l'insufficiente informazione e trasparenza sulla situazione in essere, non contenendo valutazioni dettagliate sullo stato di avanzamento degli interventi e sull'entità e sulle cause dei ritardi per ciascuna misura, riportando un quadro generale di informazioni ampiamente superate e risultando lacunosa sotto molti aspetti; la trasmissione della relazione non ha dunque rappresentato l'auspicato miglioramento sotto il profilo del coinvolgimento del Parlamento e della qualità delle informazioni a sua disposizione, e tale grave situazione si è protratta fino ad oggi;
il 30 giugno 2023 è inoltre scaduto il quarto semestre di attuazione del PNRR, senza il pieno conseguimento dei 27 traguardi e obiettivi previsti ai fini dell'erogazione della quarta rata da cui dipende l'assegnazione al nostro Paese di ulteriori 16 miliardi; dopo la scadenza di tale termine, l'11 luglio 2023, è stata avanzata alla Commissione europea la richiesta di modificare 10 di questi 27 interventi da realizzarsi nel primo semestre 2023, peraltro non del tutto coincidenti con quelli critici indicati nella terza relazione;
successivamente, e nel silenzio sul punto del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, audito il 19 luglio in Parlamento nell'ambito dell'esame della relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), il 20 luglio 2023 è stata formalizzata anche una proposta di modifica in materia di alloggi per studenti, la cui mancata realizzazione ha bloccato finora l'erogazione della terza rata; la modifica comporta la riduzione di circa 500 milioni dell'importo previsto per la terza rata e lo slittamento dell'obiettivo alla quarta rata, portando a 28 (in luogo di 27) il numero dei traguardi e obiettivi del primo semestre 2023, che in ogni caso è già scaduto;
nonostante le reiterate richieste, il Parlamento non è stato finora coinvolto e informato, in alcun modo, né sulle proposte di modifica al PNRR né tantomeno sull'inserimento, ai sensi del nuovo regolamento (UE) 2023/435, dell'apposito capitolo dedicato al piano "REPowerEU", e ciò nonostante che l'articolo 9-bis, comma 2, del decreto-legge n. 152 del 2021, convertito dalla legge n. 233 del 2021, stabilisca che nell'ipotesi in cui il Governo italiano intenda presentare alla Commissione europea, ai sensi dell'articolo 21 del regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 febbraio 2021, un PNRR modificato o un nuovo PNRR, deve trasmettere la proposta del Piano modificato o del nuovo Piano alle Camere, prima del suo invio alla Commissione europea e "in tempo utile per consentirne l'esame parlamentare";
le proposte per la revisione del Piano sono infatti giunte alle Camere solamente il 27 luglio, dopo innumerevoli annunci, ma senza mai fornire la documentazione, le relazioni e le schede progetto, ivi comprese quelle del capitolo dedicato al piano REPowerEU, che rendessero chiare le modifiche che il Governo avrebbe inteso apportare al PNRR;
la necessità di improntare le relazioni con il Parlamento, in vista della revisione del PNRR, alla massima trasparenza, alla massima condivisione e alla chiarezza di proposte è stata dunque fin qui ampiamente smentita, precludendo alle Camere un esame approfondito, di merito, circa le proposte di revisione;
tale mancato coinvolgimento del Parlamento nel processo di controllo e verifica sull'attuazione del PNRR, e soprattutto sulle modifiche che il Governo intende apportarvi, senza alcun rispetto della leale collaborazione tra le istituzioni dello Stato, tanto più necessaria perché il PNRR e il suo successo o insuccesso non riguardano una maggioranza o un Governo ma l'intero Paese, risulta estremamente grave, anche considerando l'entità delle modifiche proposte: cambiati 144 obiettivi su 349, introdotto il nuovo capitolo su REPowerEU, e misure di grande rilevanza, quali ad esempio quelle su rischio idrogeologico, coesione territoriale, rigenerazione urbana, interamente soppresse, ed altre molto ridimensionate;
valutato che:
le modifiche che il Governo intende apportare al PNRR prevedono ingenti tagli agli interventi previsti dal PNRR, pari a circa 16 miliardi di euro, di cui circa 13 miliardi a danno dei progetti degli enti locali per la gestione del rischio alluvione, per la riduzione del rischio idrogeologico, per la mobilità sostenibile, la valorizzazione del territorio e la rigenerazione urbana, soprattutto nel Mezzogiorno, che vengono finalizzati al nuovo capitolo relativo al REPowerUE, per pochi progetti affidati alla gestione dalle grandi aziende a partecipazione statale, e a crediti d'imposta e bonus, trasformando parte di quella spesa per investimenti necessaria alla crescita del Paese in spesa corrente;
particolarmente pesante è il definanziamento di progetti della Missione 2 - Rivoluzione verde e transizione ecologica, complessivamente ridotta di oltre 9 miliardi;
in particolare, appare gravissimo nel momento in cui il nostro Paese è colpito con durezza dagli effetti del cambiamento climatico, con l'alluvione che ha colpito Emilia-Romagna, Marche e Toscana in maggio, e i tanti eventi alluvionali e di dissesto che continuano a verificarsi, il definanziamento completo, per 1 miliardo e 287 milioni di euro, dell'investimento M2C4/2.1, relativo alle misure per la gestione del rischio alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico; considerando il notevole livello di instabilità idrogeologica del territorio italiano e gli interventi previsti, tale definanziamento appare del tutto miope e dalle conseguenze estremamente pericolose; ancor più grave considerando che il documento presentato dal Governo afferma che a seguito del definanziamento sono in corso "approfondimenti istruttori finalizzati a destinare le risorse liberate da tale misura a favore di un nuovo investimento per sostenere la ricostruzione dei territori dell'Emilia-Romagna", mentre le risorse "liberate" sono già state destinate a REPowerEU: niente più risorse contro il rischio idrogeologico dunque, e drammaticamente niente risorse per l'Emilia e gli altri territori colpiti;
grave altresì in materia ambientale il definanziamento per 1 miliardo di euro dell'investimento relativo all'utilizzo dell'idrogeno in settori hard-to-abate, che concretamente si traduce nella riduzione (azzeramento) delle risorse destinate a DRI Italia SpA, il soggetto attuatore degli interventi per la realizzazione dell'impianto per la produzione del cosiddetto preridotto - Direct Reduced Iron - che avrebbe dovuto servire l'Ilva di Taranto e favorirne il processo di decarbonizzazione, con le pesanti ricadute in termini di inquinamento e rischi per la salute che questo comporta;
infine, pesantissimo il definanziamento totale, per 6 miliardi, della misura M2C4/2.2, che prevedeva interventi variegati finalizzati ad aumentare la resilienza dei territori, promuoverne la valorizzazione e favorire lo sviluppo sostenibile dei Comuni, tra i quali la prevenzione e mitigazione dei danni connessi al rischio idrogeologico e messa in sicurezza dei centri abitati, la messa in sicurezza degli edifici pubblici attraverso miglioramento e adeguamento sismico, la messa in sicurezza di strade, ponti e viadotti e l'efficientamento energetico degli edifici pubblici; un taglio che grava appunto sui Comuni e colpisce oltre 30.000 progetti;
questo taglio di 6 miliardi si unisce agli altri relativi alla rigenerazione urbana (M5C2/2.1) che viene interamente definanziata (3,3 miliardi di euro), ai piani urbani integrati (M5C2/2.2), anch'essi integralmente definanziati (2,493 miliardi), e agli altri investimenti tagliati che vanno a gravare per 13 miliardi di euro sui Comuni, ad oggi le uniche amministrazioni pubbliche che hanno speso con rapidità le risorse del PNRR loro destinate, e che si vedono sottratti fondi per opere già realizzate e per cui sono stati spesi oltre 2,5 miliardi, senza alcuna certezza di averle reintegrate;
nella Missione 5 - Inclusione e coesione, vengono integralmente definanziati l'investimento M5C3/1.1.1 relativo al potenziamento dei servizi e delle infrastrutture sociali di comunità nelle aree interne e M5C3/1.2 relativo alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie;
anche la Missione 6 relativa alla salute subisce un forte ridimensionamento, attraverso rimodulazioni interne e la riduzione di alcuni investimenti, quali quelli per le strutture sanitarie di prossimità previste alla componente 1: ad esempio si passa dalla previsione della realizzazione di 1350 case della comunità a meno di mille interventi, si stabilisce la riduzione delle centrali operative territoriali e degli ospedali di comunità, si riducono i progetti di transizione digitale (telemedicina, digitalizzazione); si riducono anche gli interventi previsti alla componente 2, ad esempio per l'ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, e quelli antisismici nelle strutture ospedaliere;
sono rimodulati alcuni importanti interventi infrastrutturali nella Missione 3, ad esempio sull'alta velocità verso il Sud o sulle "connessioni diagonali";
resta il nodo relativo alla realizzazione dell'incremento dell'offerta di asili nido e scuole dell'infanzia, per i quali sono stanziati ulteriori 900 milioni, che tuttavia non sembrano poter garantire con certezza l'incremento dei 265.000 posti indicati;
concreto è il pericolo che, a seguito delle modifiche, non vengano rispettate le condizionalità poste dal PNRR sull'occupazione femminile e giovanile, nonché la clausola del 40 per cento delle risorse al Sud, incrementando la sperequazione sociale e il divario territoriale, anziché contrastarli, e che vengano pesantemente colpite anche le aree interne del Paese e le speranze di uno sviluppo diffuso sull'intero territorio nazionale;
molto poco credibile e inaccettabile appare l'affermazione diffusamente contenuta nel documento che gli interventi espunti o rimodulati verranno comunque realizzati "mediante il ricorso a risorse nazionali" o a finanziamenti alternativi, ad oggi ignoti e di difficile reperimento alle condizioni date;
gravissima appare la proposta contenuta nel documento di modificare il target di riduzione dell'evasione fiscale (abbassare del 3 per cento il tax gap, che permetterebbe di recuperare 10-15 miliardi di euro di tasse), che rappresenta l'ennesima dimostrazione di scarsa serietà ed evidenzia un atteggiamento di Governo e maggioranza davvero preoccupante in merito alla lotta all'evasione, come pure ampiamente dimostrato dall'allentamento senza precedenti su condoni, accertamenti e riscossioni che contemporaneamente si realizza attraverso la delega fiscale;
valutato altresì che:
il nuovo capitolo relativo al REPowerUE, che per ammissione del Governo stesso è ancora oggetto di un'attività istruttoria puntuale, è descritto in maniera alquanto sommaria. Esso prevede misure finalizzate alla sicurezza energetica in risposta alle conseguenze del conflitto russo-ucraino, per un valore complessivo di circa 2,3 miliardi di euro, sulle reti di trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica e del gas, compreso il GNL, secondo la deroga esplicita dal principio del DNSH (do no significant harm), nella prospettiva di una successiva implementazione dell'utilizzo dell'idrogeno che tuttavia gode di un finanziamento nettamente inferiore;
per quanto riguarda la transizione verde ed efficientamento energetico, cui sono complessivamente dedicati circa 14,7 miliardi di euro, sono privilegiati tre interventi principali, in larga parte incentrati sull'utilizzo di crediti d'imposta che, in mancanza di interventi strutturali, rischiano di rappresentare un enorme spreco di risorse: il piano di crediti d'imposta alle imprese "Transizione 5.0 Green" per la riconversione dei beni strumentali e dei processi produttivi delle imprese, per circa 4 miliardi di euro; gli interventi per l'efficientamento energetico sugli immobili pubblici, per 3,6 miliardi di euro; l'ecobonus sociale per il patrimonio immobiliare privato, per 4 miliardi di euro;
infine, sono previste misure per il sostegno alle catene del valore e la competitività del sistema Italia, per un valore complessivo di 2 miliardi di euro, che secondo quanto brevemente indicato dal Governo, avverrà tramite strumenti operativi già vigenti per la concessione di contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati (contratti di sviluppo, Fondo per il sostegno alla transizione industriale, "Investimenti sostenibili 4.0");
il capitolo REPowerEU prevede, inoltre, sei riforme settoriali, ancora da definire nei contenuti, per la riduzione dei costi di connessione alle reti della produzione di biometano; per la mitigazione del rischio finanziario associato ai contratti da fonti rinnovabili (Power Purchase Agreements - PPA); per la formazione di nuove competenze per la transizione; per la riqualificazione della forza lavoro sia nel settore privato che pubblico; per la razionalizzazione dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili; per l'adozione di un testo unico per l'autorizzazione agli impianti di produzione di energie rinnovabili;
al nuovo capitolo relativo al REPowerUE, che reca interventi per un ammontare complessivo di 19,2 miliardi, il Governo intende provvedere con i fondi derivanti dai tagli al PNRR e, per la parte che residua, pari a circa 3,2 miliardi, con il contributo a fondo perduto a tal fine assegnato all'Italia e pari a 2,76 miliardi di euro, con risorse aggiuntive dal contributo UE PNRR per effetto della variazione del PIL (150 milioni di euro), nonché con le risorse dei Fondi strutturali e di investimento europei per la politica di coesione 2021-2027 (FESR, FSE+, Fondo di coesione), secondo quanto previsto dal Regolamento UE 2023/435, per la parte rimanente (circa 300 milioni);
il Governo, tuttavia, dichiara - non meglio specificando - di volere utilizzare circa 3 miliardi di euro delle risorse delle politiche di coesione 2021-2027, già destinate a obiettivi assimilabili a quelli del REPowerEU;
in assenza di una chiara valutazione dell'entità e dell'impatto del ricorso alle risorse dei fondi europei, strutturali e di coesione - che hanno, peraltro, modalità di funzionamento, criteri di ripartizione e tempistiche differenti - si corre il rischio di comprometterne l'utilizzo a danno di tutta la programmazione in corso, penalizzando ancora una volta le aree del Paese più svantaggiate;
ritenuto che:
il pagamento della terza rata non è ancora avvenuto, la scadenza per la quarta rata non è stata rispettata e, alla luce delle modifiche apportate, rischia di slittare il pagamento rispetto ai tempi previsti, con dirette conseguenze per il bilancio dello Stato, mentre si avvicina rapidamente anche la scadenza del secondo semestre 2023, ai fini della quinta rata da 18 miliardi di euro per 69 traguardi e obiettivi;
il mancato rispetto delle scadenze e il conseguente blocco delle erogazioni compromettono la realizzazione dei progetti, soprattutto per quanto riguarda le amministrazioni locali che, nonostante la rapidità e l'efficienza, non hanno risorse finanziarie sufficienti ad anticipare l'intero costo e che sono pesantemente colpite dalla proposta di revisione del piano,
impegna il Governo:
1. a non apportare la revisione del PNRR ipotizzata, evitando in particolare il definanziamento dei progetti pari a circa 16 miliardi di euro, di cui circa 13 miliardi di euro a danno di interventi degli enti locali per la gestione del rischio alluvione, la riduzione del rischio idrogeologico, la valorizzazione del territorio, la rigenerazione urbana, e l'attuazione dei piani urbani integrati, al fine di garantire l'affidabilità del nostro Paese nel contesto internazionale, nonché la stabilità dei fondamentali economici e di finanza pubblica dello Stato e delle amministrazioni territoriali, assicurando la piena attuazione di tutti gli impegni già previsti dal PNRR concordati con le istituzioni europee nei tempi e nei modi stabiliti;
2. a garantire, qualora dovesse essere effettivamente avanzata alla Commissione europea una proposta di revisione del PNRR del tenore ipotizzato, il pieno e completo rifinanziamento dei progetti cancellati legati alla riqualificazione urbanistica e in materia ambientale, ed in particolare di quelli riguardanti la lotta contro il rischio idrogeologico, la gestione del rischio di alluvione e la resilienza del territorio, che oggi risultano ingiustificatamente definanziati con conseguenze molto rischiose per il fragile territorio italiano, individuando le risorse e le coperture necessarie entro il 31 agosto e comunque non oltre il termine di conclusione del negoziato con la Commissione;
3. ad assicurare, ad ogni modo, la piena e totale collaborazione con la Commissione europea in ogni fase del dialogo relativo al PNRR, attraverso uno scambio costruttivo, continuo e tempestivo ed un'informazione efficace e completa, anche al fine di evitare ulteriori gravi ritardi, oltre a quelli già causati in questi mesi, nella erogazione delle rate del PNRR;
4. a garantire, in ogni circostanza, relazioni con il Parlamento improntate alla massima trasparenza, alla massima condivisione e alla chiarezza di proposte, fornendo un'informazione piena e tempestiva, mediante le relative schede progetto relative al PNRR, sulle ragioni di eventuali cambiamenti e sugli effetti che questi determinerebbero sull'utilizzo delle risorse e sulla crescita complessiva del Paese, comunque rimanendo nel solco tracciato dal "Next generation EU" e dal dispositivo per la ripresa e la resilienza, evitando per il futuro quanto avvenuto finora in materia di confronto, dialogo e informazione sul PNRR in questi mesi, che hanno visto una gravissima emarginazione del Parlamento violando il principio della leale cooperazione istituzionale ma anche gli obblighi legislativi in capo al Governo;
5. ad adoperarsi per il rispetto del termine ultimo del 31 agosto, stabilito per l'invio alla Commissione delle proposte di revisione del PNRR;
6. ad attivarsi per garantire il raggiungimento di tutti i traguardi e gli obiettivi necessari alla richiesta e all'ottenimento dell'erogazione della quarta rata e delle successive rate del PNRR;
7. a fornire ad ogni modo opportune e adeguate garanzie di stabilità finanziaria degli enti locali in relazione alle modifiche che coinvolgono progetti già avviati o realizzati, in tutto o in parte, con particolare attenzione a quelli di pertinenza proprio delle amministrazioni locali, che comunque sono stati validati, ammessi al finanziamento e in alcuni casi sono già stati avviati;
8. a garantire la realizzazione degli obiettivi inerenti alle priorità trasversali al fine di superare le diseguaglianze di genere e generazionali così marcate nel nostro Paese e, in particolare, a rispettare la riserva d'impiego del 40 per cento delle risorse del PNRR allocabili territorialmente per le regioni del Mezzogiorno, ai fini del superamento del divario territoriale e delle sperequazioni economico-sociali;
9. a garantire il rispetto del target di riduzione dell'evasione fiscale con la riduzione del 3 per cento del tax gap, rafforzando le misure di lotta all'evasione e confermando la serietà degli impegni assunti dal nostro Paese in merito;
10. a garantire in modo compiuto su tutto il territorio nazionale la completa realizzazione della sanità territoriale accompagnando il pieno perseguimento degli obiettivi di investimento previsti dal PNRR con adeguate politiche di bilancio finalizzate a rendere possibili adeguate e conseguenti assunzioni di personale;
11. a trasmettere al Parlamento informazioni più dettagliate sulle misure e gli interventi contenuti nel capitolo dedicato al piano REPowerEU all'interno del PNRR che si intende presentare, nonché sulle singole e specifiche fonti di finanziamento, anche al fine di assicurare la coerenza con gli obiettivi fissati dal PNRR e la piena sostenibilità economico-sociale, territoriale e ambientale;
12. a non utilizzare le risorse FSC e delle politiche di coesione relative alla programmazione 2021/2027, già destinate ad interventi importanti per lo sviluppo del Paese ed in particolare del Mezzogiorno, al fine coprire i progetti eventualmente definanziati dalla revisione proposta del PNNR.
(6-00041) n. 2 (01 agosto 2023)
Enrico Borghi, Gelmini, Calenda, Fregolent, Lombardo, Paita, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto, Versace.
Preclusa
Il Senato,
premesso che:
il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) è parte del progetto europeo denominato Next Generation EU (NGEU), proposto dalla Commissione europea nell'aprile 2020 e approvato nel luglio dello stesso anno per finanziare la ripartenza dell'economia dell'Unione europea;
il PNRR è, in virtù dell'ammontare dei finanziamenti ad esso dedicati e in combinazione con quelli forniti dal PNC (Piano nazionale complementare), un'occasione unica per l'Italia dal punto di vista della capacità di spesa e di esecuzione di investimenti strategici per accompagnare il necessario cambiamento strutturale dell'economia italiana al fine di rimediare alla stagnazione della produttività, promuovere un modello di crescita sostenuto e sostenibile e favorire l'aumento del reddito nazionale, che rappresentano condizioni imprescindibili per garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche e la competitività del Paese;
il PNRR offre all'Italia la disponibilità di 68,9 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni a fondo perduto, e di un massimo di 122,6 miliardi di euro in finanziamenti tramite prestiti del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF);
il Governo italiano ha deciso di utilizzare appieno la propria capacità di finanziamento tramite la RRF, portando il totale degli investimenti del PNRR a 191,5 miliardi di euro, rendendo l'Italia la prima beneficiaria del NGEU a livello europeo in termini assoluti;
il Governo italiano ha istituito, tramite il decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, il Piano nazionale complementare (PNC), il quale ammonta ad un totale di 30,6 miliardi di euro ed ha la funzione di fornire fondi supplementari al completamento di alcuni investimenti previsti dal PNRR, nonché di finanziare ulteriori e diversi investimenti;
il Governo italiano ha approvato e presentato alla Commissione europea il PNRR il 30 aprile 2021, che quest'ultima ha pubblicato, il 22 giugno 2021, il proprio parere positivo al Piano nazionale italiano, e che il 13 luglio 2021 il PNRR è stato definitivamente approvato con la Decisione di esecuzione del Consiglio;
l'erogazione dei fondi, prevista in una rata di prefinanziamento e dieci rate semestrali, è soggetta al raggiungimento di determinati obiettivi e traguardi prestabiliti dal PNRR, e il raggiungimento degli stessi viene verificato dalla Commissione europea;
l'Italia ha ad oggi ricevuto parte dei fondi del PNRR per un totale di 66,9 miliardi di euro, di cui 24.9 miliardi relativi al prefinanziamento e 42 miliardi equamente divisi tra la prima e la seconda rata;
sono noti i ritardi accumulati fino ad oggi sul raggiungimento degli obiettivi e dei traguardi previsti dal PNRR nonché sull'attuazione dei progetti finanziati con il PNC;
il 20 luglio scorso, dopo sette mesi, è stato raggiunto un accordo per la ricezione della terza rata, che ha ricevuto il via libera dalla Commissione europea pochi giorni fa, ma saranno pagati 18,5 miliardi invece dei 19 previsti; i 500 milioni mancanti, relativi all'obiettivo dell'incremento dei posti letto per gli studenti universitari, saranno spostati sulla quarta rata; essendo stato mancato l'obiettivo di 7.500 posti letto aggiuntivi negli studentati entro la fine del 2022, in quanto molti posti erano preesistenti, il target quantitativo viene trasformato in una milestone qualitativa, ovvero l'avvio delle assegnazioni per completare l'obiettivo di 60.000 letti entro il 2026, da raggiungere entro il 30 giugno 2023;
quanto alla quarta rata di 16 miliardi, si è tenuta il 11 luglio 2023 una riunione della cabina di regia sul PNRR che ha formalizzato la richiesta alla Commissione europea di modificare 10 dei 27 interventi con scadenze di target e milestone previste nel primo semestre 2023;
tra queste si segnalano le modifiche richieste per superare i ritardi nella realizzazione delle misure volte all'aggiudicazione degli appalti pubblici per l'installazione di 2.500 stazioni di ricarica veloci e ultraveloci per veicoli elettrici in autostrada e di almeno 4.000 nelle zone urbane; il Gruppo Azione-Italia Viva aveva segnalato le criticità relative a tale investimento già il 30 maggio scorso con un question time in Aula alla Camera, in cui si evidenziavano il ritardo nella pubblicazione del bando, il termine troppo stretto per la presentazione dei progetti nonché problemi di interpretazione dei bandi stessi da parte degli operatori;
un'altra proposta di modifica approvata dalla cabina di regia PNRR riguarda il target relativo alla realizzazione entro il 31 dicembre 2025 di circa 264.000 nuovi posti per asili nido e scuole per l'infanzia, per il quale si prevede l'emanazione di un nuovo bando di selezione degli interventi; desta preoccupazione la sostituzione dell'obiettivo intermedio dell'aggiudicazione di tutti gli interventi con l'aggiudicazione di un primo set di interventi, con il concreto rischio di non raggiungere un target strategico per il nostro Paese e in particolare per il Sud; anche su questo tema, il Gruppo Azione - Italia Viva aveva palesato le proprie preoccupazioni al Governo con un question time in Aula alla Camera già il 3 maggio scorso;
più in generale, come accertato dall'ultima relazione della Corte dei conti, pubblicata nel maggio 2023, l'Italia ha speso solo il 13,8 per cento delle risorse da utilizzare entro il 2026, per un totale di circa 25 miliardi di euro, confermando la scarsa capacità di spesa del nostro Paese;
entro il 31 agosto 2023 deve concludersi il percorso di condivisione con l'Unione europea in merito alle modifiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza e alla predisposizione del piano RePowerEU;
il REPowerEU prevede l'integrazione dei suoi obiettivi all'interno delle proposte di modifica e revisione dei PNRR nazionali, che per il nostro Paese comportano risorse aggiuntive per 2,76 miliardi di euro, a fondo perduto;
non è stato accolto, in occasione della discussione delle mozioni sul PNRR, l'impegno proposto da tutti i partiti di opposizione a trasmettere alle Camere, in tempo utile e comunque non oltre il 30 giugno 2023, le schede descrittive di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del nuovo capitolo dedicato al REPowerEU, al fine di consentirne un tempestivo e completo esame da parte dei competenti organi parlamentari, così come avvenuto in occasione della predisposizione delle linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e successivamente della proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza;
il 27 luglio si è tenuta la riunione della cabina di regia per il Piano nazionale di ripresa e resilienza per l'esame preliminare della proposta di revisione complessiva del PNRR inclusiva del nuovo capitolo REPowerEU, che vale complessivamente 19 miliardi;
le amministrazioni hanno presentato proposte di modifica che riguardano 144 investimenti e riforme; tralasciando le modifiche formali relative alla descrizione delle misure e ai meccanismi di verifica, si tratta nei fatti di una riscrittura del Piano che avviene e viene comunicata al Parlamento a meno di un mese dalla scadenza del termine del 31 agosto;
tra gli ambiti più rilevanti interessati dalle modifiche - a fronte di quelle che vengono rilevate come criticità nel raggiungere gli obiettivi e i target fisici - rientra quello strategico delle infrastrutture e degli interventi relativi all'alta velocità, per i quali in sede attuativa sarebbero emerse criticità, anche di natura autorizzativa, che non consentono il rispetto dei tempi previsti;
l'ultima categoria di modifica riguarda, invece, le misure che si propone di definanziare dal PNRR; si tratta di 9 misure per un ammontare totale di 15,9 miliardi di euro;
è essenziale che tali misure, così come i progetti infrastrutturali, siano salvaguardati attraverso la copertura con altre fonti di finanziamento, come il Piano nazionale complementare al PNRR e i fondi delle politiche di coesione, e che la fuoriuscita di tali progetti dal Piano - che prevede scadenze prefissate e un monitoraggio stringente - non si traduca nei fatti nell'incanalarli su un binario morto;
in tale ambito, in un'ottica di prevenzione degli effetti del cambiamento climatico anziché di gestione a posteriori dei suoi effetti catastrofici, desta preoccupazione il definanziamento delle "Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico";
allo stesso modo, desta preoccupazione la rimodulazione dei target relativi alle strutture relative all'assistenza sanitaria di prossimità; nonostante l'assicurazione da parte del Governo che esse verrebbero realizzate mediante il ricorso alle risorse nazionali del programma di investimenti in edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico ex articolo 20 della legge n. 67 del 1988, vi è il concreto rischio che tali strutture, con il venir meno di obiettivi temporali prefissati e con modifiche in corso relative alle fonti di finanziamento e alle relative procedure, non vedano mai la luce;
è fondamentale inoltre non fare passi indietro rispetto a due obiettivi fondamentali per la trasformazione della pubblica amministrazione e della giustizia, ovvero la riduzione dei tempi di pagamento e lo smaltimento dell'arretrato giudiziario; per questo riteniamo che anziché posticipare i target sia necessario intervenire tempestivamente sulle cause delle criticità rilevate;
allo stesso modo, come ricordato dalla Commissione europea, è essenziale perseguire l'obiettivo di contrastare l'evasione fiscale; il PNRR prevede tra i target una diminuzione della propensione all'evasione delle imposte inferiore, rispetto al valore base del 2019, del 5 per cento nel 2023 e del 15 per cento nel 2024; la proposta del Governo è modificare l'obiettivo dei due target con obiettivi relativi al contrasto all'evasione non meglio specificati;
per quanto concerne l'Ecobonus e il Sismabonus, come presenti nel nuovo capitolo REPower EU, risulta inadeguata la mancanza di un ulteriore criterio di accesso al beneficio legato alla classe energetica dell'edificio, per incentivare maggiormente l'efficientamento energetico degli edifici con classi energetiche inferiori;
il Gruppo Azione-Italia Viva-Renew Europe già nel dicembre 2022, in un incontro a Palazzo Chigi con la presidente Meloni e i principali esponenti dell'Esecutivo, ha avanzato una prima proposta concreta di rimodulazione del piano, basata sulla riconversione dei finanziamenti legati a progetti non più realizzabili nei tempi previsti nella direzione del ripristino integrale del piano «Impresa 4.0», nonché della sua estensione alla transizione ecologica;
il 12 luglio scorso, con l'ordine del giorno 9/01038-A/061, il Governo si è impegnato a concludere entro il previsto termine del 31 agosto 2023 le interlocuzioni con le istituzioni comunitarie volte a modificare il Piano nazionale di ripresa e resilienza ed a sostenere, nell'ambito di dette interlocuzioni, il potenziamento del piano Transizione 4.0 anche estendendolo a settori energetici e ambientali nonché al terzo settore, dandone, come previsto, apposita informativa al Parlamento;
il Governo ha dato seguito a tale impegno proponendo la misura "Transizione 5.0 Green", dichiarata più volte strategica dal sistema imprenditoriale nazionale, che con 4 miliardi di euro rappresenta una delle misure più importanti in termini di risorse investite; secondo quanto previsto nel Piano proposto dal Governo, la misura sfrutterà il sistema del credito di imposta, sarà destinata a tutte le imprese, anche alle piccole e medie, e riguarderà tutti settori strategici dell'economia incluso il turismo, con l'obiettivo di accelerare la riconversione sia della dotazione di beni strumentali, sia dei processi produttivi delle imprese;
la seconda misura prevista per il settore produttivo e in linea con le finalità della precedente è il credito di imposta a sostegno dell'autoconsumo di energia da fonti rinnovabili, per consentire loro una riduzione significativa dei costi energetici connessi alla propria attività produttiva, e prevede risorse per 1,5 miliardi di euro;
punti cardinali della nuova versione del PNRR - anche alla luce degli avvenimenti più recenti - devono essere altresì gli investimenti e interventi di contrasto al dissesto idrogeologico (ripristinando l'apposita unità di missione Italia sicura istituita a tal fine nel 2014), quelli volti a garantire la sicurezza energetica e la diversificazione degli approvvigionamenti, la rimodulazione degli investimenti infrastrutturali, un maggior coinvolgimento dei privati e del terzo settore nel percorso di raggiungimento degli obiettivi e nella attuazione dei servizi n una ottica sussidiaria, la riduzione della frammentazione degli interventi, nuove e più snelle modalità di supporto anche tecnico per gli enti locali e le stazioni appaltanti;
deve essere garantito il mantenimento degli obiettivi principali, tra cui la costruzione degli asili nido e la riduzione dei divari territoriali, nonché i fondi in agricoltura per il potenziamento delle politiche di filiera, anche integrando le risorse che mancano per i settori pesca e acquacoltura, oltre che l'approvazione e l'implementazione delle riforme abilitanti attualmente contenute nel piano e di politiche volte al rafforzamento del tessuto economico-produttivo, imprescindibili per una politica industriale che voglia confermare la centralità dell'Italia sul piano dell'attrattività, della competitività e delle prospettive di sviluppo ,
impegna il Governo:
1) a ripristinare nell'ambito del PNRR le misure di Industria 4.0 e di Formazione 4.0, al fine di incentivare gli investimenti innovativi, l'aggiornamento professionale e il perseguimento di una politica industriale che consenta all'Italia di continuare a competere a livello globale anche nel medio-lungo periodo;
2) a includere nella nuova versione del PNRR interventi normativi volti a riattivare l'unità di missione "Italia sicura", con le funzioni e prerogative originariamente previste e coordinate al nuovo quadro istituzionale, per realizzare interventi di messa in sicurezza e prevenzione del rischio idrogeologico, al fine di tutelare il territorio da eventi atmosferici e fattori ambientali che, come visto negli ultimi mesi, costituiscono un serio pregiudizio per l'incolumità dei cittadini e per la crescita economica;
3) ad assicurare che qualsiasi rimodulazione del PNRR non preveda riduzioni delle risorse destinate alle missioni "Salute" e "Istruzione e Ricerca", ma al contrario il loro potenziamento, anche tramite risorse provenienti da altre fonti di finanziamento al di fuori del Piano stesso, nell'ottica di riduzione dei divari territoriali;
4) ad assicurare che qualunque riformulazione del PNRR non preveda riduzioni della quota destinata al Mezzogiorno, quantificata dalla legge nella misura del 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente;
5) a perseguire le priorità trasversali relative ai giovani, alla parità di genere e alla riduzione dei divari territoriali e ad assicurare il raggiungimento dei target quantitativi previsti nel PNRR, con particolare riferimento all'assistenza ospedaliera di prossimità, anche tramite un maggior coinvolgimento dei privati e del terzo settore nel percorso di raggiungimento degli obiettivi;
6) ad assicurare la pronta realizzazione degli alloggi universitari concordati nel luglio 2021, senza rinviare all'ultima fase del PNRR la loro messa a disposizione di studentesse e studenti che vedono pregiudicato il proprio diritto allo studio dal caro-affitti;
7) a riportare alla scadenza originariamente prevista l'obiettivo di assicurare che le pubbliche amministrazioni a livello centrale, regionale e locale paghino in media entro il termine di 30 giorni e che le autorità sanitarie regionali paghino in media entro il termine di 60 giorni, considerato che posticipare tale obiettivo di quindici mesi - come proposto nell'aggiornamento del piano - danneggia le imprese e rinvia a data da destinarsi la trasformazione della macchina amministrativa in direzione di una sua maggiore efficacia ed efficienza;
8) a non modificare i target di riduzione dell'arretrato civile nei tribunali, né tramite una rimodulazione quantitativa né tramite l'introduzione di target differenziati tra uffici giudiziari, ma al contrario ad intervenire tempestivamente sulle criticità rilevate;
9) a non modificare il target della diminuzione della propensione all'evasione delle imposte previsto originariamente e a destinare ogni risorsa derivante dalla riduzione del tax gap alla riduzione della pressione fiscale;
10) a perseguire la riduzione della frammentazione degli interventi, nuove e più snelle modalità di supporto anche tecnico per gli enti locali e le stazioni appaltanti e, in generale, a preferire interventi con impatto diretto e misurabile sulla crescita della produttività totale dei fattori;
11) a reintrodurre nel Piano la misura M2C4I2.1.A denominata "Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico", di cui è previsto il definanziamento e che, invece, dovrebbe essere prioritaria per il Paese, e ad evitare in ogni modo che il definanziamento dei progetti PNRR deliberato dall'esecutivo comporti come conseguenza un rallentamento o un blocco di quelli già avviati da parte degli enti locali, con particolare riferimento a quelli relativi a tali ambiti;
12) nell'ambito del Testo Unico per l'autorizzazione degli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili previsto dal capitolo REPowerEU, a indicare alle Regioni una scadenza temporale per l'individuazione delle aree idonee ad ospitare i grandi impianti on-shore e off-shore a fonte rinnovabile, definite sulla base di criteri razionali e misurabili, con zone di rispetto intorno a beni tutelati determinate in base alle caratteristiche del bene, alle dimensioni fisiche dei grandi impianti da realizzare nei suoi pressi e all'orografia del territorio e alle attività agricole presenti al fine di coniugare la produzione di energia con la necessità di garantire la continuità alimentare;
13) per quanto riguarda l'Ecobonus e il Sismabonus come riformulato nel nuovo capitolo REPowerEU, a migliorare ulteriormente la misura prendendo in considerazione oltre al reddito familiare anche la classe energetica dell'edificio, dando priorità a quelli con prestazioni energetiche più basse e prevedendo, con gli opportuni accorgimenti, meccanismi che consentano di beneficiarne anche ai soggetti privi di capacità fiscale;
14) a garantire il superamento delle criticità archeologiche, geologiche e di natura amministrativa riscontrate in ordine alla realizzazione e rafforzamento dell'alta velocità, scongiurando qualsiasi ritardo o rinvio che possa pregiudicare l'indifferibile esigenza di assicurare al Paese una rete ferroviaria solida, funzionale ed efficiente, a tal fine provvedendo a un piano di manutenzione straordinaria volto a scongiurare i ritardi strutturali registrati soprattutto negli ultimi mesi;
15) ad approvare un programma di interventi volto a realizzare nuovi impianti di desalinizzazione, potenziando e riattivando quelli esistenti, sì da recuperare il gap con gli altri Paesi europei sotto questo versante e mettere al riparo l'Italia dai sempre più prolungati eventi siccitosi che negli ultimi anni si sono tradotti, soprattutto in alcune zone, in situazioni strutturali di scarsità delle risorse idriche;
16) a elaborare, secondo criteri di prossimità e attraverso il coinvolgimento delle associazioni dei datori di lavoro, una rete di asili e luoghi per l'infanzia che rendano pienamente effettiva la socializzazione e il supporto alle famiglie, anche attraverso l'implementazione e l'incentivazione dei cosiddetti asili aziendali.
(6-00042) n. 3 (01 agosto 2023)
Patuanelli, Maiorino, Di Girolamo, Nave, Pirro, Aloisio, Bevilacqua, Bilotti, Castellone, Castiello, Cataldi, Croatti, Damante, De Rosa, Barbara Floridia, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Lorefice, Marton, Mazzella, Naturale, Pirondini, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco.
Preclusa
Il Senato,
udite le comunicazioni rese dal Governo in ordine alla revisione complessiva degli investimenti e delle riforme inclusi nel PNRR;
premesso che:
il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dell'Italia è stato presentato in via ufficiale dal Governo italiano il 30 aprile 2021 ed approvato all'esito di un difficile negoziato con le istituzioni europee, che ha consentito al nostro Paese di poter avere accesso ai fondi messi a disposizione dall'UE tramite il Dispositivo di ripresa e resilienza (RRF), nel quadro di Next Generation EU, di cui circa 191,5 miliardi a favore dell'Italia, da investire entro il 2026;
nel suddetto PNRR sono definiti, in relazione a ciascun investimento e riforma, precisi obiettivi e traguardi (target e milestones), cadenzati temporalmente sulla base di accordi concordati con la Commissione europea e al cui conseguimento si lega l'assegnazione delle risorse su base semestrale;
mentre le prime due Relazioni al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR hanno certificato il pieno conseguimento di tutti gli obiettivi e delle riforme concordate entro i termini previsti, la terza relazione ha fornito una disamina delle difficoltà e criticità che le amministrazioni titolari hanno riscontrato nell'attuazione di 118 riforme e degli investimenti del PNRR, di cui la relazione ha fornito una classificazione in quattro categorie, individuando, per ciascuna amministrazione titolare, le riforme e investimenti affetti da uno o più elementi di debolezza. Ne emerge come nei primi cinque mesi del 2023 siano stati spesi solo 2 miliardi sui 33 a valere sull'intero anno, elemento questo che mette a rischio la piena attuazione del Piano;
in particolare, preoccupa il ritardo generalizzato registrato nell'attuazione delle iniziative di investimento e di riforma rispetto alle scadenze concordate a livello europeo e di quelle con valenza meramente nazionale;
il 30 giugno si è concluso il primo semestre del 2023 e da cronoprogramma, poiché le richieste di pagamento devono essere inviate alla Commissione europea due volte l'anno, il Governo avrebbe dovuto sottoporre alla Commissione UE la richiesta afferente alla quarta rata del PNRR, richiesta di pagamento che non risulta essere stata ancora trasmessa;
i 16 miliardi di euro della quarta rata sono stati messi a bilancio per il 2023 ma, considerato il ritardo nell'inoltro della richiesta, non c'è certezza che questi fondi saranno effettivamente incassati entro l'anno;
per quanto riguarda invece i 19 miliardi afferenti alla terza rata, nonostante la richiesta di pagamento sia stata inoltrata oltre sette mesi fa, l'Italia è ancora in attesa dell'erogazione dei relativi fondi;
in conseguenza di tali ritardi, la valutazione preliminare positiva da parte della Commissione europea sulla terza richiesta di pagamento dell'Italia nell'ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza è stata subordinata all'accorpamento di quota parte della suddetta terza rata alla quarta, con la conseguenza che la terza rata, ancora in attesa di pagamento, non verrà erogata nella sua totalità;
in particolare, sarebbe stato espunto, dagli iniziali 55 obiettivi previsti, quello afferente alla realizzazione di alloggi universitari per studenti con relativo dilazionamento dei fondi a favore del comparto e inevitabili ritardi nel raggiungimento dell'obiettivo intermedio;
l'obiettivo di 7500 nuovi posti letto negli studentati sarebbe quindi prorogato proprio fino alla richiesta della quarta tranche da 16 miliardi e l'importo ascrivibile all'obiettivo (519,5 milioni di euro in prestiti) sarà trasferito alla quarta rata solo una volta che il Consiglio avrà approvato la proposta di decisione di esecuzione del Consiglio;
in data 11 luglio 2023, una riunione della cabina di regia PNRR, alla quale hanno preso parte tutti i Ministri, i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio e i rappresentanti degli enti locali, ha formalizzato la richiesta alla Commissione europea di modificare 10 dei 27 interventi con scadenze di target e milestone previste nel primo semestre 2023. Successivamente, nel corso della riunione del 20 luglio 2023 della cabina di regia PNRR, il Governo ha presentato una proposta di modifica degli obiettivi da realizzare per l'ottenimento della terza e della quarta rata. Riguardo a tale revisione mirata del Piano nella prospettiva della quarta richiesta di pagamento, il Consiglio dispone ora di quattro settimane per adottare l'approvazione da parte della Commissione delle modifiche della quarta rata proposte dall'Italia;
lo scorso 27 luglio, il Governo ha pubblicato il rapporto intitolato "Proposte per la revisione del PNRR e capitolo REPowerEU", approvato dalla cabina di regia PNRR tenutasi nella stessa giornata. Il Rapporto illustra le proposte di modifica del PNRR, articolandole sulla base delle Missioni e delle relative Componenti. Si tratta nel complesso, come indicato dal Governo, di 144 modifiche tra investimenti e riforme, che include anche il capitolo sull'energia REPowerEU. Come dichiarato dallo stesso ministro Fitto in conferenza stampa a margine della presentazione delle modifiche al Piano, è emersa la difficoltà evidente di completare tutti gli interventi entro il 30 giugno 2026;
il rapporto classifica le proposte di modifica in due tipologie: la prima mira a confermare la misura, prevedendo adattamenti e rimodulazioni, riduzioni, in alcuni casi assai rilevanti, dei target quantitativi associati alla singola misura, ovvero sostituzioni delle opere direttamente indicate nella descrizione dell'intervento; la seconda tipologia riguarda proposte che operano riallocazioni tra misure con risorse che permangono nell'ambito dello stesso settore, sotto la titolarità della stessa amministrazione: è il caso, ad esempio, delle infrastrutture ferroviarie. Nell'ambito di questa seconda tipologia si distingue un gruppo di proposte che prevedono l'esclusione dal PNRR di intere misure, attraverso il loro definanziamento e il trasferimento della loro copertura su altre fonti di finanziamento;
a seguito della proposta di revisione complessiva del Piano, dal PNRR risultano eliminate 9 misure, con conseguente definanziamento per complessivi 15,9 miliardi. Tali risorse, secondo quanto riferito nel rapporto, saranno destinate al finanziamento del nuovo capitolo del PNRR dedicato all'iniziativa REPowerEU, il cui ammontare massimo complessivo è pari a 19,2 miliardi di euro. Tra i progetti da eliminare vi sono: la decurtazione di 6 miliardi per la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei Comuni (M2C412.2); 3,3 miliardi per la rigenerazione urbana (M5C212.1), circa 2,5 miliardi per i progetti generali dei piani urbani integrati (M5C212.2.C); 1,28 miliardi circa per la gestione del rischio di alluvione e del dissesto idrogeologico (M2C412.1.A); 1 miliardo per l'utilizzo dell'idrogeno nei settori più inquinanti (M2C213.2); circa 725 milioni per il potenziamento dei servizi e delle infrastrutture a favore delle aree interne (M5C3I1.1.1); 675 milioni per la promozione di impianti innovativi come l'off-shore (M2C2I1.3); 300 milioni per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (M5C3I1.2) e di 110 milioni per la tutela del verde urbano ed extraurbano (M2C4I3.1);
valutato che:
appaiono allarmanti le dichiarazioni del Governo in merito alla volontà di spostare i progetti definanziati su altre programmazioni di spesa, senza alcuna certezza nella capacità di rispettare le scadenze nei tempi stabiliti. Il rapporto, infatti, non specifica quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento delle risorse definanziate dal PNRR. La determinazione di tali strumenti e modalità appare senza dubbio imprescindibile, soprattutto con riguardo ai progetti che si trovano in stadio più avanzato, in ragione dei rischi di rallentamenti o incertezze attuative che potrebbero conseguire al mutamento del regime giuridico e finanziario e del sistema di rendicontazione cui tali misure sarebbero sottoposte. Tale determinazione appare fondamentale, inoltre, al fine di verificare che le fonti alternative di finanziamento dispongano di una adeguata dotazione di competenza e di cassa nell'ambito del bilancio dello Stato;
comprensibile è la preoccupazione relativa al rischio concreto che non venga rispettata la clausola del 40 per cento delle risorse da destinarsi al Sud, dal momento che alcuni di questi progetti, secondo alcune indicazioni, seppur di massima, contenute nella terza relazione sullo stato di attuazione del PNRR in merito alle fonti alternative di finanziamento, dovrebbero venire rifinanziati con i fondi di coesione;
i 15,9 miliardi di decurtazione dei fondi del PNRR sono stati dirottati per finanziare il nuovo capitolo REPowerEU del Piano, di cui continuano ad essere note solamente in via generale le 6 riforme e i 19 investimenti, di cui 4 costituiscono un rafforzamento di misure già contenute nel PNRR, senza una indicazione temporale precisa per il raggiungimento dei relativi obiettivi;
in vista del termine fissato dalla normativa europea per la trasmissione alla Commissione dei capitoli nazionali dell'iniziativa REPowerEU, il Governo italiano appare in ritardo pur con riguardo a quanto avvenuto negli altri Paesi europei, tenuto conto che già nella terza relazione si affermava che sarebbe stato presentato al Parlamento il quadro aggiornato delle proposte di revisione, prima della trasmissione ufficiale alla Commissione europea, da effettuare entro il 31 agosto 2023;
con la mozione 1-00050, discussa in Senato il 20 giugno 2023, le opposizioni avevano già evidenziato il rischio di crescenti ritardi nell'attuazione del PNRR a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi concordati, evidenziando al contempo l'esigenza di identificare immediatamente potenziali ritardi e problemi di attuazione e adottare misure tempestive per affrontarli. Tale atto richiamava espressamente la necessità di un maggior coinvolgimento delle Camere e non si può non rilevare criticamente che in questa occasione le Commissioni competenti per materia non siano state chiamate a pronunciarsi sulla revisione del Piano in esame, nonostante il corposo numero di modifiche apportate dal Governo;
le proposte di revisione delle dieci scadenze del primo semestre 2023 continuano invece a non identificare esplicitamente le milestones e i targets coinvolti, spiegando solo in modo vago e incompleto le revisioni proposte e non chiarendo il processo che ha portato all'individuazione degli interventi e delle modifiche da apportare;
tale indeterminatezza e poca trasparenza suscitano pertanto preoccupazione per il futuro procedere e, in particolare, per la ricezione della quarta rata, a maggior ragione in quanto i relativi 16 miliardi di euro sono stati messi a bilancio per il 2023, ma la certezza di riceverli entro l'anno, nonostante le rassicurazioni rese in Aula dal Governo oggi, pare allontanarsi, col palese contestuale rischio di creare scompensi nel bilancio dello Stato;
considerato che, con riferimento a specifici settori:
il citato definanziamento preoccupa per le gravi ricadute che l'eliminazione delle misure dal PNRR avrà sugli investimenti rivolti ad ambiti chiave per lo sviluppo del Paese, quali la gestione dell'efficienza energetica, la rigenerazione urbana, il rischio alluvione ed eventi connessi ai cambiamenti climatici, il riassetto idrogeologico, la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, l'istruzione, la sanità territoriale e l'inclusione sociale, con pesanti conseguenze a danno dei Comuni, penalizzati per circa 13 miliardi e senza garanzie di nuove fonti di finanziamento per opere che in molti casi, come per quelle finanziate dal Ministero dell'interno, sono già state realizzate;
in particolare, appare evidente come siano state particolarmente ridimensionate dalla proposta di revisione del PNRR le Missioni relative al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica. Tra queste, particolarmente compromessi risultano i progetti riguardanti la messa in sicurezza del territorio e il contenimento del dissesto idrogeologico, nonostante l'emergenza climatica in corso renderebbe imprescindibile porre in essere azioni finalizzate alla mitigazione e all'adattamento, alla pianificazione e al controllo, così da contenere le conseguenze del cambiamento climatico, evitando di agire costantemente in situazioni di emergenza, con le drammatiche conseguenze che gli eventi estremi comportano;
per quanto concerne gli interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei Comuni, il relativo definanziamento operato, pari a sei miliardi di euro, precluderà inevitabilmente il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica al 2050 fissati dalla Unione europea e, soprattutto, rischia di compromettere anche la realizzazione effettiva dei progetti in essere quali quelli delle comunità energetiche, tassello necessario allo sviluppo di energia a chilometro zero e di reti intelligenti e alla produzione e gestione in autonomia di energia verde a costi vantaggiosi, riducendo nettamente le emissioni di CO2 e lo spreco energetico;
preoccupano inoltre le criticità relative ai definanziamenti per il Ministero delle infrastrutture e trasporti, che rappresenta uno dei dicasteri maggiormente coinvolti nell'attuazione del PNRR con traguardi ed obiettivi da conseguire nel primo semestre 2023. Nell'ambito del trasporto stradale e ferroviario, al fine di assicurare una mobilità sostenibile e, nell'ottica di promuovere l'utilizzo e la produzione di idrogeno, erano stati previsti specifici investimenti. In particolare: almeno 40 stazioni di ricarica; sperimentazione dell'utilizzo dell'idrogeno nelle linee non elettrificate; rinnovo della flotta di treni per il trasporto regionale e servizio universale con combustibili puliti. Al tal riguardo, si segnala come già la terza relazione, riporti il riscontro da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti di elementi di debolezza, riconducibili a "eventi e circostanze oggettive" (squilibrio della offerta-domanda, investimenti non attrattivi, impreparazione del tessuto produttivo) e a difficoltà amministrativo-normative;
la proposta di revisione destina 400 milioni di euro alla elettrificazione delle banchine per la riduzione delle emissioni delle navi nella fase di stazionamento in porto (cosiddetto cold ironing): sebbene sia ragionevole e necessario tale investimento, tale misura non risulta sufficiente, tenuto conto che gli obiettivi di decarbonizzazione possono essere raggiunti solo mediante l'adozione di investimenti generali che riguardano tutti i vari segmenti del settore dei trasporti, come ad esempio quelli relativi all'utilizzo dell'idrogeno nei settori "hard to abete", i cui progetti rischiano di rimanere definitivamente inattuati a causa della consistente riduzione degli investimenti prevista nella citata proposta;
in riferimento alla salute, preoccupa, in particolar modo, lo stralcio dal PNRR di parte degli investimenti programmati a favore delle case e degli ospedali di comunità, che dovranno ora essere sostenuti dai fondi sull'edilizia sanitaria e dai fondi di coesione; inoltre, sempre con specifico riguardo alle case e ospedali di comunità, manca un aggiornamento puntuale dell'avanzamento nel raggiungimento degli obiettivi posti nel PNRR; proprio nei giorni scorsi le Regioni hanno lanciato l'allarme sulla mancanza di personale per case e ospedali di comunità oltre che per potenziare l'assistenza domiciliare integrata (ADI) e sull'incremento dei costi necessari alla loro realizzazione a causa dell'inflazione; sul potenziamento delle prese in carico dell'ADI degli ultra sessantacinquenni, il divario fra la fuoriuscita del personale dal SSN dovuto a pensionamenti e l'effettiva possibilità di assunzione o convenzionamento al completamento dei percorsi formativi non consentirebbe di coprire il fabbisogno necessario;
con riferimento allo strumento dei contratti di filiera, fondamentale per il settore agroalimentare, nonostante sia già in parte finanziato attraverso alcuni bandi che si sono succeduti nel corso degli anni, certamente avrebbe necessità di un maggior numero di risorse. Molti sono i progetti presentati dalle imprese agricole che contemplano innovazione, sviluppo, raggiungimento della sostenibilità, ma ancora troppo poche le risorse atte a rendere concreti tali progetti; andrebbe pertanto ripensata l'allocazione di risorse, anche quelle non ancora spese nell'ambito del PNRR, per sostenere i contratti di filiera;
con riferimento al settore della giustizia, la sua riforma rappresenta certamente una delle sfide di maggiore rilievo che l'Italia si è impegnata ad affrontare nell'ambito del PNRR. Nello specifico, nell'ambito dei circa 3 miliardi di euro stanziati al fine di migliorare la celerità e l'efficienza della macchina della giustizia, stante la più recente relazione della Corte dei conti, è di tutta evidenza come molte missioni e componenti abbiano subìto una preoccupante decelerazione e, in particolare, tra gli obiettivi che non possono dirsi ancora pienamente raggiunti, vi è quello relativo al processo di efficientamento energetico degli edifici giudiziari per cui solo di recente il Ministero della giustizia ha pubblicato il primo bando di gara per individuare i soggetti incaricati di predisporre la riqualificazione della prima quota, pari al 20 per cento degli edifici giudiziari in forte ritardo nello stato di attuazione;
rilevato che:
gli impegni assunti con il PNRR coinvolgono direttamente le pubbliche amministrazioni: rafforzare l'integrità pubblica e la programmazione di efficaci presidi di prevenzione della corruzione risulta, di conseguenza, un obiettivo prioritario per evitare che i risultati attesi con l'attuazione del PNRR vengano vanificati;
in direzione diametralmente opposta si pone, in questo contesto, anche la decisione assunta dalla maggioranza di Governo, durante l'esame alla Camera, di votare un parere motivato sulla proposta di direttiva europea sulla lotta contro la corruzione, attualmente all'esame anche della 4ª Commissione del Senato;
a riguardo, è opportuno ricordare in questa sede come la legge 9 gennaio 2019, n. 3 (cosiddetta Spazzacorrotti), approvata nel corso del governo Conte I, abbia fatto ottenere all'Italia il plauso da parte del GRECO in sede di valutazione di conformità delle legislazioni vigenti degli Stati agli standard anti-corruzione, soprattutto in quanto ha determinato l'allineamento del reato di traffico di influenze illecite ai requisiti di cui alla Convenzione penale sulla corruzione (articolo 12), colmando, così, una lacuna più volte segnalata dal medesimo organo europeo;
in un'ottica di messa a terra del PNRR, non sfugge dunque l'importanza del mantenimento dell'impianto normativo de quo al fine di scongiurare ipotetiche attività illecite da parte della criminalità, attirata dall'ingente quantità di afflusso di denaro. Infatti, un allentamento dei presìdi contro i fenomeni corruttivi e contro i suoi cosiddetti reati spia, tra i quali l'abuso di ufficio e il traffico di influenze illecite, non può che esporre al pericolo di infiltrazioni da parte delle organizzazioni criminali che potrebbero mettere in discussione anche l'erogazione dei fondi da parte della stessa Unione europea;
dai dati assunti alla fine dell'anno 2022, si ricava che le frodi sui fondi europei e sul PNRR sono in forte crescita, come si evince anche dall'allarme lanciato dal procuratore generale della Corte dei conti e dalla Procura dell'organismo omologo europeo, secondo cui il 20 per cento delle citazioni in giudizio hanno riguardato indebite percezioni di fondi europei e nazionali, per una richiesta risarcitoria di oltre 231 milioni di euro. Le criticità si appuntano in particolare sul nostro Paese, in cui si concentrano il 22 per cento delle indagini. Sono "quasi 600 le indagini avviate, un danno al bilancio dell'UE di 5,3 miliardi di euro e la rilevazione del forte coinvolgimento della criminalità organizzata nelle frodi transnazionali";
nella medesima direzione, occorre intervenire in materia di appalti pubblici in quanto alla discrezionalità degli affidamenti non si accompagna alcuna forma di controllo, posto che manca una banca dati in cui inserire non solo i contratti pubblici, ma l'intera procedura di gara, con l'inserimento specifico di tutte le imprese invitate e di quelle che presentano offerte, nonché con l'indicazione dettagliata dei contenuti delle offerte. Solo questi dati consentiranno un confronto ex post ed una corretta valutazione dell'operato delle stazioni appaltanti, al fine di addivenire all'individuazione dei cosiddetti cartelli;
inoltre, al fine di rafforzare la capacità delle pubbliche amministrazioni di garantire l'attuazione del PNRR, non si può ignorare, il rilevante tema della capacità amministrativa e gestionale dei comuni. Le risorse che il Piano indirizza agli enti locali impegnano quasi 6.000 Comuni, la gran parte dei quali con meno di 10.000 abitanti e con uffici tecnici gravemente sottodimensionati. Le risorse avrebbero dovuto scioglierne i nodi strutturali in termini di organizzazione efficiente ed efficace, nonché di ricambio generazionale, precondizioni dell'ottimale utilizzo delle risorse stesse e della puntuale attuazione dei progetti. Sulla base dei dati diffusi dalla Ragioneria generale dello Stato, si segnala invero la scarsa riuscita di molti concorsi pubblici, per i quali non sono stati coperti i posti messi a bando, le numerose rinunce da parte dei vincitori, in particolare tra i giovani e con i profili più elevati, sembrerebbe, a favore di altre opportunità con remunerazioni ben più alte o con migliori prospettive di avanzamento e stabilità; si registra comunque una perdita di dipendenti e risultano assunti 2.500 tecnici a tempo determinato rispetto ai 15.000 attesi;
anche sotto il profilo privato delle competenze e posizioni lavorative necessarie all'attuazione piena e senza ritardi del PNRR, dai più recenti dati di Unioncamere nazionale, riferiti al monitoraggio dei fabbisogni delle imprese, si rileva che a luglio fossero previste 587.000 assunzioni e tuttavia per il 47 per cento pare non si siano trovati i profili utili; se poi si affina il dato con riguardo ai profili specializzati, quali quelli delle lauree cosiddette STEM, l'indice sale al 67 per cento Emerge, dunque, un fortissimo disallineamento dei percorsi di istruzione e formazione professionale (IFP) rispetto alle competenze e alle conoscenze di cui le imprese hanno bisogno, anche ai fini dell'implementazione dei progetti legati agli obiettivi PNRR;
considerato inoltre che:
la relazione della Corte dei conti sullo stato di attuazione del PNRR rileva come la spesa sostenuta nel triennio 2020-2022, relativa a 107 delle 285 misure del Piano, sia riconducibile ai crediti d'imposta del piano transizione 4.0 e gli incentivi Superbonus, Ecobonus e Sismabonus; escludendo tali misure, lo stato di attuazione del Piano non supera il 6 per cento Al di là del dato statistico, seppure allarmante, appare evidente come la quasi totalità delle risorse effettivamente fruite derivi da misure caratterizzate da processi di selezione automatici, agevolmente accessibili alle imprese e oggetto di profondo rafforzamento negli anni 2020 e 2021. Il ricorso a strumenti incentivanti sotto forma di crediti d'imposta per supportare la transizione green è stato indicato in via preferenziale dalla stessa Commissione europea nelle linee guida sul Repower EU pubblicate il 1° febbraio 2023;
come noto, il PNRR deve assicurare che nessuna misura per l'attuazione delle riforme e dei progetti di investimento arrechi un danno significativo agli obiettivi ambientali ai sensi dell'articolo 17 del regolamento (UE) 2020/852 secondo il principio del "do no significant harm (DNSH)" che impone che le misure e le attività dello stesso debbano contribuire al raggiungimento di un obiettivo di sostenibilità senza influenzare negativamente il raggiungimento di altri obiettivi di sostenibilità;
il rispetto per l'ambiente, ma anche la sostenibilità economica di un progetto assumono, a tal fine, una valenza strategica soprattutto con riguardo ai criteri e gli indicatori ESG che richiedono alle imprese di confrontarsi con questa nuova regolamentazione;
la revisione della fiscalità ambientale, inoltre, è la chiave di volta per regolamentare tutte quelle attività che hanno un possibile impatto ambientale, senza tuttavia essere penalizzate da un punto di vista economico, ma anzi aprendo nuove opportunità di sviluppo. Introdurre nuovi sussidi ambientalmente favorevoli è un modo intelligente per favorire un'industria più sostenibile, per rilanciare il sistema-Paese in linea con gli obiettivi nazionali della Strategia per lo sviluppo sostenibile, con il PNRR, il PNIEC, il Piano per la transizione ecologica e il pacchetto «Fit for 55» dell'Unione europea;
rilevato infine che:
il fallimento nell'attuazione del PNRR significherebbe far perdere al sistema Paese la possibilità del suo definitivo rilancio, lasciarsi sfuggire una capillare rivoluzione in termini di maggiori investimenti nella sanità, nelle scuole, nelle infrastrutture, in tutto ciò che può consentire all'Italia di affrontare una impegnativa transizione ecologica e digitale, nel segno di una maggiore inclusione sociale, nonché al sistema sovranazionale europeo di tradursi in una Europa più solidale, capace di allontanare lo spettro di tagli e politiche di austerità, suscettibili solo di rinnovare il senso di sfiducia verso l'Italia e verso l'Europa intera,
impegna il Governo:
1) ad adottare, con urgenza, ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, al fine di garantire l'integrale, tempestivo ed efficiente utilizzo da parte dell'Italia dei fondi europei del programma NGEU, come previsto da PNRR e Piano nazionale complementare (PNC) in tempi celeri e rispettosi del cronoprogramma, in particolare assicurando prioritariamente il raggiungimento di obiettivi trasversali, come la sostenibilità economica, sociale e ambientale degli interventi, nonché la relativa attuazione nell'ambito delle transizioni digitali e green e del riparto bilanciato delle risorse con la destinazione minima del 40 per cento delle stesse al Sud, tale da consentire il pieno superamento delle disuguaglianze territoriali che rappresenta proprio uno degli obiettivi del PNRR;
2) nell'ambito della proposta di revisione complessiva del PNRR, a scongiurare l'eliminazione dal Piano e il conseguente definanziamento per complessivi 15,9 miliardi, delle misure e degli investimenti rivolti a sostenere progetti in settori chiave per lo sviluppo del Paese, quali: la decurtazione di 6 miliardi per la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei Comuni (M2C412.2); 3,3 miliardi per la rigenerazione urbana (M5C212.1); circa 2,5 miliardi per i progetti generali dei piani urbani integrati (M5C212.2.C); 1,28 miliardi circa per la gestione del rischio di alluvione e del dissesto idrogeologico (M2C412.1.A); 1 miliardo per l'utilizzo dell'idrogeno nei settori più inquinanti (M2C213.2); 725 milioni circa per il potenziamento dei servizi e delle infrastrutture a favore delle aree interne (M5C3I1.1.1); 675 milioni per la promozione di impianti innovativi come l'off-shore (M2C2I1.3); 300 milioni per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (M5C3I1.2) e di 110 milioni per la tutela del verde urbano ed extraurbano (M2C4I3.1), con pesanti conseguenze a danno dei Comuni;
3) alla luce della decurtazione contenuta nella proposta di revisione del PNRR di complessivi 13 miliardi di euro di fondi già assegnati ai Comuni, ad attivare un'opera di concertazione immediata con le suddette amministrazioni, al fine di garantire lo stanziamento tempestivo delle necessarie fonti di finanziamento per interventi che in molti casi, risultano già essere stati realizzati;
4) ad istituire, dopo aver assicurato una accurata operazione di trasparenza, un tavolo operativo con il coinvolgimento di tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, al fine di tentare di superare le conclamate difficoltà operative nell'ambito attuativo del PNRR per scongiurare la possibilità di perdere, anche parzialmente, i fondi ottenuti nel 2020 e le risorse già messe a bilancio, essenziali per il nostro Paese per investimenti in sanità, nell'istruzione, nelle infrastrutture, verso una autentica transizione ecologica e digitale, nel segno di una maggiore inclusione sociale;
5) a dare celere e piena attuazione agli impegni previsti dal PNRR, anche attraverso un tempestivo e continuo rapporto di collaborazione costruttivo con le istituzioni europee, al fine di scongiurare il mancato pagamento o un pagamento non integrale della terza rata, nonché garantire il conseguimento dei traguardi e degli obiettivi necessari all'ottenimento, senza ritardi, della quarta rata del PNRR;
6) ad adottare iniziative urgenti per rispettare, senza ulteriori ritardi, gli obiettivi fissati dal PNRR riguardo alla residenzialità universitaria, escludendo il rischio di un dilazionamento dei fondi e la dispersione dell'importo ascritto all'obiettivo relativo al numero di nuovi posti letto negli studentati (519,5 milioni di euro in prestiti), al fine di garantire l'accesso all'università e il diritto allo studio;
7) a dare esecuzione, nel rispetto della tempistica di realizzazione degli interventi entro il 2026, all'attuazione del piano REPowerEU nel rispetto della disciplina indicata dal regolamento europeo, garantendo il pieno coinvolgimento del Parlamento per la definizione dei progetti e delle riforme;
8) a garantire, per quanto di competenza, il coinvolgimento pieno e tempestivo del Parlamento nel processo di definizione della proposta di modifica del PNRR, al fine di consentire - così come avvenuto in occasione della predisposizione delle linee guida per la definizione del PNRR e successivamente della proposta di PNRR - un completo esame da parte dei competenti organi parlamentari - anche attraverso la trasmissione delle schede descrittive di revisione del PNRR e del nuovo capitolo dedicato al REPowerEU - su quali siano i cambiamenti richiesti, nonché sulle conseguenti previsioni in termini di effetti degli investimenti e di crescita del sistema Paese, così come nella definizione del capitolo dedicato al piano REPowerEU all'interno del PNRR, al fine di assicurare la coerenza dello stesso rispetto alla evoluzione dell'economia verso un modello sostenibile;
9) a ripristinare e rafforzare, senza indugio e con provvedimenti normativi aventi carattere di urgenza, il controllo concomitante della Corte dei conti sul PNRR e sul PNC;
10) a valutare positivamente, nel quadro di una più ampia esigenza di rafforzamento di efficaci strumenti di prevenzione alla corruzione, anche a tutela dei fondi del PNRR e dell'efficienza della spesa pubblica, la proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante la lotta contro la corruzione;
11) ad astenersi dall'abolire il delitto di abuso di ufficio e dal ridimensionare il delitto di traffico di influenze, fattispecie eventualmente da potenziare in combinazione con l'introduzione di una normativa sulla regolamentazione delle lobby e sul conflitto di interessi, al fine di non vanificare i risultati ottenuti in Europa grazie alla cosiddetta legge Spazzacorrotti ed evitare di mettere a serio rischio l'erogazione delle prossime rate dei pagamenti legati al PNRR;
12) in ordine alla revisione complessiva degli investimenti e delle riforme inclusi nel PNRR, e alla luce dell'approvazione, in via definitiva, del Regolamento «Act in support of ammunition production» (ASAP), a escludere qualunque utilizzo delle risorse del PNRR per investimenti e acquisti in armamenti, e comunque a informare il Parlamento su qualunque decisione relativa alle richiamate risorse;
13) a superare gli elementi di debolezza riscontrati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ed illustrati in premessa, al fine di sviluppare con maggiore incisività gli investimenti nel settore dell'idrogeno nel settore dei trasporti;
14) nell'ambito delle misure di sostegno agli investimenti qualificati, a potenziare la leva fiscale e in particolare il ricorso agli strumenti automatici di incentivo come i crediti d'imposta, a partire dai crediti d'imposta automatici 4.0 in ottica green e ai crediti d'imposta connessi al miglioramento delle prestazioni energetiche e sismiche degli edifici, in linea con le indicazioni della Commissione europea;
15) a voler accompagnare la realizzazione di case e ospedali di comunità e il potenziamento dell'assistenza domiciliare integrata con l'immissione concreta e strutturale nel SSN di nuovi professionisti, competenze e funzioni al fine di assicurarne al più presto l'operatività, provvedendo in particolare al superamento del tetto di spesa per l'assunzione di personale degli enti del SSN delle Regioni al fine di assicurare il potenziamento dell'assistenza territoriale nei termini previsti per l'attuazione degli obiettivi del PNRR, con riferimento ai maggiori oneri per la spesa di personale dipendente da assumere nelle case e negli ospedali di comunità e per l'assistenza domiciliare, e per quello convenzionato;
16) a potenziare lo strumento dei contratti di filiera anche, nell'immediato, attraverso la riallocazione di risorse non spese del Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di garantire lo scorrimento delle graduatorie dei bandi già avviati, al fine di dare spazio a progetti per l'innovazione, lo sviluppo, e il raggiungimento della sostenibilità in agricoltura;
17) in riferimento agli interventi in materia di edilizia giudiziaria, a procedere con maggiore speditezza, nel rispetto dei tempi previsti, alla costruzione di edifici, riqualificazione e potenziamento del patrimonio immobiliare dell'amministrazione della giustizia, anche in chiave ecologica e digitale, in attuazione dei progetti del PNRR a ciò destinati;
18) in ordine alla parità generazionale e di genere, entrambi obiettivi trasversali misurabili del PNRR, cui sono ascritti specifici target da raggiungere entro l'anno 2026, a monitorare l'applicazione dell'articolo 47, del decreto-legge n. 77 del 2021, con cui sono stati adottati obblighi e misure di incremento occupazionale e specifici criteri premiali a sostegno della parità generazionale e di genere, nonché dell'inclusione delle persone con disabilità, in occasione di bandi, avvisi e inviti pubblici connessi ad opere finanziate con le risorse del PNRR e del PNC e a pubblicarne dati e risultanze;
19) ad adottare con urgenza le misure volte al rafforzamento della capacità amministrativa e gestionale dei comuni, con particolare riguardo per le piccole realtà e per quelli in condizioni di dissesto o predissesto finanziario, al fine di potenziare gli uffici tecnici per la progettazione, la gestione e rendicontazione dei progetti finanziati con i fondi del PNRR e PNC, nonché ai fini dell'accesso alle opportunità offerte dai fondi europei; sul versante della formazione, accrescere le competenze gestionali dei dipendenti, in particolare con riguardo alla transizione digitale e all'innovazione organizzativa, ai fini di una maggiore speditezza, efficacia ed efficienza nei procedimenti e nell'erogazione dei servizi;
20) ad adottare ogni iniziativa utile, anche di carattere normativo, volta a colmare il disallineamento tra posizioni dei percorsi di istruzione e formazione professionale (IFP) rispetto alle competenze e alle conoscenze di cui le imprese hanno bisogno ai fini dell'implementazione dei progetti legati agli obiettivi PNRR, in particolare collegando l'istruzione e la formazione professionale a strategie economiche e sistemi di innovazione orientati al futuro, privilegiando percorsi verso i settori della competitività sostenibile e l'equità sociale, adeguandole ai profili connessi alle transizioni verde e digitale e allineandole agli sviluppi in corso del mondo del lavoro, tra i quali l'automazione e la digitalizzazione della produzione e dei servizi;
21) a non impiegare le risorse del PNRR per progetti del REPowerEU rivolti alla realizzazione di nuove infrastrutture o progetti che favoriscono l'utilizzo di fonti di energia fossile;
22) ad adottare ogni utile iniziativa volta a garantire l'attuazione dei progetti volti a preservare e rafforzare la biodiversità, con particolare riferimento alla forestazione urbana ed extraurbana e alla riduzione del consumo di suolo;
23) ad adottare misure volte a sviluppare una fiscalità favorevole alla transizione verso la decarbonizzazione del sistema economico e produttivo, che persegua in modo efficace la progressiva eliminazione dei sussidi dannosi all'ambiente, destinando - per i settori di riferimento - le relative risorse all'incentivazione di processi produttivi e di consumo con minore impatto ambientale, in coerenza con le indicazioni del catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli;
24) ad introdurre misure volte a coadiuvare le piccole e medie imprese nazionali e quelle che investono nel nostro Paese nel processo di transizione ambientale, sociale, digitale e di governance in linea con l'evoluzione dei mercati finanziari e dei servizi per il credito, la finanza ESG e la finanza sostenibile, anche valutando l'istituzione di appositi crediti d'imposta per l'acquisizione di servizi per l'ottenimento delle certificazioni ambientali, etiche e sociali, per la promozione dei valori ESG e per l'applicazione dei principi di rendicontazione di sostenibilità.
(6-00043) n. 4 (01 agosto 2023)
De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni.
Preclusa
Il Senato,
udite le comunicazioni del Governo in ordine alla revisione complessiva degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza;
premesso che:
il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) costituisce il programma di utilizzo delle risorse del Recovery Fund messe a disposizione dall'Unione europea per il finanziamento dell'iniziativa Next Generation UE (NGEU). Le risorse destinate all'Italia ammontano a 191,5 miliardi di euro ripartiti in 69 miliardi di sovvenzioni e 122,5 miliardi di prestiti;
finora il nostro Paese ha ricevuto poco meno di 67 miliardi, dei quali i primi 24,9 sono stati liquidati ad agosto 2021 in forma di prefinanziamento (9 a fondo perduto e 15,9 di prestiti). La prima rata da 21 miliardi di euro (10 miliardi di sovvenzioni e 11 di prestiti) è stata erogata ad aprile 2022, e un importo simile è stato poi incassato a dicembre 2022 per la seconda tranche;
al 4 maggio 2023, il totale della spesa, distribuita nelle sei missioni del Piano, ammontava a poco più di un miliardo, che si è andato ad aggiungere ai 24,5 miliardi "messi a terra" dal 2020 al 31 dicembre 2022. Sempre nel periodo gennaio-aprile 2023, la Missione "Rivoluzione verde e transizione ecologica" ha visto impiegare appena 2,2 milioni di euro;
ad alimentare questi ritardi ha certamente contribuito la decisione dell'attuale Governo, attuata con il decreto-legge n. 13 del 2023, di istituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri una struttura di missione spostando quindi la governance del PNRR dal Ministero a Palazzo Chigi. Una decisione che non sembra aver portato alcun beneficio, ma al contrario ha comportato evidenti rallentamento e una ulteriore perdita di tempo;
la realtà è che le incertezze del Governo sull'effettiva attuazione del PNRR ha finora prodotto una situazione di ritardi che stanno pregiudicando il raggiungimento di molti degli obiettivi previsti;
ritardi del Governo che hanno interessato anche il capitolo REPowerEU che deve aggiornare ed aggiungersi al PNRR. Il REPowerEU doveva essere inviato alla Commissione europea entro lo scorso 30 aprile. In realtà, la data di fine aprile è stata superata, e il Governo ammetteva realisticamente di avere bisogno di più tempo, sfruttando le regole europee che danno la possibilità di presentare i piani rivisti, fino alla data ultima del 31 agosto 2023;
nelle raccomandazioni pubblicate il 24 maggio 2023, la Commissione UE aveva chiesto all'Italia di «perfezionare celermente il capitolo dedicato a REPowerEU al fine di avviarne rapidamente l'attuazione»;
i fatti ci dicono che dall'insediamento dell'attuale Governo, l'attuazione del PNRR ha subito un forte evidente rallentamento e la forbice tra gli obiettivi da raggiungere e quelli raggiunti non ha fatto altro che allargarsi nell'ultimo anno;
anche sul fronte degli interventi sociali si registrano difficoltà. Il Forum del terzo settore ha segnalato che a favore delle persone fragili sono stati assegnati 1,32 miliardi di euro anziché 1,45: sono stati finanziati 89 progetti in meno di quelli previsti, e soprattutto è stato finora disatteso il vincolo previsto del 40 per cento delle risorse destinate al Sud;
il dato preoccupante è che per il 2023 il nostro Paese ha speso complessivamente 1,2 miliardi di euro da gennaio a maggio 2023, sui 33,8 miliardi programmati per l'anno in corso;
nel report sull'Italia del Fondo monetario internazionale del 26 luglio 2023, il nostro Paese viene sollecitato ad attuare tempestivamente ed efficacemente il PNRR. La raccomandazione del FMI è quella di ridurre il debito pubblico e concentrarsi su riforme strutturali ambiziose;
inoltre, le troppe incertezze e la poca efficace gestione delle risorse del PNRR di questo Governo fanno emergere delle preoccupazioni per la tenuta dei conti pubblici. I ritardi sull'incasso della terza e quarta rata, in tutto 35 miliardi di euro, hanno effetti di liquidità sulle casse dello Stato, e il mancato arrivo della terza rata del PNRR ha fatto lievitare il deficit dei primi sei mesi dell'anno;
è stato perso un sacco di tempo e accumulato un ritardo pericoloso, e l'indeterminatezza del Governo conferma come non sia in grado di gestire il più grande e importante programma di investimenti del nostro Paese, qual è il PNRR;
il 20 luglio 2023, nell'ambito della riunione della cabina di regia sul PNRR, il Governo ha proposto una modifica degli obiettivi da realizzare per poter ottenere dall'Unione europea la terza e la quarta rata;
la modifica proposta dal Governo ha riguardato la riforma degli alloggi per studenti universitari, prevedendo l'inserimento di una nuova milestone nella quarta rata, ed escludendo dal pagamento della terza rata l'importo di 500 milioni di euro, connesso al raggiungimento dell'obiettivo M4C1-28, che prevede la realizzazione di 7.500 nuovi posti letto per studenti negli alloggi universitari. Si prevede, in accordo con la Commissione europea, che tale importo sarà versato all'Italia con il pagamento della quarta rata, che ammonterà pertanto a 16,5 miliardi;
dopo l'accordo con la UE dello scorso mese di luglio, rimane confermato l'importo complessivo della terza e della quarta rata attese nel 2023 (35 miliardi di euro), ma viene modificata la ripartizione. La terza rata avrà 54 obiettivi (invece dei 55 previsti dal cronoprogramma) per 18,5 miliardi di euro (invece di 19), mentre per la quarta rata gli obiettivi diventano 28 (invece di 27) per 16,5 miliardi (invece di 16);
l'accordo sullo sblocco e l'erogazione della terza rata del PNRR da 18,5 miliardi di euro è stato possibile in virtù della rinuncia temporanea del Governo a una parte del finanziamento, in conseguenza del mancato raggiungimento dell'obiettivo relativo agli studentati, concordato con l'UE. L'Esecutivo avrebbe dovuto raggiungere l'obiettivo di aggiungere 7.500 posti letto negli studentati entro la fine del 2022;
il target quantitativo dei 7.500 posti letto per studenti, che doveva essere completato entro il 31 dicembre 2022, è stato trasformato in una milestone qualitativa. Così la terza rata del PNRR per l'Italia viene decurtata di 519 milioni di euro, con l'accordo di poterli recuperare all'interno della quarta rata;
per ottenere la quarta rata il nostro Paese deve raggiungere 28 obiettivi. Per assicurarsi queste risorse il Governo ha chiesto di poter modificare dieci obiettivi della medesima quarta rata che riguardano diversi ambiti e sei Ministeri: imprese; infrastrutture e trasporti; ambiente e sicurezza energetica; istruzione; cultura e politiche di coesione;
il 28 luglio 2023 la Commissione UE ha dato il suo via libera al pagamento della terza rata da 18,5 miliardi e 54 target entro settembre prossimo, nonché il suo ok di massima alle modifiche presentate dal Governo per ottenere la quarta tranche, una rata che vale 16,5 miliardi e 28 obiettivi da raggiungere e che dovrebbe essere liquidata entro la fine dell'anno. In base alla tabella di marcia originaria gli obiettivi della quarta rata andavano completati entro il primo semestre di quest'anno;
il documento "Proposte per la revisione del PNRR e capitolo REPowerEU", curato dal Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e sottoposto all'esame della cabina di regia del 27 luglio 2023, ha purtroppo confermato per l'ennesima volta la sostanziale inadeguatezza del Governo nel riuscire a rispettare tempi e obiettivi chiesti dalla UE e previsti dal PNRR. Vengono proposte modifiche su 144 dei 349 obiettivi che compongono il PNRR e che scandiscono il programma fino al 2026, si definanziano molti investimenti. Si propone il capitolo REPowerEU con una dotazione di 19,2 miliardi di euro;
il Governo, non riuscendo a rispettare il timing imposto dalla UE, non ha potuto fare altro che proporre la rimodulazione di una parte consistente degli obiettivi e degli investimenti del PNRR, obiettivi e investimenti che coinvolgono in modo trasversale tutte le sei missioni del Piano;
si propongono una quantità elevatissima di tagli alle risorse e di spostamenti di termini che destano preoccupazione;
è grave che tra le modifiche agli obiettivi del PNRR proposte dal Governo, vi sia la rinuncia a ridurre la tax gap (la propensione all'evasione misurata dalla differenza tra imposte incassate e imposte attese) dal 18,5 al 15,8 per cento senza che vengano indicate misure alternative per il recupero dell'evasione. L'obiettivo di riduzione del tax gap e di passare dal 18,5 per cento del 2019 - tra le percentuali più alte in UE - al 15,8 per cento alla fine del 2024 avrebbe comportato un recupero netto tra i 10 ed i 15 miliardi di euro;
per quanto riguarda i trasporti, molti sono i ridimensionamenti nel programma di investimenti ferroviari: 620,2 milioni per la Roma-Pescara vengono destinati ad altre tratte e vengono riprogrammati i finanziamenti per interventi sulle Napoli-Bari e la Palermo-Catania, così come si propone di far slittare in avanti nel tempo molti di quegli obiettivi e riforme sui quali l'Esecutivo è in evidente e preoccupante affanno;
inoltre, si propone il definanziamento di parte delle risorse del PNRR relative alle ciclovie turistiche per un importo complessivo di 400 milioni di euro, così come problemi per l'assistenza socio-sanitaria territoriale si evidenziano laddove vengono ridimensionati e stralciati anche i programmi sanitari per le case della comunità e la presa in carico della persona;
nel documento del Governo si legge che "il contesto attuale comporta difficoltà di attuazione non solo per le strutture sanitarie (casa della comunità, ospedali della comunità, ospedali sicuri e sostenibili), ma anche per i progetti di transizione digitale (quali telemedicina, sostituzione delle grandi apparecchiature, digitalizzazione dei DEA di I e II livello) nella misura in cui richiedono lavori edili per la preparazione dei locali". Riguardo alle case della comunità si propone quindi la rimodulazione quantitativa e quindi il ridimensionamento del target da 1.350 a 936 interventi, mentre per gli Ospedali di comunità il ridimensionamento del target è da 400 a 304 progetti;
stesso spostamento dei termini viene previsto riguardo al target relativo alle persone assistite attraverso gli strumenti della telemedicina. Il Governo sposta la tempistica di un semestre;
la promessa dell'Esecutivo è quella di realizzare quanto viene ora tagliato in ambito sanitario, o differito nel tempo ricorrendo alle risorse nazionali del programma di investimenti in edilizia sanitaria o, se necessario, mediante riprogrammazione delle risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC);
riguardo alla componente del PNRR relativa al "Rafforzamento dell'Ecobonus e del Sismabonus fino al 100 per cento per l'efficienza energetica e la sicurezza degli edifici", il Governo propone di modificare la descrizione della misura ed il target eliminando ogni riferimento agli interventi di Sismabonus includendo il relativo sub-criterio nell'ambito del target Ecobonus. Si prevede il finanziamento di un "Ecobonus sociale" per le famiglie a più basso reddito, con una dote di 4 miliardi (2 miliardi per il 2024 e altrettanti per il 2023) con l'obiettivo di promuovere l`efficientamento energetico delle abitazioni. La misura, chiarisce il documento, si basa sugli incentivi fiscali attivati da tempo in Italia e già potenziati con il superbonus dal 2020;
di estrema gravità è la previsione contenuta all'interno del documento di proposte per la revisione del PNRR, di un pesante definanziamento per un ammontare complessivo di ben 15,9 miliardi di euro di importantissime voci di spesa che dovevano essere destinati alla gestione del rischio di alluvione e del dissesto idrogeologico, alla valorizzazione del territorio, all'efficienza energetica, alla rigenerazione urbana, all'utilizzo dell'idrogeno nei settori più inquinanti, al verde urbano ed extraurbano. In dettaglio i tagli - totali o parziali - alle risorse riguardano:
* "Misure per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico", che viene completamente definanziato per 1.287 milioni;
* "Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l'efficienza energetica dei Comuni", che viene completamente definanziato per 6.000 milioni;
* "Utilizzo dell'idrogeno in settori hard-to-abate", le cui risorse vengono dimezzate e tagliate di 1.000 milioni di euro;
* "Investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti a ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale", che viene completamente definanziato per 3.300 milioni;
* "Promozione impianti innovativi (incluso off-shore)" che viene completamente definanziato per 675 milioni;
* "Piani urbani integrati - progetti generali", le cui risorse vengono tagliate di 2.494 milioni di euro;
* "Aree interne - Potenziamento servizi e infrastrutture sociali di comunità", le cui risorse vengono ridotte di 725 milioni di euro;
* "Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie", che viene completamente definanziato per 300 milioni di euro;
* "Tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano", le cui risorse vengono ridotte del 33 per cento e tagliate di 110 milioni di euro;
con questa riscrittura del PNRR, dei 15,9 miliardi di euro definanziati, i Comuni perdono circa 13 miliardi, tra efficienza energetica, rigenerazione urbana, piani urbani integrati e riduzione rischio idrogeologico, con la garanzia, scritta sull'acqua, che queste risorse saranno comunque garantite;
questa riscrittura che si traduce in drastici tagli a finanziamenti e investimenti di importanti voci del PNRR, a cominciare da quelle di carattere sociale e ambientale, sollevano fortissime preoccupazioni e certificano definitivamente il fallimento politico dell'Esecutivo;
a fronte dei suddetti drastici definanziamenti, non danno alcun garanzia le rassicurazioni del ministro Fitto secondo cui non si vuole cancellare alcun progetto, ma solamente ricollocare le risorse per evitare di perderle visto che non si riuscirà a completare i relativi lavori entro giugno 2026;
la certezza dei tagli alle risorse si scontra quindi con l'assoluta indeterminatezza della promessa che le medesime risorse saranno individuate a valere su altri fondi nazionali e europei. Questo significa evidentemente che si dovrà compensare con altre risorse dei medesimi fondi nazionali e europei, che erano già previsti per altri progetti o investimenti;
peraltro, sulla possibilità di sostituire le risorse UE con il bilancio nazionale, pesa l'incognita forte data dagli effetti conseguenti sui saldi di finanza pubblica,
impegna il Governo:
1) a mantenere i nove obiettivi del PNRR e le relative risorse finanziarie pari a 15.890.899.998,00 euro, sui quali il Governo propone il definanziamento e l'eliminazione dal Piano, prevedendo in ogni caso, qualora si intenda comunque espungerli dal PNRR, che siano garantite tutte le risorse attualmente assegnate per la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico così come per tutti gli altri otto obiettivi, nonché la garanzia del pieno rispetto dei tempi di erogazione e attuazione attualmente previsti per i medesimi obiettivi;
2) a non indebolire la lotta all'evasione fiscale, confermando l'obiettivo del PNRR di riduzione del tax gap e di rafforzamento della compliance previsti dalla M1C1 - Riforma 1.12 del PNRR, indispensabili per il recupero dell'evasione e del contrasto al grave e cronico fenomeno dell'evasione fiscale nel nostro Paese;
3) a potenziare gli obiettivi di cui alla M2C2 - Investimento 4.3: Sviluppo infrastrutture di ricarica elettrica, lo sviluppo di costruzione di stazioni di ricarica rapida per veicoli elettrici, prevedendo a tal fine maggiori risorse e semplificazioni delle procedure, anche attraverso l'emanazione quanto prima dell'atteso e importante decreto direttoriale del Ministero dello sviluppo economico, non ancora emanato, relativamente al riconoscimento per gli utenti domestici di un contributo pari all'80 per cento del prezzo di acquisto e posa in opera di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici;
4) ad adottare le opportune iniziative volte a colmare gli evidenti ritardi per l'aggiudicazione degli appalti accelerando sui tempi per la realizzazione delle infrastrutture di ricarica elettrica sia nei centri urbani sia nelle autostrade;
5) a non definanziare, così come ora previsto dal Governo, parte delle risorse del PNRR relative alle ciclovie turistiche per un importo di 400 milioni di euro;
6) a garantire risorse e investimenti per la sanità e in particolare la sanità territoriale, rivedendo le numerose proposte di stralcio e i pesanti tagli proposti alle casa della comunità, ospedali della comunità, ospedali sicuri e sostenibili, nonché agli importanti progetti di transizione digitale, quale la digitalizzazione di strutture sanitarie ospedaliere sede DEA (dipartimento emergenza e accettazione di I e II Livello);
7) con riguardo al previsto incremento dei posti letto per studenti negli alloggi universitari, ad adottare iniziative normative volte a prevedere una modifica al comma 2 dell'articolo 25 del decreto-legge n. 144 del 2022, che stabilisca che le risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per il suddetto obiettivo, siano prioritariamente utilizzate per nuove residenze studentesche pubbliche strutturali realizzate in sinergia tra università, comuni, regioni, demanio civile e militare, attraverso il riuso e il recupero di immobili inutilizzati, a partire da quelli pubblici;
8) ad adottare tutte le iniziative, anche in coordinamento con gli enti territoriali, necessarie a rispettare gli investimenti e gli obiettivi del PNRR per le scuole e per la realizzazione degli asili nido e il potenziamento dell'offerta di servizi educativi;
9) nell'ambito del dichiarato rafforzamento dell'Ecobonus e del Sismabonus per l'efficienza energetica e la sicurezza degli edifici, con particolare riguardo alle famiglie a più basso reddito, a garantire misure di favore anche per gli interventi di riqualificazione immobiliare da parte degli enti gestori di edilizia residenziale pubblica comunque denominati, estendendo tale possibilità anche per gli immobili di edilizia residenziale pubblica a canone sociale dei comuni, prevedendo comunque tempi adeguati anche prorogati rispetto a quelli attualmente stabiliti, anche sostenendo la creazione di comunità energetiche rinnovabili solidali di autoproduzione e autoconsumo di energia nei caseggiati di edilizia residenziale pubblica che sono ubicati, in particolare, nelle periferie delle aree urbane, al fine di sostenere la conversione ecologica e il contrasto ai costi energetici;
10) alla stabilizzazione della misura di detrazione fiscale del Superbonus nell'arco di almeno 10 anni, per far fronte al costo degli interventi per l'efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico e privato, escludendo dal sistema incentivante le tecnologie di riscaldamento a combustione alimentati da fonti fossili;
11) a escludere dal sistema incentivante le tecnologie di riscaldamento a combustione alimentati da fonti fossili
12) sempre per quanto concerne il capitolo REPowerEU, a escludere dall'utilizzo delle risorse ad esso destinate il finanziamento di progetti e piani di investimento che riguardino direttamente o indirettamente combustibili fossili al fine di garantire le necessarie risorse per il loro superamento attraverso investimenti nel settore delle fonti rinnovabili e delle energie alternative;
13) a escludere che le risorse del REPowerEU sostengano piani di investimento anche promossi e sostenuti da aziende pubbliche quali Enel, Eni, Terna, Snam, che riguardino fonti fossili e che non siano finalizzati alla decarbonizzazione dei sistemi produttivi;
14) a implementare il finanziamento degli obiettivi volti ad accelerare l'incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, favorendo l'autoproduzione e la produzione diffusa, nonché un sensibile snellimento delle relative procedure di autorizzazione;
15) a garantire il pieno rispetto nelle procedure di affidamento degli appalti del PNRR e del Piano nazionale complementare della clausola che obbliga le imprese che si aggiudicano la gara a occupare almeno il 30 per cento di donne e di giovani sotto i 36 anni.
(6-00044) n. 5 (01 agosto 2023)
Malan, Romeo, Ronzulli, Biancofiore.
Approvata
Il Senato,
premesso che:
i Piani nazionali di ripresa e resilienza sono i programmi di riforme e investimenti per il periodo 2021-2026 che gli Stati membri definiscono per accedere ai fondi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility, RRF), nel quadro di NextGenerationEU (NGEU);
il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) dell'Italia è stato definitivamente approvato a livello europeo il 13 luglio 2021, con decisione di esecuzione del Consiglio dell'Unione europea (Cid). La Cid contiene un allegato con cui vengono definiti, in relazione a ciascun investimento e riforma, precisi obiettivi e traguardi, cadenzati temporalmente, al cui conseguimento si vincola l'assegnazione delle risorse, che è articolata in dieci rate entro il 30 giugno 2026;
il PNRR italiano prevede 132 investimenti e 63 riforme, cui corrispondono 191,5 miliardi di euro finanziati dall'Unione europea attraverso l'RRF, suddivisi tra 68,9 miliardi di euro di sovvenzioni a fondo perduto e 122,6 miliardi di euro di prestiti, da impiegare nel periodo 2021- 2026 attraverso l'attuazione del Piano;
l'Italia ha stanziato risorse nazionali aggiuntive (a debito) per 30,6 miliardi di euro, destinato all'attuazione del Piano per gli investimenti complementari al PNRR (PNC);
il PNRR si compone di sei missioni, così suddivise: Missione 1 - Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura, 40,7 miliardi cui se ne aggiungono 8,5 a valere sul PNC; Missione 2 - Rivoluzione verde e transizione ecologica, 59,3 miliardi cui se ne aggiungono 9,3 a valere sul PNC; Missione 3 - Infrastrutture per una mobilità sostenibile, 25,1 miliardi cui se ne aggiungono 6,3 a valere sul PNC; Missione 4 - Istruzione e ricerca, 30,9 miliardi cui si aggiunge 1 miliardo a valere sul PNC; Missione 5 - Inclusione e coesione, 19,8 miliardi cui se ne aggiungono 2,6 a valere sul PNC e Missione 6 - Salute, 15,6 miliardi cui se ne aggiungono 2,9 a valere sul PNC;
il 40 per cento delle risorse territorializzabili del PNRR sono destinate al Mezzogiorno, al fine di garantire pari diritti a tutti i cittadini delle diverse aree del Paese attraverso la necessaria perequazione;
considerato che:
la rigida scansione temporale del PNRR impone di individuare per tempo le criticità e le possibili soluzioni, anche aggiornando e potenziando le semplificazioni di tipo normativo o amministrativo esistenti, nonché, ove necessario, aggiornando le previsioni del Piano medesimo;
con il decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 aprile 2023, n. 41, sono state introdotte, con il parere favorevole della Conferenza unificata, disposizioni volte non solo a riorganizzare la governance per il PNRR, rafforzando il sistema di coordinamento, gestione, attuazione e monitoraggio delineato dal decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, ma anche a rafforzare la capacità amministrativa degli enti preposti all'attuazione del Piano ed a semplificare le procedure, con l'obiettivo di ridurre i tempi di realizzazione degli investimenti;
parallelamente alle iniziative di tipo legislativo, il Governo ha comunicato di aver svolto un'intensa attività di verifica dell'effettiva corrispondenza tra i cronoprogrammi originariamente previsti per gli investimenti e le riforme inseriti nel PNRR e i cronoprogrammi aggiornati in considerazione dei recenti eventi geopolitici che hanno inciso notevolmente sui prezzi dell'energia, dei prodotti alimentari e dei materiali da costruzione ed hanno inoltre causato carenze nelle catene di approvvigionamento mondiali, provocando un aumento dell'inflazione oltre che generare nuove sfide, tra cui il rischio di povertà energetica e un incremento del costo della vita;
il regolamento n. 2023/435 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 febbraio 2023 reca modifiche al regolamento n. 2021/241 ovvero al regolamento istitutivo del dispositivo per la ripresa e la resilienza, prevedendo l'inserimento del capitolo dedicato al piano REPowerEU nel PNRR, sulla base della considerazione che: "Dopo l'adozione del regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio, che ha istituito il dispositivo per la ripresa e la resilienza, gli eventi geopolitici senza precedenti provocati dalla guerra di aggressione da parte della Russia nei confronti dell'Ucraina e l'aggravarsi delle conseguenze dirette e indirette della crisi COVID-19 hanno avuto ripercussioni considerevoli sulla società e sull'economia dell'Unione, sulla sua popolazione e sulla sua coesione economica, sociale e territoriale. In particolare, è più che mai evidente che per una ripresa efficace, sostenibile e inclusiva dalla crisi COVID-19 sono indispensabili la sicurezza energetica e l'indipendenza energetica dell'Unione, essendo queste tra i principali fattori che contribuiscono alla resilienza dell'economia dell'Unione" (considerando n. 1). Inoltre, l'inserimento nei piani per la ripresa e la resilienza di un capitolo dedicato al piano REPowerEU è funzionale a "ottimizzare la complementarità, la coerenza e la coesione delle strategie e delle azioni intraprese dall'Unione e dagli Stati membri per promuovere l'indipendenza, la sicurezza e la sostenibilità dell'approvvigionamento energetico dell'Unione" (considerando n. 5);
l'iniziativa REPowerEU è stata attuata dalla Commissione europea anche mediante l'introduzione di opportune modifiche ai programmi legati alle politiche di coesione allo scopo di renderli idonei a fronteggiare l'emergenza energetica. Al regolamento REPowerEU è, infatti, collegata la possibilità di utilizzare le risorse della programmazione 2014-20 per finanziare misure eccezionali per supportare le piccole e medie imprese colpite dall'aumento del prezzo dell'energia e sostenere le famiglie bisognose nell'affrontare le spese energetiche unitamente ad un uso flessibile del FESR e del FSE (cosiddetta iniziativa Safe). Pertanto, l'introduzione del capitolo aggiuntivo PNRR relativo al REPowerEU consente di avviare l'allineamento dei quadri programmatori delle diverse fonti di finanziamento, sia europee che nazionali, in materia di coesione e di assicurarne il coordinamento per una gestione maggiormente efficace ed efficiente;
avendo l'Italia già utilizzato tutta la quota di 122,6 miliardi di euro sotto forma di prestiti resi disponibili dal dispositivo di ripresa e resilienza, la quota italiana dei fondi REPowerEU è pari a 2,7 miliardi di euro a fondo perduto, ai quali si può aggiungere fino al 7,5 per cento dei fondi relativi alla programmazione 2021-2027 della politica di coesione. Conseguentemente, è indispensabile che il capitolo REPowerEU del PNRR italiano sia costituito da riforme e investimenti non solo realizzabili entro l'arco temporale del dispositivo di ripresa e resilienza, ma anche in grado di contribuire effettivamente a realizzare gli obiettivi di diversificazione dell'approvvigionamento energetico, in particolare dei combustibili fossili, nonché di aumentare la resilienza, la sicurezza e la sostenibilità del sistema energetico, così come declinati dall'articolo 21-quater, paragrafo 3, del regolamento n. 241 del 2021;
il Governo ha comunicato di aver avviato, così come previsto dalla comunicazione della Commissione europea 2023/C 80/01, pubblicata in data 3 marzo 2023 e recante gli "Orientamenti sui piani per la ripresa e la resilienza nel contesto di REPowerEU", costanti interlocuzioni con la Commissione europea in ordine all'avanzamento dell'istruttoria relativa all'aggiornamento del PNRR e al capitolo REPowerEU finalizzate a condividerne preventivamente i contenuti, nonché i tempi e i modi della loro presentazione entro il termine legale del 31 agosto 2023 previsto dai regolamenti europei;
nella cabina di regia sul PNRR del 31 maggio 2023 è stata approvata la terza relazione sullo stato di attuazione del PNRR, trasmessa al Parlamento in data 7 giugno 2023, nella quale sono indicati i contenuti preliminari del capitolo REPowerEU del PNRR italiano, nonché descritte le macro-tipologie di proposte formulate dalle amministrazioni ai fini della modifica del PNRR in termini di: rimodulazione delle milestone e dei target per effetto dell'aumento dei prezzi o di altri fattori oggettivi; rimodulazione delle scadenze delle milestone e dei target intermedi, senza modifica delle milestone e dei target finali; revisioni di denominazione/descrizione/ meccanismi di verifica delle milestone e dei target intermedi, dirette a chiarire meglio gli obiettivi (Cid e Oa); revisioni collegate a criticità oggettive connesse al mutato contesto attuativo; riallocazione delle risorse per un utilizzo più efficiente delle stesse;
è indispensabile assicurare la piena coerenza della proposta di aggiornamento del PNRR, comprensivo del capitolo REPowerEU, con le finalità del piano, garantendo l'attuazione delle riforme previste dal PNRR, nonché il conseguimento degli obiettivi trasversali relativi alla parità di genere, al miglioramento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, al riequilibrio territoriale e sviluppo del Mezzogiorno;
al fine di realizzare un miglioramento tangibile e duraturo dell'Italia, è necessario assicurare la piena realizzazione del PNRR e il raggiungimento di tutti gli obiettivi qualitativi e quantitativi dallo stesso previsti, elaborando una proposta di aggiornamento del Piano che si focalizzi specificatamente su misure che hanno registrato un notevole ritardo nella fase di avvio o un rilevante incremento dei costi a causa dell'inflazione, della mancanza di materie prime ovvero di altre circostanze oggettive e non preventivabili;
anche alla luce dei recenti eventi verificatisi in ambito internazionale, è indispensabile assumere ulteriori iniziative finalizzate al rafforzamento dell'autonomia energetica, al sostegno alle attività produttive e alla transizione green e digitale, mediante l'inserimento nel capitolo REPowerEU del PNRR italiano di investimenti e di riforme afferenti, in particolare: alle reti di trasmissione e di distribuzione dell'energia; alla produzione di energie rinnovabili, alla riduzione della domanda di energia e alla sua riqualificazione verso fonti rinnovabili; alla transizione verde e all'efficientamento energetico del settore produttivo; agli investimenti in favore di famiglie e imprese; al sostegno alle filiere produttive green;
nella cabina di regia sul PNRR del 6 febbraio 2023, presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri, è stata rappresentata alle principali società energetiche a partecipazione pubblica, appositamente convocate, la necessità di includere nel capitolo REPowerEU progettualità strategiche per il Paese e concretamente attuabili entro la tempistica stringente imposta dal Piano, ed è stato contestualmente istituito un gruppo di lavoro, composto da rappresentanti dei Ministeri competenti, dedicato all'esame tecnico delle proposte di intervento;
nella cabina di regia sul PNRR del 7 marzo 2023 è stato discusso con i rappresentanti di Comuni, Province e Regioni il percorso di revisione del Piano inclusivo del nuovo capitolo REPowerEU;
nella cabina di regia sul PNRR del 20 aprile 2023 è stato discusso con il partenariato economico e sociale, in sei distinte sessioni a carattere settoriale, il percorso di revisione del Piano inclusivo del nuovo capitolo REPowerEU;
nella cabina di regia sul PNRR dell'11 luglio 2023, riunita anche in presenza dei rappresentanti di Comuni, Province e Regioni, è stata discussa ed approvata la proposta di revisione delle misure incluse nella IV rata;
nelle sedute della cabina di regia sul PNRR del 18 e 19 luglio 2023 sono stati illustrati al partenariato economico e sociale, in sei distinte sessioni a carattere settoriale, la III relazione sullo stato di attuazione del PNRR e, contestualmente, lo stato di avanzamento della revisione del Piano, inclusiva dell'introduzione del capitolo REPowerEU;
nella cabina di regia del 20 luglio ultimo scorso riunita anche in presenza dei rappresentanti di Comuni, Province e Regioni, è stata data comunicazione in merito alla terza richiesta di pagamento e contestualmente è stata approvata una ulteriore modifica delle misure connesse alla IV rata;
nella cabina di regia sul PNRR del 27 luglio 2023, riunita per l'esame preliminare della proposta di revisione complessiva del PNRR inclusiva del nuovo capitolo REPowerEU, è stata approvata la proposta di revisione del Piano;
il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR ha trasmesso in data 27 luglio 2023 al Presidente del Senato della Repubblica la proposta di revisione complessiva del PNRR inclusiva del capitolo REPowerEU;
la proposta di revisione del PNRR riguarda 144 misure di investimento e di riforma e si compone di modifiche formali, mirate ad agevolare la rendicontazione di obiettivi e traguardi, e di modifiche sostanziali. dovute al mutato contesto internazionale che ha determinato ostacoli oggettivi al raggiungimento di obiettivi e traguardi, e provvede, inoltre, alla riallocazione delle risorse verso impieghi più efficienti, che conducono allo spostamento di alcune misure dal PNRR ad altre forme di finanziamento;
il capitolo REPowerEU del PNRR italiano si articola in tre investimenti destinati a i) reti dell'energia, ii) transizione verde ed efficientamento energetico, iii) filiere industriali strategiche, e in sei riforme: i) Riduzione dei costi della connessione alle reti del gas per la produzione di biometano; ii) Power Purchasing Agreement (PPA), contratti innovativi per garantire remunerazione stabile a chi investe nelle fonti rinnovabili; iii) Green skills formazione delle risorse umane del settore privato attualmente impiegate nell'industria tradizionale; iv) Green skills formazione specialistica dei dipendenti della PA; v) Percorso per la razionalizzazione dei sussidi inefficienti ai combustibili fossili; vi) Testo unico sulle autorizzazioni per le fonti rinnovabili;
in coerenza con le indicazioni contenute nella relazione sullo stato di attuazione delle politiche della coesione europea e nazionale 2014 - 2020 presentata dal Governo al Parlamento nel mese di febbraio 2023 e confermate a livello europeo con le raccomandazioni della Commissione europea «Semestre europeo 2023 - pacchetto di primavera» del 24 maggio 2023, risulta indispensabile assicurare la piena complementarietà tra l'utilizzazione delle risorse del PNRR, come revisionato, e l'impiego delle risorse destinate alle politiche di coesione, con la più ampia condivisione, anche nell'ambito del coordinamento istituzionale Governo - Regioni ormai in fase di definizione e diretto a garantire una più razionale ed efficiente utilizzazione delle risorse destinate alle politiche di coesione, ivi comprese le risorse del Fondo sviluppo e coesione (FSC);
il Governo ha tenuto conto delle priorità di intervento e delle modalità di aggiornamento del PNRR, comprensive del capitolo REPowerEU, indicate dal Parlamento e contenute nelle mozioni n. 1-00158 della Camera e nn. 1-00052 e 1-00053 del Senato, approvate in data 20 giugno 2023;
udite le comunicazioni del Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR sul Piano nazionale di ripresa e resilienza,
le approva e impegna il Governo:
1) a trasmettere la proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, comprensiva del capitolo REPowerEU, alla Commissione europea;
2) ad assicurare il pieno coinvolgimento del Parlamento, nonché la leale collaborazione con le Regioni e gli enti locali e la continua partecipazione del partenariato economico e sociale nelle fasi successive alla trasmissione di detta proposta e alla sua approvazione da parte del Consiglio;
3) in linea con le raccomandazioni sul PNRR italiane formulate nell'ambito della comunicazione del 24 maggio 2023 della Commissione europea «Semestre europeo 2023 - pacchetto di primavera», a salvaguardare gli interventi esclusi dal PNRR all'esito dell'aggiornamento del Piano, utilizzando altre fonti di finanziamento nazionali disponibili a legislazione vigente, anche mediante la riprogrammazione del Piano nazionale complementare, e ricorrendo alle risorse messe a disposizione dalla programmazione 2021-2027 dei Fondi strutturali e del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027.
Allegato B
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori:Barachini, Bongiorno, Borghese, Borgonzoni, Butti, Castelli, Cattaneo, De Poli, Durigon, Fazzolari, Giacobbe, La Pietra, Lombardo, Mancini, Mirabelli, Monti, Morelli, Napolitano, Ostellari, Rauti, Rubbia, Segre, Sisto, Unterberger, Valente e Zambito.
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Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori:Borghi Claudio, Borghi Enrico, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.
Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, composizione
Il Presidente del Senato, in data 27 luglio 2023, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale i senatori: Aloisio, Bizzotto, Claudio Borghi, Damiani, De Cristofaro, Lorenzin, Manca, Martella, Mazzella, Orsomarso, Rosa, Salvitti, Spagnolli, Tubetti e Zedda.
Il Presidente della Camera dei deputati, in data 31 luglio 2023, ha chiamato a far parte della medesima Commissione i deputati: Alifano, Bordonali, Cannata, Caramiello, Comaroli, De Luca, De Palma, Giordano, Guerra, Marattin, Mascaretti, Matera, Ruspandini, Sala e Stefani.
Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, nomina del Presidente
Il Presidente del Senato e il Presidente della Camera dei deputati, hanno proceduto, d'intesa, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 5 maggio 2009, n. 42, a nominare Presidente della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale il deputato Alberto Stefani.
Insindacabilità, presentazione di relazioni su richieste di deliberazione
A nome della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, il senatore Bazoli ha presentato la relazione sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile pendente presso il Tribunale di Lamezia Terme nei confronti del dottor Nicola Morra, senatore all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 5-A).
Domande di autorizzazione a procedere in giudizio ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione, presentazione di relazioni
A nome della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, il senatore Paroli ha presentato la relazione sulla domanda di autorizzazione a procedere in giudizio ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione nei confronti del dottor Corrado Clini nella sua qualità di Ministro dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare pro tempore, trasmessa dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma (Doc. IV-bis, n. 1-A).
Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati
Presidente del Consiglio dei ministri
Ministro per la pubblica amministrazione
Ministro per lo sport e i giovani
Ministro dell'interno
Ministro della giustizia
Ministro della difesa
Ministro dell'economia e delle finanze
Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste
Ministro del lavoro e delle politiche sociali
Ministro dell'istruzione e del merito
Ministro dell'università e della ricerca
Ministro della cultura
Ministro della salute
Ministro del turismo
Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica
Ministro delle infrastrutture e dei trasporti
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, recante disposizioni urgenti in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, di agricoltura, di sport, di lavoro e per l'organizzazione del Giubileo della Chiesa cattolica per l'anno 2025 (829)
(presentato in data 31/07/2023)
C.1239 approvato dalla Camera dei deputati.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Ministro della difesa
Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica
Ministro per la pubblica amministrazione
Disposizioni in materia di associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale, nonché disposizioni in materia di termini legislativi (825)
(presentato in data 28/07/2023);
Presidente del Consiglio dei ministri
Ministro dell'economia e delle finanze
Ministro del lavoro e delle politiche sociali
Conversione in legge del decreto-legge 28 luglio 2023, n. 98, recante misure urgenti in materia di tutela dei lavoratori in caso di emergenza climatica e di termini di versamento (826)
(presentato in data 28/07/2023);
senatori La Marca Francesca, Alfieri Alessandro, Malpezzi Simona Flavia, Crisanti Andrea, Rojc Tatjana, Verini Walter, Manca Daniele, Rando Vincenza, Losacco Alberto, Sensi Filippo, Bazoli Alfredo, Rossomando Anna, Valente Valeria, D'Elia Cecilia, Zambito Ylenia, Giacobbe Francesco, Zampa Sandra, Furlan Annamaria, Martella Andrea
Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi:
a) Accordo di partenariato strategico tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Canada, dall'altra, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016;
b) Accordo economico e commerciale globale tra il Canada, da una parte, e l'Unione europea e i suoi Stati membri, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 30 ottobre 2016, e relativo strumento interpretativo comune (827)
(presentato in data 27/07/2023);
senatori De Cristofaro Peppe, Cucchi Ilaria, Floridia Aurora, Magni Tino
Norme per la revisione del servizio pubblico nella comunicazione audiovisiva e radiofonica sui diversi media (828)
(presentato in data 28/07/2023);
DDL Costituzionale
senatori Renzi Matteo, Paita Raffaella, Borghi Enrico, Fregolent Silvia, Sbrollini Daniela, Scalfarotto Ivan
Disposizioni per l'introduzione dell'elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri in Costituzione (830)
(presentato in data 01/08/2023).
Disegni di legge, assegnazione
In sede redigente
1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione
sen. Parrini Dario
Norme in materia di obblighi per i gestori di siti internet di acquisizione e tutela dell'identità digitale degli utenti (703)
previ pareri delle Commissioni 2ª Commissione permanente Giustizia, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica
(assegnato in data 31/07/2023);
1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione
sen. Maiorino Alessandra ed altri
Introduzione dell'utilizzo di codice identificativo e di videocamere per gli agenti di pubblica sicurezza (735)
previ pareri delle Commissioni 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
(assegnato in data 31/07/2023);
2ª Commissione permanente Giustizia
sen. Maiorino Alessandra
Misure volte al contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sull'orientamento sessuale, sull'identità di genere o sulla disabilità (665)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
(assegnato in data 31/07/2023);
7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
sen. Zanettin Pierantonio ed altri
Dichiarazione di monumento nazionale del Teatro Olimpico di Vicenza (821)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
(assegnato in data 31/07/2023);
10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
sen. Zullo Ignazio ed altri
Disposizioni in materia di screening nazionale gratuito per l'eliminazione del virus dell'epatite C (HCV) (718)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
(assegnato in data 31/07/2023);
10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
sen. Silvestroni Marco
Norme di perequazione previdenziale per il personale del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico (768)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
(assegnato in data 31/07/2023);
10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
sen. Sbrollini Daniela
Disposizioni relative alle strategie per la prevenzione, l'ottimizzazione dell'assistenza e la tutela della persona in soggetti con diabete in età evolutiva (801)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
(assegnato in data 31/07/2023).
In sede referente
2ª Commissione permanente Giustizia
Gov. Meloni-I: Ministro della giustizia Nordio Carlo, Ministro della difesa Crosetto Guido
Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, all'ordinamento giudiziario e al codice dell'ordinamento militare (808)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
(assegnato in data 01/08/2023);
3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa
Gov. Meloni-I: Ministro della difesa Crosetto Guido, Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin Gilberto ed altri
Disposizioni in materia di associazioni professionali a carattere sindacale tra militari, delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale, nonché disposizioni in materia di termini legislativi (825)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
(assegnato in data 31/07/2023);
10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
Gov. Meloni-I: Presidente del Consiglio dei ministri Meloni Giorgia, Ministro dell'economia e delle finanze Giorgetti Giancarlo ed altri
Conversione in legge del decreto-legge 28 luglio 2023, n. 98, recante misure urgenti in materia di tutela dei lavoratori in caso di emergenza climatica e di termini di versamento (826)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, Comitato per la legislazione
(assegnato in data 31/07/2023);
1ª (Aff. costituzionali) e 10ª (Sanità e lavoro)
Gov. Meloni-I: Presidente del Consiglio dei ministri Meloni Giorgia, Ministro per la pubblica amministrazione Zangrillo Paolo ed altri
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 giugno 2023, n. 75, recante disposizioni urgenti in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, di agricoltura, di sport, di lavoro e per l'organizzazione del Giubileo della Chiesa cattolica per l'anno 2025 (829)
previ pareri delle Commissioni 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, Comitato per la legislazione
C.1239 approvato dalla Camera dei deputati
(assegnato in data 01/08/2023).
Disegni di legge, presentazione del testo degli articoli
In data 31/07/2023 la 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro ha presentato il testo degli articoli proposti dalla Commissione stessa, per i disegni di legge: "Delega al Governo per la riforma fiscale" (797)
(presentato in data 12/07/2023) C.1038 approvato dalla Camera dei deputati (assorbe C.75)
con proposta di assorbimento del disegno di legge del Sen. Turco Mario ed altri "Delega al Governo per la riforma del sistema fiscale" (584) (presentato in data 08/03/2023).
Governo, richieste di parere per nomine in enti pubblici. Deferimento
Il Ministro per lo sport e i giovani, con lettera del 31 luglio 2023, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 8, comma 4, del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2002, n. 178 - la proposta di nomina del dottor Diego Nepi Molineris a Amministratore delegato della società Sport e Salute Spa (n. 13).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, la proposta di nomina è stata deferita - in data 31 luglio 2023 - alla 7ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro 20 giorni dall'assegnazione.
Il Ministro dell'istruzione e del merito, con lettera del 31 luglio 2023, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 8, comma 4, del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2002, n. 178 - la proposta di nomina del dottor Fabio Caiazzo a componente del Consiglio di amministrazione della società Sport e Salute Spa (n. 14).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, la proposta di nomina è stata deferita - in data 31 luglio 2023 - alla 7ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro 20 giorni dall'assegnazione.
Il Ministro dell'università e della ricerca, con lettera del 31 luglio 2023, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 8, comma 4, del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2002, n. 178 - la proposta di nomina della professoressa Maria Spena a componente del Consiglio di amministrazione della società Sport e Salute Spa (n. 15).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, la proposta di nomina è deferita alla 7ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro 20 giorni dall'assegnazione.
Il Ministro della salute, con lettera del 1° agosto 2023, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 8, comma 4, del decreto-legge 8 luglio 2002, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2002, n. 178 - la proposta di nomina della dottoressa Rita Di Quinzio a componente del Consiglio di amministrazione della società Sport e Salute Spa (n. 16).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, la proposta di nomina è deferita alla 7ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro 20 giorni dall'assegnazione.
Governo, trasmissione di atti e documenti
La Presidenza del Consiglio dei Ministri, con lettera del 24 luglio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 8-ter, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica 23 settembre 2002, n. 250:
un decreto concernente l'autorizzazione all'utilizzo delle economie di spesa sul contributo assegnato con la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF, per l'anno 2017, per il progetto "Consolidamento dell'abitato di colle soggetto a movimenti gravitativi nel Comune di Montegallo (AP)".
Il predetto documento è trasmesso alla 5a e alla 8a Commissione permanente.
Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 27 luglio 2023, ha dato comunicazione, ai sensi dell'articolo 1 della legge 8 agosto 1985, n. 440, della deliberazione, adottata dal Consiglio dei ministri nelle riunioni del 17 e del 20 luglio 2023, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, per la concessione di un assegno straordinario vitalizio a favore:
del signor Guarino Francesco, cameraman, reporter, esploratore;
del signor Delle Chiaie Fausto, artista;
del signor Torricella Edoardo, regista e attore teatrale.
Tale documentazione è depositata presso il Servizio dell'Assemblea a disposizione degli onorevoli senatori.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 26 luglio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, il parere circostanziato e le osservazioni della Commissione europea in ordine alla notifica 2023/0205/I relativa allo schema di regolamento dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni recante "Consultazione pubblica in materia di prominence dei servizi di media audiovisivi e radiofonici di interesse generale e di accessibilità del sistema di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre".
La predetta documentazione è deferita alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Atto n. 228).
Il Ministro dell'interno, con lettera in data 25 luglio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 109 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, la relazione sull'attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione investigativa antimafia (DIA) nel secondo semestre 2022.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 2a Commissione permanente (Doc. LXXIV, n. 2).
Il Ministro della salute, con lettera in data 28 luglio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 8 marzo 2017, n. 24, la relazione sull'attività svolta dall'Osservatorio nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella sanità, riferita all'anno 2022.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 10a Commissione permanente (Doc. CXXIV, n. 1).
Il Ministro della salute, con lettera in data 28 luglio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, della legge 16 marzo 1987, n. 115, la relazione sullo stato delle conoscenze e delle nuove acquisizioni scientifiche in tema di diabete mellito, riferita all'anno 2022.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 10a Commissione permanente (Doc. LXIII, n. 1).
Il Capo del Nucleo ispettivo centrale del Comando logistico dell'Esercito, in qualità di ex direttore dell'Unità per il completamento della campagna vaccinale e per l'adozione di altre misure di contrasto alla pandemia della Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 26 luglio 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 3, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106, il documento concernente la rendicontazione della gestione amministrativo-contabile della predetta Unità riferito all'andamento della spesa al 30 giugno 2023.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a e alla 10a Commissione permanente (Atto n. 229).
Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento
Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:
- Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul certificato complementare unitario per i medicinali, che modifica i regolamenti (UE) 2017/1001, (CE) n. 1901/2006 e (UE) n. 608/2013 (COM(2023) 222 definitivo), alla 10a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente;
- Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Un'iniziativa dell'UE sul web 4.0 e i mondi virtuali: muoversi in anticipo verso la prossima transizione tecnologica (COM(2023) 442 definitivo), alla 8a e alla 9a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente.
Autorità garante della concorrenza e del mercato, trasmissione di documenti. Deferimento
Il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 26 luglio 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, della legge 20 luglio 2004, n. 215, la relazione sullo stato delle attività di controllo e vigilanza in materia di conflitti di interessi, relativa al primo semestre 2023.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 9a Commissione permanente (Doc. CLIII, n. 2).
Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, trasmissione di atti. Deferimento
Il Presidente della Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha inviato, in data 25 luglio 2023, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, lettera n), della legge 12 giugno 1990, n. 146, e successive modificazioni, copia del verbale della seduta della Commissione di garanzia tenutasi nel mese di luglio 2023.
Il predetto verbale è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 10a Commissione permanente (Atto sciopero n. 4).
Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, trasmissione di documenti. Deferimento
Il Presidente dell'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, con lettera in data 26 luglio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 2, comma 12, lettera i), della legge 14 novembre 1995, n. 481, e dell'articolo 1, comma 12, primo e secondo periodo, della legge 23 agosto 2004, n. 239, la relazione sullo stato dei servizi e sull'attività svolta dall'Autorità medesima, riferita all'anno 2022.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Doc. CXLI, n. 1).
Corte costituzionale, trasmissione di sentenze. Deferimento
La Corte costituzionale ha trasmesso, a norma dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, la seguente sentenza, che è deferita, ai sensi dell'articolo 139, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia:
sentenza n. 178 del 6 luglio 2023, depositata il successivo 28 luglio, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 18-bis, comma 1, lettera c), della legge 22 aprile 2005, n. 69 (Disposizioni per conformare il diritto interno alla decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri), come introdotto dall'art. 6, comma 5, lettera b), della legge 4 ottobre 2019, n. 117 (Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - legge di delegazione europea 2018), nella parte in cui non prevede che la corte d'appello possa rifiutare la consegna di una persona ricercata cittadina di uno Stato terzo, che legittimamente ed effettivamente abbia residenza o dimora nel territorio italiano e sia sufficientemente integrata in Italia, nei sensi precisati in motivazione, sempre che la corte d'appello disponga che la pena o la misura di sicurezza sia eseguita in Italia; dichiara in via consequenziale, ai sensi dell'art. 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale), l'illegittimità costituzionale dell'art. 18-bis, comma 2, della legge n. 69 del 2005, nella formulazione introdotta dall'art. 15, comma 1, del decreto legislativo 2 febbraio 2021, n. 10 (Disposizioni per il compiuto adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni della decisione quadro 2002/584/GAI, relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra stati membri, in attuazione della delega di cui all'articolo 6 della legge 4 ottobre 2019, n. 117), nella parte in cui non prevede che la corte d'appello possa rifiutare la consegna di una persona ricercata cittadina di uno Stato terzo, che legittimamente ed effettivamente abbia residenza o dimora nel territorio italiano da almeno cinque anni e sia sufficientemente integrata in Italia, nei sensi precisati in motivazione, sempre che la corte d'appello disponga che la pena o la misura di sicurezza sia eseguita in Italia. (Doc VII, n. 37) - alla 1a, alla 2a e alla 4a Commissione permanente.
Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti
Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 28 e 31 luglio, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso le determinazioni e le relative relazioni sulla gestione finanziaria:
dell'INARCASSA - Cassa Nazionale di Previdenza ed Assistenza per gli Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti, per l'esercizio 2021. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XV, n. 115);
del Consorzio del Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna, per l'esercizio 2021, per l'esercizio 2021. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5ª e alla 8ª Commissione permanente (Doc. XV, n. 116).
Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento
La Corte dei conti - Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettere in data 27, 28, 31 luglio e 1° agosto 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, della legge 14 gennaio 1994, n. 20:
la deliberazione n. 64/2023/G concernente "Rapporto inerente il piano di interventi per il PNRR: «Investimenti in fognatura e depurazione»". Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 4a, alla 5a e alla 8a Commissione permanente (Atto n. 230);
la deliberazione n. 65/2023/G concernente "Rapporto inerente il piano di interventi per il PNRR: «Alloggi per gli studenti e riforma della legislazione sugli alloggi degli studenti»". Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento alla 4a, alla 5a, e alla 7a Commissione permanente (Atto n. 231);
la deliberazione n. 66/2023/G concernente "Rapporto inerente il piano di interventi per il PNRR: «Costruzione di nuove scuole mediante la sostituzione di edifici»". Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento alla 4a, alla 5a, alla 7a e alla 8a Commissione permanente (Atto n. 232);
la deliberazione n. 67/2023/G concernente "Rapporto inerente il piano di interventi per il PNRR: «Polis - Case dei servizi di cittadinanza digitale»". Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 4a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 233);
la deliberazione n. 68/2023/G concernente "Rapporto inerente il piano di interventi per il PNRR: «Citizen Experience - Miglioramento della qualità e dell'usabilità dei servizi pubblici digitali»". Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 4a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 234);
la deliberazione n. 69/2023/G concernente "Rapporto inerente il piano di interventi per il PNRR: «Rafforzamento ufficio del processo per la Giustizia amministrativa»". Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 2a, alla 4a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 235);
la deliberazione n. 70/2023/G concernente "Rapporto inerente il piano di interventi per il PNRR: «Piani urbani integrati (GENERALE PROJECT)»". Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 4a, alla 5a e alla 8a Commissione permanente (Atto n. 236);
la deliberazione n. 71/2023/G concernente "Rapporto inerente il piano di interventi per il PNRR: «Isole minori collegate»". Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 4a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 237);
la deliberazione n. 72/2023/G concernente "Rapporto inerente il piano di interventi per il PNRR: «La promozione della fruizione del patrimonio culturale: l'istituzione della carta elettronica»". Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 4a, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Atto n. 238).
Parlamento europeo, trasmissione di documenti. Deferimento
Il Vice Segretario generale del Parlamento europeo, con lettera inviata il 25 luglio 2023, ha inviato il testo di 25 documenti, approvati dal Parlamento stesso nella tornata dal 10 al 13 luglio 2023, trasmessi, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia:
risoluzione adottata in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a misure temporanee di liberalizzazione degli scambi che integrano le concessioni commerciali applicabili ai prodotti della Repubblica di Moldova a norma dell'accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Moldova, dall'altra, alla 3a, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 183);
risoluzione adottata in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla realizzazione di un'infrastruttura per i combustibili alternativi, e che abroga la direttiva 2014/94/UE, alla 4a, alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 184);
risoluzione adottata in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull'uso di combustibili rinnovabili e a basse emissioni di carbonio nel trasporto marittimo, e che modifica la direttiva 2009/16/CE, alla 4a, alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 185);
risoluzione adottata in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull'efficienza energetica e che modifica il regolamento (UE) 2023/955 (rifusione), alla 4a, alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 186);
risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce misure di gestione, conservazione e controllo applicabili nella zona oggetto dell'accordo di pesca per l'Oceano Indiano meridionale (SIOFA), alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 187);
risoluzione adottata in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro di misure per rafforzare l'ecosistema europeo dei semiconduttori e che modifica il regolamento (UE) 2021/694 (regolamento sul chip), alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 188);
risoluzione adottata in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a talune disposizioni per la pesca nella zona di applicazione dell'accordo relativo alla Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (CGPM) (rifusione), alla 3a, alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 189);
risoluzione adottata in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2018/1727 del Parlamento europeo e del Consiglio e la decisione 2005/671/GAI del Consiglio, per quanto riguarda lo scambio digitale di informazioni nei casi di terrorismo, alla 1a, alla 2a, alla 3a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 190);
risoluzione adottata in prima lettura in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la decisione 2005/671/GAI del Consiglio per allinearla alle norme dell'Unione sulla protezione dei dati personali, alla 1a, alla 2a, alla 3a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 191);
risoluzione adottata in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul sostegno alla produzione di munizioni (ASAP), alla 1a, alla 3a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 192);
risoluzione concernente la posizione del Consiglio sul progetto di bilancio rettificativo n. 2/2023 dell'Unione europea per l'esercizio 2023 che iscrive nel bilancio l'eccedenza dell'esercizio 2022, alla 4a e alla 5a Commissione permanente (Doc. XII, n. 193);
risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione, dell'accordo tra l'Unione europea e la Repubblica del Cile a norma dell'articolo XXVIII dell'accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio (GATT) del 1994 in merito alla modifica delle concessioni per tutti i contingenti tariffari inclusi nell'elenco CLXXV dell'UE a seguito del recesso del Regno Unito dall'Unione europea, alla 3a, alla 4a, alla 6a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 194);
risoluzione concernente il progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione, dell'accordo tra l'Unione europea e il Giappone relativo ad alcune disposizioni degli accordi sui servizi aerei conclusi tra gli Stati membri dell'Unione europea e il Giappone, alla 3a, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 195);
risoluzione sul regolamento delegato della Commissione del 2 maggio 2023 recante modifica del regolamento (UE) 2018/848 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le norme dettagliate per la produzione di sale marino biologico e altri sali biologici utilizzati per alimenti e mangimi, alla 4a, alla 9a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 196);
risoluzione sulla legge elettorale, la commissione d'inchiesta e lo Stato di diritto in Polonia, alla 3a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 197);
risoluzione sull'adesione allo spazio Schengen, alla 1a, alla 3a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 198);
risoluzione sulla situazione in Libano, alla 3a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 199);
risoluzione sulla situazione dell'accordo di dialogo politico e di cooperazione UE-Cuba alla luce della recente visita dell'alto rappresentante nell'isola, alla 3a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 200);
risoluzione sulla pandemia di COVID-19: insegnamenti tratti e raccomandazioni per il futuro, alla 4a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 201);
raccomandazione al Consiglio, alla Commissione e al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sulle relazioni con l'Autorità palestinese, alla 3a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 202);
risoluzione sulla relazione 2022 della Commissione sulla Bosnia-Erzegovina, alla 3a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 203);
risoluzione sulla relazione 2022 della Commissione sull'Albania, alla 3a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 204);
risoluzione sulle interdizioni politiche in Venezuela, alla 3a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 205);
risoluzione sulle raccomandazioni per una riforma delle norme del Parlamento europeo in materia di trasparenza, integrità, responsabilità e lotta alla corruzione, alla 1a, alla 2a e alla 4a Commissione permanente (Doc. XII, n. 206);
risoluzione sulla necessità di un intervento dell'UE nelle operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, alla 1a, alla 3a, alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 207).
Commissione europea, trasmissione di progetti di atti legislativi dell'Unione europea. Deferimento
La Commissione europea ha trasmesso, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal Protocollo (n. 2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea:
in data 31 luglio 2023, la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla competenza, alla legge applicabile, al riconoscimento e all'esecuzione delle misure e alla cooperazione in materia di protezione degli adulti (COM(2023) 280 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto, già deferito per i profili di merito, è deferito alla 4a Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 31 luglio 2023;
in data 1° agosto 2023, la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle statistiche del mercato del lavoro dell'Unione europea relative alle imprese, che abroga il regolamento (CE) n. 530/1999 del Consiglio e i regolamenti (CE) n. 450/2003 e (CE) n. 453/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio (COM(2023) 459 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 4a Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 1° agosto 2023. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 10a Commissione permanente, con il parere delle Commissioni 4a e 9a.
Interrogazioni
CAMUSSO, ALFIERI, VERDUCCI, RANDO, FURLAN, ROJC, ROSSOMANDO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
la strada statale 372 Telesina è un'arteria di collegamento tra il Lazio e la Campania di importanza fondamentale per il traffico autostradale delle regioni del Centro-Sud; si sviluppa per circa 71 chilometri dallo svincolo autostradale di Caianello sulla A1 Milano-Napoli, in provincia di Caserta, sino al raccordo autostradale 9 di Benevento;
si tratta di un tracciato assai noto agli automobilisti ed agli autotrasportatori come una delle strade più trafficate e pericolose d'Italia, dal momento che dei 71 totali circa 61 chilometri sono a carreggiata unica, con una corsia per senso di marcia, e 10 chilometri a doppia carreggiata con due corsie per senso di marcia; il traffico veicolare è assortito, con autoarticolati e mezzi pesanti per il trasporto delle merci, poiché l'80 per cento dei veicoli pesanti proveniente dal Nord e diretti in Puglia si riversa su quest'arteria;
a complicare la circolazione, oltre agli autovelox posti a scopo dissuasivo, concorrono anche i numerosi svincoli per dirigersi verso altre direzioni e lo stato di degrado del manto stradale, particolarmente evidente nel tratto tra Caianello e Benevento; a causa delle pessime condizioni della pavimentazione stradale e della scarsa visibilità, numerosi sono stati purtroppo gli incidenti mortali susseguitisi su questo tratto stradale da anni;
con successive delibere CIPE è stato disposto il finanziamento dell'opera completa di riammodernamento e messa in sicurezza della strada, suddividendola in due distinti progetti che prevedono un primo lotto relativo ad un tratto di 24 chilometri compreso tra lo svincolo di S. Salvatore Telesino e lo svincolo di Benevento, tutto nella provincia di Benevento, che comporta il raddoppio a quattro corsie del tratto stradale, per un investimento complessivo pari a circa 460 milioni di euro; il secondo lotto interessa il tratto compreso dall'uscita Caianello della A1 fino al chilometro 37,000, svincolo di San Salvatore Telesino, tutto sul territorio della provincia di Caserta, per un tratto di 37 chilometri circa, e prevede la realizzazione di una nuova carreggiata sul lato nord rispetto all'attuale nonché lavori di rifacimento del manto stradale e messa in sicurezza di opere d'arte maggiori quali 4 viadotti e 9 svincoli;
a quanto risulta agli interroganti, l'inizio dei lavori è slittato alla primavera 2024 relativamente al primo lotto del progetto, mentre nulla si conosce a proposito dell'inizio dei lavori sul secondo lotto, quello che collega Benevento e il casertano; relativamente a questa seconda tranche del progetto, il Governo Draghi aveva ritenuto necessario nominare un commissario straordinario che avrebbe dovuto adoperarsi per realizzare l'opera in tempi celeri, ponendo particolare attenzione all'innovazione, alla sostenibilità ambientale e alla sicurezza dei lavoratori, ma nulla è noto né sullo stanziamento dei fondi per la realizzazione né tantomeno su un eventuale cronoprogramma di inizio lavori; si rischia così di tagliare il territorio campano attraversato dalla strada in due tronconi, di cui quello attiguo al territorio casertano rischia di rimanere nello stato attuale di degrado e pericolosità per gli automobilisti,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione, quale sia l'ammontare delle somme stanziate per la realizzazione del secondo lotto del progetto e quali iniziative intenda avviare per sollecitare l'inizio dei lavori anche sul secondo lotto dell'opera.
(3-00632)
FURLAN, NICITA, RANDO, CAMUSSO, BASSO, D'ELIA, DELRIO, LA MARCA, ROJC, VALENTE - Ai Ministri dell'interno, del lavoro e delle politiche sociali e dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. - Premesso che:
l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 30 luglio la giornata mondiale contro la tratta di esseri umani;
un rapporto di Save the Children Italia, presentato il 26 luglio 2023, mette in luce le condizioni drammatiche di vita in cui si trovano i minori e le loro famiglie vittime dello sfruttamento lavorativo nel settore agricolo;
il rapporto "Piccoli schiavi invisibili" approfondisce in particolare la situazione delle province di Latina e Ragusa, dove insistono due dei mercati ortofrutticoli più importanti del Paese: il MOF, centro agroalimentare all'ingrosso di Fondi, in provincia di Latina, e l'ortomercato di Vittoria, nella "fascia trasformata" di Ragusa;
considerato che:
le ricerche, come riportato anche da organi di stampa, hanno evidenziato la presenza di numerose criticità che impediscono ai minori e alle loro famiglie di godere pienamente dei diritti umani fondamentali, lasciando emergere una realtà fatta di privazioni, sofferenze, rabbia, difficoltà relazionali ed isolamento sociale;
per quanto riguarda la "fascia trasformata" che si estende da Gela (Caltanissetta) a Pachino (Ragusa) e occupa tre province siciliane emergono dati preoccupanti sullo sfruttamento minorile, sull'abbandono scolastico e sulla povertà educativa. I minori e le famiglie possono contare solo sul sostegno del presidio CARITAS di Marina di Acate (sempre in provincia di Ragusa), realizzato proprio per dare sostegno ai braccianti;
analogamente a Fondi e nelle zone interessante dal fenomeno del caporalato manca l'accesso ai diritti fondamentali come assistenza sanitaria e scuola;
ad emergere è quindi un quadro drammatico sulle retribuzioni orarie, in piena violazione dei contratti nazionali, forme di "lavoro grigio" e violazioni delle giuste retribuzioni,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano adottare al fine di contrastare lo sfruttamento minorile ed il caporalato nelle zone di Latina e Ragusa, visto il quadro drammatico che emerge dal rapporto "Piccoli schiavi invisibili" di Save the Children;
quali azioni intendano adottare per aiutare i minori, per lo più stranieri, e le famiglie che vivono in Italia come invisibili e che non hanno accesso ai diritti fondamentali come sanità e istruzione.
(3-00633)
FRANCESCHELLI, D'ELIA, RANDO, VERDUCCI, FINA, IRTO, MARTELLA, PARRINI, ZAMBITO - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
numerosi quotidiani riportano casi di denunce relative a frodi che si stanno verificando nella provincia di Siena e in molte altre province del territorio nazionale ai danni di decine di ragazzi diciottenni ai quali sono stati sottratti, in modo fraudolento tramite truffe informatiche, i 500 euro loro spettanti grazie al bonus cultura, introdotto con la legge di bilancio per il 2016, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura e la conoscenza del patrimonio culturale, mediante l'acquisto di biglietti per cinema, teatri, concerti, eventi culturali, musei, monumenti e parchi archeologici; di musica, libri, abbonamenti a quotidiani e periodici, anche in formato digitale, prodotti dell'editoria audiovisiva; di corsi di teatro, musica e lingue straniere;
questi furti informatici, che sono in fortissimo aumento su tutto il territorio nazionale, utilizzano "buchi" nel sistema della "18App" per appropriarsi delle credenziali SPID degli utenti e, di conseguenza, dei soldi contenuti nella carta elettronica;
le truffe informatiche non colpiscono solo i diciottenni, che si vedono privati del loro diritto di acquistare "beni culturali", ma anche gli esercenti di tutte le attività possibili destinatarie degli acquisti delle ragazze e dei ragazzi, nonché lo Stato;
in questi anni, il bonus cultura ha aiutato le famiglie italiane dimostrandosi un investimento utile che ha contribuito alla crescita culturale del Paese;
questa misura ha avuto molto successo presso i giovani, al di là delle più rosee aspettative, segno dell'interesse dei ragazzi nei confronti della cultura, qualora sono incentivati a usufruirne,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine accrescere il livello di protezione della piattaforma digitale finalizzata all'accesso e alla fruizione del contributo previsto dal bonus cultura e, a decorrere dal 2024, della piattaforma informatica dedicata alla gestione della "carta della cultura giovani" e della "carta del merito", che, con la legge di bilancio per il 2023, hanno sostituito la carta elettronica legata al bonus cultura;
se e quali provvedimenti di propria competenza intenda adottare al fine di provvedere a risarcire dei ragazzi beneficiari del contributo, vittime di frodi, al fine di restituire loro la possibilità di usufruire una misura che, in quanto funzionante e valida nel garantire l'accesso al patrimonio e alla produzione culturale, è stata presa come modello anche da altri Paesi europei, nella consapevolezza che investire in cultura significa investire nel futuro.
(3-00634)
SISLER, BALBONI, BERRINO, RASTRELLI, SILVESTRONI - Ai Ministri della giustizia e dell'economia e delle finanze. - Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:
già nella XVIII Legislatura è stata presentata un'interrogazione (4-02068) alla quale non è stata data risposta nonostante i gravi fatti riportati, riferiti agli eventi conseguenti alla procedura di amministrazione straordinaria della Banca popolare di Spoleto S.p.A. (BPS) per gravi irregolarità nell'amministrazione e gravi perdite, ai sensi dell'articolo 70, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo n. 385 del 1993 (testo unico bancario), adottata con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze 8 febbraio 2013, su proposta della Banca d'Italia;
la stessa procedura di amministrazione straordinaria è stata adottata anche per la controllante Spoleto crediti e servizi (SCS) società cooperativa, per gravi perdite, ai sensi degli articoli 70, comma 1, lettera b), e in base agli articoli 98, comma 2, lettera b), e 105 del decreto legislativo, essendo stata accertata la sussistenza di un gruppo bancario di fatto diretto dalla medesima cooperativa, che svolgeva attività di direzione e coordinamento nei confronti della banca controllata (51,127 per cento), unitamente al socio MPS (29 per cento). Con provvedimento dell'8 febbraio 2013 erano stati nominati, per entrambe le procedure, gli organi straordinari (ingegner G. Boccolini, professor avvocato G. Brancadoro, dottor N. Stabile, commissari straordinari, e professor S. Corbella, professor avvocato G. Domenichini, professoressa avvocato G. Scognamiglio, componenti del comitato di sorveglianza);
terminata la fase di accertamento su BPS, il complessivo fabbisogno patrimoniale della banca era stato quantificato dagli organi straordinari in almeno 130 milioni di euro. In tale contesto, con la consulenza di un advisor, era stata avviata la ricerca di idonee controparti interessate a un intervento; erano pervenute alla procedura due offerte formali, da parte del Banco di Desio e della Brianza e della cordata di imprenditori umbra "Clitumnus". La soluzione prescelta dai commissari, con il benestare della Banca d'Italia, era stata quella basata sull'operazione prospettata dal Banco di Desio. Per consentire la definizione della soluzione alla crisi aziendale e, in particolare, per attuare l'aumento di capitale di BPS, la procedura di amministrazione straordinaria era stata prorogata, anche per la controllante SCS, con decreti del Ministro dell'economia 31 gennaio 2014 nei termini massimi consentiti dal testo unico bancario;
al fine di realizzare il piano predisposto dai commissari, il 17 giugno 2014, l'assemblea di BPS, autorizzata dalla Banca d'Italia, aveva deliberato un aumento di capitale sociale per 140 milioni di euro riservato al Banco di Desio, che è stato integralmente sottoscritto dall'intermediario brianzolo. Il 31 luglio 2014, previa nomina dei nuovi organi, l'azienda è stata riconsegnata alla gestione ordinaria. È all'interno della suddetta vicenda che si incardina quella, a tutt'oggi insoluta, di un ex amministratore, all'epoca vice presidente della controllante SCS, le cui denunce e prese di posizione assembleari avevano contribuito a far emergere i comportamenti e le irregolarità poi sfociate nel commissariamento della BPS;
in particolare va evidenziato che all'epoca dei fatti, per effetto delle denunce, l'ex amministratore aveva ricevuto da parte di BPS un decreto ingiuntivo che comprometteva irrimediabilmente tutti i suoi rapporti bancari in essere, decreto che veniva poi riconosciuto ritorsivo, e quindi annullato, dal giudice di Spoleto. Anche a seguito di tale annullamento, i commissari della Banca d'Italia riabilitavano la posizione dell'ex amministratore e, al fine di scongiurare, da parte sua, azioni di risarcimento del danno contro BPS, deliberavano i termini di una transazione economica che prevedeva la rinuncia, da parte dell'ex amministratore, a qualsiasi azione di rivalsa nei confronti di BPS;
in seguito all'ingresso di Banco di Desio nella compagine di BPS, la transazione già deliberata dai commissari straordinari veniva unilateralmente modificata ad opera del Banco Desio e in danno dell'ex amministratore, con un'operazione che appare peraltro illegittima poiché, avendo Desio rilevato lo status quo di BPS, ossia essendo subentrata in tutti i rapporti attivi e passivi già consolidati all'atto d'acquisto, non poteva di fatto rimettere in discussione quanto già deliberato dai commissari;
ad ogni modo, il nuovo accordo veniva sottoposto all'ex amministratore a ridosso dalla scadenza del termine ultimo per la sua firma, costringendolo di fatto a scegliere fra firmare o perdere tutto. L'interessato ex amministratore accettava i termini della nuova transazione, ma immediatamente depositava presso la Procura della Repubblica di Perugia una denuncia-querela per violenza e per estorsione subita e subenda. Dopo circa 8 mesi, il pubblico ministero di Perugia disponeva, senza che nessuna indagine fosse stata eseguita, l'archiviazione del procedimento n. 2311/2015, perché quanto denunciato si doveva perseguire in altra sede (civile). L'ex amministratore proponeva ricorso al giudice per le indagini preliminari avverso l'archiviazione, ma il giudice, in data 7 giugno 2017, archiviava dichiarando il ricorso n. 2311/2015 inammissibile. L'interessato proponeva quindi ricorso per Cassazione, lamentando alla suprema Corte che nessuna indagine era stata eseguita, nonostante l'analitica richiesta e la circostanziata ricostruzione dei fatti. È chiaro che, trattandosi di materia bancaria, solo un'approfondita indagine tecnico-giuridica avrebbe potuto far emergere l'anomalo comportamento di una banca, tanto più in presenza di delibere commissariali;
la suprema Corte, in data 26 ottobre 2018, con sentenza n. 53984 annullava senza rinvio il provvedimento impugnato e trasmetteva gli atti al Tribunale di Perugia per l'ulteriore corso. La Corte in particolare, accogliendo in pieno le obiezioni dell'attore, ex amministratore, dichiarava che nel caso di specie si richiedeva un analitico approfondimento delle relazioni tra la presunta vittima ed il presunto autore del reato;
all'udienza del 28 giugno 2019 un altro giudice per le indagini preliminari di Perugia, a sua volta, non solo non dava corso a quanto inequivocabilmente disposto dalla Cassazione, che chiedeva approfondite indagini, ma inopinatamente archiviava il procedimento nel giro di 24 ore;
veniva quindi rifissata (dopo due rinvii) la causa civile. Nell'esame degli allegati prodotti da Banco Desio nelle memorie difensive, l'ex amministratore rilevava due documenti non rispondenti alle copie in suo possesso; una raccomandata priva degli elementi che provassero la spedizione e la ricezione; una "Nota informativa per i sigg. Commissari con la quale gli uffici interni alla ex BPS certificavano la bontà della Transazione proposta e tutte le condizioni per la stipula ma completamente omissiva nei contenuti dirimenti. A seguito di queste anomalie l'ex Amministratore ha provveduto a presentare in data 26.04.2021, una denuncia per la riapertura delle indagini, visti i nuovi e rilevanti elementi emersi. Dopo 6 mesi di indagini, il Certificato ex art.335 c.p.p. in data 21.10.2021, riporta l'iscrizione della notizia di reato contro Banco desio o di chi ne fosse responsabile, ai sensi dell'Art.644 c.p.(Usura) e l'esponente parte offesa. Proseguono le indagini per 14 mesi e il 9.12.2022 con l'individuazione dei presunti responsabili del reato denunciato che vengono iscritti nel registro degli indagati: 'rilevato che emergono indizi di reato in merito alla fattispecie iscritta'". Nell'attesa degli sviluppi conseguenti, con grande sorpresa, il 23 dicembre 2022, l'ex amministratore riceveva la richiesta di archiviazione da parte del pubblico ministero, motivata dalla mancata corretta comparizione della documentazione allegata: documenti omissati o documenti integrali, date discordanti ed altri documenti inconferenti, tutti già presenti nel fascicolo del pubblico ministero. Per tali motivi l'ex amministratore proponeva una nuova denuncia ex art. 374 del codice penale per la chiara intenzione di Banco Desio di fuorviare le valutazioni del magistrato, in sede sia civile che penale. La pratica veniva assegnata allo stesso pubblico ministero che, ricevuta la nuova denuncia a ridosso della sua richiesta di archiviazione, apriva un nuovo fascicolo contro ignoti per il reato denunciato. Tutto ciò è evidentemente connotato da una grande confusione ed incertezza,
si chiede di sapere:
se, vista la gravità dei fatti esposti, specie per quanto attiene alla possibile omessa ottemperanza al disposto della sentenza della suprema Corte, il Ministro della giustizia non ravvisi la necessità di verifiche sulla regolarità del funzionamento degli uffici giudiziari di Perugia coinvolti, anche con l'attivazione dei poteri ispettivi previsti dalla legge;
inoltre, se il Ministro dell'economia e delle finanze sia a conoscenza dei fatti e non intenda attivare i controlli conseguenti alle irregolarità commesse in relazione al commissariamento dell'istituto di credito ex BPS, nonché in relazione alle conseguenti condotte di Banco Desio.
(3-00636)
ZANETTIN - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
negli ultimi giorni si stanno manifestando evidenti difficoltà nel conseguire gli obiettivi di abbattimento dei tempi dei processi e dell'arretrato giudiziario, concordati in sede di PNRR;
a tal proposito vanno segnalate le persistenti vacanze di organico sia di magistrati, che di personale amministrativo;
le scoperture del personale amministrativo sono particolarmente gravi nel nord Italia;
con riferimento, in particolare, al Tribunale di Vicenza (terza provincia industriale d'Italia e prima per produzione industriale pro capite) le scoperture del personale amministrativo ormai superano la percentuale del 30 per cento;
è chiaro che in queste condizioni, aldilà dell'impegno dei dirigenti e dei singoli magistrati, è impossibile garantire al territorio una giustizia tempestiva e di qualità,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere per garantire un'adeguata implementazione del personale amministrativo e di cancelleria al Tribunale di Vicenza.
(3-00637)
VALENTE - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:
il Patronato ACAI è stato costituito in data 18 marzo 1971 con decreto del Ministro per il lavoro e la previdenza sociale (Gazzetta Ufficiale n. 96 del 19 aprile 1971) quale Patronato dell'Associazione Cristiana Artigiani Italiani. Nel 2018 a seguito della fusione mediante incorporazione dell'Ente Nazionale Assistenza Sociale (ENAS) nell'Associazione Cristiana Artigiani Italiani (ACAI) è stata modificata la denominazione in "ACAI- ENAS" con approvazione in data 21 settembre 2018 da parte del Ministero del lavoro del nuovo statuto del Patronato ACAI-ENAS). Per poi tornare ad essere Patronato ACAI come da nota 0004852.10-05-2022 del Ministero del lavoro (Approvazione modifiche statutarie ex art.4, comma 2, legge 30 marzo 2001, n. 152);
la disciplina dei patronati, contenuta nella legge 30 marzo 2001, n. 152 prevede che essi siano sottoposti alla vigilanza del Ministero del lavoro e finanziati con un'aliquota del gettito contributivo incassato dagli enti previdenziali; in particolare, l'articolo 13 della medesima legge prevede che le modalità e i criteri di ripartizione delle risorse siano stabiliti con regolamento adottato con decreto del Ministro del lavoro;
il regolamento, adottato con decreto del Ministro del lavoro 10 ottobre 2008, n. 193 prevede, in particolare, che l'erogazione delle risorse avvenga mediante anticipazioni sulle competenze dovute con l'ulteriore previsione che il Ministero, dopo aver erogato in favore dei patronati anticipazioni sulla scorta di dati previsionali, deve poi procedere, «entro il 31 maggio del secondo anno successivo a quello preso in considerazione per l'attività svolta», a completare le verifiche procedendo di seguito all'emanazione del decreto di ripartizione definitiva dei fondi, corrispondendo ai medesimi patronati l'eventuale saldo a conguaglio;
tale complessa procedura ha dato luogo, negli anni, a notevole contenzioso, soprattutto a causa dei ritardi nella verifica della corrispondenza delle anticipazioni ai fabbisogni effettivi degli enti; ciò ha comportato, in particolare, l'erogazione di anticipazioni spesso superiori rispetto al fabbisogno, con conseguente necessità di procedere a recuperi e a trattenute, ritardando peraltro la determinazione dei saldi a conguaglio per gli enti che a ciò avessero diritto;
a tali ritardi ha ovviato il giudice amministrativo: così ad esempio, con sentenza TAR Lazio, sez. III-quater, n. 12001 del 16 novembre 2020 (confermata dal Consiglio di Stato, sez. III, con sentenza n. 4839 del 24 giugno 2021) è stato nominato un commissario ad acta al fine di riconoscere ai patronati il saldo dell'annualità 2017; il commissario, in esecuzione dell'incarico conferito, ha adottato il decreto n. 96 del 19 maggio 2021, con cui, pur non avendo ancora integralmente ultimato le attività di verifica, ha «ripartito il finanziamento relativo all'annualità 2017» tra i vari patronati (art. 1), «al netto delle somme già percepite a titolo di I e II anticipazione con riferimento all'annualità 2017» (art. 2 comma 1);
particolarmente gravoso si è rivelato, per il patronato ACAI, l'operare delle trattenute a fini di recupero dell'eccedenza delle anticipazioni erogate in precedenza, le quali si sono rivelate suscettibili di incidere in maniera assai significativa sull'ammontare dei saldi spettanti, riducendoli al di sotto della soglia minima per garantire la persistente operatività dell'ente; pertanto, a partire dall'inizio del 2022, il patronato ACAI avviava una serrata interlocuzione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali attraverso la quale, senza opporsi al recupero delle eccedenze, ha tuttavia inteso pervenire a modalità di recupero diluite nel tempo, mediante un piano di rientro che consentisse all'ente di continuare a operare;
secondo quanto risulta all'interrogante, tale interlocuzione non ha ancora prodotto risultati significativi e, pertanto, il patronato ACAI si trova tuttora in una situazione di forte incertezza quanto alla disponibilità delle risorse necessarie per poter operare;
considerato che:
l'articolo 1 della richiamata legge n. 152 del 2001 qualifica l'opera svolta dai patronati quale «servizio di pubblica utilità»; ciò appare pienamente giustificato dall'alto valore sociale del lavoro svolto dai patronati; in particolare, il patronato ACAI offre gratuitamente assistenza e consulenza in favore di cittadini italiani e stranieri per il conseguimento in sede amministrativa di prestazioni previdenziali, sanitarie e di carattere socio-assistenziale, incluse quelle in materia di emigrazione e immigrazione, disabilità/invalidità e maternità;
la corretta e tempestiva attuazione delle modalità di finanziamento dei patronati appare adempimento strettamente funzionale a garantire, promuovere e conservare la funzione di sicura utilità sociale svolta dai patronati; in particolare, eventuali ritardi nello svolgimento delle verifiche richieste dalla normativa regolamentare, imputabili all'amministrazione vigilante, non possono ripercuotersi sui patronati, mettendo a rischio la loro capacità di operare a vantaggio dell'utenza;
ciò comporta, in particolare, che non possono essere i patronati a doversi fare carico in via esclusiva delle conseguenze di eventuali erogazioni eccedenti il fabbisogno e percepite in buona fede e che, dunque, il recupero delle eccedenze deve avvenire secondo modalità tali da permettere ai patronati di continuare a percepire risorse sufficienti per lo svolgimento dei propri compiti,
si chiede di sapere quali iniziative intenda porre in essere il Ministro in indirizzo per assicurare ai patronati (ivi compreso il patronato ACAI) un finanziamento adeguato al fabbisogno secondo modalità certe, trasparenti e tempestive e se, in particolare, il Ministro in indirizzo intenda pervenire in tempi rapidi, in relazione al recupero di eventuali anticipazioni eccedenti, alla definizione di piani di rientro idonei a consentire ai patronati di mantenere la piena operatività.
(3-00639)
BERGESIO, BIZZOTTO, CANTALAMESSA - Ai Ministri dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:
continuano ad essere rilevanti i numeri di predazioni di animali compiute dai lupi;
la predazione di un ariete, maschio riproduttore, presso il caseificio agricolo "fattoria Gallina Golosa", è soltanto l'ultimo di una serie di episodi registrati negli ultimi tempi nell'area del saviglianese, nella provincia di Cuneo, dove sembra ormai stabile la presenza di un branco lungo le rive del Maira;
la specie lupo (Canis lupus) è tutelata dalla normativa nazionale in virtù della legge 11 febbraio 1992, n. 157, recante "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio", e, a livello comunitario, dalla direttiva 92/43/CEE (direttiva "Habitat"), recepita con decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357;
la direttiva, all'articolo 16, prevede che gli Stati membri possano richiedere una deroga per intervenire sulle popolazioni di animali selvatici in determinate circostanze, a condizione che ne venga mantenuto uno stato di conservazione soddisfacente;
agricoltori e allevatori sono ormai scoraggiati, non riuscendo con le misure di vigilanza e protezione da loro adottate a contenere il fenomeno. È necessario dunque che le istituzioni si adoperino per dare loro risposte concrete ed efficaci;
in Piemonte vivono circa i due terzi di esemplari dell'intero arco alpino; soltanto nella provincia di Cuneo ci sono 33 branchi con 35 unità riproduttive. In un biennio la regione è passata da 600 a più di 1.000 capi;
negli ultimi anni la popolazione del lupo ha visto un incremento in molte parti d'Italia, specialmente nell'arco alpino; sono 3.300 gli esemplari presenti sul territorio nazionale;
la presenza di branchi di lupi sta ostacolando, in molte aree, la prosecuzione delle attività agricole, determinando in molti casi l'abbandono del presidio di aree naturalisticamente notevoli, mettendo anche a rischio la pratica di allevamento allo stato brado, che rappresenta un'attività agricola fortemente orientata alla valorizzazione ed alla tutela della biodiversità, oggi in forte espansione;
è necessaria l'urgente adozione di misure per rendere la presenza del lupo compatibile con le attività agricole esercitate dall'uomo, contemplando anche la possibilità di adottare le limitazioni necessarie a garantire la sicurezza delle persone, nelle campagne così come nei centri abitati;
si sono moltiplicati negli anni i danni subiti dagli agricoltori, così come le richieste di indennizzo,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo non ritengano opportuna e necessaria l'assunzione di iniziative volte a riconoscere alle Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano specifiche competenze in riferimento all'assunzione di piani di monitoraggio e contenimento anche della specie lupo, al fine di rendere la presenza degli animali selvatici compatibile con le attività umane, nel rispetto del mantenimento del giusto equilibrio dei rapporti tra fauna, uomo e ambiente circostante;
quali iniziative intendano adottare ai fini del risarcimento dei danni subiti dagli agricoltori e allevatori a causa delle continue predazioni al bestiame da parte dei lupi;
quali iniziative intendano adottare per prevenire situazioni di pericolo per l'incolumità delle persone nelle campagne e in prossimità dei centri abitati.
(3-00640)
VALENTE, BAZOLI, NICITA, BASSO, D'ELIA, ZAMPA, ROSSOMANDO, CAMUSSO, DELRIO, MISIANI, FURLAN, GIACOBBE, GIORGIS, LA MARCA, MALPEZZI, MANCA, PARRINI, ROJC, SENSI, TAJANI, VERDUCCI, VERINI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
ampio risalto continuano ad avere, sugli organi di stampa e nel dibattito pubblico, notizie di sentenze e provvedimenti giudiziari in materia di violenza contro le donne nei quali la valutazione della fattispecie pare risentire di una visione stereotipata della posizione delle vittime; altrettanto spesso emerge dalla lettura di tali decisioni l'uso di un linguaggio poco attento all'esigenza di evitare la colpevolizzazione delle persone offese e la loro vittimizzazione secondaria;
il rapporto tra adeguata formazione degli operatori e rischi di vittimizzazione secondaria, derivanti dalla stereotipizzazione dei profili delle persone offese dal reato ma anche dall'uso di un linguaggio inadeguato, è stato oggetto di grande attenzione a livello sovranazionale;
l'articolo 15 della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, fatta a Istanbul l'11 maggio 2011 e resa esecutiva in Italia con legge 27 giugno 2013, n. 77, prevede, al comma 1, che "le Parti forniscono o rafforzano un'adeguata formazione delle figure professionali che si occupano delle vittime o degli autori di tutti gli atti di violenza che rientrano nel campo di applicazione della presente Convenzione in materia di prevenzione e individuazione di tale violenza, uguaglianza tra le donne e gli uomini, bisogni e diritti delle vittime, e su come prevenire la vittimizzazione secondaria" e, al comma 2, incoraggia le parti a integrare i programmi di formazione anche con riferimento alle forme di "cooperazione coordinata interistituzionale";
il settimo report sull'Italia elaborato dalla CEDAW invita espressamente il nostro Paese, al paragrafo 18, raccomandazione c), "a dare priorità alle misure per accelerare i procedimenti giudiziari, a migliorare il trattamento delle vittime di violenza contro le donne e a eliminare gli stereotipi di genere all'interno del sistema giudiziario"; e constata con preoccupazione, al paragrafo 25, raccomandazione a), il radicamento, nel nostro Paese, "di stereotipi riguardanti i ruoli e le responsabilità delle donne e degli uomini nella famiglia e nella società" raccomandando infine all'Italia, al paragrafo 28, lett. b), di introdurre strumenti obbligatori di formazione (capacity building) per giudici, pubblici ministeri, agenti di polizia e altri funzionari delle forze dell'ordine sulla rigorosa applicazione delle disposizioni del diritto penale in materia di violenza di genere contro le donne e su procedure sensibili al genere (gender sensitive) nell'ascolto delle donne vittime di violenza;
la Corte europea dei diritti dell'uomo, nella sentenza resa il 27 maggio 2021 nel caso J.L. contro Italia, ha condannato il nostro Paese in relazione all'uso di stereotipi di genere e di un linguaggio gravemente irrispettoso della dignità della persona offesa nelle sentenze rese dal Tribunale e dalla Corte d'appello di Firenze al termine di un procedimento relativo a un grave caso di violenza sessuale di gruppo ai danni di una giovane donna; nella decisione, in particolare, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha stigmatizzato l'utilizzo, da parte degli organi giudicanti, di "stereotipi sessisti", di espressioni dirette a "minimizzare la violenza di genere" ed "esporre le donne a una vittimizzazione secondaria utilizzando affermazioni colpevolizzanti e moralizzatrici atte a scoraggiare la fiducia delle vittime nella giustizia" (paragrafo 141);
a livello nazionale, il rapporto sulla violenza di genere e domestica nella realtà giudiziaria elaborato nel corso della XVIII Legislatura dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, approvato il 17 giugno 2021, ha evidenziato il carattere ancora complessivamente "piuttosto carente" dell'offerta formativa in materia, relativamente alla magistratura; e, fatto ancor più significativo, ha messo in luce il limitato tasso di partecipazione alle attività formative da parte della magistratura giudicante, come elemento "sintomatico di una insufficiente attenzione e specializzazione del giudice, a cui è fondamentale porre rimedio, e ciò con riguardo a tutti i gradi del giudizio, quindi anche all'appello, se si vuole che l'azione di contrasto sia efficace ed effettiva in tutte le fasi processuali" e auspicando infine che la formazione costituisca un presupposto inderogabile per il magistrato delegato a trattare questa materia;
da ultimo l'articolo 1, comma 23, lett. b), della legge 26 novembre 2021, n. 206, recante delega al Governo per l'efficienza del processo civile, include tra i principi e i criteri direttivi della delega in materia di procedimenti relativi a persona e famiglia l'introduzione di "specifiche disposizioni processuali e sostanziali per evitare la vittimizzazione secondaria"; tale previsione ha ricevuto soddisfacente attuazione per quel che riguarda il trattamento dei minori nei giudizi, mentre appare ancora insufficiente l'attuazione di tali misure in relazione alla posizione delle donne in giudizio, anche e soprattutto con riferimento all'intreccio tra rischi di vittimizzazione secondaria e qualità della formazione degli operatori;
ancor più di recente, gli "Orientamenti in materia di violenza di genere" diffusi il 3 maggio 2023 dalla Procura generale presso la Corte di cassazione, nel raccogliere le buone prassi maturate nei diversi uffici giudiziari, concludono nel senso di un forte impulso alla formazione periodica e alla specializzazione degli uffici, al fine di favorire l'ulteriore consolidamento di buone prassi e con l'esplicito obiettivo di evitare qualsiasi forma di vittimizzazione secondaria;
considerato che:
il contrasto della violenza contro le donne è il risultato della virtuosa sinergia di un complesso di fattori, che vedono nella sensibilizzazione di tutti gli operatori coinvolti e nella promozione di una cultura del rispetto un elemento centrale e propulsivo;
tale opera di sensibilizzazione deve riguardare tutti gli operatori coinvolti, a diverso titolo, nel trattamento di casi di violenza contro le donne, dalla polizia giudiziaria alle figure professionali che intervengono a titolo di consulenti nelle fasi di indagine e di giudizio, anche in funzione di concreta assistenza alle persone offese; essa deve riguardare altresì i magistrati, sia inquirenti che giudicanti, affinché sviluppino una compiuta e complessiva consapevolezza della complessità della materia; tale consapevolezza non può limitarsi, come evidente, ai soli aspetti giuridici ma deve investire anche la dimensione strutturale dei fenomeni di violenza contro le donne e dunque riguardare anche gli elementi sociologici, psicologici e culturali che determinano e condizionano la persistenza della violenza di genere nel nostro Paese,
si chiede di sapere quali iniziative intenda intraprendere il Ministro in indirizzo per rafforzare la formazione di tutti gli operatori coinvolti nel trattamento di casi di violenza contro le donne, ivi compresa la magistratura giudicante, al fine di superare l'uso in giudizio di stereotipi e di un linguaggio non rispettoso della dignità delle persone offese ed evitare qualsiasi forma di vittimizzazione secondaria.
(3-00641)
Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento
CAMUSSO, LA MARCA, RANDO, BASSO, D'ELIA, VALENTE, ROJC, NICITA, FURLAN - Al Ministro della difesa. - Premesso che:
l'ingresso delle donne nelle Forze armate italiane, avvenuto a partire dall'anno 2000 a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 380 del 1999, ha costituito uno degli eventi più importanti per avviare il processo di trasformazione del mondo militare nell'ultimo ventennio; secondo i dati più recenti, relativi al 31 dicembre 2021, le Forze armate e l'Arma dei carabinieri, incluse le capitanerie di porto, hanno incrementato la presenza femminile dalle 15.995 unità presenti alla fine del 2018, alle 19.138 unità attuali, confermando così una disponibilità delle donne verso la carriera militare; a differenza di altri Paesi, l'impiego delle donne nelle Forze armate non segue un protocollo differenziato rispetto alla componente maschile, ma il percorso è equiparato, sia per quanto attiene alla formazione e all'addestramento, sia per quanto riguarda l'impiego in tutti i principali teatri operativi, nazionali ed internazionali, nei diversi ruoli/corpi e specialità;
a questa equiparazione tuttavia non corrisponde nella realtà una concreta parità di genere, dal momento che la condizione delle donne italiane nelle forze armate è spesso costellata da episodi di discriminazione, molestie e violenza di genere;
nell'ultima Relazione sullo stato della disciplina militare e dell'organizzazione delle Forze armate, presentata nel settembre 2022 e relativa ai dati del 2021, sono stati rilevati 5 casi di molestie sessuali a danno di donne, ma nonostante l'esiguità delle denunce, i casi di molestie e discriminazione di genere nelle Forze armate sembrano molti di più, anche in considerazione dell'evidenza che i ben noti atti e fenomeni di prevaricazione e violenza tra militari, tra cui il cosiddetto " nonnismo", si possono intrecciare ed associare a finalità di carattere sessuale, dando vita a atti violenti e discriminatori a sfondo sessuale e discriminatorio di genere;
da quanto si apprende a mezzo stampa, l'episodio più recente a questo proposito è stato reso noto il 13 luglio 2023, poiché la procura militare di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio per tre ufficiali della fregata Martinengo, che a seguito di un'inchiesta sono accusati di molestie sessuali, insulti e minacce a danno di sottoposti in grado, la maggioranza donne, avvenuti a bordo della nave della Marina militare italiana nel corso della missione internazionale, che ha avuto luogo tra agosto e dicembre 2021; episodi come questo avvengono con grande frequenza, come si apprende anche da quanto dichiarato dal dipartimento Discriminazioni e Molestie del Sindacato italiano autonomo militare organizzato "Siamo Esercito", secondo il quale nelle Forze armate italiane, almeno una donna su dieci ha subito violenze nel corso della carriera militare, e "stalking, abusi emotivi e sessuali verso le donne in divisa sono fenomeni tanto diffusi quanto coperti da convenzioni, conformismo e omertà";
a giudizio degli interroganti tali comportamenti integranti fattispecie di reato trovano appiglio non soltanto nella mancanza di una formazione adeguata che rispetti il principio della parità di genere, ma anche e soprattutto nel fatto che, a livello normativo, nel Codice militare di pace manchi una previsione ad hoc inerente alla discriminazione di genere; i codici penali militari, attualmente in vigore, risalgono al 1941, epoca in cui le donne non erano ancora ammesse nelle Forze armate;
pertanto, in mancanza di un complesso di norme di tutela contro le discriminazioni di genere (discriminazioni anche sotto un aspetto gerarchico, lesioni dei diritti della dignità della persona attraverso condotte illecite e di conseguenza anche lesive dell'interesse pubblico, alla cui difesa le Forze Armate sono preposte), si crea una sorta di rischio di impunità nell'ambito delle Forze armate avverso condotte violente o discriminatorie nei confronti delle donne potenzialmente coinvolte che prestano con onore servizio,
si chiede di sapere:
quali iniziative urgenti, anche di natura normativa, il Ministro in indirizzo intenda attuare per rendere effettiva ed incisiva la tutela penale nei confronti delle donne che prestano servizio in armi;
quali strumenti a lungo termine intenda adottare per favorire la formazione di una cultura di genere nell'ambito delle Forze armate.
(3-00635)
LA MARCA, FURLAN, VERINI, RANDO, DELRIO, MALPEZZI, SENSI, ZAMBITO, TAJANI, ROSSOMANDO, D'ELIA, VALENTE, PARRINI, IRTO, MARTELLA, CAMUSSO, VERDUCCI, ROJC, NICITA, MANCA - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
l'articolo 5-bis del decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 maggio 2023, n. 50, prevede diverse misure relative alla gestione dei punti di crisi (cosiddetti hotspot) e dei centri governativi di prima accoglienza. In particolare, con riferimento all'hotspot di Lampedusa, il comma 2, prevede che il Ministero dell'interno, al fine di assicurare adeguati livelli di accoglienza nel punto di crisi di Lampedusa a fronte di situazioni di particolare affollamento, possa, fino al 31 dicembre 2025, affidare alla Croce Rossa Italiana la gestione della struttura, estendendo anche a tali casi le facoltà di deroga previste dalla normativa vigente;
l'hotspot di Lampedusa, nonostante i diversi provvedimenti adottati dal Governo, versa in condizioni di grave sovraffollamento, inaccettabili e non rispettose dei principi sanciti dalla nostra Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, di tutela dei diritti fondamentali e della dignità della persona;
il numero delle persone che la struttura di Lampedusa può contenere è pari a circa 400 persone, invece, da alcune stime, riportate anche dai principali quotidiani nazionali, il numero dei migranti presenti è di oltre 2.000 persone;
a seguito di una visita nella struttura, il primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo ha potuto verificare di persona lo sconvolgente degrado igienico-sanitario presente nella struttura, che non garantisce condizioni dignitose di salubrità ambientale;
sono assenti padiglioni di alloggio divisori tra uomini e donne e le condizioni logistiche della struttura impongono una promiscuità tra persone adulte e minori, così come tra uomini e donne, indecoroso e indecente per un Paese civile come l'Italia, in palese violazione dei diritti fondamentali di ogni persona, tra cui il basilare diritto alla privacy;
le donne mangiano e dormono con gli uomini, mentre i bambini e i ragazzi sono costretti a condividere gli stessi angusti spazi;
in queste condizioni non è possibile garantire anche ai lavoratori e agli operatori sanitari condizioni dignitose nello svolgimento delle rispettive attività di assistenza e cura nei confronti delle persone trattenute;
la fornitura e la consegna del vestiario e di beni di prima necessità avvengono dopo diverse ore, o addirittura giorni, e non nel momento in cui esso viene recapitato alla struttura di accoglienza, lasciando così che i migranti all'interno dell'hotspot continuino ad indossare i medesimi abiti utilizzati per giorni;
all'interno dell'hotspot la gestione dei rifiuti è estremamente deficitaria, determinando condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza molto pericolose per la salute dei migranti, molti dei quali, tra cui madri con bambini e minori sotto i quattordici anni, sono costrette a dormire all'aperto su materassi sporchi e logori, senza lenzuola o coperte, in mezzo a rifiuti di vario genere;
all'interno dell'hotspot ci sono sacchi della spazzatura ovunque, cestini traboccanti accanto ai materassi gettati per terra su cui molti migranti sono costretti a dormire, vestiti appesi ad asciugare perché i cambi sono insufficienti,
si chiede di sapere:
quali iniziative urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di migliorare e rendere dignitose le condizioni di vita nel centro di accoglienza di Lampedusa, con particolare riguardo all'adeguatezza dei livelli di assistenza e cura nei confronti dei migranti e dei servizi a loro erogati, nonché delle condizioni ambientali e igienico-sanitarie;
quali iniziative intenda assumere per affrontare e superare l'attuale condizione di sovraffollamento dell'hotspot di Lampedusa, assicurando un immediato ritorno a condizioni di normalità nel rispetto dei principi costituzionali e convenzionali di tutela dei diritti fondamentali della persona;
quali interventi intenda, altresì, adottare per potenziare la struttura di Lampedusa in termini di incremento di personale, al fine di consentire ai lavoratori e alle lavoratrici condizioni di lavoro dignitose e accettabili.
(3-00638)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
MALPEZZI, MIRABELLI, BAZOLI, CAMUSSO, D'ELIA, FURLAN, GIORGIS, LA MARCA, LORENZIN, LOSACCO, MANCA, MARTELLA, PARRINI, RANDO, ROJC, TAJANI, VALENTE, VERDUCCI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
nei giorni scorsi il sottosegretario di Stato per l'interno, Nicola Molteni, ha visitato la provincia di Monza e Brianza per accertarsi dei danni causati dal nubifragio e valutare le migliori iniziative da compiere per fronteggiare le conseguenze di questa ondata straordinaria di maltempo;
a Lissone e Desio ha incontrato i sindaci della Lega e con loro ha visitato le rispettive città e condotto un'analisi approfondita dei punti critici. Arrivato a Seregno, uno dei comuni più colpiti, il sottosegretario ha incontrato solo militanti leghisti e ha evitato di incontrare il sindaco della Giunta di centrosinistra, Alberto Rossi, che non è stato neppure avvisato della visita istituzionale;
Seregno è uno dei comuni più colpiti in tutta la Lombardia: hanno subito gravi danni il sottopasso della stazione, lo stadio, il cimitero di San Carlo, 15 edifici pubblici danneggiati e altre 17 aree pubbliche tra vie, parchi, giardini e ci sono 22 famiglie sfollate;
il sottosegretario, non incontrando il sindaco, ha impedito che venissero portate le istanze di tanti seregnesi che hanno avuto e hanno grandi difficoltà; in tal senso, sarebbe stato auspicabile che il sottosegretario facesse sentire la vicinanza del Governo e dello Stato a tutti i cittadini, attraverso il sindaco che li rappresenta e non soltanto a quelli della sua parte politica;
a parere degli interroganti è grave confondere il livello politico con quello istituzionale: davanti a danni e disagi di questa entità non può esserci colore politico e le istituzioni dovrebbero rappresentare tutti i cittadini, soprattutto, di fronte a problemi di questa natura,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto descritto;
per quali ragioni il sindaco di Seregno non sia stato informato di una visita istituzionale per verificare i danni causati dal maltempo e non abbia avuto occasione di incontrarlo, come invece hanno potuto fare quelli appartenenti allo stesso partito del sottosegretario e che lo hanno potuto accompagnare nella visita;
se non ritenga inopportuno che la visita istituzionale di un sottosegretario di Stato si trasformi in un'iniziativa di parte.
(4-00607)
LOREFICE - Ai Ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. - Premesso che la "carta vocazionale" è uno strumento operativo a supporto delle Regioni e dei Comuni costieri per la programmazione e la pianificazione marittima volta a identificare nuove zone di mare territoriale per lo sviluppo dell'acquacoltura. Comprende la mappatura delle zone di mare territoriale "idonee" all'esercizio dell'acquacoltura e delle zone "precluse". Le zone precluse all'acquacoltura rimangono quelle dove insistono altri vincoli: habitat e specie protette, qualità dell'ambiente marino costiero, pressioni antropiche, attività economiche e infrastrutture in mare, difesa e sicurezza nazionale. La carta è uno strumento che, tenendo conto di criteri fisici, oceanografici, biogeochimici, socio-economici e logistici, indirizza la scelta verso il sostegno al comparto produttivo ma nel rigoroso rispetto dell'ambiente marino e costiero;
considerato che:
il regolamento (UE) n. 1380/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2013, ha come ambito di applicazione la politica comune della pesca (PCP). La finalità della PCP è quella di garantire che le attività di pesca e di acquacoltura siano sostenibili dal punto di vista ambientale nel lungo termine e gestite in modo coerente con gli obiettivi atti a conseguire vantaggi a livello economico, sociale e occupazionale;
il decreto legislativo 17 ottobre 2016, n. 201, di attuazione della direttiva 2014/89/UE, all'art. 5 dispone che la pianificazione dello spazio marittimo sia attuata attraverso l'elaborazione di piani di gestione, che individuano la distribuzione spaziale e temporale delle pertinenti attività e dei pertinenti usi delle acque marine, presenti e futuri, che possono includere, tra l'altro, le zone di acquacoltura;
con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° dicembre 2017 sono approvate le linee guida contenenti gli indirizzi e i criteri per la predisposizione dei piani di gestione dello spazio marittimo e l'individuazione delle aree marittime di riferimento, nonché di quelle rilevanti per le interazioni tra terra e mare, allegate al decreto di cui costituiscono parte integrante;
il regolamento (UE) n. 508/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, relativo al fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) definisce le misure finanziarie dell'Unione per attuare: a) la politica comune della pesca; b) le misure relative al diritto del mare; c) lo sviluppo sostenibile dei settori della pesca e dell'acquacoltura e della pesca nelle acque interne; d) la politica marittima integrata;
istituisce il fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca che mira ad assistere le popolazioni costiere e le persone attive nei settori della pesca e dell'acquacoltura affinché si adeguino alla PCP dell'Unione europea per il periodo 2014-2020. Inoltre all'articolo 51, stabilisce che: "Al fine di contribuire allo sviluppo di siti e infrastrutture legati all'acquacoltura e di ridurre l'impatto ambientale degli interventi, il FEAMP può sostenere: a) l'identificazione e la mappatura delle zone più idonee per lo sviluppo dell'acquacoltura, tenendo conto ove del caso dei processi di pianificazione dello spazio, e l'identificazione e la mappatura delle zone in cui dovrebbero essere escluse attività di acquacoltura intensiva affinché si conservi il ruolo di tali zone nel funzionamento dell'ecosistema";
considerato altresì che:
il piano nazionale strategico per l'acquacoltura italiana 2021-2027 (PNSA 2021-2027) costituisce il documento di riferimento che l'amministrazione centrale vuole fornire alle amministrazioni regionali e a tutti portatori di interesse, al fine allineare la politica italiana in materia di acquacoltura a quanto suggerito dalle nuove strategie adottate nel quadro del green deal europeo;
il PNSA 2021-2027 rappresenta la principale fonte di finanziamento per il periodo considerato. L'attuazione di parte delle misure afferenti alla pianificazione dello spazio marittimo verrà demandata alle Regioni e alla Provincia autonoma di Trento in qualità di organismi intermedi, a seguito di sottoscrizione di apposite convenzioni di delega;
per il raggiungimento degli obiettivi proposti dal PNSA 2021-2027 è fondamentale garantire la costante comunicazione e collaborazione tra l'amministrazione centrale, cui spetta un ruolo di coordinamento generale, e le amministrazioni regionali, responsabili dell'individuazione delle priorità territoriali in materia di acquacoltura. Come previsto dal piano operativo, alle amministrazioni regionali, che hanno in gestione la maggioranza della dotazione finanziaria in materia di acquacoltura, è demandata la pubblicazione dei bandi dei progetti di finanziamento, nonché l'individuazione delle priorità territoriali in ambito acquicolo. L'amministrazione centrale, in qualità di autorità di gestione, faciliterà il dialogo e il coordinamento tra le amministrazioni regionali, l'identificazione di priorità e la messa in opera delle azioni previste dal PNSA 2021-2027,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo ritengano opportuno verificare, per quanto di competenza, quale sia lo stato di approvazione della carta vocazionale dei mari d'Italia, ovvero l'individuazione e mappatura delle zone di mare territoriale idonee e precluse all'esercizio dell'attività di acquacoltura;
quali iniziative intendano adottare al fine di assicurare che su tutto il territorio venga realizzata la pianificazione marittima;
quali iniziative, nei limiti delle rispettive attribuzioni, intendano assumere in merito al controllo sull'utilizzo della dotazione finanziaria prevista dalla programmazione del piano nazionale strategico per l'acquacoltura italiana 2014-2020.
(4-00608)
LOREFICE - Ai Ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica e delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
la domanda di spazio marittimo per varie finalità diverse, quali la conservazione dell'ecosistema e della biodiversità, la produzione di energia rinnovabile, il trasporto marittimo, la pesca, l'acquacoltura e il turismo risulta essere in aumento e ciò comporta il necessario approccio integrato alla pianificazione e alla gestione;
la pianificazione dello spazio marittimo, come noto, rappresenta un processo pubblico mirante all'analisi e all'organizzazione della distribuzione spaziale e temporale delle attività antropiche nelle zone marittime, al fine di conseguire obiettivi economici, ambientali e sociali;
la direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino (direttiva 2008/56/UE), costituisce il pilastro della politica marittima integrata dell'Unione europea e stabilisce i principi comuni per gli Stati membri, al fine di favorire lo sviluppo sostenibile dei mari e delle economie marittime e costiere, sviluppando un processo decisionale coordinato per raggiungere un buono stato ecologico delle acque marine. La direttiva 2008/56/UE infatti, individua la pianificazione dello spazio marittimo come strumento politico intersettoriale, che consente alle autorità pubbliche e alle parti interessate di applicare un approccio integrato, coordinato e transfrontaliero;
considerato che:
il decreto legislativo 13 ottobre 2010, n. 190, di recepimento della direttiva 2008/56/UE, al fine di promuovere la crescita sostenibile delle economie marittime, dispone l'applicazione dell'approccio ecosistemico, che richiede che la pressione collettiva delle attività sia mantenuta entro livelli compatibili con il buono stato ecologico per consentire agli ecosistemi marini di non risentire dei cambiamenti indotti dall'uomo. In questo campo opera anche il regolamento (UE) n. 508/2014, che istituisce il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) per attuare la politica comune della pesca (PCP), le misure relative al mare; lo sviluppo sostenibile dei settori della pesca e dell'acquacultura nonché la politica marittima integrata (PMI);
nel 2014 l'Unione europea ha adottato la direttiva 2014/89/UE sulla pianificazione dello spazio marittimo (cosiddetta direttiva PSM) per pervenire a una gestione efficace delle attività marittime e all'utilizzo sostenibile delle risorse marine e costiere basandosi su un approccio ecosistemico;
la direttiva PSM recepita nel nostro ordinamento con il decreto legislativo 17 ottobre 2016, n. 201, ha creato un quadro decisionale coerente prevedendo per gli Stati membri l'obbligo di elaborare uno o più piani di gestione dello spazio marittimo entro la data del 31 marzo 2021, nonché la revisione di questi ultimi almeno ogni 10 anni;
l'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo 17 ottobre 2016, n. 201, dispone che l'autorità competente, oltre a quanto previsto agli articoli 9, 10 e 11: "a) effettua la ricognizione iniziale degli atti e delle ordinanze dell'Autorità marittima, dei programmi e processi di pianificazione e di gestione degli usi e degli spazi marittimi prescritti dalla legislazione vigente ed esistenti a livello regionale, nazionale, europeo o internazionale e delle esistenti valutazioni ambientali strategiche; b) invia alla Commissione europea e agli altri Stati membri interessati copia dei piani di gestione dello spazio marittimo, compreso il pertinente materiale esplicativo esistente sull'attuazione della direttiva 2014/89/UE, entro tre mesi dalla loro approvazione, nonché gli aggiornamenti successivi dei piani entro tre mesi dalla pubblicazione; c) trasmette alla Commissione europea le informazioni di cui all'allegato della direttiva 2014/89/UE e le relative modifiche, entro sei mesi dalla data in cui queste hanno effetto; d) relaziona annualmente al Parlamento in merito alle attività svolte per il conseguimento degli obiettivi di cui al presente decreto; e) cura, con il supporto del Comitato di cui all'articolo 7, il monitoraggio dello stato di attuazione dei piani di gestione dello spazio marittimo";
considerato infine che il 2 dicembre 2021, con la lettera di messa in mora ex art. 258 del TFUE, la Commissione europea ha avviato la procedura di infrazione n. 2021/2223 per non corretta applicazione della direttiva 2014/89UE, relativa alla pianificazione dello spazio marittimo e, specificamente, il mancato rispetto degli obblighi relativi all'elaborazione dello spazio marittimo entro il 31 marzo 2021, con invito a fornire chiarimenti nel termine di mesi due,
si chiede di sapere:
quali siano le motivazioni per la mancata trasmissione all'Unione europea della documentazione relativa ai piani di gestione dello spazio marittimo oggetto della procedura di infrazione n. 2021/2223;
quali siano le motivazioni per la mancata trasmissione al Parlamento della relazione annuale relativa alle attività svolte per il conseguimento degli obiettivi di cui al decreto legislativo del 17 ottobre 2016, n. 201;
quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano adottare al fine di garantire che su tutto il territorio nazionale venga realizzata la pianificazione marittima, nonché la relativa trasmissione documentale agli organi indicati dal decreto legislativo 17 ottobre 2016, n. 201.
(4-00609)
FREGOLENT - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:
a partire dal 31 luglio 2023, circa 140 dipendenti della AFS service, società che gestisce in regime di monocommittenza il polo logistico di Amazon Orbassano (Torino) e supervisiona altre tre strutture logistiche nella provincia di Roma, rimarranno senza lavoro a causa della cessazione del contratto stipulato tra le due aziende il 20 agosto 2020, per la fornitura di servizi di smistamento e cross docking di merci;
a maggio scorso Amazon ha infatti comunicato all'AFS service la volontà di non voler rinnovare il contratto e, quindi, di voler abbandonare il suddetto polo logistico sulla base di considerazioni commerciali e di una valutazione della propria rete logistica operata sulle nuove priorità operative: decisione da cui conseguirà l'imminente licenziamento degli 87 dipendenti a tempo indeterminato e dei 50 lavoratori in somministrazioni impiegati dall'AFS service;
le ragioni della decisione del gigante dell'e-commerce sarebbero da individuare nella costruzione, da parte di quest'ultimo, di un nuovo polo logistico situato ad appena un chilometro di distanza, per il quale sarebbero in programma circa 500 assunzioni;
l'apertura del predetto polo e le relative assunzioni starebbero però ritardando in ragione della contrazione degli ordini registrata da Amazon negli ultimi mesi;
è urgente adottare tutte le misure necessarie, affinché il capitale umano, di esperienza e professionalità, incarnato dai lavoratori dell'AFS service di Orbassano appaia una priorità per l'economia del territorio, che in questi due anni ha beneficiato significativamente della spinta occupazionale impressa da Amazon,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare per attivare canali di interlocuzione tra le aziende interessate, al fine di garantire la ricollocazione e la non dispersione delle professionalità acquisite nel corso degli ultimi due anni ad Orbassano, anche attraverso forme di cooperazione che consentano la ri-assunzione prioritaria dei predetti lavoratori nel nuovo polo logistico di Amazon.
(4-00610)
DE CRISTOFARO - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
l'arena di Verona è il più grande teatro stabile del mondo e dovrebbe essere un tempio culturale tra i più prestigiosi al mondo;
da notizie di stampa si apprende di uno scontro aperto a Verona tra il Comune e il consiglio d'indirizzo di fondazione Arena, anche per la gestione dell'attività extra lirica. A marzo 2023 il Comune (che esprime la presidenza) era stato messo in minoranza in consiglio di indirizzo sulla conferma della sovrintendente Cecilia Gasdia, soprano, e candidata, nel 2017, come capolista di Fratelli d'Italia. Due settimane dopo, la stessa Gasdia, con la modifica dell'assetto del consiglio di amministrazione di Arena Verona S.r.l. (controllata della fondazione, che si occupa degli spettacoli di musica rock e pop), votato dai membri del consiglio in quota a Ministero, Regione, camere di commercio e Cattolica-Generali, è stata nominata presidente anche della società operativa. Modifica avvenuta, da quanto si apprende da dichiarazioni del primo cittadino, all'insaputa del sindaco Damiano Tommasi, presidente della fondazione;
Gianmarco Mazzi, attuale sottosegretario di Stato per la cultura, come si legge nella biografia riportata sul sito del Ministero, dal 2017 al 2022 ha ricoperto il ruolo di direttore artistico e amministratore delegato della società che all'arena di Verona gestisce le attività televisive e live all'anfiteatro, e si sarebbe adoperato molto per la riconferma di Gasdia;
considerato che il sottosegretario Mazzi si occupa di spettacoli dal vivo, ma continua anche a fare il manager in quel settore e ciò, a parere dell'interrogante, con un evidente conflitto di interessi rispetto al ruolo istituzionale che ricopre. Il fatto che un sottosegretario per la cultura possa rappresentare un artista come Giletti, tanto da essere convocato dalla Procura di Firenze, notizia data dalla stampa, per chiarire meglio alcuni dettagli della vicenda Baiardo, appare davvero inopportuno,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia informato di quanto sopra e se non ritenga opportuno riconsiderare il ruolo e le deleghe del sottosegretario Mazzi, anche alla luce di quanto sta avvenendo nella gestione dell'arena di Verona.
(4-00611)
BIZZOTTO - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:
l'articolo 59 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 208, al comma 2, fra i compiti del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, inserisce al primo posto la garanzia della "diffusione di tutte le trasmissioni televisive e radiofoniche di pubblico servizio con copertura integrale del territorio nazionale, per quanto consentito dallo stato della scienza e della tecnica";
nonostante gli obblighi previsti per legge e ribaditi nel contratto di servizio fra RAI e Ministero, da marzo 2022 a Venezia città, Jesolo, Caorle, Cavallino Treporti ed Eraclea il segnale di ricezione dei canali RAI è del tutto assente, o presente solo in alcune fasce orarie;
l'annoso disservizio interessa anche altre zone del Veneto, causando gravi problemi ai cittadini, soprattutto i più anziani (più dell'80 per cento delle segnalazioni viene da questa fascia di popolazione);
i titolari degli hotel dei comuni elencati, tutti a fortissima vocazione turistica, versano allo Stato un canone speciale di almeno 1.000 euro e denunciano il fatto che la mancata ricezione dei canali RAI si traduce in un pesante disservizio nei confronti degli ospiti delle strutture;
considerato che a fronte del canone televisivo pagato regolarmente, ai cittadini veneti non viene corrisposto un servizio adeguato,
si chiede di sapere:
quali misure il Ministro in indirizzo intenda mettere in atto per salvaguardare il diritto di accesso alle reti del servizio pubblico radiotelevisivo a tutti i cittadini del territorio nazionale, così come garantito dall'articolo 59 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 208 e ribadito nella convenzione fra la concessionaria e il Ministero;
quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché si risolvano i descritti problemi di ricezione del segnale nelle diverse aree del Veneto, mettendo così fine all'ingiustizia che subiscono da anni gli utenti dei comuni veneti, che sono chiamati a pagare regolarmente il canone senza essere messi nelle condizioni di poter accedere al servizio;
se non ritenga doveroso, a causa dei disagi subiti dai cittadini delle zone del Veneto prive di segnale televisivo, valutare la possibilità di sospendere il pagamento del canone RAI fintanto che non sia garantito il servizio di ricezione, o altresì prevedere un rimborso per tutti gli abbonati RAI che stanno regolarmente pagando per un servizio di cui non usufruiscono.
(4-00612)
POTENTI - Ai Ministri della cultura, dell'ambiente e della sicurezza energetica e dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. - Premesso che:
i pini sono i protagonisti eccellenti di molti paesaggi italiani, tanto da essere spesso identificati come alberi simbolo del nostro Paese;
per la città di Roma, in particolare, il pino è tra gli elementi caratterizzanti il suo patrimonio paesaggistico ed ecologico ma anche storico ed archeologico, data la peculiare integrazione delle alberature con i contesti architettonici, che costituisce scenari unici al mondo;
da alcuni giorni, come riportato dalla stampa, numerose associazioni che operano nel settore della tutela dell'ambiente, tra le quali Altritalia ambiente, Wilderness Italia, Gruppo alberi sacri Roma, Italia nostra e Centro parchi internazionale, stanno denunciando i numerosi abbattimenti di alberature avvenute nella città, in ultimo, particolare scalpore ha destato l'abbattimento del 26 luglio 2023 dei pini di piazza San Marco, esemplari introdotti negli anni '30, i quali facevano parte del complesso artistico, monumentale e paesaggistico dell'area attigua a piazza Venezia;
l'assessore per il verde pubblico del Comune di Roma, Sabrina Alfonsi, ha dichiarato come nell'ultimo anno il Comune ha eseguito circa 7.000 abbattimenti, pari al 10 per cento del totale;
l'ultimo censimento del patrimonio verde di Roma accerta che tra le alberature comunali ci sono circa 51.000 esemplari di Pinus pinea e che dal 2018 gran parte dei pini di Roma sono vittime della Toumeyella parvicornis, parassita nordamericano anche noto come cocciniglia, che provoca defogliazione, disseccamenti e ingiallimenti della chioma degli alberi e quindi il loro deperimento;
il parassita può essere contrastato con endoterapie, cure specifiche per evitare la propagazione dell'infestazione all'intera pianta, che possono prevenire l'abbattimento degli alberi ed evitare la diffusione del parassita ad altri esemplari anche in altre regioni;
le associazioni cittadine denunciano da tempo l'interruzione delle cure endoterapiche che agevolano la convivenza dei pini con il parassita, e contestualmente evidenziano gli abbattimenti di esemplari, a danno di un patrimonio ecologico e paesaggistico unico al mondo;
in ragione del vincolo paesaggistico ed ambientale delle aree interessate dagli interventi parrebbe opportuno procedere con la ripiantumazione di specie vegetali di Pinus pinea, così come accaduto in altre aree di pregio come presso la stazione ferroviaria di Santa Maria Novella di Firenze, monitorando e contenendone la crescita, anche in funzione delle mutate esigenze di sicurezza pubblica,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della situazione, e se, per quanto di competenza, ritengano opportuno intervenire al fine di adottare iniziative intese a promuovere da parte delle amministrazioni l'applicazione di tutte le misure necessarie per contrastare il propagarsi del parassita, limitare allo stretto necessario gli abbattimenti degli alberi e favorire nuove piantumazioni, con particolare attenzione alla situazione di Roma e dei suoi pini, che rappresentano parte rilevante del patrimonio culturale della città e in generale dell'intero Paese.
(4-00613)
DI GIROLAMO, BILOTTI, LOPREIATO, LICHERI Sabrina, NAVE, MARTON, SIRONI, ALOISIO, PIRONDINI, LICHERI Ettore Antonio, GUIDOLIN, NATURALE, BEVILACQUA, TURCO, FLORIDIA Barbara, DAMANTE, PIRRO, LOREFICE - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'interno e dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che l'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) ha la possibilità: a) di esercitare, stante l'articolo 1, comma 3, della legge 6 novembre 2012, n. 190 "poteri ispettivi mediante richiesta di notizie, informazioni, atti e documenti alle pubbliche amministrazioni" e ordinare "l'adozione di atti o provvedimenti richiesti dal piano nazionale anticorruzione e dai piani di prevenzione della corruzione delle singole amministrazioni e dalle regole sulla trasparenza dell'attività amministrativa previste dalla normativa vigente, ovvero la rimozione di comportamenti o atti contrastanti con i piani e le regole sulla trasparenza"; b) di vigilare, ai sensi dell'articolo 16 del decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, sul rispetto, da parte delle amministrazioni pubbliche, degli enti pubblici e degli enti di diritto privato in controllo pubblico, delle disposizioni di cui al citato decreto, in tema di inconferibilità e di incompatibilità degli incarichi, anche con l'esercizio di poteri ispettivi e di accertamento di singole fattispecie di conferimento degli incarichi;
evidenziato che, per quanto risulta agli interroganti, con la propria delibera n. 157 del 30 marzo 2022, avente per oggetto l'ipotesi di inconferibilità ex art. 7 del decreto legislativo n. 39 del 2013, riferita alla nomina del presidente della società Gran Sasso Acqua S.p.A., società pubblica del ciclo idrico integrato, nonché di liquidatore della Euroservizi.Prov.Aq S.p.A. della Provincia de L'Aquila ed in precedenza assessore comunale, avvocato Alessandro Piccinini (e vista anche la relazione dell'Ufficio sull'imparzialità dei funzionari pubblici, UVIF, citata nella delibera richiamata), l'ANAC ha stabilito: 1) l'inconferibilità, ai sensi dell'art. 7, comma 2, lett. d), del decreto legislativo n. 39 del 2013, dell'incarico di liquidatore della società rivestito dal 31 luglio 2019 al 19 aprile 2021 dall'avvocato Alessandro Piccinini, già assessore comunale del Comune di L'Aquila fino al 26 marzo 2019; 2) l'inconferibilità, ai sensi dell'art. 7, comma 2, lett. d), dell'incarico di presidente del consiglio di amministrazione della società Gran Sasso Acqua S.p.A., attribuito in data 16 luglio 2020, ancora in corso, all'avvocato Alessandro Piccinini, contestualmente liquidatore della società Euroservizi.Prov.Aq a totale capitale pubblico detenuta dalla Provincia de L'Aquila; 3) di rimettere agli enti conferenti, con il supporto del relativo responsabile della prevenzione della corruzione e trasparenza (RPCT), l'accertamento del rispetto delle disposizioni di cui all'art. 20 del decreto legislativo n. 39, in merito alla presentazione della dichiarazione di insussistenza di cause di inconferibilità ed all'eventuale applicazione del comma 5 del medesimo articolo; 4) di rimettere al RPCT degli enti conferenti, in relazione all'art. 18, commi 1 e 2, del decreto legislativo e secondo anche quanto chiarito nella delibera ANAC n. 833/2016, la valutazione dell'elemento soggettivo in capo all'organo conferente, tenendo conto delle peculiarità del caso di specie;
osservato che sempre nella delibera si fa carico al RPCT dei compiti di: "comunicare al soggetto cui è stato conferito l'incarico la causa di inconferibilità e la conseguente nullità dell'atto di conferimento dell'incarico e del relativo contratto e fornire ausilio all'ente nell'adozione dei provvedimenti conseguenti"; curare, all'interno dell'amministrazione, il rispetto delle disposizioni di cui all'art. 20, ivi compreso il comma 5, della norma; contestare la causa di inconferibilità ai sensi dei commi 1 e 2 dell'art. 18 del decreto legislativo;
rilevato che:
come annotato sempre nella stessa delibera con riferimento all'ipotesi di inconferibilità, sul sito istituzionale della società Gran Sasso Acqua, risulta pubblicato il verbale di nomina dell'avvocato Piccinini ma non risulta pubblicata la dichiarazione di insussistenza di situazioni di inconferibilità e incompatibilità di cui al decreto legislativo, né la stessa risulta trasmessa né dal diretto interessato né dall'amministrazione conferente;
il destinatario del provvedimento di inconferibilità ha dichiarato alla stampa che la già richiamata delibera dell'ANAC: "E' un parere interlocutorio, continuo serenamente a svolgere il mio lavoro convinto che non ricorra il caso dell'inconferibilità, (...) il parere dell'Anac non dispone in alcun modo la decadenza";
nella delibera ANAC è pronunciata la chiara espressione di inconferibilità all'avvocato Alessandro Piccinini della nomina a presidente del consiglio di amministrazione della Gran Sasso Acqua, cosa che ne farebbe derivare la correlata decadenza non esistendo più il requisito dell'affidamento incarico; e ancora più esattamente che "appare inconferibile, in quanto si tratta di incarico di amministratore di ente di diritto privato in controllo pubblico da parte della provincia omissis, riconducibile all'ambito applicativo dell'art. 7, co. 2, seconda parte, lettera d), del decreto legislativo 39/2013, conferito all'ex assessore comunale omissis, senza rispettare il prescritto 'periodo di raffreddamento' di un anno";
da ultimo, il consiglio ANAC nell'adunanza del 12 ottobre 2022 ha confermato quanto stabilito con la richiamata delibera n. 157 dello stesso anno e l'incompatibilità dell'avvocato Piccinini, chiedendo al RPCT aziendale di notiziare circa gli esiti della procedura di competenza che si vorrà attivare;
lo scorso mese di maggio, l'assemblea dei soci della Gran Sasso Acqua ha confermato nell'incarico di presidente l'avvocato Piccinini per il prossimo triennio,
si chiede di sapere:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;
se e in che modo il RPCT dell'organo competente, come da delibera ANAC, abbia provveduto a comunicare al soggetto cui è stato "conferito l'incarico la causa di inconferibilità e la conseguente nullità dell'atto di conferimento dell'incarico e del relativo contratto e fornire ausilio all'ente nell'adozione dei provvedimenti conseguenti";
se risponda al vero che il responsabile della Gran Sasso Acqua, travalicando i propri poteri, abbia con propria determina interna alla società annullato la delibera richiamata dell'ANAC stessa, tenuto anche conto che i soci sono 36 Comuni;
in caso affermativo, che cosa giustifichi la permanenza nella carica di presidente del consiglio di amministrazione della Gran Sasso Acqua dell'avvocato Alessandro Piccinini, stante la chiara pronuncia dell'ANAC che delibera nullo l'atto di nomina;
se intenda intervenire, per quanto di propria competenza, per ristabilire una situazione di legalità.
(4-00614)
SCALFAROTTO, FREGOLENT - Al Ministro della salute. - Premesso che:
l'ospedale "Sant'Anna" di Torino, con 6.590 nuovi nati nel 2022, è il presidio sanitario primo in Italia per numero di parti, e di conseguenza anche l'ospedale piemontese in cui si effettua il maggior numero di interruzioni di gravidanza (IVG), circa 2.500 nel 2021 (il 90 per cento delle IVG effettuate nella città di Torino, circa il 50 per cento di quelle della regione Piemonte);
l'alto numero, in termini relativi, di IVG nell'ospedale torinese è dovuto anche al fatto che la legge n. 194 del 1978 consente l'obiezione di coscienza ai medici che non vogliono praticare l'IVG e il numero di medici che si avvalgono di questa facoltà è crescente, rendendo molto difficoltoso per le donne che scelgono di ricorrervi individuare strutture sanitarie nelle quali è possibile farlo;
alla presenza dell'assessore alle politiche sociali della Regione, del direttore generale dell'Azienda ospedaliera universitaria Città della Salute e della Scienza e del direttore sanitario di presidio è stata sottoscritta una convenzione tra l'AOU Città della Salute e la Federazione regionale del Movimento per la Vita che ha portato alla istituzione di una "Stanza dell'ascolto" presso il Sant'Anna di Torino;
la finalità dichiarata è quella di «fornire supporto e ascolto a donne gestanti che ne abbiano necessità, nell'ambito di un più generale percorso di sostegno durante e dopo la gravidanza alle donne che vivono il momento con difficoltà e che potrebbero quindi prendere in considerazione la scelta dell'interruzione di gravidanza o che addirittura si sentono costrette a ricorrervi per mancanza di aiuti»;
a destare preoccupazione è il fatto che non si tratta di uno sportello gestito dall'ospedale o dall'ASL, ma di un affidamento diretto al Movimento per la Vita, senza alcuna garanzia che i volontari operino nel pieno rispetto della legge n. 194 del 1978, senza esercitare indebite pressioni psicologiche o di altra natura, volte a ledere i diritti delle donne e la libertà di scelta e di autodeterminazione di chi sceglie di compiere un gesto comunque traumatico,
si chiede di sapere:
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere al fine di verificare se questa e altre iniziative poste in essere dall'Azienda ospedaliera di cui in premessa siano portate avanti nel rispetto della normativa vigente;
se ritenga legittimo che un compito importante e delicato, quale quello del sostegno alle donne in gravidanza che intendono ricorrere alla IVG, venga affidato a volontari appartenenti a un'associazione orientata ideologicamente e non a personale adeguatamente formato dal punto di vista tecnico e psicologico;
se presso l'Ospedale Sant'Anna di Torino l'interruzione volontaria di gravidanza sia consentita con continuità, nel rispetto dei diritti delle donne, incluso quello alla salute, costituzionalmente garantito;
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere perché in Italia sia correttamente applicata la legge n. 194 del 1978 e come in particolare intenda contemperare il diritto dei medici alla obiezione di coscienza e quello delle donne a ricorrere alla IVG secondo criteri prossimità che non pregiudichino alla base l'esercizio del relativo diritto, né pressioni di qualsiasi natura volte a convincerle a desistere;
se non ritenga di adottare una iniziativa legislativa di rango costituzionale volta a garantire l'effettività e l'accesso, in condizioni di eguaglianza, all'interruzione volontaria di gravidanza, ponendo il relativo diritto al riparo da iniziative, anche legislative, estemporanee che puntino a compromettere tale conquista;
se non ritenga opportuno inserire nella relazione sullo stato di attuazione della legge n. 194 del 1978 i dati relativi al numero di obiettori di coscienza per singola struttura.
(4-00615)
SIRONI, MARTON, DI GIROLAMO, BILOTTI, LOPREIATO, LICHERI Sabrina, NAVE, PIRRO, CASTIELLO, ALOISIO, PIRONDINI, LICHERI Ettore Antonio, LOREFICE, MAZZELLA, GUIDOLIN, CROATTI, DAMANTE, FLORIDIA Barbara - Ai Ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica e per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. - Premesso che il Parlamento europeo ha votato in sessione plenaria con 336 voti favorevoli, 300 voti contrari e 13 astenuti, la sua posizione sul regolamento sul ripristino della natura, la cosiddetta "Nature Restoration Law", dando il benestare per l'inizio dei negoziati interistituzionali con i rappresentanti del Consiglio UE nei quali si deciderà il testo definitivo da approvare formalmente;
considerato che:
la proposta di legge sul ripristino degli ambienti naturali fa parte del cosiddetto "Pacchetto natura", approvato il 22 giugno 2022, che prevede di istituire obiettivi giuridicamente vincolanti per gli Stati membri, con il fine di ripristinare entro il 2030 almeno il 20 per cento delle superfici terrestri e marine dell'Unione, il 15 per cento dei fiumi nella loro lunghezza e la realizzazione, sempre entro la stessa data, di elementi paesaggistici ad alta biodiversità su almeno il 10 per cento della superficie agricola utilizzata;
il cosiddetto "Pacchetto Natura" in particolare fa parte della "Strategia per la Biodiversità al 2030", ovvero la strategia dell'Unione europea sulla biodiversità per il 2030, che consiste in un piano completo, ambizioso e a lungo termine per proteggere la natura e invertire il degrado degli ecosistemi;
il "Pacchetto Natura" si inserisce nel contesto del cosiddetto "Green Deal Europeo", piano con il quale la Commissione europea ha adottato una serie di proposte per trasformare le politiche dell'UE in materia di clima, energia, trasporti e fiscalità in modo da ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990;
secondo l'ultima valutazione dell'Agenzia europea dell'ambiente (EEA) sullo "Stato della natura nell'UE 2020", l'81 per cento degli habitat protetti, il 39 per cento delle specie di uccelli protetti e il 63 per cento delle altre specie si trovano in un cattivo stato di conservazione;
oltre 200 organizzazioni italiane di livello nazionale e territoriale, e centinaia di ricercatori, accademici, figure di enti e istituzioni, hanno firmato il Manifesto per la Nature Restoration Law, nel quale si dichiara di appoggiare le finalità della legge europea fissate nel ripristinare almeno il 20 per cento del territorio terrestre e marino dell'Unione europea e gli ecosistemi in sofferenza o andati persi; impedirne l'ulteriore deterioramento; rinaturalizzare i corsi fluviali abbattendo le barriere artificiali, dove creano più danni che benefici; reinserire elementi naturali negli agroecosistemi, per un'agricoltura più sana e ricca di biodiversità, in special modo di insetti impollinatori e uccelli; promuovere una maggiore strutturazione delle foreste per migliorarne la qualità; favorire un'opera di greening delle città, spesso troppo grigie e povere di natura;
la "Nature Restoration Law" esprime la volontà di garantire: a) nessuna perdita di spazi verdi urbani entro il 2030 e programmarne un aumento del 5 per cento entro il 2050; b) un minimo del 10 per cento di copertura arborea in ogni città; c) la riumidificazione delle torbiere prosciugate, d) l'aumento della biodiversità nei terreni agricoli; e) il ripristino degli habitat nei fondali marini; f) la rimozione delle barriere fluviali per liberare 25.000 chilometri di fiumi in modo da prevenire disastri durante le alluvioni,
si chiede di sapere:
quale sia l'orientamento del Governo riguardo alla "Nature Restoration Law";
se e quali iniziative si intenda adottare in materia di rispristino del territorio terrestre e marino;
quali eventuali modifiche si intenda proporre durante i negoziati interistituzionali con i rappresentanti del Consiglio UE.
(4-00616)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:
2ª Commissione permanente (Giustizia):
3-00636 del senatore Sisler ed altri, sulla vicenda giudiziaria della Banca popolare di Spoleto;
7ª Commissione permanente(Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport):
3-00634 del senatore Franceschelli ed altri, sulle truffe alla piattaforma informatica legata alla fruizione del bonus cultura;
9ª Commissione permanente(Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare):
3-00640 del senatore Bergesio ed altri, sulle iniziative di contenimento delle popolazioni di lupo selvatico.