Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 070 del 23/05/2023

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------

70a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDÌ 23 MAGGIO 2023

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Presidenza del vice presidente GASPARRI,

indi del presidente LA RUSSA

e del vice presidente ROSSOMANDO

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Azione-Italia Viva-RenewEurope: Az-IV-RE; Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE: Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-Patt, Campobase, Sud Chiama Nord): Aut (SVP-Patt, Cb, SCN); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente GASPARRI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,37).

Si dia lettura del processo verbale.

PAGANELLA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 18 maggio.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati

PRESIDENTE. Comunico che, in data 19 maggio 2023, è stato trasmesso dalla Camera dei deputati il seguente disegno di legge:

«Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, recante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali» (714).

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Non essendo ancora terminata la Conferenza dei Capigruppo, sospendo per qualche minuto i nostri lavori, ricordando ai colleghi che alla ripresa il Presidente del Senato ricorderà il 31° anniversario della strage di Capaci. I rappresentanti dei Gruppi interverranno su questa ricorrenza al termine della seduta. Quindi, pregherei i colleghi di attendere in modo che la commemorazione possa essere seguita dall'Assemblea.

(La seduta, sospesa alle ore 16,41, è ripresa alle ore 16,54).

Presidenza del presidente LA RUSSA

In ricordo delle vittime della strage di Capaci

PRESIDENTE. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi). Oggi ricorre il 31° anniversario della morte di Giovanni Falcone, ucciso per mano della mafia assieme alla moglie Francesca Morvillo e ai non dimenticati tre uomini della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, e Vito Schifani. Lui come d'altronde Paolo Borsellino e tanti altri magistrati e uomini delle Forze dell'ordine hanno perso la vita perché temuti da cosa nostra. La loro professionalità, la loro determinazione e il loro coraggio non solo misero in ginocchio la mafia, ma furono - e sono tuttora - un esempio per tutti noi.

L'Italia dopo di loro - se mai l'avesse fatto - non ha mai chinato la testa, anzi l'ha rialzata in maniera ancora più forte per il loro eroismo, per la loro determinazione. La figura di Giovanni Falcone, che oggi ricordiamo, è stata di esempio per tanti giovani, per tanti uomini, per tante donne, e lo sarà per sempre.

I rappresentanti dei Gruppi mi hanno anticipato che vorranno intervenire per ricordarlo al termine della seduta.

Vi chiedo di osservare un minuto di silenzio in sua memoria. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). (Applausi).

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo si è riunita ed ha approvato modifiche e integrazioni al calendario corrente e anche il nuovo calendario dei lavori fino al 1° giugno.

Nella seduta di oggi, dopo la discussione dalla sede redigente del disegno di legge sulle celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti, avrà luogo la deliberazione sulla questione pregiudiziale, presentata ai sensi dell'articolo 78, comma 3, del Regolamento, in ordine al decreto-legge sul Ponte sullo Stretto di Messina. Ove possibile, inizierà la discussione generale sul provvedimento.

Il termine di presentazione degli emendamenti per l'Assemblea è fissato alle ore 19 di oggi.

L'ordine del giorno della seduta di domani prevede il seguito della discussione del decreto-legge sul Ponte sullo Stretto e, anche ove non concluso dalle Commissioni, la discussione del decreto-legge in materia di energia, salute e fisco. Per questo provvedimento il termine di presentazione degli emendamenti per l'Assemblea è fissato alle ore 20 di oggi.

La seduta di domani sarà sospesa dalle ore 13 alle ore 14 su richiesta di alcuni Gruppi parlamentari.

Alle ore 14 avrà luogo un'informativa del Governo sui recenti eventi alluvionali in Emilia-Romagna.

Giovedì 25 maggio, alle ore 15, si svolgerà il question time, con la presenza dei Ministri degli affari esteri, della giustizia, dell'economia e delle finanze.

Il calendario della prossima settimana prevede la discussione del decreto-legge per il contrasto alla scarsità idrica e, ove conclusi dalle Commissioni, del decreto-legge per l'inclusione sociale e l'accesso al mondo del lavoro e della ratifica con la Svizzera sui lavoratori frontalieri, già approvata dal Senato e parzialmente modificata dalla Camera dei deputati.

Il calendario della settimana prevede inoltre l'eventuale possibilità di mozioni da definire.

Giovedì, 1° giugno, sono previsti il sindacato ispettivo e, alle ore 15, il question time.

Oggi lo spazio degli interventi di fine seduta, come già anticipato, sarà interamente dedicato al ricordo della strage di Capaci.

Calendario dei lavori dell'Assemblea

PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi oggi, con la presenza dei Vice Presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha adottato - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - modifiche e integrazioni al calendario corrente e il nuovo calendario dei lavori fino al 1° giugno:

Martedì

23

maggio

h. 16,30-20

- Disegno di legge n. 551 - Celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti (dalla sede redigente)

- Deliberazione su proposta di questione pregiudiziale, ai sensi dell'articolo 78, comma 3, del Regolamento, in ordine al disegno di legge n. 705 - Decreto-legge n. 35, Ponte sullo stretto di Messina

- Disegno di legge n. 705 - Decreto-legge n. 35, Ponte sullo stretto di Messina (approvato dalla Camera dei deputati) (scade il 30 maggio)

- Informativa del Governo sui recenti eventi alluvionali in Emilia-Romagna (mercoledì 24, ore 14)

- Disegno di legge n. 714 - Decreto-legge n. 34, Misure su energia, salute e fisco (approvato dalla Camera dei deputati) (scade il 29 maggio)

- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 25, ore 15)

Mercoledì

24

"

h. 10-20

Giovedì

25

"

h. 10

Gli emendamenti al disegno di legge n. 705 (Decreto-legge n. 35, Ponte sullo stretto di Messina) dovranno essere presentati entro le ore 19 di martedì 23 maggio.

Gli emendamenti al disegno di legge n. 714 (Decreto-legge n. 34, Misure su energia, salute e fisco) dovranno essere presentati entro le ore 20 di martedì 23 maggio.

Martedì

30

maggio

h. 16,30-20

- Disegno di legge n. 660 - Decreto-legge n. 39, Misure per il contrasto della scarsità idrica (scade il 13 giugno)

- Disegno di legge n. 685 - Decreto-legge n. 48, Inclusione sociale e accesso al mondo del lavoro (voto finale entro il 4 giugno) (scade il 3 luglio) (ove concluso dalla Commissione)

- Disegno di legge n. 108-376-B - Ratifica Accordi Italia-Svizzera lavoratori frontalieri e doppie imposizioni (approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) (ove concluso dalle Commissioni)

- Mozioni da definire

- Sindacato ispettivo (giovedì 1°)

- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 1°, ore 15)

Mercoledì

31

"

h. 10-20

Giovedì

giugno

h. 10

I termini di presentazione degli emendamenti ai disegni di legge n. 660 (Decreto-legge n. 39, Misure per il contrasto della scarsità idrica) e n. 685 (Decreto-legge n. 48, Inclusione sociale e accesso al mondo del lavoro) saranno stabiliti in relazione ai lavori delle Commissioni.

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 705

(Decreto-legge n. 35, Ponte sullo stretto di Messina)

(Gruppi 3 ore, escluse dichiarazioni di voto)

FdI

38'

PD-IDP

26'

L-SP-PSd'AZ

23'

M5S

22'

FI-BP-PPE

18'

Az-IV-RE

14'

Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)

14'

Misto

13'

Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE

13'

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 714

(Decreto-legge n. 34, Misure su energia, salute e fisco)

(Gruppi 3 ore, escluse dichiarazioni di voto)

FdI

38'

PD-IDP

26'

L-SP-PSd'AZ

23'

M5S

22'

FI-BP-PPE

18'

Az-IV-RE

14'

Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)

14'

Misto

13'

Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE

13'

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 660

(Decreto-legge n. 39, Misure per il contrasto della scarsità idrica)

(Gruppi 4 ore, escluse dichiarazioni di voto)

FdI

50'

PD-IDP

35'

L-SP-PSd'AZ

30'

M5S

30'

FI-BP-PPE

24'

Az-IV-RE

19'

Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)

18'

Misto

17'

Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE

17'

Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 685

(Decreto-legge n. 48, Inclusione sociale e accesso al mondo del lavoro)

(Gruppi 4 ore, escluse dichiarazioni di voto)

FdI

50'

PD-IDP

35'

L-SP-PSd'AZ

30'

M5S

30'

FI-BP-PPE

24'

Az-IV-RE

19'

Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)

18'

Misto

17'

Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE

17'

Discussione dalla sede redigente e approvazione del disegno di legge:

(551) SEGRE ed altri. - Celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti(Relazione orale)(ore 17)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dalla sede redigente del disegno di legge n. 551.

Il 3 maggio scorso l'Assemblea ha deliberato la procedura abbreviata prevista dall'articolo 81 del Regolamento.

Il relatore, senatore Verducci, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.

*VERDUCCI, relatore. Signor Presidente, colleghi, è un dovere da parte mia ringraziare in apertura il senatore Nencini, che nella scorsa legislatura fu il presentatore di questo provvedimento, i rappresentanti di tutti i Gruppi parlamentari, il Governo che lo ha sostenuto, in particolare il sottosegretario Mazzi che è qui in Aula e che lo ha seguito in tutte le sue fasi. Voglio inoltre ringraziare il sottosegretario Freni, che lo ha seguito in Commissione bilancio, e la Commissione cultura che lo ha approvato all'unanimità, in particolare il presidente Marti, che ha voluto che io ne fossi il relatore.

Presidente, colleghi, è un disegno di legge dal valore speciale quello su cui ho l'onore di relazionare all'Aula. Esso si compone di sette articoli ed è dedicato alla memoria e alla celebrazione della figura e del pensiero di Giacomo Matteotti, a cento anni dal suo assassinio. Il 10 giugno 1924 è una data che reca una macchia indelebile nella nostra storia e che andrebbe impressa sul muro di ogni municipio della nostra Repubblica come "data sacra" (come la definì Sandro Pertini).

Nel pomeriggio del 10 giugno 1924 Matteotti esce dalla casa dove vive con la moglie Velia e i loro tre bambini piccoli. Dopo pochi metri viene circondato e assalito; dopo una furiosa colluttazione viene rapito all'interno di una Lancia K e lì assassinato con una coltellata al cuore.

Gli aggressori appartenevano alla cosiddetta Ceka o "banda del Viminale", polizia segreta che era alle dirette dipendenze di Mussolini, Presidente del Consiglio e anche Ministro degli interni. Matteotti, deputato e capo socialista, pochi giorni prima, il 30 maggio, nell'Aula della Camera aveva pronunciato un discorso di condanna senza appello del fascismo, di denuncia dei brogli elettorali, della corruzione, della violenza squadrista come essenza stessa del fascismo.

Matteotti già nei mesi precedenti aveva documentato la ferocia squadrista, che impunemente stava uccidendo la vita civile e la democrazia liberale. Lo aveva fatto in un libro del 1923, intitolato «Un anno di dominazione fascista», che ebbe risonanza internazionale e che è un elenco impressionante dei crimini perpetrati dal fascismo ovunque, contro militanti politici e sedi dei partiti avversari contro singoli cittadini per il solo fatto di pensare liberamente: gli incendi delle tipografie dei giornali, le spedizioni punitive nelle scuole contro i maestri elementari e nelle università, le devastazioni continue contro le case del popolo, le società operaie, le cooperative e le leghe contadine, le organizzazioni sindacali e del lavoro, l'olio di ricino, spesso mescolato a nafta, che venivano costretti a bere nelle pubbliche piazze tutti coloro che non chinavano la testa.

Matteotti denunciò davanti al Parlamento italiano e davanti al mondo tutto questo e la natura strutturalmente criminale del fascismo, quella "teoria della violenza" e dello squadrismo che verrà descritta con lucidità da Emilio Lussu in «Marcia su Roma e dintorni», che è uno straordinario documento del crescendo di odio, violenza e intimidazione dentro cui viene ordito l'omicidio di Giacomo Matteotti.

Una violenza che sin dal 1921 i fascisti avevano portato anche dentro il Parlamento, con l'aggressione in pieno Transatlantico all'onorevole Francesco Misiano e, poco dopo, con l'uccisione in Puglia del deputato Giuseppe Di Vagno. Ad Argenta, nella provincia di Ferrara, che insieme al Polesine componeva il collegio elettorale di Matteotti, nell'agosto del 1923 lo squadrismo fascista aveva trucidato don Giovanni Minzoni. È in questo clima che Matteotti, anch'egli oggetto di ripetute intimidazioni e anche di un rapimento che lo avevano costretto a lasciare Rovigo, alza sempre più la sua voce contro il fascismo. Il suo è un discorso di verità e un atto politico netto, documentato e circostanziato.

Matteotti è deputato tra i più autorevoli in Patria ed è studioso e intellettuale politico molto influente anche fuori dall'Italia, nei circoli dell'Internazionale socialista, dove sarà tra i primi a parlare di "Stati uniti d'Europa". Dopo il discorso del 30 maggio, Matteotti è l'emblema dell'opposizione più irriducibile al fascismo. L'aggressione di cui sarà oggetto, fino alla morte, non è solo contro la sua persona e le idee che simboleggia, ma è l'aggressione finale del fascismo contro il Parlamento, contro la democrazia, contro le libertà civili e sociali. Per queste ragioni Matteotti è un simbolo: rappresenta il coraggio degli ideali democratici contro la tirannia e la dittatura.

Onorevoli colleghi, sappiamo che qui in Senato c'è una sala, una delle più belle, la sala Maccari, dove sono rappresentate le virtù dei senatori. È come se, idealmente, tra quelle immagini ci fosse anche quella di Matteotti: che non fu indifferente, che non ebbe paura di parlare, che non barattò i propri ideali, che tenne fede al proprio mandato, anche a costo della vita. E - fatemelo dire - c'è qualcosa di straordinario e di potente nel fatto che la prima firmataria del disegno di legge in esame sia la senatrice Liliana Segre, che reca impressi sulla propria pelle i segni dell'abominio nazifascista (Applausi), di quello stesso odio che ha condannato a morte Matteotti. Tutto questo non ha solo un valore politico: tutto questo ha un valore storico. L'antifascismo è ciò che legittima le nostre istituzioni repubblicane, la nostra forza civile e morale. L'esempio di Matteotti ne è l'emblema ed è il fondamento della nostra Repubblica parlamentare.

C'è in questo disegno di legge una parte, forse la più importante, che è rivolta alle nuove generazioni, a quelle di oggi e a quelle che ancora debbono nascere. Perché costruire una memoria viva, che diventi partecipazione e impegno civico, ha bisogno di appartenenza e immedesimazione. La vicenda storica di Matteotti appartiene a tutti noi. I suoi ideali, in cui immedesimarsi, sono i valori scritti nella nostra Costituzione, quelli per i quali ci riconosciamo come italiani. Per questo motivo, Matteotti, la sua vita, le sue passioni, le sue battaglie per i più umili e i diseredati, per dare voce ed emancipazione a contadini e braccianti, che non ne avevano, rappresentano il significato e il sentimento più autentico di una democrazia. Per questo la figura di Matteotti va studiata nelle nostre scuole e per questo chiediamo che ci siano apposite iniziative didattiche che coinvolgano le scuole di tutta Italia e borse di studio per studenti universitari e delle scuole superiori, per non disattendere mai la necessità della consapevolezza e della ricerca storica su uno dei tornanti più drammatici del nostro Paese.

Il corpo di Matteotti venne ritrovato dopo oltre due mesi dal rapimento e dall'omicidio. Venne ritrovato in una macchia, a molti chilometri da Roma, orrendamente seviziato. L'assassinio di Matteotti suscitò, a Roma e in tutta Italia, un'indignazione popolare e una rabbia enormi, che furono sul punto di travolgere il fascismo e Mussolini. Seguirono invece il definitivo colpo di Stato e l'instaurazione della dittatura proprio nella rivendicazione dell'omicidio di Matteotti.

Signor Presidente, allegato al disegno di legge in esame c'è un importante ordine del giorno, approvato all'unanimità dalla Commissione cultura, che chiede che gli eredi Savoia adempiano finalmente l'obbligo di trasmettere all'archivio di Stato i documenti mancanti inerenti le modalità con cui il fascismo occultò la verità sull'assassinio Matteotti e nascose le proprie responsabilità nel crimine.

Signor Presidente, colleghi, questo disegno di legge avrà un senso ogni volta che sarà letta una pagina scritta da Matteotti, perché gli ideali di fratellanza, di libertà, di giustizia sociale che si trovano in quelle pagine sono la dote più importante che possiamo trasmettere alle nuove generazioni, sono il modo più forte che abbiamo per tenere insieme memoria e futuro e per costruire democrazia.

Grazie, colleghi. (Applausi).

Presidenza del vice presidente GASPARRI (ore 17,11)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo non intende intervenire. La relazione, del resto, è chiara e condivisa.

Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti del Dipartimento di giurisprudenza dell'Università degli studi di Milano, che stanno assistendo ai nostri lavori. Buona visita al Senato e buoni studi nel campo del diritto. (Applausi).

Ripresa della discussione dalla sede redigente del disegno di legge n. 551 (ore 17,12)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli articoli, nel testo formulato dalla Commissione.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 4.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 5.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 6.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 7.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione finale.

BORGHESE (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORGHESE (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Presidente, colleghi senatori, sono molto lieto e onorato di prendere la parola oggi per dichiarare il voto favorevole a questo disegno di legge, presentato dalla senatrice a vita Liliana Segre e sottoscritto da altri senatori, che in effetti ripropone un testo di legge già approvato al Senato esattamente un anno fa e poi non ratificato dalla Camera dei deputati a causa dell'anticipato scioglimento delle Camere.

Votare a favore di una legge che prevede di celebrare solennemente la figura di Giacomo Matteotti a cento anni dal suo omicidio, avvenuto a Roma il 10 giugno del 1924, è per noi scontato e certamente doveroso. Giacomo Matteotti, socialista, ma anche anticomunista convinto, può essere considerato a tutti gli effetti un padre della Repubblica e della democrazia italiana, nate ventidue anni dopo la sua tragica fine.

I principi fondanti della democrazia italiana, scolpiti nella Costituzione repubblicana, sono stati praticati da Giacomo Matteotti durante la sua attività politica e sindacale. Sicuramente ci mise molta convinzione e determinazione, tali da non poter essere sopportati da quello che sarebbe diventato, da lì a pochi mesi, un vero regime che ha segnato la storia del nostro Paese. Peraltro, il convincimento che si era fatto strada nella mente di Matteotti riguardo a quel periodo della nostra storia aveva determinato contrapposizioni, e non solo nei confronti del nascente regime, ma persino tra i socialisti cosiddetti collaborazionisti che militavano nel partito di Matteotti. Tutto ciò aveva fatto di Giacomo Matteotti un facile bersaglio da colpire.

La situazione precipitò dopo il famoso intervento alla Camera, successivo alle elezioni tenutesi il 6 aprile 1924. Lo stesso Matteotti, di fronte alle violente reazioni dei deputati nei suoi confronti, uscendo dalla Camera avvertì un deputato che era arrivato il momento di preparare la sua commemorazione.

La celebrazione, dunque, con varie iniziative, della figura di Matteotti a cento anni dalla sua tragica morte, anche concedendo un contributo per la nuova sede del museo che ricorda le gesta nella sua città natale, a Fratta Polesine, non può che essere accolta favorevolmente anche da tutti noi, per continuare il suo insegnamento e indicare il suo esempio ai nostri giovani.

Annuncio, quindi, signor Presidente, il voto favorevole del Gruppo Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE al provvedimento in esame.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, voglio subito anche io esprimere la soddisfazione, mia e del mio Gruppo, per questo provvedimento che crediamo anche noi possa rappresentare una opportunità di scelta culturale, pedagogica e didattica di investire sulla memoria; la memoria come strumento di conoscenza, per non dimenticare, per svegliare quei pregiudizi che condussero e rischiano ancora di condurre a un nuovo oblio della ragione: perché è sempre stato così.

L'articolazione di questo provvedimento - come ho già avuto modo di dire - permette che il ricordo di Matteotti non sia affidato soltanto al ricordo individuale o collettivo, ma divenga invece patrimonio della coscienza pubblica, attraverso ciò che è più importante, ovvero attraverso la promozione, anche mediante l'assegnazione di apposite borse di studio rivolte agli studenti, della ricerca storica e dello studio aventi ad oggetto la vita, il pensiero e l'opera del deputato e dirigente socialista.

Signor Presidente, io credo che, quando si parla delle celebrazioni a un secolo dall'assassinio di Matteotti, queste non vadano intese semplicemente come una commemorazione; e ciò perché Giacomo Matteotti non ha bisogno di essere commemorato; il suo nome, il suo esempio e la sua barbara uccisione sono incisi nell'anima di tutti i democratici in questo Paese, e non soltanto in questo Paese. Allora, se diciamo che bisogna celebrare Matteotti, quello che intendiamo dire è che vogliamo rivendicare e trasmettere un'eredità, così come è stata trasmessa a noi, facendo di quella eredità una vera e propria pietra angolare della nostra Costituzione.

Parlare di antifascismo è naturalmente indispensabile e tuttavia probabilmente, in un certo senso, generico, perché quello di Matteotti è stato l'antifascismo di un giovane uomo politico che ancora non aveva visto il regime, la dittatura, il partito unico, l'invasione dell'Etiopia, la campagna e poi le leggi razziali, la Repubblica di Salò: tutte cose che evidentemente arrivarono dopo la sua morte. Era l'antifascismo di un uomo che, senza conoscere quello che il fascismo sarebbe diventato, quando ancora moltissimi si illudevano di poterlo addomesticare e di poterci convivere, ne aveva visto invece lucidamente la sua inevitabile evoluzione. Aveva cioè capito quale fosse la vera natura del fascismo e provato a fermare quella corsa verso il precipizio: esattamente quella natura strutturalmente criminale, come la definì Lussu, che anche il senatore Verducci ha voluto giustamente, poco fa, richiamare.

Erano molti in quei mesi a considerare le violenze del 1921 e del 1922, la repressione brutale del movimento socialista, un effetto collaterale: lo potremmo definire così, se non addirittura un male necessario per contrastare il bolscevismo; qualcosa cioè che poteva finanche essere tollerato in un Paese democratico, se non apertamente incoraggiato. Quella zona grigia, quella scelta di chiudere consapevolmente gli occhi, è essa stessa all'origine del fascismo, forse ancora di più della stessa violenza delle camicie nere. La battaglia di Matteotti fu esattamente su questo, fu esattamente contro quella zona grigia, così come contro lo squadrismo. Aveva ricostruito meticolosamente e denunciato per primo le gesta dello squadrismo, anche quando le regole democratiche erano ancora formalmente in vigore, e questo permetteva a molti di non vedere ciò che invece era sotto gli occhi di tutti.

Il discorso che Matteotti pronunciò alla Camera il 30 maggio del 1924, che è stato tante volte ricordato, quello che dieci giorni dopo gli sarebbe costato la vita, in cui denunciava i brogli, le violenze e le intimidazioni nelle elezioni del 6 aprile precedente, fu estremamente duro. Era naturalmente anche il suo carattere che gli era valso il soprannome di "tempesta" - come sappiamo tutti - ma era anche una decisione lucida, perché il suo intento era esattamente ostacolare l'avvicinamento dei partiti moderati al fascismo, contrastare cioè quella tendenza vigliacca e opportunista che stava invece spalancando le porte alla dittatura. Sapeva di correre un rischio enorme, perché disse: ««Il mio discorso l'ho fatto, ora voi preparatemi l'orazione funebre». Ne abbiamo discusso anche in quest'Aula tante volte.

Ebbene, l'eredità di Matteotti, quella che noi abbiamo oggi il dovere di trasmettere, in particolare alle generazioni più giovani, non è soltanto l'obbligo di opporsi alle dittature e alla violenza politica, ma è anche non fingere mai per viltà, oppure per opportunismo, di non accorgersi di cosa sta succedendo finché non è troppo tardi, come per l'appunto successe alla democrazia italiana in quel suo ultimo anno di vita, prima cioè che calassero quelle tenebre che Matteotti e pochi altri ebbero il coraggio di riconoscere e combattere.

Ecco, penso che quella lezione sia particolarmente viva ancora oggi ed è anche il motivo per cui non dobbiamo chiudere gli occhi mai dinanzi ai rischi che corrono sempre, anche ora, le nostre democrazie. È il motivo per cui il mio Gruppo ha presentato più volte diverse interrogazioni per chiedere lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste (Applausi), quelle che si pongono in aperta violazione e in aperto contrasto della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione italiana e della legge n. 645 del 1952. È il motivo per cui bisogna bloccare e reprimere, per esempio, il fenomeno dilagante del neofascismo in rete che ben conosciamo.

È anche il motivo per cui dobbiamo ancora ringraziare chi ha promosso e voluto questo provvedimento - il senatore Verducci, che ne è stato relatore, e naturalmente la senatrice Segre - affinché quella memoria di sangue che ha attraversato e segnato nel profondo la storia del nostro Paese resti viva nella memoria collettiva per non essere dimenticata. (Applausi).

PATTON (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATTON (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Governo, il 10 giugno 1924 il deputato socialista Giacomo Matteotti veniva sequestrato da una squadra fascista, tramortito, caricato a forza in un automobile sul lungotevere romano Arnaldo da Brescia, e il suo cadavere veniva ritrovato due mesi dopo lungo la via Flaminia, in una fossa scavata per nascondere i resti. Il 20 agosto la sua salma veniva trasportata a Fratta Polesine, suo luogo natale per essere omaggiata dal tributo popolare.

L'assassinio di Matteotti rappresenta l'epilogo della fase iniziale dell'esperienza fascista in cui l'ingenua speranza di tanti democratici popolari e liberali di costituzionalizzare il fascismo si infranse contro l'effettiva volontà di Mussolini di imporre la dittatura.

La notizia del delitto Matteotti fece capire al mondo la vera natura del fascismo, anche se questa consapevolezza non riuscì a evitare la dittatura, le leggi razziali, l'Olocausto, con i campi di concentramento e, soprattutto, la Seconda guerra mondiale.

Nel 2024 ricorre il centenario della sua uccisione e con essa del buio della democrazia. Per questo è importante ricordare il suo coraggio, la sua intransigenza verso il fascismo, la sua lotta per la libertà e per la difesa del ruolo del Parlamento.

Il ricordo, a cento anni di distanza, deve però farci riflettere sulle omissioni e sulle responsabilità; la complicità della monarchia innanzitutto, ma anche i ritardi delle forze politiche nel capire il disegno mussoliniano e i relativi gravi errori, come l'approvazione della legge Acerbo, un proporzionale con premio di maggioranza che nell'aprile 1924 consegnò il 70 per cento dei seggi parlamentari al listone fascista. (Applausi).

Il ricordo deve inoltre aiutarci a tenere presente che il delitto Matteotti è stato preceduto da anni di violenze, intimidazioni e contrazioni della libertà in molti territori italiani, iniziate proprio nelle campagne del Polesine; molti, troppi italiani all'epoca si sono adeguati alla prepotenza fascista e per anni, fino alla Resistenza, non hanno avuto la forza e il coraggio di combattere per la libertà.

Per questo la forza della nostra Costituzione repubblicana è così intensa e persistente, perché in sé contiene tutti gli anticorpi per evitare che il buio del dispotismo possa riprendere il sopravvento sulla democrazia.

Da questo punto di vista alle lacune archivistiche occorre rispondere imprimendo un forte stimolo alla ricerca storiografica. L'archivio storico del Senato della Repubblica non si è sottratto a questo imperativo che offre anche una riparazione postuma al misfatto compiuto dall'allora Senato del Regno assolvendo il generale De Bono.

Mettere a fattor comune gli atti processuali del Senato, quelli delle giurisdizioni che si occuparono del processo comune e quelli degli avvocati Modigliani e Galliano Magno (confluiti in copia a Londra grazie a Salvemini) significa non soltanto compiere una operazione filologicamente proficua, ma anche e soprattutto spiegare come la torsione della storia subita dal nostro Paese ebbe origine e perché i depistaggi, le inerzie e le connivenze sono nemiche dell'accertamento della verità. Conoscere per deliberare è un imperativo che parte da qui e può estendersi a tutti gli altri angoli oscuri della storia repubblicana, grazie alle desecretazioni condotte ai sensi delle direttive Prodi, Renzi e Draghi.

In conclusione, signor Presidente, il 2024 sarà un anno importante per ricordare, riflettere e rinsaldare la coscienza di sé. Molti luoghi che hanno ospitato in vita Giacomo Matteotti e la sua famiglia ci ospiteranno per ripercorrere quei momenti; ci ospiterà anche la casa dei nonni paterni di Matteotti nel piccolo paese di Comasine, nella Val di Sole trentina.

Alla memoria di Giacomo Matteotti vanno rispetto e gratitudine per averci indicato come costantemente deve essere tracciato il solco netto tra libertà e tirannide, tra dignità personale e servilismo, tra interesse e bene comune. Le sue idee costituiscono un insegnamento sempre attuale, così come la sua celebre frase: «Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai», riferendosi a quell'idea antifascista di uguaglianza e di libertà. Per usare le parole di Liliana Segre nell'intervento di apertura di questa legislatura, la Costituzione italiana, come disse Piero Calamandrei, non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943, ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti.

Votiamo quindi sì alla chiamata che il disegno di legge in esame ci ripropone. (Applausi).

VERSACE (Az-IV-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERSACE (Az-IV-RE). Signor Presidente, innanzitutto ci tengo anch'io a esprimere un sentimento di piena gratitudine verso la senatrice Liliana Segre, (Applausi) a cui va il merito di aver voluto ripresentare proprio in questa legislatura un disegno di legge dal forte valore simbolico e politico che, a causa del termine anticipato della legislatura precedente, non ha potuto ottenere la deliberazione di entrambe le Camere. Desidero altresì ricordare che in 7a Commissione - come ha già detto prima di me il collega Verducci, relatore del provvedimento - abbiamo lavorato davvero con grande sinergia con tutti i colleghi della Commissione, che ringrazio insieme anche al presidente Marti; in questo modo è stato possibile irrobustire gli stanziamenti finalizzati alle iniziative legate al centenario, anche e soprattutto per diffondere al meglio l'eredità politica, oltre che umana, lasciata da Giacomo Matteotti. Probabilmente è un segno che, al di là delle posizioni molto distanti, possiamo e dobbiamo tutti quanti riconoscerci nei principi e nei valori dell'antifascismo democratico.

Il presente disegno di legge si inserisce nell'ambito delle iniziative previste in occasione del prossimo centenario, nel giugno 2024, dell'uccisione di Giacomo Matteotti, il deputato socialista che venne aggredito e ucciso dalla polizia politica fascista per aver denunciato dall'Aula di Montecitorio i brogli elettorali e le violenze squadriste che avevano imposto con il terrore l'affermazione del partito fascista di Mussolini alle elezioni politiche del 1924. Si tratta di un'iniziativa che stanzia nuove risorse e che servirà a tenere vivo il ricordo e gli insegnamenti di Matteotti. Tra le tante iniziative, non posso non citare il premio istituito con la legge n. 255 del 5 ottobre 2004, che da diciannove anni viene assegnato ad opere che illustrano gli ideali di fratellanza tra i popoli, di libertà e di giustizia sociale che hanno ispirato la vita di Matteotti; ma si stanziano anche oltre 50.000 euro per tre anni per sostenere la casa museo di Fratta Polesine in provincia di Rovigo, dove Matteotti nacque.

Se dovessimo spiegare, soprattutto ai più giovani, per lasciare comunque un'eredità importante alle nuove generazioni - sono felice del fatto che oggi qui in Aula ci siano proprio degli studenti - perché è così importante ricordare la storia e la figura di un uomo visionario e coraggioso, di un precursore del riformismo come Giacomo Matteotti, basterebbe dire che è stato uno dei primi esponenti politici ad aver intuito le reali intenzioni di Mussolini, la sua volontà di instaurare in Italia un vero e proprio regime dittatoriale quando ancora in tanti, anche nelle opposizioni, anche nel suo stesso partito, non vedevano o fingevano di non vedere i rischi concreti di una deriva autoritaria.

Oggi celebrare Matteotti, un uomo che sfidò con astuzia il regime, usando le armi democratiche della parola e dell'azione politica, significa tanto: significa non solo onorare il suo martirio per la libertà, ma soprattutto fare tesoro della sua lezione, difendere la democrazia e la libertà sempre e comunque. (Applausi).

Va detto che solo dopo la sua tragica scomparsa, prima rapito e poi ucciso in quel giugno del 1924, i partiti antifascisti decisero di unire forze nella cosiddetta secessione dell'Aventino. E soltanto con la morte di Matteotti Mussolini mostrò il vero volto di quel regime fascista che avrebbe soggiogato l'Italia per venti interminabili anni, culminati poi - come molti di noi ricordano - con le leggi razziali e l'entrata in guerra a fianco di Hitler. È proprio dal sangue di Matteotti che sarebbe nata quella Resistenza che in clandestinità, nonostante le persecuzioni e le incarcerazioni, il confino e gli omicidi, avrebbe gettato le basi per la liberazione dell'Italia e la riconquista della democrazia. Non è quindi un caso che oggi, a cento anni dalla sua uccisione, le parole di Matteotti ci risuonino come un monito sempre attuale a non abbassare mai la guardia contro il rischio - lontano o vicino che appaia - di derive illiberali, a difendere la democrazia e la libertà riconquistata a caro prezzo di dolore e sangue.

Ieri, 22 maggio, ricorreva l'anniversario della nascita di Matteotti. Oggi ricordiamo una figura importante come è stata quella di Giovanni Falcone, una colonna, un faro, un simbolo di coraggio e di legalità, anche a costo della propria vita. (Applausi). Entrambi hanno difeso fino alla fine la nostra libertà. Ed è proprio con commozione, ricordando queste due date e con riconoscenza profonda per quello che hanno rappresentato, che dichiaro il voto convintamente favorevole del Gruppo Azione-Italia Viva-RenewEurope. (Applausi).

CRAXI (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CRAXI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, onorevoli senatori, il 30 maggio 1924 Giacomo Matteotti, segretario del Partito socialista unitario, tenne nell'Aula della Camera dei deputati il suo ultimo discorso da parlamentare, continuamente interrotto dalle urla di dissenso, dalle ingiurie e dai gesti provocatori. Egli denunciò il clima di violenza che aveva fatto da cornice alle elezioni politiche del 6 aprile, i brogli e i soprusi che avevano accompagnato le operazioni di voto. Matteotti terminò con fatica il suo intervento, lasciando in eredità al Paese il più alto esempio di coraggio, orgoglio nazionale, amore per la libertà. Di lì a qualche giorno un crimine efferato, figlio dello squadrismo fascista, avrebbe spezzato la vita di un uomo che, non ancora quarantenne, era padre di tre figli.

La storiografia è concorde nel ritenere che la vibrata protesta in Aula segnò il destino di un deputato socialista e che la reazione alla crisi che ne seguì, in primis l'Aventino, spinse Mussolini ad avviare - o quantomeno ad accelerare - quella stretta autoritaria che, nel volgere di poco tempo, avrebbe fissato definitivamente i tratti della dittatura a viso aperto.

Contro quell'infausta prospettiva, Matteotti sollecitò la resistenza senza limite, rivolgendosi ai puri di cuore, ricercando gli atti di coraggio e di fermezza dei compagni, perché era giunto il momento di attingere a quelle energie morali che restavano intatte in mezzo al frantumarsi dell'inquadramento materiale.

Giacomo Matteotti fu martire che si sacrificò in nome della libertà e, se si vuole rendergli omaggio, per onestà intellettuale non si può sottacere che Gramsci lo apostrofasse come social-traditore; non si può sottacere che Gramsci aveva torto e Matteotti ragione, e che il riformismo socialista è l'unica cultura della sinistra ad aver retto il confronto con la storia.

Commemorandolo a Rovigo nel 1985, nel centenario della nascita, il presidente del Consiglio Bettino Craxi disse che nella vita e nelle opere di Matteotti c'era un insegnamento attualissimo: l'importanza della politica vissuta come fede e come ideale, scienza e cultura, in diretto rapporto con la propria intelligenza e le proprie convinzioni, senza alcuna concessione agli opportunismi, alle consuetudini, alle credenze, ai miti del tempo; la politica come dovere morale e creazione dell'uomo; la politica come volontà e azione.

Sono trascorsi lunghi decenni e, guardandoci intorno, possiamo ben dire che quell'insegnamento è ancora oggi attualissimo. Certo, non sono più i tragici tempi in cui Matteotti visse e vi immolò l'esistenza, ma quegli ideali faticano ad assumere fisionomia di concretezza. Le difficoltà non mancano e sono sotto gli occhi di tutti. La lontananza della politica dai sentimenti, dagli interessi, dalle necessità delle persone è pari ai momenti peggiori della storia d'Italia.

Giacomo Matteotti fu, per tanti versi, un uomo estraneo alla fase storica in cui visse; un uomo che anticipò i tempi; un riformista moderno con idee chiare sulla democrazia come fondamento della libertà, sulla forma e sui doveri del Governo, sulla funzione dei partiti e dei sindacati, sul ruolo delle masse proletarie e contadine. In un partito che parlava solo di classe, egli preferiva dire Nazione e scrivere di amor di Patria. In un partito che discettava solo di rivoluzione, egli indicava i beni irrinunciabili della libertà e della democrazia.

Fu proprio l'amore per la libertà, unitamente alla fierezza del carattere, che lo portava a respingere ogni sopruso, a fare di lui il primo e più tenace avversario del fascismo e parimenti del comunismo, dei quali percepì da subito il carattere autoritario e illiberale. La sua lotta al fascismo in Parlamento, nelle piazze, sulle colonne dei giornali, cominciò già nel 1921 e l'ultimo discorso a Montecitorio fu solo il corollario di un percorso coerente, lineare, coraggioso e dignitoso. Il suo, certamente, fu un sacrificio cosciente. La frase pronunciata dopo il discorso di denuncia dei brogli e delle violenze con cui il fascismo aveva vinto le elezioni, «ed ora preparate il mio elogio funebre», non fu semplicemente retorica: da tempo Matteotti aveva maturato la convinzione che non bastasse più il sacrificio di tanti militanti, ma che occorresse portare lo scontro più in alto, a livello delle figure apicali, dei dirigenti politici, perché solo il sangue eccellente avrebbe potuto fungere da monito per la Nazione, instradandola verso un avvenire diverso che non fosse quello ornato di violenza e sopraffazione.

La storia ha dimostrato che egli non si sbagliava, se a distanza di un secolo noi siamo qui a ricordarne le gesta e le parole, a celebrarne l'esempio. «Se si fosse intesa fino in fondo la lezione di Matteotti» - disse ancora Bettino Craxi - «sarebbero stati evitati molti errori e tante illusioni sopravvissute fino ai giorni nostri: la rivoluzione senza rivoluzione e senza cose da rivoluzionare; il riformismo senza politica, senza principi e senza ideali, il protezionismo comunque inteso, l'interesse particolare disgiunto dall'interesse generale».

Onorevoli senatori, Giacomo Matteotti fu apostolo di verità e di ragione. Riscoprirne l'opera e valorizzarne il pensiero, promuovere iniziative di studio, sollecitare le giovani generazioni all'impegno quotidiano nella ricerca e nell'approfondimento di lineamenti biografici che rischiararono quell'epoca buia significa tenere vivo il mosaico storico e identitario del nostro Paese.

La memoria è conoscenza e ci consente di vivere il presente in modo più consapevole. Il Gruppo parlamentare Forza Italia esprime il suo voto favorevole al disegno di legge oggetto di esame. (Applausi).

ALOISIO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALOISIO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la morte di Giacomo Matteotti è un monito per qualsiasi donna o uomo che ama la libertà e vive nel rispetto di se stesso e del prossimo, che ama la vita in tutte le sue manifestazioni, che sia un essere umano come ogni altro essere vivente.

Negli ultimi mesi la nostra umanità è scossa da una guerra che sta mettendo a dura prova il concetto stesso di fratellanza universale. Ogni giorno assistiamo, inermi e impotenti, alle immagini trasmesse dai telegiornali, che riflettono i soprusi e l'arroganza di chi sta anteponendo i propri biechi interessi, in maniera palese o da dietro le quinte, al concetto stesso di libertà e di vita. Oltre al conflitto in Ucraina, penso ad esempio alle notizie che proprio negli ultimi giorni ci arrivano dal Sudan, un Paese in guerra da cui l'ONU prevede oltre un milione di rifugiati in fuga, messi in ginocchio da un sanguinoso conflitto scoppiato nelle ultime settimane. Oppure penso alla guerra civile che sta affliggendo il Congo, come recentemente testimoniato dal premio Nobel Denis Mukwege; o ancora all'eterno conflitto tra Israele e Palestina.

Eppure, in un passato nemmeno tanto remoto, anche il nostro Paese si è trovato a fare i conti con un periodo buio, probabilmente il più terribile della propria storia recente, che ha lasciato un'onta indelebile nel nostro DNA, relegando in fondo ad una caverna il nostro orgoglio italiano. Mi riferisco ad un periodo, quello fascista, che è stato ispiratore di morte e violenza, sopraffazione e distruzione dei pilastri che sorreggevano la nostra comunità, i cui millenni di storia sono stati infangati da appena vent'anni di dittatura. Una dittatura che affondò le sue radici ed ebbe il suo incipit nel tragico rapimento e omicidio di Giacomo Matteotti, avvenuto il 10 giugno 1924 per mano fascista.

Ebbene, nel 2024 ricorreranno i cento anni da questa tragedia, che ha in primis privato il nostro Paese di un grande pensatore, ma non solo, perché a morire non fu solo il politico Matteotti, ma anche la nostra democrazia, cui seguirono la fine della libertà di stampa e l'emarginazione delle opposizioni.

Colleghi, Matteotti era un uomo di grande coraggio e integrità, che ha dedicato la sua vita alla lotta contro i totalitarismi e per la difesa dei diritti dei lavoratori e della libertà di pensiero. La sua morte prematura è stato un colpo terribile per il nostro Paese, ma il suo sacrificio ha ispirato una generazione di italiani a lottare per la libertà e la giustizia, accendendo una scintilla che ha fatto crescere la fiamma della resistenza e della lotta per la libertà.

Il nostro impegno non deve pertanto limitarsi alla difesa dei diritti civili e politici. Dobbiamo anche impegnarci a creare una società più giusta e solidale, in cui tutti i cittadini abbiano accesso alle opportunità e ai servizi di cui hanno bisogno per realizzare il loro potenziale e per affermare il diritto ad una vita libera e democratica, degna di essere vissuta. Dobbiamo impegnarci a combattere le disuguaglianze, la povertà e l'esclusione sociale e a permettere l'uguaglianza di genere e l'affermazione delle diversità culturali. Dobbiamo impegnarci tutti, al di là di ogni colore politico, a difendere la democrazia e le istituzioni che la sostengono, promuovendo la partecipazione civica e la trasparenza, al fine di garantire che tutti i cittadini abbiano voce in capitolo nelle decisioni che riguardano la loro vita e il loro futuro.

Onorevoli colleghi, con queste dovute premesse non posso che ringraziare la senatrice Liliana Segre per averci concesso l'opportunità di celebrare il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti, attraverso un disegno di legge che ci fa riflettere su una pagina nera del libro della civiltà umana, una pagina che non va stracciata e dimenticata, ma che deve divenire patrimonio storico e che sia di monito per le future generazioni, affinché mai più si verifichino episodi così tragici.

Entrando nel merito, il testo si compone di sette articoli, incentrati principalmente sul sostegno a tutte le azioni volte a promuovere la figura di Matteotti, a partire dai luoghi che lo videro protagonista. Tuttavia, onorevoli colleghi, la sua figura è patrimonio immateriale di tutta l'Italia, pertanto ho ritenuto importante tenerne viva la memoria e l'insegnamento, depositando un emendamento volto a sostenere gli enti comunali che intitoleranno strade o piazze alla figura di Giacomo Matteotti, attraverso campagne di comunicazione istituzionale dedicate.

Inoltre, attraverso un'altra proposta emendativa, ho intenso ampliare la rete delle collaborazioni per la promozione di iniziative didattiche e formative per gli istituti scolastici anche alle biblioteche, ai musei e alle istituzioni culturali, in modo da permettere una più ampia e capillare conoscenza della figura di Giacomo Matteotti sul territorio nazionale. Ho rafforzato tale finalità tramite il deposito di un altro emendamento che ha l'obiettivo di coinvolgere, nella partecipazione alle iniziative per la celebrazione dei cento anni dalla morte di Giacomo Matteotti, il maggior numero di istituzioni culturali su tutto il territorio nazionale, in particolare per la realizzazione di proiezioni cinematografiche e spettacoli teatrali.

Infine, ho proposto l'attribuzione del patrocinio morale della Presidenza del Consiglio dei ministri alle iniziative svolte prioritariamente nei Comuni di Fratta Polesine, Villamarzana, Boara Polesine, Rovigo, Messina, Ferrara, Varazze e Roma, quali luoghi particolarmente simbolici e rappresentativi della vita e delle attività di Giacomo Matteotti.

Onorevoli colleghi, il presente disegno di legge, se da un lato intende ricordare Matteotti come un martire della libertà e della democrazia e come esempio di coraggio ed impegno civico, dall'altro ci spinge a lottare per un futuro migliore, per un'Italia più giusta, più libera e più solidale, perché al giorno d'oggi la libertà, come la democrazia, si può annientare in tanti modi e non solo togliendo la vita, ma anche mettendo un bavaglio o privando i cittadini delle libertà personali. Ce lo ricorda ancora oggi Amnesty International, con il caso di Julian Assange, reo di aver svelato crimini di guerra.

Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, Papa Giovanni Paolo II ci insegna che la libertà non consiste nel fare ciò che ci piace, ma nell'avere il diritto di fare ciò che dobbiamo ed oggi, nella sacralità di quest'Aula, abbiamo il diritto di fare ciò che dobbiamo, ovvero approvare un provvedimento che vede il MoVimento 5 Stelle favorevole. Consentitemi di rinnovare un grande plauso a una nostra collega, che è stata, è e sarà sempre, per la sua esperienza di vita e per la sua costante capacità di mettersi in relazione col prossimo, un faro acceso sulla salvaguardia del diritto alla libertà e alla democrazia: la nostra senatrice a vita, Liliana Segre.

Inoltre, estendo i ringraziamenti a tutta 7a Commissione permanente cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, e al relatore, senatore Verducci. (Applausi).

PAGANELLA (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAGANELLA (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, prima di iniziare il mio intervento in dichiarazione di voto, vorrei rivolgere un pensiero commosso per la scomparsa di Maria Giovanna Maglie (Applausi), donna coraggiosa, giornalista e intellettuale appassionata e mai scontata, una vera combattente per le idee di libertà. (Applausi). A lei va il nostro ricordo e ai suoi familiari e ai suoi cari un abbraccio affettuoso da tutto il Gruppo Lega.

Nel preparare il mio intervento sul disegno di legge relativo alle celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti, mi sono chiesto qual è l'insegnamento che si trae dalla vita e dalle opere di questa grande figura di uomo politico e, soprattutto, che cosa si può aggiungere con un breve intervento a quanto è già ben noto sul suo ruolo senza cadere nella retorica.

Quello che vorrei qui evidenziare, dunque, è soprattutto l'aspetto umano della figura di Matteotti, che va a tutti gli effetti ricordato come un eroe civico della nostra storia. Sì, perché che cosa c'è di più eroico che compiere la propria missione di vita, pur sapendo di andare incontro alla morte?

Matteotti era perfettamente consapevole che la sua battaglia in nome della libertà, della democrazia e della legalità lo avrebbe condannato a morte. Il 30 maggio del 1924, dieci giorni prima del suo assassinio, infatti, Matteotti tenne un discorso alla Camera e, appena terminato, disse ai suoi compagni di partito: «Io il mio discorso l'ho fatto; ora voi preparate il discorso funebre per me». A testimonianza che Matteotti fosse pienamente consapevole del pericolo, inoltre, è stata ritrovata vent'anni fa una lettera postuma di risposta a un collega professore e senatore liberale, che gli offriva una cattedra per salvargli la vita e le sue parole furono di non poter tornare a insegnare perché: «Non solo la convinzione» - queste le sue parole - «ma il dovere oggi mi comanda di restare al posto più pericoloso per rivendicare quelli che sono i presupposti di qualsiasi civiltà e Nazione moderna».

Credo, dunque, che il suo nome e il suo ricordo vadano legati proprio in questa logica a quelli di altri grandi italiani come Giovanni Falcone, che venne assassinato proprio il 23 maggio di trentun anni fa e Paolo Borsellino, protagonisti entrambi di una testimonianza di eroico sacrificio, nonostante fossero pienamente consapevoli del pericolo che correvano.

Qui sta la grandezza di questi uomini e qui sta la grandezza di Matteotti, per cui oggi siamo qui a discutere una legge per celebrarne la ricorrenza della morte.

Matteotti possedeva due qualità rare tra i parlamentari di allora: il coraggio e il carattere. Era un uomo tutto d'un pezzo, alle sue idee credeva con ostinazione e con altrettanta ostinazione le applicava. Chiunque lo incontrasse rimaneva colpito dalla sua serietà e dal suo stile antiretorico. Era magro, smilzo nella persona; non assumeva mai pose gladiatorie. Rideva volentieri, ma da tutto il suo atteggiamento e, soprattutto, da certe sue dichiarazioni brevi, si sprigionava una grande energia.

L'antitotalitarismo era in Matteotti un fatto istintivo, intimo, d'ordine morale, prima ancora che politico. Il suo principale nemico era appunto il fascismo, in quanto nascente regime totalitario; ma, in questa sua intransigenza, non risparmiava nemmeno l'operato e l'ideologia comunista. Matteotti, infatti, scriveva: «Il nemico è attualmente uno solo, il fascismo, ma complice involontario del fascismo è il comunismo. La violenza e la dittatura predicata dall'uno diviene il pretesto e la giustificazione della violenza e della dittatura in atto dell'altro». Quanta verità in queste parole che, a distanza di cent'anni, per noi che viviamo in democrazie liberali sembrano fatti acquisiti, quasi ovvietà, ma lui lo diceva negli anni Venti del secolo scorso, prima che i totalitarismi di destra e sinistra si sviluppassero con follia ideologica in tutto il loro orrore, togliendo la vita e la libertà a intere generazioni.

Oggi qual è quindi l'insegnamento che Matteotti ci lascia? Ritengo che sia assolutamente il coraggio e la forza morale di affermare sempre quello che si ritiene giusto per il bene del Paese, anche quando questo è scomodo o non conveniente politicamente. E anche oggi che certamente viviamo in un Paese libero, democratico e ben lontano dai sistemi illiberali del passato, si avverte troppo spesso l'asfissia di quello che viene definito pensiero unico, che tende a marginalizzare, a oscurare o a ridicolizzare qualsiasi tesi non allineata al mainstream o, appunto, al pensiero dominante. Oppure assistiamo, peggio, a sedicenti pseudodemocratici o professionisti dell'antifascismo che, in nome di una battaglia contro un fascismo rinascente che vedono solo loro, compiono atti di violenza, quella sì fascista, assaltando banchetti o gazebo di altri movimenti politici, spaccando e imbrattando vetrine di sedi di partito, interrompendo libere manifestazioni.

Poi ci sono quelli che imbrattano opere d'arte, monumenti ed edifici pubblici, ma quelli sono un caso che rientra, più che altro, nella mancanza di cervello o di una adeguata educazione trasmessa dai genitori. (Applausi).

Detto questo, c'era un'altra caratteristica che rendeva davvero Matteotti un personaggio unico nel panorama politico di allora ed era il suo metodo di lavoro. Egli aveva un metodo dialettico che oggi definiremmo anglosassone. Ragionava sulla base dei fatti: era freddo, preciso, tagliente. Con questo modernissimo approccio, che oggi definiremo di fact checking, egli era in grado di provare quanto affermava.

La ricerca storica restituisce a Matteotti l'identità di un vero e proprio operaio della politica, di un attivista coraggioso e determinato, con un metodo di lavoro solido e innovativo per l'epoca. Egli rappresenta così un esempio rimarchevole di quella categoria di servitori delle istituzioni che scelgono generosamente di dedicare la propria vita a individuare i problemi del Paese, a ricercarne le soluzioni e a farlo con metodo, lucidità e straordinaria dirittura morale, fino ad arrivare, come abbiamo detto, all'accettazione dell'estremo sacrificio.

In conclusione, oggi siamo in grado di celebrare la figura di Giacomo Matteotti per i suoi tratti pragmatici e progettuali, arricchendo il ritratto di questo personaggio di uno spessore e di una consistenza attualissima. La sua è una figura viva e per molti aspetti assolutamente contemporanea, portatrice di un messaggio eroico di idealismo, coerenza, determinazione e coraggio, ma anche di rigore metodologico e di capacità pragmatica di lavorare per risolvere i problemi del Paese e le necessità dei cittadini, soprattutto di quelli dei ceti più umili.

Ed è per tutto questo, infine, che annuncio il voto favorevole del Gruppo Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione. (Applausi).

D'ELIA (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

D'ELIA (PD-IDP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, non vi nascondo l'emozione per intervenire in dichiarazione di voto, a nome del mio Gruppo, su un testo di legge a prima firma della senatrice Liliana Segre, promosso da tutti i senatori a vita, dedicato alle celebrazioni per il centenario dell'assassinio di Giacomo Matteotti. Voglio ringraziare, per il modo unitario in cui l'abbiamo discusso in 7ª Commissione, il presidente Marti, il relatore, senatore Verducci, e tutti i commissari.

Ricordiamo un parlamentare martire, la cui vicenda non può non parlare alla coscienza di ognuno di noi e alla responsabilità che ci è data, ogni giorno, come rappresentanti del popolo. Matteotti non è però un martire della democrazia solo per la coerenza con cui denunciò le violenze squadriste fasciste. Quella determinazione era nutrita da convincimenti profondi e capacità di analisi, com'è stato già detto oggi, e da una lettura attenta dei fatti.

Matteotti era un uomo preparato. Era chiamato Tempesta per il carattere irruento ed il coraggio della denuncia, ma passava ore nella biblioteca della Camera a documentarsi. Matteotti, ed è qui la sua peculiarità, prima e più lucidamente di altri vide il pericolo fascista e propose la battaglia per la difesa della democrazia come prioritaria anche per il movimento operaio e sindacale. Non a caso, nel discorso di apertura della legislatura, la senatrice Segre lo ha indicato come capofila di quella lunga lotta per la libertà di cui la Costituzione è testamento vivo, piantando ben prima del 1943, l'anno della svolta nelle vicende della Seconda guerra mondiale nel nostro Paese, la radice della Costituzione.

Se si guardano i primi anni del Novecento, quando Matteotti si iscrive al Partito socialista e sostiene le lotte bracciantili e contadine (fu sindaco di Villamarzana e consigliere in diversi Comuni della zona), colpisce la sua attenzione all'unità sindacale, prioritaria di fronte alle divisioni e alle dispute politiche che attraversavano il movimento operaio di quegli anni.

Matteotti considera le leghe e le organizzazioni sindacali gli elementi dinamici su cui far leva, posizione che tenne anche di fronte alla scissione di Livorno. È abbastanza singolare, del resto, che egli lasciò quel congresso il secondo giorno, per raggiungere Ferrara dove, a seguito dei sanguinosi fatti di Castello Estense, era stato arrestato il gruppo dirigente della federazione socialista.

Egli era stato eletto per la prima volta deputato nel 1919, nel collegio di Rovigo e Ferrara. Dall'inizio del 1921 fronteggiò il nascente squadrismo fascista padano, particolarmente rozzo e violento. Comprese il pericolo che rappresentava, ben prima di altri. Comprese, anche dal punto di vista del suo territorio e dell'esperienza fatta nel Polesine, che il fascismo era la reazione alle importanti conquiste ottenute attraverso le grandi lotte contadine del 1919 e del 1920.

Per Matteotti, una lotta coerentemente condotta in difesa delle istituzioni democratiche avrebbe potuto rappresentare il collante di un'alleanza tra Movimento socialista e settori non trascurabili dei ceti medi e della borghesia democratica: questa è la peculiarità di Matteotti.

Ancora, nel 1921, al Congresso socialista, tentò di convincere la maggioranza che i temi all'ordine del giorno non erano né le adesioni alla Terza internazionale né la conquista violenta del potere, ma la battaglia contro l'offensiva fascista e che il fascismo non era un fenomeno transitorio da combattere con l'attendismo di Turati, ma un'emergenza da affrontare in modo deciso e organizzato.

Questo fece come segretario del Partito socialista unitario, verso l'esterno contro il fascismo e verso le tendenze interne che offrivano una mano a Mussolini e al fascismo. Qui è davvero la sua lucidità - è stato detto anche prima di me - perché oggi il giudizio di Mussolini è chiaro e il carattere criminale di quel regime lo abbiamo visto, ma pensiamo ad allora. Mussolini era uno che veniva dalle loro fila, si erano persino trovati insieme nel 1914 a sostenere l'incompatibilità tra l'iscrizione dei socialisti alla massoneria. Le denunce, quindi, per Matteotti servivano a far affiorare qui e in Europa - perché lui parlò anche in Europa - che cos'era il fascismo e che cos'era lo squadrismo, consapevole di esporsi personalmente alle rappresaglie.

Il discorso del 30 maggio del 1924 è questo. La Giunta delle elezioni aveva proposto la convalida in blocco degli eletti della maggioranza. Dopo aver manifestato il suo dissenso per una prassi del tutto inusuale nella storia parlamentare, richiese al contrario l'invalidazione in blocco, motivandola con l'irregolarità dello svolgimento delle elezioni, costellato dalle violenze dello squadrismo fascista, ai danni dei candidati dell'opposizione. Il suo discorso - pensatelo, colleghi - fu continuamente interrotto. È un testo che andrebbe letto in ogni scuola, a Melfi, a Iglesias o in Puglia.

Come sappiamo, Matteotti fu poi rapito e assassinato da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini, a causa di queste denunce e prima che potesse fare un altro importante discorso il 10 giugno, in cui avrebbe anche parlato delle scoperte riguardanti lo scandalo finanziario che coinvolgevano anche Arnaldo Mussolini. Quindi non solo violenza, ma ruberie e corruzione e quello fu un punto di non ritorno del regime. A gennaio Mussolini rivendicò la paternità di quell'assassinio.

Con questo testo di legge e l'ordine del giorno collegato noi sosteniamo le celebrazioni del centenario, ma anche la ricerca, attraverso le borse di studio, la promozione della memoria tramite il restauro e la conservazione dei documenti relativi alla sua attività e il sostegno alla Casa museo di Matteotti in Fratta Polesine.

L'ordine del giorno del relatore Verducci sottolinea l'importanza di continuare nell'impegno della Presidenza del Consiglio, attivato dalle direttive di Prodi, di Renzi e poi di Draghi, sul recupero delle fonti rilevanti per la ricerca storica. In questo caso si tratta del versamento presso l'Archivio di Stato centrale di tutti i documenti inerenti alle modalità con cui il fascismo occultò le responsabilità del crimine, invito che deve essere rivolto anche agli eredi della famiglia Savoia.

Abbiamo bisogno di ricordare, di conservare e rinnovare la ricerca. Matteotti - lo avete detto tutti - merita un posto nella nostra storia, una pedagogia civile attorno alla sua figura, un senso di appartenenza, ancor più di quanto sia stato fino ad oggi; un patto condiviso tra le generazioni. Non ha potuto vedere la Liberazione, però in questi banchi ha seduto la prima donna senatrice, Lina Merlin, socialista e antifascista anche lei, il cui busto, unico femminile in questo Palazzo (che pure è Madama), è proprio nel corridoio alle spalle di quest'ala sinistra dell'Aula.

Lina Merlin fu una delle sue antenne nel territorio; Matteotti basò il suo famoso discorso su una relazione dettagliata da lei preparata, quando ancora le donne non votavano, ma erano comunque cittadine attive. Non ha potuto vedere, ma è stato un seme, perché fosse possibile.

Il compito per noi contemporanei è farci davvero eredi della sua passione democratica e antifascista. Non è possibile non vedere i rischi che ci sono. Non è possibile, eppure qualcuno ha detto che li vediamo solo noi.

In questo Paese Paolo Berizzi è l'unico giornalista sotto scorta perché minacciato da formazioni neofasciste e neonaziste per gli studi che ha fatto sui legami tra queste formazioni. (Applausi). Ricordiamo altresì l'assalto alla sede della CGIL. Non è possibile liquidarli come pericoli che vede solo qualcuno.

Ecco, per tutti questi motivi, il Partito Democratico esprime il suo voto favorevole al disegno di legge al nostro esame. (Applausi).

AMIDEI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AMIDEI (FdI). Signor Presidente, esimi colleghi senatori, senatrici, intervengo perché Giacomo Matteotti era un uomo della mia terra. Io sono del Polesine, della provincia di Rovigo, e, appena insediatomi in questa XIX legislatura fui contattato dall'amico sindaco di Fratta Polesine, a conoscenza di un disegno di legge giacente a prima firma del senatore Nencini, cui vanno il nostro e il mio personale ringraziamento. Fui coinvolto; con il sindaco infatti già si pensava a come ricordare Giacomo Matteotti e nell'occasione rivisitai la casa della famiglia Matteotti.

Ebbene, sono felice che sia stata la sedatrice Liliana Segre a riprendere il disegno di legge del senatore Nencini. Sono però altrettanto felice che oggi mi si dia l'opportunità di parlare di Giacomo Matteotti.

Cari colleghi, commetteremmo infatti un grosso errore, a mio avviso, nel parlare di Giacomo Matteotti senza concentrarci sui principi, sui valori e sulle idee che lo stesso ha portato avanti con convinzione, che io addirittura riterrei riduttive, qualora le vincolassimo prettamente a ideologie politiche. Pur conoscendo la sua storia socialista, la sua cultura nasce - e qui il mio contributo, anche personale, per la provenienza dal territorio - dalla conoscenza del Polesine. Dobbiamo cioè conoscere dov'è nato e cresciuto Giacomo Matteotti.

Ebbene nel Polesine, senza andare tanto a ritroso nel tempo, c'erano i moti carbonari della Fratta. In quel periodo erano già a contatto con la cultura del territorio, arrivando poi alla Boje (siamo alla fine del XIX secolo, proprio quando Giacomo Matteotti trova i suoi natali in questo Paese). Si diceva in dialetto veneto: la boje, e de boto la va de sora, per rilevare la situazione difficile che vivevano il territorio, il proletariato contadino, i mezzadri, coloni e i lavoratori della terra, in una condizione in cui le frequenti alluvioni riducevano alla povertà quella gente, che aveva la necessità e l'orgoglio di riscattarsi.

È lì che Giacomo Matteotti si forma. Pensate che nel marzo 1919 si forma la prima aggregazione sindacale del mondo contadino e lì nasce la Coltivatori diretti, oggi la più importante associazione sindacale del mondo agricolo. In quel contesto Giacomo Matteotti cresce e potremmo tranquillamente tracciare, come i colleghi più volte hanno fatto, un passaggio che esalta la qualità e la cultura dell'uomo nel portare avanti i valori di libertà, quando si dice che ancora doveva conoscere il regime fascista.

Peraltro, vorrei ricordare che poche settimane dopo l'uccisione di Matteotti da parte dalle squadracce fasciste del 10 giugno 1924, il 12 settembre 1924 veniva ucciso con tre rivoltellate Armando Casalini, deputato prima repubblicano e poi fascista, da un militante comunista sotto gli occhi della figlia Lidia.

Questi sono episodi di uccisioni, di omicidi, di vendette e francamente commetteremmo un errore se ci limitassimo a descrivere la storia senza valorizzare l'esempio che Matteotti ci ha dato: l'esempio come giornalista, come storico, come politico; l'esempio di un uomo che da una terra povera voleva portare avanti i valori di giustizia e di libertà, che oggi debbono essere la traccia per tutta la nostra società, ma soprattutto per chi vede nella politica e nei suoi rappresentanti persone che possono operare, in maniera onesta e vera, ognuno con il proprio pensiero e con il proprio modo di vedere, ma sempre per il bene della collettività.

Vorrei anche arrivare a dire che in quel contesto storico, com'è noto, proprio per non far finta che dei passaggi importanti non esistano, lo stesso Benito Mussolini si autodichiarò colpevole moralmente e politicamente di quel contesto storico e dei fatti accaduti. Era giusto anche prendere coscienza e ammettere che non si poteva accettare una situazione del genere.

Prima di passare alla conclusione, anche se già nelle mie parole si coglie l'orientamento positivo rispetto al presente disegno di legge, vorrei che ci fosse soprattutto la consapevolezza che questa non dev'essere solo una commemorazione, com'è stato correttamente detto da chi mi ha preceduto, ma la lezione che Matteotti ci ha dato dev'essere veramente un esempio, perché non possiamo erigere monumenti e simboli che lo ricordino e poi trovarci, come ho avuto modo di leggere in un articolo del febbraio 2021 sul «Corriere della sera», con il monumento a Giacomo Matteotti sul lungotevere in condizioni disastrose e vergognose di sporcizia, diventato luogo dove andavano a dormire dei vagabondi. Non facciamo che ne parliamo bene e poi, quando è ora, non riusciamo a dare continuità, anche da un punto di vista pratico, all'educazione e al rispetto per un uomo così importante come fu Giacomo Matteotti.

In questa occasione vorrei anche dire che mi piacerebbe che avessimo tutti la possibilità, come capita a me, di visitare quei luoghi che Giacomo Matteotti ha portato all'attenzione di un'intera Nazione attraverso i suoi principi, i suoi valori, la sua storia, la sua cultura, la sua famiglia e suo figlio Gianmatteo, detto Matteo, che seguì le orme del padre. Peraltro, se volessimo andare a vedere la storia, in questo caso, lo stesso Matteo era molto critico rispetto al modo in cui furono individuati gli uccisori materiali, Dumini e probabilmente anche un certo Poveromo, che fu colui che effettuò materialmente il delitto.

Oggi, nell'esprimere a nome del Gruppo Fratelli d'Italia, il voto favorevole al disegno di legge, invito a staccarci da atteggiamenti che in qualche modo possano condurre a rivendicare ideologie politiche e partitiche, perché faremmo un danno al vero valore che quest'uomo ci ha insegnato e che può insegnare alle generazioni a seguire. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto «Giovanni Antonio Farina» di Vicenza, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione dalla sede redigente del disegno di legge n. 551 (ore 18,20)

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi).

Discussione e deliberazione su proposta di questione pregiudiziale riferita al disegno di legge:

(705) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, recante disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria (ore 18,22)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione e la deliberazione su proposta di questione pregiudiziale riferita al disegno di legge n. 705.

Ha facoltà di parlare il senatore Magni per illustrare la questione pregiudiziale QP1.

MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, siamo qui oggi di nuovo ad analizzare un decreto-legge. Dall'inizio della legislatura, questo Governo ne ha approvati più di venti, quasi uno alla settimana: un bel record per chi, dai banchi dell'opposizione, gridava allo scandalo ogni volta che, in piena pandemia, arrivava un decreto-legge in Parlamento. (Commenti).

PRESIDENTE.Colleghi!

MAGNI (Misto-AVS). Calma, calma, tanto parlo ugualmente.

Questo è l'ennesimo decreto-legge privo dei requisiti di necessità e di urgenza prescritti dalla Costituzione, nonostante i richiami del presidente Mattarella e la giurisprudenza delle sentenze della Corte costituzionale, che invitano a un uso eccezionale della decretazione d'urgenza e a ripristinare il corretto ruolo del Parlamento, che non può essere continuamente svilito a ratificare esclusivamente le decisioni del Governo. La questione della massima urgenza e necessità in questa occasione è la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, un'idea nata cinquantadue anni fa, diventata improvvisamente per questo Governo un'assoluta priorità. Sono passati cinquantadue anni dall'approvazione della legge n. 1158 del 1971, che prevedeva il collegamento viario e ferroviario fra la Sicilia e il Continente.

Da allora, senza che neanche una sola pietra sia stata posata, è stato speso oltre un miliardo di euro in studi, ricerche, progetti, consulenze e contenziosi. Parliamo di un ponte sospeso lungo 3.300 metri e largo 60 metri, composto da tre corsie di 3,75 metri per ogni carreggiata, da un'estensione ferroviaria di due binari e due marciapiedi. Un ponte sospeso a campata unica in un'area con il più elevato rischio sismico del Mediterraneo: la chiamerei una vera follia, visto che il progetto che si sta discutendo ha avuto almeno duecento rilievi critici. Eppure si va in questa direzione.

È da decenni che sentiamo parlare di tempi celeri per la realizzazione del Ponte, senza mai riuscire a rispettarli. Il progetto preliminare venne approvato nel 2003, trentadue anni dopo la promulgazione della legge. A ottobre 2005 la gara veniva aggiudicata in via provvisoria, con l'inizio dei lavori previsto nel 2006 e con una durata di sei anni. Il contratto venne poi sottoscritto a marzo 2006, prevedendo dieci mesi per la progettazione definitiva ed esecutiva e cinque anni per la realizzazione dell'opera. Ma la progettazione definitiva venne avviata solo il 1° aprile del 2010, con un nuovo termine per l'avvio dell'opera, cioè il 2013, accumulando un ulteriore ritardo di due anni. Poi ci fu lo stop del Governo Monti e l'avvio dei contenziosi, la cui udienza di prescrizione - sottolineo di prescrizione - delle conclusioni è prevista il 18 settembre. Nel frattempo i costi della realizzazione dell'opera irrealizzabile sono passati dai 5 miliardi del 2001 a oltre 10 miliardi; oggi si parla di 14 miliardi, non ancora individuati dal Governo, perché non sono stati stanziati.

È del tutto evidente che il Ponte rimarrà sulla carta, se non altro per un aspetto di non poco conto: la riattivazione della società Stretto di Messina SpA, che equivale a un carrozzone di Stato che si aggiunge alle 886 scatole vuote controllate da Ministeri, Regioni, Comuni ed enti vari che hanno più amministratori che dipendenti, con un consiglio di amministrazione e un collegio sindacale di cinque componenti ciascuno, che potranno definire i propri compensi con una deroga sopra il tetto di 240.000 euro.

Quando il ministro Salvini parla di opera green, mente sapendo di mentire. Se il Ponte fosse davvero realizzato, si causerebbe un vero e proprio disastro ambientale. Tutta l'area dello Stretto di Messina è sismica, ricompresa in due importantissime zone di protezione speciale, ed è caratterizzata da un sistema di ben undici zone speciali di conservazione ai sensi della direttiva Habitat, che tutelano un ambiente unico, un importantissimo luogo di transito dell'avifauna e per i mammiferi marini, in cui si trova una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo.

Tutto questo mentre nel Mezzogiorno circolano treni i cui convogli sono sempre più vecchi e viaggiano su una linea in larga parte a binario unico e non elettrificato. Ne ho avuto esperienza sabato scorso, quando sono andato in Sicilia. Le corse dei treni regionali in Sicilia e in Calabria sono ogni giorno, rispettivamente, 506 e 333, contro le 2.173 della Lombardia. All'interno della Sicilia i collegamenti sono praticamente inesistenti, ci si muove solo in macchina e voi volete spendere oltre 10 miliardi e puntare a un'opera non prioritaria e a dir poco inutile. (Applausi).

Signor Presidente, noi abbiamo forti perplessità sulla legittimità costituzionale di questo decreto-legge, per l'assenza dei requisiti essenziali di cui all'articolo 77 della Costituzione. La necessità e l'urgenza, ormai caratterizzanti praticamente tutti i provvedimenti del Governo Meloni, ci inducono a fare decretazione d'urgenza e a utilizzare un ordinamento, mettendo in discussione lo stesso articolo 117, che riguarda i rapporti dello Stato con altri ordinamenti dello stesso, nel rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.

Il provvedimento è quindi in palese contrasto con i principi e le norme sovranazionali e la sua illegittimità rischia di esporre lo Stato alla violazione degli obblighi europei e a procedure di infrazione. Vengono violati gli articoli 9 e 41 della Costituzione, che dal 2022 prevedono la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle generazioni future. Sono violati inoltre i principi di sussidiarietà, di leale collaborazione e di tutela della concorrenza, nonché la salvaguardia degli equilibri della finanza pubblica in rapporto alle risorse disponibili. Non c'era e non c'è ancora traccia degli oltre 10 miliardi che occorreranno per realizzare l'opera, gestirla e mantenerla; ma il tutto evidentemente sarà a carico dello Stato.

Per questi motivi siamo profondamente contrari alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, come alla riesumazione della società Stretto di Messina. Riteniamo che le risorse che intendete stanziare per quest'opera dovrebbero essere meglio impiegate per opere infrastrutturali, per rendere fruibili e moderne le nostre ferrovie, soprattutto al Sud e nelle Isole, per intervenire contro il dissesto idrogeologico e per arginare la siccità, che sta prosciugando i nostri fiumi. Vi chiediamo quindi di non procedere all'esame del decreto-legge. (Applausi).

PRESIDENTE. Nel corso della discussione potrà prendere la parola un rappresentante per Gruppo, per non più di dieci minuti ciascuno.

LOMBARDO (Az-IV-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LOMBARDO (Az-IV-RE). Signor Presidente, signori Ministri, gentili Sottosegretari, onorevoli colleghi e colleghe, come sapete io intervengo sempre con molta parsimonia - per conto del Gruppo Azione-ItaliaViva-RenewEurope - sul tema della pregiudiziale di costituzionalità, perché ritengo che porre ogni volta una questione di legittimità costituzionale possa rischiare di non far cogliere il punto della mancanza dei requisiti di necessità ed urgenza, quando invece tale mancanza sussiste. Ricordo proprio l'ultimo intervento fatto da questo punto di vista sul cosiddetto decreto-legge Cutro. Ecco, mi sarei aspettato che oggi in quest'Aula, se parliamo di necessità ed urgenza, ci fosse stata la possibilità di convertire il decreto-legge per gli aiuti all'Emilia-Romagna, che di necessità ed urgenza ha veramente bisogno. (Applausi).

Prendo alcuni spunti dal collega Tino Magni, che ha ragione quando dice che c'è un abuso della decretazione d'urgenza, invero attribuibile non solo a questo Governo, ma anche a tanti Governi precedenti, e ha ragione quando ricorda la giurisprudenza della Corte costituzionale, che ci dice che i profili di urgenza e necessità (di cui urgenza è genus della species necessità) sono situazioni da valutare in modo oggettivo e non soggettivo, per fondare l'improrogabile intervento normativo del Governo.

Eppure io riconosco che l'assunzione di responsabilità dell'Esecutivo nell'emanare norme che a suo giudizio non sono rinviabili possa fondarsi su alcuni elementi. Di certo però non può fondarsi, a mio giudizio, sulla necessità di riattivare la società Stretto di Messina. E sapete perché? Perché il percorso normativo in materia si avvia l'11 giugno 1981. Io sono nato il 2 gennaio 1981. Ritengo che si possa dire che ci sono dei requisiti probabilmente di necessità, ma certamente, in quarantadue anni, i requisiti dell'urgenza, se il tema è quello della società del 1981, non mi sembrano particolarmente fondati.

Allora su cosa dovrebbe essere fondata la necessità e l'urgenza dell'opera? In questo ho un'opinione diversa rispetto al collega intervenuto in precedenza. A mio avviso, dovrebbe essere fondata nell'articolo 3 della Costituzione e proverò a spiegarvi perché, ovvero per la necessità e l'urgenza di pensare che il Ponte sullo Stretto debba essere considerato, nella chiave dell'intermodalità, come il tassello di un puzzle per il potenziamento delle infrastrutture del Sud. Ho molte perplessità sul Ponte, ma non ho una criticità a prescindere. Ho perplessità dal punto di vista ambientale e dal punto di vista della legalità: voglio ricordarlo oggi, 23 maggio, perché sappiamo come quell'appalto possa ingenerare interessi e appetiti anche per le organizzazioni criminali. Ho perplessità dal punto di vista antisismico e ho perplessità dal punto di vista del piano delle priorità: fare il Ponte senza rifare le strade e le autostrade è come mettersi la cravatta, senza essersi messi prima la giacca o la camicia.

Non accetto però l'idea che il Ponte possa diventare l'alibi di ciò che il Paese non può fare, perché se siamo l'Italia possiamo dimostrare, nel 2023, grazie alle competenze ingegneristiche che abbiamo, che nulla può essere impossibile se ci mettiamo la testa, le competenze e le risorse necessarie. Perché parlo dunque dell'articolo 3 della Costituzione e della rimozione degli ostacoli che non consentono la piena uguaglianza? Il ministro Salvini lo sa bene, in qualità di Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Ministro, da Milano a Roma intercorrono 573 chilometri e il tempo di percorrenza in alta velocità è di tre ore. Tra Reggio Calabria e Roma intercorrono 700 chilometri e il tempo di percorrenza in alta velocità è di cinque ore e trenta minuti. Questo vuol dire che, nello stesso tempo in cui si percorrono quasi 600 chilometri, da Roma a Milano, collegando il Nord e il Sud del Paese, un cittadino del meridione che parte da Reggio Calabria - i colleghi che interverranno dopo potranno approfondire il tema anche partendo dalla Sicilia, che è ancora più grave - in tre ore di alta velocità potrà arrivare al massimo a Sapri o a Vallo della Lucania. Onorevoli colleghi, ve la faccio ancora più semplice: se viaggio al Nord in alta velocità, in tre ore percorro 573 chilometri. Se viaggio al Sud, in tre ore di alta velocità ne percorro 333: sono 240 chilometri di differenza. Come si chiama questa equazione matematica? C'è una parola perfetta nella nostra Costituzione: si chiama disuguaglianza, si chiama non avere la possibilità che può avere un altro cittadino italiano, che si trova in un'altra parte e che vuole attraversare il nostro Paese.

Ecco perché non siamo pregiudizialmente contrari all'idea di costruire il Ponte sullo Stretto, a condizione che quell'opera si associ ad altre, come la strada statale 106, tristemente denominata strada della morte, il porto di Gioia Tauro, il potenziamento della linea dell'alta velocità in Sicilia e in Calabria, l'investimento sul sistema aeroportuale, dall'aeroporto di Catania a quelli di Palermo, di Reggio Calabria o di Lamezia, solo per citarne alcuni. Nel dibattito politico italiano, il Ponte sullo Stretto è stato trasformato nella simbologia, anzi nella mitologia di ciò che non si può fare. Non essere pregiudizialmente contrari al Ponte significa voler dare fiducia all'Italia, perché per il nostro Paese, se lavora insieme e se attingiamo alle migliori risorse umane, niente può essere impossibile e ce lo dimostra la ricostruzione del ponte di Genova. La stessa vicenda del ponte di Genova ci dimostra che, quando non si fanno opere e non si fa la manutenzione delle opere, i rischi per i nostri cittadini possono essere molto alti.

Quando, dunque, la tecnologia e il progresso della scienza ingegneristica nel 2023 consentono di fare opere che sfidano l'uomo e l'ambiente in altre parti del mondo, dobbiamo raccogliere quella sfida anche nel nostro Paese.

Chiedo però alla maggioranza e ai membri del Governo di non fare diventare il Ponte il vessillo di una sola parte o di un solo Ministro del Governo, come strumento di costruzione del consenso di parte. (Applausi). Se così fosse, infatti - ve lo diciamo subito - vi assumete la responsabilità, non di porre la prima pietra entro il 2024, ma vi assumete la responsabilità davanti al Parlamento e nei confronti del Paese che vi guarda di concludere l'opera entro la fine della legislatura.

Fate diventare il Ponte un'opera comune; coinvolgete i sindaci dell'area metropolitana, i sindaci di Messina, di Villa San Giovanni, di Reggio Calabria, la Regione Calabria e la Regione Sicilia. Fatelo diventare un progetto di interesse strategico e di carattere europeo. Dimostriamo insieme che, se l'Italia fa l'Italia, niente è impossibile. Soprattutto, investiamo nel Sud per rimuovere quelle disuguaglianze di cui parlavo prima, perché è attraverso la crescita e l'investimento al Sud che passa la crescita del nostro Paese.

Quindi - e con questo concludo - i requisiti di necessità e urgenza non si fondano sulla necessità di continuare a dar vita a una società che opera dal 1981, ma si fondano sulla necessità e l'urgenza di rimuovere quelle disuguaglianze che non consentono, non solo di risparmiare venti minuti nell'attraversamento dello Stretto, ma di fare del Sud un settore strategico del nostro Paese e di un cittadino del Sud un cittadino che abbia le stesse caratteristiche e gli stessi diritti di libertà di movimento di un cittadino del Nord. (Applausi).

FAZZONE (FI-BP-PPE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FAZZONE (FI-BP-PPE). Signor Presidente, il decreto-legge che contiene disposizioni urgenti per la realizzazione del Ponte sullo Stretto è la logica conseguenza legislativa delle disposizioni inserite nella legge del bilancio a dicembre 2022. Proprio la legge di bilancio 2023 aveva infatti fissato al 31 marzo il termine in cui è revocato lo stato di liquidazione della società Stretto di Messina.

La società citata era concessionaria per la realizzazione e gestione del collegamento stabile tra la Sicilia e il continente e quindi il Governo, non solo è voluto intervenire sulla questione - perché questo rappresenta uno dei punti programmatici dal centrodestra, che deve essere attuato per onorare la volontà degli elettori - ma, soprattutto, è dovuto intervenire su un termine che era in scadenza; lo ha fatto con il giusto anticipo, con un decreto approvato in Consiglio dei ministri il 16 marzo. Nel decreto ci sono proprio le disposizioni che superano i rilievi che vengono evidenziati nella questione pregiudiziale, che appaiono quindi superati dai fatti e ciò comporta l'attuazione del decreto-legge in esame.

Nel decreto vengono definite le nuove regole di funzionamento della società, nonché tutti i procedimenti per il riavvio dell'attività di progettazione e realizzazione dell'opera.

Peraltro, il testo della questione pregiudiziale si sofferma a citare nella propria ricostruzione atti e fatti che sono superati da successivi atti e fatti parlamentari, anche della passata legislatura, e disposizioni normative. Ci troviamo quindi di fronte a una questione pregiudiziale che è essa stessa superata dai fatti.

Per questa ragione il Gruppo Forza Italia voterà contro la questione pregiudiziale, augurandosi di approvare al più presto il decreto nel merito e di vedere al più presto riavviate tutte le procedure per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. (Applausi).

DI GIROLAMO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DI GIROLAMO (M5S). Signor Presidente, colleghi membri del Parlamento, prendo la parola per ribadire la contrarietà netta del MoVimento 5 Stelle a questo provvedimento e all'iter con cui la maggioranza ha deciso di portarlo all'approvazione del Parlamento.

Di certo non è una contrarietà ideologica, come a qualcuno piace far credere, perché è sempre comodo dire che il MoVimento 5 Stelle è contrario a questo o a quest'altro; ma non lo si fa forse per nascondere l'incapacità di chi, con ogni probabilità, non è neanche troppo convinto di queste scelte ovvero le vostre? (Applausi).

La maggioranza ha scelto la formula del decreto-legge, formula che di certo servirà a tener buono per qualche tempo il ministro Salvini e a mortificare il dibattito parlamentare, ma che è in palese contrasto con il dettato costituzionale. Si definisce straordinariamente necessario e urgente il Ponte sullo Stretto; anzi no: l'idea del Ponte sullo Stretto, perché di Ponte in questo provvedimento non si scrive e non si parla. (Applausi).

L'articolo 77 della nostra Costituzione non è, però, l'unico elemento bypassato da quella che vi piace chiamare «voglia di fare». Vi sarà forse sfuggito, cari membri del Governo e colleghi della maggioranza, che il combinato disposto degli articoli 9 e 41 della nostra Costituzione, nella nuova formulazione introdotta dalla legge costituzionale dell'11 febbraio 2022, non si limita a conferire rilievo costituzionale alla tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle future generazioni, ma soprattutto stabilisce che l'iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute e all'ambiente. (Applausi).

Nel decreto-legge, voi scrivete che l'iter di approvazione dell'opera riparte da un progetto definito risalente al 2010, integrato con una relazione del progettista. Come a dire: diamo una rispolverata al vecchio progetto e si parte. Ma siamo matti? (Applausi). Stessa cosa dicasi per gli articoli 81 e 117 della Costituzione. È infatti assente una valutazione di ragionevolezza nel bilanciamento tra le dichiarate esigenze di realizzare un'opera ritenuta cruciale per lo sviluppo infrastrutturale ed economico del Mezzogiorno e la salvaguardia degli equilibri della finanza pubblica in rapporto alle risorse disponibili.

Tale distonia appare, inoltre, tanto più grave e preoccupante considerato lo stanziamento di risorse a carico della finanza pubblica impiegate finora per sostenere le spese inerenti alle progettazioni preliminari. Parliamo di oltre un miliardo di euro, con costi attesi notevolmente più alti, a fronte delle persistenti incertezze riguardo alla fattibilità e alla sostenibilità del progetto.

Inoltre, abbiamo anche la nota diffusa dall'Ufficio di bilancio qualche ora fa, che dice più o meno la stessa cosa. Essa dice che il costo dell'opera è demandato al futuro piano economico finanziario della concessione, ma che andrebbero forniti maggiori elementi di dettaglio circa gli eventuali effetti finanziari derivanti dal nuovo meccanismo di calcolo, chiarendo se il medesimo possa introdurre nuove voci di costo all'opera non contemplate precedentemente.

Ad ora, io non ho ancora sentito smentita o comunque comunicazione che questa sia una bozza non verificata; quindi, la prendo per vera, visto che è stata comunicata e rimane in questo modo. Per questi motivi, signor Presidente e membri del Governo, e per le numerose incognite che questo provvedimento palesa, il Gruppo MoVimento 5 Stelle voterà a favore della questione pregiudiziale presentata dal collega De Cristofaro. (Applausi).

GERMANA' (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GERMANA' (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, devo contraddire subito la collega De Girolamo. Ne abbiamo parlato poc'anzi in Commissione: le motivazioni che loro scrivono anche nella questione pregiudiziale sono soltanto ideologiche e sono motivazioni che noi riteniamo assolutamente strumentali.

Il decreto rispetta pienamente i principi stabiliti dall'articolo 77 della nostra Costituzione e la realizzazione dell'opera è finalizzata a contribuire alla programmazione europea dei corridoi plurimodali, integrando la rete europea dei trasporti e promuovendo gli obiettivi da completare entro il 2030.

L'uso del decreto-legge è legato all'oggettiva urgenza di eliminare non soltanto l'isolamento dei siciliani, ma anche i costi di questa insularità che siamo condannati a pagare, che ammontano a circa 6,5 miliardi l'anno, quindi per fornire anche una modalità di trasporto indipendente dalle condizioni meteomarine e dalle eruzioni vulcaniche, com'è successo proprio ieri quando il ministro Salvini ha trovato la cenere all'aeroporto di Catania. C'è anche l'urgenza di limitare i danni provocati dalla scelta unilaterale di rescindere un contratto già affidato, una scelta che ha originato contenziosi ancora in essere.

Mi vorrei soffermare sui motivi per cui respingiamo le motivazioni della questione pregiudiziale, mentre parlerò più tardi, in dichiarazione di voto, delle opportunità che il Ponte offre. Contrariamente a quanto affermato, il decreto-legge è proprio un caso straordinario e urgente per le motivazioni suddette, che impattano per un costo medio di 2.000 euro l'anno per nucleo familiare siciliano. Evidentemente, chi ha scritto questa pregiudiziale ha dimenticato cosa voglia dire muoversi da o per la Sicilia a spese proprie, per ragioni di lavoro, salute e di studio, ma essendo i firmatari non siciliani probabilmente non lo sanno.

Per comprendere meglio ciò che è già evidente con i fatti, è sufficiente recarsi presso gli approdi di Tremestieri, che il nostro sottosegretario Matilde Siracusano conosce bene, dove tutte le merci vengono trasportate con tir circa ogni due ore, quando le condizioni del tempo sono buone e quindi quando lo permettono, sempre che i firmatari sappiano dove si trova Tremestieri. Per ciò che concerne il trasporto di passeggeri, invece, si può viaggiare in bus, in treno e in aereo, ma con alti costi e con poche opzioni. Del resto, basta consultare gli orari di Trenitalia per vedere quanto ormai siano rari i treni da e per il continente: appena due al giorno.

Dopo undici anni di ritardi, citare le sentenze della Corte costituzionale o i ritardi del presidente Mattarella è davvero troppo, come se i quasi 70 miliardi spesi dai siciliani in questi undici anni per muoversi, il mancato contesto occupazionale nei cantieri del Ponte e l'indotto che la sua realizzazione muoverà non siano sufficientemente importanti. È meno oneroso sicuramente riprendere l'iter interrotto che risolvere un contratto affidato dalla pubblica amministrazione. È ovvio che in caso di procedura extragiudiziale senza costi per lo Stato si prevede la ripresa dell'iter interrotto. Forse chi ha scritto questa pregiudiziale farebbe bene a documentarsi bene sulle procedure delle opere pubbliche.

Fa sorridere che adesso i partiti «no Ponte-sì traghetti» come il MoVimento 5 Stelle, il PD e l'Alleanza Verdi e Sinistra, finalmente riconoscano che il computo metrico dell'opera era di 3,9 miliardi e che le procedure del project financing prevedevano ulteriori 4,5 miliardi per le opere compensative e opere finanziarie private, per cui il costo stimato oggi dalla Webuild non viola alcuna normativa europea. Il superamento del contenzioso, con la procedura di conciliazione, consentirà di ripristinare la legittimità del contratto ed evitare il rischio di sprecare milioni di euro.

Nonostante gli sforzi, non comprendiamo come si possano esprimere perplessità su un progetto definitivo, approvato e visibile sul sito del Ministero dell'ambiente dal 2012, che richiede solo il completamento, com'è giusto che sia, l'adeguamento dei prezzi ed eventuali prescrizioni riferite alla compatibilità ambientale, che ovviamente saranno rispettate nei tempi e nei modi di legge.

Ancora, viene da sorridere leggendo che la struttura tecnica di missione del MIT, nella relazione conclusiva, poneva in evidenza nel 2021 rilevanti criticità nella soluzione a campata unica. Nel 2021 il ministro era Giovannini, che aveva confermato quegli studi di fattibilità di 50 milioni di euro del ministro De Micheli, suo predecessore. Il gruppo di lavoro, inoltre, ha dimostrato di non conoscere in modo adeguato luoghi e distanze, in quanto l'ipotetica soluzione a tre campate (comunque quella a campata unica non l'hanno mai esclusa), secondo gli esperti, sarebbe più vicina a Reggio Calabria e a Messina di una distanza di soltanto 2 chilometri, quella che c'è praticamente - mi rivolgo al sottosegretario Siracusano - tra il Papardo e Granatari, ma probabilmente i sottoscrittori non sanno né cos'è il Papardo, né dove si trova Granatari.

Il Ponte è una struttura grandiosa e strategica, oltre che green. Basta leggere il progetto per capire che il Ponte non tocca il mare e le spiagge in alcun punto. Non avrà alcuna interferenza con il passaggio di cetacei, di pesci spada, di tonno rosso, delle spatole, delle ricciole, dello sciabbacheddu. Anche la posidonia oceanica, così tanto cara agli ambientalisti, state tranquilli, non verrà toccata.

Rispetto alle criticità rilevate in un altro punto della questione pregiudiziale, sollevate dalla commissione VIA dell'allora Ministero dell'ambiente, grazie proprio alla riapertura della Stretto di Messina si potrà finalmente rispondere nei modi e nei tempi previsti dalla normativa vigente. Se pertanto voterete il nostro provvedimento, avrete le risposte alle vostre domande.

Tanto premesso e dimostrato, siamo certi che il Ponte sullo Stretto tutelerà l'ambiente, la biodiversità degli ecosistemi e preserverà i luoghi riducendo l'inquinamento e non occupando il suolo. Con il Ponte alle future generazioni trasmetteremo uno Stretto preservato e seriamente tutelato e una mobilità che farà sentire italiani anche noi siciliani isolati. (Applausi).

BASSO (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BASSO (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo tre decenni di dibattiti e promesse sul Ponte sullo Stretto di Messina, davvero oggi qualcuno può credere ad una straordinarietà o imprevedibilità degli eventi che giustifichino l'adozione di provvedimenti urgenti?

La recente decisione, presa con questo decreto, di riattivare la società Stretto di Messina non ha certamente carattere di urgenza e viola palesemente le raccomandazioni della Corte dei conti e le regole di trasparenza e correttezza negli appalti pubblici. Approvare senza modifiche un progetto del 2011, non aggiornato nonostante i cambiamenti normativi e le nuove conoscenze tecniche e scientifiche, è decisamente incomprensibile. O meglio è comprensibile e riusciamo a comprenderlo se guardiamo la propaganda elettorale da parte di questo Governo e di questa maggioranza.

Si tratta infatti di un progetto tecnico obsoleto sotto molti aspetti, che non rispetta i vincoli paesaggistici e ambientali e risente dei tempi lontani in cui è stato pensato e concepito, senza una visione delle reali attuali esigenze di mobilità del Sud Italia e della Sicilia, in particolare, e senza una valutazione delle conseguenze per la logistica e per l'economia dell'intero Paese.

Basti portare ad esempio la sottovalutazione nel progetto che la maggioranza intende riproporre dell'altezza della struttura che renderebbe problematico, già oggi, il passaggio delle navi portacontainer da crociera di ultima generazione, con gravi conseguenze per i principali porti occidentali italiani, con il rischio di penalizzazioni sulle rotte internazionali, a favore dei porti concorrenti europei, francesi e spagnoli in particolare.

Considerando il fenomeno del gigantismo navale, che si evince non solo da studi e previsioni, ma guardando gli attuali ordinativi delle portacontainer e delle navi da crociera oggi in lavorazione presso i cantieri di tutto il mondo, il problema è solo destinato a peggiorare nel futuro.

Il provvedimento, così come modificato dalla maggioranza, presenta inoltre numerose contraddizioni procedurali che potrebbero generare contenziosi con l'Europa e portare alla bocciatura da parte della Corte di giustizia europea. Il decreto prevede infatti l'avvio di una fase contrattuale e la chiusura del contenzioso con il contraente generale del 2006 prima che siano noti elementi fondamentali per l'aggiornamento della progettazione, del cronoprogramma realizzativo e dei costi effettivi di realizzazione dell'opera.

Se l'aggiornamento della progettazione del cronoprogramma realizzativo dovesse superare il 50 per cento dei costi originari preventivati, come appare assai probabile, scatterebbe infatti l'obbligo di indire una nuova gara per l'affidamento della realizzazione del Ponte. In tal caso come si crede di poter gestire un contratto già siglato con un contraente e l'obbligo di indire una nuova gara?

Nel caso di un intervento così rilevante le perplessità non sono solo nel metodo e nella mancanza di confronto e di partecipazione delle scelte, ma vi sono anche profili relativi a violazioni di legge. Urge infatti un dibattito con il coinvolgimento popolare ai sensi della vigente normativa del codice appalti che metta in luce le perplessità e i punti di forza delle quattro ipotesi che erano in campo.

In considerazione del quadro complessivo fin qui esposto, appare del tutto evidente l'uso strumentale della decretazione d'urgenza e la totale incompatibilità del decreto in esame con gli articoli 9, 41, 77 e 117 della Costituzione.

Il Partito Democratico voterà quindi a favore della questione pregiudiziale poiché bloccare questo decreto è un atto doveroso per tutelare la Carta costituzionale, le risorse pubbliche e le generazioni future. (Applausi).

ROSA (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA (FdI). Signor Presidente, onorevoli senatori, diciamo subito senza incertezza che il problema dell'assenza dei requisiti di necessità ed urgenza del decreto-legge in trattazione non sussiste, pertanto la pregiudiziale non ha fondamento alcuno. Innanzitutto è da sottolineare che i casi di straordinaria necessità ed urgenza attengono ad una valutazione del Governo, che se ne assume la responsabilità: neanche la Corte costituzionale può sostituirsi a tale valutazione. In secondo luogo è la stessa Corte costituzionale ad affermare che la straordinarietà del caso, tale da imporre la necessità di dettare con urgenza una disciplina, può essere dovuta ad una pluralità di situazioni (eventi naturali, comportamenti umani e anche atti e provvedimenti di pubblici poteri), in relazione alle quali non sono configurabili rigidi parametri valevoli per ogni ipotesi, tant'è vero che il difetto di presupposto di legittimità della decretazione d'urgenza in sede di scrutinio di costituzionalità deve risultare evidente ed è stata accertata una sola volta.

L'esigenza di prevedere un'adeguata disciplina idonea a consentire la realizzazione delle opere oggi mancanti configura un valido presupposto per un intervento d'urgenza, anche se poi il completamento delle procedure e delle opere necessarie possa richiedere tempi non brevi. L'urgenza, infatti, riguarda il provvedere, anche quando occorre tempo, per conseguire il risultato voluto. Queste non sono mie parole, ma affermazioni della Corte costituzionale nella sentenza n. 62 del 2005. Quale situazione è più straordinaria che mettere fine alla lunga vicenda del Ponte sullo Stretto, che rappresenta un'opera prioritaria e di preminente interesse nazionale, strategica per il completamento delle reti transeuropee di trasporto, di cui al regolamento europeo n. 1315 del 2013 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2013, nell'ambito del corridoio scandinavo-mediterraneo. Di più, l'obiettivo di accelerare e semplificare la realizzazione e la conclusione di opere infrastrutturali strategiche è riconosciuta quale condizione per la decretazione d'urgenza dalla stessa Corte (sentenza n. 170 del 2017). Potrei fare anche molti altri esempi ma mi fermo qui, perché anche solo quanto detto basta a dimostrare l'infondatezza della questione pregiudiziale proposta.

Quanto alle altre questioni di merito, esse dimostrano una riluttanza politica strumentale. Vorrei ricordare che ci troviamo a questo punto perché nel 2012 il Governo Monti decise la caducazione della convenzione di concessione affidata alla società Stretto di Messina SpA, nonché di tutti i rapporti contrattuali dalla medesima stipulati. È ovvio che la Corte dei conti ha raccomandato di liquidare la società Stretto di Messina, che era in piedi ma non effettuava alcuna attività, con conseguente danno per la finanza pubblica.

In termini più strettamente politici, la questione pregiudiziale in esame è solo un modo per non discutere un provvedimento che questa maggioranza ritiene importante ed urgente.(Applausi). Lo si è visto oggi in Commissione ma anche qui in Aula, quando le ragioni di dissenso, seppur sempre legittime nel rispetto dei ruoli, scadevano in ragioni nel merito insussistenti: qualche collega ha perfino asserito che il decreto-legge non prevede la realizzazione del Ponte: si è arrivati fino a questo. Siamo invece di fronte ad un provvedimento previsto nel programma elettorale con il quale ci siamo presentati alle elezioni, che ha avuto il consenso degli elettori e che dimostra la concretezza di un'idea (nessun vessillo, nessuno slogan). Si tratta di un provvedimento che definisce un percorso certo, che crea delle certezze, che porterà alla realizzazione di un'opera fondamentale per l'Italia intera.

Per questo preannuncio un voto convinto del Gruppo Fratelli d'Italia contro la questione pregiudiziale. (Applausi).

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 78, comma 3, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della questione pregiudiziale QP1, presentata dal senatore De Cristofaro e da altri senatori, riferita al disegno di legge n. 705.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

La discussione del disegno di legge n. 705 avverrà nella seduta di domani.

In ricordo delle vittime della strage di Capaci

PRESIDENTE. Colleghi, questa sera vi sarà un maggiore margine di tolleranza rispetto all'abituale durata degli interventi di fine seduta, in quanto, come preannunciato dalla Presidenza all'inizio dei lavori, essi saranno dedicati alla ricorrenza del 31° anniversario della strage di Capaci.

Pregherei i colleghi, quindi, di tenere conto, rispetto alla loro presenza in Aula, del fatto che non si tratta di interventi di carattere locale o vario, ma di interventi dei rappresentanti dei Gruppi in ricordo del giudice Falcone, del giudice Morvillo e della scorta, che furono sterminati a Capaci.

Prego inoltre i colleghi di tenere un atteggiamento consono al contenuto degli interventi.

SALVITTI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVITTI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Presidente, ogni storia, ogni Nazione ha le sue pietre miliari, le sue pietre angolari e certamente la strage di Capaci è una di queste pietre della storia della nostra Nazione sia per la terribile e violentissima teatralità dell'attentato, sia per il significato intrinseco nella morte che ha portato via con sé Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Un attentato violentissimo nella sua esecuzione, un attentato che doveva essere spettacolare nella sua tragicità. Chi di noi non ricorda l'immagine di quelle due macchine tra le macerie sotto il cartello verde di Capaci? Ognuno di noi mantiene fisso il ricordo di quel giorno, che penso rimarrà impresso nella memoria nostra e di tutti gli italiani.

Il 23 maggio 1992, alle 17,56, sulla A29 all'altezza dell'uscita di Capaci, 500 chilogrammi di tritolo devastano decine e decine di metri di autostrada. Pensate che i sismografi dell'osservatorio geofisico del Monte Cammarata rilevarono una potentissima onda d'urto, quindi fu un gesto di una violenza e di una teatralità pazzesche, proprio perché Falcone aveva toccato nei gangli vitali la mafia e la mafia ha reagito in questo modo, facendo vedere tutta quanta la sua "potenza".

Falcone diceva delle cose che giustamente sono rimaste impresse nella memoria di tutti noi: che gli uomini passano e le idee restano. Aveva collaborato per far sì che nascesse sul nostro territorio la Direzione investigativa antimafia (DIA), perché aveva capito come combattere quel sistema, come combattere nel profondo e all'interno la mafia. Era riuscito ad entrarvi dentro per il suo modo di fare e anche per il suo modo di esprimersi nei confronti dei mafiosi. Ha avuto la capacità di portare in tribunale - tant'è che venne costruito un luogo apposito vicino all'Ucciardone - più di 500 mafiosi. Proprio questo sistema gli riuscì ad incardinare e proprio a causa di esso ci fu la risposta violentissima, per mano di Brusca, il braccio armato di quella organizzazione, con un attentato di una violenza inaudita che è rimasta nella memoria di ognuno di noi.

Sembra strano dirlo, ma l'ha fatto un uomo normale come Falcone, il quale diceva: «L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa». Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio, ma incoscienza. Lui sapeva come comportarsi contro la mafia e sapeva che il suo compito e la sua missione erano questi. È giusto che questa Assemblea ricordi la strage di Capaci e tutte le persone che ha portato via. Propongo pertanto un minuto di silenzio, che sarebbe opportuno in modo da ricordare quanto è accaduto nel 1992 affinché rimanga la coscienza in ognuno di noi di quanto può essere violenta la mafia nei suoi atteggiamenti. (Applausi).

PRESIDENTE. Senatore, l'Assemblea ha già osservato un minuto di silenzio in precedenza, quando è intervenuto il presidente La Russa. È giusto il suo intendimento, ma è stato già accolto dall'Assemblea.

MUSOLINO (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MUSOLINO (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Signor Presidente, da siciliana, oggi per me è una giornata carica di emozioni: membro della Commissione antimafia nel giorno in cui si commemora quella strage che cambiò per sempre le nostre vite e fece vedere, anche a chi non voleva vedere, il volto feroce e crudele della mafia. Prima di Giovanni Falcone in molti pagarono con la vita il loro tentativo di combattere la mafia. Carlo Alberto dalla Chiesa, Mario Francese, Boris Giuliano, Cesare Terranova, Piersanti Mattarella, Pio La Torre, Peppino Impastato sono solo i nomi più noti delle vittime di una guerra che si combatteva da oltre dieci anni sulle strade di Palermo e dell'intera Sicilia.

Giovanni Falcone e con lui Paolo Borsellino con il maxiprocesso di Palermo però furono i primi a dimostrare alla mafia quanto forte, vincente e potente poteva essere lo Stato. Il più grande processo mai celebrato prima: 460 imputati, 19 ergastoli, pene detentive in primo grado per un totale di 2.665 anni di reclusione. Un risultato raggiunto grazie a un metodo di lotta alla criminalità organizzata ideato proprio da Giovanni Falcone e che ha fatto scuola, tanto che ancora oggi è un modello a livello mondiale. Grazie ai suoi metodi di indagine, Falcone pose fine a una lunga serie di assoluzioni per insufficienza di prove.

Capì prima e meglio di tutti che per combattere la mafia bisognava seguire il flusso del denaro e fu il precursore degli accertamenti bancari come strumento di indagine, avendo compreso che la mafia c'era - o cercava di esserci - in ogni posto in cui circolavano grandi capitali e, conseguentemente, interessi economici.

Falcone è stato tra i primi investigatori a utilizzare proficuamente i contatti con i giudici stranieri nelle attività di cooperazione internazionale. Quando a Palermo diventò un giudice scomodo, bersagliato da attacchi strumentali, isolato, e venne trasferito al Ministero della giustizia in applicazione di quel celebre motto che ogni tanto tutti noi citiamo secondo cui promoveatur ut amoveatur, andò al Ministero e disegnò la Direzione investigativa antimafia e la Direzione nazionale antimafia, costruendo gli strumenti per indagare la struttura globale della mafia, le sue tecniche, il suo linguaggio, il suo codice. Prima di lui, la mafia era solo «aria che cammina», comanda e uccide; è prudente tenersene alla larga, perché non la vediamo, non la capiamo. Con lui, con Giovanni Falcone, la mafia diventa una mappa in chiaro, con nomi, organigrammi, gruppi di fuoco, flusso di capitali, protezioni politiche, investimenti e connivenze. La mafia è scoperta, è visibile e può essere vinta.

Giovanni Falcone era siciliano. Era l'antidoto alla mafia, prodotto da questa stessa terra, dalla mia terra, la Sicilia, nella quale alligna tuttora il male della mafia. E il suo essere siciliano, cresciuto, come Paolo Borsellino, in un quartiere popolare di Palermo, gli consentì di cogliere le cause che stavano alla base dell'omertà e della paura da parte dei cittadini e di leggerne in controluce tutte le dinamiche, le stesse che lo portarono a fidarsi e a guadagnare la fiducia del primo grande pentito di mafia, Tommaso Buscetta.

Valevano, quindi, anche dettagli apparentemente insignificanti, perché nei codici mafiosi nulla è insignificante. Emblematica, nella ricostruzione di quegli anni, fu l'offerta della sigaretta a Buscetta, quando Falcone lo interrogò la prima volta: aveva la precisa intenzione di trasmettergli un messaggio non detto, senza parole, per fargli capire che si fidava di lui, che quell'interrogatorio non era un'umiliazione. Infatti Buscetta anni dopo dirà di aver accettato le sue sigarette perché era un pacchetto già aperto; una stecca o anche qualche pacchetto intero non li avrebbe accettati, perché avrebbero significato che voleva umiliarlo.

Questa sua grandezza, che oggi noi celebriamo in modo unanime, non lo risparmiò in vita da certi attacchi, anche altamente strumentali, che lo amareggiarono profondamente. Ma questo non lo privò mai della stima e dell'amore di tanti cittadini onesti, di tutti quei ragazzi che negli anni successivi alla strage di Capaci corsero a iscriversi alla facoltà di giurisprudenza per seguirne le impronte, per essere persone libere, rette e pronte a impegnarsi per la legalità e per le istituzioni.

Il 23 maggio 1992 io ero una giovane studentessa liceale siciliana. Da alcuni mesi - me lo ricordo molto bene - aleggiava il senso di una tragedia imminente, di un attacco che la mafia avrebbe compiuto contro chi si opponeva al suo strapotere. Quel pomeriggio le notizie dell'attentato cominciarono a rimbalzare da una radio all'altra, da un'emittente radiofonica all'altra, fino a una lunga diretta televisiva sul luogo dell'attentato, reso irriconoscibile dalla violenza dell'esplosione, che creò un cratere sull'autostrada e uccise Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.

La mafia era convinta di aver ucciso il suo nemico numero uno e di lì a cinquantasette giorni, in un conto alla rovescia che noi siciliani vivemmo con quel tragico fatalismo che purtroppo ci connota, organizzò l'uccisione di Paolo Borsellino, pensando così di paralizzare l'offensiva che questi due magistrati, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme ad altri prima di loro e con loro, avevano ideato e portato avanti con coraggio e con grande competenza, raggiungendo risultati prima insperati.

E invece no. La strage di Capaci e l'uccisione di Giovanni Falcone, della moglie e degli agenti della scorta, nella sua brutale violenza e nella sua sconcertante evidenza, risvegliò le coscienze dormienti e costrinse anche chi preferiva una comoda omertà a prendere atto del fatto che la mafia esisteva ed era più viva che mai. Risvegliò ed animò la coscienza di moltissimi giovani, che decisero di studiare giurisprudenza o di arruolarsi nelle Forze dell'ordine per sconfiggere la mafia.

Noi oggi allora non commemoriamo la strage, ma celebriamo la vita di Giovanni Falcone, il suo impegno, la sua lungimiranza, la sua dedizione e il suo spirito di sacrificio per lo Stato, a tutela e difesa della libertà di tutti i cittadini dalla prevaricazione e dall'oppressione mafiosa. Il nostro impegno deve essere rivolto alla lotta alla mafia, che spesso si manifesta in modo ambiguo, sotterraneo, strisciante, ma che non manca mai, a chi si oppone ad essa, di trasformarsi in violenza, prevaricazione, abuso e morte. La lotta alla mafia, in tutte le sue forme e rappresentazioni, è dunque il modo migliore per onorare la memoria di Giovanni Falcone e per trasmetterne l'esempio alle future generazioni. (Applausi).

BORGHI Enrico (Az-IV-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORGHI Enrico (Az-IV-RE). Signor Presidente, più o meno a quest'ora, trentuno anni fa, nell'ospedale di Palermo, tra le braccia del suo fraterno amico Paolo Borsellino, si spegneva la vita del giudice Giovanni Falcone. Poche ore dopo, sotto i ferri del chirurgo, morirà anche la moglie Francesca Morvillo, magistrato anch'essa. Poche ore prima avevano lasciato la loro vita, su quel drammatico selciato dell'autostrada che collega l'aeroporto di Punta Raisi a Palermo, gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, a cui va tutto il nostro pensiero e il nostro commosso ringraziamento. (Applausi).

Molti ricorderanno il contesto storico nel quale quelle drammatiche vicende si calarono, nel pieno dell'elezione del Presidente della Repubblica, all'inizio di un controverso e delicato periodo di transizione storica e politica della nostra Repubblica, al culmine di un conflitto epocale, durato vent'anni, fra le istituzioni della Repubblica e la mafia, fra lo Stato e l'antistato. Il giudice Falcone ci ha lasciato una serie di lezioni, innanzitutto di metodo: il metodo del pool antimafia, creato dal capo dell'ufficio istruzione, Rocco Chinnici, anch'egli trucidato dalla mafia. (Applausi). Ci ha lasciato il dovere del coraggio, davanti alla stagione della scalata bestiale dei corleonesi, che immaginavano che il sangue, il tritolo e i kalashnikov fossero la regola di vita, non solo della splendida terra di Sicilia, ma dell'intera Repubblica italiana. Non dimentichiamo che quel drammatico attentato fu la vigilia della stagione delle bombe nel nostro Paese. Il giudice Falcone ci ha lasciato, insieme con Paolo Borsellino e Antonino Caponnetto, la straordinaria esperienza del maxiprocesso, che ha trasferito l'idea che lo Stato è più forte dell'antistato. (Applausi).

Ma il giudice Falcone, va detto senza infingimenti, ci ha dato anche una grande lezione nella sua assoluta fedeltà alle istituzioni repubblicane, resistendo a ostilità e veleni diffusi, che ne costellarono l'operato. (Applausi). Non possiamo dimenticare come venne bocciato a capo dell'ufficio istruzione, perché l'anzianità faceva premio sulla competenza. (Applausi). Non possiamo non ricordare la drammatica e infame stagione delle lettere infamanti del corvo. (Applausi). Non possiamo dimenticare il fallito attentato all'Addaura, con lo strascico di polemiche strumentali che mirarono a delegittimarne l'azione, l'immagine e la capacità di intervento. Ecco, il giudice Falcone fu anche in questo un modello, come lo fu da direttore degli affari penali del Ministero della giustizia (Applausi), quando ebbe il coraggio, in quegli anni complicati, di affermare un principio banale in una democrazia liberale, ma essenziale, cioè che il compito della magistratura non è quello di puntare in maniera indotta alla riforma della politica, ma è quello dell'esercizio dell'azione penale sulla base di prove. (Applausi).

Questo ed altro è stato il giudice Falcone, ma soprattutto è stato un uomo - per riprendere alcune parole importanti - che fa «quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, gli ostacoli, i pericoli e le pressioni», perché «questa è la base di tutta la moralità umana». Queste sono parole di John Fitzgerald Kennedy, questo è stato il giudice Giovanni Falcone. (Applausi).

SCARPINATO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCARPINATO (M5S). Signor Presidente, questo trentesimo anniversario della strage di Capaci è particolarmente triste, perché è all'insegna della rimozione, della restaurazione e della normalizzazione. Una rimozione realizzata non con il silenzio, ma continuando ad annegare verità scomode e indicibili dentro un mare di retorica. Una retorica che consegna alla memoria collettiva una falconeide sedativa e rassicurante, una narrazione tragica, ma nello stesso tempo semplice e pacificata, che si può riassumere nei seguenti termini: Giovanni Falcone è stato assassinato perché con il suo lavoro di magistrato integerrimo, culminato nelle condanne inflitte con il maxiprocesso, era il simbolo di uno Stato che aveva sferrato un colpo mortale alla mafia, mandando in frantumi il mito della sua invincibilità. I carnefici, i portatori del male di mafia sono stati identificati e condannati. Essi hanno i volti noti di coloro che l'immaginario collettivo ha già elevato a icone assolute e totalizzanti del male di mafia: Riina, Provenzano e altri personaggi di tal fatta.

Secondo questa narrazione la mafia sarebbe costituita da una minoranza di criminali che, come si usa ripetere, costituisce una sorta di fungo malefico, all'interno di una società popolata da un'assoluta maggioranza di onesti. Il male, dunque, è fuori di noi e può essere catarticamente proiettato su pochi mostri.

Peccato che la falconeide sedativa della retorica ufficiale sia una storia falsa, sia sotto il profilo storico, che giudiziario. La realtà vissuta e sofferta da Giovanni Falcone racconta che, diversamente da quanto si ripete nelle cerimonie ufficiali, il male di mafia non è affatto solo fuori di noi, è anche tra noi. Racconta che gli assassini e i loro complici non hanno solo i volti truci e crudeli di coloro che sulla scena dei delitti si sono sporcati le mani di sangue, ma anche i volti di tanti, di troppi sepolcri imbiancati che, grazie alla mafia, hanno costruito carriere politiche e fortune economiche e che avversarono in tutti i modi Falcone, isolandolo, delegittimandolo, riducendolo all'impotenza per impedirgli di accertare le loro responsabilità. Un popolo di colletti bianchi che ha frequentato le nostre stesse scuole e che affolla i nostri salotti: Presidenti del Consiglio, Ministri, parlamentari nazionali e regionali, Presidenti di Regione, vertici dei Servizi segreti della polizia, alti magistrati, avvocati di grido dalle parcelle d'oro, personaggi apicali dell'economia e della finanza e molti altri.

Responsabilità penali certificate da sentenze definitive e, tuttavia, rimosse dalla retorica pubblica e da una politica priva di credibilità perché, mentre spende parole vuote il 23 maggio per omaggiare la memoria di Falcone e la cultura della legalità, continua imperterrita a portare in palma di mano personaggi condannati con sentenze definitive per complicità con la mafia o per gravi reati di corruzione.

Questo vasto ed eterogeneo mondo di sepolcri imbiancati non può autoassolversi moralmente e politicamente dalla tragica storia che ebbe il suo epilogo nel boato di Capaci. Quello che ha inghiottito il 23 maggio 1992 la vita di Giovanni Falcone e le vittime di Capaci, il 19 luglio successivo le vittime della strage di via D'Amelio, il 27 maggio del 1993 le vittime della strage di via dei Georgofili, il 27 luglio 1993 le vittime di via Palestro a Milano è un gorgo di morte che chiama in causa quello che lucidamente Giovanni Falcone definì il gioco grande del potere, un gioco del potere che non ha esitato a utilizzare sistematicamente, sin dalle origini della storia della Repubblica, le stragi e l'omicidio come strumenti occulti di lotta politica, avvalendosi come bracci armati della destra eversiva, delle mafie e di altri specialisti della violenza.

Non è certo un caso che l'inizio della storia repubblicana sia stato tenuto a battesimo dalla strage politico-mafiosa di Portella della Ginestra del 1° maggio 1947, che segna l'inizio della strategia della tensione, e che la storia della prima Repubblica si sia conclusa nel bagno di sangue delle stragi politico-mafiose del 1992 e del 1993. Tra la prima e l'ultima strage una sequenza ininterrotta di altre stragi, di omicidi eccellenti che non hanno uguali per continuità e intensità nella storia di altri Paesi europei; stragi che hanno tutte un unico denominatore che reca il sigillo del potere, il sistematico intervento di apparati dello Stato per depistare le indagini della magistratura e impedire così che vengano accertate le responsabilità di mandanti e di complici eccellenti. Depistaggi che significativamente hanno caratterizzato anche le indagini delle stragi del 1992 e del 1993, replicando le stesse modalità del passato: una continuità di depistaggi che rispecchia la continuità della criminalità del potere che ha segnato la storia del nostro Paese.

Giovanni Falcone non è stato ucciso solo per quello che aveva fatto, ma anche e soprattutto per quello che avrebbe potuto fare se fosse rimasto in vita; per evitare che, proseguendo nella sua opera, potesse portare alla luce verità indicibili che, come lui stesso disse nel corso di una seduta della Commissione parlamentare antimafia, avrebbe costretto il nostro Paese a riscrivere parte della sua storia.

In questo senso, la strage di Capaci non può essere ridotta a un capitolo della storia della criminalità mafiosa. Essa è un tragico capitolo della storia della criminalità del potere; una storia che prosegue fino ai nostri giorni, perché quel gioco grande del potere non si è mai interrotto. E fino a quando i protagonisti del passato e del presente di questo gioco cinico e sanguinario non saranno chiamati a rendere conto delle loro responsabilità, le stragi del 1992 del 1993 resteranno lo specchio della cattiva coscienza di questo Paese e segno della sua immaturità democratica.

E la retorica di Stato, per usare le parole di Leonardo Sciascia, uno dei più profondi conoscitori della realtà della criminalità al potere in Italia, resterà il sudario dentro il quale si celano le piaghe purulente della Nazione. (Applausi).

POTENTI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

POTENTI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, dopo l'omicidio del giudice Cesare Terranova, nel settembre del 1979, nonostante le preoccupazioni familiari, Falcone accettò l'offerta che da tanto tempo Rocco Chinnici gli faceva e passò così all'ufficio istruzione della sezione penale, che sotto la guida di Chinnici divenne un esempio innovativo di organizzazione giudiziaria.

Chinnici chiamò al suo fianco anche Paolo Borsellino, che divenne collega di Falcone nello sbrigare il lavoro arretrato di oltre 500 processi. Non vi furono iniezioni di personale del PNRR, interventi codicistici sulla prescrizione o altri miracoli normativi, ma soltanto molte notti passate a studiare e a lavorare. Valga il vero: una frase vergata dal giudice Falcone in una richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 12 trafficanti internazionali di armi e droga.

Questa affermazione scritta su un atto processuale sintetizza molto bene il suo pensiero, la sua convinzione, il suo credo in una giustizia vera. Giovanni Falcone nelle sue attività di indagine non si è mai accontentato di indizi, ma egli ha sempre sviluppato, anche in presenza di elementi chiari, precisi e concordanti, mirate e silenziose attività di indagine. Ci si dimentica troppo spesso di quell'insegnamento operativo volto a privilegiare la qualità dell'indagine, piuttosto che il numero degli arrestati. Metodo, quest'ultimo, che va a discapito delle garanzie costituzionali a cui il giudice Falcone era veramente molto attaccato e a cui teneva tantissimo.

Lo scarso rispetto dell'insegnamento del dottor Falcone passa anche dalle azioni di coloro i quali, per godere del clamore immediato, dimenticano quanto le azioni di indagine consistano proprio in analisi, studio, verifiche e quanto queste siano lunghe e difficili.

Il buon lavoro giudiziario richiede pensiero libero, obbedienza cieca alla legge e azione muta. Una logica diametralmente opposta dall'azione mafiosa, che necessita invece di eclatanza, per cui la scenica eliminazione fisica quale annientamento dell'avversario fu resa agghiacciante dallo spettacolare effetto della distruzione; il tutto con il fine di annichilire, soggiogare il popolo, spaventare lo Stato, terrorizzare e imprimere un effetto di paralisi alla possibilità di reazione del sistema democratico contro la tentacolare realtà mafiosa.

Il buon lavoro giudiziario richiede poi la capacità di lavoro di squadra. Il progetto del cosiddetto pool antimafia nacque dall'idea di Rocco Chinnici, ma successivamente sarebbe stato sviluppato da Antonino Caponnetto, che nel novembre del 1983 costituiva una squadra composta da quattro magistrati istruttori: oltre a Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe Di Lello, Leonardo Guarnotta.

Un buon lavoro giudiziario passa anche dalla forza di resistere alle umiliazioni, piccole e grandi. Quando si iniziò a temere per l'incolumità dei due magistrati Falcone e Borsellino, questi furono perciò trasferiti per motivi di sicurezza, con le rispettive famiglie, presso la foresteria del carcere dell'Asinara, dove poterono terminare, tra l'altro, la scrittura di oltre 8.000 pagine della colossale ordinanza sentenza, che rinviava a giudizio 475 indagati. Per tale periodo il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria richiese ai due magistrati un rimborso spese e un indennizzo per il soggiorno trascorso.

Un buon lavoro giudiziario passa poi anche dalla capacità di resistere agli errori. Ricordiamo quando, nel 1988, il dottor Meli finisce per smantellare il metodo di lavoro intrapreso, riportandolo indietro di un decennio. Da qui in poi, Falcone e i suoi dovettero fronteggiare un numero sempre crescente di ostacoli alle loro iniziative.

Una buona azione giudiziaria passa anche da quelle situazioni in cui si fa rimedio alla denigrazione. Ricordiamolo oggi, nel giorno in cui si riunisce per la prima volta la nuova Commissione parlamentare antimafia: l'allora Presidente di quella stessa Commissione ammise che i seguaci di Orlando avevano sostenuto nel 1989 che fosse stato lo stesso Falcone a organizzare l'attentato dell'Addaura per farsi pubblicità e rafforzare la sua candidatura a procuratore aggiunto di Palermo.

Il 1992 fu un anno di grande cambiamento, anche politico, e non credo sia un caso che proprio in quell'anno, anche per reagire a quegli orrendi fatti e alle implicazioni che una parte inefficiente e complice dello Stato ebbe nelle vicende palermitane, crebbe con forza una nuova proposta politica, quella della Lega, che proprio in quell'anno attrasse molti, come colui che qui oggi vi parla e si onora di poter continuare a credere in una decisa azione politica che salvaguardi l'eredità giudiziaria del dottor Falcone. (Applausi).

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, voglio aggiungere solo un paio di considerazioni a quanto hanno detto i miei colleghi, molte delle quali condivido.

Non devo aggiungere nulla sul ricordo di Giovanni Falcone e naturalmente di tutti quelli che hanno perso la vita con lui. Bastano, secondo me, le parole molto belle scritte oggi dall'associazione Libera: «Ci sono vite destinate a lasciare segni indelebili, a segnare il percorso per chi verrà dopo. Come quella di Giovanni. Magistrato infaticabile e intuitivo»; poche parole che però raccontano benissimo quello che ci stiamo dicendo ora in quest'Aula.

Non aggiungo niente nemmeno alle considerazioni - che pure ho ascoltato - che venivano fatte e che condivido molto, secondo le quali grazie al lavoro di Giovanni Falcone cominciò anche una nuova stagione della lotta alla mafia. Si prese atto di come quel fenomeno andasse affrontato e combattuto, anche inseguendo - come lui diceva - i flussi di denaro e quindi capendo come la mafia diventava un tutt'uno con pezzi significativi dell'economia e che la zona grigia si riduceva sempre di più. Sono cose che sono state dette, che condivido e sulle quali non aggiungo altro.

Due considerazioni però brevissime le voglio fare, per quello che riguarda la situazione così come la viviamo oggi.

Faccio parte di quella generazione che ha cominciato il suo impegno politico proprio a ridosso di quegli anni, un po' prima in verità. Quando ho cominciato io era la metà degli anni Ottanta e la mia Regione, la Campania, era già attraversata dal movimento che naturalmente a Napoli e nel Napoletano era essenzialmente contro la camorra, ma alla fine era la stessa cosa. Poi, per l'appunto, all'inizio degli anni Novanta, con la morte prima di Giovanni Falcone e poi di Paolo Borsellino, dalla Sicilia in particolare e dalle università della Sicilia - com'è stato ricordato - arrivarono le mobilitazioni studentesche. Fu una grande riscossa civile e morale - com'è stato detto - che coinvolse moltissimi giovani. Ci fu - ed è davvero straordinario ricordarlo oggi - un boom di iscrizioni alla facoltà di giurisprudenza: avvenne a Palermo, a Napoli e nell'intero Mezzogiorno. Era proprio la cifra di un impegno civile e morale che coinvolgeva fasce grandi di giovani generazioni. Sono immagini che ricordo ancora molto forti e nitide, nonostante siano passati molti anni.

Però credo - ed è questo che voglio dire - che a seguito di quella riscossa civile e morale di un pezzo grande di Paese, anche la politica, le forze politiche, le forze sindacali i corpi intermedi, la politica nella sua accezione più ampia, tutta e trasversalmente, in qualche maniera provò a farsi interprete di quella reazione morale e civile. E le cose che furono fatte nel corso degli anni successivi in qualche modo alludevano alla presa d'atto che ci fosse bisogno di un salto di qualità.

Allora, l'amara considerazione che voglio fare oggi è che ho l'impressione che quella soglia di attenzione, anche nel contrasto alla pervasività di alcuni fenomeni, anche e soprattutto nel mondo nostro, purtroppo negli anni successivi si è abbassata. Si è abbassata drammaticamente rispetto a quello che invece fummo capaci di fare nel corso di quegli anni. Tanto per fare un esempio, andate a vedere quanti sono i consigli comunali sciolti per infiltrazione camorristica o mafiosa negli ultimi anni. Andiamo a vedere il lavoro prezioso svolto dalla Commissione antimafia negli ultimi anni per denunciare tutto questo.

Ecco, io credo che un modo degno e giusto per uscire dalla liturgia, per ricordare Giovanni Falcone e chi morì con lui non in maniera liturgica, ma in qualche modo per dare un senso a tutto questo, sarebbe esattamente rialzare la soglia dell'attenzione e tornare a considerare quella reazione morale in qualche maniera come centrale nell'iniziativa politica di tutti quanti noi.

Seconda considerazione: credo che il tributo che in qualche modo dobbiamo a chi in quegli anni pagò con la vita la lotta contro la mafia, la camorra e le organizzazioni criminali sia un altro. Penso sia l'assoluta ricerca della verità. La voglio dire così. Certo, sappiamo bene che c'è una verità processuale. Ma possiamo dirci che essa è evidente e indiscutibile, ma purtroppo lascia ancora aperti alcuni punti oscuri su cui anche l'Antimafia nel corso di questi anni ha lavorato e indagato, provando anche a scoprire gli elementi grigi, come per esempio capire quale fosse durante i mesi terribili che precedettero e furono successivi alla strage di Capaci il ruolo oscuro di alcuni pezzi di servizi deviati.

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO (ore 19,40)

(Segue DE CRISTOFARO). Sono tutte pagine ancora da scoprire fino in fondo, sulle quali io penso ancora una volta debba concentrarsi la nostra attenzione.

Per queste ragioni è un bene che anche in questa legislatura sia nata la Commissione antimafia. Certo, mi sarebbe piaciuto molto di più se la giornata odierna avesse in qualche modo segnato proprio attorno alla Commissione antimafia un esito condiviso da tutte le forze politiche e non invece quello che è successo oggi pomeriggio. (Applausi).

GASPARRI (FI-BP-PPE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GASPARRI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, il ricordo deve essere sincero, vero e non rituale e, quindi, in primo luogo, a nome del Gruppo Forza Italia, voglio ricordare Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro: tutte le vittime di quella orrenda strage.

Tutti ricordiamo quel tempo. Lo ricordo perché ho fatto i miei esordi in Parlamento in quei giorni in cui proprio la strage di Capaci determinò un'accelerazione; un Parlamento che era ingessato per l'elezione del Presidente della Repubblica e, poche ore dopo quell'evento drammatico, si presero delle decisioni che non maturavano.

Voglio dire che però non bisogna essere solo retorici e immemori della realtà. Avendo ricordato e vissuto quelle vicende, vedo però molti che poi si sono uniti all'elogio di Falcone post mortem. Va ricordato quello che raramente si ricorda; qualche volta avviene, ma non sempre. Falcone fu duramente avversato. Il CSM ha dato negli anni passati una cattiva prova di sé con tutte le vicende che abbiamo visto e vissuto di spartizioni che le varie correnti togate facevano, con tutti gli eventi che abbiamo seguito e poi letto perché poi, a forza di intercettare, i magistrati finiscono per essere intercettati anche tra di loro.

Il CSM però ha scritto pagine francamente non virtuose anche quando negò a Falcone incarichi importanti e prestigiosi. Falcone non ebbe una vita facile, non solo per l'aggressione mafiosa che ha distrutto la vita sua, della sua compagna e della scorta che lo accompagnava, ma perché in vita veniva a volte celebrato e a volte contrastato. Fu negato a Falcone un incarico importante dal CSM, che meritava più di altri. Falcone fu accusato quando assunse i ruoli, forse anche per l'amarezza di quei giudizi, nelle strutture di governo in quegli anni, svolgendo un'azione fondamentale per preparare quella che sarebbe stata la procura nazionale antimafia, che non deve essere solo il luogo per preparare le candidature di un certo schieramento politico. (Applausi). C'è una strana coincidenza: non ce ne è uno che non si candidi da una certa parte politica.

Falcone non poté, appunto perché stroncato dalla mafia, accedere a quell'incarico e a quelle strutture. Falcone, con Borsellino e altri, elaborò anche il concetto di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, ma dobbiamo anche ricordare che il 41-bis alcuni lo hanno cancellato e altri lo hanno rafforzato. (Applausi). Dobbiamo scrivere l'elenco dei buoni e dei cattivi, perché il 41-bis fu cancellato per centinaia di persone quando c'era il Governo Ciampi, quando c'era Scalfaro al Quirinale - bisogna avere il coraggio di dirlo - e quando Amato fu cacciato dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria con interventi irrituali dalle massime istituzioni della Repubblica. Il 41-bis fu reso definitivo dal Governo Berlusconi del 2001 e fu rafforzato dal Governo Berlusconi del 2008, anche con norme sulla confisca dei beni delle cosche e delle mafie (Applausi). Vi è quindi chi ha concretizzato l'opera e l'azione di Falcone e chi lo ha contrastato da vivo e lo ha celebrato da morto senza averne la reputazione.

Anche rispetto a Borsellino c'è chi ha archiviato la sua inchiesta denominata Mafia e appalti, ci sono le firme. Lo so, e ce ne sono anche in quest'Aula. L'archiviazione dell'inchiesta Mafia e appalti è il cuore delle vicende palermitane e dell'aggressione a Falcone e Borsellino. Io sento ancora in televisione dire che gli americani hanno fatto le stragi, e lo hanno detto qualche settimana fa. Qualcuno dice che adesso c'è il gelataio, che anche ieri sera era sugli schermi della Rai, che si fa intervistare dalla trasmissione «Report» e poi su Tik Tok dice che si era accorto che avevano un microfono nascosto e aveva detto sciocchezze; il conduttore ha dato notizia dell'intervista in cui, farneticando, il gelataio dice un sacco di fesserie e poi ha mostrato il video in cui le dice.

La celebrazione allora non deve essere retorica, ma deve essere nel nome della verità e del rispetto di Falcone, ricordando chi ha archiviato le inchieste stando nei palazzi di giustizia, chi ha cancellato il 41-bis stando nei palazzi di Governo e chi lo ha rafforzato. Noi con questa coerenza, non avendo archiviato le inchieste giuste - non ci sono i custodi della memoria che ribaltano i ruoli della verità - onoriamo Falcone, la sua scorta e la sua compagna dicendo con fierezza queste cose, perché di retorica e di bugie ci siamo stancati. (Applausi).

VERINI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERINI (PD-IDP). Signor Presidente, ci sono dei giorni - l'11 settembre è uno di questi, il 23 maggio è un altro - nei quali, se si chiede alle persone dove erano in quel momento quel giorno, tutti si ricordano dove erano. Io mi ricordo anche dov'ero il 25 maggio di quell'anno: era andato, più giovane, ai funerali a Palermo e ricordo ancora quella piazza e quell'emozione. «Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur», disse il cardinale Pappalardo lanciando un'invettiva contro uno Stato che non aveva saputo difendere Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo. Ricordo il discorso della vedova Schifani, ma ricordo soprattutto quelle migliaia di ragazze e di ragazzi, di giovani, quelle lenzuola appese a Palermo in tutti i balconi. Era una ribellione civile, bella, grande, vera.

Prima di dire alcune cose, vorrei citare due frasi del nostro presidente della Repubblica Mattarella, pronunciate proprio in occasione di questo anniversario: i testimoni della legalità, lo strazio delle famiglie hanno dimostrato che ribellarsi al ricatto è possibile. L'azione di contrasto alle mafie va costruita con impegno e sempre maggiore determinazione. La mafia può essere battuta ed è destinata a finire.

Ho voluto iniziare con il ricordo di quelle piazze, di quelle lenzuola, di quei ragazzi e di quelle ragazze e con le parole del nostro Presidente della Repubblica, perché pensiamo anche noi che le mafie possono essere battute, ma per far questo non basta ricordare e onorare. Questo è fondamentale, è necessario, ma occorre anche essere coerenti e rispettare davvero la memoria di Falcone - poco dopo, ci fu la strage di via D'Amelio e sono stati ricordati nel corso degli interventi dei nomi, da Rocco Chinnici a Terranova a Piersanti Mattarella, e possiamo ricordare Pio La Torre, come è stato fatto anche recentemente - ma ricordare non è sufficiente.

Oggi, su un importante giornale il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, che ha avuto un ruolo importante nell'ultima fase della cattura di Messina Denaro, ha rilasciato un'intervista che fa riflettere. Non è propaganda, senatore Gasparri, ma si tratta della dichiarazione dell'attuale procuratore capo della procura di Palermo, il quale dice che l'arresto di Messina Denaro è un punto di partenza e non un punto di arrivo. Si dovrà scoprire - dice - chi lo ha protetto in tutti questi anni: vogliamo davvero pensare che a proteggere un boss come Matteo Messina Denaro che - come ha detto lui - ha calpestato il mondo intero, siano stati soltanto i suoi compaesani o non ci fossero delle protezioni molto in alto? Lo dice il procuratore capo di Palermo oggi. Lo stesso Maurizio De Lucia dice anche che occorre capire quali menti hanno scelto i luoghi delle stragi del 1992-1993 e le ragioni dell'accelerazione dell'attentato a Borsellino. Aggiunge che cosa nostra fu non solo un raggruppamento di contadini stragisti, ma anche un insieme di intelligenze e probabilmente - dovremo ancora capire molto di questo - anche con menti raffinatissime che guidarono quegli anni e quelle stragi. Poi ci furono gli esecutori.

Ebbene, mi trovo d'accordo su un concetto che ha espresso il senatore Scarpinato, quando ha inteso dire che adesso occorre lavorare perché si apra una fase davvero nuova. Per esempio, parlavo di coerenza. Penso che per tutti noi - questo dovrebbe essere un impegno comune - essere coerenti nella lotta a tutte le mafie significhi, per esempio, lavorare per la scuola pubblica, per la cultura della legalità e delle regole, dando quotidiani esempi. Significa dare un esempio quotidiano di prevenzione della penetrazione delle mafie nell'economia e nella società; lottare contro le povertà e le diseguaglianze, non abolendo i sussidi di povertà e i contributi, perché dentro le povertà si inserisce il welfare criminale delle mafie. Penso significhi combattere dentro queste situazioni il fenomeno dilagante dell'usura; lavorare contro i voti di scambio politico-mafiosi; rafforzare alcuni presidi che pure abbiamo lavorato per rafforzare, ma non a sufficienza (penso alla riforma dei beni confiscati e a quel seguire il denaro che lo stesso Falcone aveva come obiettivo, con tanti risultati). Penso significhi essere vicini coerentemente ai giornalisti minacciati dalle mafie e dalla 'ndrangheta, che svolgono il loro dovere senza protezione. Significa fare davvero la lotta alla corruzione, non a parole; non allentare le regole del codice degli appalti, favorendo il rischio di penetrazione delle mafie nell'economia, negli appalti e nella società. Ecco cosa si dovrebbe fare per onorare davvero la memoria di chi è caduto per la legalità, di chi è caduto per tutti noi.

Un'ultima notazione vorrei farla anch'io, Presidente, esprimendo amarezza per il fatto che oggi l'insediamento della Commissione antimafia avrebbe potuto essere un'occasione unitaria. Non do giudizi, né in questo momento voglio usare i toni da stadio che ho sentito nell'intervento precedente, né voglio fare particolari polemiche, perché anche l'elemento del ricordo va calibrato con i giusti toni. Non siamo noi del PD, però, che dobbiamo avere risposte sulla scelta della deputata Colosimo. Queste risposte vanno date a quelle associazioni, a quei familiari di persone che hanno visto i propri cari morti (Applausi), che hanno espresso una riserva profonda di opportunità. Ripeto: non diamo giudizi personali, non è questa la sede. Voi non dovete darla al PD. Questa risposta, senatori della maggioranza, dovete darla a quelle associazioni. I nomi li conoscete. Ripeto: i nomi li conoscete. Ci sono donne e uomini che hanno visto genitori, fratelli, sorelle, figli cadere vittime delle mafie e che hanno detto di non nominare questa persona, che non è adatta. Ve ne siete infischiati. (Commenti). Non è un modo, in questa giornata, di onorare davvero la memoria di Falcone.

Infine, in quest'Aula il presidente La Russa qualche giorno fa - voglio chiudere con questo riferimento nazionalpopolare - ha invitato Gianni Morandi a tenere un concerto. Ho apprezzato questa iniziativa, a me è piaciuta. A un certo punto ci siamo perfino trovati a cantare un po' tutti. C'era una canzone, signor Presidente, che si chiama «Un mondo d'amore» in cui si dice a tutti: «Uno: non tradirli mai, han fede in te. Due: non li deludere, credono in te». Ecco, noi, la politica, abbiamo il dovere di non tradire quei ragazzi e quelle ragazze, che oggi sono diventati grandi, che erano in quella piazza e oggi hanno popolato tante piazze d'Italia in nome della legalità. Tradire queste aspettative significherebbe tradire il Paese e la memoria di Falcone e dei tanti caduti. (Applausi).

Presidenza del vice presidente GASPARRI (ore 19,56)

SALLEMI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALLEMI (FdI). Signor Presidente, esordisco in questo giorno del ricordo con un po' di amarezza, perché anche nel giorno del ricordo della strage di Capaci mi aspettavo da parte dell'opposizione il rispetto e la mancanza di strumentalizzazione, che invece non ci sono stati. E anche in questo momento di ricordo si è voluto puntare a una sorta di tatticismo, tirando in ballo responsabilità inesistenti o chissà quale male in capo al neo Presidente della Commissione nazionale antimafia. (Applausi).

Oggi che tutti ci rendiamo conto di quale è stata la statura di Giovanni Falcone, ripercorrendo la vicenda della sua vita professionale, ci accorgiamo come in effetti una parte dello Stato, del Paese, della magistratura che forse ha colpe più di ogni altro, cominciò a farlo morire nel gennaio del 1988, quando egli, solo per continuare il suo lavoro, propose la sua aspirazione di succedere a Caponnetto. «Il Consiglio superiore della magistratura, con motivazioni risibili, gli preferì il consigliere Meli». Signor Presidente, queste sono parole non mie, ma del giudice Paolo Borsellino (Applausi), che, dopo pochi giorni dall'ecidio di Capaci, il 5 giugno 1992, nel lato della biblioteca comunale di Palermo, ha ricordato il suo amico e collega Giovanni Falcone, tracciando quell'abbandono e quell'isolamento che egli stesso subì.

Già, perché la storia dell'uomo che contribuì in maniera determinante alla lotta alla mafia istruendo il maxiprocesso (346 condanne, 19 ergastoli, 2.265 anni di carcere) è una storia di coraggio - assolutamente - ma è anche una storia di isolamento, di estrema solitudine, di resistenza ai veleni di parte della magistratura, della grande stampa e di certa politica politicante. Qualcuno diceva che nascondeva le carte nei cassetti; qualcun altro lo accusava di essersi venduto alla politica. Falcone, in quel clima che si respirava a Palermo, bocciato da alcuni dei suoi colleghi, si sentiva un emarginato, un bersaglio.

Molti di quelli che oggi ricordano Falcone - qualcuno chiamandolo, come se fosse un amico, Giovanni - erano quelli che accusavano il giudice di essersi autofabbricato l'attentato all'Addaura. (Applausi). Erano quelli che dicevano «il sospetto è l'anticamera della verità», accusando il giudice di insabbiare le indagini. Erano quelli che facevano circolare le lettere anonime nel tribunale di Palermo, il famoso corvo, accusando il pool e il giudice Falcone; una campagna denigratoria di certa antimafia che portò Falcone a dire: per essere credibili bisogna essere uccisi, ammazzati in questo Paese? Un assedio che portò Falcone nel 1991 ad accettare di trasferirsi a Roma per dirigere l'Ufficio affari penali al Ministero della giustizia. Anche qui Falcone diede prova di metodo contro la mafia, concependo una struttura investigativa sovraordinata alle singole procure, così da assicurare, attraverso un procuratore nazionale, un coordinamento delle indagini. Quell'isolamento, colleghi, deve farci riflettere, perché mai più un servitore dello Stato deve essere lasciato solo. Mai più in Italia un servitore dello Stato deve essere lasciato solo! (Applausi). Qual è la lezione che ci ha lasciato il sacrificio di Falcone? Prima di tutto, un monito: anteporre sempre il coraggio alla paura, sempre il coraggio alla paura.

Signor Presidente, io sono siciliano. Nel 1992 avevo quindici anni e quella terribile estate in cui, nell'arco di due mesi, vi furono gli attentati di Capaci e di via D'Amelio segnò la mia adolescenza, così come quella di migliaia di italiani. Da quell'estate decisi che dovevo fare qualcosa per la mia terra, che dovevo impegnarmi per cambiare le cose ed entrai, io come tanti altri, in una sede di partito (era il Fronte della gioventù), per chiedere legalità e giustizia, per una società diversa. (Applausi). E lo feci con un obiettivo, Presidente, mi creda intimamente: sconfiggere la paura, perché avevo paura, temevo che la mafia potesse uccidere chiunque, mio padre, mia madre, i miei fratelli.

Se oggi mi trovo con grande orgoglio in quest'Aula, lo devo a chi ha sacrificato l'intera esistenza per la legalità e per la lotta alla mafia. Il miglior modo di ricordare Falcone, Presidente, è mettere il nostro impegno, in Commissione, in Parlamento e nel Governo della Nazione, nella direzione della lotta alla mafia, dando strumenti allo Stato e ai cittadini. Ma occorre cambiare. Mi riferisco alla finta antimafia di facciata, agli scandali delle misure di prevenzione, alle norme emergenziali usate come strumento politico.

Vorrei concludere ricordando un'intervista di Falcone, colleghi, in cui gli veniva chiesto: «Signor giudice, lei ha sacrificato gran parte della sua esistenza alla lotta alla mafia, considerato dalle cosche il simbolo dello Stato da colpire. Chi glielo fa fare?». Il giudice, stanco e provato da mille lotte ingaggiate, sorrise lievemente, con quel sorriso che tutti ricordiamo, e disse: «Soltanto lo spirito di servizio». Ecco, Presidente, mettiamo quella forza, quello spirito di servizio per contrastare la mafia e per liberare la Nazione dai suoi nemici; oggi e sempre, in memoria di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro. (Applausi).

SCARPINATO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCARPINATO (M5S). Vorrei ricordare a quest'Aula che nei giorni scorsi è stata depositata una sentenza che ha condannato per diffamazione il giornalista Sansonetti per aver ripetuto l'affermazione, falsa, che la procura di Palermo avrebbe archiviato l'inchiesta mafia-appalti. Invito il senatore Gasparri a rinunciare all'immunità parlamentare e a ottenere un approfondimento in sede penale, se intende riproporre questa falsità. (Applausi).

PRESIDENTE. Senatore Scarpinato, non sono in una posizione che mi consente una replica, ma qui non siamo in procura: questo è il Senato della Repubblica, dove la libertà di espressione va garantita. (Commenti). La libertà di espressione va garantita! (Applausi. Commenti).

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 24 maggio 2023

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, mercoledì 24 maggio, alle ore 10, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 20,04).

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti (551)

ARTICOLI DA 1 A 7 NEL TESTO FORMULATO DALLA COMMISSIONE IN SEDE REDIGENTE

Art. 1.

Approvato

(Finalità)

1. La Repubblica, nell'ambito delle finalità di salvaguardia e promozione del proprio patrimonio culturale, storico e letterario, celebra la figura di Giacomo Matteotti nella ricorrenza dei cento anni dalla sua morte, promuovendo e valorizzando la conoscenza e lo studio della sua opera e del suo pensiero in ambito nazionale e internazionale.

Art. 2.

Approvato

(Iniziative)

1. Lo Stato riconosce meritevoli di sostegno e finanziamento, eventualmente anche attraverso apposite campagne di comunicazione istituzionale, i progetti di promozione, ricerca, tutela e diffusione della conoscenza della vita, dell'opera, del pensiero e dei luoghi più strettamente legati alla figura di Giacomo Matteotti, da realizzare in occasione del centesimo anniversario della sua morte, anche in collaborazione con enti locali, soggetti pubblici, associazioni, fondazioni e istituzioni culturali, attraverso le seguenti iniziative, oltre a quella di cui all'articolo 2, comma 3, della legge 5 ottobre 2004, n. 255:

a) il sostegno ad attività celebrative, convegni nazionali e internazionali, iniziative didattico-formative e culturali, con particolare riguardo allo sviluppo delle iniziative già in corso, mostre, conferenze, seminari, proiezioni cinematografiche e spettacoli teatrali dedicati, intitolazione di strade o piazze, volti a promuovere, in Italia e all'estero, la conoscenza della vita, del pensiero e dell'opera di Giacomo Matteotti;

b) la promozione, anche mediante l'assegnazione di apposite borse di studio rivolte a studenti universitari e delle scuole secondarie di secondo grado, della ricerca storica e dello studio aventi ad oggetto la vita, il pensiero e l'opera di Giacomo Matteotti, con particolare riferimento alle sue attività in ambito sindacale, come amministratore locale, come studioso e come parlamentare, nonché al periodo storico compreso tra la Prima guerra mondiale e la sua morte;

c) la raccolta, la conservazione, il restauro, la manutenzione e la digitalizzazione dei documenti relativi all'attività di Giacomo Matteotti, nonché la pubblicazione di materiali inediti;

d) la promozione di iniziative didattiche e formative, anche in sinergia con biblioteche, musei e istituzioni culturali, attraverso il coinvolgimento diretto degli istituti scolastici dell'intero territorio nazionale, in collaborazione con il Ministero dell'istruzione e del merito;

e) la realizzazione di eventi e di ogni altra iniziativa, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri, per il conseguimento delle finalità della presente legge, da svolgere prioritariamente nei comuni di Fratta Polesine, Villamarzana, Boara Polesine, Rovigo, Messina, Ferrara, Varazze, Chieti, Riano, Monterotondo, Rodi Garganico, Vieste, Peio (frazione di Comasine) e Roma.

Art. 3.

Approvato

(Selezione delle iniziative)

1. Il Presidente del Consiglio dei ministri, sentiti il Ministro della cultura e il Ministro dell'istruzione e del merito, provvede, con proprio decreto, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, e mediante l'utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili a legislazione vigente, all'istituzione di un bando di selezione di progetti per la realizzazione delle iniziative di cui all'articolo 2.

2. I progetti di cui al comma 1 sono finanziati nel limite massimo di euro 350.000 per ciascuno degli anni 2023 e 2024.

3. I progetti di cui al comma 1 sono esaminati da un organismo collegiale individuato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.

4. Per le attività di cui alla presente legge, ai componenti dell'organismo collegiale di cui al comma 3 non spetta alcun compenso, rimborso di spese, gettone di presenza o altro emolumento comunque denominato.

Art. 4.

Approvato

(Misure per la Casa Museo Matteotti)

1. Alla Casa Museo Matteotti in Fratta Polesine, nella provincia di Rovigo, è attribuito un contributo straordinario di euro 50.000 per ciascuno degli anni 2023 e 2024 per interventi di restauro e manutenzione straordinaria della Casa Museo e del parco annesso, per la promozione di iniziative in occasione del centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti e per la raccolta, la catalogazione e la digitalizzazione di documenti relativi all'attività di Giacomo Matteotti.

Art. 5.

Approvato

(Risorse finanziarie)

1. Per le iniziative celebrative dei cento anni dalla morte di Giacomo Matteotti, selezionate ai sensi dell'articolo 3, e per le misure di cui all'articolo 4 è autorizzata la spesa di 400.000 euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024. Alla realizzazione delle iniziative di cui alla presente legge possono altresì essere destinati contributi di enti pubblici e privati, lasciti, donazioni e liberalità di ogni altro tipo, anche da parte di soggetti privati. Gli atti di donazione e ogni altra forma di liberalità di cui al secondo periodo sono esenti da ogni forma di imposizione fiscale, fermo restando quanto previsto dall'articolo 3 del testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta sulle successioni e donazioni, di cui al decreto legislativo 31 ottobre 1990, n. 346.

Art. 6.

Approvato

(Copertura finanziaria)

1. All'onere di cui all'articolo 5, pari a 400.000 euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024, si provvede, per l'anno 2023, a valere sulle risorse di cui all'articolo 1, comma 785, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, e, per l'anno 2024, mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 317, della legge 27 dicembre 2017, n. 205.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 7.

Approvato

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, recante disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria (705)

PROPOSTA DI QUESTIONE PREGIUDIZIALE

QP1

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Respinta

Il Senato,

        in sede di discussione del disegno di legge A.S. 705, di conversione in legge del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, recante: "Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria";

        premesso che:

        vi sono rilevanti perplessità sotto il profilo della legittimità costituzionale del provvedimento in esame per l'assenza dei requisiti essenziali, necessità ed urgenza, per l'uso del decreto-legge;

        le disposizioni del provvedimento non presentano un reale carattere di urgenza tale da giustificare il loro inserimento in un decreto-legge piuttosto che in un provvedimento legislativo ordinario, e soprattutto non rispettano la caratteristica della «straordinarietà» dell'intervento governativo ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione;

        la giurisprudenza costituzionale in materia, con le sentenze della Corte nn. 171/2007 e 128/2008, ha stabilito che l'esistenza dei presupposti di costituzionalità di cui all'articolo 77 della Carta Costituzionale non possa evincersi «dall'apodittica enunciazione dell'esistenza delle ragioni di necessità e urgenza, né può esaurirsi nella constatazione della ragionevolezza della disciplina introdotta», sottolineando che la valutazione della sussistenza dei presupposti di costituzionalità non può essere meramente soggettiva (riferita cioè all'urgenza delle norme ai fini dell'attuazione del programma di Governo o alla loro mera necessità), ma deve invece fondarsi anche su riscontri oggettivi, secondo un giudizio che non può ridursi alla valutazione in ordine alla mera ragionevolezza od opportunità delle norme introdotte;

        peraltro l'eccessivo ricorso alla decretazione di urgenza è stato più volte censurato dai richiami del Capo dello Stato e da numerose sentenze della Corte costituzionale, che hanno sollecitato il ripristino di un corretto percorso costituzionale dei provvedimenti legislativi;

        il presunto carattere di straordinaria necessità e urgenza del decreto-legge risiederebbe, secondo quanto si legge in premessa in una ritenuta urgente necessità di riattivare la Società "Stretto di Messina" e risolvere il contenzioso pendente, statuando, da un lato, la definizione stragiudiziale delle controversie e, dall'altro lato, la revoca dello stato di liquidazione a suo tempo disposto, con contestuale ricapitalizzazione della Società e ridefinizione degli organi di amministrazione e controllo della medesima;

        considerato che:

        a seguito del mancato inizio lavori dovuto allo stop dell'allora Governo Monti, il General Contractor Eurolink titolare del progetto approvato nel 2012, avrebbe tuttora in corso un contenzioso nei confronti dello Stato per 700 milioni di euro, cui si sommano altri 325 milioni di euro di risarcimenti chiesti a sua volta dalla "Società Stretto di Messina Spa", questione finita alla Corte costituzionale, che nel 2019 avrebbe stabilito il perimetro degli indennizzi da corrispondere alle società, maggiorato del 10%;

        la riattivazione della Società Stretto di Messina sembra disattendere le stesse Raccomandazioni della Corte dei Conti che in merito alla problematica chiusura della liquidazione della suddetta società "Stretto di Messina" nel 2017 concludeva la propria Relazione rilevando come: "La rapida chiusura della società si impone come necessaria anche per l'estinzione del contenzioso avanzato dalla società nei confronti delle amministrazioni statali, contrario ai principi di proporzionalità, razionalità e buon andamento dell'agire amministrativo e per porre fine ai gravosi oneri finanziari per il mantenimento della struttura, considerata l'assenza di attività, se non quella di resistenza in giudizio, affidata, peraltro, ad avvocati esterni. In tal senso, l'abbattimento dei costi di un ulteriore 20 per cento previsto per l'esercizio in corso appare misura doverosa ma del tutto insufficiente";

        il superamento del contenzioso tra la riattivata "Società Stretto di Messina" e il contraente generale,  ancora in pendenza di giudizio, attraverso le disposizioni dell'articolo 4 verrebbe superato mediante l'eventuale stipula su base volontaria di atti aggiuntivi ai contratti "caducati", con i quali le parti possono manifestare la volontà che il contratto riprenda a produrre i propri effetti, subordinatamente alla delibera di approvazione del progetto definitivo previa rinuncia, nei giudizi pendenti, alle azioni, domande e giudizi nei confronti della Società, nonché della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero delle Infrastrutture e di ogni altra pubblica amministrazione coinvolta nella realizzazione dell'opera;

        tale procedura di conciliazione extragiudiziale, se attuata, a distanza di oltre 10 anni determinerebbe di fatto l'affidamento, senza una nuova gara d'appalto, al medesimo contraente generale che nel 2006 risultava affidatario della progettazione definitiva, esecutiva e della realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina e dei suoi collegamenti stradali e ferroviari, per un valore di 3,9 miliardi di euro, opera il cui costo è oggi stimato in 10 miliardi di euro, in violazione della Direttiva 2014/24/UE;

         anche sul merito del provvedimento emergono forti perplessità relative all'articolo 3 che per il riavvio delle attività di programmazione e progettazione dell'opera recupera il progetto definitivo redatto ai sensi del decreto legislativo 20 agosto 2022, n. 190 ed approvato dal Consiglio di amministrazione della società concessionaria il 20 luglio 2011, pur condizionandone la validità ad una relazione integrativa del progettista, attestante la rispondenza al progetto preliminare e alle eventuali prescrizioni dettate in sede di approvazione dello stesso, con particolare riferimento alla compatibilità ambientale;

         il Gruppo di lavoro della Struttura Tecnica di Missione per l'indirizzo strategico, lo sviluppo delle infrastrutture e l'alta sorveglianza del Ministero delle Infrastrutture, istituito con Determina del MIMS n. 2620 del 27 agosto 2020, con il compito di valutare le diverse alternative sotto il profilo tecnico, nonché l'impatto ambientale ed urbanistico di un attraversamento stabile dello Stretto di Messina, nella relazione conclusiva del 30 aprile 2021 pone in evidenza rilevanti criticità della soluzione con ponte a campata unica adottato nel progetto definitivo approvato dal CdM dalla "Società Stretto di Messina SpA" nel 2011;

         in particolare il Gruppo di lavoro, che nel corso delle attività di approfondimento ha svolto numerose audizioni di esperti di elevata qualificazione, esperienza accademica e professionale, evidenzia come il vincolo della sua ubicazione nel punto di minima distanza fra Sicilia e Calabria (circa 3 km), allontana l'attraversamento dai baricentri delle aree metropolitane di Messina e Reggio Calabria, comportando al tempo stesso la necessità di realizzare un ponte sospeso con una luce maggiore del 50% di quella del ponte più lungo ad oggi realizzato al mondo, con un notevole impatto visivo (anche in ragione dell'altezza necessaria per le torri) e alla vicinanza di zone sensibili sotto il profilo naturalistico;

         lo Stretto di Messina è considerato una "unità di paesaggio" che fa parte di un più grande contesto basato sui due pilastri Aspromontano e Peloritano, i cui primi rilievi settentrionali costituiscono le colonne portanti del sistema che comprende anche l'Etna e le Isole Eolie ed in questi termini è necessario comprenderne la unicità paesaggistico-percettiva. É infatti da questo sistema che deriva l'eccezionalità di questo sito e da cui discendono i valori scenici e percettivi, grazie al rapporto tra i massici montuosi delle due sponde che di fatto sono uno la naturale prosecuzione dell'altro e lo specchio d'acqua su cui si affacciano;

        dall'analisi ricognitiva sul quadro vincolistico territoriale emerge la presenza, sia sulla costa Calabra che quella Siciliana, di numerosi elementi paesaggistici e culturali tutelati dal Codice dei Beni Culturali (D.lgs 42/200, Artt. 142, 136 e 10), mentre per quanto attiene le aree protette, il contesto calabro e quello siculo vedono la presenza di un articolato sistema di siti afferenti alla Rete Natura 2000 (ZPS e SIC/ZSC), ambiti tutelati dalle Direttive comunitarie 2009/147/CE e 92/43/CEE. Nel complesso si tratta di un'area naturalistica di primaria importanza a grande scala, essendo un corridoio ecologico per molte specie faunistiche dell'ambiente marino e per l'avifauna, oltre che un habitat marino e terrestre ricco di biodiversità;

        la parte marina dello Stretto è un unicum nel Mediterraneo, con caratteristiche peculiari dal punto di vista oceanografico e delle biocenosi dei fondali, testimoniata dal passaggio dei cetacei, dalle migrazioni del tonno rosso e dei pesce spada, dalle specie abissali oltre che dalle ampie praterie di Posidonia oceanica;

        per quanto su richiamato lo Stretto di Messina risulta un importantissimo luogo dove si rileva una delle più alte concentrazioni di biodiversità al mondo e non è un caso che successivamente all'approvazione del progetto Preliminare di cui alla Delibera CIPE n. 66 del 01/08/2003 la Commissione Europea abbia aperto la procedura d'infrazione 2003/4090 ex art.226 del Trattato CE, in quanto non sono state adottate misure idonee a prevenire l'inquinamento e il deterioramento degli habitat, nonché le perturbazioni dannose agli uccelli, in riferimento alle IBA 150-153, così come previsto dall'art.4 paragrafo 4 direttiva 79/409/CEE, e che non sono state identificate adeguate misure di mitigazione per il pSIC IT03008 Capo Peloro Laghi di Gianzirri e la ZPS ITA030011 Dorsale Curcuraci Antennamare, al fine di diminuire gli impatti ed evitare che la conclusione della valutazione di incidenza fosse negativa, né si è preso atto dell'impatto pregiudizievole dell'integrità della ZPS, eventualmente subordinando l'approvazione del progetto alla procedura ex art.6, paragrafo 4 Direttiva 92/43/CEE;

        la Commissione Tecnica VIA del Ministero dell'Ambiente, in conclusione dell'analisi svolta sulla Valutazione d'Incidenza (VIncA) presentata nel 2011 unitamente al progetto Definitivo, ha ritenuto che le criticità sollevate dalla Commissione Europea non fossero state completamente rimosse, ravvisando la necessità di richiedere al proponente chiarimenti e documentazione integrativa al progetto, all'esito dell'esame della quale, concludeva per le aree (SIC e ZPS) interferite dall'opera l'istruttoria delle VIncA un'incidenza negativa sugli habitat del SIC ITA03008 Capo Peolro - Laghi di Gianzirri e sull'avifauna appartenenti a specie di interesse conservazionistico comunitario della ZPS IT9350300 Costa Viola e della ZPS ITA030042 Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e Area Marina delle Stretto

        tenuto conto che:

        l'articolo 117 della Costituzione così come modificato dall'articolo 3 legge Costituzionale, 18 ottobre 2001, n. 3, pone in rilievo i rapporti dello Stato con altri ordinamenti come quello comunitario, costituzionalizza il rispetto dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali ponendo senz'altro la questione dell'illegittimità di provvedimenti legislativi statali in contrasto con i principi e le norme sovranazionali: illegittimità che espone lo Stato, nello specifico caso di violazione degli obblighi europei, a procedure d'infrazione;

       la legge costituzionale 22 febbraio 2022, n. 1, ha inserito al novellato articolo 9 e 41 della Costituzione un esplicito riferimento alla tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, la cui protezione rientra ora tra i principi fondamentali del nostro ordinamento;

        tale tutela viene assicurata "anche nell'interesse delle future generazioni". Le scelte pubbliche, politiche ed economiche devono, dunque, essere ispirate a un principio di solidarietà e responsabilità intergenerazionale applicabile anche in mancanza di normative specifiche, un diritto fondamentale, che non può essere oggetto di interventi arbitrari da parte delle istituzioni;

         la regolazione del settore da parte delle leggi deve poter essere adottata, controllata e interpretata attraverso indicazioni univoche del testo costituzionale, al fine di assicurare la più alta tutela possibile, a tutti i livelli, dei principi fondamentale dell'ordinamento;

         alla luce del quadro complessivo fin qui esposto appare del tutto evidente la totale incompatibilità del decreto in esame con gli articoli 9, 41, 77 e 117 della Costituzione,

         delibera, ai sensi dell'articolo 78, comma 3, del Regolamento del Senato, di non procedere all'esame dell'A.S. 705.

 

 

 

Allegato B

Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 551

La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Barachini, Berlusconi, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Camusso, Cantalamessa, Castelli, Cattaneo, Damante, De Poli, Durigon, Fazzolari, La Pietra, Leonardi, Licheri Sabrina, Mirabelli, Monti, Morelli, Napolitano, Nicita, Ostellari, Pogliese, Rauti, Renzi, Rubbia, Segre, Sisto, Turco e Unterberger.

.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Craxi, Menia, Pucciarelli e Spagnolli, per attività della 3ª Commissione permanente; Zaffini, per attività della 10a Commissione permanente; Borghi Claudio e Ronzulli, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Losacco e Paroli, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO; Licheri Ettore Antonio e Spinelli, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; Giacobbe, per attività dell'Assemblea parlamentare dell'InCE.

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, Ufficio di Presidenza

La Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, ha proceduto all'elezione dell'Ufficio di Presidenza.

Sono risultati eletti:

Presidente: deputata Chiara Colosimo;

Vice Presidenti: deputato Mauro D'Attis e deputato Federico Cafiero De Raho;

Segretari: senatore Antonio Iannone e deputato Anthony Emanuele Barbagallo.

Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati

Presidente del Consiglio dei ministri

Ministro dell'economia e delle finanze

Ministro della salute

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, recante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali (714)

(presentato in data 19/05/2023)

C.1060 approvato dalla Camera dei deputati.

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale

Adesione della Repubblica italiana al Protocollo addizionale alla Convenzione sul contratto di trasporto internazionale di merci su strada (CMR) concernente la lettera di vettura elettronica, fatto a Ginevra il 20 febbraio 2008 (715)

(presentato in data 19/05/2023);

senatore Menia Roberto

Concessione della promozione a titolo onorifico ai militari di ogni ordine e grado esuli dai territori ceduti dall'Italia (716)

(presentato in data 18/05/2023);

senatori Zedda Antonella, Satta Giovanni

Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, concernenti l'istituzione delle circoscrizioni Sicilia e Sardegna per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia (717)

(presentato in data 18/05/2023);

senatori Zullo Ignazio, Russo Raoul, Berrino Gianni, Pogliese Salvo, Sallemi Salvatore, Bucalo Carmela

Disposizioni in materia di screening nazionale gratuito per l'eliminazione del virus HCV (718)

(presentato in data 18/05/2023);

senatori Crisanti Andrea, Irto Nicola

Modifiche al decreto legislativo 4 agosto 2016, n. 171, in materia di nomina del direttore generale delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del Servizio sanitario nazionale (719)

(presentato in data 19/05/2023);

senatori Rosa Gianni, Fallucchi Anna Maria, Petrenga Giovanna, Spinelli Domenica, Gelmetti Matteo, Sigismondi Etelwardo, Rapani Ernesto, Mancini Paola, Mieli Ester, De Priamo Andrea, Zedda Antonella, Marcheschi Paolo, Zullo Ignazio, Iannone Antonio, Sallemi Salvatore, Farolfi Marta, Della Porta Costanzo

Modifiche alla legge 14 febbraio 1974, n. 37, concernenti la gratuità del trasporto dei cani guida dei ciechi sui mezzi di trasporto pubblico (720)

(presentato in data 19/05/2023);

senatori Minasi Tilde, Germana' Antonino

Concessione di un contributo a favore del Reggio Calabria Film Fest (721)

(presentato in data 23/05/2023);

senatore Cantalamessa Gianluca

Modifica all'articolo 414 del codice penale, in materia di apologia dei reati di associazione di tipo mafioso e di scambio elettorale politico-mafioso (722)

(presentato in data 23/05/2023);

senatori Stefani Erika, Bergesio Giorgio Maria, Borghi Claudio, Cantalamessa Gianluca, Cantu' Maria Cristina, Dreosto Marco, Garavaglia Massimo, Minasi Tilde, Murelli Elena, Pirovano Daisy, Potenti Manfredi, Pucciarelli Stefania, Spelgatti Nicoletta, Tosato Paolo

Semplificazioni per la realizzazione di spettacoli dal vivo e proiezioni cinematografiche (723)

(presentato in data 23/05/2023);

senatori Potenti Manfredi, Bergesio Giorgio Maria, Cantu' Maria Cristina, Dreosto Marco, Minasi Tilde

Modifiche al regio decreto 23 ottobre 1925, n. 2537, recante approvazione del regolamento per le professioni d'ingegnere e di architetto (724)

(presentato in data 23/05/2023).

Disegni di legge, assegnazione

In sede redigente

2ª Commissione permanente Giustizia

sen. Stefani Erika ed altri

Modifiche all'articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell'esecuzione della pena (629)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

(assegnato in data 19/05/2023);

2ª Commissione permanente Giustizia

sen. Lopreiato Ada

Modifiche al decreto legislativo 13 luglio 2017, n.116, in materia di assegnazione ad altra sede del magistrato onorario che assiste un familiare con disabilità, di periodicità della corresponsione dell'indennità ai magistrati onorari e di versamento dei contributi previdenziali da parte dei medesimi magistrati onorari (666)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

(assegnato in data 19/05/2023);

7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport

sen. Malpezzi Simona Flavia ed altri

Misure per la realizzazione di ambienti di apprendimento innovativi denominati «Eureteka» (642)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

(assegnato in data 19/05/2023);

8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

sen. Nicita Antonio

Disposizioni in materia di servizio pubblico radiotelevisivo (199)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

(assegnato in data 19/05/2023);

8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

sen. Malan Lucio ed altri

Modifiche al codice della navigazione e altre disposizioni in materia di ordinamento amministrativo della navigazione e del lavoro marittimo (673)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

(assegnato in data 19/05/2023);

9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare

sen. Cataldi Roberto

Disposizioni in materia di incentivi alle imprese per gli investimenti nelle aree economicamente depresse del territorio nazionale (575)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

(assegnato in data 19/05/2023);

9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare

sen. Rosa Gianni ed altri

Deroghe per le attività artigianali e le attività commerciali classificate come esercizio di vicinato nei centri storici (655)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

(assegnato in data 19/05/2023);

10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

sen. Iannone Antonio ed altri

Modifiche all'articolo 2 del decreto legislativo 30 aprile 1997, n. 184, in materia di ricongiunzione, di riscatto e di prosecuzione volontaria ai fini pensionistici (436)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport

(assegnato in data 19/05/2023);

10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

sen. De Poli Antonio

Modifiche alla legge 4 luglio 2005, n. 123, concernenti lo svolgimento di indagini diagnostiche per l'accertamento della celiachia nei bambini di età compresa tra sei e dieci anni (524)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio

(assegnato in data 19/05/2023).

In sede referente

6ª (Finanze) e 10ª (Sanità e lavoro)

Gov. Meloni-I: Presidente del Consiglio dei ministri Meloni Giorgia, Ministro dell'economia e delle finanze Giorgetti Giancarlo ed altri

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 marzo 2023, n. 34, recante misure urgenti a sostegno delle famiglie e delle imprese per l'acquisto di energia elettrica e gas naturale, nonché in materia di salute e adempimenti fiscali (714)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, Comitato per la legislazione

C.1060 approvato dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 19/05/2023).

Disegni di legge, presentazione del testo degli articoli

In data 23/05/2023 la 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport ha presentato il testo degli articoli approvati in sede redigente dalla Commissione stessa, per il disegno di legge:

sen. Segre Liliana "Celebrazioni per il centesimo anniversario della morte di Giacomo Matteotti" (551)

(presentato in data 15/02/2023)

Governo, trasmissione di atti per il parere. Deferimento

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera del 19 maggio 2023, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55 - lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante conferimento dell'incarico di Commissario straordinario per l'infrastruttura idrica di Pietrarossa in Sicilia (n. 47).

Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è deferito alla 8ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro 20 giorni dall'assegnazione.

Governo, trasmissione di atti e documenti

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 19 maggio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni la comunicazione concernente il conferimento ad interim di incarico di funzione dirigenziale di livello generale al dottor Amedeo Teti, dirigente di prima fascia del ruolo dirigenziale del Ministero delle imprese e del made in Italy.

Tale comunicazione è depositata presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 12 maggio 2023, ha inviato, ai fini dell'attuazione dell'articolo 1, comma 313, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, la relazione sui risultati raggiunti nell'attuazione dei progetti Normattiva e x-leges e sulle loro prospettive di sviluppo, aggiornata al 30 aprile 2023 (Atto n. 163).

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 17 maggio 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, la richiesta di informazioni supplementari formulata dalla Commissione europea in ordine alla notifica 2022/0208/I relativa allo schema di regolamento recante «"Avvio della consultazione pubblica sullo schema di regolamento recante attuazione dell'art. 41, comma 9, del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 208 in materia di programmi, video generati dagli utenti ovvero comunicazioni commerciali audiovisive diretti al pubblico italiano e veicolati da una piattaforma per la condivisione di video il cui fornitore è stabilito in un altro stato membro" di cui alla Delibera n. 76/23/CONS del 16 marzo 2023».

La predetta documentazione è deferita alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Atto n. 162).

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 17 maggio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 14, comma 10, della legge 28 novembre 2005, n. 246, la relazione sullo stato di applicazione dell'analisi di impatto della regolamentazione, relativa all'anno 2022.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a Commissione permanente (Doc. LXXXIII, n. 1).

Con lettere in data 15 e 18 maggio 2023, il Ministero dell'interno, in adempimento a quanto previsto dall'articolo 141, comma 6 del decreto legislativo 8 agosto 2000, n. 267, ha comunicato gli estremi del decreto del Presidente della Repubblica concernenti lo scioglimento dei consigli comunali di Casandrino (Napoli), Lenna (Bergamo), Melito di Napoli (Napoli) e Bellegra (Roma).

Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 17 maggio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 59 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, l'Atto di indirizzo concernente gli sviluppi della politica fiscale, le linee generali e gli obiettivi della gestione tributaria, le grandezze finanziarie e le altre condizioni nelle quali si sviluppa l'attività delle Agenzie fiscali, per gli anni 2023-2025.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 6a Commissione permanente (Doc. CII, n. 1).

Il Ministro della giustizia, con lettera in data 19 maggio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, della legge 28 aprile 2014, n. 67, la relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni in materia di messa alla prova dell'imputato, relativa all'anno 2022.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a Commissione permanente (Doc. CCVII, n. 1).

Il Ministro dell'università e della ricerca, con lettera in data 16 maggio 2023, ha inviato - ai sensi dell'articolo 11 del decreto legislativo 31 dicembre 2009, n. 213 - la comunicazione concernente la nomina del professor Antonio Zoccoli a Presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) (n. 12).

Tale comunicazione è stata trasmessa, per competenza, alla 7a Commissione permanente.

Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento

Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:

- Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la decisione 2009/917/GAI del Consiglio per quanto riguarda l'allineamento alle norme dell'Unione in materia di protezione dei dati personali (COM(2023) 244 definitivo), alla 6a Commissione permanente e, per il parere, alla 2a e alla 4a Commissione permanente;

- Comunicazione congiunta al Parlamento europeo, al Consiglio e al Comitato economico e sociale europeo sulla lotta contro la corruzione (JOIN(2023) 12 definitivo), alla 2a Commissione permanente e, per il parere, alla 3a e alla 4a Commissione permanente.

Autorità garante della concorrenza e del mercato, trasmissione di atti. Deferimento

Il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 16 maggio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 21 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, una segnalazione concernente le tariffe imposte per le verifiche sui dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e di impianti elettrici pericolosi.

La predetta segnalazione è stata trasmessa, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a, alla 9ª e alla 10a Commissione permanente (Atto n. 161).

Corte costituzionale, trasmissione di sentenze. Deferimento

La Corte costituzionale ha trasmesso, a norma dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, la seguente sentenza, che è deferita, ai sensi dell'articolo 139, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia:

sentenza n. 98 del 5 aprile 2023, depositata il successivo 18 maggio, con la quale dichiara l'illegittimità costituzionale dell'art. 210, comma 1, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (Codice dell'ordinamento militare), nella parte in cui non contempla, accanto ai medici militari, anche gli psicologi militari tra i soggetti a cui, in deroga all'art. 894 del codice medesimo, non sono applicabili le norme relative alle incompatibilità inerenti l'esercizio delle attività libero professionali, nonché le limitazioni previste dai contratti e dalle convenzioni con il servizio sanitario nazionale (Doc. VII, n. 26) - alla 1a, alla 2a, alla 4a e alla 10a Commissione permanente.

Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento

La Corte dei conti, con lettera in data 18 maggio 2023, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 4, comma 2, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, il conto consuntivo della Corte dei conti relativo all'esercizio finanziario 2022, corredato dalla nota integrativa.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 160).

Regioni e province autonome, trasmissione di relazioni. Deferimento

La Difesa civica della Provincia autonoma di Bolzano, con lettera in data 18 maggio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2022.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a Commissione permanente (Doc. CXXVIII, n. 5).

Interrogazioni

ROSSOMANDO - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

con il decreto legislativo n. 155 del 2012, "Nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148", è stata riformata la geografia giudiziaria attraverso la soppressione di tribunali ordinari, sezioni distaccate e procure della Repubblica, procedendo conseguentemente all'accorpamento di territori e alla ridefinizione dei bacini di utenza delle strutture rimaste;

per quanto riguarda il Piemonte, sono stati soppressi 7 tribunali (Pinerolo, Saluzzo, Mondovì, Alba, Casale Monferrato, Tortona e Acqui Terme), con l'obiettivo di accorpare i tribunali minori alle città capoluogo di provincia. Nel caso specifico, nella città di Ivrea (Torino), il tribunale è stato mantenuto e ad esso sono stati accorpati i territori delle sezioni distaccate (soppresse) di Ciriè e Chivasso, prima rientranti nel circondario del tribunale di Torino. Questo ha comportato il fatto che il territorio di competenza del circondario eporediese è diventato il triplo rispetto a prima (passato ad una superficie totale di 298.900 metri quadrati) e anche il bacino di utenza, passato dagli originari 184.000 abitanti agli attuali 514.977 (dati tratti da COSMAG);

a fronte di una trasformazione e di un ampliamento così radicali, il tribunale di Ivrea non ha però accorpato nessuna risorsa aggiuntiva dai territori incamerati, come invece previsto dall'articolo 5 del decreto legislativo n. 155 e come accaduto per altri circondari che hanno inglobato sezioni soppresse. Alla data di entrata in vigore della riforma della geografia giudiziaria, infatti, nel 2013, il tribunale aveva una pianta organica composta da 4 magistrati, aumentata negli anni a 9 unità più il procuratore della Repubblica, mentre, per quanto riguarda il personale amministrativo e la Polizia giudiziaria, la situazione è rimasta invariata;

il personale amministrativo è fermo a 29 unità, di cui solo 19 in servizio, mentre la Polizia giudiziaria è composta da 8 unità, contravvenendo a quanto previsto dall'articolo 6, comma 1, del decreto legislativo n. 271 del 1989, che prevede che l'organico delle sezioni di Polizia giudiziaria sia costituito da personale in numero non inferiore al doppio di quello dei magistrati previsti nell'organico delle procure della Repubblica. Anche il numero dei vice procuratori onorari si presenta come insufficiente allo svolgimento regolare delle cause e allo smaltimento degli arretrati;

il procuratore della Repubblica dottoressa Viglione ha più volte denunciato questa situazione di grave inadeguatezza dell'organico del Tribunale di Ivrea, che pone la Procura, nel rapporto tra pubblici ministeri e abitanti, al 139° posto su 139 uffici requirenti, secondo i dati ufficiali del Ministero della giustizia ("Relazione sulla ispezione del Ministero della Giustizia agli uffici giudiziari del Tribunale, della Procura della Repubblica e dell'UNEP di Ivrea di luglio 2019");

come esposto in diverse comunicazioni della dottoressa Viglione al Ministro in indirizzo (2 novembre 2022), al direttore del personale e della formazione del Ministero (5 gennaio 2023) e al Consiglio superiore della magistratura (l'ultima del 3 maggio 2023), e ribadito pubblicamente in un'intervista a "La Stampa" del 24 aprile, a fronte di un territorio così ampio, che presenta diverse criticità, e di un bacino di utenza che a seguito della riforma si è triplicato, il Tribunale di Ivrea, con una scopertura nell'organico in media del 40 per cento rispetto a quanto previsto, è nell'impossibilità di far fronte all'immensa mole di fascicoli pendenti: la media pro capite per ogni pubblico ministero è di circa 2.000 fascicoli, che rappresenta un "primato" assoluto sul territorio italiano;

ciò che emerge, quindi, dall'analisi dei dati e dalle comunicazioni del procuratore della Repubblica di Ivrea è un quadro drammatico di insufficienza cronica di organico, che deriva sicuramente dalla scopertura dei posti assegnati ma che parrebbe essere strutturale a causa di una sottovalutazione, all'origine della riforma del 2012, della trasformazione e dell'ampliamento del territorio di competenza e del bacino di utenza del circondario eporediese;

si noti che, dai dati complessivo raccolti, anche se la pianta organica dei magistrati fosse sempre stata coperta (e ciò non è mai avvenuto), si sarebbe avuta comunque una pendenza media pro capite quattro volte superiore la media nazionale;

in sostanza, dai dati raccolti risulta l'assoluta inadeguatezza di tutte le piante organiche con rifermento a magistrati, personale amministrativo e Polizia giudiziaria;

tale situazione è stata anche esposta dal consiglio dell'ordine degli avvocati di Ivrea, che in una lettera del 2 maggio 2023 ha proposto l'apertura di un "tavolo di lavoro" per un confronto costruttivo sulla grave situazione degli uffici giudiziari di Ivrea, e dalle rappresentanze sindacali di CGIL, CISL e UIL del personale del tribunale che, come si apprende dalla stampa, si sono riunite in assemblea il 9 maggio davanti al tribunale, riunione alla quale erano presenti il presidente del Tribunale dottor Bevilacqua e il procuratore della Repubblica dottoressa Viglione,

si chiede di sapere quali azioni il Ministro in indirizzo intenda porre in essere per il ripristino di consone condizioni di lavoro per i magistrati e il personale del circondario eporediese e consentire un adeguato servizio giustizia nel territorio.

(3-00455)

MARTELLA - Al Ministro della salute. - Premesso che:

da alcune settimane gli organi di informazione segnalano una serie di criticità nell'ambito del servizio sanitario pubblico, con particolare riferimento all'ambito territoriale di Padova ed afferenti alla possibilità di effettuare esami ematologici, spesso anche di routine;

in merito si riscontrano non solo tempi che si sono notevolmente allungati, ma anche una discrasia di costi tra strutture pubbliche e accreditate, il che genera notevole confusione tra i pazienti;

tre o quattro settimane risultano essere eccessive per pazienti che hanno necessità dell'esame, tanto che spesso sono costretti a rivolgersi a strutture private a pagamento;

è sconcertante che nell'ambito dello stesso laboratorio di analisi per la prestazione a carico del SSN i tempi di attesa siano di circa un mese, mentre se si paga privatamente è possibile effettuare l'esame tutti i giorni;

è evidente che per i cittadini c'è un palese ostacolo nell'accesso al servizio sanitario pubblico per una prestazione di base,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di verificare gli elementi di criticità e assicurare il pieno rispetto dei livelli essenziali di assistenza e l'accesso dei cittadini alle prestazioni nelle strutture pubbliche e accreditate di Padova, e contrastare così ogni forma di speculazione.

(3-00457)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

MENIA - Al Ministro della difesa. - Premesso che:

dal 1999 un gruppo di alpini appartenenti all'Associazione nazionale alpini del Friuli-Venezia Giulia, a cui si sono uniti nel tempo alpini veneti e bresciani, ripercorre le montagne che hanno visto il sacrificio dei soldati italiani e greci durante la campagna di Grecia ed Albania (1940-1941); le catene montuose del Golico, dello Scindeli, del Trebescini e la valle del fiume Vojussa sono definite come il "Calvario" o il "Golgota" degli alpini, con zone che non vengono visitate dalla fine della guerra e dove, durante pellegrinaggi della memoria, si sono recuperati resti insepolti di militari, italiani e greci;

in seguito al ritrovamento, nel 2010, del memoriale del cappellano del battaglione "Gemona", padre Generoso (Attilio Ghiglione da Pontedecimo, Genova), si è venuti a conoscenza delle sepolture da lui effettuate, assieme al cappellano del battaglione "Cividale", don Bruno Martignon, sul monte Golico durante la ritirata della brigata "Julia". Tra la documentazione di padre Generoso sono state ritrovate mappe, dettagliatissime, di sepolture con i nomi dei caduti; l'associazione è certa che nel bosco a quota 1.250 metri del monte siano inumati, sotto circa 40 centimetri di terra, circa 60 soldati italiani caduti nel marzo 1941. Si rammenta che intorno al 1960 una commissione italiana per il recupero dei caduti si recò in Albania sul Golico per il recupero delle salme, ma riesumò soltanto quelle raccolte nel cimitero a quota 1.624 metri e quelle sepolte a Koder, tralasciando quelle sepolte nel bosco a quota 1.250 metri e, molto probabilmente, anche quelle del costone di Peshtan a quota 1.192;

nel 2021 il commissario generale per le onoranze ai caduti scrisse al presidente dell'Associazione nazionale alpini per comunicare che era stata affrontata la questione della campagna di ricerca dei caduti dispersi in Albania. Nel 2019 il commissariato generale aveva avviato l'iter per la sottoscrizione di un accordo bilaterale tra il Governo italiano e il Governo albanese finalizzato alla regolamentazione delle attività di ricerca, riesumazione e identificazione e successivo trasporto in Italia dei militari italiani caduti in Albania durante la prima e la seconda guerra mondiale. Il commissario aveva fatto presente che l'accordo risultava indispensabile per svolgere l'attività di ricerca dei caduti italiani nella località di monte Golico; una bozza di accordo era stata esaminata nel mese di novembre 2020 dall'Albania, la quale aveva richiesto l'effettuazione di alcuni approfondimenti ai quali il commissariato generale aveva fornito risconto, sollecitando al contempo gli altri aventi causa e interessati alle attività di recupero delle salme a concludere le attività di propria pertinenza;

ad oggi la situazione non ha avuto un'evoluzione e l'accordo non è stato firmato dai due Governi,

si chiede di sapere:

quale sia lo stato dell'iter dell'accordo e se persistano criticità che impediscono la firma tra le parti;

quali iniziative si intenda comunque porre in essere al fine di giungere in tempi ragionevoli alla positiva conclusione del processo di ricerca e di rimpatrio dei nostri caduti.

(3-00456)

ALFIERI, FURLAN - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Premesso che:

nel novembre 2018, l'Agenzia spaziale europea ha firmato un accordo con l'Agenzia spaziale italiana (ASI) per installare il primo telescopio "Flyeye" sul monte Mufara, in Sicilia, che misura 1.865 metri;

il Flyeye è un telescopio rivoluzionario, fa parte di una rete di quattro telescopi, due per ogni emisfero, che servono ad avere una visione completa del cielo e nasce per monitorare ed intercettare asteroidi a rischio di impatto con la terra. Si tratta di una tecnologia italiana e la sua struttura, simile all'occhio composto di una mosca, utilizza telecamere ed ottiche multiple, suddividendo una sezione del cielo in 16 immagini più piccole, per espandere il campo visivo del telescopio;

secondo quanto riportato dal quotidiano "la Repubblica" il direttore dell'Agenzia spaziale europea, Rolf Densing, in una nota inviata all'ASI e alla Società di sviluppo delle Madonie (Sosvima), avrebbe dichiarato che "Il permesso di costruzione sul monte Mufara appare arenato, o comunque con un'evoluzione troppo lenta e non compatibile con i tempi del progetto". La realizzazione del progetto dunque, sempre secondo quanto riportato dal quotidiano, sarebbe in procinto di essere trasferita in Spagna, dove il direttore delle operazioni dell'ESA avrebbe già effettuato un sopralluogo alle isole Canarie (La Palma e Tenerife), un'area che ospita già numerosi osservatori astronomici;

considerato che la Regione Sicilia, con la deliberazione della Giunta n. 165 del 18 aprile 2023, ha dichiarato il telescopio "opera di interesse strategico per la Regione Siciliana", nonché un progetto importante, che pone l'Italia in una posizione di avanguardia nella ricerca e studio dello spazio, oltre a rappresentare un investimento unico e necessario anche per il rilancio economico e culturale di un'area interna e del Mezzogiorno,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali siano state le comunicazioni intercorse a tal riguardo con il presidente della Regione Siciliana;

se abbia avuto le dovute interlocuzioni con l'Agenzia spaziale italiana sul progetto "Flyeye" e quali azioni necessarie ed urgenti intenda intraprendere al fine di garantire che la collocazione del telescopio sia in Italia e in particolare in Sicilia, secondo quanto già stabilito nell'accordo del 2018, anche alla luce della grave perdita che, in caso di abbandono del progetto, ne deriverebbe al nostro Paese in un settore come quello spaziale nel quale l'Italia figura tra i maggiori leader mondiali.

(3-00458)

GASPARRI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:

il tema delle concessioni balneari marittime è alquanto dibattuto;

sull'argomento l'ultima a pronunciarsi è stata la Corte di giustizia dell'Unione europea che ha sentenziato che le concessioni delle spiagge italiane ''non possono essere rinnovate automaticamente, ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente";

la sentenza ha avuto un impatto notevole poiché il Governo italiano con il decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198 (milleproroghe), convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2023, n. 14, ha prorogato al 31 dicembre 2024 le concessioni esistenti e successivamente il Consiglio di Stato, con sentenza del 1° marzo 2023, si è espresso in senso contrario a quanto disposto;

sulle spiagge italiane grava da tempo una procedura d'infrazione UE per violazione della cosiddetta direttiva Bolkestein (direttiva 2006/123/CE), sulla cui applicabilità o meno alle concessioni balneari si è molto dibattuto;

nell'ultima sentenza la Corte UE evidenzia che tale direttiva si applica a tutte le concessioni di occupazione del demanio marittimo ma che "il diritto dell'Unione non osta a che la scarsità delle risorse naturali e delle concessioni disponibili sia valutata combinando un approccio generale e astratto, a livello nazionale, e un approccio caso per caso, basato su un'analisi del territorio costiero del comune in questione. È necessario che i criteri adottati da uno Stato membro per valutare la scarsità delle risorse naturali utilizzabili si basino su parametri obiettivi, non discriminatori, trasparenti e proporzionati";

spetta a ciascuno Stato, dunque, valutare se all'interno del proprio territorio la "risorsa spiaggia" possa considerarsi scarsa o meno;

la linea tracciata dal Governo italiano fino ad oggi è stata chiara: attendere la verifica della mappatura;

a tal proposito si è istituito, presso il Dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei ministri, il tavolo tecnico consultivo sulle concessioni demaniali marittime con l'obiettivo di definire i criteri tecnici per la determinazione della sussistenza della scarsità della risorsa naturale disponibile, tenuto conto sia del dato complessivo nazionale sia di quello disaggregato a livello regionale;

nei giorni scorsi la direzione regionale Toscana e Umbria dell'Agenzia del demanio ha inviato ai Comuni delle lettere con le quali si comunicava la volontà di procedere all'attività di incameramento delle opere inamovibili di cui all'art. 49 del codice della navigazione (di cui al regio decreto 30 marzo 1942, n. 327, e successive modifiche), chiedendo che le pubbliche amministrazioni comunicassero agli attuali concessionari l'avvio dell'iter amministrativo;

alcuni Comuni hanno già iniziato a informare gli imprenditori balneari della circostanza e richiesto la relativa documentazione, mentre altri hanno sottolineato l'illegittimità della richiesta pervenuta loro;

tali lettere rappresentano un atto formale di avvio di una procedura di esproprio;

l'avvio di una procedura di incameramento prima della scadenza di una concessione si pone in contrasto con le vigenti norme giuridiche e con la giurisprudenza del Consiglio di Stato che afferma la possibilità di acquisizione solo al momento dell'effettivo termine della concessione: tale richiesta quindi appare ancora più anomala a fronte dell'incertezza in merito alla futura applicabilità della direttiva Bolkestein e quindi del reale termine di scadenza dei titoli;

tale iniziativa ha generato incertezza su quale debba essere il ruolo dei Comuni nella procedura nonché su quali iniziative essi debbano legittimamente intraprendere,

si chiede di sapere:

quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano assumere, ciascuno per le parti di competenza, al fine di fornire un chiarimento rispetto all'iniziativa dell'Agenzia del demanio, con la quale essa ha intrapreso l'azione di incameramento in anticipo rispetto alla scadenza delle concessioni e in un clima generale di incertezza in merito alla stessa applicabilità della direttiva Bolkestein al caso italiano;

se intendano chiarire come mai l'Agenzia del demanio abbia posto in essere una tale iniziativa senza alcuna autorizzazione da parte della Capitaneria di porto, considerato che ai sensi di legge è infatti quest'ultima che può dare avvio alla commissione di incameramento.

(3-00459)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

MENIA, BARCAIUOLO - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

la situazione di insicurezza diffusa all'interno e nei pressi della stazione ferroviaria di Reggio Emilia, sita in piazzale Marconi, ha raggiunto livelli non più tollerabili dai cittadini del quartiere e dai passeggeri, cosa di cui si occupa quotidianamente la stampa locale e recentemente anche la televisione nazionale;

l'impegno delle forze dell'ordine, con ronde interforze che hanno portato all'arresto di numerosi spacciatori di sostanze stupefacenti, non potrà però essere garantito, nei servizi attuali, molto a lungo, come dichiarato dal prefetto vicario in una recente riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza;

la stazione è priva, da lungo tempo, di una postazione fissa della Polizia ferroviaria, che quando era presente contribuiva fattivamente a garantire la sicurezza dei passeggeri e dei tassisti che operano all'esterno, fatti oggetto di minacce da parte di spacciatori extracomunitari;

considerata la situazione e ritenendo importante il ripristino del presidio fisso della Polizia ferroviaria all'interno della stazione di piazzale Marconi, che avrebbe un ruolo importante di presidio per la sicurezza anche della zona esterna,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non reputi necessario istituire nuovamente il presidio fisso della Polizia ferroviaria all'interno della stazione ferroviaria di Reggio Emilia, e quali altre iniziative intenda adottare al fine di garantire la sicurezza ai passeggeri, ai cittadini della zona, ai tassisti che operano all'esterno e più in generale alle persone che vi transitano.

(4-00470)

GASPARRI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

dalle cronache di pubblico dominio si rileva che l'evento milanese sull'utero in affitto, denominato "Wish for a baby" e svoltosi il 20 e 21 maggio 2023, costituisce una palese e plurima violazione delle leggi vigenti in Italia, dove i bambini non si comprano e il corpo delle donne non si affitta per mettere al mondo vite da vendere;

la Procura della Repubblica di Milano non è intervenuta, come da diverse parti sollecitato, per impedire iniziative in palese contrasto contro le leggi vigenti in Italia in materia,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo ritenga di dover valutare se disporre dei propri poteri ispettivi in relazione al contegno degli uffici giudiziari competenti.

(4-00471)

DE CRISTOFARO - Ai Ministri dell'istruzione e del merito, del lavoro e delle politiche sociali, per la pubblica amministrazione e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

il comma 960 dell'art. 1 della legge n. 234 del 2021 ha integrato l'articolo 58 del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, modificando il comma 5-septies;

il nuovo testo autorizza il Ministero dell'istruzione ad avviare una nuova procedura selettiva per l'assunzione su posti di collaboratore scolastico nella scuola statale;

questa procedura era finalizzata, a decorrere dal 1° settembre 2022, all'assunzione alle dipendenze dello Stato di lavoratrici e lavoratori ex LSU e appalti storici, impegnati per almeno 5 anni presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, per lo svolgimento di servizi di pulizia e ausiliari, in qualità di dipendente a tempo determinato o indeterminato di imprese titolari di contratti per lo svolgimento dei predetti servizi;

questa terza procedura selettiva avrebbe riguardato i lavoratori ex LSU e degli appalti storici che, pur in possesso dei requisiti richiesti, non avevano potuto partecipare alla precedente procedura per mancanza di posti nella loro provincia di appartenenza;

l'assunzione dovrebbe avvenire sui 590 posti residuati nelle province, in cui è stata espletata la precedente procedura assunzionale dello stesso personale;

considerato che:

per la suddetta procedura era prevista, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, la pubblicazione di un decreto interministeriale del Ministro dell'istruzione che, di concerto con i Ministri del lavoro e delle politiche sociali, per la pubblica amministrazione e dell'economia e delle finanze, che confermasse i requisiti per la partecipazione alla procedura selettiva, nonché le relative modalità di svolgimento e i termini per la presentazione delle domande;

detto decreto doveva autorizzare a sua volta il Ministero dell'istruzione ad emanare il bando per indicare i posti disponibili e le modalità di espletamento della procedura selettiva da parte degli uffici scolastici regionali a livello provinciale;

ritenuto che:

il comma 1 dell'art. 5 del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198 ha prorogato al 1° settembre 2023 la data di assunzione alle dipendenze dello Stato di lavoratrici e lavoratori ex LSU e appalti storici, riaprendo di conseguenza i termini per l'espletamento delle procedure previste dal comma 5-septies dell'articolo 58 del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69;

a parere dell'interrogante, occorre dare una risposta certa a quelle lavoratrici e lavoratori che rivendicano l'attuazione di un diritto assicurato dalla legge, anche perché, nel frattempo, sono stati sospesi dalle ditte di pulizia dal lavoro precedente e di conseguenza vivono in una condizione psicologica ed economica molto difficile e in alcuni casi drammatica,

si chiede di sapere quali misure i Ministri in indirizzo vogliano intraprendere al fine di concludere tempestivamente le procedure necessarie per assicurare l'assunzione nel profilo di collaboratore scolastico del personale delle imprese già impegnate nella pulizia delle scuole e avviare la costruzione di un progetto organizzativo più certo per il prossimo anno scolastico.

(4-00472)

Interrogazioni, già assegnate a Commissioni permanenti, da svolgere in Assemblea

L'interrogazione 3-00343, del senatore Martella, precedentemente assegnata per lo svolgimento alla 10ª Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale), sarà svolta in Assemblea, in accoglimento della richiesta formulata in tal senso dall'interrogante.

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

10ª Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale):

3-00457 del senatore Martella sulla difficoltà ad effettuare esami del sangue a Padova.