Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 065 del 04/05/2023

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------

65a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

GIOVEDÌ 4 MAGGIO 2023

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Presidenza del vice presidente GASPARRI,

indi del vice presidente CASTELLONE

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Azione-Italia Viva-RenewEurope: Az-IV-RE; Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE: Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-Patt, Campobase, Sud Chiama Nord): Aut (SVP-Patt, Cb, SCN); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente GASPARRI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 10,02).

Si dia lettura del processo verbale.

STEFANI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni (ore 10,04)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

Sarà svolta per prima l'interrogazione 3-00177 su un caso di ingiusta detenzione derivante dall'utilizzo di intercettazioni.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

SISTO, vice ministro della giustizia. Signor Presidente, ringrazio innanzitutto l'interrogante. L'interrogazione parlamentare in oggetto si riferisce alla vicenda giudiziaria conclusasi con l'assoluzione in via definitiva di Marco Sorbara, ex assessore comunale e consigliere regionale della Valle d'Aosta, per i delitti per cui era stato originariamente tratto in arresto il 22 gennaio 2019, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare, condannato in primo grado, assolto in grado di appello, evidenziato che il rilievo fondamentale per l'assoluzione - secondo l'interrogante - avrebbe avuto la ricostruzione integrale delle intercettazioni effettuate dagli inquirenti che sarebbero state invece - cito testualmente - «depurate di elementi a suo favore, attraverso un loro utilizzo arbitrario ed artato». Quindi, indicato che numerosi risulterebbero i casi in cui la custodia cautelare è derivata da un utilizzo artificioso e da un errore nell'interpretazione e nell'utilizzo delle trascrizione delle intercettazioni, si avanzano quesiti in ordine alla conoscenza di quanto esposto e quali iniziative si vogliano adottare per scongiurare e prevenire l'utilizzo artificioso e arbitrario delle intercettazioni e uniformare il loro utilizzo ad estrema cautela, nonché per prevedere l'applicazione della custodia cautelare quale soluzione di ultima istanza del sistema processuale penale a presidio del principio costituzionale della presunzione di innocenza, come risulta ancora dall'interrogazione.

Quanto alla vicenda giudiziaria evocata, per completezza va riferito che il procuratore generale presso la corte di appello di Torino ha osservato che, dalla lettura integrale delle motivazioni del provvedimento, emergerebbe come l'assoluzione non sia in alcun modo derivata dall'emersione di particolari contenuti delle intercettazioni giammai sottaciute alla difesa. Il procuratore generale cita pagine della sentenza di appello per suffragare questa affermazione. Anche la procura della Repubblica presso il tribunale ha evidenziato come l'assoluzione pronunciata dalla corte di appello sia stata pronunciata all'esito della globale riconsiderazione di tutto il materiale probatorio presente nel fascicolo processuale, senza dare alcun precipuo e decisivo rilievo ad alcuni specifici contenuti captativi piuttosto che ad altri, e che la sentenza di inammissibilità del ricorso, pronunciata dalla Corte di cassazione il 23 gennaio 2023, è ancora in attesa di deposito della motivazione; cosicché non è lecito comprendere su quali basi siano state tratte diverse conclusioni. Questi sono il contesto motivazionale e lo stato dell'arte della vicenda giudiziaria.

Precisato quanto sopra, merita rammentare che la disciplina delle intercettazioni è stata oggetto di recenti rivisitazioni a partire dalla cosiddetta riforma Orlando, la legge n. 103 del 2017, che aveva delegato il Governo a modificare l'impianto normativo delle intercettazioni di cui al decreto legislativo 29 dicembre 2017, n. 216, più significativamente modificato dal decreto-legge n. 161 del 2019, come convertito nella legge n. 7 del 2020.

La riforma, applicabile ai procedimenti penali iscritti dopo il 31 agosto 2020, ha introdotto diverse disposizioni volte a disciplinare in modo rigoroso tanto la fase di esecuzione delle intercettazioni quanto quella dell'ascolto e della trascrizione del contraddittorio delle parti. Peculiari disposizioni concernono la fase in cui i risultati delle intercettazioni devono secondo peculiari modalità essere riversati agli atti del procedimento - articolo 269, comma 1, e 89-bis, comma 1, il primo del codice di procedura penale, il secondo delle disposizioni di attuazione - che prevedono che tutto il materiale attinente alle intercettazioni sia documentale che fonica confluisca in un server archivio digitale collocato all'interno dei locali della procura, tenuto sotto la direzione della sorveglianza del procuratore della Repubblica che ha richiesto ed eseguito le intercettazioni; di guisa che la successiva consultazione delle intercettazioni potrebbe venire esclusivamente attraverso l'archivio, ove le intercettazioni rimangono conservate fino alla pronuncia di una sentenza non più soggetta a impugnazione. Inoltre gli interessati, quando la documentazione non è più necessaria per il procedimento, possono chiederne la distruzione, a tutela della riservatezza, al giudice che ha autorizzato e convalidato l'intercettazione (capoverso dell'articolo 269 del codice di procedura penale); richiesta sulla quale il giudice deciderà in camera di consiglio con contraddittorio tra le parti interessate.

Viene specificamente disciplinata anche la fase della selezione dei colloqui rilevanti che avviene nella fase delle indagini preliminari innanzi al giudice, una volta che il pubblico ministero abbia dato avviso di deposito delle intercettazioni ai difensori della facoltà di esaminare gli atti, ascoltare le registrazioni o prendere cognizione dei flussi telematici, accedendo all'archivio, entro il termine fissato dal pubblico ministero e prorogabile dal giudice. Scaduto il termine del giudice, il giudice del contraddittorio e delle parti provvederà, ai sensi dell'articolo 268, comma 6, del codice di procedura penale; ognuna delle parti indicherà le intercettazioni ritenute rilevanti e il giudice disporrà l'acquisizione delle conversazioni o dei flussi di comunicazione informatica o telematica che non appaiono irrilevanti.

La riforma ha poi inciso anche sull'articolo 291 del codice di diritto penale concernente il procedimento applicativo delle misure cautelari; il nuovo comma 1 prevede, infatti, che la richiesta ove sia fondata anche sulle intercettazioni debba essere accompagnata dai verbali di cui all'articolo 268, comma 2, limitatamente alle comunicazioni e conversazioni rilevanti e comunque conferiti nell'archivio di cui all'articolo 269. Successivamente all'esecuzione della misura cautelare, il difensore dell'indagato avrà diritto di esaminare e di estrarre copia dei verbali delle comunicazioni di conversazioni intercettate utilizzate e della richiesta della relativa documentazione, nonché di trasporre su supporto idoneo alla riproduzione dei dati le relative registrazioni. Alla fine dell'indagine, potrà accedere al digitale, per la consultazione di fonie e atti non utilizzati per la richiesta.

Dunque, secondo le diverse scansioni temporali ordinate dalla legge, i difensori degli indagati dispongono di strumenti per accedere al contenuto delle intercettazioni, per verificare la corrispondenza delle fonie alle trascrizioni; individuare, acquisire e trascrivere ulteriori conversazioni diverse da quelle ritenute rilevanti dal pubblico ministero, in ipotesi utili in prospettiva difensiva. Ciò ovviamente ha immediati riflessi in sede dibattimentale, ove le intercettazioni vengono utilizzate quali fonti di prova, previa trascrizione mediante perizia. Sia il pubblico ministero che i difensori degli imputati hanno la facoltà di chiedere - come noto - la trascrizione delle intercettazioni ritenute utili e rilevanti e di partecipare tramite i propri consulenti alle operazioni di trascrizione condotte dal perito, evidenziare eventuali discrasie e prospettare letture o interpretazioni alternative di cui il perito deve dare atto a verbale. Ulteriori approfondimenti sono registrati all'esame del perito e dei consulenti tecnici sul punto.

Quanto alla questione concernente la custodia cautelare, pure sollevata dall'interrogazione, si osserva che, nel sistema delineato dal codice processuale penale, la custodia cautelare in carcere già oggi costituisce extrema ratio. È sufficiente richiamare sul punto la disciplina degli articoli 272 e seguenti, improntati a principi fondamentali di proporzionalità e adeguatezza delle misure, e in particolare l'articolo 275, comma 3, come modificato dalla legge n. 47 del 2015, che espressamente stabilisce che la custodia cautelare in carcere può essere disposta soltanto se le altre misure coercitive o interdittive, anche se applicate cumulativamente, risultino inadeguate.

Così sintetizzato l'attuale assetto normativo, sia in tema di misure cautelari, sia in tema di intercettazioni, rispetto alla normativa attualmente vigente, come più volte riferito in altre sedi, va rammentato che è certa l'intenzione di adottare le opportune iniziative normative in materia di misure cautelari e personali, atte a garantire il principio di presunzione di non colpevolezza, di cui all'articolo 27 della Costituzione, rafforzando così il controllo giurisdizionale sulle medesime. Invero è intenzione dell'Esecutivo riaffermare nel modo più efficace il garantismo del diritto penale, inteso come conformità alla Costituzione, nella simmetrica formulazione del diritto romano, sanctius est impunitum relinqui facinus nocentis quam innocentem damnare. Si intende, cioè, realizzare la tutela della presunzione di innocenza della persona, assicurandone la dignità e l'onore durante le indagini e il processo.

Analogamente è ben presente l'intenzione di intervenire sulla disciplina delle intercettazioni, tema oggetto di studio nell'ambito del tavolo costituito presso il gabinetto, di recente riunitosi, con particolare, ma non esclusivo riguardo ai costi delle stesse. Qui c'è in atto una riflessione più ampia sul tema delle intercettazioni, soprattutto con riferimento ai diritti dei terzi nell'ambito della eventuale attività captativa. Naturalmente, corre l'obbligo di ribadire che non ci si riferisce in alcun modo ai reati di grave allarme sociale, ossia quelli di mafia e terrorismo, nonché a quelli che sono satellite di questi fenomeni perniciosi. Per quanto riguarda i reati di mafia e terrorismo, la disciplina resterà ovviamente inalterata. Per gli altri reati, la direzione in cui intende muoversi il Governo è quella di limitare l'utilizzo dei captatori informatici, che determina un rilevantissimo vulnus alla segretezza delle comunicazioni; di ridurre i costi delle intercettazioni attraverso l'omogeneizzazione delle parcelle e delle tariffe, che possono essere richieste dalle aziende dalle quali queste prestazioni vengono effettuate, soprattutto in prospettiva di assegnare a ogni ufficio giudiziario un budget che non possa essere superato annualmente nella gestione di questa forma di indagine, che altrimenti sfugge economicamente a ogni forma di controllo. Sono dichiarazioni, tra l'altro, già rese ampiamente dal ministro Nordio e note all'Assemblea.

Allo stato, per i reati contro la pubblica amministrazione è consentita l'attivazione del captatore informatico anche nei luoghi indicati nell'articolo 614 del codice penale, senza che vi sia fondato motivo di ritenere che in quei luoghi si stia svolgendo l'attività criminosa, purché il giudice indichi espressamente le ragioni che ne giustificano l'utilizzo anche in quei luoghi. Ancora, è ben necessario monitorare e vigilare sulla corretta applicazione della normativa, che ha riformato la disciplina delle intercettazioni, attività che dovrà portare a un perfezionamento dell'impianto normativo esistente, volto ad assicurare in maniera compiuta la riservatezza delle conversazioni e comunicazioni oggetto di intercettazione. Occorre, infatti, al di là dell'impianto sanzionatorio, elaborare un sistema che limiti preventivamente, il più possibile, la diffusione delle intercettazioni, soprattutto se irrilevanti, a tutela in via prioritaria del cittadino, in particolare se non coinvolto nell'attività investigativa, ma anche della segretezza delle investigazioni stesse, a volte irrimediabilmente minate da una precoce, illegittima e ossessiva discovery.

In sostanza, appare necessario prevenire più che sanzionare, senza escludere però che vi possano essere anche dei profilli sanzionatori. È infatti netto il giudizio di totale censura della pubblicazione degli atti di un procedimento penale e segnatamente della captazione di conversazioni e comunicazioni, in particolare allorquando le stesse concernono soggetti estranei alle investigazioni, in violazione dei divieti stabiliti dall'articolo 114 del codice di procedura penale: una sorta di consuetudo contra legem. Occorre evitare che le intercettazioni giudiziarie che coinvolgono persone non imputate né indagate finiscano sulla stampa e delegittimino e offendano cittadini che non sono minimamente coinvolti nelle indagini. Il contrasto a questa forma di abuso delle intercettazioni, che fa finire sui giornali conversazioni che riguardano persone assolutamente estranee alle indagini, è un punto fermo - direi fermissimo - del programma di Governo.

SCALFAROTTO (Az-IV-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCALFAROTTO (Az-IV-RE). Signor Presidente, ringrazio il vice ministro Sisto. Oggi è il 4 maggio 2023. Ci avviciniamo a larghe falcate verso il 17 giugno 2023, che sarà il giorno del quarantesimo anniversario dell'arresto di Enzo Tortora: una macchia che il Paese porta ancora sulla propria pelle e coscienza. Chi ha più di quarant'anni, chi ha l'età per ricordare quella notte e le terribili condizioni nelle quali Enzo Tortora fu arrestato e messo alla gogna davanti all'intero Paese non ha dimenticato. Così come non ha dimenticato la sua ingiusta detenzione; non ha dimenticato la severa, severissima condanna in primo grado e soprattutto non ha dimenticato la fragilità e la debolezza degli argomenti dell'accusa.

Riguardare quella storia oggi, a posteriori, ci fa chiedere come sia potuto accadere; come sia potuto accadere che, in un Paese civile, una persona specchiata, la cui condotta era nota agli amici per essere quella di una persona noiosa, che andava a dormire lasciando gli ospiti a cena (se non andavano via abbastanza presto), venisse messa al centro di uno scandalo umanitario, prima ancora che giuridico, come quello di Tortora.

Passati quarant'anni, però, le cose non cambiano, perché oggi ci occupiamo di un caso, un caso tra tanti, quello di Marco Sorbara, che, prima di essere consigliere comunale di Aosta e consigliere regionale della Valle d'Aosta, ha fatto 909 giorni di custodia cautelare, 214 dei quali in cella e 45 in isolamento, per vedersi poi alla fine assolto. È chiaro che noi abbiamo un problema, signor Vice Ministro. Tutti siamo pronti a dire che è meglio avere un colpevole fuori che un innocente in galera, ma in realtà predichiamo bene e razzoliamo malissimo. Purtroppo di innocenti in galera ne abbiamo, nonostante il fatto che abbiamo avuto anche un Ministro della giustizia, l'indimenticato ministro Bonafede, che disse in televisione che gli innocenti non vanno in prigione. Invece noi sappiamo che negli ultimi trent'anni abbiamo avuto circa 30.000 casi di ingiusta detenzione; nello stesso periodo abbiamo avuto più di 200 casi di errori giudiziari accertati. Quindi, abbiamo avuto 30.000 innocenti che sono finiti dietro le sbarre senza ragione e 214 che sono stati addirittura condannati senza ragione, nonostante il fatto che tutti noi diciamo che sia meglio avere un colpevole fuori che un innocente dentro. Di innocenti dentro ne vanno ancora troppi.

Allora dobbiamo porci il problema e ricordarci che quel principio di presunzione di innocenza, che è scolpito nel marmo della nostra Costituzione, ancora di fatto, forse, non appare attraente e convincente all'opinione pubblica. Quello che succede e sta succedendo anche in questi primi mesi di legislatura è che poi la Commissione giustizia, nella quale spesso ci incontriamo, si occupa principalmente di diritto penale; non facciamo quasi nient'altro. E cosa fa? Produce nuovi reati. Dall'inizio della legislatura abbiamo avuto il reato dei rave, poi l'omicidio navale e adesso il reato universale, quello del globo terracqueo, della Presidente del Consiglio. Stiamo discutendo di nuovi reati sull'imbrattamento dei monumenti e sulla tutela degli anziani: tutte cose giustissime, tutte cose che creano allarme sociale, ma tutte cose che cerchiamo di risolvere con un uso distorto del diritto penale e con strumenti, come le intercettazioni, che poi vengono spesso pubblicate e moltiplicano così l'effetto gogna. Abbiamo un vero problema di civiltà giuridica e di ricondurre ai principi costituzionali la nostra democrazia.

Controllare tutti, intercettare tutti, mettere un video - come pensava George Orwell in «1984» - che ci controlla, eliminerebbe la delinquenza, ma eliminerebbe anche la libertà. Signor Vice Ministro, credo che dobbiamo creare le condizioni con cui si diminuisce certamente il tasso di delinquenza, ma si preserva in modo inderogabile la libertà e la dignità di tutti i cittadini.

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00210 con carattere d'urgenza, ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento, sulla situazione delle carceri in Umbria.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

SISTO, vice ministro della giustizia. Signor Presidente, con riferimento alla specifica domanda sulle criticità in ordine alle carenze di organico, nonché di sovraffollamento e di aumento di eventi critici negli istituti penitenziari umbri, con conseguenziali ricadute in tema di sicurezza e negli ambienti lavorativi, nonché sulla concreta opera di rieducazione dei condannati, e con riferimento altresì ai quesiti avanzati sempre dall'interrogante sulle iniziative che per queste ragioni si intendono assumere, non intendo ovviamente sottrarmi alla specifica richiesta e cercherò di offrire anche le ragioni statistico-numeriche del perché determinati provvedimenti siano stati assunti.

Come ribadito in altre occasioni, in tema di organici va evidenziato che il Ministero, a mezzo del preposto DAP, pone forte attenzione alle esigenze di garantire un'efficace turnover del personale, risultando indubbie le criticità evidenziate derivanti da organici ridotti o comunque fortemente limitati. Com'è noto, la riduzione complessiva degli organici operata dalla cosiddetta legge Madia, rivista altresì da successivi interventi normativi, ha rimodulato al ribasso la dotazione complessiva del Corpo della polizia penitenziaria, su cui andrà evidentemente reimpostata una politica di implementazione.

Sul punto giova evidenziare che, allo stato, a fronte di un organico totale di 42.150 unità, come da ultimo incremento della dotazione organica di 1.000 unità del ruolo di agenti-assistenti di cui alla legge n. 197 del 2022, il personale del Corpo di polizia penitenziaria amministrato ammonta a 36.126 unità.

Ancora, a fini di razionalizzazione ed efficienza nonché di adeguamento agli interventi legislativi di medio tempo intervenuti, è in via di predisposizione il nuovo decreto ministeriale che andrà a sostituire il decreto ministeriale del 2 ottobre 2017, per la redistribuzione della dotazione organica del Corpo. Nella elaborazione del nuovo decreto ministeriale si è tenuto conto delle sopravvenute esigenze prospettate dalle varie articolazioni del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e del Dipartimento della giustizia minorile e di comunità.

Con riferimento agli organici inerenti i quattro istituti penitenziari umbri (Perugia, Terni, Orvieto e Spoleto), si evidenziano relative carenze di personale impiegato, peraltro comuni a quella risentita da tutti gli istituti del Paese.

Quanto al carcere di Perugia, il personale presente è pari attualmente a 210 unità, inferiore di 38 unità rispetto alla dotazione organica prevista in numero di 248 unità. L'analisi dei dati rileva che l'unica carenza organica si ha nel ruolo degli ispettori (-4) e dei sovrintendenti (-24). Di contro, il ruolo degli agenti-assistenti risulta in esubero di 7 unità.

Nel carcere di Terni il personale presente è pari attualmente a 203 unità, inferiore di 38 unità rispetto alla dotazione organica prevista in numero di 241. Le carenze maggiori si riscontrano nel ruolo dei funzionari (-1), degli ispettori (-4), dei sovrintendenti (-25). Di contro, il ruolo degli agenti è in esubero di 17 unità.

Ad Orvieto il personale presente è pari a 50 unità, inferiore di 11 unità rispetto alla dotazione organica di 61. Le carenze maggiori si rilevano nl ruolo degli ispettori (-3), dei sovrintendenti (-2), degli agenti-assistenti (-4).

Infine, a Spoleto il personale presente è pari attualmente a 243 unità, inferiore di 38 unità rispetto alla dotazione organica di 281. Le carezze maggiori si rilevano nel ruolo dei funzionari (-2), degli ispettori (-1), dei sovrintendenti (-4), degli agenti-assistenti (-19).

Quanto alla carenza del ruolo degli ispettori, si comunica che il 16 novembre si è concluso il settimo corso per comprensivi 691 posti e che presso gli istituti sopracitati l'organico è stato incrementato di 5 unità a Perugia, 8 a Terni, 1 a Orvieto, 2 a Spoleto.

Si rammenta che è in essere un ulteriore concorso pubblico per 411 posti, al cui esito si terrà nella massima considerazione la situazione di relativa carenza di personale dei penitenziari umbri mediante l'assegnazione di un adeguato numero di unità del ruolo.

Per quanto riguarda il ruolo dei sovrintendenti, si evidenzia il concorso interno, per titoli, a complessivi 583 posti quanto alle carceri umbre, al cui esito (compreso il relativo corso di formazione), è stata prevista l'assegnazione rispettivamente di 9 unità a Perugia, 12 a Terni, una ad Orvieto.

In ordine al ruolo agenti-assistenti, nel corso dell'anno 2022, in occasione della mobilità ordinaria collegata alle assegnazioni degli agenti del 179° e 180° corso, si sono registrati, rispettivamente, i seguenti incrementi organici: 6 a Perugia, 6 a Terni, 5 a Orvieto e 6 a Spoleto.

Inoltre, con riferimento alla carenza di personale del ruolo dei funzionari, si rappresenta che è stato bandito il concorso pubblico per 120 posti di allievo commissario della carriera dei funzionari del Corpo, al cui esito si provvederà alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in ragione delle vacanze organiche previste.

Presso i quattro istituti di pena della Regione Umbria, alla data del 22 febbraio 2023 (data della ultima comunicazione), sono presenti un totale di 1.417 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare pari a complessivi 1.342 posti, rilevandosi un indice percentuale medio di affollamento pari al 109,08 per cento, al di sotto di quello di molti altri distretti del territorio nazionale.

Merita, peraltro, richiamare la progettualità avviata per la realizzazione del nuovo padiglione da 80 posti presso la casa circondariale Capanne di Perugia, nonché i lavori di adeguamento degli impianti elettrici e termici del reparto isolamento e transito della casa di reclusione di Orvieto, che renderà nuovamente disponibili le cinque stanze attualmente chiuse per lavori, la cui riattivazione consentirà di poter disporre di tutti i 97 posti che definiscono la capienza regolamentare dell'istituto.

Passando agli eventi critici, quanto ai casi di aggressione al personale del Corpo e ai suicidi, elementi che incidono sulla sicurezza interna e salubrità degli ambienti lavorativi, i dati relativi all'arco temporale 1° gennaio 2022-19 febbraio 2023, evidenziano che: quanto al carcere di Perugia, le aggressioni fisiche in danno del personale della Polizia penitenziaria risultano, nel biennio, rispettivamente in numero di 14 e 10; 30 e 12 invece gli atti di aggressione tra detenuti; nel carcere di Orvieto, invece, i casi rilevati sono, rispettivamente pari a 7 (anno 2022), zero nel 2023, quindi 35 e 5; quanto al carcere di Orvieto, i casi rilevati sono 1 e zero, quindi 2 ed 1; infine, 7 e 5, quindi 19 e 3, i casi rilevati nel carcere di Spoleto.

In particolare, con riferimento al suicidio di un detenuto occorso presso la casa circondariale di Terni, si evidenzia che in data 28 gennaio 2023 veniva rinvenuto il detenuto G.F. all'interno del bagno esanime. Risultano attivate le manovre rianimatorie e cardiorespiratorie a cura del sanitario presente e richiesto l'intervento del servizio sanitario del 118, purtroppo senza successo. Naturalmente venivano effettuate le comunicazioni di rito e poi trasportata la salma presso l'obitorio dell'ospedale di Terni a disposizione dell'autorità giudiziaria.

Per quanto attiene, invece, agli eventi critici verificatesi presso la casa circondariale di Perugia, gli stessi sono ascrivibili ai detenuti B.Y. e A.A. In particolare, in data 13 febbraio 2023 il detenuto B.Y. veniva inviato in infermeria, perché lamentava dolore ai denti. L'infermiera comunicava al detenuto che lo specialista, già impegnato con altre detenute, l'avrebbe chiamato solo nel caso in cui avesse terminato in anticipo con queste; il ristretto, tuttavia, andava in escandescenza, iniziando a urlare; per cui il personale addetto alla infermeria ivi presente interveniva al fine di impedire che il detenuto entrasse nell'ambulatorio, assicurando così la sicurezza dell'infermiera e del materiale ivi custodito.

Il detenuto, a quel punto, afferrava l'agente per la mano destra, graffiandolo, per poi sferrargli una testata in pieno volto, provocandogli un'escoriazione al labbro destro. L'agente vittima dell'aggressione, visitato dal medico di turno, riportava una prognosi di cinque giorni. Il detenuto veniva deferito all'autorità giudiziaria competente e, in data 21 febbraio 2023, ne veniva richiesto il trasferimento per motivi di ordine e sicurezza e poi, il 10 marzo 2023, trasferito presso la casa circondariale di Livorno.

In data 13 febbraio 2023 invece, il detenuto A.A. appiccava il fuoco nel corridoio della sezione, utilizzando il materasso precedentemente tagliato in pezzi e posto all'interno dei sacchi della spazzatura, cospargendolo d'olio. Solo dopo una lunga opera di persuasione, il detenuto veniva condotto presso il piano terra, al fine di impedire che lo stesso entrasse nell'ufficio del coordinatore di sorveglianza dove l'infermiera somministrava ad altro detenuto l'ossigeno a seguito delle problematiche di respirazione che si erano determinate dall'ingestione del fumo; l'ispettrice, tuttavia, veniva colpita alla mano sinistra e al fianco e ingiuriata dal detenuto che cercava di introdursi nell'ufficio. Per i fatti accaduti, la direzione deferiva il ristretto all'autorità giudiziaria competente.

Quanto sopra riferito, merita evidenziare le più recenti iniziative adottate ed atte a fronteggiare il fenomeno delle aggressioni. Si richiama l'adozione della circolare DAP del 10 ottobre 2018, proprio stilata per i casi di trasferimenti dei detenuti per motivi di sicurezza, nella quale viene evidenziato che le relative richieste dovranno riguardare quei soggetti responsabili di aggressioni consumate o tentate nei confronti del personale dell'amministrazione penitenziaria, del personale medico o infermieristico o di volontariato; le aggressioni consumate o tentate nei confronti di altri detenuti; i danneggiamenti dei beni dell'amministrazione e qualsiasi altro evento di violenza.

Il provvedimento decisorio dovrà essere adottato dai provveditorati regionali, i quali disporranno il trasferimento del detenuto presso altro istituto del distretto.

Inoltre, nei casi da considerarsi più gravi, la direzione generale dei detenuti e del trattamento, acquisiti tutti gli elementi informativi più utili, potrà provvedere, anche su richiesta del capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, al trasferimento del detenuto o dei detenuti interessati dall'evento critico, disponendone l'assegnazione presso altro istituto extradistrettuale.

Invero, ben sussistono altresì direttive volte alla prevenzione delle condotte aggressive poste in essere dai detenuti. In tema si evidenzia la circolare DAP del 26 maggio 2015, con cui è stata data disposizione ai provveditorati regionali di individuare alcune sezioni ove allocare quei detenuti non ancora pronti per il regime aperto, o incompatibili con lo stesso, in osservanza di quanto previsto dall'articolo 32 del regolamento di esecuzione penitenziaria (DPR n. 230 del 2000), ove si prevede, infatti, che i detenuti e gli internati che abbiano un comportamento tale da richiedere particolari cautele, anche per la tutela dei compagni da possibili aggressioni o sopraffazioni, siano assegnati ad appositi istituti o sezioni ove sia più agevole adottare le suddette cautele.

Naturalmente, l'individuazione di tali sezioni non risponde a una logica di isolamento o punizione, bensì a un'idonea attività trattamentale che miri ad agevolare, per i soggetti che vi sono assegnati, il ritorno al regime comune aperto e, nel contempo, a salvaguardare detto regime da attività negative di prevaricazioni e violenza. È comunque previsto che l'allocazione presso tali sezioni venga verificata dalle direzioni periodicamente, con cadenza semestrale, al fine di appurare la permanenza delle ragioni della separazione dei soggetti che vi sono assegnati dalla restante popolazione detenuta.

Ancora, con la recente circolare del 22 luglio 2020, rubricata «Aggressioni al personale-linee di intervento», viene evidenziata la necessità, ai fini di un ridimensionamento della portata del fenomeno delle aggressioni, di ricorrere a un approccio integrato che tenga conto sia delle esigenze di prevenzione sia delle conseguenze che scaturiscono dalla consumazione degli eventi di aggressione.

A fronte degli episodi di aggressione indirizzati contro il personale in servizio, pronta ed efficace deve essere l'azione della polizia penitenziaria per la prevenzione di tali tipi di condotte; incisiva, dopo l'avvenuta individuazione dei responsabili delle infrazioni, la procedura disciplinare; puntuale l'attuazione delle direttive sui trasferimenti per ragioni di ordine e sicurezza.

Sarà fondamentale evitare che nella popolazione ristretta possa diffondersi la percezione di un clima di impunità, con conseguenze negative sulla garanzia dell'ordine e della disciplina.

La redazione del rapporto disciplinare da parte di chi consuma direttamente o viene a conoscenza che un'infrazione è stata commessa è atto obbligatorio e non discrezionale e deve essere effettuata in modo tale che il citato rapporto risulti completo e chiaro con una puntuale descrizione dei fatti oggettiva, priva di qualsiasi valutazione di carattere personale. Inoltre, con circolare del 31 marzo 2021 si è proceduto ulteriormente a sensibilizzare i provveditori regionali, i direttori degli istituti penitenziari e i comandanti di reparto - ciascuno nell'ambito di rispettiva competenza - al fine di assicurare la più stretta e scrupolosa osservanza della citata circolare del 22 luglio 2020 e, con essa, l'assunzione di tutte le necessarie iniziative a tutela dell'ordine e della sicurezza all'interno degli istituti penitenziari.

Infine, proprio in ragione dei numerosi eventi critici, anche di particolare gravità, all'interno degli istituti, concretizzatisi in atti di violenza nei confronti di appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria e operatori appartenenti ad altri ruoli, il DAP, con ordine di servizio del 10 agosto 2022, n. 1389, ha disposto l'istituzione del gruppo di analisi permanente sulle aggressioni, con il precipuo compito di analizzare quotidianamente, in tempi rapidi, i dati relativi ai fatti di specie e condurre un'istruttoria completa su ogni vicenda, anche attraverso il contatto per le vie brevi con le articolazioni territoriali coinvolte.

Relativamente alle iniziative volte alla tutela della salute delle persone detenute, si evidenzia che la Conferenza unificata Stato-Regioni, in data 22 gennaio 2015, ha approvato l'accordo concernente le linee guida in materia di modalità di erogazione dell'assistenza sanitaria negli istituti penitenziari per adulti; implementazione delle reti sanitarie regionali e nazionali, che, all'articolo 2, comma 3, fa riferimento agli interventi necessari volti a garantire la cura e la promozione della salute mentale con le risorse, anche esterne, della ASL e della Regione di residenza.

Tra gli obiettivi che l'amministrazione penitenziaria deve prefissarsi risulta avere grande rilievo quello di predisporre, congiuntamente all'amministrazione sanitaria, strategie di presa in carico dei detenuti con patologia mentale che comprendono la definizione dei ruoli e delle modalità per affrontare le allarmanti emergenze che tali patologie comportano nel penitenziario.

Le aziende sanitarie elaborano con le direzioni penitenziarie protocolli operativi, volti a definire le modalità di collaborazione tra gli operatori sanitari e gli operatori penitenziari per l'individuazione precoce del disagio dei detenuti e la riduzione del rischio di suicidio e di autolesionismo in ambiente penitenziario, secondo quanto previsto nell'accordo sancito dalla Conferenza unificata del 19 gennaio 2012.

Ancora, la Conferenza unificata Stato-Regioni ha sancito, il 13 ottobre 2011, l'accordo, ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 281 del 1997, sul documento recante «Integrazione agli indirizzi di carattere prioritario sugli interventi negli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) e nelle Case di cura e custodia (CCC) di cui all'Allegato C al DPCM 1° aprile 2008».

Tale accordo prevede l'attivazione in alcuni istituti penitenziari di apposite sezioni con prevalente attività sanitaria psichiatrica denominate articolazioni per la tutela della salute mentale (ATSM), dedicate all'esecuzione dei provvedimenti emessi dalle autorità giudiziarie.

Le ATSM sono gestite sotto il profilo sanitario dal servizio sanitario regionale e sono destinate all'accoglienza delle persone ristrette in carcere affette da patologie di natura psichiatrica accertata o da verificare, a cui vengono offerte cure e assistenza per alleviarne lo stato patologico.

Nelle articolazioni sono assegnati i detenuti condannati a pena diminuita ai sensi dell'articolo 111 del DPR n. 230 del 2000 e i detenuti sottoposti all'accertamento dell'infermità psichica ai sensi dell'articolo 112 del medesimo decreto.

All'interno del provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria per l'Umbria e la Toscana sono presenti sezioni ATSM presso la casa circondariale Sollicciano di Firenze, la casa circondariale di Livorno e la casa di reclusione di Spoleto.

Diversamente, le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (REMS) sono strutture sanitarie di accoglienza dove sono assegnati i soggetti per cui l'autorità giudiziaria competente abbia disposto l'applicazione della misura di sicurezza della casa di cura e custodia e del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario.

Ai sensi dell'articolo 3-ter, comma 6, del decreto-legge n. 211 del 2011, convertito in legge n. 9 del 2012, la responsabilità istituzionale e finanziaria per la realizzazione e riconversione delle REMS ricade sulle Regioni e le Province autonome; nella Regione Toscana sono attive le REMS di Empoli e Volterra.

VERINI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERINI (PD-IDP). Signor Presidente, il ritmo accelerato con cui, per ragioni di tempo, il vice ministro Sisto ha fornito risposta all'interrogazione non ha consentito di cogliere la qualità e la quantità di informazioni che sono state fornite.

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per ringraziare il Vice Ministro per l'ampiezza delle risposte che - come lei sa - verranno anche pubblicate e divulgate e, quindi, potranno essere oggetto di ulteriori approfondimenti.

VERINI (PD-IDP). Signor Presidente, di questo do atto al Vice Ministro e lo ringrazio.

Tuttavia, signor Vice Ministro, il senso della nostra interrogazione era legato non solo all'esigenza di avere informazioni che sostanzialmente erano già in nostro possesso, riferite soprattutto ad alcune criticità che la sua risposta ha confermato. Aggiungo che il dispositivo su cui lei ha fornito tutte le informazioni era riferito alla situazione specifica delle carceri umbre e, tuttavia, la prima parte dell'interrogazione inquadrava la situazione degli istituti di Perugia, Terni, Spoleto e Orvieto in una realtà complessiva di criticità delle carceri e del sistema penitenziario italiano.

Dividerò quindi la mia replica al suo intervento in due parti. In primo luogo, come parlamentare umbro, non posso dichiararmi soddisfatto della risposta, perché i dati e le previsioni che lei ha fornito non garantiscono di poter dare delle risposte adeguate. Aggiungo, per onestà intellettuale e correttezza politica, che questi problemi non nascono da questo Governo. Lei ha fatto parte di altre compagini governative con altre maggioranze e conosce bene la difficoltà di dare risposte. Tuttavia - mi sia consentito dirlo - da quando questo Governo è entrato in carica, su questo tema ci sono stati segnali assolutamente contraddittori, che hanno ricadute anche nelle carceri della Regione da cui provengo, e cioè quella umbra. In Umbria ci sono situazioni delicatissime. Lei poneva il tema delle REMS, di competenza regionale. Ebbene, i detenuti psichiatrici nella nostra Regione sono quasi 350 su una popolazione carceraria di 1.417. Riconosco che le REMS dovevano essere fatte anche prima, con la competenza delle Regioni, e prima ha governato anche la parte politica che io sostenevo. Ma adesso la Regione Umbria è guidata da una maggioranza allineata a quella del Governo nazionale da quattro anni e non c'è neanche nell'anticamera l'idea di dare delle risposte in tal senso.

Vedo, poi, che vi state affannando, come maggioranza, a riporre un altro tema su cui sarebbe interessante davvero discutere per vedere come ha funzionato, legato al ripristino delle sedi giudiziarie più piccole. Per quale motivo non si ripensa, invece, a scelte probabilmente sbagliate che, alla prova dei fatti, non hanno fornito risultati, come quella degli accorpamenti dei provveditorati? Oppure, perché non si mette mano davvero alla copertura? Credo che siano 80 i direttori a scavalco degli istituti penitenziari. Non è possibile che ci siano istituti penitenziari importanti di media-alta sicurezza, oltre che case circondariali, che non hanno un proprio direttore. Date queste risposte e accelerate anche sul tema del sovraffollamento.

Concludo, signor Presidente, inquadrando il tema più generale e le ricadute ovviamente anche sulle carceri umbre.

Voi del Governo vi siete rifiutati di prorogare la possibilità che detenuti semiliberi, i quali da due anni per il Covid non tornavano a dormire in carcere, potessero continuare a stare fuori: quelle persone erano già in semilibertà, le avete costrette a tornare, aggravando il sovraffollamento.

Ieri il garante dei diritti dei detenuti del Lazio Anastasia ha raccontato una storia significativa della direttrice del carcere di Velletri, la quale, a normativa vigente, ha tuttavia consentito ai detenuti di fare una telefonata di dieci minuti al giorno ai familiari; così avevano fatto a Padova, a Sollicciano e a Trieste, ma lo avevano fatto i direttori, spontaneamente. Perché non chiedete al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP) di adeguare e andare oltre le normative rigide, visto che ciò ha funzionato, ha creato meno tensioni, ha consentito di parlare con i familiari?

Infine, è opportuno che le carceri siano luoghi di formazione, di socializzazione, dove la pena, una volta che è definita, deve essere certa (non c'è dubbio). Tuttavia, secondo la Costituzione, secondo il buonsenso, il carcere deve essere un momento di recupero e reinserimento e di questo non se ne parla. La vostra idea è quella di una caratterizzazione: ipotizzate reati per mettere in galera le persone, da quel ridicolo provvedimento sui rave alle proposte di legge che vogliono colpire ancora una volta i piccoli spacciatori che lo fanno perché sono tossicodipendenti. Ci vogliono ben altre risposte: formazione, scuola, socializzazione, recupero. Occorre investire in carceri umane, nelle quali si sconta una pena quando si deve andare in carcere, quando non è possibile la pena alternativa; tuttavia, investire in formazione e recupero significa anche investire nella sicurezza dei cittadini, perché un detenuto che esce rieducato poi non torna a delinquere, come dicono tutte le statistiche. Pensateci davvero. Noi su questo terreno vorremmo collaborare, ma finora abbiamo trovato sordità. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00204 sui limiti di concentrazione di idrocarburi nei residui di asfalto ai fini dello smaltimento.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

BARBARO, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la sicurezza energetica. Signor Presidente, riguardo alle questioni poste si specifica quanto segue. Le membrane bituminose vengono periodicamente rimosse per il rifacimento dei tetti o per i processi di demolizione a causa del loro invecchiamento; il rifiuto ottenuto viene classificato con codice EER170302 (miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301). Tale rifiuto, sottoposto a importanti operazioni di trattamento mediante triturazione e selezione, può essere agevolmente riciclato nel conglomerato bituminoso per uso stradale, in quanto costituito da componenti perfettamente compatibili con la miscela d'asfalto.

L'associazione di categoria Strade italiane e bitumi ha rappresentato a questo Ministero che l'attuale versione del cosiddetto decreto end of waste inerti, ovvero il decreto ministeriale n. 152 del 2022, richiamato dall'onorevole interrogante, non consente di recuperare il rifiuto in questione. Secondo quanto indicato, gli aggregati prodotti con miscele bituminose nelle percentuali ammesse dalle norme tecniche non sarebbero conformi alle limitazioni di concentrazione espresse nella tabella 2 dell'allegato 1 del suddetto decreto ministeriale. La stessa associazione di settore ha sottolineato anche come una quota consistente di conglomerato bituminoso demolito andrebbe conseguentemente smaltita in discarica, rilevando così l'evidente contrasto con i principi dell'economia circolare.

Al riguardo è da segnalare che questo Ministero sta provvedendo alla revisione del decreto ministeriale n. 152 del 2022 anche alla luce della valutazione delle osservazioni formulate. Difatti, ai sensi dell'articolo 7 dello stesso decreto ministeriale, è previsto che entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore, il Ministero valuti l'opportunità di rivedere dei criteri di classificazione. A tal fine si tiene conto, ove necessario, delle evidenze emerse in fase applicativa una volta acquisiti i dati di monitoraggio relativi all'attuazione delle disposizioni contemplate.

Sempre in riferimento all'articolo 7 del decreto, pertanto, sono già state convocate due riunioni, segnatamente svoltesi il 30 gennaio e il 15 febbraio 2023.

Alle due riunioni sono intervenute le parti interessate, al fine di acquisire le loro osservazioni e di provvedere alla eventuale revisione del decreto in tempi brevi. Prossimamente verrà convocata una ulteriore riunione per condividere le proposte di revisione con le parti interessate.

Il testo sarà in seguito sottoposto a un nuovo iter procedimentale, per l'acquisizione di tutti i pareri e alla fase di stand still. Si anticipa, ad ogni buon conto, parte del contenuto della bozza in discussione nelle riunioni citate. La revisione che si sta effettuando comporterebbe anche le modifiche della tabella 2, parametri da ricercare e valore limite dell'allegato 1. Tale tabella 2 modificata conterrebbe sia la colonna A che la colonna B della tabella 1 dell'allegato 5 del codice dell'ambiente.

L'obiettivo è, pertanto, considerare i molteplici utilizzi degli aggregati recuperati in edilizia, nonché la necessità di assicurare valori, limiti e concentrazioni diversificati e meno stringenti, consentendo al contempo il recupero di ingenti quantitativi di rifiuti da costruzione e demolizione, attesa l'importanza di reimmettere flussi di materia nei processi produttivi.

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto, a nome dell'Assemblea, i docenti e gli studenti dell'Università degli studi di Napoli «Parthenope», che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi). Spiego loro che questa è una seduta di sole interrogazioni, quindi sono presenti gli interroganti e coloro che rispondono; non ci sono votazioni che coinvolgono l'intera Assemblea.

Ripresa dello svolgimento di interrogazioni (ore 10,47)

POTENTI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

POTENTI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, mi associo ai saluti agli studenti che sono oggi qui con noi. La risposta del Governo è assolutamente soddisfacente, anche in merito a quelle che potevano essere le preoccupazioni sulla tabella di marcia che le opere finanziate attraverso il PNRR avrebbero potuto subire in senso negativo per lo stallo che avrebbe potuto manifestarsi proprio per le criticità derivanti dal decreto end of waste.

I materiali che saranno necessari per portare a termine le numerosissime opere che dovremo cantierare e che sono già in corso di realizzazione in questi mesi impongono di ottimizzare, per qualunque tipo di soluzione, materiali che purtroppo sono sempre più carenti nel nostro Paese.

Quello dei cosiddetti rifiuti inerti, che fanno parte della categoria aggregati recuperati, volgarmente detti bitumi, che possono essere recuperati dalla demolizione di quelle pavimentazioni stradali, che quotidianamente sono sottoposte a un naturale consumo e che sono necessariamente da ricostruire, ammontano a 14 milioni di tonnellate all'anno. Con queste quantità, possiamo dare delle grandi risposte se, appunto, consentiamo alle aziende specializzate, che lavorano in questo settore, il recupero del cosiddetto fresato.

Così facendo, se la direzione è quella appena anticipata dal Sottosegretario, potremmo rivedere la concentrazione massima di sostanze legate agli idrocarburi contenute in questi materiali che vengono recuperati e potremo determinare un grande risparmio nell'utilizzo di nuove materie prime, soprattutto di idrocarburi che sono indispensabili (come il petrolio per fare l'asfalto) e di conglomerati.

Quindi, il materiale demolito, secondo le intenzioni, potrebbe essere riutilizzato più facilmente proprio grazie alla modifica che si auspica verrà in qualche modo portata a termine. Questo rappresenterà un grande vantaggio per l'economia, ma soprattutto per i prezzi. Sappiamo bene, infatti, che in questo momento a livello mondiale è in corso una destabilizzazione, legata anche al triste fenomeno della guerra in Ucraina. Molti soggetti stanno rubando a spese di Paesi, quali quelli europei, che per sfortuna loro non sono dotati di risorse e materie prime indispensabili e che vedono ricadere sui cittadini, sulle imprese e sulla pubblica amministrazione, le conseguenze di questo rincaro.

Quindi, il decreto end of waste ottimizzato è una soluzione per la quale noi nutriamo grande speranza, anche per il settore delle infrastrutture stradali e per quello degli asfalti.

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00297 sul rispetto della parità di genere nell'ambito del PNRR e del nuovo codice dei contratti pubblici.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

BARBARO, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la sicurezza energetica. Signor Presidente, la senatrice D'Elia evidenzia come il PNRR fissi tre priorità trasversali - donne, giovani e differenze territoriali - e preveda l'impegno affinché l'intero meccanismo di recovery possa determinare un impatto significativo sull'occupazione femminile.

L'interrogante richiama quanto previsto dal decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, per il quale le stazioni appaltanti sono tenute a prevedere nei bandi di gara, negli avvisi e negli inviti, come requisiti necessari e come ulteriori requisiti premiali dell'offerta, criteri orientati a promuovere l'imprenditoria giovanile, la parità di genere e l'assunzione dei giovani fino a trentasei anni, prevedendo altresì misure premiali o penali in caso di ottemperanza o inadempienza.

Nel ricordare quanto disposto dall'articolo 47, comma 8, in ordine all'adozione di linee guida per la definizione delle modalità e dei criteri applicativi delle misure per le pari opportunità e l'inclusione lavorativa nei contratti pubblici relativi al PNRR e al PNC, a giudizio dell'interrogante, le stesse non sarebbero state ancora adottate e ciò in virtù di un asserito orientamento del Governo alla delega permanente all'applicazione della clausola di condizionalità per infondati timori e presunti rischi di complicazioni delle procedure o incremento dei costi dei progetti. Atteggiamento che, a dire dell'interrogante, troverebbe ulteriore conferma nel contenuto del codice dei contratti pubblici.

Da tali premesse discendono i quesiti ai quali è doveroso dare compiuto riscontro. Voglio innanzitutto rassicurare circa la tempistica delle linee guida che risultano essere state già adottate con decreto delle autorità politiche delegate alle pari opportunità e alle politiche giovanili, di concerto con gli altri Ministri competenti per materia il 7 dicembre 2021. Il relativo decreto, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 309 del 30 dicembre 2021, definisce le modalità e i criteri applicativi delle misure previste dall'articolo 47 del citato decreto-legge n. 77 del 2021, con l'indicazione di clausole contrattuali e misure premiali volte all'incentivazione e alla tutela delle pari opportunità generazionali e di genere, nonché all'inclusione lavorativa delle persone con disabilità, oltre a disciplinare le modalità di attivazione delle deroghe.

In merito, l'ANAC, rilevata la necessità di dare attuazione alle citate linee guida, tenuto conto anche dell'esigenza di semplificazione e razionalizzazione degli obblighi posti a carico dell'amministrazione e di digitalizzazione dei processi, ha provveduto con la delibera 122 del 16 marzo 2022, all'individuazione dei dati e delle informazioni che le stazioni appaltanti e gli enti aggiudicatori sono tenuti a fornire alla banca dati nazionali dei contratti pubblici al fine di monitorare l'adozione dei requisiti e dei criteri premiali per le pari opportunità generazionali e di genere nonché per l'inclusione lavorativa delle persone con disabilità.

Con riferimento alla richiesta di garantire la massima trasparenza sui dati relativi all'attuazione del PNRR, faccio inoltre presente che le aziende, anche di piccole dimensioni, con almeno 15 dipendenti, partecipanti alle gare di appalto o affidatarie dei contratti, hanno l'obbligo, ai sensi dei commi 2, 3 e 3-bis del citato articolo 47, di consegnare alla stazione appaltante una relazione sulla situazione del personale maschile e femminile, nonché sull'adempimento degli obblighi sull'inserimento lavorativo dei disabili.

La relazione di genere è trasmessa anche alle rappresentanze sindacali e aziendali e ai consiglieri regionali di parità. Le suddette relazioni sono pubblicate anche sul sito del committente, nella sezione amministrazione trasparente, e comunicate alla Presidenza del Consiglio ovvero ai Ministeri e alle autorità delegati per le pari opportunità e la famiglia e per le politiche giovanili e il servizio civile universale.

In merito poi al monitoraggio degli obiettivi di riduzione dei divari di genere previsti dal PNRR, si segnala che la direzione generale del Ministero del lavoro ha stipulato con l'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche (INAPP) a dicembre 2022 un accordo di programma per l'analisi, il monitoraggio e il sostegno alla governance delle politiche pubbliche sui temi della partecipazione al mercato del lavoro in ottica di genere, della promozione della parità retributiva e delle pari opportunità sui luoghi di lavoro.

Tra le attività oggetto della convenzione, vi è l'analisi della ricaduta del PNRR sui rapporti di lavoro, volta a evidenziarne l'impatto in termini di quantità e qualità occupazionale in ottica di genere, attraverso il tracciamento delle nuove assunzioni imputabili ai fondi PNRR, all'interno del sistema SISCO del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Anche con riferimento al quesito sul nuovo codice degli appalti, rassicuro gli interroganti, giacché le nuove disposizioni rafforzano significativamente le misure di favore sulla parità di genere e sull'occupazione femminile, non solo preservando in sede di aggiudicazione i valori premiali per le politiche aziendali che ne assicurino il rispetto, ma anche introducendo specifiche clausole sociali e puntuali impegni nell'esecuzione del rapporto contrattuale, divenendo il rispetto della parità di genere un obbligo puntuale per l'operatore economico, verificabile con la produzione di specifica certificazione come mezzo di prova. Il nuovo codice intende così aumentare i presidi sostanziali atti a conseguire l'effettiva parità di genere, semplificando il procedimento di aggiudicazione degli appalti, grazie alla possibilità per le imprese di attestare, anche a mezzo di autocertificazione, il possesso dei requisiti richiesti per ottenere la certificazione sulla parità di genere, ai sensi dell'articolo 46-bis del codice sulle pari opportunità. Ciò preservando il potere delle stazioni appaltanti di verificare l'autocertificazione con ogni adeguato mezzo. Il nuovo codice rende poi strutturale la disciplina di particolare favore finora riferita solo agli appalti PNRR, con riguardo agli appalti riservati. Ciò unitamente al potenziamento del valore della certificazione, grazie alla cumulabilità ora concessa in sede di riduzione della garanzia fideiussoria.

D'ELIA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

D'ELIA (PD-IDP). Signor Presidente, ringrazio il signor Sottosegretario per la risposta. Voglio però sottolineare che quello che volevamo sottoporre all'attenzione del Governo con l'interrogazione - di cui sono la prima firmataria, ma che è firmata da vari senatori del Partito Democratico, a sottolineare l'importanza che per noi ha questo tema, e che è indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri e a vari Ministri del Governo - è il senso della posta in gioco, per il Paese, rispetto agli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. La posta in gioco è infatti quella di superare il divario enorme rispetto agli altri Paesi dell'Unione europea in termini di occupazione femminile.

C'è stato, attorno a quel piano, un grande dibattito pubblico, su questo e sulla possibilità, attraverso quel piano, di superare i divari che bloccano lo sviluppo del Paese, tant'è vero che sono state individuate tre trasversalità. Ora, rispetto alla domanda di fondo su come vengono applicate le norme del piano, in particolare sulle trasversalità che riguardano le donne e i giovani - l'altra riguarda il Mezzogiorno, ma le cose sono molto legate - la risposta che viene data in questa sede, mi consenta, è quantomeno burocratica. Possono infatti essere state fatte le linee guida, ma il tema è se la clausola è effettivamente applicata.

Vorrei ricordare cosa siamo noi oggi. L'obiettivo, oltretutto, del tasso di occupazione femminile al 60 per cento, che ci equiparerebbe agli altri Paesi europei, è un obiettivo che il nostro Paese si era dato con Lisbona e lo avremmo dovuto raggiungere tredici anni fa. Ora non solo siamo al 51,1 per cento e non al 60 per cento, ma nel Mezzogiorno scendiamo al 34,4 per cento: sono dati Istat del 2022. Siamo ultimi nella fascia cruciale, quella tra i venticinque e i quarantanove anni. Quindi non è possibile non aggredirla come una grande questione, tant'è vero che l'abbiamo affidata non solo alla clausola. Quando dico «noi», intendo il Paese, perché il Piano nazionale di ripresa e resilienza è dell'Italia, non di qualche partito. Ebbene l'abbiamo affidata non solo alla clausola, ma all'investimento sui nidi, sui servizi, sulle infrastrutture e al potenziamento della presenza delle donne nelle materie STEM.

Questo divario non è accettabile in un Paese del G7, secondo per manifatture e terzo per PIL nell'Unione europea. Questa è la cosa che non torna, la grande ingiustizia, ed è anche quello che frena, secondo me, lo sviluppo di questo Paese. Qual era la difficoltà del PNRR? È che si tratta di un investimento infrastrutturale che investe in modo significativo in settori nei quali c'è poca occupazione femminile. Per questo c'è la clausola, perché il 79,8 per cento delle risorse va in settori caratterizzati prevalentemente da lavoratori uomini.

La clausola però - ci dicono i dati - non viene applicata nel 69 per cento dei bandi pubblicati ad oggi. Allora, possono essere state fatte o meno le linee guida, ma che cosa facciamo di fronte a questo? Come interveniamo rispetto al fatto che una condizionalità che ci siamo dati non viene rispettata nei bandi che interessano il Piano nazionale di ripresa e resilienza? E non si può solo rispondere che in edilizia ci sono poche donne, perché ci sono molti modi per impiegare le donne anche in quel settore e per far crescere l'occupazione.

Per quanto riguarda il codice degli appalti, è grazie a una battaglia che come Partito Democratico abbiamo fatto, e che ci ha visto protagonisti, che esso contiene il rispetto delle premialità. Però anche questo aspetto è molto debole e rimangono delle criticità. Le aziende che decidono di usufruire della premialità possono anche autocertificarsi e fare a meno dell'intervento degli enti preposti; questo mette a rischio di pink washing, come si dice quando si fa una piccola verniciatura di rosa, ma poi l'occupazione a cui si guarda è quella maschile. Inoltre i subappalti e gli affidamenti diretti, quello che voi avete previsto in questo codice degli appalti, mettono seriamente in discussione la possibilità di applicare queste clausole.

La ringrazio comunque per la risposta, signor Sottosegretario, ma io sono fortemente insoddisfatta e credo che questo Paese abbia un enorme problema da affrontare. È un'occasione che non può perdere con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00397 sulla demolizione degli impianti in disuso dell'acciaieria ex Lucchini di Piombino (Livorno) in condizioni di sicurezza ambientale.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

BARBARO, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la sicurezza energetica. Signor Presidente, con riferimento alla questione posta dall'interrogante, si rappresenta quando segue. Innanzitutto è opportuno rappresentare preliminarmente che la dismissione e lo smantellamento degli impianti cessati ha ricevuto autorizzazione con provvedimento di autorizzazione integrata ambientale del 18 aprile 2013. Inoltre, con l'accordo di programma del 2018, sottoscritto, ai sensi dell'articolo 252-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, tra il Ministero dell'ambiente, il Ministero dello sviluppo economico, la Regione Toscana, l'Agenzia del demanio, l'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale, la Provincia di Livorno, il Comune di Piombino, Aferpi SpA, Piombino logistiche SpA e JSW Steel Italy Srl, la parte derivata si impegna e predisporre e a trasmettere alla Regione Toscana o all'ente competente, ai sensi dell'articolo 7, comma 4-ter, del medesimo decreto, le linee guida del piano previsto dalla prescrizione 84 del paragrafo 9.13, di cui al parere istruttorio conclusivo della commissione istruttoria IPPC, allegato alla suddetta autorizzazione AIA.

Si rappresenta altresì che l'accordo in parola inoltre, all'articolo 8, comma 4, prevede che - cito testualmente - la Regione Toscana si impegni ad attivare uno specifico gruppo di lavoro, costituito da un pool di tecnici, finalizzato all'analisi dei piani operativi di cui al comma 4 per il rilascio delle specifiche autorizzazioni eventualmente necessarie. Le verifiche e i controlli relativi all'attuazione dell'attività di dismissione restano pertanto in capo alle amministrazioni ordinariamente competenti.

Ciò premesso, attraverso le dovute interlocuzioni con gli enti preposti, si rappresenta ulteriormente che, a partire dallo scorso luglio 2022, ARPAT segue costantemente l'attività di demolizione di JSW Steel Italy Piombino SpA, mediante sopralluoghi programmati eseguiti anche sulla base dei programmi settimanali che l'azienda invia puntualmente all'ente.

Successivamente al sopralluogo del 25 gennaio scorso, a seguito di alcune segnalazioni pervenute all'Agenzia, è stata richiesta la sospensione delle attività di demolizione del filtro a calce, sia per vie brevi che con nota scritta, in quanto la presenza delle polveri depositate all'esterno dello stabilimento costituiva una evidente prova dell'inadeguatezza delle misure adottate per la demolizione dell'impianto filtro a calce. Il giorno seguente la ditta Demiced ha comunicato la sospensione della demolizione del filtro, fatto poi successivamente constatato da ARPAT al 31 gennaio.

Nei giorni seguenti, la ditta Demiced ha sottoposto all'ARPAT ulteriori misure di mitigazione relative alle attività di demolizione dell'impianto filtro a calce per l'abbattimento delle polveri, le quali sono state attentamente valutate e ritenute idonee con ulteriori prescrizioni. Difatti, secondo quanto stabilito nell'ambito dell'attività condotta nello specifico gruppo di lavoro sopra menzionato, la stessa ARPAT ha messo in rilievo, nella valutazione delle ulteriori misure proposte, la necessità che la società valuti attentamente le possibili problematiche specifiche di ogni impianto oggetto di demolizione in relazione alle polveri diffuse, adottando contestualmente azioni di mitigazione diverse e comunque consone.

Per quanto concerne pertanto le nuove misure proposte, l'Agenzia regionale ha espresso parere favorevole alla ripresa delle operazioni di demolizione, a condizione che siano interrotte nel caso di condizioni metereologiche tali per cui si determinino emissioni di polvere all'esterno del perimetro industriale, oltre a raccomandare la società incaricata di comunicare puntualmente gli orari di esecuzione delle diverse fasi ancora previste. Pertanto, alla ripresa delle operazioni di demolizione nelle condizioni appena illustrate, l'ARPAT ha effettuato due sopralluoghi nel mese di febbraio, non evidenziando criticità.

Ulteriormente, il monitoraggio effettuato il successivo 2 marzo dal settore specifico dell'ARPAT non ha fatto rilevare nell'area campionata in prossimità della cokeria e dell'altoforno presenze di fibre riconducibili ai materiali contenenti amianto censiti in questi settori.

Atteso il ristretto perimetro di diretta competenza di questo Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica nelle operazioni di demolizione di strutture e impianti in disuso siti nell'area industriale dell'acciaieria ex Lucchini, lo stesso reitererà le necessarie interlocuzioni con gli enti preposti al fine di monitorare il buon andamento delle verifiche e i controlli relativi all'attuazione dell'attività di dismissione.

POTENTI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

POTENTI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo per questa risposta e per l'attenzione che ha voluto dedicare al caso delle demolizioni all'interno dello stabilimento-acciaieria conosciuto col nome di ex Lucchini e attualmente di proprietà della società JSW Steel Italy. Si tratta di una vicenda che ha destato molte preoccupazioni all'interno della comunità piombinese e anche tra le organizzazioni sindacali - devo dire la verità - che si sono attivate con grande solerzia, facendo anche delle segnalazioni alle autorità sanitarie preposte. Da queste ci risulta informalmente che ci sia addirittura stato un cambio del responsabile della sicurezza nella direzione dei lavori di queste opere in corso e che si sia introdotto anche un sistema di innaffiamento per prevenire la volatilità dei materiali che sono risultati depositati in molte parti delle vicine strade adiacenti alle strutture interessate dalla demolizione.

È da segnalare che si tratta di una realtà prossima e confinante con le abitazioni di Piombino.

Aggiungo una nota che proprio in queste ore circoscrive e precisa meglio qual è lo stato della situazione. Nelle scorse ore il ministro Urso personalmente, rispondendo ad una interrogazione alla Camera, si è soffermato sulla più generale situazione della vita anche industriale di questo importantissimo polo siderurgico, che per l'Italia è strategico. Purtroppo, per una serie di vicende che lo stesso Ministro ha voluto ricordare, siamo oggi di fronte ad uno stallo che dura ormai da dieci anni. Il Ministro ha coraggiosamente posto l'attenzione sulla inadeguata contrattazione che seguì.

Parliamo del 2018: eravamo prossimi alla campagna elettorale del marzo di quell'anno, allorché l'allora Governo uscente volle, in tutte le maniere, concludere un accordo con la società acquirente, prescindendo da una serie di cautele che avrebbero permesso - e qui parlo proprio del futuro del piano industriale - di vedere garantito anche il rispetto di investimenti per far ripartire questo grande stabilimento, che ad oggi sono stati disattesi.

Sono vicende che, purtroppo, si susseguono, anche un po' per la sfortuna dei soggetti che si avvicinano a questo grande stabilimento. Vorrei solo ricordare, giusto per memoria, il primo caso che vide l'imprenditore Khaled al Habahbeh, signore che ci viene descritto dalla stampa come di origini giordane, con un passaporto americano e purtroppo con un passato giudiziario non troppo chiaro, evidentemente fallire i suoi tentativi di investire su Piombino.

È seguito poi l'imprenditore Issad Rebrab, un altro soggetto con il quale Piombino e la comunità hanno purtroppo dovuto fare i conti, verificando le totali incapacità gestionali di una realtà industriale quale quella dell'acciaieria; un sogno che l'imprenditore aveva di buttarsi nell'ambito dell'acciaio, naufragato anche qui di fronte a casi giudiziari internazionali, addirittura attenzionati anche dall'FBI. Questo è quanto riporta una numerosa serie di notizie stampa.

Quindi, ad oggi, quello che il Governo, anche con questa precisa attenzione sul fronte ambientale, potrà dimostrare di essere capace di fare, è quello che lei oggi ed anche il ministro Urso avete anticipato, cioè che d'ora in poi qualunque accordo di programma nuovo vincolerà i soggetti proprietari, che si vedranno puntualmente tenuti a rispettare tutta una serie di tabelle di marcia per gli investimenti, per garantire la tutela dell'ambiente e per garantire le bonifiche e le demolizioni per le aree che in futuro potranno essere rimesse all'uso collettivo. (Applausi).

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00216 sull'allargamento e messa in sicurezza della strada statale 650 Trignina.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

FERRANTE, sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli senatori, in merito al quesito posto, la società ANAS ha rappresentato quanto segue.

La strada statale 650 di Fondo Valle Trigno registra, sia nel tratto abruzzese che nel tratto molisano, valori di traffico giornaliero medio superiori ai 12.000 veicoli, con un considerevole traffico pesante dovuto anche alla presenza di importanti aree commerciali ed industriali che gravitano intorno a tale arteria. Proprio per la sua importanza strategica in termini di transiti e di territori serviti, negli anni sono stati programmati ed attivati numerosi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.

In particolare, sul tratto abruzzese sono stati investiti circa 23 milioni di euro, di cui 12 milioni per interventi di manutenzione su ponti e viadotti e per adeguamento e miglioramento del corpo stradale e delle aree di pertinenza; 7 milioni per il ripristino della pavimentazione stradale, 2 milioni per barriere di sicurezza e segnaletica verticale, nonché 2 milioni per l'illuminazione di tutti gli svincoli in ingresso ed in uscita. Quanto al tratto molisano, sono stati investiti circa 14,5 milioni di euro, così ripartiti: 7,5 milioni per interventi su opere d'arte, 5,5 milioni per il ripristino della pavimentazione stradale, 1,5 milioni per impianti in galleria e per il consolidamento del corpo stradale.

Come evidenziato dagli onorevoli interroganti, la capacità trasportistica dell'arteria viaria, sia per la tipologia di traffico che per il numero di veicoli che la transitano, potrebbe essere potenziata con un eventuale raddoppio della carreggiata, anche per stralci funzionali, dando priorità ai tratti stradali soggetti ai maggiori flussi di traffico.

Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha già avviato un dialogo costruttivo con gli amministratori locali dell'Abruzzo e del Molise, anche attraverso incontri presso la sede del Ministero, per fare il punto della situazione sulle infrastrutture e sui collegamenti dei territori, per l'innalzamento dei livelli di sicurezza, compreso il miglioramento degli impianti di illuminazione degli svincoli lungo l'itinerario stradale della Trignina.

Quanto al raddoppio delle dimensioni della strada statale 650, assicuro che il MIT valuterà con la massima attenzione eventuali istanze in tal senso da parte degli enti territoriali, al fine di un possibile inserimento dell'opera nel prossimo piano pluriennale MIT-ANAS.

SIGISMONDI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIGISMONDI (FdI). Sottosegretario Ferrante, anzitutto desidero ringraziarla a nome mio, del senatore Della Porta, che ha sottoscritto con me l'interrogazione, e del senatore abruzzese Liris: esprimiamo la nostra soddisfazione per le notizie che ci ha voluto fornire in riferimento alla strada statale 650 di Fondo Valle Trigno, detta Trignina.

La volontà di intervenire da subito sulla messa in sicurezza dei punti critici della statale, unitamente alla disponibilità a valutare il raddoppio della strada, rappresentano sicuramente segnali molto importanti per le popolazioni dell'Abruzzo e del Molise.

Parliamo di una strada pericolosa, con tante criticità che, purtroppo, negli anni, ha provocato molti incidenti e molte vittime.

La fondovalle Trignina, costruita negli anni Ottanta al confine tra l'Abruzzo e il Molise, è stata realizzata con una corsia per ogni senso di marcia ed era stata inizialmente pensata per un traffico prettamente locale. Nel corso degli anni, la statale 650 ha visto notevolmente incrementato il suo traffico. La strada oggi è quotidianamente percorsa dai residenti dell'entroterra che si recano a lavorare sulla costa, da studenti e da mezzi pesanti.

La Trignina è da ritenersi infatti un'arteria strategica per il traffico merci - come anche lei ha voluto quest'oggi sottolineare - rappresentando una validissima connessione tra la dorsale adriatica e quella tirrenica. Un flusso di traffico destinato nel tempo ad aumentare, considerando che il porto di Vasto e quello di Termoli sono recentemente diventati porti a valenza nazionale, grazie anche all'interessamento del presidente della Regione Abruzzo Marsilio e del presidente del Molise Toma.

Qualche mese fa, durante riunioni che si sono svolte nei territori interessati dal tracciato e che hanno visto la partecipazione del prefetto di Chieti, dei sindaci, dei rappresentanti istituzionali di zona e dei tecnici dell'ANAS - riunioni finalizzate ad affrontare criticità e difficoltà della statale e gli interventi da mettere in campo - è emerso che, nonostante si discuta del raddoppio della strada da quasi vent'anni, ad oggi non esiste neanche uno studio di fattibilità tecnica ed economica.

La risposta del Governo quest'oggi rappresenta un primo e notevole cambio di marcia rispetto al passato. Intervenire sulla Trignina vuol dire intervenire ed investire sulla sicurezza dei cittadini, sullo sviluppo economico dei territori; vuol dire contrastare lo spopolamento delle aree interne.

Grazie, quindi, Sottosegretario, per la risposta e per le attenzioni che il Governo ha voluto riservare - per il tramite della nostra interrogazione - alle popolazioni dell'Abruzzo e del Molise. (Applausi).

PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno è così esaurito.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento del question time.

(La seduta, sospesa alle ore 11,18, è ripresa alle ore 15).

Presidenza del vice presidente CASTELLONE

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time), ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderanno il Ministro dell'interno e il Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

Il senatore De Poli ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00406 sulle autorizzazioni per le manifestazioni promosse dalle pro loco e dagli enti del terzo settore, per tre minuti.

DE POLI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Presidente, colleghi, sottopongo oggi all'attenzione del ministro Matteo Piantedosi, che ringrazio per la sua disponibilità a essere qui con noi, un quesito che riguarda molto da vicino la vita delle nostre comunità nei nostri territori. Mi riferisco alle attività connesse a manifestazioni, fiere, spettacoli e sagre dal vivo promosse dalle pro loco e, più in generale, dagli enti del terzo settore e del volontariato. Il mondo dell'associazionismo esprime davvero quello che è il nostro territorio: le associazioni e gli enti del terzo settore sono gli occhi, ma direi soprattutto l'anima e il cuore delle nostre meravigliose comunità.

Il decreto legislativo n. 117 del 2017, infatti, stabilisce che le pro loco e gli enti aderenti alla rete associativa dell'Unione nazionale pro loco d'Italia (UNPLI) in particolare sono preposti alla valorizzazione delle tradizioni locali e del territorio. All'interno delle 6.200 associazioni pro loco operano 600.000 volontari, che ogni giorno dedicano il proprio tempo e le proprie energie per gli altri e per tutti i cittadini. In Italia, secondo l'ultimo censimento Istat, operano oltre 363.000 enti del terzo settore, che è un motore importante e un grande pilastro portante delle nostre comunità.

Come noto, nel decreto-legge milleproroghe sono state prorogate al 31 dicembre 2023 le semplificazioni per la realizzazione di spettacoli dal vivo, già disposte dal decreto-legge semplificazione, convertito nella legge n. 120 del 2020.

Chiedo al Ministro di sapere come il Governo intenda intervenire per dare operatività e tempestività alle norme di semplificazione previste dalla legge n. 14 del 2023 e soprattutto se non ritenga opportuno valutare, prima della fine del 2023, un intervento normativo migliorativo per tutelare questi mondi del terzo settore, del volontariato e delle pro loco che, come dicevo all'inizio, ogni giorno operano promuovendo attività connesse a manifestazioni, fiere, sagre e spettacoli dal vivo, con l'obiettivo di valorizzare i nostri territori.

PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, prefetto Piantedosi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

PIANTEDOSI, ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli senatori, con riguardo alla realizzazione di spettacoli dal vivo, l'onorevole interrogante richiama la vigente normativa di semplificazione ed in particolare quella dettata dall'articolo 38-bis del decreto-legge n. 76 del 2020, che, in regime di proroga fino al 31 dicembre di quest'anno, come ha ricordato, prevede modalità semplificate per la realizzazione di determinati tipi di spettacolo dal vivo e chiede al Governo iniziative, anche mediante eventuali interventi normativi, per migliorare ulteriormente il quadro regolatorio della materia.

In proposito occorre ricordare che la disposizione a cui l'onorevole interrogante fa riferimento è stata emanata nel particolare contesto dell'emergenza del Covid-19, che aveva imposto severe misure di contenimento delle manifestazioni pubbliche per ragioni di salute pubblica. Attraverso la semplificazione degli adempimenti amministrativi connessi all'organizzazione di eventi aperti al pubblico si intendeva alleggerire il peso degli oneri organizzativi ed in tal modo far fronte alle ricadute economiche negative risentite dal settore dell'industria ricreativo-culturale durante la pandemia. Ovviamente si tratta di norme di immediata operatività, che non richiedono pertanto ulteriori provvedimenti normativi di attuazione, ma la vigenza della norma in questione, da ultimo con il cosiddetto milleproroghe, è stata prolungata, come accennato, fino alla fine dell'anno in corso.

Il ritorno alla normalità sotto il profilo della salute pubblica rende oggi possibile una valutazione più articolata delle delicate problematiche sottese all'organizzazione di eventi aperti al pubblico, infatti la relativa disciplina non può prescindere dalla realizzazione di un bilanciamento sostenibile tra l'esigenza di semplificazione amministrativa - visto anche l'esito positivo dell'applicazione della legge, che indubbiamente favorisce le iniziative economiche - e le necessarie ed altrettanto importanti valutazioni relative alla pubblica incolumità e alla sicurezza dei cittadini.

Pertanto, in tale contesto, il Ministero dell'interno non mancherà di effettuare gli approfondimenti necessari, anche sulla scorta delle esperienze - anche positive - maturate durante la vigenza della normativa transitoria in questione sia sul piano dei possibili strumenti di intervento sia su quello dei contenuti che la delicata materia in questione richiede, coniugando tutti gli interessi che entrano in gioco in tali circostanze.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore De Poli, per due minuti.

DE POLI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Presidente, ringrazio il Ministro che ha colto l'attenzione verso decine di migliaia, se non milioni, di volontari che fanno parte della nostra rete associativa nazionale, dalle pro loco agli enti del terzo settore a tutto il grande mondo del volontariato, che, come abbiamo visto, durante il periodo della pandemia hanno dato veramente il sorriso, l'attenzione e il cuore nello stare vicino a moltissime persone, anche nei momenti di difficoltà e di solitudine.

Quindi, credo sia opportuno trovare ed applicare soluzioni, anche di semplificazione amministrativa e di intervento, per le manifestazioni territoriali, dando poi un supporto strategico anche ai nostri sindaci e ai nostri Comuni, che tante volte si trovano nella difficoltà di dover concedere la possibilità di fare queste manifestazioni, con una normativa nazionale che tante volte, chiaramente, diventa restrittiva.

Rispetto a questa parte di semplificazione e di sburocratizzazione, anche durante il Covid-19, adesso possiamo intervenire con una legislazione e attenzioni particolari, proprio per far sì che questo mondo non venga lasciato da parte, ma venga preso in considerazione come fattore strategico, importante e fondamentale della nostra Italia e, di conseguenza, di tutti i nostri territori.

PRESIDENTE. Il senatore De Cristofaro ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00399 sulle iniziative volte allo scioglimento delle organizzazioni di ispirazione neofascista, per tre minuti.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, signor Ministro, la Costituzione della Repubblica, come risposta agli orrori del ventennio fascista, venne costruita con un impianto dichiaratamente antifascista. La XII disposizione transitoria e finale vieta infatti esplicitamente la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.

Questo principio di carattere generale è stato successivamente richiamato da numerose disposizioni dell'ordinamento italiano, come la legge Scelba del 1952 e la legge Mancino del 1993. Il 25 ottobre del 2018 anche il Parlamento europeo ha approvato uno specifico orientamento in merito, attraverso una propria risoluzione. Questo documento, riconoscendo nell'impunità di cui godono alcuni gruppi una delle principali ragioni dell'aumento delle azioni violenze da parte degli stessi gruppi, ha richiesto all'Unione europea e agli altri Stati membri di garantire che fossero effettivamente bandite le organizzazioni, i gruppi e i partiti neonazisti e neofascisti di qualunque tipo.

Nonostante questo, nel nostro Paese numerosi gruppi di estrema destra, organizzati in partiti e movimenti politici dichiaratamente fascisti, hanno libertà di manovra e di azione. Lo dimostrano recenti e meno recenti episodi eclatanti, come l'assalto e la devastazione alla sede della CGIL a Roma, che tutti ricordiamo, il 9 ottobre del 2021, o l'ultimo episodio, recentissimo, in cui circa mille persone hanno sfilato a Milano, all'indomani della festa della Liberazione, con il braccio teso inneggiando al fascismo.

Durante la scorsa legislatura, sono stati approvati in entrambi i rami del Parlamento ordini del giorno e mozioni con i quali si è impegnato il Governo ad applicare le disposizioni costituzionali, intervenendo per sciogliere organizzazioni e partiti di chiara matrice fascista. Nonostante gli impegni assunti, però, nulla è stato fatto.

Signor Ministro, chiedo di sapere se lei non ritenga opportuno intraprendere iniziative dirette e concrete per dare attuazione agli impegni assunti dal precedente Governo e applicare le disposizioni costituzionali e di legge vigenti, al fine di rispettare il carattere antifascista della nostra Costituzione, intervenendo per l'appunto per sciogliere le organizzazioni fasciste attive nel Paese.

PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, prefetto Piantedosi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

PIANTEDOSI, ministro dell'interno. Signor Presidente, come noto, il quadro normativo vigente, invocato dall'interrogante, prevede diversi procedimenti dissolutivi, ciascuno dei quali caratterizzato da specifici presupposti e procedure.

In particolare, la cosiddetta legge Scelba, la legge n. 645 del 1952, concerne esclusivamente la ricostituzione del disciolto partito fascista e, sotto il profilo procedurale, richiede che il suo presupposto applicativo, ossia l'avvenuta riorganizzazione del partito fascista, sia previamente accertato con sentenza solo a seguito della quale il Ministro dell'interno, sentito il Consiglio dei ministri, ordina lo scioglimento e la confisca dei beni dell'associazione, del movimento o del gruppo.

La stessa legge, ma soltanto in casi straordinari di necessità ed urgenza, demanda al Governo l'adozione di un decreto-legge con il quale sono disposti lo scioglimento e la confisca dei beni. Si tratta di una decisione di natura prettamente politica, che investe il Governo nella sua collegialità e che, per la sua attuazione, prevede il ricorso ad un atto normativo di livello primario.

In questo contesto, ricordo anche che la cosiddetta legge Mancino, legge n. 205 del 1993, reca disposizioni per la sospensione cautelativa e lo scioglimento di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi la cui attività favorisca la commissione di una serie di reati, tra i quali la violenza per motivi razziali, l'odio razziale e il genocidio. Tale legge prevede che, ove con sentenza irrevocabile, sia accertato che l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi abbia favorito la commissione di taluno dei predetti reati, il Ministro dell'interno, previa deliberazione - anche in questo caso - del Consiglio dei ministri, ordini con decreto lo scioglimento dell'organizzazione e la confisca dei beni.

Ritengo che questa pur breve illustrazione evidenzi come lo scioglimento di organizzazioni di carattere eversivo sia una questione di estrema complessità giuridica, come del resto fa capire anche la limitata casistica applicativa. Ancora più chiaramente lo conferma la decisione assunta dal Governo allora in carica, a seguito del gravissimo assalto alla sede nazionale della CGIL nell'autunno del 2021, di non procedere allo scioglimento mediante decreto-legge, pur in presenza delle mozioni approvate nella scorsa legislatura dai due rami del Parlamento.

In proposito, ricordo che il giudizio di primo grado si è concluso con la condanna di alcuni soggetti per i reati loro ascritti in ordine ai gravi episodi di danneggiamento e devastazione della sede nazionale della CGIL; preciso che le forze di polizia impegnate sul territorio nazionale segnalano puntualmente all'autorità giudiziaria ogni condotta penalmente rilevante che sia in contrasto con la normativa citata e la direzione centrale della polizia di prevenzione del Dipartimento della pubblica sicurezza svolge una costante attività d'impulso, analisi e coordinamento per la prevenzione del contrasto di illeciti riconducibili a ogni forma di estremismo politico.

Assicuro che il Governo dedica la massima attenzione alla piena consapevolezza della necessità di tutelare i valori costituzionali e l'ordinamento democratico. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore De Cristofaro, per due minuti.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, ringrazio il Ministro per il suo intervento, ma, con sincerità, devo dire di non essere per nulla soddisfatto della risposta. Credo peraltro che la necessità e l'urgenza ci siano tutte, ci siano eccome. Credo anzi che, nella migliore delle ipotesi, ci sia da parte del Governo una grave sottovalutazione del fenomeno, anzi la devo dire così: il silenzio assordante del suo Governo su molti episodi che ci sono stati anche in queste ultime settimane e in questi mesi, francamente, mi e ci inquieta molto.

Le ricordo che questo è il Paese in cui ci sono giornalisti minacciati da gruppi di estrema destra, come Paolo Berizzi, tanto per dirne uno, che vive sotto scorta. È il Paese in cui ci sono state anche recentemente irruzioni come quella compiuta in provincia di Varese dalla comunità militante dei dodici raggi, che ha addirittura interrotto le celebrazioni ufficiali del 25 aprile. È un Paese nel quale le manifestazioni neofasciste, con i saluti romani, non sono certamente sporadiche. Abbiamo addirittura assistito a vere e proprie aggressioni, come quella che c'è stata davanti a un liceo di Firenze di cui lungamente si è discusso.

Ho davvero la netta impressione che questi gruppi purtroppo possano sentirsi più liberi di prima di esternare il proprio credo violento e razzista proprio perché percepiscono un clima cambiato e perché, in qualche maniera, si sentono sdoganati, se anche il dibattito pubblico rimuove i capisaldi attorno ai quali è costruito l'impianto della nostra Costituzione repubblicana.

È per questo che non sono soddisfatto della risposta e per queste ragioni ritengo invece che servirebbe un'azione di contrasto molto più incisiva. Da questo punto di vista, mi ritengo assolutamente non soddisfatto della sua risposta. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea gli studenti del corso di diritto parlamentare dell'Università degli studi di Milano, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa dello svolgimento di interrogazioni a risposta immediata,
ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento
(ore 15,15)

PRESIDENTE. La senatrice Gelmini ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00398 sulle misure per incrementare la sicurezza nelle stazioni ferroviarie, per tre minuti.

GELMINI (Az-IV-RE). Signor ministro Piantedosi, insieme alla collega Fregolent vorremmo interrogarla sulle condizioni di profonda insicurezza in cui versano le stazioni ferroviarie italiane. D'altronde, basta scorrere le pagine di cronaca dei giornali nazionali e locali per rendersi conto di quanti siano i casi di aggressione, furti, risse, rapine, ma anche violenze e violenze sessuali, a danno di tante donne. Tutto questo avviene purtroppo regolarmente ed è qualcosa a cui non ci possiamo assolutamente rassegnare o abituare.

Basta pensare a quanto è accaduto a Milano il 27 aprile, quando una donna è stata aggredita e violentata nei giardini di piazza Duca d'Aosta, ma è capitato ad una studentessa nel tratto Milano-Bergamo ed è capitato a Roma. Insomma, sono episodi che si susseguono ormai con tragica regolarità, nonostante le azioni messe in campo. Signor Ministro, ricordo la direttiva che ha inviato ai prefetti, per monitorare e sorvegliare l'andamento dell'ordine pubblico nelle stazioni. Ricordo le misure sperimentali coordinate dalle Forze dell'ordine, che ringrazio per le azioni che svolgono, ma credo che le misure e gli strumenti messi in campo, ad oggi non siano assolutamente sufficienti. C'è un problema di sicurezza, ma anche di decoro. Trovo inaccettabile che i viaggiatori e i pendolari, che magari per ragioni di lavoro sono costretti a prendere un treno, vedano in qualche modo conculcata la propria incolumità.

Quindi, la domanda che le rivolgiamo è: cosa intende fare il Governo, che ha fatto della sicurezza una bandiera e un punto fermo del proprio programma, per restituire ai cittadini italiani, ma anche ai turisti che visitano il bel Paese, l'immagine di un Paese sicuro e a misura di persona?

PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, prefetto Piantedosi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

PIANTEDOSI, ministro dell'interno. Signor Presidente, confermo alla senatrice interrogante che la sicurezza delle città, in particolare delle aree urbane limitrofe alle stazioni ferroviarie, costituisce una priorità per il Governo. Preciso immediatamente che, per quanto riguarda gli episodi citati da lei, grazie alle iniziative di rafforzamento della sicurezza presso le stazioni, intraprese dal nostro Governo e che lei ha citato, la quasi totalità degli autori e dei responsabili di tali episodi è stata individuata e assicurata alla giustizia nel giro di poche ore.

Si tratta di episodi gravi, che hanno indubbiamente generato un allarme sociale, tuttavia i dati statistici della delittuosità relativa alle nostre città restituiscono un livello di sicurezza dei contesti urbani italiani superiore a quello registrato nella maggior parte delle analoghe realtà europee e nordamericane. Sin dal mio insediamento, quindi ben prima degli episodi citati nell'interrogazione, nella piena consapevolezza dell'importanza della questione, ho immediatamente avviato l'iniziativa del forum delle aree metropolitane. Da quel momento stiamo lavorando d'intesa con i sindaci di Roma, Milano e Napoli al rafforzamento della presenza delle forze di polizia nei luoghi pubblici ad alta concentrazione di persone, come le stazioni ferroviarie. Con gli stessi sindaci ho concordato una direttiva per allargare i controlli nelle aree limitrofe ed inserire stabilmente il rafforzato dispositivo di sicurezza nei piani di controllo coordinato del territorio. Solo per darle un'idea della portata delle operazioni ad alto impatto nelle tre città in questione, dal 10 gennaio al 3 maggio scorso sono stati impiegati oltre 15.000 operatori delle Forze di polizia, 1.300 unità della polizia municipale ed oltre 1.500 addetti di altri enti coinvolti nei controlli.

La strategia, l'impegno e gli obiettivi proposti rispetto alle tre città più grandi li stiamo già estendendo anche ad altre aree metropolitane. In tal senso abbiamo avviato azioni specifiche a Firenze, Venezia, Bologna e Torino. Ieri sono stato a Palermo, stamattina ho presieduto un comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica a Roma. E presto ritornerò a Milano e andrò a Bari, Genova e Cagliari, per condividere queste linee di azione con le istituzioni locali. Si tratta di iniziative che si collocano nell'ambito di una più ampia strategia di sicurezza integrata, intesa al più efficiente impiego di uomini e mezzi e diretta a migliorare la vivibilità dei nostri centri urbani - come ha detto anche lei - con particolare riguardo alle aree pubbliche ad elevata frequentazione, come innanzitutto le stazioni ferroviarie, per le quali sono allo studio, insieme agli altri Ministeri interessati, progettualità specifiche per incrementare ulteriormente le capacità di controllo del sistema di sicurezza dedicato.

Credo che la strada che abbiamo tracciato e che stiamo percorrendo insieme ai sindaci sia quella giusta. Stiamo sostenendo i sindaci anche dal punto di vista finanziario, per realizzare queste politiche di superamento del degrado e di piena valorizzazione delle risorse disponibili, mettendole a fattor comune per migliorare la sicurezza e la vivibilità delle nostre città. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Fregolent, per due minuti.

FREGOLENT (Az-IV-RE). Signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta, anche se, come dire, ci aspettavamo di più. Lo dico per un motivo. Lei sottolinea che le nostre città sono più sicure di altre; bisogna, però, considerare il percepito, signor Ministro, e il percepito evidentemente non è questo. E non perché i cittadini italiani non sono grati alla sorte di vivere in Italia, ma perché hanno vissuto sulla propria pelle e sulla propria esperienza, transitando nelle nostre stazioni, eventi delittuosi. Lo hanno vissuto dei turisti, il che non è un bel passaporto per il nostro turismo, e lo hanno vissuto le persone che si devono spostare per lavoro.

Non so se lei abbia mai viaggiato e preso un treno, ad esempio, dalla stazione Termini alle cinque del mattino. Io ogni tanto lo devo fare e devo dire la verità: non mi vergogno di chiedere al tassista di turno se mi può accompagnare fin dentro la stazione, perché oggettivamente, anche se vivo da sola da trent'anni, quello che vedo mi fa molta paura. E sono una persona adulta abituata a vivere da sola; immagino cosa provano i turisti, che vogliono recarsi in altre città d'Italia, nel vedere il bivacco ivi presente, nel vedere e nel percepire persone che oggettivamente hanno delle difficoltà. Lì c'è spaccio di droga e c'è criminalità organizzata. Quando è avvenuto l'ultimo evento delittuoso a Milano, è bastato che delle telecamere girassero per fare delle domande perché gli operatori e i giornalisti fossero aggrediti dagli spacciatori, dal momento che disturbavano la loro attività.

Ora, io lo dico così. Se non è questo il momento di mettere l'Esercito, quando? L'Esercito probabilmente aiuterebbe a dare quel presidio di sicurezza, esattamente come è avvenuto quando ci sono stati gli attentati in Europa. Allora abbiamo adottato una misura di sicurezza consistente nello schierare appunto l'Esercito per garantire maggiore sicurezza nei posti più sensibili. Questi sono diventati posti sensibili. Gli operatori degli alberghi e dei ristoranti della zona Esquilino dicono che non fanno più venire le donne a lavorare di sera per tutelare la loro incolumità. Ieri abbiamo approvato un adeguamento del codice rosso per rendere le donne libere. Signor Ministro, io voglio che le donne siano libere anche di lavorare di sera in questo Paese, perché si sentono tutelate dallo Stato e non devono essere lasciate a casa dai datori di lavoro per evitare che succeda loro qualcosa di brutto. (Applausi).

PRESIDENTE. La senatrice Maiorino ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00402 sulla sicurezza nei quartieri che ospitano stazioni ferroviarie, per tre minuti.

MAIORINO (M5S). Signor Ministro, la mia interrogazione verte sostanzialmente sullo stesso tema. La sicurezza e la percezione della sicurezza nelle nostre stazioni, soprattutto delle grandi città di Roma e Milano, e la crescente preoccupazione da parte dei cittadini sono un tema veramente importante. La preoccupazione è crescente e progressiva. I cittadini abbandonano progressivamente questi quartieri, che spesso sono centrali, come capita appunto nelle grandi città, per l'estrema difficoltà che hanno di viverli. Le pagine di cronaca - come è stato ricordato - sono piene purtroppo di aggressioni e di eventi malavitosi e descrivono un quadro estremamente grave circa la sicurezza all'interno e nelle immediate prossimità delle stazioni ferroviarie di tutto il Paese. I gravi episodi di aggressione e rapina avvenuti negli ultimi giorni sono solo l'ultimo campanello di allarme, in un contesto urbano sempre più delicato e sempre più degradato. Le stazioni di Roma Termini e Milano Centrale sono crocevia della vita degli abitanti di queste città, fondamentali anche per i pendolari e per i turisti che ne usufruiscono, e sono due tra i principali nodi ferroviari italiani per servizi e per transiti, ma le loro condizioni risultano ogni giorno più critiche e mettono costantemente a rischio i cittadini.

Considerato che appare quanto mai necessaria l'intensificazione dell'attività di presidio e controllo da parte delle Forze dell'ordine, per evitare che all'insicurezza si aggiunga il degrado del territorio e della città, anche la recente direttiva ministeriale rivolta ad alcuni prefetti al fine di rafforzare la vigilanza nell'area esterna e negli scali ferroviari, per quanto abbia l'obiettivo di contenere la percezione di insicurezza della popolazione, non rappresenta certo una misura strutturale che eviti nel concreto le situazioni di rischio.

Si chiede quindi di sapere quali ulteriori iniziative il Ministero intenda adottare; se e quali risorse impegnare allo scopo di garantire la sicurezza dei cittadini e delle cittadine con provvedimenti concreti e strutturali al fine di estendere l'attività di controllo ai quartieri anche prossimi alle stazioni ferroviarie perché tornino ad essere pienamente vivibili. (Applausi).

PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, prefetto Piantedosi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

PIANTEDOSI, ministro dell'interno. Signor Presidente, come ho già detto nella precedente risposta, fin dal mio insediamento ho dedicato una particolare attenzione alla sicurezza nelle stazioni ferroviarie. A proposito, voglio precisare che già a Roma e Milano c'è la presenza dei militari dell'Esercito nel presidio di vigilanza. Le operazioni ad alto impatto decise nell'ambito di questa strategia stanno contribuendo ad incrementare il controllo dei luoghi pubblici ad elevata concentrazione di persone, come le stazioni, le aree urbane della cosiddetta movida, le piazze di spaccio delle più grandi città metropolitane, come comprovato dall'avvenuta individuazione dei responsabili che in queste settimane hanno suscitato allarme sociale.

Come ricordava anche la senatrice interrogante, tra le altre iniziative assunte, ho adottato una specifica direttiva ai prefetti con l'obiettivo di rafforzare ulteriormente i piani di controllo del territorio, con particolare riguardo proprio alle aree esterne delle stazioni ferroviarie, invitandoli al contempo a valutare nuove più incisive misure di prevenzione in tutte le aree cittadine nelle quali una presenza visibile e rafforzata delle Forze di polizia possa contribuire a ridurre la percezione di insicurezza dei cittadini, restituendo alla legalità e alla fruizione della comunità tutti gli spazi pubblici.

Il nostro obiettivo è continuare ad aumentare la presenza delle Forze di polizia nei luoghi che presentano maggiori criticità, incluse le strutture ospedaliere e le aree commerciali. Questa impostazione, infatti, produce ricadute positive sia sul piano della prevenzione sia su quello della repressione, dato che nei casi in cui siano stati consumati dei reati il presidio costante e rafforzato delle Forze di polizia ha consentito, come più volte detto, di individuare in tempi brevi i colpevoli e di assicurarli alla giustizia.

Stiamo proseguendo con le iniziative di rafforzamento degli organici delle forze di polizia, come testimoniano le disposizioni contenute nel recente decreto-legge n. 44 del 2023, ora in conversione proprio presso questo ramo del Parlamento, dando attuazione agli importanti stanziamenti assicurati con la legge di bilancio di quest'anno. Parliamo di oltre 2.000 unità tra incrementi di organico ed assunzioni straordinarie.

Sono tuttavia consapevole che il lavoro delle Forze di polizia è fondamentale, ma non basta. Occorre quindi agire per combattere il degrado e la crescente emarginazione sociale che alimentano fenomeni di illegalità e insicurezza. È evidente che i problemi dell'insicurezza, del degrado, del disagio, della marginalità sociale sono strettamente legati tra loro e, pertanto, ritengo essenziale la costante interlocuzione e la leale collaborazione con i sindaci, che non devono essere lasciati soli e vanno sostenuti anche sul versante delle loro specifiche attribuzioni in materia di servizi sociali e di interventi di riqualificazione urbana.

Informo che per Roma, Milano e Napoli abbiamo messo in campo una specifica contribuzione a valere su fondi del Ministero dell'interno per sostenere le amministrazioni comunali nelle iniziative dirette a contrastare gravi forme di marginalità sociale. Questa è la direzione che, come dicevo all'inizio, ho voluto imprimere al rapporto con i primi cittadini, ed è sempre in questa direzione che stiamo orientando anche la destinazione di importanti risorse, non solo nel rispetto degli obiettivi del PNRR, ma anche attingendo al Fondo di sicurezza urbana e al Fondo unico di giustizia, con l'obiettivo di conseguire risultati concreti, positivi e duraturi. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Maiorino, per due minuti.

MAIORINO (M5S). Signor Ministro, la ringrazio per la risposta però devo dire, da donna e da romana, che non mi soddisfa perché i fatti la smentiscono. La smentiscono le persone reali, quelle che vivono davvero le nostre città e le nostre stazioni e la smentiscono attraverso i dati. Non so se ha visto un recente sondaggio che è stato promosso da DonnexStrada, un'associazione che si occupa specificamente della sicurezza di noi donne nella città. Ebbene, in base a questo sondaggio, a cui hanno risposto migliaia di persone reali, il 91 per cento di noi donne non si sente sicura in una stazione, l'86 per cento non si sente sicura sul treno, il 99 per cento non si sente sicura nemmeno nei pressi della stazione.

Ci provi lei, signor Ministro, a vivere costantemente nell'insicurezza e nella paura. Nemmeno su questo, nemmeno sul cavallo di battaglia delle destre, la sicurezza nelle nostre città, siete stati in grado di dare delle risposte concrete. Se invece di perdere tempo a varare inutili decreti su rave party, a inseguire nel globo terracqueo gli scafisti o a perseguitare le famiglie che non vi piacciono perché composte da genitori dello stesso sesso, vi concentraste sui problemi reali del Paese, se smetteste di dare pacche sulle spalle alle Forze dell'ordine e metteste veramente risorse concrete in quel comparto (ricordo che in legge di bilancio, visto che lei ne ha parlato, avete tolto risorse, per esempio al comparto della polizia penitenziaria), forse anche noi donne potremmo sentirci più sicure nelle nostre città e riappropriarci anche dei luoghi e dei trasporti pubblici, concederci il lusso di utilizzare i trasporti pubblici.

Signor Ministro, meno propaganda e più concretezza. (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore Giorgis ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00405 sulla riorganizzazione del sistema di accoglienza dei migranti, per tre minuti.

GIORGIS (PD-IDP). Signor Ministro, noi siamo ancora in attesa di sapere come lei e il suo Governo pensiate di dare seguito alle parole pronunciate all'indomani della tragedia di Cutro e come pensiate, dunque, di garantire protezione a chi fugge, ad esempio dalla Siria, dall'Afghanistan o dagli altri Paesi attraversati da guerra e carestie; in quale modo pensiate di provare a rimuovere le cause di viaggi pericolosi e in condizioni inumane e degradanti. Naturalmente vorremmo sapere come pensiate di valorizzare l'impatto positivo che l'immigrazione può avere sul nostro sistema economico e sociale, se adeguatamente governata.

Nell'attesa di una risposta e di una più seria e lungimirante politica di immigrazione, che non si limiti ad aumentare l'irregolarità e il contenzioso, come fa il decreto-legge che avete approvato, oggi, anche alla luce del confronto avviato tra Governo e Conferenza delle Regioni lo scorso 27 aprile e degli impegni che il Governo in tale sede ha assunto per rispondere alle molte e serie criticità dell'attuale situazione, le chiediamo innanzitutto di sapere: in quali tempi il Governo provvederà all'istituzione di un tavolo di coordinamento permanente tra Stato e Regioni per condividere informazioni e attività necessarie a realizzare adeguate forme di accoglienza?

Quali misure il Governo intende adottare al fine di realizzare un'equa distribuzione dei migranti sul territorio nazionale in un'ottica di leale collaborazione, comune responsabilità e piena trasparenza, come previsto dall'accordo tra Stato, Regioni ed enti locali del 2014, riconfermato nel 2016?

Le chiediamo inoltre di sapere quali misure intenda adottare per garantire l'effettiva realizzazione di un moderno sistema di accoglienza diffusa, adeguando, di conseguenza, i contenuti economici dei capitolati di gara per i posti nei centri di accoglienza straordinaria (CAS) e la dotazione dei posti nel sistema accoglienza integrazione (SAI), anziché procedere all'allestimento di inefficaci e dispendiosi grandi centri di accoglienza e di altrettanto inefficaci e di dubbia legittimità costituzionale centri di permanenza per il rimpatrio (CPR).

Infine, signor Ministro, le chiediamo di sapere quali misure intenda adottare per rafforzare il sostegno economico ai Comuni per l'assistenza ai minori non accompagnati, la cui distribuzione nel territorio deve essere comunque riconsiderata in termini di equità, sostenibilità e soprattutto efficacia dei servizi di accoglienza, formazione e, quindi, integrazione.

PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, prefetto Piantedosi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

PIANTEDOSI, ministro dell'interno. Signora Presidente, a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, deliberato dal Governo lo scorso 27 aprile, ho incontrato con il Ministro per la protezione civile e il Commissario per l'emergenza i Presidenti delle Giunte regionali in sede di Conferenza delle Regioni per un primo confronto sugli strumenti derogatori consentiti dall'ordinanza di protezione civile ai fini della gestione dei flussi migratori.

Informo che, dopo le 16 Regioni e Province autonome che hanno firmato l'intesa, anche la Regione Campania e la Valle d'Aosta hanno comunicato la loro adesione, con la conseguente estensione nei rispettivi territori delle disposizioni dell'ordinanza e dei poteri commissariali.

Nel citato incontro è stato condiviso un approccio orientato a un'accoglienza il più possibile capillare sul territorio nazionale, in grado di meglio contenere l'impatto dei flussi sui territori. Si tratta di un modello che, anche nelle mie precedenti esperienze professionali - ci tengo a dirlo - ho sempre inteso valorizzare, avendo personalmente curato la chiusura di grandi centri a cui fa riferimento l'interrogante, a partire da quello di Mineo a Catania, di Cona a Venezia e di Castelnuovo di Porto, solo per fare degli esempi. Segnalo peraltro che anche oggi tale modello costituisce l'ordinaria modalità di organizzazione delle strutture della rete del sistema di accoglienza e integrazione e dei centri straordinari di accoglienza dedicati ai richiedenti protezione internazionale.

Alla data odierna, infatti, i posti in strutture che sono sotto le 50 unità rappresentano il 70 per cento del totale dei centri di prima accoglienza; quindi, non so dove siano questi grandi centri!

Proprio in un'ottica di ulteriore implementazione di un sistema capillare, in grado di attenuare l'impatto dell'accoglienza sui territori, stiamo rivedendo il vigente capitolato ministeriale per razionalizzare i servizi previsti, adeguandone i relativi costi.

In questo quadro ritengo essenziale mantenere sempre aperto il confronto con le Regioni, che potrà realizzarsi in sede di tavolo tecnico per il coordinamento permanente con i rappresentanti regionali, allargato alla partecipazione del commissario delegato all'emergenza.

Per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati, lo stesso commissario e la protezione civile stanno lavorando al fine di incrementare i posti dedicati ai minori, con il necessario coinvolgimento dei sindaci, come prevede la legislazione in materia.

Sono tutte iniziative rivolte a gestire in modo ordinato e sostenibile la presenza dei migranti sul territorio nazionale nell'interesse dei cittadini e delle loro comunità, senza per questo rinunciare in alcun modo all'obiettivo di ridurre il più possibile le partenze dirette in Italia.

Sul piano internazionale, centrale in questo preciso momento storico, è il nostro rapporto bilaterale con la Tunisia. È questa un'azione che impegna l'intero Governo e che vede in prima fila il mio Ministero, l'essenziale apporto del ministro Tajani e il ruolo guida del presidente Meloni. Ho avviato da subito un proficuo dialogo che il nuovo Ministro dell'interno tunisino che incontrerò a breve (già forse la prossima settimana) per mettere in campo azioni condivise per ridurre la pressione migratoria da quel Paese. Domani si riunirà il gruppo di lavoro italo-tunisino per la lotta all'immigrazione irregolare. L'impegno bilaterale si salda con la nostra azione a livello europeo, e in tale ottica abbiamo contribuito al buon esito della missione svolta dal commissario per gli affari interni Johansson a Tunisi, lo scorso 27 aprile, proprio per facilitare il dialogo tra il Paese africano e l'Europa.

Pertanto - lo ripeto ancora una volta - l'obiettivo prioritario del Governo resta quello di ridurre i flussi in entrata e su questo continueremo ad operare con determinazione, al fine di contrastare l'immigrazione irregolare e il traffico di esseri umani facendo valere in tutte le sedi le legittime posizioni dell'Italia. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Giorgis, per due minuti.

GIORGIS (PD-IDP). Signor Ministro, la ringrazio, ma devo dichiarare la mia insoddisfazione per la risposta. Voglio sperare, però, che le azioni del Governo per affrontare le criticità che le abbiamo esposto - che nell'interlocuzione con le Regioni si è impegnato ad affrontare - siano più precise ed efficaci delle parole pronunciate in quest'Aula.

Poco fa, seguendo i lavori della Camera, ho provato invece soddisfazione per la scelta del Governo di accogliere un ordine del giorno e impegnarsi a correggere un aspetto particolarmente irragionevole del cosiddetto decreto-legge Cutro - che segnalammo nei giorni scorsi in Commissione e poi in Aula - relativo al diritto alla tutela giurisdizionale che è stato incomprensibilmente limitato.

In realtà, è una soddisfazione che lascia l'amaro in bocca, signor Ministro, e dimostra tutta l'inadeguatezza del Governo, perché bisognava correggere il decreto-legge qui, al Senato, ascoltando le nostre considerazioni e quelle degli esperti che abbiamo audito. Infatti, adesso, per garantire il pieno ed effettivo esercizio del diritto alla tutela giurisdizionale agli stranieri che chiedono protezione, occorrerà adottare una nuova norma di legge. Insomma, la maggioranza che sostiene il suo Governo sta per convertire in legge un decreto-legge della cui irragionevolezza è, almeno in parte, consapevole.

Poter dire «ve lo avevamo detto» non è una grande consolazione, se pensiamo alle persone che dovranno attendere un nuovo provvedimento per poter esercitare i propri diritti. (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore Zanettin ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00400 sulla disciplina della filiera del pane e della pasta per contrastare fenomeni speculativi, per tre minuti.

ZANETTIN (FI-BP-PPE). Ministro Lollobrigida, oggi parliamo di grano duro, che, come credo sia noto a tutti in quest'Aula, è un prodotto di eccellenza della nostra agricoltura ed è il principale ingrediente che viene utilizzato soprattutto per la produzione della pasta, che è un'altra delle nostre eccellenze alimentari.

Stiamo registrando sul mercato un fenomeno molto strano: chiunque acquisti la pasta in un supermercato sa che il prezzo del prodotto finale è lievitato in modo stratosferico negli ultimi anni. Viceversa, il prezzo del grano duro prodotto dai nostri agricoltori è crollato per effetto di tutta una serie di mutazioni del mercato, talvolta anche inspiegabili: ha avuto una crescita impetuosa all'indomani del conflitto ucraino, ma in questo momento invece il prezzo è molto basso e preoccupa il nostro comparto agricolo. Dai dati in nostro possesso, sappiamo che nell'ultimo decennio circa il 20 per cento dei campi posti a cultura di grano duro sono andati perduti come produzione interna e questo ha indebolito il nostro settore agricolo, sul quale il centrodestra ha molto puntato sia in campagna elettorale, sia per DNA culturale, perché evidentemente sono anche i nostri elettori. È un comparto del quale abbiamo parlato non da oggi e non nell'ultima campagna elettorale, ma da decenni. In questo settore aveva funzionato la Commissione unica nazionale (CUN), che era riuscita per qualche tempo a trovare un punto di equilibrio fra i prezzi e il mercato, ma questa Commissione ha cessato di operare nell'ottobre del 2022 ed è stata sostituita dalle borse merci che invece, per struttura, non hanno una forza tale da alterare questi meccanismi di mercato.

La domanda che a nome del Gruppo Forza Italia mi sento di porle è quindi che cosa state pensando di fare come Governo per ovviare a questo crollo dei prezzi e aiutare la nostra agricoltura nazionale e se pensate di ripristinare la Commissione unica nazionale che pare essere uno degli strumenti per trovare una calmierazione o meglio un punto di equilibrio in alto rispetto al prezzo di mercato di questo prodotto così strategico per il nostro Paese.

PRESIDENTE. Il ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, onorevole Lollobrigida, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

LOLLOBRIGIDA, ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Ringrazio il Gruppo Forza Italia per avermi posto il quesito testé illustrato, in quanto tratta un tema di particolare rilevanza, connesso a produzioni strategiche che lo sono ancor di più in un momento come quello congiunturale che stiamo attraversando, nel quale la sicurezza alimentare si erge ad argomento di discussione.

Le oscillazioni del prezzo del grano, però, come lei sa e come ha avuto modo di ricordare già nell'interrogazione stessa, senatore Zanettin, risentono delle ciclicità che ormai gravano sul comparto. Proprio per questo, per esaminare a fondo quali possano essere le ragioni, abbiamo convocato il 12 aprile scorso il tavolo del grano duro, nel quale abbiamo coinvolto tutti i soggetti che hanno titolo a poter ragionare insieme alla politica di questo tema si tratta dei nostri produttori, ma anche dei molitori, degli stoccatori, dei pastai, fino ad arrivare alla grande distribuzione che lei richiamava, certificando uno dei passaggi finali di questa filiera che è la nostra ottima pasta. Insomma, abbiamo ragionato con l'intera filiera avendo delle prospettive non sempre coincidenti su quali possano essere le soluzioni. Credo però che il tavolo del grano duro sia un momento di confronto e come tutti i momenti di confronto possa permetterci non solo di comprendere, ma anche di provare ad arrivare a delle soluzioni concrete. Le organizzazioni agricole hanno posto la loro oggettiva preoccupazione anche per quel processo, che lei richiamava, di una crescita molto importante fino a qualche mese fa e poi di una caduta che dobbiamo verificare se sia oggetto di speculazione, perché quello è il primo degli elementi che dobbiamo contrastare. In tale contesto, abbiamo analizzato i dati forniti dall'ISMEA ed è stato affrontato il problema che lei richiama di ricostituzione di una commissione sperimentale per il grano duro, il cui progetto si è concluso, come lei richiamava, nel 2022. Il nostro intento è riattivare quanto prima la commissione, non escludendo di procedere alla costituzione della Commissione unica nazionale, magari correggendo alcune criticità che sono emerse proprio nell'applicazione di questo modello.

Riguardo al registro di carico e scarico telematico, il cosiddetto Granaio Italia, ricordo che la fase sperimentale è stata recentemente prorogata dal decreto milleproroghe al 31 dicembre 2024, nel corso del quale l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari non applicherà le sanzioni pecuniarie.

Preciso che Granaio Italia risale a prima del conflitto russo-ucraino, a seguito del quale la Commissione europea ha adottato un nuovo quadro normativo che in parte si sovrappone alle competenze delle normative precedenti, ed è stato recepito con decreto ministeriale l'8 agosto 2022. Poiché il nuovo adempimento si sovrappone a quello di Granaio Italia, stiamo verificando la possibilità di unificare i due provvedimenti per renderli più semplici, cercando di eliminare oneri burocratici che spesso sono a carico dei produttori e delle imprese stesse.

Per evitare ogni possibile speculazione, settimanalmente il Ministero monitora le quotazioni del grano attraverso le rilevazioni effettuate dalla camera di commercio e le informazioni vengono trasmesse, attraverso il sistema informatico, ai competenti servizi e all'Unione europea.

Con riferimento alla dinamica dei prezzi rilevo che la trasformazione delle materie prime richiede, nell'ambito dei numerosi e poliedrici processi produttivi, l'impiego di fattori produttivi che hanno avuto un incremento dei prezzi a volte a tre cifre; sappiamo che questo problema va affrontato in sede europea e che rileva anche nell'ambito di quella che noi chiamiamo sovranità alimentare, cioè nel cercare di evitare che eventi contingenti gravi come le guerre possano modificare le nostre scelte di produzione e anche di consumo a causa, per esempio, della crescita dei prezzi.

Resta un fatto fondamentale: sulle vicende legate al grano dobbiamo applicare un sistema di ricerca più avanzato; dobbiamo ricominciare a studiare metodi che permettano di abbattere le criticità legate a queste produzioni aumentando il quantitativo, diminuendo i costi di produzione e cercando eventualmente di ripetere quelle cose che in Italia sono state fatte all'inizio del secolo scorso. Quest'anno ricorre una ricerca del 1913, applicata dallo scienziato Nazareno Strampelli, che riuscì, a parità di consumo del suolo, a raddoppiare la produzione di grano semplicemente attraverso la genomica. Dobbiamo investire sulla ricerca, quello che non si è fatto in questi anni, indebolendo il sistema agricolo europeo e italiano. L'Italia era all'avanguardia in questi processi e crediamo possa tornare ad esserlo utilizzando le grandi menti e le grandi potenzialità che risiedono nelle nostre università e nei nostri centri di ricerca e che noi dobbiamo proteggere, anche pagandole in modo adeguato e mettendo quindi al servizio dei nostri agricoltori un sistema più efficace ed efficiente, per valorizzare il loro lavoro, per realizzare grandi grani come la varietà senatore Cappelli o altre che nella storia hanno contraddistinto la qualità italiana. Penso a un aumento del valore che metta anche in condizione di reggere a logiche di mercato globalizzate, delle quali spesso veniamo ad essere oggetto negativo in fasi congiunturali come questa da lei richiamata. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Zanettin, per due minuti.

ZANETTIN (FI-BP-PPE). Signor Presidente, ringrazio il Ministro delle parole che ha pronunciato, perché nel suo dire abbiamo colto la grande sensibilità che il Governo attribuisce al settore dell'agricoltura, in particolare alla produzione del grano duro. Sono state preannunciate delle iniziative che noi condividiamo totalmente e da parte del Ministro è stata anche riproposta l'idea di proseguire con la Commissione unica nazionale. Certamente rimane una necessità e, signor Ministro, credo che noi dobbiamo lavorare molto su quella discrasia che troviamo comunque inaccettabile fra il prezzo pagato ai nostri agricoltori e quello che come consumatori troviamo nei banchi del supermercato. Su questo bisogna stare tutti molto attenti perché, come diceva, c'è molta speculazione e a pagare sono sempre i più deboli della filiera, in particolare i nostri produttori, e secondo noi questo è del tutto inaccettabile.

Mi dichiaro comunque soddisfatto della risposta.

PRESIDENTE. Il senatore Bergesio ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00401 sul fondo mutualistico nazionale per l'agricoltura contro i rischi da cambiamenti climatici, per tre minuti.

BERGESIO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, signor Ministro, il tema che vogliamo trattare con questa interrogazione è legato agli eventi meteorologici di carattere catastrofale, che negli ultimi anni stanno colpendo il nostro Paese e soprattutto l'agricoltura.

A questo proposito, vorremmo prima di tutto esprimere la solidarietà di quest'Aula alle popolazioni della Regione Emilia-Romagna, colpite dalle drammatiche piogge di questi giorni, che hanno generato un drammatico stato di emergenza dovuto alla calamità naturale, e in particolare alle famiglie delle vittime. Un grazie di cuore a tutti i volontari, alla Protezione civile, alle Forze dell'ordine, al personale sanitario, ai sindaci, agli amministratori impegnati in loco a sostegno della popolazione (Applausi).

Il cambiamento climatico in atto, stando ad una recente indagine, è da molti percepito, signor Ministro, come un'emergenza reale e grave, da contrastare il prima possibile. Questo è ancor più vero se guardiamo al comparto agricolo, che, a causa dei cambiamenti climatici di natura sempre più spesso catastrofale, negli ultimi dieci anni, come lei sa, ha perso circa 14 miliardi di euro. Queste le ultime stime, quelle più vicine a noi, del 2022: in produzione di mais, causa siccità, meno 22 per cento; frumento duro, meno 10 per cento; olio di oliva, meno 27 per cento; pomodori, meno 10 per cento. Questo per fare una panoramica un po' su tutte le tipologie di prodotti.

Nella scorsa programmazione PAC, però, è emersa una carenza di risorse per il pagamento delle compensazione a favore degli agricoltori per i danni subiti nell'anno 2022. Le polizze assicurative, che normalmente, in copertura Fondo solidarietà nazionale, sono al 70 per cento, sono state coperte solo al 30 per cento al 30 gennaio. Il resto, gli agricoltori hanno dovuto anticiparlo e non si sa ancora quando tutto questo verrà loro trasferito.

Con la legge di bilancio 2021 abbiamo istituito il fondo mutualistico Agricat. Il fondo, in vigore dal 1° gennaio 2023, coinvolge le 700.000 aziende agricole per la copertura dei rischi catastrofali da gelo, brina, alluvione e siccità: 350 milioni di euro l'anno.

Signor Ministro, noi chiediamo semplicemente dei chiarimenti sulla situazione dell'anno 2022. Vorremmo sapere quando verranno definitivamente pagate, tramite Agea, queste aziende agricole e, dall'altra parte, sapere a che punto siamo col fondo Agricat, se esso rappresenta una garanzia per le aziende contro il rischio, soprattutto perché le produzioni stanno per iniziare.

PRESIDENTE. Il ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, onorevole Lollobrigida, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

LOLLOBRIGIDA, ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Senatore Bergesio, lei mi pone sempre quesiti molto puntuali e molto rilevanti. In questo caso, sono ancor più puntuali per le ragioni che lei ha descritto nell'incipit, ricordando le criticità di queste ore.

Il contrasto alle conseguenze negative delle catastrofi naturali sul comparto agroalimentare italiano e il sostegno alle aziende colpite sono al centro della nostra attività del Ministero, per quanto ovviamente di competenza. Quanto agli eventi catastrofali che si sono verificati nel 2022, la risposta del Governo è stata e continua ad essere il più rapida ed efficace possibile. Dal mio insediamento ho firmato 24 decreti di declaratoria di eccezionali avversità atmosferiche, grazie ai quali ho consentito alle Regioni interessate di accedere alle risorse messe a disposizione dal Fondo di solidarietà nazionale.

Il 2 maggio 2023 ho firmato il decreto di declaratoria del riconoscimento del carattere di eccezionalità dell'alluvione che ha colpito la Regione Marche tra il 15 e il 16 settembre 2022, che permette, anche in questo caso, l'accesso alle risorse del Fondo di solidarietà nazionale.

Per i prossimi anni tali eventi, purtroppo, come ricordava, sempre più frequenti e devastanti, dovranno essere gestiti mediante gli strumenti assicurativi. In questa ottica, un ruolo centrale assume il fondo mutualistico nazionale agricolo contro le avversità catastrofiche (Agricat), previsto quale strumento principale di assicurazione dal rischio dal Piano strategico della politica agricola comune del 2023-2027, concordato con le Regioni con un meccanismo che sapete essere nuovo ed applicato per la prima volta in questo quinquennio.

Sono in corso di adozione gli atti che consentiranno di definire il quadro normativo per la operatività del fondo. In particolare il 5 aprile 2023 è stato approvato il regolamento del fondo; il giorno seguente è stata adottata la prima circolare esplicativa, rivolta alle imprese che abbiano subito danni da eventi catastrofali, contenente tutte le disposizioni operative per la presentazione della domanda di accesso alle compensazioni del fondo stesso.

Infatti, entro la prossima settimana è previsto il rilascio dell'applicativo nel Sistema informativo agricolo nazionale, che consentirà agli agricoltori di inserire la denuncia di danno direttamente nel sistema informativo, velocizzando così le procedure. Ad ogni modo, il fondo mutualistico nazionale Agricat copre gli eventi catastrofali già a partire dal 1° gennaio 2023. Nei mesi passati, Ismea ha già provveduto a raccogliere le segnalazioni degli agricoltori che hanno subito danni in seguito agli eventi catastrofali.

A breve, saranno organizzati i primi sopralluoghi campionari nelle aree interessate dagli eventi catastrofali per verificare gli eventuali danni alle produzioni. Posso dunque rispondere alla sua domanda dicendo che il fondo Agricat si può considerare già operativo.

A completamento del discorso fin qui svolto, ricordo che il fondo risponde nei limiti della propria disponibilità, ossia quei 350 milioni che non sono certo saranno in grado di coprire l'evolversi costante di questi eventi. Bisognerà comunque riflettere attentamente su quali siano le concause che peggiorano gli eventi eccezionali, purtroppo a causa spesso di scelte strategiche che hanno impedito di manutenere il territorio, considerando l'uomo soggetto importante e garante - non nemico -dell'ambiente, come qualche volta è stato tentato di dimostrare.

È necessario attendere la fine della campagna agraria per raccogliere tutti i fabbisogni derivanti dalle segnalazioni che perverranno nel corso dell'anno. Nel frattempo si procederà alla costituzione della dotazione del fondo mediante il prelievo del 3 per cento sui pagamenti diretti e la successiva integrazione con i fondi FESR.

Concludo precisando che, trattandosi di un fondo di mutualizzazione, la cui portata, come ho ricordato, è estesa a 700.000 aziende agricole, operativo su tutto il territorio nazionale per tutte le produzioni assicurabili, lo sforzo messo in atto quest'anno è imponente e getta le basi per una svolta nella cultura di gestione del rischio per la nostra imprenditoria agricola.

Colgo l'occasione per rinnovare oggi la solidarietà che lei richiamava alle popolazioni dell'Emilia-Romagna; già ieri, essendo presente alla Fiera di Rimini Macfrut, ho avuto la fortuna di incontrare tutte le rappresentanze del mondo degli agricoltori; abbiamo già iniziato a confrontarci attivamente sulle soluzioni adottabili dall'intero Parlamento, spero sicuramente per quota parte, e dal nostro Ministero, per alleviare non solo i devastanti effetti economici, ma anche quelli psicologici che derivano dalla distruzione del lavoro delle aziende, che spesso legano i nostri agricoltori ai loro territori ben più del dato economico e che io credo vadano compensate con particolare attivismo.

Ho avuto la fortuna ieri di visitare direttamente i luoghi, trovando tanta gente speranzosa di trovare in tutti noi, in tutta la politica, un attore con il quale confrontarsi sulle soluzioni attuali, ma soprattutto su una criticità che forse rilevano e che, nel tempo, dev'essere modificata: la poca attenzione al mondo dell'agricoltura come centrale nella manutenzione del territorio, dell'alveo dei fiumi e delle aree interne che spesso, poco curate, producono a valle gli effetti devastanti che rileviamo, aggravando le conseguenze degli eventi derivanti dal cambiamento climatico. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Bergesio, per due minuti.

BERGESIO (LSP-PSd'Az). Ringrazio il signor Ministro. Siamo soddisfatti per il modo in cui sta portando avanti la soluzione di questa problematica così importante. Il rischio in agricoltura è infatti un tema che è stato affrontato poche volte con pragmatismo e determinazione. Visto che c'è questa opportunità, questa grande ricerca di dare supporto e sostegno agli agricoltori, credo sia un momento importante.

Ricordo che le nostre aziende agricole soffrono di liquidità. Purtroppo l'aumento dei tassi di interessi sui mutui, che sono passati dal 2,5-3 per cento al 6-7 per cento, è un aspetto molto importante, che genera difficoltà e anche molta preoccupazione tra gli agricoltori.

Lei è stato molto chiaro. Riteniamo molto positivo il fatto che il fondo Agricat sia già attivo. Credo allora che siamo in grado di dare risposte coerenti con le problematiche del settore, partendo dai grandi temi, ma anche dalla piccola quotidianità, a difesa proprio dell'agricoltore affinché sia veramente il custode dell'ambiente del territorio. Ritengo che in tal modo daremo un futuro e una speranza soprattutto alle giovani generazioni, al cui interno tanti si stanno impegnando in questo settore. (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore Silvestroni ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00404 sulle conclusioni del G7 dell'agricoltura tenutosi recentemente in Giappone, per tre minuti.

SILVESTRONI (FdI). Signor Presidente, onorevole Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, il 22 e il 23 aprile si sono riuniti in Giappone, a Miyazaki, i Ministri dell'agricoltura di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti ovvero il gruppo dei sette Paesi più industrializzati del mondo. Il documento diffuso al termine del G7 dell'agricoltura riporta gli obiettivi stabiliti, che mirano essenzialmente ad ottenere un'agricoltura e sistemi alimentari più produttivi, resistenti e sostenibili.

Il G7 di Miyazaki rappresenta una solida base per garantire un equilibrio nei rapporti internazionali, come ha dichiarato il Ministro, interrogato alla conclusione del vertice, accennando all'onore e alla responsabilità di cui sarà investita l'Italia nel guidare la prossima edizione, nel 2024.

Quindi si chiede di sapere quali siano gli intendimenti del Ministro in relazione alle conclusioni del G7 dell'agricoltura appena svolto e quali gli obiettivi prefissati in vista dell'edizione del 2024, che si terrà in Italia.

PRESIDENTE. Il ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, onorevole Lollobrigida, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

LOLLOBRIGIDA, ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Signor Presidente, ringrazio il senatore Silvestroni per aver ricordato che l'Italia ha avuto un ruolo e ne avrà uno ancora più rilevante il prossimo anno rispetto a un tema di carattere generale, ovvero la sicurezza alimentare, nell'ambito del G7, che riunisce le Nazioni industrializzate più importanti di un'area specifica del pianeta (che comprende il Giappone, il Canada, il Regno Unito, la Germania, gli Stati Uniti e la Francia).

Nell'incontro di Miyazaki, una straordinaria città del sud del Giappone, erano presenti anche il segretario generale della Food and agricolture organization (FAO), l'International fund for agricultural development (IFAD) e il World trade organization (WTO). Si tratta di un tavolo che mette in condizioni di trattare un argomento strategico, quello principale di questo tempo per varie ragioni, alcune congiunturali (le ricordavo prima, con riferimento alla guerra di aggressione della Russia all'Ucraina), altre di carattere prospettico (rispetto all'incremento demografico che il pianeta sta vivendo). Si tratta e si ragiona insieme: si deve ragionare insieme e questo l'Italia ha chiesto al tavolo, trovando riscontro sia nei tavoli multilaterali, sia in quelli bilaterali che abbiamo ottenuto con le singole Nazioni, per capire come si deve evolvere il dato che riguarda le produzioni alimentari.

Siamo di fronte a un bivio e dobbiamo scegliere se lavorare sul principio del cibo per tutti o del cibo di qualità per tutti. Noi propendiamo per la seconda strada, per un cibo che sia interclassista e non basato su dinamiche che potrebbero farne prevedere in futuro uno standardizzato per i poveri e uno di qualità per i più ricchi. È una lettura alla quale non vogliamo andare incontro e che abbiamo puntualmente sottolineato anche ai nostri colleghi, ritenendo questo uno dei ruoli che l'Italia dovrà e potrà intraprendere come guida per il cibo di qualità del pianeta.

Queste sono le indicazioni su un tema di tale natura. Abbiamo invitato gli altri colleghi a ragionare sul contrasto a un modello che standardizza e che scollega il territorio e il lavoro dalle produzioni. Una tipicità italiana è quella di mantenerlo invece ancorato a questi fattori, producendo qualità e benessere. Si tratta di un benessere che vogliamo esportare, come abbiamo ricordato.

Abbiamo sottolineato, insieme agli altri Stati, la necessità di rimettere l'agricoltura al centro soprattutto della formazione giovanile. Il ministro giapponese Nomura ci ha mostrato una scuola di agraria, con giovani entusiasti. Abbiamo ragionato di tecnologia e di ricerca, perché oggi l'agricoltura non è, come dice qualcuno ogni tanto, sfruttamento e zappa, ma tecnologia, ricerca e approfondimento. È un modello nobile, intorno al quale si sviluppa la promozione di un'attività che nelle altre Nazioni - come è e dovrà essere anche nella nostra - e in molti studi agrari viene esaltata proprio dall'impegno dei ragazzi che trovano tanto lavoro, ben pagato e di qualità, grazie a questo mondo.

Abbiamo avuto poi modo di confrontarci in incontri bilaterali, anche entrando in questioni che riguardano i nostri produttori. In Giappone ad esempio era ed è ancora bloccata, per quota parte, l'importazione di carni suine italiane e ci siamo relazionati con il Ministero, riuscendo a fare importanti passi avanti per riaprire immediatamente la commercializzazione di questi prodotti. Ringrazio anche l'attivismo dell'ambasciatore italiano in Giappone, Benedetti: ciò avviene perché a volte c'è molta confusione. Vengono ad esempio bloccate le carni suine italiane, senza tener conto che, se si tiene aperta la commercializzazione per le altre Nazioni europee, con il libero mercato non si possono prevenire alcune patologie e dunque questo meccanismo diventa limitatamente efficace. Soprattutto la ricerca scientifica italiana ha testimoniato che, per esempio sui prosciutti e sui trasformati delle carni suine, non c'è più alcun rischio rispetto a vicende come quella della peste suina africana (PSA).

Abbiamo ragionato insieme al Ministro canadese sull'applicazione del Comprehensive economic and trade agreement (CETA), valutando gli elementi positivi e alcune questioni che possono essere migliorate in prospettiva, perché è questo il nostro compito.

Insieme al vice ministro Harrison del Regno Unito abbiamo preparato l'incontro che poi abbiamo svolto incontrando la collega Thérèse Coffey nel Regno Unito proprio in questi giorni; abbiamo portato le nostre imprese nell'area condizionata dall'evento Brexit, sul quale non entriamo, che apre per noi potenzialità di mercato che abbiamo voluto "riempire" con l'offerta dei nostri imprenditori, che hanno potuto presentare ai buyer britannici i nostri eccezionali prodotti.

Abbiamo avuto modo di sottolineare quanto è importante garantire i marchi e le tipicità anche con un sistema normativo omogeneo, che protegga, sì, le nostre imprese danneggiate dall'Italian sounding, ma anche coloro che fruiscono dei prodotti che acquistano. Se un cittadino statunitense o tedesco compra un prodotto che si richiama all'italianità, ma poi ne mangia uno che non ha nulla di nostro, in termini sia di produzione sia di trasformazione, viene truffato; anche per conto loro vorremmo sottolineare quanto tutto ciò sia importante.

Un altro tema strategico (prima veniva richiamato il fenomeno dell'immigrazione, nelle interrogazioni al collega Piantedosi) è costituito dall'impegno che l'Italia ha chiesto. C'è un'area del mondo costituita da tutti gli Stati e da tutte le Nazioni in via di sviluppo, che spesso hanno possibilità e potenzialità enormi. Solo in Africa il terreno arabile è il 65 per cento di quello disponibile nel Pianeta, ma ciò non corrisponde a quanto invece raccolgono e soprattutto al valore aggiunto che hanno i loro prodotti, che spesso partono da lì a valore bassissimo, vengono trasformati nei Paesi occidentali e, in una logica di mercato, si impennano in termini di prezzi, ma nella filiera le Nazioni africane non ricevono granché. In quell'occasione, ma anche ieri a Macfrut, nell'incontro con i Ministri del Burundi, dell'Uganda, della Tanzania e del Congo, abbiamo ragionato di questo: come le Nazioni occidentali possono aiutare - e io credo sia un dovere - queste Nazioni a sviluppare un'agricoltura che sia in grado di produrre e vendere nei mercati, avendo un livello e un valore aggiunto più alto per i loro prodotti e quindi facendo crescere le loro ricchezze. Io credo che questa potrà essere una delle soluzioni perché le persone non siano costrette a emigrare, ma eventualmente scelgano di farlo e non perché spinte dalla fame.

Su questo tema torneremo proprio qui a Roma. Ringrazio il collega Antonio Tajani, il quale, come Ministro degli esteri, è riuscito a ottenere che si svolga a luglio a Roma, nella sede della FAO, la conferenza internazionale sulla sicurezza alimentare. Sarà lì che le Nazioni più forti in termini economici dovranno impegnarsi, a nostro avviso, a sostenere con progetti più mirati lo sviluppo delle Nazioni più deboli, per dare loro la possibilità di avere una crescita economica omogenea.

In ultimo, la ricerca della sostenibilità ambientale è una priorità, che va però affiancata alla sostenibilità economica e produttiva, perché questi due elementi non viaggino in maniera disomogenea e producano sempre equità sociale e quindi sostenibilità sociale, oltre che ambientale, che va perseguita non in termini ideologici, ma attraverso la ricerca, altro elemento sul quale tutte le Nazioni presenti hanno avuto modo di convergere in un'azione comune, anche con interscambio di informazioni e disponibilità reciproca di nuove tecnologie innovative. (Applausi).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Silvestroni, per due minuti.

SILVESTRONI (FdI). La ringrazio, onorevole Ministro, per la sua risposta, della quale io e i colleghi interroganti siamo senz'altro soddisfatti. Le conclusioni del G7 agricoltura di Miyazaki incarnano un'azione politica a cui lei, Ministro, ha già dato ampiamente attuazione. Penso al diritto dei cittadini di essere informati sui prodotti alimentari che intendono consumare, da lei riconosciuto e valorizzato con i decreti di obbligo di etichettatura per i prodotti a base di insetti e con la proroga del regime di trasparenza dell'indicazione della materia prima dei prodotti alimentari.

È poi dovere di ogni Nazione, come peraltro indicato nelle conclusioni del G7, garantire ai cittadini un'alimentazione sicura, sana e di qualità; impegno certamente già rispettato con il divieto di importazione e commercializzazione del cibo sintetico, a tutela della salute dei cittadini e con misure quali il Fondo per la sovranità alimentare, che mira invece a garantire approvvigionamenti e filiere alimentari sicure per la nostra Nazione.

Inoltre, il ruolo dei giovani nell'agricoltura, centrale nelle conclusioni del G7, è stato fortemente riconosciuto dalla sua azione con iniziative quali sgravi fiscali per i giovani agricoltori o, ancora, le agevolazioni per l'accesso al credito, che hanno visto recentemente raddoppiate le risorse economiche a disposizione.

Anche lo sviluppo di un'agricoltura sempre più avanzata e tecnologica, dunque più sostenibile, signor Ministro, è già stato ampiamente realizzato con il Fondo per l'innovazione in agricoltura, istituito nella recente legge di bilancio proprio per ammodernare le nostre produzioni.

Signor Ministro, il suo lavoro ha conferito lustro e prestigio alla nostra Nazione, restituendo all'agricoltura la dignità e la centralità che merita e richiede da tempo. Non abbiamo dubbi che saprà essere all'altezza delle sfide future e del G7 del 2024 a guida italiana, impegni in cui ci vedrà sempre al suo fianco e a quello del Governo Meloni. (Applausi).

PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) all'ordine del giorno è così esaurito.

Assemblea parlamentare dell'OSCE,
composizione e convocazione della Delegazione parlamentare italiana

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE i senatori: Alessandro Alfieri, Renato Ancorotti, Susanna Donatella Campione, Gianluca Cantalamessa, Giuseppe De Cristofaro e Stefano Patuanelli.

Il Presidente della Camera dei deputati ha chiamato a far parte della medesima delegazione i deputati: Vincenzo Amendola, Fabrizio Comba, Mauro Del Barba, Emanuele Loperfido, Federica Onori, Catia Polidori ed Eugenio Zoffili.

D'intesa con il Presidente della Camera, la Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE è convocata per martedì 9 maggio 2023, alle ore 14, presso la Camera dei deputati, Palazzo del Seminario, IV piano, Auletta delle Delegazioni, per procedere alla propria costituzione.

Assemblea parlamentare della NATO,
composizione e convocazione della Delegazione parlamentare italiana

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare NATO i senatori: Michele Barcaiuolo, Stefano Borghesi, Maria Domenica Castellone, Giuseppe De Cristofaro, Alberto Losacco, Simona Flavia Malpezzi, Paolo Marcheschi, Fausto Orsomarso e Adriano Paroli.

Il Presidente della Camera dei deputati ha chiamato a far parte della stessa Delegazione i deputati: Giangiacomo Calovini, Luciano Cantone, Nicola Carè, Lorenzo Cesa, Andrea Crippa, Paolo Formentini, Andrea Giorgio Orsini, Matteo Richetti e Giulio Tremonti.

D'intesa con il Presidente della Camera, la Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO è convocata per martedì 9 maggio 2023, alle ore 15, presso la Camera dei deputati, Palazzo del Seminario, IV piano, Auletta delle Delegazioni, per procedere alla propria costituzione.

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

CROATTI (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CROATTI (M5S). Signor Presidente, da tredici anni Julian Assange ha perso la libertà. Se estradato negli Stati Uniti, rischia di finire i propri giorni in un carcere americano di massima sicurezza. Certamente tutti in quest'Aula conoscono la vicenda, che incrocia aspetti dirimenti che riguardano le democrazie occidentali. Un giornalista che scopre informazioni di pubblico interesse e smaschera terribili menzogne, crimini di guerra e torture finisce prigioniero, mentre sui responsabili in questo momento nessuno sta intraprendendo un percorso per approfondire quello che Assange ha denunciato.

Si impartisce una lezione esemplare ad Assange, che deve suonare come un monito e una minaccia verso tutti coloro che in futuro vorranno affrontare percorsi del genere. Come si definisce questo atteggiamento? Ciascuno di noi, colleghi, può dargli il nome che ritiene, ma di fronte a questa mostruosa ingiustizia molte sono state le campagne che hanno richiesto la scarcerazione di Assange.

Vorrei cogliere l'occasione oggi per citare una campagna in particolare, appena uscita in queste ore: quella del «Fatto Quotidiano», che chiama proprio noi parlamentari in causa in questo momento. Questa campagna si chiama «Liberiamo Julian Assange: le istituzioni italiane rompano il silenzio». Prendo allora la parola in quest'Aula per aderire a tale campagna e dire che non tutti hanno intenzione di restare in silenzio su questa vicenda. Sono centinaia i parlamentari delle democrazie di tutto il mondo, delle grandi democrazie (Gran Bretagna, Germania, Brasile e Stati Uniti), che hanno chiesto all'amministrazione Biden di chiudere questo caso e sono certo che con me adesso tanti altri parlamentari usciranno con lo stesso appello: chiediamo che Julian Assange sia scarcerato immediatamente e che il caso contro di lui e la sua organizzazione sia archiviato. Vogliamo Assange libero. (Applausi).

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di martedì 9 maggio 2023

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 9 maggio, alle ore 11, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 16,17).

Allegato A

INTERROGAZIONI

Interrogazione su un caso di ingiusta detenzione derivante dall'utilizzo di intercettazioni

(3-00177) (31 gennaio 2023)

Scalfarotto. - Al Ministro della giustizia -

            Premesso che, per quanto risulta all'interrogante:

            a gennaio 2023 è stato assolto in via definitiva Marco Sorbara ex assessore comunale di Aosta e consigliere regionale della Valle d'Aosta, la cui brillante carriera, secondo gli inquirenti, si sarebbe dovuta imputare all'appoggio delle cosche di 'ndrangheta insediatesi nel territorio valdostano;

            la sua assoluzione si è avuta dopo una condanna in primo grado e l'assoluzione in appello, all'esito di un ricorso della Procura generale di Torino contro cui si è espresso persino il procuratore generale della Cassazione;

            essa è avvenuta dopo una custodia cautelare di ben 909 giorni (quasi due anni e mezzo), di cui 214 in cella (45 in isolamento) e quattro anni di processi, un vero e proprio calvario iniziato il 22 gennaio 2019, giorno dell'arresto di Sorbara;

            l'assoluzione, secondo la Corte di cassazione, si deve alla totale assenza di qualsiasi tipo di "arruolamento di Marco Sorbara tra i politici stabilmente 'satelliti' del sodalizio attraverso un decisivo appoggio elettorale", come invece accusava la Procura, anche perché, analizzando l'attività politica di Sorbara, i giudici di appello non hanno trovato "irregolarità di sorta e men che meno foriere di poter sortire sviluppi in sede penale o di giustizia contabile";

            il sostegno della 'ndrangheta alla vita politica di Sorbara è stato smentito anche dalle intercettazioni relative alla campagna elettorale per le amministrative 2015, dalle quali è emerso come il nome dell'ex assessore non fosse mai comparso;

            fondamentale per addivenire all'assoluzione, infatti, è stata la ricostruzione integrale delle intercettazioni effettuate dagli inquirenti, che sarebbero state, invece, depurate di elementi a suo favore, attraverso un loro utilizzo arbitrario ed artato;

            sono numerosi i casi in cui la custodia cautelare è derivata da un utilizzo artificioso o da un errore nell'interpretazione, nell'utilizzo o trascrizione delle intercettazioni, come quello di Carlo Salti (6 mesi di carcere e 10 anni di processi), Francesco Raiola (21 giorni carcere, 120 di domiciliari e 4 anni di processi); Nicola Marcozzi (28 giorni di domiciliari), Roberto Giammattei (70 giorni di domiciliari), per citare solo i casi più noti;

            in Italia dal 1992 al 2021 si sono avuti più di 30.000 casi di ingiusta detenzione (circa 1.000 all'anno), comportando una spesa statale per gli indennizzi pari a circa 820 milioni di euro, con una media di 27,3 milioni di euro annui, totalmente a carico dello Stato e, dunque, dei cittadini;

            gli errori giudiziari, nel medesimo lasso temporale, si attestano a 214, con una media di 7 all'anno, per una spesa in risarcimenti pari a più di 76 milioni di euro (circa 2 milioni e mezzo di euro annui);

            le dichiarazioni del Ministro in indirizzo rassicurano circa l'avvio di una nuova stagione di garantismo coerente con i canoni costituzionali, del diritto europeo e internazionale, ma la sedimentazione di un modus operandi che vede nell'utilizzo fazioso delle intercettazioni un vero e proprio strumento di condanna (non solo mediatica o preventiva, come nel caso di Sorbara) richiede risposte chiare e sollecite,

            si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative voglia adottare per scongiurare e prevenire l'utilizzo artificioso e arbitrario delle intercettazioni e uniformare il loro utilizzo a estrema cautela, nonché per prevedere l'applicazione della custodia cautelare quale soluzione di ultima istanza del sistema processuale penale, a presidio del principio costituzionale della presunzione d'innocenza.

Interrogazione con carattere d'urgenza sulla situazione delle carceri in Umbria

(3-00210) (14 febbraio 2023)

Verini. - Al Ministro della giustizia -

                    Premesso che:

            nel 2022 si sono tolti la vita in carcere 84 detenuti, cifra pari a un suicidio ogni cinque giorni, ovvero un detenuto ogni 670. Venti volte in più di quanto avviene nel mondo libero. Il 29 gennaio si è tolto la vita un detenuto nel carcere "Vocabolo Sabbione" a Terni;

            secondo il rapporto dell'associazione "Antigone", in Italia, nel 39 per cento delle celle il parametro minimo dei 3 metri quadrati di superficie calpestabile non è rispettato, nel 44 per cento dei casi i servizi sanitari in cella non sono dotati di acqua calda, nel 56 per cento non ci sono le docce, nel 10 per cento non funziona il riscaldamento ed in sei istituti il WC non è in un ambiente separato da una porta dal resto della cella;

            le carceri umbre scontano tutte le criticità e le emergenze del sistema penitenziario nazionale, in particolar modo per la carenza di organico nei diversi comparti, per il sovraffollamento, nonché per la mancanza di personale sia medico che infermieristico;

            in Umbria risultano essere sempre più frequenti episodi di violenza e di aggressione tra detenuti e tra questi ultimi e il personale della polizia penitenziaria. L'ultimo episodio si è registrato nel carcere di Perugia, dove due agenti della polizia penitenziaria sono dovuti ricorrere alle cure sanitarie anche quale conseguenza di un trauma cranico. Aggressioni analoghe si sono riscontrate negli ultimi giorni anche nelle carceri di Spoleto e Terni, comportando  ferite e lesioni gravi a diversi agenti;

            nel territorio regionale non è presente alcuna Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza da destinare alla popolazione carceraria affetta da disturbi psichici, il sistema carcerario italiano  non è dotato di un efficiente servizio psichiatrico con specialisti medici all'interno di ogni struttura penitenziaria a fronte dell'elevato numero di detenuti che presentano disturbi psichici: a Terni sono 150 su una popolazione carceraria di 550. Oltre 100 a Perugia, su un totale di 420, e a Orvieto, dove peraltro la Guardia medica è attiva solo fino alle 20, sono 15 su 100,

            si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia al corrente della drammatica situazione in cui versano le carceri umbre, anche per la grave carenza di personale, e quali misure urgenti intenda intraprendere al fine di risolvere le numerose criticità, evitando così che gli episodi di violenza possano allargarsi, compromettendo ulteriormente la sicurezza della popolazione penitenziaria.

Interrogazione sui limiti di concentrazione di idrocarburi nei residui di asfalto ai fini dello smaltimento

(3-00204) (14 febbraio 2023)

Potenti. - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica -

                    Premesso che:

            in un articolo del quotidiano "Il Sole-24 ore" dell'8 febbraio 2023 viene riportata un'intervista dell'associazione SITEB (Strade italiane e bitume), secondo cui l'attuale versione del decreto "end of waste", ovvero il decreto ministeriale 27 settembre 2022, n. 152, recante il regolamento che disciplina la cessazione della qualifica di rifiuto dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione e di altri rifiuti inerti di origine minerale, ai sensi dell'articolo 184-ter, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 20 ottobre 2022, n. 246, renderebbe problematico il recupero nella produzione degli aggregati riciclati negli asfalti stradali dal momento che gli aggregati, prodotti con miscele bituminose, non sarebbero conformi alle limitazioni di concentrazione di idrocarburi previste nel decreto;

            le stesse associazioni di settore lamentano, infatti, i limiti di concentrazione riportati nel decreto ministeriale, ritenendoli "eccessivamente restrittivi e sproporzionati rispetto ai reali rischi connessi al riciclo di questi materiali";

            dai calcoli fatti dalla SITEB, risulta che l'attuale formulazione del testo normativo farebbe sì che oltre un terzo del fresato stradale recuperato e gestito ogni anno in Italia, pari a oltre 14 milioni di tonnellate, non potrebbe più essere riciclato e dovrebbe pertanto essere necessariamente smaltito in discarica;

            così com'è, secondo le associazioni, il dettato del decreto, stanti le limitazioni alle percentuali di derivati del petrolio, potrebbe causare danni al settore delle costruzioni e del riciclo e riuso dei materiali, con inevitabili conseguenze anche sulla tabella di marcia del completamento del piano di opere strategiche del PNRR,

            si chiede di sapere:

            se il Ministro in indirizzo abbia valutato l'opportunità di rivedere i limiti di concentrazione massima di idrocarburi previsto nel decreto "end of waste", al fine di evitare che i limiti ivi riportati rappresentino un ostacolo al processo di recupero e di gestione di un materiale strategico per il settore del riciclo e delle costruzioni;

            se, quanto al consumo di asfalti stradali, sia a conoscenza di soluzioni alternative e innovative che possano consentire una riduzione dell'uso di petrolio nella produzione di un materiale particolarmente strategico per il settore dei trasporti stradali.

Interrogazione sul rispetto della parità di genere nell'ambito del PNRR e del nuovo codice dei contratti pubblici

(3-00297) (21 marzo 2023)

D'Elia, Nicita, Malpezzi, Zambito, Basso, Lorenzin, Irto, Camusso, Giorgis, Furlan, Fina, Rojc, Martella, Valente, Rossomando, Zampa, Alfieri, Misiani, Losacco, Cottarelli, Verducci, La Marca, Rando, Manca, Boccia. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, delle infrastrutture e dei trasporti, del lavoro e delle politiche sociali e per la famiglia, la natalità e le pari opportunità -

                    Premesso che:

            il piano nazionale di ripresa e resilienza, oltre alla finalità di sostenere la ripresa e realizzare una piena transizione ecologica e digitale, ha quale obiettivo il recupero dei ritardi che penalizzano storicamente il Paese attraverso la definizione di tre priorità trasversali, vale a dire donne, giovani e differenze territoriali e prevede l'impegno ad assicurare che l'intero meccanismo di recovery possa determinare un impatto significativo e prevedibile sulla crescita dell'occupazione femminile e giovanile;

            il PNRR prevede esplicitamente, a pagina 36, l'introduzione di disposizioni dirette a condizionare l'esecuzione dei progetti all'assunzione di giovani e donne anticipando che "con specifici interventi normativi, sarà previsto l'inserimento nei bandi gara, tenuto anche conto della tipologia di intervento, di specifiche clausole con cui saranno indicati, come requisiti necessari e, in aggiunta, premiali dell'offerta, criteri orientati verso tali obiettivi". Il dispositivo di condizionalità prevede, in sintesi, un vincolo per gli operatori economici aggiudicatari di bandi di fondi PNRR e del piano nazionale degli investimenti complementari (PNC) che impone di destinare ai giovani under 36 e alle donne senza limiti di età almeno il 30 per cento dell'occupazione aggiuntiva creata in esecuzione del contratto per le attività essenziali connesse;

            in attuazione di tali obiettivi, l'articolo 47 del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, al comma 4 stabilisce che le stazioni appaltanti sono tenute a prevedere nei bandi di gara, negli avvisi e negli inviti, come requisiti necessari e come ulteriori requisiti premiali dell'offerta, criteri orientati a promuovere l'imprenditoria giovanile, la parità di genere e l'assunzione di giovani, fino ai 36 anni, e donne, prevedendo altresì nei successivi commi misure premiali in favore degli operatori che adempiono a tale previsione ovvero l'applicazione di penali in caso di inadempienza;

            al comma 8, prevede che con linee guida del Presidente del Consiglio dei ministri ovvero dei Ministri o delle autorità delegati per le pari opportunità e della famiglia e per le politiche giovanili e il servizio civile universale, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e con il Ministro per le disabilità, siano definiti le modalità e i criteri applicativi delle misure previste per le pari opportunità e l'inclusione lavorativa nei contratti pubblici relativi al PNRR e al PNC, nonché indicate le misure premiali e predisposti i modelli di clausole da inserire nei bandi di gara differenziati per settore, tipologia e natura del contratto o del progetto;

            le stazioni appaltanti, in relazione ai progetti del PNRR, hanno già predisposto numerosi bandi di gara, avvisi ed inviti, nei quali non sono stati previsti, di fatto, i requisiti premiali previsti dal citato articolo 47, orientati a promuovere l'imprenditoria giovanile, la parità di genere e l'assunzione di giovani. A quanto si apprende da un recente articolo pubblicato dal quotidiano "la Repubblica", che cita dati ANAC non ancora pubblicati, circa il 70 per cento degli oltre 48.000 affidamenti registrati da luglio a oggi prevedono una deroga totale alle clausole di condizionalità, previste dal PNRR, che impongono di destinare ai giovani di età inferiore ai 36 anni e alle donne almeno il 30 per cento delle assunzioni necessarie a realizzare l'affidamento, mentre 1.343 affidamenti hanno usufruito di una deroga parziale delle suddette clausole. Su tali attendibili dati dell'ANAC, risulta inoltre una grave mancanza di trasparenza da parte dei portali ufficiali sul monitoraggio dell'attuazione del PNRR, a partire dalla piattaforma governativa "Italia domani";

            le linee guida di cui all'articolo 47, comma 8, non risultano ancora adottate, di fatto confermando l'orientamento del Governo alla deroga permanente all'applicazione della clausola di condizionalità per infondati timori e presunti rischi di complicazione delle procedure o incremento dei costi dei progetti;

            ad aggravare la situazione si rammenta, altresì, il contenuto del codice dei contratti pubblici predisposto dal Governo, la cui pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dovrà avvenire entro il 31 marzo 2023. In tale importante riforma legata al PNRR è emersa, durante l'esame dello schema di decreto legislativo nelle Commissioni parlamentari, la mancata inclusione della parità di genere tra i principi generali del codice, atteggiamento confermato anche nel resto del provvedimento. La parità di genere è stata inserita nello schema soltanto nell'allegato II.3, nell'ambito dei soggetti con disabilità o svantaggiati. Si tratta di un preoccupante arretramento rispetto alla previgente normativa, confermato dal fatto che le disposizioni relative alla certificazione della parità di genere di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198 (codice delle pari opportunità tra uomo e donna), sono stati traslati dalla normativa di rango primario agli allegati al nuovo codice, ragion per cui non vi è alcuna garanzia che la questione possa trovare adeguata copertura nei regolamenti da emanare successivamente,

            si chiede di sapere:

            quali iniziative urgenti si intenda adottare al fine di salvaguardare il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei divari di genere e generazionali esplicitamente previsti dal PNRR, anche al fine di evitare il rischio di una sospensione o di una riduzione degli importi delle rate semestrali da parte della Commissione europea;

            quali iniziative si intenda adottare per dare piena ed immediata attuazione ai contenuti dell'articolo 47 del decreto-legge n. 77 del 2021, e affinché le stazioni appaltanti prevedano nei bandi di gara, negli avvisi e negli inviti, come requisiti necessari e come ulteriori requisiti premiali dell'offerta, criteri orientati a promuovere l'imprenditoria giovanile, la parità di genere e l'assunzione di giovani;

            se si intenda, altresì, chiarire la tempistica prevista per l'adozione delle linee guida di cui all'articolo 47, comma 8, del decreto-legge n. 77 del 2021;

            se si intenda operare affinché sia rapidamente garantita la massima trasparenza sui dati relativi all'attuazione del PNRR, in particolare relativamente al raggiungimento degli obiettivi previsti dalle priorità trasversali;

            se si intenda prevedere interventi finalizzati a garantire l'inserimento della parità di genere tra i principi e nell'articolato del nuovo codice dei contratti pubblici, non solo come condizionalità ma come premialità, evitando un preoccupante ed inopportuno arretramento rispetto alla previgente normativa.

Interrogazione sulla demolizione degli impianti in disuso dell'acciaieria ex Lucchini di Piombino (Livorno) in condizioni di sicurezza ambientale

(3-00397) (03 maggio 2023) (già 4-00228) (14 febbraio 2023)

Potenti. - Ai Ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica e della salute -

                   Premesso che:

            nell'estate 2022 sono iniziate le operazioni di demolizione di strutture ed impianti in disuso siti nell'area industriale dell'acciaieria ex Lucchini in provincia di Livorno, oggi di proprietà della società JSW Steel Italy Piombino S.p.A., e la cittadinanza di Piombino ha da subito evidenziato e segnalato la diffusione e il deposito nell'ambiente di una preoccupante quantità di polvere sia all'interno che all'esterno dell'area di cantiere e dello stabilimento;

            a seguito di tali segnalazioni, i tecnici dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale Toscana (ARPAT) hanno provveduto ad effettuare sopralluoghi nell'area interessata dalle attività di demolizione dell'impianto "filtro a calce" dell'acciaieria, rilevando la presenza di polveri bianche depositate sulle strade e sulle auto in sosta nella zona della città a confine con la fabbrica;

            a seguito del sopralluogo di ARPAT è stato chiesto alla società di sospendere la demolizione e contestualmente di valutare ed adottare idonee azioni di mitigazione della dispersione di polveri originate dal processo di demolizione, prima di riprendere le attività di demolizione;

            a seguito di ciò, il 26 gennaio 2023 l'azienda ha comunicato agli enti competenti di aver interrotto le attività di demolizione, in attesa di una revisione delle misure di protezione e di mitigazione, ma già ai primi giorni di febbraio all'interrogante risulta che i lavori di demolizione siano stati ripresi senza comunicazioni ufficiali circa le precauzioni adottate per mitigare l'emissione di polveri;

            alla luce di ciò, nei giorni scorsi i sindacati della rappresentanza sindacale unitaria di fabbrica hanno richiesto che le operazioni di demolizione presso il sito siano effettuate in totale sicurezza, con particolare attenzione a ridosso delle aree contenenti amianto, per evitare il pericolo di dispersione di inquinanti nell'ambiente e tutelare la salute di lavoratori e cittadini dall'esposizione a sostanze nocive,

            si chiede di sapere:

            se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti descritti;

            che cosa intendano fare per garantire che le operazioni di demolizione e smantellamento dei vecchi impianti dell'area industriale dell'acciaieria ex Lucchini di Livorno si svolgano in totale sicurezza per l'ambiente e per la salute di lavoratori e cittadini.

Interrogazione sull'allargamento e messa in sicurezza della strada statale 650 "Trignina"

(3-00216) (15 febbraio 2023)

Sigismondi, Della Porta. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti -

            Premesso che la strada statale 650 di fondo valle Trigno, più comunemente conosciuta come Trignina, è una strada che collega la costa adriatica con i comuni dell'entroterra situati a confine tra Abruzzo e Molise, realizzata verso la fine degli anni '80 dalla Cassa del Mezzogiorno, e si estende per una lunghezza di circa 78 chilometri ed è caratterizzata da una corsia per ogni senso di marcia;

                    considerato che:

            il 20 ottobre 2022 presso la Prefettura di Chieti si è tenuta una riunione convocata dal prefetto e sollecitata dai sindaci di Lentella, Tufillo, Palmoli, Celenza sul Trigno, Fresagrandinaria, Torrebruna, Schiavi d'Abruzzo, Castiglione Messer Marino, alla quale hanno preso parte anche esponenti dell'ANAS, della Regione Abruzzo, della Provincia di Chieti e delle municipalità di San Salvo e Dogliola;

            nel corso dell'incontro sono state evidenziate le criticità dell'infrastruttura e sono state ricordate le tante vittime registrate nel corso degli anni a causa scarsa sicurezza della strada e dal mancato rispetto del codice della strada;

            il 14 novembre 2022 presso il Comune di San Salvo si è tenuto un analogo incontro, che ha coinvolto anche rappresentanti dei Comuni, delle istituzioni della Regione Molise e dei parlamentari eletti nelle due regioni, durante il quale è emerso che del raddoppio delle dimensioni stradali, di cui si parla da circa 20 anni, non esiste neanche un progetto di fattibilità economica;

            la strada Trignina si collega alla strada statale 85, offrendo così un valido collegamento tra le autostrade A14 e A1 e, seppure originariamente fosse stata pensata come arteria interessata esclusivamente dal traffico locale, negli ultimi anni è stata attraversata anche dai mezzi pesanti;

            ritenuto che:

            il trasporto delle merci è destinato a subire un ulteriore incremento, considerando che i porti di Vasto e Termoli sono stati recentemente classificati come porti nazionali e che nella zona industriale di San Salvo è situato uno stabilimento di Amazon;

            per tali motivi è auspicabile implementare il collegamento tra i porti delle regioni Campania, Abruzzo e Molise;

            il Governo attualmente in carica, nonostante la difficile situazione che ha ereditato, si è sempre mostrato particolarmente attento alla tema delle infrastrutture, impegnandosi fattivamente per la realizzazione di nuove e il potenziamento di quelle esistenti;

            nell'intervento di insediamento il Presidente del Consiglio dei ministri ha fatto esplicito riferimento al tema infrastrutturale e alla necessità di "ricucire" anche la costa tirrenica con la costa adriatica;

            il Ministro in indirizzo, altresì, ha recentemente mostrato particolare interesse, intervenendo sull'argomento,

            si chiede di sapere quali azioni il Ministro in indirizzo intenda intraprendere al fine di iniziare a programmare il raddoppio delle dimensioni della strada statale 650 di fondo valle Trigno, e quali provvedimenti voglia assumere, nel breve periodo, per garantire la sicurezza della viabilità di questa strategica arteria stradale.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 151-BIS DEL REGOLAMENTO

Interrogazione sulle autorizzazioni per le manifestazioni promosse dalle pro loco e dagli enti del terzo settore

(3-00406) (03 maggio 2023)

De Poli. - Al Ministro dell'interno -

            Premesso che nella Gazzetta Ufficiale n. 49 del 27 febbraio 2023 è stata pubblicata la legge 24 febbraio 2023, n. 14, di conversione del decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198 (decreto "milleproroghe 2023"), che, all'articolo 7, comma 7-sexies, ha prorogato al 31 dicembre 2023 importanti modifiche alle semplificazioni per la realizzazione di spettacoli dal vivo, già previste dalla legge 11 settembre 2020, n. 120;

            ritenuto che:

            ai sensi dell'art. 41, comma 5, del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, le pro loco e gli enti aderenti alla rete associativa nazionale Unione pro loco d'Italia in particolare, siano istituzionalmente preposti alla valorizzazione delle tradizioni locali e del territorio con le numerose attività ed eventi che svolgono in tutto il territorio nazionale e durante tutto l'anno;

            per la realizzazione di spettacoli dal vivo (di cui alla legge n. 14 del 2023) di natura occasionale che comprendono attività culturali di teatro, musica, danza e musical, nonché le proiezioni cinematografiche che si svolgono in un orario compreso tra le ore 8 e le ore 1.00 del giorno seguente, destinati ad un massimo di 1.000 spettatori, è sufficiente la presentazione della segnalazione certificata di inizio attività (SCIA) che indica il numero massimo di spettatori, il luogo e l'orario in cui si svolge lo spettacolo ed è corredata da una relazione tecnica di un professionista che attesta la rispondenza della manifestazione di spettacolo alle regole tecniche di prevenzione degli incendi stabilite con il decreto del Ministro dell'interno 19 agosto 1996,

            si chiede di sapere:

            in quale modalità il Ministro in indirizzo intenda intervenire per dare operatività e tempestività alle "norme di semplificazione" introdotte con le disposizioni citate, in particolare quelle previste dalla legge n. 14 del 2023;

            se non ritenga utile valutare, prima della fine del 2023, termine ultimo di validità della proroga in vigore (sulla scorta del buon esito e dei risultati di best practice ottenuti con l'applicazione della nuova procedura), un intervento normativo migliorativo sul piano anche delle attività connesse a manifestazioni, fiere, sagre e spettacoli dal vivo promossi dalle pro loco e, più in generale, dagli enti del terzo settore.

Interrogazione sulle iniziative volte allo scioglimento delle organizzazioni di ispirazione neofascista

(3-00399) (03 maggio 2023)

De Cristofaro. - Al Ministro dell'interno -

                    Premesso che:

            la Costituzione della Repubblica, come risposta agli orrori del ventennio fascista, venne costruita con un impianto dichiaratamente antifascista;

            la XII disposizione transitoria e finale vieta infatti esplicitamente "la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista";

            tale principio di carattere generale è stato successivamente richiamato da numerose disposizioni dell'ordinamento italiano, su tutte la legge 20 giugno 1952, n. 645, detta "legge Scelba", e la legge 25 giugno 1993, n. 205, detta "legge Mancino";

            il 25 ottobre 2018 anche il Parlamento europeo ha approvato uno specifico orientamento in merito, attraverso la risoluzione 2018/2869 (RSP). Tale documento, riconoscendo nell'impunità di cui godono tali gruppi una delle principali ragioni dell'aumento delle azioni violente da parte degli stessi, ha richiesto all'Unione europea e agli Stati membri di garantire che fossero effettivamente bandite le organizzazioni neonaziste e neofasciste e qualsiasi tipo di fondazione e associazione che glorifichi il fascismo e il nazismo;

            da tempo, nel nostro Paese numerosi gruppi di estrema destra, organizzati in partiti e movimenti politici dichiaratamente fascisti, hanno libertà di manovra e di azione;

            a dimostrazione di questa recrudescenza vi sono diversi episodi eclatanti, tra tutti l'assalto e la devastazione della sede nazionale della CGIL avvenuta Roma il 9 ottobre 2021, o l'ultimo avvenuto solo pochi giorni fa, il 29 aprile a Milano, all'indomani delle celebrazioni per la Liberazione del 25 aprile, quando circa mille persone hanno sfilato in corteo per la città con il braccio teso, inneggiando al fascismo;

                    considerato che:

            durante la XVIII Legislatura, all'indomani dell'assalto alla sede nazionale CGIL, sono stati approvati dal Parlamento, rispettivamente, al Senato l'ordine del giorno G1 in data 20 ottobre 2021 e alla Camera, il giorno dopo, le mozioni 1-00524 (nuova formulazione) e 1-00534 (nuova formulazione) con i quali si è impegnato il Governo ad applicare le disposizioni costituzionali e di legge citate al fine di rispettare il carattere antifascista della nostra Costituzione, intervenendo per sciogliere i partiti, i movimenti e le organizzazioni di matrice fascista, nonché tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana;

            nonostante gli impegni assunti, finora nulla è stato fatto,

            si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno, intraprendere iniziative dirette per dare attuazione agli impegni assunti dal precedente Governo e applicare le disposizioni costituzionali e di legge vigenti, al fine di rispettare il carattere antifascista della nostra Costituzione, intervenendo per sciogliere i partiti, i movimenti e le organizzazioni di matrice fascista attivi nel nostro Paese.

Interrogazione sulle misure per incrementare la sicurezza nelle stazioni ferroviarie

(3-00398) (03 maggio 2023)

Paita, Gelmini, Fregolent, Scalfarotto, Enrico Borghi, Lombardo, Sbrollini, Versace. - Al Ministro dell'interno -

                    Premesso che:

            nelle stazioni ferroviarie delle grandi città le aggressioni a danno di cittadini e viaggiatori sono in costante crescita, per numero e gravità: furti, risse, rapine, minacce, percosse, violenze sessuali e molestie risultano all'ordine del giorno in tutti i principali nodi ferroviari italiani;

            all'alba del 14 aprile 2023, presso la stazione Termini di Roma, una coppia di turisti statunitensi è stata raggiunta da due aggressori che, per rapinarla, ha preso per il collo l'uomo e puntato una pistola alla tempia della donna;

            lo stesso nodo ferroviario romano, il 31 dicembre scorso, è stato teatro dell'accoltellamento di una donna che procedeva all'acquisto un titolo di viaggio presso le biglietterie della stazione, mentre il 5 febbraio 2023, in una via che costeggia la stazione, tre uomini hanno rapinato e accoltellato più volte un uomo appena uscito da un ristorante;

            a Napoli, presso la stazione centrale, lo scorso 25 gennaio, in pieno pomeriggio e davanti a centinaia di persone, un uomo è stato rapinato e accoltellato ai tornelli di ingresso della Circumvesuviana;

            lo scorso 27 aprile, alle ore 2.30, presso i giardinetti della stazione Centrale di Milano, una ragazza di 36 anni è stata aggredita, percossa e violentata ripetutamente, in un arco temporale di ben tre ore;

            la ragazza era uscita nel piazzale antistante allo scalo ferroviario in ragione della chiusura della stazione delle ore 1.30, ed è stata avvicinata da un uomo che, dopo averla trascinata nei giardinetti, l'ha percossa e violentata impunemente per mezz'ora;

            consumata una prima violenza, l'aggressore verso le ore 5 del mattino ha trascinato la ragazza all'interno di un ascensore della stazione, dove l'ha nuovamente aggredita sessualmente prima di allontanarsi e tornare nei giardinetti di piazza Duca d'Aosta: lì, grazie alle telecamere, verrà individuato dalle forze dell'ordine, che intanto erano intervenute, a violenza avvenuta, in soccorso della ragazza, su sollecitazione di un passante che aveva assistito alla scena;

            qualche giorno dopo, sempre nei pressi della stazione Centrale di Milano, un'altra donna ha denunciato di aver subito violenza sessuale da parte di un uomo senza fissa dimora incontrato nel piazzale antistante alla stazione;

            situazioni di degrado ed episodi criminali nei dintorni e all'interno delle stazioni ferroviarie sono sempre più frequenti: in generale, circa il 60 per cento dei viaggiatori non si sente al sicuro negli spazi interni ed esterni delle stazioni, percentuale che sale a più dell'80 per cento in relazione ai principali nodi ferroviari italiani;

            ripristinare la sicurezza delle stazioni ferroviarie è un dovere inderogabile e l'incolumità e tranquillità di cittadini e viaggiatori non può essere in alcun modo compromessa dall'abbandono di tali luoghi a situazioni di degrado e criminalità oramai avvertiti come endemici;

            a dispetto degli annunci (reiterati a più riprese dal Governo), i fenomeni di criminalità nelle stazioni sono in forte aumento, distinguendosi rispetto al passato anche per la particolare gravità e violenza delle condotte: un piano straordinario di intervento rapido non è più procrastinabile,

            si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere per garantire l'incolumità e la sicurezza all'interno e all'esterno delle stazioni ferroviarie, nonché per rafforzare il sistema di prevenzione e monitoraggio dell'autorità di pubblica sicurezza, al fine di assicurare i più alti standard di tutela di cittadini e viaggiatori, e se non ritenga necessario sollecitare l'impiego delle forze armate per garantire la tutela dell'ordine pubblico nelle stazioni attraverso un'apposita operazione di presidio del territorio in funzione anti-criminalità.

Interrogazione sulla sicurezza nei quartieri che ospitano stazioni ferroviarie

(3-00402) (03 maggio 2023)

Maiorino. - Al Ministro dell'interno -

                    Premesso che:

            la sicurezza nelle zone limitrofe alle stazioni delle grandi città italiane è un tema della massima importanza e viene percepito con crescente preoccupazione da parte dei cittadini che abbandonano progressivamente questi quartieri, spesso anche centrali, per l'estrema difficoltà di viverli, se non di passaggio;

            le pagine di cronaca, anche molto recenti, descrivono un quadro estremamente grave circa la sicurezza all'interno e nelle immediate prossimità delle stazioni ferroviarie di tutto il Paese. I gravi episodi di aggressione e rapina avvenuti negli ultimi giorni sono infatti solo l'ultimo campanello di allarme in un contesto urbano sempre più delicato;

            le stazioni di Roma Termini e Milano centrale, crocevia nella vita degli abitanti di queste città, ma fondamentale anche per pendolari e turisti che ne usufruiscono, sono due tra i principali snodi ferroviari italiani per servizi e per transiti, ma le loro condizioni risultano ogni giorno più critiche e mettono costantemente a rischio i cittadini;

                    considerato che:

            appare quanto mai necessaria un'intensificazione dell'attività di presidio e controllo da parte delle forze dell'ordine, per evitare che all'insicurezza si aggiunga il degrado del territorio e delle città;

            anche la recente direttiva ministeriale rivolta ad alcuni prefetti, al fine di rinforzare la vigilanza nelle aree esterne degli scali ferroviari, per quanto abbia l'obiettivo di contenere la percezione di insicurezza della popolazione in queste zone della città, non rappresenta di certo la misura strutturale che eviti nel concreto le situazioni di rischio,

            si chiede di sapere quali ulteriori iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare, e quali risorse impegnare, allo scopo di garantire la sicurezza dei cittadini con provvedimenti concreti e strutturali, anche al fine di estendere l'attività di controllo ai quartieri prossimi alle stazioni ferroviarie perché tornino ad essere pienamente vivibili.

Interrogazione sulla riorganizzazione del sistema di accoglienza dei migranti

(3-00405) (03 maggio 2023)

Boccia, Giorgis, Meloni, Parrini, Valente. - Al Ministro dell'interno -

                    Premesso che:

            con la delibera del Consiglio dei ministri dell'11 aprile 2023 è stato dichiarato sull'intero territorio nazionale, per sei mesi dalla data di deliberazione, lo stato di emergenza "in conseguenza dell'eccezionale incremento dei flussi di persone migranti in ingresso sul territorio nazionale attraverso le rotte migratorie del Mediterraneo";

            l'ordinanza 16 aprile 2023 del Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri prevede disposizioni urgenti per fronteggiare, sul territorio delle regioni Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia e delle province autonome di Trento e di Bolzano, lo stato di emergenza;

            alcune Regioni non hanno firmato l'intesa, in disaccordo con una misura sproporzionata e inutile, poiché i flussi migratori verso l'Italia, così come verso altri Paesi d'Europa, sono un fenomeno strutturale che deve essere "governato" non con provvedimenti emergenziali, che danno solo l'illusione di "fronteggiare", come reca il titolo dell'ordinanza, un fenomeno complesso in un'ottica di mera propaganda, ma con interventi capaci di cogliere anche gli aspetti positivi che l'immigrazione può avere sul sistema economico e sociale;

                    considerato che:

            in sede di confronto avviatosi tra Governo e Conferenza delle Regioni in data 27 aprile 2023, sono state ribadite le criticità più volte evidenziate da parte delle Regioni quali: a) la necessità di ripristinare e salvaguardare un'equa distribuzione dei migranti sul territorio nazionale, come prevista da apposito accordo tra Stato e Regioni; b) la necessità di rafforzare l'accoglienza diffusa, adeguando, di conseguenza, i contenuti economici dei capitolati di gara per i posti nei centri di accoglienza straordinaria (CAS), nonché potenziando la dotazione di quelli del sistema accoglienza integrazione (SAI); c) l'urgenza di rafforzare il sostegno economico ai Comuni per l'assistenza ai minori non accompagnati, la cui distribuzione nel territorio dovrebbe essere comunque riconsiderata in termini di equità, sostenibilità e soprattutto efficacia dei servizi di accoglienza, formazione e, quindi, integrazione;

            si tratta di questioni su cui il Ministro dell'interno e il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare hanno dichiarato di assumere impegni precisi, anche alla luce e in conseguenza dei chiarimenti forniti e degli impegni assunti in sede di confronto con la Conferenza delle Regioni,

            si chiede di sapere:

            in quali tempi il Governo provvederà all'istituzione di un tavolo di coordinamento permanente tra Stato e Regioni per condividere informazioni e attività necessarie a fronteggiare la situazione in atto;

            quali misure intenda adottare al fine di realizzare un'equa distribuzione dei migranti sul territorio nazionale, in ottica di leale collaborazione, comune responsabilità e piena trasparenza, come previsto dall'accordo tra Stato, Regioni ed enti locali del 2014 e riconfermato nel 2016;

            quali misure intenda altresì adottare per garantire l'effettiva realizzazione di un moderno sistema di accoglienza diffusa (CAS e SAI), adeguando, di conseguenza, i contenuti economici dei capitolati di gara per i posti CAS e la dotazione di quelli SAI, anziché procedere all'allestimento di inefficaci e dispendiosi grandi centri di accoglienza, né di altrettanto inefficaci e di dubbia legittimità costituzionale centri di permanenza per il rimpatrio;

            quali misure intenda infine adottare per rafforzare il sostegno economico ai Comuni per l'assistenza ai minori non accompagnati, la cui distribuzione nel territorio deve essere comunque riconsiderata in termini di equità, sostenibilità e soprattutto efficacia dei servizi di accoglienza, formazione e, quindi, integrazione.

Interrogazione sulla disciplina della filiera del pane e della pasta per contrastare fenomeni speculativi

(3-00400) (03 maggio 2023)

Ronzulli, Damiani, Fazzone, Gasparri, Lotito, Occhiuto, Paroli, Rosso, Silvestro, Ternullo, Zanettin. - Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste -

                    Premesso che:

            il grano duro è la principale specie di cereale utilizzata per la produzione della pasta italiana, a sua volta uno dei simboli per eccellenza del made in Italy e una delle più importanti voci delle esportazioni agroalimentari italiane all'estero per un valore complessivo che supera addirittura i 20 miliardi di euro;

            da alcuni anni, il mercato di questo cereale sta conoscendo un andamento anomalo dei prezzi all'origine, ed il conflitto in Ucraina, dimostrando peraltro quanto sia strategico questo comparto per la sicurezza alimentare italiana, ha acuito tale anomalia;

            nonostante la domanda dei prodotti finiti (pasta e semola) si mantenga sempre elevata soprattutto sul mercato internazionale, la domanda d'acquisto della materia prima, ossia il grano duro nelle sue diverse varietà, pur mantenendosi sostenuta, presenta una dinamica che incide negativamente sui prezzi, i quali, senza adeguati aiuti comunitari, non riuscirebbero a garantire una corretta remunerazione agli agricoltori;

            infatti, la pasta 100 per cento grano italiano costa dai 3 euro in su, mentre il grano 100 per cento italiano è sceso in meno di 6 mesi da 0,58 a 0,36 euro al chilo; circa 10 volte in meno il prezzo della pasta 100 per cento italiana;

            già in passato le rilevazioni dell'ISMEA mostravano che i prezzi del "grano duro fino" nazionale erano estremamente variabili tra loro e non sembravano rispondere ad una logica precisa;

            a seguito di questi fenomeni speculativi nell'ultimo decennio è scomparso un campo di grano su cinque, con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati e con effetti dirompenti sull'economia, sull'occupazione e sull'ambiente;

            mentre le quotazioni del prezzo del grano crollano, non si assiste ad una diminuzione del prezzo della semola o della pasta che, al contrario, hanno subito un'impennata negli scaffali dei supermercati; con evidente danno per i consumatori costretti a pagare, secondo Assoutenti, 1,95 euro un chilo di pasta e 4,7 euro un chilo di pane;

            una delle misure dei precedenti Governi è stata la commissione prezzi unica nazionale (CUN), frutto di intese al tavolo di filiera e unico strumento in grado di garantire equità e trasparenza nella previsione dei prezzi del grano; ma la sua attività, sia pur sperimentale, è stata interrotta da ottobre 2022 senza motivazioni plausibili, mentre tutto il mondo agricolo aspettava che diventasse effettiva;

            l'istituzione della CUN si rende necessaria perché le borse merci sono uno strumento ormai obsoleto, come riconosciuto anche da una sentenza del TAR di Foggia (n. 01200/2019) da cui emerge: "le rilevazioni dei prezzi non si basano su dati documentati da fatture o da altri riscontri certi e facilmente verificabili, ma su dati riportati solo oralmente dai presenti; e, pertanto, frutto di un'istruttoria deficitaria, in contrasto con le delibere di giunta nn. 52 del 2009 e 67 del 2016 a mente delle quali le quotazioni devono essere basate su elementi certi di valutazione". Vizi formali e sostanziali hanno portato il TAR ad annullare i listini settimanali dei prezzi del grano duro della camera di commercio di Foggia per gli anni 2016 e 2017,

            si chiede di sapere:

            quali urgenti iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere, anzitutto per contrastare la speculazione in atto da parte dei molini nel mercato italiano, che sta causando l'aumento dei prezzi del pane e della pasta, in un momento così difficile per la popolazione in cui si mescolano fenomeni di inflazione importata e fenomeni speculativi;

            se non ritenga di dover vigilare sulla grave situazione che riguarda la dinamica dei prezzi, quale quello di semola, pasta e pane, anomalo rispetto a quello del grano duro nazionale, anche attraverso il coinvolgimento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato;

            se non ritenga di riavviare subito, nell'attesa di quella effettiva, l'istituzione di una commissione unica nazionale sperimentale, e l'istituzione del registro telematico di carico e scarico della merce che entra ed esce dai mulini.

Interrogazione sul fondo mutualistico nazionale per l'agricoltura contro i rischi da cambiamenti climatici

(3-00401) (03 maggio 2023)

Bergesio, Bizzotto, Cantalamessa, Romeo. - Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste -

                    Premesso che:

            il cambiamento climatico in atto, stando ad una recente indagine condotta da IPSOS, è da molti percepito come "un'emergenza reale e grave, da contrastare il prima possibile";

            le stime indicano che nel corso del 2022 si sono verificati in Italia 310 eventi meteorologici disastrosi, il 55 per cento in più rispetto al precedente anno; eventi che in poco più di un decennio sono aumentati in dimensione, intensità e frequenza, circa 1.500 dal 2010 a 2022, generando un forte impatto sulle economie locali;

            l'esposizione al rischio di catastrofi naturali è notevolmente aumentata, facendo crescere in maniera considerevole il numero di danni da eventi catastrofali, i quali per alcuni comparti, come quello agricolo, hanno generato una perdita di circa 14 miliardi di euro in un decennio;

            la produzione agricola è infatti fortemente condizionata dai cambiamenti climatici; le ultime stime disponibili indicano come nel 2022 la produzione del mais sia calata del 22 per cento, rispetto al precedente anno, con un calo del 19 per cento delle rese, e analogamente la produzione di frumento duro del 9,2 per cento, sempre rispetto al precedente anno, con un calo del 9,9 per cento delle rese. Sono poi diminuite le produzioni di olio di oliva, riso e pomodori, rispettivamente del 27 per cento, del 17,3 per cento ed infine del 9,7 per cento, sempre rispetto all'anno 2021;

            il cambiamento climatico sta condizionando le dinamiche del mercato assicurativo e riassicurativo: si rileva infatti una minore propensione da parte delle compagnie assicurative all'assunzione del rischio, se non a fronte dell'applicazione di premi sempre più elevati e di condizioni particolarmente gravose per le aziende agricole, nonostante il sostegno pubblico;

            le polizze assicurative e i fondi mutualistici rappresentano al momento gli unici strumenti reali di difesa passiva e di ristoro agli agricoltori per i danni subiti dal manifestarsi di eventi climatici avversi;

            dalla programmazione della PAC per gli anni dal 2015 al 2022, emerge una carenza di risorse relativa al pagamento delle compensazioni a favore degli agricoltori per i danni subiti nell'anno 2022. Il ritardato pagamento costringerebbe infatti gli agricoltori ad anticipare ai consorzi di difesa le somme a copertura delle polizze per il 2022, con evidenti ricadute sulla liquidità delle aziende stesse;

            si apprende come il Governo in affiancamento ai suddetti strumenti abbia attivato altri due livelli di difesa, il primo rappresentato dal fondo mutualistico nazionale "AGRICAT", istituito ai sensi dell'articolo 1, comma 515, della legge 30 dicembre 2021, n. 34, e l'altro da interventi di stimolo agli investimenti per la difesa attiva del rischio;

            il fondo mutualistico nazionale, in vigore dal 1° gennaio 2023, coinvolge circa 700.000 aziende per la copertura contro i rischi catastrofali da gelo, brina, siccità e alluvione, con una dotazione di 351 milioni di euro annui; si tratta di uno strumento innovativo nell'ambito della gestione del rischio ma non ancora operativo in termini di apertura dei crediti a favore degli agricoltori;

            è necessario dunque adottare gli opportuni interventi per incoraggiare la crescita del sistema assicurativo, con l'auspicio che la piena operatività del fondo mutualistico nazionale possa fornire un ulteriore efficace strumento di gestione del rischio per il contrasto dei fenomeni climatici a carattere catastrofale,

            si chiede di sapere:

            quali interventi il Ministro in indirizzo voglia adottare nell'immediato per ristorare gli agricoltori che nell'anno 2022 hanno subito danni alle produzioni a causa di eventi climatici avversi e calamità naturali;

            quali siano le misure che si rende ancora necessario adottare per garantire la piena operatività del fondo mutualistico nazionale AGRICAT, al fine di aumentare la capacità di risposta delle aziende agricole ai cambiamenti climatici, favorendo inoltre una più ampia adesione da parte delle stesse aziende ai programmi di gestione del rischio.

Interrogazione sulle conclusioni del G7 dell'agricoltura tenutosi recentemente in Giappone

(3-00404) (03 maggio 2023)

Silvestroni, De Carlo, Pogliese, Amidei, Ancorotti, Fallucchi, Maffoni. - Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste -

                    Premesso che:

            il 22 e 23 aprile 2023 si sono riuniti in Giappone, a Miyazaki, i Ministri dell'agricoltura di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, ovvero il gruppo dei 7 Paesi più industrializzati del mondo;

            il documento diffuso al termine del G7 dell'Agricoltura riporta gli obiettivi stabiliti che mirano essenzialmente ad ottenere un'agricoltura e sistemi alimentari più produttivi, resistenti e sostenibili;

            il G7 di Miyazaki rappresenta una solida base per garantire un equilibrio nei rapporti internazionali, come ha dichiarato il Ministro in indirizzo alla conclusione del vertice, accennando all'"onore" e alla "responsabilità" di cui sarà investita l'Italia, nel guidare la prossima edizione dello stesso nel 2024,

            si chiede di sapere quali siano gli intendimenti del Ministro in indirizzo in relazione alle conclusioni del G7 dell'Agricoltura appena svolto e quali gli obiettivi prefissati in vista dell'edizione del 2024 che si terrà in Italia.

 

 

Allegato B

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori:Barachini, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Calenda, Castelli, Castiello, Cattaneo, Damante, De Poli, Durigon, Fazzolari, Floridia Barbara, Franceschelli, Giacobbe, La Pietra, Lombardo, Mirabelli, Monti, Morelli, Napolitano, Ostellari, Rauti, Renzi, Rossomando, Rubbia, Segre e Sisto.

.

È assente per incarico avuto dal Senato il senatore: Dreosto, per attività della 3ª Commissione permanente.

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatori Romeo Massimiliano, Bergesio Giorgio Maria, Bizzotto Mara, Cantalamessa Gianluca, Cantu' Maria Cristina, Marti Roberto, Minasi Tilde, Paganella Andrea, Pirovano Daisy, Stefani Erika, Testor Elena

Istituzione di un corso base propedeutico all'iscrizione all'albo dei consulenti tecnici d'ufficio per gli appartenenti agli ordini dei geometri, architetti e ingegneri (683)

(presentato in data 04/05/2023);

senatori La Marca Francesca, Alfieri Alessandro, Fina Michele, Rojc Tatjana, Rando Vincenza, Camusso Susanna Lina Giulia, Delrio Graziano, Verducci Francesco, Losacco Alberto, Giacobbe Francesco, Franceschelli Silvio, Parrini Dario, Martella Andrea, D'Elia Cecilia, Sensi Filippo, Cottarelli Carlo, Lorenzin Beatrice, Verini Walter, Rossomando Anna

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Costa Rica, fatto a Roma il 27 maggio 2016 (684)

(presentato in data 03/05/2023).

Disegni di legge, nuova assegnazione

2ª Commissione permanente Giustizia

in sede referente

sen. Verini Walter ed altri

Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale, al codice di procedura penale e alla legge 3 febbraio 1963, n. 69, in materia di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di segreto professionale e di istituzione del Giurì per la correttezza dell'informazione (81)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

Già deferito in sede redigente, alla 2ª Commissione permanente (Giustizia), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 03/05/2023);

2ª Commissione permanente Giustizia

in sede referente

sen. Mirabelli Franco

Disposizioni in materia di lite temeraria (95)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

Già deferito in sede redigente, alla 2ª Commissione permanente (Giustizia), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 03/05/2023);

2ª Commissione permanente Giustizia

in sede referente

sen. Zanettin Pierantonio

Modificazioni alla legge 24 marzo 1958, n. 195, in materia di elezione dei componenti del Consiglio superiore della magistratura da parte dei magistrati (154)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio

Già deferito in sede redigente, alla 2ª Commissione permanente (Giustizia), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 03/05/2023);

2ª Commissione permanente Giustizia

in sede referente

Regione Abruzzo

Modifiche al decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155, recante nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero (188)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio

Già deferito in sede redigente, alla 2ª Commissione permanente (Giustizia), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 03/05/2023);

2ª Commissione permanente Giustizia

in sede referente

Regione Lombardia

Modifiche al decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155, recante nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero, a norma dell'articolo 1, comma 2, della legge 14 settembre 2011, n. 148 (360)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

Già deferito in sede redigente, alla 2ª Commissione permanente (Giustizia), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 03/05/2023);

2ª Commissione permanente Giustizia

in sede referente

sen. Borghi Claudio ed altri

Modifiche all'articolo 518-duodecies del codice penale, in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici, e all'articolo 381 del codice di procedura penale, sulla disciplina dell'arresto facoltativo in flagranza (364)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport

Già deferito in sede redigente, alla 2ª Commissione permanente (Giustizia), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 03/05/2023);

2ª Commissione permanente Giustizia

in sede referente

sen. Stefani Erika ed altri

Abrogazione degli articoli 574 e 574-bis, nonché introduzione dell'articolo 605-bis del codice penale in materia di sottrazione o trattenimento anche all'estero di persone minori o incapaci (404)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio

Già deferito in sede redigente, alla 2ª Commissione permanente (Giustizia), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 03/05/2023);

2ª Commissione permanente Giustizia

in sede referente

sen. Balboni Alberto ed altri

Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale, al codice di procedura penale e al decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70, in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione e di condanna del querelante nonché di segreto professionale, e disposizioni a tutela del soggetto diffamato (466)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

Già deferito in sede redigente, alla 2ª Commissione permanente (Giustizia), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 03/05/2023);

2ª Commissione permanente Giustizia

in sede referente

Regione Toscana

Modifiche al decreto legislativo 7 settembre 2012, n. 155, recante nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero (477)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

Già deferito in sede redigente, alla 2ª Commissione permanente (Giustizia), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 03/05/2023);

2ª Commissione permanente Giustizia

in sede referente

sen. Martella Andrea ed altri

Disposizioni in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione (573)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

Già deferito in sede redigente, alla 2ª Commissione permanente (Giustizia), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 03/05/2023);

2ª Commissione permanente Giustizia

in sede referente

sen. Romeo Massimiliano, Sen. Stefani Erika

Modifiche al codice penale in materia di circonvenzione di persone anziane (586)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione

Già deferito in sede redigente, alla 2ª Commissione permanente (Giustizia), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 03/05/2023);

2ª Commissione permanente Giustizia

in sede referente

sen. Lopreiato Ada

Modifica all'articolo 96 del codice di procedura civile in materia di lite temeraria (616)

previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica

Già deferito in sede redigente, alla 2ª Commissione permanente (Giustizia), è stato rimesso, ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del Regolamento, alla discussione e alla votazione dell'Assemblea.

(assegnato in data 03/05/2023).

Governo, trasmissione di atti per il parere. Deferimento

Il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, con lettera del 19 aprile 2023, integrata da ulteriore documentazione pervenuta il 4 maggio 2023, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 1, comma 60-bis, della legge 4 agosto 2017, n. 124 - lo schema di decreto ministeriale concernente disciplina dei criteri e delle modalità per l'ingresso consapevole dei clienti domestici nel mercato libero dell'energia elettrica (n. 44).

Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è deferito alla 8ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro 20 giorni dall'assegnazione.

Governo, trasmissione di atti e documenti

La Presidenza del Consiglio dei Ministri, con lettere del 17 e 20 aprile 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 8-ter, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 10 marzo 1998, n. 76, come modificato dal decreto del Presidente della Repubblica 23 settembre 2002, n. 250:

un decreto concernente l'autorizzazione all'utilizzo delle economie di spesa sul contributo assegnato con la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF, per l'anno 2020, per il progetto proposto da CISV - Comunità Impegno Servizio Volontario Onlus - denominato "Progetto di attenuazione della fame e di sostegno alla sicurezza alimentare nei comuni di Dodel e Gamadji Sarè del dipartimento di Podor (Senegal)". Il predetto documento è trasmesso alla 3a e alla 5a Commissione permanente;

un decreto concernente l'autorizzazione all'utilizzo delle economie di spesa sul contributo assegnato con la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF, per l'anno 2019, per il progetto proposto dall'associazione ACCRI - Associazione di cooperazione cristiana internazionale - denominato "Autosufficienza idrica per contrastare la fame nella popolazione scolastica infantile del Mbeere South - Kenya". Il predetto documento è trasmesso alla 3a e alla 5a Commissione permanente.

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 3 maggio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni le comunicazioni concernenti:

la revoca di incarico di funzione dirigenziale di livello generale al dottor Onofrio Giustino Angelo Cutaia, nell'ambito del Ministero della cultura;

il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale al dottor Nicola Borrelli, nell'ambito del Ministero della cultura;

il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale al dottor Salvatore Di Venezia, nell'ambito del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

Tali comunicazioni sono depositate presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.

Il Dipartimento per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 2 maggio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9, comma 2-bis, del decreto-legge 11 marzo 2020, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 maggio 2020, n. 31, la relazione consuntiva, predisposta dalla Federazione italiana tennis, sulle attività organizzative concernenti le Finali ATP Torino 2021-2025, riferita all'anno 2022.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XXVII, n. 6).

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 27 aprile 2023, ha inviato - ai sensi dell'articolo 2, comma 7, del decreto legge 17 febbraio 2022, n. 9, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 aprile 2022, n. 29 - la comunicazione concernente la nomina del dottor Vincenzo Caputo a Commissario straordinario alla peste suina africana.

Tale comunicazione è deferita, per competenza, alla 9a Commissione permanente.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 3 maggio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 21 luglio 2016, n. 145, la deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2023, adottata il 1° maggio 2023 (Doc. XXV, n. 1) nonché, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 21 luglio 2016, n. 145, la relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2022, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2023, deliberata dal Consiglio dei ministri il 1° maggio 2023 (Doc. XXVI, n. 1).

I predetti documenti sono deferiti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, e per gli effetti di cui all'articolo 50 del Regolamento, alla 3a Commissione permanente.

Con lettera in data 3 maggio 2023, il Ministero dell'interno, in adempimento a quanto previsto dall'articolo 143, comma 10, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, ha comunicato gli estremi dei decreti del Presidente della Repubblica concernenti:

- la proroga della durata dello scioglimento del consiglio comunale di Bolognetta (Palermo);

- l'affidamento della gestione del Comune di Scilla (Reggio Calabria) ad una commissione straordinaria.

Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento

Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, è deferito alle sottoindicate Commissioni permanenti il seguente documento dell'Unione europea, trasmesso dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:

- Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio che definisce la politica strategica pluriennale per la gestione europea integrata delle frontiere (COM(2023) 146 definitivo), alla 1a Commissione permanente e, per il parere, alla 3a e alla 4a Commissione permanente.

Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti

Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 3 maggio 2023, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso le determinazioni e le relative relazioni sulla gestione finanziaria:

dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa S.p.A. (INVITALIA S.p.A.), per l'esercizio 2021. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XV, n. 80);

di ENIT - Agenzia nazionale del turismo, per l'esercizio 2021. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XV, n. 81);

della Fondazione Rossini Opera Festival (ROF), per l'esercizio 2021. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 82);

dell'Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale, per l'esercizio 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XV, n. 83);

della Rete Ferroviaria Italiana - Società per Azioni (RFI S.p.A.), per l'esercizio 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XV, n. 84).

Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento

Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 3 maggio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 34/2023/G concernente "Profili innovativi ed esperienze maturate nella gestione dell'amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata: l'attività dell'Agenzia nazionale (ANBSC)".

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 152).

Enti pubblici e di interesse pubblico, trasmissione di documenti. Deferimento

Il Presidente della Fondazione Ugo Bordoni, con lettera in data 28 aprile 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, la relazione concernente l'attività svolta dalla Fondazione stessa nell'anno 2022.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente (Doc. CVII, n. 1).

Commissione europea, trasmissione di progetti di atti legislativi dell'Unione europea. Deferimento

La Commissione europea ha trasmesso, in data 3 maggio 2023, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal Protocollo (n. 2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea:

la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro di misure per rafforzare l'ecosistema europeo di produzione di prodotti delle tecnologie a zero emissioni nette (normativa sull'industria a zero emissioni nette) (COM(2023) 161 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 4a Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 3 maggio 2023. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 8a e alla 9a Commissione permanente, con il parere della Commissione 4a.

Risposte scritte ad interrogazioni

(Pervenute dal 29 aprile al 4 maggio 2023)

SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 17

GASPARRI: sull'assemblea degli studenti di una scuola di Piazza Armerina (Enna) sul tema delle droghe leggere (4-00298) (risp. VALDITARA, ministro dell'istruzione e del merito)

MANCA: sul piano industriale della società P2P, nata sul sito ex Unilever di Pozzilli (Isernia) (4-00344) (risp. BERGAMOTTO, sottosegretario di Stato per le imprese e il made in Italy)

PAITA: sulle iniziative per rilanciare il tessuto produttivo del territorio savonese (4-00278) (risp. BERGAMOTTO, sottosegretario di Stato per le imprese e il made in Italy)

Mozioni

SPERANZON, MALAN, SALLEMI, ZEDDA, AMBROGIO, AMIDEI, ANCOROTTI, BALBONI, BARCAIUOLO, BERRINO, BUCALO, CALANDRINI, CAMPIONE, CASTELLI, COSENZA, DE CARLO, DE PRIAMO, DELLA PORTA, FALLUCCHI, FAROLFI, GELMETTI, GUIDI, IANNONE, LEONARDI, LIRIS, LISEI, MAFFONI, MANCINI, MARCHESCHI, MATERA, MELCHIORRE, MENIA, MENNUNI, MIELI, NASTRI, NOCCO, ORSOMARSO, PERA, PETRENGA, PETRUCCI, RAPANI, RASTRELLI, ROSA, RUSSO, SALVITTI, SATTA, SCURRIA, SIGISMONDI, SILVESTRONI, SISLER, SPINELLI, TERZI DI SANT'AGATA, TUBETTI, ZAFFINI, ZULLO - Il Senato,

premesso che:

nel 1932-1933 il regime comunista dell'Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche (URSS), guidato da Iosif Stalin, provocò deliberatamente una carestia che causò milioni di morti, principalmente contadini e piccoli proprietari terrieri, tra la popolazione civile dell'allora Repubblica socialista sovietica ucraina, oggi Ucraina;

tale carestia, passata alla storia come Holodomor ("morte per fame"), fu la conseguenza di alcune scelte politiche ed economiche del dittatore sovietico Stalin e della classe dirigente del PCUS. In particolare: 1) la collettivizzazione delle terre, parte integrante del processo di pianificazione dell'economia sovietica, avviata nel contesto del primo piano quinquennale (1928-1932). Scopo della collettivizzazione delle terre era quello di trasformare contadini e piccoli proprietari terrieri in lavoratori agricoli statali, impiegati in fattorie collettive, sottraendo loro il controllo diretto sui mezzi di produzione e sui raccolti; 2) l'industrializzazione forzata della società sovietica, che richiedeva un trasferimento crescente di risorse e manodopera dalle campagne verso le città, a discapito dei contadini e delle loro famiglie; 3) la dekulakizzazione, ovvero la sistematica e deliberata distruzione della classe dei kulaki, piccoli proprietari terrieri, i quali si opponevano con fermezza alla collettivizzazione delle terre e alle requisizioni di derrate agricole e di bestiame, i loro principali mezzi di sostentamento: uno sterminio pianificato, culminato con la deportazione nei campi di lavoro forzato e prigionia (gulag) di centinaia di migliaia di kulaki;

l'Holodomor provocò, secondo diverse stime, tra i 7 e i 10 milioni di morti (uomini, donne e bambini), con un crollo significativo della popolazione rurale in Ucraina;

l'Unione sovietica negò fino agli anni '80 l'esistenza dell'Holodomor, imputandola successivamente a cause naturali e non intenzionali;

rilevato che:

il 29 novembre 2006 il presidente ucraino Victor Juscenko ha firmato la legge votata dalla Verchovna Rada (Parlamento ucraino) che definisce l'Holodomor un evento provocato da precise e deliberate scelte politiche, riconoscendo il quarto sabato di novembre come giornata della memoria dell'Holodomor;

l'articolo 1 definisce, inoltre, l'Holodomor come "atto di genocidio contro il popolo ucraino", ai sensi dell'articolo II della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio dell'ONU del 1948;

lo stesso Raphael Lemkin, autore della parola "genocidio" e promotore della stessa convenzione, ha sostenuto che la distruzione del popolo ucraino perpetrata dal regime sovietico sia un "classico esempio di genocidio", realizzato attraverso la morte per fame dei contadini ucraini, lo sterminio dell'intellighenzia ucraina e l'eliminazione della chiesa ortodossa autocefala ucraina;

numerose assemblee parlamentari e organismi internazionali, nazionali e regionali hanno commemorato l'Holodomor e l'hanno formalmente riconosciuto come crimine contro l'umanità o genocidio. Tra questi si ritiene necessario menzionare: 1) le Nazioni Unite, con la dichiarazione congiunta del 7 novembre 2003, in occasione del 70° anniversario dell'Holodomor, che riconosce la grande carestia in Ucraina nel 1932-1933 come una tragedia nazionale del popolo ucraino, vittima delle azioni crudeli del regime sovietico che hanno causato tra i 7 e i 10 milioni di morti; 2) il Parlamento europeo, con la risoluzione 2022/3001 (RSP) del 15 dicembre 2022, "90 anni dopo l'Holodomor: riconoscere l'uccisione di massa per fame come genocidio", che riconosce l'Holodomor come un genocidio contro il popolo ucraino, commesso con l'intento di distruggere un gruppo di persone attraverso la carestia, e invita gli Stati e le organizzazioni internazionali che ancora non abbiano dato un riconoscimento ufficiale a tale crimine a fare altrettanto; invita, inoltre, gli Stati membri dell'Unione europea a diffondere la conoscenza di questi eventi e di altri crimini commessi dall'Unione sovietica includendone lo studio nei programmi scolastici e di ricerca; 3) il Senato degli Stati Uniti d'America, con la risoluzione del 14 marzo 2018, che riconosce le conclusioni della "Commissione sulla Carestia in Ucraina" inviate al Senato il 22 aprile 1988, tra cui il fatto che "Iosif Stalin e la sua cerchia hanno commesso un genocidio contro il popolo ucraino nel 1932-1933"; 4) il Bundestag della Repubblica federale di Germania, con la risoluzione del 30 novembre 2022, che classifica l'Holodomor come genocidio dal punto di vista storico e politico contemporaneo; 5) il Vaticano, che nel Compendio della dottrina sociale della chiesa del 2004 include l'Holodomor tra i grandi genocidi del XX secolo, definendoli crimini contro Dio e contro l'umanità;

considerato che:

il biennio 2022-2023 segna il 90° anniversario dell'Holodomor, in un momento storico in cui il popolo ucraino patisce le sofferenze della guerra di aggressione scatenata dalla Federazione russa, di cui parte della classe dirigente non ha mai reciso del tutto i legami con il passato sovietico e persegue un disegno imperiale ed egemonico volto ad estendere la sfera d'influenza russa su diversi territori precedentemente appartenenti all'ex Unione sovietica, in particolare l'Ucraina; emblematiche in tal senso le immagini delle bandiere rosse con la falce e martello dell'ex Unione sovietica sventolate dai carri armati russi durante l'avanzata in territorio ucraino e issate sui municipi di diverse città occupate;

il ricordo dell'Holodomor e dei crimini sovietici contro il popolo ucraino assume oggi un significato ancor più forte alla luce dell'invasione russa e del nuovo tentativo di cancellazione dell'identità nazionale ucraina;

l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, con la risoluzione n. 1481 del 25 gennaio 2006, "Sulla necessità di una condanna internazionale dei crimini dei regimi del totalitarismo comunista", ha ribadito che "i regimi totalitari comunisti, che hanno governato in Europa centrale ed orientale nell'ultimo secolo, e che sono ancora al potere in molti paesi del mondo, sono stati caratterizzati, senza eccezioni, da enormi violazioni dei diritti umani" e che "la loro caduta non è stata seguita in tutti i casi da un'investigazione internazionale sui crimini da loro commessi. Inoltre, gli autori di questi crimini non sono stati processati di fronte alla comunità internazionale, a differenza di quanto accaduto ai responsabili dei crimini nazisti. (...) Di conseguenza, la consapevolezza di questi crimini all'interno dell'opinione pubblica è molto scarsa",

si impegna:

1) a riconoscere l'Holodomor come genocidio, adottando ogni conseguente iniziativa, d'intesa con la Camera dei deputati, con il Governo, con le istituzioni europee ed internazionali, per promuovere in Italia e all'estero la consapevolezza e il ricordo di questa tragedia;

2) a recepire le raccomandazioni espresse dal Parlamento europeo nella risoluzione 2022/3001 (RSP) del 15 dicembre 2022 e dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa nella risoluzione n. 1481 del 25 gennaio 2006.

(1-00045p. a.)

Interrogazioni

GASPARRI - Al Ministro della difesa. - Premesso che il Ministero della difesa e le singole forze armate hanno nelle loro strutture personale impiegato negli uffici del cerimoniale e dei rapporti istituzionali, si chiede di sapere:

quante siano le unità impiegate negli uffici per il cerimoniale, i rapporti istituzionali e per le pubbliche relazioni del gabinetto del Ministro della difesa e delle singole forze armate, specificamente dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica;

quali siano i gradi del personale a vario titolo impegnato in queste strutture e quali siano i loro trattamenti economici;

quali siano le dotazioni finanziarie che fanno ulteriormente lievitare i costi per le inevitabili spese di rappresentanza, di mobilità e relative alle attività connesse a questi uffici.

(3-00408)

MARTELLA - Al Ministro della cultura. - Premesso che:

il quartiere di Mestre denominato "villaggio San Marco" è uno degli esempi più significativi nell'ambito degli insediamenti residenziali realizzati in Italia nel secondo dopoguerra e sorge su un'area di 34 ettari, ai margini della laguna di Venezia;

la valenza culturale di questo ambito urbano è stata riconosciuta dalla strumentazione urbanistica che interessa il territorio del comune di Venezia e, dalla sua realizzazione ad oggi, ha mantenuto sia l'originale impianto urbanistico che i caratteri architettonici delle diverse tipologie edilizie che lo compongono;

recentemente, però, sono stati adottati dal Consiglio comunale e dalla Giunta municipale provvedimenti che metteranno sicuramente a rischio le caratteristiche di quest'area, così come tutelate fino a questo momento;

infatti, l'insieme di tali provvedimenti prevede che la destinazione urbanistica di un'area, interna al quartiere, di 25.540 metri quadrati, destinata dal piano regolatore generale ad impianti sportivi e verde pubblico, modificata a zona residenziale e commerciale al fine di realizzarvi una torre residenziale di 6.600 metri quadrati di superficie di pavimento, per un volume di circa 20.000 metri cubi con altezza di 60 metri (pari al triplo dell'altezza degli edifici più alti del quartiere) e una piastra commerciale di 4.450 metri quadrati di superficie di pavimento comprensiva della possibilità di insediamento di strutture fino a 2.500 metri quadri di superficie di vendita, per un totale di 11.150 metri quadrati di superficie di pavimento;

l'attuazione di questi interventi produrrà un'irreversibile compromissione dei valori storico-testimoniali e dell'assetto socio-economico del quartiere;

tra l'altro gli abitanti della zona sono stati completamente esclusi da ogni forma, seppur prevista, di confronto e di concertazione per quel che concerne gli strumenti di pianificazione urbanistica,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato e quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle sue competenze, al fine di preservare l'importante esempio di architettura ed urbanistica del '900 costituito dal "villaggio San Marco" di Mestre come l'avvio del procedimento di dichiarazione di notevole interesse pubblico, ai sensi dell'articolo 138 del codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.

(3-00409)

PUCCIARELLI - Al Ministro della difesa. - Premesso che:

il centro interforze munizionamento avanzato (CIMA), costituito nel 1998 con decreto interministeriale tra i Ministeri della difesa, del tesoro e per la funzione pubblica, facente parte dell'area tecnico-operativa del Ministero della difesa e dipendente dal comando logistico della Marina militare, ha il compito e la responsabilità di assicurare l'efficienza del munizionamento non convenzionale in dotazione alle forze armate, nonché dei materiali necessari al supporto logistico;

si ravvisano problematiche relative ad un sottodimensionamento di personale del centro, che rischiano di minarne la funzionalità;

per tale ragione, nel corso degli ultimi anni, sono stati previsti diversi interventi normativi volti alla pubblicazione di bandi concorsuali per sanare il sottodimensionamento del centro;

nello specifico, il 15 luglio 2022 è stato pubblicato un bando per l'assunzione di 69 funzionari di terza area e di 264 assistenti di seconda area, dei quali 2 funzionari e 24 assistenti dovrebbero essere assegnati al CIMA;

considerato che:

la legge n. 178 del 2020 ha previsto assunzioni di funzionari e assistenti per il Ministero della difesa, dei quali 3 funzionari e 17 assistenti da assegnare al CIMA, ma il bando risulta ancora da pubblicare;

vi è un bando ancora da pubblicare anche per quanto riguarda le assunzioni di un funzionario e di 16 assistenti per il CIMA, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 marzo 2022;

con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 giugno 2019 è stata, infine, prevista l'assunzione di funzionari per il Ministero, di cui 2 unità per il CIMA, ma anche in questo caso il bando non è ancora stato pubblicato;

valutato infine che:

per il bando pubblicato il 15 luglio 2022 è auspicabile che l'immissione in servizio avvenga non oltre il mese di settembre 2023, per tutelare l'operatività e la funzionalità del centro;

per le stesse motivazioni, è altresì auspicabile, per quanto riguarda i tre bandi non ancora pubblicati, l'accorpamento e l'avvio delle procedure di selezione entro il 30 giugno, in modo che l'entrata in servizio degli assunti avvenga entro il primo trimestre 2024,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di sua competenza intenda adottare al fine di accelerare l'assunzione delle figure tecniche necessarie al pieno funzionamento del centro interforze munizionamento avanzato di Aulla (Massa-Carrara).

(3-00410)

BEVILACQUA, LOREFICE, PIRRO, MAZZELLA, NATURALE, LICHERI Ettore Antonio, MAIORINO, LICHERI Sabrina, LOPREIATO, BILOTTI, MARTON, ALOISIO, CASTIELLO, DE ROSA, PIRONDINI, SCARPINATO, CATALDI, DI GIROLAMO, CASTELLONE, NAVE, PATUANELLI, GUIDOLIN - Al Ministro della salute. - Premesso che:

il 1° novembre 1986 è stato installato sull'isola di Lampedusa (Agrigento) un radar General electric AN-FPS-8, in dotazione alla 134° squadriglia dell'Aeronautica militare. Il radar AN-FPS-8, introdotto negli anni '50 del Novecento, lavora a una frequenza compresa tra 1.280 e 1.380 megahertz;

durante la permanenza sull'isola, il radar risultava situato nelle immediate vicinanze del comando provinciale dei Vigili del fuoco, distaccamento aeroportuale di Lampedusa, a una distanza inferiore a 500 metri. Nel 1998 la sala controllo di Lampedusa fu dismessa e la 134° squadriglia assunse la configurazione di sensore remoto, con la contestuale dismissione del radar, successivamente sostituito da un altro radar, posizionato a una distanza decisamente maggiore rispetto alla precedente;

come riportato anche da numerose fonti di stampa, tra i circa 70 vigili del fuoco in servizio presso il distaccamento tra il 1986 e il 1998, sarebbero stati diagnosticati oltre 20 casi di malattie oncologiche e cardiovascolari. A questi si aggiungerebbero ulteriori casi, con un numero minimo di 10, tra il personale di altri enti presenti all'interno dell'aeroporto nel periodo;

il segretario del sindacato UILPA dei Vigili del fuoco di Agrigento, sollevando la questione, ha informato la stampa che: "quando il radar girava e puntava in direzione della nostra caserma si spegneva il televisore e il telefono smetteva di funzionare. Eravamo giovani, non ci facevamo troppo caso. Poi i nostri colleghi hanno iniziato ad ammalarsi e alcuni sono addirittura morti", aggiungendo anche che: "girava il radar e ci veniva il mal di testa. Mi risultano analoghi casi al personale di altri enti che operano e operavano all'interno delle strutture aeroportuali di Lampedusa. Prendevamo dosi massicce di farmaci. Quando hanno spento il radar non è accaduto più";

considerato che:

lo stesso sindacato ha dichiarato alla stampa di aver richiesto un'indagine epidemiologica al fine di fare chiarezza rispetto al possibile ruolo che la presenza del radar potrebbe aver avuto rispetto alle diagnosi, senza ricevere risposta, e per tale motivo ha dichiarato lo stato di agitazione a livello provinciale;

indagare sulla potenziale lesività delle onde elettromagnetiche impiegate da tale sistema, attivo sull'isola da fine 1986 fino al 1998, contribuirebbe, innanzitutto, a chiarire eventuali cause e responsabilità, oltre a dare risposte ai vigili del fuoco che si sono ammalati e alle famiglie che piangono chi purtroppo non c'è più;

un simile studio, inoltre, costituirebbe un ulteriore tassello nella ricerca scientifica di prove rispetto alla potenziale lesività delle onde elettromagnetiche, in particolare la relazione tra rischio di tumore ed esposizione ai campi elettromagnetici a media e alta frequenza, contribuendo al progresso delle conoscenze e alla protezione della salute di tutti,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere e, in particolare, se intenda portare avanti l'indagine epidemiologica richiesta per chiarire eventuali nessi tra l'esposizione alle onde elettromagnetiche impiegate dal radar AN-FPS-8 installato a Lampedusa e i casi di diagnosi oncologiche e di malattie cardiovascolari riscontrate tra coloro che hanno prestato servizio tra i vigili del fuoco del comando provinciale dell'isola durante il periodo di attività del radar stesso.

(3-00412)

BEVILACQUA, LOREFICE, PIRRO, MAZZELLA, NATURALE, LICHERI Ettore Antonio, MAIORINO, LICHERI Sabrina, LOPREIATO, BILOTTI, MARTON, CASTIELLO, ALOISIO, PIRONDINI, DE ROSA, SCARPINATO, CATALDI, DI GIROLAMO, CASTELLONE, NAVE, PATUANELLI, GUIDOLIN - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

a inizio 2022, risultavano 2.294 unità ispettive (suddivise in 2.054 ispettori ordinari e 240 ispettori tecnici) in servizio presso l'Ispettorato nazionale del lavoro, ovvero l'agenzia unica per le ispezioni del lavoro, che integra i servizi ispettivi del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dell'INPS e dell'INAIL, istituita ai sensi del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 149, e operativa dal 1° gennaio 2017;

a seguito di procedura concorsuale bandita nel 2019, successivamente sospesa a causa dell'emergenza da COVID-19 e infine espletata nell'ottobre 2021, sono risultati idonei 2.984 concorrenti. Ad oggi, lo scorrimento della graduatoria arriva alla posizione 1.951 per l'assunzione di 691 ispettori ordinari (di queste, 64 posizioni erano riservate al personale interno di ruolo, dunque prevedendo 627 assunzioni esterne). Esiste, dunque, il reale rischio che tale graduatoria, che ha valenza biennale (fino a giugno 2024), scadrà per lentezza delle procedure di scorrimento e assegnazione delle sedi, senza aver coperto tutti i posti, causando un notevole danno erariale, non permettendo l'assunzione di numerosi candidati risultati idonei;

simili numeri risultano inferiori a quanto previsto dalla legislazione vigente di ben 460 unità di ispettori ordinari, dato che, entro fine 2023, ai sensi del piano triennale di fabbisogno 2021-2023 dell'Ispettorato, ne dovrebbero essere assunti altri 1.151. Tale numero si ottiene sommando le previsioni di turnover della dotazione organica dal 2020 al 2023, pari a 551 unità, oltre a quelle autorizzate dalla legislazione speciale, pari a 600 ispettori ordinari, di cui 150 unità previste dal decreto del Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, 24 aprile 2018, n. 15243, e 450 unità previste dall'articolo 1, comma 445, della legge 27 dicembre 2017, n. 205;

secondo l'osservatorio sulle imprese dell'INPS, il quale prende in esame le imprese attive del settore privato non agricolo che hanno l'obbligo di presentare una denuncia contributiva mensile per il pagamento dei contributi previdenziali dei propri dipendenti nell'anno considerato, il numero di imprese non agricole attive in Italia nel 2021, ultimo anno per il quale sono disponibili i dati, è pari a 1.647.154 unità. A queste, andrebbero aggiunte 401.000 imprese che, secondo gli ultimi dati ISTAT del 2020, svolgevano la propria attività principale nel settore agricolo;

è facile notare come, rispetto a un simile numero di imprese, il numero di ispettori attualmente presenti sia decisamente insufficiente per svolgere un effettivo controllo (anche laddove dovessero venire sottratte dal totale le imprese presenti nei territori della Sicilia e delle province di Trento e Bolzano, nei quali non sono attivi gli ispettori dell'INL);

considerato che appare evidente che non solo il numero di assunzioni previste dalle norme ordinarie e straordinarie non risulta rispettato, ma anche che il numero di ispettori attualmente in servizio risulti drasticamente inferiore rispetto alle reali necessità del Paese,

si chiede di sapere:

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda prendere al fine di dare piena attuazione alle norme vigenti rispetto all'assunzione di nuovi ispettori, non soltanto rispetto ai 691 previsti da bando del 2021, ma anche allo scorrimento della graduatoria allo stesso riferita, almeno fino a giungere agli aggiuntivi 1.301 ispettore già previsti da dette norme;

se non ritenga necessario valutare una proroga della graduatoria al fine di assumere nel più breve tempo possibile, e senza ulteriori spese, le unità mancanti per un regolare funzionamento dell'ente;

se non ritenga, infine, necessario prevedere la realizzazione di un'ambiziosa campagna di rafforzamento dell'organico dell'Ispettorato nazionale del lavoro, al fine di aumentarne il personale per garantire un'adeguata sorveglianza delle imprese italiane, a tutela dei lavoratori e di tutte le aziende che rispettano appieno le norme, tanto rispetto alla sicurezza dei lavoratori, quanto alla regolarità dei rapporti di lavoro.

(3-00413)

RENZI, PAITA - Al Ministro della cultura. - Premesso che:

il "bonus cultura" o "18App" era un voucher di 500 euro per l'acquisto di "prodotti culturali" destinato alle giovani e ai giovani al raggiungimento della maggiore età, inserito per la prima volta nella legge di stabilità per il 2016 (articolo 1, commi 979-980, della legge n. 208 del 2015) e volto a promuovere lo sviluppo della cultura e la conoscenza del patrimonio culturale attraverso e la fruizione di attività culturali come teatro, cinema, musei, mostre ed eventi culturali, spettacoli dal vivo, nonché l'acquisto di musica registrata, libri, abbonamenti a quotidiani e periodici, corsi di musica, teatro in lingua straniera e l'accesso a monumenti, gallerie, aree archeologiche e parchi naturali;

tale misura venne introdotta a seguito degli attentati terroristici di Parigi del 13 novembre 2015 e della strage del "Bataclan", al fine di dare una risposta chiara e definita: ad ogni euro investito dallo Stato per la sicurezza avrebbe dovuto fare eco un euro investito per la cultura, nella consapevolezza che la risposta all'estremismo, alla radicalizzazione, al terrorismo e alle criminalità fosse di tipo culturale oltre che securitario;

le risorse finanziarie per "18App" sono state stanziate di anno in anno per un totale di 290 milioni di euro annui dal 2016 al 2018; la dotazione finanziaria è stata ridotta a 240 milioni di euro nel 2019 (con l'articolo 1, comma 604, della legge n. 145 del 2018) e a 190 milioni di euro nel 2020 (articolo 1, commi 357-258, della legge n. 160 del 2019, e articolo 183, comma 11-ter del decreto-legge n. 34 del 2020), per poi essere parzialmente reintegrata nel 2021 con 220 milioni di euro (articolo 1, commi 576 e 611, della legge n. 178 del 2020);

dopo numerosi atti di indirizzo e sollecitazioni la misura è stata resa strutturale, con una dotazione annuale pari a 230 milioni di euro, facendo proprio l'obiettivo della Repubblica di promuovere lo sviluppo della cultura (articolo 9 della Costituzione), favorire lo sviluppo della personalità delle giovani e dei giovani sia come singoli sia nelle formazioni sociali in cui si esprimono (articolo 2), sia di garantire parità di chance rimuovendo gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale che limitano la libertà e l'eguaglianza degli stessi, impedendone pieno sviluppo e partecipazione alla vita del Paese (articolo 3);

in media oltre il 70 per cento delle risorse stanziate per la misura è stato speso per l'acquisto di libri e circa l'85 per cento degli aventi diritto ha fatto ricorso a 18App utilizzando il voucher nei 6.400 esercizi convenzionati, dando anche stimolo e impulso alla riscoperta di realtà imprenditoriali del mondo culturale che sono radicate e presenti sul territorio da decenni;

secondo le stime, circa un libro su 10 di quelli venduti ogni anno in Italia è stato acquistato grazie a 18App, comportando un sensibile aumento dei lettori nella fascia d'età 18-21 anni: dalla sua istituzione al 2021 si sono registrati a 18App circa 2,5 milioni di ragazze e ragazzi, che hanno speso più di un miliardo di euro, di cui l'83 per cento per i libri, con effetti significativi su tutta la relativa filiera culturale;

18App e le sue fondamentali virtualità hanno rappresentato un vero e proprio modello a livello europeo, confermato dall'adozione di una misura analoga sia in Francia ("Pass culture") che in Spagna ("Bono cultural jóven");

anziché sviluppare dette virtualità in vista di un rafforzamento di 18App per renderla valida su tutto il territorio europeo, il comma 630 dell'articolo 1 della legge n. 197 del 2022, introdotto durante l'esame in prima lettura alla Camera, ha sostituito detta misura con due card: la carta della cultura giovani e la carta del merito, la prima destinata a soggetti appartenenti a nuclei familiari con ISEE non superiore a 35.000 euro al compimento del diciottesimo anno di età, la seconda rivolta ai neomaggiorenni che abbiano conseguito almeno 100 centesimi al diploma di maturità;

dette card sono state istituite a decorrere dall'anno 2023, con un limite di spesa fortemente ridotto (pari a 190 milioni di euro) e a decorrere dall'anno 2024, quindi definanziando totalmente un'intera annualità (il 2023), che peraltro rischia di pregiudicare il loro riconoscimento per i nati nel 2005;

al contrario delle due card, 18App non si configurava come una misura assistenziale: essa rappresentava una misura universale, che prescindeva da reddito, nazionalità e merito per consentire a tutti i giovani adulti di affacciarsi al mondo beneficiando sia dell'immenso valore del nostro patrimonio culturale, sia delle enormi potenzialità che derivano dallo sviluppo e dalla promozione della conoscenza in tutte le sue forme;

ad ogni modo, il nuovo comma 357-ter dell'articolo 1 della legge n. 234 del 2021, introdotto dall'articolo 1, comma 630, lettera a), della legge n. 197 del 2022, subordina la concessione delle due nuove card all'approvazione di un decreto del Ministro della cultura che definisca "gli importi nominali da assegnare (...) nonché i criteri e le modalità di attribuzione e di utilizzo", che si sarebbe dovuto emanare entro il 2 marzo 2023;

a due mesi dalla scadenza del termine non vi è notizia del decreto, dalla cui emanazione dipende il riconoscimento delle due card: in altre parole non solo il bonus cultura è stato depotenziato, definanziato, limitato e trasformato in una misura assistenziale, ma rischia persino di non essere attribuito nella sua nuova fisionomia,

si chiede di sapere quali siano le tempistiche previste per l'approvazione del decreto ministeriale richiamato e da cui dipende l'assegnazione delle "nuove" carta della cultura giovani e carta del merito, nonché se, in ragione dei due mesi di ritardo accumulati fino ad oggi nell'implementazione della misura, vi possano essere pregiudizi per le giovani e i giovani che teoricamente dovrebbero beneficiarne.

(3-00416)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

MELONI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

la categoria degli amministratori locali risulta una delle categorie più esposte, rappresentando la prima istituzione democratica alla quale può rivolgersi direttamente il cittadino;

l'articolo 1, comma 589, della legge 30 dicembre 2021, n. 234, ha istituito un fondo con una dotazione finanziaria pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2024, "al fine di consentire agli enti locali l'adozione di iniziative per la promozione della legalità, nonché di misure di ristoro del patrimonio dell'ente o in favore degli amministratori locali che hanno subito episodi di intimidazione connessi all'esercizio delle funzioni istituzionali esercitate";

in Sardegna, in diversi comuni, sono stati registrati nei primi mesi del 2023 episodi gravissimi di atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali, quali a titolo di esempio le minacce al sindaco di Bono il 1° febbraio 2023, al sindaco di Bultei il 28 marzo, al vicesindaco e al sindaco di Desulo rispettivamente il 7 marzo e il 22 aprile 2023, al sindaco di Mogoro il 4 aprile e al sindaco di Serdiana il 30 aprile 2023;

la legge 3 luglio 2017, n. 105 (Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, a tutela dei Corpi politici, amministrativi o giudiziari e dei loro singoli componenti), ha inasprito le sanzioni per gli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali e ha reso possibile l'applicazione di strumenti di indagine più penetranti nei confronti degli indagati per violenze e minacce ai loro danni;

in attuazione dell'articolo 6 della legge è costituito presso il Ministero dell'interno l'osservatorio sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali "per favorire e potenziare lo scambio di informazioni e il raccordo tra Stato e gli enti locali, allo scopo di individuare strumenti di contrasto e indicare strategie di prevenzione";

secondo l'ultimo ultimo rapporto sugli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali, pubblicato nel novembre 2022 dal servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale, riguardante il periodo dal 1° gennaio al 30 settembre 2022, i dati mostrano un andamento in diminuzione del fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali nei primi 9 mesi del 2022 rispetto ai 9 mesi del 2021, ma in aumento in Sardegna. La Sardegna resta ai primi posti tra le regioni che hanno segnalato il maggior numero di atti intimidatori, con 27 episodi registrati nei primi 9 mesi del 2022 (contro i 18 registrati negli stessi mesi dell'anno precedente) e al terzo posto per incidenza del numero di intimidazioni in rapporto alla popolazione (1,65 ogni 100.000 abitanti, contro la media nazionale di 0,76);

non risulta ancora disponibile un'edizione aggiornata, comprensiva di tutti i dati dell'anno 2022, del rapporto sugli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali, nonostante l'anno scorso il rapporto completo sul 2021 sia stato invece pubblicato nel febbraio 2022;

il Ministro in indirizzo, come da comunicato stampa del Ministero, durante la giornata conclusiva della 39a assemblea generale dell'Associazione nazionale Comuni italiani, "rilevando come ciò si ricolleghi strettamente alle richiamate garanzie da porre a tutela di chi si dedica con passione per rappresentare le istanze delle proprie comunità - ha rassicurato sulla grande attenzione che viene dedicata al fenomeno ed ha anticipato l'imminente convocazione di una riunione del competente Osservatorio, costituito presso il ministero dell'Interno",

si chiede di sapere:

quali iniziative il Ministro in indirizzo stia mettendo in atto a tutela degli amministratori locali, non solo sardi;

quali iniziative intenda intraprendere per la prevenzione e il monitoraggio costante del fenomeno;

se abbia a sua disposizione dati aggiornati circa l'applicazione della legge n. 105 del 2017, sia sul versante investigativo, sia per quanto riguarda le sentenze, anche non passate in giudicato;

se abbia predisposto l'aggiornamento del rapporto sugli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali;

se l'osservatorio sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali si sia effettivamente riunito dopo le dichiarazioni del Ministro e quale sia la risultante di tale riunione;

se ritenga di dover aumentare la dotazione del fondo introdotto dall'articolo 1, comma 589, della legge n. 234 del 2021, "al fine di consentire agli enti locali l'adozione di iniziative per la promozione della legalità, nonché di misure di ristoro del patrimonio dell'ente o in favore degli amministratori locali che hanno subito episodi di intimidazione connessi all'esercizio delle funzioni istituzionali esercitate".

(3-00411)

MIRABELLI, BAZOLI, ROSSOMANDO, VERINI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

lo scorso mese di aprile 2023 il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Milano, Francesco Maisto, ha presentato un report sulla situazione in cui versa l'istituto penale minorile "Beccaria" nel quale si evidenzia l'aggravarsi delle già precarie situazioni dell'istituto da dove, come noto, lo scorso Natale sono evasi 7 detenuti;

si legge che "La situazione giovanile è estremamente preoccupante e i ragazzi che arrivano hanno delle modalità relazionali molto aggressive, spesso con problematiche dovute non solo alla condotta ma anche legate all'uso di droga e problemi psichiatrici. Trovare posto in luoghi alternativi non è facile. Ad oggi ci sono sette provvedimenti di collocamento in comunità ma non si trovano i posti poiché le comunità rifiutano in tutta Italia";

infatti, ad oggi sono ben 70 i dinieghi registrati. Fra i motivi addotti, vi sono la carenza di spazi, le forti problematiche presentate dai ragazzi e, in particolare, l'essere molti di loro minori non accompagnati, oltre alla difficoltà nel trovare educatori, notoriamente pagati con stipendi assolutamente inadeguati rispetto al delicatissimo ruolo che sono chiamati a svolgere;

inoltre, si evidenzia la particolare criticità delle condizioni di vita dei ragazzi in isolamento che "pranzano coi piatti sulle ginocchia" per l'assenza di tavolini nelle celle, dove anche l'utilizzo di tavoli di plastica o a ribalta non risulta adeguato per ragioni di sicurezza;

considerato che:

il report evidenzia come ogni anno la maggior parte del personale, spesso giovanissimo, chieda il trasferimento nel luogo di origine o in un luogo più vicino, richieste che comportano, pertanto, un continuo turnover;

alle emergenze che si vengono a creare si risponde di volta in volta facendo ricorso a rinforzi estemporanei e per brevi periodi;

come di tutta evidenza la mancanza di un progetto educativo e la mancanza oramai decennale di una stabilità delle figure del direttore, del comandante e degli agenti di Polizia penitenziaria arrecano un grave nocumento al funzionamento dell'istituto milanese;

si aggiunga il problema relativo all'organizzazione e alla gestione degli spazi attualmente carenti, in attesa dell'apertura del nuovo padiglione,

si chiede di sapere quali iniziative necessarie e urgenti il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per stabilizzare la direzione e porre fine alle numerose criticità dell'istituto penale minorile Beccaria di Milano denunciate pubblicamente e a più riprese dal Garante dei detenuti dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Milano.

(3-00414)

ALFIERI, CASINI, DELRIO, BAZOLI, CAMUSSO, D'ELIA, FURLAN, GIACOBBE, IRTO, LA MARCA, LOSACCO, MALPEZZI, MANCA, MARTELLA, RANDO, ROJC, SENSI, VERDUCCI, ZAMBITO, ZAMPA - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:

lunedì 1° maggio 2023, il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha convocato una riunione a Doha sul futuro dell'Afghanistan, al fine di raggiungere un'intesa comune all'interno della comunità internazionale su quali relazioni stabilire con il regime talebano;

alla riunione erano invitati numerosi Paesi interessati alla crisi. Al tavolo sedevano, infatti, Cina, Francia, Germania, India, Indonesia, Iran, Giappone, Kazakhstan, Kirghizistan, Norvegia, Pakistan, Qatar, Russia, Arabia saudita, Tagikistan, Turchia, Turkmenistan, Emirati arabi uniti, Regno Unito, Usa, Uzbekistan, UE e Organizzazione della cooperazione islamica. Al tavolo tuttavia non sedeva, poiché non invitata, l'Italia;

considerato che:

dopo il ritiro USA dall'Afghanistan nel 2021 e la riconquista del Paese da parte dei talebani, le condizioni di vita della popolazione afghana, in particolar modo delle donne, sono drammaticamente peggiorate;

secondo quanto dichiarato lo scorso 4 marzo da Ramiz Alakbarov, vice rappresentante speciale delle Nazioni Unite e coordinatore umanitario per l'Afghanistan, circa 700.000 persone hanno perso il lavoro negli ultimi 18 mesi. Nello stesso periodo il prodotto interno lordo è diminuito del 35 per cento, mentre i costi dei beni alimentari sono aumentati del 30 per cento;

sono almeno 28 milioni, tra cui oltre 15 milioni di bambini, le persone che dipendono dagli aiuti umanitari e come chiarito da Alakbarov "l'Afghanistan rimane la più grande crisi umanitaria del mondo nel 2023, nonostante, ovviamente, i recenti devastanti terremoti in Turchia e Siria";

le agenzie ONU hanno dichiarato di avere bisogno di almeno 4,6 miliardi di dollari per far fronte alla situazione umanitaria. Si aggiunga che secondo diverse stime serviranno almeno 18,3 milioni di dollari per lo sminamento e lo smaltimento degli ordigni esplosivi nel Paese;

rilevato inoltre che:

secondo quanto riportato dal quotidiano "la Repubblica", alla domanda espressa sul motivo dell'esclusione dell'Italia dalla riunione svolta a Doha, il portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite, Stephan Dujarric, avrebbe risposto che: "Nell'inviare gli inviti, dovevamo garantire un equilibrio regionale, compresi i donatori e le organizzazioni regionali, mantenendo la riunione a un numero gestibile. C'è stato anche un fattore di coinvolgimento politico recente in termini di facilitazione dei colloqui";

occorre ricordare come l'Italia, con le missioni che si sono svolte in Afghanistan: la "Enduring freedom", la "International security assistance force", Isaf, terminata il 31 dicembre 2014 e la missione "Resolute support", subentrata il 1° gennaio 2015, abbia sempre garantito una delle presenze più numerose tra quelle dei Paesi NATO;

il contingente italiano ha comandato il Provincial reconstruction team (PRT) di Herat, territorio che ha registrato progressi sostanziali per le donne e le ragazze afghane con percentuali decisamente più alte rispetto alle altre province del Paese, in termini di istruzione, partecipazione politica e ruolo nell'economia;

l'esclusione dal tavolo di Doha certifica un'evidente situazione di marginalità del nostro Governo nella comunità internazionale e rischia di vanificare il prezioso lavoro svolto negli ultimi 20 anni in Afghanistan dal nostro Paese oltre a indebolirne il ruolo e il protagonismo in uno dei contesti internazionali più critici,

si chiede di sapere:

quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo rispetto all'esclusione del nostro Paese dal tavolo convocato a Doha dal Segretario generale delle Nazioni Unite;

quali iniziative necessarie e urgenti intenda intraprendere al fine di garantire la presenza di una delegazione italiana alle prossime conferenze che si terranno sul futuro dell'Afghanistan.

(3-00415)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

DE ROSA, LOPREIATO, MARTON, NAVE, PIRRO, LICHERI Sabrina, NATURALE, LOREFICE, PATUANELLI, MAZZELLA, GUIDOLIN - Ai Ministri per gli affari regionali e le autonomie e della difesa. - Premesso che:

il Comune di Pomigliano d'Arco (Napoli), con delibera di Giunta municipale n. 507 del 10 giugno 1997, ha disposto l'indizione del "concorso nazionale di idee di progetto preliminare per la sistemazione di aree ferroviarie ed industriali dismesse a Pomigliano d'Arco";

con delibera n. 3 del 7 gennaio 1999, la Giunta municipale ha preso atto dell'esito finale dei lavori della commissione di gara. L'amministrazione comunale ha deciso, visto il risultato ex equo, di avvalersi congiuntamente delle idee dei tre vincitori in merito alla progettazione dell'opera. Con apposito disciplinare d'incarico in data 13 gennaio 2000, con rep. 5704, è stato sottoscritto accordo con l'associazione temporanea di professionisti composta dai vincitori ex equo;

il progetto preliminare a scala urbanistica per il "parco di Città", redatto dall'architetto Sasso, è stato approvato con delibera di Consiglio comunale n. 2 in data 22 febbraio 2000 e successiva delibera n. 118 del 30 novembre 2001. Con delibera di Giunta comunale n. 203 del 19 aprile 2001 è stato approvato il progetto definitivo denominato "Parco città: interventi per la sistemazione delle aree ferroviarie ed industriali dismesse";

in data 9 gennaio 2004 il Consiglio comunale ha adottato la variante generale di aggiornamento e adeguamento del piano regolatore, recependo integralmente quelle che erano le previsioni del progetto preliminare a scala urbanistica "Parco città". Successivamente, mediante avviso indicativo delle opere da realizzare mediante project financing pubblicato su aste e appalti pubblici in data 5 marzo 2004 si è data divulgazione alle intenzioni dell'ente comunale;

con decreto sindacale n. 93 del 10 novembre 2004 è stata nominata la commissione interdisciplinare per la valutazione delle proposte connesse all'opera in gara. In data 27 dicembre 2004, con verbale n. 5, la commissione ha dichiarato la chiusura dell'attività di valutazione, ritenendo rispondente alle necessità e interessi dell'amministrazione comunale quella presentata dalla neo costituita ATI con capogruppo la Studio impresa ricerca e sviluppo S.r.l.;

tale proposta ai sensi dell'ex art. 37-ter della legge n. 109 del 1994 (ora art. 154 del decreto legislativo n. 163 del 2006), è stata valutata dal Comune che, con delibera n. 590 del 30 dicembre 2004, ne ha dichiarato la fattibilità sotto il profilo costruttivo, urbanistico e ambientale, nonché della qualità progettuale, della funzionalità, della fruibilità dell'opera, dell'accessibilità al pubblico, del rendimento, del costo di gestione e di manutenzione;

nel frattempo, il Consiglio provinciale di Napoli, nella seduta dell'8 febbraio 2005, con atto n. 17, ha approvato la variante generale di aggiornamento e adeguamento del piano regolatore generale di Pomigliano d'Arco. Atto recepito dal Consiglio comunale di Pomigliano d'Arco nella seduta del 16 febbraio 2005, con atto n. 2;

con decreto dell'assessore regionale delegato all'urbanistica n. 298 del 28 giugno 2005, la "variante generale di aggiornamento ed adeguamento del Piano Regolatore Generale" è stata ammessa a visto di conformità. In data 19 maggio 2005 è stata approvata la variante con decreto presidenziale n. 810, pubblicato sul bollettino ufficiale della Regione n. 41 del 22 agosto 2005, data di validità delle modifiche. In data 29 dicembre 2005, il Comune di Pomigliano D'Arco con determinazione dirigenziale n. 245 LLP ha indetto gara e procedura ristretta per l'individuazione del concessionario di cui alla procedura di project financing;

a causa dell'assenza di partecipanti, non si è proceduto alla procedura negoziata come da ex art. 37-quater della legge n. 109 del 1994, con la conseguenza che risultava affidataria della concessione, giusta determina n. 157 del 2 ottobre 2006 esecutiva ai sensi di legge, la costituenda ATI, con capogruppo Studio impresa ricerca e sviluppo S.r.l., e veniva costituita a norma dell'ex art. 37-quinquies della legge n. 109 del 1994 (ora art. 156 del decreto legislativo n. 163 del 2006) una società di progetto denominata PFRP (Project financing riqualificazione Pomigliano);

in seguito a manifestazione di interesse proveniente dall'università di Napoli e di Incipt Scarl è stata prevista, altresì, la creazione di un incubatore di imprese all'interno del "Parco città" con precisione nello stabile denominato "Vela", inizialmente destinata a multisala. L'amministrazione comunale garantiva il finanziamento regionale sull'opera a farsi. Veniva approvato protocollo d'intesa tra il Comune di Pomigliano e l'università e con la Incipit;

in data 7 agosto 2007 è stata sottoscritta tra il dirigente dell'ufficio tecnico e la PFRP la convenzione per l'affidamento di opere in concessione di costruzione e gestione ai sensi della normativa in materia del parco di Città;

nella fase di approvazione del progetto esecutivo sono emerse alcune discordanze grafiche per cui, in seguito a parere della Provincia di Napoli, è stato necessario intervenire con delibera di Giunta comunale n. 163 del 28 maggio 2009, con la quale si è precisato che tali discrepanze non comportassero la modifica dei parametri urbanistici progettuali già recepiti, ma solo una più attenta precisazione dei medesimi;

con delibera n. 392 del 20 novembre 2009 è stato riapprovato il progetto dell'opera della "Vela" (incubatore BEI) prevedendo la copertura finanziaria con l'importo pari a 8.782.538,18 euro, assegnato con delibera direttoriale, ex delibera di Giunta, n. 1265 del 24 luglio 2008 e la candidatura del completamento dell'opera secondo lo strumento dell'accordo di reciprocità a valere sulle risorse del programma attuativo regionale FAS 2007-2013 della Regione Campania (BURC n. 55 del 14 settembre 2009);

a seguito di manifestazione di interesse da parte dell'Arma dei Carabinieri (reparto provinciale Castello di Cisterna), è stato richiesto, con verbale del 30 novembre 2007, al concessionario l'inserimento all'interno del parco di Città ambito 1 e 2 della caserma del comando provinciale dei Carabinieri. Il concessionario, in data 18 gennaio 2010, ha presentato il progetto preliminare, relativo alla convenzione del 7 agosto 2007 di cui alla concessione del project financing "parco di Città", contenente anche l'ipotesi di inserimento del comando provinciale dei Carabinieri e la relativa variante progettuale allo strumento urbanistico generale. Con nota prot. 771 del 19 gennaio 2010 la legione Carabinieri Campania gruppo Castello di Cisterna ha confermato di aver attivato l'iter per le autorizzazioni definitive del Ministero dell'interno e della scala gerarchica e ha chiesto all'ente di attivare le procedure per la variante allo strumento urbanistico per l'inserimento della caserma nell'area dell'ex vesuviana;

con delibera del 27 giugno 2014 n. 33, il Comune di Pomigliano d'Arco ha approvato la variante allo strumento urbanistico come previsto dal regolamento di attuazione per il governo del territorio n. 5 del 4 agosto 2011 in attuazione della legge regionale n. 16 del 22 dicembre 2004, art. 43-bis. In data 31 luglio 2019 la PFRP ha stipulato con la MD S.p.A. un contratto preliminare di compravendita immobiliare e appalto relativamente ad un'area all'interno del parco di Città, finalizzato all'esercizio dell'attività imprenditoriale nel settore alimentare;

tale opera assume un valore importante sia sotto il profilo della sicurezza civile che sotto il profilo dello sviluppo economico e dell'occupazione, considerato il previsto insediamento della caserma provinciale dei Carabinieri e di un supermercato di società appartenente alla grande distribuzione. Ad oggi purtroppo i lavori del "parco di Città" a Pomigliano d'Arco non risultano ancora eseguiti e i servizi non sono fruibili,

si chiede di sapere se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali misure intenda adottare al fine di una sollecita verifica delle cause dello stallo dei lavori e consentire la prosecuzione dell'opera nel minor tempo possibile, date le rilevanti esigenze sociali, di sicurezza ed economiche, verificando anche la correttezza amministrativa delle procedure poste in essere nel corso degli anni dall'amministrazione comunale di Pomigliano d'Arco.

(4-00430)

ROJC, CAMUSSO, MARTELLA, FINA, RANDO, VALENTE, VERDUCCI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e della salute. - Premesso che:

nei giorni scorsi un lavoratore straniero si è presentato al pronto soccorso dell'ospedale "Civile" di Pordenone a causa di un infortunio procurato sul posto di lavoro;

l'incidente non è stato segnalato all'ufficio territoriale dell'INAIL poiché il medico professionista del pronto soccorso è risultato un medico "a gettone" e non ha potuto accedere alla banca dati dell'Istituto nazionale;

la vicenda è stata denunciata dal comitato "Salute pubblica bene comune" di Pordenone, attraverso il responsabile, Michele Negro, il quale ha dichiarato a "Il Gazzettino" di Pordenone del 27 aprile: "si tratta di un altro episodio di grave carenza nell'attuale organizzazione sanitaria del pordenonese a causa delle scelte di esternalizzazione di servizi di importanti presidi sanitari come il Pronto soccorso dell'ospedale cittadino";

il comitato ha contestualmente presentato una segnalazione all'ufficio per le relazioni con il pubblico e alla direzione sanitario dell'Azienda sanitaria del Friuli occidentale;

il lavoratore, ricevute le cure dovute, è stato successivamente dimesso con prescrizioni mediche senza però copia della denuncia dell'infortunio sul lavoro che è dovuta dai medici della struttura;

l'azienda in cui lavora ha confermato successivamente di non aver ricevuto alcuna comunicazione da parte dell'ente preposto alla pratica di infortunio;

il direttore sanitario dell'Azienda sanitaria del Friuli occidentale con la stampa ha sostenuto che "deve essersi trattato di un problema nato nell'immediatezza" di una "sostituzione improvvisa di un medico e al posto di quello assegnato è arrivato un altro che operava al pronto soccorso per la prima volta", per il quale "non era ancora stato fatto l'accesso al terminale",

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti, se abbiano notizia di altri analoghi episodi e se non ritengano opportuno, per quanto di propria competenza, intervenire al fine di evitare il ripetersi di simili situazioni, determinate in sostanza dalla mancanza di personale inquadrato nel comparto pubblico e dal conseguente ricorso all'esternalizzazione di servizi essenziali come il pronto soccorso;

se in particolare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali voglia verificare presso l'INAIL che il disservizio occorso non abbia pregiudicato il regolare rientro al lavoro dell'infortunato.

(4-00431)

ALOISIO, CASTIELLO, PIRONDINI, LOPREIATO, SIRONI, LICHERI Ettore Antonio, LICHERI Sabrina, NAVE, CASTELLONE, NATURALE, BEVILACQUA, GUIDOLIN, MAZZELLA, MARTON, SCARPINATO - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

la camorra e la criminalità organizzata a Napoli rappresentano un problema complesso e multiforme, che richiede un impegno concreto da parte delle istituzioni per garantire la sicurezza e la tranquillità della popolazione. In particolare, la violenza nel capoluogo partenopeo non si limita solo agli omicidi ma comprende anche l'estorsione, il racket e altri crimini efferati. Questi problemi hanno un impatto significativo sul vivere quotidiano e sulla qualità della vita dei singoli cittadini, degli imprenditori e dei commercianti, spesso costretti a convivere con la piaga della criminalità;

negli ultimi anni, la città è stata teatro di alcuni brutali episodi di violenza, alcuni attribuiti alla camorra, altri ad episodi isolati legati alla criminalità o ad una diffusa cultura dell'illegalità;

secondo alcune recentissime statistiche rese note dalla Corte d'appello in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario, gli omicidi volontari registrati a Napoli nel 2022 sono stati circa 40, gli agguati mortali di tipo mafioso 13 e i tentati omicidi 69. Per quanto riguarda i furti, nel 2022 ne sono stati denunciati 64.043 rispetto ai 57.658 del 2021, con un incremento dell'11 per cento. Tra questi, si segnalano: scippi (17,96 per cento in più rispetto all'anno precedente) e furti commessi in appartamento (11,71 per cento in più). In ascesa anche le rapine (21,66 per cento in più) e reati commessi in strada (2.389 contro i 1.850 dell'anno precedente). Ad essere coinvolti sono anche moltissimi ragazzi, spesso protagonisti di efferati omicidi o episodi di criminalità. Basti pensare che in Italia, su 12.400 ragazzi arrestati, denunciati o accompagnati dai genitori, 6.400 sono in Campania;

da ultimo, nella notte tra il 18 e il 19 marzo 2023 un ragazzo di appena 18 anni è stato ucciso da un colpo d'arma da fuoco partito da una pistola di un coetaneo di 19 anni che, incautamente, ha sparato ad altezza uomo per dimostrare, a seguito di un litigio per futili motivi con altri ragazzi, che la propria arma fosse vera. A distanza di qualche giorno, nella tarda serata di mercoledì 29 marzo, un uomo di 32 anni, un ingegnere incensurato, è stato ferito gravemente a colpi di pistola presso l'area periferica di San Giovanni a Teduccio dopo essersi rifiutato di consegnare il proprio scooter a dei malviventi che avevano tentato di rapinarlo presso una pompa di benzina;

considerato che, a parere degli interroganti:

solo attraverso la promozione di una cultura della legalità e dell'antimafia, lo sviluppo di programmi di prevenzione e di inclusione sociale, scolastica ed economica, il rafforzamento dell'apparato giudiziario e la collaborazione tra le forze dell'ordine, la magistratura e le organizzazioni della società civile è possibile contrastare efficacemente la violenza e la criminalità organizzata a Napoli e garantire un futuro più sicuro e prospero per tutti i cittadini;

una delle sfide principali è quella di contrastare la cultura del silenzio che circonda la camorra e la criminalità, che spesso impedisce ai cittadini di denunciare gli episodi di violenza e di collaborare con le autorità: è importante promuovere una cultura che incoraggi la partecipazione dei cittadini nella lotta contro la criminalità organizzata e favorisca la creazione di reti di solidarietà e di cooperazione;

inoltre è opportuno sviluppare programmi di prevenzione della violenza e dell'emarginazione sociale, che offrano alternative concrete alla criminalità organizzata. Questi programmi devono prevedere l'inclusione sociale ed economica delle comunità più vulnerabili, la promozione dell'educazione e della formazione professionale, e la creazione di opportunità di scolarizzazione, di lavoro e di impresa;

considerato infine che, negli anni, le autorità locali e nazionali hanno cercato di affrontare questi problemi con maggior determinazione, aumentando la presenza delle forze dell'ordine e intensificando la lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata. Tuttavia, la sfida è grande e richiede un impegno costante e duraturo. Pertanto, al fine di combattere efficacemente la violenza a Napoli, è necessario un approccio integrato, che preveda l'azione delle forze dell'ordine, la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, ma anche la promozione di programmi di sviluppo sociale ed economico per le comunità più fragili, congiuntamente alla protezione per le vittime e per i testimoni delle attività criminali,

si chiede di sapere:

in considerazione dell'aumento degli episodi di criminalità e degli omicidi che stanno interessando la città di Napoli, quali iniziative intenda adottare il Ministro in indirizzo per rafforzare le attività di prevenzione e contrasto alla criminalità e garantire la sicurezza dei cittadini;

come intenda incrementare la presenza delle forze dell'ordine nei quartieri più a rischio e intensificare la collaborazione con le autorità locali e la società civile per contrastare la criminalità organizzata;

quali risorse siano state messe a disposizione per rafforzare la presenza delle forze dell'ordine sul territorio;

quali iniziative siano state intraprese per migliorare la sicurezza nelle zone a rischio della città, in particolare nelle periferie e nei quartieri più colpiti dalla criminalità organizzata.

(4-00432)

MAZZELLA, PIRONDINI, ALOISIO, CASTIELLO, GUIDOLIN, CATALDI, BEVILACQUA, LOPREIATO, NAVE, DI GIROLAMO - Ai Ministri della salute e dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:

l'attività di cremazione è molto diffusa in Italia e conta circa 80 impianti operativi. Tuttavia i forni, anche se dotati delle migliori tecnologie, immettono inevitabilmente nell'ambiente sostanze tossiche e cancerogene dannose per la salute umana e per l'ambiente. Atteso che la temperatura di un forno crematorio può raggiungere anche 1.000 gradi, l'incenerimento del corpo, della bara, dei vestiti e di altri accessori genera diverse sostanze tossiche e l'emissione di diossine;

uno dei principali problemi ambientali associati ai forni crematori, infatti, è l'inquinamento atmosferico: durante il processo di cremazione, le sostanze chimiche presenti nei tessuti umani, come il mercurio dei denti (dall'amalgama presente nelle otturazioni dentarie), vengono rilasciate nell'atmosfera. In particolare, l'Agenzia per la protezione ambientale americana (EPA) stima che ogni 100 salme incenerite si generi quasi un chilo di mercurio, responsabile di danni al sistema nervoso in via di sviluppo, tra i quali una riduzione del quoziente intellettivo, alterazioni del comportamento, disordini dello spettro autistico, turbe dell'attenzione, dislessia;

inoltre, i forni crematori emettono anche sostanze chimiche come il biossido di carbonio, l'ossido di zolfo e l'ossido di azoto, unitamente ai composti organici volatili, composti inorganici del cloro e del fluoro e metalli pesanti che contribuiscono all'effetto serra e all'inquinamento dell'aria. Col trascorrere del tempo, la concentrazione di inquinanti nel terreno potrebbe aumentare, contaminando perpetuamente il suolo e le falde sottostanti impattando negativamente sugli ecosistemi e sulle colture agricole;

la conoscenza dei danni all'ambiente e alla salute umana generati dai forni crematori spinge sempre più le popolazioni che risiedono in prossimità a prendere coscienza dei possibili rischi di malattia o anche di morte, causando proteste e malumori. Da ultimo, si segnala una marcia di protesta contro la costruzione di un forno crematorio nel comune di Sant'Egidio di Monte Albino (Salerno), svoltasi nel mese di aprile 2023 e organizzata, tra l'altro, dal comitato "No Forno" presieduto dall'attivista Alessandra Petrosino;

considerato che:

l'attività di cremazione deve rispondere a una serie di esigenze igienico-sanitarie: in alcuni Stati, come il Giappone, le autorità hanno adottato misure per ridurre drasticamente l'impatto ambientale dei forni crematori;

in Italia, invece, la materia è stata recentemente normata, anzitutto, dalla legge n. 130 del 2001, in materia di pratica funeraria della cremazione. In particolare, il testo ha demandato alle Regioni l'elaborazione dei piani di coordinamento per la realizzazione dei forni crematori da parte dei Comuni, confermando che "la gestione dei crematori spetta ai comuni" e rinviando ad un futuro decreto interministeriale la definizione delle "norme tecniche per la realizzazione dei crematori, relativamente ai limiti di emissione, agli impianti e agli ambienti tecnologici, nonché ai materiali per la costruzione delle bare per la cremazione" (art. 8);

le autorizzazioni delle emissioni derivanti dall'attività di cremazione sono poi state disciplinate dall'allegato I, alla parte V, del decreto legislativo n. 152 del 2006, recante "Norme in materia ambientale", ai sensi del quale gli impianti che producono emissioni in atmosfera devono essere autorizzati in base alle migliori tecnologie disponibili, tenendo conto dei valori e degli obiettivi fissati per la qualità dell'aria;

nonostante appaia chiaro che i forni crematori debbano essere muniti di autorizzazione per le emissioni in atmosfera e che la loro gestione rientri nell'ambito delle competenze comunali, va evidenziato che non è mai stato emanato il decreto interministeriale che dovrebbe individuare le norme tecniche relative ai limiti consentiti per le emissioni;

a parere degli interroganti, al fine di garantire una gestione responsabile dei resti mortali e salvaguardare la salute umana e l'ambiente, anche nel rispetto dell'articolo 32 della Costituzione e del principio di precauzione, andrebbe favorito l'utilizzo di tecnologie avanzate per la pulizia dei gas di scarico dei forni crematori, così da ridurre notevolmente le emissioni di sostanze chimiche inquinanti nell'aria. A tal proposito, l'utilizzo di combustibili alternativi, come il gas naturale o l'energia solare, potrebbe ridurre l'impatto ambientale. Un'altra soluzione sarebbe il recupero e il riciclo dei metalli non combusti, come le protesi dentarie, riducendo così la quantità di rifiuti e l'impatto ambientale della cremazione,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo intendano adottare normative più stringenti per: favorire una gestione più sostenibile dell'attività di cremazione; disporre, nel perimetro delle proprie competenze, un incremento del monitoraggio delle emissioni di sostanze inquinanti nell'aria in prossimità degli impianti; vietare l'introduzione, nei forni, di sostanze potenzialmente tossiche o inquinanti, come l'amalgama a base di mercurio, presenti nelle otturazioni dentarie;

se condividano l'opportunità di dar seguito alla legge n. 130 del 2001, definendo le norme tecniche per la realizzazione dei forni, relativamente ai limiti di emissione, agli impianti e agli ambienti tecnologici, nonché ai materiali per la costruzione delle bare per la cremazione;

se condividano infine l'opportunità di prevedere incentivi o agevolazioni per promuovere l'adozione di tecnologie a basso impatto ambientale da parte dei forni crematori.

(4-00433)

MAZZELLA, PIRONDINI, ALOISIO, CASTIELLO, GUIDOLIN, CATALDI, BILOTTI, BEVILACQUA, NATURALE, LOPREIATO, NAVE, DI GIROLAMO - Ai Ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica e della salute. - Premesso che:

nel comune di Vico Equense (Napoli) da circa 40 anni è attiva una stazione elettrica primaria "Enel distribuzione", denominata C.P. di Arola e ubicata in prossimità di molte abitazioni private, luoghi di attività commerciali frequentate e attività lavorative dei residenti. Costruita verso la fine degli anni '70, ad oggi non sono stati mai realizzati interventi volti a ridurre sia l'impatto paesaggistico che l'emissione di radiazioni elettromagnetiche nocive alla salute pubblica nelle zone limitrofe alla cabina primaria ENEL e nei pressi dei principali elettrodotti;

verso la fine degli anni '80 alcuni cittadini di Vico Equense hanno costituito un comitato denominato "Alta tensione", mediante il quale hanno sollecitato le rilevazioni delle emissioni elettromagnetiche in prossimità delle abitazioni situate nei pressi della stazione elettrica primaria;

con parere della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale VIA/VAS n. 2315 del 24 febbraio 2017, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha espresso parere favorevole all'interconnessione a 150 chilovolt della linea mista aereo-cavo, Sorrento-Vico Equense-Agerola-Lettere;

questo parere di ius iudicandi si è formato su una prima richiesta di parere sfavorevole reso dalla Direzione generale politica del territorio della Regione Campania del 13 maggio 2014, essendo l'area oggetto di intervento nel "parco regionale dei monti Lattari" e quindi area protetta e inoltre area ZSC IT 8030008 denominata "dorsale dei monti Lattari" di cui alla direttiva 92/43/CEE (direttiva "Habitat") e direttiva "Uccelli" della rete "Natura 2000";

successivamente, su richiesta della proponente Terna S.p.A., la Regione Campania nel 2016 ha rivisto il progetto, definendolo una mera ristrutturazione dell'attuale impianto esistente a 60 chilovolt e ha concesso parere favorevole, nonostante la nuova linea attraversi la zona "A" e "B" della perimetrazione del parco e contro le norme di salvaguardia dell'area protetta, tuttora vigenti, che vietano installare impianti oltre i 60 chilovolt;

negli ultimi mesi la società Terna ha annunziato la chiusura del procedimento e quindi la realizzazione di lavori denominati "interconnessione a 150KV Sorrento-Vico Equense-Lettere-Agerola ed opere connesse", con l'obiettivo di effettuare un potenziamento del voltaggio da 60 a 150 chilovolt, così da utilizzare la medesima stazione per la distribuzione dell'energia al territorio della costiera sorrentino-amalfitana. Questo ha alimentato le preoccupazioni della cittadinanza relativamente ai rischi sulla salute delle emissioni elettromagnetiche sorgenti dalla stazione primaria;

si evidenzia che nelle suddette aree, in data 30 agosto 2002, l'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania (ARPAC) ha eseguito una rilevazione delle emissioni elettromagnetiche, di cui al protocollo del centro regionale dell'inquinamento atmosferico (CRIA, prot. 16 settembre 2002 n. 4183), registrando livelli di inquinamento da campo elettromagnetico superiore ai 0,2 micro Tesla;

analogamente, in data 30 settembre 2002, con ordinanza n. 438 il sindaco pro tempore ha notificato e ordinato ai cittadini che abitavano in prossimità delle zone restrizioni temporali circa i tempi di soggiorno sui balconi e all'esterno delle loro stesse abitazioni, disponendo testualmente "di non frequentare detto balcone per un tempo superiore alle 4 ore giornaliere". Inoltre, ENEL Distribuzione S.p.A. ha invitato a "provvedere al risanamento degli impianti di distribuzione elettrica con origine dalla cabina elettrica di Vico Equense sita in località Arola";

la cittadinanza di Vico Equense e il collettivo cittadino da anni invocano la realizzazione di una schermatura elettromagnetica totale dell'intera stazione elettrica primaria, e più specificamente una schermatura delle sorgenti (cabine di trasformazione, elettrodotti) e la realizzazione di opere di "ottimizzazione e di riduzione dell'impatto ambientale";

da ultimo, a seguito dell'annuncio dei lavori di potenziamento della rete, i cittadini chiedono che le opere di schermatura vengano realizzate quanto prima, e soprattutto precedentemente o contestualmente ai lavori di Terna, onde evitare l'aggravio delle problematiche;

atteso che, come denunziato dal comitato, non vi era traccia di un'ordinanza o richiesta ufficiale a ENEL volta a richiedere la schermatura dell'impianto da parte dell'amministrazione, in data 14 aprile 2023, su proposta del collettivo cittadino, i consiglieri comunali di opposizione hanno ottenuto l'inserimento all'ordine del giorno della richiesta di effettuare nuove rilevazioni delle emissioni elettromagnetiche nei pressi della stazione elettrica e a livello degli elettrodotti e di destinare al risanamento della stessa stazione elettrica almeno parte dei 500.000 euro a titolo di risarcimento del danno ambientale, che saranno corrisposti dalla società Terna al Comune di Vico Equense per i lavori;

tuttavia, si richiede che tale compensazione venga destinata da Terna alla messa in sicurezza della stazione primaria di Arola,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e se condividano le preoccupazioni dei cittadini di Vico Equense;

se il Ministro della salute ritenga che possano sussistere pericoli per la salute pubblica e se condivida l'opportunità di disporre un'attività ispettiva volta a documentare le attuali condizioni e i requisiti della stazione elettrica primaria, anche alla luce dei prossimi lavori da parte di Terna;

se, ai fini della mitigazione dell'impatto ambientale e della riduzione dell'impatto delle emissioni elettromagnetiche sulla salute pubblica, condividano la non opportunità che vengano effettuati i lavori di potenziamento del voltaggio da 60 a 150 chilovolt, poiché i vari pareri che sono stati resi, a quanto risulta agli interroganti, si sarebbero formati su uno sviamento di un falso parere reso della Regione, che ha fatto avviare un procedimento contro le norme di tutela e di salvaguardia dell'area protetta, peraltro senza nemmeno garantire la messa in sicurezza della centrale di Arola, così come è stato fatto per quelle di Capri e di Sorrento.

(4-00434)

LISEI - Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. - Premesso che nelle giornate del 1° e 2 maggio 2023 vi sono state ingenti ed ininterrotte precipitazioni a carattere temporalesco sul territorio bolognese, con l'esondazione di alcuni corsi d'acqua;

considerato che:

a seguito delle precipitazioni, si sono verificati notevoli danni nell'area metropolitana di Bologna. In particolare, a causa dell'esondazione del torrente Ravone si sono registrati allagamenti in via Saffi nell'area cittadina;

quest'ultima via è stata chiusa al traffico, in quanto l'esondazione del torrente ha sollevato l'asfalto in alcuni punti, invadendo alcuni locali ai piani terra che, insieme a tante attività commerciali, hanno subito ingenti danni, creando numerosi disagi alla popolazione residente nella zona e non,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo ritenga doveroso un intervento che accerti le circostanze di quanto accaduto nella città di Bologna in occasione delle forti precipitazioni del 1° e 2 maggio e se non ritenga utile svolgere un'azione volta all'accertamento di eventuali responsabilità rispetto ai danni che si sono determinati.

(4-00435)

IANNONE - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:

la strada statale 517 "variante Bussentina" si estende su poco più di 35 chilometri ed è di competenza ANAS;

l'arteria attraversa i territori di Santa Marina, Torre Orsaia, Morigerati, Caselle in Pittati, Sanza e Buonabitacolo, tutti nella provincia di Salerno;

si tratta di una strada a scorrimento veloce, che mette in comunicazione l'autostrada A2 del Mediterraneo, attraverso lo svincolo di Buonabitacolo, con il golfo di Policastro e le località di Marina di Camerota, Palinuro e Marina di Pisciotta;

l'ANAS deve provvedere alla demolizione e ricostruzione dei viadotti "Santo Lia I" tra il chilometro 12+272 e il chilometro 12+510, "Santo Lia II" tra il chilometro 12+570 e il chilometro 12+648 e "Zerme" tra il chilometro 12+981 e il chilometro 13+137;

per la realizzazione dei lavori è indispensabile la chiusura dell'arteria tra gli svincoli di Morigerati al chilometro 9+400 e di Caselle in Pittari nord al chilometro 18+800;

i progettisti di ANAS hanno individuato come percorso alternativo per l'esecuzione dei lavori la strada regionale ex strada statale 517, di competenza della Regione Campania, gestita dalla Provincia di Salerno in quanto parallela alla strada statale 517 "variante Bussentina", anche se attraversa l'abitato di Caselle in Pittari;

questa arteria però, di competenza regionale, è chiusa per una frana da tempo immemore proprio nel tratto che deve essere utilizzato come percorso alternativo, ovvero tra Caselle in Pittari e Morigerati;

l'ANAS ha dato la propria disponibilità alla sistemazione della frana e a rendere fruibile il tracciato mediante anche altri indispensabili lavori per la riapertura;

la Regione Campania, invece, dovrebbe attivarsi per la verifica e messa in sicurezza del costone roccioso che sovrasta la stessa arteria, ma pare che non abbia disponibilità economica;

alla luce di ciò, si è deciso di posticipare l'inizio dei lavori alla fine della stagione balneare, vale a dire dopo il 15 settembre 2023, e ciò al fine di non inficiare la stagione balneare di golfo di Policastro e delle altre località costiere. Tuttavia, dopo il 15 settembre 2023, ANAS provvederà alla chiusura dell'arteria, dando inizio ai lavori di demolizione e ricostruzione dei viadotti precedentemente citati, in quanto un loro monitoraggio, durato circa 3 anni mediante allocazione di strumentazione di alta precisione, ha portato i progettisti di ANAS a prendere tale decisione;

i lavori dovrebbero durare circa un anno e mezzo, inficiando in tal modo la stagione estiva del 2024;

i percorsi alternativi che ANAS avrebbe individuato sono la strada statale 18 "variante Cilentana" (di competenza di ANAS dal 26 novembre 2018), l'autostrada A2 attraverso lo svincolo di Lagonegro e la strada regionale 204;

tutto questo determinerebbe tempi di percorrenza, per il traffico diretto verso il golfo di Policastro, molto dilatati,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto descritto;

quali soluzioni tecniche e interlocuzioni siano state avviate con la Regione Campania per fare in modo che venga compresso il disagio e non venga pregiudicata la stagione estiva 2024.

(4-00436)

MATERA - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:

l'articolo 1, comma 1116, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, ha modificato le disposizioni di cui all'articolo 34, comma 1, della legge 6 dicembre 1991, n. 394, provvedendo ad istituire il parco nazionale del Matese;

l'iter attuativo previsto dalla legge n. 394 presuppone che il parco sia istituito e delimitato in via definitiva con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'ambiente, sentite le Regioni interessate;

la Regione Molise, conformemente alle prescrizioni normative, sembrerebbe aver posto in essere tutte le attività di propria competenza, mentre la Regione Campania, sembrerebbe non aver compiuto tutte le formalità di rito, nonostante i diversi solleciti ricevuti, tra i tanti quello datato 3 novembre 2022;

la Regione Molise, con una nota del 14 dicembre 2022, ha nuovamente evidenziato la priorità di portare a conclusione il procedimento di istituzione del parco nazionale; il mancato adempimento delle formalità di competenza della Regione Campania non consente al Ministero dell'ambiente di concludere, in autonomia, l'istituzione del parco;

il Ministero, più volte, ha richiesto alle comunità locali interessate alla perimetrazione del parco osservazioni e contributi utili al procedimento;

nel corso dell'anno 2020 e, successivamente ad ottobre 2021, ISPRA ha inviato alle Regioni interessate la relazione sulla proposta tecnica di perimetrazione e zonizzazione dell'istituendo parco nazionale del Matese ed in particolare, il 6 novembre 2020, il Ministero chiese alla Regione Campania la formulazione della proposta entro il 30 novembre successivo;

nel gennaio 2022 il Ministero trasmise agli enti locali interessati la proposta recante "Disciplina di tutela del Parco Nazionale del Matese";

i territori interessati dalla mancata istituzione del parco, ricadenti sia nella regione Molise che nella regione Campania, hanno perso, per il momento, l'occasione di utilizzare risorse economiche stanziate dalla legge n. 205 del 2017, per gli anni 2018 e 2019; a tali risorse bisognerebbe anche sommare la perdita dell'opportunità di indirizzare le risorse del PNRR destinate a questo peculiare settore di particolare rilevanza ambientale, sia nazionale che europea, oltre alla perdita di ulteriori tipologie di finanziamenti e vantaggi (ad esempio quelli provenienti dalle aste di anidride carbonica e quelli relativi alle zone economiche ambientali),

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti descritti e quali iniziative intenda assumere, anche di carattere normativo, al fine di consentire (in attuazione delle disposizioni previste dall'articolo 1, comma 1116 e seguenti, della legge n. 205 del 2017) la rapida istituzione del parco nazionale del Matese.

(4-00437)

Risoluzioni in commissione

SCALFAROTTO, PAITA, RENZI, BORGHI Enrico, SBROLLINI, FREGOLENT, VERSACE, LOMBARDO - La 4ª Commissione,

premesso che:

più del 90 per cento delle esportazioni dell'Unione europea deriva dall'attività di industrie ad alta intensità di proprietà intellettuale, le quali sono responsabili del 76 per cento del commercio del mercato unico;

al fine di tutelare tali realtà industriali la Commissione europea, lo scorso aprile, ha promosso una serie di interventi normativi in materia di proprietà intellettuale volti ad armonizzare le discipline legislative degli Stati membri sui brevetti essenziali standard, sulla concessione obbligatoria di licenze di brevetti in situazioni di crisi e sulla revisione della legislazione sui certificati protettivi complementari;

tali interventi ambiscono a creare un sistema equilibrato, trasparente, affidabile e in grado di limitare il più possibile l'instaurazione di controversie e contenziosi, garantendo concorrenza e competitività sia a livello europeo che sul piano globale;

in questo contesto si inserisce il Tribunale unificato europeo dei brevetti (TUEB), che si propone di realizzare quell'unità della giurisdizione che rappresenta un passaggio fondamentale per assicurare alle imprese una tutela unitaria e uniforme, in ossequio al principio generale della certezza del diritto;

in questi mesi si sta discutendo la ricollocazione della sede di Londra del TUEB che, per effetto della Brexit, deve essere riportata sul territorio di uno Stato membro;

alla sezione di Londra erano assegnate, in forza dell'accordo su un tribunale unificato dei brevetti 2013/C175/01, le controversie in materia di necessità umane, chimica e metallurgia;

il comitato amministrativo del TUEB dovrà quindi deliberare la riassegnazione della sezione londinese ai sensi dell'articolo 87, paragrafo 2, del predetto accordo, il quale prevede che lo stesso possa essere modificato "al fine di adeguarlo a un trattato internazionale in materia di brevetti o al diritto dell'Unione";

la città di Milano, quale capoluogo della regione con il secondo PIL più alto dell'Unione europea, rappresenta la sede naturale dove ricollocare la sezione di Londra del TUEB, che si stima porterà alla città ambrosiana un indotto per un valore di 350 milioni di euro all'anno;

secondo organi di stampa la riassegnazione di questa sede alla città di Milano sarebbe imminente, tuttavia si starebbe trattando per ridurre le competenze ad essa assegnate, soprattutto per quanto concerne la competenza sui brevetti chimico-farmaceutici, che verrebbe riassegnata alla sezione di Parigi, cui è già attribuita la competenza in materia di tecniche industriali, trasporti, tessili, carta, costruzioni, fisica ed elettricità;

la riassegnazione appare fortemente incoerente rispetto al ruolo dell'Italia in quel comparto (la sola industria farmaceutica italiana produce il 52 per cento dei farmaci venduti in Europa) e appare in contrasto con lo stesso articolo 87, paragrafo 2, appena citato, che consente al comitato di modificare l'accordo solo al fine di adeguarlo a un trattato internazionale in materia di brevetti o al diritto dell'Unione (ad esempio la Brexit);

tale ridimensionamento rischia di pregiudicare sensibilmente gli interessi della città di Milano e del Paese, ma anche del sistema di tutela unificata nel suo complesso, posto che la nuova fisionomia delle competenze del TUEB comporterebbe il moltiplicarsi delle cause in campo chimico-farmaceutico: la validità di brevetti farmaceutici, chimici e certificati complementari di protezione è frequentemente trattata nell'ambito del medesimo procedimento, e la divisione artificiale delle competenze fra diverse sedi centrali rischia di determinare grandi incertezze dal punto di vista processuale, a discapito del sistema nel suo complesso;

la circostanza, infatti, porterebbe in molti casi all'impossibilità di instaurare trattazioni congiunte delle controversie, con aumento dei costi e dei tempi per gli operatori;

non si ravvede alcuna motivazione ragionevole che possa giustificare, nel trasferimento della sezione londinese a Milano, la riduzione delle competenze originariamente assegnate,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa diplomatica volta ad assicurare che l'assegnazione alla città di Milano della sede centrale del TUEB di Londra avvenga nel pieno rispetto delle competenze originariamente assegnate a quest'ultima e, in subordine, a garantire che la quota di competenze assegnate alla nuova sede milanese avvenga secondo modalità e criteri che consentano di distinguere in modo sufficientemente netto le competenze attribuite alle diverse sedi;

2) nel caso in cui il comitato amministrativo deliberasse il ridimensionamento, ad esercitare in ogni caso la facoltà di cui all'articolo 87, paragrafo 3, dell'accordo, che consente a ciascuno Stato membro di dichiarare, entro 12 mesi dalla decisione del comitato, la volontà di non vincolarsi a tale decisione, comportando la convocazione di un'apposita conferenza di revisione con tutti gli Stati membri contraenti al fine portare in quella sede il tema della redistribuzione delle competenze già assegnate alla sezione londinese, che, a differenza della riassegnazione della sede, non rientra neppure nei poteri del comitato amministrativo;

3) ad attivarsi presso le sedi opportune per verificare la legittimità, ai sensi dell'accordo, dell'eventuale ridimensionamento delle competenze operato dal comitato.

(7-00004)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:

3ª Commissione permanente(Affari esteri e difesa):

3-00408 del senatore Gasparri, sul personale della difesa impiegato in uffici di cerimoniale;

3-00410 della senatrice Pucciarelli, sul personale del centro interforze munizionamento avanzato di Aulla (Massa-Carrara);

7ª Commissione permanente(Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport):

3-00409 del senatore Martella, sul progetto di edificazione nel "villaggio San Marco" a Mestre, nel comune di Venezia;

10ª Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale):

3-00412 e 3-00413 della senatrice Bevilacqua ed altri, rispettivamente, sulle possibili conseguenze sulla salute delle onde elettromagnetiche del radar installato a Lampedusa e sul rafforzamento dell'organico dell'Ispettorato nazionale del lavoro.

Risoluzioni da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 50 del Regolamento, la seguente risoluzione sarà svolta presso la Commissione permanente:

4ª Commissione permanente (Politiche dell'Unione europea):

7-00004 del senatore Scalfarotto ed altri, sulla nuova sede a Milano del Tribunale unificato europeo dei brevetti.