Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 028 del 12/01/2023
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------
28a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO (*)
GIOVEDÌ 12 GENNAIO 2023
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Presidenza del vice presidente CASTELLONE,
indi del vice presidente GASPARRI
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(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 29 del 18 gennaio 2023
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)
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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Azione-Italia Viva-RenewEurope: Az-IV-RE; Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE: Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-Patt, Campobase, Sud Chiama Nord): Aut (SVP-Patt, Cb, SCN); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente CASTELLONE
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,30).
Si dia lettura del processo verbale.
MAFFONI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
PRESIDENTE. In data 11 gennaio sono stati presentati i seguenti disegni di legge:
dal Presidente del Consiglio dei ministri e dal Ministro per la protezione civile e le politiche del mare:
«Conversione in legge del decreto-legge 11 gennaio 2023, n. 3, recante interventi urgenti in materia di ricostruzione a seguito di eventi calamitosi e di protezione civile» (462).
dal Presidente del Consiglio dei ministri, dal Ministro dell'economia e delle finanze e dal Ministro della salute:
«Conversione in legge del decreto-legge 11 gennaio 2023, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di procedure di ripiano per il superamento del tetto di spesa per i dispositivi medici» (463).
Svolgimento di interrogazioni (ore 9,34)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
Sarà svolta per prima l'interrogazione 3-00116 sulla crisi dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù (AIG).
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
GARNERO SANTANCHE', ministro del turismo. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (AIG) è un ente morale con carattere assistenziale no profit - quindi senza scopi di lucro - che ha per scopo istituzionale la promozione del turismo giovanile attraverso la realizzazione e la gestione degli ostelli per la gioventù, e lo sviluppo del turismo sociale e internazionale. È membro e unico rappresentante a livello internazionale degli ostelli per la gioventù ed è membro effettivo del Forum nazionale del terzo settore, della Federazione italiana turismo sociale (FITUS), di Uniturismo, ed è tra i soci fondatori del forum nazionale dei giovani. La sua rilevanza culturale è stata riconosciuta all'articolo 12 del decreto-legge del 29 marzo 1995, n. 97. Dal 2019, l'Associazione è sottoposta a procedura fallimentare presso il tribunale di Roma, e nel 2022 è stata avviata la procedura di liquidazione dell'attivo patrimoniale. Allo stato, sono in corso le procedure di vendita competitiva della grande parte del patrimonio dell'Associazione, costituito da immobili e fabbricati, e risultano già venduti molti dei rami aziendali (gli ostelli), con trasferimento agli acquirenti del personale in esso occupati.
In passato sono stati sottoscritti protocolli d'intesa tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e l'Associazione, destinati alla realizzazione di diversi progetti con il nome di OstelloIN, volto a potenziare le funzioni degli ostelli della gioventù sul territorio nazionale, e una convenzione attuativa di quest'ultimo. Sono stati stipulati protocolli d'intesa anche con il Ministro dell'istruzione, università e ricerca per progetti di impiego dei beni confiscati alle mafie, e con l'Associazione nazionale dei Comuni italiani (ANCI) per la promozione del turismo giovanile e per il riconoscimento delle articolazioni territoriali dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù come interlocutori diretti dei Comuni per la promozione turistica.
Tuttavia, l'AIG, in quanto Associazione, non ha mai beneficiato di finanziamenti o risorse del neo istituito Ministero del turismo. Già nella precedente legislatura era stata rappresentata la condizione dell'AIG con interrogazioni di analogo tenore presentate dall'onorevole Nardi e dal senatore Pittella. In occasione dell'interrogazione di quest'ultimo, il Ministro del turismo del tempo rappresentava di aver più volte espresso parere favorevole agli emendamenti presentati in sede di conversione del decreto-legge del 6 novembre 2021, n. 152, recante disposizioni attuative del PNRR; del decreto-legge del 27 gennaio del 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza del Covid 2019, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi del settore elettrico; del disegno di legge recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024.
Nonostante gli emendamenti che ho appena menzionato siano stati tutti respinti, noi vogliamo testimoniare l'interesse e il sostegno che questo Ministero ha sempre dimostrato per la situazione dell'Associazione, in virtù del suo ruolo nella promozione del turismo giovanile.
Ad oggi, quella che si può confermare è tutta la nostra attenzione, assicurando che il Ministero non si opporrà in futuro ad azioni del Governo volte a risolvere la situazione dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù.
*FINA (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FINA (PD-IDP). Signor Presidente, signor Ministro, registriamo questa sua dichiarazione, cioè l'impegno e l'attenzione che lei vorrà dedicare all'Associazione italiana alberghi per la gioventù. Lei stessa ne ha ricordato le caratteristiche e l'importanza.
Direi un'importanza anche storica visto che nasce nel 1945. Quindi, vi è la funzione che ha svolto, in Italia e all'estero, anche perché fa parte appunto delle reti internazionali che ha richiamato. Vi sono stati diversi provvedimenti e molte sollecitazioni, da tutte le parti politiche. Lei stesso, signora Ministro, ricorderà come, da rappresentante dell'opposizione, nella precedente legislatura fu tra i firmatari di una proposta emendativa alla conversione del decreto-legge cosiddetto "salva imprese"; proposta approvata all'unanimità e poi stralciata per mancanza di coperture.
Anche in queste ultime settimane si è discusso di questo tema, proprio in occasione della legge di bilancio. Vi sono state numerose proposte, di maggioranza e di opposizione, ma non sono state prese in considerazione.
Io presumo che siamo d'accordo sul fatto che, da una parte, l'emergenza Covid-19 è stata devastante per tutta l'economia, in particolare per quella turistica; e, dall'altra, sull'importanza che il turismo giovanile ricopre, non solo dal punto di vista economico e culturale, ma anche come promozione di una cittadinanza attiva e per la crescita delle nuove generazioni.
Se questi due punti sono veri, quello dei problemi che dobbiamo affrontare e dell'importanza di questo tema, allora bisogna passare dagli impegni e dall'attenzione alla concretezza delle azioni, anche, come lei ha detto, in una logica di piena attuazione del PNRR, perché si promuovano la cultura italiana, i siti paesaggistici, i siti riconosciuti come patrimonio UNESCO, anche attraverso l'Associazione italiana alberghi per la gioventù.
Concretizzare questo impegno è molto importante dal punto di vista del Governo, in base a quello che lei ha detto in quest'Aula, e noi ci faremo parte diligente, affinché ci sia la salvaguardia del marchio e dell'ingente patrimonio mobiliare e immobiliare, che ancora c'è, del personale e della sua esperienza, affinché ci possa essere un'accelerazione, recuperando anche tutto il tempo perso dallo stralcio di quella norma.
Abbiamo bisogno che ci sia concretezza, che ci siano risposte, anche alle lavoratrici, ai lavoratori e a tutti coloro che usufruiscono di questa importante realtà. In generale, serve una strategia, non solo una strategia delle politiche turistiche, ma proprio delle politiche che guardano al turismo delle giovani generazioni.
Nel momento in cui avremo, oltre che gli intenti, anche una serie di concrete azioni da valutare, senza dubbio potremo considerarle senza preconcetti e, solo a quel punto, dichiararci soddisfatti. L'intento di questa interrogazione, infatti, era appunto capire, sperando di poterlo sapere a breve, quali sia il cronoprogramma di azioni concrete per rispondere a questa problematica.
PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00101 con carattere d'urgenza, ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento, sul trasporto dei rifiuti sanitari speciali prodotti dall'attività veterinaria.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
BIGNAMI, vice ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole senatore per l'interrogazione. L'edizione 2019 dell'Accordo europeo relativo al trasporto internazionale di merci pericolose su strada (ADR) ha introdotto l'obbligo di nomina del consulente ADR (sezione 1.8.3.1) anche per gli speditori (sezione 1.2.1), derogando tale prescrizione sino al 31 dicembre 2022. Al riguardo, l'onorevole l'interrogante chiede se l'attività veterinaria possa essere esclusa dal campo di applicazione della predetta normativa ADR, considerando che i rifiuti sanitari speciali prodotti dall'attività veterinaria sono già gestiti a norma di legge e conferiti a ditte specializzate nel loro corretto ritiro e smaltimento. Pertanto i veterinari, una volta perfezionato il conferimento, non hanno alcuna responsabilità sulle successive fasi di trasporto.
In merito, occorre precisare che l'accordo ADR regola il trasporto su strada delle sostanze pericolose dal 1965 e riguarda ad oggi 45 Paesi. Viene regolarmente aggiornato ogni due anni per tener conto dello sviluppo tecnologico e delle nuove esigenze del mondo del trasporto e si basa sulle raccomandazioni ONU elaborate da un comitato di esperti e approvate dal Consiglio economico e sociale dell'ONU.
La figura del consulente per la sicurezza è regolamentata alla sezione 1.8.3 dell'accordo ADR, con la finalità di facilitare l'opera di prevenzione dei rischi per le persone, i beni o per l'ambiente connessi con le attività di trasporto di merci pericolose. A partire dal 2019, l'accordo ADR ha esteso l'obbligo di nomina del consulente per la sicurezza dei trasporti anche alle imprese che risultano solo come speditori di merci pericolose su strada, rendendo tale prescrizione obbligatoria a partire dal 1° gennaio 2023 (punto 1.6.1.44 dell'accordo ADR, da cui origina l'interrogazione).
L'esonero dall'obbligo di nomina del consulente può essere riferito dunque non al tipo di attività svolto o a un'intera categoria professionale così come definito da un codice ATECO, ma solo al ricorrere di particolari condizioni di trasporto, e riguarda esclusivamente l'ipotesi in cui i quantitativi per ogni unità di trasporto non superano certi limiti definiti dallo stesso accordo, così come definito dal punto 1.1.3.6 e al punto 1.7.1.4 come pure ai capitoli 3.3, 3.4 o 3.5, che poi eventualmente all'interrogante ben volentieri consentirò di rilevare nel dettaglio condividendo la risposta. La seconda ipotesi è quella in cui le aziende non effettuano, a titolo di attività principale o accessoria, trasporti di merci pericolose od operazioni d'imballaggio, di riempimento, di carico o scarico connesse a tali trasporti, ma che effettuano occasionalmente trasporti nazionali di merci pericolose, o operazioni d'imballaggio, di riempimento, di carico o scarico connesse a tali trasporti che presentano un grado di pericolosità o un rischio di inquinamento minimi (così come definito dall'accordo ADR).
Ciò posto, a determinate condizioni l'attività dei veterinari potrebbe rientrare nei casi di esenzione di cui al citato punto 2 e i competenti uffici tecnici del MIT, cui potranno essere rivolti eventuali specifici quesiti, sono già al lavoro per declinare in maniera sempre più puntuale le singole fattispecie di esenzione, così da renderle maggiormente fruibili proprio a chi può essere interessato da tali esenzioni.
ROSA (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROSA (FdI). Signor vice Ministro, la ringrazio per la puntuale risposta, che non è solo la risposta a un'interrogazione, ma è la risposta a oltre 28.000 medici veterinari libero professionisti, nonché una risposta a tutte quelle categorie che possono produrre rifiuti pericolosi come effetto della loro attività, come ad esempio gli odontoiatri. Vi è stata, infatti, un po' di agitazione per l'obbligo, entrato in vigore il 1° gennaio 2023, di nominare il consulente per la sicurezza dei trasporti su strada di merci pericolose, secondo quanto previsto dall'accordo europeo relativo al trasporto internazionale dei rifiuti pericolosi su strada. C'era preoccupazione per gli aggravi economici che un tale obbligo comporterebbe, specialmente in caso di piccoli studi veterinari, e considerato altresì che i rifiuti sanitari speciali prodotti dall'attività veterinaria sono già gestiti a norma di legge. Oltre 28.000 medici veterinari, cittadini che chiedevano chiarimenti sulle categorie che rientrano nell'esenzione da detto obbligo, hanno avuto detti chiarimenti questa mattina da parte del Governo. Non posso, quindi, che elogiare l'attenzione che questo Governo sta dando a tutti i cittadini, con risposte puntuali e concrete, mettendo anche a disposizione gli uffici tecnici, che ringrazio sin d'ora per il supporto che verrà dato nel fugare ogni dubbio interpretativo anche da parte degli organi di controllo preposti. Finalmente lo Stato, con il suo apparato burocratico, è al servizio di cittadini, ricostruendo quel rapporto di fiducia e di collaborazione che si è perso. Posso quindi ritenermi soddisfatto della risposta.
PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00063 sulla crisi del gruppo SANAC, azienda dell'indotto di Acciaierie d'Italia.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
BERGAMOTTO, sottosegretario di Stato per le imprese e il made in Italy. Signor Presidente, onorevoli interroganti, com'è noto la SANAC S.p.a. è un'azienda leader in Italia nel settore dei refrattari, materiali indispensabili ai processi di produzione degli acciai e delle ghise e lavora per circa il 60 per cento del suo fatturato per Acciaierie Italia di Taranto, ex Ilva.
Con decreto ministeriale del 20 febbraio 2015 SANAC è stata posta in amministrazione straordinaria e sono stati nominati i commissari straordinari. Di conseguenza, esaminato lo stato passivo, sono state avviate a più riprese diverse procedure di vendita dei complessi aziendali facenti capo all'azienda. Tuttavia, queste ultime non sono andate a buon fine; in particolare l'ultima procedura di vendita, con scadenza in data 7 novembre scorso, ha riguardato due manifestazioni di interesse.
Al riguardo, i commissari hanno comunicato che anche in tal caso non si sono verificate le condizioni per il prosieguo dell'iter avviato, in quanto una società non è stata ammessa alla fase successiva per incompleta documentazione ricevuta e l'altra ha trasmesso - in data 15 dicembre 2022 - una comunicazione ufficiale per cui non voleva proseguire nella fase successiva, riservandosi di valutare in futuro l'eventuale opportunità dell'investimento. Conseguentemente, andrà esaminata la possibilità dell'esperimento di una nuova gara.
A tali circostanze - come ricordato con l'atto in parola - si aggiunge che Acciaierie d'Italia da giugno 2021 ha interrotto l'invio di nuovi ordini di acquisto a Sanac e ciò senza addurre motivazioni di carattere commerciale o operative. Inoltre, sono stati rallentati i pagamenti già dovuti da Acciaierie d'Italia a favore di Sanac e al momento, malgrado le doverose azioni e ogni tentativo di carattere extragiudiziale, permangono ingenti crediti da incassare.
L'attenzione del Governo nei confronti della citata situazione è massima ed è orientata non solo a garantire la continuità produttiva di Sanac e a tutelare i lavoratori coinvolti in tale crisi, ma anche a elaborare un piano nazionale per la siderurgia, assolutamente necessario in un'ottica di lungo periodo. Al riguardo informo che sono stati istituiti presso il Ministero delle imprese e del made in Italy due appositi tavoli di confronto con tutte le parti coinvolte, per coordinare le azioni a sostegno dei livelli occupazionali, per lo studio di iniziative relative al recupero dei crediti, nonché per la ricerca di soluzioni programmatiche per il rilancio delle aziende coinvolte. L'intervento dello Stato, invero, è volto a stimolare la ricapitalizzazione di queste ultime con investimenti privati, anche al fine di prevedere la riconversione green degli impianti e il rilancio della produzione.
Come è stato ribadito dal ministro Urso durante apposita informativa resa nel corso del Consiglio dei ministri del 28 dicembre scorso, un nuovo accordo di rafforzamento patrimoniale di Acciaierie d'Italia tra gli azionisti di Acciaierie d'Italia, ArcelorMittal e Invitalia prevede: il rilancio del sito produttivo con garanzie occupazionali e obiettivi di produzione superiori a quelli conseguiti da Acciaierie d'Italia nell'ultimo biennio; la riconversione industriale dell'impianto, al fine di renderlo ecosostenibile e il risanamento ambientale delle aree interessate, con il completamento dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA) nei tempi previsti; investimenti legati allo sviluppo industriale e al polo di Taranto.
Per realizzare questi obiettivi, le parti hanno convenuto di modificare i patti parasociali, incidendo su aspetti cruciali, come la partecipazione azionaria e la futura governance, e determinando gli impegni finanziari dei soci proporzionali alla quota azionaria. L'auspicio è che il nuovo assetto consenta anche la ripresa di accordi commerciali adeguati tra Acciaierie d'Italia e Sanac con positive conseguenze per la stessa.
Si informa in questa sede che la prossima riunione del tavolo relativo alla ex Ilva è prevista per il 19 gennaio.
LICHERI Sabrina (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LICHERI Sabrina (M5S). Signor Sottosegretario, la ringrazio per la celere risposta, ma non posso dirmi soddisfatta.
Il decreto-legge n. 2 del 2023, l'ennesimo provvedimento salva Ilva, pur prevedendo una maggiore partecipazione dello Stato nel capitale sociale dell'impresa che gestisce il sito produttivo di Taranto, non garantisce in maniera automatica né la ripresa delle commesse, né tantomeno il pagamento dei debiti contratti da quest'ultima nei confronti di Sanac. Questo è il cuore della questione. Il suo Ministero, nell'ambito delle proprie competenze, dovrebbe garantire prima di tutto e soprattutto questo: la ripresa delle commesse e il pagamento dei debiti che Acciaierie d'Italia ha nei confronti dei fornitori e che per la sola Sanac - come sa - ammontano a 23 milioni. Questa dovrebbe essere - a nostro avviso - la vera priorità.
Ho una domanda da rivolgere. Lei ha parlato di futuri progetti e l'auspicio è che si realizzino assolutamente al più presto e i tavoli abbiano un buon esito. Aspettiamo di conoscere gli sviluppi. La questione però è proprio questa: quanto pensate che possa sopravvivere un'azienda che vanta un credito di siffatta portata, soprattutto dal suo principale cliente?
Se non si scioglie questo nodo, nel giro di poco tempo rischiamo concretamente di trovarci 350 nuovi occupabili, come questo Governo attualmente li chiama.
Secondariamente quello che maggiormente mi lascia perplessa è il modus operandi del Governo; infatti sia nel caso Sanac sia nei casi dello stabilimento petrolchimico di Priolo Gargallo e dell'Ilva di Taranto - tanto per citarne qualcuno - quello che emerge per ora è un approccio parziale, provvisorio ed effimero. Vi spiego le ragioni: parziale perché gli interventi che il Governo finora ha adottato non sono in grado di comprendere la complessità delle vertenze industriali. Agiscono su sintomi con misure spot che risolvono o quanto meno tentano di risolvere un elemento di difficoltà, tralasciando l'insieme delle cause che l'hanno generato. È un approccio provvisorio perché come Governo e maggioranza sembrate convinti che sia sufficiente mettere una toppa di volta in volta, tentando di arginare il problema senza darvi - almeno non ci è dato conoscerla - una strategia industriale. Lei, Sottosegretario, oggi ci ha dato alcune informazioni, e la ringrazio, ma in via generale non ci è dato conoscere una strategia industriale complessiva, consolidata e di lungo periodo, che garantisca stabilità e competitività del comparto produttivo del Paese. È un approccio effimero perché gli interventi che questo Governo sta promuovendo in tema di vertenze industriali, in Sanac in particolare, hanno degli effetti positivi solo per un orizzonte temporale assai limitato. Sono interventi che vanno bene oggi, ma domani cosa accadrà? Qual è il futuro di questi impianti? Qual è il futuro dei lavoratori? Qual è il futuro delle famiglie che direttamente o indirettamente dipendono dalla buona riuscita di questi impianti?
Capiamo benissimo che è la situazione contingente internazionale a rendere difficile agire sul tessuto socioeconomico. Siamo davanti al rischio concreto di una recessione ed è pertanto difficile invertire la tendenza del quadro macroeconomico.
Noi chiediamo però il massimo impegno. Lei, Sottosegretario, ci ha illustrato dei progetti futuri. Ho partecipato anche a diversi tavoli e sempre sono stati illustrati dei progetti che sembravano pronti allo sviluppo e alla realizzazione. Così non è stato, anzi i problemi sono aumentati. Le chiedo quindi veramente la massima attenzione su questa vertenza e, per quanto sopra ho esposto, al momento non mi ritengo soddisfatta.
PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00080 con carattere d'urgenza, ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento, sugli esuberi tra i lavoratori degli stabilimenti italiani di Electrolux.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
BERGAMOTTO, sottosegretario di Stato per le imprese e il made in Italy. Signor Presidente, ringrazio innanzitutto l'onorevole interrogante.
Con riferimento all'atto in parola si comunica che è già attivo presso la struttura delle crisi d'impresa del Ministero delle imprese e del made in Italy un tavolo ministeriale di monitoraggio sull'andamento dell'attività industriale delle sedi produttive del gruppo Electrolux in Italia. Questo Governo ritiene infatti fondamentale rilanciare il settore degli elettrodomestici in cui Electrolux opera. Al riguardo va sottolineato che nonostante i segnali di ripresa registrati nel 2021, il settore ha subito diverse conseguenze negative derivanti, in particolar modo, dall'aumento della crisi del mercato di origine dei semi conduttori e dalla diminuzione degli ordinativi.
Come noto, è proprio alla luce di tale crisi dell'intero mercato che Electrolux ha annunciato un piano di riduzione della produzione e di taglio del personale in diversi siti italiani e non, anche se in base a quanto comunicato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, non è stata data ancora alcuna comunicazione ufficiale né è stata effettuata alcuna richiesta di intervento o sono stati trasmessi piani aziendali che prevedano l'intervento di ammortizzatori sociali e/o la riduzione del personale.
Ovviamente il primo auspicio è che nell'ambito dei negoziati tra aziende e sindacati si valutino già tutti gli strumenti idonei a garantire i lavoratori coinvolti. Tuttavia, il Ministero delle imprese e del made in Italy è disponibile ad intervenire, in sinergia con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con tutti gli strumenti di competenza a supporto del rilancio delle produzioni del gruppo e della salvaguardia dell'intero perimetro occupazionale. Il prossimo incontro del tavolo di monitoraggio servirà anche a mettere a punto i dettagli relativi a tale ambito.
Colgo l'occasione per segnalare - nel più ampio quadro del settore degli elettrodomestici - che il Ministero delle imprese e del made in Italy, in considerazione della centralità e della strategicità del settore stesso, nonché dell'esigenza di salvaguardare la posizione di mercato di tutte le aziende italiane operanti in tale ambito, ha convocato, il prossimo 18 gennaio, un apposito tavolo di confronto anche con le parti sindacali, relativo ai settori dell'automotive, della siderurgia e degli elettrodomestici. Tale incontro sarà l'occasione per affrontare le questioni riguardanti l'intero mercato e per individuare le soluzioni idonee a salvaguardare la posizione delle aziende italiane.
CROATTI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CROATTI (M5S). Signor Sottosegretario, la ringrazio per la risposta.
Abbiamo cercato di attenzionare subito questa criticità che abbiamo su diversi plessi del nostro Paese. È una situazione veramente grave. Siamo stati contattati da tantissime persone; si parlava in principio di oltre 300 esuberi, che poi sono diventati 222.
In tutte le realtà coinvolte - in particolare nel mio territorio, Forlì, sono coinvolti 96 lavoratori - dette persone faranno fatica a ritrovare uno spazio lavorativo: parliamo di 101 impiegati e di 121 operai.
Il settore è stato colpito fortemente - come ha detto anche lei - subendo quasi un 10 per cento di perdita di fatturato dall'inizio della guerra in atto; in particolare, è un mercato che si era molto aperto verso l'Est, per cui c'è una grossa criticità.
L'incontro che è stato fatto poco tempo fa ha prospettato percorsi di uscita degli esuberi in maniera unilaterale e, quindi, sono state individuate delle figure che hanno la possibilità di uscire da tale percorso. Questa è la parte più importante che le chiediamo di monitorare, ovvero il fatto che i tagli non siano fatti in maniera unilaterale, ma siano indirizzati verso le persone che possono avere, in questa fase, la possibilità di uscire. Ci sarà il tavolo che lei ha annunciato, che porterà investimenti importanti, con un aumento di produzione da 90 a 114 pezzi all'ora. Quel tipo di produzione che aumenterà va anche monitorato sotto l'aspetto lavorativo, perché comunque saranno coinvolte le stesse persone che interverranno lavorativamente.
Chiedo una particolare attenzione soprattutto nel continuare a monitorare le famiglie coinvolte, purtroppo, dagli esuberi - 96 a Forlì, 76 a Porcia, 13 a Cerreto d'Esi, 10 a Solaro, 2 ad Assago e 25 a Susegana - affinché i lavoratori abbiano un percorso agevolato d'uscita, ma soprattutto la possibilità di essere ricollocati nel mondo del lavoro.
PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00047 sulla salvaguardia di Villa Verdi a Sant'Agata di Villanova sull'Arda, in provincia di Piacenza.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
MAZZI, sottosegretario di Stato per la cultura. Signor Presidente, nella medesima data della pubblicazione dell'atto di sindacato ispettivo 3-00047, a prima firma del senatore Pirondini - precisamente lo scorso 16 novembre 2022 - sulla rilevante questione sollevata dai senatori interroganti, il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano è intervenuto alla Camera dei deputati in sede di interrogazione a risposta immediata in Assemblea.
In particolare, in tale occasione, il Ministro ha fornito risposta agli atti di sindacato ispettivo d'iniziativa dei deputati Lupi e Cavo, con l'interrogazione 3-00020, e del deputato Foti, con l'interrogazione 3-00021, entrambe sollecitanti un intervento statale per la salvaguardia di un sito, il museo-abitazione di Giuseppe Verdi, a Sant'Agata di Villanova sull'Arda, considerato di importanza fondamentale per la memoria e l'identità degli italiani, anche eventualmente prevedendo l'esercizio del diritto di prelazione da parte dello Stato.
Già in quella sede il Ministro ha dichiarato convintamente il proprio impegno, l'attenzione e l'interessamento del Ministero al sito, affermando - con riferimento alle condizioni in cui versa attualmente il bene, secondo quanto recentemente accertato dalla locale Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio di Parma e Piacenza - che lo Stato non si può assolutamente permettere che questo bene vada in degrado.
Al riguardo il Ministro, nella medesima occasione, ha riferito come, non appena avuta notizia delle vicissitudini legali e giudiziarie che interessavano il sito in argomento, avesse immediatamente attivato interlocuzioni con il presidente della Regione Emilia-Romagna, con esso convenendo sulla posizione, assolutamente convergente, della necessità di un intervento. Ancora, il Ministro, nella medesima sede, ha dato conto dell'ispezione sopracitata, avviata su proprio input, del soprintendente locale, accompagnato da un ufficiale dei carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale, svoltasi nelle date del 9 e 10 ottobre, a seguito della quale è stata resa una relazione di aggiornamento che, tra le altre cose, ha riscontrato una condizione di forte degrado del parco e della villa, nonché il cattivo stato di conservazione dei beni immobili pertinenziali.
In data 3 dicembre il tribunale ordinario di Parma ha disposto la vendita del bene. L'impegno all'acquisizione è stato poi onorato dal Ministro sin dal primo provvedimento normativo utile, vale a dire il disegno di legge di bilancio, che già nella versione presentata alla Camera dei deputati prevedeva, all'originario articolo 108, rubricato «Acquisto di beni culturali nell'esercizio del diritto di prelazione», un incremento dell'autorizzazione di spesa, di cui all'articolo 1, comma 574, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, pari a 20 milioni di euro, a decorrere dal 2023. Tale disposizione è finalizzata proprio all'esercizio della facoltà di acquisizione in via di prelazione di beni culturali, ai sensi dell'articolo 60 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo del 22 gennaio 2004, n. 42. Tale disposizione è stata poi inserita, in sede di approvazione, nel testo approvato definitivamente in Senato e ripristinata, nel corso dell'esame alla Camera dei deputati, nell'ambito della tabella n. 14 della sezione II, che a decorrere dal 2023 incrementa di 18 milioni di euro annui lo stato di previsione del Ministero della cultura, missione 21, "Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici", programma 12, "Tutela delle belle arti e tutela e valorizzazione del paesaggio", e di 2 milioni di euro annui lo stato di previsione del Ministero della cultura, missione 21, "Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici", programma 13, "Valorizzazione del patrimonio culturale e coordinamento del sistema museale".
In definitiva, il Ministero della cultura continuerà a monitorare con attenzione l'evoluzione del procedimento giudiziario e gli spazi di intervento, confermando l'intento di provvedere alla massima salvaguardia e tutela di un bene di straordinaria rilevanza per la memoria e l'identità collettiva nazionale.
PIRONDINI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIRONDINI (M5S). Signor Presidente, signor Sottosegretario, mi sembra intanto importante fissare un punto di partenza, cioè quello per cui lo Stato prende un impegno chiaro rispetto al problema ovvero quello di acquisire la casa del maestro Giuseppe Verdi. Sarebbe infatti un fatto particolarmente grave e strano il contrario e quindi, partendo da questo presupposto, ci sembra si possa cominciare un percorso virtuoso e trasversale.
Il rappresentante del Governo ha ricordato oggi i 20 milioni di euro che sono stati di fatto stanziati in legge di bilancio per l'acquisizione di questo bene. Sottolineo che alcuni organi di stampa, negli ultimi tempi, hanno evidenziato che però la base d'asta - questo deve essere ancora in qualche modo ratificato - potrebbe essere di 30 o 38 milioni di euro perché, oltre al valore del bene, c'è anche il valore dei beni che sono conservati all'interno di questa proprietà.
Quindi positivo lo stanziamento di 20 milioni di euro in legge di bilancio - ci mancherebbe - perché comunque rappresenta una direzione positiva, rispetto anche al fatto che oggi il signor Sottosegretario ci ha confermato di voler in qualche modo esercitare il diritto di prelazione che lo Stato ha rispetto all'acquisizione di quel bene. C'è il fatto puramente tecnico per cui, se la base d'asta fosse più alta, bisognerà trovare una soluzione di qualche rilevanza. Quando il rappresentante del Governo parla di un lavoro di collaborazione con la Regione Emilia-Romagna, spero che anche in quel caso ci sia una possibilità di compartecipazione dal punto di vista economico perché è evidente che non possiamo permetterci di non acquisire la casa di Giuseppe Verdi per una mera questione economica. Su questo spero che saremo tutti d'accordo.
Tra l'altro, mi fa estremamente piacere segnalare come anche il mondo dello spettacolo e della lirica si sia attivato in modo davvero molto forte per sensibilizzare le istituzioni rispetto a questo problema. Tra tutti, ricordo il concerto del 21 novembre a Milano al Teatro lirico, dove le più importanti star della lirica italiana, accompagnate da componenti delle varie orchestre delle fondazioni liriche italiane, hanno dato vita a uno spettacolo veramente molto bello, capitanate dal grande tenore italiano Francesco Meli, che di fatto ha organizzato l'evento. Quella sera ero presente e lo era anche la senatrice Liliana Segre, che con la sua presenza ha dato ancora più importanza a questo aspetto. Penso che sia veramente un qualcosa di molto importante.
Mi permetto di fare un appunto: ho trovato un po' bizzarra la richiesta che il vostro Ministero ha fatto alle fondazioni liriche di organizzare uno spettacolo dedicato a Verdi, per raccogliere fondi al fine di acquisirne la casa. Nulla di grave, ci mancherebbe, però mi piacerebbe fissare un punto: è lo Stato che deve aiutare le fondazioni liriche dal punto di vista economico e non le fondazioni liriche che devono aiutare lo Stato a fare una cosa che forse oggi diventa un po' particolare e straordinaria. Credo tuttavia che acquisire la casa di Giuseppe Verdi sia un fatto assolutamente normale e dovuto. Lei ha detto che il Governo monitorerà l'iter tecnico dell'asta (perché poi in tale direzione si andrà); noi monitoreremo con voi questo aspetto, fissando con chiarezza l'obiettivo che la casa di Giuseppe Verdi passi nelle disponibilità dello Stato e possa essere messa a disposizione della collettività, perché stiamo parlando di un bene non solo dell'Italia, ma dell'umanità, che deve assolutamente entrare in possesso dello Stato e diventare fruibile per la collettività e per l'umanità.
PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00065 sull'acquisizione al patrimonio pubblico del castello di Sammezzano a Reggello, in provincia di Firenze.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
MAZZI, sottosegretario di Stato per la cultura. L'interrogazione 3-00065, di iniziativa del senatore Parrini, pone all'attenzione del Governo la situazione amministrativa e strutturale in cui attualmente versa il suggestivo castello di Sammezzano, sito nel Comune di Reggello (in provincia di Firenze), richiedendo iniziative volte al recupero e alla valorizzazione del sito, nonché all'attivazione di un percorso che possa portarne all'acquisizione al demanio e al patrimonio pubblico.
L'edificio vanta origini antichissime. Secondo autorevoli fonti storiografiche e, segnatamente, secondo quanto testimoniato dallo storico Robert Davidson nei suoi studi sulla storia di Firenze, che espongono la storia della città dalle sue origini sino al 1330 circa, sarebbe documentata e avanzata l'ipotesi per cui nel 780 Carlo Magno, al ritorno da Roma, vi avrebbe fatto battezzare il proprio figlio dal Papa.
Il castello di Sammezzano conobbe una florida fase culturale nella seconda metà del XIX secolo, per poi ospitare nel Dopoguerra hotel di lusso e successivamente svariate produzioni cinematografiche, tra le quali "Sono un fenomeno paranormale" di Alberto Sordi nel 1985 e "Il fiore delle Mille e una notte" di Pier Paolo Pasolini nel 1974, per poi incorrere nel XXI secolo in una fase di decadenza.
Sebbene il valore storico, artistico, monumentale e culturale del castello di Sammezzano sia ben noto a questo Ministero, occorre tener conto di come l'acquisizione di beni privati da parte dello Stato non possa rappresentare in via generale una soluzione ai problemi gestionali dei beni culturali di appartenenza privata. Inoltre, secondo il generale principio d'indifferenza proprietaria dei beni di riconosciuto interesse culturale, la natura pubblica o privata della proprietà di un bene non implica alcuna conseguenza in termini di tutela del bene stesso: pubblico o privato che sia, ciascun proprietario è tenuto a garantirne la conservazione.
Ciò premesso, la proposta oggetto del presente atto di sindacato ispettivo è compatibile, in linea di principio, con il generale indirizzo adottato dal Ministero sin dall'insediamento del Governo in carica; un indirizzo affermato con riferimento al caso di Villa Verdi a Sant'Agata di Villanova sull'Arda, bene considerato di importanza fondamentale per la memoria e l'identità degli italiani.
Come si ricorderà, il Ministro ha assunto l'impegno, onorato in sede di legge di bilancio per l'anno 2023, di intraprendere ogni iniziativa volta alla salvaguardia del sito, prevedendo un incremento dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 574, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, pari a euro 20 milioni a decorrere dal 2023, disposizione finalizzata proprio all'acquisizione di beni culturali di proprietà privata.
Sotto questo profilo, si potrà valutare, anche per il castello di Sammezzano, compatibilmente con i limiti finanziari, un'iniziativa di analogo tenore rispetto a quella che potrà interessare Villa Verdi.
PARRINI (PD-IDP).Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PARRINI (PD-IDP). Signor Presidente, ringrazio il Sottosegretario per la risposta che ha inteso dare alla mia interrogazione, sottoscritta anche da altri senatori, tra cui la senatrice Zambito.
Mi dichiaro parzialmente soddisfatto, perché credo che il valore del bene architettonico in questione, il Castello di Sammezzano, sia enorme e riconosciuto da tutti. È il più grande esempio di arte orientalista nel nostro Paese: si tratta di un bene culturale preziosissimo, che da quarant'anni versa in stato di sostanziale abbandono ed è in mano una proprietà sorda a qualsiasi richiamo della Soprintendenza e delle autorità preposte a garantire adeguata manutenzione a un bene architettonico di tale rilevanza. Credo che la sua acquisizione al patrimonio pubblico sia urgente.
Apprezzo, quindi l'intento di reperire risorse per garantire l'acquisto di beni culturali che il Ministro ha formulato, ma avrei auspicato un impegno più preciso e più vincolante. Ciò nonostante, mi sento di fare questa considerazione in replica: vorrei invitare il Governo alla massima attenzione su questa struttura, sapendo che è necessario procedere alla sua acquisizione al patrimonio pubblico, che la sua valorizzazione è estremamente importante e anche che nel territorio c'è un movimento di cittadini che auspica un risultato di questo tipo. È essenziale la collaborazione con la Regione, che più volte ultimamente ha manifestato volontà di cooperazione al ministro Sangiuliano, ma anche al suo collega sottosegretario Sgarbi, che è venuto a Firenze per ragioni istituzionali.
Tra l'altro, nell'invitare il Governo a essere più serrato e convinto nel voler procedere in questa direzione, mi spinge il fatto che proprio il collega Sgarbi, cotitolare del Sottosegretariato alla cultura, nella precedente legislatura ha presentato - come lei credo ben sappia - un disegno di legge per l'acquisizione al patrimonio pubblico del castello di Sammezzano, fatto che mi sembra estremamente significativo. Vorrei che fosse chiaro che non siamo di fronte a uno dei tanti beni che vanno acquisiti, ma a uno dei principali beni che, se non acquisiti, rischiano un deperimento irrimediabile, con una perdita culturale e civile che sarebbe davvero insopportabile.
Noi saremo molto attenti ed è nostro dovere incalzare il Governo affinché questi impegni si traducano in realtà. Lo faremo con correttezza, ma anche con molta, molta energia.
PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00084 sulla stabilizzazione di alcuni collaboratori del Ministero della cultura.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
MAZZI, sottosegretario di Stato per la cultura. Signora Presidente, con l'atto di sindacato ispettivo 3-00084 la senatrice interrogante solleva la delicata questione della stabilizzazione dei profili professionali di collaboratori del Ministero della cultura, assunti mediante separate procedure e avvisi di selezione. Si tratta di una pluralità di figure professionali impiegate nei diversi ambiti di competenza delle Direzioni generali, nelle quali si articolano le funzioni e le attività ministeriali.
Appare opportuno anzitutto ricostruire il quadro giuridico che ha costituito il presupposto normativo sulla base del quale sono state avviate le procedure in argomento.
Per quanto riguarda il reclutamento di una parte dei professionisti la cui collaborazione è oggetto del presente atto di sindacato ispettivo, con riferimento dunque a una delle più recenti selezioni avviate nell'ottobre 2021 per il conferimento di 150 incarichi di collaborazione per il funzionamento degli archivi di Stato, nonché delle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche, tale presupposto normativo è rappresentato dal decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, recante misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per l'efficienza della giustizia.
In particolare, l'articolo 1-bis di tale decreto, se ai commi 1 e 2 ha autorizzato lo svolgimento di procedure di reclutamento di un contingente di 270 unità di personale con contratto di lavoro a tempo pieno e indeterminato, al fine di assicurare il funzionamento degli archivi di Stato e delle soprintendenze archivistiche anche nell'ambito degli interventi previsti dal PNRR, al comma 3 ha disposto in via temporanea, e proprio nelle more dello svolgimento delle predette procedure, il conferimento di incarichi di collaborazione a esperti per una durata massima di ventiquattro mesi e con cessazione determinata alla data del 31 dicembre 2023, entro determinati limiti di spesa e importi massimi per ciascun carico.
Inoltre, nell'ambito delle norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche, dettate dal decreto legislativo n. 165 del 2001, si è fatto ricorso per le selezioni in argomento all'articolo 7, comma 6, del citato decreto. Tale norma ha previsto la possibilità, per specifiche esigenze cui le medesime amministrazioni non possono far fronte con personale in servizio, di conferire incarichi individuali con contratti di lavoro autonomo ad esperti di particolare e comprovata specializzazione anche universitaria, citando una serie di presupposti di legittimità, tra i quali il previo accertamento dell'impossibilità oggettiva di utilizzare le risorse umane disponibili al suo interno, il carattere di temporaneità e di alta qualificazione della prestazione e la prevalente determinazione di durata oggetto e compenso della collaborazione.
In relazione agli incarichi in essere di prossima scadenza, sulla base delle esigenze manifestate e degli elementi pervenuti dalle diverse direzioni generali che attualmente si avvalgono delle professionalità in argomento, si evidenzia come questo Ministero, in recepimento della richiesta di proroga degli incarichi pervenuta dalle medesime direzioni, si sia attivato tempestivamente in tal senso nella sede del primo provvedimento normativo utile, precisamente nella fase antecedente il varo da parte del Consiglio dei ministri del decreto-legge n. 198 del 29 dicembre 2022, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, proponendo la proroga di detti incarichi entro il limite di durata massima di quindici mesi, e comunque non oltre il 31 dicembre 2023. Ciò anche al fine di consentire l'espletamento delle procedure attuative per il reclutamento del contingente previsto dal bando.
La proroga in argomento non è stata recepita per carenza di risorse finanziarie, ma gli uffici del Ministero della cultura stanno lavorando per elaborare una soluzione normativa da riproporre in tempi brevi, anche attingendo al fondo istituito dall'articolo 1, comma 632, della legge di bilancio per il 2023, che per la medesima annualità dispone di una dotazione di 100 milioni di euro.
In definitiva, se si condivide l'esigenza di tutelare il valore delle competenze maturate dai professionisti all'interno delle articolazioni ministeriali, occorre comunque tener conto dell'esigenza di evitare la proliferazione delle condizioni di precariato che, seppur ammesse dal quadro normativo vigente, rappresentano uno strumento di natura eccezionale e adottato in ragione della maggiore flessibilità e adattabilità di tali forme e strumenti contrattuali a esigenze contingenti ed emergenziali.
D'ELIA (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
D'ELIA (PD-IDP). Signor Presidente, signor Sottosegretario, la sua risposta riporta sicuramente l'attenzione del Ministero alla situazione di queste lavoratrici e di questi lavoratori che stanno svolgendo un compito essenziale per il Ministero e per il nostro patrimonio artistico e culturale. Si sottolinea infatti che è una grande risorsa di questo Paese, però sappiamo di dover fare i conti con una storica assenza di turnover e quindi con la necessità di immettere nuove forze nel Ministero. Questo sarà anche l'anno del reclutamento e dei bandi per il nuovo personale del Ministero, ma condividiamo l'assoluta necessità di stabilizzare questi collaboratori, senza continuare a reiterare situazioni di lavoro precarie, in quanto in realtà svolgono un lavoro che oggettivamente non ha il profilo della collaborazione occasionale, ma corrisponde a una funzione essenziale dello Stato, come quella della tutela e della valorizzazione del patrimonio, quindi non si può non tener conto anche dell'esperienza maturata da tali lavoratori.
Le criticità mi sembrano quindi due. Da un lato, nonostante l'intervento del Ministero, non si è trovata ancora una soluzione, per cui in questo momento, tali lavoratori stanno lavorando senza che la vicenda sia stata risolta; ad esempio, il milleproroghe avrebbe forse potuto essere la sede per risolvere tale questione per l'anno in corso.
Bisogna poi capire come, nella prospettiva dei nuovi reclutamenti nel Ministero, si terrà conto dell'esperienza maturata al suo interno da tali professionisti, che, nelle Sovrintendenze, svolgono appunto una funzione essenziale.
In conclusione, mi dichiaro parzialmente - anzi, molto parzialmente - soddisfatta della risposta.
PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00083 sull'istituzione di un parco naturale unico del delta del Po.
Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
GAVA, vice ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. Signor Presidente, con riferimento alla questione posta dal senatore Croatti, concernente la realizzazione di un parco nazionale del delta del Po che includa territori delle Regioni Veneto ed Emilia Romagna si rappresenta quanto segue.
Si ricorda che i parchi naturali e regionali del delta del Po delle Regioni Veneto ed Emilia Romagna sono stati istituiti, rispettivamente, con legge regionale Veneto n. 36 dell'8 settembre 1997 e legge regionale Emilia Romagna n. 27 del 2 luglio 1988. Nel 2015 i due parchi, attraverso una stretta collaborazione alla candidatura, ottengono il prestigioso riconoscimento come riserva della biosfera del programma "Uomo e Biosfera" Man and the biosphere, (MAB) UNESCO, con la denominazione di delta del Po. Successivamente, veniva designato, come ente gestore del sito UNESCO, il soggetto gestore del parco naturale Regione Veneto delta del Po.
Il programma MAB riconosce i territori in grado di dimostrare il rapporto equilibrato tra attività umane sostenibili e la conservazione dei valori naturali. Infatti, alcuni degli obiettivi specifici della riserva della biosfera delta del Po consistono nella conservazione della biodiversità, nel controllo delle specie aliene, nell'attuazione del modello di turismo lento, nonché dello sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili, nonché nel perseguimento di determinati obiettivi dell'agenda ONU 2030.
Inoltre, l'importanza degli ecosistemi che caratterizzano il delta del Po è data dalle caratteristiche ambientali ed ecologiche uniche, che ne fanno il più importante sistema di zone umide d'Italia, nonché un sistema di aree naturali e seminaturali fra i più rilevanti d'Europa.
Per quanto concerne la realizzazione di un parco nazionale del delta del Po, si specifica che la disciplina giuridica delle aree protette è caratterizzata da potestà normative di Stato, Regioni e Province autonome e dagli enti locali, in ragione del quale si impongono, fra i predetti soggetti, adeguate forme di collaborazione, in ossequio al generale principio di leale cooperazione spettante allo Stato, e le determinazioni che rispondono alle esigenze meritevoli di tutela uniforme sull'intero territorio nazionale.
La Regione Emilia Romagna, quale soggetto interessato, sottolinea che le attuali gestioni differenti dei due parchi regionali del delta del Po sono innanzitutto determinate dalle diversità territoriali, nonché dalla riserva normativa di riferimento, fermi restando gli obiettivi generali e comuni di tutela e valorizzazione dell'ambiente.
D'altra parte, la Regione Veneto ritiene opportuno richiamare, nel quadro delle attività unitarie dei due parchi, nella tutela e promozione dell'area deltizia, la collaborazione tra le due Regioni nelle attività di realizzazione degli interventi previsti dal Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR, con specifico riferimento al numero 6, il Progetto integrato per il potenziamento della attrattività turistica delle aree del parco del delta del Po, inserito nel Piano di investimenti strategici su siti del patrimonio culturale, edifici e aree naturali, il cui punto di riferimento è il Ministero della cultura.
La stessa Regione, con delibera di Giunta n. 388 dell'8 aprile 2022, ha approvato il documento di strategia condivisa tra il Ministero della cultura e la Regione Emilia-Romagna, i due parchi del delta del Po Veneto ed Emilia-Romagna per l'attuazione del citato progetto integrato, a testimonianza dell'unità di intenti nel perseguimento di una strategia condivisa nella valorizzazione dei territori, anche verso una maggiore attrattività turistica in tutta l'area del delta.
In merito alle criticità segnalate nell'interrogazione, la Regione Emilia-Romagna rappresenta che, a tutela e conservazione della biodiversità, destina in media un milione di euro annui per la gestione dell'area protetta, somma comprensiva del contributo annuale per la gestione del complesso vallivo di Comacchio.
Inoltre, per quanto attiene alle questioni relative al dragaggio di alcune aree, la Regione ha previsto interventi migliorativi, come la riapertura nel 2022 del canale Gobbino e la sua manutenzione. Per contrastare il fenomeno del bracconaggio, l'ente di gestione della Riserva delta del Po lavora a stretto contatto con la Polizia provinciale di Ferrara e Ravenna e con i Carabinieri forestali, oltre ad aver attivato due convenzioni con le guardie ecologiche volontarie.
Per quanto attiene alle criticità descritta nella gestione della Valle di Comacchio, la Regione rappresenta che essa ha due prese d'acqua che attualmente vengono usate al meglio, così come per gli scarichi. Rispetto agli anni passati, viene mantenuta l'acqua più dolce - il 25 per mille di salinità, che è il livello ottimale - fattore che è altresì funzionale anche alla conservazione della specie anguilla. A quest'ultimo proposito, l'ente di gestione partecipa al progetto Lifeel, che studia la migrazione delle anguille nel Mediterraneo e anche attraverso la partnership con l'Università di Bologna, che sta sperimentando la riproduzione della specie in cattività.
L'episodio richiamato relativo alla Valle della Canna del 2019 è stato affrontato attraverso la posizione di un nuovo punto di prelievo e di un sifone per il prelevamento d'acqua dal Lamone, in funzione dal febbraio 2022, oltre all'implementazione di una nuova strategia che consiste nella messa in asciutta della valle, che si è rivelata molto efficace.
Per ovviare all'abbandono della Fiera del birdwatching da parte di alcune associazioni ambientaliste, l'ente di gestione ha siglato convenzioni con associazioni quali l'Auser e con Ispra. La Regione, inoltre, rassicura sulla decadenza di ogni ipotesi di costruzione di una fabbrica per polveri ceramiche, dimostratasi incoerente con gli strumenti di pianificazione e regolamentazione e che attualmente l'area è sottoposta a bonifica.
Infine l'Autorità distrettuale del fiume Po rappresenta il proprio ruolo nel perseguire gli obiettivi di sostenibilità sia nell'ambito della missione istituzionale sia nel ruolo di ente coordinatore della riserva di biosfera Po grande, collaborando attivamente con i portatori di interesse coinvolti attraverso il piano di gestione del distretto a contrasto del bracconaggio ittico.
Tutto ciò promesso e qualora venisse formalmente espressa da parte delle Regioni interessate la volontà di istituire un parco unico del delta del Po, la stessa adeguatamente motivata e supportata da elementi tecnico-amministrativi, verrebbe sottoposta alla potestà legislativa. Pertanto, ferma restando la necessità dell'intesa con le due Regioni nel confermare l'iter tecnico-amministrativo seguito per i parchi nazionali, alla luce della considerazione del delta del Po quale risorsa preziosa che rappresenta uno dei sistemi di zone umide più rilevanti a livello europeo, questo Ministero è disponibile a valutare la possibilità di un apposito incontro con i Presidenti delle due Regioni coinvolte e a esaminare le eventuali ulteriori istanze delle stesse riguardo un costruttivo confronto rispetto alla gestione unitaria del delta del Po, atteso quanto specificato dalle stesse in merito all'andamento attuale delle collaborazioni fra i due parchi.
CROATTI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CROATTI (M5S). Signor Sottosegretario, la ringrazio per la sua risposta, in realtà per la parte finale, perché tutta quella iniziale riporta dati oggettivi, che sono agli atti da tempo. Questa interrogazione è nata proprio dalla preoccupazione che abbiamo per l'ambiente e per la vita di quell'area importantissima.
Purtroppo, negli ultimi anni siamo intervenuti a fronte di criticità ambientali dopo i fatti che sono successi, perché c'è un fortissimo bracconaggio in quella zona, che è in un'area a rischio di inquinamento molto elevato. Soprattutto in questo momento, le forze delle Regioni e gli investimenti che esse possono fare non sono all'altezza, visto che spesso accadono avvenimenti molto gravi, in un'area importantissima, spesso presa d'assalto da bracconaggio e da cacciatori che ne fanno un utilizzo sconsiderato. Purtroppo, però, le forze regionali non hanno la possibilità di frapporsi e di fermare questo malcostume proprio del nostro territorio.
Quest'apertura finale è molto importante. Noi come MoVimento 5 Stelle chiediamo spesso che quell'area diventi parco nazionale, perché con un focus completamente differente da quello attuale ci potrebbero essere un utilizzo migliore delle risorse e uno sfruttamento turistico importantissimo. Negli ultimi anni, infatti, questo tipo di turismo è stato apprezzato in maniera trasversale: arrivano da tutti i Paesi d'Europa e anche da altri Continenti per vedere quell'ambiente, che è molto particolare. Il PNRR era centrale in questa fase: lei ha citato la possibilità di un intervento, ma occorre un'unità di missione.
Noi del MoVimento 5 Stelle faremo di tutto, rifacendomi al suo intervento finale, perché le Regioni partecipino a un tavolo, quindi continueremo a insistere. I mezzi che abbiamo sono le interrogazioni e gli atti parlamentari; continueremo a cercare di istituire dei tavoli per far capire alle Regioni quanto è importante tutelare questo ambiente e soprattutto la biodiversità presente nell'area.
PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno è così esaurito.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il question time.
(La seduta, sospesa alle ore 10,37, è ripresa alle ore 15,04).
Presidenza del vice presidente GASPARRI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15,04)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time), ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderanno il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.
Il senatore Cantalamessa ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00129 sul fenomeno delle bande criminali giovanili, per tre minuti.
CANTALAMESSA (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, ringrazio il Ministro soprattutto per la celerità con la quale ha risposto al nostro invito e alla quale, in materia di sicurezza, non eravamo abituati negli ultimi due Governi. La ringrazio prima di tutto da cittadino e da padre.
Sabato 7 gennaio, a Napoli, in uno dei quartieri tranquilli (Chiaia), dove la sera si riuniscono migliaia di ragazzi, l'ennesima rissa ha portato qualcuno - non si sa ancora chi, perché ci sono indagini in corso - a esplodere alcuni colpi di pistola in aria. Per miracolo non si è sfiorata la tragedia, perché migliaia di ragazzi si sono messi a correre. Questo episodio avviene a una settimana da quando sono stati incendiati una serie di motorini negli stalli dei parcheggi previsti dal Comune.
È chiaro che il problema delle baby gang riguarda non solo il centro di Napoli, ma la periferia e tutte le altre grandi città. Nel 2022 sono stati 65.000 i reati commessi da minorenni nel nostro Paese: quasi 165 al giorno. È chiaro che la repressione da sola non basta.
Per questo, come Lega, nel corso della precedente legislatura, abbiamo proposto la reintroduzione dell'educazione civica nelle scuole. Bisogna parlare di dispersione scolastica, di sport e di posti dove far andare i ragazzi. Viviamo una vera e propria crisi valoriale dei ragazzi, perché, mentre noi da piccoli, quando c'erano i film su guardie e ladri, facevamo il tifo per le guardie, oggi nel videogioco più venduto al mondo i nostri figli vincono se ammazzano i poliziotti e vendono droga; allo stesso modo sono diventati status symbol magliette con su scritto "mafia", "narcos" e quant'altro.
Le chiedo se il Governo sia a conoscenza di quest'emergenza a Napoli, ma in genere del fenomeno delle criminalità organizzate, e quali iniziative intenda intraprendere. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, prefetto Piantedosi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
PIANTEDOSI, ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli senatori, con riguardo agli specifici episodi di violenza giovanile segnalati dall'onorevole interrogante, rappresento che essi si sono verificati nelle aree cittadine di Napoli interessate dal fenomeno della cosiddetta movida, e che, dai primi accertamenti, non appaiono riconducibili alla criminalità organizzata.
Mi preme evidenziare che il tema oggetto dell'interrogazione è stato al centro di un proficuo confronto che personalmente ho tenuto con il sindaco di Napoli e con i primi cittadini delle aree metropolitane di Roma e Milano, presso il Ministero dell'interno già lo scorso 16 dicembre. Si tratta non di un'iniziativa isolata, ma di un vero e proprio forum che ho voluto istituire: una cabina di regia per scambi di idee tra territori accomunati da problematiche analoghe, che hanno bisogno di soluzioni unitarie.
In tal senso, sono in corso di approfondimento specifici interventi per la gestione della cosiddetta movida giovanile, che, a partire dalle positive iniziative già sperimentate nelle singole aree metropolitane, possano costituire un modello da estendere alle realtà interessate dal fenomeno.
Soggiungo che nelle predette aree vengono sistematicamente svolti, nell'ambito del piano di controllo coordinato del territorio, mirati servizi da parte delle Forze dell'ordine, con l'ausilio anche della polizia locale, per prevenire e contrastare i fenomeni di illegalità e di criminalità urbana.
Nello specifico, proprio per le esigenze di ordine e sicurezza pubblica delle Province di Napoli, voglio dire che dal 1° gennaio 2022 ad oggi sono state assegnate dal Ministero dell'interno alla questura di Napoli complessivamente 53.220 unità di rinforzo delle Forze di polizia, a supporto dei dispositivi pianificati dall'autorità provinciale di pubblica sicurezza, ovviamente spalmate per i vari giorni degli interventi.
Per approfondire nello specifico i fatti richiamati dall'onorevole interrogante, proprio nella giornata odierna il prefetto di Napoli ha convocato una seduta del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica per l'adozione di specifiche misure di vigilanza e contrasto, che possano inserirsi nel più ampio quadro di iniziative per combattere la dispersione scolastica e favorire l'inclusione sociale attraverso azioni a favore dei giovani, nell'ambito di una più generale pianificazione di interventi da sviluppare su scala nazionale.
Su un piano di analisi più generale del fenomeno della violenza giovanile, va rilevato che si tratta di una tematica complessa, come lei stesso ha detto, pluridimensionale, diversificata al suo interno e che si riscontra non solo nelle realtà metropolitane.
Le peculiarità del fenomeno in questione rendono evidente che l'attività di contrasto, che pur resta essenziale - sulla quale non faremo arretramenti - non può basarsi esclusivamente sulla repressione, essendo indispensabile promuovere anche interventi sinergici in chiave di prevenzione.
Sul piano strettamente operativo e di contrasto, le prefetture, le questure e le forze di polizia sono costantemente impegnate - con gli strumenti oggi a disposizione e con altri che non escludiamo di mettere a loro disposizione in futuro - nell'intensificazione del monitoraggio e del controllo del territorio, effettuati con modalità il più possibile calibrate sulle esigenze e sulle caratteristiche delle realtà locali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Cantalamessa, per due minuti.
CANTALAMESSA (LSP-PSd'Az). Signor Ministro, la ringrazio per la risposta esauriente, della quale non avevo dubbi, anche a nome dei tanti cittadini e genitori che vivono ormai come un incubo quando i loro figli escono di sera nelle grandi città, come Napoli.
C'è un problema di riconoscimento dell'autorità da parte delle figure giovanili e del valore delle Forze dell'ordine, delle figure genitoriali e dei maestri, che in periferia spesso vengono attaccati. Basta semplicemente uno strattone dato da un maestro a un allievo, perché venga chiesto l'allontanamento del maestro stesso dalla scuola. Sono cresciuto dalle suore, che mi davano gli schiaffi dietro la testa e penso che bisognerebbe avere il coraggio di riconoscere il dovere di essere autorevoli e di insegnare.
Le risposte, come ha detto lei, spettano alla politica. Come Gruppo Lega, nella passata legislatura, abbiamo presentato in Senato una proposta argomentata contro il fenomeno della violenza minorile. Con gli input del Governo, credo sia compito dell'Assemblea, del Parlamento e della politica provare a dare delle risposte, perché i ragazzi oggi maturano molto prima, avendo accesso alla rete Internet e quindi è chiaro che va adeguata la normativa: il diritto dei ragazzi di uscire è sacrosanto, ma lo è anche quello dei genitori di stare tranquilli, quando i loro figli escono la sera. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore De Priamo ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00128 sulla presenza di uffici governativi informali della Cina sul territorio nazionale, per tre minuti.
DE PRIAMO (FdI). Signor Ministro, la ringrazio per la sua presenza e per la disponibilità, in tempi molto brevi, a rispondere a questa interrogazione.
Nello scorso mese di novembre le cronache hanno riportato la denuncia di una nota organizzazione non governativa internazionale, Safeguard defenders, operante nel campo della tutela e della difesa dei diritti umani e civili, secondo la quale, all'esito di un proprio rapporto, sarebbero presenti oltre 116 stazioni di polizia della Repubblica popolare della Cina non autorizzate e non ufficiali in 50 Paesi di tutto il mondo; tra questi, l'Italia sarebbe quello con il maggior numero di presidi - ben 11 - in diverse città, tra le quali Roma, Milano e altre. Secondo il rapporto, tali presidi, in alcuni casi dietro la veste di uffici di supporto ai cittadini cinesi residenti in Italia per il disbrigo di faccende e pratiche amministrative o burocratiche, sarebbero in realtà finalizzati al controllo e alla sorveglianza dei cittadini stessi, con particolare riguardo alla repressione della dissidenza dei cittadini non allineati al Governo in questione, che purtroppo oggi viene operata in Cina, così come in altre Nazioni del mondo. Sempre secondo il rapporto, sarebbero state perfino operate pressioni per il rimpatrio, al di fuori delle norme del diritto internazionale sull'estradizione, su alcuni di questi cittadini.
Signor Ministro, posto che lei ha già dichiarato l'interessamento a questa vicenda e che ha la nostra piena fiducia, sia sul mantenimento di questo impegno, sia, più in generale, sul suo operato, chiediamo di sapere se corrisponda al vero quanto sostiene il rapporto di Safeguard defenders e se quindi esso risulti veritiero.
Qualora fosse accertato che uno Stato straniero da alcuni anni si è mosso sul nostro suolo per compiere azioni di sorveglianza e addirittura di repressione, le chiedo come intenda, in questo caso, agire il Governo, per tutelare la nostra sovranità e, al tempo stesso, il preminente valore costituzionale relativo ai diritti civili e alla libertà di pensiero dei cittadini residenti in Italia, qualunque sia la loro nazionalità.
Signor Presidente, concludendo, se dovesse emergere che uno o più Governi del passato abbiano tollerato una tale violazione in nome della Realpolitik, siamo certi, signor Ministro, che lei e il Governo che rappresenta interverrete con decisione, a tutela della legalità e del diritto internazionale. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, prefetto Piantedosi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
PIANTEDOSI, ministro dell'interno. Signor Presidente, premetto che sulla vicenda segnalata ho già avuto modo di riferire alla Camera dei deputati lo scorso 7 dicembre e, come in quell'occasione, è opportuno chiarire un primo aspetto importante: tra l'Italia e la Repubblica popolare cinese sono stati stipulati, nel corso del tempo, diversi accordi di cooperazione internazionale di polizia, ma tutti all'esclusivo fine della lotta alla criminalità.
Quanto a un memorandum specifico d'intesa tra i rispettivi Ministeri dell'interno per l'esecuzione di pattugliamenti congiunti di polizia, è opportuno precisare che le attività di pattugliamento si sono svolte dal 2016 al 2019 in Italia e dal 2017 al 2019 in Cina. A partire dal 2020, le attività di pattugliamento congiunto sono state sospese a causa della pandemia e non vi è alcuna intenzione o concreta esigenza di riprenderle.
Infine, c'è il protocollo di cooperazione tra i rispettivi Ministeri dell'interno in termini di criminalità organizzata, ai fini dello scambio di informazioni e con l'impegno reciproco a distaccare personale di polizia per la collaborazione congiunta, firmato nel 2017. Ribadisco anche qui al Senato che non c'è alcuna attinenza tra la questione di cui parliamo e i citati accordi di cooperazione internazionale di polizia, la cui corretta esecuzione è affidata alle competenti e specializzate strutture del Dipartimento della pubblica sicurezza, che ne verificano il puntuale adempimento nel rispetto del diritto nazionale e internazionale.
Chiarito ciò, per quanto riguarda invece la questione della presunta apertura di stazioni di polizia cinese, ribadisco qui che proseguono mirati accertamenti da parte delle Forze di polizia nei confronti di diverse associazioni cinesi presenti sull'intero territorio nazionale (accertamenti condotti anche sulla base di indicazioni d'intelligence), al fine di acquisire eventuali evidenze in ordine alle possibili attività arbitrarie di polizia svolte da tali entità. I controlli che abbiamo sin qui svolto, nelle Province dove sono più radicate e numerose le comunità cinesi (segnatamente Milano, Prato e Roma), hanno consentito di individuare diversi sodalizi che, sotto forma di associazioni culturali, svolgono attività di disbrigo pratiche amministrative e, in particolare, di agevolazioni relative al rinnovo dei passaporti presso i consolati cinesi ovvero al rilascio delle patenti di guida, nonché attività generiche di assistenza nei confronti dei loro concittadini in casi di infortuni o e malattia.
Sono in corso ulteriori verifiche, sia sotto il profilo amministrativo sia per ogni altro aspetto che possa avere risvolti d'interesse per la sicurezza, anche in altre città; in esito a tali accertamenti, verranno contestate le eventuali irregolarità emerse e in ogni caso saranno interessate le competenti autorità giudiziarie per ogni ulteriore valutazione.
Concludo dicendo che confermo che le Forze di polizia, in costante raccordo con il comparto d'intelligence, hanno in corso un monitoraggio di massima attenzione sulle questioni di cui trattatasi e che sto seguendo personalmente gli sviluppi di tali approfondimenti, non escludendo provvedimenti sanzionatori in caso d'illegalità. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore De Priamo, per due minuti.
DE PRIAMO (FdI). Signor Presidente, siamo sicuramente soddisfatti della risposta del Ministro, che ovviamente e opportunamente ha distinto tra accordi ufficiali e formali noti degli anni precedenti (dal 2016 al 2019, in particolar modo) e ha ben relazionato sugli accertamenti in corso e soprattutto - cosa che ci soddisfa particolarmente - su eventuali interventi sanzionatori, qualora queste verifiche dovessero in qualche modo confermare quanto denunciato dalla ONG citata. Non possiamo dimenticare - e non abbiamo alcun timore di dirlo - che alcune Nazioni, come purtroppo la Repubblica popolare cinese, esercitano verso le loro minoranze (pensiamo agli uiguri o al popolo tibetano) forme di repressione che non sono compatibili né tollerabili rispetto alla tutela dei diritti civili. Non lo sono in assoluto (in Cina, come in Iran e come altrove) e ancor di più non lo sono sicuramente nel nostro territorio nazionale. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore De Poli ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00127 sulle carenze strutturali delle sedi della questura di Pesaro e del commissariato di Fano, per tre minuti.
DE POLI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per la sua attenzione e per la sua presenza. Si tratta di una questione che riguarda concretamente da vicino la vita di tutti i nostri cittadini e degli uomini e delle donne delle Forze dell'ordine, che ogni giorno - come sappiamo - lavorano per la sicurezza nostra e di tutte le nostre comunità.
I locali della questura di Pesaro, quelli distaccati di via Giusti e quelli del commissariato di Fano purtroppo ad oggi si trovano in condizioni strutturali problematiche, che, com'è possibile immaginare, creano gravi difficoltà operative e provocano significativi disagi a coloro che si recano in questi locali per i servizi e le pratiche amministrative normali di tutti i giorni. Il terremoto del 26 ottobre scorso nelle Marche ha provocato ulteriori danni interni ed esterni alla struttura della questura di Pesaro. Sono tutte situazioni che, così come quella del commissariato di Urbino, richiedono un intervento complessivo organico e radicale.
Ricordo inoltre che nella struttura di Pesaro si trovano anche la sala operativa e la sala unità di crisi, che rappresentano il cuore pulsante e il centro nevralgico dell'ordine e della sicurezza pubblica di tutta la Provincia. È quindi una struttura importante per eventuali soccorsi e per la gestione di calamità naturali, che necessita in ogni caso, a prescindere da quali saranno le soluzioni adottate, di spazi logistici sufficientemente adeguati e idonei allo svolgimento delle attività sopradette.
Chiedo al Governo, pertanto a lei signor Ministro, quali azioni si intendano mettere in atto e se non ritenga opportuno intervenire prevedendo le risorse finanziarie necessarie a trovare soluzioni tecniche e organizzative, anche mediante accordi interministeriali, in modo da garantire alla questura di Pesaro e al commissariato di Fano una ristrutturazione adeguata dei locali o la realizzazione di una nuova sede. Il nostro obiettivo è quello di rispondere alle concrete necessità del personale e di tutta la comunità di quei territori. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, prefetto Piantedosi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
PIANTEDOSI, ministro dell'interno. Signor Presidente, con riferimento alle condizioni strutturali degli immobili che sono oggetto dell'interrogazione, va precisato che la questura di Pesaro e Urbino è dislocata - come si diceva - su due immobili, uno dei quali, quello sito in via Giordano Bruno, a seguito del terremoto del 9 novembre 2022, ha subito alcuni danneggiamenti a causa dei quali i Vigili del fuoco hanno disposto l'interdizione degli spazi interessati. Il successivo 21 novembre 2022 è stato poi richiesto l'intervento della proprietà dell'immobile competente alla manutenzione straordinaria, la quale ha provveduto attraverso propri tecnici ai necessari lavori di messa in sicurezza, completati il successivo 29 dicembre. Al momento, si è in attesa del completamento dell'iter connesso al rilascio dell'agibilità al locale interessato dai lavori di messa in sicurezza per ripristinare la piena operatività dell'ufficio.
Quanto al commissariato di Fano, l'evento sismico di cui abbiamo parlato non ha recato particolari danni e, con riguardo alle problematiche degli impianti di riscaldamento di entrambi i plessi da lei segnalati, si precisa in via preliminare che la prefettura di Pesaro e Urbino provvede annualmente ad assicurare le manutenzioni ordinarie obbligatorie, nel cui ambito hanno trovato risoluzioni queste criticità.
Venendo infine alle iniziative in corso per la definitiva riallocazione della questura, a seguito della richiesta di rilascio dell'immobile da parte della proprietà, la informo che lo scorso 6 luglio 2022 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra il Ministero dell'interno e il Ministero della difesa, il Comune di Pesaro e l'Agenzia del demanio, prevedendo la cessione da parte del Ministero della difesa al Demanio civile di un'area della Caserma Cialdini e dei relativi immobili su di essa dislocati. A cura e con oneri dell'Agenzia del demanio, è stato previsto l'adattamento di questi immobili, che saranno destinati a unificare in un'unica sede tutti gli uffici della questura. Il cronoprogramma per la realizzazione dell'operazione prevede la conclusione dei lavori e la consegna dell'opera entro il terzo trimestre del 2026.
Le assicuro che l'iter per la nuova sistemazione logistica è costantemente monitorato e seguito tanto dalla prefettura quanto dalla questura, al fine di fornire ogni possibile apporto per il rispetto dei tempi programmati e daremo ulteriore impulso in tal senso. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore De Poli, per due minuti.
DE POLI (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). La ringrazio, signor Ministro, della sua risposta precisa rispetto agli spazi che si sono trovati per la questura di Pesaro, presso la caserma che lei citava prima, riunendo all'interno tutti i vari uffici della questura stessa: credo che questo sia un aspetto sicuramente importante. Teniamo conto della quantità degli uffici e degli spazi che devono essere sufficienti per dare una giusta e concreta risposta al centro nevralgico degli interventi di pubblica sicurezza nel territorio provinciale di Pesaro e Urbino.
La ringrazio quindi per la sua risposta, nonché per l'attenzione che è stata posta sul commissariato di Fano, perché anche lì ci sono state varie problematiche che, come ha ricordato, meritano considerazione. È una struttura che, sia per il suo personale sia per i cittadini che vi si recano per le pratiche di tutti i giorni, deve disporre di spazi e decoro e, considerate le istituzioni che rappresenta, deve avere tutti gli aspetti in regola. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Magni ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00126 sulle modalità di calcolo dell'IVA nel settore energetico, per tre minuti.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Ministro, in questi giorni la crisi economica sta peggiorando e, in particolare, molti cittadini, soprattutto delle categorie più fragili, e imprese vengono colpiti dal crescente aumento dei prezzi dei carburanti: è un dato di fronte a tutti noi. Sia questo Governo sia quello precedente hanno dovuto affrontare il problema, senza però trovare una soluzione strutturale che protegga i consumatori per un lungo periodo.
In questo settore, però, c'è un comportamento dello Stato che contrasta con un suo rapporto corretto con i cittadini, contravvenendo ai principi generali in materia fiscale. Nello specifico, mi riferisco al fatto che il calcolo dell'IVA nelle bollette energetiche e nel prezzo del carburante viene fatto sul totale di accise, imposte addizionali e oneri generali, con una duplicazione dei tributi che, in un momento come quello attuale, appare doppiamente inaccettabile. Non è possibile pensare a uno Stato che, da una parte, fa il bancomat nei confronti dei cittadini, mentre, dall'altra, esprime preoccupazione per la crisi economica e sociale, contribuendo nello stesso tempo a peggiorarla.
Segnalo che su questo specifico problema c'è un norma giurisprudenziale che si è alternata in questi anni. In numerose sentenze, sostanzialmente è stato deciso che è illegittimo trasferire agli utenti la tassa dell'IVA su altre tasse. In particolare, ricordo la sentenza della Corte di cassazione n. 3671 del 1997, che - rispondendo a un'altra sentenza - ha precisato che l'IVA debba necessariamente essere conteggiata al netto di altre imposte, poiché queste ultime non possono mai costituire una base di calcolo.
Signor Ministro, la domanda che le rivolgo è la seguente: quali iniziative intende assumere il Governo per fornire un'efficace e duratura soluzione a questo stato delle cose? Modificando la modalità di calcolo dell'IVA sulla quota delle accise nel settore energetico e, in particolare, su quelle dei carburanti e su tutte le imposte interessate? Sottolineo che le accise contano per 72 centesimi sul costo del carburante. Se aggiungiamo a questa cifra la tassazione del 22 per cento dell'IVA, c'è un grande aumento. Se si vuole affrontare il problema in modo strutturale, bisogna togliere una tassa su un'altra tassa - questo è il dato principale - evitando, secondo noi, di imputare ai benzinai la responsabilità dell'aumento quotidiano del prezzo dei carburanti.
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, onorevole Giorgetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
GIORGETTI, ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli senatori, in riferimento al quesito posto si rappresenta preliminarmente che il Governo ha approvato un decreto-legge finalizzato ad attivare un'operazione di trasparenza dei prezzi, nonché a rafforzare il potere di controllo e sanzionatorio, onde reprimere eventuali condotte speculative. In particolare, il decreto-legge citato rende giornaliero l'obbligo per gli esercenti l'attività di vendita al pubblico di carburante di comunicare il prezzo di vendita praticato. Saranno inoltre previste misure volte a individuare sul nascere condotte speculative e nuove iniziative di collaborazione sono state previste con la Guardia di finanza.
Il Governo monitorerà quindi attentamente la situazione dei livelli dei prezzi non solo della benzina, ma anche quelli di largo consumo, al fine di verificare che il loro andamento sia coerente con quello dell'offerta e quindi determinato da shock esterni, o se sia invece determinato da comportamenti speculativi e di scarsa trasparenza degli operatori nazionali. Alla luce di tale monitoraggio, il Governo valuterà le ulteriori iniziative da adottare.
Con particolare riferimento alle modifiche delle modalità di calcolo dell'IVA, si ricorda che questa, oltre a costituire una delle risorse proprie dell'Unione europea, dev'essere applicata in modo uniforme da tutti gli Stati membri, secondo le regole stabilite dalla direttiva 2006/112/CE.
In particolare, segnalo che la sentenza citata dagli onorevoli interroganti non è pertinente rispetto alla questione in esame, in quanto relativa alla determinazione della base imponibile sulle tasse di lotteria. Il principio affermato dalla sentenza, secondo cui nella base imponibile delle tasse di lotteria non possono essere comprese componenti fiscali, non può essere esteso all'IVA, in quanto imposta armonizzata, che dev'essere applicata in conformità con le regole della citata direttiva.
Si evidenzia inoltre che, ai sensi dell'articolo 73 della direttiva IVA, la base imponibile comprende tutto ciò che costituisce il corrispettivo versato o da versare al fornitore o al prestatore da parte dell'acquirente.
Sempre la suddetta direttiva, all'articolo 78, lettera a), prevede espressamente che nella base imponibile debbono essere compresi i dazi, le tasse e i prelievi, ad eccezione della stessa IVA. La ratio di tale previsione risiede nel fatto che l'IVA deve gravare sul prezzo effettivamente pagato, in cui sono economicamente ricompresi tutti gli elementi di costo, indipendentemente dalla loro eventuale natura di imposta.
Il Governo potrà invece valutare una manutenzione, l'aggiornamento e l'utilizzo della disciplina introdotta dall'articolo 1, commi 290 e 291, della legge n. 244 del 2007.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Magni, per due minuti.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, trovo insoddisfacente la risposta, in quanto non si è risposto alla domanda. Non si possono fare gli spot dicendo che il 65 per cento va in tasse, mentre alla benzina va il 35 per cento. La proposta che noi facciamo è una proposta precisa, limitata ovviamente a un elemento, che è strutturale e quindi contribuisce, non in termini emergenziali, ma continuativi, a ridurre il costo del carburante.
Il Ministro mi risponde, sostanzialmente, che manterranno la situazione monitorata. Monitorare una situazione è giusto e lo trovo corretto. Il dato, però, è che noi chiediamo come si intenda intervenire strutturalmente su questo tema. A ciò non è stato risposto, quindi mi ritengo totalmente insoddisfatto.
PRESIDENTE. Il senatore Turco ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00130 sugli interventi per alleviare il carico fiscale sui prodotti energetici, per tre minuti.
TURCO (M5S). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, la decisione del Governo di non rinnovare lo sconto sulle accise rischia di ripercuotersi sulla catena dei prezzi, a cominciare da quella dei trasporti, sulla logistica e persino sui prodotti alimentari, con l'effetto ultimo di mantenere alta l'inflazione, così come peraltro confermato anche dal presidente dell'Istat.
Il Governo, per rimediare a questa scelta, che riteniamo errata, cosa fa? Da una parte, dopo soli dieci giorni dalla legge di bilancio, approva un decreto-legge che introduce disposizioni in tema di trasparenza e di monitoraggio, che, come sappiamo tutti, non produrrà effetti concreti, tranne burocrazia e qualche violazione amministrativa.
Dall'altra, il Governo cerca di trasferire su altri la propria responsabilità, in particolare sui distributori di carburanti, accusati della speculazione che è stata individuata e nei confronti dei quali è stata attivata addirittura un'azione discriminatoria.
Ancora, per nascondere le proprie responsabilità, lo stesso Governo ha persino mobilitato l'intera Guardia di finanza, dando inizio - consentitemi questa espressione - a una medievale caccia alle streghe, per poi scoprire, dai dati del Ministero, che la causa dell'aumento del prezzo del carburante è dovuta proprio al mancato rinnovo dello sconto sulle accise.
Tutto questo ha creato confusione, persino contraddizione, nella maggioranza e nel Governo. C'è infatti chi, come il presidente Meloni, ha dichiarato prima che le risorse non c'erano e poi che sono state destinate ad altre emergenze, dimenticando che l'emergenza contro il caro bollette terminerà a marzo e dimenticando tutti i tagli sociali ed economici che ha effettuato (dal reddito di cittadinanza al superbonus, alle pensioni, alla sanità) c'è invece chi, come il ministro dell'ambiente Pichetto Fratin, ha già annunciato un possibile taglio delle accise.
A questo punto, Ministro, chiedo se il Governo reintrodurrà lo sconto sulle accise, rinunciando così in parte ai 25 miliardi di gettito fiscale, ed eventualmente con quali risorse. Dato poi che il presidente Meloni ha associato la riduzione delle accise alle maggiori entrate fiscali, chiediamo al Ministro se il maggiore gettito fiscale lo perseguirà chiedendolo come conto da pagare ai cittadini oppure andando a rivedere i conti e gli obiettivi del bilancio dello Stato o ancora aumentando la tassazione sugli extraprofitti o infine colpendo quelli che operano sulle transazioni finanziarie ad alta frequenza. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, onorevole Giorgetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
GIORGETTI, ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in riferimento al quesito posto, si rappresenta in primo luogo che fin dal suo insediamento il Governo è intervenuto più volte per contenere l'impatto inflazionistico derivante dall'aumento dei prezzi dei beni energetici. In particolare, ricordo che è stata prorogata la riduzione delle aliquote dell'IVA sulle accise sui prodotti energetici utilizzati come carburanti fino al 31 dicembre, rimodulando la riduzione del mese di dicembre per prevedere un progressivo décalage della misura.
Nel decreto aiuti-quater e nella legge di bilancio per il 2023, in linea con le raccomandazioni dell'Unione europea, sono state adottate misure temporanee e mirate a sostenere soprattutto le famiglie fragili e le imprese. Nel primo caso, ricordo il bonus sociale per le famiglie con redditi bassi, il taglio dell'aliquota IVA sul gas naturale, la riduzione degli oneri fissi sulle bollette per elettricità e gas, l'istituzione di un fondo di 500 milioni di euro destinati a sostenere l'acquisto di beni alimentari di prima necessità, nonché la riduzione di tre punti percentuali delle aliquote dei contributi sociali per i lavoratori con stipendi al di sotto di una certa soglia; per le seconde, l'aumento dell'aliquota dei crediti d'imposta sulle spese energetiche per le imprese e le famiglie. Infatti, la riduzione degli oneri fissi sulle bollette attenua l'impatto degli aumenti di prezzo preservando gli incentivi a ridurre i consumi.
La strategia adottata dal Governo, quindi, finalizzata a concentrare le risorse finanziarie disponibili a sostegno delle famiglie più bisognose e delle imprese, appare, come ricordato, in linea con le buone pratiche rinvenibili nei Paesi dell'Unione europea e non presenta carattere distorsivo come invece quella sui prezzi. Il Governo non ha quindi ritenuto opportuno riproporre le misure di riduzione delle accise, ma con il decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri del 10 gennaio ha introdotto disposizioni per rendere più trasparente l'andamento dei prezzi.
Ricordo, in ogni caso, che, salvo sporadici casi, il prezzo osservato in questi giorni sui carburanti è tornato a essere prossimo a quello registrato a inizio agosto 2022. Inoltre, il decreto-legge prevede che il valore dei buoni benzina ceduti ai lavoratori dipendenti non concorra alla formazione del reddito da lavoro dipendente per una quota pari a 200 euro.
Il Governo è consapevole del fatto che le prospettive economiche sull'inflazione risentono dell'elevata incertezza esacerbata dalla crisi ucraina. Nel Documento di economia e finanza del 2023 sarà messo a punto il quadro previsionale macroeconomico di finanza pubblica e saranno considerati tutti i fattori di rischio legati alla guerra in atto, anche al fine di prevedere ulteriori misure temporanee per il caro energia.
Come ultimo aspetto, si fa notare che il Governo intende valutare attentamente la recente proposta della Commissione europea circa un approccio comune ai regimi di sostegno volti a contrastare i prezzi elevati dell'energia a partire dal secondo trimestre 2023, attraverso l'applicazione di un tetto temporaneo dei prezzi al dettaglio per famiglie e imprese. Tale tetto, prevedendo un prezzo calmierato sotto una determinata percentuale di consumo e rimettendo invece al mercato il prezzo della restante parte, presenta il vantaggio di indurre a ridurre i consumi complessivi.
Per quanto attiene alla richiesta di valutare l'opportunità di aumentare la tassazione sugli extraprofitti delle imprese energetiche, il Governo nella legge di bilancio per il 2023 ha previsto uno specifico contributo relativo all'esercizio finanziario in corso, in linea con il regolamento adottato dall'Unione europea.
Infine, sulla tassazione degli extraprofitti e delle transazioni finanziarie altamente speculative, ricordo che nel corso della Presidenza italiana del G20 è stato raggiunto un accordo per la riforma della tassazione internazionale articolata su due pilastri, il primo dei quali prevede la riallocazione dei profitti alle imprese multinazionali più grandi e profittevoli, mentre il secondo mira ad introdurre una tassazione minima del 15 per cento per le grandi imprese multinazionali in ognuno dei Paesi in cui operano e grazie all'operato del presidente Meloni si è raggiunta l'unanimità in sede europea per poter applicare questa normativa dal 2024 anche in Italia e in tutta Europa. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Turco, per due minuti.
TURCO (M5S). Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro, ma mio malgrado ritengo assolutamente insoddisfacente la sua risposta alla mia interrogazione, anche perché continua a rispondere a una politica austeritaria, che fa male ai cittadini, alle imprese e all'economia italiana. Rischiamo di avere la più alta inflazione in Europa, come già i primi dati attestano. Si tratta, quindi, di una politica austeritaria.
Lei ha riferito che nella legge di bilancio avete confermato la tassazione sugli extraprofitti, però osservo che, a fronte di una prima formulazione di questa norma sugli extraprofitti, per la quale vi era un'attesa poi non mantenuta da parte del Governo Draghi di incamerare oltre 9 miliardi di entrate fiscali, la vostra norma rivista assicura appena 2,5 miliardi di gettito. Da questo punto di vista, di fatto, abbiamo regalato uno sconto sugli extraprofitti alle imprese energetiche, e non abbiamo coinvolto altre imprese che hanno fatto speculazione e che hanno fatto extraprofitti. Non avete fatto nulla contro i veri speculatori, che sono a monte della catena della formazione del prezzo e state andando a effettuare un'azione discriminatoria nei confronti dei distributori di carburante. In quel caso, infatti, non vi è speculazione, ci possono essere solo delle violazioni amministrative, così come la Guardia di finanza ha attestato negli anni addietro. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Nicita ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00131 sulle politiche di controllo dell'inflazione e del costo della vita, per tre minuti.
NICITA (PD-IDP). Signor Presidente, signor Ministro, come lei sa, i dati più recenti dell'Istat certificano un incremento dell'inflazione nel prossimo anno, per effetto trascinamento, che supera il 5 per cento. Questo dato si accompagna ad una serie di aumenti che abbiamo registrato nel 2022, a livello medio, che ci riportano indietro: per esempio, i prezzi al consumo hanno registrato un incremento dell'8 per cento, cosa che non accadeva dal 1985, quando registrammo un'inflazione superiore al 9 per cento.
Questi dati fanno emergere un elemento di grande preoccupazione che riguarda le famiglie, in particolare i lavoratori e le famiglie a basso reddito, i pensionati, i lavoratori a reddito dipendente, ma anche i risparmiatori che hanno investito in titoli a tasso fisso. Tutto questo fa emergere un quadro preoccupante, che evidentemente non è stato affrontato in modo definitivo dalla legge di bilancio e neanche nel decreto-legge aiuti-quater, che pure contenevano importanti misure di replica a quanto fatto dal Governo precedente, anche grazie alla sua azione in quell'Esecutivo.
Noi chiediamo quindi di sapere, più in generale, come si pensa di affrontare questo incremento alla luce del fatto che tutte le dinamiche macroeconomiche che osserviamo nel Paese indicano dati preoccupanti. L'Ufficio parlamentare di bilancio ha di nuovo attestato che nello scorso anno il decimo percentile delle famiglie più povere ha registrato un decremento di spesa del 15 per cento a fronte del 6 per cento delle famiglie più ricche. Sono importanti effetti redistributivi, che pure il Governo precedente, come lei ricorda, aveva cercato di contenere con una serie di misure, inclusa quella del taglio delle accise sui carburanti.
In questa sede il Governo ha annunciato una serie di misure di monitoraggio, ma faccio presente che tali misure sono attive per l'Antitrust già dal 2007 e che esiste un osservatorio dei prezzi. Si tratta di misure certamente insufficienti ad affrontare questo tema, anche perché esso deriva semplicemente da un'azione del Governo. Le chiediamo pertanto quali misure intende adottare a livello europeo per far fronte a questo incremento dell'inflazione, anche attraverso il ricorso a Repower EU; quali misure di sostegno intenda intraprendere per le famiglie a più basso reddito che vedono ridursi il proprio potere d'acquisto; quali misure intende intraprendere (se intende farlo) per ripristinare il taglio delle accise o graduarlo per prevenire effetti di trascinamento sull'inflazione e, infine, se ritiene di dover introdurre nuovi strumenti a sostegno delle imprese più piccole, in particolare nei settori più colpiti dall'elemento inflattivo. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro dell'economia e delle finanze, onorevole Giorgetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
GIORGETTI, ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in riferimento ai quesiti posti, si rappresenta in primo luogo che il dato di dicembre dell'inflazione, seppur molto elevato, risulta comunque in decelerazione rispetto al dato di novembre, anche per effetto del rallentamento dell'inflazione derivante dai beni alimentari e dai beni energetici. In particolare, i recenti prezzi a termine prospettano una riduzione del prezzo medio per il 2023 rispetto al 2022 di circa il 40 per cento per il gas e l'energia e del 20 per cento per il petrolio. I primi effetti si sono avuti già sulla bolletta elettrica del primo trimestre 2023 per i clienti a maggior tutela, con una riduzione del 19,5 per cento rispetto al trimestre precedente.
L'elevata dipendenza dell'Italia dalle materie prime energetiche ha fatto sì che l'inflazione complessiva sia stata nel 2022 più elevata di quella rilevata nella zona euro, tuttavia la componente di fondo, ovvero al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, risulta inferiore. Misurata sull'indice armonizzato di prezzo del consumo, l'inflazione di fondo di dicembre in Italia è stata del 6,4 per cento, mentre nell'area dell'euro è del 6,9 per cento.
In secondo luogo, si precisa che il Governo è già intervenuto con diverse misure per contenere l'impatto inflazionistico derivante dall'aumento dei prezzi dei beni energetici a causa del perdurare della crisi. Sono state già ricordate nelle precedenti risposte le misure adottate dal Governo per contrastare gli effetti connessi all'aumento dei prezzi e la circostanza che tali misure sono state destinate alle famiglie più bisognose e alle imprese.
Essendo inoltre la spinta inflazionistica determinata in larga parte dell'andamento dei prezzi delle materie energetiche negli ultimi mesi, secondo un fenomeno che interessa l'intera Europa, il Governo italiano ritiene che una soluzione vada trovata con il pieno coinvolgimento dell'Unione europea e ha partecipato attivamente ai negoziati che hanno portato all'introduzione del tetto al prezzo del gas. Come noto, l'intesa raggiunta al Consiglio degli affari energia dei Ministri dell'energia entrerà in vigore il prossimo 15 di febbraio.
Il Governo è consapevole dell'importanza di monitorare attivamente le prospettive economiche e quelle relative all'inflazione. Con specifico riferimento al prezzo dei carburanti, ricordo che le misure adottate dal precedente Governo, sin dal marzo 2022, che hanno portato a riduzione delle accise sui carburanti, sono state adottate quando il loro prezzo aveva superato i 2 euro al litro, toccando i 2,18 euro per la benzina e, comunque, si sarebbero concluse nel mese di novembre. Condizioni queste di prezzo molto diverse da quelle attuali e, proprio in ragione di ciò, il Governo ha ritenuto opportuno di dover intervenire con misure normative volte a migliorare la trasparenza dei prezzi.
Si ricorda infine che il Governo ha incaricato la Guardia di finanza di proseguire l'azione di contrasto agli illeciti del settore, tutti, in particolare con riferimento al sistema delle frodi che determinano danni al gettito erariale, ovviamente a monte di quello che è il sistema distributivo, e che va a danno di tanti imprenditori onesti che si trovano a fronteggiare una concorrenza sleale.
Come già evidenziato, il Governo non ha quindi ritenuto opportuno riproporre le misure di riduzione delle accise, ma anche con il decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri del 10 gennaio 2023, ha introdotto specifiche disposizioni volte a contrastare fenomeni di speculazione non soltanto nel settore dei carburanti - lo ribadisco - ma anche sui prodotti di largo consumo. In ogni caso, come ho ricordato in una precedente risposta, il Governo si riserva di adottare le misure di riduzione delle accise in funzione di una norma che, come avrete modo di vedere nel decreto-legge approvato il 10 gennaio 2023, consentirà un'azione in questo senso da parte del Governo in relazione all'incremento verificato dei prezzi dei carburanti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Misiani, per due minuti.
MISIANI (PD-IDP). Signor Presidente, noi non siamo soddisfatti della risposta del ministro Giorgetti; a dicembre l'Italia aveva un'inflazione superiore di tre punti alla media della zona euro, quasi sei più della Francia, quasi sette più della Spagna. Voi avete promesso di tagliare le accise non dieci anni fa ma tre mesi fa, a pagina 26 del programma di Fratelli d'Italia e a pagina 48 del programma del suo partito, la Lega (Applausi), in cui vi era scritto di proseguire con misure transitorie di riduzione delle accise di gasolio, benzina e GPL.
Avete fatto il contrario e avete sbagliato, perché serviva un'operazione più graduale e serviva in ogni caso aiutare almeno le fasce più fragili, che l'auto la usano per lavorare, per andare a studiare e hanno bisogno di una politica di contenimento dei prezzi.
Nella legge di bilancio, Ministro, ci sono tante cose: c'è quota 103, c'è la flat tax, ci sono dodici norme di condono, ma non c'è alcuna strategia contro il carovita. (Applausi).
Vi state limitando a gridare contro gli speculatori, contro la Banca centrale europea e avete approvato un decreto-legge, Ministro, me lo lasci dire, che è aria fritta. È il provvedimento dei cartelli che si moltiplicano nei distributori e della presunta speculazione, quando i vostri dati dicono che la media dei prezzi è aumentata, esattamente come è stato per l'aumento delle accise e dell'IVA. (Applausi). Questo è quello che è successo.
State indicando dei nemici invece di cercare delle soluzioni. Ecco, noi vi chiediamo di farlo almeno adesso: chiamate le parti sociali, chiamate la distribuzione e le associazioni dei consumatori, confrontatevi con loro, costruite un patto sociale contro l'inflazione che sta mangiando il potere d'acquisto dei redditi fissi, dei salari, degli stipendi e delle pensioni degli italiani.
Signor Ministro, vi chiediamo - e lo facciamo con grande convinzione - di occuparvi veramente di quello che oggi è il problema numero uno degli italiani. (Applausi).
PRESIDENTE. La senatrice Fregolent ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00133 sulla posizione del Governo italiano rispetto alla repressione delle manifestazioni in Iran, per tre minuti.
FREGOLENT (Az-IV-RE). Signor Ministro, secondo l'organizzazione non governativa Iran human rights, dal 16 settembre 2022, durante le manifestazioni seguite in quel Paese alla morte della ventiduenne Mahsa Amini, in Iran sono state uccise 481 persone, di cui 64 minorenni e 35 donne.
Sono oltre 20.000 le persone arrestate in queste ore, e non si sa più nulla della giornalista Nasim Sultan Beigi che, mentre cercava di lasciare il Paese, pare sia stata arrestata e portata in un luogo segreto.
Sono 109 i manifestanti che si trovano a rischio di essere giustiziati e, nonostante questo, le manifestazioni continuano: ormai sono 200 le città coinvolte, e lo slogan «Donna, vita, libertà», che rappresenta la piattaforma politica delle manifestazioni, è una denuncia inequivocabile della natura repressiva della Repubblica islamica nei confronti della quale, appunto, le donne e le persone di varie etnie e altre religioni stanno manifestando per avere maggiori diritti.
Si chiede pertanto di sapere quali sono le iniziative del suo Ministero e del Governo nel suo insieme per dare un indirizzo alla politica non soltanto italiana, ma anche internazionale, per sollecitare ovviamente qualsiasi tipo di interruzione delle brutali azioni repressive in Iran e avviare un percorso di instaurazione dello Stato di diritto che possa garantire i più basilari diritti di libertà e tutela del popolo iraniano.
PRESIDENTE. Il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Tajani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
TAJANI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, onorevoli senatori, il Governo segue con grande preoccupazione quanto accade in Iran.
Le notizie di esecuzioni, torture e altre gravissime violazioni dei diritti umani nei confronti di giovani arrestati suscitano grande sgomento.
Il ricorso alla pena di morte per soffocare la voce del dissenso è inaccettabile, rappresenta il superamento della linea rossa, è un punto di non ritorno.
Nel ricevere ieri l'ambasciatore iraniano per la presentazione delle lettere credenziali, il presidente Mattarella ha espresso la ferma condanna della Repubblica italiana e la sua personale indignazione per la brutale repressione, le condanne a morte e l'esecuzione di molti dimostranti.
Il rispetto con cui l'Italia guarda ai partner internazionali e ai loro ordinamenti trova un limite invalicabile nei principi della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, ha ricordato il Capo dello Stato: parole che il Governo condivide totalmente.
I cittadini iraniani hanno il pieno diritto di esprimere le proprie aspirazioni a un futuro di libertà, partecipazione e opportunità.
Il Governo continua a chiedere a Teheran l'immediata cessazione della repressione. Chiediamo un'immediata moratoria per la pena di morte.
Il 28 dicembre ho convocato l'ambasciatore iraniano, allora solo designato; nei giorni seguenti ambasciatori iraniani sono stati convocati in altri Paesi dell'Unione europea. Ho chiesto a Teheran di fermare le esecuzioni capitali, la repressione delle proteste e ogni violazione dei diritti umani, di dialogare, invece, con i manifestanti e di adottare un atteggiamento responsabile anche sul piano regionale.
Auspichiamo un segnale di cambiamento, che purtroppo non è ancora arrivato. In ambito europeo abbiamo promosso, con un gruppo ristretto di Stati membri, il ricorso alle sanzioni per gravi violazioni dei diritti umani. In occasione degli ultimi tre Consigli dei ministri degli esteri dell'Unione europea abbiamo adottato pacchetti di sanzioni contro enti e individui iraniani responsabili della morte di Mahsa Amini e della repressione violenta delle proteste. Stiamo lavorando ad una quarta tornata di sanzioni. L'approccio è improntato ovviamente a equilibrio e gradualità, per rendere lo strumento sanzionatorio credibile ed efficace.
Nell'ambito delle Nazioni Unite abbiamo sostenuto l'istituzione di una missione internazionale indipendente di indagine, approvata dal Consiglio per i diritti umani il 24 novembre. In Consiglio economico e sociale, il 14 dicembre, abbiamo votato a favore della risoluzione per l'espulsione dell'Iran dalla Commissione sulla condizione delle donne. Il 15 dicembre abbiamo votato a favore della risoluzione dell'Assemblea generale sulla situazione dei diritti umani in Iran. Continuiamo a lanciare messaggi chiari e fermi per esercitare pressioni su Teheran e ottenere un cambiamento di rotta rispetto alla drammatica fase attuale. Proseguire un confronto, per quanto faticoso, è necessario, anche per tutelare la sicurezza e la stabilità della regione, ma la pena di morte è inaccettabile, per quanto ci riguarda. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Scalfarotto, per due minuti.
SCALFAROTTO (Az-IV-RE). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, lasciatemi in primo luogo ringraziare, davvero dal profondo del cuore, il presidente della Repubblica Mattarella (Applausi), per aver espresso, con parole molto chiare, una ferma condanna e, dirò di più, per aver espresso la sua personale indignazione, perché l'indignazione personale del presidente Mattarella è l'indignazione personale di ogni singola italiana e italiano per quello che sta succedendo in Iran. (Applausi).
Signor Ministro, penso che il Governo abbia fatto tutto quello che doveva e per questo dovrei dirmi soddisfatto della sua risposta, eppure non posso alla fine essere soddisfatto, perché lei giustamente riconosce che non abbiamo ancora avuto il segnale che stiamo aspettando. Le dico la verità: quando lei ha incontrato l'ambasciatore iraniano, il 28 dicembre, ho visto con sgomento un comunicato dell'ambasciata iraniana, nel quale si rendeva conto del fatto che lei aveva invitato l'ambasciatore; poi, dall'account di Twitter, l'ambasciata dell'Iran scriveva che l'ambasciatore Sabouri aveva spiegato nel dettaglio aspetti della sharia e i fondamenti legali applicati dai tribunali iraniani nel caso di condanne capitali e qisas. Qisas è la legge del taglione: occhio per occhio, dente per dente. Sembra che l'ambasciatore sia venuto da lei, le abbia spiegato la legge del taglione e la sharia e lei abbia ascoltato. Ho risposto che un ambasciatore che scrive una cosa del genere andava letteralmente buttato fuori a calci dal suo ufficio. Mi creda, avendo ricoperto degli incarichi nel suo Ministero, so cos'è la diplomazia, ma anche la diplomazia ha un limite.
Concludendo, signor Ministro, l'Iran e l'Italia hanno un legame profondissimo, che gli iraniani riconoscono: un legame storico, economico e politico. Dobbiamo utilizzarlo appieno e dobbiamo essere in prima linea. Se quel segnale non arriva, la comunità internazionale dovrà mettere l'Iran con le spalle al muro e, nel farlo, davanti a tutti dovrà esserci la Repubblica italiana. (Applausi).
PRESIDENTE. Il senatore Zanettin ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00132 sull'orientamento dell'Italia rispetto all'integrazione europea dei Paesi dei Balcani occidentali, per tre minuti.
ZANETTIN (FI-BP-PPE). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, siamo molto preoccupati per quello che sta accadendo nei Balcani, in particolare in Kosovo, nella zona di Mitrovica in cui tra l'altro sono dispiegati il contingente militare Kfor della NATO ed Eulex dell'Unione europea. Da settimane si registrano tensioni e scontri, anche violenti, tra la minoranza serba e la popolazione kosovara. Non possiamo escludere che queste tensioni siano anche alimentate da una propaganda russa, soprattutto sui canali Telegram e sui social network, interessata ad incendiare quell'area e a rilanciare il revanscismo serbo. Io dico che di tutto l'Europa ha bisogno in questo momento, tranne che di un nuovo conflitto al suo interno. In questo quadro, credo che la diplomazia italiana possa fare molto, perché il nostro Paese ha legami consolidati con entrambi i soggetti interessati. Il contingente Kfor è comandato da un generale italiano, il generale Ristuccia, e il contingente italiano è storicamente il più numeroso della missione. L'Albania, storico protettore del Kosovo, è un alleato del nostro Paese; dopo il crollo del regime comunista, abbiamo molto contributo al suo sviluppo democratico ed economico.
Ma anche i rapporti con la Serbia sono stati nel tempo molto saldi. Voglio ricordare un episodio, magari meno noto ai più, ma molto significativo: il salvataggio da parte della nostra Marina, nel dicembre 1915, dell'esercito serbo in rotta. Fu quella un'impresa titanica e quasi leggendaria, in condizioni climatiche impervie, spesso dimenticata dai libri di storia; una sorta di piccola anteprima di Dunkerque, anche se meno nota e celebrata. Quindi sono molti i legami che il nostro Paese ha con quell'area, anche da un punto di vista storico.
Noi contiamo molto sull'impegno suo personale, del nostro Governo e dell'Italia, per cercare di trovare una composizione diplomatica. Che soluzioni possiamo proporre? Credo che il progetto che noi possiamo indicare sia quello della federazione della Bosnia Erzegovina, al quale tra l'altro, nel dicembre scorso, il Consiglio europeo ha riconosciuto lo status di candidato all'Unione europea. Per carità, anche in Bosnia Erzegovina le tensioni non mancano; ma comunque l'assistenza internazionale ha finora evitato ulteriori spargimenti di sangue. La domanda che quindi le rivolgo, a nome del Gruppo Forza Italia, è quali iniziative intenda lei personalmente e il suo Dicastero assumere per evitare - e Dio lo voglia - un conflitto disastroso nel cuore dell'Europa. (Applausi).
PRESIDENTE. Il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Tajani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
TAJANI, vice presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Signor Presidente, onorevole Zanettin, come lei ha detto, il Governo considera la regione dei Balcani di importanza strategica per il nostro Paese, per una serie di motivi. Il primo è il contrasto dei flussi migratori irregolari lungo la rotta balcanica, per tutelare la sicurezza nazionale. Il secondo è il ruolo di primo piano delle nostre aziende nell'area: basti pensare a investimenti cruciali quali il cavo di connessione elettrica sottomarino realizzato da Terna tra Italia e Montenegro. Il terzo, ma non certo ultimo fattore, è la cooperazione culturale universitaria che da sempre unisce il nostro Paese con questa parte d'Europa, a noi così vicina.
Certamente per raggiungere questi obiettivi bisogna lavorare per stabilizzare l'area. Ecco perché è cruciale la presenza dei nostri militari, apprezzati da entrambe le parti, ai confini tra la Serbia e il Kosovo. Tale lavoro permetterà all'Italia di svolgere un ruolo non secondario in futuro in questa regione, grazie anche al lavoro dei militari che sono in Bosnia e grazie al lavoro della Guardia di finanza, che è presente a Durazzo.
La strategia del Governo nei Balcani si sviluppa lungo due direttrici. La prima è un'accelerazione del processo di integrazione europea della regione. Abbiamo attivamente sostenuto la concessione dello status di Paese candidato a favore della Bosnia Erzegovina, un traguardo importantissimo raggiunto nell'ultimo Consiglio europeo. Come sottolineato dal Presidente del Consiglio al vertice UE-Balcani occidentali di Tirana il 6 dicembre, è fondamentale rafforzare l'azione dell'intera Unione nella regione e riaffermare in modo tangibile l'appartenenza di questa parte d'Europa al continente europeo. Il Governo intende continuare a giocare un ruolo di primo piano per vedere affermate le legittime aspettative di questi Stati e dei loro cittadini.
La seconda direttrice punta al rilancio della nostra azione. L'Italia deve tornare a essere protagonista, dobbiamo avere una presenza costante e attenta a tutte le dimensioni della cooperazione con i Paesi della regione. La mia visita a Belgrado e a Pristina il 22 novembre, insieme al ministro Crosetto, è un segno concreto della volontà di investire in modo strutturale nei Balcani, coinvolgendo tutte le componenti del sistema Italia. Per questo ho promosso l'organizzazione a Trieste, il 24 gennaio, di una Conferenza nazionale sul partenariato con i Balcani. L'obiettivo è quello di illustrare priorità e strumenti a disposizione degli operatori italiani, valorizzando le opportunità concrete. L'appuntamento di Trieste sarà solo un momento di scambio e di dialogo con le nostre realtà nazionali, innanzitutto quelle produttive. Vogliamo elaborare insieme una strategia di lungo periodo. Trieste, anello di congiunzione con l'Europa centro-orientale, sarà il punto di partenza di un impegno che alimenteremo nei prossimi mesi e che culminerà in un evento di alto livello con i Paesi dei Balcani a Roma la prossima primavera.
Organizzeremo inoltre business forum con Serbia, Kosovo e Albania e promuoveremo una conferenza sul corridoio 8 con Macedonia del Nord, Bulgaria e Albania: una straordinaria opportunità di crescita economica anche per l'Italia, in particolare per il nostro Mezzogiorno. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Zanettin, per due minuti.
ZANETTIN (FI-BP-PPE). Ministro Tajani, la ringrazio molto della sua risposta, che mi soddisfa pienamente. Certamente lei è la persona adatta per svolgere questo ruolo di mediazione, perché per la sua esperienza e cultura politica ha tutte le qualità per raggiungere l'obiettivo di trovare una pace definitiva in quest'area così delicata.
Ho molto apprezzato le iniziative che lei ci ha illustrato, come la Conferenza di Trieste e le ulteriori iniziative, perché dalla necessità del dialogo si possono trovare i compromessi. Il dialogo presuppone eliminare gli estremismi che ci sono in quell'area e lo sappiamo: vi sono estremismi sia da parte serba, con un revanscismo fuori luogo e nazionalista, ma anche da parte kosovara. Ricordiamo in particolare che il nostro contingente, al quale va il nostro ringraziamento particolare e profondo per l'opera di pacificazione, è stato posto lì soprattutto a tutela dei monasteri serbi di quell'area, che sono stati troppe volte aggrediti. Sappiamo bene che per gli uomini di fede l'aggressione ad un luogo di culto è una delle provocazioni più gravi.
Quindi, non posso che riconfermare a lei la mia stima e il ringraziamento per l'attività che sta svolgendo, oltre a rivolgere naturalmente al nostro contingente militare, ai nostri operatori e al contingente della Guardia di finanza la massima solidarietà e il nostro ringraziamento. (Applausi).
PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) all'ordine del giorno è così esaurito.
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 18 gennaio 2023
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica mercoledì 18 gennaio, alle ore 10,30, anziché alle ore 9,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 16,09).
Allegato A
INTERROGAZIONI
Interrogazione sulla crisi dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù (AIG)
(3-00116) (29 dicembre 2022)
Fina. - Ai Ministri del turismo e per lo sport e i giovani -
Premesso che:
l'Associazione italiana alberghi per la gioventù (AIG) costituisce una realtà di cruciale importanza per il settore turistico italiano, in quanto rappresenta a livello nazionale le attività di promozione del turismo giovanile, quali gli ostelli della gioventù, ed è parte, a livello internazionale, della Federazione internazionale degli ostelli per la gioventù (HI, Hostelling international), organizzazione riconosciuta dall'UNESCO;
il ruolo dell'AIG è stato riconosciuto a più riprese da parte delle istituzioni italiane, in particolare dall'articolo 12 del decreto-legge 29 marzo 1995, n. 97, (riordino delle funzioni in materia di turismo, spettacolo e sport), che ne ha sottolineato i servizi di rilevante valore culturale, superato successivamente dalla legge 29 marzo 2001, n. 135 (riforma della legislazione nazionale del turismo), e, a sua volta, dal decreto legislativo 23 maggio 2011, n. 79, recante il codice della normativa statale in tema di ordinamento e mercato del turismo, che ha indicato il turismo giovanile nell'ambito dei circuiti nazionali di eccellenza a sostegno dell'offerta turistica e del sistema Italia;
attualmente, l'AIG versa in una situazione di crisi, aggravata dal rallentamento del turismo causato dal COVID-19 e dalle incertezze derivanti dalla crisi energetica che hanno colpito in particolare i più giovani e i più svantaggiati, che costituiscono la clientela principale degli ostelli della gioventù, e nel corso della XVIII Legislatura sono stati fatti numerosi tentativi di risoluzione di tale crisi, tramite la presentazione di numerosi emendamenti e ordini del giorno ai decreti-legge di contrasto alla pandemia;
il Governo, a più riprese, ha confermato di essere a conoscenza della situazione in cui versa l'AIG rispondendo alle numerose interrogazioni depositate in materia da parte di tutte le forze politiche, quali la 4-06684 Pittella al Senato e la 5-04511 Nardi alla Camera, dicendosi disponibile a valutare favorevolmente eventuali disposizioni normative finalizzate ad "affrontare e risolvere l'attuale situazione dell'Associazione italiana alberghi della gioventù e salvaguardare le attività e le funzioni che questa svolge",
si chiede di sapere quali misure si ritenga necessario adottare al fine di tutelare il marchio storico, il patrimonio mobiliare e immobiliare, i servizi di utilità sociali dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù, nonché di garantire una prospettiva occupazionale al personale con rapporti di lavoro presso l'ente e le strutture associate.
Interrogazione con carattere d'urgenza sul trasporto dei rifiuti sanitari speciali prodotti dall'attività veterinaria
(3-00101) (20 dicembre 2022)
Rosa. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti -
Premesso che:
il trasporto di merci pericolose su strada è regolato dall'accordo europeo ADR, ovvero l'Accordo europeo relativo al trasporto internazionale dei rifiuti pericolosi su strada, ratificato in Italia con la legge n. 1839 del 1962;
il decreto legislativo n. 40 del 2000, modificato dal decreto legislativo n. 35 del 2010, ha recepito la direttiva europea 96/35/CE, relativa alla designazione e alla qualificazione professionale dei consulenti per la sicurezza dei trasporti su strada, per ferrovia o per via navigabile di merci pericolose;
l'ADR 2019, recepito in Italia con il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 12 febbraio 2019, ha imposto la nomina della figura del "Consulente ADR" anche agli speditori di rifiuti pericolosi e, dunque, ai produttori (cap. 1.8.3.1 dell'Accordo);
considerato che:
dopo un periodo transitorio di quattro anni, con decorrenza dal 1° gennaio 2023, i produttori di rifiuti, sono obbligati a nominare i consulenti per la sicurezza dei trasporti su strada, per ferrovia o per via navigabile di merci pericolose, pena una sanzione nella misura variabile da 6.000 a 36.000 euro e responsabilità per il datore di lavoro e per il rappresentante dei servizi di prevenzione e protezione in caso di incidente e mancata nomina del consulente;
allo stato attuale, parrebbero essere considerati spedizionieri, e, dunque, produttori di rifiuti compresi nell'applicazione della predetta normativa anche i medici veterinari;
valutato che numerose associazioni nazionali dei medici veterinari hanno chiesto chiarimenti, sottolineando che: i rifiuti sanitari speciali prodotti dall'attività veterinaria sono già regolarmente gestiti a norma di legge e conferiti a ditte specializzate nel loro corretto ritiro e smaltimento; l'attività veterinaria, una volta perfezionato il conferimento, non ha alcuna responsabilità sulle successive fasi di trasporto,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione descritta;
se ritenga di includere le attività veterinarie (codice ATECO 75.00.00) nelle categorie che usufruiscono dell'esenzione dall'adempimento in premessa o, in subordine, di disporre un ulteriore regime transitorio di deroga.
Interrogazione sulla crisi del gruppo SANAC, azienda dell'indotto di Acciaierie d'Italia
(3-00063) (24 novembre 2022)
Sabrina Licheri, Nave, Pirondini, Lopreiato, Bilotti, Aloisio, Sironi, De Rosa, Naturale, Mazzella, Pirro, Maiorino, Lorefice, Bevilacqua, Patuanelli, Damante, Turco. - Al Ministro delle imprese e del made in Italy -
Premesso che:
il gruppo SANAC S.p.A. opera nel campo della lavorazione di materiali refrattari dal 1939, leader in Italia con circa il 35 per cento del mercato nazionale, e offre un'ampia gamma di prodotti refrattari necessari alla costruzione, manutenzione e esercizio di impianti appartenenti ai diversi settori industriali;
il gruppo conta 4 unità produttive site rispettivamente a Gattinara (Vercelli), Assemini (Cagliari), Massa e Vado Ligure (Savona). Possiede un capitale sociale di 1,04 milioni di euro, una capacità produttiva di 200.000 tonnellate annue di materiale refrattario, un fatturato di 150 milioni di euro e 350 dipendenti più il relativo indotto;
nel 1995 SANAC è entrata nel gruppo Riva in concomitanza con l'acquisto della società ILVA, di cui SANAC faceva parte e, nel corso degli ultimi anni, la società ILVA ha rappresentato il principale cliente del gruppo SANAC;
con decreto del Ministro dello sviluppo economico in data 20 febbraio 2015, SANAC, dichiarata poi insolvente con sentenza del Tribunale di Milano in data 5 marzo 2015, è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del decreto-legge n. 347 del 2003 e sono stati nominati tre commissari straordinari;
considerato che:
come riportato nel verbale d'incontro relativo alla SANAC, redatto dalla struttura delle crisi d'impresa del Ministero dello sviluppo economico in data 23 novembre 2021, l'amministrazione straordinaria di SANAC è derivata dalla crisi del gruppo ILVA;
SANAC, a seguito delle vicissitudini giudiziarie che hanno coinvolto l'impianto ILVA di Taranto, ha subito una contrazione degli ordini commerciali;
con l'ingresso di Invitalia in ILVA si è costituito il gruppo Acciaierie d'Italia, che risulta essere ad oggi il principale acquirente di SANAC, ma che, nonostante la partecipazione di capitali da parte di Invitalia, accumula ritardi nel pagamento delle commesse;
nel verbale precedentemente citato, viene rimarcato il fermo degli ordini da parte di Acciaierie d'Italia, il principale cliente di SANAC, e che l'azionista di maggioranza di Acciaierie d'Italia, pur avendo manifestato interesse all'acquisizione dei complessi aziendali di SANAC, non ha formalizzato l'offerta;
in data 17 novembre 2022 si è svolta la procedura di presentazione delle manifestazioni d'interesse all'acquisizione dei complessi aziendali di SANAC che non ha visto la partecipazione di Acciaierie d'Italia;
considerato infine che:
Acciaierie d'Italia ha finora scelto di escludere SANAC dalla filiera dell'acciaio italiano puntando su aziende private estere e contribuendo al crollo del fatturato dell'azienda; ci sono diverse realtà che fanno parte dell'indotto siderurgico nazionale, che vivono situazioni drammatiche dovute alla mancanza di ordini da parte dell'impianto di Taranto e dei mancati pagamenti;
attualmente il gruppo Acciaierie d'Italia risulta avere, per quanto a conoscenza degli interroganti, una situazione debitoria nei confronti di SANAC che ammonta a 23 milioni di euro,
si chiede di sapere:
quali iniziative di competenza il Ministro in indirizzo intenda assumere per agevolare la risoluzione della situazione debitoria di Acciaierie d'Italia nei confronti di SANAC;
se non ritenga che l'assenza di una strategia industriale sul polo siderurgico di Taranto inevitabilmente impatti sul tessuto produttivo del Paese con conseguenze gravi sia per la produzione di acciaio che per molte aziende che risentono dell'inaffidabilità del gruppo di Acciaierie d'Italia;
se intenda intervenire per il rilancio del settore garantendo una continuità della filiera siderurgica sul territorio nazionale, senza avvantaggiare stabilimenti all'estero e salvaguardando i livelli occupazionali, nonché attivarsi nelle sedi di competenza, affinché Acciaierie d'Italia consideri il ritiro del provvedimento di fermo degli ordini e delle commesse delle imprese, tra cui SANAC.
Interrogazione con carattere d'urgenza sugli esuberi tra i lavoratori degli stabilimenti italiani di Electrolux
(3-00080) (06 dicembre 2022)
Croatti. - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali -
Premesso che:
Electrolux, la multinazionale svedese che produce elettrodomestici con stabilimenti in tutto il Paese, ha annunciato 222 esuberi in Italia. Nel dettaglio si parla di 101 impiegati e 121 operai. Gli esuberi, in base a un incontro avuto dai vertici del gruppo con i sindacati, saranno così distribuiti: 96 a Forlì, 76 a Porcia (Pordenone), 13 a Cerreto d'Esi (Ancona), 2 ad Assago (Milano), 10 a Solaro (Milano) e 25 a Susegana (Treviso);
i tagli al personale più consistenti saranno dunque negli stabilimenti di Porcia, che vedrà la fuoriuscita di 40 impiegati e 36 operai, e Forlì, che invece vedrà un taglio di 19 impiegati e 77 operai;
secondo quanto emerso l'operazione dovrebbe concludersi entro la primavera 2023 e prevedrebbe il ricorso alla NASpI incentivata;
la decisione dell'azienda è legata alla crisi del mercato degli elettrodomestici, aggravata dell'abbandono del mercato in Russia, a seguito della guerra in Ucraina. La vendita della filiale russa ha generato una minusvalenza di circa 350 milioni di corone svedesi (circa 32,5 milioni di euro). Nel terzo trimestre il gruppo svedese ha registrato una perdita netta di 605 milioni di corone svedesi (55,43 milioni di euro);
secondo il segretario nazionale FIM CISL, Massimiliano Nobis, l'incertezza del mercato non consentirà la stabilizzazione dei lavoratori attualmente con contratto a termine con possibili periodi di cassa integrazione;
le parti torneranno a confrontarsi sul tema degli esuberi il 10 gennaio 2023. L'approccio dei vertici aziendali pare piuttosto collaborativo e in questo senso, a parere dell'interrogante, sarebbe doveroso che il Governo fosse parte in causa di questo confronto,
si chiede di sapere:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se non intenda istituire un tavolo istituzionale presso il Ministero delle imprese e del made in Italy al fine di intervenire tempestivamente e tutelare i lavoratori e le loro famiglie;
se intenda supportare i sindacati dei lavoratori nelle loro richieste di percorsi d'uscita incentivati esclusivamente volontari e ammortizzatori sociali unicamente conservativi nonché concordare un diritto di precedenza sulle future assunzioni per i lavoratori temporanei e a termine che non sono stati o che non saranno confermati.
Interrogazione sulla salvaguardia di Villa Verdi a Sant'Agata di Villanova sull'Arda (Piacenza)
(3-00047) (16 novembre 2022)
Pirondini, Castiello, Croatti, Aloisio, Pirro. - Al Ministro della cultura -
Premesso che:
il 30 ottobre 2022 è stato l'ultimo giorno di apertura del museo-abitazione di Giuseppe Verdi a Sant'Agata di Villanova sull'Arda (Piacenza), conosciuto come villa Verdi;
in seguito a una diatriba legale durata 20 anni, la residenza, che dal 1848 e che per 50 anni è stata la dimora prediletta del compositore italiano più conosciuto al mondo, ha chiuso per consentire l'avvio dell'iter di messa all'asta dell'immobile;
in particolare la Corte di cassazione ha stabilito che l'eredità di Alberto Carrara Verdi, scomparso nel 2001, deve essere divisa tra i figli in parti uguali (Maria Mercedes, Ludovica, Angiolo ed Emanuela, quest'ultima deceduta nel 2020). Dato che nessuno dei tre è però in grado di rilevare le quote dell'altro, villa Verdi è destinata alla vendita;
numerose associazioni si sono attivate per scongiurare la chiusura del museo che riecheggiava ormai da anni;
l'erede di Giuseppe Verdi ha dichiarato alla stampa: "Il Tribunale probabilmente invierà un custode o un notaio che la possa tutelare (...) mi auguro solo che qualcuno intervenga, colga l'attimo per l'acquisto, perché la paura è che rimanga abbandonata a se stessa" ("corriere.it", 22 ottobre 2022);
considerato che:
la proprietà nel comune di Villanova venne acquisita dal maestro Giuseppe Verdi nel 1848 che decise di costruire la villa, poi completata nel 1880. Originariamente, la casa fu acquistata dal compositore per i genitori, Carlo Verdi e Luigia Uttini, messi nella villa di Sant'Agata per volontà del maestro, ma dopo la morte di sua madre, il padre tornò a vivere a Busseto. Verdi e Giuseppina Strepponi, cantante d'opera con la quale visse da allora prima di sposarsi nel 1859, si stabilirono a Sant'Agata nel 1851. Verdi fece aggiungere due ali alla costruzione originale, completando il tutto con una imponente terrazza sulla facciata, le serre, una cappella e la rimessa per le carrozze sul retro. Verdi e Giuseppina dedicarono molto tempo per l'espansione del parco;
Giuseppe Verdi acquistò la tenuta di Sant'Agata su suggerimento di Antonio Barezzi e lì visse e scrisse la sua musica, godendo di un isolamento necessario al suo genio creativo e al suo carattere schivo e riservato;
considerato infine che:
il 21 novembre alle ore 20.30 presso il teatro Lirico di Milano si terrà il gala "Uniti per Verdi" con la partecipazione di ospiti eccellenti quali Eleonora Buratto, Massimo Cavalletti, Roberto de Candia, Chiara Isotton, Francesco Meli, Caterina Piva, Piero Pretti, Annalisa Stroppa e Riccardo Zanellato, che saranno diretti dal maestro Riccardo Frizza e accompagnati dai professori delle orchestre delle fondazioni lirico-sinfoniche. Un parterre di star della lirica, che ha legato la propria carriera artistica al repertorio verdiano, si alternerà sul palco esibendosi in alcune delle arie più rappresentative composte dal "cigno di Busseto", accompagnati da una compagine che coinvolge i professori delle orchestre delle fondazioni lirico-sinfoniche;
la realizzazione dell'evento straordinario, nel nome di Giuseppe Verdi, ha lo scopo di incentivare le istituzioni pubbliche a preservare la casa-museo del compositore, garantendone la pubblica fruizione,
si chiede di sapere quali iniziative, alla luce della situazione conservativa in cui versa l'immobile a causa della mancanza di interventi di manutenzione, ordinaria e straordinaria, intenda assumere il Ministro in indirizzo per salvaguardare villa Verdi, patrimonio di inestimabile valore culturale, anche valutando di esercitare il diritto prelazione per l'acquisizione del complesso alla proprietà pubblica.
Interrogazione sull'acquisizione al patrimonio pubblico del castello di Sammezzano a Reggello (Firenze)
(3-00065) (29 novembre 2022)
Parrini, Franceschelli, Zambito. - Al Ministro della cultura -
Premesso che:
il castello di Sammezzano, sito nella frazione di Leccio del comune di Reggello (Firenze), è unanimemente riconosciuto come uno dei maggiori, se non il più importante, esempio di arte orientalistica in Italia; la dimora, realizzata sulla struttura di un castello le cui origini vanno fatte risalire, come quelle della tenuta che lo circonda, all'alto Medioevo, deve il suo attuale aspetto alle innovazioni volute dal marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d'Aragona nel corso del XIX secolo;
il castello e il parco circostante, già dichiarati bene di interesse pubblico nel 1927, sono attualmente soggetti alla disciplina vincolistica per effetto del decreto ministeriale 2 settembre 1972 che, ai sensi dell'allora vigente legge 1° giugno 1939, n. 1089, lo dichiarò bene di interesse artistico e storico e, pertanto, sono affidati alla tutela della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio della città metropolitana di Firenze e delle province di Prato e Pistoia; essi, tuttavia, rimangono di proprietà privata e, a seguito di una serie di trasferimenti immobiliari, sono dal 1990 di proprietà della società Sammezzano Castle S.r.l.;
nel corso degli anni, il castello è stato adibito a residenza privata e a struttura ricettiva (ristorante e albergo) ma è andato parimenti soggetto ad un processo di costante deterioramento, che mette attualmente a rischio il suo pregio artistico e storico, che ne fanno un elemento fondamentale e qualificante del patrimonio culturale del territorio; dall'anno 2000, il castello è in stato di semi-abbandono e attualmente risulta chiuso al pubblico e non visitabile;
a partire da tale momento, non sono andati a buon fine numerosi tentativi di trasferimento della proprietà, mediante aste, i quali si sono peraltro intrecciati alle vicende del fallimento della Sammezzano Castle, dichiarato nel dicembre 2017 dal Tribunale di Arezzo e dal quale la società è uscita nel novembre 2019; come riporta il sito del comitato "Save Sammezzano", a partire dal 2015 sono state ben 6 le aste per la vendita del bene, e solo in occasione di una queste (del maggio 2017) è stata presentata un'offerta, peraltro poi impugnata da una società creditrice e, dunque, non andata a buon fine;
parallelamente, si è sviluppato un vivace e benemerito movimento civico, attraverso la fondazione Ferdinando Panciatichi Ximenes d'Aragona e il comitato "Save Sammezzano", i quali operano in costante sinergia con la Regione e gli enti locali interessati, che ha mantenuto alta l'attenzione sullo stato di degrado del castello e del parco, organizzando conferenze, momenti di visita al piano nobile del castello e soprattutto tentando di ottenere il riconoscimento pubblico, anche a livello internazionale e sovranazionale, del rilievo storico, artistico e culturale del bene; molti di questi tentativi non sono andati a buon fine proprio a causa delle incertezze relative all'assetto proprietario del bene;
nell'ultima fase della XVIII Legislatura è stato presentato alla Camera dei deputati un disegno di legge, su iniziativa dell'on. Vittorio Sgarbi, recante "Disposizioni per l'acquisto del castello di Sammezzano da parte dello Stato, per la sua tutela e per la destinazione di esso a fini di pubblico interesse" (AC 3572);
considerato che:
a quanto risulta agli interroganti, a fronte di un ulteriore e continuo processo di deterioramento del bene, le sollecitazioni provenienti dalla competente Soprintendenza e volte (in sinergia con le autorità locali, a partire dalla Regione Toscana e dai Comuni coinvolti, nonché con i soggetti civici ricordati) a garantire un ordinato processo di recupero e valorizzazione del castello e del parco, continuano a non ricevere solerti e consapevoli riscontri da parte della proprietà;
il protrarsi di una situazione di inerzia e incertezza rischia di rendere irreversibile il processo di deterioramento del castello e del parco, con grave violazione delle rilevanti disposizioni del codice dei beni culturali di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, nonché, in ultima analisi, dello stesso articolo 9 della Costituzione;
l'articolo 733 del codice penale, nel disciplinare il delitto di danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale, prevede come sanzione accessoria la confisca della cosa deteriorata o comunque danneggiata;
al di là dei profili di rilievo penale, gli articoli 60, 61 e 62 del codice dei beni culturali prevedono che, in caso di trasferimento della proprietà, il Ministero della cultura possa esercitare la facoltà di acquistare il bene in prelazione e, in caso, trasferire tale facoltà alla Regione o all'ente pubblico territoriale che manifestino interesse all'acquisto, come previsto dall'articolo 62,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione in cui versano il castello di Sammezzano e il parco circostante e quali iniziative intenda assumere, ivi compresa l'attivazione del percorso che possa portare alla confisca ai sensi dell'articolo 733 del codice penale ovvero l'esercizio della prelazione in caso di trasferimento della proprietà del bene, per assicurare al più presto la acquisizione al patrimonio pubblico, assieme al loro recupero e piena valorizzazione, assicurandone la fruibilità per le comunità territoriali nonché per l'intera comunità nazionale e internazionale.
Interrogazione sulla stabilizzazione di alcuni collaboratori del Ministero della cultura
(3-00084) (06 dicembre 2022)
D'Elia. - Al Ministro della cultura -
Premesso che:
secondo quanto consta all'interrogante, circa 800 collaboratori del Ministero della cultura, che svolgono funzioni di rilevante responsabilità, avrebbero l'incarico con la modalità della partita IVA;
questi professionisti rappresentano un grande patrimonio di competenze e professionalità per il Paese, assumendo competenze e responsabilità che meriterebbero la stabilizzazione del loro profilo professionale;
sarebbe opportuno a parere dell'interrogante che il Ministero della cultura assumesse le iniziative necessarie ad una proroga del contratto o una stabilizzazione delle loro posizioni presso il Ministero stesso,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda assumere iniziative in merito.
Interrogazione sull'istituzione di un parco naturale unico del delta del Po
(3-00083) (06 dicembre 2022)
Croatti. - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica -
Premesso che il delta del Po registra la presenza di oltre 300 specie di uccelli, 40 specie di mammiferi, 25 tra anfibi e rettili che vivono in forma stabile nei diversi habitat costituitisi nel tempo nelle aree allagate dal Po. Esso rappresenta il più vasto complesso di zone umide d'Italia;
considerato che:
risultano numerose criticità nella gestione del Parco del delta del Po, che possono porsi come ostacoli nel raggiungimento degli obiettivi previsti per la zona del delta del Po dalla Convenzione di Ramsar e dall'UNESCO, attraverso il programma "Man and the Biosphere" - MAB;
in particolare: a) non è stata garantita un'adeguata ed efficace tutela della biodiversità e si riscontra una scarsa dotazione di risorse economiche allocate e scarsità di personale assegnato, anche per le questioni relative al dragaggio di alcune aree; b) si riscontra una quantità eccessiva di consumo di suolo per supermercati e capannoni commerciali; c) gli adempimenti che gli enti locali e regionali hanno sottoscritto per fare parte della rete di "Riserve della biosfera MAB-UNESCO" sono stati solo parzialmente attuati; d) lo Statuto dell'Ente di gestione per i parchi e la biodiversità delta del Po, approvato con delibera n. 27 del 26 agosto 2013, è ancora inapplicato; e) le gestioni attuali del Parco (veneta ed emiliano-romagnola) differiscono sensibilmente; f) si riscontra una presenza documentata di bracconaggio faunistico venatorio e ittico (anche in zone di "Rete Natura 2000") e conseguente impoverimento della varietà di specie, soprattutto dell'avifauna; g) si riscontrano livelli preoccupanti di inquinanti (inquinamento di suolo, aria e acqua); h) vi è una gestione critica delle valli di Comacchio residue, che pregiudicano la sua funzione di santuario, un luogo dove poter potenzialmente aumentare lo quantità delle anguille, per evitarne l'estinzione; i) vi è stata una strage di volatili in Valle Canna (ottobre 2019); l) è comparsa acqua rosa nello specchio vallivo nei pressi di Boscoforte, dovuto presumibilmente ad uno scarico pirata a causa della mancanza di vigilanza (novembre 2019); m) associazioni ambientaliste e scientifiche hanno abbandonato la Fiera del bird watching per la cattiva gestione nella conservazione di un gioiello naturalistico unico in Europa (febbraio 2020); n) è stato consentito dall'amministrazione comunale di Comacchio nel 2018 di installare una fabbrica per polveri ceramiche ai margini della città lagunare, poi scongiurata da una mobilitazione di comitati di cittadini che ne hanno evitato l'implementazione;
la legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio per il 2018), all'articolo 1, comma 1112, stabilisce: "È istituito, d'intesa con le regioni Veneto ed Emilia-Romagna, il Parco del Delta del Po, comprendente le aree del perimetro del Parco naturale regionale del Delta del Po, istituito con la legge della regione Veneto 8 settembre 1997, n. 36, e del Parco regionale del Delta del Po, istituito con la legge della regione Emilia-Romagna 2 luglio 1988, n. 27. Il mancato raggiungimento dell'intesa preclude l'istituzione del Parco del Delta del Po. La copertura delle spese obbligatorie è assicurata a valere sulle corrispondenti risorse rese disponibili a legislazione vigente dalle regioni e dagli enti locali territorialmente interessati, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica";
nel 2018, si ebbe notizia dagli organi di stampa che la Regione Emilia-Romagna, al fine dell'istituzione del Parco, si era fatta promotrice, insieme alla Regione Veneto, di una bozza d'intesa i cui contenuti non apparivano in linea con le richiamate previsioni della legge di bilancio per il 2018, in quanto tese a promuovere l'istituzione di un parco a carattere interregionale, senza tener conto che il Ministero dell'ambiente è competente per il relativo procedimento tecnico-amministrativo;
le dichiarazioni dei Presidenti delle regioni Veneto ed Emilia-Romagna rilasciate in occasione di un incontro del 19 febbraio 2022, sottolineano una volontà di collaborare per il potenziamento del Parco del Delta del Po, attraverso stanziamenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza,
si chiede di sapere se vi siano reali motivi ostativi, di tipo normativo o giuridico, che precludano alla realizzazione del Parco nazionale del Delta del Po includendo territori delle regioni Veneto ed Emilia-Romagna e se sia possibile, attraverso una interlocuzione ministeriale diretta o indiretta con i Presidenti delle regioni Emilia-Romagna e Veneto, constatare la volontà di istituire un parco unico del Delta del Po nazionale in alternativa ad un parco regionale o interregionale.
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 151-BIS DEL REGOLAMENTO
Interrogazione sul fenomeno delle bande criminali giovanili
(3-00129) (11 gennaio 2023)
Cantalamessa, Romeo. - Al Ministro dell'interno -
Premesso che:
durante la serata di sabato 7 gennaio 2023, in tre quartieri diversi di Napoli, tre adolescenti sono stati aggrediti e accoltellati da gruppi di coetanei. Video di violenza urbana con colpi di pistola di sottofondo sono stati postati sulla rete da ragazzini minorenni. Gli episodi di violenza, bullismo, aggressione da parte di giovani ragazzi riuniti in baby gang sono diventati sempre più frequenti, a Napoli come in molte altre città italiane, e la situazione necessita di un intervento serio e deciso per mettere fine ad un'emergenza sociale e di sicurezza pubblica;
nel corso degli ultimi anni il fenomeno delle baby gang ha avuto un'evoluzione rapidissima: aggressioni sempre più violente ed immotivate, compiute da ragazzi sempre più giovani, che si perpetrano su tutto in territorio nazionale, destando preoccupazione e allarme per il disagio sociale e psicologico che si nasconde dietro ragazzi giovanissimi che compiono pestaggi, rapine, furti, aggressioni, per il solo gusto di farlo e di pubblicarlo sui social network;
alla luce dell'emergenza sociale in atto, la gestione dell'ordine pubblico e della sicurezza deve essere accompagnata dalla previsione di un modello di intervento educativo e morale contro il disagio minorile, che responsabilizzi in primo luogo le famiglie e restituisca la giusta importanza alle istituzioni scolastiche ed educative, e nello stesso tempo è fondamentale trasmettere una percezione della giustizia che dia certezza sia alle vittime che ai giovanissimi criminali,
si chiede di sapere quali siano le azioni che il Ministro in indirizzo intenda mettere in atto per arginare il fenomeno emergenziale delle baby gang, in primo luogo con interventi a breve termine che garantiscano sia la sicurezza pubblica di tutti i cittadini che sono seriamente preoccupati dall'evoluzione violenta della situazione sia giustizia a tutte le vittime, e in secondo luogo con interventi a medio e lungo termine per costruire, congiuntamente alle altre istituzioni coinvolte, un modello sociale ed educativo che offra opportunità e alternative ai ragazzi.
Interrogazione sulla presenza di uffici governativi informali della Cina sul territorio nazionale
(3-00128) (11 gennaio 2023)
De Priamo, Malan, Speranzon, Sallemi, Zedda, Balboni, Pera, Della Porta, Lisei, Spinelli, Barcaiuolo, Menia, Mieli. - Al Ministro dell'interno -
Premesso che:
recentemente l'organizzazione non governativa "Safeguard defenders" ha reso noto un proprio rapporto relativo all'apertura di numerose "stazioni di polizia" all'estero da parte della Repubblica popolare della Cina;
secondo tale rapporto, sarebbe proprio l'Italia, con 11 "stazioni di polizia" cinesi non ufficiali, il Paese con il maggior numero di presenze;
stando a tale rapporto, inoltre, la rete parrebbe composta da oltre 100 sedi in più di 50 Paesi nel mondo;
la maggior di queste "stazioni di polizia" (in Italia ne sarebbero state individuate a Milano, Roma, Prato, Firenze, Venezia e Bolzano) sarebbero state aperte senza autorizzazione;
nel replicare alle critiche, il Governo cinese ha sottolineato la funzione di assistenza nel disbrigo pratiche burocratiche ai cittadini cinesi che vivono all'estero svolta da questi centri, dal rinnovo del passaporto a quello della patente;
eppure, secondo quanto si apprende dal report della suddetta organizzazione non governativa, le sedi sarebbero al contrario utilizzate dalla Cina per sorvegliare, perseguire e, in alcuni casi, rimpatriare gli esuli e i dissidenti, avvalendosi di accordi bilaterali in materia di sicurezza siglati con i governi dei Paesi ospitanti;
secondo quanto riferito da Safeguard Defenders, le stazioni di polizia si muoverebbero al di fuori dei normali canali utilizzati per l'estradizione: difatti sembrerebbero sussistere prove di intimidazione subite dai cittadini cinesi in Italia, tra cui, ad esempio, quelle ai danni di un operaio accusato di appropriazione indebita, rientrato in Cina dopo tredici anni passati in Italia e di cui si sono perse le tracce,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative si intenda intraprendere al fine di verificare se effettivamente i suddetti centri assolvano a funzione di polizia, controllo, ricerca e repressione nei confronti delle comunità cinesi presenti sul territorio italiano, magari in collaborazione con le autorità asiatiche;
se effettivamente, e in quali termini, siano stati stipulati accordi con la Repubblica popolare cinese in materia e, in tal caso, quale sia il loro contenuto.
Interrogazione sulle carenze strutturali delle sedi della questura di Pesaro e del commissariato di Fano
(3-00127) (11 gennaio 2023)
De Poli. - Al Ministro dell'interno -
Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:
i locali della Questura di Pesaro e del Commissariato di Fano sono attualmente in condizioni strutturali problematiche e con impianti di riscaldamento non funzionanti che aumentano le difficoltà operative;
coloro che lavorano o si recano nei locali della Questura o del Commissariato per l'espletamento di pratiche amministrative e servizi, rischiano di subire importanti disagi a causa delle carenze infrastrutturali;
il terremoto del 26 ottobre 2022 ha provocato ulteriori vari danni interni ed esterni alla struttura della Questura di Pesaro;
c'è bisogno di un intervento complessivo, organico e radicale per risolvere i problemi in cui i locali si trovano,
si chiede di sapere quali azioni il Ministro in indirizzo intenda mettere in atto e se non ritenga opportuno mettere a disposizione le risorse finanziarie necessarie per trovare soluzioni tecniche e organizzative, anche utilizzando accordi interministeriali, in modo da assicurare alla Questura di Pesaro e al Commissariato di Fano una ristrutturazione adeguata o la realizzazione di una nuova sede, con l'obiettivo di rispondere alle concrete necessità del personale interno e di tutta la comunità.
Interrogazione sulle modalità di calcolo dell'IVA nel settore energetico
(3-00126) (11 gennaio 2023)
Magni, De Cristofaro. - Al Ministro dell'economia e delle finanze -
Premesso che:
l'attuale situazione del Paese è caratterizzata da una crisi profonda, che colpisce principalmente i settori più fragili della popolazione. Lo scorso anno, in particolare, l'aumento dei costi sostenuti da cittadini e imprese per far fronte ai crescenti prezzi di carburanti ed energia ha spinto gli ultimi due Governi ad intervenire per calmierarne gli effetti, senza riuscire, tuttavia, a proporre soluzioni strutturali in grado di proteggere i consumatori nel lungo periodo;
in questo settore, in particolare, il comportamento dello Stato contrasta con un corretto rapporto Stato-cittadino, contravvenendo a principi generali in materia fiscale. Ci si riferisce, nello specifico, al fatto che il calcolo dell'IVA nelle bollette energetiche e nel prezzo finale del carburante è riferito oggi ad un totale che comprende accise, imposte, addizionali, oneri generali di sistema: una duplicazione di tributi che, in un momento come quello attuale, appare doppiamente inaccettabile. Non è possibile pensare all'imposizione fiscale come a un bancomat per lo Stato, né esprimere preoccupazione per la crisi economica e sociale contribuendo a peggiorarla;
è da segnalare come la normativa e la giurisprudenza in materia mostrino da decenni orientamenti altalenanti, con numerose sentenze in favore della restituzione ai cittadini di quella parte dell'IVA che viene illegittimamente trasferita agli utenti finali del servizio (si ricorda in primis la sentenza n. 3671 del 1997 in cui la Corte di cassazione disponeva, rispondendo ad altra istanza, come l'IVA debba necessariamente essere conteggiata al netto di altre imposte, poiché un'imposta non costituisce mai base imponibile per un'altra) e altre che invece giustificano tale sistema rifacendosi all'articolo 78 della direttiva della Comunità europea n. 112/2006, ove vengono ricompresi nella base imponibile IVA anche "le imposte, le tasse, i dazi, le tasse e i prelievi";
tale situazione appare tuttavia sempre più critica dati i continui aumenti, anche speculativi, dei costi energetici, i quali presentano anche un effetto inflattivo che erode salari, pensioni e guadagni degli operatori del settore,
si chiede di sapere quali iniziative intenda assumere il Ministro in indirizzo per fornire un'efficace soluzione normativa a quanto esposto, modificando le modalità di calcolo dell'IVA sulla quota delle accise nel settore energetico e, in particolare, quello relativo ai carburanti, che viene attualmente applicata anche sulle imposte.
Interrogazione sugli interventi per alleviare il carico fiscale sui prodotti energetici
(3-00130) (11 gennaio 2023)
Barbara Floridia, Turco. - Al Ministro dell'economia e delle finanze -
Premesso che:
l'articolo 2 del decreto-legge n. 176 del 2022 (detto decreto aiuti quater), come modificato nel corso dell'esame in sede referente presso la 5a Commissione permanente (Programmazione economica, bilancio) del Senato, proroga la più volte disposta riduzione delle aliquote di accisa applicabili ad alcuni prodotti energetici utilizzati come carburanti. In particolare, si prevede che le misure ridotte d'accisa in vigore dal 22 marzo 2022 restano ferme fino al 30 novembre 2022 (in luogo del 31 dicembre 2022, come previsto dal testo originario del provvedimento) e dal 1° dicembre al 31 dicembre 2022 viene disposto un lieve aumento delle medesime aliquote, che tuttavia rimangono inferiori agli importi vigenti fino al 21 marzo 2022. Viene inoltre prorogata al 31 dicembre 2022 l'applicazione di un'aliquota IVA ridotta, pari al 5 per cento, alle forniture di gas naturale impiegato in autotrazione;
a partire dal 1° gennaio 2023, dunque, non è più in vigore lo sconto sulle accise sui carburanti. La prima legge di bilancio dell'Esecutivo in carica, dunque, pur destinando la maggior parte delle risorse alla lotta al caro energia, pari a 21 miliardi di euro su 35 complessivi, e prevedendo un blocco degli aumenti delle multe stradali in proporzione all'inflazione per i prossimi due anni, non ha rinnovato la misura agevolativa in scadenza il 31 dicembre 2022;
rilevato che:
le associazioni per i diritti dei consumatori hanno stimato che, solo per effetto della mancata proroga al taglio delle accise, la maggiore spesa per i rifornimenti raggiungerà nel 2023 un totale di 366 euro a famiglia, a cui vanno aggiunti gli effetti indiretti in termini di rincari a cascata sui listini dei prodotti trasportati e sulle tariffe di una moltitudine di servizi;
il rialzo del prezzo del gasolio rischia di avere un impatto dirompente sui servizi erogati dalle società di trasporto passeggeri con autobus, sia di quelli destinati al trasporto pubblico locale che di quelli per il trasporto di linea e noleggio non soggetto ad obblighi di servizio pubblico. Le associazioni di settore hanno segnalato che la mancata proroga del taglio delle accise fa volare il prezzo del gasolio e, in assenza di contromisure, l'impatto sui conti delle imprese di trasporto passeggeri con autobus rischia di diventare insostenibile, mettendo a serio rischio la sostenibilità e la regolarità di servizi essenziali per la collettività. Anche le imprese del trasporto rischiano di essere drasticamente penalizzate dalla mancata riduzione delle accise e da una situazione di perenni rincari che rappresenta l'ennesimo peso per un comparto che ha subito un ridimensionamento del volume d'affari a causa della crisi generalizzata;
il Consiglio dei ministri ha approvato, il 10 gennaio 2023, un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di trasparenza dei prezzi dei carburanti e di rafforzamento dei poteri di controllo e sanzionatori del garante dei prezzi. Il monitoraggio dei prezzi ai distributori non sarà più settimanale ma giornaliero e viene introdotto l'obbligo di esporre il prezzo alla pompa. Da più parti, però, e all'interno della stessa maggioranza di Governo, viene rilevato che non è in atto una speculazione, ma di certo c'è un tema legato non solo all'andamento dei prezzi, ma soprattutto all'incidenza della tassazione sul prezzo finale;
secondo quanto emerge dal consueto monitoraggio nazionale dei prezzi dei carburanti realizzato dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, la ragione dei rincari non sarebbe connessa ad ipotesi speculative, ma proprio al rialzo dovuto alla predetta mancata proroga. Il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, infatti, ha rilevato nella prima settimana di gennaio 2023 un aumento dei prezzi dei carburanti in linea con il rialzo dovuto alla mancata proroga del taglio delle accise. Difatti, dal 1° gennaio il rialzo delle accise è stato di 18 centesimi. Tra il 1° e l'8 gennaio, secondo i dati disponibili sulla pagina web del Ministero, la benzina al self service è salita da 1,644 a 1,812 euro al litro con un aumento di 16,8 centesimi. Il gasolio, invece, è passato da 1,708 a 1,868 euro, con un rialzo di 16 centesimi;
considerato che:
nel corso del 2021 e nell'anno in corso, il Governo Draghi ha adottato una serie di misure volte a mitigare gli effetti sulle famiglie e sulle imprese degli aumenti di prezzo dell'energia elettrica, del gas e dei carburanti verificatisi a partire dal secondo semestre del 2021 e accentuatisi in coincidenza con la crisi ucraina;
secondo quanto riportato nel dossier del Servizio Bilancio del Senato, intitolato "Effetti finanziari delle misure adottate nel 2022 contro il 'caro energia'", che ricostruisce gli effetti sui saldi di finanza pubblica di tutte le misure adottate nei primi nove mesi dell'anno 2022 per sostenere famiglie e imprese e contrastare gli effetti del "caro energia", gli effetti finanziari delle misure adottate fino al 30 settembre 2022 ammontano, in termini di indebitamento netto sul 2022, a circa 55 miliardi di euro. Dei complessivi 55 miliardi, circa 40,97 derivano dalle misure direttamente rivolte a contenere la spesa per elettricità, gas e carburante e circa 14,04 miliardi destinati ad ulteriori misure volte a tutelare il potere d'acquisto dei lavoratori e delle famiglie (circa 12,49 miliardi di euro) e a sostenere le imprese (circa 1,55 miliardi) favorendone la liquidità e favorendo processi di conversione energetica e di miglioramento della loro efficienza energetica. Complessivamente, nei primi 10 mesi del 2022, per la riduzione temporanea delle accise e dell'IVA sui carburanti, sono stati stanziati con norme di legge circa 4,51 miliardi di euro;
la mancata proroga delle riduzioni delle accise e dell'IVA sui carburanti è un chiaro esempio di come la manovra di bilancio 2023 dell'Esecutivo in carica, ad eccezione delle misure che ricalcano interventi molto simili a quelli introdotti dal Governo precedente, restituisce una visione che va in direzione opposta rispetto ai bisogni reali del Paese e pone le premesse perché lo stato dell'economia si aggravi, tenuto conto che non affronta in maniera efficace i temi della crisi energetica e della recessione, e che gran parte degli interventi non hanno carattere strutturale, ma esauriscono i propri effetti nel 2023 o addirittura nel primo trimestre 2023;
le tensioni inflazionistiche in atto e la perdurante instabilità geopolitica, oltre alle debolezze strutturali del nostro sistema economico-produttivo, richiederebbero ben altri interventi economici e sociali, di sostegno alla domanda, ai redditi e all'occupazione, per i settori pubblici come per quelli privati, per contrastare l'effetto recessivo e depressivo della perdita di potere d'acquisto, dell'aumento dei tassi di mercato e delle aspettative negative,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda prevedere, nel corso dei prossimi provvedimenti normativi, l'adozione di misure concrete e risolutive volte a mitigare gli effetti sulle famiglie e sulle imprese più vulnerabili allo shock energetico in linea con gli stanziamenti già riservati nei primi 9 mesi del 2022 e se sia pronto ad "aggiustare la spesa corrente all'evolversi della situazione", coerentemente con quanto previsto nelle raccomandazioni specifiche nell'ambito della finanza pubblica del Consiglio della UE adottate lo scorso luglio, valutando l'opportunità di ripristinare lo sconto sulle accise, nonché di aumentare la tassazione sugli extra profitti delle imprese energetiche e sulle transazioni finanziarie altamente speculative.
Interrogazione sulle politiche di controllo dell'inflazione e del costo della vita
(3-00131) (11 gennaio 2023)
Misiani, Malpezzi, Alfieri, Mirabelli, Lorenzin, Irto, Basso, D'Elia, Zampa, Rossomando, Manca, Nicita. - Al Ministro dell'economia e delle finanze -
Premesso che:
secondo le stime rese note dall'ISTAT il 5 gennaio 2023, nel mese di dicembre 2022 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,3 per cento su base mensile e dell'11,6 per cento su base annua. In media, nel 2022 i prezzi al consumo hanno registrato una crescita del più 8,1 per cento (più 1,9 per cento nel 2021) segnando l'aumento più ampio dal 1985 quando fu pari al 9,2 per cento. Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (l'"inflazione di fondo"), i prezzi al consumo sono cresciuti del 3,8 per cento (più 0,8 per cento nel 2021) e al netto dei soli energetici del 4,1 per cento (più 0,8 per cento nel 2021);
per quanto riguarda l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), secondo l'ISTAT la variazione media annua del 2022 è stata pari a più 8,7 per cento (più 1,9 per cento nel 2021). A dicembre 2022 è stato rilevato un aumento dello 0,2 per cento su base mensile e del 12,3 per cento su base annua (da più 12,6 per cento di novembre). Il dato italiano è nettamente superiore sia alla media della zona Euro (più 9,2 per cento) che ai livelli di Paesi come Germania (più 9,6 per cento), Francia (più 6,7 per cento) e Spagna (più 5,6 per cento);
alla luce di tali andamenti, l'ISTAT ha stimato che l'inflazione già acquisita, o trascinamento, per il 2023, ossia la crescita media che si avrebbe nell'anno se i prezzi rimanessero stabili fino al prossimo dicembre, è pari al 5,1 per cento;
considerato che:
tali incrementi dei prezzi colpiscono principalmente: i) i lavoratori a reddito fisso, come gran parte del lavoro dipendente, e i pensionati il cui meccanismo di indicizzazione è stato indebolito dalla legge di bilancio per il 2023; ii) le fasce più deboli della popolazione, le famiglie a basso reddito e i lavoratori precari, che spendono in proporzione di più per energia e generi alimentari; iii) i risparmiatori che hanno investito, direttamente o indirettamente, in titoli a tassi di interesse fissi, che sono spesso risparmiatori meno sofisticati e con importi di risparmio limitati;
l'Ufficio parlamentare di bilancio, nel documento presentato in audizione sul disegno di legge di bilancio per il 2023, ha evidenziato, infatti, che l'impatto della crescita dei prezzi registrata nel periodo tra giugno 2021 e dicembre 2022, presenta un profilo fortemente regressivo, poiché gli aumenti dei prezzi hanno riguardato beni di prima necessità (alimentari ed energia) che incidono molto sulla spesa dei soggetti più poveri. Di conseguenza, la variazione della spesa per il decile di famiglie più povere è stata pari al 15,1 per cento, mentre per il decile di famiglie più ricche è stato del 6,8 per cento. Ad attenuare questa grave situazione hanno contribuito le misure di mitigazione adottate dal Governo pro tempore Draghi, fra cui l'azzeramento o la riduzione degli oneri di sistema sulle bollette, il potenziamento dei bonus sociali luce e gas, il taglio delle accise sui carburanti e gli interventi di sostegno del reddito dei lavoratori dipendenti e dei pensionati;
tenuto conto che:
l'attuale andamento dell'inflazione, innescato dallo shock sui prezzi dei beni energetici, rischia di diventare un fenomeno persistente, indipendentemente dall'andamento dei prezzi energetici, e difficile da correggere senza adeguate politiche di intervento. Quando l'inflazione sale in modo significativo, infatti, tende a rimanere alta per diverso tempo, perché aumenta le aspettative di inflazione futura e innesta una rincorsa tra diversi prezzi e retribuzioni. La BCE ha risposto all'alta inflazione degli ultimi mesi con rialzi dei tassi di interesse, peraltro ancora limitati. Tuttavia, nonostante la corretta decisione, i primi effetti positivi, sulla base di stime econometriche, si avranno non prima di diversi trimestri;
le decisioni di politica fiscale del precedente Governo sono state improntate quanto più possibile al contenimento dei costi sia della bolletta elettrica per imprese e famiglie sia dei carburanti. Per questi ultimi è stata prevista una rideterminazione delle aliquote di accisa sulla benzina e sull'olio da gas e gasolio usato come carburante, a partire dall'articolo 1 del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, la cui efficacia è stata prorogata fino al 31 dicembre 2022;
il Governo Meloni ha prorogato le misure di contenimento dei prezzi per le bollette elettriche soltanto fino al mese di marzo 2023, mentre ha deciso, in palese contraddizione con quanto scritto nei programmi elettorali delle forze di maggioranza, di annullare il taglio delle aliquote di accise sui carburanti in un lasso di tempo molto breve: più 10 centesimi dal 1° dicembre 2022 e più 15 centesimi dal 1° gennaio 2023. Per effetto di tale decisione, si è assistito a partire dal 1° dicembre 2022 ad un immediato e costante aumento dei prezzi dei carburanti su tutto il territorio nazionale, che prefigurano ulteriori ricadute negative sull'andamento futuro dell'inflazione. I dati ufficiali del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica evidenziano come gli aumenti medi siano equivalenti all'aumento delle accise: la responsabilità dell'impennata dei prezzi deriva quindi fondamentalmente dalle scelte del Governo, al di là di episodi speculativi il cui peso risulta oggettivamente assai meno rilevante di quanto sostenuto strumentalmente dagli esponenti della maggioranza;
il decreto annunciato dal Governo il 10 gennaio 2023 in risposta al forte incremento dei prezzi dei carburanti non prevede alcun taglio delle accise e si limita a prevedere misure di trasparenza, ponendo a carico dei distributori l'obbligo di esporre accanto al prezzo di vendita dei carburanti anche il prezzo medio nazionale e a prorogare i buoni benzina del valore massimo di 200 euro a lavoratore. Misure che sono da più parti giudicate del tutto insufficienti rispetto all'obiettivo del contenimento dei prezzi dei carburanti e che prefigurano ulteriori rincari per i beni di consumo a partire dagli alimentari,
si chiede di sapere:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro in indirizzo nelle sedi istituzionali europee al fine di concordare politiche e strumenti comuni di intervento finalizzati ad evitare che la persistenza dell'inflazione abbia ricadute negative sulla diseguaglianza sociale (in termini di distribuzione del reddito e della ricchezza) e sulla continuità operativa delle imprese, sull'occupazione e sulle famiglie;
quali iniziative urgenti intenda adottare, al di là del contenimento del costo dei beni energetici, per sostenere i soggetti maggiormente colpiti dall'attuale andamento dei prezzi, in particolare i soggetti più poveri e le famiglie i cui redditi nominali non variano al variare dell'inflazione;
se intenda adottare, con urgenza, misure per la rideterminazione delle aliquote di accisa sulla benzina e sull'olio da gas e gasolio usato come carburante, al fine di contenere i rincari che si stanno registrando su tutto il territorio, e in caso contrario se intenda chiarire le motivazioni che ne impediscono l'adozione con grave pregiudizio per le famiglie e le imprese;
quali misure intenda adottare per sostenere le imprese dei settori maggiormente colpiti dagli effetti negativi dell'incremento dei prezzi al consumo e dei tassi d'interesse.
Interrogazione sulla posizione del Governo italiano rispetto alla repressione delle manifestazioni in Iran
(3-00133) (11 gennaio 2023)
Fregolent, Paita, Gelmini, Lombardo, Sbrollini, Scalfarotto, Versace. - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale -
Premesso che:
secondo l'organizzazione non governativa "Iran Human Rights" dal 16 settembre 2022, durante le manifestazioni seguite al caso Mahsa Amini (la ventiduenne morta dopo essere stata arrestata e percossa perché non indossava correttamente l'hijab) sono state uccise almeno 481 persone, di cui 64 minorenni e 35 donne;
a seguito della morte di Mahsa Amini, le proteste hanno coinvolto oltre 200 città iraniane; è stata un'esplosione che è seguita a proteste ricorrenti negli ultimi anni e sempre represse con la violenza dal regime di Teheran e con particolare ferocia nei confronti delle minoranze di beluci e curdi;
secondo la stessa organizzazione non governativa, dallo scoppio delle proteste, sono circa 20.000 le persone arrestate e 109 i manifestanti che si trovano attualmente a rischio di essere giustiziati, condannati alla pena capitale o condannati al carcere; il numero delle persone già giustiziate è incerto, perché dovrebbe comprendere anche i casi di persone uccise durante la detenzione;
l'assenza di dati ufficiali attendibili e i pericoli legati alla verifica sul campo del bilancio delle vittime lascia presumere che questi terribili numeri siano ben più consistenti di quanto sia possibile apprendere;
lo slogan "donna, vita, libertà", che rappresenta la piattaforma politica delle manifestazioni, è una denuncia inequivocabile della natura repressiva della Repubblica islamica; le donne iraniane sono obbligate a indossare l'hijab dal 1978 e negli ultimi anni il regime teocratico ha inasprito la repressione e le punizioni per le donne che non l'indossano o lo indossano "irregolarmente"; peraltro la violazione dei diritti delle donne si lega sempre alla repressione del dissenso politico e del pluralismo culturale;
tutti i report delle organizzazioni umanitarie stimano che l'Iran sia il Paese al mondo che esegue più condanne a morte in rapporto alla popolazione e anche per reati di opinione; nel 2022 le esecuzioni capitali sono state circa 600. Anche in questo caso si tratta di stime spesso "ottimistiche", perché molte esecuzioni non sono comunicate né all'avvocato, né ai familiari della vittima e non fanno seguito nemmeno a un processo sommario,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere per sollecitare, anche in sede internazionale e attraverso un'azione condivisa, l'interruzione delle brutali azioni repressive iraniane e avviare un percorso di instaurazione dello stato di diritto che possa garantire i più basilari diritti di libertà a tutela del popolo iraniano.
Interrogazione sull'orientamento dell'Italia rispetto all'integrazione europea dei Paesi dei Balcani occidentali
(3-00132) (11 gennaio 2023)
Ronzulli, Zanettin, Berlusconi, Craxi, Damiani, Fazzone, Gasparri, Lotito, Miccichè, Occhiuto, Paroli, Rosso, Silvestro. - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale -
Premesso che:
in occasione del Consiglio europeo del 15 dicembre 2022 i leader europei hanno concordato di riconoscere alla Bosnia ed Erzegovina lo status di Paese candidato all'Unione europea;
tale decisione ha fatto seguito alla storica decisione assunta dall'Unione nel Consiglio europeo del 23-24 giugno 2022 di aprire finalmente i negoziati di adesione per l'Albania e la Macedonia del Nord, conferendo così rinnovato slancio al processo di allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali a distanza di 20 anni dalla Conferenza di Salonicco che affermò la prospettiva europea dei Paesi di questa regione di importanza strategica per il futuro dell'Europa;
a fronte di questi importanti sviluppi, la regione continua a registrare tensioni tra la Serbia e il Kosovo sulla normalizzazione dei rispettivi rapporti, nonostante la facilitazione portata avanti dall'Unione europea con il pieno sostegno degli Stati Uniti, scaturite nei messi scorsi anche nelle proteste nel nord del Kosovo con blocchi stradali e manifestazioni;
in occasione della visita a Belgrado e Pristina il 22 novembre 2022, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione Tajani e il Ministro della difesa Crosetto hanno ribadito l'impegno dell'Italia e la volontà di rilanciare l'azione italiana nella regione balcanica,
si chiede di sapere quali iniziative abbia intenzione di intraprendere il Ministro in indirizzo per dare nuovo impulso all'azione dell'Italia nei Balcani occidentali.
Allegato B
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Barachini, Basso, Bongiorno, Borghese, Borgonzoni, Butti, Cataldi, Cattaneo, Damante, De Poli, Durigon, Fazzolari, Giacobbe, Irto, La Pietra, Mirabelli, Monti, Morelli, Murelli, Napolitano, Naturale, Ostellari, Rauti, Rubbia, Segre e Sisto.
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Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori:Di Girolamo e Sisler, per attività di rappresentanza del Senato.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Presidente del Consiglio dei ministri
Ministro per la protezione civile e le politiche del mare
Conversione in legge del decreto-legge 11 gennaio 2023, n 3, recante interventi urgenti in materia di ricostruzione a seguito di eventi calamitosi e di protezione civile (462)
(presentato in data 11/01/2023);
Presidente del Consiglio dei ministri
Ministro dell'economia e delle finanze
Ministro della salute
Conversione in legge del decreto-legge 11 gennaio 2023, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di procedure di ripiano per il superamento del tetto di spesa per i dispositivi medici (463)
(presentato in data 11/01/2023).
Disegni di legge, assegnazione
In sede redigente
1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione
sen. Parrini Dario
Istituzione della Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate (292)
previ pareri delle Commissioni 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
(assegnato in data 12/01/2023);
1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione
sen. Pucciarelli Stefania
Ripristino della festività nazionale del 4 novembre quale Giornata dell'Unità nazionale, delle Forze armate e dei veterani (392)
previ pareri delle Commissioni 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
(assegnato in data 12/01/2023);
2ª Commissione permanente Giustizia
sen. Unterberger Julia
Modifiche all'articolo 192 del codice civile, in materia di comunione legale tra i coniugi (3)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
(assegnato in data 12/01/2023);
2ª Commissione permanente Giustizia
sen. Unterberger Julia
Modifiche al codice civile in materia di tutela del coniuge economicamente svantaggiato (5)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
(assegnato in data 12/01/2023);
2ª Commissione permanente Giustizia
sen. Unterberger Julia
Modifiche al codice penale in materia di contrasto dell'istigazione all'odio e alla discriminazione di genere (6)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
(assegnato in data 12/01/2023);
6ª Commissione permanente Finanze e tesoro
sen. Boccia Francesco
Modifica all'articolo 5 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, in materia di operazioni finanziabili dalla Cassa depositi e prestiti Spa (32)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
(assegnato in data 12/01/2023);
6ª Commissione permanente Finanze e tesoro
sen. Boccia Francesco
Modifica all'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, in materia di istituzione di zone franche nelle aree di sviluppo industriale (35)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
(assegnato in data 12/01/2023);
6ª Commissione permanente Finanze e tesoro
sen. Castellone Maria Domenica
Modifiche al sistema di tassazione delle persone fisiche volte ad incrementare i redditi da pensione (132)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
(assegnato in data 12/01/2023);
7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
sen. Verducci Francesco
Norme per il riconoscimento e il sostegno delle imprese cinematografiche e audiovisive indipendenti (73)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica
(assegnato in data 12/01/2023);
7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
sen. La Pietra Patrizio Giacomo
Modifiche all'articolo 2 della legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del Pistoia Blues Festival e per la realizzazione del Festival Internazionale Time in Jazz (238)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
(assegnato in data 12/01/2023);
8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica
sen. Lorefice Pietro
Disposizioni per il completamento e l'aggiornamento della cartografia geologica e geotematica d'Italia (142)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
(assegnato in data 12/01/2023);
10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
sen. Unterberger Julia
Disposizioni in favore delle madri lavoratrici in materia di età pensionabile (7)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
(assegnato in data 12/01/2023).
In sede referente
6ª Commissione permanente Finanze e tesoro
sen. Malpezzi Simona Flavia
Delega al Governo per l'introduzione di agevolazioni tributarie per il secondo percettore di reddito nelle famiglie a basso reddito e in favore delle lavoratrici che riprendono il lavoro dopo la maternità (264)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
(assegnato in data 12/01/2023);
8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica
Gov. Meloni-I: Pres. Consiglio Meloni, Ministro politiche mare e sud Musumeci ed altri
Conversione in legge del decreto-legge 11 gennaio 2023, n. 3, recante interventi urgenti in materia di ricostruzione a seguito di eventi calamitosi e di protezione civile (462)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Comitato per la legislazione
(assegnato in data 12/01/2023);
10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
sen. Astorre Bruno
Delega al Governo per la promozione del lavoro agile nei piccoli comuni (58)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare
(assegnato in data 12/01/2023);
1ª (Aff. costituzionali) e 5ª (Bilancio)
Gov. Meloni-I: Pres. Consiglio Meloni, Ministro economia e finanze Giorgetti ed altri
Conversione in legge del decreto-legge 11 gennaio 2023, n. 4, recante disposizioni urgenti in materia di procedure di ripiano per il superamento del tetto di spesa per i dispositivi medici (463)
previ pareri delle Commissioni 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Comitato per la legislazione
(assegnato in data 12/01/2023).
Governo, trasmissione di documenti
Il Ministro della salute, con lettera in data 10 gennaio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 2, comma 7, della legge 28 agosto 1997, n. 284, la relazione sullo stato di attuazione delle politiche concernenti la prevenzione della cecità, l'educazione e la riabilitazione visiva, relativa all'anno 2019.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 10a Commissione permanente (Doc. CXXXIII, n. 1).
Corte dei Conti, trasmissione di documentazione. Deferimento
Il Presidente della Corte dei conti, con lettera in data 27 dicembre 2022, ha inviato la deliberazione n. 43/SSRRCO/INPR/22 con la quale le Sezioni riunite in sede di controllo hanno definito la programmazione dei controlli e delle analisi della Corte dei conti per il 2023.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 31).
Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 9 gennaio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, della legge 14 gennaio 1994, n. 20, la deliberazione n. 55/2022/G concernente "Attuazione delle misure previste dalla legge 22 giugno 2016, n. 112, volte a favorire il benessere, la piena inclusione sociale e l'autonomia delle persone con disabilità grave prive di sostegno familiare - Fondo Dopo di noi".
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a e alla 10a Commissione permanente (Atto n. 32).
Interrogazioni, apposizione di nuove firme
Il senatore Mazzella ha aggiunto la propria firma all'interrogazione 4-00131 della senatrice Licheri ed altri.
Risposte scritte ad interrogazioni
(Pervenute dal 29 dicembre 2022 al 12 gennaio 2023)
SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 4
SPINELLI: sulla figura professionale del cancelliere esperto di tribunale (4-00075) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)
TOSATO: sull'istituzione di una nuova corte d'appello a Verona (4-00089) (risp. NORDIO, ministro della giustizia)
Interrogazioni
FREGOLENT - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
i porti marittimi nazionali e le imprese (terminalisti) che svolgono attività di movimentazione, carico e scarico delle merci e servizi a favore delle navi passeggeri (traghetti, crociere) sono un anello essenziale della logistica a servizio dell'industria nazionale, dell'import-export, dei consumi, dei collegamenti con le isole e del turismo;
le imprese terminaliste, nonostante una diminuzione dei traffici a livello mondiale, hanno assicurato il loro servizio alla comunità nazionale anche nella fase più difficile dell'emergenza pandemica, accusando incrementi di costi e perdite di fatturato rilevanti (addirittura l'azzeramento di ogni attività per quanto riguarda i terminal a servizio delle navi da crociera) tanto da rendere necessari, nei casi più rilevanti, interventi intesi a contenere quegli effetti;
per l'anno 2022, nel quale ancora si avvertivano gli effetti della pandemia sulle attività portuali, i canoni di concessione pagati dalle imprese terminaliste sono aumentati, in attuazione e secondo le modalità previste dall'art. 04 del decreto-legge 5 ottobre 1993, n. 400, del 7,95 per cento;
nella predisposizione dei canoni, infatti le autorità di sistema portuale devono fare anche riferimento all'entità dei traffici portuali svolti e agli impegni in termini di volumi e tipologia di investimenti, annualmente rivalutati sulla base degli indici ISTAT, secondo la modalità prevista dal citato articolo 04;
per gli indici adottati per determinare la misura dell'adeguamento annuale dei canoni, che hanno dato risultati ragionevoli per anni in una fase economica con tassi di inflazione bassissimi e consumi mai in contrazione significativa, oggi con un'inflazione "a due cifre" e il rischio che ci si avvii ad una fase di stagflazione le vigenti modalità di adeguamento appaiono dannose non solo per gli operatori, ma anche, più in generale, per tutto il sistema economico, oltre ad essere immotivatamente dissimili dalle modalità di adeguamento di altre voci di costo;
appare all'interrogante che tale sistema di rivalutazione, in un momento di grave spinta inflattiva, abbia portato gli importi delle concessioni ad un rialzo eccessivo, difficilmente sostenibile per gli operatori e comunque non giustificato;
infatti stando alle dichiarazioni delle associazioni di categoria e di tutte le rappresentanze degli operatori e dei servizi portuali, un incremento dei canoni di concessione nel 2023 che è superiore al 25 per cento, sommato tra l'altro al circa 8 per cento in più del 2022, oltre a risultare illogico e spropositato, rischia di incrementare ulteriormente e in maniera consistente il fenomeno inflattivo, con conseguenze pesanti e dirette sui costi di beni di consumo e materie prime,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga dover intervenire, anche attraverso la predisposizione di un'apposita norma primaria all'interno di un prossimo provvedimento legislativo, onde prevedere, da un lato, il congelamento dei canoni di concessione, almeno ai livelli dell'anno 2022 e, dall'altro, la revisione, nel senso di una consistente diminuzione del tasso di variazione, del sistema di aggiornamento dei canoni di concessione demaniale marittima.
(3-00135)
TOSATO - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
la provincia di Verona è la quindicesima provincia italiana per numero di abitanti con quasi un milione di residenti, numero cresciuto negli ultimi 30 anni del 17 per cento. La parte nordovest della provincia, che dalla bassa Vallagarina scende in Valdadige, si collega alla Valpolicella e verso l'entroterra del lago di Garda, comprende 14 comuni che si estendono su un territorio di circa 300 chilometri quadrati, abitato da 100.000 residenti;
questo territorio così importante soffre però la mancanza di una sede di distaccamento permanente del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, che rappresenterebbe, oltre all'adeguato riconoscimento per il grande servizio prestato regolarmente dal Corpo, anche il miglioramento delle attività di pianificazione e gestione del soccorso;
dopo attenta analisi e valutazione delle disponibilità offerte dal territorio, i 14 Comuni citati, di concerto con la camera di commercio di Verona, hanno individuato un immobile di proprietà di quest'ultima ubicato nel comunque di Dolcè e più precisamente nella zona industriale della frazione di Volargne. La condivisione del luogo da parte di tutte le amministrazioni coinvolte deriva anche dalla posizione baricentrica rispetto l'intera area intercomunale interessata,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, alla luce dell'importante ruolo che riveste la parte nordovest della provincia di Verona, non ritenga fondamentale intervenire con un'azione decisa, unitaria e puntuale, programmando in tempi rapidi l'istituzione di una sede di distaccamento permanente del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco nel territorio, anche tenendo conto delle interlocuzioni già avvenute fra le amministrazioni coinvolte.
(3-00136)
Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento
CROATTI - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:
recentemente l'amministratore delegato di ENI, Claudio Descalzi, e l'amministratore delegato di SNAM, Stefano Venier, hanno dato vita a una joint venture paritetica con cui collaboreranno allo sviluppo e alla gestione della fase 1 del "progetto Ravenna" di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica (CCS);
in particolare, il sistema prevede la cattura dell'anidride carbonica prodotta dall'industria, per lo più quella pesante, ma anche dalla creazione dell'idrogeno blu ottenuto dal gas e il successivo stoccaggio;
l'obiettivo della CCS è quello di "salvare" i combustibili fossili (carbone, petrolio e gas), che in questo modo potrebbero essere considerati "a basse emissioni" visto che queste tecnologie non consentirebbero comunque emissioni zero;
nel caso del progetto Ravenna lo stoccaggio finirà in un giacimento dismesso al largo, sottostante una piattaforma, a poco più delle 12 miglia dalla costa;
il progetto prosegue, nonostante anni di proteste sul territorio e manifestazioni, e l'accordo prevede anche di portare avanti studi e attività per successive fasi di sviluppo;
in questa fase è prevista la cattura di 25.000 tonnellate di anidride carbonica prodotte dalla centrale ENI di trattamento di gas naturale di Casalborsetti e il loro convogliamento verso la piattaforma di "Porto Corsini mare ovest" dove sarà iniettata nell'omonimo giacimento a gas che è però esaurito e che non dovrà così essere smantellata;
stando a quanto riportato dalla stampa la joint venture e il CCS sarebbero parte del motivo per cui il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, è intervenuto all'ultimo Consiglio Energia sul pacchetto per decarbonizzare il mercato del gas e dell'idrogeno ("il Fatto Quotidiano", 27 dicembre 2022);
la Commissione europea a dicembre 2021 ha proposto una revisione della legislazione, che risale al 2009. La Commissione ha proposto un limite massimo del 5 per cento per l'aggiunta di idrogeno nella rete del gas nei punti di interconnessione tra gli Stati. Tuttavia già qualche mese fa 90 aziende energetiche europee, tra cui anche Italgas e SNAM, avevano scritto una lettera a Bruxelles chiedendo maggiore flessibilità, anche per salvaguardare infrastrutture e produzione in una fase transitoria, dunque per avere più tempo rispetto a quando potranno sviluppare e trasportare solo idrogeno, meglio ancora idrogeno verde, al momento ancora troppo costoso da produrre rispetto all'idrogeno blu che invece è prodotto dal gas;
considerato che:
l'idea di "catturare" l'anidride carbonica al camino di un impianto, intubarla e stoccarla nel sottosuolo, magari avendola utilizzata in qualche processo industriale, è l'obiettivo perseguito dall'industria fossile da oltre un ventennio con risultati finora deludenti e con ingenti costi;
i fallimenti sembrano segnare lo sviluppo di questa tecnologia. In Texas, a Petra Nova, nel 2020 un impianto collegato a una centrale a carbone dell'azienda NRG è stato bloccato per gli elevati costi. L'anidride carbonica poi sarebbe stata utilizzata per estrarre petrolio, ma in una fase di bassi prezzi del petrolio i costi non sono sopportabili;
il processo del CCS è molto energivoro, ragion per cui a Petra Nova un impianto a gas produceva energia (le cui emissioni non venivano abbattute) per catturare l'anidride carbonica dal camino della centrale a carbone e usarla per estrarre petrolio. L'impianto di Petra Nova, entrato in funzione nel 2017 e fermato nel 2020, aveva già avuto 367 giorni di fermo tecnico per problemi di funzionamento e, nel complesso, ha comportato perdite economiche per un miliardo di dollari;
un altro esempio è quello registrato nel 2021 all'impianto Gorgon della Chevron in Australia utilizzato presso un terminale di liquefazione del gas. Dopo 5 anni di funzionamento i risultati sono stati di una cattura del 24 per cento dell'anidride carbonica emessa rispetto a un obiettivo dell'80 per cento. La perdita economica ammonta a 3 miliardi di dollari;
considerato infine che:
molti sono i punti interrogativi su questa tecnologia e, nell'ottica dello sviluppo di un piano energetico italiano che guardi al futuro e alla sostenibilità ambientale ed economica del nostro Paese, questi progetti dovrebbero essere approfonditi in ogni aspetto;
appare comunque chiaro come questi progetti vadano nella direzione opposta rispetto a un percorso di completa decarbonizzazione del Paese,
si chiede di sapere:
se risponda al vero che tra il Ministro in indirizzo e i rappresentanti di ENI e SNAM sussista un'intesa in merito al progetto ravennate per lo sviluppo del sistema di raccolta e stoccaggio dell'anidride carbonica e, in caso affermativo, quali siano i termini dell'intesa;
quale sia la posizione del Governo in merito a questo tipo di tecnologia;
se non si ritenga opportuno evitare di sostenere i progetti con risorse pubbliche, considerato che la tecnologia al momento non ha sostenibilità economica, presenta criticità connesse alla sicurezza ed è in contrasto con le politiche di decarbonizzazione del Paese.
(3-00134)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
ROJC - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
il 9 gennaio 2023, intorno alle ore 11:45, sulla linea ferroviaria Venezia-Trieste all'altezza della stazione di Bivio d'Aurisina, un treno merci appartenente all'impresa ferroviaria InRail S.p.A., diretto a Villa Opicina e partito da Monfalcone, è rimasto fermo sul binario per diverse ore a causa di un guasto;
come riportato anche dal sito di Rete ferroviaria italiana, il guasto, risolto solo intorno alle ore 15:30, ha avuto effetti pesanti sulla mobilità ferroviaria, in quanto il Frecciarossa che collega Trieste a Venezia ha subito un ritardo di 130 minuti, un Intercity di 50, 13 treni regionali hanno accumulato ritardi fino a 60 minuti, e 11 altri regionali sono stati limitati nel percorso;
la situazione ha comportato gravi disagi per migliaia di pendolari che hanno potuto raggiungere il posto di lavoro o le abitazioni con diverse ore di ritardo e grazie ai bus sostitutivi;
come ben noto ai passeggeri che percorrono la tratta con frequenza, non è la prima volta che si verificano ritardi provocati da guasti su treni merci in transito;
secondo i dati consuntivi del 2021 sulla puntualità del trasporto regionale presentati da RFI, il 94,6 per cento dei treni è arrivato a destinazione con un ritardo inferiore a 5 minuti nella direzione operativa infrastruttura territoriale (DOIT) di Trieste, ma i dati non consentono di desumere l'entità dei ritardi per i treni con un ritardo superiore alla predetta cifra, né le ragioni dei ritardi,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei ritardi sulla linea ferroviaria Venezia-Trieste che hanno recato gravi disagi a migliaia di pendolari e quali iniziative intenda adottare al fine di prevenire ulteriori casi simili sulla linea ferroviaria;
se intenda acquisire e rendere noti i dati relativi all'entità dei ritardi accumulati nel corso dello scorso anno nell'ambito della DOIT di Trieste da parte di tutti i vettori ferroviari, nonché le ragioni sottostanti ai ritardi;
se non ritenga opportuno avviare un'interlocuzione con RFI e i principali operatori affinché siano attivate misure di maggiore efficientamento e controllo sulla tratta ferroviaria Venezia-Trieste orientati a ridurre sensibilmente i casi di gravi ritardi.
(4-00136)
BALBONI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
la casa circondariale di Ferrara è teatro di continue aggressioni, con conseguenze anche gravi per l'incolumità degli agenti di Polizia penitenziaria;
sempre più spesso e in maniera sempre più aggressiva alcuni detenuti ricorrono alla violenza verso il personale di custodia al fine di ottenere vantaggi e benefici non dovuti;
a volte i detenuti ricorrono anche alla violenza contro altri detenuti e contro se stessi;
le organizzazioni sindacali rappresentative di tutto il personale, unitariamente, hanno proclamato lo stato di agitazione per richiamare l'attenzione delle autorità competenti sulle insostenibili condizioni in cui si trovano gli operatori, denunciando il grave pericolo per la loro sicurezza qualora non vengano prese immediate misure per riportare l'ordine all'interno del carcere;
i sindacati lamentano in particolare che una loro rappresentanza abbia chiesto un incontro urgente con i vertici della casa circondariale per descrivere il pericoloso aggravamento della situazione, ma che in risposta avrebbe ricevuto l'invito a presentare domanda di trasferimento per quanti non si trovassero d'accordo con la gestione in corso;
gli agenti di Polizia penitenziaria osservano in particolare che la tendenza a cedere ad ogni pretesa avanzata dai detenuti con la forza non produca altro che ulteriore violenza, attraverso un'escalation senza tregua, come purtroppo sta avvenendo da ormai troppo tempo, al punto che molti agenti hanno manifestato anche attraverso comunicati stampa la loro intenzione di chiedere davvero il trasferimento "suggerito" loro;
lasciare senza alcuna conseguenza la commissione di gravi violazioni disciplinari e addirittura di gravi reati, come denunciano le organizzazioni sindacali, produce infatti un sentimento di impunità nei detenuti più aggressivi e facinorosi, che a sua volta aggrava ancora la situazione già molto difficile, con ulteriore demotivazione del personale preposto alla sicurezza;
in data 11 gennaio 2023 le organizzazioni sindacali che rappresentano la totalità degli agenti in servizio hanno predisposto un documento per chiedere al Ministero della giustizia e al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria un intervento urgente articolato in 6 punti, dichiarando lo stato di agitazione e l'astensione ad oltranza dalla fruizione del servizio mensa e dell'utilizzo del locale "spaccio agenti" a partite da giovedì 12 gennaio, fino all'ottenimento di quanto richiesto,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto e quali urgenti misure intenda adottare per restituire ordine e sicurezza all'interno della casa circondariale di Ferrara, con particolare riferimento all'incolumità degli agenti di Polizia penitenziaria che vi operano con sempre maggior sacrificio e dei detenuti che non intendono essere coinvolti in atteggiamenti violenti e indisciplinati.
(4-00137)
MAZZELLA - Ai Ministri della difesa, della salute, del lavoro e delle politiche sociali e della cultura. - Premesso che:
nel settembre 2022, il Ministero della cultura ha presentato un aggiornamento del piano strategico per lo sviluppo socio-economico delle aree comprese nel piano di gestione del sito UNESCO "aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata", avente la finalità di rilanciare, sotto il profilo urbanistico e ambientale, i nove comuni interessati. In particolare, il Ministero ha previsto diverse linee di finanziamento, prevedendo la riqualificazione dell'ex "real fabbrica d'armi", ora compendio militare denominato "stabilimento militare spolette";
più specificamente, risulta all'interrogante che, nell'anno 2022, l'Agenzia del demanio, il Comune di Torre Annunziata (Napoli) e i Ministeri della difesa e della cultura intendevano sottoscrivere un protocollo d'intesa con l'obiettivo di valorizzare lo stabilimento, ad oggi in uso alla difesa. Il protocollo avrebbe disciplinato il rilascio di alcune aree del complesso al Ministero della cultura, che si sarebbe assunto l'onere di procedere ad un'opera di ottimizzazione attraverso lo stanziamento di risorse finanziare ad hoc. Pertanto, il Ministero avrebbe manifestato l'intenzione di partecipare ai processi di razionalizzazione del sito, che costituisce uno degli interventi individuati dal piano strategico redatto dall'"unità grande Pompei";
lo "stabilimento militare spolette" è situato presso il comune di Torre Annunziata. Il sito vanta circa 400 anni di storia: da fabbrica di polvere di cannone, nel '600, divenne fabbrica d'armi durante il regno borbonico, salvo poi divenire, all'inizio del 1900, uno stabilimento attrezzato comprensivo di una linea per la manifattura di spolette e proiettili;
nel 2001, la gestione del complesso è passata dalla Direzione generale armamenti terrestri all'Agenzia industrie difesa. Da ultimo, come riportato sul sito web della stessa Agenzia, il complesso è stato essenzialmente dedito al ricondizionamento e all'immissione nel mercato di materiali militari dismessi e mezzi terrestri. Analogamente, presso il sito si recuperano componenti, in seguito all'operazione di demilitarizzazione e rottamazione di armi provenienti da lasciti spontanei o trasmesse dall'autorità giudiziaria. Inoltre, di concerto col centro di dematerializzazione e conservazione unico di Gaeta (Latina), lo stabilimento supporta il processo di dematerializzazione dei documenti;
considerato che:
nel 2020, nel pieno dell'emergenza da COVID-19, il sito è stato oggetto di un processo di riconversione volto alla produzione di mascherine chirurgiche di tipo FFP2 e FFP3, riuscendo a produrre mensilmente un milione di FFP2 e 3 milioni di chirurgiche, così da fronteggiare la grave carenza di mascherine sul mercato mondiale, in collaborazione con la struttura commissariale dedicata della Presidenza del Consiglio dei ministri. La riconversione dello stabilimento, in cui precedentemente s'attuava il ripristino di spolette per munizionamento di artiglieria e da mortaio, aveva così consentito il mantenimento del personale e l'assunzione di ulteriori 50 unità lavorative. In particolare, come si evince dal piano integrato di attività e organizzazione 2022-2024, all'Agenzia industrie difesa, oltre all'incremento della produzione di mascherine, è spettato anche il potenziamento delle attività di dematerializzazione e digitalizzazione dei documenti cartacei, con accordi di collaborazione con le pubbliche amministrazioni della Campania;
tuttavia, con la fine dei mesi emergenziali più duri, nonostante un utile di oltre 3,5 milioni di euro realizzato tra il 2020 e il 2022 e un contratto che legava il Ministero della difesa con l'azienda, la produzione di mascherine si è interrotta, comportando problematiche di carattere occupazionali. Con circa 42 licenziamenti, il drastico taglio del personale ha così interessato un settore altamente strategico per la sicurezza del Paese, soprattutto alla luce del recente dilagare del COVID in Cina che, solo lo scorso dicembre, ha contato oltre 250 milioni di casi. Stando a un recente rapporto del "Financial Times", gli ospedali sono stati travolti da un afflusso di pazienti, soprattutto soggetti fragili e anziani, con una grave carenza di posti letto;
in sede di conversione del decreto-legge 31 ottobre 2022, n. 162, poi convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2022, n. 199, è stato approvato l'emendamento 7.0.3 (testo 2), a prima firma dell'interrogante, che reca disposizioni volte al finanziamento delle attività delle amministrazioni centrali in attuazione del piano strategico-operativo nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale (PanFlu) 2021-2023;
in particolare, come riportato testualmente nel piano, per ridurre la diffusione e la trasmissione delle infezioni, "la disponibilità di dispositivi di protezione individuale (DPI) è fondamentale in quanto progettati per ridurre l'esposizione del lavoratore". Occorre "modulare la fornitura di prodotti terapeutici (...) e assicurare la disponibilità di DPI al fine di proteggere gli operatori sanitari che operano in prima linea. Ciò che in pochi mesi è stato effettuato per adeguare il sistema e arrivare ad una sua autosufficienza di DPI è qualcosa che deve rimanere anche in futuro. Si è visto che le mascherine chirurgiche quando usate correttamente da tutti esplicano un sostanziale effetto nel ridurre la trasmissione dell'infezione";
pertanto, anche alla luce dell'incremento dei casi da COVID-19, sarebbe necessario dar seguito al PanFlu 2021-2023, intensificando la produzione di dispositivi di protezione individuale (DPI),
si chiede di sapere:
quale sia il motivo per cui il Ministro della difesa abbia ritenuto opportuno rimodulare il contratto che lega lo stabilimento al Ministero stesso, prevedendo l'interruzione della produzione di DPI;
se i Ministri della difesa, della salute e del lavoro e delle politiche sociali, in attuazione del PanFlu, condividano l'opportunità di rifinanziare il progetto relativo allo stabilimento spolette, così da ricollocare i 42 dipendenti licenziati, riprendendo la produzione delle mascherine chirurgiche e facciali di tipo FFP2, nonché il necessario progetto di potenziamento delle attività di dematerializzazione e digitalizzazione dei documenti cartacei;
se il Ministro della cultura, nel quantificare le risorse necessarie previste per la valorizzazione dell'ex real fabbrica d'armi spolettificio dell'Esercito di Torre Annunziata, intenda riferire in Parlamento sugli interventi da adottare per dar seguito all'aggiornamento del piano strategico per lo sviluppo socio-economico delle aree comprese nel piano di gestione del sito UNESCO "aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata";
se, al fine di valorizzare lo stabilimento militare, i Ministri della cultura e della difesa ritengano di sottoscrivere un protocollo d'intesa e, in caso affermativo, quali siano le tempistiche.
(4-00138)
MAGNI, DE CRISTOFARO, CUCCHI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
l'attuale situazione del Paese è caratterizzata da una crisi profonda, che colpisce principalmente i settori più fragili della popolazione;
nel 2022, in particolare, l'aumento dei costi sostenuti da cittadini e imprese per far fronte ai crescenti prezzi di carburanti ed energia ha spinto gli ultimi due Governi ad intervenire per calmierarne gli effetti, senza riuscire, tuttavia, a incidere realmente sulle cause della crisi economica e sociale, né a proporre soluzioni strutturali in grado di proteggere i consumatori nel lungo periodo;
il comportamento stesso dello Stato e del sistema fiscale in questi settori contrasta in modo significativo con un corretto rapporto tra Stato e cittadino, contravvenendo a norme e principi in materia fiscale;
nello specifico, si ricorda come il calcolo dell'IVA sui servizi energetici e sui carburanti non avvenga oggi sul netto del dovuto, ma su un totale che comprende accise, imposte e addizionali che vi gravano sopra;
si segnala che negli ultimi anni gli oneri generali di sistema hanno rappresentato una quota significativa dei costi sostenuti dagli utenti finali in bolletta. Tali oneri inglobano una serie di costi di diversa natura assimilabili a un'imposta, destinati al finanziamento di attività non direttamente collegate al servizio fornito al cliente ma riconducibili, invece, ad esigenze generali;
tale modalità di calcolo è oggetto di riflessioni giurisprudenziali da diversi anni e avrebbe dovuto aver visto da tempo una soluzione positiva. La giurisprudenza si è più volte pronunciata in favore della restituzione ai cittadini di quella parte dell'IVA che, applicata sulla parte di accisa a carico dei distributori, viene illegittimamente trasferita agli utenti finali del servizio;
già nel 1997, con sentenza n. 3671 depositata il 29 aprile, la Corte di cassazione sentenziava, rispondendo ad altra istanza, come l'IVA debba necessariamente essere conteggiata al netto di altre imposte, poiché un'imposta non costituisce mai base imponibile per un'altra. Così come pure la Corte costituzionale con sentenza n. 238 del 2009 ha riconosciuto che l'IVA non si applica sui tributi, prevedendo in tal caso che la TIA (tariffa di igiene ambientale) non sia soggetta ad IVA, in quanto entrata tributaria a pieno titolo che non rappresenta il corrispettivo di alcun servizio;
una recente pronuncia della commissione tributaria regionale per la Lombardia, sezione III (sentenza del 3 novembre 2020, n. 2527), ha statuito il principio secondo cui l'IVA sulle accise è dovuta unicamente qualora esse siano addebitate in rivalsa all'utente della fornitura d'energia ovvero siano indicate in fattura. Tale principio è ricavabile anche dall'art. 13 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, il quale pone un limite alla debenza dell'imposta con riferimento ai soli oneri che il cedente (ENEL S.p.A.) assegna al cessionario (utente della fornitura). Ancora più recente la sentenza del giudice di pace di Taranto che nella sentenza n. 1544/2021 ha rilevato l'effettiva sussistenza di tale duplicazione tributaria;
molte compagnie energetiche e produttori si sono difesi negli anni citando la direttiva 2006/112/UE, che all'articolo 78, lettera a), stabilisce che nella base imponibile dell'IVA debbano essere ricompresi "le imposte, le tasse, i dazi, le tasse e i prelievi, ad eccezione della stessa IVA". Si segnala tuttavia come l'articolo 73 della medesima direttiva affermi altresì che "per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi (...) la base imponibile comprende tutto ciò che costituisce il corrispettivo versato o da versare al fornitore o al prestatore per tali operazioni da parte dell'acquirente, del destinatario o di un terzo, comprese le sovvenzioni direttamente con il prezzo di tali operazioni". In tal senso la Corte di giustizia dell'Unione europea ha più volte chiarito come ai fini della qualificazione di un'operazione, tale operazione come "negozio a titolo oneroso" sia necessaria "l'esistenza di un nesso diretto tra la cessione di beni o la prestazione di servizi ed il corrispettivo realmente percepito dal soggetto passivo" (caso Gemeente Borsele, punto 26; caso EQ, punto 43). Tale nesso diretto non è rintracciabile nel caso delle accise;
negli ultimi tempi la situazione si è aggravata per la raffica di aumenti, anche speculativi, dei costi energetici. È giunto il momento dunque di intervenire su tale "tassa sulla tassa", al fine di abbassare l'imposizione fiscale che grava su lavoratori, pensionati e l'intero sistema produttivo,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda assumere iniziative, per quanto di sua competenza, al fine di consentire la risoluzione delle criticità descritte, fornendo in tal modo una soluzione normativa alle espressioni giurisprudenziali in materia di illegittimità del calcolo dell'IVA sulla quota delle accise nel settore energetico e in quello relativo a i carburanti.
(4-00139)
NASTRI, AMIDEI - Ai Ministri dell'interno e per la pubblica amministrazione. - Premesso che:
le pratiche burocratiche legate all'immigrazione rappresentano un fenomeno sempre più in crescita; basti pensare che i permessi di soggiorno rilasciati nel 2021 sono aumentati del 127 per cento rispetto al minimo storico del 2021 e la curva è stata in ascesa anche durante il 2022;
le tempistiche per il rilascio di un permesso di soggiorno temporaneo per i richiedenti asilo tramite procedura di emersione sono notevolmente aumentate a causa della carenza di personale nelle prefetture e nelle questure di tutta Italia;
il Ministero dell'interno, nell'anno 2020, per far fronte alla carenza di personale ha assunto, per tutte le prefetture e le questure d'Italia, 1.200 interinali in somministrazione per la sola area IV immigrazione, al fine di portare a termine le numerosissime pratiche relative all'emersione;
considerato che:
i 1.200 lavoratori interinali in somministrazione delle prefetture dell'intera penisola, dopo un incarico iniziale di 6 mesi, esteso di altri 3 e successivamente altri 3 ancora, a marzo 2022 hanno beneficiato di un'ulteriore proroga di 9 mesi in scadenza il 31 dicembre 2022, misura necessaria per far fronte allo stato di emergenza relativo alla guerra in Ucraina (secondo il Ministero dell'interno sono 150.791 le persone in fuga dal conflitto in Ucraina giunte fino a oggi in Italia);
questa situazione risulta essere drammaticamente penalizzante sia per le prefetture che per i lavoratori, che hanno già prestato servizio per 21 mesi. Da un lato si lascia l'ente nell'impossibilità di far fronte alle numerosissime pratiche di emersione; dall'altro, l'interruzione del rapporto di lavoro comporterebbe un grave danno alle famiglie dei lavoratori che stanno già vivendo giorni di preoccupazione e angoscia per l'incertezza legata al loro futuro;
è stata individuata più di una modalità per riassumere tutti i 1.200 operatori in servizio alle prefetture italiane: a) proroga tecnica in previsione di un nuovo appalto; b) proroga di termini legata ai provvedimenti legislativi relativi allo stato di emergenza per la situazione in Ucraina, come già avvenuto in passato; c) proroga di termini dei contratti in scadenza al 31 dicembre 2022;
la copertura finanziaria troverebbe attuazione con l'articolo 1, comma 683, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (legge di bilancio per il 2023), che prevede 37.259.690 milioni di euro per i rinnovi dei contratti in somministrazione per il comparto della pubblica amministrazione, per la quale questi lavoratori hanno prestato servizio, nell'ovvia e incostante incertezza per il loro futuro. A queste problematiche si aggiunge il danno che si arrecherebbe a tutte le aziende che si avvalgono dell'attività lavorativa di cittadini extracomunitari,
si chiede di sapere se il Governo non ritenga opportuno risolvere il problema dei contratti in scadenza attraverso l'inserimento di una disposizione specifica nel decreto-legge 29 dicembre 2022, n. 198, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, all'esame del Senato.
(4-00140)
DE POLI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:
nei giorni scorsi nella struttura carceraria di Ancona Montacuto e nella casa circondariale di Pesaro "Villa Fastiggi" si sono registrati momenti di tensione e terrore per le aggressioni e le minacce fisiche avanzate dai detenuti agli operatori della Polizia penitenziaria;
minacce ed aggressioni avvengono quasi quotidianamente in molte altre carceri del territorio nazionale come, peraltro, denunciano i report, le statistiche del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del personale penitenziario, dei nuclei di sicurezza;
il Governo, nel recentissimo decreto-legge n. 162 (vigente dal 31 ottobre 2022) sul regime dei delitti ostativi, ha introdotto alcune modifiche all'art. 4-bis dell'ordinamento penitenziario "per l'adozione di una nuova regolamentazione, al fine di ricondurlo a conformità con la Costituzione";
l'ergastolo ostativo figura tra le misure di emergenza nella lotta alla mafia volute dal giudice Giovanni Falcone nel 1992;
l'istituto prevede che i condannati per alcuni reati gravi, in particolare mafia, terrorismo e associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, non abbiano la possibilità di accedere ad alcun beneficio penitenziario, come i permessi premio ed il lavoro esterno, se non decidono di collaborare con la giustizia, dimostrando così il loro ravvedimento;
secondo il report del Garante nazionale delle persone private della libertà i detenuti per ergastoli ostativi sono 1.259, ovvero il 70 per cento degli ergastoli totali;
ritenuto che non è accettabile a parere dell'interrogante che detenuti con problemi psichiatrici vengano gestiti senza le necessarie risorse, per la sicurezza sia degli agenti che degli altri detenuti,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda intervenire con urgenza per trovare soluzioni ulteriori che tutelino in primis gli operatori penitenziari, assicurando carceri con organici adeguati ed efficienti, condizioni strutturali ed abitative meno "disumane", un contesto più partecipativo di tutti gli interessati nei processi di riforma, al fine di assicurare il benessere di tutti, agenti di Polizia penitenziaria e detenuti;
se intenda valutare la possibilità di avviare la "riforma penitenziaria" in modo graduale, dando soluzione alle specifiche criticità, siano esse gestionali, sanitarie, strutturali o altro, secondo le necessità di ogni singolo plesso carcerario, così da prevenire possibili agitazioni.
(4-00141)
MENIA - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:
i connazionali all'estero denunciano inadeguatezze e carenze per quanto concerne gli uffici diplomatici italiani all'estero;
in un mondo globalizzato appare sempre più evidente la necessità di essere competitivi con le altre nazioni, in particolar modo dal punto di vista della trasmissione e della ricezione dell'immagine all'estero, al fine di consentire uno sviluppo e un utilizzo sempre maggiore del "know how" italiano, diffondendo le tecnologie e supportando l'imprenditoria nazionale;
i Governi dell'ultimo decennio non hanno avviato una riforma delle ambasciate, ed esse non sono in grado, di conseguenza, di reggere il confronto con quelle degli altri Paesi da un punto di vista dell'operatività;
un esempio emblematico è il malfunzionamento degli uffici consolari a Dubai, la quale, oltre ad essere una delle città più importanti al mondo, è abitata da circa 15.000 italiani. Nei prossimi anni, inoltre, è previsto che questo numero raddoppi;
in tali uffici non esiste un servizio telefonico che risponda al pubblico: l'unico modo per mettersi in contatto è la corrispondenza telematica, ottenendo appuntamenti a molti mesi di distanza dal primo contatto;
sebbene sia prevista una risposta per la modifica del luogo di residenza entro 3 mesi dalla richiesta, la risposta è spesso soggetta a tempi esageratamente più lunghi,
si chiede di sapere quali interventi e provvedimenti il Ministro in indirizzo intenda adottare per correggere e migliorare tale situazione nell'interesse dei nostri connazionali residenti all'estero in generale e, in particolare, a Dubai.
(4-00142)
MATERA - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
il Ministero della cultura ha pubblicato in data 20 dicembre 2021 un avviso pubblico per la presentazione di proposte di intervento per la rigenerazione culturale e sociale dei piccoli borghi storici da finanziare nell'ambito del PNRR missione 1 "digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo", in particolare "turismo e cultura 4.0 (M1C3)" della misura 2 "rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale, religioso e rurale" dell'investimento 2.1 "attrattività dei borghi storici", finanziato dall'Unione europea con il programma Next generation EU;
in particolare, con decreto 7 giugno 2022, n. 453, il Ministero ha assegnato 363.445.527 euro a 289 Comuni per investimenti per rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi a rischio di spopolamento a valere della linea B della misura;
rilevato che moltissimi Comuni, dopo e nonostante il grande sforzo profuso per la complessa progettazione richiesta per la partecipazione all'avviso, sono stati esclusi per presunte irregolarità nella compilazione del modulo di domanda e per altri motivi puramente formali, senza valutazione di merito dei progetti;
tenuto conto delle dimensioni allarmanti assunte dal fenomeno dello spopolamento che affligge soprattutto i piccoli comuni e borghi d'Italia;
considerato che la misura è rivolta proprio a fronteggiare lo spopolamento dei comuni e borghi con interventi di rigenerazione culturale, sociale ed economica,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda reperire e destinare ulteriori risorse finanziarie per lo scorrimento della graduatoria dei progetti ammessi al finanziamento con il decreto n. 453 del 2022;
in alternativa, se sia opportuno riproporre un nuovo avviso con nuove modalità di partecipazione semplificate.
(4-00143)
GERMANÀ - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali, dell'economia e delle finanze e della giustizia. - Premesso che:
la Cassa forense è un ente privato che si occupa della gestione del sistema previdenziale degli avvocati e il suo finanziamento avviene mediante il versamento, da parte degli iscritti, dei contributi;
benché nel 2021 sia stato approvato il miglior bilancio consolidato della Cassa forense, il comitato dei delegati ha approvato una riforma del regolamento unico della previdenza forense, che prevede: aumento dei contributi per tutti, compresi i pensionati; diminuzione dell'ammontare delle future pensioni, incluse quelle minime; mantenimento dell'attuale elevato importo delle sanzioni e degli interessi per i ritardati pagamenti;
la delibera appare pregiudizievole per l'intera categoria degli iscritti, in quanto aggrava la situazione in cui versa la professione, tradizionalmente considerata una fonte sicura di prestigio e di reddito, ed invece ad oggi in profonda crisi, con redditi in costante calo e problemi di fatturato e di riscossione delle parcelle;
la delibera, inoltre, comporta una compressione del diritto degli avvocati ad una previdenza che garantisca un trattamento pensionistico adeguato e proporzionato alla contribuzione, così come stabilito dalla Corte costituzionale, nella sentenza n. 30 del 2004;
molte sono le voci che si sono levate in opposizione alla delibera;
considerato che:
il mondo dell'avvocatura ha proposto una modifica del comma 24 dell'art. 24 del decreto-legge n. 201 del 2001, che ad oggi prevede che le casse private debbano "assicurare l'equilibrio tra entrate contributive e spesa per prestazioni pensionistiche secondo bilanci tecnici riferiti ad un arco temporale di cinquanta anni", riducendo a massimo 25 anni l'arco temporale della sostenibilità;
le associazioni dei consumatori si sono mosse a sostegno dell'avvocatura. Il Codacons ha inviato a Cassa forense una diffida ad astenersi dall'approvare la riforma, segnalando come la stessa si configuri quale atto "posto in essere in pregiudizio di una pluralità di individui o enti", che legittima l'azione inibitoria e che costituisce un provvedimento inopportuno nell'ottica della tutela della posizione degli iscritti;
quanto detto solleva la questione del necessario svolgimento di verifiche sul provvedimento, ai sensi dell'art. 3, comma 1, del decreto legislativo n. 509 del 1994, che attribuisce la potestà ai Ministeri della giustizia, dell'economia e delle finanze e del lavoro e delle politiche sociali di approvare gli atti fondamentali di Cassa forense ed i relativi atti modificativi o integrativi, nonché le deliberazioni di carattere e portata generale in materia di contributi e prestazioni,
si chiede di sapere in che modo i Ministri in indirizzo intendano operare e quali iniziative intendano intraprendere al fine di tutelare gli attuali e futuri iscritti alla Cassa forense.
(4-00144)
RAPANI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
con la legge della Regione Calabria 2 febbraio 2018, n. 2, è stato istituito, a decorrere dal 31 marzo 2018, il nuovo Comune di Corigliano-Rossano, comprendente gli ex Comuni di Corigliano e di Rossano, diventato la terza città calabrese per numero di abitanti;
nonostante l'encomiabile lavoro quotidianamente svolto dagli agenti di polizia a difesa della legalità e della sicurezza, tale nuovo assetto territoriale ha fatto emergere la necessità di riorganizzare e potenziare il commissariato cittadino, elevandolo a rango di primo dirigente;
il 21 aprile 2022, il Ministro pro tempore Lamorgese comunicava che si sarebbe tenuta una riunione per discutere del "progetto di riorganizzazione delle articolazioni periferiche dell'Amministrazione della Pubblica Sicurezza" nella quale, appunto, si sarebbe affrontato anche il tema dell'elevazione del commissariato di pubblica sicurezza "Corigliano-Rossano" a rango di primo dirigente: un importante e significativo traguardo, se non fosse che esso avrebbe dovuto accompagnarsi ad un nuovo assetto organizzativo e ad un effettivo potenziamento del personale;
come denunciato dal sindacato di categoria, infatti, "I poliziotti ed i cittadini dovrebbero gioire di questo traguardo se non fosse che a parte il dirigente (che passa dall'attuale Vice Questore ad un rango superiore di Primo Dirigente) il resto sembrerebbe resti pressoché invariato. Infatti il personale previsto dal Ministero dell'Interno come nuovo assetto organizzativo sarà di 67 operatori (compreso il dirigente) rispetto ai circa 60 operatori attuali. Se poi, ai 67 operatori previsti, si sottrae il 10% del personale che è pari al deficit di personale di cui soffre la Polizia di Stato per la mancanza di concorsi a copertura dei pensionamenti (turn over), significa che gli operatori previsti dal nuovo asset del Commissariato sarà pari a 59/60 operatori (ovvero come quello attuale)";
sempre nel comunicato stampa del sindacato si legge: "Pensate che l'attuale pianta organica di tutti gli Uffici della Polizia di Stato in Italia è stata decisa nel lontano 1989 e dopo ben 33 anni, momento in cui dovremmo chiedere e rivendicare ciò che è giusto per questo territorio, si sta ridisegnando la stessa frittata del 1989";
la giurisdizione dell'attuale commissariato si estende da Cariati al confine con Cassano, oltre ai paesi interni della Sila greca ed i paesi albanesi, con estensione territoriale triplicata e popolazione di circa 200.000 abitanti e una competenza che va dal servizio amministrativo e di ordine pubblico alla gestione degli scioperi, dal monitoraggio delle attività sportive al servizio di frontiera al porto,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la loro gravità, quali iniziative di competenza intenda assumere per il rafforzamento del commissariato di polizia di Corigliano-Rossano, dotandolo dei necessari uomini e mezzi, affinché la sua elevazione non rimanga lettera morta e diventi effettivo strumento di lotta alla criminalità e per la sicurezza pubblica.
(4-00145)
MENIA - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:
la scuola italiana "E. Montale" è l'unica scuola italiana paritaria di San Paolo in Brasile, riconosciuta dal Ministero dell'istruzione e del merito, e localizzata nel quartiere esclusivo di Morumbi. Questo è l'unico istituto scolastico italiano in una megalopoli di oltre 20 milioni di abitanti, di cui almeno la metà vanta origini italiane;
essa è stata costruita su un terreno ceduto in comodato d'uso gratuito dal Comune di San Paolo. Tuttavia, il contratto di comodato è scaduto e la scuola non ha provveduto a rinnovarlo, a causa dell'inattività della dirigente scolastica, Sanda Papaiz, discendente di una famiglia di imprenditori italiani, operanti nel ramo dei lucchetti e tra i maggiori finanziatori dell'istituto;
la signora Papaiz, apparentemente, si rifiuta di andare a negoziare il rinnovo del contratto con il Comune di San Paolo e con il Consiglio comunale;
per questo motivo, la scuola italiana rischia di chiudere o, comunque, di dover abbandonare la sua storica sede;
inoltre, vista la condizione di provvisorietà percepita tra la gente, circa i problemi di gestione e carenze didattiche, negli ultimi anni il numero di alunni iscritti alla scuola risulterebbe essere sceso notevolmente,
si chiede di sapere quali notizie risultino al Ministro in indirizzo sulla questione e quali interventi siano stati attuati o si intenda mettere in atto per evitare che si concretizzi il rischio che San Paolo del Brasile diventi la più grande città "italiana" fuori dall'Italia senza una scuola italiana, riconosciuta dal Governo, che possa mantenere vive le tradizioni e la cultura italiane nelle generazioni più giovani discendenti di oriundi.
(4-00146)
MENIA - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:
a San Paolo del Brasile esistono ospedali di diverse nazionalità: sono presenti, ad esempio, l'ospedale tedesco "Oswaldo Cruz", l'ospedale giapponese, l'ospedale portoghese, l'ospedale sirio-libanese, l'ospedale israelitico "Albert Einstein"; invece, non è presente un ospedale italiano;
San Paolo è la città più "italiana" fuori dall'Italia, con oltre 20 milioni di abitanti, di cui almeno la metà vanta ascendenti italiani;
l'antico ospedale "Umberto I", fatto costruire dal Governo italiano con fondi in parte pubblici e in parte donati da privati, era l'ospedale più moderno dell'America Latina all'inizio del '900, arrivando ad avere oltre 500 letti e venendo considerato un'eccellenza nella formazione di medici e nella maternità fino agli anni '70, essendo l'unico ospedale di San Paolo che garantiva assistenza gratuita alla popolazione. Tuttavia, problemi di gestione portarono al fallimento della struttura ospedaliera nel 1993. I magnifici padiglioni, abbandonati per 30 anni, sono stati acquistati nel 2020 da un gruppo alberghiero francese, che li ha trasformati in un hotel di lusso, semplicemente ristrutturando tutto l'ospedale e riconvertendolo;
esiste un progetto di costruzione di un ospedale italiano a San Paolo, a cui gli ex consoli generali Michele Pala e Filippo La Rosa avevano lavorato intensamente, individuando un terreno nella zona nord della città e possibili finanziatori per la costruzione della struttura. Tuttavia, da tempo la collettività italiana non ha più notizie del progetto, che parrebbe essersi arenato,
si chiede di sapere quali notizie risultino in proposito al Ministro in indirizzo e quali siano comunque gli intendimenti, tenendo presente che la creazione di un ospedale italiano sarebbe oltremodo utile, se non indispensabile, alla comunità dei connazionali di San Paolo, contando la stessa tra i suoi membri migliaia di anziani che hanno bisogno di cure ospedaliere e che, molto spesso, non possono permettersi piani di salute privati e sono costretti ad appoggiarsi su una struttura pubblica locale di scarsissima qualità.
(4-00147)
MATERA - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
la legge di bilancio per il 2022 ha disposto l'assegnazione di contributi economici ai Comuni al fine di favorire gli investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale;
il 19 ottobre 2022 è stato approvato il decreto del capo del Dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno, di concerto con il capo del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell'economia e delle finanze, finalizzato all'"individuazione dei Comuni, inferiori a 15.000 abitanti, richiedenti e di quelli beneficiari del finanziamento di investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale";
considerato che con questo decreto sono stati finanziati 201 progetti per un importo complessivo pari a 296.285.347,88 euro su un budget disponibile di 300 milioni di euro,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, in considerazione della particolare rilevanza strategica degli investimenti, soprattutto per i Comuni di minori dimensioni, intenda attivarsi, per quanto di competenza, al fine di reperire e destinare anche a questi ultimi ulteriori risorse finanziarie per lo scorrimento della graduatoria approvata con il decreto 19 ottobre 2022, così come già fatto per la medesima misura rivolta ai Comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti.
(4-00148)
MATERA - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e dell'interno. - Premesso che:
è grave l'emergenza economica a seguito dell'aumento delle bollette energetiche con costi esorbitanti che mettono a rischio la predisposizione dei bilanci di previsione per il 2023 degli enti locali;
il termine per la predisposizione dei bilanci è già stato rinviato al 30 aprile 2023, al fine di consentire ai Comuni di liberare risorse correnti senza alcun onere a carico dello Stato;
la legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio per il 2019), ai commi 859 e 862 dell'art. 1 impone di accantonare una percentuale, variabile a seconda dello stock del debito e dei tempi medi di pagamento, degli stanziamenti di spesa per acquisto di beni e servizi dell'esercizio in corso;
poiché in tali previsioni rientrano le spese per utenze elettriche e energetiche, per i Comuni si verificherebbe la situazione in cui l'accantonamento risulterebbe proporzionalmente maggiorato proprio in virtù dei maggiori costi energetici registrati;
considerato che l'obbligo di accantonamento decorre dall'anno 2021 (vi era stata una proroga disposta dalla legge 27 dicembre 2019, n. 60) e consiste in un fondo iscritto nella parte corrente del bilancio, nella missione 20, programma 03, un accantonamento denominato "fondo di garanzia debiti commerciali", sul quale non è possibile disporre impegni e pagamenti,
si chiede di sapere se sia possibile sospendere il citato accantonamento per il 2023, alla luce del fatto che tale operazione consentirebbe di liberare risorse per i Comuni senza alcun aggravio della finanza pubblica e ricorrendo a risorse già presenti in bilancio e non utilizzabili solo in virtù di questo meccanismo.
(4-00149)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:
8ª Commissione permanente(Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica):
3-00135 della senatrice Fregolent, sull'aggiornamento dei canoni di concessione marittima.