Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 027 del 11/01/2023
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------
27a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
MERCOLEDÌ 11 GENNAIO 2023
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Presidenza del vice presidente CASTELLONE
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Azione-Italia Viva-RenewEurope: Az-IV-RE; Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE: Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-Patt, Campobase, Sud Chiama Nord): Aut (SVP-Patt, Cb, SCN); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente CASTELLONE
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,35).
Si dia lettura del processo verbale.
MAFFONI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo Movimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Per un'informativa urgente del Ministro della salute
PAITA (Az-IV-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAITA (Az-IV-RE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo ai sensi dell'articolo 92 del Regolamento, per chiedere al Governo un'informativa urgente in riferimento alla carenza di farmaci che sta interessando il nostro Paese in questo momento. C'è una grande preoccupazione nella popolazione rispetto a quello che sta avvenendo nelle nostre farmacie, peraltro in un momento in cui c'è un aumento dei casi di influenza e dei casi di difficoltà, soprattutto per le persone anziane.
Per tale ragione, signor Presidente, le chiedo che l'informativa urgente del ministro Schillaci avvenga oggi stesso, perché credo che il Paese abbia il diritto di sapere come il Governo intenda muoversi, quale tipo di strategia intenda perseguire, anche nel rapporto con l'Europa, e quali provvedimenti di carattere urgente, per i nostri ospedali, per i nostri medici di base, per i nostri anziani, per tutte le persone più fragili, metterà in atto il Governo da qui ai prossimi giorni. (Applausi).
LORENZIN (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LORENZIN (PD-IDP). Signora Presidente, ci associamo anche noi alla richiesta della senatrice Paita. Ritengo che questo sia uno dei grandi temi che dovremo affrontare urgentemente, anche a livello di programmazione nei prossimi anni. Tra l'altro, durante il dibattito sulla legge di bilancio abbiamo segnalato che rischiavamo una crisi del settore farmaceutico, che poi si sarebbe riverberata nell'approvvigionamento e nella possibilità, per i nostri pazienti, di avere accesso ai farmaci innovativi e anche a quelli non innovativi. Credo quindi che sia molto importante che il Ministro venga a riferire su come intende operare non solo nel breve termine, ma anche nel medio e lungo termine, considerando tra l'altro che proprio qui in Aula, con due emendamenti del Parlamento, è stata fatta la riforma della governance dell'Agenzia italiana del farmaco, che è l'istituzione preposta al controllo, alla programmazione e alle autorizzazioni, per quanto riguarda la produzione e l'accesso ai farmaci da parte dei nostri cittadini. Questa potrebbe essere l'occasione per affrontare a tutto tondo il tema del farmaco, rispetto alle indicazioni e alla volontà del Ministro per i prossimi anni.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signora Presidente, mi associo alla richiesta.
ROMEO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROMEO (LSP-PSd'Az). Signora Presidente, anche noi, come Lega, siamo d'accordo sul fatto che venga il ministro Schillaci; poi, nella giornata di oggi, insomma, dobbiamo vedere qual è la disponibilità del Ministro. Sarà sicuramente un'occasione importante per mettere in evidenza alcune tematiche sulla sanità, perché ne sento parlare da tempo. Non c'è solo la questione urgente di questi giorni; la mancanza di farmaci c'è già da un po' di anni, così come la mancanza di medici, di pediatri, così come la questione delle liste di attesa, che sono lunghissime. Però ci sarà anche da domandarsi come mai, quando noi, con il ministro Roberto Speranza, dicevamo che il Governo si preoccupava solo del Covid e che bisognava intervenire cercando di mettere mano anche a queste tematiche, c'era qualcuno che non diceva assolutamente nulla. (Applausi). Adesso che c'è il Governo di centrodestra, improvvisamente si sono svegliati tutti. Bene, evviva, meglio tardi che mai. (Applausi).
FLORIDIA Barbara (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FLORIDIA Barbara (M5S). Signora Presidente, intervengo solo per associarmi alla richiesta di informativa urgente.
ZAFFINI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZAFFINI (FdI). Signora Presidente, vorrei comunicare ai colleghi richiedenti l'informativa che la settimana prossima il Ministro sarà in Commissione per una seconda illustrazione delle linee programmatiche del suo Dicastero, cioè per rispondere alle domande ricevute in occasione della prima audizione. Ritengo che tale circostanza potrà essere utile per dire che certamente le mancanze denunciate con grande tempestività dai colleghi sono note e peraltro sono state già circostanziate dal Ministro stesso nel momento in cui ha chiarito (non solo lui) che il tema della carenza dei farmaci attiene alla carenza dei principi attivi, che sono in larga parte di importazione da India e Cina (questa circostanza è nota a tutti); pertanto ciò rientra in un problema di circuiti internazionali, che evidentemente con difficoltà può essere gestito autonomamente dal nostro Paese.
Ma, al di là di questo, come appunto diceva il collega Romeo, appare veramente non dico pretestuoso, ma singolare che, di tutte le grandi mancanze di cui oggi ci troviamo a dover trattare nel settore della salute, vengano evidenziate, con richiesta di tempestiva informativa, vicende non dico marginali, ma che certamente non sono il primo dei problemi che in questo momento il Ministro è costretto ad affrontare.
Comunque, appurata la disponibilità del Ministro a venire la settimana prossima in Commissione, verificherei successivamente qualora il Ministro fosse disponibile a produrre un'informativa in generale su una serie di macro-difficoltà e problemi anche relativi alla disponibilità di dispositivi e di farmaci del nostro Servizio sanitario nazionale. (Applausi).
PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della richiesta di informativa del ministro Schillaci e la trasmetterà al Governo.
Seguito della discussione e approvazione del disegno di legge:
(389) Conversione in legge del decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell'Ucraina (Relazione orale)(ore 9,45)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 389.
Ricordo che nella seduta di ieri la relatrice ha svolto la relazione orale e hanno avuto luogo la discussione generale e le repliche della relatrice e del rappresentante del Governo.
Comunico che sono pervenuti alla Presidenza - e sono in distribuzione - i pareri espressi dalla 1a e dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti, che verranno pubblicati in allegato al Resoconto della seduta odierna.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 del disegno di legge.
Procediamo all'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno riferiti all'articolo 1 del decreto-legge, che si intendono illustrati e su cui invito la relatrice e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.
CRAXI, relatrice. Signor Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti e sugli ordini del giorno.
PEREGO DI CREMNAGO, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, esprimo parere conforme alla relatrice sugli emendamenti.
Sugli ordini del giorno si propone una riformulazione dell'ordine del giorno G1.1, a firma della senatrice Barbara Floridia e altri senatori, che - se la Presidenza mi autorizza - vorrei leggere. La riformulazione «impegna il Governo: a compiere ogni possibile sforzo utile» - resta invariata la parte degli impegni - «ad incrementare l'invio di medicinali per i quali, durante l'incontro, è stato riportato dai parlamentari ucraini un deficit di 5 miliardi di dollari al mese; a organizzare il trasporto nel nostro Paese ai malati più gravi (...); a consentire la fornitura di materiale legati alla sicurezza energetica (...); a mettere a disposizione apposite tecnologie per ripristinare urgentemente le infrastrutture legate all'esportazione del grano (...); ad implementare assistenza e mezzi per consentire un recupero graduale della normalità, a partire dalla messa in sicurezza dei terreni minati a seguito del ripiegamento dell'esercito della Federazione russa; a strutturare programmi di cooperazione umanitaria, culturale, sociale in modo tale da creare le premesse basilari per il rientro della popolazione sfollata durante il conflitto».
Sull'ordine del giorno G1.2 esprimo parere contrario. Le ragioni del parere contrario sono che con l'accoglimento di questo ordine del giorno verrebbe meno il carattere di tempestività rispetto all'opportunità di inviare materiale militare all'Ucraina e, in secondo luogo, non potendo per ragioni di sicurezza nazionale, essendo classificato l'elenco dei materiali inviato, riferire circa lo stesso, verrebbe meno anche il concetto di dover riferire all'Assemblea.
PRESIDENTE. Chiedo alla senatrice Barbara Floridia se intende accettare la riformulazione dell'ordine del giorno G1.1.
FLORIDIA Barbara (M5S). Accolgo la riformulazione.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100.
Non essendo ancora decorso il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento, sospendo la seduta fino alle ore 9,56.
(La seduta, sospesa alle ore 9,49, è ripresa alle ore 9,56).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.100, presentato dal senatore De Cristofaro e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.101, presentato dalla senatrice Floridia Barbara e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G1.1 (testo 2) non verrà posto ai voti.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G1.2, presentato dalla senatrice Floridia Barbara e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione finale.
PETRENGA (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PETRENGA (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mondo è cambiato dopo il 24 febbraio dello scorso anno. L'aggressione militare della Russia nei confronti dell'Ucraina ha spezzato un ordine geopolitico mondiale ed ha anche messo in crisi un paradigma di sicurezza dell'intero Occidente.
È una guerra in Europa e i Paesi europei rafforzano le proprie strutture di difesa e sicurezza. Accolgono, alcuni Paesi più di altri, i rifugiati ucraini e inviano aiuti e sistemi di armi.
Di fronte alla crisi ucraina, l'Europa si è trovata costretta a fare i conti con la prolungata assenza di una politica estera, con la debolezza delle sue diplomazie, con la mancanza di una forza di difesa comune. La diplomazia italiana non ha avuto un ruolo di primo piano nello scenario di tensione e di crisi. Siamo stati - diciamolo - piuttosto assenti e silenti, ma anche un po' marginalizzati in quei tentativi internazionali, poi falliti, di trovare una soluzione diplomatica. La nostra posizione è stata netta da subito e non l'abbiamo mai cambiata, una scelta di campo inevitabile ed inesorabile: da un lato i carri armati e dall'altro la popolazione civile, da un lato l'aggressore e dall'altro l'aggredito e pur confidando sempre nelle diplomazie, nei negoziati, nella risoluzione di conflitti con il diritto internazionale, ci sono momenti come questo in cui non c'è spazio per i tentennamenti, per i distinguo sofisticati e per una sorta di pacifismo peloso. Noi non faremo mai l'elogio della guerra: ne siamo atterriti, come tutti, e ne siamo orripilati, ma non accettiamo neppure - voglio essere chiara - chi pretende la resa degli ucraini come un dovere. Solo il popolo ucraino può reclamare il diritto alla resa, così come può essere il solo ad esercitare il proprio diritto a difendersi e a difendere la sua sovranità nazionale. Noi pensiamo che l'aggredito debba contare sulla solidarietà e sugli aiuti delle democrazie occidentali. Sappiamo com'è andata a finire: quella che verosimilmente nelle intenzioni doveva essere una guerra lampo da risolvere in pochi giorni con la presa di Kiev, grazie a una presunta scarsa resistenza nei territori del Donbass, si è di fatto tradotta in un conflitto di durata ben più lunga, connotato da errori strategici e tattici, dalla sottovalutazione delle capacità ucraine e dalla compattezza dei Paesi occidentali e, più in generale, di larga parte della comunità internazionale. L'apice dell'invasione russa è stato raggiunto a luglio, quando oltre il 20 per cento del territorio ucraino era finito sotto controllo delle truppe di Mosca. Dalla metà di luglio, grazie anche agli aiuti occidentali, inclusi quelli italiani l'iniziativa sul terreno è passata alle forze ucraine, con un progressivo recupero di territori precedentemente occupati.
Ognuno di noi ha fortemente desiderato che non si arrivasse al conflitto armato e che si approdasse sin da subito ad una composizione diplomatica degli interessi in gioco, ma quel conflitto è stato illegittimamente innescato e ha determinato la risposta internazionale che conosciamo; condivisa poi anche da chi ha deciso per ben cinque volte nella legislatura precedente di votare i decreti per l'invio delle armi al popolo ucraino e oggi si gira dall'altra parte invocando la pace. Ma essere pacifista non significa solo andare nelle piazze con le bandiere, rilasciare qualche dichiarazione con la parola "pace" e dire che non si vuole più la guerra, perché così si corre il rischio di diventare dei "pacifinti", oppure significa sacrificare l'interesse nazionale dell'Italia per guadagnare in modo contingente ed effimero qualche punto in più nei sondaggi. Un'altra rendita di cittadinanza, in questo caso posta sulle spalle della democrazia in Europa.
Nessuna pace è vera pace senza giustizia, senza un assetto che corrisponda a determinati principi e valori essenziali, a cominciare dalla dignità della persona e che sia sostenibile per tutti gli attori coinvolti. Una pace che sia contraria a tutto questo è semplicemente una sopraffazione silenziosa dei più deboli. È il momento di fare la cosa giusta e fare la cosa giusta in questo momento è continuare a sostenere l'Ucraina con l'aiuto della NATO e degli altri partner occidentali.
Nella massima coerenza con le posizioni da sempre espresse dal centrodestra già dai banchi dell'opposizione, siamo pronti oggi a rinnovare il pieno appoggio a tutte le iniziative che questo Governo riterrà opportuno adottare, in continuità con quanto già fatto dal precedente, fortemente speranzosi e fiduciosi che il sostegno fornito oggi al popolo ucraino possa portare al più presto a una pace giusta.
Le risorse servono per le caserme, per gli equipaggiamenti, per la formazione, per le basi aeree, per gli hangar, per tutto ciò che nella difesa va anche rimodernato, servono alle sfide cyber, ecco a cosa servono gli aumenti di spesa. (Applausi).
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signora Presidente, tra poco sarà passato un anno dall'inizio di una guerra che è costata moltissimo innanzitutto in termini di vite umane, in una distruzione e in una devastazione che non hanno precedenti in Europa dal 1945. Inoltre, la crisi profonda che erode le nostre democrazie minaccia di far precipitare nella povertà buona parte della nostra stessa popolazione.
In questi mesi l'Italia ha varato diversi decreti-legge per inviare armi all'Ucraina: quello che si discute oggi è il quinto e se ne annuncia un altro a stretto giro. Inviamo strumenti sempre più potenti, sempre più sofisticati e sembra di capire da quel che trapela (perché ufficialmente nulla ci viene detto) che intorno all'ultima richiesta avanzata dagli ucraini, il cosiddetto scudo, ci siano seri problemi, probabilmente di ordine militare, perché l'Italia rischia di restare sguarnita e indifesa, o di ordine economico, visti i costi. Anche in questo caso, però, ci si deve affidare alle indiscrezioni perché nel nostro Paese, differentemente che altrove, i costi sono secretati e lo stesso Parlamento non viene messo al corrente.
Tuttavia, per quanto possano essere seri questi problemi, avrebbero un peso relativo se almeno l'invio delle armi servisse a qualcosa. Dopo un anno, invece, siamo al punto di partenza e gli scenari possibili sono tutti drammatici. Quello più probabile è continuare una carneficina senza vincitori né vinti, ma con decine di migliaia di morti negli 800 chilometri di trincee che gli eserciti stanno scavando, riportando le lancette della storia drammaticamente alla ferocia inumana della Prima guerra mondiale. Del resto - mi rivolgo al Governo e ai miei colleghi - non un attivista del mondo pacifista, ma il Capo di stato maggiore dell'esercito americano ha recentemente dichiarato come non ci sia alcuna possibilità di soluzione militare del conflitto e nessuna probabilità di vittoria di una delle parti. Anzi, dal punto di vista dei comandi militari americani ed europei non è un mistero che anche lo scenario più favorevole, cioè la sconfitta della Russia, venga in un certo senso temuto. È certamente un paradosso, motivato però dalle conseguenze che ne potrebbero scaturire, cioè una destabilizzazione prolungata ed esiziale, se non addirittura apocalittica nel caso di utilizzo di armi nucleari.
Noi non abbiamo mai avuto dubbi, fin dall'inizio della guerra, su chi fosse il responsabile di questa immane tragedia. Lo dico non solo per marcare per l'ennesima volta la distanza siderale tra i pacifisti e Putin, ma pure per impedire che la giusta riaffermazione delle responsabilità venga adoperata come artificio retorico per evitare di chiederci cosa possiamo fare, anzi cosa dobbiamo fare per fermare il massacro ed evitare il rischio di catastrofi peggiori. Troppe volte l'affermazione secondo la quale ci sono un aggredito e un aggressore, in sé giusta e indiscutibile, è diventata un alibi per non cercare una soluzione. In questi mesi il Parlamento italiano ha discusso più volte della situazione in Ucraina, eppure se io oggi chiedessi qual è il nostro obiettivo nessuno, neppure la Presidente del Consiglio, saprebbe dare una risposta convincente perché in realtà non lo sappiamo, non ne abbiamo idea. In quasi un anno sono stati adoperati espedienti dialettici di ogni tipo per mascherare questa raggelante realtà: è stato detto da due diversi Presidenti del Consiglio in quest'Aula che c'è bisogno di una pace le cui condizioni devono essere stabilite dall'aggredito. Ovviamente è una cosa giusta in astratto, ma quali siano queste condizioni non lo sappiamo.
Noi come Italia, come Europa, come NATO, continuiamo a inviare armi senza sapere e senza neppure chiederci quale sia il nostro obiettivo. Non vogliamo la sconfitta dell'Ucraina, naturalmente, ma temiamo che la sconfitta della Russia possa provocare conseguenze imprevedibili e ingovernabili e neppure auspichiamo una interminabile guerra di attrito. Anche in questo caso infatti il prezzo sarebbe insostenibile.
Dunque cosa vogliamo? Cosa vogliono esattamente l'Italia e l'Europa? Drammaticamente non lo sappiamo, ma continuiamo ad inviare armi nella speranza che, dall'escalation, si materializzi da sola una possibile via d'uscita. Questa, però, è una pericolosa illusione e sono i fatti stessi a dircelo.
Durante un recente dibattito il presidente Meloni ha sostenuto che bisogna continuare a inviare armi perché la condizione essenziale per arrivare alla pace è la sostanziale parità delle forze in campo. Di certo, però, non si tratta di una condizione sufficiente, come si vede. Questa sostanziale parità è stata infatti garantita e il risultato non è quello di un passo in avanti verso la pace. Il risultato è costituito invece esattamente dagli scenari cui ho fatto riferimento poc'anzi; tutto questo mentre, dopo un massacro di un anno, non si riesce a concordare nemmeno una tregua.
Non è questa allora la strada giusta. È ora di dirci senza ipocrisie cosa vogliamo, a cosa miriamo, per poi decidere cosa fare in vista di quell'obiettivo. A nostro avviso, la sola cosa che dobbiamo volere è un compromesso; quale sia non spetta certamente a noi dirlo, ma spetta anche a noi nominare quell'obiettivo, perché altre vie praticabili non esistono. Nella situazione data, al contrario di quello che ha sostenuto il Presidente del Consiglio e che sostiene la maggioranza di questo Parlamento, continuare a riempire di armi l'Ucraina non avvicina il compromesso, ma lo rende invece impossibile. Ad oggi, però, la parola compromesso non viene nominata, se non fortunatamente dai movimenti pacifisti nelle piazze. Come dobbiamo deciderci di dire cosa vogliamo, dopo aver evitato di farlo per un anno, così dobbiamo anche dirci onestamente cosa possiamo fare come Italia; materialmente non moltissimo, ma possiamo lanciare segnali chiari. Possiamo provare a indicare una strada differente. Possiamo smettere di affidarci alla sorte, riempendo di armi l'Ucraina alla cieca, e dire nei fatti che un gesto insieme concreto e simbolico, come sarebbe evidentemente la sospensione dell'invio delle armi, sarebbe il punto per affermare oggi che è ora di fermarsi, che è tempo di dare al dialogo e alla diplomazia una possibilità. Questo, Presidente, non equivale affatto ad abbandonare l'Ucraina, ma significa soltanto cercare una strada diversa da quella che si sta percorrendo.
Infine, faccio un'ultima considerazione. Per mesi, anche nel mio mondo, nel mondo progressista, ho ascoltato spesso una tesi: l'idea, cioè, che fosse giusto sostenere militarmente la resistenza ucraina, ma che bisognasse opporsi risolutamente a ogni corsa al riarmo. Come si fa però a non vedere il nesso totale tra queste due questioni? La consegna di armi a Kiev svuota gli arsenali e questa diventerà la motivazione per chiedere di riempirli di nuovo. Come si chiama tutto questo se non corsa al riarmo? È una tendenza purtroppo già profondamente esistente in Europa negli anni scorsi, che trova, proprio in virtù della guerra in Ucraina, una nuova e drammatica giustificazione; anche di questo io credo si debba parlare.
Signor Presidente, per tutte queste ragioni, noi dell'Alleanza Verdi e Sinistra voteremo convintamente contro il provvedimento al nostro esame.
SPAGNOLLI (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SPAGNOLLI (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Signor Presidente, Governo, colleghe e colleghi, la comunità internazionale si è data delle regole e si fonda su degli Stati sovrani che hanno il diritto dovere di esercitare la loro sovranità nei rispettivi territori. L'aggressione di uno Stato sovrano a un altro Stato sovrano, al fine di espropriare al secondo dei territori, non è ammissibile nell'organizzazione che la comunità internazionale si è data. E, quindi, quando questo avviene, come nel caso dell'aggressione russa all'Ucraina, la comunità internazionale reagisce, ha reagito e deve continuare a reagire.
Va detto che questa reazione - per quanto riguarda la Russia - è un po' tardiva, perché ricordo che nel 2008 la Russia ha aggredito allo stesso modo la Georgia espropriando al territorio georgiano due Regioni, Abkhazia e l'Ossetia del Sud, e la comunità internazionale allora reagì inviando messi di pace e delegazioni, cercando di far ragionare. Il risultato è che, quattordici anni dopo, il territorio georgiano è occupato militarmente in parte dall'armata russa e i territori delimitati a seguito di quella guerra sono circondati da reticolati e sottratti alla sovranità dello Stato georgiano, anche se nelle carte geografiche continuano ad apparire come georgiani. Ecco, allora non si intervenne con la fermezza con cui si è fatto ora e questo fu il risultato, a dimostrazione che l'intervento è necessario.
Per questa ragione, come Gruppo delle Autonomie sosteniamo l'iniziativa del Governo, ma ho una richiesta da fare: ricordiamo sempre a tutti coloro che rappresentano lo Stato italiano in questo contesto che l'obiettivo principale che abbiamo è comunque sempre la pace. Non lo diciamo mai abbastanza: ripetiamolo sempre. (Applausi).
CALENDA (Az-IV-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CALENDA (Az-IV-RE). Signor Presidente, noi sosteniamo convintamente l'azione e la posizione del Governo per ciò che concerne la crisi ucraina.
Sarebbe bene, forse, partire da qualche dato di fatto, perché altrimenti rischiamo di confonderci.
Oggi, a quasi un anno dall'inizio della guerra, l'Ucraina ha avuto 600 miliardi di danni: è un Paese completamente distrutto. Ho avuto occasione di visitarlo un mese fa: 7.000 civili circa sono morti, di cui 500 bambini; 8 milioni di rifugiati. Probabilmente i morti militari - parlo solo degli ucraini - sono dieci volte tanto.
Il 60 per cento degli ucraini oggi vive sotto la soglia della povertà (erano il 18 per cento). Questi sono i dati, e i dati hanno un solo responsabile: Vladimir Putin e la politica che ha seguito. (Applausi).
Penso che in Italia parliamo molto di Ucraina conoscendone pochissimo la storia e ancor meno la situazione. In tutti i talk show si parla, per esempio, di russofoni: la Russia interviene per aiutare i russofoni. In Ucraina sono tutti russofoni. Quella ucraina è una lingua che ha una tarda apparizione e alcuni dei Ministri addirittura parlano solo russo.
Parliamo di russofobia: gli ucraini nazionalisti fascisti che non amano la Russia, ma sapete che un quarto degli ucraini è imparentato con i russi per via di matrimonio e odiano se stessi?
Raccontiamo che la Crimea non voleva essere parte dell'Ucraina, quando non sappiamo che la Crimea votò favorevolmente alla separazione dall'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, per passare in Ucraina.
Parliamo di quello che accade in Donbass come se fosse veramente frutto della difesa da parte degli ucraini del loro territorio, quindi dell'oppressione delle minoranze russofone e quindi dell'intervento di Putin. Insomma, in tante trasmissioni televisive... Senatore Gasparri, lo so che la sto annoiando ma, se può ascoltare due secondi, le è utile, così magari capisce che, quando il presidente Berlusconi parla di buone intenzioni di Putin, dice una fesseria che non ha precedenti. (Applausi).
Dunque, l'obiettivo di Putin è stato dichiarato e noi ci dimentichiamo - la storia non ha più valore - che i dittatori hanno questo problema: normalmente dichiarano gli obiettivi che vogliono perseguire. E il problema delle democrazie, oggi così come in passato, è che nessuno li sta a sentire quando dichiarano gli obiettivi che intendono perseguire.
Putin ha dichiarato che il suo obiettivo è riportare alla Russia 25 milioni di russofoni, ovvero persone che parlano russo. Se questo accadesse, vorrebbe dire davvero una guerra sul piano mondiale, perché molte delle ex Repubbliche sovietiche hanno minoranze che parlano russo. Aggiungo che, se qualcuno conoscesse la storia, saprebbe che la crisi dei Sudeti, che innescò la Seconda guerra mondiale, è nata precisamente per questa ragione. E saprebbe che, dopo la Seconda guerra mondiale, si è stabilito il principio per cui l'appartenenza a un'etnia e/o a una comunità linguistica non può variare i confini, perché altrimenti tutta l'Europa sarebbe in guerra domani mattina. In precedenza è intervenuto il collega che conosce bene la situazione altoatesina e anche le tensioni che ci sono state in passato su questo tema.
Abbiamo sentito dire che l'Ucraina è in guerra perché era governata da fascisti nazionalisti. I fascisti nazionalisti - chiamiamoli così, per semplificare - avevano il 5 per cento dei voti prima della crisi. Insomma, non sappiamo davvero quello che sta succedendo. Quello che sta succedendo è che gli ucraini combattono per noi. Se oggi Putin non venisse fermato, come in questo momento viene fermato in Ucraina, domani dovremmo fermarlo in un Paese della NATO. (Applausi). Lo ha detto prima molto bene il collega: si tratta non di un intervento isolato, ma è quello che è già accaduto in Georgia, in Abkhazia, con la Crimea e in Siria e ogni volta l'Occidente si è voltato dall'altra parte. Se volete sapere la ragione profonda, che per gli ucraini è chiarissima, del perché siamo a questo punto, è perché dopo la Crimea tutti quanti abbiamo fatto finta di niente e quello che è accaduto è che Putin ha pensato di avere mano libera. (Applausi).
Onorevoli colleghi, gli ucraini non combattono per un astratto principio di libertà. Chi conosce la storia ucraina sa che i russi in Ucraina hanno causato circa 4 milioni e mezzo di morti, tra l'holodomor, cioè la carestia indotta, che è un genocidio a tutti gli effetti e che il Parlamento dovrebbe riconoscere subito come tale (Applausi), e le purghe. Pertanto, quando parliamo con un ucraino che ha avuto un lutto - tutte le famiglie hanno avuto un lutto - che ci dice che non stanno combattendo per l'ideale della libertà, ma che sotto i russi non ci vogliono finire più, perché sanno cosa vuol dire e sanno che quello russo, sia in epoca comunista che in epoca precedente, è di fatto un imperialismo profondamente razzista.
Onorevoli colleghi, aiutare l'Ucraina è aiutare noi. Un collega, intervenuto in precedenza, diceva che non sappiamo quali sono gli obiettivi. No, lo sappiamo benissimo: l'obiettivo è la liberazione delle zone occupate dalla Russia (Applausi) e non altro, perché non possono essere altri gli obiettivi. Dico di più: possiamo raccontarci qua che dovrebbero fare altro, ma gli ucraini continueranno a combattere anche nel caso in cui non li supportassimo più militarmente. L'unica differenza è che a quel punto, probabilmente, Putin potrebbe insediare - come ricorda qui il senatore Berlusconi - delle "brave persone a Kiev". Questa è l'unica differenza. Quindi noi e gli ucraini sappiamo perfettamente per cosa combattiamo: per ristabilire l'ordine internazionale di legalità e per proteggere un Paese che è fortemente europeo.
Concludo dicendovi due cose. Innanzitutto ho la sensazione che ci sia una stanchezza dell'opinione pubblica e anche qui dentro, per conseguenza, sulla questione Ucraina. Abbiamo fatto, nelle prime fasi della guerra, la rincorsa ad aiutarli, con le batterie, le raccolte, i generatori, e poi un po' ce ne siamo dimenticati. Oggi gli ucraini hanno bisogno disperato di pezzi fondamentali per sostituire parti di ricambio della loro rete elettrica. Sono al buio, sono al freddo, sono attaccati costantemente da migliaia di droni iraniani, venduti a poco prezzo, che hanno pochi costi, ma che provocano vittime continuamente. Abbiamo bisogno di dare un'accelerata; la batteria antiaerea SAMP/T è l'unica che può contrastare efficacemente il lancio di missili russi. (Applausi). Signori, a fine febbraio si aspetta una nuova offensiva russa, quando Putin avrà finito di preparare le sue reclute. Per quella data noi dobbiamo essere lì, con i nostri sistemi antimissile e con il nostro supporto militare, insieme agli altri Paesi, perché lì si decide il futuro dell'Europa, l'onore delle democrazie occidentali e la capacità di dimostrare che non siamo molli come pensa Putin, ma anzi, al contrario, siamo pronti a difendere e a resistere. E non ci riempiamo solo la bocca con "Bella ciao", ma ne applichiamo, anche quando ci costa, i principi ispiratori, perché quella si chiamava "Resistenza", non "desistenza". (Applausi).
*GASPARRI (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GASPARRI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, il Gruppo Forza Italia è ovviamente favorevole a questo provvedimento, e lo diciamo con chiarezza e immediatezza. Voteremo a favore della proroga degli interventi a sostegno dell'Ucraina; interventi che devono essere basati anche sulle armi, perché la causa dei popoli, la libertà dei popoli, la democrazia, la vita delle persone non si possono difendere soltanto sventolando una bandiera in una piazza o con prese di posizioni di principio, ma hanno necessità di interventi concreti.
La nostra posizione è chiara: riteniamo positivo l'impegno del Governo nel proseguire un confronto con il Parlamento, che è sempre avvenuto, anche in questo momento. Il decreto-legge in esame nasce dalla volontà di evidenziare detta questione e non di trattarla con decreti omnibus, come si rischiava di fare nel passaggio da una legislatura all'altra, nella necessità di affrontare con urgenza alcune questioni. Saggiamente il Governo ha voluto isolare ed evidenziare, in un provvedimento apposito, una questione che ha una sua rilevanza, una sua importanza sul piano dei rapporti internazionali, sul piano delle questioni della difesa e del mondo militare e anche sul piano della storia.
Qualcuno adesso accennava alla storia - non so a chi si riferisse - ma la storia noi la conosciamo. Più volte, intervenendo in Aula, ho ricordato a me stesso, ma anche un po' a chi è interessato alla materia, che in quelle terre i conflitti sono plurisecolari. Non c'è solo il professor Orsini. Ho portato una volta in Aula un libro di un professore che si chiama Cella, di cui consiglio la lettura. Il Sottosegretario ha avuto modo di confrontarsi con me su questo studioso, che ci racconta in un manuale cosa accade da secoli in quelle terre, sin dal 1200. Senza voler fare una lezione di storia - non ho questa presunzione, come altri, ma qualche libro è bene leggerlo ogni tanto - il caso più recente che tutti ricordiamo è la guerra di Crimea che, nel 1853-56, vide impegnato il Regno di Piemonte, non essendo ancora l'Italia unita. Cavour mandò i bersaglieri, che già esistevano, a partecipare a una guerra per inserire il Regno di Piemonte nel contesto internazionale e per avere l'appoggio al processo di unificazione italiana che era in corso con le guerre del Risorgimento (così l'abbiamo chiamato). I bersaglieri andarono in Crimea a combattere una guerra tra i russi e la comunità internazionale. Purtroppo questo problema non è nuovo; che vi siano popolazioni di diversa storia e di diversa etnia è una questione evidente.
Pensiamo alla storia stessa della Crimea, che ho già citato. Fu Krusciov, che era il capo dell'Unione sovietica ed era di origine ucraina, a dare la Crimea all'Ucraina, che però stava allora dentro il sistema complessivo della dittatura sovietica comunista, per cui contava poco spostare la Crimea da uno Stato all'altro, perché comandava soltanto la dittatura di Mosca.
Oggi riesplode questa tensione, che abbiamo ignorato per anni. Infatti il conflitto, in alcune zone di confine, negli anni passati durava disatteso, perché noi a volte ci occupiamo delle guerre solo in alcuni momenti. Anche in questo momento non c'è solo la guerra in Ucraina, ma ce ne sono in zone del Medio Oriente e in altre parti del mondo; tuttavia la comunità internazionale volta la faccia dall'altra parte. Qua noi non voltiamo la faccia.
Quindi "sì" a questo sostegno ulteriore e all'invio di armi, con attenzione ad alcune questioni, e lo dico al rappresentante del Governo. Basta leggere i giornali, non c'è bisogno di attingere ai documenti riservati dei Comitati parlamentari.
C'è un problema di scorte nel mondo occidentale, che si è non dico dissanguato, ma in qualche modo impoverito per sostenere gli ucraini, e quindi anche l'Italia deve stare attenta. Noi non pensiamo che ci siano attacchi incombenti sul nostro Paese. Tuttavia, la Difesa deve essere sempre in grado, in ogni momento, di affrontare qualsiasi emergenza. Quindi, dobbiamo stare anche attenti a intensificare gli investimenti nel settore della difesa, perché l'aiuto internazionale potrebbe sguarnire il nostro sistema. E, quando si parla del 2 per cento come obiettivo tendenziale della percentuale del PIL per la difesa, riguarda il personale e tutte le questioni che - vedo qui il ministro Zangrillo - sono state affrontate, rinnovando - lo fece il ministro Brunetta - il contratto per il comparto sicurezza e difesa. Il ministro Zangrillo ha firmato gli atti esecutivi. Lo ricordo perché la Difesa è fatta di strumenti militari e di sistemi d'arma che stiamo fornendo all'Ucraina, ma è fatta anche di personale. Noi ci stiamo ricordando della questione difesa: la ricordo al Parlamento, perché non bastano le dichiarazioni retoriche di elogio, ma servono gli investimenti nei mezzi e per il personale del sistema difesa, che sono una priorità per l'Italia.
Vorrei concludere con una considerazione: noi siamo d'accordo, ma ci auguriamo anche che accanto al sostegno militare l'Italia - in questo senso il Governo ha mostrato piena consapevolezza e il vice presidente del Consiglio e ministro degli esteri Tajani è fortemente impegnato - debba anche essere protagonista della speranza di pace. Il conflitto ucraino si riflette su tutti i costi dell'energia, del gas, del petrolio e delle materie prime: quindi, oltre a privare della vita e della libertà gli ucraini, condiziona la nostra vita quotidiana. Quando qualcuno dice che abbiamo fatto previsioni da qui a tre mesi con la legge di bilancio, che ha destinato 21 miliardi all'emergenza energia - poi forse ne serviranno altri - le abbiamo fatte a tre mesi perché speriamo che prima o poi ci sia un processo di pace. Già l'aver messo il tetto al prezzo del gas a livello di Unione europea ha determinato un contraccolpo positivo sui mercati. Noi ci auguriamo che la guerra cessi, ma perché ciò avvenga serve un'iniziativa politica.
I Governi guidati da Berlusconi seppero dialogare con Putin e con Bush, con Gheddafi e con l'Unione europea. Oggi serve una capacità di protagonismo della comunità occidentale e dell'Italia all'interno di essa. Noi rispettiamo i tentativi che la Turchia sta facendo, perfino la Cina supporta la Russia, ma poi un giorno la supporta e un altro giorno sembra più cauta. Ma affidarsi alla Cina che sta dimostrando in queste ore, anche sotto il profilo sanitario, la sua arretratezza e la sua irresponsabilità, sarebbe cosa ben triste. Noi dobbiamo anche svolgere un ruolo attivo per le politiche di dialogo, che oggi sono impossibili. Non si può dialogare mentre si tirano i missili sul popolo ucraino, mentre ci sono ancora offensive in corso a Soledar e altre città sotto attacco. I russi da un lato sembrano in difficoltà, cambiano i vertici militari e lo stesso Putin sembra confuso, ma poi purtroppo sul territorio si registrano ulteriori avanzate.
Quindi, l'Italia deve contribuire in maniera determinante e ostinata a riprendere anche le vie di un dialogo, che ovviamente non può che essere preceduto dalla fine di questa aggressione. Noi non perdiamo di vista la prospettiva del dialogo della pace, proprio perché sappiamo che la lunga storia secolare di quelle terre ha visto purtroppo le guerre ripetersi, ma anche forme di convivenza. Penso al Medio Oriente dove scoppiano crisi periodiche e sanguinose, poi ogni tanto ci sono gli accordi di Abramo, ci sono momenti di dialogo, dai tempi di Camp David ai giorni nostri. L'Italia deve caratterizzarsi anche in questo.
Forza Italia, nel votare convintamente questo provvedimento e rinnovare la sua solidarietà operosa - non solo verbosa - al popolo ucraino, auspica che il nostro Governo sappia, nelle sedi internazionali, individuare quelle vie di dialogo e di pace che in altre stagioni altri Governi che ho ricordato, guidati da Berlusconi, seppero imporre. In momenti in cui le tensioni erano forti altri scelsero - pensiamo alla Libia - la via della guerra e poi i fatti ci hanno dimostrato quanto fosse sbagliata quella strada. In questo momento la nostra posizione è netta e chiara, ma non ci impedisce - lo dico al rappresentante di Governo - di auspicare un intenso impegno dell'Italia, affinché la Turchia e altri Stati si pongano un problema di tessitura dello scenario internazionale, che è utile agli ucraini sotto attacco, che dobbiamo supportare con i sistemi antimissili e tutto quello che anche l'Italia sta mettendo a disposizione. Vanno però aiutati anche ripristinando un clima di dialogo in terre attraversate da secoli da conflitti e aggressioni, dove si deve reimporre una forma di convivenza e di pace, che possa dare un sollievo alla comunità internazionale i cui destini economici dipendono molto da questo conflitto.
Quindi, sosteniamo quel popolo, ma speriamo anche che l'Italia sia protagonista di un percorso di base e di dialogo. Per questo votiamo a favore del disegno di legge di conversione del decreto-legge. (Applausi).
LICHERI Ettore Antonio (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LICHERI Ettore Antonio (M5S). Signor Presidente, senatrici e senatori, noi vi diamo una notizia, dopo aver sentito i senatori Calenda e Gasparri: tra poche settimane sarà un anno che questa guerra scellerata, voluta da Putin, insanguina le porte dell'Europa. Fin dal primo momento ci siamo schierati tutti, ma proprio tutti, a favore del popolo ucraino. Ma in questo dibattito sembra quasi che stiamo discutendo di una guerra scoppiata da pochi minuti, mentre abbiamo un anno di bilancio, di valutazione e riflessioni. Abbiamo migliaia di morti e una Nazione distrutta. Noi di questo dobbiamo parlare oggi. Allora chiariamolo da subito prima di entrare nell'analisi di questa triste vicenda, e lo vogliamo ribadire replicando soprattutto a chi ancora si diverte a strumentalizzare, a mistificare, a far finta di non capire: il MoVimento 5 Stelle è a fianco del popolo ucraino, di un Paese brutalmente violentato dalla Russia. (Applausi). Così sgombriamo il campo da qualunque tipo di equivoco.
Proprio perché abbiamo a cuore la sorte e la vita dei bambini, delle donne, degli uomini, degli anziani cittadini dell'Ucraina, e proprio perché dopo un anno non vogliamo più vedere quelle atroci immagini di morte e di devastazione che i telegiornali quotidianamente trasmettono, è lecito domandarsi se la pace a un anno di distanza la stiamo davvero costruendo mandando armi nei campi di battaglia. (Applausi). È lecito farci questa domanda, sì o no? Qui il punto, colleghi senatori e senatrici, non è se vogliamo fermare Putin o dargliela vinta. Il problema è come farlo e cercare di capire quale sia la strategia che in questo momento dobbiamo mettere in campo, considerato che l'escalation militare alla quale abbiamo partecipato attivamente negli ultimi mesi ci ha messo su un binario morto, che ci porta alla catastrofe o, nella migliore delle ipotesi, ad alimentare una sanguinosa guerra di opposizione, di attrito, di consolidamento, che aggiungerà orrore all'orrore, morte alla morte, devastazione alla devastazione. È legittimo chiedersi quale sia la strategia oggi, considerato il fallimento di questi primi dieci mesi?
Forse, prima di rispondere a queste domande, dovremmo parlarci con franchezza. Forse non è proprio vero che qui siamo tutti a favore della pace, signor Presidente. Chi è veramente per la pace si schiera contro l'escalation militare. Chi è favore dell'escalation militare non può dire che vuole la pace, perché è contraddizione, è antinomia. Allora, se vogliamo usare la logica, dobbiamo gettare la maschera di ipocrisia che abbiamo visto indossare in quest'Aula. Delle due l'una: o costruisci e persegui un percorso di pace che è fatto di politica e diplomazia, oppure mandi armi e ancora armi e ancora armi. (Applausi). Non ci sono vie di mezzo, colleghe e colleghi.
Senatore Calenda, ma voi pensate davvero che inviando più missili, più carri armati e più artiglieria riuscirete a mettere all'angolo una potenza nucleare governata in questo momento da un uomo disposto a tutto? Voi pensate davvero di sconfiggere militarmente la Russia? Lo pensate davvero? Allora ditelo agli italiani: vogliamo sconfiggere la Russia! Gli italiani hanno diritto di sapere quale strategia avete in mente! Sono i nostri cittadini che in questo momento stanno pagando il prezzo, il costo economico di questo conflitto bellico sulla loro pelle! Ditelo agli italiani! (Applausi).
E già che ci siete, senatore Gasparri, dite pure quale armi l'Italia sta spedendo nei campi di battaglia. Visto che ogni tanto si parla di trasparenza, proviamo a dirlo anche agli italiani, che forse hanno il diritto di sapere quali armi stiamo mandando nei campi di battaglia. Qui, dal centrodestra o dal centrosinistra, gli italiani stanno sentendo recitare da mesi lo stesso copione, uguale da una parte e dall'altra. E non è un copione che avete scritto voi, perché è un copione che vi è stato dettato da Washington! (Applausi).
Questa è la triste realtà e questo i cittadini lo hanno capito. Lo hanno capito perché il 5 novembre scorso sono scesi in piazza, a migliaia e migliaia, sotto l'egida della rete di Europe For Peace, chiedendo che la politica, le istituzioni italiane, le istituzioni europee lavorassero per un immediato cessate il fuoco e per la convocazione immediata di una conferenza internazionale di pace per l'Ucraina.
Ci avete fatto una domanda in questo dibattito. Ci avete chiesto: ma voi come convincereste quel macellaio di Putin a trattare senza una crescente pressione militare? La domanda è legittima, ma la risposta è facile. Faremmo come sempre è accaduto nella storia: attraverso un duro, faticoso, quotidiano, incessante, convinto, convincente lavoro di diplomazia. Tutte le guerre si sono risolte con il lavoro di diplomazia, che in questo momento manca completamente. (Applausi). E fin quando parleranno più forte le armi, non ci sarà mai la voce della diplomazia. Questo è quello che manca.
Partiamo da quei principi di diritto internazionale che Putin ha violato. Partiamo proprio da quegli stessi principi che sono la base dell'ordinamento internazionale e organizziamo, finalmente, una conferenza internazionale di pace che chiami al tavolo i players internazionali, tra cui l'India e la Cina. Lo dobbiamo fare. (Applausi).
In questo momento all'Ucraina non mancano le armi: questo lo vogliamo dire? Non mancano le armi. Solo tre giorni fa la Casa Bianca ha deliberato 3 miliardi di aiuti da questo punto di vista. All'Ucraina mancano gli inviati di pace; mancano gli aiuti umanitari, gli aiuti sanitari; mancano i mediatori; mancano i negoziatori; manca chi parli, per loro conto, di sovranità e di diritto internazionale. Queste sono le cose che mancano.
Fermatevi finché siete in tempo, perché gli imperi - non l'impero - quando si indeboliscono puntano a realizzare una guerra, perché così si fortificano e vendono più armi. Queste parole sono state pronunciate non dal MoVimento 5 Stelle, ma dal Santo padre Francesco. Ed è per questa ragione che il Gruppo del Senato MoVimento 5 Stelle non voterà più l'invio di armi nei campi di battaglia e a testa alta griderà: viva la pace, viva l'Ucraina! (Applausi).
ROMEO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROMEO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, il Gruppo Lega voterà favorevolmente a questo provvedimento, perché non può certo far mancare il suo sostegno al popolo ucraino. Il mio intervento, però, preferirei concentrarlo su quello che il 13 dicembre tutte le forze politiche hanno scritto nelle risoluzioni che sono state approvate, ossia il punto che riguarda l'impegno a intensificare l'azione diplomatica alla ricerca di una pace giusta, alla ricerca di una tregua, alla ricerca dell'avvio di possibili negoziati.
Partiamo dai dati di fatto, da quello che vediamo accadere oggi. Vediamo innanzitutto che una tregua non è riuscita a durare neanche tre giorni. Putin, l'invasore, sostanzialmente ha cambiato i vertici militari nelle ultime ore e questo fa capire la sua volontà di riorganizzarsi a livello militare per continuare l'offensiva. Zelenski, dal canto suo, ha dichiarato che non ci può essere pace senza le terre perdute, per cui è giustificata la guerra per la loro riconquista, costi quel che costi in termini di uomini e di cose; in sostanza dicendo che soltanto tornando ai confini del 1991, quindi riprendendosi anche le terre compresa la Crimea, può essere garantita la famosa stabilità territoriale. È evidente che Putin non consentirà mai questo, non rinuncerà mai ai territori conquistati, che sono quelli che gli interessano. Figuriamoci se dovesse perdere anche la Crimea. Anzi, molti osservatori internazionali hanno fatto notare che, se aggredito, il suo delirio imperialista potrebbe addirittura portare ad atti estremi e, quindi, con un rischio di avvio della terza guerra mondiale o di una guerra nucleare, che è molto pericolosa, per tutto quello che abbiamo detto.
Sempre stando ai fatti, Kissinger - è stato ricordato bene ieri dal nostro collega senatore Andrea Paganella - ha fornito basi, presupposti e contenuti per avviare un negoziato, che però tutti purtroppo hanno ignorato; così come fu ignorato il suo appello nel 2014 per evitare una guerra che poi si è scatenata, quando disse che la soluzione era che l'Ucraina diventasse un ponte tra l'Occidente e la Russia e non un avamposto dell'uno nei confronti dell'altro. Fu ignorato anche allora e poi scoppiò la guerra. Kissinger propone con saggezza e intelligenza, vista la sua esperienza, un referendum nelle aree occupate sotto il controllo di organismi internazionali. Ha sostenuto che, attraverso l'umiliazione di Mosca, che alcuni auspicano, si otterrebbe soltanto un'altra guerra; che nel nuovo ordine mondiale bisogna comunque trovare uno spazio alla Russia, nonostante tutta la sua propensione alla violenza, perché una Russia umiliata - Kissinger lo sostiene - potrebbe generare conflitti interni alla Federazione Russa ed esterni, che quindi possono portare ad altre guerre.
La storia dovrebbe insegnarci qualcosa: non bisogna mai umiliare i Paesi. Prima sentivo parlare delle cause scatenanti della Seconda guerra mondiale: la Germania umiliata, che subì la vendetta della Francia, il Paese che aveva subito maggiormente nel primo conflitto mondiale. Cosa ha portato il Trattato di Versailles? La storia dovrebbe insegnare, ma sembra che di tutto questo non si possa parlare, guai! Attenzione a dire certe cose, perché rischiamo di mettere a repentaglio la nostra carriera. Bisogna perseguire il politicamente corretto, perché l'impressione - signori, è inutile che ci prendiamo in giro, a me non piacciono le ipocrisie - è che in realtà nessuno voglia che la guerra in Ucraina finisca, quindi continuiamo tutti quanti a parlare di pace, di intensificare i negoziati, ma in realtà le cose stanno andando nella direzione opposta.
Cosa possiamo fare, quale proposito ci possiamo dare senza ipocrisie per l'anno che viene, sperando che possa davvero porre fine a questa guerra? Interroghiamoci, riflettiamo bene. Affinché percorrere davvero questa strada della diplomazia e dei negoziati, che abbiamo scritto nelle nostre risoluzioni e che abbiamo votato, porti almeno ad una tregua, se non alla pace, ognuno di noi deve trovare il coraggio di opporsi alla mentalità dominante, al famoso politicamente corretto, avendo il coraggio di dire le cose che si devono dire, non quelle che conviene dire. (Applausi).
Facciamo un piccolo passo in avanti. Certo che la pace non si può ottenere deponendo le armi o con la resa dell'Ucraina, come qualcuno sostiene: è evidente, come ha detto il premier Meloni, che ci sarebbe subito l'invasione da parte della Russia e questo potrebbe generare ulteriori situazioni. Rimuoviamo però quell'idea, che balena anche da parte di qualcuno di noi in quest'Aula ma che è una mentalità dominante in Europa e negli Stati Uniti (ce l'hanno soprattutto quelli che comandano), che la pace possa esserci solo con la sconfitta o, ancor peggio, con l'umiliazione di Mosca, altrimenti rischieremo solo di parlare di pace in modo ipocrita. (Applausi).
CASINI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CASINI (PD-IDP). Signora Presidente, mi consenta di dire che, se ieri nel corso del dibattito non fossero intervenuti in modo veramente molto importante il senatore Delrio e il senatore Borghi a nome del Gruppo parlamentare che rappresento e non avessero chiarito i termini della questione, oggi io mi sentirei un po' in imbarazzo, soprattutto dopo il discorso del senatore Licheri (Applausi). Mi sentirei in imbarazzo perché io sono d'accordo con Licheri, con la sua invocazione finale; forse sono in crisi d'identità, ma io sono per dire viva la pace, viva l'Ucraina, come il senatore Licheri. (Applausi). L'unica cosa che non riesco a capire con queste premesse è come abbia fatto il senatore Licheri a spiegarci che non voterà e non appoggerà il decreto-legge che contiene una continuità negli impegni del nostro Paese (Applausi). Sì, colleghi, perché dire viva la pace e viva l'Ucraina ha una conseguenza logica, cioè che noi non consentiamo il macello che si sta facendo dei cittadini inermi dell'Ucraina a causa di un'invasione che, contro ogni regola della comunità internazionale e contro il diritto internazionale, si sta verificando. (Applausi).
Il Gruppo parlamentare che rappresento voterà, anche con sofferenza, a favore del decreto-legge in esame. Lo farà, evidentemente, per le ragioni che ha spiegato ieri il senatore Delrio, consapevole che fornire armi è comunque fornire strumenti che possono provocare morti e distruzioni. Lo sappiamo, siamo sofferenti per questo e non siamo neanche irrispettosi delle tante manifestazioni per la pace, soprattutto quando vengono dai più giovani. La politica deve ritrovare il suo ruolo pedagogico (Applausi) e non giocare sugli stati d'animo legittimi di tanta parte dell'opinione pubblica. Noi siamo rispettosi di questi sentimenti e di queste bandiere per la pace perché siamo convinti che l'anelito di questa parte della popolazione sia condiviso largamente nel Parlamento, nella Costituzione e nel nostro DNA. Sappiamo anche però, come ha spiegato il senatore Enrico Borghi ieri, che un nuovo ordine internazionale - questa è la partita che si sta giocando oggi - non si può costruire sull'accettazione della sopraffazione (Applausi) e della violazione delle regole del diritto internazionale. Nulla può essere infatti solido se è costruito sulle basi di una menzogna di questo tipo.
Colleghi, esiste un'altra questione che io vorrei approfondire: il tema dell'Occidente. Tante volte parliamo di Occidente, ma che cosa è l'Occidente? L'Occidente è un insieme di democrazie che economicamente sono più forti degli altri? Sì, per certi versi, ma l'Occidente è un sistema, per come lo intendiamo noi, di valori condivisi e di motivazioni ideali, che si basa sul rispetto delle opinioni altrui e sul rispetto degli altri. Se non ha questo fine, la democrazia a che cosa serve? (Applausi). Perché allora c'è da essere preoccupati? Scusate se amplio un po' il discorso. Noi votiamo certamente con convinzione il provvedimento al nostro esame, il Governo è in continuità con i Governi precedenti ed in questo la politica estera dimostra quello che deve essere, cioè non un terreno di scontro interno all'arma bianca per problemi di provincialismo italiano, ma è una questione più alta. (Applausi). Riprendendo il discorso sulla democrazia e sull'Occidente, noi abbiamo il problema che la sfida che Putin ci ha portato è una sfida alla democrazia. Noi abbiamo fatto finta con cinismo di non vedere; anche gli americani hanno fatto finta di non vedere, ma per ragioni opposte a quelle che dite voi. Quando all'inizio del conflitto, si è chiesto a Zelensky se voleva un passaggio per andarsene via, Zelensky ha detto di no, che il passaggio non gli serviva, ma gli servivano le armi, perché non ha accettato di compiere la scelta più comoda personalmente, cioè di andarsene via; non ha accettato il cinismo di una politica internazionale che non aveva visto quello che è capitato in Georgia (Applausi), in Crimea, nel Donbass, e che non aveva visto nemmeno le minacce gravissime fatte da Putin ad un'istituzione dell'Europa come il presidente Sassoli che era stato sanzionato dalla Russia nella semi-indifferenza di tutti. (Applausi).
Lo scontro è tra democrazia e dittatura; ciò che Putin non può accettare è la democrazia ai suoi confini, ma noi che siamo parte di questo Occidente e di questa democrazia, dobbiamo guardare quello che non funziona in casa nostra per essere credibili. Allora so benissimo che non c'entra, ma vi dico la verità con convinzione e vorrei che in questo voi non coglieste alcun aspetto di strumentalità. Io non posso abituarmi alla normalità degli assalti al Congresso americano e a quello brasiliano quando si perdono le elezioni. (Applausi). La democrazia non è infatti qualcosa che si può accettare a seconda delle convenienze. La democrazia è un processo.
Oggi accettiamo, ci inchiniamo al Governo del nostro Paese. La presidente Meloni non ha espropriato nessuno; la presidente Meloni ha vinto le elezioni. Noi l'abbiamo contrastata e la contrastiamo in Parlamento, ma con le armi della democrazia. A nessuno verrebbe mai in mente di occupare l'Aula di Montecitorio o del Senato; eppure, in grandi Paesi democratici questo è capitato, e ciò che mi preoccupa è che una parte dell'opinione pubblica lo giustifichi. Allora, il problema è anche nostro: la democrazia dell'Occidente è malata. Ecco che allora abbiamo un doppio compito: risanare la democrazia (Applausi) all'interno dei nostri sistemi e lavorare perché la democrazia sia veramente in grado di reggere la sfida della dittatura. Ecco perché, colleghi, dobbiamo tenere la barra dritta.
È stato bravo ieri Enrico Borghi a fare la distinzione tra i follower e quelli che reggono, e il compito di uomini delle istituzioni è reggere, anche spiegare e sapere che queste sono scelte dolorose, anche per noi che le formuliamo, ma l'Italia è parte di una comunità di valori.
La nostra Costituzione è nata nella lotta all'antifascismo, nella Resistenza e nella solidarietà che ci hanno dato i Paesi alleati. La nostra Costituzione nasce, vive e si alimenta sulla difesa di alcuni valori. Ecco perché la stessa Europa può trovare, dalla vicenda ucraina, una sua ragione di esistere se questa è costruita sull'identità valoriale. Senza un'identità valoriale l'Occidente non può essere ridotto - scusate - a Twitter o a Google o ai grandi conglomerati che, peraltro, oggi sono ben più forti degli Stati nazionali, altrimenti francamente sarebbe tutto da discutere che questa sia la frontiera del bene. No, la frontiera del bene e qualcos'altro: è la ragione per cui tanti ragazzi nella Seconda guerra mondiale persero la vita ad Anzio o in altre parti del nostro Paese. (Applausi). È la ragione per cui tanti resistenti combatterono per un ideale di libertà e di democrazia.
Votando questo decreto-legge difendiamo questi ideali. (Applausi).
SPERANZON (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SPERANZON (FdI). Signor Presidente, quest'oggi, ma anche ieri in discussione generale, ascoltando gli interventi sul disegno di legge di conversione del decreto-legge al nostro esame, ho sentito una parola risuonare migliaia di volte in quest'Aula: pace!
Tutti vogliono la pace. Tutti sono convinti di perseguirla nei modi che ritengono più opportuni, però tutti sanno anche riconoscere le responsabilità di quanto è avvenuto e sta avvenendo in Ucraina.
Tutti riconoscono le responsabilità di uno Stato e di un Governo - quello russo, guidato da Putin - che ha deciso di aggredire una Nazione sovrana, di violarne i confini e l'integrità. Tutti riconoscono che ci sono state inaccettabili violazioni dei diritti umani oltre che del diritto internazionale. Tutti riconoscono il fatto che in questo conflitto non c'è dubbio alcuno sull'individuazione di chi sia l'aggressore e di chi sia l'aggredito, la vittima.
Ci sono stati anche molti richiami - anche negli ultimi interventi - alla memoria. Vorrei dire che l'Europa stessa è nata perché i governanti dei Paesi occidentali d'Europa, all'indomani delle guerre mondiali, in particolare della Seconda, decisero che quegli orrori, che ricordavano bene e che avevano vissuto, non potevano più ripetersi e che dovevano trovare una forma di convivenza diversa, costruita certamente sui valori della democrazia, del rispetto e dell'integrità innanzitutto dei confini di ciascuna Nazione.
Purtroppo non abbiamo memoria di quello che accadde novanta anni fa in Ucraina, perché non l'abbiamo vissuto, non l'hanno vissuto i nostri nonni e perché nei nostri libri di storia ci sono tante pagine che sono state strappate o probabilmente non sono state mai scritte. Quando circa un anno fa gli ucraini hanno visto entrare all'interno dei propri territori i carri armati che arrivavano da Mosca, dalla Russia, e che brandivano orgogliosamente la bandiera rossa con la falce e martello, in quel momento hanno avuto vivido il ricordo di quello che successe novanta anni fa: l'holodomor, che è stato anche ricordato dal collega intervenuto in precedenza. Milioni e milioni di ucraini - donne, bambini e anziani - costretti a morire di fame e di sete, colpevoli di essere contadini e di costituire un ostacolo alla collettivizzazione forzata che volevano Stalin e i comunisti sovietici. È lì che vediamo le ragioni per le quali non solo gli ucraini, con grandissima determinazione, orgoglio e patriottismo, stanno difendendo i propri confini, le proprie case, le proprie famiglie e la propria identità, ma tutto quello che il senatore Delrio ieri definiva il polmone orientale dell'Europa, che troppo spesso anche in questa Assemblea viene considerato un'Europa di serie B, quasi che il fatto di aver subito per decenni le repressioni dei Governi comunisti rappresenti una colpa.
Oggi dobbiamo invece riconoscere la capacità proprio di quei popoli di dimostrare, attraverso l'accoglienza e la solidarietà nei confronti dei milioni di profughi che arrivano dall'Ucraina, quanto sono solidi, all'interno di quelle comunità e di quelle società, i valori dell'Occidente, che vogliamo difendere e promuovere.
Oggi i missili russi non vanno a colpire solo gli impianti militari e le caserme, non vanno a cercare di distruggere solo la capacità offensiva dell'Ucraina, ma vanno a distruggere le centrali elettriche, perché l'obiettivo dei russi è quello di assetare e affamare il popolo ucraino e di fiaccarlo. Il nostro obiettivo è quello di sostenere il popolo ucraino e farlo significa abbattere quei missili e metterlo in condizione di difendersi. Non si tratta di armi di offesa e di strumenti che mandiamo all'Ucraina per generare più morti e più sangue, ma di strumenti che evitano di avere più morti e più sangue. (Applausi). Questo è il senso della posizione italiana e della posizione europea: creare le basi perché ci possa essere davvero un dialogo, che possa portare alla pace. Una pace, non una resa! (Applausi). Siamo contro chi, in quest'Aula, ritiene che l'Ucraina debba arrendersi, dimenticando forse che, per ben cinque volte in questa Assemblea, come nell'altro ramo del Parlamento e al Governo, hanno sostenuto posizioni diametralmente opposte rispetto a quelle che si accingono ad avere oggi.
E allora - concludo, Presidente - forse non sarà possibile arrivare a vedere, alla fine di questo conflitto, una vittoria militare di una parte o dell'altra. Ma probabilmente proprio le condizioni di stallo che si stanno verificando in queste settimane e in questi ultimi mesi metteranno le parti in conflitto in condizione di costruire la possibilità di individuare una via negoziale funzionale al raggiungimento dell'obiettivo che tutti diciamo essere il nostro obiettivo principale, cioè la pace.
In questo senso si sta muovendo il Governo italiano, attraverso l'azione determinata del primo ministro, di Giorgia Meloni, attraverso l'azione del nostro ministro Crosetto e anche attraverso l'azione di altri componenti di vari Dicasteri. In questi giorni c'è una missione a Kiev del ministro Urso con il presidente di Confindustria Bonomi. Questo dimostra quanto già stiamo cercando di avere un ruolo nel post-guerra, nel momento in cui finalmente saranno cessati i cannoni e potremo tornare a parlare di ricostruzione. È stato ricordato quali e quanti sono i danni che la guerra ha causato e continua a causare alle città ucraine.
L'Europa, anche e soprattutto attraverso la spinta dell'Italia, può e deve prendere una posizione forte, deve avere un ruolo importante a livello negoziale, deve mettere le parti in condizione di sedersi attorno a un tavolo. Smettiamola poi con la falsa narrazione costruita da alcune forze politiche, che non conoscono la parola coerenza, avendo sostenuto in più occasioni, con il Governo precedente, l'invio di mezzi militari all'Ucraina, secondo cui con questa spesa noi andiamo ad affamare gli italiani. Sappiamo - e l'ha ricordato giustamente il collega Barcaiuolo ieri nel suo intervento - che l'Unione europea ha previsto tre miliardi di euro come ristoro per le Nazioni che sono maggiormente esposte dal punto di vista dei contributi finalizzati ad armare l'esercito ucraino.
Certo, accanto all'auspicio che possa arrivare presto una pace, abbiamo anche il sacrosanto dovere di pretendere, da parte dell'Europa e degli Stati Uniti, il riconoscimento che in questa guerra e in questo conflitto ci sono Nazioni che hanno pagato un prezzo più alto; e l'Italia è una di quelle che ha pagato un prezzo più alto dal punto di vista economico. Da questo punto di vista è un dovere, da parte delle nostre istituzioni, andare a chiedere alle istituzioni sovranazionali che ciò venga riconosciuto.
Per questa ragione e ricordando che, cari colleghi, anche se l'Italia avesse una posizione diversa da quella assunta, purtroppo il costo delle bollette e la situazione legata all'inflazione non sarebbero affatto diversi, anzi i rapporti che si andrebbero a deteriorare nel campo occidentale porterebbero sciagure enormi dal punto di vista economico, preannuncio che il Gruppo di Fratelli d'Italia voterà convintamente a favore di questo decreto-legge, che permette all'Italia di perseguire la pace in Ucraina. (Applausi).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, composto del solo articolo 1.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Votazione per l'elezione di nove componenti effettivi e nove supplenti della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (Votazioni a scrutinio segreto mediante procedimento elettronico su liste) (ore 11,14)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di nove componenti effettivi e nove supplenti della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
Tale votazione avverrà, ai sensi dell'articolo 25, comma 3, del Regolamento, a scrutinio segreto sulle seguenti liste di candidati formate su designazione dei Gruppi parlamentari.
Membri effettivi, senatori: Borghese, De Cristofaro, Dreosto, Ettore Antonio Licheri, Ronzulli, Scurria, Spinelli, Verducci e Zampa.
Membri supplenti, senatori: Camusso, Crisanti, Aurora Floridia, Maiorino, Mieli, Petrenga, Pirovano, Rosso e Zaffini.
Passiamo quindi alla votazione.
I senatori favorevoli alle liste proposte voteranno sì. I senatori contrari voteranno no. I senatori che intendono astenersi si comporteranno di conseguenza.
Dichiaro aperta la votazione a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico, sulle liste di cui si è data lettura.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Risultano pertanto eletti, quali membri effettivi, i senatori Borghese, De Cristofaro, Dreosto, Ettore Antonio Licheri, Ronzulli, Scurria, Spinelli, Verducci e Zampa e, quali membri supplenti, i senatori Camusso, Crisanti, Aurora Floridia, Maiorino, Mieli, Petrenga, Pirovano, Rosso e Zaffini. (Applausi).
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di giovedì 12 gennaio 2023
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, giovedì 12 gennaio, alle ore 9,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 11,17).
Allegato A
DISEGNO DI LEGGE
Conversione in legge del decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell'Ucraina (389)
ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE
Art. 1.
1. È convertito in legge il decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell'Ucraina.
2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
________________
N.B. Approvato il disegno di legge composto del solo articolo 1.
ARTICOLO 1 DEL DECRETO-LEGGE
Articolo 1.
(Proroga di termini in materia di cessioni di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari)
1. È prorogata, fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, di cui all'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, nei termini e con le modalità ivi stabilite.
2. All'attuazione del presente articolo si provvede nell'ambito delle risorse previste a legislazione vigente.
EMENDAMENTI E ORDINI DEL GIORNO
1.100
De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni
Respinto
Dopo il comma 1, inserire il seguente:
«1-bis. Gli atti di indirizzo di cui al comma 1 vengono adottati prima di ogni autorizzazione, al fine di definire l'indirizzo politico concernente l'invio di forniture militari.»
1.101
Barbara Floridia, Ettore Antonio Licheri, De Rosa, Marton
Respinto
Dopo il comma 1, inserire il seguente:
«1-bis. Ai fini di ogni singola autorizzazione di cui al comma 1 concernente l'invio di armi, il Governo rende preventive comunicazioni alle Camere, che si esprimono mediante la votazione di uno specifico atto di indirizzo per ciascuna cessione.»
G1.1
Barbara Floridia, Ettore Antonio Licheri, De Rosa, Marton
V. testo 2
Il Senato,
in sede di esame del disegno di legge recante "Conversione in legge del decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell'Ucraina",
premesso che:
il decreto-legge, all'articolo 1, proroga fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, di cui all'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, nei termini e con le modalità ivi stabilite;
dal 24 febbraio 2022 l'Ucraina è sotto attacco della Federazione russa, un conflitto che si protrae da oltre 10 mesi in un contesto segnato dalla costante escalation militare inasprita, peraltro, dallo spettro della minaccia nucleare;
con l'arrivo della stagione invernale le condizioni, già gravi, sono diventate ancora più drammatiche per la popolazione. Una crisi umanitaria con decine di migliaia di vittime, sia civili che militari, la distruzione di edifici pubblici e privati insieme alla sistematica eliminazione delle infrastrutture vitali. Ad essere messi a dura prova sono stati anche gli stessi equilibri geopolitici a causa delle palesi ripercussioni sul tessuto economico-produttivo internazionale, sull'approvvigionamento energetico e sulle principali regole della convivenza internazionale;
il nostro Paese, in questo arco temporale, si è costantemente adoperato per consentire all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa, sostenendola attraverso aiuti umanitari e finanziari, come dimostrano i provvedimenti adottati. Nel mutato quadro bellico sul campo, la mera reiterazione di decreti quali quello in esame non è tuttavia più sufficiente;
considerato che:
bisogna proseguire con un'azione costante di aiuti umanitari per la popolazione ucraina, nonché con le misure di accoglienza adottate per le persone in fuga dalla crisi bellica, con particolare attenzione alle esigenze dei soggetti minori, anche al fine di assicurare la tutela dei diritti loro riconosciuti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, nonché alle esigenze dei soggetti più fragili, tra cui anziani e disabili;
considerato, inoltre, che:
martedì 20 dicembre 2022 la Commissione Affari esteri e difesa del Senato ha tenuto un incontro, in videoconferenza, con le Commissioni esteri e difesa della Verkhovna Rada di Ucraina;
durante gli interventi dei componenti delle commissioni che hanno partecipato all'incontro, sono emerse ripetute richieste di aiuto legate alle condizioni disperate in cui versa la popolazione ucraina,
impegna il Governo:
ad incrementare l'invio di medicinali per i quali, durante l'incontro, è stato riportato dai parlamentari ucraini un deficit di 5 miliardi di dollari al mese;
a organizzare il trasporto nel nostro Paese dei malati più gravi perché possano essere sottoposti ai relativi interventi, nonché la partenza in sicurezza di medici volontari verso l'Ucraina;
a consentire la fornitura di materiali legati alla sicurezza energetica, tra cui trasformatori e generatori di corrente da sostituire agli attuali, alcuni di epoca sovietica, oramai inutilizzabili o danneggiati dai bombardamenti, necessari per il funzionamento di ospedali e centri di ricovero quali scuole e asili;
a mettere a disposizione apposite tecnologie per ripristinare urgentemente le infrastrutture legate alle esportazioni del grano ucraino all'estero, attualmente veicolate quasi esclusivamente via mare, ma per le quali servono anche strade e ferrovie;
ad implementare assistenza e mezzi per consentire un recupero graduale della normalità, a partire dalla messa in sicurezza dei terreni minati a seguito del ripiegamento dell'esercito della Federazione russa;
a strutturare programmi di cooperazione umanitaria, culturale e sociale in modo tale da creare le premesse basilari per il rientro della popolazione sfollata durante il conflitto.
G1.1 (testo 2)
Barbara Floridia, Ettore Antonio Licheri, De Rosa, Marton
Accolto
Il Senato,
in sede di esame del disegno di legge recante "Conversione in legge del decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell'Ucraina",
premesso che:
il decreto-legge, all'articolo 1, proroga fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, di cui all'articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, nei termini e con le modalità ivi stabilite;
dal 24 febbraio 2022 l'Ucraina è sotto attacco della Federazione russa, un conflitto che si protrae da oltre 10 mesi in un contesto segnato dalla costante escalation militare inasprita, peraltro, dallo spettro della minaccia nucleare;
con l'arrivo della stagione invernale le condizioni, già gravi, sono diventate ancora più drammatiche per la popolazione. Una crisi umanitaria con decine di migliaia di vittime, sia civili che militari, la distruzione di edifici pubblici e privati insieme alla sistematica eliminazione delle infrastrutture vitali. Ad essere messi a dura prova sono stati anche gli stessi equilibri geopolitici a causa delle palesi ripercussioni sul tessuto economico-produttivo internazionale, sull'approvvigionamento energetico e sulle principali regole della convivenza internazionale;
il nostro Paese, in questo arco temporale, si è costantemente adoperato per consentire all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa, sostenendola attraverso aiuti umanitari e finanziari, come dimostrano i provvedimenti adottati. Nel mutato quadro bellico sul campo, la mera reiterazione di decreti quali quello in esame non è tuttavia più sufficiente;
considerato che:
bisogna proseguire con un'azione costante di aiuti umanitari per la popolazione ucraina, nonché con le misure di accoglienza adottate per le persone in fuga dalla crisi bellica, con particolare attenzione alle esigenze dei soggetti minori, anche al fine di assicurare la tutela dei diritti loro riconosciuti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, nonché alle esigenze dei soggetti più fragili, tra cui anziani e disabili;
considerato, inoltre, che:
martedì 20 dicembre 2022 la Commissione Affari esteri e difesa del Senato ha tenuto un incontro, in videoconferenza, con le Commissioni esteri e difesa della Verkhovna Rada di Ucraina;
durante gli interventi dei componenti delle commissioni che hanno partecipato all'incontro, sono emerse ripetute richieste di aiuto legate alle condizioni disperate in cui versa la popolazione ucraina,
impegna il Governo a compiere ogni possibile sforzo utile:
ad incrementare l'invio di medicinali per i quali, durante l'incontro, è stato riportato dai parlamentari ucraini un deficit di 5 miliardi di dollari al mese;
a organizzare il trasporto nel nostro Paese dei malati più gravi perché possano essere sottoposti ai relativi interventi, nonché la partenza in sicurezza di medici volontari verso l'Ucraina;
a consentire la fornitura di materiali legati alla sicurezza energetica, tra cui trasformatori e generatori di corrente da sostituire agli attuali, alcuni di epoca sovietica, oramai inutilizzabili o danneggiati dai bombardamenti, necessari per il funzionamento di ospedali e centri di ricovero quali scuole e asili;
a mettere a disposizione apposite tecnologie per ripristinare urgentemente le infrastrutture legate alle esportazioni del grano ucraino all'estero, attualmente veicolate quasi esclusivamente via mare, ma per le quali servono anche strade e ferrovie;
ad implementare assistenza e mezzi per consentire un recupero graduale della normalità, a partire dalla messa in sicurezza dei terreni minati a seguito del ripiegamento dell'esercito della Federazione russa;
a strutturare programmi di cooperazione umanitaria, culturale e sociale in modo tale da creare le premesse basilari per il rientro della popolazione sfollata durante il conflitto.
G1.2
Barbara Floridia, Ettore Antonio Licheri, De Rosa, Marton
Respinto
Il Senato,
in sede di esame del disegno di legge recante "Conversione in legge del decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185, recante disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell'Ucraina",
premesso che:
il decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185, recante "Disposizioni urgenti per la proroga dell'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell'Ucraina", in corso di esame al Senato, dispone all'articolo 1 la proroga fino al 31 dicembre 2023 per l'autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell'Ucraina, già prevista, fino al 31 dicembre 2022, dall'articolo 2-bis del decreto 25 febbraio 2022, n. 14, convertito con modificazioni dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, previo atto di indirizzo delle Camere;
l'articolo 2-bis del decreto-legge n. 14 del 2022 ha autorizzato, previo atto di indirizzo delle Camere, la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle Autorità governative ucraine, in deroga alla legge 9 luglio 1990, n. 185, e agli articoli 310 e 311 del Codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo n. 66 del 2010 e alle connesse disposizioni attuative, che disciplinano la cessione di materiali di armamento e di materiali non di armamento;
in attuazione del citato articolo 2-bis, ad oggi, sono stati emanati cinque decreti interministeriali contenenti allegati con il dettaglio delle forniture. Gli allegati in questione sono considerati "documenti classificati" e sono stati illustrati dal Governo in seno al Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir);
il Governo italiano ha annunciato l'emanazione di un sesto decreto interministeriale per la cessione di mezzi militari, con particolare riferimento ai sistemi di artiglieria per la difesa aerea. La proroga prevista dall'articolo 1 del decreto-legge 185 del 2022, dunque, rappresenta la base giuridica necessaria all'ulteriore autorizzazione di cessioni di armamenti alle autorità ucraine;
preme sottolineare che la succitata legge n. 185 del 1990 prevede alcune fattispecie di divieto relative all'esportazione e all'importazione di materiali di armamento, nonché i requisiti imprescindibili per operare nel settore disciplinandone nel dettaglio le modalità e le fasi autorizzative;
in particolare, essa vieta l'autorizzazione ad effettuare le movimentazioni di prodotti per la difesa quando queste contrastino con il principio della Costituzione italiana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali di cui all'articolo 11;
tuttavia, per garantire il diritto alla legittima difesa della Ucraina ai sensi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, è stata prevista una deroga a tale fondamentale disposizione di garanzia;
considerato che:
la perdurante crisi in atto provocata dalla ingiustificata e imponente aggressione militare della Federazione russa nei confronti dell'Ucraina dello scorso 24 febbraio, rappresenta una concreta minaccia per la sicurezza e la stabilità globale;
in questi mesi il nostro Paese si è adoperato per consentire all'Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa, per gli aiuti umanitari e finanziari, come attestato dai provvedimenti adottati. Nella fase iniziale del conflitto, considerata l'asimmetria delle forze schierate in campo, era necessario sostenere militarmente il popolo ucraino per garantirgli il diritto alla legittima difesa, come sancito dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite;
dopo oltre dieci mesi dall'inizio del conflitto, tuttavia, l'escalation militare sembra non arrestarsi, mentre la risoluzione diplomatica, sulla quale sarebbe fondamentale concentrare tutti gli sforzi della comunità internazionale, appare ancora molto distante;
considerato, altresì, che:
in Germania il Parlamento riporta una descrizione estremamente dettagliata di tutto quanto viene ceduto alle Autorità governative ucraine, affinché ne sia messa al corrente l'opinione pubblica e il dibattito si possa svolgere in piena trasparenza,
impegna il Governo:
a rendere comunicazioni al Parlamento, prima dell'adozione di ogni decreto ministeriale di cessione, riguardo a ciascuna ulteriore autorizzazione volta all'invio di armi, al fine di garantire alle Camere di esprimersi in merito con specifico atto di indirizzo;
a illustrare alle Camere il dettaglio della cessione dei mezzi, dei materiali e degli equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell'Ucraina, affinché ne sia messa al corrente l'opinione pubblica, come già avviene in altri paesi della NATO.
ARTICOLO 2 DEL DECRETO-LEGGE
Articolo 2.
(Entrata in vigore)
1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.
Allegato B
Pareri espressi dalla 1a e dalla 5a Commissione permanente sul testo del disegno di legge n. 389 e sui relativi emendamenti
La Commissione affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'interno, ordinamento generale dello Stato e della pubblica amministrazione, editoria, digitalizzazione, esaminato il disegno di legge in titolo, con riferimento al riparto delle competenze normativo fra lo Stato e le Regioni, e rilevato che:
- il decreto-legge proroga al 31 dicembre 2023 1'autorizzazione, previo atto di indirizzo delle Camere, alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell'Ucraina, già prevista fino al 31 dicembre 2022 dall'articolo 2-bis del decreto-legge 14 del 2022;
- le disposizioni in esame sono riconducibili sia alla materia "politica estera e rapporti internazionali dello Stato" sia alla materia "difesa e Forze armate", entrambe di competenza esclusiva statale, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, della Costituzione,
esprime parere non ostativo.
Esaminati, altresì, gli emendamenti ad esso riferiti, trasmessi dall'Assemblea, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.
La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo e i relativi emendamenti, trasmessi dall'Assemblea, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:
Disegno di legge n. 389:
sulla votazione finale, i senatori Fina, Giorgis e Valente avrebbero voluto esprimere un voto favorevole.
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Ancorotti, Barachini, Basso, Berlusconi, Biancofiore, Bongiorno, Borghese, Borgonzoni, Butti, Cataldi, Cattaneo, Damante, De Poli, Durigon, Fazzolari, Giacobbe, Irto, La Pietra, Mirabelli, Monti, Morelli, Murelli, Napolitano, Naturale, Ostellari, Rauti, Renzi, Rosso, Rubbia, Segre e Sisto.
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Di Girolamo e Sisler, per attività di rappresentanza del Senato.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Senatori De Cristofaro Peppe, Cucchi Ilaria, Floridia Aurora, Magni Tino
Norme generali sul sistema educativo d'istruzione statale (460)
(presentato in data 11/01/2023);
senatori Ronzulli Licia, Berlusconi Silvio, Paroli Adriano, Rosso Roberto, Craxi Stefania Gabriella Anastasia, Damiani Dario, Fazzone Claudio, Gasparri Maurizio, Lotito Claudio, Micciche' Gianfranco, Occhiuto Mario, Silvestro Francesco, Zanettin Pierantonio
Modifiche agli articoli 148 e 149 del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di sicurezza stradale dei ciclisti (461)
(presentato in data 11/01/2023).
Disegni di legge, assegnazione
In sede redigente
1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione
sen. Boccia Francesco
Limiti all'assunzione e al mantenimento di cariche e incarichi politici da parte degli editori operanti nel settore della comunicazione elettronica e dei gestori di piattaforme telematiche e divieto di utilizzazione di sistemi tecnologici di profilazione o di alterazione inconsapevole del comportamento degli elettori (60)
previ pareri delle Commissioni 2ª Commissione permanente Giustizia, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare
(assegnato in data 11/01/2023);
1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione
sen. Balboni Alberto ed altri
Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (384)
previ pareri delle Commissioni 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare
(assegnato in data 11/01/2023);
5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
sen. Gelmini Mariastella
Disposizioni per lo sviluppo e la valorizzazione delle zone montane (276)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
(assegnato in data 11/01/2023);
6ª Commissione permanente Finanze e tesoro
sen. Boccia Francesco
Modifica all'articolo 125-quater del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, in materia di recesso dai contratti di credito ai consumatori (33)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare
(assegnato in data 11/01/2023);
6ª Commissione permanente Finanze e tesoro
sen. Boccia Francesco
Modifica all'articolo 5 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 111, concernente la ripartizione su base regionale della quota del cinque per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche relativamente alle scelte non espresse dai contribuenti (34)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
(assegnato in data 11/01/2023);
6ª Commissione permanente Finanze e tesoro
sen. Rojc Tatjana
Disposizioni in materia di esenzione delle operazioni imponibili connesse con il traffico internazionale nei punti franchi del porto di Trieste (293)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica, 9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare
(assegnato in data 11/01/2023);
9ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare
Gov. Meloni-I: Ministro sviluppo economico Urso ed altri
Modifica al codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30 (411)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 6ª Commissione permanente Finanze e tesoro, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport, 8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica
(assegnato in data 11/01/2023);
10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale
sen. Tosato Paolo
Modifica al decreto legislativo 11 agosto 1993, n. 374, in materia di benefici per le attività lavorative usuranti (372)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
(assegnato in data 11/01/2023).
In sede referente
1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione
sen. D'Elia Cecilia
Modifiche all'articolo 4 della legge 7 ottobre 1947, n. 1058, concernenti la soppressione della distinzione per sesso nella compilazione delle liste elettorali, l'indicazione del codice fiscale dell'elettore e l'omissione del cognome del coniuge per le donne coniugate o vedove (76)
previ pareri delle Commissioni 2ª Commissione permanente Giustizia, 3ª Commissione permanente Affari esteri e difesa, 4ª Commissione permanente Politiche dell'Unione europea, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
(assegnato in data 11/01/2023);
2ª Commissione permanente Giustizia
sen. Gelmini Mariastella ed altri
Disposizioni per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica (327)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio
(assegnato in data 11/01/2023);
8ª Commissione permanente Ambiente, transizione ecologica, energia, lavori pubblici, comunicazioni, innovazione tecnologica
sen. Lorefice Pietro
Istituzione dei «santuari dell'acqua potabile» e delega al Governo per la loro tutela (144)
previ pareri delle Commissioni 1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione, 5ª Commissione permanente Programmazione economica, bilancio, 7ª Commissione permanente Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport
(assegnato in data 11/01/2023).
Inchieste parlamentari, deferimento
È deferita, in sede redigente, la seguente proposta d'inchiesta parlamentare:
alla 10a Commissione permanente (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale):
Lombardo, Paita, Gelmini, Fregolent, Sbrollini, Scalfarotto e Versace. - "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati", previ pareri della 1a, della 2a, della 5a e della 8a Commissione permanente (Doc. XXII, n. 6).
Governo, trasmissione di documenti
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera in data 23 dicembre 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 15, comma 2, del decreto legislativo 15 luglio 2015, n. 112, i contratti di programma stipulati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con la società Rete ferroviaria italiana SpA per il periodo regolatorio 2022-2026 - parte servizi e parte investimenti.
La predetta documentazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente (Doc. CXCIX, n. 1).
Il Presidente della Commissione nazionale per il dibattito pubblico, con lettera in data 3 gennaio 2023, ha inviato, ai sensi dell'articolo 4, comma 6, lettera e), del regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 maggio 2018, n. 76, la prima relazione sulle risultanze delle attività di monitoraggio sulla procedura di dibattito pubblico applicata alle opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, riferita agli anni 2021 e 2022.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente (Doc. CCXIX, n. 1).
Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento
Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, è deferito alle sottoindicate Commissioni permanenti il seguente documento dell'Unione europea, trasmesso dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:
- Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio - Qualità della benzina e del combustibile diesel utilizzati per il trasporto stradale nell'Unione europea (Anno di riferimento 2020) (COM(2022) 515 definitivo), alla 8a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente.
Petizioni, annunzio
Sono state presentate le seguenti petizioni deferite, ai sensi dell'articolo 140 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni permanenti, competenti per materia.
Il signor Michele Russo da Casalgrande (Reggio Emilia) chiede disposizioni volte a prevedere in capo agli istituti di credito l'obbligo di apertura di conti correnti attivi a favore di chiunque ne faccia richiesta, ivi inclusi coloro che presentano merito creditizio negativo (Petizione n. 206, assegnata alla 6a Commissione permanente);
il signor Angelo Costantino da Torino chiede disposizioni volte a prevedere l'obbligo per gli istituti di credito di inserire tra le attività dello stato patrimoniale gli importi concessi a titolo di mutuo e prestito (Petizione n. 207, assegnata alla 6a Commissione permanente);
il signor Diego Ludovici da Frosinone chiede modifiche al Titolo II, Parte II, della Costituzione, volte ad introdurre l'elezione diretta a suffragio universale del Presidente della Repubblica (Petizione n. 208, assegnata alla 1a Commissione permanente);
il signor Francesco Romano da Saviano (Napoli) chiede modifiche al Regolamento del Senato nel senso di prevedere un termine di trenta giorni entro il quale i parlamentari debbano rispondere alle istanze loro inviate dai cittadini attraverso i canali ufficiali indicati sul sito internet del Senato della Repubblica (Petizione n. 209, assegnata alla Giunta per il Regolamento);
il signor Ivan Franco da Lignano Sabbiadoro chiede che non sia consentito all'INPS di pretendere il versamento di ulteriori contributi una volta accertato il relativo pagamento del professionista alla propria Cassa di appartenenza (Petizione n. 210, assegnata alla 10a Commissione permanente);
la signora Marina Assandri e il signor Pietro Ottolini, in qualità rispettivamente di Presidente e Vice Presidente dell'Associazione La Genesi, il signor Enrico Fede da Roma ed altri cittadini, nell'ambito di una riforma organica dell'ordinamento giudiziario chiedono:
- modifiche alla legge 13 aprile 1988, n. 117, in materia di risarcimento dei danni cagionati nell'esercizio delle funzioni giudiziarie e responsabilità civile dei magistrati (Petizione n. 211, assegnata alla 2a Commissione permanente);
- modifiche agli articoli 279 e 291 del codice di procedura penale in materia di disposizione delle misure cautelari (Petizione n. 212, assegnata alla 2a Commissione permanente);
il signor Francesco Di Pasquale da Cancello ed Arnone (Caserta) chiede:
- disposizioni a tutela della famiglia (Petizione n. 213, assegnata alla 10a Commissione permanente);
- disposizioni severe avverso gli episodi di disturbo della quiete pubblica (Petizione n. 214, assegnata alla 2a Commissione permanente);
- la realizzazione di un sito internet ad hoc ove i cittadini possano esporre problematiche alle Amministrazioni pubbliche competenti (Petizione n. 215, assegnata alla 1a Commissione permanente);
- l'abolizione del bollo auto (Petizione n. 216, assegnata alla 8a Commissione permanente);
- l'istituzione della Giornata della sicurezza stradale (Petizione n. 217, assegnata alla 8a Commissione permanente);
il signor Andrea Carola da Napoli chiede:
- modifiche alla legge 16 febbraio 1913, n. 89, recante l'ordinamento del notariato e degli archivi notarili, con particolare riferimento alla responsabilità del notaio per il proprio operato (Petizione n. 218, assegnata alla 2a Commissione permanente);
- modifiche all'articolo 11 del codice di procedura penale in materia di competenza per i procedimenti riguardanti i magistrati (Petizione n. 219, assegnata alla 2a Commissione permanente);
- disposizioni volte a consentire un maggiore controllo delle parti e dei loro rappresentanti legali sull'operato dei magistrati nell'ambito dei processi (Petizione n. 220, assegnata alla 2a Commissione permanente);
il signor Rolando Terreni, a nome dell'Associazione disabili I ragazzi di Cerbaiola odv, chiede l'istituzione del garante per la disabilità e il patrocinio gratuito a favore delle associazioni di volontariato al fine di tutelare i diritti delle persone con disabilità (Petizione n. 221, assegnata alla 1a Commissione permanente);
il signor Ezio Bazzoli da Desenzano del Garda (Brescia), in relazione alla possibilità di accesso al c.d. bonus barriere architettoniche, chiede la possibilità di derogare al requisito delle misure minime ai fini dell'installazione di un ascensore in quegli edifici non passibili di modifiche strutturali (Petizione n. 222, assegnata alla 5a Commissione permanente);
il signor Raffaele Forestiero da Ciampino (Roma), chiede modifiche all'articolo 129 del codice di procedura penale nel senso di prevedere la possibilità di assoluzione ex articolo 131-bis del codice penale (esclusione della punibilità per particolare tenuità del fatto) sin dalla prima udienza (Petizione n. 223, assegnata alla 2a Commissione permanente);
il signor Antonio Boscolo Agostini da Chioggia (Venezia) chiede:
- la riduzione delle imposte relative agli immobili disabitati e non produttivi di reddito (Petizione n. 224, assegnata alla 6a Commissione permanente);
- l'obbligatorietà dell'uso del Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) limitatamente ai cittadini nati successivamente al 1° gennaio 2000 e la contestuale attivazione di semplificazioni e la possibilità di partecipazione a corsi di informatica propedeutici all'insegnamento delle nuove tecnologie per i cittadini nati in data anteriore (Petizione n. 225, assegnata alla 1a Commissione permanente).
Interrogazioni, apposizione di nuove firme
Il senatore Fina ha aggiunto la propria firma all'interrogazione 4-00095 della senatrice Cucchi ed altri.
Mozioni
TERZI DI SANT'AGATA, SCURRIA, DE PRIAMO, MIELI, MENIA, MATERA - Il Senato,
premesso che:
la situazione interna all'Iran continua ad aggravarsi giorno dopo giorno, destando sempre più forti preoccupazioni nella comunità internazionale;
il Governo italiano è da subito, e ripetutamente, intervenuto condannando duramente la violenza del regime, da ultimo con la convocazione dell'ambasciatore iraniano lo scorso 28 dicembre 2022 da parte del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, on. Antonio Tajani, che ha presentato le richieste italiane di un'immediata sospensione delle esecuzioni capitali, la fine della brutale repressione delle proteste e di aprire un dialogo con i manifestanti;
nonostante i numerosi richiami e le condanne a livello globale, si assiste ad un aumento incontrollato del livello di repressione messo in atto dal regime, caratterizzato da un uso sempre più generalizzato della violenza, delle torture e della pena di morte nei confronti dei manifestanti e degli oppositori politici in tutto il Paese;
per far fronte all'imponente ondata di rivolte il regime di Teheran ha messo in campo il principale strumento di repressione e terrore di cui dispone fin dai suoi inizi e che rappresenta, allo stesso tempo, la componente fondamentale della tenuta dell'establishment al potere: il Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica (IRGC), o pasdaran;
considerato che:
nella storia recente del Paese l'IRGC e i paramilitari Basij sono stati determinanti nella repressione delle proteste popolari del dicembre 2017, gennaio 2018 e novembre 2019. In queste ultime, particolarmente sanguinose, secondo l'agenzia di stampa "Reuters" sono stati uccisi almeno 1.500 manifestanti;
tale entità occupa una posizione dominante nella condotta delle dinamiche interne, fino ad influenzare le nomine dei Presidenti della Repubblica islamica dell'Iran, e detiene il controllo pressoché assoluto dell'economia del Paese, in particolare dell'industria delle armi iraniana e del programma nucleare che il regime porta avanti da anni in maniera clandestina, nonostante gli accordi internazionali di cui l'Iran è parte;
desta, inoltre, notevole preoccupazione il coinvolgimento diretto del regime iraniano nella guerra di aggressione portata avanti dalla Federazione russa nei confronti dell'Ucraina mediante la fornitura di droni e missili di ultimissima generazione all'esercito di Mosca, anche in violazione di precise risoluzioni delle Nazioni Unite;
i suddetti elementi costituiscono motivo di forte preoccupazione per la stabilità e la sicurezza non solo della regione mediorientale ma per l'intera comunità internazionale e quindi anche l'Italia;
considerato, infine, che la rete di ambasciate iraniane all'estero meriterebbe attenzione internazionale, anche per via di quanto emerso dalla sentenza del Tribunale di Anversa, passata in giudicato, che ha condannato per terrorismo l'agente diplomatico Assadollah Assadi, accreditato presso l'ambasciata iraniana a Vienna. Assadi è stato condannato alla pena di 20 anni per il tentato attacco dinamitardo del 30 giugno 2018 al raduno dei dissidenti e oppositori politici iraniani presso Villepinte (Francia),
impegna il Governo:
1) a intraprendere ogni utile iniziativa, analogamente a quanto già sta avvenendo nei Parlamenti nazionali di altri Paesi membri dell'Unione europea e non, al fine di inserire l'organizzazione "Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica-IRGC", nella sua interezza, nell'elenco delle persone, dei gruppi e delle entità cui si applicano misure specifiche dell'Unione europea per la lotta al terrorismo;
2) a rafforzare tutte le misure di prevenzione e contrasto alle attività terroristiche iraniane, svolte mediante anche il coinvolgimento di movimenti e agenti "proxy" di Teheran e mediante la rete di ambasciate all'estero.
(1-00016)
Interrogazioni
RASTRELLI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
la giornata sportiva di domenica 8 gennaio 2023 è stata funestata dal gravissimo episodio accaduto presso l'area di servizio di Badia al Pino, sull'autostrada del Sole, nell'aretino, che è stata teatro di violenti scontri tra i tifosi delle squadre di calcio di serie A della Roma e del Napoli, con lanci di sassi e lacrimogeni, in seguito ai quali almeno un tifoso è rimasto ferito;
nello specifico, secondo quanto riportato dalla Questura locale, circa 350 tifosi del Napoli, in sosta all'autogrill con più veicoli, sono entrati in contatto con un centinaio di ultras della Roma, i quali, "molto probabilmente avvisati della presenza dei napoletani, hanno rallentato la marcia fino a fermarsi all'altezza dell'area di sosta mentre una parte della tifoseria del Napoli ha iniziato un fitto lancio di oggetti verso le autovetture sulla carreggiata. A quel punto gruppi di tifosi, vestiti di nero e travisati, armati di bastoni nell'area di servizio, hanno iniziato un lancio di petardi e sassi contro le auto. Entrambi i gruppi in brevi attimi si sono spostati all'altezza dell'uscita dell'autogrill e sono entrati in violento contatto per alcuni minuti";
considerato che, paradossalmente, sembrerebbe che i tifosi delle opposte fazioni si fossero dati appuntamento, al fine di regolare, con dinamiche criminali, vecchi conti: il tutto, peraltro, in un'area di servizio già sede del terribile episodio della morte del tifoso della Lazio Gabriele Sandri nel 2007;
valutato che:
solo l'intervento tempestivo e brillante delle forze dell'ordine ha permesso di separare i gruppi contendenti e di scongiurare ulteriori, gravissime conseguenze;
nell'occasione, la polizia ha peraltro deciso di bloccare la A1 e, secondo quanto riportato dal sito ufficiale di Autostrade per l'Italia, l'episodio ha causato 15 chilometri di coda a partire da Valdichiana, in direzione del capoluogo toscano, tra Monte San Savino e Arezzo;
l'episodio appare decisamente sconcertante e di massimo allarme sociale per le modalità con cui si è realizzato,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative di monitoraggio del fenomeno e, di concerto con l'Osservatorio sulle manifestazioni sportive, di vigilare con la massima severità sui prossimi eventi in programma;
quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere, per vietare in futuro ogni trasferta di tifoserie che sia ritenuta a rischio, nel rispetto del criterio di massima precauzione;
se intenda considerare un'eventuale estensione applicativa della "flagranza differita", che permette, sulla base di documentazione video-fotografica o di altri evidenti elementi indiziari di natura oggettiva, di ritenere in stato di flagranza l'autore di un reato per il tempo necessario alla sua identificazione.
(3-00125)
MAGNI, DE CRISTOFARO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
l'attuale situazione del Paese è caratterizzata da una crisi profonda, che colpisce principalmente i settori più fragili della popolazione. Lo scorso anno, in particolare, l'aumento dei costi sostenuti da cittadini e imprese per far fronte ai crescenti prezzi di carburanti ed energia ha spinto gli ultimi due Governi ad intervenire per calmierarne gli effetti, senza riuscire, tuttavia, a proporre soluzioni strutturali in grado di proteggere i consumatori nel lungo periodo;
in questo settore, in particolare, il comportamento dello Stato contrasta con un corretto rapporto Stato-cittadino, contravvenendo a principi generali in materia fiscale. Ci si riferisce, nello specifico, al fatto che il calcolo dell'IVA nelle bollette energetiche e nel prezzo finale del carburante è riferito oggi ad un totale che comprende accise, imposte, addizionali, oneri generali di sistema: una duplicazione di tributi che, in un momento come quello attuale, appare doppiamente inaccettabile. Non è possibile pensare all'imposizione fiscale come a un bancomat per lo Stato, né esprimere preoccupazione per la crisi economica e sociale contribuendo a peggiorarla;
è da segnalare come la normativa e la giurisprudenza in materia mostrino da decenni orientamenti altalenanti, con numerose sentenze in favore della restituzione ai cittadini di quella parte dell'IVA che viene illegittimamente trasferita agli utenti finali del servizio (si ricorda in primis la sentenza n. 3671 del 1997 in cui la Corte di cassazione disponeva, rispondendo ad altra istanza, come l'IVA debba necessariamente essere conteggiata al netto di altre imposte, poiché un'imposta non costituisce mai base imponibile per un'altra) e altre che invece giustificano tale sistema rifacendosi all'articolo 78 della direttiva della Comunità europea n. 112/2006, ove vengono ricompresi nella base imponibile IVA anche "le imposte, le tasse, i dazi, le tasse e i prelievi";
tale situazione appare tuttavia sempre più critica dati i continui aumenti, anche speculativi, dei costi energetici, i quali presentano anche un effetto inflattivo che erode salari, pensioni e guadagni degli operatori del settore,
si chiede di sapere quali iniziative intenda assumere il Ministro in indirizzo per fornire un'efficace soluzione normativa a quanto esposto, modificando le modalità di calcolo dell'IVA sulla quota delle accise nel settore energetico e, in particolare, quello relativo ai carburanti, che viene attualmente applicata anche sulle imposte.
(3-00126)
DE POLI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:
i locali della Questura di Pesaro e del Commissariato di Fano sono attualmente in condizioni strutturali problematiche e con impianti di riscaldamento non funzionanti che aumentano le difficoltà operative;
coloro che lavorano o si recano nei locali della Questura o del Commissariato per l'espletamento di pratiche amministrative e servizi, rischiano di subire importanti disagi a causa delle carenze infrastrutturali;
il terremoto del 26 ottobre 2022 ha provocato ulteriori vari danni interni ed esterni alla struttura della Questura di Pesaro;
c'è bisogno di un intervento complessivo, organico e radicale per risolvere i problemi in cui i locali si trovano,
si chiede di sapere quali azioni il Ministro in indirizzo intenda mettere in atto e se non ritenga opportuno mettere a disposizione le risorse finanziarie necessarie per trovare soluzioni tecniche e organizzative, anche utilizzando accordi interministeriali, in modo da assicurare alla Questura di Pesaro e al Commissariato di Fano una ristrutturazione adeguata o la realizzazione di una nuova sede, con l'obiettivo di rispondere alle concrete necessità del personale interno e di tutta la comunità.
(3-00127)
DE PRIAMO, MALAN, SPERANZON, SALLEMI, ZEDDA, BALBONI, PERA, DELLA PORTA, LISEI, SPINELLI, BARCAIUOLO, MENIA, MIELI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
recentemente l'organizzazione non governativa "Safeguard defenders" ha reso noto un proprio rapporto relativo all'apertura di numerose "stazioni di polizia" all'estero da parte della Repubblica popolare della Cina;
secondo tale rapporto, sarebbe proprio l'Italia, con 11 "stazioni di polizia" cinesi non ufficiali, il Paese con il maggior numero di presenze;
stando a tale rapporto, inoltre, la rete parrebbe composta da oltre 100 sedi in più di 50 Paesi nel mondo;
la maggior di queste "stazioni di polizia" (in Italia ne sarebbero state individuate a Milano, Roma, Prato, Firenze, Venezia e Bolzano) sarebbero state aperte senza autorizzazione;
nel replicare alle critiche, il Governo cinese ha sottolineato la funzione di assistenza nel disbrigo pratiche burocratiche ai cittadini cinesi che vivono all'estero svolta da questi centri, dal rinnovo del passaporto a quello della patente;
eppure, secondo quanto si apprende dal report della suddetta organizzazione non governativa, le sedi sarebbero al contrario utilizzate dalla Cina per sorvegliare, perseguire e, in alcuni casi, rimpatriare gli esuli e i dissidenti, avvalendosi di accordi bilaterali in materia di sicurezza siglati con i governi dei Paesi ospitanti;
secondo quanto riferito da Safeguard Defenders,le stazioni di polizia si muoverebbero al di fuori dei normali canali utilizzati per l'estradizione: difatti sembrerebbero sussistere prove di intimidazione subite dai cittadini cinesi in Italia, tra cui, ad esempio, quelle ai danni di un operaio accusato di appropriazione indebita, rientrato in Cina dopo tredici anni passati in Italia e di cui si sono perse le tracce,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative si intenda intraprendere al fine di verificare se effettivamente i suddetti centri assolvano a funzione di polizia, controllo, ricerca e repressione nei confronti delle comunità cinesi presenti sul territorio italiano, magari in collaborazione con le autorità asiatiche;
se effettivamente, e in quali termini, siano stati stipulati accordi con la Repubblica popolare cinese in materia e, in tal caso, quale sia il loro contenuto.
(3-00128)
CANTALAMESSA, ROMEO - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
durante la serata di sabato 7 gennaio 2023, in tre quartieri diversi di Napoli, tre adolescenti sono stati aggrediti e accoltellati da gruppi di coetanei. Video di violenza urbana con colpi di pistola di sottofondo sono stati postati sulla rete da ragazzini minorenni. Gli episodi di violenza, bullismo, aggressione da parte di giovani ragazzi riuniti in baby gang sono diventati sempre più frequenti, a Napoli come in molte altre città italiane, e la situazione necessita di un intervento serio e deciso per mettere fine ad un'emergenza sociale e di sicurezza pubblica;
nel corso degli ultimi anni il fenomeno delle baby gang ha avuto un'evoluzione rapidissima: aggressioni sempre più violente ed immotivate, compiute da ragazzi sempre più giovani, che si perpetrano su tutto in territorio nazionale, destando preoccupazione e allarme per il disagio sociale e psicologico che si nasconde dietro ragazzi giovanissimi che compiono pestaggi, rapine, furti, aggressioni, per il solo gusto di farlo e di pubblicarlo sui social network;
alla luce dell'emergenza sociale in atto, la gestione dell'ordine pubblico e della sicurezza deve essere accompagnata dalla previsione di un modello di intervento educativo e morale contro il disagio minorile, che responsabilizzi in primo luogo le famiglie e restituisca la giusta importanza alle istituzioni scolastiche ed educative, e nello stesso tempo è fondamentale trasmettere una percezione della giustizia che dia certezza sia alle vittime che ai giovanissimi criminali,
si chiede di sapere quali siano le azioni che il Ministro in indirizzo intenda mettere in atto per arginare il fenomeno emergenziale delle baby gang, in primo luogo con interventi a breve termine che garantiscano sia la sicurezza pubblica di tutti i cittadini che sono seriamente preoccupati dall'evoluzione violenta della situazione sia giustizia a tutte le vittime, e in secondo luogo con interventi a medio e lungo termine per costruire, congiuntamente alle altre istituzioni coinvolte, un modello sociale ed educativo che offra opportunità e alternative ai ragazzi.
(3-00129)
FLORIDIA Barbara, TURCO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
l'articolo 2 del decreto-legge n. 176 del 2022 (detto decreto aiuti quater), come modificato nel corso dell'esame in sede referente presso la 5a Commissione permanente (Programmazione economica, bilancio) del Senato, proroga la più volte disposta riduzione delle aliquote di accisa applicabili ad alcuni prodotti energetici utilizzati come carburanti. In particolare, si prevede che le misure ridotte d'accisa in vigore dal 22 marzo 2022 restano ferme fino al 30 novembre 2022 (in luogo del 31 dicembre 2022, come previsto dal testo originario del provvedimento) e dal 1° dicembre al 31 dicembre 2022 viene disposto un lieve aumento delle medesime aliquote, che tuttavia rimangono inferiori agli importi vigenti fino al 21 marzo 2022. Viene inoltre prorogata al 31 dicembre 2022 l'applicazione di un'aliquota IVA ridotta, pari al 5 per cento, alle forniture di gas naturale impiegato in autotrazione;
a partire dal 1° gennaio 2023, dunque, non è più in vigore lo sconto sulle accise sui carburanti. La prima legge di bilancio dell'Esecutivo in carica, dunque, pur destinando la maggior parte delle risorse alla lotta al caro energia, pari a 21 miliardi di euro su 35 complessivi, e prevedendo un blocco degli aumenti delle multe stradali in proporzione all'inflazione per i prossimi due anni, non ha rinnovato la misura agevolativa in scadenza il 31 dicembre 2022;
rilevato che:
le associazioni per i diritti dei consumatori hanno stimato che, solo per effetto della mancata proroga al taglio delle accise, la maggiore spesa per i rifornimenti raggiungerà nel 2023 un totale di 366 euro a famiglia, a cui vanno aggiunti gli effetti indiretti in termini di rincari a cascata sui listini dei prodotti trasportati e sulle tariffe di una moltitudine di servizi;
il rialzo del prezzo del gasolio rischia di avere un impatto dirompente sui servizi erogati dalle società di trasporto passeggeri con autobus, sia di quelli destinati al trasporto pubblico locale che di quelli per il trasporto di linea e noleggio non soggetto ad obblighi di servizio pubblico. Le associazioni di settore hanno segnalato che la mancata proroga del taglio delle accise fa volare il prezzo del gasolio e, in assenza di contromisure, l'impatto sui conti delle imprese di trasporto passeggeri con autobus rischia di diventare insostenibile, mettendo a serio rischio la sostenibilità e la regolarità di servizi essenziali per la collettività. Anche le imprese del trasporto rischiano di essere drasticamente penalizzate dalla mancata riduzione delle accise e da una situazione di perenni rincari che rappresenta l'ennesimo peso per un comparto che ha subito un ridimensionamento del volume d'affari a causa della crisi generalizzata;
il Consiglio dei ministri ha approvato, il 10 gennaio 2023, un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di trasparenza dei prezzi dei carburanti e di rafforzamento dei poteri di controllo e sanzionatori del garante dei prezzi. Il monitoraggio dei prezzi ai distributori non sarà più settimanale ma giornaliero e viene introdotto l'obbligo di esporre il prezzo alla pompa. Da più parti, però, e all'interno della stessa maggioranza di Governo, viene rilevato che non è in atto una speculazione, ma di certo c'è un tema legato non solo all'andamento dei prezzi, ma soprattutto all'incidenza della tassazione sul prezzo finale;
secondo quanto emerge dal consueto monitoraggio nazionale dei prezzi dei carburanti realizzato dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, la ragione dei rincari non sarebbe connessa ad ipotesi speculative, ma proprio al rialzo dovuto alla predetta mancata proroga. Il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, infatti, ha rilevato nella prima settimana di gennaio 2023 un aumento dei prezzi dei carburanti in linea con il rialzo dovuto alla mancata proroga del taglio delle accise. Difatti, dal 1° gennaio il rialzo delle accise è stato di 18 centesimi. Tra il 1° e l'8 gennaio, secondo i dati disponibili sulla pagina web del Ministero, la benzina al self service è salita da 1,644 a 1,812 euro al litro con un aumento di 16,8 centesimi. Il gasolio, invece, è passato da 1,708 a 1,868 euro, con un rialzo di 16 centesimi;
considerato che:
nel corso del 2021 e nell'anno in corso, il Governo Draghi ha adottato una serie di misure volte a mitigare gli effetti sulle famiglie e sulle imprese degli aumenti di prezzo dell'energia elettrica, del gas e dei carburanti verificatisi a partire dal secondo semestre del 2021 e accentuatisi in coincidenza con la crisi ucraina;
secondo quanto riportato nel dossier del Servizio Bilancio del Senato, intitolato "Effetti finanziari delle misure adottate nel 2022 contro il 'caro energia'", che ricostruisce gli effetti sui saldi di finanza pubblica di tutte le misure adottate nei primi nove mesi dell'anno 2022 per sostenere famiglie e imprese e contrastare gli effetti del "caro energia", gli effetti finanziari delle misure adottate fino al 30 settembre 2022 ammontano, in termini di indebitamento netto sul 2022, a circa 55 miliardi di euro. Dei complessivi 55 miliardi, circa 40,97 derivano dalle misure direttamente rivolte a contenere la spesa per elettricità, gas e carburante e circa 14,04 miliardi destinati ad ulteriori misure volte a tutelare il potere d'acquisto dei lavoratori e delle famiglie (circa 12,49 miliardi di euro) e a sostenere le imprese (circa 1,55 miliardi) favorendone la liquidità e favorendo processi di conversione energetica e di miglioramento della loro efficienza energetica. Complessivamente, nei primi 10 mesi del 2022, per la riduzione temporanea delle accise e dell'IVA sui carburanti, sono stati stanziati con norme di legge circa 4,51 miliardi di euro;
la mancata proroga delle riduzioni delle accise e dell'IVA sui carburanti è un chiaro esempio di come la manovra di bilancio 2023 dell'Esecutivo in carica, ad eccezione delle misure che ricalcano interventi molto simili a quelli introdotti dal Governo precedente, restituisce una visione che va in direzione opposta rispetto ai bisogni reali del Paese e pone le premesse perché lo stato dell'economia si aggravi, tenuto conto che non affronta in maniera efficace i temi della crisi energetica e della recessione, e che gran parte degli interventi non hanno carattere strutturale, ma esauriscono i propri effetti nel 2023 o addirittura nel primo trimestre 2023;
le tensioni inflazionistiche in atto e la perdurante instabilità geopolitica, oltre alle debolezze strutturali del nostro sistema economico-produttivo, richiederebbero ben altri interventi economici e sociali, di sostegno alla domanda, ai redditi e all'occupazione, per i settori pubblici come per quelli privati, per contrastare l'effetto recessivo e depressivo della perdita di potere d'acquisto, dell'aumento dei tassi di mercato e delle aspettative negative,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda prevedere, nel corso dei prossimi provvedimenti normativi, l'adozione di misure concrete e risolutive volte a mitigare gli effetti sulle famiglie e sulle imprese più vulnerabili allo shock energetico in linea con gli stanziamenti già riservati nei primi 9 mesi del 2022 e se sia pronto ad "aggiustare la spesa corrente all'evolversi della situazione", coerentemente con quanto previsto nelle raccomandazioni specifiche nell'ambito della finanza pubblica del Consiglio della UE adottate lo scorso luglio, valutando l'opportunità di ripristinare lo sconto sulle accise, nonché di aumentare la tassazione sugli extra profitti delle imprese energetiche e sulle transazioni finanziarie altamente speculative.
(3-00130)
MISIANI, MALPEZZI, ALFIERI, MIRABELLI, LORENZIN, IRTO, BASSO, D'ELIA, ZAMPA, ROSSOMANDO, MANCA, NICITA - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
secondo le stime rese note dall'ISTAT il 5 gennaio 2023, nel mese di dicembre 2022 l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,3 per cento su base mensile e dell'11,6 per cento su base annua. In media, nel 2022 i prezzi al consumo hanno registrato una crescita del più 8,1 per cento (più 1,9 per cento nel 2021) segnando l'aumento più ampio dal 1985 quando fu pari al 9,2 per cento. Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (l'"inflazione di fondo"), i prezzi al consumo sono cresciuti del 3,8 per cento (più 0,8 per cento nel 2021) e al netto dei soli energetici del 4,1 per cento (più 0,8 per cento nel 2021);
per quanto riguarda l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), secondo l'ISTAT la variazione media annua del 2022 è stata pari a più 8,7 per cento (più 1,9 per cento nel 2021). A dicembre 2022 è stato rilevato un aumento dello 0,2 per cento su base mensile e del 12,3 per cento su base annua (da più 12,6 per cento di novembre). Il dato italiano è nettamente superiore sia alla media della zona Euro (più 9,2 per cento) che ai livelli di Paesi come Germania (più 9,6 per cento), Francia (più 6,7 per cento) e Spagna (più 5,6 per cento);
alla luce di tali andamenti, l'ISTAT ha stimato che l'inflazione già acquisita, o trascinamento, per il 2023, ossia la crescita media che si avrebbe nell'anno se i prezzi rimanessero stabili fino al prossimo dicembre, è pari al 5,1 per cento;
considerato che:
tali incrementi dei prezzi colpiscono principalmente: i) i lavoratori a reddito fisso, come gran parte del lavoro dipendente, e i pensionati il cui meccanismo di indicizzazione è stato indebolito dalla legge di bilancio per il 2023; ii) le fasce più deboli della popolazione, le famiglie a basso reddito e i lavoratori precari, che spendono in proporzione di più per energia e generi alimentari; iii) i risparmiatori che hanno investito, direttamente o indirettamente, in titoli a tassi di interesse fissi, che sono spesso risparmiatori meno sofisticati e con importi di risparmio limitati;
l'Ufficio parlamentare di bilancio, nel documento presentato in audizione sul disegno di legge di bilancio per il 2023, ha evidenziato, infatti, che l'impatto della crescita dei prezzi registrata nel periodo tra giugno 2021 e dicembre 2022, presenta un profilo fortemente regressivo, poiché gli aumenti dei prezzi hanno riguardato beni di prima necessità (alimentari ed energia) che incidono molto sulla spesa dei soggetti più poveri. Di conseguenza, la variazione della spesa per il decile di famiglie più povere è stata pari al 15,1 per cento, mentre per il decile di famiglie più ricche è stato del 6,8 per cento. Ad attenuare questa grave situazione hanno contribuito le misure di mitigazione adottate dal Governo pro tempore Draghi, fra cui l'azzeramento o la riduzione degli oneri di sistema sulle bollette, il potenziamento dei bonus sociali luce e gas, il taglio delle accise sui carburanti e gli interventi di sostegno del reddito dei lavoratori dipendenti e dei pensionati;
tenuto conto che:
l'attuale andamento dell'inflazione, innescato dallo shock sui prezzi dei beni energetici, rischia di diventare un fenomeno persistente, indipendentemente dall'andamento dei prezzi energetici, e difficile da correggere senza adeguate politiche di intervento. Quando l'inflazione sale in modo significativo, infatti, tende a rimanere alta per diverso tempo, perché aumenta le aspettative di inflazione futura e innesta una rincorsa tra diversi prezzi e retribuzioni. La BCE ha risposto all'alta inflazione degli ultimi mesi con rialzi dei tassi di interesse, peraltro ancora limitati. Tuttavia, nonostante la corretta decisione, i primi effetti positivi, sulla base di stime econometriche, si avranno non prima di diversi trimestri;
le decisioni di politica fiscale del precedente Governo sono state improntate quanto più possibile al contenimento dei costi sia della bolletta elettrica per imprese e famiglie sia dei carburanti. Per questi ultimi è stata prevista una rideterminazione delle aliquote di accisa sulla benzina e sull'olio da gas e gasolio usato come carburante, a partire dall'articolo 1 del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, la cui efficacia è stata prorogata fino al 31 dicembre 2022;
il Governo Meloni ha prorogato le misure di contenimento dei prezzi per le bollette elettriche soltanto fino al mese di marzo 2023, mentre ha deciso, in palese contraddizione con quanto scritto nei programmi elettorali delle forze di maggioranza, di annullare il taglio delle aliquote di accise sui carburanti in un lasso di tempo molto breve: più 10 centesimi dal 1° dicembre 2022 e più 15 centesimi dal 1° gennaio 2023. Per effetto di tale decisione, si è assistito a partire dal 1° dicembre 2022 ad un immediato e costante aumento dei prezzi dei carburanti su tutto il territorio nazionale, che prefigurano ulteriori ricadute negative sull'andamento futuro dell'inflazione. I dati ufficiali del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica evidenziano come gli aumenti medi siano equivalenti all'aumento delle accise: la responsabilità dell'impennata dei prezzi deriva quindi fondamentalmente dalle scelte del Governo, al di là di episodi speculativi il cui peso risulta oggettivamente assai meno rilevante di quanto sostenuto strumentalmente dagli esponenti della maggioranza;
il decreto annunciato dal Governo il 10 gennaio 2023 in risposta al forte incremento dei prezzi dei carburanti non prevede alcun taglio delle accise e si limita a prevedere misure di trasparenza, ponendo a carico dei distributori l'obbligo di esporre accanto al prezzo di vendita dei carburanti anche il prezzo medio nazionale e a prorogare i buoni benzina del valore massimo di 200 euro a lavoratore. Misure che sono da più parti giudicate del tutto insufficienti rispetto all'obiettivo del contenimento dei prezzi dei carburanti e che prefigurano ulteriori rincari per i beni di consumo a partire dagli alimentari,
si chiede di sapere:
quali iniziative intenda intraprendere il Ministro in indirizzo nelle sedi istituzionali europee al fine di concordare politiche e strumenti comuni di intervento finalizzati ad evitare che la persistenza dell'inflazione abbia ricadute negative sulla diseguaglianza sociale (in termini di distribuzione del reddito e della ricchezza) e sulla continuità operativa delle imprese, sull'occupazione e sulle famiglie;
quali iniziative urgenti intenda adottare, al di là del contenimento del costo dei beni energetici, per sostenere i soggetti maggiormente colpiti dall'attuale andamento dei prezzi, in particolare i soggetti più poveri e le famiglie i cui redditi nominali non variano al variare dell'inflazione;
se intenda adottare, con urgenza, misure per la rideterminazione delle aliquote di accisa sulla benzina e sull'olio da gas e gasolio usato come carburante, al fine di contenere i rincari che si stanno registrando su tutto il territorio, e in caso contrario se intenda chiarire le motivazioni che ne impediscono l'adozione con grave pregiudizio per le famiglie e le imprese;
quali misure intenda adottare per sostenere le imprese dei settori maggiormente colpiti dagli effetti negativi dell'incremento dei prezzi al consumo e dei tassi d'interesse.
(3-00131)
RONZULLI, ZANETTIN, BERLUSCONI, CRAXI, DAMIANI, FAZZONE, GASPARRI, LOTITO, MICCICHÈ, OCCHIUTO, PAROLI, ROSSO, SILVESTRO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:
in occasione del Consiglio europeo del 15 dicembre 2022 i leader europei hanno concordato di riconoscere alla Bosnia ed Erzegovina lo status di Paese candidato all'Unione europea;
tale decisione ha fatto seguito alla storica decisione assunta dall'Unione nel Consiglio europeo del 23-24 giugno 2022 di aprire finalmente i negoziati di adesione per l'Albania e la Macedonia del Nord, conferendo così rinnovato slancio al processo di allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali a distanza di 20 anni dalla Conferenza di Salonicco che affermò la prospettiva europea dei Paesi di questa regione di importanza strategica per il futuro dell'Europa;
a fronte di questi importanti sviluppi, la regione continua a registrare tensioni tra la Serbia e il Kosovo sulla normalizzazione dei rispettivi rapporti, nonostante la facilitazione portata avanti dall'Unione europea con il pieno sostegno degli Stati Uniti, scaturite nei messi scorsi anche nelle proteste nel nord del Kosovo con blocchi stradali e manifestazioni;
in occasione della visita a Belgrado e Pristina il 22 novembre 2022, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione Tajani e il Ministro della difesa Crosetto hanno ribadito l'impegno dell'Italia e la volontà di rilanciare l'azione italiana nella regione balcanica,
si chiede di sapere quali iniziative abbia intenzione di intraprendere il Ministro in indirizzo per dare nuovo impulso all'azione dell'Italia nei Balcani occidentali.
(3-00132)
FREGOLENT, PAITA, GELMINI, LOMBARDO, SBROLLINI, SCALFAROTTO, VERSACE - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:
secondo l'organizzazione non governativa "Iran Human Rights" dal 16 settembre 2022, durante le manifestazioni seguite al caso Mahsa Amini (la ventiduenne morta dopo essere stata arrestata e percossa perché non indossava correttamente l'hijab) sono state uccise almeno 481 persone, di cui 64 minorenni e 35 donne;
a seguito della morte di Mahsa Amini, le proteste hanno coinvolto oltre 200 città iraniane; è stata un'esplosione che è seguita a proteste ricorrenti negli ultimi anni e sempre represse con la violenza dal regime di Teheran e con particolare ferocia nei confronti delle minoranze di beluci e curdi;
secondo la stessa organizzazione non governativa, dallo scoppio delle proteste, sono circa 20.000 le persone arrestate e 109 i manifestanti che si trovano attualmente a rischio di essere giustiziati, condannati alla pena capitale o condannati al carcere; il numero delle persone già giustiziate è incerto, perché dovrebbe comprendere anche i casi di persone uccise durante la detenzione;
l'assenza di dati ufficiali attendibili e i pericoli legati alla verifica sul campo del bilancio delle vittime lascia presumere che questi terribili numeri siano ben più consistenti di quanto sia possibile apprendere;
lo slogan "donna, vita, libertà", che rappresenta la piattaforma politica delle manifestazioni, è una denuncia inequivocabile della natura repressiva della Repubblica islamica; le donne iraniane sono obbligate a indossare l'hijab dal 1978 e negli ultimi anni il regime teocratico ha inasprito la repressione e le punizioni per le donne che non l'indossano o lo indossano "irregolarmente"; peraltro la violazione dei diritti delle donne si lega sempre alla repressione del dissenso politico e del pluralismo culturale;
tutti i report delle organizzazioni umanitarie stimano che l'Iran sia il Paese al mondo che esegue più condanne a morte in rapporto alla popolazione e anche per reati di opinione; nel 2022 le esecuzioni capitali sono state circa 600. Anche in questo caso si tratta di stime spesso "ottimistiche", perché molte esecuzioni non sono comunicate né all'avvocato, né ai familiari della vittima e non fanno seguito nemmeno a un processo sommario,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere per sollecitare, anche in sede internazionale e attraverso un'azione condivisa, l'interruzione delle brutali azioni repressive iraniane e avviare un percorso di instaurazione dello stato di diritto che possa garantire i più basilari diritti di libertà a tutela del popolo iraniano.
(3-00133)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
DI GIROLAMO, LICHERI Sabrina, BEVILACQUA, LOREFICE - Ai Ministri dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e della giustizia. - Premesso che:
il 15 gennaio 2020 l'operazione denominata "Nebrodi", una delle più vaste operazioni antimafia eseguite in Sicilia e la più imponente sul versante dei fondi europei dell'agricoltura in mano alle mafie mai eseguita in Italia e all'estero, ha portato all'arresto di 94 persone (48 in carcere e 46 ai domiciliari) e al sequestro di 151 aziende agricole, conti correnti e rapporti finanziari;
dall'operazione è scaturito il maxiprocesso sulla mafia dei Nebrodi. Al termine dell'udienza preliminare, nel dicembre 2020, in 101 furono rinviati a giudizio, mentre altri hanno definito la loro posizione con il rito abbreviato, altri ancora hanno patteggiato la pena;
considerato che:
il 1° novembre 2022 si è concluso il processo, dove l'accusa, per i 101 imputati, ha chiesto complessivamente 1.045 anni di carcere e 30 milioni di euro di confische. Dopo una lunga camera di consiglio iniziata il 24 ottobre, i giudici del Tribunale di Patti (Messina) hanno emesso condanne per oltre 600 anni di carcere per reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, danneggiamento a seguito di incendio, uso di sigilli e strumenti contraffatti, falso, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, truffa aggravata i reati contestati a vario titolo;
l'inchiesta ha fatto luce sugli interessi dei gruppi mafiosi sui contributi comunitari concessi dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA), portando alla luce il business delle truffe sui fondi destinati all'agricoltura. In particolare, gli investigatori hanno accertato che, a partire dal 2013, sarebbero state percepite irregolarmente erogazioni pubbliche per oltre 10 milioni di euro;
in un articolo della rivista "Panorama" del 23 novembre 2022 si evidenzia che il fenomeno è particolarmente diffuso anche in Abruzzo. In particolare il settimanale riporta che: "Solo in Abruzzo nelle ultime settimane sono state adottate 4 interdittive antimafia dalle Prefetture dell'Aquila e di Pescara, nei confronti di aziende e società agricole". Una, emessa nei confronti della società agricola Frassino, collegata ad altre 4 società riconducibili ai fratelli Berasi, mette in luce il legame della costola del clan dei Casalesi di Eraclea (Venezia) con gli stessi. "Il sistema scrive il prefetto era di avere all'interno di ogni società un soggetto locale del territorio dove si decideva di operare";
lo stesso articolo riferisce di due morti sospette, in particolare: "Emiliano Palmieri un allevatore di 28 anni di Ofena in provincia dell'Aquila è stato trovato impiccato ad un albero il 16 maggio 2022 ma due settimane prima aveva subito una brutale aggressione riportando una profonda ferita alla testa causata da una pistola di quelle utilizzata per la macellazione. Prima di questo episodio ignoti avevano avvelenato due cavalli di sua proprietà. Stessa sorte è toccata ad un altro allevatore sempre in provincia dell'Aquila a Pizzoli che pochi giorni dopo la morte di Palmieri è stato trovato impiccato nella sua stalla";
il sistema dei pascoli è anche ben descritto in una relazione redatta nel 2018 da un gruppo di ricerca dell'università de L'Aquila, intitolata "Evidenze di fenomeni criminogeni in riferimento ai pascoli montani e ai contributi europei della Politica Agricola Comune (PAC)" che incrocia più di mille testimonianze di agricoltori con nomi e società che gestiscono i pascoli e che sono riconducibili a famiglie mafiose di tutta Italia;
considerato infine che il meccanismo è sempre lo stesso: intimidazioni e minacce agli allevatori locali con incendi e avvelenamenti dei loro animali. Si registra inoltre la presenza di aziende agricole fantasma che spesso non allevano e non producono alcunché, o nel migliore dei casi hanno sempre gli stessi capi di bestiame spostati da una parte all'altra, distruggendo di fatto l'economia agricola locale,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti descritti;
se siano state adottate iniziative di competenza per garantire la sicurezza degli allevatori, tutelare l'economia locale legata all'attività di allevamento, effettuare controlli circa il corretto uso dei fondi comunitari e, in caso affermativo, quali siano gli esiti di tali controlli;
quali urgenti iniziative, stante la perdurante situazione esposta, intendano intraprendere per scongiurare l'eventuale uso fraudolento dei fondi comunitari e porre fine agli affari sporchi della "mafia dei pascoli".
(4-00133)
GASPARRI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
domenica 8 gennaio 2023, nella stazione di servizio di Badia al Pino, in provincia di Arezzo, ci sono stati duri scontri tra i tifosi della Roma e quelli del Napoli, diretti i primi a Milano e i secondi a Genova, per assistere alle partite delle rispettive squadre;
a quanto si apprende, anche grazie al lavoro delle forze dell'ordine, l'incontro non sarebbe stato casuale, ma organizzato da giorni attraverso chat telefoniche e nel giorno stesso con un servizio di staffette che confermava la presenza dei tifosi nel luogo stabilito;
gli incidenti hanno provocato gravi disagi anche alla circolazione autostradale e agli automobilisti che rientravano dalle festività con enormi code sul tratto della A1 interessato,
si chiede di sapere:
quali iniziative investigative e di controllo fossero in campo prima e durante gli scontri;
se siano già stati effettuati degli arresti anche in applicazione della normativa contro la violenza negli stadi;
quali iniziative il Ministro in indirizzo stia mettendo in campo per fare in modo che non si ripetano episodi di questo tipo e per stroncare le fasce più violente delle tifoserie calcistiche.
(4-00134)
PAITA - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
nel comune di Chiavari (Genova) la società Italferr (società interamente partecipata Ferrovie dello Stato e soggetta alla direzione e coordinamento di Rete ferroviaria italiana) è impegnata nel progetto di installazione di barriere fonoassorbenti sul tratto cittadino della linea ferroviaria Genova-Pisa;
a seguito dell'interlocuzione con RFI, si apprende che i lavori prevedono il dislocamento di pannelli per un tratto di circa 4 chilometri, con altezze variabili tra i 3 e i 7 metri;
l'installazione di barriere acustiche lungo la tratta ha un impatto significativo tanto sul piano ambientale, climatico e paesaggistico, quanto su quello turistico (e quindi economico), pregiudicando non solo le abitazioni che affacciano sulla ferrovia, ma l'intero agglomerato urbano nel suo complesso;
la stessa amministrazione comunale, diverse raccolte firme on line e comitati cittadini si sono mobilitati per chiedere a RFI di rivedere il progetto e tenere maggiormente in considerazione le caratteristiche della città, proprio al fine di scongiurare la realizzazione di un'opera invasiva e capace di pregiudicare molteplici interessi di carattere generale,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare per sollecitare RFI a valutare l'impiego di soluzioni alternative, e diverse dall'installazione di pannelli fonoassorbenti, lungo la tratta della linea Genova-Pisa, che attraversa il comune di Chiavari, promuovendo il confronto della società con quest'ultimo ente.
(4-00135)
Interrogazioni, ritiro
È stata ritirata l'interrogazione 4-00088 del senatore De Priamo.
È stata ritirata l'interrogazione 4-00132 del senatore Cantalamessa.