Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 018 del 14/12/2022

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------

18a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2022

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Presidenza del presidente LA RUSSA,

indi del vice presidente GASPARRI

e del vice presidente CENTINAIO

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Azione-Italia Viva-RenewEurope: Az-IV-RE; Civici d'Italia-Noi Moderati (UDC-Coraggio Italia-Noi con l'Italia-Italia al Centro)-MAIE: Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-Patt, Campobase, Sud Chiama Nord): Aut (SVP-Patt, Cb, SCN); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente LA RUSSA (ore 9,37)

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,37).

Si dia lettura del processo verbale.

PAGANELLA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2022 (ore 9,41)

Approvazione delle proposte di risoluzione nn. 1 e 3 e delle premesse e dei punti da 1 a 4 e da 7 a 9 del dispositivo della proposta di risoluzione n. 5. Reiezione dei punti 5 e 6 del dispositivo della proposta di risoluzione n. 5

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2022».

Nella seduta di ieri il Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Giorgia Meloni, ha consegnato il testo delle sue comunicazioni, che ha già reso alla Camera dei deputati. Eventuali proposte di risoluzione dovranno essere presentate entro la conclusione della discussione generale.

Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

È iscritta a parlare la senatrice Rojc. Ne ha facoltà.

ROJC (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli senatori, membri del Governo, stiamo vivendo tempi difficili. L'Europa ebbe a ritrovare una coesione nell'affrontare la crisi sanitaria e le conseguenze sociali ed economiche della pandemia; una coesione che trova la sua massima espressione nel programma Next Generation EU e dunque nel nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza, con il fine ultimo delle riforme e della modernizzazione dell'Italia, in un raggio ampio e con la visione di un Paese proiettato verso il futuro. Mai avremmo potuto pensare, all'inizio di quest'anno, che ci saremmo ritrovati a parlare di guerra e delle sue conseguenze; una guerra di aggressione che ferisce tutta l'Europa, senza eccezioni, e alla quale l'Europa si ritrova costretta a reagire e in dovere di prendere parte. È una ferita che segna profondamente anche la nostra quotidianità e di questo dobbiamo essere consapevoli.

Ci sono alcuni aspetti sui quali vorrei soffermarmi e che noi del Partito Democratico, Presidente, riteniamo importante lei venga a ribadire al Consiglio europeo. Ieri il Ministro della difesa ha ricordato le tensioni nei Balcani, alle quali - lo vorrei ricordare - abbiamo posto l'attenzione anche con un'interrogazione a mia prima firma al Ministro degli affari esteri, poco più di un mese fa, nella quale ricordavamo la necessità per l'Italia in primis, ma per l'Europa tutta, di sostenere la stabilità politica dei Balcani, da raggiungere anche attraverso un progressivo processo di avvicinamento dei singoli Paesi alla sfera europea. Gli accordi firmati a Berlino tra Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Serbia e Montenegro rappresentavano un passo in avanti positivo per la regione, in un momento in cui le relazioni tra Kosovo e Serbia continuavano a essere tese. Da allora si registra però un costante, preoccupante e forte deterioramento dei rapporti tra la Serbia e il Kosovo.

Il 1° gennaio 2023 la Repubblica di Croazia entrerà a far parte dello spazio Schengen e adotterà l'euro come moneta. L'opposizione dell'Austria ha rimandato l'analogo passo per la Romania e la Bulgaria.

Dopo settimane di tensione per la questione delle targhe automobilistiche e le nomine ministeriali per la vertenza aperta tra Serbia e Kosovo, un punto specifico delle conclusioni del summit di Tirana ribadisce - e lo cito - «la necessità di progressi concreti verso un accordo globale giuridicamente vincolante sulla normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi».

A questo proposito, vorrei anch'io ringraziare le nostre Forze armate che operano nell'ambito della missione Kfor. L'Unione europea ha l'interesse di allargare i propri confini orientali; ragioni commerciali, energetiche e geostrategiche guidano alla costruzione di un più solido argine con regole condivise rispetto alle turbolenze dell'area aggravate dalla guerra all'Ucraina da cui non va disgiunta la questione immigrazione.

Proprio in tema di immigrazione, vorrei richiamare specificamente la rotta balcanica, da cui oggi entra il numero maggiore di richiedenti asilo. Sono dell'avviso che l'interesse nazionale dell'Italia si difenda meglio evitando tensioni con gli altri Paesi europei, lavorando per creare consenso sulle nostre esigenze nazionali, essendo protagonisti nella costruzione delle politiche europee sulle migrazioni. Ricordiamo prima di tutto a noi gli obblighi del soccorso in mare, rivalutiamo funzionalità e accettabilità dei grandi centri periferici dove stipare migliaia di persone.

Auspichiamo dunque che il prossimo Consiglio europeo si sforzi di trovare un'intesa avanzata su questo complicatissimo tema nell'interesse degli Stati membri e che l'Italia porti il suo contributo al di fuori di una logica provocatoria o propagandistica.

Va ricordato che l'Italia è stata antesignana nell'opera di costruzione della collaborazione con i Paesi dei Balcani, con l'istituzione nel 1978 della Comunità di lavoro Alpe Adria e poi con l'iniziativa centroeuropea che ha sede a Trieste. Il nostro Paese ha una tradizione di rapporti con quest'area, una consuetudine mai abbandonata, soprattutto nelle Regioni dell'Est italiano, che rappresenta anche una risorsa di credibilità cui attingere. La creazione di pace, sicurezza e prosperità a lungo termine impone all'Europa di allargarsi alle Regioni circostanti, altrimenti le vulnerabilità non potranno che aumentare. L'Unione europea e, in particolare, l'Italia hanno il compito di rassicurare i Paesi candidati che il processo di adesione non si è fermato e, al tempo stesso, sottrarre all'influenza economica della Russia quegli stessi Stati, ma anche Paesi dalla postura ambigua come l'Ungheria, che ha tentato di bloccare il pacchetto di 18 miliardi stanziati dall'Unione europea per l'Ucraina nel 2023. Questo fa male alla coesione europea e si riflette negativamente anche sulla stabilità dei Balcani, dando spazio politico a chi non vuole stabilità.

Aggiungo che non va trascurato nemmeno nei Balcani l'esercizio del soft power cinese, la cui manifestazione è eclatante nella realizzazione di grandi infrastrutture o nel caso del debito del Montenegro.

Vorrei infine fare un accenno a un problema al quale da sempre il Partito Democratico dedica particolare attenzione, che è quello delle minoranze. A margine del forum delle Nazioni Unite, appena conclusosi a Ginevra, Fernand de Varennes, relatore per le minoranze dell'ONU, ha concluso il suo intervento dicendo che nel mondo, anche in Europa, viene violata la Dichiarazione per i diritti umani, secondo la quale tutti gli uomini nascono liberi e hanno il diritto di avere pari dignità e pari diritti. Ricordiamoci che in Europa vivono circa 50 milioni di appartenenti a minoranze che non vengono adeguatamente tutelati né considerati come un patrimonio culturale che arricchisce le singole realtà maggioritarie e che in questo momento non solo agli ucraini in Russia viene impedito lo studio della lingua e della cultura ucraina, ma ciò avviene anche per le minoranze russe in alcuni Paesi, negando di fatto un diritto che rientra tra i diritti fondamentali di ciascuno di noi. È giunto il momento di riflettere seriamente sulla Carta europea che ne tutela i diritti e applicarne i princìpi in Italia e in Europa. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Scurria. Ne ha facoltà.

SCURRIA (FdI). Signor Presidente, Presidente del Consiglio, membri del Governo, onorevoli colleghi, quello che ci convince della sua relazione, presidente Meloni, è prima di tutto la prospettiva. Finalmente c'è un Governo che si interroga sul ruolo che l'Italia può avere in Europa, perché prima c'era l'idea di un'Italia, talvolta un'italietta, che spesso in Europa balbettava, con Governi che spesso ci imponevano sacrifici, perché l'Europa ce lo chiedeva, e non si chiedevano invece cosa fosse importante e utile per l'Italia in Europa.

Cambia la prospettiva. Prima i Governi in politica estera avevano posizionamenti non chiari, stando un po' di qua e un po' di là; oggi l'Italia ha cambiato pelle, contraddistinguendosi in Europa. In maniera particolare, basti pensare all'importante successo ottenuto dal Governo, soprattutto dal ministro Lollobrigida, sul vino e sulla carne, che non possono essere più inseriti tra i cibi considerati nocivi alla salute: un posizionamento chiaro e successi evidenti, che porteremo nel Consiglio europeo dei prossimi giorni.

Allo stesso modo, avremo un posizionamento chiaro sull'aggressione russa all'Ucraina. Ne abbiamo parlato ieri con il ministro Crosetto e porteremo a Bruxelles il sostegno all'indipendenza, alla sovranità, alla libertà e all'integrità territoriale dell'Ucraina, sostenendo il popolo ucraino in lotta, perché di lotta di popolo si tratta, e contemporaneamente accogliendo migliaia di profughi nei nostri territori. Siamo un Paese attento e solidale.

I russi per attaccare infrastrutture e popolazione ucraina usano droni iraniani. È proprio il caso di dire similia cum similibus: gli stessi iraniani in questi giorni stanno condannando a morte, imprigionando e torturando persone che hanno la sola colpa di manifestare il proprio dissenso rispetto al regime dei mullah. È notizia di questa mattina che sono stati arrestati in Iran anche esponenti di media occidentali, che avevano la sola colpa - anche qui - di riprendere le immagini del dissenso e adesso sono in carcere lì. Riteniamo che su questo punto l'Unione europea debba avere il coraggio di andare oltre le parole di circostanza.

C'è una prospettiva anche nelle politiche energetiche. Siamo stati tra i primi a chiedere un tetto dinamico al prezzo del gas; ora lo chiede almeno la metà degli Stati membri dell'Unione europea. Dobbiamo ricordare a Bruxelles che ci siamo messi insieme per creare percorsi di solidarietà e non per tutelare speculazioni egoistiche di qualcuno di questi Paesi. Questo sarà uno degli altri argomenti che immagino porteremo intorno a quel tavolo.

Qualche giorno fa lei, Presidente, ha dichiarato di sentire nel mondo voglia di Italia. Anche questa è una novità ed è proprio così: basti pensare anche al grande input che è riuscita a dare alla nostra politica estera e al ruolo da protagonista che ha impresso alla nostra azione governativa. Basti pensare al recente successo del vertice di Tirana, che è sotto gli occhi di tutti.

Infine, anche se ci sarebbero tante altre cose da aggiungere, ma, come si dice tempus fugit, vi è la grande idea di un piano Mattei per l'Africa, perché essere intransigenti sull'immigrazione irregolare e sui trafficanti di esseri umani non significa abbandonare un continente come l'Africa al proprio destino, senza chiedersi le ragioni di un'immigrazione incontrollata. L'idea di essere la voce europea di una moderna cooperazione verso gli Stati africani per garantire lo sviluppo di quelle terre, da cui fuggono ogni giorno migliaia di persone, riafferma il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo e non solo.

In bocca al lupo, Presidente. Porti a Bruxelles il messaggio di una nuova Italia, protagonista nella scena europea e mondiale, che riscopre il Mediterraneo come cerniera tra Sud e Nord del mondo; racconti che c'è una classe politica e di governo italiana che è disposta a mettersi in gioco per far rinascere il sogno europeo, perché riprenda forma proprio grazie all'azione di uno dei suoi Paesi fondatori: l'Italia.

Buon viaggio, Presidente. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Monti. Ne ha facoltà.

MONTI (Misto). Signor Presidente, Presidente del Consiglio, il 26 ottobre, in occasione del dibattito seguito alle sue dichiarazioni programmatiche, espressi grande attenzione circa il modo in cui il Governo sarebbe stato in Europa e si sarebbe rapportato con l'Unione europea.

A distanza di qualche settimana, sono lieto di poter dire che mi sembra che questo sia stato positivo, quasi ineccepibile, al di là forse di qualche schermaglia pittorescamente inevitabile, ma non credo particolarmente utile in bilaterale con la Francia.

Ieri sera il suo ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Tajani, ha tenuto davanti alle Commissioni riunite degli affari esteri di Camera e Senato un'ampia relazione programmatica sulla politica estera che ho trovato convincente. Vorrei fare però una considerazione, che mi nasceva ieri sera ascoltando il Ministro, ma che credo valga più in generale: un Governo che nasce vigoroso come il suo, convinto - temo addirittura in buona fede - che tutti quelli precedenti siano stati Governi di un'«italietta», può essere tentato molto da una parola, protagonismo, perché fa piacere a chi lo esercita, dà l'impressione che i partner internazionali se ne accorgano e soprattutto dà grande soddisfazione all'opinione pubblica, non sempre molto coltivata sulle dinamiche della politica internazionale.

Credo che, via via che progredirete, ci sarà qualche volta un trade off, un'alternativa tra protagonismo e risultati. Certe volte battersi per il protagonismo, che si vende bene a casa, non è la strategia migliore per ottenere risultati. Un Governo, uno dei tanti Governi dell'«italietta» del passato (Applausi), che ho conosciuto particolarmente da vicino, avrebbe potuto avere un grande capitale di consenso in Italia battendo pugni e lanciando strali contro l'austerità germanica; ha preferito non fare questo, ma ottenere il risultato, con mesi e mesi di negoziati durissimi (Applausi), di mettere nell'angolo la signora Merkel, di togliere la camicia di forza che la Germania aveva messo attorno alla BCE e quindi di dare la possibilità alla BCE - dando quest'ultima all'Europa e al mondo l'impressione di essere stata essa stessa a salvare la situazione - di fare il mestiere normale che una banca centrale fa, senza un'oppressione tedesca. E questo lo ha fatto il Governo italiano, senza asserzioni di protagonismo, ma stringendo alleanze forti. Anche nelle parole, secondo me, bisogna stare attenti.

A me piace molto la sua idea del piano Mattei, ma non è che converrà forse all'Italia cercare di mettersi in una posizione il più possibile premente, efficace e autorevole nei tanti progetti che già l'Unione europea ha per l'Africa? Lo dico perché denominare in modo troppo nostro nuovi progetti può dare ai nostri partner un tranquillizzante stato d'animo del tipo: sì, fate voi. Così, diversi anni fa, quando un precedente Governo, con sottile riferimento culturale e anche giusta ambizione umanitaria, ha denominato un certo programma Mare nostrum, credo che si siano trovati molto tranquillizzati quegli europei ai quali noi ora giustamente rinfacciamo di non aver considerato le migrazioni come un problema che è anche loro. L'abbiamo chiamato Mare nostrum. Mi perdoni se mi permetto di dirlo a lei, che ormai domina la scena nel Consiglio europeo: è un ambiente appagante, ma non sempre non sdruccioloso.

Un'ultimissima considerazione. La inviterei a non togliere mai l'occhio, ovunque si eserciti il protagonismo, dal triangolo cruciale Italia-Francia-Germania. Sono convinto che l'Italia quando sta - con la propria forza economica e finanziaria - sulle proprie gambe in Europa, come in questo momento, può avere un ruolo particolarmente importante senza dichiarare protagonismi, soprattutto quando Francia e Germania non sono perfettamente allineate tra loro.

Lei ha l'occasione di essere preziosa in Europa, portando a casa un grande ricavo di credibilità per l'Italia, se riuscirà, in un momento in cui la Francia e la Germania sono disallineate, sia sulla governance economica sia sul futuro della politica di difesa comune, a esercitare una funzione maieutica e di mediazione - ahimè, dura per molti - a favore dell'Europa e dell'Italia.

Grazie, presidente Meloni, e buon Consiglio europeo.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Gelmini. Ne ha facoltà.

GELMINI (Az-IV-RE). Signor Presidente, signori Ministri, colleghi, il prossimo Consiglio europeo riveste una grande rilevanza, per ragioni sia di politica interna sia di politica internazionale. Sarà innanzitutto, com'è stato sottolineato, il suo primo Consiglio da Presidente. Le formuliamo quindi i migliori auguri perché questa sia un'opportunità concludente nell'interesse del Paese.

Al tempo stesso, lei ha più volte ribadito la volontà di rendere l'Italia non comprimaria, ma protagonista. Credo che raramente l'Italia sia stata centrale e autorevole come sotto la guida di Mario Draghi. (Applausi). Auspichiamo quindi non solo che quell'impegno autorevole che ha assegnato all'Italia un ruolo fondamentale venga salvaguardato, ma che si proceda con una linea di continuità e di affidabilità. Questo sarebbe un fatto positivo per il nostro Paese.

Per quanto riguarda le ragioni internazionali, l'attacco della Federazione Russa all'Ucraina non dà segni di tregua. La situazione per gli ucraini è di estrema difficoltà. Li attende un inverno molto complicato e non è un caso che il nostro leader Carlo Calenda abbia scelto di recarsi in quel martoriato Paese, facendo visita al sindaco di Leopoli, incontrando gli studenti dell'università cattolica ucraina, parlando con le madri dei soldati uccisi o rapiti dai russi. Ovunque, egli ha riscontrato un sentimento di profonda gratitudine nei confronti del nostro Paese e questa è la prova che siamo sulla strada giusta.

Noi le diamo volentieri atto di aver mantenuto la barra dritta, allineando l'Italia alla NATO e all'Unione europea. (Applausi). Anche quanto è accaduto ieri in quest'Aula e alla Camera, con una maggioranza molto più ampia di quella politica, sulla questione della politica estera, riteniamo che sia un fatto positivo.

La guerra della Russia l'Ucraina è anche energetica e su questo non abbiamo difficoltà a riscontrare un'insufficienza nell'azione dell'Unione europea, che è risultata debole, non tempestiva e non adeguata alla drammaticità della condizione delle nostre imprese e delle nostre famiglie. Non solo sul price cap, ma sugli acquisti congiunti e sui meccanismi di generazione del prezzo dell'energia elettrica, l'Unione europea avrebbe dovuto avere un passo diverso.

Nel frattempo è intervenuta una novità importante, forse inattesa, con riferimento al MES. La Corte costituzionale tedesca ha respinto l'eccezione di costituzionalità, aprendo alla ratifica del trattato da parte di quel Paese. Allora, se fino ad oggi la sua maggioranza è stata abbastanza evasiva su questo tema, attendista, avendo l'alibi di una sentenza che ancora non c'era, oggi quella sentenza c'è. Credo quindi che quest'Assemblea, ma soprattutto il Paese, abbiano il diritto di sapere se l'Italia continuerà ad essere l'unico Paese contrario alla ratifica di quel trattato. (Applausi).

Questo perché l'emergenza sanitaria è una realtà; utilizzare almeno una parte di quelle risorse vorrebbe allora dire liberare risorse nazionali per far fronte a quell'emergenza e soprattutto alla carenza di medici ed infermieri con i quali si scontrano ogni giorno gli italiani. (Applausi).

Sarebbe secondo noi profondamente sbagliato affrontare il Consiglio europeo senza chiarire questo punto, anche perché, se su un dossier le abbiamo fatto i complimenti con riferimento all'Ucraina, invece sul tema dell'immigrazione l'azione del Governo, come ha sottolineato il professor Monti, è risultata pasticciata e approssimativa.

Quello che sta accadendo in questi giorni, con centinaia di migranti fatti sbarcare senza polemiche nei nostri porti, ha poco a che fare con le condizioni climatiche e molto con l'incidente diplomatico con la Francia, quindi c'è molto da fare. (Applausi).

Vorrei concludere, signor Presidente, con un riferimento forte a quello che sta accadendo in Iran: stiamo assistendo a un'aggressione intollerabile ai diritti umani, gli ayatollah stanno reagendo con un'efferata violenza contro le proteste delle popolazioni e anche su quest'escalation l'Unione europea non può limitarsi alla solidarietà, ma deve fare atti concreti. (Applausi). Al tempo stesso, dobbiamo una grande lealtà rispetto a quanto accaduto a Mahsa Amini e a tutti quei giovani, che affrontano il regime a viso aperto e a mani nude. (Applausi). Siamo con quei giovani, esattamente come siamo con gli ucraini.

L'Europa nei prossimi mesi sarà chiamata a prove importanti. Noi dovremo essere protagonisti e dovremo farlo da grande Nazione europea, provando a riallacciare i rapporti con la Francia e con la Germania, piuttosto che inseguire Paesi che contrastano con il nostro interesse nazionale. (Applausi).

Noi, Presidente, la attendiamo alla prova dei fatti e le auguriamo buon lavoro. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Rosso. Ne ha facoltà.

ROSSO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, il dibattito che si svolgerà al Consiglio europeo verterà su alcune grandi tematiche: l'immigrazione, i rapporti con il vicinato a Sud dell'Europa, la politica estera con un focus sul conflitto russo-ucraino e si porrà attenzione anche sul problema energetico, che è anche conseguenza di quel conflitto.

Presidente Meloni, domani sarà il suo primo Consiglio europeo, sarà il primo a cui l'Italia parteciperà con un Presidente del Consiglio donna, ma anche il primo dopo undici anni a cui l'Italia parteciperà con un Presidente ed un Governo eletti dal popolo. (Applausi). Un Presidente del Consiglio leader di una maggioranza coesa, che ha vinto le elezioni prendendo i voti degli italiani su un programma di Governo che ogni giorno ci impegniamo a realizzare insieme, è un biglietto da visita importante, Presidente, nei confronti dei partner europei, per poter realizzare quella centralità dell'Italia che ben si esprime nelle intenzioni del Governo, nello slogan "piuttosto che più Europa in Italia, più Italia in Europa", che riassume perfettamente il pensiero di Forza Italia.

Sull'aggressione russa all'Ucraina fa bene, Presidente, a sostenere con forza che il conflitto ci riguarda tutti e che, oltre ad aver onorato gli impegni internazionali sulla fornitura di aiuti militari, dobbiamo discutere del nuovo pacchetto di sanzioni stando attenti che non danneggino la nostra economia più di quanto lo facciano con la Russia. Dobbiamo continuare la politica dell'accoglienza dei profughi ucraini e dobbiamo continuare quella catena di solidarietà che, grazie al grande cuore degli italiani, ha portato in Ucraina un grandissimo quantitativo di aiuti umanitari. Dobbiamo certamente iniziare a pensare anche alla ricostruzione dell'Ucraina. Il dato che ci ha fornito, presidente Meloni, fa rabbrividire: 349 miliardi di euro necessari per la ricostruzione ci fanno comprendere la portata della devastazione patita da quel martoriato territorio. Tutte queste azioni sono necessarie per porre le basi della pace giusta che quel territorio, dopo centinaia di anni di guerra e di sofferenze, merita.

Sui rapporti dell'Unione europea con il Nord Africa siamo assolutamente convinti che, sul tema immigrazione irregolare, a una politica di redistribuzione dei migranti si debbano affiancare una politica europea di prevenzione delle partenze e una gestione europea dei rimpatri. Anche guardando al medio e lungo periodo, però, pensiamo che l'Europa debba varare un grande piano Marshall per l'Africa, che consenta ai Paesi africani di crescere, perché, colleghi, è certo che chi emigra si muove per necessità e disperazione, ma se trova lavoro nel suo Paese, dove ha radici culturali, famiglia e amici, rimarrà con dignità e soddisfazione in quella che considera la sua casa.

Presidente Meloni, domani affronterete la questione dei diritti umani in Iran. Mi piace pensare che la più grande democrazia al mondo sia l'Europa: un insieme di Nazioni che hanno raggiunto la democrazia in modi diversi e che oggi portano in dote all'Europa stessa quelle esperienze, quelle lotte e quei percorsi di democrazia. Ebbene, la più grande democrazia al mondo ha il diritto, per la sua storia, e ha il dovere di chiedere libertà e democrazia per le donne e gli uomini iraniani. Spero che la condanna che emergerà domani, presidente Meloni, sia forte e chiara.

Sui temi dell'energia è assolutamente necessario che i Paesi europei capiscano che l'Europa è una grande famiglia e in famiglia si litiga, ma poi si trova una soluzione che non trascuri le necessità di nessuno. Vogliamo che l'Europa sia questa famiglia, una famiglia che approvi un tetto dinamico al prezzo del gas e che stanzi risorse per aiutare gli Stati membri a superare la crisi energetica che minaccia le nostre imprese e le nostre famiglie. Il mondo è cambiato: prima acquistavamo il gas russo a prezzi talmente convenienti da fargli influenzare persino il prezzo finale delle energie rinnovabili, ma ora non è più così. Oggi abbiamo l'occasione unica per porre le basi per una nuova strategia energetica. Sappiamo bene che le nostre imprese hanno difficoltà a competere con quelle estere proprio per il caro energia e hanno bisogno di risposte, sia a breve che a lungo termine. Le nostre famiglie stanno pagando l'energia a un costo insopportabile. Abbiamo impegnato circa 100 miliardi di euro per sostenere aziende e famiglie, quest'anno e nel primo trimestre del prossimo.

Ora dobbiamo guardare al futuro. Il futuro a lungo termine sarà probabilmente la fusione nucleare, ma passeranno molti anni prima che possa essere utilizzata energia pulita prodotta dalla fusione. L'Italia quindi potrà diventare un centro del gas europeo, valutando nuove connessioni e rigassificatori, ma dovrà anche puntare decisamente sulle rinnovabili e sull'accumulo dell'energia prodotta da esse. Questa situazione imposta, che ci troviamo a vivere, può essere anche la migliore occasione per lavorare alla decarbonizzazione, peraltro auspicata e richiesta all'Europa, magari - Presidente rimodulandone i tempi, laddove necessario.

Per fare tutto questo, quale migliore occasione di rendere l'Unione europea responsabile di sostenere gli sforzi degli Stati membri verso il raggiungimento e il superamento degli obiettivi di energia prodotta da rinnovabili? Ecco perché dobbiamo utilizzare al meglio gli strumenti e i fondi europei esistenti, ma anche crearne di nuovi. Buona parte del rilancio del nostro sistema industriale passa anche attraverso nuovi incentivi a chi produce energia da fonte rinnovabile. Ecco quindi che diventare centrali in Europa significa non solamente poter utilizzare al meglio i fondi europei, ma anche poter rimodulare i fondi del PNRR. Dall'Europa dobbiamo ottenere di non chiederci il rispetto di target e milestone troppo stringenti o di parametri di bilancio che non possono essere mantenuti in questo momento.

Presidente Meloni, chiediamo a lei e al nostro Governo di intraprendere un percorso virtuoso, per portare l'Italia e tutta la famiglia europea fuori da questo momento difficile, rimodellando al bisogno gli strumenti posti a sostegno delle economie europee. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Lorefice. Ne ha facoltà.

LOREFICE (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Presidente del Consiglio, l'Europa unita è nata dalle macerie della Seconda guerra mondiale, al grido di "mai più guerra". Il suo scopo principale era scongiurare una nuova guerra sul suolo europeo attraverso la politica, la cooperazione e il multilateralismo. L'Europa oggi rischia di perdere definitivamente l'occasione di diventare quello che i suoi padri fondatori sognavano diventasse. Non a caso le due più alte cariche dell'Unione europea, la presidente von der Leyen e l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Borrell, hanno abdicato al loro ruolo di guida politica dell'Unione europea, per seguire pedissequamente le linee dettate dagli Stati Uniti d'America e dalla NATO; una linea bellicista, basata sull'assioma: zero diplomazia, solo armi.

È questa la visione che abbiamo anche noi, presidente Meloni? Basta ascoltare le loro dichiarazioni negli ultimi mesi e, chiudendo gli occhi, sembra di sentir parlare il capo del Pentagono Austin o il segretario generale della NATO Stoltenberg: toni sempre duri da falchi guerrafondai e mai nulla di serio che segnali un'apertura verso una soluzione negoziale del conflitto. Basta armi. Abbiamo visto, dopo dieci mesi, che fare bulli o continuare a puntare il dito contro un aggressore come Putin non basta ed è inefficace. Diamo spazio alla diplomazia. (Applausi). Non facciamoci guidare da coloro che continuano a ostentare e fare il braccio di ferro, perché bullizzare un bullo non funziona.

Basta leggere le conclusioni di tutti i Consigli europei tenutisi dall'inizio della guerra: solo impegni di carattere militare e propositi di aumentare le spese per la difesa, senza nemmeno l'avvio di un percorso diplomatico negoziale. Ciò è sintomatico. Quest'Unione europea sembra ormai diventata una succursale della NATO. Presidente, ci auguriamo che le conclusioni di quest'ennesimo Consiglio europeo mostrino un sussulto di volontà e un risveglio dell'Europa. È il momento di iniziare a lavorare concretamente per la pace. È ora che l'Unione europea si attivi sul piano diplomatico, lavorando pancia a terra per organizzare al più presto una conferenza internazionale di pace insieme all'ONU, al Vaticano, agli Stati Uniti e - perché no - alla Cina, nell'interesse non solo del martoriato popolo ucraino, ma anche nostro e di tutti i cittadini europei, visto che ci troviamo coinvolti direttamente e indirettamente nel conflitto. Per ora stiamo subendo principalmente i costi economici della guerra.

È certamente urgente e fondamentale che si mettano in campo misure a livello europeo per far fronte al caro energia e al caro bollette, ma solo la pace, insieme a una sincera politica di transizione energetica ed ecologica, garantirà la sicurezza energetica e, quindi, economica e sociale ai cittadini del continente europeo.

In questo Consiglio europeo si parlerà anche di difesa comune europea. I Paesi membri dell'Unione spendono già oggi per la difesa - sentite bene - nel loro complesso oltre 200 miliardi di euro l'anno, che equivalgono ad almeno il triplo di quanto spende la Russia. Per questo motivo, il MoVimento 5 Stelle è convinto che, anziché spendere di più per la difesa, sia necessario spendere meglio, ossia insieme, in un'ottica di cooperazione europea che eviti programmi duplicati e sprechi di risorse, consentendo economie di scala e razionalizzazione della spesa.

La strada giusta è questa e non quella dell'aumento delle spese militari nazionali, che invece questo Governo vorrebbe intraprendere, addirittura proponendo in sede europea di escludere le spese per la difesa dal computo del deficit nell'ambito del Patto di stabilità. Pensiamo piuttosto a usare quegli strumenti per sgravare gli investimenti in energie alternative e non certo per finanziare le industrie della guerra. Si tratta di una proposta indecente alla quale contrapponiamo la richiesta, che facciamo da tempo, di scorporare gli investimenti per la transizione ecologica, l'innovazione tecnologica e il sostegno sociale ai cittadini più bisognosi dal computo del deficit nell'ambito del Patto di stabilità.

Vengo ora alla grande emergenza che stiamo vivendo, strettamente correlata a quella ucraina, ossia il tema energetico. Sulla questione riconosco al Governo di aver incentrato buona parte della legge di bilancio sull'energia, ma non basta. Gli interventi adottati sono insufficienti e troppo spesso poco lungimiranti. Il Governo italiano, unico tra gli Stati membri dell'Unione europea, penalizza infatti le rinnovabili in legge di bilancio, con il combinato disposto di due provvedimenti: un cap al livello dei prezzi di vendita a 180 euro e l'extratassazione degli utili al 50 per cento.

Sarebbe stato più opportuno investire in maniera decisa sulle rinnovabili, accelerare quella transizione che non è più rinviabile, non fosse altro per recuperare una sovranità - ebbene sì, signor Presidente, una parola a lei cara, ma che non trova riscontro nei fatti - energetica in un contesto dove i consumi energetici sono destinati a crescere e che ci trova ancora impreparati. Come ha detto, la proposta della Commissione europea sul price cap dinamico è assolutamente insufficiente e ha auspicato un risultato meno timido da raggiungere a condizione - ha detto lei - che non si proceda in ordine sparso. Beh, fa un certo effetto sentire queste parole da chi come lei ha sempre difeso una visione nazionalista e sovranista di un'Europa confederale e non federale, che è esattamente il problema strutturale che oggi impedisce all'Unione di prendere decisioni.

Lo stesso discorso vale per la riforma della governance economica dell'Unione. Siamo tutti d'accordo nel ritenere che il mantenimento dei parametri del 3 per cento nel rapporto tra deficit e PIL e del 60 per cento nel rapporto tra debito e PIL sia ormai anacronistico e che abbia dimostrato tutta la sua inadeguatezza nel corso degli anni, ma non sappiamo cosa lei proponga. Ci illumini, ci faccia capire cosa propone in concreto. Dal canto nostro sappiamo che non sarà facile convincere i partner europei su questi temi. E per questo noi chiediamo che almeno siano esclusi dal computo gli investimenti in transizione ecologica, innovazione e welfare. Lei cosa ci dice al riguardo? Spero non voglia veramente portare a Bruxelles la proposta indecente del ministro Crosetto.

Signor presidente del Consiglio Meloni, noi siamo molto preoccupati per come lei potrà rappresentare l'Italia nel consesso europeo, e non solo perché a Bruxelles a nessuno sfugge che lei e la sua forza politica siete sempre state schierate con il fronte sovranista euroscettico di Visegrad, che remava contro ogni forma di solidarietà europea, che per noi è importante, è fondamentale (Applausi), ma anche per le recenti inutili prove di forza (a proposito di bulli) con la Francia sul tema dell'immigrazione. Questo è stato un altro scontro che ha mandato all'aria anni di lavoro per costruire con Parigi una positiva collaborazione in questo e in altri ambiti fondamentali per il nostro Paese.

Penso, ad esempio, a un altro tema del prossimo Consiglio europeo, quello del cosiddetto vicinato meridionale, che per l'Italia è vitale dal punto di vista della sicurezza politica, energetica e della gestione flussi migratori. Libia, Tunisia, Algeria, Egitto e Marocco sono tutti Paesi in cui la Francia ha un ruolo storico ben noto e sono tutti teatri nei quali sappiamo bene quanto sia cruciale una collaborazione positiva con Parigi.

Signor presidente Meloni, infine, sempre in tema di vicinato e migrazioni, vorrei leggerle quanto segue: «Macron abbia il pudore di tacere, il caos immigrazione è colpa della Francia: dell'attacco alla Libia voluto dal Napoleone da operetta Sarkozy in chiave anti italiana e dallo sfruttamento dell'Africa che la Francia continua vergognosamente a fare fin dall'epoca coloniale. Sono questi comportamenti da sciacalli che spaccano l'Europa, non chi vuole difendere la propria Nazione.». Sa di chi sono queste dichiarazioni, le ricorda? (Applausi). Vorremmo capire se è ancora su questa linea. (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. La prego di concludere, perché il suo tempo è terminato da diversi secondi.

LOREFICE (M5S). Peccato che lei nel 2011 era Ministro del Governo Berlusconi IV, cioè nell'anno in cui la Francia fece quell'attacco alla Libia.

PRESIDENTE. La prego di concludere. Non inizi un nuovo argomento.

LOREFICE (M5S). Signor Presidente, vorrei capire, perché siamo veramente preoccupati dell'approccio e dell'atteggiamento che andremo ad assumere. Non è più tempo.

PRESIDENTE. Apprezzo la sua preoccupazione, ma concluda.

LOREFICE (M5S). Concludo invitando il presidente del Consiglio Meloni a chiarire in quest'Aula quale posizione porterà anche da questo punto di vista. (Il microfono si disattiva automaticamente. Commenti. Applausi).

PRESIDENTE. Senatore Lorefice, non credo possa lamentarsi del tempo in più che le è stato concesso. A tutto c'è un limite, anche perché il tempo a sua disposizione era di dieci minuti.

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. È con molto piacere che saluto, a nome dell'Assemblea, docenti e studenti dell'Istituto di istruzione superiore «Enzo Ferrari» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. (Applausi).

Ripresa della discussione sulle comunicazioni
del Presidente del Consiglio dei ministri
(ore 10,25)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Borghi Claudio. Ne ha facoltà.

BORGHI Claudio (LSP-PSd'Az). Presidente Meloni, nel suo primo Consiglio europeo avrà il convinto, forte e totale sostegno della Lega. Saremo al suo fianco, convinti come siamo che saprà rappresentarci al meglio.

C'è un'espressione troppo spesso abusata: «andare a testa alta in Europa». Si dice tante volte, ma si fa molte poche volte.

Da partito leale quale siamo, in passato abbiamo detto tante volte al Presidente pro tempore di andare in Europa a sostenerci a testa alta. Purtroppo, in alcuni casi, con alcuni suoi predecessori abbiamo scoperto che quella testa alta si rivelava poi un ginocchio basso. (Applausi). In particolar modo, ancora - ahimè - ricordo il ginocchio basso del suo predecessore, Giuseppe Conte, del partito del senatore che mi ha preceduto, in ginocchio, appunto, davanti alla Merkel a parlare male di Salvini e dei suoi compagni di Governo. (Applausi). Questo è ciò che, purtroppo, danneggia l'Italia, perché, per le beghe di casa nostra, si presenta una situazione divisiva e si è subito pronti a vendersi al potente di turno.

Ebbene, sono convinto che lei non farà assolutamente nulla di tutto questo e quindi siamo davvero molto più sereni. Tuttavia, teniamo assolutamente presente che l'occasione è importante perché è vero che non è la prima, ma il contesto - quello dell'eurosummit - è il primo, ed è un momento fondamentale per far capire quale potrà essere il nostro atteggiamento per il futuro su tante posizioni.

Devo anche dire - ogni tanto capita! - di essere d'accordo con una cosa che ha detto il senatore Monti, vale a dire che la situazione di disallineamento degli interessi fra Francia e Germania per noi è un'opportunità; un disallineamento che si è avuto proprio sulla questione dell'energia, perché la Francia non ha esitato - come spesso succede in questi contesti, ad approfittare o quantomeno a prendere merito di una sua posizione assolutamente di forza dal punto di vista dell'energia, perché buona parte del suo fabbisogno è coperta da una scelta più lungimirante che ha fatto rispetto ad altri, per esempio, sull'energia nucleare. (Applausi).

Questo fa capire come certe scelte - in taluni casi vengono interpretate come ideologiche in casa nostra - alla fine hanno conseguenze, perché i punti di forza o di debolezza sono quelli che stabiliscono in questi summit chi ha ragione e chi ha torto.

Dico non tanto a lei, che lo sa perfettamente, quanto ai colleghi che ci stanno ascoltando che nell'Unione europea non ci sono amici, ma non ci sono nemmeno nemici. Nell'UE ci sono interessi nazionali che devono essere difesi con le unghie e con i denti, perché è quello che i nostri cittadini ci chiedono. Troppo spesso, invece, in periodo di egemonia della sinistra, si era convinti che gli interessi nazionali si potessero difendere con un atteggiamento sottomesso rispetto agli altri Paesi, perché così ci avrebbero concesso qualcosa. Oggettivamente è una speranza del tutto vana.

Non è che perché si è servili in Europa ci concedono le cose. (Applausi).

Vale esattamente il contrario e questo non vuol dire battere i pugni sul tavolo. Presidente, le risparmio la scena. Sono convinto che sarebbe sicuramente efficace, ma non è quello che si richiede. Non bisogna battere alcun pugno, anche perché tante volte il tavolo non c'è. Bisogna semplicemente tenere presente che siamo un Paese di 60 milioni di persone e che senza di noi l'Unione europea non esiste, molto banalmente. Tante volte vengono portati avanti certi argomenti del tipo: «Ah, ma allora vi collocate fuori». No, noi non ci possiamo collocare fuori da nulla, perché senza di noi non esistono gli altri e quindi finisce il gioco. Noi abbiamo un potere contrattuale molto forte in queste situazioni.

Non mi addentro nella questione della nostra posizione sulla guerra in Ucraina, perché ne abbiamo parlato ieri. La risoluzione è chiara. Anche noi, che - come è noto - siamo sempre stati perplessi dal punto di vista del tipo e del livello di sostegno da dare al popolo ucraino, riconosciamo che lei si è presentata alle elezioni con una posizione assolutamente chiara. I cittadini italiani hanno parlato e quindi possiamo solo insistere, in questa occasione - e siamo convinti che lei lo farà - per una soluzione pacifica, perché per noi la pace è importante. Attenzione: mi rendo conto che sembra una parola vuota, ma cercare la pace significa anche non cercare l'umiliazione. Il voler insistere per riuscire a vedere una delle due parti belligeranti umiliata nella storia non ha mai portato bene. L'umiliazione di una delle due parti, in questa cosa orribile che è la guerra, porta a dei rancori che portano poi a guerre successive; l'abbiamo visto con la Germania tante volte e, quindi, direi che forse non è il caso. (Applausi). Bisogna insistere per far sì che si arrivi a un tavolo con una pace giusta. Se qualcuno delle due parti deve rinunciare a qualcosa, può anche essere che si possa considerare.

Per quanto riguarda invece l'aspetto più di mia competenza, cioè la parte economica, Presidente, abbiamo tutti detto che l'accordo sul tetto del gas non funziona. Ci era stato venduto come una grande idea del suo predecessore e come il fiore all'occhiello finale, ma abbiamo visto che purtroppo quel fiore è appassito prima ancora di fiorire. Quell'idea effettivamente non stava in piedi. Imporre un tetto al prezzo del gas non lo si può fare in modo unilaterale e, infatti, non funziona. Mettere limiti enormi, in modo tale che alla fine la proposta diventi inapplicabile, serve a nascondere il fatto che in ogni caso è inapplicabile. L'unica cosa che bisogna dire è continuare la diversificazione degli approvvigionamenti; in sede europea, però, Presidente, faccia notare che ci sono ancora degli squilibri importanti. Come si è detto, i cittadini francesi, quando sentono noi parlare di caro bollette, si guardano perplessi e si chiedono di cosa stiamo parlando, perché loro pagano solo il 4 per cento in più rispetto all'anno scorso. Lo stesso avviene per quanto riguarda le piccole, le medie e, in certi casi, anche le grandi aziende. Questa non è concorrenza: questo è aiuto di Stato. Si chiama aiuto di Stato e va ricordato agli amici francesi, perché, se siamo in un mercato comune, le regole devono essere uguali per tutti. Non è possibile che una nostra impresa paghi il triplo dell'energia rispetto a un'impresa francese che gli fa concorrenza in un mercato aperto. (Applausi). Ricordiamolo bene, perché sono questioni importanti.

Per quanto riguarda poi il famoso MES - è stato ricordato dalla collega Gelmini - non credo che se ne parlerà.

Tuttavia, se per caso la prendono in un angolo, Presidente, e le chiedono cosa avete intenzione di fare sul MES, vorrei ricordare una cosa a certi entusiasti che sembrano essersi dimenticati di tanto dibattito e di tante audizioni svolte nella scorsa legislatura in Commissione bilancio alla Camera. Quantificare la riforma del MES prevede mettere nero su bianco la possibilità di perdita sui titoli di Stato, e i nostri risparmiatori che sottoscrivono ogni giorno il titolo di Stato possono perdere il loro denaro. Noi non possiamo permetterci una cosa del genere e ciò va ricordato, tenuto presente che la Banca centrale europea ha il nuovo strumento che all'epoca dell'introduzione del MES non era stato considerato, vale a dire il transmission protection instrument (TPI), che fa esattamente le stesse cose che fa il MES, senza però i danni che quest'ultimo crea. (Applausi).

Non c'è più bisogno, è inutile e obsoleto andare a inseguire per farci vedere come al solito proni. No. Chi parla poi di MES sanitario, non ha letto come funziona. Ci sarà un motivo per cui nessuno ha preso questi soldi che sembrano gratis. Non li ha presi neanche Cipro, senatrice Gelmini; non li ha presi la Grecia; nessuno ha preso il MES sanitario. Ci sarà un motivo. Certo che c'è un motivo, perché significa che i soldi allo stesso tasso che vengono presi sul mercato ti vengono dati da un soggetto estraneo al mercato, che mette delle condizioni e mette il suo debito sopra i titoli di Stato dei risparmiatori italiani. Non lo prende nessuno, non lo dobbiamo prendere neanche noi.

Quindi a testa alta, ma veramente a testa alta, non a ginocchio basso, verso il Consiglio europeo con l'appoggio della Lega. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Casini. Ne ha facoltà.

CASINI (PD-IDP). Signor Presidente, vorrei fare una premessa che non è strettamente collegata a questo dibattito, ma lo è. Se la politica non si libera dei ladri, ogni nostro sforzo sarà vano e inutile. Questo lo dico in riferimento ai fatti gravissimi del Parlamento europeo, perché noi non siamo in una bolla e questi fatti incidono pesantemente sulla dignità della politica. (Applausi).

Colleghi, penso che ci sia qualcosa da rivedere nei meccanismi del Parlamento europeo. Io sono stato per sei anni parlamentare europeo. Ci sono qui colleghi, come Tajani e Fitto, che lo sono stati con serietà e autorevolezza. Un Parlamento in cui la fisiologia è che gli assistenti siano protagonisti e i parlamentari comprimari è un Parlamento in cui qualcosa non funziona e forse qualcosa di più di qualcosa. (Applausi).

Passo quindi al dibattito di oggi. La mia idea è semplice e molto conservatrice. I Governi passano, l'Italia rimane e la politica estera non può essere momento di rissa permanente. Ieri l'Assemblea ha realizzato un'ampia unità sulle comunicazioni di Crosetto sull'Ucraina e ieri sera il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale in Commissione ha verificato la costruttività di tanti di noi e di tante parti politiche su questo tema. Dobbiamo avere però un linguaggio di verità, perché dobbiamo rispettarci, e la verità è la premessa del rispetto.

Il Presidente del Consiglio nel discorso che ha consegnato dice che questo Governo ha dimostrato di essere distante da un certo racconto disfattista e interessato che era stato fatto all'estero alla vigilia della sua nascita. È troppo intelligente e noi abbiamo troppo stima del Presidente del Consiglio per pensare che sia Alice nel paese delle meraviglie. Non lo è e a lei non può sfuggire che quello che definisce il racconto interessato in realtà erano fatti, dichiarazioni filo-Putin che non venivano che dalle parti della sua maggioranza (Applausi), dove ben due dei principali leader della coalizione su quattro o su tre sono stati addirittura in Crimea, nonostante in Crimea, si sapesse che c'era una dichiarazione di illegalità di tutti gli organismi internazionali nell'occupazione da parte della Russia della Crimea.

Abbiamo sentito le critiche ripetute contro le sanzioni alla Russia, ma le alleanze con Le Pen non ci sembravano proprio la strada giusta (Applausi). E devo dire lo stesso per il rapporto con i Paesi di Visegrad, che sono palesemente in conflitto di interesse con gli interessi nazionali italiani. (Applausi). Qui non si tratta di ideologie, non si tratta di schierarsi contro l'uno o contro l'altro: qui si tratta di capire che in tantissime circostanze questi Paesi legittimamente hanno posto veti su politiche che interessavano l'Italia.

Vi è poi un'idea di fondo - diciamo la verità - ossia che l'Europa fosse il problema e non la soluzione. Oggi la musica è cambiata? Sì, presidente Monti, lo sento anch'io che la musica è cambiata e non mi dispiace. Sono contento e sono convinto anche - l'esperienza mi induce a questo - che governare a volte ha effetti così significativi e miracolistici che noi non possiamo che compiacerci. Un conto è quando all'opposizione si spiega che i Governi vanno con il cappello in mano a Bruxelles; altro conto è quando, andando a Bruxelles, si capisce la durezza di una trattativa. Noi siamo europeisti, ma chi pensa che l'Europa sia un pranzo di gala? C'è qualcuno che pensa che, dato che siamo europeisti, arriviamo lì e Macron e i tedeschi ci dicono «bravi, allora risolviamo il problema». Avete firmato anni fa - e non lo firmò che un Governo di centro-destra - alcuni trattati in ordine al tema degli approdi e adesso li cambiamo perché dobbiamo fare una cortesia all'Italia. (Applausi).

È ovvio che, come in tutti gli atti della politica, da De Gasperi in poi, anche tutti i grandi atti politici europei avvengono dopo frizioni, dopo liti e contrasti, perché è chiaro che i processi storici sono duri a volte, ma l'importante è avere un'idea di fondo che vorrei ribadire. Noi dobbiamo essere sovranisti: non come pensava Salvini, ma sovranisti europei. Se andiamo in ordine sparso per nessuno di questi obiettivi che ci proponiamo di risolvere, dall'Ucraina all'energia, c'è soluzione. (Applausi). Non è che non vi sia soluzione per l'Italia, non c'è soluzione per nessuno: non c'è soluzione neanche per la Germania e per la Francia, perché in ordine sparso, in un mondo globalizzato in cui ci sono dei giganti come l'India e il Brasile, non ce n'è per nessuno in Europa. Se pensate che noi, negli anni in cui sono nato, avevamo la metà del PIL mondiale e oggi abbiamo il 20 per cento a stento, è perché la torta si è allargata e l'Europa è sempre più marginalizzata. Dunque, dobbiamo essere uniti e il sovranismo che spero Giorgia Meloni in questi anni, con l'apporto del Parlamento, vorrà inaugurare è diverso: non quello della vostra campagna elettorale, ma il sovranismo europeo di chi trova nell'Europa la soluzione. (Applausi).

Questa retorica insopportabile, per la quale siamo all'anno zero, è autolesionista: oggi forse e a breve scadenza può servirvi, ma è una retorica sbagliata. Cerchiamo di renderci conto che il processo storico porta al principio - da rispettare - della continuità istituzionale. Noi ci siamo fondati e voi vi fondate sul passato. (Applausi). Peraltro, senatore Claudio Borghi, francamente a tutto c'è un limite: che lei venga qui a sparare su Conte dopo che siete stati in quel Governo, francamente mi sembra un po' troppo. (Applausi). Non devo difendere Conte, ma devo difendere un po' la serietà della politica.

Arriviamo al sodo: il tema dell'Ucraina. Signor Presidente del Consiglio, noi siamo per aiutare l'Ucraina. Siamo per dire una cosa semplice: non c'è pace vera costruita sull'accettazione dell'arroganza e della prevaricazione. L'assistenza finanziaria per la ricostruzione, davanti a Putin che cerca solo di radere al suolo quel Paese e ridurlo in cenere, è un obiettivo che lei si pone. Siamo d'accordo al cento per cento; ce lo poniamo anche noi ed è in linea di continuità e, quindi, andiamo avanti su questa strada.

La soluzione della questione energetica partendo dal tetto al prezzo del gas: certamente anche questo è un obiettivo. È chiaro che c'è la speculazione ed è chiaro che ci sono anche Paesi che, dicendo no al tetto del prezzo del gas, difendono un proprio interesse speculativo. Questa è esattamente anche la conseguenza - fatemelo dire - del fatto che siamo ancora impiccati a delle regole che prevedono l'unanimità e che non consentono a una parte di Paesi di poter andare avanti.

Infine - purtroppo il tempo è tiranno - voglio dire una cosa sul Mediterraneo. Sui Balcani occidentali sono totalmente d'accordo con quanto ha detto ieri sera il Ministro degli affari esteri e con quanto ha dichiarato anche lei, signor Presidente. Siamo su questa linea e dobbiamo aprire quella strada, perché il nostro interesse è che quell'area non sia terminale di tutta la negatività che c'è nell'Europa. Torno al tema del Mediterraneo: voi pensate veramente che prendendo in ostaggio un pugno di disperati si possa risolvere il tema del Mediterraneo o bloccare i rifugiati, quando miliardi di africani nascono ogni giorno, mentre la nostra natalità è quella che è? Non è così e lo sapete anche voi. Forse questa è propaganda, non è politica. Nel Mediterraneo abbiamo la prova che procedere in ordine sparso non porta da alcuna parte. Francia e Italia hanno fatto parti diverse nella vicenda della Libia: i francesi hanno appoggiato Haftar, mentre noi abbiamo appoggiato l'altro Governo. Il risultato è che ora le carte le danno la Russia e la Turchia, e nel Mediterraneo siamo irrilevanti. La strada è quella dell'unità europea, non delle digressioni fantasiose oltre che moralmente discutibili e che non ci porteranno da alcuna parte. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Menia. Ne ha facoltà.

MENIA (FdI). Signor Presidente, ringrazio il Presidente del Consiglio per aver voluto condividere con il Parlamento, alla vigilia di un appuntamento importante, la sua prima partecipazione al Consiglio europeo. Devo dire che l'approccio che ha fornito al Parlamento e all'Italia tutta, quello della ricerca di un nuovo protagonismo europeo, quello che compete al Paese che è stato fondatore dell'unità europea, è quanto apprezziamo maggiormente perché è fascinoso, ma non solo: tende infatti a ridare un ruolo a questo Paese che spesso abbiamo un po' dimenticato.

Inevitabilmente partirete dalla questione ucraina. Il 24 febbraio ha cambiato la nostra percezione dell'Europa, quella che davamo quasi per scontato. Abbiamo imparato a conoscere nomi come Doneck, Lugansk, Kherson, Zaporizhzhia. Parto da un'immagine per queste mie riflessioni: un quadro bellissimo, conservato nel museo russo dell'arte a San Pietroburgo, è quello dei cosacchi e della mitica, leggendaria lettera dei cosacchi al sultano turco, in cui rivendicano la loro identità nazionale e il loro patriottismo dicendo che non si sottometteremo mai. Quel quadro - parto da questa immagine - è in realtà immaginifico e simbolico per entrambi; lo rivendicano i russi e lo rivendicano gli ucraini. L'Ucraina - in tutte le lingue slave significa frontiera - è una terra di frontiere mobili, di identità che spesso si contrappongono. È una cosa che noi, almeno dal 2014, anche se avessimo studiato poco, avremmo dovuto conoscere. Che cosa ci lascia perplessi in tutta questa vicenda? Questa Europa sonnolenta, che non se n'era forse accorta.

Eppure i segnali c'erano. Poi l'Europa ha fatto il suo dovere. Quando il Consiglio europeo dice che l'uso della forza e della coercizione per cambiare i confini non può trovare spazio nel XXI secolo - ed è giusto - noi italiani, tutto il Parlamento italiano, di qualunque fronte, la Nazione italiana abbiano fatto il loro dovere. Noi ci siamo schierati dalla parte giusta. Quali fossero le ragioni storiche, giuridiche e tradizionali, quando c'è un Paese che invade un altro Paese, quando uno Stato sovrano viola il diritto internazionale, uccide, massacra e si condannano i civili al freddo e alla fame c'è una sola scelta che è giusta, come è del tutto evidente. Quindi, il nostro sostegno, non solo militare, ma anche economico ed anche umanitario è bello da parte di questa Italia. Pensate, sono 172.000 le protezioni che abbiamo accordato in Italia a donne e bambini.

Ma quando lei, presidente Meloni, nello slogan «Vogliamo più Italia in Europa», riassume un moto dell'animo, alla fine noi vorremmo che anche questa Europa fosse un po' più nostra, un po' meno sonnolenta, un po' meno in ritardo.

In questa Europa a 27 Stati ci sono almeno tre grandi potenze dell'economia mondiale: i tedeschi, prima di tutto, che oggi sono la quarta potenza mondiale; poi la Francia e l'Italia, che sono settima e ottava. Eppure, questa Europa sconta una irrilevanza di fondo. L'Ucraina confina con quattro Paesi dell'Unione europea: la Polonia, la Romania, l'Ungheria, la Slovacchia. La Russia confina con la Lituania, con l'Estonia e con la Finlandia. Eppure, quando si immagina la trattativa di pace, sembrano più credibili i turchi ed Erdogan, il che vuol dire qualcosa, che non l'Europa.

Perché? Perché, diciamo la verità, questa è l'Europa dei particolarismi, dove qualcuno fa anche il furbo. Sì, perché no? Qualcuno ironizzava su qualche pseudo Napoleone. Purtroppo è vero. Vogliamo dire la verità? Questa è una terra di grandi scontri, non solo tradizionali, di guerra, ma anche sull'economia, come del tutto evidente.

La vicenda del gas, la crisi dell'energia, da che cosa nascono oggi? Perché non si trova l'accordo sul price cap, su questa proposta, che sostiene l'Italia, sul tetto dinamico? Perché c'è qualcuno che la osteggia. E chi la osteggia? La Germania con la fida Olanda e quelli che sono diventati il paradiso fiscale per gli europei più furbi: magari qualcuno che prendeva anche gli aiuti di Stato qui in Italia. Quale Paese, di fronte a quel che è accaduto e che stava accadendo, ha quintuplicato l'approvvigionamento del suo gas attraverso la Crimea? La Germania.

Chi è che si è impiccato al gas russo? Chi sono i Paesi che recentemente, nelle scorse settimane, hanno spiegato il loro storico accordo sul gas? Francia e Germania. Quando il ministro francese Le Maire, qualche giorno fa, si chiede se è possibile che gli USA vendano il loro GNL ad un prezzo quattro volte più alto rispetto agli industriali americani, queste sono tutte questioni sulle quali bisogna che qualcuno poi batta i pugni per davvero, nei confronti dei nostri alleati in Europa e nei confronti dei nostri alleati maggiori, verso i quali abbiamo dimostrato massima coerenza, massima fedeltà e massima lealtà, ma abbiamo il diritto e il dovere di farci rispettare.

Questa guerra ha insegnato anche un'altra cosa, lasciatemelo dire. Gli uomini vanno al fronte, le donne e i bambini fanno i profughi. E noi li abbiamo accolti in Europa. Quindi, su quel mercato del mare che avviene nel Mediterraneo, le cose sono molto chiare. L'ondata migratoria che arriva soprattutto dall'Africa non è di gente che scappa dalla guerra. Il ministro Piantedosi ha fatto bene a fare quello che ha fatto e questo Governo ha fatto bene a fare quello che ha fatto.

Aggiungo una cosa e concludo. Voglio citare un Papa che non suscita troppa simpatia ultimamente, ma Benedetto XVI diceva che, nel contesto socio politico attuale, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè ad essere in condizione di rimanere nella propria terra.

L'idea di quel piano Mattei, presidente Meloni, per rafforzare la cooperazione allo sviluppo nei Paesi del Mediterraneo, per far evolvere davvero la politica di buon vicinato a politica di partenariato nel Mediterraneo, a elevare l'Italia a cerniera e piattaforma logistica nel Mediterraneo è l'idea giusta. La consideri davvero e ci faccia sognare di più, credere di più a questa Italia e a questa Italia in Europa, anche per potersi innamorare di più di quella Europa per cui noi, che siamo patrioti italiani e europei, fin da quando eravamo ragazzi abbiamo combattuto. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

Avverto che sono state presentate le proposte di risoluzione nn. 1, dal senatore Terzi di Sant'Agata, Centinaio, Scurria, De Poli, Matera e Zanettin, 2, dal senatore De Cristofaro e da altri senatori, 3, dalla senatrice Malpezzi e da altri senatori, 4, dalla senatrice Floridia Barbara e da altri senatori, e 5, dalla senatrice Paita e da altri senatori.

I testi sono già in distribuzione. Avverto inoltre che da questo momento è in corso la diretta televisiva con la RAI.

Ha facoltà di intervenire il presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Meloni.

MELONI, presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare i colleghi per gli spunti offerti nel dibattito. Cercherò di offrire qualche risposta e qualche valutazione che ho annotato mentre ascoltavo i vostri interventi, partendo dalla stessa regola per la quale anche ieri alla Camera ho preferito non entrare, in replica, nelle materie che non saranno oggetto della riunione del Consiglio europeo, per cui mi scuseranno i colleghi perché sono molte, nelle risoluzioni che vengono presentate, le materie che chiaramente coinvolgono anche l'Europa, ma io credo di dover avere da questo Parlamento un mandato chiaro per le materie che saranno oggetto della riunione di domani e quindi a quelle mi atterrò nella replica.

Inizierò dicendo alla senatrice Rojc che sono d'accordo con lei - e l'ho detto nella relazione - sul fatto che la stabilità dei Balcani occidentali sia per noi una priorità e che lo sia particolarmente oggi, quando ovviamente le conseguenze del conflitto ucraino impattano su una regione che ha già problemi di stabilità. C'è un tentativo ulteriore - ovviamente - messo in campo dalla Russia di destabilizzazione e dall'altra parte c'è un interesse, da parte dell'Europa per come la vedo io, particolarmente da parte dell'Italia, alla stabilizzazione di quest'area, non solo per ragioni di vicinato, ma per ragioni storiche. Nel vertice dei Balcani occidentali dello scorso 6 dicembre, a Tirana, abbiamo celebrato questa riunione in una piazza che si chiamava Piazza Italia e in uno stadio che era stato progettato da un architetto italiano.

Il rapporto che le Nazioni dei Balcani occidentali hanno con l'Italia è un rapporto molto particolare storicamente, c'è una grande domanda di Italia ed è un rapporto di Nazioni che sono storicamente amiche. Loro si fidano di noi e quindi ritengo che l'Italia debba e possa giocare un ruolo da protagonista in questa regione e che debba, per questo, continuare nell'opera che ha portato avanti fin qui, che ho ribadito al vertice di Tirana e che ribadirò al Consiglio europeo, di favorire una adesione delle Nazioni dell'area all'Unione europea, perché, come ho detto nella relazione, credo che questo sia utile per l'Europa e per la stabilità e credo che l'arma di una concreta possibilità di adesione sia lo strumento più forte che noi abbiamo per tenere queste Nazioni ancorate ai nostri valori. Ritengo che l'Europa, da questo punto di vista, debba andare avanti, anche perché l'allargamento dell'Europa a queste Nazioni inevitabilmente comporterebbe un maggiore protagonismo, una maggiore centralità per la nostra Nazione. Mi sento pertanto di condividere quello che lei ha detto nel suo intervento. La novità rispetto alla mia relazione di ieri è che il Consiglio dell'Unione europea proprio ieri ha raccomandato, come avevo detto nella relazione, al Consiglio europeo che si terrà domani, di concedere lo status di Paese candidato alla Bosnia Erzegovina e quindi è un piccolo passo in avanti che concretamente possiamo fare nella riunione di domani al quale l'Italia intende contribuire.

Senatore Monti, ho trovato molto interessante il suo intervento, intanto sul tema del protagonismo e dell'approccio. In questo caso non parlo solo alla politica o solo a una certa politica, però io, che chiaramente in questo ultimo mese mi sono trovata al cospetto dei leader dei maggiori Paesi internazionali, partecipando, nonostante il poco tempo, a diversi appuntamenti internazionali, ho sempre di più l'impressione che in questa Nazione il problema siamo noi. Quelli che non hanno consapevolezza di quanto l'Italia sia considerata nel resto del mondo siamo noi.

Questo è un problema tutto italiano; lo tradisce spesso il nostro dibattito e lo ha tradito, ad esempio, il dibattito che c'è stato durante la nostra campagna elettorale, quando strumentalmente - arrivo così all'intervento del presidente Casini - qualcuno sosteneva che con un Governo a guida Meloni, con un Governo di centrodestra, l'Italia sarebbe stata isolata nel mondo. Come se fosse davvero possibile isolare una Nazione fondatrice dell'Unione europea, fondatrice dell'Alleanza atlantica, che ha un ruolo fondamentale nel Mediterraneo e che ha una storia unica nel contesto mondiale! (Applausi). Forse allora siamo noi, signori, che un po' ci sottovalutiamo volutamente e un po' lo facciamo strumentalmente.

Presidente Casini, la ringrazio per il richiamo all'intelligenza, ma proprio perché mi ritengo anch'io una persona mediamente dotata di senno, quello che ho detto nella mia relazione lo penso, lo ribadisco e, guardi, non era legato alle materie che lei ha ricordato. Se davvero si fosse dovuto temere che, con il nuovo Governo, l'Italia avrebbe assunto una posizione diversa in tema ad esempio di conflitto ucraino, mi corre l'obbligo di ricordarle - fatti alla mano - che - ripeto, fatti alla mano - quel timore avrebbe dovuto e potuto esistere nel caso in cui avessero vinto altri. Al di là delle dichiarazioni e di tutto quello che vogliamo dire, rimane il fatto che i partiti di centrodestra, quando c'è stato da decidere, hanno sempre votato in maniera chiara. Inoltre, a differenza di quello che accadeva nella coalizione di centrosinistra, oltre ai programmi dei singoli partiti avevamo un programma comune, che era chiarissimo su questa materia. Invece le uniche distonie che abbiamo letto in passato in tema di conflitto ucraino erano nel campo anche da lei rappresentato, atteso che eravate alleati di un partito che nel proprio programma scriveva, in campagna elettorale, che non bisognava più mandare armi all'Ucraina, unico partito a non aver votato sull'ingresso della Finlandia e della Svezia nell'Unione europea: mi riferisco al partito della sinistra, alleato col PD. (Applausi).

Presidente Casini, non mi riferivo a questo, ma a quello che è stato detto in campagna elettorale e l'ho detto durante la campagna elettorale, perché ricordo leader di partiti candidati contro di noi che andavano a fare interviste a livello internazionale, sulla stampa internazionale - me li sono andati a cercare, mentre lei parlava, per dire cose sensate - sostenendo che se avesse vinto la sottoscritta, nello specifico, l'Italia avrebbe corso rischi in termini economici, sociali, di unità del Paese e di arresto del PNRR, dicendo che lo spread sarebbe andato alle stelle e che «la destra ci porterà alla bancarotta». Ora lei capisce cosa significa, presidente Casini, per una Nazione come l'Italia, andarsene in giro per il mondo a spaventare gli investitori, a dire che questa Nazione non ce la può fare, per raggranellare un briciolo di consenso? (Applausi).

A questo mi riferivo. Sapete che sono Presidente di un partito europeo. Da quasi tre anni, se non vado errata, sono Presidente del Partito dei conservatori e dei riformisti europei. Credo mi si debba dare atto che durante la mia Presidenza di tale partito io, prima dell'inizio dell'ultima campagna elettorale, non ho mai rilasciato un'intervista alla stampa straniera. Sa perché non l'ho fatto? Perché ero all'opposizione e non avrei potuto rilasciare quell'intervista senza parlare male del Governo di questa Nazione. Ma io non parlo male dell'Italia fuori dai suoi confini nazionali. (Applausi). È un fatto di postura e amore per la propria Nazione. (Applausi).

Tornando poi al Presidente Monti, sono d'accordissimo sul fatto che il protagonismo debba dipendere dai risultati. Il protagonismo non è una cosa che si decanta. Noi siamo molto concentrati a raggiungere dei risultati apprezzabili per il ruolo che immaginiamo per l'Italia. Questo c'entra molto con la vicenda di un piano Mattei per l'Africa. Presidente Monti, ovviamente non immagino che l'Italia debba da sola mettere in atto un piano cosiddetto Enrico Mattei per l'Africa e che magari lo debba fare addirittura contro l'Europa. Credo, differentemente, che in questi anni l'Europa abbia fatto un errore, ossia indietreggiare dal Mediterraneo e dalla sua capacità di influenza sull'Africa, ovvero andare in ordine sparso per difendere l'interesse nazionale a scapito di quello che poteva essere un disegno comune. Questo è anche figlio del fatto che l'Italia ha indietreggiato in quel contesto. Credo, invece, che l'Italia, anche per storia e capacità di dialogo che ha con queste Nazioni, possa recuperare un ruolo da protagonista.

Che cosa immagino? Immagino che l'Italia possa fare il capofila di un progetto europeo in cui l'Europa torna a essere presente nel Mediterraneo e in Africa, anche per frenare gli altri attori che stanno occupando la scena. Pensiamo a quello che vediamo con riferimento alla Cina o al ruolo russo nella destabilizzazione del Sahel. Ho parlato con i Presidenti della Mauritania e del Niger e così ha fatto il ministro Tajani. Tutti dicono che vorrebbero che noi ci fossimo. Perché piano Enrico Mattei (a me piacerebbe chiamarlo così e così lo chiamo)? Anzitutto perché racconta di un modello di cooperazione non predatorio, perché - sì - alcuni hanno avuto un atteggiamento predatorio e non è questo il mio modello. (Applausi). È il modello di chi si confronta con altre Nazioni e lascia qualcosa a terra in quelle Nazioni. Vuol dire che noi possiamo fare la differenza con il nostro know-how, la capacità delle nostre imprese e la nostra capacità di immaginare che quando si fanno dei patti di collaborazione con qualcuno è bene che entrambi ne abbiano un vantaggio. L'Italia ha saputo fare ciò anche con persone come Enrico Mattei.

Inoltre, come ho detto e ribadisco, uno dei grandi obiettivi strategici che si dà questo Governo è quello di proiettare l'Italia come hub di approvvigionamento energetico d'Europa. Torno su un tema che è molto importante. La situazione energetica è molto complessa e, anche qui, si potrebbe discutere molto su come in questi anni l'Europa non abbia tenuto in debita considerazione le questioni strategiche. È una critica che abbiamo mosso molto spesso all'Europa, ossia di occuparsi di micro questioni e di non tenere in considerazione grandi materie come la politica estera e di difesa, il governo dei flussi migratori e tutto il tema delle catene di approvvigionamento. Come ricorderete, è stato oggetto della mia relazione. L'Europa nasce come Comunità europea del carbone e dell'acciaio, ossia per mettere in sinergia gli Stati che la componevano in tema di approvvigionamento energetico e di materie prime. Oggi quello su cui siamo più esposti in assoluto in Europa è l'approvvigionamento di materie prime e di energia. Ha funzionato? Secondo me qualcosa non ha funzionato. Il tema energetico c'è; l'Europa deve tornare a darsi una propria strategia.

La strategia è ovviamente incentrata su produzione, approvvigionamento e diversificazione, ma io credo che da questo punto di vista l'Italia possa giocare un ruolo strategico. I gasdotti del Mediterraneo orientale, infatti, arrivano tutti in Italia e abbiamo fatto un collegamento con la Tunisia: ieri, infatti, nella mia relazione parlavo dello sblocco di un finanziamento da oltre 300 milioni di euro per collegare l'Italia con la Tunisia, sempre sul piano energetico, e questo progetto per l'Italia verrà portato avanti da Terna. Io sto dialogando con tutti i Paesi del Nord Africa e del fronte mediterraneo per rafforzare la nostra capacità di fare da interfaccia e per noi sarà una grande occasione se anche su questo sapremo destinare e utilizzare meglio alcune risorse del PNRR. Chi meglio di Enrico Mattei, quando si tratta di un piano per l'energia, potrebbe raccontare quello che stiamo facendo?

Al senatore Monti vorrei sempre dire che sono d'accordo sul tema del rapporto tra Italia, Francia e Germania e su una sostanziale triangolazione che è mancata in questi anni, come noi sappiamo. Quell'Europa che fondamentalmente aveva queste tre grandi Nazioni e che doveva tenersi come un tavolo con tre gambe ha barcollato perché le gambe erano due. Oggi la situazione è cambiata, correttamente il collega Claudio Borghi ha detto che la situazione è diversa e questo consente sicuramente a noi di giocare un ruolo diverso con la Francia, con la Germania, ma anche con tutte le altre Nazioni.

Anche in questo dibattito è tornata l'idea di un'Europa di serie A e di un'Europa di serie B che non mi troverà mai d'accordo. Io non ho mai pensato e non considero l'Europa un club in cui qualcuno fa parte di quelli bravi, buoni e belli e gli altri sono brutti e cattivi e semmai vanno spinti fuori da questo club. In particolare non lo credo in questo momento. Continuo a sentire strali contro la Polonia, ma vi segnalo sommessamente che la Polonia è la Nazione che in Europa si sta caricando tutto il peso dei profughi ucraini (Applausi), che è in prima fila nello scontro contro la Russia, che secondo la NATO potrebbe essere una delle prossime vittime di un tentativo di espansione russa. Qual è il messaggio che diamo alla Russia quando diciamo che la Polonia non è nostra amica? (Applausi). Attenzione, quindi, alle priorità che ci diamo.

Io credo nell'Europa come in una unione di popoli europei, con tutte le differenze che esistono tra i Paesi europei, tra l'Occidente e l'Oriente. Se volessimo anche dire che c'è qualcosa di diverso quando ci si affaccia verso i Paesi dell'Est Europa, forse dovremmo fare i conti anche con il fatto che quei Paesi forse non sono esattamente come quelli dell'Europa dell'Ovest, perché sono stati abbandonati qualche decennio sotto il giogo dell'Unione Sovietica, quindi forse oggi vale la pena dare una mano a queste Nazioni per aiutare il loro processo. Io la penso così.

Quanto all'energia, non ho preso la parola prima dell'inizio del dibattito anche perché purtroppo non ci sono novità sostanziali dal Consiglio europeo dell'energia che si è tenuto ieri a Bruxelles; non c'è alcuna novità apprezzabile, la trattativa è ancora in corso; pare che si sia rinviato al Consiglio europeo sull'energia del 19 dicembre, ma chiaramente immagino che a questo punto la questione verrà portata (o comunque la porteremo noi) sul tavolo del Consiglio europeo di domani. Io credo che l'incapacità dell'Europa di trovare in tempi rapidi una soluzione efficace sulla vicenda energetica sia un errore per molte questioni: chiaramente perché c'è in ballo la tenuta del nostro sistema produttivo, delle nostre aziende e delle nostre famiglie. Tuttavia c'è in ballo anche la capacità dell'Europa di agire come attore politico nel contesto internazionale.

Tutti noi facciamo i conti con il fatto che, dopo la pandemia, la guerra, le sanzioni, il modo in cui la guerra, col suo domino di conseguenze - in termini di aumento dei costi delle materie prime, di rischio di una crisi alimentare, con il tema dei prezzi dell'energia - impatta sulla realtà dei nostri cittadini diventa anche un tema di sostegno all'Ucraina. Infatti, il sostegno dell'opinione pubblica ovviamente dipende anche dalla capacità che i soggetti che chiedono sacrifici hanno di dare delle risposte, a fronte di quei sacrifici. Credo, quindi, che sia un grande errore politico, prima ancora che un'assenza di solidarietà, così come credo sia miope immaginare che alcuni che hanno maggiore spazio fiscale possano oggi risolvere i loro problemi, se necessario, sulla pelle degli altri. E non è un errore semplicemente perché questo è un miraggio, ma perché, inevitabilmente, essendo noi in un mercato unico e trovandoci con economie molto interconnesse, quella roba lì sulla lunga distanza impatta su tutti. Quindi, credo che si dimostri ancora una volta una certa miopia nelle grandi scelte che si potrebbero fare e che, alla prova dei fatti, non si riescono a fare. Questa è la tesi che intendo portare avanti.

Penso che l'Europa dovrebbe trovare una soluzione efficace, dare il segnale che vuole agire da attore politico ed economico, e usare quella forza per porre un problema che io ho posto nella relazione, che ho sentito in qualche intervento, che è il rapporto con le scelte che altri nostri alleati stanno facendo in termini economici.

Ho detto e ribadisco che l'Inflation reduction act, messo in campo dagli Stati Uniti con un investimento di 369 miliardi di euro sul tema dell'energia, rischia di produrre una discriminazione nel rapporto con le aziende europee e con la nostra economia. Su questo credo che l'Unione europea debba tenere una posizione comune, perché se, di fronte al conflitto ucraino, ci mettiamo anche a farci concorrenza l'uno con l'altro, in una situazione così difficile, non so quanto possa essere intelligente. Dopodiché, vediamo cosa accade nei prossimi giorni.

Voglio dire, in particolare ai colleghi di Italia Viva che, sulla proposta di un disaccoppiamento o su altre proposte di ciò che si può fare anche a livello nazionale, siamo apertissimi; anzi, quando Carlo Calenda, accompagnato da una delegazione, è venuto a confrontarsi, perché ci ha chiesto un confronto - è stato l'unico partito dell'opposizione, lo avremmo fatto anche con gli altri - sul tema della manovra, abbiamo parlato di un'eventuale disaccoppiamento a livello nazionale. Poi, abbiamo chiesto che ci dessero documenti più concreti di proposta; ad oggi non li abbiamo, ma, se ci sono, può essere un inizio di base di lavoro. Comunque sia, stiamo lavorando a tutti gli approfondimenti che sono necessari. Su questo, se l'Europa non dovesse essere efficace, tutte le proposte sensate e praticabili che arrivano verranno adeguatamente valutate.

Collega Lorefice, torniamo sul tema del conflitto in Ucraina; proverò anche con voi ad avere qualche risposta in più. Intanto, una risposta la devo dare io, perché penso che, al di là di tutto, non che non siamo abituati a certi cambi di rotta, però, penso sia sempre utile ricordare che l'invio di armi finora fatto dall'Italia verso l'Ucraina è stato deciso dal precedente Governo, e cioè dalla maggioranza che aveva come guida il MoVimento 5 Stelle.

A nome dell'Italia, intanto, voglio ringraziare il MoVimento 5 Stelle per il sostegno che ha dato al popolo ucraino e per l'invio di armi verso il popolo ucraino. (Applausi). Grazie, perché poi contano i fatti, anche qui, più delle parole.

Dopodiché io sono molto interessata a questo tema della pace - l'ho detto anche ieri e l'ho chiesto in Aula - perché qui tutti vogliamo la pace. Noi chiaramente non siamo contenti del conflitto ucraino. Siccome tutti, secondo me, lavorano per la pace e siccome voi sembrate avere delle soluzioni che io non ho, vorrei allora che foste un po' più concreti e che mi aiutaste a capire esattamente cosa intendete quando parlate di avviare dei negoziati, su quali basi e su quali presupposti. Per il negoziato non basta dire "pace": al di là di quelli che pensano che sventolando una bandierina colorata si possa ottenere la pace, tutti gli altri sanno che questo lo si fa con dei contenuti. Vorrei quindi chiedervi se potete cortesemente spiegarmi questi contenuti. Domanda: l'Ucraina deve arrendersi, perché questo ci consente di ottenere la pace?

Guardi, voglio ringraziarla, collega Lorefice, perché lei è stato sicuramente più chiaro di coloro che hanno parlato ieri. Lei ha detto che puntare il dito contro l'aggressore non serve e che bullizzare un bullo non conviene. Quello che leggo io, il significato di queste locuzioni è: l'Ucraina deve arrendersi. Su questo io le voglio dire che non sono d'accordo, ma, se voi ce lo dite, almeno abbiamo chiara la posizione del MoVimento 5 Stelle. (Applausi). Altrimenti, non è l'Ucraina che deve arrendersi: perfetto. Come è scritto nella vostra proposta di risoluzione, voi chiedete l'immediato ritiro di tutte le truppe russe. Siamo d'accordo, ma potete anche dirci, cortesemente, come si possono convincere i russi a ritirare le truppe? Possiamo proporre loro un reddito di cittadinanza? Non so; vi sarei grata se ci poteste anche dire come. (Applausi). Oppure ritenete che si debba riconoscere la giurisdizione russa sui territori che sono stati annessi e che sono stati oggetto di referendum che personalmente io considero illegittimi? Queste sono le materie.

Signori, siccome la questione è molto seria, purtroppo su queste cose bisogna scendere nel concreto. Altrimenti vi dico io come penso che la pace si ottenga e quale sia l'unica possibilità che abbiamo di arrivare a un tavolo di negoziazione. Con i segnali che abbiamo oggi, l'unica possibilità dal mio punto di vista di arrivare a un tavolo di negoziazione è che ci sia equilibrio tra le forze in campo nel conflitto; e questo passa per il sostegno all'Ucraina. (Applausi). Se noi avessimo fatto come alcuni dicevano all'inizio, cioè non sostenere l'Ucraina, perché era troppo debole, signori, non avremmo una pace, ma avremmo avuto un'annessione. Avremmo avuto un'invasione, che è un'altra cosa, perché io difendo il diritto di una Nazione sovrana a difendere quella sovranità e a difendere la sua libertà.

Aggiungo un altro elemento. È una chimera ritenere che, se anche l'Ucraina si arrendesse e se noi volessimo girarci dall'altra parte, non ci troveremmo più di fronte a questo problema. Credo che su questo l'approfondimento della geopolitica serva. Mi corre l'obbligo di ricordare che - punto primo - se la comunità internazionale non fosse intervenuta a sostegno dell'Ucraina, il principio che sarebbe passato è che uno Stato militarmente più forte può invadere uno Stato militarmente più debole. Pallottoliere alla mano, signori, siete convinti che ci convenga? Io temo di no. Secondo: i russi entrano in Ucraina rivendicando i confini storici della Russia. Ora, i confini storici della Russia fanno riferimento sia ai confini dell'ex Unione Sovietica, sia ai confini della Russia zarista; questo coinvolge Moldavia, Paesi baltici, parte dell'Est Europa fino a Varsavia e qualcos'altro. Voi pensate davvero che, se l'invasione e l'annessione dell'Ucraina fossero state una cosa facile, noi non ci saremmo trovati il problema più vicino il giorno dopo?

Temo di no, per cui, attenzione, perché a noi a volte sembra facile in un dibattito che può essere semplificato, ma le cose non sono così facili. Il punto è questo: oggi noi vogliamo difendere il diritto internazionale, i nostri valori, il ruolo dell'Europa e dell'Occidente oppure no? Oppure, per fare un po' di propaganda, magari per raggranellare un po' di consenso - è legittimo, per carità - siamo disposti a mettere a repentaglio il futuro della nostra Nazione, il futuro della nostra civiltà, i valori che abbiamo costruito in questi anni e la sicurezza dei nostri cittadini? Su questo io e voi non siamo d'accordo. Io penso che la vicenda ucraina, come ho detto, non riguardi solamente l'Ucraina e, a mio avviso, anche avesse semplicemente riguardato l'Ucraina, la comunità internazionale avrebbe dovuto intervenire; io difendo il principio della legittima difesa quando un ladro entra in casa di qualcuno, figuriamoci quando i carri armati di una Nazione straniera entrano dentro una Nazione sovrana. Sul punto io la penserei ugualmente, ma non è una questione che riguarda solo l'Ucraina.

Dico questa cosa, farò poi un passaggio sull'immigrazione e ho finito, Presidente. È una questione che, ci piaccia o no, ci coinvolge tutti e coinvolge l'Italia. È una questione che coinvolge il ruolo dell'Italia. Anche qui - ribadisco, come ho detto in altri tempi - voi pensate davvero che se l'Italia domani decidesse di estraniarsi dai suoi alleati e dalla comunità internazionale, se decidesse di non partecipare più, di non inviare niente e non sostenere l'Ucraina, cambierebbe qualcosa sull'esito del conflitto? No, collega, non cambierebbe molto. Il resto della comunità internazionale continuerebbe a fare quello che fa, quello che cambierebbe sarebbe l'approccio verso di noi, che saremmo ancora una volta, come purtroppo delle volte è accaduto, considerati una Nazione inaffidabile che quando arrivano le difficoltà scappa. Una Nazione così non sarà mai rappresentata da un Governo guidato dalla sottoscritta. (Applausi). Io voglio un'Italia credibile, affidabile e seria, che possa per questo anche chiedere solidarietà, attenzione, difendere i propri interessi nazionali. (Applausi).

Mi corre l'obbligo di ricordare a tutti noi che il nostro valore di esportazioni con la Russia viaggiava intorno all'1,5 per cento, il nostro valore di esportazioni con l'Occidente viaggia intorno all'80 per cento. Attenzione, quando si maneggiano materie che richiedono un certo grado di approfondimento.

Un ultimo passaggio sull'immigrazione; ho già risposto ieri, ma diversi interventi sono tornati sul rapporto con la Francia e le crisi diplomatiche. Io francamente chiedo ai colleghi di citarmi se, in questa vicenda della questione migratoria e del rapporto con la Francia, vi siano effettivamente state da parte del Governo italiano dichiarazioni che chiedevano o che portavano ad una crisi diplomatica. Partiamo da questo presupposto. Io non credo che in tema di immigrazione la soluzione siano le redistribuzioni. Non è il solito tema di rivedere il Regolamento di Dublino perché voi sapete meglio di me, e lo sapete tutti, che tale Regolamento riguarda i profughi (Convenzione di Ginevra) e chi ha eventualmente la protezione sussidiaria. Non riguarda neanche coloro che, per capirci, erano coperti dalla nostra protezione umanitaria; quindi complessivamente delle 94.000 persone che sono entrate in Italia quest'anno, la massima redistribuzione che noi potremmo ottenere riguarderebbe meno di 30.000 persone, mentre riguarderebbe i profughi. Ma siete sicuri che ci convenga? Atteso che, come ricordavo, solo la Polonia ospita un milione di profughi ucraini e solo la Repubblica Ceca ne ospita circa 500.000. Vedete bene allora che la questione non è il tema delle redistribuzioni. Ci è stato detto che così la Francia non redistribuirà più 3.000 migranti che erano arrivati in Italia e che si era impegnata a prendere.

Sapete quante persone noi abbiamo redistribuito quest'anno a fronte di 94.000 ingressi? Sono state 38 in Francia e 57 in Germania. Sopravviviamo anche se queste persone dovessero essere restituite, per paradosso. (Applausi).

In cambio di cosa le altre Nazioni hanno preso chi 50, chi 30 migranti che sbarcavano in Italia? Lo hanno fatto in cambio del tacito accordo per cui l'Italia deve essere l'unico porto di sbarco d'Europa. È questo principio che contesto, perché, colleghi, la reazione francese di fronte alla prima nave di una ONG con a bordo 230 persone - sottolineo "la prima" - che sbarca in Francia, non vi è sembrata un po' eccessiva? A me sì, perché qui ogni giorno ne arriva qualcuna e i nostri colleghi d'Europa ci dicono che dobbiamo essere accoglienti, poi ne arriva una in Francia e c'è stata quasi una crisi nella maggioranza di governo. Allora, fatemi capire, perché qui il tema non riguarda più l'immigrazione. Io pongo un tema di pari dignità nei diritti dell'Italia: perché l'Italia dovrebbe accettare di fare qualcosa che gli altri non vogliono fare in Europa? (Applausi).

Questo è il tema che pongo e poiché non lo voglio fare neanch'io, troviamo un'altra soluzione. Qual è la soluzione? La soluzione per me è fermare le partenze e difendere i confini esterni dell'Unione europea. (Applausi). E mi pare che siano d'accordo anche gli altri, atteso che non vogliono i movimenti secondari, non vogliono le redistribuzioni e non vogliono le ONG. Io credo che l'Italia debba sostenere questa tesi ed è la tesi che intendo sostenere. È una tesi sulla quale spero che l'Italia possa trovare solidarietà. (Applausi).

L'unica cosa che noi vogliamo rivendicare e sulla quale speriamo di avere il consenso di questo Parlamento è che l'Italia intende essere una Nazione rispettabile e rispettata nel contesto europeo e internazionale. (Applausi).

PRESIDENTE. Chiedo al ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, onorevole Fitto, di esprimere il parere sulle proposte di risoluzione presentate.

FITTO, ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR. Esprimo parere favorevole sulla proposta risoluzione n. 1, presentata dai senatori Terzi di Sant'Agata, Centinaio, De Poli, Matera e Zanetti e parere contrario sulla proposta di risoluzione n. 2 presentata dal senatore De Cristofaro e da altri senatori. Sulla proposta di risoluzione n. 3, presentata dalla senatrice Malpezzi e da altri senatori mi rimetto all'Assemblea, mentre esprimo parere contrario sulla proposta di risoluzione n. 4 presentata dalla senatrice Barbara Floridia e altri senatori.

Per quanto riguarda la proposta di risoluzione n. 5 presentata dalla senatrice Paita e da altri senatori, il Governo, così come ha sostenuto il Presidente e abbiamo già fatto ieri alla Camera dei deputati, si rimette all'Aula per quanto riguarda il testo, con la richiesta di espungere i punti 5 e 6, sui quali esprimo parere contrario, perché non attinenti ai temi all'ordine del giorno del Consiglio europeo.

PAITA (Az-IV-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAITA (Az-IV-RE). Signor Presidente, annuncio che non siamo disponibili ad espungere i punti 5 e 6 dalla nostra risoluzione e quindi anticipo che chiederemo la votazione per parti separate della proposta di risoluzione n. 5.

PRESIDENTE. Passiamo alle votazioni.

BIANCOFIORE (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BIANCOFIORE (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Presidente, mi spiace che il Presidente del Consiglio sia uscita proprio in questo momento, perché vorrei ringraziarla di cuore per il pathos che esprime.

PRESIDENTE. Glielo riferiremo, non si preoccupi.

BIANCOFIORE (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Grazie, Presidente.

Dicevo, vorrei ringraziare il Presidente del Consiglio per il pathos che esprime e che traspare dalle sue parole, per l'amore che traspare e che arriva direttamente al cuore degli elettori come a noi della maggioranza. Tutto si può fare in politica tranne che andare contro la volontà degli elettori: questo diceva un saggio senatore di qualche legislatura fa che poi, avendo predicato bene ma razzolato male con il suo partito, è infatti stato bocciato dagli elettori.

A quasi due mesi dalla nascita del suo Governo, le opposizioni e certi media partigiani la criticano su tutto, presidente Meloni, paradossalmente anche su provvedimenti ereditati, ideati e votati dai Governi nei quali loro erano magna pars, coerenti con un tafazzismo sinistro ormai di lunga data, per il quale li ringraziamo, altrimenti il Presidente del Consiglio non sarebbe considerata com'è dagli italiani, ossia come l'ultima speranza per il nostro Paese. (Applausi). Ma le opposizioni la criticano soprattutto perché al fact check lei sta mantenendo, dal primo atto del suo Governo, le promesse fatte agli elettori, in coerenza con il programma del centrodestra che ci ha condotto a vincere le elezioni - lo so, non va di moda -, a cominciare proprio dal rapporto con l'Europa.

Avevamo dunque capito, conoscendo la sua storia e le sue convinzioni che coincidono con quelle di milioni di italiani, che il suo primo viaggio da Presidente del Consiglio non era - come fa credere il mainstream - per correre a rassicurare le istituzioni europee sull'affidabilità dell'Italia guidata dalla destra-centro. Quella è stata infatti certificata - fatevene una ragione - da milioni di elettori italiani che hanno legittimato democraticamente la presidente Meloni a governare questo Paese. (Applausi). L'Italia, com'è noto, è Stato fondante dell'Unione europea e della NATO, e questo dovrebbe portare tutto l'arco costituzionale italiano a sottolineare sempre e comunque in ogni sede, che si sia maggioranza o opposizione, che senza Italia non c'è Europa, punto e basta, è molto semplice. Lei è andata a Bruxelles per ribadire l'ovvio ancoraggio dell'Italia ai princìpi e ai valori ispiratori dell'Unione europea, ma anche per ribadire de visu ai principali attori protagonisti dell'Europa unita che l'aria è cambiata. Non è retorica, presidente Casini, e mi lasci dire: basta attaccare sempre il ministro Salvini perché ha difeso anche lui i confini dell'Europa. Basta. Questa sì che è retorica che ci fa del male.

L'Italia, con il Governo di centrodestra, non ha più intenzione di essere gregaria e di ratificare decisioni altrui. L'Italia vuole essere protagonista del processo di ridefinizione di un'Unione europea lontana dall'idea dei Padri fondatori, lontana dalle idee di De Gasperi; di una Europa che ha bocciato la Costituzione, che non ha ancora una politica di difesa comune (anche se la guerra l'ha sollecitata), che non ha una politica energetica comune, come lei ha ricordato; che non ha ancora un sistema fiscale comune; che ha spesso e volentieri evidenziato molte falle. Una fra queste, la fragilità democratica di un'istituzione spesso distante dai desiderata dei popoli, si è evidenziata purtroppo in questi giorni con la triste vicenda della corruzione che ha travolto i Palazzi europei.

Da cittadina italiana - lo dico a lei, presidente La Russa - prima che da politico, ci terrei che lei domani, presidente del Consiglio Meloni, durante il Consiglio facesse una dura reprimenda sul fatto che questo scandalo stia passando ingiustamente a livello internazionale come l'ennesimo scandalo di corruzione italiano, quando i principali protagonisti dei fatti sono tutt'altro che italiani o non solo italiani. Mi piacerebbe che a chiederlo foste anche voi, colleghi dell'opposizione, che siete sempre molto addentellati con i media stranieri. Rendetevi conto di quanto danno alla credibilità del nostro Paese, probabilmente anche alla considerazione del PNRR nei nostri confronti, questo scandalo, ad oggi tutto interno alle vostre fila, sta arrecando al nostro Paese.

Dunque, Presidente del Consiglio, è positivo - e finalmente direi - il suo aver ribadito la necessità del rispetto della legalità internazionale e di affrontare il fenomeno delle migrazioni a livello strutturale, senza prese in giro del nostro Paese, come sta facendo da tempo la Francia. (Applausi). Bene ribadire che la protezione dei confini italiani, come quelli di altri Paesi di destinazione, significa proteggere i confini dell'Europa. Bene puntare su un quadro di collaborazione basato su flussi legali e su un'incisiva azione di prevenzione e di contrasto di quelli irregolari, volendo combattere gli schiavisti innanzitutto impedendo le partenze da territori che vanno aiutati ad emanciparsi, non a svuotarsi, magari favorendo così lo sfruttamento straniero di terre ricchissime nel sottosuolo di materie prime e di fonti energetiche.

Anche da quelle parti io andrei a fare una profonda analisi sulla funzione di certe ONG o di associazioni che magari servono ad esportare denaro di natura illecita.

Orgogliosi, presidente Meloni, che lei voglia fare dell'Italia la Nazione promotrice di un piano Mattei per lo sviluppo dell'Africa, che garantisca crescita, dignità e lavoro, che costruisca le condizioni per difendere il diritto a non dover emigrare piuttosto che il diritto a emigrare, sostenuto fin qui dalla maggioranza dei Governi europei. (Applausi).

Condividiamo, signor Presidente, che la nostra Nazione sia cerniera politica naturale, ponte energetico tra il Mediterraneo e l'Europa, in virtù della sua posizione geografica, del nostro know how, ma anche della nostra tradizione di esportatori di pace, tradizione per la quale, come già dissi al presidente Draghi, l'Italia deve battersi ed essere promotrice, più di qualunque altra Nazione, del tavolo della pace evocato ieri dal ministro Crosetto.

L'Italia può avere qualche idea in più, presidente Meloni. Non può limitarsi all'invio di aiuti economici e di armi di difesa nel conflitto tra Russia e Ucraina, ma concentrarsi in uno sforzo diplomatico maggiore, per addivenire alla pace, in forza di relazioni storiche, profonde e radicate con entrambi gli Stati in guerra. E io qualche idea concreta l'avrei.

Spiace vedere che, nell'agenda di domani del Consiglio, giustamente vi sia, visto il quadro di crescente allarme per le tensioni nelle zone settentrionali del Kosovo a maggioranza serba, il progetto di allargamento ai Balcani occidentali, ma sia sparita curiosamente l'adesione dell'Ucraina. E io mi sgolerò sempre per ribadire che tale ingresso andrebbe coraggiosamente accompagnato, come disse il compianto collega Antonio Martino, dall'adesione della Federazione Russa, in continuità anche geografica con il resto dell'Unione europea.

La Russia, sosteneva Martino, uomo NATO ed ex Ministro degli affari esteri e della difesa, sarebbe stata utilissima se inserita in una organizzazione per la sicurezza. I famosi accordi di Pratica di Mare, sull'auspicabile avvicinamento della Russia all'Unione europea e alla NATO, sarebbero stati una cosa saggia.

Mi viene da aggiungere che, se si fossero concretizzati, oggi non parleremmo di guerra, di morte, di fame, di distruzione, di bambini ed anziani torturati e trucidati, di pericolo di terza guerra mondiale. Si parlerebbe, invece, di uno sconfinato mercato interno e di benessere che arriverebbe allo stretto di Bering, in grado di fare da contraltare alla dilagante potenza indocinese. Solo così, forse, si potrebbe ricondurre la Russia, probabilmente accompagnata da una deputinizzazione, nel fronte dell'Occidente democratico.

Sugli aiuti all'Ucraina non c'è nemmeno da discutere. Bisogna fare presto, perché, mentre il mondo si batte il petto, conta dire solo che in Ucraina si muore di guerra, di freddo, di fame e non è una di quelle fiction alle quali, forse, ci siamo assuefatti.

Mentre noi parliamo, il popolo ucraino è depredato del diritto più importante dell'uomo: il diritto alla vita. La morte è purtroppo trasversale ed è sempre il popolo a pagare, come ha ricordato papa Francesco. La morte non discerne tra l'invaso e l'invasore: il sangue ucraino sul terreno si mischia con quello dei soldati russi o degli anziani di Donetsk o dei giornalisti colpiti in servizio, in un fiume di orrore inaccettabile per noi, che crediamo pervicacemente nei valori dell'atlantismo. Libertà individuale, democrazia, economia di mercato, Stato di diritto e pace: tutti princìpi che abbiamo dato colpevolmente per scontati.

Anche sugli aiuti, presidente Meloni, cercate, al tavolo di domani, di trovare tutti i filtri possibili, affinché tra qualche anno non si assista all'emergere dell'ennesimo scandalo sugli aiuti umanitari.

L'Ucraina non era una Nazione ricca prima della guerra, anche se ricca di materie prime, che i governanti che si sono succeduti prima di Zelensky non hanno sfruttato per il popolo, dediti alla più pervicace corruzione. Prima dell'invasione gli ucraini erano liberi, ma perlopiù poveri, posto che si possa parlare di libertà dove c'è corruzione. Non godremmo dell'aiuto domestico e dell'assistenza sanitaria di migliaia di donne ucraine, che lasciano i loro figli per venire a lavorare in Italia e dare loro un futuro, se così fosse stato.

Per ricoverarsi in ospedale dovevano portare le lenzuola da casa; per diventare medici dovevano pagare tangenti. Ho mille testimonianze in questo senso essendo molto vicina alla comunità ucraina. Non vorremmo che nuovi oligarchi si sostituissero ai vecchi, in un refrain classico della politica, quello del tutto cambia affinché nulla cambi.

Quanto ai rapporti tra UE e USA, oltre al rafforzamento delle relazioni transatlantiche, condividiamo e ci compiacciamo dell'istituzione della task force dovuta all'inflation reduction act americano per il commercio e la tecnologia.

Nell'agenda di questo comitato, però, ci permettiamo di suggerirle, Presidente, di far inserire all'ordine del giorno, su proposta italiana, anche due argomenti dirimenti per il futuro dell'umanità, dell'Europa e dell'Italia: la fusione nucleare, la cui riuscita è stata annunciata proprio in queste ore dai ricercatori americani e destinata a cambiare il destino energetico del mondo, e l'intelligenza artificiale, risorsa che rischia di essere un nuovo strumento di guerra se non velocemente regolamentato.

Concludo, Presidente, dicendo che la sua idea di Italia in Europa, o meglio di Italia d'Europa, ci piace molto, perché rende finalmente fortemente consapevole l'Unione che il nostro Paese è fulcro imprescindibile delle dinamiche geopolitiche dell'Unione e che in merito ci sarà l'impegno costante e coerente del Governo.

Infine, visto che lei è una persona vera, sensibile e priva di ipocrisie, non lasci che la difesa del rispetto dei diritti umani in Iran e delle libertà fondamentali siano solo parole, ma che si cerchi in quella sede domani una soluzione per aiutare un popolo coraggioso che sta vivendo il suo Risorgimento, a costo dell'estremo sacrificio dei suoi giovani. Martin Luther King sosteneva una dura verità: che le nostre vite cominciano a finire il giorno in cui stiamo zitti. (Applausi).

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, mi permetta di cominciare da quello su cui siamo d'accordo con il Governo. Noi sottoscriviamo con totale convinzione la richiesta di inserire nelle conclusioni del Consiglio d'Europa la condanna per le sentenze capitali eseguite in Iran e per la feroce repressione che un regime tirannico e misogino sta esercitando. Serve un segnale forte, servono azioni concrete e drastiche, magari anche partendo dalle cose che ci riguardano direttamente, ad esempio sarebbe assai utile un controllo più stringente sull'export delle cartucce della polvere da sparo che, attraverso un buco normativo, arrivano in Iran da parte delle ditte italiane. Abbiamo presentato su questo un'interrogazione e chiediamo chiarezza e risposte certe. In ogni caso, come lei ha detto, la reazione del Governo iraniano alle proteste è ingiustificabile e inaccettabile e sottoscriviamo le sue parole.

Del resto del suo discorso e anche della replica, invece, non possiamo sottoscrivere nulla, a partire dal nodo principale, l'inaccettabile invasione russa dell'Ucraina, e la necessità di porre fine il prima possibile al conflitto. Lei, Presidente, avrebbe potuto limitarsi a poche parole: si continui a procedere come abbiamo fatto in questi mesi, perché è la strada giusta. Si dà il caso, però, che la strada che l'Italia e l'Europa hanno seguito finora su indicazione perentoria degli Stati Uniti e della NATO non solo non sia giusta, ma non abbia prodotto alcun risultato. Non è stato fatto, in nove mesi, nessun passo in avanti e invece la situazione peggiora ogni giorno che passa. Ne abbiamo discusso lungamente ieri con il ministro Crosetto, non voglio ripetere qui oggi la nostra posizione, mi limito semplicemente a dire che servirebbe, dal nostro punto di vista, un segnale - questo sì - fortissimo, cioè interrompere l'invio delle armi all'Ucraina. Dall'inizio della guerra, abbiamo manifestato questa opinione e non abbiamo cambiato idea, nonostante il fatto che né tra di noi, Presidente, né nell'alleanza Verdi-sinistra e nemmeno nel mondo pacifista ci siano gli amici di Putin: quelli ce li avete tutti voi, Presidente (Applausi), stanno tutti nella destra sovranista e tutti nella vostra maggioranza.

A proposito di una questione che lei ha citato nella sua replica, le dico pure che non abbiamo nemmeno minimamente cambiato idea su quel voto sull'allargamento della NATO alla Svezia e alla Finlandia, voto fatto sulla pelle del popolo curdo, venduto vergognosamente al dittatore Erdogan. Noi quel voto lo rivendichiamo totalmente.

Lei, nella sua relazione, ha evidenziato i limiti fortissimi che l'Unione europea sta dimostrando nella lunga crisi economica e sociale che stiamo attraversando. Noi crediamo che la prevalenza miope degli interessi nazionali renda impossibile fronteggiare questa crisi con la stessa efficienza che, per esempio, ci fu ai tempi dell'emergenza Covid, quando tutti i Paesi adottarono un atteggiamento diverso da quello di oggi. Ma c'è di più e di peggio.

Il dispiegarsi di quegli egoismi mina alla radice la stessa ragion d'essere dell'Unione e dunque bisogna correggere la rotta e provare a fare blocco con i Paesi che sono d'accordo con noi sull'urgenza di varare misure solidaristiche, per attutire al massimo l'impatto della crisi sulle popolazioni, e sulla necessità di dire, ad esempio, cose più urgenti e più precise sul tetto al prezzo del gas. Presidente, voi non state facendo questo, né nelle scelte di politica interna e nemmeno sul terreno della politica estera. Sul piano interno, quello che sta accadendo nel Paese mi sembra estremamente indicativo. Nella vostra manovra economica avete approvato una serie di norme che sono un autentico regalo alle società energetiche, che come sappiamo hanno realizzato utili stratosferici proprio mentre le famiglie italiane si impoverivano. Avete fatto peggio del Governo Draghi, perché la norma del precedente Governo prevedeva un gettito di 10,5 miliardi di euro, già largamente insufficiente, e voi lo prevedete di 2,5 miliardi di euro. Non aggiungo davvero nient'altro a questi numeri così evidenti. Gliel'ho già detto qualche settimana fa: credevamo di fare opposizione ad una destra sociale e ci ritroviamo invece a fare opposizione ad una destra iperliberista, in totale continuità con il centrodestra di Governo degli ultimi vent'anni.

Anche sul tetto al prezzo del gas siete in totale ritardo, a differenza di quanto stanno facendo invece, virtuosamente, alcuni Paesi come la Spagna e il Portogallo. Per non parlare poi dell'approccio, davvero molto indicativo, su un tema che peraltro a noi è particolarmente caro, come quello della crisi climatica: nessuna parola sulle energie rinnovabili, nemmeno una, e invece una nuova centralità alle trivellazioni, che peraltro, come sappiamo, non soddisferanno nemmeno l'1,5 per cento del fabbisogno del Paese. Insomma, è una strategia energetica che farà pagare un prezzo altissimo alla nostra economia, perché le fonti fossili sono responsabili non solo della crisi climatica, ma anche del caro energia.

Questo è quel che riguarda le scelte di politica interna, ma anche sul piano della politica estera i primi passi del Governo non sembrano in nessun modo cogliere la drammaticità della crisi che stiamo vivendo. È davvero sicura, Presidente, che scatenare un conflitto con la Francia sia stata una grande idea, quando quel Paese potrebbe invece condividere con noi la necessità di una strategia comune proprio su un tema come quello del tetto al prezzo del gas? Per quale ragione, poi? Era davvero necessario, in nome di un'esigenza identitaria e propagandistica, impedire lo sbarco di poche decine di persone disperate ed esauste, provocando un disastro diplomatico come quello, in un momento così delicato? Lo chiedo senza nemmeno volermi appellare a quelle regole che dovrebbero essere invece sempre dettate dal più elementare senso di umanità.

È giusto sostenere, naturalmente, che a farsi carico di una questione epocale come l'immigrazione debba essere l'Europa, ma anche su questo bisogna chiarire cosa si intende. Chiedere all'Europa tutta di concordare un modello comune di accoglienza sostenibile è un conto. Parlare di difesa dei confini esterni, come se l'Europa fosse una fortezza assediata, è l'opposto. Se l'approccio è questo, muscolare e bellicista, inevitabilmente nella fortezza assediata ognuno guarda soltanto ai propri interessi nazionali. Sull'Ucraina, come sull'immigrazione, lei propone la stessa logica, quella della pura forza. Ma la forza, presidente Meloni, come abbiamo imparato tante volte nel corso della storia degli ultimi decenni e degli ultimi anni, senza la saggezza e la ragionevolezza non serve a niente. (Applausi).

UNTERBERGER (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

UNTERBERGER (Aut (SVP-Patt, Cb, SCN)). Signor Presidente, signora Presidente Meloni, lei ha cominciato il suo intervento con l'auspicio che l'Italia diventi di nuovo protagonista in un'Europa più coesa e solidale, aggiungendo però che l'interesse nazionale sarà la sua stella polare.

Questa è la vostra eterna contraddizione. Se tutti i 27 Paesi dell'Unione europea perseguissero solo il proprio interesse, l'Europa fallirebbe domattina. A me, quindi, sembra che la stella polare del Governo sia in un'ambiguità di fondo: pretendere solidarietà quando si tratta di avere e parlare di interesse nazionale quando si tratta di dare.

Un ottimo esempio è proprio la discussione sul price cap. È vero, per tanti Stati membri questa misura sarebbe molto importante, ma ci sono altri Paesi che dipendono dal gas liquido e temono che con questa misura il mercato si sposti verso l'Asia. Per questi Paesi non vale il principio dell'interesse nazionale come stella polare? O vale solo per l'Italia?

L'Europa riesce a essere forte proprio quando i suoi membri mettono da parte i nazionalismi. Durante la pandemia ha mostrato il suo volto migliore, compiendo un grande atto di solidarietà di cui a beneficiare è stata soprattutto l'Italia, con più di 200 miliardi di euro di aiuti contro i 40 della Francia e i 25 della Germania. Dei 137 miliardi che l'Europa ha già versato, metà è andata a 20 Paesi e l'altra metà all'Italia.

Anche qui emerge tutta la contraddizione nazionalista: da un lato si accettano questi soldi e il trattamento privilegiato, dall'altro non si vogliono rispettare gli impegni che ne sono alla base. Trattandosi di un debito comune, pagato anche con le imposte della parrucchiera danese e del tassista austriaco, l'Europa vuole sapere come l'Italia sta usando queste risorse e se fa le riforme collegate, tra cui le misure contro l'evasione fiscale.

Purtroppo con il disegno di legge di bilancio viene fatta una spericolata inversione a U, aumentando il tetto al contante, rimuovendo le sanzioni sui pagamenti elettronici e condonando le cartelle fiscali, strizzando così l'occhio agli evasori fiscali. Non solo i dati di Banca d'Italia, ma anche lo studio dell'Ufficio parlamentare di bilancio sulle Regioni italiane hanno mostrato chiaramente la correlazione tra uso del contante ed economia in nero. Dire il contrario equivale ad arrampicarsi sugli specchi. E non vale il confronto con quei Paesi dove non c'è il tetto all'uso del contante perché lì non c'è un'evasione che si aggira tra gli 80 e i 100 miliardi di euro l'anno. Allo stesso modo, non vale neppure il discorso sulla libertà individuale se questa lede quella degli altri, visto che il 13 per cento degli italiani si ritrova a pagare il 60 per cento dell'IRPEF, che con la vostra flat tax diventa sempre più un'imposta a carico di dipendenti e pensionati. Difendete alcune categorie anche a discapito dei consumatori e tagliate risorse ai più poveri. Di fronte allo scandalo europeo vi presentate per limitare il reato di concussione e le intercettazioni. Insomma, le carte non sono proprio tutte in regola. Fatto sta che l'Europa sarà inflessibile sulle riforme: concorrenza, giustizia e contrasto all'economia sommersa.

Signora Presidente, per avere più Italia in Europa la parola chiave è credibilità. Se vuole avere voce sui dossier che ha ricordato e anche sulla revisione del Patto di stabilità non può lanciare messaggi ambigui sulla volontà di risolvere i problemi strutturali. La credibilità passa anche dalla fermezza sui diritti umani. Abbiamo apprezzato le sue parole sull'Ucraina e sulla condanna di quanto sta accadendo in Iran. È importante che lei abbia detto - cito testualmente - che questo Governo sarà sempre impegnato per la difesa e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Iran, come nel resto del mondo. Tuttavia, l'impegno per i diritti umani vuol dire anche non voltarsi dall'altra parte rispetto al soccorso dei migranti e prendere le distanze da Orban, dai suoi ricatti per il sostegno all'Ucraina e dalla sua politica interna incompatibile con uno Stato di diritto.

Noi del Gruppo Per le Autonomie siamo convinti europeisti e ci auguriamo che questo Governo saprà diventare parte e non solo controparte dell'Europa. (Applausi).

RENZI (Az-IV-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZI (Az-IV-RE). Signor Presidente, signora Presidente del Consiglio, signor Vice Presidente del Consiglio, membri del Governo, onorevoli colleghi, quando la Presidente del Consiglio va in Europa rappresenta tutto il Paese, chi vota la fiducia e chi vota contro, ed è giusto richiamare tutti a uno stile di rispetto per il Paese: vale per noi che oggi siamo all'opposizione e anche per chi all'opposizione c'è stato e quel principio lo ha spesso dimenticato, anche all'interno della sua maggioranza, signora Presidente del Consiglio. Vale per tutti. Diamoci delle regole da Paese serio, siamo d'accordo con lei.

Su questo noi diciamo che nel metodo siamo dalla parte della Presidente del Consiglio e che anche nel merito abbiamo condiviso alcuni passaggi della sua relazione: più della relazione che della replica, i cui toni sono sembrati talvolta più vicini a quelli di uno scontro politico in campagna elettorale, che quelli preparatori di un grande appuntamento istituzionale. (Applausi).

Nella replica la Presidente del Consiglio ci ha convinto quando ha concluso il suo intervento parlando delle donne iraniane. La ringrazio, signora Presidente, porti la voce anche nostra, porti una rosa bianca come quella che ha caratterizzato Sophie Scholl nella lotta contro il nazismo. Io credo che oggi il regime teocratico iraniano sia il nuovo nazismo; ha fatto bene la Presidente del Consiglio a richiamare che si impegnerà su questo anche al Consiglio europeo.

Condividiamo totalmente le parole del Governo sull'Ucraina; condividiamo le parole della Presidente del Consiglio nella sua relazione, condividiamo quelle pronunciate ieri dal Vice Presidente del consiglio e il Ministro degli affari esteri in Commissione; condividiamo l'ottimo intervento del Ministro della difesa pronunciato ieri in quest'Aula. (Applausi).

Sull'energia speriamo che il documento finale migliori nel Consiglio europeo, ma il lavoro preparatorio non lo reputiamo all'altezza. Ha ragione la Presidente del Consiglio a dire che si può fare di più: in queste ore in un laboratorio californiano è stato realizzato il primo esperimento di fusione nucleare con un vantaggio netto di energia prodotta. È un grande momento. A me piacerebbe che l'Europa fosse capace di dimostrare che è con la tecnologia che si vince la grande sfida del climate change, non con l'ideologia. Anche su questo, dunque, è sacrosanto che l'Europa faccia di più rispetto a un asfittico dibattito come quello sul price cap, che è totalmente non all'altezza. Su questi temi c'è la nostra condivisione, come sul passaggio fatto sul Mediterraneo sul piano Mattei.

Passando alle dolenti note, forse, signora Presidente del Consiglio, dovremmo abituarci a segnalare che non si parte da zero, come ha giustamente detto il presidente Casini, non soltanto perché giustamente il piano Mattei fa riferimento a un pezzo di storia, o meglio a un grande uomo della nostra storia, ma anche perché sono tre i punti su cui individuo una debolezza del suo intervento. Il primo è sul rapporto col passato: se è vero che tutti noi dobbiamo smettere di dire che quando si va in Europa l'opposizione attacca la Presidente del Consiglio e viceversa, è anche altrettanto vero che non si parte da zero. Io ho trovato non piacevolissima quella sua espressione sulla Repubblica delle banane; c'era anche quella sulla pacchia che è finita, ma quella già porta male per l'esperienza storica degli ultimi anni. La battuta sulla Repubblica delle banane, peraltro, provoca un ingorgo ortofrutticolo, perché la Repubblica delle Meloni può sembrare una contraddizione dal punto di vista del gioco. Non sto ironizzando, essendo stata la stessa Presidente del Consiglio a ironizzare in un simpatico video su Instagram nel giorno elettorale. Il punto vero è che quella di Mario Draghi non era la Repubblica delle banane. Lei è fortunata, perché prima di lei non c'era uno scappato di casa per cui adesso l'Italia deve contare di più in Europa; prima di lei c'era un signore che ha salvato l'euro e che ha portato molta Italia in Europa (Applausi), quindi non è che oggi noi siamo diventati improvvisamente credibili perché ci siete voi, mentre prima quando c'era Draghi eravamo poco credibili in Europa. Questo tema della contraddizione emerge anche per il fatto che in Africa c'è stato qualcuno prima di lei: il primo viaggio lei l'ha fatto a Bruxelles e io ho apprezzato anche questo, ma qualcuno lo ha fatto a Tunisi, perché, richiamando Giorgio La Pira, non siete arrivati soltanto voi a porre il problema del rapporto col Mediterraneo.

Il punto è che dobbiamo lavorare tutti insieme, noi e voi, perché l'Europa smetta di considerare l'Africa un terreno da appaltare ai cinesi; questa è la cosa da fare (Applausi). Ma non venga a dirci, Presidente, che si parte da zero, perché non è vero.

C'è un secondo punto, prima di arrivare a una conclusione più politica, che riguarda la coerenza. La Presidente del Consiglio ha fatto un passaggio, che io ho notato, sul tema «noi siamo sempre gli stessi», quindi sul tema della coerenza, che ha giocato larga parte della sua forza in campagna elettorale, nella quale, peraltro, è stata anche aiutata da soggetti esterni che avrebbero dovuto opporsi un po' di più, perché tutte le volte che minacciavano sfracelli le facevano una cortesia, cara Presidente, come lei, d'altra parte, non manca di ricordare con abilità politica. Tuttavia, il punto fondamentale è che non è vero che lei non ha cambiato idea. Presidente Meloni, non è vero.

Io, che sono un suo attento osservatore, le ricordo il congresso di Fiuggi (dove l'acqua è ottima) - parlo del secondo, lei fa riferimento al primo, collega - in cui lei si rivolgeva alla sorda Germania, dicendo che l'Italia doveva uscire dall'euro: era la Meloni 1, che a me piace meno della Meloni 2 che domani andrà al Consiglio europeo.

Nel 2017 diceva di volere lo scioglimento concordato della zona euro: sempre la Meloni 1, io preferisco la Meloni 2. Ancora, definiva le mosse di Renzi sulla NATO in Lituania - qui c'è anche una questione personale, mi perdonerà - "idiozia".

Oggi lei è molto più dura di quelle azioni definite di idiozia di allora.

E poi, quando sull'immigrazione, ancora lontana dallo scegliere il piano Mattei, Gozi le chiedeva come fermare gli sbarchi, alla domanda: «Li vuoi fare affogare tutti?», lei rispondeva: «Sì, esattamente, difendo il popolo che rappresento».

La coerenza della presidente Meloni è allora messa a dura prova nel momento in cui assume un incarico di Governo, perché quelle frasi di allora non sono le frasi con cui ella si presenterà domani.

Siccome noi sappiamo che si cambia, perché siamo professionisti della politica quanto lo siete voi, Presidente, non venga a fare la morale a noi su questi temi, perché lei domani ha una grande sfida politica. La sfida politica anche affascinante, non è la mia, è che la presidente di un partito di destra europeo si trovi costretta - o anche (perché no?) entusiasta, vedremo il suo stato d'animo - ad andare domani in Europa e iniziare un percorso che non finirà con il Consiglio europeo di domani, che speriamo sia positivo, ma, insomma, sarà uno dei tanti Consigli europei a cui parteciperà, ma che porterà nel 2023 a scegliere definitivamente su quale modello di Europa lei immagina di costruire il suo Governo.

Amici cari della maggioranza, non raccontiamoci frottole: ci sono due modelli di destra possibile; lo state vedendo anche nelle piccole cose. Siete quelli della flat tax, ma poi, quando c'è da fare la riforma del codice della strada - giustamente o no, non lo so, io non sono d'accordo - mettete il tetto sulla base della dichiarazione dei redditi; quindi, siete in contraddizione tra un'idea di destra liberale e una destra sociale; la flat tax e il divieto di sosta sulla base del reddito.

Siete quelli contro il sussidio, contro il reddito di cittadinanza, ma contemporaneamente trasformate la 18App, che è un processo di sostegno all'industria culturale, in un sussidio assistenzialista. Avete una contraddizione che è normale, che dovrete sciogliere nei prossimi mesi. Noi staremo a guardare su questo, facendovi opposizione. Ma la vera contraddizione è sull'Europa.

Quando la presidente Meloni rivendica la sua amicizia con l'esperienza culturale polacca e ungherese ben prima della drammatica vicende ucraina, su cui abbiamo detto di essere d'accordo, la Presidente tradisce un'idea di Europa sulla quale dovrete valutare, dividervi e discutere tra di voi, ma che non sarà mai la nostra.

Caro Presidente, da qui al 2024 ci sarà un anno e mezzo in cui potete fare tutti i comizi che volete in Parlamento; alla fine dovrete scegliere se essere con i Padri fondatori - e io aggiungo con i figli sognatori - per gli Stati Uniti d'Europa, per un modello di Europa più integrata, per un modello di Europa che è quella che tante famiglie, anche della vostra maggioranza, hanno sempre sostenuto, o se vorrete essere con i sovranisti... (Il microfono si disattiva automaticamente).

Presidente, mi dia l'opportunità che ha offerto anche agli altri, per cortesia.

Su questo saremo chiaramente su una posizione diversa, perché alle elezioni europee arriveremo con l'impegno e la grande volontà di essere totalmente diversi da voi.

Non raccontateci che siete sempre i soliti, perché voi che volevate uscire dall'euro domani andate al Consiglio europeo a confrontarvi con le regole del gioco dell'Unione europea. È normale, è fisiologico, portateci un po' di caratteristica di sognare.

Le cito un grande francese; spero che non si offenda.

Quest'anno ricorre un centenario importante, quello de «La Recherche» di Marcel Proust (vorrei non suscitare entusiasmi o dubbi). Le leggo quello che scriveva Marcel Proust: se sognare un poco è pericoloso, il vero rimedio non è sognare meno, ma è sognare di più, sognare per tutto il tempo. Noi in Europa ci andiamo da sognatori, perché crediamo nell'ideale unitario e federale di questo grande disegno. Lei, signora Presidente, decida: o sta con la Meloni 1 o sta con la Meloni 2; anche lei, però, arriva a questo appuntamento carica di tante incoerenze.

Buon lavoro, signora Presidente. (Applausi).

CRAXI (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CRAXI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, siamo alla vigilia di un Consiglio europeo chiamato ad affrontare questioni prioritarie per il futuro dell'Unione. Le sfide che abbiamo dinanzi non consentono più vuote retoriche di circostanza, improntate a un europeismo di comodo e di facciata, ma esigono responsabilità e un approccio comune europeo che non ammette egoismi e ottusità.

Per questa ragione, Presidente, non possiamo non condividere lo spirito con cui si appresta ad affrontare un Consiglio europeo tanto delicato quanto impegnativo e, più in generale, sostenere la postura con la quale il suo Governo intende rappresentare e far valere il nostro Paese in Europa. Infatti - come ha saggiamente evidenziato - c'è bisogno di più Italia in Europa e mi permetto di aggiungere che c'è la necessità di definire, in seno alle istituzioni comunitarie, l'orizzonte strategico dell'Unione in un frangente gravido di pericoli.

Il tema, mai come ora, è capire quale Europa vogliamo, ossia declinare le prospettive entro cui far evolvere un'incompiuta e sbilanciata integrazione. Noi, Presidente, crediamo che serva un'Europa politica, un'Europa saldamente ancorata all'Occidente, un'Europa più attenta ai cittadini, alle famiglie e alle imprese, che sappia avere ruolo e voce nelle dinamiche globali e sappia farsi carico di tutte le esigenze e dei bisogni che albergano al suo interno, avendo una chiara proiezione del suo vicinato meridionale. Serve un'Europa che ancora non c'è.

Proprio il conflitto russo-ucraino, con la sua drammaticità, il suo impatto dirompente e i suoi effetti a larga scala, ci richiama questa esigenza e impone a tutti gli Stati membri scelte conseguenti e coerenti sul piano interno ed esterno. L'Italia sta facendo la sua parte nel solco della tradizione repubblicana ispirata ai valori di libertà e di democrazia, coerentemente con la sua storia e con le sue alleanze e ossequiosa del rispetto del diritto dei popoli e dei princìpi stabiliti dal diritto internazionale, che impongono doveri morali, prima ancora che politici.

Per questa ragione, non vi può essere alcun dubbio o incertezza sul fatto che il nostro Paese, muovendosi nel quadro europeo delle alleanze internazionali, debba proseguire nel sostegno politico e finanziario all'Ucraina, che non significa non spendersi per favorire le condizioni per una pace giusta.

Permettetemi peraltro di stigmatizzare tutte le recenti polemiche e di respingere al mittente ogni critica pretestuosa, perché vede, caro senatore Casini, ricostruzioni speciose ce ne sono state, e molte. A volte si è screditata l'Italia per screditare il centrodestra; parlo ad esempio di una brutta intervista del segretario del partito che l'ha eletta su «Le Monde». L'approccio di questo Governo e di questa maggioranza al conflitto è nei fatti una linea largamente condivisa già nella scorsa legislatura e che, a differenza di quanto alcuni irresponsabilmente teorizzano, viene portata avanti con coerenza e convinzione.

Per questo, colleghi, invito a essere seri. La politica estera - lo ripeterò allo sfinimento - non è un argomento di propaganda da maneggiare maldestramente e non è materia per chi intende ergersi a novello agitatore di piazza. (Applausi).

Siamo quindi certi che il Consiglio europeo, con il convinto appoggio dell'Italia, proseguirà nel suo appoggio unitario per riaffermare il pieno sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina, ma al contempo auspichiamo che con altrettanto spirito unitario e solidale vengano affrontate le conseguenze, anche economico-sociali, che derivano da questo conflitto. La libertà ha un prezzo, lo sappiamo, ma questo può e dev'essere mitigato da politiche sagge e interventi mirati. Lo dico perché come lei, Presidente, siamo davvero preoccupati per come la Commissione sta affrontando il tema energetico e, in modo particolare, la questione del price cap. Non è solo l'emergere di una proposta insoddisfacente e inattuabile, ma una certa filosofia che sembra muoverla e che richiama alla mente una stagione della vita comunitaria che speravamo archiviata dopo la vicenda pandemica e lo scoppio del conflitto ucraino.

C'è la sensazione che riemerga come da un fiume carsico l'idea di un'Europa improntata alla logica deleteria delle gerarchie di potenza che dobbiamo contrastare, non solo per la difesa dell'interesse nazionale, ma in nome del futuro della stessa Europa.

Al pari, è vitale per l'Unione europea ritrovare la via del Mediterraneo. È pertanto necessario che nella discussione che il Consiglio europeo farà sulle relazioni con il vicinato meridionale si affronti con serietà il tema di una reale politica euromediterranea di cui, con tutta onestà, non si è vista traccia nell'ultimo decennio. L'Europa purtroppo ha maturato tardivamente la consapevolezza della verticalità delle sfide che provengono dal Mediterraneo e, quando è stata costretta a farlo, lo ha fatto parzialmente, senza un'effettiva sinergia. Crisi alimentare, crisi demografica e crisi energetica sono un connubio dal potenziale devastante per l'Unione e, in special modo, per le realtà rivierasche come l'Italia, le più esposte e le più segnate in questi anni. Ben venga quindi che si ponga con forza l'accento sulla necessità di un piano strategico o, come lei l'ha chiamato, Presidente, in modo suggestivo, un piano Mattei. Ne ha tracciato i contenuti, seppur per brevi linee, in maniera convincente e condivisibile, evocando uno sviluppo equo condiviso nel Mediterraneo e del Mediterraneo profondo, come amo chiamare tutta la realtà sottostante alla sponda Sud.

È oggi necessaria una risposta non solo in termini di difesa dei confini europei, ma di coordinamento e cooperazione nella ricerca e nel soccorso, ma è anche necessario un sostegno europeo più marcato in termini di cooperazione per prevenire i viaggi della speranza che alimentano criminalità e malaffare, diventando, non di rado, viaggi dell'orrore.

Una politica europea di largo respiro è poi necessaria per l'area balcanica; la stabilizzazione dei Balcani è infatti, com'è stato giustamente sottolineato, un tema strategico per l'Europa e rappresenta per l'Italia, non da oggi, un'assoluta priorità e una questione d'interesse nazionale.

Favorire una prospettiva di piena integrazione europea risponde quindi in pieno alle esigenze di sicurezza e di sviluppo di un'area che non possiamo tralasciare, consegnare all'instabilità e spingere ulteriormente nelle braccia dei competitor globali. Bisogna pertanto lavorare per superare le tante conflittualità intraeuropee che si sono appalesate nel corso di questi decenni, che hanno visto i Balcani - e purtroppo non solo i Balcani - più come un'area di competizione che non di collaborazione tra gli attori europei. Tutti in Europa debbono considerare che l'Italia è una realtà fondamentale per sostenere il dialogo nella Regione, che intendiamo spenderci per favorire il confronto tra Belgrado e Pristina, evitando una pericolosa escalation, e che siamo determinati nel porre in cima all'agenda comunitaria la rapida adesione della realtà dei Balcani occidentali. (Applausi). Perseverare nel gioco dei veti incrociati sarebbe pericoloso, oltre che immorale.

Signor Presidente, per quanto concerne poi i recenti e drammatici eventi in Iran, non possiamo che sostenere con forza e convinzione che il Consiglio inserisca nelle conclusioni parole di ferma condanna per le sentenze capitali disposte dal regime di Teheran dopo le pacifiche proteste delle scorse settimane. Siamo in presenza di un'indegna rappresaglia che non scoraggerà nessuno, ma che delegittima ancora di più un regime che, piuttosto che aprirsi, preferisce sparare e impiccare la sua gente.

Vedo il senatore Renzi (Renzi 1) particolarmente preoccupato per la situazione in Iran; peccato che stamattina in Commissione abbiamo ricevuto una delegazione di studenti iraniani e non c'era nemmeno un senatore di opposizione, gli stessi che si riempiono la bocca della parola diritti. (Applausi). (Commenti).

PRESIDENTE. Lasci intervenire, per favore, collega. Concluda.

CRAXI (FI-BP-PPE). Penso che il tema del rispetto dei diritti umani rappresenti una bussola indispensabile per il nostro agire internazionale.

Signor Presidente, è arrivata ora la notizia da Bruxelles del giudizio sostanzialmente positivo della manovra di bilancio. (Applausi). Questo suo primo Consiglio europeo non è certo un esame per lei e per il suo Governo, come taluni commentatori intendono raccontare. È invece un banco di prova per l'Unione, un'occasione per far presente che l'Italia vuole avere voce e un ruolo non subalterno nella vita comunitaria, come ha fatto in passato nei momenti più alti e significativi della sua esperienza internazionale. (Applausi).

FLORIDIA Barbara (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FLORIDIA Barbara (M5S). Signor Presidente, colleghe e colleghi, presidente Meloni, sono a dir poco scioccata. (Commenti). Non sono solo scioccata, ma anche preoccupata, e sa perché? (Commenti).

PRESIDENTE. Vi prego di rispettare i sentimenti della collega Barbara Floridia.

FLORIDIA Barbara (M5S). Noi abbiamo bisogno di un Presidente del Consiglio, non di un comico. Noi abbiamo bisogno di un Presidente del Consiglio che non solo non sia incoerente - in questo sono d'accordo col senatore Renzi - ma che sia... (Commenti). (Richiami del Presidente).

Però mi faccia parlare.

PRESIDENTE. Sto dicendo a loro di lasciarla parlare, magari si rivolga al Presidente, collega Floridia. (Commenti). Senatrice Ronzulli, la richiamo all'ordine.

FLORIDIA Barbara (M5S). Presidente Meloni, ecco perché sono scioccata dalle sue parole. Ha risposto nella sua replica, in poche battute, offendendo e ridicolizzando non solo la guerra e chi soffre nella guerra, ma anche i poveri che percepiscono il reddito. (Applausi).

Questo non è l'atteggiamento del Presidente del Consiglio. Lei non è più leader di opposizione, Presidente. Lei è anche il mio Presidente e come va al Consiglio europeo a parlare con questo tono? Come può farlo? Per me questo è gravissimo e non possiamo tollerare toni del genere, che offendono non soltanto chi soffre per la guerra, ma anche chi soffre nel nostro Paese.

Ad ogni modo, lei chiedeva a noi del MoVimento 5 Stelle proposte concrete rispetto al percorso di pace, che a voce dice di voler seguire anche lei. Intanto, rivendichiamo fortemente e con chiarezza l'invio di armi all'inizio del conflitto. Non ci ha dato una notizia, lo sapevamo già, lo abbiamo fatto consapevolmente, perché chiaramente eravamo in un conflitto asimmetrico, chiaramente dovevamo far sì che l'Ucraina potesse esercitare il diritto alla difesa e in maniera cosciente abbiamo votato per l'invio di armi. Nessuna novità quindi, non ci ha meravigliato; ma adesso, proprio come dice lei, in questa fase, anche grazie al nostro sacrificio...

PRESIDENTE. La prego di rivolgersi a me. Ieri mi avete interrotto, perché un collega della maggioranza non si rivolgeva a me.

FLORIDIA Barbara (M5S). Mi rivolgo al Governo, signor Presidente, e per sua persona mi rivolgo anche alla Presidente del Consiglio. Abbiamo inviato armi proprio perché il conflitto arrivasse al momento in cui, in maniera simmetrica, le due forze potessero essere - come adesso - nella fase in cui tutta la comunità internazionale potesse iniziare il percorso di pace che dieci mesi fa non era percorribile. Adesso è il tempo, però; eppure, non leggiamo e non abbiamo ascoltato nelle sue parole nessuna strategia di pace, bensì soltanto continuo invio di armi.

Le rispondo a breve, ma le ripongo la domanda: la vostra strategia, visto che adesso abbiamo raggiunto quel livello simmetrico per la pace, qual è? Non c'è. (Applausi). Le propongo e le suggerisco di farsi promotrice di una conferenza di pace in Europa sotto l'egida dell'ONU; proponga una conferenza di pace e facciamo pressione a livello internazionale, invece che ironizzare sul reddito di cittadinanza per i militari. (Applausi). Proponga cose concrete e non utilizzi quest'Aula come un teatro, come faceva con le piazze.

Non si preoccupi, presidente Meloni, la voglio tranquillizzare: noi non mettiamo a repentaglio la sicurezza del Paese, non è nel nostro stile. Questo lo ha fatto lei in piena pandemia (Applausi), e noi non la emuleremo. (Commenti). Noi non faremo come lei, urlando contro. Le stiamo proponendo una strategia, un inizio di strategia, e mi auguro che lei - che diceva di esserlo - adesso sia pronta ad averne anche una sua, che possa rinforzare quella che le suggeriscono le opposizioni.

Per quanto riguarda un altro tema fondamentale al Consiglio europeo, quello della crisi energetica, le ho sentito dire anche nella replica che è necessario e importante l'approvvigionamento diversificato. Poi però scoppia la guerra da un'altra parte e noi siamo sempre punto e daccapo. Perché non pensa anche a un tema che non esiste nelle sue parole? Autoconsumo, autoproduzione e rinnovabili (Applausi) sono temi che ci possono liberare dalla dipendenza, ma non si era mai cominciato questo percorso, neanche quando avete governato voi in passato, altrimenti saremmo già abbastanza avanti; invece, dipendiamo sempre dagli altri.

Presidente Meloni, lei ha detto e ripetuto: più Italia in Europa. Bellissimo, mi piace, ma dipende anche da quale Italia. Noi le proponiamo l'Italia che abbiamo portato in Europa con il presidente Conte per quanto riguarda il recovery fund. (Applausi). Mi spiego meglio: proponga in Europa - questa è la seconda proposta, il secondo suggerimento che le faccio oggi e spero che ne prenda atto - l'energy recovery fund, perché da un acquisto comune possiamo davvero pesare sul prezzo del gas. Acquisto e stoccaggio comuni li abbiamo proposti a febbraio, mentre lei urlava. Sa che cos'è importante, presidente Meloni? Non utilizzare adesso questo tono saccente di chi è come se la sapesse un po' più lunga degli altri. Ad oggi, non mi sembra di aver visto, quando avete governato nel Paese, questi risultati spettacolari (Applausi), anche perché, a proposito di incoerenza - e qui mi trovo d'accordo con chi mi ha preceduto rispetto alla sua incoerenza - su una cosa invece siete costanti e ve ne diamo atto: sui tagli alla scuola e alla sanità. (Applausi). Su questo tagliate sempre, qualunque sia il Presidente del Consiglio in pectore in quella fase di Governo di centrodestra (numeri alla mano: 4 miliardi alla scuola in tre anni). Tra l'altro, quando c'era la vostra Ministra di Forza Italia - e lei, presidente Meloni, era al ministero delle politiche giovanili - avete tagliato 9 miliardi alla scuola in un anno. (Applausi).

In questo siete coerenti. È vero, avete messo un miliardo e mezzo sulla sanità; sì, ma per coprire il caro energia e il caro bollette, mica perché stavate investendo!

Poteva portare più Italia in Europa, se non avesse cominciato a smantellare lo spazzacorrotti. (Applausi). E in questa fase del cosiddetto Qatargate, arrivare in Europa con le nostre misure dello spazzacorrotti, con la nostra questione morale, sarebbe stato un bel modo di arrivarci a testa alta.

Adesso, invece, liberalizziamo il contante ed eliminiamo il reato della corruzione nella pubblica amministrazione dallo spazzacorrotti. Insomma, facciamo passi indietro, proprio in questo momento, in cui invece c'è una questione morale in Europa. L'Europa è ferita e noi come ci andiamo? Ci andiamo così, con la coda in mezzo alle gambe, perché state prendendo una direzione opposta e contraria.

Mi spiace che lei in questa fase sia distratta, perché ci ha chiamato in causa. Le ho fatto anche l'elenco delle cose che si devono fare. Mi dispiace che sulla corruzione non senta questo peso di andare a rappresentare un'Italia che sta facendo passi indietro. Perché? Ci sono cittadini che le venivano incontro con 5.000 euro in contanti, dicendole: la prego, me li faccia spendere! Le è successo questo, quando urlava in campagna elettorale? (Applausi).

Urlava, sì, e questo non è di poco conto, perché urlava: con un click, mille euro; ma adesso togliamo il reddito. Urlava: alziamo le pensioni! Otto euro: neanche una pizza.

Signor Presidente, in conclusione, mi rivolgo a lei da donna, questa volta. Lei è madre, io no (non ho avuto questa fortuna), ma seguo molti ragazzi ospitati nelle case-famiglia. La prego di ascoltarmi, perché è una questione davvero seria. Un ragazzo, quando compie diciott'anni, esce dalla casa-famiglia e fuori non ha nessuno: non ha una famiglia, non ha una casa, né tantomeno una stanza dove mettere quel divano sul quale voi dite che alcuni giovani stanno sdraiati.

Questo ragazzo, senza niente e nessuno, a diciannove anni è fuori da quelle strutture, senza famiglia e senza reddito. Quando gli toglierà il reddito di cittadinanza, a quel giovane cosa accadrà? (Applausi).

TOSATO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TOSATO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, innanzitutto voglio esprimere i miei migliori auguri e quelli naturalmente del Gruppo Lega al Presidente del Consiglio, che domani rappresenterà per la prima volta il nuovo Governo italiano, il nostro Governo, a una riunione del Consiglio europeo.

Ha già partecipato nei mesi scorsi ad altre importanti conferenze internazionali, ma è evidente che il Consiglio europeo di domani avrà una particolare importanza per il nostro Paese. È un banco di prova, una prima occasione per far sentire la voce del nuovo Governo.

Il Presidente del Consiglio ha affermato che è necessario sfatare alcuni luoghi comuni sull'Italia e una certa narrazione sbagliata sulla natura del nostro Governo e sulle forze politiche che lo compongono. Siamo perfettamente d'accordo con lei sul punto. Questo è il primo dibattito nell'attuale legislatura che precede un Consiglio europeo. È quindi giusto chiarire tali concetti una volta per tutte.

La Lega e l'intera maggioranza non sono contrarie all'Unione europea, né a un rafforzamento di questo processo di unificazione. In definitiva, il nostro Governo non rappresenta un pericolo per l'unità dell'Europa.

Vede, Presidente, non dovrebbero essere necessarie queste parole, ma la propaganda della sinistra, da quando abbiamo vinto le elezioni tutti insieme, ci spinge a ribadirlo con chiarezza. Vogliamo semplicemente che l'Italia torni ad essere protagonista con le proprie proposte e le proprie richieste in questo ineludibile e positivo processo di unificazione. Per noi l'importante è che questo processo avvenga nell'interesse comune di tutti i popoli e di tutte le comunità che lo compongono. Negli anni, abbiamo riscontrato che lo spirito di Unione europea a volte si è realmente fondato sui princìpi della solidarietà reciproca e del bene comune, ma altre volte si è avuta invece la sensazione che si esprima attraverso l'interesse del più forte, del meglio posizionato, di chi conta di più in Europa e non dovrebbe essere così. Nella gestione della pandemia, abbiamo avuto un ottimo esempio di come l'Europa abbia saputo rispondere in tempi rapidi e con grande efficacia alle difficoltà di tutti i popoli europei. La sospensione dei vincoli in campo economico è stata immediata. Sono state stanziate ingenti risorse a sostegno delle famiglie e delle imprese, dell'economia europea nel suo complesso.

Anche nella gestione della guerra in Ucraina, l'Europa si è dimostrata unita nella scelta degli aiuti umanitari, dell'accoglienza, delle sanzioni inevitabili alla Russia, della fornitura di mezzi di difesa a un popolo aggredito, nel pieno rispetto dei princìpi di democrazia, libertà e giustizia, che sono alla base dei valori fondanti del senso di appartenenza all'Europa.

Ora, però, dobbiamo fare altri passi in avanti e ci sembra che vi siano una certa lentezza, una certa divisione e un'incapacità di fare sintesi o - peggio ancora - la mancanza di volontà di trovare una soluzione efficace nell'interesse di tutti. Mi riferisco alle conseguenze del caro energia. Sono passati molti mesi e ogni singolo Stato europeo sta affrontando questa emergenza in ordine sparso, senza una strategia comune, adottando misure correlate alle proprie capacità e alle proprie risorse. Questo comportamento non favorisce il consolidamento dei princìpi fondanti dell'Unione europea.

Mi sia però consentito di chiedere se affermare che su questa partita l'Europa non si sta comportando nel modo migliore significa forse mettere in discussione l'Unione europea? Significa forse essere euroscettici? Certamente no. Significa solo chiedere - e pretendere - che l'Unione europea sia all'altezza del suo compito (Applausi), cioè quello di saper tutelare tutti i cittadini europei sempre allo stesso modo, senza distinzioni. Affermare poi che sul terreno della gestione dell'immigrazione l'Unione europea non è ancora all'altezza del suo compito significa forse essere antieuropei? Dal nostro punto di vista, certamente no. Significa solo voler migliorare e voler fare passi in avanti per riaffermare, ad esempio, che i confini dell'Italia non sono quelli di un Paese che va abbandonato a sé stesso, ma rappresentano realmente i confini dell'intera Unione europea. (Applausi).

In definitiva, non condividiamo e contestiamo la narrazione della sinistra secondo la quale chi vuole un'Europa migliore e più giusta sia un euroscettico, un antieuropeista. Essere europeista non significa tacere di fronte alle anomalie, agli errori o all'inerzia che in alcuni casi si riscontrano nell'operato di chi governa l'Unione. Contestiamo la narrazione di chi afferma che per essere europeisti si debba essere servili e passivi. (Applausi). Diciamo no all'espressione di fede della sinistra «lo vuole l'Europa». Diciamo invece sì all'espressione «lo vogliono l'Europa e l'Italia insieme, unite nell'interesse di tutti i popoli, i cittadini e le comunità europee». Questo è il modello di Governo che vogliamo. Vogliamo rappresentare la voce dell'Italia in Europa, questo dovrebbe essere il compito di un qualsiasi Governo italiano, senza arroganza, ma anche senza subalternità, nel pieno rispetto di tutti.

Rispetto poi, Presidente, agli importanti temi che verranno trattati domani, confermiamo le nostre posizioni. Sull'aggressione russa all'Ucraina, si vada avanti uniti. No a tentennamenti che rafforzerebbero l'aggressore. Sì, tuttavia, a un maggiore impegno affinché l'Unione europea si faccia promotrice di un percorso di pace non appena ve ne siano le condizioni.

Se non potrà essere domani o non potrà essere tra un mese, l'Europa colga però la prima occasione utile, nel momento in cui ce ne saranno le condizioni. È un percorso obbligato: la guerra non può e non deve terminare con la resa dell'Ucraina, ma è impensabile che possa terminare con la sconfitta della Russia. (Applausi). Aiutiamo a far prevalere il diritto all'indipendenza e alla libertà dell'Ucraina con ogni mezzo. Coltiviamo contemporaneamente la via diplomatica, unica speranza di pace.

Auspichiamo che sul tema del caro energia si facciano finalmente passi in avanti a livello europeo, non solo sul tetto dinamico al prezzo del gas, ma anche sul tema di approvvigionamenti comuni e su una politica di ingenti investimenti per l'autosufficienza energetica. Il PNRR è stato pensato prima della crisi energetica, prima della guerra, e non ha come finalità primaria l'autosufficienza energetica: è necessario trovare nuovi strumenti per realizzarla. (Applausi).

Sul tema dei rapporti con i Paesi del Sud del Mediterraneo riponiamo grandi speranze: sì alla collaborazione, sì a una gestione comune dei flussi migratori.

Diciamo sì allo sviluppo della difesa comune europea, in piena collaborazione e sintonia con la NATO; sì alla ferma condanna della repressione violenta delle pacifiche dimostrazioni in Iran, a difesa di una società più libera e più giusta. Signor Presidente, in definitiva diciamo sì alla risoluzione della maggioranza e all'operato del Governo; sì a un ruolo da protagonista dell'Italia in Europa, non per mettere in discussione il processo di unificazione, ma per rafforzarlo, secondo i principi di solidarietà, giustizia e libertà. Siamo certi che il Presidente del Consiglio saprà rappresentare al meglio questi valori, nell'interesse comune dei cittadini, delle imprese, delle famiglie e delle comunità italiane ed europee.

Questo è l'auspicio del Gruppo Lega al Senato: da parte nostra, garantiamo massimo impegno e lealtà affinché il Governo sia sempre all'altezza delle aspettative degli italiani. Non possiamo fallire in questo compito: non ce lo possiamo permettere. (Applausi).

ALFIERI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFIERI (PD-IDP). Signor Presidente, la presidente Meloni si recherà per la prima volta ad un Consiglio europeo. L'avrebbe seguita, Presidente, anche un giovane giornalista appassionato di temi europei, che molti di noi hanno conosciuto e che quattro anni fa è scomparso, ma vogliamo ricordarlo: Antonio Megalizzi. (L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi). Era simbolo di quella generazione europea che sa e conosce quanto sia stato importante abbattere i muri e costruire un'Europa unita. Il sogno suo e di tanti era costruire una radio europea, che raccontasse la storia, gli eventi, gli avanzamenti e il progresso della costruzione europea.

Presidente, vogliamo farle un augurio sincero, perché non ci sono i patrioti e i disfattisti in quest'Aula, ma quando lei va all'estero rappresenta l'Italia. (Applausi). Se otterrà un successo e se vincerà la battaglia del tetto al prezzo del gas, le faremo i complimenti, perché starà portando a casa un risultato per l'intero Paese. (Applausi). Lo faremo tanto più quando parlerà da Presidente del Consiglio e non da leader di parte, perché, quando si va all'estero, è buona cosa parlare da Presidenti del Consiglio e non da leader di parte: lasciamo da parte la campagna elettorale.

Lo diciamo perché abbiamo notato un'evoluzione, che ci fa molto piacere, nel suo linguaggio e nella sua narrazione sull'Europa, come ha sottolineato bene il collega senatore Renzi in precedenza, abbandonando i toni euroscettici, se non addirittura eurofobici, per approcciare invece un discorso diverso sull'Europa, sapendo che è lì, in Europa - standoci certamente da protagonisti e chiedendo rispetto - che si ottengono i risultati su quelle grandi sfide a cui non siamo più in grado di rispondere solo con misure nazionali. Pensiamo alla lotta ai cambiamenti climatici, alla gestione dei flussi migratori e all'uscita dalla crisi economica e abbiamo visto quanto sia stata decisiva e importante un'azione comune sul fronte dei vaccini.

Il protagonismo va però di pari passo con una merce rara, ma fondamentale, ossia la credibilità. In Europa è fondamentale la credibilità, perché si deve essere stimati. E quando si è stimati? Quando si mantengono gli impegni e non si prorogano le riforme che ci siamo impegnati a fare per ottenere le risorse del PNRR e non si mettono in campo norme tipo quelle che strizzano l'occhio all'evasione fiscale, che l'Europa non perdona. (Applausi). Spero che in legge di bilancio si possa fare un passo indietro da quel punto di vista.

Serve un'Europa più forte, con meno veti e più decisioni a maggioranza qualificata. Quello che è successo l'altro giorno sulla scelta dell'Ungheria di bloccare, in maniera un po' ricattatoria, 18 miliardi di euro, fondamentali per l'assistenza all'Ucraina, è stato un errore. È infatti fondamentale affermare che quei soldi li diamo a valere sul debito comune: ciò ha una potenza simbolica per affermare un'idea d'Europa in cui il meccanismo di solidarietà e mutuo soccorso è fondamentale. L'Europa o è solidale o non è. (Applausi). È su questo che dobbiamo investire.

Lo dico perché il debito comune è stato una conquista del Governo giallorosso, poi consolidata dal Governo Draghi. Presidente Meloni, lei parte non da zero, ma dalle conquiste che sono state fatte. Siccome ha intelligenza politica, è buona cosa riconoscere che non si parte da zero, ma da una conquista importante, gli eurobond e il debito comune, per affrontare le grandi sfide che abbiamo di fronte. (Applausi).

Lo voglio dire in maniera molto chiara: ci sono partiti, come quelli che guidano la Polonia e l'Ungheria, che fanno parte della famiglia sovranista europea. Quegli alleati della vostra famiglia europea non sono quasi mai dalla parte degli interessi strategici del nostro Paese. Penso sia giusto che tutti noi e anche voi del Governo facciate capire a quei Paesi che l'Europa non è un pranzo à la carte. (Applausi). Quando chiedono i fondi per la coesione sociale e dicono sì, non possono poi dire no alle regole dello Stato di diritto, con il rispetto della libertà di espressione, di stampa e di orientamento sessuale. (Applausi).

Presidente Meloni, lei ha giustamente ricordato - e lo sottoscrivo - come sia stato fondamentale il contributo della Polonia, dell'Ungheria e della Romania nell'accogliere i rifugiati. Giustamente, sono venuti a Bruxelles a chiederci una mano e un aiuto, ma quando gli sbarchi avvengono sulle nostre coste e noi chiediamo loro di prendersi un rifugiato e mettere in campo il meccanismo di distribuzione, innalzano i muri: allora, non va bene. Abbiamo bisogno che quel meccanismo di solidarietà funzioni. Dico no al modello polacco, in cui si guarda agli Stati Uniti come punto di riferimento, giustamente, dentro l'Alleanza atlantica, ma non si rafforzano gli strumenti europei, ad esempio, sul versante della difesa. Abbiamo bisogno di un rapporto equilibrato e di investire sull'autonomia strategica europea proprio per avere una posizione più equilibrata e non da junior partner nei confronti degli Stati Uniti, potendo investire sulla difesa e sulla politica estera europea. Se vogliamo essere davvero protagonisti in un mondo internazionale che sta cambiando a una velocità impressionante e non essere schiacciati tra Cina e Stati Uniti, abbiamo bisogno di un maggior equilibrio. Lo abbiamo dimostrato nel passaggio della guerra in Ucraina, dando un sostegno chiaro.

Presidente Meloni, non cambiamo idea. Abbiamo preso decisioni molto chiare con il Governo Draghi e le abbiamo ribadite ieri: siamo per sostenere in tutte le forme il Governo ucraino in un momento in cui quel popolo sta soffrendo sotto una pioggia di missili Grad e viene messo in difficoltà. Con le infrastrutture strategiche e dell'energia bombardate e obiettivi civili colpiti, non potevamo e non possiamo dare l'idea di dividerci. I Paesi europei devono stare insieme. Dobbiamo dare una risposta molto forte e lei domani può andare a Bruxelles a testa alta, perché ha la maggior parte delle forze politiche che su questo sanno da che parte stare, ossia dalla parte delle democrazie liberali. (Applausi).

Chiudo con un ragionamento sul Mediterraneo. Come sa, abbiamo un compito molto importante: nel momento in cui l'attenzione è tutta sul fianco est, occorre mantenere alta l'attenzione anche sul fianco Sud. Vale per la strategia all'interno della NATO, per gli investimenti su Napoli, sul comando South e per gli investimenti nel Mediterraneo e in Libia.

Noi vorremmo che si ridiscutesse in maniera radicale il memorandum Italia-Libia per decidere come stiamo in quel Paese, perché quella con la Russia è una sfida che riguarda il nostro continente ma anche l'Africa, la presenza in Libia, nell'Africa subsahariana. Sono modelli differenti, che mettono in campo una strategia come quella russa di penetrazione e di affiancamento alle istituzioni e agli organismi militari, con la compagnia Wagner. C'è poi il modello cinese che fa land grabbing, buttando fuori dalle campagne giovani africani che vanno nelle città (urbanizzazione) o verso l'Asia o l'Europa. Attorno al 2050 la popolazione in Africa raddoppierà, mentre da noi diminuirà e, quindi, abbiamo una sfida enorme. Io vorrei che noi imparassimo anche in Italia, come si fa in Europa, a ragionare di immigrazione in maniera diversa. Sfatiamo un tabù: parliamo di immigrazione legale, perché non è possibile che in Italia si parli di immigrazione come se fosse solo una questione legata agli sbarchi e poi di soppiatto si fa un decreto flussi perché si ha bisogno di braccia per i campi agricoli, piuttosto che per colmare le esigenze in termini di lavoratori stagionali. (Applausi). Facciamolo, e facciamolo insieme all'Europa.

Signor Presidente del Consiglio, il nome di Mattei è evocativo. Quindi le ricordo - ma non c'è bisogno di ricordarglielo - che, come sa, l'Europa mette in campo 150 miliardi in termini di strategia per l'Africa. Dobbiamo cambiare approccio, perché Mattei non era solo l'uomo del passaggio dal 50 per cento al 75 per cento delle risorse lasciate ai Paesi africani; la sua era anche una visione culturale e politica diversa. Dietro Mattei c'era la visione ideale, a tratti messianica, del sindaco santo, che sognava la Madonna che gli diceva come salvare i lavoratori del Pignone e allo stesso tempo faceva il dialogo interreligioso, costruendo luoghi di incontro per i Paesi con cultura e religione islamica. Noi dobbiamo investire su quello. Era colui che costruiva i colloqui per il Mediterraneo e lo faceva attingendo a piene mani dall'Enciclica «Mater et Magistra», in cui si diceva in maniera molto chiara che, anche nei piani economici più ambiziosi, la figura dell'uomo e della persona è centrale. Lui parlava del Mediterraneo come del lago di Tiberiade, proprio per dire che era un luogo (Il microfono si disattiva automaticamente) in cui bisogna gettare ponti. Ponti, signor Presidente del Consiglio, e non blocchi navali: quella è l'impostazione culturale differente che bisogna mettere in campo. (Applausi).

Siccome lei in maniera intelligente ha cambiato idea sull'Europa, sull'approccio all'Europa e su quella narrazione, io spero che potrà farlo anche sull'impostazione della nostra strategia per l'Africa e per il Mediterraneo, per investire su un nuovo approccio. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti del Liceo scientifico «Fortunato Bruno» e del Liceo classico «Giovanni Colosimo» di Corigliano-Rossano, in provincia di Cosenza, nonché i docenti e gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore «Giustino Fortunato» di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione sulle comunicazioni
del Presidente del Consiglio dei ministri
(ore 12,54)

TERZI DI SANT'AGATA (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TERZI DI SANT'AGATA (FdI). Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, rappresentanti del Governo, ieri alla Camera dei deputati l'onorevole Presidente del Consiglio ha parlato di dignità: più Italia in Europa in condizioni di pari dignità con gli Stati membri, come si conviene a una grande Nazione fondatrice.

Ecco, penso che il concetto di dignità, che riguarda i nostri rapporti internazionali, la posizione dell'Italia in Europa e dell'Italia nel mondo, debba aprire una riflessione anche sulla dignità all'interno del nostro Paese: la dignità fra di noi. Certo, io sono un parlamentare di recente nomina e vedo una grande passione, una grande motivazione e una profonda preparazione, nonostante la vulgata di una classe politica che tante volte non viene apprezzata per quello che deve essere. Ma parlo di dignità in tutti i sensi.

La dignità è anzitutto un architrave dell'articolo 11 della Costituzione italiana, che pone la dignità quale condizione per aderire a organizzazioni internazionali o sovranazionali; di conseguenza, è una condizione fondamentale della nostra appartenenza all'Unione europea.

Parlo anche di dignità in riferimento al ruolo del Presidente del Consiglio italiano andando a Bruxelles domani e dopodomani, per affermare gli interessi nazionali e per porsi in un percorso europeo di integrazione, di valori condivisi dalla società italiana da molti decenni, che sono essenzialmente valori frutto di una cultura politica conservatrice, liberale e cattolica, evidenziata dai grandi nomi di giganti come Gaetano Martino e Alcide De Gasperi.

Se questo è il senso di un ricordo e un richiamo alla dignità, questa dignità deve valere per i nostri rapporti con l'Ucraina, ma deve valere anche nella considerazione di quanto ho sentito dire.

Alcuni interventi addebitano all'azione di Governo e alle posizioni politiche del partito di maggioranza alcune cose avvenute durante la lotta contro la pandemia, che continua, purtroppo, ad affliggerci: cose che non sono certo degne di un Paese regolato dallo stato di diritto. Mi riferisco, ad esempio, a una norma emanata in grande fretta da un precedente Presidente del Consiglio, per impedire alla Corte dei conti indagini e sanzioni per l'utilizzo di certi materiali: banchi con rotelle, mascherine, gazebo con le primule, e cose di questo tipo. (Applausi).

È stata posta la censura legislativa contro un'azione della magistratura amministrativa, che doveva portare trasparenza nei confronti dell'opinione pubblica e doveva dimostrare a Bruxelles e a tutti i Paesi partner di che pasta è realmente fatto il Paese, di persone serie, oneste e che lavorano. Questo è il primo punto.

Il secondo punto sulla dignità deve riguardare - a mio avviso - i nostri rapporti con l'Ucraina. Qui si collega anche un altro tema sempre dei Governi precedenti.

Voglio guardare al futuro, ma accenniamo soltanto en passant: il rapporto con la Cina e con la Russia, il memorandum of understanding con la Cina, quando si giravano immagini sul web di un pubblico italiano osannante per forniture finte, per di più fatte a nostro pagamento, gabbando addirittura i malati che ricorrevano a quelle forniture. (Applausi).

Rispetto all'Ucraina, è stato chiesto qual è il nostro piano di pace, perché continuiamo a mandare armi, qual è il punto d'arrivo. Le armi sono state mandate quando gli ucraini dovevano difendersi. Adesso non devono più difendersi. Perché? Non si sa.

Segnalo - forse qualcuno dovrebbe ripassarlo; io ogni tanto ritorno sui testi di diritto internazionale - che l'Ucraina sta subendo atti genocidari.

I bombardamenti, l'eliminazione dell'energia elettrica dal Paese, il bombardamento delle risorse agricole, delle risorse alimentari, il bombardamento dei civili, la separazione dei bambini dalle loro famiglie, il trasferimento forzato di centinaia di migliaia di ucraini, di tatari dalla Crimea, dal Donbass e da altre Regioni sono tutti elementi che rientrano in un identikit. Ciascuno dei cinque punti della Convenzione delle Nazioni Unite contro il genocidio è ripreso in quello che sta facendo oggi la Federazione Russa in Ucraina.

E vorremmo finire, completamente alzare le mani, mantenere lo status quo, dire che questo deve avvenire? La guerra con l'Ucraina è una guerra contro l'Europa: lo vediamo con l'arma dell'energia, lo vediamo con l'arma alimentare e lo vediamo in altri contesti, con la propaganda e con quello che sta avvenendo ad ampio raggio. Volevo semplicemente fare questi collegamenti con il discorso della dignità, perché mi sembra fondamentale.

Il terzo punto, sempre sulla dignità, è il senso di giustizia alle vittime: dare la speranza a un popolo che deve essere risarcito, che potrà essere risarcito e che i responsabili di queste atrocità verranno perseguiti. La memoria della giustizia è lunga e a un certo punto arriva. Lo abbiamo visto in processi importantissimi di giurisdizione internazionale. Abbiamo visto una Corte penale internazionale che funziona e gli europei hanno mandato dei team di assistenza al procuratore generale della Corte penale internazionale. Abbiamo visto che c'è un'iniziativa, sostenuta da tutti i Parlamenti dell'Unione europea - ne sono stato io stesso testimone - per l'istituzione di un tribunale internazionale speciale. E vediamo anche che c'è un principio di giurisdizione universale che viene sempre più affermato dagli Stati membri.

Su questi temi io sono convinto - e lo sono anche avendo l'onore di portare la voce del Gruppo Fratelli d'Italia - che le opportunità del Presidente del Consiglio domani e dopodomani a Bruxelles saranno colte in pieno. Come ha detto alla Camera il presidente Meloni, l'arco del Mediterraneo allargato, l'arco dei Balcani, l'Ucraina, i rapporti transatlantici, i rapporti con la Russia, i rapporti con la Cina, le situazioni più problematiche sono tutti i temi nei quali ha avuto modo di esprimersi e di attrarre consensi e ammirazione - vorrei dirlo senza piaggeria - al G7, al G20, all'UE, a Tirana, negli incontri bilaterali e via dicendo. (Applausi).

Quindi piena fiducia nei confronti di questo lavoro straordinario, che afferma la dignità di un Paese che guarda avanti e vuole raccogliere per il gusto non solo di avere consenso, ma anche di fare cose difficili e far capire ai nostri partner che noi ci siamo per lavorare seriamente per lo sviluppo, la stabilità e l'affermazione dei diritti umani e dello Stato di diritto al di sopra di ogni altra cosa. (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Terzi di Sant'Agata, anche perché, forse per la sua esperienza, è l'unico che oggi ha rispettato esattamente i tempi assegnati.

Avverto che il ministro per gli affari europei, onorevole Fitto, ha accettato la proposta di risoluzione n. 1, presentata dai senatori Terzi di Sant'Agata, Centinaio, De Poli, Matera e Zanettin, e si è rimesso all'Aula sulle proposte di risoluzione n. 3, presentata dalla senatrice Malpezzi e da altri senatori, e n. 5, presentata dalla senatrice Paita e da altri senatori, in quest'ultimo caso previa riformulazione dei punti 5 e 6.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 1, presentata dai senatori Terzi di Sant'Agata, Centinaio, De Poli, Matera e Zanettin.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 3, presentata dalla senatrice Malpezzi e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

C'è stato qualche problema all'interno dell'opposizione.

PAITA (Az-IV-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAITA (Az-IV-RE). Signor Presidente, c'è stato un errore, probabilmente da parte nostra, di valutazione. Da quale Gruppo è stata presentata la seconda proposta di risoluzione che abbiamo votato?

PRESIDENTE. Come mi pare di aver ripetuto più volte, la proposta di risoluzione è stata presentata dalla senatrice Malpezzi e da altri senatori.

PAITA (Az-IV-RE). Signor Presidente, allora abbiamo sbagliato il nostro voto in quanto volevamo esprimere un voto favorevole.

PRESIDENTE. Il Resoconto stenografico riporterà la sua dichiarazione di aver commesso un errore nella votazione, specificando che la proposta di risoluzione non è stata approvata a seguito di un errore, altrimenti sarebbe stata approvata. Non posso ripetere la votazione. (Commenti).

Siccome siamo in uno spirito collaborativo, annulliamo la votazione (Applausi) e la ripetiamo. Spero, però, che questa volta mi ascoltiate.

Passiamo alla votazione della proposta di risoluzione n. 3, presentata dalla senatrice Malpezzi e da altri senatori.

ROMEO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROMEO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, nulla quaestio sul fatto che la proposta di risoluzione del PD possa essere approvata. Noi ci siamo astenuti.

Il problema è non inserire un precedente che poi possa essere utilizzato per qualsiasi tipo di votazione. Si vota un emendamento e poi però si chiede di quale emendamento si trattava e così via. No, signori. Siamo tutti grandi e vaccinati, così siete tutti contenti. Attenzione, però, che non sia poi un precedente.

PRESIDENTE. Senatore Romeo, è stato chiarissimo. Non può essere un precedente, perché in questo caso un intero Gruppo ha sbagliato e comunque la valutazione, di volta in volta, sarà fatta dal Presidente. Credo comunque che il suo avvertimento sia utile affinché questo non costituisca un precedente stabile.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 3, presentata dalla senatrice Malpezzi e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Tutti possiamo sbagliare. Questa è la morale.

Senatrice Paita, accetta la richiesta di riformulazione della proposta di risoluzione n. 5, cancellando da essa i punti 5 e 6? Si tratta di punti che, per la verità, sono estranei alla materia. Non l'abbiamo dichiarato pensando che - come avvenuto alla Camera - non venissero confermati. Siete liberi però di confermare e, a quel punto, di farmi chiedere all'Assemblea se si accetta il voto per parti separate.

PAITA (Az-IV-RE). Signor Presidente, noi apprezziamo quello che lei ha appena detto, ma confermiamo di non voler espungere i due punti citati e le chiediamo, come ho anticipato in premessa, il voto per parti separate.

PRESIDENTE. Dipende non da me, ma dall'Assemblea.

Metto ai voti la richiesta di votazione per parti separate della proposta di risoluzione n. 5, presentata dalla senatrice Paita e da altri senatori.

È approvata.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 5, presentata dalla senatrice Paita e da altri senatori, con l'eccezione dei punti 5 e 6 del dispositivo.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dei punti 5 e 6 del dispositivo della proposta di risoluzione n. 5, presentata dalla senatrice Paita e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano precluse le proposte di risoluzione nn. 2 e 4.

Sui lavori del Senato

ROMEO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROMEO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, dopo una rapida consultazione con alcuni Capigruppo, soprattutto delle forze di minoranza, chiediamo se sia possibile fare un'ora di sospensione e riprendere alle ore 14 con la discussione generale sul decreto-legge di riordino dei Ministeri. Noi come maggioranza pensiamo che non ci siano problemi da questo punto di vista.

PRESIDENTE. Senatore Romeo, la interrompo. Non posso accogliere la sua richiesta, perché alle ore 14 si riunisce la Commissione bilancio. Semmai, la sospensione la faremo a quell'ora. Andiamo avanti adesso con i lavori fino alle ore 14.

ROMEO (LSP-PSd'Az). Io ho tenuto conto di alcune richieste da parte della minoranza.

PRESIDENTE. Andiamo avanti fino alle ore 14.

MALPEZZI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALPEZZI (PD-IDP). Signor Presidente, fermo restando che abbiamo dato la disponibilità ad accogliere le richieste che vengono fatte e che quindi andare avanti o sospendere per noi è indifferente, c'è una richiesta legittima da parte di alcuni Gruppi di una breve sospensione.

PRESIDENTE. Per quale motivo?

MALPEZZI (PD-IDP). Hanno bisogno di una pausa. Ripeto: non è il Gruppo del Partito Democratico a chiederla.

PRESIDENTE. Proseguiamo fino alle ore 14.

MALPEZZI (PD-IDP). Presidente, ma questo non aiuta.

PRESIDENTE. E' stata chiesta una sospensione non perché c'è una riunione o per un'altra esigenza, ma per un motivo logistico. Mi lasci finire, senatrice Malpezzi: sui motivi logistici non c'è necessità di aderire ad essa. Se si doveva riunire un Gruppo, allora era diverso. Lei deve riunire il Gruppo? Sta parlando per sé?

MALPEZZI (PD-IDP). No, Presidente, ma noi avevamo informazioni che la Commissione bilancio sarebbe stata sconvocata.

PRESIDENTE. Un'informazione sbagliata. Proseguiamo i nostri lavori.

Discussione e approvazione del disegno di legge:

(393) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 13,13)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 393, già approvato dalla Camera dei deputati.

La relatrice, senatrice Spinelli, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare la relatrice. (Brusio).

Presidenza del vice presidente GASPARRI (ore 13,14)

Colleghi, consentite alla relatrice Spinelli di svolgere la sua relazione, proseguendo le vostre conversazioni in altro luogo.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, innanzitutto chiedo l'autorizzazione a consegnare il testo scritto della relazione affinché sia allegato al Resoconto della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza la autorizza in tal senso.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, onorevoli senatori, siamo qui oggi chiamati alla conversione in legge del decreto-legge n. 173 dell'11 novembre 2022, che ha come oggetto il riordino delle attribuzioni dei Ministeri. Il quadro normativo nel quale ci muoviamo parte dall'articolo 95, terzo comma, della Costituzione, che riserva a una legge l'ordinamento della Presidenza del Consiglio, la determinazione del numero, le attribuzioni e l'organizzazione dei Ministeri. Questa riserva di legge è stata attuata con la legge n. 400 del 1988 e il decreto legislativo, modificato, n. 303 del 1999, adottato in base alla delega contenuta nella cosiddetta legge Bassanini. In questo quadro giuridico, ogni Governo legittimamente si muove per operare le sue modifiche.

Il testo che oggi analizziamo è stato già approvato alla Camera e si compone di 21 articoli. All'interno della relazione dettagliata, che è stata distribuita, sono indicate tutte le modifiche apportate. Mi limito a condividere con voi tutti, signor Presidente, onorevoli colleghi, le modifiche rispetto all'enumerazione dei Ministeri, che ritengo siano gli aspetti essenziali.

Abbiamo introdotto, come Governo, il Ministero delle imprese e del made in Italy al posto del Ministero dello sviluppo economico; il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste al posto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali; il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica al posto del Ministero della transizione ecologica; il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti al posto del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili; il Ministero dell'istruzione e del merito in luogo del Ministero dell'istruzione.

Parto da qui per chiarire in maniera molto semplice che le modifiche apportate sono il frutto di scelte mirate che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni insieme al suo Esecutivo hanno fatto per onorare gli impegni presi con gli italiani. Con queste modifiche abbiamo inserito delle espressioni importanti: made in Italy, sovranità alimentare, sicurezza energetica, infrastrutture e trasporto, istruzione e merito.

Il Governo Meloni, legittimato dal voto popolare del 25 settembre, ha siglato un patto di responsabilità con l'Italia e con gli italiani. In questo patto è indicata la strada di tutte le politiche che metteremo in campo con le strategie e la valorizzazione di progetti a tutela, protezione e promozione del made in Italy nel mondo; i rafforzativi per la collocazione delle nostre imprese nei mercati esteri e quindi tutte le politiche strategiche che ci consentiranno di creare dei posti di lavoro, che è la vera ossessione di questo Governo.

In questo quadro così chiaro ci sono gli obiettivi che, con forza, determinazione e impegno, il Governo si impegnerà a rispettare e a portare a termine nell'obiettivo temporale del mandato, come dice il nostro presidente Giorgia Meloni. Quindi responsabilità e determinazione sono le linee guida. In Commissione affari costituzionali, insieme al presidente Alberto Balboni a tutti i colleghi, abbiamo già approfondito anche l'analisi degli emendamenti.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritta a parlare la senatrice Aurora Floridia. Ne ha facoltà.

FLORIDIA Aurora (Misto-AVS). Signor Presidente, vorrei iniziare questo mio breve intervento sottolineando che la lingua non è mai innocente. Ciò che non viene nominato non esiste: è da qui che nasce l'esigenza che l'essere umano ha di dare nome a tutto ciò che vive e sperimenta e, soprattutto, di rendere con le parole nuovi fenomeni, cambiamenti, invenzioni. Quindi cambiare il nome ai Ministeri significa dare un preciso indirizzo ideologico.

Al di là delle questioni sottese, che altri hanno già ben evidenziato e su cui non mi soffermo, quali il generale riassetto finalizzato agli uffici di collaborazione dei Ministri, ciò che mi preme evidenziare oggi sono le parole che mancano, quelle che avete scelto di cancellare. Mi riferisco, naturalmente, alla transazione ecologica, prima di tutto, ma penso anche alla mobilità. Questo Governo si sta dimostrando indietro rispetto alla realtà, laddove le nostre imprese sono proiettate avanti e attendono risposte che temo non arriveranno.

Dietro queste norme, seppur ordinamentali, che accompagnano le nuove denominazioni, si intuisce immediatamente il profilo del nuovo Governo, che impatta negativamente sui temi ambientali, con un pericoloso ritorno al passato. A dimostrazione di questo salto indietro, per esempio, vi è il parere espresso ieri dalla 8ª Commissione, della quale faccio parte, che indica la necessità di spostare le funzioni statali in materia di fauna selvatica, la caccia, per capirci, dal Ministero dell'ambiente al Ministero dell'agricoltura.

È solo un'indicazione, certo, eppure indica chiaramente la direzione, confermata dall'emendamento alla manovra presentato da un deputato di Fratelli d'Italia, che consente la caccia nelle aree naturali protette. Allora io mi chiedo: ma dove vogliamo andare?

È di pochi mesi fa l'inserimento in Costituzione della tutela ambientale. È non un capriccio preoccuparsi del futuro del nostro pianeta, bensì una assoluta e impellente necessità. Il Ministero della transizione ecologica diventa Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica. Aver cancellato l'espressione transizione ecologica oggettivamente è un dato di arretramento.

Non a caso, in tutta Europa e in tutti i Paesi governati da forze più progressiste, da forze di altro segno, nessuno mette in discussione il fatto che quei Ministeri si chiamino Ministeri della transizione ecologica. Questo perché è del tutto evidente, anche a seguito delle numerose direttive europee approvate sul punto, che l'obiettivo che dobbiamo mettere in campo nei prossimi anni è assicurare una corretta transizione energetica ed ecologica.

Il fatto di pensare che l'obiettivo sia unicamente quello della sicurezza energetica è un errore. Infatti, la Commissione europea, ma anche le linee guida per l'elaborazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza, hanno marcato, in maniera molto chiara, l'estrema necessità e urgenza di ridurre drasticamente le emissioni di gas climalteranti da subito, facendo leva su un forte dispiegamento di energie rinnovabili diffuse sul territorio, sulla mobilità sostenibile, intelligente ed eco-compatibile.

Per questo, riteniamo che la sicurezza energetica non possa essere conseguita se non in un costante processo di transizione energetica, che debba garantire, da una parte, l'indipendenza del Paese e, dall'altra, il perseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione.

Ancora, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibile è diventato Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Qui sparisce, senza colpo ferire, la mobilità sostenibile e si abbandona un settore strategico e importante nel nostro Paese.

Questa scelta nominalistica evidenzia una strategia sbagliata, che metterà in grave difficoltà l'industria di questo Paese, perché, attraverso la ricerca e la produzione di sistemi legati alla mobilità sostenibile, si fa innovazione, si diventa competitivi sul mercato internazionale, oltre che competenti, cosa ovviamente assolutamente auspicabile. Quindi, sottovalutare questo elemento, al di là della mera sostituzione di una parola, sottintende una visione conservatrice, in contrasto con gli interessi del nostro Paese.

Un ultimo accenno faccio al Ministro dell'istruzione che cambia il suo nome in Ministro dell'istruzione e del merito. Non ripeterò le considerazioni espresse già da più parti. Vorrei soltanto aggiungere che il vero motore di un'istruzione giusta sono l'inclusione e le pari opportunità. Questi due elementi devono essere al centro delle nostre politiche sulla pubblica istruzione. Per questo, noi abbiamo sostenuto l'idea della modifica della titolazione del Dicastero in Ministero dell'istruzione, dell'uguaglianza e dell'inclusione.

Il mio giudizio, quindi, sul provvedimento non può che essere negativo.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Licheri Sabrina. Ne ha facoltà.

LICHERI Sabrina (M5S). Signor Presidente, colleghi senatori, questo è il mio primo intervento in Aula, sia pure praticamente quasi deserta. È comunque con grande emozione che prendo la parola su un decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri, un tema che non immaginavamo potesse diventare oggetto di particolari dibattiti. Invece ne discutiamo, proponiamo emendamenti e ordini del giorno, perché ciò che si scrive sulle targhe delle porte dei Ministeri è importante. Ne dibattiamo perché voi quelle targhe alle porte, prima ancora di esaminare importanti dossier suoi tavoli, le avete utilizzate come vere e proprie bandiere identitarie.

La lingua crea, le parole creano concetti e le parole assenti creano vuoti. Le denominazioni dei Ministeri definiscono priorità, indirizzi politici, obiettivi. Il problema sono non tanto le parole che avete scelto per dare la vostra impronta ai Ministeri, ma quelle che avete accuratamente scelto di non utilizzare più, di eliminare dalle denominazioni che avete trovato. (Applausi). Sono queste assenze a dirci di più delle vostre priorità e di ciò che evidentemente non lo sarà. Tra le parole assenti, «transizione ecologica» è il caso più emblematico, non tanto e non solo perché il MoVimento 5 Stelle ha la transizione ecologica e la tutela ambientale tra i valori fondanti - certamente anche per questo - ma soprattutto e più semplicemente perché la transizione ecologica è la vera sfida del nostro tempo, la più importante. E dovrebbe essere al centro dell'agenda di qualsiasi Governo; dovrebbe essere scritta a caratteri cubitali nella targa in ottone del Ministero per rassicurare i cittadini italiani, in particolare i più giovani, per i quali il clima e l'ambiente sono la prima preoccupazione, per i quali sarebbe confortante sapere che il Governo del loro Paese considera la transizione ecologica una priorità. «Transizione ecologica» dovrebbe essere scritta a caratteri cubitali, perché quasi un terzo del PNRR, il 31 per cento, è allocato su una missione che si chiama «Rivoluzione verde e transizione ecologica», mentre il Ministero competente si chiama «della sicurezza energetica».

Ambiente e transizione ecologica non sono sinonimi: sono due approcci diversi allo stesso fenomeno. Parlare di ambiente senza parlare di transizione ecologica significa privilegiare un approccio di difesa, di preservazione, ma non è più il tempo in cui essere passivi sui temi ambientali. È necessario un approccio attivo, di cambiamento, di transizione ecologica.

La mobilità sostenibile è l'altra grande assenza. Tornare alla denominazione di Ministero delle infrastrutture e dei trasporti significa ancora privilegiare un approccio passivo e statico, ma in un'ottica di vero, urgente e necessario cambiamento. È sugli stili di mobilità che si deve agire. Il messaggio di questo Governo è che sono prioritari i ponti e i tunnel, non la sostenibilità dei mezzi che li percorrono. Sono gli stili di mobilità sostenibile che determinano la sostenibilità e l'innovatività delle infrastrutture e dei sistemi di trasporto. Anche qui, la denominazione del Ministero lancia un messaggio sbagliato e datato.

In breve, se tutti i Governi occidentali, anche gli Stati Uniti dopo Trump, si muovono nel solco di un'agenda definita dai Millennium goals delle Nazioni Unite, adeguando le proprie priorità a quelle del pianeta, voi cominciate con il tagliare tali priorità dalla denominazione dei Ministeri. Non ci sembra un buon inizio. (Applausi).

Anche la digitalizzazione sembra essere diventata non più necessaria, se è vero che non prevedete più una delega ministeriale alla transizione digitale, demandando il tema a un'Autorità della digitalizzazione. Eppure, non siamo esattamente ai primi posti su questo fronte; tanto che il PNRR prevede pesanti investimenti, il 21 per cento del Piano, e non a caso, visto che il report DAISY ci colloca praticamente al ventiquattresimo posto tra i Paesi membri dell'Unione europea nell'indice di digitalizzazione dell'economia e della società. Ora, nell'edizione del 2021, invece, l'Italia si colloca nel complesso degli indicatori al ventesimo posto: un progresso al quale ha contribuito in misura determinante il lavoro prezioso del Ministero della digitalizzazione. Perché buttare via il grande lavoro fatto fino adesso?

Nel caso, invece, del Ministero dell'istruzione e del merito, la parola l'avete aggiunta. Intendiamoci: noi siamo favorevoli a valorizzare il merito - e ci mancherebbe - ma farne una bandierina come avete fatto voi è una scelta ideologica. È totalmente sbilanciata verso la competizione, dimenticando che la vera missione della scuola pubblica italiana è la valorizzazione delle differenze e la rimozione delle disuguaglianze. (Applausi).

Solo in questo modo tutti, senza distinzione, possono ricevere dalla scuola gli strumenti per realizzarsi veramente nella loro vita. (Applausi). Se sentivate l'esigenza di aggiungere una parola, l'avremmo volentieri suggerita noi: «inclusione». (Applausi). Ma se queste osservazioni sulle denominazioni dei Ministeri ci preoccupano per ciò che con il vostro Governo potrebbe sparire, o comunque verrebbe ridimensionato nell'agenda ecologica del nostro Paese, o sulla missione che vorrete far avere alla scuola pubblica, altri aspetti del testo al nostro esame ci preoccupano, per gli effetti che produrranno direttamente, se il provvedimento sarà adottato in questa forma. A preoccuparci sono la riduzione della trasparenza e i rischi di potenziali conflitti di interesse.

La riduzione della trasparenza è legata alla norma sul Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE). L'articolo 11 del decreto-legge, nello specifico, elimina inspiegabilmente l'obbligo di pubblicazione delle delibere del CITE nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. È soltanto grazie alla pezza messa nel passaggio alla Camera dei deputati che si è quantomeno previsto l'obbligo di pubblicare le deliberazioni del CITE sul sito web del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica. È ovvio però che si tratta, appunto, di una pezza. Obbligare i cittadini e gli operatori a cercare le delibere del CITE nei meandri di un sito web, piuttosto che nella Gazzetta Ufficiale, la sede deputata per la pubblicità di leggi e atti, è oggettivamente una riduzione della trasparenza, che consideriamo inspiegabile e inaccettabile. La trasparenza è il primo presidio di un'efficace politica in materia di anticorruzione. La normativa italiana in tema di anticorruzione, tra le più avanzate in Europa, ha nella trasparenza uno dei suoi pilastri, a maggior ragione in un Paese che si trova al quarantaduesimo posto al mondo per corruzione percepita. Ogni spazio di trasparenza deve essere garantito e assicurato, ma il decreto in esame va in direzione contraria.

I rischi di potenziali conflitti di interessi sono invece nell'articolo 12 del decreto-legge, che disciplina gli interventi in capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri in materia di politiche del mare e l'istituzione del Comitato interministeriale per le politiche del mare (Cipom).

Precisamente, l'articolo 12 disciplina gli indirizzi strategici per le politiche del mare e l'istituzione del Comitato interministeriale per le politiche del mare. Il comma 3 dell'articolo 12 stabilisce che il Cipom provvede all'elaborazione e all'approvazione del piano del mare, con cadenza triennale. Il piano del mare contiene, tra le altre cose, anche gli indirizzi strategici in materia di valorizzazione del demanio marittimo, con particolare riferimento alle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative.

Tra i Ministri che compongono il Comitato figura anche il Ministro del turismo. Sappiamo che la Ministra ha provveduto alla vendita delle quote dello stabilimento balneare che aveva in gestione, ma perché non superare in maniera definitiva ogni dubbio su un possibile conflitto di interessi, eliminando, così come proposto dal piano del mare, i riferimenti alla valorizzazione delle concessioni demaniali marittime per le finalità turistico-ricreative? Questo eviterebbe di generare ambiguità e limiterebbe gli effetti di un possibile conflitto di interessi, senza pregiudicare il ruolo del Ministro e la sua partecipazione al Comitato, in qualità di Ministro del turismo, in ragione della evidente competenza per materia sugli altri indirizzi strategici.

Concludendo, signor Presidente, abbiamo presentato emendamenti puntuali e pertinenti, senza intenzioni ostruzionistiche, col sincero intendimento di migliorare il testo, eppure non sono stati accolti. Siete la maggioranza, ci mancherebbe, e avete la forza dei numeri. Ebbene, lucidate le vostre targhe ministeriali con le nuove parole d'ordine identitarie di «merito», «sicurezza» e «sovranità», ma per favore non riportate indietro l'Italia nell'impegno per una vera transizione ecologica e digitale. È un impegno che dobbiamo alle prossime generazioni, destinatarie degli investimenti che stiamo affrontando con il PNRR: si parla, non a caso, di Next generation EU. «Non c'è ecologista più convinto di un conservatore»: sono parole pronunciate dalla presidente Giorgia Meloni alla Camera dei deputati, per il voto di fiducia, lo scorso 25 ottobre. Per quanto abbiamo visto e letto, sinceramente, non ne siamo affatto convinti: ci piacerebbe davvero essere smentiti. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rando. Ne ha facoltà.

RANDO (PD-IDP). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, credo di incontrare la vostra approvazione se dico che stiamo affrontando una discussione su un provvedimento che oggettivamente non cambierà le sorti del nostro Paese.

Eppure, sia noi che voi sappiamo benissimo che la scelta di cambiare la denominazione del Ministero dell'istruzione porta con sé quantomeno un forte valore simbolico su come si vuole guardare al mondo dell'istruzione. Questa è l'unica ragione per la quale siamo qui oggi a confrontarci.

Mi pare evidente che su questo le nostre posizioni si dividono fortemente perché su questi aspetti viene fuori il modo diverso di leggere la società e definire e declinare al suo interno il concetto di merito. Aggiungere la parola merito a quello che fu il Ministero della pubblica istruzione rischia di portarsi dietro l'erronea convinzione che la funzione della scuola abbia come unica finalità premiare i meritevoli. Questo può sembrare all'apparenza un concetto giusto, ma nasconde la lettura di una società nella quale l'istruzione, invece di essere strumento di uguaglianza, equità e giustizia sociale, diviene uno strumento per premiare solo coloro i quali possono essere definiti meritevoli.

Credo che qui si commette il primo grande errore: confondere il merito con le competenze. I due concetti possono sembrare identici, avendo essi degli evidenti punti di contatto, tuttavia è difficile parlare di merito senza prendere in considerazione aspetti che nulla hanno a che vedere con le competenze dei singoli. Dove nasci, in quale contesto cresci e da quale famiglia provieni sono tutte cose che non si scelgono. È del tutto evidente che di fronte alla disparità di condizioni di partenza che possono esserci tra un bambino nato in un quartiere difficile e da una famiglia che non ha gli strumenti economici e culturali e un bambino più fortunato, nato e cresciuto in un quartiere meno complicato e da una famiglia che lo ha messo in condizione di avere maggiori strumenti per la propria formazione, il risultato che rischia di prodursi è che il primo, a differenza del secondo, rischierà di non rientrare tra i meritevoli.

Ecco perché penso che la migliore risposta alla vostra scelta sia nelle parole del docente e scrittore Enrico Galiano: la scuola non è un posto dove si premiano i migliori, è quello dove si va a tirare fuori il meglio da ciascuno. Costruire un sistema nel quale l'istruzione smette di essere un diritto per tutti e diventa un premio per pochi significa ampliare le disuguaglianze. Discutere di merito senza prendere in considerazione le diverse condizioni di partenza non fa altro che consolidare la disparità di mezzi, risorse e opportunità tra ogni singolo cittadino.

Attenzione, non vorrei che qualcuno pensasse che qui ci siano dei fautori dell'egualitarismo: chi ha competenze e capacità è giusto che si veda riconoscere i propri meriti. Qui la questione centrale è un'altra e si sintetizza in un concetto molto semplice, secondo il quale il merito, senza parità di condizione, si riduce in privilegio. Lo avevano capito i nostri Padri costituenti che, con profonda lungimiranza, hanno previsto, all'articolo 3, comma 2, della Costituzione, che tra i compiti della Repubblica vi sia quello di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

Lo voglio dire con sincerità. Non credo che dietro questa scelta vi sia la volontà di alimentare disuguaglianze, disparità e privilegi (almeno spero), ma mi preoccupa che non vi sia la consapevolezza che è esattamente ciò che può accadere se intendete guidare non solo un Ministero così importante, ma anche il Paese con questo approccio. Mi piacerebbe che questa discussione fosse in grado di produrre anche un sussulto e una presa di coscienza. Se anche voi, come noi, credete che la funzione della scuola sia quella di investire sugli ultimi e anche su chi è indietro nel processo di apprendimento, spesso anche a causa delle svantaggiate condizioni di partenza, allora fermatevi perché stiamo dando al Paese un messaggio completamente sbagliato. La scuola non può guardare solo i talenti, ma deve avere la funzione di formare cittadini responsabili ed essere nutrimento di cultura e futuro per tutti, nessuno escluso.

Sono convinta che la pensassero così anche i nostri Padri costituenti. Riprendo le parole di don Milani, che sintetizza bene il pensiero: se mandate i poveri via dalla scuola non è più scuola, è un ospedale che cura i sani e manda via i malati, diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile.

Signor Presidente, vorrei che questo non accadesse e per questo anticipo che voteremo convintamente contro. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Magni. Ne ha facoltà.

MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, già altri colleghi hanno preso la parola, quindi io mi limiterò a intervenire sulla modifica della denominazione del Ministero dell'istruzione in Ministero dell'istruzione e del merito. Noi abbiamo presentato un emendamento che propone di sostituire le parole: «del merito» con le parole: «dell'uguaglianza e dell'inclusione».

Il ragionamento è molto semplice, nel senso che con questa dicitura voi comunicate un'impostazione ideologica e - capisco che può essere forte - classista. Questo è il dato fondamentale, perché riconoscete che la scuola è l'unico strumento che potrebbe individuare il merito e l'ascensione sociale, anzi voi stabilite una gerarchia sociale attraverso questo dato. Come già diceva la senatrice intervenuta prima di me, mi chiedo come si possano mettere sullo stesso piano situazioni diverse. Penso a chi vive in un quartiere periferico o, ai tempi della didattica a distanza (DAD) durante la pandemia, alle famiglie che non avevano un computer o la stessa istruzione: se la condizione di partenza non è la stessa, come si fa a stabilire qual è il merito? Come si possono definire queste cose? È davvero inconcepibile: noi siamo di fronte al fatto che le disuguaglianze sociali stanno aumentando e pensiamo di definire il concetto del merito senza affrontare il problema dell'uguaglianza, mettendo tutti nelle condizioni di andare in questa direzione.

Io ho una certa età e la vera ascensione sociale, il vero aumento delle competenze e del merito è avvenuto negli anni Sessanta e Settanta quando, grazie al movimento studentesco e ai grandi movimenti che sono avvenuti, è stata modificata una concezione classista - lo ripeto per la seconda volta - che era presente dentro la scuola. Questo è il dato fondamentale, quindi bisogna tenerlo presente. Bisogna ridurre le disuguaglianze e mettere tutti nelle condizioni di avere la possibilità di arrivare al sapere per poter poi esprimere una concezione di merito e di consapevolezza. Per questo il termine usato nella denominazione del Ministero è sbagliato, anzi è inaccettabile.

Vi è poi il terreno dell'inclusione, cioè dell'uguaglianza e dell'inclusione sociale. Ci sono le periferie, ci sono molti giovani, in particolare quelli immigrati ma non solo, che non lavorano né studiano. Mi chiedo se pensiamo di dare un giudizio sul merito o di favorire la partecipazione, quindi affrontando questi temi cercando di capire i problemi e di dare la possibilità di realizzare un'ascensione sociale. In questi anni continua e, secondo me, si sancisce il blocco dell'ascensione sociale; bisognerebbe quindi cercare di rimuovere gli ostacoli che impediscono a tutti di essere alla pari in questa direzione.

Per questa ragione, concludo il mio intervento ricordando quanto diceva don Milani, cioè che se la scuola non è inclusiva non è scuola e quindi, come già diceva qualcuno prima lui, è come dire che un ospedale cura i sani e respinge i malati. Vi invito pertanto a cambiare la vostra opinione e comunque, per questi motivi, preannuncio che il nostro voto sul provvedimento in esame sarà contrario. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Silvestro. Ne ha facoltà.

SILVESTRO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, onorevoli senatori, il decreto-legge al nostro esame rappresenta la messa a punto della macchina con la quale il Governo Meloni va a cambiare il Paese. Pertanto, questo Governo, proprio come hanno fatto i precedenti, si accinge a cambiare l'assetto dei Ministeri per renderlo più funzionale alla realizzazione del proprio programma.

Il ridisegno ministeriale attuale è quindi funzionale alla realizzazione delle misure programmatiche ed è volto ad affrontare le tante e nuove sfide che ci pone questo delicato momento di crisi economica e internazionale.

Alle sfide di una globalizzazione che segna il passo, alle sfide di un nuovo ordine mondiale dobbiamo rispondere con strutture ministeriali pronte e operative. È il disegno di questo decreto-legge per i vari Ministeri, che non solo cambiano nome; in alcuni casi cambiano anche modello organizzativo per creare strutture in grado di dare risposte alle tante questioni che dobbiamo affrontare e alle quali le strutture ministeriali burocratiche e le articolazioni dello Stato sono chiamate, diventando più funzionali all'indirizzo politico.

La riorganizzazione parte ora; anzi, è già partita dal 12 novembre, trattandosi di un decreto-legge. I Ministri che hanno voluto una diversa definizione dei propri Dicasteri, coerenti con la storia del centrodestra, hanno già iniziato il proprio lavoro, dopo aver presentato le proprie dichiarazioni programmatiche alle competenti Commissioni delle Camere.

L'obiettivo è quello di un'intera legislatura, posto che, finalmente, al Governo del Paese c'è una vasta coalizione di maggioranza di centrodestra, eletta dai cittadini.

Di cose da fare ce ne sono molte; gli obiettivi programmatici sono chiari e le nuove strutture ministeriali possono aiutare a realizzare gli obiettivi di maggioranza, anche quelli più ambiziosi.

I nuovi Ministeri, quindi, applicheranno un programma di crescita e sostegno delle imprese, soprattutto del made in Italy, di promozione dei prodotti italiani, di riforma e semplificazione fiscale, di incentivazione della produzione e delle energie rinnovabili.

A questo è funzionale il decreto-legge che oggi vede il favore dei senatori del Gruppo Forza Italia, che ha peraltro già iniziato un proficuo confronto con tutti i Ministri del Governo Meloni. Io, ad esempio, ho già avuto modo di confrontarmi con il Ministro della sovranità alimentare Lollobrigida, e l'ho trovato non solo attento, ma propositivo e pronto a risolvere le problematiche legate ai prodotti di eccellenza della mia Campania.

La sovranità alimentare non è solo nel nome del Dicastero, ma sta nei fatti e nella concretezza delle azioni a difesa dei nostri prodotti alimentari di eccellenza. Allo stesso modo, il nostro ministro dell'ambiente Pichetto Fratin rappresenta una nuova filosofia e un nuovo impatto di politiche volte ad affrontare il tema della sicurezza energetica, che non può essere disgiunto da quello della conservazione ambientale.

In questo decreto-legge ci sono quindi una serie di aggiustamenti nella riorganizzazione ministeriale che apprezziamo. Altrettanto positivamente valutiamo il maggior coordinamento tra i Ministeri attraverso la creazione dei diversi comitati interministeriali messi in campo. Sono strutture che non appesantiscono, ma servono a snellire l'azione amministrativa, quella che conosciamo con il brutto termine di burocrazia.

Concludo il mio intervento augurando buon lavoro ai nuovi Ministri e a tutta la compagine di Governo nei nuovi Ministeri, con le rinnovate strutture, con l'apprezzamento della maggioranza del Parlamento e del Gruppo Forza Italia, di cui faccio parte. (Applausi).

PRESIDENTE. Colleghi, vi ricordo che alle ore 14 dovremo sospendere i lavori che riprenderanno all'esito dell'esame della Commissione bilancio, come ci comunicano gli Uffici, per poi concludere la discussione generale e passare all'esame degli emendamenti.

È iscritta a parlare la senatrice Bizzotto. Ne ha facoltà.

BIZZOTTO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, dietro alle denominazioni dei Ministeri c'è un cambio di rotta di questo Governo; c'è molto di più che poche parole.

Noi siamo sempre stati dalla parte delle imprese; vogliamo difendere il made in Italy, vogliamo difendere i nostri agricoltori.

Per certa sinistra e anche per i 5 Stelle i piccoli commercianti, i nostri artigiani sono degli evasori; per noi sono veri e propri eroi, a dispetto del caro bollette, degli anni difficili del Covid e delle tasse troppo alte.

Bello è stato il segnale che comunque questo Governo, pur in un momento di difficoltà, ha voluto dare diminuendo il cuneo fiscale e dando aiuti importanti per il caro bollette.

Questi nostri eroi - gli artigiani, i commercianti, gli agricoltori - devono ogni giorno affrontare una burocrazia italiana e un'euroburocrazia asfissianti.

E su questo - già i Ministri sono intervenuti e lo hanno detto chiaramente, noi della Lega lo diciamo da anni - bisogna fare di più, per togliere quei balzelli economici e normativi che mettono in difficoltà le nostre imprese.

Dicevo poi (arrivando dal Parlamento europeo, ne ho avuto prova giornaliera) che per certa sinistra gli agricoltori sono degli inquinatori, mentre per noi proprio gli agricoltori e gli allevatori sono i primi difensori dell'ambiente. Troppe volte mi sono trovata, anche nelle aule del Parlamento europeo, a spiegare che non riuscirei a pensare al mio Paese, alla mia Regione, all'Italia, senza allevatori e senza agricoltori. Pensiamo un attimo a come potrebbero essere il nostro paesaggio e le nostre montagne se non fossero difesi, tutelati e curati da loro, che hanno dovuto affrontare anche il periodo del Covid, con grosse difficoltà. Mentre noi eravamo chiusi in casa, loro, per nostra fortuna, hanno lavorato; abbiamo sempre trovato gli scaffali pieni. Proprio per questo dovremmo essere consapevoli dell'importanza di questo settore.

Invece una certa sinistra vuole chiudere le stalle, perché inquinano. Noi vogliamo aiutarle, perché senza agricoltura non c'è futuro; dobbiamo esserne tutti consci. Senza l'agricoltura questo Paese, i nostri paesi, i nostri Comuni, che fanno dell'identità di tanti prodotti locali un valore aggiunto, morirebbero. Noi vogliamo che il Governo italiano vada a difendere l'interesse degli agricoltori in Europa. Ho visto in questi anni, salvo rare eccezioni (sto parlando soprattutto del settore agricolo), tanti comunicati, fatti anche da parlamentari italiani. Ma, al di là di tanti comunicati, ho visto poco coraggio (escludendo l'ex ministro Centinaio). Oltre a tante belle parole, bisogna assolutamente avere coraggio e spiegare all'Europa che per noi il settore dell'agroalimentare è fondamentale.

Quando ho letto che il nuovo Ministero si sarebbe chiamato Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, ho pensato che si stava cambiando registro. Finalmente stiamo dando un segnale forte, prima di tutto ai nostri agricoltori e ai nostri allevatori, ma poi anche all'Europa. Il settore dell'agroalimentare vale 575 miliardi, secondo i dati del 2021 (forse poche persone lo sanno); esso rappresenta un quarto del PIL nazionale e vede impegnati 4 milioni di lavoratori, 740.000 aziende agricole, 70.000 industrie agroalimentari, 330.000 realtà della ristorazione, 230.000 punti vendita al dettaglio. Quindi quasi un milione e mezzo di imprese ruotano attorno al settore dell'agroalimentare. Ecco perché non mancherò di ribadire in queste Aule, e anche fuori di queste Aule, insieme alle tante associazioni di categoria, che nei prossimi mesi dobbiamo lottare in Europa per difendere il nostro agroalimentare. Ci sono tante battaglie da fare. Più volte è stato citato il problema del cibo sintetico e, secondo me, qualcuno lo sta ancora sottovalutando, perché l'Europa sta finanziando il cibo sintetico da anni. L'Europa monitora la situazione (risposta a una mia interrogazione) e invece sappiamo bene che l'Europa vuole andare in quella direzione, una certa Europa, quella che non piace a noi e che spero non piaccia neanche alla sinistra italiana. Cibo sintetico significa cambiare totalmente prospettiva, significa chiudere le stalle e aprire i laboratori; significa soprattutto chiudere milioni di imprese; e questo non possiamo assolutamente permetterlo.

Poi c'è il tema del nutri-score, che fortunatamente continua a essere rinviato dalla Commissione europea, anche grazie al lavoro della Lega al Parlamento europeo.

Le prime iniziative e le prime interrogazioni sono di dieci anni fa, quando già si parlava di etichettatura a bollino. Abbiamo forse sottovalutato il problema. Ora è sospeso, ma è lì che vogliono andare perché certe lobby non vogliono informare i consumatori e spiegare cosa fa bene e cosa fa male, ma influenzarli. Sapete bene che per il Nutri-score il parmigiano reggiano e l'olio d'oliva sono un problema, fanno male, mentre qualche prodotto sintetico, secondo loro, sarebbe salutistico.

Capite bene che noi non possiamo nemmeno immaginare un'Europa che vada in questa direzione. Questa è l'Europa che non piace a noi, ma credetemi, noi della Lega che siamo vicini ad agricoltori, allevatori e cittadini, possiamo dire che non piace nemmeno a loro.

Dobbiamo lottare altresì contro l'italian sounding. L'affare collegato a tale fenomeno è pari a 100 miliardi l'anno. Dobbiamo in pratica cambiare l'approccio che l'Europa ha rispetto all'agroalimentare e all'agricoltura italiana. I prossimi mesi saranno fondamentali perché si rivedrà il regolamento sui pesticidi, ci sarà un nuovo regolamento sui prodotti DOP e IGP. Sarà altresì valutata - spero in maniera definitiva - la richiesta del riconoscimento del Prošek croato in conflitto con il Prosecco veneto italiano. Anche questo è un caso simbolo perché se l'Europa mette in discussione il nostro prosecco, significa che tutto può essere messo in discussione.

Ecco le sfide che dobbiamo affrontare. Il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste serve proprio a spiegare che noi vogliamo e dobbiamo tutelare il nostro settore agroalimentare. Dobbiamo spiegare che la strategia farm to fork, pensata in Europa prima del Covid e della guerra è superata. Quella strategia voleva diminuire infatti i terreni coltivati in Italia e quindi diminuire la produzione agricola, gli allevamenti e la carne prodotta in Italia, ed importare da Paesi extraeuropei. Capite che noi chiudiamo le imprese in Italia per comprare prodotti, che io tecnicamente definisco schifezze, perché non sono controllati e non rispettano i requisiti imposti dalla normativa europea. Due anni fa al Parlamento europeo si stava quindi facendo un autogol con la strategia farm to fork e sarebbe un suicidio andare avanti in questa direzione.

Fortunatamente vedo un Governo ora attento che va proprio nella direzione di chiedere all'Europa un approccio diverso. Non dobbiamo più capire cosa vuole l'Europa da noi, dobbiamo andare a dire all'Europa cosa vuole l'Italia, cosa vogliono i cittadini italiani, i nostri agricoltori e i nostri allevatori. Lo dobbiamo fare non solo per i numeri che ho citato prima, ma perché se siamo il Paese che siamo, se i turisti vengono in Italia per ammirare il nostro Paese e mangiare bene, lo dobbiamo a milioni di persone che lavorano.

Ringrazio quindi il Ministro e il Governo che hanno chiaro in testa l'obiettivo. Aspettiamo, oltre ad un bel titolo, tanti contenuti che sicuramente ci saranno. (Applausi).

PRESIDENTE. Colleghi, sospendiamo ora i lavori. Ci sono ancora due interventi in discussione generale, le repliche e poi le votazioni. I lavori riprenderanno alle ore 15 nell'auspicio che la Commissione bilancio abbia svolto e concluso il suo lavoro. Alle 15 riprenderemo dunque i nostri lavori e procederemo in base alle possibilità che ci saranno consentite dalla Commissione bilancio.

La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 13,59, è ripresa alle ore 15,06).

Presidenza del vice presidente CENTINAIO (ore 15,06)

Onorevoli colleghi, riprendiamo i nostri lavori, proseguendo la discussione generale.

È iscritta a parlare la senatrice D'Elia. Ne ha facoltà.

D'ELIA (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, siamo chiamati oggi a discutere il riordino in materia di attribuzioni dei Ministeri. Un riordino che - l'hanno già evidenziato altri questa mattina intervenendo in discussione generale - guarda molto ai nomi, alla ridenominazione di cinque Ministeri e che è stato strenuamente difeso, votando contro tutti gli emendamenti che le opposizioni avevano presentato. Si ha la sensazione di essere davanti a delle proposte identitarie, a delle bandierine. Però, sempre qui questa mattina, alcuni hanno parlato di cambio di rotta. Andiamo allora a prendere sul serio queste ridenominazioni.

Al posto del Ministero dello sviluppo economico vi è il Ministero delle imprese e del made in Italy: una denominazione che ne affievolisce il ruolo e restituisce una visione parziale delle missioni di quel Ministero; il vecchio nome evidenziava una più complessiva e maggiore incisività sui diversi aspetti delle attività produttive e faceva riferimento a una sfera di competenze orientate più in generale allo sviluppo economico del Paese nel suo complesso.

Onorevoli colleghi della maggioranza, siete davvero contrari alla transizione ecologica nel nome del Ministero? Avete bocciato tutti gli emendamenti su questo e avete scelto la parola "ambiente", che è un concetto statico, mentre pure sarete chiamati a gestire e portare avanti un PNRR che destina circa il 40 per cento delle risorse proprio alla transizione ecologica. Da parte nostra esprimiamo davvero la preoccupazione che queste denominazioni indichino la volontà di smontare una parte rilevante del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Ma non c'è solo questo. Cito infatti l'assenza del Ministero per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. Veniamo poi alla questione che più mi preme, anche per competenza. Ne abbiamo già discusso questa mattina in 7a Commissione: il Ministero dell'istruzione diventa ora il Ministero dell'istruzione e del merito, a cui si accompagna, grazie ad alcuni emendamenti della Camera (come per il Ministero dell'ambiente), l'aumento del personale e degli staff di diretta collaborazione del Ministro. Un'operazione fatta, tra l'altro, prendendo i soldi dal Fondo per il miglioramento e la valorizzazione dell'istruzione scolastica. Comprendiamoci bene su questa questione del merito, perché si sono dette cose molto diverse: è una parola che ci piace e lo avete visto anche dai nostri emendamenti, che avete però bocciato. Abbiamo presentato emendamenti soppressivi del merito; abbiamo presentato emendamenti che accanto a "merito" propongono la parola "inclusione"; abbiamo presentato emendamenti che al posto di "merito" reinseriscono la parola "pubblica".

Parliamo del merito. In Costituzione il riferimento al merito è rinvenibile in tre disposizioni. In primo luogo, in quella dell'articolo 34: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». Poi c'è l'articolo 59, secondo comma: «Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico artistico e letterario». Infine, c'è l'articolo 106, terzo comma: «Su designazione del Consiglio superiore della magistratura possono essere chiamati all'ufficio di consiglieri di cassazione, per meriti insigni, professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati che abbiano quindici anni d'esercizio e siano iscritti negli albi speciali per le giurisdizioni superiori».

Questi due ultimi articoli, in particolare, individuano delle situazioni di eccezionalità: meriti altissimi, persone insignite per la loro storia, per quello che hanno fatto e per quello che hanno dato a questo Paese, senza passare quindi per ordinarie procedure elettive e selettive.

La norma che ha un carattere più ampio riguarda proprio la scuola. È l'articolo 34, che però va letto nella sua interezza: «La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso».

È chiaro, dunque, che il merito esprime un giudizio di valore e opera come criterio di selezione. Il merito è uno dei criteri di distribuzione delle risorse. Lo strumento per effettuare questa selezione dei privi di mezzo, per arrivare ai gradi più alti, quindi oltre il diritto allo studio, è il concorso pubblico, così come lo vede la Costituzione.

È evidente che in questo articolo ci sono un equilibrio e una tensione tra l'idea di uguaglianza, di inclusività e il riconoscimento delle singolarità e del valore di ognuno. Il termine meritevoli sta lì a togliere i possibili ostacoli che quei meritevoli trovano sulla loro strada per accedere ai gradi più alti dell'istruzione. Il modo in cui voi l'avete isolato da questo ragionamento lo inserisce come criterio elettivo nel nome e anche nell'organizzazione del Ministero, perché la promozione e valorizzazione del merito, inserita nell'ambito dei servizi educativi e delle finalità dell'esperienza educativa, rompe quest'equilibrio. Sceglie la selezione e rompe quell'equilibrio che è anche dell'articolo 3 della nostra Costituzione. Sceglie la selezione in un Paese con grandissime diseguaglianze. Pensiamo alla probabilità di laurearsi in base all'istruzione dei genitori. Oggi solo il 12 per cento dei figli di genitori con la licenza media si laurea, contro il 75 per cento di chi ha genitori laureati. Il dato scende al 6 per cento se i genitori non hanno alcun titolo di studio.

In Italia la dispersione scolastica è stata, nel 2021, del 12,7 per cento. Nonostante un miglioramento avvenuto nell'ultimo decennio, il nostro Paese resta indietro nel confronto europeo. Tra i Paesi dell'Unione europea l'Italia è la terza nazione con più abbandoni; peggio, solo la Romania e la Spagna. E vi sono differenze territoriali molto nette, colleghi. Nel Mezzogiorno la dispersione scolastica è del 16,6 per cento; al Nord del 10,7 per cento.

Ma che voi non foste preoccupati di questo lo avevamo capito. Lo abbiamo capito dalla manovra di bilancio, dove prevedete norme in materia di dimensionamento scolastico che taglieranno le scuole al Sud e nei paesi interni. È un'idea competitiva della scuola, perché voi pensate che "tutti" significhi livellare verso il basso. Noi, invece, pensiamo che tutti significhi una scuola più forte. È una torsione del merito verso la meritocrazia.

Come ha avuto modo di dire papa Bergoglio nel corso di una visita allo stabilimento dell'Ilva, la meritocrazia affascina molto, perché usa una bella parola: merito. Ma siccome la strumentalizza e la usa in modo ideologico, la snatura e perverte. La meritocrazia, al di là della buona fede dei tanti che la invocano, sta diventando una legittimazione etica delle diseguaglianze.

Pertanto, non vi seguiremo su questa strada e ad essa ci opporremo nettamente. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Della Porta. Ne ha facoltà.

DELLA PORTA (FdI). Signor Presidente, signora Sottosegretaria, onorevoli colleghe e colleghi, siamo giunti alla fine di un percorso che ridisegna l'architettura di alcune istituzioni governative e che, prima facie, può sembrare un'operazione formale di maquillage, che non lascia spazio ad alcuna enfasi discorsiva. Appunto, come dicevo, può sembrare, perché così non è.

A ben guardarlo, questo intervento normativo segna un primo fondamentale passo per attuare quella rivoluzione culturale figlia dell'amore patrio, che contraddistingue la nostra azione politica e che restituisce all'Italia la sua essenza.

Nel merito tecnico, pur se in sintesi, il nuovo quadro ordinamentale prevede le seguenti sostituzioni ed integrazioni.

Il Ministero delle imprese e del made in Italy in luogo del Ministero dello sviluppo economico, il Ministero dell'agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste in luogo del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica in luogo del Ministero della transizione ecologica, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in luogo del Ministero delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili, il Ministero dell'istruzione e del merito in luogo del Ministero dell'istruzione.

L'articolo 2 ridisegna il ruolo - ecco perché non si tratta solo di una modifica formale - del Ministero delle imprese e del made in Italy al fine di valorizzare le nostre eccellenze, i nostri prodotti e il nostro know how in Italia e nel mondo. Sul punto, mi preme segnalare che ci sono stati in Commissione diversi emendamenti che miravano a sopprimere la locuzione made in Italy. Ben comprendo che anche in quest'Aula c'è chi avrebbe preferito, evidentemente per assonanza culturale, continuare ad abbracciare l'etichettatura del made in China, ma noi siamo orgogliosamente italiani e alla bigiotteria cinese preferiamo i prodotti autenticamente italiani. (Applausi).

Quanto al nuovo nome del Ministero dell'agricoltura, esso è integrato decisamente dalla locuzione della sovranità alimentare, perché scopo precipuo del Dicastero non è solo quello di valorizzare la produzione agroalimentare nazionale sui mercati internazionali, ma è anche quello di proteggerli e di tutelarli perché non ci siano più attentati al nostro parmigiano o al nostro prosecco, solo per citare alcuni esempi.

L'articolo 4 ridisegna compiti e finalità del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, individuando misure idonee a garantire la sicurezza, la flessibilità e la continuità degli approvvigionamenti di energia ed a promuovere l'impiego delle fonti rinnovabili. Voglio rammentare che anche su questo aspetto il Governo ha tenuto fede alle linee programmatiche portate all'attenzione del Parlamento solo qualche settimana fa in occasione del voto di fiducia, allorquando il Presidente del Consiglio ha chiaramente indicato quale obiettivo fondamentale dell'azione del Governo quello di far diventare l'Italia - e in particolare il Centro-Sud, il Mezzogiorno del nostro bel Paese - il più grande hub di approvvigionamento energetico del Mediterraneo.

Peraltro, voglio ricordare ai colleghi che mi hanno preceduto, due dei quali hanno ritenuto che sia scomparsa la locuzione "transizione ecologica", che sinceramente dovrebbero leggere un po' meglio le carte che sono state loro sottoposte, perché non solo il Comitato interministeriale per la transizione ecologica non è scomparso, ma il piano attuativo, che è lo strumento grazie al quale sarà attuata la transizione ecologica in Italia, si chiama Piano per la transizione ecologica e la sicurezza energetica. Li invito, quindi, a non guardare solo le targhette che sono apposte vicino alle porte di entrata degli uffici ministeriali. Inoltre, sono stati presentati emendamenti tesi a elidere peraltro la parola "merito", cosa che mi ha lasciato anche un po' perplesso, a dire la verità, che rappresenta invece il carattere distintivo della nuova formulazione e, se me lo consentite, di un nuovo corso della storia delle nostre eccellenze intellettive, perché tra le finalità e i compiti del nuovo Dicastero rientra anche quello di incrementare le opportunità qualificate di lavoro per i nostri giovani e di orientarli e valorizzarli con adeguate iniziative formative.

Avviandomi a concludere, non posso non plaudire al ruolo che il Governo assegna alle politiche del mare, una delle nostre più grandi ricchezze. Vedete, la ricchezza, come diceva Schopenhauer qualche anno fa, assomiglia all'acqua del mare: più se ne beve e più si ha sete. Valorizzare e proteggere il mare non significa solo proteggere l'ambiente, ma creare occasione di sviluppo ecosostenibile per le nostre imprese della filiera marittima.

Il nostro Presidente del Consiglio è salita su una nave con il mare in tempesta, ma è stata brava perché ha preso quella nave e l'ha traghettata in un porto sicuro. La nave è un po' ammaccata, ha qualche avaria, ma abbiamo tutto il tempo per ripararla e per salpare quando il mare sarà calmo. Ricordo per primo a me stesso che non c'è alba più bella di quella che deve ancora sorgere. Il nostro cammino è certo e riporterà l'Italia nel ruolo che le compete nel mondo, che è un ruolo da protagonista. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Saluto ad amministratori del Comune di Voghera

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea il sindaco e l'assessore alla sicurezza del Comune di Voghera, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 393 (ore 15,20)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la relatrice.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, ho preso un po' di appunti. Principalmente vorrei rispondere alla prima senatrice intervenuta in discussione generale, che ha detto che le parole hanno un valore. È proprio quello in cui crediamo e ricordo alla senatrice che il 25 settembre gli italiani hanno premiato chi ha usato un linguaggio semplice, diretto, con una visione e hanno mandato a casa chi ha fatto sempre politica con arroganza e saccenteria. In quei termini, che abbiamo modificato nel provvedimento in esame, c'è la nostra visione del sistema Paese. Vorrei anche ricordare che il centrosinistra, negli ultimi tempi, è andato al Governo senza vincere le elezioni, mentre il centrodestra va al Governo quando convince con il suo programma elettorale.

Non replico a tutte le critiche strumentali che ho letto e a quelle che sono state riferite in questa sede. No comment, assolutamente, quanto ai continui conflitti di interessi che una parte politica vede ovunque e anzi li invito a guardare in casa propria. Mi soffermo però su un punto, che volontariamente ho lasciato per ultimo nella relazione introduttiva, che si riferisce al merito. Vorrei dire a tutti i colleghi e anche lei, signor Presidente, che questa parola non ha assolutamente tolto nulla al Dicastero, ma ha aggiunto una caratteristica, che è esattamente il contrario di quanto illustrato dalle minoranze. La caratteristica è quella di togliere le barriere, soprattutto economiche, che ci sono tra i ragazzi e mettere al primo posto le capacità. Non abbiamo infatti paura a parlare di merito e di capacità e anzi su questo abbiamo l'impegno di consentire ai ragazzi l'uguaglianza e la parità nelle opportunità. I nostri ragazzi sapranno cogliere quelle opportunità, per raggiungere degli obiettivi sfidanti. Il merito per noi è una sana competizione, non solo nel percorso scolastico, ma anche in quello sportivo e nel loro percorso di vita.

Voglio dunque citare le parole di Piero Angela: «L'Italia è come il gigante Gulliver, imbrigliata da mille lacci (...). Non ci sono punizioni per chi sbaglia. E non ci sono premi per chi merita». Secondo me, secondo noi, secondo Giorgia Meloni, uno Stato giusto è quello che si adopera per creare le pari condizioni e per dare gli strumenti. Attraverso questi due elementi, per noi imprescindibili, le generazioni future, preparate, saranno orgogliose di lavorare in Italia, piuttosto che andare all'estero, dove invece il merito è centrale già da decenni.

Concludo ribadendo che una società giusta e sana premia il merito e investe nell'istruzione: è quello che stiamo facendo noi, con il provvedimento in esame. Il Governo Meloni si impegna in questo cambiamento, per liberare l'Italia dai lacci di cui ha parlato Piero Angela e riconoscere il merito dei nostri figli, perché tutti noi - o comunque la maggior parte - siamo dei genitori. Questo è un impegno centrale per noi, come forza di Governo, e non vogliamo assolutamente rinunciarvi. (Applausi).

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo non intende intervenire in sede di replica.

Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.

Passiamo all'esame dell'articolo 1 del disegno di legge, nel testo comprendente le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati.

Procediamo all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 1 del decreto-legge, che si intendono illustrati.

BORGHI Enrico (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORGHI Enrico (PD-IDP). Signor Presidente, desidero intervenire sugli emendamenti riferiti all'articolo 1, sottoponendo all'attenzione dell'Assemblea, anche perché rimanga gli atti, un aspetto del provvedimento in esame su cui il Partito Democratico, per la delicatezza dell'argomento e l'importanza della discussione in sé, ha ritenuto di non presentare un emendamento soppressivo. Riteniamo infatti che il tema in oggetto, che descriverò, meriti uno sforzo di condivisione e di determinazione bipartisan fra gli schieramenti ancorché, contestualmente, per via della decisione assunta dal Governo, implichi inevitabilmente una divisione sul piano della valutazione politica.

Mi riferisco all'articolo 8 del provvedimento, che contiene una modifica alla normativa che presidia il nostro sistema di sicurezza e informazione (ossia quelli che, con termine più giornalistico, sono conosciuti come servizi segreti ma che come tali non vengono più definiti dalla nostra normativa). Si stabilisce un passaggio particolarmente rilevante.

La legge 3 agosto 2007, n. 124 era costruita attorno a una prerogativa e una caratteristica legate all'esclusività della funzione. Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che ha svolto le funzioni in materia di Autorità delegata alla sicurezza ha sempre esercitato in via esclusiva, tranne un'eccezione, questo tipo di prerogativa. Nel 2008 il Governo Berlusconi decise di modificare questa impostazione, introducendo una modifica normativa che, poi, l'Esecutivo presieduto dal presidente Monti cancellò, ritornando alla previsione originaria.

Ora, con questa modifica legislativa, si pone in capo al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, oltre alle funzioni di cui già dispone in base alla legge, anche la doppia funzione che la normativa attribuisce all'Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica. La prima è naturalmente quella di vigilanza, supporto e stimolo per quanto riguarda il sistema di informazione della Repubblica; la seconda è relativa alla competenza in materia di cybersecurity.

Se volessimo fermarci a una riflessione formale, si potrebbe opinare in ordine al fatto che una modifica così importante venga introdotta con decreto unilaterale del Governo. Ricordo che la legge n. 124 fu di iniziativa parlamentare e non governativa e trovò il consenso di tutte le forze politiche dell'epoca, proprio per l'importanza e la delicatezza del tema.

Peraltro, non posso non sottolineare che questa modifica è avvenuta in assenza del Copasir, che non era ancora stato costituito e che è, per legge, la sede naturale in cui le forze politiche parlamentari si confrontano tra loro.

Desidero sottoporre all'attenzione del Governo anche due elementi di merito oggettivi, che ci impongono quantomeno una riflessione. Quanto al primo, non sono qui in discussione la fiducia e stima nei confronti del sottosegretario Mantovano, di cui conosciamo la capacità, la professionalità e il rispetto istituzionale. Il tema in oggetto prescinde dalla dimensione personale. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano, oltre a essere delegato in questi ambiti, svolge le funzioni di Segretario del Consiglio dei ministri ed è stato altresì delegato a svolgere le funzioni di gestione amministrativa, per conto della Presidenza del Consiglio, nei confronti del TAR, del Consiglio di Stato, della Corte dei conti e dell'Avvocatura dello Stato, oltre a svolgere le funzioni delegate per le politiche antidroga e le nomine di Palazzo Chigi. Si tratta di un lavoro abbastanza consistente.

Desidero altresì soffermarmi su una seconda questione, che è però un elemento soggettivo. Il sottosegretario Mantovano è entrato nelle funzioni di Governo da magistrato, essendo consigliere di sezione penale della Corte di cassazione dopo esserlo stato in Corte d'appello. Il tema delle porte girevoli, su cui si dibatte da anni in Parlamento, è da considerare, stante la necessità di mantenere un equilibrio tra i poteri dello Stato.

Aggiungere funzioni di questa delicatezza in capo ad una singola persona, indipendentemente dalla qualità, dal rispetto e dalla correttezza di questa singola persona, rischia infatti di creare un elemento di sperequazione per l'oggi e per il domani. In conclusione, ci tenevo quindi a portare questa riflessione agli atti dell'Assemblea, affinché la si possa tenere in debito conto nello sviluppo successivo dei lavori. (Applausi).

PRESIDENTE. Invito la relatrice e la rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello della relatrice.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.1, presentato dal senatore Giorgis e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.2, presentato dal senatore Parrini e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.3, presentato dalla senatrice Maiorino e da altri senatori, fino alle parole «lettera c).».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e gli emendamenti 1.4 e 1.5.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.6, presentato dalla senatrice Maiorino e da altri senatori, fino alle parole «transizione ecologica».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e l'emendamento 1.7.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.8, presentato dalla senatrice Maiorino e da altri senatori, identico all'emendamento 1.9, presentato dal senatore Parrini e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 1.10, presentato dalla senatrice D'Elia e da altri senatori, fino alle parole «lettera e)».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e l'emendamento 1.11.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.12, presentato dalla senatrice D'Elia e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.13.

MALPEZZI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALPEZZI (PD-IDP). Signor Presidente, vorrei chiedere una riflessione all'Assemblea, anche alla luce delle parole che la relatrice ha usato poco fa, dicendo che gli italiani hanno scelto chi parlava con parole semplici, con concetti molto chiari.

Questo emendamento è molto semplice, perché cerca di dare una definizione al termine "merito". Non vogliamo abrogare niente, proponiamo però di sostituire le parole: «dell'istruzione e del merito» con le seguenti: «dell'istruzione, dell'inclusione e del merito». Lo spiego qualora non fosse chiaro o fosse sfuggito a qualcuno. Qualcuno di voi è entrato nelle classi, ha visto come sono composte le nostre classi oggi? È normale che un ragazzo magari faccia due ore di strada per arrivare a scuola o per tornare a casa, mentre il suo compagno di banco abita nel centro di quella città che invece lui deve raggiungere. Possiamo misurare il merito di questo ragazzo insieme al merito del compagno di classe che magari ha più tempo, oppure capire qual è la provenienza dei ragazzi che oggi compongono le nostre classi a scuola? Provengono tutti dagli stessi ambienti? Hanno contesti sociali identici? Hanno gli stessi contesti economici?

Allora, onde evitare che si venga a dire a noi che siamo contro la parola merito, quando, invece, la difendiamo, vorremmo aggiungere che, per ottenere il merito, tutti devono avere lo stesso punto di partenza. (Applausi). Questo non lo dice il Partito Democratico, ma la Costituzione, che ci invita a rimuovere tutti gli ostacoli che, purtroppo, ci sono ancora, e i nostri ragazzi li vivono quotidianamente sulla loro pelle nelle classi.

Se il vostro concetto di merito è questo - quello che la relatrice prima ha spiegato - e cioè il fatto che a tutti debbano essere date le stesse opportunità e che tutti debbano e possano essere messi nella stessa condizione di partenza, inserite il termine «inclusione»: vi fa paura? Non penso. L'istruzione e inclusione, perché vuol dire che ci si allarga a tutti e tutti hanno le stesse opportunità per raggiungere, giustamente, il merito.

Per questo voteremo convintamente a favore dell'emendamento 1.13 e mi auguro che ci sia ascolto da parte dei colleghi che credono in questo merito, e cioè, nel merito per tutti. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.13, presentato dalla senatrice Malpezzi e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 2 del decreto-legge, che si intendono illustrati e su cui invito la relatrice e la rappresentante del Governo a pronunziarsi.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, esprimo parere contrario su entrambi gli emendamenti riferiti all'articolo.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello della relatrice.

PRESIDENTE. Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 2.1, presentato dal senatore De Cristofaro e da altri senatori, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

STEFANI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, intervengo solo perché rimanga agli atti che ho sbagliato a votare: il mio era un voto contrario.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 2.2, presentato dalla senatrice Valente e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame degli emendamenti e dell'ordine del giorno riferiti all'articolo 3 del decreto-legge, che si intendono illustrati e su cui invito la relatrice e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello della relatrice.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 3.1, presentato dal senatore De Cristofaro e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 3.2, presentato dal senatore Parrini e da altri senatori, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, fino alle parole «dell'intera filiera».

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Risultano pertanto preclusi la restante parte e l'emendamento 3.3.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 3.4, presentato dal senatore Giorgis e da altri senatori.

(Segue la votazione).

GIORGIS (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Annullo la votazione. Ne ha facoltà.

GIORGIS (PD-IDP). Signor Presidente, ieri, nel corso dei lavori in Commissione, su indicazione anche del Presidente della Commissione, della relatrice, e con la condivisione da parte del Governo, abbiamo trasformato un emendamento del tutto analogo, il 6.4, in un ordine del giorno, che verrà posto in votazione in Aula come ordine del giorno presentato dalla Commissione.

Cosa chiede l'emendamento 3.4 adesso in discussione e in cosa si distingue dall'emendamento 6.4? Si distingue esclusivamente per il fatto che nell'emendamento 6.4 noi ci rivolgevamo al Ministero dell'istruzione, mentre in questo caso ci rivolgiamo al Ministero dell'agricoltura. Ma la richiesta è la medesima, cioè quella di presentare alle Camere una relazione sullo stato di attuazione delle procedure per la riorganizzazione del Ministero e del suo impatto sull'attuazione del PNRR.

Ieri mi sembra che abbiamo tutti condiviso il fatto che sia quanto mai opportuno che la riorganizzazione dei Ministeri coinvolga le Camere (in questo caso il Senato) per quanto riguarda le ricadute sull'attuazione del PNRR. Siccome abbiamo tutti condiviso l'opportunità di coinvolgere le Camere nella dimostrazione che questa riorganizzazione non solo non rallenta, ma semmai migliora l'attuazione PNRR, come dicevo prima, su proposta della relatrice, del Presidente e con l'accordo del Governo, abbiamo trasformato l'emendamento 6.4 in un ordine del giorno. Ora la richiesta è quella di trasformare anche questo emendamento in un ordine del giorno o di integrare l'altro ordine del giorno. Basta integrare l'ordine del giorno che sostituisce l'emendamento 6.4 e prevedere che tutti i Ministeri che sono impegnati nel garantire l'attuazione del PNRR riferiscano all'Aula sullo stato di attuazione e quindi sul rapporto tra riorganizzazione e PNRR.

BALBONI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BALBONI (FdI). Signor Presidente, il collega Giorgis ha perfettamente ragione. Siamo d'accordo a trasformare l'emendamento 3.4 in un ordine del giorno; mi sembra di aver capito che l'intervento del proponente andasse in questa direzione. Accogliamo la proposta di votare a favore del suo ordine del giorno, qualora però anche in questo caso, come abbiamo concordato nell'altro, trasformi il termine di decorrenza da tre a sei mesi, per dare al Governo il tempo di fare le valutazioni e le verifiche necessarie in questo caso.

PRESIDENTE. Concorda, senatore Giorgis?

GIORGIS (PD-IDP). Sì, siamo d'accordo, tant'è che non abbiamo ripresentato l'emendamento 6.4, secondo quanto avevamo convenuto ieri in Commissione, che effettivamente prevedeva anche uno scostamento del termine a sei mesi. (Applausi).

PRESIDENTE. Invito la relatrice e la rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'ordine del giorno G3.4.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'ordine del giorno G3.4.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, accolgo l'ordine del giorno G3.4.

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G3.4 non verrà posto ai voti.

Invito la relatrice e la rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'ordine del giorno G3.100.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'ordine del giorno G3.100.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, accolgo l'ordine del giorno G3.100.

GERMANA' (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GERMANA' (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, volevo ringraziare il Governo per il parere e volevo chiedere, visto che stiamo facendo approfondimenti dal punto di vista amministrativo, se era possibile sostituire le parole: «"impegna il Governo"» con le parole: «"invita il Governo a valutare l'opportunità di"».

PRESIDENTE. Il Governo è favorevole?

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, sono favorevole alla modifica.

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G3.100 (testo 2) non verrà posto ai voti.

Passiamo all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 4, che si intendono illustrati e su cui invito la relatrice e la rappresentante del Governo a pronunziarsi.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello della relatrice.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.1, presentato dal senatore Giorgis e da altri senatori, identico all'emendamento 4.2, presentato dalla senatrice Maiorino e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.3, presentato dalla senatrice Valente e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 4.4, presentato dal senatore De Cristofaro e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'emendamento riferito all'articolo 5 del decreto-legge, che si intende illustrato e su cui invito la relatrice e la rappresentante del Governo a pronunziarsi.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull'emendamento 5.1.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello della relatrice.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 5.1, presentato dal senatore De Cristofaro e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno riferiti all'articolo 6 del decreto-legge, che si intendono illustrati e su cui invito la relatrice e la rappresentante del Governo a pronunziarsi.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 6.

Esprimo parere favorevole sull'ordine del giorno G6.100 e contrario sull'ordine del giorno G6.101.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello della relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.1.

MAIORINO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAIORINO (M5S). Signor Presidente, l'emendamento 6.1 va esattamente nella stessa direzione, ma in maniera più discorsiva ed approfondita, non riferendosi semplicemente al titolo del Ministero, ma proprio al merito di ciò di cui si dovrebbe occupare, rispetto, ancora una volta, all'inclusione. L'emendamento suggerisce quanto segue: «3) le parole: "supporto alla realizzazione di esperienze formative finalizzate all'incremento delle opportunità di lavoro e delle capacità di orientamento degli studenti"» sono sostituite dalle seguenti: "supporto alla realizzazione di esperienze formative finalizzate alla rimozione delle disuguaglianze e delle disparità di condizioni e all'incremento delle opportunità di lavoro e delle capacità di orientamento degli studenti";». Come vedete, è una formulazione molto simile a quella iniziale del Governo, aggiungendo però l'elemento della rimozione di quegli ostacoli, della disparità e delle disuguaglianze. Tale misura va ad esplicitare ciò che questa maggioranza ritiene sia implicito nel concetto di merito. Non mi sembra un emendamento nocivo, ma perfettamente in linea con quella che dovrebbe e deve essere la funzione della scuola e della pubblica istruzione.

Chiedo pertanto nuovamente alla maggioranza, come avvenuto ieri in Commissione, di rivalutare la posizione su questo emendamento e di consentirne l'approvazione.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 6.1, presentato dalla senatrice Maiorino e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 6.2, presentato dal senatore Parrini e da altri senatori, identico all'emendamento 6.3, presentato dalla senatrice Maiorino e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 6.5, presentato dal senatore De Cristofaro e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G6.100 non verrà posto ai voti.

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno G 6.101.

MALPEZZI (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MALPEZZI (PD-IDP). Signor Presidente, qui non ho capito e non sono ironica: davvero non capisco. Abbiamo sentito infatti tutte belle parole sul merito, ma è stato bocciato l'emendamento che diceva che bisognava inserire la richiesta di inclusione.

Allora, noi abbiamo presentato un emendamento molto semplice, che cerca di capire in che modo vogliate occuparvi di questo e il Governo voglia occuparsi del merito, fermo restando che abbiamo visto che in legge di bilancio tagliate sulla scuola e quindi poi ci direte in che modo intenderete promuovere quell'inclusione e quell'uguaglianza.

Fate qualcosa in più in questo provvedimento, però, perché nel riordino dei Ministeri, in modo particolare del Ministero dell'istruzione, che deve diventare Ministero del merito, prendete soldi dai fondi che erano a disposizione alle scuole e sapete chiaramente dove li mettete: li mettete per far funzionare meglio il Ministero. Quindi, li togliete alle scuole e li mettete per far funzionare meglio, molto probabilmente, il merito del Ministero.

Allora noi che cosa chiediamo qui con un ordine del giorno? Rispetto a quel fondo - che capisco non vi piaccia, perché si chiama «fondo buona scuola» e serve proprio per valorizzare il funzionamento delle nostre scuole - noi chiediamo solo che il Governo si impegni a reperire risorse per fare in modo che il fondo stesso, a disposizione delle scuole, possa funzionare ed essere reintegrato, perché per ora voi più che scippi non fate. Lo fate con 18App, scippando i soldi ai diciottenni, e lo fate anche in questo modo: li scippate alle scuole per darli al funzionamento del Ministero guidato dal vostro Ministro. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G6.101, presentato dalla senatrice D'Elia e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'emendamento riferito all'articolo 7 del decreto-legge, che si intende illustrato e su cui invito la relatrice e la rappresentante del Governo a pronunziarsi.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull'emendamento 7.1.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello della relatrice.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 7.1, presentato dal senatore Giorgis e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'emendamento riferito all'articolo 8 del decreto-legge, che si intende illustrato e su cui invito la relatrice e la rappresentante del Governo a pronunziarsi.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, esprimo parere contrario sull'emendamento 8.1.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello della relatrice.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 8.1, presentato dal senatore De Cristofaro e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno riferito all'articolo 9 del decreto-legge, che si intende illustrato e su cui invito la relatrice e la rappresentante del Governo a pronunziarsi.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'ordine del giorno G9.100.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, accolgo l'ordine del giorno G9.100.

PRESIDENTE. Essendo stato accolto dal Governo, l'ordine del giorno G9.100 non verrà posto ai voti.

Passiamo all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 11 del decreto-legge, che si intendono illustrati e su cui invito la relatrice e la rappresentante del Governo a pronunziarsi.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti all'articolo 11.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello della relatrice.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 11.1, presentato dal senatore Giorgis e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 11.2, presentato dalla senatrice Maiorino e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

RENZI (Az-IV-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZI (Az-IV-RE). Signor Presidente, intervengo sugli emendamenti 11.0.1 e 11.0.2. Sono diversi ma li coordino, nel senso che vorrei lasciare agli atti che il voto contrario all'istituzione della Struttura di missione, tanto per il dissesto idrogeologico quanto per l'edilizia scolastica (da qui l'equivoco su quale emendamento intervenire), è un atto sul quale vorrei invitarvi per un secondo a riflettere. Mi rendo conto che può sembrare inutile e probabilmente lo sarà dal punto di vista del risultato, anche perché in quest'Aula il ministro Musumeci ci ha riferito che c'è un tavolo di lavoro che vuole discutere su quello che potremo fare nei prossimi mesi, ma l'emergenza sul dissesto idrogeologico - e anche sull'edilizia scolastica (condivido quanto dichiarato dalla collega Malpezzi qualche istante fa) - non aspetta i tavoli di lavoro.

C'è un dato di fatto di cui voglio che la maggioranza abbia consapevolezza in questa seduta e per i prossimi mesi, quando andremo a rivedere il Resoconto stenografico della seduta. In questo Paese c'è stato un momento in cui tutti insieme si è lavorato e si è fatta funzionare una Struttura di missione duplice, ossia quella sul dissesto idrogeologico e sull'edilizia scolastica. I vostri sindaci lo sanno. Dov'è il senatore Castelli? Dove sono i sindaci che ci hanno lavorato in questi anni? Quella Struttura di missione ha fatto spendere soldi che altrimenti sarebbero stati bloccati.

Non capisco con quale logica voi oggi diciate che l'emergenza esiste, ma poi voterete comunque contro la Struttura di missione. Fatelo, ma sappiate che quando ci sarà un prossimo caso come quelli che, purtroppo abbiamo avuto, nessuno di noi potrà dichiararsi innocente di fronte a quello che succede. Dunque, rispettiamo le vostre scelte, ma si sappia che la Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per l'edilizia scolastica ha funzionato. Votare contro questo tipo di intervento, a mio giudizio, è un errore politico per noi e per i nostri figli. (Applausi).

BALBONI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BALBONI (FdI). Senatore Renzi, forse la collega Gelmini non le ha riferito su questi due emendamenti la proposta che avevo fatto come Presidente della 1a Commissione, d'accordo con il Governo e con la relatrice. Poiché questi emendamenti ci sono stati resi noti ieri alle ore 12 e siccome sono abbastanza complessi, avevo fatto due proposte per scegliere quale soluzione si poteva adottare. Questo perché ci rendiamo conto che la materia è interessante e merita un approfondimento che non si poteva fare in sei o in dodici ore.

Avevamo chiesto alla senatrice Gelmini di ritirare quegli emendamenti ed eventualmente di trasformarli in ordine del giorno, ma la senatrice mi ha detto di non proporglielo. Non mi sono permesso quindi di proporre una cosa che già inizialmente mi era stata negata e le ho detto di ritirarli, perché ci saremmo assunti l'impegno da persone d'onore - perché abbiamo mille difetti, ma, quando diciamo una cosa, abbiamo poi anche la caratteristica di mantenerla - di fare una valutazione, per la quale non possono bastare sei ore, presidente Renzi. Ho chiesto di lasciarci il tempo di fare una valutazione di qualche giorno, impegnandoci a valutare l'opportunità di inserire queste misure nel primo provvedimento utile. Questa è stata l'interlocuzione che è avvenuta ieri in Commissione. La risposta, rispettabilissima, della collega Gelmini è stata: voglio che si voti. A questo punto, votiamo; però, se c'è la disponibilità dei proponenti a trasformarli in ordine del giorno, come Presidente della Commissione mi impegno, a nome della maggioranza, ad accogliere l'ordine del giorno. (Applausi).

PIROVANO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIROVANO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, la parte più tecnica l'ha già spiegata il presidente Balboni, però ci tengo, a nome del Gruppo Lega e anche da parte mia, che sono sindaco - tra l'altro ci sono anche altri sindaci ed ex sindaci in 1a Commissione - a dire che la motivazione della contrarietà nel voto non riguarda il merito, ma i tempi.

Oltretutto, questo emendamento, così come il successivo sulla scuola, ha avuto anche un problema in Commissione bilancio, che ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, perché non c'è stato il tempo materiale per approfondire la questione, dato che sono previsti nuovi oneri.

Da parte nostra, ovviamente, il voto non può essere favorevole, ma non per il merito. Ci auguriamo che, come da impegno preso dal sottosegretario Ferro e dallo stesso presidente Balboni, ma anche dagli altri Gruppi in Commissione, si possa procedere, nel breve periodo, almeno ad approfondire la questione, valutare i costi e capire come muoversi in questo senso.

RONZULLI (FI-BP-PPE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RONZULLI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, sottoscrivo gli interventi del presidente Balboni e della collega Pirovano. Anche per noi di Forza Italia questo è un tema delicato, che va affrontato con i tempi e con i modi giusti. C'è un'apertura da Forza Italia e, come diceva il senatore Balboni, da parte di tutta la maggioranza.

Se quindi il Gruppo Azione-Italia Viva-RenewEurope volesse riformulare e presentare un ordine del giorno, questo sarebbe assolutamente accolto con favore da Forza Italia.

GELMINI (Az-IV-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GELMINI (Az-IV-RE). Signor Presidente, intervengo solo per una puntualizzazione, nel senso che nella telecronaca del presidente Balboni mi riconosco in parte: è vero che ho rinunciato all'ordine del giorno, d'altronde questo è un tema drammaticamente serio, che non può essere derubricato ad un ordine del giorno - che, come si è soliti dire, non si nega a nessuno - ma è da trattare in un emendamento.

È vero che, rispetto a ieri, la sottosegretaria Wanda Ferro aveva offerto una disponibilità, ma per l'Aula. Non ha chiesto qualche giorno, ma ha detto: se vogliamo metterlo in votazione in Commissione, il Governo vota contro. Io, però, avevo anticipato che avrei ripresentato l'emendamento per l'Assemblea e il Governo in Aula si era assunto la responsabilità di una risposta.

Ora, se c'è un supplemento di riflessione e il Governo ha bisogno di qualche giorno in più, noi siamo anche disponibili a riconoscerlo, purché non sia una promessa scritta nel vuoto. Abbiamo bisogno, su questo punto, di rendere molto breve questa riflessione, anche perché chi ha esperienza di Governo sa che il dialogo tra i Ministeri persino sul PNRR è complicato. A maggior ragione su questa vicenda, in cui le vittime si susseguono nel tempo, questa riflessione bisogna renderla molto breve.

Prendiamo atto che oggi non siete pronti; se c'è bisogno di qualche giorno, lo concediamo. Vogliamo però mettere a verbale che la nostra richiesta è molto pressante, perché sono intuitive la bontà di questa proposta e la necessità di mettere in capo alla Presidenza del Consiglio la struttura di missione. (Applausi).

Presidente Balboni, mi consenta però di dire che la sua ricostruzione è parzialmente corretta e parzialmente un po' pro-Governo.

PRESIDENTE. Colleghi, sappiamo benissimo di non poterli accantonare per qualche giorno. Di conseguenza, dobbiamo decidere cosa fare di questi emendamenti: dovete decidere se trasformarli in un ordine del giorno o se procedere al voto.

RENZI (Az-IV-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZI (Az-IV-RE). Signor Presidente, rispetto anche al mio collega Delrio, ricordo i numeri degli emendamenti di cui stiamo discutendo, perché lo vedevo preoccupato, visto che dovrebbe ricordare invece gli argomenti di cui stiamo parlando. Gli emendamenti sono l'11.0.1 e l'11.0.2. Il Presidente, giustamente, ci ha dato la parola sul complesso.

I due emendamenti a cui facciamo riferimento sono l'11.0.1, sull'istituzione della Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, e l'11.0.2, sull'istituzione della Struttura di missione per il coordinamento e l'impulso nell'attuazione di interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica.

Signor Presidente, siamo disponibili a trasformarli entrambi in un ordine del giorno, nelle forme ovviamente che gli uffici ci consentiranno. Appurata la disponibilità della maggioranza a votare - e lo abbiamo sentito autorevolmente dal Presidente della Commissione, dall'esponente della Lega e dalla Capogruppo di Forza Italia - chiediamo a lei e alla maggioranza di indicare una data, nel senso di inserire un tempo ragionevole entro il quale questo percorso si può seguire. Nell'ordine giorno che a quel punto presenteremmo, che il Presidente può verificare, mettendoci una data, si chiederà che la Struttura di missione sia formalizzata da qui a un periodo coerente rispetto all'impostazione del lavoro dei Ministeri.

Mi pare così di aver dato l'ennesima dimostrazione di buonsenso da parte di questo Gruppo, ma ovviamente rimettiamo agli uffici la redazione precisa dell'ordine del giorno e ci auguriamo - sono certo che lo farà il senatore Delrio - che anche il resto dell'opposizione non possa che votare a favore dell'istituzione della Struttura di missione sul dissesto idrogeologico e sull'edilizia scolastica. (Applausi).

DELRIO (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DELRIO (PD-IDP). Signor Presidente, noi abbiamo già votato a favore di questo emendamento, ma a me sembra che dobbiamo concentrarci sulla sostanza. Se ho ben capito, il senatore Balboni ha espresso una volontà politica di accedere alla proposta di istituire di nuovo le strutture di missione relative al dissesto idrogeologico e per l'edilizia scolastica. Siccome - come il senatore Renzi sa bene, ma mi permetto di sottolinearglielo - il Presidente del Consiglio ha già questa facoltà, non ha bisogno di ulteriori leggi per poterlo fare; l'ordine del giorno rappresenterà pertanto un indirizzo politico forte al Presidente del Consiglio perché usi le facoltà che ha già. La maggioranza, quindi, pensi bene a quello che sta facendo, perché noi siamo d'accordo che si faccia, ma significa che poi il Presidente del Consiglio dovrà seguire l'indirizzo del Parlamento. Questo è il senso del nostro ragionamento, che era mirato a sollecitare l'accoglimento dell'invito del senatore Balboni, che ci sembrava molto ragionevole. (Applausi).

BALBONI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BALBONI (FdI). Signor Presidente, forse non mi sono spiegato bene. Ho detto - e lo ripeto - che la maggioranza ha dichiarato ieri in Commissione e ribadisce oggi in Aula che, poiché la materia è molto delicata e complessa e ha un suo fondamento, il Governo, con il sostegno della maggioranza ieri e oggi, aveva chiesto un po' di tempo per approfondire. Non ho detto di condividere il merito dell'emendamento, altrimenti voterei a favore, ma che c'è bisogno di un approfondimento. È vero quello che ha detto la senatrice Gelmini poco fa, ma lo è anche che il sottosegretario Ferro aveva detto che avrebbe fatto il possibile dare una risposta entro oggi. Evidentemente, non è stato possibile. Abbiamo fatto anche qualcos'altro nel frattempo.

Sono d'accordo con il ribadire che il Governo viene invitato a valutare l'opportunità di intervenire nel più breve tempo possibile. Questo non vuol dire condividere alla lettera tutto quello che c'è scritto in quello che diventerà l'ordine del giorno, ma condividere il fatto che è una materia delicata, che va approfondita e merita una risposta nel tempo più celere possibile. Questa è la posizione della maggioranza. (Applausi).

PARRINI (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PARRINI (PD-IDP). Signor Presidente, farò un'osservazione di merito e una di forma. Quella di merito è che mi pare che con il susseguirsi degli interventi l'apertura appaia sempre più di facciata e sempre meno di sostanza. Se continuiamo nel dibattito, scopriremo che in realtà c'è un dissenso di fondo, cosa che era apparsa abbastanza chiara in Commissione e che mi pare anche in Aula sia stata confermata.

Noi ovviamente siamo sulla posizione che ha detto il senatore Delrio, siamo stati contrari all'abolizione di queste strutture di missione, crediamo che fossero utili e che lo sarebbero ancora. Pensiamo quindi che bisognerebbe affrontare il problema e risolverlo in maniera costruttiva ed efficace.

L'osservazione di forma è la seguente e vorrei richiamare l'attenzione del Presidente. Se non sbaglio, non abbiamo ancora votato i due emendamenti, giusto? In tal caso, la trasformazione è ancora possibile. Questa era la mia domanda, perché nella concitazione dei lavori non mi era chiaro questo punto.

PRESIDENTE. Non abbiamo ancora votato i due emendamenti e vedremo se verranno trasformati in un ordine del giorno.

PAITA (Az-IV-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAITA (Az-IV-RE). Signor Presidente, prendiamo atto di un fatto, cioè che la collega Gelmini, che di solito capisce bene, aveva effettivamente capito bene quello che era accaduto in Commissione. Ci tengo, perché siamo persone serie, che di solito raccontano le cose per quello che davvero accade.

In secondo luogo, onorevoli colleghi, c'è un problema che nessuno di voi ha sollevato e ci terrei a farlo io. Perché abbiamo bisogno di un ordine del giorno esplicito, collega Balboni, anche raccogliendo positivamente quello che lei ha detto? Perché questo voto alla Camera dei deputati c'è già stato ed è stato negativo.

Questo è il punto politico dal quale voglio partire. Se davvero oggi l'intenzione della maggioranza è fare un'apertura di credito a questo tipo di proposta, l'ordine del giorno che voteremo può essere anche in una formula, per così dire, di valutazione successiva, ma deve contenere, dal punto di vista temporale, un impegno fattivo. Qual è l'impegno fattivo per avere una proposta di merito, che noi peraltro abbiamo già e della quale peraltro abbiamo già parlato con la presidente Meloni? Questo tempo ragionevole può essere al massimo di due mesi.

Se il contenuto proposto dal senatore Balboni può essere associato a un termine di due mesi, che costituisce un impegno serio, non solo la senatrice Gelmini aveva capito molto bene, ma oggi possiamo fare un atto serio in quella direzione, da parte di un ramo del Parlamento che prende atto che nell'altro ramo c'è invece stato, nei giorni scorsi, un voto contrario. Quindi, se vogliamo essere seri, dobbiamo farlo con un ordine del giorno che dica le cose in maniera molto chiara. (Applausi).

RONZULLI (FI-BP-PPE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RONZULLI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, per fugare ogni dubbio sul fatto che la nostra apertura è reale, effettiva e credibile, avendo scambiato un parere con il senatore Balboni e con il capogruppo Romeo, siccome siamo anche una maggioranza concreta, le dico, senatrice Paita, che due mesi sono anche tanti. Ci impegniamo a farlo anche in un tempo inferiore.

ROMEO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare. (Commenti).

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROMEO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, alcuni colleghi mi dicevano di rilanciare, proponendo quindici giorni. Al di là delle battute, visto che il tema è delicato, suggerisco di accantonare gli emendamenti in oggetto, così l'ordine del giorno lo scriviamo bene, con impegni precisi, lo si vota e diventa un impegno dell'Assemblea. Poi, com'è stato ben suggerito dall'opposizione, il Presidente del Consiglio valuterà attentamente, a seguito dell'impegno che il Parlamento gli ha dato, come istituire questa struttura di missione, naturalmente rispettando il più possibile i tempi che saranno indicati. L'argomento è delicato e, com'è stato sottolineato, non possiamo presentare un ordine del giorno trasformato così, ma occorre scriverne il testo correttamente. Le forze politiche lo mettono per iscritto e poi lo votiamo tutti insieme. (Applausi).

RENZI (Az-IV-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZI (Az-IV-RE). Signor Presidente, intervengo come firmatario dell'emendamento: non abbiamo niente in contrario a che la Presidenza, ovviamente nella sua autonomia, valuti l'invito del senatore Romeo. Quello che dico è che ci ritroviamo in quello che ha detto la senatrice Ronzulli, ovvero siamo totalmente disponibili a trasformare i due emendamenti, tanto quello sul dissesto idrologico quanto quello sulla Struttura di missione per l'edilizia scolastica, in un ordine del giorno, in un arco di tempo sul quale la senatrice Ronzulli ci ha scavalcato, ma ci va bene ed è sufficiente un arco bimestrale, sapendo che, come ha detto il senatore Delrio, c'è un potere in capo al Presidente del Consiglio, tant'è vero che, nel caso della struttura di missione di cui stiamo discutendo, fu un DPCM a farla scaturire.

Però, senatore Romeo, quanto detto dal presidente Balboni, da lei e dalla presidente Ronzulli dà un quadro molto interessante della situazione. La maggioranza di centrodestra, che noi ovviamente non appoggiamo, e alcuni amministratori della maggioranza di centrodestra sottolineano come questo tema sia cruciale.

Ci dichiariamo disponibili ad accogliere la proposta di trasformazione avanzata dal senatore Balboni, con le giuste considerazioni della collega Gelmini, le considerazioni della senatrice Ronzulli e la conclusione finale del senatore Romeo. Dopodiché, senatore Romeo, non ci faccia il gioco delle tre carte, perché, volendo, si può procedere immediatamente alla trasformazione in ordine del giorno. Se però lei ha bisogno di tempo, chi siamo noi per impedirvi di avere quello sufficiente a scriverlo?

Nel frattempo, per noi si può accantonare, quindi lo ritiriamo parzialmente, in attesa dell'ordine del giorno del senatore Romeo, che voteremo con grande soddisfazione.

PRESIDENTE. Dispongo pertanto l'accantonamento degli emendamenti 11.0.1 e 11.0.2.

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. A nome dell'Assemblea, saluto gli studenti e i docenti del corso di diritto parlamentare della facoltà di giurisprudenza e scienze politiche dell'Università degli studi di Parma, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 393 (ore 16,16)

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 11.3, presentato dal senatore Giorgis e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 11.4, presentato dalla senatrice Licheri Sabrina.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 11.5, presentato dal senatore Parrini e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Ricordo che gli emendamenti 11.0.1 e 11.0.2 sono stati accantonati.

Passiamo all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 12 del decreto-legge, che si intendono illustrati e su cui invito la relatrice e la rappresentante del Governo a pronunziarsi.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, il parere è favorevole.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 12.1, presentato dal senatore De Cristofaro e da altri senatori, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 12.2, presentato dalla senatrice Maiorino e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 12.3, presentato dal senatore Patuanelli e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 12.4, presentato dal senatore Giorgis e da altri senatori, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 13 del decreto-legge, che si intendono illustrati e su cui invito la relatrice e la rappresentante del Governo a pronunziarsi.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, il parere è contrario.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere è conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 13.1, presentato dal senatore Giorgis e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 13.2, presentato dal senatore Giorgis e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 13.0.1, presentato dalla senatrice Paita e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Senatrice Paita, la invito a leggere l'ordine del giorno G11.0.1, risultante dalla trasformazione degli emendamenti 11.0.1 e 11.0.2.

PAITA (Az-IV-RE). Signor Presidente, il testo è il seguente: «Il Senato, in sede di discussione del disegno di legge n. 393, impegna il Governo a valutare l'opportunità di affrontare le problematiche di cui agli emendamenti 11.0.1 e 11.0.2 nel più breve tempo possibile e comunque non oltre due mesi».

SIRONI (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIRONI (M5S). Signor Presidente, il mio intervento è in merito al fatto che l'emendamento 11.0.1 in realtà è già stato sottoposto a votazione, quindi immagino che debba essere cancellata quella già eseguita. Invito inoltre ad avere regole certe, perché già questa mattina il senatore Renzi è entrato all'ultimo momento, facendo cancellare una votazione, ora entra a gamba tesa tra un emendamento e l'altro e li trasforma in un ordine del giorno. Bisognerebbe non farci portare in braccio.

PRESIDENTE. Senatrice, forse era disattenta. L'emendamento non era stato votato e le regole sono certissime nel Senato della Repubblica italiana.

PAITA (Az-IV-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAITA (Az-IV-RE). Signor Presidente, capisco tutto... (Brusio).

PRESIDENTE. Colleghi, facciamo intervenire la senatrice Paita.

PAITA (Az-IV-RE). Capisco tutto, Presidente, ma stiamo parlando di uno dei temi più seri che riguardano la vita e la sicurezza dei cittadini in questo Paese.

Cercare di attaccarsi a elementi del tutto pretestuosi per non dire una cosa semplice, e cioè che non avete il coraggio di firmare quest'ordine del giorno, perché siete stati i promotori della cancellazione della Struttura tecnica di missione Italiasicura (Applausi) con il vostro presidente del Consiglio di allora Giuseppe Conte - che rimanga agli atti: Giuseppe Conte - fatemi dire che è davvero molto, molto triste.

A dirvelo è una persona che, anche grazie a quelle risorse, ha potuto contribuire a mettere in sicurezza il proprio territorio e la propria città.

Quindi, Presidente, la prego di procedere al voto di quest'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Chiedo alla relatrice e alla rappresentante del Governo di pronunziarsi sull'ordine del giorno.

SPINELLI, relatrice. Signor Presidente, esprimo un parere favorevole all'accoglimento.

CASTIELLO, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo lo accoglie.

PRESIDENTE. La senatrice Paita non insiste per la votazione.

ROMEO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROMEO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, vista la serietà dell'impegno - altrimenti poi mi si dice che voglio fare il gioco delle tre carte - l'ordine del giorno si vota, perché è un rafforzativo. Questo era l'intento del nostro intervento.

PRESIDENTE. Se insistete per la votazione, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G11.0.1, presentato dalla senatrice Paita e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi).

Passiamo alla votazione finale.

BORGHESE (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORGHESE (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). Signor Presidente, cari colleghi, oggi pomeriggio l'Assemblea del Senato esamina il decreto-legge sul riordino dei Ministeri. (Brusio).

PRESIDENTE. Mi perdoni, senatore Borghese.

Colleghi, sta intervenendo il senatore e io non riesco a sentirlo. Prego, senatore.

BORGHESE (Cd'I-NM (UDC-CI-NcI-IaC)-MAIE). L'obiettivo che ci si pone è una maggior efficacia dell'azione di Governo.

Valutiamo con favore il testo, che mira alla riorganizzazione delle attribuzioni dei Ministeri, con la finalità di portare avanti il programma con cui questa maggioranza si è presentata davanti agli italiani.

Nel merito del provvedimento, vorrei sottolineare alcuni aspetti, a partire dal Ministero dello sviluppo economico, che diventa Ministero delle imprese e del made in Italy.

Per noi l'impresa è da sempre al centro della nostra azione politica. (Applausi). Senza imprese non c'è lavoro, quindi siamo assolutamente favorevoli al fatto che oggi ci sia un Ministero che si occupa di far crescere le imprese, che, insieme agli oltre 6 milioni di italiani che vivono all'estero, sono le vere promotrici del nostro made in Italy.

Evidenziamo in quest'Aula anche altri aspetti: l'istituzione del Comitato interministeriale per le politiche del mare e del Comitato interministeriale per il made in Italy nel mondo. Quest'ultimo è per noi un argomento centrale.

Ci teniamo a sottolineare l'importanza di valorizzare il made in Italy, che rappresenta il nostro migliore biglietto da visita nel mondo. Lo dico con cognizione di causa, cari colleghi, perché sono un parlamentare eletto all'estero: tutto il mondo invidia le eccellenze dei nostri prodotti e guarda con apprezzamento tutto ciò che noi italiani siamo capaci di fare nel mondo. (Applausi). Dunque, l'istituzione del Comitato interministeriale per il made in Italy, insieme all'istituzione del Comitato interministeriale per le politiche del mare, rappresenta sicuramente una scelta strategica di campo.

Un altro aspetto positivo che vorrei sottolineare è la denominazione del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica. La crisi energetica è oggi la grande emergenza da affrontare.

In conclusione, cari colleghi, il nostro giudizio è certamente positivo, in quanto questo provvedimento rappresenta uno strumento utile e necessario per rendere più efficace l'azione dell'Esecutivo e per dare le risposte che servono agli italiani, ai cittadini, alle famiglie e alle nostre imprese.

Per queste ragioni, cari colleghi, il Gruppo Civici d'Italia-Noi Moderati-MAIE vota favorevolmente al provvedimento di conversione. (Applausi).

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, vorrei motivare il nostro voto contro questo provvedimento parlando esclusivamente di una questione, che peraltro è stata anche sollevata in diversi emendamenti presentati dei miei colleghi. Mi riferisco al cambio di denominazione del Ministero dell'istruzione, un Ministero che peraltro ha già cambiato denominazione qualche anno fa, perché un tempo si chiamava Ministero della pubblica istruzione ed era un nome a me e al mio Gruppo particolarmente caro. Ora si propone di cambiarne ulteriormente la denominazione, aggiungendo il riferimento al merito.

Vorrei spiegare in questi minuti, Presidente, per quale ragione il mio Gruppo considera profondamente sbagliato questo riferimento e poi opportuno, quando si fanno provvedimenti come quello in esame e si scelgono questioni come queste, di provare in qualche modo a inquadrarle all'interno di un ragionamento che non può essere semplicemente legato alla terminologia.

La parola "merito" ha profondamente cambiato valore nel corso dei decenni. Se non si parte da questo presupposto e se non si prova a comprendere cosa è successo in Italia nel corso degli ultimi decenni, penso che si faccia fatica a comprendere perché il merito di cui parliamo oggi è un concetto profondamente diverso da quel merito a cui fecero invece riferimento i Padri costituenti, quando inserirono nella Costituzione italiana - in quel caso secondo me molto giustamente - il riferimento agli studenti meritevoli. Quella Costituzione aveva - lo ricordo alle senatrici e ai senatori - un carattere profondamente egualitario. E quel riferimento al merito si inscriveva pienamente all'interno di questo disegno di legge costituzionale che fu all'epoca costruito da quell'altissimo compromesso che poi diede vita alla Costituzione italiana.

Il punto però è comprendere cosa è successo negli ultimi trent'anni e comprendere perché il merito si sia trasformato progressivamente in una ideologia. Io sono contrario al merito non perché sono contrario alla parola merito, ma perché sono profondamente in dissenso con l'ideologia del merito.

Cosa è successo negli ultimi trent'anni in questo Paese e soprattutto che cos'è la scuola di oggi? Da cosa è segnata la scuola di oggi? So che forse userò una parola che può sembrare antica, ma la scuola italiana negli ultimi trent'anni è diventata lo sapete cosa? Profondamente classista (Applausi), profondamente segnata dalla diseguaglianza sociale, esattamente l'inverso di quello che accadde nella stagione lunga di quei decenni del Novecento (gli anni Sessanta e gli anni Settanta), quando la spinta dei movimenti sociali, dei movimenti studenteschi e dei movimenti di massa aveva in qualche modo realizzato e favorito un profondo processo di democratizzazione. Erano gli anni in cui un cantante che piaceva molto a quelli che avevano a che fare con la storia del movimento operaio scrisse, in una famosa canzone, che l'operaio avrebbe avuto grande piacere ad avere il figlio dottore.

Che significava questa cosa? Significava che avevamo costruito in quegli anni un'idea di società nella quale funzionava finalmente l'ascensore sociale; l'idea straordinaria secondo la quale la generazione che c'era prima non si rassegnava al concetto che la generazione che veniva dopo avrebbe vissuto come la propria o addirittura peggio. No, la generazione successiva avrebbe vissuto in modo migliore della generazione precedente. È stata la scuola della Costituzione, è stata la scuola della Repubblica, è stato il grande insegnamento dei movimenti di massa degli anni Sessanta e degli anni Settanta, attorno ai quali per l'appunto è profondamente cambiata in senso democratico e in senso egualitario la società di questo Paese.

Poi, a un certo punto, cosa succede? È per l'appunto su questo che dobbiamo riflettere, altrimenti non si capisce per quale ragione oggi abbiamo un dubbio e un dissenso su una parola che astrattamente dovremmo condividere tutti.

Succede che un processo strisciante che dura molti decenni mette profondamente in discussione questa idea. La posso dire come la penso fino in fondo? Non imputo questo processo semplicemente a voi. Non lo imputo semplicemente alla destra o al centrodestra che ha governato l'Italia per molti decenni. Certo, ci avete messo molto carico da novanta, perché la botta finale alla scuola italiana l'avete data nel 2007 con il taglio lineare dei famosi 8 miliardi di euro.

Dobbiamo riconoscere però un elemento critico anche noi del mondo democratico e progressista. Dall'idea sbagliata secondo la quale bisognasse in qualche modo immaginare il modello d'istruzione come funzionale all'idea del lavoro e dell'aziendalizzazione è cominciato il problema. Il problema è cominciato quando abbiamo smesso di pensare che la scuola dovesse formare cittadini e ci siamo convinti invece che la scuola dovesse formare esclusivamente lavoratori. (Applausi). No, è un concetto profondamente sbagliato, perché la scuola deve formare innanzitutto cittadinanza. Ed è questa ragione per cui io credo che dobbiamo sempre rivendicare con grande forza l'idea che il percorso formativo debba significare pensiero critico, esattamente quello che è mancato in tutti questi anni.

Cosa è successo? È successo che si è formata un'ideologia funzionale all'idea di aziendalizzazione e non era soltanto il merito la parola con cui avevamo a che fare. Ce ne erano varie di parole che andrebbero, una dopo l'altra, messe sotto la lente di ingrandimento, discutendo su di esse. Altre erano competenza, competitività (una cosa un po' diversa), valutazione e finanche capitale umano; anche di questo a un certo punto si è cominciato a discutere nelle scuole. Sapete qual è la conseguenza di tutto questo trenta anni dopo?

Parlo anche da ex Sottosegretario all'istruzione in un precedente Governo. Quando arrivai al Ministero qualche tempo fa una delle prime cose che feci fu quella di farmi fornire i dati sulla composizione sociale delle nostre scuole. Ciò è stato rilevato dalla senatrice Cecilia D'Elia nel suo intervento in discussione generale, e mi fa piacere che lo abbia ricordato perché mi sembra un punto essenziale della vicenda di cui stiamo discutendo. Sapete che oggi la stragrande maggioranza degli studenti che fanno il liceo classico o il liceo scientifico vengono da famiglie i cui i genitori sono anch'essi diplomati al liceo classico o al liceo scientifico e quasi sempre laureati? Invece, se andate a vedere i dati della composizione sociale degli istituti professionali e degli istituti tecnici, scoprirete che, anche in quel caso, la provenienza sociale e culturale è esattamente la stessa naturalmente, speculare all'opposto, come è evidente.

Ciò, ancora una volta, vuol dire che quel meccanismo si è inceppato completamente. Quell'idea di ascensore sociale che poteva dare a un giovane, ad un ragazzo o ad una ragazza meritevoli, nel senso costituzionale del termine, la possibilità di emanciparsi da una condizione di partenza svantaggiata è stata totalmente messa in discussione. So bene che questa tendenza non è una generalizzazione e che certamente ancora oggi ci sono fortunatamente ragazze e ragazzi nelle scuole - nei licei classici ad esempio - che si laureano, ottengono risultati straordinari e che provengono da ambienti familiari e culturali più sfavorevoli. La tendenza, però, è evidente ed è pericolosissima.

Peraltro, attenzione: è una tendenza che riguarda non solo la scuola, ma è generale e riguarda l'intero impianto formativo e che ha avuto un altro frutto avvelenato. Qual è l'altro frutto avvelenato? L'altra cosa che è cambiata in trenta anni è che - guarda caso - è diminuito, in maniera drammatica e non relativa, il numero dei laureati. Siamo il penultimo Paese in Europa per numero di laureati siamo il penultimo, e l'ultimo, l'ultimissimo addirittura, secondo i dati, tra i cosiddetti Paesi dell'Occidente europeo. Comprenderete che questo è un punto di grande sofferenza, di grande rischio e difficoltà che può davvero mettere in discussione l'idea di Paese così come l'abbiamo conosciuto.

Allora la parola merito, in quanto tale, non c'entra nulla.

Merito è una bellissima parola, ma l'accezione attorno alla quale è stata costruita un'ideologia è totalmente sbagliata, classista e introduce un'idea che penso dobbiamo combattere e in qualche modo cercare di contestare in radice.

Spero che il dibattito che stiamo facendo stasera serva almeno a porre sul terreno una questione che evidentemente è non soltanto terminologica, ma è anche profondamente culturale e con grandi risvolti sociali. (Applausi).

LOMBARDO (Az-IV-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LOMBARDO (Az-IV-RE). Signor Presidente, gentile Sottosegretaria, onorevoli colleghe e colleghi, siamo oggi qui a discutere di un provvedimento del Governo sul riordino delle attribuzioni dei Ministeri; un provvedimento che ha già avuto un passaggio alla Camera e una discussione accesa nelle competenti Commissioni parlamentari e anche oggi in Aula, un dibattito del quale cercherò di tener conto nel mio intervento.

Voglio dire in premessa che non mi iscrivo allo sport nazionale di quanti si stracciano le vesti perché un Governo, tra i suoi primi atti, cerchi di ridisegnare la tassonomia ministeriale. È una prassi, o meglio una consuetudine, che descrive la volontà politica di un Governo di dare ordine all'organizzazione ministeriale sulla base delle proprie priorità. Non è la prima volta che questo succede e non sarà l'ultima.

La mia preoccupazione, la nostra preoccupazione non nasce dal fatto che alcuni Ministeri cambino la loro formulazione e le loro funzioni, benché sarebbe cosa buona e giusta per tutte le persone che in essi lavorano e per i cittadini, le imprese e le associazioni che vi si interfacciano che vi fosse una certa stabilità nell'organizzazione degli apparati e delle funzioni dei vertici statali e non vi fossero ambigue sovrapposizioni che possono portare a un conflitto di attribuzione. La nostra preoccupazione più profonda si manifesta quando la riorganizzazione delle funzioni di un Ministero non dipende dalla volontà politica di rendere più efficiente l'azione dell'amministrazione statale, ma nasce dalla volontà politica, invero meno nobile, di ritagliare, quasi in maniera sartoriale, le attribuzioni di un Ministero in funzione della persona che pro tempore svolge le funzioni di Ministro. (Applausi).

Quando ciò avviene, infatti, l'impressione che ne deriva è che la scelta sia dettata dalla necessità non di migliorare la qualità dell'azione dello Stato, ma di soddisfare gli equilibri interni alla maggioranza e gli appetiti politici di singole personalità. È questa la lente, la chiave di lettura che - a nostro avviso - ha guidato il Governo nel provvedimento sul riordino delle attribuzioni dei Ministeri. Ed è così che il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, onorevole Matteo Salvini, oltre a cancellare la parola «sostenibilità» dall'idea di mobilità, ha conquistato le deleghe sui porti e sulle guardie costiere, andando a debordare dalle infrastrutture per provare - ahimè e ahinoi - a occuparsi ancora di immigrazione (Applausi), andando a sconfinare nelle prerogative che spetterebbero al Ministero dell'interno. Ed è così che il ministro per gli affari europei e il PNRR, onorevole Fitto, si è preso anche le deleghe per le politiche di coesione per il Sud, rendendo necessaria una compensazione per il ministro Musumeci. Al Ministero senza portafoglio rischiavate di aggiungere una nuova figura nel nostro ordinamento giuridico italiano: il Ministero senza competenze. (Applausi).

Ed è così che avete cercato di ovviare al pasticcio, facendone un altro, ovvero un risarcimento al ministro Musumeci che ha ottenuto in compensazione la delega sulla protezione civile: errore strategico grave. Se c'è infatti un modello sul quale siamo all'avanguardia nel mondo, è proprio la protezione civile (Applausi), che ha bisogno di una catena di comando chiara, precisa e di una necessaria attività di coordinamento interministeriale, che era giusto e doveroso che rimanesse in capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri. (Applausi). È una scelta miope che speriamo non debbano pagare gli italiani, soprattutto considerando la fragilità del nostro territorio dal punto di vista sismico e idrogeologico.

E meno male che il Ministero delle imprese e del made in Italy è stato affidato al ministro Urso. Temo infatti che, se avessimo seguito l'indicazione del vice presidente della Camera Rampelli sul fatto che bisogna parlare solo l'italiano, avremmo avuto il Ministero delle imprese e del fatto in casa, in nome della sovranità linguistica.

Avete voluto aggiungere il termine "sovranità" anche al nome del Ministero dell'agricoltura e della sovranità alimentare. Fossi in voi, mi preoccuperei non solo di declamare la sovranità in ogni Dicastero, ma mi preoccuperei di esercitarla con competenza, nei limiti del rispetto della legge e della Costituzione. (Applausi).

Torno al punto di principio: qual è la logica che deve essere seguita per ridisegnare le attribuzioni di un Ministero? È una logica che riguarda l'efficienza dell'azione dello Stato o la soddisfazione degli equilibri interni alla maggioranza? A noi sembra che sia questa, la seconda strada, la via che il Governo sta percorrendo nel riordino delle attribuzioni dei Ministeri. Di fronte a tutto questo, oltre a esprimere una contrarietà politica, cosa deve fare un'opposizione che vuole essere di merito e non di principio, come quella che il Gruppo Azione e Italia Viva sta interpretando fin dall'inizio della legislatura? Deve proporre emendamenti che vadano quantomeno nella prospettiva della riduzione del danno. (Applausi).

Cosa abbiamo fatto con i parlamentari in Assemblea e in Commissione? Abbiamo chiesto che le nostre priorità, ossia la scuola, l'ambiente, la sanità, il Sud, venissero considerate anche in questa materia. Abbiamo chiesto che i nostri valori venissero riportati al giusto posto nella scala delle priorità nazionali. Pertanto abbiamo chiesto - ancora chiediamo e colgo con favore l'apertura che è stata fatta oggi - di riportare la Protezione civile sotto la Presidenza del Consiglio e il ripristino della Struttura di missione istituita dal Governo Renzi contro il dissesto idrogeologico. Voglio ricordare che questo l'abbiamo chiesto ben prima che succedessero i fatti di Ischia. (Applausi). Questo Paese deve smetterla di piangere solo quando i danni si creano. Prevenire è meglio che curare. Quindi, bisogna investire nella prevenzione e non piangere dopo. Abbiamo chiesto che il Ministero del Sud fosse prioritario e non un'appendice del Ministero per gli affari europei.

Infine, abbiamo votato contro la soppressione del termine "merito" nella denominazione del Ministero dell'istruzione. Sapete perché? Forse siamo contrari all'eguaglianza e all'inclusione? No. Oggi abbiamo votato a favore dell'emendamento che chiedeva, oltre al merito, di inserire la parola "inclusione". L'articolo 34 della nostra Costituzione dice che «La scuola è aperta a tutti». La nostra Costituzione, quando parla di scuola, dice che «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». A una parte dell'opposizione che è intervenuta anche oggi in Aula, noi diciamo che premiare il merito non significa solo premiare il talento, chi ce la fa, i vincitori. Significa premiare l'impegno di chi studia, di chi fatica, di chi si impegna. (Applausi). Coltivare il merito significa volgere il nostro sguardo al sacrificio di chi crede in sé stesso e non cede alla raccomandazione e al nepotismo. Significa dare pari opportunità a chi non si dà mai per vinto. (Applausi). Questo significa credere nel merito.

Il merito deve valere tanto per gli alunni quanto per gli insegnanti. Per questo non va certo nella direzione del merito, colleghi, premiare gli insegnanti in un emendamento presentato da Fratelli d'Italia che consentirebbe di diventare docenti di ruolo della scuola pubblica italiana anche a coloro che non hanno mai superato un concorso. Alla maggioranza e al Governo noi diciamo che non basta inserire la parola "merito" per riattivare l'istruzione come ascensore sociale. Vi aspettiamo alla prova dei fatti e vedremo quante risorse e quali strumenti metterete sull'istruzione per valorizzare il merito degli insegnanti e degli studenti, garantendo loro pari opportunità. Per ora, il piatto piange.

La stessa cosa vale sul tema della natalità, di cui si fa carico il Ministro della famiglia. Vedremo alla prova dei fatti quali misure verranno adottate a sostegno delle famiglie: il termine al plurale qui è voluto (Applausi), nel senso ampio della nozione di che cosa significa oggi una famiglia in Italia.

Vi aspettiamo alla prova dei fatti signor Presidente e onorevoli colleghi. Le scelte che avete fatto nel riordino delle attribuzioni dei Ministeri non sono meramente lessicali. Qualcuno ci ricorda che le parole sono importanti. Chi parla male pensa male. Bisogna trovare le parole giuste. Per questo mi sento di anticipare che le decisioni della maggioranza non ci lasciano ben sperare. Arrivo alla conclusione. Le proposte che avevamo avanzato per ridurre il danno, nonostante l'apertura che oggi cogliamo positivamente sull'ordine del giorno, ci dicono che forse avete perso o state perdendo una buona opportunità di dimostrare che l'interesse generale del Paese deve essere il buon governo, non l'appagamento degli interessi dei suoi governanti. (Applausi).

ROSSO (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSSO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, il decreto al nostro esame viene emanato nel rispetto dell'ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri e che non modifica il numero complessivo dei membri del Governo. Il tutto avviene nella riserva di legge affidata all'articolo 95 della Costituzione.

Quindi, siamo, nell'alveo della Costituzione e della legge, a esaminare un decreto che, molto semplicemente, rinomina taluni Ministeri, già esistenti a legislazione vigente, dando loro una nuova organizzazione. Pertanto, nulla di stravagante se il Ministero dello sviluppo economico diventa il Ministero delle imprese e del made in Italy. Nulla di strano, se questo nome e la riorganizzazione dello stesso Dicastero consentiranno in modo più efficace di affrontare questa crisi economica, sostenendo il nostro sistema Paese, fatto da imprese di ogni dimensione.

Così come non appare affatto peregrino aggiungere al Ministero dell'agricoltura e delle foreste la dizione che evidenzia la sovranità alimentare, proprio perché in questa parola è racchiusa la volontà di difendere e diffondere i nostri prodotti alimentari. Sappiamo benissimo qual è la situazione: uno dei nostri problemi è quel fenomeno definito italian sounding, cioè quei prodotti che circolano nei Paesi extra-Italia, all'estero, tipo parmesan, mozarella, salsa pomarola o gli spagheroni, prodotti fake non italiani, che fanno ingiusta concorrenza ai prodotti di grande qualità italiana.

L'altro problema è quello del famoso semaforo sui prodotti, il cosiddetto nutri-score che l'Europa vorrebbe imporre, mettendo all'indice prodotti alimentari che, se consumati nelle dosi adeguate, fanno bene e non male alla salute.

Quindi, è un Ministero che vuole soprattutto dare una tutela ai nostri marchi, un sostegno economico e di immagine sui mercati esteri, ma anche una vigilanza seria sui prodotti venduti in Italia. È un Dicastero che ha una importanza di immagine e di strategia economica fondamentale, perché dietro i nostri prodotti DOC, alle nostre IGP, ci sono migliaia di aziende agricole, che producono impegnando milioni di addetti, e migliaia di aziende di trasformazione e conservazione di quei prodotti di grande qualità.

Poi c'è il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che riprende il suo vecchio nome. Il fatto di togliere le parole mobilità sostenibile implica la volontà non di frenare, ma anzi quella di moltiplicare le volontà di realizzare quelle tante infrastrutture fermate dai troppi veti e dalla somma della troppa burocrazia.

Comunque, non abbandoneremo le questioni della mobilità sostenibile. Ricordiamo che sotto la dicitura trasporti rientrano sicuramente i monopattini e le biciclette e che nelle infrastrutture sono ricomprese le piste ciclabili. A maggiore riprova, io ho presentato, proprio questa settimana, una nuova proposta di legge che parla di sicurezza per gli utenti di monopattini e biciclette. Quindi, non abbandoneremo assolutamente questi temi.

Poi vi è il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, che cambia nome ma mantiene l'impostazione, che ormai non può che essere che quella di garantire l'approvvigionamento energetico del Paese a prezzi contenuti, portando avanti quel progetto di aumentare la produzione nazionale, soprattutto da fonti rinnovabili.

Arriviamo al Ministero dell'istruzione, che aggiunge il tanto contestato merito. Io mi chiedo come si faccia a essere contro il merito. È chiaro che bisogna coltivare la potenzialità di tutti, sostenendo chi è in difficoltà e alimentando le capacità dei più bravi. Mi chiedo però, se non con il merito, come facciamo a stimolare i nostri giovani. Diciamo loro che si progredisce con le raccomandazioni o con il sei politico?

Comunque il Ministero non si occuperà solo di questo. Noi speriamo che il Ministero si occupi anche di far trovare nelle scuole quel matching tra studio, formazione e lavoro, quello che è mancato finora alla scuola italiana.

Vi sono poi indicazioni più puntuali anche sull'organizzazione del Ministero della salute, come pure sugli uffici del Vice Ministro dell'economia, che di fatto diventa un Ministro delle finanze, con l'incarico importantissimo - direi fondamentale - di ridisegnare e rendere meno iniquo il nostro sistema fiscale.

Vedete, io non sono particolarmente appassionato al dibattito sui titoli dei Ministeri. Preferisco guardare ai risultati. Ma, se devo esprimermi sui concetti di merito, sovranità alimentare, made in Italy e sicurezza energetica, non ho dubbi che esprimano obiettivi totalmente condivisibili. Ed è per questi motivi che esprimo il voto favorevole del Gruppo Forza Italia. (Applausi).

CATALDI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CATALDI (M5S). Signor Presidente, cominciamo col dire che il MoVimento 5 Stelle voterà convintamente contro questo provvedimento. Ora le pongo una domanda e, tramite lei, la pongo anche ai colleghi che ci stanno ascoltando: c'era davvero bisogno di cambiare il nomen iuris dei Ministeri? Io credo che questo non influenzi a livello organizzativo, ma mi sembra sia un segnale chiaramente ideologico, perché dal nomen iuris dei Ministeri scompaiono alcune parole chiave. Scompare la mobilità sostenibile, ma soprattutto scompare la transizione ecologica. (Applausi).

Vede, Presidente, a me sembra che ci sia un indirizzo politico ben chiaro, un passo indietro nella direzione opposta di quelle che erano state delle conquiste di civiltà, delle conquiste moderne per le quali il MoVimento 5 Stelle si è sempre speso.

Ora parliamo del Ministero della transizione ecologica. Si può cambiare il nome, perché no? Nessuno dice nulla circa l'aggiungere Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, ma io non credo che l'espressione "transizione ecologica" vi sia rimasta dentro la penna. Io penso che sia una questione proprio di sensibilità, a cosa dare importanza. La sensibilità che il MoVimento ha sempre avuto guarda al futuro, guarda alle prossime generazioni. Credo che quello della transizione ecologica sia un tema fondamentale anche nel PNRR. Non so se si possa parlare soltanto di una questione grammaticale. Penso che questa scarsa sensibilità sia forse dovuta a una paura o a un errore di fondo, e cioè quello di pensare che non siano coniugabili lo sviluppo con un'economia sostenibile, con la transizione ecologica, come se questo non fosse possibile. Ma il MoVimento vi ha dimostrato il contrario, perché ha messo in campo delle misure di sviluppo che sono transizione ecologica. Presidente, il superbonus è transizione ecologica e allo stesso tempo ha creato sviluppo. (Applausi). Ha creato occupazione, più di 600.000 posti di lavoro. Il MoVimento 5 Stelle non ha promesso un milione di posti di lavoro, ne ha realizzati più di 600.000. (Applausi).

Nella scorsa legislatura ho presentato dei progetti di legge che sono nella direzione dello sviluppo economico di alcune aree particolarmente colpite dal sisma, dalle alluvioni, da una crisi industriale pazzesca; parlo delle aree di crisi industriale complessa. Ebbene, in controtendenza andrò a ridepositare questa proposta di legge dove inserirò nel titolo anche l'espressione "transizione ecologica", perché voglio che lo sviluppo e la ricostituzione del tessuto industriale produttivo siano fatti in quell'ottica, che è l'ottica che vuole il MoVimento 5 Stelle.

Parliamo adesso della modifica del nomen iuris del Ministero dello sviluppo economico, che diventa Ministero delle imprese e del made in Italy. È un intento bellissimo, ma non vi sembra che sia un po' riduttivo? Lo sviluppo economico non è soltanto delle imprese. La società è fatta anche di professionisti, di avvocati, di ingegneri, di architetti, di lavoratori. Lo sviluppo economico interessa tutti, anche i disoccupati.

E allora perché porre questa limitazione? Forse il Governo vuole strizzare un po' l'occhio alle imprese. Ma se vuole fare ciò, mi dite per quale motivo avete affossato il superbonus, che era l'unica vera misura di sviluppo proposta dal MoVimento 5 Stelle? (Applausi). L'avete affossato dapprima agendo sul meccanismo delle cessioni e oggi cercando di fare in modo che non possa funzionare più, mettendo in crisi le imprese.

Signor Presidente, la società è composta da tanti elementi, che devono essere in equilibrio tra loro e non si può essere sempre e solo di parte. Accusano il MoVimento 5 Stelle di essere assistenzialista, ma non è così: il MoVimento 5 Stelle non è né a favore né contro nessuno, ma cerca di mantenere questo equilibrio. Non è assistenzialista, ma ha fatto misure equilibrate, perché - da un lato - si è occupato dello sviluppo economico e - dall'altro - si è occupato, in un momento così difficile e di crisi, anche di dare assistenza ai più deboli. (Applausi). La società deve stare in un equilibrio delicato, non si può essere contro nessuno. Se siamo stati contro qualcuno - questo sì - siamo stati contro i corrotti e contro i mafiosi. (Applausi). Non siamo contro le imprese. Sono contro le imprese quelli che remano loro contro e che affossano un provvedimento soltanto perché ha il nome del MoVimento 5 Stelle. (Applausi).

Signor Presidente, c'è un ritorno ideologico al passato, anche se ho sentito le parole dei colleghi intervenuti poco prima di me, che dicevano che avrebbero comunque portato avanti la mobilità sostenibile e avrebbero lavorato anche sulla transizione ecologica. A me preoccupa questo ritorno al passato, perché sono convinto che l'età dell'oro non può essere sempre coniugata al passato. Ci sono le future generazioni e il futuro è non soltanto nostro, ma è anche dei nostri figli e delle generazioni che verranno dopo di noi. Dobbiamo assumerci la responsabilità di consegnare loro un pianeta che sia davvero vivibile. Ribadisco per questo il voto contrario del MoVimento 5 Stelle. (Applausi).

BERGESIO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BERGESIO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, mentre ci apprestiamo ad approvare un decreto-legge che riorganizza i Ministeri, per rendere più efficace l'attuazione del programma di Governo, mi permetto di ricordare all'Assemblea che questa riorganizzazione è una prassi consolidata e che, per dare un segnale, ciò accade quasi a ogni cambio di maggioranza. Essa si è infatti ripetuta anche negli ultimi tre Governi e credo che in quasi tutti i precedenti cambi di maggioranza siano state effettuate delle modifiche ai nomi dei Ministeri.

Per noi oggi questa riorganizzazione è importante, perché mette nero su bianco la filosofia e i programmi della Lega e degli altri partiti di centrodestra al Governo del Paese. E ciò avviene cominciando dal Ministero dello sviluppo economico, che diventa Ministero delle imprese e del made in Italy, per la difesa e la promozione del made in Italy in tutti i settori, dall'industria, al commercio, all'artigianato, sebbene l'impresa non sia sempre vista di buon occhio da una parte del Parlamento, rimasta forse ai tempi del padrone sfruttatore. L'impresa, invece, insieme al lavoro è al centro dell'azione del programma della Lega, perché solo sostenendo le imprese si aiuta il Paese a crescere, cosa impossibile da fare con l'assistenzialismo e - scusate - anche con il reddito di cittadinanza. (Applausi).

Più lavoro significa più ricchezza e, quindi, più consumi e di conseguenza più produzione e benessere per tutti i cittadini. In questa direzione il Governo e la Lega stanno lavorando per portare avanti quanto promesso in campagna elettorale. Mi soffermo poi sulle polemiche davvero incomprensibili sul made in Italy, che riguarda sia il Ministero, ma anche il nuovo Comitato interministeriale per il made in Italy. In realtà questo Comitato sarà fondamentale, perché attraverso il coordinamento tra più Ministeri potrà indirizzare le strategie in materia di promozione delle imprese italiane, per valorizzare e sostenere finalmente in modo mirato il made in Italy nel suo complesso. Soprattutto esso metterà in campo gli strumenti di difesa del nostro marchio Italia, da tanti - troppi - anni preso di mira.

Pensiamo, ad esempio, al dossier sul nutri-score e sui cibi sintetici e finanche alla possibilità di gestire e organizzare in casa nostra, al meglio e nel rispetto della concorrenza, le attività degli stabilimenti balneari che contribuiscono a rendere uniche le coste del nostro Paese. (Applausi).

Finalmente viene inserito, anche con modifiche costituzionali, il concetto di eccellenze del nostro made in Italy, di quello che l'Italia è capace di fare meglio del resto del mondo. A tal proposito, esprimiamo soddisfazione per l'eliminazione del riferimento negativo a carne e vino dal Regolamento per la promozione dei prodotti agricoli da parte dell'Unione europea. (Applausi). Bene ha lavorato il Ministero dell'agricoltura. Segna sicuramente una vittoria per il sistema Italia e per una maggiore tutela delle nostre produzioni aggredite dalla volontà di coloro che, attraverso la promozione di cibi sintetici, intendono porre in atto il più ampio progetto di scardinare il nostro modello agroalimentare che - ricordiamolo sempre - è patrimonio immateriale dell'umanità. È pertanto necessario monitorare costantemente questo aspetto in difesa del made in Italy.

Per quanto riguarda il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestale, è stato rinominato in Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Questa cosa non è piaciuta a una parte anche di quest'Assemblea, perché è stata interpretata come riferimento a un modello vecchio e superato. In realtà, di sovranità alimentare parla spesso il fondatore di Slow Food, Carlo Petrini, che non si può certo identificare in un pericoloso sovranista. Egli dice che la sovranità alimentare aiuterà i contadini e i prodotti locali, ma non sarà autarchia, tutt'altro. Significa sostenere le economie e le produzioni locali, garantire il cibo a tutti e tutelare la biodiversità. La bellezza della biodiversità è uno dei suoi elementi forti e vuol dire favorire i prodotti che fino in fondo esprimono il patrimonio di diversità della nostra splendida Italia.

Esprimiamo soddisfazione anche per l'approvazione dell'ordine del giorno -ringrazio la collega Pirovano, Capogruppo in Commissione affari costituzionali, e il proponente, senatore Germanà - volto a riportare sotto la competenza del MASAF anche la parte relativa alla fauna selvatica, le cui deleghe sono attualmente frammentate tra diversi Ministeri. Ciò sarebbe una garanzia di qualità e salubrità di un alimento che risiede proprio nella capacità di sapersi dotare di standard molto elevati in tutte le fasi del processo, a cominciare dai campi e dalle stalle fino al consumatore finale.

Quanto alla modifica del Ministero della transizione ecologica in Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, lo scopo è evidente, ossia porre l'accento sul tema, oggi prioritario, della sicurezza energetica. Sappiamo bene tutti che nell'ultimo anno l'autosufficienza energetica è diventata una necessaria priorità. Di qui, la nuova denominazione, in quanto il decreto richiama espressamente la competenza in materia di individuazione e attuazione di misure per garantire la sicurezza e la continuità dell'approvvigionamento energetico.

Quanto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ho ascoltato i colleghi intervenuti in precedenza. Abbiamo sentito molte interpretazioni fuorvianti. Ma, a fronte dell'eliminazione della denominazione della mobilità sostenibile, credo che avremmo potuto fare altrettanto quando è stata inserita la mobilità sostenibile nel Ministero delle infrastrutture. In ogni caso, credo che il compito di questo Dicastero sia occuparsi di trasporto, efficientando le reti e garantendo la sicurezza di tutti. Il nostro ministro Matteo Salvini sta facendo bene il suo lavoro. (Applausi). Potrebbe essere utile aggiungere anche la competenza sulla sicurezza stradale - se ne sta occupando anche in questi ultimi tempi - una piaga del nostro Paese che va assolutamente sanata nel più breve tempo possibile.

Per quanto riguarda il Ministero dell'istruzione e del merito, mi permetto di affermare che finalmente si innalza il concetto di merito. Lo Stato ha il dovere di rendere accessibile a tutti l'istruzione, rimuovendo gli ostacoli di ordine economico e sociale. Il sostegno a chi ha maggiori difficoltà deve però andare di pari passo con la promozione di chi, per maggiore impegno personale, ossia per merito, ottiene buoni risultati. Perché non riconoscere il merito? Perché non premiare chi si impegna di più? Valorizzare i più meritevoli può sicuramente rappresentare uno stimolo per chi si impegna meno.

In conclusione vorrei ribadire che questo riordino ministeriale è finalizzato a portare avanti il programma di governo, rendendo coerente l'organizzazione dell'Esecutivo con le finalità che si prefigge e per la Lega questo significa mettere in atto quanto abbiamo promesso agli italiani: dare attenzione alle imprese, al lavoro, ai giovani, agli studenti, agli insegnanti e possiamo dire che attraverso questo si può garantire un futuro migliore all'Italia. Un mio conterraneo molto più famoso del sottoscritto e magari anche di molti altri componenti di quest'Assemblea, Luigi Einaudi, diceva sempre che le formule mutano e passano, la dottrina di una verità, la quale scoperta deve essere riconosciuta e ubbidita, rimarrà per sempre. Per noi questa è una dottrina e per tutte queste ragioni dichiaro il voto favorevole del Gruppo Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione sul provvedimento in discussione. (Applausi).

VALENTE (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTE (PD-IDP). Signor Presidente, gentili colleghe e colleghi, il provvedimento che siamo chiamati a convertire oggi è uno dei primi atti di questo Governo. Di solito, quello del riordino dei Ministeri è poco più che un atto dovuto, un atto di accompagnamento del passaggio da un Governo al successivo, ma stavolta non è stato così. Il decreto-legge non si limita a riordinare le competenze dei Ministeri, si dedica anche a modificare la denominazione di alcuni di questi, arrivando quasi a farne un manifesto politico-ideologico. Ne viene fuori, senza eccessiva enfasi, una visione ben precisa dello sviluppo del Paese; una visione che come Partito Democratico - vorrei dirlo in premessa - non solo non ci convince affatto, ma che riteniamo sbagliata, miope e pericolosa per l'Italia.

Prima di entrare nel merito, lasciatemi svolgere una brevissima osservazione sul metodo. Ho parlato della carica ideologica di questi interventi, che solo apparentemente sono un fatto nominalistico. Potremmo dire che la Destra fa la Destra; bene, è legittimo che lo faccia avendo ottenuto il consenso della maggioranza del corpo elettorale, ma con il decreto-legge in esame lo fa sui nomi, sulle etichette, sulle bandierine; lo fa soprattutto manifestando ancora una volta una concezione quasi proprietaria delle istituzioni. Nominare, infatti, è importante e quel che non si nomina rischia di non esistere, ma quando entrano in gioco i nomi delle istituzioni che sono (o almeno speriamo dovrebbero essere) patrimonio comune, si dovrebbe agire con responsabilità, buon senso, senza piantare bandierine identitarie ammantate di propaganda per quel che non è e non dovrebbe essere appannaggio solo di una parte, ma di tutte e di tutti.

Vorrei dire chiaramente che la Destra ha la responsabilità politica di dare attuazione al programma sul quale ha ricevuto il consenso della maggioranza degli elettori, ma questa responsabilità si gioca su azioni concrete orientate a quelle posizioni ideali e politiche, quindi non può esaurirsi nell'attribuzione di denominazioni solo per solleticare qualche porzione identitaria del proprio elettorato.

A questa prevalenza dell'identità e dell'ideologia sull'efficienza degli apparati anche dell'Esecutivo corrisponde un provvedimento che nel merito desta quindi anche per questo tantissime perplessità. Anzitutto il Governo rende evidente, fin dai nomi che ha scelto, la propria tenace resistenza, se non la propria aperta ostilità, verso alcuni dei capisaldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, come hanno detto in tanti intervenendo. È un fatto gravissimo, in linea con le continue e strumentali richieste di rinegoziazione di un piano, che invece andrebbe piuttosto attuato con rigore e rapidità, in modo efficiente e trasparente.

Le principali finalità cui l'Unione europea ha condizionato l'erogazione dei fondi del Next generation EU sono molto chiare: transizione ecologica, sostenibilità delle politiche di sviluppo, transizione digitale. Dai nomi dei Ministeri scompare invece qualunque riferimento a questi obiettivi: scompare la transizione ecologica, si torna alla definizione ormai datata di Ministero dell'ambiente, cui si aggiunge, per sollecitare le preoccupazioni e gli umori del momento, una non meglio precisata sicurezza energetica, il cui rapporto con la sostenibilità ambientale resta - e temo resterà - del tutto inesplorato. Scompare ogni riferimento alla mobilità sostenibile dalla denominazione del Ministero delle infrastrutture, che torna a quella originaria di infrastrutture e trasporti, e già era scomparsa la transizione digitale dall'elenco dei Ministeri senza portafoglio. Tutto questo secondo noi dice molto, moltissimo, sull'atteggiamento che questo Governo terrà sugli obiettivi e sulla vocazione ideale del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Siamo certi che purtroppo a questo primo intervento nominalistico seguiranno azioni in grado di pregiudicare la realizzazione dello stesso piano.

C'è un altro aspetto di questo decreto-legge che colpisce il piano ancor più in profondità, nelle sue concrete possibilità di attuazione. Il decreto-legge prefigura un molto lungo processo di adeguamento delle strutture e degli apparati al nuovo riparto di competenze tra i Ministeri. Dovranno passare mesi prima che la macchina possa tornare a funzionare a pieno regime in settori cruciali per l'attuazione del Piano.

Per questo, come Partito Democratico abbiamo presentato emendamenti che obbligano il Governo a riferire alle Camere sullo stato di attuazione delle procedure per la riorganizzazione dei Ministeri e anche per il loro impatto nell'attuazione del PNRR.

Ancora, chiedo a tutti noi: quale immagine del Paese emerge dalla rimozione delle parole «sviluppo economico», sostituite da «imprese e made in Italy»? Mi pare molto chiaro: dietro queste parole c'è un Paese che rinuncia a un'idea di sviluppo integrato, a politiche industriali armoniche, capaci di inserire lo sviluppo economico in una ben definita cornice di equilibrio tra legittimi interessi delle imprese e l'interesse all'andamento equilibrato del mercato, nel quadro di una sostenibilità ad ampio raggio sociale e ambientale.

Si rinuncia all'idea stessa dello sviluppo per promuovere uno solo degli attori delle politiche industriali, le imprese, ammantando il tutto di un tocco di nazionalismo - stavolta non linguistico, sorprendentemente - con il riferimento al made in Italy. Lo stesso nazionalismo che porta poi a rinchiudere le politiche agricole in una cornice sovranista, peraltro usando un concetto - quello di sovranità alimentare - nato sotto ben altri auspici: filiera corta, sostenibilità delle politiche agricole, accesso al cibo e a risorse alimentari salubri per ogni persona. Di tutto questo non c'è traccia nella vostra sovranità alimentare.

Parlo adesso dell'aggiunta del termine "merito" accanto a istruzione. Il dibattito sul punto è stato molto acceso e anche molto approfondito negli interventi in discussione generale; lo è stato anche - ahimè - nel Paese. Si è confusa la critica a questa scelta nominalistica con una pregiudiziale ostilità al concetto stesso di merito.

Questo è il messaggio che avevate provato maldestramente a far passare, ma la questione è molto più complessa e la risposta la dà, come sempre, per fortuna, la nostra Costituzione.

Ci è stato ripetuto più volte che la parola merito è in Costituzione e che quindi criticarne l'aggiunta al termine istruzione è sbagliato. Certo, quella parola è in Costituzione, ma l'articolo 34, riscoperto con entusiasmo da tanti solo ora, mette il merito accanto alla capacità e soprattutto all'assenza di mezzi economici e materiali cui la Repubblica è chiamata a fare fronte. Lo fa in un articolo che si apre con un'affermazione potente: «La scuola è aperta a tutti».

Ecco, voglio ribadirlo ancora una volta: non esiste valorizzazione del merito senza un'istruzione pubblica accessibile a ogni persona. (Applausi). Non esiste promozione del merito senza che vengano assicurati - a chi è in condizione di povertà o semi povertà - i mezzi per studiare e formarsi in condizione di vera libertà.

Tutto questo non c'è, né nel nome né soprattutto nel programma del Ministero dell'istruzione e del merito. Proprio per questo, uno degli emendamenti che il Partito Democratico ha presentato in Commissione - e oggi ha ripresentato in quest'Aula - cui ha fatto riferimento nel suo intervento la senatrice Malpezzi, aggiunge accanto a istruzione e merito una parola importante: inclusione. Una parola che lega l'articolo 34 alla sua radice ideale e di principio, cioè, l'articolo 3, comma 2; una parola che racconta un Paese che prende sul serio uguaglianza e solidarietà. Un Paese, ahimè, molto diverso, radicalmente diverso da quello che avete in mente voi.

Questa impostazione - mi avvio a concludere - non si limita ai nomi dei Ministeri interessati dal decreto-legge in conversione, che, invece, conclude un percorso già ben avviato in sede d'istituzione e denominazione dei Ministeri senza portafoglio.

Della scomparsa del Ministero della transizione digitale ho già detto. Mi riservo in conclusione solo poche battute su un tema molto caro al Partito Democratico e a me personalmente.

Mi riferisco alla nuova denominazione del Ministero per le pari opportunità, divenuto adesso Ministero per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. Qual è - lo chiedo ancora una volta - l'immagine di un Paese che emerge da una denominazione di questo genere? Qual è l'immagine della donna, del valore e soprattutto della sua presenza pubblica?

Il riconoscimento, o meglio, la costruzione dell'eguaglianza e della piena cittadinanza sociale e politica delle donne viene così costretta e relegata meramente alla dimensione privata, da una famiglia declinata rigorosamente al singolare, ennesima dimostrazione di cecità e rigetto delle trasformazioni della società, e dalla strumentalizzazione di un tema cruciale come la denatalità nel nostro Paese.

A dir la verità, ci saremmo aspettati qualcosa in più, qualcosa di diverso da un Governo finalmente guidato da una donna e sempre da voi rivendicato. È qui che si fa la differenza, al netto delle battute e dei percorsi o dei processi ostentati.

Ad esempio, potevamo salutare con favore l'attribuzione di un portafoglio, e dunque di risorse degne di questo nome, al Ministero delle pari opportunità: quella sì che sarebbe stata una svolta degna della prima Premier donna del Paese, o ancora, una più chiara consapevolezza del fatto che la denatalità non si contrasta con un approccio ideologico alla famiglia né relegando le donne nella dimensione privata, bensì con efficaci politiche di sviluppo, a partire da un lavoro femminile davvero promosso e tutelato, da un'effettiva parità salariale, dalla costruzione di un'infrastruttura sociale finalmente adeguata ad alleggerire le donne dal peso del carico familiare di cui sono ancora prevalentemente gravate; da strumenti efficaci, insomma, di liberazione del tempo di vita e di lavoro delle donne. I dati lo confermano: lì dove il lavoro c'è ed è garantito per le donne, la natalità aumenta. La natalità aumenta dove alle donne è assicurata presenza pubblica e piena cittadinanza, non dove le donne sono confinate nella dimensione privata. Ancora una volta le vostre sono - va riconosciuto - scelte coerenti con la vostra visione e con gli interventi che, anche a partire dalla manovra finanziaria, state approntando. Penso ai congedi aumentati solo per le mamme, all'idea di un quoziente familiare, alla discriminazione pensionistica per le donne che fanno meno figli. Insomma, sosteniamo e incentiviamo la donna a stare a casa, così farà più figli e la società funzionerà meglio. E tutto questo mortificando e ignorando ancora una volta talenti, competenze, saperi e professionalità che le donne hanno maturato e che sarebbero un patrimonio preziosissimo per il Paese, prima ancora che per le donne stesse. Eccola la vostra miopia, eccolo l'egoismo di piegare a qualche vostra bandierina l'interesse generale del Paese.

Concludo. Alla maggioranza e al Governo - l'ho detto in apertura - spetta la responsabilità di attuare il proprio indirizzo politico, ma all'opposizione spetta la responsabilità, altrettanto cruciale, di difendere e mantenere viva una diversa visione della società e dei suoi modelli di sviluppo, la responsabilità di ricordare che un'altra Italia è possibile e che non smetteremo di lavorare e di spenderci per costruirla. Questa Italia che vogliamo è l'Italia della Costituzione, con i suoi profondi equilibri e le sue grandi aperture. Proprio per difendere questa Italia oggi voteremo convintamente contro questo provvedimento. (Applausi).

LISEI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LISEI (FdI). Signor Presidente, devo essere sincero: sono un po' sorpreso dalla discussione dai toni nostalgici che c'è stata, perché credo che sia abbastanza normale (è avvenuto anche in passato) che chi vince traccia le proprie priorità strategiche per governare il Paese. Ciò avviene ovviamente anche nel riordino dei Ministeri e nella loro nomenclatura. Così d'altronde ha fatto questo Governo: per noi merito, made in Italy, sovranità alimentare e sicurezza energetica sono priorità, sono valori, sono missioni, sono obiettivi che vogliamo perseguire con forza. Non si tratta di ideologia: si tratta di ideali, che è una cosa molto differente. Ma non abbiatevene a male; insomma, era normale che qualcuno cambiasse qualcosa.

D'altronde, probabilmente, se avesse vinto il MoVimento 5 Stelle oggi al posto del Ministero del lavoro ci sarebbe stato il "ministero dell'ozio e dell'assistenzialismo", forse al posto del Ministero dell'istruzione ci sarebbe stato il "ministero dell'istruzione e delle gare sui banchi a rotelle" o al posto del Ministero della giustizia ci sarebbe stato il "ministero della forca e dell'inquisizione". (Applausi). Non avete vinto: fatevene una ragione e fateci scegliere i nomi che vogliamo dare ai Ministeri. Se avesse vinto il Partito Democratico, avrebbero dovuto fare le primarie e probabilmente saremmo ancora qua ad aspettare i nomi dei Ministeri. Si chiama democrazia.

Poi, per carità, vi ringraziamo per i tanti suggerimenti e per lo sforzo che avete perpetrato negli emendamenti sia al Senato che alla Camera: 77 emendamenti alla Camera e 44 al Senato, a dimostrazione che i nomi interessano molto anche a voi. Devo essere sincero: forse vi interessano anche più di quanto interessano a noi, perché per noi il cambio dei nomi è stato un po' un passaggio normale. È chiaro che abbiamo voluto mettere nero su bianco quelli che sono i nostri valori e i nostri obiettivi, ma quello che interessa a questo Governo è la sostanza, perché siamo consapevoli che ai cittadini dobbiamo dimostrare sostanza e dobbiamo dare le risposte che non hanno avuto negli ultimi vent'anni dai Governi che sono stati amministrati dal centrosinistra. Questa è la sfida che vogliamo vincere.

E la vogliamo vincere proprio perché la sostanza è tutelare meglio il merito. Magari qualcuno ha nostalgia del 6 politico, magari qualcuno vorrebbe tutti uguali. Ma non siamo tutti uguali; non lo siamo nelle condizioni di partenza, perché parlare di merito è anche parlare di condizioni di partenza, perché c'è qualcuno che parte più indietro e più in difficoltà, ma che è più bravo, fa più sacrifici, lavora più sodo e arriva allo stesso punto di colui che ha avuto i vantaggi. Il merito comprende già l'inclusione e, ad essere sincero, mi sorprende la descrizione che avete fatto della scuola italiana. Sembra una scuola che discrimina e non include; mi sorprende perché avete governato voi la scuola negli ultimi dieci anni e oggi la descrivete come qualcosa che esclude (Applausi), ignorando le grandi capacità degli insegnanti e dei nostri studenti.

Vi ricordo che di inclusione parla l'articolo 34 della Costituzione e non un'altra legge dello Stato. La Costituzione che tanto spesso citate. Ricordo anche a qualcuno che è intervenuto, come il senatore De Cristofaro ha ricordato giustamente, e vi do la notizia che sono venti anni che non si chiama più Ministero della pubblica istruzione. Una riforma che fece tra l'altro il compagno Berlinguer e non il centrodestra, proprio perché il merito è nella scuola e la scuola non è soltanto pubblica (Applausi), ma è anche privata e sistema indispensabile.

La sostanza è anche tutelare le imprese e il made in Italy perché non è un tema soltanto peregrino. Lo sviluppo lo creano le imprese, i sacrifici e il sudore sulla fronte dei nostri imprenditori, anche dei professionisti, perché anch'essi sono imprenditori, e anche i lavoratori che lavorano dentro quelle imprese. Le imprese sono delle famiglie, non c'è soltanto il capo, come lo immaginate voi, ma ci sono anche i lavoratori e sono quelli che portano avanti il PIL del Paese. La cosa più importante è che lo sviluppo è un obiettivo. Noi abbiamo messo attenzione a chi raggiunge quell'obiettivo, le imprese. E così abbiamo fatto anche con il made in Italy. Per carità, come ha detto qualche collega prima di me, capiamo che il made in Italy è un problema per qualcuno. Qualche collega prima di me ha citato la possibilità che qualcuno di voi preferisca il made in China o, se vogliamo rimanere sull'attualità, il made in Qatar. Per noi però il made in Italy è un valore (Applausi), è un gioiello, è qualcosa che vogliamo mostrare, esibire e tutelare. E allora andava inserito per forza nel Ministero.

Allo stesso modo la sostanza è tutelare i nostri prodotti dalle aggressioni che stanno subendo. La sovranità alimentare è una priorità, è difendere quei prodotti e quelle diversità; è difendere dagli attacchi che ci sono e ci sono stati in questi anni: il nutri-score, il cibo con gli insetti, il latte sintetico e chi più ne ha, più ne metta. Tanto è vero che tutti i professionisti del settore agroalimentare hanno apprezzato la sovranità alimentare perché era un segno di attenzione verso il loro lavoro e i loro sacrifici. Era un segno di attenzione per le grandi qualità ed eccellenze che abbiamo e che qualcuno prima di me ha citato.

La sostanza è anche mettere in sicurezza l'Italia dalla crisi energetica. Oggi c'è bisogno infatti di sicurezza sull'energia e siamo al passo con i tempi perché oggi è necessario, a nostro avviso, mettere da parte l'ecologismo talebano con il quale è stata governata l'energia (Applausi), che ha detto di no a qualsiasi cosa, che forse pensa che sia sufficiente qualche pannello fotovoltaico e qualche pala eolica per risolvere i problemi energetici del Paese e oggi i cittadini stanno pagando quel modo, quell'approccio talebano e ideologico con il quale oggi facciamo fatica a dare risposte alle imprese, in particolare, a quelle energetiche. (Commenti).

PRESIDENTE. Senatore Lisei, si rivolga alla Presidenza.

LISEI (FdI). È vero che c'è la transizione ecologica; peccato che vi siete scordati della parola transizione e vi siete focalizzati solo sulla parola ecologica, mettendo in ginocchio le imprese. (Applausi). (Commenti). E allora... Non vi arrabbiate. (Commenti).

PRESIDENTE. Lasciate proseguire il collega.

LISEI (FdI). Così la sostanza è tornare a guardare i trasporti come una componente essenziale del nostro Paese e del nostro sistema produttivo e non in modo riduttivo soltanto ai trasporti sostenibili. Ci sono anche dei disgraziati che non si possono permettere l'auto elettrica, ci sono famiglie che non possono permettersi di spostarsi con il monopattino. Ci sono famiglie che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. Non abbiamo cancellato e non cancelleremo ovviamente la necessità di questa transizione e il fatto che ci saranno misure anche per rendere i trasporti sostenibili, ma ci ricorderemo anche delle persone in difficoltà che sono costrette a spostarsi con una macchina, senza essere criminalizzate. (Commenti). Sono nervosi i colleghi. È la nostalgia, state calmi, è cambiato qualcosa. (Applausi).

Così faremo anche sulla famiglia e sulla natalità. È chiaro che voteremo a favore di questo riordino, lo faremo con orgoglio e con convinzione, ma soprattutto lo faremo con la consapevolezza che, al di là dei nomi, c'è solo una stella polare che guida l'indirizzo di questo Governo e di questa maggioranza, che è l'interesse dell'Italia e degli italiani, a differenza di chi ci ha preceduto. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, composto del solo articolo 1.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti del Centro di formazione professionale «Francesco Lonati» di Brescia, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di giovedì 15 dicembre 2022

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, giovedì 15 dicembre, alle ore 15, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 17,32).

Allegato A

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DEL 15 E 16 DICEMBRE 2022

PROPOSTE DI RISOLUZIONE NN. 1, 2, 3, 4 E 5

(6-00012) n. 1 (14 dicembre 2022)

Terzi Di Sant'Agata, Centinaio, Scurria, De Poli, Matera, Zanettin.

Approvata

Il Senato,

        premesso che:

            il Consiglio europeo del 15 dicembre 2022 ha in agenda i seguenti temi: l'aggressione da parte russa dell'Ucraina; l'energia e i temi economici; la sicurezza e la difesa; il Vicinato meridionale; le relazioni esterne;

        considerato che:

            il Consiglio europeo tornerà ad affrontare le evoluzioni della guerra russa contro l'Ucraina in tutte le sue declinazioni, anche alla luce dell'incidente accaduto in territorio polacco. La situazione in Ucraina diventa sempre più difficile per il Paese, come si evince in particolare per la situazione delle infrastrutture critiche, soprattutto elettricità e acqua. In prospettiva, le esigenze di assistenza macro-finanziaria si faranno più importanti per far fronte ai bisogni di resilienza e ricostruzione del Paese, sia nel brevissimo che nel medio-lungo periodo. L'Italia assieme all'Unione europea è determinata nel continuare a dare sostegno multidimensionale all'Ucraina;

            le Conclusioni del Consiglio europeo del 20-21 ottobre scorso delineavano un mandato specifico per presentare con urgenza decisioni concrete su misure aggiuntive nel quadro della difficile situazione energetica. I Capi di Stato e di Governo faranno il punto sui progressi compiuti in merito;

            il Consiglio europeo farà il punto sul lavoro sin qui svolto per la realizzazione della 'Bussola strategica' per rafforzare la sicurezza e la difesa dell'UE nel prossimo decennio. Si discuterà sulle modalità per migliorare la capacità di sicurezza e difesa dell'Unione, analizzando carenze e modalità di collaborazione, come convenuto al Vertice di Versailles del 10-11 marzo 2022;

            i Capi di Stato e di Governo terranno una discussione strategica sulle relazioni con il Vicinato meridionale, dimensione essenziale per l'Unione sotto molteplici aspetti che vanno da quello economico a quello della sicurezza e stabilità per una proficua coesistenza tra le due sponde del Mediterraneo;

            i Capi di Stato e di Governo avranno uno scambio di opinioni sul tema delle relazioni esterne, con un dibattito strategico sulle relazioni transatlantiche;

            in materia di relazioni esterne, i Capi di Stato e di Governo faranno il punto sui recenti eventi in Iran;

            da ultimo, vi sarà un aggiornamento in materia di politica di allargamento,

        impegna il Governo:

            1) a continuare a sostenere nelle diverse dimensioni l'Ucraina e i suoi cittadini e a favorire ogni utile sforzo per una progressiva risoluzione del conflitto che possa giungere ad una pace rispettosa dell'integrità territoriale, sovranità e indipendenza dell'Ucraina;

            2) a contribuire ad ogni utile impegno per proteggere la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari nel quadro delle azioni intraprese dalle Nazioni Unite con la 'Black Sea Grain Initiative' e europea attraverso 'i corridoi di solidarietà' e a facilitare le azioni a tutela della resilienza delle infrastrutture critiche;

            3) a sostenere soluzioni europee, sempre più urgenti, al fine di contenere i prezzi del gas e dell'energia, garantire la sicurezza delle forniture, ridurre la domanda, diversificare gli approvvigionamenti con partner affidabili, aumentare la capacità infrastrutturale delle riserve energetiche, tenendo fermo l'obiettivo di avere sotto controllo, per l'orizzonte temporale 2023-2025, la dinamica dei prezzi dell'energia. Questo dovrà necessariamente includere l'introduzione di un tetto ai prezzi del gas funzionale ed efficiente e un'accelerazione dei lavori sulla riforma strutturale del mercato dell'energia elettrica per una decarbonizzazione del sistema energetico efficace e sostenibile sia sul piano economico che sociale;

            4) a lavorare assieme all'Unione europea per iniziative a sostegno di investimenti per progetti in materia energetica nei settori dell'innovazione, dell'efficienza, delle infrastrutture e fonti rinnovabili. La tutela della nostra base industriale e dello sviluppo tecnologico resta prioritario;

            5) a contribuire alla realizzazione della 'Bussola strategica', quale strumento cruciale per lo sviluppo della difesa europea, in piena complementarietà con la NATO;

            6) ad uno sforzo determinato con i partner europei per realizzare un partenariato ambizioso e sempre più ampio con la sponda Sud del Mediterraneo, con l'obiettivo di rafforzare la cooperazione nei settori di interesse condiviso, inclusi quelli al centro dell'agenda internazionale, e di dare vita a un vero e proprio Partenariato meridionale, valorizzando la centralità dell'Italia nella regione. Il Vicinato Sud rappresenta un'area di interazione strategica non solo per il nostro Paese ma anche per l'Unione europea, anche al fine di una efficace gestione dei flussi migratori. Rimane fondamentale che l'Unione europea nel suo insieme si prenda carico del fenomeno migratorio, compresa un'azione nei confronti dei Paesi di origine e transito dei migranti al fine di garantire il controllo delle frontiere esterne dell'Unione, la lotta contro i trafficanti e, al tempo stesso, affrontare le cause profonde delle migrazioni. È altresì fondamentale l'impegno dell'Unione europea per favorire il pieno sviluppo socio-economico e la stabilità politica dei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo e dell'Africa sub-sahariana riequilibrando la presenza di attori extra-europei;

            7) a confermare la centralità dei principi affermati e promossi dall'articolo 3 del TUE nella politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, sostenendo le iniziative dell'UE di condanna delle Autorità della Repubblica islamica dell'Iran per indurle ad una immediata moratoria delle condanne a morte inflitte ai manifestanti e alla cessazione dell'uso ingiustificato della forza contro forme pacifiche di protesta, in particolare nei confronti delle donne;

            8) a confermare la centralità delle relazioni transatlantiche dell'Unione europea, sempre improntate ad una fattiva, reciproca e bilanciata collaborazione in qualunque area, incluse quelle commerciali e tecnologiche e a sostenere misure che favoriscano la competitività reciproca, l'integrità del mercato unico e le nostre produzioni strategiche;

            9) a proseguire in ogni utile sforzo affinché il processo di allargamento si sviluppi in modo equilibrato, tenuto conto delle raccomandazioni contenute nel "Pacchetto allargamento" e in linea con le Conclusioni del Consiglio europeo di giugno e sostenere da una parte il riconoscimento del percorso europeo dell'Ucraina, della Repubblica di Moldova e della Georgia e dall'altra il pieno e inequivocabile impegno europeo a favore della prospettiva di adesione all'UE dei Balcani occidentali, incoraggiando anche il dialogo tra Belgrado e Pristina.

(6-00013) n. 2 (14 dicembre 2022)

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni.

Preclusa

Il Senato,

        considerato che:

            il Consiglio europeo del 15 dicembre 2022 avrà al centro della discussione le evoluzioni del conflitto in Ucraina e il ruolo dell'Unione europea in questo scenario;

            saranno oggetto di confronto e decisione anche le politiche energetiche ed economiche dell'Unione, la sua strategia di sicurezza e difesa, le politiche di vicinato meridionale e le relazioni esterne;

        premesso che:

            ribadisce la propria ferma condanna dell'aggressione russa in Ucraina che si pone in palese violazione del diritto internazionale e ha aperto uno scenario angosciante di insicurezza globale;

            constata che, al netto di altalenanti evoluzioni del conflitto, si prefigura una condizione di guerra di posizione e di logoramento destinata a protrarsi sul lungo periodo prolungando e aumentando così il carico di morte, distruzione e sofferenza. Rileva e osserva che in tale contesto non è immaginabile nessuna soluzione militare al conflitto;

            prende atto del fatto che la fornitura di equipaggiamento militare all'Ucraina era stata considerata come uno strumento volto a consentire la determinazione di migliori condizioni negoziali. Guarda però con estrema preoccupazione all'assenza di qualsiasi percorso negoziale o persino l'individuazione di condizioni concrete e realistiche in cui tale negoziato possa aver luogo;

            considera urgente lavorare un cambio di prospettiva dell'Unione finalizzato a rendere prioritaria la via negoziale per la ricerca della pace e la fine del conflitto. Ritiene che in questo quadro l'Unione debba assumere l'onere di una grande iniziativa diplomatica convocando una conferenza multilaterale per la pace e la sicurezza;

            ricorda che l'articolo 21 del Trattato sull'Unione europea definisce il compito di promuovere "soluzioni multilaterali ai problemi comuni, in particolare nell'ambito delle Nazioni Unite", indicando anche l'obiettivo di "preservare la pace, prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale, conformemente agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite, nonché ai principi dell'Atto finale di Helsinki";

            ritiene che il necessario impegno europeo per un percorso di pace debba essere incardinato all'interno della rilegittimazione dei luoghi multilaterali dove poter ricercare soluzioni più avanzate e condivise che garantiscano un'effettiva sicurezza globale; considera infatti che proprio il venir meno di un approccio multilaterale alle relazioni internazionali e la costruzione di una nuova polarizzazione del mondo rappresentino un forte elemento di instabilità e insicurezza;

            ricorda che la difesa della pace, della democrazia e dei diritti umani nel mondo è un elemento costitutivo dell'Unione europea e che su questo deve basarsi la sua azione esterna e la sua autonomia strategica. Constata con allarme che l'assenza di una forte iniziativa europea per la pace ha dato spazio e respiro all'azione di altri attori negoziali, come la Turchia, che seguono spesso traiettorie esplicitamente in contraddizione con la difesa della democrazia e dei diritti umani; ritiene quindi urgente sollecitare anche in sede europea un cambio di prospettiva e un serio impegno diplomatico per la pace;

            considera che l'Unione europea debba costruire e rafforzare la propria autonomia strategica e che questa è determinata innanzi tutto dalla capacità di una propria e autonoma iniziativa politica nelle relazioni internazionali, ma anche dalla costruzione di un sistema di difesa europeo. Sottolinea a tal proposito che la decisione di aumentare la spesa militare al 2 per cento del PIL nel quadro di un impegno NATO, oltre ad alimentare una ulteriore e pericolosa corsa agli armamenti, muove in una direzione opposta all'autonomia strategica dell'Unione e ad un sistema di difesa comune che, al contrario, dovrebbe comportare una razionalizzazione e riduzione della spesa militare complessiva;

            ricorda che la legge 9 luglio 1990, n. 185, prevede che l'esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l'intermediazione di materiali di armamento sono vietati verso i Paesi i cui Governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, deplora che questa normativa e questo principio risultino troppo spesso clamorosamente disattesi, come nei casi del Qatar o dell'Egitto, verso ciascuno dei quali, negli ultimi due anni, abbiamo superato il miliardo di esportazione di armi;

            evidenzia la necessità e l'urgenza di una forte iniziativa dell'Unione europea per una politica globale di disarmo, in particolare per quanto concerne le armi nucleari, rivitalizzando e dando migliore implementazione al Trattato di non proliferazione nelle armi nucleari (NPT), invitando ad una più ampia sottoscrizione e ratifica del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) e lavorando ad un piano specifico di disarmo dell'Europa orientale basato sul principio di reciprocità;

            ritiene strategico un investimento politico ed economico dell'Unione sul Vicinato meridionale, con l'obbiettivo di rafforzare le politiche di cooperazione e sviluppo tra i Paesi del Mediterraneo utilizzando in pieno lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI - Global Europe). Considera tuttavia drammaticamente deteriorati i diritti umani in molti Paesi dell'area, ricorda che il rispetto di questi è un riferimento inderogabile per l'azione esterna dell'Unione e sollecita la costruzione di un maggiore rapporto con le organizzazioni della società civile. Considera profondamente deleterio che in questi anni molti partenariati tra l'Unione e i Paesi terzi siano stati spesso utilizzati a fini di esternalizzazione della gestione delle frontiere e di controllo delle migrazioni e deplora che l'attenzione particolare riservata all'arresto dei flussi migratori abbia portato a effetti distorsivi sulle politiche di sviluppo e persino a palesi e gravissime violazioni dei diritti umani, come nel caso della Libia;

            considera che l'attuale sistema di governance economica europea, anche nel quadro delle sospensioni decise nel contesto della pandemia, risulta inadeguato a fornire le risposte necessarie agli effetti economici e sociali della guerra. Ritiene urgente quindi lavorare per una profonda riforma della governance economica che superi anche l'impianto attuale del Patto di stabilità e crescita, in modo da poter sostenere le necessarie politiche sociali, favorire politiche espansive e anticicliche e investimenti strategici. Osserva inoltre che le conseguenze della guerra e le stesse sanzioni già definite impatteranno in maniera asimmetrica sui Paesi europei e all'interno di questi e che per questo occorre definire strumenti volti a riequilibrarne la distribuzione, finanziati dal bilancio UE anche attraverso risorse proprie innovative sul modello di Next Generation EU;

            ritiene indispensabile che la riduzione della dipendenza energetica dalla Russia e la necessaria diversificazione delle fonti energetiche siano sviluppate nel quadro di una strategia complessiva che rifletta le ambizioni degli impegni assunti per il contrasto al cambiamento climatico e che metta al centro il significativo aumento di investimenti sulle energie rinnovabili, in linea con il piano REPowerEU siglato il 18 maggio 2022 dalla Commissione europa, che fissa l'obiettivo del 45 per cento di produzione di energia da fonti rinnovabile al 2030. Ritiene urgente intervenire sull'impatto dell'aumento dei costi energetici in particolare per i soggetti più vulnerabili, anche attraverso una complessiva riforma del mercato energetico europeo che introduca tra le altre cose un tetto al prezzo del gas;

            valuta del tutto insufficiente il meccanismo di determinazione del contributo di solidarietà temporaneo sugli extra-profitti delle società energetiche da parte del Consiglio dell'Unione europea con il Regolamento 2022/1854 del 6 ottobre 2022, che ha fissato una aliquota di tassazione del 33 per cento sugli utili accumulati, considerando che secondo un recente studio le sei principali oil major europee - ENI (Italia), Bp (Regno Unito), Equinor (Norvegia), Repsol (Spagna), Shell (Olanda e Regno Unito) e Total Energies (Francia) - ai primi nove mesi di quest'anno avrebbero ottenuto 77 miliardi di euro di extra-profitti rispetto al 2019, un immenso flusso di denaro finito per il 60 per cento agli investitori attraverso dividendi e il riacquisto delle azioni;

            esprime allarme sulle tragiche conseguenze che la guerra in Ucraina determinerà sul sistema alimentare globale e che si innestano in un contesto già fortemente indebolito dall'aumento costante dagli effetti della pandemia Covid-19. Oggi, per effetto diretto della guerra si sta determinando un ulteriore aumento dei prezzi delle materie prime e riducendo la disponibilità di prodotti alimentari in tutto il mondo. L'elevato costo degli alimenti di base ha già fatto aumentare di 440 milioni, fino a 1,6 miliardi, il numero di persone che non possono essere sicure di mangiare a sufficienza, mentre quasi 250 milioni sono sull'orlo della carestia e un protrarsi ulteriore della guerra andrebbe ad aggravare notevolmente questo bilancio. Considera urgenti quindi interventi volti a sbloccare gli stock di grano presenti in Ucraina, a partire da quelli nel porto di Odessa. Ma ritiene altrettanto indispensabile rafforzare il sistema di aiuti umanitari emergenziali per le popolazioni vulnerabili e soprattutto lavorare sulla catena globale dell'approvvigionamento alimentare, anche attraverso la promozione di un contesto commerciale più equo per i prodotti agricoli e il potenziamento delle capacità di produzione sostenibile, considerando che attualmente oltre il 60 per cento dei terreni seminativi in Europa è dedicato all'alimentazione degli animali, la maggior parte dei quali costretti in allevamenti intensivi, mentre il 53 per cento dei cereali utilizzati è destinato all'alimentazione animale, mentre solo il 19 per cento al consumo umano. Molta della terra oggi dedicata alla produzione di mangimi, di cui alcuni Stati membri stanno ulteriormente favorendo la crescita, potrebbe essere usata per produrre cibo per le persone, anche a beneficio dei Paesi più vulnerabili all'insicurezza alimentare,

        impegna il Governo:

            a lavorare nell'ambito del Consiglio europeo per una forte iniziativa diplomatica dell'Unione per la richiesta di un cessate il fuoco e l'avvio di un processo di pace in un contesto multilaterale e ad investire quindi su un nuovo protagonismo dell'Unione europea per la pace, nel quadro di una sua effettiva autonomia strategica;

            a sostenere l'impegno europeo volto a garantire supporto e aiuto umanitario alla popolazione colpita dal conflitto;

            a sospendere la fornitura di armamenti e porre in Consiglio la necessità di interrompere anche il ricorso all'European Peace Facility a questo fine;

            a sostenere in Consiglio europeo una riforma della governance economica e del Patto di stabilità e crescita che sia più ambiziosa di quella proposta dalla Commissione europea e a definire strumenti fiscali europei volti a compensare gli squilibri economici e sociali causati dalla guerra e dall'impatto asimmetrico delle sanzioni;

            a respingere la prospettiva che la risposta emergenziale alla crisi energetica possa tradursi in un anacronistico e pericoloso rilancio dei combustibili fossili e ad anticipare la definizione di un tetto europeo al prezzo del gas con un'analoga misura a livello nazionale;

            a farsi promotore nell'ambito del Consiglio europeo di una revisione del Regolamento 2022/1854 del 6 ottobre 2022 per l'innalzamento dell'attuale aliquota di tassazione del 33 per cento sugli extra-profitti delle società energetiche.

(6-00014) n. 3 (14 dicembre 2022)

Malpezzi, Alfieri, Rojc, Franceschini, Mirabelli, Lorenzin, Misiani, Irto, Basso, D'Elia, Zampa.

Approvata

Il Senato,

        premesso che:

            nel prossimo Consiglio europeo del 15 dicembre 2022, i Capi di Stato e di Governo esamineranno importanti questioni inerenti al conflitto russo-ucraino, l'energia e l'economia, la sicurezza e la difesa, il vicinato meridionale, le relazioni esterne dell'Unione europea;

            il Consiglio europeo farà nuovamente il punto sulla guerra di aggressione russa contro l'Ucraina dopo che, nell'ultima riunione del 20 e 21 ottobre, nonché con la dichiarazione comune dei leader del G7 e della NATO a margine del vertice del G20 di Bali del 15 e 16 novembre scorso, è stato ribadito il rifiuto di riconoscere l'annessione illegale dei territori ucraini e il diritto alla difesa dell'Ucraina in linea con l'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite e con il diritto internazionale, oltreché il sostegno economico, militare e finanziario dell'Unione europea nei confronti dell'Ucraina;

            la Commissione europea in questi giorni ha annunciato l'adozione nei confronti della Russia di un nono pacchetto di sanzioni, che comporteranno blocchi e restrizioni alle esportazioni, anche indirette, di droni e componentistiche ad uso militare, nonché agli investimenti nel settore energetico in Russia;

            il Parlamento italiano ha ribadito in più occasioni, da ultimo con l'approvazione di alcune mozioni alla Camera dei deputati il 30 novembre scorso, il sostegno al popolo ucraino e alle sue istituzioni, indicando al Governo italiano le conseguenti azioni da mettere in atto, e ha previsto, con l'approvazione del decreto-legge n. 14 del 2022, il costante coinvolgimento delle Camere da parte del Governo nell'evolversi della situazione;

            il 17 ottobre il Consiglio europeo ha inoltre adottato una decisione che istituisce l'European Union Assistance Mission Ukraine (EUMAM), con una durata iniziale di due anni. La missione è volta a rafforzare la capacità militare delle forze armate ucraine per consentire loro di difendere l'integrità territoriale e la sovranità del Paese entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale nonché al fine di proteggere la popolazione civile;

            il Consiglio europeo tornerà a discutere anche di energia ed economia, alla luce del persistente utilizzo da parte della Russia dell'energia come arma e della crisi energetica ed economica scaturita dal conflitto, dopo aver invitato il Consiglio e la Commissione a prendere rapidamente una serie di iniziative concrete in particolare in materia di prezzi e approvvigionamento dell'energia;

        considerato che:

            il 9 novembre 2022, la Commissione ha presentato una comunicazione contenente i propri orientamenti sulla riforma della governance economica europea, che tiene in conto l'attuale congiuntura economica, la difficile situazione post-Covid e la guerra in Ucraina; nella comunicazione, la Commissione europea anticipa, di fatto, i contenuti degli atti legislativi che adotterà nei prossimi mesi, con l'obiettivo di approvare le nuove norme della governance europea prima della disattivazione, dal 1° gennaio 2024, della clausola di salvaguardia generale;

            nelle intenzioni della Commissione, la proposta di riforma della governance economica europea è finalizzata sia a rafforzare la sostenibilità del debito sia a promuovere la crescita sostenibile e si fonda sui seguenti pilastri: prudenza di bilancio, investimenti e riforme, equilibrio macroeconomico. Altro importante obiettivo della riforma è quello di garantire un quadro di norme da applicare più semplice e trasparente nonché una concreta differenziazione nell'applicazione delle regole medesime tra i diversi Paesi, a partire da una distinzione ex ante dei Paesi UE in tre gruppi, a seconda del loro livello di debito pubblico;

            la Commissione è orientata a diminuire al massimo lo sforzo di modifica delle regole. I parametri di Maastricht, vale a dire il rapporto debito-PIL al 60 per cento e il deficit-PIL al 3 per cento resteranno infatti invariati. Un'altra importante scelta è rappresentata dalla proposta di introdurre piani nazionali di bilancio strutturali a medio termine, in luogo dell'attuale vincolo annuale, che andrebbero a fondere gli attuali programmi di stabilità e convergenza con i programmi nazionali di riforma;

            in tale nuovo contesto emerge in tutta evidenza l'eliminazione della regola che prevede che gli Stati membri debbano ridurre ogni anno di un ventesimo la quantità di debito al di sopra del 60 per cento del PIL. Il cammino di riduzione del debito verso il parametro del 60 per cento sarà pertanto guidato da una traiettoria di bilancio specifica per Paese contenuta nei piani a medio termine, che comprenderà l'impegno a realizzare determinati investimenti e riforme;

            nella proposta si prevede, pertanto, che la Commissione indichi a ciascun Paese un percorso di aggiustamento, su un periodo di quattro anni, che assicuri che l'indebitamento sia messo in traiettoria discendente e il deficit resti credibilmente al di sotto della soglia del 3 per cento del PIL; a loro volta i singoli Stati potranno proporre alla Commissione europea propri piani di medio termine che prevedano un periodo di aggiustamento più lungo, fino ad un massimo di 7 anni, purché sostenuto da un insieme di riforme e investimenti volti a sostenere, sulla scia del modus operandi inaugurato con il NGEU e il PNRR, la crescita sostenibile e la sostenibilità del debito pubblico; il Consiglio dovrebbe approvare i piani e la Commissione monitorarli. Tali piani saranno distinti a seconda della tipologia dei Paesi a cui si rivolgeranno, ossia Paesi con sfide di debito pubblico sostanziali, sfide moderate e sfide basse;

            la Commissione propone anche un rafforzamento dei meccanismi di controllo e sanzionatori, abbassando l'ammontare delle sanzioni ma rendendole più cogenti, nonché la possibilità di condizionare l'erogazione dei fondi strutturali e delle risorse sui piani di ripresa e resilienza alla predisposizione dei singoli Stati membri di iniziative necessarie a correggere i deficit eccessivi;

            a partire da questa proposta, si devono avviare i negoziati per condurre in porto la riforma del Patto di stabilità e crescita entro il 2024, avendo l'obiettivo di concluderla prima dell'avvio delle procedure di bilancio degli Stati membri per il 2024, anche considerando che il Patto è sospeso sino alla fine del 2023; il negoziato non sarà privo di ostacoli, con la possibile opposizione dei Paesi cosiddetti "frugali" a quelli che sono ritenuti eccessivi margini di flessibilità, elemento che potrebbe danneggiare il nostro Paese e che deve conseguentemente ricevere la dovuta attenzione dal parte del Governo in sede negoziale;

            il Governo italiano ha dichiarato in numerose occasioni di voler richiedere una modifica del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in termini di contenuti e di tempistica degli investimenti, motivandolo con il mutato quadro economico dovuto all'incremento dei prezzi delle materie prime e dell'energia; tale tentativo di modificare gli impegni presi deve essere scongiurato perché mette a repentaglio il raggiungimento degli obiettivi del Piano stesso e i finanziamenti correlati, rischiando di danneggiare il sistema economico italiano già esposto alla crisi;

            alla conclusione del processo di riforma del Meccanismo europeo di stabilità (MES), si attende ormai soltanto la ratifica dell'Italia, dal momento che il tribunale costituzionale federale tedesco ha dichiarato inammissibile il ricorso contro la legge di ratifica da parte della Germania; tuttavia, il Governo italiano ha manifestato in questi giorni un atteggiamento contraddittorio e ulteriormente dilatorio, che rischia di minare la credibilità internazionale del Paese;

            per quanto attiene alla questione del vicinato meridionale, l'8 dicembre scorso si è tenuto a Bruxelles il vertice del Consiglio UE Giustizia e Affari interni, che ha trattato tra l'altro le questioni relative all'asilo e alle migrazioni, in un momento di perduranti tensioni tra gli Stati europei dovuto in particolare ad alcune scelte compiute dal Governo italiano sui respingimenti; la riunione non ha prodotto risultati significativi, al di là di un generico sostegno al principio dell'equilibrio tra solidarietà, responsabilità e capacità di risposta alle crisi;

            la trasformazione di tale generico sostegno in una proposta di riforma del Patto sulle migrazioni e l'asilo, ed in particolare del regolamento di Dublino, risulta di particolare importanza per il nostro Paese, che è tra l'altro esposto ad una rinnovata pressione migratoria dal Nord Africa, cui il Governo non riesce a fornire risposte che non siano propagandistiche e in violazione delle convenzioni internazionali e del divieto di respingimenti; il tema dovrebbe essere invece affrontato attraverso strumenti adeguati, che scongiurino la perdita di vite umane, garantiscano il rispetto dei diritti umani dei migranti, ma anche permettano di ridurre la pressione alle frontiere europee; sarebbe quindi necessaria una revisione della normativa europea alla luce del principio di solidarietà che deve vigere, in questa come in altre materie, a livello europeo, e delle necessità dei Paesi di primo approdo o arrivo;

            rimane, altresì, fondamentale proseguire il percorso verso l'incardinamento del tema migratorio nell'azione esterna dell'Unione, attraverso la definizione di una politica migratoria comune, solidale ed equa; fondamentale risulta, per prevenire e contrastare la migrazione illegale e agevolare i rimpatri, l'azione europea tesa ad una maggiore collaborazione con i Paesi di origine e transito; per l'Italia, sono essenziali in particolare le relazioni con l'Unione africana: l'ultimo vertice UE-Unione africana si è svolto a Bruxelles lo scorso febbraio, finalizzato ad un partenariato rinnovato per conseguire solidarietà, sicurezza, pace e uno sviluppo economico sostenibile; l'accordo conseguito ha comportato tra l'altro l'impegno per un pacchetto di investimenti Africa-Europa da 150 miliardi, e per un partenariato rafforzato in materia di migrazione e mobilità;

            il Parlamento europeo ha approvato il 14 settembre scorso una raccomandazione per il ripristino del rappresentante speciale dell'Unione per il Vicinato meridionale, nell'ambito del partenariato rinnovato, che dovrebbe riferire sia all'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza che al commissario per il vicinato e l'allargamento (NEAR);

            l'Unione europea ha sviluppato una politica per sostenere la graduale integrazione dei Paesi dei Balcani occidentali; il 1º luglio 2013 la Croazia è stata il primo dei sette Paesi ad aderire all'UE, mentre il Montenegro, la Serbia, la Repubblica di Macedonia del Nord e l'Albania sono candidati ufficiali; Bosnia-Erzegovina e Kosovo sono potenziali Paesi candidati. Il 1° gennaio 2023 la Repubblica di Croazia entrerà a far parte dello spazio Schengen e adotterà l'euro come moneta, mentre l'opposizione dell'Austria ha rimandato un analogo passo per la Romania e la Bulgaria. In questi ultimi mesi, inoltre, si è registrato un forte deterioramento dei rapporti tra la Serbia e il Kosovo: dopo alcune settimane di tensione per la questione delle targhe e le nomine ministeriali, per la vertenza aperta tra Serbia e Kosovo, un punto specifico delle conclusioni del vertice UE- Balcani occidentali tenutosi a Tirana il 6 dicembre scorso ribadisce la necessità di "progressi concreti da ambo le parti per un accordo completo e giuridicamente vincolante" sulla normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi;

            l'Unione europea ha l'interesse di allargare i propri confini orientali nel solco del cosiddetto processo di Berlino. Ragioni commerciali, energetiche e geostrategiche guidano alla costruzione di un più solido argine, con regole condivise, rispetto alle turbolenze dell'area aggravate dalla guerra all'Ucraina, cui non va disgiunta la questione immigrazione; la creazione di pace, sicurezza e prosperità a lungo termine impone all'Europa di allargarsi alle regioni circostanti, altrimenti le vulnerabilità non potranno che aumentare; Europa che, oltre a una comunione d'interessi in politica estera, chiede anche il rispetto di alcune regole fondamentali: la garanzia del sistema democratico, con istituzioni stabili, uno Stato di diritto, con la tutela delle minoranze, e che sia garantita un'economia di mercato;

            l'Unione europea e in particolare l'Italia hanno il compito di rassicurare i Paesi candidati che il processo di adesione non si è fermato, e al tempo stesso sottrarre all'influenza economica della Russia quegli stessi Stati, ma anche Paesi dalla postura ambigua, come l'Ungheria, che ha appena bloccato il pacchetto di 18 miliardi stanziati dall'UE all'Ucraina per il 2023;

            a margine del Forum delle Nazioni Unite appena conclusosi a Ginevra, Fernand de Varennes, relatore per le minoranze dell'ONU, ha concluso il suo intervento dicendo che nel mondo, anche in Europa, viene violata la dichiarazione per i diritti umani, secondo la quale tutti gli uomini nascono liberi e hanno il diritto di avere pari dignità e pari diritti. Ricordiamoci che in Europa vivono circa 50 milioni di appartenenti a minoranze che non vengono adeguatamente tutelati, né considerati come un patrimonio culturale che arricchisce le singole realtà maggioritarie: è il momento di riflettere seriamente sulla Carta europea che ne tutela i diritti e applicarne i principi, soprattutto in questi tempi di gravi tensioni e venti di guerra;

            sul fronte internazionale, una attenzione particolare da parte delle istituzioni europee va posta agli avvenimenti che si stanno svolgendo in Iran dove, a partire dalla metà di settembre, le autorità del Paese stanno attuando una violenta repressione nei confronti della popolazione, manifestanti pacifici, in particolare giovani e donne, che si sono inizialmente mobilitati per protestare a seguito della uccisione, da parte della "polizia morale", della giovane Mahsa Amini e che hanno trasformato nel corso di questi mesi la protesta in una fiera opposizione al regime, con scioperi e manifestazioni che si susseguono tuttora in numerose città, cui il regime ha risposto con numerosi arresti, cui sono seguite torture in carcere, e l'uccisione di numerosi manifestanti; le autorità iraniane hanno ora iniziato le prime esecuzioni capitali degli arrestati, a dimostrazione della ferocia e della brutalità del regime;

            l'Unione europea, nel condannare l'uso ingiustificabile della forza da parte da parte delle autorità iraniane, ha già introdotto misure restrittive nei confronti degli autori di queste gravi violazioni dei diritti umani; l'attuale regime di sanzioni per l'Iran comprende ora un totale di 126 persone e 11 entità, e tuttavia esso resta gravemente insufficiente in considerazione del perdurare della repressione esercitata dal regime ed anzi dell'inasprirsi della violenza;

        considerato infine che:

            è in discussione a livello europeo la cosiddetta "normativa packaging", che dovrebbe disciplinare uso, reimpiego e riciclo di contenitori e imballaggi per la loro riduzione, al fine di favorire l'economia circolare, nonché il riuso (mantenendo, mediante nuovi sistemi di deposito, la qualità della materia prima seconda); tuttavia la proposta di regolamento della Commissione, che non risulta avere avuto congrue valutazioni di impatto sugli attuali livelli di riuso e riciclo e che comunque pone l'accento sul riuso dei materiali rispetto al riciclo, rischia di avere pesanti ripercussioni economiche su quelle filiere del made in Italy che hanno fatto investimenti in ricerca e sviluppo per favorire il riciclo, in particolare della plastica: una filiera italiana estremamente competitiva, e generatrice di innovazione ed occupazione, che pone il nostro Paese all'avanguardia dell'economia circolare, ma che rischia di essere danneggiata dalla nuova normativa europea;

            un rischio altrettanto elevato di danneggiare una fiorente filiera italiana, quella del made in Italy agroalimentare, deriva dalla eventuale introduzione obbligatoria, a livello europeo, del sistema "Nutri-score" nei sistemi di etichettatura dei prodotti agroalimentari; tale sistema di informazione nutrizionale, già in uso in alcuni Paesi europei, basato sulle assunzioni di riferimento del consumatore medio e sui semplici livelli di zuccheri, grassi e sale contenuti negli alimenti, non fornisce informazioni esaustive sui nutrienti, ignora la peculiarità delle produzioni agroalimentari made in Italy, e finirebbe per determinare ostacoli all'export dei prodotti italiani; a questo proposito, è stato elaborato nel nostro Paese un diverso sistema di informazione al consumatore in etichetta, il "NutrInform Battery" più mirato sulla complessiva qualità del prodotto,

        impegna il Governo:

            a sostenere il ruolo dell'Italia, nel quadro di una stretta e fattiva collaborazione con le istituzioni europee e gli alleati Nato, nell'avvio di un percorso diplomatico per la costruzione di una conferenza di pace, attraverso iniziative utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, anche in linea con gli orientamenti emersi in occasione dell'ultimo vertice del G20;

            a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, anche al fine di assicurare il diritto all'autodifesa individuale e collettiva sancito dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, confermando tutti gli impegni assunti dall'Italia nel quadro dell'azione multilaterale, a partire dall'Unione europea e dall'Alleanza Atlantica, rispetto alla grave, inammissibile ed ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina;

            ad adoperarsi, in sede europea e internazionale, per l'immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro delle forze militari russe che illegittimamente occupano il suolo ucraino, ripristinando il rispetto della indipendenza, della sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina;

            a ribadire la responsabilità della Russia per il conflitto e la ferma condanna dell'intensificazione degli attacchi sui civili e sulle strutture elettriche del Paese, nonché del continuo riferimento al ricorso alle armi di distruzione di massa;

            a incoraggiare ogni iniziativa finalizzata a perseguire i crimini di guerra, tra le quali l'istituzione di un tribunale ad hoc e il supporto all'azione della Corte penale internazionale dell'Aja;

            a contribuire a tutte le azioni di sostegno alla popolazione e alle istituzioni ucraine intraprese dall'Unione europea, in considerazione dell'escalation militare da parte dell'aggressore, nonché dell'aggravamento delle condizioni climatiche e dell'emergenza energetica;

            a sostenere il percorso di adesione all'Unione europea dell'Ucraina, rafforzando in ogni campo la cooperazione Unione europea-Ucraina;

            a sostenere la rapida pianificazione e adozione di misure di emergenza in caso di afflussi straordinari di rifugiati durante l'inverno e ad attuare ogni iniziativa utile per l'accoglienza e il soccorso dei rifugiati e per la protezione dei minori;

            a promuovere l'uso dei beni confiscati per la ricostruzione e il rafforzamento e l'uniforme ed efficace attuazione delle sanzioni nei confronti della Russia, nonché degli altri Paesi che ne sostengono l'aggressione militare;

            ad adoperarsi per l'introduzione di strumenti fiscali comuni di sostegno per gli Stati membri più penalizzati dalle sanzioni, e per l'attuazione di tutte le politiche idonee a sostenere i consumatori e le imprese colpiti dalle crisi energetica ed economica;

            a favorire l'adozione, sulla base del Piano "REPowerEU" della Commissione europea che ha integrato il Green Deal europeo, di interventi strutturali a livello europeo per il contenimento della domanda, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, la riduzione della dipendenza energetica dalla Russia, e la diffusione delle energie rinnovabili, e a impegnarsi a livello nazionale, nell'ambito delle risorse del PNRR, per aumentare gli investimenti per la transizione ecologica e nelle energie rinnovabili;

            a incentivare la rapida adozione di misure per l'acquisto congiunto di gas e la sicurezza dell'approvvigionamento, per il contenimento del prezzo del gas, e per disallineare e ridefinire il meccanismo di formazione del prezzo dell'energia elettrica, aumentando anche la trasparenza dei mercati dell'energia in generale;

            ad adoperarsi in sede europea al fine di sostenere la normalizzazione delle relazioni tra i Paesi dell'area dei Balcani occidentali, nonché garantire ai Paesi candidati che il processo di adesione non si è fermato, sottraendo al medesimo tempo all'influenza economica della Russia quegli stessi Stati, ma anche Paesi dalla postura ambigua, come l'Ungheria;

            in merito a quanto sta avvenendo in Iran, a favorire, in sede europea e nelle sedi internazionali, l'adozione di ogni azione tesa a garantire la fine della violenta repressione esercitata dal regime iraniano nei confronti dei manifestanti pacifici, delle torture in carcere e delle esecuzioni capitali, e il rilascio di tutti coloro che sono stati arrestati nel corso delle proteste;

            ad ampliare, aggiornare ed estendere le sanzioni europee in materia di diritti umani così gravemente violati in Iran, assieme alla ferma condanna delle uccisioni e delle misure di repressione adottate dal regime;

            in merito alle questioni delle migrazioni e dell'asilo, ad intraprendere ogni azione finalizzata al superamento dello stallo politico e negoziale esistente nel processo di revisione del Patto su migrazione e asilo, al fine di elaborare una politica migratoria comune dell'Unione europea - che sia parte integrante della sua azione esterna, attraverso meccanismi che rendano concreta la partecipazione alla gestione dei flussi migratori da parte di tutti i Paesi dell'Unione, dando effettiva attuazione ai principi di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario, superando in questa chiave le attuali regole sulla redistribuzione su base volontaria dei migranti ed attuando pienamente il principio della solidarietà tra Stati membri, allo stesso tempo riaffermando il dovere di accoglienza e protezione degli esseri umani quale cardine dell'appartenenza all'Unione europea;

            a rafforzare il partenariato Unione europea-Africa, attraverso una cooperazione economica consolidata prevedendo strumenti efficaci a favorire l'effettiva cooperazione dei Paesi di origine e transito e una condivisione delle politiche migratorie fondata sullo strumento dei corridoi umanitari, al fine di garantire l'assistenza umanitaria e il rispetto dei diritti umani nella gestione migratoria regolare;

            a sostenere il ripristino del rappresentante speciale dell'Unione per il Vicinato meridionale, al fine di rafforzare l'unità e l'azione dell'UE nella regione, in linea con quanto raccomandato dal Parlamento europeo, nell'ambito del partenariato rinnovato con il Vicinato meridionale, una nuova agenda per il Mediterraneo.

(6-00015) n. 4 (14 dicembre 2022)

Barbara Floridia, Maiorino, Di Girolamo, Nave, Pirro, Bevilacqua, Lorefice, Aloisio, Bilotti, Castellone, Castiello, Cataldi, Croatti, Damante, De Rosa, Guidolin, Ettore Antonio Licheri, Sabrina Licheri, Lopreiato, Marton, Mazzella, Naturale, Patuanelli, Pirondini, Scarpinato, Sironi, Trevisi, Turco.

Preclusa

Il Senato,

        premesso che:

            nel prossimo Consiglio europeo del 15 dicembre 2022, i Capi di Stato e di Governo degli Stati membri affronteranno importanti questioni, in particolare: gli ultimi sviluppi relativi al conflitto in Ucraina, i progressi compiuti rispetto alle conclusioni del Consiglio Europeo dell'ottobre 2022 in relazione ai temi energetici ed economici, per poi valutare l'attuazione della Bussola strategica in materia di sicurezza e difesa europea e concludere con le politiche di vicinato meridionale e le relazioni esterne;

        considerato che:

            l'aggressione della Federazione russa nei confronti dell'Ucraina del 24 febbraio 2022, è ormai in atto da dieci mesi, in un contesto segnato da una perdurante escalation militare inasprita, peraltro, dallo spettro della minaccia nucleare;

            la drammatica situazione venutasi a produrre non è più sostenibile: decine di migliaia di vittime, civili e militari, distruzione di edifici pubblici e privati e infrastrutture vitali, la crisi umanitaria, nonché, per gli equilibri geopolitici, le evidenti ripercussioni sul tessuto economico-produttivo internazionale, sull'approvvigionamento energetico e sulle principali regole della convivenza internazionale;

            il supporto fornito in questi mesi dall'Unione europea all'Ucraina da un punto di vista economico e finanziario, nell'accoglienza dei profughi, nonché nel sostegno alla capacità ucraina di difesa, dovrà essere accompagnato, nell'immediato, da un rilancio e rafforzamento dell'azione diplomatica vista l'urgenza che il perdurare del conflitto impone, per giungere nel più breve tempo possibile a una soluzione del conflitto che ponga fine alla crisi in atto;

            nel corso del Vertice, i leader UE si confronteranno anche sulle conseguenze sociali ed economiche del rincaro dei prezzi dell'energia;

            l'Europa sta attraversando una crisi energetica senza precedenti: nonostante i tentativi messi in atto per contenere l'aumento dei prezzi e garantire ai cittadini la sicurezza dell'approvvigionamento non è stato ancora raggiunto un accordo definitivo a livello europeo sulle misure emergenziali da adottare per affrontare la crisi, ridurre i costi energetici per le famiglie e le imprese, garantire l'approvvigionamento di gas;

            da ultimo, la Commissione europea, dopo mesi di trattative tra gli Stati membri, ha avanzato, a fine novembre, una prima proposta volta a introdurre un meccanismo di correzione di mercato del gas naturale, fissando a una soglia molto elevata il cosiddetto price cap, con un tetto di 275 euro per il prezzo al megawattora sui derivati sul Ttf con consegna a un mese. Il meccanismo scatterebbe automaticamente al verificarsi di due condizioni: quando il prezzo di liquidazione del derivato eccede 275 euro per due settimane e i prezzi Ttf sono di 58 euro più alti rispetto al prezzo di riferimento del GNL per dieci giorni di negoziazione consecutivi in quelle due settimane;

            il prezzo di mercato del gas si attesta attualmente ben al di sotto del price cap fissato dalla Commissione e le due condizioni proposte appaiono di difficile applicazione, con la conseguenza del mancato scatto dello scudo a difesa delle imprese e dei cittadini;

            nel quadro della auspicata riforma del sistema di governance dell'Unione europea, lo scorso 9 novembre, la Commissione ha adottato la comunicazione COM(2022)583 final in cui ha definito gli orientamenti per una riforma del quadro di governance economica dell'UE, comprensiva di una riforma delle regole fiscali del Patto di stabilità e crescita, con l'intento espresso di «rafforzare la sostenibilità del debito e promuovere una crescita sostenibile e inclusiva attraverso investimenti e riforme»;

            l'ipotesi di riforma, disegnata dalla proposta della Commissione europea, desta non poche perplessità in ordine, in primo luogo, al mantenimento dei parametri quantitativi del 3 per cento per il disavanzo - che resterebbe come è adesso e che sarebbe vincolante per tutti i Paesi - e all'obiettivo del 60 per cento per il rapporto debito su prodotto interno lordo, nonché all'assenza della previsione di una golden rule per escludere gli investimenti dalle norme fiscali dell'Unione europea;

            il Consiglio europeo farà il punto sulle attività svolte per attuare la Bussola strategica, anche rafforzando i partenariati e la resilienza dell'Unione, e fornirà orientamenti sui lavori futuri. I Capi di Stato e di Governo discuteranno inoltre di come aumentare ulteriormente la capacità di sicurezza e di difesa dell'Unione attraverso investimenti più collaborativi, concentrandosi sulle carenze strategiche;

            la Bussola strategica delinea una panoramica dei rischi sulla sicurezza europea, minacce che possono essere affrontate solo ed esclusivamente a livello unionale, con risposte congiunte degli Stati membri e un più ampio respiro dell'azione esterna dell'Unione, un quadro questo reso quanto mai contingente dal conflitto in Ucraina;

            l'approccio cooperativo nella difesa europea è una priorità non più procrastinabile, al fine di contrastare le iniziative unilaterali degli Stati membri nell'acquisizione delle capacità militari, superare l'atavica riluttanza a cedere sovranità in due settori che hanno da sempre caratterizzato gli Stati moderni, la difesa e la politica estera e rafforzare il ruolo dell'Unione europea come attore internazionale che pone al centro del suo operato il rispetto e la difesa del diritto internazionale e dei diritti umani;

            il Consiglio europeo terrà una discussione strategica sul vicinato meridionale e sulle relazioni esterne;

            l'importanza delle politiche di vicinato meridionale dell'Unione europea, per lo sviluppo dell'area del Mediterraneo allargato e per una gestione organica della questione migratoria, è stata al centro dell'intervento del presidente Sergio Mattarella, in apertura dell'VIII edizione della Conferenza internazionale Med Dialogues;

            il Presidente ha evidenziato come il conflitto ucraino abbia avuto impattanti effetti sugli approvvigionamenti alimentari dei Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo, rendendo urgente l'attenzione politica su questa area geografica, vista l'interdipendenza esistente con la sponda europea del mar Mediterraneo;

            "Una visione unitaria dell'intera regione euro-mediterranea-africana evidenzia come, attraverso un rapporto stretto di collaborazione, questo ambito rappresenti oggi uno spazio di opportunità, in gran parte ancora da mettere in valore, e sia elemento fondamentale delle soluzioni - sono le parole del Presidente -. La crescita dei Paesi posti sulle rive del Mediterraneo passa anche per una comune e lungimirante gestione dei flussi migratori che impoveriscono i Paesi di origine di energie utili allo sviluppo delle loro comunità";

            "Si tratta di una questione decisiva e globale - come ben sa l'Organizzazione internazionale delle migrazioni - legata a dinamiche demografiche e d'interconnessione mondiale che appare vano pensare che possa eclissarsi e che dobbiamo, invece, in una logica di comune interesse, impegnarci a gestire. Anche su questo terreno diplomazia, istituzioni nazionali ed internazionali, a cominciare dall'Unione europea, sono chiamate a un impegno comune fra loro e con quei Paesi più esposti a questo fenomeno e penso alla difficile situazione che continua ad attraversare la Libia";

            le parole del presidente Mattarella devono essere di impulso per rilanciare una politica migratoria europea basata sui principi della solidarietà e della responsabilità, nella consapevolezza che l'attuale assetto europeo sulla gestione della migrazione e il sistema comune di asilo non sono più idonei a dare risposta a un fenomeno globale, lasciando alcuni Stati membri sovraesposti nel fronteggiare i flussi migratori, come l'Italia;

            lo scorso 6 dicembre si è tenuto a Tirana, il primo summit nella regione tra i leader dell'UE e dei Balcani occidentali, vertice in cui è stata ribadita e riconfermata l'importanza del partenariato strategico tra l'Unione e la suddetta regione;

            in particolare, nella dichiarazione di Tirana, siglata a margine dell'incontro, è stato ribadito l'impegno dell'UE a favore della prospettiva europea dei Balcani occidentali, nonché la fondamentale necessità di una cooperazione tra le due regioni per affrontare congiuntamente l'impatto della guerra della Russia contro l'Ucraina;

            già in occasione del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022, in cui è stato concesso lo status di Paese candidato all'Ucraina e alla Moldova, i leader degli Stati membri dell'UE avevano affermato l'importanza delle riforme da portare avanti nella regione dei Balcani occidentali - segnatamente in materia di Stato di diritto, e in particolare di quelle riguardanti l'indipendenza e il funzionamento del sistema giudiziario e la lotta contro la corruzione - oltre ad aver ribadito di essere pronti a concedere alla Bosnia-Erzegovina lo status di Paese candidato all'adesione UE,

        impegna, quindi, il Governo, in sede europea:

            1) in relazione al conflitto russo-ucraino:

            a) a pretendere dalle autorità russe, in sinergia con gli altri Paesi europei, l'immediata cessazione delle operazioni belliche e il ritiro di tutte le forze militari che illegittimamente occupano il suolo ucraino, con iniziative multilaterali o bilaterali utili a una de-escalation militare che realizzi un cambio di fase nel conflitto, aumentando in parallelo gli sforzi diplomatici, insieme ai partner europei già attivi su questo fronte, intesi al raggiungimento di un istantaneo cessate il fuoco e alla conclusione pacifica del percorso negoziale, per il raggiungimento di una soluzione politica basata sul rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina e dei principi del diritto internazionale;

            b) ad assicurare pieno sostegno e solidarietà al popolo ucraino e alle sue istituzioni, intensificando, con urgenza, anche a seguito alla distruzione di infrastrutture critiche ucraine da parte della Russia e dell'arrivo dell'inverno, tutte le azioni necessarie per continuare a fornire assistenza umanitaria, finanziaria, economica e di protezione civile all'Ucraina, incluse le necessarie misure di accoglienza per le persone in fuga dalla crisi bellica, con particolare attenzione alle esigenze dei soggetti minori, anche al fine di assicurare la tutela dei diritti loro riconosciuti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e alle esigenze dei soggetti più fragili, tra cui anziani e disabili;

            2) in materia di energia ed economia:

            a) ad intraprendere le necessarie iniziative di competenza volte ad intensificare gli sforzi per l'adozione di uno strumento comune di sostegno energetico - l'Energy Recovery Fund - a disposizione dell'Unione europea e dei suoi Stati membri, finalizzato a raggiungere, in tempi brevi, l'obiettivo dell'indipendenza dall'approvvigionamento energetico russo, evitare i razionamenti, abbassare i prezzi dell'energia per le famiglie e le imprese, e accelerare la transizione verde, al fine di garantire una maggiore autonomia sul fronte energetico;

            b) a dare seguito alle iniziative di RePowerEU mirate a realizzare la diversificazione delle fonti energetiche in Europa e a contrastare l'incremento dei prezzi dell'energia, a tutela dei cittadini europei e di tutto il tessuto industriale, attraverso l'utilizzo dei fondi ancora disponibili nel Dispositivo di ripresa e resilienza, l'aumento significativo degli investimenti sulle rinnovabili, la tutela della coesione sociale nella transizione eco-sostenibile e le riforme del mercato energetico europeo, a partire dal disaccoppiamento del prezzo dell'energia tra rinnovabili e fonti fossili tradizionali;

            c) a portare avanti, in sede europea, tutte le necessarie trattative volte a ridurre ulteriormente il valore-soglia fissato per il price cap e le condizioni stringenti proposte dalla Commissione europea, al fine di rendere tale strumento realmente efficace, anche attraverso la previsione della dinamicità del tetto al prezzo, per contenere il caro-energia e l'inflazione;

            d) in merito alla recente comunicazione della Commissione europea sugli orientamenti per una riforma del quadro di governance economica dell'UE, ad avviare un dibattito nelle istituzioni europee sulle implicazioni negative per l'Italia dovute al mantenimento delle attuali regole di bilancio, sostenendo altresì la necessità di ripensare tali parametri - alla luce del rinnovato contesto economico e alle nuove sfide che l'Unione europea e i suoi Stati membri sono chiamati ad affrontare - e di perseguire politiche di bilancio sostenibili, prevedendo percorsi di rientro dal debito realistici che tengano conto delle specificità degli Stati membri e del loro quadro macroeconomico complessivo e superando, infine, l'utilizzo prevalente di indicatori non osservabili come il saldo strutturale, al fine di ancorare la sorveglianza macroeconomica a indicatori direttamente osservabili e misurabili;

            e) nell'ambito della discussione sulla riforma delle regole fiscali del Patto di stabilità e crescita, ad intraprendere ogni iniziativa utile finalizzata a prevedere, tra gli altri, l'esclusione degli investimenti produttivi, inclusi quelli per il caro energia e in capitale umano, dal computo dei parametri utili al pareggio di bilancio e del rapporto deficit-prodotto interno lordo e la revisione del riferimento al saldo strutturale, al fine di sostenere crescita, lavoro e inclusione sociale, investendo nella politica industriale aperta alle nuove tecnologie, nella ricerca e nell'innovazione, nelle infrastrutture materiali e digitali, nella cultura, rilanciando l'economia e uscendo dalle spirali recessive;

            3) in materia di sicurezza e difesa europea:

            a) a sostenere un ruolo dell'Italia, in prima linea, in direzione del rafforzamento del pilastro europeo della difesa comune, che adeguatamente posto a supporto di una politica estera europea, possa garantire maggiore sicurezza all'Unione europea;

            b) ad adoperarsi, ripartendo dai principi di diritto che sono alla base dell'ordine internazionale, per la convocazione di una Conferenza sulla sicurezza in Europa, al fine di ristabilire, in nome di un rinnovato spirito di Helsinki, un quadro di pace, sicurezza e cooperazione;

            c) a implementare - nel più breve tempo possibile - la Bussola strategica al fine di migliorare il coordinamento europeo in questo settore, ridurre la frammentazione esistente nel mercato della difesa, sfruttare al contrario le economie di scala e le acquisizioni di capacità militari congiunte, con un migliore utilizzo del Fondo Europeo per la difesa e le sue future configurazioni, in cooperazione con la NATO;

            4) in materia di relazioni esterne e vicinato meridionale:

            a) a promuovere un rilancio e un rafforzamento delle politiche di vicinato meridionale al fine di raggiungere gli obiettivi europei in materia enunciati nella Comunicazione "Una nuova agenda per il Mediterraneo" del 9 febbraio 2021, anche allo scopo di contrastare la migrazione irregolare, tutelare i diritti dei migranti e dei rifugiati, sfruttare i benefici dei canali migratori regolari e giungere entro la fine della legislatura europea a delineare un nuovo quadro strutturato e organico della politica migratoria europea e del sistema comune di asilo, che superi le criticità ormai non più eludibili;

            b) a sostenere il processo di adesione dei Balcani occidentali all'Unione europea e, in questo contesto, contribuire alla stabilità sociale e politica in Bosnia-Erzegovina attraverso tutti gli strumenti politici, economici e diplomatici dell'Unione europea.

(6-00016) n. 5 (14 dicembre 2022)

Paita, Gelmini, Lombardo, Fregolent, Scalfarotto, Versace, Sbrollini, Calenda, Renzi.

Votata per parti separate. Approvata la parte evidenziata in neretto; respinta la restante parte

Il Senato,

       premesso che:

            il Consiglio europeo del 15 dicembre 2022 affronterà i temi della guerra della Russia all'Ucraina e delle politiche energetiche e economiche, di difesa e sicurezza, di vicinato meridionale e di relazioni esterne dell'UE;

            l'aggressione dell'Ucraina da parte della Russia continua a rappresentare una minaccia per la vita e la libertà degli ucraini e per la sicurezza dei Paesi e dei cittadini dell'UE ed è condotta, in modo sempre più evidente, con metodi e finalità terroristiche, esplicitamente denunciate dalla risoluzione approvata dal Parlamento europeo lo scorso 23 novembre; l'immagine delle città e dei Paesi ucraini al freddo, al buio e senza acqua, a causa degli attacchi russi sulle principali infrastrutture del Paese, è la fotografia più eloquente della natura criminale dell'aggressione contro la popolazione civile;

            qualunque ipotesi di negoziato sulla tregua o conclusione della guerra di aggressione, che non voglia configurarsi come una resa parziale o totale alle pretese del regime russo, implica il sostegno politico e militare dell'UE e della NATO alla resistenza della popolazione e del Governo ucraini e la denuncia del carattere illegittimo dell'occupazione e annessione da parte della Russia di parte del territorio dell'Ucraina, dal 2014 fino ad oggi;

            al momento l'Ucraina, grazie alla controffensiva militare degli ultimi mesi, ha recuperato oltre la metà dei territori occupati dalla Russia dopo il 24 febbraio 2022 e meno di un quinto del territorio ucraino oggi rimane sotto il dominio illegittimo di Mosca, mentre la Russia patisce il peso degli otto pacchetti di sanzioni approvati fino ad oggi, culminate nella fissazione di un tetto sui prezzi per il trasporto marittimo del petrolio russo verso i Paesi terzi, entrato in vigore lo scorso 5 dicembre, che ha gravemente deteriorato la capacità di finanziamento da parte di Mosca dell'aggressione militare dell'Ucraina;

            dal punto di vista interno, la Russia sta inoltre patendo una significativa contrazione della crescita, una dinamica inflattiva particolarmente accentuata nei settori più esposti al sistema internazionale degli approvvigionamenti, un deflusso di capitali interni e un blocco degli investimenti stranieri; al contrario, l'assistenza finanziaria dell'UE al Governo di Kiev prosegue malgrado i veti opposti in particolare dall'Ungheria, ed è stata deliberata pochi giorni fa in sede di Consiglio UE un nuovo pacchetto di crediti di circa 18 miliardi di euro per il 2023, sulla base di garanzie fornite direttamente dagli Stati membri;

            gli sviluppi della guerra all'Ucraina da parte della Russia rendono sempre più urgente la costruzione di un vero sistema di difesa europeo, complementare e integrato, ma non alternativo a quello della NATO e la definizione di un progetto di autonomia strategica dell'UE, che prenda atto del mutamento degli scenari e dei pericoli provenienti dal fronte est dello scacchiere continentale;

            il quadro economico interno e internazionale risente in maniera pesante degli effetti dello scenario bellico e, nel caso dell'Italia, implica in primo luogo l'esigenza di proseguire rapidamente, secondo le scadenze concordate, nell'attuazione degli obiettivi del PNRR e di cooperare con le istituzioni europee per rafforzare il quadro di solidarietà e coesione che, dall'inizio della pandemia a oggi, ha consentito di rispondere alle conseguenze economiche e sociali delle molteplici emergenze che i Paesi membri hanno dovuto affrontare;

            tra gli strumenti che la solidarietà europea mette a disposizione vi sono certamente le linee di credito del Meccanismo europeo di stabilità (MES) che l'Italia continua irrazionalmente a rifiutare, malgrado la drammatica emergenza del Servizio sanitario nazionale e il sempre più grave deficit nell'offerta di prestazioni essenziali;

            a favorire le politiche di rilancio economico potrebbero concorrere anche le ipotesi di modifica del Patto di stabilità e crescita prospettate dalla Commissione, che, al di là della discussione sulle criticità tecniche dell'adozione di nuovi parametri, delinea uno scenario potenzialmente virtuoso, in cui all'aumento della flessibilità - sia sui tempi che sulle modalità di rientro dal debito - corrisponde un aumento del coordinamento delle politiche di bilancio tra istituzioni europee e Governi nazionali, con un meccanismo analogo a quello che ha guidato l'impiego dei fondi del Next Generation EU;

            sul tema su cui l'Europa nel suo complesso ha accumulato maggiori ritardi e divisioni, quello dell'impennata dei prezzi delle forniture energetiche, le istituzioni europee devono ora procedere con più rapidità e efficienza, vincendo la resistenza dei Paesi che si oppongono a soluzioni comuni; occorre implementare velocemente il meccanismo di acquisto comune di gas per aumentare il potere contrattuale dei Paesi dell'Unione e allo stesso tempo è necessario ripensare i meccanismi di disaccoppiamento del prezzo dell'elettricità prodotta da gas naturale dal prezzo dell'elettricità prodotta da altre fonti in quanto attualmente sono stati ipotizzati delle remunerazioni eccessive per chi produce da fonti rinnovabili; infine l'ipotesi di price cap sul gas che prevede un tetto molto elevato applicato solamente ai contratti finanziari derivati e non al gas fisico rischia di creare gravi sbilanciamenti nel mercato finanziario senza essere efficace nel ridurre il prezzo pagato dalle industrie e dalle famiglie;

            la diversificazione degli approvvigionamenti da Paesi terzi e la capacità di produzione nazionale costituiscono due facce della medesima strategia; a questo fine occorre rilevare che lo spostamento del baricentro delle politiche energetiche verso Sud impone il rafforzamento delle relazioni politiche e economiche con i Paesi del vicinato meridionale, che rappresentano peraltro dei partner fondamentali per la gestione ordinata dei flussi migratori, ma sono anche tra gli Stati più esposti alla crisi alimentare innescata dal conflitto bellico scatenato dalla Russia in Ucraina;

            su questo fronte, continuare a perseguire politiche demagogiche e antagonistiche contro alcuni Paesi europei, come ha fatto questo Esecutivo dall'inizio della sua attività, allontana la prospettiva di una gestione comune del dossier migratorio, che implica scelte politiche e normative - dalla redistribuzione dei richiedenti asilo alla riforma del Regolamento di Dublino - pesantemente avversate proprio dai Governi e dalle forze politiche sovraniste, cioè dagli alleati politici e ideologici dei principali partiti dell'attuale Esecutivo italiano;

            a proiettare ombre fosche di minaccia e instabilità in un quadro internazionale pesantemente condizionato dalla guerra all'Ucraina è, da parecchie settimane, anche la violentissima repressione delle proteste popolari nella Repubblica islamica dell'Iran, con esecuzioni legali ed assassini extralegali dei partecipanti alle pacifiche manifestazioni contro la violazione dei diritti umani da parte del regime teocratico di Teheran,

        impegna il Governo:

            1) a ribadire il sostegno a tutte le misure di assistenza politica, militare, economica e umanitaria nei confronti dell'Ucraina di fronte all'aggressione russa, come condizione indispensabile per salvaguardare un vero potere negoziale per il Governo di Kiev;

            2) a escludere tavoli o ipotesi di trattativa per il cessate il fuoco, che non siano preventivamente concordate con le legittime autorità di Kiev e che comportino il sacrificio della libertà politica e dell'integrità territoriale dell'Ucraina;

            3) a promuovere una ancora più stretta integrazione tra le istituzioni e i Paesi membri dell'UE nelle strategie della NATO, sia a sostegno della resistenza ucraina, sia a rafforzamento delle politiche di difesa sul piano europeo, come avviene ad esempio con la partecipazione alla Very High Readiness Joint Task Force, su cui l'Italia ha stabilito di proseguire il proprio impegno con il decreto-legge 8 novembre 2022, n. 169, in fase di conversione;

            4) a richiedere passi in avanti più rapidi e incisivi sul fronte del contenimento dei prezzi dell'energia elettrica e del gas naturale, proseguendo sul piano del coordinamento degli acquisti congiunti e della stabilizzazione dei prezzi del gas, attraverso un meccanismo di tetto al prezzo di acquisto del gas naturale fisico, e non solamente sui derivati finanziari, ed alla implementazione di un efficace disaccoppiamento del prezzo dell'elettricità prodotta da gas naturale da quello dell'elettricità prodotta da altre fonti, fissando per queste ultime tetti di prezzo differenziati tra fonti, in modo che il tetto tenga conto dei reali costi industriali e non sia, come ora, eccessivamente elevato, per coprire i costi della fonte più cara;

            5) ad adottare iniziative di competenza per garantire entro tempi brevi la ratifica da parte dell'Italia della modifica del trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità (MES); a mancare all'appello tra i Paesi dell'eurozona è rimasto soltanto il nostro, dopo la bocciatura del ricorso da parte della Corte costituzionale tedesca, che apre la strada alla rapida ratifica da parte della Germania;

            6) ad esprimere il sostegno a una riforma del Patto di stabilità e crescita, oggi sospeso fino alla fine del 2023, per una gestione più flessibile degli obiettivi di rientro dal debito, garantendo al contempo l'adesione ai principi di responsabilità fiscale e di sostenibilità finanziaria nelle politiche di bilancio;

            7) ad operare per la modifica delle politiche e delle normative europee in materia di immigrazione e accoglienza dei richiedenti asilo, a partire dalla riforma del Regolamento di Dublino e dall'implementazione di piani di ricollocazione dei rifugiati funzionali a una gestione integrata del fenomeno, non a uno scambio interminabile di accuse tra i Paesi membri circa il costo della solidarietà;

            8) a favorire l'attenzione delle istituzioni europee verso le crisi politiche, economiche, alimentari e umanitarie che colpiscono i Paesi del vicinato meridionale dell'UE e che costituiscono, non solo per le conseguenze migratorie, un pericolo per la stabilità europea, proprio perché questi Stati costituiscono dei partner fondamentali per il riequilibrio delle politiche energetiche e delle strategie di sicurezza dell'intera Europa;

            9) a promuovere e sostenere iniziative da parte delle istituzioni dell'UE nei confronti della Repubblica islamica dell'Iran, finalizzate a porre fine alla repressione in corso e alle esecuzioni sommarie, a garantire il rispetto dei diritti fondamentali delle iraniane e degli iraniani e a fare cessare forme di odiosa discriminazione e segregazione femminile.

DISEGNO DI LEGGE

Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri (393)

ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Art. 1.

1. Il decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.

2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

________________

N.B. Approvato il disegno di legge composto del solo articolo 1.

ALLEGATO RECANTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Allegato

MODIFICAZIONI APPORTATE IN SEDE DI CONVERSIONE AL DECRETO-LEGGE 11 NOVEMBRE 2022, N. 173

All'articolo 1:

al comma 1:

alla lettera a), la parola: « Ministero » è sostituita dalle seguenti: « 6) Ministero »;

alla lettera b), la parola: « Ministero » è sostituita dalle seguenti: « 7) Ministero »;

alla lettera c), la parola: « Ministero » è sostituita dalle seguenti: « 8) Ministero »;

alla lettera d), la parola: « Ministero » è sostituita dalle seguenti: « 9) Ministero »;

alla lettera e), la parola: « Ministero » è sostituita dalle seguenti: « 11) Ministero ».

Dopo l'articolo 1 è inserito il seguente:

« Art. 1-bis. - (Modifiche all'articolo 6 del decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230) - 1. All'articolo 6, comma 8, secondo periodo, del decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230, dopo le parole: "Ministero del lavoro e delle politiche sociali" sono inserite le seguenti: ", alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le politiche della famiglia" ».

All'articolo 2:

al comma 2, lettera b), numero 3), alinea, la parola: « 2-bis) » è sostituita dalla seguente: « 2-bis ».

All'articolo 3:

al comma 2, lettera a), numero 3), le parole: « , è aggiunto, infine » sono sostituite dalle seguenti: « è aggiunto, in fine » e dopo le parole: « della sovranità alimentare, » sono inserite le seguenti: « che esso esercita ».

All'articolo 4:

al comma 2, lettera a), numero 2.3), dopo le parole: « approvvigionamenti di energia » sono inserite le seguenti: « e a promuovere l'impiego delle fonti rinnovabili »;

dopo il comma 3 sono aggiunti i seguenti:

« 3-bis. In relazione alle accresciute attività connesse agli interventi per la sicurezza energetica nazionale e per la promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili, il contingente di personale degli uffici di diretta collaborazione del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica è incrementato fino a un massimo di trenta unità. A tale ultimo fine è autorizzata la spesa di 975.000 euro annui a decorrere dall'anno 2023.

3-ter. Agli oneri di cui al comma 3-bis, pari a 975.000 euro annui a decorrere dall'anno 2023, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2022-2024, nell'ambito del programma "Fondi di riserva e speciali" della missione "Fondi da ripartire" dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2022, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero della transizione ecologica ».

All'articolo 6:

al comma 2:

alla lettera b):

all'alinea, dopo le parole: « all'articolo 50 » sono aggiunte le seguenti: « , comma 1 »;

al numero 1), le parole: « al comma 1, » sono soppresse;

ai numeri 2) e 3), le parole: « al primo periodo, » sono soppresse;

al numero 3), le parole: « del merito, all'incremento » sono sostituite dalle seguenti: « del merito e all'incremento »;

alla lettera e), dopo le parole: « all'articolo 51-ter » sono inserite le seguenti: « , comma 1, »;

dopo il comma 3 sono aggiunti i seguenti:

« 3-bis. Nell'ambito del processo di riorganizzazione del Ministero dell'istruzione e del merito, al fine di assicurare, in particolare, la funzionalità degli uffici di diretta collaborazione, all'articolo 64, comma 6-sexies, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, al primo periodo, dopo le parole: "con regolamento emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 4-bis, della legge 23 agosto 1988, n. 400," sono inserite le seguenti: "ovvero ai sensi dell'articolo 13 del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173,", al terzo periodo, le parole: "del decreto del Presidente della Repubblica di cui al" sono sostituite dalle seguenti: "dei regolamenti di riorganizzazione ai sensi del" e, al quarto periodo, le parole: "e di 800.000 euro annui a decorrere dall'anno 2022" sono sostituite dalle seguenti: ", di 800.000 euro per l'anno 2022 e di 1,28 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2023".

3-ter. Agli oneri derivanti dall'attuazione del comma 3-bis, pari a 480.000 euro annui a decorrere dall'anno 2023, si provvede mediante corrispondente riduzione, per l'anno 2023 e a decorrere dall'anno 2025, del fondo di cui all'articolo 1, comma 202, della legge 13 luglio 2015, n. 107, e, per l'anno 2024, delle risorse del fondo di cui all'articolo 23, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione e del merito ».

Dopo l'articolo 6 sono inseriti i seguenti:

« Art. 6-bis. - (Ministero della salute) - 1. La dotazione organica della dirigenza di livello generale del Ministero della salute è incrementata di una unità, con contestuale riduzione di quattro posizioni di dirigente sanitario complessivamente equivalenti sotto il profilo finanziario e di un corrispondente ammontare di facoltà assunzionali disponibili a legislazione vigente.

2. Il comma 1 dell'articolo 47-quater del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, è sostituito dal seguente:

"1. Il Ministero si articola in quattro dipartimenti, disciplinati ai sensi degli articoli 4 e 5. Il numero degli uffici dirigenziali generali è pari a 12".

3. Fino alla data di entrata in vigore dei regolamenti di organizzazione, da adottare ai sensi dell'articolo 13 del presente decreto, sono fatti salvi i regolamenti di cui al decreto del Presidente della Repubblica 17 settembre 2013, n. 138, e al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 febbraio 2014, n. 59.

4. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Art. 6-ter. - (Funzionamento dell'ufficio di cui all'articolo 10 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 3 luglio 2003, n. 227) - 1. L'ufficio di cui all'articolo 10 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 3 luglio 2003, n. 227, opera a decorrere dall'anno 2023, nell'ambito della dotazione finanziaria prevista a legislazione vigente ».

All'articolo 9:

al comma 1, lettera c), capoverso 18-quater, secondo periodo, le parole: « Al Comitato » sono sostituite dalle seguenti: « Alle riunioni del Comitato »;

al comma 2, le parole: « di Simest S.p.A. » sono sostituite dalle seguenti: « della società Simest S.p.A. » e le parole: « 8 luglio 2011 » sono sostituite dalle seguenti: « 6 luglio 2011 ».

All'articolo 10:

al comma 1:

alla lettera a), dopo le parole: « al comma 1, » sono inserite le seguenti: « al primo periodo, », le parole: « ai 25 milioni » sono sostituite dalle seguenti: « a 25 milioni » e sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: « e il secondo periodo è sostituito dai seguenti: "Il procedimento finalizzato all'esercizio dei poteri sostitutivi di cui al presente comma è avviato su istanza dell'impresa, dell'ente o della pubblica amministrazione interessati. Ove eserciti il potere sostitutivo, il Ministero delle imprese e del made in Italy resta estraneo ad ogni rapporto contrattuale e obbligatorio discendente dall'adozione di atti, provvedimenti e comportamenti, che restano imputati all'amministrazione sostituita, la quale risponde, in via esclusiva e con risorse proprie, di tutte le obbligazioni anche nei confronti dei terzi" »;

alla lettera b):

al capoverso 1-bis, alinea, primo periodo, le parole: « una struttura di supporto e tutela dei diritti delle imprese presso il Ministero delle imprese e del made in Italy » sono sostituite dalle seguenti: « presso il Ministero delle imprese e del made in Italy una struttura di supporto e tutela dei diritti delle imprese »;

al capoverso 1-ter, dopo le parole: « e agricoltura » è inserito il seguente segno d'interpunzione: « , »;

alla lettera c) sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: « e dopo le parole: "provvedimenti di cui al comma 1" sono inserite le seguenti: "a causa di inerzia o ritardo ascrivibili al medesimo" ».

Dopo l'articolo 10 è inserito il seguente:

« Art. 10-bis. - (Titolarità del portale "Italia.it") - 1. Dopo il comma 1 dell'articolo 54-ter del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, è aggiunto il seguente:

"1-bis. Il Ministero ha la titolarità del portale 'Italia.it', di cui al comma 2 dell'articolo 16 del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106, dei diritti connessi al dominio stesso e della relativa piattaforma tecnologica, al fine di coordinare e indirizzare strategicamente la strutturazione del portale medesimo e le attività di promozione delle politiche turistiche nazionali svolte per mezzo di esso" ».

All'articolo 11:

al comma 1:

alla lettera a), capoverso 2, terzo periodo, le parole: « Ad esso » sono sostituite dalle seguenti: « Alle riunioni del Comitato » e le parole: « o loro delegati » sono sostituite dalle seguenti: « , o loro delegati, »;

alla lettera b), numero 1), le parole: « nazionale ed europea » sono sostituite dalle seguenti: « nazionali ed europee »;

alla lettera d), capoverso 8, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « Le deliberazioni del CITE sono pubblicate nel sito internet istituzionale del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica »; .

al comma 2, dopo le parole: « all'articolo 57-bis » sono inserite le seguenti: « , comma 8, ».

All'articolo 12:

al comma 3:

alla lettera d), le parole: « la continuità » sono sostituite dalle seguenti: « della continuità »;

alla lettera f), le parole: « turistico ricreative » sono sostituite dalla seguente: « turistico-ricreative »;

al comma 4:

al primo periodo, le parole: « ove nominati » sono sostituite dalle seguenti: « ove nominate » e le parole: « della agricoltura » sono sostituite dalle seguenti: « dell'agricoltura »;

al secondo periodo, le parole: « Al Comitato » sono sostituite dalle seguenti: « Alle riunioni del Comitato »;

al terzo periodo, dopo le parole: « un Sottosegretario » sono aggiunte le seguenti: « di Stato »;

al comma 5, terzo periodo, dopo le parole: « ai partecipanti » sono inserite le seguenti: « alle riunioni » e le parole: « rimborsi spese » sono sostituite dalle seguenti: « rimborsi di spese ».

Dopo l'articolo 12 è inserito il seguente:

« Art. 12-bis. - (Procedure di contrattazione delle Forze di polizia a ordinamento militare e delle Forze armate) - 1. All'articolo 11, comma 3, lettera a), della legge 28 aprile 2022, n. 46, dopo le parole: "e dai Ministri della difesa e dell'economia e delle finanze" sono inserite le seguenti: "nonché, per gli accordi sindacali relativi al personale delle Forze di polizia a ordinamento militare, dai Ministri dell'interno e della giustizia" ».

All'articolo 13:

al comma 1, le parole: « e fino » sono sostituite dalla seguente: « fino ».

Dopo l'articolo 13 è inserito il seguente:

« Art. 13-bis. - (Soppressione della commissione medica superiore del Ministero dell'economia e delle finanze) - 1. A decorrere dal 1° giugno 2023, la commissione medica superiore di cui all'articolo 106 del testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1978, n. 915, operante nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze, è soppressa e tutte le funzioni da essa svolte sono trasferite all'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), il quale, a decorrere dalla medesima data, subentra anche nei rapporti giuridici relativi alle funzioni trasferite.

2. L'INPS, attraverso un'apposita commissione medica superiore, che opera con le modalità già applicate dalla commissione medica superiore soppressa ai sensi del comma 1, assicura lo svolgimento delle funzioni di cui al medesimo comma 1, relative ai pareri medico-legali, nei casi previsti dalla vigente normativa, nei confronti dei cittadini aventi diritto a benefìci in materia di pensioni di guerra dirette, indirette e di reversibilità e relativi assegni accessori, dei familiari superstiti aventi titolo al trattamento di reversibilità dell'assegno vitalizio concesso agli ex deportati nei campi di sterminio nazista KZ e dei familiari superstiti aventi titolo al trattamento di reversibilità dell'assegno di benemerenza concesso ai perseguitati politici antifascisti e razziali, nonché nei confronti dei familiari superstiti aventi diritto al trattamento di reversibilità degli assegni annessi alle decorazioni al valor militare. La commissione medica superiore di cui al presente comma svolge, altresì, una funzione di coordinamento delle attività delle commissioni mediche di verifica da istituire nell'ambito dell'INPS ai fini dello svolgimento delle funzioni ad esso trasferite ai sensi dell'articolo 45, comma 3-bis, del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2022, n. 122, come modificato dal comma 6, lettera a), del presente articolo.

3. Fermo restando quanto stabilito dal comma 2, la commissione medica superiore di cui al medesimo comma 2 assicura lo svolgimento di ogni altra funzione già svolta dalla commissione medica superiore soppressa ai sensi del comma 1.

4. Per i procedimenti medico-legali di cui al comma 2, primo periodo, pendenti dinanzi alla commissione medica superiore del Ministero dell'economia e delle finanze al 1° giugno 2023, il predetto Ministero inoltra la documentazione di pertinenza all'INPS, che provvede alla definizione del procedimento.

5. A decorrere dal 1° giugno 2023 sono trasferite all'INPS le somme allocate per le finalità di cui al presente articolo, a legislazione vigente, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, individuate con le modalità di cui all'articolo 45, comma 3-quater, del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2022, n. 122.

6. All'articolo 45 del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2022, n. 122, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 3-bis, le parole: "1° gennaio 2023" sono sostituite dalle seguenti: "1° giugno 2023";

b) al comma 3-ter, le parole: "1° gennaio 2023" sono sostituite dalle seguenti: "1° giugno 2023" e le parole: "alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto" sono sostituite dalle seguenti: "al 31 maggio 2023";

c) al comma 3-quater, le parole: "31 dicembre 2022" sono sostituite dalle seguenti: "31 maggio 2023" e le parole: "a decorrere dall'anno 2023" sono sostituite dalle seguenti: "a decorrere dal 1° giugno 2023" ».

All'articolo 14:

al comma 1, dopo le parole: « presente decreto » sono inserite le seguenti: « , ad eccezione degli articoli 4, commi 3-bis e 3-ter, e 6, commi 3-bis e 3-ter, ».

ARTICOLO 1 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 1.

(Modifiche all'articolo 2 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300)

1. All'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il numero 6) è sostituito dal seguente: « 6) Ministero delle imprese e del made in Italy »;

b) il numero 7) è sostituito dal seguente: « 7) Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste »;

c) il numero 8) è sostituito dal seguente: « 8) Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica »;

d) il numero 9) è sostituito dal seguente: « 9) Ministero delle infrastrutture e dei trasporti »;

e) il numero 11) è sostituito dal seguente: « 11) Ministero dell'istruzione e del merito ».

EMENDAMENTI

1.1

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Astorre

Respinto

Al comma 1, sopprimere la lettera a).

        Conseguentemente:

        a) sopprimere l'articolo 2;

        b) all'articolo 9:

        - al comma 1, lettera c), capoverso comma 18-quater, primo periodo, sostituire le parole: «delle imprese e del made in Italy» con le seguenti: «dello sviluppo economico»;

            - al comma 2, sostituire le parole: «delle imprese e del made in Italy» con le seguenti: «dello sviluppo economico»;

            - al comma 3, sostituire le parole: «delle imprese e del made in Italy» con le seguenti: «dello sviluppo economico»;

          c) all'articolo 10, comma 1:

             - alla lettera a), sopprimere le parole da: «e le parole» fino a: «made in Italy» e sostituire le parole: «Ove eserciti il potere sostitutivo, il Ministero delle imprese e del made in Italy» con le seguenti: «Ove eserciti il potere sostitutivo, il Ministero dello sviluppo economico»;

             - alla lettera b), capoverso comma 1-bis, sostituire le parole: «delle imprese e del made in Italy» con le seguenti: «dello sviluppo economico»;

             - alla lettera c), sopprimere le parole da: «le parole: "Ministero fino a: made in Italy" e»;

         d) all'articolo 11, comma 1:

            - alla lettera a), capoverso comma 2, al primo periodo, sostituire le parole: «delle imprese e del made in Italy» con le seguenti: «dello sviluppo economico» e al secondo periodo, sostituire le parole: "delle imprese e del made in Italy" con le seguenti: "dello sviluppo economico";

            - alla lettera d), capoverso comma 8, primo periodo, sostituire le parole: «delle imprese e del made in Italy" con le seguenti: «dello sviluppo economico»;

            - all'articolo 12, comma 4, primo periodo, sostituire le parole: «delle imprese e del made in Italy» con le seguenti: «dello sviluppo economico».

1.2

Parrini, Giorgis, Meloni, Valente, Franceschelli

Respinto

Al comma 1, lettera b), dopo le parole: «Ministero dell'agricoltura» inserire la seguente: «sostenibile».

        Conseguentemente:

         all'articolo 2, comma 2, lettera b), numero 3, capoverso «d-bis, dopo le parole: «del Ministero dell'agricoltura» inserire la seguente: «sostenibile»;

             all'articolo 3, comma 1, e ovunque ricorrano, dopo le parole: «dell'agricoltura» inserire la seguente: «sostenibile;»

             all'articolo 4, comma 2, lettera a), numero 2.2, dopo le parole: «dell'agricoltura» inserire la seguente: «sostenibile»;

             all'articolo 9, comma 1, lettera c), capoverso comma 18-quater, primo periodo, dopo le parole: «dell'agricoltura» inserire la seguente: «sostenibile»;

             all'articolo 11, comma 1, lettera a), capoverso comma 2, secondo periodo, dopo le parole: «dell'agricoltura» inserire la seguente:« sostenibile»;

             all'articolo 12, comma 4, primo periodo, dopo le parole: «dell'agricoltura» inserire la seguente: sostenibile.

1.3

Maiorino, Cataldi, Bevilacqua, Sabrina Licheri

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Al comma 1, sopprimere la lettera c).

        Conseguentemente:

        a) sopprimere l'articolo 4;

            b) all'articolo 11, comma 1:

        lettera a), capoverso comma 2:

        1) primo periodo, sostituire le parole: «dell'ambiente e della sicurezza energetica» con le seguenti: «della transizione ecologica»;

            2) secondo periodo, sostituire le parole: «dell'ambiente e della sicurezza energetica» con le seguenti: «della transizione ecologica»;

            lettera d), capoverso comma 8, ovunque ricorrano, sostituire le parole: «dell'ambiente e della sicurezza energetica» con le seguenti: «della transizione ecologica»;

            c) all'articolo 12, comma 4, primo periodo sostituire le parole: «dell'ambiente e della sicurezza energetica» con le seguenti: «della transizione ecologica»;.

1.4

Maiorino, Cataldi, Bevilacqua, Sabrina Licheri

Precluso

Al comma 1, sopprimere la lettera c).

        Conseguentemente:

        a) all'articolo 4:

        1) sopprimere il comma 1;

            2) al comma 2:

        lettera a), sopprimere i numeri 1), 2.1, 2.2 e 3);

            sopprimere la lettera b);

            sopprimere i commi 3, 3-bis e 3-ter;

            sostituire la rubrica con la seguente: «Ministero della transizione ecologica»;

            c) all'articolo 11, comma 1:

        lettera a), capoverso comma 2:

        primo periodo, sostituire le parole: «dell'ambiente e della sicurezza energetica» con le seguenti: «della transizione ecologica»;

            secondo periodo, sostituire le parole: «dell'ambiente e della sicurezza energetica» con le seguenti: «della transizione ecologica»;

            lettera d), capoverso comma 8, ovunque ricorrano, sostituire le parole: «dell'ambiente e della sicurezza energetica» con le seguenti: «della transizione ecologica»;

            d) all'articolo 12, comma 4, primo periodo sostituire le parole: «dell'ambiente e della sicurezza energetica» con le seguenti: «della transizione ecologica»;. 

1.5

Valente, Giorgis, Meloni, Parrini, Astorre

Precluso

Al comma 1, sopprimere la lettera c).

        Conseguentemente:

        all'articolo 4:

        sopprimere il comma 1;

            al comma 2:

        lettera a), sopprimere i numeri 1) e 2.1.;

            sopprimere la lettera b);

            sopprimere i commi 3, 3-bis e 3-ter;

            sostituire la rubrica con la seguente: «Ministero della transizione ecologica»;

            all'articolo 11, comma 1:

        lettera a), capoverso comma 2:

        primo periodo, sostituire le parole: «dell'ambiente e della sicurezza energetica con le seguenti: della transizione ecologica;

            secondo periodo, sostituire le parole: dell'ambiente e della sicurezza energetica» con le seguenti: «della transizione ecologica»;

            lettera d), capoverso comma 8, sostituire le parole: «dell'ambiente e della sicurezza energetica» con le seguenti: «della transizione ecologica»;

            all'articolo 12, comma 4, primo periodo sostituire le parole: dell'ambiente e della sicurezza energetica con le seguenti: della transizione ecologica.

1.6

Maiorino, Cataldi, Bevilacqua, Sabrina Licheri

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Al comma 1, lettera c), sostituire le parole: «e della sicurezza energetica» con le seguenti: «e della transizione ecologica».

        Conseguentemente:

        a) all'articolo 4:

        1) comma 1, e ovunque ricorrano, sostituire le parole: «e della sicurezza energetica» con le seguenti: «e della transizione ecologica»;

            2) comma 2, lettera a), numero 2.1., sostituire le parole: «alla sicurezza energetica» con le seguenti: «alla tutela dell'ambiente».

        b) all'articolo 11, comma 1, ovunque ricorrano, sostituire le parole: «e della sicurezza energetica» con le seguenti: «e della transizione ecologica»;

            c) all'articolo 12, comma 4, primo periodo, sostituire le parole: «e della sicurezza energetica» con le seguenti: «e della transizione ecologica». 

1.7

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Astorre

Precluso

Al comma 1, lettera c), sostituire le parole: «e della sicurezza energetica» con le seguenti: «e della transizione ecologica».

        Conseguentemente:

        all'articolo 4, comma 1, e ovunque ricorrano, sostituire le parole: «e della sicurezza energetica» con le seguenti: «e della transizione ecologica»;

            all'articolo 11, comma 1, ovunque ricorrano, sostituire le parole: «e della sicurezza energetica» con le seguenti: «e della transizione ecologica»;

            all'articolo 12, comma 4, primo periodo, sostituire le parole: «e della sicurezza energetica» con le seguenti: «e della transizione ecologica».

1.8

Maiorino, Cataldi, Bevilacqua, Sabrina Licheri

Respinto

Al comma 1, sopprimere la lettera d).

        Conseguentemente:

        a) sopprimere l'articolo 5;

            b)all'articolo 11, comma 1, lettera a), capoverso comma 2, secondo periodo, sostituire le parole: «e dei trasporti» con le seguenti: «e della mobilità sostenibili»;

            c) all'articolo 12, comma 4, primo periodo, sostituire le parole: «e dei trasporti» con le seguenti: «e della mobilità sostenibili». 

1.9

Parrini, Giorgis, Meloni, Valente, Franceschelli

Id. em. 1.8

Al comma 1, sopprimere la lettera d).

        Conseguentemente:

        1) sopprimere l'articolo 5;

            2) all'articolo 11, comma 1, lettera a), capoverso comma 2, secondo periodo, sostituire le parole: «e dei trasporti» con le seguenti: «e della mobilità sostenibili»;

            3) all'articolo 12, comma 4, primo periodo, sostituire le parole: «e dei trasporti» con le seguenti: «e della mobilità sostenibili».

1.10

D'Elia, Giorgis, Meloni, Parrini, Valente, Verducci

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Al comma 1, sopprimere la lettera e).

        Conseguentemente, sopprimere l'articolo 6.

1.11

Maiorino, Cataldi, Barbara Floridia, Bevilacqua, Sabrina Licheri

Precluso

Al comma 1, sopprimere la lettera e).

        Conseguentemente,

            all'articolo 6 apportare le seguenti modificazioni:

        a) sopprimere il comma 1;

            b) al comma 2:

            1) alla lettera a), sopprimere il numero 1);

            2) alla lettera b) sopprimere il numero 1);

            3) sopprimere le lettere d) ed e);

            c) sopprimere i commi 3, 3-bis e 3-ter;

            d) alla rubrica, sopprimere le parole: «e del merito». 

1.12

D'Elia, Giorgis, Parrini, Rando, Valente

Respinto

Al comma 1, lettera e), sostituire le parole: «dell'istruzione e del merito» con le seguenti: «della pubblica istruzione».

        Conseguentemente, all'articolo 6, comma 1, e ovunque ricorrano, sostituire le parole: «dell'istruzione e del merito »con le seguenti: «della pubblica istruzione».

1.13

Malpezzi, Giorgis, Meloni, Parrini, Valente, Crisanti, Verducci

Respinto

Al comma 1, lettera e), sostituire le parole: «dell'istruzione e del merito» con le seguenti: «dell'istruzione, dell'inclusione e del merito».

        Conseguentemente, all'articolo 6, comma 1, e ovunque ricorrano, sostituire le parole: «dell'istruzione e del merito» con le seguenti: «dell'istruzione, dell'inclusione e del merito».

ARTICOLI 1-BIS E 2 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 1-bis.

(Modifiche all'articolo 6 del decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230)

1. All'articolo 6, comma 8, secondo periodo, del decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230, dopo le parole: « Ministero del lavoro e delle politiche sociali » sono inserite le seguenti: « , alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per le politiche della famiglia ».

Articolo 2.

(Ministero delle imprese e del made in Italy)

1. Il Ministero dello sviluppo economico assume la denominazione di Ministero delle imprese e del made in Italy.

2. Al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 12, le parole: « Ministero dello sviluppo economico » sono sostituite dalle seguenti: « Ministero delle imprese e del made in Italy »;

b) all'articolo 27:

1) il comma 1 è abrogato;

2) al comma 2, le parole: « Il Ministero » sono sostituite dalle seguenti: « Il Ministero delle imprese e del made in Italy »;

3) al comma 2-bis, dopo la lettera d) è inserita la seguente:

« d-bis) contribuisce a definire le strategie e gli indirizzi per la valorizzazione, la tutela e la promozione del made in Italy in Italia e nel mondo, ferme restando le competenze del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, del Ministero dell'economia e delle finanze, del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e del Ministero del turismo »;

4) la rubrica è sostituita dalla seguente: « (Attribuzioni) »;

c) all'articolo 29, comma 2, le parole: « Ministero delle attività produttive » sono sostituite dalle seguenti: « Ministero delle imprese e del made in Italy »;

d) la rubrica del Capo VI del Titolo IV è sostituita dalla seguente: « Ministero delle imprese e del made in Italy »;

e) all'articolo 35, comma 2, lettera h), le parole: « Ministero dello sviluppo economico » sono sostituite dalle seguenti: « Ministero delle imprese e del made in Italy ».

3. All'articolo 8, comma 3, del decreto-legge 1° marzo 2021, n. 22, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 aprile 2021, n. 55, le parole da « dal Ministro delegato » sino a « ove nominato » sono sostituite dalle seguenti: « dalla Autorità delegata per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, ove nominata » e le parole: « dello sviluppo economico » sono sostituite dalle seguenti: « delle imprese e del made in Italy ».

4. Le denominazioni « Ministro delle imprese e del made in Italy » e « Ministero delle imprese e del made in Italy » sostituiscono, a ogni effetto e ovunque presenti, le denominazioni « Ministro dello sviluppo economico » e « Ministero dello sviluppo economico ».

EMENDAMENTI

2.1

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Respinto

Al comma 2, lettera b), numero 3), capoverso d-bis) dopo le parole: «valorizzazione, la tutela», inserire le seguenti: «per contrastare i fenomeni di contraffazione e sfruttamento dei marchi italiani».

2.2

Valente, Giorgis, Meloni, Parrini

Respinto

Dopo il comma 4, aggiungere il seguente:

        «4-bis. Decorsi tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Governo presenta alle Camere una relazione sullo stato di attuazione delle procedure per la riorganizzazione del Ministero delle imprese e del made in Italy e sul suo impatto nell'attuazione del PNRR.».

ARTICOLO 3 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 3.

(Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste)

1. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali assume la denominazione di Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

2. Al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 33:

1) il comma 1 è abrogato;

2) al comma 2 le parole: « al ministero » sono sostituite dalle seguenti: « al Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste »;

3) al comma 2 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « Sono altresì attribuiti al ministero le funzioni e i compiti spettanti allo Stato in materia di tutela della sovranità alimentare, che esso esercita garantendo la sicurezza delle scorte e degli approvvigionamenti alimentari, il sostegno della filiera agroalimentare, della pesca e dell'acquacoltura, il coordinamento delle politiche di gestione delle risorse ittiche marine, la produzione di cibo di qualità, la cura e la valorizzazione delle aree e degli ambienti rurali, la promozione delle produzioni agroalimentari nazionali sui mercati internazionali. »;

b) la rubrica del Capo VII del Titolo IV è sostituita dalla seguente: « Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ».

3. Le denominazioni « Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste » e « Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste » sostituiscono, a ogni effetto e ovunque presenti, le denominazioni « Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali » e « Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ».

EMENDAMENTI E ORDINI DEL GIORNO

3.1

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Respinto

Al comma 2, lettera a), numero 3), dopo le parole: «il sostegno della filiera agroalimentare», inserire le seguenti: «in particolar modo per la filiera biologica,».

3.2

Parrini, Giorgis, Meloni, Valente

Respinta la parte evidenziata in neretto; preclusa la restante parte

Al comma 2, lettera a), numero 3), dopo le parole: «la produzione di cibo di qualità,» inserire le seguenti: «l'equa remunerazione dell'intera filiera, la valorizzazione della catena del valore;»

3.3

Valente, Giorgis, Meloni, Parrini, Franceschelli

Precluso

Al comma 2, lettera a), numero 3), dopo le parole: «la produzione di cibo di qualità, » inserire le seguenti: «l'equa remunerazione dell'intera filiera;».

3.4

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente

Ritirato e trasformato nell'odg G3.4

Dopo il comma 3, aggiungere il seguente:

        «3-bis. Decorsi tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Governo presenta alle Camere una relazione sullo stato di attuazione delle procedure per la riorganizzazione del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e sul suo impatto nell'attuazione del PNRR.».

G3.4 (già em. 3.4)

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente

Accolto

Il Senato, in sede di discussione del disegno di legge n. 393

        impegna il Governo a porre in essere le misure di cui all'emendamento 3.4, prevedendo in particolare un termine di sei mesi, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 173 del 2022, per la presentazione alle Camere della relazione di cui al citato emendamento.

G3.100

La Commissione

V. testo 2

Il Senato,

            esaminato il disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri;

        premesso che:

        l'articolo 3 modifica la denominazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali in Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, apportando i conseguenti adeguamenti testuali al decreto legislativo n. 300 del 1999;

            in conseguenza della suddetta modifica vengono disciplinate le attribuzioni del Ministero con particolare riferimento alla materia della tutela della sovranità alimentare garantendo la sicurezza delle scorte e degli approvvigionamenti alimentari, il sostegno della filiera agroalimentare, della pesca e dell'acquacoltura, il coordinamento delle politiche di gestione delle risorse ittiche marine, la produzione di cibo di qualità, la cura e la valorizzazione delle aree e degli ambienti rurali, la promozione delle produzioni agroalimentari nazionali sui mercati internazionali;

            la tutela delle eccellenze agroalimentari trova il suo fondamento nella necessità di preservare il sistema di valori e tradizioni che caratterizzano i territori rurali, favorendo il consumo di cibi sani e di qualità, sulla base del rispetto dei principi della dieta mediterranea;

            l'efficace gestione il patrimonio zootecnico italiano, un'eccellenza dell'agroalimentare "made in Italy", rappresenta un'azione fondamentale da perseguire, anche attraverso azioni per il contenimento della fauna selvatica e in linea con le strategie che mirano al raggiungimento di modelli alimentari più sani e sostenibili;  

            in tale senso è necessario agire nel raccordare e armonizzare tutte le competenze e le funzioni statali in materia di fauna selvatica, attualmente dipanate nei diversi ministeri, sotto un'unica direzione, ai fini di una efficace gestione degli equilibri tra l'agricoltura e l'allevamento, le specie selvatiche e l'ambiente,

        impegna il Governo:

            a riportare sotto la competenza del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste tutte le funzioni in materia di fauna selvatica, attualmente frammentate nei diversi ministeri.

G3.100 (testo 2)

La Commissione

Accolto

Il Senato,

            esaminato il disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri;

        premesso che:

        l'articolo 3 modifica la denominazione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali in Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, apportando i conseguenti adeguamenti testuali al decreto legislativo n. 300 del 1999;

            in conseguenza della suddetta modifica vengono disciplinate le attribuzioni del Ministero con particolare riferimento alla materia della tutela della sovranità alimentare garantendo la sicurezza delle scorte e degli approvvigionamenti alimentari, il sostegno della filiera agroalimentare, della pesca e dell'acquacoltura, il coordinamento delle politiche di gestione delle risorse ittiche marine, la produzione di cibo di qualità, la cura e la valorizzazione delle aree e degli ambienti rurali, la promozione delle produzioni agroalimentari nazionali sui mercati internazionali;

            la tutela delle eccellenze agroalimentari trova il suo fondamento nella necessità di preservare il sistema di valori e tradizioni che caratterizzano i territori rurali, favorendo il consumo di cibi sani e di qualità, sulla base del rispetto dei principi della dieta mediterranea;

            l'efficace gestione il patrimonio zootecnico italiano, un'eccellenza dell'agroalimentare "made in Italy", rappresenta un'azione fondamentale da perseguire, anche attraverso azioni per il contenimento della fauna selvatica e in linea con le strategie che mirano al raggiungimento di modelli alimentari più sani e sostenibili;  

            in tale senso è necessario agire nel raccordare e armonizzare tutte le competenze e le funzioni statali in materia di fauna selvatica, attualmente dipanate nei diversi ministeri, sotto un'unica direzione, ai fini di una efficace gestione degli equilibri tra l'agricoltura e l'allevamento, le specie selvatiche e l'ambiente,

        impegna il Governo a valutare l'opportunità di riportare sotto la competenza del Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste tutte le funzioni in materia di fauna selvatica, attualmente frammentate nei diversi ministeri.

ARTICOLO 4 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 4.

(Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica)

1. Il Ministero della transizione ecologica assume la denominazione di Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica.

2. Al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 35:

1) il comma 1 è abrogato;

2) al comma 2:

2.1. all'alinea le parole: « Al Ministero della transizione ecologica » sono sostituite dalle seguenti: « Al Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica » e dopo le parole: « sviluppo sostenibile » sono inserite le seguenti: « e alla sicurezza energetica »;

2.2. alle lettere a) e f) le parole: « Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali » sono sostituite dalle seguenti: « Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste »;

2.3. alla lettera b), dopo le parole: « provvedimenti ad essi inerenti; » sono inserite le seguenti: « individuazione e attuazione delle misure atte a garantire la sicurezza, la flessibilità e la continuità degli approvvigionamenti di energia e a promuovere l'impiego delle fonti rinnovabili; »;

3) la rubrica è sostituita dalla seguente: « (Attribuzioni) »;

b) la rubrica del Capo VIII del Titolo IV è sostituita dalla seguente: « Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ».

3. Le denominazioni « Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica » e « Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica » sostituiscono, a ogni effetto e ovunque presenti, le denominazioni « Ministro della transizione ecologica » e « Ministero della transizione ecologica ».

3-bis. In relazione alle accresciute attività connesse agli interventi per la sicurezza energetica nazionale e per la promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili, il contingente di personale degli uffici di diretta collaborazione del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica è incrementato fino a un massimo di trenta unità. A tale ultimo fine è autorizzata la spesa di 975.000 euro annui a decorrere dall'anno 2023.

3-ter. Agli oneri di cui al comma 3-bis, pari a 975.000 euro annui a decorrere dall'anno 2023, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2022-2024, nell'ambito del programma « Fondi di riserva e speciali » della missione « Fondi da ripartire » dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2022, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero della transizione ecologica.

EMENDAMENTI

4.1

Giorgis, Meloni, Parrini, Valente, Astorre

Respinto

Sopprimere i commi 3-bis e 3-ter.

4.2

Maiorino, Cataldi, Bevilacqua, Sabrina Licheri

Id. em. 4.1

Sopprimere i commi 3-bis e 3-ter. 

4.3

Valente, Giorgis, Meloni, Parrini

Respinto

Dopo il comma 3-ter, aggiungere il seguente:

        «3-quater. Decorsi tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Governo presenta alle Camere una relazione sullo stato di attuazione delle procedure per la riorganizzazione del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e sul suo impatto nell'attuazione del PNRR.».

4.4

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Respinto

Alla rubrica, sostituire  le parole: «e della sicurezza energetica», con le seguenti: «e della transizione energetica ed ecologica».

        Conseguentemente

            Ovunque ricorrono, sostituire le parole: «e della sicurezza energetica» con le seguenti: «e della transizione energetica ed ecologica».

ARTICOLO 5 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 5.

(Ministero delle infrastrutture e dei trasporti)

1. Il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili assume la denominazione di Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

2. Le denominazioni « Ministro delle infrastrutture e dei trasporti » e « Ministero delle infrastrutture e dei trasporti » sostituiscono, a ogni effetto e ovunque presenti, le denominazioni « Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili » e « Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ».

3. L'articolo 5 del decreto-legge 1° marzo 2021, n. 22, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 aprile 2021, n. 55, è abrogato.

EMENDAMENTO

5.1

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Respinto

Sopprimere l'articolo.

ARTICOLO 6 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 6.

(Ministero dell'istruzione e del merito)

1. Il Ministero dell'istruzione assume la denominazione di Ministero dell'istruzione e del merito.

2. Al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all'articolo 49:

1) al comma 1, le parole: « È istituito il Ministero dell'istruzione, cui » sono sostituite dalle seguenti: « Al Ministero dell'istruzione e del merito »;

2) la rubrica è sostituita dalla seguente: « (Attribuzioni) »;

b) all'articolo 50, comma 1:

1) le parole: « Ministero dell'istruzione » sono sostituite dalle seguenti: « Ministero dell'istruzione e del merito » e le parole « Ministro dell'istruzione » sono sostituite dalle seguenti: « Ministro dell'istruzione e del merito »;

2) le parole: « valutazione dell'efficienza dell'erogazione dei servizi medesimi nel territorio nazionale » sono sostituite dalle seguenti: « promozione del merito e valutazione dell'efficienza nell'erogazione dei servizi medesimi nel territorio nazionale »;

3) le parole: « supporto alla realizzazione di esperienze formative finalizzate all'incremento delle opportunità di lavoro e delle capacità di orientamento degli studenti » sono sostituite dalle seguenti: « supporto alla realizzazione di esperienze formative finalizzate alla valorizzazione del merito e all'incremento delle opportunità di lavoro e delle capacità di orientamento degli studenti »;

c) all'articolo 51, comma 1, la parola: « venticinque » è sostituita dalla seguente: « ventotto »;

d) la rubrica del Capo XI del Titolo IV è sostituita dalla seguente: « Ministero dell'istruzione e del merito »;

e) all'articolo 51-ter, comma 1, le parole: « congiuntamente con il Ministero dell'istruzione » sono sostituite dalle seguenti: « congiuntamente con il Ministero dell'istruzione e del merito ».

3. Le denominazioni « Ministro dell'istruzione e del merito » e « Ministero dell'istruzione e del merito » sostituiscono, a ogni effetto e ovunque presenti, le denominazioni « Ministro dell'istruzione » e « Ministero dell'istruzione ».

3-bis. Nell'ambito del processo di riorganizzazione del Ministero dell'istruzione e del merito, al fine di assicurare, in particolare, la funzionalità degli uffici di diretta collaborazione, all'articolo 64, comma 6-sexies, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, al primo periodo, dopo le parole: « con regolamento emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 4-bis, della legge 23 agosto 1988, n. 400, » sono inserite le seguenti: « ovvero ai sensi dell'articolo 13 del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, », al terzo periodo, le parole: « del decreto del Presidente della Repubblica di cui al » sono sostituite dalle seguenti: « dei regolamenti di riorganizzazione ai sensi del » e, al quarto periodo, le parole: « e di 800.000 euro annui a decorrere dall'anno 2022 » sono sostituite dalle seguenti: « , di 800.000 euro per l'anno 2022 e di 1,28 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2023 ».

3-ter. Agli oneri derivanti dall'attuazione del comma 3-bis, pari a 480.000 euro annui a decorrere dall'anno 2023, si provvede mediante corrispondente riduzione, per l'anno 2023 e a decorrere dall'anno 2025, del fondo di cui all'articolo 1, comma 202, della legge 13 luglio 2015, n. 107, e, per l'anno 2024, delle risorse del fondo di cui all'articolo 23, comma 1, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione e del merito.

EMENDAMENTI E ORDINI DEL GIORNO

6.1

Maiorino, Cataldi, Bevilacqua, Sabrina Licheri

Respinto

Al comma 2, lettera b), sostituire il numero 3), con il seguente:

        «3) le parole: "supporto alla realizzazione di esperienze formative finalizzate all'incremento delle opportunità di lavoro e delle capacità di orientamento degli studenti" sono sostituite dalle seguenti: "supporto alla realizzazione di esperienze formative finalizzate alla rimozione delle disuguaglianze e delle disparità di condizioni e all'incremento delle opportunità di lavoro e delle capacità di orientamento degli studenti";»

6.2

Parrini, Giorgis, Meloni, Valente, D'Elia

Respinto

Sopprimere i commi 3-bis e 3-ter.

6.3

Maiorino, Cataldi, Bevilacqua, Sabrina Licheri

Id. em. 6.2

Sopprimere i commi 3-bis e 3-ter. 

6.5

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Respinto

Alla rubrica, sostituire le parole: «e del merito,» con le seguenti: «, dell'uguaglianza e dell'inclusione»

        Conseguentemente

            sostituire ovunque ricorrono le parole: «e del merito» con le seguenti: «, dell'uguaglianza e dell'inclusione».

G6.100

La Commissione

Accolto

Il Senato,

esaminato il disegno di legge 393 di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri,

       impegna il Governo a presentare alle Camere, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, una relazione sullo stato di attuazione delle procedure per la riorganizzazione del Ministero dell'istruzione e del merito e sul suo impatto nell'attuazione del PNRR.

G6.101

D'Elia, Verducci, Rando

Respinto

Il Senato,

        premesso che:

        l'articolo 6 del provvedimento in esame modifica la denominazione del «Ministero dell'istruzione» in «Ministero dell'istruzione e del merito». Assieme ad alcune modifiche di coordinamento, la disposizione interviene innanzitutto sulle funzioni del dicastero, inserendo la promozione e valorizzazione del merito nell'ambito dei servizi educativi e delle finalità delle esperienze formative;

            nel corso dell'esame in sede referente sono state poi introdotte ulteriori modifiche che intervengono sulla riorganizzazione del Ministero, prevedendo l'incremento di 1,28 milioni di euro a decorrere dal 2023 la dotazione finanziaria per gli uffici di diretta collaborazione collegati alle tre posizioni di livello dirigenziale generale;

            il suddetto intervento, che prevede l'organizzazione diretta del ministero, si provvede mediante la riduzione, del «Fondo "La Buona Scuola" per il miglioramento e la valorizzazione dell'istruzione scolastica»;

            in fase di discussione del provvedimento con un emendamento a firma del Gruppo Pd, abbiamo proposto di abrogare il termine  "merito" e di affiancare il termine, invece, "pubblica" ad istruzione, perché la parola richiama automaticamente alla funzione sociale della scuola, a quella missione che il primo capoverso dell'articolo 34 della costituzione contiene, lo stesso articolo considerato tra i più importanti, che riconosce, appunto, ai più meritevoli il diritto di accedere ai più alti gradi di istruzione ma che, al contempo, afferma che la scuola è aperta a tutti;

            dall'esecutivo si dimostra una politica contraddittoria, che inserisce il merito e taglia il Fondo che sostiene la valorizzazione e il miglioramento dell'istruzione di cui all'articolo1, comma 202, della legge n. 107 del 2015,

        impegna il Governo:

        a reperire, in fase di discussione della legge di bilancio, risorse adeguate a ripristinare le risorse decurtate al fondo "La Buona Scuola" per il miglioramento e la valorizzazione dell'istruzione scolastica» di cui all'articolo1, comma 202, della legge n. 107 del 2015.

ARTICOLI DA 6-BIS A 7 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 6-bis.

(Ministero della salute)

1. La dotazione organica della dirigenza di livello generale del Ministero della salute è incrementata di una unità, con contestuale riduzione di quattro posizioni di dirigente sanitario complessivamente equivalenti sotto il profilo finanziario e di un corrispondente ammontare di facoltà assunzionali disponibili a legislazione vigente.

2. Il comma 1 dell'articolo 47-quater del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, è sostituito dal seguente:

« 1. Il Ministero si articola in quattro dipartimenti, disciplinati ai sensi degli articoli 4 e 5. Il numero degli uffici dirigenziali generali è pari a 12 ».

3. Fino alla data di entrata in vigore dei regolamenti di organizzazione, da adottare ai sensi dell'articolo 13 del presente decreto, sono fatti salvi i regolamenti di cui al decreto del Presidente della Repubblica 17 settembre 2013, n. 138, e al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 febbraio 2014, n. 59.

4. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Articolo 6-ter.

(Funzionamento dell'ufficio di cui all'articolo 10 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 3 luglio 2003, n. 227)

1. L'ufficio di cui all'articolo 10 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 3 luglio 2003, n. 227, opera a decorrere dall'anno 2023, nell'ambito della dotazione finanziaria prevista a legislazione vigente.

Articolo 7.

(Disposizioni per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza)

1. All'articolo 31, comma 1, secondo periodo, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 giugno 2022, n. 79, le parole: « , in sede di prima applicazione » sono sostituite dalle seguenti: « fino al 31 dicembre 2026, ».

2. All'articolo 6, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, dopo il primo periodo, è inserito il seguente: « Il Servizio centrale per il PNRR opera a supporto delle funzioni e delle attività attribuite all'Autorità politica delegata in materia di Piano nazionale di ripresa e resilienza ove nominata. ».

EMENDAMENTO

7.1

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente

Respinto

Sopprimere il comma 1.

ARTICOLO 8 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 8.

(Disposizioni in materia di Autorità delegata)

1. All'articolo 3, comma 1-bis, della legge 3 agosto 2007, n. 124, recante « Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto », dopo la parola: « cybersicurezza » sono aggiunte le seguenti: « , ad eccezione delle funzioni attribuite al Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con funzioni di Segretario del Consiglio medesimo ».

EMENDAMENTO

8.1

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Respinto

Sopprimere l'articolo.

ARTICOLO 9 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 9.

(Istituzione del Comitato interministeriale per il made in Italy nel mondo - CIMIM)

1. All'articolo 14, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 18, le parole: « d'intesa » sono sostituite dalle seguenti: « di concerto »;

b) al comma 18-bis, secondo periodo, dopo le parole: « delle imprese, » sono inserite le seguenti: « elaborate dal Comitato interministeriale per il made in Italy nel mondo di cui al comma 18-ter, »;

c) dopo il comma 18-bis, sono inseriti i seguenti:

« 18-ter. È istituito il Comitato interministeriale per il made in Italy nel mondo (CIMIM), con il compito di indirizzare e coordinare le strategie in materia di promozione e internazionalizzazione delle imprese italiane, al fine di valorizzare il made in Italy nel mondo.

18-quater. Il CIMIM è composto dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dal Ministro delle imprese e del made in Italy, che lo co-presiedono, e dai Ministri dell'economia e delle finanze, dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e del turismo. Alle riunioni del Comitato possono partecipare altri Ministri aventi competenza nelle materie poste all'ordine del giorno nonché, quando si trattano argomenti che interessano le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome o un presidente di regione o di provincia autonoma da lui delegato.

18-quinquies. I presidenti convocano il CIMIM con cadenza almeno quadrimestrale, ne determinano l'ordine del giorno e ne definiscono le modalità di funzionamento.

18-sexies. Il CIMIM svolge i seguenti compiti:

a) coordinamento delle strategie e dei progetti per la valorizzazione, la tutela e la promozione del made in Italy nel mondo;

b) esame delle modalità esecutive idonee a rafforzare la presenza delle imprese nazionali nei mercati esteri;

c) individuazione dei meccanismi di salvaguardia del tessuto industriale nazionale e di incentivazione delle imprese nazionali, anche in relazione all'imposizione di nuovi dazi, alla previsione di regimi sanzionatori o alla presenza di ostacoli tariffari e non tariffari sui mercati internazionali, al fine di prevedere misure compensative per le imprese coinvolte;

d) valutazione delle iniziative necessarie per lo sviluppo tecnologico e per la diffusione dell'utilizzo di nuove tecnologie da parte delle imprese nazionali nei processi di internazionalizzazione;

e) monitoraggio dell'attuazione delle misure da parte delle amministrazioni competenti;

f) adozione di iniziative idonee a superare eventuali ostacoli e ritardi nella realizzazione degli obiettivi e delle priorità indicati anche in sede europea. ».

2. All'articolo 2, comma 1, della legge 24 aprile 1990, n. 100, dopo il primo periodo, è inserito il seguente: « Il Ministero delle imprese e del made in Italy è periodicamente sentito sulle linee di indirizzo strategico dell'attività della società Simest S.p.A., anche ai fini dell'esercizio dei compiti di indirizzo e di coordinamento attribuiti al Comitato interministeriale per il made in Italy nel mondo, di cui all'articolo 14, comma 18-ter, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111. ».

3. All'articolo 3, al comma 2, lettera e), del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40, dopo le parole: « il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale » sono inserite le seguenti: « nonché il Ministero delle imprese e del made in Italy ».

ORDINE DEL GIORNO

G9.100

La Commissione

Accolto

Il Senato,

esaminato il disegno di legge 393 di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri,

        impegna il Governo ad adottare iniziative idonee per contrastare i fenomeni di contraffazione e sfruttamento dei marchi italiani.

ARTICOLI DA10 A 11 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 10.

(Struttura di supporto e tutela dei diritti delle imprese)

1. All'articolo 30 del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2022, n. 91, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 1, al primo periodo, le parole: « superiore ai 50 milioni di euro » sono sostituite dalle seguenti: « superiore a 25 milioni di euro e con significative ricadute occupazionali » e le parole: « Ministero dello sviluppo economico » sono sostituite dalle seguenti: « Ministero delle imprese e del made in Italy » e il secondo periodo è sostituito dai seguenti: « Il procedimento finalizzato all'esercizio dei poteri sostitutivi di cui al presente comma è avviato su istanza dell'impresa, dell'ente o della pubblica amministrazione interessati. Ove eserciti il potere sostitutivo, il Ministero delle imprese e del made in Italy resta estraneo ad ogni rapporto contrattuale e obbligatorio discendente dall'adozione di atti, provvedimenti e comportamenti, che restano imputati all'amministrazione sostituita, la quale risponde, in via esclusiva e con risorse proprie, di tutte le obbligazioni anche nei confronti dei terzi »;

b) dopo il comma 1, sono inseriti i seguenti:

« 1-bis. Per le finalità di cui al comma 1, è istituita presso il Ministero delle imprese e del made in Italy una struttura di supporto e tutela dei diritti delle imprese, a cui è assegnato personale amministrativo dotato delle necessarie competenze ed esperienze. La struttura raccoglie le segnalazioni da parte delle imprese e svolge i seguenti compiti:

a) istruttoria delle richieste, anche confrontandosi con i soggetti rilevanti, nazionali e locali, coinvolti nell'investimento;

b) sostegno alle imprese al fine di individuare iniziative idonee a superare eventuali ritardi ovvero a rimuovere eventuali ostacoli alla conclusione del procedimento;

c) in caso di inerzia dell'amministrazione competente, assegnazione di un termine entro cui provvedere;

d) in caso di ulteriore inerzia, trasmissione della proposta di provvedimento al dirigente responsabile per l'esercizio del potere sostitutivo di cui al comma 1.

1-ter. La struttura di cui al comma 1-bis monitora il raggiungimento degli obiettivi perseguiti, anche avvalendosi delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, e garantisce la pubblicità e la trasparenza dei propri lavori, anche attraverso idonee misure informatiche. »;

c) al comma 2, le parole: « Ministero dello sviluppo economico » sono sostituite dalle seguenti: « Ministero delle imprese e del made in Italy » e dopo le parole: « provvedimenti di cui al comma 1 » sono inserite le seguenti: « a causa di inerzia o ritardo ascrivibili al medesimo ».

Articolo 10-bis.

(Titolarità del portale « Italia.it »)

1. Dopo il comma 1 dell'articolo 54-ter del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, è aggiunto il seguente:

« 1-bis. Il Ministero ha la titolarità del portale "Italia.it", di cui al comma 2 dell'articolo 16 del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106, dei diritti connessi al dominio stesso e della relativa piattaforma tecnologica, al fine di coordinare e indirizzare strategicamente la strutturazione del portale medesimo e le attività di promozione delle politiche turistiche nazionali svolte per mezzo di esso ».

Articolo 11.

(Comitato interministeriale per la transizione ecologica - CITE)

1. All'articolo 57-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) il comma 2 è sostituito dal seguente:

« 2. Il CITE è presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri, che può delegare il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica ovvero, qualora si tratti di materia concernente la politica industriale, il Ministro delle imprese e del made in Italy. Il Comitato è composto dai Ministri dell'ambiente e della sicurezza energetica, delle imprese e del made in Italy, dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti, del lavoro e delle politiche sociali e dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. Alle riunioni del Comitato partecipano, altresì, gli altri Ministri, o loro delegati, aventi competenza nelle materie oggetto dei provvedimenti e delle tematiche poste all'ordine del giorno. »;

b) al comma 3:

1) all'alinea, dopo le parole: « Piano per la transizione ecologica » sono inserite le seguenti: « e per la sicurezza energetica » e, dopo le parole: « coordinare le politiche » sono inserite le seguenti: « e le misure di incentivazione nazionali ed europee »;

2) dopo la lettera f-bis), sono aggiunte le seguenti:

« f-ter) sostegno e sviluppo delle imprese in materia di produzione energetica;

f-quater) utilizzo delle fonti rinnovabili e dell'idrogeno;

f-quinquies) sicurezza energetica. »;

c) al comma 4, le parole: « le fonti di finanziamento, » sono soppresse e dopo le parole: « singole misure » sono inserite le seguenti: « e indica altresì le relative fonti di finanziamento già previste dalla normativa e dagli atti vigenti »;

d) il comma 8 è sostituito dal seguente:

« 8. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica e del Ministro delle imprese e del made in Italy, è adottato il regolamento interno del CITE, che ne disciplina il funzionamento. Le deliberazioni del CITE sono pubblicate nel sito internet istituzionale del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica ».

2. Fino all'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 57-bis, comma 8, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come modificato dal presente articolo, continua ad applicarsi il regolamento interno del CITE vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto.

EMENDAMENTI

11.1

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Astorre

Respinto

Al comma 1, lettera a), capoverso comma 2, primo periodo, sopprimere le parole: «ovvero, qualora si tratti di materia concernente la politica industriale, il Ministro delle imprese e del made in Italy».

11.2

Maiorino, Cataldi, Bevilacqua, Sabrina Licheri

Respinto

Apportare le seguenti modificazioni:

        a) al comma 1, lettera b), sopprimere il numero 1);

            b) al comma 1, lettera b), sostituire il numero 2) con il seguente: «2) dopo la lettera f-bis), sono aggiunte le seguenti:

        «f-ter) promozione e sviluppo delle fonti rinnovabili;

            f-quater) sicurezza energetica»;

            c) sopprimere la lettera d).

11.3

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente

Respinto

Al comma 1, sopprimere la lettera c).

11.4

Sabrina Licheri

Respinto

Al comma 1, lettera d), capoverso «8», sostituire il secondo periodo con il seguente: «Le deliberazioni del CITE sono pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana».

11.5

Parrini, Giorgis, Meloni, Valente

Respinto

Al comma 1, lettera d), capoverso comma 8, secondo periodo, aggiungere, in fine, le seguenti parole: «e nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana».

11.0.1

Paita, Renzi, Fregolent, Gelmini

Ritirato e trasformato congiuntamente all'em. 11.0.2 nell'odg G11.0.1

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 11-bis

(Istituzione della Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche)

        1. Al fine di affrontare le situazioni di criticità ambientale delle aree urbanizzate del territorio nazionale interessate da fenomeni di esondazione e di alluvione, il Presidente del Consiglio dei ministri, con decreto emanato ai sensi dell'articolo 7, comma 4, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, istituisce la Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, di seguito denominata « Struttura », incardinata nel Dipartimento Casa Italia presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, che opera in coordinamento con il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con compiti di impulso, coordinamento, monitoraggio e controllo in ordine alle funzioni di programmazione, progettazione e realizzazione degli interventi di prevenzione o di messa in sicurezza nell'ambito delle materie relative al contrasto del dissesto idrogeologico e alla difesa e messa in sicurezza del suolo, nonché in ordine alla corretta, efficace ed efficiente utilizzazione delle risorse disponibili per le finalità sopra indicate, in base a linee di finanziamento nazionali ed europee, anche presenti nelle contabilità speciali e nei fondi comunque finalizzati ad ovviare al dissesto idrogeologico e alla realizzazione degli interventi connessi.

        2. Il decreto di cui al comma 1 è adottato entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge e, in deroga all'articolo 7, comma 4, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, prevede che la Struttura operi fino al 31 dicembre 2026.

        3. La Struttura presenta ogni anno al Presidente del Consiglio dei ministri una relazione sulle attività svolte nonché sulle strategie e sui progetti elaborati nell'ambito delle proprie competenze. Il Presidente del Consiglio dei ministri trasmette entro trenta giorni la relazione alle Camere.

        4. Il comma 3 dell'articolo 2 del decreto legge 12 luglio 2018, n. 86, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2018, n. 97, è sostituito dal seguente: « 3. Il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica esercita le funzioni in materia di contrasto del dissesto idrogeologico e di difesa e messa in sicurezza del suolo di concerto con la Presidenza del Consiglio dei ministri, ferme restando le funzioni di coordinamento interministeriale proprie della Presidenza del Consiglio dei ministri ».

        5. All'articolo 1, comma 1074, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al primo periodo, dopo le parole: « con decreto del Ministro della transizione ecologica, » sono inserite le seguenti: « di concerto con la Presidenza del Consiglio dei ministri-Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, »; b) al terzo periodo, dopo le parole: « dal Ministero dell'economia e delle fi­ nanze, d'intesa » sono inserite le seguenti: « con la Presidenza del Consiglio dei ministri-Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche e ».

        6. All'articolo 7, comma 2, del decreto legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al primo periodo, dopo le parole: « del Ministro della transizione ecologica » sono inserite le seguenti: « di concerto con la Presidenza del Consiglio dei ministri-Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche »; b) al decimo periodo, dopo le parole: « su proposta del Ministro della transizione ecologica, » sono inserite le seguenti: « sentita la Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, ».

        7. All'attuazione del presente articolo si provvede nei limiti delle risorse umane, strumentale e finanziarie nella disponibilità della Presidenza del Consiglio dei ministri a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.».

11.0.2

Paita, Gelmini, Fregolent

Ritirato e trasformato congiuntamente all'em. 11.0.1 nell'odg G11.0.1

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 11-bis

(Istituzione della Struttura di missione per il coordinamento e l'impulso nell'attuazione di interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica)

        1. Al fine di fornire coordinamento alle strutture competenti dei Ministeri deputati alla gestione degli interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica, di implementare l'anagrafe dell'edilizia scolastica, di cui all'articolo 7 della legge 11 gennaio 1996, n. 23, e di monitorare costantemente lo stato di aggiornamento dei dati, individuando le fonti di finanziamento e gli interventi finanziati in materia di edilizia scolastica, anche monitorandone lo stato di attuazione, nonché individuando le problematiche connesse alla mancata attuazione degli interventi finanziati, il Presidente del Consiglio dei ministri, con decreto emanato ai sensi dell'articolo 7, comma 4, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, istituisce, presso il Segretariato generale, la Struttura di missione per il coordinamento e l'impulso nell'attuazione di interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica, posta alle dirette dipendenze del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Segretario del Consiglio dei ministri, che si raccorda con il Ministro dell'Istruzione e del merito o con il Sottosegretario da lui delegato.

        2. Il decreto di cui al comma 1 è adottato entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente articolo e, in deroga all'articolo 7, comma 4, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, prevede che la Struttura operi fino al 31 dicembre 2027.

        3. La struttura di missione di cui al comma 1 effettua accertamenti e verifiche sull'utilizzo dei fondi, anche proponendo, ove necessario, il definanziamento o la riprogrammazione delle risorse assegnate e fornisce supporto tecnico e amministrativo agli enti attuatori, anche tramite la predisposizione di modelli di riferimento da personalizzare sul territorio e l'individuazione di procedure speciali per l'attuazione rapida degli interventi e l'elaborazione di proposte normative, anche al fine di favorire la progettualità sostenibile nell'edilizia scolastica.

        4. Agli adempimenti derivanti dall'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo si provvede nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie nella disponibilità della Presidenza del Consiglio dei ministri a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.».

G11.0.1 (già emm. 11.0.1 e 11.0.2)

Paita, Renzi, Malpezzi, Balboni, Musolino, Patton, Spagnolli, Unterberger, Ronzulli, De Cristofaro, Romeo

Approvato

Il Senato,

        in sede di discussione del disegno di legge n. 393,

        impegna il Governo a valutare l'opportunità di affrontare le problematiche di cui agli emendamenti 11.0.1 e 11.0.2 nel più breve tempo possibile e comunque non oltre due mesi.

ARTICOLO 12 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 12.

(Funzioni in materia di coordinamento delle politiche del mare e istituzione del Comitato interministeriale per le politiche del mare)

1. Al decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, dopo l'articolo 4 è inserito il seguente:

« Art. 4-bis (Politiche del mare e istituzione del Comitato interministeriale per le politiche del mare) - 1. Il Presidente del Consiglio dei ministri coordina, indirizza e promuove l'azione del Governo con riferimento alle politiche del mare. ».

2. È istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il Comitato interministeriale per le politiche del mare (CIPOM), con il compito di assicurare, ferme restando le competenze delle singole amministrazioni, il coordinamento e la definizione degli indirizzi strategici delle politiche del mare.

3. Il Comitato provvede alla elaborazione e approvazione del Piano del mare, con cadenza triennale, contenente gli indirizzi strategici in materia di:

a) tutela e valorizzazione della risorsa mare dal punto di vista ecologico, ambientale, logistico, economico;

b) valorizzazione economica del mare con particolare riferimento all'archeologia subacquea, al turismo, alle iniziative a favore della pesca e dell'acquacoltura e dello sfruttamento delle risorse energetiche;

c) valorizzazione delle vie del mare e sviluppo del sistema portuale;

d) promozione e coordinamento delle politiche volte al miglioramento della continuità territoriale da e per le isole, al superamento degli svantaggi derivanti dalla condizione insulare e alla valorizzazione delle economie delle isole minori;

e) promozione del sistema-mare nazionale a livello internazionale, in coerenza con le linee di indirizzo strategico in materia di promozione e internazionalizzazione delle imprese italiane;

f) valorizzazione del demanio marittimo, con particolare riferimento alle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative.

4. Il Comitato è presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o dal Ministro delegato per le politiche del mare, ove nominato, ed è composto dalle Autorità delegate per le politiche europee, le politiche di coesione e il coordinamento del PNRR, ove nominate, e dai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della difesa, dell'economia e delle finanze, delle imprese e del made in Italy, dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, dell'ambiente e della sicurezza energetica, delle infrastrutture e dei trasporti, della cultura e del turismo e per gli affari regionali e le autonomie. Alle riunioni del Comitato partecipano gli altri Ministri aventi competenza nelle materie oggetto delle tematiche poste all'ordine del giorno. I Ministri possono delegare a partecipare un vice Ministro o un Sottosegretario di Stato.

5. Alle riunioni del CIPOM, quando si trattano materie che interessano le regioni e le province autonome, partecipano il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome o un presidente di regione o di provincia autonoma da lui delegato e, per i rispettivi ambiti di competenza, il presidente dell'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) e il presidente dell'Unione delle province d'Italia (UPI). Può essere invitato a partecipare alle riunioni del Comitato, con funzione consultiva, ogni altro soggetto ritenuto utile alla completa rappresentazione degli interessi coinvolti e delle questioni trattate. Ai componenti e ai partecipanti alle riunioni del Comitato non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque denominati.

6. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, o del Ministro delegato per le politiche del mare, ove nominato, è adottato il regolamento interno del Comitato, che ne disciplina il funzionamento.

7. Il Presidente convoca il Comitato, ne determina l'ordine del giorno, ne definisce le modalità di funzionamento e ne cura le attività propedeutiche e funzionali allo svolgimento dei lavori e all'attuazione delle deliberazioni. Il CIPOM garantisce adeguata pubblicità ai propri lavori.

8. Il Piano del mare, approvato dal CIPOM con cadenza triennale, è pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e costituisce riferimento per gli strumenti di pianificazione di settore.

9. Il CIPOM monitora l'attuazione del Piano, lo aggiorna annualmente in funzione degli obiettivi conseguiti e delle priorità indicate anche in sede europea e adotta le iniziative idonee a superare eventuali ostacoli e ritardi.

10. Il Presidente del Consiglio dei ministri o un Ministro da lui delegato trasmette alle Camere, entro il 31 maggio di ogni anno, una relazione annuale sullo stato di attuazione del Piano.

11. La Presidenza del Consiglio dei ministri assicura il supporto tecnico e organizzativo alle attività del Comitato, anche mediante il ricorso ad esperti ai sensi del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303.

EMENDAMENTI

12.1

De Cristofaro, Cucchi, Aurora Floridia, Magni

Respinto

All'articolo apportare le seguenti modifiche:

        a) dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

        «1-bis. Al decreto legislativo 300/1999, articolo 42, comma 1, lettera c), sopprimere le seguenti parole "vigilanza sui porti»;

        b) al comma 3,  lettera c), aggiungere le parole: «nonché vigilanza sui porti»;

         c) al comma 3, lettera f), sopprimere le parole  «, con particolare riferimento alle concessioni demaniali marittime per finalità turistico- ricreative».

12.2

Maiorino, Cataldi, Bevilacqua, Sabrina Licheri

Respinto

Al comma 3 apportare le seguenti modificazioni:

        a) alla lettera a), sostituire la parola: «logistico» con la seguente: «sociale»;

            b) alla lettera b), sopprimere le parole: «e dello sfruttamento delle risorse energetiche»;

            c) sostituire la lettera f) con la seguente: «f) valorizzazione e tutela del demanio marittimo».

12.3

Patuanelli, Maiorino, Cataldi, Bevilacqua, Sabrina Licheri

Respinto

Al comma 3, sopprimere la lettera f).

12.4

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente, Astorre, Franceschelli

Respinto

Dopo il comma 3, inserire il seguente:

        «3-bis. Ai fini dell'attuazione del Piano del mare di cui al comma 3, con particolare riferimento alla lettera f), relativa alla valorizzazione del demanio marittimo, sono attribuite all'Autorità politica delegata per le politiche del mare le competenze in materia di concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative.».

ARTICOLI 12-BIS E 13 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 12-bis.

(Procedure di contrattazione delle Forze di polizia a ordinamento militare e delle Forze armate)

1. All'articolo 11, comma 3, lettera a), della legge 28 aprile 2022, n. 46, dopo le parole: « e dai Ministri della difesa e dell'economia e delle finanze » sono inserite le seguenti: « nonché, per gli accordi sindacali relativi al personale delle Forze di polizia a ordinamento militare, dai Ministri dell'interno e della giustizia ».

Articolo 13.

(Procedure per la riorganizzazione dei Ministeri)

1. Al fine di semplificare e accelerare le procedure per la riorganizzazione di tutti i Ministeri, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto fino al 30 giugno 2023, i regolamenti di organizzazione dei Ministeri sono adottati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro competente, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione e con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa deliberazione del Consiglio dei ministri. Sugli stessi decreti è richiesto il parere del Consiglio di Stato.

EMENDAMENTI

13.1

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente

Respinto

Al comma 1, sostituire le parole: «30 giugno» con le seguenti: «31 gennaio».

13.2

Giorgis, Parrini, Meloni, Valente

Respinto

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

        «1-bis. Decorsi tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Governo presenta alle Camere una relazione sullo stato di attuazione delle procedure per la riorganizzazione di tutti i Ministeri e sul loro impatto nell'attuazione del PNRR.»

13.0.1

Paita, Fregolent, Gelmini

Respinto

Dopo l'articolo, inserire il seguente:

«Art. 13-ter

(Ulteriori disposizioni in materia di organizzazione dei Ministeri)

        1. All'articolo 9 della legge 23 agosto 1988, n. 400, dopo il comma 3 è aggiunto il seguente: "3-bis. Le funzioni del Presidente del Consiglio dei ministri di cui al decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, non possono in nessun caso costituire oggetto di delega».

ARTICOLI DA 13-BIS A 15 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Articolo 13-bis.

(Soppressione della commissione medica superiore del Ministero dell'economia e delle finanze)

1. A decorrere dal 1° giugno 2023, la commissione medica superiore di cui all'articolo 106 del testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1978, n. 915, operante nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze, è soppressa e tutte le funzioni da essa svolte sono trasferite all'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), il quale, a decorrere dalla medesima data, subentra anche nei rapporti giuridici relativi alle funzioni trasferite.

2. L'INPS, attraverso un'apposita commissione medica superiore, che opera con le modalità già applicate dalla commissione medica superiore soppressa ai sensi del comma 1, assicura lo svolgimento delle funzioni di cui al medesimo comma 1, relative ai pareri medico-legali, nei casi previsti dalla vigente normativa, nei confronti dei cittadini aventi diritto a benefìci in materia di pensioni di guerra dirette, indirette e di reversibilità e relativi assegni accessori, dei familiari superstiti aventi titolo al trattamento di reversibilità dell'assegno vitalizio concesso agli ex deportati nei campi di sterminio nazista KZ e dei familiari superstiti aventi titolo al trattamento di reversibilità dell'assegno di benemerenza concesso ai perseguitati politici antifascisti e razziali, nonché nei confronti dei familiari superstiti aventi diritto al trattamento di reversibilità degli assegni annessi alle decorazioni al valor militare. La commissione medica superiore di cui al presente comma svolge, altresì, una funzione di coordinamento delle attività delle commissioni mediche di verifica da istituire nell'ambito dell'INPS ai fini dello svolgimento delle funzioni ad esso trasferite ai sensi dell'articolo 45, comma 3-bis, del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2022, n. 122, come modificato dal comma 6, lettera a), del presente articolo.

3. Fermo restando quanto stabilito dal comma 2, la commissione medica superiore di cui al medesimo comma 2 assicura lo svolgimento di ogni altra funzione già svolta dalla commissione medica superiore soppressa ai sensi del comma 1.

4. Per i procedimenti medico-legali di cui al comma 2, primo periodo, pendenti dinanzi alla commissione medica superiore del Ministero dell'economia e delle finanze al 1° giugno 2023, il predetto Ministero inoltra la documentazione di pertinenza all'INPS, che provvede alla definizione del procedimento.

5. A decorrere dal 1° giugno 2023 sono trasferite all'INPS le somme allocate per le finalità di cui al presente articolo, a legislazione vigente, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, individuate con le modalità di cui all'articolo 45, comma 3-quater, del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2022, n. 122.

6. All'articolo 45 del decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2022, n. 122, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al comma 3-bis, le parole: « 1° gennaio 2023 » sono sostituite dalle seguenti: « 1° giugno 2023 »;

b) al comma 3-ter, le parole: « 1° gennaio 2023 » sono sostituite dalle seguenti: « 1° giugno 2023 » e le parole: « alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto » sono sostituite dalle seguenti: « al 31 maggio 2023 »;

c) al comma 3-quater, le parole: « 31 dicembre 2022 » sono sostituite dalle seguenti: « 31 maggio 2023 » e le parole: « a decorrere dall'anno 2023 » sono sostituite dalle seguenti: « a decorrere dal 1° giugno 2023 ».

Articolo 14.

(Clausola di invarianza finanziaria)

1. All'attuazione del presente decreto, ad eccezione degli articoli 4, commi 3-bis e 3-ter, e 6, commi 3-bis e 3-ter, si provvede con le risorse umane, strumentali e finanziarie già previste a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Articolo 15.

(Entrata in vigore)

1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.

 

Allegato B

Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 393 e sui relativi emendamenti

La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo e acquisita la relazione tecnica aggiornata, di cui all'articolo 17, comma 8, della legge di contabilità e finanza pubblica, esprime per quanto di competenza, parere non ostativo.

In merito agli emendamenti trasmessi dall'Assemblea, esprime, per quanto di competenza, parere contrario, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, sulle proposte 1.5, 2.1, 3.2, 3.3, 11.0.1, 11.0.2, 12.1 e 12.4.

Il parere è non ostativo sui restanti emendamenti.

Testo integrale della relazione orale della senatrice Spinelli sul disegno di legge n. 393

Riferisco alla Commissione sul disegno di legge di iniziativa governativa n. 393, avente ad oggetto la conversione del decreto-legge n. 173 del 11 novembre 2022, indicato in titolo.

Il testo del decreto-legge, già approvato con modificazioni dalla Camera dei deputati, si compone di 21 articoli.

Nello specifico, l'articolo 1 modifica l'articolo 2 della normativa di riferimento, ossia il decreto legislativo n. 300 del 1999, recante la riforma dell'organizzazione del Governo.

Ove il predetto decreto legislativo dispone in ordine all'enumerazione dei Ministeri caratterizzanti la compagine governativa, si propongono le seguenti sostituzioni o integrazioni :

- Ministero delle imprese e del made in Italy, in luogo di Ministero dello sviluppo economico;

- Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, in luogo di Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali;

- Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, in luogo di Ministero della transizione ecologica;

- Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, in luogo di Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

- Ministero dell'istruzione e del merito, in luogo di Ministero dell'istruzione.

Con riferimento, invece, all'articolo 1-bis, introdotto dalla Camera, esso reca una specifica da apportare alla disciplina sull'istituzione dell'assegno unico e universale per i figli a carico, prevista dal decreto legislativo n. 230 del 29 dicembre 2021, aggiungendo, all'articolo 6, comma 8, l'onere per l'INPS di comunicare mensilmente i dati sulle domande pervenute anche al Dipartimento per le politiche della famiglia, istituito presso la Presidenza del Consiglio.

L'articolo 2 introduce la nuova denominazione di "Ministero delle imprese e del made in Italy", apportando le conseguenti modifiche testuali al decreto legislativo n. 300 del 1999.

Quanto alle attribuzioni, queste sono integrate con la previsione che il Ministero contribuisce a definire le strategie per la valorizzazione, la tutela e la promozione e del made in Italy in Italia e nel mondo.

L'articolo 3, analogamente, sostituisce il nomen di "Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste" al precedente, con le conseguenti modifiche di rito. Il comma 2 evidenzia, tra le finalità istituzionali di detto Ministero, quella di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari, della pesca e dell'acquacoltura, nonché di promuovere le produzioni agroalimentari nazionali sui mercati internazionali.

L'articolo 4 sostituisce al precedente "Ministero della transizione ecologica" il nuovo "Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica". Al comma 2, in particolare, si dà atto dell'obiettivo di attuare misure idonee a garantire la sicurezza, la flessibilità e la continuità degli approvvigionamenti di energia, nonché a promuovere l'impiego delle fonti rinnovabili.

Il comma 3-bis autorizza la spesa di 975.000 euro annui a decorrere dall'anno 2023, con corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento dei "Fondi di riserva e speciali" della missione "Fondi da ripartire" di pertinenza del bilancio triennale 2022-2024, al fine di incrementare il contingente di personale degli Uffici di diretta collaborazione del Ministro dell'ambiente.

L'articolo 5 rinomina il "Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili" in "Ministero delle infrastrutture e dei trasporti".

L'articolo 6 integra la denominazione del precedente "Ministero dell'istruzione", aggiungendovi "e del merito". Il comma 2, alla lettera b), specifica che - tra le finalità istituzionali del dicastero - rientra quella di supportare l'incremento delle opportunità di lavoro e di orientamento degli studenti, nonché di valorizzare il merito con iniziative formative a ciò preordinate.

I commi 3-bis e 3-ter dispongono in ordine agli oneri e alle risorse necessarie per l'attuazione del processo di riorganizzazione del dicastero.

L'articolo 6-bis, introdotto nel corso dell'esame presso l'altro ramo del Parlamento, reca l'incremento dell'organico della dirigenza generale del Ministero della salute di una unità, con conseguente riduzione di quattro posizioni di dirigente sanitario. Il comma 2 specifica l'articolazione di detto Ministero in quattro dipartimenti e dodici uffici dirigenziali generali.

L'articolo 6-ter, anch'esso aggiunto dalla Camera, interviene sull'Ufficio del Vice Ministro, già previsto dal Regolamento per la riorganizzazione degli Uffici di diretta collaborazione del Ministro dell'economia e delle finanze, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 227 del 2003, disponendone l'operatività a partire dal 2023.

L'articolo 7 contiene disposizioni per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, precisando che il Servizio centrale per il PNRR opera a supporto dell'Autorità politica delegata, ove nominata.

L'articolo 8, intervenendo sulla disciplina del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto, autorizza il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, in ragione delle funzioni proprie di Segretario del Consiglio medesimo, a conferire funzioni di governo ulteriori all'Autorità delegata.

L'articolo 9 istituisce il Comitato interministeriale per il made in Italy nel mondo (CIMM). Al riguardo, i commi 18-ter e 18-sexies della lettera c) del comma 1 ne specificano il ruolo, ossia quello di coordinare le strategie di promozione, internazionalizzazione e incentivazione delle imprese italiane, oltre che di valutare le iniziative necessarie per l'utilizzo di nuove tecnologie da parte delle stesse.

II comma 18-quater precisa la composizione del Comitato interministeriale in questione, recante: il Ministro degli affari esteri, il Ministro delle imprese e del made in Italy, oltre che i Ministri dell'economia e finanze, dell'agricoltura e del turismo.

Inoltre, si riserva la possibilità di partecipare alle riunioni del Comitato sia agli altri Ministri competenti nelle materie poste all'ordine del giorno, sia al presidente della Conferenza delle regioni e province autonome di Trento e Bolzano.

L'articolo 10 dispone che, ove venga esercitato il potere sostitutivo su istanza dell'impresa o dell'ente interessato, il Ministro delle imprese e del made in Italy resta comunque estraneo ad ogni rapporto contrattuale e obbligatorio derivante dall'adozione di atti o provvedimenti, che restano imputati esclusivamente all'amministrazione sostituita, la quale risponderà con risorse proprie di tutte le obbligazioni anche nei confronti di terzi.

Ai fini dell'esercizio del potere sostitutivo, è istituita una struttura di supporto e tutela dei diritti delle imprese presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, la quale è tenuta a monitorare il raggiungimento degli obiettivi e garantire la trasparenza dei propri lavori.

L'articolo 10-bis, introdotto dalla Camera, dispone in ordine alla titolarità della piattaforma tecnologica "Italia.it' in capo al Ministero del turismo.

L'articolo 11 interviene sulla disciplina del Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE), presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri, il quale può delegare il Ministro dell'ambiente ovvero quello delle imprese e del made in Italy. La lettera d) del comma 1 demanda il funzionamento del Comitato ad un regolamento interno e dispone circa la pubblicazione delle deliberazioni sul sito istituzionale.

L'articolo 12 istituisce il Comitato interministeriale per le politiche del mare (CIPOM) presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, con la funzione di elaborare il Piano del mare con cadenza triennale, contenente gli indirizzi strategici sulla valorizzazione della risorsa mare dal punto di vista ecologico, ambientale ed economico, nonché delle isole minori. Esso è presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o dal Ministro delegato per le politiche del mare.

L'articolo 12-bis, inserito nel corso dell'esame alla Camera, novella l'articolo 11 della legge n. 46 del 2022, in tema di procedure di contrattazione delle Forze di polizia a ordinamento militare, integrando la delegazione di parte pubblica che partecipa alle suddette procedure con la presenza dei Ministri dell'interno e della giustizia.

L'articolo 13 precisa che, al fine di semplificare e accelerare le procedure sulla riorganizzazione dei Ministeri, i regolamenti di organizzazione degli stessi sono da adottarsi con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.

Il nuovo articolo 13-bis sopprime la commissione medica superiore del Ministero dell'economia e delle finanze, con decorrenza dal 10 giugno 2023, con conseguente trasferimento in capo all'INPS delle funzioni relative, fra l'altro, ai pareri medico-legali in favore di cittadini aventi diritto a benefici in materia di pensioni di guerra dirette, indirette e di reversibilità e relativi assegni accessori ed in favore dei familiari superstiti aventi titolo al trattamento di reversibilità dell'assegno vitalizio concesso agli ex deportati nei campi di sterminio nazista.

Gli articoli 14 e 15 recano, rispettivamente, la clausola di invarianza finanziaria - ad eccezione degli articoli 4, commi 3-bis e 3-ter e 6, commi 3-bis e 3-ter - e la previsione sull'entrata in vigore del decreto-legge.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta è pervenuta al banco della Presidenza la seguente comunicazione:

Disegno di legge n. 393:

sulla votazione finale, la senatrice Gelmini avrebbe voluto esprimere un voto contrario.

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Augello, Barachini, Berlusconi, Boccia, Bongiorno, Borgonzoni, Butti, Cattaneo, Crisanti, De Poli, De Rosa, Durigon, Fazzolari, Guidi, La Pietra, Micciche', Monti, Morelli, Napolitano, Ostellari, Rauti, Rubbia, Segre, Sisto e Zambito.

.

È assente per incarico avuto dal Senato il senatore Calenda, per partecipare a un incontro internazionale.

Disegni di legge, assegnazione

In sede referente

1ª Commissione permanente Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione, editoria, digitalizzazione

sen. Gasparri Maurizio

Modifica all'articolo 114 della Costituzione, in materia di ordinamento e poteri della Città di Roma, capitale della Repubblica (172)

(assegnato in data 14/12/2022).

Governo, trasmissione di atti

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 6 dicembre 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317:

la procedura di informazione, attivata presso la Commissione europea dalla Direzione generale per il mercato, la concorrenza, la tutela del consumatore e la normativa tecnica del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, concernente la notifica 2022/0828/I relativa allo "Schema di direttiva del Ministro delle Imprese e del Made in Italy recante l'adozione, ai sensi dell'articolo 3, comma 4, del decreto del Ministro dello sviluppo economico 21 aprile 2017, n. 93, di schede tecniche per la verificazione periodica di strumenti di misura in servizio utilizzati per funzioni di misura legali". La predetta documentazione è deferita alla 4a e alla 9a Commissione permanente (Atto n. 16).

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 7 dicembre 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, le comunicazioni concernenti il conferimento di incarico di Capo Dipartimento nell'ambito della Presidenza del Consiglio, come di seguito elencate:

- al consigliere Ilaria Antonini, per il Dipartimento per le politiche della famiglia;

- al dottor Paolo Molinari, per il Dipartimento per le politiche antidroga;

- al dottor Michele Sciscioli, per il Dipartimento delle politiche giovanili e del Servizio civile universale;

- al consigliere Diana Agosti, per il Dipartimento per il personale;

- al consigliere Elisa Grande, per il Dipartimento per il coordinamento amministrativo;

- al dottor Angelo Borrelli, per il Dipartimento per la trasformazione digitale;

- al consigliere Luigi Fiorentino, per il Dipartimento per l'informazione e l'editoria;

- al consigliere Michele Palma, per il Dipartimento per le politiche di coesione;

- alla professoressa Fabrizia Lapecorella, per il Dipartimento per le politiche europee;

- alla dottoressa Laura Menicucci, per il Dipartimento per le pari opportunità;

- al dottor Flavio Siniscalchi, per il Dipartimento per lo sport;

- al professor Gino Scaccia, per il Dipartimento per le riforme istituzionali;

- al consigliere Luigi Ferrara, per il Dipartimento "Casa Italia;

- al consigliere Antonio Caponetto, per l'Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità.

Regioni e province autonome, trasmissione di relazioni. Deferimento

Il Difensore civico della Regione Piemonte, con lettera in data 29 novembre 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2021.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a Commissione permanente (Doc. CXXVIII, n. 1).

Commissione europea, trasmissione di progetti di atti legislativi dell'Unione europea. Deferimento

La Commissione europea ha trasmesso, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal Protocollo (n. 2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea:

in data 12 dicembre 2022, la Proposta di direttiva del Consiglio sulle norme riguardanti gli organismi per la parità in materia di parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica, parità di trattamento in materia di occupazione e impiego tra le persone indipendentemente dalla religione o dalle convinzioni personali, dalla disabilità, dall'età o dall'orientamento sessuale, parità di trattamento tra le donne e gli uomini in materia di sicurezza sociale e per quanto riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura, e che sopprime l'articolo 13 della direttiva 2000/43/CE e l'articolo 12 della direttiva 2004/113/CE (COM(2022) 689 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 4a Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 12 dicembre 2022. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 1a Commissione permanente, con il parere delle Commissioni 4a e 10a.

Interrogazioni

CASTELLONE - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Premesso che:

l'articolo 1, comma 470, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio per il 2020), come integrato dall'articolo 19-quinquies del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, ha istituito presso il Ministero dell'università e della ricerca "una struttura tecnica di missione di livello dirigenziale generale, con la finalità di rafforzare strutturalmente, alla luce degli eventi pandemici in corso, la qualità della formazione universitaria specialistica del settore sanitario e la programmazione in tale ambito dell'offerta formativa degli atenei armonizzandola con la programmazione dei fabbisogni dei professionisti sanitari (…), nonché di garantire l'effettiva funzionalità della tecnostruttura istituita dall'articolo 1, comma 470, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, anche mediante l'implementazione di infrastrutture tecnologiche finalizzate ad ottimizzare e rafforzare i processi di istituzione e accreditamento delle scuole di specializzazione del settore sanitario";

il comma 6 del medesimo art. 19-quinquies prevedeva che il Ministero, con proprio decreto, attivasse la struttura tecnica di missione entro il 30 aprile 2022, individuando l'articolazione degli uffici;

l'articolo 1, comma 471, della richiamata legge n. 160 del 2019 ha previsto che a decorrere dall'anno 2020 fosse autorizzata "la spesa di 3 milioni di euro annui da destinare alle specifiche esigenze di supporto per l'organizzazione e funzionamento della tecnostruttura di cui al comma 470" della medesima legge, "anche mediante accordi e convenzioni con le istituzioni universitarie";

il comma 4 del richiamato art. 19-quinquies ha, altresì, definito l'utilizzo degli anzidetti 3 milioni annui autorizzando la spesa per le seguenti specifiche azioni: un importo pari a 100.000 euro per l'anno 2022 per le spese legate all'espletamento di apposite procedure concorsuali pubbliche finalizzate all'assunzione del personale destinato alle esigenze dell'anzidetta struttura tecnica; un importo pari a 926.346 euro nel 2022 per la copertura delle spese di personale, che si sarebbe dovuto assumere entro ottobre 2022 per essere destinato alle esigenze dell'anzidetta struttura tecnica; un importo a regime pari a 2.305.490 euro, a decorrere dall'anno 2023, sempre per le spese di personale; una spesa pari a 541.000 euro a decorrere dall'anno 2022 per il funzionamento della struttura tecnica di missione;

le restanti risorse, fino alla concorrenza dei richiamati 3 milioni annui previsti dalla principale autorizzazione di spesa di cui all'art. 1, comma 471, della legge n. 160 del 2019 (pari, dunque, a oltre 1.360.000 euro per l'anno 2022 e a oltre 153.000 euro a decorrere dal 2023), sono comunque destinate alle specifiche esigenze di organizzazione e funzionamento della struttura tecnica di missione di cui al comma 470 dell'art. 1 della medesima legge;

nonostante quanto previsto dalla legge, a quanto risulta all'interrogante, ad oggi tutte le citate risorse sono rimaste di anno in anno inspiegabilmente inutilizzate dal Ministero, ivi compresi i 3 milioni di euro relativi all'annualità 2022 distribuiti tra le due autorizzazioni di spesa, di cui all'art. 1, comma 471, della legge n. 160 del 2019 e all'art. 19-quinquies, comma 4, del decreto-legge n. 4 del 2022;

proprio a causa del mancato utilizzo, anche nel 2022, delle risorse e nonostante le importanti finalità per le quali è stata istituita la struttura tecnica, pare che il Ministero dell'università utilizzerà tali importi per la copertura dei tagli da effettuare per la revisione della spesa dei Ministeri; pertanto per l'anno 2022, per il terzo anno consecutivo, le risorse stanziate e previste dalla legge sono andate disperse e non utilizzate per le finalità da essa previste;

a quanto sopra evidenziato, si aggiunga che: solo in data 1° agosto 2022 (non entro il 30 aprile come disponeva la norma) si è provveduto da ultimo all'individuazione dell'articolazione degli uffici della struttura tecnica di missione emanando il decreto del Ministro dell'università e della ricerca n. 932 del 2022; solo in data 21 settembre 2022 (non entro il 30 aprile come disponeva la norma) si è provveduto a bandire, con provvedimento prot. n. 537/2022 a firma del direttore generale del personale, del bilancio e dei servizi strumentali, la procedura di interpello per il successivo conferimento dell'incarico di livello dirigenziale generale presso la struttura tecnica di missione; a tutt'oggi, nonostante l'incombere delle prossime scadenze legate all'accreditamento delle scuole di specializzazione di area sanitaria, la struttura tecnica, nonostante sia stata attivata con il citato decreto ministeriale dell'agosto 2022, risulta nei fatti non operativa, non avendo il Ministero provveduto né a coprire l'incarico di livello dirigenziale generale, né quelli di livello dirigenziale non generale, né a reclutare il personale non dirigenziale dell'area III, e ciò nonostante l'istituzione e le competenze di questa struttura tecnica fossero ben note al Ministero da ormai un anno, essendo state disposte dal legislatore con il citato art. 19-quinquies del decreto-legge n. 4 del 2022;

nonostante il Ministero dell'università, in data 14 ottobre 2022, abbia nominato con decreto n. 1201/2022 la commissione incaricata di "esaminare le manifestazioni di interesse utilmente pervenute" nell'ambito della procedura di interpello per la copertura del posto di direttore generale della struttura tecnica, risulta all'interrogante che i lavori della predetta sommissione non siano ancora iniziati,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza: a) di quanto sopra evidenziato e in particolare delle rilevanti funzioni che la struttura tecnica di missione è chiamata a svolgere in relazione al sistema di istituzione e accreditamento delle scuole di specializzazione di area sanitaria e al raccordo con le istituzioni in tale ambito coinvolte, nonché in relazione all'effettuazione delle verifiche in sito di cui agli articoli 43 e 44 del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, all'ormai imminente processo di accreditamento delle scuole di specializzazione e alla cura delle attività collegate alla programmazione dell'offerta formativa degli atenei con riferimento alle medesime scuole di specializzazione; b) dell'urgenza di provvedere alla copertura dell'incarico di livello dirigenziale generale, nonché alla copertura degli uffici di livello dirigenziale non generale, tenuto conto del fatto che, a seguito dell'attivazione della struttura tecnica di missione con il decreto ministeriale n. 932/2022, che ha distribuito le competenze nell'ambito dei suoi uffici, le suddette competenze non sono di fatto assicurate presso il Ministero e, dunque, allo stato, non può essere garantito il necessario supporto agli Osservatori;

quando si intenda di conseguenza provvedere al conferimento dell'incarico di livello dirigenziale generale e a quelli di livello dirigenziale non generale, oltre che a reclutare il personale non dirigenziale dell'area III;

se non ritenga opportuno, nella circostanza specifica, procedere al conferimento del citato incarico di livello dirigenziale generale presso la struttura tecnica in argomento, valorizzando innanzitutto eventuali competenze tecniche interne al Ministero, qualora vi fossero, in grado di garantire l'immediata operatività della struttura e ciò anche in considerazione del fatto che non avendo il Ministero avviato, nel mentre, alcuna procedura concorsuale di reclutamento di personale prevista dal decreto-legge n. 4 del 2022, tale struttura risulta allo stato sostanzialmente sprovvista sia di personale dirigenziale non generale sia di personale non dirigenziale di area III.

(3-00091)

BERGESIO, ROMEO - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Premesso che:

occorre garantire, a giudizio degli interroganti, l'universalità del diritto allo studio, assicurando l'accesso agli atenei ai capaci e ai meritevoli, anche se privi di mezzi, come sancito dalla Costituzione;

il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede ingenti investimenti in borse di studio per l'accesso all'università, al fine di aumentare gli importi delle medesime borse di studio e allargare la platea;

pur rappresentando un'importante leva per il cambiamento, il Piano si prefigge tuttavia un orizzonte limitato di fronte a una missione strategica per la crescita del nostro Paese,

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare per dare continuità agli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche mobilitando risorse nazionali.

(3-00092)

RONZULLI, DAMIANI, BERLUSCONI, FAZZONE, GASPARRI, LOTITO, MICCICHÈ, OCCHIUTO, PAROLI, ROSSO, SILVESTRO, ZANETTIN - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Premesso che:

nel suo programma elettorale, Forza Italia ha fortemente indicato tra le priorità del Governo il potenziamento del diritto allo studio universitario;

numerosi studi di mercato hanno rilevato un considerevole aumento del costo degli affitti per gli studenti fuorisede;

nel corso dell'audizione sulle linee programmatiche presso le commissioni di Camera e Senato il ministro Anna Maria Bernini ha manifestato consapevolezza per le difficoltà finanziarie che gli studenti fuorisede incontrano nella ricerca di alloggi;

il Gruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati ha presentato un emendamento al disegno di legge di bilancio per il 2023 per istituire un fondo a favore di questi studenti e contribuire alle spese per l'affitto,

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda mettere in campo per potenziare il diritto allo studio universitario.

(3-00093)

VERDUCCI, MALPEZZI, D'ELIA, RANDO - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Premesso che:

la relazione sullo stato di attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), presentata il 5 ottobre 2022, nell'ambito dei traguardi e obiettivi da conseguire entro il 30 giugno 2022, al paragrafo 1.1.2.4 "Istruzione e ricerca" illustra come, a corredo delle riforme in materia di università e ricerca, "in sede di conversione del decreto-legge n. 36 del 2022 è stata introdotta una revisione dei percorsi di carriera dei ricercatori universitari";

infatti, la legge 29 giugno 2022, n. 79, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 aprile 2022, n. 36, recante ulteriori misure urgenti per l'attuazione del PNRR, all'articolo 14 prevede, ai commi da 6-septies a 6-vicies semel, nonché al comma 6-vicies ter, disposizioni in materia di reclutamento del personale della ricerca delle università, intervenendo sul segmento del preruolo universitario successivo al conseguimento del dottorato di ricerca, in attuazione della missione 4, componente 2, riforma 1.1. ("Attuazione di misure di sostegno alla R&S per favorire la semplificazione e mobilità") del PNRR;

in particolare, il comma 6-septies, richiamando la finalità di "dare attuazione alle misure di cui alla citata Riforma 1.1 della Missione 4, Componente 2", novella l'articolo 22 della legge 30 dicembre 2010, n. 240, mediante l'introduzione del "contratto di ricerca", ovvero una figura di ricercatore in post dottorato; il nuovo articolo 22 sopprime lo strumento dell'assegno di ricerca, utilizzabile dalle università fino al 31 dicembre 2022, ai sensi del comma 6-quaterdecies del medesimo articolo;

anche in virtù di tali riforme, il Ministero dell'economia e delle finanze ha inviato alla Commissione europea la richiesta relativa al pagamento della seconda rata dei fondi del PNRR, per l'importo pari a 21 miliardi di euro (suddivisi fra 10 miliardi di sovvenzioni e 11 di prestiti);

premesso inoltre che:

nel corso della XVIII legislatura, la commissione 7ª del Senato della Repubblica ha svolto un'indagine conoscitiva sulla condizione studentesca nelle università e il precariato nella ricerca universitaria, approvata all'unanimità nella seduta del 3 agosto 2021, nella quale si raccomandava la "revisione dell'attuale disciplina normativa dell'assegno di ricerca", evidenziando come esso costituisse "l'anello debole del sistema nazionale di pre-ruolo", mediante il potenziamento del ciclo del post dottorato nel suo complesso (evitando, ad esempio, una frammentazione dell'assegno su più annualità) e rafforzando le tutele contrattuali "al pari delle condizioni previste per il ricercatore confermato a tempo indeterminato a tempo pieno"; tale indicazione è stata, come noto, appieno recepita nella novella introdotta dal richiamato articolo 14;

già nel 2016, a seguito delle prese di posizione negative del servizio giuridico della DG Ricerca della Commissione europea, era venuta meno la possibilità per gli stakeholder italiani di rendicontare le tipologie lavorative corrispondenti, tra le altre, ad "assegni di ricerca" come costi del personale nei progetti finanziati nell'ambito del programma quadro ricerca e innovazione "Horizon 2020"; la questione, in fine risolta, evidenziò la peculiarità, in senso negativo, per la Commissione, della fattispecie dell'assegno adottata nell'ordinamento italiano, unicum nel quadro degli altri Paesi UE;

l'abolizione dell'assegno di ricerca, inoltre, ha tenuto conto dell'opportunità di agire in conformità al diritto dell'Unione europea (in particolare alle clausole 4 e 5 dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, recepito dalla direttiva 1999/70/CE del 28 giugno 1999) circa il rapporto di lavoro dei ricercatori universitari assunti a tempo determinato. Infatti, il contratto di ricerca (nuovo articolo 22 della legge n. 240 del 2010) si configura sulla base del ricercatore a tempo determinato di tipo A (ex articolo 24, comma 3, lettera a)), superando i limiti intrinsechi allo strumento dell'assegno di ricerca. Per cui, sulla base di quanto rilevato esplicitamente dalla Corte di giustizia dell'Unione europea, la fissazione della durata massima del contratto e l'autorizzazione a una sola proroga limitata nel tempo costituiscono, in coerenza con quanto previsto dalla clausola 5, punto 1, dell'accordo europeo, misure sufficienti per prevenire efficacemente il ricorso abusivo a contratti a tempo determinato; al contrario, come si può dedurre, dell'assegno di ricerca;

considerato che:

con nota n. 9732 del 28 luglio 2022, la Direzione generale delle istituzioni della formazione superiore del Ministero ha comunicato che, circa il contratto di ricerca, "nelle more della definizione contrattuale dell'importo dei contratti e della conseguente possibilità di indire le relative procedure di reclutamento, le Università potranno provvisoriamente fare riferimento al costo minimo biennale del ricercatore confermato a tempo definito (circa 75.000 euro)";

il contratto di ricerca, infatti, è qualificato espressamente come un contratto di tipo subordinato a tempo determinato cui, di conseguenza, nelle more dell'adeguamento del contratto collettivo nazionale del lavoro, può applicarsi il contratto nazionale "istruzione e ricerca", relativamente alle disposizioni in materia di contratto a tempo determinato in ordine alle singole fattispecie giuridiche di volta in volta in rilievo;

inoltre, con decreto direttoriale n. 1409 del 14 settembre 2022 del Ministero è stato pubblicato il programma PRIN (progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale) 2022, con una dotazione pari a 420 milioni di euro; il bando, all'articolo 1, comma 4, lettera l), individua per coordinatore scientifico (o "principal investigator"), tra gli altri, un ricercatore a tempo determinato di cui ai novellati articoli 22 e 24 della legge n. 240 del 2010;

tenuto conto che:

nella seduta congiunta di martedì 22 novembre 2022 delle commissioni 7ª del Senato e VII della Camera, la Ministra in indirizzo, in sede di replica, ha affermato che il contratto di ricerca "è pericoloso", che "non può entrare in vigore ora"; tali affermazioni, come evidente, risultano in contraddizione con l'immediata esecutività dell'articolo 14, comma 6-septies, della legge n. 79, entrata in vigore 30 giugno 2022 e, tra gli altri, con il decreto direttoriale n. 1409 citato;

al riguardo, è stato presentato in data 1° dicembre 2022, l'atto 2-00003 con procedimento abbreviato,

si chiede di sapere:

quali misure il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di dare piena operatività alla riforma M4C2-4, al cui corredo sono stati introdotti il contratto di ricerca e il ricercatore in tenure track (rispettivamente, novellando gli articoli 22 e 24 della legge n. 240 del 2010), senza compromettere i bandi in corso (ad esempio, il PRIN PNRR 2022) e la nuova programmazione degli atenei, ovvero se non ritenga fuorviante per le università le affermazioni da lei pronunciate di fronte alle Commissioni parlamentari riunite, laddove, pur tuttora in fase di contrattazione in sede di ARAN, gli atenei sono titolati alla stipula di contratti di cui all'articolo 22 della legge n. 240 in vigore, così come espressamente dichiarato, tra gli altri, dalla Direzione generale delle istituzioni della formazione superiore del Ministero;

in che modo intenda prevedere risorse specifiche per il reclutamento universitario, posta l'assenza nel disegno di legge di bilancio per il 2023 presentato dal Governo, e tenuto conto che il PNRR non copre tutte le esigenze di finanziamento della ricerca pubblica né offre risorse a regime.

(3-00094)

PAITA, GELMINI, FREGOLENT - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:

gli impianti siderurgici della società ILVA S.p.A. costituiscono stabilimenti di interesse strategico nazionale e rappresentano un asset fondamentale per il Paese e per l'Europa, nonostante da anni la loro sorte risulti incomprensibilmente avvolta da incertezze e interrogativi, tanto dal punto di vista del controllo societario che da quello delle politiche industriali, occupazionali e di sviluppo;

tra i più recenti passaggi fondamentali si può ricordare il commissariamento straordinario della società, disposto nel giugno 2013, e l'attivazione dell'amministrazione straordinaria, del gennaio 2015, nonché i numerosi apporti di capitali pubblici volti a finanziare l'attuazione dei piani ambientali, le bonifiche, la riqualificazione delle aree e il sostegno ai trattamenti economici dei dipendenti;

a seguito di gara pubblica, nel 2017 viene concluso l'accordo con ArcelorMittal, il più grande produttore di acciaio al mondo, che comprendeva un piano di investimenti per un valore complessivo pari a 4,2 miliardi di euro a fronte dell'affitto-cessione della società;

l'impegno dello Stato nella salvaguardia dei livelli occupazionali e delle prospettive di rilancio dell'ILVA è stato serio, costante e concreto, come conferma il ricco e variegato plesso di interventi legislativi e di misure volti a garantire la permanenza della società sul mercato;

nel novembre 2019 l'amministratore delegato di AM InvestCo Italy S.p.A., società del gruppo ArcelorMittal, ha reso nota la volontà di recedere dal contratto di affitto dei complessi aziendali dell'acciaieria, dando avvio a diverse iniziative giurisdizionali, tanto di natura civile che penale;

tale volontà di recedere è stata giustificata dall'approvazione dell'articolo 46 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, con cui il Governo Conte I ha stabilito che lo "scudo penale", ossia la disposizione introdotta nel 2015 per garantire l'irresponsabilità penale e amministrativa dei commissari, degli affittuari o acquirenti per gli atti posti in essere nell'attuazione del piano ambientale definito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, cessasse di produrre effetti alla data del 7 settembre 2019;

cionondimeno, l'11 dicembre 2020 veniva firmato un accordo vincolante tra la società AM e Invitalia, al fine di creare una partnership pubblico-privata volta al rilanciare il sito produttivo;

il 14 aprile 2021 Invitalia ha acquisito il 50 per cento dei diritti di voto di AM InvestCo Italy, che ha assunto la denominazione di Acciaierie d'Italia holding S.p.A., rinviando l'obbligo di acquisto dei rami d'azienda dell'ILVA da parte di AM dal 31 maggio 2022 al 31 maggio 2024, anno in cui la partecipazione di Invitiala dovrà salire al 60 per cento;

il diretto sostegno statale non è venuto meno neanche in occasione dello scoppio della crisi del "caro materiali", a fronte del quale il Governo Draghi ha autorizzato SACE S.p.A. a rilasciare garanzie su finanziamenti sotto qualsiasi forma in favore degli impianti siderurgici già in gestione del gruppo ILVA, attualmente gestiti da Acciaierie d'Italia;

allo stesso tempo il Governo Draghi, nel febbraio 2021, ha destinato 150 milioni di euro dei fondi confiscati alle precedenti gestioni, e acquisiti nell'ambito del commissariamento, a progetti di decarbonizzazione del ciclo produttivo dell'acciaio presso lo stabilimento di Taranto;

nel luglio 2021, sempre il Governo Draghi, ha autorizzato Invitalia a sottoscrivere aumenti di capitale e ad erogare finanziamenti in conto soci per un valore di 705 milioni di euro al fine di assicurare la continuità del funzionamento produttivo dell'impianto siderurgico di Taranto della società ILVA;

questi interventi si sono resi necessari per fare fronte alle difficoltà incontrate nel raggiungere i livelli di produzione prefissati, anche in ragione delle vicende societarie e giudiziarie solo accennate;

proprio in questi giorni il Governo Meloni ha confermato la volontà di continuare il percorso di consolidamento della partecipazione statale in Acciaierie d'Italia, portandolo a conclusione anche prima del 2024, pur escludendo che ciò possa preludere alla stabile nazionalizzazione dell'ILVA;

lo scorso novembre Acciaierie d'Italia ha comunicato la sospensione, fino al 16 gennaio 2023, delle attività e degli ordini di interesse di circa 150 imprese dell'indotto, di cui 43 situate a Taranto; a tale decisione ha fatto seguito la convocazione di un incontro urgente presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, alla presenza del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, delle parti sociali, degli amministratori dell'ILVA e dei presidenti delle Regioni Puglia, Piemonte, Liguria e Lombardia;

la sottosegretaria Fausta Bergamotto, intervenendo alla Camera dei deputati in data 25 novembre 2022, ha assicurato che, anche per il 2023, sarà confermata la cassa integrazione straordinaria per il personale che non assunto da ArcelorMittal e da Acciaierie d'Italia e che eventuali nuovi apporti di capitale pubblico saranno condizionati alla ripresa delle attività e alla piena riattivazione degli ordini e dei canali di approvvigionamenti interessati dall'indotto,

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere al fine di garantire il proseguimento del percorso avviato nel 2015 al fine di rilanciare la produzione degli impianti siderurgici dell'ILVA e collocare Acciaierie d'Italia al centro della politica industriale del Paese e dell'Unione europea, anche nell'ottica di dare piena attuazione al progetto di autonomia strategica dell'Europa, garantendo il raggiungimento dei livelli produttivi prefissati, il rispetto degli standard ambientali e la salvaguardia dei livelli occupazionali.

(3-00095)

POGLIESE, MALAN, SALLEMI, ZEDDA - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:

il 22 e 23 novembre 2022 si è svolta a Parigi la conferenza ministeriale dell'Agenzia spaziale europea (ESA), che ha riunito i rappresentanti degli Stati membri che fanno parte dell'Agenzia per discutere e decidere riguardo agli investimenti che dovranno essere sviluppati nei prossimi anni nei programmi spaziali;

il Ministro in indirizzo ha firmato, assieme al presidente dell'Agenzia spaziale italiana, Giorgio Saccoccia, in rappresentanza dell'Italia, con il Ministro dell'economia, delle finanze e della sovranità industriale e digitale francese Bruno Le Maire e il Ministro dell'economia e della protezione climatica tedesco Robert Habeck, una dichiarazione congiunta sul futuro quadro di utilizzo dei lanciatori europei, i razzi utilizzati per lanciare i satelliti e gli space shuttle nello spazio, i cui motori permettono di effettuare i lanci alla velocità necessaria per posizionare le sonde spaziali nell'orbita corretta;

i lanciatori spaziali europei garantiscono all'Europa un accesso allo spazio, secondo il programma dell'ESA volto a sviluppare e costruire vettori europei che ha visto la luce nel 1973;

come dichiarato dal Ministro, l'accordo sottoscritto da Italia, Francia e Germania "riconosce la necessità di riequilibrare il modello che ha finora governato l'utilizzo dei due lanciatori europei, Ariane 6 e Vega C, in cui l'industria italiana svolge un ruolo da protagonista" e pone l'auspicio di raggiungere una più ragionevole distribuzione dei finanziamenti dell'ESA che tenga conto dei rischi commerciali assunti per garantire la loro competitività a lungo termine;

con questa intesa il Governo ha assicurato così pari impegno tra "Ariane" e "Vega", il lanciatore leggero europeo progettato e prodotto dall'italiana Avio, garantendo il giusto ritorno all'intera filiera spaziale italiana e agli altri Stati membri che contribuiscono al successo dei due lanciatori;

i tre Ministri hanno, inoltre, convenuto sulla necessità di aprire il mercato commerciale europeo ai nuovi mini lanciatori che, in futuro, potranno beneficiare di commesse istituzionali dell'ESA,

si chiede di sapere:

quale ruolo il Ministro in indirizzo ritenga che l'Italia possa ricoprire effettivamente negli anni a venire nel settore dell'aerospazio;

quali ritenga che possano essere le reali ricadute sulla filiera industriale italiana, riconosciuta come eccellenza mondiale del settore.

(3-00096)

CAMUSSO, MALPEZZI, ZAMPA, FURLAN, ZAMBITO, ALFIERI, MIRABELLI, D'ELIA, IRTO, ROSSOMANDO, BAZOLI, DELRIO, FINA, GIACOBBE, GIORGIS, LOSACCO, MANCA, MARTELLA, NICITA, RANDO, ROJC, VALENTE, VERDUCCI, VERINI - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

sebbene il momento peggiore dell'emergenza epidemiologica sembri ormai superato, non vi è dubbio che le ultime rilevazioni mostrano un nuovo incremento dei contagi che impone la necessità di mantenere invariato il livello di prevenzione limitando la circolazione del COVID-19 sui luoghi di lavoro e appare altresì necessario riproporre le tutele normative approntate in fase di crisi pandemica per proteggere i lavoratori fragili la cui salute, in ragione dell'età, di una patologia cronica o di un handicap con connotazione di gravità pregressi, rischi di essere irrimediabilmente compromessa dal virus;

come noto, l'articolo 26 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, recante misure di potenziamento del servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica, ha introdotto un insieme di misure allo scopo di salvaguardare questi lavoratori, ovvero l'equiparazione del periodo di assenza per malattia da COVID-19 al ricovero ospedaliero, il rimborso forfettario per i lavoratori non aventi diritto all'assicurazione e il diritto di svolgere la prestazione lavorativa ordinariamente in modalità agile, in cosiddetto smart working;

le misure normative sono state più volte prorogate, anche se in maniera residuale e sempre più scarna; da ultimo, l'articolo 25-bis del decreto-legge 9 agosto 2022, n. 115, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2022, n. 142, decreto "aiuti bis", ha prorogato fino al 31 dicembre 2022 il diritto allo smart working, esteso anche ai lavoratori con figli fino a 14 anni; questi ultimi possono usufruirne a condizione che il tipo di prestazione lavorativa sia compatibile con il lavoro agile e che l'altro genitore lavori e non goda nello stesso periodo di ammortizzatori sociali;

a giudizio degli interroganti le misure si sono dimostrate valide per per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus negli ambienti di lavoro, in special modo lo smart working, dal momento che, da quanto si apprende a mezzo stampa, l'osservatorio del Politecnico di Milano in Italia ha stimato che la pandemia ha provocato una brusca accelerazione del ricorso al lavoro agile, considerando che prima dell'emergenza lo smart working riguardava poco più di 500.000 lavoratori mentre durante il lockdown si è raggiunto la quota di 6,5 milioni;

il Governo attuale non ha inserito nel testo del disegno di legge di bilancio per il 2023 alcuna norma volta a ripristinare le tutele di cui all'articolo 26 del decreto-legge n. 18 del 2020 e non ha neppure chiarito se il ricorso allo smart working, in scadenza al 31 dicembre 2022 verrà nuovamente prorogato,

si chiede di sapere quali iniziative necessarie e urgenti di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda adottare intraprendere al fine di ripristinare tutte le misure a tutela dei lavoratori fragili, specie in questa fase di accertata ripresa dei contagi da COVID-19.

(3-00097)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

FINA - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:

la filiera automobilistica vanta un'importante e duratura storia in Italia durante la quale ha dimostrato di essere un settore essenziale per la crescita del Paese, nonché un tassello trainante per l'industria nazionale in termini di fatturato, occupazione e capacità di innovazione;

gli ultimi anni sono stati segnati da un trend negativo del mercato nazionale delle auto: secondo i dati pubblicati dal Ministero delle imprese e del made in Italy, fra il 2020 ed il 2021 si è perso circa un milione di immatricolazioni e nel 2022, ad oggi, sono state vendute 1.212.000 auto, con un calo del 12 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021;

la pesantissima contrazione del mercato dell'auto è stata ulteriormente aggravata dalla crisi nelle forniture di microchip e dal più recente aumento dei costi dei prodotti energetici e delle materie prime;

considerato che:

l'obiettivo italiano e dell'Unione europea di riduzione delle emissioni impegna a raggiungere l'"impatto climatico zero" entro il 2050; nel pacchetto "Fit for 55", la Commissione europea ha inoltre proposto di rivedere le norme sulle emissioni di anidride carbonica per autovetture e furgoni fissando al 2035 l'obiettivo di riduzione del 100 per cento delle emissioni; la conseguenza sarebbe di determinare il blocco della vendita sul mercato UE di autovetture o furgoni con motore a combustione interna;

l'elettrificazione della mobilità si presenta come un trend di lungo periodo che necessita, almeno nella fase iniziale, di essere sostenuto;

il nostro Paese vanta un'importante presenza manifatturiera nel settore che necessita di politiche mirate per la riconversione produttiva;

secondo ANFIA, a giugno 2022 la filiera dell'automotive in Italia contava 268.300 occupati, sia diretti che indiretti, circa il 7 per cento sul totale del personale impiegato nel manifatturiero del Paese; in assenza di politiche industriali e di formazione adeguate, i lavoratori del settore sono esposti al rischio concreto di perdere il proprio posto di lavoro;

considerato inoltre che:

l'articolo 22 del decreto-legge n. 17 del 2022, detto "decreto energia", ha previsto l'istituzione di un apposito fondo al fine di favorire la transizione verde, la ricerca, la riconversione produttiva e gli investimenti nella filiera dell'industria automotive, nonché per il riconoscimento di incentivi all'acquisto di veicoli non inquinanti, con una dotazione di 700 milioni per il 2022 e di 1000 milioni per ciascuno degli anni dal 2023 al 2030;

in attuazione di tale disposizione, sono stati emanati il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 aprile 2022 e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 agosto 2022, che hanno disciplinato nel dettaglio la ripartizione delle risorse disponibili per il periodo tra il 2022 e il 2024, stabilendo anche le modalità di accesso agli incentivi all'acquisto e la definizione delle diverse fasce di beneficiari;

in particolare, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 agosto 2022 ha riconosciuto un contributo per l'acquisto di veicoli non inquinanti per le fasce 0-20 grammi di anidride carbonica per chilometro e 21-60 grammi di anidride carbonica per chilometro innalzato del 50 per cento per acquirenti con ISEE inferiore a 30.000 euro e ha inoltre previsto incentivi per le persone giuridiche in caso di noleggio a lungo termine;

nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 aprile 2022 spicca il riconoscimento anche per la categoria delle infrastrutture di ricarica per i veicoli (IDR) di un importante contributo all'80 per cento delle spese sostenute per facilitare la diffusione delle infrastrutture di ricarica nei contesti residenziali. Tuttavia, ad oggi, non è ancora stato adottato il decreto direttoriale che dovrebbe disciplinare la procedura di erogazione e non risulta operativa la piattaforma dedicata alla misura, determinando conseguentemente uno stallo ai fini del concreto utilizzo dell'agevolazione;

considerato inoltre che:

il comparto ha da tempo sollevato perplessità in merito all'attuale tetto massimo di spesa d'acquisto indicato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 aprile 2022 per fissare gli incentivi per l'acquisto di veicoli non inquinanti per quanto riguarda la categoria di autoveicoli con emissioni comprese nella fascia 0-20 grammi di anidride carbonica per chilometro, che risulta essere troppo basso rispetto ai costi effettivi, e soprattutto inferiore al tetto massimo individuato per i veicoli di fascia emissiva 21-60 grammi di anidride carbonica per chilometro, nonostante questi ultimi siano caratterizzati da tecnologie meno sofisticate;

le persone giuridiche possono avere accesso agli incentivi esclusivamente se i veicoli acquistati sono impiegati in car sharing o autonoleggio con finalità commerciali e purché ne mantengano la proprietà almeno per 12 mesi, laddove il mercato delle auto "aziendali" vale in media tra il 35 e il 40 per cento del totale delle immatricolazioni,

si chiede di sapere:

se si intenda rivedere l'attuale tetto massimo di acquisto individuato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 aprile 2022 per gli autoveicoli di categoria emissiva 0-20 grammi di anidride carbonica per chilometro, al fine di aumentarlo ed equipararlo almeno a quello attualmente previsto per i veicoli di fascia 21-60 grammi di anidride carbonica per chilometro;

se, considerate le persistenti problematiche relative al reperimento delle materie prime che impattano fortemente sulle tempistiche di consegna dei veicoli, si ritenga opportuno confermare anche per il 2023 l'estensione a 270 giorni, nelle procedure per l'erogazione degli incentivi per l'acquisto di veicoli non inquinanti, dei termini per la conferma dell'operazione e la comunicazione degli estremi dell'acquisto prevista per il 2022 dal decreto-legge n. 73 del 2022, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2022;

se si intenda valutare una riforma della struttura degli incentivi al fine di includere tutti i possibili acquirenti, non solo i soggetti privati, ma anche le persone giuridiche, senza le specificazioni attualmente previste.

(4-00091)

GASPARRI - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:

nel marzo 2018, durante la XVII Legislatura, assieme all'allora senatore Carlo Giovanardi, l'interrogante presentò un atto di sindacato ispettivo (4-08963, pubblicato il 23 marzo 2018) su "un'attività di dossieraggio attuata da soggetti pluri indagati", che si dichiaravano "collaboratori dei servizi segreti, con metodologie che vedono violate le norme costituzionali a difesa della riservatezza e dell'attività di un senatore in carica nell'esercizio delle sue funzioni, con grave nocumento della stessa attività parlamentare";

gli interroganti ricordavano che un certo Giuliano Michelucci, agli arresti domiciliari, in un interrogatorio davanti ai magistrati di Prato, aveva ammesso di non appartenere ai servizi "ma di aver svolto sin dagli anni '80 un "continuativo ruolo informativo" per uno 007 di nome Silvio Baldascini ed avergli riferito "informazioni riservate" su Pierluigi Boschi, padre dell'on. Maria Elena Boschi";

durante l'interrogatorio il signor Michelucci a domanda rispose: "in qualche altra occasione ho fornito ai servizi segreti, in persona del mio referente Baldascini, informazioni su esponenti politici italiani, tra cui l'On. Carlo Giovanardi di Modena, in relazione ad una vicenda giudiziaria che aveva coinvolto la Baraldi spa, senza sapere che utilizzo ne abbia fatto";

la vicenda a cui il signor Michelucci fa riferimento riguarda un'indagine che la DIA di Bologna, per quanto risulta all'interrogante, ha condotto per mezzo di intercettazioni telefoniche ed indirettamente ambientali, pedinamenti e monitoraggi dell'attività parlamentare, e specificatamente delle opinioni ripetutamente espresse dall'ex senatore Giovanardi in atti di sindacato ispettivo, interventi in Aula, in Commissione Giustizia ed in Commissione antimafia;

mentre era pendente in Senato la richiesta di utilizzare tale documentazione, Giovanardi, non più senatore in carica, è stato rinviato a giudizio, ma il Senato ha deliberato che tutta l'attività per il quale veniva processato riguardava esclusivamente opinioni non sindacabili in base al disposto dell'art. 68 della Costituzione, e pertanto il processo nei suoi confronti è stato sospeso avendo la Corte sollevato conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale;

nella XVIII Legislatura, il Governo è stato nuovamente interpellato da parte del senatore Quagliariello (con interrogazione 4-00257, pubblicata il 21 giugno 2018) che ribadiva la richiesta di conoscere come fosse stato possibile che il signor Michelucci, come puntualmente segnalato a suo tempo da Giovanardi alla Procura della Repubblica di Modena, potesse avere rapporti con i servizi risultando socio di personaggi che, qualificandosi come agenti dei servizi stessi, incassavano ingenti somme di denaro da imprenditori locali garantendo di essere in grado di ottenere provvedimenti amministrativi di riammissione in "white list" di aziende escluse a seguito di interdittive antimafia;

anche quest'ultima interrogazione non ha mai avuto risposta,

si chiede di sapere quali iniziative si intenda intraprendere per far luce su questa vicenda, a giudizio dell'interrogante inquietante, dalla quale risulta un'attività di dossieraggio attuata da soggetti pluri indagati, che si dichiarano informatori dei servizi segreti, con metodologie che vedono violate le norme costituzionali a difesa della riservatezza e dell'attività di un senatore nell'esercizio delle sue funzioni, con grave nocumento della stessa istituzione parlamentare.

(4-00092)

GELMETTI - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e della giustizia. - Premesso che:

in seguito alla conclusione del processo di primo grado sul disastro ambientale concernente la gestione dell'ILVA di Taranto, il gruppo Riva ha impugnato i decreti di liquidazione dei compensi dei custodi giudiziari dello stabilimento siderurgico poiché, a parere dei ricorrenti, la cifra quantificata dalla Corte d'assise è il risultato di un calcolo che ritengono non sia stato effettuato correttamente dai giudici;

nel ricorso presentato, più nello specifico, sono stati posti in discussione i criteri per stabilire i compensi utilizzati dalla Corte, che avrebbe calcolato le percentuali non già sui valori all'interno di ciascuno scaglione di riferimento, ma in una modalità difforme rispetto al dettato normativo;

considerato che:

sembrerebbe che gli importi siano stati determinati in rapporto al valore del compendio aziendale sequestrato in assenza di un tetto massimo;

a parere dell'interrogante una tale vicenda, se effettivamente corrispondente alla verità, oltrepasserebbe i confini della logica e del buonsenso, considerato che si tratta di risorse pubbliche e che esse sono già impegnate, in misura significativa, a favore dei commissari e di altri ausiliari a detrimento degli obiettivi di ripresa della produzione industriale e di rientro dalla cassa integrazione delle migliaia di lavoratori che da anni attendono un segnale,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto esposto;

se confermino la veridicità delle notizie richiamate e, in caso affermativo, se, nell'ambito delle rispettive competenze, possano fornire chiarimenti in merito ai criteri adottati per determinare gli importi liquidati in favore dei custodi giudiziari.

(4-00093)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

10ª Commissione permanente(Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale):

3-00097 della senatrice Camusso ed altri, sulla tutela dei lavoratori fragili dal COVID-19.

Risoluzioni da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 50 del Regolamento, la seguente risoluzione sarà svolta presso la Commissione permanente:

3ª Commissione permanente(Affari esteri e difesa):

7-00001 della senatrice Craxi, sul rispetto dei diritti delle donne in Iran e sulla repressione delle manifestazioni di protesta.