Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 321 del 28/04/2021
Azioni disponibili
RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente TAVERNA
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,31).
Si dia lettura del processo verbale.
GINETTI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Ci tengo a fare i miei personali auguri - ed immagino anche quelli dell'Assemblea - al sottosegretario Pierpaolo Sileri per la nascita del piccolo Michelangelo. (Applausi).
Discussione e reiezione delle mozioni di sfiducia individuale nn. 341, 342 e 343 nei confronti del Ministro della salute (ore 9,35)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni di sfiducia individuale 1-00341, 1-00342 e 1-00343 nei confronti del Ministro della salute, onorevole Speranza.
Ha facoltà di parlare il senatore Zaffini per illustrare la mozione n. 341.
ZAFFINI (FdI). Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, oggi l'atto di cui ci troviamo a trattare è una delle garanzie che attengono al ruolo dell'opposizione, evidentemente tutelato da una serie di spazi che Fratelli d'Italia intende onorare fino in fondo e completamente (qualora ce ne fosse stato il dubbio), anche riportando nella sede opportuna, a quindici mesi dalla dichiarazione dello stato d'emergenza, un'analisi lucida, ancorché purtroppo impietosa, dell'operato del Ministero e del Ministro in questa lunga vicenda che ha intrattenuto il popolo italiano, la nostra Nazione, le nostre attività economiche, le nostre libertà individuali, la struttura del nostro Servizio sanitario nazionale.
È del tutto evidente che questa sfiducia che sintetizza la mozione si riferisce all'intero complesso di cui il ministro Speranza rappresenta la punta della piramide. È del tutto evidente, come spiegheremo nel prosieguo del dibattito, che in questo momento la sfiducia è per tutti, perché in pari misura tutti hanno contribuito a quella che ad oggi è una situazione veramente eclatante, cioè un quadro pandemico con risultati drammatici, del quale l'Italia oggi è vittima. Pertanto, sia sul versante dei decessi, sia sul versante delle ricadute economiche, sia su quello della possibilità di vaccinare, oggi il Paese soffre di una serie di mancanze, manchevolezze, ritardi e inadempienze che paga pesantemente.
La vicenda a cui fa principalmente riferimento l'atto è quella del famoso, anzi famigerato piano pandemico, che ha intrattenuto trasmissioni televisive, talk show, commentatori, giornalisti, giornalai (chi più chi meno competente su questo argomento), ma che soprattutto oggi deve intrattenere l'Assemblea del Senato della Repubblica, cioè il Parlamento della Repubblica. Mi riferisco al fatto che, nel momento in cui è stata formulata la proclamazione dello stato d'emergenza a gennaio 2020, il nostro piano pandemico fosse datato 2006 e una decisione del Parlamento europeo che ne imponeva l'aggiornamento fosse stata totalmente disattesa. Questa vicenda peraltro oggi impegna anche la magistratura, quindi un Corpo dello Stato che sta indagando su quanto è accaduto.
Tuttavia, aldilà della competenza a indagare sui fatti, sulle dichiarazioni e sulle omissioni colpevoli, che evidentemente non è politica, quello che attiene alla politica è la banale circostanza di dover riconoscere che lo Stato italiano ha affrontato l'emergenza pandemica senza uno strumento assolutamente indispensabile, che semplicemente dicesse chi doveva fare cosa, tanto che il frutto e la conseguenza di quest'assenza di quadro normativo di riferimento, anche a livello di regolamenti, istruzioni, ruoli e competenze, ha determinato quella confusione, quella inadeguatezza e quel sovrapporsi di dichiarazioni e delle più disparate istruzioni, che ancora oggi esiste.
Per cui, signor Ministro, se questa può essere una qualche attenuante, io le dichiaro in questa fase che la mozione di sfiducia non è rivolta solo a lei... (Richiami del Presidente). Ho finito, Presidente.
PRESIDENTE. Ha finito anche il tempo, senatore Zaffini, la sto avvisando. Le ho dato un minuto in più.
ZAFFINI (FdI). Dicevo che la mozione di sfiducia è rivolta all'intero apparato a cui lei evidentemente doveva sovrintendere (circostanza che non è accaduta) e che ha fornito a lei e agli italiani una serie di informazioni, le più disparate e le più incompetenti, che ad oggi devono essere messe sotto la lente dell'accusa del Parlamento della Repubblica e del Senato della Repubblica. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Paragone per illustrare la mozione n. 342.
PARAGONE (Misto). Signor Presidente, signor ministro Speranza, lei è definito un rigorista. In altri linguaggi la contrapposizione era tra falchi e colombe, ma lei è un rigorista, ministro Speranza, perché è molto severo e molto duro nello scrivere e nel far rispettare le regole. Però, per essere rigoristi, bisogna anche avere un'intelaiatura morale ed etica degna del rigore che si vuole perseguire. E allora vediamo qual è il suo rigore morale ed etico, ministro Speranza.
Talvolta lo si capisce anche dai dettagli, per esempio quello di non sollevare lo sguardo mentre qualcuno parla di lei e con lei sulla mozione. Oppure il dettaglio di scrivere dei libri il cui titolo è: «Perché guariremo. Dai giorni più duri a una nuova idea di salute». Il problema non è scrivere i libri; il problema è scrivere i libri, portarli in libreria e poi farli ritirare dalla vendita, perché questo vuol dire che c'è una rete di amicizie e di protezione che in qualche modo avvolge il suo operato. Le assicuro che nel mondo editoriale non funziona così; si scrivono i libri e si avvia una catena aziendale, per cui quel libro arriva in libreria e deve essere venduto, perché quello è il core business di una casa editrice. Ma evidentemente lei ha una rete di amicizie che le consente addirittura questo passaggio. Io non credo che alla Feltrinelli si faccia sempre così; ma questo può essere un suo problema con la Feltrinelli.
Vi è però un altro problema: lei riesce sempre a prorogare e a prolungare l'inganno per cui finge di voler far sapere agli altri, ma poi nega loro la possibilità di conoscere. E quindi ritira tutto, non risponde, nasconde; la trasparenza non le appartiene. Ecco perché non può essere rigorista. Per essere rigoristi bisogna avere assolutamente nella trasparenza un imperativo. Tante volte ho cercato di interloquire con lei sulle mascherine, su quelle mascherine che per esempio avete anche timbrato con il logo della Presidenza del Consiglio dei ministri, forse perché erano realizzate da FCA (altri amici). Eppure non ha risposto. Abbiamo fatto altre interrogazioni sulle mascherine, sui ventilatori, insomma su tutto quel materiale su cui adesso stanno indagando molti magistrati. Avrebbe potuto coinvolgere il Parlamento, ma anche in questo caso ha preferito non rispondere alle interrogazioni, a meno che non fossero le interrogazioni degli amici. Questo è il problema: non rispondere ad altro che non sia appartenente a una rete di amicizie.
Tutto questo ovviamente sta creando un meccanismo per cui lei dovrebbe essere il detentore del rigore e della verità. Ma non è così; anzi, il vostro gioco è quello di nascondere, di non far sapere e poi di colpevolizzare quegli italiani che si stanno comportando in maniera esemplare.
Quelle mascherine, gli italiani è un anno che le mettono. Eppure magari stanno indossando delle mascherine, che avete fatto importare dalla Cina, di cui una su due non è efficace, in termini di protezione, come dovrebbe. Ci sono procure delle Repubblica che stanno indagando, ma lei non vuole far sapere agli italiani la verità: questo è il tema. (Richiami del Presidente).
Concludendo, signor Ministro, lo stesso vale anche per l'aggiornamento del rapporto pandemico, di cui lei era a conoscenza. Il tema non è se lei ha bloccato quel rapporto: no! Lei era però a conoscenza della gravità di quel rapporto e delle tensioni che stava generando, perché Ranieri Guerra le ha scritto e ha coinvolto la sua catena di comando. Quindi sapevate benissimo che il contenuto di quel rapporto stava creando subbuglio e tensioni all'interno della sua macchina ministeriale e dell'Organizzazione mondiale della sanità. Ancora una volta, però, lei, signor Ministro, ha assistito alla stessa operazione che ha fatto la Feltrinelli, ovvero far sparire i documenti. Ecco perché non dovrebbe essere più degno di fare il Ministro della salute. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la senatrice Granato per illustrare la mozione n. 343.
GRANATO (Misto) Signor Presidente, signor Ministro, la nostra mozione di sfiducia, presentata dal Gruppo Alternativa c'è, nasce non dalla volontà di strumentalizzare politicamente il momento di difficoltà suo e dell'intero Paese, ma dall'esigenza di ergersi a tutela dei diritti costituzionali dei cittadini, che oggi passano tutti dal diritto alla salute, che purtroppo non è adeguatamente tutelato all'interno del suo Dicastero. Lo dice l'inchiesta della procura di Bergamo, che è comunque solo la punta dell'iceberg dei tanti problemi, che purtroppo hanno comportato una mala gestione della pandemia in atto. Tale inchiesta ha infatti ormai accertato che, dal 2006, il piano pandemico non è stato aggiornato dal suo Dicastero, che lei non ha fatto nulla e che, purtroppo, gli alti dirigenti, sotto la sua supervisione, hanno anche tentato di occultare questi dati all'OMS, ma anche a tutti i cittadini. Questo è estremamente grave, perché si è interrotto il rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni, che in questo momento stanno dicendo loro che le attività economiche devono restare chiuse, che le scuole non possono funzionare a regime e che quindi il diritto al lavoro, alla salute e all'istruzione - tutti diritti costituzionali, che passano purtroppo dalla gestione del suo Dicastero - in questo momento sono irrimediabilmente compromessi.
Si sono registrati ritardi e inadempienze nell'acquisizione dei dati sui contagi, che comunque vengono sempre forniti in forma aggregata e quindi senza dividere tra i decessi di persone senza comorbilità e i decessi di persone affette da altre patologie. Si registra anche l'assenza di protocolli di cure domiciliari, perché se si fosse puntato, oltre che sui vaccini, anche su protocolli efficaci di cure domiciliari, magari tante morti si sarebbero potute evitare e tanti posti letto, destinati ai malati di Covid, si sarebbero potuti destinare invece ai malati di altre patologie, che non si stanno curando e che stanno morendo di altro.
Vogliamo inoltre parlare delle scuole? Le scuole sono rimaste chiuse da un anno e mezzo! Da un anno e mezzo le scuole si aprono e si chiudono, in maniera totalmente disordinata, in tutte le Regioni, ad arbitrio dei Presidenti di Regione, dei sindaci o degli amministratori locali. Ciò può avvenire per qualsiasi motivo, perché non c'è chiarezza sui criteri di chiusura. Il Governo, oltretutto, non impugna né le ordinanze illegittime di chiusura, né le ordinanze illegittime per la didattica à la carte, che può essere eventualmente disposta solo dal Ministero dell'istruzione. Il Governo è assolutamente inadempiente sotto tutti i profili e nelle garanzia dei diritti costituzionali dei cittadini e se ne dovrebbe andare a casa: non solo lei, signor Ministro, ma tutto il Governo.
Se vogliamo parlare di Calabria e Molise, ricordo, in particolare, che in Calabria adesso vige il secondo decreto emanato per la stessa Regione. Sono già oltre quattro mesi che il decreto è efficace, eppure il commissario Longo è stato affiancato dagli altri due subcommissari da neanche dieci giorni e mancano ancora quegli altri 25 membri dello staff, che non so quando lei, signor Ministro, si deciderà a fornire per poter adempiere a tutte le necessità del caso. La Calabria, infatti, purtroppo, è ultima tra le ultime Regioni per i livelli essenziali di assistenza (LEA). È in una situazione abbastanza simile anche il Molise.
Ministro, dico che ce n'è abbastanza per rimettere il suo mandato a quest'Assemblea, al Presidente del Consiglio e al Presidente della Repubblica.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
È iscritto a parlare il senatore Zaffini. Ne ha facoltà.
ZAFFINI (FdI). Signor Presidente, credo che l'approccio dell'Assemblea e dei colleghi a questo atto sia veramente vergognoso. (Applausi). Colleghi, non mi riferisco alla dignità che ognuno di noi deve al ruolo che ricopre e al compenso che riceve, ma agli oltre 100.000 decessi che ci sono stati dall'inizio di questa pandemia e per ciò che sta accadendo nel Paese. Tutto ciò deve essere almeno onorato dal ruolo; invece, l'approccio che c'è in quest'Assemblea e in questa maggioranza ipertrofica rispetto a un'analisi, che può essere anche non condivisa ma è assolutamente indispensabile a quindici mesi dall'inizio della emergenza, è vergognoso. È legato solo alla logica del banco, dello scranno. Ciò non fa onore né a quest'Assemblea, né al nostro ruolo, né a ciò che stiamo facendo come atto assolutamente necessario e, anzi, indispensabile nell'attività che esercita l'opposizione, cioè una mozione sfiducia individuale al Ministro della salute che dall'inizio della pandemia è stato il responsabile, suo malgrado, di tutto ciò che è accaduto.
Colleghi, oggi questo Ministro, questo Ministero e questo Paese si fregiano di un palmarès di onorificenze che rende invidia a Belzebù perché abbiamo il record dei decessi per milione di abitanti. Siamo peggio del Brasile! Abbiamo il record di abbattimento di PIL di tutti i Paesi occidentali e dell'Unione europea. Abbiamo costretto la nostra gente a stare per oltre quindici mesi reclusi senza un perché, senza una logica, con misure come il coprifuoco. Neanche il CTS si è sentito di avvalorarlo perché hanno detto di non essere stati interpellati.
Non abbiamo fatto ciò che chiedeva l'Organizzazione mondiale della sanità per il piano pandemico, ma non l'abbiamo fatto neanche per le famose tre T che sono l'ABC, la base, il due più due fa quattro della sanità soprattutto relativamente al testing, cioè il testare la presenza del virus. Noi ancora oggi non stiamo facendo i tamponi. Ancora oggi non abbiamo autorizzato i tamponi salivari, che sta utilizzando tutta Europa e che potrebbero essere indispensabili per la scuola, per tutte le categorie che devono far ripartire l'Italia.
È inutile che prepariate il PNRR, quando avete messo prona l'Italia, gli italiani e le nostre attività economiche. Oggi stiamo semplicemente cercando di capire cosa è accaduto.
La maggioranza, questa maggioranza, altro non fa che girare le spalle, chiacchierare e chattare sul telefonino. Questa è una cosa vergognosa, colleghi, perché noi abbiamo di fronte un quadro drammatico. Poi potremo decidere se questo comporta una responsabilità individuale del Ministro oppure no, ma non possiamo decidere che non ci interessa, perché questo è vergognoso!
Signor Ministro, come dicevo in chiusura del precedente intervento, lei non è l'unico responsabile e le posso anche dire che non è neanche il più responsabile. Non le faccio un complimento, perché lei, comunque, ha un incarico di vertice e questo non le rende onore. Lei è la punta di una catena di inefficienze di una drammaticità totale. Insieme a lei, noi oggi sfiduciamo il famigerato comitato tecnico scientifico, sfiduciamo l'Istituto superiore di sanità, sfiduciamo l'AIFA, che ancora oggi non si capisce cosa stia aspettando, per esempio, a validare i test salivari. Sfiduciamo Agenas, che non ha contribuito per nulla alla gestione di questa pandemia: è un convitato di pietra.
Noi oggi sfiduciamo un intero apparato, un Ministero che deve essere sollecitato dall'Aula del Senato a predisporre un protocollo di terapie domiciliari e che, per tutta risposta, rivolge un appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR. È vergognoso, signor Ministro! Ma chi lo ha deciso quell'appello?
Il Senato della Repubblica, all'unanimità, sollecita l'aggiornamento del protocollo per le terapie domiciliari, che lo ricordo, signor Ministro, prevedeva la vigile attesa e la tachipirina: davvero una cosa vergognosa! Il protocollo, a seguito del voto del Senato, viene aggiornato, ma non si capisce dove stia. Ieri l'ANSA ci ha detto che esiste, ma non si capisce dove sia, e ha dato anche delle anticipazioni riguardo ai monoclonali. Ebbene, il Ministero appella. Ma che appella? Ma chi decide queste cose? Ma è un pret-à-porter? È un self-service? È una Conad il Ministero? Ma cos'è? Chi è che decide? Il suo Capo di gabinetto, il direttore generale, uno dei dodici o tredici (non so neanche quanti sono)? È un apparato elefantiaco! Non si sa che cosa succeda lì dentro.
Noi siamo di fronte, cari colleghi, a una pandemia che è diventata endemica, oltretutto, in questo momento. Abbiamo anche fallito l'ultima spiaggia, l'ultima possibilità di uscire dalla trappola, la campagna vaccinale, che stiamo tuttora fallendo. Sui vaccini abbiamo lo scaricabarile sulle Regioni, su questo e sull'altro, su chi vaccina, sulle responsabilità, sui farmacisti sì o i farmacisti no.
Ancora oggi non abbiamo i vaccini. Signor Ministro, io ho ascoltato quando lei è venuto qui a vantarsi, ovviamente in buona fede, di questo famigerato accordo in sede europea, dicendoci che questo accordo ci avrebbe garantito tutto quello che sarebbe servito per fare una campagna vaccinale che, entro l'estate, avrebbe portato alla immunità di gregge. Ad oggi, abbiamo proprio squadernato sul tavolo della politica l'inconsistenza di questo accordo, l'incapacità di garantire almeno le consegne e la puntualità delle consegne.
Oggi, le Regioni, che comunque si sono adoperate per adottare dei piani di somministrazione, sono senza vaccini. La maggior parte è senza vaccini. Non è vero che non sono in grado di vaccinare. Le Regioni, dove più, dove meno, stanno somministrando l'80-90 per cento delle dosi ricevute. È così, basta guardare i numeri.
Rispetto a tutto questo, signor Ministro, oggi dobbiamo constatare che il percorso è stato costellato di errori: dai test che non sono stati fatti, ai trattamenti con le terapie domiciliari, al tracciamento, che abbiamo smarrito fin dall'inizio, fin dal primo momento. Ci siamo dichiarati sconfitti prima ancora di cominciare la battaglia, perché la famosa app Immuni, del suo uomo di fiducia Arcuri, è stata una bufala, un'autentica bufala.
Per non parlare del piano pandemico, per non parlare del protocollo delle terapie domiciliari. Per non parlare, signor Ministro, di tutto quello che c'è oltre al Covid-19, che è rimasto completamente sospeso.
Ci sono due milioni di follow-up oncologici sospesi. Si tratta di una situazione critica che gli italiani vivranno sulla propria pelle, dal punto di vista sanitario, per i prossimi vent'anni. Tutto questo si materializza oggi con un atto che finalmente costringe (uso questo termine, visto l'interesse dimostrato) l'Assemblea del Senato ad affrontare questi temi, che gli italiani sono costretti a vivere sulla propria pelle tutti i giorni.
Ministro Speranza, il suo Ministero, anziché occuparsi di mettere a disposizione terapie adeguate e adottare giusti provvedimenti di contenimento sanitario, è diventato il Ministero delle chiusure, perché ha agito solo sul versante delle costrizioni e restrizioni delle libertà individuali e di impresa. Tutto questo lo stiamo pagando adesso in termini di danno certo e reale e lo pagheremo in futuro anche in termini di lucro cessante, perché quando le economie di altri Paesi più attrezzati, pronti e bravi di noi ripartiranno, noi dovremo ancora smaltire tutto quanto accaduto in questi ultimi maledetti quindici mesi.
Colleghi, serve un sussulto di onestà intellettuale. Basta con le autoassoluzioni e con il dire che la pandemia è stata grave, pesante e drammatica (questo lo sappiamo tutti); anche l'inadeguatezza di questo Ministero e di questo Ministro è stata eclatante e sotto gli occhi di tutti. Spero che tutti quanti noi avremo l'onestà di riconoscerlo. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Guidolin. Ne ha facoltà.
GUIDOLIN (M5S). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, nessuno poteva immaginare che questa legislatura sarebbe stata connotata dalla capacità di reazione a una pandemia, né che avremmo perso 120.000 persone tra nonni, genitori, amici e anche figli.
Siamo stati chiamati ad avere come obiettivo quello di dare la priorità al Paese. Certo, forse non siamo stati perfetti, ma abbiamo affrontato una situazione drammaticamente inedita. Dopo dieci anni di tagli stimati in 37 miliardi di euro, il nostro Servizio sanitario nazionale non godeva di ottima salute. Da quando siamo arrivati al Governo, noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo invertito questa rotta, mettendo in campo ben 20 miliardi di euro per potenziare le nostre terapie intensive, promuovere nuove assunzioni, adeguare le strutture, acquisire mezzi di soccorso e molto altro.
Signor Ministro, l'impegno suo e quello delle forze politiche che le stanno a fianco sono sempre stati massimi, mettendo in campo tutte le risorse disponibili per affrontare questa pandemia e salvare così più vite possibili. È questo che deve essere fatto di fronte a questa malattia ed è questo che ha fatto ogni medico, infermiere e operatore sanitario negli ultimi mesi. (Applausi).
Provengo dal mondo socio-sanitario e, se non fossi stata qui, nell'anno di pandemia appena trascorso mi sarei sicuramente ritrovata a combattere in prima linea all'interno di qualche ospedale o RSA. La mia battaglia per dar voce agli angeli di questa pandemia sto invece cercando di farla qui.
Signor Ministro, credo che arrivati a questo punto dobbiamo dirci la verità. Se il sistema sanitario ha retto e sta reggendo, lo deve soprattutto all'alto - anzi, altissimo - livello del valore umano di tutto il suo personale e alle loro conoscenze, competenze, abilità ed empatia. Abbiamo tutti da imparare molto da questi nostri eroi, che ora ci chiedono di migliorare il sistema socio-sanitario del nostro Paese.
Negli ultimi vent'anni, abbiamo assistito ad un'evoluzione della sanità italiana e delle sue figure professionali che con i medici lavorano al loro interno. I protocolli sono sicuramente migliorati e anche le cure, grazie alla ricerca. Quello che invece non va è che piano piano il nostro sistema sanitario ha spalancato le porte al profitto, ai numeri e alle lobby. Dovrebbe bastare questo per farci capire che cosa non ha funzionato in Lombardia, ad esempio, o nelle RSA. Quello che rende grande il nostro Sistema sanitario nazionale non sono le strutture e il far quadrare i conti, che certo sono importanti, ma la formazione, la ricerca, il know how, in due parole le sue risorse umane. (Applausi).
Dobbiamo ricostruire un sistema sanitario che torni in primis a mettere al centro di ogni azione le persone e i loro bisogni e che si occupi di chi lavora al suo interno. Soddisfazione, formazione, giusto compenso, rispetto dei diritti: questo ci chiedono e invece ci troviamo qui, a discutere della sfiducia al ministro Speranza, tra l'altro presentata da chi, nelle ultime settimane, al Governo con la Lega, nella mia Regione, il Veneto, ha gettato nel caos infermieri e operatori socio-sanitari con la delibera n. 305, che per risolvere il problema della carenza di infermieri attribuisce all'operatore socio-sanitario alcune mansioni dell'infermiere che ha formazione universitaria.
Colleghi, vi consiglio di confrontarvi di più con il nostro personale socio-sanitario. I giovani non seguono la laurea in infermieristica perché, dopo un percorso di studi universitari, si ritrovano a lavorare nei reparti ospedalieri o nelle RSA demansionati e non mi si venga a dire che l'organizzazione dei reparti è compito dello Stato, quando sappiamo bene tutti che è in capo alle Regioni, con i suoi direttori generali, nominati da voi e Regioni che governate voi. (Applausi).
Ministro Speranza, quando sono entrata in politica la cosa che mi affascinava di più era l'idea di poter portare all'interno delle istituzioni i cittadini che, con le loro diverse competenze ed esperienze di vita, possono dare importanti contributi a favore della società. Ministro, noi ci siamo, siamo qui per risolvere i problemi, come ad esempio l'ingresso degli OSS nell'area socio-sanitaria e credo che solo unendo le forze riusciremo a dare quelle risposte che il nostro personale sanitario aspetta da decenni e che si merita. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ortis. Ne ha facoltà.
ORTIS (Misto). Signor Presidente, intervengo perché ritengo che il ministro Speranza abbia gravi responsabilità sulla gestione delle emergenze a livello nazionale e, nel perimetro delle proprie competenze, a livello locale, come anche nel mio Molise, dove la sanità è paralizzata da un commissariamento pluridecennale e la medicina territoriale è stata malamente abbandonata. Chiaramente, le colpe non sono ascrivibili esclusivamente al Ministro qui presente, essendo anche frutto dei danni provocati dalla scellerata riforma del Titolo V, riforma che ha portato i politici che si sono ritrovati a vestire i panni di Ministri della salute a trincerarsi dietro ai tecnici per controllare i piani sanitari, per stabilire dove aprire e dove chiudere, per definire le assunzioni del personale e il relativo turnover. Politici che di fatto non fanno i Ministri ma - perdonatemi il termine - i passacarte, sempre pronti ad ignorare le istanze dei territori.
Ma torniamo a noi: mentre il Ministro andava in televisione a dire che va tutto bene, madama la marchesa, il commissariamento della Regione Molise ha prodotto un aumento esponenziale del disavanzo del servizio sanitario regionale, passato da poco più di 15 milioni a 103 milioni. Non solo, ma il tavolo tecnico per il rientro del deficit sanitario ha rilevato anche il mancato controllo per l'extrabudget ai privati convenzionati, il più volte segnalato ritardo per il nuovo piano operativo sanitario e la mancanza del piano Covid in una Regione, il Molise, che ha avuto un incremento di vittime tra la prima e la seconda ondata del 1.700 per cento, passando da poco più di 20 a oltre 400 decessi.
Eppure il Ministro ha sempre saputo quale fosse la gravità della situazione nella mia Regione sia da parte dei commissari, sia da parte del tavolo tecnico e anche e soprattutto per mezzo degli atti di sindacato ispettivo. Per esempio a Termoli era stato allestito un ospedale da campo, ma mancando i medici, la struttura non era in condizioni di funzionare. Il Governo avrebbe quindi dovuto fornire le risposte necessarie per garantire l'assistenza sanitaria e la dignità ai pazienti Covid, come ho ricordato nella mia interrogazione del 12 marzo. Inoltre i posti letto aggiuntivi di terapia intensiva sono stati realizzati in Molise con ritardi abissali; parliamo di moduli esterni agli ospedali, ultimati solo lo scorso 23 aprile a Isernia e pochi giorni prima a Termoli e a Campobasso, il capoluogo.
La mia è probabilmente l'unica Regione in cui nessun piano di riorganizzazione e potenziamento della rete ospedaliera in ottica anticoronavirus sia stato realizzato, come ricordato al Ministro nella mia interrogazione del 26 marzo.
Il Molise ha sofferto nel disinteresse generale per la disorganizzazione e il mancato coordinamento tra le autorità preposte al contenimento della pandemia, con liti e rimpalli di responsabilità senza fine tra il presidente della Regione, i vertici della Azienda sanitaria regionale del Molise (Asrem) e la struttura commissariale. Ho recapitato un disperato promemoria di tale situazione al ministro Speranza il 21 gennaio scorso, quando sono arrivato addirittura a incatenarmi fuori dal Ministero della salute per pretendere attenzione verso la mia Regione e i miei concittadini, ignorati e trattati come persone di serie B.
Esprimerò quindi un convinto voto favorevole sulla mozione di sfiducia oggetto della discussione odierna.
Concludo con un'amara riflessione: in questi lunghi mesi di emergenza sanitaria l'Italia ha avuto l'occasione storica di rimodulare i rapporti di forza tra Stato e Regioni, riaffermando le prerogative del Governo centrale sull'anarchia regionale e regionalistica. Avremmo potuto ridurre drasticamente il ricorso alla sanità privata, ormai utilizzata anche per prestazioni non specialistiche, che potrebbero essere seguite tranquillamente dai servizi sanitari regionali di tutto il territorio nazionale solo se si facessero funzionare i reparti degli ospedali pubblici italiani, assicurando in tal modo il diritto alla salute sancito dalla Costituzione. Avremmo potuto riaprire gli ospedali che servivano e non è stato fatto; avremmo potuto assumere a tempo indeterminato medici e operatori sanitari che ci servivano anche prima del coronavirus e invece li abbiamo assunti a tempo determinato, come se dopo non servissero più. Nulla è stato fatto, nemmeno la pandemia globale ci ha fatto capire quello che serve alla sanità italiana. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Boldrini. Ne ha facoltà.
BOLDRINI (PD). Signor Presidente, la mozione di sfiducia che ci apprestiamo ad esaminare è di tutta evidenza un atto pretestuoso, intriso di demagogia e populismo, che rientra però nelle prerogative dell'opposizione. È indubbiamente vero che il numero dei decessi nel nostro Paese è tra i più alti al mondo, ma è altrettanto vero che siamo stati i primi in Occidente ad essere colpiti da una pandemia sconosciuta, subdola e pericolosa, che non ha avuto precedenti. Siamo stati quindi i primi ad avere questa mannaia sulla testa. Abbiamo fatto da apripista ad altri Paesi; alcuni fin da subito hanno seguito le nostre procedure, altri hanno prima criticato il sistema italiano, per poi fare marcia indietro e riconoscerne la validità. Conosciamo tutti l'esempio del Regno Unito; prima ha puntato all'immunità di gregge, successivamente Boris Johnson ha introdotto il lockdown, come tutti gli altri Paesi, ed è stato poi il primo Paese, dall'8 dicembre, a vaccinare le persone. Si è trattato quindi di una retromarcia. Nessuno però ha chiesto le sue dimissioni, nessuno ha chiesto le dimissioni del Ministro della salute inglese.
È necessario mettere in evidenza che quando un fenomeno è in corso, come quello che stiamo vivendo, non si può fare un esperimento e neppure identificare una variazione esogena facilmente misurabile. Non esiste un precedente. L'unico modo per cercare di capire è la comparazione tra unità di analisi diverse ed è quello che è successo.
I sistemi messi in atto da Italia, Spagna e Regno Unito da una parte (lockdown più restrettivi, meno terapie intensive, medicina territoriale meno capillare), e Germania (lockdown soft, almeno fino al novembre 2020, 28.000 posti in terapia intensiva, rete medicina territoriale capillare) e Svezia dall'altra (nessun lockdown e rete medicina territoriale) hanno dato i medesimi risultati, come mostrano i dati in merito. Tra l'altro nessuno qui dice che c'è una variante importante. Sono proprio le varianti, la variante inglese, la variante indiana ultimamente e la variante brasiliana.
Sono quelle che hanno messo di nuovo alla prova gli scienziati nel trovare soluzioni che prima non c'erano; si pensava solo al Covid, non alle sue varianti. Anche a livello europeo non esistevano linee guida per la registrazione dei dati pandemici prima dell'arrivo del Covid; non era mai successo, quindi nessuno ci aveva ancora pensato. Questo è un altro tema da considerare.
Le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità sono cambiate nel tempo a causa dell'evolversi della pandemia e lasciano spazio ad applicazioni difformi nei diversi Paesi. In effetti ciascun Paese ha cercato di fare il meglio per la propria popolazione.
Il modo in cui nei primi mesi del 2020 abbiamo affrontato la pandemia è stato riconosciuto a livello internazionale - lo dicevo anche prima - dai singoli Stati, dall'OMS, dalla stampa internazionale. Ora, a detta dei colleghi, sembra tutto uno sfascio, tutto un fallimento, su tutti i fronti.
La gestione del ministro Speranza sin da subito è stata lucida e fortemente determinata; il suo unico faro guida è stata la salvaguardia della salute e la sicurezza pubblica, in parallelo con la scienza. Probabilmente sono stati fatti errori - è indubbio - stante la non conoscenza e prevedibilità del fenomeno pandemico; però l'azione politica del Governo, prima Conte 2 e ora Draghi, e in particolare del Ministro della salute è stata indirizzata a mettere in salvo la popolazione, la più fragile, quella ricoverata nelle strutture sanitarie (Applausi) e proteggere il Servizio sanitario nazionale, che dobbiamo sempre ringraziare; svuotare con le prime vaccinazioni le strutture che ormai erano in sofferenza per meglio fronteggiare l'offensiva del Covid.
Gli stessi governatori delle Regioni - ricordiamolo - anche di diverso colore politico rispetto a quello del Ministro ne hanno apprezzato lo spirito di collaborazione e la proattività.
Il collega Zaffini prima nell'illustrazione ha detto che la mozione di sfiducia è rivolta all'intero apparato. Allora anche le Regioni fanno parte dell'apparato, perché ricordiamo che a disattendere le indicazioni anche sulle vaccinazioni sono state le Regioni (Applausi). Avete visto che cosa è successo con le vaccinazioni: ognuno ha vaccinato le categorie che più gli sembravano idonee. Quella categoria «altro», poi, parla per tutte. Quindi, se decidiamo di sfiduciare, dobbiamo farlo rispetto a tutto quello che si è fatto e che si sta facendo.
Signor Ministro, le rinnoviamo ulteriormente la fiducia perché in quello che lei ha fatto ha sempre tenuto in considerazione - come ha sempre detto - l'articolo 32 della Costituzione, ovvero prima di tutto la salvaguardia della salute. È ovvio che l'economia, purtroppo - lo vediamo - ne ha risentito fortemente, è in parallelo negativo di quello che sta succedendo. L'apparato può avere fatto degli errori, lo sappiamo, d'altra parte non c'è un precedente, ma credo che dagli errori bisogna imparare. Ecco perché credo che rispetto a tutto quello che in questo momento stiamo annotando, che di sbagliato può essere stato fatto - immagino non assolutamente per dolo - lo dobbiamo recuperare.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza può essere un'ulteriore nuova occasione per rafforzare il nostro sistema sanitario, però sono tante le componenti e gli attori che devono farlo insieme a noi, insieme a lei, Ministro, finché faremo parte di questo Parlamento, che ha sempre cercato di darle dei suggerimenti. Lo abbiamo fatto - prima un collega lo ha sottolineato - anche con ordini del giorno votati all'unanimità, proprio perché ritenevamo che le criticità, lo ribadisco, sono emerse perché non c'era un precedente. Abbiamo voluto darle suggerimenti, quindi il Parlamento ha fatto la sua parte, anche proattiva, rispetto alla sua attività. Credo che si debba tenerlo nella dovuta considerazione.
Oggi si chiede la sfiducia di un Ministro che si è dato tanto da fare, come tutti gli altri, d'altronde; anzi, personalmente lo ringrazio perché ho avuto l'idea di mettere insieme anche l'Europa (Applausi) perché i contratti per i vaccini sono stati scelti proprio dal ministro Speranza per evitare che ci fosse confusione. D'altra parte, vediamo tutti la confusione che c'è anche solo per l'acquisizione dei vaccini, ma anche per i certificati verdi; oggi abbiamo dato il parere, in modo tale che almeno l'Europa vada avanti insieme, in maniera uniforme, così come è stato fino ad ora.
Sono certa che ne verremo fuori, ma dobbiamo avere tutti un po' di coscienza. Ce la stiamo mettendo tutta. È vero, da soli non si arriva da nessuna parte, tutti insieme ce la possiamo fare.
Rinnoviamo pertanto la fiducia al nostro ministro Speranza. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Quagliariello. Ne ha facoltà.
*QUAGLIARIELLO (Misto-IeC). Signor Presidente, signori del Governo, signor Ministro, i senatori della componente Idea-Cambiamo voteranno contro le tre mozioni di sfiducia nei suoi confronti.
Lo faranno per tre motivi, il primo dei quali riguarda l'istituto della sfiducia individuale. Siamo sempre stati contrari e siamo contro lo spezzatino di responsabilità che questo istituto produce. Se non ci sono casi gravissimi, riteniamo che il Governo debba avere un andamento unitario e la responsabilità debba essere del primus inter pares, che dovrebbe anzi avere la possibilità di formarsi la propria squadra. Le riforme delle istituzioni sono ad un punto morto, ma non c'è alcuna ragione per fare dei passi indietro se non si riescono a fare dei passi avanti.
La seconda ragione riguarda la sua persona, signora Ministro; anzi, innanzitutto riguarda la persona. Da liberali siamo contro i capri espiatori; con la sua persona sono stati identificati - è stato anche detto in quest'Aula - il Governo, l'Aifa, il Comitato tecnico-scientifico e così via, ma noi siamo perché le responsabilità siano individuali. Inoltre, in una fase nella quale la memoria, compresa quella recente, non appartiene alla politica, voglio invece darle atto di una cosa: nel momento più buio di questo Parlamento, quando dei DPCM si apprendeva dalla televisione e venivamo in quest'Aula ignari di tutto, lei è stato uno dei pochi che ci ha messo la faccia e che ha cercato un rapporto con l'Assemblea. Noi di Idea e Cambiamo questo non lo dimentichiamo. Al momento non ci sono ragioni che fanno riferimento alla sua persona che possano in qualche modo elidere quel rapporto di fiducia e anche la sensazione che abbiamo avuto in quella fase buia per il nostro Paese e più buia di oggi per il nostro Parlamento.
La terza ragione è che in tempi eccezionali è necessario distinguere tra un rapporto di fiducia e una critica legittima, e noi nei suoi confronti vogliamo esercitare una critica legittima. Forse più di chiunque altro, anche per ragioni biografiche, so quanto la sua sensibilità sia diversa dalla nostra; non vestiamo la stessa maglietta ma oggi facciamo parte della stessa nazionale, perché evidentemente le ragioni del club di fronte alla tragedia che stiamo vivendo vanno messe da parte.
Lei non sentirà mai da nessuno di noi parlare di cose di cui non abbiamo piena nozione, come quelle che fanno riferimento alla dimensione scientifica di questa pandemia. Noi non discutiamo quale sia il peso che i cittadini italiani dovranno sopportare; questo è qualcosa che innanzitutto il Governo ha il diritto e il dovere di determinare. Noi discutiamo però come questo peso debba essere ripartito.
Signor Ministro, le ho sentito fare un ragionamento sulla scuola che più o meno suona così: quello della riapertura delle scuole non è un rischio zero, ma lo dobbiamo sopportare perché le negatività che noi e gli studenti dovremmo subire se questo rischio non lo sopportassimo sarebbero ancora più gravi. Ebbene, questo ragionamento empirico e approssimativo, che noi condividiamo, bisogna farlo sempre, anche quando vi sono gli interessi di categorie che magari alla sua parte non sono simpatiche. E se si determina che si riaprono teatri e cinema a condizione di mantenere una distanza di due metri, questo stesso ragionamento si deve fare anche per le trattorie, magari quelle che si trovano a un'altitudine tale per la quale evidentemente sia difficile pensare di poter offrire un servizio soltanto all'aperto. L'unità nazionale è infatti anche questo: tenere conto di tutti gli interessi, quelli che fanno riferimento e sono più vicini alle proprie sensibilità e quelli che sono più lontani.
Noi su questo, signor Ministro, ci prendiamo tutto il diritto di criticarla, nella speranza di poter incidere sulle sue decisioni e su quelle del Governo. Sappiamo però distinguere queste critiche, che riteniamo legittime, dall'esistenza di un rapporto di fiducia e per questo le confermo che il nostro voto sarà contrario su tutte e tre le mozioni. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Fattori. Ne ha facoltà.
FATTORI (Misto-LeU). Signor Presidente, grazie di avermi lasciato spazio. Mi scuso per il ritardo, ma il Grande raccordo anulare è bloccato dagli ambulanti che stanno manifestando: al di fuori di queste Aule c'è qualcuno che sta facendo cose più serie che sfiduciare il Ministro della salute in piena pandemia.
Il ministro Speranza è sotto attacco ormai da varie settimane; dopo che la destra di questo Paese si era dedicata a far cadere il Governo Conte con scuse pretestuose, adesso l'attacco si è spostato sul ministro Speranza. È un attacco anche abbastanza volgare e scontato, visto che si avvale di tutte le trasmissioni afferenti a quella parte politica.
Nonostante noi, come Sinistra Italiana, siamo in opposizione, annuncio fin da ora che il voto sulle mozioni di sfiducia sarà contrario, per vari motivi. In primo luogo, perché non si cambia Ministro della salute nel bel mezzo di una pandemia; un Ministro che, tutto sommato, ha fatto quello che poteva durante una pandemia che - ricordiamo - ha colpito soprattutto la Lombardia e le Regioni governate proprio dal centrodestra. (Applausi).
Se facessimo dei calcoli, l'Italia sarebbe agli ultimi posti come conseguenze della pandemia e come numero di morti, se non fosse per la bellissima Lombardia, che viene supportata così tanto da quella parte politica. (Applausi).
La Regione Lombardia ha sbagliato quasi tutto: ha sbagliato sia nel contenimento della prima fase; ha sbagliato nel voler tenere aperto a tutti i costi; ha sbagliato il piano vaccinale; si è addirittura sbagliata sui dati e si è lamentata col Governo perché è stata piazzata in zona rossa per colpa dei dati sbagliati. E lasciamo perdere le indagini.
Molto è stato detto sul piano pandemico. È vero, probabilmente il piano pandemico non era aggiornato, ma esisteva e la magistratura accerterà se i disastri della Lombardia sono avvenuti perché quel piano pandemico non è stato rispettato dalla Regione Lombardia. Nulla giustifica l'assenza di mascherine in un ospedale, nulla giustifica la decisione di mettere i pazienti affetti da Covid-19 nelle RSA, nulla, neanche un piano pandemico non aggiornato. Sono le misure e le azioni di base che una Regione deve intraprendere quando arriva una pandemia.
Detto questo, spero che questa Assemblea si occupi di cose più serie.
Al ministro Speranza raccomando, pur se sotto attacco, di non cedere a quella parte politica, che vuole solo portare avanti un modello di sanità pubblico-privato come quello lombardo, che ha fallito. (Applausi).
È fallimentare e non vogliamo replicarlo, quindi non ceda a quella parte politica. Ci spieghi invece, ministro Speranza, il rischio calcolato; deve portare in quest'Aula i calcoli, perché quando si parla di rapporto rischio-beneficio non si sa mai di chi sia il rischio e di chi il beneficio: molto spesso a rischiare sono i poveracci e a beneficiare sono quelli che beneficiano sempre. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Toninelli. Ne ha facoltà.
TONINELLI (M5S). Signor Presidente, colleghi, appena ho saputo che Fratelli d'Italia presentava una mozione di sfiducia per la gestione del Covid-19, mi sono detto, da lombardo, che era mio preciso dovere intervenire in Aula.
Un partito che chiede ad un Ministro di fare le valigie e di andarsene a casa non solo dovrebbe avere valide ragioni per farlo, ma dovrebbe anche possedere le soluzioni ai problemi che il Ministro interessato a suo avviso non ha.
Andiamo, allora, a vedere come stanno realmente le cose. Chi oggi si straccia le vesti in Aula fa parte di quei partiti che governano la Lombardia da oltre un ventennio; la Lombardia dei record negativi nella gestione politica della sanità, che ha messo in fila tremendi errori e manchevolezze, tali da renderla la peggiore d'Italia in tutto, purtroppo anche nel numero di morti per Covid-19. Sono quelli che governano la Sicilia, dove per mesi i morti sarebbero stati prima taciuti e poi spalmati per evitare di portare la Regione in zona rossa; una vicenda per la quale si è dimesso addirittura l'assessore alla salute Razza, vicino a Fratelli d'Italia. Sono gli stessi che governano la Calabria, la Basilicata, l'Abruzzo o la Sicilia, ultime per percentuali di dosi di vaccino somministrate. È forse questa la loro idea di competenti al potere?
Ma dietro quelle firme in chiaro sulla mozione di sfiducia ci sono tanti che non hanno messo il loro nome, ma non perdono occasione per attaccare quotidianamente il Governo di cui fanno parte ed insieme al quale prendono decisioni. Lo fanno raccogliendo firme contro il coprifuoco, come se agli altri membri del Governo il coprifuoco piacesse, o come se non si sapesse che tra pochi giorni verrà revisionato. Lo fanno quotidianamente attraverso giornali e TV, spudoratamente schierati, quando non addirittura posseduti da qualche parlamentare del centrodestra, sempre uniti e compatti a riportare falsità e mistificazioni, dimenticandosi che ci sono Regioni del loro colore politico dove negli anni sono state fatte scelte scellerate che hanno smantellato la sanità territoriale, lasciando solo macerie nel pubblico e praterie per i privati; Regioni la cui classe politica ha saputo partorire, come massimi esponenti, persone come quel Formigoni, condannato in via definitiva per corruzione, a cui oggi lo stesso centrodestra sta cercando in tutti i modi di ridare il vitalizio. (Applausi).
A loro il vitalizio, a tutti gli altri lombardi invece l'attesa di un anno per poter fare una visita oncologica. Mi domando che cosa sarebbe accaduto se questo modello fallimentare, applicato alle loro Regioni, fosse stato applicato all'intero Paese, magari con un Ministro della salute come quel Borghi della Lega che solo pochi giorni fa diceva che avrebbe tenuto tutto aperto fin dal marzo 2020. Forse saremmo nella stessa condizione catastrofica che sta vivendo il popolo brasiliano, guidato dal loro amico Bolsonaro. Questo è il curriculum politico di chi attacca il Governo. Sia chiaro che nessuno al Governo deve sentirsi intoccabile, ma considerati questi suoi detrattori, ministro Speranza, non possiamo che essere felici che non stiano ricoprendo il suo ruolo in questo periodo.
La mia onestà intellettuale mi impone però di ammettere che alcune cose dovevano essere gestite in maniera differente. Sto parlando della scarsa trasparenza sulla vicenda del mancato aggiornamento del Piano pandemico nazionale e del caos che si è scatenato attorno al rapporto sull'Italia stilato dall'OMS, prima pubblicato e poi subito ritirato. Ormai, purtroppo, sappiamo tutti di una certa sciatteria ministeriale e cito le parole del suo vice: dal 2006 nessuno al suo Ministero ha aggiornato il Piano pandemico nazionale. Su questo ingiustificabile ritardo non si può tacere. È giusto, anzi doveroso, che quando un Ministro scopre fatti e persone che non vanno bene all'interno del Dicastero agisca in trasparenza e si adoperi per risolvere la situazione con coraggio, incurante dei rischi. Io lo feci, ad esempio, desecretando i famigerati contratti di concessione autostradale, con i relativi allegati, per trasparenza verso i cittadini dopo anni di segreti. Lei lo faccia, nel suo ambito, sul piano pandemico.
Signor Ministro, il MoVimento 5 Stelle sa che lei ha lavorato in condizioni di assoluta difficoltà e ci aspettiamo che lo faccia con ancora maggiore incisività, affinché si possa uscire da questa drammatica pandemia e tornare a vivere e lavorare come un tempo, ma ci aspettiamo da lei anche la massima trasparenza, presupposto imprescindibile della migliore politica. (Applausi).
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI (ore 10,34)
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Ha chiesto di intervenire il ministro della salute, onorevole Speranza. Ne ha facoltà.
SPERANZA, ministro della salute. Signor Presidente, onorevoli colleghi, conformemente a quanto previsto dall'articolo 94 della nostra Costituzione e dall'articolo 161 del Regolamento del Senato, si discutono oggi le mozioni di sfiducia presentate da 33 senatori. Affronto questo dibattito e il voto finale dell'Aula con il rispetto che si deve a tutte le iniziative parlamentari e con la consapevolezza di avere ogni giorno servito il mio Paese con disciplina ed onore, attraverso questi mesi terribili. (Applausi).
Il 5 settembre 2019 ho giurato come Ministro della salute di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione. Ogni giorno ho tenuto fede a questo giuramento, facendo tutto quanto in mio potere, tutto quanto nelle mie forze, per difendere la salute degli italiani. È stato ed è questo il mio dovere costituzionale, il faro che mi guida in ogni scelta e in ogni azione (Applausi). Ho ribadito lo stesso giuramento il 13 febbraio 2021 quando, confermato in questo ruolo dal presidente Draghi, ho continuato ad operare senza sosta per il Paese contro questo virus tremendo.
Nessuno di noi dovrebbe mai dimenticare che il nemico è il virus e che occorre essere più uniti che mai nel combatterlo, resistendo alla tentazione di trascinare la pandemia su di un terreno improprio. È con amarezza che vedo nelle ultime settimane prevalere invece lo scontro politico, spesso anche alimentando un linguaggio di odio che non può mai essere accettato. Si afferma il tentativo di sfruttare l'angoscia di tanti italiani per miopi interessi di parte (Applausi). Questo è profondamente sbagliato, perché produce danni enormi, non a me o al Governo di cui faccio parte, ma all'intero Paese, che invece deve restare unito in un passaggio così delicato. Questo ci ha chiesto il presidente Mattarella quando ha proposto a tutti noi di sostenere il nuovo governo Draghi; questo ho sempre ribadito in ogni mio intervento in Parlamento e questa rimarrà sempre la mia posizione: unità, unità, unità!
Al Paese e al Parlamento ho sempre detto la verità e continuerò a farlo. Considero quindi questa discussione un'opportunità per rispondere puntualmente nel merito, nella sede più appropriata e con rigore, a contestazioni che nel corso delle settimane si sono susseguite con un certo disordine. Lo farò riavvolgendo il nastro dei principali avvenimenti che abbiamo attraversato dalla fine di dicembre del 2019 e ricostruendo la sequenza delle decisioni più rilevanti adottate per fronteggiare questo virus forte, invisibile e sconosciuto. Una lettura unitaria, che tenga insieme eventi, tempi, evidenze scientifiche, contesto internazionale, è fondamentale; una lettura decontestualizzata e parziale non spiega nulla. Senza dilungarmi in troppi preamboli, intendo da subito soffermarmi sui due principali argomenti affrontati nelle mozioni: il Piano pandemico antinfluenzale del 2006 e lo studio dell'ufficio dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) Europa di Venezia finanziato dal Kuwait.
La contestazione meno pertinente riguarda il mancato aggiornamento del Piano pandemico antinfluenzale. È un tema che va affrontato con grande serietà, evitando di piegarlo alla polemica politica, come purtroppo è avvenuto nelle ultime settimane, anche perché viene da molto lontano. Tutte le mozioni sottolineano come il Piano non sia stato aggiornato secondo le linee guida dell'OMS per molti anni; fanno riferimento, quelle mozioni, a centottanta mesi durante i quali si sono alternati sette Governi con diverse maggioranze parlamentari (Applausi). Tutti i Gruppi di quest'Assemblea, nessuno escluso, compresi anche quelli che hanno presentato le mozioni oggi in discussione, hanno sostenuto alcuni di questi Governi. Troppo facile far finta oggi di non vedere! (Applausi) Io ho fiducia e rispetto per il delicato lavoro che sta svolgendo la magistratura. Credo fermamente, convintamente, da cittadino italiano prima ancora che da Ministro, che chiunque, nessuno escluso, abbia avuto responsabilità in questi mesi così difficili, dai vertici dell'OMS fino al sindaco del più piccolo Comune del nostro Paese, debba essere pronto a rendere sempre conto delle proprie azioni. Questa è la forza e la bellezza di una grande democrazia come la nostra.
Quanto, invece, alle responsabilità politiche, non sono io a dovermi difendere. Come dicevo, ho giurato al Quirinale il 5 settembre 2019 e posso dire a testa alta che adesso il piano pandemico antinfluenzale aggiornato c'è ed è stato approvato all'unanimità in Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano.
Quello che non è stato fatto in molti anni è stato invece realizzato in pochi mesi, proprio durante il mio mandato. (Applausi). E quello approvato è un documento importante, anche e soprattutto per l'impostazione fortemente operativa e per la chiara definizione di compiti, ruoli e responsabilità che vi sono riportati.
Il lavoro per organizzare e migliorare la risposta del Paese al Covid non si è mai fermato, neanche nei mesi in cui alcuni abbassavano la guardia. È dell'11 agosto il documento pubblicato dal Ministero della salute «Elementi di preparazione e risposta al Covid-19 nella stagione autunno-invernale», mentre il 12 ottobre è stato pubblicato il manuale «Prevenzione e risposta al Covid-19: evoluzione della strategia e pianificazione della fase di transizione per il periodo autunno-invernale» (anche questo documento è stato approvato all'unanimità in Conferenza Stato-Regioni).
Sul piano pandemico antinfluenzale del 2006 e sulla sua applicazione tornerò più avanti, nel corso del mio intervento. Prima intendo affrontare il caso del documento dell'ufficio OMS Europa di Venezia, finanziato dal Kuwait, anch'esso richiamato nelle mozioni presentate. Occorre innanzitutto fornire un'informazione importante di natura preliminare: durante le emergenze sanitarie, una delle principali modalità operative dell'OMS e dell'ECDC è rappresentata dalle cosiddette country visit (visite ai Paesi colpiti). Una delegazione composta esclusivamente da esperti di alto profilo di queste organizzazioni si reca in un Paese membro per effettuare una verifica tecnica indipendente; è sulla base di questo lavoro svolto sul campo che vengono definite alcune raccomandazioni per migliorare la risposta della Nazione visitata alla diffusione dell'infezione.
Veniamo quindi allo svolgersi dei fatti. Primo: OMS ed ECDC vengono in Italia per una visita dal 24 febbraio al 4 marzo, tre giorni dopo la scoperta del cluster di Codogno. Gli esiti di questa missione vengono trasmessi formalmente al Governo italiano il 12 marzo 2020. Secondo: il report a cui invece si è fatto riferimento sulla situazione dell'Italia arriva soltanto a metà maggio. Comprendere la differenza tra la visita e il report è fondamentale per dare il giusto peso alla questione sollevata nelle mozioni. La visita infatti produce un documento con raccomandazioni e indicazioni, anche operative, per la Nazione oggetto della missione. Il report invece è uno studio rispettabile il cui fine è far circolare nella comunità scientifica dati e analisi sulla situazione del Paese e di ogni singola Regione. L'OMS e l'ECDC, con i quali abbiamo avuto e abbiamo rapporti costanti e positivi, ci hanno indicato le loro raccomandazioni operative in seguito alla visita del 24 febbraio-4 marzo; quelle valutazioni, pur avendo carattere non vincolante, rappresentano le indicazioni all'Italia che noi abbiamo prontamente valorizzato. Il report al centro della polemica è invece successivo e non ha una ricaduta operativa nella gestione della pandemia; non ha infatti indicazioni di natura operativa. Non è un caso che la visita avvenga pochi giorni dopo Codogno, mentre il documento tanto discusso viene pubblicato il 13 maggio, dopo il lockdown, quando la curva del contagio della prima ondata era già stata appiattita. Questi sono i fatti di rilievo.
La scelta di pubblicare e poi ritirare quel documento viene assunta esclusivamente dall'OMS, nella sua piena autonomia, che noi rispettiamo, anche nelle sue diverse articolazioni e nel dibattito interno che con evidenza vi è stato a questo proposito tra dirigenti dell'OMS in palese contrasto tra loro. Ma una cosa è certa: non c'è nessuno dei protagonisti di questa vicenda che affermi il contrario. Le scelte relative al dossier sono autonome dell'OMS. L'OMS, di cui è parte la sede di Venezia che propone lo studio in discussione, ha chiarito che il report è stato ritirato per inesattezze fattuali; tra gli errori rilevanti, quello relativo alla timeline dell'epidemia in Cina. La stessa OMS Europa, in un comunicato ufficiale del 14 dicembre 2020, ha dichiarato che in nessun momento il Governo italiano ha chiesto all'OMS di rimuovere il documento. Mi sembra una posizione molto chiara, che pone fine a ogni ulteriore speculazione. (Applausi).
Veniamo così alla ricostruzione dell'emergenza sanitaria. Ripercorrerò i passaggi salienti delle enormi difficoltà che abbiamo vissuto e delle misure che abbiamo adottato. Il Ministero della salute ha sempre considerato la serietà della situazione. Sarebbe molto facile per me, in quest'Aula, oggi, sottolineare che non si può contemporaneamente criticarmi perché avrei sottovalutato la gravità della situazione e, al tempo stesso, contestarmi per aver seguito sempre la linea della massima prudenza (Applausi) e che è contraddittorio lamentare l'assenza di un'efficace strategia di contenimento del virus e, nel contempo, chiedere ripetutamente di cancellare le misure più severe adottate dal Governo, proprio per contenere il virus. (Applausi).
Preferisco invece svolgere un ragionamento di merito, fondato sui fatti, anziché su interpretazioni strumentali ed emotive. A tal fine, ritengo innanzitutto necessaria una riflessione di fondo, per comprendere cosa è realmente accaduto in questi mesi, a partire dal contagio che ha colpito Wuhan e la provincia di Hubei, in Cina, alla fine di dicembre 2019. Perché grandi potenze economiche e sistemi sanitari strutturati sono stati a tal punto messi in difficoltà da questo virus? Com'è potuto accadere che persino una delle massime potenze mondiali, gli Stati Uniti d'America, abbia dovuto vedere ospedali da campo montati in un luogo simbolico come Central Park? Perché, mentre celebriamo i successi di una scienza che ogni giorno fa compiere passi in avanti nel contrasto a patologie mortali, l'intero pianeta è stato travolto da un virus prima sconosciuto? A queste domande difficili, vere, profonde, la comunità scientifica internazionale ha fornito nel corso dei mesi risposte che ci offrono una chiave di lettura di quanto accaduto nel mondo, in Europa e nella nostra Italia.
La ragione di fondo delle nostre difficoltà è una: SARS-CoV-2 è un virus del tutto nuovo e particolarmente aggressivo, con caratteristiche molto diverse non solo dai virus influenzali, ma anche da quelli che in passato si erano manifestati, con un salto di specie, dagli animali agli uomini. È un virus molto diverso anche dall'evento pandemico del 2002-2003, provocato da un altro Coronavirus, quello della SARS, diverso - questo è il punto che mi preme evidenziare - per due caratteristiche fondamentali. La prima è che le persone affette da SARS in gran parte presentavano sintomi gravi ed erano dunque facilmente identificabili, mentre SARS-CoV-2 è frequentemente causa di casi asintomatici e paucisintomatici. La seconda è che il picco di contagiosità della SARS si raggiungeva circa una settimana dopo la comparsa dei sintomi, quindi si faceva in tempo ad isolare i malati che diventavano contagiosi, mentre per SARS-CoV-2 il picco coincide con la comparsa dei sintomi o addirittura li anticipa. Viste con gli occhi di oggi, queste differenze appaiono scontate, ma al contrario sono acquisizioni a cui la comunità scientifica è giunta solo dopo mesi. Basti ricordare, per fare un esempio, che a lungo l'indicazione di tutte le autorità scientifiche mondiali è stata quella di effettuare tamponi solo ai sintomatici.
La circolazione virale di SARS-CoV-2, per le sue caratteristiche, può essere contenuta e poi mitigata, in assenza del vaccino, innanzitutto con interventi che favoriscono il distanziamento. In questa cruciale differenza con i precedenti virus c'è la ragione e il filo conduttore della nostra strategia di contrasto alla diffusione dell'infezione. Il lockdown, le zone rosse, il blocco delle attività che non è possibile svolgere in sicurezza o che possono determinare assembramenti, la limitazione dei movimenti non necessari, l'utilizzo costante delle mascherine, non sono decisioni adottate per complicare la vita delle persone, ma l'unica strada, in assenza del vaccino, per arginare la diffusione del contagio. (Applausi). È la conclusione alla quale è arrivato anche il Regno Unito, che dopo un primo approccio alla pandemia caratterizzato da misure molto limitate ha attuato tre diversi lockdown, con chiusura di tutti i servizi non essenziali e, nell'ultimo di questi, durato 61 giorni, anche delle scuole di ogni ordine e grado. Sono misure che in Italia, dall'inizio del 2020, abbiamo dovuto disegnare e implementare, nel pieno di una pandemia che ci colpiva senza preavviso, per primi in Europa, senza che esistesse un manuale d'istruzioni. Quel manuale abbiamo contribuito a scriverlo, giorno dopo giorno, facendo tesoro dell'esperienza accumulata.
Di fronte a questo virus totalmente nuovo è del tutto evidente che il Piano pandemico antinfluenzale del 2006 non era sufficiente, né lo erano le successive raccomandazioni emanate dall'OMS. Non era una situazione in cui sedersi e attendere istruzioni. Per salvare delle vite andavano trovate soluzioni nuove e assunte decisioni rapide. Ecco perché del vecchio Piano è stato valorizzato ciò che era utile e funzionale a contrastare questo nuovo virus, come, ad esempio, la dichiarazione dello stato di emergenza. I nostri tecnici, però, hanno valutato da subito che c'era da andare decisamente oltre: non ci si è limitati alla burocratica attuazione di un piano pandemico antinfluenzale non sufficiente a rispondere a un virus completamente nuovo; non ci si è limitati a una lettera o a un ordine di servizio, giusto per tenere in ordine le carte.
Per ragioni di tempo non posso richiamare puntualmente tutti i provvedimenti adottati fin da prima che venisse dichiarata la pandemia. Mi preme, invece, ricordare tre date del 2020: 22 gennaio, 28 gennaio e 30 gennaio. Sono tre passaggi documentati che danno conto con chiarezza di come non abbiamo sottovalutato la situazione. Il 22 gennaio sia l'OMS che l'ECDC indicavano, ancora una volta, come molto basso il rischio che il virus raggiungesse l'Europa e in Italia non c'erano casi accertati. Tuttavia, presso il Ministero della salute è stata attivata una task force con il compito di monitorare l'evolversi dell'epidemia e valutare iniziative idonee a fronteggiare eventuali criticità.
Il 28 gennaio 2020, quando ancora non c'erano casi in Italia, dopo varie interlocuzioni telefoniche, ho scritto formalmente alla commissaria europea competente Stella Kyriakides e alla Presidenza di turno per richiedere una riunione dei Ministri della salute dei Paesi europei, ritenendo necessaria e non rinviabile un'azione di coordinamento internazionale. È su mia iniziativa, su proposta dell'Italia, che si è tenuta la prima riunione sul Covid a livello europeo.
Il 30 gennaio, lo stesso giorno in cui l'Istituto superiore di sanità confermava i primi due casi di infezione Covid in Italia (i due cittadini cinesi in visita a Roma ricoverati all'ospedale Spallanzani), ho proposto subito la dichiarazione dello stato di emergenza, poi deliberato il 31 gennaio dal Consiglio dei ministri. Siamo stati il primo Paese del mondo, insieme agli Stati Uniti, a farlo ed è stata adottata una mia ordinanza con la quale veniva interdetto il traffico aereo dalla Cina per la durata di 90 giorni. In quelle ore le stesse scelte sono state fatte da Israele e Stati Uniti e noi siamo stati i primi in Europa a varare questo provvedimento.
Sono solo le primissime tappe di un percorso di gestione dell'emergenza durante il quale, tra mille difficoltà, non ci siamo mai fermati, né possiamo ancora fermarci. Abbiamo imparato che una pandemia non è uno sprint, ma purtroppo una maratona, che richiede tenuta di lungo periodo e resistenza.
Continuiamo a stare ai fatti. Il 9 febbraio 2020, solo due giorni dopo la sua prima riunione, il Comitato tecnico-scientifico avvia una riflessione sulla definizione di scenari possibili in caso di evoluzione dell'epidemia e decide di costituire un gruppo di lavoro informale con il compito di analizzare le misure da adottare nell'eventualità di un rapido aumento dei ricoveri ospedalieri. Il 10 febbraio viene deciso di lavorare, anche con il supporto di esperti, a modelli di risposta ai diversi scenari possibili. Il 12 febbraio, per la prima volta, viene presentato ai membri del CTS dal dottor Merler della Fondazione Kessler un documento con i dati relativi allo studio di scenari di diffusione del Covid in Italia e impatto sul Servizio sanitario nazionale. Lo studio Merler è uno dei contributi che furono acquisiti agli atti del Comitato tecnico-scientifico e non si discosta da quelli derivanti da altre analisi o da altri modelli presi in esame ed elaborati anche da istituzioni di ricerca importanti come l'Imperial College di Londra.
Per autonoma decisione del CTS, le riunioni si sono svolte con indicazione di riservatezza per i partecipanti, ma lo studio Merler, a differenza di ciò che si sostiene nelle mozioni, non è stato affatto secretato ed è oggi pubblicato sul nostro portale. Anche grazie a quello studio abbiamo potuto reagire, muniti di alcuni parametri di riferimento, al primo cluster di Codogno e di Vo' Euganeo e poi all'ulteriore accelerazione nella circolazione del Paese. La reazione è stata sempre coerente con una valutazione seria del rischio.
È del 1° marzo la circolare della nostra Direzione generale della programmazione sanitari con la quale si dava indicazione alle Regioni di aumentare del 50 per cento i posti in terapia intensiva e del 100 per cento i posti di pneumologia e malattie infettive. Una scelta che, in quella giornata, molti definirono eccessiva rispetto al livello del contagio in Italia.
Voglio ricordare a quest'Aula che, anche dopo l'istituzione delle prime zone rosse, in molti pensavano che stessimo esagerando. Abbiamo adottato misure severe, prima in territori specifici, e poi, dal 9 marzo, su tutto il territorio nazionale. Quelle misure ci hanno permesso di piegare la curva dei contagi. In questa breve e sommaria ricostruzione c'è un tratto importante del nostro lavoro.
Voglio essere chiaro: è il lavoro non di un Ministro o di un Governo, ma di un Paese intero, della nostra comunità scientifica, dei nostri medici, infermieri e professionisti sanitari, che non smetteremo mai di ringraziare. (Applausi).
L'Italia, il nostro Paese, in quei mesi in cui tutto il mondo si chiedeva cosa fare, ha indicato una strada, sicuramente non perfetta e non facile da attuare, ma una strada che progressivamente è stata seguita dalla maggioranza dei Paesi europei e del mondo. Questo è avvenuto anche grazie a istituzioni che hanno saputo restare salde e compatte alla guida dell'emergenza. Ecco perché, personalmente, sono stato e resterò sempre distante mille miglia dalle polemiche che danneggiano il prestigio e la forza dell'Italia e rendono più difficile il lavoro di tutti coloro che ogni giorno salvano le vite umane.
Ecco perché sbaglia oggi chi ritiene che lo spirito di responsabilità e di servizio dimostrato da tanti in questi mesi si possa accantonare come un ferro vecchio, magari insieme alle cautele. Non è così e lo dico con tutta la forza che ho. Comprendo le ragioni della battaglia politica, ma la politica non è un gioco d'azzardo sulla pelle dei cittadini. (Applausi).
Anche a chi ogni giorno fa polemica continuo a rispondere: non dividiamo il Paese sulla pandemia, che è ancora in corso, purtroppo. Non è finita, come qualcuno vorrebbe far credere. Guardiamo il dramma di questi giorni, di queste ore, in India. Non dobbiamo dimenticare mai che sconfiggere il virus è ancora oggi il principale interesse dell'Italia e la premessa di ogni ripartenza economica e sociale.
Rivendichiamo insieme, con umiltà, il lavoro svolto dal Governo, gomito a gomito con le Regioni, molte delle quali governate attualmente anche dai sottoscrittori delle mozioni di sfiducia. In questi mesi avrei potuto scaricare sulle Regioni responsabilità e limiti che tanti hanno visto, ma non l'ho mai fatto e non lo farò mai. (Applausi).
Ho sempre collaborato con tutti, senza alcuna distinzione e con la massima disponibilità, perché penso che in un grande Paese non si fa politica su una tremenda epidemia. In un grande Paese non si fa politica su una grande epidemia. (Applausi).
Abbiamo gestito per primi in Occidente una emergenza sanitaria senza precedenti. Lo abbiamo fatto con le conoscenze e i mezzi limitati che avevamo, ma in modo dinamico e flessibile, sempre sulla base dell'evoluzione dei dati e delle evidenze scientifiche.
Prima di passare alla parte finale del mio intervento, intendo rispondere in modo sintetico ad altre tre osservazioni formulate puntualmente nelle mozioni. La prima riguarda l'alto tasso di letalità del virus nel nostro Paese. Anche su questo tema mi attengo rigorosamente ai dati. La prima spiegazione, sulla quale conviene gran parte della comunità scientifica, si basa sulla composizione anagrafica della nostra popolazione. Non c'è discussione sul fatto che i Paesi più anziani siano quelli maggiormente colpiti e l'Italia è tra questi.
L'Italia è il Paese che si colloca al primo posto in Europa per età mediana (46,7), con una percentuale di popolazione over 65 superiore al 23 per cento e una percentuale di popolazione over 80 del 7,4 per cento. Anche allargando l'orizzonte di analisi, l'Italia continua a posizionarsi ai primissimi posti sia per quanto riguarda la percentuale di ultrasessantacinquenni sia per quanto riguarda l'età mediana.
Una seconda chiave di lettura sta nella alta percentuale di malattie croniche e comorbilità, in particolare nelle persone anziane.
Ricordo, a tal proposito, tre dati nazionali molto importanti: la percentuale di malattie croniche degenerative tra gli ultrasessantacinquenni è dell'86,9 per cento; il 21,5 per cento della popolazione è affetto da due o più patologie croniche; tra gli ultra settantacinquenni la comorbilità si attesta al 66,6 per cento.
Nei primi tempi dell'emergenza la capacità di testing in Italia era limitata, in quanto si facevano tamponi solo su casi sintomatici di entità rilevante. Al 15 luglio 2020 registravamo 34.997 casi di decesso e 243.506 casi positivi al Covid. Lo studio di sieroprevalenza condotto dall'Istat e presentato il 3 agosto 2020 ha stimato che, invece, in quel 15 luglio i contagiati erano in realtà 1.482.000, ossia circa sei volte il numero dei casi diagnosticati. Solo in seguito, con l'aumento dei test, abbiamo potuto stimare in modo più puntuale i casi e la letalità.
Il tasso di letalità sui casi, a partire dal 16 luglio, è stato pari al 2,2 per cento. Si tratta di un dato in linea con quello degli altri grandi Paesi (ad esempio, nell'ultima fase la Germania si è attestata al 2,3 per cento). Solo nella prima ondata l'Italia ha effettivamente avuto un tasso di letalità più elevato, dovuto eminentemente alla durezza dell'impatto del Covid nelle Regioni del Nord del Paese. Nella seconda ondata i dati dell'Italia si sono mantenuti in linea con la media europea e mondiale.
Una seconda critica che mi viene rivolta riguarda la presunta parziale istituzione delle Unità speciali di continuità assistenziale (USCA). In proposito, ricordo velocemente due dati.
In primo luogo, le Unità speciali di continuità assistenziale sono state istituite proprio su mia iniziativa, con l'articolo 4-bis del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18: una ogni 50.000 abitanti, per un totale di 1.200 USCA su tutto il territorio nazionale. Mi fa piacere che oggi ne venga riconosciuto il valore anche da chi allora non sostenne il provvedimento.
In secondo luogo, dai dati trasmessi dalle Regioni e Province autonome risulta che sul territorio nazionale sono state oggi attivate 1.339 USCA. Parziale attivazione è quindi un'interpretazione singolare di una situazione in cui risultano attivate più USCA di quelle che erano state previste. In esse lavorano 6.562 medici, 2.105 infermieri, 66 assistenti sociali, 134 psicologi e oltre 240 altre figure professionali. L'occasione è utile, anche qui, per ringraziarli ancora una volta per il lavoro straordinario e fondamentale che stanno svolgendo ogni giorno. (Applausi).
Vengo infine all'ultima risposta di merito. In una delle mozioni e anche in un intervento svolto oggi si afferma che non abbiamo elaborato alcuna circolare per il trattamento domiciliare dei pazienti Covid. È falso, semplicemente falso. (Applausi). La circolare finora utilizzata è stata elaborata dai nostri tecnici già nel 2020 e un ulteriore aggiornamento è stato emanato proprio il 26 aprile con parere favorevole del Consiglio superiore di sanità. Aggiungo che probabilmente, nel corso dell'anno, verrà ancora aggiornata - come è naturale che sia - sulla base delle nuove evidenze scientifiche.
Le significative attività per sostenere le sfide aperte dalla pandemia oltre un anno fa sono molte e documentabili. Le tracce di queste attività sono sotto gli occhi di chiunque voglia vedere.
In questa sede mi limito a ricordare qualche altro dato. Dall'inizio dell'emergenza ad aprile 2021 sono state reclutate 81.236 unità di personale, di cui 17.634 a tempo indeterminato (in particolare, 20.192 medici, 32.064 infermieri, più di 15.900 operatori socio-sanitari, oltre a tecnici di radiologia e di laboratorio, assistenti sanitari, biologi e altre professionalità necessarie per fronteggiare l'emergenza sanitaria). Con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 è stato introdotto il piano di potenziamento dei presidi ospedalieri sul territorio nazionale per un adeguamento strutturale dei reparti, con risultati significativi. Nel nostro Paese i posti letto in terapia intensiva sono aumentati del 106 per cento. Prima dell'emergenza in Italia c'erano 5.179 posti letto.
Al 1° marzo 2021, ne sono attivi 9.018 e altri 1.667 possono essere attivati utilizzando i dispositivi già trasferiti alle Regioni.
La nostra capacità di somministrazione dei tamponi oggi è 100 volte superiore rispetto a febbraio scorso e marzo scorso. Allora c'erano in media 3-000-3.500 tamponi al giorno: oggi, tra antigenici e molecolari, ne facciamo stabilmente molto più di 300.000 al giorno.
All'inizio dell'emergenza, l'offerta di dispositivi e di attrezzature prodotti in Italia era quasi nulla, questa è la verità. Abbiamo agito per sostenere la produzione nazionale, per favorire processi di reshoring, per ridurre rapidamente la dipendenza dalle importazioni. Ad aprile 2020, abbiamo dato incarico a due grandi aziende italiane di progettare e realizzare 50 macchine capaci di produrre fino a 30 milioni al giorno di mascherine chirurgiche delle varie misure.
L'impegno sul fronte dei vaccini, cominciato nella primavera del 2020, è stato intenso in uno scenario mutevole e incerto. La firma della prima intesa con Germania, Francia e Olanda è di maggio e ha aperto la strada al lavoro poi svolto dalla Commissione. In ogni trattativa con le diverse aziende produttrici, l'Italia è stata impegnata per garantire ai suoi cittadini il maggior numero possibile di forniture di vaccini. Si poteva negoziare meglio a livello europeo? Io credo di sì, ma resto dell'idea che sia stato giusto muoversi insieme e non favorire un tutti contro tutti in Europa che non ci avrebbe certo aiutato a bilanciare la forza delle multinazionali del farmaco. (Applausi). Voglio oggi ribadire che anche per le prossime annualità l'Italia continuerà a comprare insieme agli altri Paesi europei.
Nella campagna vaccinale abbiamo impegnato risorse ingenti in termini di personale, siglando accordi che oggi coinvolgono nelle vaccinazioni centinaia di migliaia di professionisti della sanità. Tra poche settimane, avremo messo in sicurezza tutte le fasce d'età più gravemente colpite dal virus. È uno sforzo coordinato che non si organizza in un giorno, è figlio di un incessante lavoro di squadra. In questo schema, abbiamo anche provato a rafforzare la ricerca italiana: penso al vaccino di ReiThera o agli anticorpi monoclonali a cui ha lavorato la squadra del professor Rappuoli a Toscana Life Science. Considero l'impegno su questi fronti inderogabile per almeno due ragioni: la prima è assicurare al Paese difese necessarie anche in prospettiva futura; la seconda è sviluppare nuove sinergie nel campo della ricerca scientifica, le professionalità e i talenti presenti nel nostro Paese vanno incoraggiati sempre.
A questo proposito, intendo ora soffermarmi, in chiusura, sulla critica di fondo che attraversa le tre mozioni. Non è solo la gestione dell'emergenza a venir criticata: l'accusa sarebbe quella di non aver rafforzato il nostro Servizio sanitario nazionale e di non aver messo in campo nel corso della pandemia un rilancio complessivo della sanità italiana. Ritengo di aver fornito più di qualche dato a dimostrazione della tesi opposta. Ma intendo andare oltre questi numeri e guardare ai prossimi mesi e ai prossimi anni, perché la riforma di cui si parla è la nostra vera sfida ed è un primo passo e possiamo già farlo grazie a Next generation EU. Tutti noi - ne sono convinto - dobbiamo sentire l'obbligo di interrogarci sulle ragioni di fondo delle debolezze strutturali che la pandemia ha messo a nudo.
In questo mio intervento ho risposto con i fatti a giudizi che appaiono largamente immotivati. Ma vorrei dire con grande fermezza che a me come Ministro della salute è chiarissimo che dentro uno sforzo straordinario e generoso siano emerse anche debolezze, limiti del nostro Servizio sanitario nazionale che bisogna avere il coraggio di affrontare a viso aperto. Sono ben lontano da una lettura edulcorata dei mesi che abbiamo alle nostre spalle e della situazione in cui ancora ci troviamo. L'Italia - questa è la verità - è arrivata indebolita al tragico appuntamento con il Covid perché per decenni, con scelte sbagliate e miopi, è stata a più riprese indebolita la sanità pubblica. La salute è stata troppo spesso considerata un costo, mentre il principale investimento per il nostro futuro, la chiave della crescita e della coesione sociale - il Servizio sanitario nazionale, il bene più prezioso che abbiamo - è stato sovente trascurato.
Si sono moltiplicate le diseguaglianze territoriali e sociali nell'accesso alle cure, all'assistenza e alla riabilitazione. Siamo rimasti indietro sulla digitalizzazione. E lo stesso Ministero della salute ha pagato il prezzo dei mancati investimenti nella pubblica amministrazione. Basti pensare che la dotazione organica è passata da 2.520 unità del 2010 a 1.699 del 2018 e solo negli ultimi mesi stiamo recuperando con un numero di assunzioni significative. In molti, troppi casi è solo grazie alla professionalità e all'abnegazione del nostro personale sanitario che siamo riusciti ad andare avanti, riportando risultati che non dobbiamo dimenticare mai. Eppure, non dobbiamo dimenticare che la spesa per il personale sanitario è stata bloccata per anni a quella del 2004 meno l'1,4 per cento. Pensateci con attenzione per un istante: la spesa per il personale sanitario è stata bloccata per anni nel nostro Paese a quella del 2004 meno l'1,4 per cento. Quanta distanza tra questo dato crudo e duro e la retorica degli eroi che spesso ha attraversato la nostra discussione. (Applausi).
E poi, ancora, da parte di alcuni si è alimentata negli anni l'illusione che la sanità privata potesse progressivamente sostituire la sanità pubblica. È vero esattamente il contrario: solo con una forte sanità pubblica è possibile difendere l'universalità del nostro Servizio sanitario nazionale (Applausi) e anche creare valore aggiunto all'iniziativa privata, costruendo sinergie positive.
L'Italia intera, con una consapevolezza acuita dall'emergenza, ci chiede oggi una sanità pubblica più forte. Fin dal primo giorno del mio lavoro di Ministro della salute questo è stato per me l'impegno fondamentale.
Siamo già al lavoro per la riforma della sanità territoriale, che abbiamo disegnato proprio in questi mesi. Essa ruota attorno all'idea di prossimità - parola cruciale per la sanità del futuro - con obiettivi chiari e ambiziosi che in queste settimane abbiamo iniziato a discutere con le Regioni e con la Commissione europea.
Tre primi obiettivi: portare l'assistenza domiciliare al 10 per cento degli over sessantacinque, diventando i primi in Europa per questo dato. È un paradosso inaccettabile: abbiamo la popolazione più anziana d'Europa e abbiamo un dato di assistenza domiciliare del tutto insufficiente. Noi vogliamo arrivare al 10 per cento. Oggi i migliori modelli in Europa sono la Germania e la Svezia con circa il 9 per cento; useremo per questo le risorse del recovery fund.
E poi, ancora, realizzare una Casa della comunità ogni 20.000 abitanti e un ospedale di comunità ogni 50.000 abitanti; grazie al recovery fund ne finanzieremo rispettivamente le prime 1.288 e i primi 381.
Questa riforma è l'orizzonte più ampio del mio e del nostro lavoro. È il modo per dare una risposta vera ai sacrifici e alle sofferenze di tutti. È il frutto più maturo dell'impegno con cui da mesi, senza sosta, ci adoperiamo per portare l'Italia fuori da questa crisi.
Voglio ricordare ancora una volta in quest'Aula le parole di Papa Francesco e quell'immagine indelebile, che spesso ci torna in testa, di piazza San Pietro deserta. Peggio di questa crisi c'è solo il rischio di sprecarla e noi non dobbiamo farlo. (Applausi). Con le risorse di Next generation EU abbiamo la concreta possibilità di tenere finalmente insieme riforme e investimenti. È questa la vera sfida che sta dinanzi a tutti noi, ma sfide così impegnative non si affrontano in ordine sparso. Per tale ragione insisto: non è il tempo dei contrasti, né dei piccoli interessi di parte. È il tempo - come ha ricordato per il 25 aprile il presidente Sergio Mattarella - di restare uniti in uno sforzo congiunto. (Applausi). Non dividiamo il Paese. Non disperdiamo le energie. Accantoniamo divisioni e polemiche e affrontiamo la ricostruzione che dobbiamo all'Italia con responsabilità, con onestà e con forza. (Prolungati applausi).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione delle mozioni.
FARAONE (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FARAONE (IV-PSI). Signor Presidente, reputiamo questa mozione legittima, ma sbagliata politicamente e umanamente discutibile. È sbagliata perché mina l'unità della classe dirigente del Paese - come ha detto bene il ministro Speranza - proprio nel momento in cui è travolto dalla pandemia. E mina la credibilità delle istituzioni, anzitutto del Ministero della salute, dell'Aifa, del Comitato tecnico-scientifico, quando ancora la crisi pandemica è tutt'altro che esaurita.
Reputo poi la mozione umanamente discutibile perché credo che tutti noi, prima che essere politici, siamo donne e uomini. E io non sarei mai voluto essere al posto del ministro Speranza o dei tanti sindaci, Presidenti di Regione, assessori regionali che hanno dovuto, in questi mesi, prendere decisioni dalle quali dipendeva molto spesso la vita o la morte di centinaia di migliaia di persone. Non tener conto di questo aspetto umano in politica è - a mio avviso - un errore enorme (Applausi). Allo stesso modo credo sia un errore enorme trasformare la gestione di questa terribile crisi pandemica in uno scontro politico permanente. Sento lezioni di chi parla di strumentalizzazioni politiche quando si è criticata l'azione di un Governo, ma vedo che lo stesso atteggiamento è ripetuto, nelle singole Regioni del nostro Paese a fasi alterne, da tutte le forze politiche, come se l'efficacia di un'azione di argine rispetto alla crisi pandemica fosse legata al colore politico del Governo che porta avanti quell'azione e, quindi, si incide più o meno bene a seconda che il presidente di Regione o assessore sia o meno amico. Ebbene, credo che questo atteggiamento sia assolutamente irresponsabile. (Applausi).
Quella unità - cui ha fatto riferimento il ministro Speranza e alla quale ci richiamiamo anche noi - deve valere sempre e comunque di fronte alla crisi pandemica.
Signor Ministro, signora Presidente, oggi avremmo voluto parlare di tutt'altro, e non di questa mozione che ha tutto il sapore di essere un atto politico. Avremmo voluto parlare della sanità in questo Paese, della necessità che c'è di ulteriori investimenti sulla sanità.
Nonostante le risorse sono raddoppiate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, grazie all'azione di Italia Viva (Applausi) - ricordo che l'investimento previsto nella prima versione era di 9 miliardi di euro e lo abbiano portato a 20, aprendo una crisi politica su questo - siamo l'unica forza politica che continua a gridare che non sono sufficienti: ne servono ulteriori, vista la condizione di difficoltà in cui si trova la nostra sanità. E una difficoltà è emersa chiaramente con questa pandemia. Se c'è un solo elemento positivo della pandemia - se così si può dire - è che ha fatto emergere le criticità della nostra sanità e ci ha fatto vedere i punti dove è possibile intervenire.
Presidente, oggi avremmo voluto parlare della sanità digitale e dei benefici che essa può apportare alla sanità nel suo complesso; delle liste d'attesa troppo lunghe; dell'azione di prevenzione che bisognerebbe compiere; del lavoro precario a cui sono costretti molti medici e infermieri; del ruolo delle farmacie e dei farmacisti; dello sport in ricetta medica.
Avremmo voluto parlare delle specializzazioni mediche; troppi medici disoccupati nonostante vi siano carenze in corsia. Avremmo voluto parlare del rafforzamento della medicina territoriale; delle gravi condizioni delle nostre RSA; della disomogeneità lungo tutto il territorio nazionale del nostro Sistema sanitario; degli effetti drammatici che questa pandemia ha avuto sulle persone con disabilità; del rischio che tante persone (pazienti oncologici, cardiopatici, neurologici) stanno correndo vivendo una condizione di difficoltà e di trascuratezza a causa della pandemia. Avremmo voluto parlare di come fare più tamponi nel nostro Paese, come sta accadendo in Gran Bretagna; di un piano vaccini sempre più efficace e che finalmente sta avendo forza, ma che può sempre migliorare; della ricerca sui vaccini, degli anticorpi monoclonali, della filiera dell'industria della sanità.
Avremmo voluto parlare di tutto questo, signor Presidente, e lo ha fatto il Ministro, purtroppo soltanto in conclusione del suo intervento perché costretto a difendersi, anziché spinto a parlare dei progetti che possiamo portare avanti. Discutiamo di tutt'altro perché si è deciso di presentare una mozione di sfiducia non al ministro Speranza: Fratelli d'Italia presenta una mozione di sfiducia alla Lega e a Forza Italia. (Applausi). Oggi il tema è far emergere politicamente la contraddizione di forze politiche che stanno sostenendo un Ministro della salute che è lo stesso rappresentante del Governo precedente in materia sanitaria: di questo stiamo parlando, signor Presidente. Noi stiamo costringendo questo Paese a vedere la classe politica dividersi semplicemente per guadagnare qualche punto percentuale (Applausi)rispetto ad alleati che hanno mostrato senso di responsabilità. Voglio sottolineare l'atteggiamento positivo che Forza Italia e Lega stanno avendo proprio per la difficile posizione che devono mantenere, di sostegno a questo Ministro che è in continuità con il precedente Governo. Credo quindi che lo sforzo di queste forze politiche vada accompagnato. Stare qui - l'ho sentito anche in interventi di alcune forze politiche che invece erano parte della vecchia maggioranza - a sottolineare le contraddizioni e le difficoltà delle forze politiche come Lega e Forza Italia, che invece hanno deciso di sfidarle, credo sia un errore strategico che si commette ai danni del Paese. (Applausi).
Signor Presidente, dobbiamo ringraziare naturalmente le forze politiche che sia con il Governo Conte sia con il Governo Draghi stanno sostenendo il ministro Speranza, e l'hanno fatto in tutte le circostanze in cui è stato possibile farlo, anche quando non hanno condiviso le sue iniziative. Lo hanno fatto sapendo che in quel momento era in discussione il Paese, la forza del Paese e la gestione sanitaria che tanta influenza ha sull'economia, perché è un'altra spia che s'è accesa ora con la pandemia: ci siamo accorti di come far funzionare la sanità voglia dire far funzionare l'economia del nostro Paese. (Applausi). Da questo punto di vista, sostenere il ministro Speranza oggi vuol dire sostenere il presidente Draghi e questo Governo che sta occupandosi dell'emergenza economica. (Applausi). Pertanto, non stupisce che a votare a favore della mozione saranno le forze politiche che hanno votato la sfiducia al Governo Draghi. Noi invece abbiamo il dovere di amministrare il Paese e di farlo per il meglio.
Signor Ministro, io le esprimo anche la mia solidarietà, oltre che il nostro sostegno politico, perché - come lei ha detto - non esiste un manuale di gestione di una crisi pandemica. Le difficoltà in cui lei si è trovato sono oggettive e crediamo che abbia svolto il suo compito con impegno e dedizione. Con la stessa determinazione con cui chiediamo di votare no alla mozione di sfiducia - e noi voteremo no - chiederemo l'istituzione di una Commissione che indaghi su tutto quello che è accaduto nella gestione della pandemia, senza sostituirsi alla magistratura (ci sono delle indagini in corso che avranno gli esiti nel tempo).
Ma sicuramente comprendere gli errori che sono stati commessi, per evitare di commetterne in futuro, è un dovere di questa classe politica. (Applausi).
UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, colleghi e colleghe, rappresentanti del Governo, ministro Speranza, dall'inizio di questa pandemia la metà dei Ministri della salute europei ha lasciato - da ultimo il Ministro della salute austriaco - per il grande stress che aveva sulle spalle a causa della propria responsabilità.
In effetti la pandemia ci ha trovati tutti impreparati, mettendo a dura prova le istituzioni di tutti i Paesi del mondo, chiamate a una sfida senza precedenti. Ovunque, all'inizio, sono stati commessi errori: la Gran Bretagna di Boris Johnson, oggi tanto ammirata per il piano vaccinale, ha avuto un inizio catastrofico con il discorso sull'immunità di gregge; la Svezia, col suo piano della responsabilità individuale, si è dovuta poi ricredere; per non dire degli Stati Uniti di Trump o del Brasile di Bolsonaro, con un record di morti.
L'Italia è stato il primo Paese colpito in Europa e si deve riconoscere che, tutto sommato, ha reagito in maniera adeguata, tanto da diventare modello per gli altri Paesi europei. Nonostante questo, ci sono tre mozioni di sfiducia contro il Ministro della salute, perché sarebbe inadeguato e non all'altezza. Per quale motivo? Per il piano pandemico che non era aggiornato dal 2006, e cioè da tredici anni prima che Speranza divenisse ministro.
Soprattutto, questa critica viene da chi un giorno voleva chiudere e l'altro voleva aprire; da chi per un periodo ha rifiutato di indossare la mascherina, addirittura qui in Senato. (Applausi).
La critica viene da un partito che il 1° marzo 2020, in un video in inglese, diceva ai turisti stranieri: «Le immagini e le notizie che arrivano dall'Italia in questi giorni fanno pensare a un Paese completamente paralizzato (...). Ma la realtà è un'altra. (...) la gente è felice e il tempo è fantastico. Una normale situazione. (...) Non abbiate paura di venire in Italia». Viene da un partito i cui esponenti non chiudevano le loro discoteche perché - cito testualmente - «Sono certa che contagio non significhi automaticamente malattia. Lo dicono tutti i numeri. Nessuno può credere che siano le discoteche i veicoli del contagio».
Sinceramente io sono contenta che in questo terribile anno ci sia stato il ministro Speranza a tutelare la salute di questo Paese e non uno di quelli che oggi sostengono la sua inadeguatezza. (Applausi).
Certo, anche noi abbiamo criticato alcune sue decisioni. E lo abbiamo fatto all'inizio, quando non si prevedevano differenziazioni tra Regioni; abbiamo criticato le misure di dicembre sugli spostamenti tra piccoli Comuni e, anche in queste settimane, riteniamo che, con l'aiuto del green pass vaccinale, si debba fare un passo in avanti sui luoghi al chiuso. Ma l'abbiamo fatto sempre con un atteggiamento costruttivo, nel pieno rispetto del difficile ruolo del Ministro.
Con il senno del poi è facile dire come bisognava fare le cose. La verità è che queste mozioni sono soltanto l'ennesima puntata di una disputa tutta interna a uno schieramento politico; una competizione giocata cavalcando un momento di assoluta stanchezza dei cittadini, per fare di chi mette la faccia sulle misure per arginare i contagi il capro espiatorio di tutti i mali (della pandemia, della sofferenza economica, delle restrizioni e delle chiusure); per far credere agli italiani che esiste un'altra strada per la tutela della salute, senza però mai dire quale; per cercare di colpire uno dei Ministri più apprezzati perché il ritorno alla normalità è forse vicino, provando così a intestarsi l'uscita dalla pandemia.
Il ministro Speranza può aver compiuto degli errori, ma è stato quello che più di tutti ha messo la faccia anche con decisioni impopolari, in un'epoca in cui tanti decidono solo in base ai sondaggi. Ha messo in guardia dai rischi del virus quando altri strizzavano l'occhio ai No vax e ai negazionisti. (Applausi).
Le mozioni di sfiducia sono del tutto infondate. Pertanto, annuncio il voto contrario del Gruppo per le Autonomie. (Applausi).
LA RUSSA (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LA RUSSA (FdI). Signor Presidente, grazie di avermi dato la parola e grazie al ministro Speranza per essere venuto in Aula a difendere il suo operato. Certo, ci è venuto da solo. È la prima volta nella mia lunga carriera politica che vedo un Ministro, oggetto di una mozione di sfiducia, lasciato in compagnia di un solo altro Ministro, senza la vicinanza dell'intero Governo, quasi che il problema fosse solo di Speranza, quasi che fosse solo lui oggi a rischiare la poltrona.
Noi, caro Ministro, abbiamo presentato una mozione di sfiducia nei suoi confronti, ben sapendo l'esito che ne sarebbe derivato, per carità. Persino chi l'ha pesantemente accusato, come i partiti di centro-destra nel corso della sua attività di Ministro della sanità del precedente Governo, oggi voteranno per lei. Stia tranquillo: non rischia la poltrona. Ma il nostro è un sasso lanciato nello stagno immobile di questo Governo di fronte alla pandemia, del quale avremmo voluto che prendesse coscienza l'intero Governo. Ma lo vediamo: la sottovalutazione che colpisce lei, che viene lasciato solo - guardatelo: è solo - è la stessa sottovalutazione che il Governo precedente, e anche questo Governo, ha della pandemia.
Legga la nostra mozione: l'accusa principale che le rivolgiamo è di avere tenuto bordone alle bugie, alle inadeguatezze e alle incapacità manifestate dal Governo italiano. Non è solo lei, ma lei ricopre quel ruolo e in politica è come nelle squadre di calcio: tocca all'allenatore pagare se la squadra va male. E se la squadra va male sul piano della pandemia, in qualunque Governo del mondo, non dico che dovesse farlo lei - non sarebbe ancora in quella poltrona - ma almeno, quando è cambiato Governo, un atto di coraggio - si fa per dire - doveva far sì che lei lasciasse il posto ad altri. Non è avvenuto perché fa comodo che lei sia Ministro della salute.
Lei sa chi era Simone da Cirene? Lei ha una cultura laica, atea direi, visto che appartiene storicamente alla sinistra marxista. Probabilmente, però, conosce bene la storia di quel poveretto che passava lì per caso, quando Cristo, che è il popolo italiano oggi, aveva la croce sulle spalle e i centurioni lo presero e gli dissero: «Porta la croce».
Lei oggi è cireneo: è l'appellativo che viene dato a colui che deve sobbarcarsi il peso di un intero Governo inadeguato, incapace, confusionario nei confronti della pandemia. (Applausi).
Nella mozione n. 341, però, noi ci riferiamo anche ai suoi comportamenti: lei, signor Ministro, ha mentito sapendo di mentire e continua a farlo. (Commenti). No? E allora venite in Aula, non lasciatelo solo e non lasciate quattro gatti a commentare quando io esprimo un'accusa precisa. Lei ha mentito sapendo di mentire anche qui in Aula, anche quando ha fatto riferimento a tutti i Gruppi qui presenti, compresi quelli che hanno presentato la mozione. Lei lo sa che l'obbligo di modificare il piano pandemico deriva dal 2013 o è così ignorante da non saperlo? Il piano è stato varato nel 2006 e nel 2013 per la prima volta si disse che doveva essere aggiornato. Il Gruppo cui appartengo non è mai stato al Governo, ma neanche i Gruppi precedenti di destra sono stati al Governo dal 2011 in poi. Quindi lei mente anche in Aula, come ha mentito - perché lo ha fatto - quando il suo Ministero ha dato dati falsi all'Organizzazione mondiale della sanità. Non lo dico io, ma lo dicono i pubblici ministeri di Bergamo, quelli che l'hanno ascoltata. Lei ha anche detto che il dossier Zambon è indifferente, ma come? Allo stesso modo lei ha nascosto quello che secondo il direttore generale del suo Ministero è il piano segreto che il 20 aprile 2020 esisteva e non è mai stato rivelato. A lei, quindi, contestiamo soprattutto quello che in altri Paesi del mondo porterebbe alle immediate dimissioni: la menzogna per coprire l'inefficienza del suo Ministero e dei Governi che l'hanno portata a ricoprire quel ruolo (Applausi).
Io non voglio calcare troppo la mano nei suoi confronti, perché mi rendo conto che lei è un capro espiatorio, lei è colpevole in quanto inadeguato, e non in quanto politicamente in grado di decidere alcunché, così come non ha deciso e continuate a non decidere. Non parlo del passato, non parlo dei ritardi. Signor Presidente, non mi tolga la parola all'improvviso, mi dica quando manca un minuto alla fine del tempo a mia disposizione.
Accanto alla inadeguatezze dell'inizio, come il suo libro in cui diceva di avere già battuto il virus e che poi ha dovuto ritirare, lascio perdere tutte le inadeguatezze passate per parlare di quelle attuali. Il piano dei vaccini dov'è ancora? Siamo più indietro di qualunque Paese europeo e non solo del Regno Unito che, fregandosene dell'Europa, ha già ripreso la vita normale. Non parlo d'Israele, che da solo ha già raggiunto record che noi non abbiamo. Parlo degli altri Paesi nostri pari. Siamo gli ultimi - come ha detto prima il collega Zaffini - e abbiamo tutti i record negativi possibili su questa pandemia a livello europeo.
Vogliamo parlare del coprifuoco? Chi è il collega che sta parlando col Ministro, signor Presidente? Lasci ascoltare il Ministro, è lui oggi il protagonista. Almeno oggi lasciategli fare il protagonista, non lo fa mai.
Stavo parlando del piano vaccinale e del coprifuoco. Signor Presidente, le pare possibile che ancora si sostenga che il virus è efficace quando c'è il buio e non lo è con la luce? È efficace quando c'è poca gente che circola di notte e non lo è nei tram, nei metrò, negli aerei, nelle scuole, dovunque?
È possibile che i centri commerciali possano essere affollati, ma la notte no? C'era una canzone, «Ma la notte no»; siamo arrivati al cabaret, caro Ministro. Noi abbiamo chiesto - come anche altre forze politiche hanno chiesto un'ora, stando dentro al Governo - un'ora in più...
PRESIDENTE.Senatore La Russa, la luce del suo microfono sta lampeggiando.
LA RUSSA (FdI). Manca un minuto. Dicevo che hanno chiesto un'ora in più e non gliel'avete nemmeno concessa.
Ho rispetto per gli amici della Lega e di Forza Italia, che hanno accettato di stare in questo Governo; oggi non ne vedo molti in Aula, ma dovrebbero votare. Controllerò quelli che avranno il coraggio di farlo. Dovrebbero dare la fiducia a lei e controllerò uno per uno quelli che avranno il coraggio di farlo e che non potranno più dire nulla.
Ma a lei, signor Ministro, do un consiglio: incassi oggi la finta solidarietà della sua maggioranza, per quel poco che gliene daranno, ma domani faccia il bel gesto, il primo della sua carriera di Ministro... (Il microfono si disattiva automaticamente. Applausi).
MALPEZZI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALPEZZI (PD). Signor Ministro, lei ha esposto i fatti con grande chiarezza, logica e precisione. Di questo non avevamo bisogno, ma la ringraziamo. Temo purtroppo - lo dico con rammarico - che coloro che avrebbero avuto bisogno di ascoltare con attenzione i fatti che lei ha esposto possano poi dire che non se ne fanno niente di quei fatti. Quando si presenta una mozione di sfiducia a un Ministro, chi la presenta lo fa con l'obiettivo politico ben preciso di indebolire un Governo. È chiaro quindi che, di fronte a una mozione legittima, ma chiaramente strumentale perché l'obiettivo è politico, la logica che lei ha esposto dei fatti, dei dati, dei contenuti e di quelli che sono stati questi mesi non interessa.
Interessa invece a noi ribadire che lei in tutti questi mesi ha avuto un'unica stella polare: l'articolo 32 della Costituzione; sempre quell'unica stella polare che ha portato la cautela e l'attenzione e che ci ha portato a vivere per tanti mesi in una situazione inedita, mai accaduta prima. Sono stati mesi - come anche lei ha ricordato - senza manuale di istruzioni. L'Italia è stata la prima in Europa e nel mondo occidentale a vivere questa drammatica esperienza; ce lo ricordiamo tutti. Forse dovremmo ricordarcelo di più. Dovremmo ricordarci davvero tutti insieme quei giorni, quando, senza alcun manuale di istruzioni, a un Governo è stato chiesto di chiudere un Paese per mettere in sicurezza la vita dei cittadini, per mettere in sicurezza la loro salute. (Applausi). Quando mai, nella storia di un Paese, un Governo si è dovuto mettere a trovare l'elenco delle attività da chiudere? Di norma si hanno quelle per rilanciare il Paese.
Invece siamo stati chiamati, proprio per mettere in sicurezza il nostro Paese, a qualcosa che gli altri Paesi hanno cominciato a guardare, perché poi purtroppo questo è capitato anche a loro. Il manuale di istruzioni non c'era. C'era però la stella polare della tutela della salute. C'era la volontà di dare il più possibile delle risposte ai cittadini che stavano soffrendo, che perdevano i loro cari, che vedevano messa a rischio la loro situazione lavorativa. Le scelte che sono state fatte però - e dovremmo ricordare sempre anche questo - sono state fatte a fronte di dati scientifici. Le scelte fatte da questo Governo, le scelte fatte dal ministro Speranza e le scelte fatte dal Governo precedente si sono basate sui numeri, che venivano affrontati con modalità tecnico-scientifiche dal Comitato tecnico-scientifico, e lo dico perché lo dobbiamo ricordare anche noi qui.
Anche oggi stiamo agendo esattamente nello stesso modo, per qualsiasi scelta che il Governo è chiamato a fare. (Applausi). Quindi lavoriamo - come ha dichiarato anche il Presidente del Consiglio - con tutte le forze che fanno parte della maggioranza, in linea con decisioni che sono comuni, perché escono da tavoli comuni, e sono ispirate proprio da scelte razionali, in linea con il principio di precauzione e cautela che sempre ha guidato l'azione del Ministro.
Signor Ministro, non è vero che lei qui è lasciato solo. Siamo noi che lasciamo l'opposizione sola in questo attacco strumentale e lasciamo all'opposizione il gioco pericoloso contro il Governo, in un momento così delicato, come quello della ripartenza e della ricostruzione. Ricordo a tutti - qualora qualcuno se lo sia dimenticato - che i contagi ci sono ancora e siamo in emergenza. Attaccare in piena emergenza pandemica il Ministro della salute, che sta lavorando per la sicurezza sanitaria del Paese, forse non è tanto da responsabili. (Applausi).
Signor Ministro, la coerenza che ha tenuto l'ha portata a difendere sempre la stessa linea, senza farsi condizionare dalle scelte di chi, in piena pandemia, andava a convegni organizzati dai negazionisti; rivendicava il diritto di non indossare la mascherina - succede ancora oggi - e parlava dei bollettini quotidiani come di terrorismo mediatico. Vorremmo ricordare che le uniche posizioni non scientifiche e ideologiche sono quelle di chi, all'epoca, con 500 morti al giorno, ha fatto campagna contro le restrizioni e ha gettato benzina sul fuoco dello scontento, mentre il Governo lavorava alla più drammatica emergenza sanitaria del dopoguerra.
Ripeto che la linea è stata unica e ispirata alla massima prudenza, per tutelare la salute dei cittadini. Siamo andati avanti in questo modo e ciò non significa che non si vogliano tutelare le categorie produttive. Il Parlamento fa bene tutte le volte che prova a sottolinearne le esigenze e le richieste, in quello che deve essere un rapporto dialettico, che porta anche a sollevare delle istanze. Ricordiamo però sempre e in maniera chiara che il rilancio economico passa anche da quanto il nostro Paese è messo in sicurezza. Lo diciamo sempre: vogliamo aprire per non richiudere più. (Applausi).
Non esistono un partito delle chiusure e un partito delle riaperture. Diciamo le cose come stanno: il Paese, grazie all'accordo di tutte le forze di maggioranza, ha deciso di procedere a delle riaperture graduali, prendendo quello che - come ci ha ricordato anche ieri il premier Draghi - è un rischio calcolato e ragionato. E lo abbiamo fatto anche assumendo scelte differenti rispetto a quelle di altri Paesi europei. Sappiamo che il nostro obiettivo è proprio quello di ripartire con la piena sicurezza. Ma, se avessimo ascoltato chi, nei mesi scorsi, negava la seconda ondata e gridava per riaprire - come si sta facendo anche oggi in quest'Aula - saremmo ancora rinchiusi, con l'epidemia fuori controllo. Ci sono Paesi in altri continenti che stanno vivendo queste situazioni drammatiche, derivanti da una certa irresponsabilità nella gestione.
Oggi dovremmo concentrarci solo ed esclusivamente sulla campagna vaccinale, superando le disomogeneità regionali; mettendo in sicurezza la parte più fragile della popolazione, perché questo significa abbattere le curve dei contagi, dei ricoveri e dei decessi. In un Paese che vive la peggiore crisi del dopoguerra, le forze responsabili agiscono guardando al bene del Paese, e non alle piccole polemiche strumentali. Basta con questa vicenda del coprifuoco, per favore! (Applausi). Lo dico al senatore La Russa: basta! Non è questa la questione. È già scritto che, sulla base dei dati, tutte le scelte saranno riviste (Applausi). Non possiamo dimenticare come stanno le cose, perché altrimenti proviamo a colpire il Governo, ma in realtà colpiamo i cittadini, facendo passare messaggi confusi.
Lo chiediamo a tutti: il Paese dovrebbe rimanere unito, come chiesto dal presidente Mattarella.
E io, ministro Speranza, ricordo l'appello di qualche mese fa all'unità, ripetuto tre volte in quest'Aula: unità, unità, unità! Lo continuiamo a ribadire perché deve essere chiaro a tutti che mettere in discussione un Ministro in una fase così complessa significa voler scientificamente indebolire l'azione di un Governo, quando invece oggi l'avversario non è il Governo, ma il virus, che dovrebbe essere l'avversario di tutti.
Presidente, ministro Speranza, noi voteremo contro le mozioni di sfiducia. (Applausi).
ERRANI (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERRANI (Misto-LeU). Signor Presidente, signor Ministro, se si potesse cancellare la strumentalità delle mozioni di sfiducia, le sue risposte puntuali avrebbero ottenuto il ritiro di queste mozioni, dimostrandone l'infondatezza. Ciò, purtroppo, non esiste perché qui prevale un dato politico: prima di tutto la strumentalità, ma colleghe e colleghi - diciamocelo - anche una certa competizione tra Lega e Fratelli d'Italia nell'ambito dei sondaggi.
Ministro, credo che il dibattito odierno produrrà l'effetto opposto dei desiderata dei proponenti, vale a dire una conferma evidente del suo lavoro e della sua serietà. Come ha detto il senatore Quagliariello, lei ci ha messo la faccia, è stato in prima linea e non si è mai tirato indietro, dimostrando un grande senso delle istituzioni e del ruolo dello Stato. Il senso dello Stato è un riferimento essenziale, come ci ricorda il presidente Mattarella e come ci ha ricordato ieri il presidente Draghi.
Colleghi, è singolare che, poche ore dopo avere votato e discusso dell'atto più importante dei prossimi trent'anni, della svolta storica dell'Italia, ci troviamo a discutere di questa mozione di sfiducia. È il segno del limite della politica, del fatto che la politica non riesce a fare il salto di qualità.
Abbiamo attraversato un anno difficilissimo per gli esiti drammatici, innanzitutto in termini di perdite di vite umane, e poi per le famiglie, il lavoro e le imprese. La crisi attraversa profondamente la società italiana. Trovo che rappresentare tutti questi problemi e scaricarli sul ministro Speranza sia, prima che un'ingiustizia, oggettivamente un'idiozia. Ho avuto modo di dire che nessuno era preparato a questa pandemia. Certo, ci sono stati dei limiti, che vanno indagati, che dobbiamo discutere, che dobbiamo capire, ma davvero pensate che tutti i limiti che ci sono stati non siano riferibili alla storia degli ultimi vent'anni del Sistema sanitario nazionale? Davvero vi siete dimenticati di quanti - tra cui molti di voi - dicevano che la spesa sanitaria era troppo alta, era uno spreco e che bisognava tagliarla? (Applausi). Vi siete dimenticati?
Pensate davvero che il tema del piano pandemico 2006, del piano pandemico influenzale, avrebbe prodotto la svolta per gli esiti di questa durissima campagna?
Colleghi, per dimostrare che nessuno era preparato, io vorrei leggere alcune dichiarazioni che ci hanno accompagnato dall'inizio della pandemia. Userò le parole di un autorevole esponente, il senatore Salvini, che risalgono al 21 febbraio 2020: «Bisogna chiudere tutto. È fondamentale. Se non l'hanno fatto ieri, ora chiudiamo tutto». 24 febbraio 2020: «Non è il momento di mezze misure. Servono provvedimenti radicali». Tre giorni dopo, il 27 febbraio, in una diretta Facebook: «Il Paese affonda. Coi Governatori leghisti» - ma non ci sono i Governatori in Italia! - «concordiamo che occorre riaprire tutte le attività, ritornare alla normalità». È il vostro leader che parla. Ancora Salvini: «Chiediamo al Governo di accelerare, riaprire, aiutare e sostenere». 26 marzo, «Piazzapulita», La7: «Ho detto a fine febbraio che bisognava riaprire tutto. Era evidentemente una valutazione scientificamente sbagliata».
In questo errore, però, ci è ricaduto. Andiamo avanti. Parliamo della seconda ondata. 14 luglio: «Il Covid-19 è stato una emergenza ospedaliera che ora è finita. I numeri sono sotto controllo. La mascherina non ce l'ho e non la metto. Ma è normale che abbiamo tutti i giorni il bollettino dei contagi? Siamo al terrorismo mediatico».
Poi, la chicca. Ha detto che non c'è la seconda ondata e poi il 16 ottobre dichiara: «Che cosa è stato fatto in questi sei mesi per prevenire la seconda ondata? Non vorrei che qualcuno, in questi mesi, si fosse seduto sperando nel buon Dio».
Ora, mi pare evidente che nessuno possa dare lezioni rispetto alla contraddittorietà. Ministro Speranza, lo dico davvero col cuore: per fortuna per gli italiani che al Governo c'era lei, che ha presidiato con la barra dritta, compiendo scelte difficili, problematiche che certo le hanno pesato, anche personalmente. (Applausi).
Colleghe e colleghi, scagliare le pietre può servire a un interesse politico di parte, ma non è serio per la battaglia che abbiamo di fronte. Facciamo allora qualcosa di utile in questo dibattito. Che cosa ci ha insegnato questa pandemia? Ci ha insegnato che erano sbagliati i tagli, che era assurdo il blocco del personale. Ci ha spiegato che il valore universale del Sistema sanitario pubblico è un valore incancellabile per questo Paese. (Applausi).
Ci ha insegnato che il tema Stato-Regioni non è riconducibile meramente all'articolo 117 della Costituzione. Il tema Stato-Regioni si fonda su un problema di cooperazione. È dal 1978, dalla riforma sanitaria, che le Regioni hanno compiti di gestione della sanità. Il problema è costruire un impianto, ridare forza al Ministero della salute, che sia in grado di dare indirizzi, di produrre, nello sforzo fondamentale di questi mesi che ci aspettano con il recovery, quella riforma essenziale.
Quindi, territorio, cure primarie e medicina territoriale. Diciamolo pure che in questi anni tante Regioni, molte delle quali governate dalla destra, hanno destrutturato il sistema territoriale. (Applausi). Adesso dobbiamo ritornare indietro. Non è un problema, non scarichiamo responsabilità, discutiamo... (Il microfono si disattiva automaticamente. Applausi).
RIZZOTTI (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RIZZOTTI (FIBP-UDC). Signor Presidente, onorevoli colleghi, parlerò da medico e non da politico di maggioranza, perché forse dovrei dire altre cose. Dirò le stesse cose che dico da più di un anno.
Era il 22 aprile 2020 quando, in un mio comunicato in Commissione e anche in quest'Aula, facevo notare il caos e il dramma che il Paese stava vivendo a causa di un motivo ben specifico, ovvero l'assenza di un piano pandemico aggiornato. Oggi, 28 aprile 2021, a più di un anno di distanza, sarebbe troppo semplice per noi di Forza Italia dire: ve l'avevamo detto. Eppure siamo qui a discutere della mozione di sfiducia presentata nei confronti del Ministro della salute, riconfermato nel Governo che il mio Gruppo sostiene per la grande fiducia che ripone nel presidente Draghi e, a maggior ragione, per il PNRR che abbiamo votato convintamente ieri.
Le mie 68 interrogazioni (sono tutte qua), presentate da quando è scoppiata la drammatica emergenza, non hanno mai ricevuto una risposta. Secondo il Regolamento del Senato, l'interrogazione a risposta orale viene posta all'ordine del giorno non oltre il quindicesimo giorno dalla presentazione, mentre alle interrogazioni con richiesta di risposta scritta il Ministro risponde entro venti giorni. Queste sono un esempio plausibile del fatto che al Ministero della salute c'era e c'è qualcosa che non va; non so se il Ministro o forse il potentissimo Capo di gabinetto (e a questo punto mi rifaccio alle dichiarazioni del sottosegretario Sileri, che condivido totalmente), o forse per colpa dell'ex segretario generale più volte chiamato in causa.
Abbiamo cominciato con le autopsie (interrogazione a mia prima firma del 12 maggio 2020), dopo tre circolari del Ministero che le bloccavano in tutta Italia. Perché? Mai avuto risposta. Eppure è stato grazie alle autopsie che si è scoperto che la polmonite interstiziale era dovuta a una coagulazione intravasale disseminata che, se curata subito, avrebbe forse reso inutile l'acquisto di migliaia di ventilatori anche taroccati come sta dimostrando un'indagine della magistratura; e ancora, 27 maggio 2020, in un'altra mia interrogazione: richiesta di un programma nazionale per il reperimento dei reagenti. No reagenti, no tamponi; 19 giugno 2020: ulteriore richiesta sul piano pandemico. Dovevamo tracciare, testare, isolare e trattare, come è stato fatto in Senato. Il Senato è una piccola azienda dove circolano anche 3.000 persone al giorno: termoscanner all'ingresso, tamponi per quattro giorni alla settimana da un anno, isolamento immediato dei positivi e dei loro contatti, mascherine (all'inizio delle sue dichiarazioni ritenute non indispensabili) e distanziamento. In un anno e mezzo, su 321 senatori 40 positivi con trattamento immediato e nessuna complicanza. Non si poteva imparare e prendere ad esempio? Tracciare, testare, isolare e trattare: questo doveva essere fatto ovunque.
Signor Ministro, gradirei la sua attenzione visto che è il protagonista di questa mattinata, grazie. Invece no, riunioni segrete del Comitato tecnico-scientifico e atti secretati. Ricordo l'intervista del direttore generale della programmazione sanitaria del Ministero della salute Urbani su «La Stampa» il 22 febbraio 2020. C'era un documento, con scenari di tre gradi, fatto passare, alle nostre richieste di informazione, come semplice relazione interna, mentre di questo avevate avvertito, dopo, le Regioni (fatte passare sempre, a torto o a ragione, come capri espiatori). Penso, ad esempio, all'audio con la Regione Lombardia del 4 marzo in cui viene detto: decidete voi se chiudere. E non avete chiuso, con le conseguenze che tutti conosciamo.
No, era meglio trasferire Zambon quando aveva fatto notare che l'Italia era completamente impreparata allo tsunami che ci ha travolti, con la app Immuni totalmente inutile e l'indagine sulla sieroprevalenza a 4,5 milioni di euro un enorme flop.
È vero, Ministro, lei è stato sfortunato, lei è un politico molto bravo, con sostegni autorevoli, non preparato a quello che è successo dopo la sua nomina nel 2019. Più sfortunati, però, sono stati gli italiani. Regnava il caos: mancavano i reagenti, i dispositivi di protezione individuale, i caschi per i medici. Abbiamo perciò importato materiale non certificato mentre le nostre aziende, che avevano deciso di riconvertire la loro produzione, hanno dovuto esportare in Europa, visto che noi preferivamo materiale d'Oltreoceano.
In tutto questo dramma, ha trovato il tempo di scrivere un libro, già, perché a settembre eravamo un esempio da seguire. Il libro sulla sconfitta del virus è edito da Feltrinelli, in Italia è stato ritirato ma è in vendita su Amazon in Spagna e Francia. Cito alcune frasi come: ho chiuso al primo lockdown, per imporre la cultura di sinistra, non si poteva far pensare agli italiani che ci fossero Regioni in cui si viveva meglio; si uscirà tra pochi mesi, sarà l'alba di un nuovo mondo, senza disuguaglianze.
Ministro, quando la sera torna a casa dai suoi figli, pensa mai ai figli dei 70 precari dell'Agenas che lei ha lasciato a casa senza stipendio dal 31 dicembre per il suo spoil system, per una sua idea politica, per un capriccio politico? Ripeto, 70 professionisti con più di dieci anni di servizio nell'agenzia che lei sta smantellando lasciati a casa. Sono stati rinnovati i contratti a 3.000 navigator, sono stati giustamente stabilizzati migliaia di dipendenti nell'ultimo anno nella pubblica amministrazione e non riconosce a 70 professionisti ciò che è loro dovuto? Visto che non si sono salvate migliaia di persone per mancanza di organizzazione, salvi almeno 70 famiglie dalla fame. Eppure non è un problema di copertura economica, perché nel bilancio provvisorio di Agenas sono previsti più di 350.000 euro per consulenze esterne, si stanno facendo nuove assunzioni e questo la Corte dei conti l'ha già segnalato. Eppure, il 13 marzo 2021 a una mia domanda ha risposto che il Ministero se ne stava occupando (qui ci sono i giornali, che parlano di epurazioni ed agevolazioni di amici denunciate dai sindacati di Agenas).
Sì, qualche inesattezza, qualche bugia l'ha detta; bugie sui contratti per i vaccini, su Guerra e il rapporto OMS, perfino sui farmaci umani per gli animali, intervista e comunicati (le famiglie risparmieranno il 90 per cento). Al di là del fatto che la notizia della firma è stata posta in Gazzetta, in compenso ad un'interrogazione di un parlamentare europeo, alla commissaria alla salute Kyriakides ha risposto che la Commissione chiarirà la questione con le autorità italiane competenti. Noi sappiamo che dal 28 gennaio 2022 entrerà in vigore la direttiva europea sui farmaci veterinari (qui c'è l'allegato), quindi è concesso usare i farmaci umani sugli animali esclusivamente quando non c'è un'alternativa di farmaco veterinario: come le è venuto in mente?
Ci risponda anche sulle notizie date dal suo staff per cui a fine maggio l'Italia tornerà in lockdown, almeno le smentisca. Per fortuna sono uscite da pochi giorni le linee guida per il trattamento domiciliare, altra interrogazione che giace da mesi senza risposta. La prima linea guida era di dare la tachipirina, un po' imbarazzante. Dia un segnale, Ministro, approvi l'emendamento Agenas, approvi quello dei medici in quiescenza, abbiamo bisogno di persone, di medici, di professionisti che vaccinino.
Le assicuro che le nostre osservazioni non sono mai state attacchi politici (Applausi) ma grida d'allarme di chi la realtà la viveva in ospedale, nelle case, per le strade. Noi non voteremo a favore della mozione di sfiducia nei suoi confronti. Forza Italia non ha mai votato mozioni di sfiducia individuali, tranne in due casi del Governo precedente, ma erano casi umani e l'abbiamo fatto per loro. Per lei non la voteremo, non perché abbiamo molta fiducia in lei, ma perché l'abbiamo nei confronti del presidente Draghi che sosteniamo e quando abbiamo deciso di appoggiare il suo Governo abbiamo detto: presidente Draghi, lei è il direttore d'orchestra, anche se manterrà alcuni dei vecchi suonatori dovrà cambiare spartito, perché lo spartito suonato dal Governo precedente non ci appartiene e non ci apparterrà mai. (Applausi).
Il presidente Draghi è il garante delle dichiarazioni programmatiche con cui ha dato inizio a questo Governo del cambiamento e del cambio di spartito e lo si è visto subito in materia sanitaria, dal momento che ha ridotto un po' il potere del Comitato tecnico-scientifico e ha fatto immediate e importanti sostituzioni, a cominciare dal supercommissario Arcuri. Speriamo. Questo è l'ultimo avviso al navigante, cioè a lei. (Applausi).
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, egregio signor Ministro, l'abbiamo sentita molto determinata e molto decisa nel suo intervento e ciò ci fa molto piacere perché questo significa molto probabilmente che sarà lei il primo a voler sostenere la Commissione di inchiesta sul piano pandemico e i risvolti internazionali che la Lega, insieme a Forza Italia e a Idea e Cambiamo, presenterà nel corso della giornata. L'appello chiaramente è rivolto a tutti i partiti; non avendo nulla da nascondere, penso che non ci sarà alcun problema ad andare in quella direzione. (Applausi). (Commenti).
Lo diciamo anche ai colleghi di Fratelli d'Italia, che immagino sulla questione rivendicheranno giustamente la Presidenza, che magari è molto meglio lavorare sulle Commissioni d'inchiesta piuttosto che presentare delle mozioni che hanno forse più l'intento di mettere in difficoltà la Lega e Forza Italia più che il ministro Speranza. (Applausi). Lo diciamo perché almeno resta agli atti.
Utilizziamo però l'opportunità che ci danno le opposizioni per discutere, in modo garbato e ragionato, di alcune questioni. (Brusio). Prego i miei colleghi, per favore, di fare silenzio.
Penso che occorra uscire dal dibattito "aperturisti chiusuristi", ministro Speranza. La politica, come abbiamo visto nel corso della pandemia, in realtà si divide perché si divide anche la scienza, si dividono gli esperti e i tecnici. Abbiamo infatti numerosi esperti che affermano che il lockdown è utile per proteggere anziani e persone fragili, ma abbiamo nel mondo più di 50 studi, compreso l'ultimo di due professori delle Università di Harvard e di Stanford, che dicono invece che in realtà il lockdown non ha ottenuto l'obiettivo che si prefiggeva e che forse bisognava utilizzare altri strumenti per proteggere anziani e fragili.
Allora, dal momento in cui sembra chiaro a tutti che nessuno al mondo ha la verità in tasca, a nostro giudizio, il modo migliore per tentare di trovare delle soluzioni che possano garantire un equilibrio tra il diritto alla salute e il diritto al lavoro e all'economia, è quello di dialogare e confrontarsi, ascoltando anche delle posizioni differenti per imparare a comprendere quale possa essere la via maestra per affrontare questa difficile pandemia.
Dialogo. Ministro, lei ha fatto un richiamo all'unità. Siamo d'accordo, ma l'unità cui si richiama lei è l'unità di tutte le posizioni del Paese o pretende che tutto il Paese sia unito sulle sue posizioni? C'è una bella differenza. (Applausi).
Ministro, quando i dati peggiorano, la Lega, Forza Italia e altri sono i primi a condividere il fatto che il Governo debba operare delle restrizioni. Se però i dati migliorano, Ministro, noi ci aspettiamo che anche da parte sua ci sia la volontà di venire incontro e cercare di aprire (Applausi), piano piano, con gradualità, quelle che sono tutte le attività.
Ha ragione il senatore Errani. Anche noi, ad un certo momento, abbiamo detto che bisognava chiudere. Certo, se i dati peggiori e diventano disastrosi, siamo noi i primi a dirlo.
Lei fa bene, Ministro, a dire di usare prudenza. C'è la variante indiana; quello che succede in India deve essere da insegnamento per tutti. Due mesi fa la celebravamo come la Nazione che aveva raggiunto l'immunità di gregge, oggi si contano migliaia di morti al giorno. È giusto usare la prudenza, però dall'altra parte, Ministro, cerchiamo anche di venire incontro e di non far finta che non esistano alcune attività economiche, alcuni cittadini, alcune persone che stanno soffrendo tantissimo le chiusure. (Applausi).
Questo è ciò che chiediamo: un po' di buon senso, il giusto mezzo di quelle che sono le politiche; si trovi equilibrio, ci si confronti. Lei spesso, invece, Ministro, col carattere che ha - e ne ho avuto esperienza diretta su una risoluzione, se lo ricorderà, come ricorderà quello che mi ha detto - lei si impunta sulle questioni per cui deve avere ragione per forza. E questo non succede solo oggi, succedeva anche nella vecchia maggioranza perché me lo raccontano i suoi colleghi.
Bisogna usare maggiore flessibilità, forma mentis portata al dialogo, al confronto. Se non ci fosse stato Draghi quando mai avremmo potuto avere un piano delle riaperture! (Applausi).
C'è la consapevolezza; certo, come mi ricordano i miei colleghi, su input della Lega, giusto. Tra l'altro, anche qui bisognerebbe discutere di come mai, visto che siamo tutti a favore delle riaperture, alla fine anche voi lasciate campo libero alla Lega su questo tema. (Applausi). Ecco, sarebbe un aspetto sul quale sarebbe necessario che magari anche qualcuno di voi cominciasse a riflettere, come se le riaperture fossero di un partito piuttosto che di un altro.
Come dice Draghi, rischio calcolato. Questo è quello che chiediamo: rischio calcolato con gradualità, con prudenza, con equilibrio; lo ripetiamo. Però, Ministro, quando, a proposito della politica, mi dice di non utilizzare la politica nella pandemia, scusi, Ministro, però a me vengono in mente alcune cose. Mi vengono in mente alcune sue posizioni che, più che dettate da evidenze scientifiche, mi sembrano dettate dal fatto di non darla vinta alla Lega e a Salvini. Mi spiego meglio.
Prendiamo la questione dei ristoranti chiusi a pranzo. A febbraio-marzo eravamo qui a Roma - il Lazio era zona gialla - e a pranzo, quando capitava, andavamo anche nei ristoranti al chiuso e i dati erano molto peggiori rispetto a quelli di oggi. Non capisco questa ferma posizione secondo cui oggi debbano aprire solo i ristoranti che hanno spazi all'aperto quando i dati sono migliori rispetto a febbraio-marzo. Cosa è cambiato? Qual è l'evidenza scientifica per cui a marzo, con dati peggiori, ci si diceva che potevamo stare al chiuso e adesso, con i dati migliori, al chiuso non ci si può stare? (Applausi). Non lo so. Di evidenze scientifiche ne vedo poche.
Veniamo alla questione del coprifuoco. Ministro, nessuno ha detto liberi tutti; abbiamo capito che se lo diciamo, fra quindici giorni rischiamo di chiudere, nessuno dice zona bianca però, se anziché le 22 - colleghi, silenzio, per favore, io vi ho ascoltato - fossero le 23, posto che poi si può sempre cercare la mediazione, venire incontro ai ristoratori così fanno il doppio turno, sarebbe una cosa così fuori dalla norma? No, sembra più un dispetto, uno sgarbo più che una motivazione vera a venire incontro a quelle che sono le questioni politiche vere. (Applausi).
Stesso discorso va fatto per i centri commerciali: nella bozza del decreto-legge delle riaperture era previsto che dal 15 maggio avrebbero potuto riaprire anche nei festivi e prefestivi e poi, improvvisamente, nel testo bollinato, la norma scompare: la famosa manina di antica memoria. Come mai? Mi sono chiesto se quelli dei centri commerciali sono tutti di centrodestra; non ho mica capito, potrebbe anche essere quello. Spero, mi auguro che non sia questo il motivo, anche perché i centri commerciali sono i luoghi dove c'è il controllo all'ingresso, si misura la temperatura, sono molto spaziosi e grandi e soprattutto evitano l'assembramento nei centri delle città che voi criticate. Perché il sabato e la domenica non dovrebbero almeno avere la speranza di poter vedere aperte le loro attività? Ci sono giovani, persone che lavorano solo sabato e domenica che hanno perso il lavoro: ci vogliamo ricordare anche di questa gente, sì o no? (Applausi). Per non parlare, poi, delle terapie domiciliari.
Se la mozione sottoscritta da tutti fosse stata a prima firma De Petris lei sarebbe corso a parlare con tutti i medici, Cavanna, Mangiagalli. E invece l'ha firmata la Lega e lei si è consultato solo con i suoi e non li ha neanche ascoltati, li ha totalmente ignorati. Questo per dirle che tipo di atteggiamento ha di solito.
Ebbene, con queste motivazioni, noi, come le abbiamo detto fin dall'inizio, diamo fiducia a Draghi, perché siamo leali nei suoi confronti e nei confronti della maggioranza che lo sostiene. Quanto alla sua persona, signor Ministro, visto che c'è la nostra intenzione di volerla ascoltare, ci dimostri di ascoltare anche noi e nel tempo cominci a capire che bisogna... (Il microfono si disattiva automaticamente. Applausi).
CASTELLONE (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CASTELLONE (M5S). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, quando siamo arrivati in Parlamento, nel 2018, la sanità veniva da un decennio di tagli: sono stati tagliati 37 miliardi di euro al Fondo sanitario nazionale; abbiamo perso 71.000 posti letto; 46.000 medici e infermieri hanno lasciato il Servizio sanitario pubblico per andare a lavorare nel privato e veder riconosciuto il proprio merito. Quando siamo arrivati in Parlamento, nel 2018, la sanità veniva da quella riforma del Titolo V del 2001 che ha creato 21 sanità regionali tutte diverse, con Regioni di serie A e Regioni di serie B; Regioni in grado di offrire ai propri cittadini le cure più innovative e i metodi diagnostici più avanzati, e Regioni invece che uscivano da un decennio di commissariamento e che non erano in grado di offrire i livelli essenziali di assistenza.
La sanità è stata usata per anni dalla politica locale come un bancomat per distribuire prebende elettorali. Quando siamo arrivati in Parlamento, nel 2018, avevamo chiari gli obiettivi da perseguire per riformare la nostra sanità. Primo obiettivo: rompere quel legame strettissimo tra politica e sanità e togliere alla politica le nomine dei dirigenti della sanità. (Applausi). Secondo obiettivo: riformare la medicina del territorio partendo dal sistema di emergenza-urgenza territoriale 118. Terzo obiettivo: ripartire le risorse del Fondo sanitario nazionale in maniera equa su tutto il territorio, non guardando alla spesa storica, ma al fabbisogno di salute della popolazione. Quarto obiettivo: riformare il percorso di formazione specialistica dei medici.
Nel 2018 - e lei, ministro Speranza, lo ricorda benissimo - dei 20.000 medici che ogni anno si laureano in Italia, solo 6.200 potevano accedere a percorsi di formazione specialistica. Quando, a fine 2019-inizio 2020, la pandemia ci ha investito, le speranze che il nostro Servizio sanitario nazionale dopo questi tagli potesse reggere erano davvero ridotte al lumicino. Avevamo circa 5.000 posti di terapia intensiva su tutto il territorio nazionale; non avevamo sufficienti reparti di terapia subintensiva, quindi di pneumologia e malattie infettive; era in vigore il blocco di assunzione di personale dal 2004. Poi però è successa una cosa straordinaria, e cioè per la prima volta nella storia la politica ha preso delle decisioni seguendo il metodo scientifico, leggendo i dati e prevedendo gli scenari per ridurre i contagi e quindi i decessi. Si è messo quindi in atto un lockdown nazionale: a differenza di chi mi ha preceduto, vorrei ricordare che grazie a quel lockdown si sono evitati migliaia di decessi. (Applausi).
Questo non lo dico io, ma lo dice l'Imperial college di Londra e lo dicono tutti gli istituti di ricerca e di statistica. Già allora però, come ricordava il senatore Errani, l'opposizione parlava di misure troppo drastiche, di un virus simile a una banale influenza. Nella seconda fase pandemica - che forse è stata più dirompente della prima - sempre l'opposizione parlava di un virus clinicamente morto, ormai scomparso. (Applausi).
In realtà io credo che l'Italia sia l'unico Paese al mondo in cui l'opposizione sta cavalcando questa tragedia per aumentare il proprio consenso elettorale. (Applausi).
Il primo obiettivo di quell'opposizione è stato far cadere il Governo Conte e lei, Ministro, forse rappresenta un anello di continuità con quel Governo. Io ricordo ancora le parole del presidente Mattarella alla caduta del Governo Conte: il Presidente ci invitava a diventare costruttori di bene. Eppure oggi, da quanto vedo in quest'Aula, quella lezione non l'abbiamo imparata. (Applausi).
Prima di entrare nel merito di queste mozioni di sfiducia, signor Ministro, la voglio ringraziare, perché già prima della pandemia con lei e con il ministro Grillo era partito un percorso virtuoso. Nel settembre 2019 avevamo abolito il superticket e avevamo ridotto le liste d'attesa; abbiamo poi raddoppiato i posti di formazione specialistica dei medici. (Applausi).
Oggi le dicono che deve essere sfiduciato perché non ha aggiornato il piano pandemico. Il piano pandemico, in realtà, era vecchio, fermo al 2006. Ma, come lei ha ricordato, anch'io vorrei ribadire che dal 2006 si sono succeduti ben sette Ministri della salute, quindi quantomeno è una responsabilità condivisa. Ed è davvero surreale che chi è in Parlamento dal 1992 ed è stato Ministro dal 2008 al 2011 dica di non avere responsabilità. (Applausi).
Inoltre vorrei dire che quel piano pandemico, seppure non aggiornato, prevedeva che le Regioni si dotassero, in caso di eventi pandemici, di dispositivi di protezione individuale per i propri operatori; prevedeva che le Regioni formassero i propri operatori sanitari per gestire una pandemia o che prevedessero percorsi differenziati di ricovero in caso di eventi infettivi. Nessuna Regione era pronta. (Applausi).
Il lato positivo, Ministro, è che finalmente la sanità è al centro dell'agenda politica.
Le rimproverano anche di non aver fatto in modo che l'Italia possa avere una produzione autonoma di vaccino: chi dice questo evidentemente non ha idea di cosa significhi produrre un vaccino. Per produrre un vaccino bisogna investire in ricerca e sviluppo e l'Italia è al ventottesimo posto nell'area OCSE per investimenti in questi settori. Investiamo in ricerca e sviluppo solo l'1,4 per cento del PIL, di cui appena lo 0,5 per cento proviene da investimenti pubblici. Dobbiamo cominciare a investire oggi per avere, forse tra qualche anno, una produzione tutta italiana di un vaccino.
Oggi la sanità è al centro dell'agenda politica. Oggi finalmente abbiamo invertito la rotta e stiamo di nuovo investendo in maniera importante in questo settore. Quindi oggi, Ministro, dobbiamo fare in modo che quel lumicino diventi un faro e che finalmente quegli obiettivi di riforma della medicina territoriale, di allontanamento della politica dalla sanità, di revisione del percorso di formazione specialistica dei medici, di ammodernamento dei nostri ospedali diventino finalmente realtà.
Il MoVimento 5 Stelle è al suo fianco, Ministro, con senso di responsabilità e di servizio, come lei ha chiesto. E siamo convinti che la sua azione sia stata guidata esclusivamente dal voler fare il bene di questo Paese. Noi però, Ministro, le chiediamo di avere coraggio, di continuare ad avere forse ancora più coraggio per mettere in atto quelle riforme non più procrastinabili, anche se ciò significa scontentare qualche potente sindacato, perché - come lei ha detto - questo è il momento delle scelte coraggiose e solo attraverso queste ultime potremo trasformare questa tragedia in opportunità. (Applausi).
PIRRO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Su cosa? Non si può intervenire durante le votazioni.
SANTANGELO (M5S). Sull'ordine dei lavori può intervenire! Lo dice il Regolamento.
PRESIDENTE. Quale regolamento ha letto? Siamo in dichiarazione di voto, quindi parlerà dopo le dichiarazioni di voto.
GASPARRI (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
GASPARRI (FIBP-UDC). Signor Presidente, non parlo mai in dissenso dal Gruppo, ma questa volta devo farlo, perché mi ha convinto la senatrice Rizzotti, che nel suo intervento, contrario alla mozione di sfiducia, ha detto tante e tali cose critiche nei confronti di Speranza che mi ha convinto a ribadire la tradizione di Forza Italia di non partecipare ai voti individuali di sfiducia, che noi consideriamo uno strumento discutibile. Quindi, non parteciperò al voto.
Draghi è una certezza - lo voglio chiarire - e per quanto gli possa servire, nell'abbondanza di consensi, gode anche della mia personale fiducia, ma anche Speranza è una certezza: una certezza al contrario, di incapacità e inadeguatezza. Chi indebolisce il Governo, senatrice Malpezzi? Speranza e la sua azione o chi, anche in quest'Aula oggi, l'ha criticata? Non ho il tempo in un intervento in dissenso di ricordare tante cose: la gestione dell'Aifa…
PRESIDENTE. Scusi, senatore Gasparri, il suo dissenso in che cosa consiste rispetto alla posizione di Forza Italia?
GASPARRI (FIBP-UDC). Forza Italia ha dichiarato che voterà contro la mozione di sfiducia, mentre io non intendo partecipare. Mi lasci concludere.
Vorrei ricordare la gestione dell'Aifa, che si è messa in dissenso dall'EMA, creando confusione sul vaccino AstraZeneca, che anch'io ho fatto per ragioni anagrafiche, quando mi è toccato in base allo scadenzario della città in cui vivo. Vi è poi la questione del rapporto OMS (Guerra-Zambon), che lei non ha chiarito; la gestione confusa delle chiusure fatte o non fatte all'inizio della crisi pandemica. Il senatore Aimi, che non è uno scienziato, ma un semplice parlamentare come noi, il 28 gennaio 2020 presentò un'interrogazione sull'inizio della crisi e sui rapporti, per l'appunto, taroccati o non taroccati. Poi però lei va da Fazio e dalla Annunziata in zona protetta; vada a «Report» e da Giletti ad affrontare la verità, con coraggio, nei mezzi di comunicazione. Non fugga.
Parliamo della app Immuni, parliamo dell'assunzione della Zampa. Avete tolto la Zampa dal Governo e gli avete fatto un contratto contra legem come addetta stampa al Ministero.
Rispetto al suo libro, spero che l'abbia scritto un ghostwriter, come spesso capita ai Ministri, così potrà dare la colpa a un altro. Hanno parlato tutti e non ho bisogno di aggiungere altro.
Noi siamo garantisti e quindi non cito l'inchiesta di Bergamo, che casomai potrebbe creare dei problemi. Preferisco - e ringrazio la senatrice Rizzotti per quello che ha detto - continuare, come ha fatto Forza Italia altre volte, a non partecipare alle mozioni individuali di sfiducia, come ha scritto il professor Armaroli su «Il Sole 24 Ore» giorni fa, facendone la storia e la genesi. Ma certo, se Draghi ha la mia fiducia, Speranza non può averla neanche oggi. (Applausi).
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al senatore Paragone, che parlerà in dissenso dal suo Gruppo, vorrei dire che per quello che riguarda il dissenso dal Gruppo Misto, la prossima settimana convocherò una Giunta del Regolamento per discutere le questioni che attengono a questo Gruppo, anche per quello che riguarda l'espressione del dissenso. (Applausi).
PARAGONE (Misto). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
PARAGONE (Misto). Signor Presidente, sono sicuro che quel poco di dissenso che ancora c'è nel Parlamento potrà avere libertà di parola.
Dopo mago Silvan abbiamo mago Speranza, che nella sua replica ha fatto sparire il libro e quindi, in un periodo di emergenza, o lo ha scritto un altro oppure lei al Ministero non tocca palla, perché ci vuole del tempo per scrivere un libro. Ha fatto sparire il fatto che maggiore è il tempo di esposizione al lockdown e minori sono gli effetti e purtroppo il numero dei morti lo dimostra; ha fatto sparire le risposte sul documento dei ricercatori; un documento per cui dall'OMS al suo Ministero si sono affannati al massimo per farlo sparire. Anche in questo caso, in mezzo all'emergenza c'è stato tanto affanno per far sparire un documento scritto da quelli che sono stati definiti gli scemetti di Venezia; nemmeno la testata di Zidane rivelava così tanto nervosismo. Lei parla tanto di rispetto per gli eroi, per il personale medico, per gli italiani, parla di compatezza, però all'interno del mondo con cui lei interloquisce c'è chi definisce i ricercatori scemetti di Venezia. Lei ovviamente non ha fatto menzione della cosa, eppure chi usa tale epiteto è quello stesso Ranieri Guerra con cui lei ha avuto uno scambio epistolare via mail, ma purtroppo nella sua lunga replica tutto questo non lo ha citato.
Ha fatto sparire le falle delle mascherine, ne ha citato anche la produzione, ma non ha detto che ci sono delle procure che stanno indagando su quelle mascherine perché sono fallaci, non sono protettive, ma gli italiani hanno continuato a metterle. Lei ha fatto sparire anche il fatto che i tagli alla sanità sono stati operati da Governi che lei ha pienamente sostenuto ed erano Governi che effettuavano tagli in nome delle regole dell'Unione europea.
Il mago Speranza, però, dopo tante sparizioni, ha due apparizioni: la prima è che tra poco chiuderete tutto perché ci sono le varianti (e questo di fatto lo ha detto) e l'altra è che si prende anche i voti e il sostegno della Lega e di Forza Italia. Complimenti. (Applausi).
CRUCIOLI (Misto). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
CRUCIOLI (Misto). Signor Presidente, io sono il primo firmatario della mozione n. 343, presentata insieme ai colleghi di Alternativa c'è.
Nelle mie parole, signor Ministro, non c'è nulla di politico o di ideologico. Io credo di avere il dovere di spiegare perché le sue parole non mi hanno convinto. In particolare, io non le contesto tanto gli errori che ha commesso, quanto la mancanza di onestà intellettuale soprattutto delle sue parole di oggi. In particolare, in relazione al ritiro del report degli uffici di Venezia dell'OMS ha detto che è stata una scelta autonoma di quell'organizzazione, però è contraddetto da quanto dice il vice presidente dell'OMS in una telefonata intercettata con presidente dell'Istituto superiore di sanità quando afferma che il suo capo di gabinetto Zaccardi chiese di vedere se riuscivano a farlo cadere nel nulla (riferito al report) e che, se entro lunedì nessuno ne parlava, voleva farlo morire, altrimenti lo avrebbero ripreso assieme.
Ebbene, su questo lei doveva rispondere, non sulla questione generica dell'autonomia, ma sul fatto se il suo capo di gabinetto avesse o meno fatto questa telefonata chiedendo di far cadere questo report nel nulla. Il fatto che lei abbia dribblato questo argomento è veramente molto preoccupante e getta luci oscure anche sul fatto che lei abbia tentato di secretare i verbali del Comitato tecnico-scientifico, ma non le è riuscito per via del tribunale amministrativo regionale del Lazio. Non faccia così, è una questione storica, sono dati oggettivi.
Signor Ministro, alla luce di tutto questo la cosa grave è che lei possa aver tentato di manipolare dati scientifici o la divulgazione di dati scientifici e questo getta ombre ancora più oscure sul presente.
Lei sta calcando la mano su una certa visione terroristica dei dati attuali, nonostante, secondo i dati, saremmo in zona gialla e anche le terapie intensive stanno calando. Allora utilizzi questi dati per quello che sono e utilizzi i DPCM, che state usando proprio per la snellezza e la velocità degli atti amministrativi e per non agire sempre con decreto-legge (questa era la vulgata), per essere precisi e puntuali, affinché possiate intervenire per contrastare il contagio quando cresce e possiate liberalizzare e tornare ad aprire le attività quando decresce. Altrimenti il sospetto è che siate utilizzando la pandemia per scopi politici.
Per questo confermo che voterò a favore di tutte e tre le mozioni al nostro esame.
PIRRO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIRRO (M5S). Signor Presidente, le faccio notare che, quando qualcuno del MoVimento 5 Stelle chiede di parlare, non lo fa in maniera arbitraria, ma sulla base del Regolamento. Infatti l'articolo 92 prevede che io potessi chiedere l'intervento sull'ordine dei lavori e lei avrebbe dovuto darmi la parola.
Le faccio notare che di nuovo in quest'Aula, proprio mentre discutiamo di una pandemia con quasi quattro milioni di contagiati tra i nostri concittadini e con 120.000 morti, uno dei nostri colleghi, oltretutto Vice Presidente del Senato, ripetutamente parla al telefono o con i suoi colleghi tenendo la mascherina abbassata. È un comportamento recidivo e vergognoso, oltre a non osservare le regole. (Applausi).
Oltretutto, la senatrice Rizzotti ha fatto presente che tra i nostri colleghi ci sono stati 40 casi di contagio; ciò vuol dire che nella nostra popolazione c'è un'incidenza del 12,5 per cento, praticamente il doppio di quella della popolazione generale. (Applausi). Questo perché continuiamo a ignorare le regole, continuiamo a sottovalutare il virus, continuiamo a comportarci in maniera disinvolta durante una pandemia, noi che dovremmo dare l'esempio! (Applausi). La prego di intervenire, Presidente, di far osservare più attentamente il rispetto delle regole e di far indossare la mascherina in quest'Aula. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatrice Pirro, ci sono i senatori Questori, fra cui la senatrice Bottici, che fa parte del suo Gruppo, che hanno il compito di tenere l'ordine. (Commenti e proteste). I miei richiami al riguardo sono stati plurimi, anche per quanto riguarda gli assembramenti continui in quest'Aula, che riguardano trasversalmente tutti i Gruppi.
Per quello che riguarda l'articolo 92, comma 1, che lei ha invocato, le faccio presente che il suo intervento, per il contenuto che lei ha dato, era un intervento di fine seduta. (Proteste del senatore Santangelo). Senatore Santangelo, vedo che parlando lei si abbassa la mascherina, nonostante abbia appena fatto un rimprovero; (Applausi) il doppiopesismo non mi piace. Sia educato, stia seduto, abbia rispetto delle istituzioni, così come dovrebbe essere costantemente. (Proteste del senatore Santangelo).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14, onde poter provvedere alla sanificazione.
(La seduta, sospesa alle ore 12,45, è ripresa alle ore 14,06).
Presidenza del vice presidente CALDEROLI
Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati
PRESIDENTE. Comunico che è stato trasmesso dalla Camera dei deputati il seguente disegno di legge:
«Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 marzo 2021, n. 30, recante misure urgenti per fronteggiare la diffusione del Covid-19, e interventi di sostegno per i lavoratori con i figli minori in didattica a distanza o in quarantena» (2191).
Votazione nominale con appello
PRESIDENTE. Colleghi, a partire dalla seduta odierna, nelle votazioni per appello nominale, i senatori Segretari si avvarranno di un dispositivo elettronico di registrazione dei voti espressi dai senatori nel corso della chiama.
Durante la votazione gli schermi adiacenti al banco della Presidenza indicheranno la sequenza dei senatori chiamati al voto.
Al termine della votazione verrà reso subito disponibile il risultato, che sarà proclamato dal Presidente.
Indìco, ai sensi dell'articolo 94, secondo comma, della Costituzione e ai sensi dell'articolo 161, comma 1, del Regolamento, la votazione nominale con appello della mozione n. 341, presentata dal senatore Ciriani e da altri senatori.
I senatori favorevoli alla mozione di sfiducia risponderanno sì; i senatori contrari risponderanno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Ciascun senatore voterà dal proprio posto, dichiarando il proprio voto.
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI (ore 14,08)
Estraggo ora a sorte il nome del senatore dal quale avrà inizio l'appello nominale.
(È estratto a sorte il nome della senatrice Saponara).
Invito il senatore Segretario a procedere all'appello, iniziando dalla senatrice Saponara.
GINETTI,segretario, fa l'appello.
PRESIDENTE. Per cortesia, ci sono troppi assembramenti.
Prego i senatori Questori di cercare di mantenere l'ordine in Aula, poiché ci sono troppi assembramenti. Arrivano delle proteste fuori microfono e vi pregherei di provvedere.
Dichiaro chiusa la votazione.
Proclamo il risultato della votazione nominale con appello della mozione n. 341, di sfiducia individuale nei riguardi del Ministro della salute, presentata dal senatore Ciriani e da altri senatori:
| Senatori presenti | 255 |
| Senatori votanti | 253 |
| Maggioranza | 126 |
| Favorevoli | 29 |
| Contrari | 221 |
| Astenuti | 3 |
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Votazione nominale con appello
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 94, secondo comma, della Costituzione e ai sensi dell'articolo 161, comma 1, del Regolamento, la votazione nominale con appello della mozione n. 342, presentata dal senatore Paragone e da altri senatori.
I senatori favorevoli alla mozione di sfiducia risponderanno sì; i senatori contrari risponderanno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Ciascun senatore voterà dal proprio posto, dichiarando il proprio voto.
Estraggo a sorte il nome del senatore dal quale avrà inizio l'appello nominale.
(È estratto a sorte il nome del senatore Siclari).
Invito il senatore Segretario a procedere all'appello, iniziando dal senatore Siclari.
LAFORGIA,segretario, fa l'appello.
(Nel corso delle operazioni di voto assume la Presidenza il vice presidente LA RUSSA - ore 15,04 -).
PRESIDENTE.Dichiaro chiusa la votazione.
Proclamo il risultato della votazione nominale con appello della mozione n. 342, di sfiducia individuale nei confronti del Ministro della salute, presentata dal senatore Paragone e da altri senatori:
| Senatori presenti | 239 |
| Senatori votanti | 237 |
| Maggioranza | 118 |
| Favorevoli | 29 |
| Contrari | 206 |
| Astenuti | 2 |
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Votazione nominale con appello
PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 94, secondo comma, della Costituzione e ai sensi dell'articolo 161, comma 1, del Regolamento, la votazione nominale con appello della mozione n. 343, presentata dal senatore Crucioli e da altri senatori.
I senatori favorevoli alla mozione di sfiducia risponderanno sì; i senatori contrari risponderanno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Ciascun senatore voterà dal proprio posto, dichiarando il proprio voto.
Estraggo ora a sorte il nome del senatore dal quale avrà inizio l'appello nominale.
(È estratto a sorte il nome del senatore Pichetto Fratin).
Invito il senatore Segretario a procedere all'appello, iniziando dal senatore Pichetto Fratin.
GINETTI,segretario, fa l'appello.
PRESIDENTE.Approfitto per dire che il senatore Causin si è corretto, e lo dico anche per il suo Gruppo: aveva votato sì, ma si è corretto e dunque il suo voto è no.
Dichiaro chiusa la votazione.
Proclamo il risultato della votazione nominale con appello della mozione n. 343, di sfiducia individuale nei riguardi del Ministro della salute, presentata dal senatore Crucioli e da altri senatori:
| Senatori presenti | 235 |
| Senatori votanti | 234 |
| Maggioranza | 117 |
| Favorevoli | 28 |
| Contrari | 204 |
| Astenuti | 2 |
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 17,30 o comunque al termine della Conferenza dei Capigruppo. Durante la sospensione, oltre alla Conferenza dei Capigruppo, ci sarà la sanificazione dell'Aula.
La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 16,21, è ripresa alle ore 17,40).
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Avverto che la Conferenza dei Capigruppo è ancora in corso.
Abbiamo tuttavia deciso di proseguire nei nostri lavori.
Discussione del disegno di legge:
(2168) Conversione in legge del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 45, recante misure urgenti in materia di trasporti e per la disciplina del traffico crocieristico e del trasporto marittimo delle merci nella laguna di Venezia(Relazione orale)(ore 17,40)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2168.
Il relatore, senatore Coltorti, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.
COLTORTI, relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero ringraziare innanzitutto tutti i membri della Commissione lavori pubblici, comunicazioni e il Governo, nella persona del sottosegretario Bellanova, per il lavoro svolto, affinché il decreto-legge in esame approdasse in Assemblea in tempo utile per consentire una discussione approfondita anche da parte dell'altro ramo del Parlamento. Permettetemi, prima di passare al merito del provvedimento, di ringraziare gli uffici dell'8a Commissione per il sempre prezioso supporto.
Vorrei soffermarmi su un aspetto particolarmente delicato che è emerso nel corso dell'esame in Commissione, ossia il numero di emendamenti dichiarati improponibili. Vorrei solo evidenziare che il Presidente della Repubblica ha in più occasioni invitato il Governo a vigilare affinché, nel corso dell'esame parlamentare di decreti, non vengano inserite norme palesemente eterogenee rispetto all'oggetto e alla finalità dei provvedimenti d'urgenza. Le dichiarazioni di improponibilità che sono state espresse rispondono dunque all'esigenza di operare in modo che l'attività emendativa si svolga in piena coerenza con i limiti di contenuto derivanti dal dettato costituzionale. Questo non significa che le proposte non trattassero temi rilevantissimi, che andranno affrontati anche a seguito di ulteriori approfondimenti, proprio perché troppo importanti. Mi riferisco, ad esempio, agli emendamenti riferiti all'autotrasporto, all'esenzione dei pedaggi, al commissario straordinario per la sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso, alla sicurezza delle gallerie e a tutte quelle cose che rientrano in modifiche specifiche al codice della strada. Quello che è giusto che sappiano i cittadini e le associazioni di categoria è che i temi che non sono stati trattati e che non saranno esaminati oggi dall'Assemblea non sono stati ritenuti poco importanti o non degni di nota; anzi, probabilmente sono considerati talmente importanti da avere necessità di uno o più provvedimenti specifici.
Il provvedimento che ci accingiamo ad esaminare reca, all'articolo 1, «Disposizioni urgenti in materia di collocamento marittimo in regime di servizio pubblico con le isole maggiori e minori». In particolare, si prevede che le disposizioni della convenzione stipulata tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la Compagnia italiana di navigazione (CIN), in data 18 luglio 2012, per l'effettuazione dei servizi di collegamento marittimo in regime di servizio pubblico con le isole maggiori e minori, continuino ad applicarsi per il tempo strettamente necessario a consentire la conclusione delle procedure bandite per l'imposizione di oneri di servizio pubblico e per l'aggiudicazione dei contratti di servizio, con esclusivo riferimento alle linee interessate da tali procedure e dunque non oltre la data del 31 maggio 2021.
La convenzione in questione riguarda l'organizzazione dei servizi di collegamento marittimo in regime di servizio pubblico con le isole maggiori e minori di interesse nazionale, cioè i servizi svolti tra le Regioni insulari e il territorio extraregionale. In questo caso si tratta dei collegamenti con la Sicilia, la Sardegna e le isole Tremiti, mentre sono esclusi i servizi di esclusivo interesse regionale, cioè i collegamenti interni alle Regioni e tra queste e le loro isole minori, che sono disciplinati dai contratti sottoscritti dalle Regioni.
La relazione riferisce che le sei linee in relazione alle quali l'istruttoria svolta ha dimostrato che la libera iniziativa economica non era in grado di soddisfare le esigenze di continuità territoriale senza necessità di alcun intervento pubblico e per le quali le disposizioni in esame prevedono dunque l'ultrattività della convenzione sono le seguenti: Termoli-Tremiti, Civitavecchia-Cagliari-Arbatax, Napoli-Cagliari, Cagliari-Palermo, Genova-Porto Torres, Civitavecchia-Olbia.
L'articolo 1 prevede inoltre che, in caso di mancata conclusione delle procedure suddette entro il 31 maggio 2021 e limitatamente ai collegamenti marittimi non adeguatamente assicurati mediante l'erogazione di servizi di trasporto a mercato di persone e di merci, con decreto del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, adottato di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, l'efficacia delle convenzione possa essere prorogata per ulteriori trenta giorni. Detta ulteriore proroga dovrebbe riguardare le tratte Termoli-Tremiti e Civitavecchia-Cagliari-Arbatax, in relazione alle quali durante il periodo estivo non risultano svolgere servizi di trasporto di merci e persone operatori economici diversi dalla Compagnia italiana di navigazione (CIN).
L'articolo 2 differisce dal 31 marzo al 30 giugno 2021 il termine entro il quale dovranno essere completate le procedure telematiche per il rilascio del documento unico di circolazione e proprietà, previsto dall'articolo 1 del decreto legislativo n. 98 del 2017, recante razionalizzazione dei processi di gestione dei dati di circolazione e di proprietà degli autoveicoli, motoveicoli e rimorchi, finalizzata al rilascio di un documento unico, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, lettera d), della legge 7 agosto 2015, n. 124. L'operatività del documento unico, originariamente prevista per il 1° luglio 2018, è stata più volte prorogata. L'esigenza del nuovo differimento è motivata alla luce del fatto che, in considerazione del protrarsi delle misure di contenimento per l'emergenza epidemiologica, il perfezionamento delle procedure telematiche relative ai soli veicoli adibiti al trasporto merci e persone ha subito rallentamenti, considerato tra l'altro che tali veicoli hanno normative di settore molto complesse in materia di immatricolazione. Inoltre occorre migliorare ulteriormente gli strumenti di monitoraggio del funzionamento operativo delle nuove procedure digitali, al fine di apportare con maggiore tempestività i conseguenti correttivi e implementare le funzionalità degli applicativi, nonché assicurare l'ottimizzazione delle procedure.
Infine l'articolo 3 prevede che le autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della disposizione in esame, proceda all'esperimento di un concorso di idee articolato in due fasi aventi ad oggetto l'elaborazione di proposte ideative e di progetti di fattibilità tecnica ed economica per la realizzazione e gestione di punti di attracco fuori dalle acque protette della laguna di Venezia, utilizzabili dalle navi adibite al trasporto passeggeri di stazza lorda superiore a 40.000 tonnellate e dalle navi portacontenitori adibite a trasporti transoceanici, anche tenendo conto delle risultanze di eventuali studi esistenti. Per tale finalità è autorizzata, nell'anno 2021, la spesa di 2,2 milioni di euro. Il concorso di idee verrà svolto ai sensi dell'articolo 56, comma 7, del codice dei contratti pubblici che, nei casi di interventi di particolare rilevanza e complessità, prevede la possibilità per la stazione appaltante di procedere all'esperimento di un concorso di progettazione articolato in due fasi.
L'articolo 4 disciplina l'entrata in vigore.
Venendo alle modifiche apportate nel corso dell'esame in sede referente, l'8a Commissione permanente in particolare ha approvato misure finalizzate a differire ulteriormente, fino al 30 settembre 2021, il termine entro il quale dovranno essere completate le procedure telematiche per il rilascio del documento unico di circolazione e proprietà; disposizioni in materia di aggiornamento delle modalità attuative degli strumenti operativi per la soluzione Smart Road, connessa al processo di trasformazione digitale della rete stradale nazionale; disposizioni in materia di revisione periodica dei veicoli pesanti; misure di proroga al 31 dicembre 2021 per l'effettuazione di servizi di cabotaggio, ai sensi dell'articolo 224 del codice della navigazione.
Grazie a tutti voi per l'attenzione. Ovviamente siamo tutti sensibilissimi a questo problema che riguarda Venezia, che è nel cuore di tutto il mondo. Incanalare questa esigenza globale sulla base di procedimenti chiari, trasparenti e lineari permetterà - lo speriamo tutti - di giungere a una soluzione positiva di questo annoso problema. (Applausi).
Sui lavori del Senato
PRESIDENTE. Do comunicazione all'Assemblea dell'esito della Conferenza dei Capigruppo, che ha approvato il calendario dei lavori fino al 7 maggio.
La seduta di stasera si concluderà con la discussione generale del decreto-legge in materia di trasporti e traffico crocieristico nella laguna di Venezia.
La discussione del provvedimento proseguirà con la votazione degli emendamenti e il voto finale nella seduta di domani, con inizio alle ore 10.
Alle ore 15 avrà luogo il question time con la presenza dei Ministri degli affari esteri e del lavoro e delle politiche sociali.
La prossima settimana, con sedute a partire da mercoledì 5 fino a venerdì 7 maggio (se necessario), saranno discussi il decreto-legge sulle ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza Covid, approvato dalla Camera dei deputati, e il decreto-legge sostegni.
Calendario dei lavori dell'Assemblea
PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi oggi, con la presenza dei Vice Presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha adottato - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - il calendario dei lavori fino al 7 maggio:
| Giovedì | 29 | aprile | h. 10 | - Seguito disegno di legge n. 2168 - Decreto-legge n. 45, Trasporti e traffico crocieristico nella laguna di Venezia (scade il 31 maggio)
- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15) |
* * *
| Mercoledì | 5 | maggio | h. 9,30 | - Disegno di legge n. 2191 - Decreto-legge n. 30, Ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza COVID (approvato dalla Camera dei deputati) (ove concluso dalle Commissioni) (scade il 12 maggio)
- Disegno di legge n. 2144 - Decreto-legge n. 41, Sostegni (ove concluso dalle Commissioni) (scade il 21 maggio) |
| Giovedì | 6 | " | h. 9,30 | |
| Venerdì | 7 | " | h 9,30 (se necessaria) |
Il termine per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge n. 2191 (Decreto-legge n. 30, Ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza COVID) sarà stabilito in relazione ai lavori delle Commissioni.
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 2168
(Decreto-legge n. 45, Trasporti e traffico crocieristico nella laguna di Venezia)
(5 ore, escluse dichiarazioni di voto)
| Relatori |
| 20' |
| Governo |
| 20' |
| Votazioni |
| 20' |
| Gruppi 4 ore, di cui: |
|
|
| M5S |
| 43' |
| L-SP-PSd'Az |
| 39' |
| FIBP-UDC |
| 35' |
| Misto |
| 32' |
| PD |
| 29' |
| FdI |
| 23' |
| IV-PSI |
| 21' |
| Aut (SVP-PATT, UV) |
| 18' |
| Dissenzienti |
| 5' |
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 2191
(Decreto-legge n. 30, Ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza COVID)
(5 ore, incluse dichiarazioni di voto)
| Relatori |
| 20' |
| Governo |
| 20' |
| Votazioni |
| 20' |
| Gruppi 4 ore, di cui: |
|
|
| M5S |
| 43' |
| L-SP-PSd'Az |
| 39' |
| FIBP-UDC |
| 35' |
| Misto |
| 32' |
| PD |
| 29' |
| FdI |
| 23' |
| IV-PSI |
| 21' |
| Aut (SVP-PATT, UV) |
| 18' |
| Dissenzienti |
| 5' |
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 2144
(Decreto-legge n. 41, Sostegni)
(10 ore, escluse dichiarazioni di voto)
| Relatori |
| 40' |
| Governo |
| 40' |
| Votazioni |
| 40' |
| Gruppi 8 ore, di cui: |
|
|
| M5S | 1 h | 26' |
| L-SP-PSd'Az | 1 h | 18' |
| FIBP-UDC | 1 h | 9' |
| Misto | 1 h | 4' |
| PD |
| 59' |
| FdI |
| 45' |
| IV-PSI |
| 43' |
| Aut (SVP-PATT, UV) |
| 36' |
| Dissenzienti |
| 5' |
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 2168 (ore 17,53)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritto a parlare il senatore Corti. Ne ha facoltà.
CORTI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, colleghi senatori, intervengo in merito al provvedimento come membro dell'8a Commissione, che in questa settimana ha avuto modo di analizzare, emendare e soprattutto incontrare in audizione decine di rappresentanti di categorie coinvolte. Abbiamo avuto modo di raccogliere i cahier de doléance del mondo produttivo e dell'indotto che circonda il mondo del trasporto. Abbiamo audito esperti di studi progettuali, ci siamo confrontati con l'Unione nazionale autoscuole e con molti altri attori del settore, da FederAgenti ad ANIASA e molti altri ancora. Grazie a queste audizioni abbiamo avuto conferma di quanto questa pandemia abbia infierito ulteriormente sulle storiche criticità del settore trasporti, dalle motorizzazioni civili al traffico marittimo e crocieristico, alle autoscuole, agli uffici di pratiche auto e ai provvedimenti dei nuovi potenziali patentati, che devono farsi accompagnare da nonni volenterosi per guidare l'agognato veicolo per il quale posseggono solo il foglio rosa, perché chissà quando potranno superare l'esame di patente in seguito al blackout causato dalla pandemia.
Soprattutto voglio ringraziare i componenti del Gruppo Lega in 8a Commissione, con i quali ho avuto l'onore di sottoscrivere decine di emendamenti di buon senso, anche se per il momento silenti, che spero comunque il Governo vada presto a recepire. Esprimo soprattutto un ringraziamento particolare alla nostra Capogruppo, la senatrice Simona Pergreffi, che ha seguito con grande passione e dedizione questo provvedimento dall'inizio alla fine.
Intervengo in questa discussione anche nella veste di senatore di montagna, per ribadire che trasporti, turismo e imprenditoria sono tre materie di importanza cruciale, che vanno di pari passo o almeno così dovrebbero. Senza efficienti trasporti, senza buona viabilità e senza nuove opere non ci può essere alcuna speranza di rilanciare il turismo e l'imprenditoria nelle aree interne. Il collegio Modena e Montagna, che ho l'onore di rappresentare, ne è la dimostrazione. Senza l'autostrada cispadana come farà il settore biomedicale a essere all'avanguardia? Senza l'autostrada Campogalliano-Sassuolo come potrà il più importante distretto ceramico del mondo essere competitivo? Senza il ripristino del ponte della Veggia come faranno due strategiche Province, quelle di Modena e di Reggio Emilia, a essere unite in sicurezza? Senza gli assi di penetrazione in montagna, come la Cerredolo-Ponte Dolo, la Strettara-Pratolino e altre numerose arterie, come farà il nostro turismo e il nostro artigianato di montagna sopravvivere? Se non avremo una visione a trent'anni su trasporti e vie di comunicazione, come possiamo aspettarci che il nostro turismo di prossimità, sciistico e culturale, possa ripartire di slancio dopo questa devastante crisi pandemica, che ha infierito oltremodo sulle nostre già disagiate montagne? Per la penisola intera il turismo, la ristorazione e le eccellenze enogastronomiche sono essenziali. Per questo la Lega si sta convintamente adoperando per una rapida riduzione del coprifuoco e per l'apertura di ristoranti con sale chiuse in sicurezza. Certo che pessimi trasporti e carenze di vie di comunicazione non aiuteranno mai il nostro comparto turistico a competere nel mondo.
Riguardo alle opere a cui ho accennato prima, pensate che si tratta perlopiù di opere in gran parte già finanziate e progettate. Serve però una visione a lungo termine, per scongiurare la desertificazione delle aree interne e questo vale per tutta la penisola. Da parlamentare di Montefiorino, da senatore della Val Dragone, invito il Governo ad investire sin da subito in opere rapide, semplici, essenziali e intelligenti. Gli abitanti delle aree interne non chiedono alla politica opere faraoniche e dispendiose. I montanari modenesi, ad esempio, dicono: dateci 100 solidi e larghi ponti Bailey, che fra l'altro sono stati ideati da un ingegnere napoletano, di nome Cottrau, nel 1867, e li valorizzeremo come 100 Golden gate bridge di San Francisco, oppure: dateci 100 piccole rotatorie e le valorizzeremo come altrettante place de l'Étoile di Parigi. Ovviamente tutto ciò nel rispetto dell'ambiente, in cui i montanari vivono e di cui conoscono bene l'ecosistema e le criticità idrogeologiche.
La pratica gente di montagna e delle aree interne in generale, sa che per lavorare e risollevarsi economicamente è meglio avere un nuovo solido ponte, anche se un po' grezzo, efficiente anche se spartano, piuttosto che morire di fame ed essere obbligati ad emigrare definitivamente verso le città intasate, lasciando in pasto ai lupi le nostre belle vallate. Volere è potere e la politica deve offrire una lungimirante visione a trenta anni, per dare una speranza di futuro lavorativo ai cittadini non solo delle aree periferiche, ma anche delle città d'arte e dei distretti produttivi. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore il senatore Paroli. Ne ha facoltà.
PAROLI (FIBP-UDC). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il nostro atteggiamento di disponibilità e di favore durante i lavori della Commissione e dell'Assemblea non deve essere scambiato con una condiscendenza complessiva e remissiva, perché le tante perplessità sul provvedimento in esame rimangono. Lo dico, non tanto perché nel testo ci sia qualcosa di particolarmente fuori posto o di sbagliato, ma perché purtroppo esso non contiene ciò che invece era utile ci fosse: si tratta insomma della classica occasione mancata. Il provvedimento consta di tre articoli, con due proroghe nei primi due, mentre nel terzo si prevede un concorso di idee per le grandi navi a Venezia, che testualmente fa riferimento a: «proposte» e «progetti di fattibilità tecnica ed economica relativi alla realizzazione (...) di punti di attracco (...) utilizzabili dalle navi adibite al trasporto passeggeri di stazza lorda superiore a 40.000 tonnellate e dalle navi portacontenitori adibite a trasporti transoceanici».
Abbiamo cercato di correggere e di migliorare il testo, inserendo nei primi due articoli una serie di norme che, al pari delle proroghe contenute, potessero dare risposte ai problemi quotidiani dei cittadini, ma non è stato possibile. Si tratta di risposte magari piccole, che possono sembrare marginali o di poco conto, ma che non lo sono, perché sono le classiche risposte che possono cambiare in meglio la vita e il lavoro di tutti noi. Si apre dunque una riflessione in merito. Mi unisco ai ringraziamenti del relatore al sottosegretario Bellanova per la positività e la collaborazione nei lavori svolti in Commissione sul provvedimento in esame. Si tratta però di una riflessione che non si pone solo all'interno della Commissione e che credo anche altri colleghi ormai condividano e non solo sul provvedimento in esame. Ci sono infatti inammissibilità troppe volte arbitrarie, mentre è chiaro che gli emendamenti devono essere valutati adeguatamente. C'è poi l'applicazione dell'articolo 81 della Costituzione da parte della 5a Commissione permanente su emendamenti che, con evidenza, non comportano spese: anche questa cosa deve cessare. Non possiamo continuare a lasciare che, per diminuire il numero degli emendamenti, si intervenga in modo massivo, senza che ci sia davvero una valutazione effettiva sul fatto che siano presenti o meno oneri di spesa. Dopodiché, i pochi che sopravvivono si trovano anche di fronte alla tagliola della contrarietà, talvolta su proposte sensate, non solo a parere del sottoscritto, e condivise dall'intera Commissione e credo anche dall'intera Assemblea del Senato. Certo, così è difficile per i parlamentari espletare correttamente le proprie funzioni e credo che una riflessione complessiva su questo tema vada fatta.
Contiamo tutti su un futuro migliore, però oggi assistiamo a una serie di piccoli paradossi, che abbiamo anche affrontato in Commissione e su cui viene da sorridere dovendoli affrontare nel concreto. Anche la riproposizione del codice della strada, che mi risulta essere fermo alla Camera, va affrontato perché, continuando a intervenire per spizzichi e bocconi, ci troviamo con queste contraddizioni totali, di cui faccio un esempio davvero banale. L'Italia è un Paese che si augura di poter ospitare tanti turisti stranieri che magari vengono dal Nord Europa con la propria auto con targhe straniere. Costoro si ritroverebbero e si ritroveranno, se non interveniamo, con l'impossibilità di rivolgersi a un'officina meccanica perché un meccanico italiano non può guidare un'auto con la targa straniera. La soluzione fino a poco tempo fa era che utilizzasse la targa prova. Oggi la targa prova diventa inutilizzabile perché viene riservata solo a veicoli non ancora immatricolati. Non mi sembra un problema insormontabile, ma va affrontato e risolto. Se ogni volta gli emendamenti si ritengono inammissibili, incompatibili o vengono comunque rinviati a una prossima soluzione che mai arriva, è un problema.
Un altro problema ancora più presente e grave, è che noi contiamo tutti di uscire da una pandemia, che ha bloccato anche l'economia. Ci auguriamo tutti che l'economia del nostro Paese possa ripartire, ma oggi abbiamo 350.000 ragazzi in Italia che chiedono di poter svolgere l'esame per ottenere la patente di guida, che non è un capriccio; è l'esigenza da parte dei nostri giovani di poter accedere a una possibilità lavorativa.
Noi non stiamo dando risposte. Abbiamo creato un arretrato, che, in verità, non è legato solo alla pandemia perché c'era anche in precedenza. Dobbiamo essere consapevoli che la motorizzazione oggi non è in grado di svolgere questo compito, quindi bisogna trovare una soluzione diversa. Spero che la si trovi il prima possibile perché è un tema che si pone. Arriviamo al paradosso - perdonatemi perché anche in questo caso viene da ridere, ma forse sarebbe più da piangere - di ragazzi che si portano il nonno a fianco con il foglio rosa per poter guidare l'auto e svolgere una serie di lavori. Credo che questo debba essere superato e che si possa evitare. Siamo un Paese che credo abbia ancora a cuore la propria credibilità e la propria economia. Dobbiamo dare soluzioni, quindi, a temi che chiedono risposte immediate.
Ripeto che con il Presidente della Commissione e con il sottosegretario Bellanova abbiamo parlato di questi temi, che sono all'ordine del giorno. L'auspicio è che tutto possa essere affrontato il prima possibile.
Chiudo con il tema più importante e più invadente del provvedimento, ma allo stesso tempo purtroppo non risolutivo. Mi riferisco alle grandi navi a Venezia e alla portualità. Esiste la proposta affascinante del porto offshore. Non sta a me dire quanto sia realistica e realizzabile, ma certamente non possiamo pensare di legare la portualità e la vocazione alla portualità di Venezia a un sogno, a qualcosa di affascinante, ma purtroppo oggi non concreto.
Noi, come parlamentari, abbiamo anche il dovere di rispondere alle istanze dei settori produttivi o amministrativi - in questo caso si tratta degli operatori navali e del Comune di Venezia - che hanno individuato una soluzione molto chiara: basta alle grandi navi nel golfo di San Marco; sì all'approdo a Marghera attraverso un canale che va solo manutenuto e ripulito. (Applausi). Non possiamo fossilizzarci su questo tema con retro pensieri che non ci portano da nessuna parte. È una richiesta legittima.
Noi non possiamo pensare a Venezia senza la sua portualità. Sarebbe da irresponsabili. Vale per i passeggeri e vale per le merci. Dobbiamo dare una risposta.
Dopodiché, io credo che il tema del porto offshore, perché non mi arrendo alla modernità - anzi - vada affrontato. Quindi, va bene un concorso di idee; bene la possibilità di capire se e quali progetti avranno le gambe per camminare. Però, nel frattempo, non possiamo pensare di dire che Venezia deve morire, perché Venezia ha un passato, un presente e, tutti ci auguriamo, un futuro che è fatto di portualità.
Qui, però, mi fermo. Lo dico perché si capisca, ma credo che non sia complicato: il tema è che c'è il serio rischio che, senza le risposte alternative che dobbiamo dare, le grandi navi possano davvero tornare nel golfo di San Marco e credo che questo non lo vogliamo. Allora, proprio perché non lo vogliamo, dobbiamo però trovare però delle risposte.
Insomma, serve un cambio di passo, che sono certo che ci potrà essere, che porti il Governo e il Parlamento a dare le risposte che il Paese chiede. Sul nostro lavoro e sulla nostra disponibilità si potrà sempre contare. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pizzol. Ne ha facoltà.
PIZZOL (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, colleghi, sin dalla sua nascita Venezia e i suoi abitanti hanno mostrato elevate capacità tecnico-creative, di cui sono espressione anche le opere idrauliche ed architettoniche, tanto da rendere la nostra città e la sua laguna uniche al mondo. A ben guardare, l'inserimento della città all'interno delle sue acque lagunari non è altro che il risultato di un processo dinamico di interazione tra l'uomo e l'ecosistema nel suo ambiente naturale.
Infatti, fin dalle sue origini, Venezia ha un rapporto decisamente singolare con l'acqua, che ha sempre rappresentato il suo punto di forza e il suo più acerrimo nemico. La norma oggi in discussione rappresenta plasticamente la stessa necessità di trovare un equilibrio, cioè di conciliare le attività umane, come l'importante svolgimento della crocieristica nel territorio di Venezia, con la sicurezza e la salvaguardia dell'unicità e delle eccellenze del patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale del territorio.
Il porto di Venezia è uno degli snodi principali cardine della nostra portualità, in particolare di quella del Nord Adriatico. È dotato di infrastrutture importanti, con aree operative, portuali e industriali servite da 12 chilometri di banchine, da raccordi stradali e da 45 chilometri di rete ferroviaria di manovra. Al suo interno lavorano 13.000 addetti e ha un traffico merci molto consistente, pari a 26.500 tonnellate nel 2018.
Tuttavia, per l'economia della città è giusto trovare velocemente una soluzione sostenibile per il settore crocieristico e per la sua filiera. È evidente, pertanto, quali impatti per l'economia della città e di tutta la Regione hanno avuto le limitazioni imposte dal Governo per contenere e gestire l'emergenza del Covid-19, vista l'importanza strategica che riveste per il territorio il turismo, uno dei settori maggiormente colpiti dalla crisi.
È necessario ora più che mai lavorare per conciliare la salvaguardia dell'ambiente e la tutela del paesaggio con la ripartenza e lo sviluppo, consentendo anche la piena ripresa dell'attività crocieristica quale elemento chiave fondamentale per il settore turistico.
Dovete sapere che nel 2019, quindi prima della pandemia, grazie alle navi da crociera sono sbarcati a Venezia 1.650.000 turisti, alcuni dei quali anche per soggiornare qualche giorno in città. Si tratta di una filiera e di un indotto in grado di movimentare 259 milioni di euro nella città metropolitana, compresi i rifornimenti agroalimentari. Si contano 1.700 persone coinvolte a vario titolo solo nelle attività di check-in e check-out presso il porto e l'aeroporto, tra cui anche 500 ragazzi e ragazze universitari che fanno gli stagionali a supporto di attività per l'appunto di imbarco e sbarco, mentre la filiera complessiva dell'home port ha un numero rilevante di persone occupate - pensate - circa 15.000.
Per l'economia della città metropolitana è giusto trovare velocemente una soluzione sostenibile per il porto e per il settore crocieristico in quanto di fondamentale importanza.
Abbiamo sentito alcuni esponenti politici lamentare l'eccessivo numero di turisti, ma la soluzione non può individuarsi nel bloccare o limitare le attività turistiche, ma lasciando agli amministratori locali l'onere di gestire il flusso di visitatori, come Venezia ha fatto anche in anni recenti. Limitare il turismo a Venezia significa privarla di una componente prioritaria del commercio e dell'economia del territorio; significa deindustrializzarla e quindi farla morire o - forse peggio - trasformarla in un bellissimo luogo quasi cristallizzato e poco accessibile, a discapito di migliaia e migliaia di famiglie lasciate senza lavoro e attività.
Siamo chiamati ad essere concreti, a sostenere con fermezza e decisione soluzioni possibili per Venezia: lo dobbiamo ai cittadini, ai lavoratori, a tutti gli operatori.
Siamo tutti colpiti dalle immagini di enormi navi da crociera che passano davanti a San Marco, in particolare quelle con stazza superiore a 40.000 tonnellate: siamo tutti consapevoli della necessità di trovare soluzioni infrastrutturali idonee che garantiscano sicurezza e sviluppo, anche per il settore crocieristico, quale elemento chiave per l'economia e l'occupazione del territorio, senza penalizzare la salvaguardia dell'eccellenza del patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale di Venezia e della sua laguna.
A tal fine, accogliamo con favore quanto previsto all'articolo 3 del provvedimento in discussione, ovvero l'elaborazione di proposte ideative di progetti di fattibilità tecnica ed economica, volte a contemperare lo svolgimento dell'attività crocieristica nel territorio di Venezia, nel rispetto della salvaguardia dell'unicità e delle eccellenze del patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale del territorio.
Tale attività rappresenta per Venezia un volano e non un vincolo, un limite alla ripartenza delle attività economiche commerciali del turismo e dello sviluppo. L'apposita Commissione potrà poi scegliere la migliore fra le proposte e dare definitiva soluzione al problema.
In attesa di ciò una delle principali e immediate soluzioni per le navi da crociera può essere rappresentata da Porto Marghera, consentendo l'ingresso delle navi dalla bocca di porto di Malamocco e la percorrenza del canale dei Petroli, lo stesso in cui navigano attualmente le navi commerciali. Da Porto Marghera gli approdi per le navi più grandi possono essere indirizzati quindi al canale industriale Nord, sponda Nord, mantenendo la centralità dell'esistente stazione marittima, mentre le unità di dimensioni più piccole potrebbero percorrere il canale Vittorio Emanuele III, che necessita di un'adeguata manutenzione.
Colleghi, è fondamentale e importante ricercare l'equilibrio tra la sostenibilità ambientale e le attività turistiche ed economiche del territorio, pena la sua morte. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Vanin. Ne ha facoltà.
VANIN (M5S). Signor Presidente, dedico il mio intervento alle istituzioni minori veneziane, alle scuole, dove hanno sede le confraternite, alla basilica di San Marco, all'intera insula, che ad oggi non hanno ancora ricevuto alcun aiuto per il restauro e la messa in sicurezza dopo l'acqua grande del 12 novembre del 2019. Lo dedico ai cittadini di Venezia, che quando sentono le sirene dell'allerta marea si chiedono se le paratoie del Mose si alzeranno a 110 o a 130 centimetri sul livello del mare e temono le acque salate dell'Adriatico che, dalle bocche di porto, entrano con sempre più forza in laguna e corrodono marmi preziosi e mosaici inestimabili. Il destino di Venezia, del resto, è legato al destino della laguna e quindi anche alle decisioni che si prenderanno sul transito delle grandi navi in laguna.
È notizia di questi giorni - ad esempio - che François Pinault, conosciuto per i centri d'arte contemporanea di Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia, nel 2019 ha investito una commessa a Fincantieri di 300 milioni di euro per costruire yacht che, oltre alla flotta già presente, partono da Venezia per crociere nel Mediterraneo, ma sono navi di piccole dimensioni, con 120-130 cabine per circa 200 passeggeri. Questa notizia è importante perché conferma un dato di fatto: chi ama Venezia veramente la rispetta e ne rispetta la laguna, non scava fondali, non mette in pericolo le fondamenta sull'acqua dei palazzi con il moto ondoso, non trasforma la laguna in un'autostrada del mare. Il MoVimento 5 Stelle a Venezia - e non solo - è sempre stato contrario al gigantismo delle grandi navi da crociera delle multinazionali che, con le loro stazze (80.000 tonnellate e più), straziano ormai da decenni i fondali e le acque del bacino di San Marco e del canale della Giudecca, mettendo a rischio la città e i suoi abitanti. Tutti ricordiamo l'incidente recente della Costa Deliziosa del 7 luglio 2019, che con 2.800 passeggeri a bordo ha sbandato travolgendo un'altra imbarcazione, sfiorando la riva in bacino San Marco e sfiorando il disastro.
Per questo rischio e per questi danni il MoVimento 5 Stelle ha sempre chiesto che le dimensioni delle navi ammesse in laguna fossero e siano sempre limitate, ma ora basterà il concorso di idee per vietare il transito a San Marco per le grandi navi? Gli approdi a Marghera, di cui tanto si parla, con gli interventi sul canale Nord e sponda Nord, sono dannosi per la movimentazione dei fanghi. Lo sbancamento necessario per realizzare la banchina per le navi di 80.000 tonnellate e più sarà veramente temporaneo? I dati invece ci dimostrano chiaramente che sarà estremamente costoso - 62 milioni stanziati - visto che la stima va dai 150 ai 200 milioni di euro per gli scavi, per l'arretramento della banchina, per l'esproprio dei terreni, per il trasporto dei fanghi in discariche autorizzate: costi che non giustificheranno mai la temporaneità e fanno pensare a tutti che saranno definitivi. (Applausi).
Proprio in questi giorni per fatalità sono stati stanziati dal provveditorato fondi per i marginamenti delle stesse aree indicate, che poi di fatto verranno sbancate e arretrate; quindi soldi spesi male e sprecati per una provvisorietà che sarà sicuramente altro. Rispettare la laguna e la sua morfologia, invece, è necessario per la sua stessa esistenza, perché i veneziani sanno bene che la laguna ha una profondità media di 1,50 metri, ed il suo interno non è adatto ad essere un porto dai fondali profondi, tutt'altro. Quando negli anni Cinquanta si è voluto scavare un altro canale artificiale ancora più profondo di quello che c'era, realizzando il canale Malamocco-Marghera - citato dai colleghi - per far entrare le petroliere nella zona industriale della terraferma, di fatto è iniziata la distruzione dell'equilibrio morfologico della laguna stessa.
Oggi voler continuare a scavare per far transitare navi di passeggeri e commerciali, sempre più grandi, per approdi cosiddetti temporanei, a Marghera - zona a rischio Seveso per gli impianti industriali e chimici, e non solo, presenti - trasformerà di fatto con gli scavi la laguna in un braccio di mare che, per la quantità di acqua salata che entrerà, distruggerà la città e la sua cultura millenaria e a poco serviranno le celebrazioni.
È positivo quindi il concorso di idee che il Governo vuole fare con il provvedimento al nostro esame per portare le navi dal tonnellaggio superiore alle 40.000 tonnellate fuori dalle cosiddette acque protette? Sì, ma solo questo non basta, perché serviranno almeno due anni per scegliere il progetto migliore, ma poi, in realtà, non sappiamo in realtà i tempi della sua realizzazione. Serviranno almeno altri due anni ancora per gli approdi provvisori a Marghera e, nel frattempo, le grandi navi continueranno a passare davanti a San Marco, alte quasi come il Campanile, con 2.000-3.000 persone a bordo che ben poco portano all'economia della città, come ci indicano le categorie economiche cittadine. In nave infatti si mangia, si dorme, si fanno gli acquisti, si frequentano le animazioni, il cinema e il teatro: tutto è compreso nel prezzo.
Ma qual è il prezzo che pagano Venezia e i suoi cittadini residenti? (Applausi). È un prezzo salatissimo: inquinamento dell'aria, moto ondoso che sbanca i fondali e scardina i pali delle fondamenta di rive, palazzi e monumenti; pericolo grave e continuo, come da decenni ci dicono studiosi e scienziati e che l'Unesco ha rilevato nel dossier dell'ultima visita dei suoi ispettori, dove si segnalano anche molte altre criticità per la tutela dell'ambiente lagunare, i problemi della città, il controllo reale dei flussi turistici e la residenzialità. (Applausi).
Bisogna quindi agire subito e applicare il cosiddetto decreto Clini-Passera che pone il limite delle 40.000 tonnellate al transito a San Marco. Bisogna pianificare le partenze e gli arrivi e non permettere più che 10 o 12 navi con 2.000-3.000 passeggeri per nave siano contemporaneamente in transito lungo il canale della Giudecca, solo di sabato e domenica.
Bisogna monitorare da subito, con rigore scientifico, con enti pubblici preposti e non altri, quali il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), i danni ai fondali, ai monumenti, lungo i canali interni nella Laguna tutta, perché la stagione delle crociere è già ripartita e nel frattempo nulla è cambiato. Invece di questo non si è tenuto conto.
Solo così il concorso di idee avrà senso, individuando e definendo una classe Venezia per le navi che devono avere tonnellaggi e caratteristiche costruttive compatibili con l'ambiente lagunare e le sue acque ed il progetto dell'avamporto per la crocieristica, i container, eccetera, dovrà rispettare i criteri della legge speciale per Venezia; dovrà essere graduale, sperimentale, reversibile e non impedire l'equilibrio dell'ecosistema lagunare, già estremamente difficile con il Modulo sperimentale elettromeccanico (Mose): un equilibrio sempre più precario con i cambiamenti climatici, che prevedono - come ci dicono gli scienziati - un innalzamento del mare tra pochi decenni di 70-120 centimetri.
Quindi, sì al concorso di idee, sì ad un vero confronto e vera comparazione tra i progetti per il nuovo terminal crociere, che saranno presentati. Sì ad una infrastruttura che, nel rispetto dell'ambiente, non sia invasiva e deturpante dei litorali dell'intera gronda lagunare, che rispetti le spiagge e l'ambiente nella sua integrità, progettata perciò con nuove tecnologie, ma antica sapienza.
Chi ama Venezia la rispetta e non sevizia la sua laguna con scavi improvvidi, ma la protegge. (Applausi).
Per questo, nessuno dimentichi che la Repubblica di Venezia considerava un attentato alla sua stessa esistenza qualsiasi intervento di modifica delle acque dell'intera laguna che ne alterava il difficile e prezioso equilibrio.
Ecco perché il MoVimento 5 Stelle di Venezia - e non solo - era ed è fondamentale. Non si consideri Venezia e la sua laguna un parco giochi ad uso turistico. (Il microfono si disattiva automaticamente). (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Doria. Ne ha facoltà.
DORIA (L-SP-PSd'Az). Gentile Presidente, gentili colleghi, in tema di trasporti, da rappresentante di una Regione insulare mi sento in dovere di intervenire sottolineando le criticità e suggerendo gli opportuni correttivi per vivere al passo col terzo millennio.
Personalmente, non ho mai considerato l'insularità della mia terra un fattore negativo ma, anzi, una sorta di laboratorio della storia e della biologia. E, a testimonianza di questo, posso citare i miti del passato che hanno visto la Sardegna sede del mondo antico di Atlantide e le scoperte del presente che ne fanno la terra dei centenari, per quella selezione cromosomica che solo terre antiche hanno saputo generare. Ma i miti, i centenari e le glorie del passato - vanno comunque riscoperti e valorizzati - non sono sufficienti per sostenere l'economia di una Regione insulare, il cui rilancio passa per una sana politica delle infrastrutture e dei trasporti passeggeri e merci.
Con il termine «continuità territoriale» si indicano quegli strumenti legislativi che hanno lo scopo di garantire i servizi di trasporto ai cittadini abitanti di Regioni disagiate della Nazione, superando gli svantaggi connessi alla loro lontananza. Caratteristica fondamentale della continuità territoriale è la base normativa come servizio pubblico, il quale rende possibile la deroga ai principi del libero mercato e della libera concorrenza affinché i trasporti possano essere fruibili a prescindere dall'effettiva redditività ottenibile da parte del vettore. Nel caso dell'Italia, la continuità territoriale interessa le due isole maggiori del Mediterraneo, la Sardegna e la Sicilia. Alla Sardegna occorre una continuità marittima e aerea duratura nel tempo e non legata a scadenze e proroghe che generano incertezze e diseconomie.
La stagione estiva è alle porte e ai disastri economici creati dalla pandemia non si possono aggiungere anche quelli derivati dall'incertezza legata a un sistema di trasporti costoso, inadeguato e penalizzante per l'intera Regione.
Se è un dato inequivocabile il diritto dei sardi alla mobilità da e per la Sardegna, al pari del resto degli italiani che vivono e si muovono nella penisola, non da meno è il diritto a una continuità marittima per le merci in entrata e in uscita dall'isola. Il gap derivato dall'insularità non può essere l'eterna palla al piede di chi decide di fare impresa in Sardegna. Il costo del trasporto su un prodotto finito da noi incide come se su quello stesso prodotto ci fosse applicata una seconda imposta sul valore aggiunto.
A tal fine si chiede al Governo una nuova continuità territoriale che abbatta i costi di trasporto per persone e merci, ma anche un sistema di trasporto con elevati standard di qualità che siano degni di un Paese civile, in quanto l'affidamento ai vettori delle rotte in continuità territoriale non può reggersi sul solo criterio del costo più basso, quanto piuttosto su un'offerta complessiva.
La qualità e il comfort offerti nei traghetti che solcano le rotte tra la Sardegna e la penisola devono servire come biglietto da visita del nostro comparto turistico e come primo giorno di vacanza per chi decide di trascorrere il periodo feriale nella nostra terra.
E se la continuità marittima piange, quella aerea di certo non ride. Per scegliere il soggetto a cui affidare i servizi di continuità territoriale aerea viene sempre bandita una gara europea, nella quale vengono indicate le rotte e il numero di voli minimi da garantire, nonché il prezzo del biglietto con relativi servizi e vantaggi. Tali rotte, una volta assegnate, vengono poi concesse in esclusiva e con sovvenzioni statali a chi si aggiudica la gara, in deroga al principio del libero mercato.
La continuità aerea imposta alla Sardegna da Roma e da Bruxelles ha concesso di connettere i tre aeroporti sardi (Olbia, Cagliari e Alghero) con i soli hub di Milano e di Roma Fiumicino. Per una libera circolazione dei passeggeri e delle merci, con ovvio rilancio dell'economia, sarebbe invece necessario collegare i tre principali aeroporti sardi con gli altri aeroporti di aree produttive del Paese, ma da anni il bando è bloccato al vaglio della Commissione europea a causa di un'incomprensibile ipotesi di violazione delle regole di mercato. In questo l'Europa non può essere la palla al piede dello sviluppo economico delle realtà regionali.
Dopo il suo insediamento, il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas, già membro di questa Assemblea, in una situazione incerta per il mancato rinnovo del bando di continuità aerea fermo a Bruxelles, ha dovuto affrontare uno dei più grandi crack economico-finanziari della storia dell'aviazione civile moderna con il fallimento di Air Italy che, oltre ad aver messo sulla strada 1.500 dipendenti specializzati e le loro famiglie, ha inoltre lasciato il monopolio delle rotte ad Alitalia che - come tutti sanno - fa acqua da tutte le parti.
Per concludere, tengo a sottolineare come un sistema di trasporti efficiente si regga su infrastrutture moderne e funzionali. Da questo punto di vista, la Sardegna patisce ritardi biblici sul completamento di opere pubbliche di interesse strategico. Consapevole che i fondi del recovery plan non sono infiniti, registriamo comunque una distribuzione iniqua delle risorse, che vedono la nostra isola penalizzata e che condiziona l'economia e la crescita sociale della Sardegna.
Sul piano dei trasporti interni, sia la rete viaria che quella ferroviaria vivono una condizione di arretratezza non più tollerabile: strade statali di importanza fondamentale incompiute o in perenne manutenzione, reti ferroviarie insufficienti, inadeguate o obsolete che generano trasporti totalmente fuori mercato con tempi di percorrenza biblici. In un'era in cui la transizione ecologica deve essere il filo conduttore di una scelta politica infrastrutturale, in Sardegna non esiste un metro lineare di rete ferroviaria elettrificata.
In ambito portuale vanno create le condizioni per un'accelerazione di tutte quelle opere che rendono competitivo uno scalo marittimo. Pertanto, per elevare la potenzialità e l'ecosostenibilità del sistema portuale sardo, oltre che nuovi investimenti utili per il completamento di porti industriali e commerciali, occorre un urgente riforma del codice degli appalti per la sburocratizzazione delle procedure, e su questi temi il Governo non può rimanere indifferente. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Saviane. Ne ha facoltà.
SAVIANE (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, all'interno del decreto-legge trasporti oggi in discussione si affronta anche la questione delle navi da crociera e del trasporto marittimo delle merci nella laguna di Venezia. Soltanto una settimana fa, nella discussione generale relativa al riordino dei Ministeri, in merito al nuovo Ministero per la transizione ecologica avevo parlato della filiera del legno, dei boschi e anche della meravigliosa storia di Venezia: città unica al mondo, costruita su pali di legno in un ambiente fragile, ma ancora oggi viva e stupenda, grazie alle capacità straordinarie dei veneziani di custodire un gioiello frutto di dedizione, lavoro e sapiente gestione dell'ambiente marittimo, della terraferma e dei boschi. Le attività produttive commerciali hanno permesso alla città di Venezia di trasformarsi da piccolo villaggio, qual era all'epoca della sua fondazione, nella meraviglia che noi tutti oggi conosciamo. Ma la vera forza della città è da ricondurre al porto, incrocio mercantile tra Oriente ed Europa.
Oggi, all'interno del decreto-legge trasporti, si prevede di indire un concorso di idee per acquisire proposte, idee e progetti di fattibilità tecnica ed economica, volti a regolare l'attività crocieristica nella laguna al fine di salvaguardare l'unicità del suo patrimonio culturale, paesaggistico e ambientale. Il bando di concorso prevede che le proposte ideative debbano avere come principio la realizzazione e la gestione dei punti di attracco fuori dalle acque della laguna.
Dato per assodato che nessuno vuole più vedere le enormi navi da crociera sfilare davanti piazza San Marco, con eventuali conseguenti incidenti - ricordiamo tutti ciò che accadde qualche anno fa in riva alla Giudecca - la domanda che mi pongo è se sia davvero necessario immaginare che i punti d'attracco debbano essere solo ed esclusivamente fuori dall'area della laguna. Il fatto di bandire un concorso di idee aperto a dei professionisti dovrebbe permettere di lasciarli liberi di studiare, analizzare e progettare in piena autonomia. Se di idee si parla, non ci deve essere condizionamento a priori, anzi dovrebbe essere caldeggiata la ricerca e l'innovazione.
Le idee servono per questo; possono essere buone, cattive o anche geniali, ma certo non pilotate da interessi politici.
Il grande calo demografico che da anni ormai colpisce Venezia non può lasciare indifferente nessuno di noi. E così... (Il microfono si disattiva automaticamente) ...la preoccupazione dei veneziani nell'immaginare la loro città senza un porto e, di conseguenza, senza un'anima.
Come ho già detto, in questo decreto-legge si parla della collocazione del punto di attracco delle navi, ma credo che Venezia meriti uno studio approfondito per pianificare il suo futuro. Sulla bellezza di Venezia tutti siamo concordi. Quello che io colgo nel visitare questa splendida città è la perdita delle sue caratteristiche storiche, identitarie e culturali. Il drammatico calo demografico che Venezia ha subito negli ultimi decenni sta trasformando la città: sempre meno locali caratteristici, come botteghe e bar, e sempre più locali internazionali e negozi a conduzione straniera.
Fare un classico "giro dei bacari", ossia bere buon vino e mangiare gustosi "cicchetti", stuzzichini caratteristici del luogo, permette di conoscere i veneziani e le loro storie. Questo semplice gesto è diventato difficile, perché è complicato trovare qualche vero veneziano che indirizzi nelle poche autentiche taverne rimaste. Il rischio che corriamo è che ci si concentri nel salvare Venezia dimenticando i veneziani.
Noi abbiamo la responsabilità di salvaguardare questa splendida città, ma dobbiamo anche preoccuparci che i veneziani, con la loro identità, possano continuare a vivere nella loro città. Proviamo a pensare Napoli senza i napoletani, Roma senza i romani, Milano senza i milanesi: sarebbero le stesse città? Non credo proprio. Dobbiamo quindi porre la nostra attenzione a difendere più attività economiche possibili, per permettere ai veneziani di abitare la loro splendida città, a memoria anche della meravigliosa storia di cui Venezia è stata protagonista.
È un bene, quindi, che all'interno del parere espresso dalla Commissione ambiente sia stato inserito il punto che prevede che debbano essere coinvolte le istituzioni e gli enti locali. Chi più dei rappresentanti dei veneziani stessi ha desiderio di salvaguardare la loro città e le sue caratteristiche?
Un'altra riflessione riguarda la complicità delle grandi opere - come ad esempio - il Mose. Mi chiedo se l'idea di un porto offshore non sia troppo impattante sull'ambiente e sul paesaggio rispetto alla collocazione del porto a Marghera. Non spetta me, naturalmente, dire quali siano le soluzioni migliori, non ne ho le competenze, ma ci si chiede perché non si possa più parlare di manutenzione, soprattutto se si ascoltano i veneziani e i residenti, quando raccontano che regolarmente si provvedeva alla cura dei canali e alla mitigazione dell'acqua alta.
A tal proposito mi vengono in mente molti interventi in Aula, in cui si dà ormai per assodato che la responsabilità dell'inquinamento globale sia quasi esclusivamente attribuibile agli allevamenti intensivi e all'alterazione dell'ecosistema, comprendendo tra queste alterazioni anche la cura e il mantenimento dei canali o dei torrenti. Io vivo in montagna, tra laghi bellissimi, torrenti e fiumi e vedo con i miei occhi come gli alberi nei corsi d'acqua continuino a crescere, provocando l'uscita delle acque, che si riversano nelle strade e nei paesi provocando grandi danni. Preoccupa anche l'innalzamento del letto dei laghi, che rischia di far sparire le bellezze naturali di cui dicevo.
Cari colleghi, può venire il dubbio che, in realtà, si vogliano spostare le vere responsabilità di chi inquina veramente. Se per milleseicento anni è stata fatta la manutenzione dei canali, ora ci accorgiamo che è anti ecologico? Pongo queste riflessioni per una discussione serena e costruttiva, con la speranza di non ricevere ancora attacchi gratuiti da colleghi che, anziché discutere in Parlamento, riportano pezzi, in formato puzzle, di ciò che viene detto in Aula sui loro profili social, forti di avere la verità in tasca.
Faccio riferimento al mio ultimo intervento, in cui parlavo dell'espansione... (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. La invito a concludere, senatore. (Commenti del senatore Saviane).
La lascio finire, ma le garantisco che è andato oltre, più di quanto abbiano fatto tutti i suoi colleghi. Io sto sempre attenta a non interrompere, ma la devo invitare a concludere il suo intervento.
SAVIANE (L-SP-PSd'Az). L'espansione incontrollata del bosco porta alla crescita di alberi ad alto fusto con radici che si sviluppano in modo orizzontale anziché verticale, causando cedimenti o addirittura frane, oppure inondazioni se gli alberi crescono nei greti dei fiumi. Non vado oltre perché anche un bambino sa cosa sia la silvicoltura o l'agricoltura dei boschi. A volte basterebbe avere il desiderio di conoscere la storia delle persone, da dove vengono e cosa hanno fatto. Con questo atteggiamento si è più propensi ad ascoltare e a dubitare che la verità che si ha in tasca sia assoluta.
Lasciatemi concludere con una bellissima frase di Carlo Goldoni: «Tutte le città del mondo sono più o meno simili fra loro: Venezia non è simile ad alcun'altra». (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Sbrollini. Ne ha facoltà.
SBROLLINI (IV-PSI). Signora Presidente, ringrazio la Sottosegretaria per la sua attenzione e disponibilità. Il rispetto e la tutela del patrimonio artistico e culturale - come sappiamo - ci viene imposto direttamente dalla Costituzione, all'articolo 9. Ed è proprio il rispetto del patrimonio artistico e culturale rappresentato da Venezia e dalla sua laguna che richiede la massima attenzione. Venezia vanta infatti un patrimonio materiale di inestimabile valore, ma vale ancora di più quello immateriale, fatto di una presenza antropica importante, di tradizioni, di mestieri, di arti e di cultura consolidata nei secoli di storia che l'hanno vista protagonista.
Con questo provvedimento si cerca di affrontare finalmente il problema del delicato bilanciamento tra interessi, entrambi importanti e meritevoli di tutela: da un lato, l'esigenza di preservare e tutelare il patrimonio artistico, culturale e ambientale di Venezia e, dall'altro, il necessario svolgimento dell'attività crocieristica e del traffico merci. La soluzione va appunto in questa direzione di bilanciamento. Quindi, l'esperimento di un bando di concorso di idee, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore del decreto, ha l'obiettivo di raccogliere proposte e progetti di fattibilità tecnica ed economica e di individuare le soluzioni più idonee per la realizzazione di punti di attracco utilizzabili dalle navi adibite al trasporto di passeggeri superiori a 40.000 tonnellate di stazza lorda, ma anche dalle navi portacontainer adibite ai trasporti transoceanici.
Le norme contenute nel provvedimento che ci apprestiamo a votare sono solo un primo passo verso una soluzione che sia al contempo definitiva e strutturale per il problema del transito delle grandi navi, ma anche rispettosa del patrimonio rappresentato dalla realtà lagunare di Venezia. È un momento quindi di fondamentale importanza per la città di Venezia - celebra quest'anno i milleseicento anni dalla sua fondazione - la cui stabilità è stata a lungo messa a repentaglio dal passaggio delle grandi navi da crociera vicino al centro storico.
Si tratta di un provvedimento che va nella giusta direzione, quella tanto attesa da anni e chiesta anche dall'UNESCO. Chiunque, in questi ultimi anni, sia passato a Venezia non potrà non essere rimasto sconvolto dal vedere navi lunghe centinaia di metri passare in luoghi fragili come il canale della Giudecca o davanti San Marco. Per questo è importante progettare e realizzare l'approdo definitivo delle navi fuori dalla laguna, come l'UNESCO ha da tempo chiesto all'Italia.
Quella delle grandi navi nel bacino di San Marco è stata per anni una presenza insostenibile per l'impatto che simili colossi hanno sulle fragili fondamenta veneziane e sull'ambiente. Non sono isolati, inoltre, i casi di incidenti con le imbarcazioni locali, in cui più volte è stata sfiorata la tragedia.
Ma non è tutto. Le grandi compagnie di crociere hanno scaricato quotidianamente orde di turisti: un sistema indubbiamente di alto indotto economico, ma altrettanto dannoso, sul quale non si è potuto fare a meno di riflettere quando è scoppiata la pandemia, quando la città si è improvvisamente trovata deserta.
Ogni cosa a Venezia, infatti, non può fare a meno di confrontarsi con la struttura, la storia e problemi di una delle città più fragili del mondo, costruita nel mezzo di una laguna considerata a sua volta un posto delicato e a rischio. Pertanto, la questione della salvaguardia di Venezia comprende diversi temi che, per essere risolti, devono essere seriamente affrontati in modo unitario.
La laguna - come è stato già ricordato anche dai miei colleghi - ha una profondità irregolare e, quindi, le navi da crociera non possono navigare ovunque al suo interno e, come le altre grandi navi merci che la attraversano, devono seguire percorsi ben precisi. Non mi dilungo su questa parte per rimanere nei minuti che mi sono stati assegnati, ma credo sia chiaro che stiamo parlando della fragilità di Venezia.
Il progetto contenuto nel provvedimento di cui discutiamo prevede uno stanziamento di fondi importante, per arrivare alla realizzazione di nuovi terminal per i quali andranno anche individuati precisi posizionamenti. Su questo occorrerà del tempo e, per questo, il concorso di idee previsto dal provvedimento in esame riguarda il punto di arrivo di un processo che a questo punto sembra avviato, anche se modalità e tempi di soluzione dei problemi di Venezia sono ovviamente da monitorare in modo costante. A questo proposito si lavora a soluzioni temporanee in vista, in seconda battuta, di una soluzione più strutturata e definitiva.
Quello che dobbiamo indubbiamente evitare è che il decreto-legge di cui stiamo discutendo oggi rimanga lettera morta, come purtroppo i provvedimenti che l'hanno preceduto. Infatti, il decreto Clini-Passera già nel 2012 prevedeva che, nella laguna di Venezia, fosse vietato il transito nel canale di San Marco e nel canale della Giudecca. Nell'attuazione concreta di questa norma era stata prevista una disposizione temporanea che autorizzava comunque il passaggio delle grandi navi, proprio nell'attesa dell'individuazione di vie di navigazione praticabili alternative a quelle vietate. Questa disposizione, nata per porre un rimedio temporaneo a una situazione complessa, ha assunto carattere definitivo, finendo per rendere di fatto disapplicato il divieto di transito in laguna.
Per concludere, Venezia è tra le città più belle del mondo, per il suo straordinario ed enorme patrimonio artistico e architettonico, frutto di secoli di storia, ma anche per le sue peculiarità. Proteggere e tutelare questa ricchezza è oggi nostro compito, senza però trascurare le innegabili esigenze che nascono dal traffico crocieristico o di merci. Il provvedimento in esame, colleghe e colleghi, è un'occasione che non possiamo perdere per cercare finalmente di fornire una risposta giusta ed equilibrata, nel segno del rispetto e della tutela del meraviglioso patrimonio artistico e culturale che ci circonda. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore De Carlo. Ne ha facoltà.
DE CARLO (FdI). Signor Presidente, faccio una premessa doverosa, perché dobbiamo contestualizzare ciò di cui stiamo parlando. Stiamo parlando della città più bella del mondo, che compie quest'anno i suoi milleseicento anni, che è stata per anni all'avanguardia con la sua Repubblica, la Serenissima, sotto tanti aspetti, sia quello commerciale che quello dei diritti dei cittadini. Si tratta di una città che però, negli ultimi anni, ha subito un fortissimo spopolamento, soprattutto nel centro storico, passando dai 150.000 abitanti del 1957 ai poco più di 51.000 di quest'anno; una città che subisce anche quello che chi mi ha preceduto ha descritto come la calata di orde di turisti, che stride un po' con il fatto che chi ha visto Venezia in questi giorni si lamenta proprio di non vederne alcuno; forse, tra le due cose, è meglio avere problemi di gestione di troppi turisti che non averne proprio, come sta avvenendo a causa del Covid e delle scelte sbagliate del Governo.
È vero che Venezia patisce il mordi e fuggi. Su 5 milioni di turisti a Venezia, un milione e 600.000 turisti arrivano proprio con le grandi navi. È ben noto che il settore turistico in Italia vale il 13 per cento del PIL. La città è stata anche segnata, pochi anni fa, dal fenomeno dell'acqua granda; qui potremmo cominciare a ragionare sui cambiamenti climatici. Non sta a me, ma sta alla scienza discutere e decidere se il cambiamento climatico è dovuto all'attività dell'uomo o a un'attività ciclica. Sta a noi forse, che amministriamo qui, ma anche sui territori, fare tutte quelle operazioni che ne mitighino gli effetti e soprattutto li contrastino.
È necessario contrastare gli effetti del clima, ma anche quelli di un'economia che è mutata rapidamente. Ricordo la questione del vetro di Murano: nel 2019, su 600 dipendenti, il 40 per cento era in cassa integrazione. Fratelli d'Italia, a breve, sarà in piazza a manifestare a supporto di questo settore. Poi c'è stata la crisi del 2008, che ha messo in forte difficoltà tante imprese, anche quelle turistiche. Poi infine, non ultima e non meno importante, quella di questi anni, che ha di fatto svuotato la città e ha lasciato molte proprietà che erano in mano ai veneziani in balia dei grandi gruppi (quando andava bene) e certe volte purtroppo anche della malavita (quando invece è andata male).
In tutto questo però c'è un tema vitale, quello della salvaguardia della città più bella del mondo. Non lo dico perché è il capoluogo della mia Regione, e non lo dico nemmeno - come ha accennato giustamente prima il collega Saviane - per il fatto che Venezia appoggia da sempre sul legno bellunese e cadorino (questo ovviamente mi lega a quella terra). Lo dico perché tutto il mondo resta affascinato dalla bellezza e dalla magia di Venezia.
Ed è proprio tenendo conto di queste premesse e della fragilità di questo territorio che si inserisce il provvedimento in esame. Anzi - scusate colleghi - più che inserirsi butta la palla in tribuna un'altra volta, perché attendere uno studio di fattibilità, usare ancora risorse pubbliche e non prendere in considerazione quello che invece è già sul tavolo da tanti anni è un allungare l'agonia, probabilmente per non turbare e non urtare chi demagogicamente non tiene in considerazione le premesse e soprattutto le ripercussioni che le scelte demagogiche avrebbero nel caso in cui venissero prese. Qualcuno lo fa in nome di un presunto ambientalismo; ma già sul termine «ambientalismo» dovremmo porci delle domande. Noi preferiamo parlare di ecologia, e cioè del rapporto tra l'uomo e l'ambiente, proprio perché è l'uomo che ha la missione di conservatore e custode della natura e lo fa attraverso quello che ci differenzia da tutti gli altri esseri viventi, e cioè attraverso la tecnica.
Cosa ci porta oggi la tecnica già sul tavolo? Cosa ci dice oggi la tecnica rispetto alla natura e soprattutto rispetto a Venezia? Ci impone di trovare delle soluzioni che coniughino appunto la fragilità con l'economicità di quell'area. E la soluzione non è certo prevedere un porto offshore fuori dalla laguna, in una città che è sempre stata un porto di arrivo e di partenza, e non un porto di transito. Un porto offshore diventerà per forza un porto di transito: ciò significa non capire qual è la peculiarità di un porto di arrivo. E c'è tutto l'indotto che lavora dietro: i bagagli, i passeggeri, i trasporti e gli approvvigionamenti. Ciò significa mutare totalmente quella che è la vocazione di Venezia da sempre nel mondo. Questo per cosa? Per far contenti i centri sociali o qualcuno che, dopo aver visto fallire tutte le sue ideologie ottocentesche e novecentesche, oggi si ritrova solo in un finto ambientalismo, che non è nulla in confronto al conservativismo che predichiamo e abbiamo nell'animo da anni, e che in nome di tutto ciò pretende di snaturare e distruggere l'economia di una città? (Applausi).
Le soluzioni ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. Sono a Porto Marghera, con gli ormeggi diffusi nel porto commerciale, ma non solo. Sono necessari per le grandi navi, sopra le 40.000 tonnellate, la sistemazione della banchina del canale industriale Nord e la manutenzione - non dragaggio - e il livellamento del canale Vittorio Emanuele per quelle piccole. Malamocco, Petroli, canale industriale e, alla fine, Marittima: queste sono le strategie, questa è la tecnica che ci viene in soccorso, questa è una visione che custodisce e conserva Venezia: la visione veramente ecologista, di chi ha cuore prima di tutto l'ecologia e cioè il rapporto tra uomo e natura, in cui l'uomo è colui che preserva e conserva una città preziosa come Venezia e la sua economia. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Margiotta. Ne ha facoltà.
MARGIOTTA (PD). Signor Presidente, stiamo esaminando un decreto-legge snello, di tre articoli, più un quarto relativo soltanto ai tempi di entrata in vigore. Si tratta di un provvedimento snello - mi sentirei di dire esile - che in Commissione abbiamo provato ad arricchire e irrobustire, anche trovando attenzione nel Governo e nel sottosegretario Bellanova, che ringrazio. In realtà non ci siamo riusciti, perché molti emendamenti, soprattutto all'articolo 2, su cui sono stati presentati testi praticamente identici da diverse forze politiche, sono stati falcidiati, prima dalla improponibilità e poi ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione. Poi il Governo, soprattutto in relazione all'articolo 2, ha assicurato che alcuni emendamenti saranno parte di un prossimo decreto-legge, da approvare in pochi giorni, e quindi anche quelli li abbiamo ritirati. Ne era sopravvissuto qualcuno, da votare domani, ma è arrivata la scure abituale della presidente Alberti Casellati - di questo parlerò alla fine del mio intervento - e anche quelli sono stati eliminati. Si tratta di un'occasione perduta, perché nella nostra Commissione tra Governo e forze parlamentari si trova sempre il modo di lavorare bene e in concordia, ottenendo così risultati positivi.
Passo velocemente a dire qualcosa sui tre articoli. L'articolo 1 è relativo alla continuità territoriale. In pratica si è resa necessaria una nuova proroga rispetto a quella precedente, che avevamo stabilito nel decreto-legge n. 34 del 2020, che aveva fissato fino a febbraio 2021 la validità della convenzione tra la Compagnia italiana di navigazione (CIN) e il Ministero. Anche in questo caso va detto che, per la verità, nel Consiglio dei ministri fu approvato già un termine fino a giugno; poi in Parlamento si è tornati a febbraio e ci si è resi conto, invece, della necessità di un'ulteriore proroga.
Credo, signor Presidente, che, ogniqualvolta si stabilisce una proroga rispetto ai tempi fissati, il Parlamento e il Governo la debbano vivere un po' come una sconfitta, come una battuta d'arresto, ma a volte le proroghe sono assolutamente necessarie e questo è il caso. Tra l'altro, la Compagnia italiana di navigazione, per garantire la continuità territoriale, da febbraio ad oggi sta lavorando sostanzialmente senza copertura contrattuale. Si parla della continuità territoriale con la Sicilia, la Sardegna e le isole Tremiti; per quelle linee in cui, senza l'intervento pubblico, non si riuscirebbero a soddisfare le esigenze di mobilità dei cittadini.
L'articolo 2 contiene ancora una proroga, per cui non ripeterò quanto ho detto prima, che affronta un tema apparentemente minore, ma di assoluta necessità. Ancora una volta è stato necessario spostare dal 31 marzo al 30 giugno 2021 il termine entro cui completare le procedure telematiche per il rilascio del documento unico di circolazione e proprietà previsto da decreto legislativo n. 98 del 2017, che doveva entrare in vigore nel 2018.
Sull'articolo 2, come dicevo in precedenza, sono stati presentati numerosissimi emendamenti, secondo me urgenti e importanti, in materia ad esempio di abilitazione alla guida in tempi di Covid... (Il microfono funziona in maniera intermittente). (Commenti).
PRESIDENTE. Senatore, ha ragione. Non è il primo ad avere problemi con il microfono. Provi a spostarsi e vediamo se un altro funziona meglio.
MARGIOTTA (PD). Avevamo provato a inserire una serie di emendamenti relativi all'acquisizione dell'abilitazione della patente in tempi di Covid, con tutte le difficoltà aggiuntive che ci sono state. Li abbiamo poi ritirati e il Governo si è impegnato ad attuarli nel prossimo decreto e siamo certi che così avverrà.
Veniamo all'articolo 3, forse quello maggiormente atteso e dibattuto. Abbiamo sentito interventi di tanti colleghi. Stiamo parlando del tema delle grandi navi a Venezia. Non userò parole - lo hanno fatto vari colleghi veneziani e non - per definire la bellezza di questa città. È così sotto gli occhi di tutti che anche parlarne, invece che essere un rafforzativo, sembra sminuire quanto si potrebbe dire su questa città. Noi dobbiamo coniugare sempre - questo è lo sforzo che il Governo ci ha chiesto... (Il microfono funziona in maniera intermittente). (Commenti).
PRESIDENTE. Non ho soluzioni da proporle, senatore. Ha ragione. Se la può consolare, anche il mio non risponde a nessun tipo di comando o interlocuzione.
MARGIOTTA (PD). La difesa dell'ambiente, la riduzione degli impatti, la minimizzazione con opere di ingegno e di ingegneria sono stati temi molto dibattuti. Tante sono state le polemiche sul Mose. Adesso funziona; non c'è più l'acqua alta a Venezia e nessuno di coloro che polemizzava dice con chiarezza che probabilmente era in errore.
Questo è un caso diverso. (Il microfono funziona in maniera intermittente). È un decreto-legge. C'è un concorso di idee, fatto nel rispetto della legge. La prima fase è di acquisizione delle proposte e poi vi è la presentazione dei progetti di fattibilità (in un numero massimo di dieci). Il tutto è volto alla costruzione e alla gestione di un modello che consenta di superare il problema grave delle grandi navi a Venezia. C'è una posta che finanzia questo articolo. Bisogna augurarsi che sia nominata una commissione di altissimo livello che scelga davvero la migliore delle soluzioni possibili.
In questo caso tutte le forze politiche hanno deciso di... (Il microfono funziona in maniera intermittente) ...gli emendamenti perché vi era da parte di alcune proposte emendative l'ambizione di mettere paletti rispetto alla soluzione finale o di sponsorizzare l'uno o l'altro progetto già esistenti. Io credo che il Parlamento non avesse e non ha questo compito, visto che il Governo lo ha demandato a questa commissione da istituire da parte dell'Autorità portuale. Allora, anche noi del PD abbiamo ritirato due emendamenti molto giusti e ragionevoli a firma del senatore Ferrazzi ma di fronte al rischio che già la Commissione o quest'Assemblea espletasse il concorso di idee perché eravamo quasi lì, abbiamo deciso di ritirare tutto e lasciare il testo dell'articolo 3, così come è stato proposto.
Presidente, avrei voluto che un emendamento importante e interessante - non perché fosse a mia firma, ma perché sostenuto dal Governo e dall'intera Commissione - relativo alle smart road potesse essere approvato domani in Aula, come è stato approvato dalla Commissione. Mi giunge voce che anche questo sarà ritenuto estraneo agli argomenti di questo decreto.
Devo dire che è un po' risibile che un decreto-legge che reca come titolo misure urgenti in materia di trasporti non evidenzi e non si voglia occupare di una questione urgente, peraltro straordinariamente rivolta all'innovazione digitale della quale ieri ha parlato... (Il microfono funziona in maniera intermittente) ...emendamento che servirebbe a guardare al futuro, ad avere la guida automatica, a ottenere con fiducia, con speranza e con la stima che abbiamo dell'industria italiana e della intelligenza degli italiani, e che rappresenterebbe un messaggio veramente rivolto al futuro e alla speranza di costruire un mondo migliore.
Ahimè, anche in questo caso dovremo riprovarci un'altra volta, ma sono sicuro che il Governo e la sottosegretaria Bellanova ci daranno una mano in futuro. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatore Margiotta, la ringrazio per la sua resistenza al malfunzionamento del microfono.
È iscritto a parlare il senatore De Falco. Ne ha facoltà ed invito anche lui alla medesima resistenza, qualora ci fossero dei problemi, perché in questo momento non riusciamo a risolvere ancora il problema tecnico.
DE FALCO (Misto). Signor Presidente, di quei problemi inerenti l'emendamento 3.1, di cui comunque parlerò, e della richiesta di oltre 15 colleghi di rivotare in Aula il parere reso sfavorevolmente dalla 5a Commissione ai sensi dell'articolo 81, parleremo forse domani, in sede di votazione.
Qui mi preme far rilevare che, come espresso da più parti, in particolare dal collega Paroli, qui c'è stata una vera e propria falcidia tra inammissibilità, improponibilità, pareri contrari ai sensi dell'articolo 81 e ritiri. Attenzione: ci sono, infatti, anche i ritiri, cui ha fatto cenno adesso il collega che mi ha preceduto. Ritiri che, evidentemente, scontano delle motivazioni: motivi, sinceramente, però, per me imperscrutabile. Mi spiace, ma è così.
Mi spiego. L'articolo 81 è stato contestato, per esempio, all'emendamento 3.1, a mia prima firma. Questo emendamento era così fatto: semplicemente, prevedeva una abbreviazione dell'iter procedurale, il quale, sostanzialmente, dice: si va ad un concorso di idee.
Io dico che, dal 2012 a oggi, sono stati fatti parecchi progetti, concorsi di idee e comparazioni. Allora, che senso amministrativo ha e qual è la buona amministrazione, se dopo nove anni dobbiamo ricominciare tutto da capo? Alcuni progetti, infatti, sono in fase molto avanzata. Ad alcuni è stata attribuita anche la valutazione di impatto ambientale con esito favorevole e so che altri hanno avuto una valutazione di scoping, cioè una valutazione preliminare di compatibilità ambientale. Poi ci sono forse anche altri progetti. Perché, allora, non procedere all'esame comparativo anche di questi progetti e poi, eventualmente, se nessuno di essi fosse ritenuto idoneo, soltanto dopo, in caso eventuale, si dovrebbe andare al nuovo concorso di idee, cioè ad una riedizione del 2012 e al ritorno al passato.
Attenzione, perché tutto questo che cosa comporta? Nell'attuale testo, si consideri l'articolo 3. Come è stato detto benissimo da alcuni colleghi: il primo articolo è una proroga, il secondo è una proroga e il terzo è un rinvio. Quindi, alla fine, questo decreto non serve a niente, così com'è, se non a legittimare la continuazione del passaggio, per quanto riguarda l'articolo 3, nel canale della Giudecca e dinanzi al bacino di San Marco. Dal 2012 a oggi, però, le dimensioni delle navi da passeggeri soprattutto sono ancora aumentate. La loro sofisticazione tecnica è ancora aumentata. Hanno una superficie velica di circa 350.000 metri quadri. Quando c'è del vento quelle navi non le tengono nemmeno tre o quattro rimorchiatori. Quelle navi non devono entrare a Venezia e così aveva fatto credere il ministro Franceschini il 1° aprile quando, rilasciando un'intervista, aveva detto che le navi sarebbero uscite dalla Laguna. Bene, con questo decreto le navi rimangono nella Laguna, a cominciare dal prossimo 2 giugno: MSC Crociere ha previsto il primo ingresso, poi la settimana successiva e così via.
Allora il 2019 è stato funestato da due incidenti per fortuna - solo per fortuna - non tragici. Il 2020, invece, ha avuto sostanzialmente la protezione del Covid, cioè Venezia nel 2020 è stata protetta dal Covid, non da noi.
La 5a Commissione ha espresso parere contrario su quell'emendamento, che è un emendamento procedurale. Io dico che si dovrebbe invece ragionare in questi termini, perché l'articolo 40 del Regolamento del Senato pone in capo proprio alla 5a Commissione il dovere di indicare quali sono gli oneri e su quali esercizi finanziari quegli oneri si riverberano. Non è compito o dovere del singolo parlamentare fare una relazione finanziaria sul proprio emendamento, perché in questo modo, in sostanza, si priva immotivatamente il parlamentare del diritto-dovere, soprattutto, di cercare di migliorare la norma. Invece, stando al parere della 5a Commissione il parlamentare nel proporre l'emendamento dovrebbe anche stilare in via preventiva una relazione tecnica per dare egli stesso prova negativa che la norma non provochi maggiori oneri per la finanza pubblica, con un'inversione dell'onere della prova che è priva di fondamento testuale e che svuota il diritto di emendare del parlamentare.
Inoltre, l'emendamento a mia firma, come ho detto, prevede un'abbreviazione dell'iter e quindi un risparmio, se non altro in termini di tempo, il che significa anche dare avvio al più presto alla soluzione, al ritrovamento di quelle vie di navigazione che da sole possono consentire di applicare il divieto previsto nel cosiddetto decreto Clini-Passera del 2012: siamo nel 2021.
Proseguo velocemente, perché altrimenti non ci siamo con i tempi.
Il decreto-legge che stiamo esaminando prevede quindi un concorso di idee nuovo, come se nulla fosse stato fatto fino ad adesso. Invece bisognerebbe andare prima a verificare - questo è l'emendamento 3.1, a mia prima firma - se le idee progettuali, che sono progetti definitivi, alcuni dei quali anche con la valutazione di impatto ambientale (VIA), sono accettabili oppure no. Lo deve dire il CIPE e non un organo esterno che possa comportare ulteriori spese.
Osservo che sull'articolo 3 si è registrata una vera e propria forma di schizofrenia, perché il 25 marzo 2021 il Ministro della transizione ecologica aveva annunciato il suo sostegno al decreto in via di presentazione, insieme ai ministri Giovannini e a Garavaglia, ma il 31 marzo 2021, poco prima della pubblicazione del decreto-legge n. 45, lo stesso Ministro della transizione ecologica ha inviato alla Presidenza del Consiglio e ai Ministri della cultura e dei trasporti un parere - che ho qui - duramente negativo sulla norma in questione, parere che merita di essere citato ampiamente.
Nel parere si ritiene che l'assenza di una tempistica certa faccia temere che il concorso di idee previsto nell'articolo 3 - lo dice il Ministro della transizione ecologica, non Gregorio De Falco - allontani la soluzione definitiva del problema, producendo solo una proposta ideativa che allungherebbe i tempi, contraddicendo, appunto, la volontà manifestata anche dal ministro Franceschini - lo dicevamo prima - di allontanare le grandi navi dalla laguna.
Tutti abbiamo detto che bisogna allontanare le navi dalla laguna: ma quando lo vogliamo fare, nel 2070? Perché non usiamo i progetti che ci sono? Perché non escludiamo direttamente per legge - come prevedeva l'emendamento 3.24, a prima firma della senatrice Vanin - l'ingresso delle navi in laguna? Perché non lo vietiamo e basta a questo punto? Perché non trasformiamo l'emendamento 3.24 in ordine del giorno che impegna il Governo a trovare, per esempio, una soluzione entro un anno? Perché abdichiamo al diritto di migliorare le leggi, rendendo completamente inutile quest'Aula del Parlamento? Quella schizofrenia a cui facevo riferimento è il contenuto di questa bellissima lettera, che vi distribuisco e che lascio agli atti insieme al testo del mio intervento. È una lettera di tre pagine del Ministro della transizione ecologica, nella quale alla fine si dice che per le ragioni su esposte e per le altre ragioni che ci si riserva di far pervenire, si ribadisce che allo stato la proposta emendativa - perché si trattava di un emendamento al decreto Clini-Passera e quindi cercava il concerto del Ministro dell'ambiente e del Ministro delle infrastrutture ai sensi dell'articolo 83 del codice della navigazione - non può trovare accoglimento. Perché? Perché crea un sacco di problemi. Non c'è un termine né alla fase di preparazione, né alla fase di esecuzione. Inoltre, dice che l'incipit della disposizione, il quale indica che lo svolgimento dell'attività crocieristica nel territorio di Venezia e della sua laguna come obiettivo comunque da salvaguardare, risulterebbe in contrasto proprio con la dichiarata e condivisa finalità di escludere il traffico delle navi da crociere in laguna. Insomma, se bandiamo un concorso di idee oggi, in realtà non stiamo escludendo le navi dalla laguna, ce le stiamo mantenendo. Questo è il portato vero ed effettivo di questo articolo 3: consentire la continuazione dell'attracco delle navi da crociera alla marittima di Venezia, quindi attraverso il bacino di San Marco e il canale della Giudecca. Prima o poi succederà una tragedia e purtroppo sarà proprio così, è chiaro. Nel 2019 ce ne sono state una dietro l'altra, perché quelle navi sono grosse, sono enormi e sono fragilissime. Se accade una cosa del genere nell'Oceano, non lo sa nessuno, ma se accade a Venezia lo sapremo tutti tragicamente.
Per questo dico di esaminare almeno i progetti che ci sono e di smetterla con le ipocrisie, perché altrimenti il nostro ruolo qui dentro è finito e dovremo solo andarcene. L'emendamento 3.24 lo volevo sottoscrivere, ma ieri sera è stato fatto decadere in Commissione e oggi pomeriggio qui è stato ritirato. A questo siamo ridotti.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Floris. Ne ha facoltà.
FLORIS (FIBP-UDC). Signor Presidente, penso che dovrò consegnare il testo del mio intervento, strutturato in maniera tale da durare per dieci minuti e da trattare gli argomenti inerenti sia all'articolo 1 del decreto-legge in esame, sia ad altri argomenti relativi alla portualità in Sardegna, ma non solo.
Tornando agli oneri di servizio pubblico, che è ciò che riguarda l'articolo, il Ministero è stato costretto ad invitare Invitalia a fare una gara per assegnare il servizio pubblico marittimo tra le tratte Civitavecchia-Cagliari-Arbatax, Napoli-Cagliari, Cagliari-Palermo, in quanto non esistevano evidentemente interessi da parte degli armatori per assicurare queste tratte nonostante ci fosse un prezzo libero. Interviene quindi lo Stato, garantendo delle sovvenzioni che fanno sì che le tratte vengano comunque assicurate. Quindi è stato fatto il bando di gara, si possono rilevare le date del bando, si può rilevare anche il termine per la presentazione delle manifestazioni di interesse e, proprio analizzando questo termine, si è visto che nessuna compagnia ha partecipato al bando di gara. Questo vuol dire che il problema esiste ed è un problema grosso che riguarda naturalmente la parte economica e, nell'approssimarsi della stagione turistica, anche la parte del servizio merci che transitano da e per l'isola. È un grande problema per chi vive in un'isola e non ha altre possibilità di trasporto sia delle persone che vogliono giungere nell'isola, sia delle merci che devono arrivare e naturalmente partire dall'isola. Si è visto quindi che nonostante l'intervento dello Stato nel bando di gara, l'interesse dell'armatore è uguale a zero. Questo naturalmente merita un'attenzione più specifica, soprattutto sull'attuale società che assicura il servizio che è la Tirrenia o la Compagnia italiana di navigazione (CIN), proprietaria della Tirrenia. Devo dire però che questi sono problemi che esulano l'interesse dell'isola perché sono evidentemente problemi che interessano il livello nazionale che deve, anche tramite questa compagnia, ovvero con altra, assicurare il servizio pubblico.
Detto questo consegno, come anticipato, l'intervento scritto. Mi interessa invece prolungare la maratona che c'è stata ieri sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Lo faccio proprio perché, in base al PNRR e a quelle che sono le volte che è stata citata la Sardegna all'interno del Piano, sono costretto a prendere una posizione per sostenere gli interessi dell'isola.
Nel PNRR si trova il nome Sardegna due volte e neanche per interventi di carattere particolarmente importanti, mentre, per rimanere nel tema, possiamo dire che sia sul tema marittimo, per i provvedimenti di cui ho già parlato, sia per altri provvedimenti, tipo il Porto canale di Cagliari (sicuramente raffigurato come il progetto numero uno per la Cassa per il Mezzogiorno, sul quale si sono investiti miliardi di vecchie lire e sicuramente centinaia di milioni di euro e che è andato in crisi), ci troveremo a breve, penso fra qualche giorno, a dover intervenire per salvaguardare l'occupazione dei lavoratori addetti al comparto del Porto canale. Si tratta di circa 350 persone che dovranno trovare nuova ricollocazione, a meno che, come auspico, il Governo, naturalmente in collegamento con la Regione sarda, trovi una nuova ricollocazione del porto industriale di Cagliari per quello che riguarda il transhipment. Ricordo peraltro che esso ha avuto negli anni scorsi un utilizzo molto interessante e adesso probabilmente, anche per scelte nazionali, si preferiscono altri porti. Anche recentemente sono stati fatti nomi, a partire dai porti di interesse nazionale, che sono Genova e Trieste, si parla di Gioia Tauro e di tanti altri porti che comunque erano in concorrenza con il nostro, che comunque dispone di un retroporto interessante per quello che riguarda la logistica.
Invito quindi il Governo a riconsiderare quello che può essere l'interesse per il Porto canale di Cagliari.
Lasciando però il percorso della continuità marittima e, se vogliamo, dell'interesse marittimo portuale, si passa a quello della continuità aerea, dove abbiamo due condizioni. La prima condizione è che il servizio è assicurato nell'isola prevalentemente, in termini numerici, dall'Alitalia e siccome il Presidente del Senato e i senatori Questori ci ricordano sempre che bisogna mantenere le distanze, evitare l'assembramento e mantenere un metro e mezzo per motivi di sicurezza, quando si entra negli aerei, vorrei capire dove è il metro e mezzo. Si entra infatti uno attaccato all'altro e si sta seduti uno vicino all'altro, e le regole di sicurezza sicuramente non sono le migliori per chi deve utilizzare l'aereo. C'è anche una grande paura per coloro che devono viaggiare e prendere l'aereo e il sottoscritto è tra questi.
Ma questo non mi interessa particolarmente, mentre mi interessa di più il problema di Air Italy, una compagnia aerea con diversi slot, soprattutto molto attiva in Sardegna, che ha 1.500 dipendenti. E non può essere che la Sardegna si faccia carico dei problemi di Air Italy. Sappiamo che la situazione di tale compagnia è stata risolta in bonis, però ci sono 1.500 persone in attesa di trovare una loro collocazione. Questo non può essere un problema della Sardegna quindi, tramite la mia persona, invito il Governo a individuare le soluzioni opportune. Ricordo, peraltro, che si tratta della seconda compagnia in Italia, anche se partecipata dalla Qatar che tanto piace per altre iniziative anche nella nostra isola, ma che tanti collegamenti ha con il Governo. Mi piacerebbe che il Governo stesso prendesse in mano la situazione e vedesse se si può risolvere il problema di Air Italy. (Richiami del Presidente).
Per quanto riguarda le strade sarde, la Sardegna non ha un'autostrada, ma non ha neanche strade a scorrimento veloce: per percorrere la Cagliari-Sassari (220 chilometri) ci vogliono circa tre ore, se si viaggia secondo la velocità consentita dalla legge. La strada veloce tra Olbia e Sassari ancora non è completata, dopo decenni dall'inizio dei lavori. Vogliamo parlare delle ferrovie? Vi sono circa 450 chilometri di rete ferroviaria senza nessuna elettrificazione, che ancora utilizza carburanti e gas-climalteranti, oltre al fatto che in Sardegna alcune linee hanno un solo binario, per cui un treno aspetta che l'altro passi. Mi avrebbe fatto piacere parlare ieri di questi temi, ma evidentemente il tempo a disposizione del Gruppo era già esaurito.
Trovo comunque che il tema sia quello della continuità territoriale esterna (marittima e aerea) ed interna, ossia il sistema delle strade e della viabilità percorribile con grandissimi sacrifici, soprattutto per quelle persone che abitano nelle zone interne e che hanno difficoltà a viverci e talvolta per questo le abbandonano. Sta avvenendo uno spopolamento delle zone interne che noi vorremmo contrastare in ogni modo e per il quale sono decisive due cose: avere strade percorribili e sicure e - questo riguarda il PNRR in maniera completa - e avere perlomeno collegamenti informatici e fibre superveloci che possono consentire di non sentirsi isolati nell'isola, isolati in una zona interna.
Mi sarebbe piaciuto approfondire questi temi, ma prendo atto del tempo che sta per scadere e della disponibilità della Presidente, che ringrazio, rinviando tali approfondimenti alla prossima occasione. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pergreffi. Ne ha facoltà.
PERGREFFI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei prima di tutto ringraziare il Presidente della nostra Commissione che in questo caso riveste il ruolo di relatore, tutti i membri della Commissione e il sottosegretario Bellanova per questi giorni in cui abbiamo lavorato e siamo riusciti a farlo anche bene. (Applausi).
Quando si parla di argomenti come quello che è oggi all'ordine del giorno non si può prescindere dall'evidenziare le difficoltà oggettive riscontrate dai cittadini e dagli operatori del comparto dell'autotrasporto: le difficoltà e la cronicità dei ritardi della motorizzazione negli esami per le patenti e le difficoltà nelle revisioni dei mezzi pesanti. Abbiamo pertanto cercato di inserire in questo provvedimento alcuni emendamenti in questo senso, per cercare di risolvere le problematiche.
Siamo ancora in un momento tragico del nostro Paese e stiamo lottando, ma in questo Governo dobbiamo avere tutti la responsabilità - e dico tutti - di remare dalla stessa parte, mettendo da parte le ideologie che dividono. Noi ci siamo, per portare avanti le nostre idee, ma che siano di buon senso e condivise. Non possiamo voltarci di fronte alle difficoltà dei nostri cittadini, non possiamo avere una visione miope, ma siamo chiamati a sforzarci insieme per superarle.
Non nascondiamoci: anche in questo decreto-legge non si trovano tutte le soluzioni definitive di cui abbiamo bisogno e, secondo il mio parere, questa poteva essere una buona occasione, che è rimasta un po' persa. È pur vero che il testo contiene provvedimenti importanti e attesi; si poteva, però, sfruttarlo al meglio, per integrarlo con argomenti condivisi, in un'ottica, come dicevo, di buon senso.
In particolare, nel 2021 è assurdo, è scandaloso che i ragazzi, per dare l'esame per ottenere la patente, in molte zone, in particolare nella mia bergamasca, debbano aspettare anche più di un anno; parliamo di centinaia di migliaia di ragazzi in attesa. Se la situazione in alcune motorizzazioni era già critica nella fase pre-Covid-19, il periodo del Covid-19 è divenuto tragico, con attese enormi, non più sopportabili. Prendere la patente non è solo uno sfizio per uscire con gli amici; per la maggior parte delle persone è poter lavorare, è un intero comparto che va in affanno ed entra in crisi. Pensiamo alle autoscuole, alle agenzie per le pratiche auto, a tutto quello che riguarda il mondo dell'automotive.
La richiesta nostra, ma anche dei ragazzi, che rischiano di veder scaduta la documentazione dei fogli rosa, con aggravio delle spese, è di una proroga della validità. Ringraziamo i sottosegretari Bellanova e Morelli per aver ascoltato le nostre richieste e insistenze, visto che le proroghe di fogli rosa e di esami saranno inserite - con ogni probabilità - nel decreto proroghe di imminente emanazione, cosicché potranno essere subito attive. Auspico che possa essere presa in considerazione anche la proroga delle patenti nautiche.
Con le proroghe ovviamente non si risolve il problema. La richiesta è di trovare una soluzione strutturale alle problematiche relative ai ritardi e al personale delle motorizzazioni. Decreto per decreto, stiamo mettendo pezze fatte di proroghe, di addetti che diventano esaminatori, di personale in quiescenza (a questo proposito, sollecito il decreto attuativo relativo all'assunzione del personale in quiescenza), di revisioni dei mezzi pesanti esterne, per poter alleggerire i compiti della motorizzazione. Soprattutto non dimentichiamo la problematica dell'autotrasporto che non riesce ad andare all'estero. (Applausi).
Insisto: in questo momento più che mai serve efficienza e un disegno strutturale per la risoluzione dei problemi.
Per quel che riguarda il settore degli autotrasporti, ricordo la problematica, che abbiamo cercato anche in questo caso di risolvere, del pagamento del contributo al funzionamento dell'Autorità di regolazione dei trasporti, oggetto di numerosissimi contenziosi, con interpretazioni diverse. Serviva quindi, e si era cercato di inserire in questo dispositivo un'interpretazione che riempisse questo vuoto normativo, sempre all'insegna del buon senso, per far lavorare le persone.
Per tornare a correre l'Italia ha bisogno di rafforzarsi e di semplificare le normative; ha necessità che anche una buona innovazione, come il documento unico di circolazione, funzioni. Ci troviamo di fronte a una proroga necessaria per superare il momento dovuto all'emergenza da Covid-19, ma anche a correttivi sulle procedure digitali. Ricordiamo, però, che proprio la norma prevede che siano ascoltati l'ACI e le organizzazioni maggiormente rappresentative delle imprese esercenti l'attività di consulenza per la circolazione dei mezzi di trasporto. Ecco, ascoltiamo.
Chi, poi, è fruitore di questi strumenti non si chiuda negli uffici. Lo dico con spirito costruttivo, proprio perché siamo in un momento in cui dobbiamo - con ferro, cemento e casseri - buttare le fondamenta del nostro Paese.
Passando a ciò che riguarda la disciplina del traffico crocieristico nella laguna di Venezia, non possiamo dimenticare il contesto prezioso in cui si instaura questa normativa. Venezia è un gioiello da salvaguardare, non solo per l'Italia, ma anche per il mondo intero; ma deve essere città e non museo o parco divertimento. Si deve assolutamente trovare un equilibrio tra la sua tutela (e siamo tutti d'accordo) e la sua economia, i suoi lavoratori, le sue imprese, il suo essere città con i suoi abitanti, ascoltando chi la vive e chi la rappresenta. Ci vuole un bilanciamento tra la sostenibilità ambientale e l'economia di un luogo così importante per tutti.
Fare politica è prendersi la responsabilità, è ascoltare, confrontarsi e decidere. Siamo sulla buona strada per poter concertare gli strumenti per il bene dei cittadini che rappresentiamo. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Santillo. Ne ha facoltà.
SANTILLO (M5S). Signor Presidente, sottosegretario Bellanova, innanzitutto ringrazio il presidente Coltorti, relatore del provvedimento, per avermi fatto venire la voglia di intervenire, perché mi chiedevo quanto mai potesse essere importante un provvedimento di soli tre articoli; invece è importantissimo, perché tocca un tema politico fondamentale, quello della transizione ecologica. E lo tocca in due aspetti: sia per quanto attiene alla continuità territoriale e quindi al trasporto marittimo, sia per la salvaguardia della laguna di Venezia.
Guardando alla prima parte, quindi alla continuità territoriale, lì la transizione ecologica viene fuori con molta forza anche con quel concetto di solidarietà. La transizione ecologica è solidale, perché si cerca di garantire il servizio pubblico a vaste aree del Paese, in particolare alle isole Sicilia, Sardegna e alle isole minori. Questo è fondamentale per il nostro Paese, che visto dall'alto non è nient'altro che una foglia in mezzo al mare. Quindi, quel trasporto marittimo che noi usiamo per la continuità territoriale in realtà dovrebbe essere il trasporto prioritario per passeggeri e merci nel nostro Paese.
Oggi è il momento di passarci la mano sulla coscienza e avere il coraggio di fare scelte che vadano in quella direzione, purché sia in direzione di un trasporto marittimo sostenibile. Occorre quindi pensare ad un'alimentazione delle navi che non sia soltanto da fonti fossili, ma anche da energia green (ieri il presidente Draghi parlava di idrogeno verde), o piuttosto da altre fonti di energia. In questo mi associo anche alla richiesta fatta al Governo affinché cerchi di realizzare veramente un progetto di elettrificazione delle banchine dei vari porti che abbiamo in Italia, perché bisogna fare in modo che le navi, quando attraccano, non consumino combustibile fossile, ma utilizzino corrente proveniente da fonti rinnovabili. Ricordo ancora le parole di ieri del presidente Draghi, quando ci ricordava come oltre 600 milioni siano destinati ai porti, anche del Sud, come Gioia Tauro, Napoli (da cui partono molte navi per la continuità territoriale) e Taranto.
Tornando alla laguna di Venezia, gioiello del mondo (come ricordava la senatrice Pergreffi), faccio mie le parole del senatore e collega Margiotta, quando diceva di essere contento che alcuni emendamenti fossero stati ritirati, perché potevano mettere dei paletti alle scelte del bando di progettazione ancora da fare. Su questo sono d'accordo, perché noi possiamo dibattere politicamente quanto vogliamo, però se questo problema c'è ancora bisogna dirsi la verità: gran parte della colpa forse è proprio della politica. Allora dovremmo avere il coraggio di affidare queste scelte progettuali e l'elaborazione delle idee a persone scevre da indirizzi politici e liberi mentalmente di dare un futuro reale a Venezia, che non sia figlio della politica.
Infatti, se è vero che l'Italia è una foglia nel mare, è anche vero che è uno dei Paesi più vulnerabili e fragili dal punto di vista idrogeologico al mondo. Allora noi siamo qui spesso a fare interventi ad inizio o fine seduta, a parlare di morti per alluvioni, frane e terremoti (c'è anche l'erosione costiera) e adesso che possiamo dare un segnale vero di salvaguardia del territorio, dobbiamo avere il coraggio di farlo. Secondo me, se un canale nel tempo viene costruito, ma la natura si sforza sempre di riempirlo, significa che forse quel canale va lasciato libero. E chi deve decidere il futuro per la salvaguardia di Venezia deve essere libero dall'indirizzo politico. (Applausi).
Questo è l'augurio che faccio a Venezia, agli italiani e a tutti noi. Voglio concludere ricordando una cosa: ci sono alcuni colleghi che hanno detto che Venezia non può vivere senza turismo. In realtà, l'auspicio che tutti noi dovremmo avere è che questo bando di progettazione consenta di realizzare opere e interventi che possano salvaguardare Venezia e la laguna di Venezia dalle eccessive speculazioni del turismo… (Applausi) …e tutt'al più possa rendere possibile un turismo virtuoso che invece rispetti le necessità di Venezia e della sua laguna. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.
Devo solo dare una comunicazione all'Assemblea su una richiesta che è stata fatta. Il senatore De Falco ha chiesto l'acquisizione di un documento che attiene a comunicazioni interne agli Uffici. Dopo approfondimenti e verifiche, a norma del Regolamento questa Presidenza ritiene di non poter acquisire un documento, perché possono essere acquisiti gli interventi, le relazioni se sono più estese, ed eccezionalmente possono essere acquisiti tabelle ed elenchi di dati nominativi e numerici, ovviamente omettendo di darne lettura in Assemblea. Pertanto l'indicazione del Regolamento è assolutamente non esemplificativa ma indicativa e dunque non dispongo l'acquisizione del cosiddetto allegato di cui ci ha fatto richiesta il senatore De Falco.
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
CORRADO (Misto). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORRADO (Misto). Signor Presidente, recentemente il Teatro dell'Opera di Roma ha proposto due opere di repertorio utilizzando gli spazi del teatro Costanzi; opere che sono state trasmesse sui canali radio e TV nazionali, riscuotendo notevole apprezzamento.
Il 2 agosto prossimo cadrà il primo centenario della scomparsa di Enrico Caruso, evento che sarà ricordato con diverse manifestazioni in Italia e nel mondo. Ho recentemente manifestato in quest'Aula le mie riserve sulla composizione del comitato istituito allo scopo dal Ministero della cultura. Oggi desidero invece farle osservare, signora Presidente, che l'interesse suscitato dalle suddette iniziative del Teatro dell'Opera di Roma e l'importanza mondiale del centenario della scomparsa di Caruso possono costituire già da sole una prima motivazione, un primo spunto per giustificare la necessità di annoverare il melodramma italiano fra i beni comuni da tutelare a livello nazionale e internazionale, ciò anche per metterlo al riparo da eventuali tentativi di snaturarne la struttura filologica, con lo scopo di giustificare interpretazioni personali che vanno ben al di là di quella che taluni definiscono libertà intellettuale.
In nome di questa libertà intellettuale oggi assistiamo spesso ad allestimenti impensabili ai tempi di Caruso (tanto per rimanere in tema), che stravolgono la struttura di melodrammi che prevedono precisi contesti storici, ambientali e temporali, come se la loro originaria produzione artistica diventasse una sorta di proprietà privata indebitamente acquisita e messa a disposizione di chi voglia sperimentare proprie interpretazioni che nulla hanno a che vedere con la struttura drammaturgica e scenica stabilita dagli autori.
Un'opera d'arte materiale, signora Presidente, quale un dipinto o una scultura, rimane sempre quella nei secoli e non può essere modificata ogni qualvolta venga esposta in un tale o talaltro museo, cambiandone i connotati a discrezione del direttore. Lo stesso deve accadere per le opere d'arte immateriali. Pertanto, libertà intellettuale sì, ma dentro confini che devono essere tutelati anche dopo anni, decenni o secoli dalla scomparsa degli autori.
Concludendo, auspico che da parte delle istituzioni, eventualmente coadiuvate dalle stesse fondazioni liriche o da altri organismi pubblici o privati, siano avviate le opportune procedure formali per richiedere alla Commissione nazionale italiana per l'UNESCO che il melodramma italiano sia annoverato tra i beni tutelati dall'UNESCO come bene immateriale dell'umanità, un bene che anche l'arte di Enrico Caruso ha contribuito a rendere tale (Applausi).
COLTORTI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
COLTORTI (M5S). Signor Presidente, colleghi, già cinque mesi fa avevo segnalato il comportamento assai scorretto del direttore generale dell'ufficio scolastico marchigiano Marco Ugo Filisetti, che il 4 novembre scorso inviò agli studenti una lettera nostalgica del fascismo, rievocando un discorso del duce.
Oggi purtroppo devo denunciare un ulteriore raccapricciante episodio che lo vede protagonista di revisionismo storico. Alla vigilia della festa della Liberazione, il dirigente ha infatti firmato un messaggio rivolto agli studenti marchigiani in cui ricorda il 25 aprile, invitandoli a commemorare tutti i caduti della Seconda guerra mondiale, senza distinzione di parte, esaltando le rispettive ragioni e i rispettivi sogni nell'equiparazione tra partigiani e nazifascisti. Nella lettera sgrammaticata e delirante Filisetti riesce a parlare della Liberazione senza mai usare le due parole fondamentali della narrazione della storia: partigiani e fascismo. Ovviamente sindacati e mondo politico si sono mossi per chiedere al ministro Bianchi di intervenire quanto prima, ma, visto che si tratta di una recidiva, questa volta mi auguro davvero che Filisetti venga rimosso quanto prima dal suo incarico.
Il MoVimento 5 Stelle non è né di destra né di sinistra, ma di sicuro non esitiamo a dichiarare con fermezza che siamo profondamente antifascisti. (Applausi). Inoltre le sortite di questo personaggio sono doppiamente inaccettabili, sia perché un dirigente pubblico non può usare siffatti toni revisionisti, sia perché queste parole sono rivolte agli studenti, alle giovani menti che nulla o poco sanno della storia. Figuriamoci se viene loro trasmesso un messaggio distorto: cosa resterebbe della memoria storica del nostro passato recente? È sacrosanto piangere tutti i caduti, perché la vita umana è sacra. Ma si piangono soprattutto coloro che sono morti per la libertà nostra e delle future generazioni. Non si possono e non si devono dimenticare i milioni di morti incolpevoli tra i civili nei campi di concentramento. Esistono ragioni e torti facilmente riconoscibili e fortunatamente la fine della Seconda guerra mondiale è stata determinata dalla vittoria delle forze alleate, altrimenti ora di certo non vivremmo in democrazia e in libertà. (Applausi).
LEONE (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LEONE (M5S). Signor Presidente, quest'oggi intervengo sollecitata da quanto accaduto nella nottata tra sabato e domenica, in concomitanza dunque alla ricorrenza della festa della Liberazione, e denunciato dall'attivista Aboubakar Soumahoro in un recente articolo in merito a delle sparatorie a danno di braccianti agricoli da parte di bande di malavitosi.
Mi piace prendere la parola, perché ho il gusto di dare visibilità anche in questa Assemblea, con un intervento di fine seduta, a questi invisibili, i migranti, che seppur invisibili sono essenziali per tenere in piedi un settore così importante come quello agricolo. Sono stati loro a garantirci frutta e verdura fresche durante i giorni più cupi della pandemia, non dimentichiamolo. Perciò è doveroso dare loro il giusto merito e un minimo di considerazione. Nella nostra Costituzione il primo articolo dice a chiare lettere che la nostra è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Ora, è possibile che oggi nel nostro territorio nazionale si possano verificare processi disumanizzanti che sviliscono la dignità di migliaia di uomini che, per il solo fatto di essere migranti, vengono declassati a categorie di subumani? Secondo me no. La nostra cultura cristiana e democratica non può tollerare ciò.
Dobbiamo iniziare ad entrare nell'ottica che il lavoro tiene insieme il nesso tra stato di salute della democrazia e condizioni dignitose dei lavoratori. Questo tipo di discriminazione non è disgiunto da quello della disparità di genere; a mio avviso viaggiano sullo stesso binario. A questo punto non posso non ricordare l'eccelsa figura di Agitu Gudeta, imprenditrice di origine etiope e attivista, mal tollerata nel suo Paese di origine. Questa donna ha rivitalizzato un intero settore economico: le è venuta l'idea di salvare una razza autoctona di ovini in provincia di Trento, la razza mochena, e allo stesso tempo ha recuperato al pascolo zone a rischio di abbandono. Ha avviato un'economia virtuosa che il paese trentino sta continuando a portare avanti.
Gli stranieri presenti in Italia sono dunque una preziosa risorsa, sia in termini economici che in termini culturali. Impariamo per una buona volta a riconoscere le opportunità della storia. (Applausi).
PRESIDENTE. Grazie per questo suo intervento, senatrice Leone.
SBROLLINI (IV-PSI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SBROLLINI (IV-PSI). Signora Presidente, questa sera vorrei ricordare, qui in Assemblea, Nadia De Munari, una missionaria laica, una persona straordinaria, uccisa violentemente in Perù, nella giornata di mercoledì. Originaria della provincia di Vicenza, di Schio, un luogo in cui il volontariato appartiene al DNA di ogni cittadino, era una donna straordinaria, che ha dedicato tutta la propria vita agli altri. Era una maestra di asilo e nel 1990 era partita per l'Ecuador. Si era poi trasferita in Perù, nel 1995, per aiutare i bambini più poveri, che vivevano nelle montagne ed era l'unica che frequentava quei luoghi, spesso delle baraccopoli, dove si faceva fatica anche ad entrare. In questi luoghi, con altre volontarie dell'operazione Mato Grosso, gestiva ben sei asili e una scuola elementare.
Sappiamo che questo movimento missionario, fondato nel 1967 dal salesiano don Ugo De Censi, ha aiutato, in moltissime zone del mondo, soprattutto in Sud America, moltissimi bambini, famiglie e persone in difficoltà. Questa donna credeva, in maniera convinta, che per cambiare il tessuto sociale di quei luoghi abbandonati, poveri e disagiati, servisse soprattutto offrire amore, educazione e formazione e che si dovesse iniziare dai più piccoli, perché diceva che questo è l'unico modo per migliorare il mondo.
Anche oggi voglio ricordare questa donna semplice, solare e schietta, che giustamente qualcuno ha definito una martire, come tanti e tante volontarie italiane, che nel mondo ci onorano con il lavoro e l'impegno che, ogni giorno, mettono al servizio degli altri. Voglio dare, da quest'Aula, un grande abbraccio alla sua famiglia, a tutta la comunità e alle persone che le hanno voluto bene. Signora Presidente, mi auguro che questa donna straordinaria, di soli cinquant'anni, venga ricordata insieme alle tante persone che non ci sono più e che hanno sempre profuso un impegno in difesa dei diritti umani. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatrice Sbrollini, la Presidenza e l'Assemblea si uniscono naturalmente al cordoglio della famiglia e anche alla sua sottolineatura di natura pubblica.
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di giovedì 29 aprile 2021
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, giovedì 29 aprile, alle ore 10, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 19,54).