Legislatura 18ª - Atto di Sindacato Ispettivo n. 3-03479
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Atto n. 3-03479
Pubblicato il 20 luglio 2022, nella seduta n. 454
CORRADO Margherita, ANGRISANI Luisa, LANNUTTI, GRANATO Bianca Laura - Al Ministro della cultura. -
Premesso che:
il 23 luglio 2020, giusto due anni fa, veniva pubblicata l'interrogazione 3-01824 rivolta al Ministro in indirizzo, a prima firma della senatrice Margherita Corrado, rimasta finora senza risposta. Vi si segnalava che nella sala dedicata al Rinascimento italiano del Cleveland museum of art (CMA), in Ohio (USA), è inventariato con il n. 1180 ed esposto al pubblico un bassorilievo d'inizio Cinquecento, in terracotta policroma invetriata e smaltata, attribuito dai curatori all'artista fiorentino Benedetto Buglioni (1461-1521), prima allievo e poi concorrente dei Della Robbia. L'opera raffigura la Madonna col Bambino, seduta in trono fra i santi monaci Francesco d'Assisi e Giovanni Gualberto, fondatore della Congregazione Vallombrosana, sovrastati da tre cherubini;
gli stemmi alle estremità del podio sul quale si trovano le 4 figure, rivelatori della committenza, sono stati attribuiti ai Borgherini, ma appartengono invece ai Bellacci o "del Bellaccio", famiglia attestata a Firenze, Santa Croce e Carro. Fonti documentali li dicono legati anche al territorio di Ponte agli Stolli, frazione di Figline Valdarno (Firenze), dove la visita pastorale del vescovo Ginori del 12 maggio 1749 già ricorda il bassorilievo esposto nella cappella dell'Immacolata, eretta da Giovan Battista Menchi, nel 1717, "per sua devozione e per utilità comune";
come segnalato già nel 2020, il CMA sostiene di avere ricevuto in dono il rilievo nel 1921, a 5 anni dalla fondazione dell'istituto, dall'allora presidente Jeptha Homer Wade II (1857-1926). Nel tracciare la storia pregressa del manufatto, però, il museo risale solo fino all'antiquario e noto ricettatore Raoul Heilbronner, che lo detenne in Francia dal 1911 al 1914, quando se lo vide confiscare a causa della sua nazionalità. Venduto all'asta del 22-23 giugno 1921 alla galleria George Petit di Parigi, attraverso Jacques Seligman esso passò all'associata P.W. French & Co e da quella a J.H. Wade II. La scheda pubblicata in rete (si veda "Vergine col Bambino in trono con i Santi Francesco e Giovanni Gualberto | Museo d'Arte di Cleveland" in "clevelandart.org") tace, però, del fatto che l'opera era stata trafugata nella notte dell'11 maggio 1905 da Ponte agli Stolli, località tuttavia menzionata persino nella didascalia associata alla Madonna in trono nella sala del CMA;
quanto sopra dimostra la consapevolezza dell'origine italiana (e della provenienza furtiva) del manufatto da parte dei curatori del museo, tanto che sembra facesse parte dell'elenco dei beni richiesti quando, nel 2008, fu firmato l'accordo di cooperazione culturale a lungo termine grazie al quale sono rientrati in Italia da Cleveland, in cambio di alcuni prestiti, 14 oggetti contesi ma non il rilievo Buglioni, che il Ministero della cultura si sarebbe addirittura impegnato a non rivendicare in futuro;
considerato inoltre che:
a distanza di due anni dall'interrogazione non ancora riscontrata, una felice coincidenza ha messo contestualmente al lavoro sulle sorti del bassorilievo Buglioni più soggetti, al di qua e al di là dell'Atlantico: i giornalisti Clay Le Pard per "tv News5 Abc" e il quotidiano on line "Cleveland.com" (si veda "Was art on display in Cleveland stolen from Italy?" su "news5cleveland.com") e Glenda Venturini per "Valdarnopost" ("Al Cleveland Museum un'opera che fu trafugata da Ponte agli Stolli: senza risposta l'interrogazione in Senato che ne aveva chiesto il rientro" e "Bassorilievo di Buglioni: la storia del furto sbarca su tv e quotidiani di Cleveland"), ma anche validi studiosi, con la duplice conseguenza di acquisire molti nuovi elementi di conoscenza e, al contempo, di avere risvegliato l'attenzione di una comunità locale che non ha dimenticato il danno subito né perso la speranza di recuperare quel bene culturale considerato identitario;
merita segnalare sia "Il viaggio della Madonna. Una pregevole terracotta da Ponte agli Stolli a Cleveland", un articolo molto ben documentato di Vasco Piccioli e Vilma Domenicali in procinto di essere pubblicato, sia l'attenta ricerca portata vanti dal critico e storico dell'arte Victor Veronesi. Grazie a costoro è oggi possibile dimostrare su base documentale che gli eredi Menchi, identificati dai Carabinieri come parte lesa, ma da principio sospettati di complicità con i ladri, erano stati processati nel 1905 ed assolti, mentre nel 1906 si tenne il processo all'intera banda (con base a Pontassieve) specializzata nel trafugamento su commissione di opere robbiane e ritenuta responsabile anche della sottrazione del rilievo di Ponte agli Stolli, all'epoca creduto di Luca o di Andrea della Robbia, spedito poi in Francia forse grazie al ricettatore di Ventimiglia che collaborava con quelli o via Lugano e Parigi per altro tramite;
soprattutto, è stato possibile rintracciare le tre copie delle immagini fotografiche (già segnalate da Giancarlo Gentilini nel 1990) scattate il 30 aprile 1903 da Alcide Cioni nella cappella Menchi, anteriori perciò al furto e anche all'aggiunta della cornice fitomorfa che lo stesso CMA ha di recente rimosso, esponendo il rilievo nel formato originale: 174 per 96 per 27 centimetri. Il confronto con le fotografie eseguite quando l'opera era già uscita dall'Italia dimostrano che, al netto di certe lievi differenze imputabili solo all'altezza e alla posizione dell'apparecchio fotografico rispetto all'oggetto, non sussiste più alcun dubbio che il manufatto rubato a Ponte agli Stolli, tuttora presente nella banca dati "Leonardo" dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale con il codice n. 87708[1], sia quello che dal 1921 è nella disponibilità del museo di Cleveland;
gli alti standard etici vantati nel 2008 dal direttore Timothy Rub, firmatario dell'accordo che sancì la restituzione all'Italia di 14 beni culturali oggetto di rivendicazione (si veda "Il Cleveland Museum of Art e il MiBAC raggiungono un accordo per lo scambio di oggetti antichi e lo scambio culturale" su "Ministero della cultura"), imporrebbero ora al CMA di rinunciare volontariamente al rilievo Buglioni, se è vero che il Ministero non avrebbe più titolo ad avanzare pretese,
si chiede di sapere:
se sia vero che l'accordo del 2008 con il CMA impegna il Ministero a non rivendicare il rilievo di Benedetto Buglioni e a che titolo, in base a quali poteri, il Dicastero abbia impegnato lo Stato, così facendo, a rinunciare a perseguire un reato;
se, alla luce della documentazione aggiuntiva reperita in merito al furto del 1905 e all'illecita esportazione del manufatto sottratto alla cappella dell'Immacolata a Ponte agli Stolli, ma anche in considerazione del lodevole "risveglio" della comunità del Valdarno, il Ministro in indirizzo non intenda favorire il riattivarsi della diplomazia culturale italiana, per ottenere che il Cleveland museum of art decida da sé, pressato dall'opinione pubblica e per non mettere a rischio la propria credibilità in fatto di etica museale, a riconsegnare all'Italia l'opera d'arte contesa;
se non reputi necessario e urgente, per avviare questa e altre azioni di recupero di beni culturali credute difficili o addirittura impossibili per essere stati trafugati prima che fosse emanata la legge n. 364 del 1909, istituire ufficialmente una squadra di specialisti che, padroneggiando le legislazioni degli Stati preunitari e quella italiana precedente il 1909, sia in grado di far valere le ragioni italiane presso musei e collezionisti stranieri quando l'esportazione sia avvenuta in vigenza delle norme di "conservazione dei monumenti e degli oggetti d'antichità e d'arte" che già prima del 1909 riconoscevano come reato permanente, con previsione di confisca, l'uscita non autorizzata "dal Regno delle cose che abbiano interesse storico, archeologico o artistico", norme che troppo spesso, ad avviso degli interroganti per ignoranza o convenienza, i vertici politici e amministrativi del Ministero sembrano ignorare.