Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06946

Atto n. 4-06946

Pubblicato il 21 aprile 2022, nella seduta n. 426

DE BONIS - Ai Ministri dell'interno, dell'economia e delle finanze, della giustizia e dello sviluppo economico. -

Premesso che:

l'usura è diventata la piaga principale per le imprese, oltre che il fenomeno di illegalità più diffuso in seguito alla pandemia. È quanto è emerso in occasione della giornata nazionale di Confcommercio "Legalità, ci piace!";

sono 30.000 in Italia le piccole aziende del commercio e pubblici esercizi ad alto rischio usura e altri eventi criminali. Un numero tra 26.000 e 44.000 unità produttive. La stima per il 2021 del costo dell'illegalità per le imprese italiane del commercio è di quasi 31 miliardi di euro fra perdite dirette di fatturato, maggiori oneri per le spese difensive rispetto a una situazione di assenza di criminalità, cybercrime e truffe informatiche, con il rischio per quasi 200.000 posti di lavoro;

i fenomeni illegali (contraffazione, abusivismo, pirateria, estorsioni, usura, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio, corruzione) alterano la concorrenza, comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli investimenti. Questi fenomeni impattano pesantemente sul sistema economico e sociale, fanno chiudere le imprese oneste, fanno perdere posti di lavoro, non tutelano i consumatori, riducono la sicurezza pubblica e naturalmente alimentano la criminalità organizzata;

il perdurare della pandemia e gli effetti delle restrizioni su imprese ed economia hanno determinato la necessità di concentrare l'attenzione su fenomeni criminali, quali l'usura, e sui tentativi di infiltrazione della criminalità nel tessuto economico. Fin dall'avvio dell'emergenza sanitaria, poi, il credito ha assunto un ruolo cruciale per assicurare la necessaria liquidità alle imprese, private delle loro entrate, o comunque investite da shock imponenti sulla loro attività economica;

il bisogno di liquidità e il rischio di usura sono diventati, quindi, oggetto di indagini mirate da parte di istituti di ricerca qualificati, rivolte alle imprese e finalizzate a far emergere quelle situazioni "grigie" che difficilmente vengono esplicitate chiaramente, nonché le condizioni che determinano l'esposizione al rischio di usura, nel quale la liquidità è il discrimine tra mantenere l'attività delle imprese o chiuderla;

sono, infatti, le imprese che non hanno ricevuto pieno soddisfacimento della propria richiesta di credito quelle sulle quali è stata calcolata la platea di attività "potenzialmente" esposte a rischio di usura; secondo i dati presentati dal direttore del centro studi di Confcommercio, quasi il 12 per cento delle imprese del terziario di mercato percepisce un peggioramento dei livelli di sicurezza nel 2021. Il fenomeno è più accentuato nelle grandi città (16,2 per cento), al Sud (16,6 per cento), per le imprese del commercio al dettaglio alimentare (15,1 per cento) e per gli alberghi (20 per cento);

l'usura è il fenomeno criminale percepito in maggior aumento dagli imprenditori del terziario di mercato (per il 27 per cento), seguito da abusivismo (22 per cento), racket e furti (21 per cento). Il trend è più marcato nelle grandi città e al Sud dove l'usura è indicata in aumento dal 30 per cento delle imprese;

oltre ad essere percepito come il reato che aumenta di più, l'usura è anche un fenomeno che penalizza lo sviluppo delle imprese e frena la crescita. L'11 per cento degli imprenditori ha avuto notizia diretta di episodi di usura o estorsione nella propria zona di attività. Il 17,7 per cento degli imprenditori è molto preoccupato per il rischio di esposizione a usura e racket. Un timore che è più elevato nelle grandi città (22 per cento), al Sud (19,1 per cento) e per le imprese del commercio al dettaglio non alimentare (per il 20 per cento);

di fronte all'usura e al racket il 58,4 per cento degli imprenditori ritiene che si dovrebbe denunciare, il 33,6 per cento dichiara che non saprebbe che cosa fare, il 6,4 per cento pensa di non poter fare nulla. Il dato è più marcato al Sud dove si rileva una sorta di polarizzazione dei comportamenti, con accentuazioni maggiori sia di imprenditori che sporgerebbero denuncia (66,7 per cento) che di quelli che al contrario "non saprebbero che cosa fare" (41 per cento) o che pensano che "non ci sarebbe nulla da fare" (9,1 per cento). Una dicotomia determinata probabilmente dalla maggiore esposizione ai fenomeni criminali al Sud rispetto al Nord;

una minore propensione a denunciare si registra nelle città di medie e grandi dimensioni (intorno al 52 per cento gli imprenditori che denunciano), mentre nei centri abitati con meno di 10.000 abitanti è più accentuata l'incapacità di reagire rispetto a questi fenomeni (il 42,1 per cento degli imprenditori dichiara che non saprebbe che cosa fare);

considerato che:

l'interrogante ha già presentato due atti di sindacato ispettivo; precisamente l'interrogazione 4-03288, del 29 aprile 2020, nel quale si chiedeva al Governo l'assunzione di misure finalizzate alla concessione di mutui agevolati anche a coloro che avevano ottenuto la sospensione civile delle procedure, affinché un quadro normativo più incisivo potesse tutelare maggiormente la salute, la dignità ed il rispetto sociale delle vittime che avevano denunciato l'annoso problema dell'usura e i gravi rischi di infiltrazioni mafiose. In tale interrogazione veniva citata la comunicazione della Banca d'Italia del 23 marzo 2020 sul decreto-legge "cura Italia" (n. 18 del 2020) "Precisazioni in materia di segnalazioni alla Centrale dei rischi", attraverso la quale invitava a "porre la massima attenzione ai criteri segnaletici che dovranno essere seguiti in relazione ad altre disposizioni del suddetto decreto, ad altre previsioni di legge, ad accordi o protocolli d'intesa che prevedano l'impossibilità di revocare finanziamenti o il beneficio della sospensione dei pagamenti relativi a finanziamenti oggetto di segnalazione alla Centrale dei rischi";

con il secondo atto, 4-05154, pubblicato il 24 marzo 2021, in materia di usura bancaria, si chiedeva un monitoraggio in riferimento alle condizioni contrattuali e all'entità del credito erogato, quindi ex ante, ossia da collocarsi temporalmente al momento della pattuizione del contratto bancario, indipendentemente dall'effettiva corresponsione del costo, come la suprema Corte ha, ormai a più riprese confermato, avendo sempre ripetuto l'autosufficienza giuridica della condotta criminosa ex art. 644 del codice penale del "farsi promettere" (cioè senza necessità della successiva datio), in ordine alla capacità perfezionativa del reato e generativa dei legiferati effetti sanzionatori in sede civile (art. 1815 del codice civile) ed in sede penale (art. 644 del codice di procedura civile);

rilevato che la crisi della pandemia e quella dei costi generati dalla drammatica guerra in Ucraina rappresentano un vero e proprio "detonatore" dell'usura, che trova il terreno ideale in un sistema di imprese reso più fragile e più esposto a causa di una drastica riduzione del volume di affari, della mancanza di liquidità e di una sostanziale difficoltà di accesso al credito,

si chiede di sapere:

quali urgenti iniziative i Ministri in indirizzo intendano adottare perché questo grave fenomeno criminale, quale l'usura, che si nutre delle crisi affliggendo l'economia del nostro Paese e calpestando la dignità delle persone che la subiscono, non cominci ad invertire la tendenza verso una vera e propria decrescita;

se non ritengano di dover varare, nel frattempo, in maniera sempre più massiccia, misure finalizzate alla concessione di moratorie sia fiscali che creditizie;

quali ulteriori misure intendano introdurre ai fini di una più puntuale verifica delle segnalazioni effettuate dalle banche alle centrali dei rischi, che spesso costituiscono un'arma impietosa, visto che sono proprio tali segnalazioni ad impedire l'accesso al credito ed a condurre il soggetto debole nelle mani degli usurai e della criminalità organizzata.