Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06867

Atto n. 4-06867

Pubblicato il 30 marzo 2022, nella seduta n. 420

DE BONIS - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -

Premesso che:

fondata a Bari nel 1960, la banca Popolare di Bari (BPB) è il primo gruppo creditizio del Mezzogiorno, presente, oltre che in Puglia, anche in altre regioni italiane (Campania, Basilicata, Calabria, Molise, Lazio, Marche, Umbria, Toscana, Veneto, Lombardia, Abruzzo ed Emilia-Romagna), contando circa 70.000 soci;

gli attuali clienti della banca sono circa 600.000, tra cui oltre 100.000 aziende e 3.000 i dipendenti. I depositi da clientela ammontano a circa 8 miliardi di euro, di cui 4,5 di ammontare unitario inferiore a 100.000 euro e come tali protetti dal fondo interbancario di tutela dei depositi (FITD);

guidata dalla famiglia Jacobini, nel 2014 la BPB, dopo una crescita esponenziale degli sportelli a seguito di acquisizioni di banche locali, ha acquisito la banca Tercas e la controllata Caripe, divenendo una delle 10 maggiori banche italiane. Il primo acquisto veniva accompagnato da un contributo di 330 milioni di euro alla BPB da parte del FITD, non senza contestazioni da parte della Commissione europea per violazione delle regole sulla concorrenza;

nel biennio 2014-2015 la banca ha realizzato un'operazione di rafforzamento patrimoniale di complessivi 550 milioni di euro, tra emissioni di nuove azioni (330 milioni) e collocamento di obbligazioni subordinate (220);

in occasione dell'assemblea relativa all'approvazione del bilancio del 2015, il titolo azionario della Popolare di Bari veniva ridotto da 9,53 a 7.50 euro. Successivamente venivano operate ulteriori svalutazioni del titolo a 5,40 euro, poi a 3,00 euro e, infine a 2,38;

nel dicembre 2016, per effetto delle ordinanze del Consiglio di Stato che sospendevano l'attuazione della riforma delle banche popolari, si interrompeva il processo di trasformazione della BPB in società per azioni (trasformazione che è stata invece completata dalla gran parte delle popolari interessate dal provvedimento). In questo modo è venuta a mancare una condizione importante per raccogliere il capitale di rischio, permanendo lo status di società cooperativa;

nei primi mesi del 2018, in pendenza del processo di trasformazione societaria obbligatoria, che avrebbe consentito alla banca di gestire il rimborso ai soci in caso di recesso, erano stati elaborati alcuni progetti alternativi di trasformazione societaria volti a escludere il rischio di rimborso, nonché ipotesi di integrazione con altre popolari del Centro-Sud. Ma dati i rilevanti rischi legali accertati dall'Autorità di vigilanza su tali progetti, questi venivano accantonati;

nel medesimo periodo si è registrato un notevole peggioramento della situazione aziendale: il primo semestre 2018 si è chiuso con una perdita consolidata di circa 140 milioni di euro, registrandosi anche la riduzione dei coefficienti patrimoniali al di sotto dei valori target fissati dall'Autorità di vigilanza;

con lettera del novembre 2018 la Banca d'Italia, sottolineando l'inadeguatezza del percorso di risanamento aziendale, ha invitato gli organi aziendali a comunicare gli eventuali sviluppi nella ricerca di potenziali investitori nel capitale e i progressi nel progetto di integrazione con altre banche popolari. Inoltre, ha richiesto agli organi di controllo interno di condurre una verifica sulla correttezza della classificazione e degli accantonamenti sulle esposizioni nei confronti dei maggiori gruppi affidati;

il bilancio del 2018, ormai compromesso, si è chiuso con una perdita consolidata di 430 milioni di euro, mentre i coefficienti patrimoniali, diminuendo ulteriormente, sono rimasti ben al di sotto della riserva di conservazione del capitale;

all'inizio del 2019, a causa di forti conflittualità tra gli organi direttivi e quelli di controllo interno, la BPB è entrata in un vero e proprio stallo gestionale;

nel medesimo periodo, la Banca d'Italia evidenziava l'importanza di salvaguardare la coesione nella governance in una fase particolarmente delicata per la banca, oltre che di inserire nel consiglio di amministrazione elementi dotati di autorevolezza, reputazione e adeguati requisiti di esperienza;

il 13 dicembre 2019 il Consiglio dei ministri si è riunito per discutere della questione legata alla crisi della BPB, commissariata dalla Banca d'Italia, approvando due giorni dopo il decreto contenente talune misure a sostegno della banca. È intervenuto anche il FITD, anticipando un contributo-ponte da 310 milioni di euro per garantire la continuità operativa dell'Istituto;

sempre a dicembre 2019, Governo e FITD hanno varato un piano di ricapitalizzazione per 1,4 miliardi di euro, equamente ripartiti fra loro. L'impegno pubblico, tuttavia, è stato temporaneamente limitato all'esborso di 430 milioni, con grave pregiudizio per gli azionisti colpiti dalla crisi, ammontanti a più di 70.000, oltre che per molti obbligazionisti;

la trasformazione della BPB in società per azioni è stata conseguita, insieme all'aumento del capitale, solo il 29 giugno 2020. In questo modo si è salvata la banca dal fallimento, ma rimane ancora aperta la questione dei rimborsi agli investitori, tra cui in particolare gli azionisti che hanno subito un grave pregiudizio;

nel marzo 2021 la Corte di giustizia dell'Unione europea ha dato torto alla Commissione europea, stabilendo che l'intervento del fondo interbancario di tutela dei depositi per ripianare il deficit patrimoniale di Tercas non doveva essere annoverato fra gli aiuti di Stato. All'epoca, infatti, la Commissione UE l'aveva imposto alla banca Popolare di Bari che aveva acquisito Tercas. Tale decisione della Commissione ha provocato gravi conseguenze sugli equilibri finanziari dell'istituto di credito, compromettendo irreversibilmente i conti della banca;

alla luce dell'articolo 266 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, secondo cui da una sentenza di annullamento deriva l'obbligo, per l'istituzione che ha adottato l'atto, di disporre un ripristino adeguato della situazione del ricorrente,

si chiede di sapere:

quali urgenti iniziative, a livello sia nazionale che europeo, il Ministro in indirizzo intenda porre in essere al fine di individuare strumenti di tutela per i soci e azionisti che hanno visto deprezzare le proprie azioni in conseguenza della cattiva gestione dell'istituto bancario in questione, i cui effetti siano estensibili anche nel caso si dovessero verificare analoghe situazioni per altri istituti bancari;

se non ritenga che i risparmiatori della banca Popolare di Bari vadano al più presto risarciti, in modo congruo.