Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06184

Atto n. 4-06184

Pubblicato il 27 ottobre 2021, nella seduta n. 371

DE BONIS - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. -

Premesso che:

dal 1° gennaio 2022 non vi sarà più l'obbligo di indicare in etichetta l'origine della pasta, o meglio del grano utilizzato per realizzarla. Entrano, infatti, in vigore le norme dell'Unione europea sull'origine dell'ingrediente primario, che potrebbero rivelarsi però svantaggiose per i consumatori: si rischia infatti di non riuscire più a capire con facilità se la pasta è 100 per cento italiana;

l'attuale obbligo prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia debbano indicare il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello di molitura, e se proviene o è stato macinato in più Paesi possono essere utilizzate, a seconda dei casi, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi non UE, Paesi UE e non UE. Inoltre, se il grano duro è coltivato almeno per il 50 per cento in un solo Paese, come ad esempio l'Italia, si può usare la dicitura: Italia e altri Paesi UE e non UE;

l'obbligo dell'etichettatura italiana, che riguarda (ancora per poco) anche riso, passata di pomodoro, latte UHT e altri prodotti, era stato stabilito nel 2018 e poi prorogato fino alla fine del 2021 quando entrerà in vigore il regolamento (UE) 2018/775 sull'origine dell'ingrediente primario. Un regolamento che però è decisamente meno stringente. Le nuove norme prevedono, comunque, l'obbligatorietà di indicare l'origine dell'ingrediente principale con cui è realizzato un determinato prodotto (il grano per quanto riguarda la pasta), ma solo se diversa da quella che si evince dalla confezione;

attualmente, e solo fino al 31 dicembre 2021, tutto è molto più semplice e chiaro: chi vuole acquistare pasta al 100 per cento italiana basta cercare sull'etichetta "Paese di coltivazione del grano: Italia" e "Paese di molitura: Italia". La misura finora in vigore ha portato gli acquisti di pasta con il 100 per cento di grano italiano a crescere quasi 2 volte e mezzo, spingendo le principali industrie agroalimentari a promuovere delle linee produttive con l'utilizzo di cereale interamente prodotto sul territorio nazionale;

con le nuove norme europee sull'origine dell'ingrediente primario, aggiunto al caro prezzi determinato dagli aumenti delle quotazioni internazionali del grano, legati al dimezzamento dei raccolti in Canada, si rischia veramente una gran confusione. Il Canada, infatti, è il principale produttore mondiale e fornitore di un'Italia che è costretta oggi ad importare circa il 40 per cento del grano di cui ha bisogno ed è dunque particolarmente dipendente dalle fluttuazioni e dalle speculazioni sui mercati. Il tutto nonostante in Canada sia consentito l'utilizzo del glifosato in preraccolta, modalità vietata sul territorio nazionale;

la situazione quella del grano, dunque, è molto critica, perché in mancanza della materia prima questo potrebbe portare a breve ad un aumento (speculativo) dei prezzi della pasta anche fino al 20 per cento in più per un singolo pacco;

considerato che:

l'Italia è il secondo produttore mondiale con un quantitativo di 3,85 milioni di tonnellate ma è anche il principale importatore perché molte industrie anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale hanno preferito speculare sul mercato internazionale, quando la soluzione migliore sarebbe quella di investire sul grano italiano. Ci sarebbero così le condizioni per rispondere alla domanda di italianità dei consumatori ed investire sull'agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzioni di qualità, realizzando accordi vantaggiosi per i produttori, che valorizzino i primati del made in Italy;

in ogni caso pare che i pastai non intendano rinunciare a specificare l'origine del grano sui loro prodotti, questo è quanto ha dichiarato il presidente dei pastai italiani di Unione italiana food: "Gli italiani, così come fatto finora, continueranno a trovare nelle confezioni le informazioni sull'origine della materia prima. A prescindere da qualunque quadro normativo in materia, non cambierà la nostra trasparenza nel far sapere al consumatore da dove arriva il grano utilizzato per fare la pasta",

si chiede di sapere se e quali iniziative intendano intraprendere i Ministri in indirizzo per incentivare la produzione di grano nazionale ed investire quindi sul grano italiano, sicuramente migliore dei grani esteri, favorendo così un importante settore agricolo italiano, e con esso gli agricoltori, e tutelando la salute dei consumatori.