Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-05883
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Atto n. 4-05883
Pubblicato il 29 luglio 2021, nella seduta n. 353
DE BONIS - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. -
Premesso che:
il batterio della Xylella fastidiosa negli ultimi anni ha coinvolto diverse zone della regione Puglia, assumendo preoccupanti risvolti non solo agricoli, economici e ambientali, ma anche sanitari, sociali e costituzionali. Ad aggravare un quadro già intricato sia dal punto di vista narrativo che dal punto di vista scientifico, vi è stata infatti anche l'introduzione di norme gravemente lesive dei diritti dei cittadini, della Costituzione e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e l'Italia è stata ufficialmente messa in mora da parte della Commissione europea, ex articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, a causa della cattiva gestione dell'emergenza Xylella fastidiosa (numero procedura 2015/2174);
le evidenti indeterminatezze sul caso, le carenze scientifiche in merito al ceppo pugliese di Xylella fastidiosa, al suo ruolo nel disseccamento della pianta, alla sua reale diffusione, non sono state sufficienti a ostacolare l'introduzione di leggi a favore della distruzione di un numero considerevole di piante, molte delle quali plurisecolari, e l'adozione di pratiche fitosanitarie lesive del principio di precauzione, del diritto alla salute, della tutela del paesaggio, del diritto ambientale, del diritto alla proprietà privata e delle libertà personali;
proprio per approfondire l'argomento, ad inizio Legislatura, l'interrogante ha presentato una proposta parlamentare, (Doc. XXII, n. 6), sottoscritta da cinquanta colleghi, che prevede l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sulla Xylella fastidiosa nei territori della Puglia ma, ad oggi, il Documento non ha visto l'avvio del suo iter parlamentare. Se il Senato l'avesse approvato, avremmo potuto effettuare missioni, sopralluoghi e tante utili audizioni che avrebbero portato sicuramente a stabilire come combattere la Xylella, batterio presente in tutta Europa e in tutto il mondo;
considerato che:
la legge 7 agosto 1990, n. 241, all'articolo 15 stabilisce che le amministrazioni pubbliche possono stipulare tra loro un accordo per lo svolgimento in collaborazione di attività. Nel caso specifico, a gennaio 2017, è stato formulato un accordo tra Regione Puglia, CREA, Università del Salento e Università di Bologna, per la durata di 24 mesi, su "Strategie di controllo integrato per il contenimento di Xylella fastidiosa ed analisi epidemiologiche del complesso del disseccamento rapido dell'olivo /CoDiRO" (cosiddetto Progetto Scortichini, Council for Agricultural Research and Economics, CREA, Research Centre for Olive), il quale spiega e precisa che tali accordi non sono progetti, per i quali vengono erogati fondi che il ricevente spende secondo le proprie esigenze, ma "rimborsi spesa" per le attività sostenute al fine dello svolgimento dell'accordo stesso. La somma stabilita per l'accordo è stata di 200.000 euro per il biennio e per tutte le istituzioni coinvolte. Le spese complessive non hanno raggiunto la soglia massima dell'accordo;
l'accordo ha prodotto, con la partecipazione di più di 20 autori, ben 11 pubblicazioni scientifiche pubblicate su riviste internazionali dei settori della patologia vegetale, agronomia, fisiologia vegetale, biosicurezza e sostenibilità ambientale, tutte caratterizzate da fattore d'impatto;
dopo anni di sofferenza dell'agricoltura salentina, scrive in un'intervista il dottor Scortichini, ancora non si comprende la profondità della devastazione subita e dei pochi, disarticolati e ostacolati tentativi che qualcuno ha voluto portare avanti, su basi scientifiche. La Xylella ha una lunga storia di pratiche agronomiche errate, di cambiamenti climatici, di danni anche in altre aree del pianeta e di tentativi scientifici che andrebbero analizzati e dibattuti scientificamente (proprio questo era lo scopo della Commissione d'inchiesta proposta dall'interrogante);
il dottor Marco Scortichini sostiene che vi è una evidente lotta fra tentativi di guarigione basati sulla reale ricerca e reimpianti di nuove specie, glissando sui risultati negativi di questa seconda opzione che da un lato favorisce i vivaisti e dall'altro distrugge completamente la biodiversità dell'olivicoltura salentina fondata su specie di pregio che hanno fatto ricco e famoso il Salento;
eppure, nonostante le evidenze, proprio ora che il protocollo di convivenza verso Xylella fastidiosa, messo a punto nell'ambito del citato accordo tra pubbliche amministrazioni, si è attestato su oltre 700 ettari di oliveti salentini, dove vi sono aziende che producono olio di elevata qualità, pare che venga messo tutto nuovamente in discussione;
tutte queste aziende rappresentano un valido esempio di chi vuole salvaguardare l'immenso valore dell'agroecosistema olivicolo salentino. In questo ambito, "Slow Food" ha istituito due comunità di agricoltori impegnati, con tecniche ecosostenibili, a mantenere le tradizionali varietà del territorio, Ogliarola salentina e Cellina di Nardò, caratterizzate dall'elevata qualità organolettica;
inoltre, proprio grazie alle attività svolte nell'ambito dell'accordo ed alle relative pubblicazioni scientifiche, l'Azienda di ricerca statunitense, Invaio, sta effettuando, da oltre un anno, nel territorio salentino, un'ampia sperimentazione per verificare la possibilità di curare gli oliveti colpiti da Xylella mediante endoterapia, utilizzando il prodotto a base di zinco-rame-acido citrico che è stato sperimentato nell'ambito dell'accordo. È evidente che se non ci fossero solide basi scientifiche per l'applicazione di una tecnica innovativa, tale azienda non si sarebbe impegnata;
tenuto conto che:
esistono molti finanziamenti regionali, nazionali ed internazionali. Ad esempio la Regione Puglia è responsabile di una misura di 5.000.000 di euro, stanziata dal Ministero delle politiche agricole per un «Piano straordinario di rigenerazione olivicola», che si basa sulla pratica dell'innesto con varietà non autoctone, soprattutto per esemplari secolari. Tale misura, tuttavia, non è supportata da alcuna evidenza scientifica che dimostri come una pianta infetta reinnestata sopravviva nel tempo e non sviluppi più sintomi di deperimento. Inoltre, non ci sono prove che gli alberi infetti capitozzati e reinnestati possano riprendere le loro normali attività fisiologiche. Esistono solamente alcune osservazioni empiriche che, tra l'altro, non sembrano molto incoraggianti;
le cosiddette varietà resistenti Leccino e Favolosa non sono autoctone, cioè non appartengono alla tradizione olivicola salentina e, quindi, comportano una forte privazione dell'identità del territorio. Paesaggio olivicolo tradizionale che sarebbe sconvolto dagli impianti intensivi e superintensivi fortemente esigenti in termini di risorse idriche e gestionali. Per anni è stato detto che Leccino e Favolosa erano resistenti e che costituivano la sola risposta scientifica efficace per ridurre l'avanzata del batterio nel Salento. Recentemente, per stessa ammissione di chi le aveva proposte, tali varietà non sono più ritenute resistenti, in quanto si ammalano, dopo qualche anno, come quelle locali Ogliarola e Cellina,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non sia del parere che l'accordo del gennaio 2017 tra Regione Puglia, CREA, Università del Salento e Università di Bologna, terminato con la relazione finale il 10 settembre 2019, con una spesa per il biennio di soli 200.000 euro, abbia dato ottimi risultati, realizzando ben 11 pubblicazioni scientifiche, improntate sulla cura della Xylella fastidiosa e pubblicate su riviste internazionali dei settori della patologia vegetale, agronomia, fisiologia vegetale, biosicurezza e sostenibilità ambientale;
se non ritenga, invece, che la tecnica dell'innesto, per la quale la Regione Puglia è responsabile di una misura di 5.000.000 di euro, stanziata dal Ministero per un «Piano straordinario di rigenerazione olivicola», non sia da ritenersi costosa e fallimentare;
se, infine, non ritenga che dopo 8 anni dalla prima segnalazione ufficiale di Xylella Fastidiosa nel Salento siano stati commessi molti errori, il più grave di tutti è stato quello di propagandare che "la Xylella non si cura";
quali urgenti iniziative intenda adottare per arginare in modo sinergico la malattia, come è prassi comune nelle emergenze fitosanitarie, al fine di cercare di recuperare almeno una parte del territorio salentino, già molto compromesso, e per incoraggiare gli agricoltori che hanno purtroppo abbandonato gli uliveti a sé stessi, facili preda del patogeno e delle sue concause.