Pubblicato il 23 giugno 2021, nella seduta n. 340
DE FALCO , FATTORI , NUGNES , DE BONIS , NOCERINO , LA MURA - Al Ministro dell'interno. -
Premesso che:
nei giorni 18 e 19 giugno 2021 il primo firmatario del presente atto si è recato, insieme alla sua collaboratrice avvocato Alessandra Ballerini, in visita ispettiva presso l'hotspot di Lampedusa, dove, tra l'altro, sono state frapposte pesanti ed indebite interferenze nell'espletamento del mandato parlamentare, nonostante la limpidezza del quadro normativo primario. Tali interferenze sono state fatte oggetto di esposto alla magistratura;
durate la visita ispettiva sono ancora una volta state evidenziate le condizioni invivibili dell'hotpost, dove sono spesso costrette a vivere anche più di 1.000 persone (a fronte di una capienza massima di 228 persone) trattenute, senza colpa, in assenza della notifica di alcun provvedimento di trattenimento e, di conseguenza, in assenza di convalida giudiziaria, in palese violazione dell'articolo 13 della Costituzione. Centinaia di persone con 40 WC (molti dei quali guasti), tra cani randagi e topi che scorrazzano liberamente nell'hotspot, dove uomini, donne e bambini giacciono all'aperto anche di notte, quando la temperatura non è certo mite;
oltre alle condizioni disumane è emersa una completa abdicazione dello Stato, che si manifesta con incertezze che lasciano francamente sconcertati;
si è, infatti, potuta osservare in primo luogo una totale discrasia di opinioni circa il regime cui sono sottoposte le persone che vi sono concentrate, in particolare se possano lasciare o meno liberamente l'hotspot;
infatti, secondo i militari dell'Esercito incaricati della sorveglianza agli ingressi, le persone presenti nell'hotspot non hanno libertà di movimento e devono permanere nella struttura;
al contrario, alcuni elementi della Polizia hanno sostenuto che gli "ospiti" possono allontanarsi tranquillamente dall'hotspot, mentre altri sostenevano il contrario. Non essendo disponibile un regolamento, non è stato possibile verificare alcunché al riguardo;
in un lungo colloquio con il primo firmatario il capo di gabinetto del Ministro, dottor Bruno Frattasi, ha sostenuto che vi sarebbe libertà di circolazione degli "ospiti", ma come detto, tale risposta non ha trovato conferma nei fatti, presso l'hotspot che risulta chiuso, circondato da grate e sorvegliato dall'esercito e da ogni forza di polizia;
visto che:
non risulta esistere un criterio predeterminato e chiaro che presieda alla decisione di trasferire le persone che escono dall'hotspot. Alcune, infatti, sono trasferite a bordo delle navi quarantena, altre, invece, verso i centri di trattenimento o di accoglienza, o in altre destinazioni per il rimpatrio. A precisa domanda dell'interrogante, infatti, la risposta è stata che si usa un criterio casuale;
non viene, inoltre, fatto compilare a chi entra nella struttura un modello formale, il modello C3, che consente di formalizzare l'eventuale richiesta di asilo, mentre viene fatto utilizzare il cosiddetto foglio notizie, che si compila attraverso l'apposizione di qualche crocetta in un modello scarno ed ambiguo e redatto solamente in lingua italiana;
considerato ancora che la situazione di incertezza e di arbitrarietà illustrata pervade, a parere degli interroganti, subdolamente, alcuni settori dell'amministrazione dell'interno, come viene evidenziato anche dal fatto che su oltre 200.000 domande di regolarizzazione che erano state presentate come previsto dall'articolo 103, comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2020, ne risultano trattate circa un migliaio, quasi che l'amministrazione stia mettendo in atto una sorta di resistenza passiva all'applicazione delle norme più recenti,
si chiede di sapere:
quale sia la situazione reale per quel che riguarda la possibilità o meno per gli "ospiti" dell'hotspot di entrare ed uscire liberamente dalla struttura;
quale sia il criterio di scelta che presiede alla decisione di inviare le persone giunte nell'hotspot in una nave quarantena o in altro centro di trattenimento o accoglienza, non essendo possibile pensare che veramente tali decisioni, che incidono sulla libertà personale, si basino sulla mera casualità o peggio discrezionalità in violazione degli articoli 13 e 97 della Costituzione;
per quale motivo non si faccia compilare alle persone che entrano nella struttura il citato modello C3, che determina la formalizzazione della domanda di protezione internazionale e, invece, ci si limiti a quel foglio notizie ambiguo e quasi anonimo;
infine, se al Ministro in indirizzo consti quando esposto, relativamente alle condizioni da "girone infernale" nella quale sono costrette a vivere le persone all'interno dell'hotspot, e che cosa intenda fare, per quanto di sua competenza, per quanto meno alleviare una situazione intollerabile in qualunque Paese, ma ancor di meno là dove, come in Italia, prevale, deve prevalere, il rispetto dei diritti umani e lo Stato di diritto, anche agendo, sempre per quanto di sua competenza, per far sì che l'amministrazione dell'interno applichi le norme che sinora ha, di fatto, disatteso.