Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-05689
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Atto n. 4-05689
Pubblicato il 22 giugno 2021, nella seduta n. 339
DE BONIS - Ai Ministri per il Sud e la coesione territoriale, dell'economia e delle finanze, del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico. -
Premesso che:
sul tema della povertà la Regione Basilicata presenta un quadro veramente desolante e mortificante. Tale quadro, in tutte le sue sfaccettature, è sconfortante persino in confronto con altre regioni meridionali; un incremento spaventoso della povertà che spinge la Basilicata all'ultimo posto in Italia per incidenza di tale parametro, superando Calabria, Sicilia e Campania;
la situazione economica delle famiglie, secondo i dati ISTAT, dice che "se gli indicatori di povertà identificano le casistiche più gravi, ulteriori dati statistici disponibili, come la fonte principale dei redditi familiari e il numero dei componenti occupati, consentono di mappare in maniera più ampia eventuali condizioni di fragilità economica. In Basilicata (anno 2018) gli indicatori di povertà sono decisamente più elevati rispetto a quelli nazionali; l'incidenza della povertà relativa familiare è pari al 17,9 per cento contro l'11,8 per cento nazionale; l'incidenza della povertà relativa individuale è pari al 19,0 per cento rispetto al 15,0 per cento del totale Italia. Ulteriori differenze rispetto alla media nazionale si riscontrano nella distribuzione delle famiglie per fonte principale di reddito. La Basilicata si caratterizza per una maggiore incidenza delle famiglie la cui fonte principale di reddito è il reddito da lavoro dipendente (46,5 contro 45,1 per cento) o i trasferimenti pubblici (42,5 contro 38,7 per cento). Da rilevare, inoltre, che mentre la quota di famiglie lucane in cui nessun componente lavora supera di 4 punti percentuali la media nazionale (22,7 per cento contro 18,4), la percentuale di famiglie in cui lavorano almeno due persone (28,7 per cento) è di 6 punti inferiore alla media nazionale (34,6 per cento)";
come riferiscono sul tema anche il segretario generale CGIL Basilicata e il direttore scientifico del centro studi Ires CGIL, "non si può non rilevare l'esaurirsi progressivo di ogni politica sociale e di welfare da parte della giunta regionale attuale che ha sepolto nell'oblio la legge n. 4/2007, ha dimenticato completamente la necessaria riorganizzazione e riqualificazione dei servizi sociali, ha abbandonato qualsiasi minima velleità di rilancio del disastrato servizio sanitario regionale, non andando - stavolta in pesante corresponsabilità con l'amministrazione precedente - oltre riforme meramente contabili e prive di strutturalità (il tasso di persone adulte in cattivo stato di salute, nel 2019, quindi prima del Covid, era dell'8,2 per cento, valore più alto di quello meridionale, 7,1 per cento e di quello nazionale, 6,4 per cento), non vi sono state politiche industriali degne di questo nome, con realtà industriali fondamentali come Stellantis che minacciano di abbandonare il territorio, il problema irrisolto dei Consorzi industriali (quasi come se la loro privatizzazione aprisse a chissà quale prospettiva nuova), l'assenza di un'idea strategica sul turismo, con l'esperienza di Matera rapidamente archiviata senza alcun sequitur vero e proprio, con i 3.000 occupati persi fra 2019 e 2020, malgrado i provvedimenti governativi di difesa (CIG pandemica e blocco dei licenziamenti)";
nel 2020 i fallimenti di imprese sono cresciuti del 7,7 per cento. La Basilicata è l'unica regione italiana, insieme al Friuli-Venezia Giulia, che ha visto crescere il numero di fallimenti nel 2020, malgrado le misure di contenimento (chiusura dei tribunali, improcedibilità delle cause per fallimento) che hanno portato ad una riduzione del 31,6 per cento su base nazionale;
la Caritas diocesana di Potenza, Muro Lucano e Marsico Nuovo ha messo a punto un dossier presentato nel Centro pastorale Caritas di Tito, dal titolo «In Bilico! L'emergenza raccontata dai Centri di Ascolto Caritas». Si tratta di un documento dal particolare valore sociale, culturale ed economico e Monsignore Salvatore Ligorio, Arcivescovo Metropolita della Diocesi di Potenza, ha ospitato un confronto trasversale proprio sui dati proposti dal dossier. L'auspicio è che vi sia una nuova stagione di alleanze territoriali, perché si concentri lo sforzo di quanti sono chiamati a dare risposte, poiché dietro i numeri vi sono volti e storie. Tra le possibili strade da percorrere, è stato affermato nell'incontro, sarà indispensabile non tralasciare specifiche "attenzioni": trovare nuovi approdi di accoglienza e relazione; imparare a rimettere al centro la comunità; immaginare nuove forme di scambio e interazione con il territorio e le istituzioni ma, soprattutto, rimettere al centro la dignità della persona umana;
nell'ambito del progetto «Zetema: ricerca e sperimentazione per la crescita della comunità», la Caritas di Basilicata ha predisposto un altro dossier sulla vulnerabilità alla povertà in Basilicata. L'indagine ha chiarito che l'impoverimento ha interessato in modo massiccio quella fetta di popolazione che in passato veniva definita "classe media". Dalle 600 schede raccolte è emerso il "profilo" delle persone che hanno fatto ricorso ai servizi della Caritas: il 55,5 per cento sono donne, il 20 per cento sono stranieri e il 28 per cento non ha concluso il ciclo della scuola dell'obbligo. In ognuna delle realtà diocesane, è scritto, il precariato economico o l'assenza di un lavoro è un fattore determinante. La crisi causata dal COVID ha fatto emergere la punta di un iceberg di "nuovissimi poveri" non ancora definito. Il dossier spiega che la quarantena non è stata solo sinonimo di ristrettezza economica, ma ha posto in evidenza i pregi e i difetti di un sistema cronicizzato sull'individualismo;
considerato che:
il ceto medio produttivo di piccoli imprenditori e i lavoratori autonomi non ha trovato alcuna tutela dalle politiche locali e intanto, con il precipitare della povertà, sono cresciuti i fenomeni di devianza sociale. Il tasso di abbandono scolastico è risalito al 14,6 per cento, dal 14 per cento dell'anno precedente, più di 27.000 lucani vivono in condizioni abitative disagiate, i NEET raggiungono il 26,3 per cento dei giovani, una risalita che interrompe un triennio di riduzioni continue e che va ad aggravare il fenomeno dell'emarginazione sociale, che difficilmente si potrà sopire e peserà sulla collettività regionale per molto tempo ancora;
l'ultima relazione semestrale della DIA ha evidenziato come siano in crescita gruppi criminali autoctoni stabili, con connotazione mafiosa e operanti sul territorio regionale, in grado di costruire accordi duraturi con organizzazioni mafiose campane, calabresi, pugliesi e albanesi, distruggendo l'immagine di isola tranquilla e priva di significative infiltrazioni criminali che la Basilicata poteva mettere in mostra sinora. Evidentemente, la povertà e l'assenza di prospettive, specie per i giovani, costituisce un potente motore per il reclutamento di nuove leve criminali;
il disastro demografico non è che la naturale conseguenza di questo sfacelo sociale; fra i mesi di gennaio 2019 e 2021, la popolazione regionale è diminuita di 11.000 unità e il saldo migratorio riprende a correre: nel 2020 e nei primi due mesi del 2021 quasi 3.600 lucani sono emigrati;
tenuto conto che da più parti, come descritto, si cerca di affrontare la questione della povertà in Basilicata, ma chi davvero dovrebbe affrontare con decisione il grave disagio e risolverlo nel miglior modo possibile sono le istituzioni, sia locali che nazionali. Le istituzioni politiche devono sapere ascoltare e riprendere in mano il protagonismo di una programmazione economica ormai dimenticata e abbandonata. E pensare che la Basilicata è considerata la regione più ricca d'Italia per i suoi giacimenti di petrolio e di gas naturale, per le sue acque, per cultura, tradizioni, gastronomia, produzioni agricole, bellezza paesaggistica e per mille altre risorse ancora,
si chiede di sapere quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare per affrontare e risolvere i nodi profondi dell'arretratezza della Regione Basilicata, determinata il più delle volte dalla posizione passiva e inerte della politica, che non ha saputo varare programmi economici in grado svilupparne le enormi potenzialità. L'immagine tradizionale della Basilicata viene cancellata da una recessione che ha colpito il sistema produttivo in misura molto più aggressiva rispetto alle stesse altre regioni del Sud.