Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02612

Atto n. 3-02612

Pubblicato il 16 giugno 2021, nella seduta n. 337

GIAMMANCO - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. -

Premesso che:

in data 15 febbraio 1998, a Miami, le autorità americane hanno ritrovato il corpo senza vita di Dale Pike, per il cui omicidio è stato incriminato il cittadino italiano Enrico Forti, detto Chico, legato all'uomo solo per alcuni rapporti intercorsi con suo padre riguardanti trattative commerciali relative all'acquisto di un albergo;

nonostante la mancanza di indizi a suo carico, Enrico Forti è stato condannato alla pena dell'ergastolo;

apparve evidente fin da subito la sussistenza di ragionevoli dubbi sulla colpevolezza di Forti, considerati i metodi utilizzati dalla polizia per interrogarlo, come ad esempio le indebite pressioni utilizzate per estorcergli dettagli, arrivando sino a fingere la morte del padre di Dale Pike, atto che secondo la legislazione italiana equivale, fra l'altro, a un falso d'ufficio;

la condanna è stata basata su indizi fumosi e, fatto più rilevante, non sono state trovate tracce di Forti sulla scena del delitto;

nel corso degli anni si sono interessate alla vicenda numerose trasmissioni televisive, nonché personalità di vario tipo, dal mondo dello spettacolo a quello del diritto, fino a giungere a una figura del calibro di Ferdinando Imposimato, avvocato ed ex giudice, che ha assunto la difesa di Forti;

nel maggio 2012, l'avvocato Imposimato ha presentato al Ministro pro tempore degli affari esteri, Giulio Maria Terzi di Sant'Agata, un documento sul caso, con l'auspicio di un intervento italiano che agevolasse la richiesta di revisione del processo;

il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Riccardo Fraccaro, ha più volte manifestato la concreta volontà del Governo di farsi carico del caso, affermando in data 3 dicembre 2019, nel corso di una conferenza stampa tenutasi presso la Camera dei deputati, che "L'intenzione del Governo è quella di non abbandonare nessuna delle strade possibili e tenere aperte tutte le tre strade percorribili: oltre alla grazia, quella della revisione del processo, più lunga e incerta, e la possibilità di cercare di far tornare qui Chico Forti anche se da detenuto così da avere il nostro connazionale qui e monitorarlo e stargli vicino";

il ministro Luigi Di Maio, come si apprende da fonti di stampa, il 21 febbraio 2020 ha svolto una videoconferenza con l'ambasciatore d'Italia a Washington, Armando Varricchio, al fine di ricevere aggiornamenti sul caso;

in data 23 dicembre, il Ministro ha annunciato che Chico Forti sarebbe tornato in Italia, definendo l'obiettivo "un risultato storico, specie a fronte di decenni in cui la politica italiana non è mai riuscita a far sentire la propria voce, che è stato reso possibile dal Governatore della Florida che ha accolto l'istanza di Chico di avvalersi dei benefici previsti dalla Convenzione di Strasburgo e di essere trasferito in Italia";

in data 29 marzo, il Ministro ha annunciato che Forti sarebbe stato trasferito in un altro penitenziario ove verrebbero assegnati i detenuti in attesa di trasferimento;

in data 7 giugno, la testata "Libero" ha riportato il sospetto che i documenti inerenti al trasferimento di Forti in Italia siano spariti;

a tale denuncia segue la secca smentita della Farnesina, che nega tale ipotesi sostenendo che un processo di tale portata richiede tempi lunghi;

considerato che:

da quanto risulta all'interrogante da fonti vicine alla famiglia, Forti si troverebbe non in un carcere federale, ove vengono collocati i detenuti in attesa di estradizione, bensì in un carcere statale;

nessuna notizia esaustiva è stata data in merito ad una possibile tempistica del trasferimento,

si chiede di sapere:

se effettivamente Chico Forti si trovi in un carcere statale e, se sì, come ciò sia compatibile con la sua estradizione;

se il Ministro in indirizzo intenda fornire notizie più esaustive in merito ai tempi del trasferimento in Italia del nostro connazionale.