Atto n. 4-05544

Pubblicato il 26 maggio 2021, nella seduta n. 331

DE BONIS - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. -

Premesso che:

il decreto ministeriale del 24 febbraio 2021, come denunciato da più parti, avrebbe messo inutilmente in crisi tutte le filiere made in Italy che lavorano banane, soia, cacao, caffè, tè e altre materie prime biologiche, neppure disponibili nel nostro Paese. Infatti, l'instaurazione di un regime protezionistico avrebbe costretto ad eseguire controlli rafforzati alle dogane, con analisi multi residuali sulle singole partite e sulla base di rischi definiti aprioristicamente, che si sono rivelati in contrasto, sia con i criteri stabiliti dall'Unione europea, sia rispetto ad accordi presi con alcuni partner commerciali;

pare che le conseguenze di tale provvedimento siano state gravissime; oltre a deviare l'Agenzia delle dogane dalle proprie attività prioritarie di controllo, il decreto ministeriale 24 febbraio 21 avrebbe penalizzato gli importatori e i porti italiani rispetto a quelli di altri Stati membri, causando delocalizzazioni e perdite di lavoro anche nei settori di logistica, trasformazione e relativi indotti, con ricadute inevitabili sulla competitività delle imprese italiane e sui prezzi al consumo degli alimenti biologici;

il citato decreto ha scatenato la reazione immediata delle diplomazie di alcuni Paesi extra-UE, tra cui Svizzera, Egitto, Tunisia, Ecuador. Tra l'altro, il 1° aprile 2021 l'Ambasciata del Perù in Italia ha richiamato sia il Ministero dell'agricoltura che quello degli affari esteri ad un doveroso rispetto del diritto vigente tra i Paesi membri dell'Organizzazione mondiale del Commercio che, almeno in questo caso, serve a proteggere i diritti degli agricoltori e il valore dell'agroecologia; diritti proclamati dall'ONU nel 2018 e che la FAO ha sollecitato ad attuare nel 2019, ma sembra invece che il Ministero, nel seguire ciecamente la Coldiretti, continui ad ignorare;

nell'allegato alla comunicazione del 1° aprile, l'Ambasciata del Perù scrive ai due Ministeri italiani che: "la suddetta normativa (…) non sarebbe stata, in via preliminare, presentata attraverso i meccanismi dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) stabiliti. (…). Il citato decreto non favorisce lo sviluppo della produzione organica invocata dal 'Patto Verde' [Green Deal, ndr], dalla strategia 'Dalla Fattoria alla Tavola' [Farm to Fork, ndr] dell'Unione europea e neanche la naturale cooperazione che dovrebbe esistere a livello bilaterale pregiudicando, inoltre, molteplici organizzazioni di piccoli produttori che stanno compiendo grandi sforzi per mantenere l'approvvigionamento internazionale di prodotti alimentari, come la quinoa, il caffè o il cacao, tra gli altri, sotto severi controlli per la produzione e l'esportazione";

secondo quanto riportato da un articolo di Dario Dongo, giornalista ed avvocato esperto in diritto alimentare e dei consumatori a livello europeo ed internazionale, l'8 aprile scorso i funzionari ministeriali delegati alla gestione del dossier sulle importazioni bio hanno così dovuto organizzare una conferenza on line del "Tavolo tecnico compartecipato sull'agricoltura biologica". E la trentina di associazioni che vi partecipano (in rappresentanza degli operatori in Italia della filiera biologica, nonché dei comparti agricoli e industriali) hanno potuto così discutere le criticità del decreto ministeriale 24 febbraio 2021. Una dirigente ministeriale avrebbe concordato "sull'opportunità di trasmettere alla Commissione europea l'analisi del rischio elaborata dall'Italia";

l'unica parte a favore del citato decreto è stata la Coldiretti, che ha osservato che "il decreto è in linea con le disposizioni nazionali in materia di agricoltura biologica, in generale più restrittive rispetto alle norme attuative vigenti negli altri Paesi europei" evidenziando che "i produttori italiani risentono in modo particolare della massiccia presenza sul mercato di prodotto biologico importato a basso costo dai Paesi terzi";

considerato che:

la crisi diplomatica ha evidentemente costretto il capo Dipartimento delle Politiche competitive, della Qualità agroalimentare, Ippiche e della Pesca, del Ministero ad una parziale retromarcia e il 13 maggio i partecipanti al Tavolo tecnico sono stati così informati "che è in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale un decreto ministeriale di abrogazione e sostituzione del decreto ministeriale 91718/2021, che sospende l'applicazione delle disposizioni relative ai campionamenti obbligatori da effettuare sulle partite importate, di cui alla lettera b) dell'allegato 2";

rimangono tuttavia alcune criticità che penalizzano soprattutto le PMI. Vale a dire l'obbligo di sottostare a due controlli annuali per chiunque abbia effettuato nel 2019 almeno cinque operazioni di import (anche soltanto di pochi kg di merce), o abbia importato anche una sola partita maggiore di 1 t (laddove una Apecar ha la portata di 0,7 t), ovvero che importi sia prodotto biologico che convenzionale. Tre controlli l'anno, in casi di ricorrenza di due di questi fattori. Una tassa sulle importazioni bio, tra i 500 e i 1.500 euro all'anno circa, che può colpire anche un produttore artigiano di cioccolato di Modica IGP;

ci sono migliaia di agricoltori che lavorano da anni con aziende italiane di importazione di prodotti certificati Fairtrade e biologici, che hanno investito tanto per costruire filiere solide e affidabili, per darci un prodotto di grande qualità. Oggi sono partner commerciali affidabili e di lungo corso e questa normativa, pur essendo pensata per altre provenienze, li penalizza moltissimo. Questo decreto penalizza anche le aziende italiane che importano e trasformano i loro prodotti, partner storici di Fairtrade come Alce Nero, OrganicSur, che tanto si sono impegnate e continuano a impegnarsi per offrire ai consumatori italiani prodotti buoni e sostenibili,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo abbia avuto modo di approfondire quanto riportato nelle premesse, già segnalato da Fairtrade Italy;

se non ritenga che la normativa citata non sia conforme ai regolamenti europei sulla circolazione delle merci, che prevede di allentare i controlli sulle importazioni della generalità dei prodotti composti;

se non sia del parere che molte delle decisioni del Ministero siano condizionate dalle interferenze, a volte pericolose, di alcune grandi associazioni di rappresentanza, come questa e altre vicende dimostrano, mentre l'interrogante ritiene sia opportuna una svolta atta ad evitare irregolarità e potenziali conflitti d'interessi.