Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-05369
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Atto n. 4-05369
Pubblicato il 27 aprile 2021, nella seduta n. 320
DE BONIS - Ai Ministri della cultura e dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
la legge n. 534 del 1996 ha riordinato la disciplina riguardante i contributi statali ad enti culturali, disponendo una razionalizzazione delle diverse ipotesi di erogazione, a decorrere dal 1° gennaio 1997. In particolare, l'articolo 1, ai sensi del quale è stato trasmesso lo schema di decreto, ammette al contributo ordinario annuale dello Stato le istituzioni culturali che presentino domanda e siano incluse in apposita tabella, sottoposta a revisione ogni tre anni, emanata con decreto del Ministro della cultura, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;
i requisiti necessari per l'inclusione nella tabella sono individuati dall'articolo 2. In particolare, le istituzioni culturali interessate devono: essere istituite con legge dello Stato e svolgere compiti stabiliti da quest'ultima, oppure essere in possesso della personalità giuridica; non avere fine di lucro;
svolgere in modo continuativo attività di ricerca e di elaborazione culturale documentata e fruibile; disporre di un rilevante patrimonio documentario (bibliografico, archivistico, museale, cinematografico, audiovisivo), pubblicamente fruibile in forma continuativa; fornire servizi di rilevante ed accertato valore culturale, collegati all'attività di ricerca ed al patrimonio documentario;
sviluppare attività di catalogazione e applicazioni informatiche finalizzate alla costruzione di basi di dati rilevanti per le attività di programmazione dei Ministeri competenti nei settori dei beni culturali e della ricerca scientifica; operare sulla base di una programmazione almeno triennale; documentare l'attività svolta nel triennio precedente la richiesta di contributo e presentare i relativi conti consuntivi annuali approvati dagli organi statutari competenti; disporre di sede idonea ed attrezzature adeguate;
in base all'articolo 9, le risorse da destinare alle istituzioni culturali inserite nella tabella triennale sono definite annualmente dalla legge di bilancio. Le condizioni per l'ammissione ai contributi e gli adempimenti richiesti sono stati definiti, da ultimo, dalla circolare 28 febbraio 2017, n. 101, che ha aggiornato la circolare 4 febbraio 2002, n. 16;
considerato che:
sono 210 le istituzioni culturali che ricevono tutte un contributo ordinario annuale disposto con decreto del Ministro della cultura di concerto con il Ministro dell'economia. L'ultimo atto del Governo, del 16 aprile 2021, reca il n. 251 ed è stato trasmesso, come da prassi, in Parlamento per l'acquisizione dei pareri, prima della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale;
esso sembra rappresentare l'ennesimo torto che viene fatto al Mezzogiorno d'Italia e, in particolare, alla Basilicata, una delle poche regioni completamente assente dall'elenco allegato allo schema di decreto interministeriale, con il quale si è provveduto a ripartire un importo complessivo di 19.374.433 euro, riferito a ciascun anno del medesimo triennio. A differenza dei precedenti decreti di emanazione delle tabelle triennali, infatti, lo schema di decreto non specifica che tale importo si riferisce solo al corrente esercizio finanziario, mentre riporta l'espressione "contributo triennio 2021-2023", né prevede espressamente che l'importo stabilito potrà subire variazioni, per gli altri due anni del triennio, a seguito delle successive leggi di bilancio;
ancora una volta è il Nord a beneficiare di risorse, grazie, probabilmente, alla presenza di alcune forti lobby culturali che hanno consentito, negli anni, anche ad alcune ricche fondazioni di Toscana, Lombardia e Piemonte di acquisire un "tesoretto" che poteva servire, soprattutto nelle aree depresse del Sud, per "promuovere e svolgere in modo continuativo attività di ricerca e di elaborazione culturale";
l'articolo di stampa "La Nuova" del 24 aprile 2021 mette in evidenza le tre fondazioni culturali della Basilicata, intitolate a tre eminenti lucani della storia recente: Francesco Saverio Nitti, Emanuele Gianturco e Leonardo Sinisgalli, tutte impegnate a perseguire gli scopi previsti dalla legge n. 534 del 1996, ma mai inserite tra le 210 fondazioni riconosciute dallo Stato. Eppure la Toscana, da sola, assorbe le stesse risorse distribuite a tutto il Sud, comprese Sicilia e Sardegna;
tra le fondazioni finanziate si trovano quelle del "Corriere della Sera", della "Arnoldo e Alberto Mondadori", della "Giangiacomo Feltrinelli" e della "Adriano Olivetti": quasi 750.000 euro distribuiti tra tutte e quattro, ma nulla alle associazioni culturali della Basilicata. Poi ci sono le fondazioni "politiche", quelle intitolate agli uomini che hanno fatto la storia dei partiti italiani, quali Giorgio La Pira, i fratelli Rosselli e Alcide De Gasperi. E ancora Giacomo Matteotti, Antonio Gramsci, Pietro Nenni, Luigi Sturzo e Ugo La Malfa, Bettino Craxi e Giuseppe Tatarella;
nulla questio sulle fondazioni citate, ma l'interrogante ritiene che anche Francesco Saverio Nitti, protagonista del '900, ex presidente del Consiglio, più volte ministro, oltre che economista, saggista e, soprattutto, antifascista, avrebbe meritato di essere annoverato tra le fondazioni riconosciute dallo Stato italiano che, invece, pare abbia attenzionato solo "Magna Carta", oppure "Keats Shelley Memorial, Association Roma", e ancora "Horcynus Orca". Per non parlare della fondazione "Il Bisonte" per lo studio dell'arte grafica. Saranno sicuramente tutte istituzioni degne di sostegno, però se poi si pensa alla casa di Leonardo Sinisgalli, a Montemurro, trasformata in un bellissimo museo, visitata da migliaia di persone, meta di scolaresche e di studiosi da tutt'Italia, non si può fare a meno di autocommiserarsi per essere sempre gli ultimi della classe;
anche a Roma risulta ignorata la presenza ad Avigliano della fondazione Gianturco che, come prescrive l'articolo 2 della legge n. 534 del 1996, non ha fini di lucro. Essa dispone di un rilevante patrimonio bibliografico, archivistico e museale, organizza convegni, mostre e altre manifestazioni di valore scientifico e culturale;
ci si chiede che cosa manchi a tante altre istituzioni culturali per non essere incluse nella tabella per ricevere i contributi statali. Probabilmente sarà mancata loro la giusta "sponsorizzazione" da parte delle istituzioni locali o nazionali,
si chiede di sapere:
come mai le tante istituzioni culturali del Mezzogiorno d'Italia, soprattutto le fondazioni culturali lucane, non siano state incluse nell'apposita tabella delle istituzioni ammesse al contributo ordinario annuale dello Stato per il triennio 2021-2023;
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda assumere perché ci sia il giusto e meritato riconoscimento da parte dello Stato per tutte quelle fondazioni culturali del Sud che rispondono ai requisiti previsti dalla legge n. 534 del 1996 e se intenda procedere ad una ricognizione delle fondazioni culturali lucane degne di essere riconosciute dallo Stato. La Basilicata non può essere l'unica esclusa, per una questione di dignità, oltre che di merito.