Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-05322

Atto n. 4-05322

Pubblicato il 21 aprile 2021, nella seduta n. 318

DE BONIS - Al Ministro per il Sud e la coesione territoriale. -

Premesso che:

con atto di sindacato ispettivo 4-05160, pubblicato il 24 marzo 2021, l'interrogante portava a conoscenza dell'iniziativa, partita dal sindaco di Acquaviva delle Fonti (Bari), riguardante la rete dei sindaci di 135 comuni ricadenti nelle regioni Puglia, Calabria, Campania, Sicilia, Basilicata, Molise, Sardegna e Abruzzo, che aveva presentato alla I Commissione permanente (Affari costituzionali) della Camera dei deputati un documento dal titolo "Recovery Sud" per un utilizzo più equo dei fondi UE, per un'attuazione immediata dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) e per un serio ammodernamento infrastrutturale del Meridione;

l'iniziativa, appoggiata attualmente da più di 500 sindaci, aveva lo scopo di rendere tali Regioni e Comuni protagonisti della gestione del PNRR, perché diventasse una reale occasione di crescita per il Mezzogiorno, anche quello più isolato e a rischio di spopolamento. L'obiettivo era quello di trasformare il recovery fund in una reale occasione di riscatto di tutto il Mezzogiorno, affinché fosse quanto più possibile aderente alle necessità di quei territori, riportando a casa quei giovani talenti che negli ultimi anni, con un'emorragia lenta ma costante, sono andati via;

considerato che:

l'Europa ha previsto, per l'assegnazione dei fondi del PNRR, tre criteri quali la popolazione, il reddito e la disoccupazione ( regolamento (UE) 2021/241) e, secondo tali criteri, dovrebbero essere assegnati al Sud il 66 per cento, stando al conteggio dei rappresentanti delle Regioni del Sud nella Conferenza Stato-Regioni; poco meno del 70 per cento, secondo i calcoli del parlamentare europeo Piernicola Pedicini; il 70 per cento secondo lo studio condotto dal Movimento 24 agosto per l'equità territoriale; il 75 per cento calcolato da un gruppo di studio incaricato dal sindaco di Messina, Cateno De Luca;

a distanza di un mese dalla precedente interrogazione e nonostante i vari incontri che i sindaci hanno avuto con le istituzioni sull'argomento, invece di vedere accolte le sacrosante richieste avanzate dalle regioni del Mezzogiorno (e, soprattutto, come stabilito dall'Europa) circa la suddivisione delle risorse del recovery fund tra Nord e Sud Italia, si apprende che il Ministro per il Sud e la coesione territoriale si è fermato al 40 per cento, e pare che nel conto vengano inclusi pure i fondi del programma "REACT-EU" e FSC, che sono già destinati in quota fissata per legge al Sud e riguardano altri cespiti di spesa. In buona sostanza, quel 40 per cento scende al 32 per cento e quel 32 per cento è "lordo" perché, per l'interdipendenza economica fra Nord e Sud, ogni euro investito nel Mezzogiorno fa rimbalzare 41 centesimi al Nord (se investito al Nord ormai saturo, quell'euro "produce" solo 5 centesimi scarsi). Pertanto, il 32 per cento, tolto il 41 che va al Nord, diventa un 20 per cento scarso;

si sta rivivendo, dunque, la stessa esperienza già vissuta in passato, quando furono trasferiti al Nord i soldi del piano Marshall (European recovery program, ERP), inviati dagli Stati Uniti per ricostruire l'Italia dopo la seconda guerra mondiale e destinati soprattutto al Sud, distrutto da due anni di battaglie (Napoli fu la seconda città europea più bombardata: 105 volte). In nome della "ricostruzione" (non di quel che era distrutto) la Lombardia prese da sola il doppio di tutte le regioni del Sud messe insieme; al Nord, complessivamente, andò l'87 per cento e solo il 13 per cento al Mezzogiorno. Si consideri che oggi le risorse del recovery fund sono circa 17 volte superiori a quelli dell'ERP;

secondo l'indicazione dell'Europa, dunque, al Sud spetterebbe il 70 per cento dei fondi del recovery fund destinati al nostro Paese, ma nelle intenzioni del Governo italiano al Sud invece dovrebbe andare non più del 34 per cento, adesso aumentato al 40 per cento, con il rischio che in quel 40 per cento siano compresi i fondi nazionali per la coesione e quelli ordinari europei del 2021-2027, cioè quelli già assegnati, benché si tratti solo di anticipazioni, come ha chiarito il professor Giannola, presidente dello SVIMEZ. Il 40 per cento sono circa 80 miliardi di euro invece dei 145 previsti dai criteri europei (in base a popolazione, reddito, disoccupazione);

il 40 per cento è più o meno la percentuale della popolazione meridionale, quindi si potrà dire che le proporzioni sono state rispettate, ma i criteri stabiliti dalla UE per l'assegnazione all'Italia di 209 miliardi di euro del recovery fund non riguardano solo la popolazione residente, includono anche il tasso di disoccupazione e il PIL pro capite. Nelle regioni del Sud, la disoccupazione registra una percentuale 3 volte superiore rispetto al Nord e il PIL pro capite è pari alla metà. È per questa ragione che la UE ha assegnato all'Italia ben 209 miliardi di euro (inizialmente gliene sarebbero spettati solo 90), con l'obiettivo di utilizzarli per ridurre il divario economico tra regioni della stessa penisola. Se così dovesse andare, si assisterebbe all'ennesima sottrazione di risorse dal Sud a favore del Nord: questa volta di 75 miliardi di euro, che si sommerebbero ai 61 miliardi sottratti al Sud ogni anno, come certificato da SVIMEZ ed EURISPES;

tenuto conto che:

l'interrogante ha presentato numerosi atti di sindacato ispettivo (4-02561, 4-03036, 4-02045, 4-03369, 4-03136, 4-03704, 4-04212, 4-05212, 3-02399) volti ad evidenziare come, in un modo o in un altro, tutti i fondi da destinare al Sud o vengono dimezzati o vengono dirottati altrove, per cui l'abisso che esiste tra Meridione e Settentrione e le numerose "ricette" utili a colmare lo storico divario, puntualmente, vengono messe da parte. Sembrerebbe quasi che le azioni politiche, più che a contrastare l'aumento delle disparità, siano orientate a favorirlo o assecondarlo;

giova ricordare il fondamentale indirizzo politico impresso dal Governo tedesco, e poi mutuato dalla Commissione europea, che recupera il senso profondo dell'integrazione europea e cioè la considerazione che il benessere dei tedeschi dipende in misura decisiva da quello degli altri europei, per cui il recovery fund interviene in misura più intensa nei Paesi più deboli sotto il profilo dell'occupazione e più colpiti dalla pandemia,

si chiede di sapere:

come mai, nonostante l'Europa si sia adoperata a favore dell'Italia, assegnando ben 209 miliardi di euro con l'obiettivo di utilizzarli per ridurre il divario economico tra le regioni della penisola, non si voglia concedere la giusta percentuale al Sud, che corrisponde al 70 per cento e non al 40;

se si intenda procedere all'adeguamento della percentuale nell'assegnazione dei fondi, evitando che nei conteggi finali siano sovrapposte e computate anche risorse di altri fondi, come per esempio quelle del REACT-EU, al fine di contribuire al benessere dell'intera Nazione, nel rispetto delle indicazioni dell'Unione europea. Compito del Governo deve essere colmare il divario economico, sociale e occupazionale tra Nord e Sud del Paese, un divario che con la pandemia è ulteriormente aumentato.