Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02419

Atto n. 3-02419

Pubblicato il 13 aprile 2021, nella seduta n. 314

DE FALCO , MARILOTTI , DE BONIS , NUGNES - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'interno e della giustizia. -

Premesso che:

l'inchiesta pubblicata sul giornale "Domani" del 2 aprile 2021, a firma di Andrea Palladino, rileva che risultano essere molto numerose le trascrizioni d'intercettazioni effettuate tra il 2016 ed il 2017, e ora depositate a chiusura dell'inchiesta della Procura di Trapani sulle organizzazioni non governative, riguardanti giornalisti, mai imputati di alcun reato. In queste trascrizioni, vengono riportati anche i nomi delle fonti utilizzate dai giornalisti per il loro lavoro, fonti che il giornalista ha il diritto di tenere riservate;

in particolare, l'attenzione degli investigatori si è concentrata sulla giornalista esperta della situazione in Libia Nancy Porsia, intercettata almeno per un mese e mezzo, anche durante colloqui telefonici con il suo avvocato, Alessandra Ballerini;

è ben noto che i colloqui tra avvocato ed assistito sono tutelati dal segreto professionale e quindi, non possono essere soggetti ad intercettazioni, a norma dell'art. 103, comma 5, del codice di procedura penale;

risulta ancora che siano stati trascritti dati del tutto irrilevanti per le indagini in corso, ma che sono gravissimi, in quanto vengono riportate anche sintesi delle telefonate con l'avvocato Ballerini e i suoi spostamenti in relazione al caso Regeni. Si tratta di notizie che non hanno alcun legame con le indagini condotte dalla Procura di Trapani, ma che hanno certamente messo in pericolo l'incolumità fisica e la libertà di movimento dell'avvocato Ballerini, quando si è recata in Egitto per la famiglia di Giulio Regeni;

sempre l'articolo citato evidenzia come in un vero dossier relativo alla giornalista, sarebbero conservati fotografie, contatti sui social network, rapporti personali, nomi di fonti, oltre a contatti con giornalisti stranieri, in particolare spagnoli, in nessun modo coinvolti nelle indagini;

si tenga anche a mente che Porsia, come altri giornalisti intercettati, è stata minacciata in seguito alle sue ricostruzioni sull'improvvisa ascesa del "comandante Bija", spesso accolto come una vera autorità in Italia;

considerato che:

a parere degli interroganti, è molto grave che giornalisti sottoposti a minacce per aver fatto il proprio lavoro vengano, di fatto, utilizzati, senza il loro consenso, come "agenti infiltrati", aumentando ancora il rischio per la loro vita;

le notizie riportate dal giornale non sono state smentite, ma anzi hanno portato la Procura di Trapani ad assicurare che si procederà alla, tardiva, distruzione delle intercettazioni irrilevanti, ed anche all'annunciata decisione del Ministro della giustizia di disporre accertamenti sulla vicenda, ed anzi l'attuale Procuratore della Repubblica di Trapani ha ritenuto di dover ricordare di aver preso servizio solo nel 2019 e di aver ereditato il fascicolo delle indagini;

si tratta di una spiegazione che, a parere degli interroganti, non giustifica quanto esposto, ma che è anche preoccupante perché fa ritenere che la polizia giudiziaria, incaricata delle intercettazioni ma sottoposta sempre al controllo del pubblico ministero, abbia di fatto proceduto in autonomia e senza controllo da parte dei magistrati;

tra l'altro l'annunciata distruzione delle trascrizioni, ormai pubbliche, rischia di colpire ancora una volta i soggetti intercettati e che rischiano di non poter più entrare in possesso delle intercettazioni che li riguardano per eventuali iniziative;

come affermato il 6 aprile 2021 dall'autorevole giurista Vladimiro Zagrebelsky, queste intercettazioni costituiscono un vero attentato all'informazione; se è, infatti, vero che, al contrario di altre categorie professionali (avvocati, medici), ai giornalisti non è riconosciuto il diritto al segreto professionale, tuttavia gli stessi giornalisti hanno diritto a tutelare il segreto della fonte di una notizia, che proprio per questo non può essere utilizzata in un processo;

condizione essenziale del lavoro del giornalista, che ha il compito di rivelare proprio quelle notizie che un potere non voglia che siano rivelate, è la protezione delle fonti, quindi. È, infatti, evidente che, se la confidenzialità del rapporto tra giornalista e fonte non fosse garantita, la fonte si esaurirebbe per timore di essere identificata, compromettendo così la possibilità per la stampa di svolgere il suo ruolo;

non si tratta, quindi, di un privilegio, ma di una garanzia per la democrazia e per la libertà di espressione del giornalista, facendo venire meno la fiducia della fonte nella segretezza, e vanificando quindi la stessa funzione della libera stampa;

anche qualora le intercettazioni non venissero usate in tribunale, le fonti sono ormai note, generando quello che viene definito "chilling effect", effetto inibizione sulla fonte stessa. È chiaro che non si tratta solo, e già sarebbe molto, di un vulnus nei confronti di un giornalista o di un giornale, ma di un colpo gravissimo alla stessa libertà di stampa nel suo complesso;

a parere dell'interrogante appare, tra l'altro, alquanto preoccupante la concorrente strategia tra coloro che volevano (vogliono) imporre il silenzio sul canale di Sicilia, con una condotta che non può che apparire minacciosa nei confronti di giornalisti intercettati,

si chiede di sapere:

quali iniziative di propria competenza, intendano intraprendere il Presidente del Consiglio dei ministri ed i Ministri in indirizzo, oltre agli annunciati accertamenti sui fatti esposti, al fine di verificare se siano state violate le norme relative alla tutela del diritto alla difesa, del diritto di cronaca, della libertà personale e di informazione;

quali iniziative intendano intraprendere per tutelare il segreto professionale per gli avvocati, cardine ineludibile del diritto alla difesa e che se violato come nelle circostanze esposte mette a rischio anche la vita delle persone interessate.