Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-05241

Atto n. 4-05241

Pubblicato il 7 aprile 2021, nella seduta n. 312
Risposta pubblicata

DE BONIS - Al Ministro dello sviluppo economico. -

Premesso che:

la situazione dello stabilimento Stellantis (ex FCA) di Melfi (Potenza), con i suoi 7.200 lavoratori, sta diventando sempre più preoccupante e potrebbe a breve esplodere in tutta la sua drammaticità;

con la fusione tra FCA e PSA e la conseguente nascita di Stellantis, si è dato il via al progetto di una "grande" impresa di produzione di autoveicoli e si spera che le strategie che vorrà mettere in atto la nuova azienda multinazionale non vadano a discapito degli stabilimenti italiani e, in modo particolare, di quelli collocati nel Sud Italia e in Basilicata, la cui situazione occupazionale è quella che ne risente maggiormente rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno d'Italia e, ad oggi, le prospettive non lasciano ben sperare;

considerato che:

nel rapporto annuale della Banca d'Italia, presentato il 30 giugno 2020 sull'economia lucana, viene evidenziato che dopo la crescita registrata nel 2018, che ha riportato il PIL regionale quasi sui livelli precedenti la crisi economico-finanziaria, l'economia lucana nel 2019 ha ristagnato. L'industria ha risentito della flessione nel settore estrattivo e dell'automotive, i due principali comparti di specializzazione. Nei servizi, risultati nel complesso in modesta espansione, è proseguita l'intensa crescita del settore turistico, trainata dai flussi di visitatori verso Matera, capitale europea della cultura per il 2019, mentre si è registrato un calo dell'attività nel commercio;

l'occupazione è calata nell'industria, dove è significativamente aumentato il ricorso alla cassa integrazione guadagni. Nel complesso gli enti territoriali lucani hanno evidenziato saldi di bilancio positivi o moderatamente negativi, ma la quota di Comuni con elementi di criticità finanziaria è tuttavia superiore alla media nazionale;

dai primi mesi del 2020 il mondo ha affrontato la più grave pandemia degli ultimi 100 anni; l'Italia è stato il primo Paese europeo in cui, dal 20 febbraio 2020, è stata accertata un'ampia diffusione del virus. Come avvenuto in molti Paesi, il Governo italiano e le Regioni hanno adottato stringenti provvedimenti al fine di contenere il contagio. Le misure di distanziamento fisico e la chiusura parziale delle attività hanno avuto pesanti ripercussioni sull'attività economica. La crisi ha causato un calo del PIL italiano nel primo trimestre di circa il 5 per cento rispetto al periodo corrispondente dell'anno precedente. Secondo le stime della Banca d'Italia la contrazione nel Mezzogiorno sarebbe stata inferiore di circa un punto percentuale. Anche l'economia lucana, già in stagnazione nel 2019, si è contratta in misura significativa nei primi mesi del 2020;

a fine marzo 2020 il blocco delle attività ha riguardato più intensamente le imprese che incidono per circa il 27 per cento del valore aggiunto regionale, il commercio e l'industria. Quest'ultima risente anche dell'andamento delle immatricolazioni di autoveicoli, che sono calate in tutta Europa, incluse quelle dei modelli prodotti in Basilicata;

tra le imprese rimaste sul mercato è complessivamente diminuita, negli ultimi anni, la quota di aziende finanziariamente vulnerabili; i provvedimenti di blocco delle attività ne hanno tuttavia aumentato il fabbisogno di liquidità. Anche tenendo conto delle misure introdotte dal Governo, che hanno consentito di rinviare la scadenza delle rate sui mutui e di estendere il ricorso alla cassa integrazione, le aziende a rischio di illiquidità nei settori sottoposti a chiusura nei mesi di inizio pandemia sono circa un quarto in Basilicata;

tenuto conto che:

la produzione industriale dello stabilimento di San Nicola di Melfi e del suo indotto rappresentano da molti anni una realtà economica di enorme rilievo occupazionale, che non può assolutamente essere trascurata o emarginata, ma semmai rilanciata per svilupparne tutte le potenzialità industriali e occupazionali;

purtroppo nelle ultime settimane le indiscrezioni e le notizie che giungono dalla zona industriale di Melfi non sono delle migliori: è stata confermata fino al 2 maggio 2021 l'estensione della cassa integrazione che sta creando molta preoccupazione tra i lavoratori. La produzione di Compass e ibride si è fermata per intere settimane, coinvolgendo tutti i 7.200 lavoratori dello stabilimento lucano;

tutte le sigle sindacali, dopo vari incontri sia a livello locale che nazionale circa il futuro dello stabilimento, non hanno dato riscontri positivi. Pur riconoscendo le ricadute negative della pandemia sul mercato dell'auto e sulla fornitura di componenti, in particolare semiconduttori, sostengono che il problema sia ben più grave e probabilmente prelude a interventi di tipo strutturale nell'organizzazione dello stabilimento e nel sistema di forniture dell'indotto. Per gli operai di Melfi potrebbe arrivare un colpo pesante tra luglio e agosto dell'anno in corso, quando dopo la pausa estiva i lavoratori temono che lo stabilimento possa ritrovarsi svuotato di una linea produttiva;

per gli operai dell'indotto la situazione appare essere ancora più drammatica, visto che diverse lavorazioni oggi fatte nelle aziende satellite potrebbero passare negli spazi lasciati vuoti dalla linea smontata, per essere espletate dagli operai Stellantis,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo voglia istituire un tavolo tecnico con il gruppo Stellantis, le istituzioni locali e le associazioni di categoria per un confronto sulle migliori soluzioni da adottare per i 7.200 lavoratori, volte ad un ampliamento di investimenti ed a politiche industriali ecosostenibili;

quali urgenti iniziative intenda assumere per scongiurare il ridimensionamento dello stabilimento di Melfi ed eventuali riorganizzazioni strutturali, che avrebbero sicuramente conseguenze negative sui livelli occupazionali e sull'intero sistema lavoro e dell'economia della Basilicata.