Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-05145

Atto n. 4-05145

Pubblicato il 24 marzo 2021, nella seduta n. 307

DE BONIS - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. -

Premesso che:

i prezzi dei prodotti alimentari nel carrello della spesa, soprattutto in questo periodo di pandemia, crescono con aumenti che arrivano all'1,9 per cento per la verdura, fino al 4 per cento per la frutta. Tuttavia nei campi vi è una speculazione al ribasso, con i carciofi sottopagati nei campi della Puglia, dove non sono stati colpiti solo dal maltempo ma anche dall'invasione di prodotti provenienti da Egitto e Tunisia;

le statistiche dell'ISTAT, pur assegnando all'Italia la posizione di leader mondiale nella produzione di carciofi (si coltiva un terzo del totale mondiale), sottolineano le criticità del settore. L'Italia, infatti, è solo quarta tra i Paesi esportatori dietro a Spagna, Egitto e Tunisia e proprio i due Paesi africani stanno aggredendo in modo massiccio il mercato italiano con il loro prodotto. Emerge, così, da dati ISTAT relativi all'andamento dell'inflazione a dicembre, un aumento dei prezzi alimentari dello 0.8 per cento in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre si assiste ad una grave speculazione nei campi, dove il prezzo del carciofo brindisino, per esempio, è crollato al di sotto dei 15 centesimi;

i carciofi egiziani e tunisini sono facilmente riconoscili perché tutti perfettamente standardizzati, con i gambi della medesima lunghezza, deprivati di foglie e calibro uguale per ogni capolino. Le importazioni di carciofi provenienti da Egitto, Marocco e Tunisia nei porti di Bari, Brindisi, Genova, Gioia Tauro e Manfredonia inquinano il mercato, immettendo prodotto di scarsa qualità a prezzi stracciati e non manca il rischio che gli imprenditori agricoli possano decidere di non provvedere più alla loro raccolta, ritenendo poco remunerativa tale attività;

il comparto avrebbe bisogno di una seria programmazione per uscire dal momento di difficoltà e, nel contempo, andrebbe assicurata la possibilità ai consumatori di acquistare prodotto locale che, non essendo soggetto a lunghi tempi di trasporto, è garanzia di freschezza e genuinità uniche. In Puglia si producono 1.245.400 quintali di carciofi, di cui 475.000 solo nella provincia di Brindisi, una delle aree vocate soprattutto per i carciofi di pregio, tanto che il carciofo brindisino ha ottenuto il riconoscimento comunitario della indicazione geografica protetta;

non è possibile che un tale prodotto possa essere venduto a meno di 15 centesimi ciascuno. Si tratta di un'ingiustizia profonda che va combattuta rendendo più equa la catena del valore degli alimenti che vede, oggi, sottopagati i prodotti agricoli, spesso al di sotto dei costi di produzione e senza alcun beneficio per i consumatori;

occorre potenziare l'attività di contrasto e stringere le maglie ancora larghe della legislazione attraverso la riforma dei reati in materia agroalimentare, in quanto l'innovazione tecnologica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione globali rendono ancora più pericolosa la criminalità nell'agroalimentare. In questo delicato momento afflitto dalla pandemia è più che mai necessario inasprire i controlli perché la situazione è inaccettabile in uno scenario di crisi, dove non si dovrebbe speculare sugli anelli più deboli della filiera, quali gli agricoltori e i consumatori;

di fronte ad un'emergenza senza precedenti serve maggiore responsabilità ed un'adeguata remunerazione dei prodotti agricoli, oltre che privilegiare nella distribuzione il made in Italy a tutela dell'economia, dell'occupazione e del territorio,

si chiede di sapere:

quali urgenti iniziative intenda assumere il Ministro in indirizzo al fine di dirimere queste gravi distorsioni del mercato, per la difesa delle produzioni agroalimentari, la tutela della qualità e della salubrità degli alimenti e il contrasto alle pratiche sleali;

se non ritenga necessario intensificare i controlli antifrode e revisionare il quadro di regole sulle sanzioni in modo da renderle più efficaci, maggiormente proporzionate agli illeciti e più organiche a livello settoriale, considerato che il quadro penale dei reati agroalimentari è fermo alle norme del codice del 1930.