Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04270
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Atto n. 4-04270
Pubblicato il 21 ottobre 2020, nella seduta n. 267
DE BONIS - Al Ministro della salute. -
Premesso che:
l'iniquità nella distribuzione delle risorse tra Nord e Sud trova, purtroppo, la sua espressione anche in materia sanitaria;
come evidenziato in un articolo del "Quotidiano del Sud" del 20 ottobre 2020, i ventilatori polmonari consegnati alle Regioni dal Dipartimento della protezione civile sono 4.694, distribuiti quasi tutti durante la prima fase dell'emergenza sanitaria legata alla pandemia da coronavirus. Ma la stragrande maggioranza è stata fornita agli ospedali del Nord, perché durante la prima ondata erano quelli in maggiore difficoltà, con l'allestimento dei posti letto di terapia intensiva;
ad oggi, secondo i dati ufficiali della protezione civile aggiornati al 15 ottobre, alla Lombardia sono stati dati 699 ventilatori, 418 al Veneto, 610 all'Emilia-Romagna, il cui totale raggiunge il numero di 1.727 respiratori, oltre un terzo di quelli distribuiti. A questi poi vanno aggiunti i 233 ventilatori dati al Piemonte, 279 alla Toscana, 82 al Trentino-Alto Adige, 77 al Friuli-Venezia Giulia, 148 alla Liguria e 210 alle Marche, per un totale di 2.756;
al Sud, la Regione che ha ricevuto il maggior numero di respiratori risulta essere la Campania con 458 unità, ma si tratta anche del territorio con il più alto indice di densità di popolazione; seguono la Sicilia (295) la Puglia (258), la Calabria (193), la Basilicata (61) e il Molise con 38 respiratori, per un totale di 1.303. Il Lazio ne ha ottenuti appena 326;
se tale disparità (2.756 al Nord e 1.303 al Sud) nella distribuzione di queste macchine si poteva giustificare nei mesi di marzo e aprile, visto che il Mezzogiorno aveva subito danni più limitati rispetto alle regioni del Nord Italia, oggi non è più così. La seconda ondata, infatti, sta colpendo la Campania e lo stesso Lazio quanto la Lombardia e il Veneto, e se si prende in considerazione anche altro materiale volto a prevenire il contagio assegnato alle Regioni (mascherine, tute, guanti, calzari, termometri, saturimetri, pompe, tamponi, eccetera) è evidente una notevole disparità nella distribuzione. Ad esempio, alla Lombardia sono stati consegnati, nel complesso, quasi 150 milioni di pezzi; al Veneto 138; all'Emilia-Romagna 94; alla Toscana 84. Al Sud, la prima Regione è la Puglia con 72 milioni di pezzi, segue la Sicilia 39, la Campania 35, la Calabria con appena 14,7 milioni, il Molise ultimo con 8,3 milioni;
la pandemia tende ormai ad essere uniforme su tutto il territorio nazionale e, a parere dell'interrogante, anche la distribuzione dei dispositivi di protezione per prevenirla dovrebbe essere uguale. Ma pare, invece, che le Regioni del Mezzogiorno debbano, anche questa volta, fare i conti con meno strumenti e risorse;
la stessa sorte è costretto a subire il Meridione d'Italia anche dal punto di vista degli organici negli ospedali: la Campania, infatti, che ha 5,8 milioni di residenti, può contare soltanto su 42.000 operatori sanitari; l'Emilia-Romagna con 4,4 milioni di residenti ha oltre 57.000 i dipendenti; in Veneto (4,9 milioni) quasi 58.000, in Toscana (3,7 milioni) sono quasi 49.000, in Piemonte (4,3 milioni) sono 53.000, per non parlare della Lombardia dove si sfiorano le 100.000 unità. In Puglia, dove si conta una popolazione di 4,1 milioni di abitanti, il personale sanitario a tempo indeterminato impegnato negli ospedali supera di poco le 35.000 unità; persino il Lazio (5,8 milioni di abitanti) ha appena 41.000 dipendenti a tempo indeterminato che lavorano nel campo sanitario;
tali numeri sono stati riferiti dalla Corte dei conti, nel "Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica". Si legge: "Negli ultimi due anni, sono divenuti più evidenti gli effetti negativi di due fenomeni diversi che hanno inciso sulle dotazioni organiche del sistema di assistenza: il permanere per un lungo periodo di vincoli alla dinamica della spesa per personale e le carenze, specie in alcuni ambiti, di personale specialistico. Come messo in rilievo di recente, a seguito del blocco del turn-over nelle Regioni in piano di rientro e delle misure di contenimento delle assunzioni adottate anche in altre Regioni (con il vincolo alla spesa), negli ultimi dieci anni il personale a tempo indeterminato del Sistema sanitario nazionale è fortemente diminuito. Al 31 dicembre 2018 era inferiore a quello del 2012 per circa 25.000 lavoratori (circa 41.400 rispetto al 2008)". Le Regioni in piano di rientro sono quelle del Sud, e per anni (la Puglia, ad esempio, per 10 anni) essendo sotto il controllo dei Ministeri della salute e dell'economia e delle finanze non hanno potuto assumere,
si chiede di sapere:
come mai, ad oggi, passata la prima ondata dell'epidemia che ha colpito maggiormente il lombardo-veneto, sussista una così iniqua distribuzione sia dei respiratori polmonari che degli altri vari dispositivi di protezione;
quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per superare questo gap e per fare in modo che vi sia una pari distribuzione di strumentistica e dispositivi su tutto il territorio nazionale, visto che l'epidemia da SARS-CoV-2 non accenna a rallentare.