Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04212

Atto n. 4-04212

Pubblicato il 8 ottobre 2020, nella seduta n. 263

DE BONIS - Ai Ministri per il Sud e la coesione territoriale, dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico. -

Premesso che:

è in corso d'esame al Parlamento la proposta di Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Atto 572), elaborata dal Governo nell'ambito delle attività per la partecipazione all'iniziativa Next generation EU, avviata in sede europea quale risposta per fronteggiare l'impatto economico e sociale della pandemia da COVID-19;

il Coronavirus ha messo tutti davanti a una sfida di dimensioni storiche, tanto che dall'Unione europea è arrivato uno sforzo senza precedenti con l'assegnazione all'Italia di circa 208 miliardi, la quota maggiore tra tutti i Paesi membri. È importante, quindi, definire una dimensione strategica di visione del Paese coerente con le indicazioni che l'Europa raccomanda rispetto agli investimenti, specialmente al Sud, al fine di colmare il divario strutturale e infrastrutturale, come da ultimo confermato dal 32° rapporto Eurispes e dallo SVIMEZ e, quindi, di ridurre la disomogeneità tra i diversi territori nazionali;

le suddette Linee guida si allineano alle "Linee guida europee per l'attuazione dello strumento per la ripresa e la resilienza", già pubblicate dalla Commissione europea. Queste ultime invitano gli Stati membri a individuare le sfide conseguenti alla crisi sanitaria e gli strumenti che intendono mettere in campo per affrontarle, realizzando al contempo quattro obiettivi generali: la coesione economica, sociale e territoriale dell'Unione; il rafforzamento della resilienza economica e sociale; la mitigazione dell'impatto sociale ed economico della crisi da COVID-19; il sostegno alla transizione verde e digitale;

considerato che:

a tal proposito, il Movimento per l'equità territoriale ha organizzato una manifestazione in piazza Montecitorio a Roma per illustrare i criteri per una equa ripartizione del Recovery Fund, secondo i parametri indicati dalla UE, che prevedono di ridurre la disomogeneità tra i diversi territori nazionali facendo leva sull'interdipendenza economica;

in base alle indicazioni dell'Unione europea risulta evidente che al Meridione spetti il 70 per cento delle risorse previste dal Recovery Fund. I 208 miliardi di euro che saranno messi a disposizione dell'Italia sono stati calcolati sulla base di tre fattori: popolazione residente, reddito pro capite e tasso di disoccupazione. Seguendo questi criteri e accogliendo la raccomandazione di perseguire una maggiore integrazione tra Nord e Sud, la fetta più consistente dovrebbe andare al Sud per colmare il divario;

tale "unica" opportunità deve essere però gestita al meglio, con una visione complessiva e organica del tipo di sviluppo atteso. Agricoltura e turismo sostenibile, trasporti per collegare le aree isolate, sostegno alla piccola e media impresa e agli artigiani, sanità pubblica, scuole, ambiente: queste sono le partite su cui non bisognerà arretrare di un passo per ridare dignità al Sud e farne l'epicentro di una nuova idea di progresso italiana ed europea;

con il Recovery Fund c'è finalmente l'occasione di porre rimedio a un abominio che dura da un secolo e mezzo: un Paese spaccato a metà, in cui al Meridione sono state sistematicamente sottratte le risorse e, con esse, la possibilità stessa del futuro, come ampiamente testimoniano i conti pubblici territoriali. La propaganda dominante vorrebbe convincere che c'è un Sud sprecone e lavativo, ma la verità risiede in una sperequazione che dura da decenni;

i fondi europei dovranno essere saggiamente distribuiti e, per equilibrare realmente il divario esistente, la regola del 34 per cento, sulla quale il Governo concorda, non è più sufficiente. Infatti, secondo i parametri indicati dall'Europa, se su 100 euro investiti nel Mezzogiorno, 41 vanno al Nord, su 100 euro investiti al Nord solo 5 vanno al Sud. Quindi, l'obiettivo volto al riequilibrio difficilmente potrà essere raggiunto se non si destina al Sud, in base ai criteri europei, almeno il 70 per cento dei fondi Ue riservati all'Italia, ovvero 145 miliardi su 208;

quello che occorre, dunque, è concentrare i finanziamenti sulla parte più debole del Paese in modo da consentire un reale sviluppo. Di fronte, però, si ha un quadro macroeconomico completamente falsato da poste finanziate dagli aiuti europei, che ad oggi sono solo proclamati e lasciano intravedere sullo sfondo molte complicanze,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo non siano del parere che per eliminare realmente il divario tra Nord e Sud la regola del 34 per cento dei fondi europei da destinare al Sud non sia più sufficiente;

in che modo intendano superare l'impasse al fine di concentrare i maggiori finanziamenti sulla parte più debole del Paese, in modo da consentire un reale sviluppo.