Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04057
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Atto n. 4-04057
Pubblicato il 9 settembre 2020, nella seduta n. 256
DE BONIS - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. -
Premesso che:
il ruolo della commissione di valutazione di impatto ambientale VIA-VAS del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel tortuoso iter di approvazione delle attività di coltivazione del pozzo "Pergola 1", delle infrastrutture e dei 9 chilometri di oleodotto di collegamento al centro olio val d'Agri di Viggiano, impianto cardine delle attività di ENI in val d'Agri (Potenza), ricopre una funzione oltremodo centrale;
la nuova commissione VIA-VAS, formalmente costituita a giugno 2018 alla presenza del Ministro in indirizzo, soltanto lo scorso 25 maggio 2020 ha finalmente sostituito la precedente, rimasta in carica, con le proroghe, per oltre 12 anni. Eppure solo tre giorni prima, il 22 maggio, si è consentito alla vecchia commissione, che a fine 2018 aveva espresso, per lo stesso progetto, parere negativo, di esprimere parere di compatibilità ambientale, in questo caso positivo, all'istanza dell'ENI, arricchendo così il "bottino" estrattivo della concessione val d'Agri di un potenziale di 40.000 barili giornalieri e di milioni di metri cubi di gas;
nonostante le manifestazioni pubbliche, le corpose osservazioni scientifiche, la generosa opposizione dell'intera Comunità montana del Vallo di Diano, l'aperta contrarietà di geologi e dell'autorità di bacino del Sele, la raccolta di firme da parte di comitati, le assemblee varie, l'uscita dei vertici ENI e della presidenza regionale dalla sede di presentazione pubblica del progetto a Marsico Nuovo e ancora a fronte, addirittura, di un mancato rinnovo della concessione val d'Agri, scaduta nell'ottobre 2019, ma ineffabilmente riprodottasi grazie alle proroghe automatiche previste dal decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216 (cosiddetto decreto Monti), come convertito in legge, la vicenda "Pergola 1" non è stata risolta, nonostante il Governo sostenga la difesa ambientale e vanti il primato della green economy;
il popolo lucano, ad avviso dell'interrogante, assiste ormai da anni allo scempio ambientale e viene dileggiato con false promesse dalle istituzioni locali, sempre pronte alla facilitazione autorizzativa. La storia di "Pergola 1" rappresenta un caso emblematico che qualifica e lega la "nuova" corsa all'oro sulla spinta del memorandum del 2011 e del decreto-legge sulle liberalizzazioni, durante il Governo Monti, con i ministri Passera e Clini per approdare, infine, al decreto-legge "sblocca Italia" n. 133 del 2014;
a ben vedere, dopo una prima istanza del 2009, in meno di un anno dai provvedimenti del 2012, in tempi record l'ENI ha ottenuto ogni autorizzazione necessaria (intese regionali, compatibilità ambientale, nulla osta geologico, urbanistico, minerario). Senza intoppi anche il passaggio di testimone dalla Regione allo Stato in virtù delle scadenze decisorie imposte dal decreto sblocca Italia. Si è ravvivato, così lo scenario di un oleodotto che corre attraverso i monti della Maddalena, in un'area tra Agri e Sele, dove i fiumi alimentano copiosi bacini idrici, mentre viene minacciata l'unicità delle grotte di Castel di Lepre;
considerato che:
il sito di Pergola, in contrada S. Vito, in cui furono avviate le attività di prospezione e ricerca, era bellissimo prima di essere devastato. Eppure pare che sia nato "inquinato", secondo quanto certificato da ARPA Basilicata nel 2014 e, in successione, dai risultati delle rilevazioni nelle matrici di suolo e sottosuolo, di una forte contaminazione da metalli pesanti e idrocarburi e con valori oltre la soglia di sostanze come berillo, cadmio, rame, tallio, idrocarburi pesanti. Ad oggi, gli organi competenti non hanno ancora chiarito o reso noti i motivi dell'inquinamento rilevato. Tutto si è limitato ad un'ordinanza temporanea del sindaco di Marsico Nuovo che vietava localmente l'approvvigionamento idrico;
a Pergola si trova l'area sismogenica "Melandro-Pergola", probabile responsabile del terremoto del 1857, in cui persero la vita migliaia di persone. Al progetto estrattivo "Pergola 1" si oppose costantemente e pubblicamente Franco Ortolani, ordinario di Geologia all'università "Federico II" di Napoli che limpidamente diceva: "Il pozzo Pergola 1, ed eventuali altri direzionali, sarebbe ubicato in territorio della Basilicata, ma nel bacino idrografico del Fiume Sele. Vale a dire che eventuali sversamenti di idrocarburi in superficie sarebbero trasportati dall'acqua, in alcune ore, fino alla traversa di Persano, Oasi Wwf e punto di prelievo dell'acqua per irrigare la Piana del Sele". L'impatto sull'ambiente e l'agricoltura sarebbe enorme. E ancora Ortolani: "Dalla traversa di Persano si prelevano ogni anno circa 250 milioni di metri cubi di acqua per l'irrigazione; senza quest'acqua la piana cadrebbe in una irrecuperabile crisi socio-economica. Eventuali sversamenti di idrocarburi verrebbero trasportati nel fiume Melandro, poi nel fiume Bianco e poi ancora nel fiume Tanagro ed infine nel Sele e alla traversa di Persano, inquinando l'area fluviale protetta Sele-Tanagro",
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga che la forte contaminazione da metalli pesanti e idrocarburi, con valori oltre la soglia di sostanze come berillo, cadmio, rame, tallio, idrocarburi pesanti prodotti dall'oleodotto, renda le acque velenose per i lucani, per l'agricoltura, per l'ambiente e la salute;
se e quali iniziative intenda assumere per arrestare le attività di coltivazione del pozzo "Pergola 1", delle infrastrutture e dei 9 chilometri di oleodotto di collegamento al centro olio val d'Agri di Viggiano, visto che vengono sistematicamente prorogate, e considerato che si ricorre perfino a pericolose perforazioni orizzontali side track ed al riutilizzo di pozzi esausti (pur di aggirare il rischio dei tempi e dei vincoli del piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee).