Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-03849

Atto n. 4-03849

Pubblicato il 15 luglio 2020, nella seduta n. 240

DE BONIS - Ai Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali e per gli affari europei. -

Premesso che:

tra la complessa fase di lockdown per il Covid-19, la massiccia importazione di prodotti agroalimentari dall'estero, il traffico di vino adulterato prodotto per la maggior parte in Puglia, la carenza di un supporto adeguato da parte dello Stato alle aziende del settore vitivinicolo, il settore agroalimentare delle uve e dei vini è veramente in ginocchio;

pare sia in arrivo, in Puglia, l'uva senza semi importata dall'Olanda, che ha acquistato enormi scorte di prodotto dall'Africa del nord e che ora si accinge ad immetterlo sottocosto nel mercato della grande distribuzione, senza il rispetto delle regole sulla concorrenza. I costi che la filiera italiana deve sostenere non sono assolutamente paragonabili a quelli dell'uva che giunge per altre vie. Infatti, l'uva pugliese ha il prezzo minimo di 1,70-1,80 euro al chilo contro il prezzo di vendita alla grande distribuzione dell'uva olandese-egiziana di 1,20 euro. Il confronto è insostenibile e potrebbe piegare definitivamente il mercato dell'uva made in Puglia, creando ulteriore disoccupazione in una regione già alle prese con i danni da maltempo e la crisi post COVID-19;

per quanto concerne il secondo aspetto inquietante, riguardante la sofisticazione vinicola, da un articolo on line di "Intravino" dell'8 luglio 2020, l'interrogante ha appreso di un'ordinanza che ha chiuso le indagini partite un anno fa, che hanno portato alla luce un gigantesco traffico di vino adulterato prodotto per la maggior parte in Puglia. Infatti, dalla Megale Hellas di San Pietro Vernotico (Brindisi) provenivano ogni anno milioni di bottiglie con etichette che ricordavano nomi famosi dell'enologia pugliese ma che, all'interno, contenevano una miscela ben congegnata di vino spagnolo scadente, contenente zucchero e additivi; un vero e proprio "liquido alcolico" indegno della definizione di "vino";

pare che tra gli arrestati, come riporta l'articolo citato, vi sia anche Domenico Barletta, un funzionario dell'ICQRF (Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti) che avrebbe agevolato gli imprenditori nelle pratiche, omettendo controlli e avvisando delle ispezioni. Ma i nomi che recano maggiore sconcerto sono quelli della famiglia Botter, la cui azienda per volume di affari è la quarta in Italia, con 217 milioni di euro di fatturato (dati Mediobanca 2019). Pare che l'intera famiglia sia stata rinviata a giudizio. I volumi erano davvero troppo elevati per una semplice truffa ristretta al territorio pugliese e milioni di bottiglie sono finite su tutti i mercati con la complicità anche della famiglia Botter;

anche la Toscana, con il consorzio del vino del Chianti, lamenta la grave situazione che stanno vivendo le aziende vitivinicole del comprensorio chiantigiano, le cui aziende stanno cercando di superare questa crisi senza precedenti facendo affidamento esclusivamente sulle proprie forze, visto che da parte del Governo non hanno ricevuto ancora alcun aiuto;

con il comparto "Horeca" (acronimo di "hotellerie-restaurant-café") che sta provando a ripartire e un enoturismo che vive soprattutto di presenze straniere, le aziende potrebbero essere indotte a rinunciare a proseguire l'attività. Il comparto vitivinicolo regionale conta circa 23.000 aziende, prevalentemente piccole e medio piccole, molte con una grande storia alle spalle, che esportano circa il 60 per cento della produzione imbottigliata. La diffusione della pandemia e le decisioni dei governi nei vari Paesi esteri su quali attività possono riprendere, a cominciare dalle fiere di settore, rendono il quadro generale quanto mai incerto e le vendite di vino rischiano di essere compromesse se non dovessero ripartire in Europa e nel mondo i grandi eventi;

sono oltre 23.000 le aziende vitivinicole toscane che coltivano 60.000 ettari di vigneto. Il valore ex fabrica generato dalla filiera dei vini DOP e IGP imbottigliati è stimato in circa un miliardo di euro, pari all'11 per cento sul totale stimato dall'Ismea per tutta l'Italia, che ammonta a 8,3 miliardi di euro (dati 2018). Mediamente oltre metà della produzione regionale prende la via dei mercati internazionali (Usa, Germania e Canada). Il chianti DOCG occupa il 48,4 per cento della superficie rivendicata a DOP in Toscana, seguito dal chianti classico (18,5 per cento) e dal mrunello di Montalcino (5,3 per cento). L'allarme lanciato, tuttavia, vale non solo per il chianti e non solo per la Toscana bensì per tutto il comparto a livello nazionale;

insomma, la chiusura di bar, enoteche, ristoranti e agriturismo dettata dall'emergenza sanitaria, il blocco dell'enoturismo e il forte calo dell'export potrebbero portare ad un taglio del 50 per cento il valore delle vendite di vino in tutta Europa: un andamento che penalizza soprattutto il settore vitivinicolo italiano, principale produttore mondiale di vino, che occupa circa 1,3 milioni di persone per un giro d'affari di 11 miliardi di euro,

si chiede di sapere:

quali misure i Ministri in indirizzo, ciascuno per le proprie competenze intendano adottare in merito alla massiccia importazione di prodotti agroalimentari, in particolare per l'uva senza semi importata dall'Olanda e in arrivo in Puglia, che verrà immessa sottocosto nel mercato della grande distribuzione, senza il rispetto delle regole sulla concorrenza;

se corrisponda al vero la questione riguardante la sofisticazione vitivinicola agevolata dal funzionario ICQRF ed il relativo traffico di vino adulterato prodotto per la maggior parte in Puglia e, in caso affermativo, quali misure sanzionatorie intendano adottare;

se non ritengano necessario che la Commissione Ue metta immediatamente a disposizione dell'Italia e degli altri Paesi membri strumenti finanziari reali per supportare le aziende del settore vitivinicolo, in particolare, delle filiere più corte, e che cosa intendano fare, in concreto, per mitigare le ripercussioni negative sulle produzioni locali e sui vini DOP e IGP;

in particolare, quali strategie di intervento intendano adottare a supporto della loro commercializzazione, tutela e salvaguardia da contraffazione e concorrenza sleale; le aziende agricole e agroalimentari non possono più aspettare e certamente non possono accettare dall'Europa solo briciole.