Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-03810

Atto n. 4-03810

Pubblicato il 9 luglio 2020, nella seduta n. 238

DE BONIS , BUCCARELLA - Al Ministro della salute. -

Premesso che a quanto risulta agli interroganti:

da un'inchiesta giornalistica de "iltaccoditalia.info" del 24 giugno 2020 risulta che l'intero ospedale "Vito Fazzi" di Lecce e il DEA, dipartimento dell'emergenza, erogano ossigeno e aria medicale con impianto non a norma, senza certificato antincendio. La SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività) risulta senza data e con documentazione errata o inesistente;

l'impianto dell'ossigeno dell'ospedale leccese, realizzato nel 2015 e gestito da Air Liquide, erogherebbe da cinque anni ossigeno e aria medicale senza essere stato collaudato dai Vigili del fuoco. La conferma di tale mancanza proviene dal comandante del Comando provinciale dei Vigili del fuoco, Giuseppe Bennardo;

riferisce il comandante, sempre nell'inchiesta, che è stata scoperta questa gravissima irregolarità andando a ritroso e ricostruendo tutta la procedura autorizzativa dell'intero impianto dell'ossigeno del più grande ospedale della provincia di Lecce. Il certificato antincendio è l'atto finale che ratifica l'ottemperanza di un progetto a tutte le normative e se non c'è è perché l'impianto non è a norma;

in effetti, la ASL di Lecce non ha ottemperato alle prescrizioni obbligatorie indicate proprio dal comando dei Vigili del fuoco in una comunicazione del 2016 (prot. n. 5232) come condizione imprescindibile per rilasciare il certificato di prevenzione incendi;

tanto si evince dal documento, in possesso del "Tacco d'Italia", che il comandante Giuseppe Bennardo ha inviato il 19 aprile scorso allo-Sportello unico attività produttive del Comune di Lecce, al sindaco Carlo Salvemini, al direttore generale della ASL, dottor Rodolfo Rollo e, per conoscenza, al Prefetto di Lecce;

dal 19 aprile scorso, quindi, i diretti responsabili della salute pubblica e dell'ordine pubblico sono a conoscenza del fatto che l'intero impianto che eroga ossigeno e aria medicale all'ospedale "Vito Fazzi" e al DEA è senza certificazione dei Vigili del fuoco;

purtroppo, dal 19 aprile ad oggi, dopo oltre due mesi dalla comunicazione, nulla è accaduto. Anzi, il tubo improvvisato che collega l'ospedale col DEA, portando l'ossigeno dall'ospedale principale al nuovo dipartimento dell'emergenza, è stato realizzato senza che ci fosse un progetto approvato con determina o delibera della ASL. In parte volante, agganciato alle pareti del "Vito Fazzi", in parte interrato sotto il manto stradale, che ha ceduto e si è rotto dopo 15 giorni dalla sua realizzazione;

pare che l'Asl sapesse della perdita, tanto si evince dalla documentazione pubblicata dal giornale nei precedenti articoli, ma per oltre un mese non ha assunto iniziative. Successivamente è stato riparato e in parte sostituito, ma i lavori sono stati eseguiti da una ditta priva sia del contratto di subappalto e sia della certificazione SOA, obbligatoria per legge. Dunque, un impianto con un tubo abusivo, collegato ad una centrale dei gas medicali priva di collaudo dei Vigili del fuoco, è stato riparato da una ditta senza certificazione e senza contratto, in più individuata senza bando pubblico;

considerato, inoltre, che:

per collegare quel tubo abusivo alla centrale senza collaudo l'assessore alla sanità, con propria ordinanza, avrebbe fatto rimuovere dal DEA un serbatoio dell'ossigeno, che faceva parte dell'impianto del dipartimento per l'emergenza perfettamente funzionante e collaudato. Rimuovendolo, ha inficiato il collaudo del DEA (che invece era in regola) ed avrebbe eliminato anche la possibilità che il DEA potesse essere rifornito autonomamente di ossigeno e aria medicale, preferendo collegarlo, contrariamente a quanto previsto dall'originario progetto approvato dai Vigili del fuoco, alla centrale dei gas medicali del Vito Fazzi, quella senza collaudo e senza certificato antincendio;

questa scelta sarebbe stata giustificata dall'emergenza dovuta al Coronavirus, ma, secondo altri documenti protocollati, sempre pubblicati dal "Tacco d'Italia", si evince che la ragione è un'altra. Collegare il DEA alla centrale del Fazzi (quella senza certificato dei Vigili del fuoco), ha consentito di evitare un bando pubblico per rifornire il Dea di ossigeno e far sì invece che il Dea, attraverso quel tubo abusivo, fosse munito dall'attuale fornitore di ossigeno e aria medicale del "Fazzi" e cioè la Air Liquide;

dall'inchiesta condotta dal giornale, si evince che era proprio quello che voleva il direttore dell'ASL, che in una lettera del 6 dicembre, protocollata, esprimeva la volontà di far rifornire il DEA da Air Liquide. Volontà confermata dalla direttrice amministrativa del Fazzi, in un'altra lettera. Peccato che quando è stato realizzato il tubo abusivo e quando è scoppiata l'emergenza, Air Liquide non avesse il contratto, perché scaduto il 31 dicembre scorso, prorogato dopo 78 giorni dalla scadenza. Con il contratto di Air Liquide era scaduto anche quello della subappaltatrice IGS a cui negli ultimi cinque anni sono stati subappaltati vari servizi di manutenzione per un totale di 505.501,8 euro, cifra che supera il tetto di 150.000 euro, al di là del quale è obbligatoria la certificazione di solidità finanziaria SOA, che la IGS non ha,

si chiede di sapere:

quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere al fine di fare chiarezza sui fatti esposti nell'inchiesta de "iltaccoditalia.info", pubblicata il 24 giugno scorso e riportati nelle premesse, riguardanti l'intero ospedale "Vito Fazzi" di Lecce e il DEA, dipartimento dell'emergenza, che erogano ossigeno e aria medicale con impianto non a norma, senza certificato antincendio;

se non ritenga che siano state ignorate le disposizioni dell'ANAC sul ricorso selvaggio alle proroghe da parte degli amministratori pubblici, che ha più volte ribadito che "l'uso improprio delle proroghe può assumere profili di illegittimità e di danno erariale, allorquando le amministrazioni interessate non dimostrino di aver attivato tutti quegli strumenti organizzativi\amministrativi necessari ad evitare il generale e tassativo divieto di proroga dei contratti in corso e le correlate distorsioni del mercato" e, nel caso in questione, se non ritenga che le disposizioni dell'ANAC non solo siano state ignorate, ma che si sia agito nella direzione opposta.