Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-03738
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Atto n. 4-03738
Pubblicato il 25 giugno 2020, nella seduta n. 235
DE BONIS , MARTELLI , CIAMPOLILLO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
sul sito "affaritaliani", in un articolo del 22 giugno 2020, viene riportata la notizia che le banche italiane stanno comunicando a tutti i correntisti le nuove regole europee di default, che saranno applicate automaticamente ai cittadini privati ed alle piccole, medie e grandi imprese. "Dal 1° gennaio 2021 chi non paga entro 90 giorni un arretrato, anche se è di modesta entità, finisce segnalato alla Centrale dei rischi, con la conseguenza che i creditori saranno molto meno propensi a concedervi un finanziamento";
la normativa di riferimento è il Regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013, articolo 178, che indica specifiche disposizioni sul default di un debitore, il Regolamento delegato (UE) n. 2018/171 della Commissione del 19 ottobre 2017, che definisce i criteri per fissare la soglia di rilevanza a cui si dovranno attenere le autorità di vigilanza e, infine, la Raccomandazione della Commissione europea 2003/361/CE del 6 maggio 2003, relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese;
le regole europee, applicate in questa fase che ci vede ancora alle prese con l'epidemia da Coronavirus, non faranno che portare al collasso le aziende e il sistema economico italiano, già gravemente colpito. Secondo uno studio di modeFinance, pubblicato da Milano-Finanza del gruppo Class/Cnbc, in seguito al Coronavirus, il 65 per cento delle 760.000 piccole e medie imprese italiane, cioè 494.000, sono a rischio di chiusura. Un numero considerevole, che porterebbe la disoccupazione a livelli altissimi;
in particolare, le circolari degli istituti bancari informano che la nuova definizione di default stabilisce, a partire dal 1° gennaio 2021, che il cliente privato o la piccola e media impresa che presenta un arretrato da oltre 90 giorni, per una cifra superiore ai 100 euro e superiore all'1 per cento del totale delle esposizioni verso la banca risulterà segnalato alla Centrale dei rischi. Per le imprese più grandi la cifra limite diventa 500 euro e superiore all'1 per cento del totale delle esposizioni (sempre complessivamente riferiti ad uno o più finanziamenti). "Inoltre, diversamente dal passato", scrive l'ABI, Associazione bancaria italiana sul suo sito, "non potranno essere utilizzati margini attivi dell'impresa disponibili su altre linee di credito per compensare gli arretrati in essere ed evitare di classificare l'impresa come inadempiente. È dunque fondamentale" - continua l'associazione di categoria - "che le imprese conoscano le nuove regole, al fine di evitare di essere classificate in default anche per rate non pagate di piccolo importo. A tale scopo le Associazioni pubblicano da oggi la guida sui propri siti";
l'ABI scrive ancora che "Le principali Associazioni di rappresentanza delle imprese - Alleanza delle Cooperative Italiane (AGCI, Confcooperative, Legacoop) CIA-Agricoltori Italiani, CLAAI, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confedilizia, Confetra, Confimi Industria, Confindustria e Rete Imprese Italia (Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti) - e l'ABI hanno definito una guida sulle nuove regole europee in materia di definizione di default, che le banche potranno iniziare ad applicare a partire dal prossimo mese di giugno e, comunque, entro il termine del 1° gennaio 2021." Si tratta, tuttavia, dell'"Accordo per il Credito 2019" chiuso su queste linee guida prima del Coronavirus;
fino a oggi le banche classificavano in default quelle imprese che, per oltre 90 giorni consecutivi, non pagavano cifre 'rilevanti'. Le nuove regole europee ora quantificano il concetto di 'rilevanza', fissando la soglia oltre la quale l'impresa debba essere obbligatoriamente classificata in default. La banca sarà tenuta a determinare l'inadempienza dell'azienda se la stessa sarà in arretrato di pagamento;
la nozione di default, cosi come intesa dalla nuova normativa, è contraria ai principi di diritto dello Stato italiano che disciplina il default come "incapacità di attendere a tutte le proprie obbligazioni", in altri termini uno "stato prefallimentare" e non il mancato pagamento di 100 o 500 euro, somme esigue, anzi irrilevanti;
in pratica si potrebbe verificare che molte aziende, semplicemente in sofferenza e non a rischio default, saranno costrette a chiudere oppure ad indebitarsi presso gli usurai,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto specificato in premessa, riportato dalla stampa on line;
qualora la notizia corrispondesse al vero, se non ritenga che l'entrata in vigore della citata normativa, proprio in questo delicatissimo e grave contesto dovuto alla pandemia, non faccia altro che danneggiare ulteriormente l'economia del Paese e portare il tasso di disoccupazione alle stelle;
quali iniziative intenda adottare perché venga sospesa l'applicazione delle disposizioni citate in premessa, al fine di evitare un rapido fallimento di migliaia di imprese in sofferenza (non in default), che già stentano a ricevere credito dalle banche e che, in questo modo, ne riceveranno ancora meno, con il rischio di indebitarsi presso gli usurai per il mancato pagamento di cifre irrisorie.