Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-03596
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Atto n. 4-03596
Pubblicato il 3 giugno 2020, nella seduta n. 224
DE BONIS - Ai Ministri dell'università e della ricerca, per il Sud e la coesione territoriale, dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico. -
Premesso che:
uno studente nato al Sud su 4 decide di frequentare l'università nelle regioni settentrionali e ciò comporta un costo di 3 miliardi di euro all'anno per il Mezzogiorno;
pochi anni fa lo Svimez (Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno) aveva scattato una perfetta fotografia della situazione e da allora i dati non sono cambiati poi più di tanto. Secondo i numeri nell'anno accademico 2016/2017 i ragazzi meridionali iscritti negli atenei della penisola sono complessivamente 685.000 circa; di questi il 25,6 per cento, ovvero 175.000 universitari, studia al Centro-Nord. Il movimento opposto è praticamente assente: la quota di giovani residenti nelle regioni del Centro-Nord che frequenta un'università del Mezzogiorno è appena dell'1,9 per cento, solo 18.000 studenti. "Ne deriva, quindi, un saldo migratorio netto universitario pari a circa 157.000 unità", annota la ricerca. Di fatto, i giovani preferiscono anticipare la "decisione migratoria" spostandosi già per gli studi, sapendo che molto probabilmente sarebbe toccato loro farlo per cercare un reddito;
la Sicilia e la Puglia, con oltre 40.000 studenti "prestati" al Nord, sono i territori che alimentano maggiormente questo flusso;
è evidente che la perdita di una quota così rilevante di giovani ha, già di per sé, un effetto sfavorevole sull'offerta formativa delle università meridionali, ha rilevato il direttore dello Svimez. Ben più gravi, tuttavia, sono le conseguenze sfavorevoli che derivano dalla circostanza che, alla fine del periodo di studio, la parte prevalente degli studenti emigrati non ritorna nelle regioni di origine, indebolendo le potenzialità di sviluppo dell'area attraverso il depauperamento del cosiddetto capitale umano, uno degli asset più importanti nell'attuale contesto;
l'istituto ha tradotto questo fenomeno migratorio in un calcolo delle ricadute economiche, cominciando dallo stimare la riduzione dei costi sostenuti dagli atenei per i diversi corsi di studio (per i docenti, i servizi didattici, le infrastrutture). Si arriva così a stimare che al Sud ci sia circa un miliardo di euro annui di minore spesa della pubblica amministrazione dovuta all'iscrizione fuori circoscrizione di studenti meridionali;
ma non sembra che finisca qui, perché è da considerare, infatti, che i ragazzi che si spostano hanno dei consumi e, nel caso specifico, li avranno sui tessuti industriali e commerciali del Nord. Non è una stima uguale per ogni città, secondo lo Svimez si va dal valore massimo di 4.700 euro di chi studia a Milano ai 1.700 euro di chi studia a Cassino e Vercelli;
il valore complessivo dei consumi privati che, per effetto della migrazione universitaria, viene trasferito dal Sud al Nord è di circa 2 miliardi di euro, ma si arriva ad una perdita complessiva di consumi pubblici e privati stimata in 3 miliardi di euro. Sul livello del PIL meridionale il reddito aggregato del Sud ne perde 0,4 punti percentuali;
altra motivazione primaria risiede nella crisi strutturale del Sud Italia. Purtroppo, i numeri sono impietosi e negli ultimi anni, il tasso di crescita dell'Italia meridionale si è rivelato inferiore anche a quello della Grecia che attraversa la più grande crisi economica di sempre. Secondo una ricerca condotta dall'istituto "Giuseppe Toniolo" in collaborazione con Intesa-San Paolo e fondazione Cariplo, l'84,25 per cento dei giovani under 25 residenti al Sud Italia dichiara di non aver problemi nel trasferirsi al Nord, a prescindere dalla regione; uno studente su 2 (poco più del 50 per cento) si dimostra interessato a trasferirsi all'estero;
questo è il quadro che emerge dall'indagine, svolta su un campione di 5.000 giovani di età compresa fra i 19 e i 32 anni. Gli studenti provenienti dalla Campania, dalla Calabria, dalla Puglia, dalla Basilicata e dalla Sicilia non si fanno problemi nel trasferirsi in Emilia-Romagna, in Lombardia e in Piemonte, perché convinti di ricevere un'istruzione migliore e di veder incrementare il loro bagaglio di conoscenze e di competenze, aspetti fondamentali per riuscire a trovare un'occupazione quanto più in linea possibile con il loro percorso universitario;
altro aspetto che incide sul trasferimento al Nord da parte degli studenti risiede nelle basse aspettative nell'operato della classe politica. Il problema è in tutta Italia (e in molti altri Paesi del mondo): tuttavia, è significativo constatare che il 23 per cento dei giovani residenti al Nord si dichiara ottimista nel credere che la classe politica locale possa apportare miglioramenti alla qualità della vita, mentre la soglia si abbassa al 17 per cento nel Mezzogiorno;
ciò che però differenzia la prospettiva di chi studia al Nord e di chi studia al Sud risiede nelle opportunità di trovare un lavoro e nell'ottenimento di un determinato stipendio. La precarizzazione del mercato del lavoro, le retribuzioni basse, la totale sfiducia nel vedere la luce in fondo al tunnel, vale a dire un miglioramento nelle prospettive future (anche a lungo periodo), è una realtà con cui i giovani studenti devono convivere molto più al Sud che al Nord. Solo 16 studenti su 100 al Sud Italia si dichiara indisponibile a trasferirsi, preferendo rivedere decisamente al ribasso le sue prospettive lavorative e gli obiettivi professionali;
considerato che:
occorre assolutamente sfatare il luogo comune secondo cui le università del Nord siano le migliori. Probabilmente lo saranno nell'immaginario collettivo che va, poi, ad interferire nella percezione delle famiglie meridionali. Tra le cause che falsano la realtà degli atenei italiani vi sono le classifiche pubblicate periodicamente che hanno come unico scopo quello di orientare le scelte delle immatricolazioni e che alla fine, se non proprio dall'inizio, hanno ben poco di scientifico;
molto spesso sono costruite su indicatori che fanno risultare ciò che i committenti vogliono che risulti. E non occorre aggiungere altro. Inoltre, le sedi universitarie italiane vivono in un contesto di concorrenza e di continuo definanziamento, pertanto l'obiettivo di ogni ateneo è attrarre studenti, rilevante per l'attribuzione o la perdita dei fondi. Quindi, la fuga dei giovani verso Nord consente alle università settentrionali di ricevere maggiori finanziamenti;
la competizione fra gli atenei crea vincitori e vinti e ogni strumento viene ritenuto valido per accaparrarsi più risorse e quindi per sottrarle agli altri. Tutto questo a scapito del Sud e delle famiglie meridionali, costrette a sostenere spese ingenti per mantenere agli studi i loro figli nelle regioni del Nord;
soltanto la creazione di presupposti per rimanere ed iniziative per attirare nuovamente chi si è trasferito al Nord già dai tempi universitari potrà scongiurare questa piaga. D'altronde, sono davvero molti i giovani provenienti dal Mezzogiorno che si dichiarano favorevoli a ritornare al loro paese d'origine, anche a fronte di uno stipendio leggermente inferiore. Ciò che però non deve mai mancare è un processo volto a dar loro pari opportunità di far carriera, affinché possano risultare protagonisti e non spettatori;
gli interventi "a pioggia" effettuati nel passato sono serviti a poco e a nulla. Solo grandi riforme strutturali potranno migliorare drasticamente la situazione del Sud Italia, rendendolo competitivo con il Nord e gli altri Paesi europei. Senza un piano di interventi decisi, purtroppo, il Mezzogiorno sarà destinato ad essere per sempre il fanalino di coda,
si chiede di sapere quali iniziative intendano mettere in atto i Ministri in indirizzo per fare in modo che chiunque scelga di frequentare un'università lo faccia nella sede più prossima al proprio territorio di origine non solo perché tutte le università italiane sono eccellenti ma, soprattutto, perché dovranno sostenere costi minori. Arrestare l'emorragia dei giovani meridionali che emigrano verso le università del Nord equivale a rilanciare l'economia del Sud.