Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 448 del 05/07/2022

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------

448a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDÌ 5 LUGLIO 2022

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Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO,

indi del vice presidente LA RUSSA

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC: FIBP-UDC; Fratelli d'Italia: FdI; Insieme per il futuro - Centro Democratico: Ipf-CD; Italia Viva-P.S.I.: IV-PSI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Uniti per la Costituzione-C.A.L. (Costituzione, Ambiente, Lavoro)-Alternativa-P.C.-Ancora Italia-Progetto SMART-I.d.V.: UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV; Misto: Misto; Misto-ITALIA AL CENTRO (IDEA-CAMBIAMO!, EUROPEISTI, NOI DI CENTRO (Noi Campani)): Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC)); Misto-Italexit per l'Italia-Partito Valore Umano: Misto-IpI-PVU; Misto-Liberi e Uguali-Ecosolidali: Misto-LeU-Eco; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-+Europa - Azione: Misto-+Eu-Az; Misto-ManifestA, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione comunista-Sinistra europea: Misto-Man.A PaP PRc-Se.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,33).

Si dia lettura del processo verbale.

PUGLIA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 30 giugno.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Discussione e approvazione del disegno di legge:

(2561) Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto forestale europeo riguardante lo stabilimento in Italia di un ufficio sulla forestazione urbana, con Allegato, fatto a Helsinki il 15 luglio 2021 (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 16,39)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2561, già approvato dalla Camera dei deputati.

Il relatore, senatore Aimi, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.

AIMI, relatore. Signora Presidente, l'Assemblea è chiamata oggi a esaminare il disegno di legge, già approvato dalla Camera dei deputati, recante la ratifica dell'Accordo di sede sottoscritto nel luglio del 2021 dall'Italia e dall'Istituto forestale europeo, per la realizzazione, sul territorio nazionale, di un ufficio per la forestazione urbana. L'Istituto forestale europeo è un'organizzazione internazionale istituita nel 1993 da alcuni Stati europei, ha la sua sede principale in Finlandia, vanta ben 130 organizzazioni associate e affiliate in 40 Paesi e svolge attività di ricerca scientifica, fornendo sostegno alle politiche nazionali su questioni relative alle foreste.

La proposta di aprire una sede italiana dell'Istituto, sostenuta da tempo dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, ha l'obiettivo di rafforzare il ruolo internazionale dell'Italia in materia di protezione e salvaguardia del patrimonio forestale e boschivo. L'accordo non presenta profili di incompatibilità né con la normativa nazionale, né con l'ordinamento europeo e con gli altri obblighi internazionali sottoscritti dal nostro Paese.

In conclusione, si propone l'approvazione del disegno di legge da parte dell'Assemblea del Senato della Repubblica.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare nella discussione generale e il rappresentante del Governo non intende intervenire.

Passiamo all'esame degli articoli, nel testo approvato dalla Camera dei deputati.

In attesa che decorra il termine di venti minuti dall'inizio della seduta di cui all'articolo 119 del Regolamento, sospendo la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 16,42, è ripresa alle ore 16,53).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 4.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione finale.

GARAVINI (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GARAVINI (IV-PSI). Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del mio Gruppo a questo disegno di legge di ratifica e, contestualmente, anche ai successivi. Chiedo, inoltre, l'autorizzazione a depositare il testo integrale di questo intervento e i testi relativi alle successive ratifiche. (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza la autorizza in tal senso.

ALFIERI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFIERI (PD). Signor Presidente, anch'io annuncio il voto favorevole del Gruppo Partito Democratico a questa e alle prossime tre ratifiche. Mi riservo di intervenire in dichiarazione di voto sulla ratifica del cosiddetto Trattato del Quirinale.

DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Signor Presidente, annuncio il voto favorevole dei senatori del Gruppo Misto-Liberi e Uguali-Ecosolidali a questa e anche alle successive ratifiche.

GALLONE (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GALLONE (FIBP-UDC). Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole del Gruppo Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC, sottolineo brevemente come l'Accordo tra il Governo italiano e l'Istituto forestale europeo ci piaccia particolarmente, in quanto ricalca il contenuto di un nostro disegno di legge che presentammo proprio per favorire la riforestazione urbana nel contesto del più ampio tema della rigenerazione. (Applausi).

Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione a depositare il testo del mio intervento.

PRESIDENTE. La Presidenza l'autorizza in tal senso.

LUCIDI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIDI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, annuncio il voto favorevole su questo disegno di legge di ratifica del Gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione.

LOREFICE (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LOREFICE (M5S). Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del Gruppo MoVimento 5 Stelle sul disegno di legge di ratifica in esame.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Discussione e approvazione del disegno di legge:

(2560) Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, con Allegati, fatta a Stoccolma il 22 maggio 2001 (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 16,58)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2560, già approvato dalla Camera dei deputati.

Il relatore, senatore Iwobi, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.

IWOBI, relatore. Signor Presidente, l'Assemblea è chiamata a esaminare il disegno di legge, già approvato dalla Camera dei deputati, recante la ratifica della Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, che ha lo scopo di diminuire l'uso di alcune sostanze nocive per la salute umana e l'ambiente, definite inquinanti organici persistenti, composti chimici con proprietà tossiche che si propagano nell'aria, nell'acqua e nel terreno.

La ratifica di tale Convenzione non presenta profili incompatibili con la normativa nazionale né con l'ordinamento europeo e con gli altri obblighi internazionali assunti dal nostro Paese.

In conclusione, signor Presidente, si propone l'approvazione del disegno di legge da parte dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare nella discussione generale e il rappresentante del Governo non intende intervenire.

Passiamo all'esame degli articoli, nel testo approvato dalla Camera dei deputati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 4.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 5.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione finale.

I senatori Garavini, Alfieri e De Petris confermano le intenzioni di voto favorevoli precedentemente espresse.

AIMI (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AIMI (FIBP-UDC). Signor Presidente, vorrei semplicemente dire che si tratta di impegni che sono stati assunti a tutela della salute e dell'ambiente, ragion per cui come Gruppo voteremo a favore del disegno di legge di ratifica.

Annuncio altresì il voto favorevole anche ai successivi disegni di legge di ratifica, ad eccezione del provvedimento di ratifica del cosiddetto Trattato del Quirinale, sul quale interverrà la collega Craxi.

Annuncio che deposito i testi delle dichiarazioni di voto su questo disegno di legge e sul successivo.

PRESIDENTE. La Presidenza la autorizza in tal senso.

IWOBI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IWOBI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, riteniamo sia importante chiarire che come Gruppo Lega-Salvini Premier-PSd'Az condividiamo i nobili obiettivi della Convenzione a tutela della salute dei nostri concittadini e dell'ambiente, obiettivi primari per un Paese civile. Esprimiamo, quindi, un voto favorevole.

LOREFICE (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LOREFICE (M5S). Signor Presidente, come MoVimento 5 Stelle abbiamo sempre dimostrato grandissima sensibilità sui temi ambientali.

L'atto di ratifica in esame mette in evidenza la disciplina migliorativa di quella legata ai cosiddetti POP (persistent organic pollutants). Quindi, migliorando la normativa anche nazionale, abbiamo ampliato la difesa della salute di tutti i cittadini.

Pertanto, la dichiarazione di voto del MoVimento 5 Stelle è sicuramente favorevole.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Discussione e approvazione del disegno di legge:

(1377) Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dominicana, con Allegato, fatto a Roma il 14 febbraio 2019 (Relazione orale) (ore 17,04)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1377.

Il relatore, senatore Porta, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.

PORTA, relatore. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, è con una certa emozione e con grande soddisfazione che sintetizzo la relazione e quindi i temi oggetto della ratifica in esame. Proprio stamattina, il Senato ha ospitato nella sala «Caduti di Nassiriya» la presentazione di un pregevole libro del nostro ex ambasciatore della Repubblica Dominicana Andrea Canepari, che parla proprio della presenza storica italiana in quella Regione. La coincidenza con la ratifica di oggi mi sembra molto importante. Stiamo parlando della ratifica dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra la Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Dominicana, fatto a Roma il 14 febbraio del 2019, finalizzato all'intensificazione dei rapporti cinematografici e audiovisivi tra l'Italia e il Paese caraibico, costituendo un valido strumento normativo di incentivo ai coproduttori italiani nella pianificazione di opere cinematografiche e audiovisive con produttori dominicani. Tutto ciò avrà riflessi significativi sull'intera industria cinematografica, consentendo alle coproduzioni realizzate di essere considerate alla stregua di opere nazionali dei nostri rispettivi Paesi.

Anche questo disegno di legge di ratifica non presenta profili di incompatibilità con la normativa nazionale, né con l'ordinamento europeo e gli altri obblighi internazionali sottoscritti dal nostro Paese.

Per questi motivi, ne propongo all'Assemblea l'approvazione.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare nella discussione generale e il rappresentante del Governo non intende intervenire.

Passiamo all'esame degli articoli, nel testo proposto dalla Commissione.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 4.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione finale.

I senatori Garavini, Alfieri, Aimi e Lorefice confermano il voto del loro Gruppo sul disegno di legge in esame.

LUCIDI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIDI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del Gruppo Lega Salvini Premier - Partito Sardo d'Azione limitatamente a questo e al prossimo disegno di legge di ratifica.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Discussione e approvazione del disegno di legge:

(2342-B) Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e l'Organizzazione europea di diritto pubblico riguardante lo stabilimento di un Ufficio in Italia, con Allegato, fatto a Roma il 23 giugno 2021 (Approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 17,08)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2342-B, già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati.

Ricordo che, ai sensi dell'articolo 104 del Regolamento, oggetto della discussione e delle deliberazioni saranno soltanto le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati, salvo la votazione finale.

La relatrice facente funzioni, senatrice Craxi, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare la relatrice facente funzioni.

CRAXI, f.f. relatrice. Signor Presidente, il disegno di legge in titolo, già approvato dal Senato nel gennaio scorso e modificato della Camera dei deputati unicamente in relazione ai profili finanziari, a seguito di un parere vincolante della Commissione bilancio dell'altro ramo del Parlamento, ritorna in terza lettura per l'approvazione definitiva. Come sottolineato nel primo esame, l'Accordo non presenta profili di incompatibilità con la normativa nazionale, né con l'ordinamento europeo e gli altri obblighi internazionali sottoscritti dal nostro Paese.

Per tali motivi, se ne propone l'approvazione da parte dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare nella discussione generale e il rappresentante del Governo non intende intervenire.

Passiamo all'esame degli articoli, nel testo comprendente le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati.

Gli articoli 1 e 2 non sono stati modificati dalla Camera dei deputati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

L'articolo 4 non è stato modificato dalla Camera dei deputati.

Passiamo alla votazione finale.

I senatori Garavini, Alfieri, Aimi, Lucidi e Lorefice confermano le intenzioni di voto precedentemente espresse.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Discussione e approvazione del disegno di legge:

(2632) Ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021 (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 17,10)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2632, già approvato dalla Camera dei deputati.

Il relatore, senatore Lucidi, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.

LUCIDI, relatore. Signor Presidente, membri del Governo, cari colleghi, l'Assemblea è chiamata a esaminare il disegno di legge, già approvato dalla Camera dei deputati, recante la ratifica del Trattato sottoscritto nel novembre del 2021 dalla Repubblica italiana e dalla Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, denominato Trattato del Quirinale.

Il Trattato ha essenzialmente lo scopo di porre fine a una stagione segnata da tensioni e contrasti, per taluni interessi contrapposti, dando vita a uno strumento di dialogo istituzionalizzato; in questo modo contribuendo a quell'azione di rilancio del processo di integrazione europea mediante la formazione di una dimensione franco-italiana da porre accanto a un lungo e collaudato sodalizio franco-tedesco, rafforzato da ultimo con la sottoscrizione nel gennaio 2019 dell'altrettanto famoso Trattato di Aquisgrana.

La cooperazione bilaterale in oggetto riguarda in particolare affari esteri, sicurezza e difesa, affari europei, politiche migratorie e i settori della giustizia e degli affari interni; inoltre, la cooperazione economica, industriale e digitale, lo sviluppo sociale, lo spazio, l'istruzione, i giovani e la cooperazione transfrontaliera.

Il Trattato non presenta profili di incompatibilità con la normativa nazionale, né con l'ordinamento dell'Unione europea e gli altri obblighi internazionali sottoscritti dal nostro Paese. Pertanto, si propone l'approvazione del disegno di legge da parte dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritta a parlare la senatrice Rauti. Ne ha facoltà.

RAUTI (FdI). Signora Presidente, il 26 novembre 2021 è stato sottoscritto a Roma il cosiddetto Trattato del Quirinale tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per la cooperazione bilaterale rafforzata tra Italia e Francia. Oggi quest'Assemblea è chiamata - come ricordava il collega - alla ratifica di tale Trattato, dopo i passaggi nelle Commissioni parlamentari e l'approvazione alla Camera del maggio scorso con il voto contrario di Fratelli d'Italia.

Qui non è in discussione l'importanza di tale Accordo; anzi, sicuramente l'Accordo è molto importante e anche per questo - direi - suscettibile di conseguenze gravi. Quello che vogliamo sottolineare è un difetto di metodo e alcuni difetti potenziali e anche rischi - direi - di merito. Intanto, vale la pena di ricordare che l'idea del Trattato nasce in un summit bilaterale del 2017, durante l'allora Governo PD di Gentiloni, e la sinistra italiana non ha mai smesso, da allora ad oggi, di farsi portavoce degli interessi francesi in Italia, mentre per Fratelli d'Italia è prioritario l'interesse nazionale. (Applausi).

Infatti, mentre si costruiva il Trattato del Quirinale, la Francia provava a dare esecuzione unilaterale, priva di fondamento giuridico (come poi la cronaca ha dimostrato), a quello che definiamo il piratesco Trattato di Caen, che ci avrebbe sottratto pregiate acque territoriali, naturalmente a favore della Francia; Trattato che per fortuna non è mai stato ratificato dal Parlamento - com'è noto - anche grazie a Fratelli d'Italia, che lo ha sempre denunciato e fortemente contestato.

Si tratta innanzitutto di una questione di metodo, in quanto la sottoscrizione del Trattato è stata preceduta da trattative non trasparenti, se non addirittura segrete, e comunque senza una discussione preliminare in sede parlamentare. In sostanza, colleghi, il Trattato è stato sottoscritto nella più assoluta riservatezza, vogliamo dirla così? Poi è stato portato all'interno delle Commissioni senza particolare enfasi, come se si trattasse di un atto marginale o di una mera formalità. Eppure non è così, perché il Trattato prevede impegni importanti in materie altrettanto importanti. Ne cito solo alcuni - anche per quelli che non stanno ascoltando - come ad esempio la parte relativa allo spazio, che la NATO ha individuato come il quarto dominio (quindi un ambito importante), ma anche materie come l'industria, la difesa e le disposizioni sulla politica climatica, passando attraverso la questione dei confini - lo sottolineo - e delle questioni migratorie - lo sottolineo - per giungere alle materie, non marginali, di carattere economico degli scambi commerciali, anch'essi disciplinati ampiamente da questa Intesa, in particolare nell'articolo 5.

Il presidente francese Macron, alla cerimonia di sottoscrizione del Trattato al Quirinale, pare abbia sottolineato che tale Trattato colmava l'assenza di un accordo italo-francese simile al Trattato dell'Eliseo del 1963, concordato tra Parigi e Berlino. Il presidente Macron dimenticava però... (Brusio).

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare di molto il tono della voce, perché io stessa faccio fatica a sentire la senatrice Rauti.

Prego, senatrice Rauti, continui.

RAUTI (FdI). Grazie, signor Presidente.

Il presidente Macron dimenticava di sottolineare quella che invece appare, oggi ancora di più, come un'anomalia di cui tutti sembrano essersi dimenticati, ma noi no: ci riferiamo al Trattato di Aquisgrana, una sorta di trattato di ferro che la Francia ha sottoscritto con la Germania nel 2019, in particolare sui temi della difesa; e lo ha fatto - ricordiamocene - infischiandosene dell'Italia, delle ricadute sull'Italia e anche sul resto degli altri Paesi europei. Anche questo va detto.

Cari, colleghi, la sensazione è che a Parigi piaccia ricevere delle deleghe in bianco e stabilire le regole del gioco. È anche per questo che almeno è legittimo il dubbio che l'Italia non otterrà grandi vantaggi dalla sottoscrizione di questa cooperazione rafforzata. I sostenitori del partenariato italo-francese, i fanatici, quelli che qualcuno con un neologismo ha definito i "Dracron" (si capisce evidentemente il neologismo come nasce), sostengono invece che si tratti di uno strumento politico per superare i disaccordi a livello bilaterale europeo. È un Trattato caratterizzato dalla volontà di rafforzare il nucleo centrale dell'Unione europea, quindi costruire un'alleanza strategica Parigi-Roma. Insomma, tanta roba si direbbe con un'espressione un po' dialettale.

Fratelli d'Italia invece ritiene - e vengo alle questioni di merito - che il Trattato franco-italiano determini - e non uso mezzi termini - una subordinazione della nostra Nazione nei confronti della Francia (Applausi) in settori estremamente importanti, come quelli che ho già menzionato - mentre alcuni chiacchieravano - ma aggiungo anche in campo finanziario, agroalimentare e naturalmente politico.

La cooperazione rafforzata con la Francia, che abbiamo sottoscritto, coincide però con una serie di rivendicazioni strumentali sui confini prive di base storicamente e giuridicamente legittima. Un esempio plateale è l'annosa e irrisolta questione del Monte Bianco, sulla quale la Francia dichiara, come se niente fosse, che avrebbe perduto la copia delle carte geografiche allegate al Trattato di Torino del 1860 che definiva, guarda caso in modo inequivocabile, quale fosse la linea di confine. È bene ricordarle queste cose.

Dunque, cari colleghi, continua a stupire, non solo che un trattato così importante sia stato studiato e concertato in una situazione poco trasparente, senza un vero dibattito politico e parlamentare, ma anche che tutto ciò accada nel pressoché totale silenzio dei media.

Non possiamo, anzi, non vogliamo nascondere alcune nostre preoccupazioni, come ad esempio gli impegni in materia di immigrazione, perché l'accordo bilaterale Italia-Francia rischia ancora una volta di rivelarsi penalizzante per il nostro Paese, che deve diventare un campo profughi e gli accordi di Malta insegnano qualcosa. (Applausi).

Ci preoccupa molto, inoltre, il reiterarsi delle condotte di alcune aziende francesi che hanno acquisito - attenzione, a condizioni di favore - importanti realtà produttive del nostro Paese come Parmalat, Galbani, Invernizzi, Vallelata, Locatelli, per citarne solo alcune, ma potrei continuare, procedendo poi in alcuni casi alla delocalizzazione delle attività, con una grande ricaduta negativa sull'indotto occupazionale italiano, e non possiamo disinteressarci di questo.

Aggiungo, e mi avvio alla conclusione, quanto si è verificato e potrebbe ripetersi nel settore bancario, nel quale alcuni istituti francesi hanno fatto addirittura shopping in Italia, come dimostrano i casi di BNP Paribas, che ha acquisito Banca nazionale del lavoro, e del Crédit Agricole, che ha acquisito Cariparma e Banca popolare FriulAdria e anche in questo caso purtroppo, cari colleghi, potrei continuare.

Come la votiamo, infine, questa cooperazione rafforzata rispetto alle profonde divergenze sulla crisi libica, con la Francia che non si è fatta scrupoli nello scavalcare l'Italia e andare contro gli interessi del nostro Paese? Io non so come la metterete. Una cosa però la so e la sappiamo, una cosa è certa oggi e, sappiatelo, sarà certa sempre: Fratelli d'Italia vigilerà su questo e su altri trattati, tutelerà sempre e non si arrenderà mai di fronte a nessuna forma di cessione di sovranità nazionale. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Porta. Ne ha facoltà.

PORTA (PD). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, il Trattato che ci apprestiamo a ratificare ha sicuramente un valore che non è retorico definire storico. Non si tratta, infatti, di un normale trattato, come alcuni di quelli che abbiamo appena ratificato, ovviamente con tutto il rispetto che quest'Assemblea ha per tutti gli accordi internazionali che vengono ratificati. Quello in discussione è un trattato sicuramente molto più impegnativo, come peraltro è dimostrato dal fatto di avere davanti a noi un testo articolato in 12 capitoli, che praticamente affrontano tutti i principali temi dell'agenda politica internazionale: la politica estera, la politica di difesa, la politica dello spazio, la politica industriale, la politica agricola e quella della pubblica amministrazione. È accompagnato anche da un piano di azione che su questi 12 capitoli individua alcuni obiettivi di medio termine. È un Trattato che anche per il modo solenne con il quale è stato sottoscritto assume un particolare ruolo per i nostri Paesi e per tutta l'Unione europea. Ricorderete che fu firmato dal presidente Macron e dal presidente Draghi, sotto gli auspici del presidente della Repubblica Mattarella, che voglio ringraziare per essere stato fin dall'inizio un sostenitore attento affinché si arrivasse ad una piena sottoscrizione dei punti definiti nel Trattato.

È un Trattato che costituisce un salto di qualità nelle relazioni tra Italia e Francia, Paesi che vogliamo, sappiamo e definiamo sempre più complementari per la storia, per le relazioni culturali, delle quali forse Italia e Francia rappresentano i soggetti più autorevoli nell'ambito europeo, ma complementari anche dal punto di vista economico.

Voglio ricordare che la Francia, dopo la Germania, è il nostro secondo partner commerciale e che, a seconda degli anni, noi continuiamo a essere il terzo o secondo partner economico della Francia. Abbiamo peraltro anche interessi strategici comuni: siamo entrambi fondatori dell'Unione europea e della NATO, siamo parte del G7 e del G20. Siamo altresì Paesi con una forte e naturale propensione mediterranea. Sono dimensioni politiche che ci vedono avere interessi comuni, che non sempre hanno dato luogo in questi anni a forme di cooperazione o a punti di vista collimanti. Non aiuta però di certo guardare a questi episodi del passato per costruire una relazione futura.

Voglio anche ricordare che se il Next generation EU è stato adottato con le caratteristiche e i criteri che conosciamo, che tra l'altro hanno permesso al nostro Paese di beneficiare di un apporto di oltre 200 miliardi di euro, ciò è il risultato del forte impegno condotto da Italia, Francia ed anche dalla Germania a livello di Unione europea.

Grazie a questo impegno si sono superati ostacoli che sembravano insormontabili. Si tratta quindi di un trattato importante che - è bene ricordare - non ha un valore soltanto bilaterale, anzi direi che la sua caratteristica è proprio la sua fortissima dimensione europea. Una dimensione, come sappiamo tutti, sconvolta negli ultimi mesi dalla crisi in Ucraina, che ha mutato e sconvolto lo scenario e che ci chiama tutti a nuove responsabilità. Abbiamo bisogno di un salto di qualità nel processo di integrazione europea e di una terza fase nel processo di integrazione dopo quella dei Padri fondatori, dopo quella di Maastricht e dell'euro. Oggi abbiamo necessità di un salto in avanti e di un'ulteriore integrazione per dare maggiore coesione e unità all'Unione europea.

Sappiamo di avere una politica estera comune, ma spesso le relazioni bilaterali tra Paesi si sovrappongono, non sempre in maniera organica, con detta politica estera. Credo siano proprio queste la sfida e la scommessa più grande che con questo Trattato abbiamo davanti; un impegno però che presuppone una regia e una guida comune. Sappiamo che queste cose non sono affatto scontate perché l'Unione europea è fatta di 27 Paesi e su ciascuno di questi temi è necessario trovare sintesi, consenso e coesione. Serve quindi un'azione coordinata e Italia e Francia devono, attraverso questo Trattato, essere protagoniste di tale coordinamento.

Occorre un'azione di impulso che dia all'Unione europea livelli più elevati di integrazione, che sono la conditio sine qua non perché parli con una voce e agisca come una sola forza.

Il Trattato del Quirinale tra Italia e Francia, firmato lo scorso 26 novembre, ha giustamente creato, anche al di fuori dei confini dei nostri due Paesi, un grande interesse proprio perché può preludere a un'espansione e a un approfondimento delle relazioni bilaterali, nonché a ricalibrare gli equilibri a livello europeo e ad aprire una nuova era di coordinamento tra i due Paesi in sede di relazioni bilaterali ed europee.

Ricordavo i forti legami commerciali che uniscono l'Italia alla Francia: basti pensare che nel 2019, ossia l'ultimo anno prima della pandemia, il commercio bilaterale ammontava a ben 80 miliardi di euro e che l'Italia è il terzo fornitore della Francia e il terzo mercato di esportazione per quel Paese. Si tratta di due economie con sistemi produttivi integrati, con ben 1.700 aziende italiane attive in Francia e ben 3.000 aziende francesi presenti nel nostro Paese. La Francia è il principale investitore estero in Italia, ma sono importantissimi e rilevanti anche gli investimenti italiani in Francia.

Il Trattato crea quindi una fitta rete di relazioni informali a più livelli tra diverse agenzie, comprensiva di un importante vertice intergovernativo annuale, una serie di forum ministeriali, consultazioni permanenti, programmi congiunti di formazione e scambio di funzionari. Tra le aree di cooperazione spiccano gli affari esteri, la sicurezza, la difesa, gli affari europei, la giustizia e gli affari interni, le migrazioni, la cultura, la ricerca e la cooperazione economica e industriale, soprattutto nel campo dello spazio e dell'innovazione. Ciò forse non produrrà automaticamente un allineamento di carattere strategico permanente, ma creerà canali istituzionali permanenti attraverso i quali gestire anche i conflitti, se ci saranno, e soprattutto per definire azioni comuni.

In sostanza, l'obiettivo è una partnership più solida tra Francia e Italia in Europa. Tre sono le politiche europee dove maggiore è il coordinamento francese: la governance dell'eurozona, la governance della migrazione e la maggiore autonomia strategica in politica estera e di sicurezza.

In estrema sintesi, il Trattato del Quirinale è un atto di diplomazia lungimirante che dovrebbe dare maggiore stabilità a una relazione politica complessa, espandendo legami economici e culturali e spingendo verso un avvicinamento in politica estera, il tutto rafforzando la fortissima identità europea dei nostri Paesi. Tutto ciò viene fatto per fare in modo che i successori, quando ci saranno, del presidente Macron e del presidente Draghi potranno anche essere meno allineati e ignorare certi meccanismi di consultazione, ma certamente con maggiore difficoltà. Vi assicuro che nel volatile mondo delle relazioni internazionali questa è una polizza assicurativa non comune.

Ricordo, infine, che a livello regionale il nuovo accordo riconosce la stretta interconnessione tra Francia e Italia, attraverso il comune bacino del Mediterraneo, a promuovere l'uso sostenibile dell'energia e investimenti verdi in Nordafrica e Africa subsahariana. Ricordiamo anche che in questi giorni il Presidente della Repubblica si trova in quelle Regioni del Paese.

Con questo Trattato il nuovo motore franco-italiano sarà fondamentale per affrontare alcune delle principali questioni all'ordine del giorno, tra cui il rafforzamento della sovranità europea e la risposta all'emergenza climatica.

Signor Presidente, mi sia infine consentito soffermarmi brevemente sull'agghiacciante attualità. Nel leggere il Trattato, nella sua premessa, ho visto che si fa riferimento alla cooperazione nel settore alpino, alle nostre montagne e alle profonde mutazioni che l'emergenza climatica sta causando. Credo che questo Trattato abbia anche un valore per quanto riguarda il futuro dell'ambiente e con questo riferimento voglio esprimere, a nome mio, del Gruppo Partito Democratico e dell'Assemblea, il cordoglio alle sette vittime, ai familiari e ai cinque dispersi del disastro della Marmolada, sperando che tragedie del genere non si ripetano più. (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, senatore Porta. Naturalmente il cordoglio è di tutta l'Assemblea, per una tragedia che ha colpito non soltanto i nostri cittadini, ma tutti coloro i quali si trovavano sulla sommità della Marmolada.

Dichiaro chiusa la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il relatore.

LUCIDI, relatore. Signora Presidente, replico in maniera molto breve, semplicemente per ringraziare i colleghi per la discussione costruttiva e per ringraziare gli Uffici, sia del Senato che del Governo, perché abbiamo avuto scambi importanti e un supporto notevole. Colgo l'occasione per sottolineare che è la prima volta che andiamo in Aula con una sessione di ratifiche dopo l'elezione della nuova presidente della Commissione affari esteri, emigrazione, Stefania Craxi (Applausi), che saluto e ringrazio per avermi affidato la relazione di un trattato molto importante.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

DI STEFANO, sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Signora Presidente, intervengo soltanto per mettere agli atti una precisazione relativa alla discussione che si è appena tenuta. L'accordo del Quirinale non riguarda in alcun modo la definizione di confini marittimi o terrestri. Giusto per metterlo agli atti e lasciare le cose nero su bianco, per come sono scritte.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno, che invito i presentatori ad illustrare.

BALBONI (FdI). Signor Presidente, illustro l'ordine del giorno G100, a mia prima firma, sottoscritto da tutti i componenti del Gruppo Fratelli d'Italia.

Come già emerso durante la discussione generale, questo Trattato, il cosiddetto Trattato del Quirinale, reca accordi fra Italia e Francia in diverse materie e, tra queste, anche in materia di giustizia. In particolare, l'articolo 4 del Trattato, che è rubricato «Politiche migratorie, giustizia e affari interni», sancisce l'impegno comune - cito testualmente - «ad approfondire la cooperazione tra le rispettive amministrazioni giudiziarie» e ad assicurare «un coordinamento costante nel rispetto delle prerogative delle autorità giudiziarie».

Ebbene, come sapete, lo scorso 29 giugno l'autorità giudiziaria francese, la corte d'appello di Parigi, ha deciso di negare l'estradizione richiesta dall'Italia di dieci terroristi comunisti rifugiatisi in Francia dopo aver commesso gravissimi delitti in Italia e avere lasciato dietro di sé una interminabile scia di sangue. C'era un'aspettativa da parte delle vittime e di tutti gli italiani, che non hanno dimenticato cosa hanno significato per l'Italia gli anni di piombo, cosa ha significato per l'Italia l'imperversare per anni e anni, per decenni, di criminali assassini che si ammantavano dietro false giustificazioni politiche mentre commettevano crimini comuni gravissimi (rapine, assassini, sequestri di persona), cosa ha significato per l'Italia, per la nostra Patria, attraversare quegli anni veramente difficili. Si sperava quindi che, anche grazie agli impegni presi dal presidente Macron nei confronti dell'Italia e agli arresti finalmente effettuati nel 2021, dopo decenni di impunità a Parigi, si potesse chiudere questa tragica pagina della storia nazionale degli anni di piombo, ovviamente attraverso l'applicazione della giustizia. Invece, purtroppo, a distanza di tanti anni ha prevalso ancora una volta la dottrina Mitterrand, che cerca di giustificare in qualche modo questi crimini dietro un falso paravento della loro natura di ispirazione politica.

Inoltre, da quanto si apprende dalla stampa e dai commenti di questi giorni, sembra che l'autorità giudiziaria francese abbia addirittura messo in discussione, richiamandosi alla convenzione Europea dei diritti dell'uomo, il fatto che l'Italia abbia garantito un equo processo a questi imputati. Ebbene, non c'è Paese garantista quanto l'Italia; non c'è processo che rispetta i diritti dell'imputato più di quanto si faccia in Italia; soprattutto, per quanto riguarda la questione umanitaria (o pretesa tale), visto che si citano anche le condizioni di salute precarie di alcuni di questi imputati, non c'è ordinamento penitenziario che garantisce infiniti diritti ai detenuti come quello italiano. È veramente ridicolo pensare che in Francia qualcuno immagini che un detenuto in gravi condizioni di salute in Italia non abbia tutte le tutele che i principi umanitari riconoscono a persone in queste condizioni. (Applausi). Vorrei sommessamente ricordare che proprio questo Governo ha riconosciuto la detenzione domiciliare anche a pericolosi mafiosi con condizioni di salute certamente non così gravi come quelle che sembra riguardino almeno uno degli arrestati di Parigi. Suona quindi paradossale, cari colleghi, che da un lato la Francia voglia sottoscrivere con l'Italia un impegno a una maggiore cooperazione nel campo della giustizia e nello stesso tempo voglia continuare a garantire l'impunità a questi criminali. (Applausi).

È chiaro che l'Italia deve reagire nel modo più fermo a questa ingiustizia. È chiaro che, nel rispetto dell'autorità giudiziaria e del principio della divisione dei poteri, l'Italia non può limitarsi a una semplice manifestazione di delusione o di dissapore, ma deve porre con fermezza una questione imprescindibile. I criminali rifugiati in Francia non devono godere di alcuna impunità, non devono godere di alcuna immunità. Quegli applausi in quell'aula, quando la corte d'appello di Parigi ha letto la sentenza, sono un oltraggio all'intero popolo italiano e al sentimento di giustizia non soltanto delle vittime, ma di tutti gli italiani che credono nel sistema giudiziario italiano, pur con i suoi limiti e i suoi difetti (perché di perfettibile tutto c'è e di perfetto nulla si può ritenere). Certamente, però, l'Italia non ha nulla da imparare in termini di garanzie da un Paese come la Francia. (Applausi).

Poi parleremo di cosa fa la Francia nei confronti degli immigrati che arrivano attraverso Ventimiglia, di come si comporta la Francia nei confronti di persone che avrebbero diritto (quelle sì) agli aiuti umanitari e che invece respinge anche se sono minori. Per queste ragioni noi abbiamo proposto l'ordine del giorno G100 e confidiamo che il Governo possa accoglierlo. (Applausi).

PELLEGRINI Emanuele (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno G101.

Credo che questo'rdine del giorno derivi da un atto di responsabilità politica. Di fronte alla decisione della corte d'appello francese, che riguarda il diniego all'estradizione di tutta una serie di personaggi che si sono macchiati di crimini gravissimi, è responsabilità politica di questo Parlamento e del Governo prendere posizione, ovviamente nell'ambito dei poteri che sono loro demandati.

Con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di impegnarsi per far tutto ciò che è diplomaticamente utile e necessario affinché l'azione del Governo, anche del Governo francese (perché sappiamo che, comunque sia, la procura ha una derivazione di tipo politico), possa portare a una decisione di accoglimento della domanda di estradizione. Estradizione che non solo è sacrosanta dal punto di vista giuridico, ma ritengo, pesando le parole che dico, eticamente doverosa, da parte di tutte quelle istituzioni che devono assistere i parenti delle vittime e tutti coloro che hanno subito sofferenze a causa di gravissimi atti delittuosi, che non possiamo dimenticare solo perché sono passati tanti anni. (Applausi).

Questa è una forma di rispetto che dobbiamo alle vittime e ai parenti delle vittime. Dire che un imputato, un condannato, perché tale è, è in condizioni di salute difficili non equivale a dire che non possa subire il giusto giudizio e la giusta pena. Ricordiamo che a chi svolge la professione di avvocato viene insegnato che ogni avvocato deve assistere il proprio cliente affinché venga difeso nel miglior modo possibile, ma anche affinché riceva la giusta pena.

Da un lato, dunque, abbiamo un momento di responsabilità politica, che si concretizza in questo ordine del giorno, che mira al rispetto della legalità, delle decisioni e delle condanne che questi soggetti hanno già subito nel nostro Paese, nel rispetto dei morti, delle sofferenze e del sangue versato in quegli anni terribili.

Questo è anche un atto di maturità politica internazionale. Noi non possiamo parlare di Unione europea, infatti, di integrazione europea, se poi non rispettiamo i principi, contenuti anche in questo trattato, di cooperazione internazionale anche per quanto riguarda la consegna delle persone che si sono macchiate di questi crimini gravissimi. Non possiamo perciò pensare che questo ordine del giorno venga lasciato andare così, semplicemente come lettera su carta. Questo è un atto politico che deve essere internazionalmente pesato.

Quindi, chiediamo al Governo di farsi promotore di queste azioni, ovviamente dal punto di vista diplomatico, perché sappiamo benissimo che l'azione giurisdizionale francese è un'azione autonoma. Assumendomi la responsabilità di quanto dico, ribadisco che noi non possiamo pensare che, all'interno di una sentenza di un organo giudiziario, ancorché di un Paese assolutamente civile come può essere la Francia, possa essere giustificato il diniego all'estradizione semplicemente perché non vengono indicati i termini, i numeri degli articoli delle leggi che si vogliono applicare.

Questo perché sappiamo benissimo che i giudici devono giudicare secondo legge e che è compito dei giudici conoscere la legge e dunque applicarla. (Applausi). Questo è ciò che chiediamo con l'ordine del giorno. Chiediamo semplicemente il rispetto delle regole, delle norme e dei rapporti internazionali, ma soprattutto - ciò che più conta - il rispetto delle persone uccise da soggetti che non posso neanche definire persone perché sono solamente criminali. (Applausi).

CANDIANI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, l'ordine del giorno G103 che presentiamo ha una ratio molto semplice: stiamo chiudendo e andremo ad approvare un Trattato importante come quello del Quirinale; non possiamo tuttavia trascurare che esistono delle vertenze aperte tra il nostro Paese e la Francia, che, tenuto conto del contesto generale, possono sembrare secondarie, ma che hanno il loro valore e la loro importanza.

Nel caso specifico, la Francia ha una cartografia che pone il Monte Bianco e i circa 72 ettari all'interno del proprio territorio, cosa che sappiamo, invece, non corrispondere al vero.

Chiediamo quindi, con parole molto semplici, che il Governo si impegni ad adoperarsi per giungere alla definitiva risoluzione della questione della disputa frontaliera tra Italia e Francia che si trascina da ormai settant'anni, avendo come punto fermo il mantenimento della piena sovranità dello Stato italiano sulle aree del Monte Bianco (Applausi) conformemente a quanto stabilito dal Trattato di Torino del 1860 e dalla successiva Convenzione del 1861.

Ci sarebbe poi da aprire un'altra parentesi - quando arriverà il momento di ratificarlo in Parlamento ne parleremo - sull'Accordo di Caen che riguarda acque territoriali, o meglio acque contese tra Italia e Francia. Vale comunque il principio che se si collabora lo si deve fare a partire dall'appianamento di dispute e controversie aperte, come in questo caso, da troppo tempo. (Applausi).

PRESIDENTE. Invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli ordini del giorno in esame.

LUCIDI, relatore. Signor Presidente, esprimo un parere favorevole all'accoglimento di tutti gli ordini del giorno presentati.

DI STEFANO, sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale. Signor Presidente, all'ordine del giorno G100 vorrei proporre una piccola modifica in premessa: sostituire le parole «sebbene in data 4 luglio 2022 sia» con le parole «in considerazione del fatto che in data 4 luglio è», perché è un evento accaduto, è positivo, quindi diamo un senso migliore al testo.

Oltre a questa riformulazione, il Governo accoglie i restanti ordini del giorno.

PRESIDENTE. Chiedo al senatore Balboni se accetta la riformulazione testé proposta dell'ordine del giorno G100.

BALBONI (FdI). Certamente, Presidente, è solo una questione di drafting, va benissimo.

PRESIDENTE. Essendo stati accolti dal Governo, gli ordini del giorno G100 (testo 2), G101, G102 (testo 3) e G103 (testo 2) non verranno posti ai voti.

Passiamo all'esame degli articoli, nel testo approvato dalla Camera dei deputati.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 4.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione finale.

GARAVINI (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GARAVINI (IV-PSI). Signora Presidente, Italia e Francia più unite, per un'Europa più forte. È questa la visione che sta alla base del Trattato del Quirinale, un Trattato che segna il passaggio da rapporti bilaterali tradizionali ad un accordo di cooperazione rafforzata tra Roma e Parigi. Un Trattato di portata storica, perché per la prima volta il nostro Paese stila un'alleanza politica di ampia portata con un Paese amico, allo scopo di creare una collaborazione strategica che dà maggiore forza all'agire dei due Paesi e aiuta a dare una spinta propulsiva ai processi di integrazione dell'Unione europea. Dunque si tratta di un accordo che rafforza l'Europa e non la indebolisce.

Il Trattato ci vede uniti su questioni dirimenti per il futuro dell'Unione, dalla politica estera alla difesa, dalla cooperazione economica a quella industriale. Materie che fino a qualche tempo fa difficilmente avrebbero potuto essere oggetto di consultazioni preventive, perché apparentemente legate a questioni concorrenziali o a sfere di interesse contrapposte, adesso diventano invece oggetto di confronto e di elaborazione preliminare, così da costruire consenso non solo a livello bilaterale, ma anche europeo, sulle questioni più diverse, ad esempio su investimenti innovativi in ambito spaziale, sull'intelligenza artificiale o sulla archiviazione cloud dei dati. Grazie al Trattato del Quirinale, Italia e Francia possono elaborare richieste comuni da portare avanti con maggiore determinazione. Sono tutti obiettivi che vengono perseguiti coltivando un dialogo permanente. Con il Trattato del Quirinale si instaurano canali di interlocuzione costante, attraverso i quali definire posizioni comuni e prevenire possibili conflitti su questioni cruciali non solo per i nostri due Paesi, ma per l'intera Unione europea.

È per questo che, nonostante si tratti di un accordo tra due singoli Stati dell'Unione, non si pone in antitesi con l'Unione stessa, bensì la rafforza, perché affianca ed amplifica il processo di integrazione ed anzi il maggiore coordinamento italo-francese può fare la differenza e può contribuire al raggiungimento di importanti politiche europee.

L'Europa è riuscita a reagire bene alle situazioni di difficoltà con cui ha dovuto confrontarsi negli ultimi tre anni, prima il Covid, poi la guerra. L'Unione europea ha saputo mettere in campo risposte solidali ed unitarie, riuscendo a superare veti e prevedendo soluzioni sulle quali c'era stata per anni un'ottusa opposizione. Adesso l'Europa è chiamata ad affrontare ulteriori problemi molto complessi, dal tema energetico alle pressioni migratorie sul confine ed in tal senso l'accordo franco-italiano può rappresentare un proficuo strumento per facilitare soluzioni, un motore a beneficio del processo di integrazione europea.

Tra l'altro, gli interessi di Italia e Francia non sono mai stati così convergenti come in questo periodo: le nostre due economie hanno sistemi produttivi e culturali integrati, contiamo 1.700 aziende italiane attive in Francia, 3.000 imprese francesi operanti in Italia, oltre 420.000 italiani che vivono e lavorano in Francia, una comunità che è perfettamente inserita ed è parte attiva della società locale. L'Italia è il terzo fornitore di beni della Francia, la Francia è il principale investitore estero in Italia. Sono tutti aspetti che dimostrano quanto sia utile creare un'ulteriore sinergia positiva tra Roma e Parigi, anche perché è molto meglio appianare eventuali divergenze a monte, con un meccanismo di concertazione permanente, piuttosto che recriminare a posteriori sul mancato ottenimento dei risultati.

Per questo salutiamo con grande favore la firma del Trattato del Quirinale, la cui definizione non era per niente scontata e per il quale va espresso un vivo ringraziamento sia al presidente Mattarella che al presidente Draghi: è solo grazie al loro paziente lavoro di ricucitura dei rapporti internazionali che si è ripreso in mano un accordo e si è arrivati a concluderlo dopo che era stato bruscamente interrotto nel 2019, allorché Parigi aveva richiamato l'ambasciatore francese in Italia a seguito dell'incidente diplomatico occorso con i gilet gialli.

Il fatto che oggi siamo qui a votare questa ratifica simboleggia bene quanto l'Italia sia riuscita a voltare pagina rispetto alla fase del populismo più acuto rappresentata dal Governo di allora. Un grazie sentito, quindi, al presidente Mattarella e al presidente Draghi per avere ripristinato i migliori rapporti con gli alleati tradizionali e per avere creato le basi per un Trattato destinato ad intensificare ulteriormente i buoni rapporti tra Italia e Francia. Il Trattato del Quirinale non è un accordo contro qualcuno. Il patto siglato tra Roma e Parigi è il nucleo iniziale di una cooperazione rafforzata anche nei rapporti con altri alleati europei, ad esempio a partire dalla Germania. L'approccio fortemente europeista del cancellierato Scholz rappresenta le migliori premesse per possibili collaborazioni ed il motore franco-italiano ha il potenziale per integrare l'asse franco-tedesco ed affrontare insieme alcune delle principali questioni all'ordine del giorno.

L'Italia, in cooperazione con la Francia e la Germania, può essere protagonista della politica europea. Il recente viaggio a Kiev di Draghi insieme a Macron e Scholz lo testimonia ed ha una forte valenza simbolica proprio in questo senso. È molto positivo che proprio in questi giorni si stia lavorando anche alla definizione di un piano d'azione con Berlino, caratterizzato da contenuti ed obiettivi altrettanto importanti.

Insomma, signora Presidente, il Trattato del Quirinale è un'opportunità per l'Italia, è un atto di diplomazia lungimirante che fa bene all'Italia, fa bene alla Francia e fa bene all'Europa tutta. Italia e Francia sono Paesi fondatori dell'Unione; con il Trattato del Quirinale facciamo un passo ulteriore: da Paesi fondatori diventiamo Paesi costruttori del futuro dell'Europa ed è un bene che sia così. (Applausi).

CASINI (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CASINI (Aut (SVP-PATT, UV)). Signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, solo poche parole a nome del Gruppo per le Autonomie per dire che noi votiamo con slancio politico il Trattato del Quirinale tra Italia e Francia.

Non facciamo mitologie, non crediamo da tempo alle favole e sappiamo che Italia e Francia non sempre hanno lavorato assieme, anche recentemente. Se pensiamo, ad esempio, all'instabilità libica di oggi e guardiamo ai percorsi che hanno caratterizzato la vita della Libia negli ultimi anni sappiamo - e questo lo sanno tutti gli osservatori più elementari di geopolitica - che Italia e Francia hanno interpretato due parti diverse in commedia: la Francia ha il più delle volte aiutato il Governo insediato a Tobruk con il generale Haftar, mentre l'Italia ha aiutato il Governo di Tripoli appoggiato dalle Nazioni Unite; i primi in sintonia con una parte dei Paesi arabi e l'Egitto, noi in sintonia con la Turchia e il Qatar. Tutto questo ha portato a un effetto: quando Italia e Francia vanno in ordine sparso, l'Europa non conta nulla e Italia e Francia singolarmente presi contano ancor meno, cioè zero. Infatti, nello scenario libico noi siamo irrilevanti, ma non solo noi italiani, anche i francesi lo sono. Magra consolazione, anzi per me non è affatto una consolazione, perché io vorrei che Italia e Francia andassero avanti assieme nel contesto del Mediterraneo e fossero un player unito che conta, mentre purtroppo nel Mediterraneo oggi vediamo che Turchia e Russia danno molte più carte di quanto facevano fino a dieci anni fa. Questo per tante ragioni, compreso il fatto che gli americani sono venuti un po' meno nel loro interesse tradizionale verso il Mediterraneo.

Detto questo, con questa operazione cerchiamo di superare le contraddizioni in cui a volte siamo stati imprigionati noi stessi per trovare dei punti di unione forti tra Italia e Francia. La Francia con la Germania e - io aggiungo - con l'Italia: questa è la grande impostazione storica di alcuni leader, come quelli della prima Repubblica. Consentitemi di aggiungere una persona a me molto cara: Carlo Azeglio Ciampi ha sempre lavorato seguendo questa cometa e la stessa cosa ha fatto Giorgio Napolitano. Germania, Francia e Italia sono la locomotiva europea, perché è chiaro che l'Europa deve andare avanti.

Colleghi, questo Trattato va nella direzione giusta, per cui onore a chi l'ha stipulato e noi lo votiamo convintamente.

Voglio aggiungere una cosa. Il collega di Fratelli d'Italia - non ricordo esattamente chi sia intervenuto - ha fatto delle considerazioni, che in gran parte condivido, sulla insoddisfazione profonda - è un eufemismo parlare di insoddisfazione, perché è qualcosa di più, è indignazione - che abbiamo per questioni che non sono chiuse, che riguardano gruppi di terroristi che devono rispondere delle loro azioni davanti alla magistratura italiana e che sono di fatto stati protetti per via di una dottrina antica, quella mitterrandiana, in Francia. Ebbene, tutto questo può determinare da parte nostra un profondo dissenso, e lo determina, ma non può in alcun modo attenuare l'importanza di questo Trattato, né farci desistere da un convinto appoggio a un canale preferenziale con un grande Paese come la Francia, che credo debba essere sempre più legato in un rapporto di amicizia preferenziale con l'Italia.

Voglio dire l'ultima cosa. I Governi passano, ma i Paesi rimangono. Oggi la Francia ha un Presidente, domani ne avrà un altro, ieri ne ha avuto un altro ancora; la stessa cosa vale per l'Italia. Ma tutto questo fa parte della contingenza politica. Atti come il Trattato del Quirinale legano in un destino condiviso i popoli, indipendentemente da chi pro tempore governa i singoli Paesi, e questo ci deve indurre a capire l'importanza del momento che viviamo. (Applausi).

BALBONI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BALBONI (FdI). Signor Presidente, presidente Casini, quel collega di Fratelli d'Italia era il sottoscritto e la ringrazio dell'apprezzamento che ha voluto rivolgermi in ordine alle argomentazioni che ho ritenuto di svolgere illustrando il nostro ordine del giorno, che è stato accolto dal Governo, il che ovviamente viene salutato da tutto il Gruppo Fratelli d'Italia con grande favore. Tuttavia, proprio per la ragione che lei indicava poco fa, noi voteremo contro questo Trattato, perché la questione è proprio quella che lei ha posto, presidente Casini: il ruolo della Francia, il ruolo della Germania, il ruolo dell'Italia. L'Europa che oggi conosciamo è nata attorno a questi tre poli. Siamo soci fondatori dell'Europa, con pari dignità, insieme alla Francia e alla Germania.

Onorevoli colleghi, il tema vero che si pone oggi sulla ratifica di questo Trattato è appunto questo: qual è il ruolo che viene riconosciuto all'Italia rispetto alla Francia e alla Germania? La Francia e la Germania hanno concluso un trattato di ferro, il Trattato di Aquisgrana, con il quale si sono impegnati a concordare prima fra di loro la linea da tenere all'interno dell'Unione europea. L'Italia è stata posta in una posizione ancillare e subordinata. Allora noi di Fratelli d'Italia - come voi sapete, colleghi, Fratelli d'Italia ha sempre esclusivamente come punto di riferimento prima di tutto l'interesse nazionale - ci chiediamo per quale ragione, nel momento in cui l'Italia sottoscrive un Trattato così importante con la Francia, non ponga sul tappeto il tema del ruolo che l'Italia deve assumere nei confronti della Francia e della Germania. Noi avremmo voluto che prima di sottoscrivere questo Trattato si fosse posto il tema del Trattato di Aquisgrana. L'Europa non può camminare su due gambe, ma deve camminare su tre gambe (Applausi). L'Italia è un socio fondatore dell'Unione europea e non ha nulla di meno della Francia e della Germania, quanto meno per il nostro ruolo strategico insostituibile nel Mediterraneo.

E allora perché oggi ratifichiamo un Trattato che sancisce il nostro ruolo subordinato rispetto alla Francia e alla Germania e, anzi, trasforma la Francia nel garante dell'Italia rispetto alla Germania? Le cose che contano le decidono Germania e Francia, dopo di che la Francia viene a spiegarci qual è la linea. Non può e non deve funzionare così.

Fratelli d'Italia comprende che la subordinazione alla Francia è quasi nel DNA del Partito Democratico, del centrosinistra, della tradizione democratica di sinistra di cui oggi il presidente Casini è interprete, e in generale dell'altra parte dell'emiciclo: basta vedere il rapporto che il Partito Democratico ha sempre avuto con Macron e con la Francia in generale. Fra di noi non c'è nessuno che ha la Legione d'onore (Applausi); credo che invece i parlamentari del Partito Democratico con la Legione d'onore si contino a decine fra Camera e Senato. Questa è una differenza, cari colleghi: noi non abbiamo la Legione d'onore; voi sì.

Voi, quando dovete scegliere fra interesse nazionale e "buoni rapporti" con la Francia, scegliete i secondi. Noi no. Voi, di fronte ad operazioni come quella di Lactalis, ad esempio, che ha comprato tutta la filiera agroalimentare italiana, avete avuto un atteggiamento benevolo e accondiscendente. Noi no.

Voi, quando la Francia ha nazionalizzato i suoi cantieri per impedire che Fincantieri li acquistasse, avete abbozzato. Noi no, cari colleghi del Partito Democratico.

Quando BNP Paribas - lo ha ricordato prima la collega Rauti - ha comprato importanti banche italiane, a voi ancora una volta andava bene. Guai al mondo, però, in caso di acquisto di un'impresa francese da parte di un'azienda italiana; in questo caso si alzavano le barricate, perché i francesi il loro interesse nazionale lo sanno fare molto bene. Noi da loro dovremmo imparare, oltre che dalla Germania ovviamente (Applausi).

La stessa vicenda Stellantis è finita come è finita e sappiamo molto bene che anche in questo caso il ruolo da protagonista non è stato certo riservato alla parte italiana.

Per questo noi siamo convinti che, se un trattato si doveva fare, andava posto su ben altri piani. Come ricordava prima anche il collega Casini, infatti, l'interesse nazionale dell'Italia non era certamente quello della Francia nella vicenda libica. Quanto è successo in Libia contro il regime di Gheddafi non è accaduto per motivi umanitari o per difendere i diritti civili; si è verificato perché alla Francia dava fastidio il rapporto privilegiato di carattere economico che il Governo italiano - di cui anche lei allora faceva parte, signor Sottosegretario - era riuscito a instaurare con il regime di Gheddafi, che certo non era democratico, come tanti altri nei confronti dei quali invece l'Occidente non si fa problemi a mantenere e a incentivare rapporti economici. Ancora oggi la Francia sostiene una parte, che non è la parte della libertà e della democrazia: sostiene il generale Haftar, che non è certo meno dittatoriale e più democratico di Gheddafi.

Quanto poi alla politica migratoria, come nasconderci il comportamento inqualificabile - in questo caso sì - in violazione di elementari diritti umanitari che la Francia tiene a Ventimiglia, rimandando indietro addirittura i minori, facendoli qualificare maggiorenni, anche se sono ragazzini evidentemente di tredici, quattordici e quindici anni, oppure rimandando indietro i migranti togliendo loro le scarpe? Se l'Italia facesse cose del genere, che cosa succederebbe? (Applausi). Arriverebbe l'ONU, se noi ci comportassimo come fa la Francia nei confronti dei migranti che tentano di passare il confine italo-francese.

Allora, cari colleghi, noi votiamo no per tutte queste ragioni e soprattutto perché il vero bipolarismo che si sta affermando, non ancora in quest'Aula - che riflette numeri che non esistono più nella realtà - ma nel Paese fra gli italiani è quello tra un Partito Democratico subordinato agli interessi francesi e Fratelli d'Italia che, come dice Giorgia Meloni, è il vero e unico garante dell'interesse nazionale. (Applausi).

ALFIERI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALFIERI (PD). Signor Presidente, nell'esprimere il voto favorevole del Partito Democratico può servire fare un po' di chiarezza su cosa voglia dire firmare un trattato per la cooperazione rafforzata. Vorrei rilevare che cooperazione rafforzata è diverso da cessione di sovranità. Sono due concetti differenti: in un trattato si può anche decidere di cedere sovranità ad un organismo sovranazionale che si pensa possa affrontare meglio alcune sfide. Non è però questo il caso. Qui si parla di cooperazione rafforzata. Ciò vuol dire che in alcuni ambiti noi decidiamo di consultarci maggiormente, di provare a prendere iniziative comuni e condivise. Tra Francia e Italia c'è una lunga tradizione, che va avanti da tempo. Lo voglio dire perché magari il collega che mi ha appena preceduto non ha esperienza di come funzionino i Consigli europei e le riunioni di preparazione del Coreper in cui siedono i rappresentanti permanenti. Storicamente Italia e Francia sono alla testa di una coalizione e di un'alleanza. Ce ne sono però altre; ci sono i Paesi frugali, i Paesi dell'Europa orientale, c'è chi affronta il tema del Mediterraneo orientale per arginare la Turchia. Francia e Italia molto spesso si trovano a discutere con la Germania, insieme, a volte, contro la Germania in alcune battaglie europee. Questo per riportare ad uno stato di realtà la discussione. Questo è il motivo per cui nel 2017, con l'allora presidente del Consiglio Gentiloni, si decise di provare a dare una cornice più definita ad una collaborazione che già di fatto era presente nei Consigli europei e nelle principali sedi internazionali e che non ha nulla a che vedere e a che fare con le politiche industriali, con il mercato e le acquisizioni. Qui si individuano alcuni punti precisi. Il rafforzamento della collaborazione si verifica quando si partecipa ai vertici internazionali e quando ci si incontra a discutere di tematiche di interesse comune, a partire dal rafforzamento dei vertici bilaterali che già ci sono e che purtroppo vennero interrotti nel passaggio 2018-2019 e nel rafforzamento della diplomazia parlamentare, utile a costruire un sentire comune. Alcune battaglie infatti, nei singoli Paesi, si affermano se si parlano i parlamentari delle diverse realtà. Non c'entra niente essere appartenenti ad un partito europeo o ad un altro. C'entra la possibilità di collaborare e di confrontarsi sulle grandi sfide.

E allora per capire l'utilità della cooperazione rafforzata fra Italia e Francia basta vedere cosa è successo nel 2018-2019 quando non ci si parlava più, quando veniva messo in discussione il Governo francese, arrivando quasi ad una crisi diplomatica. La situazione si è poi ricucita, si è riaffermata la ragione di una collaborazione comune e proprio quella cooperazione rafforzata ha portato dei risultati in Europa. La difesa degli interessi nazionali del nostro Paese è passata cioè attraverso la ricucitura e l'alleanza con la Francia. Infatti, quando Conte andò a negoziare per la prima volta il PNRR, non era solo, ma insieme al leader francese e ad altri sette Paesi europei, frutto di una coalizione che era stata costruita con fatica, capitanata dalla cooperazione tra Italia e Francia che si sono portate dietro altri Paesi. Il PNRR nasce da lì e la Germania ha dovuto scegliere tra la collaborazione con l'Italia, la Francia e altri sette Paesi oppure i Paesi frugali. La Germania ha deciso di stare con Italia e Francia, che in qualche modo indicarono la strada, proprio il contrario di quello che avete detto voi prima, come vediamo anche su altri grandi temi. Non è un caso che la cooperazione rafforzata tra Italia e Francia ha portato per la prima volta a disattendere la dottrina Mitterand, a cambiare l'impostazione giuridica in quel Paese.

Fu un atto politico di rottura rispetto alla storia precedente e Macron ha in qualche modo chiuso una fase e ne ha aperta un'altra grazie alla collaborazione positiva tra i due Governi e all'intesa fra due leader come Draghi e Macron.

Non è un caso che, nonostante la magistratura, nella sua autonomia, avesse preso una decisione di un certo tipo, Macron non ha avuto problemi nel manifestare politicamente un'idea diversa. Penso che dentro quel clima si sia affermata anche la decisione della procura generale di impugnare la decisione della Corte di appello. (Applausi). Ciò è dovuto alla collaborazione positiva fra Italia e Francia.

Lo si è voluto fare in una serie di ambiti. Nel Trattato del Quirinale, ad esempio, si individuano degli ambiti preferenziali. Penso alla collaborazione sull'arco alpino. Certo, non nascondiamoci che vanno risolte alcune controversie che ci sono, richiamate nell'ordine del giorno della Lega. Sappiamo che non c'entra con questo Trattato, ma la collaborazione sull'arco alpino è decisiva e, purtroppo, abbiamo visto le tragedie che ha prima ricordato nel suo intervento il senatore Porta. Occorre combattere i cambiamenti climatici e affrontare insieme i temi della difesa, dell'ambiente e del territorio dell'arco alpino.

Lo stesso dicasi per il Mediterraneo, che per noi è l'area geopolitica maledettamente più complicata. Sappiamo benissimo che possiamo avere avuto delle posizioni diverse rispetto alla Francia in passato, ma oggi è necessario lavorare insieme perché la Libia ci insegna che i vuoti, anche in politica internazionale, si riempiono. Turchia e Russia sono diventati i due grandi attori in Libia e noi abbiamo dovuto rincorrerli.

Come abbiamo fatto a invertire un po' la rotta? Mettendo insieme Italia, Francia e Germania, che adesso non prendono decisioni diverse sulla Libia, ma si consultano fra loro. La cooperazione rafforzata serve a questo, ossia a rafforzare l'interesse nazionale. Alcuni grandi temi ormai non possono più essere affrontati con misure nazionali; se si vuole essere efficaci in tutte le aree di interesse del proprio Paese le questioni vanno affrontate, di volta in volta, su scale diverse, che possono essere quella europea oppure quella delle cooperazioni rafforzate. Sarà così sulla difesa europea, sull'unione politica, sulla politica estera comune e sul coraggio di andare oltre.

Abbiamo visto che questo ha portato, di fatto, a un rafforzamento del ruolo dell'Italia. Non sarebbe mai stata immaginabile in passato una visita a tre come quella che abbiamo visto a Kiev tra Olaf Scholz, Mario Draghi ed Emmanuel Macron. In passato quello franco-tedesco era l'asse guida e il motore dell'Europa. Oggi c'è invece un motore a tre - è innegabile - e penso che se ne dovrebbe rallegrare anche Fratelli d'Italia, perché se l'Italia conta di più in Europa è interesse di tutto il Paese rimarcarlo. All'estero l'Italia è il mio Paese e va difeso. (Applausi).

Presidenza del vice presidente LA RUSSA (ore 18,23)

(Segue ALFIERI). In politica estera bisogna trovare tratti comuni e la capacità di costruire un nuovo motore dell'Europa va preservata.

Non a caso, il Trattato di Aquisgrana fra Francia e Germania è bilanciato dal Trattato del Quirinale e da un patto di consultazione analogo che si sta costruendo con la Germania. Quello è il nuovo motore dell'Europa, che dovrà essere capace non di costruire qualcosa di alternativo all'Unione europea, ma, dentro l'Unione europea, di essere motore dei cambiamenti, delle riforme, di modificare i trattati e anche, se non riusciamo dentro l'Europa a 27 a risolvere le grandi sfide che abbiamo davanti, di avere il coraggio di agire fuori dall'Unione, come abbiamo fatto ad esempio con Schengen e con l'euro.

Penso che sulla difesa europea il lavoro sarà complicato e difficile perché bisognerà portare a convergenza anche gli interessi, a volte divergenti, dell'industria dei grandi campioni della difesa europea. Tuttavia, costruire delle collaborazioni, degli scambi di informazioni e dei luoghi privilegiati in cui si discute con Francia e Germania è decisivo per costruire l'Unione europea del futuro, l'unione politica e la difesa europea comune. Noi ne siamo convinti non perché siamo subalterni alla Francia o perché a qualcuno di noi viene conferita la Legion d'onore, ma perché pensiamo che attraverso questi strumenti si rafforzi l'interesse nazionale del nostro Paese. Per questo, diciamo convintamente sì al Trattato del Quirinale. (Applausi).

DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Signor Presidente, noi voteremo convintamente a favore della ratifica del Trattato di cooperazione rafforzata tra la Repubblica francese e l'Italia. Al di là del merito (potrei trattenermi sui singoli punti), il Trattato ha un rilievo in un quadro di riposizionamento strategico; questo secondo me è un aspetto molto importante. Non dobbiamo nasconderci il fatto che l'Europa sia stata condotta, in tutti questi anni, da un asse stretto franco-tedesco (qualcuno dice forse per merito della lunga stagione della Merkel); non a caso i senatori di Fratelli d'Italia citavano in contrapposizione il patto di Aquisgrana. È evidente che questo Trattato di cooperazione (il patto del Quirinale) è in grado di riequilibrare (questa parola non è usata a caso), a mio avviso spostando quell'asse molto nordico su un asse più mediterraneo. Soprattutto esso inaugura la possibilità, come si è visto anche in questo periodo, in un momento molto delicato per l'Europa, di costruire una guida rafforzata a tre, italo-franco-tedesca. Io penso che sarebbe molto opportuno, per il futuro dell'Europa e anche per l'interesse dei Paesi mediterranei, riuscire a costruire una guida che coinvolga più strettamente la Spagna.

Questo è importante, in un momento delicato per l'Europa, non solo perché il Trattato è la risposta a una guida bilaterale franco-tedesca, che c'è stata per tanti anni, ma anche perché, a mio avviso, crea le condizioni per un rafforzamento sempre maggiore dell'Unione europea, e anche perché, all'interno dell'Unione europea stessa, non dobbiamo nasconderci il fatto che questo asse riequilibra il cosiddetto asse del nord, quello dei cosiddetti Paesi frugali. Questo sarà tanto più fondamentale quanto più metteremo mano rapidamente (spero) a una revisione del Patto di stabilità e dei Trattati; credo che questo asse sarà assolutamente prezioso.

L'altra questione riguarda quello che sta vivendo in questo momento l'Europa, cioè la questione della guerra. Credo che la costruzione di una cooperazione rafforzata con la Francia sia molto importante, anche per provare fino in fondo, seriamente e con convinzione (cosa che francamente fino a adesso non è stata molto chiara) la linea della costruzione di un percorso di negoziato per uscire dalla guerra.

Tornando al Trattato di cooperazione rafforzata con la Francia, è chiaro che ci sono stati degli elementi in passato; non mi riferisco solo a incidenti diplomatici, come quello che è stato citato a proposito dei gilet gialli, ma anche a una serie di questioni economiche che sono state fonte di contrasto. A maggior ragione, io credo che questo Trattato ci permetta di inaugurare una stagione di cooperazione molto più forte. Dal punto di vista politico esso è fondamentale, tanto più dopo la guerra e il dissolversi di tutto l'asse di Visegrád. Dal punto di vista della cooperazione economica, non dimentichiamo che sono sempre più numerosi i gruppi industriali a partecipazione mista francese e italiana, nei settori spaziale, navale, aeronautico, elettronico e molto altro, con oltre 600.000 lavoratori. Questo rafforzerà a mio avviso le ragioni e gli interessi del nostro Paese.

Vorrei dire con molta forza che dispiace che il Governo invece, in un modo che mi lasci definire francamente è stato un po' superficiale, abbia voluto esprimere parere favorevole sull'ordine del giorno G102 per una parte che trovo assolutamente gratuita e che serve forse ad uscire da quest'Aula e fare propaganda dicendo che è stato approvato un ordine del giorno sul nucleare. In quel testo si ribadisce qualcosa di scontato, cioè la ricerca sulla fusione, che è molto italiana ma a livello internazionale interessa la Francia fino a certo punto; come il senatore Candiani sa perfettamente, nell'ordine del giorno si chiede di collaborare alla ricerca sul nucleare di ultima generazione, un tema di cui ognuno parla, ma su cui forse sarebbe bene che prima o poi si facesse una discussione seria. Si tratta, infatti, di affermazioni buttate lì, di cui francamente non c'è bisogno in questo momento, soltanto per creare discussioni che non servono a nulla, soprattutto per affrontare la crisi energetica, come sappiamo perfettamente. Dico questo non solo perché abbiamo avuto due referendum, ma perché la crisi che dobbiamo affrontare ha bisogno di risposte molto più ravvicinate, immediate, concrete e non di pura propaganda ideologica. Mi dispiace molto che sia stato espresso parere favorevole su questo, ma ovviamente spero che non verrà utilizzato per fare affermazioni che non corrispondono alla verità. (Applausi).

CRAXI (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CRAXI (FIBP-UDC). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il dramma che da mesi si consuma sul limes europeo ci ha portato a guardare alla dimensione internazionale con rinnovata attenzione. Alzare lo sguardo al di là dei confini nazionali, farsi portatori di iniziative di cambiamento, tanto nella realtà europea che sullo scacchiere internazionale, non è un'opzione; è, con tutta evidenza, una necessità inderogabile poiché scelte o mancate scelte, inazione o timori in politica estera ricadono sul destino dell'Italia.

Il rilancio della dimensione franco-italiana intesa come cooperazione rafforzata risponde innanzitutto a questa logica, alla necessità di sviluppare intense relazioni, utili per incidere nei nuovi scenari, tutelare i nostri interessi e contestualmente promuovere il nostro tessuto economico, spesso penalizzato dalla mancanza di processi di dialogo istituzionale in grado di tutelare e sostenere i nostri campioni nazionali al pari della nostra piccola e media imprenditoria.

Non sfugge a nessuno, tantomeno in quest'Aula, il profondo legame tra Italia e Francia; un legame che, per svariate ragioni, travalica la politica e interessa diversi ambiti. È un rapporto che negli ultimi lustri - dobbiamo dirlo senza ipocrisia - è stato segnato da momenti di tensione, caratterizzato da grandi diffidenze e connotato da tratti asimmetrici dal punto di vista degli interessi e delle opportunità. Tutto ciò non è stato foriero di successi per nessuno, men che meno per il nostro Paese. Basti guardare allo scenario internazionale, al Mediterraneo, dove lo scontro tra Italia e Francia che è già stato richiamato (pensiamo alla Libia) ha schiuso le porte della regione al protagonismo di attori terzi, dalla Russia alla Turchia, passando per la Cina; oppure, spostando lo sguardo, pensiamo alle resistenze francesi sulla vicenda Fincantieri STX, che hanno impedito di creare un campione mondiale della cantieristica navale. È evidente che la scarsa capacità di dialogo, la mancanza di una relazione priva di un'effettiva dimensione bilaterale franco-italiana abbia pesato, e molto, in queste e in molte altre situazioni; ha rappresentato un fattore penalizzante che nell'interesse reciproco, nell'interesse dell'Italia, andava affrontato e rimosso. Tanto più è necessario farlo ora, in uno scenario globale profondamente mutato, segnato da venti di guerra che ridefiniscono ogni paradigma e ci chiamano, come Stati nazione e come Europa, a una prova di maturità. Pertanto, creare una cornice strutturale di dialogo e di confronto, ancor prima che di cooperazione, tra Italia e Francia, non è solo utile, ma è necessario.

Il cosiddetto Trattato del Quirinale è quindi un punto di partenza per dare corso a una nuova stagione di rapporti tra Roma e Parigi. Esso definisce, per l'appunto, una cornice di dialogo e di possibili iniziative nei diversi ambiti previsti nei 12 articoli del testo. Sarà quindi la volontà di una sua piena applicazione e la qualità delle azioni concrete a determinare la sua capacità di incidere.

Dobbiamo tutti essere consapevoli, però, che il trattato non produrrà un allineamento strategico e permanente tra Italia e Francia. Attraverso la creazione di canali tradizionali stabili, però, possiamo prevenire e gestire i conflitti, così come attraverso una fitta rete di interazioni formali a molteplici livelli e tra diverse agenzie, compreso un vertice intergovernativo annuale, una serie di forum ministeriali di consultazione permanente e programmi congiunti di formazione e di scambio, possiamo definire posizioni e azioni comuni.

Il Trattato immagina quindi lo sviluppo di relazioni a ogni livello, anche nell'ambito della diplomazia parlamentare, e prevede una cooperazione rafforzata in materia di affari esteri e comunitari sulle questioni della sicurezza e della difesa, fino a una cooperazione economica, industriale, digitale e spaziale.

A mio avviso, proprio sulla materia estera, nell'area del mare nostrum, il trattato può dare buoni frutti, se irrobustito e coltivato sapientemente dalle parti, anche alla luce del fatto che lo scorso febbraio la Commissione europea ha avviato la definizione di una sua agenda mediterranea.

Premesso che da tempo, come Forza Italia, andiamo ripetendo che un Paese come l'Italia dovrebbe stilare un documento strategico nazionale unico, che racchiuda un disegno complessivo della nostra azione sul piano internazionale, è del tutto evidente che la complessità delle situazioni, tanto sul piano globale che sul Mediterraneo, necessiti di azioni coordinate plurali, che vanno sviluppate in rapporto e in sinergia con altri partner.

È soprattutto su questo fronte che Italia e Francia hanno quindi, a mio avviso, la necessità di incontrarsi. Esse devono interagire e, diversamente dal passato, devono avere un orizzonte comune. Infatti, già prima della guerra in Ucraina, il ritiro americano dall'area del Mediterraneo allargato, con il contestuale acuirsi del confronto nell'Indo-Pacifico, aveva posto i Paesi europei, in primis Italia e Francia, dinanzi all'esigenza di occuparsi in modo strutturato della sicurezza e dello sviluppo di quest'area.

Questo vale ancor più ora, visto che il Mediterraneo sarà uno dei teatri dei nuovi confronti globali. Una cooperazione strutturata e bilanciata tra Roma e Parigi è pertanto utile ad affrontare problemi che, in un contesto di forte interdipendenza, non possiamo risolvere da soli. Ad esempio, con l'invasione da parte della Russia dell'Ucraina è stato evidente che stabilizzare la regione mediterranea offre all'Italia l'occasione di diversificare, senza sorprese, l'approvvigionamento delle fonti combustibili: questione strategica e di vitale importanza.

Il contesto interno europeo è poi segnato da dinamiche favorevoli alla realizzazione in concreto di quanto è negli intenti del Trattato del Quirinale. Insieme possiamo lavorare per influenzare l'agenda comunitaria su alcune issues, quali l'ambiente, l'energia e la difesa comune, che, dev'essere chiaro, è da sviluppare come strumento integrato alla NATO.

Il Trattato offre la cornice per dare vita a un asse sulle questioni comunitarie, per affrontare il tema ineludibile e vitale di una riforma strutturale e radicale, quanto profonda, dell'Unione europea: dai temi della governance politica alle questioni economiche e monetarie, serve un reset, un nuovo corso. Serve l'Europa che non c'è e di cui avremmo bisogno. Certo, non bisogna farsi illusione, cedere alla retorica e pensare che il Trattato del Quirinale possa da solo fare da contraltare e sostituire la relationship franco-tedesca o, peggio, credere che questo possa creare un diverso baricentro della politica europea. Non è questo il senso e non è questo l'obiettivo.

Ovviamente il dialogo tra Roma e Parigi, come abbiamo visto, sarà fondamentale per tracciare il futuro dell'Europa, ma il Trattato va inteso come uno sviluppo proficuo, soprattutto coordinato e - voglio sottolinearlo - bilanciato dei rapporti con la Francia, in un quadro di collaborazione diffusa. Inoltre, consentitemi di rimarcare l'importanza dell'avvio di una cooperazione franco-italiana nel settore agricolo e agroalimentare per un'azione congiunta che porti alla tutela a tutti i livelli delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche registrate nell'Unione europea e per la protezione e valorizzazione del patrimonio culturale.

Infine, reputo doverosa una riflessione su alcune riserve che sono emerse in questi mesi e che si sono appalesate sia in fase di approvazione del testo da parte della Camera sia in parte in questo dibattito.

A dirla con parole chiare, certo che pretendiamo che chi si è macchiato di delitti nel nostro Paese debba scontare in Italia la sua pena. (Applausi). Con grande onestà dico che non faremmo un buon servizio al nostro Paese se non tenessimo conto di queste osservazioni e se non considerassimo alcuni potenziali rischi che, a mio avviso, dovranno essere totalmente scongiurati dalle nostre determinazione e capacità come sistema Paese di garantire e pretendere, di volta in volta, reciprocità nell'attuazione del Trattato, specie sulle questioni finanziarie.

Onorevoli colleghi, la nostra azione comune dev'essere improntata alla necessità che l'Italia abbia gli strumenti per essere un attore della scena internazionale, ritrovando quel protagonismo necessario che le è proprio.

Quindi, con questo spirito costruttivo, nella consapevolezza che le sfide che si stagliano al nostro orizzonte sono tante e difficili, dichiaro il voto favorevole di Forza Italia al Trattato del Quirinale. (Applausi).

CANDIANI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CANDIANI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, siamo finalmente alla ratifica del Trattato.

Bisogna ricordare innanzi tutto che di questo Trattato si è sentito parlare per lungo tempo senza che il testo fosse realmente a disposizione, e questo, come ben sa chi tratta di politica internazionale, è prassi usuale nella stesura degli accordi tra gli Stati. Mai più si giungerebbe a un trattato, se fossero pubblicamente messe sul tavolo le clausole prima ancora di essere definite. Dico questo perché, a sentire qualche intervento che ha preceduto me e la collega prima di me, sembrerebbe che il testo non fosse ancora noto, mentre non è così. Come sappiamo bene, è stato firmato al Quirinale il 26 novembre 2021 e, leggendolo, ci si rende ben conto che, forse per la prima volta dal dopoguerra, abbiamo a disposizione uno strumento importantissimo per uscire da quello che, per molti versi, in alcune parti della storia d'Italia, è stato una sorta di isolamento. Non parlo dello splendido isolamento degli inglesi nel XVI, XVII o XVIII secolo, ma di un isolamento, purtroppo, come quello destinato a chi non conta nulla.

Presidente, è evidente che con questo Trattato abbiamo una centralità; abbiamo un'iniziativa che completa un percorso che ci ha visto estranei, ovvero l'accordo di Parigi, che già esisteva tra Francia e Germania, che pareva essere un motore all'interno dell'Unione europea alternativo a quello della stessa Unione, ma nel quale certamente l'Italia poteva essere semplicemente spettatrice.

Questo Trattato riposiziona l'asse, il baricentro. Esiste quindi un rapporto privilegiato tra Italia e Francia, per il quale i due Paesi si impegnano a collaborare, a consultarsi, a trovare accordi e impegni su tutto: sulla politica estera, su sicurezza e difesa, sulle politiche migratorie e, certamente, sugli affari europei.

Anche per quanto riguarda gli aspetti della collaborazione giudiziaria, siamo soddisfatti che il Governo abbia accolto il nostro ordine al giorno con cui chiediamo che i due Governi collaborino affinché ci sia l'estradizione dei terroristi e, dopo questo fatto, che non ci sia neanche bisogno di giungere a un ordine del giorno che impegna il Governo, perché i due Governi collaborano, com'è scritto nell'accordo, impegnandosi ad approfondire la cooperazione tra le rispettive amministrazioni giudiziarie.

Altri punti importantissimi sono la cooperazione economica e industriale, l'ambiente e lo sviluppo sociale sostenibile e inclusivo, tutti temi sui quali il nostro Paese non può rimanere estraneo a scelte decisive, come anche lo sviluppo nell'industria aerospaziale, che vede nell'Italia un'eccellenza, la collaborazione in merito all'istruzione e alla cultura, i giovani, la società civile, la cooperazione transfrontaliera e le dinamiche europee.

In nessun punto ho trovato riferimenti alla subalternità dell'Italia rispetto alla Francia, senatore Balboni. (Applausi). Trovo invece riferimenti alla volontà dell'Italia di sedersi al tavolo insieme alla Francia e alla volontà della Francia di sedersi al tavolo insieme all'Italia per condividere scelte strategiche. Questo significa fare politica estera, questo significa essere maturi per il Governo. (Applausi). Prendere semplicemente posizioni in maniera un po' maschia, trascurando il fatto che dopodomani andranno coniugate con la politica di Governo - non se ne abbia a male il Ministro degli affari esteri - costringe poi ad abiurare come quando si vanno ad abbracciare i gilet gialli e poi si abiura a quell'atto. Bisogna stare attenti, prima di fare azioni e passi di fronte ai quali poi, quando si assume una responsabilità di Governo, bisogna fare retromarcia.

Prima di dire che questo Trattato non vale nulla o che mette l'Italia in posizione subalterna rispetto alla Francia, vale la pena di leggerlo, approfondirlo o almeno conoscerlo. (Applausi). Vale la pena, magari, di confrontarsi con le associazioni datoriali e imprenditoriali, con le nostre imprese, con gli artigiani e con quell'economia che - quella sì - per troppi anni ha subito un'azione di concorrenza da parte delle industrie francesi di fronte alla quale, essendo nel mercato unico europeo, poco ci si poteva opporre. Oggi non vogliamo opporci a nessuno, non vogliamo che la Francia faccia azioni predatorie in Italia e non vogliamo certamente ricambiare con azioni di sgarbo, quando le imprese francesi si propongono per collaborazioni (penso ai rapporti nella grande industria navale e alle azioni fatte anche per inibire qualche penetrazione, nel momento in cui si parlava di tecnologie o di comunicazioni).

Dobbiamo unirci per costruire un percorso comune che renda l'Italia più forte e protagonista dello sviluppo europeo, non subalterna alla Germania, né a scelte fatte magari in Cina, dall'altra parte dell'Oceano, di cui però siamo solo spettatori. Questa centralità noi la rivendichiamo e diciamo al Governo di sfruttare bene questo strumento. Com'è stato detto in maniera convincente precedentemente, la bontà non è nello strumento, ma in chi poi lo utilizza. Se ne sarà fatto un buon uso o se ne sarà fatto un cattivo uso dipenderà dalla maturità dei Governi che verranno. (Applausi).

Questo è uno strumento che da oggi è a disposizione delle imprese italiane e di chi sviluppa la nostra attività transfrontaliera e di cui da oggi l'Italia può disporre anche per recuperare spazio in termini di politica estera, ad esempio sul fronte africano, nel quale la Germania e la Francia sono presenti e nel quale la nostra politica estera da troppi anni è assente. C'è una dimensione sovranazionale che viene declinata in questo atto, di cui siamo assolutamente consapevoli.

Faccio un inciso e ribadisco al Governo che è importante chiudere le pendenze cui abbiamo accennato prima: quella che possiamo definire simbolica, ma che simbolica non è, sulla territorialità del Monte Bianco; quella fondamentale, riguardo alla collaborazione con la Francia per lo sviluppo delle nuove tecnologie per la produzione dell'energia elettrica. I francesi hanno un'industria nucleare molto sviluppata, noi abbiamo sviluppato molto sulle rinnovabili. Collaboriamo assieme, facciamo anche investimenti assieme per uscire più velocemente da una crisi energetica nella quale non possiamo giocare la partita da soli, pensando di vincerla. Su queste collaborazioni si giocherà molto del nostro futuro.

Siamo quindi ben convinti nel dare il voto favorevole alla ratifica di questo Trattato e siamo altrettanto convinti che, se il Governo che è in carica e quelli che verranno ne faranno un buon uso, la nostra impresa e la nostra economia potranno solamente giovarsene. (Applausi).

PRESIDENTE. Gli ordini del giorno li abbiamo esaminati prima ed erano compatibili con il testo, senatore Candiani.

LOREFICE (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LOREFICE (M5S). Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, oggi ci apprestiamo a ratificare questo Trattato, che anche noi del MoVimento 5 Stelle riteniamo un buon trattato di cooperazione rafforzata.

Entrerò solo in parte nel merito del testo e vorrei fare qualche riferimento agli interventi di alcuni colleghi. Il Trattato in esame è sicuramente un'ottima base di partenza per iniziare o riniziare un percorso di vera collaborazione che possa disinnescare a monte le tante diatribe e divergenze, anche sui temi messi in evidenza dai colleghi. Faccio riferimento, tra i tanti, a quello legato al cantiere navale Santander, che doveva essere acquisito dalla nostra Fincantieri, su cui i francesi - poi ognuno di noi dirà se giustamente o meno - hanno fatto valere il proprio potere di veto. Questo tipo di trattati serve proprio a tale scopo: aprire un dialogo nei tavoli governativi tra le nostre due Nazioni, affinché questo tipo di diatribe venga risolto a monte.

In generale, alcuni colleghi hanno fatto riferimento all'Unione europea. Io vorrei aggiungere, in materia di trattati dell'Unione europea, che fino a quando il Trattato che unisce i 27 Stati non riuscirà a evitare il ricorso all'uso di accordi bilaterali, fino a quando l'Unione europea non avrà tale forza, con la modifica del Trattato che regolamenta i rapporti tra i 27 Stati, noi possiamo legittimamente far ricorso a questo tipo di cooperazioni rafforzate, che non vanno in contrasto con le politiche generali dell'Unione, ma ci permettono di avere maggior peso e rilevanza in tutto il contesto, non solo europeo, ma anche euromediterraneo. Ricordo a me stesso che l'Italia e la Francia assieme hanno un peso notevolissimo nell'area euromediterranea; i rapporti transfrontalieri con il Nord Africa sono spesso governati da interazioni e interessenze tra le nostre Nazioni. Pertanto, questo trattato va ratificato anche per tale motivo.

Con riferimento ad alcuni interventi precedenti, il collega di Fratelli d'Italia ha fatto riferimento, non so quanto consapevolmente, alla vicenda dell'attacco francese del 2011 alla Libia. Ricordo al collega, Presidente, che nel 2011 era al Governo Berlusconi e uno dei Ministri era Giorgia Meloni. Perciò, fare opposizione dai banchi è facile, quando si governa bisogna dare indicazioni. (Applausi). Anche se era Ministro della gioventù, era comunque un Ministro di quel Governo. (Applausi). Lo ricordo all'Assemblea, qualora qualcuno se ne fosse dimenticato. (Commenti). Grazie per i complimenti, colleghi, li apprezzo veramente. (Commenti).

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza e prego i colleghi di non disturbare. Lei si rivolga alla Presidenza, non provochi.

LOREFICE (M5S). Signor Presidente, ha perfettamente ragione, mi rivolgo a lei. (Commenti).

PRESIDENTE. Senatore, non solleciti interruzioni con argomenti speciosi.

LOREFICE (M5S). Signor Presidente, pendo dalle sue labbra.

Continuo con il mio intervento. Un riferimento è stato fatto dalla collega De Petris, ma anche dalla collega Garavini, alla vicenda legata ai gilet gialli. Posso dire che alla fine il Ministro degli affari esteri attuale ha potuto mettere in campo un cosiddetto ravvedimento operoso firmando il Trattato. Pertanto quel passaggio va stigmatizzato e va consegnato alla storia, però ognuno di noi evolve, cambia anche le posizioni e questa può essere l'occasione per trattare anche questa questione.

Il collega Candiani ha richiamato gli importanti rapporti con i "cugini" transalpini - la cooperazione tra noi e la Francia è importante su tanti asset di rilievo strategico, dall'aerospaziale al navale - ma ha anche fatto un riferimento chiaro alle interazioni e ai piani strategici riferiti al comparto energia, altro tema importantissimo e quanto mai attuale. Ha fatto un positivo richiamo alle rinnovabili, anche se nell'ordine del giorno G102 (testo 3) c'è un riferimento generico alla ricerca. Noi del MoVimento 5 Stelle chiaramente siamo a favore della ricerca scientifica, però si è tirato in ballo il nucleare di ultima generazione con riferimento chiaro alla fissione e a impianti che richiedono decine di anni (trenta o quarant'anni) per la loro realizzazione. In merito alla fusione nucleare, siamo ampiamente già dentro ai comparti di ricerca e mi permetto di ricordare che uno dei progetti, tra cui l'ITER, è in cantiere da oltre vent'anni e sono state spese ingentissime risorse, ma ancora non vede e non vedrà la luce, se non tra diversi decenni.

In conclusione, dichiaro che il MoVimento 5 Stelle voterà favorevolmente sulla ratifica del Trattato. (Applausi).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Discussione delle mozioni nn. 351, 494, 497, 498 e 503 su interventi per la salvaguardia dell'apicoltura italiana (ore 18,58)

Approvazione delle mozioni nn. 351, 494, 497, 498 e 503 e dell'ordine del giorno G1

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni 1-00351, presentata dal senatore Vallardi e da altri senatori, 1-00494, presentata dal senatore Taricco e da altri senatori, 1-00497, presentata dalla senatrice Naturale e da altri senatori, 1-00498, presentata dalla senatrice Bernini e da altri senatori, e 1-00503, presentata dal senatore De Carlo e da altri senatori, su interventi per la salvaguardia dell'apicoltura italiana.

Come stabilito dalla Conferenza dei Capigruppo, le mozioni saranno date per illustrate e per ognuna di esse ciascun Gruppo avrà a disposizione cinque minuti per la discussione e cinque minuti per le dichiarazioni di voto.

Dichiaro aperta la discussione.

È iscritta a parlare la senatrice Corrado. Ne ha facoltà.

CORRADO (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Signor Presidente, com'è noto, il miele è un alimento complesso: contiene circa duecento sostanze differenti, frutto di un'interazione unica tra i regni vegetale e animale, tant'è che l'allevamento delle api è detto tradizionalmente apicoltura, come se si trattasse di piante e non di insetti. Un'integrazione unica, dicevo, perché la trasformazione del nettare in miele da parte delle api produce, grazie all'aggiunta di enzimi, modifiche dal punto di vista chimico, oltre a una diminuzione drastica della percentuale iniziale di acqua.

Colleghi, sul mercato internazionale la domanda di miele è in ascesa dal 2010, con un incremento di circa 20.000 tonnellate l'anno, perché aumenta la popolazione del pianeta e aumentano le fasce di consumatori e anche la preferenza per alimenti naturali e sani.

La capacità produttiva mondiale, però, non regge il ritmo della richiesta. In Europa e nelle altre aree geografiche che tradizionalmente sono grandi produttrici di miele si registrano, anzi, ricorrenti flessioni, dovute alle avversità che affliggono l'apicoltura: l'incremento delle monocolture e la riduzione delle riserve nettarifere, l'impatto devastante dei pesticidi sulle api, la diffusione di nuove parassitosi e, non ultimo, il cambiamento climatico, con i fenomeni atmosferici estremi che lo accompagnano. Questi influiscono sulla produzione di nettare di molte specie vegetali, causando prolungati stati di stress alimentare nelle colonie di api e spesso costringono gli apicoltori a nutrizioni artificiali di soccorso molto dispendiose, ma incapaci di sostituire il bottino che gli insetti trovano nell'ambiente, ricco di lieviti, enzimi e altre sostanze utili all'alimentazione della covata e al corretto sviluppo del sistema immunitario della colonia, con un conseguente indebolimento delle famiglie stesse.

Quanto alla produzione nazionale, caratterizzata, com'è noto, da una dimensione aziendale molto variabile, l'arrivo di predatori e parassiti esogeni sempre più diffusi ha a sua volta un impatto severo sulla salute delle colonie dei territori interessati, generando una drastica riduzione del potenziale produttivo degli alveari.

Se non bastasse, estese e crescenti adulterazioni e frodi pongono il miele al terzo posto nella classifica mondiale degli alimenti maggiormente contraffatti, dopo il latte e l'olio. Eppure il problema non si pone soltanto, né principalmente, sul piano alimentare, perché le api e gli altri impollinatori, mediante una costante attività spesso ignorata o non sufficientemente riconosciuta, svolgono soprattutto funzioni cruciali per l'ecosistema, garantendo la riproduzione delle piante e la tutela della biodiversità.

Bisogna perciò promuovere azioni di tutela degli insetti impollinatori e contrastare la mortalità delle api tramite un incremento dell'uso dei dispositivi tecnologici a supporto delle attività di monitoraggio ordinarie.

Vanno definite linee guida nazionali per monitorare, verificare e denunciare rapidamente i fenomeni di morie e spopolamento degli alveari causati da avvelenamenti acuti o cronici da fitofarmaci, con campionamenti delle matrici vegetali in campo fatti da personale ASL adeguatamente formato e procedure standardizzate di intervento.

Bisogna cogliere inoltre l'opportunità della programmazione della prossima politica agricola comune (PAC), come delineato nel piano strategico nazionale, per misure quali, nell'ambito del primo pilastro, l'adozione dell'ecoschema 5, a favore degli impollinatori, che in sostanza assicurerà pascoli nettariferi per le api e la non esposizione ai fitofarmaci. Nell'ambito invece del secondo pilastro (sviluppo rurale), bisogna attuare quella misura nuova e specifica tesa a sostenere i produttori che si impegnino a trasferire i propri alveari in aree della Regione dov'è riconosciuta una carenza di biodiversità. Occorre, ancora, sensibilizzare e formare agricoltori, contoterzisti e tecnici di campagna sul ruolo cruciale per l'impollinazione e sui cicli vitali dei pronubi, specialmente le api, nonché concretizzare gli interventi ispirati dal modello Agricultural Knowledge and innovation system (AKIS) previsti nella futura PAC.

Agli enti pubblici che gestiscono o appaltano la cura del verde urbano devono essere fornite linee guida nazionali per evitare scelte scorrette in materia di trattamenti antiparassitari. È altresì fondamentale sensibilizzare costantemente i cittadini alla tutela degli impollinatori, anche nella gestione del verde privato, senza trascurare la formazione sistematica nelle scuole primarie e secondarie, soprattutto quelle di indirizzo agrario, formazione oggi non prevista su api e impollinatori e sul ruolo che hanno per il mantenimento della biodiversità.

Tornando al miele, infine - e chiudo - bisogna contrastare le frodi agroalimentari, intensificando i processi di controllo sui mieli di importazione per evitare la commercializzazione in Italia di miele adulterato. Va definito un sistema di qualità nazionale del miele italiano, con una forte connotazione e caratterizzazione territoriale, basato su criteri oggettivi analitici... (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. Purtroppo, senatrice, non posso concedere tempo aggiuntivo, perché alle ore 20 dobbiamo concludere i nostri lavori.

È iscritto a parlare il senatore La Pietra. Ne ha facoltà.

Anche lei, senatore, dovrà concludere il suo intervento nei cinque minuti che ha a disposizione.

LA PIETRA (FdI). Signor Presidente, molto probabilmente prenderò anche meno minuti di quelli che mi sono stati concessi, perché le cose da dire non sono tantissime.

Finalmente portiamo in Aula un argomento estremamente interessante. L'apicoltura rappresenta un comparto, dal punto di vista economico, non importantissimo rispetto a tutto il sistema agroalimentare italiano. Si parla a livello europeo di alcuni miliardi, per quanto riguarda il commercio di questo prodotto; come sappiamo, il prodotto principale è il miele, ma derivato da questo, ci sono anche tanti altri prodotti e sottoprodotti che servono non solo per l'alimentazione, ma anche per altre filiere, come la cosmesi.

Al di là dell'aspetto dell'apicoltura, è importante portare oggi in Aula un tema da porre all'attenzione dell'opinione pubblica e credo non sfugga anche ai miei colleghi - che sono qui adesso e che, parlando di api, stanno riempiendo questa sala di un ronzio piacevole, perché sono poco attenti - il fatto che questo piccolo insetto, insieme a tantissimi altri insetti impollinatori, è il motore portante dell'agricoltura. Tramite questi insetti, riusciamo infatti ad avere la produzione agricola.

Sono state presentate cinque mozioni, partendo da una sottoscritta dai colleghi della Lega e presentata nel maggio del 2021. Anche noi, come Gruppo Fratelli d'Italia, abbiamo presentato una mozione, che si evidenzia rispetto alle altre su alcuni punti che vorrei sottolineare. Il primo fra tutti è quello che chiede al Governo di impegnarsi per una riduzione dell'aliquota IVA dal 22 al 10 per cento per le attrezzature dell'apicoltura. Si tratta infatti di un settore che, come dicevo prima, ha un basso impatto economico, ma che richiede comunque importanti investimenti a chi si vuole dedicare a quest'attività e il reddito, come anche in tanti altri settori, non è certamente remunerativo.

Il secondo punto è importante; noi prevediamo un indennizzo vero e concreto, per quanto riguarda il sostegno al reddito, anche nei casi conclamati di danni alla produzione causati dai cambiamenti climatici, che portano molto spesso ad azzerare questi allevamenti, tanto che se fino a poco tempo fa le api in qualche maniera davano un nutrimento o un mantenimento all'uomo, molto spesso, a causa proprio dei mutamenti climatici, è l'uomo stesso che deve nutrire questi animali, che sono a rischio di estinzione.

Certo, anche qui il problema non è costituito solamente dai cambiamenti climatici, ma certe volte anche dall'uso indiscriminato di certi fitofarmaci, che non aiutano la sopravvivenza di questi insetti. Anche in questo caso, cerchiamo di sollecitare con il nostro atto importanti impegni, come l'educazione all'interno delle scuole, ma soprattutto di incentivare le azioni dei Comuni, tanto che con il dipartimento agricoltura di Fratelli d'Italia, diretto dal collega De Carlo, nei mesi scorsi abbiamo fatto presentare una mozione in tutti i Comuni nella quale si evidenziava tale problema, cercando di sollecitarli a intraprendere azioni a difesa di questi animali.

Questo è quanto sostanzialmente viene proposto nelle mozioni. Potremmo poi parlare della concorrenza sleale, soprattutto da parte della Cina, che crea prodotti con lo sciroppo. Quello che però volevo evidenziare e stigmatizzare, signor Presidente, è che purtroppo in Commissione agricoltura abbiamo perso un'occasione. Venerdì scorso ho sollecitato la Commissione perché, al di là delle mozioni, aveva fatto un atto di indirizzo, un affare assegnato da parte della Presidenza, che avevamo votato tutti insieme. Tutta la Commissione agricoltura aveva votato il documento. Mi dispiace che il senatore Taricco, che stimo moltissimo, abbia riproposto come singola mozione del PD esattamente e testualmente, con un copia e incolla, tutto il documento che avevamo approvato all'unanimità e che era stato il frutto del lavoro di tutti i commissari e di tutti i Gruppi politici. (Applausi). È un comportamento sicuramente da stigmatizzare, perché non corretto. (Applausi). Anche perché questa cosa l'avevo pubblicamente... (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. Il rimedio c'è, basta sottoscrivere tutti quanti l'atto del PD; un rimedio a cui credo non si opporrebbe il Capogruppo del PD.

È iscritta a parlare la senatrice Cirinnà. Non essendo presente in Aula, si intende abbia rinunziato ad intervenire.

È iscritta a parlare la senatrice Modena. Ne ha facoltà.

MODENA (FIBP-UDC). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, prendo la parola brevemente su questo argomento, che mi interessa moltissimo e su cui abbiamo parlato e lavorato in Commissione agricoltura e produzione agroalimentare anche con il capogruppo, senatrice Caligiuri.

L'Umbria interpreta perfettamente e coglie le indicazioni della mozione di Forza Italia, che si riferiscono specificatamente alle api. Vale la pena tener conto di quante cose girano intorno alle api e quanto sono importanti. Il principe di Cesi, nel 1625, scriveva che tra Acquasparta e Portaria si trovavano le api regine più dolci, tanto che ad Acquasparta è stato fatto il primo studio dell'Accademia nazionale dei Lincei, che fece il primo trattato per la descrizione microbiologica delle api.

Acquasparta, con l'assessore Guido Morichetti, ha fatto un lavoro grandissimo sulla questione delle api; è diventato Comune amico delle api, farà il giardino delle api e tiene i rapporti con la Slovenia, che è il Paese promotore della Giornata delle api. Tutti questi elementi li ritroviamo nella mozione di Forza Italia, di cui è prima firmataria la nostra capogruppo, senatrice Anna Maria Bernini.

Quando parliamo di api, dobbiamo tener conto del grande lavoro fatto dalle amministrazioni locali e dalle Regioni. Come sempre, posso citare l'esempio che conosco. L'assessore all'agricoltura della Regione Umbria, che è di Forza Italia, ha lanciato il patto di alleanza per la sostenibilità, grazie al quale ci sono diverse adesioni a una serie di progetti come «Salviamo le api» e «Le api e la biodiversità». C'è poi la PAC 2023-2027 per le buone pratiche per l'attività d'impollinazione e la biodiversità.

Come dicevo, il lavoro fatto in Commissione agricoltura e produzione agroalimentare è importante. Noi diamo un input preciso, con impegni molto chiari e netti nei confronti del Governo, ma questa realtà fortunatamente è attenzionata dalle nostre amministrazioni locali e dalla Regione, soprattutto come concetto di buona pratica e con la consapevolezza che la Giornata mondiale delle api, che si celebra il 20 maggio, è diventata fondamentale per diffondere questa cultura di grande attenzione.

Sono convintamente sostenitrice di questo tipo di politiche, che vedo fare nei nostri Comuni e nella Regione e che vedo anche nella mozione presentata da Forza Italia. Credo che tutti possano adoperarsi per questo impegno di salvare le api a ogni livello. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Zuliani. Ne ha facoltà.

ZULIANI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, le mozioni oggi in esame sono molto rilevanti, vista l'importanza delle api per l'economia e per l'agricoltura.

Quanto all'economia, diciamo sempre che è importante andare verso una diversificazione dell'attività agricola. Allevatori e agricoltori hanno diversificato l'attività agricola all'interno delle proprie aziende, mentre gli apicoltori (piccoli imprenditori) sostengono l'economia delle proprie famiglie, dei familiari e del territorio. È importante anche dal punto di vista della sostenibilità, per evitare la sterilizzazione delle colture dei nostri frutteti. Ricordiamo che in Cina, dove praticamente non ci sono più api, gli apicoltori - in realtà non lo sono, in questo caso - sono costretti a impollinare artificialmente gli alberi da frutto. Evitiamo di arrivare a questo e teniamo a mente i disastri ambientali che ci stanno coinvolgendo, dalle gelate alla siccità di questo periodo.

Mi soffermo in particolare sulla mozione a prima firma del senatore Vallardi, dove, al punto 2), si impegna il Governo a sostenere la realizzazione di progetti nelle scuole primarie e secondarie. Ringrazio tutti gli apicoltori, che su questo sono già impegnati e non hanno aspettato gli aiuti del Parlamento o del Governo. (Applausi). Essi svolgono un'attività quotidiana, affiancando i volontari delle associazioni. Nel mio territorio della pianura veronese abbiamo l'associazione Verbena dell'Adige, che quotidianamente, insieme ai sindaci, cerca di sensibilizzare le comunità, gli scolari, l'infanzia, l'adolescenza, tutti i giovani su questo importante tema di economia e di sostenibilità ambientale. Sono dei sindaci esemplari, che danno la disponibilità di spazi per il posizionamento delle arnie e degli alveari.

Qui abbiamo un esempio: la senatrice Pirovano, che è sindaco di Misano di Gera d'Adda, ci racconta, anche attraverso i post sui social, le attività che fa per la propria comunità. Vibra, freme e sensibilizza la propria comunità, i propri compaesani e i piccoli cittadini, che sono il nostro futuro. Questi sindaci si impegnano con azioni concrete in attività che coinvolgono il mondo della scuola o, in alternativa, il mondo parrocchiale legato alle attività dei grest, dell'infanzia, dell'adolescenza, dei giovani, come dicevamo prima.

Fra l'altro ricordiamo i benefici, dal punto di vista della salute, dei prodotti sani e genuini, quelli dei nostri apicoltori italiani, perché tutti conosciamo le proprietà, oltre che del miele, anche della propoli. Spesso nei periodi invernali abbiamo consumato caramelle e prodotti a base di propoli, che servono - scusate il termine brutale - a disinfettare il cavo orofaringeo o la gola. È notizia recente, durante il periodo Covid, che da una ricerca del CREA, finanziata dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, sono emersi dati incoraggianti. Lungi da me affermare che ci sia una valida alternativa alla vaccinazione Covid; sicuramente, però, vengono confermate le proprietà benefiche della propoli, frutto del lavoro delle nostre amiche api. La sintesi della ricerca è che la presenza certificata di SARS-CoV-2 all'esterno di alveari sperimentali non ne ha comportato la presenza all'interno con l'ingresso delle api, in particolare nel miele. Evidentemente la propoli usata dalle api, unita alle loro secrezioni enzimatiche, risulta essere un eccellente antivirale. Talvolta la natura ci viene incontro con quello che già esiste. Resta a noi valorizzarlo, attraverso queste mozioni e questi impegni al Governo nei confronti delle nostre comunità e dell'ambiente. È importante quello che faremo ed altresì importante, al di là del netto dei provvedimenti economici adottati con la legge bilancio e con il decreto sostegni bis, impegnarsi ancora economicamente per venire incontro all'ambiente e alla salute. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

Comunico che è stato presentato l'ordine del giorno G1, già stampato e distribuito, a firma dei senatori Corrado e Marinello.

Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, al quale chiedo di esprimere il parere sulle mozioni e sull'ordine del giorno presentati.

BATTISTONI, sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sia sull'ordine del giorno che sulle mozioni proposte.

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione delle mozioni e dell'ordine del giorno.

TRENTACOSTE (Ipf-CD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TRENTACOSTE (Ipf-CD). Signor Presidente, che la popolazione di api di tutto il mondo sia in diminuzione, soprattutto a causa dell'uso di alcuni biocidi come i neonicotinoidi, è un fatto documentato da studi e ricerche.

Il numero di specie di api rilevate in natura è diminuito a livello globale di circa il 25 per cento nel decennio 2006-2015; dalla seconda metà dello scorso secolo, il vertiginoso aumento globale delle attività agricole con modelli di produzione divenuti convenzionali ha portato alla perdita di biodiversità, all'alterazione degli ecosistemi e al diffuso utilizzo di pesticidi e tutto ciò ha drasticamente ridotto molte varietà di infestanti e di fioriture connesse con il ciclo di vita delle api.

Colleghi, abbiamo adottato un modello di produzione del cibo insostenibile che, con il suo diffondersi, ha ridotto considerevolmente la biodiversità planetaria. Inoltre, l'aumento delle temperature ha costretto alcune specie di api ad abbandonare gli areali nativi o ne ha determinato la scomparsa. Ricordiamo a tal proposito che molte delle 20.000 specie di insetti esistenti impollinano l'85 per cento delle colture alimentari e frutticole di tutto il mondo. Il dato allarmante è che, nonostante si conoscano circa 6.000 specie di vegetali coltivabili, quelle effettivamente usate nella produzione di cibo sono circa 200 e i due terzi della produzione agricola globale sono costituiti da nove specie soltanto: canna da zucchero, riso, mais, frumento, patata, soia, palma da olio, barbabietola da zucchero e manioca. Non va diversamente per le proteine animali: se le specie principalmente allevate sono una quarantina, sono poche quelle sulle quali contiamo per la carne, il latte e le uova.

È evidente, quindi, che l'errata organizzazione ecologica di buona parte delle aziende del pianeta ha provocato un effetto domino, causa di una serie di ricadute e di un circolo vizioso al quale non si sfugge se non si rifonda il sistema delle produzioni con sistemi più efficienti da un punto di vista termodinamico e di rendimento energetico, come quello dell'agroecologia. In Europa la strategia farm to fork ha indicato questo percorso dal 2020, ma serve che in questa materia le agende dei due rami del nostro Parlamento consentano alle proposte normative in materia di agroecologia una procedura rapida, che permetta il recepimento e l'applicazione di nuove norme e visioni. A tal proposito mi rivolgo al presidente Vallardi affinché il disegno di legge sull'agroecologia, di cui la collega Caligiuri è relatrice, possa vedere la luce indicando un nuovo modo di fare, che sia rispettoso dell'ambiente e della salute degli esseri viventi, in una direzione sempre più ecosostenibile.

Per tali motivi e con questa speranza, signor Presidente, dichiaro il voto favorevole da parte del Gruppo Insieme per il futuro-Centro Democratico sulle mozioni trattate. (Applausi).

SBROLLINI (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SBROLLINI (IV-PSI). Signor Presidente, colleghi senatori, come è stato ben ricordato anche negli interventi precedenti, il settore dell'apicoltura rappresenta una delle eccellenze d'Italia, un patrimonio da tutelare, un caposaldo da salvaguardare. I lavori della 9a Commissione sono sempre andati in questa direzione e ringrazio pertanto davvero il presidente Vallardi e tutti i colleghi e le colleghe della Commissione.

Il 20 maggio 2021 è stato scelto per celebrare la terza Giornata mondiale delle api che, istituita nel 2017 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sul ruolo fondamentale di questi insetti per l'equilibrio degli ecosistemi, la tutela dei territori e la sicurezza alimentare. Si tratta non di una mera ricorrenza, ma del momento principale di una riflessione più ampia che tocca uno dei temi più delicati del nostro futuro, quello appunto dei cambiamenti climatici. Gli effetti delle mutazioni del clima potrebbero avere effetti devastanti, come purtroppo stiamo vedendo con le tragedie anche degli ultimi giorni. C'è il rischio concreto di estinzione per almeno una specie di api su dieci, senza dimenticare che, di riflesso, andrebbero a scomparire anche alcune specie di fiori: un vero e proprio disastro, dunque. Così come un disastro rischia di verificarsi anche per il miele italiano. Sappiamo che questa pregiata produzione, infatti, non riesce a soddisfare la richiesta interna. Dall'altro lato, invece, c'è una grande produzione in Cina.

Attenzione, però: si tratta non di una produzione di qualità, ma di una vera e propria contraffazione generata dall'uomo, che si è letteralmente sostituito in alcune delle fasi produttive, quali ad esempio la deumidificazione e la maturazione, determinando una alterazione del naturale equilibrio di produzione del miele, anche attraverso l'impiego di quantità di sciroppo di zucchero superiori al consentito, contravvenendo alle norme europee in termini. Tutto questo si traduce in una notevole perdita delle proprietà nutrizionali del prodotto: situazione che, allo stesso tempo, comporta possibili rischi per la salute dei consumatori.

Ovviamente, a farne le spese, in questo contesto, sono anche gli apicoltori italiani, il cui lavoro e la cui storia di antiche tradizioni hanno permesso di realizzare, nel corso del tempo, miele di ottima qualità. Per evitare, allora, che tutto questo possa accadere, è necessario recepire i punti delle mozioni ed è necessario fare opera di controllo sui territori e opera di sensibilizzazione nelle scuole. È doveroso, insomma, da parte di tutti noi, tutelare gli oltre 60.000 apicoltori italiani e il loro lavoro.

In questo senso, il Gruppo Italia Viva-P.S.I. darà il suo contributo anche oggi nella approvazione delle diverse mozioni. (Applausi).

DE CARLO (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CARLO (FdI). Signor Presidente, mi corre l'obbligo, innanzitutto, fare qualche precisazione, sotto il profilo del metodo, circa la risoluzione cui accennava prima il collega La Pietra, votata da tutta la Commissione ma mai arrivata in Aula, quella relativa appunto alle api.

Essa fa il paio con quella sulla fauna selvatica che, con altrettanta pigrizia, quest'Aula ha dimenticato di trattare, tanto che continuiamo a vedere cinghiali che trottolano, razzolano per questa città, chiudendo spesso anche il ciclo dei rifiuti, nel senso che quello che dovrebbero fare le amministrazioni comunali di Roma, in questa città lo fanno brillantemente i cinghiali. E li abbiamo visti, nell'ultima loro apparizione, addirittura sulla spiaggia di San Felice al Circeo, dove giustamente, dopo tanti mesi lavoro, in inverno-autunno, e primavera-autunno, nell'ambito del ciclo dei rifiuti, si concedono giustamente la loro vacanza, tant'è che abbiamo visto un video dove addirittura stanno sopra le sdraio. L'inerzia nel trattare questo tema, quindi, ha portato questa città ad essere quasi una barzelletta sotto il profilo della vita del cinghiale. Non vorremmo, però, che capitasse la stessa cosa con le api.

Signor Presidente, chi ci vede da fuori potrebbe dire: ma cosa fate? Con tutti i problemi che abbiamo oggi, vi preoccupate e parlate di insetti tanto apparentemente insignificante come le api?

In realtà, l'ape fa oggi esattamente quello che noi dovremmo fare in campo agroalimentare. Grazie alle api, infatti, oggi esistono le produzioni, l'impollinazione e quindi la maggiore produzione, che è quella di cui oggi abbiamo bisogno. Nel brevissimo periodo dovremo sfamare una popolazione mondiale sempre in costante crescita e non possiamo farlo a prescindere dall'esistenza degli animali impollinatori. Quindi, non è un caso che ci si occupi del tema.

L'ape è un po' in antitesi con le politiche che l'Unione europea vorrebbe mettere in campo, e cioè quelle del farm to fork, che mirano a ridurre la produzione del pianeta. L'ape, invece, fa una cosa esattamente contraria: da migliaia di anni contribuisce ad aumentare la produzione. E solo per questo dovremmo oggi discutere del tema: prendere la filosofia dell'ape e contrapporla alla filosofia degli ecologisti da salotto che non si preoccupano della produzione, perché tanto loro saranno destinati probabilmente a mangiare cibi sintetici. Siccome noi non ci arrendiamo a questo, stiamo volutamente ed egoisticamente dalla parte dell'ape. Come se non bastasse, l'ape è anche il simbolo di un mondo sostenibile.

Colleghi, era il 2008 quando il collega Balboni - me lo ricordava prima - poneva già al centro dell'agenda politica, con un'interrogazione, il problema delle api e della sostenibilità dell'ambiente per la vita dell'ape, a testimonianza di come non solo lui fosse ecologista all'avanguardia, ma lo era già questo movimento che, da sempre attento a questi temi, pone questioni e soluzioni diverse dalla demagogia, ma molto più vicine alla praticità che tutti dovremmo avere.

Come ha ricordato ancora il collega La Pietra, come comparto agricolo abbiamo inteso già assolvere a tanti impegni che oggi sono stati inseriti anche all'interno della nostra mozione, facendo in modo che ogni consiglio comunale, ogni ente o istituzione possa legittimamente deliberare a favore di una maggiore sensibilità rispetto al tema delle api attraverso delibere che abbiamo preparato e fatto votare da tanti Comuni. Parlo di quelli del Veneto che sono stati davvero tanti, e qualche Comune avanguardista come San Pietro Mussolino con il sindaco Tasso ha addirittura posto le api al centro di un progetto di rivitalizzazione stessa del Comune, attraverso tutta una serie di tematiche di interesse apistico che fanno di quello un Comune importante. Ma non è solo questo.

Crediamo che attraverso le api salveremo questo pianeta, e lo faremo nella maniera più semplice, quella dei conservatori, cercando cioè di conservare quello che i nostri padri ci hanno lasciato per consegnare ai nostri figli un mondo migliore. (Applausi).

TARICCO (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TARICCO (PD). Signor Presidente, colleghi, siamo qui a parlare della salvaguardia dell'apicoltura italiana sicuramente perché quello apistico è un comparto importante; stiamo parlando di oltre 1,5 milioni di alveari, in parte stanziali, in parte nomadi. Stiamo parlando di una produzione importante, o meglio: sarebbe stata importante se in questi anni non avesse avuto - a causa di condizioni climatiche avverse - un crollo, visto che è una produzione che mediamente si attestava oltre le 20.000 tonnellate e che l'anno scorso si è ridotta a poco più della metà.

Stiamo parlando di un settore importante anche perché le api sono sostanzialmente un'antenna della qualità ambientale nella quale siamo chiamati a vivere. Quindi, siamo qui a discutere del futuro delle aziende del settore apistico; parliamo del futuro del campo ortofrutticolo e orticolo, perché le api e gli altri impollinatori sono fondamentali per poter garantire la continuità di queste produzioni, e in una qualche misura siamo qui a parlare del futuro della natura e del contesto nel quale viviamo.

Purtroppo, l'inquinamento ambientale, quello elettromagnetico, l'uso a volte non corretto della chimica per le molte funzioni per le quali questa viene utilizzata, la presenza di malattie importanti che hanno colpito questo settore e il cambiamento climatico hanno messo a rischio pesantemente il futuro di questo insetto così cruciale, e con esso hanno messo in discussione la qualità dell'ambiente e del contesto nel quale siamo chiamati a vivere. Per questo - come è stato detto - la Commissione agricoltura si è già occupata in modo importante di questo tema e aveva approvato una risoluzione. E, proprio per evitare che questa risoluzione nel momento attuale non fosse presente nella discussione che si sta svolgendo in quest'Aula, ci siamo fatti carico di ripresentarla con integrazioni, perché credevamo e crediamo necessario che gli obiettivi che con essa si andavano a definire facessero parte di questa discussione e rientrassero tra gli impegni che il Governo si incaricava di prendere alla fine, quando saremo chiamati a votare.

Sono sicuramente da valorizzare - come hanno già detto i colleghi - le iniziative che sul territorio vengono portate avanti. Credo che siano importanti le esperienze relative alla creazione di aree attente alle api e agli impollinatori in Val Venosta o quelle promosse dalla Cassa di risparmio di Cuneo, grazie ai contributi attraverso i quali quasi 200 Comuni della Provincia hanno creato aree di fiori per garantire la tutela delle api in quel contesto. Così come importante è il fatto che la proposta fatta dal Governo italiano e dalle Regioni italiane all'Unione europea per quel che riguarda gli ecoschemi, l'ecoschema 5, sia centrata proprio sul futuro degli impollinatori e si stanzino per questo oltre 40 milioni di incentivi.

Ribadisco che siamo qui oggi per chiedere al Governo un impegno forte per la trasparenza dell'origine della produzione del miele, perché solo così tuteleremo la qualità del nostro prodotto. Siamo qui a chiedere un impegno straordinario sui controlli in generale, ma soprattutto sul prodotto che arriva dall'estero; un'attenzione per poter garantire, nell'ambito della riforma dei rischi in agricoltura, l'assicurabilità del comparto apistico; siamo qui a chiedere un maggiore controllo e un monitoraggio per quel che riguarda la mortalità degli insetti; siamo qui a chiedere semplificazioni relativamente al confezionamento e ai locali di commercializzazione e l'affinamento, anche sul piano fiscale, in parallelo agli altri comparti agricoli.

Questi sono i contenuti delle mozioni che sono alla nostra attenzione ed è per questo che anche il Partito Democratico voterà favorevolmente alle mozioni in discussione. (Applausi).

LONARDO (Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC))). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LONARDO (Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC))). Signor Presidente, colleghi, signor Sottosegretario, le api, come tutti gli insetti impollinatori, hanno un importante ruolo nella conservazione della natura e nel mantenimento della biodiversità. Il comparto apistico italiano è da sempre strategico per l'economia del Paese. L'apicoltura italiana è l'espressione di un ricco patrimonio di valori, grazie ad antiche tecniche e tradizioni che si tramandano da generazioni e si fonda sul rispetto dei cicli naturali biologici di produzione, i quali garantiscono la realizzazione di un prodotto di altissima qualità.

Nonostante il ruolo imprescindibile dell'ape nel mantenimento dell'equilibrio naturale e nonostante il suo servizio ecosistemico essenziale come prezioso impollinatore, sentinella ecologica e bioindicatore della qualità dell'aria, diverse specie sono a forte rischio estinzione a causa dei cambiamenti climatici e all'uso dei pesticidi.

In Italia la produzione interna non soddisfa la domanda e, se nel mondo la produzione di miele diminuisce, nel 2019 soltanto in Italia essa è scesa del 50 per cento, per un valore di 70 milioni di euro. Viceversa, in Cina si assiste a un suo incremento ininterrotto, anche in conseguenza del mancato rispetto degli standard europei di produzione, con conseguente minaccia per la competitività del comparto in tutta Europa. La Cina, infatti, primo esportatore mondiale e produttore di un quarto del miele venduto globalmente, non vieta la diluizione e anzi sostiene i prodotti diluiti, con una rete di aziende che si trovano fianco a fianco dei produttori e degli operatori della lavorazione del miele e anche della produzione dello sciroppo di mais e riso. E questo chiaramente è molto grave. Alibaba, la più grande piattaforma di vendita online, pubblicizza uno sciroppo di glucosio industriale per miele che costa pochissimo, 85 centesimi al chilo. Spesso i consumatori non si rendono conto che il miele che trovano nel loro supermercato e che è così conveniente rispetto a quello a cui erano abituati è miele cinese diluito e, quindi, contraffatto.

Il fenomeno è dunque noto, ma non è facile perseguirlo per molti motivi, innanzitutto per la complessità del miele, un prodotto difficile da standardizzare, che contiene centinaia di sostanze che cambiano a seconda delle condizioni per la difficoltà dei test per l'identificazione dei composti adulteranti. Gli esami sono ancora disomogenei e in molti casi superati da nuove strategie di chi adultera.

Con le mozioni alla nostra attenzione oggi si intende sollecitare il Governo ad adottare interventi per la salvaguardia dell'apicoltura italiana, a sostenere la realizzazione di progetti nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado e sull'intero territorio nazionale per la diffusione di conoscenze del ruolo fondamentale e vitale che le api rivestono.

Ognuno dovrebbe fare la sua parte, com'è stato già richiamato in Aula da altri Gruppi. Io qui oggi voglio portare la testimonianza di ciò che si è fatto nella mia città: Benevento si è proposta come città delle api, coinvolgendo istituti di ogni ordine e grado e, grazie alla collaborazione tra Comune, WWF e Rotary Club, si è dotata di un apiario urbano, una struttura d'eccellenza che sta riscuotendo notevole successo in termini di presenza e condivisione. Centinaia sono le famiglie che hanno partecipato attivamente, insieme a tantissimi bambini, alla sua inaugurazione. L'area, che nasce come un'isola di biodiversità nel cuore della città, diverrà anche strumento di educazione ambientale per sensibilizzare soprattutto le nuove generazioni alla sostenibilità e all'importanza delle api e degli altri impollinatori per il nostro ambiente e per il ruolo vitale che rivestono nell'ecosistema.

A mio giudizio, le mozioni, grazie ai passaggi in esse contenuti, sono un ulteriore pezzetto nell'edificazione della strada maestra per dare alle api un futuro, perché senza questi insetti - è stato ripetuto e lo ripeto anch'io - la vita, come la conosciamo, non sarebbe più la stessa. L'auspicio, quindi, è che il Governo tenga conto di tutte le cose che sono state richiamate nelle cinque mozioni. Sono sicura che lo farà e che saranno sostenute tutte le richieste.

Concludo annunciando il voto favorevole di Italia al Centro-Noi di Centro e di LeU-Ecosolidali e dico che salvare le api è una priorità e, per farlo, è necessario ripensare al modo in cui le attività umane impattano sugli habitat e sulla biodiversità. (Applausi).

CALIGIURI (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALIGIURI (FIBP-UDC). Signor Presidente, Governo, colleghi il settore apistico italiano - come hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto - dove operano 60.000 apicoltori, conta circa 1,4 milioni di alveari. I dati riguardanti il comparto, però, hanno subito una flessione in negativo a causa di parassiti, malattie, impoverimento dell'habitat naturale e cambiamenti climatici e, purtroppo, sono scomparsi più di 10 milioni di alveari. Il venir meno del ruolo delle api comporterebbe un costo di 153 miliardi di euro a livello mondiale, pari al 10 per cento del valore di mercato dei prodotti alimentari, senza parlare dei nostri apicoltori, i quali tutelano la sopravvivenza delle api e garantiscono sulle nostre tavole miele di qualità, unica vera interazione tra regno vegetale e animale. Si pensi che, per un chilo di miele, vengono visitati 2,737 milioni di fiori.

In Commissione agricoltura - lo ribadisco anch'io - lo scorso anno abbiamo votato all'unanimità una risoluzione che concludeva l'esame dell'affare assegnato sulle problematiche del settore dell'apicoltura e già in quell'occasione tutti i Gruppi parlamentari erano consapevoli del valore che i nostri apicoltori rappresentano all'interno del comparto agricolo, dove nel corso del tempo sono state prese scelte importanti per la natura, gli animali e anche per le nostre amiche api; riconoscendo alle stesse api e agli apicoltori il ruolo di indispensabile partner dell'agricoltura di oggi e di domani. Questo riconoscimento deve partire in primis dai nostri territori. A tal proposito, vorrei portare a conoscenza dell'Assemblea la legge approvata giusto ieri all'unanimità dal Consiglio regionale della Calabria: la prima norma che mira a incentivare lo sviluppo dell'apicoltura calabrese con sostegni diretti. Quindi, rivolgo un plauso all'assessore Gallo e al presidente Occhiuto per aver insistito e inserito questo tipo di incentivi. (Applausi).

Come ho anticipato, però, da alcuni anni la produzione del miele italiano è in forte calo in tutto il Paese; così come in forte calo è la domanda di miele italiano all'estero e anche il suo prezzo, nonostante l'utilizzo del miele sia aumentato notevolmente. Si tratta di un paradosso che va contro ogni regola economica. Solitamente, il prezzo di un bene aumenta quando la domanda è alta. Allora perché queste condizioni non si verificano nel caso del miele italiano? I motivi sono da imputare alla sostituzione del prodotto con altri di qualità inferiore, al crescente import di miele asiatico di dubbia qualità, all'aumento delle frodi, alla scarsa efficacia dei controlli sul prodotto extra UE importato e alla carenza di comunicazioni su temi qualitativi.

È quindi da questi assunti che siamo partiti per presentare le nostre proposte a tutela dell'apicoltura soprattutto dalla concorrenza sleale proveniente dall'estero, in particolar modo dalla Cina, dove sono operative delle vere e proprie fabbriche del miele e il prodotto finale risulta privo delle sue caratteristiche componenti. Per questo, come Gruppo Forza Italia, crediamo che sia necessario sostenere le imprese del comparto anche attivando a livello europeo un piano d'azione contro le contraffazioni e rafforzando le procedure di tracciabilità; così come sarebbe importante promuovere ed incentivare le nuove aziende apistiche che favoriscono l'ingresso di nuovi giovani e anche i diversamente abili.

Per tutto quanto detto finora, voteremo convintamente a favore delle mozioni in esame, che contengono tra l'altro sostegni immediati alle imprese che hanno subito calamità e perdite produttive e un piano di controllo sul miele di importazione al fine di ridurre la qualità di miele non conforme.

Concludo, signor Presidente, facendo mia una frase di Albert Einstein, il quale aveva compreso l'importanza del ruolo delle api. Sono certa che queste poche parole possono riassumere il pensiero di tutti: se le api scomparissero dalla faccia della Terra, all'uomo non rimarrebbero che quattro anni di vita. (Applausi).

VALLARDI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALLARDI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Battistoni per essere presente in Aula quest'oggi a parlare dell'importantissimo tema delle api.

Per parlare di api, prendo spunto dall'ultima riflessione, come "supponta" (come credo si dica in Campania), e al riferimento alla celebre frase di Albert Einstein. È una frase attribuita a lui, anche se a quei tempi non si avevano dati più oggettivi. Ma, se tutti sostenevano che era sua quella frase, noi crediamo fortemente che sia così. La frase è la seguente: dopo quattro anni che le api dovessero - speriamo che questo non succeda mai - scomparire dalla faccia della Terra, scomparirebbe anche l'uomo. Questo semplicemente perché le api impollinano circa lo 85-90 per cento di tutte le specie vegetali commestibili. Quindi, se non ci sono più api, non ci sono più frutti e vegetali, e automaticamente scomparirebbe anche l'uomo dalla faccia della Terra. Da ciò capiamo quanto sia importante questo argomento.

Oggi siamo troppo presi da argomenti sicuramente importantissimi come la pandemia del Covid, la guerra, l'autosufficienza alimentare, ma a mio parere dobbiamo concentrarci un po' di più - e qui mi rivolgo a tutta l'Assemblea, e non alla Commissione agricoltura, che ringrazio, che ha approvato questa mozione all'unanimità già un anno fa - e prestare maggiore attenzione sull'importantissimo tema delle api.

Ringrazio il Governo, che l'anno scorso, anche grazie alla sollecitazione della Commissione agricoltura, ha stanziato oltre 10 milioni di euro per i 50.000 eroi che sono gli apicoltori di questo Paese. (Applausi). Dico eroi perché a fare gli apicoltori non si ha un grande reddito; bisogna essere degli appassionati di api, ma soprattutto dell'ambiente. Con i cambiamenti climatici in atto allevare le api e produrre il miele è difficilissimo. Abbiamo avuto le gelate, abbiamo avuto una moria fortissima delle arnie, per cui bisogna sicuramente continuare a parlare di api affinché questa passione sia trasmessa alle future generazioni. Occorre continuare con l'azione didattica nei confronti dei nostri ragazzi, degli alunni parlandone nelle scuole, ma soprattutto, oltre che parlare, bisogna anche agire di conseguenza.

Per questo motivo mi permetto di citare la bellissima esperienza fatta in Provincia di Treviso, di cui sono stato promotore, dove un'azienda locale, la Savno, ha donato 150 alveari alle scuole e ai Comuni della Provincia. Questo ha permesso di toccare con mano la vita delle api, ma, soprattutto, di creare dei nuovi appassionati, che poi a loro volta continueranno a trasmettere una tale passione.

Questo deve essere assolutamente mutuato anche in altre realtà, vista la grande difficoltà che abbiamo con l'italian sounding, e cioè con la contraffazione del miele, nei confronti di quelli che mi permetto di considerare invasori dei nostri mercati, non solo italiani, ma anche europei. (Applausi). Mi riferisco al miele cinese, che definire miele mi sembra veramente un'aberrazione, visto che dentro al suo interno ci sono glucosio, fruttosio e solo qualche goccia di miele, e poi viene spacciato per miele e immesso tranquillamente senza alcun tipo di etichettatura all'interno dei nostri supermercati.

Dobbiamo continuare a lavorare in questa direzione; dobbiamo continuare a difendere i nostri prodotti, ma, soprattutto, i nostri apicoltori che - ripeto - sono dei veri eroi della salvaguardia dell'ambiente. (Applausi).

LEONE (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LEONE (M5S). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, stiamo per votare delle mozioni che hanno per oggetto un tema delicato e scarsamente conosciuto, ovvero il mondo degli insetti, delle api e degli addetti ai lavori, gli apicoltori. Non basta una sola data, il 20 maggio, per ricordare il ruolo importante che gli insetti detengono per l'equilibrio dell'ecosistema, che è pure tutela del territorio e sicurezza alimentare. Questa data certamente rende nota la loro importanza, ma non la conoscenza e la criticità del comparto.

Ebbene, le variazioni climatiche sono particolarmente funeste per questi insetti, specie negli ultimi due anni: il settore è stato colpito a causa dell'andamento climatico che è stato impietoso. A ciò si aggiungono l'uso eccessivo dei fitofarmaci, di pesticidi, e anche la frequenza degli incendi con cui non dobbiamo abituarci a convivere.

Le api soffrono troppo il caldo, ma soffrono anche troppo il freddo ed è solo grazie all'amorevole cura degli apicoltori che quel mondo può sussistere e, insieme a interventi legislativi sistemici, possiamo aiutare il comparto con grande giovamento salutistico per i consumatori, sempre più attenti e consapevoli delle loro scelte alimentari, nonché attinenti alla cosmesi.

Le api sono le sentinelle dell'ambiente; ciò che succede all'ambiente dà inevitabilmente conseguenze al fascinoso e delicato mondo delle api.

Molti apicoltori, purtroppo, hanno dovuto cessare la propria attività ed è un vero peccato perché questo settore richiede pochi investimenti economici, ma dà un'enorme resa, non solo in termini di prodotti salutari, dal miele alla propoli, passando dal polline alla cera. Le api sono importanti perché favoriscono l'impollinazione. Quest'ultima attività è diventata integrativa per tanti agricoltori ed è stata sostenuta con provvedimenti specifici che, tuttavia, andrebbero potenziati con ulteriori risorse aggiuntive.

Inoltre, l'applicazione delle tecnologie, congiuntamente a corsi di formazione specifici, nonché alla riscoperta di antiche pratiche di accudimento delle api, possono dispiegare tutti gli effetti benefici insiti. Un istruttivo esempio è rappresentato da quanto è accaduto in Germania negli ultimi anni, dove profughi siriani hanno reintrodotto l'apicoltura e mi si permetta di sottolineare l'opportunità che spesso danno i flussi migratori nei Paesi di accoglienza.

Oggi stiamo per votare delle importanti mozioni, ma mi preme altresì ribadire la necessità che il disegno di legge n. 1254, a prima firma della vice presidente Taverna e attualmente in trattazione presso le Commissioni riunite ambiente e agricoltura, possa quanto prima diventare legge.

Venendo al testo delle mozioni in discussione, con esse si impegna il Governo a promuovere azioni volte alla salvaguardia degli insetti impollinatori e al contrasto del fenomeno della mortalità delle api; a definire linee guida a livello nazionale per monitorare, verificare e denunciare velocemente fenomeni di moria; a intensificare, anche con il proficuo utilizzo delle nuove tecnologie di screening disponibili, i processi di controllo sui mieli di importazione; a definire un sistema di qualità nazionale del miele italiano con una forte connotazione e caratterizzazione territoriale, basato su criteri oggettivi e analitici superiori a quelli delle norme già esistenti, uniti all'utilizzo di biotecniche di gestione e allevamento degli alveari; a cogliere l'opportunità della programmazione della prossima PAC, così come delineato nel Piano strategico nazionale, per l'attuazione di misure che avranno sicuramente ricadute positive; fornire dunque linee guida a livello nazionale ad uso degli enti pubblici, in particolare per i Comuni che gestiscono o appaltano la cura del verde urbano affinché siano salvaguardate le api da scorrette scelte in materia di trattamenti antiparassitari; nonché assicurare una costante sensibilizzazione dei cittadini alla tutela degli insetti impollinatori, a partire dalle scelte per la gestione del verde privato.

Dichiaro quindi il voto favorevole del Gruppo MoVimento 5 Stelle. (Applausi).

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione, avverto che, in linea con una prassi consolidata, le mozioni saranno poste ai voti secondo l'ordine di presentazione.

Dopo la votazione delle mozioni, ai sensi dell'articolo 160 del Regolamento, sarà posto ai voti l'ordine del giorno G1.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della mozione n. 351, presentata dal senatore Vallardi e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della mozione n. 494, presentata dal senatore Taricco e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della mozione n. 497, presentata dalla senatrice Naturale e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della mozione n. 498, presentata dalla senatrice Bernini e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della mozione n. 503, presentata dal senatore De Carlo e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G1, presentato dai senatori Corrado e Marinello.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

L'ordine del giorno è stato approvato con zero voti contrari e zero astenuti. Complimenti ai presentatori.

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 6 luglio 2022

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, mercoledì 6 luglio, alle ore 9,30, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 20).

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto forestale europeo riguardante lo stabilimento in Italia di un ufficio sulla forestazione urbana, con Allegato, fatto a Helsinki il 15 luglio 2021 (2561)

ARTICOLI DA 1 A 4 NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Art. 1.

Approvato

(Autorizzazione alla ratifica)

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto forestale europeo riguardante lo stabilimento in Italia di un ufficio sulla forestazione urbana, con Allegato, fatto a Helsinki il 15 luglio 2021.

Art. 2.

Approvato

(Ordine di esecuzione)

1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo XIX dell'Accordo stesso.

Art. 3.

Approvato

(Disposizioni finanziarie)

1. All'onere derivante dall'attuazione dell'articolo XVII dell'Accordo di cui all'articolo 1 della presente legge, pari a 500.000 euro annui a decorrere dall'anno 2022, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2022-2024, nell'ambito del programma « Fondi di riserva e speciali » della missione « Fondi da ripartire » dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2022, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 4.

Approvato

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE

Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, con Allegati, fatta a Stoccolma il 22 maggio 2001 (2560)

ARTICOLI DA 1 A 5 NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Art. 1.

Approvato

(Autorizzazione alla ratifica)

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare la Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, con Allegati, fatta a Stoccolma il 22 maggio 2001.

Art. 2.

Approvato

(Ordine di esecuzione)

1. Piena ed intera esecuzione è data alla Convenzione di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 26 della Convenzione stessa.

Art. 3.

Approvato

(Autorità nazionale competente)

1. Il Ministero della transizione ecologica è designato quale autorità nazionale competente per l'attuazione delle disposizioni stabilite dalla Convenzione di cui all'articolo 1 nonché quale punto di contatto nazionale per lo scambio delle informazioni, ai sensi dell'articolo 9, paragrafo 3, della Convenzione stessa.

2. Entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro della transizione ecologica, di concerto con i Ministri dello sviluppo economico, delle politiche agricole alimentari e forestali, delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e della salute, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, è adottato il piano di attuazione di cui all'articolo 7, paragrafo 1, della Convenzione, che comprende il piano d'azione relativo alle emissioni non intenzionali di cui all'articolo 5 della Convenzione stessa.

3. Ai fini della predisposizione del piano di attuazione di cui al comma 2, il Ministero della transizione ecologica si avvale del supporto tecnico-scientifico dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

4. Nel piano di attuazione di cui al comma 2 sono stabilite le modalità per assicurare il coordinamento delle attività di raccolta dei dati di monitoraggio, ai fini della piena ed efficace attuazione della Convenzione.

Art. 4.

Approvato

(Disposizioni finanziarie)

1. Agli oneri derivanti dalle spese di missione di cui all'articolo 19 della Convenzione di cui all'articolo 1 della presente legge, valutati in euro 9.440 ad anni alterni a decorrere dall'anno 2022, nonché agli oneri derivanti dalla partecipazione dell'Italia alla medesima Convenzione, ai sensi degli articoli 12, 13 e 20 della Convenzione stessa, valutati in euro 230.307 per l'anno 2022 e in euro 207.321 annui a decorrere dall'anno 2023, e alle rimanenti spese di cui agli articoli 5, 6 e 11 della citata Convenzione di cui all'articolo 1 della presente legge, pari a euro 220.071 annui a decorrere dall'anno 2022, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2022-2024, nell'ambito del programma « Fondi di riserva e speciali » della missione « Fondi da ripartire » dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2022, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

3. Fatto salvo quanto previsto dal comma 1, le amministrazioni interessate provvedono all'attuazione della presente legge nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Art. 5.

Approvato

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dominicana, con Allegato, fatto a Roma il 14 febbraio 2019 (1377)

ARTICOLI DA 1 A 4 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 1.

Approvato

(Autorizzazione alla ratifica)

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dominicana, con Allegato, fatto a Roma il 14 febbraio 2019.

Art. 2.

Approvato

(Ordine di esecuzione)

1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 20 dell'Accordo medesimo.

Art. 3.

Approvato

(Copertura finanziaria)

1. All'onere derivante dall'articolo 16 dell'Accordo di cui all'articolo 1, valutato in euro 4.890 ogni quattro anni a decorrere dall'anno 2024, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2022-2024, nell'ambito del programma « Fondi di riserva e speciali » della missione « Fondi da ripartire » dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2022, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 4.

Approvato

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e l'Organizzazione europea di diritto pubblico riguardante lo stabilimento di un Ufficio in Italia, con Allegato, fatto a Roma il 23 giugno 2021 (2342-B)

ARTICOLI DA 1 A 4 NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Art. 1.

Identico all'articolo 1 approvato dal Senato

(Autorizzazione alla ratifica)

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare l'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e l'Organizzazione europea di diritto pubblico riguardante lo stabilimento di un Ufficio in Italia, con Allegato, fatto a Roma il 23 giugno 2021.

Art. 2.

Identico all'articolo 2 approvato dal Senato

(Ordine di esecuzione)

1. Piena ed intera esecuzione è data all'Accordo di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo XIX dell'Accordo stesso.

Art. 3.

Approvato

(Disposizioni finanziarie)

1. All'onere derivante dall'articolo III dell'Accordo di cui all'articolo 1, pari a 500.000 euro annui a decorrere dall'anno 2022, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2022-2024, nell'ambito del programma « Fondi di riserva e speciali » della missione « Fondi da ripartire » dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2022, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

3. All'attuazione del secondo periodo del paragrafo 4 dell'articolo II dell'Accordo di cui all'articolo 1 della presente legge si provvede nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Art. 4.

Identico all'articolo 4 approvato dal Senato

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

DISEGNO DI LEGGE

Ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021 (2632)

ORDINI DEL GIORNO

G100

Balboni, Ciriani, Rauti, Barbaro, Calandrini, de Bertoldi, De Carlo, Drago, Fazzolari, Garnero Santanchè, Iannone, La Pietra, La Russa, Maffoni, Malan, Nastri, Petrenga, Ruspandini, Totaro, Urso, Zaffini

V. testo 2

Il Senato,

            in sede di esame del disegno di legge n. 2632, recante la Ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica Italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021,

        premesso che:

            l'articolo 4 del Trattato, recante in rubrica «Politiche migratorie, giustizia e affari interni», sancisce, ai commi 6, 7 e 8, tra le altre cose, l'impegno comune ad «approfondire la cooperazione tra le rispettive amministrazioni giudiziarie» ed assicurare «un coordinamento costante nel rispetto delle prerogative delle autorità giudiziarie»;

            lo scorso 29 giugno la Corte d'Appello di Parigi ha deciso negare l'estradizione dei dieci ex terroristi italiani rifugiati in Francia, Giorgio Pietrostefani, Marina Petrella, Luigi Bergamin, Enzo Calvitti, Maurizio Di Marzio, Roberta Cappelli, Sergio Tornaghi, Narciso Manenti, Giovanni Alimonti, Raffaele Ventura, arrestati a Parigi nel 2021;

        considerato che:

            si tratta nella fattispecie di persone che, per la giustizia italiana, devono scontare condanne passate in giudicato per omicidi e altri reati legati al terrorismo eversivo, consumati nel periodo dei così detto «anni di piombo»;

            tra le motivazioni addotte e sulle quali sarebbe fondato il diniego della giustizia francese, il richiamo agli articoli 6 e 8 della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo che stabiliscono il diritto di ogni imputato ad un equo processo e il rispetto alla vita privata dell'imputato; 

            sebbene in data 4 luglio 2022 sia stata diramata, dalla procura generale di Parigi, la notizia di un ricorso in Cassazione avverso il rifiuto all'estradizione dei 10 ex terroristi rossi italiani, appare quanto mai necessario e opportuno che il Governo adotti ogni iniziativa volta a favorire, in spirito di piena cooperazione giudiziaria bilaterale, la compiuta affermazione della giustizia in una vicenda che rappresenta una storica ferita, oltre che, in primis, per i familiari delle vittime dei crimini e dei delitti in argomento, anche per la coscienza collettiva nazionale;

        considerato che:

            per un lungo lasso di tempo ha trovato applicazione in Francia la così detta «dottrina Mitterrand», formalmente adottata e decorrere dal 1982 e tesa, sostanzialmente, a non concedere l'estradizione a persone imputate o condannate, in particolare italiane, e ricercate per atti di natura violenta ma di ispirazione politica;

            la controversa dottrina, fortemente discutibile oltre che sul piano dell'opportunità anche su quello della coerenza e conformità alle norme del diritto internazionale, nella misura in cui asseverava una sorta di superiorità della legislazione francese su quella italiana per una per una presunta maggiore aderenza di quest'ultima alle norme e principi europei e internazionali in materia di tutela di diritti umani, è stata progressivamente sconfessata sino al definitivo annullamento nel 2002  con l'estradizione di Paolo Persichetti, ex membro delle Brigate rosse;

            proprio l'operazione «Ombre rosse», che nell'aprile 2021 aveva portato agli arresti dei 10 terroristi italiani oggi destinatari del diniego di estradizione, sembrava rafforzare la cooperazione tra le autorità italiane e francesi ed assestare un nuovo, ulteriore e definitivo colpo a tale dottrina, che oggi però sembra nuovamente riemergere,

        impegna il Governo:

            ad adottare, con riferimento ai fatti enunciati in premessa, nelle sedi di competenza ed entro il perimetro delle proprie competenze, ogni iniziativa idonea a favorire una piena ed effettiva esecuzione della cooperazione internazionale in materia di Giustizia come previsto dall'articolo 4, commi 6, 7 e 8 del Trattato in corso di ratifica.

G100 (testo 2)

Balboni, Ciriani, Rauti, Barbaro, Calandrini, de Bertoldi, De Carlo, Drago, Fazzolari, Garnero Santanchè, Iannone, La Pietra, La Russa, Maffoni, Malan, Nastri, Petrenga, Ruspandini, Totaro, Urso, Zaffini

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

            in sede di esame del disegno di legge n. 2632, recante la Ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica Italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021,

        premesso che:

            l'articolo 4 del Trattato, recante in rubrica «Politiche migratorie, giustizia e affari interni», sancisce, ai commi 6, 7 e 8, tra le altre cose, l'impegno comune ad «approfondire la cooperazione tra le rispettive amministrazioni giudiziarie» ed assicurare «un coordinamento costante nel rispetto delle prerogative delle autorità giudiziarie»;

            lo scorso 29 giugno la Corte d'Appello di Parigi ha deciso negare l'estradizione dei dieci ex terroristi italiani rifugiati in Francia, Giorgio Pietrostefani, Marina Petrella, Luigi Bergamin, Enzo Calvitti, Maurizio Di Marzio, Roberta Cappelli, Sergio Tornaghi, Narciso Manenti, Giovanni Alimonti, Raffaele Ventura, arrestati a Parigi nel 2021;

        considerato che:

            si tratta nella fattispecie di persone che, per la giustizia italiana, devono scontare condanne passate in giudicato per omicidi e altri reati legati al terrorismo eversivo, consumati nel periodo dei così detto «anni di piombo»;

            tra le motivazioni addotte e sulle quali sarebbe fondato il diniego della giustizia francese, il richiamo agli articoli 6 e 8 della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo che stabiliscono il diritto di ogni imputato ad un equo processo e il rispetto alla vita privata dell'imputato; 

            in considerazione del fatto che in data 4 luglio 2022 è stata diramata, dalla procura generale di Parigi, la notizia di un ricorso in Cassazione avverso il rifiuto all'estradizione dei 10 ex terroristi rossi italiani, appare quanto mai necessario e opportuno che il Governo adotti ogni iniziativa volta a favorire, in spirito di piena cooperazione giudiziaria bilaterale, la compiuta affermazione della giustizia in una vicenda che rappresenta una storica ferita, oltre che, in primis, per i familiari delle vittime dei crimini e dei delitti in argomento, anche per la coscienza collettiva nazionale;

        considerato che:

            per un lungo lasso di tempo ha trovato applicazione in Francia la così detta «dottrina Mitterrand», formalmente adottata e decorrere dal 1982 e tesa, sostanzialmente, a non concedere l'estradizione a persone imputate o condannate, in particolare italiane, e ricercate per atti di natura violenta ma di ispirazione politica;

            la controversa dottrina, fortemente discutibile oltre che sul piano dell'opportunità anche su quello della coerenza e conformità alle norme del diritto internazionale, nella misura in cui asseverava una sorta di superiorità della legislazione francese su quella italiana per una per una presunta maggiore aderenza di quest'ultima alle norme e principi europei e internazionali in materia di tutela di diritti umani, è stata progressivamente sconfessata sino al definitivo annullamento nel 2002  con l'estradizione di Paolo Persichetti, ex membro delle Brigate rosse;

            proprio l'operazione «Ombre rosse», che nell'aprile 2021 aveva portato agli arresti dei 10 terroristi italiani oggi destinatari del diniego di estradizione, sembrava rafforzare la cooperazione tra le autorità italiane e francesi ed assestare un nuovo, ulteriore e definitivo colpo a tale dottrina, che oggi però sembra nuovamente riemergere,

        impegna il Governo:

            ad adottare, con riferimento ai fatti enunciati in premessa, nelle sedi di competenza ed entro il perimetro delle proprie competenze, ogni iniziativa idonea a favorire una piena ed effettiva esecuzione della cooperazione internazionale in materia di Giustizia come previsto dall'articolo 4, commi 6, 7 e 8 del Trattato in corso di ratifica.

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(*) Accolto dal Governo

G101

Candiani, Emanuele Pellegrini, Iwobi, Vescovi

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

            in sede di esame del disegno di legge di ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021,

        premesso che:

            la "dottrina Mitterrand" è stata una politica francese volta a non concedere l'estradizione a persone imputate o condannate all'estero, ricercate per atti di natura violenta d'ispirazione politica; tale dottrina è stata influenzata da un retroterra culturale, proprio di alcuni strati della borghesia francese, che aveva creato un ambiente non conflittuale nei confronti dei terroristi italiani, e che di conseguenza è stato in grado di condizionare i decisori politici parigini;

            l'interpretazione di tale politica, inaugurata dall'omonimo presidente socialista francese con un discorso tenuto al Palais des Sports di Rennes nel 1985, ha de facto impedito sino al 2002 l'estradizione di numerosi terroristi (circa 300) condannati in Italia ma rifugiati in Francia;

            il Consiglio di Stato francese ha, nel 2005, certificato che la "dottrina Mitterrand" è priva di validità giuridica;

            è notizia di questi giorni che "Chambre d'instruction", la sezione della Corte d'appello francese competente sulle domande di estradizione, ha deciso di negare il trasferimento richiesto dall'Italia per 10 ex terroristi arrestati nell'ambito dell'operazione - condotta dalla Direzione centrale dell'Antiterrorismo italiano e dell'Antiterrorismo francese - 'Ombre rosse', il 28 aprile 2021;

            il presidente della Repubblica francese Macron ha commentato tale decisione ribadendo il sostegno alla volontà italiana del processo di estradizione, aprendo ad un possibile ricorso nei confronti della sentenza e augurandosi che i terroristi siano infine giudicati sul territorio italiano;

        considerato che:

            all'articolo 4 del trattato in ratifica viene esplicitata la volontà di "approfondire la cooperazione tra le rispettive amministrazioni giudiziarie", di stabilire un coordinamento "nel settore dell'assistenza giudiziaria in materia penale e della consegna delle persone" e di "individuare e implementare buone prassi nell'applicazione degli strumenti giuridici di matrice internazionale",

        impegna il Governo:

            a valutare ogni iniziativa diplomatica utile affinché gli autori degli attentati citati in premessa possano essere assicurati alla giustizia italiana, e al contempo a porre in essere, viste le volontà espresse nel trattato, tutte le iniziative necessarie e giuridicamente possibili nel pieno rispetto dell'autonomia della funzione giurisdizionale, volte a raggiungere una chiara cooperazione in ambito giudiziario in grado di risolvere definitivamente la questione dell'estradizione dei terroristi condannati in Italia e rifugiati in Francia.

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(*) Accolto dal Governo

G102 (testo 3)

Candiani, Arrigoni, Iwobi, Emanuele Pellegrini, Vescovi

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

            in sede di esame del disegno di legge di ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021,

        premesso che:

            è in corso una tra le peggiori crisi energetiche di sempre, e molti degli equilibri nazionali e sovranazionali che hanno caratterizzato lo sviluppo economico fin dal secondo dopo guerra, sono compromessi;

            la Francia, rappresenta un interlocutore naturale per l'Italia nello sviluppo della ricerca e per la produzione di energia rinnovabile pulita, a costi maggiormente contenuti, in grado di fare recuperare all'economia italiana margini di competitività;

            in relazione alla grave situazione di aumento dei costi dell'energia elettrica, insostenibile per imprese e famiglie;

        tenuto conto che:

            per superare questa situazione occorre agire velocemente con investimenti e ricerca;

            preso atto nel Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, noto come "Trattato del Quirinale", in premessa è richiamato l'impegno storico e costantemente riaffermato a favore dell'unità europea, in linea con i Trattati istitutivi della Comunità Economica Europea e della Comunità Europea dell'Energia Atomica, fatti a Roma il 25 marzo 1957, il cui spirito è stato riaffermato solennemente nella Dichiarazione di Roma del 25 marzo 2017;

            apprezzato che negli impegni i due Paesi tra l'altro:

            - "rafforzano il coordinamento nei principali settori della politica economica europea, quali la strategia economica e di bilancio, l'industria, l'energia, ecc." (art. 3, comma 3);

            - "adottano le modifiche regolamentari e sottopongono ai rispettivi parlamenti le modifiche legislative necessarie per eliminare gli ostacoli alla cooperazione frontaliera, incluso per la creazione di servizi pubblici comuni in materia [...] di energia." (art. 10, comma 2),

       impegna il Governo:

            1) a collaborare ad ogni livello con la Repubblica francese al fine di condividere le strategie energetiche, a partire da quelle rinnovabili e dalla ricerca nel nucleare di ultima generazione e da fusione, tenuto conto della normativa vigente in Italia sulla produzione di energia da nucleare, al fine di ottenere il miglior rapporto tra una adeguata disponibilità di energia ed il suo costo, e consentire una transizione ecologica sostenibile sia per l'ambiente che per l'economia dell'Italia;

            2) a sviluppare prioritariamente forme di collaborazione tra Italia e Francia per la produzione di energia elettrica includendo la possibilità di cofinanziamento degli investimenti in modo da assicurare all'Italia forniture di energia elettrica a prezzi maggiormente convenienti rispetto al semplice acquisto sul mercato.

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(*) Accolto dal Governo

G103 (testo 2)

Candiani, Emanuele Pellegrini, Iwobi, Vescovi

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

            in sede di esame del disegno di legge di ratifica ed esecuzione del Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021,

        premesso che:

            è aperta da tempo una disputa frontaliera tra Italia e Francia, che non riconoscono la medesima linea di confine sul massiccio del Monte Bianco;

            la cartografia ufficiale italiana, che è altresì in uso alle forze NATO ed è riconosciuta a livello internazionale, trova fondamento nella Convenzione del 1861 di delimitazione (tra l'allora Regno di Sardegna e l'Impero francese di Napoleone III) che dagli studi storico-giuridici agli atti risulta l'unico strumento pattizio facente fede al riguardo;

            al contrario, la cartografia francese, che riporterebbe il confine sul Monte Bianco spostato di circa 82 ettari sul territorio italiano, non è fondata su uno strumento pattizio, ma sembrerebbe discendere da una interpretazione unilaterale di Parigi e da asseriti «diritti storici» riconducibili a riproduzioni ripetute negli anni di cartografie «errate», a partire dalla fine del XIX secolo, e discordanti sia con la linea di confine fissata dalla Convenzione del 1861 sia con la prassi costante sul terreno, la quale indica peraltro, un esercizio, senza soluzione di continuità, della piena sovranità italiana sulle aree «pretese» da parte francese;

            l'Italia, che ha in più occasioni manifestato la propria disponibilità ad avviare con la Francia consultazioni bilaterali per esaminare le discordanze delle rispettive cartografie sul Monte Bianco, ha in gioco senz'altro un interesse non solo economico, ma anche simbolico, da tutelare, visto che le pretese di Parigi consegnerebbero alla Francia l'intera cima del Monte Bianco (vetta più alta d'Europa) e il rifugio Torino;

            al riguardo, le autorità francesi si sono dichiarate disponibili ad affrontare la questione nel quadro della Commissione mista per la manutenzione del tracciato dei confini,

        tutto ciò premesso e considerato, impegna il Governo:

            ad adoperarsi per giungere alla definitiva risoluzione di questa disputa frontaliera tra Italia e Francia, che si trascina ormai da oltre 70 anni, avendo come punto fermo il mantenimento della piena sovranità dello Stato italiano sulle aree del Monte Bianco descritte in premessa conformemente a quanto stabilito dal Trattato di Torino del 1860 e dalla successiva Convenzione del 1861.

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(*) Accolto dal Governo

ARTICOLI DA 1 A 4 NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Art. 1.

Approvato

(Autorizzazione alla ratifica)

1. Il Presidente della Repubblica è autorizzato a ratificare il Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese per una cooperazione bilaterale rafforzata, fatto a Roma il 26 novembre 2021.

Art. 2.

Approvato

(Ordine di esecuzione)

1. Piena ed intera esecuzione è data al Trattato di cui all'articolo 1, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, in conformità a quanto disposto dall'articolo 12 del Trattato stesso.

Art. 3.

Approvato

(Clausola di invarianza finanziaria)

1. Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

2. Le amministrazioni interessate provvedono all'attuazione dei compiti derivanti dalla presente legge con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.

Art. 4.

Approvato

(Entrata in vigore)

1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

MOZIONI

Mozioni su interventi per la salvaguardia dell'apicoltura italiana

(1-00351) (05 maggio 2021)

Vallardi, Bergesio, Sbrana, Rufa, Zuliani, Pianasso, Iwobi, Pietro Pisani, Marin, Doria, Romeo, Emanuele Pellegrini, Montani, Augussori, Ripamonti, Candura, Faggi, Lunesu, Campari, Pizzol, Urraro, Pirovano, Briziarelli, Alessandrini, Pergreffi, Saviane, Ferrero, Riccardi, Testor, Cantù, Lucidi, Saponara, Mollame, Fregolent. -

Approvata

            Il Senato,

                    premesso che:

            la data del 20 maggio 2021 è stata scelta per celebrare la terza giornata mondiale delle api che, istituita nel 2017 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sul ruolo fondamentale di questi insetti per l'equilibrio degli ecosistemi, la tutela dei territori e la sicurezza alimentare;

            i cambiamenti climatici, che si manifestano con eventi atmosferici sempre più estremi, rappresentano una seria minaccia per la specie delle api, oggi fortemente a rischio anche a causa di diversi altri fattori come l'uso eccesivo dei pesticidi e l'inquinamento;

            in Europa è a rischio di estinzione una specie di api su 10 e negli ultimi 5 anni sono andati persi 200.000 alveari. La scomparsa di questi insetti metterebbe a rischio la riproduzione del 78 per cento delle specie di fiori selvatici e dell'84 per cento delle specie coltivate nell'Unione europea, rappresentando un danno incalcolabile per la conservazione della biodiversità, nonché per la tenuta della catena alimentare, a cominciare dal comparto agricolo;

            se pure durante l'emergenza epidemiologica da COVID-19 il consumo di miele in Italia è aumentato di circa il 44 per cento, tuttavia la produzione interna non riesce a soddisfare la domanda, a causa della notevole riduzione delle fioriture dovuta al cambiamento del clima; nel 2019, infatti, la produzione nazionale è arrivata a 15 milioni di chilogrammi a fronte di un quantitativo di quasi 25 milioni di chilogrammi di miele importato durante il medesimo anno dall'estero, in primo luogo dalla Cina;

            se nel mondo la produzione di miele diminuisce, nel 2019, soltanto in Italia essa è scesa del 50 per cento per un valore di 70 milioni di euro, in Cina si assiste viceversa ad un suo incremento ininterrotto, anche in conseguenza del mancato rispetto degli standard europei di produzione, con conseguente minaccia per la competitività del comparto in tutta Europa;

            dalla Cina arrivano in Europa, e quindi in Italia, circa 80.000 tonnellate di miele prodotto senza l'utilizzo delle api mellifere; si tratta di un miele contraffatto e difficilmente rilevabile ai controlli alle frontiere;

            in Cina, inquinamento, deforestazione ed impiego di pesticidi hanno fortemente ridotto la popolazione delle api; per fronteggiare tale decremento, l'uomo si è letteralmente sostituito in alcune delle fasi produttive, quali ad esempio deumidificazione e maturazione, determinando un'alterazione del naturale equilibrio di produzione del miele, anche attraverso l'impiego di quantità di sciroppo di zucchero superiori al consentito, contravvenendo alle norme europee in termini di standard di produzione e di sicurezza e qualità del prodotto;

            ciò costituisce una vera e propria contraffazione, la quale determina una notevole perdita delle proprietà nutrizionali del prodotto, comportando allo stesso tempo possibili rischi per la salute dei consumatori;

            tale forma di concorrenza, viziata dalla contraffazione, è fortemente penalizzante per l'apicoltura italiana, la quale si fonda invece sul rispetto dei naturali cicli biologici di produzione, i quali garantiscono la realizzazione di un prodotto di altissima qualità, in ragione della quale il suo prezzo medio di produzione è di 3,99 euro al chilogrammo, contro circa 1,24 euro al chilo di quello cinese. La concorrenza al miele made in Italy ad oggi non arriva soltanto dalla Cina, con oltre 2.500 tonnellate, ma anche dai Paesi dell'est Europa, come l'Ungheria, che immettono sul mercato oltre 11.300 tonnellate di miele di dubbia qualità;

            questo evidente squilibrio di mercato genera un impatto negativo sull'agricoltura italiana, che dipende per oltre il 70 per cento delle principali colture agricole dalle api nella loro funzione di impollinatori, la quale è fondamentale per garantire la riproduzione delle piante, permettendo la conservazione della vita stessa di molte specie, comprese quelle animali; dalla loro opera di impollinazione dipende un terzo degli alimenti consumati abitualmente, come mele, fragole, pomodori e mandorle;

            durante le fioriture nelle coltivazioni, gli allevatori si mettono al servizio dei coltivatori fornendo le loro api per consentire l'impollinazione dei frutteti e di altre colture; il "servizio di impollinazione" così svolto rappresenta spesso la prima fonte di reddito per gli apicoltori, dal quale tuttavia traggono il solo sostentamento, seguito poi dalla vendita del miele e degli altri prodotti apistici;

            il miele italiano è molto variegato grazie all'enorme ricchezza della biodiversità del nostro Paese; gli apicoltori, per sfruttare tutte le potenzialità del territorio, utilizzano la tecnica del nomadismo, spostando gli alveari su diverse fioriture, la quale, sebbene di origine molto antica, rappresenta oggi un fondamentale strumento di produzione e sopravvivenza di molte piccole aziende apistiche nazionali;

            il comparto apistico italiano è strategico per l'economia del Paese; alla luce delle gravi difficoltà in cui esso versa, acuitesi anche per il perdurare dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, è necessario agire prontamente per non disperderne la competitività. L'apicoltura italiana è l'espressione di un ricco patrimonio di valori, antiche tecniche e tradizioni che si tramandano da generazioni e si identificano nel lavoro di circa 63.000 apicoltori; in Italia si contano 1,5 milioni di alveari, 220.000 sciami, 23.000 tonnellate di prodotto ed oltre 60 varietà, per un valore di oltre 2 miliardi di euro;

            la conoscenza e l'educazione possono svolgere un ruolo fondamentale per la custodia di questo importante insetto, permettendo la diffusione di conoscenze sul ruolo vitale che le api rivestono per la tutela della biodiversità, dell'ambiente e del territorio, nonché sulla divulgazione di valori e tradizioni che caratterizzano l'apicoltura italiana,

                    impegna il Governo:

            1) ad adottare interventi per la salvaguardia dell'apicoltura italiana, quale preziosa risorsa per l'agricoltura e l'ambiente, in grado di generare un prodotto, il miele, che grazie alla ricchezza della biodiversità nel nostro Paese risulta estremamente variegato, rappresentando una delle più alte espressioni delle specificità dei nostri territori;

            2) a sostenere la realizzazione di progetti nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado sull'intero territorio nazionale, per la diffusione di conoscenze sul ruolo fondamentale e vitale che le api rivestono e sul lavoro dell'apicoltore in qualità di custode di questa importantissima risorsa ambientale, nonché di conoscenza del valore nutrizionale del miele come elemento di salute per i consumatori;

            3) ad intensificare i controlli sul territorio nazionale a contrasto dei fenomeni di contraffazione compiuti ai danni dei produttori italiani di miele, valutando anche di adottare nuove metodologie di analisi per rilevare le sofisticate alterazioni compiute sul prodotto, derivanti dall'impiego di tecniche produttive illegali e non conformi alla normativa, nazionale ed europea, in materia di qualità e sicurezza;

            4) ad adottare ogni forma di tutela dei consumatori finali, anche al fine di assicurare un nesso comprovato tra l'origine e la provenienza e la qualità di un prodotto, anche in ragione agli effetti benefici che esso ha sulla salute umana;

            5) ad agevolare il servizio di impollinazione, fondamentale per garantire il mantenimento della produzione e della sussistenza di molte aziende apistiche, specie quelle di più piccole dimensioni, anche attraverso l'adozione di misure di natura fiscale che prevedendo la riduzione al 10 per cento dell'attuale aliquota IVA relativa a tale servizio.

(1-00494) (05 luglio 2022)

Taricco, Biti, Malpezzi, Ferrari, Mirabelli, Collina, D'Arienzo, Cirinnà, Rossomando, Marcucci, Alfieri, Rampi, Verducci, Stefano, Fedeli, Pittella, Manca, Giacobbe, Iori, Comincini, Boldrini, Vattuone, Ferrazzi, Rojc, Astorre, Pinotti, Laus, D'Alfonso, Fattori. -

Approvata

            Il Senato,

                    premesso che:

            le api e gli altri insetti impollinatori garantiscono, mediante l'impollinazione, la riproduzione di molte piante coltivate e selvatiche, contribuendo naturalmente alla produzione e alla sicurezza alimentare, nonché alla tutela della biodiversità, in Italia, in Europa e nel resto del mondo, e nonostante questo, purtroppo, la loro importanza non è sufficientemente riconosciuta, ed è spesso data anzi per scontata, mentre per esempio negli Stati Uniti ogni anno si spendono 2 miliardi di euro per l'impollinazione artificiale;

            secondo uno studio dell'Istituto nazionale per la ricerca agronomica francese (INRA), finanziato dall'Unione europea, il venir meno del ruolo delle api comporterebbe un costo di 153 miliardi di euro a livello mondiale, pari al 10 per cento del valore di mercato dei prodotti alimentari, e circa l'84 per cento delle specie coltivate in Europa dipende dall'impollinazione degli insetti, come anche il 70 per cento delle principali colture utilizzate nel mondo per il consumo umano, e basterebbero questi dati a sottolineare l'importanza e la necessità di proteggere gli insetti impollinatori;

            i recenti studi condotti dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) dimostrano come l'incremento della densità e della varietà degli insetti impollinatori abbia un impatto diretto sulla produttività dei raccolti, e come ciò, globalmente, si possa stimare soprattutto per i piccoli agricoltori in aumento della loro produttività media di oltre il 20 per cento;

            la Commissione dell'Unione europea, alla luce di stime che valutano in circa 5 miliardi di euro la produzione agricola annuale europea attribuibile direttamente agli impollinatori, per affrontarne il declino, ha avviato una consultazione pubblica su un'iniziativa a loro tutela, e ha invitato scienziati, agricoltori e imprese, organizzazioni ambientali, autorità pubbliche e cittadini a intervenire con contributi;

            premesso, altresì, che:

            il modello di vita e di attività degli ultimi decenni, con mobilità di persone e di merci sempre più globalizzate e interattive, ha incentivato, e vieppiù accelerato e rafforzato, l'interscambio di tecnologie e di merci tra aree di ogni longitudine e di ogni latitudine, intensificando le correlazioni e le interdipendenze tra economie, sistemi e modelli di vita, creando inevitabilmente le condizioni, nonostante gli sforzi e le azioni di prevenzione per evitarlo, per una maggiore e più accelerata mobilità e approdo nelle varie realtà anche di parassiti, organismi e patologie nei vari contesti prima mai conosciuti, anche con effetti e conseguenze allo stato non compiutamente valutabili;

            il consolidarsi nei decenni passati di un modello di produzione agricola basato in larga parte sulla specializzazione e sulla massimizzazione delle rese per ettaro e abbattimento dei costi di produzione, con il conseguente uso crescente di diserbanti e di prodotti fitosanitari, miranti in molti casi più all'eliminazione delle manifestazioni e delle conseguenze di un disequilibrio ambientale, che non alla ricostruzione dell'equilibrio compromesso, ha oggettivamente, per una stagione non breve, contribuito a comprimere la biodiversità, e anche in alcuni casi a generare pesanti conseguenze ambientali. Gli effetti di tale tendenza hanno evidenziato la necessità e l'urgenza di correzioni di rotta e di approcci diversi che, anche grazie allo stimolo e al sostegno delle politiche messe in atto dall'Unione europea, hanno orientato e accompagnato un intensificarsi di studi, di ricerche, di sperimentazioni e applicazioni finalizzati a un'agricoltura più attenta all'ambiente, alla biodiversità e alla sostenibilità prospettica, e indirettamente anche alla creazione di migliori condizioni di vita per api e impollinatori in genere. Sono significativamente cresciute l'agricoltura biologica e forme di agricoltura integrata e in generale più ampiamente sostenibili e salubri per l'uomo, per gli animali e per l'ambiente. A questa rinnovata sensibilità ha sicuramente contribuito anche la comunità apistica, che ha saputo sviluppare una propria capacità autonoma di denuncia, di sensibilizzazione e di proposta, verso istituzioni e categorie produttive, anche a partire da crescenti conoscenze scientifiche ed esperienze di campo;

            la consapevolezza che l'agricoltura è al tempo stesso uno degli attori ambientali più importanti e un imprescindibile custode e attivatore della qualità del contesto territoriale e della fertilità dello stesso ha portato a compiere scelte importanti per la natura, per gli animali e anche e soprattutto per il comparto apistico. Si è così giunti per la prima volta all'introduzione di importanti divieti e limiti ad alcune famiglie di insetticidi e ad alcune molecole biocide che avevano avuto un impatto devastante sulla salute di api, insetti impollinatori e ambiente, riconoscendo alle api, e agli apicoltori, il ruolo di indispensabili partner dell'agricoltura di oggi e di domani;

            premesso, inoltre, che:

            secondo i più recenti dati dell'Osservatorio nazionale miele e dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA), l'Italia risulterebbe il quarto Paese europeo per numero di alveari (1,6 milioni), dopo Spagna (3 milioni), Romania e Polonia (rispettivamente 2 e 1,7 milioni), con una consistenza in aumento del 7,5 per cento nel 2019 rispetto all'anno precedente;

            l'effettiva produzione italiana di miele, sempre secondo i dati dell'Osservatorio nazionale miele e di ISMEA, per l'anno 2019 si è attestata su circa 15.000 tonnellate, contro una produzione nazionale attesa di 23.000 tonnellate. La produzione 2020 in leggero recupero si sarebbe invece assestata intorno alle 18.500 tonnellate;

            la produzione di miele, come accennato, proviene da oltre 1,6 milioni di alveari, di cui oltre 780.000 stanziali e 650.000 nomadi; una piccola quota residua è poi rappresentata da alveari non meglio classificati. Il 74 per cento degli alveari totali (oltre 1.230.000) sono gestiti da apicoltori commerciali che allevano le api per professione. La grande prevalenza di alveari detenuti da apicoltori con partita IVA sottolinea l'elevata professionalità del settore e l'importanza del comparto nel contesto agro-economico. Nel 2019 sono stati quasi oltre 190.000 gli alveari che hanno prodotto miele biologico, mentre quasi 1,4 milioni di alveari producono miele convenzionale. Nei primi sei mesi del 2020 questi alveari sono saliti rispettivamente a quasi 210.000 e a 1,45 milioni;

            a livello geografico la produzione è diffusa in tutte le regioni (con le maggiori concentrazioni in Piemonte con oltre 5.000 tonnellate stimate, Toscana con oltre 3.000 tonnellate, Emilia-Romagna con oltre 2.000 tonnellate). Dai dati produttivi medi stimati per regione emergerebbe una resa media per alveare, per le aziende professioniste che praticano nomadismo, di circa 13 chili per alveare per le regioni del Nord e del Centro e circa 25 chili per alveare per le regioni del Sud e delle isole, con una resa media a livello nazionale di circa 18 chili per alveare;

            dopo il picco del 2018, le importazioni italiane di miele si sono ridimensionate nel 2019, riducendosi del 12 per cento, e il trend sembrerebbe in flessione anche nel 2020, contestuale riduzione si sarebbe avuta anche nell'export con un calo in valore anche del 25 per cento. La principale provenienza dell'import resta l'Ungheria, dalla quale proviene il 42 percento dei volumi importati;

            dal 2015 al 2019 la spesa per gli acquisti domestici di miele è cresciuta dell'8,8 per cento a fronte di un incremento del 4 per cento dei volumi. Tale dinamica, tuttavia, è il saldo tra un triennio di risultati estremamente positivi (dal 2015 al 2017) e il ripiegamento accusato nel biennio 2018 e 2019. Nel 2020 gli acquisti di miele hanno registrato una tendenza di crescita dei consumi con un recupero delle vendite;

                    considerato che:

            per quanto concerne l'aspetto produttivo, come registrato anche nei rapporti annuali dell'ISMEA, la produzione del miele italiano è da alcuni anni in forte calo in tutto il Paese. Per quanto concerne la campagna 2020, sebbene in lieve recupero rispetto al 2019, è proseguita la tendenza negativa delle produzioni su gran parte del territorio nazionale e quella 2021 non sta dando al momento nuovi motivi di speranza. Molto eterogenee e complessivamente deludenti, tranne che per alcune eccezioni in specifiche aree vocate, risultano le produzioni dei monoflora di punta, sia per il Nord (l'acacia) che per il Sud (gli agrumi), così come risulta un'annata pessima per la sulla;

            diversi fattori fra loro concomitanti e spesso sovrapponibili risulterebbero aver inciso negativamente sulla produzione di miele: a) i cambiamenti climatici con il susseguirsi di inverni miti e siccitosi a ritorni di freddo primaverili repentini e l'intensificarsi di fenomeni estremi quali grandine, alta ventosità e precipitazioni torrenziali che hanno comportato una serie di conseguenze negative, dirette e indirette, sullo sviluppo delle piante e sul benessere delle api. I fenomeni atmosferici avversi, producendo effetti negativi sulla produzione di nettare di molte specie vegetali, hanno generato prolungati stati di stress alimentare nelle colonie di api e hanno costretto gli apicoltori a nutrizioni artificiali di soccorso, molto dispendiose dal punto di vista economico, e hanno, in molti casi, ridotto drasticamente o azzerato le produzioni; b) l'attuale modello di produzione agricola, con significativo utilizzo di fitofarmaci e diserbanti, peraltro non sempre rispettoso delle prescrizioni e delle buone pratiche agronomiche, è anche una delle cause delle criticità e delle mancate o ridotte produzioni in apicoltura. L'impiego di antiparassitari e diserbanti infatti, in alcuni casi rivelatisi poi dannosi e sospesi dall'uso, e spesso utilizzati senza adeguata adozione di pratiche agronomiche per ridurne il contatto con insetti utili, ha riverberato negli anni pesanti conseguenze sulle colonie di api (avvelenamenti, riduzione della popolazione, impatto sulla longevità dell'ape, eccetera), soprattutto in areali a maggior concentrazione di colture intensive, quali ad esempio vite, nocciolo, ortofrutta, coltivazioni sementiere; c) la riduzione della superficie e delle specie botaniche di interesse apistico: l'antropizzazione e l'introduzione di cultivar ibridate non nettarifere (ad esempio girasole e colza) hanno limitato ulteriormente non solo le produzioni ma la possibilità stessa di far sopravvivere gli alveari senza dovere ricorrere al nomadismo e la stessa gestione agronomica dei terreni marginali, di aree incolte interstiziali e di infrastrutture viarie e idriche di servizio ha drasticamente ridotto la possibilità di fioritura di essenze spontanee, che sarebbero invece potute diventare fonti di cibo per tutti gli impollinatori; d) nuovi nemici delle api: predatori e parassiti anche di nuova provenienza esogena che stanno colonizzando porzioni sempre più vaste della nostra penisola (ad esempio Vespa Velutina, Vespa orientalis, Aethinatumida), con un forte impatto sulla salute delle colonie dei territori interessati e una drastica riduzione delle potenzialità produttive degli alveari;

            considerato, altresì, che:

            relativamente alle problematiche di mercato, nonostante i problemi produttivi evidenziati, e le riduzioni di produzione nazionale, si è registrato negli ultimi anni un calo delle quotazioni dei prezzi del miele nazionale oltre a un'accentuata riduzione della domanda e di conseguenza degli scambi interni e verso l'estero;

            in un siffatto quadro generale, in cui di norma l'Italia produce circa il 50 per cento del fabbisogno nazionale di miele, tale comportamento anomalo del mercato, anche sulla base delle informazioni e delle indicazioni delle associazioni di rappresentanza del settore, sarebbe motivato e correlato a: 1) la sostituzione di alcune referenze carenti con prodotto di altri Paesi membri dell'Unione europea; 2) il crescente import e la proposta commerciale di miele asiatico di dubbia qualità e a basso costo; 3) l'aumento quantitativo e qualitativo di adulterazioni e frodi, sempre più sofisticate; 4) l'insufficiente efficacia dei controlli sul prodotto extra Unione europea importato; 5) la minore disponibilità economica dei consumatori; 6) la contrazione dei consumi invernali causata dal clima più mite; 7) la carenza di comunicazione sui temi qualitativi;

            considerato, inoltre, che:

            gli esami di laboratorio, che sono stati effettuati negli ultimi anni dal centro comune di ricerca europeo, hanno evidenziato che il 20 per cento dei campioni di miele prelevati presso i posti di frontiera esterna e le sedi degli importatori non rispettava i criteri di composizione, o i processi di produzione definiti nella direttiva concernente il miele (direttiva 2001/110/CE del Consiglio, del 20 dicembre 2001), e che il 14 per cento dei campioni rivelava la presenza di zucchero aggiunto, confermando quindi che in Europa continua ad arrivare miele contraffatto e adulterato;

            il miele è il terzo prodotto più adulterato al mondo e tale adulterazione causa notevoli danni agli apicoltori italiani ed europei, ed espone i consumatori anche a rischi per la salute;

            l'articolo 2, paragrafo 4, lettera a), secondo comma, della direttiva sul miele, modificata dalla direttiva 2014/63/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, stabilisce che, qualora il miele sia originario di più Stati membri o Paesi terzi, l'indicazione obbligatoria dei Paesi di origine può essere sostituita da una delle seguenti indicazioni, a seconda del caso: "miscela di mieli originari dell'UE", "miscela di mieli non originari dell'UE" o "miscela di mieli originari e non originari dell'UE", e l'indicazione "miscela di mieli originari e non originari dell'UE" non fornisce informazioni sufficienti ai consumatori, e considerando inoltre che numerose imprese di confezionamento e di distribuzione di miele utilizzano questo tipo di indicazione allo scopo di omettere i reali Paesi d'origine e la quantità di miele proveniente da diversi Paesi, dal momento che gli acquirenti, sempre più consapevoli, sono diffidenti riguardo ai prodotti alimentari provenienti da alcuni Paesi;

            molti grandi produttori di miele come gli Stati Uniti, il Canada, l'Argentina o il Messico hanno introdotto obblighi di etichettatura del miele molto più rigorosi rispetto alle norme semplificate dell'Unione europea, e pertanto offrono garanzie molto migliori di quelle dell'Unione per quanto riguarda le informazioni necessarie da fornire ai consumatori;

            sulla base delle normative vigenti l'Unione europea, gli Stati membri e l'Italia dovrebbero garantire che tutti i mieli importati anche provenienti da Paesi terzi siano conformi alla definizione di miele nell'Unione europea, e quindi sicuramente incrementare e meglio finalizzare i controlli su prodotto importato;

            valutato che:

            un ruolo importante nell'alterazione delle regole del mercato mondiale del miele, con nefasti effetti su quello nazionale, sarebbe connesso alla disponibilità di ingenti quantità di prodotto proveniente da Paesi extra Unione europea, spesso adulterato con sistemi sofisticati (sciroppi di riso) e difficilmente identificabile come tale ai controlli attualmente in vigore o realizzato con procedimenti industriali di disidratazione, in totale contrasto con la direttiva europea sul miele e con il codex alimentarius della FAO (1981);

            in un contesto generale di grande fluttuazione unitaria e generale delle rese, l'unico Paese che non ha manifestato flessioni nella produzione risulterebbe la Cina, con inspiegabili incrementi produttivi non giustificati da analoga crescita del numero di alveari allevati. Questo Paese, principale esportatore mondiale di miele, registra un costante incremento delle capacità produttive accompagnato da una costante stabilità del potenziale teorico. Dal 2013, le importazioni in Unione europea provenienti dalla Cina ammontano mediamente a 80.000 tonnellate all'anno e sono state in costante crescita negli ultimi anni;

            nel 2019 risulterebbe che il prezzo del miele cinese sia sceso ulteriormente a 1,24 euro al chilo. La sola analisi del prezzo all'importazione può fornire una prima indicazione relativa alla qualità e motiva più che fondati sospetti. A titolo di esempio, sul mercato interno cinese il miele risulterebbe venduto a un prezzo compreso tra 9,02 e 36,09 euro al chilo, mentre il prezzo d'esportazione del miele destinato all'Unione europea risulta appunto compreso tra 0,90 e 2,71 euro al chilo. Una tale differenza di prezzo autorizza a supporre anche a possibili procedure quanto meno non trasparenti;

            in Cina, risulterebbe diffusa la prassi di raccogliere miele immaturo, con alto contenuto di acqua, che sarebbe poi conferito a "fabbriche del miele" che provvederebbero a lavorarlo, filtrarlo e deumidificarlo. Tale processo industriale sostituirebbe, di fatto, il processo di maturazione delle api e priverebbe il prodotto ottenuto di componenti caratteristiche. La modalità cinese di produzione di miele definita dagli standard della Repubblica popolare cinese (GB 16740-2014, 2015), che nulla dicono sull'impossibilità di aggiungere o estrarre sostanze dal miele da destinare al mercato o sulla maturazione nei favi dell'alveare, prefigurerebbe produzioni non sempre conformi né al codex alimentarius né alla direttiva 2001/110/CE che individua il miele come sostanza dolce naturale prodotta dalla Apis mellifera proibisce l'aggiunta di qualsivoglia ingrediente, congiuntamente all'eliminazione di qualunque componente specifica del miele, conformemente appunto alla norma del codex alimentarius per il miele (codex stan 12-1981); si sarebbe quindi in presenza di importazioni di prodotto che potrebbe essere definito "miele" secondo la normativa cinese, ma non secondo quella europea e non secondo la definizione del codex alimentarius,

                    impegna il Governo:

            1) in sede di definizione e di attuazione della politica agricola comune (PAC):

            a) a promuovere una visione rispettosa ed orientata alla salvaguardia e alla protezione degli impollinatori, nonché alla promozione del loro ruolo vitale per l'agricoltura e l'ambiente;

            b) in particolare nel primo pilastro, a dare risalto alle misure favorevoli alle api e agli impollinatori previste dalla condizionalità: "buone condizioni agricole e ambientali" (good agricultural and environmental conditions GAEC) e "requisiti di gestione obbligatori" (SMR), assicurando la loro corretta applicazione;

            c) a prevedere "pacchetti" di misure di sostegno agli impollinatori e buone pratiche per gli agricoltori che attivano innovativi e specifici interventi e colture di interesse per gli impollinatori stessi. Le misure dovrebbero includere anche la diversificazione delle colture, l'impegno reciproco tra apicoltori e agricoltori, anche prevedendo misure più attente e rispettose verso le api e i pronubi, e incentivi alla coltivazione di piante di interesse nettarifero o pollinifero e l'inserimento di infrastrutture ecologiche (siepi, stagni, aiuole, strisce di fiori, colture o prati permanenti ad alto valore ecologico, bosco);

            2) in merito al secondo pilastro, a prevedere:

            a) misure agroambientali e climatiche (European association of guarantee institutions AECM) incentrate sui sistemi di produzione rispettosi dell'ambiente, tecnologie di precisione, agricoltura biologica e lotta integrata, energie rinnovabili;

            b) azioni di informazione e formazione degli esperti dei servizi di consulenza agricola (FAS), sulle esigenze e sui pericoli in cui incorrono gli impollinatori, al fine di fornire la migliore consulenza possibile agli agricoltori per la tutela degli impollinatori e per la salvaguardia della biodiversità, anche prevedendo che queste azioni siano nel piano di azione nazionale (PAN) a supporto dei provvedimenti della futura PAC;

            c) incentivi agli investimenti in tecniche non dannose per api e impollinatori: tecniche dropleg, robot autonomi invece di erbicidi, big data, sensori di identificazione a radiofrequenza (RFID radio frequency identification), feromoni, immagini satellitari, agricoltura di precisione, eccetera;

            d) azioni per accrescere la conoscenza e per l'innovazione in agricoltura (agricultural knowledge and innovation systems AKIS) al fine di migliorare le pratiche e la cooperazione in agricoltura, tra coltivatori, allevatori e apicoltori;

            3) a coordinarsi con gli altri Paesi interessati per ottenere dalla Commissione europea, al fine di favorire le produzioni di qualità, di garantire il consumatore e di tutelare i produttori italiani ed europei dal rischio di pesanti fenomeni di concorrenza sleale dovuti alla commercializzazione di prodotti apistici di dubbia origine e qualità e per un'efficace azione di contrasto contro le produzioni non conformi:

            a) un nuovo piano di controllo coordinato fra gli Stati membri, almeno per le importazioni di lotti superiori alle 20 tonnellate di miele provenienti da Paesi terzi, per garantire la piena conformità del miele e degli altri prodotti apistici importati con le norme di alta qualità dell'Unione europea, contrastando così sia produttori dei Paesi terzi che utilizzano metodi scorretti, sia le aziende di confezionamento e distribuzione che mescolano consapevolmente il miele adulterato di importazione con miele prodotto da Paesi membri dell'Unione europea, anche attraverso un monitoraggio dei flussi rilevati da Eurostat con una verifica puntuale dei principali partner commerciali di miele proveniente dalla Cina e dalle altre aree di grande importazione, della qualità e della natura degli scambi da questi Paesi verso l'Italia;

            b) il riconoscimento, il sostegno, lo sviluppo e la certificazione di metodi di analisi di laboratorio efficaci (analisi melissopalinologiche, microscopiche e polliniche, ma anche tecniche quali la risonanza magnetica nucleare (RMN) e la cromatografia in fase liquida ad alta prestazione, HPLC) per rilevare ogni marcatore specifico delle api, al fine di individuare casi di adulterazione del miele, anche prevedendo risorse per la formazione di operatori specializzati dedicati e lo sviluppo di una banca dati ufficiale per il miele, classificando il miele di origini diverse mediante un metodo di analisi comune;

            c) il sostegno alla ricerca per sviluppare e soprattutto validare nuove tecniche di individuazione dell'adulterazione del miele che siano economicamente convenienti per tutti gli operatori, anche attivando o individuando un laboratorio europeo di referenziazione per il miele, con l'obiettivo di verificare l'autenticità del miele e di assistere le autorità di controllo degli Stati membri nell'individuazione delle frodi;

            4) a promuovere iniziative volte a modificare la "direttiva miele" al fine di:

            a) evidenziare in etichetta tutti i Paesi di origine per le miscele di mieli, nonché le percentuali di mieli diversi all'interno della miscela, per permettere chiarezza e valorizzazione della produzione europea che rispetta severe condizioni di produzione e al fine di una armonizzazione del funzionamento del mercato interno, con particolare riferimento anche alla comprensione dei consumatori (ad esempio la Repubblica popolare cinese o Cina e non semplicemente RPC);

            b) fornire definizioni chiare e illustrare le principali caratteristiche del prodotto e in ogni caso inserire l'obbligo di indicare il Paese di origine, per il miele e per i prodotti dell'apicoltura, come miele monoflorale e millefiori, propoli, pappa reale, cera d'api, polline in grani, pane d'api e veleno d'api, come peraltro già richiesto in testi già approvati dallo stesso Parlamento europeo;

            c) esaminare attentamente, conformemente al disposto del regolamento (UE) 2016/1036, del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'8 giugno 2016, l'importazione massiccia di miele cinese e, in particolare, a controllare le operazioni delle aziende che esportano miele di origine cinese e a valutarne la qualità, il volume e i prezzi di vendita sul mercato del miele dell'Unione;

            d) la possibilità, anche nel caso del miele e degli altri prodotti apistici, analogamente ad alcuni prodotti a base di carne o lattiero-caseari, per gli Stati membri di richiedere l'indicazione obbligatoria dell'origine del miele;

            e) un programma di informazione e promozione "multipaese" sul miele europeo rivolto al mercato interno, che metta in risalto gli standard di produzione europei e italiani, anche con una specifica dotazione nel quadro del programma di lavoro annuale di promozione della Commissione;

            f) l'istituzione di un osservatorio europeo del mercato del miele, per rendere il mercato del miele nell'Unione europea più trasparente, attraverso il monitoraggio economico del settore (prezzi, produzione, stock, importazioni ed esportazioni intra ed extra comunitarie, monitoraggio del prezzo lungo tutta la filiera), con informazioni pertinenti, regolari e affidabili e con la partecipazione dei diversi operatori della catena di commercializzazione;

            g) di orientare maggiormente su qualità ed origine del prodotto, i piani nazionali di campionatura obbligatoria del miele, incrementando la capacità e il ventaglio dei controlli e delle analisi condotte dagli Stati membri, indirizzandoli in misura maggiore all'individuazione e al contrasto di frodi e adulterazione;

            h) l'attivazione di campagne di informazione e promozione sulle proprietà nutritive e sui benefici per la salute derivanti dal consumo di miele, anche attivando l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) a formulare indicazioni sulle qualità e sulla salubrità del miele, con particolare attenzione al contenuto di microelementi ed enzimi;

            5) per sostenere le particolari criticità della stagione, a prevedere:

            a) non solo in riferimento all'emergenza da COVID-19, ma soprattutto alla crisi che ha colpito il settore apistico già a partire dagli anni 2018 e 2019, un piano di interventi puntuali (microcredito, abbattimento delle commissioni di garanzia, contributi in conto interessi, o accesso a finanziamenti agevolati con garanzie pubbliche, congelamento o dilazione dei pagamenti dei contributi agricoli e di tutti i tributi riguardanti l'apicoltura) soprattutto per le aziende che dall'apicoltura traggono una importante quota del loro sostentamento economico, con riferimento alla riduzione di reddito degli ultimi anni in rapporto ai precedenti, e alla riduzione delle rese produttive in rapporto alle medie rilevate negli anni dall'Osservatorio nazionale miele e da ISMEA;

            b) forme di sostegno volte a favorire il progressivo adattamento delle tecniche di allevamento delle api ai cambiamenti climatici, in un'ottica di concreto sostegno e valorizzazione del comparto apistico in chiave ecosostenibile;

            c) incentivi alla creazione di polizze assicurative o fondi mutualistici con contributo pubblico nazionale ed europeo anche per indennizzo dei danni da mancata produzione per il settore;

            d) il massimo impegno nel raggiungimento delle finalità della legge 24 dicembre 2004, n. 313, per la disciplina dell'apicoltura, anche attraverso un aggiornamento del documento programmatico di cui all'articolo 5, anche con attenzione alla tutela e alla salvaguardia dell'ape autoctona italiana (sottospecie ligustica e sicula o siciliana) e delle popolazioni di api autoctone tipiche o delle zone di confine;

            e) ad attivare forme di verifica e controllo sulla cera d'api importata dalla Cina, alla luce del regolamento (UE) n. 1143/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014, sulle specie esotiche invasive, e dei regolamenti sulla salute degli animali e delle piante, regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, regolamento (UE) 2016/2031 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 ottobre 2016, rispettivamente, per i rischi di potenziale contaminazione, con possibili conseguenze sulla salute delle api;

            f) un approfondimento scientifico e una conseguente forte presa di posizione, ispirati al principio di precauzione, in vista della revisione delle autorizzazioni per l'uso in agricoltura e in ambiente aperto, di prodotti a base di principi attivi potenzialmente pericolosi per le api (flupyradifurone, sulfoxaflor, glifosato, eccetera);

            g) il miglioramento, il potenziamento e la strutturazione dei controlli in campo a seguito di segnalazione di avvelenamenti di api;

            h) l'istituzione di una task force operativa interministeriale a tutela del patrimonio apistico nazionale contro predatori o nemici di origine aliena;

            6) per il sostegno al mercato del miele nazionale, a prevedere:

            a) il rafforzamento all'interno della filiera delle procedure di tracciabilità per permettere di avere un'identificazione chiara e immediata dell'origine anche del prodotto sfuso contenuto nei fusti di miele o di altri contenitori, utilizzato nell'intera filiera;

            b) in ogni caso, il rafforzamento nazionale puntuale e organico del controllo sui mieli importati;

            c) l'avvio di campagne promozionali ma soprattutto comunicativo-informative su caratteristiche e distiguibilità del miele italiano;

            7) per adeguare e semplificare la normativa per l'apicoltura, a prevedere:

            a) l'adeguamento del regime fiscale della pappa reale italiana addivenendo a un chiarimento normativo per la pappa reale, che pur essendo a tutti gli effetti un prodotto agricolo, come da legge n. 313 del 2004 che disciplina l'apicoltura, non viene poi però trattata come tale a fini fiscali, non essendo, infatti, compresa nella prima parte della tabella A del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 (disciplina dell'IVA), nella quale sono elencati tutti i prodotti agricoli per la cui cessione, effettuata dai produttori agricoli, si applicano per l'IVA le cosiddette aliquote ridotte o a compensazione forfettaria, che ne preveda l'inserimento;

            b) sburocratizzazione delle procedure per la vendita e la cessione al dettaglio di prodotti agricoli presso sede aziendale come già avviene per i produttori agricoli che cedono in campo i propri prodotti. L'attività dell'apicoltore è, infatti, ai fini sanitari (regolamento (CE) 852/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004), attività primaria, compreso il confezionamento del prodotto, e quindi dovrebbero essere estese anche all'apicoltore tutte le semplificazioni anche con riferimento ai locali per la smielatura, la lavorazione e fino alla commercializzazione, e, almeno per le piccole produzioni, la possibilità di esercitare tale attività in locali di uso temporaneo senza che sia necessario il cambio di destinazione d'uso dei locali stessi;

            c) l'inserimento tra le attività agricole connesse oltre al miele anche la lavorazione e il confezionamento di tutti gli altri prodotti dell'alveare anche chiarendone l'interpretazione, all'articolo 32, comma 2, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e dell'articolo 2135, terzo comma, del codice civile, ricomprendendo, oltre alla lavorazione e al confezionamento del miele anche quelli degli altri prodotti dell'apicoltura, come elencati nella legge n. 313 del 2004 (disciplina dell'apicoltura) all'articolo 2, comma 2, la cera d'api, la pappa reale o gelatina reale, il polline, il propoli, il veleno d'api, le api e le api regine, l'idromele e l'aceto di miele;

            d) abolizione del registro carico e scarico degli animali allevati per gli allevatori apistici, che si avvalgono della determinazione del reddito imponibile riferendosi al reddito agrario disponibile, dall'obbligo di tenuta del registro cronologico di carico e scarico degli animali allevati di cui all'articolo 18-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, essendo questo dato già presente nella banca dati apistica nazionale e quindi nella piena disponibilità della pubblica amministrazione;

            e) definire i necessari chiarimenti interpretativi sul sistema sanzionatorio previsto dalla legge 28 luglio 2016, n. 154, per la parte relativa all'anagrafe apistica nazionale, come definito dalla legge medesima con il comma 2 dell'articolo 34 (Disposizioni in materia di apicoltura e di prodotti apistici) in merito alle comunicazioni di detenzione degli alveari, anche in riferimento alla proporzionalità delle sanzioni

            f) estendere agli apicoltori produttori di idromele le agevolazioni previste dall'articolo 37 del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, ai cosiddetti "piccoli produttori di vino", cioè i produttori di vino che producono in media meno di 1.000 ettolitri di vino all'anno con riferimento agli obblighi burocratici puramente formali legati alla gestione delle accise (deposito fiscale, comunicazioni all'Agenzia delle dogane) e relative sanzioni penali e amministrative;

            8) a promuovere, al fine di consentire una corretta diagnosi del fenomeno della mortalità delle api: un'indagine epidemiologica sulla presenza di malattie infettive parassitarie delle api, effettuata anche in collaborazione con i veterinari aziendali libero professionali e in collaborazione con i veterinari pubblici dipendenti e con la rete del sistema sanitario nazione, servizio profilassi; un'indagine, anche in collaborazione con gli istituti zooprofilattici regionali, relativa all'impatto sugli impollinatori dell'uso di prodotti chimici in agricoltura.

(1-00497) (05 luglio 2022)

Naturale, Taverna, Leone, Agostinelli, Puglia, L'Abbate, Pavanelli, Quarto, Lorefice. -

Approvata

            Il Senato,

            premesso che le api e gli altri insetti impollinatori, mediante una costante attività spesso data per scontata e non sufficientemente riconosciuta, svolgono funzioni cruciali per l'ecosistema, garantendo la riproduzione delle piante e la tutela della biodiversità;

                    considerato che:

            il miele è un alimento complesso, che contiene circa 200 sostanze diverse, frutto di un'interazione unica tra regni vegetale e animale. La trasformazione del nettare in miele, da parte delle api, infatti, comporta modifiche dal punto di vista chimico, mediante l'aggiunta di enzimi, nonché una drastica riduzione dell'iniziale percentuale d'acqua;

            la domanda di miele sul mercato globale cresce ininterrottamente dal 2010, con un incremento costante di circa 20.000 tonnellate all'anno. Il dilatato consumo è correlato all'aumento della popolazione mondiale, all'ampliamento delle fasce di consumatori e alla crescente preferenza per alimenti naturali e sani. All'incremento della domanda, tuttavia, non corrisponde un'analoga capacità produttiva mondiale;

            per quanto concerne il piano interno, la produzione nazionale è caratterizzata da una dimensione aziendale estremamente variabile, che va dalle grandi imprese specializzate alle aziende agricole in cui l'apicoltura è attività integrativa, fino agli hobbisti che praticano l'apicoltura per l'autoconsumo;

            in Europa e nelle aree geografiche tradizionalmente grandi produttrici, si registrano ricorrenti flessioni dovute alle avversità che affliggono l'apicoltura, sinteticamente riconducibili all'incremento delle monocolture e alla riduzione delle risorse nettarifere, all'impatto devastante dei pesticidi, alla diffusione di nuove parassitosi, al cambiamento climatico e ai fenomeni estremi che lo accompagnano;

            sul punto, in particolare, il susseguirsi di inverni miti e siccitosi, ritorni di freddo repentini in primavera, l'intensificarsi di eventi calamitosi quali grandine, alta ventosità e precipitazioni torrenziali e temperature estive elevate accompagnate da perdurata assenza di precipitazioni hanno determinato una serie di conseguenze negative, dirette ed indirette, sullo sviluppo delle piante e sul benessere delle api;

            tali fenomeni atmosferici, producendo effetti contrari sulla produzione di nettare di molte specie vegetali, generano prolungati stati di stress alimentare nelle colonie di api e spesso costringono gli apicoltori a nutrizioni artificiali di soccorso, troppo dispendiose;

            in particolare, i ripetuti e necessari interventi di nutrizione mediata non sono sostitutivi del bottino che le api trovano nell'ambiente, che è ricco di lieviti, enzimi e altre sostanze utili all'alimentazione della covata e al corretto sviluppo del sistema immunitario della colonia, con un conseguente indebolimento delle famiglie stesse;

            inoltre, l'arrivo di predatori e parassiti di origine esogena, che stanno occupando porzioni sempre più vaste della penisola, ha cagionato e continua a cagionare un forte impatto sulla salute delle colonie dei territori interessati con una drastica riduzione delle potenzialità produttive degli alveari;

            a questa preoccupante situazione si aggiungono estese e crescenti adulterazioni e frodi, tali da mettere il miele al terzo posto, dopo latte e olio, nella classifica degli alimenti maggiormente contraffatti a livello mondiale;

            considerato, inoltre, che:

            l'impiego sistematico e massivo di fitofarmaci in agricoltura rappresenta una delle più incidenti cause della carenza produttiva del settore. L'assenza di buone pratiche agricole, infatti, non solo riduce l'esposizione degli insetti utili, ma ha anche pesanti conseguenze sulle colonie di api in termini di avvelenamenti, riduzione della popolazione, impatto sulla longevità;

            l'antropizzazione e l'introduzione di cultivar ibridate, non nettarifere, ostacolano la sopravvivenza degli alveari. A tali fattori si aggiunge una generale gestione agricola dei terreni marginali, o anche momentaneamente improduttivi, che non permette la fioritura eventuale di essenze spontanee, preziose fonti di cibo per tutti i pronubi,

                    impegna il Governo:

            1) a promuovere azioni volte alla salvaguardia degli insetti impollinatori e al contrasto del fenomeno della mortalità delle api tramite un'intensificazione dell'utilizzo dei dispositivi tecnologici a supporto delle attività di monitoraggio ordinarie;

            2) a definire delle linee guida a livello nazionale per monitorare, verificare e denunciare velocemente i fenomeni di morie e spopolamenti degli alveari causati da avvelenamenti acuti o cronici per effetto dei fitofarmaci, prevedendo altresì che tali procedure includano i campionamenti delle matrici vegetali in campo, anche attraverso la designazione di addetti adeguatamente formati e protocolli certi di intervento presso ogni ASL;

            3) ad intensificare, anche con il proficuo utilizzo delle nuove tecnologie di screening disponibili, i processi di controllo sui mieli di importazione al fine di scongiurare, nelle piattaforme nazionali, la diffusione di frodi in campo agroalimentare e la commercializzazione di miele adulterato, in spregio alle disposizioni interne ed unionali;

            4) a definire un sistema di qualità nazionale del miele italiano con una forte connotazione e caratterizzazione territoriale, basato su criteri oggettivi analitici superiori rispetto alle norme già esistenti, uniti all'utilizzo di biotecniche di gestione ed allevamento degli alveari, che assicurano il benessere delle api contro le principali patologie;

            5) a cogliere l'opportunità della programmazione della prossima PAC, così come delineato nel piano strategico nazionale, per l'attuazione di misure aventi ricadute positive, dirette e indirette, sulle api e sul settore apistico, fra cui: nell'ambito del primo pilastro, l'adozione dell'eco-schema n. 5 a favore degli insetti impollinatori, con il fine di assicurare pascoli nettariferi per le api e la non esposizione ai fitofarmaci; nell'ambito del secondo pilastro, nelle azioni previste per lo sviluppo rurale, l'attuazione di una specifica misura (ACA18) studiata ex novo, per sostenere i produttori apistici che si impegnano a trasferire i propri alveari in aree dove, a livello regionale, è riconosciuta una carenza di biodiversità;

            6) a prevedere azioni volte alla sensibilizzazione e alla formazione degli agricoltori, dei contoterzisti e dei tecnici di campagna, in merito al ruolo cruciale dei pronubi, e in particolar modo delle api, per l'impollinazione e per i cicli vitali nonché concretizzare gli interventi relativi al sistema della conoscenza e innovazione in agricoltura (agricultural knowledge and innovation system, AKIS) previsti dalla futura PAC;

            7) a fornire linee guida a livello nazionale, ad uso degli enti pubblici, in particolare per i Comuni che gestiscono o appaltano la cura del verde urbano, affinché siano salvaguardate le api da scorrette scelte in materia di trattamenti antiparassitari nonché assicurare una costante sensibilizzazione dei cittadini alla tutela degli insetti impollinatori, a partire dalle scelte per la gestione del verde privato, come giardini e orti;

            8) a prevedere la formazione sistematica nelle scuole primarie e secondarie, soprattutto quelle ad indirizzo agrario, sul ruolo degli insetti impollinatori, e in particolar modo delle api, nonché sulla loro funzione per il mantenimento della biodiversità.

(1-00498) (05 luglio 2022)

Bernini, Gallone, Caligiuri, De Bonis, Mangialavori, Alfredo Messina, Papatheu, Galliani, Giammanco, Mallegni, Rizzotti, Ronzulli, Aimi, Alderisi, Barachini, Barboni, Berardi, Binetti, Boccardi, Caliendo, Cangini, Cesaro, Craxi, Dal Mas, Damiani, De Poli, De Siano, Fazzone, Ferro, Floris, Gasparri, Ghedini, Giro, Modena, Pagano, Paroli, Perosino, Saccone, Schifani, Sciascia, Serafini, Siclari, Stabile, Tiraboschi, Toffanin, Vitali, Vono. -

Approvata

            Il Senato,

                    premesso che:

            il settore apistico in Italia conta oltre 1.400.000 alveari, detenuti da circa 60.000 apicoltori di cui circa 41.000 allevano le api in autoconsumo e detengono circa 350.000 alveari (25 per cento del totale) mentre i restanti 19.000 apicoltori sono titolari di aziende che allevano api a fini economici e detengono il 75 per cento degli alveari del patrimonio apistico nazionale;

            il comparto è quindi caratterizzato principalmente da aziende che allevano api per trarne un reddito, integrativo o prevalente, nell'ambito dell'attività agricola;

            il venir meno del ruolo delle api comporterebbe un costo di 153 miliardi di euro a livello mondiale, pari al 10 per cento del valore di mercato dei prodotti alimentari;

            circa l'84 per cento delle specie coltivate in Europa dipende dall'impollinazione degli insetti, come anche il 70 per cento delle principali colture utilizzate nel mondo per il consumo umano;

            da alcuni anni, come evidenziato nei rapporti annuali ISMEA e dall'Unione nazionale associazioni apicoltori italiani (UNA.API), la produzione del miele italiano è in forte calo in tutto il Paese a causa di diversi fattori fra loro concomitanti e spesso sovrapponibili: cambiamenti climatici, l'uso massiccio di pesticidi in agricoltura, diffusione di nuove parassitosi, riduzione della superficie e delle specie botaniche di interesse apistico;

            come emerge dai dati dell'Osservatorio nazionale del miele dell'ISMEA, nonostante i problemi produttivi, negli ultimi due anni si registra un calo delle quotazioni dei prezzi del miele nazionale oltre a un'accentuata riduzione della domanda e di conseguenza degli scambi interni e verso l'estero;

            posto che l'Italia produce circa il 50 per cento del fabbisogno nazionale di miele, tale insolito atteggiamento del mercato, in annate scarsamente produttive, è da imputare ad una serie di motivi: sostituzione di alcune referenze carenti con prodotto di altri Paesi UE; crescente import e proposta commerciale di miele asiatico di dubbia qualità e a basso costo; aumento quantitativo e qualitativo delle adulterazioni e frodi, sempre più sofisticate; scarsa efficacia dei controlli sul prodotto extra UE importato; contrazione dei consumi invernali causata dal clima più mite; carenza di comunicazione sui temi qualitativi;

            a causa delle crescenti contraffazioni e frodi, il miele è al terzo posto, dopo latte e olio, nella classifica degli alimenti maggiormente contraffatti a livello mondiale;

                    considerato che:

            l'unico Paese che fa eccezione a tale tendenza produttiva negativa è la Cina, principale esportatore mondiale di miele, con ingiustificati incrementi produttivi non corrispondenti ad analoga crescita del numero di alveari allevati. Le importazioni in Unione europea provenienti dalla Cina ammontano mediamente a circa 80.000 tonnellate all'anno;

            in Cina è molto diffusa la prassi di raccogliere miele immaturo con alto contenuto di acqua, che è poi conferito alle "fabbriche del miele" che provvedono a lavorarlo, filtrarlo e deumidificarlo. Tale metodo di produzione cinese non è conforme alla direttiva 2001/110/CE concernente la produzione e la commercializzazione del miele e al codex alimentarius che sono incentrate sul divieto di immissione o estrazione di qualsiasi sostanza dal miele destinato al consumo alimentare;

            si assiste, pertanto, da anni alla commercializzazione di un prodotto che può essere definito miele secondo la normativa cinese, ma non secondo quella europea e secondo la definizione del codex alimentarius;

            tenuto conto che:

            è compito della UE, degli Stati membri e dell'Italia garantire che tutti i mieli importati provenienti da Paesi terzi siano conformi alla definizione di miele nella UE, in primo luogo quelli di origine cinese;

            occorre, quindi, sostenere le imprese in difficoltà e attivare a livello europeo un piano d'azione contro le contraffazioni, rafforzando le procedure di tracciabilità,

                    impegna il Governo:

            1) ad adottare disposizioni volte a sostenere le imprese apistiche al verificarsi di eventi inconsueti, per la mancata produzione, come avviene per le altre imprese agricole;

            2) a definire un piano di controlli sui mieli di importazione al fine di individuare e ridurre la quantità di miele non conforme alla normativa comunitaria immesso sul mercato nazionale;

            3) ad attivarsi in tutte le sedi opportune, al fine di uniformare a quella italiana la normativa sull'etichettatura del miele di tutti i Paesi dell'Unione europea, con chiara ed univoca indicazione del Paese di origine anche per le miscele di mieli, estendendo lo stesso obbligo anche a tutti gli altri prodotti alimentari dell'alveare quali pappa reale, polline e propoli;

            4) ad attivare campagne di informazione e promozione a sostegno del miele italiano e delle sue proprietà nutritive e sui benefici per la salute derivanti dal suo consumo, anche presso le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado;

            5) a prevedere "pacchetti" di misure di sostegno agli apicoltori e alle buone pratiche, come ad esempio la diversificazione delle colture e una più stringente regolamentazione dell'uso di anti parassitari e diserbanti;

            6) a mettere in atto misure agroambientali e climatiche (AECM) incentrate sui sistemi di produzione rispettosi dell'ambiente, tecnologie di precisione, agricoltura biologica e lotta integrata ed energie rinnovabili.

(1-00503) (05 luglio 2022)

De Carlo, La Pietra, Ciriani, Rauti, Balboni, Barbaro, Calandrini, de Bertoldi, Drago, Fazzolari, Garnero Santanchè, Iannone, La Russa, Maffoni, Malan, Nastri, Petrenga, Ruspandini, Totaro, Urso, Zaffini. -

Approvata

            Il Senato,

                    premesso che:

            nel 2017 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito la celebrazione della terza giornata mondiale delle api, individuando il 20 maggio (data di nascita di Anton Janša (1734-1773), che nel XVIII secolo fu un pioniere delle tecniche di apicoltura moderne) come il giorno per la sensibilizzazione dell'opinione pubblica e delle istituzioni sul ruolo fondamentale di questi insetti per l'equilibrio degli ecosistemi, la tutela dei territori e la sicurezza alimentare;

            fra gli scopi ispiratori vi sono:

            attirare l'attenzione della popolazione mondiale e dei politici sull'importanza della protezione delle api;

            ricordare che l'umanità dipende dalle api e da altri impollinatori;

            proteggere le api ed altri impollinatori per contribuire in modo significativo alla soluzione dei problemi legati all'approvvigionamento alimentare globale e per eliminare la fame nei Paesi sottosviluppati;

            fermare la perdita di biodiversità ed il degrado degli ecosistemi in modo da contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile;

            più del 40 per cento delle specie di invertebrati, in particolare api e farfalle, che garantiscono l'impollinazione, rischiano di scomparire; in particolare in Europa il 9,2 per cento delle specie di api europee sono attualmente minacciate di estinzione (IUCN, 2015). Senza di esse molte specie di piante si estinguerebbero e gli attuali livelli di produttività potrebbero essere mantenuti solamente ad altissimi costi attraverso l'impollinazione artificiale. Le api domestiche e selvatiche sono responsabili di circa il 70 per cento dell'impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta e garantiscono circa il 35 per cento della produzione globale di cibo;

            negli ultimi 50 anni la produzione agricola ha avuto un incremento di circa il 30 per cento grazie al contributo diretto degli insetti impollinatori;

            a scala globale, più del 90 per cento dei principali tipi di colture sono visitati dagli Apoidei e circa il 30 per cento dai ditteri (tra cui le mosche), mentre ciascuno degli altri gruppi tassonomici visita meno del 6 per cento delle colture. Alcune specie di api, come l'ape occidentale (Apis mellifera) e l'ape orientale del miele (Apis cerana), alcuni calabroni, alcune api senza pungiglione e alcune api solitarie sono allevate (domesticate); tuttavia, la stragrande maggioranza delle 20.077 specie di apoidei conosciute al mondo sono selvatiche;

            gli impollinatori svolgono in natura un ruolo vitale come servizio di regolazione dell'ecosistema. Si stima che l'87,5 per cento (circa 308.000 specie) delle piante selvatiche in fiore del mondo dipendono, almeno in parte, dall'impollinazione animale per la riproduzione sessuale, e questo varia dal 94 per cento nelle comunità vegetali tropicali al 78 per cento in quelle delle zone temperate (IPBES, 2017). È stato dimostrato che il 70 per cento delle 115 colture agrarie di rilevanza mondiale beneficiano dell'impollinazione animale (Klein et al., 2007); inoltre l'incremento del valore monetario annuo mondiale delle produzioni agricole ammonta a circa 260 miliardi di euro (Lautenbach, 2012). In Europa la produzione di circa l'80 per cento delle 264 specie coltivate dipende dall'attività degli insetti impollinatori (EFSA, 2009);

            la protezione degli insetti impollinatori, in particolare apoidei e farfalle è quindi di fondamentale rilevanza, poiché essi svolgono un importante ruolo nell'impollinazione di una vasta gamma di colture e piante selvatiche;

            le api forniscono inoltre preziosi prodotti dell'alveare quali: miele, polline, pappa reale, cera, propoli, veleno, da sempre utilizzati ed apprezzati dall'uomo;

            la maggior parte delle piante di interesse agricolo necessita degli insetti pronubi per l'impollinazione. A causa di alcune scelte della moderna agricoltura come la monocultura, l'eliminazione delle siepi e l'impiego dei fitofarmaci, nonché l'alterazione e la frammentazione delle aree naturali, l'ambiente è divenuto inospitale per la maggior parte degli insetti pronubi;

            il declino della presenza dei pronubi selvatici ha fatto sì che l'importanza dell'Apis mellifera sia diventata fondamentale per alcune colture;

            in Europa, quasi metà delle specie di insetti è in grave declino e un terzo è in pericolo di estinzione. Il cambiamento dell'habitat e l'inquinamento ambientale sono tra le principali cause di questo declino. In particolare, l'intensificazione dell'agricoltura negli ultimi sei decenni e l'uso diffuso e inarrestabile dei pesticidi sintetici rappresenta uno dei principali fattori di decremento delle popolazioni e di perdita di biodiversità degli insetti pronubi negli ultimi tempi;

            considerato che i cambiamenti climatici che si manifestano con eventi atmosferici sempre più estremi, sommati all'utilizzo dei pesticidi e all'accrescimento dell'inquinamento, rappresentano per l'apicoltura e per la sopravvivenza della specie un serio pericolo e un ingente fattore di rischio cui è necessario intervenire, poiché le ripercussioni che ciò avrà per gli ecosistemi del pianeta nei prossimi anni potrebbero essere molto gravi, in virtù del fatto che gli insetti sono la base strutturale e funzionale della maggior parte degli ecosistemi del Pianeta;

            il ripristino degli habitat naturali, insieme ad una drastica riduzione degli input agro-chimici e alla "riprogettazione" agricola, è probabilmente il modo più efficace per evitare ulteriori diminuzioni o scomparse degli insetti impollinatori, in particolare nelle aree ad agricoltura intensiva. Ad esempio, filari, siepi e prati impiantate ai margini del campo aumentano l'abbondanza di impollinatori selvatici, come pure la rotazione delle colture con trifoglio o altre leguminose può incrementare l'abbondanza e la diversità dei bombi, che a loro volta migliorano la resa delle colture e la redditività dell'azienda. Queste pratiche di "ingegneria ecologica" non solo favoriscono gli impollinatori, ma conservano anche i nemici naturali degli insetti che sono essenziali per contenere le specie di parassiti erbivori che attaccano numerose ed importanti colture. Tuttavia, affinché queste misure siano efficaci, è fondamentale che gli attuali modelli di utilizzo dei pesticidi, principalmente insetticidi e fungicidi, siano ridotti al minimo per consentire il recupero delle popolazioni di insetti e dei relativi servizi di "controllo biologico" dei patogeni;

            in molti dei sistemi agricoli presenti nel mondo, il controllo biologico costituisce un mezzo sottoutilizzato, ma economicamente efficace e a basso impatto ambientale per risolvere i problemi dei parassiti delle colture, in grado di preservare la biodiversità sia all'interno che al di fuori delle aziende agricole,

                    impegna il Governo:

            1) a favorire e a sostenere lo sviluppo delle attività apistiche in maniera diffusa sul territorio nazionale, come opportunità di reddito e inclusione sociale e come bioindicatore dello stato di salute dell'ambiente;

            2) a trasferire l'IVA imponibile sull'attrezzatura da apicoltura dal 22 al 10 per cento;

            3) a prevedere l'indennizzo e il sostegno al reddito nel caso di conclamati danni alla produzione causati dai cambiamenti climatici con produzioni anche prossime allo zero (es. 2019 e 2021) o dall'utilizzo improprio di biocidi o prodotti fitosanitari che determinano anche la morte di massa degli apiari;

            4) a favorire la presa di coscienza sul ruolo delle api e dell'apicoltura per la salvaguardia della biodiversità e della sicurezza alimentare, e come opportunità di sviluppo economico sostenibile del territorio;

            5) ad includere e ad incrementare nella pianificazione del verde pubblico la coltivazione di specie vegetali gradite alle api anche attraverso la realizzazione di aree dedicate rilanciando la coltivazione di piante locali mellifere e a selezionare i "miscugli apistici" per la semina dei prati destinati a verde pubblico fra cui scuole, ospedali, giardini;

            6) a porre grande attenzione ai trattamenti sulle alberate delle città, da evitare in fioritura e in presenza di melata;

            7) a ridurre progressivamente, fino ad eliminarlo, l'uso di erbicidi nella manutenzione dei cigli stradali e negli spazi verdi pubblici;

            8) a promuovere una riflessione nelle comunità coinvolgendo i cittadini e i principali portatori di interesse sul rapporto tra l'agricoltura e le api e sulle possibili strategie di valorizzazione e salvaguardia del territorio che passino attraverso il recupero e l'adozione di buone pratiche agricole incentrate sulla sostenibilità, fra cui il finanziamento di corsi di formazione gratuiti per i piccoli imprenditori agricoli o i contadini "fai da te" per aiutarli a fare un utilizzo consapevole dei prodotti chimici;

            9) a promuovere e a sostenere iniziative a sostegno dell'apicoltura (eventi, mostre, convegni, premi) anche in collaborazione con altri Comuni, ivi incluso la realizzazione di azioni concrete e simboliche nella propria città al fine di sensibilizzare la cittadinanza, quali ad esempio la realizzazione di un "Giardino delle api" (con piante nettarifere o aromatiche, e eventuali arnie dimostrative), l'ideazione di percorsi didattico-informativi, l'utilizzo delle api come tema artistico-decorativo nei progetti di riqualificazione urbana e di decoro della città (sul modello street art);

            10) a sollecitare l'impegno delle istituzioni a tutti i livelli, locali, nazionali ed internazionali, nella difesa e salvaguardia delle api e dell'apicoltura;

            11) a promuovere iniziative di informazione e sensibilizzazione sul valore di bene comune dell'apicoltura, coinvolgendo in particolare le scuole di ogni ordine e grado del proprio territorio.

ORDINE DEL GIORNO

G1

Corrado, Marinello (*)

Approvato

Il Senato,

        premesso che:

            le api e gli altri impollinatori, mediante una costante attività molto spesso data per scontata e non sufficientemente riconosciuta, svolgono funzioni cruciali per l'ecosistema, garantendo la riproduzione delle piante e la tutela della biodiversità;

        considerato che:

            il miele è un alimento complesso che contiene circa 200 sostanze diverse, frutto di un'interazione unica tra i regni vegetale e animale. La trasformazione del nettare in miele, da parte delle api, comporta infatti modifiche dal punto di vista chimico, mediante l'aggiunta di enzimi, nonché una drastica riduzione della iniziale percentuale d'acqua;

            la domanda di miele sul mercato globale cresce ininterrottamente dal 2010, con un incremento costante di circa 20.000 tonnellate all'anno. Il dilatato consumo è correlato all'aumento della popolazione mondiale, all'ampliamento delle fasce di consumatori e alla crescente preferenza per alimenti naturali e sani. Al menzionato incremento della domanda, tuttavia, non corrisponde un'analoga capacità produttiva mondiale;

            sul piano interno, la produzione nazionale è caratterizzata da una dimensione aziendale estremamente variabile, che va dalle grandi imprese specializzate alle aziende agricole in cui l'apicoltura è attività integrativa, fino agli hobbisti che praticano l'apicoltura per l'autoconsumo;

            in Europa, e nelle aree geografiche tradizionalmente grandi produttrici, si registrano ricorrenti flessioni dovute alle avversità che affliggono l'apicoltura, sinteticamente riconducibili all'incremento delle monocolture e alla riduzione delle risorse nettarifere, all'impatto devastante dei pesticidi sulle api, alla diffusione di nuove parassitosi e non ultimo al cambiamento climatico e ai fenomeni estremi che lo accompagnano;

            sul punto, in particolare, il susseguirsi di inverni miti e siccitosi a ritorni di freddo repentini in primavera, l'intensificarsi di eventi calamitosi quali grandine, alta ventosità e precipitazioni torrenziali, le temperature estive elevate accompagnate da perdurata assenza di precipitazioni, hanno determinato una serie di conseguenze negative, dirette ed indirette, sullo sviluppo delle piante e sul benessere delle api;

            i detti fenomeni atmosferici, producendo effetti contrari sulla produzione di nettare di molte specie vegetali, generano prolungati stati di stress alimentare nelle colonie di api e spesso costringono gli apicoltori a nutrizioni artificiali di soccorso, molto dispendiose sotto il profilo economico, ed azzerano, nella maggior parte dei casi, le produzioni;

            i ripetuti e necessari interventi di nutrizione mediata non sono infatti sostitutivi del bottino che le api trovano nell'ambiente, che è ricco di lieviti, enzimi e altre sostanze utili all'alimentazione della covata e al corretto sviluppo del sistema immunitario della colonia, con un conseguente indebolimento delle famiglie stesse;

            inoltre, l'arrivo di predatori e parassiti di origine esogena - che stanno occupando porzioni sempre più vaste della nostra Penisola - ha cagionato e continua a cagionare un forte impatto sulla salute delle colonie dei territori interessati, con una drastica riduzione delle potenzialità produttive degli alveari;

            a questa preoccupante situazione si aggiungono estese e crescenti adulterazioni e frodi, tali da mettere il miele al terzo posto, dopo latte e olio, nella classifica degli alimenti maggiormente contraffatti a livello mondiale;

        considerato, inoltre, che:

            l'impiego sistematico e massivo di fitofarmaci in agricoltura rappresenta una delle cause più incidenti della carenza produttiva del settore. L'assenza di buone pratiche agricole infatti, non solo riduce l'esposizione degli insetti utili, ma ha anche pesanti conseguenze sulle colonie di api in termini di avvelenamenti, riduzione della popolazione, impatto sulla longevità;

            l'antropizzazione e l'introduzione di cultivar ibridate, non nettarifere, ostacolano la sopravvivenza degli alveari. Ai descritti fattori si aggiunge una generale gestione agricola dei terreni marginali, o anche momentaneamente improduttivi, che non permette la fioritura eventuale di essenze spontanee, preziose fonti di cibo per tutti i pronubi,

        impegna il Governo a:

            1. promuovere azioni volte alla salvaguardia degli insetti impollinatori e al contrasto del fenomeno della mortalità delle api tramite una intensificazione dell'utilizzo dei dispositivi tecnologici a supporto delle attività di monitoraggio ordinarie;

            2. definire linee guida a livello nazionale per monitorare, verificare e denunciare velocemente i fenomeni di morie e spopolamenti degli alveari causati da avvelenamenti acuti o cronici per effetto dei fitofarmaci; è indispensabile che tali procedure prevedano i campionamenti delle matrici vegetali in campo, anche attraverso la designazione di addetti adeguatamente formati e procedure certe di intervento presso ogni ASL;

            3. intensificare - anche con il proficuo utilizzo delle nuove tecnologie di screening disponibili - i processi di controllo sui mieli di importazione al fine di scongiurare, nelle piattaforme nazionali, la diffusione di frodi in campo agroalimentare e la commercializzazione di miele adulterato, in spregio alle disposizioni interne ed unionali;

            4. definire un sistema di qualità nazionale del miele italiano con una forte connotazione e caratterizzazione territoriale, basato su criteri oggettivi analitici superiori rispetto alle norme già esistenti, uniti all'utilizzo di bio-tecniche di gestione ed allevamento degli alveari, che assicurano il benessere delle api contro le principali patologie;

            5. cogliere l'opportunità della programmazione della prossima PAC, così come delineato nel Piano strategico nazionale, per l'attuazione di misure che avranno ricadute positive, dirette e indirette, sulle api e sul settore apistico, fra cui: nell'ambito del primo pilastro, l'adozione dell'eco-schema n. 5 a favore degli impollinatori, che sostanzialmente assicurerà pascoli nettariferi per le api e la non esposizione ai fitofarmaci; mentre nell'ambito del secondo pilastro, nelle azioni previste per lo sviluppo rurale, l'attuazione di una specifica misura (ACA18) studiata ex novo, per sostenere i produttori apistici che si impegnano a trasferire i propri alveari in aree dove, a livello regionale, è riconosciuta una carenza di biodiversità;

            6. prevedere azioni volte alla sensibilizzazione e formazione di agricoltori, contoterzisti e tecnici di campagna, in merito al ruolo cruciale per l'impollinazione e i cicli vitali dei pronubi, con particolare attenzione alle api, nonché concretizzare gli interventi di AKIS previsti dalla futura PAC;

            7. fornire linee guida a livello nazionale, ad uso degli enti pubblici, in particolare per comuni che gestiscono o appaltano la cura del verde urbano, affinché le api siano salvaguardate da scelte scorrette in materia di trattamenti antiparassitari. È altresì fondamentale assicurare una costante sensibilizzazione dei cittadini alla tutela degli impollinatori, a partire dalle decisioni per la gestione del verde privato, come giardini e orti;

            8. prevedere la formazione sistematica nelle scuole primarie e secondarie, soprattutto quelle ad indirizzo agrario, su api e impollinatori e il loro ruolo per il mantenimento della biodiversità.

________________

(*) Firma aggiunta in corso di seduta

 

Allegato B

Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 2561

La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di leggo in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.

Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 2560

La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di leggo in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.

Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 1377

La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di leggo in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.

Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 2342-B

La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di leggo in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.

Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 2632

La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di leggo in titolo, alla luce delle rassicurazioni fornite dal Governo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.

Dichiarazione di voto della senatrice Garavini sul disegno di legge n. 2561

Presidente, onorevoli colleghi, l'Italia è sempre più verde. Nel giro degli ultimi cinque anni boschi e foreste sono aumentati di 270.000 ettari, l'equivalente dell'intera provincia di Modena. Questo perché la natura si riprende i suoi spazi occupando le aree e le campagne abbandonate. Il risultato è che le foreste oggi occupano quasi il 40 per cento della superficie nazionale.

Tutto questo conferma l'opportunità dell'Accordo che ci apprestiamo a ratificare, concluso tra il Governo della Repubblica italiana e l'Istituto forestale europeo, che punta all'apertura in Italia di un ufficio sulla forestazione urbana. La proposta di aprire una sede italiana dell'Istituto, infatti, nasce con il condivisibile obiettivo di rafforzare il ruolo internazionale dell'Italia in materia di protezione e salvaguardia del patrimonio forestale e boschivo e, parallelamente, ci consente di rafforzare ulteriormente la rete delle organizzazioni internazionali già operanti nel nostro Paese e attive nel campo della gestione sostenibile delle risorse naturali, dalla Fao al Pam, al Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo.

Il testo che oggi ratifichiamo prevede che la sede italiana della costituenda Agenzia internazionale sia collocata all'interno dei locali romani del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA), disponendone la concessione in comodato d'uso gratuito.

L'ente di ricerca del Ministero delle politiche agricole dedicato alle filiere agroalimentari metterà a disposizione degli spazi per l'attività del nuovo ufficio. All'Istituto viene riconosciuto lo status di personalità giuridica internazionale sul territorio italiano.

Grazie all'odierna ratifica, quindi, renderemo possibile anche in Italia l'operatività dell'Istituto forestale europeo che, istituito nel 1993 in Finlandia, è presente oggi a Barcellona, Bonn, Bruxelles, fino a Malesia e Cina.

Con l'Accordo di oggi, l'Italia si inserisce a pieno titolo e diventa parte attiva nelle iniziative virtuose promosse dall'Istituto internazionale, che vanno dalla ricerca scientifica al sostegno alle politiche sulle foreste; tutte attività finanziate principalmente attraverso progetti europei, come il programma per la ricerca e l'innovazione Horizon 2020 della Commissione europea; programmi che consentono agli Stati membri di realizzare progetti attraverso i quali implementare politiche per l'ambiente.

Per questo, annuncio il voto a favore del Gruppo Italia Viva-Psi.

Integrazione alla dichiarazione di voto della senatrice Gallone sul disegno di legge n. 2561

Presidente, onorevoli colleghi, l'Accordo tra il Governo italiano e l'Istituto forestale europeo, per lo stabilimento di una sede dell'ente internazionale a Roma, finalizzato alle ricerche in tema di forestazione urbana, coincide con le previsioni contenute nel PNRR, che destina alla forestazione urbana importanti risorse economiche affinché, entro il 2024 siano messi a dimora 6,6 milioni di alberi nelle 14 città metropolitane italiane.

La costituzione di una sede dell'ente di ricerca a Roma favorirà altresì il progresso delle scienze forestali e della silvicultura nel nostro Paese.

Per queste ragioni esprimo il voto favorevole del Gruppo Forza Italia - Berlusconi Presidente - UDC.

Dichiarazione di voto della senatrice Garavini sul disegno di legge n. 2560

Presidente, onorevoli colleghi, possono resistere in un terreno fino a venti anni e, nel frattempo, avvelenare falde acquifere, coltivazioni, animali.

Sono gli inquinanti organici persistenti, sostanze chimiche molto resistenti alla decomposizione, che possiedono alcune proprietà talmente tossiche da essere considerate veleni e agenti cancerogeni per gli esseri umani.

Contro la presenza e la diffusione di queste sostanze si pone la Convenzione di Stoccolma, per la cui ratifica, come Gruppo Italia Viva-Psi, votiamo convintamente a favore, come hanno già fatto altri 185 Paesi, tra i quali la totalità degli Stati membri dell'Unione europea, ad esclusione della sola Italia.

Quello di oggi, quindi, è un voto doveroso e opportuno che colma un ritardo e ci permette di perseguire l'obiettivo di diminuire pesantemente l'uso di queste sostanze altamente tossiche per la salute umana e l'ambiente, capaci di propagarsi nell'aria e nell'acqua.

La Convenzione ha un approccio molto pratico. Disciplina infatti le misure per perseguire la limitazione oppure l'eliminazione sia della produzione che dell'uso degli inquinanti organici persistenti (detti anche Pop, dall'acronimo inglese).

Il testo prevede, inoltre, l'introduzione nella legislazione nazionale dei criteri per l'identificazione degli inquinanti organici persistenti. Bene, poi che la Convenzione approfondisca un aspetto fondamentale, quello degli obblighi relativi ai rifiuti contenenti, o anche solo inquinati, da queste sostanze. Il testo, infatti, ha il merito di prevedere misure specifiche per eseguire la raccolta, la movimentazione e lo stoccaggio di questi rifiuti, in maniera tale che la loro gestione sia sostenibile per l'ambiente e per la salute di chi li movimenta.

Altrettanto importante è la previsione di una forma di smaltimento che garantisca la distruzione o la trasformazione irreversibile dei Pop, così che non ne rimanga traccia; un passaggio estremamente importante, quindi.

Così come è utile la previsione di un Piano nazionale di attuazione che assicuri l'adempimento degli obblighi previsti dalla Convenzione anche attraverso il censimento della presenza di sostanze organiche persistenti nel nostro Paese, andando a verificarne non solo la produzione, ma anche l'uso e la commercializzazione.

Infine, poiché il rispetto per l'ambiente e per la nostra stessa salute è una questione che riguarda tutti e che tutti insieme dobbiamo perseguire, è decisamente opportuno che il testo contempli anche l'impegno alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica e alla promozione di attività di ricerca e monitoraggio della presenza di queste sostanze inquinanti nell'ambiente.

Insomma signora Presidente, si tratta di una ratifica che fa bene all'ambiente e alla nostra salute.

Per questo, come anticipato, confermo il voto favorevole del Gruppo Italia Viva-Psi.

Integrazione alla dichiarazione di voto del senatore Aimi sul disegno di legge n. 2560

Presidente, colleghi, la Convenzione di Stoccolma, che trova il suo fondamento nel principio di precauzione finalizzato alla tutela della salute umana e dell'ambiente, fornisce un quadro giuridico volto a garantire l'eliminazione, in condizioni di sicurezza, e la diminuzione della produzione e dell'uso degli inquinanti organici persistenti, sostanze estremamente nocive. Il provvedimento è risalente nel tempo e da allora la normativa sulla tutela dell'ambiente e della salute è divenuta ancora più restrittiva. L'Italia recentemente ha introdotto la tutela dell'ambiente anche nella Carta costituzionale.

Vorrei ricordare che, nel 2014, la Convenzione è stata approvata anche dall'Unione europea mediante la decisione del Consiglio 2006/507/CE. Le misure previste in tema di inquinanti organici persistenti sono state poi disciplinate dal Regolamento UE 2019/1021, direttamente applicabile in tutti gli Stati membri.

La normativa unionale adottata sino ad oggi ha fatto cessare, o ridurre in modo significativo, l'uso, l'immissione sul mercato e l'emissione non intenzionale degli inquinanti organici persistenti.

Certamente la salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente sono argomenti che richiedono costantemente la massima attenzione da parte delle istituzioni. Per questo motivo, seguendo un principio prudenziale, il 21 giugno scorso il Consiglio e il Parlamento con una proposta di regolamento hanno convenuto di intervenire per ridurre ulteriormente i valori limite per la presenza di inquinanti organici persistenti nei rifiuti. È stato così deciso di aggiungere nuove sostanze chimiche all'elenco degli inquinanti organici persistenti e di rendere più restrittivi i limiti di concentrazione nei rifiuti.

Si tratta di impegni in difesa della salute e dell'ambiente, sottoscritti dal nostro Paese con accordi internazionali, che il Gruppo Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC condivide pienamente. Per queste ragioni annuncio il nostro voto favorevole.

Dichiarazione di voto della senatrice Garavini sul disegno di legge n. 1377

Presidente, onorevoli colleghi, la cultura, e in particolare la cultura cinematografica, è una lingua condivisa che fa parlare anche popoli apparentemente distanti. Ecco che promuovere lo scambio internazionale in un settore come quello del cinema e dell'audiovisivo ha il duplice effetto di sostenere un segmento pesantemente colpito dalle chiusure del Covid e, allo stesso tempo, stimolare lo scambio con Paesi da approcci culturali profondamente diversi dal nostro. È esattamente ciò che intendiamo fare con l'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra l'Italia e il Governo della Repubblica dominicana; un'intesa raggiunta nel 2019, nell'anno in cui abbiamo celebrato il 120° anniversario delle relazioni diplomatiche tra l'Italia e la Nazione caraibica, che si inserisce in una visione di più ampio respiro volta a rafforzare le nostre relazioni bilaterali.

Grazie a questo Accordo regoliamo e incentiviamo i rapporti cinematografici e audiovisivi tra i nostri due Paesi non solo attraverso la realizzazione di coproduzioni, ma anche grazie al loro riconoscimento come opere nazionali con i relativi diritti d'autore sui benefici prodotti e riflessi significativi sull'intera industria cinematografica.

Dal punto di vista pratico, il testo può quindi rappresentare un utile strumento normativo che sia di incentivo ai coproduttori italiani nella pianificazione di opere con i colleghi dominicani, perché consente alle coproduzioni di essere considerate alla stregua di opere nazionali. Il testo, infatti, elenca i benefici di cui le opere possono godere e i requisiti richiesti ai produttori per ottenerli; fissa le modalità di effettuazione delle riprese e considera la possibilità di realizzazione di coproduzioni multilaterali. Si tratta di un Accordo che ha ricadute molto pratiche, appunto, tanto che prevede facilitazioni alla circolazione del personale tecnico, creativo e artistico e della relativa attrezzatura di produzione proveniente dall'altro Paese.

Tra i vari aspetti, l'Accordo stabilisce anche le modalità per l'esportazione delle opere coprodotte e per la loro presentazione ai Festival internazionali.

Il testo si pone inoltre in linea con la recente adesione dell'Italia a Ibermedia, il fondo di aiuto iberoamericano, che nasce per sostenere lo sviluppo di progetti di coproduzione cinematografica tra i Paesi aderenti e che vede la partecipazione di 19 Stati tra i quali, naturalmente, la Repubblica Dominicana oltre a Spagna e Portogallo per l'Europa e Argentina, Brasile, Cuba e Cile per l'area latinoamericana.

Con questa ratifica diamo quindi una possibilità in più al nostro audiovisivo perché i professionisti italiani e quelli domenicani potranno trarre mutuo beneficio dalla coproduzione e distribuzione di film e di opere audiovisive supportando, di riflesso, l'espansione economica dei comparti collegati; non solo cinema, ma anche televisione e nuovi media e, rafforzando, al tempo stesso, la collaborazione culturale fra i nostri due Paesi.

Ecco perché annuncio il voto favorevole del Gruppo Italia Viva-Psi.

Dichiarazione di voto del senatore Aimi sul disegno di legge n. 1377

Presidente, onorevoli colleghi, il Gruppo Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC voterà convintamente a favore della ratifica dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dominicana. Riteniamo, infatti, che l'intesa bilaterale costituisca un'opportunità per ampliare, oltre i confini europei, il mercato, della cinematografia italiana e del settore dell'audiovisivo in generale e anche un'occasione di diffusione della cultura italiana in America latina.

Dichiarazione di voto della senatrice Garavini sul disegno di legge n. 2342-B

Presidente, onorevoli colleghi, promuovere i valori europei attraverso la cultura del diritto è ciò che fa meritoriamente la EPLO, la European Public Law Organization, l'organizzazione internazionale intergovernativa che si occupa di istruzione e ricerca nell'ambito del diritto pubblico europeo.

Ecco che l'apertura di una sede dell'EPLO in Italia, così come previsto dall'Accordo che oggi ci apprestiamo a ratificare, rappresenta senza dubbio una novità positiva per il nostro Paese, sia per il valore del lavoro svolto da EPLO, sia perché l'Italia, di fatto, è già parte attiva dell'organizzazione. Il nostro Paese, infatti, contribuisce già attualmente al bilancio EPLO con 25.000 euro stanziati annualmente dal Maeci.

Ogni anno, inoltre, la Farnesina eroga borse di studio specifiche per giovani studiosi italiani iscritti ai corsi di diritto pubblico europeo organizzati dall'Eplo. Una sede sul nostro territorio si pone quindi in linea con un rapporto già avviato e arricchito da diversi scambi già in atto.

Il testo dell'Accordo prevede che l'ufficio venga istituito a Roma, presso alcuni locali di Palazzo Altemps, dove la struttura già opera sulla base di un Accordo di comodato d'uso gratuito risalente al 2019, che ne prevedeva la messa a disposizione per un periodo di due anni rinnovabili.

Il disegno di legge di ratifica dell'Accordo approfondisce soprattutto gli aspetti economici di gestione, prevedendo all'articolo 3 lo stanziamento di una somma di 500.000 euro annui a decorrere dal 2021 e disponendone la relativa copertura.


Il testo stabilisce, inoltre, che le spese a carico di Eplo siano limitate ai consumi, ai servizi di pulizia e alla manutenzione ordinaria, aggiungendo che la manutenzione straordinaria, invece, sia contenuta nei limiti delle risorse disponibili e senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica; tutta una serie di disposizioni pratiche, quindi, grazie alle quali potremo rendere operativa la nuova sede italiana di un'organizzazione che dal 2004 divulga la cultura giuridica e la promozione dei valori europei attraverso il diritto pubblico.

Non a caso, l'Eplo ha ottenuto lo status di osservatore permanente presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite e l'Organizzazione internazionale del lavoro, ed ha avviato ad Atene un apposito istituto di istruzione superiore paneuropeo per lo sviluppo di una nuova generazione di giuristi e avvocati.

Oltre alla sede principale di Atene, dispone di sedi periferiche in Romania, Moldova, Armenia e Ungheria, nonché di ulteriori uffici regionali in ulteriori Paesi tra i quali Belgio, Portogallo, Svizzera.

Con la ratifica di oggi, l'Italia si unisce a questa lista e diventa parte attiva nel promuovere la cultura del diritto e formare i giuristi europei del domani.

Per il suo impianto europeista e la profonda cultura di diritto di cui si fa promotore questo Accordo, annuncio il voto favorevole del Gruppo Italia Viva-Psi.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:

DISEGNO DI LEGGE N. 2561:

sull'articolo 2, il senatore Collina avrebbe voluto esprimere un voto favorevole; sulla votazione finale, la senatrice Papatheu avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

DISEGNO DI LEGGE N. 2632:

sugli articoli 1 e 2, la senatrice Giannuzzi avrebbe voluto esprimere un voto contrario; sulla votazione finale, la senatrice Toffanin avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Accoto, Alderisi, Auddino, Barachini, Barboni, Battistoni, Bellanova, Bini, Bongiorno, Borgonzoni, Bossi Umberto, Campagna, Carbone, Cattaneo, Centinaio, Cerno, Ciriani, Crucioli, De Poli, Di Marzio, Endrizzi, Floridia, Galliani, Garruti, Ghedini, Ginetti, Licheri, Maffoni, Merlo, Messina Alfredo, Messina Assunta Carmela, Moles, Monti, Napolitano, Nastri, Nencini, Nisini, Nocerino, Pazzaglini, Pichetto Fratin, Pisani Giuseppe, Pucciarelli, Renzi, Ricciardi, Ronzulli, Sciascia, Segre, Siclari, Sileri, Vaccaro, Vescovi, Vitali e Zaffini.

.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Binetti e Vono, per attività del Senato;

Aimi, Craxi e Di Micco, per attività della 3ª Commissione permanente; Arrigoni, Castiello, Fazzone, Magorno e Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Cangini e Ortis, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO; Augussori, Ferrara, Mollame, Taverna e Vattuone, per attività dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE.

Sono considerati in missione, ai sensi dell'art. 108, comma 2, primo periodo, del Regolamento, i senatori: Calderoli, Catalfo, Cioffi, Di Girolamo, Di Nicola, Faggi, Fede, Fenu, Guidolin, L'Abbate, Lupo, Montevecchi, Naturale, Nugnes, Pellegrini Marco, Pirro, Romagnoli e Saccone.

Commissioni permanenti, variazioni nella composizione

Il Presidente del Gruppo parlamentare Insieme per il futuro - Centro Democratico ha proceduto, in data 2 luglio 2022, alle seguenti designazioni dei rappresentanti nelle Commissioni permanenti:

1a Commissione permanente: senatrice Antonella Campagna;

2a Commissione permanente: senatore Pierpaolo Sileri, sostituito in qualità di membro del Governo dalla senatrice Antonella Campagna;

3a Commissione permanente: senatrice Simona Nocerino;

4a Commissione permanente: senatrice Daniela Donno;

5a Commissione permanente: senatore Vincenzo Presutto;

6a Commissione permanente: senatore Primo Di Nicola;

7a Commissione permanente: senatrice Loredana Russo;

8a Commissione permanente: senatore Sergio Vaccaro;

9a Commissione permanente: senatore Fabrizio Trentacoste;

10a Commissione permanente: senatore Sergio Vaccaro;

12a Commissione permanente: senatore Raffaele Mautone;

13a Commissione permanente: senatrice Loredana Russo;

14 a Commissione permanente: senatrice Simona Nocerino.

Conseguentemente, il senatore Sileri cessa di appartenere alla 3a Commissione permanente e la senatrice Campagna cessa di appartenere alla 4a Commissione permanente.

Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, variazioni nella composizione

Il Presidente del Senato, in data 30 giugno 2022, ha chiamato a far parte della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani la senatrice Vono, in sostituzione della senatrice Craxi, dimissionaria.

Insindacabilità, richieste di deliberazione. Deferimento

Il Tribunale di Milano - IV Sezione Penale, in data 1° luglio 2022, ha trasmesso - ai sensi dell'articolo 3 della legge 20 giugno 2003, n. 140, e ai fini di una eventuale deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione - copia degli atti di un procedimento penale nei confronti del senatore Matteo Salvini.

I predetti atti sono stati deferiti, in data 1° luglio 2022, alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, ai sensi degli articoli 34, comma 1, e 135 del Regolamento (Doc. IV-ter, n. 19).

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatori Gaudiano Felicia, Lomuti Arnaldo, D'Angelo Grazia, Maiorino Alessandra, Piarulli Angela Anna Bruna, Croatti Marco, Quarto Ruggiero, Naturale Gisella, Mantovani Maria Laura, Vanin Orietta, Romano Iunio Valerio, Pirro Elisa, Montevecchi Michela

Disposizioni in materia di diritto all'oblio delle persone che sono state affette da patologie oncologiche (2660)

(presentato in data 04/07/2022).

Disegni di legge, assegnazione

In sede redigente

2ª Commissione permanente Giustizia

Sen. Conzatti Donatella

Disposizioni in materia di «diritto all'oblio oncologico» (2656)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio), 6ª (Finanze e tesoro), 10ª (Industria, commercio, turismo), 12ª (Igiene e sanità)

(assegnato in data 04/07/2022);

11ª Commissione permanente Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

Sen. Romano Iunio Valerio

Modifica all'articolo 12 della legge 30 aprile 1969, n. 153, in materia di determinazione del reddito di lavoro dipendente ai fini contributivi (2629)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 5ª (Bilancio)

(assegnato in data 30/06/2022).

In sede referente

10ª Commissione permanente Industria, commercio, turismo

Gov. Draghi-I: Ministro sviluppo economico Giorgetti

Modifiche al codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30 (2631)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 4ª (Difesa), 5ª (Bilancio), 6ª (Finanze e tesoro), 7ª (Istruzione pubblica, beni culturali), 9ª (Agricoltura e produzione agroalimentare), 14ª (Politiche dell'Unione europea)

(assegnato in data 30/06/2022).

Disegni di legge, presentazione del testo degli articoli


In data 01/07/2022 la 2ª Commissione permanente Giustizia ha presentato il testo degli articoli approvati in sede redigente dalla Commissione stessa, per i disegni di legge:
Dep. Meloni Giorgia ed altri "Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali" (2419)

(presentato in data 14/10/2021) C.3179 approvato dalla Camera dei deputati (assorbe C.301, C.1979, C.2192, C.2741, C.3058)

Sen. Santillo Agostino ed altri "Norme in materia di tutela delle prestazioni professionali per attività espletate per conto dei committenti privati e di contrasto all'evasione fiscale" (1425)
(presentato in data 22/07/2019);


in data 01/07/2022 la 3ª Commissione permanente Aff. esteri ha presentato il testo degli articoli proposti dalla Commissione stessa, per il disegno di legge: "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo in materia di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dominicana, con Allegato, fatto a Roma il 14 febbraio 2019" (1377)
(presentato in data 28/06/2019).

Affari assegnati

Sono deferiti alla 9a Commissione permanente (Agricoltura e produzione agroalimentare), ai sensi dell'articolo 34, comma 1, e per gli effetti dell'articolo 50, comma 2, del Regolamento:

l'affare sulle problematiche connesse alla realizzazione di un piano nazionale acqua per l'agricoltura e per l'uso plurimo, anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto (Atto n. 1214);

l'affare sulle problematiche connesse alla diffusione delle nuove tecniche genomiche in agricoltura (Atto n. 1215).

È deferito alla 7a Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport), ai sensi dell'articolo 34, comma 1, e per gli effetti dell'articolo 50, comma 2, del Regolamento, l'affare sull'importanza della scrittura a mano e della lettura su carta (Atto n. 1216).

Governo, trasmissione di atti e documenti

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 23 giugno 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317, la procedura di informazione, attivata presso la Commissione europea dalla Direzione generale per il mercato, la concorrenza, la tutela del consumatore e la normativa tecnica del Ministero dello sviluppo economico, in ordine alla notifica 2022/0390/I relativa allo schema di decreto ministeriale recante modifiche al decreto del Ministro dell'interno 26 giugno 1984, concernente "Classificazione di reazione al fuoco ed omologazione dei materiali ai fini della prevenzione incendi", al decreto del Ministro dell'interno 10 marzo 2005, concernente "Classi di reazione al fuoco per i prodotti da costruzione da impiegarsi nelle opere per le quali è prescritto il requisito della sicurezza in caso di incendio", e al decreto del Ministro dell'interno 3 agosto 2015, recante "Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi, ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006 n. 139".

La predetta documentazione è deferita alla 1a e alla 14a Commissione permanente (Atto n. 1218).

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettera in data 1° luglio 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, della legge 21 luglio 2016, n. 145, la deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla prosecuzione delle missioni internazionali in corso e alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2022, adottata il 15 giugno 2022 (Doc. XXV, n. 5) nonché, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della legge 21 luglio 2016, n. 145, la relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita all'anno 2021, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2022, deliberata dal Consiglio dei ministri il 15 giugno 2022 (Doc. XXVI, n. 5).

I predetti documenti sono stati deferiti, in data 4 luglio 2022, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, e per gli effetti di cui all'articolo 50 del Regolamento, alle Commissioni riunite 3a e 4a.

Il Ministro per le politiche giovanili, con lettera in data 28 giugno 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 131 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, la relazione sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia, riferita all'anno 2021.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 2a e alla 12a Commissione permanente (Doc. XXX, n. 5).

Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti

Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 30 giugno, 1° e 4 luglio 2022, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso le determinazioni e le relative relazioni sulla gestione finanziaria:

dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio, per gli esercizi 2019 e 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XV, n. 587);

di ANPAL Servizi S.p.A. per l'esercizio 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 11a Commissione permanente (Doc. XV, n. 588);

del Gestore dei Servizi Energetici - GSE S.p.A. per l'esercizio 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XV, n. 589);

della Fondazione Casa Buonarroti, per l'esercizio 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 590);

della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT), per l'esercizio 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 12a Commissione permanente (Doc. XV, n. 591).

Enti pubblici e di interesse pubblico, trasmissione di documenti. Deferimento

Il Presidente della Società italiana degli autori ed editori, con lettera in data 28 giugno 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 28, comma 5, del decreto legislativo 15 marzo 2017, n. 35, la relazione sui risultati dell'attività svolta dalla Società stessa, riferita all'anno 2021.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 7a Commissione permanente (Doc. CCXXX, n. 5).

Parlamento europeo, trasmissione di documenti. Deferimento

Il Vice Segretario generale del Parlamento europeo, con lettera inviata il 22 giugno 2022, ha inviato il testo di 11 documenti, approvati dal Parlamento stesso nella tornata dal 18 al 19 maggio 2022, deferiti, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, alle sotto indicate Commissioni competenti per materia:

risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle misure di liberalizzazione temporanea degli scambi che integra le concessioni commerciali applicabili ai prodotti ucraini a norma dell'accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e l'Ucraina, dall'altra, alla 3a, alla 10a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1142);

risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2018/1727 per quanto riguarda la preservazione, l'analisi e la conservazione presso Eurojust delle prove relative a genocidio, crimini contro l'umanità, crimini di guerra e reati connessi, alla 1a, alla 2a, alla 3a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1143);

risoluzione definita in prima lettura in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (UE) 2016/1628 per quanto riguarda la proroga del potere conferito alla Commissione di adottare atti delegati, alla 8a, alla 13a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1144);

risoluzione sulla proposta di direttiva del Consiglio intesa a garantire un livello di imposizione fiscale minimo globale per i gruppi multinazionali nell'Unione, alla 6a, alla 10a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1145);

risoluzione sulla relazione sullo Stato di diritto 2021 della Commissione, alla 1a, alla 2a, alla 3a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 1146);

risoluzione sulla relazione 2021 della Commissione sulla Macedonia del Nord, alla 3a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 1147);

risoluzione sulla relazione 2021 della Commissione sull'Albania, alla 3a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 1148);

risoluzione sull'incriminazione dell'opposizione e la detenzione di leader sindacali in Bielorussia, alla 1a, alla 2a, alla 3a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 1149);

risoluzione sulla creazione dello spazio europeo dell'istruzione entro il 2025 - microcredenziali, conti individuali di apprendimento e apprendimento al servizio in un ambiente sostenibile, alla 7a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1150);

risoluzione sulla lotta contro l'impunità per i crimini di guerra in Ucraina, alla 1a, alla 2a, alla 3a, alla 14a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 1151);

risoluzione sulle conseguenze sociali ed economiche per l'UE della guerra russa in Ucraina - rafforzare la capacità di agire dell'UE, alla 1a, alla 3a, alla 4a, alla 5a e alla 14a Commissione permanente (Doc. XII, n. 1152).

Mozioni, apposizione di nuove firme

I senatori Fenu e Lorefice hanno aggiunto la propria firma alla mozione 1-00484 del senatore Mirabelli ed altri.

Le senatrici Donno e Pinotti hanno aggiunto la propria firma alla mozione 1-00485 del senatore Gasparri ed altri.

Interrogazioni, apposizione di nuove firme

La senatrice Malpezzi ha aggiunto la propria firma all'interrogazione 3-03361 del senatore Misiani ed altri.

Interrogazioni, integrazione dei Ministri competenti

L'interrogazione 3-03361, del senatore Misiani ed altri, rivolta ai Ministri dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze, è rivolta solo al Ministro dello sviluppo economico.

Mozioni, nuovo testo

La mozione 1-00457, del senatore Girotto ed altri, pubblicata il 15 febbraio 2022, deve intendersi riformulata come segue:

GIROTTO, CASTELLONE, GARRUTI, CATALFO, D'ANGELO, FERRARA, MARCO PELLEGRINI, GAUDIANO, MANTOVANI, GALLICCHIO, AGOSTINELLI, AIROLA, ANASTASI, AUDDINO, BOTTICI, CASTALDI, CASTIELLO, CIOFFI, COLTORTI, CORBETTA, CRIMI, CROATTI, DE LUCIA, DELL'OLIO, DI GIROLAMO, DI PIAZZA, ENDRIZZI, FEDE, FENU, GUIDOLIN, L'ABBATE, LANZI, LEONE, LICHERI, LOMUTI, LOREFICE, LUPO, MAIORINO, MARINELLO, MATRISCIANO, MONTEVECCHI, NATURALE, PAVANELLI, PERILLI, PESCO, PIARULLI, PIRRO, GIUSEPPE PISANI, PUGLIA, QUARTO, RICCIARDI, ROMAGNOLI, ROMANO, SANTANGELO, SANTILLO, TAVERNA, TONINELLI, TURCO, VANIN, BUCCARELLA - Il Senato,

premesso che:

già nell'autunno 2021, il sistema produttivo italiano risultava fortemente in crisi a causa del persistere dell'enorme incremento dei costi di generazione dell'energia, con conseguenze economiche molto preoccupanti, sia sul versante dell'inflazione, che per il pericolo di un rallentamento, se non addirittura di un'interruzione, della ripresa. Le cause intrinseche di tale aumento derivano dalla struttura del sistema energetico europeo e dalla relativa dipendenza dal gas, per cui l'Unione europea, pur disponendo di un sistema di infrastrutture di importazione diversificato, non è riuscita a sottrarsi alle dinamiche globali, non dominabili, degli aumenti di prezzo. Tra le principali cause individuate figurano:

1) gli approvvigionamenti concentrati per oltre il 50 per cento su un solo fornitore extra UE, al centro delle tensioni geopolitiche e oggetto di sanzioni da parte degli Stati membri;

2) l'assenza di una regolamentazione comune e applicata in tutti gli Stati membri in materia di sicurezza energetica, con particolare riferimento alla gestione degli stoccaggi ed il relativo uso delle riserve, regolamentazione che l'Unione europea sta cercando di creare e implementare, nonostante le difficoltà materiali relative al reperimento delle materie prime;

3) una regolamentazione degli scambi, detta cross border (tariffe infrastrutture gas), che ha determinato barriere tariffarie penalizzanti l'Italia;

4) un rilevante incremento dei prezzi dell'anidride carbonica, anche in ragione di posizioni finanziarie speculative;

come noto, dal mese di febbraio 2022, la situazione è stata ulteriormente esacerbata dalle forti tensioni geopolitiche, in particolare dallo scoppio del conflitto armato tra Federazione Russa e Ucraina, che ha determinato la necessità di adoperarsi per una diversificazione degli approvvigionamenti energetici, in particolare di gas naturale, a causa della riduzione dei flussi provenienti dalla Federazione Russa;

il forte aumento dei costi riguarda tutti gli Stati membri, inclusi quelli che producono larga parte della loro energia elettrica dalle centrali nucleari, poiché, nonostante le realtà energetiche diverse, gli Stati sono comunque legati alle stesse dinamiche di dipendenza con gli approvvigionamenti del combustibile nucleare da altri Stati e le regole di formazione dei prezzi sui mercati internazionali, con ciò rendendo anche palesemente antieconomica qualsiasi ipotesi di riapertura alla produzione di energia nucleare;

considerato che:

l'incremento dei prezzi dell'energia, dovuto, in particolare, all'aumento del prezzo del gas naturale, ha riacceso l'attenzione sull'importanza di individuare la migliore soluzione per contenere le bollette di luce e gas relative alle forniture domestiche e non domestiche. Dalle analisi del mercato elettrico, emerge in modo evidente l'esposizione alle variazioni al rialzo del PUN (prezzo unico nazionale) per i clienti del mercato di maggior tutela e del mercato libero, in particolare per chi ha scelto un'offerta indicizzata al PUN con prezzi variabili, rispetto a quelli che invece hanno scelto offerte a prezzo fisso sulla componente energia, i quali, nella situazione attuale di incremento dei costi, godono di una sorta di protezione;

i dati forniti dal Gestore Mercati Energetici (GME) mostrano inoltre rilevanti incrementi dei costi dell'energia nel mercato del giorno prima (MGP), ossia dove i produttori, i grossisti e i clienti finali idonei possono vendere o acquistare energia elettrica per il giorno successivo: la media del PUN 2021 è di 125 euro a Megawattora rispetto ai 38,92 del 2020, mentre il prezzo medio del gas sul mercato infragiornaliero è di 46,7 euro a Megawattora del 2020 rispetto a 11,4 del 2021. I primi mesi del 2022 hanno visto valori del PUN ancora maggiori rispetto a quelli appena citati, con medie mensili che hanno superato i 300 euro a Megawattora e una media ponderata dall'inizio dell'anno superiore a 250 euro a Megawattora. Allo stesso modo, per il mese di maggio 2022 il prezzo medio mensile del gas naturale è risultato superiore a 87 euro a Megawattora;

valutato che:

la nota sui rincari delle commodity, realizzata a maggio 2022 dal centro studi di Confindustria, mostra come tali rincari risultino enormi, facendo segnare un più 66,3 per cento, da ottobre 2020 a marzo 2022, per le commodity non energetiche, mentre il gas naturale risulta la merce che, pur avendo mostrato un aumento limitato fino a inizio 2021, ha di recente subito l'aumento più significativo, pari a più 676 per cento nell'aprile 2022 dal livello pre-COVID (ovvero a dicembre 2019). Il balzo del prezzo del gas, assieme all'aumento del prezzo della CO2 sul mercato ETS, comporta un aumento del prezzo dell'energia elettrica in Italia, salito a un picco a dicembre 2021 e poi ancora più in alto a marzo 2022. Questa impennata dei prezzi di gas, petrolio ed elettricità comporta per la manifattura italiana un deciso incremento di costi per la fornitura di energia: le stime di Confindustria indicano un aumento di più 27 miliardi di euro, tale da risultare insostenibile, anche in termini di competitività, tanto che numerose aziende stanno già riducendo la produzione. Appare, dunque, fondamentale intervenire al fine di scongiurare il rischio concreto, per molti settori, di perdere quote di mercato in modo irreversibile;

gli incrementi di costi alimentano inoltre una forte tensione nell'ambito degli operatori alla vendita, essendo questi ultimi esposti al rischio di portafoglio e ad un rilevante aumento della disponibilità di liquidità per le linee di credito necessarie ad operare con le controparti istituzionali e con quelle commerciali;

considerato inoltre che:

come si è già avuto modo di osservare, l'impennata dei prezzi delle materie prime energetiche, connessa con la forte dipendenza del nostro Paese da approvvigionamenti dall'estero, ha determinato un impatto significativo del "caro energia" sul sistema produttivo e sulle famiglie tale da indurre il Governo ad adottare interventi tampone volti a mitigare la dinamica dei prezzi al consumo, che non sono però risultati risolutivi, anche in ragione del perdurare delle condizioni di approvvigionamento e di mercato;

l'impennata dei prezzi dell'energia elettrica risulta sostanzialmente legata ai fondamentali che condizionano i costi di produzione termoelettrici, ossia il prezzo "spot" del gas naturale, fortemente influenzato da dinamiche finanziarie non soggette a controllo e in larga parte disconnesse dalle regole di mercato, tanto che il prezzo sul mercato all'ingrosso del gas più rappresentativo in Europa (il cosiddetto TTF dei Paesi Bassi) ha raggiunto a marzo 2022 il prezzo record di oltre 200 euro, oggi parzialmente diminuiti fino a valori comunque estremamente elevati, pari a circa 130 euro, rispetto a valori inferiori a 30 euro, tipici del 2021, fino all'ultimo trimestre;

il mercato (MGP) e il resto dei mercati europei dell'energia elettrica a cui esso è accoppiato, sono, peraltro, mercati spot a prezzo marginale, ossia mercati in cui, per ciascuna ora del giorno dopo oggetto di contrattazione, il prezzo di vendita dell'energia corrisponde al prezzo dell'offerta più costosa che il mercato ha dovuto accettare per soddisfare tutta la domanda. La conseguenza di ciò è che anche le offerte di vendita a prezzi inferiori a quello dell'offerta marginale vengono accettate e remunerate al prezzo di quest'ultima, godendo quindi di una extra remunerazione, detta "rendita inframarginale";

nella situazione odierna del mercato, l'abnorme crescita dei prezzi spot ha determinato dunque anche una rilevante crescita delle rendite inframarginali, e quindi dei corrispondenti extraprofitti, sia nell'ambito delle compravendite del gas naturale nel mercato che per le tecnologie di generazione caratterizzate da costi variabili di produzione cresciuti meno di quelli dei cicli combinati, come nel caso degli impianti a carbone, o addirittura pressoché nulli, come nel caso degli impianti a fonti rinnovabili;

in merito a tali aspetti, il Governo, ha adottato norme che introducono un contributo una tantum su tali extraprofitti, dapprima fissato al 10 per cento, poi aumentato al 25 per cento, oltre a incaricare ARERA dell'esame dei contratti di approvvigionamento destinati all'importazione del gas naturale in Italia;

in generale, occorre dunque chiedersi se un modello di mercato elettrico come quello spot a prezzo marginale, il cui presupposto fondamentale è l'effettuazione di offerte a livelli di prezzo correlati ai costi di produzione variabili di breve periodo, avrà ancora senso laddove una quota sempre più ampia del mercato sarà coperta da fonti, quali quelle rinnovabili, caratterizzate da costi di produzione variabili pressoché nulli (per la parte esistente, anche incentivate);

appare evidente che, poiché gli impianti a fonti rinnovabili hanno significativi costi fissi, in particolare di investimento, in assenza di incentivi, la copertura di tali costi, e quindi la bancabilità degli investimenti, sia meglio garantita da contratti di vendita dell'energia di lungo periodo, quali i PPA (power purchase agreement), più che da una quotidiana ed incerta competizione sul mercato spot, dove attualmente sono in larga misura le altre fonti a fare il prezzo. Stabilizzare il prezzo di acquisto sul medio-lungo periodo sarebbe peraltro altrettanto benefico per il consumatore controparte del contratto;

laddove la produzione di energia elettrica da fonti energetiche rinnovabili (FER), in particolare non programmabile, fosse opportunamente contrattualizzata sul medio-lungo termine, e quindi per nulla esposta al prezzo spot, il ruolo del mercato spot rimarrebbe quello di coprire la domanda residua, che a sua volta andrebbe progressivamente a ridursi per via degli obiettivi di neutralità climatica al 2050;

infatti, il rispetto degli obiettivi climatici comporterà la notevole decrescita dei consumi finali da fonti fossili e l'incremento della produzione di energia da FER. Nello scenario di attuazione delle politiche e delle misure proposte nel PNIEC, le fonti fossili passeranno dai 44 Mtep (tonnellate equivalenti di petrolio) registrati nel 2016 ai 32 nel 2030, con riferimento ai prodotti petroliferi, e dai 34 Mtep nel 2016 ai 29 nel 2030, per quanto riguarda il gas naturale. Gli obiettivi individuati nel PNIEC devono essere ancora adeguati a quanto previsto dall'European Green Deal, che mira a rendere l'Europa climaticamente neutra entro il 2050, con obiettivi di neutralità climatica definiti dal regolamento (UE) n. 2021/1119, prevedendo di raggiungere al 2030 una riduzione del 55 per cento delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990;

ne consegue che, nel prossimo futuro, il mercato spot per l'energia sopravvivrebbe, in pratica, per la sola funzione di bilanciamento;

anche in Europa la produzione di energia da fonti rinnovabili risulta ormai possibile a prezzi competitivi. I risultati dell'asta per l'energia rinnovabile tenutasi in Spagna il 19 ottobre 2021 sono decisamente significativi: le fonti energetiche fotovoltaiche ed eoliche hanno offerto energia, in media, a un prezzo inferiore ai 31 euro a Megawattora (in particolare, per il fotovoltaico la media delle tariffe aggiudicate è risultata pari a 31,65 euro e per l'eolico a 30,18), mentre sul mercato elettrico iberico i prezzi risultavano superare i 200 euro a Megawattora;

rilevato che risulta ormai indifferibile l'esigenza di valutare il finanziamento strutturale di misure di politiche pubbliche in campo sociale e industriale, attualmente coperte tramite il gettito di componenti tariffarie degli oneri generali (elettricità e gas), attraverso trasferimenti alla fiscalità generale. In particolare, le voci degli oneri generali diverse da quelle legate all'incentivazione delle fonti rinnovabili, potrebbero trovare copertura nella fiscalità generale;

osservato che:

nella comunicazione della Commissione europea del 13 ottobre 2021, COM (2021) 660 final, "Risposta all'aumento dei prezzi dell'energia: un pacchetto di misure d'intervento e di sostegno" viene indicato chiaramente che "la transizione verso l'energia pulita è la migliore assicurazione contro le crisi dei prezzi come quella che l'UE si trova ad affrontare oggi. È ora di premere l'acceleratore";

perseguire velocemente la transizione verso le energie pulite è essenziale anche per il nostro Paese, al fine di conseguire la massima autonomia energetica possibile e parallelamente la riduzione dei costi energetici;

diventa essenziale intervenire con misure strutturali attraverso la piena attuazione della riforma del mercato elettrico, oltre che accelerare: sugli investimenti e sulla rimozione degli ostacoli burocratici, nonché sulla semplificazione delle procedure autorizzative per la realizzazione degli impianti di produzione di energia attraverso le fonti rinnovabili, di impianti per l'accumulo di energia, di interventi per la riduzione e l'efficientamento dei consumi, anche attraverso la partecipazione attiva sul mercato da parte della domanda, sugli interventi per il potenziamento dell'infrastruttura elettrica di alta e media tensione a carico dell'operatore di reti di trasmissione (TSO) Terna e sugli interventi di adeguamento da parte dei distributori (media e bassa tensione);

accanto a tali misure strutturali, che è necessario continuare a perseguire con forza, la Commissione europea, con la comunicazione del 23 marzo 2022, COM(2022) 138 final, "Sicurezza dell'approvvigionamento e prezzi dell'energia accessibili: opzioni per misure immediate e in vista del prossimo inverno", ha delineato alcuni strumenti per affrontare l'attuale situazione di emergenza rispetto ai prezzi elevati dell'energia, anche derogando ad alcuni principi europei. Tra gli strumenti delineati, che vanno a insistere tanto sul mercato dell'energia elettrica, quanto su quello del gas naturale, vi sono soluzioni che riguardano il mercato dell'energia,

impegna il Governo:

1) a continuare a sostenere le azioni rivolte alla determinazione di un price cap europeo temporaneo sulla transazione di gas naturale all'ingrosso e una strategia europea per lo stoccaggio e l'acquisto comune del gas naturale;

2) a sostenere strenuamente in ambito europeo la costituzione di un energy recovery fund, al fine di rilanciare gli investimenti nel settore della transizione ecologica, in particolare per sostenere gli interventi di riduzione dei consumi di energia, d'efficienza energetica, di produzione di energia da fonti rinnovabili, per l'impiego delle tecnologie per l'accumulo e lo sviluppo della relativa filiera produttiva tecnologica;

3) a promuovere, anche attraverso un'adeguata campagna di comunicazione sui media nazionali e locali, tutti gli strumenti e gli incentivi disponibili per i clienti finali relativi agli interventi rivolti alla decarbonizzazione e alla transizione ecologica, per la riduzione e l'efficientamento dei consumi di energia, l'incremento dell'autoconsumo di energia individuale e collettivo e la produzione di energia rinnovabile;

4) ad istituire un fondo di solidarietà volto a calmierare gli incrementi dei prezzi energetici, sia per i clienti domestici che per i non domestici, da alimentare anche attraverso un contributo derivante dagli extraprofitti nel settore energetico fossile, in particolare prevedendo: a) un cap ai ricavi per i servizi sul mercato del dispacciamento; b) il pagamento degli oneri di sistema anche da parte degli utenti alimentati da impianti fossili situati all'interno di reti interne di utenze; c) l'incremento dei canoni annui sui titoli minerari conferiti per la ricerca, la coltivazione di idrocarburi e per lo stoccaggio del gas naturale; d) l'incremento delle royalties sulla produzione di idrocarburi; e) la riduzione delle franchigie sulla produzione degli idrocarburi; f) l'individuazione di extraprofitti alimentati nell'ambito delle compravendite nel mercato del gas naturale;

5) a istituire un fondo per la compensazione dei maggiori costi sostenuti dagli enti locali per l'incremento dei costi dell'energia elettrica e del gas;

6) ad adoperarsi affinché ai cittadini in condizioni di vulnerabilità, conformemente al dettato della direttiva (UE) 2019/944 relativa a norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica, sia assicurato, attraverso il ricorso ad un operatore pubblico che persegua esclusivamente l'equilibrio di bilancio non avendo come obiettivo la massimizzazione degli utili, un approvvigionamento di energia che ne contenga i costi e mitighi la volatilità dei prezzi, prevedendo inoltre che tale operatore, di comprovata esperienza nell'attività di acquisto, operi utilizzando tutti gli strumenti di mercato e privilegiando l'utilizzo di energia da fonti rinnovabili, acquistata anche con contratti di lungo termine (PPA);

7) a completare nel più breve tempo possibile la definizione delle condizioni e dei criteri per il graduale passaggio, nell'ambito del mercato all'ingrosso dell'energia elettrica, dall'applicazione di un PUN all'applicazione di prezzi zonali definiti in base agli andamenti del mercato, tenendo conto non solamente dell'esigenza di salvaguardare gli indicatori di prezzo di riferimento per lo sviluppo e della trasparenza dei mercati, ma anche del corretto funzionamento di questi ultimi;

8) a promuovere ed estendere, anche oltre quanto già previsto, l'impiego e la realizzazione dei sistemi semplici di produzione e consumo anche laddove l'unità di produzione da fonti rinnovabili si collochi in un sito del cliente finale diverso da quello dove il medesimo cliente consuma l'energia, tenendo comunque in considerazione criteri di prossimità e la sostenibilità ai fini del pagamento degli oneri di sistema;

9) ad adoperarsi al fine di favorire il rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione degli impianti rinnovabili, anche provvedendo all'adozione di linee guida relative alle modalità di funzionamento delle procedure semplificate di autorizzazione (PAS, DILA) per evitare interpretazioni restrittive che ne impediscano di fatto l'utilizzo;

10) ad adottare ogni opportuna iniziativa affinché la commissione tecnica PNRR e PNIEC possa contare sugli introiti da tariffe versate dai proponenti nella misura indispensabile per operare in piena funzionalità, così da assicurare la celerità necessaria e garantire che nell'anno 2022, e nei seguenti, siano autorizzati almeno 7 Gigawatt, secondo quanto indicato negli obiettivi al 2030 sulle fonti rinnovabili;

11) ad accelerare le condizioni volte a far sì che la diminuzione del costo dell'energia generata dall'ingresso di nuova energia rinnovabile si riflettano in minori costi per i consumatori, attraverso la possibilità di avvalersi di prezzi dinamici oppure di contratti PPA dedicati;

12) a supportare gli operatori di mercato nell'ottenimento delle garanzie necessarie alla loro operatività, prevedendo meccanismi straordinari di accesso alle garanzie, preferibilmente attraverso il ricorso a società a partecipazione pubblica, quali, ad esempio, SACE;

13) a rivedere, al fine di innalzarlo, il limite ISEE che consente alle famiglie di percepire il bonus sociale, attraverso la copertura dei costi necessari con risorse derivanti dalla fiscalità generale, con un opportuno effetto redistributivo;

14) a verificare che le tariffe di aggiudicazione del capacity market per gli anni 2022 e 2023 non prevedano extra marginalità e, qualora invece presenti, allinearle alle minori tariffe previste per l'anno 2024;

15) a riconoscere, per gli anni 2022, 2023 e 2024, una detrazione fiscale dell'80 per cento a favore dei costi sostenuti delle piccole e medie imprese per la produzione di energia elettrica o termica da fonte rinnovabile, ovvero per la riqualificazione energetica degli edifici nella propria disponibilità, ivi inclusi gli eventuali costi per la rimozione dell'amianto, avvalendosi dello sconto in fattura o della cessione del credito, nonché a prevedere la medesima detrazione, anche alle comunità di energia rinnovabile che eseguono e finanziano tali interventi al fine di garantire risparmi energetici o consumo di energia rinnovabile autoprodotta ai loro associati;

16) a istituire un fondo di garanzia per la realizzazione degli impianti e delle misure di efficienza relativi alle comunità energetiche rinnovabili.

(1-00457) (Testo 2)

Mozioni

TARICCO, BITI Caterina, MALPEZZI Simona Flavia, FERRARI, MIRABELLI, COLLINA, D'ARIENZO, CIRINNÀ Monica, ROSSOMANDO Anna, MARCUCCI, ALFIERI, RAMPI, VERDUCCI, STEFANO, FEDELI Valeria, PITTELLA, MANCA, GIACOBBE, IORI Vanna, COMINCINI, BOLDRINI Paola, VATTUONE, FERRAZZI, ROJC Tatjana, ASTORRE, PINOTTI Roberta, LAUS, D'ALFONSO - Il Senato,

premesso che:

le api e gli altri insetti impollinatori garantiscono, mediante l'impollinazione, la riproduzione di molte piante coltivate e selvatiche, contribuendo naturalmente alla produzione e alla sicurezza alimentare, nonché alla tutela della biodiversità, in Italia, in Europa e nel resto del mondo, e nonostante questo, purtroppo, la loro importanza non è sufficientemente riconosciuta, ed è spesso data anzi per scontata, mentre per esempio negli Stati Uniti ogni anno si spendono 2 miliardi di euro per l'impollinazione artificiale;

secondo uno studio dell'Istituto nazionale per la ricerca agronomica francese (INRA), finanziato dall'Unione europea, il venir meno del ruolo delle api comporterebbe un costo di 153 miliardi di euro a livello mondiale, pari al 10 per cento del valore di mercato dei prodotti alimentari, e circa l'84 per cento delle specie coltivate in Europa dipende dall'impollinazione degli insetti, come anche il 70 per cento delle principali colture utilizzate nel mondo per il consumo umano, e basterebbero questi dati a sottolineare l'importanza e la necessità di proteggere gli insetti impollinatori;

i recenti studi condotti dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) dimostrano come l'incremento della densità e della varietà degli insetti impollinatori abbia un impatto diretto sulla produttività dei raccolti, e come ciò, globalmente, si possa stimare soprattutto per i piccoli agricoltori in aumento della loro produttività media di oltre il 20 per cento;

la Commissione dell'Unione europea, alla luce di stime che valutano in circa 5 miliardi di euro la produzione agricola annuale europea attribuibile direttamente agli impollinatori, per affrontarne il declino, ha avviato una consultazione pubblica su un'iniziativa a loro tutela, e ha invitato scienziati, agricoltori e imprese, organizzazioni ambientali, autorità pubbliche e cittadini a intervenire con contributi;

premesso, altresì, che:

il modello di vita e di attività degli ultimi decenni, con mobilità di persone e di merci sempre più globalizzate e interattive, ha incentivato, e vieppiù accelerato e rafforzato, l'interscambio di tecnologie e di merci tra aree di ogni longitudine e di ogni latitudine, intensificando le correlazioni e le interdipendenze tra economie, sistemi e modelli di vita, creando inevitabilmente le condizioni, nonostante gli sforzi e le azioni di prevenzione per evitarlo, per una maggiore e più accelerata mobilità e approdo nelle varie realtà anche di parassiti, organismi e patologie nei vari contesti prima mai conosciuti, anche con effetti e conseguenze allo stato non compiutamente valutabili;

il consolidarsi nei decenni passati di un modello di produzione agricola basato in larga parte sulla specializzazione e sulla massimizzazione delle rese per ettaro e abbattimento dei costi di produzione, con il conseguente uso crescente di diserbanti e di prodotti fitosanitari, miranti in molti casi più all'eliminazione delle manifestazioni e delle conseguenze di un disequilibrio ambientale, che non alla ricostruzione dell'equilibrio compromesso, ha oggettivamente, per una stagione non breve, contribuito a comprimere la biodiversità, e anche in alcuni casi a generare pesanti conseguenze ambientali. Gli effetti di tale tendenza hanno evidenziato la necessità e l'urgenza di correzioni di rotta e di approcci diversi che, anche grazie allo stimolo e al sostegno delle politiche messe in atto dall'Unione europea, hanno orientato e accompagnato un intensificarsi di studi, di ricerche, di sperimentazioni e applicazioni finalizzati a un'agricoltura più attenta all'ambiente, alla biodiversità e alla sostenibilità prospettica, e indirettamente anche alla creazione di migliori condizioni di vita per api e impollinatori in genere. Sono significativamente cresciute l'agricoltura biologica e forme di agricoltura integrata e in generale più ampiamente sostenibili e salubri per l'uomo, per gli animali e per l'ambiente. A questa rinnovata sensibilità ha sicuramente contribuito anche la comunità apistica, che ha saputo sviluppare una propria capacità autonoma di denuncia, di sensibilizzazione e di proposta, verso istituzioni e categorie produttive, anche a partire da crescenti conoscenze scientifiche ed esperienze di campo;

la consapevolezza che l'agricoltura è al tempo stesso uno degli attori ambientali più importanti e un imprescindibile custode e attivatore della qualità del contesto territoriale e della fertilità dello stesso ha portato a compiere scelte importanti per la natura, per gli animali e anche e soprattutto per il comparto apistico. Si è così giunti per la prima volta all'introduzione di importanti divieti e limiti ad alcune famiglie di insetticidi e ad alcune molecole biocide che avevano avuto un impatto devastante sulla salute di api, insetti impollinatori e ambiente, riconoscendo alle api, e agli apicoltori, il ruolo di indispensabili partner dell'agricoltura di oggi e di domani;

premesso, inoltre, che:

secondo i più recenti dati dell'Osservatorio nazionale miele e dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA), l'Italia risulterebbe il quarto Paese europeo per numero di alveari (1,6 milioni), dopo Spagna (3 milioni), Romania e Polonia (rispettivamente 2 e 1,7 milioni), con una consistenza in aumento del 7,5 per cento nel 2019 rispetto all'anno precedente;

l'effettiva produzione italiana di miele, sempre secondo i dati dell'Osservatorio nazionale miele e di ISMEA, per l'anno 2019 si è attestata su circa 15.000 tonnellate, contro una produzione nazionale attesa di 23.000 tonnellate. La produzione 2020 in leggero recupero si sarebbe invece assestata intorno alle 18.500 tonnellate;

la produzione di miele, come accennato, proviene da oltre 1,6 milioni di alveari, di cui oltre 780.000 stanziali e 650.000 nomadi; una piccola quota residua è poi rappresentata da alveari non meglio classificati. Il 74 per cento degli alveari totali (oltre 1.230.000) sono gestiti da apicoltori commerciali che allevano le api per professione. La grande prevalenza di alveari detenuti da apicoltori con partita IVA sottolinea l'elevata professionalità del settore e l'importanza del comparto nel contesto agro-economico. Nel 2019 sono stati quasi oltre 190.000 gli alveari che hanno prodotto miele biologico, mentre quasi 1,4 milioni di alveari producono miele convenzionale. Nei primi sei mesi del 2020 questi alveari sono saliti rispettivamente a quasi 210.000 e a 1,45 milioni;

a livello geografico la produzione è diffusa in tutte le regioni (con le maggiori concentrazioni in Piemonte con oltre 5.000 tonnellate stimate, Toscana con oltre 3.000 tonnellate, Emilia-Romagna con oltre 2.000 tonnellate). Dai dati produttivi medi stimati per regione emergerebbe una resa media per alveare, per le aziende professioniste che praticano nomadismo, di circa 13 chili per alveare per le regioni del Nord e del Centro e circa 25 chili per alveare per le regioni del Sud e delle isole, con una resa media a livello nazionale di circa 18 chili per alveare;

dopo il picco del 2018, le importazioni italiane di miele si sono ridimensionate nel 2019, riducendosi del 12 per cento, e il trend sembrerebbe in flessione anche nel 2020, contestuale riduzione si sarebbe avuta anche nell'export con un calo in valore anche del 25 per cento. La principale provenienza dell'import resta l'Ungheria, dalla quale proviene il 42 percento dei volumi importati;

dal 2015 al 2019 la spesa per gli acquisti domestici di miele è cresciuta dell'8,8 per cento a fronte di un incremento del 4 per cento dei volumi. Tale dinamica, tuttavia, è il saldo tra un triennio di risultati estremamente positivi (dal 2015 al 2017) e il ripiegamento accusato nel biennio 2018 e 2019. Nel 2020 gli acquisti di miele hanno registrato una tendenza di crescita dei consumi con un recupero delle vendite;

considerato che:

per quanto concerne l'aspetto produttivo, come registrato anche nei rapporti annuali dell'ISMEA, la produzione del miele italiano è da alcuni anni in forte calo in tutto il Paese. Per quanto concerne la campagna 2020, sebbene in lieve recupero rispetto al 2019, è proseguita la tendenza negativa delle produzioni su gran parte del territorio nazionale e quella 2021 non sta dando al momento nuovi motivi di speranza. Molto eterogenee e complessivamente deludenti, tranne che per alcune eccezioni in specifiche aree vocate, risultano le produzioni dei monoflora di punta, sia per il Nord (l'acacia) che per il Sud (gli agrumi), così come risulta un'annata pessima per la sulla;

diversi fattori fra loro concomitanti e spesso sovrapponibili risulterebbero aver inciso negativamente sulla produzione di miele: a) i cambiamenti climatici con il susseguirsi di inverni miti e siccitosi a ritorni di freddo primaverili repentini e l'intensificarsi di fenomeni estremi quali grandine, alta ventosità e precipitazioni torrenziali che hanno comportato una serie di conseguenze negative, dirette e indirette, sullo sviluppo delle piante e sul benessere delle api. I fenomeni atmosferici avversi, producendo effetti negativi sulla produzione di nettare di molte specie vegetali, hanno generato prolungati stati di stress alimentare nelle colonie di api e hanno costretto gli apicoltori a nutrizioni artificiali di soccorso, molto dispendiose dal punto di vista economico, e hanno, in molti casi, ridotto drasticamente o azzerato le produzioni; b) l'attuale modello di produzione agricola, con significativo utilizzo di fitofarmaci e diserbanti, peraltro non sempre rispettoso delle prescrizioni e delle buone pratiche agronomiche, è anche una delle cause delle criticità e delle mancate o ridotte produzioni in apicoltura. L'impiego di antiparassitari e diserbanti infatti, in alcuni casi rivelatisi poi dannosi e sospesi dall'uso, e spesso utilizzati senza adeguata adozione di pratiche agronomiche per ridurne il contatto con insetti utili, ha riverberato negli anni pesanti conseguenze sulle colonie di api (avvelenamenti, riduzione della popolazione, impatto sulla longevità dell'ape, eccetera), soprattutto in areali a maggior concentrazione di colture intensive, quali ad esempio vite, nocciolo, ortofrutta, coltivazioni sementiere; c) la riduzione della superficie e delle specie botaniche di interesse apistico: l'antropizzazione e l'introduzione di cultivar ibridate non nettarifere (ad esempio girasole e colza) hanno limitato ulteriormente non solo le produzioni ma la possibilità stessa di far sopravvivere gli alveari senza dovere ricorrere al nomadismo e la stessa gestione agronomica dei terreni marginali, di aree incolte interstiziali e di infrastrutture viarie e idriche di servizio ha drasticamente ridotto la possibilità di fioritura di essenze spontanee, che sarebbero invece potute diventare fonti di cibo per tutti gli impollinatori; d) nuovi nemici delle api: predatori e parassiti anche di nuova provenienza esogena che stanno colonizzando porzioni sempre più vaste della nostra penisola (ad esempio Vespa Velutina, Vespa orientalis,Aethinatumida), con un forte impatto sulla salute delle colonie dei territori interessati e una drastica riduzione delle potenzialità produttive degli alveari;

considerato, altresì, che:

relativamente alle problematiche di mercato, nonostante i problemi produttivi evidenziati, e le riduzioni di produzione nazionale, si è registrato negli ultimi anni un calo delle quotazioni dei prezzi del miele nazionale oltre a un'accentuata riduzione della domanda e di conseguenza degli scambi interni e verso l'estero;

in un siffatto quadro generale, in cui di norma l'Italia produce circa il 50 per cento del fabbisogno nazionale di miele, tale comportamento anomalo del mercato, anche sulla base delle informazioni e delle indicazioni delle associazioni di rappresentanza del settore, sarebbe motivato e correlato a: 1) la sostituzione di alcune referenze carenti con prodotto di altri Paesi membri dell'Unione europea; 2) il crescente import e la proposta commerciale di miele asiatico di dubbia qualità e a basso costo; 3) l'aumento quantitativo e qualitativo di adulterazioni e frodi, sempre più sofisticate; 4) l'insufficiente efficacia dei controlli sul prodotto extra Unione europea importato; 5) la minore disponibilità economica dei consumatori; 6) la contrazione dei consumi invernali causata dal clima più mite; 7) la carenza di comunicazione sui temi qualitativi;

considerato, inoltre, che:

gli esami di laboratorio, che sono stati effettuati negli ultimi anni dal centro comune di ricerca europeo, hanno evidenziato che il 20 per cento dei campioni di miele prelevati presso i posti di frontiera esterna e le sedi degli importatori non rispettava i criteri di composizione, o i processi di produzione definiti nella direttiva concernente il miele (direttiva 2001/110/CE del Consiglio, del 20 dicembre 2001), e che il 14 per cento dei campioni rivelava la presenza di zucchero aggiunto, confermando quindi che in Europa continua ad arrivare miele contraffatto e adulterato;

il miele è il terzo prodotto più adulterato al mondo e tale adulterazione causa notevoli danni agli apicoltori italiani ed europei, ed espone i consumatori anche a rischi per la salute;

l'articolo 2, paragrafo 4, lettera a), secondo comma, della direttiva sul miele, modificata dalla direttiva 2014/63/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, stabilisce che, qualora il miele sia originario di più Stati membri o Paesi terzi, l'indicazione obbligatoria dei Paesi di origine può essere sostituita da una delle seguenti indicazioni, a seconda del caso: "miscela di mieli originari dell'UE", "miscela di mieli non originari dell'UE" o "miscela di mieli originari e non originari dell'UE", e l'indicazione "miscela di mieli originari e non originari dell'UE" non fornisce informazioni sufficienti ai consumatori, e considerando inoltre che numerose imprese di confezionamento e di distribuzione di miele utilizzano questo tipo di indicazione allo scopo di omettere i reali Paesi d'origine e la quantità di miele proveniente da diversi Paesi, dal momento che gli acquirenti, sempre più consapevoli, sono diffidenti riguardo ai prodotti alimentari provenienti da alcuni Paesi;

molti grandi produttori di miele come gli Stati Uniti, il Canada, l'Argentina o il Messico hanno introdotto obblighi di etichettatura del miele molto più rigorosi rispetto alle norme semplificate dell'Unione europea, e pertanto offrono garanzie molto migliori di quelle dell'Unione per quanto riguarda le informazioni necessarie da fornire ai consumatori;

sulla base delle normative vigenti l'Unione europea, gli Stati membri e l'Italia dovrebbero garantire che tutti i mieli importati anche provenienti da Paesi terzi siano conformi alla definizione di miele nell'Unione europea, e quindi sicuramente incrementare e meglio finalizzare i controlli su prodotto importato;

valutato che:

un ruolo importante nell'alterazione delle regole del mercato mondiale del miele, con nefasti effetti su quello nazionale, sarebbe connesso alla disponibilità di ingenti quantità di prodotto proveniente da Paesi extra Unione europea, spesso adulterato con sistemi sofisticati (sciroppi di riso) e difficilmente identificabile come tale ai controlli attualmente in vigore o realizzato con procedimenti industriali di disidratazione, in totale contrasto con la direttiva europea sul miele e con il codex alimentarius della FAO (1981);

in un contesto generale di grande fluttuazione unitaria e generale delle rese, l'unico Paese che non ha manifestato flessioni nella produzione risulterebbe la Cina, con inspiegabili incrementi produttivi non giustificati da analoga crescita del numero di alveari allevati. Questo Paese, principale esportatore mondiale di miele, registra un costante incremento delle capacità produttive accompagnato da una costante stabilità del potenziale teorico. Dal 2013, le importazioni in Unione europea provenienti dalla Cina ammontano mediamente a 80.000 tonnellate all'anno e sono state in costante crescita negli ultimi anni;

nel 2019 risulterebbe che il prezzo del miele cinese sia sceso ulteriormente a 1,24 euro al chilo. La sola analisi del prezzo all'importazione può fornire una prima indicazione relativa alla qualità e motiva più che fondati sospetti. A titolo di esempio, sul mercato interno cinese il miele risulterebbe venduto a un prezzo compreso tra 9,02 e 36,09 euro al chilo, mentre il prezzo d'esportazione del miele destinato all'Unione europea risulta appunto compreso tra 0,90 e 2,71 euro al chilo. Una tale differenza di prezzo autorizza a supporre anche a possibili procedure quanto meno non trasparenti;

in Cina, risulterebbe diffusa la prassi di raccogliere miele immaturo, con alto contenuto di acqua, che sarebbe poi conferito a "fabbriche del miele" che provvederebbero a lavorarlo, filtrarlo e deumidificarlo. Tale processo industriale sostituirebbe, di fatto, il processo di maturazione delle api e priverebbe il prodotto ottenuto di componenti caratteristiche. La modalità cinese di produzione di miele definita dagli standard della Repubblica popolare cinese (GB 16740-2014, 2015), che nulla dicono sull'impossibilità di aggiungere o estrarre sostanze dal miele da destinare al mercato o sulla maturazione nei favi dell'alveare, prefigurerebbe produzioni non sempre conformi né al codex alimentarius né alla direttiva 2001/110/CE che individua il miele come sostanza dolce naturale prodotta dalla Apis mellifera proibisce l'aggiunta di qualsivoglia ingrediente, congiuntamente all'eliminazione di qualunque componente specifica del miele, conformemente appunto alla norma del codex alimentarius per il miele (codex stan 12-1981); si sarebbe quindi in presenza di importazioni di prodotto che potrebbe essere definito "miele" secondo la normativa cinese, ma non secondo quella europea e non secondo la definizione del codex alimentarius,

impegna il Governo:

1) in sede di definizione e di attuazione della politica agricola comune (PAC):

a) a promuovere una visione rispettosa ed orientata alla salvaguardia e alla protezione degli impollinatori, nonché alla promozione del loro ruolo vitale per l'agricoltura e l'ambiente;

b) in particolare nel primo pilastro, a dare risalto alle misure favorevoli alle api e agli impollinatori previste dalla condizionalità: "buone condizioni agricole e ambientali" (good agricultural and environmental conditions GAEC) e "requisiti di gestione obbligatori" (SMR), assicurando la loro corretta applicazione;

c) a prevedere "pacchetti" di misure di sostegno agli impollinatori e buone pratiche per gli agricoltori che attivano innovativi e specifici interventi e colture di interesse per gli impollinatori stessi. Le misure dovrebbero includere anche la diversificazione delle colture, l'impegno reciproco tra apicoltori e agricoltori, anche prevedendo misure più attente e rispettose verso le api e i pronubi, e incentivi alla coltivazione di piante di interesse nettarifero o pollinifero e l'inserimento di infrastrutture ecologiche (siepi, stagni, aiuole, strisce di fiori, colture o prati permanenti ad alto valore ecologico, bosco);

2) in merito al secondo pilastro, a prevedere:

a) misure agroambientali e climatiche (European association of guarantee institutions AECM) incentrate sui sistemi di produzione rispettosi dell'ambiente, tecnologie di precisione, agricoltura biologica e lotta integrata, energie rinnovabili;

b) azioni di informazione e formazione degli esperti dei servizi di consulenza agricola (FAS), sulle esigenze e sui pericoli in cui incorrono gli impollinatori, al fine di fornire la migliore consulenza possibile agli agricoltori per la tutela degli impollinatori e per la salvaguardia della biodiversità, anche prevedendo che queste azioni siano nel piano di azione nazionale (PAN) a supporto dei provvedimenti della futura PAC;

c) incentivi agli investimenti in tecniche non dannose per api e impollinatori: tecniche dropleg, robot autonomi invece di erbicidi, big data, sensori di identificazione a radiofrequenza (RFID radio frequency identification), feromoni, immagini satellitari, agricoltura di precisione, eccetera;

d) azioni per accrescere la conoscenza e per l'innovazione in agricoltura (agricultural knowledge and innovation systems AKIS) al fine di migliorare le pratiche e la cooperazione in agricoltura, tra coltivatori, allevatori e apicoltori;

3) a coordinarsi con gli altri Paesi interessati per ottenere dalla Commissione europea, al fine di favorire le produzioni di qualità, di garantire il consumatore e di tutelare i produttori italiani ed europei dal rischio di pesanti fenomeni di concorrenza sleale dovuti alla commercializzazione di prodotti apistici di dubbia origine e qualità e per un'efficace azione di contrasto contro le produzioni non conformi:

a) un nuovo piano di controllo coordinato fra gli Stati membri, almeno per le importazioni di lotti superiori alle 20 tonnellate di miele provenienti da Paesi terzi, per garantire la piena conformità del miele e degli altri prodotti apistici importati con le norme di alta qualità dell'Unione europea, contrastando così sia produttori dei Paesi terzi che utilizzano metodi scorretti, sia le aziende di confezionamento e distribuzione che mescolano consapevolmente il miele adulterato di importazione con miele prodotto da Paesi membri dell'Unione europea, anche attraverso un monitoraggio dei flussi rilevati da Eurostat con una verifica puntuale dei principali partner commerciali di miele proveniente dalla Cina e dalle altre aree di grande importazione, della qualità e della natura degli scambi da questi Paesi verso l'Italia;

b) il riconoscimento, il sostegno, lo sviluppo e la certificazione di metodi di analisi di laboratorio efficaci (analisi melissopalinologiche, microscopiche e polliniche, ma anche tecniche quali la risonanza magnetica nucleare (RMN) e la cromatografia in fase liquida ad alta prestazione, HPLC) per rilevare ogni marcatore specifico delle api, al fine di individuare casi di adulterazione del miele, anche prevedendo risorse per la formazione di operatori specializzati dedicati e lo sviluppo di una banca dati ufficiale per il miele, classificando il miele di origini diverse mediante un metodo di analisi comune;

c) il sostegno alla ricerca per sviluppare e soprattutto validare nuove tecniche di individuazione dell'adulterazione del miele che siano economicamente convenienti per tutti gli operatori, anche attivando o individuando un laboratorio europeo di referenziazione per il miele, con l'obiettivo di verificare l'autenticità del miele e di assistere le autorità di controllo degli Stati membri nell'individuazione delle frodi;

4) a promuovere iniziative volte a modificare la "direttiva miele" al fine di:

a) evidenziare in etichetta tutti i Paesi di origine per le miscele di mieli, nonché le percentuali di mieli diversi all'interno della miscela, per permettere chiarezza e valorizzazione della produzione europea che rispetta severe condizioni di produzione e al fine di una armonizzazione del funzionamento del mercato interno, con particolare riferimento anche alla comprensione dei consumatori (ad esempio la Repubblica popolare cinese o Cina e non semplicemente RPC);

b) fornire definizioni chiare e illustrare le principali caratteristiche del prodotto e in ogni caso inserire l'obbligo di indicare il Paese di origine, per il miele e per i prodotti dell'apicoltura, come miele monoflorale e millefiori, propoli, pappa reale, cera d'api, polline in grani, pane d'api e veleno d'api, come peraltro già richiesto in testi già approvati dallo stesso Parlamento europeo;

c) esaminare attentamente, conformemente al disposto del regolamento (UE) 2016/1036, del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'8 giugno 2016, l'importazione massiccia di miele cinese e, in particolare, a controllare le operazioni delle aziende che esportano miele di origine cinese e a valutarne la qualità, il volume e i prezzi di vendita sul mercato del miele dell'Unione;

d) la possibilità, anche nel caso del miele e degli altri prodotti apistici, analogamente ad alcuni prodotti a base di carne o lattiero-caseari, per gli Stati membri di richiedere l'indicazione obbligatoria dell'origine del miele;

e) un programma di informazione e promozione "multipaese" sul miele europeo rivolto al mercato interno, che metta in risalto gli standard di produzione europei e italiani, anche con una specifica dotazione nel quadro del programma di lavoro annuale di promozione della Commissione;

f) l'istituzione di un osservatorio europeo del mercato del miele, per rendere il mercato del miele nell'Unione europea più trasparente, attraverso il monitoraggio economico del settore (prezzi, produzione, stock, importazioni ed esportazioni intra ed extra comunitarie, monitoraggio del prezzo lungo tutta la filiera), con informazioni pertinenti, regolari e affidabili e con la partecipazione dei diversi operatori della catena di commercializzazione;

g) di orientare maggiormente su qualità ed origine del prodotto, i piani nazionali di campionatura obbligatoria del miele, incrementando la capacità e il ventaglio dei controlli e delle analisi condotte dagli Stati membri, indirizzandoli in misura maggiore all'individuazione e al contrasto di frodi e adulterazione;

h) l'attivazione di campagne di informazione e promozione sulle proprietà nutritive e sui benefici per la salute derivanti dal consumo di miele, anche attivando l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) a formulare indicazioni sulle qualità e sulla salubrità del miele, con particolare attenzione al contenuto di microelementi ed enzimi;

5) per sostenere le particolari criticità della stagione, a prevedere:

a) non solo in riferimento all'emergenza da COVID-19, ma soprattutto alla crisi che ha colpito il settore apistico già a partire dagli anni 2018 e 2019, un piano di interventi puntuali (microcredito, abbattimento delle commissioni di garanzia, contributi in conto interessi, o accesso a finanziamenti agevolati con garanzie pubbliche, congelamento o dilazione dei pagamenti dei contributi agricoli e di tutti i tributi riguardanti l'apicoltura) soprattutto per le aziende che dall'apicoltura traggono una importante quota del loro sostentamento economico, con riferimento alla riduzione di reddito degli ultimi anni in rapporto ai precedenti, e alla riduzione delle rese produttive in rapporto alle medie rilevate negli anni dall'Osservatorio nazionale miele e da ISMEA;

b) forme di sostegno volte a favorire il progressivo adattamento delle tecniche di allevamento delle api ai cambiamenti climatici, in un'ottica di concreto sostegno e valorizzazione del comparto apistico in chiave ecosostenibile;

c) incentivi alla creazione di polizze assicurative o fondi mutualistici con contributo pubblico nazionale ed europeo anche per indennizzo dei danni da mancata produzione per il settore;

d) il massimo impegno nel raggiungimento delle finalità della legge 24 dicembre 2004, n. 313, per la disciplina dell'apicoltura, anche attraverso un aggiornamento del documento programmatico di cui all'articolo 5, anche con attenzione alla tutela e alla salvaguardia dell'ape autoctona italiana (sottospecie ligustica e sicula o siciliana) e delle popolazioni di api autoctone tipiche o delle zone di confine;

e) ad attivare forme di verifica e controllo sulla cera d'api importata dalla Cina, alla luce del regolamento (UE) n. 1143/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014, sulle specie esotiche invasive, e dei regolamenti sulla salute degli animali e delle piante, regolamento (UE) 2016/429 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 marzo 2016, regolamento (UE) 2016/2031 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 ottobre 2016, rispettivamente, per i rischi di potenziale contaminazione, con possibili conseguenze sulla salute delle api;

f) un approfondimento scientifico e una conseguente forte presa di posizione, ispirati al principio di precauzione, in vista della revisione delle autorizzazioni per l'uso in agricoltura e in ambiente aperto, di prodotti a base di principi attivi potenzialmente pericolosi per le api (flupyradifurone, sulfoxaflor, glifosato, eccetera);

g) il miglioramento, il potenziamento e la strutturazione dei controlli in campo a seguito di segnalazione di avvelenamenti di api;

h) l'istituzione di una task force operativa interministeriale a tutela del patrimonio apistico nazionale contro predatori o nemici di origine aliena;

6) per il sostegno al mercato del miele nazionale, a prevedere:

a) il rafforzamento all'interno della filiera delle procedure di tracciabilità per permettere di avere un'identificazione chiara e immediata dell'origine anche del prodotto sfuso contenuto nei fusti di miele o di altri contenitori, utilizzato nell'intera filiera;

b) in ogni caso, il rafforzamento nazionale puntuale e organico del controllo sui mieli importati;

c) l'avvio di campagne promozionali ma soprattutto comunicativo-informative su caratteristiche e distiguibilità del miele italiano;

7) per adeguare e semplificare la normativa per l'apicoltura, a prevedere:

a) l'adeguamento del regime fiscale della pappa reale italiana addivenendo a un chiarimento normativo per la pappa reale, che pur essendo a tutti gli effetti un prodotto agricolo, come da legge n. 313 del 2004 che disciplina l'apicoltura, non viene poi però trattata come tale a fini fiscali, non essendo, infatti, compresa nella prima parte della tabella A del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633 (disciplina dell'IVA), nella quale sono elencati tutti i prodotti agricoli per la cui cessione, effettuata dai produttori agricoli, si applicano per l'IVA le cosiddette aliquote ridotte o a compensazione forfettaria, che ne preveda l'inserimento;

b) sburocratizzazione delle procedure per la vendita e la cessione al dettaglio di prodotti agricoli presso sede aziendale come già avviene per i produttori agricoli che cedono in campo i propri prodotti. L'attività dell'apicoltore è, infatti, ai fini sanitari (regolamento (CE) 852/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004), attività primaria, compreso il confezionamento del prodotto, e quindi dovrebbero essere estese anche all'apicoltore tutte le semplificazioni anche con riferimento ai locali per la smielatura, la lavorazione e fino alla commercializzazione, e, almeno per le piccole produzioni, la possibilità di esercitare tale attività in locali di uso temporaneo senza che sia necessario il cambio di destinazione d'uso dei locali stessi;

c) l'inserimento tra le attività agricole connesse oltre al miele anche la lavorazione e il confezionamento di tutti gli altri prodotti dell'alveare anche chiarendone l'interpretazione, all'articolo 32, comma 2, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e dell'articolo 2135, terzo comma, del codice civile, ricomprendendo, oltre alla lavorazione e al confezionamento del miele anche quelli degli altri prodotti dell'apicoltura, come elencati nella legge n. 313 del 2004 (disciplina dell'apicoltura) all'articolo 2, comma 2, la cera d'api, la pappa reale o gelatina reale, il polline, il propoli, il veleno d'api, le api e le api regine, l'idromele e l'aceto di miele;

d) abolizione del registro carico e scarico degli animali allevati per gli allevatori apistici, che si avvalgono della determinazione del reddito imponibile riferendosi al reddito agrario disponibile, dall'obbligo di tenuta del registro cronologico di carico e scarico degli animali allevati di cui all'articolo 18-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, essendo questo dato già presente nella banca dati apistica nazionale e quindi nella piena disponibilità della pubblica amministrazione;

e) definire i necessari chiarimenti interpretativi sul sistema sanzionatorio previsto dalla legge 28 luglio 2016, n. 154, per la parte relativa all'anagrafe apistica nazionale, come definito dalla legge medesima con il comma 2 dell'articolo 34 (Disposizioni in materia di apicoltura e di prodotti apistici) in merito alle comunicazioni di detenzione degli alveari, anche in riferimento alla proporzionalità delle sanzioni

f) estendere agli apicoltori produttori di idromele le agevolazioni previste dall'articolo 37 del testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, ai cosiddetti "piccoli produttori di vino", cioè i produttori di vino che producono in media meno di 1.000 ettolitri di vino all'anno con riferimento agli obblighi burocratici puramente formali legati alla gestione delle accise (deposito fiscale, comunicazioni all'Agenzia delle dogane) e relative sanzioni penali e amministrative;

8) a promuovere, al fine di consentire una corretta diagnosi del fenomeno della mortalità delle api: un'indagine epidemiologica sulla presenza di malattie infettive parassitarie delle api, effettuata anche in collaborazione con i veterinari aziendali libero professionali e in collaborazione con i veterinari pubblici dipendenti e con la rete del sistema sanitario nazione, servizio profilassi; un'indagine, anche in collaborazione con gli istituti zooprofilattici regionali, relativa all'impatto sugli impollinatori dell'uso di prodotti chimici in agricoltura.

(1-00494)

URSO, CIRIANI, RAUTI Isabella, BALBONI, BARBARO, CALANDRINI, DE BERTOLDI, DE CARLO, DRAGO Tiziana Carmela Rosaria, FAZZOLARI, GARNERO SANTANCHÈ Daniela, IANNONE, LA PIETRA, LA RUSSA, MAFFONI, MALAN, NASTRI, PETRENGA Giovanna, RUSPANDINI, TOTARO, ZAFFINI - Il Senato,

premesso che:

i dati sull'uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo sono allarmanti, ove si pensi che l'Europol ha stimato che circa l'1 per cento del prodotto interno lordo annuale della UE è coinvolto in attività finanziarie sospette;

le attività di riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo minacciano seriamente l'integrità dell'economia e del sistema finanziario della UE e la sicurezza dei cittadini che devono essere protetti dal terrorismo e dalla criminalità organizzata;

si è, dunque, ritenuto adottare misure volte ad adeguare il quadro normativo UE alle nuove sfide legate all'innovazione tecnologica, come le valute virtuali, la maggiore integrazione dei flussi finanziari nel mercato unico e la natura globale delle organizzazioni terroristiche;

a tal fine nel luglio 2021, la Commissione europea, nell'ambito di un'estesa riforma delle norme in materia di materia di antiriciclaggio e contrasto al finanziamento del terrorismo, ha formulato proposte normative volte al rafforzamento dei poteri e della cooperazione tra le autorità nazionali e all'armonizzazione degli obblighi antiriciclaggio degli operatori con l'obiettivo di uniformare l'operato delle financial intelligence unit (UIF) mediante norme più stringenti;

tra le proposte è stata prevista anche la creazione di un'Autorità europea antiriciclaggio, Anti money laundering authority (AMLA), con compiti di supervisione, di supporto e coordinamento tra le UIF nazionali con l'obiettivo di migliorare l'individuazione di transazioni e attività sospette, sventando le scappatoie utilizzate dai criminali per riciclare proventi illeciti o finanziare attività terroristiche attraverso il sistema finanziario;

l'Autorità, la cui istituzione è prevista dal 1° gennaio 2023, avrà poteri di vigilanza e di indagine (con il potere di imporre sanzioni amministrative e penali pecuniarie) nei confronti dei soggetti obbligati "selezionati", vale a dire enti creditizi e finanziari o i gruppi di enti creditizi o finanziari;

più specificatamente i compiti dell'AMLA saranno: a) sostenere le UIF nazionali nel loro lavoro per migliorarne la capacità analitica dei flussi illeciti e fare dell'intelligence finanziaria una fonte di informazioni fondamentale per i servizi di contrasto; b) vigilare direttamente su alcuni degli enti finanziari più rischiosi che operano in un gran numero di Stati membri o richiedono un'azione immediata per far fronte a rischi imminenti; c) monitorare e coordinare gli organismi di vigilanza nazionali responsabili di altri soggetti finanziari e coordinare gli organismi di vigilanza dei soggetti non finanziari; d) sostenere la cooperazione tra le UIF e facilitare il coordinamento e le analisi congiunte tra di loro, al fine di individuare meglio i flussi finanziari illeciti di natura transfrontaliera;

la diffusione e l'evoluzione delle nuove tecnologie, quali le criptovalute, che hanno come obiettivo quello di introdurre dei sistemi di pagamento svincolati dai sistemi bancari tradizionali, hanno progressivamente destato una sempre maggiore preoccupazione, soprattutto in forza della capacità di tali strumenti, grazie a meccanismi di "pseudonimato", di prestarsi ad attività criminose, come è stato evidenziato nel rapporto Europol del 2021 "Cryptocurrencies. Tracing the evolution of criminal financies", che ha posto l'attenzione soprattutto sull'utilizzo di questa "moneta virtuale" con finalità di riciclaggio di denaro proveniente da attività criminose;

considerato che:

negli anni, nel solco della strada aperta da "giudici eroi" quali Rosario Livatino, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, ma anche dell'impegno significativo delle forze dell'ordine, l'Italia si è distinta per un costante impegno nella lotta alla criminalità organizzata ed alle attività di riciclaggio di nuova generazione (attraverso attacchi cibernetici, criptovalute, eccetera) ed ha svolto un notevole lavoro di contrasto, arricchendosi di esperienze investigative di notevole valore affiancate dall'adozione di un'articolata normativa che ha recepito anche quanto previsto a livello comunitario;

in Italia sussistono le alte competenze della UIF connesse alle varie autorità dello Stato, alla magistratura, alle competenti forze dell'ordine, ad organismi antimafia e antiterrorismo;

considerato, altresì, che:

nonostante l'Italia sia il terzo Paese europeo per popolazione, ad oggi non ospita alcuna sede di authority europea in ambito economico e finanziario nonostante la normativa e la vigilanza sono molto avanzate e le banche abbiano fatto grossi investimenti per adeguarsi;

il Parlamento, la Commissione e il Consiglio dell'Unione europea hanno sede a Bruxelles; la Banca centrale europea e vigilanza sulle banche sono a Francoforte; l'Autorità bancaria europea e quella degli strumenti finanziari e dei mercati si trovano a Parigi, mentre Madrid ospita l'Organizzazione internazionale dei regolatori sugli strumenti finanziari; infine il comitato che definisce le macro regole per tutto il mondo bancario e finanziario si trova a Basilea (come si evince dal suo nome);

a tal proposito, il Comitato parlamentare per la sicurezza della repubblica (COPASIR), nella sua relazione al Parlamento sull'attività svolta dal 1° gennaio 2021 al 9 febbraio 2022, ha sollecitato il Governo a farsi promotore in sede UE della candidatura dell'Italia ad ospitare la sede dell'AMLA;

tale proposta è stata condivisa in più occasioni, ma anche in sede di audizione presso lo stesso Comitato, lo scorso settembre, dal presidente dell'ABI, Antonio Patuelli, quando riferendo sul ruolo delle nuove tecnologie e il contrasto ai crimini cibernetici nel settore bancario, sulle criptovalute anche quale strumento della criminalità organizzata, ha apprezzato la possibilità che l'Italia rivendichi la sede della costituenda Autorità anti riciclaggio europea;

anche il comandante generale della Guardia di finanza, generale Giuseppe Zafarana, il 30 novembre 2021, sempre del corso dell'audizione presso il COPASIR, tracciando un quadro aggiornato delle attività poste in essere dal Corpo, ha condiviso l'ipotesi che l'istituenda Autorità anti riciclaggio europea abbia sede in Italia;

in occasione dell'ultima riunione lo sorso giugno, il Consiglio UE ha approvato la sua posizione parziale sulla proposta di regolamento relativa all'istituzione della nuova Autorità antiriciclaggio europea, parziale perché non è stato trovato un accordo sulla sede;

sulla base di tale considerazione, il Comitato si è fatto portatore di tale istanza nella speranza che i negoziati in corso che proseguiranno durante il semestre francese porteranno all'esito auspicato,

impegna il Governo ad attivarsi presso tutte le sedi europee affinché l'Italia venga designata come Paese ospitante la sede dell'Autorità per la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo.

(1-00495)

IANNONE, BARBARO, CIRIANI, RAUTI Isabella, BALBONI, CALANDRINI, DE BERTOLDI, DE CARLO, DRAGO Tiziana Carmela Rosaria, FAZZOLARI, GARNERO SANTANCHÈ Daniela, LA PIETRA, LA RUSSA, MAFFONI, MALAN, NASTRI, PETRENGA Giovanna, RUSPANDINI, TOTARO, URSO, ZAFFINI - Il Senato,

premesso che:

la cultura intesa in tutte le sue forme ed espressioni, così come tutelata dall'articolo 9 della Costituzione, rappresenta un bene comune inviolabile e, in quanto tale, necessita di essere tutelata e valorizzata;

le sale cinematografiche, come indicato dall'ANEC, vivono una situazione di estrema difficoltà fin dal 23 febbraio 2020, quando è stato minato il settore dell'intrattenimento con perdite iniziali superiori al 75/80 per cento di pubblico;

attingendo alle più recenti elaborazioni curate da CINETEL, la società che effettua un monitoraggio di gran parte del mercato "theatrical" italiano (impresa partecipata pariteticamente da ANEC - l'associazione degli esercenti - e da ANICA Servizi) dal 1° al 31 maggio 2022, sono stati incassati 25,7 milioni di euro, corrispondenti ad un meno 46,6 per cento rispetto al 2019; i biglietti venduti sono stati soltanto 3,65 milioni, ovvero meno 50,7 per cento rispetto al 2019;

dal 1° gennaio 2022 sono stati incassati 126,6 milioni di euro, corrispondenti a meno il 14,9 per cento rispetto al 2020, meno 56,5 per cento rispetto al 2019; i 18,49 milioni di biglietti venduti corrispondono ad un meno 18,9 per cento rispetto al 2020 ed a un meno 59,1 per cento rispetto al 2019;

a livello europeo, si rileva, secondo i dati dell'European Audiovisual Observatory (EAO), che, per i primi 4 mesi dell'anno (da gennaio ad aprile 2022) al meno 61 per cento dell'Italia (sempre rispetto all'anno di riferimento pre-COVID, ovvero il 2019) corrisponde un meno 50 per cento della Germania, un meno 38 per cento della Francia, un meno 36 per cento della Spagna ed un meno 19 per cento del Regno Unito;

considerato che:

nel 2021 il cinema italiano ha incassato 169,3 milioni di euro e 24,8 milioni di presenze; la differenza rispetto al 2019, prima quindi della pandemia, è di oltre il 70 per cento, sia per i ricavi, sia per le presenze;

l'audiovisivo è la più produttiva delle industrie creative italiane: il suo «effetto moltiplicatore» è il secondo più alto fra quelli di tutte le attività economiche nazionali e comprende circa 8.500 imprese che occupano direttamente circa 50.000 persone: se si considera l'intero indotto, la cifra supera addirittura le 170.000 unità;

esso rappresenta, inoltre, uno strumento di promozione della nostra nazione all'estero, che andrebbe sostenuto con ogni mezzo;

Cinecittà è un simbolo della cinematografia nazionale e rilanciare la centralità degli stabilimenti di Via Tuscolana è funzionale alla remunerabilità dei nuovi investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza: le nuove risorse, infatti, non diventeranno produttive, se non saranno accompagnate da una politica dinamica e aggressiva di riposizionamento sul mercato dei teatri di posa e dei servizi proposti da Cinecittà;

considerato, altresi, che:

recenti dati FAPAV-IPSOS confermano che il fenomeno dell'illegalità diffusa nella fruizione di contenuti audiovisivi, provoca danni ingenti, sia in termini di fatturato (circa 1,7 miliardi di euro), sia come PIL (circa 716 milioni di euro), sia come entrate fiscali per lo Stato (circa 319 milioni di euro), che potrebbero essere impiegati in servizi pubblici a disposizione della collettività;

la pirateria non solo è un freno per lo sviluppo, ma mette anche a serio rischio l'occupazione: si stima una perdita di posti di lavoro pari a 9.400 unità,

impegna il Governo:

1) ad adottare immediati interventi che impongano congrue e sostenibili "finestre" temporali nello sfruttamento di qualsiasi film, sia nazionale che internazionale, attestandosi su 105 giorni, come da prassi prepandemica, garantendo gli esercenti cinematografici, i distributori e le produzioni, così come le esigenze delle piattaforme streaming;

2) ad adottare iniziative volte a garantire che le attività di lancio e promozione in relazione alla successiva disponibilità dell'opera attraverso fornitori di servizi media audiovisivi lineari e non lineari, o attraverso editori home entertainment, possano essere effettuate dopo un congruo periodo dalla data di prima proiezione in sala cinematografica;

3) a prolungare il "tax credit" al 60 per cento alla distribuzione, al fine di agevolare investimenti in materia di promozione e conseguente visibilità dei prodotti;

4) a rimodulare il "tax credit" alla produzione prevedendola al 60 per cento per opere con prioritario sfruttamento cinematografico e al 30 per cento per quelle destinate ad altri circuiti e modalità di fruizione;

5) a introdurre una chiara regolamentazione sulle "uscite evento", che non possano essere lesive della normativa sulle "finestre", evitando che, in mancanza di regole chiare, siano utilizzate per aggirare il periodo di tempo fissato dalle finestre e finire in tempi brevi sulle altre forme di distribuzione;

6) a promuovere iniziative a tutela e sostegno del comparto cinematografico in tutte le sue forme ed espressioni derivanti dall'evoluzione tecnologica;

7) a sostenere il rilancio delle sale da cinema tramite la riduzione del peso fiscale delle imposte comunali che gravano sulle imprese, migliorando la mobilità da e per i luoghi di spettacolo, sostenendo l'ammodernamento edilizio e la riconversione ecologica e digitale delle sale, incentivando e promuovendo i consumi culturali del cinema in sala tramite specifici incentivi fiscali come la detrazione dei consumi culturali, formando le nuove generazioni tramite la sinergia con scuole e laboratori;

8) ad adottare iniziative urgenti volte al contrasto della pirateria audiovisiva;

9) ad intensificare l'azione di sostegno alle sale cinematografiche con maggiori investimenti;

10) a contrastare qualsiasi forma di concorrenza sleale, come il sistema delle arene gratuite;

11) ad adottare iniziative normative volte a introdurre meccanismi certi che consentano la cessione dei crediti di imposta a favore dell'esercizio cinematografico al sistema bancario e finanziario.

(1-00496)

NATURALE Gisella, TAVERNA Paola, LEONE Cinzia, AGOSTINELLI Donatella, PUGLIA, L'ABBATE Patty, PAVANELLI Emma, QUARTO, LOREFICE - Il Senato,

premesso che le api e gli altri insetti impollinatori, mediante una costante attività spesso data per scontata e non sufficientemente riconosciuta, svolgono funzioni cruciali per l'ecosistema, garantendo la riproduzione delle piante e la tutela della biodiversità;

considerato che:

il miele è un alimento complesso, che contiene circa 200 sostanze diverse, frutto di un'interazione unica tra regni vegetale e animale. La trasformazione del nettare in miele, da parte delle api, infatti, comporta modifiche dal punto di vista chimico, mediante l'aggiunta di enzimi, nonché una drastica riduzione dell'iniziale percentuale d'acqua;

la domanda di miele sul mercato globale cresce ininterrottamente dal 2010, con un incremento costante di circa 20.000 tonnellate all'anno. Il dilatato consumo è correlato all'aumento della popolazione mondiale, all'ampliamento delle fasce di consumatori e alla crescente preferenza per alimenti naturali e sani. All'incremento della domanda, tuttavia, non corrisponde un'analoga capacità produttiva mondiale;

per quanto concerne il piano interno, la produzione nazionale è caratterizzata da una dimensione aziendale estremamente variabile, che va dalle grandi imprese specializzate alle aziende agricole in cui l'apicoltura è attività integrativa, fino agli hobbisti che praticano l'apicoltura per l'autoconsumo;

in Europa e nelle aree geografiche tradizionalmente grandi produttrici, si registrano ricorrenti flessioni dovute alle avversità che affliggono l'apicoltura, sinteticamente riconducibili all'incremento delle monocolture e alla riduzione delle risorse nettarifere, all'impatto devastante dei pesticidi, alla diffusione di nuove parassitosi, al cambiamento climatico e ai fenomeni estremi che lo accompagnano;

sul punto, in particolare, il susseguirsi di inverni miti e siccitosi, ritorni di freddo repentini in primavera, l'intensificarsi di eventi calamitosi quali grandine, alta ventosità e precipitazioni torrenziali e temperature estive elevate accompagnate da perdurata assenza di precipitazioni hanno determinato una serie di conseguenze negative, dirette ed indirette, sullo sviluppo delle piante e sul benessere delle api;

tali fenomeni atmosferici, producendo effetti contrari sulla produzione di nettare di molte specie vegetali, generano prolungati stati di stress alimentare nelle colonie di api e spesso costringono gli apicoltori a nutrizioni artificiali di soccorso, troppo dispendiose;

in particolare, i ripetuti e necessari interventi di nutrizione mediata non sono sostitutivi del bottino che le api trovano nell'ambiente, che è ricco di lieviti, enzimi e altre sostanze utili all'alimentazione della covata e al corretto sviluppo del sistema immunitario della colonia, con un conseguente indebolimento delle famiglie stesse;

inoltre, l'arrivo di predatori e parassiti di origine esogena, che stanno occupando porzioni sempre più vaste della penisola, ha cagionato e continua a cagionare un forte impatto sulla salute delle colonie dei territori interessati con una drastica riduzione delle potenzialità produttive degli alveari;

a questa preoccupante situazione si aggiungono estese e crescenti adulterazioni e frodi, tali da mettere il miele al terzo posto, dopo latte e olio, nella classifica degli alimenti maggiormente contraffatti a livello mondiale;

considerato, inoltre, che:

l'impiego sistematico e massivo di fitofarmaci in agricoltura rappresenta una delle più incidenti cause della carenza produttiva del settore. L'assenza di buone pratiche agricole, infatti, non solo riduce l'esposizione degli insetti utili, ma ha anche pesanti conseguenze sulle colonie di api in termini di avvelenamenti, riduzione della popolazione, impatto sulla longevità;

l'antropizzazione e l'introduzione di cultivar ibridate, non nettarifere, ostacolano la sopravvivenza degli alveari. A tali fattori si aggiunge una generale gestione agricola dei terreni marginali, o anche momentaneamente improduttivi, che non permette la fioritura eventuale di essenze spontanee, preziose fonti di cibo per tutti i pronubi,

impegna il Governo:

1) a promuovere azioni volte alla salvaguardia degli insetti impollinatori e al contrasto del fenomeno della mortalità delle api tramite un'intensificazione dell'utilizzo dei dispositivi tecnologici a supporto delle attività di monitoraggio ordinarie;

2) a definire delle linee guida a livello nazionale per monitorare, verificare e denunciare velocemente i fenomeni di morie e spopolamenti degli alveari causati da avvelenamenti acuti o cronici per effetto dei fitofarmaci, prevedendo altresì che tali procedure includano i campionamenti delle matrici vegetali in campo, anche attraverso la designazione di addetti adeguatamente formati e protocolli certi di intervento presso ogni ASL;

3) ad intensificare, anche con il proficuo utilizzo delle nuove tecnologie di screening disponibili, i processi di controllo sui mieli di importazione al fine di scongiurare, nelle piattaforme nazionali, la diffusione di frodi in campo agroalimentare e la commercializzazione di miele adulterato, in spregio alle disposizioni interne ed unionali;

4) a definire un sistema di qualità nazionale del miele italiano con una forte connotazione e caratterizzazione territoriale, basato su criteri oggettivi analitici superiori rispetto alle norme già esistenti, uniti all'utilizzo di biotecniche di gestione ed allevamento degli alveari, che assicurano il benessere delle api contro le principali patologie;

5) a cogliere l'opportunità della programmazione della prossima PAC, così come delineato nel piano strategico nazionale, per l'attuazione di misure aventi ricadute positive, dirette e indirette, sulle api e sul settore apistico, fra cui: nell'ambito del primo pilastro, l'adozione dell'eco-schema n. 5 a favore degli insetti impollinatori, con il fine di assicurare pascoli nettariferi per le api e la non esposizione ai fitofarmaci; nell'ambito del secondo pilastro, nelle azioni previste per lo sviluppo rurale, l'attuazione di una specifica misura (ACA18) studiata ex novo, per sostenere i produttori apistici che si impegnano a trasferire i propri alveari in aree dove, a livello regionale, è riconosciuta una carenza di biodiversità;

6) a prevedere azioni volte alla sensibilizzazione e alla formazione degli agricoltori, dei contoterzisti e dei tecnici di campagna, in merito al ruolo cruciale dei pronubi, e in particolar modo delle api, per l'impollinazione e per i cicli vitali nonché concretizzare gli interventi relativi al sistema della conoscenza e innovazione in agricoltura (agricultural knowledge and innovation system, AKIS) previsti dalla futura PAC;

7) a fornire linee guida a livello nazionale, ad uso degli enti pubblici, in particolare per i Comuni che gestiscono o appaltano la cura del verde urbano, affinché siano salvaguardate le api da scorrette scelte in materia di trattamenti antiparassitari nonché assicurare una costante sensibilizzazione dei cittadini alla tutela degli insetti impollinatori, a partire dalle scelte per la gestione del verde privato, come giardini e orti;

8) a prevedere la formazione sistematica nelle scuole primarie e secondarie, soprattutto quelle ad indirizzo agrario, sul ruolo degli insetti impollinatori, e in particolar modo delle api, nonché sulla loro funzione per il mantenimento della biodiversità.

(1-00497)

BERNINI Anna Maria, GALLONE Maria Alessandra, CALIGIURI Fulvia Michela, DE BONIS, MANGIALAVORI, MESSINA Alfredo, PAPATHEU Urania Giulia Rosina, GALLIANI, GIAMMANCO Gabriella, MALLEGNI, RIZZOTTI Maria, RONZULLI Licia, AIMI, ALDERISI Francesca, BARACHINI, BARBONI, BERARDI, BINETTI Paola, BOCCARDI, CALIENDO, CANGINI, CESARO, CRAXI Stefania Gabriella Anastasia, DAL MAS, DAMIANI, DE POLI, DE SIANO, FAZZONE, FERRO, FLORIS, GASPARRI, GHEDINI, GIRO, MODENA Fiammetta, PAGANO, PAROLI, PEROSINO, SACCONE, SCHIFANI, SCIASCIA, SERAFINI, SICLARI, STABILE Laura, TIRABOSCHI Maria Virginia, TOFFANIN Roberta, VITALI, VONO Gelsomina - Il Senato,

premesso che:

il settore apistico in Italia conta oltre 1.400.000 alveari, detenuti da circa 60.000 apicoltori di cui circa 41.000 allevano le api in autoconsumo e detengono circa 350.000 alveari (25 per cento del totale) mentre i restanti 19.000 apicoltori sono titolari di aziende che allevano api a fini economici e detengono il 75 per cento degli alveari del patrimonio apistico nazionale;

il comparto è quindi caratterizzato principalmente da aziende che allevano api per trarne un reddito, integrativo o prevalente, nell'ambito dell'attività agricola;

il venir meno del ruolo delle api comporterebbe un costo di 153 miliardi di euro a livello mondiale, pari al 10 per cento del valore di mercato dei prodotti alimentari;

circa l'84 per cento delle specie coltivate in Europa dipende dall'impollinazione degli insetti, come anche il 70 per cento delle principali colture utilizzate nel mondo per il consumo umano;

da alcuni anni, come evidenziato nei rapporti annuali ISMEA e dall'Unione nazionale associazioni apicoltori italiani (UNA.API), la produzione del miele italiano è in forte calo in tutto il Paese a causa di diversi fattori fra loro concomitanti e spesso sovrapponibili: cambiamenti climatici, l'uso massiccio di pesticidi in agricoltura, diffusione di nuove parassitosi, riduzione della superficie e delle specie botaniche di interesse apistico;

come emerge dai dati dell'Osservatorio nazionale del miele dell'ISMEA, nonostante i problemi produttivi, negli ultimi due anni si registra un calo delle quotazioni dei prezzi del miele nazionale oltre a un'accentuata riduzione della domanda e di conseguenza degli scambi interni e verso l'estero;

posto che l'Italia produce circa il 50 per cento del fabbisogno nazionale di miele, tale insolito atteggiamento del mercato, in annate scarsamente produttive, è da imputare ad una serie di motivi: sostituzione di alcune referenze carenti con prodotto di altri Paesi UE; crescente import e proposta commerciale di miele asiatico di dubbia qualità e a basso costo; aumento quantitativo e qualitativo delle adulterazioni e frodi, sempre più sofisticate; scarsa efficacia dei controlli sul prodotto extra UE importato; contrazione dei consumi invernali causata dal clima più mite; carenza di comunicazione sui temi qualitativi;

a causa delle crescenti contraffazioni e frodi, il miele è al terzo posto, dopo latte e olio, nella classifica degli alimenti maggiormente contraffatti a livello mondiale;

considerato che:

l'unico Paese che fa eccezione a tale tendenza produttiva negativa è la Cina, principale esportatore mondiale di miele, con ingiustificati incrementi produttivi non corrispondenti ad analoga crescita del numero di alveari allevati. Le importazioni in Unione europea provenienti dalla Cina ammontano mediamente a circa 80.000 tonnellate all'anno;

in Cina è molto diffusa la prassi di raccogliere miele immaturo con alto contenuto di acqua, che è poi conferito alle "fabbriche del miele" che provvedono a lavorarlo, filtrarlo e deumidificarlo. Tale metodo di produzione cinese non è conforme alla direttiva 2001/110/CE concernente la produzione e la commercializzazione del miele e al codex alimentarius che sono incentrate sul divieto di immissione o estrazione di qualsiasi sostanza dal miele destinato al consumo alimentare;

si assiste, pertanto, da anni alla commercializzazione di un prodotto che può essere definito miele secondo la normativa cinese, ma non secondo quella europea e secondo la definizione del codex alimentarius;

tenuto conto che:

è compito della UE, degli Stati membri e dell'Italia garantire che tutti i mieli importati provenienti da Paesi terzi siano conformi alla definizione di miele nella UE, in primo luogo quelli di origine cinese;

occorre, quindi, sostenere le imprese in difficoltà e attivare a livello europeo un piano d'azione contro le contraffazioni, rafforzando le procedure di tracciabilità,

impegna il Governo:

1) ad adottare disposizioni volte a sostenere le imprese apistiche al verificarsi di eventi inconsueti, per la mancata produzione, come avviene per le altre imprese agricole;

2) a definire un piano di controlli sui mieli di importazione al fine di individuare e ridurre la quantità di miele non conforme alla normativa comunitaria immesso sul mercato nazionale;

3) ad attivarsi in tutte le sedi opportune, al fine di uniformare a quella italiana la normativa sull'etichettatura del miele di tutti i Paesi dell'Unione europea, con chiara ed univoca indicazione del Paese di origine anche per le miscele di mieli, estendendo lo stesso obbligo anche a tutti gli altri prodotti alimentari dell'alveare quali pappa reale, polline e propoli;

4) ad attivare campagne di informazione e promozione a sostegno del miele italiano e delle sue proprietà nutritive e sui benefici per la salute derivanti dal suo consumo, anche presso le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado;

5) a prevedere "pacchetti" di misure di sostegno agli apicoltori e alle buone pratiche, come ad esempio la diversificazione delle colture e una più stringente regolamentazione dell'uso di anti parassitari e diserbanti;

6) a mettere in atto misure agroambientali e climatiche (AECM) incentrate sui sistemi di produzione rispettosi dell'ambiente, tecnologie di precisione, agricoltura biologica e lotta integrata ed energie rinnovabili.

(1-00498)

BERNINI Anna Maria, CRAXI Stefania Gabriella Anastasia, AIMI, GASPARRI, BARBONI, BERARDI, GALLONE Maria Alessandra, GALLIANI, GIAMMANCO Gabriella, MALLEGNI, MANGIALAVORI, RIZZOTTI Maria, RONZULLI Licia, ALDERISI Francesca, BARACHINI, BINETTI Paola, BOCCARDI, CALIENDO, CALIGIURI Fulvia Michela, CANGINI, CESARO, DAL MAS, DAMIANI, DE BONIS, DE POLI, DE SIANO, FAZZONE, FERRO, FLORIS, GHEDINI, GIRO, MESSINA Alfredo, MODENA Fiammetta, PAGANO, PAPATHEU Urania Giulia Rosina, PAROLI, PEROSINO, SACCONE, SCHIFANI, SCIASCIA, SERAFINI, SICLARI, STABILE Laura, TIRABOSCHI Maria Virginia, TOFFANIN Roberta, VITALI, VONO Gelsomina - Il Senato,

premesso che:

il finanziamento del terrorismo e il riciclaggio del denaro sono una grave minaccia non solo per la sicurezza dei cittadini, ma anche per il sistema economico e finanziario Italiano e europeo;

in particolare, l'Europol stima che circa l'1 per cento del PIL della UE sia rilevato come coinvolto in attività finanziarie sospette;

durante l'emergenza epidemiologica da COVID-19 molti settori dell'economia sono stati colpiti e ad approfittare di questa situazione molto spesso sono sia soggetti stranieri, in prevalenza asiatici, sia la criminalità organizzata che si insinua nelle attività commerciali per riciclare il denaro proveniente da attività illegali;

la Commissione europea, tra le novità in questo ambito, in data 21 luglio 2021, ha presentato un pacchetto di disposizioni legislative volto proprio a consolidare le norme UE per contrastare il finanziamento del terrorismo e il riciclaggio di denaro, proponendo di creare entro il 1° gennaio 2023 una nuova autorità che si chiamerà AMLA, Authority for anti-money laundering and countering the financing of terrorism, per la lotta al riciclaggio di denaro. AMLA sarà la centrale di coordinamento delle autorità nazionali, volta a garantire che il settore privato applichi le norme della UE;

l'obiettivo dell'autorità è di migliorare l'individuazione di transazioni e attività sospette e colmare le scorciatoie utilizzate dai criminali per riciclare proventi illeciti o finanziare attività terroristiche attraverso il sistema finanziario;

inoltre, AMLA avrà poteri di vigilanza e di indagine, nei confronti di enti creditizi e finanziari più rischiosi o di gruppi di enti creditizi o finanziari e coordinerà e assisterà le FIU nazionali (per l'Italia UIF, unità di informazione finanziaria) nel migliorare l'efficacia dell'attuazione delle prescrizioni, garantendo standard normativi e metodi di valutazione del rischio uniformi;

tenuto conto che:

il decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, recante "Attuazione della direttiva 2005/60/CE concernente la prevenzione dell'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo nonché della direttiva 2006/70/CE che ne reca misure di esecuzione", reca disposizioni a fini di prevenzione e contrasto dell'uso del sistema economico e finanziario a scopo di riciclaggio e finanziamento del terrorismo e detta misure volte a tutelare l'integrità del sistema economico e finanziario e la correttezza dei comportamenti degli operatori tenuti alla loro osservanza;

l'articolo 3 riguarda una vasta platea di soggetti (persone fisiche e giuridiche) e categorie professionali e fra questi: intermediari bancari e finanziari, professionisti, dottori commercialisti, esperti contabili, consulenti del lavoro, oltre a notai e avvocati, tutti obbligati all'espletamento di adempimenti definiti per la prevenzione e il contrasto di operazioni di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo;

ai sensi dell'articolo 1 del decreto le autorità di vigilanza di settore sono la Banca d'Italia, la CONSOB e l'IVASS in quanto autorità preposte alla vigilanza e al controllo degli intermediari bancari e finanziari, dei revisori legali e delle società di revisione legale, mentre il nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza e la DIA eseguono i controlli sull'osservanza delle disposizioni di cui al decreto da parte dei soggetti obbligati non vigilati dalle autorità di vigilanza di settore nonché gli ulteriori controlli effettuati, in collaborazione con la UIF che ne richieda l'intervento a supporto dell'esercizio delle funzioni di propria competenza, accertano le violazioni degli obblighi ed effettuano gli approfondimenti investigativi,

impegna il Governo a sostenere concretamente in tutte le sedi europee la candidatura dell'Italia a sede dell'Autorità per la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, e a porre in essere tutte le iniziative necessarie a tal fine, rappresentando questa scelta una grande opportunità per il nostro Paese, considerato l'ampio lavoro svolto e l'attività di prevenzione e repressione sistematica sinora svolti per contenere l'espansione di tali fenomeni.

(1-00499)

BERNINI Anna Maria, GALLONE Maria Alessandra, CALIGIURI Fulvia Michela, PAPATHEU Urania Giulia Rosina, MESSINA Alfredo, BOCCARDI, RONZULLI Licia, TIRABOSCHI Maria Virginia, GALLIANI, GIAMMANCO Gabriella, MALLEGNI, MANGIALAVORI, RIZZOTTI Maria, AIMI, ALDERISI Francesca, BARACHINI, BARBONI, BERARDI, BINETTI Paola, CALIENDO, CANGINI, CESARO, CRAXI Stefania Gabriella Anastasia, DAL MAS, DAMIANI, DE BONIS, DE POLI, DE SIANO, FAZZONE, FERRO, FLORIS, GASPARRI, GHEDINI, GIRO, MODENA Fiammetta, PAGANO, PAROLI, PEROSINO, SACCONE, SCHIFANI, SCIASCIA, SERAFINI, SICLARI, STABILE Laura, TOFFANIN Roberta, VITALI, VONO Gelsomina - Il Senato,

premesso che:

il quadro regolatorio europeo in materia di energia e clima al 2030 è in costante evoluzione. La Commissione europea ha adottato un pacchetto di proposte per rendere le politiche dell'UE in materia di ambiente, energia, uso del suolo, trasporti e fiscalità idonee a ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Tale obiettivo è previsto dalla legge europea sul clima (Regolamento 2021/1119/UE) ed è a sua volta funzionale a trasformare l'UE in un'economia competitiva e contestualmente efficiente sotto il profilo delle risorse, che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra, come indicato dal Green Deal europeo;

dal conflitto in corso tra Russia e Ucraina, l'Europa e in particolare l'Italia, sono state colpite duramente sul fronte energetico, molto più di altre parti del mondo, perché molto più alta è la dipendenza italiana dal gas russo senza voler dimenticare che gli sviluppi geopolitici, anche lo scorso anno, anche prima dell'invasione dell'Ucraina, avevano spinto ad un aumento dei prezzi rispetto ai valori del 2021;

l'aumento del prezzo dell'energia e delle materie prime, registrato a partire dalla fine del 2021, nonché il deterioramento dello scenario geopolitico seguito alla crisi ucraina rischiano concretamente di impedire alle imprese di consolidare una ripresa possibile o di compromettere definitivamente la sopravvivenza di quelle che non sono riuscite ancora ad agganciarla;

la politica energetica italiana si è progressivamente sviluppata puntando ad incrementare i consumi di elettricità senza prestare attenzione al problema sotteso all'elettrificazione dei consumi ovvero a come si produce l'elettricità e, quindi, a come sostituire le fonti fossili con energia rinnovabile;

negli ultimi anni si è assistito ad un aumento dei consumi di gas che sono passati dal 34 per cento del 2014 al 48,5 per cento del 2021 senza un altrettanto significativo aumento di produzione energetica da fonti rinnovabili;

eolico e fotovoltaico sono fonti fondamentali da implementare insieme a tutte le altre fonti rinnovabili, altrimenti non sarebbe possibile sostituire il gas e il petrolio e raggiungere gli sfidanti obiettivi europei;

gli ambiziosi progetti dell'Unione europea per uno sviluppo sostenibile prevedono in tempi brevi un forte abbattimento delle emissioni di anidride carbonica che resta difficilmente raggiungibile nei tempi previsti con il solo utilizzo di energie da fonti rinnovabili;

l'intermittenza di queste fonti ha bisogno di ridondanza, di mantenimento di capacità di generazione alternativa, di capacità di accumulo abnormi, che diventano problematiche ove si considerino i costi delle materie prime e di smaltimento e di reti altamente interconnesse che non sono presenti;

il gas per l'Italia, per la nostra industria, continua ad essere fondamentale e proseguirà il suo ruolo strategico di accompagnamento alla transizione ecologica ancora per anni;

l'assoluta rilevanza del tema è confermata dalle misure emergenziali che si sono progressivamente adottate, finalizzate, tra l'altro, ad incrementare la produzione di gas nazionale anche superando i vincoli stabiliti dal PiTESAI, il Piano della transizione energetica sostenibile che individua le aree in cui si può svolgere la prospezione di idrocarburi sul territorio nazionale e ad aumentare la capacità di rigassificazione, senza contare la necessaria riapertura delle centrali a carbone ancora attive in Italia da cui arriva oggi il 6 per cento dell'energia consumata nel Paese;

con riferimento all'energia nucleare, molti Paesi proseguono l'investimento in energia atomica, tra cui Gran Bretagna, Russia, India, Cina e Francia, che ha annunciato la costruzione di sei nuovi reattori nucleari EPR (ad acqua pressurizzata), oltre all'entrata in servizio del reattore di Flamanville, prevista per il 2024, e all'impegno di un miliardo di euro per la realizzazione di reattori di piccole dimensioni;

i Ministri dell'economia e dell'industria di 10 Paesi dell'Unione europea (Bulgaria, Croazia, Finlandia, Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria) hanno pubblicato un documento, il 10 ottobre 2021, per chiedere che l'energia nucleare sia compresa nelle fonti di energia pulita all'interno della «Tassonomia degli investimenti verdi» della Commissione europea, cioè l'insieme di regole di classificazione che si applicano alle attività economiche per poterle definire «sostenibili»;

relativamente al settore dell'idrogeno e dei biocarburanti l'Europa e l'Italia, anche a seguito dell'adozione del cosiddetto RePowerEU, teso a diversificare le fonti e le rotte del gas naturale ed a ridurne il consumo, stanno mettendo in campo diverse azioni per rilanciare l'idrogeno rinnovabile per sostituire in maniera accelerata volumi di gas naturale nei consumi finali difficili da elettrificare;

tale azione è in linea con l'obiettivo di decarbonizzazione e concorre, quindi, a incrementare la sostenibilità ambientale e l'indipendenza energetica già nel breve periodo. Il bioidrogeno può contribuire, assieme al biometano ed altri carburanti e combustibili "RFNBO" e "RFBO", alla decarbonizzazione del settore dei trasporti e dell'industria;

considerato che:

il Prezzo Unico Nazionale, il PUN dell'energia elettrica nel 2022 si è aggirato mediamente attorno ai 280 euro al MW, con punte oltre i 500 euro a MW. Il costo della bolletta energetica a carico delle imprese è salito dagli 8-10 miliardi di euro del periodo 2019-2018 ai preventivati 68 nel 2022;

in particolare per le imprese energivore il costo dell'energia è talmente elevato da rendere la produzione non solo non remunerativa, ma addirittura in perdita mettendo a rischio la tenuta di diverse aziende con evidenti ripercussioni occupazionali anche sulle aziende dell'indotto;

con l'articolo 16-bis del decreto-legge n. 17 del 2022, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 aprile 2022, n. 34, sono state introdotte disposizioni per la cessione di importanti quantità di energia elettrica detenuta dal Gestore del sistema elettrico (GSE), a prezzo calmierato alle imprese energivore;

la proposta, denominata "energy release", prende spunto da un meccanismo similare adottato in Francia, dove si è stabilito di cedere agli energivori una quota importante dell'energia elettrica prodotta dalle centrali nucleari a un prezzo calmierato di 41 euro al Megawattora;

è necessario dare piena attuazione alla suddetta "energy release" per i soggetti energivori nonché al parere numero 22/54/CU03/C4-C5-C7-C18 approvato all'unanimità dalla Conferenza Stato - Regioni il 30 marzo 2022 che, tra l'altro, specificamente indica in 2 Terawattora la quantità sufficiente per colmare il riconosciuto gap energetico per gli energivori delle Isole Maggiori;

potenziare le estrazioni da giacimenti nazionali di gas naturale, favorire la realizzazione di nuova capacità di rigassificazione, aumentare la produzione di energia dalle centrali a carbone sono obiettivi che, nell'emergenza, si è dovuto perseguire ma occorre, parallelamente, non distogliere l'attenzione dalla necessità di accelerare verso la decarbonizzazione sostenendo la centralità del principio della neutralità energetica che si realizza solo con il sostegno di tutte le fonti rinnovabili (sole vento ma anche idroelettrico biomasse, biogas e geotermia) e da una maggiore libertà in merito alle scelte tecnologiche;

la fonte principale di energia rinnovabile in tutto il mondo sono le bioenergie. Il 37 per cento dell'energia rinnovabile totale e oltre il 62 per cento della termica viene prodotta da biomasse;

le biomasse sono considerate a pieno titolo tra le fonti rinnovabili dalla direttiva RED II, recepita con il decreto legislativo n.199 del 2021. Germania, Francia e Spagna prevedono al 2030 di produrre il 68 per cento dell'energia termica da biomassa e la Commissione europea ha chiesto all'Italia una maggiore ambizione nella termica rinnovabile;

su 43,5 MTEP di consumi termici in Italia, le biomasse contribuiscono solo per il 18 per cento (7.9 MTEP). Se ci avvicinassimo alla media europea di utilizzo delle biomasse, potremmo generare 30 MTEP termici, pari al 70 per cento dei consumi interni;

preleviamo 1/3 della media europea dai nostri boschi che hanno un enorme potenziale. Occorre prevedere incentivi per la gestione forestale corretta e snellire le procedure di prelievo, pianificare l'immediato utilizzo dei residui colturali: paglie, potature, sottoprodotti agricoli. La consistenza di questo patrimonio potrebbe consentire di sostituire il gas con prodotti già disponibili nel Paese e utilizzabili da subito;

in ambito agricolo bisogna continuare a favorire lo sviluppo dell'economia circolare, promuovere la produzione rinnovabile. E il settore del biogas è uno di quelli che ha maggiormente risposto agli stimoli di sviluppo dell'economia circolare;

questi impianti avranno sempre di più un ruolo cruciale nell'integrazione e nell'ottimizzazione dei processi produttivi in ambito agricolo e contribuiranno alla riduzione dei costi energetici e all'integrazione dei redditi delle imprese agricole, grazie al miglioramento della qualità e della sostenibilità ambientale del settore primario;

dare continuità agli investimenti per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica alimentati a biogas e alla produzione di biogas consente di sostenere lo sviluppo delle filiere agricole in linea con la strategia del Green Deal europeo e con le misure previste dal PNRR;

tra i temi sui quali si è assistito in questi mesi a cambi di vedute anche da parte delle amministrazioni locali c'è quello della termovalorizzazione dei rifiuti. Gli inceneritori con recupero energetico, gli impianti che sfruttano la cogenerazione, possono e devono contribuire alla produzione termica nazionale;

anche riguardo all'idroelettrico è necessaria una maggiore ambizione, occorre avviare un serio processo di ammodernamento e potenziamento degli impianti esistenti, affinché sia assicurato un significativo incremento di produzione nazionale di energia elettrica da questa fonte;

la sostenibilità ambientale è ormai un'esigenza ineludibile da tutti riconosciuta, ma deve essere perseguita parallelamente alla sostenibilità economica e occupazionale;

è evidente la necessità e l'importanza di uno specifico sostegno per quei settori che, per le specifiche caratteristiche produttive, hanno oggettive difficoltà ad abbattere le emissioni di anidride carbonica e a riconvertirsi, con conseguenze negative in termini economici e occupazionali, con particolare riguardo ai settori dell'autotrasporto, dell'agricoltura, della pesca e dei settori maggiormente energivori;

occorre accelerare la ricerca, favorire le esperienze sperimentali in corso sulla cattura della CO2. Si tratta di processi nei quali questo gas serra può essere trasformato in risorsa. L'ENEA ha in corso un programma nel campo della separazione, riutilizzo e confinamento della CO2 (CCUS - carbon capture, utilization and storage) per "immagazzinare" anidride carbonica e, contemporaneamente, produrre materiali di qualità e a basso costo da impiegare in edilizia e nella cantieristica stradale. L'obiettivo è di rendere il processo di decarbonizzazione di industrie come acciaierie, cementifici e raffinerie economicamente vantaggioso e circolare. Si tratta di un programma finanziato dall'Unione europea nell'ambito del programma "Horizon2020", ma con risorse troppo scarse, ove si consideri la mole di finanziamenti che affluisce su altre opzioni ambientali;

la cattura della CO2 consentirebbe anche una riduzione degli oneri dei diritti di emissione. I prezzi della CO2 sul mercato europeo ETS (Emissions Trading Scheme) potrebbero salire fino a 85 euro a tonnellata entro il 2030, secondo le stime della Commissione UE, ma in realtà sono già a 86 euro. Com'è noto gli ETS sono oggetto di accaparramento da parte di fondi speculativi e su questo punto la UE tarda ad intervenire,

impegna il Governo:

1) a proseguire le azioni volte a massimizzare la produzione nazionale di gas favorendo il più possibile la produzione da concessioni di coltivazione vigenti onshore e offshore e da nuove concessioni di coltivazione per i siti ad alto potenziale accelerando parallelamente sui rigassificatori che in quota parte possono consentirci di utilizzare approvvigionamenti di GNL maggiormente disponibili senza tralasciare il necessario potenziamento del sistema infrastrutturale e degli stoccaggi in modo da consentire un maggiore flusso di approvvigionamento destagionalizzato;

2) a riconsiderare lo sviluppo di tecnologie di fissione nucleare di nuova generazione e a supportare lo sviluppo delle tecnologie di fusione a confinamento magnetico, nonché ad adottare iniziative per comprendere la produzione di energia atomica di nuova generazione all'interno della politica energetica, e far sì che la stessa venga classificata tra le fonti energetiche sostenibili;

3) a rafforzare le politiche energetiche nazionali relativamente al settore dell'idrogeno rinnovabile e dei biocarburanti per sostituire in maniera accelerata volumi di gas naturale nei consumi finali difficili da elettrificare e favorire la de carbonizzazione del settore dei trasporti;

4) a dare piena attuazione alla cosiddetta "energy release" introdotta dall'articolo 16-bis del decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17 convertito, con modificazioni, dalla legge 27 aprile 2022, n. 34 per i soggetti energivori, secondo modalità che assicurino piena certezza alle imprese sui volumi resi disponibili, sui prezzi, sulle modalità, ovvero, per l'energia prodotta da impianti nuovi ed esistenti da attribuire ai clienti finali, prevedere non dei ritiri fisici, ma contratti alle differenze rispetto al prezzo del mercato del giorno prima di lungo termine, inserendo la riserva di 2 Terawattora per gli energivori insulari;

5) a prevedere incentivi per la gestione forestale corretta e snellire le procedure di prelievo favorendo l'utilizzo delle bioenergie nel settore termico prevedendo incentivi per l'installazione di impianti a biomassa che devono essere regolati in base alle loro prestazioni, come previsto dal decreto ministeriale n. 186 del 7 novembre 2017, escludendo il riferimento alle aree non metanizzate e l'adozione di divieti locali all'utilizzo di questa risorsa che prescindano dalle prestazioni ambientali proprie degli impianti di ultima generazione caratterizzati da fattori emissivi particolarmente bassi;

6) a consentire agli impianti di biogas esistenti, nel rispetto della normativa europea, di massimizzare la produzione di energia elettrica anche superando il limite di potenza ammessa dalla normativa sul riconoscimento degli incentivi, valorizzando tale extra produzione al prezzo di mercato e senza incidere sul totale delle risorse erogate a titolo di incentivo;

7) a provvedere quanto prima ad effettuare una ricognizione della capacità impiantistica pubblica e privata per il recupero energetico dei rifiuti urbani e industriali esistente o in corso di realizzazione in ciascuna regione promuovendo azioni finalizzate a raddoppiare gli impianti di termovalorizzazione attualmente esistenti, ponendo fine alle tonnellate di rifiuti che ogni anno vengono destinate alle discariche, lo smaltimento più inquinante, o esportate a spese della collettività;

8) nel settore idroelettrico, a promuovere il processo di ammodernamento e potenziamento degli impianti esistenti, attraverso nuova infrastrutturazione e sistemazione degli invasi, in modo da assicurare un significativo incremento di produzione di energia elettrica prevedendo misure atte a garantire che l'energia prodotta sia erogata in Italia;

9) a prevedere lo stanziamento di specifiche ulteriori risorse finanziarie volte a sostenere la transizione verde in particolar modo per quei settori che hanno estrema difficoltà ad abbattere le emissioni di anidride carbonica, al fine di aiutarli nella realizzazione di progetti di decarbonizzazione e per cercare di contenere gli inevitabili elevati costi economici e sociali conseguenti al loro difficile adattamento alla transizione energetica favorendo la ricerca e i programmi nel campo della separazione, riutilizzo e confinamento della CO2 che consentirebbe una riduzione degli oneri dei diritti di emissione.

(1-00500)

DE LUCIA Danila, MONTEVECCHI Michela, AIROLA, VANIN Orietta, CATALFO Nunzia, GAUDIANO Felicia, LOREFICE, MANTOVANI Maria Laura - Il Senato,

premesso che:

è indiscutibile lo stato di profonda crisi in cui versano le sale cinematografiche italiane, aggravatasi con la pandemia da COVID-19, al punto che, nel computo d'un bilancio generale, la differenza in negativo rispetto al 2019, quindi antecedente alla pandemia, ammonta a oltre il 70 per cento, sia per i ricavi sia per le presenze;

è innegabile che tale crisi abbia avuto inizio ben prima della pandemia per diverse ragioni, fra cui vanno annoverati, in particolare, l'incremento dell'utilizzo di internet per guardare film (più 21,9 per cento nel periodo 2015-2021, di cui il 2,8 per cento nel biennio pandemico), insieme con la crescente predisposizione da parte degli under 40 a guardare film su dispositivi (tablet, smartphone);

in incontri pubblici, svoltisi di recente, prestigiosi esponenti del settore hanno ampiamente illustrato la gravità della situazione che attraversa un ambito di grande rilevanza economica oltre che culturale del Paese, tale da vantare una tradizione di qualità riconosciuta in tutto il mondo;

i numeri sugli incassi degli ultimi anni, raccolti e certificati da società specializzate, appaiono sconfortanti anche se rapportati al resto d'Europa: l'Italia è l'unico dei grandi Paesi europei a evidenziare un bilancio negativo negli incassi 2021 rispetto al 2020 con un meno 7 per cento, con un calo del 50-60 per cento degli incassi nel periodo di piena apertura, rispetto al triennio 2017-2019, che ha generato una perdita del fatturato complessivo di circa 700 milioni di euro e con una previsione per il 2022 di un calo del 60 per cento, pari a 600 milioni;

si registra la chiusura di circa 500 schermi su circa 3.600, riferiti a 1.300 strutture su tutto il territorio nazionale, pari al 5 per cento degli attivi negli ultimi anni;

va peraltro riconosciuto come, in questi anni di pandemia, il Governo e il Ministero della cultura abbiano adottato numerosi provvedimenti per sostenere il settore, sia nella fase di chiusura, sia per il rilancio in fase di riapertura;

appare, quindi, indispensabile un'analisi attenta della situazione, sia per il ruolo culturale che riveste il cinema italiano, sia per la sua importanza come settore del comparto delle industrie culturali e creative, con una filiera che occupa oltre 60.000 lavoratori, se si considerano solo le professioni cosiddette dirette, vieppiù alla luce delle parole pronunciate dal Presidente della Repubblica nell'intervento tenuto al Quirinale il 2 maggio 2022 per la presentazione dei candidati ai premi «David di Donatello» 2022: «Le sale del cinema richiedono attenzione e non possono essere trascurate. Il loro ruolo sociale è importante, nelle città più popolate come anche nei centri minori. Le sale sono centri di aggregazione. La crisi delle sale cinematografiche da noi si presenta superiore a quella di altri Paesi europei. Questo spinge a interventi e ad aver cura di questo patrimonio civile. Risorse destinate a cinema e teatri per migliorare l'efficienza degli ambienti e consentire di abbellirli, di renderli più funzionali e sicuri riguardano una questione di grande rilievo»,

impegna il Governo:

1) a utilizzare tutte le risorse a disposizione per attività di promozione volte a promuovere e a sostenere il ritorno del pubblico in sala, nonché a incentivare la riapertura delle piccole sale esistenti nei centri storici, riconoscendone l'importanza come luoghi di aggregazione e presidi culturali;

2) a prevedere, nell'ambito delle attività di educazione all'immagine previste per le scuole, di cui all'articolo 10, comma 1, lettera h) della legge 14 novembre 2016, n. 220, di svolgere tali attività d'intesa e in stretto raccordo con le sale cinematografiche del territorio, al fine di valorizzarne presenza e funzioni;

3) a valorizzare festival e rassegne che svolgono la maggior parte delle attività nelle sale cinematografiche del territorio, valutando l'opportunità di prevedere una premialità ai fini dell'ottenimento di finanziamenti pubblici;

4) a incentivare l'acquisto di abbonamenti o biglietti per il cinema anche con l'"App18", o con il bonus insegnanti, sia per le proiezioni mattutine dedicate agli studenti, sia per la programmazione ordinaria nelle sale;

5) ad attivare percorsi di formazione dedicati a tutta la filiera del cinema e dell'audiovisivo che coinvolgano anche imprenditori e personale dipendente delle sale cinematografiche, anche al fine di intercettare i «nuovi mestieri» e le possibilità che derivano dalla transizione digitale ed ecologica;

6) a prevedere una "finestra" di 105 giorni per tutti i film, italiani e stranieri, a protezione dell'uscita in sala per i prossimi tre anni, prevedendo la rimodulazione a 90 giorni al termine dei 3 anni, fatta salva una diversa rimodulazione frutto di accordo tra Governo e associazioni degli esercenti cinema;

7) a rimodulare il "tax credit" alla produzione al 40 per cento per opere con prioritario sfruttamento cinematografico, al 30 per cento per quelle destinate ad altri circuiti e modalità di fruizione;

8) a regolamentare la durata delle "uscite evento", solitamente di tre giorni, che, in mancanza di regole certe, potrebbero essere utilizzate per "aggirare" il periodo di tempo fissato dalle «finestre» ed essere disponibili in tempi brevi sulle altre forme di distribuzione;

9) a incentivare e a promuovere progetti in materia di adeguamento tecnologico, a tutela e sostegno del «Piano straordinario per il potenziamento del circuito delle sale cinematografiche e polifunzionali» e del «Piano straordinario per la digitalizzazione del patrimonio cinematografico e audiovisivo», di cui, rispettivamente, agli articoli 28 e 29 della citata legge 14 novembre 2016, n. 220.

(1-00501)

FERRAZZI, COLLINA, MISIANI, MALPEZZI Simona Flavia, FERRARI, MIRABELLI, BITI Caterina, D'ARIENZO, CIRINNÀ Monica, ROSSOMANDO Anna, MARCUCCI, ALFIERI, RAMPI, VERDUCCI, GIACOBBE, MARILOTTI, MANCA, ASTORRE, BOLDRINI Paola, CERNO, COMINCINI, D'ALFONSO, FEDELI Valeria, IORI Vanna, LAUS, MARGIOTTA, NANNICINI, PARRINI, PINOTTI Roberta, PITTELLA, PORTA, ROJC Tatjana, STEFANO, TARICCO, VALENTE Valeria, VATTUONE, ZANDA - Il Senato,

premesso che:

la composizione del mix energetico italiano, secondo recenti dati IEA, evidenzia che la maggior parte dei consumi di energia nel nostro Paese proviene dall'utilizzo di gas naturale (circa 42 per cento), seguito dal petrolio (36 per cento), mentre le fonti rinnovabili, compreso l'idroelettrico, coprono circa il 19,4 per cento del fabbisogno energetico nazionale e, infine, il carbone contribuisce per il 4 per cento del totale complessivo;

nel corso dell'ultimo anno, la repentina crescita della domanda di energia nella fase di ripresa economica successiva alla pandemia da COVID-19, combinata con gli effetti della recente invasione dell'Ucraina da parte della Russia, ha determinato un incremento dei prezzi del gas, e conseguentemente dell'energia elettrica, a livelli mai registrati in passato, mettendo a forte rischio la continuità produttiva delle nostre imprese, a partire da quelle energivore, e con pesanti ricadute sui bilanci familiari in conseguenza del notevole aumento delle bollette elettriche;

il gas naturale, che rappresenta in Italia la fonte prevalente di consumo sia per il settore della distribuzione di energia sia direttamente per la manifattura, è passato dai circa 15 euro a megawattora di agosto 2020, ai circa 110 euro di dicembre 2021, agli attuali 146,89 euro, con prezzi accompagnati da una notevole volatilità e comunque generalmente condizionati da aspettative tese al rialzo anche per i prossimi mesi. Come conseguenza, nell'ultima parte del 2021, il costo del megawattora all'ingrosso dell'energia elettrica ha toccato, sul mercato elettrico italiano, valori compresi fra i 180 e i 240 euro attestandosi nel mese di gennaio entro valori compresi fra i 200 e i 280 euro, per arrivare agli attuali 327,5 euro con picchi che arrivano a 360 euro;

la crescita dei costi energetici è risultata in Italia molto più alta che in Francia e Germania, in particolare nel settore manifatturiero, proprio in ragione della forte dipendenza del nostro sistema dall'utilizzo del gas naturale, non solo come fonte di produzione dell'energia ma anche come utilizzo diretto nei processi produttivi, con effetti insostenibili per le imprese energivore;

al fine di contrastare tale andamento ed alleviare le enormi difficoltà ricadute su famiglie ed imprese, il Governo ha risposto a più riprese con diversi provvedimenti ed interventi fiscali di carattere emergenziale, iniziati con il decreto-legge n. 41 del 2021 e, da ultimo, con il decreto-legge n. 80 del 2022, che hanno comportato finora uno stanziamento a carico del bilancio dello Stato di 5,5 miliardi di euro nel 2021 e di circa 27,5 miliardi nel 2022;

le misure in favore delle famiglie hanno riguardato finora tre diversi ambiti: a) interventi destinati a specifiche categorie di soggetti ed espressamente finalizzati a contenere gli effetti dell'incremento dei costi dell'energia; b) interventi destinati a determinati soggetti, non espressamente volti al contenimento degli aumenti dei prezzi energetici, ma comunque finalizzati a mitigare l'effetto dell'inflazione energetica sui redditi (lavoratori dipendenti e autonomi, professionisti, pensionati e altre categorie di soggetti in difficoltà economica con un reddito al sotto di una specifica soglia); c) interventi per il contenimento dei prezzi dell'energia destinati a tutti i titolari di utenze, famiglie e imprese e, in particolare, la compensazione degli oneri generali di sistema sia per l'energia elettrica sia per il gas;

le misure in favore delle imprese hanno riguardato, da un lato, interventi per tutte le attività e, dall'altro, interventi riservati a specifici settori. Fra i primi rientrano la compensazione degli oneri generali di sistema, la diminuzione dell'IVA sul gas, la riduzione delle accise sui carburanti; a queste si aggiungono la riduzione degli oneri di sistema a favore delle utenze elettriche in bassa tensione per usi non domestici e i crediti di imposta per l'acquisto di gas ed energia elettrica e le misure a sostegno della liquidità. Espressamente destinati a determinati settori di attività sono i crediti di imposta a favore delle imprese energivore e di quelle a forte consumo di gas naturale, nonché le agevolazioni per l'autotrasporto, per il settore agricolo e la pesca e per il settore sportivo;

con il decreto-legge n. 80 del 2022 sono stati da ultimo stanziati per il settore gas 532 milioni di euro, che hanno consentito di confermare, per il terzo trimestre 2022, l'annullamento, per tutti gli utenti del settore gas, delle aliquote delle componenti tariffarie RE, GS e UG3, nonché di finanziare l'ulteriore riduzione della componente UG2 relativa alla compensazione dei costi di commercializzazione della vendita al dettaglio; per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico, sono stati stanziate ulteriori risorse pari, in relazione agli oneri generali, a 1,915 miliardi di euro, con i quali è stato possibile confermare anche per il terzo trimestre 2022 l'annullamento, per tutti gli utenti elettrici, delle componenti ASOS e ARIM già operato nel primo e secondo trimestre 2022. Come per i tre trimestri precedenti, il Governo ha previsto anche per il terzo trimestre 2022 un rafforzamento dei bonus elettrico e gas, al fine di compensare gli incrementi della spesa per la fornitura, previsti per il terzo trimestre 2022 sui clienti domestici svantaggiati, stanziando ulteriori 116 milioni di euro in aggiunta all'utilizzo di risorse stanziate nel 2021 per la riduzione degli oneri generali e il potenziamento dei bonus, poi risultate in eccesso, per un importo corrispondente a circa 518 milioni;

considerato che:

gli scenari per il prossimo futuro evidenziano un andamento di forte incertezza nei mercati delle materie prime energetiche quali petrolio, carbone e gas naturale, in gran parte determinato dagli sviluppi del conflitto russo-ucraino che continua ad alimentare forti tensioni e la conseguente elevata volatilità dei prezzi;

in Europa permangono forti rischi di scarsità di offerta per quanto riguarda il gas naturale, gran parte del quale è di provenienza russa. I timori di un blocco totale delle forniture russe verso l'Europa, come conseguenza della riduzione dei flussi del gasdotto Nord Stream 1 verificatosi a metà giugno, hanno recentemente portato i prezzi europei verso soglie elevatissime;

i flussi di gas russo verso l'Europa, attraverso i tre principali gasdotti, Nord Stream, Yamal e via Ucraina, si sono ridotti di circa il 40 per cento rispetto alla prima settimana del 2022 e del 70 per cento rispetto ad un anno fa. Tale riduzione è stato solo in parte compensato dalle maggiori importazioni di GNL che, nei primi cinque mesi del 2022, sono aumentate del 55 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, grazie ad una minore pressione della domanda asiatica e a prezzi europei più alti di quelli asiatici. Ciò ha contribuito all'incremento degli stoccaggi europei, con un livello che attualmente si attesta al 57 per cento della capacità;

per affrontare la situazione di grave incertezza che si è venuta a creare nel corso degli ultimi mesi, sia l'Unione europea e il Governo italiano hanno già avviato un ampio spettro di interventi di breve, medio e lungo periodo orientato a ridurre l'impatto della crescita dei costi energetici e a circoscrivere gli effetti della rischiosa dipendenza energetica dalla Russia;

in ambito UE, in risposta alle difficoltà e alle perturbazioni del mercato energetico mondiale causate dall'invasione russa dell'Ucraina, la Commissione europea ha presentato il piano REPowerEU, sostenuto da misure finanziarie e provvedimenti legislativi, i cui tre assi prioritari, volti a costruire la nuova infrastruttura e il nuovo sistema energetici di cui l'Europa ha bisogno, riguardano il risparmio energetico, la produzione di energia pulita e la diversificazione dell'approvvigionamento energetico;

fra le misure a breve termine del piano rientrano gli acquisti congiunti di gas, GNL e idrogeno tramite la piattaforma UE per l'energia per tutti gli Stati membri che vogliono partecipare; i nuovi partenariati energetici con fornitori affidabili; la rapida realizzazione di progetti nel settore dell'energia solare ed eolica unita alla diffusione dell'idrogeno rinnovabile per ridurre di circa 50 miliardi di metri cubi le importazioni di gas; l'aumento della produzione di biometano per ridurre di 17 miliardi di metri cubi le importazioni di gas; l'approvazione dei primi progetti UE nel settore dell'idrogeno entro l'estate; la previsione di portare lo stoccaggio del gas all'80 per cento della capacità entro il 1° novembre 2022; la realizzazione di piani di riduzione della domanda coordinati a livello UE in caso di interruzione della fornitura di gas;

sempre in base al piano, le misure a medio termine da completare entro il 2027 prevedono, fra le altre, piani REPowerEU nazionali nel quadro del fondo per la ripresa e la resilienza modificato per sostenere investimenti e riforme del valore di 300 miliardi di euro; il rafforzamento della decarbonizzazione industriale con 3 miliardi di euro di progetti anticipati nell'ambito del fondo per l'innovazione; autorizzazioni più rapide per le rinnovabili in particolare in specifiche zone di riferimento a basso rischio ambientale; investimenti in una rete di infrastrutture di gas ed energia elettrica integrata e adattata; più ambiziosi in materia di risparmio energetico con l'innalzamento dal 9 al 13 per cento dell'obiettivo UE in materia di efficienza per il 2030; l'aumento dal 40 al 45 per cento dell'obiettivo europeo per le energie rinnovabili per il 2030; un acceleratore di idrogeno per ottenere 17,5 gigawatt di elettrolizzatori entro il 2025 per alimentare l'industria UE con una produzione interna di 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile ed un quadro normativo moderno per l'idrogeno;

gli Stati membri sono chiamati ad investire 210 miliardi di euro per eliminare gradualmente le importazioni combustibili fossili dalla Russia e potranno utilizzare i prestiti rimanenti del dispositivo per la ripresa e la resilienza, attualmente pari a 225 miliardi di euro, e le nuove sovvenzioni del dispositivo finanziate mediante la messa all'asta di quote del sistema di scambio delle emissioni, attualmente detenute nella riserva stabilizzatrice del mercato, pari a 20 miliardi di euro;

nelle conclusioni del Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022, il Consiglio europeo ha rinnovato il suo invito alla Commissione: ad esaminare insieme ai partner internazionali le modalità per contenere l'aumento dei prezzi dell'energia, compresa la fattibilità proposta dal Governo italiano dell'introduzione di tetti temporanei ai prezzi all'importazione; di fronte all'uso del gas come arma da parte della Russia, a proseguire con urgenza gli sforzi volti ad assicurare l'approvvigionamento energetico a prezzi accessibili; ad adottare tutte le misure appropriate per garantire un coordinamento più stretto in materia di energia tra gli Stati membri;

il vertice del G7 svoltosi ad Elmau ha appoggiato delle misure importanti per limitare i costi dell'energia. Tutti i leader hanno concordato sulla necessità di rimuovere la causa principale di questa inflazione, dando ai ministri di ciascun Paese il mandato di lavorare con urgenza su come applicare un tetto al prezzo del gas e del petrolio avanzato in prima battuta dal Governo italiano e la stessa Commissione europea ha affermato che accelererà il suo lavoro sul tetto al prezzo del gas;

rilevato che:

il Governo italiano nel corso degli ultimi mesi, a fronte delle incertezze sullo squilibrio tra domanda e offerta di materie prime energetiche a cui si è aggiunta l'indeterminatezza sulla durata dello shock energetico, anche in ragione dei possibili tagli o interruzioni negli approvvigionamenti dalla Russia, ha intrapreso un percorso mirato a garantire il raggiungimento di una maggiore autonomia in campo energetico agendo su più fronti;

nell'ambito del PNRR sono contenuti importanti interventi per incrementare l'energia prodotta da fonti rinnovabili con target complessivo del 30 per cento per il 2030, da raggiungere attraverso la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili fotovoltaici ed eolici e l'utilizzo, fra gli altri, di vari strumenti come le comunità energetiche e sistemi distribuiti di piccola taglia, impianti utility scale, lo sviluppo del biometano, dell'agrivoltaico, la produzione e l'utilizzo dell'idrogeno;

particolare attenzione è stata riservata al raggiungimento di un sistema di approvvigionamento di gas ed energia elettrica maggiormente diversificato e resiliente. A tal fine, sono stati intensificati incontri e raggiunti accordi per il reperimento del gas da altri Paesi allo scopo di sostituire quello russo. Sorgenti alternative sono costituite in primo luogo da Algeria, Libia e Azerbaijan, tramite la rete di gasdotti esistenti, ma anche da Egitto, Qatar, Congo, Mozambico, Angola e Nigeria per quanto riguarda soprattutto la fornitura di gas liquido;

la SNAM ha recentemente acquisito il 100 per cento della Golar Lng Nb 13 Corporation per circa 330 milioni di euro, titolare della nave di stoccaggio e rigassificazione "Golar Tundra", in grado di operare sia come nave metaniera per il trasporto di GNL sia come rigassificatore galleggiane (FRSU), con capacità di stoccaggio di circa 170.000 metri cubi di GNL ed una capacità di rigassificazione continua di 5 miliardi di metri cubi all'anno: la Golar Tundra, che inizierà ad operare nella primavera del 2023, potrà contribuire fino al 6,5 per cento del fabbisogno nazionale, portando la capacità di rigassificazione italiana ad oltre il 25 per cento della domanda;

nelle sedi istituzionali dell'Unione europea ed internazionali, il Governo italiano è il promotore dell'iniziativa di fissazione di un price cap temporaneo sulle transazioni di gas naturale, necessaria a centrare due importanti obiettivi nel breve periodo: il primo è quello di difendere, almeno in parte, famiglie ed imprese, e fra queste i soggetti più esposti come le famiglie a basso reddito e le industrie energivore e il secondo è quello di ridurre la dipendenza dalle importazioni di gas dalla Russia,

impegna il Governo:

1) a proseguire con fermezza nel percorso di politica energetica intrapreso nel corso degli ultimi mesi volto a garantire, nei prossimi anni, il raggiungimento di una maggiore diversificazione del nostro mix di fonti energetiche ed una più ampia autonomia strategica nazionale in campo energetico attraverso un sistema di approvvigionamento di gas ed energia elettrica maggiormente diversificato e resiliente rispetto all'attuale situazione, e all'aumento della produzione nazionale di gas, nonché nell'azione di pieno conseguimento dei nuovi obiettivi di decarbonizzazione, sviluppo delle fonti rinnovabili e sostenibilità ambientale condivisi nel contesto dell'Unione europea;

2) a proseguire nel percorso intrapreso nelle sedi istituzionali dell'Unione europea e nel recente vertice del G7, finalizzato al raggiungimento della fissazione di un price cap temporaneo sulle transazioni di gas naturale, promuovendo ogni iniziativa utile al conseguimento, in tempi rapidi, di tale importante obiettivo al fine di rimuovere una delle cause fondamentali che determinano una crescita fortemente disallineata del prezzo del gas rispetto agli scambi materiali e della conseguente vertiginosa crescita dei prezzi del mercato elettrico all'ingrosso i cui riflessi si sono riverberati nel corso degli ultimi mesi sui bilanci di imprese e famiglie;

3) a sostenere, nelle sedi istituzionali europee, l'inclusione, fra le possibili misure strutturali orientate a contenere l'incremento dei prezzi energetici, del disaccoppiamento dei prezzi di vendita dell'energia prodotta da tecnologie rinnovabili elettriche rispetto a quelli del parco termoelettrico, mediante opportuna revisione delle regole di market design;

4) a promuovere in sede UE il costante rafforzamento delle misure volte a garantire la sicurezza della continuità degli approvvigionamenti di gas in tutti i Paesi dell'Unione europea a fronte di possibili interruzioni improvvise delle forniture che potrebbero danneggiare seriamente l'economia con gravi conseguenze sociali, anche attraverso la rapida implementazione degli stoccaggi comuni di gas a livello UE, impegnandosi, a tal fine, a farsi promotore per la piena attuazione nel più breve tempo possibile del regolamento (UE) 2022/1032 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 giugno 2022 che modifica i regolamenti (UE) 2017/1938 e (CE) n. 715/2009, relativo alle condizioni di accesso alle reti di trasporto del gas naturale, approvato dal Consiglio lo scorso 27 giugno;

5) a dare piena attuazione alle conclusioni del Consiglio europeo del 24-25 marzo 2022 relative alle questioni energetiche, secondo le quali, in vista del prossimo inverno, gli Stati membri e la Commissione provvederanno con urgenza a lavorare insieme per l'acquisto volontario comune di gas, GNL e idrogeno, avvalendosi in modo ottimale del peso collettivo dell'Unione europea e dei suoi Stati membri sul piano politico e sul mercato al fine di frenare i prezzi nei negoziati, istituendo una piattaforma per gli acquisti comuni che sarà aperta anche ai Paesi dei Balcani occidentali e ai tre partner orientali associati;

6) a promuovere un raggiungimento più rapido possibile degli obiettivi di interconnessione delle reti elettriche in ambito UE, che attualmente prevedono che ciascun Paese entro il 2030 dovrà essere dotato di un'infrastruttura di rete che consenta di trasportare oltre i confini nazionali almeno il 15 per cento dell'elettricità prodotta sul territorio nazionale, anche relativamente all'interconnessione con gli Stati non membri dell'Unione europea dell'Europa centro-orientale, e in particolare con quelli che hanno una prioritaria rilevanza strategica alla luce dell'attuale situazione;

7) ad adottare ogni misura necessaria per dare piena attuazione al piano REPowerEU in materia di diversificazione delle forniture di energia, produzione di energia pulita e risparmio energetico, con particolare riferimento alla promozione delle fonti rinnovabili, all'accelerazione della diffusione dell'idrogeno, al potenziamento delle infrastrutture e all'espansione dell'uso del biometano; a promuovere in ambito UE la costituzione di un energy recovery fund destinato sostenere gli investimenti nel settore della transizione ecologica, nell'efficienza energetica e nella riduzione dei consumi energetici, nella produzione di energia da fonti rinnovabili, nelle tecnologie per l'accumulo e nella relativa filiera produttiva;

8) a proseguire, con l'obiettivo di incrementare la sicurezza del sistema energetico nazionale nel breve-medio termine, nel percorso intrapreso nel corso degli ultimi mesi volto all'incremento delle importazioni di gas naturale da Paesi diversi dalla Russia tramite la stipula di accordi che garantiscano stabilità nelle forniture;

9) ad adoperarsi per favorire un incremento delle importazioni di energia elettrica dai Paesi del nord Europa, al fine di ridurre il consumo di gas del parco termoelettrico italiano in previsione della prossima stagione invernale;

10) ad operare per massimizzare, nei prossimi anni, la capacità di utilizzo dei terminali GNL disponibili e affinché il ciclo di riempimento degli stoccaggi già avviato in previsione del prossimo periodo invernale sia il più rapido ed efficace possibile;

11) a proseguire gli interventi strutturali volti a rafforzare, nel breve-medio periodo, la capacità di stoccaggio nazionale di gas, a partire dalla realizzazione di terminali di rigassificazione onshore e dall'incremento della dotazione di rigassificatori su unità galleggianti ancorate in prossimità di porti, accompagnati da misure di compensazione e mitigazione ambientale ed economiche per le località coinvolte;

12) ad adottare specifiche misure finalizzate a garantire l'effettiva accelerazione delle tempistiche attualmente previste per il rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione degli impianti rinnovabili, nonché misure specifiche per l'omogeneizzazione e semplificazione delle procedure di autorizzazione su tutto il territorio nazionale, ivi compresa la semplificazione delle procedure di impatto ambientale;

13) a favorire, attraverso opportuni interventi si semplificazione ed accelerazione, lo sviluppo dei progetti rinnovabili offshore, a fronte degli oltre 40 gigawatt di richieste di connessione, e dei progetti per le rinnovabili, inclusi quelli a favore dell'autoproduzione, per i quali è ipotizzabile uno sviluppo di fino a 8 gigawatt all'anno; ad adottare iniziative per accelerare in maniera sensibile ed urgente il processo di installazione delle "Fer-E", anche con ulteriori interventi relativamente ai processi autorizzativi, in modo da cogliere gli obbiettivi previsti dal piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNIEC) e ad identificare al più presto le aeree idonee di intervento per l'installazione delle Fer-E attuando con celerità gli articoli 20 e 21 del decreto legislativo n. 199 del 2021;

14) ad adottare iniziative per facilitare il coinvolgimento del sistema nazionale delle imprese manifatturiere sia a sostegno dei nuovi investimenti nazionali nel settore delle "Fer" elettriche mediante contratti pluriennali di fornitura che facilitino la realizzazione di tali impianti, sia in contratti a lungo termine destinati all'energia attualmente ritirata dal GSE; ad adottare iniziative per facilitare il coinvolgimento dei consumatori industriali nella valorizzazione della produzione nazionale anche mediante la contrattazione di quote di tale produzione in prodotti di medio-lungo termine compatibili con le necessità di bancabilità dei progetti e di competitività delle imprese industriali;

15) a favorire anche nel campo delle Fer-E progetti di collaborazione transnazionale che vedano coinvolti Paesi vicini all'Italia, con specifico riferimento alle aree del nord dell'Africa;

16) a favorire lo sviluppo e la diffusione delle comunità energetiche in tutto il territorio nazionale, anche con incentivi destinati alla realizzazione degli impianti e dei meccanismi di accumulo di energia, quale strumento per garantire al Paese una maggiore autosufficienza energetica e risparmi per i membri della comunità grazie all'autoproduzione e alla condivisione interna di energia, accelerando l'iter di emanazione dei relativi decreti attuativi;

17) a proseguire nell'azione di efficientamento energetico e di riduzione degli sprechi energetici, a partire dall'adozione di misure che prevedano l'obbligatorietà dell'installazione di impianti fotovoltaici per le nuove costruzioni e nei centri commerciali, nonché il rafforzamento degli incentivi per la realizzazione dei medesimi impianti sui tetti dei capannoni industriali; a rifinanziare per i prossimi anni gli incentivi per la realizzazione delle pompe di calore, anche in sostituzione di impianti meno efficienti, al fine di garantire una quanto più ampia diffusione di tale tecnologia negli edifici in tutto il territorio nazionale; a superare l'incentivazione della sostituzione delle caldaie a gas;

18) a proseguire la collaborazione con i partner europei ed internazionali nel campo della ricerca e delle sperimentazioni sulla fusione nucleare, con particolare riguardo al progetto internazionale ITER, a cui partecipano numerosi ricercatori italiani, al fine di consentire all'Italia di giocare un ruolo da protagonista in questo settore cruciale dell'industria energetica dalla seconda metà del secolo;

19) a proseguire, anche nei prossimi trimestri e fino al termine della situazione in atto, gli interventi di sostegno a imprese e famiglie già adottati nei precedenti trimestri, e da ultimo con il decreto-legge n. 80 del 2022, per il contenimento dei costi dell'energia elettrica e del gas naturale, da finanziare attraverso un contributo di solidarietà proveniente dai soggetti operanti nel settore energetico che hanno realizzato extraprofitti largamente superiori ai valori del medesimo periodo dello scorso anno a causa della presente situazione economica, adottando gli opportuni correttivi al fine di garantire il gettito, valutando di estenderlo ad altri settori. In tale contesto, a garantire, fra le altre misure, l'annullamento transitorio degli oneri di sistema per tutti i clienti, il potenziamento del bonus sociale alle famiglie che versano in gravi difficoltà economiche, innalzando fino a 20.000 euro il limite ISEE per l'accesso alla misura, la riduzione dell'IVA sul gas destinato a usi civili e industriali, l'introduzione di contributi straordinari, sotto forma di credito di imposta, a favore delle imprese energivore e delle imprese a forte consumo di gas naturale, l'introduzione di interventi a favore del settore dell'autotrasporto e per sostenere le esigenze di liquidità delle imprese particolarmente gravate dagli aumenti dei prezzi dell'energia e per le imprese che effettuano lo stoccaggio di gas naturale; a proseguire nel taglio delle accise, valutando l'introduzione di un tetto massimo anche ai prezzi del gasolio e della benzina;

20) ad adottare interventi finalizzati al mantenimento del potere di acquisto dei lavoratori, a partire dal taglio del cuneo fiscale a favore dei lavoratori dipendenti, dall'introduzione del salario minimo legato al trattamento economico complessivo dei contratti maggiormente rappresentativi e dai rinnovi contrattuali, da discutere con le parti sociali;

21) a valutare l'opportunità di adottare misure di interrompibilità o super interrompibilità nell'ambito delle regioni insulari, allo scopo di consentire alle imprese energivore in situazioni di grave difficoltà operativa di ridurre l'impatto dei maggiori oneri connessi al forte incremento dei costi energetici, garantendo per tale via la loro continuità operativa e il mantenimento dei livelli occupazionali;

22) a valutare l'opportunità di procedere al riordino della disciplina delle componenti degli oneri di sistema e delle altre voci relative alla bolletta elettrica prevedendo il progressivo spostamento, per ragioni di equità, di una parte degli oneri di sistema nella fiscalità generale.

(1-00502)

DE CARLO, LA PIETRA, CIRIANI, RAUTI Isabella, BALBONI, BARBARO, CALANDRINI, DE BERTOLDI, DRAGO Tiziana Carmela Rosaria, FAZZOLARI, GARNERO SANTANCHÈ Daniela, IANNONE, LA RUSSA, MAFFONI, MALAN, NASTRI, PETRENGA Giovanna, RUSPANDINI, TOTARO, URSO, ZAFFINI - Il Senato,

premesso che:

nel 2017 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha istituito la celebrazione della terza giornata mondiale delle api, individuando il 20 maggio (data di nascita di Anton Janša (1734-1773), che nel XVIII secolo fu un pioniere delle tecniche di apicoltura moderne) come il giorno per la sensibilizzazione dell'opinione pubblica e delle istituzioni sul ruolo fondamentale di questi insetti per l'equilibrio degli ecosistemi, la tutela dei territori e la sicurezza alimentare;

fra gli scopi ispiratori vi sono:

attirare l'attenzione della popolazione mondiale e dei politici sull'importanza della protezione delle api;

ricordare che l'umanità dipende dalle api e da altri impollinatori;

proteggere le api ed altri impollinatori per contribuire in modo significativo alla soluzione dei problemi legati all'approvvigionamento alimentare globale e per eliminare la fame nei Paesi sottosviluppati;

fermare la perdita di biodiversità ed il degrado degli ecosistemi in modo da contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile;

più del 40 per cento delle specie di invertebrati, in particolare api e farfalle, che garantiscono l'impollinazione, rischiano di scomparire; in particolare in Europa il 9,2 per cento delle specie di api europee sono attualmente minacciate di estinzione (IUCN, 2015). Senza di esse molte specie di piante si estinguerebbero e gli attuali livelli di produttività potrebbero essere mantenuti solamente ad altissimi costi attraverso l'impollinazione artificiale. Le api domestiche e selvatiche sono responsabili di circa il 70 per cento dell'impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta e garantiscono circa il 35 per cento della produzione globale di cibo;

negli ultimi 50 anni la produzione agricola ha avuto un incremento di circa il 30 per cento grazie al contributo diretto degli insetti impollinatori;

a scala globale, più del 90 per cento dei principali tipi di colture sono visitati dagli Apoidei e circa il 30 per cento dai ditteri (tra cui le mosche), mentre ciascuno degli altri gruppi tassonomici visita meno del 6 per cento delle colture. Alcune specie di api, come l'ape occidentale (Apis mellifera) e l'ape orientale del miele (Apis cerana), alcuni calabroni, alcune api senza pungiglione e alcune api solitarie sono allevate (domesticate); tuttavia, la stragrande maggioranza delle 20.077 specie di apoidei conosciute al mondo sono selvatiche;

gli impollinatori svolgono in natura un ruolo vitale come servizio di regolazione dell'ecosistema. Si stima che l'87,5 per cento (circa 308.000 specie) delle piante selvatiche in fiore del mondo dipendono, almeno in parte, dall'impollinazione animale per la riproduzione sessuale, e questo varia dal 94 per cento nelle comunità vegetali tropicali al 78 per cento in quelle delle zone temperate (IPBES, 2017). È stato dimostrato che il 70 per cento delle 115 colture agrarie di rilevanza mondiale beneficiano dell'impollinazione animale (Klein et al., 2007); inoltre l'incremento del valore monetario annuo mondiale delle produzioni agricole ammonta a circa 260 miliardi di euro (Lautenbach, 2012). In Europa la produzione di circa l'80 per cento delle 264 specie coltivate dipende dall'attività degli insetti impollinatori (EFSA, 2009);

la protezione degli insetti impollinatori, in particolare apoidei e farfalle è quindi di fondamentale rilevanza, poiché essi svolgono un importante ruolo nell'impollinazione di una vasta gamma di colture e piante selvatiche;

le api forniscono inoltre preziosi prodotti dell'alveare quali: miele, polline, pappa reale, cera, propoli, veleno, da sempre utilizzati ed apprezzati dall'uomo;

la maggior parte delle piante di interesse agricolo necessita degli insetti pronubi per l'impollinazione. A causa di alcune scelte della moderna agricoltura come la monocultura, l'eliminazione delle siepi e l'impiego dei fitofarmaci, nonché l'alterazione e la frammentazione delle aree naturali, l'ambiente è divenuto inospitale per la maggior parte degli insetti pronubi;

il declino della presenza dei pronubi selvatici ha fatto sì che l'importanza dell'Apis mellifera sia diventata fondamentale per alcune colture;

in Europa, quasi metà delle specie di insetti è in grave declino e un terzo è in pericolo di estinzione. Il cambiamento dell'habitat e l'inquinamento ambientale sono tra le principali cause di questo declino. In particolare, l'intensificazione dell'agricoltura negli ultimi sei decenni e l'uso diffuso e inarrestabile dei pesticidi sintetici rappresenta uno dei principali fattori di decremento delle popolazioni e di perdita di biodiversità degli insetti pronubi negli ultimi tempi;

considerato che i cambiamenti climatici che si manifestano con eventi atmosferici sempre più estremi, sommati all'utilizzo dei pesticidi e all'accrescimento dell'inquinamento, rappresentano per l'apicoltura e per la sopravvivenza della specie un serio pericolo e un ingente fattore di rischio cui è necessario intervenire, poiché le ripercussioni che ciò avrà per gli ecosistemi del pianeta nei prossimi anni potrebbero essere molto gravi, in virtù del fatto che gli insetti sono la base strutturale e funzionale della maggior parte degli ecosistemi del Pianeta;

il ripristino degli habitat naturali, insieme ad una drastica riduzione degli input agro-chimici e alla "riprogettazione" agricola, è probabilmente il modo più efficace per evitare ulteriori diminuzioni o scomparse degli insetti impollinatori, in particolare nelle aree ad agricoltura intensiva. Ad esempio, filari, siepi e prati impiantate ai margini del campo aumentano l'abbondanza di impollinatori selvatici, come pure la rotazione delle colture con trifoglio o altre leguminose può incrementare l'abbondanza e la diversità dei bombi, che a loro volta migliorano la resa delle colture e la redditività dell'azienda. Queste pratiche di "ingegneria ecologica" non solo favoriscono gli impollinatori, ma conservano anche i nemici naturali degli insetti che sono essenziali per contenere le specie di parassiti erbivori che attaccano numerose ed importanti colture. Tuttavia, affinché queste misure siano efficaci, è fondamentale che gli attuali modelli di utilizzo dei pesticidi, principalmente insetticidi e fungicidi, siano ridotti al minimo per consentire il recupero delle popolazioni di insetti e dei relativi servizi di "controllo biologico" dei patogeni;

in molti dei sistemi agricoli presenti nel mondo, il controllo biologico costituisce un mezzo sottoutilizzato, ma economicamente efficace e a basso impatto ambientale per risolvere i problemi dei parassiti delle colture, in grado di preservare la biodiversità sia all'interno che al di fuori delle aziende agricole,

impegna il Governo:

1) a favorire e a sostenere lo sviluppo delle attività apistiche in maniera diffusa sul territorio nazionale, come opportunità di reddito e inclusione sociale e come bioindicatore dello stato di salute dell'ambiente;

2) a trasferire l'IVA imponibile sull'attrezzatura da apicoltura dal 22 al 10 per cento;

3) a prevedere l'indennizzo e il sostegno al reddito nel caso di conclamati danni alla produzione causati dai cambiamenti climatici con produzioni anche prossime allo zero (es. 2019 e 2021) o dall'utilizzo improprio di biocidi o prodotti fitosanitari che determinano anche la morte di massa degli apiari;

4) a favorire la presa di coscienza sul ruolo delle api e dell'apicoltura per la salvaguardia della biodiversità e della sicurezza alimentare, e come opportunità di sviluppo economico sostenibile del territorio;

5) ad includere e ad incrementare nella pianificazione del verde pubblico la coltivazione di specie vegetali gradite alle api anche attraverso la realizzazione di aree dedicate rilanciando la coltivazione di piante locali mellifere e a selezionare i "miscugli apistici" per la semina dei prati destinati a verde pubblico fra cui scuole, ospedali, giardini;

6) a porre grande attenzione ai trattamenti sulle alberate delle città, da evitare in fioritura e in presenza di melata;

7) a ridurre progressivamente, fino ad eliminarlo, l'uso di erbicidi nella manutenzione dei cigli stradali e negli spazi verdi pubblici;

8) a promuovere una riflessione nelle comunità coinvolgendo i cittadini e i principali portatori di interesse sul rapporto tra l'agricoltura e le api e sulle possibili strategie di valorizzazione e salvaguardia del territorio che passino attraverso il recupero e l'adozione di buone pratiche agricole incentrate sulla sostenibilità, fra cui il finanziamento di corsi di formazione gratuiti per i piccoli imprenditori agricoli o i contadini "fai da te" per aiutarli a fare un utilizzo consapevole dei prodotti chimici;

9) a promuovere e a sostenere iniziative a sostegno dell'apicoltura (eventi, mostre, convegni, premi) anche in collaborazione con altri Comuni, ivi incluso la realizzazione di azioni concrete e simboliche nella propria città al fine di sensibilizzare la cittadinanza, quali ad esempio la realizzazione di un "Giardino delle api" (con piante nettarifere o aromatiche, e eventuali arnie dimostrative), l'ideazione di percorsi didattico-informativi, l'utilizzo delle api come tema artistico-decorativo nei progetti di riqualificazione urbana e di decoro della città (sul modello street art);

10) a sollecitare l'impegno delle istituzioni a tutti i livelli, locali, nazionali ed internazionali, nella difesa e salvaguardia delle api e dell'apicoltura;

11) a promuovere iniziative di informazione e sensibilizzazione sul valore di bene comune dell'apicoltura, coinvolgendo in particolare le scuole di ogni ordine e grado del proprio territorio.

(1-00503)

FREGOLENT Sonia, CANTÙ Maria Cristina, DORIA, LUNESU Michelina, MARIN Raffaella Fiormaria, CAMPARI, ALESSANDRINI Valeria, RIPAMONTI - Il Senato,

premesso che:

il cancro è la seconda causa di mortalità nei Paesi dell'Unione europea dopo le malattie cardiovascolari;

si prevede che, senza un'azione decisa, il numero di casi aumenterà quasi del 25 per cento entro il 2035, facendo del cancro la prima causa di morte nella UE. Inoltre la pandemia da COVID-19 ha avuto gravi ripercussioni sulle cure oncologiche, in quanto ha comportato l'interruzione dei trattamenti e ritardi nelle diagnosi;

appare quindi necessario individuare nuovi approcci e interventi che possano migliorare la sopravvivenza e la qualità della vita di molti pazienti oncologici;

la terapia con radioligandi, o radioligand therapy, si inserisce in questo scenario. Si pone come esempio innovativo della medicina di precisione, grazie al quale si intende individuare strategie di intervento mirate, sicure ed efficaci. Si tratta di un metodo innovativo che deriva dai progressi delle conoscenze in medicina nucleare e che tuttavia per sua natura richiede un'attenta pianificazione, dalle scelte di politica sanitaria all'adeguamento delle infrastrutture necessarie all'erogazione del trattamento;

la complessità di questa terapia necessita di un adeguamento infrastrutturale, nonché la gestione nell'ambito di un team multidisciplinare. A tal fine, dunque, è necessario che vi sia un'adeguata implementazione e istituzionalizzazione della terapia RLT, affinché sia inserita all'interno delle politiche sul cancro, nazionali e regionali, e si ponga come un'alternativa di cura a disposizione dei pazienti;

l'oncologia sta attraversando un profondo cambiamento basato sull'acquisizione di informazioni meccanicistiche sullo stato di malattia e l'uso conseguente di terapie mirate (terapie personalizzate e di precisione). Il nuovo paradigma oncologica si basa sui test Next Generation Sequencing (NGS) per la profilazione genetica tramite biopsia solida e anche biopsia liquida. Questi nuovi test sono in grado di analizzare fino ad oltre 300 mutazioni geniche in una singola analisi e di fornire dati anche sul Tumor Mutational Burden (TMB);

l'Associazione italiana registri tumori (AIRTUM) stima che per il quinquennio 2016-2020, in Italia, siano state diagnosticate 7.000 neoplasie tra i bambini e 4.000 tra gli adolescenti (15-19 anni), in linea con il quinquennio precedente. La media annuale stimata è di 1.400 casi nella fascia d'età 0-14 anni e 900 in quella 15-19 anni;

negli ultimi 10 anni in Europa, a fronte della sperimentazione di nuovi farmaci per combattere i tumori per gli adulti, sono ancora pochissimi quelli studiati per l'età pediatrica. Si evidenzia la mancanza di una ricerca dedicata all'età pediatrica, e, dunque, la carenza di farmaci dedicati ai bambini e sperimentati su di loro, tutto ciò comporta la difficoltà di accesso a farmaci innovativi;

la ricerca biomedica ha fatto grandi passi avanti nella cura dei tumori pediatrici, ma per poter usufruire delle migliori terapie disponibili i piccoli pazienti devono essere arruolati in protocolli di cura, che garantiscano loro i più elevati standard internazionali. Rispetto alle cure standard, non strutturate, l'apertura di questi protocolli ha costi aggiuntivi a carico delle strutture ospedaliere che, spesso, hanno grandi difficoltà a reperire i fondi necessari a sostenerli;

un'indagine condotta in Italia da Fondazione Soleterre e dall'Unità di ricerca sul trauma dell'Università Cattolica ("Cancro in età evolutiva: fattori di rischio e di protezione per il benessere psicologico degli adolescenti"), sul breve periodo (da novembre 2019 a settembre 2021) su un campione di 31 adolescenti dai 12 e 23 anni in cura presso la U.O.C. Oncoematologia Pediatrica della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, ha rilevato punteggi di ansia e depressione clinicamente significativi per il 6,5 per cento dei giovani. Inoltre per il 12,9 per cento del campione l'ansia e la depressione sono responsabili di comportamenti di ritiro sociale e al loro aumentare crescono anche lamentele somatiche, problemi di pensiero e problemi di attenzione;

appare quindi necessario individuare nuovi approcci e interventi che possano migliorare la sopravvivenza e la qualità della vita di molti pazienti oncologici pediatrici;

nella decretazione d'urgenza sin qui intervenuta non è stato tenuto nella dovuta considerazione il disavanzo che si e` generato nelle varie Regioni in questi ultimi due anni e mezzo di pandemia, stimabile in oltre 5 miliardi (non tutti dovuti ai costi COVID, esempio più eclatante negli ultimi 6 mesi si è creata una perdita notevole dovuta anche a costi energetici aumentati del 30 per cento circa di media con punte di oltre il 100 per cento) di mancate risorse riconosciute alle Regioni in parte corrente, sui cui il Governo era già stato attenzionato e si era conseguentemente impegnato in sede di approvazione dell'ordine del giorno G/2604/1/1a e 12a (testo 2) accolto nella seduta n. 4 del 17 maggio 2022;

con riferimento all'anno 2022, nonostante l'incremento di 2 miliardi previsti dall'ultima legge di bilancio, ma interamente finalizzato per l'attuazione di specifiche misure, il livello di finanziamento del Servizio sanitario nazionale non appare adeguato per consentire la sostenibilità della programmazione sanitaria, e non solo in campo oncologico, tanto meno per l'attuazione alle direttrici programmatiche del nuovo Piano nazionale che difetta di elementi essenziali alla sua effettiva realizzabilità per carenza di cronoprogrammi certi e coperture altrettanto certe, ancor più indispensabili alla luce dei significativi oneri già sostenuti e da sostenere per il proseguimento delle misure di gestione dell'emergenza pandemica e, contestualmente, dei maggiori costi energetici emergenti, nonostante l'impegno del Governo già assunto in sede di presentazione del Documento di Economia e Finanza (DEF) di prevedere la sterilizzazione dei disavanzi sanitari COVID 2021 e 2022 e dell'ordine del giorno G/2604/1/1a e 12a (testo 2) citato, valutando l'opportunità di spalmare i relativi oneri elettivamente in dieci anni, in linea con gli obiettivi di finanza pubblica;

per l'adozione del Piano oncologico nazionale non si può prescindere dalla sterilizzazione dei costi sanitari COVID riconoscendo alle Regioni la dovuta flessibilità nell'utilizzo di tutte le risorse disponibili in parte corrente e a investimento, ferma la corretta allocazione negli impieghi e negli esiti mediante controlli stringenti, a garanzia degli investimenti in risorse umane e strumentali indispensabili per la prevenzione e cura dei malati secondo principi di appropriatezza e oculato impiego delle risorse, escludendo per tutto il periodo del PNRR la prescrizione dei piani di rientro,

impegna il Governo alla messa in campo del nuovo Piano oncologico nazionale secondo gli indirizzi degli atti di cui in premessa e per il fine nel primo provvedimento utile:

1) ad adottare le misure necessarie alla sostenibilità del Sistema nel 2022, e successivi, e della relativa programmazione, di cui il Piano oncologico è parte essenziale con sterilizzazione dei disavanzi sanitari regionali COVID 2021 e 2022, riconoscendo alle Regioni flessibilita` nell'utilizzo delle risorse in parte corrente e a investimento, ferma la corretta allocazione negli impieghi e negli esiti mediante controlli stringenti sull'effettiva finalizzazione, anche tenuto conto dell'impatto del decreto del Ministro della salute del 23 maggio 2022, n. 77, finanziando il ripianamento straordinario dei maggiori costi sostenuti durante lo stato di emergenza sanitaria per tutto il periodo di attuazione della Missione 6 a PNRR, ovvero valutando l'opportunità di spalmarne i relativi oneri almeno in dieci anni, in linea gli obiettivi di finanza pubblica;

2) ad adottare iniziative volte a sostenere lo sviluppo di centri multidisciplinari di alta specialità, nell'ottica di sviluppare nuove innovazioni terapeutiche, tra cui la terapia con radioligandi, attivando strumenti di coordinamento delle attività delle reti oncologiche regionali, al fine di garantire l'equa efficacia del modello su tutto il territorio nazionale;

3) ad emanare il decreto attuativo per consentire il finanziamento dei testi NSG, al fine di garantire l'accesso a questi test a tutti i pazienti eleggibili, nonché prevedere un'implementazione del predetto fondo tenendo conto del volume potenziale dei pazienti suscettibili di una profilazione mediante NGS;

4) ad assumere iniziative ai fini di una corretta ed uniforme presa in carico del paziente oncologico pediatrico, promuovendo a livello territoriale l'approccio multidisciplinare e il lavoro di équipe con la presenza di diversi specialisti, con l'obiettivo di garantire e migliorare il benessere psico-fisico del paziente pediatrico oncologico e della propria famiglia;

5) a promuovere l'assistenza psicologica dei pazienti pediatrici e delle loro famiglie, nell'ambito dei reparti di oncologia medica, effettuata da laureati in psicologia, abilitati, e con specifiche competenze nell'ambito;

6) ad istituire un fondo pubblico per il finanziamento degli studi accademici al fine di incentivare e sostenere la ricerca scientifica riguardo alle patologie oncologiche pediatriche sui farmaci orfani e per lo sviluppo di nuove terapie, stanziando fondi per i farmaci oncologici pediatrici innovativi, l'attivazione di protocolli di cura sperimentali e lo sviluppo di studi clinici mediante un approccio terapeutico multidisciplinare;

7) a prevedere lo stanziamento di fondi volti al supporto economico delle famiglie a basso reddito, considerando i costi che le famiglie devono sostenere in caso di ricoveri presso centri di cura distanti dalla propria residenza;

8) ad emanare tutti i decreti attuativi relativi all'articolo 2 della legge 11 gennaio 2018, n. 3.

(1-00504)

ARRIGONI, ROMEO, BRIZIARELLI, PAZZAGLINI, BERGESIO, BRUZZONE, MARTI, RIPAMONTI, PIANASSO, PISANI Pietro - Il Senato,

premesso che:

il livello del prezzo del gas naturale, che ha iniziato progressivamente ad aumentare a partire dalla seconda metà del 2021 a causa sia di un'impennata della domanda a livello mondiale e sia delle criticità manifestatesi sul fronte dell'offerta, oltre a essere la principale fonte del caro bollette (incluse quelle dell'energia elettrica la cui formazione del prezzo dipende dal gas secondo il criterio del prezzo marginale), ha fatto emergere tutte le problematiche strutturali del settore sia in sede comunitaria che in sede italiana;

l'aumento del prezzo del gas, unitamente al forte incremento del prezzo dell'anidride carbonica sul mercato ETS (emission trading system) in conseguenza ai recenti e più sfidanti obiettivi di decarbonizzazione (55 per cento in meno al 2030) legati al green deal ha portato ad un forte aumento anche del prezzo dell'energia elettrica;

sul fronte comunitario e interno, la corsa alla decarbonizzazione ha portato negli scorsi anni da più parti ed in modo significativo a sottovalutare la rilevanza del gas naturale ed il suo ruolo di accompagnamento strategico nel processo di transizione ecologica ed energetica sia con riferimento ai processi industriali, segnatamente quelli hard to abate, sia con riferimento al prezzo dell'energia elettrica;

il gas naturale è la risorsa che ha contributo in modo sostanziale alla decarbonizzazione della generazione elettrica nel nostro Paese. Ancora oggi il gas ha un ruolo centrale nel sostituire fonti più inquinanti e, anche in una prospettiva di maggiore penetrazione degli impianti a fonti rinnovabili nella transizione quale "energia ponte", continuerà ad essere fondamentale per garantire la stabilità e la sicurezza del sistema elettrico nazionale. Questo avrebbe dovuto indurre l'Europa e il nostro Paese ad investire per garantire una maggiore diversificazione degli approvvigionamenti e ridurne l'elevata dipendenza all'estero, che invece negli ultimi 20 anni è aumentata, attestandosi nel 2021 per il gas in Italia addirittura al 96 per cento;

sul fronte comunitario i problemi strutturali principali riguardano gli approvvigionamenti del gas concentrati per quasi il 50 per cento su un solo fornitore extra UE, la Russia, che con lo scoppio del conflitto russo-ucraino hanno determinato dal 24 febbraio 2022 la necessità di adoperarsi per garantire da un lato il riempimento dello stoccaggio del gas per la prossima stagione invernale e dall'altro lato di attuare una diversificazione degli approvvigionamenti energetici, in particolare di gas naturale, per l'esigenza di affrancarsi rapidamente dalle forniture russe, ovvero anche per rispondere alla possibile riduzione dei flussi decisi direttamente dalla Federazione russa come peraltro si sta verificando nelle ultime giornate;

il caro energia, ulteriormente aggravato dalla crisi in Ucraina, sta confermando di avere caratteristiche strutturali, come avvalorato da molti analisti che sostengono che il costo di approvvigionamento del gas all'ingrosso si manterrà elevato almeno fino al 2023, e sta minando la ripresa economica post COVID, andando ad alimentare l'aumento dei prezzi dei beni di consumo e mettendo in estrema difficoltà famiglie, pubbliche amministrazioni (a partire dai Comuni e dagli ospedali), impianti sportivi (a partire dalle piscine) e imprese, soprattutto quelle energivore del settore manifatturiero che sono costrette a rallentare le attività per gli insostenibili costi di produzione, compromettendo anche la loro competitività;

è necessario contenere il costo dell'energia per assicurare la tenuta del comparto industriale e sociale del Paese; la recente crisi in Ucraina ha reso ancora più necessario avere un sistema energetico nazionale sicuro, stabile e largamente indipendente; è evidente che tali obiettivi non potranno essere raggiunti facendo affidamento alle sole fonti rinnovabili, anche a causa della non programmabilità di fotovoltaico e eolico;

considerato che:

tra le opzioni della decarbonizzazione è prevista l'elettrificazione spinta dei consumi finali dall'attuale quota del 22 per cento al 55 per cento entro il 2050;

il nucleare è stato inserito dalla Commissione UE nella tassonomia come una tecnologia sostenibile;

l'Agenzia internazionale per l'energia (IEA) ha messo in risalto che per raggiungere le emissioni nette di gas serra pari a zero entro il 2050 sarà necessario incrementare la quota di energia nucleare a livello globale;

la Francia che possiede il maggior numero di reattori nucleari (56) è la nazione in Europa che presenta, insieme ai Paesi scandinavi, la minore intensità di carbonio nella produzione elettrica (misurata in grammi equivalenti di anidride carbonica per chilowatt all'ora);

nel mondo sono in fase di sviluppo e industrializzazione una trentina di modelli di small modular reactor, nuovi reattori nucleari di piccola taglia basati sulla tecnologia light water reactor di terza generazione provata, nota e a maggiore sicurezza intrinseca, che in virtù delle loro ridotte dimensioni flessibilità e modularità garantiscono una migliore e più agevole localizzazione rispetto ai tradizionali impianti nucleari; inoltre, attraverso semplificazioni di progetto e prefabbricazione negli stabilimenti, consentono la riduzione dei tempi di costruzione, la capacità di abbattere drasticamente la quantità del rifiuto finale e la possibilità di essere utilizzati in modo flessibile come integrazione delle reti con impianti rinnovabili per correggere l'intermittenza che oggi ne pregiudica il pieno e continuo utilizzo e quindi essere un supporto alla stabilità della rete elettrica;

su questi nuovi reattori del futuro stanno investendo in ricerca e sviluppo Stati Uniti, Francia, Cina e Russia oltre a nuovi protagonisti come l'Argentina e il Sud Africa;

il nucleare è ritenuta la tecnologia che, combinata alle rinnovabili, nel medio-lungo termine consentirà di perseguire gli obiettivi di decarbonizzazione con emissioni nette zero al 2050 e allo stesso tempo permetterà sia di rispondere alla domanda sempre crescente di energia elettrica per la progressiva elettrificazione dei consumi, sia di garantire un sistema energetico sicuro e stabile nonché di produrre idrogeno senza emissioni;

valutato che:

il preoccupante prezzo del gas naturale nello scorso mese di giugno 2022 ha segnato in Italia un prezzo medio giornaliero di 105,152 euro a megawattora, un livello oltre cinque volte superiore rispetto a quello registrato negli anni pre COVID;

il prezzo medio giornaliero di acquisto dell'energia elettrica dal 1° gennaio al 30 giugno 2022 è risultato molto alto e pari a 250 euro a megawattora (fonte GME), valore doppio rispetto la media giornaliera del 2021, pari 125,46 euro a megawattora, e circa 5 volte superiore al prezzo degli anni pre COVID;

l'Italia è tra i Paesi europei quello che registra ancora i prezzi maggiori sia dell'energia elettrica e sia del gas, confermando lo storico gap negativo di prezzi che penalizza pesantemente la competitività delle nostre imprese. Il prezzo medio giornaliero dell'elettricità nei primi sei mesi del 2022, pari a 250,34 euro a megawattora (fonte GME), è risultato superiore del 34,1 per cento rispetto la Germania (186,69), che produce facendo ricorso a molte centrali a carbone e lignite, e del 8,9 per cento rispetto la Francia (229,9);

per contenere il caro bollette nel terzo e quarto trimestre 2021 e nel primo e secondo trimestre 2022, Governo e Parlamento sono intervenuti con diversi provvedimenti, quali il decreto-legge 27 settembre 2021, n. 130, "decreto bollette", la legge 31 dicembre 2021, n. 234, legge di bilancio per il 2022, il decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, "sostegni ter", il decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, "energia o sostegni quater", il decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, "taglia prezzi" e il decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50, "decreto aiuti", impegnando complessivamente circa 24 miliardi di euro;

le misure introdotte progressivamente dai predetti provvedimenti contro il caro energia hanno riguardato fino al secondo trimestre 2022 l'annullamento degli oneri di sistema delle bollette elettriche e la riduzione degli oneri di sistema delle bollette gas per utenze domestiche e non domestiche, il potenziamento del bonus sociale elettricità e gas alle famiglie in difficoltà (con l'estensione del valore ISEE, da 8.265 euro a 12.000 euro, per l'accesso al bonus) e ai clienti domestici in gravi condizioni di salute, la possibilità per i clienti domestici in condizioni di morosità di chiedere la rateizzazione delle bollette di elettricità e gas, la riduzione transitoria dell'IVA al 5 per cento sul gas per usi civili e industriali, il riconoscimento alle imprese (gasivore e non gasivore, nonché energivore e quelle con potenza elettrica uguale o superiore a 16,5 chilowatt) di un credito di imposta delle spese sostenute per l'energia elettrica e per il gas, la possibilità per le imprese di chiedere la rateizzazione degli importi dovuti per i consumi energetici, relativi ai mesi di maggio 2022 e giugno 2022;

tre le misure adottate con gli stessi provvedimenti per contrastare il caro energia vi sono anche contributi straordinari ai Comuni (200 milioni con il decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, e 150 milioni con il decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50) nonché alle Città metropolitane e alle Province (50 milioni con il decreto-legge n. 17 del 2022 e 30 milioni con il decreto-legge n. 50 del 2022) stanziati per garantire la continuità dei servizi erogati a seguito degli aumenti delle bollette di luce e gas, ma considerati dagli stessi enti locali insufficienti;

per promuovere forme di energia prodotta da impianti a fonti rinnovabili a livello locale e per contrastare il caro energia e la povertà energetica, nell'ordinamento italiano sono stati introdotti dall'inizio del 2020 strumenti innovativi come le comunità energetiche rinnovabili e l'autoconsumo energetico che portano benefici economici, sociali e ambientali ai soggetti che vi aderiscono, ma che stante le complessità e la necessità di risorse finanziarie per essere implementati hanno visto al momento poche applicazioni;

rilevato che:

oltre al caro energia, dall'inizio del 2022 nel nostro Paese si è manifestato anche l'eccezionale fenomeno del caro carburanti a fronte del quale con successivi decreti-legge e decreti del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro della transizione ecologica, al fine del contenimento dei prezzi di gasolio, benzina e GPL dal 22 marzo 2022 è stata introdotta la riduzione delle aliquote di accisa degli stessi carburanti. Con il decreto-legge 2 maggio 2022, n. 38, "decreto accise e IVA sui carburanti", poi confluito nel decreto-legge n. 21 del 2022, "taglia prezzi", e successivamente con il decreto ministeriale 24 giugno 2022, che hanno anche introdotto per il gas naturale per autotrazione l'azzeramento dell'accisa e la riduzione dell'IVA nella misura del 5 per cento, tutte le misure contro il caro carburanti sono state prorogate fino al 2 agosto 2022;

al fine del contenimento dei prezzi del gasolio legato all'eccezionale fenomeno del caro carburanti il decreto-legge "taglia prezzi" ha anche previsto per le imprese esercenti attività agricola e della pesca il riconoscimento di un credito di imposta del 20 per cento delle spese sostenute per l'acquisto di gasolio e benzina come carburanti per la trazione dei mezzi utilizzati per l'esercizio dell'attività agricola e della pesca, effettuato nel primo trimestre solare dell'anno 2022, al netto dell'imposta sul valore aggiunto;

al fine del contenimento dei prezzi del gasolio legato all'eccezionale fenomeno del caro carburanti il decreto-legge n. 50 del 2022, "decreto aiuti", ha previsto per le imprese di trasporto il riconoscimento di un credito di imposta del 28 per cento delle spese sostenute per l'acquisto di gasolio impiegato con mezzi di categoria euro 5 o superiore effettuato nel primo trimestre solare dell'anno 2022, al netto dell'imposta sul valore aggiunto;

visto che:

i competitori europei, sfruttando le specificità dei propri sistemi energetici, hanno da tempo già approntato significative misure a vantaggio delle proprie imprese: in Francia sono stati destinati alle imprese industriali, a prezzo di costo (42 euro a megawattora), 120 terawattora di energia elettrica nucleare in uno schema di misura pluriennale;

nel nostro Paese, in analogia con quanto posto in essere in altri Paesi europei, con il decreto-legge n. 17 del 2022, è stata prevista un'iniziativa di "gas release", non ancora operativa, che prevede una maggiore produzione nazionale di gas naturale da assegnare a prezzi calmierati, con procedure gestite dal GSE, ai settori industriali esposti al caro energia e a rischio di chiusura; sempre con lo stesso decreto, ma in fase di conversione in legge, è stata individuata un'analoga misura "energy release", anch'essa non ancora operativa, che attraverso un servizio di ritiro e di acquisto di energia elettrica prodotta da impianti a fonti rinnovabili da parte del GSE se ne preveda poi la cessione a tariffe calmierate prioritariamente ai clienti industriali, alle piccole e medie imprese, e ai clienti localizzati nelle isole maggiori che partecipino al servizio di interrompibilità;

visto che con le previsioni introdotte del decreto-legge n. 130 del 2021, "decreto bollette", poi confermate con i successivi provvedimenti sino al recente decreto-legge del 30 giugno 2022, n. 80, detto "bollette III trimestre", poi confluito nel decreto-legge n. 50 del 2022 detto "aiuti", a partire dall'ultimo trimestre 2021 e sino al terzo trimestre 2022 è stata introdotta l'IVA agevolata con aliquota del 5 per cento per la somministrazione di gas ad usi civili ed industriali, ma escludendo l'aliquota ridotta alle ipotesi di fornitura del calore, prodotto dal gas naturale, mediante il teleriscaldamento nonché alle somministrazioni di energia termica prodotta con impianti alimentati a gas naturale nell'ambito di un contratto servizio energia o di un contratto di rendimento energetico, con ciò determinando da quasi un anno ripercussioni pesantissime e negative per l'intero comparto, poiché gli utenti del settore che si trovano ad agire in un contesto di mercato distorsivo della concorrenza e lesivo del principio di neutralità tecnologica;

considerato che:

con il decreto-legge n. 80 del 2022 detto "bollette III trimestre", poi confluito nel decreto-legge n. 50 del 2022 detto "aiuti", il Governo ha previsto la proroga per il terzo trimestre 2022 solo di una parte delle misure introdotte contro il caro energia fino al secondo trimestre, ed in particolare l'annullamento degli oneri di sistema delle bollette elettriche di tutte le utenze domestiche e non domestiche, la riduzione degli oneri di sistema delle bollette gas per tutte le utenze domestiche e non domestiche, e l'IVA agevolata al 5 per cento per i consumi di gas naturale per usi civili e industriali;

occorre nuovamente intervenire per contrastare il caro energia e per frenare l'aumento dei prezzi dei beni di consumo e dei materiali che colpiscono pesantemente le famiglie, sia direttamente con gli aumenti in bolletta e sia per gli inevitabili aumenti dei prezzi dei beni di consumo per effetto degli aumenti dei costi di produzione, e le attività economiche italiane che vedono ulteriormente indebolita la propria competitività sui mercati europei e internazionali che da anni beneficiano di prezzi dell'energia inferiori di quelli italiani, sia con ulteriori stanziamenti e sia con misure strutturali per rimuovere le criticità del sistema energetico del Paese a partire dall'elevata dipendenza energetica dall'estero;

l'inflazione nel mese di giugno 2022 è salita all'8 per cento, livello che non si registrava dal 1986, con una crescita la cui incidenza maggiore è stata determinata dall'energia,

impegna il Governo:

1) a prevedere per le imprese gasivore e per quelle diverse dalle gasivore la proroga del riconoscimento di un credito di imposta delle spese sostenute per l'acquisto di gas consumato anche nel terzo trimestre 2022, qualora il prezzo di riferimento del gas naturale, calcolato come media, riferita al secondo trimestre 2022, dei prezzi di riferimento del mercato infragiornaliero (MI-GAS) pubblicati dal Gestore mercati energetici (GME), abbia subito un incremento superiore al 30 per cento del corrispondente prezzo medio riferito al medesimo trimestre dell'anno 2019;

2) a prevedere per le imprese energivore e per quelle diverse dalle energivore con potenza elettrica disponibile uguale o superiore a 16,5 chilowattora, la proroga del riconoscimento di un credito di imposta delle spese sostenute per l'energia elettrica acquistata ed effettivamente utilizzata, e anche prodotta e autoconsumata, nel terzo trimestre 2022, nel caso in cui i costi sostenuti nel secondo trimestre 2022 abbiano subito un incremento superiore al 30 per cento rispetto ai costi sostenuti nel medesimo periodo dell'anno 2019;

3) a prevedere la proroga almeno sino a settembre della riduzione delle accise di gasolio, benzina e GPL, anche aumentando l'entità della rideterminazione, nonché per il gas naturale per autotrazione l'azzeramento dell'accisa e la riduzione dell'IVA nella misura del 5 per cento;

4) a prevedere per le imprese esercenti attività agricola e della pesca il riconoscimento di un credito di imposta delle spese sostenute per l'acquisto di gasolio e benzina, effettuato anche nel terzo trimestre dell'anno 2022, impiegati come carburanti per la trazione dei mezzi utilizzati per l'esercizio dell'attività agricola e della pesca;

5) a prevedere per le imprese di trasporto il riconoscimento di un credito di imposta delle spese sostenute per l'acquisto di gasolio, effettuato nel terzo trimestre dell'anno 2022, impiegato come carburante per i mezzi di categoria euro 5 o superiore;

6) a prevedere ulteriori contributi straordinari per comuni, province e città metropolitane per contrastare il caro energia e al fine di garantire la continuità dei servizi erogati;

7) a prevedere la proroga per il terzo trimestre della possibilità per i clienti domestici che dovessero trovarsi in condizioni di morosità di chiedere la rateizzazione delle bollette di elettricità e gas;

8) a prevedere la possibilità per le imprese di chiedere la rateizzazione degli importi dovuti anche per i consumi energetici, relativi ai mesi di luglio, agosto e settembre 2022;

9) ad adottare le opportune iniziative al fine di estendere la riduzione dell'aliquota IVA al 5 per cento anche alla cessione del calore agli utenti finali tramite teleriscaldamento nonché alle somministrazioni di energia termica prodotta con impianti alimentati a gas naturale nell'ambito di un contratto servizio energia di cui all'art. 16, comma 4, del decreto legislativo 30 maggio 2008, n. 115, o di un contratto di rendimento energetico di cui all'allegato 8 del decreto legislativo 4 luglio 2014, n. 10;

10) a prevedere un fondo di garanzia al fine di favorire la realizzazione di configurazioni di comunità energetiche e di autoconsumo collettivo;

11) ad assumere iniziative volte a ridurre l'imposta sul valore aggiunto anche per le bollette di energia elettrica;

12) a dare quanto prima attuazione alla "gas release" e alla "energy release", anche valutandone dei potenziamenti, in modo da dare un beneficio temporaneo alle imprese esposte al caro energia e allo stesso tempo delineare un quadro strutturale virtuoso tale da sviluppare la produzione di energia rinnovabile e supportare uno sviluppo decarbonizzato della nostra industria;

13) a proseguire le iniziative di diversificazione degli approvvigionamenti del gas naturale al fine di accelerare l'affrancamento dal gas russo, nonché aumentare la produzione nazionale di gas naturale per rafforzare la sicurezza e la resilienza del sistema energetico del Paese e per diminuirne la dipendenza energetica dall'estero;

14) ad assicurare il principio della neutralità tecnologica nel definire le politiche e nel promuovere lo sviluppo delle diverse tecnologie per il raggiungimento dei target climatici al 2030 e al 2050 e, in tale contesto, ad attuare un utilizzo equilibrato dei proventi delle aste ETS per calmierare i prezzi delle bollette di cittadini e imprese, senza tuttavia pregiudicare la quota destinata a finanziare interventi strutturali per la decarbonizzazione dei settori industriali manifatturieri, come previsto dalla direttiva (UE) 2018/410 e dalle nuove prescrizioni del pacchetto "Fit for 55", anche attraverso la costituzione di un fondo di decarbonizzazione;

15) a favorire il dibattito sull'energia dell'atomo basato su rigore scientifico e una campagna di informazione, in particolare per la tecnologia di ultima generazione, nonché sostenere la ricerca tecnologica sui reattori a fissione nucleare di ultima generazione, oltre che alla fusione nucleare già oggi praticata da ENEA con aspettative però di lungo termine;

16) a recuperare il divario tecnologico favorendo collaborazioni e scambi di personale scientifico qualificato con Paesi dal riconosciuto know how in ambito nucleare, rilanciando corsi universitari di ingegneria e fisica nucleare, nonché a favorire la partecipazione a progetti internazionali e europei, anche mediante collaborazione diretta con Francia alla luce del trattato bilaterale;

17) ad attivarsi, anche in sede europea, affinché nella imminente revisione del PNIEC (piano nazionale integrato energia e clima), venga individuato un percorso calibrato delle politiche energetiche nazionali ed europee che contengano in futuro aumenti dei prezzi del gas insostenibili atti a comportare danni al sistema manifatturiero irreversibili, e al contempo non produca effetti positivi per la salute della terra, su cui l'Europa pesa solo per il 9 per cento di emissioni di anidride carbonica.

(1-00505)

SAPONARA Maria, ROMEO, PITTONI, ALESSANDRINI Valeria, LUNESU Michelina, RUFA, CAMPARI, BRIZIARELLI, MARIN Raffaella Fiormaria - Il Senato,

premesso che il settore della produzione cinematografica e audiovisiva, nonostante la crisi pandemica e anche grazie alla risposta dello Stato, sta vivendo un momento di particolare crescita. Secondo i dati della Direzione generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della cultura, se nel 2019, 180 imprese di produzione hanno chiesto i crediti di imposta per la produzione di 213 opere, nel 2021 sono state 493 le imprese di produzione che hanno chiesto il credito d'imposta per 922 opere. Si tratta di numeri importanti, che testimoniano il particolare dinamismo della produzione;

considerato che:

le sale cinematografiche e la distribuzione cinematografica vivono invece una situazione di oggettiva difficoltà, in cui appaiono ancora lontane le performance del 2019, a differenza di quanto accade in quasi tutti gli altri Paesi. Lo stesso Presidente della Repubblica, nel corso della cerimonia al Quirinale di presentazione dei candidati ai Premi "David di Donatello" 2022, ha ribadito che: "Le sale del cinema richiedono attenzione e non possono essere trascurate. Il loro ruolo sociale è importante, nelle città più popolate come anche nei centri minori. Le sale sono centri di aggregazione. La crisi delle sale cinematografiche da noi si presenta superiore a quella di altri Paesi europei";

se si confrontano i dati del primo quadrimestre 2022 con i dati del medesimo quadrimestre del 2019, si rilevano valori negativi in tutti i mercati, pur con alcune significative differenze. Se nel nostro Paese registriamo un meno 62,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019, in Francia il mercato perde circa il 34,2 per cento, in Germania il 39,3 per cento, in Gran Bretagna, il 26,4 per cento e in Spagna il 43,3 per cento;

passando invece ad un confronto fra i primi 4 mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021, in Italia gli incassi hanno registrato un decremento del 7 per cento, a differenza degli altri Paesi europei dove il segno è positivo: Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna rispettivamente a più 47 per cento, più 75 per cento, più 20 per cento, più 45 per cento;

solo la Francia ha un sistema di finestre (periodi di programmazione in sala esclusivi e protetti rispetto ad altri canali di diffusione al pubblico - tv, piattaforme di video on demand) obbligatorie fissate per legge ed applicabili a tutte le tipologie di film (nazionali e stranieri), mentre Spagna e Germania hanno un sistema simile al nostro (finestre solo per film nazionali finanziati dallo Stato) e nel Regno Unito non sono previste finestre;

i dati esposti evidenziano come risultati sostanzialmente analoghi vengano conseguiti a prescindere dall'esistenza o meno di norme di legge in materia di finestre di programmazione. A dimostrazione ulteriore della complessità del fenomeno, secondo uno studio dell'Osservatorio europeo dell'audiovisivo, in un confronto fra incassi 2021 rispetto al 2020, "overall admissions in 2021 increased in 17, decreased in eight and stagnated in two out of the 26 EU member states and the UK for which 2021 data were available. The highest year-on-year increase was registered in Bulgaria (+91%), Croatia (+77%), the UK (+68%), Cyprus (+57%), Ireland (+56%), Poland (+55%), Spain (+53%) and Romania (+53%). In contrast admissions declined particularly in Estonia (-23%), the Netherlands (-15%), Slovakia (-14%), Lithuania (-13%), Italy (-12%) and Finland (11%)";

considerato inoltre che:

le sale cinematografiche sono un presidio culturale e sociale prezioso, in molti territori sono l'unico presidio culturale ancora attivo e, sebbene le modalità di fruizione di opere audiovisive siano oramai molteplici e la pandemia abbia spinto la popolazione a familiarizzare ancora di più con modalità di fruizione diverse dalla sala cinematografica, bisogna fare tutto il possibile per preservarle e sostenerle con strumenti più efficaci in grado di incoraggiare nuove modalità di coinvolgimento degli spettatori, adeguate al nuovo contesto e alle nuove abitudini di visione delle opere cinematografiche;

la Direzione generale Cinema e Audiovisivo, entro fine agosto 2022, renderà disponibili gli esiti di un'apposita indagine quali-quantitativa commissionata, a seguito di una procedura di evidenza pubblica, a un primario operatore economico e finalizzata a quantificare, fra l'altro, il numero e rilevare il profilo degli spettatori di cinema in sala, i fattori che più incidono sulla scelta di vedere film in sala oppure che più inducono alla visione domestica, con particolare riguardo all'impatto che su dette scelte ha la possibilità di visione dei film sulle piattaforme digitali e alla tempistica con cui tale possibilità viene offerta agli spettatori rispetto alla data di uscita in sala cinematografica. Gli interventi, inoltre, dovranno essere in grado di bilanciare i contrapposti interessi in gioco, valutare gli impatti che possono avere sul fenomeno della pirateria audiovisiva e tener conto delle effettive prassi di mercato che vedono, al momento, realizzare il 98 per cento degli introiti sala di un film nelle prime 4-5 settimane di programmazione in sala e la tutela imprescindibile delle sale stesse,

impegna il Governo:

1) a rivedere gli attuali schemi di sostegno al settore delle sale cinematografiche, aumentando in maniera consistente le risorse destinate a questa finalità e rafforzando in particolare gli aiuti riservati alle piccole e medie imprese, anche migliorando i meccanismi che consentono la cessione dei crediti di imposta al sistema bancario e finanziario. In particolare, i nuovi schemi di sostegno devono incentivare nuove strategie e modalità di posizionamento delle sale cinematografiche sul mercato, in termini di offerta socio-culturale che, oltre alla tradizionale offerta di film, coinvolga maggiormente il pubblico con servizi innovati e diversificati ad alto valore aggiunto;

2) a confermare per tutto il 2022 le misure rafforzate del credito d'imposta alla distribuzione cinematografica, previste per il momento fino al 31 marzo 2022;

3) a attuare campagne promozionali rivolte al pubblico ed in particolare al pubblico giovanile, che esaltino la tipicità della fruizione dei film in sala;

4) a mettere in campo strumenti e finanziamenti che, in accordo con i gestori delle sale, incentivino gli spettatori a frequentare le sale cinematografiche, come ad esempio favorendo abbonamenti a basso costo, mutuando le migliori esperienze internazionali in tal senso, privilegiando le misure rivolte al pubblico giovanile e integrandole con le azioni intraprese col Piano del Ministero della cultura e Ministero dell'Istruzione, da affinare e potenziare, rivolto a progetti di educazione all'immagine nelle scuole;

5) a rivedere e razionalizzare i crediti d'imposta riservati alla produzione di opere cinematografiche e audiovisivo, per evitare rischi di utilizzo improprio delle risorse messe a disposizione da focalizzare, invece, sempre più verso un rafforzamento del settore produttivo indipendente e a favore delle opere che siano effettivamente destinate alla fruizione in sala cinematografica;

6) ad attuare un intervento che, anche temporaneamente, omogeneizzi la "finestra" dei film stranieri (ad oggi privi di obblighi), a quelle dei film italiani (ad oggi con obbligo di 90 giorni) per i successivi sfruttamenti, in protezione dell'uscita in sala.

(1-00506)

CANDIANI, BOSSI Simone, CAMPARI, CASOLATI Marzia, IWOBI, PELLEGRINI Emanuele, LUCIDI, VESCOVI - Il Senato,

premesso che:

preso atto delle richieste di impegno a voler portare in Italia la sede dell'Autorità per la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo ("Authority for Anti-Money Laundering and Countering the Financing of Terrorism", AMLA), la cui istituzione è prevista a partire dal 1° gennaio 2023, dopo che in data 20 luglio 2021 la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce tale Autorità;

in un'ottica di avvicinamento dei cittadini alle istituzioni europee, e per continuare a sostenere la necessità di una maggiore democratizzazione delle istituzioni stesse, è necessario favorire una politica di decentramento degli organismi comunitari, prevedendo un maggior ruolo e una capillare distribuzione delle agenzie europee, ovvero di altri istituti legati al diritto derivato dell'UE;

l'Italia, Paese fondatore dell'UE, terza economia e terzo Paese per popolazione dell'Unione, ad oggi ospita 2 agenzie europee, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), con sede a Parma, e la Fondazione europea per la formazione professionale (ETF), con sede a Torino; altri tra i principali Paesi europei vantano un numero maggiore di tali strutture;

ospitare sedi di organismi europei, che siano in grado di esaltare alcune peculiarità italiane, comporta certamente un impatto economico positivo, visto l'indotto generato anche in termini di occupazione, ma avrebbe al contempo anche favorevoli risvolti su un piano diplomatico, accrescendo il ruolo del nostro Paese all'interno dei meccanismi decisionali comunitari;

considerato che il 20 luglio del 2019 il Regno Unito ha ufficializzato il ritiro dalla ratifica dell'Accordo sul Tribunale Unificato dei Brevetti (TUB), rendendo vacante la sede londinese del TUB; l'Accordo istitutivo del TUB prevede una Divisione centrale, con a sede a Parigi, e due sezioni, a Londra e Monaco di Baviera; l'Italia, che ha ratificato l'accordo nel 2016, è insieme a Germania e Francia uno tra i Paese con il maggior numero di brevetti europei, ed ospita a Milano la divisione locale del TUB;

valutato inoltre che l'Italia detiene il primato internazionale per numero di siti dichiarati dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità ed ospita le principali città culturali europee; la storia italiana sin dall'antichità ha lasciato un'eredità dal valore inestimabile in termini culturali ed ha contribuito in maniera preminente allo sviluppo dell'identità culturale europea,

impegna il Governo:

1) in aggiunta all'impegno nel valutare la candidatura dell'Italia come sede per la dell'Autorità per la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, a sostenere al contempo il processo di assegnazione per l'Italia della terza sezione della Divisione centrale del Tribunale Unificato dei Brevetti, in sostituzione di Londra;

2) a promuovere altresì l'assegnazione all'Italia della sede dell'Agenzia esecutiva per l'istruzione e la cultura, come riconoscimento del ruolo del nostro Paese quale principale centro culturale europeo.

(1-00507)

Interrogazioni

CORRADO Margherita, ANGRISANI Luisa, GRANATO Bianca Laura, LANNUTTI - Al Ministro della cultura. - Premesso che:

le assunzioni del personale a tempo determinato nelle fondazioni lirico-sinfoniche sono normate dal Contratto collettivo nazionale del lavoro, e in particolare dagli artt. 1 e 3, la cui ultima versione, attualmente in vigore, risale all'anno 2003 (o meglio, il Contratto è del 2000 e l'accordo di rinnovo del 2003);

la Fondazione Arena di Verona è una delle 14 fondazioni lirico-sinfoniche italiane. A partire dal 2021, in materia di assunzioni a tempo determinato, l'Ente ha, unilateralmente, violato quanto previsto dal citato Contratto collettivo nazionale del lavoro. Ha infatti assunto il personale senza rispettare le graduatorie di anzianità, proponendo cioè l'assunzione per il Festival areniano 2021 "saltando", e quindi non contrattualizzando, alcuni lavoratori di diversi settori artistici e tecnici appartenenti alle suddette graduatorie, i quali fino al 2020 avevano pacificamente lavorato per l'ente;

considerato che:

tali lavoratori, a tutela del proprio diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo determinato, hanno mosso una vertenza contro la Fondazione Arena di Verona presso il Tribunale della città scaligera. A mezzo di diverse ordinanze, il Tribunale di Verona accoglieva nel merito il ricorso depositato dai lavoratori "saltati", ritenendo sussistente il diritto di precedenza nelle assunzioni secondo le graduatorie di anzianità;

in particolare, citando un campione di un'ordinanza emessa, con riferimento alla normativa applicabile e al criterio relativo alle chiamate a tempo determinato, il Tribunale osservava che: "Sostiene la fondazione lirico-sinfonica resistente che il diritto all'assunzione non sussisterebbe in quanto le organizzazioni sindacali in data 3.8.2015 formalizzarono il loro recesso rispetto all'accordo integrativo aziendale del 2002, il quale prevedeva all'art. 1 l'obbligo di assunzione procedendo alla convocazione secondo il numero d'ordine degli iscritti nelle graduatorie. A ben vedere, il recesso del 9.7.2015 riguardava, a tutto voler concedere, unicamente la regolamentazione e/o prassi della "rotazione". Tale recesso fu infatti espresso nei seguenti termini: "Di conseguenza alla data odierna decade qualsiasi regolamentazione e/o prassi di rotazione tra il Personale a termine presente nelle graduatorie di precedenza, rimanendo in vigore il solo vincolo dell'anzianità di servizio maturata presso FAV". Dunque, le organizzazioni sindacali non vollero affatto incidere sul diritto di convocazione secondo l'ordine della graduatoria";

con riferimento alla prevalenza tra disciplina del C.C.N.L. e la recente normativa contrattuale per i dipendenti delle Fondazioni lirico-sinfoniche, il Tribunale osservava che: "Sostiene l'ente resistente che aderendo alla richiesta di assunzione, si paleserebbe il rischio di una censura di abusiva reiterazione del contratto a termine da parte di questo stesso tribunale sulla base della giurisprudenza pregressa […] Va comunque detto che l'eventuale superamento di tale limite mesi - (24/36 mesi) - non appare argomento idoneo a far venir meno il diritto riconosciuto dalla contrattazione collettiva. In tale prospettiva deve infatti essere richiamato il d.l. 59/2019 che, se in un primo momento aveva introdotto espressamente la decadenza dal diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo determinato maturato in forza della contrattazione collettiva, in sede di conversione non ha mantenuto tale disposizione. Attualmente, quindi, le assunzioni a termine, che devono essere causali non possono superare complessivamente i 36 mesi (dal 1.7.2019) "fatte salve le diverse disposizioni dei contratti collettivi". La norma sembra quindi consentire, in presenza della causale (e quindi comunque nel rispetto di uno dei limiti imposti dal diritto comunitario) che la contrattazione collettiva possa prevedere assunzioni oltre tale limite temporale";

con riferimento al criterio di liquidazione del danno, il Tribunale osservava poi che: "La quantificazione del danno, parametrata alla retribuzione percepita nell'anno 2019 per analoghe mansioni e per una durata contrattuale sostanzialmente equivalente, appare correttamente effettuata dal giudice di prime cure, non sussistendo i presupposti per alcuna riduzione del predetto importo";

quanto sopra ha comportato che la Fondazione Arena di Verona, per effetto delle sue decisioni, ha pagato il doppio (retribuendo sia i lavoratori aventi diritto alla chiamata ma illegittimamente "saltati" che hanno mosso la causa, sia quelli che hanno lavorato al loro posto), con conseguente danno a carico dell'Erario;

valutato che:

sempre per il 2021, oltre a "saltare" alcuni lavoratori, la Fondazione Arena di Verona ha imposto ad altri, unilateralmente, una liberatoria, ovvero un tombale rinuncia a diritti già maturati, subordinando la firma del contratto di lavoro alla firma di tale atto, esercitando molta pressione psicologica (con plurime telefonate anche in orari serali molto tardi) nei lavoratori già in condizioni molto precarie e creando, per questo, una situazione che parrebbe configurare una estorsione contrattuale;

nonostante le pronunce del Tribunale di Verona condannanti la Fondazione Arena, questa ha adottato il medesimo comportamento per le assunzioni dell'anno 2022: alcuni lavoratori inseriti nelle graduatorie di anzianità avrebbero subito una coercizione da parte della Fondazione, che li ha messi davanti ad un aut aut, imponendo la firma di una liberatoria di rinuncia all'impugnazione dei nuovi contratti, pena la non assunzione. Altri lavoratori, che fino al 2021 avevano pacificamente lavorato, poiché appartenenti alle suddette graduatorie, invece, per il 2022, sono stati "saltati", quindi non sono stati contattati dalla Fondazione Arena, che ha così violato il diritto di precedenza da quelli già maturato per le assunzioni a tempo determinato;

presso questi ultimi lavoratori la Fondazione Arena, con missiva ufficiale, ha insistito nel sostenere che il loro diritto di precedenza non esisterebbe, non prendendo minimamente in considerazione quanto già sancito dal Tribunale di Verona grossomodo un anno fa e contraddicendo anche sé stessa, dato che fino all'anno precedente aveva sempre assunto tali lavoratori. Tutto questo comporterà nuove vertenze legali e una probabile nuova condanna della Fondazione;

valutato che è attualmente al vaglio l'approvazione della nuova dotazione organica della Fondazione Arena, come previsto dalla legge n. 81 del 2019, che dovrebbe risanare il precariato e, quindi, stabilizzare i lavoratori "precari storici" ma l'elevata vertenzialità creata dalla gestione di Fondazione Arena va ad impattare anche sulla dotazione organica. La proposta di nuova dotazione organica inviata ai Ministeri della cultura e dell'economia e delle finanze prevede, inoltre, un organico di ben 70 amministrativi a discapito dei settori artistici e tecnici, i cui numerici proposti risultano non sufficientemente idonei a sanare il precariato e non comprensivi del corpo di ballo, nonostante le continue e attuali assunzioni a tempo determinato nel settore,

si chiede di sapere quali verifiche abbia attivato nei confronti della Fondazione Arena di Verona il Ministero della cultura, in quanto organo di controllo ed erogatore del FUS, che tipo di conclusioni siano state tratte da tali approfondimenti e come s'intenda garantire che in futuro sia vigilato e, ove occorra, sanzionato l'operato della Fondazione, a tutela dei diritti dei lavoratori, dell'identità culturale e della tenuta economica dell'Ente.

(3-03453)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

BINETTI Paola - Ai Ministri della salute e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

la legge n. 175 del 2021, recante "Disposizioni per la cura delle malattie rare e per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani", pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 27 novembre 2021, è entrata in vigore il 12 dicembre 2021;

sono decorsi i termini, stabiliti dalla stessa legge, entro i quali adottare gli atti necessari alla sua piena attuazione: un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con Ministro della salute e del Ministro dell'economia e delle finanze, secondo quanto stabilito dall'articolo 6, comma 2, da adottare entro 3 mesi, per l'adozione del regolamento di attuazione del medesimo articolo per l'istituzione e del fondo di solidarietà per le persone affette da malattie rare; un decreto del Ministro della salute, previsto dall'articolo 8, comma 1, da adottare entro 60 giorni, per l'istituzione del comitato nazionale per le malattie rare;

la legge rinvia poi a due diversi accordi di competenza della Conferenza Stato-Regioni, rispettivamente previsti dall'articolo 9, comma 1, e dall'articolo 14: uno relativo all'approvazione del secondo piano nazionale malattie rare e riordino della rete, da adottare, in sede di prima attuazione, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge e l'altro con cui definire le modalità per assicurare un'adeguata informazione dei professionisti sanitari, dei pazienti e delle famiglie, da adottare entro il medesimo termine;

infine la legge rimanda ad un regolamento del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca, per la definizione dei criteri e delle modalità di attuazione degli incentivi fiscali in favore dei soggetti, pubblici o privati, che si occupano di ricerca finalizzata allo sviluppo di protocolli terapeutici sulle malattie rare o nella produzione dei farmaci orfani, da adottare entro 6 mesi dalla sua entrata in vigore;

ad oggi tutti i termini indicati dalla legge sono ormai scaduti e nessuno di questi atti è ancora stato emanato, rendendo vani gli sforzi portati avanti dal Parlamento volti a garantire una presa in carico delle persone con malattia rara uniforme su tutto il territorio nazionale conseguentemente disattendendo le aspettative e le speranze di queste persone e delle loro famiglie rispetto ai diritti e alle opportunità in essa contenute,

si chiede di sapere quali siano le tempistiche per l'emanazione dei provvedimenti attuativi previsti dalla citata legge n. 175 del 2021, al fine di garantire la piena operatività delle disposizioni, affinché le persone con malattia rara e le loro famiglie possano vedere i risultati di questo percorso normativo realizzarsi nella loro vita quotidiana e affinché gli enti di ricerca sulle malattie rare possano accedere agli incentivi fiscali.

(3-03451)

CIRINNÀ Monica, MALPEZZI Simona Flavia, DE PETRIS Loredana, MAIORINO Alessandra, MIRABELLI, ROSSOMANDO Anna, VALENTE Valeria, FERRARI, COLLINA, ASTORRE, BOLDRINI Paola, COMINCINI, D'ALFONSO, FEDELI Valeria, FERRAZZI, GIACOBBE, LAUS, MANCA, MARILOTTI, PITTELLA, PORTA, ROJC Tatjana, STEFANO, TARICCO, VERDUCCI - Ai Ministri della giustizia e dell'interno. - Premesso che:

secondo quanto riportato da due articoli di stampa pubblicati in data 29 giugno 2022 sul sito "DonnexDiritti" e in data 30 giugno 2022 sul sito "27esima ora" del "Corriere della Sera", un bambino di nove anni sarebbe stato prelevato dalla forza pubblica e portato in una casa famiglia, mentre era in attesa di sua madre che si trovava presso gli uffici di un comune del lodigiano;

secondo quanto riportato dai predetti articoli di stampa, il prelievo forzoso del minore sarebbe stato eseguito in esecuzione di un provvedimento del Tribunale di Lodi fondato non già sull'ascolto del minore, ma sulla sola consulenza tecnica d'ufficio che, a fronte del rifiuto del minore di incontrare il padre, avrebbe definito la madre alienante e manipolatoria, facendo dunque riferimento alla Sindrome da alienazione parentale (PAS), che da troppo tempo viene utilizzata nei tribunali, pur non avendo alcun fondamento scientifico;

la PAS, sebbene come evidenziato sia priva di alcun fondamento scientifico, continua a comparire nelle consulenze tecniche, anche se negli ultimi anni emergono preoccupantemente ulteriori indicatori che ad essa si riferiscono più o meno direttamente, a puro titolo esemplificativo si pensi ad alcuni di essi, quali il condizionamento, la sindrome della madre malevola o il comportamento alienante e manipolatorio. Pertanto, pur non utilizzando espressamente la parola «sindrome», talune consulenze consigliano comunque al giudice il cambio di collocazione del minore secondo uno schema analogo a quello utilizzato nella diagnosi della PAS;

inoltre, da quanto emergerebbe dagli organi di stampa e dalle dichiarazioni rese dalla madre del minore, il giudice non avrebbe proceduto all'ascolto diretto del minore. Al riguardo val la pena evidenziare come la Corte di cassazione con la sentenza n. 13274/19 abbia chiarito che « (…) con riguardo all'ascolto del minore infradodicenne, capace di discernimento, questa Corte ha di recente chiarito (sentenza n. 12957 del 2018) che (…) ove si assumano provvedimenti in ordine alla convivenza dei figli con uno dei genitori, l'audizione del minore infradodicenne, capace di discernimento, costituisce adempimento previsto a pena di nullità, in relazione al quale incombe sul giudice un obbligo di specifica e circostanziata motivazione non solo se ritenga il minore infradodicenne incapace di discernimento ovvero l'esame manifestamente superfluo o in contrasto con l'interesse del minore». A quanto detto si aggiunga che la necessità dell'ascolto del minore da parte del giudice è ribadita dall'articolo 1, comma 23, lettera b), della legge 26 novembre 2021, n. 206 recante delega al Governo per la riforma del processo civile, che dispone nei casi di rifiuto del figlio minore di incontrare uno o entrambi i genitori, l'obbligo per il giudice di provvedere personalmente all'ascolto del minore;

la Corte di cassazione si è espressa da ultimo con ordinanza n. 9691 del 24 marzo 2022 affermando che: «il richiamo alla sindrome d'alienazione parentale e a ogni suo, più o meno evidente, anche inconsapevole, corollario, non può dirsi legittimo, costituendo il fondamento pseudoscientifico di provvedimenti gravemente incisivi sulla vita dei minori»;

nella stessa sentenza, si afferma, inoltre, che occorre vietare il prelievo forzoso dei minori al di fuori delle ipotesi di rischio di attuale e grave pericolo per l'incolumità fisica del medesimo e che l'esecuzione coattiva di decisioni assunte nelle sedi giudiziarie, «consistente nell'uso di una certa forza fisica diretta a sottrarre il minore dal luogo ove risiede con la madre, per collocarlo in una casa-famiglia, (…) non appare misura conforme ai principi dello Stato di diritto (…) e potrebbe cagionare rilevanti e imprevedibili traumi per le modalità autoritative che il minore non può non introiettare, ponendo seri problemi (…) anche in ordine alla sua compatibilità con la tutela della dignità della persona»;

dello stesso parere è la Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere del Senato ella Repubblica, la quale sui prelievi forzosi dei minori e sull'alienazione parentale si è di recente espressa con la Relazione approvata il 20 aprile 2022, da cui emerge chiaramente la dimensione preoccupante del fenomeno di vittimizzazione secondaria delle donne che subiscono violenza, nonché dei loro figli, nei procedimenti che disciplinano l'affidamento e la responsabilità genitoriale. La Relazione, inoltre, propone l'istituzione di una commissione interministeriale che preveda il coinvolgimento dei Ministeri della Giustizia, della Sanità e della Famiglia, al fine di accertare lo stato di salute dei minori sottratti alle madri e collocati presso case famiglia;

nel maggio 2020, il Ministro della salute rispondendo a un'interrogazione parlamentare, ha affermato che la PAS "non è riconosciuta dalla stragrande maggioranza della comunità scientifica". Inoltre, la Ministra della Giustizia, proprio in occasione della citata Relazione della Commissione d'inchiesta sul femminicidio ha affermato che: "Non ci può e non ci deve essere spazio per teorie destituite di fondamento scientifico nei procedimenti giudiziari",

si chiede di sapere:

se la Ministra della Giustizia sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative necessarie e urgenti intenda intraprendere per assicurare che nei tribunali italiani non trovino più spazio teorie prive di alcun fondamento scientifico e quali iniziative intenda intraprendere per assicurare il rispetto delle disposizioni di legge in materia di ascolto diretto del minore e in generale in materia di provvedimenti di affido dei minori, anche al fine di garantire la conformità ai principi espressi ripetutamente dalla giurisprudenza di legittimità in materia;

quali iniziative urgenti la Ministra dell'Interno intenda assumere per verificare le modalità con cui le forze di polizia hanno provveduto al prelievo forzoso del minore e se le stesse non abbiano violato i criteri indicati nelle numerose pronunce della Corte di cassazione.

(3-03452)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

PORTA - Ai Ministri per il Sud e la coesione territoriale e degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:

nel febbraio 2020, il Ministro pro tempore per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, insieme con l'allora Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, presentando a Gioia Tauro il "Piano Sud 2030. Sviluppo e coesione dell'Italia", poneva l'obiettivo strategico di contrastare concretamente l'emergenza nazionale legata alla crisi demografica, trasformando l'esodo in particolare delle nuove generazioni da stato di necessità, come era tornato ad essere negli ultimi anni, ad autonoma scelta e possibilità;

per concorrere a costruire ciò che egli definiva il "diritto a restare" e, per coloro che partono, "l'opportunità di tornare", nel cap. VIII del Piano Sud si proponeva "La rete dei talenti per il Sud", con l'intento di favorire "il trasferimento di conoscenze e buone pratiche", sfruttando i vantaggi delle reti telematiche e digitali; la diffusione di una cultura delle politiche di innovazione e della nuova imprenditorialità tecnologica; il sostegno a giovani che vogliono restare o tornare al Sud per dare vita a start up o lavorare in hub di ricerca; l'ingresso di "talenti" in partnership imprenditoriali innovative;

l'obiettivo immediato del progetto era formulato in questi termini: "costruire una Piattaforma digitale che consenta di interrogare i 'talenti', individualmente o in via istituzionale, da parte di amministrazioni, imprese, cittadini impegnati in progetti di innovazione";

nella prospettiva della costruzione della "rete dei talenti" si è sviluppata altresì una serie di collaborazioni e di partnership, in primis con il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale-Direzione generale per gli italiani all'estero, che ha prontamente attivato la rete estera nella ricerca e segnalazione dei "talenti" italiani all'estero, con il Consiglio generale degli italiani all'estero e con l'Istituto Italo Latino Americano, oltre che con numerose università italiane e straniere, associazioni di emigrazione e loro federazioni, fondazioni, ed altre simili istituzioni;

nel giro di alcuni mesi erano stati selezionati circa 800 profili di "talenti", collocati nei tre macro ambiti delle "politiche pubbliche", dell'innovazione sociale e tecnologica e dell'impresa, mentre la "rete dei talenti", nel suo complesso, era stata incardinata nell'Agenzia della Coesione;

questo complesso lavoro, giunto alle soglie della sua conclusione e alla vigilia della presentazione del portale realizzato dalla SOGEI su incarico dell'Agenzia della Coesione, si interrompeva per la conclusione della precedente esperienza di governo, senza trovare poi continuità nella fase di formazione dell'attuale Esecutivo;

considerato che:

il Piano Sud 2030 è formalmente in vigore e pertanto i suoi obiettivi e le sue indicazioni politiche restano impegnative, tanto più che i processi economici e sociali che ne avevano legittimato la l'adozione continuano a incidere profondamente nel corpo della società meridionale, con prospettive che giustificano serie preoccupazioni e richiedono misure efficaci e innovative;

la fase di stagnazione indotta dall'ondata pandemica ha esteso i suoi effetti ben oltre l'ambito meridionale, coinvolgendo l'intera compagine nazionale in un contesto europeo segnato da analoghe problematiche, al punto da indurre a considerare se non sia opportuno che l'apporto della "rete dei talenti" possa avere una proiezione territoriale più ampia rispetto al passato,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo non ritengano di disporre che il lavoro impostato nel recente passato riguardo alla "rete dei talenti" sia ripreso e completato;

se non ritengano altresì che ne sia prevista un riferimento territoriale più ampio, tendenzialmente di estensione nazionale, eventualmente prevedendo un passaggio di competenze al Ministero degli affari esteri.

(4-07224)

ZAFFINI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

la Scuola allievi e agenti della Polizia di Stato "Rolando Lanari", inaugurata nel 1998 a Spoleto, è diventata nel 2007 Istituto per sovrintendenti ed è sede distaccata della Polizia di Stato di Roma. L'area occupata dall'Istituto è di proprietà dell'INAIL e per il suo utilizzo viene regolarmente corrisposto un canone di locazione. Da anni la struttura, oltre ad essere sede dei corsi di formazione per gli agenti di polizia, vanta una collaudata idoneità ad ospitare l'espletamento delle procedure concorsuali, sia della Polizia di Stato, sia di altre Amministrazioni dello Stato;

in virtù di tale consolidata vocazione si ritiene urgente una attenta valutazione delle scelte organizzative concernenti lo svolgimento del concorso per l'assunzione di 1.381 allievi agenti della Polizia di Stato, le cui prove dovrebbero svolgersi nel prossimo mese di luglio presso sedi che, a quanto risulta, sono di proprietà di soggetti privati;

preme ricordare che in questo periodo la metà delle scuole della Polizia di Stato non risultano impegnate in corsi di formazione e dunque potrebbero, e dovrebbero, essere utilizzate come sedi privilegiate per lo svolgimento delle citate prove concorsuali. Tale considerazione risulta ovvia alla luce delle ingenti spese che l'Amministrazione deve sostenere ogni volta che opta per l'esternalizzazione del servizio, cui si dovrebbe ricorrere solo come estrema ratio, laddove l'Amministrazione non abbia al proprio interno le risorse strumentali e strutturali per potersi fare carico dell'organizzazione del concorso e nel rispetto dei principi di buon andamento ed economicità, visto che i costi di tale esternalizzazione possono addirittura superare il tetto dei duecentomila euro per singola procedura concorsuale;

al riguardo, in particolare, è notizia di stampa locale che proprio la Scuola di Polizia di Spoleto, oltre a non essere stata coinvolta nella distribuzione dei corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato, nonostante sia in questo polo di eccellenza, non sia stata nemmeno presa in considerazione come sede idonea ad accogliere lo svolgimento delle prove di cui trattasi, dirottate in spazi privati a Roma;

preme sottolineare che con propria deliberazione n. 237/2022, l'Assemblea legislativa dell'Umbria si è già espressa per rappresentare al Ministero dell'interno e ai vertici della Polizia di Stato la richiesta che l'Istituto per sovrintendenti "Lanari" di Spoleto sia individuato come "Centro concorsi nazionale",

si chiede di sapere:

quali urgenti provvedimenti il Ministro in indirizzo intenda assumere, affinché la Polizia di Stato utilizzi, per il concorso di cui in premessa, e più in generale per tutte le future procedure concorsuali, le strutture già a disposizione della stessa e prioritariamente l'Istituto "Lanari" di Spoleto, quale soluzione orientata ad una effettiva razionalizzazione delle risorse e idonea a realizzare rilevanti risparmi di spesa che possono essere reinvestiti internamente anche nella formazione del personale;

quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, affinché l'Istituto "Lanari" di Spoleto sia finalmente individuato quale sede idonea e privilegiata per la localizzazione di un "Centro concorsuale unico" che sia di riferimento nazionale, anche in virtù dell'ottimale posizione geografica, della vicinanza alle maggiori infrastrutture viarie e per la già sperimentata idoneità ad accogliere l'espletamento delle procedure concorsuali e in perfetta sinergia con l'attività di addestramento degli allievi che da decenni svolge ottimamente;

quali iniziative infine intenda prendere affinché in nessun modo venga inficiato il ruolo dell'Istituto quale polo di eccellenza strategico per la formazione dell'apparato di pubblica sicurezza.

(4-07225)

DAL MAS, CRAXI Stefania Gabriella Anastasia, AIMI, GALLIANI, GASPARRI, BINETTI Paola, DE BONIS, GIAMMANCO Gabriella, MODENA Fiammetta, GALLONE Maria Alessandra, BARBONI, CALIGIURI Fulvia Michela, VONO Gelsomina, SICLARI, PAPATHEU Urania Giulia Rosina, DE SIANO, MANGIALAVORI, PAROLI, CANGINI, BERARDI, SACCONE, TOFFANIN Roberta, PAGANO, VITALI, CALIENDO, PEROSINO - Ai Ministri dello sviluppo economico, delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:

il 27 giugno 2022 a Trieste è stato inaugurato il collegamento tra il porto e la Slovenia utilizzato per il trasporto di treni container dalla China ocean shipping company (COSCO), compagnia di Stato cinese che fornisce servizi di spedizioni e di logistica;

il collegamento sarà utilizzato per il trasporto di componentistica verso Velenje, presso la storica fabbrica di elettrodomestici Gorenje recentemente acquisita dalla multinazionale cinese Hisense;

ad oggi COSCO opera a Trieste con un collegamento settimanale dalla Cina, a cui si aggiunge una nave più piccola che compie una rotta con una pluralità di tappe;

la Cina, principalmente attraverso COSCO, è entrata nei capitali delle aziende che gestiscono numerosi porti europei: Pireo, Bruges, Rotterdam, Anversa, Vado Ligure;

contestualmente all'avvio del progetto della "via della seta", la Cina aveva palesato interesse per i porti di Genova e Trieste, incontrando perplessità della UE e degli USA;

negli ultimi mesi del 2020 la tedesca HHLA Hamburger Hafen und Logistik Ag è diventata prima azionista della piattaforma logistica del porto di Trieste;

nel settembre 2021 COSCO ha acquisito il 35 per cento di CTT, uno dei terminal principali di HHLA: un'operazione che non risulta avere implicazioni dirette con il porto di Trieste ma che non si esclude che possa essere prodromica di altre simili;

il 23 marzo 2019 l'allora Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte e il Presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping siglarono 29 intese al fine di promuovere un rafforzamento delle relazioni economico-commerciali tra i due Paesi;

il 20 giugno 2019, in risposta a un'interrogazione a firma del primo firmatario della presente interrogazione (3-00788), il viceministro dello sviluppo economico Dario Galli informò che dal 2018 presso il Ministero era attiva una task force finalizzata a sviluppare la collaborazione tra i due Paesi e posizionare l'Italia come partner privilegiato in Europa. Tra i risultati della task force vi era la firma di tre memorandum d'intesa di cui uno sulla Belt and road initiative;

nella risposta il memorandum veniva definito dichiarazione politica quadro per la collaborazione tra Italia e Cina in relazione alla connettività tra Europa e Asia, mirato a valorizzare "il potenziale sviluppo di sinergie con il sistema italiano di porti, trasporti e infrastrutture, in coerenza con il rafforzamento delle reti di trasporto transeuropee";

si informava inoltre che era stato avviato un monitoraggio delle singole iniziative di collaborazione avviate "per garantire la difesa degli interessi nazionali e la protezione delle infrastrutture strategiche";

il 2 settembre 2018, in un'intervista al quotidiano "la Repubblica" l'allora Ministro dell'economia e delle finanze Giovanni Tria, indicò porti del nord Adriatico e del nord Tirreno tra i beneficiari dei futuri accordi con la Cina;

all'imporsi di queste notizie si registrarono timori circa la nuova via della seta, vista come strumento per una strategia di espansione della Cina, che avrebbe individuato nei Paesi ad alto debito pubblico dei partner deboli da assoggettare;

il presidente di Federlogistica, Luigi Merlo, lanciò l'allarme sulla possibile cessione ai cinesi dei porti italiani, sottolineando i rischi insiti nel non opporsi a livello europeo all'ambizione cinese di diventare monopolista dei porti del Mediterraneo;

osservatori autorevoli leggono nella recente operazione di COSCO a Trieste un rinovellato interesse cinese sul porto giuliano, cui si accompagna, a quanto risulta, l'acquisizione da parte di società cinesi di aziende nazionali, in particolare del Friuli-Venezia Giulia, attive in settori delicati quali la tecnologia per la difesa;

il conflitto in corso scatenato dall'aggressione della Russia all'Ucraina vede la Cina intensificare i suoi rapporti commerciali con Mosca;

la "bussola strategica" della NATO, aggiornata per la prima volta dal 2010 e pubblicata il 29 giugno 2022 definisce la Cina una sfida per gli interessi e la sicurezza dell'Alleanza atlantica, in ragione dell'incremento delle spese militari di Pechino e delle sue attività nell'Indo-Pacifico,

si chiede di sapere:

quale sia lo stato di attuazione delle intese siglate nel marzo 2019 e quali siano stati gli esiti del monitoraggio annunciato;

quale sia la posizione dell'attuale Governo rispetto alle intese siglate da Italia e Cina;

quale sia la posizione del Governo in merito agli investimenti cinesi nei porti italiani e in altre attività strategiche e di interesse nazionale;

se non si ritenga che l'intensificazione della presenza economica della Cina in Italia possa rappresentare una minaccia agli interessi nazionali e se si ritenga di poter escludere la presenza di interessi non economici da parte di Pechino.

(4-07226)

MISIANI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico. - Premesso che:

la Maier Cromoplastica è un'azienda localizzata nel comune di Verdellino (Bergamo) che attualmente occupa 92 lavoratori, prevalentemente donne. Si occupa di stampaggio e cromatura di componenti plastici per l'automotive;

nel 2012 la multinazionale spagnola Maier, parte del gruppo cooperativo Mondragon, ha acquistato il 50 per cento delle quote dalla vecchia proprietà. Dall'inizio del 2022 ha acquisito il 100 per cento;

la Maier ha stabilimenti in Spagna, Regno Unito, Messico, India, Repubblica ceca e Italia;

nel pomeriggio di sabato 18 giugno 2022, a fabbrica chiusa e senza alcuna comunicazione alla rappresentanza sindacale unitaria o alle organizzazioni sindacali, la società ha prelevato 5 stampi, che rappresentano il 23 per cento degli attuali volumi produttivi;

nell'incontro chiesto dalla rappresentanza sindacale unitaria per avere delucidazioni su quanto accaduto, l'azienda ha fornito risposte vaghe. Di fatto, buona parte degli stampi (e quindi dei volumi produttivi) sono stati spostati in altri stabilimenti del gruppo;

dal 23 giugno le lavoratrici e i lavoratori di Verdellino sono in sciopero ad oltranza, con un presidio permanente per chiedere la continuità produttiva dell'azienda;

il 4 luglio si è tenuto un incontro presso la Provincia di Bergamo, a cui la proprietà non si è presentata;

il 6 luglio è programmato il consiglio d'amministrazione del gruppo spagnolo, in cui si deciderà il futuro dello stabilimento di Verdellino, la cui chiusura è una delle opzioni possibili;

ad oggi la proprietà non ha dichiarato lo stato di crisi né ha richiesto di ricorrere agli ammortizzatori sociali,

si chiede di sapere quali iniziative intendano assumere i Ministri in indirizzo per salvaguardare la continuità produttiva e tutelare le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento Maier di Verdellino.

(4-07227)

CALIGIURI Fulvia Michela - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:

ANAS è la società del gruppo Ferrovie dello Stato italiane che si occupa di infrastrutture stradali gestendo la rete di strade statali e autostrade di interesse nazionale (circa 32.000 chilometri), dalla progettazione alla costruzione ed alla successiva manutenzione ricorrente e programmata ed è un'azienda con circa 6.800 risorse, di cui gran parte cantonieri, ingegneri e architetti;

al fine di assolvere ai compiti assegnati in quanto gestore della rete viaria pubblica del Paese, sul sito di ANAS è disponibile una sezione "lavora con noi" attraverso la quale è possibile inviare il proprio curriculum per partecipare alle selezioni di personale;

per far fronte alle esigenze operative, ANAS si avvale sia di personale con contratto a tempo indeterminato, sia di figure con contratti a termine le quali, spesso, vengono adoperate anche lontano dal luogo di residenza;

le assunzioni finanziate dal nuovo piano industriale 2022-2031 del gruppo FSI, che prevede investimenti da oltre 190 miliardi di euro nei prossimi 10 anni, ammonteranno a 40.000 all'interno del gruppo e, di conseguenza, interesseranno anche ANAS;

le prossime assunzioni riguarderanno anche il territorio della Calabria, per il quale sono state finanziate, tramite il nuovo piano industriale 2022-2031 del gruppo, importanti opere di rilevante interesse strategico;

da gennaio 2018 ANAS è entrata a far parte del gruppo Ferrovie dello Stato italiane ma, ciononostante, risulta vigente il regolamento del servizio di manutenzione delle strade ed autostrade statali approvato con il decreto del Presidente della Repubblica 11 dicembre 1981, n. 1126, il quale disciplina in modo dettagliato ed esaustivo l'organizzazione del servizio di manutenzione, i compiti degli organi operativi e del servizio di manutenzione e del personale,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo ritenga di quantificare le unità di personale di cui ANAS necessiterà per lo svolgimento dei lavori finanziati tramite il nuovo piano industriale 2022-2031 del gruppo FSI che interesseranno la Calabria;

se ritenga di quantificare le unità di personale di cui ANAS necessita per far fronte alle attività manutentive ricorrenti e programmate compreso quelle stagionali ("esodo" estivo, piano invernale, piani di gestione delle emergenze nelle gallerie) che interesseranno la Calabria;

se i piani di fabbisogno delle unità di personale per le attività di ANAS in Calabria siano rispettosi dei dettami del decreto del Presidente della Repubblica n. 1126 del 1981 oltre che delle altre norme di riferimento in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro (decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81), salvaguardia ambientale e gestione dei rifiuti (decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152), sicurezza delle gallerie (decreto legislativo 5 ottobre 2006 n. 264), sicurezza di ponti e viadotti (decreto ministeriale numero 493 del 03/12/2021);

soprattutto per quanto attiene al fabbisogno della struttura territoriale ANAS Calabria, quale sia la consistenza numerica del personale residente nel territorio regionale adoperato con contratto a tempo determinato in diversi siti italiani a seguito di precedenti selezioni;

se si intenda valutare, per le future assunzioni di personale e stabilizzazione, la possibilità di preferire, alle selezioni esterne, le selezioni interne di personale che ha già più volte svolto servizio per ANAS ed è, quindi, già risultato idoneo a svolgere le mansioni richieste, nonché se si intenda adottare, per l'assegnazione degli incarichi, il principio di prossimità territoriale rispetto al luogo di residenza.

(4-07228)

GRANATO Bianca Laura, ABATE Rosa Silvana, ANGRISANI Luisa, GIANNUZZI Silvana, LANNUTTI, SBRANA Rosellina - Al Ministro della salute. - Premesso che:

il dottor G. B. è medico cardiologo regolarmente iscritto all'OMCeO di Roma;

con Proc. 414/21-10/M pos. n. 34127/M, l'Ordine dei medici-chirurghi e degli odontoiatri della Provincia di Roma, OMCeO, gli contestava degli addebiti disciplinari; esaurita l'audizione disciplinare svoltasi in data 9 giugno 2022, nella quale si depositava memoria difensiva, la commissione dell'Ordine decideva, con dispositivo, l'irrogazione della sanzione di mesi sei di sospensione;

all'audizione assisteva, tra i vari componenti della Commissione, anche la dottoressa M. D. F. quale consigliera; esaurita la trattazione, in camera di consiglio la dottoressa D. F. dichiarava di accogliere le memorie difensive esposte dal dottor M. D. F. quale dirigente sindacale in rappresentanza e difesa del dottor B. allorché, il presidente della Commissione, le intimava di cambiare votazione e aderire a quella già preordinata e condivisa da tutta la Commissione, altrimenti sarebbe stata espulsa dall'aula; la dottoressa D. F., insistendo nelle sue determinazioni, veniva espulsa e, di fatto, le veniva impedito di votare cosicché la decisione di sanzionare il dottor B. risultasse unanime;

a seguito dell'episodio descritto, la dottoressa D. F. presentava denuncia-querela alla Procura della Repubblica di Roma contro tre membri della Commissione;

il dottor B., parimenti, presentava denuncia-querela al Commissariato di Polizia contro quattro membri della Commissione, per l'ipotesi di reati di corruzione, ovvero concussione e abuso d'ufficio, con riserva di costituirsi parte civile per i danni subiti e subendi da diffamazione e ritorsione;

il dottor M. D. F. notificava al Ministro della salute un'istanza ex art. 4 del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 13 settembre 1946, n. 233, chiedendo lo scioglimento del Consiglio direttivo e della Commissione di albo e il conseguente commissariamento dell'Ordine, come stabilisce la ratio della norma citata per gravi violazioni della normativa vigente;

i fatti esposti sono idonei, a parere degli interroganti, a integrare le violazioni contestate e appaiono dimostrabili e incontestabili, anche perché sostenuti da chiara registrazione di quanto accaduto e diretti a punire a tutti i costi il dottor B., eludendo il giusto procedimento che garantisce la libertà di espressione e di voto di ogni componente della Commissione di disciplina;

considerato che:

l'art. 47 del decreto del Presidente della Repubblica 5 aprile 1950 n. 221 stabilisce che la decisione "deve, a pena di nullità, contenere la indicazione della data in cui è stata adottata, dei fatti addebitati e delle prove assunte, l'esposizione dei motivi, il dispositivo. È sottoscritta da tutti i membri del Consiglio, che vi hanno preso parte";

l'OMCeO di Roma, invece, ha comunicato al dottor B. esclusivamente il dispositivo senza verbale e motivazioni oscurando, tra l'altro con la dicitura "OMISSIS", parti fondamentali che il dottor B. avrebbe dovuto conoscere per poter poi esercitare pienamente il diritto di difesa, impedendo al dottor B., di fatto, sia di proporre ricorso alla Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie (CEEPS), sia di conoscere i motivi e le prove sottese alla decisione deliberata, sia di conoscere i nominativi dei componenti del Consiglio, soprattutto per verificare che la dottoressa D. F. avesse o meno sottoscritto il verbale citato;

la condotta perpetrata dalla OMCeO ai danni del dottor B. viola apertamente, ad avviso degli interroganti, i principi e le regole imposte dall'art. 3 del decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2013 n. 62 e, in particolare: "divieto di abuso, divieto di parzialità, divieto di corruzione, divieto di arbitrarietà, correttezza, buona fede, buon andamento, condotta ritorsiva, disinteresse, equità, indipendenza, integrità, lealtà, legalità, obiettività, proporzionalità, ragionevolezza e trasparenza";

a tutt'oggi l'OMCeO di Roma si rifiuta di trasmettere al dottor B. il verbale previsto dalla legge, impedendogli di esercitare i diritti di difesa costituzionalmente garantiti dall'articolo 24 della Costituzione,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quale sia la sua valutazione al riguardo;

se sia nelle intenzioni del Ministro, nell'ambito delle proprie competenze, prendere provvedimenti nei riguardi dell'OMCeO di Roma o se ne siano già stati presi;

se non intenda sciogliere e commissariare la Commissione e il Consiglio dell'Ordine dei medici di Roma per i fatti accaduti, anche se opportunamente in via cautelare, esattamente come si procederebbe contro qualsiasi dipendente della pubblica amministrazione, se fosse querelato per tali gravissimi reati.

(4-07229)

DE PETRIS Loredana - Al Ministro della transizione ecologica. - Premesso che:

negli ultimi mesi numerose sono state le segnalazioni circa una significativa iperattività di gran parte delle associazioni venatorie e di esponenti delle giunte regionali nel richiedere una quantità notevole di pareri all'ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) in relazione all'emanazione di pareri sui calendari venatori regionali. Il lavoro dell'ISPRA è stato estremamente importante nella revisione in sede europea dei key concepts legati alla direttiva "Uccelli", revisione "da poco conclusa", soprattutto in relazione alle date di inizio della migrazione prenuziale dell'avifauna. I dati scientifici testimoniano l'assoluta necessità della conclusione anticipata della stagione di caccia per diverse specie: al 31 dicembre per i turdidi (Cesena, Tordo sassello, Tordo Bottaccio), al 10 gennaio per gli anatidi. Tale lavoro, inconfutabile sotto il profilo scientifico, ha suscitato le forti critiche di gran parte del mondo venatorio e di amministratori regionali;

di recente, importanti associazioni ambientaliste e animaliste hanno inviato a tutte le Regioni delle lettere-diffida, affinché nell'emanazione dei calendari venatori relativi alla stagione 2022-2023 rispettino rigorosamente i divieti di caccia nel periodo della migrazione prenuziale degli uccelli, secondo le puntuali indicazioni dei key concepts, alla luce della loro revisione. Le associazioni si sono inoltre rivolte sia al Ministero della transizione ecologica, sia allo stesso ISPRA, affinché assolvano con rigore i compiti di istituto, nel pieno rispetto delle decisioni europee. È giusto attendersi che nell'espressione dei pareri per la definizione o la correzione dei calendari venatori, l'organismo scientifico nazionale si pronunci n modo coerente con i dati registrati. La pressione esercitata dal mondo venatorio e dalle Regioni rischia di compromettere la qualità del contributo dei tecnici dell'Istituto. La pressione interessa particolarmente specie in stato di conservazione sfavorevole come l'allodola e la tortora;

l'Unione europea richiede da tempo che si interrompa l'attività venatoria nei confronti delle specie in difficoltà, a meno che il prelievo venatorio non sia inquadrato in un piano di gestione specifico che preveda attività di miglioramento degli habitat in grado di bilanciare le perdite causate dalla caccia, dal cambiamento climatico, dall'agricoltura intensiva, con l'obiettivo, se praticabile, nel medio periodo di un recupero delle popolazioni naturali interessate;

le associazioni di tutela degli animali negli ultimi mesi si sono attivate per richiedere ad ISPRA dati provenienti dalle Regioni che consentano di valutare l'applicazione delle misure di compensazione dell'attività di caccia, in modo da verificare se i piani funzionino realmente. L'Istituto, tuttavia, sembra non avere precise informazioni in merito e questo dovrebbe precludere la possibilità dell'espressione di pareri positivi per la caccia su avifauna nei cui confronti l'attività venatoria andrebbe immediatamente fermata, nel rispetto della direttiva 2009/147/CEE sulla conservazione degli uccelli selvatici e del principio di precauzione;

nella critica condizione della fauna viene inoltre segnalata una notevole discrepanza tra le stime ufficiali sul numero di animali cacciati e il numero di cartucce vendute sul mercato italiano. I dati dell'Associazione nazionale produttori di armi e munizioni (ANPAM), che suddivide le munizioni per grandezza e dunque per specie target, stimano in 3 milioni le munizioni vendute annualmente per la caccia alle anatre, lasciando ipotizzare un numero di animali uccisi intorno al milione, considerando i colpi andati a vuoto. Lo stesso ISPRA ha comunicato che, nonostante una puntuale richiesta, l'ANPAM non ha mai reso noto il numero di cartucce vendute per la caccia alla piccola avifauna migratoria, la più praticata in Italia: ciò legittima la preoccupazione per un possibile tentativo di celare il numero reale di piccoli migratori, nell'ordine delle decine di milioni, abbattuti annualmente nel nostro Paese,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza delle forti pressioni esercitate sull'ISPRA dalle Regioni e dal mondo venatorio in relazione ai pareri sui calendari;

quali misure intenda adottare in proposito, nella consapevolezza che le reiterate illegalità dei provvedimenti regionali su specie e tempi di caccia possono causare l'apertura di procedure di infrazione, prospettiva estremamente verosimile se si tiene conto della nota criticità che l'Italia manifesta per la mancata tutela dell'avifauna, patrimonio comune d'Europa e patrimonio indisponibile dello Stato, come afferma l'articolo 1 della legge n. 157 del 1992;

se intenda avviare un'indagine sul numero degli animali uccisi nella stagione venatoria 2021-2022 sulla base dei dati relativi al numero di cartucce vendute dai produttori, con particolare riguardo alla piccola avifauna migratrice.

(4-07230)

LANNUTTI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico. - Premesso che:

la RAI S.p.A. è controllata al 99,56 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze ed è quindi, di fatto, una società partecipata pubblica, tenuta a rispettare al proprio interno regole giuridiche e un proprio codice etico;

nei giorni scorsi alcuni quotidiani si sono occupati dei palinsesti della RAI, stagione 2022-2023, presentati a Milano. Da quanto evidenziato dalle testate giornalistiche, anche per la prossima stagione la TV pubblica continuerà imperterrita a pescare conduttori e programmi dall'esterno, anziché affidarsi alle numerose e valide risorse interne. Dagli stessi articoli giornalistici emergerebbe inoltre la decisione del neo direttore degli approfondimenti RAI, Antonio Di Bella (che ha preso il posto di Mario Orfeo), di "aprire" all'ipotesi di pagare gli ospiti in studio, anche se in linea di principio si dice contrario;

secondo "il Fatto Quotidiano", in un articolo pubblicato lo scorso 29 giugno 2022, dal titolo "Prime serate Rai: il 50% finisce in appalto esterno", a firma di Gianluca Roselli, emergerebbe che nella fascia oraria più remunerativa in termini di introiti pubblicitari, ovvero la prima serata (prime time) e l'access prime time (ovvero la fascia oraria che viene subito prima), considerando le tre reti principali, RAI Uno, RAI Due e RAI Tre, su 39 programmi di prime time e access, ben 20 sarebbero in appalto esterno totale o parziale. La metà, dunque, dei programmi di quelle due fasce orarie. E gli appalti esterni sarebbero affidati a società che sono più o meno sempre le stesse. In particolare, su 13 prime time di RAI Uno, 8 sarebbero realizzate in appalto esterno. A RAI Due va anche peggio: 6 sarebbero in appalto esterno e solo 2 prime time sarebbero confezionate internamente. Decisamente meglio va a RAI Tre: su 18 prime time, "solo" 6 sarebbero in appalto;

a provocare ulteriore scontento per la scelta di non utilizzare risorse già presenti in RAI, sarebbe anche l'arrivo di nuovi conduttori, che hanno lavorato finora in altre reti, come la giornalista di Sky Lia Capizzi, scelta come nuova opinionista nella "Domenica sportiva", fino a Ilaria D'Amico o Marco Damilano, che dalla carta stampata e da La7 è finito in RAI per una striscia quotidiana. Arrivano in Rai anche Alessia Marcuzzi e Alessandro Catteland, e persino l'ex segretario del Pd, Walter Veltroni, che avrà uno spazio grazie a una docufiction su Padre Pio;

considerato che il consigliere di amministrazione della RAI, Riccardo Laganà, il 23 giugno 2022 ha votato contro i palinsesti della prossima stagione. Laganà ha motivato la sua decisione sottolineando che "col massiccio ricorso a collaboratori o produzioni esterne si rischia di appaltare la creatività, affidandola ai grandi supermercati dell'intrattenimento, che offrono format che spesso hanno poco a che fare con la linea editoriale e con la mission del servizio pubblico";

considerato infine che nella relazione sulla gestione 2020, la Corte dei Conti ha sottolineato che "è necessario che RAI Spa ponga in essere ogni misura organizzativa, di processo e gestionale, per eliminare inefficienze e sprechi, assicurando un maggior contenimento dei costi e migliorando l'equilibrio economico e gestionale, viste le perdite per il terzo anno consecutivo di conto economico". Sempre la Corte dei Conti ha fatto notare all'azienda pubblica una riduzione del patrimonio netto, che raggiunge quota 315,1 milioni di euro (erano 347,1 milioni di euro nel 2019), mentre cresce l'indebitamento finanziario netto a 606,4 milioni di euro (erano 541,3 milioni di euro l'anno precedente),

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto riportato;

se ritengano che l'uso massiccio di conduttori e programmi esterni a cui ogni anno ricorre la RAI per mettere a punto i propri palinsesti, non solo danneggi le casse della TV pubblica, in sofferenza da anni come documentato dalla Corte dei Conti, sperperando dunque risorse a cui contribuiscono i cittadini attraverso il pagamento del canone annuale, ma questa a parere dell'interrogante incomprensibile scelta di appaltare sistematicamente all'esterno i programmi televisivi rischi seriamente di invalidare la mission della Tv di Stato, ovvero il compito educativo e di informazione corretta e trasparente che compete propriamente a una televisione pubblica.

(4-07231)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

11ª Commissione permanente (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale):

3-03442 del senatore D'Alfonso, sull'anagrafe nazionale dei serbatoi GPL in Italia.

Mozioni, ritiro

È stata ritirata la mozione 1-00492, del senatore Faraone ed altri.

Avviso di rettifica

Nel Resoconto stenografico della 446a seduta pubblica del 29 giugno 2022, a pagina 153, alla terza riga, sostituire le parole: "Atto n. 1214" con le seguenti: "Atto n. 1217".

Nel Resoconto stenografico della 447ª seduta pubblica del 30 maggio 2022, a pagina 55, alla terza riga, eliminare le parole: ", Fabrizio Trentacoste" e alla successiva inserire le seguenti: "Segretario: Fabrizio Trentacoste;".