Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 447 del 30/06/2022

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------

447a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO (*)

GIOVEDÌ 30 GIUGNO 2022

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Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO,

indi del vice presidente CALDEROLI

e del vice presidente LA RUSSA

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(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 448 del 5 luglio 2022
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)

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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC: FIBP-UDC; Fratelli d'Italia: FdI; Insieme per il futuro - Centro Democratico: Ipf-CD; Italia Viva-P.S.I.: IV-PSI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Uniti per la Costituzione-C.A.L. (Costituzione, Ambiente, Lavoro)-Alternativa-P.C.-Ancora Italia-Progetto SMART-I.d.V.: UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV; Misto: Misto; Misto-ITALIA AL CENTRO (IDEA-CAMBIAMO!, EUROPEISTI, NOI DI CENTRO (Noi Campani)): Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC)); Misto-Italexit per l'Italia-Partito Valore Umano: Misto-IpI-PVU; Misto-Liberi e Uguali-Ecosolidali: Misto-LeU-Eco; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-+Europa - Azione: Misto-+Eu-Az; Misto-ManifestA, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione comunista-Sinistra europea: Misto-Man.A PaP PRc-Se.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,34).

Si dia lettura del processo verbale.

DURNWALDER, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Seguito della discussione congiunta del disegno di legge:

(2481) Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti normativi dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2021 (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale)

e dei documenti:

(Doc. LXXXVI, n. 5) Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2022

(Doc. LXXXVII, n. 5) Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2021

(ore 9,38)

Approvazione, con modificazioni, del disegno di legge n. 2481

Approvazione della proposta di risoluzione n. 2 relativa ai documenti LXXXVI, n. 5, e LXXXVII, n. 5

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta del disegno di legge n. 2481, già approvato dalla Camera dei deputati, e dei documenti LXXXVI, n. 5, e LXXXVII, n. 5.

Ricordo che nella seduta di ieri i relatori hanno svolto la relazione orale e integrato le relazioni scritte e hanno avuto luogo la discussione generale congiunta e l'esame degli articoli del disegno di legge n. 2481, nel testo proposto dalla Commissione.

Passiamo alla votazione finale.

GRANATO (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRANATO (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Signor Presidente, «Ce lo chiede l'Europa» è la solita frase con cui si giustificano i nostri Governi quando vogliono imporci delle riforme impopolari o delle misure controproducenti per il nostro Paese. Purtroppo questa è l'Europa che conoscono i cittadini italiani: un'entità sovranazionale, tirannica opprimente, eterodiretta, disposta a passare sopra i diritti umani e sociali dei cittadini pur di tutelare gli interessi del mercato, usando anche metodi usurari. Ne è un esempio il caso della Grecia, per salvare la quale non si trovarono 10 miliardi di euro nel 2015. Ben diverso è il registro che si è adottato oggi nei confronti dell'Ucraina, che non fa parte dell'Unione europea, solo per redimere la quale dalla corruzione, peraltro senza riuscirci, si sono trovati 9 miliardi di euro, oltre a ciò che si sta spendendo ora, sia per gli aiuti militari che umanitari. Ma la Grecia era un obiettivo al contrario per l'Unione europea: doveva essere depredata, sottomessa e umiliata.

La prossima vittima designata è l'Italia. Fanno gola i nostri beni culturali, le nostre spiagge, i nostri risparmi in banca, le nostre case di proprietà, lo sappiamo. Ce lo chiede l'Europa, fino a un certo punto: ormai è comprovato che questi documenti, che oggi stiamo votando, ridondano di una serie di nobili intenti, che resteranno tali sulla carta, e di ignobili obiettivi che si attueranno senza pietà. Sfortunatamente, infatti, quelle direttive sgradite alle lobby e che sono a favore dei cittadini non vengono mai attuate, mentre quelle che perseguono un'agenda nefasta per i diritti umani, civili e sociali vengono attuate con diabolico accanimento. Si trovano sempre espedienti per aggirare ciò che non si vuol fare ed espedienti per velocizzare ciò che si vuol portare avanti strategicamente.

La nostra piccola e media impresa, i pescatori, gli agricoltori sono a rischio default a causa della speculazione su energia, gas e carburante, cui l'Unione europea ha dato proprio l'avvio, stipulando contratti penalizzanti con le aziende fornitrici. Sono stati i contratti spot, stipulati per esempio con Gazprom, che hanno determinato, a partire da questo autunno, aumenti incontrollati. Ad oggi ne comprendiamo il senso, dato che già da allora era prevista, a nostra insaputa, la guerra che gli Stati Uniti dovevano intraprendere, per procura, contro la Federazione Russa; una guerra incomprensibile, che nessun europeo sente o vuole, rispetto alla quale l'Unione europea ha assunto pervicacemente una posizione subalterna a quella del dem Biden, rafforzando il partenariato con la NATO e l'impegno militare con gli Stati membri, proprio in questo documento di adesione che oggi votiamo.

Mentre si raccomanda che gli Stati facciano pagare alle multinazionali appena il 15 per cento delle imposte nel Paese che ospita le loro attività, con la piccola e media impresa italiana si è assolutamente spietati. Nessuno sconto sull'IVA, che invece viene tolta dall'acquisto di armi.

Che dire, poi, dell'attuazione perentoria della direttiva Bolkestein, che esporrà all'asta le concessioni balneari, che finiranno immancabilmente in mano a multinazionali straniere?

Ma consideriamo come l'Europa ha gestito la situazione emergenziale dello scorso anno. La stazione unica appaltante europea ha stipulato contratti su terapie preventive OGM sperimentali, con ordinativi pari ad oltre 4 miliardi di dosi, con contratti rigorosamente secretati; altrettanto secretati risultano i rapporti periodici sulla sicurezza di questi farmaci, rispetto ai quali l'EMA rinnova un'autorizzazione condizionata, pur dichiarando di non essere in possesso dei dati grezzi, di proprietà delle case produttrici.

Di fronte a queste evidenze ci siamo dovuti rassegnare, noi italiani, alla discriminazione più abietta, quella di vederci imporre, sotto forma di trattamento sanitario obbligatorio, non senza aver sottoscritto, sotto minaccia di sospensione dal lavoro, un consenso disinformato (in barba alla Carta di Nizza e alla Carta dei diritti umani), più dosi di questi prodotti senza alcuna garanzia formale da parte dello Stato.

Noi saremmo dunque cittadini europei per assolvere ai nostri doveri fiscali e di adempimento nei confronti di agende europee decise chissà dove e nei confronti soprattutto di un libero mercato, rispetto al quale l'Unione europea ci espone completamente inermi; sotto il profilo, però, dei diritti umani rimaniamo extracomunitari, perché a richiesta di chiarimenti sulla discriminazione ai non vaccinati operata dal Governo italiano, la Commissione europea, su mia richiesta, ha risposto che ogni Stato può legiferare come ritiene opportuno sul suo territorio. Quindi va bene che i cittadini europei - nella fattispecie italiani - vengano discriminati, privati della retribuzione, per non aver voluto sottoporsi a un trattamento sperimentale.

La nostra adesione all'Unione europea ci porterà, poi, in dono per il 2022 un fantastico Chip act, vale a dire l'obiettivo di realizzare nei nostri Paesi almeno il 20 per cento della produzione mondiale di microchip; ci impone inoltre la mission di arrivare a impatto climatico zero nel 2050. Peccato che quest'ultima missione, se circoscritta ai soli Paesi dell'Unione, non solo non sortirà l'effetto sperato di neutralità climatica, ma probabilmente non varrà l'indebitamento dei popoli e il sacrificio di migliaia di imprese in sofferenza, per una transizione energetica affrettata prima dalla pandemia e poi dalla crisi Ucraina, rispetto alla quale non siamo pronti. Se è gioco forza che l'impegno dei soli Paesi europei non sortirà a livello mondiale l'effetto previsto dall'accordo di Parigi, perché porselo come priorità proprio in un momento così difficile per noi, in piena recessione?

Dulcis in fundo, altri regali che l'Unione europea ci farà per il 2022 sono un'identità digitale europea e i pagamenti istantanei elettronici, tutte misure che si sposano magnificamente con l'intento di controllo sociale dell'Agenda 2030, di cui un assaggio si è avuto in Canada nel corso della protesta di Ottawa, quando ai manifestanti sono stati bloccati addirittura i conti correnti. Pensate che beffa l'idea che abbiamo impegnato il nostro PNRR, esponendoci per la cifra di 122 miliardi di prestiti sui mercati, per queste belle misure studiate per falcidiare le nostre attività economiche e toglierci ogni libertà personale anche solo di dissentire.

Non era questo il modello di democrazia, sviluppo e progresso in cui confidavamo quando abbiamo abboccato entusiasticamente al progetto europeo. Questo modello di Europa ricorda piuttosto quello di una Compagnia delle Indie sotto il controllo delle oligarchie finanziarie statunitensi, che dispongono dei nostri sacrifici, esponendoci per giunta oggi, con i loro azzardi, al concreto rischio di un conflitto mondiale.

Questa Europa che prende ordini dalle Pharma e dalle lobby e che pianifica con McKinsey le misure da somministrare agli Stati membri non rappresenta i popoli che la compongono, ma interessi lontani da noi e a noi, anzi, marcatamente ostili. A questa Europa il nostro Gruppo dice un no convinto, nella certezza di parlare oggi a nome di una sempre crescente percentuale di cittadini italiani. (Applausi dei senatori Crucioli e Lannutti).

CUCCA (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CUCCA (IV-PSI). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, gentili colleghe e cari colleghi, far ripartire l'economia, aumentare il livello della sicurezza e accrescere l'equità sociale sono solo alcuni degli obiettivi che questa legge di delegazione europea persegue.

Mi dispiace che non sia presente la senatrice Garavini, che si è sempre occupata di questi temi in maniera molto attiva, ma purtroppo oggi è assente per motivi di salute e quindi mi trovo a doverla sostituire indegnamente.

La legge di cui ci occupiamo contiene la delega al Governo per il recepimento delle direttive e degli atti deliberati dall'Unione europea nell'ultimo anno. Dal punto di vista sostanziale, invece, indica al Paese i passaggi che devono essere seguiti per sostenere le imprese, favorire la liquidità, garantire il rispetto dei diritti e rendere anche più efficace il contrasto alla criminalità.

Essa è stata già approvata dalla Camera dei deputati e prevede, come dicevo, il recepimento di dieci direttive europee, l'adeguamento della normativa nazionale a venti regolamenti europei e contiene anche una raccomandazione.

Per questo motivo, per questa molteplicità di settori coinvolti, va a toccare molte materie: dalle fusioni aziendali transfrontaliere alla cooperazione giudiziaria penale, alla cartolarizzazione per sostenere la ripresa post-Covid. Mira, per esempio, a facilitare le trasformazioni, gli accorpamenti e le scissioni tra le aziende dell'Unione. L'obiettivo è consentire una maggiore flessibilità alle imprese all'interno dell'Unione europea, eliminando cioè le barriere esistenti rispetto alla libertà di insediamento, barriere che evidentemente oggi, col progredire dei tempi e delle attività dell'Unione europea, appaiono sempre più ingiustificate all'interno di un mercato unico e moderno.

Sostanzialmente il disegno di legge risponde al bisogno di sostenere quanto più possibile l'economia reale, ad esempio attraverso azioni concrete che mettono a disposizione liquidità immediata, che è necessaria e di cui sentiamo l'esigenza, manifestata da parte di tantissime aziende, che si trovano costrette ad affrontare i contraccolpi economici dovuti alla pandemia. Si prevede, quindi, l'adeguamento alla normativa europea in modo da rendere più facili le cartolarizzazioni, cioè quegli strumenti finanziari che consentono alle banche di liberare capitali a favore delle imprese, in modo da poter erogare prestiti in maniera molto più agevole, per mettere in condizioni le aziende di ripartire, di ristrutturarsi e di creare magari nuovi posti di lavoro.

Come è noto, e come ho già detto, la pandemia ha provocato contraccolpi incredibili sulla nostra economia. Quindi, la capacità delle banche di continuare ad erogare prestiti alle imprese rappresenta davvero uno dei fattori chiave per la ripresa economica. Adeguare la nostra normativa alle direttive europee vuol dire dare una mano vera alla ripartenza della nostra economia.

Altrettanto dicasi per le norme in ambito giudiziario. Per esempio, è evidente la necessità di adeguare le nostre leggi al Regolamento UE per il riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca dei beni. La confisca dei beni, ne abbiamo discusso tante volte, continua a essere uno degli strumenti più efficaci di lotta alla mafia e alle mafie in genere. Quindi, aver ottenuto di poterla applicare a livello europeo rappresenta uno sviluppo significativo nella lotta alla criminalità organizzata. L'applicazione dei provvedimenti tra autorità giudiziarie rappresenta, infatti, un importante volano per lo spazio di libertà sicurezza e giustizia dell'Unione europea.

Come è noto, l'Italia ha fatto passi da gigante negli ultimi dieci anni e si è dotata di una legislazione antimafia all'avanguardia. Tuttavia, non basta che un Paese possieda le migliori norme, se è l'unico a possederle e non sono invece condivise con gli altri Paesi. Devo dire che già in passato ci si era impegnati in Parlamento perché la prima decisione europea su questo tema venisse recepita dal nostro Paese e gli effetti benefici si erano visti subito.

Adesso si tratta di continuare in quel percorso, aggiornando nuovamente la nostra normativa in modo tale che sequestri e confische attuati da uno Stato dell'Unione siano riconosciuti ed eseguiti senza ulteriori formalità.

Il disegno di legge di delegazione al nostro esame punta a realizzare una Italia della crescita e dello sviluppo, in coerenza con il progetto di integrazione europea, che il nostro Governo da tempo sta mirabilmente portando avanti. Ecco perché il Gruppo Italia Viva-Partito Socialista Italiano intende confermare il voto favorevole già espresso nelle Commissioni di merito. Tale voto favorevole sarà evidentemente espresso nei confronti di tutte e tre le parti di cui questo provvedimento si compone: la legge di delegazione europea sicuramente, ma anche i due provvedimenti collegati, cioè la relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa al 2021 e la relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2022.

In entrambi i documenti si ribadisce l'impegno dell'Italia in settori strategici per l'Unione, quali l'ambiente, la difesa, l'economia e l'energia. È una visione di Europa federalista, pronta a riformarsi in modo tale che i suoi meccanismi siano più adeguati alle sfide imposte dall'attualità.

Un patto, questo che si va a definire, nel quale spicca l'impegno prodigato in particolare nelle materie dell'emigrazione e dell'asilo; un patto nel quale si richiama la necessità di accordi di collaborazione strutturata con i Paesi di origine e di transito, a partire dalla Libia e dalla Tunisia, e dove si sottolinea che una gestione attenta dei flussi migratori nel rispetto dei diritti umani è possibile solo in un quadro di stretto dialogo politico con il continente africano. Dialogo che in questo momento è reso ancora più urgente a causa del rischio di carestia conseguente alla guerra in Ucraina e quindi del blocco delle esportazioni di grano. Sono temi con i quali stiamo convivendo da un po' di tempo nella quotidianità.

Ovviamente, nella relazione si sottolinea anche la necessità di potenziare l'impegno per la stabilizzazione e la crescita dei Paesi dei Balcani occidentali e del rilancio del partenariato strategico tra Unione europea e i Paesi del vicinato meridionale. L'Italia è quindi in prima linea, ancora una volta e come sempre, a sostegno di questo processo di integrazione. L'allargamento ai Balcani occidentali rimane infatti un intervento strategico nella cornice delle crescenti sfide globali, anche alla luce delle implicazioni derivanti dal conflitto russo-ucraino, sempre presente in quest'attività della quale ci stiamo occupando. È dunque molto importante che l'Italia ribadisca il proprio impegno nel ridare centralità al Mediterraneo all'interno dell'Agenda dell'Unione europea.

Insomma, l'Italia vuole assumere una linea chiara, come ha sempre fatto, in cui l'Italia sia protagonista nei processi di riforma e di integrazione europea; una linea che viene ripresa e rilanciata anche nella relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2022; un documento in cui l'Italia conferma gli obiettivi e le politiche strategiche da mettere in atto. Si tratta, pertanto, di un documento di indirizzo strategico particolarmente importante in un anno come questo, che è segnato dalle conseguenze della guerra in Ucraina e dagli effetti ancora vivi (e non sappiamo neanche cosa accadrà nell'immediato futuro) del diffondersi della pandemia da Covid-19.

Pertanto, nell'ambito della politica estera e della sicurezza comune, la relazione sottolinea opportunamente che occorrerà perseguire una maggiore autonomia strategica dell'Unione. Consapevoli del fatto che le numerose crisi in atto dimostrano come l'Europa non possa più permettersi debolezze e dipendenze nei settori strategici (un argomento, questo, quanto mai attuale in questi giorni), confermo il voto favorevole del Gruppo Italia Viva-Partito Socialista Italiano sui provvedimenti al nostro esame. (Applausi dal Gruppo IV-PSI).

FAZZOLARI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FAZZOLARI (FdI). Signor Presidente, con la legge di delegazione europea votiamo in realtà diversi atti: innanzitutto la consueta delega al Governo ad adeguare l'ordinamento italiano a quello europeo. Si tratta della cosiddetta legge «Ce lo chiede l'Europa», che però sarebbe anche l'occasione per fare ordine su alcuni punti, uno dei quali - ci ha provato Fratelli d'Italia riguarda la risoluzione dell'equivoco della errata interpretazione in Italia della direttiva Bolkestein. Sulle concessioni balneari era evidente e chiaro che, trattandosi addirittura di concessioni di beni di demanio pubblico, una direttiva che si rivolge alla concessione di servizi non si applica. La legge di delegazione europea era proprio l'occasione per fare chiarezza e risolvere questo equivoco. Dispiace che questo Parlamento e il Governo abbiano invece deciso di far finta di nulla, ancora una volta confermando come il cappello europeo è più un pretesto sempre valido per far passare e digerire agli italiani tutte quelle norme per le quali il Governo non vuole prendersi la responsabilità di scelta e la dà all'Europa: è colpa dell'Europa. No, sulle concessioni balneari è colpa del Governo. (Applausi dal Gruppo FdI).

Oltre alla relazione consuntiva, il documento veramente importante è la relazione programmatica, in cui in sostanza il Governo spiega come vuole stare in Europa nei prossimi mesi e cosa vorrebbe fare nel contesto dell'Unione europea; tuttavia noi ci ritroviamo sistematicamente con documenti totalmente vuoti, privi di ogni contenuto, privi di ogni visione. Consentitemi di dire che la proposta di risoluzione di maggioranza è veramente desolante. Mi chiedo se il cosiddetto Governo dei migliori o la maggioranza dei migliori in cui sono tutti i migliori, può presentare una proposta di risoluzione in cui si afferma qualcosa del tipo: abbiamo letto il documento, va bene così, ma la prossima volta magari fatecelo vedere prima, così almeno lo studiamo. Mi chiedo se non era il caso di dare un indirizzo, che qualcuno dicesse qualcosa insomma, anche proforma.

Fratelli d'Italia ha presentato la sua risoluzione, un po' più ricca di contenuti. Certo, se avessimo dovuto parlare di Europa, avremmo potuto scrivere dei manuali. Molto concretamente, veramente possiamo dire che la linea dell'Italia nell'Unione Europea è quella di dire che va tutto bene, manteniamo questa rotta e mettiamo nei nostri documenti qualche accortezza di contorno? Noi diciamo no, non va tutto bene. Questo modello di integrazione europea non sta funzionando e sta creando dei gravi problemi. Ogni volta i fatti e la storia bussano alla porta dei burocrati europei tentando di spiegare loro che c'è qualcosa che dovrebbe essere cambiata.

Fratelli d'Italia, come si sa, è parte della famiglia dei conservatori europei. Abbiamo il privilegio di avere Giorgia Meloni presidente del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei e da sempre facciamo una battaglia molto chiara su quale dovrebbe essere la linea di integrazione per il continente. Ormai la narrativa europea ha focalizzato il racconto come se ci fossero due posizioni: gli europeisti, o se vogliamo i più europeisti, quelli che vorrebbero proseguire su questa strada, e quelli che vorrebbero distruggere l'Europa. Questa è una menzogna, che non rispecchia la storia dell'integrazione europea, nella quale da sempre ha avuto piena cittadinanza il pensiero confederale, che è proprio quello che caratterizza il pensiero conservatore in Europa, cioè quello di sostenere che gli Stati debbano mantenere la propria sovranità per quello che riguarda la normativa di prossimità, cioè che riguarda la vita quotidiana dei propri cittadini e delle proprie imprese, mentre invece l'Unione debba occuparsi delle grandi sfide della storia che ogni singolo Stato europeo non può affrontare da solo. Questa sembra una visione di buon senso e non ce la siamo inventata noi, tant'è vero che personaggi molto più illustri di noi lo hanno spiegato molto bene in passato, da De Gaulle a Churchill e molti altri.

Poi arrivano i fatti a confermare che l'attuale modello di integrazione europea non funziona: prima le crisi economiche dal 2008 in poi a dare testimonianza che l'Europa non era pronta; poi la pandemia, nella quale ci siamo accorti che una globalizzazione incontrollata che l'Unione europea non padroneggiava aveva creato delle catene del valore talmente lunghe da far sì che l'Europa non avesse l'approvvigionamento degli elementi essenziali alla propria sopravvivenza. Addirittura, abbiamo scoperto con la pandemia che tutti i principi attivi dei nostri medicinali, anche se recanti il marchio di un Paese europeo, sono prodotti prevalentemente in India e ci siamo svegliati accorgendoci che siamo fragili.

Poi è arrivata la guerra, che ci ha dimostrato un'ulteriore fragilità: la fragilità energetica e anche lì ci siamo svegliati tardi. Magari troveremo un'occasione diversa per spiegarlo meglio, ma veramente qualcuno può credere che questa situazione ai nostri confini non sia strettamente legata allo standing che la Germania ha scelto per l'Unione europea, con un sistema - ormai dell'Unione europea - che prevede approvvigionamento di materie prime a basso costo dalla Russia, manodopera a basso costo dall'Est Europa, valore aggiunto creato dalle industrie tedesche che invadono i mercati occidentali e mondiali. Certo che poi si crea una situazione di instabilità nella quale tu rendi vitale per te l'approvvigionamento russo e quindi la Russia crede di essere in diritto di esercitare una volontà di potenza sui vicini, ma questo è un discorso complesso che magari avrebbe meritato una discussione in questi giorni, invece della desolazione che abbiamo visto.

Sempre con un modello che facciamo finta che funzioni, l'Unione europea diventa una sorta di entità che bacchetta gli Stati membri, ma con ben poca imparzialità. Gli esempi sarebbero infiniti, ma in questi giorni ne vengono in mente due. Il primo riguarda la situazione rispetto all'immigrazione. Quante volte abbiamo sentito attaccare la Polonia e i Paesi di Visegrad per come sono inumani nei confronti dell'immigrazione? Lo abbiamo visto anche di recente, nonostante abbiano accolto, da veri europei, i profughi ucraini sulle loro terre. Tutto questo, però, cozza con il silenzio che abbiamo sentito in questi giorni rispetto a quello che è successo a Melilla: 23 morti tra i migranti che provavano ad attraversare il confine tra il Marocco e l'enclave spagnola di Melilla. Il Governo è socialista e c'è stato il silenzio totale delle istituzioni europee e il silenzio totale di questa Assemblea. Che cosa sarebbe successo se 23 morti li avessimo avuti al confine con la Polonia? Invece il Presidente del Consiglio europeo Michel ha dichiarato totale sostegno alla Spagna per la protezione dei confini europei. Ecco i due pesi e due misure che caratterizzano l'Unione europea.

Un secondo esempio è la Francia che nega l'estradizione di dieci terroristi delle brigate rosse in Italia e lo fa - queste sono le anticipazioni - perché non viene garantito il giusto processo in Italia. La Francia, quindi, dichiara che in Italia non è garantito il giusto processo e quindi non consente l'estradizione dei terroristi. Immaginiamo cosa sarebbe successo se la Repubblica Ceca, ad esempio, non avesse estradato dieci terroristi verso la Germania. Mi domando se tutto questo sarebbe stato accettato nello stesso modo. Mi auguro che questa Assemblea si ricorderà di questo atteggiamento francese martedì quando approderà in Aula la ratifica del Trattato del Quirinale tra Francia e Italia.

Questo modello di Unione europea non è il nostro, per noi l'Europa è una realtà storica composta da popoli che hanno le stesse radici e la stessa cultura e che hanno lo stesso destino, non un club esclusivo nel quale si sceglie chi può farne parte e chi no. (Applausi dal Gruppo FdI).

MARCUCCI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCUCCI (PD). Signora Presidente, mi consenta innanzitutto di rivolgerle i miei auguri di buon compleanno. (Generali applausi).

PRESIDENTE. Ringrazio lei e tutta l'Assemblea.

MARCUCCI (PD). Autorevoli colleghi, sottosegretario Amendola, approviamo oggi la legge di delegazione europea 2021 e le due relazioni. Questo è un appuntamento ormai ricorrente della nostra Assemblea, insieme con le sedute dedicate alle comunicazioni in vista dei Consigli europei. È importante sottolineare che probabilmente - io dico finalmente - queste Aule stanno gradualmente comprendendo l'importanza di questo tipo di normative. Questo ci dà la misura di quanto il nostro Paese sia in grado di ottemperare e di rispettare le normative europee, ma ci dà anche la misura di quanto il nostro Paese, il nostro Parlamento e i nostri parlamentari siano nelle condizioni di adoperarsi affinché, all'interno di quelle normative, ovviamente siano salvaguardati gli interessi del nostro Paese. Lo facciamo parlando oggi del cap al prezzo del gas, lo facciamo parlando di nucleare, lo facciamo parlando di criminalità organizzata o della gestione dei flussi migratori.

Questo significa ragionare in termini europei - non potrebbe che essere così - quindi di scelte e questioni comuni, alle quali non possiamo non partecipare. Anzi, dobbiamo essere protagonisti: lo dobbiamo essere come Parlamento italiano, con i nostri rappresentanti di maggioranza e opposizione all'interno delle Istituzioni europee, il Parlamento in primis.

Credo sia finalmente giunta l'ora che l'Italia, gli italiani e tutte le forze politiche - nessuno escluso - considerino le normative europee esattamente come le nostre, alle quali abbiamo partecipato e che sono state determinate dai nostri rappresentanti che disegnano il futuro del nostro Paese e della nostra comunità nazionale. Questa comprensione è importantissima e credo che il lavoro svolto dalla Commissione politiche dell'Unione europea, per il quale ringrazio la relatrice, il presidente Stefano e il Sottosegretario, vada esattamente in questa direzione. (Applausi dal Gruppo PD). È stato svolto un confronto serio e serrato su questioni importanti, su cui dovevamo intervenire e dire la nostra. Tutte le forze politiche, compresa l'opposizione, hanno partecipato fattivamente con proposte, alcune delle quali sono state fatte proprie dalla maggioranza. Vi è quindi un approccio finalmente virtuoso e di prospettiva politicamente rilevante.

Veniamo da riunioni importanti, svolte recentemente. In Aula ne abbiamo parlato; il nostro Presidente del Consiglio è venuto in questa sede e ha assunto gli indirizzi del Parlamento italiano prima di queste riunioni.

I contenuti delle nostre Relazioni parlano proprio di questo, ossia della vicenda bellica nel cuore dell'Europa, tra Ucraina e Russia, con il supporto umanitario, finanziario e militare che il nostro Paese, insieme agli altri Paesi europei, sta dando affinché il massacro della popolazione ucraina finisca presto. L'interesse prioritario dell'Italia e dell'Europa è arrivare velocemente alla pace in condizioni ragionevoli e con il consenso del popolo e del Governo ucraino.

Al Consiglio europeo del 23 e 24 giugno scorsi si è parlato anche di altri temi importanti, a cominciare dall'emergenza alimentare, che riguarda soprattutto i Paesi più deboli (penso a quelli dell'Africa e del Medio Oriente), che dev'essere un punto centrale della nostra politica estera, così come le questioni legate all'allargamento e allo status di candidate dell'Ucraina e della Moldova. In particolare, con riferimento all'Ucraina, non ci nascondiamo che si tratterebbe anche di un grandissimo, fortissimo e importantissimo gesto politico, ma non dobbiamo dimenticare i Paesi dei Balcani, che ci stanno a cuore da tanti anni e nei confronti dei quali ci siamo impegnati direttamente - impegno che porteremo avanti - affinché possano aderire all'Unione europea.

Nel lavorare su questo provvedimento e nel modificarlo ci sono state anche note stonate, che non sono avvenute in Commissione. La questione posta ieri sui balneari è, secondo me, un atto politicamente incomprensibile. La Commissione ha deciso di sospendere i propri lavori in attesa di concludere l'iter di approvazione del disegno di legge concorrenza, perché quel testo, per volontà del Governo, affrontava questo tema così delicato per il futuro del turismo del nostro Paese e perché la direttiva Bolkestein ci impone alcuni atti. La Commissione ha aspettato questi lavori e l'accordo di maggioranza è stato fatto.

È bene ricordare a tutti che questo accordo di maggioranza prevede alla fine una delega esplicita al Governo, in particolare sotto il coordinamento del ministro Garavaglia, per arrivare alla definizione di tutte queste vicende. È ovvio che tutte le forze politiche, in particolare quelle di maggioranza, sono state non solo coinvolte nel definire quell'accordo, ma ne sono state protagoniste.

Pertanto, lo spettacolo al quale abbiamo assistito ieri, quando la Lega - la stessa forza politica del ministro Garavaglia - ha posto strumentalmente quel tema in Assemblea, può avere solo due spiegazioni. La prima è politicamente rilevante nel dibattito interno della Lega: evidentemente il Gruppo Lega del Senato voleva sfiduciare il ministro Garavaglia e l'attività di mediazione che egli ha svolto in questo difficile passaggio. (Applausi dal Gruppo PD). Se così non fosse, ci sarebbe la seconda spiegazione: la Lega e le altre forze che hanno votato quell'emendamento, avendo fatto i conti, sapevano bene che non sarebbe stato approvato, ma per l'ennesima volta - lo sottolineo - non hanno avuto rispetto di quelle famiglie e quegli imprenditori che hanno dedicato la vita alle loro attività e che hanno fatto grande il nostro Paese dal punto di vista turistico. (Applausi dal Gruppo PD). Li hanno presi in giro in Aula, creando le condizioni per un ulteriore discredito nei confronti del Parlamento e sapendo che la loro era solo un'azione di disturbo verbale che non aveva alcuna possibilità di arrivare in porto: e se l'avesse avuta, sarebbe stata solo la sfiducia nei confronti del loro Ministro.

Signora Presidente, il Partito Democratico ovviamente voterà a favore di questo provvedimento e delle relazioni. Credo che quello che la 14a Commissione ha dato sia un esempio virtuoso che dovremmo seguire, quindi voteremo convintamente a favore di questo provvedimento. (Applausi dal Gruppo PD).

DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Signor Presidente, mi associo anch'io agli auguri per il suo compleanno.

Colleghi, la discussione in Aula e non solo in Commissione della legge di delegazione europea è un'occasione per fare un po' il punto di come interagiamo anche per quanto riguarda la legislazione europea e come in molti settori siamo in grado non solo di recepire, ma anche di capire qual è effettivamente il nostro contributo ad un percorso anche legislativo europeo che reputo molto avanzato. La normativa europea in molti settori è stata ed è davvero un motore propulsivo in grado di condurre anche a un positivissimo rafforzamento delle tutele per i cittadini e le imprese.

La legge di delegazione consente inoltre all'Italia di adempiere pienamente agli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, riducendo quello che è stato sempre un po' il nostro problema, ossia il numero delle procedure d'infrazione - che è stato molto ridotto nel tempo, ma che ancora oggi, a mio avviso, continua ad essere troppo elevato - e l'apertura di nuovi contenziosi, da evitare.

La vicenda di ieri riguardante i balneari e l'emendamento che per fortuna l'Assemblea ha respinto ci dicono chiaramente di che cosa stiamo parlando: si tratta di normative che interessano direttamente la vita dei cittadini. Non a caso, proprio in questa legge di delegazione europea abbiamo molte norme che riguardano la protezione dei consumatori, anche in risposta alle nuove pratiche abusive connesse all'evoluzione dell'economia digitale; la prevenzione dell'uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio e finanziamento del terrorismo; i regolamenti del crowdfunding per le imprese; la cooperazione rafforzata per la procura europea ed ancora altri temi.

Penso però - e qui arrivo a un punto su cui gradirei che il Sottosegretario mi stesse a sentire - che negli ultimi tempi, soprattutto nel settore ambientale e per quanto riguarda il perseguimento degli obiettivi che l'Europa giustamente si è data nella lotta ai cambiamenti climatici (penso a tutta la discussione che c'è stata negli ultimi tempi sul Fit for 55), stiamo assumendo un atteggiamento francamente non più coerente con gli obiettivi che ci eravamo scelti da conseguire e che ripetutamente inseriamo nelle risoluzioni europee, anche alla vigilia dei vari Consigli europei. Penso ad esempio al fatto accaduto qualche giorno fa in Lussemburgo, nel Consiglio dei ministri dell'ambiente, dove non abbiamo agito in coerenza con gli obiettivi europei, che dovrebbero essere ancor più rafforzati e che con il tempo il Parlamento europeo in qualche modo ha contribuito a rafforzare. Noi in particolare dovremmo averli in gran conto, vista la situazione in cui ci troviamo.

Qui vorrei ricordare che la siccità non è un castigo divino e che le temperature così elevate non sono una delle sette piaghe d'Egitto, ma una delle conseguenze della situazione di caos climatico in cui il pianeta si trova, in particolare nel Mediterraneo. Se guardiamo gli ultimi dati dell'Intergovernmental panel on climate change (IPCC) sulla situazione dei cambiamenti climatici e sull'aumento delle temperature nel nostro bacino e nel nostro Paese e se pensiamo a quanto è aumentata la temperatura del mare e a quello che sta accadendo con l'entrata del cuneo salino, che è risalito per 30 chilometri all'interno dell'asta del Po, possiamo renderci conto di quanto sia tremendo l'impatto dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.

Vista questa situazione, penso che, prima di assumere iniziative non coerenti con il perseguimento della riduzione delle emissioni e della neutralità climatica, tanto più in una situazione di crisi energetica come quella che stiamo vivendo, e prima di metterci alla guida di Paesi della periferia economica - e, oserei dire, anche politica - dell'Europa, forse dovremmo avere un atteggiamento un po' diverso e una capacità di discussione su queste iniziative, che tra l'altro poi diventano fallimentari e che non sono assolutamente in linea con le indicazioni del Parlamento e con i nostri interessi. Parlo anche della data del 2035 per chiudere con tutti i motori a combustione: forse, prima di assumere queste iniziative, sarebbe stato necessario, tanto più da parte di un Ministro che si chiama della transizione ecologica, avere un confronto adeguato con il nostro Paese.

Questo non ci mette in una situazione positiva in Europa. È accaduto su questa questione in particolare, ma è accaduto, sempre sui temi ambientali, anche in altre occasioni. Francamente ci preoccupa molto ed è un elemento di allarme, perché non comprendiamo davvero fino in fondo dove l'Italia si voglia collocare: non capiamo se vogliamo davvero essere i leader della periferia economica dell'Europa; forse questo meriterebbe una discussione un po' più seria, anche per una questione molto semplice, ovvero per capire su cosa puntiamo per far crescere economicamente, dal punto di vista qualitativo, il nostro Paese. Vogliamo intraprendere, finalmente, una strada volta a puntare sull'innovazione - e ne avremmo ben donde, perché siamo un Paese che, da questo punto di vista, ha mille risorse non adeguatamente valorizzate e sfruttate - oppure dobbiamo continuare a perseguire ciò che abbiamo fatto negli ultimi anni, illudendoci che quella fosse una crescita stabile e, invece che attraverso l'innovazione, continuiamo a scegliere di crescere attraverso i salari bassi, pensando di dover fare la competizione con un altro tipo di Paesi?

Credo dunque che questa sia la questione centrale, tanto più con riferimento a una discussione come quella odierna sulla normativa europea, per capire dove ci collochiamo, a proposito di tali questioni, che sono assolutamente cruciali e fondamentali per il futuro. A tal proposito, nella legge di delegazione al nostro esame, vi sono norme come quella introdotta alla Camera dei deputati, che giustamente abbiamo confermato, riguardante la questione del benessere animale, che rappresenta sicuramente un punto avanzato, vietando finalmente la triturazione dei pulcini maschi vivi. Anche in questo caso, mentre la Francia e altri Paesi europei hanno fatto entrare in vigore il divieto di questa pratica barbara, incivile e senza pietà già dal 1° gennaio 2022, noi pensiamo invece di collocarlo al 2026. Onorevoli colleghi, potrete pensare: «Meno male che almeno subentra il divieto», ma capite perfettamente, come dicevo prima, che il nostro Paese tende sempre e ancora una volta non solo a non essere all'avanguardia in Europa, ma anche a rallentare le misure più avanzate e questo, francamente, il nostro Paese non lo merita.

Per tutti questi motivi, annuncio il voto favorevole dei senatori della componente Liberi e Uguali-Ecosolidali. (Applausi).

Saluto ad una delegazione dell'Associazione nazionale marinai d'Italia di Lesina

PRESIDENTE. Rivolgo un saluto ad una delegazione dell'organizzazione di volontariato Associazione nazionale marinai d'Italia di Lesina, che sta assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione congiunta
del disegno di legge n.
2481 e dei documenti LXXXVI, n. 5,e LXXXVII, n. 5(ore 10,28)

GIAMMANCO (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIAMMANCO (FIBP-UDC). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la legge di delegazione europea, come ogni anno, affronta diverse tematiche, allo scopo di recepire la legislazione europea, ma nel contesto storico in cui ci troviamo assume senz'altro un particolare valore, perché è anticamera dell'Europa del futuro. L'Europa è stata infatti costretta dalla pandemia prima e oggi dalla guerra a cambiare finalmente volto, a mostrare un maggiore spirito solidaristico e ad essere più madre che matrigna. Nessun Paese membro ipotizza più di uscire dall'area euro, l'antieuropeismo è diventato minoritario e ha lasciato il posto a un approccio di critica costruttiva nei confronti di ciò su cui ancora c'è da lavorare.

Nell'ultimo Consiglio europeo poi è successo qualcosa di molto significativo: l'Ucraina e la Moldavia hanno acquisito lo status di Paesi candidati all'ingresso nell'Unione europea: un'ottima notizia, considerato che lo spirito d'inclusione dell'Unione europea è la migliore risposta all'espansionismo russo. Non dobbiamo dimenticare però i Balcani occidentali, dove da tempo la Macedonia del Nord e l'Albania aspettano di aprire i negoziati per l'adesione ed è nostro interesse strategico rispettare l'impegno per una loro adesione rapida all'Unione.

Il Consiglio europeo ha anche rinnovato alla Commissione l'invito ad esplorare con urgenza modalità per ridurre i prezzi dell'energia. Il tema è diventato vitale per il nostro Paese e per l'Europa tutta. Non può esserci più spazio per i partiti del no a tutto e neppure per una distopica decrescita felice. (Applausi).

Argomento di dibattito è e sarà nelle prossime settimane il prezzo del gas, per l'impatto che ha e che continuerà ad avere sulle bollette e sui bilanci delle nostre aziende, che sono sempre più in difficoltà. A ciò si aggiunge ovviamente il caro carburante, che complica le cose ulteriormente. Serve quindi uno scatto dell'Europa e Forza Italia proseguirà la sua battaglia con grande determinazione per limitare l'indiscriminato amento del prezzo di queste materie prime, dell'energia, del gas e del carburante.

In merito a questo, entrando nel cuore della legge di delegazione europea, Forza Italia, proprio alla luce della mutata situazione internazionale, ha chiesto al Governo di sviluppare una strategia di valorizzazione delle risorse energetiche nazionali, per arrivare a un maggiore utilizzo delle stesse, che garantisca la sicurezza degli approvvigionamenti, la coesione sociale e il benessere economico di famiglie, lavoratori e imprese. Dall'estrazione di gas nel Mediterraneo al nucleare, abbiamo assistito per decenni a campagne di boicottaggio dell'autonomia energetica, ma ora la storia ci impone un cambio di passo.

Con la stessa forza, il tema della crisi ambientale si impone all'attenzione del legislatore, sia nazionale sia europeo. Il nostro Paese è travolto da una gravissima crisi idrica. La siccità non è solo un problema per l'ambiente, ma ha anche conseguenze gravissime sulla nostra agricoltura. Per questo Forza Italia, nel contesto del provvedimento in esame, ha chiesto al Governo un piano di ristori che possa mitigare, almeno in parte, le ingenti perdite della filiera agricola e che stanzi nuove risorse, che garantiscano la competitività delle imprese del settore nel lungo periodo. (Applausi).

L'agricoltura è parte integrante della nostra identità nazionale e del nostro made in Italy, proteggerla è un nostro dovere, come lo è proteggere il nostro Meridione, grazie allo strumento della decontribuzione sulle assunzioni nelle Regioni del Sud per tutto il 2022, che rappresenta una deroga temporanea alla disciplina europea sugli aiuti di Stato, dovuta all'impegno del Governo (e in particolare del ministro Carfagna), per migliorare le condizioni economiche del Mezzogiorno, ridurre i divari tra le varie aree del Paese e promuovere investimenti e occupazione.

Lavoro, non sussidi! (Applausi). Lavoro, non sussidi: è questa la ricetta giusta per la ripartenza del Sud.

Un altro punto che ci sta particolarmente a cuore è quello che concerne il tema dei ritardi dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. In Commissione sono stati presentati diversi emendamenti per obbligare le amministrazioni a rendere più tempestivi i pagamenti, in linea con le prescrizioni della direttiva europea, che impone trenta e sessanta giorni: trenta giorni, per quanto riguarda le amministrazioni centrali, regionali e locali; sessanta, per le autorità sanitarie regionali. È una questione su cui Forza Italia dà battaglia da anni e a causa della quale contro l'Italia c'è già stata una sentenza di condanna della Corte di giustizia europea. Ci troviamo quindi in uno stadio aggravato della procedura d'infrazione, proprio per il ritardo dei pagamenti della nostra pubblica amministrazione. (Applausi).

Lo Stato non può comportarsi nei confronti delle imprese come una sanguisuga, che prende e non dà, fin troppo solerte nell'esigere dai cittadini, ma costantemente in ritardo quando c'è da riconoscere loro quanto dovuto. È un tema, questo, che ricordo essere stato ripreso anche nel PNRR; anche per questo si è deciso di presentare un ordine del giorno sul tema, sottoscritto ieri da tutti i Gruppi di maggioranza, che impegna il Governo ad accelerare i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione e a cui ci auguriamo l'Esecutivo dia concreto seguito.

Un altro tema molto caldo (inutile negarlo), affrontato nell'ambito della legge di delegazione europea, è senza dubbio quello dei balneari. Forza Italia è un partito liberale e popolare e con tale approccio abbiamo lavorato affinché si potesse raggiungere una mediazione sul tema nell'ambito del decreto concorrenza, sede che ci è sembrata adatta all'argomento e che dovrà ora trovare un momento di sintesi efficace con i decreti legislativi e con la previsione di indennizzi veri per le imprese del settore, che non vanno lasciate indietro e che non devono in alcun modo essere penalizzate dalla direttiva Bolkestein. (Applausi).

Signor Presidente, un altro punto importante è quello riguardante il terrorismo online. La guerra in Ucraina non deve farci dimenticare che il terrorismo, soprattutto quello di matrice islamica, è vivo e vegeto e opera nel cuore dell'Europa, come abbiamo visto anche nel sanguinoso attentato che ha sconvolto Oslo, colpendo in particolar modo la comunità LGBT.

L'articolo 15 della legge di delegazione europea, introdotto nel corso dell'esame in Commissione, reca una delega al Governo per l'adeguamento della normativa nazionale al Regolamento dell'Unione europea n. 784 del 2021, relativo proprio al contrasto del terrorismo online. Troppo spesso i terroristi, approfittando del disagio e dell'emarginazione di giovani immigrati di seconda generazione, utilizzano i social per diffondere la loro propaganda e per reclutare terroristi. È fondamentale dunque non abbassare la guardia e difenderci con strumenti adeguati.

Concludo, annunciando il voto favorevole di Forza Italia alla legge di delegazione europea e alla risoluzione di maggioranza sulle due relazioni sulla partecipazione del nostro Paese all'Unione, nella speranza che il cammino dell'Unione prosegua in senso federale, dando risposte sempre più efficaci alle emergenze dei nostri tempi e alle necessità di cittadini, famiglie, lavoratori e imprese. (Applausi).

CANDIANI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CANDIANI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, finalmente siamo arrivati alla votazione di questa legge di delegazione europea, visto che nella realtà dei fatti ci abbiamo impiegato un po' di mesi, mettiamola così, e siamo generosi nell'indicare il tempo passato.

Non è stato facile, perché all'interno di questa legge si sono condensate altre problematiche aggiuntesi nel tempo e certamente non dipanate dal provvedimento. Penso innanzitutto alla questione su cui abbiamo molto insistito con il Governo e che ha portato ieri all'approvazione di un ordine giorno, perché sia risolto definitivamente il vulnus che le amministrazioni pubbliche portano ai fornitori non pagandoli, cioè il mancato pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Noi abbiamo insistito molto affinché all'interno di questa legge ci fosse una definizione chiara sul fatto che questa prassi della pubblica amministrazione, iniqua nei confronti dell'economia, fosse definitivamente messa nei libri e negli archivi.

Abbiamo su questo un impegno da parte del Governo, poi il giudizio sulla pianta non lo si dà sulle foglie, ma sui frutti. Vogliamo vedere come il Governo attuerà questo impegno. Bisogna che si ponga termine definitivamente alla prassi per cui le amministrazioni pubbliche contraggono debito e poi non pagano i fornitori. (Applausi).

Signor Ministro, questo è un impegno preso dal Governo e su questo lo giudicheremo.

Voteremo a favore di questa legge di delegazione europea nel suo complesso, ma non ci esimiamo dal fare presente che questi risultati devono esserci e devono arrivare. Solo così potremo dire seriamente che l'Italia abbraccia quello spirito che in altri contesti e in altri Paesi europei è all'ordine del giorno, ma che da noi appare invece straordinario.

Che cos'è questa legge lo abbiamo capito. La legge europea e la legge di delegazione europea sono essenzialmente i due punti di contatto tra la nostra normativa, il nostro modo di costruire il rapporto tra i cittadini e lo Stato e gli altri Stati europei: nella sintesi, si tratta di una standardizzazione e di un equilibrio normativo a livello europeo. Tuttavia, viene da chiedersi - perché anche in questa occasione abbiamo avuto tali confronti - se lo standard europeo sia una media tra le virtù di tutti i 27 Paesi che compongono l'Unione europea o se non sia piuttosto l'imposizione sugli altri dello standard di un singolo Paese. È indubbio che, al livello di Bruxelles, alcuni Paesi europei abbiano più capacità di essere influenti, di dare gli indirizzi e di imporre la propria visione. Pensiamo anche a quanto accaduto ultimamente, con l'azione che ha cercato di fare il Governo del presidente Draghi per imporre il prezzo del gas.

Noi contiamo che l'Italia non sia subalterna, ma che sia in grado di far giungere le normative europee a una media che non ci sia sempre sfavorevole, anche se, spesso e volentieri, abbiamo visto una condiscendenza a priori, ideologica, ad attuare direttive europee a prescindere da quello che verrebbe chiamato normalmente l'interesse nazionale.

Vi è, nella normativa che regola tutto questo, anche un obbligo, da parte del Governo, di riferire al Parlamento in merito al soddisfacimento dell'interesse nazionale se, nell'attuazione di una direttiva europea, questo ne ricava giovamento o ne viene gravato. Ci troviamo costantemente a confrontarci con questi temi, non avendo sempre la certezza che l'interesse italiano sia contemperato e sia equilibrato rispetto all'attuazione delle direttive europee.

Quella che è stata fatta con questa legge è un'operazione di equilibrio, che tuttavia non ci soddisfa per alcune parti. Dispiace, e se ne faccia una ragione il collega Marcucci, ma quello che è accaduto ieri qui in Aula non è stato un colpo di coda per cercare di mettere in difficoltà il Governo; tutt'altro: è stato un tentativo di far comprendere al Governo - o meglio, ad una sua parte, essenzialmente al Partito Democratico - che, se bisogna rivedere alcune situazioni, come quella delle concessioni balneari o di quelle date ai tassisti, lo si deve fare con equilibrio. Non si possono fare azioni col manganello in un momento in cui l'economia del nostro Paese è per di più in una fase di prerecessione. (Applausi).

Attenzione a non perdere di vista gli aspetti sostanziali rispetto a quelli formali, altrimenti, per l'ennesima volta, dovremo dire agli italiani di essere adeguati alla normativa europea, evitando così infrazioni, ma lasciando poi sul campo centinaia di migliaia di disoccupati. (Applausi). Questo non possiamo permettercelo, perché andrebbe a detrimento della stessa credibilità del valore di partecipare all'Unione europea, che non può essere quello di lasciare disoccupati sul campo.

Sappiamo di avere sensibilità differenti, perché facciamo parte del Governo in ragione non di un programma politico da attuare condiviso alle elezioni, ma di un appello che abbiamo raccolto per dare soluzione al problema economico e, prima ancora, a quello pandemico.

Sarebbe dunque meglio che fossero evitate, da parte del Partito Democratico e di qualcuno dei suoi alleati, le provocazioni che abbiamo visto anche in queste ore, che non aiutano a mantenere equilibrio e che soprattutto non aiutano i nostri concittadini ad avere fiducia nella politica. Se ci si deve impegnare, lo si deve fare a fondo, per risolvere i problemi dell'economia e le difficoltà finanziarie in cui presto ci troveremo per l'aumento dei tassi d'interesse.

Tutto il resto è perdita di tempo ed è fatto semplicemente per creare instabilità. (Applausi). Niente a che fare con politiche che vorrebbero la cannabis o vorrebbero rivedere le modalità con cui si acquisisce la cittadinanza italiana. (Applausi).

Se in queste ore tali azioni sono state portate avanti, sono state portate avanti dal Partito Democratico, non dalla Lega; e se queste azioni vengono fatte è per togliere stabilità al Governo e mettere in difficoltà il presidente Draghi. Il punto è essere consapevoli della situazione che sta vivendo il Paese. Noi lo siamo fino in fondo e garantiamo il sostegno, se vi sono azioni che risolvono i problemi degli italiani, non se ci sono azioni che mirano a dilazionare i problemi al fine di trovare una giustificazione all'esistenza propria o di questo Governo.

Vi sono aspetti che, anche se non direttamente connessi con questa legge europea, non possono sfuggire all'attenzione di questo dibattito e anche di questo voto. Signor Presidente, alla base di questa legge europea c'è uno spirito europeo di condivisione e di mutualità. Ci è dispiaciuto molto vedere in queste ore tradito tale spirito con la scelta fatta dalla magistratura francese di rifiutare l'estradizione in Italia di criminali che si sono macchiati del peggiore odio negli anni di piombo. (Applausi).

Noi siamo convinti che, ogni volta che abbiamo dato il nostro benestare all'approvazione di normative europee che cercassero di mettere in collaborazione i sistemi, che fossero economici, finanziari o giudiziari, tra un Paese e l'altro, lo abbiamo fatto pensando alla mutua reciprocità, peraltro consolidata anche dal Trattato del Quirinale che nei prossimi giorni ci troveremo a votare qui in Aula. Lo abbiamo fatto, quindi, con la consapevolezza che queste condizioni, che non giovano alla credibilità dell'Unione europea né a quella dei singoli Stati, non potessero più presentarsi. Quanto è accaduto in queste ore è una pagina certamente non lodevole, ma che possiamo definire solo come sgradevole e su cui siamo sicuri che il Governo francese si appellerà, dando proprio concreta attuazione allo spirito che sottende alla stessa Unione europea.

Signor Presidente, mi affido al buon senso dell'Assemblea per le prossime votazioni in merito, quando arriveremo ad esaminare la ratifica del Trattato del Quirinale, e avviandomi alla conclusione, faccio una considerazione finale. Spiace verificare che in questa legislatura il sottosegretario Amendola sia sostanzialmente incardinato al Ministero degli affari esteri, perché dà l'idea di chi ancora oggi non ha compreso che parlare di politica europea è differente dal parlare di politica estera. Questo è un passaggio non indifferente, che spiega anche molto di quello che viene poi fatto o meno all'interno delle norme europee e della legge di delegazione europea. Lo spirito con cui noi partecipiamo a questo Governo è quello di dare soluzioni; se invece qualcuno lo fa per creare contrapposizione, quello spirito non ci appartiene e certamente respingiamo al mittente le provocazioni ricevute anche in queste ore. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az. Congratulazioni).

LOREFICE (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LOREFICE (M5S). Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, oggi, 30 giugno 2022, ci apprestiamo ad approvare in Senato il disegno di legge di delegazione europea 2021. Avete inteso bene: siamo già a metà del 2022, ma dobbiamo ancora approvare la legge di delegazione europea dell'anno scorso. Si tratta di un provvedimento articolato e complesso, ma necessario per l'adozione di direttive europee e di altri atti normativi dell'Unione. La sua approvazione è quanto mai urgente per scongiurare altre condanne legate a procedure d'infrazione che comportano costi enormi e lunghi contenziosi per il nostro Paese.

Per far comprendere meglio a tutti, principalmente ai cittadini che ci seguono dall'esterno del palazzo, l'importanza di questo disegno di legge, metto in evidenza alcuni dati che ritengo significativi. L'Italia risulta aver già pagato nel solo periodo 2012-2021 oltre 750 milioni di euro a seguito di condanne inflitte dalla Corte di giustizia dell'Unione europea, dunque è importante che il provvedimento in esame permetta l'ulteriore allineamento dell'ordinamento interno a quello dell'Unione europea. I temi in esso trattati toccano diversi aspetti e sono tra i più vari. Ne descrivo solo alcuni velocemente: il whistleblowing, il diritto societario, la protezione dei consumatori, gli strumenti finanziari, l'agricoltura biologica, l'uso dei fertilizzanti, i fanghi di depurazione, la sperimentazione animale, i farmaci veterinari e anche le reti transeuropee di trasporto (TEN-T), che dovrebbero collegare velocemente il Sud con il Nord dell'Unione europea via mare e via terra. Vi sono, inoltre, anche le norme legate all'acqua.

In questo mio intervento, tra i tanti argomenti trattati nella legge di delegazione europea, mi soffermerò in particolare su alcuni di esso.

Comincio con la direttiva introdotta dalla relatrice, la collega Masini, con un ultimo emendamento che reca l'articolo 21-bis: con esso ci avvieremo a recepire nell'ordinamento nazionale la direttiva relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano. La drammaticità del momento che stiamo affrontando a causa della grave siccità che sta colpendo il nostro Paese dimostra, ancora una volta, qualora ve ne fosse bisogno, come i cambiamenti climatici stiano accelerando e i suoi effetti siano sempre più visibili e impattanti, con buona pace di coloro, ormai veramente pochi, che ostinatamente continuano ancora a negarli.

Mi soffermo su questa direttiva principalmente per un paio di motivi. Il primo è di tipo contenutistico: seppure la direttiva non si occupi direttamente della tutela delle fonti idriche e della penuria d'acqua, nei considerata, che sono parte integrante del provvedimento normativo, si fa un chiaro riferimento alla necessità di garantire a tutti l'accesso a questa preziosa risorsa. Sempre nei considerata viene ribadito che troppa acqua viene dispersa e quindi sprecata. Per comprendere meglio la portata del fenomeno elenco alcuni dati sconfortanti per l'Italia che ci devono fare molto riflettere: secondo il report Acqua 2022 dell'Istat nel 2020 è stato perso il 36,2 per cento dell'acqua immessa nella rete nazionale. Avete sentito bene, colleghi: oltre un terzo del prezioso liquido viene disperso dalle reti colabrodo. Questo triste primato accomuna il nostro Paese dal Sud al Nord, con Siracusa, Belluno, Latina e Chieti, per darvi qualche percentuale, che perdono rispettivamente il 67,6 per cento, il 68,1 per cento, il 70,1 per cento e il 71,7 per cento, con una media che va dal 67 al 72 per cento, compresa la grande e virtuosa Belluno, anch'essa con questo grave problema.

Mi sembra evidente che la nostra gestione di uno dei beni più importanti in assoluto per la vita del pianeta, l'acqua, il cosiddetto oro blu, è assolutamente inadeguata. Ribadisco: inadeguata. Fortunatamente sono già partiti i primi bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per gli interventi sulle reti idriche. Come per molti altri ambiti, proprio il Piano nazionale rappresenta un'occasione eccezionale che non possiamo permetterci di non sfruttare al meglio, non solo per rilanciare la nostra economia, gravemente provata da decenni di stagnazione, messa a dura prova dalla pandemia e ora dall'orribile guerra scatenata da Putin, ma soprattutto per lasciare alle generazioni future un Paese nel quale sia ancora possibile vivere e vivere bene, mi permetto di dire. Se non ci adoperiamo da subito per correggere il nostro stile di vita, attualmente improntato al consumismo e che vede il pianeta al servizio dell'uomo, questa concezione antropocentrica vecchia, datata, rischia di portare all'estinzione del genere umano.

Noi come MoVimento 5 Stelle sposiamo la visione biocentrista, che mette al centro la vita di tutti gli esseri viventi. Tutelando la vita di tutti gli esseri viventi tuteliamo anche la nostra di vita. (Applausi dal Gruppo M5S). Ricordiamocelo, perché altrimenti rimarrà ben poco del nostro bel Paese, di cui tutti ci vantiamo, ma di cui in pochi ci prendiamo cura.

Il secondo aspetto che volevo sottolineare riguardo questa direttiva è come si sia arrivati alla sua approvazione in Europa. Questa infatti nasce da un istituto giuridico che finora non ha avuto molta fortuna, ma per noi nel MoVimento 5 Stelle ha un'importanza fondamentale, ossia l'iniziativa legislativa dei cittadini europei, la cosiddetta democrazia dal basso. In questo caso si tratta dell'iniziativa «Right to water», presentata alla Commissione europea nel lontano 2 dicembre 2013, che ha portato all'adozione della direttiva solo nel 2020.

Come potete immaginare dal tempo percorso dall'inizio alla fine del procedimento, non è certamente facile né celere, tuttavia questa direttiva rappresenta un esempio di come i cittadini possano e debbano incidere direttamente sulla vita politica europea. (Applausi). Come sapete, per noi del MoVimento 5 Stelle il cittadino è sempre al centro della nostra azione. Siamo qui per portare avanti le istanze che i cittadini, coloro che rappresentiamo in Parlamento, ci indicano, per cui la soddisfazione è ancora maggiore. (Applausi). Democrazia dal basso, rispetto delle indicazioni dei nostri cittadini.

Da ultimo, due piccoli ulteriori cenni. Il primo concerne un emendamento del MoVimento 5 Stelle approvato in Commissione e che riguarda i fertilizzanti e l'utilizzo dei fanghi di depurazione in agricoltura. Nel corso della legislatura più volte abbiamo affrontato questo tema, ovvero l'utilizzo spregiudicato che si fa in alcune zone dell'Italia, in particolare mi riferisco alla pianura padana, invasa da materiali, da fanghi non proprio rispettosi delle norme vigenti e di quelle europee. Il tema richiede la massima attenzione. Con l'approvazione di questo emendamento, facciamo un ulteriore piccolo passo in avanti verso un utilizzo corretto di questi fanghi che - lo ricordo - sono una risorsa ed il loro buon utilizzo rientra pienamente nell'ottica dell'economia circolare cui il MoVimento 5 Stelle si è sempre ispirato.

Infine, Presidente, concludo sottolineando come ci sia ancora molto da fare in tema di recepimento della legislazione europea. Con la pandemia vi è stato un forte rallentamento nei processi di recepimento che ha fatto sì che aumentassero notevolmente le procedure di infrazione per mancata attuazione della normativa comunitaria. Nel corso degli ultimi mesi vi è stata una sostanziale accelerazione del processo di adozione con cui il Governo era stato delegato. Secondo l'ultimo aggiornamento di fine maggio 2022, abbiamo ancora all'attivo 91 procedure di infrazione di cui ben 32 per mancato recepimento del diritto comunitario.

Passo ora ad alcuni attacchi subiti al MoVimento 5 Stelle. Ribadisco, qualora vi fossero dubbi in proposito, che il MoVimento 5 Stelle è fermamente e convintamente europeista, perché l'Unione europea non è solo vincoli e aggravi, come alcuni sostengono, ma anzi è un treno di opportunità che, soprattutto dopo la crisi economica, la pandemia e la guerra ancora in corso, sta cambiando rotta per creare un'Europa diversa, più equa e solidale, più attenta al sociale. (Applausi). C'è bisogno di un'Europa più coesa, forte nella difesa del mercato unico e dei suoi confini, più forte nel suo ruolo di attore internazionale degli scenari globali, più incisiva nella tutela dei diritti e delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto, che oggi come non mai vengono tutelati nel territorio europeo.

Pertanto, Presidente, per quanto detto, per quello che il MoVimento 5 Stelle sta facendo, ma anche come sprone al Governo a fare di più e meglio in Europa su tutti gli altri dossier sul tavolo, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle. (Applausi dal Gruppo M5S).

Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 10,58)

MARTELLI (Misto-IpI-PVU). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

MARTELLI (Misto-IpI-PVU). Signor Presidente, annuncio, a nome del Gruppo Italexit, il voto ovviamente contrario.

Mi approprio delle parole del senatore Marcucci, che non poteva dirlo meglio: il testo odierno misura la capacità dell'Italia di ottemperare alle direttive europee. Questo, quindi, è un atto di sottomissione. Nella nostra visione, l'Italia non deve essere sottomessa a qualcun altro. (Applausi).

Sempre il senatore Marcucci diceva che bisogna evitare che azioni da parte di alcuni gettino discredito sul Parlamento. A mio parere, le affermazioni per cui l'Italia deve ottemperare mediante questi provvedimenti sono un atto di discredito verso il Parlamento, quindi è questo stesso disegno di legge che lo fa.

Ma voglio proseguire richiamandomi anche alle affermazioni del senatore Lorefice, che sottolineava la necessità di approvare questa norma perché ci sono procedure di infrazione che costano.

Noi rifiutiamo completamente il concetto di un'unione per la quale obbedisci, fai una legge in cui dimostri l'obbedienza e se non fai quanto ti viene chiesto paghi anche una multa. (Applausi dal Gruppo Misto-IpI-PVU). Se questo è il tipo di Unione europea che volete, è tutta vostra.

Queste sono le stesse considerazioni, riparafrasate, che hanno permeato il Continente europeo dopo la fine della Guerra franco-prussiana, quando ogni Stato era alla ricerca di un amico potente perché c'erano delle forze esterne. Adesso è la Cina, che esiste sullo scenario economico solo da un migliaio di anni; l'altra volta era l'Impero russo e, infatti, ricordiamo la famosa assurda alleanza tra Francia e Russia e l'altrettanto assurda alleanza tra Italia, Impero austro-ungarico e Regno di Prussia (la grande Germania di Bismarck), poi convertita nella Triplice intesa.

Voglio concludere dicendo che è inutile fare finte affermazioni ambientaliste del tipo «noi siamo per una visione biocentrica» e poi affermare che un inceneritore a Roma è solo un cavolo di inceneritore (Applausi dal Gruppo Misto-IpI-PVU), oppure parlare di attenzione sulla dispersione dei fanghi in agricoltura dopo aver approvato, nel Governo Conte I, una legge che autorizzava la dispersione dei fanghi. (Applausi dal Gruppo UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Mi dispiace, ma voi siete dei finti ambientalisti. Vi siete appropriati di un concetto che non vi appartiene e la storia renderà giustizia anche di questo. Preannuncio pertanto voto contrario. (Applausi dal Gruppo Misto-IpI-PVU).

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge n. 2481, nel suo complesso, nel testo emendato.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Procediamo ora alla votazione della proposta di risoluzione n. 2, accettata dal Governo. Avverto che su tale proposta di risoluzione non sono stati presentati emendamenti.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 2, presentata dai senatori Bossi Simone, Lorefice, Masini, Marcucci, Ginetti, Giammanco, Bonino e Durnwalder.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Risulta pertanto preclusa la proposta di risoluzione n. 1.

Comunicazione del Presidente, ai sensi dell'articolo 126-bis, comma 2-bis, del Regolamento, in ordine al disegno di legge:

(2631) Modifiche al codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo10 febbraio 2005, n. 30 (Collegato alla manovra finanziaria)(ore 11,03)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca comunicazione del Presidente, ai sensi dell'articolo 126-bis, comma 2-bis, del Regolamento, in ordine al disegno di legge n. 2631 recante: «Modifiche al codice della proprietà industriale, di cui al decreto legislativo10 febbraio 2005, n. 30», collegato alla manovra di finanza pubblica.

Invito il senatore Segretario a dare lettura del parere reso - sentito il Governo - dalla 5a Commissione permanente, ai sensi dell'articolo 126-bis, comma 2-bis, del Regolamento, in ordine al predetto disegno di legge.

DURNWALDER, segretario. «La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato disegno di legge il titolo, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 126-bis, comma 2-bis, del Regolamento, sentito il rappresentante del Governo, rileva che il Documento di economia e finanza 2022, come approvato con risoluzione nella seduta dell'Assemblea del 20 aprile 2022, dichiara collegato, a completamento della manovra di bilancio 2023-2025, fra gli altri, un disegno di legge recante revisione del codice della proprietà industriale.

Ai fini del parere al Presidente del Senato sul provvedimento in titolo, si evidenzia preliminarmente il rispetto del termine di presentazione (31 gennaio), termine che comunque - in base alla prassi consolidata - riveste carattere ordinatorio, con la conseguenza che l'eventuale presentazione oltre il termine non avrebbe inficiato la qualifica di "collegato" del disegno di legge.

Per quanto riguarda il requisito della rispondenza agli obiettivi programmatici, si rappresenta che il disegno di legge in esame risulta sostanzialmente corrispondente a quello indicato nel citato DEF 2022.

Inoltre, il provvedimento, suddiviso in tre capi - recanti, rispettivamente, il rafforzamento della competitività del sistema Paese e la protezione della proprietà industriale (Capo I), la semplificazione amministrativa e la digitalizzazione delle procedure (Capo II), norme di coordinamento e adeguamento (Capo III) - appare coerente rispetto ai parametri dell'omogeneità del contenuto e della competenza delle amministrazioni di riferimento.

Le disposizioni appaiono, altresì, conformi al contenuto proprio dei collegati alla manovra di finanza pubblica, come disciplinato dall'articolo 10, comma 6, della legge di contabilità e finanza pubblica».

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 126-bis, comma 2-bis, del Regolamento, tenuto conto del parere espresso dalla 5a Commissione permanente e preso atto della posizione del Governo, comunico che il testo del disegno di legge collegato n. 2631 non contiene disposizioni estranee al proprio oggetto, come definito dalla legislazione vigente.

Discussione e approvazione del documento:

(Doc. XVI, n. 10) Relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sulla questione se il Senato debba promuovere conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato innanzi alla Corte costituzionale con riguardo agli atti posti in essere nell'ambito del procedimento penale pendente dinanzi al tribunale di Torino nei confronti dell'onorevole Stefano Esposito (ore 11,05)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del documento XVI, n. 10, sulla questione se il Senato debba promuovere conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato innanzi alla Corte costituzionale, con riguardo agli atti posti in essere nell'ambito di un procedimento penale pendente dinanzi al tribunale di Torino nei confronti dell'onorevole Stefano Esposito.

La Giunta ha deliberato a maggioranza di proporre all'Assemblea l'attivazione nei confronti della competente autorità giudiziaria di un conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato, ai sensi dell'articolo 134 della Costituzione.

La relazione è stata già stampata e distribuita. Chiedo al relatore, senatore Cucca, se intende integrarla.

CUCCA, relatore. Signor Presidente, sarò rapidissimo. La relazione è assolutamente chiara ed esaustiva e si tratta soltanto di sollevare un conflitto di attribuzione per il ripristino di una legalità che è stata violata. Il senatore Esposito è stato sottoposto a intercettazione - risulta agli atti - in un periodo di tre anni in cui lui era senatore in carica. Il senatore Esposito, in sede di udienza preliminare, ha fatto presente questa situazione chiedendo la trasmissione degli atti alla Giunta competente. Il giudice per le indagini preliminari si era riservato di provvedere eventualmente all'esito della decisione finale, ma così non ha fatto e non ha assolutamente motivato circa la richiesta del senatore Esposito di trasmissione degli atti alla Giunta.

Vorrei specificare che qui non andiamo a valutare se queste intercettazioni fossero legali, legittime oppure no, se fossero casuali oppure no: questa è una vicenda che eventualmente si dovrà vedere successivamente. In questa sede ci dobbiamo limitare a decidere se il comportamento tenuto dal giudice sia stato legittimo o no a fronte di una richiesta del senatore Esposito riguardante le intercettazioni che erano state captate quando lui era ancora senatore. Quella richiesta è stata totalmente disattesa, anzi non è stata proprio presa in considerazione e questo è un tema che dovrebbe farci riflettere, perché si sta ripetendo - ne abbiamo discusso in Giunta parecchie volte - ormai sistematicamente.

Ripeto, in questo caso si chiede semplicemente di sollevare il conflitto di attribuzione per valutare se effettivamente le decisioni che erano state assunte dal giudice - anzi, la non decisione che era stata assunta dal giudice - fossero legittime o no, e questo si dovrebbe farlo attraverso la sollevazione del conflitto di attribuzione.

PRESIDENTE. Poiché nessuno intende intervenire in discussione, passiamo alla votazione della proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari.

BALBONI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BALBONI (FdI). Signor Presidente, colleghi, Fratelli d'Italia voterà a favore della proposta della Giunta in quanto la condividiamo completamente. Il giudice per le indagini preliminari di Torino ha violato palesemente non soltanto la legge, ma la Costituzione, quindi il Senato non può rimanere indifferente di fronte a un fatto così grave. Un magistrato della Repubblica che ha il compito di applicare la legge, la viola platealmente.

Anche uno studente del primo anno di giurisprudenza sarebbe in grado di leggere e di interpretare correttamente l'articolo 6, comma 2, della legge n. 140 del 2003, che applica l'articolo 68 della Costituzione. Tale articolo recita che l'autorità giudiziaria, ove intenda utilizzare nei confronti del parlamentare (in questo caso di chi era parlamentare all'epoca) intercettazioni effettuate su utenze telefoniche di terzi, deve rivolgere la richiesta alla «Camera alla quale il membro del Parlamento appartiene o apparteneva al momento in cui le conversazioni o le comunicazioni sono state intercettate». Mi sembra una disposizione chiarissima e inequivocabile.

Cosa ha fatto invece il giudice per le indagini preliminari di Torino? Prima, di fronte all'eccezione della difesa, si è riservato di decidere; poi - come sottolineava il relatore poco fa - non ha deciso in ordine a questa eccezione, salvo che avrebbe avuto comunque il diritto-dovere di decidere d'ufficio. Non ha deciso d'ufficio e non ha deciso su istanza della difesa, ma, nel decreto che dispone il giudizio, ha considerato queste intercettazioni come fonte di prova sulle quali basare il rinvio a giudizio. Una violazione plateale della legge e della Costituzione, contro la quale è giusto che il Senato oggi decida di sollevare il conflitto di attribuzione, fermo rimanendo che, quando la Corte costituzionale avrà inevitabilmente annullato questo atto tanto abnorme, poi sarà nostro compito, sarà compito della Giunta prima e dell'Assemblea poi, valutare se queste intercettazioni rivestano o meno quel carattere di occasionalità sulla base del quale - come sappiamo - sarà possibile o meno dichiararle utilizzabili.

Questa è una prerogativa esclusiva del Senato e nessun giudice della Repubblica si può permettere di calpestarla. (Applausi dal Gruppo FdI).

GRASSO (Misto-LeU-Eco). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRASSO (Misto-LeU-Eco). Signor Presidente, colleghi, vorrei anzitutto porre all'attenzione di quest'Assemblea, prima di entrare nel merito, una questione controversa che riguarda l'interpretazione della legge n. 140 del 2003, la legge attuativa dell'articolo 68 della Costituzione. Si sta infatti pian piano consolidando una forzata interpretazione analogico-estensiva della legge n. 140, che credo imponga oggi un intervento legislativo immediato e definitivo. Infatti, se un parlamentare ravvisa una violazione dell'articolo 68 da parte dell'autorità giudiziaria, può egli stesso investire la Camera di appartenenza? La risposta, contenuta anche nella relazione del senatore Cucca, è la seguente: mentre per l'insindacabilità delle opinioni espresse il parlamentare interessato può investire direttamente la Camera in ordine a una vicenda di insindacabilità ai sensi dell'articolo 3, comma 7, della citata legge, al contrario tale facoltà non è riconosciuta in relazione all'utilizzo delle intercettazioni di comunicazioni ai sensi dell'articolo 6 della stessa legge. Eppure in più occasioni in questa legislatura la Giunta, come in questo caso, ha deliberato di prendere in esame l'istanza prodotta dal parlamentare interessato, anche fuori dai casi di insindacabilità. Ciò formalmente non è corretto, ma, in questo caso soprattutto, non vi era altro modo di far emergere una palese violazione di legge da parte dei magistrati procedenti, che avevano l'onere di investire la Giunta.

È arrivato però il momento di colmare questo vulnus, nella legislazione, e per questo motivo ho presentato un disegno di legge, che prevede esplicitamente la possibilità di ricorrere da parte del parlamentare interessato, anche fuori dai casi di insindacabilità, perché il ruolo del Parlamento non creare prassi interpretative più o meno estensive, ma legiferare, come in questo caso.

Come ho già avuto modo di argomentare in Giunta, in questo caso l'autorità giudiziaria, il pubblico ministero, ma anche i giudici delle indagini preliminari e soprattutto il giudice dell'udienza preliminare, ha chiaramente violato l'articolo 6, comma 2, della legge n. 140 del 2003 e l'effetto che se ne produce non può che essere effettivamente il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, come correttamente propone la Giunta, seppure a maggioranza, accogliendo l'istanza dell'ex senatore Esposito. Infatti, l'utilizzo probatorio nei confronti di un parlamentare di intercettazioni su utenze di terzi non può avvenire senza l'autorizzazione della Camera a cui apparteneva e, nel caso di specie, nel decreto di rinvio a giudizio emesso nei confronti del parlamentare, nonostante le numerose eccezioni presentate nelle varie fasi delle indagini preliminari, quindi sia al gip che al gup, il decidente, ovvero il giudice dell'udienza preliminare, non ha tenuto conto delle eccezioni, non ha nemmeno affrontato la questione, non ha motivato il rigetto della questione e ha posto a base della sua decisione di rinvio a giudizio ben 113 intercettazioni, ritenute rilevanti, rispetto alle 126 richieste dal pubblico ministero, ma soprattutto rispetto ai 5.000 contatti avvenuti in tre anni di indagine sulle utenze intercorse tra terzi e il parlamentare che era in carica. È quindi evidente, in questo caso, la violazione di legge.

L'articolo 68 della Costituzione configura la tutela della funzione parlamentare rispetto alle possibili ingerenze degli altri poteri dello Stato e, come sappiamo, il suo perimetro è profondamente cambiato rispetto all'immunità che c'era prima di Tangentopoli, con la riforma costituzionale del 1993, che l'ha circoscritto alla insindacabilità delle opinioni espresse e dei voti, nel primo comma, e poi all'inviolabilità delle prerogative parlamentari in relazione a taluni atti, come appunto le intercettazioni, le perquisizioni e i sequestri. La riforma ha quindi disciplinato diversamente l'immunità dei membri del Parlamento e, con la legge n. 140 del 2003, il Parlamento ha dato attuazione a queste disposizioni costituzionali. Quindi, attraverso vari interventi della Consulta si sono resi più espliciti i confini di applicabilità di questo articolo 68 della Costituzione, ma a mio avviso permangono ancora alcuni nodi problematici, emersi anche nel corso dei lavori della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, essenzialmente sulla definizione precisa di più concetti, dall'adeguamento della legge costituzionale soprattutto all'evoluzione tecnologica, con lo scopo di comprendere le più recenti modalità di comunicazione attraverso strumenti telefonici o informatici, alludo a WhatsApp e alle altre messaggerie, sino alla questione dei contenuti riferibili a membri del Parlamento, rinvenuti su dispositivi elettronici di terzi sottoposti a sequestro o ispezione. Infatti, la dizione «in qualsiasi forma» contenuta nell'articolo 68, terzo comma, della Costituzione comporta un concetto ampio di intercettazione, nella quale rientrano sia le intercettazioni in senso stretto, sia i tabulati telefonici, sia le intercettazioni in senso ampio, ovvero registrazioni e captazioni rinvenute su dispositivi appartenenti a terzi.

Ritengo sia il momento di definire con precisione questi aspetti e che sia urgente farlo con un intervento del legislatore. A questo fine ho presentato un disegno di legge, il n. 2578, assegnato lo scorso mese alle Commissioni riunite 1a e 2a, in cui tra l'altro, oltre all'estensione della possibilità da parte del parlamentare di investire la Giunta oltre i casi di insindacabilità, viene anche risolto il problema della competenza della Camera cui apparteneva l'ex parlamentare, collegando tale competenza al momento del fatto.

Tornando al caso di cui ci occupiamo, l'autorità giudiziaria ha totalmente eluso una precisa disposizione di legge, a più livelli: sia il pm, che poteva investire il giudice delle indagini preliminari, sia lo stesso giudice per le indagini preliminari, sia infine - e questo è veramente inammissibile - il giudice dell'udienza preliminare, il gup, che, nonostante la richiesta reiterata dei legali di parte, che chiedevano una decisione, ha rinviato a giudizio senza pronunciarsi su questa eccezione sollevata dalla difesa.

Ribadisco che non c'era altra soluzione che prendere in esame questa violazione e quindi autorizzare il conflitto di attribuzione, per attendere, poi, l'invio degli atti da parte dell'autorità giudiziaria, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 140 del 2003, per valutare la direzione dell'atto di indagine (cioè se quella intercettazione o captazione fosse diretta verso il parlamentare o occasionale).

Infine, come ho già segnalato in Giunta, ritengo che ci siano gli estremi per una valutazione sotto il profilo disciplinare del comportamento dei magistrati che si sono occupati del caso Esposito. Penso che la Presidenza del Senato si possa fare parte diligente per investire gli organi titolari di questa azione disciplinare, ossia il Ministro della giustizia e il procuratore generale presso la Cassazione.

Per questi motivi, annuncio il voto favorevole di Liberi e Uguali-Ecosolidali alla relazione della Giunta. (Applausi dal Gruppo Misto-LeU-Eco).

ROSSOMANDO (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSSOMANDO (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la completezza della relazione e l'intervento che mi ha preceduto mi consentono di fare solo alcune sottolineature, che tuttavia sono doverose.

Come testimonia la votazione a larghissima maggioranza della Giunta, siamo di fronte a un caso di scuola. Se si dovessero studiare tutti i passaggi che devono essere osservati nelle intercettazioni cosiddette indirette, ai termini della legge costituzionale, in questo caso si vedrebbe che non ne è stato rispettato neanche uno. Questo è il motivo per cui la discussione è stata quasi unanime nella Giunta.

Il dato è eclatante, perché sono stati mostrati pacificamente agli atti diversi passaggi processuali formali, dai quali si evince che non soltanto c'è un numero considerevole di captazioni, direi praticamente macroscopico, ma anche che esse interessano un lasso di tempo che presenta caratteristiche di enormità. Stiamo parlando infatti di un periodo dal 2015 al 2018. Poiché stiamo discutendo di utilizzabilità, trattandosi di intercettazioni indirette, ben 113 captazioni su 126 che sono state ritenute utilizzabili interessano l'ex senatore Esposito.

Perché dico che sono tutti i passaggi? Perfino il passaggio doveroso in presenza di un numero così elevato di intercettazioni protratte nel tempo, per cui a un certo punto ti devi porre l'interrogativo se è cambiato l'obiettivo dell'indagine e addirittura se chiedere l'autorizzazione a proseguire, oltre che a utilizzare quelle intercettazioni, non è stato osservato.

Concludendo, noi dobbiamo sempre stare nella difesa e in questo caso, sollevando un conflitto di attribuzione, poniamo anche la questione della legalità nel processo perché, come abbiamo detto più volte, il garantismo e la cultura delle garanzie non sono altro che la legalità del processo che ovviamente è inscindibile da ciò che porta poi a una decisione sulla responsabilità o meno.

La legalità nel processo - qui stiamo parlando anche di rapporto tra poteri dello Stato - più in generale è il patto istituzionale tra i cittadini e lo Stato. Quindi, la cultura delle garanzie e la legalità del processo sono parte integrante del patto istituzionale tra cittadini e Stato. Pertanto, dobbiamo cominciare a dire che, quando si parla di cultura giurisdizionale, bisogna comunque pensare che la cultura giurisdizionale deve necessariamente iscriversi nella cultura istituzionale.

Infine, la cultura giurisdizionale deve avere tra i suoi pilastri la cultura del dubbio, nel senso che la cultura delle garanzie per chi esercita la giurisdizione è la cultura del dubbio e non delle certezze e, poiché sono state poste anche formalmente delle eccezioni proprio sull'utilizzabilità delle intercettazioni, ci duole che in questo caso il dubbio non abbia nemmeno sfiorato chi ha avuto la responsabilità di procedere oltre.

Per tutti questi motivi anche il Gruppo Partito Democratico voterà a favore della relazione, redatta in modo molto articolato e completo - e a tale completezza e articolazione plaudiamo - così da offrire alla Corte costituzionale tutti gli strumenti per poter ben deliberare.

Quanto è stato detto ancora oggi in Aula, per cui in questa relazione non ci si occupa di giudicare se erano utilizzabili o no le intercettazioni, serve a sottolineare che bisogna restituire al Senato la possibilità di esprimersi come la Costituzione impone e questo sarà esattamente l'oggetto e la responsabilità del giudizio su cui dovrà esprimersi la Corte costituzionale. (Applausi dal Gruppo PD).

GALLICCHIO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GALLICCHIO (M5S). Signor Presidente, colleghi, parliamo di un importante imprenditore torinese, con già sulle spalle almeno cinque pronunciamenti per infiltrazione mafiosa, interdetto dai contratti pubblici con la cosiddetta interdittiva antimafia, indagato per corruzione e turbativa d'asta assieme ad altri coindagati.

La sua utenza telefonica è stata intercettata ed è risultato che questo imprenditore in odore di mafia svolgeva numerose conversazioni con il suo amico di lunga data Stefano Esposito, senatore all'epoca dei fatti nella scorsa legislatura, anch'egli indagato per gli stessi reati (corruzione, turbativa d'asta, traffico di influenze illecite) e ora a processo.

Il problema che ci viene proposto dalla Giunta però non è questo. La questione nasce dal fatto che il magistrato non ha inviato tempestivamente alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato la richiesta di autorizzazione all'utilizzo di queste numerosissime intercettazioni e ora, signori, per il ritardo della richiesta si vuole bloccare tutto il processo nei confronti del senatore, dei suoi amici e di tutti i coindagati e inviare tutto alla Corte costituzionale per sollevare un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, come abbiamo appena ascoltato.

La relazione che ora sarà messa ai voti chiede proprio questo, di bloccare tutto. Si tratta certamente di una relazione molto dettagliata, piena di fini tecnicismi giuridici, corretti ci mancherebbe, ma nemmeno un accenno - nemmeno uno - ai veri aspetti torbidi della vicenda.

Dico questo perché il senatore Esposito, non solo si relazionava, tramite centinaia di telefonate e messaggi, con questo amico di lunghissima data (è venuto lui a dirci che è un suo amico da oltre venti anni), imprenditore dichiarato interdetto per infiltrazione mafiosa; ma il senatore si sarebbe anche prodigato in ogni modo illecito, tramite corruzione, turbativa d'asta e traffico di influenze illecite, per far cancellare l'interdittiva antimafia al suo caro amico.

Ma la cosa più incredibile non è nemmeno questa: è che il senatore Esposito era anche componente, qui in Senato, della Commissione antimafia! Sono stata chiara? Penso di essere stata chiara. Io non riuscivo a crederci. Praticamente, dalle indagini emerge che l'ex senatore Esposito, preposto a vigilare sulla mafia, invece faceva tutto il contrario, agendo in ogni modo per aiutare illecitamente il suo amico a cancellare quella interdittiva antimafia.

Signor Presidente, colleghi, io mi chiedo: a voi sembra normale ed accettabile questo? Si può restare indifferenti di fronte a questa vicenda? Il MoVimento 5 Stelle non può restare indifferente. I cittadini non restano indifferenti. Questa vicenda deve scuotere ogni coscienza. Nessuno deve restare indifferente alla mafia, che evidentemente c'è anche dentro questo Parlamento. (Applausi dal Gruppo M5S).

Ma ci rendiamo conto? Anzi, vi rendete conto che oggi rinviate sine die il processo di questo senatore, imputato e rinviato a giudizio per rispondere degli affari loschi che egli stesso doveva combattere? (Commenti).

PRESIDENTE. Senatrice Gallicchio, per cortesia, fino a prova contraria o fino a che lei non lo dimostri, non è consentito dire che qui dentro c'è la mafia. (Applausi).

GALLICCHIO (M5S). Ma ci rendiamo conto di queste ombre? Delle ombre ci rendiamo conto. E del discredito che questa vicenda getta sulle istituzioni? Che credibilità resta alle istituzioni parlamentari? Noi del MoVimento 5 Stelle non saremo complici. Noi denunciamo tutto questo. Noi ci opponiamo qui oggi e ci opporremo in tutte le sedi. Ne va della dignità del Senato e della Commissione antimafia. Ne va della dignità dei cittadini, che ci hanno eletto e che rappresentiamo qui in questa Assemblea.

Se questa relazione della Giunta sarà approvata, come sarà tra poco, perché ho ascoltato tutti gli interventi e non ho sentito nessuno dire che voterà contro, quale esempio di onore, di correttezza e di etica pubblica trasmetterete a chi assiste a questi eventi? Sarà come dare uno schiaffo alla coscienza dei cittadini onesti, degli operatori di giustizia e delle Forze dell'ordine che in anni di indagine si sono prodigate per scoprire e portare a processo tali attività corruttive e mafiose.

Il MoVimento 5 Stelle, per tutte queste ragioni, rigetta la proposta della Giunta.

Noi vogliamo mandare avanti il processo della giustizia. Serve a tutelare lo Stato, a tutelare i cittadini dai danni delle infiltrazioni mafiose. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che la mafia, di qualunque genere essa sia, è nemica dello Stato, è nemica dei cittadini ed è nemica di tutti, ogni giorno. (Applausi dal Gruppo M5S).

Noi non vogliamo aspettare. Per questo motivo, noi del MoVimento 5 Stelle voteremo contro l'invio alla Corte costituzionale e chiediamo di decidere subito per autorizzare le intercettazioni, così che il processo possa proseguire e si possa andare a fondo della questione. Noi del MoVimento 5 Stelle vogliamo chiarezza, vogliamo trasparenza, vogliamo legalità a tutti i livelli, a partire dal Parlamento e dai parlamentari. È questo ciò che vogliono, da subito, i cittadini ed è questo ciò che vuole, da sempre e forte, il MoVimento 5 Stelle. (Applausi dal Gruppo M5S).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di sollevare un conflitto di attribuzione nei confronti del tribunale di Torino nell'ambito di un procedimento penale nei confronti dell'onorevole Stefano Esposito.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

La Presidenza si intende pertanto autorizzata a dare mandato a uno o più avvocati del libero foro.

Gruppi parlamentari, costituzione, Ufficio di Presidenza
e variazioni nella composizione

PRESIDENTE. Colleghi, con lettera in data 29 giugno 2022 i senatori Antonella Campagna, Primo Di Nicola, Daniela Donno, Raffaele Mautone, Simona Nunzia Nocerino, Vincenzo Presutto, Loredana Russo, Pierpaolo Sileri, Fabrizio Trentacoste e Sergio Vaccaro hanno comunicato di costituire il Gruppo parlamentare denominato «Insieme per il futuro - Centro Democratico».

L'Ufficio di Presidenza del Gruppo è così costituito:

Presidente: Primo Di Nicola;

Vice presidente vicario: Vincenzo Presutto;

Vice presidenti: Antonella Campagna, Daniela Donno, Raffaele Mautone, Simona Nunzia Nocerino;

Segretario: Fabrizio Trentacoste;

Tesoriere: Sergio Vaccaro.

Pertanto i predetti senatori cessano di appartenere al Gruppo Misto.

Sospendo la seduta fino alle ore 15.

(La seduta, sospesa alle ore 11,36, è ripresa alle ore 15).

Presidenza del vice presidente LA RUSSA

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time), ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderanno il Ministro della giustizia e Ministro dell'interno.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

La senatrice Evangelista ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03440 sulla gestione della banca dati contenente il materiale probatorio del processo relativo al crollo del ponte Morandi, per tre minuti.

EVANGELISTA (IV-PSI). Signor Presidente, signora Ministra, giovedì 7 luglio 2022 si terrà la prima udienza del dibattimento per il crollo del ponte Morandi, il viadotto autostradale collassato il 14 agosto del 2018 causando la morte di ben 43 persone. A processo, con le accuse di omicidio colposo plurimo, falso, disastro, attentato alla sicurezza dei trasporti, ci sono 59 imputati; sono state ammesse 100 parti civili e le parti offese sono 357, tra parenti delle vittime e persone rimaste ferite nel crollo.

Secondo recenti notizie di stampa, i legali delle parti avrebbero chiesto alla cancelleria della procura della Repubblica presso il tribunale di Genova di avere accesso all'intero compendio probatorio dell'inchiesta, al fine di estrarre copia degli atti e dei documenti necessari per l'esercizio del diritto di difesa. Gli atti di indagine raccolti dalla procura per ricostruire le cause del crollo sono composti da migliaia di documenti: file audio e video che occupano circa 64 terabyte di memoria, ovvero 34 miliardi di file indicizzati. Per avere un termine di paragone un buon CD può contenere circa un gigabyte, ovvero un millesimo di terabyte. Tutto il materiale è depositato in un'intera stanza della caserma di Genova, utilizzata come sala informatica: si tratta di materiale scannerizzato, e-mail, progetti, programmi di elaborazione, ovvero tutto quanto è stato sottoposto a sequestro dalla Guardia di finanza in quattro anni di indagine.

Per ottenere copia dell'intero compendio probatorio alcuni legali si sono sentiti quantificare dalla segreteria della procura un costo potenziale di 750.000 euro, una cifra che in casi come quello del processo Morandi potrebbe finire di fatto con il compromettere gravemente il diritto di difesa delle parti, costretti infatti a pagare, data l'imponenza del fascicolo, somme spropositate e paragonabili in ordine di grandezza a quelle che potrebbero essere in ipotesi oggetto di una condanna al risarcimento. Gli stessi pubblici ministeri di questo caso hanno ammesso, in sede di udienza preliminare, di non avere contezza di tutti i dati contenuti nel database.

Pertanto, signora Ministra, si chiede di sapere se sia al corrente dei fatti esposti, se intenda dare immediati chiarimenti e quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di garantire l'effettivo e concreto diritto di difesa di tutti gli imputati, delle parti civili e delle parti offese coinvolte nel processo per il crollo del ponte Morandi.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, professoressa Cartabia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

CARTABIA, ministro della giustizia. Signor Presidente, mi permetta di cogliere questa occasione, nell'imminenza dell'avvio del processo per il crollo del Ponte Morandi, per esprimere ai familiari delle vittime e ai superstiti tutta la mia vicinanza ed il mio solidale saluto, che ho più volte espresso loro anche di persona. Consentitemi di ribadire quanto è importante per le vittime quella parola di giustizia che dai nostri uffici giudiziari deve arrivare a tutte le vittime, soprattutto di fatti così gravi.

A questo appuntamento del 7 luglio ovviamente si arriva dopo un lavoro lungo e complesso della magistratura inquirente che, con grandissimo e lodevole impegno, ha raccolto un'enorme mole di elementi per le valutazioni che spetteranno al tribunale di Genova nel contraddittorio delle parti. È stata anche mia la sorpresa quando ho letto nelle notizie di stampa di quella cifra che lei ha ricordato di 750.000 euro, riferita al costo dei diritti di copia per estrarre l'intera documentazione. Appena letti i giornali, ho chiesto subito di acquisire informazioni presso l'ufficio interessato proprio per le ragioni che lei diceva, informazioni che sembravano alludere a una compressione seria dei diritti di difesa. In realtà, immediatamente per le vie brevi l'ufficio interessato mi ha fornito i chiarimenti richiesti, consentendo di escludere la fondatezza di quella notizia, cioè di escludere che la cancelleria della procura abbia chiesto alle parti la somma di 750.000 euro.

È vero, come abbiamo detto, che la mole degli elementi probatori è enorme e che è stato approntato un software appositamente per poter accedere ed utilizzare tutta questa mole di documentazione raccolta anche tramite il personale della Guardia di finanza, tuttavia le parti del processo hanno avuto la possibilità di consultare ed estrarre copia di tutta la documentazione raccolta e riversata nel fascicolo del pubblico ministero secondo i costi e le vigenti tariffe dei diritti di copia, che ammontano a 323 euro per ogni supporto informatico su cui è stata riversata la documentazione. Ciò significa che il costo massimo sostenuto da una delle parti che aveva chiesto l'acquisizione integrale della documentazione è stato pari complessivamente a 7.000 euro, che certo è una somma considerevole, ma ben lontana da quei 750.000 euro che avete riportato nella vostra interrogazione secondo quanto emerso dalla stampa.

A quel punto, ci siamo chiesti quale fosse l'origine di una cifra così diversa. In proposito, non abbiamo delle evidenze chiare, ma la possibile spiegazione che ci è stata fornita dalla procura di Genova è che quella cifra possa corrispondere alla stima effettuata da una società informatica di cui si è avvalso uno degli imputati per analizzare il complessivo volume dei dati informatici, dunque non si tratta dei diritti di copia, ma corrisponderebbe ad un costo ipotizzato dal consulente informatico di uno degli imputati per analizzare la documentazione.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Evangelista, per due minuti.

EVANGELISTA (IV-PSI). Sono molto soddisfatta della risposta della Ministra. Apprendiamo che la notizia non era vera, o meglio abbiamo appreso i termini reali in cui questa cifra è stata richiesta.

Naturalmente mi unisco alla Ministra nell'abbraccio, nella solidarietà e nella vicinanza alle vittime di questo enorme disastro.

PRESIDENTE. La senatrice D'Angelo dovrebbe illustrare l'interrogazione 3-03438. Vedo però che non è in Aula, non me ne ero accorto. Non capita spesso.

Passiamo all'interrogazione successiva.

La senatrice Granato ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03417 sull'esercizio dell'azione disciplinare nei confronti di un agente di Polizia, per tre minuti.

GRANATO (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Signor Presidente, premetto che per quanto risulta all'interrogante, il questore di Caserta ha avviato due procedimenti disciplinari per la destituzione, cioè il licenziamento, a carico di Antonio Porto, agente scelto della Polizia di Stato, il quale nel periodo gennaio-marzo 2022, nella qualità di segretario generale provinciale di Caserta dell'organizzazione sindacale «Libertà e Sicurezza Polizia di Stato», su mandato della sua segreteria nazionale, ha rilasciato interviste, redatto volantini e messo in atto numerose iniziative a difesa del diritto al lavoro e della libera scelta degli appartenenti alla Polizia di Stato di non sottoporsi alla vaccinazione obbligatoria anti-Covid-19 con relativa sospensione del diritto a svolgere l'attività lavorativa come previsto dall'articolo 4-ter del decreto-legge del 1° aprile 2021, n. 44.

Considerato che, nonostante venga riconosciuto che Antonio Porto si sia sempre presentato in qualità di segretario generale, per la provincia di Caserta, del sindacato «Libertà e Sicurezza Polizia di Stato» e che sia sempre apparso con il nickname «Antonio Porto LeS-Polizia di Stato», il questore di Caserta ha deciso di avviare i procedimenti disciplinari citati per la destituzione a seguito dell'attività sindacale effettuata dal signor Porto.

Occorre valutare che nel periodo in questione Antonio Porto era sospeso dal diritto a svolgere attività lavorativa senza aver diritto alla retribuzione, né altro compenso o emolumento comunque denominati e che tale periodo, dunque, non era utile ai fini previdenziali, di anzianità di servizio e per la maturazione di classi o scatti economici o per l'avanzamento, non concorrendo peraltro alla maturazione del congedo ordinario, con il ritiro della tessera di riconoscimento, della placca dell'Arma in dotazione individuale e manette.

L'articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 737 del 1981 stabilisce che l'appartenente ai ruoli dell'amministrazione della pubblica sicurezza che viola i doveri specifici e generici del servizio e della disciplina indicati dalla legge, dai regolamenti o conseguenti all'emanazione di un ordine, qualora i fatti non costituiscano reato, commette infrazione disciplinare ed è soggetto alle seguenti sanzioni: richiamo orale, richiamo scritto, pena pecuniaria, deplorazione, sospensione dal servizio, destituzione. Le predette sanzioni devono essere graduate.

Si chiede pertanto di sapere se, ad avviso del Ministro in indirizzo, possano essere avviati i procedimenti disciplinari descritti dal momento che il lavoratore, a seguito dell'avvio di altro procedimento disciplinare, risultava, alla data delle contestazioni, sospeso dal servizio; se il questore di Caserta potesse avviare i medesimi procedimenti disciplinari a carico di un soggetto che ha espresso le proprie opinioni; se non si reputi opportuno intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di emanare una circolare di indirizzo alle competenti autorità amministrative volta a ribadire i principi giuridici di cui alle sentenze della Corte di cassazione n. 11436 del 1995 e seguenti, secondo cui il dipendente rappresentante sindacale si trova in posizione paritetica con il datore di lavoro quando esercita il suo diritto di critica nei limiti della continenza, ragion per cui l'espressione di una libertà costituzionalmente garantita dall'articolo 39 non può essere sanzionata disciplinarmente.

PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, consigliere di Stato Lamorgese, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

LAMORGESE, ministro dell'interno. Signor Presidente, gli onorevoli interroganti chiedono chiarimenti in merito all'instaurazione di due procedimenti disciplinari, tuttora in corso, a carico di un agente scelto della Polizia di Stato in servizio presso la questura di Caserta.

L'agente in questione, nell'ambito di un programma trasmesso in diretta radio, TV, web e social network, dopo essersi qualificato quale segretario generale provinciale, per la Provincia di Caserta, del sindacato di polizia «Libertà e Sicurezza Polizia di Stato» ha reso dichiarazioni pubbliche in relazione ai provvedimenti adottati dal Governo per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid gravemente in contrasto con i doveri cui è tenuto il personale della Polizia di Stato, esprimendo nella circostanza considerazioni lesive dell'onore del Presidente del Consiglio dei ministri e dei membri dell'Esecutivo e del Parlamento.

Per questi fatti il questore di Caserta, in data 18 febbraio 2022, ha instaurato un procedimento disciplinare con contestazione della sanzione disciplinare e della destituzione dal servizio.

Il secondo procedimento disciplinare ha avuto origine dal fatto che l'agente, in più occasioni, utilizzando canali di comunicazione idonei a rendere conoscibile il proprio pensiero a una pluralità indefinita di persone, aveva reso dichiarazioni e posto in essere condotte che sono risultate in contrasto con i doveri degli appartenenti alla Polizia di Stato, nonché lesive del dovere di fedeltà alle istituzioni e dell'inderogabile rispetto della Costituzione e delle leggi.

Nello specifico, le affermazioni riconducibili al medesimo, dallo stesso scritte, pronunciate o costituenti condivisione del pensiero di altri, sono state pubblicate sulla pagina Facebook della segreteria provinciale di Caserta dell'organizzazione sindacale in questione. Anche per tali condotte, ritenute di evidente disvalore disciplinare, il questore di Caserta, il 4 maggio scorso, ha avviato un procedimento disciplinare.

In considerazione della carica sindacale rivestita dall'agente in questione, il questore di Caserta ha provveduto ad effettuare le comunicazioni all'amministrazione centrale, che poi ha informato l'organizzazione sindacale di appartenenza, ai sensi dell'articolo 32, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 395 del 1995.

Sotto il profilo tecnico-giuridico va anche rilevato che, ai fini dell'avvio dei procedimenti disciplinari, a nulla rileva il fatto che il dipendente fosse sospeso per inadempimento dell'obbligo vaccinale previsto dalla normativa anti-Covid, in quanto tale forma di sospensione dell'attività lavorativa non estingue il rapporto di lavoro e, dunque, non impedisce l'esercizio della potestà disciplinare nei confronti del dipendente.

Per quanto concerne, infine, l'estensione e l'esatto contenuto delle guarentigie sindacali previste dall'articolo 36 del decreto del Presidente della Repubblica n. 164, nonché il loro rapporto con l'esercizio del diritto di critica... (Il microfono si disattiva automaticamente) ...le valutazioni verranno rimesse al titolare della potestà disciplinare.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Granato, per due minuti.

GRANATO (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Signora Ministra, non sono soddisfatta della risposta ricevuta. Quello che lei ha detto testimonia chiaramente che viene esercitata una censura riguardo alla libera attività sindacale di rappresentanti di associazioni che sono tutelate dalla legge. Quindi quello che sta avvenendo è gravissimo, perché di fatto questo significa che un rappresentante sindacale non può neanche criticare le leggi a tutela degli interessi dei lavoratori che sta difendendo. Tutto ciò significa che un rappresentante delle Forze dell'ordine non ha diritto a tutela sindacale, di fatto. Qualora venisse confermata la richiesta di destituzione per Antonio Porto, sarebbe un atto secondo me gravissimo che metterebbe veramente la pietra tombale su uno Stato di diritto in cui credevamo di vivere, ma evidentemente oggi non è più così.

PRESIDENTE. Ringrazio la cortesia del ministro Cartabia di aver atteso che rientrasse in Aula la senatrice D'Angelo, che ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03438 sulla riforma dei procedimenti giudiziari in materia di diritti delle persone e delle famiglie, per tre minuti.

D'ANGELO (M5S). Signor Presidente, vorrei chiedere scusa ai rappresentanti del Governo e i colleghi, purtroppo però dovevo terminare di svolgere un intervento, per questo ho tardato.

La legge n. 206 del 2021 contiene, tra l'altro, la delega al Governo sulle misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie. Questo ambito del diritto reclamava da tempo una riforma ampia e organica che prevedesse l'unificazione in una sola autorità di riferimento delle competenze oggi sparse tra i diversi soggetti giurisdizionali coinvolti (tribunale ordinario, tribunale per i minorenni, giudice tutelare); regole processuali uniformi che facessero ordine in una babele di procedimenti diversi l'uno dall'altro; una effettiva specializzazione di tutti i soggetti che vi operano, dalla magistratura all'avvocatura, passando per i servizi sociali e i consulenti esperti.

Già la commissione Luiso, che ha elaborato le proposte di riforma, aveva sottolineato come nella normativa vigente i procedimenti in materia di persone, minorenni e famiglie fossero caratterizzati da un'elevata frammentazione e da discipline diversificate, a discapito della parità di trattamento e di orientamenti interpretativi non uniformi. Proprio nelle norme del diritto processuale della famiglia ci sono novità che rappresentano un'importante superamento di disposizioni e orientamenti non più attuali, come non è più attuale l'idea di una famiglia che sia un'isola che il mare del diritto deve solo lambire: una visione legata al passato e che aveva un senso subito dopo la stagione dei totalitarismi, ma che oggi invece rischierebbe di consolidare gli squilibri sociali, lasciando in mano al più forte le dinamiche familiari.

L'atteso assetto nuovo delineato dalla legge delega prende in considerazione una famiglia in cui le componenti fragili, quindi il minore e il coniuge più debole, sono titolari di veri e propri diritti soggettivi e le regole processuali sono coerenti con i principi del giusto processo; consegue l'obiettivo di massima celerità della risposta, sottesa alla necessità di tutela delle relazioni personali e familiari; risponde altresì al bisogno di specializzazione e di attenta valutazione del caso concreto, nonché alla possibilità di riesame e revisione, ove concorra, da parte di un organo superiore collegiale.

Ora, ritenuto appunto che il tribunale unico della famiglia, altamente specializzato, ha l'obiettivo di assicurare orientamenti interpretativi uniformi, assicurando anche maggiore prevedibilità delle decisioni, proprio la prevedibilità dell'esito dei procedimenti potrà ridurre il contenzioso. Quindi, come auspicato da più parti e anche dal Consiglio nazionale forense, risulta ormai più che urgente... (Il microfono si disattiva automaticamente).

PRESIDENTE. È abbastanza chiaro il tenore dell'interrogazione.

Il ministro della giustizia, professoressa Cartabia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

CARTABIA, ministro della giustizia. Signor Presidente, ringrazio la senatrice D'Angelo per aver portato di nuovo l'attenzione su una delle riforme della giustizia che sono state approvate nel corso dello scorso anno. Mi chiedeva in particolare su tempi e risorse per attuare una riforma che persegue gli obiettivi che lei ha ricordato. Nella delega è previsto che i decreti legislativi di attuazione debbano essere adottati entro un anno dall'entrata in vigore. L'entrata in vigore della legge delega era il 24 dicembre 2021, perciò il tempo utile sarà fino al 24 dicembre 2022.

Tuttavia posso già da subito dire che il lavoro è stato avviato immediatamente dopo l'approvazione della legge delega, con la costituzione di gruppi di lavoro per l'attuazione, con un mio decreto del 14 gennaio 2022. I gruppi di lavoro hanno già ultimato il loro lavoro, che adesso è passato all'ufficio legislativo per il coordinamento, la revisione del testo, il drafting finale e la redazione di tutte le relative relazioni di accompagnamento. La mia previsione e il mio auspicio è che possa essere portata all'esame del Consiglio dei ministri entro qualche settimana, in modo da dare al Parlamento e alle Commissioni parlamentari competenti tutto il tempo necessario per un adeguato lavoro di esame. Ringrazio tutti quelli che vi hanno lavorato, perché l'impresa - come ha descritto lei - è davvero titanica.

Quanto allo stanziamento delle coperture, visto che ha fatto un accenno anche alle risorse, la legge delega prevede che non debbano derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza e che la riforma debba avvenire con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente. Tuttavia, a seguito di un approfondimento con la nostra amministrazione, abbiamo verificato che non sarà sufficiente spostare i magistrati che attualmente si occupano di famiglia nelle varie sezioni presso questo nuovo tribunale per le persone, perché in quell'ambito svolgono anche altri compiti, mentre qui saranno dedicati soltanto alla famiglia e alle persone. Quindi occorrerà un ampliamento della pianta organica.

Inoltre ricordo che, al momento dell'approvazione finale della legge delega, un ordine del giorno, tra l'altro sostenuto da un grande spettro di forze politiche di maggioranza e anche di opposizione, ha chiesto la collegialità in primo grado in questo nuovo tribunale della famiglia, tra l'altro recependo un orientamento che avevo concordato con i presidenti dei tribunali, che avevo convocato appositamente. In sintesi, occorreranno nuove risorse; per quello che è nelle mie facoltà, mi impegnerò a chiedere che siano assicurate adeguate risorse già con la prossima legge di bilancio.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice D'Angelo, per due minuti.

D'ANGELO (M5S). Signor Ministro, mi ritengo soddisfatta della risposta, in particolar modo per la consapevolezza del fatto che comunque il percorso è complesso e che quindi deve essere portato a conoscenza del Parlamento in tempi adeguati, perché possa svolgere il compito assegnatogli.

Mi fa anche piacere il fatto che, a discapito della copertura zero prevista dalla legge, ci si è resi conto che in effetti bisogna allocare nuove risorse finanziarie, perché con l'organico e i mezzi esistenti non si riuscirebbe a completare e rendere operativa questa riforma, che è importante, ma necessita anche di ulteriore organico e quindi di spese e di costi che devono essere coperti.

PRESIDENTE. Il senatore Balboni ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03439 sul recente incremento degli arrivi di immigrati irregolari, per tre minuti.

BALBONI (FdI). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, consentitemi di dire che se il Regolamento lo avesse permesso, avrei voluto interrogare il Ministro della giustizia sulla scandalosa decisione intervenuta ieri in Francia, in ordine alla mancata concessione dell'estradizione di 10 pericolosi terroristi, comunisti e assassini. Tuttavia i tempi non lo hanno consentito e quindi mi riporto all'interrogazione che avevo depositato, indirizzata al Ministro dell'interno, in ordine al numero veramente incredibile di sbarchi che stiamo registrando quotidianamente sulle nostre coste.

Il Ministro, negli ultimi giorni, ha autorizzato l'attracco di ben cinque diverse navi, per un totale di circa 1.000 immigrati clandestini, che sono quindi stati autorizzati a sbarcare nei nostri porti. I dati parlano da soli: alla stessa data del 2019 gli sbarchi si attestavano a 2.144 immigrati arrivati illegalmente, nel 2020 questo numero si attestava a 6.614, nel 2021 siamo arrivati a 19.749 e oggi, signora Ministro, siamo a 26.652. Sono numeri veramente impressionanti, che tra l'altro non sono nemmeno completi, perché come sappiamo non vengono registrati gli sbarchi fantasma, che nessuno è in grado di quantificare esattamente. Sono numeri che da soli dimostrano come sia stato estremamente sbagliato smantellare, proprio per sua volontà, signora Ministro, i cosiddetti decreti sicurezza, che pure nel 2019 e nel 2020 avevano ottenuto i risultati che ho richiamato. Lei ha voluto istituire un sistema a maglie larghe e questo è l'effetto.

Come se non bastasse, signora Ministro, pochi giorni fa ha fatto delle affermazioni, senza forse rendersi conto di quanto possano contribuire ad alimentare il business dell'immigrazione. Per sintetizzare con una frase molto efficace che ha usato Daniele Capezzone su «La Verità» di qualche giorno fa, lei ha sviluppato una teoria, secondo la quale la soluzione sarebbe "più immigrati, più cooperative", ovvero esattamente il contrario di quello di cui ci sarebbe bisogno: mi riferisco, signora Ministra, alle sue dichiarazioni all'assemblea di Confcooperative.

PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, consigliere di Stato Lamorgese, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

LAMORGESE, ministro dell'interno. Signor Presidente, innanzitutto vorrei precisare una questione: nel cruscotto del Ministero dell'interno vengono indicati tutti gli sbarchi, anche quelli autonomi, quindi non ce ne sono altri rispetto a quelli indicati nel cruscotto. Questa è una regola che abbiamo da sempre, anche negli anni scorsi.

Sul piano nazionale ed europeo, per un'efficace rideterminazione delle politiche di gestione dei flussi migratori, ho più volte segnalato e messo in evidenza che la pressione migratoria deriva da un insieme di cause, quali innanzitutto la fragilità politica e istituzionale e la debolezza economica dei Paesi di origine e di transito dei flussi. A ciò si aggiungono possibili effetti della crisi alimentare dovuta alla carenza di grano e di sementi conseguente al prolungarsi del conflitto russo ucraino, che indebolisce ulteriormente i sistemi socio economici di quei Paesi.

Tale situazione fa sì che la risposta all'immigrazione irregolare non possa prescindere da una concertata azione europea. In questo senso lo scorso 10 giugno, in occasione del Consiglio giustizia e affari interni dell'Unione europea, svoltosi a Lussemburgo, è stato approvato un pacchetto attuativo della prima fase dell'approccio graduale in materia di immigrazione e asilo, comprendente un meccanismo di solidarietà per aiutare gli Stati membri di primo ingresso e due regolamenti per rafforzare la protezione delle frontiere esterne dell'Unione europea. Oltre all'Italia hanno aderito all'accordo 18 Stati membri dell'Unione europea, tre Stati associati.

L'intesa costituisce un avanzamento concreto di rilevanza strategica verso una politica europea di gestione condivisa dei flussi migratori equilibrata ed ispirata ai principi di solidarietà e responsabilità che da sempre rappresentano gli assi portanti della posizione italiana in materia di governance migratoria a livello europeo. È anche importante precisare che l'accordo favorisce principalmente gli Stati membri che devono affrontare gli sbarchi a seguito di operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e lungo la rotta atlantica occidentale e si fonda sull'assicurazione di offerte di quote adeguate di ricollocazione. A tal proposito informo che sul piano tecnico sono state già avviate le piattaforme operative per la più rapida attuazione della relocation.

Questi progressi sono anche il frutto del confronto di coordinamento tra i vari Paesi europei grazie all'impulso dell'Italia e al suo intenso lavoro di tessitura culminato nel vertice che abbiamo svolto con i Paesi del Mediterraneo a Venezia lo scorso 3-4 giugno.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Balboni, per due minuti.

BALBONI (FdI). Signor Presidente, signora Ministro, mi meraviglia che lei riesca a tener conto anche degli sbarchi fantasma perché se sono tali, nessuno può sapere quanti sono, quando avvengono e in che misura. Complimenti però per questo.

Per quanto riguarda la teoria della ricollocazione, signora Ministro, non si può pretendere di ricollocare migranti che arrivano sulle nostre coste senza essere veri rifugiati. Lei sa meglio di me che chi veramente fugge dalla guerra, dalla persecuzione, chi veramente ha diritto allo status di rifugiato è al massimo il 10 per cento di chi arriva. L'altro 90 per cento sono rifugiati economici, come dimostra anche la composizione anagrafica; sono in stragrande maggioranza uomini giovani e in forze, diversamente dall'Ucraina dove il 90 per cento sono donne e bambini che scappano davvero dalla guerra. Capisce, signora Ministro, la differenza?

La soluzione non è aiutare gli sbarchi, non sono le ONG che fanno da taxi del mare per gli scafisti per il traffico di esseri umani. La soluzione consiste nel bloccare le partenze; meno partenze significa anche meno morti. È un dato statistico, signora Ministro. L'unico modo di bloccare le partenze è far sì che, d'accordo con gli Stati di origine, ci sia quello che noi chiamiamo in gergo blocco navale, anche se in realtà non è propriamente un blocco navale perché non proponiamo un atto di guerra, ma un atto di pace in accordo con i Paesi di origine in modo che in tali Paesi si facciano le domande di asilo e presso le rappresentanze diplomatiche dei Paesi di origine o di transito si possano presentare le domande ed effettuare lo screening. Si tratta di uno screening che dovremmo comunque fare in qualsiasi forma di ricollocazione riuscissimo ad avere ottenendo il via libera dall'Europa. È molto discutibile che Paesi europei accettino immigrati che non hanno titolo per rimanere sul nostro territorio. Pertanto, signora Ministro, la soluzione che Fratelli d'Italia propone, che spero prima o poi il Governo vorrà adottare, è far sì che queste barche della disperazione non partano. Questo è il vero obiettivo cui dobbiamo tendere. (Applausi).

PRESIDENTE. La senatrice Biti ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03433 sull'utilizzo di risorse del PNRR per la rigenerazione urbana anche nei Comuni minori, per tre minuti.

BITI (PD). Signora Ministro, abbiamo presentato questa interrogazione per capire come il Governo abbia intenzione di rimediare ad alcune piccole questioni che riguardano l'utilizzo delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza per la rigenerazione urbana anche nei Comuni minori e per Comuni minori intendo soprattutto quelli tra i 5.000 e i 15.000 abitanti, ma a volte anche fino a 50.000.

Signora Ministro, lei sa che cosa hanno in comune i Comuni di Camponogara di Montespertoli e di Lauria - uno al Nord, uno al Centro e uno al Sud - vale a dire il fatto che per più regole non troverebbero bandi adatti per progetti di rigenerazione urbana.

Sappiamo che l'attuale Governo è nato anche e soprattutto per dare attuazione ai principi contenuti nel Next generation EU e quindi nel PNRR. Uno di questi, il primo a nostro avviso, è quello di colmare le disuguaglianze, che sono anche territoriali. Nei Comuni tra i 5.000 e i 20.000 abitanti, che rappresentano il 18 per cento dei Comuni italiani, vivono 18 milioni di persone, 18 milioni di cittadini che non potranno beneficiare di fondi del PNRR per regole e criteri che sono stati usati finora nei bandi per la rigenerazione urbana (PNRR e sport, ad esempio). Peraltro ci sono alcuni criteri, come l'indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM) ormai famoso tra i nostri sindaci, o l'associazione che viene richiesta per Comuni al di sotto dei 15.000 abitanti, che sono lacci che non permettono di accedere a questi bandi, che invece darebbero la possibilità di disporre di risorse che potrebbero ridurre quelle marginalità sociali che nei piccoli Comuni sono fondamentali. Le grandi città da parte loro hanno caratteristiche che permettono di avere di per sé risorse e investimenti anche da privati; nei piccoli Comuni questo è difficilissimo, soprattutto nelle aree rurali, ma anche in quelle urbane.

Ridurre dunque le disuguaglianze, che è la priorità del PNRR, in base alla nostra considerazione, non riesce ad essere attualizzato per i Comuni più piccoli. Bisogna dare le stesse opportunità: il PNRR ci chiede questo.

Chiudo facendo riferimento anche a tanti emendamenti che il Partito Democratico ha presentato in questo senso e che non capiamo come mai abbiano sempre avuto parere contrario da parte del Governo.

PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, consigliere di Stato Lamorgese, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

LAMORGESE, ministro dell'interno. Signor Presidente, in via preliminare e ferme restando le prevalenti competenze del Ministero dell'economia e delle finanze in materia, occorre ricordare che la legge n. 160 del 2019 ha previsto per i Comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti e per ciascuno degli anni dal 2021 al 2034 specifici finanziamenti per investimenti in progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano.

L'erogazione di tali contributi è stata attuata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 gennaio 2021, a seguito di un'intesa acquisita in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali anche con l'ANCI. In quella sede fu individuato tra i criteri per la selezione dei progetti quello che fa riferimento all'indice di vulnerabilità sociale e materiale definito dall'Istat derivante dalla necessità di riconoscere una preferenza alle realtà più svantaggiate. Rammento anche che per ampliare la sfera dei beneficiari furono stanziate ulteriori risorse per 905 milioni di euro dal decreto-legge n. 17 del 2022, consentendo anche il finanziamento di tutte le altre opere ammesse nella graduatoria finale.

La legge di bilancio 2022 ha poi previsto l'assegnazione ai Comuni di contributi per investimenti nel limite complessivo di 300 milioni di euro per l'anno in corso, sempre al fine di favorire gli investimenti in progetti di rigenerazione urbana. Tra i possibili beneficiari sono contemplati i Comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti che, in forma associata, presentano una popolazione superiore a tale limite. La stessa legge di bilancio prevede che, qualora l'entità delle richieste superi l'ammontare delle risorse, l'attribuzione sia effettuata a favore dei Comuni che presentino un valore più elevato dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale.

In ordine alla problematica circa l'impiego dell'indice in questione, evidenziata dall'onorevole interrogante, il Ministero dell'economia e delle finanze in primis potrà valutare eventuali soluzioni per contemperare i criteri sottesi a tale indice, con ulteriori parametri volti a garantire una più ampia distribuzione territoriale delle risorse disponibili in relazione alle istanze presentate.

Infine, circa la possibilità, pure evocata dall'interrogante, di reindirizzare verso i Comuni minori risorse residue del PNRR, non si può non evidenziare che tale Piano è stato strutturato, definito ed approvato in relazione a specifiche missioni e ai relativi obiettivi, quindi con conseguente finalizzazione delle rispettive risorse.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Biti, per due minuti.

BITI (PD). Signor Presidente, ringrazio il ministro Lamorgese, anche per averci indirizzato verso il Ministero dell'economia e delle finanze, al quale indubbiamente presenteremo interrogazioni analoghe.

Rimane una questione: va data una risposta ai tanti sindaci e alle tante sindache che amministrano questo 18 per cento di Comuni, queste 18 milioni di persone che, lo ribadisco, non riescono ad accedere a risorse che, a nostro parere, sono anche limitate e vorremmo fossero ampliate. Soprattutto, però, ci sono l'indice di vulnerabilità, il fatto di doversi associare ed altri lacci e lacciuoli che impediscono a questi Comuni di accedere a tali risorse.

Questi Comuni sono anche quelli che subiscono di più l'abbandono verso le grandi città. Ci siamo sempre detti, tutti i partiti, che dobbiamo garantire a tutti i territori e a tutti i nostri Comuni di avere servizi che permettano a chi sceglie di viverci di continuare a starci volentieri: pertanto, nel pieno spirito di collaborazione che abbiamo sempre avuto e che continuiamo ad avere, totalmente, con il Governo, gli chiediamo di farci anche capire come possiamo aiutarlo, magari con atti di indirizzo, per far sì che non ci siano queste disuguaglianze, che penalizzano 18 milioni di cittadini e i tanti Comuni che vorrebbero avere a disposizione risorse da impiegare.

PRESIDENTE. Il senatore Ruotolo ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03419 sulla recrudescenza criminale nell'area metropolitana di Napoli, per tre minuti.

RUOTOLO (Misto-LeU-Eco). Signor Ministro, ancora una volta mi rivolgo a lei, pur riconoscendo l'impegno che lei e le Forze dell'ordine state dimostrando nell'affrontare la questione criminale nell'area metropolitana di Napoli. Periodicamente la interrogo su questo fronte e mi rendo conto che, al posto suo, dovrebbe essere invece il Presidente del Consiglio a informarci sulla strategia dell'intero Governo per il contrasto alle mafie, in questo caso alla camorra.

Vorrei riflettere, colleghe e colleghi, sul fatto che, in questo momento, nell'area metropolitana di Napoli a 150.000 abitanti è sospesa la democrazia, perché ben tre Comuni, Castellammare di Stabia, Torre Annunziata e San Giuseppe Vesuviano, sono stati sciolti dal Consiglio dei ministri in cento giorni per condizionamento della camorra.

La lotta alla camorra rappresenta un'emergenza nazionale, che riguarda la democrazia e il rispetto dei diritti costituzionali. La recrudescenza di episodi criminali appare in preoccupante crescita in molte zone della città di Napoli, con dinamiche di contrapposizione tra gruppi camorristi, sempre più fluidi e meno stabili, e quindi bisognosi di affermarsi con l'uso della forza per il controllo di traffici illeciti.

Signor Ministro, non le sarà sfuggito il rapporto presentato dalla Banca d'Italia sul divario Nord-Sud, sulla diffusione di fenomeni illegali e della criminalità organizzata che, oltre a incidere pesantemente sulla qualità della vita dei cittadini, si riflette anche sul mondo del lavoro e sulla crescita del territorio, imponendo costi alle imprese e falsando il funzionamento del mercato. In questo contesto, le differenze di sviluppo economico a livello territoriale si sono ancora di più allargate e la Campania registra dati statistici allarmanti sul fronte economico e sociale.

Come sa, ci sono diverse iniziative di associazioni, del volontariato, del mondo della scuola e delle parrocchie, che provano a costruire forme di impegno significativo e sempre più diffuso per il riscatto del territorio. L'iniziativa del patto educativo per la città metropolitana di Napoli, sottoscritto dalla Curia, dal Ministro dell'interno (da lei), dal Ministro dell'istruzione, dal sindaco e dal Presidente della Regione, si pone l'esplicito obiettivo di contrastare più efficacemente il fenomeno della dispersione scolastica e di promuovere percorsi di educazione alla legalità per i minori, anche se proprio in queste ore sta facendo discutere la ripartizione dei fondi assegnati da parte del ministro Bianchi.

Nell'attuale quadro economico e sociale, le commistioni tra istituzioni e imprenditoria malata, tra criminalità organizzata e tessuto economico... (Il microfono si disattiva automaticamente)... gli investimenti del PNRR pone a tutti la necessità di un supplemento di attenzione per sradicare il malaffare dal territorio, già investito da un pesante disagio anche a seguito della pandemia.

In sostanza, signora Ministra, le chiedo di sapere quale sia la sua opinione rispetto alle premesse esposte e se condivide la necessità di un intervento più articolato del Governo. La ascolto con attenzione e la ringrazio.

PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, consigliere di Stato Lamorgese, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

LAMORGESE, ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli senatori, Napoli è al centro dell'agenda politica del Governo per la sua rilevanza strategica rispetto allo sviluppo del Paese, com'è dimostrato da una serie articolata di iniziative intraprese sul territorio, di carattere trasversale e insteristituzionale.

Tra gli interventi più recenti e di vasta portata, ricordo che lo scorso 19 gennaio è stato sottoscritto l'accordo per la promozione e l'attuazione di un sistema di sicurezza partecipata e integrata per lo sviluppo della città di Napoli, tra prefettura, Regione Campania e Comune. Tale strumento contiene un insieme di progettualità ad ampio spettro accomunate dalla finalità di promuovere condizioni di sviluppo territoriale in una cornice di legalità.

Tra le principali misure previste dall'accordo, rammento l'istituzione di tavoli di osservazione presso le dieci municipalità, l'avvio di tavoli per il rilancio occupazionale, in particolare nel settore del turismo, con la Regione Campania e il Comune di Napoli; il protocollo per il potenziamento della legalità e della sicurezza sui luoghi di lavoro, con riferimento all'area portuale di Napoli, proprio per prevenire anche eventi infortunistici e malattie professionali. Ulteriori progettualità mirano alla prevenzione della devianza giovanile: tra queste, richiamo il progetto Percorsi di inclusione territoriale ed empowerment nel rione Sanità (Piter) di Napoli, finanziato al Comune di Napoli dal Progetto operativo nazionale (PON) legalità 2014-2020 del Ministero dell'interno, per la presa in carico di 300 minori di età compresa tra i sei e i sedici anni a grave rischio di esclusione sociale.

Nel capoluogo partenopeo lo scorso 13 maggio è stata sottoscritta anche un'intesa interistituzionale contro la povertà educativa e la dispersione scolastica. A tali azioni si affiancano quelle più mirate alla prevenzione del crimine e tra queste voglio ricordare la creazione, presso la prefettura, di un gruppo di analisi interforze sulla circolazione delle armi illegali nell'area metropolitana di Napoli, finalizzato a individuare le dinamiche di circolazione delle armi e le relative modalità di approvvigionamento.

È stato inoltre pianificato un progressivo rafforzamento degli organici delle forze di polizia: lo scorso febbraio sono state assegnate alla questura di Napoli 100 unità ed è previsto dal mese di luglio un ulteriore incremento di 70 unità. Inoltre, sulla base delle esigenze rappresentate dal prefetto, a titolo di rinforzi estivi, è previsto l'invio di ulteriori 100 unità tra Carabinieri e Guardia di finanza. Il controllo del territorio è stato poi potenziato attraverso l'impiego di circa 90 unità al giorno del reparto prevenzione crimine della Polizia di Stato e 30 militari delle squadre di intervento operativo del 10° Reggimento Carabinieri "Campania".

Informo infine che, grazie ai fondi messi a disposizione dal PON legalità 2014-2020, oltre ai progetti già realizzati, altri sono in avanzato stato di definizione nel campo dei sistemi della videosorveglianza, localizzati in varie zone dell'area metropolitana, anche a tutela dell'ingente patrimonio culturale e artistico presente.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Ruotolo, per due minuti.

RUOTOLO (Misto-LeU-Eco). Signor Presidente, signora Ministra, tutto quello che ha detto è vero e la ringrazio, però vorrei ricordarle un'intervista che ho realizzato nell'altra vita, quando intervistai un'imprenditrice che aveva fatto condannare dieci camorristi perché facevano le estorsioni al suo negozio: le chiesi se non fosse contenta di questo e lei mi rispose di no, perché ce ne erano altri mille fuori. Questo è il punto.

Allora, la richiesta è di avere un'attenzione; certamente, tutte le cose sono in cantiere, dobbiamo lavorare sulla prevenzione e tutte le cose che lei ha annunciato sono lì, scritte, e le conosciamo, ma dobbiamo lavorare anche sulla repressione. Le dico l'ultima: sui social - dove oramai passa di tutto - c'è anche l'appello di qualche giorno fa di una mamma del quartiere Pianura che si rivolge non alla Polizia e allo Stato, ma all'altro clan che ha sequestrato il figlio di ventisette anni, che manca all'appello da due giorni.

Dobbiamo imparare e avere sempre presenti i bisogni e le paure dei nostri cittadini. Non possiamo promettere un poliziotto per ogni strada di Napoli, questo lo sanno anche i nostri, ma sicuramente la videosorveglianza. Su questo ho visto che ha preso atto di un vecchio elenco sbagliato, per così dire, da cui erano state tenute fuori realtà come i Comuni dell'area nord di Napoli.

Questo è l'appello che le faccio e lo rivolgo anche ai partiti, perché il tema vero, se è vero che ci sono tre Comuni sciolti per mafia, se è vero che c'è un problema di riforma della legge... (Il microfono si disattiva automaticamente) ...politica, è la selezione e la qualità delle classi dirigenti.

PRESIDENTE. Un appello importante, per il quale la ringraziamo.

La senatrice Toffanin ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03441 sui recenti fatti violenti accaduti a Peschiera del Garda e sul loro legame con i flussi di immigrati irregolari, per tre minuti.

TOFFANIN (FIBP-UDC). Signor Presidente, signor Ministro, come noto, nella giornata di giovedì 2 giugno 2022 circa 2.000 ragazzi e ragazze, prevalentemente di origine magrebina di seconda generazione o immigrati in Italia, si sono riversati in massa a Peschiera del Garda, in provincia di Verona, per partecipare all'evento denominato «L'Africa a Peschiera del Garda», street rave organizzato attraverso il passaparola via social network. Il lungolago del Comune veneto è stato invaso da una marea umana che ha provocato momenti di tensione e di disordine sociale: risse, atti vandalici e molestie, fino al necessario intervento delle Forze dell'ordine in tenuta antisommossa. La situazione è tornata quasi alla normalità intorno alle ore 17, quando la maggior parte dei ragazzi si è recata alla stazione dei treni per ritornare nelle loro provenienze. A bordo di questi treni, però, si sono verificati ulteriori atti di pesante molestia, fisica e verbale, da parte di ragazzi nordafricani nei confronti di alcune ragazze minorenni che stavano rientrando a Milano.

Sul fatto il Gruppo Forza Italia del Senato ha già presentato il 14 giugno l'interrogazione 4-07125, a prima firma del senatore Aimi. Lei, signor Ministro, inoltre, ha risposto sui fatti di Peschiera il 14 giugno alla Camera dei deputati, ma si ritiene che sulla questione sia necessario tenere alta l'attenzione, affinché i provvedimenti conseguenti non rimangano limitati a questo episodio, ma diventino strutturali, in modo che il sistema di prevenzione diventi regolarmente operativo.

Dobbiamo considerarlo appunto alla luce del fatto che il cruscotto del Ministero dell'interno - com'è già stato ricordato dal collega - ad oggi registra 26.922 sbarchi di immigrati, che sono in aumento rispetto allo scorso anno, che ne registrava 19.893, o ai 6.715 del 2020, e tenendo anche conto della clandestinità (250.000 persone negli ultimi cinque anni).

Le chiediamo, quindi, signor Ministro, quali sono gli aggiornamenti sui fatti di Peschiera del Garda e quali sono i provvedimenti presi sinora rispetto a quell'episodio e per evitare il ripetersi di eventi così biasimevoli; quali provvedimenti intenda anche adottare per integrare gli stranieri presenti con titolo di soggiorno in Italia e per allontanare quelli che invece ne sono privi; quali provvedimenti intenda prendere a fronte di ulteriori sbarchi dall'Africa di stranieri senza titolo, anche in previsione della paventata povertà alimentare, che difficilmente si riuscirebbe ad integrare come si dovrebbe, posto che l'Italia quest'anno sta affrontando anche un numero cospicuo di profughi ucraini (ben 141.000); e infine, quali siano gli oneri stimati per l'accoglienza dei profughi per quest'anno.

PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, consigliere di Stato Lamorgese, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

LAMORGESE, ministro dell'interno. Come ho avuto modo di riferire, come richiamato anche dall'onorevole interrogante, in occasione di un precedente question time alla Camera dei deputati, i fatti avvenuti lo scorso 2 giugno a Peschiera del Garda si iscrivono in un fenomeno che vede riversarsi sui lidi di Peschiera e Castelnuovo di Garda negli ultimi tempi, specialmente nel periodo estivo, un sostenuto flusso giornaliero di giovani prevalentemente stranieri di seconda generazione provenienti dalle province limitrofe.

Oltre 2.000 giovani si sono concentrati in quella circostanza su una spiaggia libera del litorale, dando vita a comportamenti molesti che non hanno tuttavia coinvolto i bagnanti. A seguito dell'intervento congiunto dei militari dell'Arma presenti sul posto e di rinforzi della Polizia di Stato, senza uso della forza, la spiaggia è stata liberata e i giovani sono stati accompagnati alla stazione ferroviaria.

Ciò ha determinato una situazione di sovraffollamento a bordo dei treni che avrebbero dovuto riportare i giovani verso la Lombardia ed è in questo contesto che è avvenuto l'episodio di molestia sessuale subita da cinque ragazze minorenni, per il quale, analogamente ai fatti accaduti sulla spiaggia di Peschiera, sono in corso indagini coordinate dalla procura di Verona.

A quest'ultimo riguardo, l'attività investigativa svolta ha permesso di deferire all'autorità giudiziaria quattro soggetti ritenuti responsabili di lesioni, danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale.

In chiave preventiva, il prefetto di Verona ha promosso un'intensa attività di raccordo con le amministrazioni locali, gli enti del trasporto ferroviario e stradale, nonché i gestori dei parchi divertimenti gardesani, diretti a realizzare un modello integrato di monitoraggio, controllo, filtraggio del flusso dei passeggeri sia all'andata sia al ritorno da Peschiera, con l'impiego di carrozze fornite di apparecchiature di videosorveglianza interna e di contapersone. Sono stati potenziati i canali di comunicazione al pubblico mediante applicazioni informatiche volte ad aggiornare gli utenti, specialmente con riferimento ai visitatori del parco dei divertimenti del Garda, circa le situazioni di affollamento dei treni che collegano Peschiera alla Lombardia.

Il nuovo modello operativo per tutti i fine settimana conta su ulteriori 30 unità dei reparti inquadrati della Polizia di Stato, nonché degli ordinari rinforzi delle tre forze di Polizia disposte dal piano di potenziamento del servizio di vigilanza estiva dedicata alle località turistiche.

Informo inoltre che l'altro ieri, in sede di riunione del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica presso la prefettura di Verona, è stata effettuata una verifica delle misure adottate con il dispositivo integrato per la sicurezza del Basso Garda, dalla quale sono emersi riscontri positivi grazie sia alle misure di filtraggio e controllo in ingresso, sia all'impiego di 13 nuovi treni muniti di videosorveglianza e contapersone.

Contestualmente, proseguono, a cura della Polizia ferroviaria, quotidiani servizi di prevenzione e controllo presso la stazione di Peschiera e vengono monitorate le partenze dalle principali stazioni ferroviarie della Lombardia verso le altre località turistiche del Garda.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Toffanin, per due minuti.

TOFFANIN (FIBP-UDC). Signor Ministro, la ringrazio per la sua risposta, della quale tuttavia non posso ritenermi completamente soddisfatta. Mi sarei aspettata ulteriori elementi aggiuntivi circa le responsabilità, al di là dei quattro soggetti che sono stati identificati, visto che ormai che sono trascorsi diversi giorni, anche per dare un segnale forte e tempestivo, anche nell'ottica della prevenzione. Questo fatto non doveva proprio succedere.

Oltretutto, è vero che la nostra interrogazione partiva da questa incresciosa vicenda, ma andava ben oltre, perché la nostra preoccupazione si amplia.

Vista la complessità della situazione che stiamo vivendo, è necessario cercare un'azione molto più complessa e strutturale, che tenga conto di una visione prospettica, considerando che sta cambiando l'assetto geopolitico a livello internazionale, con conseguenze che bisogna essere in grado di affrontare in modo strutturale.

Dobbiamo considerare le varie dinamiche: l'integrazione, soprattutto con le seconde generazioni di immigrati, l'arrivo in massa e in aumento dei profughi dall'Ucraina e la presenza numerosa di clandestini, con la previsione di sbarchi ancora più massiccia. In proposito, non abbiamo alcun progetto da parte del Ministero e non ci è stato nemmeno comunicato l'ammontare delle risorse messe a disposizione per affrontare queste problematiche. (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore Iwobi ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03437 sul fenomeno delle baraccopoli di immigrati, per tre minuti.

IWOBI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, signora Ministro, è notizia di questi giorni la morte di un cittadino africano presso la baraccopoli «Torre Antonacci» a Rignano Garganico, in provincia di Foggia, a seguito di un incendio che ha coinvolto il campo, che ospita da anni migliaia di immigrati impegnati per la maggior parte in lavori agricoli e con un significativo incremento numerico durante la stagione dei raccolti.

Si registrano sempre più casi di baraccopoli, tendostrutture e insediamenti spontanei di migranti, che ospitano persone impiegate prevalentemente nel lavoro agricolo stagionale sul territorio nazionale, al cui interno si trova una situazione drammatica, disumana e di completo abbandono, con notevoli problematiche legate ai temi della salute e della sicurezza pubblica, nonché dell'incolumità dei migranti presenti.

Questi insediamenti rappresentano un esempio concreto delle difficoltà di gestione e integrazione a causa dei numeri di immigrazione fuori controllo. Tali luoghi comportano rischi di ordine pubblico e di salute per il territorio circostante e rischiano di alimentari i business della criminalità organizzata, oltre a porre in serio la stessa incolumità degli ospiti.

Lo sfruttamento lavorativo dei migranti nel settore dell'agricoltura rappresenta una piaga per il nostro Paese, che genera insicurezza e precariato sociale e alimenta l'economia sommersa e la criminalità organizzata.

Occorre valutare, infine, che non porre alcun freno agli sbarchi e non attuare serie politiche di contenimento dei flussi migratori eccezionali porta a un sovraccarico del sistema di accoglienza, che alimenta la mala gestione dei migranti sul territorio italiano e il conseguente abbandono sul territorio di migliaia di migranti per lo più in situazione di irregolarità.

A nostro parere, come soluzione, risulta fondamentale investire in formazione, lavoro e assistenza, per accelerare il conseguente processo dei rimpatri volontari, che sia in grado di portare benefici, ricchezze e sviluppo nel Paese di origine, perseguendo inoltre il concetto di disincentivare le partenze, come pilastro delle future politiche sull'immigrazione.

Con l'interrogazione, signor Ministro, si chiede se sia a conoscenza dei numeri di insediamenti spontanei e autogestiti di migranti presenti sul territorio italiano e quali iniziative intenda intraprendere al fine di gestire e porre fine a tale situazione emergenziale. (Applausi).

PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, consigliere di Stato Lamorgese, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

LAMORGESE, ministro dell'interno. Signor Presidente, circa l'insediamento di San Ferdinando, preciso che l'originaria baraccopoli è stata demolita e sostituita da una tendopoli nella quale vivono attualmente circa 180 migranti, le cui presenze variano a seconda dei periodi dell'anno. Al fine di prevenire possibili tensioni e consentire il pronto intervento in caso di necessità, la prefettura di Reggio Calabria ha disposto un presidio delle Forze di polizia per la vigilanza e uno dei Vigili del fuoco per intervenire prontamente in caso di incendi.

La prefettura è da tempo impegnata nella promozione di iniziative finalizzate al superamento del problema. Lo scorso febbraio, proprio sulla scia di un protocollo sottoscritto in tal senso lo scorso settembre dal Ministero dell'interno, il prefetto di Reggio Calabria, unitamente al presidente della Giunta regionale, ai sindaci di Gioia Tauro e di San Ferdinando, ha esaminato la possibilità di allocare i lavoratori stagionali presso la foresteria, con il conseguente superamento della tendopoli. Il progetto, presentato lo scorso 28 aprile dall'assessore regionale alle politiche sociali, prevede la realizzazione di un villaggio ecosostenibile a carattere sperimentale, composto da moduli abitativi, prefabbricati adibiti ad abitazione e correlati a un insieme di spazi aperti e servizi condivisi. Sono in corso le procedure preliminari per la realizzazione del progetto.

Quanto all'insediamento di Rignano Garganico, il prefetto di Foggia ha riferito che, per superare gli insediamenti abusivi dei braccianti agricoli e favorire il reperimento di soluzioni alloggiative dignitose, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali sono stati ripartiti a favore delle amministrazioni locali 200 milioni di euro nell'ambito dei fondi del PNRR, e di questi al Comune di San Severo sono stati assegnati 27 milioni di euro. Inoltre, nell'ambito delle iniziative finalizzate al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori stagionali stranieri e, nel contempo, per contrastare il fenomeno del caporalato, la Regione Puglia ha realizzato nel territorio di San Severo una foresteria denominata azienda Fortore, per 400 posti. Il Comune di San Severo è altresì beneficiario di risorse pari a oltre 4 milioni di euro a valere sul fondo PON legalità 2014-2020 del Ministero dell'interno per la realizzazione del progetto denominato Il Mosaico di San Severo, che si propone di recuperare e riqualificare una struttura destinata all'ospitalità e all'inclusione sociale dei lavoratori.

Infine, va rilevato che la realizzazione di insediamenti abusivi di migranti costituisce un fenomeno dipendente da numerose variabili, quali le particolari situazioni di carattere geopolitico dei territori di origine dei migranti, la stagionalità proprio di alcuni settori, a partire da quello agricolo, in cui gli stranieri sovente trovano più facilmente lavoro. (Il microfono si disattiva automaticamente)... sono oggetto di immediati interventi da parte delle Forze dell'ordine, che ne consentono, d'intesa con gli enti territoriali, lo sgombro, evitando così il radicarsi di situazioni di disagio.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Iwobi, per due minuti.

IWOBI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, signora Ministra, con tutto il rispetto, con rammarico ribadisco la mia profonda insoddisfazione, in quanto durante una mia visita nei pressi di una delle tendopoli, in data 20 giugno scorso, ho potuto constatare la situazione più che drammatica, disumana, e di completo abbandono del campo (Applausi), che presenta notevoli problematiche, come avevo anche accennato prima, legate ai temi della salute. Un conto è avere un progetto in corso, un altro conto è sistemare attualmente questi esseri umani. (Applausi). Mi dispiace dirlo, ma lo scenario che ho constatato ultimamente non è degno di un Paese civile come il nostro, quindi bisogna agire. (Applausi).

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

LANNUTTI (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LANNUTTI (UpC-CAL-Alt-PC-AI-Pr.SMART-IdV). Signor Presidente, il governatore del Governo dei migliori, che con l'invio delle armi all'Ucraina sta alimentando la sporca guerra condotta per procura da USA e NATO e che aveva appellato come bieco dittatore il presidente turco Erdoğan, salvo poi, in una sorta di nemesi storica, andarci a braccetto, secondo il vecchio detto che tra simili ci si intende meglio, ha più volte affermato che il pacchetto delle sanzioni alla Russia sta funzionando. Infatti, mentre il rublo si è rafforzato e la Russia continua a fare affari con il gas e con il petrolio, rafforzando l'asse di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica (i cosiddetti Paesi BRICS) con Cina, India e Pakistan, nel nuovo ordine mondiale che implica nuovi sistemi di pagamento alternativi all'euro-dollaro, da domani i cittadini italiani pagheranno bollette di luce e gas ancor più salate rispetto a prezzi e tariffe già in precedenza triplicati. Nel terzo trimestre dell'anno troveranno bollette più care di 195 euro per la luce e di 462 euro per il gas, con l'ennesima stangata di 657 euro per le forniture di energia. Per il presidente Draghi e il Governo dei migliori, però, le sanzioni alla Russia stanno funzionando.

Per non parlare del caro carburanti, con i prezzi di un litro di benzina che hanno superato i 2,2 euro (4.260 vecchie lire al litro) e quelli del gasolio che sulla rete addirittura superano quelli della benzina. Nonostante questo, che aumenta l'erosione del potere d'acquisto di salari, stipendi e pensioni tra i più bassi d'Europa, ciliegina sulla torta, arriva come un macigno l'aumento dei pedaggi autostradali sulle strade degli italiani, proprio in coincidenza con il periodo di maggiori spostamenti, per chi si può ancora permettere le ferie estive. Autostrade per l'Italia infatti, la stessa che gestisce la gallina dalle uova d'oro delle concessioni e che ha provocato la tragedia del ponte Morandi (con 43 vittime), farà scattare una maggiorazione dell'1,5 per cento delle già proibitive tariffe autostradali, un carico considerato, bontà sua, veramente poco dall'amministratore delegato. Poiché gli utenti pagano ogni giorno il prezzo di un servizio in netto peggioramento, tra cantieri, ritardi, traffico e varie criticità, le tariffe dovrebbero diminuire, invece di aumentare.

Chiudo, signor Presidente. In un ricorso al TAR del Lazio, presentato dall'avvocato Granara per conto di associazioni di imprese, si legge che i signorotti del casello e dei pedaggi hanno beneficiato di 21,3 miliardi di euro da parte del Governo Draghi-Franco-Giovannini, così ripartiti: 9,1 miliardi per le quote, 8 miliardi per accollo del debito di Autostrade per l'Italia (Aspi), 3,4 miliardi per accollo dei danni provocati dal ponte Morandi. La ringrazio, signor Presidente, perché, avendo presentato più interrogazioni, mi auguro che arrivi qualche risposta dal Governo dei peggiori saccheggiatori delle tasche dei cittadini italiani. (Applausi).

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di martedì 5 luglio 2022

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 5 luglio, alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 16,13).

Allegato A

DOCUMENTI

Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2022 (Doc. LXXXVI, n. 5)

Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2021 (Doc. LXXXVII, n. 5)

PROPOSTE DI RISOLUZIONE NN. 1 E 2

(6-00227) n. 1 (29 giugno 2022)

Fazzolari, Ciriani, Rauti, Balboni, Barbaro, Calandrini, de Bertoldi, De Carlo, Drago, Garnero Santanchè, Iannone, La Pietra, La Russa, Maffoni, Malan, Nastri, Petrenga, Ruspandini, Totaro, Urso, Zaffini.

Preclusa

Il Senato,

            esaminate la Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2021 (Doc. LXXXVII n. 5) e la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2022 (Doc. LXXXVI n. 5),

        premesso che:

            la Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, giusto quanto previsto dall'articolo 13 della legge 24 dicembre 2012, n. 234, fornisce alle Camere gli elementi conoscitivi necessari a valutare la partecipazione dell'Italia alla formazione ed attuazione delle politiche dell'Unione europea;

            detta Relazione illustra le linee politiche di azione seguite dal Governo sulle principali aree di intervento esaminate nelle sedi decisionali comunitarie, evocando inoltre gli specifici atti di indirizzo adottati dalla Camera e dal Senato, tra i quali meritano particolare attenzione proprio le risoluzioni adottate dal Parlamento in occasione della presentazione della Relazione programmatica per l'anno a venire;

            la precedente relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2021, che avrebbe dovuto informare il Parlamento e dallo stesso ricevere mandato in merito alle azioni che il Governo avrebbe dovuto intraprendere lo scorso anno per implementare e indirizzare il processo di integrazione europea, da cui avrebbe poi dovuto scaturire anche la presente Relazione consuntiva, è stata proposta al parlamento a soli due mesi dalla fine del 2021;

            ne consegue che la presente Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Doc. LXXXVII n. 5) non può, per evidenti motivi, riflettere le indicazioni del Parlamento, ancora una volta esautorato dei suoi compiti e dei suoi poteri;

        premesso che:

            la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2022 (Doc. LXXXVI n. 5) illustra lo sviluppo del processo di integrazione europea e le questioni istituzionali, riportando l'azione che il Governo intende assumere per un rilancio dell'integrazione politica europea e un rilancio dei rapporti con le istituzioni dell'Unione europea e consta di quattro parti;

            al pari degli scorsi anni, la Relazione programmatica è stata trasmessa al Parlamento in ritardo, questa volta quantificabile in cinque mesi, come peraltro evidenziato anche dal dossier del Servizio studi di Camera e Senato, in spregio alla legge n. 234 del 2012 e soprattutto in spregio alle prerogative del Parlamento e agli interessi del popolo italiano, confermando come le relazioni in questione siano viste solo ed esclusivamente come un semplice adempimento formale e non come atti di indirizzo con cui le Camere esercitano le proprie funzioni;

        considerato che:

            la prima parte della Relazione programmatica riguarda lo sviluppo del processo di integrazione europea, avendo come obiettivo prioritario la partecipazione con funzione trainante a un processo di approfondimento dell'integrazione europea coerente con le posizioni e gli interessi nazionali, anche mediante l'elaborazione di proposte concrete per rendere l'Unione più efficace e funzionale;

            nell'orientare la partecipazione dell'Italia all'Unione europea si ritiene fondamentale partire dai seguenti punti sanciti nei Trattati: 1. L'Unione persegue i suoi obiettivi con i mezzi appropriati, in ragione delle competenze che le sono attribuite nei trattati; 2. Qualsiasi competenza non attribuita all'Unione nei trattati appartiene agli Stati membri; 3. L'Unione rispetta l'uguaglianza degli Stati membri davanti ai trattati e la loro identità nazionale insita nella loro struttura fondamentale, politica e costituzionale, compreso il sistema delle autonomie locali e regionali; rispetta le funzioni essenziali dello Stato, in particolare le funzioni di salvaguardia dell'integrità territoriale, di mantenimento dell'ordine pubblico e di tutela della sicurezza nazionale; in particolare, la sicurezza nazionale resta di esclusiva competenza di ciascuno Stato membro; 4. Essa rispetta la ricchezza della sua diversità culturale e linguistica e vigila sulla salvaguardia e sullo sviluppo del patrimonio culturale europeo;

            la pandemia da Covid-19 e la guerra in Ucraina, pur dipanando effetti a prima vista opposti tra gli Stati membri, stanno contribuendo a individuare un nuovo modello di architettura istituzionale europea più funzionale dell'attuale, anche alla luce del nuovo assetto geopolitico mondiale che si sta delineando e del ruolo che l'Europa dovrà avere nello stesso;

            dall'inizio della pandemia, infatti, per fronteggiare la crisi sanitaria e l'inevitabile e conseguente crisi economica, l'Unione europea ha spesso "rinnegato" alcuni suoi capisaldi: sospensione dei vincoli di bilancio imposti dai trattati, sospensione del divieto degli aiuti di Stato, addirittura sospensione del Trattato di Schengen e ridefinizione dei criteri sulla circolazione delle persone;

            la pandemia ha, quindi, portato alla luce i limiti e le criticità dell'attuale modello di integrazione europea, con i singoli Stati che, per l'incapacità delle istituzioni comunitarie di dare una risposta comune di fronte all'emergenza, si sono in parte riappropriati di poteri e competenze che troppo sbrigativamente erano stati oggetto di cessione di sovranità;

            l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, pur generando una risposta pressoché unitaria degli Stati membri, ha comunque evidenziato la mancanza di una visione strategica e geopolitica dell'Unione europea, incapace di interpretare persino segnali di guerra alle sue porte; cartina di tornasole di ciò sono le iniziative diplomatiche portate avanti dai singoli Stati membri, tutte senza alcun risultato;

            ancora una volta, di fronte a sfide epocali, i fatti hanno confermato l'inadeguatezza dell'architettura costituzionale europea così come congegnata: un modello invasivo sulle questioni di dettaglio e prevaricatore su aspetti che i singoli Stati dovrebbero invece avere la libertà di normare, in evidente contraddizione con i principi di proporzionalità e sussidiarietà che ne dovrebbero ispirare l'azione, ma tuttavia incapace di affrontare le grandi sfide della nostra epoca, quali immigrazione, difesa comune, pandemie, dinamiche geopolitiche;

            in un consesso comune, come ad esempio quello europeo, devono valere regole comuni e comuni limiti alle stesse, limiti che vanno in questo caso rintracciati nelle Costituzioni nazionali, essendo essenziale poter partecipare al processo di integrazione europea dotandosi delle stesse regole e degli stessi poteri degli altri partecipanti, anche per definire un nuovo paradigma istituzionale basato sulla supremazia e sull'intangibilità del diritto interno e sulla sovranità dei singoli Stati;

            a tal fine è utile ricordare l'obiettivo dei padri fondatori dell'Unione europea, che avevano immaginato di "unire nella diversità" i popoli europei, promuovendo un modello di integrazione che fosse rispettoso delle reciproche specificità, che facesse dell'Europa non una semplice espressione geografica né tantomeno un grande mercato comune, un modello che fosse portatore di libertà, sicurezza e prosperità; il tutto in evidente contrapposizione con il contesto attuale, in cui le istituzioni comunitarie soffocano le legittime istanze degli Stati membri e, per di più, non riescono a dare risposte di fronte alle emergenze e alle sfide epocali che sono chiamate ad affrontare: dalla crisi sanitaria alla crisi economica e sociale, dalla crisi energetica agli strumenti della difesa comune, fino alla richiesta di maggior sicurezza derivante da un'immigrazione incontrollata e da una recrudescenza del fondamentalismo islamista;

            i prossimi anni saranno determinanti per il futuro dell'Unione europea e dei singoli Stati membri, a fronte delle nuove sfide e dei nuovi scenari internazionali che si stanno delineando; per rilanciare e rendere più solido il processo di integrazione europea, sarà necessario dotarsi di una nuova architettura istituzionale comunitaria, in grado di affrontare le sfide future con maggior forza e autorevolezza, e con la capacità di parlare con un'unica voce nell'interesse comune e anche dei singoli Stati, al contempo senza prevaricarli nelle proprie prerogative;

            per superare i limiti emersi e per garantire all'Europa istituzioni più solide e confacenti, è necessario che si affermino una nuova visione, una nuova forma di organizzazione e cooperazione, una nuova architettura istituzionale quale quella della Confederazione, una unione politica e istituzionale tra Stati indipendenti e sovrani, con l'obiettivo di rafforzare e coordinare l'azione solo in alcuni ambiti strategici;

            la seconda parte della Relazione programmatica ha per oggetto le priorità italiane nel quadro delle politiche strategiche: sostenibilità ambientale e crescita economica; innovazione e digitalizzazione; coesione sociale, con riferimento alle politiche attive del lavoro e alle politiche educative per la transizione, nonché alla promozione dello stile di vita europeo;

            a causa dell'invasione russa dell'Ucraina, l'Unione europea si è trovata a dover affrontare ulteriori sfide, in particolare relative all'aumento dei prezzi delle materie prime, energetiche ed alimentari. A tal proposito si fa notare come la dipendenza energetica da Paesi terzi, cosi come la carenza di materie prime ed in particolare delle "terre rare", quella di microprocessori e di altri prodotti necessari per il raggiungimento degli obiettivi legati alla transizione ambientale e digitale, fossero problemi già noti da tempo, sicuramente da ben prima dello scoppio della guerra in Ucraina;

            la guerra in Ucraina ha acuito le difficoltà a raggiungere gli obiettivi del green deal, non solo in Italia ma nel resto degli Stati membri e, a tal proposito, è sintomatica la recente riapertura delle centrali a carbone in Germania; inoltre, il raggiungimento degli obiettivi previsti nel pacchetto "Fit for 55" avrà pesanti ripercussioni negative sulla filiera industriale e sul mercato del lavoro, che si andranno a sommare ad un contesto internazionale determinato dalle problematiche sopracitate;

            la terza parte della Relazione programmatica riguarda la dimensione esterna dell'Unione europea, con l'illustrazione degli orientamenti del Governo in materia di politica estera e di sicurezza comune, politica di allargamento, vicinato e di collaborazione con Paesi terzi;

            in un quadro geopolitico incerto a seguito dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, l'obiettivo è quello di costruire un'autonomia strategica europea coerente con gli interessi italiani, anche alla luce del fatto che l'Unione europea ha scoperto, in maniera improvvisa e violenta, di non avere una visione geopolitica di fondo;

            l'attuale conflitto in Ucraina ha ridefinito in buona parte le priorità delle istituzioni europee e dei singoli Stati membri, per diversi fattori economici e geopolitici che non possono non partire dal presupposto che l'invasione russa minacci tutto il contesto occidentale e quello europeo in particolare, con ulteriore e specifico riguardo agli Stati orientali, come testimoniato dalle richieste di adesione alla UE di Ucraina, Georgia e Moldavia, formulate dopo l'invasione russa per timore dell'espansionismo neo sovietico di Putin;

            tra le maggiori evidenze emerse, quella di implementare iniziative tese al rafforzamento della capacità di difesa dell'Unione europea risulta essere ampiamente condivisa, ma gli orizzonti temporali del 2028 (per la creazione di un Comando strategico della UE e l'ottimizzazione dei Comandi operativi) e del 2030 (per instaurare una partnership strategica, strutturata e inclusiva), così come enunciati nella scheda dedicata alla Bussola strategica, sembrano troppo ampi e non sembrano tenere conto delle attuali emergenze e degli attuali domini di conflitto;

            la guerra in Ucraina, ma anche i sempre più frequenti cyberattacchi, il pericolo sempre alle porte del terrorismo islamista, l'espansionismo sia militare che economico di soggetti come la Russia o la Cina, dimostrano come sia improcrastinabile che l'Italia e l'Europa si dotino di un adeguato sistema di difesa, che non può prescindere dall'adeguamento tecnologico dei mezzi a disposizione;

            l'allargamento dei domini di conflitto, dai tre tradizionali a quelli più recenti dello spazio e della cybersicurezza, e a quello ancor più recente del cosiddetto "dominio cognitivo", anche alla luce dei teatri di guerra che coinvolgono in maniera sempre maggiore le economie interconnesse dei vari Stati, avrebbe dovuto prefigurare un impegno verso maggiori investimenti nel comparto difesa, investimenti che avrebbero ricadute positive sia sul versante della prevenzione che su quello macroeconomico;

            in una situazione in profonda evoluzione come l'attuale è quanto mai importante che l'Italia reciti un ruolo da protagonista, affinché i nostri interessi strategici siano tutelati dalle nostre istituzioni e non sia demandata la cura degli stessi a consessi da cui l'Italia risulti esclusa;

            è fondamentale, quindi, che il Governo rivendichi con forza l'impegno e la partecipazione dell'Italia al piano europeo di difesa comune, nel rispetto delle storiche alleanze militari dell'area nordatlantica di cui la difesa europea deve diventare pilastro essenziale, anche ai fini del rafforzamento dell'alleanza;

            la complementarietà tra la difesa europea e la NATO non può continuare ad essere solamente una mera enunciazione di principio ma una necessità, evidenziata prepotentemente dai recenti accadimenti bellici proprio in Europa; è impensabile che l'Europa continui a rinunciare ad assumersi la responsabilità della propria difesa, delegandola ad altri per poi pagarne le inevitabili conseguenze in termini di sovranità politica, con le successive ricadute sul piano economico e commerciale;

            il conteso di cui l'Italia da sempre fa parte è indiscutibilmente quello occidentale, al quale siamo avvinti da legami storici e identitari e da interessi economici, commerciali, militari, non ultimi dei quali quelli strettamente legati alla nostra difesa; in questo contesto è quindi indispensabile agire compattamente sul versante delle sanzioni verso la Russia, a tutela degli interessi europei e ancor di più dell'unità del fronte occidentale; ciò non toglie che le ricadute economiche di tali sanzioni non saranno le stesse nei diversi Stati membri, e l'Italia pagherà uno dei prezzi più salati dell'intera UE;

            nel quadro delle relazioni tra UE e Africa, l'UE deve indirizzare i suoi sforzi al fine di creare le condizioni socio-economiche affinché i cittadini africani possano avere un futuro dignitoso nel proprio continente e non essere costretti a emigrare; il contrasto alle cause profonde dell'emigrazione dipende strettamente e direttamente dalla stabilità e dallo sviluppo economico del continente africano; i nuovi accordi di partenariato economico con i Paesi africani non possono prescindere dalla presenza di clausole relative alla effettiva cooperazione delle autorità africane nella gestione e nel controllo dei flussi migratori, al fine di evitare il continuo arrivo in Europa di migranti di natura economica; in particolare nell'ambito della riforma del GSP si dovrebbe prevedere la sospensione temporanea di tale meccanismo qualora non ci sia una effettiva collaborazione da parte dei Paesi terzi nell'applicazione dei rimpatri;

            la quarta parte della Relazione programmatica è dedicata al coordinamento nazionale delle politiche europee;

            tra le azioni previste merita particolare attenzione la scheda relativa alle politiche in tema di droga, in particolare in quanto si evidenzia la possibilità di valutare alcuni cambiamenti nella vigente legislazione antidroga,

        impegna il Governo:

            con riferimento alle questioni istituzionali,

            a dare seguito a quanto deliberato dall'Aula del Senato, il 5 dicembre 2018, riportando "sul giusto piano il rapporto tra le fonti comunitarie e quelle nazionali, restituendo al Parlamento, che rappresenta il popolo sovrano, la titolarità del pieno potere legislativo, oggi sottomesso ai vincoli dell'ordinamento europeo, impropriamente ritenuto superiore e preminente all'interesse nazionale" e a "sottoporre l'introduzione delle norme europee ad un vaglio di compatibilità con la tutela dell'interesse nazionale, subordinandone il recepimento e l'adozione ad una preventiva valutazione di impatto sulla sovranità dell'ordinamento interno e ad una analisi costi - benefici";

            a ridiscutere l'attuale modello di architettura costituzionale europea, che ha palesato evidenti limiti negli anni, risultando necessario un nuovo paradigma che rilanci e completi il processo di integrazione europea così come immaginato dai padri fondatori, che avevano immaginato di "unire nella diversità" i popoli europei;

            a sostenere un nuovo sistema basato su un modello confederale, con Stati sovrani che, sulla base di un trattato di diritto internazionale, si uniscano dando vita a un soggetto di diritto internazionale fondato sull'accordo dei partecipanti: all'interno della Confederazione restano intatte la sovranità e l'indipendenza dei singoli Stati, i cui rapporti reciproci sono regolati sia dal diritto internazionale che dal diritto derivato emanato dagli organi comuni;

            a individuare gli ambiti di intervento che siano riservati alle istituzioni sovranazionali quali sicurezza, difesa, politica estera e geopolitica, politica commerciale, politica migratoria e demografica, crisi pandemiche e calamità naturali;

            a inserire, nel nuovo patto confederale, chiari riferimenti al processo di edificazione della civiltà europea, alle radici culturali classiche e giudaico cristiane, al diritto romano, alla filosofia greca;

            in merito alla Conferenza sul futuro dell'Europa, ad attenersi alle recenti conclusioni del Consiglio del 23 e 24 giugno ultimo scorso, nelle quali si invitano le istituzioni "a garantire un seguito efficace alla Relazione sui risultati della CoFoE, ciascuna nell'ambito delle rispettive competenze e conformemente ai trattati";

            in merito allo Stato di diritto, a non sostenere ulteriori interpretazioni forzate dei Trattati adottate al solo scopo di colpire politicamente Governi nazionali legittimi e sovrani in dissenso con le posizioni politiche della maggioranza dei Governi;

        con riferimento alle politiche macroeconomiche,

            a profondere il massimo impegno per una riforma del Patto di stabilità e crescita, nella logica del superamento delle politiche di austerità che hanno caratterizzato le politiche macroeconomiche almeno fino all'insorgere della pandemia da Covid 19;

            a promuovere iniziative presso le istituzioni europee affinché si invitino i vertici della Banca centrale europea, pur nel rispetto della sua autonomia, a una maggiore cautela nelle dichiarazioni pubbliche in merito agli intendimenti della stessa, per non recare incertezza sui mercati finanziari a danno dei risparmiatori europei; contestualmente, ad avviare proposte che sollecitino la BCE a definire quanto prima entità e funzionamento del cosiddetto "scudo anti-spread" che dovrebbe andare a sostituire i programmi di acquisto dei titoli di stato nella logica di mantenere politiche monetarie espansive e frenare manovre speculative sui debiti sovrani;

        con riferimento alle politiche strategiche,

            a sollecitare le istituzioni comunitarie a fissare un tetto al prezzo dei prodotti energetici nell'ambito dell'Unione e, al contempo, a prevedere iniziative al fine di creare una centrale unica europea per l'acquisto del gas;

            a promuovere un piano straordinario dell'Unione europea per l'autosufficienza alimentare del continente e per il sostegno alimentare alle popolazioni del Nord Africa, anche al fine di prevenire imponenti flussi migratori che la crisi alimentare accrescerà;

        con riferimento al green deal europeo,

            a farsi promotore di un nuovo approccio fondato sulla individuazione di target di riduzione delle emissioni realisticamente raggiungibili, da realizzarsi in un contesto di impegno congiunto degli attori nazionali e continentali maggiormente inquinanti in modo da non gravare le sole nazioni UE dell'onere della transizione ecologica; in questo nuovo quadro, una volta stabiliti i suddetti target, a rispettare scrupolosamente il principio della neutralità tecnologica e della valutazione degli impatti inquinanti sulla base dell'intero ciclo di vita (life cycle assessment), al fine di non condannare intere filiere produttive di importanza strategica per l'Italia;

        a farsi promotore, in ogni caso, delle seguenti iniziative:

            a) relativamente al pacchetto "Fit for 55", a richiederne un'immediata sospensione, una valutazione di impatto volta a valutarne le conseguenze economiche e sociali nonché le ricadute in termini di dipendenza energetica nei confronti di nazioni che detengono posizioni di mercato dominanti nell'ambito delle materie prime e delle tecnologie necessarie a realizzare la transizione ecologica, così come prevista dal pacchetto;

            b) con riferimento alla strategia "REpower EU", a garantire la sicurezza energetica nazionale attraverso la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e dei fornitori, lo sblocco delle perforazioni nazionali di gas naturale e la riattivazione degli impianti già realizzati, il sostegno alle energie rinnovabili (biogas, idrogeno verde, eolico e fotovoltaico), lo sviluppo delle fonti geotermiche, il sostegno agli investimenti nel campo del nucleare di ultima generazione;

            c) con riferimento alla strategia "Farm to fork", a sostenere politiche di riduzione dell'impatto ambientale non lesive della competitività e della produttività delle imprese agricole e agroalimentari, delle imprese della pesca e dell'acquacoltura nonché delle attività tradizionali come la caccia; nel contempo, a mettere in campo il massimo sforzo affinché venga definitivamente scongiurata l'adozione obbligatoria di etichette nutrizionali fronte-pacco sul modello Nutriscore, fortemente lesive delle produzioni alimentari di qualità tipiche del made in Italy, preferendo in tal senso il modello cosiddetto NutrInform battery;

            d) con riferimento alla revisione della direttiva in materia di emissioni industriali (IED), a profondere il massimo impegno per evitare che gli allevamenti zootecnici di piccole dimensioni ricadano nell'ambito di applicazione della direttiva;

            a richiedere con forza l'istituzione di un fondo UE per gli interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico, del rischio sismico e dell'erosione costiera;

            con riferimento alle misure per le filiere agroalimentari legate alla guerra in Ucraina, a richiedere che venga confermata e resa permanente la decisione della Commissione UE di consentire la coltivazione dei terreni lasciati incolti in attuazione delle misure di greening previste dalla PAC;

        con riferimento al tema del digitale,

            a dare seguito all'approvazione del Digital market act al fine di realizzare un mercato digitale più equo a livello nazionale, consentendo un'equa tassazione dei profitti generati alle piattaforme commerciali da clienti italiani e realizzando un mercato integrato in cui le piccole e medie imprese possano avere il loro giusto spazio;

            a vigilare affinché nella realizzazione di un mercato integrato della banda larga, i progetti industriali attualmente in corso da parte di soggetti a parziale controllo pubblico avvengano nel rispetto delle normative UE sulla concorrenza e dell'articolo 101 TFUE;

            a fornire il proprio contributo all'implementazione del Chips act dell'UE al fine di ridurre la dipendenza italiana ed europea sul mercato dei semiconduttori;

        con riferimento all'economia al servizio delle persone,

            relativamente al mercato interno, ad aprire una vertenza politica con la Commissione volta ad escludere le concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo dall'ambito di applicazione della direttiva servizi (cosiddetta direttiva Bolkestein), poiché non sussiste il requisito della scarsità della risorsa naturale previsto dall'articolo 12 della suddetta direttiva e poiché non risulta impedita la libertà di stabilimento nell'ampia porzione di coste nazionali non ancora oggetto di concessione;

            con riferimento allo Sportello unico doganale, a contribuire fattivamente all'implementazione del quadro giuridico unionale e delle procedure di controllo, al fine di evitare disparità nelle procedure doganali che possano continuare a recare vantaggi competitivi ad alcuni Stati membri a scapito di altri;

            ad utilizzare pienamente l'approccio "one in, one out" in base al quale gli eventuali nuovi oneri introdotti debbano essere bilanciati dalla riduzione di oneri precedenti nello stesso settore di attività e valutare l'introduzione di nuove norme europee alla luce delle esigenze delle PMI;

            ad invitare la Commissione europea a promuovere una strategia per sostenere le politiche familiari e incentivare la natalità negli Stati membri, inserendole tra le principali voci di spesa del bilancio europeo, adottando al contempo iniziative a sostegno delle famiglie, in particolare quelle più vulnerabili, attraverso il sostegno alla genitorialità, nonché iniziative volte a sostenere ogni proposta atta a garantire per le donne un migliore accesso al mercato del lavoro, la parità retributiva e la conciliazione dell'attività lavorativa con la vita privata;

        con riferimento alla promozione del nostro stile di vita europeo,

            relativamente al negoziato sul Patto europeo migrazione e asilo, a non accettare soluzioni capestro improntate al principio di responsabilità (Eurodac e registrazione) senza adeguata garanzia di un impegno concreto in tema di solidarietà tra Stati membri, da attuarsi precipuamente nella protezione delle frontiere esterne e nella redistribuzione degli aventi diritto all'asilo;

            nell'ottica della protezione delle frontiere, a farsi promotore di una missione navale a livello UE volta a contrastare la tratta di esseri umani e a interdire l'accesso nelle acque territoriali di natanti con a bordo migranti irregolari, promuovendo nel contempo accordi bilaterali per la registrazione dei suddetti nei Paesi di partenza o transito al fine di verificare in loco se abbiano diritto all'asilo;

            a ripristinare il corretto funzionamento dell'agenzia Frontex, garantendone la finalità di supporto agli Stati membri nella protezione delle frontiere esterne dell'UE dall'immigrazione illegale nonché adeguati stanziamenti di risorse, uomini e mezzi;

            a richiedere con forza che l'UE promuova accordi efficaci con i Paesi di origine e di transito dei migranti illegali, anche condizionando l'erogazione di risorse collegate a progetti di cooperazione e partenariato all'effettivo impegno dei Paesi terzi a contrastare la tratta di esseri umani e ad accogliere i migranti irregolari destinatari di ordine di rimpatrio dalle autorità degli Stati membri UE;

            in merito alla specifica questione dei profughi ucraini, a sostenere la necessità di prevedere forme di sostegno finanziario immediato nei confronti della Polonia e degli altri Stati membri maggiormente esposti ai flussi di profughi;

        con riferimento alla parte terza "un'Europa più forte nel mondo",

            a mantenere unito il fronte europeo e occidentale, restituendo dignità alla presenza dell'Italia in Europa e in contesti internazionali, ribadendo con fermezza e senza ambiguità la nostra appartenenza al contesto occidentale;

            a promuovere, nelle opportune sedi comunitarie, l'istituzione di un fondo di compensazione, alimentato con risorse europee, che possa sostenere le economie di quegli Stati membri che, più di altri, sopporteranno le conseguenze economiche e commerciali delle sanzioni imposte alla Federazione Russa;

            a sostenere convintamente i progetti relativi all'Unione europea della difesa e alla Bussola strategica, modellando gli stessi in funzione della realizzazione, ormai non più procrastinabile, di una colonna europea della NATO, sia per dare dignità al progetto della difesa europea, sia per riequilibrare i rapporti interni all'Alleanza atlantica, con il raggiungimento di una effettiva parità di oneri e di prerogative;

            a sostenere l'ingresso nell'Unione europea di Ucraina, Moldavia e Georgia; contestualmente, ad evitare che tale accelerazione generi un senso di frustrazione nelle istituzioni e nelle opinioni pubbliche degli Stati dei Balcani occidentali che da maggior tempo sono impegnati ad ottemperare all'acquis comunitario;

            relativamente alle relazioni con i partner internazionali, a promuovere in sede UE una strategia dedicata al rafforzamento delle relazioni con l'America latina che faccia perno sulla comune identità culturale linguistica e religiosa e la valorizzazione della presenza di milioni di oriundi italiani;

        con riferimento alla parte quarta relativa al coordinamento nazionale delle politiche europee,

            a chiedere una maggiore azione di contrasto a livello europeo della diffusione di tutte le tipologie di sostanze stupefacenti ed in particolare di sostenere azioni di contrasto a livello giudiziario e di forze dell'ordine;

        con riferimento alla politica di coesione,

            a concludere al più presto, con la Commissione europea, l'Accordo di partenariato riguardante la programmazione 2021-2027;

            a procedere ad un'accelerazione della spesa della programmazione 2014-2020 che è in forte ritardo rispetto ai tempi di attuazione, con un tasso di assorbimento di poco superiore alla metà della spesa prevista;

            a ricollocare nel più breve tempo possibile, e con rispetto del vincolo di territorialità, le risorse Eu e quelle FSC distolte dagli obiettivi originari per far fronte prima alla crisi pandemica ed ora per finanziare misure per mitigare le conseguenze economiche e sociali della guerra,

        impegna, infine, il Governo:

            nel quadro delle politiche commerciali e delle politiche industriali ad aumentare la resilienza delle catene di approvvigionamento dell'UE attraverso il "reshoring", a diversificare le fonti di approvvigionamento di materie prime critiche e a ridurre l'attuale dipendenza da alcuni Paesi non europei; ad inserire nei futuri accordi di libero scambio (ALS) dell'UE capitoli specifici relativi alle materie prime;

            a sostenere l'utilizzo del "global gateway," volto a promuovere una nuova strategia europea di investimenti infrastrutturali globale per rafforzare i collegamenti tra l'Unione europea e i suoi principali partner commerciali e strategici al fine di contrastare l'espansionismo della Cina e la sua "belt and road initiative".

(6-00228) n. 2 (29 giugno 2022)

Simone Bossi, Lorefice, Masini, Marcucci, Ginetti, Giammanco, Bonino, Durnwalder.

Approvata

Il Senato,

            esaminate la Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2021 (Doc. LXXXVII, n. 5) e la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia allUnione europea per l'anno 2022 (Doc. LXXXVI, n. 5);

        premesso che:

            le Relazioni consuntiva e programmatica annuali rappresentano, secondo la legge 24 dicembre 2012, n. 234, un importante strumento per l'esercizio della funzione di partecipazione del Parlamento sulla funzione di governo nelle sedi decisionali dell'Unione europea;

            le Relazioni consuntiva e programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea rispettivamente per l'anno 2021 e l'anno 2022 sono state presentate al Parlamento il 16 maggio 2022;

            entrambe le Relazioni in esame presentano una struttura complessivamente coerente con le previsioni legislative della sopra citata legge n. 234 del 2012;

        considerato che:

            nel 2021 nell'Unione europea è stata avviata l'attuazione del Dispositivo di ripresa e resilienza finanziato da "next generation EU" per garantire una quanto più rapida ripresa dalla crisi economica provocata dalla pandemia SARS-CoV-2, ancora non del tutto archiviata;

            il peggioramento degli scenari economici, già sotto stress a seguito della pandemia, la crisi umanitaria e alimentare mondiale determinata dal conflitto in Ucraina e la necessità di far fronte all'aumento dei prezzi dell'energia e alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas, richiedono quanto più un'azione incisiva e coesa dell'Unione europea;

        tutto ciò considerato,

            approva il contenuto dei due Documenti in esame e impegna il Governo a presentare al Parlamento la Relazione consuntiva per l'anno 2022 e programmatica per il 2023 sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel rispetto dei termini previsti dalla legge 24 dicembre 2012, n. 234, al fine di garantire un più efficiente coinvolgimento dei competenti organi parlamentari alla luce della situazione internazionale e delle emergenze che ItUnione europea dovrà affrontare nell'immediato futuro.

________________

N.B. Cfr. anche Elenco cronologico dei Resoconti, seduta n. 446.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 151-BIS DEL REGOLAMENTO

Interrogazione sulla gestione della banca dati contenente il materiale probatorio del processo relativo al crollo del ponte Morandi

(3-03440) (29 giugno 2022)

Faraone, Evangelista. - Al Ministro della giustizia -

                    Premesso che:

            giovedì 7 luglio 2022 si terrà la prima udienza del dibattimento per il crollo del "ponte Morandi", il viadotto autostradale collassato il 14 agosto 2018, causando la morte di 43 persone;

            a processo, con le accuse di omicidio colposo plurimo, falso, disastro, attentato alla sicurezza dei trasporti, ci sono 59 imputati. Sono inoltre state ammesse oltre 100 parti civili mentre le parti offese sono 357 tra parenti delle vittime e persone rimaste ferite nel crollo;

            secondo recenti notizie di stampa, i legali delle parti avrebbero chiesto alla cancelleria della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova di avere accesso all'intero compendio probatorio dell'inchiesta al fine di estrarre copia degli atti e dei documenti necessari per l'esercizio del diritto di difesa dei propri assistiti;

            gli atti di indagine raccolti dalla Procura per ricostruire le cause del crollo sono composti da migliaia di documenti, file audio e video, che occupano circa 64 terabyte di memoria, ovvero 34 miliardi di file indicizzati. Per avere un termine di paragone, un buon CD può contenere 10 giga, ovvero un millesimo di terabyte;

            tutto il materiale è depositato in un'intera stanza della caserma "Testero" di Genova utilizzata come sala informatica: si tratta di materiale cartaceo scannerizzato, e-mail, progetti, programmi di elaborazione, ovvero tutto quanto è stato posto sotto sequestro dalla Guardia di finanza in quattro anni di indagini, dopo il crollo del 14 agosto 2018;

            per ottenere copia dell'intero "compendio probatorio", alcuni legali si sono sentiti quantificare dalla segreteria della Procura un costo potenziale di circa 750.000 euro. Una cifra che, in casi come quello del "processo Morandi", potrebbe finire di fatto con il compromettere gravemente il diritto di difesa delle parti (sia dei 59 imputati di omicidio colposo plurimo, falso, disastro, attentato alla sicurezza dei trasporti, sia delle parti civili che delle parti offese), costrette a pagare, data l'imponenza del fascicolo, somme spropositate e paragonabili in ordine di grandezza a quelle che potrebbero essere in ipotesi oggetto di una condanna al risarcimento;

            per leggere l'enorme mole di atti, inoltre, sarebbe necessario essere in possesso di particolari programmi di lettura. Perfino i pubblici ministeri del caso, Massimo Terrile e Walter Cotugno, hanno ammesso, in sede di udienza preliminare, di non avere contezza di tutti i dati contenuti nel database,

            si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia al corrente dei fatti esposti, se intenda dare immediati chiarimenti e quali iniziative di competenza intenda porre in essere al fine di garantire l'effettivo e concreto diritto di difesa degli imputati, delle parti civili e delle parti offese coinvolte nel processo per il crollo del ponte Morandi.

Interrogazione sull'esercizio dell'azione disciplinare nei confronti di un agente di Polizia

(3-03417) (22 giugno 2022)

Granato, Crucioli, Angrisani, Giannuzzi, Lannutti, Sbrana, Dessì, Mininno. - Al Ministro dell'interno -

            Premesso che, per quanto risulta all'interrogante:

            il questore di Caserta ha avviato due procedimenti disciplinari per la "destituzione" (licenziamento) a carico di Antonio Porto, agente scelto della Polizia di Stato, il quale nel periodo gennaio-marzo 2022, nelle qualità di segretario generale provinciale di Caserta dell'organizzazione sindacale "Libertà e Sicurezza (LES) Polizia di Stato", su mandato della sua segreteria nazionale, ha rilasciato interviste, redatto volantini e messo in atto numerose iniziative a difesa del diritto al lavoro e della libera scelta degli appartenenti alla Polizia di Stato di non sottoporsi alla vaccinazione obbligatoria anti COVID-19, con relativa sospensione del diritto a svolgere l'attività lavorativa come previsto dall'art. 4-ter del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44;

            nella circostanza, con atto notificato in data 25 febbraio 2022 all'agente è stata contestata la violazione dell'articolo 7, commi 2 e 4, del decreto del Presidente della Repubblica 25 ottobre 1981, n. 737, "per aver tenuto una condotta che risulta indicativa della compromissione del vincolo di leale osservanza della Costituzione e delle leggi dello Stato e di fedeltà alle Istituzioni della Repubblica Italiana, emblematica di gravi mancanze rispetto ai predetti doveri assunti con il giuramento, nonché suscettibile di arrecare grave nocumento all'immagine ed alla considerazione sociale dell'Amministrazione della pubblica sicurezza", nonché per aver rilasciato in qualità di dirigente sindacale LES Polizia di Stato un'intervista nell'ambito del programma denominato "Dove stiamo andando?", trasmesso, in diretta radio, televisione, web e social network, in data venerdì 14 gennaio 2022;

            in seguito, in data 23 maggio 2022 è stata notificata una seconda contestazione degli addebiti per la violazione dell'articolo, 7 comma 2, numeri 2, 4 e 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 737 ("destituzione", in relazione all'art. 6, comma 4, n. 1, e all'art. 4 comma 2, n. 18, dello stesso decreto) in considerazione "di reiterati comportamenti che risultano indicativi della compromissione del vincolo di leale osservanza della Costituzione e delle leggi dello Stato e di fedeltà alle Istituzioni della Repubblica Italiana, emblematica di gravi mancanze rispetto ai predetti doveri assunti con il giuramento, nonché suscettibile di arrecare grave nocumento all'immagine ed alla considerazione sociale dell'Amministrazione della pubblica sicurezza", contestando la pubblicazione di post, interviste e condivisioni (ben 41 post) sulla pagina del social network "Facebook" del "LeS Polizia di Stato Caserta" di cui Antonio Porto è il segretario generale provinciale (nel periodo 15 gennaio 2022-27 marzo 2022);

            considerato che, dunque, nonostante venga riconosciuto che Antonio Porto si sia sempre presentato in qualità di segretario generale per la provincia di Caserta del sindacato "Libertà e Sicurezza (LES) Polizia di Stato", sia sempre apparso con il nickname "Antonio PORTO LeS Polizia di Stato" e abbia avuto, ogni volta, il vessillo del sindacato LES alle proprie spalle, il questore di Caserta, senza tener conto delle guarentigie sindacali previste dall'articolo 36 del decreto del Presidente della Repubblica 18 giugno 2002, n. 164 (tutela dei dirigenti sindacali), ha deciso di avviare i procedimenti disciplinari citati per la destituzione a seguito dell'attività sindacale attuata dal signor Porto;

            valutato che:

            nel periodo in questione Antonio Porto era sospeso dal diritto a svolgere l'attività lavorativa ai sensi dall'art. 4-ter del decreto-legge n. 44 del 2021, senza avere diritto alla retribuzione, né altro compenso o emolumento comunque denominati; tale periodo, dunque, non era utile ai fini previdenziali, di anzianità di servizio e per la maturazione di classi o scatti economici o per l'avanzamento, non concorrendo, peraltro, alla maturazione del congedo ordinario, con il ritiro della tessera di riconoscimento, della placca, dell'arma in dotazione individuale e manette;

            l'art. 1 del decreto del Presidente della Repubblica n. 737 del 1981 stabilisce che: "L'appartenente ai ruoli della Amministrazione della pubblica sicurezza che viola i doveri specifici e generici del servizio e della disciplina indicati dalla legge, dai regolamenti o conseguenti alla emanazione di un ordine, qualora i fatti non costituiscano reato, commette infrazione disciplinare ed è soggetto alle seguenti sanzioni: 1) richiamo orale; 2) richiamo scritto; 3) pena pecuniaria; 4) deplorazione; 5) sospensione dal servizio; 6) destituzione. Le predette sanzioni devono essere graduate, nella misura, in relazione alla gravità delle infrazioni ed alle conseguenze che le stesse hanno prodotto per la Amministrazione o per il servizio. Il provvedimento che infligge la sanzione deve essere motivato";

            valutato, infine, che, tra le altre contestazioni mosse dal questore di Caserta al signor Porto figura la condivisione sulla pagina "Facebook" della segreteria provinciale del sindacato, di alcuni post apparsi sulla pagina personale di "Facebook" dell'interrogante, uno dei quali, peraltro, riguardava una lettera indirizzata all'attenzione del Presidente della Repubblica sull'attività del proprio gruppo di lavoro,

            si chiede di sapere:

            se, ad avviso del Ministro in indirizzo, potessero essere avviati i procedimenti disciplinari descritti, dal momento che il lavoratore, a seguito dell'avvio di un altro procedimento disciplinare, risultava, alla data delle contestazioni, sospeso dal servizio;

            se il questore di Caserta, in ogni caso, potesse avviare i medesimi procedimenti disciplinari a carico di un soggetto che aveva espresso le proprie opinioni, nell'ambito del legittimo diritto di critica, esclusivamente in veste di dirigente sindacale, previo specifico mandato da parte della segreteria nazionale del sindacato di appartenenza, tra l'altro come riconosciuto anche nelle stesse contestazioni degli addebiti e in violazione, dunque, delle guarentigie sindacali di cui all'articolo 36, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 2002;

            se non si reputi opportuno intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di emanare una circolare di indirizzo alle competenti autorità amministrative volta a ribadire i principi giuridici di cui alle sentenze della Corte di cassazione n. 11436 del 1995 e n. 7091 del 2001, secondo cui il dipendente rappresentante sindacale si trova in posizione paritetica con il datore di lavoro quando esercita il suo diritto di critica nei limiti della continenza, ragion per cui l'espressione di una libertà costituzionalmente garantita dall'articolo 39 non può essere sanzionata disciplinarmente.

Interrogazione sulla riforma dei procedimenti giudiziari in materia di diritti delle persone e delle famiglie

(3-03438) (29 giugno 2022)

D'Angelo. - Al Ministro della giustizia -

                    Premesso che:

            la legge n. 206 del 2021 contiene, tra l'altro, la delega al Governo sulle misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie;

            questo ambito del diritto reclamava da tempo una riforma ampia ed organica: l'unificazione in una sola autorità di riferimento delle competenze oggi sparse fra i diversi soggetti giurisdizionali coinvolti (tribunale ordinario, tribunale per i minorenni, giudice tutelare); regole processuali uniformi che facciano ordine in una babele di procedimenti diversi l'uno dall'altro; un'effettiva specializzazione di tutti i soggetti che vi operano, dalla magistratura all'avvocatura, passando per i servizi sociali e i consulenti esperti;

            già la Commissione Luiso (Commissione per l'elaborazione di proposte di interventi in materia di processo civile e di strumento alternativi), che ha elaborato le proposte di riforma, aveva sottolineato come nella normativa vigente i procedimenti in materia di persone, minorenni e famiglie fossero caratterizzati da un'elevata frammentazione e da discipline diversificate, a discapito della parità di trattamento e di orientamenti interpretativi uniformi;

            proprio nelle norme di diritto processuale della famiglia ci sono novità che rappresentano un importante superamento di disposizioni e orientamenti non più attuali, come non più attuale è l'idea che la famiglia sia un'isola che il mare del diritto deve solo lambire, una visione, di stampo cattolico-liberale, che aveva senso subito dopo la stagione dei totalitarismi, ma che oggi, invece, rischierebbe di consolidare squilibri sociali, lasciando in mano al più forte le dinamiche familiari;

            l'assetto delineato dalla legge delega prende in considerazione una famiglia in cui le componenti fragili, il minore e il coniuge più debole, sono titolari di veri e propri diritti soggettivi e le regole processuali sono coerenti con i principi del giusto processo; consegue l'obiettivo di massima celerità della risposta, sottesa alla necessità di tutela delle relazioni personali e familiari; risponde altresì al bisogno di specializzazione e di attenta valutazione del caso, nonché alla possibilità di riesame e revisione, ove occorra, da parte di un organo superiore collegiale;

            ritenuto che:

            la creazione di un unico Tribunale della famiglia, altamente specializzato, ha l'obiettivo di assicurare orientamenti interpretativi uniformi, assicurando maggiore prevedibilità delle decisioni;

            proprio la prevedibilità dell'esito dei procedimenti potrà ridurre il contenzioso, stimolare le parti a raggiungere accordi da concludere anche al di fuori delle aule giudiziarie, con incremento del ricorso alla negoziazione assistita in materia familiare;

                    considerato che:

            come evidenziato anche dal Consiglio nazionale forense nel comunicato stampa del 30 maggio 2022 "con la riforma si compirà la realizzazione di un rito finalmente unico, con una rinnovata gestione delle risorse, delle competenze e delle funzioni a favore esclusivo di un'adeguata tutela e della necessaria efficienza", perseguendo "una maggiore prossimità della risposta di giustizia per le persone, al cui centro è posta la cura del benessere della famiglia e del minore e non la patologia";

            è più che mai urgente, quindi, che la riforma sia al più presto approvata, provvedendo altresì alla necessaria implementazione dell'organico nel settore e allo stanziamento di adeguate risorse economiche all'intero sistema,

            si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo possa sollecitare gli uffici competenti al completamento dei lavori necessari per l'attuazione della riforma della famiglia e valutare l'opportunità di proporre lo stanziamento di congrue risorse per rendere più efficace l'azione riformatrice.

Interrogazione sul recente incremento degli arrivi di immigrati irregolari

(3-03439) (29 giugno 2022)

Balboni, Ciriani. - Al Ministro dell'interno -

                    Premesso che:

            nell'attuale scenario, contrassegnato da forti e perduranti elementi di instabilità, crisi ed emergenza internazionale, acquisisce rinnovata e cruciale centralità il controllo del flusso dei migranti e della sicurezza delle frontiere esterne, con particolare riguardo alla crescente pressione dell'immigrazione irregolare;

            in relazione agli eventi di sbarco osservati, con riferimento ai soli dati dichiarati dal Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno riferiti all'ultimo quadriennio (dati aggiornati al 27 giugno di ogni anno) risulta un incremento esponenziale che vede balzare il dato che nel 2019 si attestava a 2.144 immigrati arrivati illegalmente, nel 2020 a 6.614, per poi raggiungere le soglie di 19.749 nel 2021 e 26.652 del 2022;

            un ulteriore dato fondamentale da tener presente è quello relativo alla nazionalità dei migranti dichiarata al momento dello sbarco: nel 2021 sono registrati 13.371 migranti provenienti dalla Tunisia, 6.226 dal Bangladesh, 5.069 dall'Egitto e a seguire Costa d'Avorio, Iran e Iraq;

            secondo i dati dell'UNHCR, inoltre, sempre in relazione al periodo da gennaio a settembre 2021, per ben il 74 per cento degli immigrati che arrivano in Italia sono uomini, per il 7 per cento donne, per il 4 per cento bambini e per il 15 per cento minori non accompagnati;

            in perfetta linea con questi dati e con tale trend sono, ad esempio, gli eventi di sbarco registrati nella sola giornata del 27 giugno 2022 sulle coste crotonesi: il primo, in mattinata, in località "Le Cannella", dove è approdata un'imbarcazione a vela che si è arenata sulla spiaggia con a bordo 75 persone provenienti dall'Afghanistan, di cui 45 uomini, 7 donne e 23 minori di cui 3 non accompagnati;

            a qualche ora di distanza, al porto di Crotone, sbarcavano altre 74 persone di cui 53 uomini, 8 donne e 14 minori, provenienti da Afghanistan, Iran, Iraq e Turchia;

            ancora, pochi giorni fa in piena notte a Roccella Jonica, nel giro di appena un'ora, venivano soccorse due barche a vela alla deriva con a bordo 108 persone di nazionalità prevalentemente afghana, mentre tra il 22 e il 28 giugno cinque navi gestite da altrettante organizzazioni non governative ottenevano il via libera per l'attracco in cinque diversi porti italiani, per un totale di oltre mille sbarchi;

            se il cosiddetto decreto sicurezza (decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113), anche e soprattutto con l'intento di introdurre elementi di deterrenza dai traffici illeciti di esseri umani nel Mediterraneo, aveva fortemente ridimensionato la possibilità per gli stranieri di accedere al sistema di accoglienza, il successivo decreto-legge 21 ottobre 2020, n. 130 (che porta nel gergo il nome del Ministro in indirizzo), lo modificava in misura significativa andando a ridefinire un sistema "a maglie larghe", che oggi evidentemente concorre in misura significativa a generare situazioni sempre più difficili da controllare e da gestire;

            quanto descritto concorre a definire uno scenario che appare oramai fuori controllo, con ciò generando tra i cittadini un significativo allarme specie per i risvolti sulla sicurezza pubblica e la stabilità politica e sociale, in un momento in cui proprio la forte esposizione ai rischi concreti per la sicurezza nazionale derivanti dal conflitto russo-ucraino richiederebbe la profusione di uno strenuo sforzo sul versante europeo e internazionale in termini di impegno comune per un'attenta distinzione e regolazione dei flussi, sulla base, ad esempio, di un rafforzamento del controllo delle frontiere basato su una puntuale distinzione tra i migranti economici in cerca di fortuna e le altre categorie di migranti che necessitano di protezione, nonché per una redistribuzione equa e sostenibile tra i Paesi europei;

            le recenti dichiarazioni rilasciate dal Ministro in indirizzo nel corso dell'assemblea di Confcooperative-Federsolidarietà lo scorso 22 giugno e riportate dalla stampa non sembrano però andare nella direzione auspicabile, anzi, l'indirizzo espresso dal Ministro pare agli interroganti volto ad incentivare l'arrivo di un numero sempre più elevato di immigrati, non a contrastare gli sbarchi sempre più numerosi, ma valorizzando a tal fine il ruolo delle ONG "per adeguate politiche dei flussi migratori e per l'accoglienza", alimentando così il business dell'immigrazione,

            si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario e urgente intervenire sul versante sia nazionale che europeo per una tempestiva rideterminazione delle politiche di gestione dei flussi migratori, specie alla luce delle previste ripercussioni in termini di nuove ondate connesse al perdurante conflitto russo-ucraino e al rischio di un'imminente crisi alimentare globale generata dall'interruzione dell'esportazione dei grani dal mar Nero.

Interrogazione sull'utilizzo di risorse del PNRR per la rigenerazione urbana anche nei comuni minori

(3-03433) (29 giugno 2022)

Biti, Malpezzi. - Al Ministro dell'interno -

                    Premesso che:

            le disposizioni messe in campo dal Governo per la rigenerazione urbana nei comuni rappresentano una misura importante per stimolare gli investimenti sul territorio, con particolare riferimento alle aree urbane degradate, sottoutilizzate e foriere di marginalità sociale. Tali disposizioni si sono sostanziate con l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 gennaio 2021 e dei conseguenti decreti di riparto delle risorse, destinate tuttavia soltanto agli enti locali con popolazione superiore ai 15.000 abitanti. Tali risorse sono state successivamente integrate al fine di ampliare la platea dei beneficiari sulla base delle graduatorie esistenti;

            l'articolo 1, commi da 534 a 542, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (legge di bilancio per il 2022), prevede lo stanziamento di ulteriori risorse per la rigenerazione urbana nei comuni nella misura di 300 milioni di euro per l'anno 2022, destinati a Comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti che, in forma associata, presentano una popolazione superiore a 15.000 abitanti e a Comuni che non risultano beneficiari delle risorse attribuite con il decreto del Ministero dell'interno, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze e con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di cui all'articolo 5 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 gennaio 2021;

            tale definizione della platea dei potenziali beneficiari non tiene conto delle maggiori difficoltà per i Comuni sotto i 15.000 abitanti di attrarre risorse necessarie per progetti di rigenerazione urbana, e il requisito dell'associazione di Comuni sotto i 15.000 abitanti costituisce un ulteriore ostacolo alla presentazione di progetti da parte dei Comuni più piccoli, che spesso non hanno la dotazione di personale e le capacità amministrative tali da progettare opere pubbliche di rigenerazione urbana in grado di avere respiro sovracomunale. A questo ostacolo si aggiunge il fatto che le poche risorse disponibili dovranno essere spartite anche con quei Comuni che non sono risultati beneficiari delle risorse di cui al predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

            nei provvedimenti fin qui emanati manca, dunque, una presa in carico delle esigenze e dei bisogni dei Comuni di media e piccola dimensione, in particolare di quelli con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti, non rientranti nei criteri arbitrari di riparto delle risorse, quali quelli dimensionali o geografici, rimanendo sostanzialmente esclusi dalla maggior parte delle risorse messe a disposizione, con il rischio che la presente stagione di investimenti straordinari finisca con l'acuire la distanza tra piccoli e grandi centri, anziché ridurla nel nome dei principi di coesione sociale e territoriale;

                    considerato che:

            il requisito dell'associazione fra Comuni risulta controproducente anche alla luce della natura degli interventi finanziabili dai fondi stanziati dal comma 534, dal momento che molti enti locali hanno necessità diverse che, pur rientrando nell'ambito della rigenerazione urbana, sono difficilmente compatibili fra loro, richiedendo pertanto elaborazioni progettuali separate e quadri economici di volume maggiore rispetto a quanto finanziabile secondo il comma 535, lettera a);

            il combinato disposto delle norme di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 gennaio 2021 e quelle della legge di bilancio per il 2022 rischia di escludere moltissimi enti locali con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti dal riparto delle risorse sulla rigenerazione urbana in una fase storica in cui molti Comuni, invece, fanno affidamento su tali risorse e su quelle derivanti dalle linee di finanziamento del piano nazionale di ripresa e resilienza per attrarre investimenti di rigenerazione urbana sui propri territori, in assenza di capacità reali di investimento con risorse proprie per interventi di quella dimensione;

            al netto delle insufficienti risorse stanziate per i piccoli e medi Comuni dal bando "Sport e Periferie 2022", i suddetti enti locali risultano penalizzati anche nella ripartizione delle risorse della M5C2, investimento 3.1, del PNRR (Sport e inclusione sociale), in quanto, sul totale dei 700 milioni previsti, i 538 milioni di euro stanziati per i cluster 1 e 2, ai sensi dell'avviso pubblico pubblicato il 23 marzo 2022, sono rivolti esclusivamente ai Comuni capoluogo di regione e di provincia con popolazione residente superiore ai 20.000 abitanti e ai Comuni con una popolazione residente superiore a 50.000 abitanti;

            le regole relative all'altra linea di finanziamento associata agli investimenti pubblici finalizzati alla rigenerazione urbana e alla coesione territoriale, quella costituita dai "Piani Integrati - M5C2 - Investimento 2.2" di cui al decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 dicembre 2021, n. 233 (disposizioni urgenti per l'attuazione del PNRR e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose), escludono numerosi enti locali dall'accesso alle risorse in rigenerazione urbana a causa dell'utilizzo dell'indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM) come criterio rigido di esclusione degli enti locali dalla platea di beneficiari. Tale indice, tuttavia, non tiene in considerazione i reali bisogni dei territori, le capacità di attrarre investimenti da parte degli stessi, la lontananza dai principali centri economici, che si traduce anche in minori oneri di permessi a costruire e, in definitiva, in minore accesso alle risorse per gli investimenti a valere sui bilanci comunali. Inoltre, l'interpretazione rigida dell'utilizzo dell'indice, unita alle quote di risorse comunque destinate alle regioni del Sud, fa sì che gli enti locali di media e piccola dimensione del Centro e del Nord siano ulteriormente penalizzati;

            rilevato che il Governo ha recentemente impiegato consistenti risorse per sostenere gli obiettivi del PNRR nelle grandi città, stanziando 325 milioni di euro per il 2023, 220 milioni per il 2024, 70 milioni per il 2025 e 50 milioni per il 2026, finalizzato a rafforzare gli obiettivi del PNRR da parte dei Comuni con popolazione superiore a seicentomila abitanti, secondo quanto disposto dall'articolo 42 del decreto-legge 17 maggio 2022, n. 50,

            si chiede di sapere:

            quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare affinché siano risolte le problematiche esposte, dedicando specifiche risorse per la rigenerazione urbana ai Comuni con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti nel primo provvedimento utile, anche con la previsione di apposito fondo a cui accedere senza obbligo di associazione tra Comuni, senza impiego dell'IVSM quale indice rigidamente escludente, con criteri di riparto ragionevolmente flessibili, in grado non soltanto di rispondere alle esigenze di un più ampio numero di enti locali, ma anche di consentire un rapido impiego e una rapida rendicontazione delle risorse;

            se non ritenga opportuno impiegare per il finanziamento di opere pubbliche di rigenerazione urbana nei comuni con popolazione residente tra i 5.000 e i 15.000 abitanti le risorse del PNRR di propria competenza che non vengano assegnate in esito alle procedure di selezione dei progetti in essere.

Interrogazione sulla recrudescenza criminale nell'area metropolitana di Napoli

(3-03419) (28 giugno 2022)

Ruotolo, De Petris, Errani. - Al Ministro dell'interno -

                    Premesso che:

            la questione criminale nell'area metropolitana di Napoli rappresenta un'emergenza nazionale che riguarda la democrazia e il rispetto dei diritti costituzionali, come confermato dallo scioglimento recente per infiltrazioni camorristiche degli ultimi tre Consigli comunali e il conseguente commissariamento prefettizio nei Comuni di Castellamare di Stabia, Torre Annunziata e San Giuseppe Vesuviano, che interessano un'area vasta di circa 150.000 abitanti;

            la recrudescenza di episodi criminali appare inoltre in preoccupante crescita in molte zone della città di Napoli, da Miano a Secondigliano, da Scampia a Rione Traiano, dal centro antico a Fuorigrotta fino a San Giovanni, Barra e Ponticelli, con dinamiche di contrapposizione tra gruppi di criminalità organizzata sempre più fluidi e meno stabili, e quindi bisognosi di affermarsi con l'uso della forza per il controllo di traffici illeciti;

            come evidenziato giorni fa nel rapporto presentato dalla Banca d'Italia sul divario Nord-Sud, la diffusione di fenomeni illegali e della criminalità organizzata, oltre a incidere pesantemente sulla qualità della vita dei cittadini, si riflette anche sul mondo del lavoro e sulla crescita del territorio imponendo costi alle imprese e falsando il funzionamento del mercato. In questo contesto le differenze di sviluppo economico a livello territoriale si sono ancor più allargate e la Campania registra dati statistici allarmanti sull'occupazione, redditi bassi, famiglie in povertà assoluta, percentuale di giovani "Neet", abbandono delle istituzioni scolastiche;

            diverse iniziative di associazioni, volontariato, mondo della scuola, parrocchie e terzo settore provano a costruire forme di impegno significativo e sempre più diffuso per il riscatto del territorio, soprattutto nei quartieri a rischio, e l'iniziativa del patto educativo per la città metropolitana di Napoli, sottoscritto dalla Curia, dai Ministeri dell'istruzione e dell'interno, dal sindaco metropolitano e dal presidente della Regione Campania, si pone l'esplicito obiettivo di contrastare più efficacemente il fenomeno della dispersione scolastica e di promuovere percorsi di educazione alla legalità per i minori;

            a giudizio degli interroganti, è molto apprezzabile la positiva e costante attenzione del Ministero dell'interno sul territorio partenopeo attraverso interventi finalizzati a rafforzare le attività di contrasto del crimine e ad affermare il rispetto dei principi di legalità e trasparenza;

            nell'attuale quadro economico e sociale, le commistioni tra istituzioni e imprenditoria malata, tra criminalità organizzata e tessuto economico in una delle aree più interessate agli investimenti del PNRR pone a tutti la necessità di un supplemento di attenzione per sradicare il malaffare dal territorio già investito da un pesante disagio anche a seguito della pandemia;

            a giudizio degli interroganti, occorre non solo potenziare in tempi rapidi l'organico delle forze dell'ordine sul territorio per poterlo meglio presidiare e contrastare le attività criminali in continuo aumento, ma anche iniziare ad intervenire in maniera strutturale sulle radici economiche e sociali da cui la criminalità organizzata trae forza, come la dispersione scolastica, la mancanza di formazione o di lavoro,

            si chiede di sapere quale sia l'opinione del Ministro in indirizzo rispetto a quanto esposto in premessa e, qualora condivida la necessità di un intervento più articolato del Governo, se vi siano nuovi e ulteriori interventi in grado di offrire una risposta complessiva non solo sul versante della repressione del malaffare e della prevenzione dai fenomeni criminali, ma anche sul versante sociale, al fine di non compromettere il destino di un'intera area del Paese.

Interrogazione sui recenti fatti violenti accaduti a Peschiera del Garda e sul loro legame con i flussi di immigrati irregolari

(3-03441) (29 giugno 2022)

Bernini, Toffanin, Aimi, Ferro, Gallone, Galliani, Giammanco, Mallegni, Mangialavori, Rizzotti, Ronzulli, Alderisi, Barachini, Barboni, Berardi, Binetti, Boccardi, Caliendo, Caligiuri, Cangini, Cesaro, Craxi, Dal Mas, Damiani, De Bonis, De Poli, De Siano, Fazzone, Floris, Gasparri, Ghedini, Giro, Alfredo Messina, Modena, Pagano, Papatheu, Paroli, Perosino, Saccone, Schifani, Sciascia, Serafini, Siclari, Stabile, Tiraboschi, Vitali, Vono. - Al Ministro dell'interno -

                    Premesso che:

            come noto nella giornata di giovedì 2 giugno 2022, circa 2.000 tra ragazzi e ragazze, prevalentemente di origine maghrebina di seconda generazione o immigrati in Italia, si sono riversati in massa a Peschiera del Garda, in provincia di Verona, per partecipare all'evento "L'Africa a Peschiera del Garda", street rave organizzato attraverso il passaparola via social network;

            il lungolago del comune veneto è stato invaso da una marea umana che ha provocato momenti di tensione e di disordine sociale (risse, atti vandalici, molestie) fino al necessario intervento delle forze dell'ordine in tenuta antisommossa;

            la situazione è tornata quasi alla normalità intorno alle ore 17, quando la maggior parte dei ragazzi si è recata alla stazione per prendere il treno, a bordo di uno dei quali però si sono verificati ulteriori atti di pesante molestia fisica e verbale da parte di ragazzi nordafricani nei confronti di alcune ragazze minorenni che stavano rientrando a Milano;

            sul fatto, il Gruppo di Forza Italia al Senato ha già presentato il 14 giugno l'interrogazione 4-05267 a prima firma del senatore Aimi;

            il Ministro in indirizzo, inoltre, ha risposto sui fatti di Peschiera il 14 giugno alla Camera dei deputati, ma si ritiene che sulla questione sia necessario tenere alta l'attenzione affinché i provvedimenti conseguenti non rimangano limitati a questo episodio, ma diventino strutturali, in modo che il sistema di prevenzione diventi regolarmente operativo;

            alla luce del fatto che il "cruscotto" del Ministero dell'interno registra a oggi 26.922 sbarchi di immigrati, in deciso incremento rispetto al giugno dello scorso anno in cui ne registrava 19.893, contro i 6.715 del 2020;

            al 15 giugno 2022 gli immigrati "in accoglienza" risultavano 88.918. Nel 2021 sono state esaminate 52.987 richieste di asilo e ne sono state negate 29.790 (56 per cento), mentre sono stati concessi 8.107 permessi ai rifugiati (15 per cento), 8.761 (17 per cento) per protezione sussidiaria, 6,329 (12 per cento) per protezione speciale. I 29.790 immigrati cui è stato negato il permesso sono andati ad alimentare le fila della clandestinità unendosi a quelli degli anni precedenti (32.297 dinieghi nel 2020, 76.798 nel 2019, 64.147 nel 2018, 46.992 nel 2017), cioè circa 250.000 persone in 5 anni in clandestinità, e risulta che molti dei circa 500.000 senza tetto in Italia siano proprio di origine straniera,

            si chiede di sapere:

            quali aggiornamenti sui fatti di Peschiera del Garda, nei confronti dei quali sembra essere mancata un'attività preventiva, siano in possesso del Ministro in indirizzo rispetto alla risposta già fornita alla Camera dei deputati due settimane fa;

            quali siano i provvedimenti presi sinora rispetto a quell'episodio e per evitare il ripetersi di eventi così biasimevoli anche in altre parti d'Italia;

            quali provvedimenti intenda adottare per integrare gli stranieri presenti con titolo di soggiorno in Italia e per allontanare, invece, quelli che ne sono privi;

            quali provvedimenti intenda prendere per limitare ulteriori sbarchi dall'Africa di stranieri senza titolo (anche in previsione della paventata povertà alimentare), che difficilmente si riuscirebbe ad integrare come si dovrebbe, posto che l'Italia quest'anno sta facendo fronte anche a un numero di 141.562 profughi ucraini al 28 giugno, e, infine, quali siano gli oneri stimati per il 2022 per l'accoglienza dei profughi.

Interrogazione sul fenomeno delle baraccopoli di immigrati

(3-03437) (29 giugno 2022)

Iwobi, Candiani, Augussori, Riccardi, Lucidi, Pirovano, Vescovi. - Al Ministro dell'interno -

            Premesso che la tendo-baraccopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria) è sorta nel 2010 in seguito ai fatti culminati nella cosiddetta rivolta di Rosarno e ospita da anni migliaia di immigrati impegnati per la maggior parte in lavori agricoli, con un significativo incremento numerico durante la stagione dei raccolti;

                    considerato che:

            in una visita nei pressi della tendopoli, svolta in data 20 giugno 2022, il primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo ha potuto constatare la situazione drammatica, disumana e di completo abbandono del campo, che presenta notevoli problematiche legate ai temi della salute e della sicurezza pubblica, nonché dell'incolumità dei migranti presenti;

            con l'arrivo della stagione estiva si stanno registrando importanti aumenti dei flussi migratori provenienti dal nord Africa;

            lo sfruttamento lavorativo dei migranti nel settore dell'agricoltura rappresenta una piaga per il nostro Paese che genera insicurezza, precariato sociale e alimenta l'economia sommersa e la criminalità organizzata;

            valutato infine che:

            non porre alcun freno agli sbarchi e non attuare serie politiche di contenimento di flussi migratori eccezionali porta ad un sovraccarico del sistema di accoglienza, che alimenta la malagestione dei migranti sul territorio italiano e il conseguente abbandono sul territorio di migliaia di migranti per lo più in situazione di irregolarità;

            si registrano sempre più casi di baraccopoli, tendostrutture e insediamenti spontanei di migranti, che ospitano persone impiegate prevalentemente nel lavoro agricolo stagionale, sull'intero territorio nazionale;

            è una notizia di questi giorni la morte di un cittadino africano presso la baraccopoli "Torre Antonacci", a Rignano Garganico (Foggia), a seguito di un incendio che ha coinvolto il campo;

            questi insediamenti rappresentano un esempio concreto delle difficoltà di gestione e integrazione a causa dei numeri di un'immigrazione fuori controllo;

            tali luoghi comportano rischi di ordine pubblico e di salute per il territorio circostante e rischiano di alimentare il business della criminalità organizzata, oltre a porre in serio pericolo l'incolumità stessa degli ospiti;

            risulta fondamentale investire in formazione, lavoro e assistenza, per accelerare il conseguente processo dei rimpatri volontari, che sia in grado di portare benefici, ricchezza e sviluppo nei Paesi di origine, perseguendo inoltre il concetto di disincentivo delle partenze come pilastro delle future politiche sulle migrazioni,

            si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza del numero di insediamenti spontanei e autogestiti di migranti presenti sul territorio italiano, e quali iniziative intenda intraprendere al fine di gestire e porre fine a tale situazione emergenziale.

 

 

Allegato B

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Accoto, Airola, Alderisi, Alfieri, Anastasi, Barachini, Barboni, Battistoni, Bellanova, Bini, Bongiorno, Borgonzoni, Bossi Umberto, Bottici, Briziarelli, Carbone, Cattaneo, Centinaio, Cerno, Cirinna', Comincini, Conzatti, Corti, D'Arienzo, De Poli, Di Marzio, Fede, Fenu, Ferrara, Floridia, Fusco, Galliani, Ghedini, Laniece, Lupo, Manca, Margiotta, Marin, Marinello, Marti, Merlo, Messina Assunta Carmela, Moles, Monti, Napolitano, Nisini, Nugnes, Perosino, Piarulli, Pichetto Fratin, Pisani Pietro, Porta, Pucciarelli, Quarto, Rauti, Riccardi, Ruspandini, Santangelo, Sbrollini, Sciascia, Segre, Sileri, Stefano, Turco, Vallardi e Vanin.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Binetti e Vono, per attività del Senato; De Angelis, Guidolin e Matrisciano, per attività dell'11ª Commissione permanente; Drago, Mantovani, Pillon e Ronzulli, per attività della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza; Valente, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere; Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Ferro, per attività dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE; Paroli, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO; Masini, per partecipare a un incontro internazionale.

Sono considerati in missione i senatori: Iwobi, per attività della 3ª Commissione permanente; Nencini, per attività della 7ª Commissione permanente.

Sono considerati in missione, ai sensi dell'art. 108, comma 2, primo periodo, del Regolamento, i senatori: Bressa, Catalfo, Faggi, Fregolent, Garavini, L'Abbate, Montevecchi, Papatheu, Pittella e Romagnoli.

Alla ripresa pomeridiana sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Binetti e Vono, per attività del Senato; De Angelis, Guidolin e Matrisciano, per attività dell'11ª Commissione permanente; Drago, Mantovani, Pillon e Ronzulli, per attività della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza; Valente, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere; Arrigoni, Castiello, Fazzone, Magorno e Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Ferro, per attività dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE; Paroli, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO; Masini, per partecipare a un incontro internazionale.

Alla ripresa pomeridiana è considerato in missione il senatore: Nencini, per attività della 7ª Commissione permanente.

Alla ripresa pomeridiana sono considerati in missione, ai sensi dell'art. 108, comma 2, primo periodo, del Regolamento, i senatori: Bressa, Catalfo, Faggi, Fregolent, Garavini, L'Abbate, Montevecchi, Papatheu, Pittella e Romagnoli.

Gruppi parlamentari, nuova denominazione

Il Presidente del Gruppo parlamentare C.A.L. (Costituzione, Ambiente, Lavoro) - Alternativa - P.C. - I.d.V., con lettera in data 29 giugno 2022, ha comunicato che il Gruppo assume la seguente nuova denominazione: "Uniti per la Costituzione - C.A.L. (Costituzione, Ambiente, Lavoro) - Alternativa - P.C. - Ancora Italia - Progetto SMART - I.d.V.".

Gruppi parlamentari, variazioni nella composizione e denominazione di componente

Con lettera del 24 giugno 2022, il senatore Mantero ha comunicato che la componente Potere al Popolo ha assunto la seguente nuova denominazione: "ManifestA, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione comunista-Sinistra europea".

Alla predetta componente ha aderito la senatrice Nugnes.

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatori Faggi Antonella, Ripamonti Paolo, Bergesio Giorgio Maria, Saponara Maria, Alessandrini Valeria, Arrigoni Paolo, Augussori Luigi, Bagnai Alberto, Borghesi Stefano, Bossi Simone, Briziarelli Luca, Bruzzone Francesco, Calderoli Roberto, Campari Maurizio, Candiani Stefano, Candura Massimo, Cantu' Maria Cristina, Casolati Marzia, Corti Stefano, De Angelis Fausto, Doria Carlo, Ferrero Roberta, Fregolent Sonia, Fusco Umberto, Iwobi Tony Chike, Lucidi Stefano, Lunesu Michelina, Marin Raffaella Fiormaria, Marti Roberto, Montani Enrico, Ostellari Andrea, Pazzaglini Giuliano, Pellegrini Emanuele, Pepe Pasquale, Pergreffi Simona, Pianasso Cesare, Pillon Simone, Pirovano Daisy, Pisani Pietro, Pittoni Mario, Pizzol Nadia, Riccardi Alessandra, Rivolta Erica, Romeo Massimiliano, Rufa Gianfranco, Siri Armando, Sudano Valeria, Testor Elena, Tosato Paolo, Urraro Francesco, Vallardi Gianpaolo, Vescovi Manuel, Zuliani Cristiano

Misure a sostegno del turismo giovanile e costituzione della società "Turismo e Giovani Spa" (2659)

(presentato in data 30/06/2022).

Disegni di legge, assegnazione

In sede redigente

11ª Commissione permanente Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

Sen. Tosato Paolo

Modifica al decreto legislativo 11 agosto 1993, n. 374, in materia di benefici per le attività lavorative usuranti (2630)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio), 12ª (Igiene e sanità)

(assegnato in data 30/06/2022).

Governo, trasmissione di documenti

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 28 giugno 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 6, comma 4, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, la relazione concernente l'attività e le deliberazioni del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS), riferita all'anno 2021.

La predetta documentazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a Commissione permanente (Doc. CCLXII, n. 2).

Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento.

Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:

Proposta di decisione di esecuzione del Consiglio recante raccomandazione relativa alla correzione delle carenze individuate nella valutazione del 2021 dell'applicazione, da parte dell'Italia, dell'acquis di Schengen nel settore della cooperazione di polizia (COM(2022) 73 definitivo), alla 1a Commissione permanente e, per il parere, alla 2a e alla 14a Commissione permanente;

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Conferenza sul futuro dell'Europa - Dalla visione all'azione (COM(2022) 404 definitivo), alla 14a Commissione permanente.

Corte dei conti, trasmissione di relazioni sul rendiconto generale dello Stato

Il Presidente della Corte dei conti, con lettera in data 24 giugno 2022 ha inviato la decisione sul rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2021, approvata dalle Sezioni riunite della Corte dei conti ai sensi degli articoli 40 e 41 del testo unico di cui al regio decreto 12 luglio 1934, n. 1214, corredata dalla sintesi e dai volumi I, II e III dell'annessa relazione, nonché dal testo delle considerazioni svolte in sede di giudizio di parificazione.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a Commissione permanente (Doc. XIV, n. 5).

Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento

Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 30 giugno 2022, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso le determinazioni e le relative relazioni sulla gestione finanziaria:

della Fondazione La Triennale di Milano, per l'esercizio 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 584);

del Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche "Enrico Fermi" per l'esercizio 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 585);

dell'Ente Nazionale per la protezione e l'assistenza dei sordi Associazione di Promozione Sociale (ENS A.P.S.) per gli esercizi 2019 e 2020. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Doc. XV, n. 586).

Consigli regionali e delle province autonome, trasmissione di voti

È pervenuto al Senato un voto della Regione Emilia-Romagna concernente la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante norme armonizzate sull'accesso equo ai dati e sul loro utilizzo (normativa sui dati) - COM (2022)68 del 23 febbraio 2022.

Il predetto voto è deferito, ai sensi dell'articolo 138, comma 1, del Regolamento, alla 8a e alla 14a Commissione permanente (n. 86).

Commissione europea, trasmissione di progetti di atti legislativi dell'Unione europea. Deferimento

La Commissione europea ha trasmesso, in data 28 giugno 2022, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal Protocollo (n. 2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea:

la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul ripristino della natura (COM(2022) 304 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 14a Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 28 giugno 2022. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 13a Commissione permanente, con il parere della Commissione 14a;

la Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e recante modifica del regolamento (UE) 2021/2115 (COM(2022) 305 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 14a Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 28 giugno 2022. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 9a e alla 12a Commissione permanente, con il parere della Commissione 14a.

Risposte scritte ad interrogazioni

(Pervenute dal 17 al 30 giugno 2022)

SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 149

BARBONI ed altri: sulla situazione del tribunale di Teramo (4-06625) (risp. CARTABIA, ministro della giustizia)

GARAVINI: sulle sedi del tribunale unificato dei brevetti (4-07056) (risp. DELLA VEDOVA, sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale)

MAGORNO: sulla carenza di organico negli uffici giudiziari, in particolare a Catanzaro (4-06652) (risp. CARTABIA, ministro della giustizia)

PARAGONE ed altri: sul sistema italiano di rilevazione di immagini satellitari (4-06945) (risp. GUERINI, ministro della difesa)

Mozioni

FARAONE, SBROLLINI Daniela, GARAVINI Laura, CUCCA, CARBONE, EVANGELISTA Elvira Lucia, GINETTI Nadia, MAGORNO, MARINO - Il Senato,

premesso che:

l'emergenza da COVID-19 ha messo a dura prova il settore del cinema, sia nel ramo della produzione che in quello relativo alla diffusione delle relative opere, rappresentando uno degli ambiti maggiormente colpiti;

difatti, dell'intero comparto, a risentire delle chiusure sono state soprattutto le sale cinematografiche, che si trovavano già in forte crisi prima della pandemia, come attestato dai numeri del box office italiano, che testimoniano che negli anni 2021 e 2020 in confronto al 2019 c'è stata una diminuzione degli incassi e delle presenze quasi dell'80 per cento;

a preoccupare ulteriormente, è il fatto che il trend evolutivo già nell'ultimo decennio evidenziava una disaffezione crescente del pubblico nei confronti delle sale cinematografiche, la quale potrebbe non arrestarsi;

rilevato che:

la pandemia sembra aver accelerato anche la tendenza, in atto da tempo, che penalizza le sale in favore della distribuzione attraverso le piattaforme digitali. In numerosi Stati, diversi film sono stati diffusi abbreviando o azzerando le tradizionali "finestre", i periodi garantiti in esclusiva alle sale cinematografiche, che di norma fanno debuttare un film e ne mantengono la presenza per due o tre mesi prima che possa essere distribuito attraverso i diversi canali home;

questo intervallo si è via via ristretto nel tempo, man mano che le modalità di sfruttamento dei film con tecnologie diverse dalla visione in sala diventavano sempre più numerose e sofisticate;

considerato che:

anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato l'importanza del "ruolo sociale" delle sale come "centri di aggregazione";

per non depauperare un presidio culturale e territoriale fondamentale per l'identità delle nostre città è necessario che i cinema vengano valorizzati e che venga garantita loro la possibilità di continuare a rivestire quel ruolo di luoghi di svago e socializzazione in cui condividere del tempo oltre la proiezione, e di spazi di conoscenza e di crescita;

senza sottrarsi alle nuove economie di mercato, ai linguaggi contemporanei e ai cambiamenti delle abitudini, per rilanciare le sale si deve ripartire dal valore aggiunto dell'identità del cinema e valorizzare la proiezione nella sua unicità, soprattutto riservando alle sale la possibilità di proporre un'esperienza per cui il pubblico sia motivato a investire tempo e denaro,

impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare le iniziative opportune a garantire un allungamento delle finestre di sfruttamento delle opere filmiche da parte delle sale cinematografiche rispetto alla successiva diffusione presso le emittenti televisive lineari e le emittenti non lineari, comprensivi dei diritti digitali.

(1-00492)

FARAONE, CONZATTI Donatella, GARAVINI Laura, CUCCA, CARBONE, EVANGELISTA Elvira Lucia, GINETTI Nadia, MAGORNO, MARINO, SBROLLINI Daniela - Il Senato,

premesso che:

la crisi energetica, l'instabilità internazionale derivante dalla guerra in Ucraina, l'embargo al petrolio russo ed il conseguente rincaro dei prodotti petroliferi stanno rappresentando la principale preoccupazione del sistema produttivo ed economico nel suo complesso;

in considerazione del perdurare degli effetti economici derivanti dall'eccezionale incremento dei prezzi dei prodotti energetici, si sono rese necessarie misure urgenti per aiutare famiglie ed imprese;

il "decreto taglia prezzi" aveva previsto la riduzione delle aliquote di accisa su benzina e sul gasolio impiegato come carburante. Il nuovo decreto interministeriale ne ha poi previsto una proroga sino al 2 agosto 2022;

considerato che:

dai dati ISTAT sui consumi energetici delle famiglie in Italia si evince che 1,5 milioni di famiglie utilizzano il gasolio come riscaldamento. Per una famiglia si ipotizza un consumo medio annuo di 1.500 litri di gasolio (pari a 15.000 chilowattora, tipico di un edificio di classe energetica C);

il gasolio come riscaldamento è quindi un prodotto fortemente utilizzato dalle famiglie italiane e le riduzioni delle accise sinora si sono previste solamente sui prodotti utilizzati come carburante,

impegna il Governo a prevedere una riduzione dell'aliquota di accisa anche all'olio da gas o gasolio usato come riscaldamento per il periodo dal 1° settembre 2022 fino al 31 dicembre 2022.

(1-00493)

Interrogazioni

LOMUTI, PELLEGRINI Marco, NATURALE Gisella, PISANI Giuseppe, GARRUTI, PAVANELLI Emma, GAUDIANO Felicia - Al Ministro per il Sud e la coesione territoriale. - Premesso che:

l'art. 1, comma 2, lett. a), n. 4 del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59 prevede il trasferimento di risorse pari a 70 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2026 dal Ministero dell'economia e delle finanze al bilancio della Presidenza del Consiglio dei ministri, per gli interventi "Ecosistemi per l'innovazione al Sud in contesti urbani marginalizzati";

in seguito alla pubblicazione del decreto del direttore generale dell'Agenzia per la coesione territoriale del 29 settembre 2021 n. 204, recante "Avviso pubblico per la manifestazione di interesse per la candidatura di idee progettuali da ammettere ad una procedura negoziale finalizzata al finanziamento di interventi di riqualificazione e rifunzionalizzazione di siti per la creazione di ecosistemi dell'innovazione nel Mezzogiorno", è stata svolta la selezione delle Idee progettuali da ammettersi alla procedura negoziale prevista, in particolare, dalla scheda progetto "Ecosistemi per l'innovazione al Sud in contesti urbani marginalizzati";

con decreto del direttore generale dell'Agenzia per la coesione territoriale del 30 dicembre 2021, n. 319 è stata approvata la lista delle Idee progettuali ammesse alla procedura negoziale e, conseguentemente, è stato inoltrato l'Invito, rivolto ai soli soggetti proponenti delle idee progettuali presenti nella lista approvata, alla presentazione di progetti da ammettere a finanziamento;

all'esito della procedura di valutazione, con decreto n. 215 del 27 giugno 2022 del direttore generale dell'Agenzia per la coesione territoriale è stato approvato e pubblicato l'elenco dei 27 beneficiari ammessi a finanziamento e a cui sono assegnati i contributi citati;

alcuni dei progetti rientranti nel predetto elenco hanno subito tagli ai finanziamenti richiesti di consistenza tale da rischiare di comprometterne l'attuazione. Emblematico risulta il caso del "Green Digitale hub " Basilicata che, pur avendo ottenuto punteggi valutativi elevati, ha ottenuto 20 milioni di euro sui 50 richiesti;

peraltro il citato decreto di approvazione dell'elenco dei beneficiari e dei relativi importi finanziati non contiene indicazioni circa l'ammontare dei finanziamenti originariamente richiesti, né sui criteri adottati dall'Agenzia per operare le suddette riduzioni;

infine, i significativi tagli operati comporteranno rimodulazioni che avranno conseguenze negative anche sul rispetto del cronoprogramma normativamente previsto che incongruamente impone l'aggiudicazione dei lavori entro il termine eccessivamente ravvicinato del 30 settembre 2022;

considerato che:

gli interventi e le idee oggetto dei progetti sono interamente riservati a contesti marginalizzati delle regioni meridionali come ex aree industriali, edifici storici, fabbricati senza una specifica funzione che potranno essere trasformati in luoghi di ricerca e sperimentazione dove impresa, università e amministrazioni lavorano insieme;

il bando, quindi, mira a ottenere benefici sia economici che sociali, a contrastare il fenomeno migratorio di capitale umano altamente qualificato, a coinvolgere i giovani del Sud, a formare i lavoratori residenti nell'area, a promuovere la parità di genere e generazionale, nonché all'inclusione professionale delle presone con disabilità;

il bando, che rientra tra quelli di competenza del Ministro in indirizzo, ha visto una grande partecipazione. A fronte delle 270 idee progettuali presentate, 177 sono state giudicate idonee a partecipare alla seconda fase e di queste, 146 hanno partecipato e sono state ammesse alla graduatoria finale;

a brevissimo termine, l'Agenzia per la Coesione stipulerà un'apposita convenzione con i soggetti promotori dei 27 progetti ammessi al finanziamento,

si chiede di sapere:

quali siano stati i criteri e le procedure adottate dall'Agenzia per la Coesione territoriale che hanno condotto ad operare i tagli, anche del 50 per cento, ai finanziamenti richiesti dai beneficiari di cui all'elenco contenuto nel citato decreto n. 215 del 2022;

se vi sia stata attività negoziale, e nel caso come sarebbe formalmente avvenuta, tra l'Agenzia e i soggetti beneficiari tra il 25 maggio 2022, data entro la quale la Commissione avrebbe dovuto consegnare le valutazioni al responsabile del procedimento, e il 27 giugno 2022, data di firma del decreto;

quali siano i provvedimenti che il Ministro in indirizzo intenda adottare per consentire la realizzazione dei progetti valutati positivamente per qualità tecnica e per benefici attesi e ai quali, nondimeno, sono stati assegnati finanziamenti ridotti di oltre la metà rispetto alle richieste dei beneficiari;

se, a fronte dei tagli descritti, operati a ridosso dalle scadenze previste dal cronoprogramma, si preveda la proroga dei termini, primo tra tutti quello per l'aggiudicazione dei lavori indicato al 30 settembre 2022.

(3-03444)

TURCO, DE LUCIA Danila - Al Ministro della cultura. - Premesso che:

il museo archeologico nazionale di Taranto si è affermato in questi anni per i risultati raggiunti grazie ad una crescita esponenziale del numero dei visitatori e degli introiti, acquisendo una consolidata fama in Italia ed una reputazione notevole a livello internazionale;

in questi anni è stato inserito costantemente negli itinerari culturali nazionali e internazionali ed è stato partner di tante iniziative anche al di fuori del circuito strettamente legato alle attività museali quali mostre fotografiche di respiro internazionale e presentazioni di libri, diventando un vero e proprio contenitore culturale a 360 gradi;

considerato che:

domenica 3 luglio 2022, come da comunicazione ufficiale, il museo rimarrà chiuso al pubblico a causa della carenza di personale;

l'insufficienza del personale, soprattutto di quello dedicato all'accoglienza, nota da anni, è ormai divenuta grave, tanto che nel recente passato si è anche dovuto aprire al pubblico a piani alternati e la stessa direttrice del museo ha dovuto svolgere attività al banco dell'accoglienza al fine di supplire alla scarsità di unità lavorative preposte a tale attività;

proprio di recente le organizzazioni sindacali hanno pubblicamente messo in risalto le problematiche più significative riguardanti il museo ed i lavoratori;

la direzione del museo non può procedere con assunzioni dirette trattandosi di dipendenti del Ministero della cultura il cui reclutamento è sottoposto a procedure concorsuali pubbliche;

un concorso per "assistenti alla fruizione accoglienza e vigilanza" è stato bandito 3 anni fa e, essendosi concluso recentemente con la pubblicazione della graduatoria definitiva, si è ancora in attesa della destinazione dei vincitori alle sedi disponibili;

considerato inoltre che, in piena stagione turistica, il danno di immagine causato alla città di Taranto da una così clamorosa decisione, che preclude a cittadini e turisti la possibilità di visitare il museo, è da considerare grave, soprattutto in un momento storico in cui è stata avviata la fase di riconversione economica, sociale e culturale che ha portato il capoluogo jonico ad essere meta turistica di rilevanza, anche grazie alla presenza di numerose navi da crociera che da un anno a questa parte stanno facendo scalo nel suo porto,

si chiede di sapere:

quali provvedimenti d'urgenza il Ministro in indirizzo intenda prendere per scongiurare nell'immediato la chiusura al pubblico del museo archeologico nazionale di Taranto prevista per domenica 3 luglio 2022 e che, presumibilmente, si ripeterà anche in futuro per i giorni festivi;

se intenda concedere alla direzione del museo la possibilità di attivare, quanto meno per affrontare la stagione turistica estiva, soluzioni lavorative e di collaborazione temporanee fino all'effettiva destinazione al museo di Taranto dei vincitori del concorso bandito nel 2019.

(3-03445)

MATRISCIANO Susy, DI GIROLAMO Gabriella, PIRRO Elisa, ROMANO, VANIN Orietta, LANZI, PAVANELLI Emma, BOTTICI Laura - Ai Ministri dell'interno e delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:

nella tarda serata del 19 giugno 2022, i carabinieri di Mortara (Pavia) sono stati chiamati ad intervenire in stazione dove un operaio trentenne ubriaco, aveva aggredito, prima verbalmente e poi a schiaffi, per futili motivi, un macchinista e un capotreno di Trenord. Insulti, spintoni e schiaffi che hanno persino costretto i due ferrovieri a rinchiudersi nella cabina di testa del convoglio. I carabinieri hanno trovato l'uomo che con calci e pugni tentava di entrare nella cabina. L'uomo, residente a Mortara, ha tentato di aggredire anche i carabinieri sferrando loro calci, tanto che i militari sono stati costretti ad utilizzare lo spray urticante in dotazione. Il 30enne è stato arrestato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale e denunciato per interruzione di pubblico servizio, perché il treno è stato soppresso;

due giorni dopo nella tarda serata del 21 giugno, sempre nel pavese, un capotreno è stato accerchiato e aggredito da 4 persone, armate di catena, non appena si sono aperte le porte della carrozza. L'aggressione, apparentemente futile, scaturita da un alterco, ha avuto conseguenze serie per la vittima del pestaggio che ha riportato una frattura scomposta e diverse settimane di prognosi;

ultimo in ordine di tempo ma non di gravità è quanto accaduto il 24 giugno su un treno "Italo" proveniente da Venezia. La capotreno arrivata alla postazione occupata da un gruppo di giovani passeggeri ha chiesto i biglietti, e ha insistito per vederli, ma i giovani dopo aver temporeggiato hanno reagito in maniera violenta e hanno colpito la donna e un altro collaboratore alla testa. Poi il gruppo è scappato di corsa giù dalla carrozza facendo perdere le proprie tracce tra i binari perché nel frattempo il convoglio era arrivato nella stazione di Verona Porta Nuova;

al riguardo la stampa riporta il drammatico racconto di un testimone: "C'è stato un parapiglia, alle fine c'erano ferrovieri con il sangue che colava sulla divisa, una scena cruenta e sconvolgente" ("larena.it", 26 giugno 2022);

considerato che:

gli episodi descritti sono solo quelli avvenuti nell'ultima settimana e riportati dagli organi d'informazione. Purtroppo quanto accaduto alla capotreno e ai suoi colleghi si ripete sempre più spesso, anche se per fortuna non sempre c'è un epilogo violento. In altri casi le persone senza biglietto accettano di scendere dal vagone;

la sicurezza sui treni, sia del personale ferroviario che dei viaggiatori in regola, sta diventando sempre più un problema; oltre alle molestie sessuali subite da alcune ragazzine all'inizio di giugno sui convogli di Trenord, il pericolo corre anche su altri treni come "Italo" o le "Frecce", che prevedono la prenotazione per usufruire del servizio, ma chi vuole delinquere di certo non si preoccupa di essere senza biglietto;

considerato inoltre che il trend delle aggressioni al personale ferroviario è in costante crescita, bisogna affrontare e risolvere con urgenza le criticità legate alla sicurezza del personale, problema la cui soluzione non può più essere procrastinata in quanto l'escalation degli atti criminali ai danni di lavoratori e utenza ha superato ogni limite,

si chiede di sapere quali strategie intendano attuare i Ministri in indirizzo per garantire la sicurezza dei lavoratori e dei passeggeri a bordo di tutti i convogli ferroviari.

(3-03447)

LA MURA Virginia - Al Ministro della cultura. - Premesso che:

il Camping Calù è una struttura turistico-ricettiva sita nel Comune di Montecorice (Salerno), e, in particolare, nella Frazione Agnone, in località Capitello, ed è gestita dalla società "Camping Calù di Carlo Del Mastro & C. S.a.s.";

la struttura, praticamente sul mare, confina con il demanio marittimo; è sottoposta a vincolo paesaggistico e classificata dal vigente Piano Territoriale Paesistico come "zona C.I.R.A. 2", con conseguente divieto, in forza delle norme attuative del Piano, di realizzazione di nuove infrastrutture o edifici o incremento dei volumi esistenti. Inoltre, tale area rientra nel perimetro del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ed è classificata dal relativo Piano in parte come zona D e in parte come zona C1. Essa rientra, altresì, nel comprensorio qualificato dall'UNESCO come "Patrimonio dell'Umanità";

nel corso degli anni, la struttura è stata oggetto di continui interventi edilizi abusivi, a fronte dei quali sia il Comune di Montecorice che l'Ente Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni hanno adottato ordinanze di rimozione delle opere abusive. Nonostante tali provvedimenti, l'area del campeggio è stata invece ampliata abusivamente, e oggi risulta interessata da numerose costruzioni a carattere permanente, anche di tipo prefabbricato, che, addossate le une alle altre, hanno saturato l'intera superficie disponibile, come si evince dalle foto satellitari;

in data 26 febbraio 2021 il dott. Tarallo, consigliere comunale di Montecorice, ha presentato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vallo della Lucania, una documentata segnalazione circa i presunti abusi edilizi e la lottizzazione abusiva che sembrerebbe sia stata realizzata nella struttura in oggetto. La segnalazione è stata inviata anche agli enti che avrebbero dovuto vigilare, tra cui il Comune di Montecorice, l'Ente Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino;

a seguito di tale segnalazione, il 26 aprile 2021, il responsabile Area IV Governo del Territorio del Comune di Montecorice ed il responsabile di zona per i beni architettonici e paesaggistici della Soprintendenza A.B.A.P. di Salerno e Avellino, unitamente al rappresentante del Reparto Carabinieri del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni hanno effettuato un sopralluogo presso la struttura, riscontrando l'effettiva presenza di gravi ed insanabili abusi edilizi e paesaggistici;

in particolare, nella relazione di sopralluogo sottoscritta dai rappresentanti del Comune e della Soprintendenza (si veda prot. del Comune n. 3234 del 26 aprile 2021) si attesta che «non sono stati reperiti atti relativi all'accertamento dell'avvenuta ottemperanza alle predette ordinanze di rimozione e ripristino, né provvedimenti relativi alla sanatoria edilizia e paesaggistica degli abusi all'epoca contestati dall'Amministrazione Comunale.». Ciò significa che le opere abusive già colpite da provvedimenti sanzionatori non sono state rimosse e neanche è stato effettuato l'accertamento di inottemperanza che ne avrebbe consentito la demolizione in danno e l'acquisizione al patrimonio comunale ai sensi dell'articolo 31 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 e degli articoli 167 e 181 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42;

nella relazione si attesta, altresì, la presenza di ulteriori opere abusive, comprendenti: «un assembramento di piazzole con soprastanti strutture di vario genere e dimensioni, disposte in manierapiuttosto caotica, che non corrisponde affatto a quanto assentito ai fini edilizi e paesistici»; n. 3 corpi di fabbrica in muratura, oltre ad un locale tecnico al rustico, difformi da quanto assentito; «numerose unità abitative, con relative pertinenze ed accessori, aventi natura permanente» (presenza accertata dal Comune fin dal 31 luglio 2003) «qualificabili come nuove costruzioni che, pertanto, necessitavano della preventiva acquisizione del permesso di costruire, dell'autorizzazione paesaggistica e del nulla osta dell'Ente Parco»;

si precisa, infine, che tali opere «erano e sono in contrasto con il vigente P.T.P. del Cilento Costiero, che vieta gli incrementi di volume o la creazione di nuovi volumi per la zona C.I.R.A. 2 in cui ricade la struttura turistica in esame»;

a più di un anno dal sopralluogo, nonostante siano stati rilevati abusi suscettibili di compromettere seriamente la località protetta, né il comune di Montecorice, né la Soprintendenza A.B.A.P. di Salerno e Avellino (enti deputati dal Codice di settore alla tutela del nostro patrimonio paesaggistico) hanno ritenuto di adottare provvedimenti sanzionatori di loro competenza per il ripristino della legalità e per porre rimedio ai gravi danni inferti al paesaggio;

considerato che:

tali comportamenti omissivi, a parere dell'interrogante inquietanti, appaiono ancor più inspiegabili alla luce degli innumerevoli solleciti inutilmente rivolti dal dott. Tarallo agli Enti interessati,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti o di altri elementi al riguardo;

se intenda accertare le ragioni per le quali la Soprintendenza di Salerno e Avellino, organo periferico del Ministero della cultura, non abbia ancora provveduto a porre in essere quanto di sua competenza, consentendo, nei fatti, il permanere delle gravi opere abusive accertate ed il loro uso continuativo;

se non ritenga che detto comportamento omissivo sia tale da delegittimare l'istituzione da lui rappresentata;

quali azioni intenda intraprendere per ottenere con urgenza il ripristino della legalità violata e la tutela del paesaggio, valore costituzionalmente protetto, affidata prioritariamente al suo Dicastero.

(3-03448)

LA MURA Virginia - Al Ministro della transizione ecologica. - Premesso che:

il camping Calù è una struttura turistico-ricettiva sita nel comune di Montecorice (Salerno), e, in particolare, nella frazione Agnone, in località Capitello, ed è gestita dalla società "Camping Calù di Carlo Del Mastro & C. S.a.s.";

la struttura, praticamente sul mare, confina con il demanio marittimo; è sottoposta a vincolo paesaggistico e classificata dal vigente piano territoriale paesistico come "zona C.I.R.A. 2", con conseguente divieto, in forza delle norme attuative del piano, di realizzazione di nuove infrastrutture o edifici o incremento dei volumi esistenti. Inoltre, tale area rientra nel perimetro del parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ed è classificata dal relativo piano in parte come zona D e in parte come zona C1. Essa rientra, altresì, nel comprensorio qualificato dall'UNESCO come "patrimonio dell'umanità";

nel corso degli anni, la struttura è stata oggetto di continui interventi edilizi abusivi, a fronte dei quali sia il Comune di Montecorice che l'ente parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni hanno adottato ordinanze di rimozione delle opere abusive. Nonostante tali provvedimenti, l'area del campeggio è stata invece ampliata abusivamente, e oggi risulta interessata da numerose costruzioni a carattere permanente, anche di tipo prefabbricato, che, addossate le une alle altre, hanno saturato l'intera superficie disponibile, come si evince dalle foto satellitari;

in data 26 febbraio 2021 il dottor Tarallo, consigliere comunale di Montecorice, ha presentato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vallo della Lucania, una documentata segnalazione circa i presunti abusi edilizi e la lottizzazione abusiva che sembrerebbe che sia stata realizzata nella struttura. La segnalazione è stata inviata anche agli enti che avrebbero dovuto vigilare, tra cui il Comune di Montecorice, l'ente parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Salerno e Avellino;

a seguito di tale segnalazione, il 26 aprile 2021, il responsabile area IV governo del territorio del Comune di Montecorice ed il responsabile di zona per i beni architettonici e paesaggistici della Soprintendenza di Salerno e Avellino, unitamente al rappresentante del reparto Carabinieri del parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni hanno effettuato un sopralluogo presso la struttura, riscontrando l'effettiva presenza di gravi ed insanabili abusi edilizi e paesaggistici;

in particolare, nella relazione di sopralluogo sottoscritta dai rappresentanti del Comune e della Soprintendenza (cfr. prot. del Comune n. 3234 del 26 aprile 2021) si attesta che "non sono stati reperiti atti relativi all'accertamento dell'avvenuta ottemperanza alle predette ordinanze di rimozione e ripristino, né provvedimenti relativi alla sanatoria edilizia e paesaggistica degli abusi all'epoca contestati dall'Amministrazione Comunale". Ciò significa che le opere abusive già colpite da provvedimenti sanzionatori non sono state rimosse e neanche è stato effettuato l'accertamento di inottemperanza che ne avrebbe consentito la demolizione in danno e l'acquisizione al patrimonio comunale ai sensi dell'articolo 31 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, e degli articoli 167 e 181 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42;

nella relazione si attesta, altresì, la presenza di ulteriori opere abusive, comprendenti: "un assembramento di piazzole con soprastanti strutture di vario genere e dimensioni, disposte in maniera piuttosto caotica, che non corrisponde affatto a quanto assentito ai fini edilizi e paesistici"; 3 corpi di fabbrica in muratura, oltre ad un locale tecnico al rustico, difformi da quanto assentito; "numerose unità abitative, con relative pertinenze ed accessori, aventi natura permanente" (presenza accertata dal Comune fin dal 31 luglio 2003) "qualificabili come nuove costruzioni che, pertanto, necessitavano della preventiva acquisizione del permesso di costruire, dell'autorizzazione paesaggistica e del nulla osta dell'Ente Parco";

si precisa, infine, che tali opere "erano e sono in contrasto con il vigente P.T.P. del Cilento Costiero, che vieta gli incrementi di volume o la creazione di nuovi volumi per la zona C.I.R.A. 2 in cui ricade la struttura turistica in esame";

a più di un anno dal sopralluogo, in cui è stata accertata realizzazione di ulteriori e gravissime opere, l'ente parco non ha ritenuto di esercitare le funzioni che l'articolo 29 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, gli attribuisce esplicitamente, cioè disporre la sospensione dei lavori e la riduzione in pristino, eventualmente da eseguire in danno;

tale inquietante comportamento omissivo, che delegittima l'istituzione ed è tale da contribuire alla compromissione della località protetta, appare ancor più inspiegabile alla luce degli innumerevoli solleciti inutilmente rivolti dal dottor Tarallo all'ente parco ed agli altri enti interessati,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti o di altri elementi al riguardo;

se, in quanto deputato alla vigilanza dell'ente parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ai sensi dell'articolo 9 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, intenda verificare perché esso non abbia ancora provveduto a porre in essere quanto di sua competenza, consentendo, nei fatti, il permanere delle gravi opere abusive accertate ed il loro uso continuativo;

quali azioni intenda intraprendere per ottenere con urgenza il ripristino della legalità violata e la tutela dell'ambiente, esplicitamente prevista dall'articolo 9 della Costituzione e affidata prioritariamente al suo Dicastero.

(3-03449)

LA MURA Virginia - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

il Camping Calù è una struttura turistico-ricettiva sita nel Comune di Montecorice (Salerno), e, in particolare, nella Frazione Agnone, in località Capitello, ed è gestita da "Camping Calù" di Carlo Del Mastro & C. - S.a.s.;

la struttura, praticamente sul mare, confina con il demanio marittimo; è sottoposta a vincolo paesaggistico e classificata dal vigente Piano territoriale paesistico come "zona C.I.R.A. 2", con conseguente divieto, in forza delle norme attuative del Piano, di realizzazione di nuove infrastrutture o edifici o incremento dei volumi esistenti. Inoltre, tale area rientra nel perimetro del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni ed è classificata dal relativo Piano in parte come zona D e in parte come zona C1. Essa rientra, altresì, nel comprensorio qualificato dall'UNESCO come "Patrimonio dell'Umanità";

nel corso degli anni, la struttura è stata oggetto di continui interventi edilizi abusivi che hanno determinato l'adozione, da parte del Comune di Montecorice e dell'Ente Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni di ordinanze di ripristino dello status quo ante, tuttora disattese;

infatti, a dispetto di tali ordinanze, l'area del campeggio è stata ampliata abusivamente e oggi risulta interessata da numerose costruzioni a carattere permanente, anche di tipo prefabbricato, che, addossate le une alle altre, hanno saturato l'intera superficie disponibile, situazione comprovata dalle foto satellitari;

in data 26 febbraio 2021 il dott. Pasquale Tarallo, consigliere comunale di Montecorice, ha presentato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Vallo della Lucania, una documentata segnalazione circa i presunti abusi edilizi e la lottizzazione abusiva che sembrerebbe sia stata realizzata nella struttura in oggetto. La segnalazione è stata inviata anche a tutti gli enti che, per le proprie specifiche competenze, avrebbero dovuto vigilare, tra cui il Comando dei Vigili del fuoco di Salerno per le finalità antincendio, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 1511 e al decreto del Ministero dell'interno 2 luglio 2019;

l'effettiva sussistenza degli abusi segnalati, comportanti anche l'incremento della capacità ricettiva del campeggio e dunque l'aggravio delle condizioni di sicurezza antincendio, è stata accertata nel sopralluogo del 26 aprile 2021 effettuato congiuntamente dal Comune di Montecorice, dalla Soprintendenza A.B.A.P. di Salerno e Avellino e dal Reparto Carabinieri del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, come risulta dalla relazione di sopralluogo, prot. del comune n. 3234 del 26 aprile 2021;

con nota n. 2679 del 13 aprile 2021, il Comando dei Vigili del fuoco di Salerno, ha comunicato che sebbene in relazione al progetto presentato in relazione a "Camping Calù" fosse stato espresso il parere favorevole n. 19091 del 17 agosto 2019 «non risulta presentata la Segnalazione Certificata di Inizio Attività ai sensi dell'art. 4 del DPR 151/2011 che costituisce titolo autorizzativo, ai fini antincendio, per l'esercizio dell'attività, pertanto l'attività non è autorizzata, ai fini antincendio, ad esercire»;

a seguito di tale comunicazione il dott. Tarallo ha provveduto ad informare il Comune di Montecorice e il Prefetto di Salerno, sollecitando l'esercizio dei poteri, di cui all'articolo 13 della legge regionale 26 marzo 1993, n. 13 della Regione Campania e di cui all'articolo 20 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, e ad invitare il Comando dei Vigili del fuoco di Salerno a eseguire un'ispezione della struttura al fine di valutare l'annullamento del parere rilasciato, stanti le modifiche abusive intervenute nel campeggio;

in data 28 maggio 2021 il Comune di Montecorice, a fronte di quanto emerso nel sopralluogo di aprile 2021 e della mancanza di SCIA (Segnalazione certificata di inizio di attività) ai fini della sicurezza antincendio, si è limitato a formulare un invito e diffida «al ripristino ad horas dello stato di legittimità; a non avviare per la prossima stagione estiva l'attività»;

il 7 giugno 2021, "Camping Calù" S.a.s., ai sensi dell'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151, ha presentato al Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Salerno la suddetta SCIA ai fini della sicurezza antincendio;

dall'esame di tale documentazione, così come depositata al comune di Montecorice, ne emerge chiaramente l'assoluta inadeguatezza rispetto alle chiare prescrizioni impartite con decreto del Ministero dell'interno del 2 luglio 2019, nonché la rappresentazione dello stato dei luoghi, nell'unica planimetria a firma del perito industriale Antonio Eliano e dell'Amministratore della "Camping Calù" S.a.s., del tutto difforme dalla realtà che, come è facilmente desumibile dalle ortofoto liberamente consultabili nel sito di "Google Earth", è caratterizzata dall'assembramento di strutture abitative a carattere permanente;

considerato che come riportato da notizie di stampa, il campeggio in questione, nel febbraio 2016 è già stato oggetto di un incendio provvidenzialmente domato dai Vigili del fuoco di Vallo della Lucania e le opere abusive accertate nel sopralluogo del 2021 hanno notevolmente incrementato la capacità ricettiva della struttura turistica, riducendone la viabilità e le vie di fuga e, dunque, comportando un aggravio delle preesistenti condizioni di sicurezza antincendio,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti o di altri elementi al riguardo;

se, come pure esplicitamente chiesto dal consigliere comunale dott. Pasquale Tarallo, il Comando dei Vigili del fuoco di Salerno abbia effettuato le verifiche di cui all'articolo 4, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151, anche per accertare la veridicità della SCIA presentata da "Camping Calù" S.a.s., ai fini della sicurezza antincendio dell'omonima struttura, e, se si, quali siano le determinazioni assunte per il ripristino della legalità e della sicurezza degli utenti.

(3-03450)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

MALLEGNI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

l'interrogante è venuto a conoscenza della vicenda del luogotenente F.D.V., a seguito di quanto è avvenuto il 14 aprile 2004, alle ore 21.30 circa a Pietrasanta presso l'ex ospedale;

nel corso di un mirato servizio antidroga svolto in abiti civili con ausilio di altri militari per l'imminente arrivo di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente, dopo l'avvenuto scambio, il luogotenente D.V. era riuscito ad intercettare uno dei malviventi il quale, durante la fuga, aveva lanciato contro i militari oggetti e suppellettili vari, sino a quando, al fine di non essere bloccato, aveva chiuso una porta a vetri contro la quale il luogotenente aveva urtato con il piede destro riportando il taglio all'altezza del tendine di Achille;

a seguito di riscontro di "ferita lacero contusa con interessamento parziale del tendine di Achille destro e ritenzione di vetro" presso il pronto soccorso dell'ospedale civile di Lido di Camaiore (Lucca), in data 20 aprile 2004 il luogotenente è stato sottoposto ad intervento chirurgico "per sutura del tendine di Achille destro per lesione subtotale" e dimesso in data 21 aprile 2004 con ingessatura per 60 giorni e successiva riabilitazione;

in data 2 febbraio 2022, a seguito di quanto verificatosi, il luogotenente D.V. ha inoltrato all'ufficio programmazione interventi assistenziali vittime del dovere area 1 della Direzione centrale per gli affari generali della Polizia di Stato del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, una richiesta di applicazione dei benefici ai sensi della legge n. 266 del 2005 e del decreto del Presidente della Repubblica n. 243 del 2006;

alla richiesta il dirigente preposto dell'ufficio ha fornito risposta negativa;

la Corte di cassazione in svariate occasioni ha avuto modo di affermare che la legge n. 266 del 2005, all'articolo 1, comma 563, stabilisce che per vittime del dovere devono intendersi i soggetti di cui alla legge n. 466 del 1980, articolo 3, e, in genere, gli altri dipendenti pubblici deceduti o che abbiano subito un'invalidità permanente in attività di servizio o nell'espletamento delle funzioni di istituto per effetto diretto di lesioni riportate in conseguenza degli eventi verificatosi ivi elencati; di seguito al successivo comma 564, si precisa che sono equiparati ai soggetti di cui al comma 563 coloro che abbiano contratto infermità permanentemente invalidante o alla quale consegua il decesso, in occasione o a seguito di missioni di qualunque natura effettuate dentro e fuori dei confini nazionali e che siano riconosciute dipendenti da causa di servizio per le particolari condizioni ambientali e operative;

in attuazione di quanto stabilito dalla legge n. 266 del 2005, articolo 1, comma 565, è stato emanato, con decreto del Presidente della Repubblica n. 243 del 2006, il regolamento concernente i termini e le modalità di corresponsione delle provvidenze alle vittime del dovere e ai soggetti equiparati, ai fini della progressiva estinzione dei benefici già previsti in favore delle vittime della criminalità e del terrorismo;

come riportato nella sentenza della Corte di cassazione n. 6214/2022 dal quadro normativo riportato si evince che il legislatore ha ritenuto di intervenire a protezione delle vittime del dovere con le diverse disposizioni contenute nella legge n. 266 del 2005, rispettivamente ai commi 563 e 564 dell'art. 1;

con le sentenze n. 6214, n. 6215 e n. 6216 del 24 febbraio 2022, le sezioni unite della suprema Corte di cassazione hanno riconosciuto, inoltre, la piena applicabilità del decreto del Presidente della Repubblica n. 181 del 2009, comprensivo del danno morale, per tutte le vittime del terrorismo, del dovere e della criminalità organizzata, sancendo i principi già noti dal 2014 relativi alla risarcibilità del danno complessivo per tutte le vittime, senza distinzioni tra le categorie;

inoltre, il Tribunale di Roma, sezione lavoro, con sentenza del 7 maggio 2019 si è pronunciato con riferimento al termine di prescrizione per l'attribuzione dello status di vittima del dovere, necessario ai fini dell'ottenimento dei benefici previsti dalla legge n. 266 del 2005, chiarendo che il diritto al riconoscimento di tale status non è soggetto a prescrizione,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato;

per quali motivi la richiesta del luogotenente D.V. abbia avuto da parte degli uffici preposti esito negativo e sulla base di quali presupposti;

se ritenga di verificare le ragioni del diniego del riconoscimento dei benefici al luogotenente D.V. e se ritenga di accertare eventuali responsabilità relative all'iter procedurale di esame della richiesta il cui esito umilia la vittima;

se ritenga di adottare ogni iniziativa utile volta a garantire all'interessato e a coloro che versano in analoghe situazioni, azioni di tutela.

(3-03443)

RUOTOLO, DE PETRIS Loredana - Al Ministro dell'istruzione. - Premesso che:

il Ministero dell'istruzione ha adottato il decreto n. 170 del 2022 con il quale vengono definiti i criteri di riparto delle risorse per le azioni di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica in attuazione della linea di investimento 1.4, "intervento straordinario finalizzato alla riduzione dei divari territoriali nel I e II ciclo della scuola secondaria e alla lotta alla dispersione scolastica", nell'ambito della missione 4, componente 1, del piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato dall'Unione europea nell'ambito del programma Next Generation EU. Il decreto, in fase di registrazione, fa riferimento a quota parte, pari a 500 milioni di euro, delle risorse stanziate;

a giudizio degli interroganti, i criteri per l'assegnazione dei fondi alle scuole dovrebbero proporre indicazioni chiare e verificabili tese a invertire la tendenza all'aumento dei divari tra minori, territori, scuole e ad avviare un'ampia azione di sistema, come il PNRR prescrive, per contrastare il fallimento formativo esaminando puntualmente le aree di intervento per obiettivi entro le sezioni del documento stesso: a) rafforzare l'offerta delle scuole con l'accompagnamento competente nell'elaborazione e gestione delle azioni di prevenzione e riparazione del fallimento formativo potenziandone l'organico; b) creare aree di educazione prioritaria dedicate a interventi sistematici e di lungo periodo in territori particolarmente difficili; c) stabilire target di interventi differenziati per età, situazioni e bisogni, in modo flessibile secondo i contesti e mirati a riparazione e riconquista piena al diritto allo studio e alla formazione, anche attivando percorsi di seconda opportunità; d) dare forza ai processi di apprendimento di ciascun alunno e alunna in situazione di esclusione, fragilità, difficoltà, anche con azioni di tutoring e presa in carico personalizzati; e) costruire alleanze casa-scuola nella distinzione di ruoli e funzioni e nella concordia delle finalità educative condivise; f) coinvolgere le famiglie e sostenere e promuovere il protagonismo di bambini e ragazzi; g) curare una visione lungimirante che preveda scambio e confronto permanente tra scuole, continuità nelle fasi di transizione ed orientamento, comune capacity building di tutte le professionalità coinvolte tra scuola e fuori da scuola;

per quanto risulta agli interroganti, il decreto fa il grave errore di non condizionare la conferma dell'assegnazione dei fondi alla costituzione dell'alleanza territoriale, all'elaborazione condivisa di un progetto d'azione territoriale e di miglioramento dell'offerta scolastica che comprenda le annualità 2022/2023, 2023/2024 e possibilmente 2024/2025. Si sarebbe, insomma, potuto e dovuto affiancare subito all'assegnazione delle risorse un insieme definito di cornici, indicazioni operative e regole di ingaggio, inderogabili che il documento del gruppo di lavoro ha definito. Non è davvero pensabile assegnare così tante risorse, su una questione così importante, senza definire un chiaro sistema di opportunità e di vincoli per il loro uso;

rilevato che:

sulla base della ripartizione regionale derivante dall'applicazione dei criteri di assegnazione dei fondi, il decreto stanzia circa 79 milioni di euro per oltre 400 scuole della Campania. A Napoli sono 78 gli istituti che ricevono le risorse previste, da un minimo di 60.000 ad un massimo di 384.000 euro, per un totale di quasi 15 milioni. L'elenco comprende anche i beneficiari delle risorse del "patto educativo contro la dispersione" per l'area metropolitana di Napoli, siglato a maggio tra Ministero dell'interno, Prefettura, enti locali, curia e terzo settore;

i problemi che affliggono il territorio partenopeo investono soprattutto le aree periferiche, i quartieri a più alta densità criminale, le aree a rischio anche nel cuore della città, gli istituti superiori in cui si iscrivono i ragazzi di famiglie meno culturalmente strutturate e più socialmente fragili. Tuttavia, il rischio di abbandono scolastico affrontato nel decreto per la fascia 12-18 anni non tiene conto, a giudizio degli interroganti, di fattori sociali che iniziano molto prima, spesso dalla scuola primaria, talvolta anche dalla scuola dell'infanzia;

per quanto risulta agli interroganti, i criteri di riparto delle risorse per le azioni di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica hanno sollevato molte perplessità e critiche da parte organizzazioni sindacali, dirigenti scolastici nel napoletano e operatori del civismo educativo e del sociale,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda valutare l'opportunità di approfondire quanto sopra e se non voglia apportare delle modifiche al citato decreto ministeriale, affinché siano messe a punto misure in grado di rispondere ai bisogni educativi e a diritti inderogabili e disattesi, al fine di evitare il grave rischio di compromettere le finalità del PNRR per contrastare divari e dispersione.

(3-03446)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

BRUZZONE - Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che, a giudizio dell'interrogante:

nella puntata dell'11 giugno 2022 della trasmissione "Sapiens" il conduttore Mario Tozzi ha più volte attaccato l'attività venatoria arrivando a stabilire un parallelismo del tutto fuorviante tra la stessa e l'odiosa pratica del bracconaggio e con ciò gravemente ledendo l'immagine dei cacciatori;

il conduttore, durante la trasmissione, ha esposto dati sul prelievo venatorio legale di animali selvatici in Italia del tutto fantasiosi, sganciati dalla realtà e privi di qualsiasi valore informativo;

non è stata data alcuna informazione circa le competenze degli enti deputati per legge alla raccolta dei dati dei prelievi, che sono le Regioni, l'ISPRA e la DGXI della Commissione europea, né del fatto che esistono pubblicazioni europee ufficiali che raccolgono i dati dei prelievi, raccolti da ISPRA, e presentati nel rapporto sull'articolo 12 della direttiva 147/2009/CE, visibili sul sito dell'Agenzia europea per l'ambiente (EEA);

nel corso della trasmissione, sono stati forniti ai telespettatori cifre, sulla caccia, del tutto destituite di fondamento, sostenendo che in Italia vengono abbattuti circa 464 milioni di animali (773 per cacciatore) senza citare alcuna fonte;

paragonare un'attività illegale come il bracconaggio ad un'attività strettamente regolata e fortemente controllata come l'attività venatoria, ledendo gravemente l'immagine di cacciatori senza peraltro coinvolgerli nel dibattito, viola le disposizioni contenute nell'articolo 2, comma 1, lettere a) e b), del contratto di servizio tra il Ministero dello sviluppo economico e la RAI 2018-2022 che prevedono il rispetto dei principi dell'imparzialità, dell'indipendenza e del pluralismo, riferito a tutte le diverse condizioni e opzioni sociali, culturali e politiche, affinché ciascuno possa autonomamente formarsi opinioni e idee e partecipare in modo attivo e consapevole alla vita del Paese, così da garantire l'apprendimento e lo sviluppo del senso critico, civile ed etico della collettività nazionale anche all'estero, nel rispetto del diritto e del dovere di cronaca, della verità dei fatti e del diritto ad essere informati, nonché l'avere cura di raggiungere le diverse componenti della società, prestando attenzione alla sua articolata composizione,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia consapevole di quanto esposto e se ritenga, per quanto di propria competenza, compatibile questo modo, a giudizio dell'interrogante fuorviante, di fare comunicazione con le responsabilità e i compiti del servizio pubblico in relazione al citato contratto di servizio.

(4-07219)

FREGOLENT Sonia - Al Ministro della salute. - Premesso che:

dal 1° aprile 2022 non è stato prorogato il regime di quarantena precauzionale. Chi entra in contatto stretto con un positivo al COVID-19, anche se non è vaccinato, non deve più osservare la quarantena. Per queste situazioni le linee guida del Ministero della salute prevedono l'"autosorveglianza" per 10 giorni dal contatto con il positivo, prevedendo l'utilizzo della mascherina FFP2 al chiuso o in caso di assembramenti, e l'effettuazione di un tampone in caso di manifestazione dei sintomi;

dal 16 giugno 2022, in Italia si può entrare in cinema, teatri e palazzetti dello sport senza mascherina, restando l'obbligo di indossare le mascherine FFP2 solo sui mezzi pubblici, ossia su treni, navi, traghetti, autobus, pullman, tram e sul trasporto locale. Le mascherine, invece, non sono più obbligatorie per viaggiare in aereo;

le regole non sono cambiate per quanto concerne l'iter a cui è sottoposto un soggetto che risulta positivo. Invero,se dopo un tampone ufficiale (rapido o molecolare) si risulta positivi al virus scatta l'isolamento domiciliare. L'azienda sanitaria di riferimento emette un provvedimento di isolamento per COVID e fino a quando non si riceve quello di fine isolamento non è possibile lasciare il proprio domicilio. Dunque, si può uscire solo dopo un periodo minimo di isolamento e con un tampone ufficiale negativo;

la normativa prevede almeno 7 giorni di isolamento dal primo tampone ufficiale positivo se si è vaccinati con la terza dose o se si sono ricevute le prime due da meno di 4 mesi (120 giorni per l'esattezza) e almeno 10 giorni per coloro che non sono vaccinati, e per chi ha effettuato la prima dose e richiamo da meno di 14 giorni o da più di 4 mesi (120 giorni);

dopo che è trascorso il tempo minimo di isolamento si può effettuare il tampone. Invero, per la fine dell'isolamento è sempre necessario un tampone negativo (rapido o molecolare) da effettuare quando si è senza sintomi;

considerato che ci si trova in una fase diversa della pandemia nella quale, fortunatamente, il virus se pur più contagioso è meno virulento, e conseguentemente le regole che prevedono tempi così rigidi e lunghi di isolamento risultano obsolete e anacronistiche,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno e urgente provvedere ad un aggiornamento delle regole in ordine all'isolamento dei soggetti che risultano positivi al COVID-19, considerata la mutazione del virus e la situazione pandemica odierna, prevedendo che il soggetto risultato positivo possa cessare l'isolamento dall'effettuazione del primo tampone utile avente risultato negativo eseguito presso le strutture autorizzate, a prescindere dal numero di giorni trascorsi dal primo tampone positivo.

(4-07220)

URRARO - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

le comunità "Jonathan" e "Oliver" sono operatori sociali che da circa 30 anni sono impegnati nel difficile compito di creare condizioni di vita diverse per tanti ragazzi in conflitto con la giustizia, seguendoli in percorsi di recupero e di reinserimento sociale, comunità che operano in un territorio complesso e problematico come quello della Campania;

le comunità Jonathan e Oliver lavorano per essere anticipatrici di risposte a bisogni complessi in un territorio ostaggio di devastanti e crescenti disuguaglianze, di vecchie e nuove povertà educative, della pressione del reclutamento criminale e della perdurante potenza della criminalità organizzata;

le due comunità nella loro storia e nella pratica quotidiana dell'accoglienza si muovono con grande rispetto per il ruolo istituzionale pubblico di controllo e di programmazione strategica svolto dal centro giustizia minorile della Campania, ma si interrogano sulle responsabilità pubbliche nella programmazione e nel governo del "bene comune" perché siano garantite fino in fondo, con la loro ricerca di sempre nuova e adeguata professionalità, proprio quelle istituzioni che credono autenticamente nelle storiche relazioni di accoglienza delle comunità;

perché questo avvenga, pubblico e privato sociale, ognuno con le proprie responsabilità, devono lavorare in sinergia;

diverse strutture come queste comunità sono sull'orlo della chiusura a causa dei ritardi del centro giustizia minorile della Campania nei pagamenti delle fatture per l'accoglienza dei minori dell'area penale: ritardi che si protraggono fino a 7 o 8 mesi, insopportabili per piccole organizzazioni come le comunità Jonathan e Oliver. Tali strutture vengono silenziosamente abbandonate sulla frontiera della "presa in carico" senza garanzie da parte delle istituzioni: è un po' come se il destino sociale di queste comunità dovesse essere simile a quello dei ragazzi che vengono accolti ogni giorno, ossia un destino di esclusione e di fragilità economica e sociale;

considerato che le comunità dell'area penale non hanno facile accesso a fonti alternative di finanziamento, oltre a farsi carico del costo dei permessi accordati ai ragazzi, che "sono parte integrante del progetto educativo individualizzato", ma che non vengono conteggiati dal centro di giustizia minorile e restano quindi a carico delle comunità,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione e se, per quanto di sua competenza, non ritenga opportuno intervenire affinché vengano elargiti senza ritardo gli emolumenti destinati al terzo settore che garantiscono la sopravvivenza stessa delle comunità di recupero e di reinserimento sociale.

(4-07221)

MALLEGNI - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:

il 28 giugno 2022, in conseguenza di un abbassamento strutturale di 15-18 centimetri, e per ragioni ancora da capire, è stato chiuso il ponte di San Donnino sulla statale 445 della Garfagnana, a Piazza al Serchio (Lucca), un'infrastruttura a tre campate in cemento armato;

conseguentemente tutta la tratta è stata chiusa immediatamente alla circolazione stradale, che è stata deviata sul tratto interno di San Donnino;

il ponte, di costruzione abbastanza recente, rappresenta un importante snodo nei collegamenti stradali nell'area della Garfagnana e in direzione della confinante Lunigiana;

a seguito del cedimento strutturale, i vigili del fuoco del distaccamento di Castelnuovo Garfagnana, insieme ai tecnici, stanno compiendo fin dalle prime ore una verifica sulla stabilità dell'intera struttura;

il cedimento del ponte di San Donnino è solo l'ultimo, in ordine di tempo, di una sequenza lunga e interminabile di infrastrutture a rischio o che comunque dimostrano la necessità di manutenzione, messa in sicurezza e di un costante monitoraggio,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda, per quanto di competenza, e d'intesa con gli entri territoriali interessati, avviare tutte le iniziative immediate utili a capire le cause dell'abbassamento strutturale, i tempi per la messa in sicurezza e il ripristino funzionale del ponte, ed eventuali responsabilità legate al cedimento dell'importante infrastruttura.

(4-07222)

LANNUTTI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

dopo numerosi rinvii, dal 1° aprile 2022 tutti coloro i quali si iscriveranno al registro dei praticanti avvocati dovranno sostenere con profitto, al fine di poter accedere all'esame di abilitazione, un corso obbligatorio da affiancare agli usuali 18 mesi di pratica forense;

tale novità è stata introdotta dall'art. 43 della legge 31 dicembre 2012 n. 247, la cui disciplina è stata definita con decreto del ministro della Giustizia 9 febbraio 2018, n. 17;

in particolare, si tratta di un corso di durata minima non inferiore a 160 ore distribuite in maniera omogenea nell'arco dei 18 mesi di tirocinio, secondo modalità ed orari idonei a consentire l'effettivo svolgimento del tirocinio professionale, senza pregiudicare l'assistenza alle udienze;

sono previste due verifiche intermedie ed una finale, mediante test a risposta multipla. L'accesso alla verifica finale è consentito solo a coloro i quali hanno frequentato almeno l'80 per cento delle lezioni di ogni semestre e superato le due verifiche intermedie. Il mancato superamento della verifica finale impedisce il rilascio del certificato di compiuto tirocinio di cui all'art. 45 della legge professionale e richiede la ripetizione dell'ultimo ciclo semestrale di formazione seguito e della relativa verifica;

all'art. 6 del decreto ministeriale n. 17 del 2018 si legge che "i soggetti di cui all'articolo 2, comma 1, del presente regolamento possono prevedere la corresponsione di una quota di iscrizione, destinata alla copertura delle spese di organizzazione e degli eventuali compensi ai docenti";

inoltre, nel successivo art. 7 si legge che "i soggetti di cui all'articolo 2, comma 1, del presente regolamento possono programmare il numero delle iscrizioni a ciascun corso";

considerato che:

in primo luogo, non si comprende come sia possibile conciliare un tirocinio obbligatorio, già di per sé difficile ed impegnativo, come quello dell'aspirante avvocato, con ulteriori adempimenti ed obblighi imposti dall'alto mediante legge. Ci si chiede quale sia lo scopo di una tale imposizione nei confronti dei tirocinanti avvocati. Infatti, la suddetta manovra è totalmente incoerente con i recenti interventi da parte di questo Parlamento nei confronti degli altri tirocini o abilitazioni che, invece, sono state semplificate per consentire un più rapido inserimento dei giovani nel mondo del lavoro;

in particolare, ci si riferisce ai titoli di studio di psicologia, farmacia, medicina veterinaria ed odontoiatria, nonché al concorso in magistratura che, con la legge delega di riforma dell'ordinamento giudiziario (approvata dalla Camera in prima lettura il 26 aprile 2022), all'art. 4, esclude il requisito alternativo dei 18 mesi di tirocinio presso la scuola di specializzazione per le professioni legali, prevedendo invece la possibilità di accesso immediato al concorso a seguito dell'ottenimento della laurea;

in secondo luogo, la corresponsione di una quota di iscrizione è distante anni luce rispetto al più volte citato "compenso minimo obbligatorio" che si voleva imporre nei confronti dei soggetti tirocinanti, i quali avrebbero così potuto pretendere dal proprio dominus tale compenso minimo. Sono infatti note le lamentele provenienti dal mondo dei tirocinanti avvocati che, nella maggior parte delle occasioni, non riescono nemmeno ad ottenere un rimborso spese;

in terzo luogo, le verifiche mediante test a risposta multipla comportano una serie di problematiche sotto molteplici aspetti: innanzitutto, non si comprende come sia possibile valutare le capacità cognitive ovvero le capacità di risoluzione di problemi teorico/pratici del soggetto praticante mediante un test a risposta multipla, connotazione specifica ed imprescindibile di ogni aspirante giurista - avvocato. Con le crocette si può ragionevolmente testare solo la conoscenza mnemonica di determinati aspetti del diritto. Tali test, inoltre, gettano un discredito nei confronti delle università italiane, come se nei 5 anni di faticoso percorso universitario le stesse non siano state in grado di fornire all'aspirante avvocato una formazione teorico-pratica soddisfacente;

la possibilità di programmare il numero delle iscrizioni a ciascun corso, inoltre, costringerà i praticanti avvocati esclusi a fare riferimento ad altri corsi più distanti, con i relativi costi a carico del giovane praticante, incrementando il business delle numerose scuole di preparazione a tali esami con beneficio anche per i numerosissimi magistrati amministrativi che a vario titolo vi sono addetti, e che hanno oltretutto contribuito a formulare queste incongrue disposizioni;

misure di liberalizzazione e semplificazione che, sicuramente, stonano con il percorso che pare incombere per gli aspiranti avvocati, visto peraltro che il recente decreto "milleproroghe" (decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 febbraio 2022, n. 15) ha previsto, all'articolo 8, proroghe per l'esame di avvocato, ma nessuna misura per i corsi di formazione,

si chiede di sapere:

se sia intenzione del Ministro in indirizzo prevedere un'ulteriore proroga all'avvio dell'obbligatorietà di questi corsi di formazione;

se si preveda, come soluzione a lungo termine, una soppressione del riferimento normativo ai corsi obbligatori che rappresentano soltanto un ulteriore ostacolo all'esercizio della professione forense;

se, in alternativa, si procederà quantomeno ad una disciplina che preveda il superamento del corso come titolo equivalente al certificato di compiuta pratica, eliminando altresì la possibilità di corsi a "numero chiuso" o di "contributi economici volontari", o per il sostentamento del corso, frapponendo così tra il praticante e il conseguimento del titolo un ulteriore ostacolo, di tipo sia didattico che economico.

(4-07223)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:

1ª Commissione permanente(Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione):

3-03447 della senatrice Matrisciano ed altri, sulla sicurezza per il personale e per i viaggiatori a bordo dei convogli ferroviari e in stazione;

3-03450 della senatrice La Mura, sulle verifiche ai sistemi antincendio nella struttura turistico-ricettiva camping Calù di Montecorice (Salerno);

7ª Commissione permanente(Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport):

3-03445 del senatore Turco e della senatrice De Lucia, sulla carenza di personale nel museo archeologico nazionale di Taranto;

3-03448 della senatrice La Mura, sugli abusi edilizi e paesaggistici all'interno della struttura turistico-ricettiva camping Calù di Montecorice (Salerno);

13ª Commissione permanente (Territorio, ambiente, beni ambientali):

3-03449 della senatrice La Mura, su opere abusive all'interno della struttura turistico-ricettiva camping Calù nel parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.