Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 422 del 05/04/2022
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------
422a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
MARTEDÌ 5 APRILE 2022
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Presidenza del vice presidente CALDEROLI,
indi del vice presidente LA RUSSA
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC: FIBP-UDC; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-P.S.I.: IV-PSI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-ITALIA AL CENTRO (IDEA-CAMBIAMO!, EUROPEISTI, NOI DI CENTRO (Noi Campani)): Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC)); Misto-Italexit per l'Italia-Partito Valore Umano: Misto-IpI-PVU; Misto-Italia dei Valori: Misto-IdV; Misto-Liberi e Uguali-Ecosolidali: Misto-LeU-Eco; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-+Europa - Azione: Misto-+Eu-Az; Misto-PARTITO COMUNISTA: Misto-PC; Misto-Potere al Popolo: Misto-PaP.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente CALDEROLI
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,30).
Si dia lettura del processo verbale.
MARGIOTTA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 31 marzo.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
DE VECCHIS (Misto-IpI-PVU). Domando di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE VECCHIS (Misto-IpI-PVU). Signor Presidente, devo purtroppo denunciare un fatto gravissimo accaduto oggi a Torino durante la visita del presidente Draghi. Al senatore Paragone e all'onorevole Costanzo è stato fisicamente impedito di esercitare il loro mandato di parlamentari.
Ancora una volta il Parlamento è stato umiliato. Forse ci troviamo di fronte a una nuova monarchia, la monarchia di Mario Draghi. Quindi, io sono qui a denunciare che non è possibile che i parlamentari italiani non possano fare il loro lavoro di controllo e verifica di quello che accade.
Sono qui a chiedere la solidarietà di tutto il Senato, ma anche di tutto il Parlamento. I parlamentari hanno ancora una funzione in Italia o no? Questo bisogna capirlo. Siamo di fronte a un nuovo re? Siamo di fronte a una dittatura della maggioranza? Ancora una volta il ministro Lamorgese ha dimostrato tutta la sua incapacità. Dobbiamo ammetterlo. Forse è esperta di rave, ma poco di ordine pubblico. Presenteremo un'interrogazione per far luce su quanto accaduto. Solidarietà al senatore Paragone e all'onorevole Costanzo.
CRUCIOLI (Misto). Domando di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRUCIOLI (Misto). Signor Presidente, come ha detto il collega, oggi è accaduto un fatto gravissimo: a due parlamentari (uno dei quali appartenenti alla mia componente Alternativa) è stato impedito fisicamente di accedere a una via soltanto perché troppo vicina a dove era in svolgimento la visita del presidente Draghi. Pare che siano stati anche spintonati.
Se questo fatto fosse successo a qualunque altro parlamentare, sarebbe scoppiato il finimondo e ci sarebbero state dichiarazioni di solidarietà e richieste di dimissioni del prefetto di Torino. È accaduto a due parlamentari dell'opposizione e tutto tace.
Signor Presidente, le chiedo allora, per la difesa delle prerogative parlamentari, di far sentire la voce del Parlamento perché non è possibile che in un Paese come l'Italia, soltanto perché il presidente Draghi è contornato da un'aura di intoccabilità, non sia consentito ai parlamentari di potersi muovere liberamente sul territorio italiano per verificare con i propri occhi cosa accade. (Applausi).
PRESIDENTE. Colleghi, io sono qui per l'ordine dei lavori relativi al Senato e non per l'ordine dei lavori del Paese. Pertanto, se riguardano quest'Assemblea bene, diversamente mi spiace, ma svolgerete gli interventi a fine seduta, che è la sede opportuna. Inoltre, può intervenire un senatore per Gruppo e non di più.
Discussione dei disegni di legge:
(2462) Deputato PELLA ed altri. - Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di limitazione del mandato dei sindaci e di controllo di gestione nei comuni di minori dimensioni, nonché al decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, in materia di inconferibilità di incarichi negli enti privati in controllo pubblico (Approvato dalla Camera dei deputati)
(2224) AUGUSSORI ed altri. - Modifica all'articolo 51 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di numero dei mandati per i sindaci dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti
(2214) AIMI e MALLEGNI. - Modifica all'articolo 51 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di limite di due mandati per i sindaci dei comuni fino a 5.000 abitanti
(Relazione orale) (ore 16,37)
Approvazione del disegno di legge n. 2462
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge nn. 2462, già approvato dalla Camera dei deputati, 2224 e 2214.
Il relatore, senatore Vitali, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.
VITALI, relatore. Signor Presidente, il provvedimento all'esame dell'Assemblea, già approvato dalla Camera dei deputati, reca alcune modifiche al testo unico degli enti locali (TUEL), sul controllo di gestione e limite al numero dei mandati consecutivi dei sindaci dei piccoli Comuni, nonché norme sulla inconferibilità di incarichi negli enti privati in controllo pubblico.
Il testo si compone di 3 articoli. L'articolo 1 dispone l'inconferibilità di incarichi amministrativi di vertice negli enti di diritto privato in controllo pubblico nei confronti di coloro che sono stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per uno dei reati previsti dal capo I, titolo II, libro II del codice penale, relativo ai delitti dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione.
A tal fine, è stato novellato l'articolo 3, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, che nel testo vigente prevede l'inconferibilità nei confronti di coloro che sono stati condannati per i richiamati reati di incarichi di vertice nelle amministrazioni statali, regionali e locali, integrando tale disposizione con il riferimento anche agli incarichi di vertice negli enti di diritto privato in controllo pubblico.
L'articolo 2, mediante una novella all'articolo 196, comma 1, del TUEL esclude i Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti dal novero degli enti locali che sono tenuti ad applicare il controllo di gestione.
L'articolo 3 novella l'articolo 51 del TUEL, che disciplina la durata del mandato del sindaco, del Presidente della Provincia e dei Consigli e dispone in materia di limitazione dei mandati. In particolare, dispone che i sindaci che abbiano svolto un numero di mandati consecutivi superiore al limite previsto non sono ricandidabili, mentre nel testo vigente dell'articolo 51, comma 2, del TUEL essi sono considerati non rieleggibili. Stabilisce, inoltre, che i sindaci dei Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti possano svolgere fino a tre mandati consecutivi, con conseguente intervento di coordinamento.
Esso prevede infine l'abrogazione dell'articolo 1, comma 138, della legge n. 56 del 2014, che attualmente riserva solo ai sindaci di Comuni fino a 3.000 abitanti la possibilità di essere rieletti per un terzo mandato.
Come è stato giustamente rilevato in sede di prima lettura, questa norma riguarda circa 70.000 amministratori locali, eletti nei piccoli Comuni, e la semplificazione della loro attività amministrativa. Voglio ricordare che, in occasione della trentottesima assemblea annuale dei Comuni italiani, il presidente della Repubblica Mattarella ha sottolineato la valenza di tale ruolo, affermando che «amministrare una istituzione locale richiede oggi, accanto alla cura quotidiana della gestione dei servizi, un'accresciuta capacità di previsione e di lungimiranza».
Il provvedimento in esame fa il paio con quello che ha giustamente aggiornato le indennità degli amministratori locali, nel presupposto che la gestione della cosa pubblica non possa più essere svolta nei ritagli di tempo della propria attività lavorativa, e che abbia bisogno di una dedizione e di un impegno costanti.
Certamente la galassia delle problematiche degli amministratori locali è ben più ampia, ma con il provvedimento in esame si dà voce ad una delle tante richieste esistenti. Avremmo voluto meglio approfondire e, per quanto mi riguarda, anche allargare la possibilità del terzo mandato, ma è prevalsa la volontà di rendere questa norma immediatamente esecutiva sin dalle prossime elezioni amministrative. Diversamente, con matematica certezza, se avessimo cambiato anche una virgola, ciò non sarebbe stato possibile, ma il dibattito comunque è aperto e l'esame delle norme di modifica del TUEL messe in campo dal Governo sarà il prossimo banco di prova.
Consentitemi però ora, alla fine dell'intervento, ringraziare innanzitutto l'opposizione, che con senso di responsabilità ha ritirato gli unici emendamenti presentati, il presidente Parrini, i colleghi tutti della 1a Commissione, il rappresentante del Governo e gli Uffici, per la preziosa opera di collaborazione. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritta a parlare la senatrice Testor. Ne ha facoltà.
TESTOR (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, siamo in fase di discussione generale su uno dei pochi disegni di legge di iniziativa parlamentare, che purtroppo è composto di soli tre articoli e che sarebbe potuto essere molto più ampio. Il disegno di legge è stato proposto alla Camera dei deputati, con la volontà di dare un contributo fondamentale agli amministratori comunali e purtroppo, nonostante ci siano stati due anni di interlocuzioni, nonostante le tantissime audizioni, dal disegno di legge originario composto di 36 articoli, il disegno di legge attuale si è ridotto a tre articoli. Per carità, si tratta di tre articoli importanti, ma sicuramente non risolutivi delle problematiche che ci troviamo ad affrontare su un tema fondamentale per le basi e le fondamenta delle nostre istituzioni, ovvero i Comuni.
Quando si parla di Comuni, bisogna tener conto delle responsabilità che sono in capo ai sindaci. Oggi essere sindaco significa essere operativo ventiquattro ore su ventiquattro, mettere da parte il proprio lavoro e la propria famiglia e mettere davanti a tutto una comunità, che ha bisogno e diritto di avere risposte, che devono essere di ampio raggio. Pensiamo infatti ai servizi sociali, all'urbanistica e alla sicurezza del territorio, tematiche su cui i sindaci rispondono sempre in prima persona. Si tratta quindi di un impegno molto importante, per cui il legislatore deve fornire gli strumenti necessari affinché vi si possa ottemperare al meglio. Obiettivamente in questi periodi tante persone vorrebbero avvicinarsi all'amministrazione, ma sono spaventate da tutte le responsabilità, dal taglio delle risorse e dalla mancanza di personale, quest'ultima dovuta ai tagli fatti nel corso degli anni. Proprio per questo motivo è importante l'articolo 3 di questo disegno di legge, che concede la possibilità di un terzo mandato ai sindaci dei Comuni fino a 5.000 abitanti.
Oltre a questo, c'è anche ciò di cui parlava prima il relatore. Il presidente della Repubblica Mattarella ha detto che i sindaci devono avere visione e lungimiranza. Spesso però i progetti necessitano di tanto tempo, soprattutto a causa dei tempi della burocrazia. Quindi è importante che un sindaco possa vedere realizzati i suoi progetti e proprio per questo motivo è importante il terzo mandato, anche se la speranza è che i progetti vengano terminati nel più breve tempo possibile. Spesso alcuni progetti, avendo una visione ampia, si vanno a intersecare con progetti più piccoli. Normalmente, quando si insedia una nuova amministrazione (purtroppo questo è un brutto difetto italiano, ma penso anche estero), questa tende a cancellare tutto quello che ha fatto la vecchia amministrazione. Invece, anche per un risparmio di tempo e di denaro, bisognerebbe proseguire con i progetti già avviati.
Concludo, visto che il mio tempo è terminato, sperando che venga messa in essere la legge delega che ha annunciato il sottosegretario Scalfarotto, per una riforma del testo unico degli enti locali che sia completa e che dia risposta ai nostri sindaci, che spesso sono indicati come degli eroi. Noi dobbiamo dare loro gli strumenti necessari per poter amministrare al meglio le nostre comunità, che sono il baluardo della nostra Nazione. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pagano. Ne ha facoltà.
PAGANO (FIBP-UDC). Signor presidente Calderoli, mi fa piacere che presieda proprio lei, non per farle dei complimenti, ma perché lei è uno di quei parlamentari che ha veramente a cuore gli enti locali. La vita delle nostre amministrazioni locali e dei nostri municipi è la vera ossatura di questo Paese. Ringrazio il collega Roberto Pella, presentatore di questo disegno di legge, per il suo attivismo e la sua sensibilità verso il tema dei municipi e dei sindaci (so che verrà qui in Senato nel corso del pomeriggio); egli si è fatto cura di occuparsi del tema dei piccoli Comuni non solo all'interno dell'ANCI, di cui è vicepresidente, ma anche e soprattutto in Parlamento, perché è un tema che andava affrontato. I piccoli Comuni e i loro sindaci - diciamocelo francamente - sono di fatto l'essenza dei simboli del nostro Paese. L'Italia è composta soprattutto da Comuni, da tanti Comuni. Ci sono Regioni come la mia, l'Abruzzo, il Piemonte o tante altre. So che interverrà in dichiarazione di voto il collega Perosino; eccolo qua, si è spostato, è sceso dagli scranni per intervenire in dichiarazione di voto. Egli è stato sindaco di un piccolo Comune nel cuneese, di uno dei tanti piccoli Comuni. È tutt'ora sindaco, chiedo scusa, mi correggo. Come si fa a sbagliare così? Chiedo ammenda al sindaco Roberto Perosino. Il discorso è che loro rappresentano davvero i nostri simboli. (Applausi). La fascia tricolore che indossano ha un valore straordinario anche rispetto alla proiezione che questo Paese deve avere e deve dare nei confronti di quei tanti cittadini che non credono più nelle istituzioni, che pensano invece che combattere la politica significhi combattere anche chi la rappresenta, chi la politica la fa, chi si sporca le mani e lo fa, tra l'altro, sul fronte, come accade per i sindaci, perché sono loro, in effetti, i primi rappresentanti delle istituzioni e quindi anche della politica rispetto ai cittadini. (Applausi). Sono dei veri e propri eroi, come mi suggerisce da sempre l'amico Aimi, che ringrazio anche per l'attività che ha svolto per questo processo e ringrazio ovviamente il relatore di questo disegno di legge qui in Senato, il senatore Vitali, che più di tanti altri si è fatto carico del tema e dell'importanza fondamentale che i sindaci rivestono. Spostare l'attenzione sul tema dei sindaci è una questione rispetto alla quale devo dire che in questa legislatura, caro presidente Calderoli, si è fatto un passo in avanti. Solo qualche mese fa, ad esempio, anche per merito del collega Parrini, Presidente della 1a Commissione, che ringrazio per la sua grande sensibilità, essendo stato anch'egli sindaco del suo meraviglioso Comune, Vinci, abbiamo affrontato il tema fondamentale dell'aumento delle indennità dei sindaci. Oggi occorre dare la possibilità nei piccoli Comuni - fino a 5.000 abitanti - almeno di candidarsi per un terzo mandato. Credetemi, dare loro la possibilità di essere eletti e di essere primo cittadino per quindici anni significa chiedere loro un sacrificio, perché si tratta di un vero e proprio, autentico servizio nei confronti dei cittadini. (Applausi). Li stiamo caricando, quindi, di un ulteriore peso, di un'ulteriore responsabilità, perché a me personalmente risulta - così avviene nella mia Regione, ma credo che avvenga anche altrove - che stia cominciando a diventare difficile anche trovare persone disponibili a farsi carico di questa responsabilità nei piccoli Comuni. (Applausi).
Grazie, quindi, al senatore Perosino, che è simbolo di questa categoria di cittadini che hanno questa possibilità.
Auspico quindi che questo disegno di legge parlamentare, che arriva - ringraziando il Signore - a conclusione e sarà approvato in tempo utile per consentire anche ai sindaci al secondo mandato di potersi ricandidare per il terzo già nella prossima tornata amministrativa, sia il viatico verso una riforma del testo unico sugli enti locali che mi risulta arriverà a breve anche all'attenzione della 1a Commissione della Camera e del Senato, un lavoro che ha visto naturalmente il coinvolgimento del Ministro dell'interno, che ha collaborato in questa stesura anche con rappresentanti del Parlamento e quindi di tutti i Gruppi presenti in Parlamento. Auspico che questa sia un'occasione per dare sempre maggiori responsabilità, ma soprattutto sempre maggiore importanza a chi si occupa di questo. Io sono stato eletto addirittura sette volte consigliere comunale della mia città, Pescara, e per me quello è stato un periodo meraviglioso: per vent'anni sono stato amministratore, non ho fatto il sindaco ma ho fatto il consigliere comunale, l'assessore comunale, insomma mi sono occupato di amministrazione locale e credo che sia una cosa bellissima da un lato, ma che sia dall'altro anche un peso non indifferente, perché la vera proiezione del cittadino è innanzitutto il sindaco, che si occupa dei problemi che il cittadino vive sotto casa, dalla nettezza urbana alla pulizia della città, ai buoni servizi, alla pubblica illuminazione, alla tenuta delle strade, tutte cose di cui si occupano i primi cittadini e le loro squadre che sono i loro assessori, le Giunte comunali.
Questo disegno di legge fa poco, perché si riferisce solo ai Comuni fino a 5.000 abitanti, dando la possibilità ai sindaci di poter essere eletti anche per un terzo mandato, cosa che prima non era consentita, o meglio lo era per i Comuni fino a 3.000 abitanti, ma credo che questo sia un primo passo. Penso, come immagino molti di voi, che si possa e si debba fare qualcosa in più, non dico per tutti i Comuni, anche i più importanti, ma che sia un'occasione per puntare i riflettori sul tema delle amministrazioni locali, dando loro, qui, dal Parlamento, sempre maggiore importanza e maggiore sostegno.
Ringrazio quindi l'onorevole Pella, il senatore Vitali e tutti coloro i quali hanno contribuito a questo lavoro nel mio Gruppo. Forza Italia non può che aderire votando favorevolmente (anche se la dichiarazione di voto spetterà poi al senatore Petrosino), perché chiaramente, essendo primo firmatario del disegno di legge un parlamentare di Forza Italia per noi questa è anche un'occasione di vanto. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Candiani. Ne ha facoltà.
CANDIANI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, prendere parola su un tema come quello su cui ci accingiamo a votare, inerente le amministrazioni locali e i sindaci, è per me fonte di grande soddisfazione, tenuto conto sia dell'esperienza fatta, sia del rispetto che negli anni ciascuno di noi, conoscendoli, ha imparato a portare nei confronti di coloro che si sono impegnati in maniera tanto intensa come i nostri sindaci sul territorio.
Signor Presidente, come ho sempre detto e confermo, io inserirei in Costituzione che, per accedere alle cariche elettive superiori, sarebbe buona cosa che prima un cittadino facesse esperienza in un Comune. È lì, infatti, che si apprendono i rapporti con le persone e si scopre veramente che cosa vuol dire mettersi al servizio e quali sono le virtù civiche che poi debbono informare e caratterizzare l'attività politica più elevata.
Approvando oggi questo disegno di legge - per cui ringrazio i colleghi per il lavoro che hanno svolto in Commissione affari costituzionali, a partire dal capogruppo Augussori (Applausi), primo firmatario di un altro disegno di legge collegato - daremo la possibilità ai nostri concittadini, sindaci dei Comuni fino a 5.000 abitanti, di poter accedere a un terzo mandato.
Badate bene che quello che può sembrare un privilegio concesso è, invece, un segno di gratitudine che noi esprimiamo loro, ma anche un'incombenza ulteriore. Infatti, a partire dai Comuni più piccoli purtroppo è ormai non raro che si faccia fatica a trovare chi è disponibile ad impegnarsi per un mandato amministrativo, per governare qualche piccolo Comune che ha difficoltà anche a reperire le risorse per mandare avanti le questioni correnti.
Noi ci siamo posti nella condizione di dare ai nostri concittadini già impegnati un'ulteriore possibilità di impegno e di esempio, ricordando che all'interno di una comunità il primo esempio del rapporto di collegamento tra lo Stato e i cittadini è dato proprio dal sindaco e dagli amministratori locali.
Nei loro confronti noi nutriamo, come dicevo, gratitudine, ma dobbiamo ricordare che non basta questo provvedimento per definire tutte le esigenze dei nostri Comuni, altrimenti significherebbe dimenticarsi in un sol colpo, colleghi, che occorrono risorse e anche una riorganizzazione funzionale all'interno degli enti locali, che può passare solo attraverso una profonda revisione del testo unico di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000. Vi sono in merito disegni di legge di iniziativa parlamentare e qualche proposta governativa che è essenziale giungano velocemente all'approvazione del Parlamento, perché occorre dare ai nostri Comuni strumenti nuovi e adeguati, evitando, come purtroppo spesso è accaduto, di limitarci a definizioni formali, perdendo poi di vista la sostanza, ovvero l'organizzazione degli enti e le risorse messe loro a disposizione.
Nel provvedimento al nostro esame c'è anche un'altra parte particolarmente significativa che voglio ricordare testualmente, ovvero l'esclusione dei Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti dai complicati obblighi per il controllo di gestione, che possono essere cosa adeguata per un Comune di dimensioni superiori, ma che diventano spesso e volentieri un fardello sproporzionato per un Comune di piccole dimensioni. Ecco, con l'approvazione di questo disegno di legge riporteremo anche il buon senso all'interno di queste normative.
Presidente, voglio fare però anche un'altra considerazione, che riguarda la responsabilità degli amministratori. Rivolgendomi all'Assemblea dico che occorre avere consapevolezza che non si può affidare a un sindaco l'amministrazione di un Comune senza considerare le responsabilità a cui questa persona poi viene chiamata, spesso e volentieri senza neppure giovare del supporto di una struttura a disposizione, tecnica o amministrativa, perché carente nelle dimensioni e nelle possibilità. Occorre quindi realizzare quella che in Costituzione è definita come leale collaborazione tra le istituzioni.
Signor Presidente, noi ci stiamo provando. Abbiamo depositato al riguardo un disegno di legge che contiene anche un invito alla collaborazione che rivolgiamo alla Corte dei conti. Se era già discutibile tempo addietro che una parte dello Stato si limitasse semplicemente a controllare alla fine di un percorso e a sanzionare eventuali errori compiuti, oggi è del tutto anacronistico, e non è più ammissibile; noi oggi dobbiamo pretendere che ci sia, da parte di tutte le istituzioni, leale collaborazione l'una nei confronti dell'altra e chi ha il dovere di controllare deve affiancare chi ha la responsabilità nella gestione dell'amministrazione, aiutando ad evitare che si propongano e si presentino errori. Negare questa funzione significa concedere un terzo mandato agli amministratori, lasciandoli poi di fronte alle loro responsabilità senza le risorse o senza il supporto tecnico e amministrativo che occorre invece anche nel più piccolo Comune per affrontare complesse procedure d'appalto o di gestione amministrativa.
Si tratta di una consapevolezza e di una responsabilità che dobbiamo assumerci. Dobbiamo altresì ricordarci, come facciamo nel disegno di legge al nostro esame, distinguendo tra i Comuni sopra i 5.000 abitanti e quelli sotto i 5.000 abitanti, che essi non sono tutti uguali. Esiste una dimensione grande, che ha accesso anche a mezzi di informazione e una visibilità che spesso e volentieri diventa lo strumento per risolvere i problemi. Esistono poi i Comuni piccoli che a volte non hanno neppure la voce del quotidiano locale per poter far conoscere le proprie difficoltà. Esiste poi anche una forma associativa. Pertanto, non sarebbe disdicevole, a mio avviso, che si considerasse non solamente l'esistenza dell'Associazione nazionale dei Comuni italiani (ANCI), meritoria e che raggruppa tutte le categorie dei Comuni, ma anche, con la debita dignità, l'Associazione nazionale dei piccoli Comuni (ANPCI), tenuto conto che esistono i piccoli Comuni che sono l'Italia più vera, quella fatta dalle persone più semplici, che ancora oggi ci distingue rispetto allo standard che in altri Paesi ha omologato le città in grandi agglomerati.
Ecco, a fronte di questo, non sarebbe una brutta cosa, a prescindere da molti aspetti che devono essere ancora normati, che ad esempio a quel tavolo utile rappresentato dalla Conferenza Stato-città potessero sedersi anche i rappresentanti dei piccoli Comuni e non solamente i rappresentanti dei Comuni in generale. (Applausi).
Ben venga dunque questo disegno di legge. Lo approviamo con grande soddisfazione. Diciamo ai nostri sindaci: forza, andate avanti, la Lega è con voi. Noi siamo con chiunque si impegna a livello locale ad amministrare un piccolo Comune come un grande Comune. Non dimentichiamoci che siamo fatti di queste comunità, che sono quelle attraverso le quali si forma poi la coscienza civica più vera e più profonda dei nostri concittadini. Ringrazio ancora i sindaci e concludo, Presidente, con l'auspicio che si possa velocemente dare vita al nuovo testo unico degli enti locali. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Faggi. Ne ha facoltà.
FAGGI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, colleghi, anni fa, quando diventai sindaco, una persona che non c'è più, ma che è stata a me molto cara, mi disse: sindaco è colui che ha l'onere e l'onore di condurre un popolo, piccolo o grande che esso sia. Su queste parole, che ricorderò sempre, ho iniziato quella che fu un'avventura, che si concluse anche in maniera non completa e che mi lasciò - e mi lascia tutt'ora - l'amaro in bocca.
Essere sindaco, come hanno precedentemente spiegato i miei colleghi, è ricoprire un ruolo molto importante, spesso con poche risorse a disposizione, con un apparato di uffici tecnici carenti e con difficoltà anche politiche, perché fare il sindaco, avere una Giunta e un Consiglio, non significa, in quanto più "piccolo" come ruolo, non avere problemi politici. Anzi, molte volte significa avere un contesto con cui relazionarsi di maggior difficoltà.
Il sindaco ha quella resilienza di cui oggi parliamo nel PNRR, che è però una resilienza diversa, perché è una resilienza fisica e psicologica, a cui deve dare atto quotidianamente, per un tempo che non ha alcun confine: a un sindaco non viene chiesto di partecipare a una Commissione, a una Giunta o a un Consiglio; un sindaco è disponibile ventiquattro ore su ventiquattro, di sabato, di domenica, a Ferragosto e a Natale. È un pubblico ufficiale, è un ufficiale sanitario, deve dichiarare lo stato di emergenza, deve sapere intervenire nelle condizioni più estreme e più difficoltose.
Un sindaco si confronta con la burocrazia e forse ogni proposta che esce da queste Aule dovrebbe essere valutata molto bene quando interessa i sindaci, perché spesso si trovano nella condizione di non poter applicare le norme che qui legiferiamo. Per quale motivo? Perché sono estremamente complicate nella loro applicazione e nella loro lettura e perché la modalità di estensione della norma è spesso estremamente complicata; i Comuni grandi hanno magari un ufficio legale, ma i Comuni piccoli, che non ce l'hanno, si arrovellano per cercare di capire quale sia l'interpretazione più giusta per non incorrere nello sbaglio. Spesso i nostri provvedimenti si accavallano e sono un ulteriore disagio per questi sindaci.
I sindaci hanno poi una responsabilità; non hanno l'immunità, come il parlamentare nell'esercizio del proprio mandato. Il sindaco si confronta quotidianamente con l'errore che può essere lì, accanto a lui; con l'errore fatto in buona fede, con l'errore fatto per cercare di risolvere una situazione nell'immediatezza, per poi magari farne le spese negli anni successivi. Ovviamente, il trasferire un'eventuale responsabilità a un funzionario è una risposta semplicistica, perché spesso comporta il fermo di tutta l'attività amministrativa.
Il provvedimento che oggi andiamo ad approvare è sicuramente importante, ma - mi si consenta il termine - è di nicchia. Esso riguarda l'importanza di fare il secondo o il terzo mandato; il fatto che i Comuni sotto i 5.000 abitanti possano non essere costretti a fare il controllo di gestione, anche se sicuramente hanno altre percorsi da seguire; e poi la questione della diversità tra il concetto di incandidabilità e quello della ineleggibilità. Ma sostanzialmente quello di cui ha bisogno il sindaco, colui che vuole ricoprire questa carica sia in un piccolo che in un grande Comune, è una riforma - è già stato ampiamente detto dai miei colleghi - del TUEL (prevista dal disegno di legge di delega al Governo), che è sostanziale e fondamentale, perché un buon sindaco si misura oggi solo in termini di consenso; e per avere il consenso, deve riuscire a fare. Sono decine gli amministratori che vorrebbero fare, ma hanno le mani legate per questioni di denari o di norme.
Il sindaco sembra avere un ruolo piccolo, mentre invece è il tassello fondamentale di tutta la società: tanti sindaci insieme fanno i territori; i territori fanno le Province e le Regioni; le Regioni fanno l'Italia; e tanti sindaci che operano bene e sono messi nella condizione di far bene il lavoro possono dare una risposta immediata. Quello che serve ai sindaci è un testo che permetta di essere veramente operativi. Noi, quando usciamo di qui, andiamo nei nostri uffici; c'è chi torna alla propria abitazione e c'è chi ha degli appuntamenti a cui partecipare. Il sindaco invece va in giro nel proprio territorio, non finisce mai di svolgere la propria attività; incontra il cittadino che gli chiede perché un lampione non è a posto, perché una strada non è sistemata, e oggi si trova spesso nella condizione di rispondere che non sono ancora arrivati i soldi, che sta aspettando una norma.
L'auspicio è che questo provvedimento, pur importante, sia il volano e la spinta perché l'altro grande provvedimento, la riforma del TUEL, arrivi veramente a compimento, con il presupposto che serve per gli italiani e che i nostri sindaci, di qualsiasi colore politico siano, sono fondamentali per i cittadini, perché portano avanti le loro istanze in modo diretto. È difficile oggi trovare chi vuole candidarsi: è un altro problema politico, ma non è questa la sede per parlarne. L'altro auspicio è che chi vuole candidarsi e vuole sperimentare questo ruolo, che resta e resterà sempre nel cuore di chi lo fa, abbia la consapevolezza non solo di indossare una fascia, ma anche di onorarla nel vero senso della parola. Noi possiamo aiutarli. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Valente. Ne ha facoltà.
VALENTE (PD). Signor Presidente, tutti noi sappiamo bene che il disegno di legge oggi in discussione non può essere considerato un provvedimento esaustivo e forse - dobbiamo riconoscerlo e dirlo con franchezza - neppure ha la pretesa di esserlo. Era del resto una consapevolezza emersa già nella discussione alla Camera, che è stata confermata anche qui in Commissione con la valutazione e la scelta di ritirare tutti gli emendamenti presentati. Oggi siamo davanti a un testo che è il frutto di un accordo politico condiviso e molto ampio, perché innanzitutto molto ampia è ormai la consapevolezza che il testo unico sugli enti locali ha bisogno di una revisione attenta e su diversi aspetti. Questa revisione sappiamo che è all'ordine del giorno del Governo e speravamo in tutta sincerità che arrivasse dal Consiglio dei ministri in tempi più rapidi un testo di delega, come è ovvio e giusto trattandosi di un testo unico. Sappiamo che così non è stato.
Credo quindi sia giusto che in questo momento, ovviamente prima delle prossime elezioni amministrative di primavera, dal Parlamento venga un segnale netto di compattezza, che ribadisca senza equivoci che non c'è più tempo da perdere per dare risposte alle giuste e direi sacrosante istanze sollevate da tempo da sindaci e amministratori del nostro territorio.
Quello in esame è uno dei pochi disegni di legge che approdano in Aula nati da un'iniziativa parlamentare. Negli ultimi due anni ci siamo spesso trovati a riflettere, del resto, sulle ragioni di questa tendenza che l'emergenza - ovviamente - ha aggravato, ma che ha purtroppo radici forse ancora più profonde del contesto che attraversiamo. Ritengo allora che questo sia un ulteriore segnale: tra i pochi testi parlamentari, ce n'è uno nato e maturato grazie all'impegno dei Gruppi parlamentari nel trovare un minimo comune denominatore che anticipa alcuni temi urgenti sul TUEL.
Come è stato già anticipato dal relatore, che ringrazio per il lavoro svolto, l'articolo 1 dispone l'inconferibilità degli incarichi amministrativi e di vertice agli enti di diritto privato in controllo pubblico in caso di condanna per reati contro la pubblica amministrazione. Attualmente l'inconferibilità è prevista per gli incarichi dirigenziali e di amministratori in questi enti e l'estensione prevista recepisce - secondo noi opportunamente - sollecitazioni venute dall'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC).
L'articolo 2 introduce una semplificazione contabile per i Comuni con meno di 5.000 abitanti, per i quali viene giustamente eliminato l'obbligo di effettuare il controllo di gestione, previsto dal comma 1 dell'articolo 196 del TUEL. È da tempo sul campo la domanda di semplificazione per i piccoli Comuni in materia di controllo di gestione, perché evidentemente proprio sui piccoli Comuni a normativa vigente c'era un carico eccessivo, spesso burocratico e non sostanziale, che non fa le dovute differenze tra un Comune metropolitano e un altro Comune di dimensioni molto più piccole. Individuare, quindi, obblighi differenti a seconda delle dimensioni del Comune è corretto: va nell'ottica non solo di quello che ci chiedono tanti amministratori territoriali, ma soprattutto in una logica di semplificazione che alla pubblica amministrazione chiedono tanti programmi di ripresa europei. Aggiungo, quindi, che dovrà esserci l'occasione, su questo piano, di riprendere detta esigenza allargandola a tutte le incombenze che oggi vengono richieste e che servono a soddisfare le esigenze delle amministrazioni centrali, lasciando indietro le necessità ugualmente significative delle amministrazioni territoriali, specie le più piccole.
Infine, il terzo articolo di questo testo affronta il tema dell'aumento del numero dei mandati da due a tre nei Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti. È un punto che merita attenzione e chiarezza da parte nostra. L'innalzamento da due a tre mandati per i Comuni fino a 3.000 abitanti era stato introdotto con la legge n. 56 del 2014; alzare oggi la soglia da 3.000 fino a 5.000 abitanti non modifica la sostanza. Le soglie, come sempre, sono opinabili, ma il giudizio penso vada dato su un criterio più generale. È noto che l'elezione diretta, che è un caposaldo del nostro sistema dal 1993, se da un lato garantisce un rapporto di responsabilità chiaro e diretto con il corpo elettorale; dall'altro lato, contiene un livello di concentrazione di potere maggiore che, per questo, il legislatore ha avuto cura di controbilanciare con il limite dei mandati. Nel frattempo però sono cresciute le difficoltà a trovare una classe politica amministrativa, soprattutto - va da sé - nei centri più piccoli per molti motivi che, prima o poi, andranno affrontati senza concessioni all'ideologia e con tanto senso di realtà. Permettetemi di ricordare che qui in Senato ci sono proposte che seguono questa strada: penso a un tema vero che sono le indennità dei sindaci, su cui si è già intervenuti in legge di bilancio, ma anche alla responsabilità per eventi o accadimenti sui quali il sindaco non ha pieno controllo. Penso, quindi, ai criteri di imputazione della responsabilità penale omissiva e di quella amministrativa contabile che - come sappiamo - sono oggetto di un dibattito che va avanti da tempo e che deve trovare al più presto uno sbocco.
Questi temi sono una realtà, come sa chiunque frequenti territori, ascolti i sindaci e i nostri amministratori. Allora anche questi elementi di realtà devono essere tenuti in conto dagli equilibri e dai bilanciamenti normativi e costituzionali che ci accingeremo ad affrontare. Per questo penso sinceramente che, se è corretto - come ho detto - alzare la soglia a 5.000 abitanti, estenderla ai Comuni più grandi o togliere del tutto i limiti per quelli più piccoli richieda una riflessione più articolata e puntuale che saremo chiamati a fare - mi auguro - nei prossimi mesi. Comunque si può ragionare di tutto, ma sempre all'interno di una logica che è quella dell'equilibrio tra esigenze e interessi diversi, che peraltro del resto è la logica che troviamo nella nostra Costituzione.
In conclusione, ribadisco la bontà di questo intervento, oltre che per la portata delle modifiche, anche per il valore simbolico, come segnale che dal Parlamento ci sono oggi una volontà forte e chiara e un'aspettativa alta per una modifica complessiva sul testo unico degli enti locali, che ci aspettiamo arrivi al più presto all'esame dell'Assemblea. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pepe. Ne ha facoltà.
PEPE (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, mi perdonerà se dico che faccio questo breve intervento nella veste di sindaco, più che da senatore; orgogliosamente sindaco al terzo mandato di un piccolo Comune.
I piccoli Comuni, che rappresentano il 69 per cento dei Comuni italiani, sono ben 5.500; piccoli comuni che sono stati riscoperti negli ultimi mesi e anni, come l'architrave del Paese Italia. Tutti quanti ricordiamo che cosa hanno fatto i sindaci durante la pandemia. Se non ci fossero stati quei sindaci, insieme al personale sanitario, quante difficoltà ancora maggiori avrebbe avuto l'Italia e avrebbero dovuto affrontare gli italiani.
Quei sindaci si sono assunti tantissime responsabilità, sia rispetto a quello che era l'ambito sanitario sia rispetto alla distribuzione dei buoni spesa a tanti cittadini, laddove all'inizio non c'erano regole, ma l'unico polso della situazione era lo stato di bisogno di tante famiglie.
Poi abbiamo visto anche sindaci in prima linea. E li stiamo vedendo adesso, durante questa incomprensibile e ingiustificabile guerra in Ucraina, mentre accolgono e tendono la mano, tutti schierati e allineati, donne e bambini, aspettando a chiedere allo Stato un ausilio, sia finanziario che logistico.
Signor Presidente, ora vi è anche una grande aspettativa, che qui mi permetto di rilevare, per quanto riguarda il PNRR. Sento troppo spesso che bisogna aspettare i sindaci e la loro capacità di attuazione dei sindaci, e che la capacità di sviluppare una strategia è in capo a loro. Troppi, però, sono coloro che filosofeggiano dietro una scrivania e dimenticano che molto spesso i sindaci non hanno gli strumenti adatti per attuare il PNRR. Sono da soli, nella stragrande maggioranza dei casi.
Signor Presidente, dico anche che, nelle varie selezioni che sono state fatte in questi mesi per il PNRR, non sempre i risultati sono stati soddisfacenti. Lo dico per esperienza diretta. Spesso non arrivano nei municipi forze fresche e competenti: arrivano forze né fresche né competenti, non in grado di sostenere i sindaci. Di conseguenza, tutti fanno riferimento ai sindaci. Noi siamo orgogliosi, pronti, non ci tireremo indietro. Diamo, però, il giusto riconoscimento a quei signori che vestono con dignità la fascia tricolore.
Come hanno detto in tanti prima di me, il provvedimento che stiamo esaminando e approveremo a breve è importante, ma è parte minoritaria di una riforma più ampia e più incisiva che tutti quanti noi auspichiamo. Si parte dalla inconferibilità di incarichi di amministrazione di vertice in enti di diritto privato a controllo pubblico per coloro i quali abbiano subito una condanna, anche non definitiva, nell'ambito di reati contro la pubblica amministrazione. Si passa attraverso l'abolizione del controllo di gestione dei piccoli Comuni e si arriva al terzo mandato. Come diceva prima il senatore Candiani, noi dobbiamo dire grazie a quei sindaci che ancora oggi sono al loro posto, che decidono di candidarsi.
Ma auspichiamo tante altre riforme. Alcune possono riguardare il testo unico degli enti locali, il decreto legislativo n. 267 del 2000. Mi viene in mente - per esempio - il profilo della responsabilità. Per quanto mi riguarda, signor Presidente, era già abbastanza chiaro. Evidentemente, però, qualche magistrato ha fatto finta di non capirlo, oppure ha pensato bene che sbattere sui giornali un sindaco piuttosto che un dirigente avrebbe fatto più notizia.
Già dalle leggi Bassanini, però, dal testo unico degli enti locali, i compiti sono chiaramente divisi: al politico e al sindaco spettano i poteri di indirizzo politico e di controllo politico; al dirigente o al responsabile del servizio la gestione e l'assunzione degli atti. Il sindaco, però, sta sempre lì, come un parafulmine.
Adesso è in atto la legge delega, che ci auguriamo porterà quanto prima a chiarire ancora meglio questo aspetto. Quindi, i sindaci non sovrintenderanno più al funzionamento dei servizi e degli uffici, né tantomeno all'esecuzione degli atti. E speriamo che questa specificazione metta finalmente la parola fine alla responsabilità soprattutto penale dei sindaci.
Signor Presidente, andrei oltre anche perché si tratta di un tema che è stato posto dal presidente Ostellari. Non mi fermerei soltanto al testo unico degli enti locali, ma andrei più in là, guardando il codice penale e l'abuso d'ufficio che tantissimi sindaci ha messo sotto indagine e magari anche sotto processo. Poi, però, nella stragrande maggioranza dei casi tutto si è sciolto come neve al sole, visto che l'abuso di ufficio è sottoposto alla cosiddetta prova diabolica, perché il sindaco non è mai stato in malafede, non ha avuto il dolo specifico, non ha violato la norma, non ha violato il regolamento e non ha arrecato danno ad alcuno o nessun ingiusto vantaggio a qualche altro. (Applausi). Un po' di coraggio ci vorrebbe per fare questa importante modifica.
Tra l'altro, il Presidente dell'ANCI l'ha detto: questo significa non chiedere impunità per i sindaci, ma far lavorare quelle persone in serenità e tranquillità, sapendo che, laddove dovessero compiere dei reati, risponderanno senz'altro delle loro responsabilità. Tutelare i sindaci significa anche tutelare la partecipazione democratica. Quante volte nei piccoli Comuni siamo costretti ad assistere alla presentazione di liste cosiddette civetta, dove non c'è gente disponibile a sacrificarsi e impegnarsi in una competizione elettorale e semmai, dopo, anche nell'amministrazione del Comune.
Per di più, i sindaci non possono scappare da nessuna parte, ma sono lì. Addirittura nei piccoli Comuni, se non sono in municipio, sono presso lo studio professionale e, se non sono neanche lì, sono a casa. Sono presenti, presidio di civiltà e libertà a garanzia di servizi e diritti.
Un'altra brutta pagina per i sindaci, anche a dimostrazione del fatto che sono l'avamposto dello Stato sul territorio, è rappresentata - ricordiamolo - dalle innumerevoli minacce, atti intimidatori e offese che subiscono sia de visu, sia adesso - ahimè - con l'abuso dell'utilizzo dei social. Soltanto nel 2021 gli atti intimidatori sono stati ben 722.
Noi chiediamo dignità e anche più agibilità - qualche altro potrebbe parlare di più poteri - perché è troppo facile dire che, con l'elezione diretta, il sindaco ha più poteri. Nei fatti, soprattutto nelle piccole realtà, il sindaco non ha tutti questi poteri. Ha tantissime responsabilità, ma non ha tanti poteri, perché spesso in quelle realtà non può nemmeno scegliere il responsabile del servizio e il dirigente, dovendo limitarsi a scegliere - per fortuna - quantomeno il segretario comunale.
Per concludere, menzionerei l'articolo 114 della nostra Costituzione, che è stato novellato nel 2001 e recita in maniera straordinariamente bella: «La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato». Questi sono i vari livelli istituzionali del nostro Paese che riteniamo debbano avere pari dignità.
Prima il senatore Candiani ha detto che molto spesso i sindaci riescono a portare nelle istituzioni un valore aggiunto. Molte volte, parlando con amici, faccio una battuta destinata a rimanere tale, perché non sarebbe consentita dalla nostra Costituzione: ci vorrebbe un minimo di cursus honorum. Ritengo che questo sia un altro aspetto e compete ai partiti fare una selezione.
Ma tanti amministratori locali e tanti sindaci in più, in un'istituzione come questa, porterebbero il Paese reale nel Palazzo e renderebbero un servizio di gran lunga migliore a tutto il Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Il relatore e il rappresentante del Governo non intendono intervenire in sede di replica.
Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.
Poiché non sono stati presentati emendamenti e ordini del giorno, passiamo alla votazione degli articoli del disegno di legge n. 2462, nel testo approvato dalla Camera dei deputati.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione finale.
SBROLLINI (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SBROLLINI (IV-PSI). Signor Presidente, il provvedimento che ci apprestiamo a votare oggi rappresenta davvero un buon punto di partenza e approfitto anch'io per ringraziare il relatore del disegno di legge alla Camera dei deputati, l'onorevole Roberto Pella.
Interveniamo sulla delicata materia dell'inconferibilità degli incarichi in caso di condanna per reati contro la pubblica amministrazione. Prevediamo una maggiore semplificazione in materia di controllo di gestione, soprattutto per i piccoli Comuni, e rivediamo le disposizioni concernenti la limitazione del mandato dei sindaci dei piccoli Comuni. Onorevoli colleghi, capite bene che questi interventi non possono che essere solo l'inizio di un percorso e non il punto di approdo. Dico questo perché credo sia opportuno operare una seria e compiuta riflessione sul ruolo che i sindaci hanno progressivamente assunto. La pandemia ci ha dimostrato quanto è prezioso il loro apporto nella gestione concreta dei problemi, così come la loro vicinanza al territorio e alle esigenze della popolazione. Da sempre in prima linea nella gestione delle emergenze, i sindaci hanno dimostrato, anche durante la pandemia, operosità, senso civile e pragmatismo e a loro va un ringraziamento infinito anche da parte del Gruppo Italia Viva-PSI. Sono stati preziosi nell'applicazione delle rigide misure restrittive di contenimento dell'emergenza, quando hanno incoraggiato i cittadini nei momenti più difficili, ma anche quando non si sono sottratti all'ascolto e all'aiuto concreto. Insomma, si sono dimostrati veri e propri eroi del territorio e questo è certamente un aspetto positivo, di cui non possiamo fare a meno e per cui vogliamo ringraziarli.
Accanto a questo, però, non possiamo ignorare l'altro lato della medaglia, quello che mette in rilievo i nervi scoperti di questo delicato ruolo: i sindaci sono chiamati ad affrontare un nuovo mondo, avendo a disposizione però solo il vecchio apparato normativo e amministrativo, che ormai è caotico e del tutto insufficiente. Allora questo provvedimento non può essere che un inizio di un lavoro certamente più ampio e di sistema, che parta prima di tutto da una revisione sistematica del TUEL. La necessità di rimettere mano alle regole di governo delle autonomie è divenuta evidentemente sempre più urgente, non solo per riscrivere con più certezza lo status giuridico degli amministratori, e quindi i confini della loro responsabilità, ma anche per abbattere quel carico di burocrazia che rischia seriamente di compromettere gli investimenti che sono stati stanziati con i fondi del PNRR. Un impegno di questo tipo richiede non una semplice manutenzione, ma un intervento più ampio e innovativo, che auspico porterà nel breve periodo a riscrivere le regole sul tema, affinché siano più rispondenti alle esigenze dei territori di quanto non lo sia l'attuale TUEL, che ancora non riesce a cogliere le attuali problematicità.
In questo credo che l'apporto dei sindaci non solo dovrà essere auspicabile, ma imprescindibile. Il loro coinvolgimento in ogni ipotesi di riforma diventa fondamentale, se si vogliono cogliere le sfumature degli sforzi che caratterizzano il loro lavoro quotidiano nei territori. Peraltro, non si può non considerare l'ampiezza di responsabilità che questi amministratori sono tenuti a rispondere in sede civile, penale ed erariale, come testimoniano anche le cronache degli ultimi anni. Se non si interviene urgentemente su questi aspetti, sempre più persone non saranno più disposte ad assumere la carica di sindaco. Già oggi soprattutto i giovani si stanno allontanando dalla partecipazione amministrativa e corriamo il rischio concreto di non rinnovare adeguatamente e tempestivamente la classe dirigente, sottraendo al Paese quelle caratteristiche di maggiore propensione all'innovazione e alla dinamicità che sono quanto mai necessarie e urgenti e che ritroviamo proprio nelle nuove generazioni.
Come ha ricordato il presidente Draghi nell'ultima assemblea di ANCI, i Comuni italiani si trovano sempre di più al centro dei cambiamenti epocali del Paese, perché si apre una nuova fase per l'Italia e per i suoi quasi 8.000 Comuni, che saranno chiamati a svolgere un ruolo fondamentale ai fini dell'attuazione del PNRR, ma anche ad avere maggiori risorse e a realizzare di conseguenza nuovi progetti.
I Comuni hanno bisogno di semplificazione e il provvedimento di oggi diventa comunque una prima pietra nello stagno. È necessario investire su chi ha cariche elettive nei propri territori, su chi è sindaco, perché conosce i problemi della gestione quotidiana. Occorre molta consapevolezza su cosa significa essere in prima linea sui territori ed essere al centro delle istanze spesso le più disparate. Quando pensiamo alla revisione dei confini di responsabilità, anche in materia di diritto penale, lo facciamo non perché siamo mossi dalla volontà di creare una classe di privilegiati fra gli amministratori locali, ma perché siamo ben consci che ciò che ricade sull'amministratore locale poi riguarda la vita amministrativa di un intero paese.
In conclusione, Presidente, vorrei ringraziare per il suo lavoro rapido ed efficace il sottosegretario Scalfarotto. So che continuerà a operare in questa giusta direzione, sempre vicino alle istanze degli enti locali e degli amministratori.
Spero davvero che anche oggi tutti insieme, in maniera trasversale, possiamo dare un primo segnale di vicinanza e di sostegno concreto ai nostri sindaci. Esprimo pertanto il voto favorevole di Italia Viva-PSI.
MALAN (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALAN (FdI). Signor Presidente, questo disegno di legge nasce da diverse iniziative parlamentari alla Camera e uno di quei provvedimenti è di Fratelli d'Italia. L'esigenza di cambiare numerose norme nell'ambito degli enti locali è stata molto sentita in Parlamento, il Gruppo di Fratelli d'Italia se n'è fatto promotore e ha contribuito alla promozione di questo disegno di legge. Purtroppo, però, poi è intervenuto - e non è una novità, perché già altri Governi l'hanno fatto - lo spauracchio di un disegno di legge governativo di riforma complessiva del testo unico degli enti locali. Il bel risultato di questo annuncio è che la gran parte delle proposte viene fermata perché bisogna aspettare il disegno di legge governativo. Si trovano su Internet delle bozze che però non sono state ufficializzate in nessun modo, tantomeno trasmesse al Senato, che è l'altro ramo del Parlamento, che risalgono ad ottobre. Per cui, dopo ormai sei mesi, quasi sette, ancora siamo fermi e non si capisce dove arriverà.
Il disegno di legge di cui ci occupiamo oggi, pertanto, porta avanti alcune esigenze che sono state proposte, ma molte meno di quelle di cui ci sarebbe stato bisogno. La proposta di legge di Fratelli d'Italia prevedeva una cosa molto importante, e cioè porre fine alla situazione veramente imbarazzante che c'è nelle Province e soprattutto nelle Città metropolitane, dove c'è non il voto popolare, né il suffragio universale dei cittadini, ma la complessa votazione in cui sono coinvolti soltanto sindaci e consiglieri comunali, che meritano tutto il nostro rispetto e la nostra gratitudine per il grande lavoro che svolgono giorno per giorno nell'amministrazione; un lavoro che non ha pause, non ha giorni festivi, non ha orari riservati e richiede un grandissimo impegno. Se però siamo in una situazione democratica, anche le Province e le Città metropolitane dovrebbero essere elette da tutti i cittadini. C'è poi una situazione paradossale - francamente a mio parere incostituzionale - nelle aree metropolitane, dove i cittadini del Capoluogo decidono chi è il cosiddetto sindaco metropolitano, che sarebbe poi il nuovo nome del Presidente della Provincia, anche per i Comuni di tutta la Provincia, una cosa che non sta in piedi. (Applausi). Faccio l'esempio della mia Provincia, Torino, che ha 800.000 abitanti, che decide chi sarà il sindaco metropolitano anche di altri 300 e passa Comuni, che hanno tra tutti più di un milione di abitanti.
È una situazione veramente inaccettabile. Noi avevamo portato avanti con forza questo punto. Ma poi, con la scusa che forse sarebbe arrivato un disegno di legge governativo; con il fatto che qualcuno difende, paradossalmente, questa riforma del tutto improvvida, anche perché a suo tempo l'ha votata, la nostra proposta è stata messa da parte e sono rimaste solo alcune norme. Noi abbiamo facilitato l'iter di questo che è diventato disegno di legge al Senato, perché quest'ultimo potesse esprimersi. Ma non siamo soddisfatti dell'insieme del lavoro fatto e, pertanto, esprimiamo un voto di astensione, ricordando e sottolineando il nostro grande apprezzamento e la grande importanza che assegniamo al lavoro che viene fatto negli enti locali, nelle Province, nelle aree metropolitane e nei Comuni dove migliaia di cittadini hanno un impegno sostanzialmente di volontariato, ma fondamentale per l'amministrazione del territorio, per tanti servizi garantiti ai cittadini nei piccoli come nei grandi Comuni. (Applausi).
PARRINI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PARRINI (PD). Signor Presidente, gentile rappresentante del Governo, il Partito Democratico voterà a favore del provvedimento al nostro esame e lo farà con grande convinzione. Si tratta di un provvedimento importante per due motivi: va nella direzione giusta e risolve alcuni problemi. Nel sostenerlo non ci nascondiamo una verità di fondo, e cioè che l'insieme dei problemi che caratterizza il mondo degli enti locali è molto vasto e che molti problemi restano insoluti. Quello di oggi è quindi un primo passo; altri passi devono seguire e il Gruppo Partito Democratico vuole lavorare in questa direzione insieme agli altri partiti rappresentati in Parlamento, e spera di poterlo fare nello stesso clima di generale intesa con cui sono stati ottenuti risultati negli ultimi mesi.
Colleghi, io penso che noi dobbiamo liberarci dal vizio di non far corrispondere alle sviolinate di rito ai sindaci la mancanza di fatti concreti, come accaduto purtroppo in passato. Ciò non fa bene alla credibilità di chi è chiamato a fare le leggi. Abbiamo sentito tutti in questa legislatura, perlomeno negli ultimi mesi, il bisogno di fare uno scatto in avanti e di creare le condizioni per una svolta.
Il problema delle norme riguardanti gli enti locali è molto vasto e complesso e non può essere affrontato con proposte semplicistiche, ma ha bisogno di proposte globali. Nella Commissione che ho l'onore di presiedere abbiamo cercato di avviare una riflessione che fosse di carattere globale, chiedendoci quali sono i principali problemi che oggi rendono difficile alle amministrazioni comunali svolgere i loro compiti ed essere all'altezza delle grandi aspettative che i cittadini hanno nei confronti del livello delle istituzioni che è loro più vicino. L'elenco delle cause che genera la situazione insoddisfacente è molto lungo e va dalla insufficiente semplicità delle norme - troppa burocrazia, si dice, ed è un problema vero nei Comuni - alla scarsità delle risorse, che è una questione che ha bisogno di un approccio strutturale che abbiamo cominciato a mettere in campo con il PNRR, ma che ci dovrà vedere impegnati a fare ulteriori passi avanti. Aveva altresì a che fare - per fortuna, possiamo utilizzare un verbo al passato - anche con un inquadramento legislativo dei sindaci assolutamente inadeguato rispetto alle responsabilità che devono fronteggiare e all'impegno che devono sobbarcarsi.
Questa causa di grande difficoltà è stata per fortuna rimossa in sede di legge di bilancio con un intervento in favore dei sindaci riguardante gli emolumenti, che io rivendico perché è stata un'azione coraggiosa e importante nei confronti di un ganglio della nostra amministrazione pubblica. Adesso noi abbiamo la necessità di fare altri passi avanti su questioni come quella della responsabilità penale degli amministratori pubblici, che deve necessariamente essere alleggerita per non dover fronteggiare le tante assurdità e incongruenze alle quali oggi ci troviamo di fronte. C'è un problema di responsabilità erariale che nella norma che ha introdotto il nostro lavoro verso il PNRR ha trovato una soluzione provvisoria che io credo debba essere stabilizzata. E c'è poi da fare un intervento generale di riflessione sulle competenze di distribuzione dei carichi di lavoro che riguardi i Comuni e non soltanto essi. Chi di noi ha avuto la possibilità o il privilegio di partecipare nelle settimane scorse a riunioni di amministratori provinciali avrà compreso per esempio che, per gli amministratori provinciali di oggi, la questione principale non è tanto tornare all'elezione diretta, quanto poter operare in un quadro di certezze che oggi assolutamente manca al di là della natura diretta dell'elezione. La questione riguarda la durata dei mandati degli amministratori provinciali, quali competenze gli amministratori provinciali debbano svolgere e quali risorse debbano avere per svolgere quelle competenze. Quindi, se i problemi da affrontare sono tanti, è evidente che serve un intervento generale, che non può che essere il disegno di legge di riforma del TUEL, che a vent'anni di distanza dall'ultimo intervento organico di revisione delle norme sugli enti locali, è chiamato ad affrontare, con una visione complessiva, questo insieme di questioni che molto rapidamente ho provato a delineare.
Per tale motivo attendiamo questo provvedimento. Sappiamo che toccherà tanti punti e che il Parlamento sarà protagonista nel percorso di approvazione, perché di disegno di legge si tratta. Noi speriamo che il ruolo che le Commissioni svolgeranno possa essere importante, come quello svolto per questo provvedimento, a prima firma Pella, che proviene dalla Camera, in merito al quale vorrei dire che in 1a Commissione al Senato abbiamo deciso concordemente, tutti i colleghi e anche l'opposizione (voglio ringraziare il senatore Malan), di prendere atto del difficile raggiungimento di punti di equilibrio che alla Camera era stato ottenuto all'interno della 1a Commissione, presieduta dal presidente Brescia, che aveva portato al testo poi trasmesso al Senato.
Si tratta di un testo - è stato detto - molto più snello di quello iniziale, ma che affronta problemi significativi, come quello del terzo mandato per i Comuni tra 3.000 e 5.000 abitanti: sono un migliaio di Comuni, molti dei quali vanno alle elezioni nel turno amministrativo di giugno. Oggi il Parlamento nell'approvare lo stesso testo della Camera fa un atto importante, mettendo in campo una legge che sarà applicata fin dalle prossime amministrative. Il provvedimento affronta poi il problema dell'esenzione dagli obblighi del controllo di gestione dei Comuni più piccoli. Contiene quindi dei segnali importanti; noi potevamo anche avere il desiderio di fare di più e di inserire altre questioni, ma ciò avrebbe significato una terza lettura, buttare all'aria probabilmente il punto di incontro trovato in Commissione e allungare i tempi di approvazione di un provvedimento che invece, pur con pochi contenuti in termini di quantità, ha una grande importanza ed è atteso da tanti amministratori locali.
Mi piaceva rivendicare la serietà del lavoro svolto. Sappiamo che è in arrivo un disegno di legge più generale che affronterà tante questioni e su queste è in corso una riflessione, perché quando si interviene sugli enti locali si interviene su una parte della nostra legislazione che ha implicazioni sistemiche e - mi verrebbe da dire -- di equilibrio costituzionale. Quindi, lo si deve fare con grande accortezza. Noi con mente aperta vedremo il testo che uscirà fuori e il Parlamento - ne sono sicuro - si ritaglierà un ruolo da protagonista.
Rinnovo la dichiarazione di voto a favore di questo provvedimento del Partito Democratico. (Applausi).
DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Signor Presidente, il disegno di legge al nostro esame, che ci arriva dalla Camera e che - come ha adesso riferito il presidente della Commissione affari costituzionali - alla fine abbiamo deciso, tutti quanti insieme, di portare avanti senza intervenire con ulteriori modifiche, è un provvedimento la cui importanza a mio avviso non bisogna sottovalutare. Fa parte di una serie di interventi che provano a rispondere ad alcune - non a tutte - questioni assolutamente fondamentali per l'agibilità - diciamolo - del lavoro dei sindaci delle amministrazioni delle Giunte dei Comuni.
Vorrei ricordare qui il dato sui Comuni fino a 5.000 abitanti, che costituiscono - come il Sottosegretario sa - praticamente il 70 per cento dei Comuni italiani. Al di là del numero stesso, sappiamo che essi rappresentano l'identità del nostro Paese; spesso lo dimentichiamo, quando parliamo dell'importanza delle aree interne e del lavoro dei territori e delle comunità. Dovremmo invece ricordare che rappresentano davvero a mio avviso l'ossatura importante, lo scheletro del nostro Paese.
Perché intervenire su una questione, quella del terzo mandato, già discussa tante volte? Il motivo è che a mio avviso - se ne è discusso spesso anche nella scorsa legislatura - questo mette nelle condizioni di rispondere alle esigenze delle amministrazioni, quindi anche della buona gestione e del buon governo all'interno dell'amministrazione. Perché siamo intervenuti ad esempio - è un argomento che fino a qualche tempo fa poteva sembrare scabroso - in legge di bilancio sulla questione dell'indennità? Abbiamo un problema che chiunque faccia o abbia fatto l'amministratore locale in piccoli Comuni - in quest'Aula ce ne sono molti che continuano a fare i sindaci di piccoli Comuni - tocca con mano ogni volta: non solo la difficoltà di applicare norme sempre più complesse, ma anche la grande responsabilità e la vicinanza. Non dovete mai dimenticarlo: un conto è fare il sindaco con tanti problemi, grandi e complessi (ho fatto l'assessore in una grande città, Roma, quindi so bene qual è la difficoltà e la complessità di un'azione amministrativa e del governo di una grande città), ma nei piccoli Comuni il rapporto con la comunità è continuo e costante. Questo dà grandi responsabilità in una situazione di notevole difficoltà, spesso anche a causa delle norme. Si tenga poi conto delle difficoltà di risorse e di personale: incautamente - lo dico al sottosegretario Scalfarotto che c'era anche nella scorsa legislatura - si è messo mano, a mio avviso con un pochino di leggerezza - voglio usare questo termine -, su alcune questioni che invece andavano meditate: non soltanto quella delle Province su cui dovremo tornare, ma anche su altre. Penso anche alla questione dei segretari comunali e a tanti aspetti che sono però la vita stessa di queste Amministrazioni.
Abbiamo quindi norme complicate, scarse risorse non solo economiche, ma di personale: abbiamo i segretari comunali e i responsabili degli uffici tecnici spesso "a scavalco", come si dice in gergo (perché devono coprire altri Comuni). E a tutto questo si aggiunge una difficoltà a trovare i candidati a sindaco, perché spesso sono stati costretti in tante situazioni a farsi carico con le loro indennità della soluzione di una serie di problemi anche di ordine sociale all'interno dei Comuni. Quella questione l'abbiamo affrontata e questa riguarda il terzo mandato, prima previsto per i Comuni fino a 3.000 abitanti: a mio avviso, era assolutamente fondamentale intervenire.
Per quanto riguarda il controllo di gestione, non si possono avere le stesse modalità di controllo di gestione dei Comuni più grandi in quelli piccoli, con le difficoltà che ho sottolineato.
Si tratta di interventi esaustivi? No, sono interventi che cercano in qualche modo di risolvere le questioni più eclatanti e fare in modo che i candidati a sindaco ci siano e che le persone accettino di candidarsi a fare il sindaco e amministrare la propria città e il proprio Comune.
Siamo in attesa - e il Sottosegretario lo sa perfettamente - della riforma del TUEL; a questo ognuno darà il proprio contributo e credo sia assolutamente indispensabile intervenire sotto tanti profili, che si stanno affrontando e spero che si arrivi entro la fine della legislatura ad approvare tale riforma. I profili sono molti e stiamo affrontando anche altre questioni su un altro campo: penso al disegno di legge sulla Corte dei conti. Su una serie di questioni credo che stiamo provando a sciogliere alcuni nodi.
Sulle Province ho l'impressione che dovremo fare molte più riflessioni, perché credo che il superamento dell'elezione diretta abbia creato molti problemi che non sono risolti; inoltre - me lo lasci dire anche a colleghi che magari nella scorsa legislatura erano convinti di quella riforma - ha prodotto a mio avviso una situazione non di maggiore trasparenza, ma di maggiore opacità e difficoltà di governo delle aree più vaste, in un momento in cui invece bisogna accelerare molto sul meccanismo di governo del territorio affinché ci sia più cooperazione. Pensando anche al PNRR, ritengo sia assolutamente necessario avere enti che sappiano assicurare una gestione con efficacia, efficienza ed assoluta trasparenza. Il presente disegno di legge lo può garantire, perché ognuno risponde quando viene eletto e certamente le elezioni di secondo livello, da questo punto di vista, non sono una buona prova né di democrazia né di trasparenza.
In conclusione, anche il presente disegno di legge, che noi della componente Liberi e Uguali-Ecosolidali del Gruppo Misto voteremo con convinzione, è un altro tassello che aggiungiamo a un lavoro che speriamo possa presto avere un respiro più ampio, attraverso l'arrivo nelle Aule parlamentari della riforma del testo unico degli enti locali.
PEROSINO (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PEROSINO (FIBP-UDC). Signor Presidente, intervengo con molto piacere su questo argomento e sintetizzo brevemente i contenuti del mio intervento. La inconferibilità prevista all'articolo 1 prevede che a chi è stato condannato, anche con sentenza non passata in giudicato, ai sensi di alcuni articoli del codice penale concernenti i reati contro la pubblica amministrazione, non possono essere conferiti incarichi di vertice nell'amministrazione pubblica e neanche negli enti di diritto privato in controllo pubblico.
Vi è poi un altro argomento passato un po' sotto traccia, ma molto importante, perché è una norma di grande semplificazione. Si modifica, infatti, l'articolo 196 del testo unico degli enti locali, secondo il quale gli enti locali sono tenuti al controllo di gestione, prevedendo che i Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti non sono più soggetti al controllo di gestione. Il Ministero ha calcolato che, per 6.000 Comuni fino a 5.000 abitanti, il controllo di gestione, che comunque viene fatto in forma diversa, comporti dieci giorni lavorativi, che è una mole di lavoro grandissima in un contesto in cui il personale è molto scarso. Il controllo di gestione viene svolto ugualmente: lo fa il sindaco, lo fa la Giunta, lo fa il segretario; non lo fanno i dirigenti perché nella maggior parte dei casi non ci sono, lo fanno gli impiegati che hanno una posizione organizzativa.
L'altro contenuto di cui si parla tanto, che rappresenta la notizia ghiotta, è il terzo mandato dei sindaci nei Comuni fino a 5.000 abitanti. Il presente disegno di legge arriva dalla Camera, dove è stato presentato dall'onorevole Roberto Pella (è già stato detto, ma ci tengo a ripeterlo), il quale è anche sindaco di un paese in provincia di Biella, nonché vice presidente dell'Associazione nazionale Comuni italiani (ANCI), e che con tanto coraggio e perseveranza in dosi massicce ha portato avanti il testo e ha trovato un compromesso. Vorrei altresì citare il relatore Vitali, il collega Pagano, che ha fatto un intervento tanto simpatico quanto realistico, la 1a Commissione e tutti i colleghi che sono stati o sono amministratori, sindaci o assessori; vorrei altresì citare l'ANCI, con la quale collaboro, e l'Associazione nazionale piccoli Comuni d'Italia (ANPCI), di cui sono anche espressione.
La battaglia sui mandati è cominciata con il testo unico del 2000, allorché i Ministri e i Sottosegretari in carica dicevano (era una fase politica diversa) che i sindaci, rimanendo in carica a lungo, avrebbero avuto troppo potere. Ho sempre sostenuto che si può essere sindaci per diverse legislature, ma se si sbaglia la democrazia, soprattutto nei paesi piccoli, fa sì che si venga mandati a casa tranquillamente. E poi vi sono diverse casistiche. Dipende dal numero degli abitanti: paesi con 200 abitanti hanno bisogno di una persona che sia lì 24 ore al giorno, anche il sabato e la domenica, quando non c'è nessun altro a garantire un minimo di servizi. Poi, se i mandati devono essere limitati, i sindaci dicono, e io condivido, che ciò deve valere per tutte le istituzioni e, eventualmente, anche per le Regioni a Statuto speciale, che legittimamente possono stabilire regole diverse.
I sindaci nascono dai testi unici del 1865, che erano di 15 pagine e funzionavano. Il testo unico del 1934 aveva già 30 o 40 pagine, ma allora c'era un potere di ordinanza molto più vasto e c'era la Giunta. La legge Bassanini rappresenta uno spartiacque: separazione tra indirizzo e gestione. Io all'epoca ero già sindaco e i sindaci dell'epoca mi dissero: guarda che se non comandi più, non conti più niente; devi chiedere a qualcun altro.
Personalmente, ho sempre fatto ricorso all'articolo 53, comma 23, della legge n. 388 del 2000, che contiene la deroga che consente alla Giunta, per motivi di risparmio, di avocare a sé le funzioni. Certo che c'è responsabilità civile, penale e contabile, ma bisogna confrontarsi con gli uffici. Bisogna approfondire e verificare se sono da sostenere, o non sostenere, i costi delle indennità di funzione. Tutto è colpa della figura del sindaco, ma quando c'è un merito deve essere condiviso.
Il sindaco poi deve chiedere a qualcun altro, deve garantire la copertura 24 ore su 24, ma non ci lamentiamo. Non possono lamentarsi i sindaci, perché è una scelta libera. Io ho sempre sostenuto che avere la mentalità da sindaco, soprattutto in un piccolo Comune, è una malattia guaribile soltanto con il trapianto. Non ci sono medicine. Potrei raccontare tanti episodi, ma simpaticamente voglio raccontare questo. Il giorno in cui Draghi ha chiesto la fiducia in Senato mi arrivò una telefonata. Draghi era lì a 10 metri e io ho ricevuto la telefonata di una signora che mi diceva: devi fare qualcosa, perché il cane della mia vicina viene a sporcare a casa mia. A me venne spontaneo rispondere: lo dirò a Draghi. Tornato a casa, l'ho raccontato ed è diventato un po' la barzelletta del momento. L'aneddoto, però, ha un fondo di vero, perché il problema di ciascuno è il suo problema. Tutto il resto non interessa. Oggi come oggi, al mio paesello da 2.045 abitanti ho due punti luce spenti da qualche settimana, perché c'è un contratto di manutenzione da rinnovare. Io non riesco a far riaccendere questi due punti luce. Quando vedo quelli che abitano nelle vicinanze, me lo ricordano: vai a spiegare che devo rifare il contratto.
Ora ci sono ben altri problemi. Il Covid-19 ha cambiato la mentalità di tutti, senz'altro quella dei cittadini, nei riguardi della pubblica amministrazione. C'è più pretesa. C'è una differenza di giudizio mostruosa tra sì vax e no vax, sui social, sugli argomenti già citati. Ora la guerra e i profughi: io vorrei ospitare; come posso fare? Che diritti ho? Fino a quando? Il sindaco cura e segue gli eventi belli e le disgrazie, che purtroppo nei paesi capitano.
Questa soluzione temporanea di alzare l'asticella e concedere da subito, anche per le elezioni del 12 giugno, il terzo mandato fino a 5000 abitanti è una scelta intelligente, che nella riforma del TUEL delle prossime settimane probabilmente sarà estesa fino a 15.000 abitanti, unitamente ad altre riforme molto interessanti ed importanti: la questione delle gestioni associate, che si trascinano dalla legge n. 122 del 2010, e la questione, che credo si discuterà allora, della distinzione tra funzioni e servizi. Infatti, i servizi si possono, anzi si devono, gestire in una certa forma, ma le funzioni devono rimanere in capo al Comune, al sindaco, alla Giunta.
Interverranno anche riforme importanti, delle quali qualche collega ha parlato, delle Province, con la restituzione delle Giunte e con maggiore specificazione delle competenze e della durata del Presidente e del Consiglio provinciale.
Esistono già dei libri, scritti da ex sindaci che hanno voglia di scrivere. Uno è di un sindaco in carica della provincia di Torino e si intitola "Storie in Comune. Racconti e riflessioni di un sindaco con i piedi in piazza": bisogna sempre essere in piazza e capire l'umore della gente.
Su tutti questi argomenti è in corso una discussione. Ci sarà la riforma del TUEL e vi sarà una discussione aperta su tanti temi, dove ognuno interverrà. Qui non c'è divisione strettamente politica e partitica, ma c'è la base dell'esperienza. Vi sono sindaci di tutti i partiti in liste civiche, alcuni dei quali furbescamente camuffano la propria appartenenza, che però è facile da scoprire. Ma ciò non cambia. Forza Italia è un partito che ha tanti amministratori, così tanti altri partiti qui presenti, ma si va d'accordo nell'interesse generale e collettivo, secondo la mentalità e la forma di concezione della propria vita che ho cercato di descrivere.
Forza Italia gioisce per questo provvedimento. Questa sera qualche collega avrà la certezza (parlo per la Provincia di Cuneo, che conosco di più) di potersi accingere a formare, per la terza volta, una lista da presentare ai cittadini che sanno come votare, anche quando sembra che non capiscano o conoscano le situazioni. La fiducia e la certezza nella democrazia sono ciò che ci dà la forza. (Applausi).
AUGUSSORI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AUGUSSORI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, l'approdo in Aula del provvedimento dimostra come il Parlamento tutto (ma è evidente l'impronta data dalla Lega) stia rivolgendo sempre più attenzione ai piccoli Comuni o - per meglio dire - alla stragrande maggioranza di essi, quel fantastico panorama di 8.000 campanili, le cui tipicità non possono essere confuse e distorte dalle necessità di una manciata di metropoli.
Arriviamo in Aula grazie a uno sforzo della Commissione affari costituzionali, che è riuscita ad affrontare il provvedimento in tempi rapidissimi, da quando ha ricevuto dalla Camera il disegno di legge Pella, abbinandolo qui al disegno di legge della Lega, da tempo all'ordine del giorno della nostra Commissione.
Non posso esimermi dal ringraziare tutti i colleghi della Commissione affari costituzionale, su tutti il presidente Parrini, e il Gruppo Fratelli d'Italia, che a seguito di un accordo si è reso disponibile a ritirare i propri emendamenti. Potremmo dire che questa è una riforma piccola, che permette il terzo mandato consecutivo solo ai sindaci dei Comuni da 3.000 a 5.000 abitanti, al pari della fascia inferiore, ma è molto significativa del trend a cui stiamo dando corso. Si conferma il fatto che è più efficace procedere per interventi puntuali, alcuni anche mini, piuttosto che attendere invano il parto di una maxiriforma generale che potrebbe anche non vedere mai la luce, quantomeno in questa legislatura. (Applausi).
Lo dobbiamo ai sindaci, in primis, perché fare il sindaco è sempre più difficile. Chi di noi non ha ricoperto tale incarico di recente fa fatica a capire che probabilmente è ancora più impegnativo che fare il parlamentare. Solo negli ultimi mesi i sindaci, oltre a tutto quello che già normalmente facevano, hanno dovuto affrontare le enormi responsabilità per la gestione della pandemia, i numerosi bandi PNRR da predisporre con pochi dipendenti e segretari comunali mancanti e l'aumento spropositato dei costi di energia e delle materie prime necessarie per le manutenzioni ordinarie, straordinarie e nuovi investimenti, al punto che spesso diventa impossibile chiudere i bilanci di previsione, salvo un aumento delle tasse locali (cosa altamente odiosa in un periodo in cui i cittadini subiscono già aumenti di bollette e problemi di lavoro a seguito del lockdown). Infine, fattore ancor più recente, affrontano l'accoglienza dei profughi provenienti dall'Ucraina.
Questo di oggi, però, è un intervento non solo in favore dei sindaci, ma rivolto soprattutto ai cittadini elettori che avranno la possibilità, se lo vorranno, di farsi rappresentare da qualcuno con esperienze e competenze maturate in dieci anni, che non andranno così disperse. (Applausi).
Quello odierno si unisce ad altri interventi in campo. In primo luogo, le indennità aumentate ed attualizzate, anche se è doveroso ricordare che il Governo, con l'intervento in legge di bilancio, ha penalizzato i piccoli rispetto al disegno di legge parlamentare. Dobbiamo assolutamente impegnarci a correggere quanto fatto e va inoltre aggiornata la parte sui permessi lavorativi.
In secondo luogo, la responsabilità civile e penale dei sindaci (porto sempre l'esempio del sindaco che è a processo per omicidio per un sasso caduto da un sentiero di montagna). Il provvedimento sta procedendo non molto speditamente nelle Commissioni congiunte affari costituzionali e giustizia. Dobbiamo assolutamente ridare brio e concludere prima dell'estate.
La tematica è molto delicata e non può essere affrontata nel modo un po' maldestro che è presente nell'ipotesi di riforma del TUEL, proposta dai prefetti del Ministero guidato dal ministro Lamorgese. La questione non può essere risolta con un trasferimento orizzontale verso la struttura amministrativa, spostando con la responsabilità anche il rischio. Se non c'è motivazione e soprattutto manca quella che può avere l'eletto, si rischia la paralisi. Ricordo che i Comuni medio-piccoli hanno problemi di carenza e qualità del personale, i dipendenti mancano, perché negli anni in cui c'erano i soldi per assumere, lo Stato ha bloccato le assunzioni e ora che si può assumere, non ci sono più i soldi, perché o paghi gli aumenti o paghi le bollette. L'assunzione di responsabilità da parte dei dirigenti è praticabile solo dove i dirigenti ci sono. Chi li hai mai visti i dirigenti nei piccoli Comuni?
C'è poi tutta la tematica degli enti provinciali, a seguito della fallimentare riforma della legge Delrio, e c'è tutta la partita dei segretari comunali mancanti, la cui carenza paralizza l'attività amministrativa. Si va avanti con delle pezze, con i vice segretari, con i segretari a scavalco, con i segretari condivisi fra 10 Comuni: non si può lavorare in questo modo, non è cosa da Paese civile. (Applausi). La soluzione non può nemmeno essere quella delle gestioni associate. Sapete tutti delle critiche dell'ANCI, a cui si è aggiunta ieri la bocciatura dell'Associazione nazionale piccoli Comuni d'Italia (ANPCI). Ora i sindaci, dopo aver gestito una pandemia, devono gestire l'arrivo dei profughi, fare magie col bilancio per poter pagare tutto, senza sapere cosa succederà se la guerra non finisce, e ancora per loro vale il principio di colpevolezza. Senza rispettare la sentenza della Corte costituzionale, la riforma dice in pratica che un sindaco di un piccolo Comune deve dimostrare di non essere un incapace e di essere in grado di dare servizi adeguati ai cittadini - in base a quali criteri non si sa - oppure è obbligato ad associarsi. È una follia, frutto di una visione centralista e borbonica. (Applausi).
Quando c'era il Covid e i sindaci sono stati in prima linea da soli, nessuno si è chiesto se fossero in grado, da soli e con i dipendenti purtroppo a casa, di aiutare la loro gente. Dobbiamo invece dare fiducia agli amministratori locali e quindi ben vengano provvedimenti come questo e credetemi che ora sono davvero pochi i sindaci al secondo mandato che scalpitano per fare il terzo, in queste condizioni. In conclusione, il Gruppo Lega voterà convintamente a favore del disegno di legge in esame, perché stiamo andando nella direzione giusta, ma c'è ancora tanta strada da fare. Sicuramente, quando si tratteranno ancora temi vitali per gli enti locali, la Lega sarà in prima linea e pronta anche a svolgere un ruolo di pungolo, per dare la giusta riconoscenza a quelle persone che rinunciano alla loro vita professionale e personale, per mettersi a disposizione della loro comunità. Ai sindaci di qualsiasi colore politico diciamo che la Lega è e sarà sempre al loro fianco. (Applausi).
Presidenza del vice presidente LA RUSSA (ore 18,18)
GARRUTI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GARRUTI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il tema degli enti locali è uno dei più delicati nel nostro ordinamento, tanto per l'importanza attribuita ad essi nella Costituzione, quanto per i riflessi che la loro gestione ha nella vita quotidiana di tutti noi. Dobbiamo ammetterlo senza troppi giri di parole, signor Presidente: la gestione è resa ancora più difficoltosa per gli amministratori locali dal complesso quadro normativo che si è venuto a stratificare nel tempo, oltre che dalle politiche di austerità, anche in termini di cambio generazionale negli anni passati.
Per il MoVimento 5 Stelle l'attenzione verso il tema degli enti locali è sempre stata massima, ma in che modo? Sicuramente mediante i numerosi interventi che abbiamo realizzato, a partire dalla legge di bilancio 2019, attraverso i quali abbiamo contribuito a chiudere il triste capitolo delle politiche di austerità e dato il via, con lo sblocco del turnover, ad un presente e ad un futuro di assunzioni nella pubblica amministrazione. Grazie alla cosiddetta norma Spagna, nata dalla prima legge di bilancio di questa legislatura, i Comuni italiani hanno potuto finanziare 8.200 interventi di edilizia pubblica, con scuole, strade e viadotti messi in sicurezza. Con il rifinanziamento della norma stessa nel decreto crescita del 2019, quegli interventi sono raddoppiati a quota 16.000. Sono state stanziate risorse per investimenti per la messa in sicurezza di opere viarie e ponti, per interventi mirati al contrasto del dissesto idrogeologico e per lavori di miglioramento di edilizia pubblica, a cominciare dalle scuole. I Comuni sono il presidio istituzionale più vicino ai cittadini; dar loro più risorse significa investire in maniera capillare sul futuro del Paese. La legge di bilancio per il 2022 va in questa direzione, con una serie di norme come l'estensione dei costi standard per le scuole e le strade anche nelle Province e nelle Città metropolitane e l'incremento del Fondo di solidarietà comunale per le funzioni sociali e per gli asili nido. I fondi del PNRR in buona parte andranno a finanziare investimenti e progetti locali, per mezzo dei quali si continueranno a ridurre le diseguaglianze territoriali.
In questo quadro di attenzione per la vita degli enti locali e dunque dei cittadini si inserisce anche la proposta di legge in esame, che interviene in maniera circoscritta in tre ambiti significativi, che da un lato consentono di incrementare la trasparenza e la prevenzione del fenomeno corruttivo e dall'altro semplificano gli adempimenti burocratici per i piccoli Comuni. Il primo riguarda i requisiti di compatibilità delle cariche di vertice delle pubbliche amministrazioni; grazie a un emendamento del collega alla Camera Ficara abbiamo esteso agli enti privati di diritto pubblico l'inconferibilità degli incarichi amministrativi di vertice per chi ha subito una condanna per reati contro la pubblica amministrazione, anche se non passata in giudicato. Un ulteriore presidio di legalità e trasparenza della nostra amministrazione pubblica, in piena coerenza con l'intera storia politica del MoVimento 5 Stelle.
Il secondo intervento è di natura contabile. Grazie a un emendamento della collega Baldino alla Camera semplifichiamo la vita ai Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, sgravandoli dal controllo di gestione, una complessa e articolata procedura di raccolta dati e verifica costante degli obiettivi che poco si addice ad amministrazioni di dimensioni molto ridotte.
Infine il terzo intervento eleva da due a tre il limite dei mandati consecutivi per i soli sindaci dei Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, mantenendo il tetto dei due mandati per i Comuni di dimensioni maggiori. Questa deroga al limite dei mandati, grazie all'azione del MoVimento 5 Stelle, è stata limitata, rispetto alle intenzioni iniziali, ai soli piccoli Comuni, nella consapevolezza che non è l'aumento dei mandati dei sindaci a risolvere il problema del distacco dalla partecipazione attiva alla vita politica a cui si sta assistendo negli ultimi anni. Continuare a mettere toppe, Presidente, non risolverà il trend e la disaffezione.
È chiaro che questi interventi puntuali non pongono fine all'esigenza di operare un restyling complessivo degli enti locali. Da molto tempo il Governo sta lavorando a una legge delega per la riforma del testo unico degli enti locali. In questa opera di revisione completa sarà necessario ridefinire l'assetto degli enti territoriali del nostro Paese: occorrerà ridisegnare organicamente il ruolo delle Città metropolitane e soprattutto delle Province, rimasti enti incompiuti e sospesi nell'attesa di riforme costituzionali mai avvenute, la cui operatività è stata minata negli anni da riforme miopi e contraddittorie, a cui qualcuno, facendo ammenda, dovrebbe porre rimedio. Servirà ridefinirne il ruolo in relazione ai compiti affidati ai Comuni, i quali hanno bisogno di modalità certe di esecuzione delle funzioni a essi assegnate in forma associata, in ambiti ottimali che consentano di ottenere economie di scala ed efficientamento dei servizi erogati.
Il quadro che dovrebbe emergere dalla riscrittura del TUEL non dovrà fornire la percezione di una riorganizzazione degli enti territoriali solo in un quadro di riallocazione di cariche pubbliche. Per questo come MoVimento 5 Stelle ci piacerebbe consegnare al Paese una riforma del TUEL che dia un chiaro assetto dei compiti per ciascun ente territoriale, che sburocratizzi gli adempimenti per i Comuni più piccoli e che conceda ai Comuni in difficoltà economica procedure economiche per la sostenibilità finanziaria degli stessi. Al tempo stesso, ci piacerebbe evitare di vedere norme che vadano ad allargare le maglie relative all'incompatibilità fra cariche, perché essere amministratore locale è una missione istituzionale di estremo valore e rilievo per la collettività e non - o quantomeno non solo - il cursus honorum per ambire a cariche politiche più elevate. Pertanto, a tale missione andrebbe dedicata la giusta attenzione e un doveroso senso istituzionale da parte di tutti.
Auspicando questo quadro generale di riforma per gli enti locali, nel frattempo annunciamo il voto favorevole su questo primo intervento normativo. (Applausi).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge n. 2462, nel suo complesso.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Risultano pertanto assorbiti i disegni di legge nn. 2242 e 2214.
Discussione dalla sede redigente e approvazione del disegno di legge:
(1371) Deputato GOLINELLI ed altri. - Istituzione della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 18,26)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dalla sede redigente del disegno di legge n. 1371, già approvato dalla Camera dei deputati.
Il relatore, senatore Vattuone, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.
VATTUONE, relatore. Signor Presidente, il disegno di legge di iniziativa parlamentare che è stato approvato in prima lettura alla Camera e adesso è all'esame dell'Assemblea del Senato, istituisce la Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino. La data scelta è quella del 26 gennaio, in ricordo della battaglia di Nikolajewka, combattuta il 26 gennaio del 1943 e che è stata uno degli scontri più significativi che videro coinvolte le truppe alpine durante la Seconda guerra mondiale. La storiografia militare ricorda quell'episodio per l'esempio di coraggio, di spirito di corpo e di elevato senso del dovere offerto da tutti gli alpini coinvolti nel combattimento. Il Corpo degli alpini fu costituito il 15 ottobre 1872, una specialità, quella degli alpini a reclutamento territoriale, che da subito è divenuta l'orgoglio delle genti di montagna, come ricordato anche nel dibattito nelle Commissioni alla Camera, che l'hanno alimentata con le migliori gioventù ed è certamente una delle pagine di maggior successo della cultura nazionale italiana. Non dobbiamo certo qui spiegare le ragioni dell'apprezzamento che tutti gli italiani hanno per gli alpini, così come del resto per tutti gli altri Corpi delle Forze armate, naturalmente.
Gli alpini si sono contraddistinti non solo nelle guerre del passato, ma anche negli impieghi del presente. Ricordiamo il loro impegno negli interventi in soccorso delle popolazioni civili che li hanno visti in prima fila in tante calamità che hanno colpito il nostro Paese fin dai tempi in cui non esisteva la Protezione civile, dal disastro del Vajont del 1963, dalle varie alluvioni ai terremoti che hanno colpito il nostro Paese. Voglio ricordare altresì l'impegno nell'ambito delle missioni militari internazionali, dal Mozambico ai Balcani, dall'Afghanistan al Libano.
In Commissione difesa abbiamo svolto un ciclo di audizioni che ha coinvolto il presidente del Consiglio nazionale delle associazioni d'arma, il sottocapo di Stato maggiore dell'Esercito e il presidente dell'Associazione nazionale alpini. Alla conclusione delle quali, dopo un'ampia discussione, il provvedimento è stato approvato all'unanimità.
Nel dettaglio il provvedimento si compone di 5 articoli. L'articolo 1 riconosce il 26 gennaio di ogni anno quale Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli alpini, come ricordato in premessa, al fine di conservare la memoria dell'eroismo dimostrato dal Corpo d'armata alpino nella battaglia di Nikolajewka, stabilendo altresì che tutte le iniziative connesse si svolgano di norma l'ultima domenica del mese di gennaio. L'articolo 2 prevede l'organizzazione di cerimonie, eventi, incontri, conferenze storiche e mostre fotografiche, con il coinvolgimento, ove possibile, dell'Associazione nazionale alpini, che con oltre cento anni di attività rappresenta una realtà aggregativa molto importante nel panorama del nostro Paese che si è contraddistinta per la solidarietà e la prontezza con cui ha reagito alle emergenze che hanno colpito il nostro Paese. La Giornata non è considerata una solennità civile, come stabilito dall'articolo 3. All'articolo 4 si incentivano gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nell'ambito della loro autonomia, a promuovere iniziative in questa occasione. L'articolo 5 infine reca la clausola di invarianza finanziaria.
In conclusione desidero ricordare che, su sollecitazione del senatore Gasparri, la Commissione difesa, fermo restando il riconoscimento unanime che il disegno di legge attribuisce agli alpini, ha fatto proprio e approvato all'unanimità un ordine del giorno che sottolinea il contributo prezioso che tutti i corpi delle Forze armate hanno sempre fornito al Paese nei diversi compiti ad essi affidati e ha inteso impegnare il Governo a valorizzare in ogni forma le celebrazioni promosse per festeggiare i diversi corpi delle Forze armate, assicurando un'adeguata partecipazione dell'associazionismo all'Arma di riferimento.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo non intende intervenire.
Comunico che sono pervenuti alla Presidenza - e sono in distribuzione - i pareri espressi dalla 1a e dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame, che verranno pubblicati in allegato al Resoconto della seduta odierna.
Passiamo alla votazione degli articoli, nel testo approvato dalla Camera dei deputati.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 1.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 2.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 3.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 4.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 5.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione finale.
LANIECE (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LANIECE (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, mentre mi accingevo a riordinare le idee per intervenire su questo disegno di legge, mi venivano in mente tanti pensieri e tanti ricordi: le prime feste alle quali partecipavo da bambino del gruppo alpino del mio paese, dove ascoltavo i racconti degli ultimi reduci della Prima guerra mondiale, i famosi Cavalieri di Vittorio Veneto; gli occhi lucidi di un sergente del battaglione alpini «Monte Cervino», che mi descriveva le tragiche vicende della ritirata di Russia, come i tanti, troppi, compagni in armi lasciati per sempre sulla steppa gelata; i ricordi del mio servizio militare nel Corpo degli alpini, come ufficiale medico del battaglione alpini «Aosta» alla scuola militare alpina e l'orgoglio di portare il cappello con la penna nera, che ancora oggi, quando lo calzo, mi provoca un'emozione difficile da trattenere.
"Alpinità" è un sostantivo che raccoglie in sé tanti concetti: coraggio, altruismo, solidarietà, difesa della democrazia, missioni internazionali di peacekeeping, successi sportivi, custodia dei valori montanari, schiettezza. Gli alpini, con la nostra Associazione nazionale, sono sempre presenti, nella gioia, nel dolore e nella vita delle nostre comunità. Sarebbe lunga la lista delle iniziative benefiche che negli anni l'Associazione nazionale alpini svolge regolarmente: una per tutte è l'operazione Stella alpina, con la quale ogni anno vengono raccolti i fondi dedicati ai più bisognosi e ai più deboli.
Quindi, ricordare con una giornata particolare, il 26 gennaio di ogni anno, questa grande realtà dal cuore enorme e dallo spirito forte, come sono gli alpini d'Italia, è un'iniziativa lodevole e soprattutto di rispetto anche per le tante migliaia di giovani morti nelle guerre con il cappello alpino. Il 26 gennaio del 1943 la battaglia di Nikolajewka, tra l'altro magistralmente messa in musica dal maestro Bepi De Marzi, segnò uno dei momenti più tragici delle vicende militari italiane nella Seconda guerra mondiale: una campagna di Russia che ci vedeva dalla parte sbagliata. Eravamo gli aggressori di un popolo e la ritirata dell'Armir fu l'epilogo di tante scelte sbagliate e criminali che coinvolsero anche le divisioni alpine della Julia, della Tridentina, della Cuneense; per noi valdostani fu il famoso battaglione «Monte Cervino» coinvolto, una sorta di reparto speciale ante litteram, che fu impiegato nelle pianure del Don. Partirono 600 alpini e al ritorno, a sfilare sotto l'arco di Augusto di Aosta, furono poco più di 50.
Il valore di questi uomini, degli alpini, fu riconosciuto da entrambi gli schieramenti, tant'è vero che l'unica parte di fronte a non essere mai sfondata fu proprio quella tenuta dalle divisioni alpine. Vi fu persino un episodio a ricordare questo particolare: la famosa ditta tedesca che produceva fisarmoniche a bocca, la Hohner, dedicò dopo questi fatti un prodotto che si chiamò «Bravi alpini» e che diventò, appunto, una delle più famose fisarmoniche a bocca.
In quest'anno, in cui ricorre anche il centocinquantesimo anno di fondazione del Corpo degli alpini, non posso non ricordare l'impegno enorme degli alpini in armi nel costante mantenimento della pace nelle missioni internazionali, così come la presenza e l'opera instancabile dell'Associazione nazionale alpini con le sue sezioni, fino ai più piccoli gruppi per il bene delle nostre comunità.
Quest'anno per noi valdostani ricorre anche il centesimo anniversario della decorazione della bandiera del battaglione «Aosta» con la medaglia d'oro al valor militare per le vicende della prima guerra mondiale, così come avvenne per il battaglione alpini «Monte Cervino» per la campagna di Russia.
Signor Presidente, in questi momenti tragici di guerra tra Russia e Ucraina, una vicenda che mai avremmo immaginato e mai avremmo voluto accadesse, il ricordo e il sacrificio degli alpini sia monito perenne per le giovani generazioni della devastazione delle armi. Mai più violenza, mai più brutalità, ma un futuro di pace e di solidarietà tra Nazioni. Viva gli alpini. (Applausi).
CUCCA (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCA (IV-PSI). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, credo che non ci sia modo migliore per compiere un atto di giustizia di quello che facciamo oggi con l'istituzione della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio alpino, individuandola nella data del 26 gennaio, a ricordo del sacrificio - ne ha già parlato il collega che mi ha preceduto - della battaglia di Nikolajewka del 26 gennaio 1943.
Questo provvedimento raccoglie in sé un duplice significato: uno simbolico e uno decisamente più concreto, e di entrambi parlerò in maniera molto breve. Il primo significato è quello simbolico e dobbiamo partire da un dato oggettivo: il Corpo degli alpini rappresenta davvero un unicum nel mondo militare, non solo italiano ma anche internazionale. Ricordiamo che è stato il primo Corpo armato fondato nel nuovo Stato nazionale italiano, nel 1872, e ancora oggi rappresenta nel mondo militare una assoluta eccellenza dello strumento militare stesso; ha competenze straordinarie, capacità operative esclusive e si sa che sono abituati a lavorare nei terreni più duri, più ardui e più difficili. Nonostante questo, sono sempre presenti nelle missioni all'estero per salvaguardare la sicurezza e l'affermazione dei valori democratici.
Se dovessimo cercare solo una peculiarità di questo corpo militare, si potrebbe dire che risiede proprio nella loro capacità di essere differenti. Tra l'altro, quello che colpisce - lo sappiamo tutti e credo che lo sentiamo come intimamente nostro - è il fatto che il Corpo degli alpini sia sempre riuscito a creare un rapporto stretto con il prossimo, con il popolo, con tutta la società civile, al punto da dare corpo a un'integrazione che riteniamo non avere pari al mondo tra i Corpi militari. Gli alpini si sono sempre distinti come forza di pace e di volontariato nelle missioni in Italia e all'estero, e sono davvero un punto di riferimento per tutti, in primo luogo per il loro attaccamento alla tradizione; nonostante questo attaccamento alla tradizione, inoltre, hanno sempre manifestato grande volontà e grande capacità d'innovazione.
Da sempre hanno accompagnato le fasi cruciali della crescita del nostro Paese e oggettivamente tutti noi sappiamo di avere familiarità con quella divisa, con quel cappello con la penna, e tutti noi abbiamo una sorta di affezione davvero profonda nei confronti di questa istituzione. Sappiamo che sono sempre stati presenti in tutte le manifestazioni importanti per la Nazione: manifestazioni culturali, del tempo libero, sportive, assistenza ai più fragili e un impegno costante e assiduo per promuovere e sostenere qualsiasi attività a favore delle comunità. Questo è il significato simbolico di questa Giornata.
Arriviamo invece al significato più concreto, che credo sia anche quello più importante. In che modo possiamo far sì che i valori di cui gli alpini sono il simbolo, e ai quali guardiamo per i motivi che ho espresso in precedenza, possano dare concretezza alla celebrazione di questa Giornata e fare in modo che non sia, come già successo altre volte, semplicemente l'ennesima ricorrenza senza un significato più profondo? Credo che sia opportuno e necessario concentrarsi sulla seconda parte di questo disegno di legge, cioè sui più giovani. Il mondo oggi ha cambiato volto, è diventato tutto molto più accessibile e per certi versi più semplice; però certi valori si sono forse affievoliti o forse noi non siamo stati sufficientemente capaci di trasmetterli e farli diffondere in mezzo ai più giovani. Credo che l'esempio mostrato dagli alpini possa rappresentare una grande lezione di convivenza, di civiltà, ma anche di dialogo, di confronto e di accoglienza per tutti noi, ma soprattutto per le generazioni più giovani.
A mio avviso, non solo è auspicabile, ma è addirittura necessario che questa giornata possa offrire anche in futuro uno spunto di riflessione ai nostri ragazzi, che rappresentano il futuro del Paese e necessitano di recuperare quei valori di cui gli alpini sono i più tenaci depositari, in maniera tale che possano essere trasmessi alle successive generazioni. Pensiamo al lavoro che hanno sempre svolto in soccorso delle popolazioni in occasione di eventi calamitosi: addirittura quando ancora la Protezione civile non esisteva, gli alpini c'erano. Lo spirito alpino, che è fatto di dedizione e volontà di concorrere al bene comune, ha sempre offerto una dimostrazione straordinaria delle sue capacità e della sua generosità, che non sono mai venute meno, anche di recente, perché anche con le tragiche vicende che stiamo vivendo nella quotidianità, che si stanno svolgendo in Ucraina, gli alpini non hanno voluto far mancare il loro supporto, inviando nei giorni scorsi, tramite la Protezione civile dell'Associazione nazionale alpini, diverse ambulanze per concorrere alle operazioni di soccorso delle popolazioni che ne hanno davvero tanto bisogno. Questa è l'ultima dimostrazione della concreta capacità di intervento di una comunità che negli ultimi anni ha saputo sempre prestare attenzione ai bisogni della gente, alla difesa di un'identità e di un comune sentire.
Tutti noi abbiamo sempre seguito con attenzione e con affetto il raduno nazionale che si svolge ogni anno ed è una cosa straordinaria, perché in tale manifestazione davvero quei valori vengono diffusi e si capiscono i valori corporativi che li uniscono, l'amicizia che è alla base di tutto e soprattutto la volontà di aiutare gli altri, di aiutare il prossimo. Questi sono oggettivamente valori che noi non possiamo far venir meno e per questo motivo il provvedimento è particolarmente importante. Per la presenza sempre attiva rispetto ai bisogni della comunità, ma anche per la solidità che si è dimostrata nel corso di tanti anni fino a diventare, come dicevo, un punto di riferimento per tutti e in particolar modo per le persone più fragili e nei momenti più difficili delle nostre comunità, credo che essi debbano essere ringraziati da tutti noi e sono sicuro di interpretare la volontà di tutti quando rivolgo un caloroso ringraziamento agli alpini per ciò che hanno sempre fatto. Credo che per dare concretezza a questo ringraziamento non ci sia modo migliore dell'istituzione di una giornata in loro onore e soprattutto nel ricordo dei grandi sacrifici che hanno sempre fatto a favore delle popolazioni. Pertanto il Gruppo Italia Viva-Partito Socialista Italiano voterà convintamente a favore del provvedimento in esame. (Applausi).
DE BERTOLDI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE BERTOLDI (FdI). Signor Presidente, per un esponente di Fratelli d'Italia, che prima di essere un partito di maggioranza o di opposizione, è una forza politica che ha i valori della Patria nel proprio DNA, non può che essere un onore e anche un momento di commozione prendere la parola per esprimere il proprio voto favorevole all'istituzione di una giornata che deve riconoscere il ruolo che il Corpo degli alpini ha avuto e continua ad avere nella storia d'Italia.
Quando parliamo degli alpini, signor Presidente, non parliamo solamente di un Corpo, di una delle principali colonne delle Forze armate italiane, ma parliamo anche di una realtà che è una colonna della Protezione civile, di una realtà che oggi è quasi fondamentale nel determinare la solidarietà che unisce il popolo italiano. Questo è il Corpo degli alpini, questi sono gli alpini. E lo dice un senatore che non ha fatto l'alpino, che non ha avuto la fortuna di fare l'alpino, ma ha un padre alpino, un padre di novantanove anni, ancora in vita, che ha potuto glorificarsi della presenza nel Corpo degli alpini.
Io faccio parte di un territorio, il Trentino Alto Adige, nel quale il sentimento di fratellanza nei confronti di questo corpo militare è davvero importante. Per noi gli alpini sono da sempre, al di là della politica e anche al di là dell'età, un punto di riferimento. Io credo che nelle nostre valli, nei nostri paesi, nei nostri territori non manchino occasioni per potersi confrontare con la solidarietà degli alpini, giovani e vecchi.
Quando parliamo degli alpini, quando dobbiamo riconoscere il ruolo che gli alpini hanno nella storia del nostro Paese, certamente facciamo riferimento in primis, come ben evidenziato nel disegno di legge, alla battaglia di Nikolajewka, una battaglia che, come ha detto qualcuno prima di me, è stata non solo eroica dal punto di vista militare, ma è stata una battaglia che ha permesso davvero a tanti italiani di guadagnare stima e rispetto, a prescindere dal momento storico nel quale vivevano. Quindi, questo è un riconoscimento che la storia deve tributare alla gloria del Corpo degli alpini. (Applausi).
Gli alpini sono rappresentati da un simbolo semplice, ma riconosciuto dai bambini di tutte le età: la penna nera, che può essere declinata nel colore marrone o bianco dei generali, che è uno dei simboli dell'italianità; accanto al tricolore, credo davvero che la penna degli alpini come simbolo di questo Paese sia riconosciuta sicuramente in modo trasversale.
Un simbolo che si accosta al motto degli alpini, un motto che dobbiamo ricordare a noi stessi, ad ogni cittadino. Il motto: «Di qui non si passa». Noi dobbiamo riflettere su cosa voglia dire, sull'attualità di quel motto, oggi come allora, oggi come domani.
«Di qui non si passa» indica certamente la difesa dei confini, della quale Fratelli d'Italia si fa vanto. Ricordo, soprattutto a coloro che il tricolore lo hanno riesumato durante i mondiali di calcio, che difesa dei confini vuol dire difesa dei valori; vuol dire difesa delle tradizioni; vuol dire difesa dell'eredità dei nostri padri. Questo è il patriottismo. Questo è l'amor di patria. Questo, appunto, rappresenta la difesa dei confini. Difesa che gli alpini hanno sempre esercitato con onore e gloria e profondo rispetto per gli avversari.
Ma difesa dei confini vuol dire anche qualcos'altro: vuol dire anche il confronto tra il bene e il male e il sapere star sempre dalla parte del bene. Quando ci sono calamità, quando ci sono tragedie, quando ci sono pandemie, visto che stiamo vivendo, purtroppo, anche questa epoca, in quei momenti gli alpini ci sono, perché questo vuol dire, in quel caso, la difesa dei confini. Questo vuol dire: «di qui non si passa». Di qui non passa il male, di qui non passano le negatività. L'alpino è baluardo del bene. L'alpino baluardo della solidarietà, l'alpino baluardo dei nostri valori. Questo dobbiamo ricordare e questo dovremo ricordare ogni 26 gennaio, perché è un debito che abbiamo verso tutti quei militari e verso tutti quei soldati che, nel passato come nel presente, difendono il nostro territorio e i nostri valori.
Signor Presidente, concludo con una riflessione attuale e politica. Da questo spunto noi dovremmo partire per riconsiderare il servizio militare obbligatorio, un servizio militare che potrebbe riconsegnare a tanti ragazzi un impegno definito, certo, di formazione.
Non dobbiamo ovviamente tornare indietro, ma dobbiamo rivalutare un servizio che permetta ai nostri giovani di acquisire coscienza civica e permetta loro di alimentare quella catena di solidarietà rappresentata dall'Associazione nazionale alpini, che purtroppo sta scemando in termini numerici per l'invecchiamento dei loro soci, ma che ognuno di noi sa quanto sia importante nella catena di solidarietà. Possiamo pertanto trarre una riflessione politica anche dal riconoscimento del loro ruolo e di questa importante Giornata. (Applausi).
D'ARIENZO (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
D'ARIENZO (PD). Signor Presidente, con il provvedimento in esame non intendiamo celebrare soltanto un fatto d'armi, ossia la battaglia del 26 gennaio 1943, durante la quale nonostante l'accerchiamento, le nostre truppe a Nikolajewka riuscirono a sottrarsi e - da lì a poco - a ritornare a casa. Intendiamo questo riconoscimento come il tributo che, partendo da Nikolajewka e fino a oggi, la Repubblica deve a tante persone che hanno servito la Patria, consentito la libertà e la democrazia e che ancora oggi mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie conoscenze per il sostegno di attività sociali.
Non è un caso che quella battaglia venga ricordata in tante manifestazioni e con l'intitolazione di tante piazze e strade. Non lo è perché è stata una chiara espressione di valore che ha fatto degli italiani degli esempi da emulare. «Conservare la memoria dell'eroismo dimostrato»: così recita l'articolo 1 del provvedimento. Ma perché si parla di eroi? Non stiamo parlando di militari che avevano il dovere di combattere in guerra? Essi sono invece stati eroi perché quei ragazzi dovevano comunque agire, non avevano alcuna certezza di riuscire a farcela e hanno affrontato quelle condizioni difficili con dignità e sprezzo del pericolo, anche a costo della propria vita, che in quel momento era non quella del singolo soldato, bensì, essendo il destino comune, quella di una comunità intera di militari.
Ebbene, riproporre la memoria di queste gesta e di questa certezza non è altro che educazione alla vita e induzione alle responsabilità personali in un quadro socialmente comune.
La Giornata che si istituisce con questa legge, quindi, non guarda solo al 26 gennaio 1943, anzi. Infatti, il provvedimento si propone di promuovere i valori che incarnano gli alpini nella difesa della sovranità e dell'interesse nazionale, nell'etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato. Questo è un evidente passaggio culturale che ha come destinatari le giovani generazioni.
Dunque, il riconoscimento si proietta da allora fino ai giorni nostri, perché c'è un filo conduttore: ieri come oggi, gli alpini sono al servizio del Paese, per fortuna in condizioni diverse ma sempre al servizio. Ieri come oggi, gli alpini hanno sempre manifestato profondo attaccamento alla Patria e sostenuto la democrazia nelle varie forme in cui si è espresso il loro impegno.
È in quell'impegno che ardono luminosamente l'interesse nazionale e la partecipazione civile, in una dimensione solidale che a Nikolajewka si esprimeva mettendo a disposizione la propria vita per la salvezza di tanti e oggi il proprio tempo e le proprie capacità a sostegno delle situazioni più difficili, non solo umane. Un filo conduttore lega queste due espressioni: l'appartenenza a un'organizzazione che ha saputo creare quello spirito di Corpo, tale da consentire tutto ciò.
La domanda a questo punto è semplice: ma è giusto riconoscere il ruolo di queste organizzazioni? Ha senso, in questo momento, ricordare un fatto d'arme e, conseguentemente, ciò che oggi ricorda e riunisce gli ex militari che ne hanno fatto parte? A sostegno è bene ricordare il dettato dell'articolo 2 della Costituzione: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».
La solidarietà è un valore che viene promosso dal disegno di legge in esame, insieme all'impegno etico-sociale a favore degli altri, proteso a venire incontro alle esigenze e ai disagi di chiunque abbia bisogno di un aiuto. Il cittadino quindi può esprimere la solidarietà sociale, in riferimento alle formazioni sociali, per operare per il bene di tutti, con l'impegno attivo e responsabile. Ecco quindi che gli alpini, riuniti nella loro associazione nazionale, ben aderiscono a questa previsione costituzionale e di fatto trasformano in sostanza quel dettato, che poi peraltro, come sapete, è originato dalla Resistenza e da fatti proprio come quelli di Nikolajewka, con il proprio impegno quotidiano. Ci sono tante altre associazioni d'arma che sono state ricordate con un ordine del giorno, che è stato approvato in Commissione difesa e anche a loro va un pensiero di riconoscenza.
Alla luce di questa convinzione, il riconoscimento proposto dal disegno di legge in esame, non è un fatto statico, ma è un sostegno dinamico a continuare sulla strada che hanno ampiamente intrapreso. A quelle persone normali, a quella gente comune che ieri ha combattuto per l'Italia e oggi si mette a disposizione del Paese questa legge, è anche un grazie: grazie sentito per quello che fate e farete, scevro da qualsiasi ritorno e ambizione. A questo grazie si unisce il voto convintamente favorevole del Partito Democratico. (Applausi).
BERUTTI (Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC))). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERUTTI (Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC))). Signor Presidente, il provvedimento che ci accingiamo a votare ha preso vita alla Camera dei deputati, su iniziativa del deputato Golinelli, del Gruppo Lega, ma la proposta di legge è stata sottoscritta da ben 75 deputati. Nel giugno 2019, la Camera dei deputati ha approvato il testo così come portato in Assemblea dalla Commissione, con il parere favorevole della stessa. L'Assemblea di Montecitorio ha approvato, con un'ampissima maggioranza, come credo e spero accada anche in quest'Aula. Durante l'esame del provvedimento, in Commissione difesa sono stati auditi, tra gli altri, i rappresentanti dell'Associazione nazionale alpini (ANA) e il responsabile dell'ufficio storico dello Stato maggiore dell'esercito, che hanno portato valore aggiunto all'iniziativa legislativa.
Quando si approvano provvedimenti per indire una giornata nazionale, il fine ultimo è quello di ricordare, di celebrare e di mantenere viva la memoria, per non dimenticare. In questo caso, questo giorno evocativo riguarda la storia che abbiamo il dovere di raccontare e commemorare perché, anche se compulsati e travolti dal presente, abbiamo il dovere di tutelare il passato, così da lasciarne doverosamente traccia alle generazioni future. Una generazione che ignora la storia, non ha passato, ma non ha neanche futuro.
Lo scopo del provvedimento, che è stato voluto e sostenuto con forza anche dall'Associazione nazionale alpini, è quello di sancire il ricordo della battaglia di Nikolajewka, combattuta dagli alpini il 26 gennaio 1943, e di tramandare alle nuove generazioni, cito testualmente l'articolo 1 del provvedimento, «i valori della difesa della sovranità e dell'interesse nazionale, nonché dell'etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato, che gli alpini incarnano». Proprio la battaglia di Nikolajewka, infatti, viene ricordata per l'esempio di coraggio, di spirito di sacrificio e di altissimo senso del dovere dimostrato da tutti gli alpini che hanno partecipato al combattimento, senza distinzione di grado, né tantomeno di origine. Fu un feroce scontro, in cui persero la vita migliaia di giovani uomini e molti furono fatti prigionieri, ma fu merito di tutti loro se le truppe riuscirono a raggiungere Sebekino e mettersi in salvo.
Il disegno di legge dispone anche le celebrazioni che vengono annoverate all'articolo 2, da svolgersi in occasione della ricorrenza, il 26 gennaio. Da sempre l'ANA celebra questo giorno e noi oggi, praticamente, ratifichiamo tale evento. Il testo prevede infatti che gli organi competenti di ciascuna Provincia o ente equivalente possano promuovere e organizzare cerimonie, eventi, incontri, conferenze storiche e mostre fotografiche, nonché testimonianze sull'importanza della sovranità nazionale, delle identità culturali e storiche, della tradizione e dei valori etici di solidarietà e di partecipazione civile che incarna il Corpo degli alpini. Inoltre la legge, proprio in considerazione dell'alto valore educativo, sociale e culturale che rivestirà la Giornata nazionale della memoria del sacrificio alpino, attribuisce agli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nell'ambito della loro autonomia, la possibilità di promuovere iniziative per la celebrazione della giornata medesima.
Il 26 gennaio sarà la giornata che celebra le gesta degli alpini. Per me, da ex alpino, oggi è un giorno particolarmente importante. Sono felice e orgoglioso, da ex alpino, di essere qui oggi quale senatore e di esprimere il mio voto favorevole su questa legge (Applausi), che certamente è una legge se vogliamo semplice, ma non per questo meno importante. Oggi sarà un giorno importante per tutti gli alpini, che esistono da più di un secolo e che vedono man mano riconosciuto il loro particolare e straordinario operato.
Gli alpini furono costituiti ufficialmente il 15 ottobre 1872, come specialità dell'Arma di fanteria destinata all'impiego nella difesa dei valichi e nella guerra in montagna. Il loro simbolo, la penna nera, è motivo di orgoglio per la storia d'Italia. Spirito di corpo unico, grande determinazione e reclutamento territoriale furono i punti di forza delle truppe alpine. Dall'atto della loro costituzione gli alpini si sono sempre contraddistinti non solo per il carattere regionale e locale nella loro unità, ma soprattutto perché essi stessi, la loro unione costituisce una comunità legata al territorio che è composta da chiunque è o sia stato un alpino.
È significativo ricordare che in tempo di pace gli alpini hanno svolto sia compiti militari di difesa dell'arco alpino, sia compiti di soccorso e assistenza in occasione di calamità naturali (dal terremoto di Messina a quello dell'Aquila il loro apporto è stato sempre fondamentale) o in missioni internazionali, come tutti ricordiamo. Ed è soprattutto in questi casi che il lavoro di questi uomini si è distinto per l'altruismo e lo slancio con cui hanno prestato il proprio soccorso alle popolazioni colpite, grazie a una delle loro peculiarità: la loro straordinaria operatività, che non è altro che una fusione tra personale militare professionale e volontari in grado di coordinare con efficienza e tempestività tutte le attività di intervento e di soccorso.
Questa legge si aggiunge al valore che è stato solennemente riconosciuto dal Presidente della Repubblica, che ha insignito l'ANA della medaglia d'oro al valor civile. I valori che incarnano gli alpini meritano di essere celebrati e raccontati ai nostri ragazzi e alle future generazioni. I giovani devono sapere che gli alpini rappresentano una lunga e nobile tradizione di coraggio e sacrificio al servizio della Patria e della comunità italiana, simbolo di identità nazionale e di dedizione assoluta. Per questo esprimo il voto favorevole del Gruppo Misto, nelle componenti Idea-Cambiamo!, Italia al Centro, Europeisti, LeU-Ecosolidali. (Applausi).
GASPARRI (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GASPARRI (FIBP-UDC). Signor Presidente, cari colleghi, basta un dato forse per spiegare la valenza morale di questa legge. Quando le truppe alpine partirono per raggiungere la Russia, occuparono 200 treni; al ritorno ne bastarono 17, perché i caduti in quella vicenda (in particolare nella battaglia di Nikolajewka, la vicenda tragica che è stata scelta per individuare la data) ebbero portata drammatica. Ciascuna delle divisioni che componevano quel Corpo d'armata alpino era formata da 16.000 uomini; i superstiti furono 6.400 della Tridentina, 3.300 della Julia e 1.300 della Cuneense. Questo per ricordare quindi in termini, ahimè, ancora più drastici e drammatici la portata di quel sacrificio, così come di tanti altri che le truppe alpine hanno vissuto nella storia italiana.
Il Gruppo Forza Italia, ovviamente, condivide questa legge che istituisce senza oneri per lo Stato - nessuno si preoccupi - per il 26 gennaio di ciascun anno questa Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli alpini. I colleghi hanno descritto con dati storici e con vari episodi quello che rappresentano gli alpini nella storia italiana ed è difficile aggiungere altro.
Invito però tutti i colleghi che non avessero mai avuto questa fortuna a partecipare, se capiterà loro, all'adunata alpina che si celebra annualmente. Speriamo anche che adesso, nel post-Covid, con le dimensioni e nella modalità dell'amicizia e dell'assembramento solidale che ha caratterizzato questi eventi, l'adunata torni a celebrare ancora di più un momento italiano. Devo dire che è un'esperienza unica. A me è capitato qualche volta di partecipare e le città che ospitano questo evento vengono positivamente stravolte. Ricordo ancora quando ero molto giovane, molti anni fa - credo fossero gli anni Settanta o i primi anni Ottanta - che una volta l'adunata degli alpini si è tenuta a Roma (un evento raro, perché sono tendenzialmente le città del Nord che la ospitano): una città abituata a tutto - perché a Roma succede di tutto: muoiono e si eleggono i Papi e i Presidenti della Repubblica - e anche un po' cinica per certi versi, perché abituata a vivere la storia in tante dimensioni, ne fu travolta e colpita, perché un evento così gioioso e così ricco di umanità è difficile vederlo.
La nostra valutazione, quindi, è assolutamente favorevole per le ragioni illustrate. Dobbiamo anche sottolineare che la popolarità degli alpini deriva dal fatto che nella Protezione civile e nelle organizzazioni sul territorio, soprattutto in alcune parti d'Italia, la generosità delle truppe alpine, che restano moralmente tali anche quando hanno lasciato il servizio militare, si è manifestata in tanti eventi drammatici e calamità che hanno caratterizzato purtroppo la vita del nostro Paese.
Perché, allora, questa legge ha impiegato otto-nove anni ad arrivare in Aula? Nella scorsa legislatura era stata a lungo discussa anche al Senato, perché alcuni di noi in Commissione difesa - lo ha ricordato il relatore Vattuone - accanto al sacrificio delle truppe alpine e alla legge che oggi lo ricorda, una volta di più, hanno voluto sottolineare anche quello di altri militari italiani, altrimenti non saremmo onesti. Ho ricordato le dimensioni della vicenda russa, con 200 treni partiti e 17 tornati, che forse non ha eguali nella storia recente, anche se del secolo passato, delle tragedie militari. Tuttavia, in Commissione avevamo proposto anche di estendere il ricordo ad altre realtà e io, con un emendamento che poi ho ritirato per far sì che il percorso della legge fosse unanime, ho colto anche quanto emerso dalle audizioni delle associazioni combattentistiche e d'arma nell'altra legislatura, che furono ascoltate e che numerose rivendicarono il diritto al ricordo anche dei loro sacrifici.
I numeri degli alpini sono irraggiungibili, tuttavia il sacrificio del popolo in divisa non può essere valutato solo sul piano dei numeri e quindi avevamo menzionato in Commissione quello dei granatieri, dei bersaglieri, ricordando Enrico Toti, degli aviatori, ricordando Francesco Baracca, protagonista della storia italiana e del sacrificio italiano (Applausi), e il sacrificio dei fanti italiani nell'eroica battaglia del Piave (quindi la data poteva essere anche quella del 24 maggio, che tutti gli italiani hanno imparato, perché almeno una volta si imparava a scuola). Non dovrebbero essere ricordati in maniera solenne anche i paracadutisti, nel giorno della battaglia di El Alamein, o i Carabinieri, nel giorno della carica di Pastrengo, che viene celebrata con il carosello e la carica dei Carabinieri? (Applausi). Lo stesso vale per altri Corpi dello Stato (Polizia, Vigili del fuoco e Guardia di finanza).
Si era discusso un po' di questo, in Commissione, poi alla fine abbiamo convenuto, come si suol fare in Parlamento, per non dare l'impressione che si fosse contrari a questa legge, con un ordine del giorno che prima il relatore Vattuone ha ricordato, di invitare il Parlamento - noi stessi - a valutare che sono giornate senza costi e ciascuno ha la sua festa. Sappiamo bene che la Polizia, i Carabinieri e l'Esercito hanno ognuno la propria festa; anche gli alpini hanno del resto già l'adunata e delle ricorrenze, alle quali questa si aggiunge.
L'ordine del giorno invita quindi a valutare l'ipotesi di specifiche iniziative nelle scuole e nell'insegnamento, in giorni in cui, cari colleghi - le parole che ho ascoltato oggi me le porto dentro la testa - la Difesa e le Forze armate tornano ad essere elemento essenziale della vita dei popoli. (Applausi). L'Italia ripudia la guerra, ma non subisce le aggressioni. La discussione si è riaperta in questi giorni in Italia. Si fa un sondaggio chiedendo se si vuole la pace o la guerra: ma chi di noi risponderebbe che vuole la guerra? Se però si chiede se si vuole che un popolo sia sterminato e aggredito e una Nazione invasa o che quel popolo si difenda, penso che in percentuali analoghe si risponderebbe che è giusto difendersi. Se non c'è la difesa, non c'è la vita dei popoli.
Signor Presidente, in conclusione noi condividiamo la legge al nostro esame per rendere omaggio, insieme a tutto il Parlamento, alle truppe alpine di ieri, ai caduti di Russia, ai caduti di ogni guerra e ai giovani. Oggi non c'è più la leva obbligatoria, che sicuramente richiamava tanti tra le truppe alpine, e le Forze armate sono diventate professionali. Gli alpini restano alpini sempre, sono i più solidali e più pronti. Anche altri Corpi e altre Forze che ho voluto ricordare vanno accomunate però in questo gesto di omaggio. Era di questo che si era discusso in Commissione per molti anni. Si trattava infatti di una discussione morale e culturale sull'importanza di tutte le Forze armate. Gli alpini hanno poi una loro forza e una loro storia che si erge nella memoria e nella sensibilità di tutti, ma nel votare questa legge abbiamo voluto ricordare anche tutti gli altri e le altre. Ricordo infatti che da qualche anno le donne nelle Forze armate nelle missioni di pace in giro per il mondo, danno un contributo ai valori di libertà e di democrazia. In questi giorni stiamo riscoprendo drammaticamente - anche se non avremmo voluto che ciò accadesse a causa dell'invasione dell'Ucraina - che la Difesa, l'energia e le attività agroalimentari sono fondamentali per l'indipendenza di una Nazione e direi anche della stessa Europa.
Riflettiamo allora sui sacrifici di ieri, istituiamo la Giornata per la memoria e il sacrificio degli alpini, ma poi ricordiamoci anche di chi porta oggi la divisa (Applausi), dei loro diritti economici, del loro sacrificio, del loro sforzo e della loro essenzialità. Come abbiamo ricordato giorni fa, abbiamo avuto bisogno di quelle divise dopo i terremoti, quando c'era da vaccinare la popolazione e quando c'è da soccorrere chiunque. Grazie quindi agli alpini, ma anche a tutte le Forze armate d'Italia. (Applausi).
PRESIDENTE. Ringrazio il senatore Gasparri per il suo appassionato intervento.
CORTI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORTI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, desidero subito esprimere un sincero ringraziamento al sottosegretario Pucciarelli e al collega relatore, senatore Vattuone, nonché un encomio al nostro Capogruppo in Commissione difesa, l'amico e collega Massimo Candura, per la pazienza e la capacità di mediazione che ha trovato insieme a tutti i membri della Commissione difesa.
Cari colleghi, il provvedimento che a breve voteremo, spero all'unanimità, è per me fonte di grande emozione, non solo perché, per fatalità, lo si discute nel 150° anniversario della nascita del Corpo degli alpini, ma anche perché anticipa di un mese esatto la 93° manifestazione dell'Associazione nazionale alpini (ANA) a Rimini. Credo che con il voto favorevole di quest'Assemblea, gli oltre 200.000 alpini che sfileranno 1'8 maggio lo faranno ancor di più a testa alta e orgogliosi delle Istituzioni.
Per un senatore e per un montanaro come me, cresciuto a pane e alpini, questo è un giorno indimenticabile. Ho la grande fortuna non solo di essere discendente di una stirpe di alpini, ma soprattutto di far parte della grande famiglia alpina, cui sono molto legato dall'età di nove anni, quando mio nonno mi coinvolse nelle attività sociali del gruppo alpini del mio paese, Montefiorino. Sono talmente legato a questo Corpo che ancora provo dispiacere per non essere stato giudicato idoneo al servizio militare. Da socio ANA, amico degli alpini, non mi è però mai stato fatto pesare e con orgoglio, quando è possibile, sfilo con il mio gruppo di appartenenza.
Mentre ancora il mio ricorso era pendente al Senato, chiesi al deputato modenese Golinelli, che ringrazio, di presentare alla Camera questo disegno di legge, poi approvato lì all'unanimità nel giugno 2019. Devo dire che non fu facile individuare le due importanti parole che ne cogliessero il significato: memoria e sacrificio. Si parla di «memoria» perché è una specialità degli alpini a reclutamento territoriale, che da subito è divenuta l'orgoglio delle genti di montagna e dei valligiani, che l'hanno alimentata con la loro migliore gioventù. Gli alpini congedati non lo hanno dimenticato, quando sono tornati a casa dal servizio militare, e hanno sempre mantenuto quel legame di amicizia e fraternità con i commilitoni. Per questo, in quasi ogni paese e frazione delle nostre vallate alpine e appenniniche, sorge una sede ANA, dove gli ex coscritti hanno potuto continuare a rimanere a servizio della loro comunità.
Vi è poi la parola «sacrificio», che è quella cosa che gli alpini, fin dalla loro fondazione, hanno sempre conosciuto e rispettato senza timore. Chi vive in montagna e nelle aree interne sa bene di cosa si tratta, anche nella vita comune, ancora oggi, dall'agricoltura alla scuola, dalla viabilità alle comunicazioni. Il sacrificio gli alpini l'hanno dimostrato in tutte le guerre a cui hanno preso parte, ma l'hanno dimostrato ancora di più in tutte le attività di volontariato e protezione civile in cui sono degni di ammirazione.
Veniamo ora alla data della celebrazione, il 26 gennaio di ogni anno: la sfortunata data, sebbene sia stata quella di una battaglia, a Nikolajewka, è la sintesi di quello che sono le parole «memoria» e «sacrificio», ossia lo spirito di fraternità. Quel 26 gennaio del 1943 le ormai stremate truppe alpine della divisione Tridentina e gli alpini sbandati delle divisioni Julia e Cuneense si ritrovarono davanti allo sbarramento russo di Nikolajewka. Queste truppe erano state accerchiate e quindi sacrificate ben un mese prima sulle rive del Don per consentire la ritirata di quello che restava dell'Armir, ma anche di tedeschi, rumeni e ungheresi, travolti dall'operazione Piccolo Saturno. Al momento dell'ordine di ripiegamento, gli alpini contavano ancora 52.000 uomini effettivi, che, seppur accerchiati e privi di speranze, avevano tenuto le posizioni loro assegnate fino a quel fatidico 17 gennaio 1943, quando iniziarono la loro terribile avanzata all'indietro, che durò ben nove giorni, con venticinque battaglie di sfondamento e retroguardia. Aprendosi la strada combattendo, la divisione Tridentina, grazie anche al sacrificio delle divisioni sorelle Julia e Cuneense, trasformò la ritirata nella più inarrestabile e tragica avanzata in territorio nemico che si sia mai vista. ln condizioni disumane per mancanza di cibo e riparo, con scarsissime munizioni, senza mezzi di trasporto, se non slitte attaccate ai fedeli muli, con temperature di 40 gradi sotto zero, gli alpini salvarono la vita a se stessi e a una massa di prigionieri italiani, tedeschi, rumeni e ungheresi liberati e aggregati alla lunga colonna.
Se questi alpini non avessero avuto memoria per le loro case lontane, per le loro famiglie e per la loro Patria, non avrebbero trovato la forza necessaria; se non avessero avuto spirito di sacrificio, non si sarebbero caricati a spalla i feriti, non avrebbero diviso quel poco di cibo rimasto con tutti gli sbandati che si accodavano alla lunga colonna e non sarebbero riusciti a presentarsi allo scontro fatale di Nikolajewka, che permise a 13.240 uomini di uscire dalla sacca.
Mario Rigoni Stern ha scritto pagine che credo tutti noi abbiamo avuto modo di apprezzare, in cui si leggono la disperazione, ma al contempo anche l'umanità di quel 26 gennaio. Alpini salvati da un compagno, ufficiali che muoiono alla testa dei loro uomini, attendenti che si fermano per piangerli: sono solo alcuni degli episodi di quella tragica battaglia di Nikolajevka, che culmina nella scena del generale Reverberi, comandante della Tridentina, che salito sull'ultimo semovente rimasto guida la battaglia cruciale e guida personalmente i superstiti all'assalto.
Permettetemi di leggere la poesia del sottotenente Nelson Cenci del 2° Reggimento artiglieria alpina Vicenza: «Un'alba che nell'anima del sole aveva la speranza. Per immensi pascoli di neve sotto un cielo arato di morte, più volte sui tuoi dossi si logorò l'audacia a cercarvi la vita. Solo al finire del giorno, con disperato grido, epica schiera di fantasmi passò tra mesto mormorio di preghiere. Scende ora il sole sull'alto del crinale bagnando di luce i tuoi morti e, in un vento di nuvole, fugge il tuo solitario pianto verso cieli lontani. Non più aspre terre e profili di monti nei loro occhi di vetro, ma lunghe file mute di uomini su sentieri di ghiaccio. La pista si è fatta di stelle e cristalli di luna si spengono su misere croci senza nome».
La tragica epopea del Corpo d'armata alpino, però, non si conclude quella sera del 26 gennaio 1943, bensì solo quando i superstiti raggiungono sempre a piedi Shebekino il 31 gennaio. Il 3 febbraio, giorno di San Biagio, alla radio Benito Mussolini comunica che solo 10.000 alpini sono usciti dalla sacca, e 1'8 febbraio il comunicato n. 630 dell'Armata rossa dichiara che solo il Corpo d'armata alpino deve ritenersi imbattuto in terra di Russia.
Il 6 marzo 1943 cominciarono a partire da Gomel le tradotte che riportavano in Italia i superstiti del Corpo d'armata alpino; il giorno 15 partì l'ultimo convoglio e il 24 marzo tutti furono in Patria. Come già ricordato dall'amico e collega senatore Gasparri, i numeri furono inclementi: si salvarono e uscirono dalla sacca soltanto 6.400 della Tridentina, 3.300 della Julia e 1.300 della Cuneense.
La tragica ritirata di Russia si concluse beffardamente per gli alpini al loro rientro in Patria. Pochi lo sanno, ma alla stazione di Merano, dove si aspettavano di essere ricevuti come eroi dalle stesse bande musicali che con grande cerimonia li avevano salutati l'anno prima alla partenza, le autorità locali fecero suonare l'allarme antiaereo, perché era meglio che la popolazione non vedesse lo stato pietoso dei reduci, congelati, mutilati, feriti, senza scarpe e con le divise a brandelli.
Questa però ormai è storia, quella che nelle sedi ANA delle nostre vallate i reduci raccontavano alle nuove leve, insieme a quell'arte dl arrangiarsi che un po' contraddistingue noi montanari. E negli stessi luoghi dove gli ultimi reduci della Grande guerra erano venerati dai reduci della Seconda, noi più giovani imparavamo cos'era la grande famiglia alpina, quella che non lascia mai indietro nessuno e che toglie dalla slitta una cassetta di munizioni e vi carica un ferito. In queste sedi, oltre agli immancabili libri di Mario Rigoni Stern e Giulio Bedeschi, ci sono sempre a dimostrarlo anche centinaia di fotografie che testimoniano quella tragica ritirata.
Oggi al fianco degli uomini e delle donne in servizio nel Corpo degli alpini si schierano, ormai da un secolo, le centinaia di migliaia di penne nere in congedo, che fanno dell'Associazione nazionale alpini, con i suoi 350.000 iscritti, la più grande associazione d'arma del Paese, presenza viva e vitale dove le sedi ANA sono luoghi di aggregazione.
Ancor oggi con commozione penso al cartello di inclusione che campeggia all'ingresso della sede del gruppo ANA di Montefiorino: «Sosta e mira questa luce che tra noi qui ti conduce. Sia borghese oppure alpino troverai pagnotta e vino». È evidente quindi che dalla sede degli alpini a quella della Protezione civile il passo è breve, e così si spiega anche la grande partecipazione che hanno gli alpini come volontari in tempo di pace. Lo spirito alpino è quello dell'Associazione nazionale alpini, che ha un motto: «Per ricordare e celebrare i nostri morti aiutiamo i vivi». Ricordo inoltre che l'Associazione nazionale alpini svolge in tutto il Paese volontariato e attività di protezione civile. (Applausi).
Mi avvio a concludere. Con grande sacrificio e abnegazione, sono stati i più presenti dello Stato alle grandi sciagure del dopoguerra. Per citarne alcune: dal terremoto di Messina a quello del Friuli; da quello dell'Irpinia a quelli dell'Emilia, di L'Aquila e del Centro Italia; dall'alluvione di Firenze a quella di Alessandria e della Valtellina, senza dimenticarci del disastro del Vajont. E come dimenticarsi dell'allestimento a tempi di record dell'ospedale da campo di Bergamo per fronteggiare l'epidemia di Covid?
Gli alpini sono presenti però anche con gesti di pace, come la costruzione dell'asilo "Sorriso" di Rossosch, già sede del Comando del Corpo d'armata alpino in terra di Russia, e l'edificazione a Brescia della struttura donata ad una cooperativa sociale di attività a favore di persone con grave disabilità motoria. All'interno vi è collocata una lapide su cui è scritto: «Nel 40° anniversario della battaglia di Nikolajewka nel ricordo di quanti senza odio ma senza viltà caddero combattendo per l'onore della bandiera e la salvezza dei fratelli, gli alpini hanno edificato con amore e lieta fatica questa scuola di mestieri perché a coloro che meno hanno avuto dalla sorte si schiuda un più sereno avvenire». Ecco che queste sono in tempo di pace le croci al valore meritate dagli alpini tutti, sintesi di memoria e sacrificio, così come l'istituzione di questa Giornata, che credo si meritino a pieno titolo.
Nel dichiarare il voto favorevole della Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione, desidero ringraziare gli alpini di oggi e domani per quello che fanno e ancora faranno. Voglio altresì ricordare e ringraziare tutti gli alpini di ogni generazione che sono andati avanti, e in particolare due di loro: l'artigliere alpino del gruppo Val Camonica Aldo Corti, mio nonno (se quel 26 gennaio non fosse stato tra quei 13.000 sopravvissuti, io oggi non sarei qui), e l'alpino caporal maggiore della brigata Cadore, senatore Paolo Saviane, che tanto teneva a questo provvedimento. (Applausi). Credo che tra pochi minuti anche il nostro collega potrà sorriderci felice da lassù. Grazie e viva gli alpini. (Applausi).
DONNO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONNO (M5S). Signor Presidente, il provvedimento in esame, già approvato a larghissima maggioranza dalla Camera, prevede l'istituzione della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli alpini, individuando la data del 26 gennaio di ciascun anno.
Lo scopo del provvedimento trova la sua origine nel voler tener vivo il ricordo della battaglia di Nikolajewka, combattuta dagli alpini il 26 gennaio del 1943, ma oggi, a ben riflettere, possiamo assegnare a quest'atto un valore che va oltre il fatto storico puro e semplice. La storia ci dice che a Nikolajewka si consumò uno degli scontri più importanti e feroci, svoltosi nel corso del ritiro del Corpo d'armata alpino sul fronte russo durante il secondo conflitto mondiale, in cui le divisioni alpine si trovarono ad affrontare le forze russe nel villaggio Nikolajewka, con perdite altissime tra le file italiane: su 57.000 uomini, ben più di 40.000 nostri alpini cadevano in quella tragica ritirata da una guerra di aggressione, fatti prigionieri e inviati nei vari campi sovietici, stremati dal gelo e dai continui scontri. Durissimo fu quindi il prezzo pagato dalle penne nere nel gennaio di settantanove anni fa. Le nostre Forze armate furono impiegate per combattere sul campo di battaglia. Inferiori di numero, inferiori di equipaggiamento e inferiori di armamento, seppero soffrire con dignità e onore, compiendo infiniti gesti di umanità e di fratellanza verso tanti fratelli feriti, segnati dalle fatiche e dalla fame. La battaglia di Nikolajewka viene quindi giustamente ricordata per l'esempio di coraggio, di spirito di sacrificio e di alto senso del dovere offerto da tutti gli alpini coinvolti nel combattimento, senza distinzione di grado e di origine.
Gli alpini si sono sempre contraddistinti non solo per il carattere regionale e locale delle loro unità, fonte di straordinaria coesione nei momenti di maggiore difficoltà, ma per il fatto di costituire una comunità legata al territorio, che non è composta solo dai militari in servizio, ma da tutti coloro che si trovano anche in congedo.
Le truppe alpine, specialità da montagna, presenti in diverse armi e corpi dell'Esercito sono state impiegate in ogni teatro operativo, dalla guerra d'Africa alla campagna di Libia, durante la Prima guerra mondiale, nella guerra in Etiopia, nel corso della Seconda guerra mondiale; hanno svolto sia missioni militari internazionali di pace in Mozambico, nei Balcani, in Afghanistan e in Libano, sia compiti militari di difesa dell'arco alpino, sia compiti di soccorso e assistenza in occasione di calamità naturali.
Proprio nel corso delle numerose calamità naturali che si sono abbattute sul nostro Paese, l'Associazione nazionale alpini si è distinta per l'altruismo e lo slancio con cui ha prestato il proprio soccorso alle popolazioni colpite, grazie a un'operatività che si fonda, oltre che sul personale militare professionale, anche sui volontari in grado di coordinare, con efficienza e con tempestività, tutte le attività di intervento e di soccorso. Come non ricordare le importanti operazioni che videro gli alpini impegnati in soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto di Messina, nel disastro del Vajont, nei terremoti del Friuli, dell'Irpinia e del Molise, nell'alluvione della Valtellina e, ancora dopo, nel sisma in Umbria e nelle Marche e nel terremoto di L'Aquila?
Il valore degli alpini ha riscosso e riscuote unanime apprezzamento dei cittadini e delle istituzioni ed è stato solennemente riconosciuto dal Presidente della Repubblica, che ha insignito l'ANA della medaglia d'oro al valore civile. I valori che incarnano gli alpini nella difesa della sovranità e dell'interesse nazionale, nell'etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato, meritano quindi di essere celebrati, raccontati e conosciuti dai ragazzi di oggi e dalle future generazioni.
Al Corpo degli alpini, oggi e sempre, vanno e andranno la nostra gratitudine e riconoscenza. Come prima ho accennato, ritengo che ora, rispetto al 25 giugno 2019, questo provvedimento vada ben oltre il grande valore educativo che ha l'istituzione di una giornata celebrativa per un singolo corpo delle nostre Forze armate. Lo penso perché noi qui oggi dobbiamo fare uno sforzo ulteriore, che dobbiamo ai nostri giovani e a tutto il Paese. Dobbiamo fare in modo di imparare dalla storia, perché, come disse Gramsci, la storia insegna, ma spesso non ha scolari. Nikolajewka ieri e Livenka oggi sono città russe ai confini con l'Ucraina. I superstiti del Corpo d'armata alpino, tornati in Italia, raccontarono la loro esperienza. Parlavano con entusiasmo della popolazione ucraina. Cito, ad esempio, una relazione dell'ufficio storico dello Stato maggiore dell'esercito italiano: la popolazione ucraina, per pietà, simpatia o per ordine ricevuto, fu sollecitata nell'alleviare sofferenze ed offrì da mangiare, vestire e possibilità di riposo ai soldati italiani; solidarietà e vicinanza inestimabili.
Se la storia va studiata, ricordata e insegnata anche con le sue tragedie, oggi possiamo affermare solennemente, alla luce dei principi costituzionali, che le Forze armate della nostra Repubblica non saranno mai più utilizzate in guerre di aggressione, come invece fu la guerra di Russia e come oggi è quella in Ucraina. Come il nostro Papa Francesco tiene a sottolineare, la tragedia della guerra che si sta consumando nel cuore dell'Europa ci lascia attoniti. Mai avremmo pensato di rivedere simili scene, che ricordano i grandi conflitti bellici del secolo scorso.
Nel mondo in cui viviamo non esistono guerre degli altri. Dinanzi alle atrocità criminali di questa guerra e allo strazio delle immagini di Bucha, non possiamo girarci dall'altra parte, ma dobbiamo agire affinché i conflitti cessino e soprattutto lavorare per la pace. (Applausi).
Oggi abbiamo pertanto il dovere morale di ricordare il prezioso patrimonio che ogni alpino caduto settantanove anni fa ha lasciato in memoria alle nuove generazioni: l'amore per la Patria, il senso del dovere e di responsabilità, lo spirito di sacrificio e di umana solidarietà, il coraggio e la capacità di affrontare i pericoli e il desiderio di vivere in pace e libertà. Sono questi i valori che i nostri militari, gli uomini e le donne di ogni grado e di tutte le nostre Forze armate hanno portato e tuttora portano sempre dentro i loro cuori e che noi tutti abbiamo il dovere di fare nostri.
Sottolineando quindi con orgoglio il contributo prezioso che tutti i corpi delle Forze armate hanno sempre fornito al Paese e l'importanza delle attività di promozione, con esplicito riferimento all'ordine del giorno approvato in Commissione difesa e accolto dal Governo, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle. (Applausi).
PRESIDENTE. Prima di procedere alla votazione, desidero unirmi a tutti gli interventi che si sono succeduti a favore di questo disegno di legge, che segna il giorno 26 gennaio di ogni anno in memoria dell'eroismo dimostrato dal Corpo d'armata alpino nella battaglia di Nikolajewka durante la Seconda guerra mondiale, per promuovere i valori della difesa e della sovranità e dell'interesse nazionale, nonché l'etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato che gli alpini incarnano. Ho voluto rileggere questo passaggio, perché è molto bello che tutto il Parlamento si sia dichiarato a favore di questo disegno di legge.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
MAUTONE (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAUTONE (M5S). Signor Presidente, vorrei ricordare che il 2 aprile scorso è stata la Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo, volta a non dimenticare e porre l'accento sulla necessità che tutti noi prendiamo consapevolezza della frequenza, delle tante sfaccettature e dei molteplici risvolti personali, familiari e sociali che questa complessa problematica comporta. Occorre ribadire con forza - lo dico da medico e rappresentante istituzionale - l'importanza nell'autismo della diagnosi precoce e della precocità dell'intervento abilitativo e riabilitativo.
Lo spettro autistico non è una condanna o una condizione senza alcuna possibilità di recupero. Si può e si deve combattere con la forza e la coesione della famiglia, un corretto percorso terapeutico, la maturazione culturale collettiva e gli opportuni provvedimenti legislativi.
Signor Presidente, in questo senso è una mia battaglia, che porto avanti e per la quale mi sono da sempre battuto, coinvolgendo tutto il Gruppo MoVimento 5 Stelle e anche le altre forze politiche. (Applausi).
Siamo riusciti, grazie all'impegno e al contributo di tutte le forze politiche, a ottenere un aumento di 27 milioni di euro nella legge di bilancio approvata per il 2022, previsti nel fondo del Ministero della salute per la cura dei soggetti con disturbi dello spettro autistico. Si può, si vuole e si deve andare incontro ai pazienti e alle loro famiglie in merito ai percorsi diagnostici, terapeutici e assistenziali. Occorrono non compassione, ma supporto, sostegno e compartecipazione. L'autismo non è contagioso, l'ignoranza sì. (Applausi). I bambini e le persone autistiche ci tendono la mano, non restiamo indifferenti. (Applausi).
D'ARIENZO (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
D'ARIENZO (PD). Signor Presidente, do lettura di quanto segue: «Spettabile Ambasciata, con la presente vorremmo significarvi il nostro personale dissenso verso le decisioni dissennate che il nostro Governo sta prendendo sulla questione della guerra». Seguono altre considerazioni e alla fine: «Vogliate aiutarci a resistere e considerate le nostre lotte per il ripristino della democrazia e della Costituzione italiana». Questi sono alcuni brani di una sconcertante lettera che una lista civica per le elezioni comunali di Verona ha indirizzato all'ambasciatore della Federazione Russa. Al peggio non c'è mai fine.
Penso che stare dalla parte di Putin equivalga a condividere le sue azioni criminali. Verona, però, potrebbe essere solo la punta dell'iceberg e c'è da preoccuparsi al pensiero che nel nostro Paese circoli certa gente che pensa che si possano commettere crimini orrendi, occupare un altro Paese, torturare i civili e bombardare gli ospedali. Certa gente, se le non viene data subito una tempestiva risposta, penserà di poter dire tranquillamente dire ogni cosa. Mentre in Russia, il Paese che questa gente ama, gli oppositori vengono avvelenati, qui da noi la democrazia, che questa gente non ama, risponde con le leggi. Credo che quella lista sia un pericolo per la democrazia. Per questo richiamo l'attenzione del Ministro dell'interno affinché siano valutati con scrupolo i fatti accaduti e soprattutto i contorni di questa organizzazione che si propone al voto con deliranti proclami che vanno contrastati in ogni modo. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatore D'arienzo, non ci ha detto la data di questa lettera, ma la diamo per scontata.
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 6 aprile 2022
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, mercoledì 6 aprile, alle ore 9,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 19,45).
Allegato A
DISEGNO DI LEGGE
Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di limitazione del mandato dei sindaci e di controllo di gestione nei comuni di minori dimensioni, nonché al decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, in materia di inconferibilità di incarichi negli enti privati in controllo pubblico (2462)
ARTICOLI DA 1 A 3 NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI
Art. 1.
Approvato
(Inconferibilità di incarichi presso gli enti di diritto privato in controllo pubblico)
1. All'articolo 3, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 8 aprile 2013, n. 39, dopo la parola: « locali » sono aggiunte le seguenti: « nonché negli enti di diritto privato in controllo pubblico ».
Art. 2.
Approvato
(Semplificazione in materia di controllo di gestione per i comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti)
1. All'articolo 196, comma 1, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, dopo le parole: « gli enti locali » sono inserite le seguenti: « , ad esclusione dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, ».
Art. 3.
Approvato
(Disposizioni concernenti la limitazione del mandato dei sindaci nei comuni di minori dimensioni)
1. All'articolo 51 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2:
1) la parola: « rieleggibile » è sostituita dalla seguente: « ricandidabile »;
2) è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « Per i sindaci dei comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, il limite previsto dal primo periodo si applica allo scadere del terzo mandato »;
b) al comma 3, le parole: « È consentito » sono sostituite dalle seguenti: « Per l'ipotesi di cui al comma 2, primo periodo, è consentito ».
2. Il comma 138 dell'articolo 1 della legge 7 aprile 2014, n. 56, è abrogato.
DISEGNO DI LEGGE DICHIARATO ASSORBITO
Modifica all'articolo 51 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di numero dei mandati per i sindaci dei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti (2224)
ARTICOLO 1
Art. 1.
1. All'articolo 51 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, dopo il comma 3 è aggiunto il seguente:
« 3-bis. Ai comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti non si applicano le disposizioni di cui ai commi 2 e 3. Ai sindaci dei medesimi comuni è comunque consentito un numero massimo di tre mandati consecutivi ».
2. All'articolo 1 della legge 7 aprile 2014, n. 56, il comma 138 è abrogato.
________________
N.B. Disegno di legge dichiarato assorbito a seguito dell'approvazione del disegno di legge n. 2462.
DISEGNO DI LEGGE DICHIARATO ASSORBITO
Modifica all'articolo 51 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di limite di due mandati per i sindaci dei comuni fino a 5.000 abitanti (2214)
ARTICOLO 1
Art. 1.
1. All'articolo 51 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, è aggiunto, in fine, il seguente comma:
« 3-bis. Le disposizioni di cui ai commi 2 e 3 non si applicano ai comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti ».
2. All'articolo 1 della legge 7 aprile 2014, n. 56, il comma 138 è abrogato.
________________
N.B. Disegno di legge dichiarato assorbito a seguito dell'approvazione del disegno di legge n. 2462.
DISEGNO DI LEGGE
Istituzione della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini (1371)
ARTICOLI DA 1 A 5 NEL TESTO FORMULATO DALLA COMMISSIONE IN SEDE REDIGENTE, IDENTICO AL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI
Art. 1.
Approvato
1. La Repubblica riconosce il giorno 26 gennaio di ciascun anno quale Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini, al fine di conservare la memoria dell'eroismo dimostrato dal Corpo d'armata alpino nella battaglia di Nikolajewka durante la seconda guerra mondiale, nonché di promuovere i valori della difesa della sovranità e dell'interesse nazionale nonché dell'etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato, che gli alpini incarnano.
2. Le iniziative di cui all'articolo 2 per la Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini si svolgono, di norma, l'ultima domenica del mese di gennaio.
Art. 2.
Approvato
1. Per celebrare la Giornata di cui all'articolo 1, in ciascuna provincia o ente territoriale di livello equivalente, secondo quanto previsto dalla legge 7 aprile 2014, n. 56, o dagli specifici ordinamenti degli enti locali delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano, gli organi competenti possono promuovere e organizzare cerimonie, eventi, incontri, conferenze storiche e mostre fotografiche, nonché testimonianze sull'importanza della difesa della sovranità nazionale, delle identità culturali e storiche, della tradizione e dei valori etici di solidarietà e di partecipazione civile che il Corpo degli alpini incarna.
2. Gli organi competenti di cui al comma 1 prevedono, ove possibile, il coinvolgimento dell'Associazione nazionale alpini nella promozione delle iniziative indicate al medesimo comma.
Art. 3.
Approvato
1. La Giornata di cui all'articolo 1 non è considerata solennità civile ai sensi dell'articolo 3 della legge 27 maggio 1949, n. 260.
Art. 4.
Approvato
1. In considerazione dell'alto valore educativo, sociale e culturale della Giornata di cui all'articolo 1, gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nell'ambito della loro autonomia, possono promuovere iniziative per la celebrazione della Giornata medesima.
Art. 5.
Approvato
1. All'attuazione delle disposizioni della presente legge le amministrazioni interessate provvedono con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
Allegato B
Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 2462
La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di propria competenza, parere non ostativo.
Pareri espressi dalla 1a e dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 1371
La Commissione affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'interno, ordinamento generale dello Stato e della pubblica amministrazione, esaminato il disegno di leggein titolo, esprime, con riferimento al riparto delle competenze normative fra lo Stato e le Regioni, parere non ostativo.
La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di propria competenza, parere non ostativo.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Accoto, Alderisi, Barachini, Battistoni, Bellanova, Bini, Bongiorno, Borgonzoni, Bossi Umberto, Bottici, Carbone, Casolati, Cattaneo, Centinaio, Cerno, Ciriani, Cucca, De Carlo, De Poli, Di Marzio, Errani, Fazzolari, Floridia, Galliani, Garavini, Ghedini, Grassi, Iori, Laus, Lupo, Mangialavori, Marinello, Merlo, Messina Assunta Carmela, Moles, Monti, Morra, Napolitano, Nastri, Nisini, Pichetto Fratin, Pisani Giuseppe, Pittella, Pucciarelli, Ronzulli, Rossomando, Sciascia, Segre, Sileri e Vanin.
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Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Arrigoni, Castiello, Fazzone, Magorno e Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Taverna, per attività dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE; Marino, Rauti e Verducci, per partecipare a un incontro internazionale.
Sono considerati in missione, ai sensi dell'art. 108, comma 2, primo periodo, del Regolamento, i senatori: Barboni, Biti, Iwobi, Pazzaglini e Pergreffi.
Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati
Onn. Bruno Bossio Vincenza, Magi Riccardo
Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, al decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, e alla legge 13 settembre 1982, n. 646, in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia (2574)
(presentato in data 01/04/2022)
C.1951 approvato in testo unificato dalla Camera dei deputati; (T.U. con C.3106, C.3184, C.3315);
onn. Ascari Stefania, Martinciglio Vita, Nappi Silvana, Cataldi Roberto, Suriano Simona, Baldino Vittoria, Cattoi Maurizio, Azzolina Lucia, Tripodi Elisa, Brescia Giuseppe, Berti Francesco, Ehm Yana Chiara, Palmisano Valentina, Aiello Piera, Villani Virginia, Emiliozzi Mirella, Papiro Antonella, Del Monaco Antonio, Mariani Felice, Grippa Carmela, Barbuto Elisabetta Maria, Annibali Lucia, Corneli Valentina, Serritella Davide
Modifica all'articolo 18-bis del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, in materia di rilascio del permesso di soggiorno alle vittime del reato di costrizione o induzione al matrimonio (2577)
(presentato in data 05/04/2022)
C.3200 approvato dalla Camera dei deputati.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Senatori Taricco Mino, Ferrazzi Andrea, Rojc Tatjana, Margiotta Salvatore, Pinotti Roberta, Comincini Eugenio, Collina Stefano, Giacobbe Francesco, Stefano Dario, Astorre Bruno, Fedeli Valeria, Cerno Tommaso
Disposizioni in materia di salute mentale (2575)
(presentato in data 05/04/2022);
senatori Porta Fabio, Giacobbe Francesco, Verducci Francesco, Garavini Laura, Fedeli Valeria, Rojc Tatjana, Taricco Mino, Valente Valeria, Pittella Gianni, D'Alfonso Luciano, Iori Vanna, Stefano Dario, Boldrini Paola, Ferrari Alan, D'Arienzo Vincenzo, Manca Daniele, Marcucci Andrea, Alfieri Alessandro, Marilotti Gianni, Ferrazzi Andrea, Collina Stefano, Rossomando Anna, Vattuone Vito, Laus Mauro Antonio Donato
Norme per la promozione della conoscenza dell'emigrazione italiana e delle migrazioni contemporanee (2576)
(presentato in data 05/04/2022).
Camera dei deputati, trasmissione di atti
Il Presidente della Camera dei deputati, con lettera in data 22 marzo 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 127, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, il documento approvato dalla IX Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati, nella seduta del 16 marzo 2022, concernente la proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma strategico per il 2020 "Percorso per il decennio digitale" (COM(2021) 574 final) (Atto n. 1142).
Governo, trasmissione di atti e documenti
Con lettere in data 25 marzo 2022 il Ministero dell'interno, in adempimento a quanto previsto dall'articolo 141, comma 6, del decreto legislativo 8 agosto 2000, n. 267, ha comunicato gli estremi del decreto del Presidente della Repubblica concernente lo scioglimento dei consigli comunali di Aiello Cosenza (Cosenza), Corte Brugnatella (Piacenza), Cerignale (Piacenza) e Ascoli Satriano (Foggia).
Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 31 marzo 2022, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 18, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, l'elenco degli importi che vengono conservati alla fine dell'anno finanziario 2021 e che potranno essere utilizzati nell'esercizio 2022 a copertura dei relativi provvedimenti legislativi, a parziale rettifica del precedente invio del 27 gennaio scorso, già annunciato all'Assemblea l'8 febbraio 2022 (Atto 1084).
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a Commissione permanente (Atto n. 1084-bis).
Il Ministro per la pubblica amministrazione, con lettera in data 31 marzo 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 7, comma 3, della legge 11 novembre 2011, n. 180, la relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni in materia di riduzione e trasparenza degli adempimenti amministrativi a carico di cittadini e imprese, relativa all'anno 2021.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 10a Commissione permanente (Doc. CCXIV, n. 5).
Governo, trasmissione di atti concernenti procedure d'infrazione
Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 31 marzo 2022, ha inviato, in ottemperanza dell'articolo 15, comma 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la relazione sulla procedura d'infrazione n. 2022/0109, avviata - ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea - sul mancato recepimento della direttiva (UE) 2021/338 del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 febbraio 2021 che modifica la direttiva 2014/65/UE per quanto riguarda gli obblighi di informazione, la governance del prodotto e i limiti di posizione, e le direttive 2013/36/UE e (UE) 2019/878 per quanto riguarda la loro applicazione alle imprese di investimento, per sostenere la ripresa della crisi.
Il predetto documento è stato trasmesso, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a, alla 6a e alla 14a Commissione permanente (Procedura d'infrazione n. 134/1).
Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento
Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, è deferito alle sottoindicate Commissioni permanenti il seguente documento dell'Unione europea, trasmesso dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla sicurezza delle informazioni nelle istituzioni, negli organi e negli organismi dell'Unione (COM(2022) 119 definitivo), alla 14a Commissione permanente.
Garante del contribuente, trasmissione di atti. Deferimento
Sono state inviate, ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, le relazioni sull'attività svolta nell'anno 2021 dai Garanti del contribuente:
del Lazio (Atto n. 1140);
per la Sicilia (Atto n. 1141).
I predetti documenti sono deferiti, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 6a Commissione permanente.
Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti
Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettera in data 5 aprile 2022, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso la determinazione e la relativa relazione sulla gestione finanziaria dei ventitré Enti Parco Nazionali, per l'esercizio 2020.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 13a Commissione permanente (Doc. XV, n. 542).
Consigli regionali e delle province autonome, trasmissione di voti
Sono pervenuti al Senato i seguenti voti regionali:
della Regione Liguria, riguardante le iniziative di solidarietà, accoglienza e concreta vicinanza al popolo afghano. Il predetto voto è deferito, ai sensi dell'articolo 138, comma 1, del Regolamento, alla 3a Commissione permanente (n. 79);
della Provincia Autonoma di Trento, riguardante l'esame del programma di lavoro della Commissione europea per il 2022. Il predetto voto è deferito, ai sensi dell'articolo 138, comma 1, del Regolamento, alla 14a Commissione permanente (n. 80).
Enti pubblici e di interesse pubblico, trasmissione di documenti. Deferimento
Il Presidente della Fondazione Ugo Bordoni, con lettera in data 30 marzo 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 maggio 2005, n. 80, la relazione concernente l'attività svolta dalla Fondazione stessa nell'anno 2021.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente (Doc. CVII, n. 5).
Commissione europea, trasmissione di progetti di atti legislativi dell'Unione europea. Deferimento
La Commissione europea ha trasmesso, in data 31 marzo 2022, per l'acquisizione del parere motivato previsto dal Protocollo (n. 2) sull'applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità allegato al Trattato sull'Unione europea e al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea:
la Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive 2005/29/CE e 2011/83/UE per quanto riguarda la responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde mediante il miglioramento della tutela dalle pratiche sleali e dell'informazione (COM(2022) 143 definitivo). Ai sensi dell'articolo 144, commi 1-bis e 6, del Regolamento, l'atto è deferito alla 14a Commissione permanente ai fini della verifica della conformità al principio di sussidiarietà; il termine di otto settimane previsto dall'articolo 6 del predetto Protocollo decorre dal 31 marzo 2022. L'atto è altresì deferito, per i profili di merito, ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, alla 10a Commissione permanente, con il parere delle Commissioni 13a e 14a.
Interrogazioni
MALAN - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Premesso che:
è reperibile in rete la registrazione di una lezione in remoto di un professore cinese al Politecnico di Milano, che attua una pesante intimidazione nei confronti di uno studente, che aveva indicato Taipei come provenienza in un modulo da compilare con i dati personali, ove Taiwan è la nazione di provenienza;
Chen Zhen, docente a contratto a Milano da quasi 10 anni insegna "Architecture and town in China", nella videolezione annuncia con tono teso di voler parlare solo con Wang (lo studente) di un tema che non riguarda la tesi e quindi non interessa ad altri e dunque lo farà in lingua cinese;
dà quindi il via a quella che definisce una "chiacchierata" per affermare che "tutta l'Unione europea considera Taiwan parte della Repubblica popolare cinese" e "nessun paese europeo e la maggior parte dei paesi del mondo riconosce pubblicamente Taiwan come una nazione indipendente", "Taiwan è soltanto una regione e non una nazione indipendente", "Capisco la vostra generazione, la vostra educazione vi porta ad avere un'identità nazionale diversa dalla nostra. Taiwan non è mai stato il nome di una nazione indipendente, quindi vorrei che tu capisca questa cosa dal lato della legge. Il vostro Governo può fare dei giochi di parole, può affidarsi alla scappatoia legale, loro possono manipolare e ingannare il popolo, nonostante l'ottenimento di 8 milioni di voti, non hanno mai avuto l'intenzione di rettificare la Costituzione";
la Repubblica di Cina, Taiwan, è un'autentica e funzionante democrazia, a differenza della Cina, è uno Stato sovrano ed indipendente, con un suo Governo e un suo Parlamento liberamente eletti, dove sono costantemente promossi i diritti umani, civili, politici, religiosi, sociali e sindacali dei suoi 23,5 milioni di cittadini;
il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale italiano ha un ufficio di rappresentanza economica e commerciale a Taipei, lo studente in questione è entrato in Italia con un passaporto rilasciato dal Governo taiwanese;
la questione della Repubblica di Cina, Taiwan, è molto complessa dal punto di vista delle leggi internazionali e, ad avviso dell'interrogante, non può essere affrontata in un ateneo italiano in modo intimidatorio da un docente di architettura cinese in chiave di adesione totale alle tesi del Governo di Pechino, il cui Presidente ha tuttavia incontrato pochi anni fa il Presidente eletto di Taiwan,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dell'episodio e come giudichi i fatti esposti;
se non ritenga che il docente abbia violato il codice etico di comportamento e la dignità dell'università italiana che accoglie studenti di tutto il mondo e quali provvedimenti intenda prendere.
(3-03233)
DE BERTOLDI, BALBONI - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:
secondo quanto risulta da un articolo pubblicato la scorsa settimana dal quotidiano "Italia Oggi", il tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale, istituito con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 ottobre 2021, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri nell'ambito dell'attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza (con il compito di svolgere una funzione consultiva nelle materie connesse all'attuazione dello stesso PNRR), avrebbe escluso dalla partecipazione ai lavori l'avvocatura e i commercialisti;
la denuncia da parte dell'Associazione italiana dei giovani avvocati, che ha chiesto ufficialmente di essere inviata alle riunioni dell'organismo guidato da Tiziano Treu, trae origine dall'esigenza di allargare la partecipazione anche a queste categorie professionali, affinché si possano raggiungere gli obiettivi di un programma così ambizioso, che rappresenta un'occasione imperdibile per lo sviluppo del nostro Paese;
il medesimo articolo rileva che la mancata inclusione degli avvocati e commercialisti fra i componenti chiamati alla partecipazione del tavolo permanente (cui prendono parte i rappresentanti delle parti sociali, del Governo, delle Regioni, delle Province autonome, degli enti locali, di Roma capitale, delle categorie produttive e sociali, del sistema dell'università e della ricerca, della società civile e delle organizzazioni della cittadinanza attiva), i cui enti (il consiglio nazionale forense e quello dei commercialisti attualmente commissariato) avevano dato vita ad una realtà associativa nel 2017 denominata "Economisti e giuristi insieme", rischia di non considerare l'apporto che entrambe le categorie di professionisti possono produrre, al fine di contribuire alla crescita del sistema Paese in questa fase particolarmente delicata che l'Italia sta attraversando;
risulta incomprensibile a giudizio dell'interrogante l'estromissione delle categorie, considerato che lo stesso articolo di "Italia Oggi" evidenzia che, a partire dallo scorso gennaio, a collaborare con lo stesso Esecutivo per la messa in opera del PNRR all'interno del tavolo permanente figurano il Comitato unitario delle professioni e la Rete delle professioni tecniche, quest'ultima ha partecipato alla recente riunione con il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao lo scorso 18 marzo 2022,
si chiede di sapere:
se si intenda confermare il contenuto dell'articolo di stampa che prevede l'esclusione degli avvocati e dei commercialisti dall'attività svolta dal tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale e l'attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza, chiamato "Italia Domani";
se non si ritenga che tale decisione sia immotivata e penalizzante nei riguardi di entrambe le categorie professionali, le quali in considerazione del prestigio e dell'esperienza comprovata di partenariato giuridico, economico e sociale sono in grado di apportare un importante contributo per la realizzazione del PNRR, anche per favorire il superamento di circostanze ostative e agevolare l'efficace e celere attuazione degli interventi;
quali iniziative di competenza urgenti e necessarie si intenda conseguentemente introdurre, al fine di includere tra i soggetti chiamati alla partecipazione dei lavori del tavolo permanente gli avvocati e i commercialisti, la cui collaborazione può costituire un valore aggiunto indubitabile alla definizione delle misure di attuazione del PNRR, oltre che a ricoprire in pieno i requisiti istitutivi indicati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 ottobre 2021.
(3-03235)
FENU, DELL'OLIO, GIROTTO, ANASTASI, GAUDIANO, CORBETTA, TRENTACOSTE, PIARULLI, SANTANGELO, LEONE, LANZI, BOTTICI, VANIN, LOMUTI, GALLICCHIO, CROATTI, PAVANELLI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
ai sensi dell'articolo 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto decreto rilancio), i soggetti che hanno sostenuto spese per gli interventi di ristrutturazione edilizia possono optare, in luogo dell'utilizzo diretto della detrazione spettante, alternativamente, per un contributo sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, fino a un importo massimo pari al corrispettivo stesso, anticipato dai fornitori che hanno effettuato gli interventi e da questi ultimi recuperato sotto forma di credito d'imposta, di importo pari alla detrazione spettante, con facoltà di successiva cessione del credito ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari, o per la cessione di un credito d'imposta di pari ammontare, con facoltà di successiva cessione ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari;
inoltre, i soggetti cessionari dei crediti d'imposta e delle detrazioni per interventi edilizi possono accedere tramite l'area autenticata del sito internet dell'Agenzia delle entrate alla "piattaforma cessione crediti", per visualizzare i crediti ricevuti, accettarli o rifiutarli;
dopo l'accettazione, i crediti saranno visibili nel "cassetto fiscale" e utilizzabili in compensazione tramite modello F24,
si chiede di sapere quale sia l'esatto ammontare, dai dati dell'Agenzia delle entrate, distinti per annualità e tipologia di bonus, dei crediti di imposta da bonus edilizi ceduti dai contribuenti e non ancora accettati dai cessionari dopo 30 giorni, quale risultante della piattaforma web di cessione dei crediti (detto "cassetto fiscale").
(3-03236)
D'ARIENZO, FERRAZZI - Ai Ministri dello sviluppo economico e della giustizia. - Premesso che:
il 17 gennaio 2022, l'autodromo "Adria international raceway", sito in provincia di Rovigo, nel comune di Adria, è stato chiuso a seguito a una procedura fallimentare ed una pesante situazione debitoria;
la chiusura dell'autodromo è stata decretata da una recente sentenza della sezione fallimentare del Tribunale di Rovigo, e coinvolge direttamente ed esclusivamente la società F&M, con sede legale a Roma, che in epoche trascorse aveva gestito la struttura;
il fallimento è stato promosso dalla Darma asset management SGR, società in liquidazione coatta amministrativa che detiene, tra in propri cespiti, l'autodromo di Adria;
l'attuale gestore dell'autodromo, la società Bioitalia srl, che aveva prelevato i beni dalla società F&M, aveva sottoscritto un contratto preliminare con il fondo Darma per chiudere il contenzioso, non è riuscito successivamente a stipulare il contratto definitivo. Tale accordo preliminare aveva ricevuto il consenso della Banca d'Italia, considerata la vigente vigilanza sul fondo Darma;
la vendita dei beni mobili già appartenuti alla società F&M, tra cui suppellettili, attrezzature e strumentazioni tecnologiche, è stata autorizzata con asta pubblica fissata in data 31 marzo 2022;
la vendita dei beni sarebbe un atto che nei fatti rischia di pregiudicare ogni possibile ripresa dell'attività dell'autodromo;
considerato che:
il blocco delle attività dell'autodromo "Adriaraceway" è motivo di diffusa e giustificata preoccupazione dell'opinione pubblica e tra gli appassionati, oltre a creare forte disagio e preoccupazione tra gli operatori economici, in particolare, di quelli dei settori della ristorazione e della ricettività che hanno visto azzerati il loro introiti;
l'indotto collegato ad Adriaraceway è sempre stato uno dei principali fattori di interesse economico del territorio,
si chiede di sapere:
quali iniziative di propria competenza intendano adottare i Ministri in indirizzo al fine di salvaguardare l'autodromo Adria international raceway, che rappresenta un'infrastruttura fondamentale per l'economia del territorio adriese e più in generale per la provincia di Rovigo in ragione dell'elevato numero di appassionati che frequentano il parco motoristico;
se ritengano che vi sia la possibilità di arrivare in tempi brevi all'attivazione di una gestione commissariale provvisoria per la riapertura dell'autodromo, che consenta la ripresa delle attività del parco motoristico a beneficio degli appassionati che lo frequentano abitualmente e dei settori della ristorazione e della ricettività che hanno visto improvvisamente azzerati il loro introiti.
(3-03237)
CIRINNA' - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
risulta all'interrogante che in alcuni Comuni, tra cui Roma capitale, continuano a registrarsi difficoltà nella trascrizione di atti di nascita formati all'estero e recanti l'indicazione di due madri; tali difficoltà derivano, in particolare, dalla prassi seguita dagli uffici dello stato civile volta a richiedere pareri in merito alla Direzione generale per i servizi demografici del Ministero dell'interno e, soprattutto, dal tenore delle risposte fornite da quest'ultima;
in particolare, risulta che la Direzione generale risponda alle richieste in senso negativo con riferimento a tutte le ipotesi di formazione e trascrizione di atti anagrafici recanti l'indicazione di genitori dello stesso sesso;
considerato che:
con specifico riferimento agli atti di nascita formati all'estero e recanti l'indicazione di due madri, tale posizione si pone in radicale contrasto con la costante giurisprudenza della suprema Corte di cassazione; la Corte, e in particolare la prima sezione civile (a partire dalle sentenze n. 19599/2016 e n. 14878/2017, e ancora con la recentissima sentenza n. 23319/2021) ha sancito la non contrarietà all'ordine pubblico internazionale di tali atti di nascita, affermandone di conseguenza la pacifica trascrivibilità da parte degli ufficiali dello stato civile;
di tale orientamento hanno dato conto, sempre confermandolo, anche le sentenze che hanno ritenuto l'impossibilità di formare o trascrivere atti di nascita recanti l'indicazione di due genitori dello stesso sesso nel diverso caso della formazione di atti nascita di minori nati in Italia a seguito del ricorso all'estero, da parte di una coppia di donne, alla procreazione medicalmente assistita (Cassazione, sezione I civile, sentenze n. 8029/2020 e n. 7668/2020) ovvero della trascrizione di atti di nascita formati all'estero a seguito di nascita tramite gestazione per altri e recanti l'indicazione di due padri (Cassazione, sezioni unite, sentenza n. 12193/2019); analogamente nelle sentenze n. 221 del 2019 e n. 230 del 2020, la stessa Corte costituzionale, pur demandando al legislatore tanto la decisione in merito all'accesso delle coppie di donne alla procreazione medicalmente assistita quanto quella relativa al riconoscimento dello status filiationis per i minori nati in Italia a seguito del ricorso alla procreazione medicalmente assistita, all'estero, da parte di una coppia di donne, ha dato atto del consolidato orientamento della suprema Corte di cassazione;
allo stato attuale della giurisprudenza, pertanto, la trascrizione dell'atto di nascita formato all'estero e recante l'indicazione di due madri è pacificamente consentita; di conseguenza, appare del tutto irragionevole che il Ministero dell'interno, ove sollecitato a tal uopo dagli uffici dello stato civile, continui a fornire indicazioni che, ponendosi in radicale contrasto con la richiamata giurisprudenza, ridondano in intollerabili lesioni dei diritti fondamentali delle e dei minori coinvolti,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della richiamata prassi seguita dalla Direzione generale per i servizi demografici e quali iniziative intenda intraprendere per favorire l'adeguamento delle posizioni espresse dal Ministero al consolidato orientamento della giurisprudenza e, di conseguenza, la trascrizione degli atti di nascita formati all'estero e recanti l'indicazione di due madri.
(3-03238)
DRAGO, GARNERO SANTANCHE', RAUTI, PETRENGA, MALAN - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
in seguito al conflitto russo-ucraino, risulterebbe che siano arrivati e continuino ad arrivare sul suolo italiano un cospicuo numero di minorenni stranieri non accompagnati (MSNA), che non potrebbero essere, né affidati, né adottati;
parrebbe che lo Stato di provenienza, attraverso organi istituzionali competenti per materia, abbia già assegnato dei tutori ai minori, per i quali è previsto il rientro in Ucraina non appena possibile;
l'Europa e la normativa italiana regolamentano il soggiorno dei MSNA, pur mancando un sistema di censimento e controllo fondamentale per garantire la tutela dei minori sotto ogni aspetto;
risulterebbe chiuso il "SIMA" (portale di presentazione dei progetti di accoglienza temporanea di minori stranieri del Ministero del lavoro e delle politiche sociali) con relativo mancato inserimento dei progetti di accoglienza temporanea dopo l'ingresso dei minori, che garantirebbe, inoltre, anche la mappatura dei minori presenti sul territorio;
la loro permanenza in Italia può essere gestita dalle associazioni di accoglienza temporanea, che individuano le famiglie accoglienti, secondo una procedura applicata da circa 30 anni a seguito del disastro di Chernobyl, messa in discussione "in questi giorni", secondo quanto denunciato da alcune fonti giornalistiche, ovvero dopo l'arrivo di alcuni minori a Capo Vaticano, in Calabria, per i quali la Procura dei minori di Catanzaro, tramite la Prefettura, avrebbe voluto nominare le famiglie, non semplicemente accoglienti, bensì "affidatarie", come tutori dei minori;
rilevato che:
nella presa in carico del minore straniero non accompagnato, occorre sempre garantire "l'interesse superiore del minore", "l'ascolto del minore", nonché garantire il ricongiungimento familiare ai sensi dell'art. 8, par. 2, del Regolamento (UE) n. 604/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 26 giugno 2013;
la nomina delle famiglie accoglienti come tutori produrrebbe un incidente diplomatico tra Italia e Ucraina, avendo la seconda già scelto, in riferimento alla normativa vigente nel proprio Paese, il tutore dei minori ucraini di cui sopra,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia al corrente di quanto esposto;
quali azioni intenda intraprendere nel più breve tempo possibile;
se ritenga opportuno procedere ad un ricorso ex art. 7 della Convenzione de L'Aja e della relativa legge di attuazione n. 64 del 1994, predisponendo la deliberazione del provvedimento di attribuzione di tutore internazionale al Tribunale per i Minorenni, in cui il provvedimento stesso deve avere attuazione.
(3-03239)
Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento
BINETTI - Al Ministro della salute. - Premesso che:
la legge 24 dicembre 1993, n. 537, recante "Interventi correttivi di finanza pubblica", all'articolo 8, rubricato "Disposizioni in materia di sanità", comma 16, ha disposto, a decorrere dal 1° gennaio 1995, l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria di cui ai commi 14 e 15 dei cittadini di età inferiore a sei anni e di età superiore a 65 anni, appartenenti a un nucleo familiare con un reddito complessivo riferito all'anno precedente non superiore a lire 70 milioni;
a seguito dell'entrata in vigore dell'euro, il suddetto tetto è stato fissato in 36.152,98 euro, che la Lombardia ha elevato a 38.500; è evidente che la cifra messa come tetto dell'esenzione ticket alla data della legge citata non corrisponde certamente al valore del reddito ad oggi;
a titolo di esempio, basterebbe considerare la situazione tipo di un nucleo familiare per capire quanto sia facile oggi superare il tetto del 36.152,98: un nucleo familiare, composto dai coniugi che abitano in una casa 100 metri quadri di proprietà, ma della quale pagano ancora il mutuo, entrambi percettori unicamente di pensione INPS e senza ulteriori entrate;
dai dati estratti da CU INPS 2022, per redditi relativi al 2021, è emerso, a titolo di esempio, che vi sono casi in cui il marito (classe 1952) percepisce un reddito lordo di 25.582 euro, che equivale ad un reddito netto di 19.635 euro e la moglie (classe 1950) percepisce un reddito lordo di 11.141 euro, che al netto risulta di 10.048; pertanto il marito percepisce 1.500 euro di pensione mensile e la moglie 750 euro. Di conseguenza, il totale lordo è pari a 36.723 euro, cifra che sfiora il tetto del ticket previsto dalla legge e che è pari a 570,59 euro;
in tal modo il pagamento del ticket diventa particolarmente pesante, considerata anche l'età dei due coniugi e considerato che presumibilmente aumenta la necessità di avere accesso, sia per prevenzione che per riscontri medici, ai servizi del SSN; a tutto ciò si aggiungono le prestazioni a pagamento dovute, sempre più spesso, ai tempi lunghi delle prenotazioni USL o per avere una maggiore continuità prestazionale con lo stesso specialista, per esempio il supporto psicologico o urologico;
l'attuale pandemia, peraltro non ancora conclusa, ha creato una serie di situazioni limite, di cui fanno parte integrante: farmaci, compresi gli integratori, totalmente a carico del paziente; accertamenti diagnostici e controlli, a carico del paziente per le ben note difficoltà ad avvicinarsi agli ambulatori ASL o in ospedale; visite specialistiche, la cui prenotazione in regime SSN ha raggiunto tempi non accettabili; gli infiniti tamponi di controllo,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario elevare il tetto di esenzione del ticket adeguandolo ai nuovi standard di reddito della fascia medio-bassa, in considerazione della forbice che si è enormemente allargata tra redditi con potere d'acquisto sempre inferiore e bisogni clinico-assistenziali in crescita costante, sia per l'età, che per nuove e diverse patologie che possono progressivamente presentarsi.
(3-03234)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
PINOTTI - Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che:
i centri di competenza ad alta specializzazione sono partenariati pubblico-privati il cui compito è quello di svolgere attività di orientamento e formazione alle imprese su tematiche relative a "Industria 4.0" e di supporto nell'attuazione di progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale finalizzati alla realizzazione, da parte delle imprese fruitrici, in particolare delle piccole medie imprese, di nuovi prodotti, processi o servizi (o al loro miglioramento) tramite tecnologie avanzate in ambito Industria 4.0;
i centri di competenza sono stati selezionati in base al decreto direttoriale 29 gennaio 2018 del Ministero dello sviluppo economico ed hanno avviato la loro attività nel corso del primo trimestre 2019;
le risorse complessivamente investite dal Ministero dello sviluppo economico finalizzate all'avvio delle attività dei centri di competenza e per il finanziamento di progetti di ricerca, sviluppo ed innovazione sui temi delle tecnologie digitali e presentati dalle imprese sono pari a 72,770 milioni di euro per un periodo di attività pari a 3 anni;
gli 8 centri di competenza selezionati dal Ministero attraverso il menzionato decreto direttoriale sono localizzati in diverse regioni italiane: CIM 4.0 (Torino); Made (Milano); BI-REX (Bologna); ARTES 4.0 (Pisa); SMACT (Padova); MedITech (Napoli); START 4.0 (Genova); CYBER 4.0 (Roma);
attualmente gli 8 centri di competenza coinvolgono direttamente 321 imprese (PMI e grandi imprese), 59 università e 32 tra istituzioni di ricerca ed altri enti pubblici (camere di commercio, autorità di sistema portuale, eccetera);
nei primi 3 anni di attività i centri di competenza hanno investito nell'infrastrutturazione dei propri laboratori, hanno erogato formazione ad oltre 8.000 imprese ed hanno gestito complessivamente 14 bandi con i quali sono stati finanziati più di 140 progetti di innovazione presentati dalle imprese per un ammontare complessivo di circa 18 milioni di euro;
i centri di competenza nazionali hanno quindi dimostrato di essere strumenti efficaci per raggiungere gli obiettivi della transizione digitale con particolare riferimento alle piccole e medie imprese ed hanno sviluppato un'offerta di servizi qualificati (formazione, orientamento alle imprese, laboratori per test, eccetera) unica sul territorio nazionale;
considerato che:
la transizione digitale è condizione imprescindibile per il rilancio e la ripresa del sistema economico e sociale e i centri di competenza, se consolidati, possono proseguire efficacemente l'azione di sostegno alle imprese ed alla pubblica amministrazione, anche al fine di favorire la sostenibilità ambientale delle produzioni e dei processi;
nel piano nazionale di ripresa e resilienza ed in particolare nell'ambito della missione 4, componente 2.2, investimento 2.3 "potenziamento ed estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento tecnologico per segmenti di industria", è confermato l'obiettivo di sostenere, anche attraverso un processo di riorganizzazione e razionalizzazione, la rete dei centri di competenza incaricati dello sviluppo di progettualità, dell'erogazione alle imprese di servizi tecnologici avanzati e di servizi innovativi e qualificanti di trasferimento tecnologico. L'obiettivo del processo di semplificazione e razionalizzazione dei centri auspicato dalla misura è quello di aumentare i servizi tecnologici avanzati a beneficio delle aziende focalizzandosi su tecnologie e specializzazioni produttive di punta. Il PNRR assegna all'intervento, implementato dal MISE, risorse per 350 milioni di euro;
le tempistiche di attuazione e raggiungimento degli obiettivi previsti dal PNRR suggeriscono di valorizzare gli strumenti già attivati, come i centri di competenza, al fine di consolidarne e ampliarne l'azione su tutto il territorio nazionale;
preso atto che i centri di competenza stanno per concludere le attività oggetto del finanziamento concesso ai sensi del decreto ministeriale menzionato,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda consolidare e potenziare l'azione degli 8 centri di competenza attivi sul territorio nazionale attraverso la concessione di ulteriori risorse finanziarie a valere sul PNRR e in caso affermativo quali siano le tempistiche e le modalità per procedere a tale eventuale rifinanziamento.
(4-06877)
SAPONARA - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
il Consiglio di Stato ha posto la parola fine ad una contesa che si trascina da circa 30 anni, tra il Comune aretino di Monterchi e il Ministero per i beni culturali, in merito alla collocazione del dipinto "La Madonna del Parto" di Piero della Francesca, che per i giudici amministrativi dovrà ritornare nella chiesa di Santa Maria Momentana nel medesimo comune;
l'amministrazione monterchiese aveva coinvolto la Regione Toscana e la Soprintendenza per allestire un museo nelle aule dell'ex scuola media di via Reglia nel centro del borgo, dove l'opera è stata collocata nel 1992, anno del cinquecentenario della morte dell'artista. A maggio 2021 i giudici del TAR della Toscana avevano deciso di spostare l'affresco rinascimentale dalla scuola, per portarlo nella chiesa di Santa Maria Momentana, dove fu realizzato. La chiesa originaria però nel 1785 fu demolita, come si legge nella sentenza del TAR che ne spiegava il motivo: "per costruirvi un cimitero e da allora l'affresco è rimasto in una cappella situata dentro al cimitero, attualmente in proprietà del Comune";
dopo il restauro del 1992 si aprì un dibattito sulla collocazione dell'affresco tra il Ministero, il Comune di Monterchi e la diocesi di Arezzo, Cortona e Sansepolcro, sfociato in un contenzioso civile innanzi al Tribunale di Firenze;
dopo la pluriennale battaglia per la collocazione, portata avanti tra Comune e la curia vescovile di Arezzo, era stato raggiunto un accordo per custodire la Madonna del Parto nell'area dell'ex convento delle benedettine, poco lontano dalla sede attuale, in cui il Comune ha allestito un museo con un percorso artistico e audiovisivi per i turisti, situato sempre nel centro di Monterchi, mentre la chiesa di Santa Maria Momentana è più periferica, sorge ai margini della provinciale;
lo spostamento non è mai stato avallato dal Ministero;
dopo la sentenza del TAR, il sindaco di Monterchi aveva deciso di presentare ricorso al Consiglio di Stato perché la chiesa avrebbe avuto bisogno di ristrutturazioni imponenti che il Comune non poteva permettersi di finanziare. Il ricorso però è stato respinto dal massimo giudice amministrativo, che ha confermato la pronuncia del TAR, per cui l'affresco va spostato;
per il sindaco di Monterchi la decisione è "sconcertante", perché a Momentana le condizioni per il ritorno del capolavoro non ci sono più, trattandosi di un luogo ristretto che non tiene conto dei criteri di luce e spazio per un'opera di tal portata,
si chiede di sapere se il Ministero in indirizzo intenda intervenire, direttamente oppure attivando i propri istituti provinciali, per risolvere la problematica esposta.
(4-06878)
BARBARO - Al Ministro della transizione ecologica. - Premesso che:
l'isola di Vivara, sita nell'arcipelago napoletano e collegata con Procida, nel cui comune ricade, è tra i luoghi più belli ed emblematici del Mediterraneo, abitato sin dell'età del bronzo quale importante base di penetrazione della civiltà micenea;
questa piccola isola, su cui sono racchiuse le tracce della successiva civiltà contadina mediterranea, era anche il luogo di caccia preferito dei sovrani Aragonesi e Borboni, circostanza che attirò la nobiltà borbonica di più alto rango a Procida arricchendola con importanti dimore e generando quel gioiello architettonico oggi universalmente apprezzato e la cui presenza ha senz'altro contribuito a farla nominare capitale italiana della cultura per il 2022;
per le sue peculiarità, Vivara è internazionalmente nota ed oggetto di prestigiosi studi scientifici non solo nel campo storico-archeologico, ma anche geologico-vulcanologico e floro-faunistico, in particolare in relazione al fenomeno della migrazione di uccelli appartenenti a specie protette e non, i quali in contingenti di elevata consistenza numerica e nella maggior parte dell'anno la utilizzano come area di sosta, rifugio e alimentazione;
su proposta della Regione Campania nell'ambito del programma comunitario "Natura 2000" e del relativo progetto italiano "Bioitaly" ai sensi della direttiva 92/43/CEE, l'intera isola di Vivara è sito di importanza comunitaria (SIC codice IT8030012);
con decreto 24 giugno 2002 è stata istituita la riserva naturale statale dell'isola di Vivara;
considerato che:
sin dall'istituzione della riserva si è manifestato il grave vulnus dell'averla creata su una proprietà privata, circostanza rivelatasi incompatibile con le finalità di tutela e valorizzazione descritte nel provvedimento istitutivo;
per il funzionamento della riserva è stato istituito esclusivamente un comitato di gestione, pertanto senza un direttore, il personale ed i mezzi necessari per gestire le attività;
al momento, mentre Procida si accinge ad essere capitale della cultura per il 2022, Vivara versa in un inaccettabile stato di incuria in quanto resa totalmente inaccessibile dalla proprietà;
lo stesso organismo di gestione è del tutto impossibilitato a perseguire le finalità istituzionali, con grave rischio di irreversibile compromissione del delicato ecosistema, al punto che il presidente ha appena rassegnato le dimissioni;
tenuto conto dell'estremo interesse naturalistico dell'intero sistema delle piccole isole tirreniche di cui l'arcipelago campano con Vivara costituisce parte integrante,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo ritenga opportuno, in via prioritaria, procedere all'acquisizione al patrimonio dello Stato dell'isola di Vivara quale punto di partenza essenziale per un'effettiva valorizzazione del patrimonio ambientale che essa rappresenta, attesa altresì la modesta superficie pari a soli 32 ettari;
se intenda dotare il soggetto deputato alla gestione della riserva naturale statale dell'isola delle necessarie risorse umane e materiali per perseguire le finalità istituzionali di tutela e valorizzazione.
(4-06879)
GRANATO - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e per le disabilità. - Premesso che a partire dal 1° gennaio 2022 è stato previsto un aumento delle pensioni di invalidità civile, a seguito della sentenza n. 152 del 2020 della Corte costituzionale, che aveva stabilito che si dovessero incrementare gli importi dei trattamenti pensionistici ad un livello minimo (da 285 euro a 651 euro);
valutato che:
da quanto appreso dall'interrogante, rientrando tali pensioni nel calcolo del reddito familiare complessivo, l'aumento delle pensioni di invalidità civile ha determinato una significativa decurtazione, a volte fino alla decadenza, degli importi del reddito di cittadinanza, uno strumento fondamentale di sostegno alle famiglie più bisognose; ciò, dunque, ha causato estremi disagi nelle fasce delle popolazione più deboli e bisognose, in palese contrasto, peraltro, con le finalità di giustizia sociale delineate dal giudice costituzionale nella sentenza n. 152 del 2020;
difatti la determinazione della rata mensile del reddito di cittadinanza viene calcolata in riferimento al reddito familiare complessivo, che ha compreso, secondo la più recente interpretazione fornita dall'INPS, anche i redditi derivanti dalle pensioni di invalidità civile; l'aumento degli importi di tali pensioni, dunque, ha determinato tagli, a volte drastici, agli importi legati alla corresponsione del reddito di cittadinanza, determinando un evidente corto circuito logico-giuridico,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e quale sia la loro opinione al riguardo;
se non intendano intervenire urgentemente, con atti di propria competenza, al fine di porre rimedio alla situazione, che ha già causato numerose difficoltà a famiglie in condizione di disagio economico e con uno o più componenti invalidi.
(4-06880)
BALBONI, ZAFFINI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
risulta agli interroganti, come riportato da un comunicato stampa dal Sindacato autonomi di Polizia, che il 28 marzo il dirigente del compartimento della Polizia stradale per la Lombardia avrebbe diramato una nota, indirizzata a tutte le sezioni della regione, che ha generato un sentito scoramento fra gli operatori della specialità;
sarebbe fortemente consigliato che le pattuglie, in caso di inseguimento di veicoli che non rispettino l'intimazione all'alt, si limitino ad annotare il numero di targa, modello del veicolo e direzione di marcia, allo scopo di diramare ad altre pattuglie le ricerche tese a rintracciare i fuggitivi;
tale raccomandazione sarebbe stata elargita con un'esaustiva elencazione delle numerose conseguenze, penali, amministrative, disciplinari, erariali nonché etico-morali, nelle quali si incorre nel caso in cui il tentativo di bloccare la marcia dei malintenzionati dovesse generare danni collaterali;
a parere degli interroganti la decisione rischia di avere conseguenze potenzialmente dirompenti sulla tenuta della funzione di presidio della sicurezza dei territori nonché in termini di tenuta del principio di legalità, creando delle inaccettabili "zone grigie" che possono dar spazio al proliferare di comportamenti e fattispecie delittuose nella consapevolezza della capacità di intervento limitata da parte delle forze dell'ordine,
si chiede di sapere se quanto descritto corrisponda al vero e se il Ministro in indirizzo non ritenga di adottare adeguati provvedimenti per rivalutare tale inopportuna circolare.
(4-06881)
CASTIELLO - Al Ministro della salute. - Premesso che:
l'elevato coefficiente di contagiosità della variante "omicron" del COVID-19 sta provocando un'ulteriore preoccupante ripresa della diffusione della pandemia, favorita anche dall'allentamento dei vincoli che ne hanno sinora arginato la propagazione;
i vaccini si sono dimostrati incapaci di impedire il contagio ancorché si siano rivelati di indubbia efficacia nel contenere la gravità della malattia e il numero dei decessi. Negli USA ed in vari altri Paesi l'impiego di farmaci antivirali costituisce usuale fattore complementare nella strategia complessiva contro la pandemia;
in Italia è sempre più avvertita l'esigenza di semplificare e rendere sollecito e tempestivo l'utilizzo dei farmaci antivirali, tra cui Paxlovid e Lagevrio, di ormai sperimentata efficacia, purché somministrati entro 5 giorni dall'insorgenza dei primi sintomi dell'infezione;
tra la fine del 2021 ed il febbraio 2022 le terapie con i farmaci antivirali sono state 108.000 soltanto a fronte di nuovi casi di contagi arrivati, nello stesso periodo, a ben 8,2 milioni. Un così scarso utilizzo è dovuto alle disposizioni vincolistiche vigenti, a giudizio dell'interrogante assurde, che impediscono la prescrizione di questi farmaci da parte dei medici di famiglia e la loro vendita nelle farmacie. La complicata procedura vigente prevede, infatti, che i medici di famiglia segnalano i pazienti da trattare con gli antivirali agli specialisti ospedalieri, infettivologi e pneumologi, cui spetta di prescriverli, dopodiché vengono distribuiti soltanto dalle farmacie ospedaliere. Senonché, mentre si perfezionano i vari passaggi procedurali, spira il termine di 5 giorni dall'insorgenza dell'infezione e i farmaci stessi non sono più efficaci;
la farraginosa procedura è stata criticata da Guido Rasi, già direttore esecutivo di EMA, l'Agenzia del farmaco europea, il quale auspica un più largo uso degli antivirali censurando la sproporzione tra il numero, in forte espansione, dei nuovi contagi e il numero, esiguo, delle prescrizioni degli antivirali;
anche la Federazione degli ordini dei medici, in persona del presidente Filippo Anelli, chiede a gran voce che gli antivirali siano prescrivibili da parte dei medici di base, con gestione immediata, direttamente sul territorio, scongiurando il rischio di aggravamento dell'infezione e della conseguente necessaria ospedalizzazione,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della disponibilità dei farmaci antivirali, della loro sperimentata efficacia, della loro validità per scongiurare il rischio dell'ospedalizzazione o del decesso e se sia a conoscenza del loro ben scarso utilizzo, tanto che solo un paziente su quattro viene curato con essi e quali provvedimenti intenda assumere per semplificare le pletoriche procedure di prescrizione e consentirne la gestione da subito direttamente sul territorio.
(4-06882)
BARBARO - Al Ministro dell'istruzione. - Premesso che:
i candidati che hanno partecipato alle prove scritte del concorso ordinario, disciplinato con decreto del Ministro dell'istruzione n. 326 del 9 novembre 2021, nella misura del 98 per cento non hanno superato le prove;
autorevoli studiosi e cattedratici hanno segnalato, nei test proposti, errori ed imperfezioni che spesso si sono rilevati disorientanti per i candidati;
i test tendevano a "verificare" un sapere estremamente nozionistico che è palesemente in contraddizione con i saperi che i futuri docenti dovrebbero insegnare ai loro discenti come previsto nelle indicazioni nazionali che hanno nel 2008 sostituito i programmi scolastici;
non ammettere il 98 per cento dei candidati, tra i quali anche moltissimi laureati con il massimo dei voti e lode, è oggettivamente disarmante e rappresenta una valutazione negativa complessiva sul grado di formazione che, negli anni, hanno erogato le università italiane,
si chiede di sapere:
a chi o a quale soggetto giuridico sia stata affidata la redazione e l'elaborazione dei test proposti;
se il Ministro in indirizzo ritenga, per i prossimi concorsi, di non adottare più simili prove oggettivamente inidonee a selezionare buoni docenti e ad assicurare un corretto ed equo criterio meritocratico;
se ritenga di emanare un provvedimento di propria competenza per intervenire nel caso in oggetto.
(4-06883)
RICCARDI, FREGOLENT - Al Ministro della salute. - Premesso che:
dal mese di gennaio 2022 sono disponibili anche in Italia le pillole anti COVID di Merck e Pfizer (Molnupiravir e Paxlovid). Il medicinale è raccomandato per il trattamento del COVID nella terapia domiciliare per i pazienti adulti che non necessitano di ossigeno supplementare e ad alto rischio che la malattia diventi grave;
le pillole rischiano di restare parzialmente inutilizzate a causa dell'iter previsto per la somministrazione. Diversi medici definiscono, infatti, particolarmente complessa ed eccessivamente lunga la procedura per l'utilizzo degli antivirali orali contro il virus;
le pillole vanno infatti somministrate in tempi brevi, entro 5 giorni dall'insorgenza dei sintomi, e possono essere assunte a casa ma su prescrizione degli specialisti ospedalieri e dietro indicazione del medico di base. Inoltre sono distribuite solo nelle farmacie degli ospedali, centri di riferimento. Tutto ciò rende molto complesso il rispetto delle tempistiche previste per l'assunzione del farmaco;
il risultato è che le pillole, salutate al loro arrivo come il colpo decisivo contro il coronavirus, vengono usate ancora poco, e non solo in Italia. Il nostro Paese, con 600.000 confezioni acquistate di Paxlovid e 50.000 di Molnupiravir, l'11 marzo ne aveva usate 2.072 del primo, arrivato in Italia il 4 febbraio, e 9.069 del secondo, disponibile dal 4 gennaio. Vi è, dunque, il rischio che a fine anno ci si ritrovi con migliaia di confezioni in scadenza, in quanto Paxlovid ha una durata di 12 mesi e Molnupiravir di 18 mesi;
il dirigente del reparto di malattie infettive del policlinico universitario di "Tor Vergata", intervenuto sul punto riportando la propria esperienza sul campo, ha affermato che i due antivirali insieme agli anticorpi monoclonali sono farmaci che funzionano, essendo ben tollerati ed efficaci nel prevenire la malattia grave nei pazienti che hanno fattori di rischio; dichiara, però, che dovrebbero essere usati meglio, evidenziando dei problemi nella somministrazione, in particolare per la scadenza dei 5 giorni;
il pericolo di tale sistema di funzionamento è che i pazienti che rientrano nelle categorie previste per gli antivirali orali (in caso di malattia lieve-moderata ma con specifici fattori di rischio per lo sviluppo di COVID-19 severo) non facciano materialmente in tempo ad ottenere il farmaco entro i 5 giorni previsti dall'inizio dei sintomi,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga doveroso e urgente emanare misure specifiche volte ad individuare percorsi semplificati per la prescrizione delle pillole anti COVID, affinché sia garantito ai pazienti di iniziare il trattamento in tempi rapidi, prevedendo, dunque, che i medici di medicina generale, previa apposita formazione sul punto, possano prescrivere le pillole antivirale e che queste possano essere distribuite anche nelle farmacie distrettuali delle ASL che effettuano la distribuzione diretta, e non solo in quelle ospedaliere.
(4-06884)
AIMI, GASPARRI, SCHIFANI, CANGINI, CALIENDO, RIZZOTTI, GALLIANI, PAGANO, PAPATHEU, DAL MAS, BARBONI, CESARO, BERARDI, STABILE, GALLONE, CALIGIURI, VONO, PEROSINO - Ai Ministri dell'interno e della difesa. - Premesso che:
nei giorni scorsi, nel corso dell'ultimo incontro del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, è stata disposta la sospensione temporanea dei servizi di pattugliamento misto presso la stazione ferroviaria di Modena da parte dei militari impiegati nell'operazione "Strade sicure". I militari collaboravano e operavano congiuntamente e in sinergia con la Polizia ferroviaria e garantivano un importante presidio di sicurezza, reale e percepita;
la stazione di Modena è da sempre un luogo particolarmente a rischio e la sorveglianza dei militari costituiva un forte deterrente alla criminalità e un grande ausilio al presidio della Polizia ferroviaria. Per avere un'idea delle dimensioni dell'operato della sola Polizia ferroviaria, ad esempio, basti pensare che nel corso del 2021 sono state controllate quasi 20.000 persone in transito a Modena e sono stati individuati tre latitanti, 42 persone poi indagate, e due minori scomparsi. Sono stati inoltre effettuati sequestri di armi bianche e droga, con 1.269 servizi di pattuglia nel 2021, oltre 225 a bordo treno;
considerata la mole di lavoro, è assolutamente illogico sospendere il servizio dei militari di Strade sicure che svolgono servizio di vigilanza in particolare all'interno della stazione, nei sottopassi e sul perimetro esterno fino alla prospiciente autostazione;
a parere degli interroganti, anzi, alla stazione di Modena dovrebbero costantemente operare anche agenti accompagnati da unità cinofile antidroga. La stazione, peraltro, era già stata al centro delle cronache nazionali per i servizi girati dall'inviato Brumotti della trasmissione "Striscia la Notizia", il quale aveva documentato il fenomeno dello spaccio proprio in quella zona così come in altre della città di Modena,
si chiede di sapere:
quali siano le motivazioni che hanno portato alla decisione di sospendere il presidio dei militari di "Strade sicure" presso la stazione di Modena;
se si intenda valutare di ripristinarlo al più presto intensificando, inoltre, i controlli e i pattugliamenti in una zona altamente a rischio sul fronte della criminalità comune.
(4-06885)
VANIN, LEONE, TRENTACOSTE, NATURALE, MONTEVECCHI, CROATTI, PAVANELLI - Ai Ministri dell'interno e della transizione ecologica. - Premesso che:
il Consiglio della Città metropolitana di Venezia di martedì 22 marzo 2022 con deliberazione n. 7/2022 ha approvato la proposta di piano integrato della Città metropolitana denominato "Più sprint", ai sensi dell'art. 21 del decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152;
il piano integrato prevede al suo interno la realizzazione della cittadella dello sport di Tessera denominata "Bosco dello sport", progetto fortemente voluto dal sindaco Luigi Brugnaro;
il progetto verrebbe realizzato con i fondi europei messi a disposizione attraverso il PNRR e stanziati dal Ministero dell'interno;
considerato che:
la delibera approvata si pone, ad avviso degli interroganti, completamente al di fuori dei requisiti, delle prescrizioni e delle condizioni previste dal piano nazionale di ripresa e resilienza presentato dal Governo italiano il 30 aprile 2021 alla Commissione europea ai sensi dell'art. 18 del regolamento (UE) n. 2021/241 i cui fondi devono essere utilizzati secondo criteri precisi, che non trovano riscontro alcuno nella cittadella dello sport;
in particolare la modalità di ripartizione dei fondi PNRR appare inopportuna e sperequativa in quanto attuata non in proporzione al numero di abitanti di ciascun comune della città metropolitana (come risultanti dall'ultima rilevazione ISTAT) e prevede infatti 93.581.321,26 euro a favore del solo Comune di Venezia su un totale di risorse pari a 139.637.000 euro;
i progetti finanziati dalla missione 5 del PNRR prevedono il risanamento di aree urbane disagiate: la cittadella dello sport è prevista a Tessera dove l'indice di criminalità è bassissimo, il disagio sociale praticamente inesistente, il territorio è costituito da un paesaggio agrario incontaminato dove sono presenti fiumi di risorgiva, con flora e fauna significative, e suggestivi percorsi nel verde molto frequentati. In altri termini l'area non presenta alcuna caratteristica di area urbana disagiata;
il progetto del "Bosco dello sport" e la realizzazione delle infrastrutture relative comporta il consumo di ettari di suolo e si pone in contrasto con le finalità stesse del regolamento (UE) n. 2021/241 (Next generation EU): rivoluzione verde, sviluppo sostenibile, economia circolare, green deal. Nello specifico gli artt. 18 e 19 del regolamento stabiliscono che tutte le misure del PNRR debbano soddisfare il principio di "non arrecare danno significativo agli ambienti naturali". Tale vincolo si traduce in una valutazione della Commissione europea di conformità degli interventi al principio del "do no significant harm" (DNSH), con riferimento al sistema di tassonomia delle attività ecosostenibili indicato all'art. 17 del regolamento (UE) n. 2020/852;
la nuova viabilità Tessera-Aeroporto prevista dal progetto interferisce a nord e a sud della "zona dei concessionari" con il sito UNESCO "Venezia e la sua laguna" (C394), in contrasto con la raccomandazione n. 10 del patrimonio mondiale che richiede di "fermare tutti i nuovi progetti a larga scala proposti all'interno del sito e del suo più ampio contesto territoriale";
da ultimo si sottolinea come il progetto non comporti alcuna compensazione ambientale, poiché vi è sostituzione di aree verdi (ad uso agricolo) con altre aree verdi (ad uso boschivo),
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;
quali verifiche di propria competenza intendano avviare per dare corso ai necessari accertamenti;
se ritengano legittimo l'utilizzo dei fondi del PNRR secondo quanto stabilito dalla delibera approvata dal Consiglio della Città metropolitana di Venezia in data 22 marzo 2022.
(4-06886)
BERGESIO, VALLARDI, ZULIANI, PIZZOL - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. - Premesso che:
il pacchetto di misure di revisione della direttiva 2010/75/UE relativa alle emissioni industriali (IED) per la prevenzione e riduzione dell'inquinamento, che verrà presentato dalla Commissione europea presumibilmente nei prossimi giorni del mese di aprile 2022, sta mettendo in stato di forte agitazione il comparto zootecnico nazionale;
dalle bozze circolanti si apprende infatti della volontà della Commissione di estendere l'applicazione della direttiva ad un maggior numero di aziende, andando a colpire quindi con pesanti oneri burocratici anche quelle di piccole dimensioni, e di ricomprendere nell'ambito della medesima il settore delle produzioni bovine, fino ad oggi escluso;
si tratta di modifiche inaccettabili, in special modo in un momento storico di totale incertezza conseguente alla guerra, che mettono fuori mercato una parte consistente degli allevamenti italiani, già colpiti dagli altissimi costi che il comparto sta sostenendo a causa della crisi energetica e del forte aumento dei prezzi delle materie prime;
le modifiche dovrebbero prevedere un nuovo capo VI-bis in cui si introducono le norme specifiche per i settori dell'allevamento elencati nel nuovo allegato I-bis, tra cui il rilascio delle autorizzazioni, la conformità e i controlli, ma anche il controllo delle emissioni. I dettagli delle misure presenti in questo nuovo capitolo, che dovrebbe comprendere i nuovi articoli da 70-bis a 70-decies, saranno stabiliti dalla Commissione tramite un atto di esecuzione entro due anni dall'entrata in vigore delle modifiche e, nelle intenzioni della Commissione, dovrebbero permettere alla direttiva di meglio adattarsi alle specificità del settore. Gli operatori avranno ulteriori 24 mesi per adeguarsi alla nuova normativa;
la revisione permetterebbe inoltre alla Commissione di inserire con atti delegati ulteriori attività industriali o agricole agli allegati della direttiva, qualora fosse dimostrato il potenziale inquinante di queste attività e si rendesse necessario un controllo delle emissioni;
con le modifiche proposte verrebbe colpita l'ossatura del sistema zootecnico italiano, costituita da tanti piccoli e medi allevamenti di bovini di appena 100 capi, e di conseguenza le produzioni DOP e IGP, determinando uno scenario di elevata dipendenza dall'estero riguardo all'importazione di carni, le quali peraltro non sono assolutamente in grado di garantire quegli standard di sicurezza alimentare, sostenibilità ambientale, e più in generale di qualità, da sempre offerti dalle produzioni nazionali;
ritenendo necessario e prioritario un intervento che punti al raggiungimento di un elevato livello di sicurezza alimentare e di autosufficienza,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario aprire immediatamente un dialogo con le competenti istituzioni europee che miri al riconoscimento delle specificità delle produzioni italiane, che si caratterizzano per il rispetto di elevati standard di sicurezza, sostenibilità ambientale e qualità, al fine di concordare per gli allevamenti zootecnici di più piccole dimensioni l'esclusione dall'applicazione della direttiva 2010/75/UE;
se voglia adottare una strategia, condivisa con le istituzioni europee, che miri nel più breve tempo possibile al raggiungimento di un elevato livello di autosufficienza alimentare, attraverso l'attuazione di interventi per ridurre le importazioni dall'estero ed agevolare l'aumento delle produzioni nazionali con il recupero di terreni da destinare alle coltivazioni agricole.
(4-06887)
ARRIGONI, BERGESIO, BRIZIARELLI, BRUZZONE, PAZZAGLINI, RIPAMONTI, CAMPARI, PIANASSO, URRARO, ALESSANDRINI, FERRERO, DORIA, PIZZOL, LUNESU, IWOBI, CANTU', RUFA, RICCARDI, PISANI Pietro, LUCIDI - Al Ministro della transizione ecologica. - Premesso che:
le pompe di calore elettriche sono macchine che prelevano energia rinnovabile dall'ambiente (aria, acqua e terra) e la trasferiscono sotto forma di riscaldamento o raffrescamento nei luoghi in cui vengono utilizzate;
il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione prevede una crescita nell'utilizzo del vettore elettrico negli usi finali nel settore civile fino ad un valore stimabile del tasso di elettrificazione tra il 41 per cento (scenario base) e il 66 per cento (scenario alto) (fonte: documento governativo "Strategia di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra");
il ruolo delle pompe di calore per gli obiettivi di decarbonizzazione oggi deve essere considerato nell'ambito del processo avviato dalla Commissione UE con la comunicazione per lo European green deal (EGD) e il pacchetto "Fit for 55" in corso di definizione;
l'effetto combinato dei miglioramenti di efficienza energetica e della sostituzione della produzione di energia per riscaldamento e acqua calda sanitaria, da fonti fossili, con quella da pompe di calore, prevista dal PNIEC per il 2030, porterebbe a una riduzione delle emissioni di anidride carbonica nel settore civile del 39 per cento circa rispetto al livello del 2005;
gli obiettivi 2030 del PNIEC potranno essere raggiunti solo con l'installazione incrementale di molte centinaia di migliaia di impianti a pompa di calore negli edifici residenziali e del terziario, un processo che genererà effetti positivi sul sistema Paese. Questo processo sarà possibile infatti solo con un ruolo consapevole e attivo di tutti gli attori della filiera: utenti, produttori, progettisti, installatori, produttori e distributori di energia elettrica;
considerato che:
nel decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, con il quale è stata recepita della direttiva (UE) 2018/2001 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, all'articolo 29 "Requisiti e specifiche tecniche" e all'allegato IV dal predetto articolo, vengono dettagliati i requisiti minimi richiesti agli impianti di produzione di fonti rinnovabili termiche per accedere ai benefici degli strumenti di incentivazione come quelli previsti dai regimi di detrazioni fiscali o dal conto energia termica;
il recepimento di questi aspetti non è adeguato perché i parametri minimi di efficienza richiesti dall'allegato IV e i relativi limiti prestazionali richiesti a livello nazionale sono totalmente disallineati rispetto a quelli oggi previsti dalla regolamentazione comunitaria in materia di ecodesign ed energy labelling e obbligatori per l'immissione sul mercato delle pompe di calore elettriche;
considerata l'importanza di un corretto recepimento della direttiva ai fini del conseguimento degli obiettivi 2030 e di una corretta valorizzazione della filiera italiana delle pompe di calore,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda intervenire tempestivamente per adottare le iniziative necessarie alle modifiche dell'allegato IV del decreto legislativo n. 199 del 2021 in modo da consentire un corretto recepimento della direttiva ai fini del conseguimento degli obiettivi 2030 e una corretta valorizzazione della filiera italiana delle pompe di calore.
(4-06888)
PARAGONE - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
come denunciato da diverse associazioni di risparmiatori vittime di truffe bancarie, ad oggi, risulterebbero essere circa 4.000 i soggetti esclusi dai risarcimenti del fondo indennizzo risparmiatori (FIR) per errata compilazione delle domande;
la normativa in materia prevede che chi abbia un reddito inferiore a 35.000 euro o un patrimonio mobiliare inferiore a 100.000 euro possa beneficiare di una procedura semplificata per il rimborso. Contrariamente, a carico di chi superi tale soglia sussiste l'onere di allegare documentazione finalizzata a provare di avere subito un danno economico imputabile alle condotte delle banche poste in liquidazione coatta amministrativa tra il 16 novembre 2015 e il 1 gennaio 2018;
il TAR del Lazio, con sentenza del 23 marzo 2022, ha accolto il ricorso di Federconsumatori per conto di un risparmiatore che si era visto escluso da CONSAP per assenza dei requisiti patrimoniali. Il risparmiatore aveva ricevuto la comunicazione del respingimento della domanda di rimborso da parte di CONSAP perché aveva presentato il ricorso come forfettario, mentre gli accertamenti svolti dalla stessa avevano dato esito contrario, impedendo di fatto al cittadino di integrare la documentazione e ricevere l'indennizzo in maniera non forfettaria. Il TAR del Lazio ha riconosciuto l'ingiusta esclusione e ne ha annullato gli effetti, affermando che il diritto all'accesso al FIR spetta a prescindere dalla sussistenza dei requisiti patrimoniali e reddituali, utili invece per accedere prioritariamente ad una o all'altra procedura, tanto più che, nella seduta pubblica del 6 agosto 2020, la commissione tecnica preposta all'erogazione dell'indennizzo aveva auto-vincolato il proprio modus agendi nel seguente modo: "quanto alle domande di accesso all'indennizzo forfettario con dichiarazione sul possesso di un reddito inferiore a 35.000 euro, nei casi in cui il controllo presso la banca dati dell'Agenzia delle Entrate dia esito negativo, sarà verificata la sussistenza o meno delle fattispecie evidenziate anche alla luce della risposta resa dall'Agenzia in merito ad un recente interpello sul tema della determinazione del reddito complessivo del risparmiatore ai fini dell'imposta sul reddito delle persone fisiche che, al riguardo, include anche gli eventuali redditi d'impresa o di attività professionali svolte dall'istante. Qualora ricorrano tali ipotesi, nello specifico, sarà inviata all'utente apposita richiesta di integrazione istruttoria al fine di raccogliere, in primo luogo, l'eventuale dichiarazione sul possesso del requisito patrimoniale (< 100.000 euro), e, in secondo luogo ed in via alternativa - dunque in mancanza dei requisiti per l'accesso all'indennizzo forfettario - la documentazione relativa alle violazioni massive del T.U.F.", costituente un "autovincolo" ai sensi dell'art. 12, comma 1, della legge n. 241 del 2000;
come si legge nella sentenza, "i requisiti patrimoniali e reddituali ex art. 1, comma 502 bis, della legge n 145 del 2018 non vanno intesi quale condizione di accesso all'indennizzo de quo, bensì unicamente quale condizione di accesso ad una sola delle due procedure (tra loro alternative) volte all'attribuzione di tale beneficio. Al summenzionato autovincolo non si è conformata Consap con il provvedimento gravato, atteso che quest'ultima ha disposto il 'mancato riconoscimento dell'indennizzo richiesto ai sensi della L. 30.12.2018 n. 145' soltanto perché 'non sono soddisfatti i requisiti reddito-patrimoniali ai fini dell'accesso alla procedura di indennizzo forfettario di cui all'art. 1, co. 502 bis, L. 30.12.2018, n. 145'. Tale difformità rispetto all'autovincolo non può che condurre ad una declaratoria di illegittimità del provvedimento gravato per difetto di istruttoria e motivazione";
considerato che:
in linea con quanto disposto dalla sentenza del TAR del Lazio, alcune associazioni, a tutela dei circa 4.000 esclusi, avevano proposto una modifica normativa per consentire l'integrazione dei documenti per la domanda di accesso al FIR che, però, non ha trovato accoglimento;
qualora non si intervenisse a livello normativo, i risparmiatori esclusi per incolpevole errata compilazione delle domande, allo stato dei fatti, potrebbero dover rispondere del reato di falso in dichiarazioni patrimoniali,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda attivarsi urgentemente, per quanto di competenza, al fine di modificare le disposizioni di legge attualmente vigenti per consentire, in tempi brevi, ai 4.000 soggetti esclusi di rettificare la propria posizione e accedere al FIR, visto quanto disposto dal giudice amministrativo.
(4-06889)
LONARDO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:
numerosi sindaci stanno manifestando disappunto, all'indomani della pubblicazione degli avvisi pubblici "Sport e Inclusione Sociale" del PNRR, che afferisce alla "Missione 5 - Componente 2 - Investimento 3.1";
in particolare, i rilievi critici riguardano l'avviso "Cluster 3", che prevede: "che ciascun Comune potrà presentare un solo intervento e ciascuna Federazione Sportiva anche in forma associata con altre Federazioni, potrà manifestare il proprio interesse nei confronti di un unico intervento". Tale previsione, in sostanza, fa sì che la presentazione delle domande dipenda quasi esclusivamente dalla scelta della singola federazione nazionale che può proporre un solo intervento;
questa modalità rischia di escludere i Comuni delle realtà minori, le zone interne ed i piccoli comuni, in contraddizione con le finalità dell'avviso stesso,
si chiede di sapere:
se il Governo non ritenga di poter rivalutare almeno la previsione relativa ad una sola candidatura del "Cluster 3";
se non ritenga, inoltre, di pubblicare con urgenza il nuovo bando "Sport e Periferie", che l'ANCI ritiene debba essere rivolto ai piccoli comuni.
(4-06890)
LANNUTTI, DI NICOLA, GIANNUZZI, ANGRISANI, MORRA, LA MURA, LEZZI - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che:
il piano economico finanziario, che le società concessionarie autostradali devono adottare, è un documento che richiede l'aggiornamento ogni 5 anni, al fine di recepire gli eventi consuntivi e modificare le decisioni prospettiche a seguito dei mutamenti del contesto di riferimento come mercati, leggi e nuovi investimenti;
la legge stabilisce i criteri per la determinazione delle tariffe dei pedaggi, in base a un insieme di parametri che si basano su: a) tasso di inflazione programmata; b) investimenti effettuati; c) costi ammessi, tra i quali quelli di gestione, l'ammortamento e la remunerazione del capitale investito e delle poste figurative. Investimenti che, negli ultimi anni hanno dovuto fare inoltre i conti con le modifiche normative in materia antisismica e di sicurezza. Questo meccanismo di calcolo, da una parte, punta a indurre la concessionaria a veder riconosciuto nella tariffa il compenso degli investimenti fatti, e, dall'altra, a garantire gli standard qualitativi di sicurezza e funzionalità dell'infrastruttura. Il tutto regolato appunto all'interno di un piano che il concedente stipula con la concessionaria e aggiorna ogni 5 anni (cosiddetto periodo regolatorio). Nel caso delle autostrade A24 e A25 (gestite dal 2003 da Strada dei Parchi S.p.A.) l'ultimo periodo regolatorio è scaduto nel 2013 per ingiustificati ritardi, tanto che in attesa dell'approvazione di un nuovo piano, lo scorso 21 dicembre 2021 il consiglio di amministrazione di Strada dei Parchi S.p.A. aveva deliberato la sospensione dell'aumento tariffario previsto di circa il 34 per cento, la cui entrata in vigore doveva essere il 1° gennaio 2022, differendone l'applicazione al 1° luglio 2022. Un rinvio sollecitato dagli amministratori dell'Abruzzo e del Lazio, che chiedevano con forza il blocco degli aumenti di pedaggio per le suddette infrastrutture che, a seguito degli eventi sismici, hanno anche necessità di interventi di messa in sicurezza urgente;
dunque, dopo 9 anni dall'approvazione della legge n. 228 del 2012 che ne prevedeva l'aggiornamento, finalmente adesso si è dato seguito al confezionamento di un nuovo piano economico finanziario, benché una sentenza del Consiglio di Stato (n. 5022/19) ne imponesse l'adozione entro il termine inderogabile del 30 ottobre 2019;
in questi giorni è stato infatti svelato il contenuto della bozza del nuovo piano grazie all'Autorità di regolazione dei trasporti (ART), chiamata a esprimere un parere sul documento dal commissario ad acta, l'avvocato Sergio Fiorentino, nominato nell'aprile 2020 dopo la sentenza del Consiglio di Stato citata. Il nuovo piano contiene simulazioni di tariffe in base ai rincari percentuali, a partire da quest'anno e per 9 anni (fino al 2030, anno in cui scadrà la concessione attualmente in essere), che sono subito apparse improponibili e inaccettabili per gli amministratori e i cittadini abruzzesi: ben 92 euro di pedaggio autostradale per viaggiare da Pescara a Roma, 83 da Teramo, 55 da L'Aquila;
nel documento firmato dal segretario generale dell'ART, Guido Improta, si legge: "Appare doveroso far rilevare come, in considerazione dell'ingente incremento tariffario contemplato dal Piano - che vede il livello tariffario crescere annualmente del 15,81% a partire dal 2022, determinando al 2030 un pedaggio medio che ammonterebbe addirittura al 375% di quello oggi vigente, ponendo evidenti problemi di sostenibilità per l'utenza - appaia opportuno che la competente Direzione generale del Mims provveda a verificare l'adeguatezza delle previsioni di traffico assunte nel PEF, tenuto conto dei potenziali effetti negativi che potrebbero scaturire dall'elasticità della domanda rispetto alle rilevantissime variazioni di prezzo ipotizzate";
considerato che:
la zona attraversata dalle due autostrade è classificata come l'area a maggior rischio sismico in Italia e probabilmente in Europa. Secondo le stime dell'INGV si potrebbe generare un terremoto superiore a quello che, purtroppo, ha colpito L'Aquila e le zone limitrofe nel 2009, che le infrastrutture non sarebbero in grado di sostenere. Proprio a seguito del terremoto de L'Aquila, l'autostrada è stata classificata per legge "infrastruttura strategica ai fini della Protezione Civile" (legge n. 228 del 2012), quindi per definizione un'arteria stradale che non si può interrompere per ragioni di sicurezza nazionale. Pertanto il nuovo piano ha anche lo scopo di mettere in sicurezza sismica le intere infrastrutture, ma dovrebbe comunque mantenere al contempo le tariffe calmierate;
agli interventi di messa in sicurezza vanno aggiunti quelli per risolvere il problema dell'attraversamento della fauna selvatica che mette a repentaglio l'incolumità degli automobilisti e degli animali stessi,
si chiede di sapere:
come intenda intervenire il Ministro in indirizzo per scongiurare i rincari dei pedaggi sulle tratte e quindi assicurare tariffe sostenibili per l'utenza delle autostrade A24 e A25, in modo da consentire così la messa a disposizione delle comunità regionali interessate di infrastrutture, che peraltro andranno rese sicure e adeguate a sostenere la crescita economica e lo sviluppo sociale dell'Abruzzo, che invece prezzi proibitivi dei pedaggi renderebbero inaccessibili, con tutte le conseguenze che una simile sciagura comporterebbe;
quali gli interventi urgenti finalizzati ad evitare, in caso di evento sismico, che venga compromessa la percorribilità delle autostrade, ritenute per legge strategica ai fini di protezione civile, in quanto uniche vie di collegamento più efficienti tra le due coste del Centro Italia e quindi l'unico modo di raggiungere le aree dell'entroterra in caso di un disastroso evento naturale, come peraltro avvenuto in occasione dell'evento sismico sia de L'Aquila (2009) che di Amatrice (2016).
(4-06891)
AIMI - Al Ministro della salute. - Premesso che:
la Regione Emilia-Romagna ha deciso, anni fa, di non prevedere più il medico a bordo delle ambulanze, creando le automediche al fine di limitare i costi e di ridurre il personale necessario;
questa scelta ha creato particolari disagi nella "bassa Modenese", durante l'orario notturno, tant'è che l'automedica è stata soppressa dall'ospedale "Santa Maria Bianca" e, ultimamente, non tutti i giorni infrasettimanali si riesce a garantirne la presenza;
all'ospedale di Carpi, invece, il predetto servizio è totalmente assente; infatti, ad oggi ben 250.000 persone, che rappresentano un terzo della popolazione dell'intera provincia, ne sono private;
da Modena si può distaccare l'automedica del capoluogo verso la "bassa Modenese" così come dalla provincia di Reggio Emilia verso Carpi, ma si tratta di casi sporadici ed eccezionali;
il più delle volte, in ausilio dell'ambulanza, si è dovuto ricorrere all'elicottero, e non per casi di assoluta necessità;
un tempo, la ratio era quella di utilizzarlo solo in casi di eccezionale emergenza o per raggiungere luoghi particolarmente distanti o impervi rispetto alle strutture ospedaliere;
in alcuni casi l'infermiere, per legge, deve ricorrere al consulto medico, come ad esempio per l'intubazione, la somministrazione di farmaci, la defibrillazione non automatica e la refertazione dei tracciati ECG;
nella "bassa Modenese" viene quindi sovente richiesto l'appoggio via aerea dell'elisoccorso per consulto medico;
la Regione Emilia-Romagna chiede ai cittadini di altre regioni che vengono soccorsi da tale elicottero, oltre 125 euro al minuto, da applicare sulla base dell'effettivo tempo di volo;
la direttrice del dipartimento emergenza-urgenza dell'ospedale Santa Maria Bianca, in questi giorni, ha denunciato come preoccupante l'esodo di medici da Mirandola che non si ferma e il Pronto Soccorso purtroppo è tragicamente costretto a chiudere con tutte le conseguenze facilmente immaginabili;
per tutta risposta l'AUSL invierà cinque neo laureati di medicina specializzandi,
si chiede di sapere:
se al Ministro in indirizzo risulti quante volte l'elisoccorso sia stato utilizzato per consulti medici negli ultimi sei mesi e quante volte l'automedica;
quali siano stati gli episodi di provenienza;
se il Ministro reputi congruo, visto il numero limitato di mezzi aerei, l'utilizzo al di fuori dei casi di emergenza-urgenza;
quali costi siano stati sostenuti nel semestre per gli interventi dell'elisoccorso nella zona nord della provincia di Modena.
(4-06892)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:
1ª Commissione permanente(Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell'Interno, ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione):
3-03235 del senatore De Bertoldi, sull'esclusione dal tavolo permanente per il PNRR dell'avvocatura e dei commercialisti;
6ª Commissione permanente (Finanze e tesoro):
3-03236 del senatore Fenu ed altri, sul cassetto fiscale dei cessionari dei crediti d'imposta da bonus edilizi;
7ª Commissione permanente(Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport):
3-03233 del senatore Malan, su un episodio avvenuto presso il Politecnico di Milano.
Avviso di rettifica
Nel Resoconto stenografico della 420ª seduta pubblica del 30 marzo 2022:
a pagina 138, l'emendamento 1.60 (testo 2) si intende sostituito dal seguente:
1.60 (testo 2)
Pirro, Naturale
Approvato
Al comma 5, le parole: "guardie provinciali" sono sostituite dalle seguenti: "polizie locali";
a pagina 185, alla terzultima riga del secondo capoverso, sostituire le parole: "20229" con le seguenti: "2022".
Nel Resoconto stenografico della 421ª seduta pubblica del 31 marzo 2022, Allegato B, a pagina 90, sotto il titolo: "Congedi e missioni", il secondo capoverso è sostituito dal seguente:
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Arrigoni, Castiello, Fazzone, Magorno e Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Biti, Bottici, Piarullli e Vescovi, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità "Il Forteto", Augussori, Ferrara, Mallegni, Mollame e Vattuone, per attività dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE.
Conseguentemente, alla medesima pagina, sono soppressi il quarto e il quinto capoverso.
Conseguentemente, nell'Allegato B, nelle caselle relative al prospetto di votazione, a pagina 82, il senatore Augussori risulta in missione e non assente; a pagina 84, il senatore Ferrara risulta in missione e non assente; a pagina 86, il senatore Mollame risulta in missione e non assente.