Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 414 del 16/03/2022
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Informativa del Ministro della transizione ecologica sui recenti ulteriori rincari del costo dell'energia e sulle misure del Governo per contrastarne gli effetti e conseguente discussione (ore 9,35)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Informativa del Ministro della transizione ecologica sui recenti ulteriori rincari del costo dell'energia e sulle misure del Governo per contrastarne gli effetti».
Ricordo che è in corso la diretta televisiva con la RAI.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, ciascun Gruppo avrà a disposizione cinque minuti.
Ha facoltà di parlare il ministro della transizione ecologica, professor Cingolani.
CINGOLANI, ministro della transizione ecologica. Signor Presidente, onorevoli senatori, vi ringrazio per questa opportunità.
La mia informativa sarà strutturata su quattro punti. Il primo è la possibile evoluzione a breve, allo stato attuale, dello scenario domanda-offerta partendo dal gas naturale; il secondo è un'analisi, anche se abbastanza rapida, delle misure per incrementare la sicurezza del sistema nel breve e medio termine; il terzo riguarda le possibili misure strutturali per eliminare la dipendenza dalle importazioni dalla Russia ed il quarto riguarda alcune misure di contenimento dell'incremento dei prezzi.
Per quanto riguarda lo stato attuale e la possibile evoluzione dello scenario, analizzando l'evoluzione dei consumi, delle importazioni e della produzione nazionale del gas naturale, che è il capostipite della filiera energetica, in Italia negli ultimi due decenni, possiamo evidenziare alcuni punti fermi: i valori, che oscillavano fra i 70 e gli 86 miliardi di metri cubi nel 2021, sono rimasti sostanzialmente stabili, passando a 76 miliardi di metri cubi. Nei due decenni successivi, la produzione nazionale di gas naturale si è ridotta sostanzialmente, in parte a causa del calo naturale dei giacimenti e del fatto che non si sono effettuati nuovi investimenti in ricerca e produzione. I numeri parlano di poco più di 15 miliardi di metri cubi prodotti nel 2001 contro i 3 miliardi di metri cubi prodotti oggi. Questo vuol dire che si è passati da una produzione nazionale che, in percentuale, era superiore al 20 per cento del fabbisogno, all'attuale situazione in cui dipendiamo per il 95 per cento dal gas naturale. Nel nostro energy mix sostanzialmente abbiamo gas e rinnovabili, quindi questo sancisce una fortissima dipendenza dall'importazione.
Le importazioni dalla Russia, per il caso di specie attuale, sono incrementate in valore assoluto e in percentuale da 20 miliardi di metri cubi - il 25 per cento dei consumi - nel 2011 a 29 miliardi di metri cubi nel 2021, che equivale a circa il 38 per cento dei consumi. Questa è la nostra attuale dipendenza dalla Russia.
Dal punto di vista delle infrastrutture di importazione, abbiamo un sistema di approvvigionamento e di trasporto diversificato che è abbastanza resiliente, soprattutto rispetto agli altri Stati membri, ed è alimentato prevalentemente con gas prodotto all'estero, come dicevo poc'anzi, che è importato o trasportato via mare come gas naturale liquefatto e scaricato presso terminali di rigassificazione.
Per quanto riguarda le nostre infrastrutture, ci sono cinque gasdotti e tre rigassificatori. Il primo che vorrei menzionare è il gasdotto Trans Austria Gasleitung (TAG), che attraversa l'Austria e importa gas proveniente dalla Russia attraverso l'Ucraina, connettendosi alla rete nazionale dei gasdotti a Tarvisio. Qui passano i 29 miliardi di metri cubi dell'ultimo periodo che provengono dalla Russia, circa il 40 per cento del nostro import.
C'è quindi il gasdotto Transitgas, che interconnette la rete di trasporto tedesca e quella francese alla rete italiana attraverso la Svizzera. Il punto di ingresso è il Passo Gries. Il gasdotto permette l'importazione - e addirittura, in alcuni giorni prima della crisi, un po' di esportazione di gas dall'Italia - del gas proveniente dal mercato nordeuropeo, un mix di gas che proviene da Norvegia, Olanda, Danimarca e Regno Unito e anche di gas naturale liquido importato attraverso terminali di rigassificazione nordeuropei. Di fatto, questo collega il prezzo del gas all'ingrosso del mercato italiano - il cosiddetto punto di scambio virtuale (PSV) - al mercato dell'hub nordeuropeo title transfer facility (TTF), che detta i numeri finali. Il gasdotto Transitgas attualmente trasporta il 3 per cento del nostro gas (2,2 miliardi di metri cubi). Potrebbe portarne 12 miliardi, ma il punto è che non riceviamo molte forniture dal Nord Europa, che soprattutto in un momento come questo tende a internalizzare sul proprio mercato.
C'è poi il gasdotto Transmed (Transmediterranean pipeline company, TMPC), che attraversa il canale di Sicilia da Capo Bon, in Tunisia, fino a Mazara del Vallo, importando gas algerino: questo importa il 29 per cento del nostro fabbisogno, quindi è grosso: sono oltre 21 miliardi di metri cubi e potrebbe arrivare a 27 miliardi, pertanto ha ancora un po' di capacità sfruttabile.
Il gasdotto Greenstream connette la rete nazionale dei gasdotti a Gela e importa nel nostro Paese il gas prodotto in Libia: questo è massimizzato, perché va direttamente ai punti di produzione, e trasporta 3,2 miliardi di metri cubi (circa il 4 per cento).
Infine, il quinto è il gasdotto Trans Adriatic pipeline (TAP), che interconnette Italia, Grecia e Albania, come sapete, e si connette alla rete nazionale dei gasdotti a Melendugno, in Puglia, trasportando - tramite la Turchia - il gas che proviene dall'Azerbaijan. Questa è l'ultima infrastruttura di import realizzata, come ricorderete tutti, entrata in funzione nel novembre 2020; trasporta attualmente il 10 per cento del nostro gas, pari a circa 7 miliardi di metri cubi, e potrebbe arrivare all'incirca a 8,5 con l'attuale assetto.
Ci sono poi tre rigassificatori: uno a Panigaglia (l'unico in terraferma) e due off-shore installati al largo nella zona di Rovigo e nella zona di Livorno. Questi producono il 13 per cento del nostro gas per circa 9,8 miliardi di metri cubi e potrebbero arrivare a circa 16 miliardi: notoriamente i rigassificatori non funzionano al 100 per cento per trecentosessanta giorni, quindi c'è margine eventualmente per aumentare la loro produzione.
Di questo sistema - composto quindi da tre stazioni di rigassificazione e cinque gasdotti - fa parte qualificante anche la serie di giacimenti di stoccaggio di gas naturale.
Ricordo che, per assicurare il bilanciamento di consumi tra inverno ed estate - non è quindi solo un problema di valore medio: ci sono periodi di picco e altri, come l'estate, in cui il bisogno è inferiore - disponiamo di 18 miliardi di metri cubi, una parte dei quali è destinata allo stoccaggio strategico, producibile solo in caso di emergenza prolungata, e circa 12 miliardi di metri cubi sono destinati allo stoccaggio commerciale di gas di proprietà dei trader. La parte che rimane è, appunto, una riserva strategica proprietà delle imprese di stoccaggio e può essere erogata in condizioni di emergenza prolungata, a tutela residuale del settore civile.
Con questo assetto - credo che i numeri siano abbastanza chiari - vediamo gli scenari di possibile interruzione delle forniture di gas dalla Russia, nell'ipotesi in cui a un certo momento si chiuda il rubinetto.
È importante sottolineare che in questo momento il flusso di fornitura attraverso la Russia è il più alto registrato in tempi recenti. La fornitura è assolutamente costante in tutta Europa; anzi, si è sollevata - come penso abbiate sentito - una riflessione sul fatto che comunque l'Europa sta continuando ad acquistare il gas e la fornitura in questo momento è continua, e questo porta a pagamenti di un ordine di grandezza di circa un miliardo di euro al giorno di acquisto da parte dell'Europa. In un momento, purtroppo, di guerra come questo, capite che la cosa ha implicazioni che vanno oltre il settore energetico: noi (Europa) stiamo comprando gas e pagando circa un miliardo al giorno, indipendentemente dalle quotazioni. Quindi, è una riflessione importante in questo momento, che prescinde da quello che discutiamo oggi.
Supponiamo che possa esserci un'interruzione: nel breve termine, cioè fra un mese, come ordine di grandezza, grazie all'atteso miglioramento delle condizioni climatiche, si stima una riduzione della domanda per uso civile dell'ordine di 40 milioni di metri cubi al giorno. Questo è quello che succede quando il tempo migliora, come in questo periodo (fine marzo), assumendo che ci siano condizioni di freddo standard, quindi non un picco invernale ritardato. Pertanto, anche una completa interruzione dei flussi dalla Russia da questa settimana non dovrebbe comportare problemi di fornitura interna. Eventuali picchi di domanda potrebbero essere assorbiti modulando opportunamente i volumi di stoccaggio residui - il nostro attuale residuo è circa il 25 per cento di quello che avevamo a inizio inverno, un po' meno del solito in questa stagione, ma siamo tutti partiti in Europa con meno stoccaggio - e con le altre capacità di importazione non dovremmo avere alcun tipo di problema.
Problemi per assicurare la fornitura a tutti i consumatori italiani in questo scenario potrebbero avvenire solo in caso di un picco di freddo eccezionale a fine marzo o un contestuale evento catastrofico (disruptive) su altre rotte di importazione, che in questo momento non abbiamo motivo nemmeno di considerare.
Vediamo il medio termine, che è oggettivamente la parte più preoccupante. Dobbiamo riempire gli stoccaggi al 90 per cento. Per medio termine intendiamo l'inverno 2022-2023 (quindi, la fine di quest'anno e l'inizio del prossimo). Dovremmo riempire gli stoccaggi al 90 per cento per il prossimo inverno, cioè ci servono all'incirca 12 miliardi di metri cubi da mettere a stock. L'attivazione - si spera con successo - delle misure di breve e medio termine descritte nel seguito, e che fra poco vi illustrerò, anche con alcune norme che sono in corso di pubblicazione, dovrebbe mitigare la criticità che oggi è essenzialmente legata al prezzo.
Qui vengo alla nota dolente. In questo momento, a marzo del 2022, ci siamo attestati a un prezzo medio di 1,50 euro per metro cubo. Quindi, per essere molto chiaro, se dovessi stoccare 10 miliardi di metri cubi, mi servirebbero 15 miliardi di euro. Sto facendo un calcolo un po' vuoto per pieno, ma credo sia evidente. Quindi, chi fa questo stoccaggio deve mettere 15 miliardi sul tavolo.
Vi faccio presente che un anno fa, di questi tempi, quando il gas era esattamente uguale a quello che c'è adesso, anzi un po' di meno, perché ora stanno flussando leggermente di più, il costo era di 30 centesimi a metro cubo. Quindi, gli stessi 10 miliardi avrebbero richiesto un anticipo di 3 miliardi. Ora, non ho nessuna intenzione di sollevare problemi senza proporre soluzioni, come qualcuno ha voluto intendere; però, siccome la quantità di gas è uguale, non è molto giustificato il fatto che, a parità di tutto, il prezzo mi vada da 30 centesimi a 1,5 euro e quindi che uno stoccaggio mi costi da 3 miliardi di anticipo, che potrà fare l'operatore, a 15 miliardi, perché è una cosa un po' diversa.
Questa è stata la mia affermazione, forse un po' dura e sicuramente non mi sono espresso con termini giuridicamente corretti, ma credo abbiate capito lo spirito: se la materia è la stessa, non è possibile costi cinque volte di più, perché stiamo mettendo in ginocchio gli operatori, i cittadini e tutti quanti.
È ovvio che non c'è qualcuno che in Italia sta facendo una cosa sbagliata. È un problema di quotazione di un mercato di questi hub, che non lavorano sulla materia prodotta, ma scambiando contratti, certificati e future. Questo è un problema molto serio, che non solamente sta mettendo in ginocchio l'Italia, ma sta toccando tutti i Paesi europei.
Purtroppo, in questa sede non posso proiettare le immagini che mi sono procurato, ma stiamo monitorando con la Commissione europea ogni aspetto e abbiamo tutti i grafici dell'evoluzione del prezzo del gas e, ovviamente, dell'elettricità. Come sapete, infatti, e lo vedremo fra un attimo, il gas con il marginale determina il prezzo dell'elettricità. C'è questa crescita continua e poi si vede che, il giorno in cui scoppia il conflitto, i grafici hanno un'impennata.
Sulla stampa internazionale sono state fatte anche osservazioni sul fatto che ci possano essere influenze su queste quotazioni da parte addirittura dei produttori russi. Questi sono argomenti molto delicati a livello internazionale. Li stiamo trattando in Commissione e abbiamo parlato con il gabinetto della presidente Von Der Leyen già due volte e vi illustrerò alcune proposte operative.
Certo è che, senza bisogno di essere un giurista o un esperto, oggi abbiamo un costo di 1,50 euro a metro cubo, mentre un anno fa, a parità di gas, il costo era di 30 centesimi. Questo è il problema che sta mettendo tutti in ginocchio e vedrete che poi influenzerà tutto, dall'elettricità alle raffinerie (che, per produrre il gasolio che viene a mancare in questo periodo, che è un po' più scarso, perché la Russia ne produce una buona quantità, avendo questi prezzi, ovviamente faticano a produrre il prodotto a prezzi normali). Di conseguenza, si alza tutto.
Questa era una digressione, che però mi serviva a mettere a terra concetti che sono incomprensibili non solo ai tecnici, ma anche agli operatori. Oggi non abbiamo un motivo per cui l'energia elettrica o il gas per applicazioni termiche debbano costare così tanto.
Il problema sul medio termine, dunque, è lo stoccaggio. Stiamo operando e vi descriverò dopo alcune misure che stiamo cercando di portare avanti per mitigare e accelerare gli stoccaggi. Nel lungo termine, quindi dal prossimo inverno in poi, sarebbe necessario sostituire completamente i 29 miliardi di metri cubi che prendiamo dalla Russia, cioè renderci completamente autonomi, differenziando le nostre sorgenti.
Non lo afferma solo l'Italia, ma anche l'Europa: sta uscendo il piano RePower EU (è già apparsa parte della direttiva, che verrà pubblicata a breve), che stabilisce proprio in primo luogo la diversificazione. Per fortuna, l'Italia aveva già un discreto background di diversificazione, ma è chiaro che a questo punto dobbiamo ampliarla. Chiaramente un triennio è il periodo minimo per avere un inizio di diversificazione completa, però abbiamo fatto delle azioni, di cui vi parlerò fra breve, che effettivamente stanno accelerando tale processo.
È opportuno ricordare che tutto quello che vi dico non ha solo valore integrale: vi ho sempre parlato di 30 miliardi di metri cubi, ma purtroppo non solo bisogna avere un'indipendenza sulla quota di questi 30 miliardi che prendiamo dalla Russia, ma bisogna farlo anche in modo intelligente, cioè rispettando i picchi, perché ci sono periodi dell'anno in cui in un mese ce ne servono otto, mentre in un altro quattro. Non bisogna quindi garantire solo il valore medio, ma anche la sua distribuzione temporale e questo, dal punto di vista delle operazioni, non è proprio banale.
La tensione sui mercati, dopo la forte diminuzione avvenuta nel corso del 2020, ha anche determinato un vertiginoso aumento dei costi dell'energia (quindi dal gas facciamo anche il passaggio all'elettrico). Come dicevo poc'anzi, il mercato del gas naturale al punto di scambio virtuale (PSV) in Italia, a seguito dei numeri di cui vi parlavo prima, è passato da 20 euro al megawattora, che corrispondeva a 20 centesimi al metro cubo, nel gennaio del 2021, fino a circa 160 euro al megawattora, che è corrisposto a 1,7 euro per metro cubo. Ricordatevi il calcolo degli stoccaggi e quindi vedete la relazione tra il problema sullo stoccaggio e quello sulle bollette e, per ovvi motivi, sulle attività industriali. Questo aumento di otto volte, con punte giornaliere e orarie che nei mesi scorsi hanno superato i 200 euro al megawattora, è oggettivamente molto difficile da spiegare, capire e digerire.
Per quanto riguarda i prezzi dell'energia elettrica all'ingrosso, il prezzo unico nazionale (PUN) ha registrato valori record. Nelle ultime settimane si sono raggiunti i valori più elevati da quando la Borsa italiana è stata costituita: si sono superati i 600 euro al megawattora. Negli ultimi giorni i valori si sono attestati intorno a 300 euro al megawattora, anche come diretta conseguenza dei prezzi del gas naturale, che determinano il costo marginale degli impianti di generazione elettrica a gas. Per essere chiari, per essere del tutto indipendenti dal gas, ad esempio con le fonti rinnovabili, ci vuole del tempo e non riusciamo a farlo in un anno; se, per produrre energia, dovessimo utilizzare anche un metro cubo di gas, questo come prezzo marginale determinerebbe anche quello dell'elettricità, quindi andrebbe influenzare i costi di tutte le attività, sia civili e private sia industriali. L'algoritmo è un po' semplificato, ma, se il prezzo del gas è 100, potete stimare quello dell'elettricità moltiplicando 100 per due e aggiungendo il 20 per cento e il risultato è pari a circa 240. Ovviamente è una stima rozza, da addetti ai lavori, giusto per capire cosa succede. L'algoritmo è molto più complesso, però questo vi dà un'idea.
Non si tratta di un fenomeno italiano, ma di andamenti riscontrati in tutti i Paesi europei, che però impattano in modo diverso a seconda dell'energy mix. È chiaro che, avendo solo il gas (che non è nostro, ma lo compriamo dall'estero) e le rinnovabili, ovviamente questo ci colpisce di più di altri Paesi che hanno fatto scelte energetiche diversificate.
Rimane il punto per me fondamentale: non è accettabile questo incremento del prezzo del gas, che quindi è a monte di un'intera filiera che abbiamo poc'anzi discusso e che effettivamente si traduce solo nel risultato di una grande speculazione da parte di certi hub che non producono, ma fanno solo transazioni. Penso, a livello europeo, al Title transfer facility (TTF), che ho menzionato prima, e al punto di scambio virtuale (PSV), ad esso agganciato. È la prima cosa che vi ho detto. Questa cosa è ricorrente. Io li ho fatti i nomi: si chiama mercato, poi discutiamone.
Passando alle possibili misure per incrementare la sicurezza del sistema nel breve e medio termine, nel corso delle ultime settimane sono state attivate misure con impatto a breve e medio termine, anche con missioni nei Paesi produttori (Qatar, Algeria, Angola e Congo) - perché questa è la parte di diversificazione - che si stima possano portare complessivamente a ridurre la dipendenza di circa 20 miliardi di metri cubi all'anno. Tra queste citiamo l'incremento delle importazioni di gas algerino. In particolare, è ipotizzabile un incremento di 9 miliardi di metri cubi all'anno. Per questo è indispensabile un accordo con il Governo algerino, per ottenere forniture aggiuntive via gasdotto all'Italia al posto dell'attuale export di GNL verso altri mercati. Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale si è recato in Algeria il 28 febbraio per esplorare e chiudere questi accordi.
Il secondo punto è l'incremento dell'import sull'infrastruttura Trans Adriatic pipeline (TAP): si può aumentare di 1,5 miliardi di metri cubi all'anno in tempi abbastanza rapidi, tramite interventi sulle centrali di spinta di Albania e Grecia, a patto di avere volumi aggiuntivi dall'Azerbaigian.
Il terzo punto è la massimizzazione di utilizzo dei terminali di gas naturale liquido. In particolare potremmo incrementare l'utilizzo dei terminali italiani anche nei periodi dell'anno in cui tipicamente non sono utilizzati, con un incremento possibile di circa 6 miliardi di metri cubi l'anno. Questo significa disponibilità di GNL aggiuntiva e un miglior utilizzo dei terminali, come per esempio recentemente discusso con il Qatar.
C'è poi l'incentivazione dell'iniezione di gas in stoccaggio, per far sì che il ciclo di riempimento degli stoccaggi, che si sta avviando ora in previsione del prossimo periodo invernale, sia il più rapido ed efficace possibile, per garantire che le misure di risparmio di gas di cui sopra abbiano l'effetto di ottenere l'effettiva iniezione di gas in stoccaggio. Altrimenti, si ridurrebbero solo in un mero import. Sono tutti punti che vanno regolati con strumenti regolatori che sono in fase di valutazione.
È chiaro che abbiamo anche la possibilità, in caso di emergenza, di utilizzare la produzione di centrali termoelettriche a carbone, che sono ancora in funzione. Alcune sono infatti in phase out per il 2025, che però ancora producono e, in caso di emergenza, abbiamo qualche mese di autonomia per produrre un po' più di elettricità. Ovviamente tutto quello che stiamo cercando di fare - e lo dico qui, che sia chiaro a tutti - a parità di gas, sperando non ci sia una lunga coda di questa disastrosa guerra, è volto a mantenere l'impegno del 55 per cento di decarbonizzazione al 2030. Unitamente a questo, c'è una fortissima accelerazione di misure in favore delle rinnovabili. In questi giorni state discutendo la conversione in legge del provvedimento che prevede la liberalizzazione sino a 200 chilowatt, che è tanto, delle rinnovabili come fossero manutenzioni. Abbiamo sbloccato mezzo gigawatt di impianti eolici pochi giorni fa. Stiamo cercando di accelerare, perché la via maestra rimane comunque sempre quella di ridurre i consumi, da un lato, e di accelerare le forme alternative che sono greenhouse gas free, dall'altro.
Sempre pensando ai prossimi periodi invernali, oltre a quelle descritte, si potrebbe intervenire con misure di contingentamento della domanda e di accelerazione dell'efficientamento energetico, quindi misure di flessibilità sui consumi di gas (come l'interrompibilità del settore industriale, che però deve agire per brevi periodi settimanali, solo in caso di picchi della domanda), anche nel settore termoelettrico (dove pure esistono misure di riduzione del carico in modo controllato), e misure di contenimento dei consumi negli altri settori.
Come sapete, c'è un piano di riserva di contenimento dei consumi a diversi livelli, a seconda del grado di emergenza. Sono cose pronte, lo Stato le ha e, se dovessero servire, verranno messe in atto. È chiaro che ci si prepara a tutti i possibili scenari, sperando che non si avverino quelli peggiori. Si può poi sempre pensare a un incremento di importazioni di energia elettrica dal Nord Europa per ridurre il consumo di gas nel parco termoelettrico italiano.
Le possibili misure strutturali per eliminare invece la dipendenza totale di importazioni dalla Russia richiedono alcune riflessioni. Vi dico i punti fondamentali della strategia. È chiaro che qui è stata avviata una riflessione su misure strutturali che devono essere in linea con le proposte del pacchetto europeo che è in corso di finalizzazione, RePower EU: Joint european action for more affordable, secure and sustainable energy, che sta per uscire e prevede misure importanti.
Stiamo valutando la nostra capacità di rigassificazione su unità galleggianti, ancorate in prossimità di porti, dove ovviamente si è in prossimità anche dei punti d'attacco alla rete gas, che sono realizzabili in dodici-diciotto mesi, per un valore totale che, secondo valori teorici, va dai 16 ai 24 miliardi di metri cubi. Per essere molto chiari, si tratta di navi che fanno rigassificazione vicino al punto di ingresso. Questa soluzione è rapida e flessibile rispetto a terminali on-shore fissi a terra ed è di minor costo, anche se - come potete capire - a livello europeo è partita la corsa alle navi di rigassificazione: non sono tante e costruirle richiede molto, quindi si devono prendere quelle che ci sono. Quanto ai costi di affitto elevati, per fortuna ci siamo mossi per primi, avendo l'idea della nostra dipendenza molto forte, e abbiamo ora due o tre opzioni che stiamo valutando.
Nuova capacità di rigassificazione on-shore: in particolare, sono anche realizzabili progetti per terminali a terra, che potrebbero garantire circa 20 miliardi di metri cubi all'anno. I tempi però sono di trentasei-quarantotto mesi, quindi sono infrastrutture un po' più grosse; intanto si può vedere l'evoluzione, avendo comunque quelli galleggianti che sono permanenti. Le cose che vi ho detto però non sono cumulabili: l'idea non è di fare tutto, poiché sarebbe eccessivo e richiederebbe anche forniture di GNL molto forti, ma stiamo valutando in termini di tempi, di costi e di efficacia come arrivare ad avere il prima possibile l'indipendenza. Stiamo quindi parlando e confrontandoci con tutti gli operatori.
C'è poi la possibilità di un raddoppio della capacità del TAP, che ci permetterebbe di incrementare di 10 miliardi di metri cubi all'anno i flussi, ma è un'operazione che va da quarantacinque a sessantacinque mesi, perché si tratta di realizzare un'infrastruttura. Stiamo quindi guardando tutto l'arco delle possibilità. Tenete conto che questa seconda misura avrebbe bisogno anche di alcuni interventi in Albania e Grecia per le stazioni di pompaggio, quindi sarebbe un'operazione internazionale piuttosto complessa; però la stiamo analizzando.
Inoltre - ve l'ho detto prima ed è una cosa che sta già succedendo adesso - c'è l'accelerazione di tutti i progetti rinnovabili off-shore e on-shore; in particolare, in questo momento disponiamo di 40 gigawatt di richieste di connessione di progetti off-shore e numerosi interventi di semplificazione e accelerazione sulle rinnovabili, non ultimo - ve l'ho accennato poc'anzi - quello che prevede impianti fino a 200 kilowatt - se questo decreto-legge verrà convertito il prima possibile, come spero - che potremo mettere su tetti e aree private per autoconsumo, come fosse una manutenzione, con un form, un modulo, senza dover fare processi autorizzativi lunghi e complessi.
Tenete conto - questo per darvi un po' di metrica - che ogni 8 gigawatt di potenza elettrica che installiamo ci fa risparmiare in media 3 miliardi di metri cubi di gas. È chiaro che tale risparmio nel tempo migliorerà ed è per questo che vi dicevo che l'unico vero problema che abbiamo è nel medio termine, ossia l'inverno che viene ed eventualmente il prossimo (speriamo che non succeda nulla). Sul resto, con il nuovo gas che stiamo contrattualizzando, che va a sostituire quello russo, e con la nostra corsa su altre fonti alternative rinnovabili, nel medio-lungo periodo non si vede il problema.
Aggiungo che ci sono un incremento di produzione nazionale di 2,2 miliardi di metri cubi del nostro gas - questo l'abbiamo discusso di recente - dalle attuali stazioni di estrazione, che sarà utilizzato per alleviare i costi delle imprese, e l'introduzione di meccanismi di ritiro della produzione nazionale da parte del gruppo Gestore dei servizi energetici (GSE) a prezzi equi, da assegnare anch'essa ad aziende energivore e piccole-medie imprese. Tali misure si sommano alle altre che già conoscete.
Ricordo inoltre l'annullamento transitorio degli oneri di sistema, il potenziamento del bonus sociale, la riduzione dell'IVA sul gas e l'introduzione di contributi straordinari sotto forma di credito d'imposta: sono le cose che avete visto nelle recenti misure. Cito ancora l'introduzione di interventi a favore del settore dell'autotrasporto, il sostegno alle esigenze di liquidità delle imprese e gli interventi sull'elettricità prodotta da impianti rinnovabili (che godevano di incentivo fisso pre-2010).
È chiaro che, come vi dicevo poc'anzi, abbiamo avviato una fittissima discussione a livello europeo con la Commissione, proprio in vista del piano RePower EU. Tenete conto che la direttiva prevede misure per mitigare l'impatto sui prezzi residenziali e per piccole imprese, soprattutto a livello di retail; regole per aiuti di Stato che consentano di far fronte agli elevati costi energetici per le imprese; misure per la tassazione di extraprofitti per finanziare le misure di supporto. Questo lo prevede il piano RePower EU, quindi tutto quello che stiamo facendo adesso lo stiamo facendo con un occhio a RePower EU, che probabilmente uscirà entro fine mese o nelle prossime settimane, pronti eventualmente a fare anche adeguamenti, se fosse necessario.
In questo contesto, vorrei però condividere con voi un punto importante.
Abbiamo proposto delle misure strutturali molto importanti all'Europa; le abbiamo presentate al Gabinetto del presidente von der Leyen e sono in questo momento in discussione. La prima misura proposta, che è molto impattante, è un price cap, ossia un prezzo massimo temporaneo a livello europeo sulle transazioni di gas naturale all'ingrosso. Siccome da più parti mi chiedono i nomi, questa sarebbe una contromisura per l'impossibilità di controllare le quotazioni del gas fatte dal TTF e da altre borse.
Il price cap, oltre a portare beneficio diretto ai consumatori di gas (perché si dice che l'Europa intera si dovrebbe presentare al mondo con un price cap), porterebbe anche notevoli benefici ai prezzi del mercato elettrico per quanto vi ho detto prima, perché essi dipendono dal prezzo del gas. C'erano e ci sono tuttora delle obiezioni da parte ovviamente di chi ospita questi mercati, ma anche di alcuni altri Paesi che dicono: se facciamo un prezzo fisso, poi gli esportatori (ossia coloro che vendono il gas) possono dire che il prezzo è basso e non vendiamo il gas.
Occorre però fare attenzione: l'Europa compra i tre quarti del gas mondiale in tubazione. C'è quindi un rapporto di domanda e offerta: se l'Europa dovesse dire che non vuole pagare più di tanto, gli esportatori non avrebbero tanti altri mercati grandi come l'Europa dove immettere del gas in tubazione. Qui, purtroppo, l'infrastruttura fisica conta. Noi abbiamo tanti gasdotti e, in un certo qual modo, questa infrastruttura ci lega agli esportatori. Non si può dire facilmente: a te non lo vendo e lo do a un altro, perché se l'altro non ha il gasdotto va trasformato in gas naturale liquido e il mercato è diverso. Ciò avverrà, ma non in un anno.
Inoltre, è vero che ci sono dei grandi Paesi rapidi nel realizzare le infrastrutture - mi riferisco in particolare alla Cina - e che la Russia potrebbe quindi vendere gran parte del suo gas alla Cina. Tuttavia, al momento c'è un gasdotto. Per venderne una quantità notevole come quella a cui stiamo pensando, bisognerebbe fare delle infrastrutture e occorre del tempo. In questo tempo noi ci attrezziamo con il nostro energy mix e con tutte le misure necessarie, per esempio le rinnovabili, il risparmio e i futuri energy mix, e avremo tempo di diventare più autonomi.
La seconda misura che abbiamo proposto è il disaccoppiamento dei prezzi di vendita dell'energia prodotta dalle tecnologie rinnovabili rispetto alla produzione termoelettrica. Su questa cosa sono stato molto insistente; è veramente un problema di market design. Se produco dell'energia rinnovabile che, oltre ad avere tutti i benefici che conosciamo - e lasciamo perdere - in questo momento è più economica, perché devo pagarla adeguandomi al prezzo dell'energia termoelettrica prodotta con il gas? Questa misura è stata proposta tanti anni fa quando aveva senso perché la rinnovabile costava molto e il gas era molto economico e quindi serviva, grazie agli utili dello Stato, a incentivare l'uso della rinnovabile. Adesso, per una serie di motivi che abbiamo discusso anche con qualche perplessità, il gas costa troppo ed è doppiamente sbagliato agganciare le rinnovabili a quel valore di mercato.
Quindi: price cap sul gas uguale per tutta l'Europa (sarebbe una grande notizia) e sganciamento del prezzo dell'elettricità dal prezzo del gas. Sembrano due cose ragionevoli, che ovviamente vanno a incidere enormemente su delle regole di mercato molto consolidate e complesse da cambiare.
Concludo con l'andamento dei prezzi del carburante per autotrazione, che è l'ultimo nella catena: gas ed elettricità, parliamo di benzina e diesel. Per quanto riguarda il costo dei carburanti da trazione, dall'inizio dell'anno c'è stato un aumento dei costi del Brent che ha toccato punte di 130 dollari al barile, partendo da 78. Il valore del barile si attesta in questi giorni intorno a 100 dollari. Da questo conseguono in parte gli aumenti dei costi del carburante, che hanno suscitato anche apprensione da parte di numerose categorie produttive. Non dimenticate però quello che dicevamo prima: è proprio il costo dello stesso gas, della stessa energia, che serve nelle raffinerie a trasformare ad impattare sul costo finale. In più gli operatori mi hanno parlato di una diminuzione della disponibilità del diesel, a causa dei problemi con la Russia, di circa l'8 per cento (su questa cosa vado a memoria). Quindi, c'è un'oggettiva diminuzione della disponibilità di diesel. Sulla benzina il problema è meno rilevante dal punto di vista delle quantità. C'è un problema di mercato perché il costo del barile è aumentato e di costi della produzione di questi carburanti finiti che mettiamo nel serbatoio, che si lega a quanto vi ho detto in precedenza.
Per mitigare l'incremento del Brent Stati Uniti e Unione europea hanno operato una oil release. Abbiamo aderito a questa proposta contribuendo con 2 milioni di barili nel periodo marzo-settembre, con l'obiettivo di ridurre il picco dei prezzi. Devo anche dire che si tratta di quantità molto piccole; se andiamo a vedere nel complesso, sono state immesse delle piccole quantità. Comunque, so che gli Stati Uniti stanno spingendo per aumentare le quantità da immettere sul mercato.
Al fine di contenere l'impatto sui consumatori finali, stiamo valutando l'ipotesi di praticare sui carburanti un'accisa mobile. Poiché c'è stato un maggior gettito IVA, dovuto al fatto che la base è aumentata, tale maggior gettito potrebbe essere utilizzato per ridurre l'accisa corrispondentemente e avere una diminuzione di prezzo alla pompa. Sappiamo benissimo che operare sui carburanti da trazione è molto complesso. In questi giorni avete visto che siamo intorno a 2,30 euro al litro, mentre a dicembre del 2021 eravamo intorno a 1,70 euro; questo è il combinato di una questione di mercato (il prezzo del barile), di un po' di carenza di diesel e del costo in crescendo (veramente un po' esagerato, a questo punto) del gas e dell'energia che serve ai processi industriali.
Mi fermo qua. Vi ringrazio per l'attenzione e spero che quanto vi ho detto sia chiaro. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sull'informativa del Ministro della transizione ecologica.
È iscritto a parlare il senatore Renzi. Ne ha facoltà.
RENZI (IV-PSI). Signora Presidente, Italia Viva ha chiesto questo appuntamento, del quale ringraziamo lei, ringraziamo la Conferenza dei Presidenti di Gruppo e naturalmente ringraziamo il signor Ministro, perché pensiamo che su questo tema stiamo rischiando moltissimo. Nella vita quotidiana delle famiglie questa vicenda sta pesando come uno tsunami, sia per esigenze strettamente economiche che per una questione di fiducia. Dopo due anni di Covid, arriva una botta ulteriore; e sappiamo quanto sia importante la fiducia nell'economia. Dunque, abbiamo chiesto questo appuntamento e ci dichiariamo soddisfatti, signor Ministro, delle sue considerazioni.
Aggiungiamo le nostre, molto brevemente; il tempo non permette altro che dei singoli tweet. Prima, però, premettiamo che stiamo parlando di una guerra e, quando si parla di una guerra, la prima immagine, il primo pensiero, il primo momento di riflessione vanno a quelle famiglie che stanno perdendo i propri cari, a quelle immagini delle donne incinte che perdono i bambini, a quelle immagini di famiglie che vengono costrette a lasciare l'Ucraina (Applausi), ribadendo che c'è un aggressore, la Russia di Putin, e c'è un aggredito, l'Ucraina. Su questo non ci possono essere dubbi.
C'è un elemento in più, tuttavia; io penso che siamo in presenza di uno stravolgimento. Quelli che dicono che ciò che sta facendo Putin è umorale a mio giudizio sbagliano. Quello che sta facendo Putin è immorale, ma non è umorale; è figlio di una visione strategica che sta spostando a Est la mappa del mondo. Su questo ha ragione il signor Ministro a dire che ancora non ci sono i gasdotti; ma negli accordi del 2021 e del 2022 è evidente che c'è un patto Russia-Cina che si apre al Sud-Est e, più in generale, ai Paesi asiatici e africani. Questo deve farci riflettere e deve farci domandare cosa vogliamo fare da grandi, come Unione europea.
Ieri Zelensky ha detto giustamente che l'Ucraina non entrerà nella NATO. Una volta che abbiamo detto questo, che è un punto importante per arrivare a una tregua, la domanda è: la NATO oggi quale missione strategica ha? Quella di combattere i terroristi islamici e i cyber attack o di essere un ricordo del passato? È un grande tema, di cui non possiamo discutere qui oggi. Quello che è certo è che il mondo si sta spostando a Est e che la Cina è sempre più centrale. Da questo dobbiamo partire.
Per arrivare a dire cosa? Per arrivare a delle conseguenze nella nostra vita. Oggi, con quanto accaduto, grazie anche all'azione del Ministro, è evidente che è finito il tempo del no a prescindere sugli impianti. Per un quindicennio c'è stata una ubriacatura da no a prescindere. Io ho fatto il Presidente della Provincia e avevo i comitati del no ai termovalorizzatori. Ho fatto il sindaco e avevo il no per qualsiasi intervento sull'energia. Ho fatto il Presidente del Consiglio e avevo il no sul TAP. Ora non voglio stare a rivendicare quello che abbiamo fatto noi. Il punto fondamentale è che in questo pianeta o si pone il tema dell'energia come chiave, non soltanto per una questione economica, ma per una questione di giustizia, oppure ci portano tutti via e saremo sempre più insignificanti nello scacchiere internazionale che cercavo rapidamente di delineare. Per questo è assurdo che ci siano delle Regioni che hanno bloccato non solo le trivelle, ma le rinnovabili. E ciò è accaduto in questi mesi e bisogna avere il coraggio di dire che ha fatto male al nostro portafoglio e alla nostra credibilità. (Applausi).
Dopodiché, signor Ministro, lei ha detto che porterà in Europa la proposta italiana perché ci sia un tetto ai costi ed è fondamentale, anche perché, se giustamente si dice che c'è una truffa - lei ha fatto bene a dirlo - è chiaro che i truffati sono i cittadini, ma bisogna anche dire con forza che i truffatori devono essere messi in condizione di non truffare più. Il punto fondamentale è che serve un tetto, perché la casa degli italiani ha bisogno di un tetto al costo della benzina e al costo delle bollette, che stanno facendo impazzire le nostre famiglie.
Per concludere, saltando tutta una serie di considerazioni che avrei voluto farle, signor Ministro, va bene andare nella direzione di mettere un tetto finale alle spese degli italiani, però si abbia anche il coraggio di inserire questa dinamica in una cornice più ampia. Sta cambiando il mondo e il mondo rende necessario un nuovo protagonismo dell'Italia. Non si può fare un ragionamento di lungo periodo senza pensare che nel frattempo le famiglie, le imprese, le RSA, il mondo delle scuole e della quotidianità stanno soffrendo una crisi che non era prevista e non ha paragoni immaginabili negli ultimi trent'anni. Buon lavoro, signor Ministro, siamo con lei. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Lannutti. Ne ha facoltà.
LANNUTTI (Misto-IdV). Signora Presidente, ringrazio il Ministro per l'informativa che ci ha dato, anche perché vi sono una serie di aumenti, alcuni dei quali sono figli della guerra, mentre altri si sono verificati prima ancora che iniziasse il conflitto.
Leggo un comunicato dell'ARERA, l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, del 30 dicembre 2021: luce + 55 per cento, gas +41 per cento e non c'era ancora il conflitto. Per una famiglia tipo la variazione della bolletta, sempre secondo quel comunicato, sarà del 68 per cento per l'energia e del 64 per cento per il gas. Aggiungo che siamo di fronte ad una speculazione vera e propria. Lei, signor Ministro, ha affermato che c'è un aumento speculativo, ma quando ci sono gli aumenti speculativi si interviene. So che c'è un'inchiesta della procura della Repubblica e si attiva la Guardia di finanza. Nel 2008, all'epoca della crisi di Lehman Brothers, il costo di un barile Brent era di 147,50 dollari; in questi giorni ha toccato il picco di 139 dollari. Tuttavia, mentre il costo del gasolio ha superato quello delle benzine, arrivando a oltre 2,3 euro al litro, nel 2008 il costo della benzina era attorno a 1,37-1,40 euro al litro: altro che speculazione, quindi.
Per evitare la fiera dell'ipocrisia il Ministro ha affermato che bisogna fare le accise mobili. Io ho presentato decine di volte emendamenti al riguardo, abbiamo fatto conferenze stampa in sala Nassirya per le accise mobili e per fissare un tetto, ma purtroppo tutti quegli emendamenti sono stati bocciati, anche perché nel gravame delle benzine ci sono diciotto una tantum: la crisi di Suez, eccetera.
Mi avvio alla conclusione leggendo il bollettino delle entrate tributarie del 2021: c'è stato un incremento notevole di IVA e accise, nonostante ci sia stata la pandemia. L'accisa sui prodotti energetici e i loro derivati (sul gas, sull'energia elettrica) è passata da 21 a 23 miliardi di euro, con un incremento del 28 per cento.
Signor Presidente, noi stiamo pagando anche le sanzioni che sono state comminate alla Russia. «Le guerre - signor Presidente - sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi, per l'interesse di persone che si conoscono ma che non si uccidono», come scrisse il grande poeta cileno Pablo Neruda. (Applausi).
Bisogna lavorare per soluzioni diplomatiche, non alimentando il conflitto con le armi. Signor Presidente, lavoriamo tutti per soluzioni diplomatiche e per la pace. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Paragone. Ne ha facoltà.
PARAGONE (Misto-IpI-PVU). Signor Presidente, se dovessi fare un titolo della relazione del Ministro sarebbe: «Le chiacchiere del Ministro non fermeranno il caro bollette e il carovita».
Questo Governo sarà ricordato nella storia italiana per l'assoluta incapacità di gestire e di risolvere i problemi. Avete cominciato con il green pass, strumento usato per costringere le persone a vaccinarsi, e lo tenete ancora in piedi, nonostante la pandemia sia finita in tutto il mondo. La crisi economica bussa alle porte delle nostre famiglie e delle nostre imprese e ancora vi ostinate a tenere i lavoratori senza green pass fuori dal lavoro, provocando un danno sia alle famiglie, sia all'economia.
Veniamo al tema del caro energia e del caro bollette. Lei ha sostenuto che è in corso una truffa, ma i controllori dove sono? Il Governo dov'è? Dov'è super Mario Draghi, quello che ha messo insieme una maggioranza larghissima, tanto larga da non entrare neanche più in questo Parlamento e da buttare fuori il Parlamento stesso? L'uomo del whatever it takes, l'uomo che ha salvato l'euro, perché adesso non salva le famiglie? Forse perché per un banchiere centrale, che si è formato in Goldman Sachs, la finanza è più importante dell'economia reale, i mercati sono più importanti delle famiglie.
La sua relazione non è stata per nulla convincente, Ministro. Alla fine, il messaggio che resiste, che resta appiccicato è quello per cui dobbiamo rassegnarci ad abbassare i termosifoni e a consumare meno energia. Le vostre scelte comporteranno sofferenza e chiusure. Avete scelto di partecipare a una guerra dando armi e strumenti militari ad una delle parti e ora vi stupite che il mercato reagisca, che il mercato sia posseduto dal demone del neoliberismo e quindi speculi. Specula più facilmente quando uno Stato non è sovrano.
Oggi bloccate gli oneri di sistema, che è cosa diversa da un intervento strutturale di revisione sugli oneri di sistema. Nei mesi scorsi avevo più volte invitato il Parlamento e il Governo a riflettere sul fatto che si potesse premiare il consumatore che consuma energia rinnovabile, togliendo gli oneri sistema; con quegli oneri di sistema saremmo andati a incentivare le rinnovabili. Ma è rimasta lettera morta e, ancora oggi, quel principio è e rimane lettera morta. Non volete capire che bisogna intervenire in maniera strutturale.
Le famiglie si accorgeranno di questo gioco di prestigio. Gli oneri di sistema aumenteranno nei prossimi trimestri, così come stanno tornando le cartelle esattoriali e tutte le scadenze che avevate sospeso e tenuto congelate, ma che ad un tratto si stanno scongelando. Le famiglie e i piccoli imprenditori avvertono queste cose. Questa sofferenza è nel Paese. Il resto sono bla bla inutili.
Non c'è alcun intervento vero di investimento sulle rinnovabili e sulle politiche energetiche. Per smarcarci dalla Russia, voi andate in Qatar e in Azerbaijan, due noti campioni di democrazia: auguri, quindi, Ministro.
Anche oggi il Governo dei migliori si rivela come il Governo dei pifferai magici. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Girotto. Ne ha facoltà.
GIROTTO (M5S). Signor Ministro, ci ha riportato dati che in buona sostanza aveva già comunicato nei giorni passati nelle varie audizioni. Non solo la Russia è un problema per quanto riguarda l'approvvigionamento: ci sono alcune decine di conflitti in corso nelle varie parti del mondo che dovrebbero farci capire che rimanere agganciati alle fonti fossili è comunque un enorme problema in termini di affidabilità. (Applausi). Il problema della Russia è quello che abbiamo in questo momento, ma è solo l'ennesima dimostrazione che dobbiamo passare il più velocemente possibile alle fonti rinnovabili. Lei ci ha dato delle indicazioni rispetto a quanto sta succedendo e che si sta cercando di portare avanti in Europa. L'idea di avere un mercato separato per quanto riguarda le rinnovabili è un'idea che va implementata, soprattutto in questo momento, anche per ragioni di velocità, con contratti di lungo termine per le rinnovabili, in modo tale da avere dei prezzi garantiti per quanto riguarda sia il lato produttore, sia il lato vendita. Come Gruppo MoVimento 5 Stelle, abbiamo presentato un mese fa una mozione che contiene 27 proposte, fra cui quelle finanziarie - accise, IVA, i vari fondi di garanzia - in cui ci sono anche interventi che sono stati bocciati e sono scomparsi dagli ultimi provvedimenti adottati, in particolare un fondo di garanzia per le imprese che vogliono autogenerare elettricità per le loro esigenze, oppure una sorta di superbonus energetico per le imprese, dando loro un credito di imposta, che può essere del 70 o dell'80 per cento, ma sempre legato a progetti di efficientamento energetico.
Inoltre, Ministro, dobbiamo fare informazione su tante misure e sui fondi pubblici a disposizione che però non sono conosciuti quasi da nessuno. Noi stiamo girando l'Italia da due anni per informare sulle comunità energetiche, introdotte durante il Governo Conte e che sono ancora totalmente sconosciute e questo è un enorme peccato (Applausi), perché potrebbero consentire un risparmio molto veloce. Costruire impianti a fonti rinnovabili, in questo momento, è la soluzione più veloce e moltissimi italiani non si rendono conto che autoprodurre elettricità diventerà sempre di più un fattore distinguente, perché a parte gli usi industriali, per le famiglie elettricità oggi significa elettrodomestici, ma molti non sanno che un domani - che in realtà è già oggi - il termico, la cottura, la mobilità utilizzeranno l'elettricità. A tal proposito, vorrei richiamare la sua attenzione sulle modifiche strutturali, perché è vero, come lei ha detto, che dobbiamo spingere sulle rinnovabili il più possibile, ma dobbiamo anche capire che determinati settori vanno riformati pesantemente. Mi riferisco alla logistica e alla mobilità. Il gas deve essere utilizzato per le industrie hard to abate, finché non avremo abbastanza idrogeno per cambiare anche quel settore, ma sulla mobilità e sulla logistica si deve spostare una struttura intera, bisogna spingere moltissimo sul trasporto pubblico locale e sulla rotaia, che sono un sistema estremamente più efficiente e i risparmi che potremmo conseguire in tal senso sono enormi.
Le chiedo anche uno sforzo per completare la riforma del mercato del dispacciamento, perché questo è un argomento un po' più da tecnici e da esperti, ma in questo momento è terreno di caccia delle fossili, su cui fanno molti ricavi perché in pratica è un monopolio fossile, mancano le regole tecniche. So che l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA) si sta impegnando molto su questo, ma dobbiamo assolutamente velocizzare.
Le chiedo, Ministro, un impegno per spingere sull'elettrificazione dei consumi sia lato superbonus, sia lato logistica, perché in questo momento il risparmio che potremmo conseguire è enorme: si tratterebbe di miliardi di metri cubi di gas che non avremmo più bisogno di importare. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Nencini. Ne ha facoltà.
NENCINI (IV-PSI). Signor Ministro, onorevoli colleghi, oggi non parliamo soltanto, come ha fatto il ministro Cingolani, di misure strategiche per fronteggiare una straordinaria emergenza energetica. Discutiamo anche - questa è la richiesta avanzata dal Gruppo di cui faccio parte - di misure da assumere nell'immediato e di un nome e un cognome da dare alla colossale truffa alla quale l'Italia e in larga parte l'Europa hanno assistito.
Tre anni fa, signor Ministro, presentai un'interrogazione che riguardava il costo dell'energia elettrica: nessuna risposta. Due anni fa ripresentai quell'interrogazione, sempre sullo stesso oggetto: nessuna risposta. Un mese fa - se ne convinca: non ho informazioni particolari che mi provengano da mondi, servizi segreti o altro - ho depositato un'interrogazione dove già si parlava di extraprofitti nel mondo del gas; non era scoppiata alcuna guerra, Putin non aveva ancora invaso l'Ucraina, però la traccia era evidente.
Ho apprezzato il suo coraggio quando ha parlato con la chiarezza che l'ha contraddistinta, che è cosa uggiosa - non la sua chiarezza, ma l'evidenza dei fatti - perché, quando si è nel cuore di una ripresa economica complicata dall'emergenza pandemica, di fronte a una guerra esplosa nel cuore dell'Europa, assistere a speculazioni da parte di pescecani di questa natura, speculatori finanziari di questa natura, è cosa indicibile. Ora dobbiamo, però, avere il coraggio di fare un passo in più.
Lei stamattina ha parlato giustamente di misure da assumere oggi e di una previsione strategica delle misure da assumere per liberare l'Italia da una dipendenza energetica: perfetto. Poiché, tuttavia, l'Unione europea, gli Stati Uniti, la NATO hanno imposto sanzioni agli oligarchi russi - con tanto di nome, cognome e indirizzo - non vorrei insistere, ma hanno un nome, un cognome e un indirizzo anche i grandi speculatori finanziari. E poiché hanno un nome, un cognome e un indirizzo, quindi, una residenza, è possibile colpirli; è possibile colpire gli extraprofitti con normative comunitarie, naturalmente, soprattutto, ma è possibile e doveroso colpire anche gli extraprofittatori, che sono i pescecani di cui parlava Scalarini cent'anni fa. Vado al punto e concludo.
Sappiamo benissimo, anche se la cosa è sconosciuta al 98 per cento degli italiani, i quali ritengono che l'aumento del prezzo del gas e dell'energia siano figli della guerra, che solo in piccolissima parte è così; anzi, non è così. Non lo è.
Il prezzo finale del gas - lo sappiamo - non dipende né dalla domanda né dall'offerta; l'aumento nasce perché sui contratti di acquisto e di vendita gravano scommesse fatte dagli operatori finanziari.
Ci sono fondi - domando, anche italiani? - ci sono banche - domando, anche italiane? - che scommettono sull'andamento di quel prezzo e, nella misura in cui scommettono che il prezzo risalga (causa anche conflitti geopolitici), il prezzo naturalmente risale, con diversi effetti. Ne ricordo due in aggiunta ai suoi. Il primo: siccome il prezzo di tutte le tipologie di energia è parametrato sul gas, come è noto, quando il prezzo del gas sale, cresce anche il prezzo delle rinnovabili e dell'energia. C'è dell'altro: cresce naturalmente il prezzo di altri prodotti. C'è dell'altro ancora: siccome l'inflazione per due terzi dipende dall'energia, tenendo sotto controllo il prezzo del gas, l'inflazione prevista oggi intorno al 5 per cento - dicono gli economisti - potrebbe calare attorno al 2. Non aggiungo altro.
Non parlo delle misure; condivido le sue. Il senatore Renzi ha ricordato quali dovrebbero essere quelle a corredo di questa iniziativa, però - ho concluso, Presidente - non si fermi, Ministro; accerti perché a quelle interrogazioni i Governi precedenti a questo non hanno mai dato risposta.
Capisco che si tocca un terreno molto scivoloso, forse anche con effetti nazionali, e non solo riferiti a hub planetari, marziani o addirittura di Plutone. No, io parlo di Italia. Quelle risposte le dobbiamo alle famiglie italiane e a chi si impegna nella crescita economica di questo straordinario Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Garnerò Santanchè. Ne ha facoltà.
GARNERO SANTANCHE' (FdI). Signora Presidente, onorevole Ministro, ho ascoltato con attenzione ciò che lei è venuto a raccontarci in Aula e le dico che ho avuto l'impressione che la sua fosse una relazione, una lezione quasi da Università, spiegandoci i metri cubi, spiegandoci vari problemi, da dove importiamo il gas e altro.
Signor Ministro, credo invece che in quest'Aula, quella del Senato della Repubblica, lei oggi avrebbe dovuto portare delle soluzioni. Avrebbe dovuto far capire agli italiani cosa sarà della loro vita, delle loro imprese, delle loro famiglie nelle prossime settimane. Invece, di tutto questo non ha detto assolutamente niente.
Secondo noi ci sono due elementi che sono fondamentali: la guerra che Putin ha scatenato all'Ucraina ha cambiato e sta cambiando il mondo. Quindi, nella sua relazione oggi avrebbe dovuto almeno fare un accenno al PNRR, che oggi è obsoleto e non ha più nessun senso di esistere com'è stato scritto e pensato. (Applausi).
Se non erro, circa il 40 per cento delle risorse sono sulla transizione ecologica. Lei pensa che in questo momento, dove stanno bombardando, dove stanno uccidendo, il tema sia la transizione ecologica o la sopravvivenza delle nostre industrie e delle nostre famiglie?
Già quando è venuto in audizione in Commissione industria lei aveva giudicato la mia domanda provocatoria. Non è provocatoria, signor Ministro, ma semplicemente di buon senso. Nella vita, infatti, non tutto è un paracarro inamovibile. Se ci sono delle situazioni, che certamente nessuno di noi aveva messo in conto e che stiamo vivendo, le cose si cambiano.
Siete il Governo dei migliori. C'è un Presidente del Consiglio sicuramente autorevole, che in Europa può esprimere, senza se e senza ma la sua visione, mi auguro anche essendo ascoltato. Cosa aspettate a dirci che quel PNRR va cambiato nelle sue fondamenta? Questa è la prima domanda cui mi piacerebbe lei desse una risposta, cosa che non ha ancora fatto.
In più, signor Ministro, vi è un secondo elemento. Oltre a questa spaventosa guerra che stiamo vivendo, le nostre imprese vivono da due anni e mezzo, da tre inverni, una serie di disastri economici e credo che lei conosca la vita del Paese reale. Tutto quello che è successo, infatti, ha sicuramente impattato moltissimo sulla nostra vita economica.
Pertanto, è il momento di capire cosa bisogna fare. Per noi di Fratelli d'Italia cosa bisogna fare è molto semplice: bisogna immediatamente mettere mano alle accise e all'IVA, oltretutto senza preoccuparsi più di tanto della copertura economica. Vista l'escalation dei prezzi, lo stato ha incassato più IVA e oggi potrebbe avere i soldi per tranquillizzare tutti quei settori produttivi altamente energivori e forse farli lavorare più tranquillamente.
Signor Ministro, che cosa succederà allorquando voi immaginate, perché non abbiamo contezza di questo, di non intervenire sui prezzi o forse di intervenire tardi, buttando via il tempo, quel tempo che le imprese e le famiglie non hanno? Se voi non decidete oggi, ma forse era bene già farlo ieri, di abbassare il prezzo del gasolio e dell'energia, le imprese chiuderanno, le imprese licenzieranno ed il costo sugli ammortizzatori sociali sarà molto più alto rispetto all'intervento che oggi dovreste fare. Si tratta pertanto di una visione veramente miope.
Signor Ministro, siamo anche contenti quando lei afferma che forse nel giro di trenta, quaranta mesi riusciremo a essere meno dipendenti dalla Russia o da altri Paesi. Le famiglie e le imprese, però, non hanno trentasei, quaranta mesi; le famiglie e le imprese pensano al domani! Ha visto cosa sta succedendo nel settore dei trasporti? Noi siamo uno dei Paesi con il più alto numero di camion per il trasporto su gomma e se si fermano loro, si fermerà tutto, perché avremo il problema di andare al supermercato a fare la spesa.
A mio avviso dovreste quindi intervenire senza indugio. Mi sarei aspettata, signor Ministro, che oggi lei venisse in quest'Aula a dire che l'energia è un bene primario. Fino ad ora, infatti, le ho parlato di aziende e di famiglie, ma potrei anche parlarle di tutte quelle persone disabili e fragili, che in questo momento sono attaccate a delle macchine per poter continuare a vivere. (Applausi). Vi rendete conto che ci sono italiani per cui l'energia è un bene primario, perché senza quel tubo attaccato a una spina morirebbero? Possiamo dunque dire che l'energia è un bene primario? Non ho sentito una parola da questo Governo sulle persone fragili.
Signor Ministro, lei ci deve dare una risposta perché quando un Ministro della Repubblica afferma che c'è una truffa gigantesca e che ci sono gli speculatori, ci deve dire se sono delle persone fisiche, e in quel caso si deve dire nome e cognome, o se gli speculatori e i truffatori sono coloro che oggi determinano il prezzo, perché in quel caso lei, in quanto Ministro e componente del Governo, in due minuti può decidere - se questo è il problema - di rivalutare la formazione del prezzo.
Fratelli d'Italia lo afferma da molti giorni e ieri è stata anche presentata una mozione alla Camera. Le nostre proposte sono semplici ma efficaci e soprattutto impatterebbero domani sulla vita delle imprese e delle famiglie. Io non riesco a capire come mai, magari decidendo di valutare di tre mesi in tre mesi, non si stabilisca che da domani si eliminano l'IVA e le accise. Lei sa benissimo, signor Ministro, che in quel modo il prezzo sarebbe completamente diverso. (Applausi).
Mi dispiace, per certi versi, correggere un professore, ma le devo ricordare che pochi giorni fa lei aveva detto che il prezzo medio dei carburanti non avrebbe superato 1,95 euro. Lunedì 7 marzo rilevava settimanalmente il prezzo medio dei carburanti e riportava un prezzo finito di 1,95 euro al litro per la benzina verde; come sappiamo, però, ha superato abbondantemente i 2,30 euro. Anche in quel caso forse sarebbe opportuno non fare previsioni così azzardate, che per un verso potrebbero porre i cittadini in una condizione di maggiore tranquillità pensando che quello sia il prezzo massimo, perché lei sa che molto probabilmente arriverà oltre 4 euro per litro.
In conclusione, signor Ministro, oggi non ci aspettavamo una lezione o una relazione; noi credevamo che gli italiani, che pendono dalle sue labbra, avrebbero potuto capire se i loro camion possono circolare, se possono continuare a produrre le piastrelle, se le cartiere possono ancora fare la carta, se quelle eccellenze italiane possono ancora continuare a produrre, perché dalle lezioni universitarie non arrivano soluzioni. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ferrazzi. Ne ha facoltà.
FERRAZZI (PD). Signor Presidente, signor Ministro, senatrici e senatori, siamo in presenza di un insopportabile rincaro dei prezzi dell'energia, che vengono scaricati - come lei, Ministro, giustamente sottolineava nella sua relazione - su famiglie e imprese. Questo è il punto di partenza imprescindibile per il Partito Democratico. Siamo in presenza di momenti drammatici, di una guerra nel cuore dell'Europa, di settimane di angoscia e di imprese che rischiano di chiudere; anzi molte hanno già chiuso e altre stanno per chiudere a fronte dei rincari dell'energia.
Siamo in presenza di costi di carburanti, e non solo della benzina, ma anche del gasolio e del metano, che nel nostro Paese non si vedevano da lustri. E allora è su questo che il Governo deve compiere la prima azione, certamente non da solo, ma con l'appoggio di tutto il Parlamento. La sicurezza energetica del nostro Paese, prezzi ed energia accessibili costituiscono questioni strategiche fondamentali per noi, per le imprese e le nostre famiglie.
Signor Ministro, nel corso delle ultime giornate ed anche oggi lei giustamente ha parlato di speculazioni inaccettabili, mentre alcuni hanno parlato anche di truffe. È giusto sottolinearlo, ma non è sufficiente: vanno denunciati nomi e cognomi. Le magistrature hanno aperto dei filoni d'inchiesta, ma noi abbiamo la responsabilità politica, nel momento in cui denunciamo e facciamo bene a denunciare fatti del genere, di individuare i responsabili e, di conseguenza, di trovare i rimedi.
Il Partito Democratico non è stato con le mani in mano e, proprio per affrontare gli insopportabili rincari delle bollette delle famiglie e delle imprese, ha proposto molto concretamente un programma di azioni molto concrete volte ad aiutare concretamente le nostre famiglie e le nostre imprese. Vedo in Aula il senatore Misiani che proprio ieri ha fatto la prima presentazione. Andando semplicemente per titoli, mi riferisco alla riduzione delle accise, collegata alla sterilizzazione dell'IVA, al sostegno agli autotrasportatori, alle imprese energivore e gazivore cosiddette hard to abate, quelle cioè che consumano enormi quantità di energia per svolgere il proprio processo industriale (chimiche, siderurgiche, le imprese del vetro, cementifici e altre). Anche in tal caso ci sono proposte molto concrete, come - per esempio - la proroga del credito d'imposta fino a fine anno e molte altre misure.
Le nostre imprese vanno aiutate e salvaguardate perché escono dagli anni drammatici del Covid ed entrano in anni altrettanto drammatici a causa del costo dell'energia. Lo stesso impegno che il Governo ha messo nei due anni trascorsi in quella che possiamo definire la guerra contro il Covid, lo si deve mettere nella questione della crisi energetica.
C'è poi tutto il comparto delle famiglie. Noi abbiamo proposto l'assegno energia, interventi mirati e selettivi in base all'ISEE naturalmente e non a pioggia, indiscriminati e indistinti, a sostegno delle famiglie. È stata fatta una presentazione, anche molto analitica dal punto di vista quantitativo, che parla di milioni di famiglie che possono essere sostenute nel caro bollette nel corso delle prossime settimane e dei prossimi mesi.
Come finanziare tutto ciò, Ministro? Certamente, nel momento in cui diciamo che ci sono degli extraprofitti, dobbiamo avere anche il coraggio di dire che tali profitti, che riguardano non la capacità manageriale delle imprese, ma condizioni esogene alle stesse, hanno comportato altri profitti o profitti utili per quelle imprese anche di miliardi di euro: a livello europeo 200 miliardi di euro nel 2021; a livello nazionale ci sono imprese che hanno avuto extraprofitti per centinaia di milioni di euro rispetto al 2019. Allora è giusto far sì che questa ricchezza, che non è dovuta a una capacità strategica manageriale, venga redistribuita a coloro che ne stanno pagando il prezzo, e quindi alle imprese e alle famiglie. (Applausi). Il contributo di solidarietà per questi extraprofitti ci sembra, pertanto, un'operazione assolutamente da fare.
Siamo molto felici - naturalmente non è merito nostro - di vedere che il nostro progetto, che aveva assunto addirittura la forma di un emendamento al decreto-legge cosiddetto sostegni-ter, è stato fatto proprio dal Governo e dall'Unione europea. Nell'incontro di Versailles della scorsa settimana è stato infatti raggiunto l'obiettivo di realizzare un'operazione di questo tipo a livello europeo.
Signor Ministro, lei ha giustamente parlato del price cap, di porre un tetto al costo di tutte le commodity fossili e in particolare del gas: è assolutamente corretto. È veramente strabiliante: siamo a 160 euro per megawattora; ma stiamo pensando di portarlo - nel progetto del presidente Draghi, se ho capito bene - a 100 euro il primo mese, per poi scendere a 90-80 euro. Lei ha giustamente menzionato il fatto che un anno fa era di 17 euro, per cui stiamo parlando - a proposito di extraprofitti - di entrate colossali da redistribuire e tagliare. Naturalmente questa deve essere un'operazione nazionale spinta con forza, ma deve anche essere un'operazione dell'Unione, perché i singoli Stati non sono in grado di gestire operazioni di questo tipo, per evidenti ragioni. Allo stesso modo, il disaccoppiamento dei prezzi di vendita tra energia rinnovabile e altre fonti deve essere certamente una grande azione del Governo nazionale, ma deve essere in collegamento con una grande azione a livello europeo. Signor Ministro, a tale riguardo appoggeremo pienamente il Governo perché sappiamo che questa è l'intenzione.
Qui c'è il secondo passaggio e poi c'è il terzo: come riuscire a realizzare l'autonomia energetica nazionale e l'autonomia energetica dell'Unione europea? Il primo punto è eliminare o ridurre drasticamente la dipendenza dai gas e dal gas russo. Il nostro sistema Paese ha due problemi da questo punto di vista. Siamo il secondo importatore di gas russo tra i Paesi dell'Ovest, dopo la Germania. Sappiamo che i Paesi di Visegrád nell'Est Europa invece dipendono per il 90-95 per cento: parlo di Polonia e Ungheria, ma anche dell'Austria. Siamo però contemporaneamente anche il secondo Paese in assoluto a livello europeo per il consumo dei gas nella produzione dell'energia totale, dopo l'Olanda. Siamo quindi molto esposti da questo punto di vista.
Signor Ministro, è assolutamente corretto quello che lei diceva e avrà il nostro appoggio. Nel breve periodo dobbiamo rispondere a queste drammaticità: è corretto quindi aumentare i rapporti con Algeria e Libia per il Greenstream e il Transmed; prendere il gas naturale liquefatto (GNL) da Qatar, Congo e altri Paesi africani; aumentare le riserve a 17 miliardi di euro e pensare a come possiamo ottenere tale scopo. Certamente questa è una risposta di transizione; anche perché, se spostiamo la nostra dipendenza energetica dall'instabilità russa all'instabilità algerina e congolese, è del tutto evidente che non è la risposta del futuro. Non so se mi spiego. Voglio dire che Wagner non è che sia del tutto scollegata a quanto sta avvenendo anche in Algeria, e la situazione in Libia non è proprio quella di una democrazia matura e stabile che dà garanzia nel lungo periodo; a meno che non vogliamo dipendere in futuro dai gas, ma sappiamo benissimo che le grandi riserve di gas a livello mondiale sono in Iran e in Russia, e con questo abbiamo già detto tutto.
Vado al terzo passaggio, signor Ministro. L'autonomia energetica deve camminare su un binario più avanzato rispetto alla risposta immediata - quella del gas - che dobbiamo giustamente dare. Signor Ministro, lei sa meglio di me che Elettricità Futura, che rappresenta 500 aziende di Confindustria e il 70 per cento della produzione nazionale, ha presentato progetti per 60 gigawatt di energie rinnovabili da ottenere entro giugno, e sostiene - dati e progetti alla mano, lei lo sa - di avere 85 miliardi di euro sulle rinnovabili da investire in tre anni con la creazione di 80.000 posti di lavoro e l'equivalente energetico di un taglio di 15 miliardi di metri cubi di gas, e cioè più del 50 per cento dell'importazione nazionale dalla Russia.
All'esito dell'ultima asta di Terna nel mercato delle capacità, Enel ha deciso di non convertire nemmeno a gas le centrali di La Spezia, Civitavecchia e Brindisi. Ci sono quindi tutti gli estremi per un grande progetto di riconversione e sicurezza energetica del nostro Paese.
Nel lungo periodo è di ogni evidenza che è conveniente economicamente, socialmente e politicamente per il nostro Paese continuare con grande determinazione lungo tale strada. Su questo il Governo avrà il nostro appoggio. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice De Petris. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Signor Presidente, ringrazio il Ministro per l'informativa e lo invito subito, in premessa, a non lasciarsi intimorire dalle polemiche che ci sono state quando ha giustamente parlato di speculazione.
Altri colleghi hanno ripreso questo argomento e anche noi le chiediamo non solo di andare avanti, ma anche di agire. È sempre giusto denunciare, ma poi, collegati con i partner europei, bisogna mettere in campo azioni che riescano a intervenire su questo meccanismo, che è assolutamente di speculazione finanziaria.
Passo alla seconda questione. È evidente che adesso abbiamo di fronte una situazione molto complicata e difficile, che sta creando moltissimi problemi al nostro Paese. A riprova del fatto che lei è andato nel senso giusto quando ha parlato di speculazione, adesso abbiamo il picco a causa del conflitto e dell'aggravarsi in maniera drammatica della situazione, ma lei sa perfettamente che già c'era stato il rialzo dei prezzi. Ciò è così vero che sulla questione che poniamo in tanti, e che riproponiamo oggi con forza, ossia di colpire gli extraprofitti e utilizzarli per aiutare le nostre imprese e famiglie con un contributo di solidarietà, si era cominciato a parlare all'interno del Governo - come lei sa - già due mesi fa, ma poi non si è fatto nulla.
Credo che sia arrivato ora il momento di intervenire sul meccanismo di speculazione e di utilizzare tutte le grandi risorse di cui disponiamo, che sono non centinaia di milioni, ma miliardi, anche di alcuni nostri player nazionali, per aiutare le famiglie e le imprese. Non possiamo permetterci un rialzo dell'inflazione, né tantomeno una recessione economica.
Quanto agli interventi urgenti da adottare, lei, signor Ministro, ci ha parlato di quello che il Governo sta tentando di mettere in campo, ossia sostituire il gas russo con quello di altri mercati. Il punto - come lei ben sa, Ministro - è che noi continuiamo a provare ad approvvigionarci sempre da mercati non affidabili in termini democratici e di stabilità. Se si chiude - speriamo rapidamente - la drammatica guerra in corso, noi rischiamo di trovarci esposti sul Congo, sull'Angola e sull'Algeria.
È quindi evidente che dobbiamo mettere in campo una strategia strutturale che deve puntare in modo chiaro sulla sovranità energetica, sull'indipendenza e sulla sicurezza energetica del Paese, prefissando degli obiettivi da verificare a breve, medio e lungo termine.
Cosa è accaduto? Qualcuno qui, all'inizio di questa discussione, parlava del fatto che i soliti bloccavano le rinnovabili. Ma i dati sono chiari: dal 2014 purtroppo nel nostro Paese si è investito di meno, si sono gradatamente fermate le rinnovabili (rispetto al decennio precedente) ed è aumentata - guarda caso - la nostra dipendenza dal gas russo. Credo che in dieci anni siamo passati dal 30 per cento a quasi il 45 per cento. Questo significa che abbiamo fatto degli errori e l'errore grande è stato il fatto non di dire che la transizione ecologica è un sogno, ma di non averla iniziata ben prima.
Vorrei anche dire, con molta chiarezza, che noi oggi abbiamo la possibilità di utilizzare la contingenza drammatica e l'emergenza in atto per recuperare il tempo perso precedentemente. Se non lo facciamo ora, ditemi voi quando mai lo faremo. Una cosa deve essere chiara: i problemi che ci trasciniamo non sono legati solo all'emergenza o al problema della Russia, ma derivano anche dalle scelte sbagliate fatte nel passato, sono problemi strutturali. Il senatore Girotto prima parlava della mobilità, per esempio. Noi siamo il Paese che credo abbia il record di trasporto delle merci su gomma. Faccio questo esempio per dire che, evidentemente, dobbiamo colmare oggi i ritardi che abbiamo accumulato negli ultimi anni. E, se dovesse essere fatta una revisione del PNRR, dovrebbe essere volta proprio ad accelerare ancora di più in questa direzione, per fare in modo che ancora più risorse possano essere destinate alla mobilità sostenibile, alle ferrovie e alle rinnovabili.
Alcuni dati sono stati forniti poco fa dal collega Ferrazzi. Sono dati importanti, relativi a ciò che possiamo fare subito. Lei sa meglio di me, signor Ministro, che noi abbiamo delle richieste depositate per 150 gigawatt, più o meno. Alcune possono essere fatte immediatamente, mentre altre richiedono tempi più lunghi. Ma noi dobbiamo avere chiari gli obiettivi. E l'obiettivo deve essere anche quello di avere finalmente il phase out del gas (non l'abbiamo scritto nel PNIEC): tra due anni diminuiamo di una certa quantità, tra cinque anni un'altra e tra dieci anni dobbiamo raggiungere l'obiettivo dell'indipendenza. È assolutamente importante quello che lei ha detto a proposito del tetto, del price cap a livello europeo. Ed è altrettanto, se non ancora più importante, il disaccoppiamento: noi siamo assolutamente d'accordo per quanto riguarda il disaccoppiamento delle rinnovabili rispetto al gas e, quindi, la creazione di un intervento sul mercato stesso.
Oggi si discute tanto della questione delle bollette. Anche in tal caso potremmo realizzare interventi a livello strutturale passando - ad esempio - gli oneri di sistema sulla fiscalità generale, che è una delle questioni di cui discutiamo da molto tempo. Quindi affrontiamo l'emergenza, signor Ministro, avendo chiara la visione generale e la prospettiva: più transizione ecologica perché facciamo il bene del Paese, delle nostre famiglie e delle nostre imprese. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Gallone. Ne ha facoltà.
GALLONE (FIBP-UDC). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, lo hanno già detto in tanti ed è sotto gli occhi di tutti: il mondo sta cambiando. È normale che il mondo cambi, ma lo sta facendo a una velocità incontrollabile e c'è bisogno di misure straordinarie, di una rivoluzione virtuosa come solo una grande crisi di sistema può produrre.
La prima rivoluzione sarebbe riuscire a fermare la guerra. Stiamo affrontando una pandemia globale, stiamo entrando in un'economia di guerra, anche senza carri armati sui territori, e ora c'è bisogno di grandi e veloci contromisure per non essere travolti. C'è bisogno di visione e di strategia, oltre che di tattica sull'emergenza. C'è bisogno di un'immediata, decisa e profonda azione di revisione dei sistemi in campo economico, finanziario, energetico e di conseguenza sociale. Via steccati e via muri ideologici che frenano le iniziative, nella consapevolezza che non abbiamo più tempo per sbagliare. (Applausi).
Il Paese va ascoltato seriamente per fargli ritrovare quella fiducia nelle istituzioni e nella rappresentanza democratica, della cui realizzazione siamo responsabili. Le famiglie e le imprese sono ormai - verrebbe da dire - alla canna del gas, ma non c'è né di gas, perché costa troppo. (Applausi).
Servono quindi decisioni veloci ed efficaci. Ma, per far ritrovare la fiducia in chi li rappresenta e li governa, è necessario che noi per primi, Governo e Parlamento insieme, diamo fiducia a chi il cambiamento lo può governare, grazie alla materia prima più preziosa e abbondante che questo Paese possiede, che è l'ingegno. (Applausi). All'ingegno si aggiunge la grande capacità di intrapresa a ogni livello: dalla più piccola impresa artigiana alla più grande industria, questo Paese è in grado di compiere miracoli, se vengono però create le giuste condizioni. L'Italia è un Paese che lavora e ha messo il lavoro tra i suoi valori fondativi, ma dobbiamo consentirgli di potersi muovere. Approfitto dell'occasione per ricordare Marco Biagi nella settimana dell'anniversario della sua morte. (Applausi).
Ministro Cingolani, oggi con volontà propositiva Forza Italia, forza di maggioranza che sostiene il Governo, si rivolge a lei che può determinare le scelte sui temi più importanti in questo momento: energia, innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale, economica e sociale, concessioni, autorizzazioni, verifiche, controlli e sistemi di protezione. Oggi siamo al suo fianco per aiutarla a realizzare la trasformazione che il Paese si aspetta e che ha bisogno di tanto coraggio. Penso che a lei il coraggio non manchi, come non manca a noi che siamo qua oggi con lei, mettendo a terra una politica energetica che per trent'anni non è stata realizzata. Penso al PNIEC, al Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, già obsoleto e non ancora aggiornato.
Semplifichiamo subito procedure, iter autorizzativi; incoraggiamo investimenti; premiamo e agevoliamo riconversioni e innovazione delle imprese; rendiamo flessibile il lavoro puntiamo sulle comunità energetiche e sull'autoconsumo; rimettiamo in funzione le trivelle inutilizzate e usiamo il nostro gas subito. (Applausi). Diamo certezze a chi produce e crea lavoro con provvedimenti e incentivi strutturali, perché le aziende hanno bisogno di strutturalità, rendendo strutturale in primis il golden power almeno sul piano energetico; mettendo in sicurezza la salvaguardia dei nostri asset strategici come l'idroelettrico e le rinnovabili; prorogando le concessioni ai nostri operatori italiani per consentire loro nuovi investimenti e revamping; attuando il sacrosanto principio di reciprocità sia all'interno della Comunità europea, sia a chi viene da fuori, con lo Stato alleato delle Regioni che regolamentano.
Poi, l'azione più importante: realizzare impianti in ogni punto d'Italia per potenziare la raccolta, lo smaltimento e il riciclo dei rifiuti. (Applausi). I rifiuti sono un patrimonio. Occorre potenziare oltre misura l'economia circolare per poter produrre e utilizzare quelle materie prime seconde che possono sopperire la mancanza di materie prime. Ripeto: abbattiamo i muri ideologici. Basta con i comitati del «no», che dicono «no» persino alla realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile, pena una dipendenza che sta finanziando la guerra. (Applausi).
Questa dipendenza sta finanziando la guerra. Bisogna invece potenziare la formazione e le competenze per governare l'innovazione e informare correttamente i cittadini per superare quella sindrome di NIMBY che crea lo stimolo a volere fortemente la sostenibilità, ma sempre lontano dalla propria visuale, perché questa si chiama ipocrisia. (Applausi).
Bisogna correre con i decreti end of waste; agevoliamo, velocizziamo, semplifichiamo le pratiche per il riciclo. Pensiamo alla produzione di residui; interveniamo sui consorzi, affinché agevolino. Non mandiamo più all'estero i rifiuti. Non paghiamo più per esportare valore con cui all'estero si produce energia. Basta. (Applausi).
Per fortuna il Ministero ha approvato un nostro emendamento sull'estensione della capienza dei magazzini di stoccaggio dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), dopo aver esteso il bonus televisori ed elettrodomestici.
Potenziamo l'utilizzo dei biocarburanti, per la cui produzione l'Italia ha le tecnologie, utilizzando rifiuti e biomasse, non dimenticando il biometano. Oggi il mix energetico va allargato: solo gas e rinnovabili non saranno sufficienti. Abbiamo bisogno di ricerca e infrastrutture per l'elettrico e per l'idrogeno. Dobbiamo abituarci a panorami diversi, se vogliamo mantenere il benessere a cui siamo abituati. Servono infrastrutture per evitare il paradosso di grandi navi italiane alimentate a gas naturale liquefatto (GNL), che però viene trasportato da Rotterdam su navi che vanno a gasolio: succedono queste cose.
Facciamo correre la ricerca sul nucleare pulito. Facciamola correre, insegnando la differenza tra fissione e fusione; ricordando che non abbassiamo le tasse anche perché siamo già in infrazione per il deposito unico nucleare e perché paghiamo a caro prezzo l'esportazione dei nostri rifiuti radioattivi. (Applausi).
Ministro Cingolani, lei è una persona preparata, schietta, diretta, che ha il coraggio di denunciare i problemi, che però bisogna risolvere. Noi oggi vogliamo suggerirle una rosa di soluzioni, che andrebbero attuate tutte insieme, subito. Lei che guida un Ministero assolutamente centrale nelle scelte ha una grande responsabilità e non abbia timore di condividerla con il Parlamento, voce del Paese, con le scelte e con la responsabilità.
Siamo consapevoli che ci sarà da lavorare sodo subito, da lavorare duro non solo per tenere l'Italia a galla, ma anche per farla navigare e renderla finalmente libera e indipendente. Per questo bisogna innanzitutto dare risposte alle famiglie e alle imprese, preoccuparsi di farle sopravvivere oggi, per poterle poi portare a regime.
Non bisogna aver paura. Bisogna stringere alleanze con chi produce e crea lavoro, con chi ha dimostrato di saperci fare, e lasciarlo fare, mettendosi al fianco come facilitatori, stabilendo regole certe e sanzioni pesantissime per chi non le rispetta. Ci sono emergenze oggi e bisogna risolverle subito, a partire dal caro bollette e dal costo dei carburanti, la cui metà del prezzo è prelievo fiscale, che sta mettendo in ginocchio l'autotrasporto e a rischio gli approvvigionamenti. Se si ferma l'autotrasporto, si ferma il Paese, si ferma il commercio, si fermano gli ospedali, si fermano le scuole: si ferma tutto. (Applausi).
È quindi la priorità numero uno. Piuttosto indaghiamo sulle speculazioni e bastoniamo, aiutati dall'Europa.
Forza Italia (sia il presidente Berlusconi a Bruxelles, sia il Gruppo Forza Italia nella sua interezza in Senato) ha presentato interrogazioni serie su questa questione. Togliere le accise è un investimento, non una mancata entrata. (Applausi).
Lo chiediamo con forza, lo stiamo chiedendo: costerebbe di più l'inerzia. Se si ferma l'autotrasporto, si ferma il Paese. Costano di più i 4 miliardi di truffe sugli eco bonus che non fermare gli speculatori, imponendo un tetto sui prezzi. Sono 200.000 le imprese in difficoltà; un milione i posti di lavoro a rischio, fornitori che non consegnano: non è uno scherzo. Rivediamo tutto ciò che ha dimostrato di non funzionare, rivedendo anche - e concludo - l'utilizzo del PNRR, aggiornando i progetti al periodo che stiamo vivendo. Non siamo nel 2019, non siamo nel 2020, non siamo nel 2021: siamo nel 2022 ed è successo di tutto. Manca l'invasione degli alieni o delle cavallette. (Applausi).
Ministro Cingolani, abbiamo fiducia in lei. Lei è preparato, so che sa ascoltare, può agire insieme al Parlamento, l'unione fa la forza. Guardiamo tutti nella stessa direzione perché - come diceva John Fitzgerald Kennedy - «il futuro non è un regalo, è una conquista». (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Arrigoni. Ne ha facoltà.
ARRIGONI (L-SP-PSd'Az). Signor Ministro, la ringrazio per aver comunicato a questa Assemblea le misure che il Governo sta per varare per mettere sempre più in sicurezza il nostro sistema energetico. Voglio partire anch'io dai dati.
Nel 2001 l'Italia estraeva dai giacimenti nazionali 15 miliardi di metri cubi di gas, che rappresentavano il 15 per cento dei consumi totali, che allora erano 71 miliardi. Importavamo dalla Russia 20 miliardi di metri cubi, pari al 28 per cento del totale. Vent'anni dopo, nel 2021, lo scorso anno, il gas a chilometro zero estratto si è ridotto a 3,3 miliardi, equivalenti ad appena il 4 per cento dei consumi totali, che nel frattempo sono saliti a 76 miliardi, e lo scorso anno abbiamo importato dalla Russia 29 miliardi di metri cubi, pari al 38 per cento del totale.
In questi dati si riassume il fallimento di anni della politica italiana ed europea in materia energetica, impostata sul no a tutto. Non bastava il no al nucleare: si è aggiunto il no subito al carbone, il no alle trivelle, il no al TAP, il no ai rigassificatori, il no persino alle biomasse e alla geotermia. La politica nel nostro Paese, intrisa di ideologismo ambientalista, ha ignorato i fondamentali. Irresponsabilmente, in vent'anni si è alzata la dipendenza energetica estera del gas, passando dall'85 per cento al 96 per cento. Invece di diversificare gli approvvigionamenti, abbiamo fatto il contrario, incrementando le importazioni di gas russo. Inoltre, hanno prevalso in Italia, come in Europa, i fautori del green deal, della decarbonizzazione spinta, del Net Zero al 2050, che ha contribuito con il sistema per lo scambio di quote di emissione (ETS) ad innalzare i prezzi dell'energia. I fautori della transizione ecologica senza i fossili non fanno però alcuna distinzione tra olio combustibile, carbone e gas, che invece tra i fossili è quello meno inquinante. E così per le infrastrutture del gas da diversi anni si sono bloccati gli investimenti, estrazioni e rigassificatori. Fino a pochi mesi fa anche in Senato, da diverse forze politiche, il gas veniva considerato il male assoluto, mentre sta esercitando il suo ruolo strategico di accompagnamento alla transizione ecologica. (Applausi).
Eppure, che si sarebbe andati a sbattere contro il caro bollette qualcuno l'aveva paventato a tempo debito: la Lega, al Copasir, già nel settembre 2020, chiedendo e ottenendo un'indagine conoscitiva sul sistema energetico; sempre la Lega, durante la predisposizione delle linee generali del PNRR. Cito le nostre osservazioni confluite nella relazione finale sulla proposta del PNRR approvata qui in Senato nel marzo 2021. In un passaggio, in ordine allo sviluppo delle rinnovabili, si invitava il Governo a tenere conto dei seguenti obiettivi: «ridurre la dipendenza del Paese in termini sia di energia, sia di materie prime e diversificare le fonti di approvvigionamento; ridurre il costo delle bollette di energia elettrica e gas; rafforzare la sicurezza e la resilienza del sistema energetico del Paese con riferimento agli impianti, alle reti e alle riserve strategiche». Appelli evidentemente caduti nel vuoto.
Ora, invece, parlano tutti di autonomia energetica, di diversificazione degli approvvigionamenti, dopo che il caro energia si è abbattuto come uno tsunami che sta travolgendo tutti e che rischia di vanificare la ripresa economica. Rispetto allo scorso anno, siamo a prezzi folli di elettricità e gas, che sono aumentati di sei volte. Il caro energia, che sempre più ha caratteristiche strutturali, è un fenomeno soprattutto europeo, ma l'Italia soffre molto di più perché paga le scelte discutibili di cui ho detto e per un mix energetico troppo ridotto. Ricordo come solo lo scorso anno il prezzo medio dell'energia elettrica in Italia è stato superiore del 30 per cento rispetto alla Germania e del 15 per cento rispetto alla Francia. Diamo atto al Governo di essere intervenuto negli ultimi mesi con cinque provvedimenti, stanziando oltre 17 miliardi per contenere le bollette di luce e gas fino al secondo trimestre di quest'anno. Ma le misure non sono sufficienti; la situazione è insostenibile per molte imprese. Occorre fare molto di più: uno scostamento di bilancio è ormai indifferibile.
Intanto, l'Europa, dopo la guerra russo-ucraina, per fronteggiare il caro energia ha aggiornato la cassetta degli attrezzi dopo quella mezza vuota di ottobre. La Commissione ha presentato il RePower EU. Alcune proposte sono apprezzabili, altre non ci convincono, ma meglio tardi che mai. Va bene l'inserimento di gas e nucleare nella tassonomia. va bene il riconoscimento del ruolo del gas nella transizione. Ora si parla non più di affrancamento dell'Europa dal gas, ma di affrancamento dal gas russo. Sono i progressi del pragmatismo. (Applausi).
Occorre stare attenti ad accelerare troppo la transizione all'energia pulita con prevalenza di rinnovabili; fotovoltaico ed eolico non sono programmabili, perché producono solo quando ci sono sole e vento, e rappresentano un forte limite alla sicurezza del sistema energetico, e i sistemi di accumulo sono lungi dall'essere tecnologicamente pronti, sviluppati e distribuiti sul territorio.
Sono preoccupato per la stabilità del sistema energetico in Sardegna, dove l'asta del Capacity market è stata assegnata a un accumulatore di 500 megawatt.
Le ricette del Governo per l'emergenza gas sono positive: sia le misure per incrementare la sicurezza a breve termine sia quelle per ridurre ed eliminare la dipendenza di importazioni dalla Russia, come quelle che lei ha indicato prima.
Ministro, contrasti la speculazione e persegua il prelievo se ci sono extraprofitti del gas, come già fatto per gli impianti a fonti rinnovabili. Come Lega - sempre attenta ai temi del caro energia o della sicurezza del sistema energetico - chiediamo a lei e al Governo di fare di più: ribadisco la necessità di un significativo scostamento di bilancio per contenere il caro bollette. Non basta estrarre più gas dai soli giacimenti autorizzati. Sappiamo che c'è il Pitesai con troppi vincoli, ma non possiamo continuare a regalare il nostro gas alla Croazia o alla Grecia. Dobbiamo ricercare nuovi giacimenti di gas a chilometro zero per aumentare la nostra autonomia energetica, anche per tutelare l'ambiente (Applausi), visto che con quello di importazione emettiamo molte più sostanze climalteranti.
Per la diversificazione degli approvvigionamenti riprendiamo il progetto del gasdotto EastMed, in grado di portare in Italia gas naturale da Israele. Allarghiamo il mix energetico a tutte le rinnovabili. Occorre sviluppare non solo fotovoltaico ed eolico - hanno forti limiti di programmabilità - ma anche il geotermico, le biomasse e soprattutto l'idroelettrico (Applausi), che ha bisogno di investimenti attraverso manifestazioni di interesse pubblico, e non di semplici proroghe che verrebbero per la terza volta impallinate dalla Corte costituzionale.
Occorre più autonomia tecnologica: non chiudiamoci allo sviluppo del nucleare di ultima generazione pulito e sicuro. Occorre aprire un dibattito serio, scientifico e senza pregiudizi sull'energia dell'atomo e riaprire la ricerca sulla fissione.
Se al 2050 vogliamo contrastare seriamente i cambiamenti climatici e ridurre a zero le emissioni di CO2; se vogliamo rispondere alla domanda crescente di elettrificazione; se dovremo erogare energia in modo stabile e continuativo e se vorremo produrre idrogeno a bassissime emissioni per superare il gas, sappiate - cari colleghi - che la tecnologia nucleare è l'unica che potrà consentirlo.
Ora occorre anche fronteggiare il caro carburanti, caro Ministro. Come se non bastasse il caro energia, la crisi in Ucraina sta aggravando il caro carburanti che rappresenta un ulteriore shock energetico.
La situazione critica sui mercati internazionali delle materie prime ha spinto al rialzo i prezzi della benzina e del gasolio che, da diversi giorni, hanno superato i 2,3 euro al litro. Con questi prezzi insostenibili si mette in crisi il settore dell'autotrasporto; si determina il blocco di numerose attività produttive; si determinerà un'ulteriore impennata dei prezzi di dettaglio per molti prodotti di largo consumo, creando un pesantissimo danno all'economia del nostro Paese. È indubbio che questi prezzi stanno determinando un significativo extragettito per le casse dello Stato, stimato quest'anno in oltre 2 miliardi di euro.
A questo punto diventa necessario - e la Lega ha depositato una mozione in tal senso - che il Governo agisca come fatto da altri Paesi europei, quali la Francia, l'Irlanda, il Belgio e la Polonia, che hanno deliberato misure di restituzione degli extraintroiti fiscali portando immediati benefici alla cittadinanza.
Chiediamo con forza, qui in Parlamento e in centinaia di Consigli comunali, di intervenire con una misura di urgenza, temporanea, per la non applicazione dell'accisa, magari secondo il criterio della cosiddetta accisa mobile, oppure introducendo un'aliquota di IVA ridotta sul carburante. (Applausi).
Ministro Cingolani, quest'azione, che non necessita di coperture economiche, è necessaria per la tenuta del sistema economico dell'intero Paese: attuatela!
Ministro, accolga queste proposte e la piena disponibilità della Lega alla collaborazione. Buon lavoro! (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pesco. Ne ha facoltà.
PESCO (M5S). Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per questa informativa. È stata sicuramente utile, ma speravo che ponesse di più l'accento sulle speculazioni. Invece, in realtà vi ha fatto solo un accenno. Va bene lo stesso. A noi va bene, ma dobbiamo veramente accendere un faro su ciò che sta succedendo oggi.
Colleghi, ammetto che, pur avendo delle nozioni tecniche, ieri sera brancolavo un po' nel buio nel parlare di tariffe dell'energia. È stato poi illuminante un editoriale del professor Cottarelli, comparso su «La Stampa» di ieri, che mi ha illuminato su come viene creato il prezzo nelle bollette e a livello internazionale.
Ebbene, nelle bollette elettriche, per quanto riguarda il mercato tutelato, che rappresenta la maggior parte delle utenze in Italia, il prezzo è fatto grazie a delle regole, stabilite dalla legge e applicate da ARERA; regole che prendono in considerazione molti fattori: il costo di produzione dell'energia, le infrastrutture per trasportarla, le risorse umane.
Il costo dell'energia, però, in questo calcolo è basato sul TTF, cioè sull'indice di borsa delle quotazioni internazionali. E la quotazione internazionale è molto alta; ed è molto alta per quello che è successo negli ultimi anni. Durante la pandemia c'era molta abbondanza di offerta di gas, ma poche richieste. Finita la pandemia, tutti hanno iniziato a produrre, tutti hanno avuto bisogno di energia e la quotazione è schizzata in alto. Quindi, il valore è molto alto, tanto che è decuplicato il valore della quotazione internazionale, ma è ben diverso da ciò che è successo sul prezzo dell'importazione del gas, che è tutta un'altra cosa.
Il calcolo sul gas lo fa l'Istat, che, grazie alla banca dati Coeweb, ci illustra il fatto che il prezzo dell'importazione del gas è nettamente inferiore rispetto alla quotazione TTF. E lo dimostra con un semplice calcolo: totale importazione diviso quantità importate. Il prezzo è sì cresciuto del 58 per cento, ma molto meno rispetto al 550 per cento dell'impennata del TTF.
Questo è scandaloso, perché le nostre bollette sono ancora fissate sul TTF. Quindi, bisogna prendere delle misure, ma bisogna intervenire adesso. Perché adesso? Perché l'ultima delibera dell'ARERA è del 30 dicembre 2021. La prossima arriverà il 30 marzo e, se non interveniamo entro quella data, le bollette dei prossimi mesi saranno alte: come sono state quelle degli ultimi mesi, ma probabilmente saranno ancora più alte.
Dobbiamo intervenire subito e capire come fare. ARERA è un'autorità indipendente. Noi non possiamo intervenire, se non con le leggi e anche con l'attività del Governo. Troviamo il modo per intervenire, però, perché non si può andare avanti così.
Mi sono chiesto: ma chi importa gas in Italia? Qualche articolo l'ho trovato. Abbiamo un colosso partecipato dallo Stato, che si chiama Eni. Insieme ad altri, importa il gas, e non solo: gestisce anche, insieme ad altri, le strutture che servono per importare il gas. In più produce anche il gas. Lei stesso, signor Ministro, ha detto che il costo di produzione del gas è molto basso. Quindi, qualche sospetto mi viene, ma sto parlando di sospetti. Se poi guardo gli utili di ENI, trovo che nel 2020 ha realizzato 1,9 miliardi di utili e nel 2021 9,67 miliardi di utili. Quindi, qualche sospetto ce l'ho. Magari anche noi, come Stato, potremmo fare qualcosa, visto che l'ENI è una partecipata pubblica.
Davvero, però, facciamo il possibile per intervenire sulle regole che stabiliscono il prezzo della bolletta. Se ha senso intervenire per riparare i danni creati dall'aumento del prezzo delle bollette ai produttori che hanno chiuso, a quelli che non possono produrre perché l'energia costa troppo, allora interveniamo. È necessario uno scostamento? Interveniamo. Adesso, però, che ci si è resi conto che il costo della bolletta è il motivo per cui i danni ci sono, interveniamo sul costo della bolletta, perché non possiamo andare avanti in questo modo.
Ho visto che ognuno sta strumentalizzando questo problema a suo piacimento: c'è chi ha nominato le biomasse, chi logicamente ha difeso il gas, c'è anche chi ha citato il nucleare. Signor Ministro, facciamo in modo che questo non avvenga. Facciamo in modo che la transizione ecologica continui. Continuiamo quindi a investire sulle rinnovabili, come lei sta facendo - apprezziamo il suo lavoro sul PNRR - ma cerchiamo di fare veramente il possibile affinché vengano tutelate anche le comunità energetiche, su cui noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo investito molto.
Bisogna fare il possibile per raggiungere la transizione ecologica apportando meno danni possibile. Pertanto, se il carbone è necessario adesso perché ora abbiamo bisogno di energia, è possibile intervenire, ma deve essere un'azione molto limitata nel tempo. Proteggiamo le rinnovabili. Proteggiamo il nostro Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sull'informativa del Ministro della transizione ecologica, che ringrazio per la disponibilità.
Sospendo la seduta fino alle ore 15.
(La seduta, sospesa alle ore 11,31, è ripresa alle ore 15,03).
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO