Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 414 del 16/03/2022
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------
414aSEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
MERCOLEDÌ 16 MARZO 2022
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Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI,
indi del vice presidente ROSSOMANDO
e del vice presidente LA RUSSA
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC: FIBP-UDC; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-P.S.I.: IV-PSI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-ITALIA AL CENTRO (IDEA-CAMBIAMO!, EUROPEISTI, NOI DI CENTRO (Noi Campani)): Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC)); Misto-Italexit per l'Italia-Partito Valore Umano: Misto-IpI-PVU; Misto-Italia dei Valori: Misto-IdV; Misto-Liberi e Uguali-Ecosolidali: Misto-LeU-Eco; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-+Europa - Azione: Misto-+Eu-Az; Misto-PARTITO COMUNISTA: Misto-PC; Misto-Potere al Popolo: Misto-PaP.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,31).
Si dia lettura del processo verbale.
DURNWALDER, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Informativa del Ministro della transizione ecologica sui recenti ulteriori rincari del costo dell'energia e sulle misure del Governo per contrastarne gli effetti e conseguente discussione (ore 9,35)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Informativa del Ministro della transizione ecologica sui recenti ulteriori rincari del costo dell'energia e sulle misure del Governo per contrastarne gli effetti».
Ricordo che è in corso la diretta televisiva con la RAI.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, ciascun Gruppo avrà a disposizione cinque minuti.
Ha facoltà di parlare il ministro della transizione ecologica, professor Cingolani.
CINGOLANI, ministro della transizione ecologica. Signor Presidente, onorevoli senatori, vi ringrazio per questa opportunità.
La mia informativa sarà strutturata su quattro punti. Il primo è la possibile evoluzione a breve, allo stato attuale, dello scenario domanda-offerta partendo dal gas naturale; il secondo è un'analisi, anche se abbastanza rapida, delle misure per incrementare la sicurezza del sistema nel breve e medio termine; il terzo riguarda le possibili misure strutturali per eliminare la dipendenza dalle importazioni dalla Russia ed il quarto riguarda alcune misure di contenimento dell'incremento dei prezzi.
Per quanto riguarda lo stato attuale e la possibile evoluzione dello scenario, analizzando l'evoluzione dei consumi, delle importazioni e della produzione nazionale del gas naturale, che è il capostipite della filiera energetica, in Italia negli ultimi due decenni, possiamo evidenziare alcuni punti fermi: i valori, che oscillavano fra i 70 e gli 86 miliardi di metri cubi nel 2021, sono rimasti sostanzialmente stabili, passando a 76 miliardi di metri cubi. Nei due decenni successivi, la produzione nazionale di gas naturale si è ridotta sostanzialmente, in parte a causa del calo naturale dei giacimenti e del fatto che non si sono effettuati nuovi investimenti in ricerca e produzione. I numeri parlano di poco più di 15 miliardi di metri cubi prodotti nel 2001 contro i 3 miliardi di metri cubi prodotti oggi. Questo vuol dire che si è passati da una produzione nazionale che, in percentuale, era superiore al 20 per cento del fabbisogno, all'attuale situazione in cui dipendiamo per il 95 per cento dal gas naturale. Nel nostro energy mix sostanzialmente abbiamo gas e rinnovabili, quindi questo sancisce una fortissima dipendenza dall'importazione.
Le importazioni dalla Russia, per il caso di specie attuale, sono incrementate in valore assoluto e in percentuale da 20 miliardi di metri cubi - il 25 per cento dei consumi - nel 2011 a 29 miliardi di metri cubi nel 2021, che equivale a circa il 38 per cento dei consumi. Questa è la nostra attuale dipendenza dalla Russia.
Dal punto di vista delle infrastrutture di importazione, abbiamo un sistema di approvvigionamento e di trasporto diversificato che è abbastanza resiliente, soprattutto rispetto agli altri Stati membri, ed è alimentato prevalentemente con gas prodotto all'estero, come dicevo poc'anzi, che è importato o trasportato via mare come gas naturale liquefatto e scaricato presso terminali di rigassificazione.
Per quanto riguarda le nostre infrastrutture, ci sono cinque gasdotti e tre rigassificatori. Il primo che vorrei menzionare è il gasdotto Trans Austria Gasleitung (TAG), che attraversa l'Austria e importa gas proveniente dalla Russia attraverso l'Ucraina, connettendosi alla rete nazionale dei gasdotti a Tarvisio. Qui passano i 29 miliardi di metri cubi dell'ultimo periodo che provengono dalla Russia, circa il 40 per cento del nostro import.
C'è quindi il gasdotto Transitgas, che interconnette la rete di trasporto tedesca e quella francese alla rete italiana attraverso la Svizzera. Il punto di ingresso è il Passo Gries. Il gasdotto permette l'importazione - e addirittura, in alcuni giorni prima della crisi, un po' di esportazione di gas dall'Italia - del gas proveniente dal mercato nordeuropeo, un mix di gas che proviene da Norvegia, Olanda, Danimarca e Regno Unito e anche di gas naturale liquido importato attraverso terminali di rigassificazione nordeuropei. Di fatto, questo collega il prezzo del gas all'ingrosso del mercato italiano - il cosiddetto punto di scambio virtuale (PSV) - al mercato dell'hub nordeuropeo title transfer facility (TTF), che detta i numeri finali. Il gasdotto Transitgas attualmente trasporta il 3 per cento del nostro gas (2,2 miliardi di metri cubi). Potrebbe portarne 12 miliardi, ma il punto è che non riceviamo molte forniture dal Nord Europa, che soprattutto in un momento come questo tende a internalizzare sul proprio mercato.
C'è poi il gasdotto Transmed (Transmediterranean pipeline company, TMPC), che attraversa il canale di Sicilia da Capo Bon, in Tunisia, fino a Mazara del Vallo, importando gas algerino: questo importa il 29 per cento del nostro fabbisogno, quindi è grosso: sono oltre 21 miliardi di metri cubi e potrebbe arrivare a 27 miliardi, pertanto ha ancora un po' di capacità sfruttabile.
Il gasdotto Greenstream connette la rete nazionale dei gasdotti a Gela e importa nel nostro Paese il gas prodotto in Libia: questo è massimizzato, perché va direttamente ai punti di produzione, e trasporta 3,2 miliardi di metri cubi (circa il 4 per cento).
Infine, il quinto è il gasdotto Trans Adriatic pipeline (TAP), che interconnette Italia, Grecia e Albania, come sapete, e si connette alla rete nazionale dei gasdotti a Melendugno, in Puglia, trasportando - tramite la Turchia - il gas che proviene dall'Azerbaijan. Questa è l'ultima infrastruttura di import realizzata, come ricorderete tutti, entrata in funzione nel novembre 2020; trasporta attualmente il 10 per cento del nostro gas, pari a circa 7 miliardi di metri cubi, e potrebbe arrivare all'incirca a 8,5 con l'attuale assetto.
Ci sono poi tre rigassificatori: uno a Panigaglia (l'unico in terraferma) e due off-shore installati al largo nella zona di Rovigo e nella zona di Livorno. Questi producono il 13 per cento del nostro gas per circa 9,8 miliardi di metri cubi e potrebbero arrivare a circa 16 miliardi: notoriamente i rigassificatori non funzionano al 100 per cento per trecentosessanta giorni, quindi c'è margine eventualmente per aumentare la loro produzione.
Di questo sistema - composto quindi da tre stazioni di rigassificazione e cinque gasdotti - fa parte qualificante anche la serie di giacimenti di stoccaggio di gas naturale.
Ricordo che, per assicurare il bilanciamento di consumi tra inverno ed estate - non è quindi solo un problema di valore medio: ci sono periodi di picco e altri, come l'estate, in cui il bisogno è inferiore - disponiamo di 18 miliardi di metri cubi, una parte dei quali è destinata allo stoccaggio strategico, producibile solo in caso di emergenza prolungata, e circa 12 miliardi di metri cubi sono destinati allo stoccaggio commerciale di gas di proprietà dei trader. La parte che rimane è, appunto, una riserva strategica proprietà delle imprese di stoccaggio e può essere erogata in condizioni di emergenza prolungata, a tutela residuale del settore civile.
Con questo assetto - credo che i numeri siano abbastanza chiari - vediamo gli scenari di possibile interruzione delle forniture di gas dalla Russia, nell'ipotesi in cui a un certo momento si chiuda il rubinetto.
È importante sottolineare che in questo momento il flusso di fornitura attraverso la Russia è il più alto registrato in tempi recenti. La fornitura è assolutamente costante in tutta Europa; anzi, si è sollevata - come penso abbiate sentito - una riflessione sul fatto che comunque l'Europa sta continuando ad acquistare il gas e la fornitura in questo momento è continua, e questo porta a pagamenti di un ordine di grandezza di circa un miliardo di euro al giorno di acquisto da parte dell'Europa. In un momento, purtroppo, di guerra come questo, capite che la cosa ha implicazioni che vanno oltre il settore energetico: noi (Europa) stiamo comprando gas e pagando circa un miliardo al giorno, indipendentemente dalle quotazioni. Quindi, è una riflessione importante in questo momento, che prescinde da quello che discutiamo oggi.
Supponiamo che possa esserci un'interruzione: nel breve termine, cioè fra un mese, come ordine di grandezza, grazie all'atteso miglioramento delle condizioni climatiche, si stima una riduzione della domanda per uso civile dell'ordine di 40 milioni di metri cubi al giorno. Questo è quello che succede quando il tempo migliora, come in questo periodo (fine marzo), assumendo che ci siano condizioni di freddo standard, quindi non un picco invernale ritardato. Pertanto, anche una completa interruzione dei flussi dalla Russia da questa settimana non dovrebbe comportare problemi di fornitura interna. Eventuali picchi di domanda potrebbero essere assorbiti modulando opportunamente i volumi di stoccaggio residui - il nostro attuale residuo è circa il 25 per cento di quello che avevamo a inizio inverno, un po' meno del solito in questa stagione, ma siamo tutti partiti in Europa con meno stoccaggio - e con le altre capacità di importazione non dovremmo avere alcun tipo di problema.
Problemi per assicurare la fornitura a tutti i consumatori italiani in questo scenario potrebbero avvenire solo in caso di un picco di freddo eccezionale a fine marzo o un contestuale evento catastrofico (disruptive) su altre rotte di importazione, che in questo momento non abbiamo motivo nemmeno di considerare.
Vediamo il medio termine, che è oggettivamente la parte più preoccupante. Dobbiamo riempire gli stoccaggi al 90 per cento. Per medio termine intendiamo l'inverno 2022-2023 (quindi, la fine di quest'anno e l'inizio del prossimo). Dovremmo riempire gli stoccaggi al 90 per cento per il prossimo inverno, cioè ci servono all'incirca 12 miliardi di metri cubi da mettere a stock. L'attivazione - si spera con successo - delle misure di breve e medio termine descritte nel seguito, e che fra poco vi illustrerò, anche con alcune norme che sono in corso di pubblicazione, dovrebbe mitigare la criticità che oggi è essenzialmente legata al prezzo.
Qui vengo alla nota dolente. In questo momento, a marzo del 2022, ci siamo attestati a un prezzo medio di 1,50 euro per metro cubo. Quindi, per essere molto chiaro, se dovessi stoccare 10 miliardi di metri cubi, mi servirebbero 15 miliardi di euro. Sto facendo un calcolo un po' vuoto per pieno, ma credo sia evidente. Quindi, chi fa questo stoccaggio deve mettere 15 miliardi sul tavolo.
Vi faccio presente che un anno fa, di questi tempi, quando il gas era esattamente uguale a quello che c'è adesso, anzi un po' di meno, perché ora stanno flussando leggermente di più, il costo era di 30 centesimi a metro cubo. Quindi, gli stessi 10 miliardi avrebbero richiesto un anticipo di 3 miliardi. Ora, non ho nessuna intenzione di sollevare problemi senza proporre soluzioni, come qualcuno ha voluto intendere; però, siccome la quantità di gas è uguale, non è molto giustificato il fatto che, a parità di tutto, il prezzo mi vada da 30 centesimi a 1,5 euro e quindi che uno stoccaggio mi costi da 3 miliardi di anticipo, che potrà fare l'operatore, a 15 miliardi, perché è una cosa un po' diversa.
Questa è stata la mia affermazione, forse un po' dura e sicuramente non mi sono espresso con termini giuridicamente corretti, ma credo abbiate capito lo spirito: se la materia è la stessa, non è possibile costi cinque volte di più, perché stiamo mettendo in ginocchio gli operatori, i cittadini e tutti quanti.
È ovvio che non c'è qualcuno che in Italia sta facendo una cosa sbagliata. È un problema di quotazione di un mercato di questi hub, che non lavorano sulla materia prodotta, ma scambiando contratti, certificati e future. Questo è un problema molto serio, che non solamente sta mettendo in ginocchio l'Italia, ma sta toccando tutti i Paesi europei.
Purtroppo, in questa sede non posso proiettare le immagini che mi sono procurato, ma stiamo monitorando con la Commissione europea ogni aspetto e abbiamo tutti i grafici dell'evoluzione del prezzo del gas e, ovviamente, dell'elettricità. Come sapete, infatti, e lo vedremo fra un attimo, il gas con il marginale determina il prezzo dell'elettricità. C'è questa crescita continua e poi si vede che, il giorno in cui scoppia il conflitto, i grafici hanno un'impennata.
Sulla stampa internazionale sono state fatte anche osservazioni sul fatto che ci possano essere influenze su queste quotazioni da parte addirittura dei produttori russi. Questi sono argomenti molto delicati a livello internazionale. Li stiamo trattando in Commissione e abbiamo parlato con il gabinetto della presidente Von Der Leyen già due volte e vi illustrerò alcune proposte operative.
Certo è che, senza bisogno di essere un giurista o un esperto, oggi abbiamo un costo di 1,50 euro a metro cubo, mentre un anno fa, a parità di gas, il costo era di 30 centesimi. Questo è il problema che sta mettendo tutti in ginocchio e vedrete che poi influenzerà tutto, dall'elettricità alle raffinerie (che, per produrre il gasolio che viene a mancare in questo periodo, che è un po' più scarso, perché la Russia ne produce una buona quantità, avendo questi prezzi, ovviamente faticano a produrre il prodotto a prezzi normali). Di conseguenza, si alza tutto.
Questa era una digressione, che però mi serviva a mettere a terra concetti che sono incomprensibili non solo ai tecnici, ma anche agli operatori. Oggi non abbiamo un motivo per cui l'energia elettrica o il gas per applicazioni termiche debbano costare così tanto.
Il problema sul medio termine, dunque, è lo stoccaggio. Stiamo operando e vi descriverò dopo alcune misure che stiamo cercando di portare avanti per mitigare e accelerare gli stoccaggi. Nel lungo termine, quindi dal prossimo inverno in poi, sarebbe necessario sostituire completamente i 29 miliardi di metri cubi che prendiamo dalla Russia, cioè renderci completamente autonomi, differenziando le nostre sorgenti.
Non lo afferma solo l'Italia, ma anche l'Europa: sta uscendo il piano RePower EU (è già apparsa parte della direttiva, che verrà pubblicata a breve), che stabilisce proprio in primo luogo la diversificazione. Per fortuna, l'Italia aveva già un discreto background di diversificazione, ma è chiaro che a questo punto dobbiamo ampliarla. Chiaramente un triennio è il periodo minimo per avere un inizio di diversificazione completa, però abbiamo fatto delle azioni, di cui vi parlerò fra breve, che effettivamente stanno accelerando tale processo.
È opportuno ricordare che tutto quello che vi dico non ha solo valore integrale: vi ho sempre parlato di 30 miliardi di metri cubi, ma purtroppo non solo bisogna avere un'indipendenza sulla quota di questi 30 miliardi che prendiamo dalla Russia, ma bisogna farlo anche in modo intelligente, cioè rispettando i picchi, perché ci sono periodi dell'anno in cui in un mese ce ne servono otto, mentre in un altro quattro. Non bisogna quindi garantire solo il valore medio, ma anche la sua distribuzione temporale e questo, dal punto di vista delle operazioni, non è proprio banale.
La tensione sui mercati, dopo la forte diminuzione avvenuta nel corso del 2020, ha anche determinato un vertiginoso aumento dei costi dell'energia (quindi dal gas facciamo anche il passaggio all'elettrico). Come dicevo poc'anzi, il mercato del gas naturale al punto di scambio virtuale (PSV) in Italia, a seguito dei numeri di cui vi parlavo prima, è passato da 20 euro al megawattora, che corrispondeva a 20 centesimi al metro cubo, nel gennaio del 2021, fino a circa 160 euro al megawattora, che è corrisposto a 1,7 euro per metro cubo. Ricordatevi il calcolo degli stoccaggi e quindi vedete la relazione tra il problema sullo stoccaggio e quello sulle bollette e, per ovvi motivi, sulle attività industriali. Questo aumento di otto volte, con punte giornaliere e orarie che nei mesi scorsi hanno superato i 200 euro al megawattora, è oggettivamente molto difficile da spiegare, capire e digerire.
Per quanto riguarda i prezzi dell'energia elettrica all'ingrosso, il prezzo unico nazionale (PUN) ha registrato valori record. Nelle ultime settimane si sono raggiunti i valori più elevati da quando la Borsa italiana è stata costituita: si sono superati i 600 euro al megawattora. Negli ultimi giorni i valori si sono attestati intorno a 300 euro al megawattora, anche come diretta conseguenza dei prezzi del gas naturale, che determinano il costo marginale degli impianti di generazione elettrica a gas. Per essere chiari, per essere del tutto indipendenti dal gas, ad esempio con le fonti rinnovabili, ci vuole del tempo e non riusciamo a farlo in un anno; se, per produrre energia, dovessimo utilizzare anche un metro cubo di gas, questo come prezzo marginale determinerebbe anche quello dell'elettricità, quindi andrebbe influenzare i costi di tutte le attività, sia civili e private sia industriali. L'algoritmo è un po' semplificato, ma, se il prezzo del gas è 100, potete stimare quello dell'elettricità moltiplicando 100 per due e aggiungendo il 20 per cento e il risultato è pari a circa 240. Ovviamente è una stima rozza, da addetti ai lavori, giusto per capire cosa succede. L'algoritmo è molto più complesso, però questo vi dà un'idea.
Non si tratta di un fenomeno italiano, ma di andamenti riscontrati in tutti i Paesi europei, che però impattano in modo diverso a seconda dell'energy mix. È chiaro che, avendo solo il gas (che non è nostro, ma lo compriamo dall'estero) e le rinnovabili, ovviamente questo ci colpisce di più di altri Paesi che hanno fatto scelte energetiche diversificate.
Rimane il punto per me fondamentale: non è accettabile questo incremento del prezzo del gas, che quindi è a monte di un'intera filiera che abbiamo poc'anzi discusso e che effettivamente si traduce solo nel risultato di una grande speculazione da parte di certi hub che non producono, ma fanno solo transazioni. Penso, a livello europeo, al Title transfer facility (TTF), che ho menzionato prima, e al punto di scambio virtuale (PSV), ad esso agganciato. È la prima cosa che vi ho detto. Questa cosa è ricorrente. Io li ho fatti i nomi: si chiama mercato, poi discutiamone.
Passando alle possibili misure per incrementare la sicurezza del sistema nel breve e medio termine, nel corso delle ultime settimane sono state attivate misure con impatto a breve e medio termine, anche con missioni nei Paesi produttori (Qatar, Algeria, Angola e Congo) - perché questa è la parte di diversificazione - che si stima possano portare complessivamente a ridurre la dipendenza di circa 20 miliardi di metri cubi all'anno. Tra queste citiamo l'incremento delle importazioni di gas algerino. In particolare, è ipotizzabile un incremento di 9 miliardi di metri cubi all'anno. Per questo è indispensabile un accordo con il Governo algerino, per ottenere forniture aggiuntive via gasdotto all'Italia al posto dell'attuale export di GNL verso altri mercati. Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale si è recato in Algeria il 28 febbraio per esplorare e chiudere questi accordi.
Il secondo punto è l'incremento dell'import sull'infrastruttura Trans Adriatic pipeline (TAP): si può aumentare di 1,5 miliardi di metri cubi all'anno in tempi abbastanza rapidi, tramite interventi sulle centrali di spinta di Albania e Grecia, a patto di avere volumi aggiuntivi dall'Azerbaigian.
Il terzo punto è la massimizzazione di utilizzo dei terminali di gas naturale liquido. In particolare potremmo incrementare l'utilizzo dei terminali italiani anche nei periodi dell'anno in cui tipicamente non sono utilizzati, con un incremento possibile di circa 6 miliardi di metri cubi l'anno. Questo significa disponibilità di GNL aggiuntiva e un miglior utilizzo dei terminali, come per esempio recentemente discusso con il Qatar.
C'è poi l'incentivazione dell'iniezione di gas in stoccaggio, per far sì che il ciclo di riempimento degli stoccaggi, che si sta avviando ora in previsione del prossimo periodo invernale, sia il più rapido ed efficace possibile, per garantire che le misure di risparmio di gas di cui sopra abbiano l'effetto di ottenere l'effettiva iniezione di gas in stoccaggio. Altrimenti, si ridurrebbero solo in un mero import. Sono tutti punti che vanno regolati con strumenti regolatori che sono in fase di valutazione.
È chiaro che abbiamo anche la possibilità, in caso di emergenza, di utilizzare la produzione di centrali termoelettriche a carbone, che sono ancora in funzione. Alcune sono infatti in phase out per il 2025, che però ancora producono e, in caso di emergenza, abbiamo qualche mese di autonomia per produrre un po' più di elettricità. Ovviamente tutto quello che stiamo cercando di fare - e lo dico qui, che sia chiaro a tutti - a parità di gas, sperando non ci sia una lunga coda di questa disastrosa guerra, è volto a mantenere l'impegno del 55 per cento di decarbonizzazione al 2030. Unitamente a questo, c'è una fortissima accelerazione di misure in favore delle rinnovabili. In questi giorni state discutendo la conversione in legge del provvedimento che prevede la liberalizzazione sino a 200 chilowatt, che è tanto, delle rinnovabili come fossero manutenzioni. Abbiamo sbloccato mezzo gigawatt di impianti eolici pochi giorni fa. Stiamo cercando di accelerare, perché la via maestra rimane comunque sempre quella di ridurre i consumi, da un lato, e di accelerare le forme alternative che sono greenhouse gas free, dall'altro.
Sempre pensando ai prossimi periodi invernali, oltre a quelle descritte, si potrebbe intervenire con misure di contingentamento della domanda e di accelerazione dell'efficientamento energetico, quindi misure di flessibilità sui consumi di gas (come l'interrompibilità del settore industriale, che però deve agire per brevi periodi settimanali, solo in caso di picchi della domanda), anche nel settore termoelettrico (dove pure esistono misure di riduzione del carico in modo controllato), e misure di contenimento dei consumi negli altri settori.
Come sapete, c'è un piano di riserva di contenimento dei consumi a diversi livelli, a seconda del grado di emergenza. Sono cose pronte, lo Stato le ha e, se dovessero servire, verranno messe in atto. È chiaro che ci si prepara a tutti i possibili scenari, sperando che non si avverino quelli peggiori. Si può poi sempre pensare a un incremento di importazioni di energia elettrica dal Nord Europa per ridurre il consumo di gas nel parco termoelettrico italiano.
Le possibili misure strutturali per eliminare invece la dipendenza totale di importazioni dalla Russia richiedono alcune riflessioni. Vi dico i punti fondamentali della strategia. È chiaro che qui è stata avviata una riflessione su misure strutturali che devono essere in linea con le proposte del pacchetto europeo che è in corso di finalizzazione, RePower EU: Joint european action for more affordable, secure and sustainable energy, che sta per uscire e prevede misure importanti.
Stiamo valutando la nostra capacità di rigassificazione su unità galleggianti, ancorate in prossimità di porti, dove ovviamente si è in prossimità anche dei punti d'attacco alla rete gas, che sono realizzabili in dodici-diciotto mesi, per un valore totale che, secondo valori teorici, va dai 16 ai 24 miliardi di metri cubi. Per essere molto chiari, si tratta di navi che fanno rigassificazione vicino al punto di ingresso. Questa soluzione è rapida e flessibile rispetto a terminali on-shore fissi a terra ed è di minor costo, anche se - come potete capire - a livello europeo è partita la corsa alle navi di rigassificazione: non sono tante e costruirle richiede molto, quindi si devono prendere quelle che ci sono. Quanto ai costi di affitto elevati, per fortuna ci siamo mossi per primi, avendo l'idea della nostra dipendenza molto forte, e abbiamo ora due o tre opzioni che stiamo valutando.
Nuova capacità di rigassificazione on-shore: in particolare, sono anche realizzabili progetti per terminali a terra, che potrebbero garantire circa 20 miliardi di metri cubi all'anno. I tempi però sono di trentasei-quarantotto mesi, quindi sono infrastrutture un po' più grosse; intanto si può vedere l'evoluzione, avendo comunque quelli galleggianti che sono permanenti. Le cose che vi ho detto però non sono cumulabili: l'idea non è di fare tutto, poiché sarebbe eccessivo e richiederebbe anche forniture di GNL molto forti, ma stiamo valutando in termini di tempi, di costi e di efficacia come arrivare ad avere il prima possibile l'indipendenza. Stiamo quindi parlando e confrontandoci con tutti gli operatori.
C'è poi la possibilità di un raddoppio della capacità del TAP, che ci permetterebbe di incrementare di 10 miliardi di metri cubi all'anno i flussi, ma è un'operazione che va da quarantacinque a sessantacinque mesi, perché si tratta di realizzare un'infrastruttura. Stiamo quindi guardando tutto l'arco delle possibilità. Tenete conto che questa seconda misura avrebbe bisogno anche di alcuni interventi in Albania e Grecia per le stazioni di pompaggio, quindi sarebbe un'operazione internazionale piuttosto complessa; però la stiamo analizzando.
Inoltre - ve l'ho detto prima ed è una cosa che sta già succedendo adesso - c'è l'accelerazione di tutti i progetti rinnovabili off-shore e on-shore; in particolare, in questo momento disponiamo di 40 gigawatt di richieste di connessione di progetti off-shore e numerosi interventi di semplificazione e accelerazione sulle rinnovabili, non ultimo - ve l'ho accennato poc'anzi - quello che prevede impianti fino a 200 kilowatt - se questo decreto-legge verrà convertito il prima possibile, come spero - che potremo mettere su tetti e aree private per autoconsumo, come fosse una manutenzione, con un form, un modulo, senza dover fare processi autorizzativi lunghi e complessi.
Tenete conto - questo per darvi un po' di metrica - che ogni 8 gigawatt di potenza elettrica che installiamo ci fa risparmiare in media 3 miliardi di metri cubi di gas. È chiaro che tale risparmio nel tempo migliorerà ed è per questo che vi dicevo che l'unico vero problema che abbiamo è nel medio termine, ossia l'inverno che viene ed eventualmente il prossimo (speriamo che non succeda nulla). Sul resto, con il nuovo gas che stiamo contrattualizzando, che va a sostituire quello russo, e con la nostra corsa su altre fonti alternative rinnovabili, nel medio-lungo periodo non si vede il problema.
Aggiungo che ci sono un incremento di produzione nazionale di 2,2 miliardi di metri cubi del nostro gas - questo l'abbiamo discusso di recente - dalle attuali stazioni di estrazione, che sarà utilizzato per alleviare i costi delle imprese, e l'introduzione di meccanismi di ritiro della produzione nazionale da parte del gruppo Gestore dei servizi energetici (GSE) a prezzi equi, da assegnare anch'essa ad aziende energivore e piccole-medie imprese. Tali misure si sommano alle altre che già conoscete.
Ricordo inoltre l'annullamento transitorio degli oneri di sistema, il potenziamento del bonus sociale, la riduzione dell'IVA sul gas e l'introduzione di contributi straordinari sotto forma di credito d'imposta: sono le cose che avete visto nelle recenti misure. Cito ancora l'introduzione di interventi a favore del settore dell'autotrasporto, il sostegno alle esigenze di liquidità delle imprese e gli interventi sull'elettricità prodotta da impianti rinnovabili (che godevano di incentivo fisso pre-2010).
È chiaro che, come vi dicevo poc'anzi, abbiamo avviato una fittissima discussione a livello europeo con la Commissione, proprio in vista del piano RePower EU. Tenete conto che la direttiva prevede misure per mitigare l'impatto sui prezzi residenziali e per piccole imprese, soprattutto a livello di retail; regole per aiuti di Stato che consentano di far fronte agli elevati costi energetici per le imprese; misure per la tassazione di extraprofitti per finanziare le misure di supporto. Questo lo prevede il piano RePower EU, quindi tutto quello che stiamo facendo adesso lo stiamo facendo con un occhio a RePower EU, che probabilmente uscirà entro fine mese o nelle prossime settimane, pronti eventualmente a fare anche adeguamenti, se fosse necessario.
In questo contesto, vorrei però condividere con voi un punto importante.
Abbiamo proposto delle misure strutturali molto importanti all'Europa; le abbiamo presentate al Gabinetto del presidente von der Leyen e sono in questo momento in discussione. La prima misura proposta, che è molto impattante, è un price cap, ossia un prezzo massimo temporaneo a livello europeo sulle transazioni di gas naturale all'ingrosso. Siccome da più parti mi chiedono i nomi, questa sarebbe una contromisura per l'impossibilità di controllare le quotazioni del gas fatte dal TTF e da altre borse.
Il price cap, oltre a portare beneficio diretto ai consumatori di gas (perché si dice che l'Europa intera si dovrebbe presentare al mondo con un price cap), porterebbe anche notevoli benefici ai prezzi del mercato elettrico per quanto vi ho detto prima, perché essi dipendono dal prezzo del gas. C'erano e ci sono tuttora delle obiezioni da parte ovviamente di chi ospita questi mercati, ma anche di alcuni altri Paesi che dicono: se facciamo un prezzo fisso, poi gli esportatori (ossia coloro che vendono il gas) possono dire che il prezzo è basso e non vendiamo il gas.
Occorre però fare attenzione: l'Europa compra i tre quarti del gas mondiale in tubazione. C'è quindi un rapporto di domanda e offerta: se l'Europa dovesse dire che non vuole pagare più di tanto, gli esportatori non avrebbero tanti altri mercati grandi come l'Europa dove immettere del gas in tubazione. Qui, purtroppo, l'infrastruttura fisica conta. Noi abbiamo tanti gasdotti e, in un certo qual modo, questa infrastruttura ci lega agli esportatori. Non si può dire facilmente: a te non lo vendo e lo do a un altro, perché se l'altro non ha il gasdotto va trasformato in gas naturale liquido e il mercato è diverso. Ciò avverrà, ma non in un anno.
Inoltre, è vero che ci sono dei grandi Paesi rapidi nel realizzare le infrastrutture - mi riferisco in particolare alla Cina - e che la Russia potrebbe quindi vendere gran parte del suo gas alla Cina. Tuttavia, al momento c'è un gasdotto. Per venderne una quantità notevole come quella a cui stiamo pensando, bisognerebbe fare delle infrastrutture e occorre del tempo. In questo tempo noi ci attrezziamo con il nostro energy mix e con tutte le misure necessarie, per esempio le rinnovabili, il risparmio e i futuri energy mix, e avremo tempo di diventare più autonomi.
La seconda misura che abbiamo proposto è il disaccoppiamento dei prezzi di vendita dell'energia prodotta dalle tecnologie rinnovabili rispetto alla produzione termoelettrica. Su questa cosa sono stato molto insistente; è veramente un problema di market design. Se produco dell'energia rinnovabile che, oltre ad avere tutti i benefici che conosciamo - e lasciamo perdere - in questo momento è più economica, perché devo pagarla adeguandomi al prezzo dell'energia termoelettrica prodotta con il gas? Questa misura è stata proposta tanti anni fa quando aveva senso perché la rinnovabile costava molto e il gas era molto economico e quindi serviva, grazie agli utili dello Stato, a incentivare l'uso della rinnovabile. Adesso, per una serie di motivi che abbiamo discusso anche con qualche perplessità, il gas costa troppo ed è doppiamente sbagliato agganciare le rinnovabili a quel valore di mercato.
Quindi: price cap sul gas uguale per tutta l'Europa (sarebbe una grande notizia) e sganciamento del prezzo dell'elettricità dal prezzo del gas. Sembrano due cose ragionevoli, che ovviamente vanno a incidere enormemente su delle regole di mercato molto consolidate e complesse da cambiare.
Concludo con l'andamento dei prezzi del carburante per autotrazione, che è l'ultimo nella catena: gas ed elettricità, parliamo di benzina e diesel. Per quanto riguarda il costo dei carburanti da trazione, dall'inizio dell'anno c'è stato un aumento dei costi del Brent che ha toccato punte di 130 dollari al barile, partendo da 78. Il valore del barile si attesta in questi giorni intorno a 100 dollari. Da questo conseguono in parte gli aumenti dei costi del carburante, che hanno suscitato anche apprensione da parte di numerose categorie produttive. Non dimenticate però quello che dicevamo prima: è proprio il costo dello stesso gas, della stessa energia, che serve nelle raffinerie a trasformare ad impattare sul costo finale. In più gli operatori mi hanno parlato di una diminuzione della disponibilità del diesel, a causa dei problemi con la Russia, di circa l'8 per cento (su questa cosa vado a memoria). Quindi, c'è un'oggettiva diminuzione della disponibilità di diesel. Sulla benzina il problema è meno rilevante dal punto di vista delle quantità. C'è un problema di mercato perché il costo del barile è aumentato e di costi della produzione di questi carburanti finiti che mettiamo nel serbatoio, che si lega a quanto vi ho detto in precedenza.
Per mitigare l'incremento del Brent Stati Uniti e Unione europea hanno operato una oil release. Abbiamo aderito a questa proposta contribuendo con 2 milioni di barili nel periodo marzo-settembre, con l'obiettivo di ridurre il picco dei prezzi. Devo anche dire che si tratta di quantità molto piccole; se andiamo a vedere nel complesso, sono state immesse delle piccole quantità. Comunque, so che gli Stati Uniti stanno spingendo per aumentare le quantità da immettere sul mercato.
Al fine di contenere l'impatto sui consumatori finali, stiamo valutando l'ipotesi di praticare sui carburanti un'accisa mobile. Poiché c'è stato un maggior gettito IVA, dovuto al fatto che la base è aumentata, tale maggior gettito potrebbe essere utilizzato per ridurre l'accisa corrispondentemente e avere una diminuzione di prezzo alla pompa. Sappiamo benissimo che operare sui carburanti da trazione è molto complesso. In questi giorni avete visto che siamo intorno a 2,30 euro al litro, mentre a dicembre del 2021 eravamo intorno a 1,70 euro; questo è il combinato di una questione di mercato (il prezzo del barile), di un po' di carenza di diesel e del costo in crescendo (veramente un po' esagerato, a questo punto) del gas e dell'energia che serve ai processi industriali.
Mi fermo qua. Vi ringrazio per l'attenzione e spero che quanto vi ho detto sia chiaro. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sull'informativa del Ministro della transizione ecologica.
È iscritto a parlare il senatore Renzi. Ne ha facoltà.
RENZI (IV-PSI). Signora Presidente, Italia Viva ha chiesto questo appuntamento, del quale ringraziamo lei, ringraziamo la Conferenza dei Presidenti di Gruppo e naturalmente ringraziamo il signor Ministro, perché pensiamo che su questo tema stiamo rischiando moltissimo. Nella vita quotidiana delle famiglie questa vicenda sta pesando come uno tsunami, sia per esigenze strettamente economiche che per una questione di fiducia. Dopo due anni di Covid, arriva una botta ulteriore; e sappiamo quanto sia importante la fiducia nell'economia. Dunque, abbiamo chiesto questo appuntamento e ci dichiariamo soddisfatti, signor Ministro, delle sue considerazioni.
Aggiungiamo le nostre, molto brevemente; il tempo non permette altro che dei singoli tweet. Prima, però, premettiamo che stiamo parlando di una guerra e, quando si parla di una guerra, la prima immagine, il primo pensiero, il primo momento di riflessione vanno a quelle famiglie che stanno perdendo i propri cari, a quelle immagini delle donne incinte che perdono i bambini, a quelle immagini di famiglie che vengono costrette a lasciare l'Ucraina (Applausi), ribadendo che c'è un aggressore, la Russia di Putin, e c'è un aggredito, l'Ucraina. Su questo non ci possono essere dubbi.
C'è un elemento in più, tuttavia; io penso che siamo in presenza di uno stravolgimento. Quelli che dicono che ciò che sta facendo Putin è umorale a mio giudizio sbagliano. Quello che sta facendo Putin è immorale, ma non è umorale; è figlio di una visione strategica che sta spostando a Est la mappa del mondo. Su questo ha ragione il signor Ministro a dire che ancora non ci sono i gasdotti; ma negli accordi del 2021 e del 2022 è evidente che c'è un patto Russia-Cina che si apre al Sud-Est e, più in generale, ai Paesi asiatici e africani. Questo deve farci riflettere e deve farci domandare cosa vogliamo fare da grandi, come Unione europea.
Ieri Zelensky ha detto giustamente che l'Ucraina non entrerà nella NATO. Una volta che abbiamo detto questo, che è un punto importante per arrivare a una tregua, la domanda è: la NATO oggi quale missione strategica ha? Quella di combattere i terroristi islamici e i cyber attack o di essere un ricordo del passato? È un grande tema, di cui non possiamo discutere qui oggi. Quello che è certo è che il mondo si sta spostando a Est e che la Cina è sempre più centrale. Da questo dobbiamo partire.
Per arrivare a dire cosa? Per arrivare a delle conseguenze nella nostra vita. Oggi, con quanto accaduto, grazie anche all'azione del Ministro, è evidente che è finito il tempo del no a prescindere sugli impianti. Per un quindicennio c'è stata una ubriacatura da no a prescindere. Io ho fatto il Presidente della Provincia e avevo i comitati del no ai termovalorizzatori. Ho fatto il sindaco e avevo il no per qualsiasi intervento sull'energia. Ho fatto il Presidente del Consiglio e avevo il no sul TAP. Ora non voglio stare a rivendicare quello che abbiamo fatto noi. Il punto fondamentale è che in questo pianeta o si pone il tema dell'energia come chiave, non soltanto per una questione economica, ma per una questione di giustizia, oppure ci portano tutti via e saremo sempre più insignificanti nello scacchiere internazionale che cercavo rapidamente di delineare. Per questo è assurdo che ci siano delle Regioni che hanno bloccato non solo le trivelle, ma le rinnovabili. E ciò è accaduto in questi mesi e bisogna avere il coraggio di dire che ha fatto male al nostro portafoglio e alla nostra credibilità. (Applausi).
Dopodiché, signor Ministro, lei ha detto che porterà in Europa la proposta italiana perché ci sia un tetto ai costi ed è fondamentale, anche perché, se giustamente si dice che c'è una truffa - lei ha fatto bene a dirlo - è chiaro che i truffati sono i cittadini, ma bisogna anche dire con forza che i truffatori devono essere messi in condizione di non truffare più. Il punto fondamentale è che serve un tetto, perché la casa degli italiani ha bisogno di un tetto al costo della benzina e al costo delle bollette, che stanno facendo impazzire le nostre famiglie.
Per concludere, saltando tutta una serie di considerazioni che avrei voluto farle, signor Ministro, va bene andare nella direzione di mettere un tetto finale alle spese degli italiani, però si abbia anche il coraggio di inserire questa dinamica in una cornice più ampia. Sta cambiando il mondo e il mondo rende necessario un nuovo protagonismo dell'Italia. Non si può fare un ragionamento di lungo periodo senza pensare che nel frattempo le famiglie, le imprese, le RSA, il mondo delle scuole e della quotidianità stanno soffrendo una crisi che non era prevista e non ha paragoni immaginabili negli ultimi trent'anni. Buon lavoro, signor Ministro, siamo con lei. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Lannutti. Ne ha facoltà.
LANNUTTI (Misto-IdV). Signora Presidente, ringrazio il Ministro per l'informativa che ci ha dato, anche perché vi sono una serie di aumenti, alcuni dei quali sono figli della guerra, mentre altri si sono verificati prima ancora che iniziasse il conflitto.
Leggo un comunicato dell'ARERA, l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, del 30 dicembre 2021: luce + 55 per cento, gas +41 per cento e non c'era ancora il conflitto. Per una famiglia tipo la variazione della bolletta, sempre secondo quel comunicato, sarà del 68 per cento per l'energia e del 64 per cento per il gas. Aggiungo che siamo di fronte ad una speculazione vera e propria. Lei, signor Ministro, ha affermato che c'è un aumento speculativo, ma quando ci sono gli aumenti speculativi si interviene. So che c'è un'inchiesta della procura della Repubblica e si attiva la Guardia di finanza. Nel 2008, all'epoca della crisi di Lehman Brothers, il costo di un barile Brent era di 147,50 dollari; in questi giorni ha toccato il picco di 139 dollari. Tuttavia, mentre il costo del gasolio ha superato quello delle benzine, arrivando a oltre 2,3 euro al litro, nel 2008 il costo della benzina era attorno a 1,37-1,40 euro al litro: altro che speculazione, quindi.
Per evitare la fiera dell'ipocrisia il Ministro ha affermato che bisogna fare le accise mobili. Io ho presentato decine di volte emendamenti al riguardo, abbiamo fatto conferenze stampa in sala Nassirya per le accise mobili e per fissare un tetto, ma purtroppo tutti quegli emendamenti sono stati bocciati, anche perché nel gravame delle benzine ci sono diciotto una tantum: la crisi di Suez, eccetera.
Mi avvio alla conclusione leggendo il bollettino delle entrate tributarie del 2021: c'è stato un incremento notevole di IVA e accise, nonostante ci sia stata la pandemia. L'accisa sui prodotti energetici e i loro derivati (sul gas, sull'energia elettrica) è passata da 21 a 23 miliardi di euro, con un incremento del 28 per cento.
Signor Presidente, noi stiamo pagando anche le sanzioni che sono state comminate alla Russia. «Le guerre - signor Presidente - sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi, per l'interesse di persone che si conoscono ma che non si uccidono», come scrisse il grande poeta cileno Pablo Neruda. (Applausi).
Bisogna lavorare per soluzioni diplomatiche, non alimentando il conflitto con le armi. Signor Presidente, lavoriamo tutti per soluzioni diplomatiche e per la pace. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Paragone. Ne ha facoltà.
PARAGONE (Misto-IpI-PVU). Signor Presidente, se dovessi fare un titolo della relazione del Ministro sarebbe: «Le chiacchiere del Ministro non fermeranno il caro bollette e il carovita».
Questo Governo sarà ricordato nella storia italiana per l'assoluta incapacità di gestire e di risolvere i problemi. Avete cominciato con il green pass, strumento usato per costringere le persone a vaccinarsi, e lo tenete ancora in piedi, nonostante la pandemia sia finita in tutto il mondo. La crisi economica bussa alle porte delle nostre famiglie e delle nostre imprese e ancora vi ostinate a tenere i lavoratori senza green pass fuori dal lavoro, provocando un danno sia alle famiglie, sia all'economia.
Veniamo al tema del caro energia e del caro bollette. Lei ha sostenuto che è in corso una truffa, ma i controllori dove sono? Il Governo dov'è? Dov'è super Mario Draghi, quello che ha messo insieme una maggioranza larghissima, tanto larga da non entrare neanche più in questo Parlamento e da buttare fuori il Parlamento stesso? L'uomo del whatever it takes, l'uomo che ha salvato l'euro, perché adesso non salva le famiglie? Forse perché per un banchiere centrale, che si è formato in Goldman Sachs, la finanza è più importante dell'economia reale, i mercati sono più importanti delle famiglie.
La sua relazione non è stata per nulla convincente, Ministro. Alla fine, il messaggio che resiste, che resta appiccicato è quello per cui dobbiamo rassegnarci ad abbassare i termosifoni e a consumare meno energia. Le vostre scelte comporteranno sofferenza e chiusure. Avete scelto di partecipare a una guerra dando armi e strumenti militari ad una delle parti e ora vi stupite che il mercato reagisca, che il mercato sia posseduto dal demone del neoliberismo e quindi speculi. Specula più facilmente quando uno Stato non è sovrano.
Oggi bloccate gli oneri di sistema, che è cosa diversa da un intervento strutturale di revisione sugli oneri di sistema. Nei mesi scorsi avevo più volte invitato il Parlamento e il Governo a riflettere sul fatto che si potesse premiare il consumatore che consuma energia rinnovabile, togliendo gli oneri sistema; con quegli oneri di sistema saremmo andati a incentivare le rinnovabili. Ma è rimasta lettera morta e, ancora oggi, quel principio è e rimane lettera morta. Non volete capire che bisogna intervenire in maniera strutturale.
Le famiglie si accorgeranno di questo gioco di prestigio. Gli oneri di sistema aumenteranno nei prossimi trimestri, così come stanno tornando le cartelle esattoriali e tutte le scadenze che avevate sospeso e tenuto congelate, ma che ad un tratto si stanno scongelando. Le famiglie e i piccoli imprenditori avvertono queste cose. Questa sofferenza è nel Paese. Il resto sono bla bla inutili.
Non c'è alcun intervento vero di investimento sulle rinnovabili e sulle politiche energetiche. Per smarcarci dalla Russia, voi andate in Qatar e in Azerbaijan, due noti campioni di democrazia: auguri, quindi, Ministro.
Anche oggi il Governo dei migliori si rivela come il Governo dei pifferai magici. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Girotto. Ne ha facoltà.
GIROTTO (M5S). Signor Ministro, ci ha riportato dati che in buona sostanza aveva già comunicato nei giorni passati nelle varie audizioni. Non solo la Russia è un problema per quanto riguarda l'approvvigionamento: ci sono alcune decine di conflitti in corso nelle varie parti del mondo che dovrebbero farci capire che rimanere agganciati alle fonti fossili è comunque un enorme problema in termini di affidabilità. (Applausi). Il problema della Russia è quello che abbiamo in questo momento, ma è solo l'ennesima dimostrazione che dobbiamo passare il più velocemente possibile alle fonti rinnovabili. Lei ci ha dato delle indicazioni rispetto a quanto sta succedendo e che si sta cercando di portare avanti in Europa. L'idea di avere un mercato separato per quanto riguarda le rinnovabili è un'idea che va implementata, soprattutto in questo momento, anche per ragioni di velocità, con contratti di lungo termine per le rinnovabili, in modo tale da avere dei prezzi garantiti per quanto riguarda sia il lato produttore, sia il lato vendita. Come Gruppo MoVimento 5 Stelle, abbiamo presentato un mese fa una mozione che contiene 27 proposte, fra cui quelle finanziarie - accise, IVA, i vari fondi di garanzia - in cui ci sono anche interventi che sono stati bocciati e sono scomparsi dagli ultimi provvedimenti adottati, in particolare un fondo di garanzia per le imprese che vogliono autogenerare elettricità per le loro esigenze, oppure una sorta di superbonus energetico per le imprese, dando loro un credito di imposta, che può essere del 70 o dell'80 per cento, ma sempre legato a progetti di efficientamento energetico.
Inoltre, Ministro, dobbiamo fare informazione su tante misure e sui fondi pubblici a disposizione che però non sono conosciuti quasi da nessuno. Noi stiamo girando l'Italia da due anni per informare sulle comunità energetiche, introdotte durante il Governo Conte e che sono ancora totalmente sconosciute e questo è un enorme peccato (Applausi), perché potrebbero consentire un risparmio molto veloce. Costruire impianti a fonti rinnovabili, in questo momento, è la soluzione più veloce e moltissimi italiani non si rendono conto che autoprodurre elettricità diventerà sempre di più un fattore distinguente, perché a parte gli usi industriali, per le famiglie elettricità oggi significa elettrodomestici, ma molti non sanno che un domani - che in realtà è già oggi - il termico, la cottura, la mobilità utilizzeranno l'elettricità. A tal proposito, vorrei richiamare la sua attenzione sulle modifiche strutturali, perché è vero, come lei ha detto, che dobbiamo spingere sulle rinnovabili il più possibile, ma dobbiamo anche capire che determinati settori vanno riformati pesantemente. Mi riferisco alla logistica e alla mobilità. Il gas deve essere utilizzato per le industrie hard to abate, finché non avremo abbastanza idrogeno per cambiare anche quel settore, ma sulla mobilità e sulla logistica si deve spostare una struttura intera, bisogna spingere moltissimo sul trasporto pubblico locale e sulla rotaia, che sono un sistema estremamente più efficiente e i risparmi che potremmo conseguire in tal senso sono enormi.
Le chiedo anche uno sforzo per completare la riforma del mercato del dispacciamento, perché questo è un argomento un po' più da tecnici e da esperti, ma in questo momento è terreno di caccia delle fossili, su cui fanno molti ricavi perché in pratica è un monopolio fossile, mancano le regole tecniche. So che l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (ARERA) si sta impegnando molto su questo, ma dobbiamo assolutamente velocizzare.
Le chiedo, Ministro, un impegno per spingere sull'elettrificazione dei consumi sia lato superbonus, sia lato logistica, perché in questo momento il risparmio che potremmo conseguire è enorme: si tratterebbe di miliardi di metri cubi di gas che non avremmo più bisogno di importare. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Nencini. Ne ha facoltà.
NENCINI (IV-PSI). Signor Ministro, onorevoli colleghi, oggi non parliamo soltanto, come ha fatto il ministro Cingolani, di misure strategiche per fronteggiare una straordinaria emergenza energetica. Discutiamo anche - questa è la richiesta avanzata dal Gruppo di cui faccio parte - di misure da assumere nell'immediato e di un nome e un cognome da dare alla colossale truffa alla quale l'Italia e in larga parte l'Europa hanno assistito.
Tre anni fa, signor Ministro, presentai un'interrogazione che riguardava il costo dell'energia elettrica: nessuna risposta. Due anni fa ripresentai quell'interrogazione, sempre sullo stesso oggetto: nessuna risposta. Un mese fa - se ne convinca: non ho informazioni particolari che mi provengano da mondi, servizi segreti o altro - ho depositato un'interrogazione dove già si parlava di extraprofitti nel mondo del gas; non era scoppiata alcuna guerra, Putin non aveva ancora invaso l'Ucraina, però la traccia era evidente.
Ho apprezzato il suo coraggio quando ha parlato con la chiarezza che l'ha contraddistinta, che è cosa uggiosa - non la sua chiarezza, ma l'evidenza dei fatti - perché, quando si è nel cuore di una ripresa economica complicata dall'emergenza pandemica, di fronte a una guerra esplosa nel cuore dell'Europa, assistere a speculazioni da parte di pescecani di questa natura, speculatori finanziari di questa natura, è cosa indicibile. Ora dobbiamo, però, avere il coraggio di fare un passo in più.
Lei stamattina ha parlato giustamente di misure da assumere oggi e di una previsione strategica delle misure da assumere per liberare l'Italia da una dipendenza energetica: perfetto. Poiché, tuttavia, l'Unione europea, gli Stati Uniti, la NATO hanno imposto sanzioni agli oligarchi russi - con tanto di nome, cognome e indirizzo - non vorrei insistere, ma hanno un nome, un cognome e un indirizzo anche i grandi speculatori finanziari. E poiché hanno un nome, un cognome e un indirizzo, quindi, una residenza, è possibile colpirli; è possibile colpire gli extraprofitti con normative comunitarie, naturalmente, soprattutto, ma è possibile e doveroso colpire anche gli extraprofittatori, che sono i pescecani di cui parlava Scalarini cent'anni fa. Vado al punto e concludo.
Sappiamo benissimo, anche se la cosa è sconosciuta al 98 per cento degli italiani, i quali ritengono che l'aumento del prezzo del gas e dell'energia siano figli della guerra, che solo in piccolissima parte è così; anzi, non è così. Non lo è.
Il prezzo finale del gas - lo sappiamo - non dipende né dalla domanda né dall'offerta; l'aumento nasce perché sui contratti di acquisto e di vendita gravano scommesse fatte dagli operatori finanziari.
Ci sono fondi - domando, anche italiani? - ci sono banche - domando, anche italiane? - che scommettono sull'andamento di quel prezzo e, nella misura in cui scommettono che il prezzo risalga (causa anche conflitti geopolitici), il prezzo naturalmente risale, con diversi effetti. Ne ricordo due in aggiunta ai suoi. Il primo: siccome il prezzo di tutte le tipologie di energia è parametrato sul gas, come è noto, quando il prezzo del gas sale, cresce anche il prezzo delle rinnovabili e dell'energia. C'è dell'altro: cresce naturalmente il prezzo di altri prodotti. C'è dell'altro ancora: siccome l'inflazione per due terzi dipende dall'energia, tenendo sotto controllo il prezzo del gas, l'inflazione prevista oggi intorno al 5 per cento - dicono gli economisti - potrebbe calare attorno al 2. Non aggiungo altro.
Non parlo delle misure; condivido le sue. Il senatore Renzi ha ricordato quali dovrebbero essere quelle a corredo di questa iniziativa, però - ho concluso, Presidente - non si fermi, Ministro; accerti perché a quelle interrogazioni i Governi precedenti a questo non hanno mai dato risposta.
Capisco che si tocca un terreno molto scivoloso, forse anche con effetti nazionali, e non solo riferiti a hub planetari, marziani o addirittura di Plutone. No, io parlo di Italia. Quelle risposte le dobbiamo alle famiglie italiane e a chi si impegna nella crescita economica di questo straordinario Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Garnerò Santanchè. Ne ha facoltà.
GARNERO SANTANCHE' (FdI). Signora Presidente, onorevole Ministro, ho ascoltato con attenzione ciò che lei è venuto a raccontarci in Aula e le dico che ho avuto l'impressione che la sua fosse una relazione, una lezione quasi da Università, spiegandoci i metri cubi, spiegandoci vari problemi, da dove importiamo il gas e altro.
Signor Ministro, credo invece che in quest'Aula, quella del Senato della Repubblica, lei oggi avrebbe dovuto portare delle soluzioni. Avrebbe dovuto far capire agli italiani cosa sarà della loro vita, delle loro imprese, delle loro famiglie nelle prossime settimane. Invece, di tutto questo non ha detto assolutamente niente.
Secondo noi ci sono due elementi che sono fondamentali: la guerra che Putin ha scatenato all'Ucraina ha cambiato e sta cambiando il mondo. Quindi, nella sua relazione oggi avrebbe dovuto almeno fare un accenno al PNRR, che oggi è obsoleto e non ha più nessun senso di esistere com'è stato scritto e pensato. (Applausi).
Se non erro, circa il 40 per cento delle risorse sono sulla transizione ecologica. Lei pensa che in questo momento, dove stanno bombardando, dove stanno uccidendo, il tema sia la transizione ecologica o la sopravvivenza delle nostre industrie e delle nostre famiglie?
Già quando è venuto in audizione in Commissione industria lei aveva giudicato la mia domanda provocatoria. Non è provocatoria, signor Ministro, ma semplicemente di buon senso. Nella vita, infatti, non tutto è un paracarro inamovibile. Se ci sono delle situazioni, che certamente nessuno di noi aveva messo in conto e che stiamo vivendo, le cose si cambiano.
Siete il Governo dei migliori. C'è un Presidente del Consiglio sicuramente autorevole, che in Europa può esprimere, senza se e senza ma la sua visione, mi auguro anche essendo ascoltato. Cosa aspettate a dirci che quel PNRR va cambiato nelle sue fondamenta? Questa è la prima domanda cui mi piacerebbe lei desse una risposta, cosa che non ha ancora fatto.
In più, signor Ministro, vi è un secondo elemento. Oltre a questa spaventosa guerra che stiamo vivendo, le nostre imprese vivono da due anni e mezzo, da tre inverni, una serie di disastri economici e credo che lei conosca la vita del Paese reale. Tutto quello che è successo, infatti, ha sicuramente impattato moltissimo sulla nostra vita economica.
Pertanto, è il momento di capire cosa bisogna fare. Per noi di Fratelli d'Italia cosa bisogna fare è molto semplice: bisogna immediatamente mettere mano alle accise e all'IVA, oltretutto senza preoccuparsi più di tanto della copertura economica. Vista l'escalation dei prezzi, lo stato ha incassato più IVA e oggi potrebbe avere i soldi per tranquillizzare tutti quei settori produttivi altamente energivori e forse farli lavorare più tranquillamente.
Signor Ministro, che cosa succederà allorquando voi immaginate, perché non abbiamo contezza di questo, di non intervenire sui prezzi o forse di intervenire tardi, buttando via il tempo, quel tempo che le imprese e le famiglie non hanno? Se voi non decidete oggi, ma forse era bene già farlo ieri, di abbassare il prezzo del gasolio e dell'energia, le imprese chiuderanno, le imprese licenzieranno ed il costo sugli ammortizzatori sociali sarà molto più alto rispetto all'intervento che oggi dovreste fare. Si tratta pertanto di una visione veramente miope.
Signor Ministro, siamo anche contenti quando lei afferma che forse nel giro di trenta, quaranta mesi riusciremo a essere meno dipendenti dalla Russia o da altri Paesi. Le famiglie e le imprese, però, non hanno trentasei, quaranta mesi; le famiglie e le imprese pensano al domani! Ha visto cosa sta succedendo nel settore dei trasporti? Noi siamo uno dei Paesi con il più alto numero di camion per il trasporto su gomma e se si fermano loro, si fermerà tutto, perché avremo il problema di andare al supermercato a fare la spesa.
A mio avviso dovreste quindi intervenire senza indugio. Mi sarei aspettata, signor Ministro, che oggi lei venisse in quest'Aula a dire che l'energia è un bene primario. Fino ad ora, infatti, le ho parlato di aziende e di famiglie, ma potrei anche parlarle di tutte quelle persone disabili e fragili, che in questo momento sono attaccate a delle macchine per poter continuare a vivere. (Applausi). Vi rendete conto che ci sono italiani per cui l'energia è un bene primario, perché senza quel tubo attaccato a una spina morirebbero? Possiamo dunque dire che l'energia è un bene primario? Non ho sentito una parola da questo Governo sulle persone fragili.
Signor Ministro, lei ci deve dare una risposta perché quando un Ministro della Repubblica afferma che c'è una truffa gigantesca e che ci sono gli speculatori, ci deve dire se sono delle persone fisiche, e in quel caso si deve dire nome e cognome, o se gli speculatori e i truffatori sono coloro che oggi determinano il prezzo, perché in quel caso lei, in quanto Ministro e componente del Governo, in due minuti può decidere - se questo è il problema - di rivalutare la formazione del prezzo.
Fratelli d'Italia lo afferma da molti giorni e ieri è stata anche presentata una mozione alla Camera. Le nostre proposte sono semplici ma efficaci e soprattutto impatterebbero domani sulla vita delle imprese e delle famiglie. Io non riesco a capire come mai, magari decidendo di valutare di tre mesi in tre mesi, non si stabilisca che da domani si eliminano l'IVA e le accise. Lei sa benissimo, signor Ministro, che in quel modo il prezzo sarebbe completamente diverso. (Applausi).
Mi dispiace, per certi versi, correggere un professore, ma le devo ricordare che pochi giorni fa lei aveva detto che il prezzo medio dei carburanti non avrebbe superato 1,95 euro. Lunedì 7 marzo rilevava settimanalmente il prezzo medio dei carburanti e riportava un prezzo finito di 1,95 euro al litro per la benzina verde; come sappiamo, però, ha superato abbondantemente i 2,30 euro. Anche in quel caso forse sarebbe opportuno non fare previsioni così azzardate, che per un verso potrebbero porre i cittadini in una condizione di maggiore tranquillità pensando che quello sia il prezzo massimo, perché lei sa che molto probabilmente arriverà oltre 4 euro per litro.
In conclusione, signor Ministro, oggi non ci aspettavamo una lezione o una relazione; noi credevamo che gli italiani, che pendono dalle sue labbra, avrebbero potuto capire se i loro camion possono circolare, se possono continuare a produrre le piastrelle, se le cartiere possono ancora fare la carta, se quelle eccellenze italiane possono ancora continuare a produrre, perché dalle lezioni universitarie non arrivano soluzioni. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ferrazzi. Ne ha facoltà.
FERRAZZI (PD). Signor Presidente, signor Ministro, senatrici e senatori, siamo in presenza di un insopportabile rincaro dei prezzi dell'energia, che vengono scaricati - come lei, Ministro, giustamente sottolineava nella sua relazione - su famiglie e imprese. Questo è il punto di partenza imprescindibile per il Partito Democratico. Siamo in presenza di momenti drammatici, di una guerra nel cuore dell'Europa, di settimane di angoscia e di imprese che rischiano di chiudere; anzi molte hanno già chiuso e altre stanno per chiudere a fronte dei rincari dell'energia.
Siamo in presenza di costi di carburanti, e non solo della benzina, ma anche del gasolio e del metano, che nel nostro Paese non si vedevano da lustri. E allora è su questo che il Governo deve compiere la prima azione, certamente non da solo, ma con l'appoggio di tutto il Parlamento. La sicurezza energetica del nostro Paese, prezzi ed energia accessibili costituiscono questioni strategiche fondamentali per noi, per le imprese e le nostre famiglie.
Signor Ministro, nel corso delle ultime giornate ed anche oggi lei giustamente ha parlato di speculazioni inaccettabili, mentre alcuni hanno parlato anche di truffe. È giusto sottolinearlo, ma non è sufficiente: vanno denunciati nomi e cognomi. Le magistrature hanno aperto dei filoni d'inchiesta, ma noi abbiamo la responsabilità politica, nel momento in cui denunciamo e facciamo bene a denunciare fatti del genere, di individuare i responsabili e, di conseguenza, di trovare i rimedi.
Il Partito Democratico non è stato con le mani in mano e, proprio per affrontare gli insopportabili rincari delle bollette delle famiglie e delle imprese, ha proposto molto concretamente un programma di azioni molto concrete volte ad aiutare concretamente le nostre famiglie e le nostre imprese. Vedo in Aula il senatore Misiani che proprio ieri ha fatto la prima presentazione. Andando semplicemente per titoli, mi riferisco alla riduzione delle accise, collegata alla sterilizzazione dell'IVA, al sostegno agli autotrasportatori, alle imprese energivore e gazivore cosiddette hard to abate, quelle cioè che consumano enormi quantità di energia per svolgere il proprio processo industriale (chimiche, siderurgiche, le imprese del vetro, cementifici e altre). Anche in tal caso ci sono proposte molto concrete, come - per esempio - la proroga del credito d'imposta fino a fine anno e molte altre misure.
Le nostre imprese vanno aiutate e salvaguardate perché escono dagli anni drammatici del Covid ed entrano in anni altrettanto drammatici a causa del costo dell'energia. Lo stesso impegno che il Governo ha messo nei due anni trascorsi in quella che possiamo definire la guerra contro il Covid, lo si deve mettere nella questione della crisi energetica.
C'è poi tutto il comparto delle famiglie. Noi abbiamo proposto l'assegno energia, interventi mirati e selettivi in base all'ISEE naturalmente e non a pioggia, indiscriminati e indistinti, a sostegno delle famiglie. È stata fatta una presentazione, anche molto analitica dal punto di vista quantitativo, che parla di milioni di famiglie che possono essere sostenute nel caro bollette nel corso delle prossime settimane e dei prossimi mesi.
Come finanziare tutto ciò, Ministro? Certamente, nel momento in cui diciamo che ci sono degli extraprofitti, dobbiamo avere anche il coraggio di dire che tali profitti, che riguardano non la capacità manageriale delle imprese, ma condizioni esogene alle stesse, hanno comportato altri profitti o profitti utili per quelle imprese anche di miliardi di euro: a livello europeo 200 miliardi di euro nel 2021; a livello nazionale ci sono imprese che hanno avuto extraprofitti per centinaia di milioni di euro rispetto al 2019. Allora è giusto far sì che questa ricchezza, che non è dovuta a una capacità strategica manageriale, venga redistribuita a coloro che ne stanno pagando il prezzo, e quindi alle imprese e alle famiglie. (Applausi). Il contributo di solidarietà per questi extraprofitti ci sembra, pertanto, un'operazione assolutamente da fare.
Siamo molto felici - naturalmente non è merito nostro - di vedere che il nostro progetto, che aveva assunto addirittura la forma di un emendamento al decreto-legge cosiddetto sostegni-ter, è stato fatto proprio dal Governo e dall'Unione europea. Nell'incontro di Versailles della scorsa settimana è stato infatti raggiunto l'obiettivo di realizzare un'operazione di questo tipo a livello europeo.
Signor Ministro, lei ha giustamente parlato del price cap, di porre un tetto al costo di tutte le commodity fossili e in particolare del gas: è assolutamente corretto. È veramente strabiliante: siamo a 160 euro per megawattora; ma stiamo pensando di portarlo - nel progetto del presidente Draghi, se ho capito bene - a 100 euro il primo mese, per poi scendere a 90-80 euro. Lei ha giustamente menzionato il fatto che un anno fa era di 17 euro, per cui stiamo parlando - a proposito di extraprofitti - di entrate colossali da redistribuire e tagliare. Naturalmente questa deve essere un'operazione nazionale spinta con forza, ma deve anche essere un'operazione dell'Unione, perché i singoli Stati non sono in grado di gestire operazioni di questo tipo, per evidenti ragioni. Allo stesso modo, il disaccoppiamento dei prezzi di vendita tra energia rinnovabile e altre fonti deve essere certamente una grande azione del Governo nazionale, ma deve essere in collegamento con una grande azione a livello europeo. Signor Ministro, a tale riguardo appoggeremo pienamente il Governo perché sappiamo che questa è l'intenzione.
Qui c'è il secondo passaggio e poi c'è il terzo: come riuscire a realizzare l'autonomia energetica nazionale e l'autonomia energetica dell'Unione europea? Il primo punto è eliminare o ridurre drasticamente la dipendenza dai gas e dal gas russo. Il nostro sistema Paese ha due problemi da questo punto di vista. Siamo il secondo importatore di gas russo tra i Paesi dell'Ovest, dopo la Germania. Sappiamo che i Paesi di Visegrád nell'Est Europa invece dipendono per il 90-95 per cento: parlo di Polonia e Ungheria, ma anche dell'Austria. Siamo però contemporaneamente anche il secondo Paese in assoluto a livello europeo per il consumo dei gas nella produzione dell'energia totale, dopo l'Olanda. Siamo quindi molto esposti da questo punto di vista.
Signor Ministro, è assolutamente corretto quello che lei diceva e avrà il nostro appoggio. Nel breve periodo dobbiamo rispondere a queste drammaticità: è corretto quindi aumentare i rapporti con Algeria e Libia per il Greenstream e il Transmed; prendere il gas naturale liquefatto (GNL) da Qatar, Congo e altri Paesi africani; aumentare le riserve a 17 miliardi di euro e pensare a come possiamo ottenere tale scopo. Certamente questa è una risposta di transizione; anche perché, se spostiamo la nostra dipendenza energetica dall'instabilità russa all'instabilità algerina e congolese, è del tutto evidente che non è la risposta del futuro. Non so se mi spiego. Voglio dire che Wagner non è che sia del tutto scollegata a quanto sta avvenendo anche in Algeria, e la situazione in Libia non è proprio quella di una democrazia matura e stabile che dà garanzia nel lungo periodo; a meno che non vogliamo dipendere in futuro dai gas, ma sappiamo benissimo che le grandi riserve di gas a livello mondiale sono in Iran e in Russia, e con questo abbiamo già detto tutto.
Vado al terzo passaggio, signor Ministro. L'autonomia energetica deve camminare su un binario più avanzato rispetto alla risposta immediata - quella del gas - che dobbiamo giustamente dare. Signor Ministro, lei sa meglio di me che Elettricità Futura, che rappresenta 500 aziende di Confindustria e il 70 per cento della produzione nazionale, ha presentato progetti per 60 gigawatt di energie rinnovabili da ottenere entro giugno, e sostiene - dati e progetti alla mano, lei lo sa - di avere 85 miliardi di euro sulle rinnovabili da investire in tre anni con la creazione di 80.000 posti di lavoro e l'equivalente energetico di un taglio di 15 miliardi di metri cubi di gas, e cioè più del 50 per cento dell'importazione nazionale dalla Russia.
All'esito dell'ultima asta di Terna nel mercato delle capacità, Enel ha deciso di non convertire nemmeno a gas le centrali di La Spezia, Civitavecchia e Brindisi. Ci sono quindi tutti gli estremi per un grande progetto di riconversione e sicurezza energetica del nostro Paese.
Nel lungo periodo è di ogni evidenza che è conveniente economicamente, socialmente e politicamente per il nostro Paese continuare con grande determinazione lungo tale strada. Su questo il Governo avrà il nostro appoggio. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice De Petris. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Misto-LeU-Eco). Signor Presidente, ringrazio il Ministro per l'informativa e lo invito subito, in premessa, a non lasciarsi intimorire dalle polemiche che ci sono state quando ha giustamente parlato di speculazione.
Altri colleghi hanno ripreso questo argomento e anche noi le chiediamo non solo di andare avanti, ma anche di agire. È sempre giusto denunciare, ma poi, collegati con i partner europei, bisogna mettere in campo azioni che riescano a intervenire su questo meccanismo, che è assolutamente di speculazione finanziaria.
Passo alla seconda questione. È evidente che adesso abbiamo di fronte una situazione molto complicata e difficile, che sta creando moltissimi problemi al nostro Paese. A riprova del fatto che lei è andato nel senso giusto quando ha parlato di speculazione, adesso abbiamo il picco a causa del conflitto e dell'aggravarsi in maniera drammatica della situazione, ma lei sa perfettamente che già c'era stato il rialzo dei prezzi. Ciò è così vero che sulla questione che poniamo in tanti, e che riproponiamo oggi con forza, ossia di colpire gli extraprofitti e utilizzarli per aiutare le nostre imprese e famiglie con un contributo di solidarietà, si era cominciato a parlare all'interno del Governo - come lei sa - già due mesi fa, ma poi non si è fatto nulla.
Credo che sia arrivato ora il momento di intervenire sul meccanismo di speculazione e di utilizzare tutte le grandi risorse di cui disponiamo, che sono non centinaia di milioni, ma miliardi, anche di alcuni nostri player nazionali, per aiutare le famiglie e le imprese. Non possiamo permetterci un rialzo dell'inflazione, né tantomeno una recessione economica.
Quanto agli interventi urgenti da adottare, lei, signor Ministro, ci ha parlato di quello che il Governo sta tentando di mettere in campo, ossia sostituire il gas russo con quello di altri mercati. Il punto - come lei ben sa, Ministro - è che noi continuiamo a provare ad approvvigionarci sempre da mercati non affidabili in termini democratici e di stabilità. Se si chiude - speriamo rapidamente - la drammatica guerra in corso, noi rischiamo di trovarci esposti sul Congo, sull'Angola e sull'Algeria.
È quindi evidente che dobbiamo mettere in campo una strategia strutturale che deve puntare in modo chiaro sulla sovranità energetica, sull'indipendenza e sulla sicurezza energetica del Paese, prefissando degli obiettivi da verificare a breve, medio e lungo termine.
Cosa è accaduto? Qualcuno qui, all'inizio di questa discussione, parlava del fatto che i soliti bloccavano le rinnovabili. Ma i dati sono chiari: dal 2014 purtroppo nel nostro Paese si è investito di meno, si sono gradatamente fermate le rinnovabili (rispetto al decennio precedente) ed è aumentata - guarda caso - la nostra dipendenza dal gas russo. Credo che in dieci anni siamo passati dal 30 per cento a quasi il 45 per cento. Questo significa che abbiamo fatto degli errori e l'errore grande è stato il fatto non di dire che la transizione ecologica è un sogno, ma di non averla iniziata ben prima.
Vorrei anche dire, con molta chiarezza, che noi oggi abbiamo la possibilità di utilizzare la contingenza drammatica e l'emergenza in atto per recuperare il tempo perso precedentemente. Se non lo facciamo ora, ditemi voi quando mai lo faremo. Una cosa deve essere chiara: i problemi che ci trasciniamo non sono legati solo all'emergenza o al problema della Russia, ma derivano anche dalle scelte sbagliate fatte nel passato, sono problemi strutturali. Il senatore Girotto prima parlava della mobilità, per esempio. Noi siamo il Paese che credo abbia il record di trasporto delle merci su gomma. Faccio questo esempio per dire che, evidentemente, dobbiamo colmare oggi i ritardi che abbiamo accumulato negli ultimi anni. E, se dovesse essere fatta una revisione del PNRR, dovrebbe essere volta proprio ad accelerare ancora di più in questa direzione, per fare in modo che ancora più risorse possano essere destinate alla mobilità sostenibile, alle ferrovie e alle rinnovabili.
Alcuni dati sono stati forniti poco fa dal collega Ferrazzi. Sono dati importanti, relativi a ciò che possiamo fare subito. Lei sa meglio di me, signor Ministro, che noi abbiamo delle richieste depositate per 150 gigawatt, più o meno. Alcune possono essere fatte immediatamente, mentre altre richiedono tempi più lunghi. Ma noi dobbiamo avere chiari gli obiettivi. E l'obiettivo deve essere anche quello di avere finalmente il phase out del gas (non l'abbiamo scritto nel PNIEC): tra due anni diminuiamo di una certa quantità, tra cinque anni un'altra e tra dieci anni dobbiamo raggiungere l'obiettivo dell'indipendenza. È assolutamente importante quello che lei ha detto a proposito del tetto, del price cap a livello europeo. Ed è altrettanto, se non ancora più importante, il disaccoppiamento: noi siamo assolutamente d'accordo per quanto riguarda il disaccoppiamento delle rinnovabili rispetto al gas e, quindi, la creazione di un intervento sul mercato stesso.
Oggi si discute tanto della questione delle bollette. Anche in tal caso potremmo realizzare interventi a livello strutturale passando - ad esempio - gli oneri di sistema sulla fiscalità generale, che è una delle questioni di cui discutiamo da molto tempo. Quindi affrontiamo l'emergenza, signor Ministro, avendo chiara la visione generale e la prospettiva: più transizione ecologica perché facciamo il bene del Paese, delle nostre famiglie e delle nostre imprese. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Gallone. Ne ha facoltà.
GALLONE (FIBP-UDC). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, lo hanno già detto in tanti ed è sotto gli occhi di tutti: il mondo sta cambiando. È normale che il mondo cambi, ma lo sta facendo a una velocità incontrollabile e c'è bisogno di misure straordinarie, di una rivoluzione virtuosa come solo una grande crisi di sistema può produrre.
La prima rivoluzione sarebbe riuscire a fermare la guerra. Stiamo affrontando una pandemia globale, stiamo entrando in un'economia di guerra, anche senza carri armati sui territori, e ora c'è bisogno di grandi e veloci contromisure per non essere travolti. C'è bisogno di visione e di strategia, oltre che di tattica sull'emergenza. C'è bisogno di un'immediata, decisa e profonda azione di revisione dei sistemi in campo economico, finanziario, energetico e di conseguenza sociale. Via steccati e via muri ideologici che frenano le iniziative, nella consapevolezza che non abbiamo più tempo per sbagliare. (Applausi).
Il Paese va ascoltato seriamente per fargli ritrovare quella fiducia nelle istituzioni e nella rappresentanza democratica, della cui realizzazione siamo responsabili. Le famiglie e le imprese sono ormai - verrebbe da dire - alla canna del gas, ma non c'è né di gas, perché costa troppo. (Applausi).
Servono quindi decisioni veloci ed efficaci. Ma, per far ritrovare la fiducia in chi li rappresenta e li governa, è necessario che noi per primi, Governo e Parlamento insieme, diamo fiducia a chi il cambiamento lo può governare, grazie alla materia prima più preziosa e abbondante che questo Paese possiede, che è l'ingegno. (Applausi). All'ingegno si aggiunge la grande capacità di intrapresa a ogni livello: dalla più piccola impresa artigiana alla più grande industria, questo Paese è in grado di compiere miracoli, se vengono però create le giuste condizioni. L'Italia è un Paese che lavora e ha messo il lavoro tra i suoi valori fondativi, ma dobbiamo consentirgli di potersi muovere. Approfitto dell'occasione per ricordare Marco Biagi nella settimana dell'anniversario della sua morte. (Applausi).
Ministro Cingolani, oggi con volontà propositiva Forza Italia, forza di maggioranza che sostiene il Governo, si rivolge a lei che può determinare le scelte sui temi più importanti in questo momento: energia, innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale, economica e sociale, concessioni, autorizzazioni, verifiche, controlli e sistemi di protezione. Oggi siamo al suo fianco per aiutarla a realizzare la trasformazione che il Paese si aspetta e che ha bisogno di tanto coraggio. Penso che a lei il coraggio non manchi, come non manca a noi che siamo qua oggi con lei, mettendo a terra una politica energetica che per trent'anni non è stata realizzata. Penso al PNIEC, al Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, già obsoleto e non ancora aggiornato.
Semplifichiamo subito procedure, iter autorizzativi; incoraggiamo investimenti; premiamo e agevoliamo riconversioni e innovazione delle imprese; rendiamo flessibile il lavoro puntiamo sulle comunità energetiche e sull'autoconsumo; rimettiamo in funzione le trivelle inutilizzate e usiamo il nostro gas subito. (Applausi). Diamo certezze a chi produce e crea lavoro con provvedimenti e incentivi strutturali, perché le aziende hanno bisogno di strutturalità, rendendo strutturale in primis il golden power almeno sul piano energetico; mettendo in sicurezza la salvaguardia dei nostri asset strategici come l'idroelettrico e le rinnovabili; prorogando le concessioni ai nostri operatori italiani per consentire loro nuovi investimenti e revamping; attuando il sacrosanto principio di reciprocità sia all'interno della Comunità europea, sia a chi viene da fuori, con lo Stato alleato delle Regioni che regolamentano.
Poi, l'azione più importante: realizzare impianti in ogni punto d'Italia per potenziare la raccolta, lo smaltimento e il riciclo dei rifiuti. (Applausi). I rifiuti sono un patrimonio. Occorre potenziare oltre misura l'economia circolare per poter produrre e utilizzare quelle materie prime seconde che possono sopperire la mancanza di materie prime. Ripeto: abbattiamo i muri ideologici. Basta con i comitati del «no», che dicono «no» persino alla realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile, pena una dipendenza che sta finanziando la guerra. (Applausi).
Questa dipendenza sta finanziando la guerra. Bisogna invece potenziare la formazione e le competenze per governare l'innovazione e informare correttamente i cittadini per superare quella sindrome di NIMBY che crea lo stimolo a volere fortemente la sostenibilità, ma sempre lontano dalla propria visuale, perché questa si chiama ipocrisia. (Applausi).
Bisogna correre con i decreti end of waste; agevoliamo, velocizziamo, semplifichiamo le pratiche per il riciclo. Pensiamo alla produzione di residui; interveniamo sui consorzi, affinché agevolino. Non mandiamo più all'estero i rifiuti. Non paghiamo più per esportare valore con cui all'estero si produce energia. Basta. (Applausi).
Per fortuna il Ministero ha approvato un nostro emendamento sull'estensione della capienza dei magazzini di stoccaggio dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), dopo aver esteso il bonus televisori ed elettrodomestici.
Potenziamo l'utilizzo dei biocarburanti, per la cui produzione l'Italia ha le tecnologie, utilizzando rifiuti e biomasse, non dimenticando il biometano. Oggi il mix energetico va allargato: solo gas e rinnovabili non saranno sufficienti. Abbiamo bisogno di ricerca e infrastrutture per l'elettrico e per l'idrogeno. Dobbiamo abituarci a panorami diversi, se vogliamo mantenere il benessere a cui siamo abituati. Servono infrastrutture per evitare il paradosso di grandi navi italiane alimentate a gas naturale liquefatto (GNL), che però viene trasportato da Rotterdam su navi che vanno a gasolio: succedono queste cose.
Facciamo correre la ricerca sul nucleare pulito. Facciamola correre, insegnando la differenza tra fissione e fusione; ricordando che non abbassiamo le tasse anche perché siamo già in infrazione per il deposito unico nucleare e perché paghiamo a caro prezzo l'esportazione dei nostri rifiuti radioattivi. (Applausi).
Ministro Cingolani, lei è una persona preparata, schietta, diretta, che ha il coraggio di denunciare i problemi, che però bisogna risolvere. Noi oggi vogliamo suggerirle una rosa di soluzioni, che andrebbero attuate tutte insieme, subito. Lei che guida un Ministero assolutamente centrale nelle scelte ha una grande responsabilità e non abbia timore di condividerla con il Parlamento, voce del Paese, con le scelte e con la responsabilità.
Siamo consapevoli che ci sarà da lavorare sodo subito, da lavorare duro non solo per tenere l'Italia a galla, ma anche per farla navigare e renderla finalmente libera e indipendente. Per questo bisogna innanzitutto dare risposte alle famiglie e alle imprese, preoccuparsi di farle sopravvivere oggi, per poterle poi portare a regime.
Non bisogna aver paura. Bisogna stringere alleanze con chi produce e crea lavoro, con chi ha dimostrato di saperci fare, e lasciarlo fare, mettendosi al fianco come facilitatori, stabilendo regole certe e sanzioni pesantissime per chi non le rispetta. Ci sono emergenze oggi e bisogna risolverle subito, a partire dal caro bollette e dal costo dei carburanti, la cui metà del prezzo è prelievo fiscale, che sta mettendo in ginocchio l'autotrasporto e a rischio gli approvvigionamenti. Se si ferma l'autotrasporto, si ferma il Paese, si ferma il commercio, si fermano gli ospedali, si fermano le scuole: si ferma tutto. (Applausi).
È quindi la priorità numero uno. Piuttosto indaghiamo sulle speculazioni e bastoniamo, aiutati dall'Europa.
Forza Italia (sia il presidente Berlusconi a Bruxelles, sia il Gruppo Forza Italia nella sua interezza in Senato) ha presentato interrogazioni serie su questa questione. Togliere le accise è un investimento, non una mancata entrata. (Applausi).
Lo chiediamo con forza, lo stiamo chiedendo: costerebbe di più l'inerzia. Se si ferma l'autotrasporto, si ferma il Paese. Costano di più i 4 miliardi di truffe sugli eco bonus che non fermare gli speculatori, imponendo un tetto sui prezzi. Sono 200.000 le imprese in difficoltà; un milione i posti di lavoro a rischio, fornitori che non consegnano: non è uno scherzo. Rivediamo tutto ciò che ha dimostrato di non funzionare, rivedendo anche - e concludo - l'utilizzo del PNRR, aggiornando i progetti al periodo che stiamo vivendo. Non siamo nel 2019, non siamo nel 2020, non siamo nel 2021: siamo nel 2022 ed è successo di tutto. Manca l'invasione degli alieni o delle cavallette. (Applausi).
Ministro Cingolani, abbiamo fiducia in lei. Lei è preparato, so che sa ascoltare, può agire insieme al Parlamento, l'unione fa la forza. Guardiamo tutti nella stessa direzione perché - come diceva John Fitzgerald Kennedy - «il futuro non è un regalo, è una conquista». (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Arrigoni. Ne ha facoltà.
ARRIGONI (L-SP-PSd'Az). Signor Ministro, la ringrazio per aver comunicato a questa Assemblea le misure che il Governo sta per varare per mettere sempre più in sicurezza il nostro sistema energetico. Voglio partire anch'io dai dati.
Nel 2001 l'Italia estraeva dai giacimenti nazionali 15 miliardi di metri cubi di gas, che rappresentavano il 15 per cento dei consumi totali, che allora erano 71 miliardi. Importavamo dalla Russia 20 miliardi di metri cubi, pari al 28 per cento del totale. Vent'anni dopo, nel 2021, lo scorso anno, il gas a chilometro zero estratto si è ridotto a 3,3 miliardi, equivalenti ad appena il 4 per cento dei consumi totali, che nel frattempo sono saliti a 76 miliardi, e lo scorso anno abbiamo importato dalla Russia 29 miliardi di metri cubi, pari al 38 per cento del totale.
In questi dati si riassume il fallimento di anni della politica italiana ed europea in materia energetica, impostata sul no a tutto. Non bastava il no al nucleare: si è aggiunto il no subito al carbone, il no alle trivelle, il no al TAP, il no ai rigassificatori, il no persino alle biomasse e alla geotermia. La politica nel nostro Paese, intrisa di ideologismo ambientalista, ha ignorato i fondamentali. Irresponsabilmente, in vent'anni si è alzata la dipendenza energetica estera del gas, passando dall'85 per cento al 96 per cento. Invece di diversificare gli approvvigionamenti, abbiamo fatto il contrario, incrementando le importazioni di gas russo. Inoltre, hanno prevalso in Italia, come in Europa, i fautori del green deal, della decarbonizzazione spinta, del Net Zero al 2050, che ha contribuito con il sistema per lo scambio di quote di emissione (ETS) ad innalzare i prezzi dell'energia. I fautori della transizione ecologica senza i fossili non fanno però alcuna distinzione tra olio combustibile, carbone e gas, che invece tra i fossili è quello meno inquinante. E così per le infrastrutture del gas da diversi anni si sono bloccati gli investimenti, estrazioni e rigassificatori. Fino a pochi mesi fa anche in Senato, da diverse forze politiche, il gas veniva considerato il male assoluto, mentre sta esercitando il suo ruolo strategico di accompagnamento alla transizione ecologica. (Applausi).
Eppure, che si sarebbe andati a sbattere contro il caro bollette qualcuno l'aveva paventato a tempo debito: la Lega, al Copasir, già nel settembre 2020, chiedendo e ottenendo un'indagine conoscitiva sul sistema energetico; sempre la Lega, durante la predisposizione delle linee generali del PNRR. Cito le nostre osservazioni confluite nella relazione finale sulla proposta del PNRR approvata qui in Senato nel marzo 2021. In un passaggio, in ordine allo sviluppo delle rinnovabili, si invitava il Governo a tenere conto dei seguenti obiettivi: «ridurre la dipendenza del Paese in termini sia di energia, sia di materie prime e diversificare le fonti di approvvigionamento; ridurre il costo delle bollette di energia elettrica e gas; rafforzare la sicurezza e la resilienza del sistema energetico del Paese con riferimento agli impianti, alle reti e alle riserve strategiche». Appelli evidentemente caduti nel vuoto.
Ora, invece, parlano tutti di autonomia energetica, di diversificazione degli approvvigionamenti, dopo che il caro energia si è abbattuto come uno tsunami che sta travolgendo tutti e che rischia di vanificare la ripresa economica. Rispetto allo scorso anno, siamo a prezzi folli di elettricità e gas, che sono aumentati di sei volte. Il caro energia, che sempre più ha caratteristiche strutturali, è un fenomeno soprattutto europeo, ma l'Italia soffre molto di più perché paga le scelte discutibili di cui ho detto e per un mix energetico troppo ridotto. Ricordo come solo lo scorso anno il prezzo medio dell'energia elettrica in Italia è stato superiore del 30 per cento rispetto alla Germania e del 15 per cento rispetto alla Francia. Diamo atto al Governo di essere intervenuto negli ultimi mesi con cinque provvedimenti, stanziando oltre 17 miliardi per contenere le bollette di luce e gas fino al secondo trimestre di quest'anno. Ma le misure non sono sufficienti; la situazione è insostenibile per molte imprese. Occorre fare molto di più: uno scostamento di bilancio è ormai indifferibile.
Intanto, l'Europa, dopo la guerra russo-ucraina, per fronteggiare il caro energia ha aggiornato la cassetta degli attrezzi dopo quella mezza vuota di ottobre. La Commissione ha presentato il RePower EU. Alcune proposte sono apprezzabili, altre non ci convincono, ma meglio tardi che mai. Va bene l'inserimento di gas e nucleare nella tassonomia. va bene il riconoscimento del ruolo del gas nella transizione. Ora si parla non più di affrancamento dell'Europa dal gas, ma di affrancamento dal gas russo. Sono i progressi del pragmatismo. (Applausi).
Occorre stare attenti ad accelerare troppo la transizione all'energia pulita con prevalenza di rinnovabili; fotovoltaico ed eolico non sono programmabili, perché producono solo quando ci sono sole e vento, e rappresentano un forte limite alla sicurezza del sistema energetico, e i sistemi di accumulo sono lungi dall'essere tecnologicamente pronti, sviluppati e distribuiti sul territorio.
Sono preoccupato per la stabilità del sistema energetico in Sardegna, dove l'asta del Capacity market è stata assegnata a un accumulatore di 500 megawatt.
Le ricette del Governo per l'emergenza gas sono positive: sia le misure per incrementare la sicurezza a breve termine sia quelle per ridurre ed eliminare la dipendenza di importazioni dalla Russia, come quelle che lei ha indicato prima.
Ministro, contrasti la speculazione e persegua il prelievo se ci sono extraprofitti del gas, come già fatto per gli impianti a fonti rinnovabili. Come Lega - sempre attenta ai temi del caro energia o della sicurezza del sistema energetico - chiediamo a lei e al Governo di fare di più: ribadisco la necessità di un significativo scostamento di bilancio per contenere il caro bollette. Non basta estrarre più gas dai soli giacimenti autorizzati. Sappiamo che c'è il Pitesai con troppi vincoli, ma non possiamo continuare a regalare il nostro gas alla Croazia o alla Grecia. Dobbiamo ricercare nuovi giacimenti di gas a chilometro zero per aumentare la nostra autonomia energetica, anche per tutelare l'ambiente (Applausi), visto che con quello di importazione emettiamo molte più sostanze climalteranti.
Per la diversificazione degli approvvigionamenti riprendiamo il progetto del gasdotto EastMed, in grado di portare in Italia gas naturale da Israele. Allarghiamo il mix energetico a tutte le rinnovabili. Occorre sviluppare non solo fotovoltaico ed eolico - hanno forti limiti di programmabilità - ma anche il geotermico, le biomasse e soprattutto l'idroelettrico (Applausi), che ha bisogno di investimenti attraverso manifestazioni di interesse pubblico, e non di semplici proroghe che verrebbero per la terza volta impallinate dalla Corte costituzionale.
Occorre più autonomia tecnologica: non chiudiamoci allo sviluppo del nucleare di ultima generazione pulito e sicuro. Occorre aprire un dibattito serio, scientifico e senza pregiudizi sull'energia dell'atomo e riaprire la ricerca sulla fissione.
Se al 2050 vogliamo contrastare seriamente i cambiamenti climatici e ridurre a zero le emissioni di CO2; se vogliamo rispondere alla domanda crescente di elettrificazione; se dovremo erogare energia in modo stabile e continuativo e se vorremo produrre idrogeno a bassissime emissioni per superare il gas, sappiate - cari colleghi - che la tecnologia nucleare è l'unica che potrà consentirlo.
Ora occorre anche fronteggiare il caro carburanti, caro Ministro. Come se non bastasse il caro energia, la crisi in Ucraina sta aggravando il caro carburanti che rappresenta un ulteriore shock energetico.
La situazione critica sui mercati internazionali delle materie prime ha spinto al rialzo i prezzi della benzina e del gasolio che, da diversi giorni, hanno superato i 2,3 euro al litro. Con questi prezzi insostenibili si mette in crisi il settore dell'autotrasporto; si determina il blocco di numerose attività produttive; si determinerà un'ulteriore impennata dei prezzi di dettaglio per molti prodotti di largo consumo, creando un pesantissimo danno all'economia del nostro Paese. È indubbio che questi prezzi stanno determinando un significativo extragettito per le casse dello Stato, stimato quest'anno in oltre 2 miliardi di euro.
A questo punto diventa necessario - e la Lega ha depositato una mozione in tal senso - che il Governo agisca come fatto da altri Paesi europei, quali la Francia, l'Irlanda, il Belgio e la Polonia, che hanno deliberato misure di restituzione degli extraintroiti fiscali portando immediati benefici alla cittadinanza.
Chiediamo con forza, qui in Parlamento e in centinaia di Consigli comunali, di intervenire con una misura di urgenza, temporanea, per la non applicazione dell'accisa, magari secondo il criterio della cosiddetta accisa mobile, oppure introducendo un'aliquota di IVA ridotta sul carburante. (Applausi).
Ministro Cingolani, quest'azione, che non necessita di coperture economiche, è necessaria per la tenuta del sistema economico dell'intero Paese: attuatela!
Ministro, accolga queste proposte e la piena disponibilità della Lega alla collaborazione. Buon lavoro! (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pesco. Ne ha facoltà.
PESCO (M5S). Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per questa informativa. È stata sicuramente utile, ma speravo che ponesse di più l'accento sulle speculazioni. Invece, in realtà vi ha fatto solo un accenno. Va bene lo stesso. A noi va bene, ma dobbiamo veramente accendere un faro su ciò che sta succedendo oggi.
Colleghi, ammetto che, pur avendo delle nozioni tecniche, ieri sera brancolavo un po' nel buio nel parlare di tariffe dell'energia. È stato poi illuminante un editoriale del professor Cottarelli, comparso su «La Stampa» di ieri, che mi ha illuminato su come viene creato il prezzo nelle bollette e a livello internazionale.
Ebbene, nelle bollette elettriche, per quanto riguarda il mercato tutelato, che rappresenta la maggior parte delle utenze in Italia, il prezzo è fatto grazie a delle regole, stabilite dalla legge e applicate da ARERA; regole che prendono in considerazione molti fattori: il costo di produzione dell'energia, le infrastrutture per trasportarla, le risorse umane.
Il costo dell'energia, però, in questo calcolo è basato sul TTF, cioè sull'indice di borsa delle quotazioni internazionali. E la quotazione internazionale è molto alta; ed è molto alta per quello che è successo negli ultimi anni. Durante la pandemia c'era molta abbondanza di offerta di gas, ma poche richieste. Finita la pandemia, tutti hanno iniziato a produrre, tutti hanno avuto bisogno di energia e la quotazione è schizzata in alto. Quindi, il valore è molto alto, tanto che è decuplicato il valore della quotazione internazionale, ma è ben diverso da ciò che è successo sul prezzo dell'importazione del gas, che è tutta un'altra cosa.
Il calcolo sul gas lo fa l'Istat, che, grazie alla banca dati Coeweb, ci illustra il fatto che il prezzo dell'importazione del gas è nettamente inferiore rispetto alla quotazione TTF. E lo dimostra con un semplice calcolo: totale importazione diviso quantità importate. Il prezzo è sì cresciuto del 58 per cento, ma molto meno rispetto al 550 per cento dell'impennata del TTF.
Questo è scandaloso, perché le nostre bollette sono ancora fissate sul TTF. Quindi, bisogna prendere delle misure, ma bisogna intervenire adesso. Perché adesso? Perché l'ultima delibera dell'ARERA è del 30 dicembre 2021. La prossima arriverà il 30 marzo e, se non interveniamo entro quella data, le bollette dei prossimi mesi saranno alte: come sono state quelle degli ultimi mesi, ma probabilmente saranno ancora più alte.
Dobbiamo intervenire subito e capire come fare. ARERA è un'autorità indipendente. Noi non possiamo intervenire, se non con le leggi e anche con l'attività del Governo. Troviamo il modo per intervenire, però, perché non si può andare avanti così.
Mi sono chiesto: ma chi importa gas in Italia? Qualche articolo l'ho trovato. Abbiamo un colosso partecipato dallo Stato, che si chiama Eni. Insieme ad altri, importa il gas, e non solo: gestisce anche, insieme ad altri, le strutture che servono per importare il gas. In più produce anche il gas. Lei stesso, signor Ministro, ha detto che il costo di produzione del gas è molto basso. Quindi, qualche sospetto mi viene, ma sto parlando di sospetti. Se poi guardo gli utili di ENI, trovo che nel 2020 ha realizzato 1,9 miliardi di utili e nel 2021 9,67 miliardi di utili. Quindi, qualche sospetto ce l'ho. Magari anche noi, come Stato, potremmo fare qualcosa, visto che l'ENI è una partecipata pubblica.
Davvero, però, facciamo il possibile per intervenire sulle regole che stabiliscono il prezzo della bolletta. Se ha senso intervenire per riparare i danni creati dall'aumento del prezzo delle bollette ai produttori che hanno chiuso, a quelli che non possono produrre perché l'energia costa troppo, allora interveniamo. È necessario uno scostamento? Interveniamo. Adesso, però, che ci si è resi conto che il costo della bolletta è il motivo per cui i danni ci sono, interveniamo sul costo della bolletta, perché non possiamo andare avanti in questo modo.
Ho visto che ognuno sta strumentalizzando questo problema a suo piacimento: c'è chi ha nominato le biomasse, chi logicamente ha difeso il gas, c'è anche chi ha citato il nucleare. Signor Ministro, facciamo in modo che questo non avvenga. Facciamo in modo che la transizione ecologica continui. Continuiamo quindi a investire sulle rinnovabili, come lei sta facendo - apprezziamo il suo lavoro sul PNRR - ma cerchiamo di fare veramente il possibile affinché vengano tutelate anche le comunità energetiche, su cui noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo investito molto.
Bisogna fare il possibile per raggiungere la transizione ecologica apportando meno danni possibile. Pertanto, se il carbone è necessario adesso perché ora abbiamo bisogno di energia, è possibile intervenire, ma deve essere un'azione molto limitata nel tempo. Proteggiamo le rinnovabili. Proteggiamo il nostro Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sull'informativa del Ministro della transizione ecologica, che ringrazio per la disponibilità.
Sospendo la seduta fino alle ore 15.
(La seduta, sospesa alle ore 11,31, è ripresa alle ore 15,03).
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO
Discussione del disegno di legge:
(2505) Conversione in legge del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico (Relazione orale)(ore 15,03)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2505.
I relatori, senatori Conzatti, Damiani e Misiani, hanno chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare la relatrice, senatrice Conzatti.
CONZATTI, relatrice. Signor Presidente, suddivideremo l'intervento con i relatori Misiani e Damiani e con il relatore di minoranza Calandrini.
Signor Presidente, signora sottosegretaria Guerra, colleghi, ho pensato di rendere questa relazione in due fasi: farò una prima breve presentazione politica e poi consegnerò il testo scritto dell'intera relazione relativa alle misure del decreto-legge cosiddetto sostegni-ter, dell'emendamento del Governo riferito al decreto-legge n. 13 del 2022, e poi di tutta la parte emendativa in Commissione. È stato un lavoro importante dal punto di vista del merito e degli interventi posti in essere, quindi vale la pena avere la relazione dettagliata scritta che chiedo venga allegata al Resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.
CONZATTI, relatrice. Faccio però alcune considerazioni politiche perché il decreto-legge sostegni-ter è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 gennaio scorso, ossia poco meno di due mesi fa. Da allora lo scenario è però cambiato drasticamente e si è particolarmente aggravato. Nessuno dei relatori desidera trasmettere l'idea di un Parlamento non al passo con i tempi, i drammatici eventi bellici e il preoccupante scenario economico da affrontare.
Per via di queste considerazioni, va illustrato al Parlamento tutto il lavoro che si sta facendo e detto in maniera chiara che il sostegni-ter è una prima parte di un trittico di interventi che il Governo e il Parlamento stanno ponendo in essere insieme per riposizionare Italia nel nuovo contesto geopolitico e sostenere famiglie, imprese ed enti territoriali in questa transizione non solo energetica, che è forse la più difficile e dolorosa dalla Seconda guerra mondiale a oggi.
Per questo motivo, il decreto sostegni-ter va raccontato come una parte di un tutto; si tratta di interventi che contengono oltre 2 miliardi di euro per i sostegni alle famiglie, alle imprese e agli enti territoriali, i quali si riferiscono però a una crisi che si stava per chiudere con la fotografia del gennaio scorso, ossia con la crisi pandemica.
Il decreto riscrive inoltre norme importanti per fronteggiare la prima fase della crisi energetica. Ci sono norme importanti per il primo trimestre del 2022 e si propone la riscrittura della norma sulla cessione dei crediti edilizi che aveva creato molti malumori in tutto il sistema economico e anche nelle famiglie. Con il decreto-legge in esame si riavvia tutta una fase di ristrutturazione e rigenerazione immobiliare che era stata interrotta. Il provvedimento è quindi molto importante.
È già in campo un secondo pilastro, incardinato alla Camera dei deputati, incentrato sul tema energetico, che contiene misure per oltre 8 miliardi di euro e che integra il decreto sostegni-ter nel sostegno alle famiglie e alle grandi imprese energivore e sviluppa dei temi che sono stati centrali già qui, come le questioni del caro energia e caro carburante. Sono previsti interventi per oltre 80 miliardi di euro, che abbiamo chiesto in Senato e che il Governo ha recepito nel cosiddetto decreto energia, per far fronte e dare una prima risposta alla crisi del settore degli autotrasporti e della distribuzione.
Il decreto energia verrà ulteriormente potenziato e l'ordine del giorno approvato in Senato darà molti spunti di riflessione anche ai colleghi. Tuttavia, è assai chiaro a tutti noi sin da oggi che sia il decreto sostegno-ter, che quello energia, per quanto importanti, non saranno sufficienti per far fronte alla grave crisi energetica ed economica connessa anche alla difficoltà di approvvigionamento, al caro prezzi e alla conseguente dinamica inflattiva, creando un deciso problema di scenario che può mettere in seria discussione la forte ripresa seguita alla crisi Covid del 2021.
È quindi già allo studio un terzo decreto che sarà davvero importante e di cui abbiamo parlato questa mattina anche con il ministro Cingolani, che prende le mosse dal summit di Versailles e verrà pensato nel Consiglio europeo dei prossimi 24 e 25 marzo. Sono allo studio misure come il tetto sul caro energia, il sostegno alle famiglie e alle grandi imprese energivore, ma anche a tutte le imprese fortemente esposte in termini di liquidità. È allo studio ed è fortemente spinta dal punto di vista politico dal Senato e dall'ordine del giorno di maggioranza una riscrittura del Temporary framework.
Questa mattina abbiamo sentito il ministro Cingolani dire parole abbastanza decise sulla possibilità di ridurre l'accisa sui carburanti, grazie al maggior gettito IVA (o purtroppo a causa del maggior gettito IVA) dovuto al rincaro dei prodotti energetici. La maggioranza ha sigillato queste importanti norme e questa importante evoluzione di scenario e di risposta allo scenario in un ordine del giorno, che è nato grazie a un trasparente e costante dialogo con il Governo, che ringrazio molto per questo, perché non era scontato; davvero è stato importante. Ringrazio anche il MEF, rappresentato della sottosegretaria Guerra, e ringrazio la sottosegretaria Sartore; hanno sempre dimostrato grande competenza, ma in questa in questa fase di conversione si è dimostrato qualcosa in più, cioè la grande attenzione ai temi raccolti e sottoposti dal Parlamento. C'è stata inoltre la capacità di dare risposta a ogni istanza; non è mai mancata una risposta, anche se negativa, e non è mai mancata la spiegazione del perché. Credo che in una democrazia matura questo sia particolarmente importante.
Il lavoro di tutte le forze di maggioranza e anche delle forze di opposizione è stato costruttivo, serio, di qualità. I senatori hanno arricchito di grande consapevolezza la conversione di questo decreto-legge, cercando sempre la mediazione. Non era scontato, nemmeno in un momento così grave; però l'obiettivo di non disunire la maggioranza ha prevalso su ogni altro tipo di considerazione. Oltre ai contenuti, che sono stati di qualità, questo scrive un nuovo metodo con il quale si possono abitare le istituzioni, specialmente in un grave momento di crisi come quello attuale. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Damiani.
DAMIANI, relatore. Signor Presidente, anche io mi soffermerò molto velocemente sul provvedimento e cercherò anche io di fare qualche passaggio politico, perché ritengo che - come ha appena detto la correlatrice Donatella Conzatti - stiamo approvando un provvedimento che sconta - ahimè - un passaggio un po' diverso rispetto a un mese e mezzo fa. Abbiamo uno scenario politico ed economico completamente differente. Questo provvedimento era stato pensato politicamente da questa maggioranza e dal nostro Governo per uscire dalla pandemia, perché si vedeva finalmente la luce in fondo al tunnel, e quindi per dare un'ulteriore spinta alle attività economiche, proprio per portarle verso quel rimbalzo del PIL che abbiamo tutti evidenziato e sottolineato in questi mesi. Di colpo ci siamo ritrovati con un mondo al contrario e ci troviamo ad affrontare oggi questo decreto-legge con uno spirito politico diverso; quindi abbiamo dovuto cambiare impostazione.
Ringrazio il sottosegretario Guerra, qui presente, e tutti i Sottosegretari che sono intervenuti nel corso dell'esame di questo provvedimento, nonché tutti i componenti della Commissione bilancio, comprese le opposizioni, perché veramente, con quel poco che avevamo a disposizione, ritengo che abbiamo realizzato un ottimo provvedimento. Ci siamo veramente stretti (come si dice), perché aspettavamo delle risorse per poter esplicare le nostre proposte; invece non ci sono state o sono state poche e pertanto abbiamo dovuto cambiare impostazione. Tant'è che poi sono arrivati altri due decreti insieme, che quindi hanno portato un pezzo del decreto che riguardava l'energia e lo hanno spostato alla Camera. Noi siamo rimasti con gli Ateco e con altri provvedimenti, che siamo riusciti però a mettere insieme con la nostra capacità politica. Questo è stato un aspetto fondamentale e importante.
Vorrei sottolineare un secondo passaggio. Noi siamo ancora qui - lo voglio ricordare - a sostenere un Governo che nasce per il Paese dall'emergenza causata dalla pandemia e, in questo momento, anche dalla guerra. La maggioranza, seppur variegata, ha avuto la capacità di fare sintesi. Lo abbiamo fatto perché anche il mio Gruppo parlamentare continua e continuerà ad essere portatore di tante proposte politiche, che non trovavano una condivisione tra tutte le forze della maggioranza. Abbiamo quindi avuto la capacità tutti quanti di fare sintesi e di tenere tali proposte da parte.
Noi da sempre, come Gruppo parlamentare Forza Italia, sosteniamo ad esempio la reintroduzione nel mondo del lavoro, per determinati settori, semmai limitata nel tempo in questo periodo particolare, dei voucher, però era un tema divisivo e abbiamo avuto la capacità di accantonarlo. Vedremo in un prossimo futuro, eventualmente, se vi sarà questa possibilità. Siamo stati sostenitori anche noi, nella manovra finanziaria, di un aiuto concreto ai commercianti e ai ristoratori per il sostegno all'occupazione del suolo pubblico, la TOSAP; a questo abbiamo trovato risposte perché anche nel milleproroghe c'è stata, senza oneri, la proroga delle autorizzazioni. Ci sono state queste risposte.
Abbiamo insistito tanto, tutti insieme, e abbiamo condiviso con le opposizioni la possibilità in un momento del genere di dare sostegno e respiro alle famiglie e alle imprese con la riapertura dei termini della rottamazione-ter e ci siamo riusciti, perché la volontà politica di tutti noi è stata proprio di andare in questa direzione: il merito va a tutta la maggioranza e all'opposizione che ha sostenuto e ha voluto dal Governo l'inserimento in questo provvedimento della misura della riapertura dei termini per la rottamazione-ter.
Non siamo invece riusciti, ma è un impegno che abbiamo collocato all'interno di un ordine del giorno vincolante per il Governo (questa è una novità del provvedimento), su un altro tema importante, che è la moratoria sui mutui. Questo è un altro problema che sta tenendo banco, soprattutto per le imprese, in un momento di difficoltà dovuto ai costi dell'energia, in cui un'impresa deve decidere, nel momento in cui si ritrova con delle bollette da pagare, se non accendere più la luce, non accendere più i forni (essendo quindi costretta a chiudere), oppure se pagare le rate dei mutui; o l'una o l'altra cosa, non si può fare diversamente. Allora dobbiamo intervenire anche sulla questione importante dei mutui. Il nostro dipartimento del tesoro deve fare uno sforzo in più, anche con l'Europa, perché oggi è importante dare maggiore respiro e concedere un'ulteriore proroga.
Il rafforzamento patrimoniale delle imprese è un'altra questione importante. Questi sono tutti temi, come dicevamo, politici, che siamo riusciti a mettere insieme per dare respiro a questo provvedimento e dare anche un senso politico e un indirizzo, che poi concretizziamo anche con l'ordine del giorno vincolante per il Governo, che mi auguro sarà preso in seria considerazione.
Abbiamo fatto un lavoro veramente importante ed è per questo che, lasciati da parte i ringraziamenti, ci auguriamo vi sia la possibilità di riuscire, durante l'esame del provvedimento alla Camera dei deputati, a trovare delle risposte, perché noi non abbiamo potuto esplicare in questo momento le nostre proposte sulla situazione energetica, come sulla questione dei subemendamenti all'emendamento del Governo che riguardava la cessione del credito, il superbonus e la possibilità, anche in questo caso, di una proroga. Abbiamo infatti avuto il blocco delle cessioni dei crediti e poi la riapertura: due mesi in cui lavori delle nostre attività economiche si sono fermati; valutiamo adesso, nel momento in cui abbiamo risbloccato la cessione dei crediti, se vi è la possibilità - e può farlo direttamente il Governo alla Camera - di concedere una proroga alla scadenza del 30 giugno. Monitoriamo la situazione e vediamo se i lavori riprendono adesso in maniera spedita e quel 30 per cento dello stato di avanzamento lavori può essere raggiunto in questo modo. Se non è possibile, allora anche in quel caso bisogna prevedere una proroga.
Ritengo che abbiamo fatto il massimo ed è per questo che ringrazio tutta la Commissione, il Governo che è intervenuto e le opposizioni, con le quali ci siamo confrontati giorno per giorno, di volta in volta, valutando anche la bontà delle loro proposte - e ce ne sono - all'interno del provvedimento. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore, senatore Misiani.
MISIANI, relatore. Signor Presidente, mi associo al ringraziamento che i miei colleghi relatori hanno espresso nei confronti dei Gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione e dei rappresentanti del Governo (saluto anch'io la sottosegretaria Guerra) per la qualità del dibattito e per lo spirito costruttivo con cui sono state condotte una discussione e una votazione degli emendamenti non semplici, perché le condizioni di partenza, come hanno ricordato i miei colleghi, erano molto complicate: una dotazione pressoché simbolica di risorse e tempi, nella fase finale, oggettivamente stretti.
Nonostante queste difficili condizioni di partenza, credo che il Senato abbia fatto la sua parte fino in fondo nel lavoro di miglioramento del testo iniziale, con l'approvazione di circa 90 emendamenti, quasi tutti ordinamentali, ma in non pochi casi significativi e concretamente utili ai cittadini. Penso all'estensione dei codici Ateco interessati dall'articolo 7, all'esenzione dal pagamento dell'IMU per gli immobili inagibili nelle zone terremotate, alla rimessione in termini, alla rottamazione, al saldo e stralcio e a tanti altri emendamenti molto specifici, ma molto attesi da tante categorie di cittadini e di imprese.
Noi avremmo voluto, signor Presidente, modificare molto di più, anche gli articoli 16 e 28, che peraltro sono stati riscritti dal Governo con un decreto-legge intervenuto successivamente al sostegni-ter; non è stato possibile, perché non sono arrivati i pareri sui subemendamenti, tranne uno, ed è un peccato. Tuttavia, un ordine del giorno organico, come è stato ricordato, ha raccolto tante proposte della maggioranza, condivise anche dai Gruppi di opposizione, che noi consegniamo al Governo, impegnandolo nei confronti di tematiche importanti, molto sentite dai cittadini e dalle imprese, che meritano di essere raccolte e concretizzate nei provvedimenti in arrivo.
Come già detto dalla senatrice Conzatti e dal senatore Damiani, il provvedimento in esame nasce oggettivamente in una fase molto diversa, precedente alla guerra. Il tema a fine gennaio era sostenere le attività economiche penalizzate dalle restrizioni anti-Covid e affrontare i primi aumenti dei prezzi dell'energia; la guerra ha cambiato tutto e l'accelerazione indotta da eventi di portata storica che hanno sconvolto l'Europa e il mondo apre una fase drammaticamente nuova e deve portarci a ripensare tante nostre strategie, tante nostre scelte.
In questi mesi il Governo ha messo in campo interventi importanti e molte risorse per fronteggiare l'aumento dei prezzi energetici, come ha ricordato anche oggi il ministro Cingolani: 16 miliardi di euro per finanziare tanti interventi, molti dei quali contenuti nel decreto-legge sostegni-ter, dall'annullamento degli oneri di sistema, al potenziamento dei bonus sociali, elettrico e gas, al credito d'imposta per gli energivori, al meccanismo di compensazione a due vie per i produttori di energie da fonti rinnovabili.
Ma dal 24 febbraio l'invasione russa dell'Ucraina ha segnato una nettissima discontinuità e la crisi energetica, che già prima dovevamo fronteggiare, oggi ha assunto una valenza di sicurezza nazionale. L'obiettivo di sostenere le famiglie e le imprese - che rimane e, anzi, si intensifica - deve andare di pari passo con gli obiettivi dell'indipendenza energetica dell'Italia e dell'Europa, del nostro affrancamento dalle forniture di gas naturale, dell'accelerazione del processo di decarbonizzazione e di sviluppo delle fonti rinnovabili. La decarbonizzazione, che è fondamentale per contrastare il cambiamento climatico, si deve intrecciare con le misure da mettere in campo per fronteggiare l'emergenza.
Tutto questo richiede un salto di scala nelle politiche del Governo. Ne abbiamo parlato giusto questa mattina, nel dibattito sulle comunicazioni del ministro Cingolani, e ne abbiamo parlato nel corso della discussione parlamentare sul decreto-legge sostegni-ter. Noi ci auguriamo che le proposte di cui si è discusso in Commissione bilancio e, da ultimo, questa mattina in Assemblea, vengano raccolte dal Governo e tradotte in tempi brevi, anzi brevissimi, perché la sofferenza delle famiglie e delle imprese è reale, molto severa e merita risposte in provvedimenti concreti, che siano all'altezza dell'emergenza senza precedenti che l'Europa e l'Italia sono chiamate a fronteggiare. (Applausi).
PRESIDENTE. Il relatore di minoranza, senatore Calandrini, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.
Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore di minoranza.
CALANDRINI, relatore di minoranza. Signor Presidente, mi unisco ai ringraziamenti dei relatori di maggioranza al presidente Pesco, che devo dire ha sempre usato molta attenzione, nel lavoro della Commissione bilancio, nei riguardi di questo decreto-legge. Mi si consenta, però, di dire anche che per l'ennesima volta ci troviamo a discutere un decreto-legge che vedrà l'intervento di una sola Camera, pertanto ci troviamo davanti ad un monocameralismo di fatto e all'ennesimo voto di fiducia. È un dato di fatto che non possiamo sottacere. Hanno ragione i relatori quando dicono che questo decreto di fatto è superato dagli eventi, ma voglio ricordare che il provvedimento era già insufficiente e superato anche prima del 27 gennaio e prima del conflitto tra la Russia e l'Ucraina. Su questo dobbiamo essere onesti intellettualmente. Fornirò alcuni numeri che dimostreranno che questo decreto era già superato quando è stato emanato dal Consiglio dei ministri.
Si tratta di un testo caratterizzato da misure blande ed insufficienti. Tra gli interventi che voglio ricordare, all'articolo 1, che reca misure di sostegno per le attività chiuse (fra cui le discoteche), viene destinato un fondo di appena 20 milioni di euro, aumentato lievemente con gli emendamenti al decreto, che sono spiccioli se consideriamo che questo comparto ha cessato la propria attività praticamente da quasi due anni, riaprendo con limitazioni solo nei mesi estivi e brevemente prima dell'ultima ondata di pandemia, che le ha viste restare chiuse fino ad un mese fa. Il settore calcola perdite pari a 1,2 miliardi di euro e ha visto decine e centinaia di imprese arrendersi, chiudendo le proprie attività. Bastano questi numeri a comprendere perché le risorse siano completamente insufficienti.
Un altro settore in ginocchio è il turismo, a cui l'articolo 4 destina un incremento di 100 milioni di euro nel Fondo nazionale del turismo, che è stato istituito con l'ultima legge di bilancio. Tale fondo era dotato di 280 milioni di euro, oggi ne conta 100 in più (quindi 380), una dotazione che dalla categoria è stata definita largamente insufficiente. Infatti, affinché le risorse fossero almeno sufficienti, avrebbero dovuto essere quantomeno raddoppiate.
Lo stesso discorso vale per il fondo da 200 milioni per il rilancio delle attività economiche e di commercio al dettaglio, anche questa una cifra largamente insufficiente per aiutare un settore che registra ancora un ammanco di 1,7 miliardi di euro per tornare ai livelli pre-pandemia.
Su questi scenari, di certo preoccupanti, aleggia l'ombra del caro bollette, di cui hanno parlato già i colleghi relatori, contrastato minimamente con le misure contenute in questo decreto-legge. Le statistiche ci dicono oggi che il prezzo del gas è aumentato di oltre il 600 per cento rispetto al 2020, similmente ha fatto il prezzo dell'energia elettrica e al netto di questo il provvedimento che esaminiamo si limita a concedere agevolazioni alle imprese energivore, anche queste insufficienti, dando invece benefici limitati a tante piccole e medie imprese che pure risentiranno del caro energia.
Manca, a nostro parere, in questo decreto, una visione strutturale per risolvere il problema, perché serve un intervento imponente da parte dell'Europa; dobbiamo ragionare in termini di scostamenti e questo Governo ancora non è convinto, non ne parla e il presidente Draghi continua a nicchiare su questo aspetto. Serve un nuovo recovery fund, perché se non si va in questa direzione, noi da soli non riusciremo a dare soluzione a questi problemi, in quanto manca la coscienza di aver posto in essere politiche energetiche fallimentari, che sono state fatte in nome di un ambientalismo estremo e di un no a prescindere a qualsiasi impianto. Abbiamo portato l'Italia a dipendere totalmente dall'estero per i suoi approvvigionamenti.
L'approccio contenuto in questo decreto-legge è del tutto temporaneo e volto a tamponare solo parzialmente un'emergenza che, come dicevo prima, è esplosa prima delle tensioni tra Russia e Ucraina ed è chiaramente destinata ad aggravarsi con il conflitto in corso. Confindustria stima che dal 2019 al 2021 il costo dell'energia per la manifattura sia passato da 8 miliardi nel 2019 a 21 nel 2021, fino a 37 miliardi nel 2022.
Di fronte a questi numeri, analisi della CGIA di Mestre rilevano che gli interventi di questo decreto-legge coprono solo il 6 per cento di tutti gli aumenti che si sono verificati, che nel frattempo mettono a rischio 500.000 posti di lavoro.
Rischiamo un'ecatombe occupazionale ed è necessario intervenire con misure strutturali; cosa che questo e i precedenti decreti-legge non hanno mai fatto.
Dobbiamo dire qualcosa anche sull'articolo 28, il caso del superbonus, indice di come opera questo Governo. Tutti siamo stati d'accordo nel dire che le truffe vanno frenate, evitate, ma evidentemente, se ci sono state, c'è un solo responsabile: questo Governo, il Governo dei migliori. Peraltro, l'Agenzia delle entrate ha parlato in modo chiaro e ci ha consegnato numeri certi rispetto alle truffe.
Per quanto riguarda il bonus edilizio del 110 per cento, solo il 3 per cento è legato alle truffe, sono altri i bonus che hanno avuto un grande problema; per cui l'accanimento che ha portato a circa 14 modifiche in due anni per questo incentivo appare avere basi piuttosto fragili.
L'auspicio è che i nuovi correttivi appena inseriti siano gli ultimi correttivi per dare alle famiglie e alle imprese italiane, che vogliono usufruire di questo incentivo, almeno la certezza del diritto, come dovrebbe accadere in uno Stato civile.
Purtroppo, con questi interventi fatti in nome del contrasto alle frodi, il Governo è riuscito a colpire uno dei pochi settori che mostrava un autentico rimbalzo, quello dell'edilizia.
Se nel 2021 il PIL è aumentato del 6,5 per cento, ciò è dovuto per un terzo al settore delle costruzioni, che hanno segnato nel solo anno passato un aumento della produzione del 24 per cento, dell'11,8 dell'occupazione, del 27,7 delle ore lavorate e del 16,4 degli investimenti. Tutto questo si è tradotto in maggiori introiti per le casse dello Stato, così come hanno certificato anche gli Uffici del bilancio, per quanto riguarda IVA, Irpef, Ires e IRAP.
L'articolo 28 chiaramente è stato superato dalle disposizioni introdotte dal decreto-legge n. 13 del 2022.
Infine, il tema della rottamazione-ter e del saldo e stralcio: è vero, c'è stato un passaggio ulteriore, c'è stato un miglioramento, ma non basta. È troppo poco, perché nessuno dice cosa riguarda la rottamazione-ter; copre fino all'anno 2017, tiene fuori tutti i periodi che hanno preceduto e seguito la pandemia: 2018, 2019, 2020 (primo anno di pandemia), 2021 non sono coperti. La rottamazione-ter è un differimento dei termini di problemi che si sono avuti fino all'anno 2017; quindi, serve andare oltre, serve più coraggio. Non basta la misura del differimento di un termine, tra l'altro di pochi mesi. Su questo bisogna intervenire.
Si dice che servono risorse, anche se nel primo e nel secondo anno abbiamo saputo che addirittura c'è un introito maggiore. Ho detto di fermarci ai primi tre anni; non so cosa possa prevedere la contabilità dello Stato, ma non sono convinto che la rottamazione-quater non si possa fare perché non ci sono le risorse.
L'auspicio è che la tendenza si possa finalmente invertire, senza attendere ulteriormente la fine delle emergenze che interessano il pianeta, anche perché, oltre all'emergenza pandemia e a quella legata alla guerra, rischiamo di aggiungere un'emergenza democratica: un'eventualità che tutti vorremmo e dovremmo scongiurare. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritto a parlare il senatore De Bertoldi. Ne ha facoltà.
DE BERTOLDI (FdI). Signor Presidente, vorrei cominciare da una nota positiva, perché penso sia giusto e doveroso farlo. Mi riferisco al fatto che, sia pure con una distanza di tre mesi dalla legge di bilancio 2022, approvata alla fine di dicembre, il Governo ha finalmente inteso dare seguito all'impegno che aveva preso con Fratelli d'Italia quando, nel decreto-legge fiscale, venne approvato un ordine del giorno impegnativo, vincolante per la legge di bilancio - lo voglio ricordare e sottolineare - per prorogare i termini di rottamazione-ter e saldo e stralcio.
Quindi, a distanza di tre mesi, il Governo ha finalmente voluto rispondere a questo impegno. Ne prendiamo atto in modo positivo. Quindi, è un piccolo ed importante tassello, che finalmente dà una risposta ad oltre 500.000 italiani onesti, ai quali si era chiesto di pagare, in un mese e mezzo, quello che non avevano potuto evidentemente pagare in quasi due anni di lockdown.
Dispiace, però, dover dire che, nonostante l'emendamento fosse di Fratelli d'Italia, nonostante l'ordine del giorno originario fosse di Fratelli d'Italia, il primo partito presente in questo Parlamento, il MoVimento 5 Stelle, abbia tentato di appropriarsi anche di questo sul principale giornale nazionale. È davvero una caduta di stile, che non dovrebbe caratterizzare chi fa politica e siede nelle istituzioni.
Come ha riconosciuto nella sua relazione anche il collega Damiani, che di questo ringrazio, quello era un emendamento di Fratelli d'Italia. E ribadisco che un partito, per di più il primo partito presente in Parlamento, se n'è appropriato sul primo giornale economico nazionale. Veramente dispiace. Dispiace perché l'etica e la correttezza, pur nel confronto politico anche più aspro, dovrebbero appartenere a ciascuno di noi. Quindi, una nota positiva, che però viene coperta da un atto di scorrettezza che non abbiamo gradito. Ci dispiace, lo ribadisco e lo sottolineo.
Detto questo, entriamo nel merito delle vere problematiche. Il collega Calandrini, Capogruppo di Fratelli d'Italia in Commissione bilancio, è stato abbastanza chiaro nel denunciare, di fatto, come questo decreto di sostegno abbia solamente il nome, ma non certo i fatti: o comunque i fatti sono ben pochi.
Ci troviamo, infatti, nel bel mezzo di una tempesta finanziaria, dovuta all'articolo 27, al problema dei crediti d'imposta. Il Governo già ha mille problemi da risolvere, lo comprendiamo: problemi legati alla pandemia, alla crisi politico-energetica, alla crisi internazionale che ha aggravato tutte le altre crisi. Ebbene, in tutto questo marasma, il Governo ha trovato il modo di mettere in crisi un percorso, quello dei bonus edilizi, che era virtuoso, che tutti noi ritenevamo virtuoso. Lo ha fatto in modo inconcepibile e assurdo. Ribadisco: davvero inconcepibile e assurdo.
Anche le misure di correzione, individuate poi nel cosiddetto decreto bollette, non sono servite di fatto quasi a nulla. Sono abituato a parlare anche per dati di fatto. Mi giungono, in queste ore, conferme, anche dalla mia Regione, di dati certi. Vi posso dire che la situazione attuale, non in un territorio finanziariamente debole e povero, ma in Trentino, che è una realtà consolidata e strutturata, è la seguente: nella giornata di oggi le principali realtà bancarie hanno esaurito il plafond di utilizzo.
Banca Popolare di Sondrio, ITAS Assicurazioni, primario competitor assicurativo italiano, Mediocredito, Banca di credito cooperativo di Verona e Vicenza, casse rurali e le altre banche nazionali, Unicredit e Gruppo Intesa sono in via di esaurimento. Questo è il dato di fatto che testimonia il vostro fallimento.
Avete sbagliato. Nel decreto-legge sostegni avete fatto un danno irreparabile al sistema e nel decreto-legge bollette non siete neanche stati capaci di ravvedervi e di rimettere in pista in modo corretto il percorso che caratterizzava i bonus e i superbonus
Quel che è peggio è che chi ci rimette in tutto questo è il Paese intero. Sono le imprese italiane: le imprese di costruzioni, le imprese legate all'edilizia, le società finanziarie che avevano lavorato nella cessione dei crediti, i cittadini, che trovano i cantieri bloccati, che non riescono ad andare avanti e che, nella migliore delle ipotesi, oggi, grazie ai vostri provvedimenti, signor Sottosegretario, si trovano di fatto a dover svendere il credito e, quindi, a prendere molto meno di quello che lo Stato investe. Altro che 110 per cento! Stiamo andando verso percentuali del 60-70 per cento quando va bene, perché nella maggior parte dei casi oggi non riescono più nemmeno a portare a casa un euro.
Allora il provvedimento in discussione dovrebbe chiamarsi decreto-legge sostegni? Qualcuno potrebbe obiettare che ci sono state delle frodi. Certo che ci sono state, ma sicuramente non nella misura principe che era il superbonus, perché in quel caso era prevista una norma semplicissima che di fatto ha retto. Mi riferisco al visto di conformità: professionisti ope legis obbligati all'assicurazione che, controfirmando una pratica, ne garantivano l'esistenza; infatti, le frodi nell'ambito del superbonus non arrivano nemmeno all'1 per cento. Le frodi sono avvenute dove il Governo ha lasciato le porte aperte, come si suol dire: nel bonus facciate, dove non era presente nemmeno un controllo. Serve il Governo dei migliori per prevedere che, se c'è un'agevolazione di peso, se ci sono crediti d'imposta dello Stato, un minimo di controllo deve esserci?
Mi chiedo pertanto perché avete continuato a ostinarvi a intervenire limitando la cessione dei crediti. Non dovevate intervenire in quel campo, perché la cessione dei crediti non c'entra niente, come dimostra la misura del 110 per cento. Dovevate semplicemente capire che il credito va identificato all'origine, va tracciato su una piattaforma finanziaria nei suoi passaggi e va corredato del visto di conformità. Con i passaggi di identificabilità, provenienza (particella X e Y), tracciabilità del percorso di cessione (che quindi può essere infinito, se viene mosso sulla piattaforma finanziaria) e visto di conformità il Governo di sarebbe tutelato, avrebbe tutelato l'Erario, avrebbe tutelato i cittadini e avrebbe evitato gli sprechi. Invece, nonostante Fratelli d'Italia, con la sua opposizione costruttiva, lo abbia sempre detto, avete deciso di limitare la cessione dei crediti, che non serve a nulla se non a distruggere una misura.
Mi rivolgo pertanto alle forze politiche che sono al Governo, che siedono in questo Parlamento e che sono convinto la pensino come me su questo. Non basta che lo dicano come facciamo noi, perché noi non abbiamo altro mezzo che poter parlare, salvo poi qualche volta venire espropriati anche del nostro lavoro. Voi siete al Governo, voi avete il dovere di cambiare queste cose! Avete il dovere di porre fine alla distruzione di certe misure. Abbiate piuttosto il coraggio di dire che vengono tutte annullate, perché questo sarebbe un atto di serietà: non sarebbe condiviso, ma sarebbe un atto di serietà.
Non si può distruggere una misura creando degli ostacoli ad arte o addirittura facendolo ab origine (credo infatti che ci sia della malafede), non prevedendo misure di controllo e quindi determinando frodi, che erano prevedibili e che però oggi vi servono per opporvi alla moneta fiscale, alla cessione dei crediti d'imposta. Ribadisco pertanto che c'è stata malafede.
Avviandomi alla conclusione, per riprendere anche le parole del collega Calandrini e tanti ragionamenti svolti anche da altre forze politiche, il presente decreto-legge sostegni non sosterrà quasi nulla o ben poco. Serve una revisione del PNRR, che non è più attuale, e inoltre ne serve un altro legato alle crisi internazionali; serve uno scostamento di bilancio e servono politiche energetiche vere.
Su questi temi vorremmo si misurasse il Governo; su questi temi saremmo felici che il Governo venisse etichettato come Governo dei migliori; ne saremmo felici noi dell'opposizione perché vorrebbe dire che in quel caso il nostro Paese e i nostri concittadini avrebbero le risposte che meritano, ma ahimè purtroppo oggi non è così. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Taricco. Ne ha facoltà.
TARICCO (PD). Signor Presidente, circa un secolo fa Mahatma Gandhi ci ricordava la necessità di non aspettare che finisse di piovere, ma di imparare a danzare sotto la pioggia. Io credo che la stagione che abbiamo alle spalle e nella quale siamo immersi in questo momento sia una certificazione plastica di questa necessità. Dopo due anni di situazione drammatica, nel corso della quale il nostro Paese, insieme a tutto il mondo, potremmo dire, si è trovato a dover fronteggiare le ricadute e le ripercussioni di una pandemia che ha segnato in modo devastante il decorso della vita delle persone, siamo qui a convertire il decreto-legge al nostro esame. Nel corso dei due anni trascorsi abbiamo dovuto affrontare il decreto-legge cura Italia, il decreto-legge rilancio e i vari provvedimenti ristori. Siamo alla terza edizione del cosiddetto decreto-legge sostegni che, come hanno detto i relatori nel loro intervento di apertura, è da intendersi come parte di un ragionamento complessivo. Nel momento in cui è nato si è trovato infatti a veder cambiare il contesto in cui era stato concepito proprio perché ciò che sta accadendo in Ucraina ha creato ripercussioni pesantissime sull'economia globale e soprattutto su taluni aspetti della vita.
Il provvedimento mette in campo risorse che sarebbero importanti, ma che, a fronte della criticità che ci si trova a dover fronteggiare, sono assolutamente insufficienti. Si tratta di risorse per aiutare le attività maggiormente colpite dalla pandemia o addirittura chiuse - questa era la concezione di partenza - sia con riferimento alle imprese che alle famiglie per quel che riguarda soprattutto gli aspetti connessi al costo dell'energia e del gas, ma finalizzate ad aiutare anche molti settori che hanno vissuto e stanno vivendo una situazione davvero complessa: dal settore dell'Horeca, al settore del tessile e della moda, del turismo, della cultura, dello spettacolo, dello sport; ricordo ancora gli enti locali, tutto il segmento della salute, le istituzioni sul territorio e il settore del trasporto.
Di fronte al quadro di complessità che ci si trova a dover affrontare, è evidente che le risorse che il provvedimento prevede sono insufficienti. Chi ha lavorato nei giorni scorsi al decreto-legge si è reso conto che nei fatti, al di là di alcuni accordi complessivi da parte della Commissione, si è lavorato sul piano normativo per risolvere problemi, per togliere impedimenti e limitazioni, dando sostegno e agevolazione a determinati settori. Credo allora sia stato un dato assolutamente positivo aver previsto, con l'ordine del giorno condiviso con il Governo, e approvato in Commissione, di mettere in campo una strategia che guarda in avanti, mirante soprattutto ad affrontare la complessità della crisi energetica acuitasi a seguito delle vicende belliche che tutti conosciamo. Tutto questo anche per ottenere a livello europeo le autorizzazioni alla proroga per il temporary framework, affrontare il tema dell'autotrasporto, del sostegno ai familiari delle vittime legate ad impegni connessi al Covid, tutto il lavoro di sostegno assolutamente necessario e fondamentale agli enti territoriali, al settore del turismo e della scuola.
Per quanto riguarda il comparto agricolo, il provvedimento prevedeva un intervento sul settore suinicolo, che pareva essere in quel momento il settore più in crisi. È evidente che ciò che sta accadendo in queste settimane con l'esplosione, da una parte, dei costi dell'energia e, d'altra, di tutti i costi connessi alle materie prime (dai fertilizzanti ad operazioni molto semplici, quale potrebbe essere l'irrigazione, che con i costi del carburante agricolo che stiamo vedendo in queste ore diventa una pratica praticamente insostenibile) richiedono e richiederanno un intervento fortissimo.
Credo che la previsione di questo ordine del giorno e il provvedimento che aspettiamo ad ore, ossia il decreto specifico di intervento sulle problematiche dell'agricoltura, siano una risposta assolutamente fondamentale che tutto il mondo agricolo sta aspettando.
Mi avvio a concludere. Se ci focalizziamo su questo provvedimento, non possiamo che osservare semplicemente come tante, troppe sono ancora le domande che aspettano risposta. Se guardiamo complessivamente la strategia che prevede il provvedimento alla Camera sulle questioni energetiche, i provvedimenti in preparazione da parte del Governo e il provvedimento prossimo che dovrà essere emanato sulle questioni agricole, penso che cominciamo a intravedere una strategia complessiva, che poi scommetterà soprattutto sulla speranza che questa situazione di ripetizioni a cascata di eventi drammatici che impattano sull'attività che stiamo facendo prima o poi abbia una fine, e potremo dedicarci nuovamente a definire una strategia che guardi in avanti e non soltanto sempre all'emergenza. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Boccardi. Ne ha facoltà.
BOCCARDI (FIBP-UDC). Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli senatori, prima di tutto vorrei ringraziare i tre relatori l'intera Commissione bilancio e il Governo per l'ottimo lavoro svolto. Abbiamo introdotto con questa conversione importanti provvedimenti tra cui vorrei anch'io ricordare le nuove possibilità per tutti i contribuenti italiani offerte dalla rottamazione-ter, saldo e stralcio. (Applausi). Con questo provvedimento, i termini per pagare le rate scadute si sono riaperti per tutto l'anno 2022.
Vorrei porre l'attenzione anche su un emendamento approvato dalla Commissione e dal Governo che finalmente dà dignità giuridica a un settore tra i più colpiti dalla pandemia da Covid-19, ossia il settore del wedding e degli eventi privati. (Applausi). Ringrazio per questo il Governo e i relatori. Ricordo che nel 2020 questo settore ha avuto perdite superiori al 90 per cento del fatturato e nel 2021, nonostante la ripresa, del 65 per cento.
Oggi, in questo brevissimo tempo a mia disposizione, voglio però dedicare una riflessione a un argomento importante citato dal relatore, senatore Damiani, ossia la proroga della moratoria sui mutui pregressi al Covid. Oggi, mentre noi parliamo, gli aumenti dei prezzi del settore dell'energia continuano con i conseguenti effetti negativi sulle imprese, oltre che sulle famiglie. Ecco perché mi permetto oggi di insistere, come ormai faccio da settimane, sulla proroga della moratoria dei mutui pre-Covid. Siamo soddisfatti della condivisione unanime di tutta la maggioranza parlamentare che nell'ordine del giorno a questo decreto ha impegnato il Governo ad adoperarsi presso le istituzioni dell'Europa affinché il quadro temporaneo UE (temporary framework) venga esteso e potenziato anche al fine di consentire la proroga della moratoria in favore delle micro, piccole e medie imprese, relativamente all'apertura di credito e concessione di prestiti e finanziamenti.
Questo però, signor Sottosegretario, non può restare un mero proclama, quindi vigileremo affinché il Governo, al primo decreto utile e in tempi brevissimi, approvi questa moratoria mutui per salvare migliaia - credetemi, sono migliaia - di imprese dal fallimento. (Applausi).
Si tratta di un risultato che premierebbe non tanto noi senatori né tanto i partiti politici, quanto le migliaia di imprese italiane che stanno soffrendo in questo momento a causa dell'insostenibile aumento dei costi, specie dell'energia, per la difficoltà dell'approvvigionamento delle materie prime o perché le loro attività sono praticamente ferme da dicembre, com'è il caso del comparto del turismo. Tale moratoria converrebbe anche allo Stato, che in assenza di essa potrebbe trovarsi a dover fronteggiare una forte esposizione debitoria. Grazie alla precedente concessione da parte del Governo di sospensioni e dilazioni, il sistema bancario ha potuto beneficiare di un corposo intervento di garanzie statali.
Se non si dispone la proroga della moratoria indicata si rende concreto il rischio, cari senatori e cara Sottosegretario, dell'emergere di difficoltà di rimborso per debitori che si siano avvalsi di tale garanzia statale. Conseguentemente, le banche creditrici sarebbero tenute ad attivare queste garanzie rilasciate in loro favore, rendendosi così concreti gli oneri finanziari per i bilanci pubblici. Non esistono quindi profili di potenziali oneri a carico dei bilanci pubblici derivanti dalla proroga di misure di moratoria. Anzi, è vero il contrario poiché, senza una misura di questo tenore, l'attivazione diffusa delle garanzie statali rilasciate determinerebbe immediati e difficilmente fronteggiabili oneri per i bilanci pubblici.
Alla luce di questo perdurante stato di crisi, acuito dalle tensioni registrate sul fronte dei costi delle materie prime e dell'energia, come ho appena ricordato, diviene necessario adottare questa moratoria per prorogare il termine di sospensione dei rimborsi almeno fino al 31 dicembre di quest'anno, possibilmente con effetto retroattivo dal 1° gennaio. Abbiamo il dovere di scongiurare la chiusura di migliaia di imprese che, schiacciate dal caro bollette, sono impossibilitate non solo a fare investimenti, ma anche a far fronte a normali spese correnti. Gli aiuti previsti, pur rappresentando uno sforzo apprezzabile del Governo, non sono ancora sufficienti a fronteggiare la crisi economica di liquidità che stanno attraversando molti comparti e soprattutto - perdonatemi se lo continuo a rimarcare - quello del turismo.
Occorrono pertanto continuità e tenacia per colmare le lacune che abbiamo summenzionato e, caro Sottosegretario, bisogna agire adesso. (Applausi).
Signor Presidente, chiedo di consegnare il testo del mio intervento.
PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.
È iscritta a parlare la senatrice Cantù. Ne ha facoltà.
CANTU' (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, capisco che c'è la guerra e che dobbiamo occuparci prioritariamente dei profughi e delle devastanti conseguenze sull'economia, ma mi preme farvi notare che anche qui da noi c'è già stata la guerra: una guerra epidemica dagli effetti che tutti conosciamo. E c'è chi, in questa guerra, ha combattuto per noi ed è caduto per regalarci la possibilità di ritornare alla normalità.
Non voglio pensare che siano egoismi di bottega, perché è stato proposto dalla Lega, a far sì che non venga riconosciuto adesso, senza se e senza ma, alle famiglie dei medici deceduti nella prima fase del Covid un giusto ristoro. Per quanto ci riguarda, non è importante che si chiami emendamento Cantù (per me si può chiamare anche emendamento Belzebù), purché si approvi.
Difatti, il nostro disegno di legge n. 1061 del febbraio 2019 è stato di ispirazione per le misure adottate e adottande per superare la carenza dei medici e per il conseguente abbattimento delle liste di attesa. Nessuno ne ha fatto una questione di primazia; l'importante è fare e fare bene. Allo stesso modo, per le nuove regole di ingaggio degli erogatori, compresi i medici di medicina generale, il cosiddetto DM 71 prevede una serie di importanti misure già proposte nel disegno di legge n. 2153 per il riordino dell'emergenza-urgenza preospedaliera ed ospedaliera del marzo dello scorso anno.
Ben venga siano tenute in debito conto dal Ministero della salute le elaborazioni della Lega per il rafforzamento delle cure territoriali, a loro volta integrate con la continuità assistenziale che abbiamo già proposto nei nostri disegni di legge. Così per il ristoro alle famiglie dei medici deceduti, purché sia approvato ora, senza rinvii e ritardi ulteriori. Da qui la nostra riproposizione in Aula, nonostante il parere contrario in Commissione dei Ministeri della salute e per le pari opportunità e la famiglia (almeno così mi è stato riferito). Dimostrate seduta stante che non è vero, recependolo, vista la preannunciata fiducia, nell'emendamento integralmente sostitutivo del provvedimento in discussione. Non abbiamo bisogno della coccarda, ma pensavamo che neppure il Governo ne avesse bisogno. Chiamatelo come volete, purché lo facciate, senza ulteriore differimento, perché proprio un anno fa abbiamo convenuto che si istituiva la giornata della memoria e che il Governo si sarebbe impegnato a reperire i fondi necessari per onorarli dignitosamente (Applausi), oltre a prevedere misure anche a favore delle restanti categorie di operatori sanitari e socio-sanitari direttamente coinvolti e per coloro che hanno subito importanti menomazioni permanenti all'integrità psicofisica non soggette a tutela. Tutto questo finalizzando le risorse necessarie correttamente e congruamente, posto che, come noi abbiamo avuto modo di rimarcare in ogni sede, tali non possono considerarsi quelle ad oggi stanziate dal Governo, con il pur apprezzabile primo passo fatto all'articolo 31 del decreto-legge n. 17 del 2022. Non vorrei che, per riconoscere la misura, si creasse una sovrastruttura che potrebbe assorbire parte di quanto stanziato, che già è insufficiente di suo, per mantenere se stessa. È ciò che si fa che definisce ciò che si è; dimostriamo che si fa e - scusate se insisto - che facciamo bene. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Pirro. Ne ha facoltà.
PIRRO (M5S). Signor Presidente, colleghe e colleghi, il decreto sostegni-ter arriva in un altro periodo difficile per il nostro Paese, nel pieno della quarta ondata di Covid, e contiene diverse misure di sostegno alle attività e al nostro tessuto socio-economico. Tra queste sono previste anche delle norme in merito al nostro sistema sanitario. In particolare, si incrementa di 400 milioni di euro per il 2022 il fondo istituito dal decreto fiscale e finalizzato al ristoro di Regioni e Province autonome delle spese sanitarie collegate all'emergenza Covid, che aveva una dotazione iniziale di 600 milioni di euro per il 2021.
Interveniamo sugli indennizzi per gli effetti avversi da vaccino, estendendo, in conformità a quanto disposto da numerose pronunce della Corte costituzionale, l'indennizzo a coloro che, a causa della vaccinazione (anche facoltativa) anti-Covid, abbiano riportato lesioni o infermità dalle quali sia derivata una menomazione permanente dell'integrità psicofisica. Ci sono inoltre norme in materia di fascicolo sanitario elettronico e governo della sanità digitale; speriamo che sia la volta buona di vederli finalmente realizzati ovunque. Si prevede l'accesso gratuito per gli alunni della scuola primaria ai test antigenici rapidi, oltre che nelle aziende sanitarie territoriali, anche in farmacia o in strutture convenzionate (norma finanziata con uno stanziamento di ulteriori 19 milioni di euro).
Ma non voglio parlare ulteriormente di quanto c'è all'interno di questo decreto-legge; preferisco parlare piuttosto di quello che manca. Manca una norma relativa all'assistenza sanitaria integrata, le cosiddette polizze di welfare aziendale, volte a rendere nulle quelle clausole che obbligano il cittadino a rivolgersi esclusivamente ai centri convenzionati per l'erogazione delle prestazioni. (Applausi).
Il parere del Ministero dello sviluppo economico desta però non poche perplessità per la bocciatura dell'emendamento 21.0.49. La proposta emendativa - che cito testualmente - aggiunge l'articolo 21-bis, con il quale viene prevista la nullità di «qualunque pattuizione o clausola che, nei contratti di assicurazione sanitaria a beneficio del lavoratore stipulati fra datori di lavoro e imprese assicuratrici, obbliga i lavoratori ad avvalersi di professionisti e strutture convenzionate con le imprese assicuratrici. La nullità della clausola non comporta la nullità del contratto. Le previsioni contenute nelle clausole nulle sono sostituite di diritto da previsioni che consentono al lavoratore assicurato di avvalersi delle prestazioni di un professionista o una struttura non convenzionati con le imprese assicuratrici e di ricevere il rimborso del corrispettivo pagato o di parte di questo. Il rimborso del corrispettivo pagato dal lavoratore a favore di un professionista o struttura non convenzionati non può essere inferiore a quello previsto dall'impresa assicuratrice per il medesimo tipo di prestazione in caso di tutela assicurativa diretta, fermi restando i massimali e i limiti contrattualmente previsti. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano ai nuovi contratti (...)», eccetera.
Il parere continua: nel merito, sentito il mercato assicurativo - lo sottolineo - si segnala il potenziale impatto negativo sulla libertà contrattuale delle parti e per i relativi effetti sui premi di polizza sui consumatori (ma la polizza la sottoscrive il datore di lavoro). In particolare, la previsione contrattuale di cui si propone la nullità ha funzione calmierante dei prezzi, consentendo di accedere alle offerte economicamente più sostenibili per i sottoscrittori. La medesima previsione contrattuale favorirebbe altresì l'ampliamento delle coperture assicurative - ma abbiamo detto che restava fermo tutto a quanto già previsto - con un'estesa mutualità del rischio e conseguente supporto al sistema sanitario nazionale (come se il supporto al sistema sanitario nazionale fosse qualcosa di negativo, invece che positivo).
Il Ministero dello sviluppo economico, insomma, sembrerebbe aver formulato questo parere sentendo solo la campana delle assicurazioni: nessun cenno alle associazioni di consumatori o all'ordine dei medici, agli odontoiatri o alle sigle sindacali, trattandosi di polizze aziendali. (Applausi).
Non va dimenticato poi che la calmierazione dei prezzi va solo a vantaggio degli introiti delle compagnie assicurative, che in questo modo si trovano a pagare di meno, perché ci sono meno prestazioni da rimborsare e non va sicuramente a vantaggio neanche dei centri odontoiatrici, per esempio, che erogano queste prestazioni, perché per fare i prezzi più bassi alle compagnie assicuratrici potrebbero essere costretti a utilizzare materiali più scadenti e manodopera meno qualificata, tutto a svantaggio del cittadino, che, quando ha un danno alla carrozzeria del proprio veicolo, può rivolgersi al carrozziere di propria fiducia, mentre, quando si tratta di farsi mettere le mani in bocca per farsi curare i denti o sul proprio corpo per altre prestazioni sanitarie, deve rivolgersi esclusivamente ai centri convenzionati.
Mi avvio a concludere, Presidente: peccato che clausole di questo tipo siano già state giudicate vessatorie per ben due volte nel 2017 dal tribunale di Torino per quanto riguarda le RC auto; non si capisce come mai dovrebbe essere diverso il concetto quando si tratta di tutela della salute. (Applausi).
Solitamente cerco di essere pacata e politically correct nei miei interventi, ma di fronte a tanta spudorata faziosità - scusatemi - mi indigno profondamente e credo che ve ne siate accorti. Ho già ripresentato l'emendamento al disegno di legge concorrenza, perché la tutela della salute dei cittadini viene prima di tutto e non mi fermerò finché non lo capirà e accetterà anche il Ministero dello sviluppo economico. Invito tutti i colleghi che siano interessati all'argomento a supportare questa battaglia e a sottoscrivere il mio emendamento o a presentarne altri uguali.
PRESIDENTE. La ringrazio, senatrice Pirro. I suoi toni sono stati vibranti e, nel contempo, le argomentazioni e le parole contenute, ma non per questo meno forti.
È iscritta a parlare la senatrice Toffanin. Ne ha facoltà.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Toffanin. Ne ha facoltà.
TOFFANIN (FIBP-UDC). Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, i drammatici avvenimenti di queste ultime tre settimane hanno stravolto le prospettive precedenti e, di conseguenza, sconvolto le agende dei Governi dei Paesi europei e non solo, accelerando in maniera esponenziale i cambiamenti della situazione economica.
Le dinamiche che tutti purtroppo conosciamo (i rincari dell'energia, del carburante e delle materie prime) comportano un aumento dell'inflazione molto preoccupante, attestata al 4,3 per cento, secondo i dati Istat di febbraio 2022 - lo ricordo - che però non tengono conto degli ultimi sviluppi.
La situazione che stiamo vivendo implica che il Governo e il Parlamento debbano agire cambiando con rapidità le progettualità già previste e derivate dal quadro economico favorevole della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanze di novembre, chiuso a fine anno addirittura con un rimbalzo del PIL, sopra ogni aspettativa, al 6,3 per cento. Allora non c'era nemmeno l'ombra della scure della guerra e la campagna di vaccinazione faceva ben presagire per un'uscita dallo stato di emergenza.
Determinante sarà quindi esaminare il DEF, con la fotografia aggiornata della situazione economica del Paese, rispetto anche al contesto internazionale, in tempi rapidissimi, per agire rispetto alle conseguenze non solo della pandemia, per cui questo provvedimento era stato concepito, ma anche della guerra.
Ricordo che questa maggioranza si è coalizzata con l'unico obiettivo di uscire dall'emergenza da Covid-19 e per far decollare il PNRR; ora si trova ad affrontare quella che il presidente Draghi ha definito «un'economia di guerra». La nostra attenzione si deve concentrare prevalentemente su interventi per limitare l'inflazione, quindi a sostegno dell'impresa, per permettere una buona offerta, e dei cittadini, per dar loro più potere d'acquisto.
Con il decreto-legge sostegni-ter sono stati messi a disposizione 2 miliardi di euro, con cui essenzialmente si è provveduto a dare ulteriori sostegni ai settori particolarmente penalizzati dalla pandemia, stanziando risorse per ridurre i costi dell'energia per le imprese, ma oggi - è evidente - non basta più.
Si tratta di buoni interventi, declinati in una serie di misure anche a vantaggio degli enti locali, ma devo evidenziare una criticità del provvedimento: l'intervento sul superbonus. Bloccando inizialmente le cessioni del credito, di fatto, si è bloccato tutto e non solo a partire dall'approvazione in Consiglio dei ministri del decreto-legge, ma fin dal suo annuncio. Questa è l'ennesima riprova che gli annunci anticipano gli eventi e le loro conseguenze. (Applausi).
Tutto ciò, infatti, ha creato un terremoto, che ha colpito cittadini, imprese, istituti finanziari e tutto il complesso mondo coinvolto nella misura delle agevolazioni fiscali. Pur comprendendo la volontà del Governo di bloccare le frodi che sono avvenute grazie a queste agevolazioni (ricordo i circa 4 miliardi maggiormente imputabili al bonus facciate), non è possibile però bloccare una misura con effetti retroattivi, che ricadono anche su interventi già avviati, mettendo in seria difficoltà tutti, dal cittadino, che si vede costretto a pagare i lavori già concordati, all'impresa, che non può cedere il credito agli istituti finanziari. È vero che poi il decreto-legge è stato modificato, prevedendo ulteriori due cessioni del credito, ma è altrettanto vero che nel frattempo il sistema si è fermato per almeno due mesi.
Ora, visto il momento che siamo costretti ad attraversare, credo sia importante sostenere le imprese e quindi il lavoro. Penso sia fondamentale, visti i rallentamenti subiti, prorogare subito la scadenza del 30 giugno, per dare certezze, che sono la base di una seria programmazione. (Applausi).
Forza Italia ha portato importanti contenuti per migliorare il decreto-legge. Penso ad esempio - è già stato ricordato, ma è importante - alle remissioni degli inadempienti per problemi economici e alla rateizzazione della rottamazione-ter, a saldo e stralcio, con le dovute proroghe. È evidente infatti che non si tratta di volontà, ma di impossibilità oggettiva di versare le tasse a causa della pandemia. Anche in questo modo si tutela chi lavora e crea lavoro e si consente la sopravvivenza di attività che altrimenti sarebbero destinate a morire.
Signor Presidente, tengo anche a dire che dobbiamo davvero garantire il lavoro in questo momento. Per questo sarebbe stato opportuno approvare un emendamento presentato non solo da Forza Italia, ma anche condiviso ampiamente a un tavolo della maggioranza, alla presenza delle parti sindacali, che avrebbe permesso di continuare la somministrazione a tempo indeterminato per 100.000 lavoratori. Meglio garantire il lavoro a tempo indeterminato, anche se in somministrazione, o rischiare di lasciare a casa 100.000 lavoratori? È questo il rischio ampiamente denunciato, se non si interviene subito.
A proposito di lavoro, consentitemi di ricordare, a nome del Gruppo Forza Italia e della nostra capogruppo Anna Maria Bernini, che fra tre giorni ricorrerà l'anniversario della morte di Marco Biagi. (Applausi). Vent'anni sono passati dalla sua tragica scomparsa, ma è impossibile dimenticare la sua visione del lavoro e di quella cultura del lavoro tanto attuale, che ancora e soprattutto oggi rimane fonte di ispirazione. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Testor. Ne ha facoltà.
TESTOR (L-SP-PSd'Az). Il provvedimento su cui stiamo discutendo oggi è datato 27 gennaio e nasce per dare una risposta alle attività maggiormente colpite dalla pandemia, per dare ristoro a quelle che sono state chiuse, per contenere la diffusione del Covid e gli effetti diretti e indiretti dell'aumento dei prezzi, soprattutto quelli riferiti alle principali fonti energetiche.
Il decreto-legge è stato pubblicato a gennaio, come dicevo, già in ritardo rispetto alle misure di contenimento di dicembre. Dal mio punto di vista, avrebbero dovuto essere contestuali, come ho già ribadito in un intervento precedente: quando si decide di chiudere un'attività, probabilmente sarebbe corretto anche elargirle subito il ristoro. (Applausi).
Questo provvedimento poteva dare risposte in quel contesto, ma oggi la situazione è completamente diversa. Allora si credeva - e soprattutto si sperava - che questa fosse la coda della pandemia e che, con l'arrivo della bella stagione, avremmo visto finalmente il ritorno a una pseudo-normalità, quindi il provvedimento in esame in questo momento è superato dall'ulteriore emergenza dovuta al conflitto in Ucraina, che ha decisamente peggiorato la situazione. Il caro energia, le incertezze dell'andamento dei prezzi e la crisi di approvvigionamento delle materie prime ci impongono serie valutazioni, ma soprattutto azioni importanti per calmierare l'aumento del costo dell'energia e del gas, che impatta su famiglie e imprese, nonché sull'intera filiera dell'approvvigionamento. Il costo delle materie prime e l'aumento dell'inflazione mettono a rischio la ripresa del Paese, se non la fermano addirittura. Siamo a conoscenza di acciaierie che sono state indotte a scegliere di fermare la produzione per quattro settimane, perché i costi sono insostenibili e chiaramente i dipendenti sono stati collocati in cassa integrazione. Altre aziende stanno valutando questa ipotesi ed è evidente che non possiamo permettercelo. Se l'economia si ferma, rischia di morire, portando con sé tutte le conseguenze e può addirittura mettere a rischio l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
È stato detto prima che di PNRR ce ne vorrebbe un altro ed è evidente che serve una forte iniezione di liquidità. I decreti che vengono emanati in questo periodo di ulteriore emergenza trovano le risorse all'interno del bilancio, che, com'è facile comprendere, non sono inesauribili ed è evidente come sia necessario ipotizzare un suo ulteriore scostamento; valutare insieme all'Europa di mettere in campo anche nuovi strumenti, come l'eurobond; adoperarsi presso le istituzioni europee affinché il quadro temporaneo dell'Unione europea venga esteso e potenziato, anche al fine di consentire la proroga della moratoria alle micro, piccole e medie imprese relativamente all'apertura di credito e concessione di prestiti e finanziamenti. La liquidità è finita e, se non diamo ristoro a queste aziende e non le aiutiamo prorogando queste moratorie, non ce la faranno da sole, quindi ci dev'essere un impegno da parte del Governo per raggiungere quest'obiettivo. Calmierare e contenere gli aumenti di gas ed energia devono essere le azioni prioritarie di questi mesi, perché non solo produrre, ma anche trasportare le merci con questi costi non è sostenibile.
Famiglie, imprese ed enti locali, con relativi servizi, sono già in difficoltà e non possiamo fare affidamento sulla loro resilienza, perché questa è già stata provata dalla pandemia.
Forte è la preoccupazione e l'allarme viene anche dal mondo dell'agricoltura; per l'approvvigionamento di concimi e mangimi e per l'aumento dei costi dell'energia e della benzina e del gasolio (che serve anche per il trasporto).
Si devono varare misure urgenti, perché questo serve a garantire la sopravvivenza dei prodotti made in Italy. È un comparto vitale, che, oltre all'aumento dei costi, deve affrontare il problema della diminuzione di produzione per la siccità.
Tornando al provvedimento sostegni-ter, possiamo esprimere soddisfazione per gli emendamenti che prima citava il relatore Misiani: l'esenzione IMU per le abitazioni inagibili colpite dal sisma, per l'allargamento dei codici Ateco, per la riapertura dei termini per rottamazione-ter e saldo e stralcio.
Come diceva prima, voglio ricordare che tanti emendamenti non erano onerosi, ma volti alla semplificazione. Chiedevamo che queste proposte emendative fossero quantomeno esaminate e che tutte avessero una risposta, perché alle volte semplificare significa anche far risparmiare i cittadini, perché la burocrazia è un costo. Quindi, il nostro lavoro era volto a fare questo, perché le risorse a disposizione dei parlamentari erano poche e ne siamo tutti consapevoli; però sulla semplificazione bisognava dare risposte più attinenti alle esigenze dei cittadini. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Santillo. Ne ha facoltà.
SANTILLO (M5S). Signor Presidente, colleghi, oggi intervengo per parlare di ciò che non è andato bene nella conversione in legge di questo decreto-legge piuttosto che soffermarmi su quanto abbiamo potuto fare e che soprattutto dovevamo fare.
Ricordo che già nella legge di bilancio 2022 parlavo del superbonus al 110 per cento a indicare una serie di interventi a sostegno dell'efficientamento energetico e dell'approvvigionamento da fonti rinnovabili. Oggi vedo che tanti colleghi finalmente parlano di superbonus al 110 per cento riconoscendo il lavoro enorme fatto dal MoVimento 5 Stelle su questo straordinario provvedimento. (Applausi).
Nel decreto-legge che ci apprestiamo a convertire, tuttavia, stiamo facendo l'esatto opposto: non siamo proprio intervenuti sul tema dell'approvvigionamento da fonti rinnovabili. Certo, questo provvedimento sembra proprio la sagra dell'ipocrisia, lo voglio dire con chiarezza: davanti a un conflitto che scoppia in prossimità del confine del Paese, e nessuno se l'aspettava, con il Covid che ci ha già piegato in due dal punto di vista sanitario, sociale ed economico, evidentemente i sostegni diretti a imprese, famiglie e cittadini andavano dati con un decreto-legge cosiddetto sostegni; ma se tutti quanti continuiamo a parlare di efficientamento energetico, di fonti rinnovabili e poi, alla prima occasione, non facciamo alcunché su questo tema, siamo veramente ipocriti. (Applausi). Attenzione, non mi riferisco a questo consesso, perché almeno ci ragioniamo; in Commissione ci confrontiamo, abbiamo preparato tutta una serie di emendamenti e alcuni li ricorderò. Quella che voglio ricordare oggi è la posizione del Governo qui rappresentato dalla Sottosegretaria.
Stamattina il ministro Cingolani ci ha detto che resta valido l'impegno della riduzione entro il 2030 del 55 per cento delle emissioni, ma cinque giorni fa precisava: «Questo momento storico ci fa rendere conto di quanto sia importante ridurre gli sprechi. Il risparmio energetico è un comportamento intelligente, rispettoso di chi è meno fortunato di noi e un pilastro della transizione ecologica».
Lo stesso presidente del Consiglio Draghi, con l'informativa alle Camere del 25 febbraio scorso, davanti alla crisi del gas, diceva: «la risposta più valida nel lungo periodo sta nel procedere spediti, come stiamo facendo, nella direzione di un maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili». Il 9 marzo si soffermava sulla crisi energetica e sulla transizione ecologica dicendo: «essenzialmente la risposta è dare ora efficace e rapida diversificazione» e «sono stati messi in campo significativi incentivi per la sostituzione di impianti alimentati da impianti fossili a impianti rinnovabili, comprese le pompe di calore».
Incentivi a pompe di calore, riduzione degli sprechi, risparmio energetico, maggiore sviluppo delle fonti rinnovabili e diversificazione delle forniture: tutte parole, bellissime parole. Per fare una transizione ecologica, però, occorre innanzitutto realizzare una vera transizione energetica del Paese, che si può fare soltanto se avviene in ogni comunità. Per fare questo, è necessario che la transizione investa in maniera attiva e partecipe ogni cittadino, che costituisce una fase della transizione energetica.
Tutto questo, cari colleghi, lo si fa in un modo semplice, con strumenti che già esistono: la comunità energetica e il superbonus al 110 per cento (Applausi), cosa di una semplicità unica. Avremmo dovuto potenziare quegli strumenti nella conversione di questo decreto-legge e invece il Governo non ce li ha fatti potenziare. È vero, la colpa non è di questo o di quel partito: è del costo, ma i cittadini lo devono sapere.
Come ci abbiamo provato? Noi abbiamo posto sul tavolo una serie di emendamenti, condivisi anche trasversalmente dalle forze politiche: il primo obiettivo tra tutti era cercare di eliminare il blocco della cessione dei crediti da parte di Poste e Cassa depositi e prestiti; secondo, la proroga del saldo del 30 per cento al giugno 2022, per dare la possibilità di terminare i lavori alle abitazioni unifamiliari entro il 31 dicembre 2022: anche su questo, però, nulla; terzo tema importante: ripristinare il principio della circolazione illimitata dei crediti, poiché, dopo il primo passaggio, sono diventati certificati e quindi certi.
Vi è poi la questione della revisione del regime sanzionatorio per i tecnici asseveratori, i quali soffrono. Il problema è che, se hanno commesso anche un errore di superficialità, vengono colpiti fino a cinque anni di reclusione e con multe che non vengono previste nemmeno per punire un omicidio stradale. Insomma, sembra veramente sconcertante tutto questo, anche perché soggetto - attenzione - a valutazioni soggettive.
Vorrei ricordare, innanzitutto, che su queste battaglie il MoVimento 5 Stelle per troppo tempo è rimasto solo. Ben venga l'aiuto di tutti noi a portare avanti queste iniziative. Stamane, però, il ministro Cingolani nella sua informativa ci ha ricordato una serie di punti. In particolare, ci ha parlato della diversificazione delle fonti energetiche e dell'arrivo del RePower EU.
Su questo ci ha detto di avere proposte serie. La prima è il price cap a livello europeo, che chiediamo tutti, cioè il calmieramento dei prezzi; poi, soprattutto, lo sdoppiamento dei prezzi di vendita delle energie che provengono da fonti rinnovabili rispetto a quelle che provengono dal parco termoelettrico, ma non basta, perché chiediamo che tale intervento sia affiancato da un percorso vero di energy recovery fund, dalla rimodulazione delle accise, dal ricalcolo dell'IVA e dal colpire gli extra profitti dei produttori di carburanti, che in questo momento stanno toccando cifre a tantissimi zeri. Noi chiediamo di fare un fondo ad hoc per imprese, famiglie e autotrasportatori.
Mi aspettavo dal ministro Cingolani che oggi ci parlasse anche del decreto ministeriale che ha firmato in data 14 febbraio 2022, relativo ai massimi prezzi per la congruità dei prezzi dei bonus. Perché non è stato ancora pubblicato, dopo oltre un mese, in Gazzetta Ufficiale?
Non mi dilungo, ma chiedo soltanto un impegno e mi appello ai miei colleghi affinché questi temi dell'efficientamento energetico, per intervenire nella transizione energetica e migliorare la produzione da fonti rinnovabili nel nostro Paese, ci vedano uniti. All'unanimità dobbiamo far capire al Governo che quella è la priorità per la nostra politica. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Zaffini. Ne ha facoltà.
ZAFFINI (FdI). Signor Presidente, il lavoro dell'opposizione con questo Governo è veramente facile da fare. Basterebbe commentare il provvedimento in esame con due paradigmi, con due metodi di giudizio: uno è che questa è la quarantaquattresima votazione di fiducia cui l'attuale Governo costringe il Parlamento.
Posso parlare a ragion veduta di costrizione, signor Presidente. Al di là dell'aspetto, che tutti conosciamo, del richiamo del Presidente della Repubblica, che ha redarguito il suo predecessore rispetto al reiterato ed eccessivo uso di votazioni di fiducia, vi è un altro aspetto. Mi rivolgo esattamente a lei, signor Presidente, in quanto rappresentante pro tempore di quello scranno, per dire che l'altro aspetto è il disinteresse più totale alla trattazione del provvedimento da parte dei colleghi. È ovvio e naturale che, dopo 44 voti di fiducia, il parlamentare smetta di fare appello al senso di responsabilità, alla voglia di lavorare e di applicarsi, allo studio e all'elaborazione dei provvedimenti, al sostegno del dibattito prima in Commissione e poi in Aula. Smette di fare il suo lavoro e questo è in capo a tutti, evidentemente in particolare a chi è deputato a salvaguardare il ruolo e il decoro delle istituzioni.
Il secondo tema basterebbe solo citarlo; i miei colleghi Calandrini e De Bertoldi sono stati molto chiari, ma lo sono stati anche quelli degli altri Gruppi, che, come la senatrice Toffanin, sono intervenuti sulla vicenda del superbonus al 110 per cento, che si commenta da sola. Voi fate danni e siete maledettamente dannosi nel quadro dell'attuale situazione sociale, politica ed economica del Paese (come piace chiamarlo a voi, ma io lo chiamo Italia, Nazione). È veramente difficile aggettivare il tipo di atteggiamento di un Governo che, intervenendo su un provvedimento, penalizza un settore che aveva mostrato timidi segnali di ripresa. Su tutti i provvedimenti recanti bonus che andavano colpiti, quello sul 110 per cento era l'ultimo da dover trattare, anzi l'unico da non dover trattare, perché, se ci sono evasione, truffa e inganno, ciò avviene su altri bonus, che invece lasciate inalterati. Voi giocate a rovescino. Mi chiedo se il rappresentante del Governo conosca il gioco del rovescino, una variante del tressette. Voi giocate a rovescino! Adottate provvedimenti che vanno al contrario rispetto al normale buon senso.
A fronte di un dibattito già condizionato e pesantemente taglieggiato dal voto di fiducia e dalla sfiducia dei colleghi rispetto a quello che accade in Aula, il rappresentante del Governo non prende neanche nota, perché la sua presenza in questa sede è inutile. Sta qui per dovere di presenza, per un dovere legato al Resoconto stenografico e io parlo per lo stesso dovere. Questo Governo, rispetto a quello che suggerisce il minimo dibattito parlamentare superstite - e sottolineo l'aggettivo - capisce poco, tardi e male. Meglio sarebbe se non capisse proprio niente di quello che gli suggeriamo nei vari provvedimenti con emendamenti, osservazioni e ordini del giorno, secondo la normale attività di una democrazia, con le istituzioni che funzionano. Capisce tardi e male; si rende conto dell'esistenza del problema, ce lo certifica nei provvedimenti e poi adotta una soluzione - o, meglio, pensa di darcene una - che è proprio lontana anni luce dall'essere tale. È peggio. È come quando, ai colloqui scolastici, gli insegnanti dicevano a mia madre: non fa niente, ma è peggio, perché sarebbe anche capace di fare. Il tema è questo. Voi siete peggio dello scolaro che purtroppo non fa niente, ma sarebbe intelligente e anche capace di fare.
Faccio un esempio riferendomi alle risorse erogate alle Regioni per il Covid, con un provvedimento che voi definite ultimativo, a titolo definitivo, come a dire: ti do questi quattro spicci e non me ne chiedere più. Voi erogate ulteriori 400 milioni su un titolo per cui solo l'Umbria, la mia Regione (che, con i suoi 900.000 abitanti, ha un peso relativo), deve prendere 110 milioni, ma - attenzione - già decurtati e scontati. Non è che a causa del Covid, in aggiunta al fondo sanitario regionale, ne ha spesi 110; ne ha spesi molti di più (circa 300 milioni aggiuntivi) e ne deve recuperare 110. Voi ne mettete 400 per tutte le Regioni italiane. L'Emilia-Romagna del collega Errani, che mi guarda, deve prenderne 700.
Allora mi chiedo, rappresentante del Ministero dell'economia e della finanze, ma chi ce li deve mettere questi soldi? Chi? Chi ce li deve mettere questi soldi? Sono soldi spesi dalle Regioni, non promessi; sono spesi, già rendicontati. Chi più furbo, chi meno furbo, ma voi dovete controllare, siete deputati a questo. Chi più furbo, chi meno furbo, si tratta comunque di denaro rendicontato. Come fate a dire di mettere 400 milioni a titolo definitivo? Come a titolo definitivo? Allora le Regioni vanno in dissesto. Devono andare in dissesto. Voi state annunciando che tutte le Regioni d'Italia andranno in dissesto. Si parla infatti di titolo definitivo e non che, come per tutte le altre cose che ci venite a raccontare, ci rimetterete mano con il prossimo provvedimento, come avete fatto sempre. Non è che si è detto di non preoccuparci, perché si è consapevoli del problema, che sarà discusso al prossimo provvedimento. No, Presidente: stavolta c'è scritto a titolo definitivo. Non c'è più trippa per gatti.
Da dove viene quest'arroganza nei rapporti istituzionali? Dov'è la sana e corretta collaborazione tra le Istituzioni e gli enti? Dov'è? E come mai si è così sicuri che si può parlare in questo sciagurato Paese a titolo definitivo? Qui di definitivo non c'è niente. Ci sono solo la vostra incapacità e la vostra inconsistenza, senza alcuna attenuante.
Signor Presidente, avrei da parlare un'altra mezz'ora, perché ho preso tanti appunti su un provvedimento che voi della maggioranza ipertrofica giudicate insignificante.
Ho fatto solo l'esempio delle Regioni. Riconoscete che si devono indennizzare gli eventi avversi da vaccini per chi si è vaccinato fuori dall'obbligo (che, presupponendo un trattamento sanitario, è quindi già indennizzato di suo, forse). Mettete quindi denaro per indennizzare gli eventi avversi da vaccini. Bene, sapete quanto date per l'evento avverso ai familiari di un deceduto? Anche se i numeri totali sono tutti da vedere ricordo, che in Italia abbiamo registrato oltre 150.000 decessi. Sapete quanto date con il provvedimento al nostro esame, ai familiari di un deceduto, una tantum? 77.000 euro. Vergogna, vergogna, vergogna.
Per quanto riguarda la vicenda delle famiglie dei professionisti, non posso che sottoscrivere quello che ha detto la collega Cantù. Ci stiamo ancora trascinando il fatto di riconoscere un equo indennizzo ai familiari dei sanitari che sono deceduti per colpa dello Stato, che non ha fornito i dispositivi di protezione individuale (DPI), costringendoli a lavorare in condizioni massacranti, diciamo per colpa dell'epidemia, se vogliamo l'attenuante generica. Ancora stiamo a litigare sugli indennizzi dei sanitari deceduti a causa della prima e della seconda ondata del Covid. Se prima ho detto vergogna tre volte, stavolta dovrei dirlo cinque, ma non lo faccio; risparmio tempo.
Avete deciso di finanziare le mascherine per gli studenti, senza chiarire che è lo Stato che deve fornirle. Le avete finanziate. Ricordo che è passato un ordine del giorno di Fratelli d'Italia. Tutto quello che infatti c'è scritto nel provvedimento al nostro esame, Presidente, era stato affrontato da emendamenti di Fratelli d'Italia alla legge di bilancio e ai vari provvedimenti precedenti. Copiate e male, perché non siete capaci. Le mascherine FFP2 le deve fornire, non basta stanziare il denaro; e guardate che servono mascherine per i ragazzi da cinque a sedici anni, perché le FFP2 normali non vanno bene per il loro viso; abbiamo affrontato questo tema in Commissione e in Aula e abbiamo approvato un ordine del giorno di Fratelli d'Italia con parere favorevole del Governo, ma non si vede la strada e non si capisce che cosa deve succedere.
Chiudo il mio intervento, signor Presidente - e la ringrazio del tempo concessomi - con la vicenda di un emendamento che invece è stato approvato. Dopo un intervento intero di lamentele e rampogne, è giusto anche che si chiuda con un moto di speranza, almeno uno, che deriva da un emendamento approvato, proposto dal sottoscritto e da Fratelli d'Italia, che mette a disposizione una certa cifra in partenza per le famiglie e i soggetti costretti a usare attrezzature tecnico-medico-sanitarie, i cosiddetti device, che assorbono energia e pertanto hanno grandi costi nella bolletta familiare. Ebbene, questo emendamento è stato approvato e ne siamo ampiamente soddisfatti.
Voglio quindi chiudere con un messaggio di speranza e di fiducia, ma che, a ben guardare, è ancora peggio, perché significa che qualche volta, quando capite, le proposte serie sapete anche affrontarle. Allora fatelo sempre, perché attraverso l'attività parlamentare - quella normale, non questa - i provvedimenti si possono solo migliorare e l'Italia può solo andar meglio, se le istituzioni funzionano. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatore Zaffini, non l'ho interrotta e normalmente non commento gli interventi dei colleghi. Tuttavia, voglio dare atto che quest'Assemblea è molto attenta e presente e che comunque c'è un lavoro svolto nelle Commissioni. Lei ha ovviamente tutto il diritto e la facoltà di commentarlo, ma la Presidenza in ogni caso ha altrettanta facoltà di sottolineare la presenza e l'impegno.
Parimenti, senza nulla togliere alle prerogative del Parlamento, che in questo momento lei rappresenta, devo comunque dire che il Governo oggi è presente, attento e prende nota. Senza nulla togliere al suo diritto di dissentire, lo ribadisco, questo è proprio uno di quei casi in cui il Governo è assolutamente presente, attento e partecipe.
Abbiamo anche apprezzato il tocco autobiografico sul suo percorso scolastico, del quale invece ho preso nota io.
È iscritta a parlare la senatrice Boldrini. Ne ha facoltà.
BOLDRINI (PD). Signora Presidente, signora sottosegretaria Cecilia Guerra, onorevoli colleghi, quando è iniziato l'iter di conversione di questo decreto-legge - l'hanno detto alcuni senatori intervenuti in precedenza - era il 27 gennaio e si era ben lungi dall'immaginare quello che sarebbe capitato e quello che stiamo vivendo oggi. Pensavamo ottimisticamente, anche con questo ulteriore decreto-legge che stiamo convertendo in legge, di poter dare ulteriore conforto e sostegno e sanare le tante problematiche economiche che si sono create a causa della pandemia. Mai avremmo pensato a ulteriori problemi e a quello che purtroppo sta succedendo in Ucraina - una guerra scellerata che si sta combattendo non lontano da noi e che viviamo con grande dispiacere - che hanno portato a ripercussioni sul nostro Paese. Il conflitto ha causato in primis la morte di tanti innocenti, nonché l'esodo di tanti profughi alla ricerca di luoghi sicuri, come lo è anche il nostro Paese. Si tratta di una situazione ancora in completo stravolgimento.
Il decreto-legge in discussione avrebbe portato ulteriori risorse a tutte le imprese che avevano chiuso, allo sport e ad ambiti che sono stati menzionati da altri colleghi. Ovviamente non è una soluzione definitiva ai tanti problemi; lo sappiamo. In ogni decreto introduciamo emendamenti e sappiamo che non saranno gli ultimi, perché ricorreremo a provvedimenti ulteriori, perché purtroppo una soluzione definitiva non c'è mai.
Io credo però che questo provvedimento abbia sicuramente portato e porterà, grazie agli emendamenti approvati, un po' di economia in più, ancorché non risolutiva. É stato fatto un grande lavoro e ringrazio davvero i colleghi che in Commissione hanno lavorato anche durante le notti. Questo si fa quando si converte in legge un decreto-legge: si valutano tutti gli emendamenti e i parlamentari, dando voce alle richieste dei cittadini, cercano di portare a compimento la norma, completandola e migliorandola, se possibile.
Visto il poco tempo a disposizione, mi soffermo su tre emendamenti che sono contenta siano stati accolti da parte del Governo e del Ministero dell'economia. Mi riferisco in particolare all'emendamento, cui hanno contributo anche altri colleghi con le loro proposte, che prevede per i Comuni delle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto che hanno subito il sisma del 2012 l'esenzione dall'applicazione dell'IMU, in analogia a quanto fatto per il sisma del 2016. Tali Comuni si vedono quindi prorogare questa esenzione fino alla fine dello stato di emergenza, ossia dicembre 2022. Fino al 2021 era stata garantita la possibilità per i privati proprietari di immobili resi inagibili dal terremoto di non versare l'imposta municipale. Questo mio emendamento, a prima firma di alcuni colleghi ma presentato anche dal PD, ha portato finalmente un po' di sollievo agli enti locali che non hanno visto il gettito IMU.
Passo ora ai temi di mia competenza, che sono quelli sanitari, ricordando anche io che già ci sono stati degli inserimenti in decreto per fronteggiare il Covid, come è stato detto prima per le scuole, con la fornitura di mascherine e test antigenici gratuiti per gli studenti. Penso anche all'articolo 20 che ha finalmente istituito un fondo indennizzi per le menomazioni derivate da vaccinazioni Covid che - se ricordate - per tanto tempo avevamo perseguito anche nei precedenti provvedimenti, non meno nella legge di bilancio. Qui lo vediamo scritto e, quindi, anche su questo tema c'è stato un accoglimento da parte del Governo. È anche vero - come diceva la collega Cantù, anch'essa membro della Commissione - che manca ancora il risarcimento per le famiglie dei medici deceduti. Su questo tema dobbiamo continuare a lavorare. Anche in questo caso c'è però stato un segnale di attenzione.
Ci sono delle cose importanti per quanto riguarda la sanità, in particolare la sanità digitale e il fascicolo sanitario. Finalmente si riesce a individuare un attore principale come Agenas, che a questo punto diventa anche riferimento importante per quanto riguarda tutti i dati che saranno contenuti nei fascicoli sanitari elettronici che finalmente le Regioni dovranno completare, ma anche con un accordo con l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Sappiamo infatti quanti di questi dati sono importanti per il nostro Sistema sanitario nazionale perché, essendo così sensibili, hanno anche un impatto in termini di cybersicurezza nazionale e richiedono un'attenzione particolare.
C'è un altro emendamento che desidero ricordare, con - anche in questo caso - un accoglimento e una correzione di quanto non inserito in legge di bilancio. L'emendamento 20.0.20 prevede la possibilità per gli oltre 270 assistenti sociali assunti nel Sistema sanitario nazionale con rapporti precari di essere stabilizzati. Ricordo che l'attività di questi assistenti sociali era in aiuto delle Unità speciali di continuità assistenziale (USCA), ma anche delle neuropsichiatrie infantili e dei consultori. Anche queste figure rientreranno nell'ambito della stabilizzazione prevista dalla legge di bilancio. L'accoglimento di questo emendamento darà quindi la giusta garanzia anche a queste figure professionali.
L'ultimo emendamento su cui intendo soffermarmi e che sono contenta sia stato accolto prevede che gli specializzandi, facendo convenzioni con le associazioni che fanno raccolta sangue, possano aiutare durante questa attività. C'è una mancanza di personale. Vediamo purtroppo tornare indietro i donatori che non possono donare. Voi sapete quanto è importante per noi questo atto di dono nei confronti di chi ne ha veramente bisogno; penso ai talassemici - per esempio - che hanno continuamente bisogno di ricevere delle trasfusioni. L'approvazione di questo emendamento darà agli specializzandi la possibilità di collaborare a questa importante azione.
Purtroppo il lavoro per uscire da questa crisi sarà ancora lungo, lunghissimo, e la sottosegretaria Guerra sa quanto si sta lavorando. Ma, a differenza di quanto si poteva pensare, l'obiettivo più grande - secondo me - quello che ci deve guidare, è avere un mondo senza guerra, per condividere tutto fra i popoli, la pace. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Perosino. Ne ha facoltà.
PEROSINO (FIBP-UDC). Signor Presidente, Governo, colleghi, mi soffermerò soltanto su alcuni articoli. L'articolo 26 (settore suinicolo, peste suina, indennizzi) stanzia 15 milioni di parte corrente e 35 milioni in conto capitale (o viceversa). Si tratta di 50 milioni, che possono essere tanti, ma non rispetto a quello che sta per succedere. Secondo me, la peste suina è incontenibile; se si allargherà alle Province vicine, a quelle di Alessandria e di Genova - ho qualche notizia proveniente da quelle parti - saranno miliardi. Il Governo prepari miliardi in qualche modo, stampi moneta, perché ci sarà da indennizzare non soltanto gli agricoltori, ma un intero settore (l'industria di trasformazione e quant'altro).
L'articolo 29 è sulla revisione dei prezzi. Ne abbiamo parlato tante volte: è un macigno che ci sta davanti, perché tutto quello che può essere stanziato (oppure la facoltà di usare i ribassi d'asta) e le somme a disposizione sono importi troppo piccoli rispetto a quello che sarebbe necessario quando c'è un incremento superiore all'8 per cento (anche del 15-20 per cento), soprattutto per certi fattori. Forse conviene spostare la validità dei contratti e delle opere e sospendere un po' per tranquillizzare i prezzi.
Mi sta particolarmente a cuore una questione, quella dei segretari comunali, all'articolo 13, per la quale avevo preparato un emendamento. Avevo suggerito che, nelle more delle procedure concorsuali, i segretari comunali in quiescenza dal 1° gennaio, dal 1° giugno o dal 1° ottobre 2021 o in procinto di essere collocati in quiescenza entro il 30 giugno o il 31 dicembre 2022, possano chiedere di essere richiamati in servizio o continuare il servizio per un periodo di dodici mesi dall'entrata in vigore della presente disposizione. È scritto in un italiano comprensibile anche all'italiano medio; io sono fautore di leggi che non si prestino al contenzioso, scritte in maniera che possano essere capite e attuate. Il Ministero ha redatto un emendamento, che è stato approvato gioco forza dalla Commissione e che è un po' più complicato - ma forse la natura di queste cose è così - in cui si dice che, a causa o per merito del PNRR, è ammessa un'assunzione di personale pari al 120 per cento rispetto al numero dei segretari che cessano dal servizio.
La categoria dei segretari comunali e provinciali è molto importante per gli enti, perché essi garantiscono la legalità e sono a supporto delle amministrazioni. C'è una classe sia anagrafica, sia di concorso, che sta per andare in pensione o che vi è già andata, per cui c'è un vuoto assoluto. Conosco delle situazioni - come credo le conosciate anche voi, cari colleghi - dove ci sono dei segretari incaricati per dieci, dodici o quindici Comuni e, per piccoli che siano, è molto difficile. Un emendamento suggerito dal Ministero dell'interno prevede che il corso-concorso duri quattro mesi e sia seguito da un tirocinio pratico di quattro mesi. Credo che sia validissimo, magari anche un po' di più; questo è uno spunto valido. Si prevede poi che una quota del 50 per cento dei posti sia riservata ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche che abbiano i requisiti; mi sembra che sia un di più, ma sta bene anche questo. In ogni caso, la questione dei segretari comunali è importantissima; proporrei delle soluzioni semplici, per garantire la continuità del servizio. Non c'è alcun costo in quello che ho chiesto, perché i segretari che tardassero ad andare in quiescenza non percepirebbero la pensione e sarebbero pagati dall'ente locale.
Sulla questione del famoso articolo 28 hanno parlato in tanti e mi ci soffermerò un attimo anch'io. La scadenza del 36 per quanto è successo - bisogna dirlo in anticipo - va spostata, anche per dare tranquillità al settore. La tranquillità è anche una questione di tranquillità dei prezzi, perché calma un po' la speculazione.
Faccio un accenno al decreto-legge n. 13, cosiddetto antifrode, che è stato recepito all'interno del decreto quadro: l'articolo 1, comma 2, prevede il codice identificativo univoco prima della cessione dei crediti, per la quale ho avuto rassicurazioni dalla sua collega Sartore in Commissione: il meccanismo a cura di Sogei è in moto, perché dal 1° maggio ci vuole il codice, altrimenti le pratiche si arenano.
Vi è poi la questione - come ha detto l'altro collega - delle asseverazioni false o incomplete che prevedono multe molto alte. Credo che dal bonus al 110 per cento bisogna prevedere una norma unica, un'uscita soft con una scadenza certa che dia la possibilità di finire i lavori e provare a ragionare, se possibile, e sovvertire un po' il principio della Ragioneria dello Stato per cui la quota da finanziare sia pareggiata dai maggiori incassi che determinano maggiori investimenti, mentre vanno a finire nel calderone dello Stato e non sono contabilizzati con questa finalità.
Da ultimo, spero che il maxiemendamento recepisca i 90 emendamenti approvati dalla Commissione. Sottolineo anch'io che per me la fiducia è una cosa seria, come diceva una pubblicità di anni fa. Bisogna quindi trovare, gradatamente, un altro metodo. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Faggi. Ne ha facoltà.
FAGGI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, senatori, non mi soffermerò sugli aspetti tecnici del provvedimento, perché sono stati ben espressi dai colleghi che mi hanno preceduto, i quali hanno toccato puntualmente articoli molto importanti del provvedimento che ci accingiamo a votare.
Sicuramente questa è una delle poche volte in cui ci è capitato un provvedimento che non ha risorse, come è stato ben detto dal relatore nella sua esposizione. Effettivamente, visti i diversi passaggi, ci è toccato cercare di legiferare su un articolato che portava un contenuto economico piccolo: 30 milioni. Questa sembra, di primo acchito, una situazione che possa dare un frutto povero, acerbo, che non ha significato. Invece, secondo me, è quando non ci sono i soldi o i soldi sono pochi che bisogna mettere tutta l'anima e il cervello per cercare di far uscire qualcosa di buono. Fin quando ci sono i soldi, si preparano gli emendamenti, 50 milioni di qua, 10 di là, 40 di là; si accontenta e non si accontenta, ma sicuramente è molto più evidente il risalto mediatico e politico rispetto al fare un emendamento, oppure allo sforzarsi nella tensione di produrre un emendamento senza supporto economico, che magari apre un ventaglio di possibilità e riesce a risolvere una serie di situazioni completamente bloccate.
A questo provvedimento sinceramente non ho presentato neanche un emendamento, ma ho seguito emendamenti di altri colleghi. Mi sono impegnata perché mi piaceva, perché era un provvedimento molto cerebrale. Nel suo modo di essere cerebrale, se molti di quegli emendamenti fossero stati presi in considerazione in modo ben preciso, sicuramente avrebbero sollevato e aiutato tantissime situazioni ancora irrisolte. Faccio un esempio: la senatrice Cantù ha parlato della questione dei medici, ma il suo era sicuramente un emendamento oneroso, per cui non poteva andare. Ma vi era anche l'emendamento della senatrice Alessandrini, che faceva riferimento a una serie di Comuni che hanno difficoltà economiche a chiudere un bilancio e dovevano trovare una formulazione giuridica per uscire da un impasse. Tra l'altro, si tratta di Comuni che oggi, in una situazione ulteriormente critica, perché abbiamo quasi la guerra in casa e si sono resi disponibili ad aiutare i profughi, oltre a dare i servizi essenziali, si troveranno in una condizione di incertezza. Non c'erano i soldi, ma bisognava sicuramente metterci la testa in maniera più approfondita. Faccio l'esempio di quello della collega Fregolent, che era già a posto e che non si sa per quale motivo, nonostante ci fossero i soldi e il via libera del Ministero, si è perso.
Torno allora a ripetere una cosa che ho già detto altre volte. Noi siamo in uno stato di emergenza economica, di salute, finanziaria e sociale. Dovremmo essere anche noi in uno stato di emergenza e mollare - e ripeto mollare - un attimo gli argini, non a livello istituzionale, spingerci un po' oltre e cercare di sistemare tutte quelle situazioni in cui, se per noi due mesi non sono niente, per quelli fuori invece sono tanti.
Concludo il mio intervento rivolgendomi al simpaticissimo collega Zaffini di Fratelli d'Italia, che ha sciorinato tutta una serie di situazioni molto negative su come noi non siamo capaci di fare di necessità virtù. Mi perdoni, però, collega, a parte l'Aula vuota, che non va bene e non riguarda solo lei, ma lei che è espressione della minoranza avrebbe dovuto avere tutta la claque dietro ad applaudirla fortemente per quanto ha detto, perché solo così ha significato quello che lei dice in relazione a ciò che il suo partito sostiene al di fuori e dentro quest'Aula.
Quanto agli altri non posso dire diversamente, perché effettivamente un provvedimento così, che non ha supporto economico, ma che ha forza per dare fuori, avrebbe dovuto vedere l'Aula piena, il sostegno ai relatori e alla Commissione, che ha cercato in tutte le maniere di fare quello che poteva, perché quelli che... (Il microfono si disattiva automaticamente)... devono assolutamente comprendere che il nostro non è un lavoro da stipendiati di alto lusso: siamo persone che cercano, almeno per quanto mi riguarda, di risolvere in tutte le maniere problematiche in emergenza. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Fenu. Ne ha facoltà.
FENU (M5S). Signor Presidente, il decreto sostegni-ter, date le circostanze recenti, sembra essere insufficiente a fare fronte alle necessità del Paese.
Il decreto-legge è stato pubblicato a gennaio in una situazione oggettivamente differente rispetto a quella attuale e si pensava che potesse essere la coda dell'emergenza da Covid-19.
Le esigenze sono oggi cambiate e aggravate da alcune complicazioni internazionali politiche ed economiche, che - ahimè - conosciamo. Mi riferisco alla guerra in Ucraina e alle sue conseguenze sull'economia mondiale, al caro energia, alle incertezze sull'andamento dei prezzi e alla crisi di approvvigionamento delle materie prime.
Emerge quindi l'urgenza di interventi più decisi in alcuni ambiti come il settore primario, quello della distribuzione e settori energivori, e ciò nonostante si sia riusciti ad agire sulla rottamazione-ter, evitando che migliaia di contribuenti e imprese venissero strangolati dalla fiscalità che - chiariamo - deve aiutare i cittadini e non ostacolarli.
Rispondo anche all'amico e collega De Bertoldi di Fratelli d'Italia, che ha sollevato una polemica che non interessa tanto i contribuenti sulla paternità l'emendamento. In realtà su questo tema un po' tutti, anche con gli altri Gruppi, ci siamo sempre trovati dalla stessa parte della barricata, e cioè dalla parte di chi difende in questo caso i contribuenti che sono indietro con i pagamenti. (Applausi).
Per quanto riguarda il Gruppo MoVimento 5 Stelle - come ben spiegato anche dal principale giornale economico - abbiamo iniziato a gennaio a indagare gli effetti dei mancati pagamenti nei termini della rottamazione-ter. E da quella interrogazione è emerso che il 43 per cento dei contribuenti non era riuscito a pagare le rate di dicembre, per cui l'emendamento era più che mai opportuno e ringrazio anche i colleghi della Commissione bilancio che lo hanno fortemente voluto.
L'effetto combinato di un aumento generale del costo dell'energia, delle difficoltà di approvvigionamento di materie prime e dell'inflazione ci fa rientrare in un'emergenza nel momento in cui stiamo uscendo auspicabilmente da un'altra. Chi più ne sta soffrendo sono le piccole e medie imprese nel settore degli autotrasporti, a cui urge dare una risposta immediata in questo momento. Il Governo, quindi, deve essere impegnato su questo.
Rispetto a quanto detto dal ministro Cingolani questa mattina, vorrei sottolineare alcuni aspetti positivi. Innanzitutto, mi preme evidenziare l'importanza del passaggio sulla accisa mobile. Credere, infatti, che il problema energetico sia una questione isolata dalle altre componenti della società è sbagliato, vista la natura regressiva delle accise. È evidente che il termine «regressivo» è stato utilizzato con facilità anche dal nostro Presidente del Consiglio per misure come il cashback, anche innocue da questo punto di vista - se vogliamo - mentre non ho sentito il termine «regressiva» accostato al termine «accisa». L'accisa è una delle imposte più antipatiche da questo punto di vista e deflagra quando andiamo incontro ad aumenti del costo del carburante come quello che stiamo vivendo in questi giorni e rischia di creare situazioni drammatiche per le nostre imprese. Lo stesso Ministero dello sviluppo economico ci ha confermato che il prezzo dei carburanti è composto dal 55 al 57 per cento da un'infinita lista di accise e dall'IVA. Per questo, una rimodulazione della tassazione, anche in virtù del maggiore importo derivante dall'IVA, è di fondamentale importanza, non fosse altro che per una questione di giustizia sociale: non possono pagare la crisi solo i cittadini.
Un altro elemento degno di nota è certamente lo sganciamento del prezzo del gas dal costo dell'elettricità e su questo bisogna essere chiari: le rinnovabili convengono. Oggi un altro spunto interessante è stato fornito dal ministro Cingolani: bisogna sganciare la costruzione del prezzo dell'energia elettrica da termoelettrico, che è quella più legata al costo del gas, dall'energia da fonti rinnovabili, perché ormai siamo arrivati a un punto della storia - per fortuna - in cui l'energia rinnovabile costa meno dell'energia fossile, per una semplice questione di esternalità positiva, di effetti sull'ambiente e di effetti sui portafogli dei cittadini. Oggi è ancora più importante che questa misura venga presa in tempi brevissimi, fin da subito, per godere degli incentivi naturali verso le rinnovabili.
Voglio anche ricordare, però, che per numero di installazioni fotovoltaiche siamo secondi in Europa, dietro la Germania, ma abbiamo meno della metà del suo installato (22 gigawatt l'Italia contro i 55 gigawatt della Germania). Questo è un enorme controsenso, dato che siamo a tutti gli effetti una potenza solare maggiore rispetto a tantissimi Paesi e, in questo caso, alla Germania. A livello di installazione pro capite, invece, siamo al decimo posto in Europa. La domanda, quindi, è per quale motivo si è così ostacolato il superbonus. Il Ministro ha parlato del pacchetto RePower EU, ma i pilastri di queste misure non sono il risparmio energetico, la diversificazione delle fonti energetiche, l'indipendenza che è stata citata. Quale altra fonte può passare se non dalle rinnovabili e non sono queste le ragioni fondamentali alla base del superbonus stesso?
A me sinceramente sorprende il fastidio che si prova verso il rendere autonomi i singoli cittadini. In Europa ci stanno seguendo e hanno capito che una delle strade principali da percorrere è l'indipendenza dei singoli, e quindi l'autoproduzione e l'autosufficienza energetica. È evidente che non risolve il problema dell'approvvigionamento energetico, ma è sicuro che riduce la domanda di energia. E non c'è bisogno di essere economisti per sapere che, nell'incrocio tra domanda e offerta, quando si riduce la domanda si riduce il prezzo. È una banalità, ma è alla base dell'economia. (Applausi).
I dati ENEA ci dimostrano quale sia stato il vero impatto del superbonus, al di là di tutte le narrazioni politiche di questi giorni. A gennaio gli interventi finanziati tramite il superbonus hanno consentito un risparmio di energia elettrica pari a oltre 3 milioni di megawatt: si tratta del fabbisogno energetico annuo di 1,1 milioni di famiglie.
Un altro punto importante evidenziato dal Ministro - lo sottolineo - è la liberalizzazione delle installazioni da rinnovabili fino a 200 chilowatt: una misura che deve essere strutturalmente accompagnata da un aumento delle detrazioni sui pannelli fotovoltaici e sui sistemi di accumulo.
I cittadini che spesso sono più intelligenti di chi li governa hanno capito da soli che in questo momento conviene rendersi più autonomi possibili rispetto ai soggetti che controllano l'energia. Il costo dell'energia è decisamente fuori scala: non è più giustificabile alcuna attesa, le valutazioni sono fuori tempo massimo e i cittadini non possono aspettare ancora.
In conclusione, è indispensabile che il Governo intervenga contro i fenomeni speculativi per tutte quelle filiere in ginocchio; altrimenti il rischio concreto è che si fermi il nostro Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Iannone. Ne ha facoltà.
IANNONE (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, i colleghi Calandrini, Zaffini e De Bertoldi hanno già detto quello che Fratelli d'Italia pensa del provvedimento in esame, ma mi sia consentito dire - avendo ascoltato con attenzione anche gli interventi dei colleghi degli altri Gruppi di maggioranza - che il provvedimento non soddisfa nessuno.
Il decreto-legge al nostro esame avrebbe dovuto trovare e dare altre risposte ai settori della vita della nostra Nazione, e invece il Governo manca di coraggio. La verità vera è che, per mettere in campo le risorse necessarie per dare risposte reali ed efficaci, si dovrebbero presupporre impegni economici di altra natura, o quantomeno scelte politiche che vadano nella direzione opposta rispetto a quella che il Governo ha scelto: un nuovo scostamento di bilancio. Lo diciamo con la credibilità di chi, pur essendo forza di opposizione, ha dimostrato di essere capace di votare questa necessità in altri tempi e momenti della pandemia. Non vogliamo aiutare il Governo - non ci convince mai, dal primo momento - ma non ci tiriamo mai indietro quando dobbiamo aiutare l'Italia e gli italiani.
Mi chiedo a cosa serva un'attività emendativa da parte della maggioranza, quando si è consapevoli - già dal principio - che non c'è possibilità di intervento, anche su questo provvedimento.
Oltre 2.300 emendamenti certificano in partenza che siamo al cospetto di un decreto-legge assolutamente insufficiente. Poi, attraverso il perverso - dico io - sistema delle segnalazioni, del confronto monco anche in Commissione - diciamoci la verità - questa attività serve soltanto a prendere in giro categorie e soggetti che, invece, aspettano legittimamente un aiuto da parte dello Stato. Si tratta di persone che in pandemia hanno continuato a fare il loro dovere con gravi difficoltà, e poco gli cambia se il provvedimento si chiami ristori o sostegni, perché non avete cambiato la filosofia di intervento.
I minuti che mi restano li voglio dedicare ad una questione che, come partito, abbiamo cercato di segnalarvi, nell'importanza che assume, cercando di stare almeno sull'emergenza, se non è possibile stare su una visione complessiva e strategica, che manca.
Tra quattordici giorni, il 31 marzo, oltre 55.000 persone, che hanno mandato avanti la scuola italiana, vedranno scadere il loro contratto. Mancano quindici giorni e ancora quelle persone, che - attenzione - servono allo Stato, non sanno se i propri incarichi saranno prorogati. Noi ci siamo battuti con un emendamento. Avevamo speranza che si potesse risolvere questa problematica, per fare in modo che la scuola italiana potesse andare avanti. Non ci sono le risorse, dopo che erano state date tante speranze e si era detto che anche altre forze politiche avevano presentato lo stesso emendamento.
Noi diciamo al Governo che ci vogliamo ancora credere. Lo dico al sottosegretario Guerra, cui devo riconoscere, con onestà intellettuale, che in altre occasioni ha dato testimonianza di sensibilità nei confronti delle problematiche della scuola. Noi siamo severi, ma siamo in grado anche di essere onesti intellettualmente. Faccio espresso riferimento alla questione che ha consentito, con un nostro emendamento, di dare uno scudo, civile, penale ed amministrativo ai dirigenti scolastici. Bisogna fare uno sforzo per prorogare questo personale a giugno del 2022. Non promettete ancora cose che non farete o soluzioni confuse, calciando la palla in avanti e dicendo loro che troverete le risorse nel DEF, per prorogare di un mese fino al 30 aprile... (Il microfono si disattiva automaticamente).
Diamo risposte a quelle 55.000 persone e alle loro relative famiglie, persone che sono andate a lavorare anche a 1.000 chilometri di distanza. Invece di dissipare miliardi in improduttivo reddito di cittadinanza e sussidi, facciamo in modo che chi ha lavorato, chi lavora e chi vuole continuare a lavorare nell'interesse dello Stato abbia la propria risposta. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Parente. Ne ha facoltà.
PARENTE (IV-PSI). Signor Presidente, mi sembra che i relatori e la relatrice abbiano riferito a quest'Aula che il provvedimento cosiddetto sostegni-ter abbia visto l'approvazione di 90 emendamenti in Commissione. Credo sia questa la testimonianza più importante del lavoro che è stato fatto in Commissione. Ringraziamo i relatori anche per quello che hanno riferito all'Assemblea, pur nelle difficoltà.
Di questi 90 emendamenti, noi siamo particolarmente felici dell'approvazione di uno all'articolo 21, dedicato al fascicolo sanitario elettronico. È stata approvata, a mia prima firma, una proposta che stabilisce che ogni prestazione sanitaria erogata da operatori pubblici, privati accreditati e privati autorizzati, sia inserita entro cinque giorni nel fascicolo sanitario elettronico.
Io mi rivolgo anche ai cittadini e alle cittadine in quest'Aula. Questa è una vera rivoluzione ed è la costruzione della sanità di oggi e della sanità del futuro. Il fascicolo sanitario elettronico è la nostra carta d'identità sanitaria, condivisa con i professionisti sanitari per garantire un servizio efficace ed efficiente. Ognuno di noi può seguire il proprio percorso di salute e avere un accesso ordinato e aggiornato.
Naturalmente sul fascicolo sanitario elettronico non si parte da zero. Ci sono molte Regioni e, quindi, anche qui scontiamo le differenze regionali. Ci sono 21 fascicoli sanitari diversi, ma con questo articolo 21, in generale, si mettono davvero le basi della sanità digitale e soprattutto si opererà con un linguaggio comune dei dati. Qui consiste la vera rivoluzione.
Con l'emissione dei dati anche da parte dei professionisti della salute che operano in ambito privatistico viene ulteriormente perfezionato e arricchito il profilo del paziente. Questo consentirà ai medici e a tutto il personale sanitario di avere in tempo reale un completo quadro clinico aggiornato, cioè la nostra storia sanitaria, con refertazioni di patologie, disfunzioni, terapie farmacologiche, interventi chirurgici pregressi, radioterapie, fisioterapie, tutto.
In prospettiva credo che sia di grande valore il fatto che questa norma sia stata approvata all'interno del terzo decreto-legge sostegni, perché dopo l'epidemia abbiamo il dovere morale, civico e sociale di mettere a posto la sanità. Cito alcune questioni di prospettiva: riuscire a evitare la frammentazione diagnostica e terapeutica; ridurre il peso derivante dalla mancata adesione ai piani terapeutici, soprattutto degli anziani; validare e implementare la prevenzione e quindi ridurre i fattori di rischio con stili di vita corretti; evitare ripetizioni di accertamenti recenti; controllo della spesa sanitaria; verifica e conoscenza costante di eventuali intolleranze e allergie ai farmaci, che saranno tutte riportate nel fascicolo sanitario elettronico; unicità del paziente rispetto ai presidi sanitari pubblici e privati; miglioramento delle competenze digitali fondamentali per la transizione sanitaria, nel panorama di una comunicazione digitale ad uso e consumo della cittadinanza, nell'ottica di una sempre più moderna e innovativa sanità digitalizzata; verifica continua, attraverso il fascicolo sanitario elettronico, della compliance terapeutica del paziente, monitorando parametri fondamentali, riconducendo di conseguenza anche i costi di cura del paziente, minimizzando i disagi dovuti agli spostamenti sul territorio e offrendo una qualità di vita e di cura nettamente migliori.
Con questo allargamento dell'obbligo di inserimento e di aggiornamento del fascicolo sanitario elettronico potremmo, infine, dare un grande aiuto al telemonitoraggio a domicilio dei malati, che consentirebbe di ridurre giorni di degenza, con un risparmio di costi sanitari, aumentando anche il tasso di sopravvivenza. Insomma, il fascicolo sanitario elettronico rientra nel progetto di una sanità efficace, moderna e uguale per tutti.
Non aggiungo quello che ha già detto la senatrice Boldrini sulle misure di indennizzo per gli effetti avversi del vaccino contenute nel provvedimento in esame, né sulla misura - grazie a un suo emendamento - per la stabilizzazione degli assistenti sociali. Ieri è stata la Giornata mondiale del servizio sociale e, quindi, un pensiero va a quanto gli assistenti sociali hanno fatto e fanno.
Vorrei fare solo poche battute in prospettiva. Stamattina abbiamo ragionato del costo del gas, ma è in corso anche un aumento del costo del pane e della pasta, anch'esso ingiustificato, come quello del gas, perché molta parte del grano è italiana. Dovremmo invece preoccuparci e quindi sostenere il settore dell'olio di girasole e di mais, prodotti in Russia e in Ucraina, di cui sicuramente avremo una carenza. Ricordo che l'olio di girasole contiene grassi insaturi, importanti per la nostra salute, e su questo dovremmo ragionare nei prossimi provvedimenti. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Margiotta. Ne ha facoltà.
MARGIOTTA (PD). Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, mai come in questa legislatura - lo dico anche per esperienza - si è sempre legiferato in un clima di emergenza. È accaduto più volte che decreti-legge approvati dal Consiglio dei ministri siano arrivati all'esame dell'Assemblea, in Senato o alla Camera, quando magari la situazione cui si faceva riferimento era già superata da avvenimenti successivi.
Il provvedimento in discussione non sfugge a questa considerazione, anzi mi pare la esalti. Come giustamente dicevano la collega Boldrini e tanti altri, questo provvedimento, nato in una certa fase, serviva a dare una risposta immediata alla nuova ondata pandemica, ma poi ci siamo ritrovati con avvenimenti altrettanto disastrosi. L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia di Putin ha cambiato gli equilibri mondiali e anche quelli economici di questo Paese. È, quindi, del tutto evidente che il decreto-legge in esame, che pure contiene disposizioni molto importanti e positive, anche nella direzione del caro energia e comunque di una situazione economica complicata, ha bisogno di altro; infatti un ordine del giorno della maggioranza chiede di reperire ulteriori risorse per un ulteriore provvedimento che sia di maggiore attualità.
Eppure in questo Governo abbiamo fatto cose buone. Ad esempio in questa sede è stato corretto il tema delle cessioni di credito che avevano messo un po' in difficoltà tutti gli operatori del settore dell'ecobonus. Abbiamo provato a dare certezza su tempi, metodi e modi.
Non siamo riusciti invece, come dicevo in premessa, ad affrontare il tema del cosiddetto caro materiali che riguarda l'edilizia. Dovremo tornarci nel cosiddetto decreto bollette in cui è già presente qualcosa. Anche nel provvedimento al nostro esame abbiamo messo qualcosa. Nel codice degli appalti, approvato la scorsa settimana, abbiamo messo qualcosa di più concreto, che però darà frutti tra un anno, un arco temporale troppo lungo. È evidente che sull'argomento bisognerà tornare e mi pare che sul tema ci sia convergenza di Governo, relatori e parlamentari.
Non vanno ignorate una serie di altre misure che abbiamo introdotto. La collega Parente ha parlato di oltre 80 emendamenti approvati. Sul punto tornerò nelle conclusioni. Abbiamo introdotto poi alcune misure importanti e significative. Mi attengo soprattutto alla materia di competenza e delle questioni di cui ci siamo occupati più direttamente con i colleghi della mia Commissione. Siamo intervenuti ad esempio apportando alcune modifiche alla disciplina della Commissione speciale valutazione impatto ambientale-valutazione ambientale strategica (VIA-VAS) per i progetti del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2030 (PNIEC) e del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNNR), presieduta dal presidente Atelli, come d'altra parte la Commissione generale VIA-VAS. Devo dire che fin qui vi è una chiara inversione di marcia nei tempi in cui tali Commissioni danno i propri pareri; cosa che va sottolineata perché in tanti altri casi si trattava esattamente del collo dell'imbuto. Abbiamo introdotto misure che la rafforzano. Avevamo chiesto anche un rafforzamento ulteriore, ma ci torneremo in altri casi.
Insieme a quasi tutti i Gruppi, abbiamo presentato ed approvato un emendamento sul trasporto pubblico locale, anche questo di grande importanza. Diamo cioè la possibilità di prorogare i contratti in essere fino al 2026, garantendo così un orizzonte temporale a società di gestione del trasporto pubblico locale, a condizione che esse investano in autofinanziamento delle proprie risorse che, sommandosi a quelle del PNRR, possano produrre un effetto moltiplicativo di grande importanza di qui al 2026.
Un altro importante emendamento riguarda le misure a supporto di Anas e delle imprese ferroviarie, di Ferrovie dello Stato, sia verso le imprese che trasportano merci, ma anche incrementando alcuni stanziamenti a favore di Anas per tener conto del calo di entrate dovuto negli anni scorsi alla minore circolazione.
Per quanto riguarda altri aspetti, da uomo del Sud, vorrei sottolineare l'importanza di un emendamento della collega Gallone, a cui ovviamente va il mio apprezzamento, che il Partito Democratico ha sostenuto fortemente in Commissione, a partire dal collega Manca che lo ha sottoscritto. Tale emendamento attribuisce 150 milioni di euro al Comune di Taranto per l'organizzazione dei Giochi del Mediterraneo. Si tratta di una misura molto importante. Ci avevamo provato con un emendamento presentato dal senatore Stefano durante la legge di bilancio, senza però riuscirvi.
Signor Presidente, infine, ma non per ultimo, segnalo un emendamento in favore dei medici che lavorano sulle navi mercantili o crocieristiche.
Concludo con quanto avevo accennato all'inizio: mi pare un ottimo segnale che anche in questo caso, come nel provvedimento approvato la scorsa settimana, ci sia un numero elevato di emendamenti approvati in Commissione. Questo, Presidente, colleghi e Governo, è il modo virtuoso di lavorare in Parlamento. Il Consiglio dei Ministri svolge il suo ruolo, noi abbiamo il compito di intervenire sugli atti, migliorandoli ovviamente senza snaturarli, ma dando il nostro contributo di idee, di intelligenza, di competenza e di lavoro. (Applausi).
Presidenza del vice presidente LA RUSSA (ore 17,30)
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Abate. Ne ha facoltà.
ABATE (Misto). Signor Presidente, onorevoli senatori e senatrici, qualche collega negli interventi che mi hanno preceduto si è posto questa domanda: dov'è il sostegno in questo decreto-legge? Il sostegno non c'è; c'è solo qualche boccata d'aria per qualche settore completamente in ginocchio. Qualche altro collega ha detto: abbiamo lavorato con il Governo. Ma chi ha lavorato con il Governo? Ancora una volta, anche in questo provvedimento, il Parlamento è stato completamente esautorato.
Ciò che sta accadendo in queste settimane non lo ripeto; a livello geopolitico l'abbiamo detto e l'hanno ribadito un po' tutti. Però quello che sta succedendo in agricoltura, materia di competenza della mia Commissione, ci fa capire quante scelte sbagliate sono state fatte negli ultimi anni anche nella politica agricola, sia nazionale che europea, ed ora ne stiamo pagando le conseguenze. Siamo infatti in balia di una incontrollata speculazione messa in atto sui mercati, che, da un lato, ha portato all'aumento esponenziale dei prezzi e, dall'altro, ha portato ad una carenza senza precedenti nelle materie prime. Le piccole e medie imprese della pesca e dell'agricoltura non ce la fanno più; non ce la fanno assolutamente a far fronte alle spese per il costo del gasolio e per l'acquisto delle materie prime, fosse anche solo per organizzare la prossima campagna produttiva.
In questo momento serve liquidità alle aziende. La liquidità alle piccole e medie aziende, sia agricole che ittiche, si sarebbe potuta assicurare con un emendamento da me presentato a questo provvedimento; un emendamento da me presentato, ma fortemente chiesto da tante piccole e medie imprese disperate che si sono organizzate in un coordinamento nazionale spontaneo (Copoi) del quale sono referente. Questo emendamento all'articolo 3 - lo troviamo all'interno del fascicolo degli emendamenti segnalati - chiedeva non un bonus o un regalo, ma semplicemente un finanziamento della durata di dieci anni garantito al cento per cento dall'Ismea, con ventiquattro mesi di preammortamento, tutto rapportato al fatturato dell'anno precedente, in modo tale che le aziende potessero chiedere dei piccoli prestiti con un tetto massimo di 30.000 euro: il minimo per poter garantire la prossima campagna produttiva. Naturalmente, questo emendamento è rimasto sul fascicolo degli emendamenti segnalati. C'è chi dice che non ci sono soldi, ma in una situazione del genere potremmo anche pensare a uno scostamento di bilancio.
Ebbene, tanti soggetti istituzionali da più parti si stracciano le vesti a difesa delle piccole e medie aziende agricole e ittiche, ma poi questi stessi soggetti collaborano e si coordinano per destinare ingenti somme di denaro ad infrastrutture magiche, costruite ad arte e ad hoc in tutti questi anni, nei cui meandri si perde tutto: soldi, progetti e quant'altro. Tutto questo senza che agli agricoltori arrivi almeno il costo di produzione; nemmeno quello abbiamo garantito in questi anni, tant'è vero che determinate filiere sono state abbandonate - parlo della filiera del grano e del mais - perché agli agricoltori non è stato assicurato il costo di produzione e adesso ci troviamo sotto scacco rispetto a tante situazioni e a tante filiere.
Quindi ancora una volta ho dovuto dire al mondo delle piccole imprese agricole e dei pescatori, che hanno fermato i loro pescherecci perché non ce la fanno a garantirsi il gasolio, che non ci sono soldi. Naturalmente la risposta che mi danno è questa: cara senatrice, quando i soldi li vogliono far uscire per indirizzarli dove vogliono loro, i soldi ci sono ed escono. Aiutatemi a rispondere a questo arcano. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Saccone. Ne ha facoltà.
SACCONE (FIBP-UDC). Signor Presidente, onorevoli colleghi, permettetemi anzitutto di ringraziare i relatori per il lavoro proficuo che insieme abbiamo fatto in Commissione bilancio nei giorni scorsi fino a notte.
Permettetemi però anche alcuni punti di osservazione che magari non vanno nell'indirizzo di esprimere solo un plauso, visto che non siamo qui ad auto-applaudirci, ma a cercare di evidenziare le criticità.
Evidentemente il decreto-legge in esame è nato in un tempo non sospetto, precedente alla guerra, e già di per sé non arrecava dei grandi benefici alla qualità di vita dei cittadini. Certamente con lo scoppio della guerra i suoi effetti sono diventati risibili.
Lo voglio dire con estrema franchezza: ho la sensazione che, a questo punto, la risposta del Parlamento e del Governo sia molto lenta rispetto ai problemi che si vivono quotidianamente fuori da questo Palazzo. Immagino che ciascuno di noi vada sui territori e incontri le persone, le famiglie e le aziende. Non ve ne è una che esprima soddisfazione per quello che si sta facendo qui dentro. Dobbiamo dircelo e chiederci il motivo, visto che qui si sta lavorando molto e si stanno spendendo tanti soldi.
Dico una cosa con estrema chiarezza e collegandomi a quanto detto da alcuni senatori che mi hanno preceduto. Se devo rievocare i lavori della Commissione, francamente alcune delle sue dinamiche sono apparse risibili o distanti dalla realtà, quella vera e reale che c'è fuori da questo Palazzo. Dire di no semplicemente perché la relazione tecnica non è pervenuta è ridicolo e fuori dal mondo e vuol dire non capire quello che sta accadendo fuori di qui. Dire di no semplicemente perché non si è fatto in tempo a fare un'istruttoria è inaccettabile.
Dobbiamo dircelo con chiarezza: in questo Paese c'è la separazione dei poteri e il Parlamento deve avere una sua dignità. Se il Parlamento non è in grado di far rispettare la sua dignità, la colpa non è del Governo. Questo deve essere chiaro a tutti quanti noi. Non siamo qui lo scendiletto di alcuno. Se non siamo in grado di difendere le battaglie che, da fuori, portiamo dentro il Palazzo e al Governo siamo del tutto inutili. Non è tollerabile che ci sia una relazione tecnica non pervenuta.
Si dice che noi difendiamo le aziende. Quali aziende? Quelle con fatturato sopra i 50 milioni di euro? Quelle aziende non sono la spina dorsale del Paese. In diverse occasioni abbiamo presentato emendamenti per rafforzare il patrimonio delle medie imprese e più volte ci è stato detto che l'istruttoria non si è completata. Questo è inaccettabile. Poi usciamo da qui e facciamo dichiarazioni per la difesa delle imprese e delle famiglie, mettendoci così la coscienza a posto.
Chiedo al Governo e soprattutto al Parlamento di essere coerenti quando lanciamo i moniti, perché altrimenti rischiamo di fare la sceneggiata per cospargerci la testa di cenere. Abbiamo il decreto sulla patrimonializzazione a favore delle aziende e ci sono i soldi presso Invitalia. Sono tre mesi che si chiede al Governo di dare attuazione al decreto. La proroga è stata concessa, ma non alle aziende con fatturato da uno a 50 milioni, bensì solo a quelle sopra i 50 milioni. Quante sono le aziende in Italia con fatturato sopra i 50 milioni?
L'altro tema che ho posto in Commissione riguarda le strutture sanitarie. Tutti gli assessori regionali alla sanità hanno chiesto alle aziende private e pubbliche di costruire degli edifici per l'emergenza. Dopo tanti tagli e chiusure di tante ospedali ci siamo resi conto che non sono sufficienti. A Roma il San Carlo di Nancy e il San Camillo hanno realizzato delle strutture, ma il 31 marzo scade l'emergenza. Che fine fanno queste strutture? Il primo funzionario dell'ufficio edile di un qualunque Comune che si alza e va a fare un'ispezione è costretto a chiedere l'immediata rimozione della struttura. Anche in questo caso non c'è stata la possibilità di intervenire per dare loro certezza e, come per tutte le cose belle che avvengono in questo Paese, bisogna sempre creare l'incertezza, perché nell'incertezza spunta fuori il provvedimento di emergenza. Forse talvolta potremmo prevenire l'emergenza e sarebbe molto più semplice di quanto appare.
Io mi auguro che il Governo adotti nei prossimi giorni provvedimenti seri e concreti, perché non ci si rende conto che la bolletta del gas è già arrivata e che i nostri concittadini non possono aspettare che ci sia la relazione tecnica per avere un minimo di supporto da questo Governo. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rivolta. Ne ha facoltà.
RIVOLTA (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, rivolgo innanzitutto dei doverosi ringraziamenti a tutti i membri del Governo che hanno seguito il provvedimento, in particolare al sottosegretario Sartore, che è sempre stata presente, facendo la spola con il MEF, e ai relatori.
Come è stato detto già da altri, sembra un po' anacronistico lavorare su un decreto-legge superato nei fatti dagli eventi. Ma in questi due anni c'è stata un'accelerazione di eventi che hanno sconvolto il normale andamento della vita delle famiglie, delle imprese, dello Stato e dei Comuni. Occorre quindi andare veloci e cercare di intervenire con provvedimenti puntuali e con una celerità volta proprio a evitare che il sistema salti. Abbiamo visto che l'inflazione ha cominciato a crescere, dopo anni di livelli costanti; il rischio è quello che all'inflazione si aggiunga anche la stagnazione, che è la peggiore delle condizioni economiche.
Ma veniamo a quanto contenuto nel decreto-legge sostegni-ter e soprattutto agli emendamenti che hanno migliorato il provvedimento. Innanzitutto si è dato seguito a quanto già fatto in legge di bilancio per l'assunzione di personale, dove era stata prevista, nelle Forze di polizia e in altre categorie, con un emendamento che prevede lo scorrimento delle graduatorie degli allievi agenti di Polizia. Da molte parti c'è la richiesta di aumentare il numero e la presenza delle Forze di polizia, per la sicurezza delle città, per l'emergenza Covid, per l'ingresso dei profughi ucraini e per mille altre cose; evidentemente poi bisogna anche assumerle queste persone.
Va anche bene l'approvazione di diversi emendamenti che riguardano il settore turistico. Ricordiamo che il turismo rappresenta il nostro petrolio, perché è davvero la nostra ricchezza. Quindi vanno bene gli stanziamenti a fondo perduto per i bus turistici e per le guide turistiche, ma anche l'esonero dal versamento dei contributi previdenziali riservato ai tour operator e alle agenzie di viaggio.
E ancora la rottamazione-ter: questo è uno degli argomenti sui quali la Lega ha sempre insistito, perché, in assenza di un intervento, ciò avrebbe causato il default di tantissimi artigiani e commercianti (si parla di 600.000 persone). Quindi è una cosa assolutamente positiva. C'è stata anche la proroga dei termini per l'approvazione del rendiconto e del bilancio consolidato 2021 in materia di rendicontazione del Servizio sanitario regionale (un aiuto alle Regioni). C'è stato poi, durante la trattazione, un episodio che riguarda i contratti di somministrazione. Nonostante vi fossero due emendamenti di Forza Italia e della Lega proprio su questo argomento, i quali avevano ricevuto il parere favorevole sia da parte del competente Ministero del lavoro, sia da parte del MEF, c'è stata una proposta di proroga di soli tre mesi, quando invece gli emendamenti prevedevano di eliminare il termine del 30 settembre. Questa proposta è stata votata da tutta la Commissione, ad eccezione del Gruppo della Lega, che ha votato in modo contrario. Pensiamo infatti che in questo momento di grande crisi del lavoro occorra difendere il lavoro e non facilitare licenziamenti. (Applausi). Ricordo che sono a rischio 110.000 posti di lavoro e recentemente sono stati licenziati 450 interinali da Poste Italiane.
Questo è quello che purtroppo è successo ed è incomprensibile, ma voglio ancora ricordare brevemente quello che non è stato fatto, Presidente: c'era un emendamento del collega Arrigoni circa la qualificazione delle imprese, un emendamento non oneroso e importantissimo che ci hanno chiesto tutte le categorie del settore edile, perché avrebbe permesso di escludere tutte quelle imprese che sono nate come funghi senza personale, quella zona grigia nella quale poteva risiedere anche l'aspetto truffaldino. Questo emendamento, come altre proposte, non è stato portato a termine ed è stato un errore enorme, perché lo attendevano tutti e perché avrebbe premiato gli imprenditori seri che con fatica continuano a stare in piedi e a dare lavoro per davvero.
Vi erano poi altri emendamenti, come quello del collega Briziarielli, che prevedeva misure per gli organi preposti all'attività di vigilanza e controllo ambientale, o quello della senatrice Cantù sull'attività libero professionale del personale sanitario. Non è possibile che con il lavoro così importante che è stato fatto, nonostante tutti i limiti di tempo, dettati della fretta o dalla situazione - come dicevo prima - anacronistica, non si riesca a portare a termine l'iter di alcune proposte assolutamente buone e positive, perché non arrivano fisicamente, all'ultimo secondo, gli emendamenti. Su questa cosa dovremo intervenire in modo approfondito. Non è accettabile. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Dell'Olio. Ne ha facoltà.
DELL'OLIO (M5S). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe senatrici e colleghi senatori, il mio intervento di oggi verterà su due punti: la soddisfazione per il passaggio di un emendamento che ritengo importante per aiutare i Comuni e la delusione per come sono andati i lavori emendativi del presente decreto-legge.
Certo, ci sono tante cose positive nel decreto, altre che avremmo voluto correggere, altre che abbiamo corretto e altre che abbiamo introdotto, ma su una cosa possiamo essere tutti d'accordo ed è che questo decreto è ormai superato dalle situazioni in corso, la guerra in Ucraina, e dalle complessità acuite dal conflitto - acuite perché c'erano già prima - che impattano sugli italiani. Una fra tutte è il caro bollette, che è affrontato ma non è risolto in questo decreto e avrà bisogno di ulteriori interventi che sono stati peraltro già annunciati.
L'intervento di questo decreto, con cui si stanziano 1,7 miliardi per il caro bollette, segue gli ulteriori 3,8 miliardi stanziati in legge di bilancio, ma sappiamo che servirà solo a tamponare la situazione esistente e che bisognerà intervenire in maniera strutturale e definitiva per risolvere il problema della dipendenza energetica dell'Italia dagli approvvigionamenti esteri. Proprio questa mattina il ministro Cingolani è venuto a riferire qui in Aula sulle problematiche relative al costo degli approvvigionamenti e sappiamo che dovremo agire sia sul fronte dell'aumento della produzione di gas italiano e dell'approvvigionamento da altri Paesi, sia sulla spinta per le rinnovabili, semplificando le procedure di installazione degli impianti.
Cominciamo dalle parti positive: con un emendamento del MoVimento 5 Stelle da me presentato abbiamo dato una mano a una parte di quei 3.000 piccoli Comuni, su quasi 8.000, che subiscono da anni la mancanza di segretari comunali. Non ce ne sono a sufficienza, alcuni devono addirittura saltare da una sede all'altra, su quattro sedi. Ora non voglio entrare nel tecnicismo dell'emendamento, ma di fatto con la modifica da noi proposta i segretari di fascia C, quelli che sono abilitati ad esercitare nei Comuni fino a 3.000 abitanti, che sono - ricordo - il 56 per cento dei Comuni italiani, potranno esercitare anche nei Comuni fino a 5.000 abitanti, cioè il 70 per cento dei Comuni.
Questo permette anche ai segretari già in servizio di aggregare più Comuni fino a tali limiti.
Con questo emendamento, quindi, da subito più di 500 Comuni italiani potranno dotarsi finalmente di un segretario comunale, una figura cardine che assicura la direzione apicale degli uffici nel rispetto della legalità, una figura indispensabile per aiutare questi enti in un momento in cui il PNRR dovrà essere portato avanti. Questo è un primo passo, ma una soluzione definitiva andrà trovata. (Applausi).
Come dicevo prima, il decreto porta all'interno un grande punto positivo del MoVimento 5 Stelle, anche se non posso definirla una vittoria, perché siamo amareggiati per quello che vedremo in seguito essere l'altra faccia della medaglia.
Nel decreto il Governo ha inserito un emendamento che nasce dalla pressione esercitata nel mese scorso, soprattutto dal MoVimento 5 Stelle, immediatamente dopo la pubblicazione del decreto sostegni-ter. Nel provvedimento era stato introdotto il famigerato articolo 28, quello che di fatto bloccava tutte le cessioni successive alla prima dei crediti d'imposta dei bonus edilizi, fra cui quelli del superbonus.
Il mercato si è immediatamente bloccato. Poste e tutti gli operatori bancari non hanno più rilevato i crediti e questo stop è stato dato dal Governo sulla base della valutazione errata che la maggior parte delle frodi, quantificate in circa 4 miliardi, fossero imputabili al superbonus. Peccato che, a seguito di una nostra richiesta, durante l'audizione dell'Agenzia delle entrate, il direttore Ruffini ha dovuto dire che solo il 3 per cento delle frodi era imputabile al superbonus (Applausi).
Se poi andiamo a considerare i 130 milioni sul totale di oltre 13 miliardi di euro di crediti d'imposta già richiesti stiamo parlando dell'1 per cento, una percentuale che potrei definire fisiologica, su cui certo bisogna intervenire, ma non bloccando, perché a questo punto con lo stesso criterio dovremmo smettere di far viaggiare gli autobus pubblici perché c'è qualcuno che non paga il biglietto. (Applausi).
Come dicevo, quindi, il Governo ha dovuto riconoscere di aver fatto un errore clamoroso, lo ripeto, clamoroso, perché ha preso una decisione che ha di fatto bloccato tutto - e lo si sapeva - senza guardare ai dati specifici dei singoli bonus. Pertanto in fretta e furia, in base alle pressioni che ha ricevuto, ha dovuto emanare questo decreto trasposto in emendamento nel decreto sostegni-ter, che ha ripristinato le cessioni, anche se in maniera limitata.
Ma il Governo, ed è questa l'altra faccia della medaglia, quella per cui sono e siamo delusi, non ha valutato - e poco importa se non ha voluto valutare o se non è riuscito a valutare - nessuno dei quasi 50 subemendamenti al decreto, emendamenti presentati da tutti i Gruppi politici, alcuni dei quali addirittura non onerosi, che avrebbero fluidificato il sistema.
È chiaro che siamo in un periodo che possiamo definire di ingorgo normativo. Sappiamo che a breve sarà discussa una serie di provvedimenti fra Senato e Camera e come MoVimento 5 Stelle intendiamo riproporre le nostre soluzioni: continueremo a discuterle e a sottoporle al Governo e ai Ministeri. Dico chiaramente che a noi andrebbe anche bene se il Governo le valutasse, le facesse proprie e le inserisse direttamente nei provvedimenti, perché sono proposte che servono a facilitare la vita dei cittadini e delle imprese.
Avevamo proposto, per esempio, una soluzione per evitare il limbo in cui finiscono i crediti d'imposta che non vengono accettati dai soggetti cessionari. Avevamo proposto in particolare che, decorsi trenta giorni, in maniera automatica venissero rilasciati, così che il cedente potesse decidere per un'altra strada, magari anche per utilizzarli in compensazione fiscale, ma neanche un emendamento di buon senso come questo e a costo zero è stato valutato.
Allo stesso modo, non è stato valutato quello che avrebbe permesso agli istituti di credito di effettuare un'ultima e definitiva cessione nei confronti dei propri clienti per l'utilizzo nel pagamento dei propri debiti fiscali. Questo avrebbe permesso alle banche, specialmente alle piccole, che magari non comprano più perché sono vicine alla loro capacità fiscale, di evitare di essere sottoposte alle pressioni nelle riduzioni dei prezzi di acquisto dalle grandi banche, come credo che stia già accadendo.
In quest'ultimo anno di legislatura andremo avanti praticamente solo per quella che un tempo era definita decretazione di urgenza e che ora possiamo definire decretazione normale nel senso statistico del termine. Se però non si trova un meccanismo per permettere al Parlamento di intervenire in maniera costruttiva, chi continuerà a farne le spese saranno i cittadini e le imprese. Qualsiasi azione da parte del Governo che, di fatto, riduca il dibattito parlamentare e l'analisi delle proposte emendative ai decreti non fa il bene del Paese.
Abbiamo presentato un ordine del giorno, come maggioranza, che impegna il Governo a intraprendere una serie di azioni che non sono state inserite in questo decreto né nella versione originaria, né nel corso dell'iter in Commissione. Non sto qui a riproporle, ma mi auguro davvero che il Governo possa partire da questo documento per fare proprie le azioni che stanno a cuore in primis a cittadini e imprese e a praticamente tutto l'arco parlamentare, perché in tempi difficili occorre mettere da parte le aspirazioni personali e sintetizzarle in azioni che servono a far riprendere questo Paese e a farlo correre. Riuscire a portare a termine i progetti del PNRR è una sfida troppo importante che non possiamo perdere e l'apporto e la centralità del Parlamento, come ha anche ricordato il presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento, è fondamentale. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Come stabilito dalla Conferenza dei Capigruppo, rinvio il seguito della discussione del disegno di legge in titolo ad altra seduta.
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
ZAFFINI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZAFFINI (FdI). Signor Presidente, è la prima volta in questa legislatura che chiedo di intervenire su argomenti non iscritti all'ordine del giorno, in quanto mi vedo costretto a sollecitare, attraverso questo mezzo, la risposta a una interrogazione a mia prima firma che abbiamo presentato al Governo nello scorso febbraio su una circostanza rilevante come i decessi da Covid. Si tratta di un argomento sul quale si sarebbe dovuta impegnare una Commissione d'inchiesta, se ce l'avessero lasciata istituire, perché tutti i Parlamenti europei hanno messo a disposizione dei propri cittadini delle Commissioni di inchiesta parlamentare che facessero luce sui tanti aspetti della pandemia e dell'emergenza che ne è conseguita, ma non l'Italia. Ci sono le Regioni che in Italia hanno istituito Commissioni di inchiesta, ma il Parlamento no, perché c'è l'emergenza (questa è la motivazione per cui non si può istituire una Commissione d'inchiesta parlamentare). Ebbene, i cittadini giudicheranno al riguardo.
Uno dei primi temi che una ipotetica Commissione d'inchiesta avrebbe dovuto affrontare è l'eccesso di mortalità nel nostro Paese rispetto al panorama europeo: i nostri morti per Covid sono i più numerosi. Dall'altro lato, Presidente, le nostre misure di contenimento delle libertà - con i conseguenti morti economici - sono quelle che hanno dato la maggiore mazzata all'economia nazionale, perché il nostro PIL è quello che ha subito la maggiore decurtazione. Su questi due dati, Presidente, abbiamo interrogato il ministro Speranza e vorremmo avere risposta, posto che proprio su «la Repubblica» è stato pubblicato un articolo che cita un rapporto di «The Lancet», che rispetto ai temi sanitari è una sorta di Vangelo, basato su uno studio mondiale che analizza puntualmente i decessi per Covid di tutto il mondo e rileva che in Italia, rispetto a quelli registrati che sono oltre 160.000, ce ne sarebbero 120.000 in più. Non so quale sia la verità, non la voglio neanche immaginare, ma voglio che me la dica il nostro Ministro della salute rispondendo all'atto di sindacato ispettivo 3-03124, presentato nella seduta n. 407 del 23 febbraio 2022.
LONARDO (Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC))). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LONARDO (Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC))). Signor Presidente, colleghi, nei giorni scorsi ho presentato - all'attenzione del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili - un'interrogazione al fine di chiedere chiarimenti ed eventuali e conseguenti urgenti interventi in autotutela con riferimento alla decisione di non ritenere ammissibili due richieste di finanziamento formulate nell'interesse delle aree interne della Campania e in particolare per il distretto idrico Calore Irpino ovvero per le province di Benevento e di Avellino, per un importo pari a circa 56 milioni di euro, con riguardo all'avviso pubblico avente ad oggetto la riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell'acqua, compresi la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti.
Tenuto conto che, per esperienza personale - come magari avrà anche sentito dire - le interrogazioni non hanno quasi mai risposta, ho ritenuto di far giungere la mia voce forte e chiara al Ministro attraverso questo intervento di fine seduta.
Il territorio del distretto Calore Irpino rappresenta, con le sorgenti di Caposele, Cassano Irpino, Cesinali, Serino ed altre, presenti nella provincia di Avellino, e con la Diga di Campolattaro presente nella provincia di Benevento, uno dei bacini idrici più importanti d'Italia e d'Europa dai quali proviene la risorsa idrica servita oggi e che verrà servita in misura sempre maggiore in futuro a milioni di cittadini tra Puglia e Campania. Tale area interna della Campania non può essere solo depredata della propria preziosa risorsa idrica senza ricevere quantomeno la possibilità di migliorare l'efficienza delle reti di distribuzione dell'acqua a servizio del territorio. Non si può condividere pertanto che tutto venga risolto con la laconica motivazione che la proposta non risulta ammissibile, atteso che l'EGA ha dichiarato di non aver ancora ultimato le verifiche in ordine alla conformità dell'affidamento.
L'ente idrico campano aveva fornito anche riscontri, rassicurazioni e proposte al Ministero e in ogni caso è assurdo che, pur in presenza di proposte progettuali di ottimo livello, non si ritenga neanche di valutare le stesse nel merito per inserirle nella relativa graduatoria, bensì solo di ricorrere a un orpello formale per escludere tale progettazione anche da una valutazione di merito.
A prescindere dai due gestori che avevano predisposto le progettazioni per il tramite dell'ente idrico campano, Alto Calore SpA. e Gesesa SpA., i due maggiori gestori operanti attualmente il distretto idrico Calore Irpino, in attesa della gara per l'individuazione del gestore unico del servizio idrico integrato, a patire l'epocale e gravissimo danno saranno i cittadini di quel territorio, che perderanno così una grande occasione irripetibile per una questione burocratica, priva di ratio giuridica, logica e di buonsenso.
È ovvio che l'ente idrico campano sarebbe il garante della realizzazione del progetto in discussione in caso di finanziamento, anche a prescindere da un prossimo eventuale cambio di gestore che potrebbe concretizzarsi a seguito di gara e nel subentro di un nuovo soggetto ai due proponenti Alto Calore e Gesesa.
Al Ministro dico che i finanziamenti sono per il bene dei cittadini e del territorio e non delle società che hanno redatto i progetti, ed è a quei cittadini e a quei territori che il Ministero farebbe un gravissimo danno.
Chiedo che si ponga urgentemente rimedio secondo giustizia prima che sia troppo tardi. Chiedo quindi che sia effettuata una valutazione nel merito delle due proposte progettuali in questione con la relativa attribuzione di punteggio e l'inserimento nella graduatoria. Poi, si vedrà se le proposte si riveleranno degne di ricevere l'intero finanziamento richiesto, una quota dello stesso oppure nulla.
Ringrazio il signor Ministro - e ringrazio anche lei, Presidente - che sono certa dimostrerà rispetto per i tanti cittadini delle province di Benevento e di Avellino e solo in questo modo potrà dire di aver agito secondo una sostanziale e reale giustizia. (Applausi).
GRANATO (Misto). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRANATO (Misto). Signor Presidente, ho deciso di dare voce ad alcune persone che, purtroppo, a causa delle vaccinazioni stanno subendo eventi avversi molto gravi che nessuno ascolta, tanto è vero che si è costituito un comitato che si chiama così, «Ascoltami», proprio perché non hanno, purtroppo, alcuno sportello dedicato, alcun sostegno dalle istituzioni da nessun punto di vista.
«Sono la mamma di una ragazza di quindici anni, N , una ragazza sportiva, sana che fino al 2 di settembre 2021 aveva un sogno, fare la ballerina. Per questo frequentava lontano da casa un'accademia di danza per la quale però sarebbe servito il green pass per poter continuare a studiare. Decide dunque di fare la prima dose di Moderna, quella mattina è iniziato il nostro incubo. Pochi minuti dopo l'inoculazione, N inizia a star male: mal di testa, male al braccio e una debolezza che si propagava col passare dei minuti. Viene stesa su un lettino e portata al pronto soccorso. Man mano che passavano le ore, N non si reggeva nemmeno più in piedi. Due visite neurologiche, analisi e TAC rivelano niente di anormale e quindi viene sottoposta a visita neuropsichiatrica.
La mattina dopo viene dimessa in uno stato ancora pietoso, con la diagnosi di ansia. La porto a casa in braccio e per due settimane ho dovuto imboccarla e aiutarla in tutto, perché lei non riusciva a muoversi. Il braccio non si alzava più e le gambe non reggevano. I medici mi rassicuravano che sarebbe passato presto e di darle paracetamolo.
Prenoto una visita neurologica, dove mi viene consigliato il ricovero. Una settimana in ospedale, con flebo di paracetamolo e diverse visite psichiatriche senza alcun miglioramento. Chiedo che le venga somministrato cortisone, almeno per far passare il dolore al braccio e vedere se si muove. Niente, mi viene negato tutto. Per loro la diagnosi è chiara: deve andare dallo psichiatra. Ma io conosco bene mia figlia. Non è pazza e se dice di star male sta male davvero.
La faccio dimettere e la porto a casa, senza alcun miglioramento. In quel momento mi sono ritrovata davanti a un buco nero: chi mi aiuta? A chi mi rivolgo? Siamo ormai a novembre e N ha già perso mesi di scuola di danza. Decido di andare al centro vaccinale a chiedere aiuto. Fortunatamente, lì ho trovato medici che hanno capito la situazione, confermandomi che mia figlia stava male davvero, ma che purtroppo non sapevano cosa fare.
Si sono susseguite varie visite neurologiche, allergologiche e cardiologiche. Il risultato è che N ha un disturbo funzionale neurologico, causato dal vaccino, e probabilmente ha avuto anche la miocardite. Dovrà fare ancora risonanza magnetica per conferma. (Il microfono si disattiva automaticamente).
Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione a depositare il mio intervento agli atti.
PRESIDENTE. La Presidenza la autorizza in tal senso.
BINETTI (FIBP-UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BINETTI (FIBP-UDC). Signor Presidente, colleghi presenti in Aula, io sono qui a ricordare che una delle responsabilità concrete del Governo è rispondere alle interrogazioni dei parlamentari. In questo momento, sono qui a ricordare con precisione due interrogazioni, che hanno come oggetto specifico la capacità e la possibilità di intervenire sul fumo, considerando come fumo anche quello nelle nuove e più moderne formazioni, per esempio il fumo da tabacco riscaldato, per non rimanere fuori dalla concretezza della mia denuncia.
Sono elementi che concorrono a creare una condizione che potrebbe, e di fatto è dimostrato, essere propedeutica alla possibilità di ammalarsi di cancro. Io oggi chiedo con chiarezza che possa ottenere risposta questa mia interrogazione, la 4-02548, anche per fare chiarezza su queste nuove forme di fumo.
Il motivo concreto del mio intervento di fine seduta è che ieri c'è stata la pubblicazione della documentazione a livello europeo sul cancro e sulle evoluzioni che oggi noi possiamo considerare capaci di illuminare, prima, di più e meglio, questa patologia, che rappresenta comunque una delle maggiori cause di mortalità ancora oggi.
Tra i fattori che predispongono al cancro, sapevamo tutti che c'era il fumo, ma era escluso che il fumo potesse riguardare anche le nuove forme, i nuovi modelli di fumo. Ciò è tanto vero, signor Presidente, ed è il motivo per cui da tempo porto avanti questa battaglia, che il fumo da tabacco riscaldato gode di un'agevolazione fiscale, che raggiunge il 70 per cento, con la premessa che questo fumo non nuoce alla salute.
Il documento di ieri del Parlamento europeo, documento approfondito, analitico, concreto e preciso mostra che questa relazione esiste. Allora, vorrei, in primis, la risposta all'interrogazione 4-02548; in secondo luogo, vorrei avere giustizia sul piano delle politiche fiscali, che concretamente queste forme di fumo paghino una aliquota più alta nella loro tassazione; in terzo luogo, vorrei che all'opinione pubblica venisse detto con chiarezza che fumare fa male, anche se questo fumo è legato al tabacco riscaldato.
BRUZZONE (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRUZZONE (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, l'ultima volta che ho trattato questo tema ho detto che speravo di non doverlo più fare; ho lasciato correre parecchi incidenti, ma oggi sono costretto a riprendere un tema veramente brutto: l'ennesimo morto, l'ennesima persona che non c'è più. Qualche giorno fa, poco dopo la mezzanotte, lungo la strada statale 693 di San Nicandro Garganico, un imprenditore agricolo di Lesina, del Gargano, ha perso la vita perché lungo la sua strada ha trovato degli animali che non dovevano esserci. Era la seconda volta: circa un anno prima aveva demolito la macchina, ma se l'era cavata, in questo parco del Gargano dove forse manca una corretta gestione faunistica (essendo un parco) e succedono cose di questo genere, come in tante altre parti d'Italia. Desidero ricordarlo insieme a tutti gli altri. Non c'è più, è morto. Un paio di cinghiali si sono fatti male.
Qualche sera fa un nostro collega, il senatore Briziarelli, ha rischiato di fare la stessa fine; ne è venuto fuori per miracolo, un cinghiale si è fatto male. Noi stiamo dalla parte di Gino Turco, imprenditore morto che non c'è più, e dalla parte del senatore Briziarelli. Non stiamo dalla parte dei cinghiali.
In questo Paese sta avvenendo un fenomeno strano. La scienza ci dice e ci chiede di intervenire dal punto di vista legislativo in modo urgente e veloce per riportare la situazione alla normalità: gli studi scientifici parlano di un cinghiale per chilometro quadrato, ma sull'Appennino siamo a 14-15 cinghiali per chilometro quadrato. Vedo che qualcuno fa la faccia stanca, probabilmente la coscienza non è del tutto pulita dal punto di vista politico.
Dico questo a cominciare da quanto è avvenuto questa mattina, quando in 13a Commissione, a fronte del problema della peste suina, c'è stato un accordo politico fra LeU, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico volto a stabilire che quel problema va affrontato con metodi ecologici e non cruenti. Chiedo che su questo ci sia una grande riflessione. Da cittadino genovese chiedo che venga affrontato anche il problema della presenza degli animali e dei cinghiali all'interno dei grandi centri urbani. Siamo andati al voto su questo tema e la compagine politica di cui ho parlato prima ha bocciato questa proposta. Lo dico da genovese, nei giorni e nelle ore in cui branchi di cinghiali stanno girovagando nel cimitero monumentale di Staglieno. (Il microfono si disattiva automaticamente).
NATURALE (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NATURALE (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, alla crisi legata alla pandemia, già di per sé estremamente gravosa, si è aggiunta la crisi russo-ucraina che ci sta facendo ripiombare in un contesto di paura e instabilità. Tale condizione deriva non solo da effetti strettamente connessi al conflitto e alle sofferenze causate al popolo ucraino, a cui va il nostro accorato pensiero, ma anche dai risvolti economici e sociali.
Mi riferisco al rincaro dei prezzi delle materie prime e dei combustibili, che tutti viviamo sulla nostra pelle. È del 10 marzo 2022 la quotazione record per gasolio e benzina in Italia, salita a 2,5 euro al litro, con il prezzo del diesel che è addirittura arrivato a superare quello della benzina. Se da un lato questo innalzamento dei prezzi è collegato al conflitto in atto, da un altro è frutto di una psicologia perversa che si impernia sulla paura e sulla speculazione. Proteste e scioperi si stanno quindi moltiplicando giorno per giorno in tutto il Paese, aggiungendo disagi ai disagi. In Italia l'80 per cento della merce viaggia su gomma e con il costo dei carburanti a questi livelli la distribuzione rischia di bloccarsi. Massima solidarietà agli autotrasportatori che denunciano a gran voce insostenibili perdite. (Applausi). Si tratta di oltre 2.000 euro mensili, che riguardano non solo i vari rincari, ma anche altri oneri che da anni attendono correttivi risolutivi, restando però puntualmente inevasi.
Stessa sorte per i pescatori, fermi in porto da giorni perché non ritengono conveniente uscire in mare per pescare in quanto avrebbero spese doppie e sanno di non potersi poi rifare sul consumatore finale. Come dargli torto. Stessa situazione per gli agricoltori che lamentano l'aumento repentino dei prezzi di materie prime indispensabili per l'attività, oltre che del carburante. Materie prime quali sementi e concimi, per non parlare dei mangimi per il settore zootecnico.
Questa situazione si va a sommare alla diminuzione della disponibilità di cereali da Paesi quali Canada e Ungheria, da cui importiamo materia prima indispensabile all'industria molitoria italiana, che non sarà più in grado di garantire la produzione nei volumi richiesti dal mercato. La drammaticità di questo scenario sta esacerbando una situazione già critica e si paventa il rischio di ritrovarci in un vero e proprio tsunami su scala europea, le cui conseguenze nefaste arriverebbero a cascata su molti settori e non solo nelle filiere direttamente collegate.
È urgente e necessario intervenire congiuntamente a livello europeo per intavolare una discussione sul recovery emergenziale, al fine di garantire celermente misure e interventi per assicurare stabilità e prevenire situazioni di crisi.
È indispensabile porre regole chiare sul costo delle risorse energetiche per eliminare pericolose derive capaci di mettere in ginocchio il tessuto produttivo destabilizzando pericolosamente l'intero assetto economico, come da tempo ripetono a gran voce tutti gli operatori del settore. Come MoVimento 5 Stelle siamo pronti a fare tutto il possibile per dare il massimo supporto alle categorie in difficoltà. (Applausi).
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di giovedì 17 marzo 2022
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, giovedì 17 marzo, alle ore 9,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 18,18).
Allegato B
Testo integrale della relazione orale della senatrice Conzatti sul disegno di legge n. 2505
Il trittico di misure è composto dal presente Sostegni-ter che contiene interventi per oltre 2 miliardi di euro e che ha come focus i sostegni alle attività alle famiglie alle scuole e al sistema sanitario legati all'emergenza Covid-19, gli interventi per fronteggiare l'emergere della crisi energetica e relativi al 1° trimestre 2022 e l'importante riscrittura delle norme sulle cessioni dei crediti edilizi e che ha permesso il riavvio dei lavori di ristrutturazione e rigenerazione immobiliare.
Il secondo pilastro del trittico è costituito decreto energia che contiene misure per oltre 8 miliardi di euro, misure per far fronte al consolidarsi della crisi energetica e relativi al secondo trimestre 2022 per famiglie ed imprese energivore.
Fra le importanti misure per l'accelerazione della transizione energetica vi sono gli 80 milioni per il credito di imposta carburanti, un primo passo per rispondere alla crisi del settore dell'autotrasporto e della distribuzione di beni e le norme per sostenere la liquidità delle imprese e per regolare il caro prezzi nel settore degli appalti e opere pubbliche.
Il decreto è in fase di conversione alla Camera è sarà ulteriormente potenziato.
È tuttavia già oggi chiaro che la crisi energetica, la crisi di approvvigionamento delle materie prime e l'aumento del loro costo combinato all'aumento dell'inflazione rappresentano un problema serio per le famiglie e per tutte le imprese, mettendo a rischio la pur rilevante ripresa economica del Paese registrata nell'anno 2021.
E quindi è allo studio un terzo pilastro di interventi che verrà approvato dal Consiglio dei ministri sulla base delle decisioni del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo prossimi e sulla base delle intese del summit di Versailles.
Gli interventi allo studio prevedono di mettere un tetto ai prezzi energetici, di sostenere famiglie ed imprese energivore, di sostenere le imprese fortemente esposte sul fronte della liquidità (ipotizzando un nuovo e autonomo Temporary Framework per gli aiuti di Stato e modifiche mirate del sistema ETS), di ridurre l'accisa sui carburanti utilizzando il maggior gettito IVA derivante dal rincaro dei prodotti energetici con interventi anche attraverso misure temporanee di carattere fiscale sui proventi straordinari delle aziende energetiche.
La maggioranza, con un importante ordine del giorno congiunto, ha impegnato il Governo Draghi a far sì che l'Europa metta in campo strumenti nuovi come gli Eurobond oppure RRF energetico, per affrontare la drammatica crisi di sistema.
Ringrazio il Governo per l'importante e trasparente dialogo che ha permesso al Senato di esprimere un forte indirizzo politico economico da perseguire sia a livello europeo che nazionale.
Ringrazio il MEF ed in particolare la sottosegretaria Sartore, indiscussa è la competenza tecnica, meno scontata e quindi molto apprezzata è stata l'attenzione ai temi sottoposti. Non è mai mancata nessuna risposta, anche se negativa. È sempre stato spiegato il perché delle scelte: un elemento essenziale per costruire una democrazia matura.
Ho molto apprezzato il lavoro di tutte le forze di maggioranza, costruttivo e di qualità. I senatori hanno arricchito con serietà e consapevolezza ogni passaggio di questa conversione, lavorando nel merito, cercando sempre la mediazione con l'obiettivo di non disunire la maggioranza.
Oltre che per i contenuti si è dato prova di un solido lavoro nel metodo e questo è di buon auspicio per le istituzioni italiane. Del resto, quando la strada si fa erta e insidiosa si cammina in cordata, solo così si arriva alla cima.
La Commissione programmazione economica, bilancio ha esaminato in sede referente ed approvato il disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge 27 gennaio 2022 n. 4, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, di salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da Covid-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico (A.S. 2505) e l'emendamento del Governo che ha recepito il decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 13 recante misure urgenti per il contrasto alle frodi e per la sicurezza nei luoghi di lavoro in materia edilizia, nonché sull'elettricità prodotta da impianti da fonti rinnovabili.
Il Titolo I, composto dagli articoli da 1 a 10, reca misure di sostegno alle imprese e all'economia in relazione all'emergenza Covid- 19.
In particolare, l'articolo l, comma 1, rifinanzia il Fondo per il sostegno delle attività economiche chiuse per 20 milioni di euro per l'anno 2022. Inoltre, vengono sospesi i termini relativi ai versamenti delle ritenute alla fonte e i termini dei versamenti relativi all'imposta sul valore aggiunto (IVA) a favore dei soggetti esercenti attività d'impresa, arte o professione le cui attività sono vietate o sospese. In sede di conversione la sospensione dei versamenti è stata estesa ai mesi di gennaio, febbraio e marzo 2022.
L'articolo 2 istituisce il Fondo di 200 milioni per il rilancio delle attività economiche di commercio al dettaglio, compreso il commercio al dettaglio per autotrazione per contenere gli effetti negativi derivanti dalle misure di prevenzione e contenimento adottate per l'emergenza epidemiologica da Covid-19.
L'articolo 3, comma 1, assegna uno stanziamento di 20 milioni, per l'anno 2022, al fondo per il sostegno delle attività economiche particolarmente colpite dall'emergenza epidemiologica, da destinare ad interventi in favore di parchi tematici, acquari, parchi geologici e giardini zoologici. Reca inoltre disposizioni concernenti il riparto di tali risorse.
L'articolo 3, comma 2, novella l'articolo 1-ter del decreto-legge n. 73 del 2021 in materia di sostegno alle imprese in difficoltà come ai settori del wedding, dell'intrattenimento e dell'Hotellerie-Restaurant-Catering (HORECA), organizzazione feste e cerimonie, ristorazione, catering, Bar caffè, gestione delle piscine con un Fondo di 40 milioni.
Il comma 3 dell'articolo 3 estende anche agli operatori che svolgono attività di commercio al dettaglio - oltre ai manifatturieri - nel settore dei prodotti tessili, della moda, del calzaturiero e della pelletteria l'applicazione del credito d'imposta volto a contenere gli effetti negativi sulle rimanenze finali di magazzino.
In fase di conversione è stata approvata una attesa norma in tema di trattamento contabile della revoca del riallineamento dell'avviamento. Revoca che alcuni operatori hanno scelto dopo che la legge di bilancio per il 2022 aveva modificato la disciplina del riallineamento dell'avviamento, con l'estensione dell'ammortamento dei beni rivalutati da diciottesimi a cinquantesimi, ovvero incrementando l'imposta sostitutiva del 3 per cento in fasce tra il 12 per cento e il 16 per cento.
Sono estese anche agli esercizi in corso al 31-12-2022 le disposizioni in materia di sospensione temporanea dell'ammortamento del costo delle immobilizzazioni materiali e immateriali.
L'articolo 4, comma 1, in fase di conversione incrementa a 105 milioni di euro per il 2022 il Fondo unico nazionale per il turismo di parte corrente, istituito nello stato di previsione del Ministero del turismo dalla legge di bilancio per il 2022, dedicato alle imprese turistico ricettive, e lo estende ad attività particolarmente penalizzate dall'emergenza Covid quali i bus turistici, le agenzie di viaggio ed i tour operator.
Il comma 2 dell'articolo 4 prevede il riconoscimento di un esonero contributivo per i contratti di lavoro dipendente a tempo determinato, ivi compresi quelli per lavoro stagionale, stipulati nel primo trimestre del 2022, limitatamente al periodo del rapporto di lavoro previsto dal contratto e comunque sino ad un massimo di tre mesi, nei settori del turismo e degli stabilimenti termali ed anche - post conversione - per le agenzie di viaggi ed i tour operator.
L'articolo 5 proroga per i mesi da gennaio a marzo 2022 la possibilità di usufruire del credito d'imposta relativo all'ammontare mensile del canone di locazione di immobili a uso non abitativo destinati allo svolgimento dell'attività industriale, commerciale o artigianale e all'ammontare mensile dei canoni per affitto d'azienda, per le imprese del settore turistico e (in conversione) per le imprese che gestiscono piscine, che hanno subito una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi nel mese di riferimento dell'anno 2022 di almeno il 50 per cento rispetto allo stesso mese dell'anno 2019.
L'articolo 6 dispone l'utilizzabilità, entro il 30 giugno 2022, dei buoni per l'acquisto di servizi termali non fruiti alla data dell'8 gennaio 2021 e riserva una maggiore percentuale delle risorse a disposizione dell'Agenzia nazionale italiana del turismo per il settore termale, il turismo nei borghi ed il turismo sostenibile. In fase di conversione vengono approvate norme specifiche per i nomadi digitali ed i lavoratori da remoto.
Il comma 1 dell'articolo 7 esclude, per i trattamenti ordinari o straordinari di integrazione salariale, nonché per gli assegni ordinari di integrazione salariale (a carico del fondo di integrazione salariale dell'INPS), fruiti dai datori di lavoro di alcuni settori nel periodo 10 gennaio 2022-31 marzo 2022, l'applicazione della relativa contribuzione addizionale.
In sede di conversione l'esclusione dell'integrazione salariale è stata interdetta a molti settori: dal commercio all'ingrosso a quello ambulante, dai settori dello spettacolo alle fiere e congressi, dalle attività di servizio ai trasporti aerei, ai manifatturieri, dai servizi turistici, compresi i camping, fino ai settori del trasporto con conducente. A tal fine il Fondo di 84,3 milioni è stato incrementato di oltre 20 milioni.
L'articolo 8, comma 1, incrementa la dotazione dei fondi destinati a sostenere i settori dello spettacolo, del cinema e dell'audiovisivo. L'incremento per l'anno 2022, è di 50 milioni di euro per la parte corrente e di 25 milioni di euro per gli interventi in conto capitale; in fase di conversione si incrementa di 40 milioni il Fondo ENPALS per i lavoratori dello spettacolo a tempo determinato. L'articolo 8, comma 2, incrementa di 30 milioni di euro, per il 2022, il Fondo per le emergenze delle imprese e delle istituzioni culturali. L'articolo 8, comma 3, estende fino al 30 giugno 2022 1'esenzione dal pagamento del canone patrimoniale di concessione, autorizzazione o esposizione pubblicitaria, già prevista fino al 31 dicembre 2021 per i soggetti che esercitano le attività di spettacolo viaggiante e circensi. Il comma 4 incrementa di 6,5 milioni per l'anno 2022 il fondo per il ristoro ai Comuni a seguito del mancato incasso del canone medesimo, disponendo, altresì, in ordine al riparto di tali risorse.
L'articolo 9, comma 1, introduce disposizioni in materia di sport e reitera, per gli investimenti sostenuti dal 10 gennaio 2022 al 31 marzo 2022, le agevolazioni fiscali per le spese di investimento in campagne pubblicitarie a favore degli organismi sportivi già previsto da precedenti provvedimenti. La relativa spesa è autorizzata nel limite di 20 milioni di euro per il primo trimestre 2022. L'articolo 9, comma 2, destina un contributo, a fondo perduto e nel limite di spesa di 20 milioni di euro, a titolo di ristoro delle spese sanitarie di sanificazione e prevenzione e per l'effettuazione di test di diagnosi dell'infezione da Covid-19, nonché di ogni altra spesa sostenuta in applicazione dei protocolli sanitari emanati dagli organismi sportivi e validati dalle autorità governative competenti per l'intero periodo dello stato di emergenza nazionale, in favore delle società sportive professionistiche e delle società ed associazioni sportive dilettantistiche iscritte al registro nazionale delle associazioni e società dilettantistiche. Il comma 3 dispone che le risorse di cui al Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano possano essere parzialmente destinate all'erogazione di contributi a fondo perduto per le associazioni e società sportive dilettantistiche che gestiscono impianti sportivi maggiormente colpite dalle misure di contenimento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19.
L'articolo 10 riconosce il credito di imposta per gli investimenti in beni materiali funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese secondo il modello Industria 4.0, per la quota superiore a 10 milioni di euro degli investimenti inclusi nel PNRR diretti alla realizzazione di obiettivi di transizione ecologica, nel periodo 2023-2025, nella misura del 5 per cento (aliquota vigente), elevando per tali investimenti il limite massimo di costi ammissibili da 20 a 50 milioni di euro. In sede di conversione si è disposto un rafforzamento dell'azione dei Confidi a favore delle PMI.
Il Titolo II, composto dagli articoli da 11 a 13, in sede di conversione si sono arricchiti con misure riguardanti le Regioni e gli enti territoriali con norme riferite alle politiche tariffarie dei tributi, all'avanzo di amministrazione e agli enti locali in dissesto.
Sono state introdotte alcune importanti misure introdotte in sede di conversione per la patrimonializzazione degli enti del SSN ed in tema di pay back farmaceutico, ed un Fondo per un contributo sul caro energia ai soggetti dipendenti da apparecchiature mediche necessarie per il mantenimento in vita ed utilizzate presso la propria abitazione.
Anche in relazione all'attuazione del PNRR sono state potenziate le procedure di reclutamento dei segretari comunali e prorogati dal 31-3-2022 al 30-4-2022 la data i termini per la richiesta delle risorse della graduatoria sulla rigenerazione urbana.
In particolare, il comma 1 dell'articolo 11 incrementa di 400 milioni di euro la dotazione finanziaria per il 2022 del fondo già istituito per il 2021 e destinato al riconoscimento di un contributo statale, a titolo definitivo, per le ulteriori spese sanitarie, collegate all'emergenza epidemiologica da Covid-19, rappresentate dalle Regioni e Province autonome nell'anno 2021.
L'articolo 12 attribuisce 100 milioni, per il 2022, al Fondo per il ristoro ai Comuni per la mancata riscossione dell'imposta di soggiorno e di analoghi contributi. Dispone altresì in ordine al riparto delle risorse e alla copertura finanziaria degli oneri.
L'articolo 13 reca disposizioni sull'utilizzo delle risorse del Fondo istituito per assicurare agli enti locali le risorse necessarie per l'espletamento delle funzioni fondamentali, in relazione alla perdita di entrate locali connesse all'emergenza epidemiologica da Covid- 19.
Il Titolo III, composto dagli articoli da 14 a 18, reca misure urgenti per il contenimento dei costi dell'energia elettrica.
In particolare, l'articolo 14 dispone l'annullamento, per il primo trimestre dell'anno in corso, delle aliquote relative agli oneri generali di sistema applicate alle utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW anche connesse in media e alta/altissima tensione o per usi di illuminazione pubblica o di ricarica di veicoli elettrici in luoghi accessibili al pubblico. Tale intervento integra le misure già adottate dalla legge di bilancio 2022 per contenere, sempre nel primo trimestre dell'anno in corso, i costi della bolletta elettrica delle utenze domestiche e non domestiche in bassa tensione con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW.
L'articolo 15 attribuisce un contributo straordinario, sotto forma di credito d'imposta, alle imprese cosiddette energivore i cui costi per kWh della componente energia elettrica, calcolati sulla base della media dell'ultimo trimestre 2021, abbiano subìto un incremento superiore al 30 per cento relativo al medesimo periodo dell'anno 2019. Il credito d'imposta è pari al 20 per cento delle spese sostenute per la componente energetica acquistata ed effettivamente utilizzata nel primo trimestre 2022.
L'articolo 16 modificato in sede di conversione, dispone ulteriori interventi sull'elettricità prodotta da impianti a fonti rinnovabili.
L'articolo 17 apporta alcune modifiche e integrazioni alla disciplina della Commissione PNRR-PNIEC al fine di: consentire la nomina fino a un massimo di sei componenti della Commissione VIA-VAS quali membri anche della Commissione PNRR-PNIEC; precisare che i lavori istruttori della Commissione PNRR-PNIEC possono svolgersi anche in videoconferenza; consentire alle Commissioni VIA-VAS e PNRR-PNIEC di avvalersi di un contingente massimo di quattro unità di personale del comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell'Arma dei carabinieri.
L'articolo 18, ai commi 1 e 2, elimina alcune agevolazioni fiscali in materia di accise sui carburanti utilizzati nel trasporto ferroviario di persone e merci, sui prodotti energetici impiegati per la produzione di magnesio da acqua di mare, sui prodotti energetici per le navi che fanno esclusivamente movimentazione dentro il porto e manovre strumentali al trasbordo merci all'interno del porto. L'articolo 18, comma 3, esclude l'impiego delle risorse del Fondo per la crescita sostenibile per i progetti di ricerca, sviluppo e innovazione nei settori del petrolio, del carbone e del gas naturale.
Il Titolo IV, composto dagli articoli da 19 a 31, reca altre misure urgenti.
In particolare, l'articolo 19, commi da 1 a 3, disciplina la fornitura alle scuole di mascherine di tipo FFP2 da parte delle farmacie e dei rivenditori autorizzati che abbiano aderito al protocollo d'intesa relativo alla vendita delle mascherine di tipo FFP2 a prezzi contenuti. L'articolo 19, commi 4 e 5, prevede la facoltà, per i dottorandi di ricerca che terminano il percorso di dottorato nell'anno accademico 2020/2021, di richiedere un'ulteriore proroga del termine finale del corso, per non più di tre mesi, senza oneri a carico della finanza pubblica. In sede di conversione sono state introdotte norme per l'aggiornamento delle graduatorie scolastiche anche per gli anni scolastici 2022/2023 e 2023/2024. Il comma 6 dell'articolo 19 modifica l'articolo 12, comma l, lettera d), del Testo unico delle imposte sui redditi per escludere i figli a carico dalla relativa detrazione per i carichi di famiglia, in conseguenza della istituzione dell'assegno unico e universale per i figli a carico. Sono state introdotte norme specifiche per le Province autonome di Trento e Bolzano relative al riparto dei fondi PNRR per le borse di studio universitarie e relative ai concorsi per il personale docente della Regione Friuli Venezia Giulia per le scuole con lingua di insegnamento slovena.
Infine sono state introdotte disposizioni in materia di mobilità straordinaria dei dirigenti scolastici e per il rafforzamento della qualità della formazione universitaria specialistica del settore sanitario.
Il comma 1 dell'articolo 20 estende la disciplina di riconoscimento di un indennizzo per le lesioni o infermità, originate da vaccinazione contro il Covid-19 e dalle quali sia derivata una menomazione permanente dell'integrità psico-fisica (oppure il decesso), ai casi in cui l'evento riguardi soggetti non tenuti all'obbligo della vaccinazione in oggetto. L'articolo 20, commi 2-5 contiene disposizioni riguardanti la sanità militare. In sede di conversione sono state introdotte norme per assicurare l'attività di sequenziamento del SARS-CoV-2. Norme per garantire il potenziamento delle risorse umane all'INAIL per prestazioni di tipo riabilitativo ed esigenze terapeutiche post Covid-19 nonché innovative misure in materia di cartella sanitaria elettronica.
L'articolo 21 apporta numerose modifiche alla disciplina riguardante il fascicolo sanitario elettronico (FSE), finalizzate a favorire il raggiungimento degli obiettivi del PNRR in materia di sanità digitale e di garantirne la piena implementazione. Tra gli interventi più significativi finalizzati ad attuare il nuovo governo della sanità digitale individuati al comma l, si segnalano le ulteriori funzioni attribuite all'AGENAS - Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali - per garantire, tra l'altro, l'interoperabilità dei fascicoli sanitari elettronici, d'intesa con la struttura della Presidenza del Consiglio dei ministri competente per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, e la realizzazione, a cura del Ministero della salute, del nuovo Ecosistema dei dati sanitari (EDS), in accordo con l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale.
Il comma 1 dell'articolo 22 consente la proroga fino al 31 marzo 2022, per un periodo massimo di ventisei settimane, di trattamenti ordinari di integrazione salariale con causale Covid-19 concessi in favore di imprese con un numero di lavoratori dipendenti non inferiore a mille e che gestiscano almeno uno stabilimento industriale di interesse strategico nazionale. I commi 3 e 4 dell'articolo 22 provvedono a differire dal 31 dicembre 2021 al 31 dicembre 2022 i termini riguardanti la sospensione del pagamento dei finanziamenti e delle rate di mutui, previsti per le attività economiche e produttive e i soggetti privati dei territori di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, colpiti dagli eventi sismici del 2016-2017 (comma 3), e la sospensione automatica dei medesimi pagamenti, nel caso in cui i beneficiari non siano stati avvisati dalle banche e dagli intermediari finanziari in merito all'esercizio della facoltà di sospensione dei pagamenti (comma 4). In sede di conversione è stata prevista una misura pari a 10,5 milioni per prorogare l'esenzione dal pagamento dell'IMU degli immobili inagibili per i Comuni delle Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Veneto.
L'articolo 23 reca alcune modifiche alla disciplina sui trattamenti ordinari e straordinari di integrazione salariale e alla disciplina sugli assegni di integrazione salariale dei fondi di solidarietà bilaterali e sull'assegno ordinario di integrazione salariale del Fondo di integrazione salariale (FIS) dell'INPS. In sede di conversione è stata introdotta una modifica temporanea della disciplina dei contratti di lavoro dipendente a tempo determinato nel settore privato con una proroga al 31-12-2022.
L'articolo 24, commi 1-5, incrementa di 80 milioni di euro le risorse per l'erogazione di servizi aggiuntivi di trasporto pubblico locale e regionale, destinato anche a studenti, e ne definisce modalità di ripartizione e di rendicontazione, anche in base al loro effettivo utilizzo. L'articolo 24, con i commi 6-10, istituisce un fondo di 15 milioni di euro per il 2022 per compensare le imprese del settore dei servizi di trasporto con autobus della riduzione dei ricavi conseguente all'epidemia da Covid-19; altresì, incrementa di 5 milioni di euro per il 2022 il fondo per il ristoro delle rate di finanziamento o dei canoni di leasing per l'acquisto di veicoli nuovi da parte delle stesse imprese. In sede di conversione è stata introdotta una misura per la durata dell'affidamento dei servizi di trasporto pubblico locale e regionale se connessa a definiti piani di investimento anche connessi al PNRR.
L'articolo 25 autorizza la spesa di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2034 a favore di Rete ferroviaria italiana SpA al fine di consentirle, dal 10 gennaio 2022 al 31 marzo 2022, di ridurre il canone praticato agli esercenti i servizi passeggeri cosiddetto "a mercato" e per i servizi ferroviari merci per l'utilizzo dell'infrastruttura ferroviaria. In sede di conversione è stata introdotta una misura per sostenere il settore del trasporto ferroviario delle merci, in conseguenza dell'emergenza Covid-19 e dell'aumento dei prezzi nel settore elettrico, le risorse previste dall'articolo 1, comma 294, della legge 23 dicembre 2014, n. 190 da corrispondere alle imprese ferroviarie per il trasporto merci sono state incrementate di 5 milioni per ciascuno degli anni dal 2022 al 2027.
L'articolo 26, istituisce, nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole, il "Fondo di parte capitale per gli interventi strutturali e funzionali in materia di biosicurezza" con una dotazione di 15 milioni di euro per l'anno 2022, e il "Fondo di parte corrente per il sostegno della filiera suinicola" con una dotazione di 35 milioni di euro per l'anno 2022. In sede di conversione sono state introdotte misure specifiche per i vini IGT, per la conoscibilità del turismo lattiero caseario, per il contrasto dello speco alimentare relativo alle carni e infine sono state disposte misure e stanziati ulteriori 10 milioni per il settore avicolo.
L'articolo 27, comma 1, aumenta i massimali degli aiuti di Stato di importo limitato e degli aiuti di Stato sotto forma di costi fissi non coperti, che possono essere concessi a favore delle imprese - previa notifica e conseguente autorizzazione della Commissione UE - dalle Regioni, dalle Province autonome, dagli altri enti territoriali e dalle Camere di commercio a valere sulle risorse proprie e entro i limiti di indebitamento previsti dall'ordinamento contabile.
L'articolo 28 che disciplina lo sconto in fattura e la cessione dei crediti d'imposta in materia edilizia ed energetica, ovvero riconosciuti da provvedimenti emanati per fronteggiare l'emergenza da Covid-19, è stato modificato in sede di conversione. In particolare si prevede la cedibilità dei crediti di imposta prevedendo la possibilità di utilizzare la detrazione spettante mediante contributo in forma di sconto recuperabile sotto forma di credito d'imposta limitatamente cedibile secondo quanto espressamente previsto, ovvero di effettuare due ulteriori cessioni dei crediti di cui agli articoli 121 e 122 del decreto-legge n. 34 del 2020 a favore di imprese di assicurazione e intermediari finanziari iscritti all'albo previsto dall'articolo 106 del Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia o soggetti appartenenti a gruppi bancari. In particolare è stato differito dal 7 al 29 aprile il termine per comunicare all'Agenzia delle entrate l'opzione per lo sconto sul corrispettivo ovvero per la cessione del credito.
Vengono inoltre introdotte misure sanzionatorie contro le frodi in materia di erogazioni pubbliche e precisati i termini di utilizzo dei crediti di imposta sottoposti a sequestro penale.
Infine sono state introdotte disposizioni in materia di benefici normativi e contributivi e applicazione dei contratti collettivi e per il miglioramento dei livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro.
In sede di conversione si è provveduto inoltre alla rimessione in termini della cosiddetta rottamazione-ter e del saldo e stralcio. In particolare, la misura proroga ulteriormente il termine entro il quale può essere effettuato, senza incorrere nell'inefficacia della definizione, il versamento delle rate della rottamazione-ter e del saldo stralcio in scadenza negli anni 2020 e 2021 e, contestualmente, interviene per differire il termine per pagare le rate dei medesimi istituiti nel 2022.
In particolare, potranno essere pagate entro il 30 aprile 2022, le rate in scadenza nell'anno 2020, entro il 31 luglio 2022, le rate in scadenza nel 2021; entro il 30 novembre 2022, le rate in scadenza nell'anno 2022.
L'articolo 29 è volto ad incentivare gli investimenti pubblici e a fare fronte alle ricadute economiche negative derivanti dalle misure di contenimento e dell'emergenza sanitaria globale da Covid-19 che hanno determinato eccezionali aumenti dei prezzi di alcuni materiali da costruzione. Per questo l'articolo in questione reca alcune disposizioni in materia di contratti pubblici.
In sede di conversione è stata approvata una misura che interviene sui prezzari regionali impiegati dalle stazioni appaltanti per determinare il costo dei prodotti, delle attrezzature e delle lavorazioni e, dunque, l'importo complessivo stimato dell'appalto da porre a base di gara. Nei casi in cui le Regioni non provvedano all'aggiornamento annuale del prezzario regionale o vi provvedano in un periodo avanzato dell'anno, nelle more della determinazione dei prezzari regionali secondo le linee guida e nei limiti delle risorse stanziate per ogni intervento, le stazioni appaltanti potranno incrementare ovvero ridurre le risultanze dei prezzari regionali in ragione degli esiti delle rilevazioni effettuate dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili su base semestrale.
L'articolo 30, comma 1, consente di controllare i requisiti sanitari che permettono alla popolazione scolastica, in classi con casi di positività, lo svolgimento della didattica in presenza e la riammissione in classe degli alunni in autosorveglianza, senza contestuale necessità di effettuare test antigenico rapido o molecolare con esito negativo, mediante la sola applicazione mobile per la verifica delle certificazioni verdi Covid-19. L'articolo 30, al comma 2, estende agli alunni delle scuole primarie la misura, già prevista per gli studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado, dell'esecuzione gratuita di test antigenici rapidi per la rilevazione di antigene SARS-CoV-2.
L'articolo 31 novella l'articolo 1, comma 421, della legge n. 234 del 2021 (legge di bilancio per il 2022) al fine di prevedere che il Commissario straordinario per il Giubileo 2025 non è qualificabile come commissario del Governo ai sensi dell'articolo 2 della legge n. 400 del 1988, non risultando pertanto ad esso applicabile la connessa disciplina.
In sede di conversione è stata introdotta la Clausola di salvaguardia per le Province autonome di Trento e Bolzano.
Il Titolo V è composto dagli articoli 32 (disposizioni finanziarie) e 33 (entrata in vigore).
In particolare, l'articolo 32 reca la quantificazione degli oneri derivanti dal provvedimento e indica le fonti di corrispondente copertura finanziaria.
L'articolo 33 dispone che il decreto-legge entri in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il decreto-legge è dunque vigente dal 27 gennaio 2022.
Testo integrale dell'intervento del senatore Boccardi nella discussione generale sul disegno di legge n. 2505
Signora Presidente, onorevoli senatori, signori del Governo, prima di intervenire nel merito del provvedimento in discussione, credo opportuno fare una breve considerazione di carattere generale.
Gli eventi di questi ultimi due anni in cui alla inaspettata crisi causata dalla pandemia si è andata a sommare quella ancora forse più inaspettata causata da una guerra alle porte dell'Europa, ci dimostrano come i casi straordinari di necessità ed urgenza si possono susseguire con una rapidità tale per cui un decreto-legge, così come varato dal Governo, dopo poche settimane dalla sua pubblicazione non è già più sufficiente, non è già più rispondente a soddisfare le esigenze che ne avevano determinato la nascita. Ecco, dunque, il ruolo fondamentale delle Camere di poter apportare, entro i sessanta giorni riconosciuti dalla Costituzione, quei miglioramenti, quegli aggiustamenti che nel frattempo si sono resi indispensabile affinché il decreto stesso possa raggiungere gli obiettivi previsti.
E questo è successo anche in fase di conversione del decreto-legge in discussione oggi.
Abbiamo infatti apportato modifiche importanti: voglio ricordare ad esempio la nuova possibilità per i contribuenti per la rottamazione ter e saldo e stralcio. I termini per pagare le rate scadute che si sono riaperte infatti per tutto il 2022.
Grazie all'impegno di Forza Italia, con un emendamento a mia prima firma, e grazie anche al contributo di altri colleghi di altri gruppi parlamentari, finalmente alle imprese operanti nel settore dei matrimoni e degli eventi privati sarà attribuito un codice Ateco specifico nell'ambito di ciascuna attività connessa al settore.
Un'altra battaglia che personalmente con il mio Gruppo Forza Italia abbiamo portato avanti per mesi è: la proroga della moratoria dei mutui pregressi al Covid.
Voglio porre oggi, al Senato e al Governo, l'attenzione proprio su questo tema.
Mentre noi parliamo, colleghe senatrici e colleghi senatori, gli aumenti dei prezzi nel settore dell'energia continuano e continuano con i conseguenti effetti negativi sulle imprese, oltre che sulle famiglie, naturalmente. Ecco perché, mi permetto di insistere, come ormai faccio da settimane, sulla proroga della moratoria sui mutui pre-Covid.
Siamo soddisfatti della condivisione unanime di tutta la maggioranza parlamentare che, nell'ordine del giorno a questo decreto, ha impegnato il Governo ad adoperarsi presso le istituzioni dell'Unione europea affinché il quadro temporaneo UE (Temporary Framework) venga esteso e potenziato anche al fine di consentire la proroga della moratoria in favore delle micro, piccole e medie imprese relativamente all'apertura di credito e concessione di prestiti e finanziamenti.
Però questo non può restare un mero proclama e quindi vigileremo affinché il Governo, al primo decreto utile, in tempi brevissimi, approvi questa moratoria mutui per salvare migliaia di imprese dal fallimento. Questo è un risultato che premierebbe non tanto i partiti politici, ma le migliaia di imprese italiane che stanno soffrendo in questo momento a causa dell'insostenibile aumento dei costi, specie dell'energia, per la difficoltà nell'approvvigionamento delle materie prime o perché le loro attività sono praticamente ferme da dicembre, come è il caso del comparto turistico.
Tale moratoria converrebbe anche allo Stato che, in assenza della quale, potrebbe ritrovarsi a dover fronteggiare una forte esposizione debitoria.
Grazie alla precedente concessione, da parte del Governo, di sospensioni e dilazioni, il sistema bancario ha potuto beneficiare di un corposo intervento di garanzie statali. Se non si dispone la proroga della moratoria indicata si renderebbe concreto il rischio che emergano difficoltà di rimborso per debitori che si siano avvalsi di tali garanzie statali e, conseguentemente, le banche creditrici sarebbero tenute ad attivare queste garanzie rilasciate in loro favore rendendosi così concreti gli oneri finanziari per i bilanci pubblici. Non esistono quindi profili di potenziali oneri a carico dei bilanci pubblici derivanti dalla proroga di misure di moratoria. Anzi, è vero il contrario, poiché senza una misura di questo tenore l'attivazione diffusa garanzie statali rilasciate determinerebbe immediati e difficilmente fronteggiabili oneri per i bilanci pubblici.
Alla luce, quindi, del perdurare dello stato di crisi, acuito dalle tensioni registrate sul fronte dei costi delle materie prime e dell'energia, come appena ricordato, diviene necessario adottare questa moratoria per prorogare il termine di sospensione dei rimborsi almeno fino al 31 dicembre di quest'anno con effetto retroattivo al 1 gennaio. Abbiamo il dovere di scongiurare la chiusura di migliaia di imprese che, schiacciate dal caro bollette, sono impossibilitate non solo a fare investimenti ma financo a far fronte alle normali spese correnti.
Altro argomento agitato per contrastare la proposta è quello di pretesi problemi di compatibilità con il quadro regolatorio europeo per le banche. ln sostanza, si afferma che l'adozione di una misura di questo genere esporrebbe le banche ad obblighi di accantonamenti a copertura dei crediti, con conseguente restrizione delle disponibilità attive di bilancio per ulteriori impieghi a sostegno delle famiglie e delle imprese.
Mi permetto sommessamente di ricordare che non è così, non vi è alcun automatismo in questo senso. La banca potrà infatti dimostrare che il debitore non si trova in situazione di difficoltà finanziaria e le concessioni accordate sono ad esempio conseguenza di prassi commerciali. Quindi sarà la banca a valutare la singola posizione, non ci saranno automatismi generalizzati.
Penso di aver apportato ragioni tecniche sufficienti per spiegare come non vi sia alcun impedimento per varare una proroga della moratoria sui mutui. E non credo di dover apportare altre motivazioni di carattere economico, perché tutti in quest'Aula, Governo e Senato, maggioranza e opposizione, conosciamo le difficoltà in cui versano le imprese italiane in questo momento.
Però un'ulteriore valutazione sull'equità di questa misura la vorrei aggiungere.
Governo e Parlamento, insieme, stanno predisponendo le misure necessarie per sostenere le imprese nel loro difficilissimo sforzo di ripresa. Nel Milleproroghe, ad esempio, sono state inserite misure importanti per consentire una nuova proroga della rateazione delle cartelle esattoriali scadute e per procrastinare i rimborsi da parte di chi, soprattutto piccolissime imprese e professionisti, ha beneficiato dei "prestiti Covid" con garanzia pubblica fino a 30.000 euro. Il primo problema è che da quest'ultimo vantaggio sono rimaste fuori le imprese che, accedendo al credito, avevano investito ingenti risorse nelle loro attività prima del Covid. Ecco perché ho parlato di equità. Infatti ci sono migliaia di imprese che non durante la pandemia, ma magari appena prima della diffusione del Covid, avevano richiesto mutui e altri finanziamenti ai quali adesso non possono più far fronte proprio per l'esplosione della crisi pandemica. Una disparità di trattamento, fra imprese che hanno avuto accesso al credito durante e prima della pandemia, che non aveva e non ha alcuna ragione d'essere. Se questo primo problema è grande, il secondo, è gigantesco. A giugno scadrà infatti la proroga del pagamento delle rate dei mutui per le imprese che hanno beneficiato dei "prestiti Covid" fino a 800.000 euro con garanzia dello Stato. Quindi a giugno migliaia di imprese si troveranno a dover pagare contemporaneamente non solo le rate dei mutui accesi senza garanzia dello Stato, ma anche le rate dei mutui accesi con garanzia dello Stato. lo vorrei che Governo e Aula prendano coscienza dello scenario drammatico che ci aspetta, del baratro che abbiamo davanti. Già adesso solo pochissime imprese sono riuscite ad onorare il versamento delle rate di gennaio e febbraio 2022, perché il calo verticale dei ricavi di questi due anni non lascia alternative. Una moratoria appare quindi come la sola soluzione per salvare da sicuro fallimento le imprese italiane e al contempo per salvare il sistema creditizio italiano.
Credo che ognuno in quest'Aula, nel perseguimento dell'interesse generale, debba portare l'esempio che gli deriva dalla propria esperienza non solo politica ma anche professionale. Ebbene, mi rivolgo al Governo, le nostre aspettative, e quelle delle imprese, sul decreto sostegni-ter erano maggiori. Gli aiuti previsti, pur rappresentando uno sforzo apprezzabile del Governo, non sono ancora sufficienti a fronteggiare la crisi economica e di liquidità che stanno attraversando molti comparti, a partire da turismo, commercio, settore creativo, culturale, spettacolo e wedding. Serve un cambio di passo per colmare queste lacune. E bisogna farlo adesso.
Integrazione all'intervento della senatrice Granato su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
Ha dovuto cambiare scuola, ora studia a casa, e chissà se potrà tornare a danzare. Quello che provo io è rabbia, la rabbia di non essere stata ascoltata e creduta, la rabbia di vedere una ragazza che non può più fare quello che le piace, la rabbia di non sapere se tornerà mai quella di prima, se prima era una lotta per capire cosa le era successo ora è diventata la lotta per l'esenzione dalla seconda dose.
Sono passati ormai sei mesi la nostra vita è cambiata, la sua vita è stata stravolta, la sola cosa che vorrei tanto è trovare una cura per poter rivedere la mia bambina felice di vivere il suo sogno.
Grazie al comitato Ascoltami per avermi dato la possibilità di raccontare la nostra storia, ringrazio davvero tutti per il sostegno morale che date a tante persone nella nostra situazione.
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Accoto, Airola, Alderisi, Barachini, Battistoni, Bellanova, Bini, Bongiorno, Borgonzoni, Bossi Umberto, Briziarelli, Caligiuri, Campagna, Cattaneo, Centinaio, Cerno, Corbetta, De Poli, Di Marzio, Fazzolari, Ferrero, Floridia, Galliani, Ghedini, Lorefice, Merlo, Messina Assunta Carmela, Moles, Monti, Napolitano, Nisini, Pichetto Fratin, Pisani Giuseppe, Pucciarelli, Riccardi, Ripamonti, Romagnoli, Ronzulli, Schifani, Sciascia, Segre e Sileri.
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Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Cucca e Pacifico, per attività di rappresentanza del Senato; Arrigoni, Castiello, Fazzone, Magorno e Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Di Micco, Marinello, Rampi e Vescovi, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
Sono considerati in missione i senatori: Fantetti e Pesco, per attività della 5ª Commissione permanente; Nannicini, per attività della 14ª Commissione permanente.
Sono considerati in missione, ai sensi dell'art. 108, comma 2, primo periodo, del Regolamento, i senatori: Cangini, Ferro, Fusco, Grassi, Nocerino, Pagano, Pavanelli e Sbrana.
Alla ripresa pomeridiana della seduta sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Cucca e Pacifico, per attività di rappresentanza del Senato; Arrigoni, Castiello, Fazzone, Magorno e Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Di Micco, Marinello, Rampi e Vescovi, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.
Alla ripresa pomeridiana della seduta sono considerati in missione, ai sensi dell'art. 108, comma 2, primo periodo, del Regolamento, i senatori: Cangini, Ferro, Fusco, Grassi, Nocerino, Pagano, Pavanelli e Sbrana.
Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, variazioni nella composizione
Il Presidente della Camera dei deputati ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, il deputato Federico Conte in sostituzione del deputato Erasmo Palazzotto, dimissionario.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Regione Toscana
Agevolazione contributiva per l'occupazione nelle aree interne. Modifiche alla legge 30 dicembre 2020, n. 178 (Bilancio di previsione dello Stato perl'anno 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023) (2558)
(presentato in data 16/03/2022);
senatori Crucioli Mattia, Angrisani Luisa
Norme relative alla cessazione della produzione e dell'impiego delle sostanze poli e perfluoroalchiliche (PFAS) (2559)
(presentato in data 16/03/2022).
Disegni di legge, assegnazione
In sede redigente
13ª Commissione permanente Territorio, ambiente, beni ambientali
sen. Calandrini Nicola ed altri
Disposizioni volte alla promozione, alla valorizzazione ambientalee culturale e al rilancio economico dei piccoli comuni (2304)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 4ª (Difesa), 5ª (Bilancio), 6ª (Finanze e tesoro), 7ª (Istruzione pubblica, beni culturali), 8ª (Lavori pubblici, comunicazioni), 9ª (Agricoltura e produzione agroalimentare), 10ª (Industria, commercio, turismo), 11ª (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale), 12ª (Igiene e sanità), Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 16/03/2022);
Commissioni 2ª e 12ª riunite
Iniziativa Popolare
Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita (2553)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio), 14ª (Politiche dell'Unione europea), Commissione parlamentare questioni regionali
C.2 approvato in testo unificato dalla Camera dei deputati (T.U. con C.1418, C.1586, C.1655, C.1875, C.1888, C.2982, C.3101)
(assegnato in data 16/03/2022).
In sede referente
1ª Commissione permanente Affari Costituzionali
sen. La Russa Ignazio ed altri
Istituzione di un'Assemblea per la riforma della Costituzione in deroga all'articolo 138 della Costituzione (2508)
previ pareri delle Commissioni 3ª (Affari esteri, emigrazione), 5ª (Bilancio), Commissione parlamentare questioni regionali
(assegnato in data 16/03/2022).
Governo, richieste di parere per nomine in enti pubblici. Deferimento
IlSottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con lettera dell'11 marzo 2022, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14 - la proposta di nomina dell'architetto Giuseppe Leoni a Presidente dell'Aero Club d'Italia per il quadriennio 2021-2025 (n. 109).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, la proposta di nomina è deferita alla 8ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro 20 giorni dall'assegnazione.
Governo, trasmissione di atti
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 11 marzo 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, l'estratto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 marzo 2022, n. 21, recante l'esercizio dei poteri speciali, mediante l'esercizio del potere di veto, in relazione alla notifica della società Alpi Aviation S.r.l., avente ad oggetto l'acquisizione da parte della società cinese Mars (HK) Information Technology Co. Limited del 75% del capitale sociale di Alpi Aviation S.r.l..
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 4a e alla 10a Commissione permanente (Atto n. 1116);
La Presidenza del Consiglio dei ministri, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, le comunicazioni concernenti il conferimento o la revoca dei seguenti incarichi:
al dottor Davide Ciferri, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;
alla dottoressa Tiziana Formichetti, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze.
Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento
Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:
Comunicazione della Commissione - REPowerEU: azione europea comune per un'energia più sicura, più sostenibile e a prezzi più accessibili (COM(2022) 108 definitivo), alla 10a e alla 13a Commissione permanente e, per il parere, alla 14a Commissione permanente;
Comunicazione della Commissione - Solidarietà europea nei confronti dei rifugiati e di coloro che fuggono dalla guerra in Ucraina (COM(2022) 107 definitivo), alla 3a Commissione permanente e, per il parere, alla 1a e alla 14a Commissione permanente.
Garante del contribuente, trasmissione di atti. Deferimento
In data 10 marzo 2022 è stata trasmessa, ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2021 dal Garante del contribuente dell'Abruzzo.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 6a Commissione permanente (Atto n. 1115).
Interrogazioni, apposizione di nuove firme
Il senatore Nencini ha aggiunto la propria firma all'interrogazione 3-03155 del senatore Parrini ed altri.
I senatori Croatti, Mantovani e Di Girolamo hanno aggiunto la propria firma all'interrogazione 3-03161 della senatrice Ricciardi ed altri.
Mozioni
SAPONARA, ALESSANDRINI, DORIA, PIANASSO, LUCIDI, CANTU', LUNESU, BRIZIARELLI, VALLARDI - Il Senato,
premesso che:
dall'inizio del conflitto russo-ucraino, l'intensificarsi di azioni di guerra ha comportato la perdita di vite umane non solo tra i militari, ma soprattutto tra i civili, provocando un esodo di profughi verso i Paesi dell'Europa;
le principali convenzioni UNESCO coinvolte nella salvaguardia e tutela dei beni culturali materiali sono la Convenzione per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato del 1954 (Convenzione de L'Aja), la Convenzione per la protezione del patrimonio mondiale culturale e naturale del 1972 e la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 2003;
la Convenzione sui diritti dell'infanzia del 20 novembre 1989 dell'UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia) si basa su principi di non discriminazione (art. 2), di superiore interesse (art. 3) e di diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino (art. 6: "gli Stati devono impegnare il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini, anche tramite la cooperazione internazionale");
l'Italia si è attivata con importanti azioni di solidarietà nei confronti dei profughi e il Ministero della cultura sente il bisogno di dare un segnale concreto per il sostegno al futuro soprattutto dei giovani ucraini, la protezione del loro patrimonio culturale e il recupero dello stesso una volta finita l'aggressione armata. Tali attività, rivolte alla preservazione delle testimonianze della storia e del patrimonio culturale, sono ritenute essenziali per l'integrità dell'identità ucraina;
considerato che:
l'Ucraina ha sul suo territorio i seguenti beni iscritti nella lista del patrimonio mondiale (convenzione del 1972): antica città di Chersoneso Taurica con la Chora (2013); Kiev: cattedrale di Santa Sofia e edificio monastico; Kiev: Pecers'ka Lavra (1990); Leopoli: complesso del Centro storico (1998); residenza dei metropoliti bucovini e dalmati (2011); arco geodetico di Struve (2005); Tserkvas in legno della regione dei Carpazi in Polonia e Ucraina (2013); antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d'Europa (2007, 2011, 2017, 2021) e siti iscritti nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità (convenzione del 2003): pittura a fiori del villaggio di Petrykivka come espressione dell'arte popolare ucraina folcloristica. (2013); tradizione delle ceramiche dipinte di Kosiv (2019); Ornek, una decorazione ornamentale tipica dei tartari della Crimea (2021); sito iscritto nella lista di salvaguardia urgente del patrimonio culturale immateriale: i canti dei cosacchi della regione del Dnipr (2016);
l'UNESCO ha dichiarato di essere in contatto permanente con tutte le istituzioni pertinenti per valutare la situazione e rafforzare la protezione dei beni culturali. Sono stati inoltre stabiliti contatti con la società civile, i professionisti e gli esperti di patrimonio vivente in merito all'impatto della crisi sulla situazione degli artisti e delle istituzioni culturali;
l'organizzazione è in contatto con le autorità ucraine per contrassegnare siti e monumenti culturali con l'emblema distintivo "blue shield" (scudo blu) della convenzione de L'Aja del 1954 per evitare danni intenzionali o accidentali. I siti iscritti nella lista del patrimonio mondiale, come i complessi monumentali della cattedrale di Santa Sofia e il monastero delle Grotte di Kiev ("Kiev: Cattedrale di Santa Sofia e edificio monastico; Kiev-Pecers'ka Lavra") sono considerati una priorità. Il processo di marcatura del sito è iniziato questo fine settimana presso il sito di "Leopoli: complesso del centro storico";
l'UNESCO e l'UNITAR (Istituto delle Nazioni Unite per la formazione e la ricerca) analizzano anche le immagini satellitari al fine di monitorare lo stato dei siti prioritari che sono in pericolo e di valutare i danni dei siti già colpiti;
l'UNESCO sta incontrando i professionisti della cultura ucraini (manager dei siti patrimonio dell'umanità, direttori di musei e professionisti responsabili del patrimonio) al fine di identificare bisogni urgenti. A tal fine, l'UNESCO mobiliterà i partner internazionali durante una riunione di coordinamento della risposta alle emergenze: UNITAR, il Centro internazionale per lo studio della conservazione e del restauro dei beni culturali (ICCROM), Blue shield international, il Consiglio internazionale dei musei (ICOM), l'International council on monuments and sites (ICOMOS) e ALIPH;
considerato altresì che il conflitto e la conseguente crisi umanitaria rischiano di avere conseguenze a lungo termine sul Paese, soprattutto sui giovani. Questa tremenda ferita nelle loro vite interrompe spesso percorsi formativi avviati e rischia quindi di compromettere gravemente il loro pieno sviluppo professionale e umano una determinando un'emergenza educativa,
impegna il Governo ad adottare tutte le azioni necessarie a:
1) sostenere l'UNESCO nelle azioni di salvaguardia del patrimonio storico-artistico ucraino e di formazione delle giovani generazioni;
2) mettere a disposizione la task force italiana "UNITE4HERITAGE" costituita da esperti del Ministero della cultura e da militari altamente qualificati del comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale (TPC), per intervenire in aree colpite da emergenze per salvaguardare i siti archeologici, i luoghi della cultura ed i beni culturali;
3) consentire la prosecuzione dei percorsi formativi presso gli istituti di formazione del Ministero di giovani profughi attraverso l'istituzione di borse di studio destinate a giovani artisti ucraini che potranno accedere agli istituti di alta formazione artistica, quali i conservatori, le accademie di belle arti, gli istituti coreutici;
4) istituire borse di studio e ulteriori iniziative di sostegno all'educazione e la formazione dei profughi minori in Italia in accordo con le convenzioni UNESCO e in segno di sostegno al futuro del Paese.
(1-00469)
BINETTI, GASPARRI, GALLONE, PEROSINO, RIZZOTTI, VONO, PAPATHEU, GIAMMANCO, STABILE - Il Senato,
premesso che:
è sotto gli occhi di tutti il fatto che l'Europa rischia ogni giorno di più la temutissima terza guerra mondiale. Nel secolo appena concluso, ci sono state ben due guerre mondiali che, a distanza di pochi anni l'una dall'altra, non più di venti, hanno fatto milioni di vittime sul nostro continente. Questa volta la guerra potrebbe scatenarsi per lo scontro delle potenze nucleari presenti in Europa e nei Paesi confinanti; ed è facile allora immaginare quale ecatombe si rischi tutti indistintamente;
proprio per questo si ritiene necessario che la UE, in questa drammatica guerra tra Russia e Ucraina, che rappresenta una minaccia per tutti e un potenziale principio di terza guerra mondiale, apra urgentemente un tavolo di dialogo delle superpotenze per il disarmo nucleare e sostenga la necessità di una conversione dell'energia nucleare degli ordigni di guerra in energia utile per la vita sociale ed economica di tutta l'Europa, in particolare nei Paesi poveri, promuovendo concreti progetti di pace e di sviluppo integrale;
circa 60 anni fa, concretamente l'11 aprile 1963, papa Giovanni XXIII nella sua ultima enciclica "Pacem in terris", affermava: "Le comunità politiche, le une rispetto alle altre, sono soggetti di diritti e di doveri; per cui anche i loro rapporti vanno regolati nella verità, nella giustizia, nella solidarietà operante, nella libertà. La stessa legge morale, che regola i rapporti fra i singoli esseri umani, regola pure i rapporti tra le rispettive comunità politiche";
il presente appello mostra la piena adesione di tutti i cristiani, ma non solo dei cristiani, alle accorate preghiere per la pace, che papa Francesco chiede, e che rivolge in particolare all'Unione europea, per chiederne la sottoscrizione da parte di tutta la società civile, estendendo l'invito al mondo intero;
i cristiani impegnati in politica, davanti alla minaccia di una possibile guerra atomica, ritengono indifferibile ed immediato un nuovo e totale disarmo nucleare. Nello spirito della cultura, che in politica ha guidato la ricostruzione dell'Italia dopo la II guerra mondiale e ha contribuito in modo significativo a fondare l'Unione europea, riaffermano il ripudio della guerra nel mondo intero;
i cristiani impegnati in politica chiedono alla Russia che desista immediatamente dal proseguire nelle operazioni militari, in modo da risparmiare tante vite umane e dare la possibilità alla nazione ucraina di concentrare tutto il suo sforzo difensivo nel negoziato di pace e nella ricostruzione di un Paese colpito nei suoi punti nevralgici. Allo stato attuale delle cose, solo avviando un'immediata inversione di rotta si potrà evitare l'immanente rischio di guerra nucleare e una possibile ecatombe dell'umanità, resa verosimile dalle recenti minacce di Putin;
è necessario compiere ogni possibile sforzo diplomatico per promuovere progetti di pace e di sviluppo dei popoli, per cui risulta indifferibile l'esigenza di un processo di ridimensionamento della corsa agli armamenti e la conversione degli arsenali nucleari in impieghi di pace, con la rinuncia definitiva agli armamenti chimici e batteriologici di ogni tipo;
l'Unione europea deve assumere il ruolo di promotore mondiale di pace, proponendo, da subito, l'avvio di un progressivo disarmo nucleare globale, a cominciare dalle potenze che si confrontano sul nostro continente, per evitare in ogni modo il rischio di una terza guerra mondiale. L'apocalisse nucleare può avvenire in qualunque prossimo frangente: solo con il disarmo e con l'effettiva riconversione delle armi nucleari in energia di pace, si potrebbe rimuovere definitivamente questa incombente minaccia;
la UE dovrebbe portare il conseguente piano di disarmo nucleare già nella prossima conferenza di riesame del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), la decima, affinché sia tenuto in debita considerazione nelle conferenze sul disarmo. Il TPN è un trattato internazionale sulle armi nucleari che si basa su tre principi: disarmo, non proliferazione e uso pacifico del nucleare;
la conversione degli arsenali nucleari può avvenire secondo quanto già ampiamente realizzato con successo con l'eliminazione delle prime 20.000 testate nucleari nel piano Usa-Russia "Megatons to Megawatts", in modo che le risorse risparmiate e gli utili prodotti possano favorire lo sviluppo sostenibile anche nei Paesi poveri, come evidenziato dalle analisi economiche al riguardo;
considerato che i principi esposti sono stati condivisi anche da tutti i comitati cristiani, che fanno riferimento al Comitato per una civiltà dell'amore ("nuclearforpeace"),
impegna il Governo:
1) a formalizzare richiesta alla UE affinché si istituzionalizzi quanto prima il "tavolo di lavoro permanente sul disarmo nucleare", in osservanza dell'art. VI del TNP, che richiede non solo l'accordo progressivo dei Paesi nucleari, ma anche degli altri, onde evitare la proliferazione delle armi atomiche;
2) ad assumere iniziative volte a inserire nell'agenda dei lavori della suddetta conferenza la conversione degli arsenali nucleari in risorse a beneficio di tutti e, in particolare, dei Paesi in via di sviluppo.
(1-00470)
Interrogazioni
CIRINNA', ASTORRE, BOLDRINI, COMINCINI, D'ALFONSO, D'ARIENZO, FEDELI, FERRAZZI, GIACOBBE, IORI, LAUS, MANCA, MARILOTTI, PORTA, ROJC, ROSSOMANDO, STEFANO, VERDUCCI - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. - Premesso che:
negli ultimi due anni, in conseguenza dell'emergenza sanitaria prima e, poi, dell'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime e, in ultimo, dello scoppio della guerra in Ucraina, la situazione economica dei produttori di latte si è nuovamente aggravata;
in particolare, il prezzo che attualmente viene corrisposto ai produttori per un litro di latte, in stalla, si aggira attorno a 0,40 euro; esso dovrebbe coprire, possibilmente assicurando un ragionevole margine di guadagno, costi di produzione ingenti, il cui peso si aggrava di giorno in giorno in conseguenza delle contingenze interne e internazionali;
i costi riguardano anzitutto l'approvvigionamento degli alimenti per gli animali, il cui costo, già significativo, è in costante aumento (si va dai 45 euro al quintale per la farina di mais, agli 80 euro al quintale per la soia) e sconta altresì la difficoltà di reperire foraggi, a causa della perdurante siccità in numerose zone del Paese; deve essere inoltre considerato il prezzo del gasolio agricolo che, in costante vertiginoso aumento, si attesta attorno a 1,50 euro al litro (con un aumento di quasi 50 centesimi nelle prime due settimane di marzo 2022); tali costi, d'altra parte, non possono ritenersi compensati da premi e incentivi previsti, ad esempio, per il benessere animale, i quali devono necessariamente essere reinvestiti per il miglioramento delle condizioni di vita del bestiame;
la determinazione del prezzo di vendita dal produttore è il risultato di un complesso di fattori, che include anche l'intervento delle istituzioni; in particolare, al fine di prevenire e contrastare la vendita sottocosto di prodotti alimentari, l'articolo 7, comma 3, del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, prevede che il prezzo pattuito possa essere sostituito da quello "calcolato sulla base dei costi medi di produzione rilevati dall'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare - ISMEA"; tale prezzo è attualmente calcolato, per il latte, nella misura di 0,46 euro;
questo prezzo, già di per sé superiore all'attuale prezzo di vendita in stalla, è calcolato sulla base dei costi medi di produzione per il 2021; esso, dunque, non tiene conto dell'aumento dei costi di produzione delle ultime settimane ed è di conseguenza inferiore a quello che sarebbe necessario per sostenere i medesimi e che, ragionevolmente, dovrebbe aumentare almeno a 0,55 euro al litro;
in assenza di provvedimenti finalizzati a sostenere i produttori di latte, questi ultimi si vedranno costretti, nell'impossibilità di fermare la produzione che, come ovvio, deriva da una serie di fattori fondamentali tra i quali, a mero titolo di esempio, vi è l'esigenza di tenere in vita gli animali, ad assumere iniziative drastiche, quali la macellazione dei capi di bestiame, per evitarne la sottoalimentazione, con conseguenti ricadute sulla valutazione del benessere degli animali,
si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per fare fronte alla situazione e, in particolare, se ritenga di intervenire su ISMEA per assicurare, al più presto, una rimodulazione del calcolo dei costi medi di produzione per adeguarli alle mutate contingenze.
(3-03165)
CORRADO, ANGRISANI, LANNUTTI, GRANATO - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
con decreto del 7 marzo 2022, il Ministero della cultura ha nominato il comitato scientifico della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 dicembre 2019, n. 169, operativa dal 14 dicembre 2020, equiparata agli istituti centrali e agli altri istituti con finalità particolari dotati di autonomia speciale ai sensi dell'art. 33, comma 3, lett. a), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 169;
il comitato scientifico è costituito dal soprintendente, Barbara Davidde (nominata con D.D.Rep. n. 1743 del 13 dicembre 2020), che lo presiede, e da altri quattro componenti che, ai sensi dell'art. 7 comma 3, del decreto ministeriale 3 febbraio 2022, sono oggi nominati dal Ministro (in numero di tre, uno dei quali scelto di concerto con il Ministro dell'università e della ricerca; un altro è indicato dal Consiglio superiore beni culturali e paesaggistici) e restano in carica per 5 anni, con la possibilità di essere rinnovati una sola volta;
si tratta, teste il citato decreto del 3 febbraio, di "professori universitari di ruolo in settori attinenti all'ambito disciplinare di attività dell'istituto o esperti di particolare e comprovata qualificazione scientifica e professionale in materia di tutela e valorizzazione dei beni culturali";
considerato che:
del comitato scientifico della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, allocata a Taranto, dove svolge anche i compiti delle Soprintendenze archeologia belle arti e paesaggio (ABAP), fanno parte Rita Auriemma, Massimo Capulli, Anna Maria Tunzi e Giuliano Volpe;
sembra che la Auriemma, pugliese, professore associato all'università del Salento, sia stata nominata dal Consiglio superiore beni culturali e paesaggistici su segnalazione dello stesso Volpe, terlizzese, ordinario all'università di Bari, voluto, pare, dal Ministro in persona, proprio come la Tunzi, anche lei originaria del Barese, archeologa in forza al Ministero della cultura, ma specializzata in preistoria ed estranea al mondo della subacquea, nonché moglie dell'avvocato Francesco Paolo Sisto, sottosegretario per la giustizia in carica; Capulli, originario della Bergamasca, archeologo subacqueo e docente all'università di Udine, pare sia stato invece designato dalla Direzione generale ABAP;
valutato che:
il carattere così evidentemente pugliese del suddetto comitato scientifico e l'opinabile competenza di alcuni suoi componenti in tema di archeologia subacquea mal si concilia con la pretesa dimensione nazionale della Soprintendenza per il patrimonio culturale subacqueo, mentre sembra rispondere meglio a logiche localistiche in linea con le necessità e i compiti che quell'istituto è chiamato a svolgere come ufficio territoriale ABAP sulla terraferma;
ciò non fa che confermare come, a dispetto della propaganda che fin dalla nascita (e tuttora) le assegna compiti rimasti, invece, nelle mani delle Soprintendenze ABAP per non modificare gli assetti consolidati in materia di competenze sull'enorme patrimonio culturale sommerso entro le 12 miglia dalla costa, la mission extraterritoriale attribuita, senza legittimazione alcuna, a detta Soprintendenza nazionale ex art. 37 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 dicembre 2019, n. 169, resti pura teoria, come stigmatizzato anche nell'atto di sindacato ispettivo 3-02262 del 17 febbraio 2021, finora rimasto senza risposta,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo possa spiegare perché la composizione del neonato comitato scientifico della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo abbia un carattere marcatamente locale;
se non ritenga di dover adottare le misure necessarie a far sì che le competenze di quell'istituto del Ministero della cultura siano ricondotte nel perimetro dell'art. 9 della Costituzione, poiché compito di detto dicastero è tutelare i beni storico-artistici e il paesaggio della nazione, dunque agire entro i confini (anche marittimi) della stessa;
se non reputi necessario e urgente interrompere i rischi di spreco di denaro pubblico che comporta l'avere assegnato autonomia speciale a quello che nei fatti è un ufficio territoriale di tutela assimilabile agli altri 43 oggi esistenti, tranne che per la mission "aggiuntiva" ad asserito carattere nazionale, presentata come peculiare e prioritaria, tanto da determinare persino la denominazione dell'istituto, ma realizzabile solo operando (ad avviso degli interroganti illegittimamente) in acque internazionali.
(3-03166)
CORRADO, ANGRISANI, LANNUTTI, GRANATO - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
il 19 dicembre 2019 veniva pubblicato l'atto di sindacato ispettivo 3-01262, con il quale, in riferimento alla AVR S.p.A., dodici senatori chiedevano al Ministro dell'interno se non reputasse "anomalo" che ad una società avente rapporti con soggetti afferenti alla criminalità organizzata, e alla quale non risultava essere stato rinnovato l'inserimento in white list dal 2017, fossero affidati appalti di rilevante portata su tutto il territorio nazionale;
poco più tardi, con decreto n. 1/2020 del 25 maggio 2020 (n. 44/2020 R.G.M.P), il Tribunale di Reggio Calabria aveva disposto l'amministrazione giudiziaria della stessa AVR S.p.A. per un periodo di sei mesi;
considerato che con pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 5ª serie speciale, contratti pubblici, n. 68 del 15 giugno 2020, Invitalia S.p.A., l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, ha dato atto dell'aggiudicazione degli interventi di "completamento delle attività di bonifica in area ex ETERNIT - SIN di Bagnoli-Coroglio" (CIG 794840929B - CUP C69G15001840001) al raggruppamento temporaneo di imprese Teorema S.p.A., Ecologica S.p.A. e Labanalisys S.r.l., per un importo contrattuale complessivo dell'appalto di 17.926.345,02 euro;
valutato che:
Teorema S.p.A., società controllata di AVR S.p.A. (come definito anche nel sito AVR group, bonifica dell'area ex-Eternit), ha sede legale a Roma allo stesso indirizzo della AVR S.p.A., che ne è anche socio di maggioranza. Presidente del consiglio di amministrazione di Teorema, sin dal 2014, è Claudio Nardecchia, il quale ricopriva il medesimo incarico in AVR S.p.A. quando era stata posta in amministrazione giudiziaria;
da verifica eseguita in data 12 marzo 2022, la AVR S.p.A. risulta ancora nell'elenco delle società iscritte in white list della Prefettura di Roma, con medesima indicazione di scadenza al 17 febbraio 2017, come al momento dell'interrogazione parlamentare citata;
come la AVR S.p.A., anche la società Teorema S.p.A. non risulta regolarmente iscritta nella white list della Prefettura di Roma, essendo presente soltanto nell'elenco delle società richiedenti l'iscrizione e con data 1° dicembre 2020, successiva, perciò, all'aggiudicazione dell'appalto del SIN di Bagnoli-Coroglio,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo, risultando che nel 2020 un appalto da oltre 15 milioni di euro è stato aggiudicato ad una società le cui garanzie di totale estraneità a contesti mafiosi non risultavano garantite, non intenda procedere, anche nella prospettiva delle prossime aggiudicazioni per le bonifiche dei "siti orfani" inseriti nel PNRR (finanziate con l'assegnazione al Ministero della transizione ecologica di 500 milioni di euro), ad una verifica complessiva della validità e degli aggiornamenti relativi agli inserimenti nelle white list prefettizie delle società che si occupano di servizi ambientali, di cui alla categoria X;
se, anche alla luce dell'atto di sindacato ispettivo 3-03014 del 12 gennaio 2022, relativo alla grave mancanza di attualità delle iscrizioni in white list presso la Prefettura di Napoli, esempio (niente affatto isolato) di evidente ritardo nell'aggiornamento delle società indicate, non rilevi l'opportunità di far espletare una puntuale verifica sulla regolarità delle società iscritte negli elenchi tenuti dalla Prefettura di Roma, che, oberata da numeri a cinque cifre, ha una cospicua presenza di società (circa 50) con "aggiornamenti in corso" il cui riferimento temporale risale al 2016-2017.
(3-03167)
CORRADO, ANGRISANI, LANNUTTI, GRANATO - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
"Vittoriano e Palazzo Venezia" è la denominazione ufficiale di uno dei 44 (ad oggi) musei e parchi del Ministero della cultura riconosciuti di rilevante interesse nazionale e dotati, perciò, di autonomia speciale (scientifica, finanziaria, organizzativa e contabile) ai sensi dell'art. 33, comma 3, lett. a), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 169 del 2019, e dell'art. 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 123 del 2021;
con deliberazione n. 22/2022 assunta nell'adunanza pubblica del 23 febbraio 2022, la sezione regionale di controllo per il Lazio della Corte dei conti ha ammesso a visto e registrazione il decreto n. 23 del 2021, "di approvazione del contratto di affidamento ad ALES s.p.a. di servizi di supporto finalizzati alla realizzazione di un progetto per il rafforzamento della capacità amministrativa e gestionale del Vittoriano e Palazzo Venezia";
la formula adoperata vuole ricondurre il progetto nell'alveo dell'art. 10 del decreto-legge n. 77 del 2021, che, pensato per definire, avviare le procedure di affidamento e accelerare l'attuazione degli investimenti pubblici (soprattutto PNRR, programmazione nazionale e comunitaria 2014-2020 e 2021-2027), al comma 1 consente alle amministrazioni centrali di avvalersi, mediante convenzioni, del "supporto tecnico-operativo" di società in house qualificate ai sensi dell'art. 38 del decreto legislativo n. 50 del 2016 e al comma 2 specifica che l'attività di supporto "comprende azioni di rafforzamento della capacità amministrativa, anche attraverso la messa a disposizione di esperti particolarmente qualificati";
considerato che:
il visto della Corte giunge a valle del rilievo istruttorio n. 62 del 5 gennaio 2022 mosso dall'ufficio di controllo di legittimità sugli atti e della nota di risposta del Ministero, nonché della relazione del magistrato istruttore proponente il deferimento dell'atto all'esame della sezione per il mancato superamento di "alcuni profili del rilievo", e ancora di un'adunanza convocata dalla presidenza della Corte con comunicazione del 10 febbraio 2022, ma disertata dal Ministero. Il 23 febbraio, invece, relatore Ottavio Caleo, erano presenti e sono stati uditi sia il direttore generale del Vittoriano e Palazzo Venezia, Edith Gabrielli, sia il dirigente generale della Ragioneria territoriale dello Stato di Roma, Antonio Taddeo;
nel rilievo istruttorio, la Corte aveva formulato osservazioni sull'oggetto del contratto, sull'iter procedurale prodromico alla stipula della convenzione con la società in house ALES S.p.A. e sulla valutazione di congruità dell'offerta economica; a distanza di un mese, la nota di chiarimento del Ministero ha permesso di superare tutte le contestazioni tranne le censure sulla legittimità dell'oggetto della convenzione;
a tale riguardo, merita ricordare che la materia è regolata dal decreto-legge n. 104 del 2019 (convertito dalla legge n. 132 del 2019, modificato dall'art. 1, comma 930, della legge n. 178 del 2020), che consente il ricorso all'esternalizzazione, e dunque al modello del in house providing, solo per attività diverse da quella principale dell'amministrazione;
posto, dunque, che il Ministero è autorizzato a ricevere da ALES un mero supporto tecnico, amministrativo e contabile avente carattere straordinario e transitorio rispetto al normale funzionamento del dicastero, oggetto invece di programmazione ordinaria e reclutamento del personale mediante selezione pubblica, l'organico previsto per Vittoriano e Palazzo Venezia è di 56 unità (19 delle quali dell'area tecnica e amministrativa) ma, in mancanza di personale interno che abbia risposto all'interpello per quell'istituto, da convenzione, ALES metterà a disposizione 16 profili professionali amministrativi e tecnici equivalenti a funzionari e assistenti amministrativi dei ruoli ministeriali;
la sovrapponibilità di alcune delle funzioni oggetto di contratto alle funzioni ordinarie dell'amministrazione è patente e ciò che conta è il "profilo sostanziale delle mansioni richieste", ha osservato la Corte, non l'inquadramento giuridico del personale di ALES, replicando così al Ministero che adduceva a garanzia di legittimità del proprio agire la mancanza del potere di firma (e conseguente assunzione di responsabilità) da parte dei lavoratori di ALES;
considerato inoltre che la lucida disamina dello "stato delle procedure concorsuali per il fabbisogno di personale ministeriale al cui completamento è legato il ricorso interinale ai servizi di Ales" non fa che accentuare le preoccupazioni della Corte per un uso distorto delle esternalizzazioni da parte del Ministero, preoccupazioni estese anche alla disparità di trattamento economico e normativo per figure pressoché coincidenti;
preso atto che il Ministero non ha ottemperato alla richiesta di quantificare il costo totale dell'eventuale impiego di personale ministeriale con ruoli assimilabili a quelli dei dipendenti ALES nel periodo corrispondente alla convenzione, la Corte stessa calcola, atti alla mano, un costo totale annuale medio per persona di 66.325 euro, che definisce "ben superiore, secondo la comune esperienza, a quelli annuali di profili ministeriali di area II e III": in effetti la retribuzione annua lorda di un funzionario ministeriale di area III va da 23.057,45 (se F1) a 34.933,73 euro (se F7). Più grave, violando l'art. 19, comma 5, del decreto legislativo n. 175 del 2016, osserva la Corte, il Ministero non ha chiarito il rapporto tra quei 66.325 euro e il compenso effettivo riconosciuto ai dipendenti ALES;
valutato che:
contestazioni sostanziali nei confronti del Collegio Romano discendono anche dal comma 1 dell'art. 1-ter del decreto-legge n. 104 del 2019, grazie al quale gli affidamenti diretti ad ALES sono stati esclusi dalla valutazione preventiva della congruità dell'offerta (ex art. 192, comma 2. del decreto legislativo n. 50 del 2016), con conseguente violazione degli articoli 3 e 41 della Costituzione nei confronti delle società in house degli altri dicasteri, e si è realizzata l'attribuzione diretta, alla stessa società, "di specifici contributi per gli anni dal 2019 al 2025", con riguardo alla messa a disposizione di personale, a riprova di "un non marginale coinvolgimento di Ales nell'attività istituzionale del Ministero";
un tale "regime irragionevole di favore" preoccupa la Corte anche perché "lo stabile coinvolgimento di società in house in attività ordinarie e per esigenze contingenti mina il rispetto sostanziale dell'art. 97, comma 4 della Costituzione",
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia al corrente del fatto che la Corte dei conti ha riscontrato diversi e gravi profili di illegittimità nella conduzione del dicastero, deplorando quell'uso distorto delle esternalizzazioni che chiama ALES S.p.A. a svolgere funzioni di supplenza ad essa non spettanti, con depauperamento continuo delle competenze tecniche del personale ministeriale, e svelando come persino i concorsi pubblici in atto per assumere personale, lenti e inadeguati al fabbisogno, siano funzionali a garantire il perpetuarsi sine die di un "regime irragionevole di favore" nei confronti della società in house del Ministero;
se, riconoscendo sua la responsabilità politica di quella distorsione, accentuatasi costantemente nei suoi plurimi mandati, non reputi opportuno e doveroso rimettere l'incarico, per consentire ad altri di esercitare un indirizzo politico capace di favorire il ripristino della correttezza efficienza ed economicità dell'azione amministrativa nel Ministero della cultura.
(3-03168)
CORRADO, ANGRISANI, LANNUTTI, GRANATO - Al Ministro della cultura. - Premesso che:
l'immobile identificato con il nome di "villa Letizia" è sito nel comune di Napoli, in via Giambattista Vela n. 110, ed è identificato nel nuovo catasto edilizio urbano alla sez. BAR, foglio 13, particella 25;
con deliberazione del Consiglio della municipalità 6 del Comune di Napoli del 18 gennaio 2019 veniva approvato, in linea tecnica, il documento preliminare all'avvio della progettazione, di cui all'art. 15, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010, relativo ai lavori di adeguamento funzionale ed impiantistico per la realizzazione di un presidio per la sicurezza, da eseguire su parte dell'immobile;
il 10 marzo 2022, "Il Mattino", in un articolo a firma di Alessandro Bottone ("Napoli, caserma in villa Letizia a Barra: confermato il finanziamento di mezzo milione"), riportava la notizia che il Comune di Napoli curerà gli interventi per adeguare gli spazi di villa Letizia alle necessità di una caserma dei Carabinieri, attingendo alle risorse messe a disposizione dal "patto per lo sviluppo della Città metropolitana di Napoli", ora confluite nel "piano sviluppo e coesione Città di Napoli";
considerato che:
villa Letizia è assoggettata al regime delle seguenti normative urbanistiche: rientra, come risulta dalla tavola della zonizzazione, nella zona A, insediamenti di interesse storico, disciplinata dall'art. 26 delle norme di attuazione della variante per il centro storico, la zona orientale e la zona nord occidentale, approvata con DPGRC n. 323 dell'11 giugno 2004 (BURC n. 29 del 14 giugno 2004);
è classificata, come risulta dalla tavola 7, classificazione tipologica, unità edilizia di base ottocentesca originaria o di ristrutturazione a struttura autonoma. Le utilizzazioni compatibili per questa tipologia edilizia sono disciplinate dall'art. 83 delle norme di attuazione, prevedendo i seguenti utilizzi: abitazioni ordinarie, abitazioni specialistiche, abitazioni collettive, strutture associative, uffici privati e studi professionali, attrezzature di interesse comune quali uffici pubblici e centri culturali;
è individuata, come risulta dalla tavola 8 "Specificazioni", tra le attrezzature di quartiere, art. 56, come immobili destinati a istruzione, interesse comune e parcheggi;
è classificata, come risulta dalla tavola 12, vincoli geomorfologici, "area stabile";
non rientra nel perimetro delle zone vincolate dal decreto legislativo n. 42 del 2004, codice dei beni culturali e del paesaggio, parte terza, né nei perimetri dei piani territoriali paesistici, né nella perimetrazione dei parchi istituiti con le leggi regionali;
rientra nell'area della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico del Vesuvio, in zona rossa, di cui alla direttiva della Presidenza del Consiglio dei ministri 14 febbraio 2014;
rientra nel perimetro del centro edificato, individuato con delibera Consiglio comunale n. 1 del 4 luglio 1972, ai sensi dell'art. 18 della legge n. 865 del 1971;
insieme al giardino e alle sue dipendenze (rappresentate dai due corpi gemelli edificati ai lati), presenta interesse culturale particolarmente importante ai sensi dell'art. 13 del codice dei beni culturali e del paesaggio, ed è pertanto da intendersi sottoposta a tutte le disposizioni di tutela contenute nel decreto legislativo n. 42 del 2004;
è inoltre assoggettata ipso iure alle tutele previste dal suddetto codice, in quanto compresa nell'elenco delle "ville vesuviane del XVIII secolo", giusto decreto ministeriale 19 ottobre 1976, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 5 del 7 gennaio 1977, redatto ai sensi dell'art. 13 della legge n. 578 del 1971;
valutato che:
gli orientamenti consolidati sulla conservazione, come riportato anche nella circolare n. 8/2016 dell'allora Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, inducono a pensare l'intervento su un bene di interesse storico artistico come un'operazione "che non deve, come troppo spesso avviene, sottrarre al godimento le opere, ma che ha lo scopo di salvarle consentendo che sussistano il più a lungo possibile, come parti esteticamente e storicamente vive della nostra società" (G. Carbonara, "Teoria e metodi del restauro");
la realizzazione di una caserma dei Carabinieri renderebbe necessario eseguire lavori e apportare modifiche non irrilevanti all'immobile, rendendo inoltre assai difficile (se non impossibile) l'accesso al pubblico, considerate le necessarie misure di sicurezza,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia al corrente dei fatti riportati e se intenda mettere in atto azioni volte a garantire la tutela e la valorizzazione della "villa Letizia" scongiurando il rischio che questa, attraverso la realizzazione di una caserma dei Carabinieri, sia soggetta a trasformazioni incompatibili con la sua natura, nonché sottratta alla fruizione pubblica, impedendole di svolgere la funzione civile che la Costituzione (articolo 9) affida e riconosce al patrimonio culturale pubblico.
(3-03169)
CORRADO, ANGRISANI, LANNUTTI, GRANATO, MORRA - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Premesso che:
il 15 febbraio 2022, "Sardinia Post", che il giorno precedente aveva dato notizia dell'atto di sindacato ispettivo 3-03069, presentato dai medesimi interroganti al ministro Messa l'8 febbraio, ha pubblicato un articolo a firma di Alessandra Carta su un altro presunto concorso irregolare all'università di Sassari, concorso bandito ex art. 24, comma 3, lettera b), della legge n. 240 del 2010 per un posto di ricercatore a tempo determinato tipo b in biochimica ("Università di Sassari, spunta altro concorso sospetto: 'Episodio sconcertante'") e segnalato come tale dal presidente di commissione, professor S.B., come riportato in un articolo su "Sassari Oggi" del 30 settembre 2021 ("Polemiche sul concorso da ricercatore all'Università di Sassari, la relazione del presidente: 'Episodio sconcertante durante il colloquio'");
alla luce di quella denuncia, che faceva seguito (senza discostarsene poi molto) alla corposa attività della locale Procura, che a febbraio 2021 portò all'avviso di chiusura indagini per undici tra docenti e ricercatori "turritani" (si veda al riguardo un articolo de "lanuovasardegna" del 2 novembre 2021), del cui destino giudiziario, peraltro, si sono poi quasi perse le tracce per un anno (si veda "Nuove accuse e rinvio" su "lanuovasardegna"), ci si poteva attendere, da parte del rettore o del suo direttore generale, oppure del responsabile unico del procedimento o del responsabile d'ateneo per il contrasto alla corruzione e la trasparenza, una qualche iniziativa auto-assolutoria nello stesso spirito della dichiarazione "l'Amministrazione sta rianalizzando l'intera procedura nel metodo, ferma restando l'autonomia della Commissione che giudica nel merito" fatta seguire all'interrogazione sul concorso per ricercatore a tempo determinato tipo b (RTDB) in topografia antica, oggetto dell'atto di sindacato ispettivo ricordato. E invece in quel caso non c'è stata alcuna reazione;
considerato che:
la dottoressa A.M.P., ufficialmente seconda classificata nel concorso per RTDB in biochimica, vinto dalla dottoressa L.D. (con 1.4 punti di stacco), aveva impugnato davanti al TAR la graduatoria finale della procedura comparativa di reclutamento bandita con decreto rettorale 2507 in data 8 settembre 2020 dal dipartimento di Scienze biomediche dell'università di Sassari e svolta in modalità telematica a giugno 2021, avanzando, perciò, tramite i suoi legali, in data 30 settembre 2021, un'istanza di accesso ai documenti amministrativi al dipartimento di Chimica e farmacia ai sensi dell'art. 22 della legge n. 241 del 1990;
in esito alla suddetta istanza, sembrerebbe essere emerso un dato scabroso: un titolo dichiarato dalla vincitrice non avrebbe trovato corrispondenza nei registri ufficiali del Dipartimento; la D. avrebbe anche dichiarato di possedere una laurea in Scienze biologiche, avendo in realtà conseguito il titolo, e proprio a Sassari, in Scienze naturali;
valutato che:
secondo quanto risulta agli interroganti la D., oggi RTDB all'università di Padova, dove verosimilmente a breve diventerà associata (si veda il sito dell'università di Padova), messa alle strette dalle evidenze scaturite dall'acquisizione degli atti in funzione della decisione del TAR, avrebbe rassegnato le dimissioni volontarie, ma è arduo capire da cosa (a settembre 2021 il decreto del rettore e la delibera del consiglio di dipartimento l'avevano già riconosciuta vincitrice, in attesa che si pronunciasse il consiglio di amministrazione e l'esito fosse in fine pubblicato in Gazzetta Ufficiale);
risulta inoltre agli interroganti che, nel frattempo, la P. sia stata fortemente sollecitata ad accantonare temporaneamente le proprie ambizioni accademiche e, nel mentre, sia stata comunque chiamata dal Dipartimento di scienze biomediche dell'università di Sassari ad assumere un incarico, e che la sua presa di servizio attenda la decisione del consiglio di amministrazione prevista per il 17 marzo;
la P. sarebbe in servizio presso l'azienda territoriale sanitaria di Sassari, essendo inclusa in una lista di aspiranti a 6 posti a tempo indeterminato di dirigente farmacista per la farmacia ospedaliera dell'azienda ospedaliera universitaria di Sassari con un ranking che la pone in sedicesima posizione (su un totale di 23 nominativi), e pare che la farmacia della citata ATS ricada sotto la direzione amministrativa della signora R.M.B. (si veda "Aou Sassari - Chi siamo - Azienda - Direzione Amministrativa"), che si vorrebbe consorte del rettore, tanto che, da curriculum vitae, condividono la via di residenza,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, nelle more e nel rispetto delle indagini che sarebbero in atto da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sassari (da ultimo sul concorso per RTDB in biochimica bandito nel 2020 ma anche per episodi precedenti), non ritenga necessario e urgente disporre una verifica per i profili di propria competenza, che faccia luce su tutte le procedure concorsuali bandite all'università di Sassari nell'ultimo biennio.
(3-03170)
CORRADO, ANGRISANI, LANNUTTI, GRANATO, MORRA - Al Ministro della cultura. - Premesso che il 16 agosto 2022 ricorrono 50 anni dalla scoperta dei "bronzi di Riace": le due statue in bronzo del V secolo a.C., di fattura greca e di eccezionale qualità artistica, che, trovate fortuitamente sul fondale sabbioso antistante alla spiaggia di Riace (Reggio Calabria), sono esposte dal 1981 nel museo archeologico nazionale di Reggio Calabria. I due capolavori, tuttora oggetto di accese controversie interpretative tra gli specialisti, sono subito assurti ad emblema di quel prestigioso istituto del Ministero della cultura e della Calabria tutta, oltre al fatto che il loro recupero rappresenta una pietra miliare nello sviluppo dall'archeologia subacquea in Italia;
considerato che:
la celebrazione del 50° anniversario del recupero dei "bronzi di Riace" è senza dubbio un appuntamento importante per la vita culturale del Paese e in particolare della Regione che li custodisce; ci si attenderebbe, allora, che il museo statale reggino avesse un ruolo guida e propulsivo in tale importante occasione, sia agendo di propria iniziativa, sia con l'ineludibile concorso (scientifico, organizzativo e finanziario) del superiore Ministero, magari anche attraverso la Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo;
ad oggi, in realtà, se si escludono il fatto che le iniziative afferenti all'importante ricorrenza si svolgeranno a cavallo degli anni 2022-2023, da estate ad estate, e che la Regione Calabria spenderà 3 milioni di euro, non sussistono altre certezze; nessuna, ed è quanto interessa in questa sede, in merito al programma completo delle attività eminentemente culturali e di quelle con più spiccato carattere divulgativo promosse dal museo e dal Ministero di riferimento, sia singolarmente, sia facendo rete con gli enti locali;
museo e Ministero non sembrerebbero, in effetti, avere preso in mano per tempo le redini del gioco, tanto è vero che, non essendo pervenuta a Roma da amministrazioni pubbliche o istituzioni culturali calabresi, entro la data fissata dalla competente Direzione generale (30 aprile 2021), alcuna richiesta di contributi da concedersi mediante l'istituzione di comitati ed edizioni nazionali, non sono stati assegnati né appostati fondi ad hoc;
quanto alla recente assunzione del coordinamento delle iniziative locali da parte della Città metropolitana di Reggio Calabria, l'ente intermedio non ha dato, finora, l'impressione di tenere in debito conto l'importanza (e la delicatezza) di quel grumo di valori culturali che sono i bronzi di Riace, della loro dimensione internazionale e delle conseguenti ricadute di immagine, delle plurime sensibilità e delle esigenze di diversa natura dei vari attori coinvolti: così, il comunicato stampa che dava conto della scelta, da parte dell'ente medesimo, della madrina della prima iniziativa (svolta al castello Aragonese), si è ripercosso sull'immagine del museo e del Ministero senza punto giovare loro, anzi innescando vivaci polemiche (si veda "Taglio del nastro per 'L'incanto' al Castello. Anna Falchi: 'Bellissimo tornare a Reggio'" e "Cinquantenario dei Bronzi, Cagliostro: 'Niente polemiche e tutti al lavoro'" su "citynow"; "Se Anna Falchi è la madrina dei Bronzi di Riace" su "quotidianodelsud"") sul presupposto che fossero informati e consenzienti;
valutato che:
oltre alla prematura scomparsa del comitato scientifico istituito dal direttore nell'estate 2021 proprio per affrontare il 50° anniversario della scoperta dei bronzi di Riace (godrebbe invece di buona salute, seppur ancora ripiegato su se stesso, quello istituito più di recente dalla Regione Calabria), e alla saggia rinuncia, pare, all'infelice "marchio" presentato in anteprima alla Borsa del turismo archeologico di Paestum a fine novembre 2021, non sembra avere giovato alla causa delle celebrazioni del cinquantenario neppure l'apporto del comitato scientifico del museo stesso;
il Ministro lo ha rinnovato il 19 gennaio 2022, dopo il primo lustro, confermando i professori universitari Eligio Daniele Castrizio e Maurizio Paoletti, nonché nominando ex novo Valeria Parisi (docente all'università degli studi della Campania "Luigi Vanvitelli") (si veda "Valeria PARISI" su "letterebeniculturali.unicampania"), in attesa che la "Regione Campania" indichi un proprio rappresentante a completamento della rosa e consenta così a quell'organo di avviare le proprie attività (si veda "D.M. 16 19/01/2022 Nomina del Comitato Scientifico del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria" su "beniculturali"), ma il cessato comitato scientifico era stato convocato l'ultima volta a luglio 2019; dopo, per due anni e mezzo, il nulla;
in aggiunta, pare che l'ingerenza del consiglio di amministrazione del museo nell'attività del comitato scientifico, che avrebbe sovente condizionato le scelte del direttore stroncando suggerimenti provenienti dall'organo per sua natura deputato al supporto culturale, abbia molto complicato il quadro, facendo emergere limiti gestionali che si aggiungono a quelli da più tempo palesi;
basti ricordare, e con particolare rammarico, dato il surplus di visitatori che, a mezzo secolo dal ripescaggio dei bronzi di Riace, giungeranno a Reggio, come attualmente il servizio bookshop del museo sia inesistente, dopo l'estromissione dell'editore Laruffa (ultimo "affidatario" in ordine di tempo), senza prospettive note di assegnazione ad alcun nuovo operatore economico. Come il Ministero intenda far fronte, ormai fuori tempo massimo, al desiderio di conoscenza stimolato, negli utenti, dalla visione dei celebri guerrieri e delle altre importanti antichità esposte nel prestigioso "museo della Magna Grecia", resta un mistero,
si chiede di sapere:
se, ricorrendo il 50° anniversario della scoperta dei bronzi di Riace, il Ministro in indirizzo non condivida la preoccupazione che le straordinarie opportunità (di ordine culturale ma anche economico) offerte al Paese da celebrazioni adeguate all'importanza sovranazionale di detti capolavori dell'arte classica possano andare sprecate anche per quella che agli interroganti pare una forma di ignavia dei vertici ministeriali, ormai adusi ad una così totale indifferenza nei confronti degli istituti autonomi da lasciar loro gestire, che ne siano capaci o no, persino occasioni di eccezionale importanza per l'intera comunità nazionale;
come intenda rimediare al grave ritardo accumulato fin qui e impegnarsi per accendere finalmente riflettori che pongano al centro dell'attenzione mediatica mondiale i bronzi di Riace, da annoverarsi senza meno tra le punte di diamante dello straordinario patrimonio culturale dello Stato.
(3-03171)
GARAVINI - Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. - Premesso che:
il processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione è stato avviato con la legge 7 agosto 2015, n. 124, dal Governo Renzi, ed è stato ripreso dai successivi Governi con l'obiettivo meritorio di rendere la pubblica amministrazione più efficiente ed accessibile, continuando a procedere nell'implementazione anche nei mesi di lockdown;
la digitalizzazione dei servizi pubblici ha opportunamente coinvolto anche gli italiani iscritti all'AIRE, attraverso, ad esempio, l'erogazione all'estero della CIE, la carta di identità elettronica, prevista dal decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, come pure una serie di altri servizi attraverso il portale dei servizi consolari del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale "Fast IT";
fino al marzo 2023 la fruizione dei servizi consolari in rete non sarà vincolata all'obbligo di carta di identità elettronica o di SPID, come avviene già adesso per i residenti in Italia. Lo slittamento si è reso necessario a causa delle difficoltà ancora riscontrate dagli italiani iscritti all'AIRE nella creazione di un'identità digitale e, in linea generale, nell'accesso ai servizi in rete a causa di un diffuso e ancora persistente analfabetismo digitale legato all'età media avanzata e all'indisponibilità per molti di loro di un PC collegato a internet o di uno smartphone;
il portale per i servizi consolari Fast IT rimarrà accessibile tramite la semplice richiesta di credenziali ottenibile attraverso la compilazione del form on line. In particolare la necessità di rilascio e utilizzo dell'identità SPID è stata rinviata a dicembre 2022, mentre l'obbligo della CIE entrerà in vigore a marzo 2023;
per i prossimi due anni, quindi, gli italiani residenti all'estero potranno ancora accedere ai servizi consolari attraverso il portale Fast IT tramite registrazione. I connazionali però evidenziano una serie di limiti tecnici nel funzionamento del portale;
in particolare, per quanto riguarda il rilascio della carta di identità elettronica, sono ancora necessari circa cinque mesi di attesa per ottenere un appuntamento per le impronte digitali e il sistema non consente la prenotazione di un appuntamento raggruppato per un'intera famiglia. Ne consegue che uno stesso nucleo familiare è costretto più volte a spostarsi per le impronte digitali;
ancora per quanto riguarda l'inserimento dei dati dell'AIRE, la complessità del sistema genera purtroppo moltissimi errori nel compilare la domanda. I nostri connazionali scrivono il numero della carta d'identità sia sulla riga del passaporto che sulla riga della carta d'identità, non digitano le maiuscole all'inizio del nome o del cognome o sbagliano il comune di iscrizione AIRE, poiché non è chiaro se venga richiesto di indicare il Paese di registrazione AIRE in Italia o la località di residenza all'estero. Il codice di verifica è spesso difficilmente leggibile, si sbaglia facilmente e si devono ripetere di nuovo gli ultimi passaggi;
l'utilizzo del portale continua ad essere molto complesso anche rispetto alla comunicazione del cambio di residenza, come pure per una nuova registrazione AIRE, in particolare nella parte relativa alla denuncia di figli residenti nella stessa abitazione. Il sistema genera errori anche per la sua macchinosità, poiché prevede l'apertura di almeno cinque pagine diverse e altrettanti passaggi prima di arrivare alla domanda vera e propria. Le pagine devono essere obbligatoriamente compilate, anche quando prevedono opzioni che non riguardano il soggetto interessato (ad esempio la trasmissione di un atto di nascita che ancora non è stato emesso dal consolato competente),
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo non intendano promuovere la realizzazione di un sistema di registrazione più semplice e maggiormente intuitivo, sollecitando una revisione di alcuni aspetti tecnici del portale Fast IT, in particolare chiedendo una riprogrammazione che consenta alle famiglie un'unica prenotazione per appuntamento e, quindi, un unico viaggio, e che renda più fruibile e più facile la compilazione delle domande, ad esempio inserendo in automatico le lettere maiuscole all'inizio del nome e cognome, rendendo più grande e leggibile il codice di verifica e, all'atto dell'indicazione della città di residenza estera, tenendo conto del fatto che le località estere non sono assimilabili a quelle italiane nella tradizione suddivisione geografica tra regioni e province;
se non ritengano opportuno sviluppare un sistema di raccolta delle segnalazioni dei problemi riscontrati dagli utenti, con l'obiettivo di rendere i sistemi di registrazione più semplici, più pratici e unici per tutti.
(3-03172)
GRANATO - Al Ministro della salute. - Premesso che:
l'osservazione del principio di precauzione è un elemento assolutamente essenziale per l'esercizio della professione medica e per le buone pratiche cliniche;
a quanto risulta all'interrogante, il 7 aprile 2022, in Italia, sarà sottoposto a procedimento disciplinare presso l'ordine dei medici il dottor G.B., uno dei medici richiamati per aver applicato il principio di precauzione prescrivendo alcune analisi (prick test per PEG; polisorbato e screening trombofilico) in soggetti con più di una morbilità, per valutare i rischi di reazioni avverse legate ai vaccini contro il COVID-19; per tali pazienti, il medico avrebbe rilevato una classe di rischio "Goldman", scientificamente validata, di evento avverso. Questa procedura, in conformità con i principi del codice deontologico, a partire dall'autonomia, indipendenza e responsabilità della professione medica, prevede la possibilità di effettuare accertamenti anche non convenzionali per prevenire eventi avversi nei confronti dei pazienti con malattie pregresse,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quale sia la sua valutazione al riguardo;
quante siano le denunce e le sanzioni subite dai medici italiani nell'esercizio della propria professione nel rispetto del codice deontologico;
se non ritenga che la procedura seguita dal dottor B. fosse doverosa, in quanto rispettosa del principio di precauzione;
se non reputi opportuno, alla luce dei dati assodati relativi agli effetti avversi delle vaccinazioni, comunicati dalle stesse case produttrici, inviare una raccomandazione ai medici operanti in Italia, affinché si eseguano le analisi preliminari necessarie per procedere con la vaccinazione in un quadro di adeguata sicurezza;
se non reputi necessario un intervento di indirizzo per ribadire l'importanza dell'osservazione del principio di precauzione in relazione alle possibili esenzioni per i vaccini COVID-19, dal momento che si tratta di assumersi la responsabilità di sottoporre i pazienti a trattamenti sanitari che non hanno ancora effettuato il normale ciclo di sperimentazione e rispetto ai quali si registrano decessi e frequenti casi di eventi avversi, anche di severa entità.
(3-03173)
FENU, PELLEGRINI Marco, LANZI, TRENTACOSTE, PISANI Giuseppe, CROATTI, RICCIARDI, NATURALE, LEONE, VANIN - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
il credito d'imposta per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e affitto d'azienda, come descritto dall'articolo 28 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, fu istituito per contenere gli effetti economici negativi derivanti dalle misure di prevenzione e contenimento connesse all'emergenza epidemiologica, dando diritto alla detrazione dell'ammontare dei canoni di locazione, leasing o concessione di immobili ad uso non abitativo, o dei canoni dovuti in relazione a contratti di servizi a prestazioni complesse o di affitto d'azienda che comprendono almeno un immobile a uso non abitativo;
con il terzo "decreto sostegni" (decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4), recante "Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico", limitatamente alle mensilità da gennaio a marzo 2022, viene modificato il credito, e viene reso operativo se il fatturato, ovvero i corrispettivi nel mese di riferimento dell'anno 2022, sono scesi di almeno il 50 per cento rispetto allo stesso mese del 2019;
tale beneficio si applica nel rispetto dei limiti e delle condizioni previste dalla comunicazione della Commissione europea del 19 marzo 2020 C(2020) 1863 final "Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'economia nell'attuale emergenza del COVID-19", e successive modifiche;
considerato che:
a seguito dell'approvazione definitiva dello scorso 11 gennaio della proroga fino al 30 giugno 2022 del piano adottato dall'Italia in linea con il Temporary framework sugli aiuti di Stato, il nuovo provvedimento economico nazionale adegua i massimali previsti per la concessione degli aiuti COVID alle imprese;
in particolare, il massimale degli aiuti di importo limitato alle imprese (adottato ai sensi della sezione 3.1 del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato) passa da 1,8 a 2,3 milioni di euro;
è stato inoltre elevato da 10 a 12 milioni di euro per impresa l'importo massimo degli aiuti di cui alla sezione 3.12 del Temporary framework, trattandosi di aiuti che possono contribuire alla copertura dei costi fissi non coperti dalle entrate per le imprese particolarmente colpite dalla crisi conseguente alla pandemia, con perdite di fatturato pari ad almeno il 30 per cento nel periodo compreso tra il 1° marzo 2020 e il 30 giugno 2022 rispetto allo stesso periodo del 2019;
per molte imprese, soprattutto nel settore alberghiero, un quadro di tal forma impedisce di beneficiare appieno del credito d'imposta per i canoni di locazione di immobili ad uso non abitativo, portandoli a superare i massimali esposti,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, valutata la situazione economica attuale relativa all'aumento vertiginoso del costo dell'energia, all'aumento del costo della vita, quindi alla necessità per tali aziende di attuare un innalzamento dei prezzi per far fronte ai costi sostenuti, non possa tenere in considerazione la possibilità di ripensare il credito di imposta per le locazioni di immobili ad uso non abitativo in modo da non farlo ricadere nell'alveo degli aiuti di Stato, permettendo quindi a quelle imprese che ne risultano tagliate fuori di godere di tutti i sostegni cui hanno, per norma, materialmente diritto.
(3-03174)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
DE POLI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze, della transizione ecologica e dello sviluppo economico. - Premesso che:
l'impatto del caro energia sull'attività economica italiana sta causando un forte rallentamento produttivo dell'industria, stimato in meno 1,3 per cento a gennaio 2022;
le accise sul prezzo, che sono arrivate a 63 centesimi sul gasolio e 73 sulla benzina e l'IVA al 22 per cento, che si applica a tutte le componenti del prezzo, hanno portato il costo dei carburanti ad un aumento esponenziale, maggiorato ulteriormente dal conflitto in corso in Ucraina,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non ritengano urgente concordare: una strategia a livello europeo che consenta a ciascuno Stato membro di intervenire sulle aliquote massime delle accise; un piano di compensazione dei maggiori oneri che l'Italia sta affrontando; un meccanismo unico europeo di negoziazione delle materie prime, prevalentemente quelle necessarie alla produzione di energia, calmierando il prezzo del gas per evitare fenomeni di possibile speculazione di alcune compagnie che lo importano e lo distribuiscono.
(4-06736)
GRANATO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che alcune notizie di stampa del 15 marzo 2022 riportano il fatto che alcuni lavoratori dell'aeroporto civile "Galileo Galilei" di Pisa avrebbero denunciato l'invio di armi, munizioni ed esplosivi in voli "umanitari" diretti in Ucraina (il fatto è stato denunciato dalla federazione pisana dell'Unione sindacale di base);
valutato che l'invio di materiali militari prefigurerebbe, di fatto, l'ingresso del nostro Paese nel conflitto russo-ucraino, alimentando la conflittualità in corso ed in netto contrato con ogni impegno volto all'individuazione di una soluzione diplomatica,
si chiede di sapere:
se i fatti riportati corrispondano a notizie confermate;
quali siano le tipologie di materiali che sono stati inviati in Ucraina dall'aeroporto di Pisa e da altri aeroporti italiani e chi siano i destinatari finali dei materiali inviati.
(4-06737)
CASTALDI, DI GIROLAMO, D'ALFONSO - Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. - Premesso che con comunicazione del 3 marzo 2022 la Regione Abruzzo ha indetto, ai sensi dell'art. 14 della legge n. 241 del 1990 e successive modificazioni, una conferenza di servizi preliminare per esaminare il progetto ANAS recante "progetto di fattibilità tecnico ed economica della S.S.16 'Adriatica': variante nel tratto Vasto sud - San Salvo Marina, dal km 517+000 e 524+000 - codice progetto AQ258 ricadente nel territorio della Regione Abruzzo". La conferenza è finalizzata ad indicare al soggetto proponente ANAS S.p.A., prima della presentazione di una futura istanza su progetto definitivo, le condizioni per ottenere i necessari pareri, intese, concerti, nulla osta, autorizzazioni, concessioni o altri atti di assenso comunque denominati per l'opera;
rilevato che, a quanto risulta agli interroganti:
in diverse occasioni il Consiglio comunale di Vasto, all'unanimità, si è espresso in maniera diversa e contraria all'ipotesi oggetto di conferenza dei servizi preliminare e, segnatamente, con approvazione all'unanimità di ordini del giorno nelle sedute del 14 febbraio 2022, del 29 agosto 2019, del 3 aprile 2017;
nell'ordine del giorno del Consiglio comunale del 14 febbraio 2022 viene evidenziato che: a) vi è una rilevanza strategica che tale progettualità assume per l'intero territorio cittadino e comprensoriale, tanto che il Consiglio comunale di Vasto, con successive deliberazioni n. 44 del 3 aprile 2017 e n. 79 del 29 agosto 2019, ha fornito indirizzo di governo al sindaco e alla Giunta comunale finalizzato a promuovere, presso tutte le sedi istituzionali competenti, l'iter tecnico-procedurale del progetto di variante alla strada statale 16 Adriatica, come definito dal piano strategico della macroarea Vasto-San Salvo, approvato con deliberazione n. 89 dell'11 novembre 2013; b) i citati atti deliberativi hanno, inoltre, assunto la non condivisione di alcuna soluzione impattante a livello ambientale (come la ventilata ipotesi di variante a raso passante in località Trave) e, quindi, potenzialmente nociva del contesto territoriale, sottoposto ad elevato rischio idrogeologico, in cui essa si innesterebbe; c) la volontà popolare appare quasi plebiscitariamente orientata all'individuazione di un tracciato innovativo in variante all'attuale sede della strada statale 16, che passi dietro l'abitato della città di Vasto, unisca i caselli Vasto nord-Vasto sud, serva l'area dove dovrà essere realizzato il nuovo ospedale e sia utile per lo sviluppo del porto di Vasto e per l'intero territorio del vastese; d) vanno perseguite soluzioni sotto i molteplici profili di utilizzo e destinazione della stessa, in chiave eco-compatibile, turistico ricettiva e di mobilità civile e industriale;
considerato che:
sin dalla deliberazione n. 44 del 3 aprile 2017 il Consiglio comunale di Vasto evidenziava come il sentimento e la volontà popolare fosse e sia orientata "all'individuazione di un tracciato innovativo in variante all'attuale sede della SS 16 che parte a nord in corrispondenza del Ponte sul Fiume Sinello, ricalchi nel tratto iniziale il percorso di una strada di bonifica dismessa, prosegua salendo lungo il vallone Maltempo, per attraversare Sant'Antonio Abate in galleria e riscendere a sud di Vasto Marina, servendo i suoli dove è prevista la realizzazione del nuovo ospedale e ricollegandosi alla strada statale 16 nei pressi del fiume Trigno e della Trignina";
la deliberazione inoltre riporta che: "è stato recuperato un esistente progetto preliminare di costruzione di una strada a scorrimento veloce in variante alla statale 16 di circonvallazione tra Vasto e San Salvo, promosso dal settore lavori pubblici della Provincia di Chieti che affronta i problemi circolatori evidenziati e ne fornisce una possibile soluzione tecnico esecutiva, alternativa a quella predisposta dall'Anas"; progetto frutto di "un lungo iter politico-amministrativo avviato dai suddetti comuni nel 2007, volto alla redazione di uno strumento di pianificazione urbana organizzata fondato sulla determinazione di scelte strategiche e di prospettiva di sviluppo territoriale ed economico. Dato atto che tale Piano definisce, quale intervento prioritario dell'asse strategico "Dotazioni territoriali" n. 3, la realizzazione della Variante di tracciato della Strada Statale 16 Adriatica";
rispetto alla chiara espressione nei diversi Consigli comunali richiamati di non condividere l'ipotesi di tracciato di variante alla strada statale 16 proposto da ANAS, la stessa non ha ritenuto di raccogliere nessuna indicazione scaturita dai diversi Consigli comunali o di ulteriori ipotesi diverse;
rilevato inoltre che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 76 del 2018 è stato emanato il "regolamento recante modalità di svolgimento, tipologie e soglie dimensionali delle opere sottoposte a dibattito pubblico" che, all'art. 2, comma 1, lett. a), definisce quest'ultimo "il processo di informazione, partecipazione e confronto pubblico sull'opportunità, sulle soluzioni progettuali di opere, su progetti o intervento cui all'Allegato 1";
all'art. 3, comma 4, prevede: "L'amministrazione aggiudicatrice o l'ente aggiudicatore può indire su propria iniziativa il dibattito pubblico quando ne rileva l'opportunità";
il "progetto di fattibilità tecnico ed economica della S.S. 16 'Adriatica': variante nel tratto Vasto sud - San Salvo Marina, dal km 517+000 e 524+000", pur non rientrando nello specifico delle opere da assoggettare, per tipologie e soglie dimensionali, a quelle da sottoporre obbligatoriamente a dibattito pubblico, per le problematiche e gli impatti che può produrre non può non accogliere le istanze modificative ribadite in tre Consigli comunali;
nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 76 si realizza una delle condizioni previste per le opere da sottoporre a dibattito pubblico, essendo il tracciato superiore ai 15 chilometri (allegato 1: "Opere che comportano una lunghezza del tracciato superiore a 15 km e comunque con un valore di investimento pari o superiore a 500 milioni");
la commissione nazionale per il dibattito pubblico nelle intenzioni del legislatore intende essere un modello di democrazia partecipativa, relativamente agli interventi infrastrutturali di maggiore rilevanza nel Paese,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto;
se non ritenga opportuno attivarsi, nell'ambito delle proprie competenze e attribuzioni, affinché ANAS S.p.A. convochi il dibattito pubblico come regolato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 76 del 2018 e segnatamente dall'art. 3, comma 4.
(4-06738)
LANNUTTI, ANGRISANI, ORTIS, CORRADO - Ai Ministri per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale e per la pubblica amministrazione. - Premesso che:
con l'art. 50-ter del decreto legislativo n. 82 del 2005, codice dell'amministrazione digitale (sostituito dall'art. 34, comma 1, della legge n. 120 del 2020), è stata prevista la piattaforma digitale nazionale dati (PDND). Essa assicura l'interoperabilità con le basi dati di interesse nazionale (specificate dal decreto legislativo n. 82) di cui all'articolo 60, comma 3-bis, dove sono individuate le seguenti basi di dati di interesse nazionale: a) repertorio nazionale dei dati territoriali (titolare: AgID); b) anagrafe nazionale della popolazione residente (Ministero dell'interno); c) banca dati nazionale dei contratti pubblici (BDNCP) gestita dall'ANAC ai sensi dell'articolo 213 del decreto legislativo n. 50 del 2016 anche al fine del rispetto della legalità e del corretto agire della pubblica amministrazione e per prevenire fenomeni di corruzione; d) casellario giudiziale (Ministero della giustizia); e) registro pubblico informatico delle imprese italiane o anagrafe nazionale delle imprese (UnionCamere); f) gli archivi automatizzati in materia di immigrazione e di asilo di cui all'articolo 2, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 242 del 2004 (Ministero dell'interno); f-bis) Anagrafe nazionale degli assistiti (ANA; Ministero dell'economia e delle finanze e Ministero della salute); f-ter), anagrafe delle aziende agricole (Regioni e Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali); f-quater) l'archivio nazionale dei veicoli e l'anagrafe nazionale degli abilitati alla guida di cui agli articoli 225 e 226 del decreto legislativo n. 285 del 1992; f-quinquies) il sistema informativo dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE); f-sexies) l'anagrafe nazionale dei numeri civici e delle strade urbane, ANNCSU (titolari: ISTAT e Agenzia delle entrate); f-septies) l'indice nazionale dei domicili digitali delle persone fisiche, dei professionisti e degli altri enti di diritto privato, non tenuti all'iscrizione in albi, elenchi o registri professionali o nel registro delle imprese; e con le banche dati dell'Agenzie delle entrate individuate dal direttore della stessa Agenzia, a queste vanno aggiunte anche le seguenti basi di dati: la base dati catastale (Agenzia delle entrate); l'indice delle pubbliche amministrazioni, IPA (titolare: AgID); l'indice nazionale degli indirizzi di posta elettronica certificata di professionisti e imprese, INI-PEC (titolare: Ministero dello sviluppo economico);
in aggiunta, sono state individuate le seguenti basi di dati: il pubblico registro automobilistico, PRA (titolare ACI); l'anagrafe tributaria (Agenzia delle entrate); il catalogo dei dati delle pubbliche amministrazioni (AgID); il catalogo servizi a cittadini e imprese (AgID); il sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture, SINFI (titolare: Ministero dello sviluppo economico). Nella PDND non confluiscono i dati attinenti a ordine e sicurezza pubblica, difesa e sicurezza nazionale, polizia giudiziaria e polizia economico-finanziaria;
considerato che:
con il "decreto semplificazioni" (n. 77 del 2021) il Presidente del Consiglio dei ministri promuove la progettazione, lo sviluppo e la realizzazione di una PDND finalizzata a favorire la conoscenza e l'utilizzo del patrimonio informativo detenuto, per finalità istituzionali, dalle pubbliche amministrazioni, dei gestori di servizi pubblici, alle società a controllo pubblico. La PDND è costituita da un'infrastruttura tecnologica che rende possibile l'interoperabilità dei sistemi informativi e delle basi di dati delle pubbliche amministrazioni e dei gestori di servizi pubblici mediante l'accreditamento, l'identificazione e la gestione dei livelli di autorizzazione dei soggetti abilitati ad operare, nonché la raccolta e conservazione delle informazioni relative agli accessi e alle transazioni effettuate suo tramite; la condivisione di dati e informazioni avviene attraverso la messa a disposizione e l'utilizzo, da soggetti accreditati, di interfacce di programmazione delle applicazioni (API). Le interfacce, sviluppate dai soggetti abilitati in conformità alle linee guida AgID in materia interoperabilità, sono raccolte nel "catalogo API"; le pubbliche amministrazioni, i gestori di servizi pubblici, le società a controllo pubblico sono tenuti ad accreditarsi alla piattaforma, a creare le interfacce e a rendere disponibili le proprie basi dati senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Il Presidente del Consiglio dei ministri o il Ministro delegato per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale fissa il termine entro il quale i soggetti sono tenuti ad accreditarsi;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è stabilita la strategia nazionale dati, dove sono identificati tipologie, limiti, finalità e modalità di messa a disposizione dei dati aggregati e anonimizzati; l'inadempimento dell'obbligo di rendere disponibili le proprie basi dati comporta la riduzione, non inferiore al 30 per cento, della retribuzione di risultato e del trattamento accessorio dei dirigenti responsabili. Gli attori principali della piattaforma sono l'AgID che redigere le linee guida, PagoPA che realizza e gestisce la piattaforma, il Dipartimento per la trasformazione digitale che progetta e coordina il lavoro interno, i grandi enti erogatori di servizi e dati (Agenzia delle entrate, INPS, ANPR) con Ministero dell'interno, ISTAT; ci sono poi i piccoli erogatori: grandi Comuni, Regioni, università, ASL. L'AgID, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, adotta linee guida con cui definisce standard tecnologici e criteri di sicurezza, accessibilità, disponibilità e interoperabilità per la gestione della piattaforma nonché l'accreditamento e la fruizione del catalogo;
ritenuto, ad avviso degli interroganti, che:
con il PNRR è previsto il sub-investimento 1.3.1: PDND composto da un traguardo e due obiettivi con un nuovo progetto da 556 milioni di euro con forma di finanziamento a "sussidio" di cui è responsabile del progetto la Presidenza del Consiglio dei ministri;
nel 2021 con 69 milioni di euro bisognava raccogliere i dati per il catalogo nazionale; nel 2022 con 100 milioni bisogna realizzare il catalogo nazionale dei dati (CND); nel 2023 con 172 milioni sono previste 21 procedure accessibili on line; con 126 milioni nel 2024 bisogna iniziare l'integrazione delle API. Nel 2024 si devono prevedere almeno 400 interfacce per le API delle agenzie, pubblicate nel catalogo API, integrate con la PDND; le API nell'ambito di applicazione sono già state mappate. Le API pubblicate devono avere un impatto sui servizi prioritari di sicurezza sociale e conformità fiscale, compresi i principali registri nazionali (anagrafico e della pubblica amministrazione); al fine 2024 i servizi rimanenti di sicurezza sociale e conformità fiscale; nel 2025 con 89 milioni si continua con l'integrazione delle API. Nel 2026 aggiungere almeno 600 interfacce per programmi applicativi (API) pubblicate nel catalogo (per un totale di 1.000 interfacce). Il progetto è strategico per la digitalizzazione del Paese in quanto senza infrastrutture digitali non si può raggiungere il 25,1 per cento del piano di transizione digitale,
si chiede di sapere:
se sia stata resa pubblica la strategia nazionale dati, al momento non disponibile sul sito del Dipartimento per l'innovazione, e se sia stato stabilito chi potrà usufruire di queste API realizzate con soldi pubblici e se l'accesso sarà gratuito per integrare i propri dati con quelli esposti dalle funzioni API;
se tutte le basi di dati di interesse nazionale citate presentino già un'architettura interoperabile per facilitare la realizzazione delle interfacce di programmazione delle applicazioni sul catalogo nazionale API con servizi indicizzati;
se tutte le pubbliche amministrazioni, i gestori di servizi pubblici, le società a controllo pubblico si siano accreditati alla piattaforma e se abbiano stipulato accordi necessari per procedere alla creazione del CND.
(4-06739)
RICCIARDI, LOREFICE, ROMANO, VANIN - Al Ministro della salute. - Premesso che in data 19 ottobre 2021 l'Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha sottoscritto un contratto con l'Universitatsmedizin Greifswald (Vorpommern-Greifswald, Germania) avente a oggetto "Studio su porpora trombocitopenica idiopatica indotta da vaccino e sindrome della trombosi dopo la vaccinazione contro il SARS-CoV-2" del valore di 350.000 euro;
considerato che si è trattato di un'aggiudicazione senza previa pubblicazione di un avviso di indizione di gara nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea a causa di ragioni di estrema urgenza derivanti da eventi imprevedibili dall'amministrazione aggiudicatrice, tra cui sono indicati: "il monitoraggio della sicurezza dei vaccini contro il COVID-19 a partire dalla loro immissione sul mercato e dall'inclusione nei programmi di vaccinazione degli Stati membri, elemento fondamentale per adattare le strategie di vaccinazione. Per motivi di salute pubblica, è necessario garantire la continua operatività dei sistemi in modo tale da fornire risultati tempestivi sulla sicurezza dei vaccini. Il monitoraggio tempestivo della sicurezza del vaccino consentirà di ottenere risultati quanto più decisivi e pertinenti nella lotta alla pandemia di COVID-19. Pertanto, è impossibile rispettare le tempistiche normali di aggiudicazione degli appalti. L'estrema urgenza della presente procedura negoziata eccezionale (ovvero la necessità di far fronte a una pandemia) è direttamente legata alla necessità di ottenere rapidamente informazioni sul monitoraggio della sicurezza dei vaccini, al fine di adattare e informare meglio le strategie della campagna vaccinale",
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza delle ragioni che hanno portato l'EMA a non ritenere differibile l'aggiudicazione di un contratto avente come oggetto quello menzionato, nonché i motivi della scelta del soggetto aggiudicatario;
se possa indicare quando saranno disponibili i risultati dello studio.
(4-06740)
RICCIARDI, LOREFICE, ROMANO, VANIN - Al Ministro della salute. - Premesso che:
in data 18 agosto 2020 la Commissione europea (Directorate general for health and food safety, Directorate B health systems, medical products and innovation) ha sottoscritto un contratto avente a oggetto "prestazione di servizi di formazione sulle competenze mediche di terapia intensiva per gli operatori sanitari che non lavorano regolarmente nei reparti di terapia intensiva";
l'oggetto del contratto era la fornitura di competenze fondamentali in medicina della terapia intensiva agli operatori sanitari che non lavorano regolarmente nei reparti di terapia intensiva, al fine di adibirli agli stessi nei momenti in cui è necessario un aumento rapido, temporaneo e significativo della capacità di tali reparti;
era prevista una formazione omogenea nell'Unione europea e al tempo stesso personalizzata e adattata alle realtà locali;
l'obiettivo era quello di coprire, come minimo, 1.000 ospedali e 10.000 medici e infermieri, distribuiti equamente in tutta la UE;
si è trattato di un'aggiudicazione senza previa pubblicazione di un avviso di indizione di gara nella Gazzetta Ufficiale della UE a causa di ragioni di estrema urgenza derivanti da eventi imprevedibili dall'amministrazione aggiudicatrice;
il contraente è la European society of intensive care medicine,
si chiede di sapere:
quale sia il ruolo del Ministero della salute nell'erogazione di detti percorsi formativi;
quali siano gli ospedali italiani che hanno beneficiato della formazione e quanti siano i sanitari che hanno usufruito del percorso formativo;
se sia stato richiesto e ricevuto un riscontro in merito agli standard qualitativi del percorso;
quanti siano i sanitari che in seguito al percorso formativo sono stati effettivamente impiegati in reparti di terapia intensiva.
(4-06741)
LANNUTTI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
il Monte dei Paschi di Siena nel 2008 ha acquisito dalla banca olandese Abn Amro l'italiana Banca Antonveneta. Prima di acquisirla, come da prassi, ha ricevuto l'autorizzazione della Banca d'Italia. Permesso arrivato il 17 marzo 2008, nonostante il governatore Mario Draghi avesse ricevuto un rapporto dei suoi ispettori che sosteneva che la Banca Antonveneta era "decotta" e avrebbe portato a fondo anche l'istituto di credito toscano;
il prezzo finale di acquisto da parte di MPS è stato 17,1 miliardi di euro, per una banca valutata meno di 3 miliardi dal collegio sindacale del Monte paschi, presieduto dal professor Tommaso di Tanno;
in seguito all'acquisizione di Antonveneta MPS si è trovata così in difficoltà da dover ricorrere a due contratti derivati (segreti) stipulati con la banca giapponese Nomura e con la tedesca Deutsche Bank. Contratti che hanno provocato un'ulteriore emorragia di denaro all'istituto di credito senese;
tra perdite e aumenti di capitale si stima che il Monte dei Paschi abbia persone oltre 60 miliardi di euro;
considerato che, a quanto risulta all'interrogante:
il 31 dicembre 2017, a seguito dell'operazione di burden sharing come previsto dalla direttiva europea BRRD, con un investimento da 5,4 miliardi di euro lo Stato è entrato nel capitale di MPS, diventando primo azionista con il 68,25 per cento del capitale sociale (Axa SA ne detiene un altro 4,32 per cento);
il Ministero dell'economia e delle finanze ha appena licenziato l'amministratore delegato della banca Guido Bastianini, reo di aver iniziato il risanamento della società;
nell'avviso di convocazione all'ultima assemblea dei soci del Monte dei Paschi si legge: "L'intervento in Assemblea e l'esercizio del diritto di voto degli aventi diritto sono consentiti esclusivamente tramite il Rappresentante Designato ai sensi dell'art. 135-undecies del TUF, secondo quanto di seguito indicato; non è consentita agli azionisti la partecipazione fisica o mediante sistemi di audioconferenza ai lavori assembleari",
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della vicenda;
se non ritenga che MPS (e forse anche il Ministero stesso, che della banca è proprietario) tema in maniera irragionevole la presenza di soci ritenuti "scomodi" che in presenza potrebbero fare domande non gradite alla dirigenza dell'istituto di credito;
se non ritenga che la decisione di far tenere l'assemblea di una società quotata in borsa da remoto non rappresenti una forma di sospensione della democrazia, una sorta di autoritarismo finanziario che mal si concilia con la Costituzione e con l'ordinamento democratico italiano, che dovrebbe permettere ai cittadini di esprimersi liberamente e che dovrebbe permettere agli azionisti di una società il potere di controllo sulla stessa.
(4-06742)
LANNUTTI, MORRA, GIANNUZZI, LEZZI, ANGRISANI, CRUCIOLI, GRANATO, MORONESE, ABATE, MANTERO, BOTTO, COLTORTI - Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della difesa e della cultura. - Premesso che:
l'Italia, sulla base dell'articolo 11 della Carta costituzionale, ripudia la guerra, e di conseguenza condanna l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia;
in base agli accordi siglati a Minsk nel 2014 (tra Francia, Germania, Russia e Ucraina), il Governo ucraino avrebbe dovuto cessare dal compiere azioni di guerra (seppur limitate) contro i territori di Donetsk e Lugansk (nella regione del Donbass) e avrebbe dovuto riconoscere un'ampia autonomia a quelle due entità politiche;
sempre in base agli accordi di Minsk, il Governo ucraino avrebbe dovuto interrompere (e cancellare le norme varate negli ultimi 8 anni) la politica ostile rivolta all'amplissima minoranza di lingua russa. Politica che ha trasformato un Paese democratico in qualcosa di simile al Sudafrica;
in Ucraina vi sono state numerose e quotidiane violazioni della Carta fondamentale dei diritti dell'uomo, con una parte della popolazione privata de facto dei suoi diritti civili per pura discriminazione;
in base ad un accordo siglato nel 1989 tra gli Stati Uniti e l'allora Unione sovietica, gli USA si impegnavano a non allargare la NATO all'Europa dell'est, garantendo così un minimo di sicurezza alla Russia. Impegno largamente disatteso nel corso di questi tre decenni;
considerato che:
nell'ottobre 1962, in seguito alla decisione dell'Unione sovietica di trasferire a Cuba (a 200 chilometri dalle coste USA) missili nucleari, gli Stati Uniti disposero un blocco navale e minacciarono la guerra termonucleare. Le postazioni missilistiche sovietiche, infatti, si sarebbero trovate a troppo poca distanza dal confine statunitense, impedendo de facto a Washington qualsiasi reazione a un eventuale attacco nucleare da parte di Mosca, perché i missili avrebbero colpito il suolo USA troppo in fretta;
alla richiesta del Presidente russo Vladimir Putin di non allargare la NATO fino all'Ucraina (fatto che avrebbe portato al dispiegamento di missili nucleari a ridosso del confine russo e a poche centinaia di chilometri da Mosca), gli Stati Uniti hanno risposto prima di non poter assicurare la cosa e poi (dopo l'invasione russa dell'Ucraina) che l'entrata nella NATO da parte di Kiev potrebbe essere imminente;
nonostante ciò, appare comunque intollerabile l'operazione militare intrapresa dalla Russia, che sta causando ingenti danni e vittime civili innocenti, per la quale si esprime una ferma condanna;
considerato, inoltre, che, a quanto risulta agli interroganti:
il Governo italiano, invece di spingere verso una soluzione diplomatica, ha deciso di inviare armamenti all'Ucraina, compiendo due atti politici ben precisi: fornire armi a un Paese in guerra (cosa vietata dal diritto internazionale) e dichiarare nei fatti guerra alla Russia, in violazione dell'articolo 11 della Costituzione;
il Governo italiano, invece di trovare una soluzione alla crisi diplomatica che si sta trasformando anche in crisi economica e sociale, ha deciso di prolungare lo stato di emergenza (questa volta legandolo alla guerra), mortificando ancor di più il tessuto economico e anche sociale. Decisione che non ha precedenti nella storia recente per nessuna guerra, nemmeno per le guerre che hanno visto l'Italia coinvolta in prima persona con i propri soldati, e nemmeno per la guerra nell'ex Jugoslavia che si svolgeva a poche decine di chilometri dal confine;
visto, infine, che, a quanto risulta agli interroganti:
perfino la norma consolidata (anche se non scritta) che separa rigidamente la politica dallo sport è stata calpestata, portando alla decisione di escludere le squadre russe di club e nazionali, e singoli atleti, da tutte le competizioni internazionali. Tanto per mostrare l'assurdità di questa decisione, il boicottaggio sportivo non accadde nemmeno quando l'Italia andò a giocare la finale di coppa Davis nel Cile di Pinochet fresco di golpe; l'intero consesso sportivo mondiale partecipò nel 2018 alle olimpiadi di Pyeongchang (Corea del Sud), proprio nel periodo in cui la Corea del Nord era stata accusata da tutti gli organismi internazionali di violare i diritti umani e di voler scatenare una guerra globale grazie agli esperimenti nucleari che stava conducendo; le squadre e gli sportivi statunitensi e britannici non vennero esclusi da nessuna competizione dopo che quei due Paesi invasero illegalmente l'Iraq nel 2003; e più in generale una decisione del genere non è stata mai presa da nessuna federazione sportiva internazionale;
il teatro alla Scala di Milano ha annullato i concerti del direttore d'orchestra russo Valerij Gergiev, reo di avere commesso un reato d'opinione. Ovvero, di non aver attaccato moralmente l'invasione russa dell'Ucraina. L'università "Bicocca" di Milano ha cancellato quattro lezioni gratuite e aperte a tutti su Dostoevskij da parte dell'autore Paolo Nori. E i boicottaggi di Gergiev e Nori sono solo due dei tanti episodi registrati nelle istituzioni culturali italiane,
si chiede di sapere:
se il Governo non ritenga di dover recedere dalla fornitura di armi all'Ucraina, adoperandosi per soluzioni diplomatiche e per il rafforzamento del dialogo che porti alla de-escalation del conflitto, auspicato in primis da papa Francesco;
se non ritenga urgente contribuire al rafforzamento del dialogo tra le parti, diretto alla cessazione della guerra, più che a decisioni atte ad inasprire le ostilità;
se non ritenga giusto separare lo sport e la cultura dalla politica, facendo sì che le azioni politiche non si trasformino in una persecuzione ideologica;
se non ritenga necessario far cessare lo stato di emergenza, ingiustificato sia dal punto di vista pandemico sia da quello bellico, per poter finalmente far riprendere un Paese allo stremo;
se non ritenga giusto lavorare per rispettare gli accordi internazionali presi oltre 30 anni or sono, che garantivano la sicurezza della Russia attraverso il non allargamento della NATO nell'Europa dell'est.
(4-06743)
TRENTACOSTE - Ai Ministri della transizione ecologica, delle politiche agricole alimentari e forestali e dello sviluppo economico. - Premesso che:
sarà pubblicato entro il 31 marzo 2022, in pieno rispetto delle scadenze fissate al primo trimestre 2022 per l'attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza, il bando per accedere ai finanziamenti della componente 2.1 della misura "Parco Agrisolare", a cui sono dedicate risorse pari a 1,5 miliardi di euro;
l'obiettivo è sostenere gli investimenti per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica in ambito agricolo, escludendo totalmente il consumo di suolo;
l'intervento prevede l'installazione di pannelli fotovoltaici sulle coperture degli edifici ad uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale, puntando a raggiungere una superficie complessiva pari a 4,3 milioni di metri quadrati per 0,43 gigawatt;
considerato che:
la misura interesserà gli interventi sugli immobili strumentali agricoli, compresi quelli per uso zootecnico, e agroindustriali attualmente iscritti al catasto fabbricati;
l'incentivo sarà riconosciuto in conto capitale nella misura del 65 per cento della spesa ammessa, con possibilità di un'ulteriore maggiorazione del 25 per cento per le imprese giovanili;
considerato inoltre che:
la misura del PNRR riguarda le imprese agricole singole o associate con la qualifica di imprenditore agricolo professionale, i coltivatori diretti iscritti alla previdenza agricola, le imprese agroindustriali;
l'avviso di consultazione indica che sono esclusi i produttori agricoli esonerati dall'obbligo di contabilità e precisa che sono tali i soggetti con volume d'affari inferiore a 7.000 euro annui;
è possibile che un produttore agricolo, ancorché abbia determinato un volume d'affari inferiore a 7.000 euro, possa comunque essere tenuto all'obbligo della contabilità, ad esempio quando composto per meno di due terzi da cessioni di prodotti agricoli per aver svolto delle attività connesse in conto terzi;
tale limitazione comporterebbe l'esclusione delle realtà agricole strutturate, i cui introiti non determinano un volume d'affari per previsione normativa come, ad esempio, gli allevamenti in soccida per i quali il soccidario ha optato per la ripartizione degli accrescimenti tramite monetizzazione,
si chiede di sapere:
quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano assumere al fine di favorire la conversione energetica delle piccole aziende agricole in considerazione del fatto che esse rappresentano la maggior parte del comparto produttivo nelle regioni del Sud;
se, nei limiti delle proprie attribuzioni, intendano adottare iniziative affinché gli impianti di energia elettrica da fonte rinnovabile siano installati indipendentemente dal reddito annuo dell'azienda.
(4-06744)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:
3ª Commissione permanente (Affari esteri, emigrazione):
3-03172 della senatrice Garavini, sugli interventi di miglioramento del portale dei servizi consolari "Fast IT";
6ª Commissione permanente (Finanze e tesoro):
3-03174 del senatore Fenu ed altri, sul credito d'imposta per i canoni di locazione di immobili ad uso non abitativo;
12ª Commissione permanente (Igiene e sanità):
3-03173 della senatrice Granato, sull'osservanza del principio di precauzione nella somministrazione dei vaccini anti COVID.
Interrogazioni, ritiro
È stata ritirata l'interrogazione 3-03159 della senatrice Garavini.
È stata ritirata l'interrogazione 4-06689 del senatore Lannutti ed altri.