Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 245 del 28/07/2020
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Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulle ulteriori iniziative in relazione all'emergenza da Covid-19 e conseguente discussione (ore 16,40)
Approvazione della proposta di risoluzione n. 1 (testo 2) e della seconda parte del secondo capoverso dell'impegno della proposta di risoluzione n. 2, dalle parole «sentiti i Presidenti delle Regioni» fino alla fine
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulle ulteriori iniziative in relazione all'emergenza da Covid-19».
Ha facoltà di parlare il presidente del Consiglio dei ministri, professor Conte.
CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Gentile Presidente, onorevoli senatrici e onorevoli senatori, riferisco oggi in Senato in vista dell'imminente scadenza dello stato d'emergenza che, in conseguenza del rischio sanitario connesso alla diffusione dell'epidemia da Covid-19, fu deliberato in Consiglio dei ministri il 31 gennaio per la durata di sei mesi (quindi viene a scadere alla fine di questo mese). Pur in assenza di un vincolo normativo, ritengo doveroso condividere con il Parlamento questa decisione.
Si è concluso poche ore fa un Consiglio dei ministri nel corso del quale abbiamo esaminato il tema dell'eventuale proroga dello stato d'emergenza, valutando nei dettagli tutte le relative implicazioni. Ricordo che la dichiarazione dello stato d'emergenza è prevista dal codice della Protezione civile (che è una fonte di rango primario di carattere generale e la legittimità di queste previsioni normative è peraltro stata vagliata positivamente dalla Corte costituzionale) e costituisce il presupposto per l'attivazione di una serie di poteri e facoltà necessari per affrontare con efficacia e tempestività le situazioni emergenziali in atto. Tra questi poteri, il più intenso è certamente quello d'ordinanza, strumento fondamentale di cui dispone proprio la Protezione civile per realizzare interventi che, in assenza di quella specifica precondizione, ossia lo stato d'emergenza, non potrebbero essere attuati, quantomeno non con analoga speditezza. Quel potere d'ordinanza consente infatti di emanare norme in deroga a ogni disposizione vigente, ovviamente nei limiti e con le modalità indicati nella deliberazione dello stato d'emergenza e nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico delle norme dell'Unione europea.
La decisione che l'Esecutivo intende assumere trova quindi la sua fonte di legittimazione nell'articolo 24 del decreto legislativo n. 1 del 2018, che, sempre con delibera del Consiglio dei ministri, consente la proroga dello stato d'emergenza fino a una durata massima di dodici mesi. La proroga è dunque una facoltà espressamente prevista dalla legge - questo va precisato - ed è attivabile, anche a distanza di tempo rispetto al verificarsi dell'evento, ogni qualvolta si renda necessaria la prosecuzione degli interventi.
Quest'esigenza - e qui faccio una notazione statistica - si verifica quasi sempre, come confermano molteplici precedenti: lo stato d'emergenza viene ordinariamente prorogato dal Governo ben oltre il termine inizialmente fissato. Segnalo, ad esempio, che dal 2014 ad oggi sono state adottate 154 dichiarazioni di stato di emergenza e ben 84 sono state le delibere di proroga. Sarebbe, d'altra parte, incongruo - se ci pensate - sospendere bruscamente l'efficacia delle misure adottate, se non quando si siano compiutamente esauriti i procedimenti avviati e la situazione, in base a criteri di ragionevolezza e proporzionalità, sia riconducibile a un tollerabile grado di normalità.
Se questo è vero per eventi che si esauriscono una volta per tutte (pensate a un terremoto, a un'alluvione), lo è ancor di più in questo caso, per un evento come la pandemia che non si è risolto in un fatto puntuale, ma ha assunto i tratti di un processo in continua, imprevedibile evoluzione e che purtroppo ancora oggi, seppure in misura contenuta, territorialmente circoscritta, non ha completamente esaurito i suoi effetti.
Se decidessimo diversamente, se ci assumessimo la responsabilità di non prorogare lo stato di emergenza dichiarato il 31 gennaio scorso, dobbiamo essere consapevoli che cesserebbero di avere effetto le ordinanze - è chiaro che sfuggono le singole ordinanze, ma vorrei ricordare che sono state adottate ben 38 ordinanze, di cui quattro attualmente al vaglio della Ragioneria generale dello Stato - così come i conseguenti provvedimenti attuativi.
A puro titolo di esempio cito alcune delle misure che perderebbero ex abrupto la loro efficacia: l'allestimento e la gestione delle strutture temporanee per l'assistenza alle persone risultate positive; l'impiego del volontariato di Protezione civile; il reclutamento e la gestione di task force di personale sanitario a supporto delle strutture regionali e - attenzione - degli istituti penitenziari; la prosecuzione dell'attività relativa al numero verde 1500 per l'assistenza alla popolazione; il pagamento dilazionato delle pensioni presso gli uffici postali per evitare assembramenti; l'attribuzione all'Istituto superiore di sanità della sorveglianza epidemiologica.
Menziono inoltre l'attivazione del sistema CROSS, di cui forse non riconosciamo comunemente l'importanza. La sigla CROSS sta per Centrale remota operazioni di soccorso sanitario: in caso di mancanza di posti letto nei reparti di terapia intensiva di una Regione, quando c'è sovraffollamento, CROSS interviene per prevedere - dopo il nostro intervento normativo, addirittura obbligatoriamente - la ripartizione e il trasferimento dei pazienti in ospedali situati in altre Regioni.
Tra le misure che perderebbero efficacia vi è anche quella che consente di noleggiare navi per la sorveglianza sanitaria dei migranti e non sfugge a nessuno quanto sia attuale il ricorso a questo strumento che concorre, insieme agli altri apprestati dalle autorità, a un ordinato svolgimento della quarantena a tutela della sanità pubblica. Proprio a tale riguardo, infatti, gli uffici e le strutture dei Ministeri competenti sono intensamente impegnati a far fronte a una situazione complessa, che va affrontata con risoluzione, efficacia e tempestività.
Siamo veramente convinti di voler interrompere tutte queste attività? Ne ho citate alcune a titolo esemplificativo. Non solo, se lo stato di emergenza non fosse prorogato, cesserebbe la funzione di coordinamento attribuita al capo della Protezione civile, così come decadrebbero i poteri straordinari attribuiti ai molteplici soggetti attuatori, designati per l'espletamento di una miriade di specifici compiti, che non vi sto ad elencare. I soggetti attuatori per la maggior parte dei casi sono i Presidenti delle Regioni, oltre che il Segretario generale del Ministero della salute e i soggetti attuatori responsabili della gestione della sorveglianza sanitaria dei migranti.
Verrebbe a cessare le proprie funzioni anche il comitato tecnico-scientifico, che in questi mesi - è noto a tutti - ha svolto un ruolo importante nel sostenere e motivare con evidenze scientifiche le decisioni del Governo, sia nella fase della progressiva limitazione delle relazioni di comunità e della sospensione delle attività economiche e commerciali, sia nella delicata fase della loro graduale riapertura e del progressivo ritorno alla normalità.
A questo occorre poi aggiungere che al 31 luglio, data di cessazione dello stato di emergenza, sono correlati numerosi termini contenuti in provvedimenti normativi di rango primario, e anche secondario, adottati durante lo stato di emergenza.
Com'è noto, molte disposizioni assumono come riferimento temporale della loro efficacia la cessazione dello stato di emergenza - si tratta, quindi, di un riferimento temporale per relationem - mentre altre prevedono termini di efficacia a date diverse, ma comunque anche in questo caso determinate per relationem alla data di scadenza dello stato emergenziale. Anche qui faccio un esempio per essere ancora più chiaro e cito per tutte una disposizione emblematica, l'articolo 122 del decreto-legge n. 18 del 2020. Tale norma, nell'istituire il commissario straordinario dispone, al suo quarto comma, che le sue funzioni cessino alla scadenza dello stato di emergenza o delle relative eventuali proroghe. Quindi, la mancata proroga dello stato di emergenza finirebbe per far cessare l'operatività del commissario, il cui lavoro, accanto a quello della Protezione civile, si sta rivelando fondamentale. La struttura commissariale, infatti, sta continuando a svolgere i suoi compiti, con particolare riguardo alla produzione e alla distribuzione di beni strumentali utili a contenere e a contrastare l'emergenza - parliamo ovviamente delle note apparecchiature e dei dispositivi medici di protezione individuale - ma anche al potenziamento della capienza delle strutture ospedaliere, con specifico riferimento ai reparti di terapia intensiva e subintensiva, nonché al rafforzamento delle filiere produttive dei beni necessari per il contrasto all'emergenza. Sta inoltre ponendo in essere un'importante attività di sostegno al Ministero della giustizia per assicurare il regolare svolgimento delle attività processuali, rese difficili, com'è noto, dalle esigenze di distanziamento. Soprattutto in questa fase la struttura commissariale sta procedendo all'acquisizione e alla distribuzione delle apparecchiature e dei dispositivi di protezione individuale, nonché di ogni altro bene strumentale, compresi gli arredi utili a garantire per settembre l'ordinato avvio dell'anno scolastico. (Commenti).
Sono più di 10 milioni le persone, tra studenti, insegnanti e personale amministrativo, che dovranno rientrare nelle scuole nella massima sicurezza ed è obiettivo da tutti riconosciuto come prioritario. Ovviamente le forze di maggioranza e di opposizione si uniscono verso questo obiettivo che, per essere raggiunto, richiede uno sforzo molto elevato, uno sforzo anche collettivo in termini di organizzazione, di rapido reperimento di spazi e strumentazioni adeguate. È una grande sfida per il Paese.
Parimenti correlate alla data del 31 luglio sono anche le misure previste dal decreto-legge n. 33 del 2020, il cosiddetto decreto-legge riaperture. Ai sensi dell'articolo 3 di tale decreto, le misure si applicano, salvo eccezioni, dal 18 maggio al 31 luglio 2020. Tra le misure in questione figurano anche specifiche prescrizioni comportamentali che sono risultate e risultano decisive per il contenimento del contagio: ad esempio, il divieto di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico, l'obbligo di assicurare il mantenimento della distanza di almeno un metro nelle riunioni.
Benché la proroga dello stato di emergenza non sia - questo bisogna dirlo anche molto chiaramente - condizione di legittimità per estendere temporalmente l'efficacia delle misure adottate per fronteggiare l'emergenza, è tuttavia evidente che, in concreto, i presupposti di carattere sostanziale che giustificano la proroga delle disposizioni contenute nei decreti-legge nn. 19 e 33 del 2020, si radicano, come ritiene la migliore dottrina costituzionalistica, proprio nella dichiarazione dello stato di emergenza. Rinnovare quelle misure, infatti, senza prorogare lo stato di emergenza, esporrebbe la complessiva azione dell'amministrazione a rilievi in termini di coerenza e razionalità delle scelte adottate. La proroga è dunque una scelta inevitabile, per certi aspetti obbligata, fondata su valutazioni squisitamente, vorrei dire meramente, tecniche.
Per quanto attiene più specificamente ai profili di carattere sanitario, segnalo che il comitato tecnico-scientifico che è stato interpellato dal Ministro della salute in merito all'opportunità di conservare le misure contenitive precauzionali adottate con la normativa emergenziale, ha reso, in data 24 luglio, un parere che contiene alcune considerazioni a mio avviso risolutive circa la necessità della proroga dello stato di emergenza. In primo luogo, il comitato rileva che, sebbene la curva dei contagi, così come l'impatto sul Sistema sanitario nazionale, si siano significativamente ridotti rispetto alla fase più acuta dell'infezione - e questo è un dato positivo che dobbiamo tutti sottolineare perché ci rinfranca e ci induce a ripristinare quanto più possibile le pregresse condizioni di vita economica, sociale e culturale -, i numeri registrati documentano che il virus continua a circolare nel Paese, dando luogo, in alcune aree regionali, a focolai che al momento sono stati prontamente identificati e circoscritti.
Il comitato segnala altresì che la situazione internazionale resta preoccupante - non dimentichiamo la questione internazionale - dal momento che si registrano in varie aree del mondo situazioni di contagio che non accennano a migliorare e che la situazione dei Paesi a noi vicini, addirittura confinanti - Francia, Paesi balcanici e Spagna - impone un atteggiamento di attenta vigilanza per evitare che la ripresa dei contagi interessi anche l'Italia.
È lo stesso comitato tecnico-scientifico a sottolineare, infine, nel suo parere quanto ricordato poc'anzi: dopo la pausa estiva, nel mese di settembre dovrà essere garantita la ripresa dell'attività didattica frontale nelle scuole che interesserà complessivamente più di dieci milioni di persone.
Le considerazioni espresse dal comitato rafforzano, dunque, con argomentazioni basate su evidenze scientifiche, le ragioni a fondamento della scelta di una proroga dello stato di emergenza e gli effetti anche di chiara utilità che essa è suscettibile di produrre.
Lo ribadisco a beneficio della massima trasparenza: con questa decisione perseguiamo l'obiettivo di garantire continuità operativa alle strutture e agli organismi che stanno operando per il graduale ritorno alla normalità e che continuano a svolgere, ai più diversi livelli e nei più diversi ambiti, attività di assistenza e di sostegno in favore di quanti ancora subiscono gli effetti, diretti e anche indiretti, di una pandemia che, seppure - lo sottolineiamo tutti insieme - fortemente ridimensionata nella sua portata, non si è ancora esaurita.
Con questa decisione consentiamo di prorogare gli effetti di misure necessarie la cui efficacia sarebbe compromessa in caso di cessazione dello stato di emergenza. Con questa decisione, infine, in base al principio di precauzione, in corrispondenza dei criteri che ci hanno sempre guidato sin qui di adeguatezza e proporzionalità, ci predisponiamo a mantenere un cauto livello di guardia, potendo così intervenire con speditezza ove mai dovessimo registrare un peggioramento della situazione.
Ho letto tante cose e il dibattito pubblico, lo sappiamo, è molto vivace. Vi posso assicurare che da parte del Governo, mia personale e di tutti i Ministri, non vi è nessuna intenzione di drammatizzare, né di alimentare paure ingiustificate nella popolazione. La scelta di prorogare lo stato di emergenza non è affatto riconducibile alla volontà di creare una ingiustificata situazione di allarme, tutt'altro. Con la proroga dello stato di emergenza continueremo a mantenere in efficienza quel complesso di misure e iniziative organizzative, operative e funzionali che rendono il nostro Paese ben più sicuro, a beneficio dei cittadini italiani, ma anche dei turisti che volessero visitarlo. Lo testimonia l'indirizzo che ho voluto imprimere fin dalla conferenza stampa del 18 maggio, nella quale ho lanciato la fase 2. Da quel momento e in misura sempre più determinata ho sempre trasmesso - e sfido chiunque a dire il contrario - insieme ai Ministri segnali di massima fiducia, anche compiendo scelte risolute che, con un certo anticipo rispetto ai tempi inizialmente prefigurati, hanno favorito la ripresa della vita sociale e l'avvio in sicurezza delle attività economiche e commerciali. Dobbiamo correre; adesso dobbiamo procedere speditamente.
Né la scelta di prorogare lo stato di emergenza può ritenersi lesiva della nostra immagine all'estero, in quanto suscettibile di alimentare la convinzione che l'Italia non sia ancora un Paese sicuro per turisti e lavoratori. Non vi è affatto questo rischio; anzi, come ho già detto, è vero il contrario: noi garantiamo un Paese più sicuro per tutti. L'Italia, alla quale tutti riconoscono il merito di aver affrontato molto bene la fase più acuta dell'emergenza, è attualmente da tutti vista come un Paese sicuro in grado di affrontare, proprio grazie alle necessarie precauzioni e a rigorose misure di monitoraggio e di prevenzione, la piena ripresa in sicurezza della vita sociale ed economica. Mi permetto di osservare - ma lo dico davvero con tono sommesso - che anche questo dibattito parlamentare dovrebbe attenersi ai profili tecnici e giuridici della decisione, perché proprio un'impropria drammatizzazione del significato e degli effetti della proroga dello stato di emergenza - questa sì - sarebbe suscettibile di creare un potenziale nocumento all'immagine del Paese all'estero. (Applausi).
Vengo all'argomentazione che può apparire più insidiosa. Alla decisione di prorogare lo stato di emergenza sono stati attribuiti significati di ogni tipo, fino a prefigurare - si è trattato, per carità, di voci isolate - la volontà di ricorrere a questo strumento al solo scopo di preservare, in capo al Governo o al Presidente del Consiglio, poteri extra ordinem suscettibili di alterare, tanto più se esercitati in assenza dei legittimi presupposti, l'ordinaria dialettica democratica, finanche il rapporto tra potere esecutivo e potere legislativo.
È stata finanche sostenuta la paradossale tesi giuridica secondo cui sarebbe stato più opportuno procedere con ordinanze del Ministro della salute, adottate ai sensi dell'articolo 32 della legge istitutiva del Sistema sanitario nazionale (la legge n. 833 del 1978), ritenendo addirittura che il ricorso a questo strumento fosse più garantista (semplici ordinanze del singolo Ministro) e più rispettoso dei presidi democratici rispetto al percorso da noi seguito che, come sapete, ha comportato l'adozione di norme di rango primario, attraverso lo strumento del decreto-legge, e conseguentemente anche l'emanazione di decreti del Presidente del Consiglio che, solo se considerate il procedimento di formazione ormai noto anche a tutti i cittadini, sono assistiti da numerose garanzie, ben superiori a quelle che assistono le ordinanze contingibili e urgenti, anche sotto il profilo della condivisione delle scelte, essendo previsto nel caso dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri il coinvolgimento dei Ministri e delle Regioni, come pure l'obbligo, che poi è stato introdotto specificamente dal decreto-legge n. 19 del 2020, di informare preventivamente le Camere. Questa accusa si fonda su un evidente equivoco. Contrariamente a quanto spesso si sente dire, la proroga dello stato di emergenza non incide sul potere del Governo e del Presidente del Consiglio di emanare decreti. Lo stato di emergenza è il presupposto di fatto, ma non la fonte di legittimazione formale che si rinviene, invece, nella normativa introdotta da fonte di rango primario.
Il potere, in particolare, di adottare ed emanare DPCM è al momento correlato alla data del 31 luglio, termine di cessazione dello stato di emergenza, non in ragione di una formale connessione tra i DPCM e lo stato di emergenza, ma perché questo espressamente prevede la fonte di rango primario legittimante, la quale avrebbe anche potuto disporre diversamente.
In altre parole, qualora il Consiglio dei ministri adottasse la delibera di proroga dello stato di emergenza, non per questo il Presidente del Consiglio sarebbe autorizzato ad emanare DPCM. Il potere del Presidente del Consiglio dei ministri non deriva dalla dichiarazione dello stato di emergenza, né dunque si protrarrebbe per effetto della sua proroga, ma si radica - ripeto - nella normativa di rango primario.
La dichiarazione dello stato d'emergenza costituisce certamente presupposto di fatto, il requisito sostanziale, ma non potrebbe di per sé in alcun modo legittimare l'adozione dei DPCM, se non fosse affiancata da una fonte - ripeto - di rango primario abilitante. Dunque, per poter continuare a essere esercitato dopo il 31 luglio, quel potere richiederà, comunque, un ulteriore intervento normativo, ovvero un nuovo decreto-legge che sarà sottoposto all'esame parlamentare per la sua conversione in legge. Con quel decreto dovranno, evidentemente, essere differiti i termini contenuti nei decreti-legge nn. 19 e 33, coerentemente con il termine prorogato dello stato di emergenza. Con successivi DPCM, poi, sempre in base ai principi di precauzione adeguatezza e proporzionalità, potranno essere confermate quelle misure precauzionali minime che ci stanno consentendo di convivere con il virus nella prospettiva di un pieno, benché graduale, ritorno alla normalità.
In ogni caso, la mia presenza qui dimostra la massima disponibilità del Governo ad interloquire con il Parlamento, a tenere conto delle indicazioni che perverranno dalle Camere con riferimento alla scelta di prorogare lo stato di emergenza. Nel corso del Consiglio dei ministri che si è concluso questa mattina abbiamo inserito all'ordine del giorno una mera informativa. Non abbiamo adottato ancora nessuna decisione, per rispetto a questo dibattito che si sta sviluppando.
Muovendo, però, dalla necessità di prorogare lo stato di emergenza, dopo aver esaminato in dettaglio tutte le implicazioni e i pareri acquisiti (ce n'è anche uno della dell'Avvocatura dello Stato), è emerso l'indirizzo di limitarne l'estensione temporale al prossimo mese di ottobre. Ricordo che lo stato d'emergenza fu dichiarato al Consiglio dei ministri, come ho detto all'inizio, il 31 gennaio, al verificarsi dei primi casi isolati di Covid-19 registrati all'interno di un gruppo di turisti cinesi che erano presenti a Roma.
Peraltro, il Consiglio dei ministri assunse quella decisione dopo che, il 30 gennaio, l'Organizzazione mondiale della sanità aveva adottato la dichiarazione di emergenza internazionale di salute pubblica per Covid-19. Sottolineo che questa decisione dell'Organizzazione mondiale della sanità è stata confermata il primo maggio.
Mi rivolgo, dunque, alle forze di maggioranza, ma mi rivolgo anche alle forze di opposizione. Su queste questioni, io non credo si debba ragionare per schieramenti precostituiti o in base a logiche oppositive. Alla luce delle considerazioni svolte e dei dati obiettivi a disposizione - insisto su questo - occorre essere consapevoli che la cessazione al 31 luglio dello stato d'emergenza determinerebbe l'arresto di tutto il sistema di protezione e di prevenzione costruito in questi difficili mesi, nell'interesse della collettività, a tutela di beni, quali la vita e la salute, che, sotto il profilo assiologico, sono al vertice della gerarchia dei valori costituzionali in quanto precondizione per il godimento di tutti gli altri diritti. Si è trattato di scelte difficili, che hanno comportato sacrifici, ma che ci hanno permesso di superare con successo le fasi più acute dell'emergenza. Sono scelte che il Governo ha sempre condiviso con il Parlamento, presentandosi davanti alle Camere, alla vigilia di ogni decisione. Resto quindi fiducioso che anche in questa occasione possa maturare qui, in quest'Aula, con consapevolezza e piena assunzione di responsabilità, una convergente valutazione positiva su questo decisivo passaggio, da cui discendono rilevanti conseguenze per l'intera comunità nazionale. (Applausi).
PRESIDENTE. Avverto che le proposte di risoluzione dovranno essere presentate entro la conclusione del dibattito.
Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
È iscritta a parlare la senatrice Pirro. Ne ha facoltà.
PIRRO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci tengo ad iniziare questo intervento, invitando tutti a mantenere comportamenti responsabili e prudenti, perché il virus non è sparito e non è meno contagioso, prova ne sia la situazione in Belgio, ove hanno dovuto inasprire le misure di contenimento, a fronte di casi giornalieri più che triplicati nelle ultime tre settimane. (Applausi).
Lo dico perché oggi intervengo in Aula all'indomani di un fatto, a mio avviso, gravissimo. Ieri, proprio qui, nel Senato della Repubblica, c'è stato chi ha rifiutato di indossare la mascherina: mi riferisco al senatore Salvini. Il senatore Salvini, forte di un 12 per cento scarso di presenze in quest'Aula, si è presentato qui, nel palazzo della seconda istituzione della Repubblica italiana (Commenti) per fare un atto di propaganda becero e senza senso. (Applausi). Viene qui per mandare un messaggio ai cittadini italiani, privo di qualsiasi fondamento scientifico. (Proteste). Viene qui ad incitare le persone a non indossare la mascherina (Proteste. Richiami del Presidente), contravvenendo alle norme e alle regole di buon senso, che devono essere eseguite, per evitare che i contagi tornino a salire.
Oggi, in Italia, vige l'obbligo di indossare la mascherina nei luoghi pubblici al chiuso e vige quest'obbligo per delle ragioni ben precise. A quanto pare, pensare che i parlamentari lombardi conoscano la realtà dei loro territori e abbiano particolare sensibilità su cosa abbia significato per gli italiani il Covid-19 è mera chimera (Commenti), ma, d'altronde, come dimenticare (Commenti. Richiami del Presidente) che era proprio il leader della Lega, a fine febbraio, a chiedere di aprire tutto e di far ripartire l'Italia. Fortunatamente c'è chi non ha ascoltato queste eresie ed è solo grazie a questo Governo se siamo riusciti a limitare i contagi da Covid-19.
Questo però non vuol dire essere autorizzati a dimenticare quanto è successo negli ultimi sei mesi: i 246.286 casi in Italia, i 35.112 decessi, di cui 16.801 nella sua Regione. Non vuol dire essere autorizzati a dimenticare i mezzi militari carichi di feretri, che uscivano da Bergamo, gli accorati appelli degli operatori sanitari, stremati, che ancora combattono in prima linea. In queste situazioni, l'irresponsabilità non può essere perdonata.
Mentre in Lombardia si moltiplicano le indagini della magistratura su quanto fatto dal governatore della Lega Attilio Fontana, anziché invitare a fare attenzione, in spregio di tutto e di tutti, c'è chi si permette di scherzare, dicendo che è giusto dare la mano a tutti e che la mascherina non serve. Purtroppo temo che ci siano ben poche parole per descrivere questi comportamenti. (Commenti. Richiami del Presidente).
Mi limito a ricordare le reazioni... (Commenti).
PRESIDENTE. Per cortesia, fate finire di fare l'intervento. Prego, senatrice.
PIRRO (M5S). Grazie, Presidente. Mi limito a ricordare le reazioni del mondo medico a quanto avvenuto ieri. Il professor Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, ordinario di malattie infettive dell'università degli studi di Milano: «Penso che tutto quello che è stato detto non abbia alcuna base dal punto di vista scientifico: è un messaggio inadeguato, quello che viene lanciato, con elementi di evidente pericolosità». Il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università di Milano, alla domanda se dobbiamo ancora usare la mascherina, risponde: «Sì, non se ne può fare ancora a meno». (Applausi). «Penso che debba diventare un po' come gli occhiali da sole, da portare con noi e usare quando serve. Ovvero nei luoghi chiusi, affollati e all'aperto quando non si può rispettare il distanziamento». (Commenti).
Mi fermo qui. D'altronde purtroppo di questi atteggiamenti irresponsabili è pieno il mondo. Vogliamo parlare di Trump e di Bolsonaro? E infatti vediamo i drammatici risultati di gestioni politiche irresponsabili e cieche. (Commenti). Gli Stati Uniti e il Brasile sono in ginocchio per il Covid-19.
In Italia fortunatamente a guidare il Governo non c'è la Lega, altrimenti non oso nemmeno immaginare che situazione vivremmo oggi. (Applausi).
Grazie alle scelte coraggiose e responsabili di questo Governo, elogiate dalla comunità scientifica mondiale, a partire dall'Organizzazione mondiale della sanità, abbiamo rallentato i contagi, ma il virus c'è ancora e per questo non solo bisogna indossare la mascherina e mantenere le distanze di sicurezza, ma anche tenere alta la guardia, per esempio - e vengo a quanto stiamo discutendo in quest'Assemblea - prorogando lo stato di emergenza. Capisco che, se partiamo dall'assunto che il virus non c'è più, nemmeno la proroga dello stato di emergenza risulta necessaria. Ma è una menzogna, purtroppo.
Non possiamo permetterci errori, non possiamo permetterci una seconda ondata, con quello che ne conseguirebbe. Dobbiamo fare tutto il possibile affinché questo non avvenga. Prorogare lo stato di emergenza è una di queste cose e far finta di niente, che non sia successo niente o, peggio, forzare la mano dicendo che ora è tutto finito è un atteggiamento che, lo ripeto, non ci possiamo permettere. Così come non ci possiamo permettere che i cittadini, per colpa di una becera propaganda elettorale, pensino che prorogare lo stato di emergenza si traduca in un nuovo lockdown. È vero il contrario: prorogare lo stato di emergenza, dare a questo Governo la possibilità di agire con tempestività è l'unico modo per prevenire che nuovi focolai possano espandersi tanto da metterci di nuovo in difficoltà. (Applausi). Penso, ad esempio, al blocco dei voli dai Paesi che hanno ancora migliaia di contagi. Eppure abbiamo esempi qui vicino di cosa può succedere. (Vivaci commenti. Richiami del Presidente). Penso al Belgio, che ho già citato, o alla Catalogna. E ditemi, dunque (ho solo una domanda, retorica): voi che rifuggite anche le più banali norme di convivenza con il virus, per raccontare menzogne sull'uso della mascherina, per non prorogare lo stato di emergenza dando al Governo la possibilità di agire per tempo, facendo finta che il virus è stato sconfitto e facendo propaganda elettorale, sfruttando timori, anche legittimi, che direte agli imprenditori, ai baristi, ai ristoratori, ai lavoratori tutti quando ci avrete riportato in una situazione grave? Come spieghereste che, per paura e banale leggerezza, il numero di decessi sia tornato a salire? Come fareste? Come il vostro governatore leghista Fontana che, pur di non assumersi la responsabilità, ha dato la colpa a tutti di quanto accaduto in Lombardia senza nemmeno scusarsi per quella drammatica ordinanza che mandò i casi di Covid-19 nelle RSA, con i risultati drammatici... (Applausi. Proteste. Richiami del Presidente).
PRESIDENTE. Per cortesia, fate terminare la collega, state tutti seduti.
Concluda, per cortesia, senatrice Pirro.
PIRRO (M5S). Dicevo, con i risultati drammatici che abbiamo visto tutti.
Ecco, questo Governo non si comporterà mai così, per fortuna nostra e di tutti gli italiani. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatrice Pirro, le vorrei dire che, sull'episodio di ieri, cui lei ha fatto riferimento, i senatori Questori stanno facendo un'istruttoria; quindi, volevo rispondere a quello che era stato il suo quesito. (Brusìo).
Colleghi, vi pregherei di stare ognuno al proprio posto perché c'è il problema - è vero - delle mascherine, ma c'è anche il problema degli assembramenti. Allora, se ciascun senatore occupa il posto che i senatori Questori gli hanno attribuito, possiamo condurre una discussione in maniera un po' più tranquilla.
È iscritto a parlare il senatore Mallegni. Ne ha facoltà.
MALLEGNI (FIBP-UDC). Signor Presidente, a dire il vero, francamente tutta questa confusione e veemenza, anche nell'intervento che mi ha preceduto, mi fanno pensare e anche un pochino preoccupare.
Avevo scorto un po' di preoccupazione nell'intervento del Presidente del Consiglio, che ci ha ripetuto più volte che l'eventuale non conferma dello stato di emergenza farebbe in qualche modo decadere tutta una serie di misure. Ce lo ha ripetuto all'inizio e a metà dell'intervento, e giustamente, rivolgendosi alla maggioranza e anche all'opposizione, lo ha precisato al termine dell'intervento. Ha voluto, quindi, ricordarci nuovamente che la mancata proroga dello stato di emergenza farebbe decadere una serie di misure straordinarie che sono state emanate nel frattempo.
Presidente Conte, devo dire che apprezzo sempre il lavoro di coloro i quali si interessano in particolare della salute pubblica, e ammetto che l'Italia, come lei ha ricordato, si è mossa forse meglio di qualche Paese europeo in ambito sanitario per quanto riguarda, appunto, l'attenzione alla diffusione del virus. Tuttavia, non è passato inosservato che, rispetto a tutto ciò che oggi è obbligatorio nella fase 3 (ma già nella fase 2) ovvero l'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, il distanziamento tra persone, l'attenzione necessaria alla frequentazione di luoghi pubblici, io - e per questo sono stato dileggiato - all'inizio della pandemia dicevo esattamente quello che lei dice oggi: che serve attenzione, che il virus è comunque sotto controllo, che ci sono focolai che sono stati prontamente isolati, ma che è necessario prestare la giusta attenzione.
Io credo che il problema sia ab origine della pandemia, quando l'Italia non è stata pronta nell'evitare un lockdown obbligatorio per tutti, cosa che non è avvenuta anche in gran parte degli Stati europei, che avevano invece messo immediatamente a disposizione di famiglie e imprese dispositivi di protezione individuale. Non ce lo dimentichiamo. Lei si ricorderà le decine e decine di email che ho inviato nel periodo del lockdown relativamente alla ricerca dei dispositivi di protezione individuale e anche l'attenzione con la quale inviavamo queste sollecitazioni per evitare polemiche inutili e sbagliate, ma che volevano in qualche modo sollecitare prima il capo della Protezione civile e dopo, subito dopo, il commissario Arcuri. Senza purtroppo, di fatto, una visione; vuoi che lo stato di emergenza era arrivato fra capo e collo, vuoi che l'incremento dei casi era in crescita esponenziale. Va tutto bene, il problema è che non eravamo pronti e oggi andare nuovamente a prorogare lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale, quando lei - e l'ho apprezzato - ha voluto precisare che esistono ancora oggi dei casi, ma che sono stati prontamente isolati, francamente mi lascia molto preoccupato, a meno che voi o lei sappiate qualcosa di più di quanto ci è stato detto.
Visto che ha voluto chiarire che la sua presenza qui è un atto e un segnale importante nei confronti del Parlamento - non voglio ricordare che è un fatto doveroso per il Governo presentarsi in Parlamento, in particolare in questo momento - se ci sono delle cose che non ci ha detto, signor Presidente del Consiglio, la preghiamo di dircele. Altrimenti infatti con le premesse fatte e con l'opportunità del Governo di emanare anche provvedimenti di urgenza, con una semplice convocazione di due Ministri oltre a lei, anzi credo uno, visto che il Consiglio dei ministri non è soggetto al numero legale, lei può emanare decreti-legge ad ogni piè sospinto. Io sono alla prima legislatura, come lei, anche se lei è in una posizione diversa dalla mia. Criticavo anche i Governi di centro-destra che sfornavano decreti. Devo dire che, pandemia o non pandemia, in questi due anni di decreti-legge ne abbiamo visti ogni giorno.
E allora per quale motivo non possiamo individuare tutti i provvedimenti che andrebbero ad essere terminati relativamente al periodo di emergenza all'interno di un decreto-legge che li mantenga in vigore per eventuali necessità? Perché non lo facciamo? Non ci meravigliamo poi se si rincorrono le voci che questa ulteriore proroga - non lo voglio però credere - potrebbe in qualche modo mettere in sicurezza la sua maggioranza, oppure la durata del Governo. Qualche malalingua potrebbe ancora pensare che essendo convocate le elezioni amministrative regionali e il referendum per il 20 e 21 settembre, vuoi vedere che essendo poi prorogato anche lo stato di emergenza al 31 ottobre, non ci potrebbe essere anche la necessità improvvisa di sospenderli o nuovamente spostarli nel tempo? Sono tutte preoccupazioni e indiscrezioni che se ci dicessimo le cose come stanno, probabilmente sarebbero fugate. Guardi però che queste problematiche non sono soltanto il pensiero del senatore Mallegni o del Gruppo Forza Italia, ma albergano in tutto l'arco costituzionale.
Lei oggi viene a chiedere al Parlamento un atto di responsabilità; il Parlamento l'atto di responsabilità lo ha fatto dal primo momento in cui si è reso disponibile, in particolare nei Gruppi di opposizione, a dare credito al suo Governo e domani ci sarà un atto sullo scostamento di bilancio, che ulteriormente dovrà rendere responsabile, in particolare questo ramo del Parlamento, nell'offrire al Governo e all'Italia l'opportunità di andare a recuperare ulteriori risorse, perché le risorse sono mancate. Io, che faccio l'imprenditore nel settore turistico, le do la mia parola d'onore: ci sono nostri dipendenti e collaboratori che non hanno avuto la fortuna di essere reimpiegati (perché il calo di lavoro oscilla dal 50 al 75 per cento in quel settore), i quali ancora non hanno ricevuto la cassa integrazione. (Applausi). Questa è la verità.
Devo allora dire ai miei clienti in senso lato, ossia a coloro i quali devono spendere e investire nel nostro Paese per tentare di sostenere il prodotto interno lordo, di continuare a farlo, però con la spada di Damocle di un ulteriore periodo di emergenza che non rende nessuno sereno. Gli investimenti? Non possiamo chiedere investimenti ulteriori. La spesa? Non possiamo chiedere spesa ulteriore. Delle due, l'una: se lei ci chiede questo impegno - e lo fa con responsabilità e senso del dovere - noi le vogliamo credere, ma contestualmente deve fare in modo che tutti coloro i quali le girano intorno (ovviamente non a lei, ma al Governo) agiscano in maniera conseguenziale, quindi che vengano pagate le casse integrazioni, che ci sia sostegno alle imprese e che le banche offrano liquidità. (Applausi). A fronte di questa richiesta di responsabilità deve esserci la responsabilità anche di tutti gli attori in campo. Lei ci deve garantire questo e deve fare in modo che chi opera al di fuori del Governo, ma ha la responsabilità nei confronti degli italiani, agisca in modo consequenziale. Solo in questo caso lei avrà il nostro consenso. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Mollame. Ne ha facoltà.
MOLLAME (M5S). Signor Presidente, senatrici e senatori, stimato presidente Conte, lei è stato molto chiaro e circostanziato, come le compete.
Per definire il suo modus operandi voglio usare alcuni termini che hanno guidato ogni suo passo: equilibrio, forza, tenacia e cautela. Ricordo anche il suo approccio filologico, quello che lei sintetizzò con il termine «umanesimo», facendo riferimento alla nostra più grande storia: l'umanesimo quale rinascita europea dopo decenni bui. È però il termine «equilibrio» quello che ritengo più importante e caratterizzante la sua azione, quell'equilibrio che in tutti i fenomeni naturali è la risultante di grandi forze, così come nascono spesso le nostre più difficili decisioni, esito di contrapposte riflessioni e considerazioni.
Nessuno nel dicembre 2019, quando la commissione sanitaria di Wuhan segnalava all'Organizzazione mondiale della sanità un cluster di casi di polmonite a eziologia ignota, poteva minimamente immaginare cosa sarebbe successo in Italia di lì a poco, avendo dovuto registrare, a oggi, in pochi mesi, più di 35.000 decessi. Non avremmo mai potuto immaginare 600.000 decessi e 15 milioni di casi confermati nel mondo intero.
Eravamo consapevoli di essere stati chiamati a guidare il nostro Paese in una difficile situazione, ma non ci si aspettava l'epocale tormenta che stiamo attraversando. Chi è un po' più maturo ricorda ancora i racconti dei nostri avi, quelli dell'influenza spagnola. Oggi i nostri stili di vita sono assai diversi da allora, ma nei confronti degli attacchi virali il risultato, purtroppo, non cambia. Siamo stati chiamati a gestire una delle situazioni più difficili dal Dopoguerra a oggi. Continua ad essere utile e indispensabile ogni azione di prevenzione, che tutti dobbiamo continuare a mettere in atto.
Sono proprio il suo equilibrio e la sua tenacia, signor Presidente del Consiglio, che ci hanno portato oggi a fare anche grandi passi verso un'Europa certamente più solidale. I grandi cambiamenti della Storia hanno avuto luogo purtroppo dopo sacrifici, anche di vite umane; ma in questa singolar tenzone l'umanità sta tutta da una parte e questo dovrebbe essere chiaro a tutti.
Vado un po' fuori tema, ma oso. Un sano scatto d'orgoglio dovrebbe oggi guidare anche quelle riforme strutturali di cui si parla da diversi lustri, perché l'Italia possa intraprendere un nuovo corso. I prossimi mesi non saranno facili per nessuno, ma la politica potrà riconquistare un ruolo certamente più significativo: da una parte sarà chiamata a incidere nella tutela della salute di tutti, donne e uomini di questa Europa, dall'altra dovrà tutelare il lavoro di ognuno e le aziende che lo creano. In questa partita la finanza, che è stata finanche chiamata creativa, dovrà cedere il passo. Ripeto che tutti dovremo fare la nostra parte e - uso un termine non più di moda - tutti dovremo fare il nostro dovere.
Mi preme aggiungere che occorrerà riflettere assai sugli investimenti che saranno programmati. Penso agli investimenti in infrastrutture capaci non solo di fare da volano momentaneo, ma utili soprattutto a creare sviluppo futuro. Accenno sinteticamente, a titolo esemplificativo, a un piano di manutenzione straordinario di ogni infrastruttura. In preda al costume dell'usa e getta, sempre più dominante, e dell'utile economico, fattore prioritario spesso unico, abbiamo abbandonato ormai il concetto stesso del termine manutenzione, quella già definita da tanti testi normativi semplicemente ordinaria. Penso a un piano di investimenti per la nostra terra, nel nostro settore dell'agroalimentare, brand italiano di prestigio planetario. Penso a nuove reti di irrigazione, per aiutare le nostre aziende agricole a risparmiare e tutelare la preziosa risorsa idrica. Penso alla tutela del mare nostrum, dei nostri paesaggi e di ogni vestigia che i nostri avi ci hanno lasciato, quali ricchi eredi che siamo, spesso anche inconsapevoli. Si tratta di risorse tutte uniche e non delocalizzabili. Sarà la bellezza a salvare il mondo, se è accompagnata dal buon senso; e il popolo italiano ha sempre dimostrato di averne tanto di buon senso, anche in questa fase. Occorrerà avere fiducia, quella verso il prossimo, capace di far sentire un più autentico senso anche della cosa pubblica.
Concludo con l'augurio che mi piace pronunciare nella vita di tutti i giorni: buon lavoro, signor Presidente, e buon lavoro a tutti noi, anche nella difficile situazione di emergenza. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Centinaio. Ne ha facoltà.
CENTINAIO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, signor presidente Conte, innanzitutto lei viene a chiederci di votare uno stato di emergenza in un momento in cui, nel nostro Paese, sono quattro giorni che non ci sono decessi e in cinque Regioni non c'è nessun nuovo caso di Covid. Sembra un po' inopportuno sui tempi.
Viene a chiederci lo stato di emergenza in un Parlamento dove impera la paura, ma non paura da mascherina: paura da elezioni. (Applausi). Il partito della cadrega ha paura di andare a votare e quindi le voterebbe qualsiasi cosa in questo momento, signor Presidente. Lei viene a proporre uno stato di emergenza per zittire gli italiani, come sta provando a fare questa maggioranza con il sottoscritto, perché sto provando a parlare e stanno già iniziando a protestare. (Commenti). Uno stato di emergenza non previsto dalla Costituzione, signor Presidente, perché la Costituzione non prevede lo stato di emergenza. Ricordo che durante gli studi universitari il mio professore di diritto costituzionale, il professor Bettinelli, mi disse una volta: «Se vuoi avere l'arroganza e l'autorevolezza di rappresentare gli italiani, devi conoscere la Costituzione». E la Costituzione ci dice esattamente che lo stato di emergenza non è previsto; ahimè per lei non siamo in Francia, ahimè per lei non siamo in altri Paesi europei, ma siamo in Italia (Applausi), dove la Costituzione le permette, in casi di necessità e di urgenza, di utilizzare lo strumento del decreto-legge. Quindi, purtroppo, lei va contro la Costituzione della Repubblica Italiana. (Applausi).
Cosa ha prodotto lo stato d'emergenza finora?
Lei, signor Presidente del Consiglio, in una delle prime interviste, quando tutti avevamo veramente tanta paura, ci disse una cosa, a cui ho creduto, perché ero a casa e la guardavo in una delle tante apparizioni televisive, in cui sembrava quasi il Presidente della Repubblica, dato che ho visto più lei del presidente Mattarella: non rimarrà indietro nessuno e non fallirà nessuno. Ha mentito e non al Parlamento, ma agli italiani (Applausi), perché ieri l'Istat ci ha detto che entro il 31 dicembre si stima che un milione di cittadini italiani sarà a casa senza lavoro; e non lo dicono il cattivone Centinaio della Lega o quelli che non propongono niente, ma l'Istat, che vi dice che avete mentito agli italiani. (Applausi).
Quindi, signor Presidente, a cosa serve il suo stato d'emergenza? A zittire il dissenso e a permettere al sottosegretario Castelli di insultare, senza possibilità di contraddittorio, migliaia di ristoratori e baristi italiani. (Applausi. Commenti).
Il suo stato d'emergenza serve al ministro Azzolina, che, senza un vero progetto sulla scuola, umilia famiglie e insegnanti con progetti folli e irrealizzabili: prima i turni, poi il medico, per non parlare dei banchi con le rotelle, tipo autoscontro, che aveva pensato di proporre alla scuola italiana.
Serve al ministro De Micheli, che dice che per arrivare in Liguria non c'è traffico: bene, confermo che da Pavia a Spotorno ci abbiamo messo sei ore - lo sottolineo - mentre normalmente ci vogliono un'ora e quarantacinque minuti. Il problema è che il ministro De Micheli il traffico non lo trova, perché forse gira in elicottero. (Applausi).
Serve al ministro Bellanova, che con la pagliacciata del pianto doveva salvare prima 600.000, poi 300.000 migranti nel nostro Paese, che adesso sono diventati 17.000, senza pensare agli italiani che potevano lavorare in agricoltura: pagliacciate su pagliacciate. (Applausi). Il problema è che il ministro Bellanova, signor Presidente, è stato smentito da tutte le associazioni di categoria dell'agricoltura, nessuna esclusa.
Serve al ministro Franceschini, che, pur avendo ricoperto il ruolo di Ministro dei beni e delle attività culturali del turismo anche nella scorsa legislatura, non ha ancora capito che il turismo cuba il 13 per cento del PIL, che è tanto, signor Presidente. Zero idee e zero progetti, solo promesse e prese in giro. Tutte le associazioni del turismo, nessuna esclusa, stanno contestando il ministro Franceschini: il problema è che tutta questa gente vorrebbe scendere in piazza, ma non può, perché, visto e considerato che c'è lo stato d'emergenza, non può protestare, signor Presidente del Consiglio, e non può farle capire cosa pensa realmente di lei.
Oppure serve a lei, signor Presidente, per tenere al guinzaglio il Parlamento e impedire agli italiani di scendere in piazza e farle capire, come le ho detto, che il suo tempo finalmente è finito. (Applausi).
Il problema è che sembriamo quegli Stati autoritari in cui nessuno deve permettersi di criticare il manovratore: nessuno deve far notare il grande imbroglio di questi mesi, il grande gioco dell'oca che aveva un solo obiettivo, ossia la visibilità del Premier.
Prima fase: conferenze stampa per far credere agli italiani che la maggioranza fosse forte e coesa e che ce l'avrebbe fatta da sola. Primo gioco dell'oca: stava per arrivare al via, ma decide di fare una nuova conferenza stampa, per far credere che il Governo avrebbe teso la mano alle opposizioni; una bufala smentita in queste Aule parlamentari.
Terzo gioco dell'oca, terza fase: conferenza stampa per far credere al popolo che saremmo usciti dall'emergenza grazie ai saggi nominati dal Governo. Non si sa cosa stiano facendo e cos'abbiano fatto.
Quarta fase: imbarazzante sceneggiata degli stati generali a Villa Pamphili, con tanto di conferenza stampa, per riempire la testa degli italiani.
E ora, visto che le precedenti non hanno portato a niente, perché ormai la gente si chiede cos'avete intenzione di fare adesso, arriva la quinta fase, in cui il nostro supereroe veste i panni dello statista internazionale che impone all'Europa le sue idee e porta a casa tanti soldi. Quando non si sa, ma porterà a casa tanti soldi.
Nel frattempo, in Italia le aziende chiudono e le famiglie sono sempre più in difficoltà.
Lei lo sa, signor Presidente, che, da una indagine che è stata fatta dalla grande distribuzione, lo scontrino medio è sempre più basso? E lo scontrino medio sempre più basso nella grande distribuzione vuol dire che le famiglie non hanno più soldi, che i soldi non ci sono. Non bastano le promesse e non basta quanto viene detto in televisione; non basta che lei venga qui nelle Aule parlamentari e continui a dirci «faremo». Ma cosa avete fatto?
Che immagini ci restano di questi mesi di Covid, oltre a quelle delle bare di Bergamo, che ricordiamo tutti e non c'è bisogno che la collega le ricordi e ci ricordi cosa è successo a Bergamo? Ci rimane l'immagine di questi giorni e delle scorse settimane: le Forze dell'ordine che rincorrono una persona che in una spiaggia stava prendendo il sole in un momento del lockdown. Ridicolo, una persona rincorsa da tutte le Forze dell'ordine. Ci rimane l'immagine degli alpini a Ventimiglia in assetto antisommossa - avevano persino il mitra - in spiaggia per mantenere la distanza di sicurezza.
Mentre si andava dai turisti a far mantenere la distanza di sicurezza, ci rimangono l'immagine, le foto e le videoriprese dei migranti che scappano dai centri di accoglienza. Forti con gli italiani, bravi con chi bisognerebbe invece controllare nel nostro Paese. (Applausi. Commenti). Signor Presidente, ci rimane l'immagine dei migranti vestiti da turisti - ripeto, i migranti vestiti da turisti - che vengono accolti, con tanto di telefonino, sigaretta in bocca e il barboncino al guinzaglio. (Applausi). Siete imbarazzanti, questi sono i turisti che piacciono a voi. Vi piacciono talmente tanto, questi turisti, che avete bloccato gli accessi dei turisti altospendenti, quelli veri, che avrebbero portato soldi nel nostro Paese, e invece in zone turistiche, come ad esempio a Fiuggi (in un bell'hotel di Fiuggi), ci sono sessanta migranti. Questo è il modo in cui trattate le aree termali del nostro Paese. (Applausi); questo è il modo in cui trattate il turismo del nostro Paese. Questa, signor Presidente del Consiglio, è l'Italia che piace a voi.
Signor Presidente, il nostro consiglio è di ascoltare le parole del suo ministro Speranza, che ha dato la linea che lei deve seguire. Tre regole: uso delle mascherine, distanza di un metro, frequente lavaggio di mani. Non serve lo stato di emergenza; gliel'ha detto il suo Ministro cosa bisogna fare; non serve lo stato di emergenza per permetterle di mantenere la cadrega. I pieni poteri - perché questi sono i pieni poteri - senza passare dalle urne non fermano il Covid, ma servono solo per farvi stare comodi sulla cadrega. (Applausi).
Signor Presidente, termino con un auspicio personale. I pieni poteri fino al 31 ottobre, il giorno del mio compleanno. Farò dunque di tutto per farmi un regalo: la caduta di questo Governo, che ha sfruttato la pandemia per far credere agli italiani che il potere lo si ruba al popolo senza rispetto e senza vergogna.
Signor presidente Alberti Casellati, prima di terminare vorrei rispondere a quello che ha detto la collega, senatrice Pirro. Diceva di seguire la scienza. Ebbene, io di lezioni da chi parla ancora di scie chimiche e dice che la Terra è piatta non ne prendo. (Applausi. Commenti).
PRESIDENTE. Senatrice Pirro. Senatrice Pirro, sono io che riprendo. (Commenti).
È iscritto a parlare il senatore Giuseppe Pisani. Ne ha facoltà. (Commenti. Si distinguono le parole «oca parlante»).
Ci sono degli assembramenti. Ci sono i senatori Questori apposta per questo. (Commenti). Per cortesia, ci sono i senatori Questori che in quest'Aula mantengono l'ordine. (Commenti).
BRESSA (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Senatore Bressa, per cosa? Ho dato la parola al senatore Giuseppe Pisani.
BRESSA (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori mentre è già aperta questa...
BRESSA (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, è accaduto un fatto che non può passare sotto silenzio. Dai banchi della Lega è emerso in maniera chiarissima - io l'ho sentito e sono dalla parte opposta - la definizione della senatrice Pirro «oca parlante». Lei non può permettere che questo accada. (Applausi. Commenti).
PRESIDENTE. Senatore Bressa, siccome quando uno parla fuori dal microfono non arriva tutto alla Presidenza, verificheremo dal Resoconto. Se queste parole sono state pronunciate, mi pare che siano davvero fuori luogo.
Devo però avvertirvi, colleghi, che dai banchi della Presidenza non si sente nulla, se uno parla fuori dal microfono. Spesso vi agitate, ma qui non arrivano le vostre proteste. Inviterei i senatori Questori a guardare e a tenere l'ordine anche rispetto agli assembramenti presenti in Aula.
È iscritto a parlare il senatore Pisani Giuseppe. Ne ha facoltà.
PISANI Giuseppe (M5S). Signor Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio dei ministri, signori rappresentanti del Governo, gentili colleghe e colleghi tutti, prendo la parola in quest'Aula per rispondere a talune dichiarazioni e anche a taluni comportamenti di alcuni esponenti delle forze di opposizione riguardo alla decisione assunta dal Governo con la richiesta di proroga dello stato di emergenza, richiesta che ritengo assolutamente coerente con lo stato delle attuali contingenze e improntata a principi di precauzione, di prudenza e di prioritaria tutela della vita e della salute dei cittadini.
È bene precisare e ribadire che l'epidemia da Covid-19 non può considerarsi superata e archiviata, questo è risaputo. Siamo certamente lontani dai numeri dei mesi scorsi e, anche se in alcune Regioni - com'è stato detto - non ci sono stati nuovi casi, è anche vero che l'indice Rt in altre Regioni è ancora superiore all'unità.
È vero, comunque, che il trend epidemiologico in Italia oggi appare piuttosto rassicurante e questo grazie ai corretti e adeguati provvedimenti adottati dal Governo, motivo per cui al momento non vi sono particolari criticità. Ciò tuttavia non deve assolutamente indurci ad abbassare la guardia e non vuol dire che questo Coronavirus sia stato debellato e che sia un lontano nemico, tutt'altro; esso è sempre presente e vicino e lo dimostrano i tanti focolai che si registrano anche oggi in molte Regioni italiane.
Il virus sta ancora circolando e ciò si può paragonare alla situazione di un incendio che è stato domato, ma che non è ancora del tutto spento perché, come fuoco sotto la cenere, nuovi cluster continuano a emergere, interessando prevalentemente oggi individui più giovani rispetto a quelli colpiti nei mesi precedenti, così come anche nuovi cluster si costituiscono per via dei cosiddetti casi di importazione, i quali ultimi necessitano di un'ancora più stringente e costante attività di controllo e prevenzione da parte delle istituzioni, con particolare riguardo al fenomeno migratorio.
Quanto accade in altre parti del mondo mostra che il virus è ovunque ancora presente e che, se non viene tempestivamente arginato, l'infezione rischia di crescere e accelerare. Basti pensare alla drammatica situazione di alcuni Paesi del Sud America, come il Brasile, con oltre un milione di casi o, ancora, ai 4,4 milioni di individui contagiati negli Stati Uniti o al milione e mezzo di infetti in India.
Proprio la difficoltà di tenere sotto controllo la pandemia ha portato all'esclusione degli Stati Uniti, oltre che della Russia e del Brasile, dalla lista dei Paesi i cui cittadini potranno rientrare nell'Unione europea a partire dal 1° luglio, cioè da quando sono state riaperte le frontiere esterne alla stessa UE.
Hans Kluge, direttore regionale per l'Europa dell'Organizzazione mondiale della sanità, ha espresso la sua preoccupazione: «la scorsa settimana in Europa si è registrato un aumento dei casi settimanali di Covid-19 per la prima volta da mesi». In particolare in 11 Paesi, ha dichiarato: «la trasmissione accelerata ha portato ad una ripresa molto significativa che, se non controllata, spingerebbe di nuovo i sistemi sanitari sull'orlo della crisi». In una nota alla stampa Kluge ha avvertito che dobbiamo prepararci all'autunno, quando Covid-19 potrebbe incontrare anche l'influenza stagionale, polmoniti e altre malattie, perché alla fine il virus circola ancora attivamente nelle nostre comunità e non esiste ancora alcun trattamento o vaccino efficace.
Non dobbiamo farci trovare impreparati qualora il contagio dovesse risalire la curva nel prossimo autunno. La prudenza, il rispetto delle norme di igienizzazione e di distanza fisica, l'uso della mascherina sono da mantenere anche negli spazi aperti ed occorrerà ancora più prudenza al termine dell'estate, quando diminuiranno le occasioni per stare all'esterno ed aumenteranno le possibilità di vicinanza e di contatto fisico.
Cautela, prudenza, rispetto delle norme per la tutela della nostra salute e della nostra vita devono essere le parole d'ordine. È anche ciò che dobbiamo a chi ha sacrificato la propria vita per proteggere quella degli altri, al personale medico e sanitario soprattutto, ma anche a tutti quei lavoratori e professionisti che si sono adoperati perché potessimo continuare ad usufruire dei beni di prima necessità durante il periodo del lockdown. Il fatto che in Paesi diversi ma con condizioni climatiche e di vita sociale molto simili al nostro come la Spagna e il Portogallo, il virus abbia rapidamente ripreso a circolare in queste ultime settimane, deve farci riflettere sulla facilità con la quale potremmo trovarci nuovamente in una condizione di emergenza, con la conseguente necessità di assumere tempestive ed adeguate decisioni.
È indubbio che bisogna rafforzare il patto di collaborazione tra Governo e Parlamento, come lei giustamente sta facendo signor Presidente del Consiglio dei ministri, ma è anche altrettanto vero che bisogna fornire al Governo gli strumenti per prendere tempestivi ed appropriati provvedimenti nelle circostanze di una possibile e non escludibile ripresa dell'epidemia.
Riteniamo giusto e doveroso sostenere un Governo che pone al centro delle proprie decisioni la tutela della vita e della salute dei cittadini. Questa linea di comportamento è ciò che ha permesso di salvare migliaia di vite umane ed è su questa linea del Governo che riteniamo giusto continuare. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Urso. Ne ha facoltà.
URSO (FdI). Signor Presidente, noi del Gruppo Fratelli d'Italia siamo molto preoccupati di come si stia affrontando, anche in quest'Aula, la grave situazione in cui versa il nostro Paese. Parliamo soprattutto della grave, gravissima situazione sociale, economica e produttiva che l'Italia paga più di altri Paesi.
Vede, signor Presidente, la maggioranza viene condotta in maniera riluttante a questo provvedimento di proroga dello stato di emergenza, al punto tale che sino a questo momento hanno parlato tre esponenti del suo partito di riferimento, cioè dei 5 Stelle, e nessun altro della maggioranza, che ovviamente prenderà la parola in maniera stringata successivamente per confermare che la seguono anche in questo strappo per evidenti motivi. Gli esponenti dei 5 Stelle - e noi ne siamo rallegrati - nel giustificare lo stato di emergenza si richiamano alla scienza e ai vaccini, dopo aver negato per tanto tempo la validità della scienza e l'efficacia dei vaccini. (Applausi).
Il fatto che non si spenda una parola ma anzi si giustifichi, dopo aver esaltato la democrazia diretta, la piattaforma Rousseau e i referendum su ogni piccola decisione che avrebbero dovuto prendere, la sospensione delle regole democratiche e dei diritti dei cittadini per decreto del Presidente del Consiglio ci fa riflettere. Ci preoccupa la loro conversione sulla via di Damasco e tutti noi italiani ce ne chiediamo la motivazione. Mi riferisco al fatto stesso, signor Presidente del Consiglio, che nel suo incipit abbia detto che, pur in assenza del vincolo normativo, ritiene doveroso condividere con il Parlamento. Il fatto che, pur in assenza di un vincolo normativo, sei mesi dopo la dichiarazione dello stato di emergenza, con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri e con decreti-legge di cui il Parlamento ha visto soltanto le fotocopie approvate in poche ore, ritiene doverosa questa concessione ci preoccupa per la sua postura nei confronti del Parlamento. Allo stesso modo ci preoccupa il fatto che lei dia indicazioni in Parlamento su come si deve svolgere il dibattito: scusi se glielo faccio notare, ma lei ha detto che il dibattito dovrebbe attenersi ai giudizi tecnici e solo a questo. Lei cioè dice: in qualche misura vi ho concesso di essere oggi qui, ma mi raccomando, nel Parlamento italiano, sei mesi dopo l'emergenza, parlate soltanto dei vincoli giuridici e tecnici.
Io credo che questo debba preoccupare tutti, tanto più a fronte - glielo dico - della inconsapevolezza con cui affrontate le vere, drammatiche, globali trasformazioni che la lotta alla pandemia da coronavirus ha provocato in Italia, in Europa e nel mondo, con un'accelerazione improvvisa della storia per cui è accaduto in poche settimane quello che verosimilmente sarebbe accaduto nell'arco di anni o di decenni. Voi affrontate tutto ciò con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri e cavilli giuridici per sospendere libertà costituzionali senza rendervi conto del fenomeno che abbiamo davanti e che avrebbe bisogno di altra consapevolezza, di altra responsabilità, di altra determinazione. Abbiamo avuto un'accelerazione della storia, che per esempio nel campo del lavoro e della società si è tradotta nel fatto che oggi tutti parlino e utilizzino lo smart working, con problemi di innovazione tecnologica e di espulsione dal mercato del lavoro: già mezzo milione di cittadini è stato espulso e forse due o tre milioni non avranno lavoro quando finirà il blocco dei licenziamenti. L'emergenza ha impresso un'accelerazione, facendo accadere in dieci giorni quello che sarebbe certamente accaduto in dieci anni, e voi andate avanti coi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri sulle mascherine. Per l'accelerazione di tale fenomeno storico, l'Europa ha assunto nell'arco di venti giorni decisioni che avrebbe preso comunque, ma nei prossimi vent'anni: penso alla sospensione dei vincoli del patto di stabilità, al coinvolgimento nel debito europeo, al riemergere degli Stati rispetto al Consiglio, alla Commissione e al Parlamento; cose che sarebbero certamente accadute, ma nell'arco di anni, di decenni e che invece sono accadute l'arco di giorni.
Si è assistito all'accelerazione di un fenomeno globale, il conflitto in atto tra la Cina e gli Stati Uniti, con l'India che si schiera con gli Stati Uniti contro la Cina, in un conflitto globale che sarebbe certamente avvenuto nell'arco dei prossimi anni (ce n'erano tutte le avvisaglie e solo voi non lo avete capito quando avete firmato il documento sulla nuova via della seta) o forse di più, ma è accaduto nell'arco di giorni e sta cambiando gli assetti del pianeta. Voi reagite a tutto ciò proponendo la proroga dello stato di emergenza per altri tre mesi sulle mascherine o sul distanziamento sociale.
Io sono molto preoccupato di come non vi rendiate conto di ciò che l'Italia dovrà affrontare di fronte alla crisi globale di cui noi siamo l'epicentro. Lo dimostra il fatto che ogni stima per l'Italia è ogni giorno più grave. L'agenzia di rating l'altro giorno ci ha detto che quest'anno subiremo un calo del 9 per cento o forse del 13 per cento, saremo il Paese che pagherà di più in Europa, ma ci ha detto un'altra cosa ancora più grave, cioè che la crescita italiana fino al 2025 sarà pari zero - lo ripeto, fino al 2025 - e voi state ipotecando il Paese per i prossimi trent'anni. Per cui oggi - o meglio, domani - noi avremo un altro scostamento di bilancio di altri 25 miliardi (e siamo già a 100 miliardi in più di indebitamento diretto) e stiamo prospettando un altro indebitamento nei confronti dell'Europa senza nel frattempo predisporre nulla.
Avviandomi alla conclusione, non solo i nostri figli ma persino i nostri nipoti finiranno di pagare questi debiti nel 2050, ma a fronte di ciò non stiamo dando loro gli strumenti per poter rilanciare l'economia, produrre e quindi in qualche misura rivalersi dell'indebitamento che stiamo creando. Purtroppo, questa inconsapevolezza, questa superficialità ci preoccupa.
Sono trascorsi quarant'anni dal grave e terrificante anno delle stragi, il 1980, e tra poco dovremo anche commemorare il 2 agosto, giorno della la strage di Bologna. E poi ricordo Ustica. Quanta consapevolezza c'era in quella classe dirigente, che non ha avuto bisogno di applicare uno stato di emergenza per fronteggiare una drammatica, quella sì, condizione di attacco al cuore del nostro Paese. Non la trovo in voi questa consapevolezza, questa responsabilità, questa statura. Non la trovo, purtroppo, in questo Senato e questo, davvero, è quello che ci preoccupa di più. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Sbrollini. Ne ha facoltà.
SBROLLINI (IV-PSI). Signor Presidente del Consiglio, la richiesta che lei fa oggi a quest'Assemblea non è di poco conto. La proroga dello stato di emergenza fino al 15 ottobre non è un semplice passaggio formale. Si tratta di contemperare le libertà fondamentali, da un lato, e i diritti, come quello alla salute, dall'altro, con la necessità che l'azione del Governo sia mirata, veloce e tempestiva nel caso in cui dovesse esserci una recrudescenza del virus.
Nel periodo dell'emergenza Italia Viva è stata molto severa sull'uso dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri. Lei, però, presidente Conte, ha accolto - dobbiamo riconoscerlo - i nostri rilievi. Questo perché, anche nell'emergenza, è fondamentale operare un bilanciamento fra la necessità che la decisione sia veloce ed efficace e il rispetto di quelle prerogative costituzionali che la Costituzione affida al Parlamento (ripeto, al Parlamento), che deve essere, sempre e comunque, centrale, perché è qui che si esprime la sovranità popolare.
L'emergenza sanitaria ha messo in ginocchio il Paese, soprattutto il Nord. Abbiamo pianto 35.000 morti e l'immagine delle bare di Bergamo resterà per sempre indelebile nelle nostre menti. Oggi, però, l'emergenza sanitaria è conclusa. Certo, occorre rispettare le misure di sicurezza e di stanziamento, indossare le mascherine, ma le terapie intensive sono fortunatamente vuote e abbiamo anche imparato ad isolare in modo efficace i contagi.
Al contrario, ci sono altre emergenze che rischiano di esplodere in autunno, prima di tutto quella economica. L'Europa ha fatto la sua parte con il recovery fund, ma ora occorre elaborare un piano preciso per aiutare il Paese a risollevarsi, sostenere le aziende in sofferenza, il settore del turismo e la manifattura, tutelare le nostre eccellenze, tutelare i nostri ristoratori, i commercianti. Dobbiamo, in sostanza, abbandonare l'assistenzialismo. A maggio sono state pagate più pensioni che stipendi. Un Paese che non interviene sul sostegno ai lavoratori è un Paese senza futuro.
Basta, allora, con le casse integrazioni e puntiamo di più sulla decontribuzione, come ha fatto il jobs act. Investiamo in grandi opere ed eventi. Il Nord, che è stato particolarmente colpito dal virus, come sappiamo, ospiterà ad esempio le Olimpiadi invernali del 2026. Un evento che porterà certo tanti visitatori, ma anche infrastrutture che resteranno alle Regioni interessate (Veneto, Lombardia e Trentino) e che contribuiranno a ridare respiro a queste Regioni, che sono le più colpite dal virus.
Esiste poi un emergenza altrettanto pressante, lo dico prima di tutto da madre: quella educativa, che troppo spesso rischia di passare in secondo piano. La scuola, signor Presidente del Consiglio. Quando chiedemmo di riaprire le scuole a maggio, gli italiani ci presero per pazzi, però poi ci dettero ragione. Riaprire le scuole e consentire che le lezioni riprendano dal vivo a settembre è fondamentale per i nostri ragazzi. La scuola ha la funzione di formare i nostri figli e di renderli dei cittadini consapevoli. È grazie all'istruzione che si combatte la disparità sociale, eppure è un tema ancora troppo sottovalutato dalla politica. Come candidata presidente della Regione Veneto ho provato a coinvolgere in modo bipartisan gli altri candidati presidenti e, mi dispiace dirlo, il loro silenzio ha dimostrato l'assoluta mancanza di interesse, da parte loro, verso i bambini e le famiglie venete.
Le famiglie, tutte le famiglie, hanno già pagato troppo in termini di sacrifici e difficoltà; i bambini e i ragazzi sono stati messi in una condizione di incertezza e di precarietà inaccettabili, per non parlare del fatto che, chiudendo le scuole, si impedisce loro, spesso, anche di praticare lo sport di base. Molte associazioni, infatti, utilizzano le palestre dei complessi scolastici. Lo sport non è meno importante della formazione culturale, che va garantita ai nostri ragazzi. Allora dico: non nascondiamoci dietro la paura del contagio. Per ripartire occorre avere fiducia! Qualche tempo fa, dei pediatri inglesi hanno scritto una lettera aperta, che condivido in pieno, che evidenzia come tenere chiuse le scuole lascerà dei danni indelebili ai ragazzi.
Pertanto, signor Presidente, è giusto prorogare lo stato di emergenza fino al 15 ottobre, ma chiediamo che ci sia un intervento immediato sulle scuole. È vero che il Ministro (Il microfono si disattiva automaticamente)... la riapertura a settembre: è una decisione sacrosanta, ma non è sufficiente. Italia Viva trova infatti inaccettabile che le scuole, dopo essere state ferme per sei mesi, riaprano a settembre, per poi essere chiuse nuovamente, qualche giorno dopo, per stabilirvi i seggi elettorali. I nostri ragazzi e le nostre famiglie non possono essere ancora una volta destabilizzati. Per questo - e concludo - ho scritto al ministro Lamorgese, affinché siano individuati altri luoghi dove svolgere le votazioni. Ho chiesto che entro il 14 agosto sia realizzata una mappatura di questi luoghi ed entro fine agosto venga erogato il finanziamento ai Comuni per le spese afferenti alle nuove tessere elettorali e per l'informativa ai cittadini sulle nuove sedi. Come diceva Nelson Mandela, «l'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo».
Signor Presidente, saremo al suo fianco, ma non si dimentichi dei nostri ragazzi e delle nostre famiglie. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Parrini. Ne ha facoltà.
PARRINI (PD). Signor Presidente, membri del Governo, colleghe e colleghi, signor Presidente del Consiglio, dico subito che, ad avviso del Partito Democratico, la proposta, che oggi ci viene rivolta, di una limitata proroga dello stato di emergenza è una decisione tecnicamente necessaria, per le ragioni che lei ha detto, e una decisione politicamente saggia, perché andare in questa direzione significa voler fare l'interesse dei cittadini. Fare l'interesse dei cittadini italiani e difendere il Paese dovrebbe essere sempre la nostra principale preoccupazione.
Raramente alzo i toni, ma devo dire che quando, nell'intervento di un collega dell'opposizione, molto impostato sui toni del comizio, ho sentito che la ragione per cui si viene in Parlamento - ora in Senato e dopo alla Camera - a chiedere la proroga dello stato di emergenza è la ricerca di pieni poteri e di un modo per zittire il dissenso, ho provato sdegno, vero sdegno, perché non è possibile mettere le cose su questo piano. Vorrei dire al collega Centinaio, che ci ha deliziato con questa teoria, che forse sono le forze con cui lui va a braccetto in Europa che, nei loro Paesi, cercano di zittire il dissenso e cercano i pieni poteri. (Applausi).
Non crediamo sia il caso di fare polemiche in una circostanza così grave, ma alcuni puntini sulle i vanno messi. Ritengo che, in una situazione come quella che ci troviamo di fronte, chi rappresenta le istituzioni abbia un dovere, come ha ricordato molto bene, in una sua dichiarazione stamane, il Ministro della sanità, che ringrazio per il suo lavoro e per la sua attenzione alle prerogative del Parlamento, che non è mai mancata: sulle regole essenziali - e sono ormai poche le regole essenziali che dobbiamo rispettare e vengono ricordate ogni giorno - tutti dovremmo essere uniti. Specialmente chi rappresenta le istituzioni dovrebbe essere unito. Non è possibile che ci dividiamo proprio sull'essenziale e non è possibile che chi sta nelle istituzioni abbia sempre la tentazione di dare il cattivo esempio, di mettere in atto atteggiamenti diseducativi, di predicare cose che contrastano con le regole.
Ieri in Senato non è avvenuta una bella cosa, perché non si avalla mai un convegno negazionista sul Covid-19 quando si è in una situazione come quella in cui siamo. (Applausi). Chi sta nelle istituzioni dovrebbe essere unito, non soltanto nella difesa delle regole essenziali, ma anche nel raccomandare ai cittadini di non metterne in dubbio la fondatezza, nel rimproverare chi va in senso opposto e nel deplorare quelle immagini che purtroppo vediamo nei telegiornali e sui giornali, che mostrano assembramenti che non vanno bene, la mala movida, troppi giovani che sembrano prendere eccessivamente alla leggera il pericolo che corriamo e che mettono in campo comportamenti che devono essere stigmatizzati. Non bisogna lisciare il pelo di chi vuole buttarsi quello che abbiamo vissuto alle spalle, in nome di una irresponsabilità senza capo né coda. Dobbiamo essere estremamente severi.
La riflessione che facciamo sullo stato di emergenza dovrebbe servire soprattutto a questo. Credo non sia convincente - voglio essere estremamente chiaro - l'argomento di chi dice che non dovremmo prorogare lo stato di emergenza perché non siamo più in emergenza. È un'affermazione sbagliata; è un'affermazione che non ha basi, perché non è affatto vero che siamo fuori dall'emergenza. Io credo che siamo in un periodo diverso dell'emergenza, in una fase meno acuta dell'emergenza, ma è innegabile che ancora oggi corriamo dei rischi, che ci pongono nella necessità di adoperare strumenti che non fanno parte dell'ordinarietà.
È allora inutile giocare con le parole: se le istituzioni hanno bisogno di attivare strumenti che non fanno parte dell'ordinarietà, è giusto che propongano al Parlamento, confrontandosi con chi sta in Parlamento, un prolungamento dello stato di emergenza, che ci consenta di decidere adeguatamente e con la rapidità necessaria.
Noi abbiamo un dovere nei confronti delle tantissime persone che ci hanno aiutato a fronteggiare il virus e della memoria di quelle che hanno perso la vita a causa del virus: non minimizzare mai i pericoli e i rischi che l'Italia corre, ancora oggi, anche se i malati sono 12.000 e non più decine e decine di migliaia. Infatti i malati sono 16 milioni nel mondo e abbiamo visto che, dove le istituzioni hanno preso decisioni sbagliate e hanno dato esempi sbagliati, la situazione tende ad andare fuori controllo. Noi non possiamo attuare comportamenti suscettibili di far impennare la curva dei contagi, perché faremmo qualcosa di contrario agli interessi dei nostri concittadini e di molto pericoloso per la loro salute.
Ovviamente, nel dire che siamo in una fase differente dell'emergenza si dice una cosa che ha un peso e un significato preciso. Stiamo dicendo, cioè, che non siamo più nella condizione nella quale ci trovavamo a marzo, ad aprile o a maggio; quindi, anche il nostro stare nell'emergenza e il nostro decidere nell'emergenza devono avere caratteristiche tali da essere compatibili con la diversa fase che stiamo vivendo. Probabilmente abbiamo bisogno di provvedimenti che abbiano una dimensione temporale e territoriale più circoscritta, più mirata, meno indiscriminata. Abbiamo bisogno che la proporzionalità delle decisioni che assumiamo diventi veramente una delle grandi preoccupazioni che ci muovono nel decidere, nell'elaborare i provvedimenti, nello studiare quello che serve per fare tutto quanto è necessario in questo momento. Da questo punto di vista - e concludo - è davvero fondamentale il coinvolgimento del Parlamento.
Credo che sia qualcosa di utile per il Governo, di prezioso per chi è chiamato a decidere in emergenza e fuori dall'ordinarietà, di doveroso nei confronti di un'istituzione che rappresenta il popolo italiano e che ha il diritto e il dovere di fornire contributi di riflessione e di proposta che arricchiscono chi li dà e - penso - anche chi li riceve. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Fregolent. Ne ha facoltà.
FREGOLENT (L-SP-PSd'Az). Presidente Conte, Ministri, onorevoli colleghi, ci troviamo nuovamente qui, per l'ennesima volta, a trattare di una decisione sostanzialmente già assunta.
Devo dire, Presidente, che ho trovato sinceramente di poco gusto il fatto che lei ci dica anche qual è il tema entro cui le minoranze devono stare, invece di capire che effettivamente il Parlamento, questa sede, è il luogo del confronto, fermo restando che sappiamo che di quello che pensano e dicono le minoranze a lei poco importa. Se, poi, il contributo arriva dalla Lega, come un bambino dispettoso fa esattamente l'opposto di quanto le viene detto. (Applausi).
Presidente, mi spiace per lei ma noi siamo con gli italiani; in questo luogo continueremo a dire la verità agli italiani e continueremo a dar voce a due verità, anche se scomode per lei.
Lei ha deliberato lo stato di emergenza il 31 gennaio, in barba alla Costituzione italiana, perché, diversamente da quanto previsto nella Carta francese, in quella ungherese e in quella spagnola, nella nostra Costituzione lo stato di emergenza non è previsto.
Lei si è prodigato durante il suo discorso a giustificare lo stato di emergenza, perché altrimenti decadrebbero determinati provvedimenti piuttosto che altri, ma in realtà dovrebbe ammettere che ci sono stati altri periodi duri nella Repubblica italiana e che qualcun altro, a differenza sua, ha utilizzato gli strumenti giuridici attualmente in essere per far fronte a quelle emergenze.
C'è stato il lockdown e sicuramente i morti - ce lo ricordiamo tutti - però il suo comportamento non è passato inosservato ai vari giuristi. Ed ecco che il presidente della Consulta - nella relazione dell'attività dell'anno 2019 - in alcuni passaggi dice: «La nostra Costituzione non contempla un diritto speciale per lo stato di emergenza (...) Nella Carta costituzionale non si rinvengono clausole di sospensione dei diritti fondamentali da attivarsi nei tempi eccezionali né previsioni che in tempi di crisi consentano alterazioni nell'assetto dei poteri». E ancora: «La Repubblica ha attraversato varie situazioni di emergenza e di crisi (...) che sono state affrontate senza mai sospendere l'ordine costituzionale, ma ravvisando al suo interno gli strumenti idonei a modulare i principi costituzionali in base alle specifiche contingenze: necessità, proporzionalità, bilanciamento, giustiziabilità e temporaneità (...)».
Allora, presidente Conte, io faccio un esercizio più per me stessa che non per lei, perché sicuramente lei sa e conosce bene quali sono i diritti costituzionali che ha violato, a cominciare dalla libertà di circolazione, alla libertà di riunione, il diritto di professare la propria fede religiosa nei luoghi di culto, il diritto allo studio, la libertà di iniziativa economica, la libertà di espressione di pensiero e, soprattutto, la libertà personale. Presidente, lei ha promulgato lo stato d'emergenza il 31 gennaio e allora io mi chiedo perché il giorno dopo non avete approvato anche un piano pandemico (Applausi) da mandare alle Regioni? Perché non avete mandato alle Regioni le mascherine, i dispositivi di protezione individuale (DPI), i reagenti e avete lasciato passare venti giorni - il primo caso in Lombardia è avvenuto infatti il 20 febbraio - senza avere alcun tipo di piano, alcun tipo di indicazione seria da dare alle nostre Regioni?
Ora venite qui e ci chiedete una proroga di ulteriori tre mesi, ora che le cose sembrano andare un pochino meglio. E allora che cosa è che non ci state dicendo per giustificare questa proroga? Non è sufficiente il fatto che voi veniate qui a dire che dal punto di vista giuridico ci si appende, altrimenti i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri non trovano la radice, decadono, non sono coperti. Ciò vuol dire che diversamente avete sbagliato lo strumento giuridico. E se invece non avete sbagliato - come lei dice - quali sono le ragioni che giustificano la richiesta di proroga? O avete informazioni gravi, che non state esplicitando a questo Parlamento, oppure avete altri scopi, magari per giustificare o attenuare la partecipazione ad una campagna elettorale che forse magari vi potrebbe mettere un po' in difficoltà. (Applausi). A volte a pensar male ci si azzecca.
Allora, dopo sei mesi dal 31 gennaio, noi come Lega abbiamo chiesto al ministro Speranza la settimana scorsa se c'era un piano pandemico; oggi lo avete o pensate di scaricare sui governatori ogni tipo di responsabilità, come è uso di questo Governo? Abbiamo capito tutti che l'obiettivo è dire che la sanità regionale non funziona, ricentralizziamo; buttiamo all'aria una riforma durata quaranta anni perché dobbiamo ricentralizzare tutto. Noi non ci stiamo però, Presidente. Noi le stiamo chiedendo se avete un piano per gestire l'epidemia (Applausi), per gestire i micro focolai, come se fossero delle microzone rosse. State preparando una campagna di informazione? Sinceramente non si vede nulla.
Ecco, voi dovete queste risposte non solo al Parlamento, ma a tutti gli italiani. Le Regioni ci dicono che hanno il materiale sufficiente per l'ordinario e non per affrontare eventualmente una seconda ondata. Voi avete però Arcuri. E non si sa bene che cosa fanno adesso le aziende che avete convertito, se stanno producendo le mascherine o cosa altro. Non si sa se Arcuri si sta impegnando per la Protezione civile e per il problema Covid-19, oppure se si sta occupando dei banchi con le rotelle per il ministro Azzolina. (Applausi).
Allora, Presidente, nostro avvocato del popolo, non basta l'apparenza, ma serve anche la sostanza e giace qui un'interrogazione della Lega che chiede quali siano le vostre posizioni rispetto alla tutela dei confini, sia aerei che terrestri e marittimi.
Il ministro Speranza ha firmato l'ordinanza. Apprendiamo quotidianamente che ci sono diversi focolai ovunque - come ha detto anche lei - in Baviera, in Bosnia, in Croazia, in Polonia e Romania. Vorremmo allora capire se pensate di far fare i controlli prima che da quei Paesi arrivino persone in territorio italiano. Diversamente, se si deve fare la quarantena, dubito che qualcuno verrà a soggiornare e trascorrere le proprie ferie estive in Italia.
Per quanto riguarda la vostra politica sul controllo dei confini marittimi, direi che la questione è abbastanza evidente: state andando a prendere le persone ovunque, dalle coste libiche a quelle maltesi. Ricordo che, circa un anno fa, siete venuti in questa sede a dire, con toni trionfalistici, che avevate sottoscritto un accordo con Malta, facendo quello che l'ex ministro Salvini non aveva fatto e ottenendo la rotazione dei porti, la ripartizione dei migranti e le sanzioni per coloro che non si prendevano i migranti. Ci dite dov'è quell'accordo? (Applausi).
In realtà, quell'accordo sembra essere stato un bluff e i toni trionfalistici sono gli stessi che lei, presidente Conte, ha utilizzato la settimana scorsa in quest'Aula. Per il bene degli italiani spero che anche il suo entusiasmo sul recovery fund non sia un bluff, anche se qualche dubbio mi viene perché si sta già ricominciando a parlare di MES.
Presidente Conte, abbia più a cuore la salute degli italiani. Impedite agli stranieri di fuggire dai centri di accoglienza; abbiate a cuore la salute degli italiani. Girano malati di Covid e voi dovete mettere in sicurezza i nostri concittadini e la nostra fragile economia. Non potete nascondervi dietro lo stato di emergenza per limitare le libertà costituzionali.
Presidente Conte, gli italiani voteranno e il suo Governo, nato nelle stanze dei palazzi, andrà a casa. E quel giorno voi inizierete a pagare tutti i danni che avete causato. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Ronzulli. Ne ha facoltà.
RONZULLI (FIBP-UDC). Signor Presidente, Presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli colleghi, quando la pandemia è piombata come uno tsunami sul nostro Paese nessuno era preparato: eravamo inermi di fronte al mostro e tutti abbiamo fatto la nostra parte.
Gli italiani hanno dimostrato di essere all'altezza della sfida e poter contenere questo nemico invisibile adottando tutte le precauzioni del caso: mascherine, distanziamento e uso continuo dei disinfettanti. Abbiamo conosciuto questo virus, lo abbiamo studiato, l'abbiamo osservato e, purtroppo, lo abbiamo anche subito. Abbiamo imparato sintomi, segni e parole a molti di noi sconosciuti; qualcuno ha scoperto il saturimetro, la dispnea e la CPAP.
Oggi però la situazione non è quella di qualche mese fa e, se le parole hanno ancora un senso, partiamo da quello che oggi venite a chiedere in questa sede: cosa vuol dire emergenza? Se scorriamo il vocabolario Devoto-Oli, alla voce «emergenza» corrisponde la definizione di «circostanza imprevista, accidente». Cosa c'è oggi di imprevedibile se siamo perfettamente in grado di tracciare contagi e curarli, conosciamo la malattia, abbiamo numerosi letti di terapia intensiva costruiti ad hoc e inutilizzati e da mesi conosciamo anche le probabilità statistiche della cosiddetta ondata di ritorno?
Io non sarò mai una negazionista; non dirò mai che le mascherine non servono più, anche per la mia vita precedente. Anzi, sono stata la prima a chiamare imbecilli, forse sbagliando, quei ragazzi che, finito il lockdown, si sono buttati in strada mettendo a rischio le vite altrui, con ancora - purtroppo - i nostri cari da piangere.
Il Governo però guarda la pagliuzza e non la trave, perché manda gente in tuta mimetica sulle spiagge per controllare le coppie che prendono il sole, mentre nel frattempo centinaia di migranti, di cui molti Covid positivi, scappano dai CARA, per non parlare dei continui sbarchi sulla povera Lampedusa ormai stremata. (Applausi).
Vorrei sapere, presidente Conte, che fine ha fatto il tanto celebrato patto di Malta, quello per cui si diceva che l'Italia non era più sola. Ascolti questa frase: «C'è un evidente correlazione tra immigrazione e Covid. È semplicemente irragionevole ritenere che tutto questo non abbia alcun rapporto con i flussi migratori». Chi lo ha detto? Non certo un esponente delle opposizioni, non certo un pericoloso reazionario, ma l'ha detto il vostro Marco Minniti, il vostro tanto amato ministro dell'interno Marco Minniti, esponente del Partito Democratico. Se non ascoltate le opposizioni, se non ascoltate noi, almeno ascoltate qualcuno che avete già in casa.
Forza Italia si è mobilitata a tutti i livelli. Oggi torniamo qui a chiedere al Governo di ripristinare la legalità e di controllare le frontiere - lo abbiamo già chiesto alla Commissione europea) - perché oggi il virus viaggia attraverso il Mediterraneo sui barconi killer, che continuano a sbarcare, ma anche lungo la cosiddetta rotta balcanica e sui voli provenienti da Paesi particolarmente a rischio. Se non si interverrà, finiremo travolti. Signor Presidente, a febbraio voi eravate tutti giustificati, perché - come ho detto in precedenza - non si sapeva; ma d'ora in poi non lo sarete più. Sia chiaro: il livello di guardia deve rimanere alto, perché la pandemia non è vinta - lo ripetiamo - ma è sotto controllo. Altro però è diffondere il panico e far sentire gli italiani stretti in una morsa, senza dare alcuna prospettiva certa. Gli italiani vanno incoraggiati e protetti, guidati in questa fase del tutto nuova, ma non impauriti inutilmente. Ecco, forse più che dello stato di emergenza, gli italiani avevano bisogno di uno Stato di emergenza (con la S maiuscola), di uno Stato, cioè, in grado di sostenere chi si è trovato in difficoltà a causa della pandemia: famiglie, commercianti, liberi professionisti, dipendenti di aziende che sono ormai tecnicamente fallite a causa del lockdown. Secondo l'Istat andranno persi più di 3 milioni e mezzo di posti di lavoro; l'economia rischia il collasso; i consumi sono già crollati e protrarre ancora questa contrazione, oltretutto facendo del terrorismo psicologico - perché si chiama così, presidente Conte, checché ne dica lei - rischia di innescare un circolo vizioso dal quale sarà difficile uscire. E non pensate di rispondere a questa situazione drammatica - come ha fatto qualcuno del vostro Esecutivo - dicendo ai ristoratori che possono anche cambiare mestiere, perché noi francamente, e gli italiani pure, siamo stanchi del vostro pressapochismo. (Applausi).
C'è anche un secondo aspetto fondamentale da considerare: perché siamo sempre così masochisti da dare all'estero un'immagine del nostro Paese che lo presenta come un potenziale lazzaretto? Come pensate possa rialzarsi e rilanciarsi l'Italia? Questo si traduce in un colpo fatale per le esportazioni, per il made in Italy e per i settori vitali del PIL italiano, a partire da quello turistico, che avete già completamente abbandonato in questa pandemia. La paura, forse, è piuttosto che sia proprio il Governo a farsi trovare nuovamente impreparato in caso di una seconda ondata. Avete previsto abbastanza mascherine, test, reagenti e personale in numero sufficiente, vista l'esperienza passata? Parafrasando Brecht, beato il popolo che ha bisogno non di eroi, ma di infermieri e medici ben pagati, quelli sì. (Applausi).
E veniamo a un altro grande fallimento del Governo, l'app Immuni. Rilasciata in grave ritardo, non ha raggiunto il target e quindi risulta inutile, nonostante tutta la potenza di fuoco comunicativa. È stata scaricata da 4,4 milioni di persone; doveva raggiungere il 60 per cento, ma ha raggiunto soltanto il 12 per cento. E, attenzione, questa è un'app che definirei clandestina, perché ha permesso di individuare - pensate bene - 46 cittadini e di avvertirne 23. Complimenti!
Nel novero di quelle che si stanno rivelando delle armi a doppio taglio e per cui lo stato di emergenza sarebbe un'ulteriore mazzata, c'è il prolungamento dello smart working, che si sta trasformando in una vera e propria forma di costrizione tra le mura domestiche. Le donne si sono trovate a svolgere in contemporanea ruoli di madri, lavoratrici, insegnanti, a fronte di un tempo di lavoro che si è dilatato fino alle ore notturne per garantire la stessa redditività; un effetto perverso, considerata anche la perdita di 250 milioni al mese da parte del nostro sistema economico e commerciale.
Da Presidente della Commissione infanzia, non posso che invitarvi a una riflessione sui bambini. Questo lockdown ha privato bambini e adolescenti di quelle abitudini che costituivano la loro vita quotidiana; il senso della perdita costante li ha resi molto vulnerabili. Ci sono stati dei disturbi comportamentali che potrebbero rimanere ancora per molti mesi; qualora questo stato di emergenza dovesse essere prolungato, dal punto di vista psicologico produrrebbe ancora fragilità per i nostri ragazzi.
E per continuare con i vostri fallimenti, non possiamo dimenticare le continue incertezze sulla scuola (Applausi), di cui oggi parla anche «Il Sole 24 ore». Non siamo macronisti e nessuno può certo dire che Macron sia il nostro faro, ma gli riconosciamo di essersi preso la responsabilità politica di aver deciso di riaprire le scuole: ha deciso lui e non ha scaricato la responsabilità su Regioni, prèsidi o task force. (Applausi). La verità è che probabilmente dovrebbe essere l'istruzione italiana a meritare lo stato d'emergenza, viste le mani in cui l'avete messa. Da mamma, francamente, già mi immagino settembre. A parte che aprire la scuola a settembre non mi sembra la sfida del Paese, perché le scuole tutti gli anni aprono a settembre, professor Conte (Applausi). Ma, se è questa la sfida del Paese, tant'è. Da mamma - e tante mamme qui lo sanno - immagino cosa succederà al primo raffreddore o alla prima tosse in classe, che verranno scambiati per sintomi di Covid, perché a ottobre sarà pieno di bambini con la febbre. Avete previsto l'immunizzazione obbligatoria contro l'influenza per gli studenti, in vista di una possibile seconda ondata? Oppure l'Azzolina non fa che proporre idee completamente inutili, un deserto di soluzioni in cui si arenano le ruote dei banchi innovativi (Applausi), che i produttori non riusciranno consegnare e, quindi, non parteciperanno al bando? Più che le ruote, servirebbe qualche rotella in più se vuole dopo gliele faccio vedere e gliele consegno. (Applausi).
Diciamo la verità e diciamola agli italiani: la dichiarazione dello stato d'emergenza che oggi chiedete al Parlamento non è per l'interesse nazionale né per la pandemia, ma è semplicemente una questione politica, che serve a voi per continuare a manovrare col favore delle tenebre, che ai cittadini non darà però alcun beneficio.
La prova sapete qual è? È sotto gli occhi di tutti: in questi mesi di stato d'emergenza non avete dato un esempio di buon Governo. Tanta è la preoccupazione per questa pandemia, addirittura da chiedere lo stato d'emergenza, che - guarda caso - vi fa affrettare a modificare la legge elettorale in piena estate, anche a costo di dividere la vostra stessa maggioranza (Applausi). Le ricordo le parole del leader di Italia Viva in pieno lockdown, che voleva aprire tutto il 1° aprile: mi chiedo oggi che voto esprimerà Italia Viva sul rinnovo dello stato d'emergenza.
Provate a blindare i vostri posti a scapito della ripresa economica e lo fate sulle spalle di tanti artigiani, commercianti, professionisti e cassaintegrati che non sanno come andare avanti. Diciamolo agli italiani: la settimana scorsa avete rimandato addirittura il voto sul terzo scostamento di bilancio, perché non vi eravate messi d'accordo sulle Presidenze delle Commissioni (Applausi). È questa l'emergenza che volete? O volete accentrare e sottrarre l'autonomia ai centri decisionali? Avete levato gli scudi contro Orbán, ma le do un'altra notizia: in Ungheria lo stato d'emergenza è stato già chiuso dal 16 giugno.
Mi avvio a concludere: fin dall'inizio di quest'emergenza, ci avete chiesto responsabilità. Siamo responsabili e continueremo ad esserlo. Quindi, non temete, ma - meglio - non devono temere gli italiani: qualora la situazione sanitaria dovesse imporre una nuova necessità, sosterremo senza problemi un nuovo stato d'emergenza, che, per chi non fosse avvezzo alle regole, sarebbe dichiarato in pochissime ore; ma non lo faremo, se ciò non sarà necessario, perché non ammazzeremo l'Italia per farvi sopravvivere sulle vostre poltrone.
Signor Presidente, mi permetta un consiglio non richiesto: impari un po' dalla sobrietà del ministro Roberto Speranza, che ha lavorato lontano dai riflettori e dato il suo contributo senza fare lo show. Guardi: non c'è partito più lontano dal mio di quello dell'onorevole Speranza e, quindi, non glielo dico per questo motivo, ma oggi mi sento di ringraziarlo per l'approccio adottato e soprattutto per non essersi mai arreso ad inseguire il suo.
L'unica emergenza che ravvediamo e che ravvisiamo è quella democratica: il costituzionalista Cassese, che non ha bisogno di presentazioni, dice che questo stato d'emergenza è politicamente annoverabile tra i provvedimenti illegittimi e inopportuni. Signor Presidente, l'ho ascoltata prima: o il professor Cassese ha preso un abbaglio o forse le cose non stanno come le ha descritte lei. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Castellone. Ne ha facoltà.
CASTELLONE (M5S). Signor Presidente, signor presidente Conte, signori del Governo, onorevoli colleghi, vorrei non dover ricordare a quest'Assemblea cos'abbia significato l'emergenza Covid per l'Italia, ma purtroppo credo sia necessario, perché molti sembrano averlo già dimenticato. E sembra averlo dimenticato soprattutto chi intorno alla proroga dello stato d'emergenza ha montato una diatriba politica, cercando di confondere stato d'emergenza con nuovo lockdown, per fomentare le paure legittime dei cittadini. (Applausi).
Questa pandemia, dovuta alla diffusione di un virus altamente contagioso, ha richiesto un intervento deciso della politica per salvaguardare la sicurezza degli italiani. Eppure, spesso in questi mesi, nonostante il dibattito sulla salute dei cittadini dovrebbe sempre fondarsi su punti di vista analitici e seguire il metodo scientifico, è diventato e continua ad essere oggetto di contrapposizione politica.
Oggi, a sei mesi dall'arrivo di questo nemico invisibile e sconosciuto, abbiamo quelle che in scienza chiamiamo «evidenze» e che sopravvengono alle deduzioni iniziali. Abbiamo cioè i dati empirici dell'intera curva epidemiologica per poter tracciare un quadro più chiaro, che non risponde a sentimenti di ottimismo o pessimismo, di sparizione o comparsa del virus, ma che si delinea dai numeri dei contagi, dei ricoveri, dei decessi e dei guariti. Il comportamento di qualsiasi virus, e quindi anche del SARS-Cov-2, è infatti delineato da evidenze scientifiche e di questo virus certamente oggi sappiamo ancora troppo poco, soprattutto riguardo allo sviluppo dell'immunità e agli effetti a lungo termine per chi lo ha contratto.
In questi mesi mi sono chiesta spesso quale fosse la responsabilità di un Governo e di un Parlamento in una tragedia simile. E di certo la responsabilità non è essere incautamente ed infondatamente ottimisti, bensì agire con cautela seguendo le indicazioni di medici e scienziati, che continuano a raccogliere evidenze per tracciare il percorso futuro più efficace a tutela della salute pubblica.
A marzo, abbiamo visto che, quando la curva epidemiologica saliva vertiginosamente, non avevamo tempo per mettere in pratica tutte le misure consone a fermare i contagi, ed abbiamo imparato che è assolutamente necessaria la tempestività. Oggi tutta l'Europa e il mondo intero hanno riconosciuto nel modello Italia della gestione dell'emergenza una eccellenza da prendere ad esempio (Applausi), al punto che il premio Nobel Paul Krugman, con un editoriale sul «New York Times», ha elogiato il nostro Paese per come ha affrontato l'epidemia da Covid. E noi la ringraziamo, signor Presidente del Consiglio, per essere stato l'uomo giusto al posto giusto. (Applausi).
Se avessimo ascoltato chi, a fine febbraio, chiedeva di riaprire tutto, forse oggi avremmo ancora centinaia di morti ogni giorno. Grazie alla competenza e alla dedizione di questo Governo, siamo riusciti ad arrestare i contagi in un paio di mesi, nonostante siamo stati i primi nel mondo occidentale ad essere investiti dalla pandemia e ad oggi contiamo più di 246.000 casi e più di 35.000 decessi.
A distanza di tempo, tutte le misure messe in campo, a partire proprio dalla dichiarazione tempestiva dello stato di emergenza, si sono rivelate le più idonee a far calare la curva dei contagi. Ce l'abbiamo fatta perché, nonostante politiche decennali di tagli operati nel settore della sanità, abbiamo potuto contare sulle nostre risorse umane, le nostre eccellenze, il nostro personale sanitario, che ha agito compatto con il giuramento di Ippocrate stampato a fuoco sul cuore e ha operato instancabilmente giorno e notte con spirito di sacrificio immolandosi: non posso usare altro termine visto l'ingente numero di vite umane che abbiamo perso tra le fila di coloro che per mesi abbiamo chiamato «eroi». (Applausi).
Ce l'abbiamo fatta perché, nonostante l'indole libera ed indomita che ci portiamo scritta nel codice genetico, abbiamo osservato le regole; siamo stati rispettosi e diligenti; abbiamo riscoperto un sentimento di coesione e ritrovato la bellezza della solidarietà che antepone il noi all'io. Ce l'abbiamo fatta perché gli italiani ci hanno dato fiducia nonostante le sofferenze e le grandi difficoltà; hanno creduto in lei, signor Presidente del Consiglio, e in tutti noi. E noi ci siamo messi all'opera da subito senza mai fermarci, e non solo per tutelare la salute e arginare l'epidemia, ma anche per fronteggiare i danni economici e sociali derivanti dalla pandemia.
Ce l'abbiamo fatta sicuramente perché l'uso delle mascherine e le misure di distanziamento sono stati strumenti efficacissimi per ridurre la carica virale in circolo e permettere la riapertura graduale in sicurezza, evitando una nuova immobilità.
I numerosi focolai diffusi sul territorio nazionale ci chiedono, però, di mantenere alta la guardia e di rispettare l'indicazione di indossare le mascherine nei luoghi chiusi e affollati. Eppure, c'è chi lamenta che anche questo sia troppo.
Signor Presidente, io queste persone le porterei nei reparti di terapia intensiva nel momento di massimo affollamento (Applausi), con i pazienti attaccati ai respiratori, completamente nudi in posizione prona, soli, lontani dai propri cari per settimane e, a volte, per sempre. Sono certa che chi ha vissuto questo errore e questo dolore non può dimenticarlo e di certo non lo dimenticano gli occhi dei nostri operatori sanitari, che ci chiedono di rispettare il loro impegno e il loro sacrificio, non con la propaganda o con le promesse, ma con il nostro buon esempio, soprattutto nelle sedi istituzionali. (Applausi).
Opporsi alla proroga dello stato di emergenza può solo essere un atto politico, Presidente, e non una scelta razionale, perché stato di emergenza significa dare la possibilità al Governo di prendere decisioni in modo tempestivo. Eppure, abbiamo sentito dire in quest'Aula che non serve. A chi non serve? Non serve ai malati? Non serve agli operatori sanitari, ai commercianti, che non vogliono dover abbassare di nuovo le serrande, alle imprese? O non serve a cittadini della Lombardia, che hanno visto morire più di 16.000 persone e oggi devono assistere ad indagini su tentate speculazioni nella gestione di questa emergenza? (Applausi).
Signor Presidente, io dico che serve. Serve certamente ai cittadini italiani sapere che, se dovesse essere alto il rischio di compromissione della salute pubblica, allora il Governo potrà agire con tempestività, perché la tempestività è stata la nostra salvezza. Non possiamo permetterci un nuovo sovraccarico del nostro Servizio sanitario nazionale, prima di averlo potenziato; un altro sacrificio dei nostri medici, degli infermieri, dei volontari; non possiamo permetterci un nuovo lockdown. E mi auguro che questo sia il pensiero condiviso da tutti, perché per tutelare il bene dell'Italia e degli italiani nella scienza e nella medicina bisogna agire razionalmente. E, se non sappiamo ancora bene come curare questo virus, certamente sappiamo di avere un Governo responsabile e un Servizio sanitario nazionale reso più forte proprio da questo Esecutivo.
Sono questi i due pilastri su cui costruire la nostra sicurezza e porre le basi per la ripresa di un'Italia che adesso ha davvero bisogno di splendere. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
Comunico all'Assemblea che sono state presentate le proposte di risoluzione n. 1 (testo 2), dai senatori Marcucci, Perilli, De Petris, Faraone e Unterberger, e n. 2, dai senatori Romeo, Bernini e Ciriani. I testi sono in distribuzione.
Avverto che è in corso la diretta televisiva con la Rai.
Ha facoltà di intervenire il presidente del Consiglio dei ministri, professor Conte, al quale chiedo anche di esprimere il parere sulle proposte di risoluzione presentate.
CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, gentili senatrici e gentili senatori, non vi sarà sfuggito che di solito non replico, perché riservo all'intervento iniziale l'esauriente esposizione della posizione del Governo e delle varie argomentazioni, preferendo poi intrattenermi per ascoltare con molta attenzione tutti gli interventi. In questo caso ne approfitto e faccio un'eccezione.
Ho ascoltato alcuni interventi, in particolare dell'opposizione, colorati di venature polemiche, direi finanche ideologiche, su un tema in discussione che mi ero permesso di classificare anche come una questione squisitamente tecnica e giuridica.
Mi spiego meglio perché voglio chiarire cosa intendevo dire.
Una prima osservazione: alcuni interventi hanno chiarito una cosa che tutti sappiamo e cioè che nella nostra Costituzione non si ragiona di stato di emergenza. Certo, questo non deve essere un dibattito tra cultori del diritto costituzionale; ci sono dei pro e dei contro ed è una delle ragioni per cui abbiamo dovuto costruire un percorso normativo ad hoc che non era previsto in particolare nel dettato costituzionale. Non dobbiamo, però, confondere il fatto che non ci sia un percorso ad hoc nella nostra Costruzione con il fatto che non si debba intervenire per adottare misure e perseguire un iter normativo specifico nel segno evidente della tempestività e dell'efficacia degli interventi normativi e anche operativi.
Quando si dice che nella Costituzione non è previsto lo stato di emergenza, non si può concludere che sia illegittima la proclamazione dello stato di emergenza. Invito di nuovo a considerare che forse non ce ne siamo accorti, ma dal 2014 ad oggi abbiamo dichiarato lo stato di emergenza 154 volte, e lo abbiamo prorogato per 84 volte. Quindi, lo stato d'emergenza è previsto da una norma di rango primario nel decreto legislativo n. 1 del 2018, il nostro codice della Protezione civile. Allora non deve apparire un fuor d'opera il fatto che si imponga la necessità di prorogare uno stato di emergenza dichiarato ai sensi del codice della Protezione civile. Se lo proroghiamo infatti per eventi verificatisi molto lontano nel tempo e fatti specifici isolati come possono essere un'alluvione o un terremoto, ancor di più, forse, è giustificata una proroga per un evento come la pandemia che - e siamo tutti d'accordo in questo momento - stiamo contenendo, perché la curva epidemiologica è assolutamente sotto controllo, e ci auguriamo che rimanga sotto controllo. La pandemia, però, è pur sempre un evento che si sviluppa in modo continuo e imprevedibile perché il virus continua a circolare.
Ho chiarito - a qualcuno però sfugge e continuo quindi a ripeterlo - che stiamo ragionando perché la dichiarazione dello stato di emergenza ci consente di attivare nel nostro ordinamento giuridico una serie di misure organizzative, operative e funzionali che ci permettono di garantire piena assistenza e protezione a tanti soggetti attualmente esposti in modo diretto e indiretto agli effetti della pandemia. In particolare, ho cercato di sottolineare - evidentemente non sono stato chiaro e quindi preferisco precisarlo - che tra le misure organizzative, operative e funzionali ci sono interventi che riguardano direttamente il capo della Protezione civile e il commissario straordinario che in questo momento ci consentono di completare il progetto di potenziamento delle strutture ospedaliere, che francamente lasciare a metà dell'opera sarebbe assolutamente sconveniente e controindicato. Ci consentono di perseguire il piano di sicurezza delle nostre scuole, perché immagino che tutti vogliamo che i nostri studenti, i nostri ragazzi e ragazze possano tornare a settembre a scuola in piena sicurezza. Ci consentono finanche - è cronaca delle ultime ore e immagino che anche le forze di opposizione siano particolarmente sensibili al tema - di perseguire con tempestività ed efficacia un piano di sorveglianza sanitaria dei migranti. Infatti, alla luce delle norme attuali, abbiamo addirittura difficoltà ad operare una requisizione di navi traghetto dove vorremmo ovviamente assicurare lo svolgimento delle quarantene e, quindi, programmare un'adeguata ed efficace sorveglianza sanitaria dei migranti. Inoltre, ci consentono di perseguire quel ripristino pieno dell'attività di amministrazione della giustizia, nonché di piena sicurezza sanitaria negli istituti penitenziari che abbiamo dovuto sospendere per le note ragioni.
Ho parlato, quindi, di una proroga dello stato di emergenza imposta da ragioni squisitamente tecniche, ma non volevo intendere - come qualcuno dell'opposizione ha sottolineato - che volevo precludere una valutazione politica. Ci mancherebbe! In quest'Aula tutti - il Governo per primo e anche voi con cui ci stiamo confrontando - sono chiamati ovviamente ad operare una valutazione politica. Io però mi auguro - ed era questo l'appello lanciato alle forze non solo di maggioranza, ma doverosamente anche a quelle di opposizione - che le valutazioni che farete nascano dall'esigenza tecnica di assicurare un obiettivo che invece è politico - me ne rendo perfettamente conto - che è quello cioè di garantire la continuità operativa del sistema che abbiamo messo in piedi e che ci consente in questo modo, con una serie di misure organizzative, funzionali e operative - le ho elencate prima, non le sto a ripetere - di garantire la piena assistenza, il pieno sostegno e anche ovviamente il pieno ripristino e la più sicura ripartenza di tutte le attività economiche, sociali e culturali.
Attenzione: noi oggi ci avviamo a questo perché abbiamo tutto un sistema di protezione; molte delle misure non sono visibili, ma io vi sfido anche a interrogare gli stessi Presidenti di Regione, che sono soggetti attuatori per quanto riguarda dette misure rispetto al capo della Protezione civile; confrontatevi con loro e vediamo se dall'oggi al domani sono disponibili ad abbandonare e a dismettere tutte queste misure di protezione.
Detto ciò, non c'è dubbio che si possono avere varie opinioni, ma credo che nessuno con onestà intellettuale dovrebbe imputare al Governo la volontà di prorogare lo stato di emergenza per alimentare paure, allarmismi - come pure purtroppo ho sentito - o ancora addirittura per la velleità di provocare torsioni autoritative del nostro sistema democratico. Credo che si possa essere in disaccordo con le azioni del Governo, con le attività e le iniziative assunte, ma ci darete atto che sin dall'inizio della pandemia questo Governo ha agito in piena trasparenza; è venuto sempre in quest'Aula a confrontarsi con il Parlamento; ha definito un percorso garantista attraverso decreti-legge e poi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri attuativi che si radicano sempre nei decreti-legge; tra l'altro, decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che, per come sono stati concepiti, prevedono il pieno coinvolgimento di tutti i Ministri interessati, oltre che dei rappresentanti dei Presidenti delle Regioni e degli enti locali. (Applausi).
Dal 18 maggio, quando questo Governo si è assunto la responsabilità di allentare le misure restrittive e di consentire la piena riapertura di tutte le attività, on ci avete più sentito parlare di allarme sociale, di pericoli vari, eccetera. Noi stessi abbiamo creato e stiamo mantenendo quelle misure minimali di precauzione, come la regola sul distanziamento, che adesso ci consentono di correre. L'Italia deve correre. Noi dobbiamo far riprendere il circuito dei consumi. Adesso dobbiamo assolutamente sostenere le imprese, le famiglie. Dobbiamo ripartire più forti di prima. Questo è il nostro obiettivo e credo sia da condividere, a prescindere dalla maggioranza e dall'opposizione.
Mi avvio pertanto alla conclusione dicendo che abbiamo seguito un metodo dall'inizio. Se ci viene riconosciuto anche all'estero di avere superato con una certa efficacia il periodo più acuto della crisi, è perché questo Governo dall'inizio ha seguito un metodo. Ha seguito il metodo del principio di precauzione, della trasparenza con tutti, Parlamento e cittadini, il principio dell'adeguatezza e della proporzionalità delle misure adoperate.
Abbiamo cercato di non adottare misure sovradimensionate e soverchie e di adottarle quando davvero si palesavano come necessarie per ottenere lo scopo di contenimento del contagio. Adesso vi invitiamo a considerare la necessità di prorogare lo stato di emergenza, ancora una volta senza nessun allarmismo, senza nessuna volontà di alimentare paure, ma semplicemente per l'opportunità, anzi, la necessità di continuare a mantenere questo apparato di misure minimali che ci consentono di correre e, in particolare, di conservare piena efficacia e tempestività di intervento a questo apparato. Ripeto che la valutazione è di ciascun singolo parlamentare, in piena coscienza e in piena assunzione di responsabilità.
Per quanto riguarda le risoluzioni che sono state presentate, il Governo è favorevole alla proposta di risoluzione n. 1 (testo 2), presentata dai senatori Marcucci, Perilli, De Petris, Faraone e Unterberger, e contrario alla proposta di risoluzione n. 2, presentata dai senatori Romeo, Bernini e Ciriani. (Applausi).
PRESIDENTE. Passiamo alle votazioni.
LANIECE (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LANIECE (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, nella situazione eccezionale che stiamo vivendo, io credo che un solo principio debba guidare le scelte del decisore pubblico e questo principio si chiama buon senso. Invece, purtroppo, noi assistiamo ad un dibattito che lascia veramente molto perplessi.
Scorrendo i giornali e il web in queste settimane non sono pochi quelli che dicono che il virus è passato, compiendo una drammatica opera di rimozione di quanto accaduto. Allora, conviene partire da quello che sappiamo, anzi, da quello che non abbiamo: non abbiamo dati coerenti sulla gestione del virus. Dal punto di vista terapeutico ci sono ancora molti dubbi. Non è chiara la risposta immunologica all'infezione. Quindi, anche la valenza dei test immunologici è ancora molto dubbia. Non abbiamo, soprattutto, il vaccino, con un percorso ancora impegnativo in questo senso, anche se negli ultimi giorni i dati scientifici fanno ben sperare.
Quindi, fino al giorno in cui ci sarà, finalmente, il vaccino, tutti noi dovremo convivere ancora con questo virus. È più semplice per quei Paesi, come l'Italia, che hanno buoni dati sulla diminuzione dei contagi; più complicato per quelli che vedono drammaticamente aumentare il numero dei malati e dei morti. C'è un filo rosso che lega tutti i Paesi come gli Stati Uniti, il Brasile e il Regno Unito, dove la curva dei contagi è ancora alta, ossia il fatto che le decisioni prese, molto spesso, sono state prese in contrasto con il parere dei comitati tecnico-scientifici.
Oggi noi non dobbiamo cadere nella stessa tentazione; e anch'io voglio ricordare con piacere il bellissimo reportage del «New York Times»: l'Italia da malato d'Europa ha dimostrato al mondo come si può guarire e questo grazie all'azione lungimirante del suo Governo. Questo è merito, appunto, del principio prudenziale che ha mosso il Governo, che ha dichiarato lo stato d'emergenza quando nel nostro Paese c'erano due soli casi - ricordiamo la coppia di cinesi ricoverati allo Spallanzani - e mancavano ancora tre settimane alla scoperta di primi focolai in Lombardia e in Veneto.
Mi chiedo allora perché, oggi che siamo di fronte a centinaia di casi al giorno, con un quadro internazionale decisamente peggiore di quello dello scorso gennaio, si debba rendere più lenta e farraginosa tutta la macchina, non prorogando lo stato di emergenza. La proroga di questo stato d'emergenza consentirebbe, appunto, di completare la riorganizzazione del sistema sanitario nel territorio, dalle RSA alla telemedicina, alle strutture ospedaliere dedicate, nell'ottica di un adeguamento rispetto ai vari scenari dell'autunno.
Inoltre è l'unico modo per mettere in sicurezza gli ambienti scolastici e garantire un'ordinata apertura dell'anno scolastico. Bambini e adolescenti mancano da quei banchi da più di duecento giorni ed è qualcosa di inaccettabile, se pensiamo che il 13 per cento di loro non ha avuto la possibilità di accedere alla didattica a distanza.
Attraverso lo stato di emergenza si possono tenere in vita tutte le disposizioni volte a garantire il distanziamento sociale, a cominciare dall'utilizzo di dispositivi individuali di protezione. Non nascondiamoci dietro ad un dito: da questo punto di vista, soprattutto in alcuni contesti, oggi si fa una gran fatica a farle rispettare e sarebbe ancor peggio se dicessimo che tutto questo non è più un obbligo, ma una facoltà dei singoli.
Per concludere, signor Presidente, sono considerazioni di questo tipo che dovrebbero muovere il pensiero pubblico, cui aggiungo una quarta considerazione: l'impegno per reprimere sul nascere un'eventuale seconda ondata è di vitale importanza, per non vedere la crisi economica tramutarsi in una depressione economica e sociale. In poche parole, occorre cercare di evitare un secondo lockdown in autunno. Il tutto va fatto dando anche maggior fiducia ai territori: le autonomie locali e le Regioni a Statuto speciale, che qui noi rappresentiamo, possono infatti essere determinanti, potendo esercitare le loro competenze nel gestire al meglio le esigenze di tutti cittadini. Vogliamo quindi ribadire il pieno rispetto dei nostri Statuti di autonomia.
Concludo, signor Presidente, citando la metafora che usa spesso il ministro Speranza, che secondo è me di grande pertinenza: l'Italia è come una nave che ha abbandonato la tempesta, ma che non è ancora approdata in un porto sicuro. Ciò significa dire ai più forti, ai più giovani e a tutti coloro che godono di buona salute e che troppo spesso tendono a evitare l'obbligo di proteggersi, che il raggiungimento di quel porto sicuro vuol dire stare dalla parte degli anziani, dei disabili, degli ammalati cronici, dei bambini e di tutti coloro che sono particolarmente vulnerabili. Il nostro comportamento responsabile è rivolto a loro e alla memoria delle 35.000 persone, che ci hanno lasciato. Per tutte queste ragioni, signor Presidente, il Gruppo Per le Autonomie sosterrà il Governo sulla richiesta di proroga dello stato di emergenza. (Applausi).
LA RUSSA (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LA RUSSA (FdI). Signor Presidente, voglio innanzitutto sottolineare, con un minimo di ironia - me lo consenta - il fatto che per la prima volta, in tanti anni che sono in Parlamento, ho visto una diretta televisiva sulla replica e non sull'esposizione. Signor Presidente del Consiglio, capisco che si tratta di un'ora migliore dal punto di vista televisivo e capisco che la sua abitudine è quella di guardare più ai TG che al Parlamento, ma mi consentirà di dire che è strano che lei replichi in televisione a qualcosa che i telespettatori non hanno potuto ascoltare. È veramente una caratteristica tipica della sua personalità, ammirevole per tanti versi. (Applausi).
Signor Presidente del Consiglio,lei sostiene che il prolungamento dello stato di emergenza sia indispensabile e necessario, perché altrimenti verrebbero meno l'assistenza e la protezione, non potrebbe completare la protezione civile e il piano di sicurezza per la scuola e non potrebbe bloccare i migranti, che non si sa quando mai li ha bloccati, visto che continuano a scappare, senza che facciate assolutamente nulla. (Applausi). E non ne ho sentito parlare in nessuno degli interventi della sua maggioranza: se la sono presa con i ragazzi che fanno gli aperitivi e con i tifosi del Napoli, ma guai a parlare delle fughe dei migranti! Ma questo non importa.
Si è parlato poi delle carceri e della sicurezza: ma davvero lei ritiene che per fare queste cose ci sia bisogno di uno stato di emergenza? Lei è laureato in giurisprudenza, addirittura è l'avvocato del popolo e sa benissimo che la nostra Costituzione, nei casi di urgenza, che non hanno niente a che vedere con l'emergenza, prevede il decreto-legge, che lei può attuare immediatamente e che solo successivamente il Parlamento può decidere se ratificare, convalidare, confermare o meno. Quindi non ci venga a dire cose che lei sa non essere vere. In altri termini, potrei anche dire - se non apparissi offensivo - che lei mente sapendo di mentire.
Vede, Presidente, noi non abbiamo la minima pretesa di dire che il coronavirus sia completamente debellato; non abbiamo nessuna pretesa di consigliare agli italiani di evitare le precauzioni normali, quelle del buon senso. Ma nello stesso tempo non accettiamo che siano impauriti, che siano messi all'angolo, che siano imbavagliati su presupposti inesistenti. Lei sa molto meglio di me che non ci sono più, da giorni, decessi, neanche per malattie antiche; lei sa benissimo che da due mesi non ci sono casi sintomatici; lei sa benissimo che in questo momento il ceppo dominante del virus è tale da non creare nessun pericolo clinico; lo sa benissimo perché lo dicono le emergenze scientifiche.
Certo, poi ci sono i bollettini terroristici, che non possono fare a meno di dire «zero decessi», ma sommano casi sintomatici con asintomatici, casi pregressi con casi attuali; purtuttavia, emerge chiarissimo che in questo momento lei può solo parlare di un pericolo futuro - certo, ci può essere - di ripresa del virus.
Ma lei sa benissimo che uno stato di emergenza - non c'è bisogno che ce lo insegni il professor Cassese - è valido solo quando è attuale. Non si può immaginare uno stato di emergenza per un pericolo che verrà, altrimenti, cari colleghi, come qualcuno ha detto, lei ha parlato dei morti, dei feriti, delle sofferenze che tutti abbiamo subito (mica solo la maggioranza) e che tutti abbiamo condiviso (e lei per primo sa che le abbiamo approvato anche gli scostamenti del bilancio), ma non è che, nel ricordo delle sofferenze, possiamo immaginare che per sempre ci sia uno stato di emergenza, quando non c'è più. Significa tenere sotto scacco, sotto paura gli italiani.
Ma non era la destra quella che soffiava sul fuoco, quella che giocava con la paura? Avete imparato una lezione che noi non vi abbiamo mai dato. Continuate a giocare con la paura, non vi dico a soffiare sul fuoco, ma è gravissimo quello che state ancora facendo.
Siamo gli unici in Europa (si chieda perché) a prorogare uno stato di emergenza. Vi ricordate Orbán? Si ricorda la sinistra di aver addirittura detto che gli avremmo dovuto sospendere gli aiuti europei, perché con una legge - quella sì -costituzionale (che noi non abbiamo nella nostra Costituzione) si era preso poteri minori di quelli che si è arrogati questo Governo e che gli abbiamo consentito, nel momento di vero pericolo? Ebbene, Orbán e l'Ungheria hanno cessato, con un voto parlamentare, lo stato di emergenza il 15 maggio.
Perché noi lo proroghiamo? Forse non ci importa che questo comporti un rischio per l'Italia di apparire l'untore dell'Europa? Non ci importa che questo provochi un danno economico notevole? Lei infatti sta dicendo al mondo che in Italia c'è uno stato di emergenza che non esiste più, in questa veste; non è che non esista il pericolo di futuri contagi o l'obbligo di stare attenti, ma non esiste una condizione attuale che giustifichi l'allarme che voi create con questo stato di emergenza.
Io potrei proseguire, elencando i numeri e le irregolarità che sono state fatte, la doppia verità di chi era troppo aperto, quando bisognava chiudere (ve lo ricordate all'inizio? Ve li ricordate, cari amici del PD, gli aperitivi sui Navigli, a Milano?), e che adesso, che invece bisogna riaprire, vuole chiudere! (Applausi).
Sorge il sospetto che, più che un interesse a mantenere sotto controllo il virus, vi siate inorgogliti dell'aumento di popolarità che ne è derivato.
Sapete, quando c'è la paura, anche una bella presenza fisica, un buon eloquio e una rassicurante posizione di certezza aiutano; ma non è che per dare risultati al Governo e alla maggioranza possiamo imbavagliare l'Italia a vita. Questo non ce lo potete chiedere.
Presidente, quando finalmente vorrete coinvolgerci e non fare tutto da soli, come avete fatto fino a ora, siamo pronti a esaminare con attenzione le proposte su come spendere i soldi che arriveranno, se e quando arriveranno. Siamo pronti a esaminare le necessità figlie di questa terribile evenienza che è alle spalle, e che speriamo non debba tornare; ma se tornasse, saremmo pronti. Ma siamo altrettanto pronti, caro Presidente, a dirle con tutta la nostra chiarezza che abbiamo il sospetto fondato, avvocato Conte, che anziché difendere la causa del popolo italiano, lei stia cercando di difendere la sua popolarità, la sua poltrona e quelle del suo Governo, che non ha la fortuna di avere un voto popolare. Lo cerchi.
Se votiamo per le regionali, se votiamo per il referendum, anziché chiedere qui una proroga alla stato d'emergenza, si faccia dare un voto dagli italiani, e dopo potremo guardarla con maggiore simpatia. (Applausi).
FARAONE (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FARAONE (IV-PSI). Signor Presidente, oggi voteremo naturalmente la risoluzione di maggioranza e sosterremo il Governo in questa difficile fase di gestione post emergenza sanitaria. Tuttavia, presidente Conte, vorrei porle una questione in maniera chiara, che ci quadra relativamente e che naturalmente i sovranisti non potranno mai dirle.
Premetto che nella risoluzione che voteremo oggi abbiamo ridotto la proroga al 15 ottobre, laddove ricordo che la prima proposta avanzata pubblicamente faceva riferimento al 31 dicembre, quindi si tratta di una drastica riduzione che colleghiamo principalmente all'avvio dell'anno scolastico e al secondo turno elettorale. Ebbene, le chiedo per quale motivo - ed è l'elemento di incoerenza rispetto al quale vorremmo approfondire e soprattutto trovare soluzioni in comune - si senta la giusta esigenza di prorogare lo stato di emergenza sanitario e non si ritiene di utilizzare le risorse destinate all'emergenza sanitaria che attualmente l'Europa ci mette immediatamente a disposizione. È questa la vera contraddizione su cui dobbiamo dare una risposta, Presidente.
Perfino Salvini è coerente nella sua incoerenza: l'uomo che sul coronavirus si è comportato un po' come quel tizio della barzelletta al quale veniva chiesto di affacciarsi dal finestrino per vedere se funzionasse la freccia, e lui diceva: «Ora sì, ora no, ora sì, ora no». Ebbene, questo è stato l'atteggiamento di Salvini sul coronavirus: ogni tanto gridava emergenza, tutti chiusi; altre volte ci ha detto, invece, che l'emergenza non c'è; adesso, nella fase pappalardiana dei gilet arancioni, ci dice che l'emergenza non c'è tranne che per gli immigrati, Presidente: si può girare senza mascherina, non c'è alcun rischio, però tutte le imbarcazioni che arrivano dal Nord Africa sono piene zeppe di contagiati.
Eppure, Salvini un elemento di coerenza ce l'ha: dice che l'emergenza non c'è - nell'attuale deriva pappalardiana - quindi dice coerentemente che non gli servono le risorse economiche del MES, che sono messe a disposizione per il nostro Paese proprio per la gestione di questa fase, Presidente.
L'elemento di incoerenza sta qui, di fronte alla disponibilità economica per gestire la fase che lei ha descritto benissimo, e che naturalmente comporta talune necessità di investimento da parte di questo Paese. Tutte le cose che lei ci ha elencato, Presidente, hanno un costo e noi abbiamo la possibilità di utilizzare quelle risorse che servono ora e che dovremmo utilizzare immediatamente, avendo quelle come disponibilità immediata.
Quindi, da un lato, si dice che c'è bisogno di uno strumento che consenta di gestire il ritorno eventuale di focolai, l'eventuale chiusura di nuove zone rosse, la possibilità di fare gare, l'avvio dell'anno scolastico, dall'altro lato, niente MES, che è senza alcuna condizionalità. Io credo che questa scelta sia sbagliata e sia puramente ideologica. Sono due comportamenti contraddittori che ci fanno apparire, Presidente, anche meno credibili in Europa. Non è che abbiamo chiesto l'elemosina a qualcuno perché siamo un Paese di pezzenti, noi siamo la terza economia del continente. Se abbiamo chiesto una mano all'Europa, è semplicemente perché il nostro Paese è stato tra i più colpiti dalla pandemia. Solo per questo.
Quindi dare la possibilità ai sovranisti o ai frugali di dire che noi abbiamo chiesto una cortesia agli altri Paesi, perché abbiamo una disponibilità, oltre il recovery fund, che naturalmente sono risorse una tantum destinate ad investimenti nel lungo periodo, dare la possibilità di chiedere perché non si utilizzano risorse, a interessi sotto zero, destinate all'emergenza, credo che sia un errore. Anche perché, Presidente, io le ricordo che queste risorse possono essere utilizzate per spese sanitarie, sia dirette che indirette. Per tutte quelle che lei ha elencato, le posso fare anch'io un elenco di spese sanitarie indirette che possono essere sostenute economicamente da quelle risorse. Se pensiamo agli imprenditori, tutto ciò che riguarda la sicurezza delle aziende, sono spese sanitarie indirette. Se noi utilizzassimo quelle risorse per sostenere imprenditori costretti a mettere plexiglass, ad allargare i tavoli dei ristoranti per consentire il metro di distanza, per sanificare, se noi dessimo agli imprenditori queste risorse economiche, probabilmente eviteremmo il fenomeno che si sta verificando che vede imprenditori costretti ad aumentare i prezzi, a danno dei consumatori, proprio perché non ce la fanno. Quindi quelle risorse ci servirebbero ora per un interesse diretto degli imprenditori, per favorire una ripartenza.
Così come l'avvio dell'anno scolastico. Nello scostamento metteremo risorse che andranno a debito dello Stato destinate all'avvio dell'anno scolastico; anche lì spese indirette per la sanità, risorse che potremmo utilizzare con i fondi del MES. Così come tutto quello che riguarda la riapertura degli uffici pubblici, per chiudere questo terribile smart working. Io credo che noi abbiamo l'opportunità di intervenire.
Per quanto riguarda l'anno scolastico, Presidente, continuo a sentire le rassicurazioni del Ministro e mi vanno bene, dopo di che però, girando e ascoltando anche dirigenti scolastici, ne sento tanti che mi dicono che stanno selezionando quali classi fare ripartire. Così come sento tanti genitori che dicono che vanno a iscrivere i loro figli negli istituti scolastici più grandi, dove c'è maggiore possibilità di rispettare le regole. Ciò vuol dire che noi, da questo punto di vista, dovremmo avere una maggiore attenzione e fare un maggiore investimento sulla scuola.
Presidente, come lei ha detto benissimo e io condivido, lo stato d'emergenza serve anche per le navi da quarantena. Anche lì, quelle sono spese sanitarie indirette e sentire il ministro Lamorgese che dice che non ha la possibilità, perché economicamente non ce la fa, di prendere le navi da crociera per la quarantena, è una cosa che mi dispiace quando io le risorse economiche, sempre per spesa sanitaria indiretta, le ho a disposizione con il MES.
Per non elencare, Presidente, il tema delle terapie intensive perché, Dio non lo voglia, ma può capitare che noi dovessimo avere bisogno ulteriormente di quell'intervento e tante Regioni del Paese sono impreparate. I medici, il ministro Speranza, gli infermieri; come svuotiamo l'imbuto degli specializzandi? Tutti quei ragazzi che dovrebbero cominciare a lavorare e che sono invece ancora lì che non possono farlo perché non abbiamo le risorse economiche per le scuole specializzazione. Anche per quelli: le risorse del MES.
Credo che tutto questo vada messo in sintonia con quello che diciamo. L'emergenza sanitaria in questo momento è naturalmente meno prioritaria dell'emergenza economica: nessuna dicotomia, ma è oggettivamente così. C'è stato un momento in cui chiudevamo e c'era l'emergenza sanitaria; ora si riapre e bisogna sostenere la ripartenza. La priorità è questa. Per fare ciò, bisogna sostenere il Paese anche economicamente in questa fase di difficoltà.
Presidente Conte, per cambiare fase bisogna anche cambiare messaggio, perché se noi raccontiamo al Paese che c'è la stessa situazione di quando eravamo in pieno lockdown commettiamo un errore. Da questo punto di vista, il linguaggio del suo intervento è stato assolutamente equilibrato. Naturalmente - lo ribadisco - non possiamo camminare e far andare il Paese con il freno a mano tirato. Ho la sensazione che ogni tanto immaginiamo l'uso dell'airbag come se dovessimo tenerlo aperto per paura dell'incidente e poi non si aprisse in caso di incidente.
Vorrei che organizzassimo il Paese essendo pronti a richiudere, ma - nel frattempo - si procedesse spediti e determinati per sostenere la ripartenza. Voteremo pertanto a favore della proposta di risoluzione presentata.
L'ultima raccomandazione riguarda un passaggio che abbiamo fatto inserire nella proposta di risoluzione per quanto riguarda le strutture residenziali psichiatriche. Continuiamo a ricevere innumerevoli segnalazioni di donne e uomini - mamme e papà - che non riescono a ricongiungersi con i ragazzi chiusi e segregati nelle strutture sanitarie psichiatriche, che sono l'ultimo luogo che è rimasto in totale lockdown. Le segnalazioni che ci arrivano sono tantissime e noi, presidente Conte, le chiediamo di intervenire affinché anche lì si ritorni alla normalità e si consenta a queste persone di potersi riabbracciare.
Mi ha colpito tantissimo la dichiarazione di una mamma che ha detto che suo figlio, un ragazzo Down di quarantuno anni, il quale ha la percezione di un bambino di due anni, ha vissuto psicologicamente la lontananza dai genitori molto peggio di tanti altri perché pensava che potesse essere per sempre. Noi dobbiamo interrompere immediatamente questa condizione e le chiedo di intervenire. (Applausi).
ERRANI (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERRANI (Misto-LeU). Signor presidente Conte, nel suo intervento ha voluto sgombrare il campo da una serie di interpretazioni, alcune obiettivamente strumentali, in relazione alla proroga dello stato di emergenza.
Si è parlato di tante cose nel corso del dibattito, ma prima di tutto atteniamoci al merito. Gli italiani ci ascoltano ed è giusto che sia chiaro quello che stiamo facendo: la proroga dello stato di emergenza non è il lockdown, né gli interventi adottati nei mesi precedenti, che stanno alle nostre spalle. Lo stato di emergenza è un impianto normativo finalizzato a tenere in piedi le strutture organizzative che hanno prodotto i risultati che abbiamo visto.
Apro una parentesi, presidente Conte: forse bisognerebbe ragionare, in tempi di pace, su un altro impianto normativo che ci faccia uscire da quel linguaggio - stato di emergenza - e ci consenta di disporre delle norme per poter agire. Ma oggi siamo qui e, dunque, lo stato di emergenza - ripetiamolo - non è il lockdown. Anzi, da questo punto di vista, lo stato di emergenza è propedeutico per continuare quelle politiche di crescita, sviluppo e riavvio dei lavori nel nostro Paese. Esso non comporta - lo dico ai colleghi dell'opposizione - automaticamente nessun intervento normativo che metta dei limiti alla libertà. Come ha detto chiaramente il Presidente del Consiglio e come anche noi, con la maggioranza, ribadiamo nella proposta di risoluzione, qualsiasi intervento che si dovesse rendere necessario da questo punto di vista ha bisogno di una fonte normativa primaria, quindi di un decreto-legge, nel rispetto del ruolo del Parlamento e della discussione in Parlamento. Da questo punto di vista, colleghi, non capisco per quale ragione stiamo facendo un dibattito in cui si accusa il Governo di voler fare delle cose, quando sapete che non è assolutamente così.
L'argomentazione poi, tutta politicista, secondo la quale si usa lo stato di emergenza per zittire il dissenso - come è stato detto in questo dibattito - consentitemi di dire che è una sciocchezza. D'altra parte l'avete fatta la manifestazione in piazza del Popolo. (Applausi). Magari non raggiungendo quel successo che pensavate, ma l'avete fatta; nessuno ve lo vieta e nessuno ve lo vieterà. Non diciamo sciocchezze. Così come è una sciocchezza l'idea secondo la quale lo stato di emergenza è funzionale a puntellare il Governo e senza di esso il Governo cadrebbe. Non è così: la maggioranza c'è ed è solida. Discute a volte in modo non proprio eclatante, non proprio al meglio; potremmo fare meglio, ma la maggioranza c'è. Non esiste, da questo punto di vista... (Commenti). Prego? La poltrona? Siamo tutti a sedere su una poltrona, ragazzi, basta con questa demagogia. (Applausi). È demagogia, che non serve agli italiani e all'Italia. Io dico: prima gli italiani e prima l'Italia, prima delle vostre polemiche. (Applausi).
Ora, non drammatizziamo ciò che non è. Vorrei rivolgere una preghiera a tutti noi. Non voglio fare polemiche, ma evitiamo di fare letture veramente strumentali. L'uso della mascherina è utile e il distanziamento è necessario; mandare, da questo punto di vista, messaggi equivoci e propagandistici è pericoloso, perché legittima comportamenti che possono creare problemi a tutti noi. E dunque, se ciò è fatto da chi ha responsabilità in questo Paese, è un comportamento - fatemelo dire - irresponsabile e pericoloso.
Detto questo, c'è la crisi economica. Questo Paese ha dei problemi e nessuno di noi li nega; ma questa discussione la faremo domani, discutendo dello scostamento di bilancio, e la faremo in occasione dell'esame del prossimo decreto che utilizzerà le risorse dello scostamento. Sovrapporre i problemi economici che abbiamo a questa discussione sullo stato d'emergenza è un errore. Sapete perché? Perché trasmette l'idea che a un certo punto, bisogna sacrificare la sicurezza sanitaria in nome di un'ipotetica ripresa economica. Guardate che questo errore è già stato fatto da diversi Paesi; e avete visto quali sono i risultati. È stato fatto anche qui in Italia, non solo per gli aperitivi, come è stato citato da qualcuno, ma anche da chi diceva, alla fine di febbraio, di riaprire tutto. Per fortuna che non l'abbiamo fatto! (Applausi). E questo, per onestà intellettuale, dovremmo avere tutti la capacità di riconoscerlo.
Ho già detto che dovremmo fare un'analisi sul percorso che ha fatto questo Paese, riconoscendo il valore dei medici e del Sistema sanitario e lo sforzo degli italiani. Certo, dovremmo ragionare anche sugli errori e sui limiti. Non c'è dubbio, però, che, per fortuna, gli italiani hanno capito che la scelta fatta dal Governo era giusta. Da questo punto di vista, non preoccupatevi dei sondaggi e del consenso del Presidente del Consiglio, perché, se l'esito di questo impegno e lavoro è stato utile per l'Italia, dobbiamo ringraziare il Governo. (Applausi). E stimolarlo adesso a uscire dalla logica dell'emergenza e impostare una visione.
Il nostro dibattito, colleghi, infine, è asfittico, a cominciare da me: arriverà il momento in cui discuteremo senza accusarci reciprocamente di quale strategia vogliamo proporre per l'Italia, non sulle cose emergenziali, ma su quale visione abbiamo del sistema fiscale, dell'equità fiscale, delle politiche industriali e del cambiamento che deve fare questo Paese? Quale idea abbiamo? Dovremo discutere di questo, perché siamo stati eletti per dare un futuro al Paese, non solo per cavalcare la propaganda o magari avere un qualche tweet o consenso in più in un sondaggio. (Applausi).
PINOTTI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PINOTTI (PD). Signor Presidente del Consiglio, membri del Governo, onorevoli colleghi, il 30 gennaio l'Organizzazione mondiale della sanità dichiara l'emergenza sanitaria; il 31 gennaio, subito dopo, il Governo italiano fa altrettanto: dichiara lo stato d'emergenza e lo fa per sei mesi. Quello di cui discutiamo oggi è se serve prorogare ulteriormente lo stato d'emergenza.
Vorrei fare un passo indietro, in modo che tutti in quest'Aula facessimo memoria di quello che abbiamo vissuto in questi mesi, perché è passato poco tempo, ma sembra che ce lo siamo quasi dimenticato, almeno alcuni.
Da un giorno all'altro, abbiamo dovuto cambiare lo stile di vita: siamo abituati a darci la mano, quando ci incontriamo, e ad abbracciare le persone che ci sono care. Da un momento all'altro, abbiamo dovuto cambiare la qualità delle nostre relazioni e modificare abitudini consolidate (come imparare a lavarci le mani e sanificare gli ambienti). Non avevamo capito subito bene la gravità della situazione: non era facile, quindi c'è stato anche uno stop and go, come un chiudere-aprire, che anche negli interventi di oggi è stato ricordato.
Vorrei che tutti lo ricordaste, come ricordo il giorno in cui sono entrata in quest'Aula e ho visto tutte le persone con la mascherina: mi sembrava di essere entrata in un film di fantascienza; non potevo credere che stesse succedendo a noi; davvero non lo pensavo possibile ed è stato un momento di straniamento incredibile.
Poi tutti in casa, con il lockdown: le scuole chiuse; i luoghi di culto chiusi; gli stadi chiusi; al lavoro non si poteva più andare; c'è stata una grandissima prova di maturità del popolo italiano, della quale sono stata orgogliosa. (Applausi). Sono rimasta ammirata dalla responsabilità con cui gli italiani hanno vissuto verso se stessi e gli altri il momento del lockdown.
Nelle strade in quei giorni si sentivano soltanto le sirene delle ambulanze, molte, incessanti. I nostri operatori sanitari, i cui volti vedevamo tumefatti dalle mascherine e dalla stanchezza, stavano reggendo una situazione di estrema difficoltà, perché neanche la sanità era pronta a quella pandemia; in modo molto rapido, però, e con atti di eroismo veramente incredibile, le strutture si sono adattate e hanno messo in moto una necessaria revisione dei padiglioni per accogliere le emergenze. Ci sono stati turni defatiganti e impossibili che i nostri operatori, i nostri medici e tutto il personale della sanità hanno fatto; e si sono trovati spesso da soli a dover confortare persone che da un momento all'altro sono uscite dalle loro case, si sono ammalate, sono entrate in un ospedale, non hanno più potuto vedere i loro cari e sono morte. Ripeto, i loro cari non li hanno più visti e l'ultima mano è stata quella di un operatore sanitario che li ha guardati negli occhi andare via.
Abbiamo scoperto che i dispositivi di tutela individuale - all'inizio c'era difficoltà a trovare le mascherine e i camici - sono produzioni strategiche come quelle che pensiamo per la Difesa (nella Difesa siamo abituati a immaginare che ci siano alcune produzioni considerate strategiche). Dobbiamo ripensare al fatto che ci sono produzioni che riguardano la sicurezza che sono strategiche.
Abbiamo avuto più di 35.000 morti e nessuno può dimenticare quell'immagine incredibile dei camion dell'Esercito che portano via le bare. In quel momento il Paese guardava tutto attonito. Ed io ricordo anche in quest'Aula la vicinanza agli operatori sanitari, ma anche la commozione perché molti di noi hanno avuto amici che sono stati colpiti, si sono ammalati e alcuni purtroppo non ci sono più.
Perché ricordo tutto questo? Perché non è qualcosa lontano nel tempo: sono passati appena tre o quattro mesi. Certo, l'emergenza sanitaria fortunatamente si è notevolmente attenuata, perché è stata affrontata con efficacia, ma potrebbe ripartire. Rimettere in moto il Paese, non farlo fermare è un obiettivo di tutti, ma occorrono responsabilità e prudenza. Continuiamo a seguire le regole per la sicurezza di tutti.
Anch'io trovo grave che ci siano leader politici - ed è avvenuto anche qui in Senato - che danno con i loro atteggiamenti un messaggio assolutamente contraddittorio rispetto a quello che serve. Guardate, lo hanno fatto in altri Paesi, ad esempio, Boris Johnson, Trump, Bolsonaro, e non mi pare che abbiano poi dato prove e dimostrazioni; alcuni si sono anche dovuti pentire e lo hanno detto pubblicamente. Quindi evitiamo perché ognuno di noi è un modello per un pezzo di Paese, è seguito; non diamo questi messaggi, perché non è finita.
Allora, perché prorogare lo stato di emergenza? È stato detto bene dal Presidente del Consiglio, anche se poi da molti interventi dell'opposizione è stato travisato: è la cornice, il quadro per intervenire con provvedimenti ad hoc. È stato spiegato il ruolo delle ordinanze della Protezione civile: sono ordinanze che possono essere fatte immediatamente fuori dai tempi normali solo se c'è lo stato di emergenza. Non è un nuovo lockdown; lo hanno detto molti in quest'Aula, ma ricordiamolo: non è la privazione di libertà che è stata necessaria nel momento acuto della crisi. Speriamo di no, ma potrebbero esserci nuovi picchi, e noi dobbiamo con precauzione guardare anche a questo. Comunque, nella transizione dobbiamo mantenere regole comuni e regole prudenti di comportamento, anche perché, come molti hanno ricordato, la situazione internazionale è ancora grave.
La fase non è più acuta; giustamente è stato coinvolto il Parlamento e dovrà sempre essere coinvolto: il Partito Democratico è convinto che sia importante questo metodo (questo è il significato della comunicazione di oggi). L'altro elemento è che noi riteniamo che i provvedimenti debbano essere proporzionati all'evoluzione della situazione.
Detto tutto ciò, veramente non capisco - non è una questione di posizione di maggioranza - perché si sono alzati i toni, pensando di cavalcare dall'opposizione questo provvedimento come una clava da lanciare nella battaglia politica. Non lo capisco, non lo capisco proprio: sono sincera, non è per oppormi a quello che avete detto. Ma davvero qualcuno pensa seriamente che ci possa essere chi ha interesse a non far ripartire il Paese? Veramente io mi stupisco di voi. Ma potete pensare che prolungare lo stato di emergenza vuol dire ritardare la ripartenza? Non è così. Che qualcuno voglia danneggiare l'immagine dell'Italia? Ma semmai è il contrario: i turisti che vogliono venire in Italia, se vedono un Paese che guarda con attenzione alle regole, è più facile che decidano di venire in Italia anziché andare in un altro Paese dove invece, avendo avuto meno prudenza nelle regole, sono ripartiti purtroppo dei focolai.
Oppure davvero, come ho sentito, qualcuno pensa che questo sia un marchingegno diabolico per mantenere il consenso? E perché dovrebbe servire a questo? Il gradimento dell'azione del Governo c'è stato ed è stato legato alla serietà dell'azione per contenere e combattere la pandemia - che è stata riconosciuta anche dai nostri alleati all'estero, dalle organizzazioni internazionali, dalla comunità scientifica - ma non è certo collegato allo stato di emergenza.
Peraltro, siamo tutti consapevoli del momento difficile che vivremo in autunno, tutti. Non ci sono dunque toni trionfalistici; c'è preoccupazione e attenzione e qui mi permetto di dire al Presidente del Consiglio e al Governo che anch'io voglio chiedere loro di guardare con attenzione al mondo della scuola, soprattutto ai bambini e alle bambine, ai ragazzi e alle ragazze, perché in questi mesi sono stati proprio loro a soffrire di più, sradicati da un momento all'altro dai luoghi delle amicizie, dai luoghi dell'apprendimento e della formazione. Davvero su questo abbiamo una responsabilità molto grave, per cui quindi credo che sarà un momento difficile.
Vorrei chiedere però ai colleghi dell'opposizione di ripensarci, perché la proroga dello stato di emergenza è utile al Paese, non riguarda interessi di parte.
Il Presidente del Consiglio ha fatto un elenco molto lungo delle cose per cui serve lo stato di emergenza. Ne cito soltanto alcune: strutture temporanee per persone positive, il pagamento delle pensioni delle Poste per gli anziani in sicurezza, la sorveglianza epidemiologica fatta dall'Istituto superiore di sanità, il fatto che il comitato tecnico-scientifico possa continuare il proprio lavoro. Ma davvero, senatore La Russa, pensa che queste siano cose per impaurire gli italiani? Non sono piuttosto cose fatte per rassicurarli? (Applausi).
Quindi, senza timidezze e con grande convinzione, il Partito Democratico sosterrà la proroga dello stato di emergenza, per questi motivi, perché serve al Paese, non perché serve a una parte. (Applausi).
BERNINI (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERNINI (FIBP-UDC). Signor Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio, rappresentanti del Governo, colleghi, io vorrei spazzare via subito un equivoco che, a mio avviso, sta alla base dell'atteggiamento dell'opposizione.
Signor Presidente del Consiglio, lei è un giurista, come ha ricordato anche prima il collega La Russa. Ho ascoltato con attenzione quello che ci ha raccontato la collega Pinotti, quanto sia importante che ci siano dei centri per la cura dei positivi, degli anziani, dei grandi invalidi. Secondo voi, secondo il Governo, tutto questo può essere fatto solamente con il prolungamento dello stato di emergenza? (Applausi). Cioè, secondo voi, l'Italia può essere governata solo attraverso leggi speciali? Questo ci state dicendo?
Vorrei capire, prima di pensare qualcosa di terribilmente sbagliato. Non voglio infatti neanche pensare che, dopo che lei, presidente Conte, ci ha riferito che il Covid è presente in Italia in misura contenuta e territorialmente limitata, ci dica poi che questo basta a prolungare lo stato di emergenza per mettere l'Italia sotto leggi eccezionali, dando oltretutto dell'Italia - e qui mi dispiace contraddire i colleghi della maggioranza - un'immagine terribile, una conventicola di malati cronici (Applausi), di untori, che non riescono ad uscire da uno stato di emergenza che nemmeno uno degli Stati europei ha prolungato. Signor Presidente del Consiglio, o lei è il più intelligente di tutti oppure non capisco. Noi siamo stati i primi a entrare nell'emergenza e siamo gli ultimi a uscirne, anzi, ci viene anche chiesto di prorogare lo stato di emergenza. (Applausi).
Per questo ci opponiamo ferocemente a questa proroga, perché riteniamo che sia, non opportuno, ma doveroso che il Governo si dimostri capace di operare, a prescindere dai pieni poteri che il Presidente del Consiglio e i suoi Ministri vogliono avere grazie allo stato di emergenza. (Applausi).
Signor Presidente, io sono una voce isolata e sono veramente convinta che chi avrà più vantaggio da questo provvedimento sarà lo stesso Governo. La tenuta del Governo sarà politicamente avvantaggiata dal prolungamento dello stato di emergenza ma non l'Italia, gli italiani, l'immagine dell'Italia nel mondo, il famoso made in Italy che il ministro Di Maio doveva andare a promuovere in giro per il mondo. (Applausi). Vada a raccontare il ministro Di Maio che promuoviamo un bel prodotto in pieno stato di emergenza. Mi congratulo. Direi che si tratta di un'operazione di marketing veramente straordinaria.
Anche a livello di consumi interni, signor Presidente, lei ha sentito - lo ha ripetuto oggi l'Istat - che il 30 per cento delle imprese italiane teme di non poter andare avanti. L'unica proroga che lei avrebbe dovuto fare, glielo dico da sei mesi, è la proroga delle scadenze fiscali per i commercianti, gli artigiani e le partite IVA, al 31 di gennaio del 2021. (Applausi).
Signor Presidente, non è troppo tardi. È ancora in tempo. Ha fatto pagare una miriade di tasse alle partite IVA a luglio, in questo mese. Ci chiediamo e le chiediamo un ravvedimento operoso ed attivo. Sospenda, proroghi le scadenze fiscali a chi è stato costretto a non lavorare, a chi non ha potuto lavorare perché ha dovuto stare in casa. È solo uno Stato tiranno che chiede di pagare le tasse a chi non ha fatto cassa (Applausi) e deve scegliere se dare da mangiare ai propri figli, pagare i propri dipendenti, i propri fornitori, le utenze, l'affitto o le tasse. Ma è così che si abbassano le saracinesche nelle città.
Signor Presidente, io non voglio fare retorica, non voglio raccontare come era il Covid e quanti camion abbiamo visto partire da Bergamo. Tutto questo ci ha colpito terribilmente, ma vogliamo evitare che ricapiti e vogliamo evitare che al resto del mondo l'Italia appaia come un luogo dove tutto questo può ricapitare. (Applausi).
Non c'è bisogno dello stato di emergenza per governare bene l'Italia, salvo che non si tratti di un Governo così traballante da avere paura di se stesso, di un Governo che non è in grado di garantire la sanità, la sicurezza, il controllo dell'immigrazione. Ecco: controllo dell'immigrazione, ne vogliamo parlare? (Applausi). Vogliamo parlare del modo in cui vengono gestite le frontiere Sud, le frontiere del Mediterraneo? Centinaia di immigrati tunisini arrivano in Italia e fuggono dai centri di accoglienza mentre vengono multati i commercianti, gli esercenti che fanno entrare i clienti senza la mascherina. Ci sono immigrati che girano per l'Italia potenzialmente a rischio, perché sappiamo che in Africa, purtroppo, le infrastrutture sanitarie non sono così efficienti. Peraltro, visto che si tratta di immigrazione perlopiù tunisina, una Tunisia che sembra quasi l'Albania degli anni Novanta, io esigo da un Governo come il suo - e non significa operare in stato di emergenza, è doveroso - che il Ministro degli esteri richiami l'ambasciatore tunisino per far cessare questi flussi migratori ovviamente mirati ad ottenere qualcosa e si riprenda gli immigrati tunisini che, a parte la rivoluzione dei Gelsomini, non mi risulta siano coinvolti in una guerra. Si tratta di un Paese democratico, civile, che rispetta le convenzioni internazionali, perché dobbiamo tenere centinaia di tunisini a rischio Covid in giro per il nostro Paese? (Applausi).
Non abbiamo bisogno del prolungamento dello stato di emergenza per fare questo e comunque temo, visto che non è riuscito a farlo prima, che anche se le prolungheremo lo stato di emergenza, anzi, ve lo prolungherete da soli, sarà difficile farlo anche dopo.
Vogliamo parlare delle frontiere del Friuli-Venezia Giulia e la riapertura della rotta balcanica, delle frontiere di Ventimiglia? Sono queste le vere emergenze, signor Presidente del Consiglio, ma non occorre, lo ripeto, invocare diritti e leggi eccezionali per farlo.
Lei ha parlato di norma di grado primario. Allora, per citare e accodarmi a una terminologia giuridica, esiste una norma, la cosiddetta grundnorm, la più grande e la più importante di tutte che si chiama Costituzione che dice che il Governo non può limitare per sempre i diritti e le libertà dei cittadini, soprattutto le libertà personali e di esercizio di un'attività economica a rischio ancora adesso.
Colleghi, io non so se ci rendiamo conto di quello che stiamo facendo. Qualcuno prima di me - credo il collega Faraone - ha invocato lo smart working. Ma voi sapete che uno smart working che non ha nulla di smart sta contribuendo a desertificare le città? Sta contribuendo a impoverire bar e ristoranti e non sta assolutamente aumentando la produttività? E noi vogliamo che il nostro Paese rischi che il lavoro si sviluppi in questo modo? Vogliamo far correre alle famiglie e ai lavoratori il rischio di non incentivare il lavoro, che -lo ripeto - è l'unico antidoto alla povertà? Signor Presidente del Consiglio, noi non stiamo creando antidoti alla povertà: un terzo delle famiglie italiane ha risparmi solo per un mese; dall'incrocio dei dati Istat e INPS risulta che negli ultimi due mesi sono state pagate più pensioni che stipendi e questo significa non solo che il welfare familiare sta sulle spalle dei nonni, non solo che siamo un popolo di pensionati, ma che, se continua così e se non si incentiva il lavoro, se non si incentivano i salari, tra un po' non pagheremo più neanche le pensioni ai nonni (Applausi).
Come facciamo a spiegare a chi ci guarda da fuori e a noi stessi che non stiamo correndo rischi? Secondo lei, dopo che avrete dichiarato lo stato di emergenza (è una cosa assolutamente normale che il Presidente del Consiglio venga qui a dirci che dobbiamo essere governati da leggi speciali, altrimenti lei non ne risponde ed è tutta colpa nostra se succede qualcosa), se qualcuno voleva comprare una casa o anche solo una macchina, investire qualche risparmio, anche solo iscriversi e fare un abbonamento da qualche parte, lo farà con la percezione che qualcosa di terribile possa succedere? (Applausi).
Io la lascio con una suggestione. Mi chiedo se lei sappia qualcosa che noi non sappiamo, perché non può presentarsi qua dicendo che sostanzialmente i cluster Covid sono sotto controllo, che l'incidenza è modesta, ma che lei ha bisogno di governare l'Italia con leggi speciali. Non esiste! Non è possibile fare una dichiarazione del genere, che afferma una cosa e il suo contrario. C'è del metodo nella follia. Lei non riesce a controllare l'immigrazione. Oggi ho visto un'immagine surreale di tunisini che arrivavano con il barboncino - c'è del metodo nella follia - con il trolley e il barboncino. Quelli però non sono turisti, anche se un Sottosegretario - temo Vice Ministro - del suo Governo ha confuso una nave di una organizzazione non governativa per una nave da crociera. (Applausi). Quelli non sono turisti, le do una notizia, signor Presidente del Consiglio!
Noi abbiamo paura che tutto questo faccia un danno vero e profondo al lavoro, all'impresa, alle categorie produttive e non siamo soli, parli con il presidente di Confindustria. Lo stato di emergenza non fa bene all'Italia. Chi sa governare governa lo stesso, non ha bisogno di prendersi i pieni poteri, quei pieni poteri che lei contestava l'anno scorso, forse perché era già in predicato di chiederli per sé stesso.
Le cito una frase di qualcuno che sicuramente le piacerà molto, John Kennedy: chi ha cercato di ottenere il potere cavalcando la tigre alla fine viene divorato. Noi stiamo qui, Forza Italia è qui per evitare, per impedire che la tigre dell'emergenza che lei ha scatenato divori il cuore delle categorie produttive, il cuore pulsante, operoso, sano del nostro grande Paese e continueremo sempre ad operare in questa direzione, anche contro di lei (Applausi).
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto. (Brusio).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, ringrazio anche per il mugugno preventivo che mi onora. (Commenti).
Si può prorogare lo stato di emergenza? La risposta è negativa e lo è per un motivo molto chiaro, cioè che la situazione di fatto non esiste. Se non c'è uno stato di emergenza, non si può dichiarare l'esistenza di uno stato di emergenza; è stato però obiettato che senza lo stato di emergenza senza emergenza non si possono comprare le mascherine e i banchi per le scuole. Questo argomento, se non fosse comico, sarebbe tragico, perché vorrebbe dire che lo Stato italiano, se non dichiara l'emergenza in assenza di emergenza, non può fare neanche una cosa così semplice come comprare dei banchi monoposto e delle mascherine per gli studenti. (Applausi).
Conclusione: la dichiarazione di uno stato di emergenza in questa situazione è inopportuna e illegittima e, quindi, è bene tornare ad una ordinata normalità. Firmato dal professor Sabino Cassese, giudice emerito della Corte costituzionale, che penso che di diritto ne sappia più di lei, professor Conte. Non penso che sia un sovranista o un negazionista (Applausi).
È perfino banale. Se ci pensiamo, lei ha impiegato quaranta minuti a cercare di dimostrare quello che è indimostrabile e che il professor Cassese smonta in una riga. La dichiarazione è inopportuna e illegittima. Ed è grave farsi bocciare all'esame di diritto costituzionale dal professor Cassese con una motivazione semplicissima: senza emergenza non c'è lo stato di emergenza. (Applausi).
Lei sta mentendo all'Italia e agli italiani. Lei sta dicendo bugie. Il professor Zangrillo, primario del San Raffaele, ha dichiarato: «Il 18 aprile scorso è stata una data importante. Quel giorno è stato l'ultimo in cui, in un grande istituto ospedaliero di Milano come il nostro, abbiamo avuto un malato grave ricoverato in terapia intensiva col Covid-19. Da allora in poi, non abbiamo più avuto malati con quel tipo di sintomatologia. Da noi, il virus clinicamente non esiste più».
Ancora cito il professor Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova. Non chiacchiere, quindi; questa è gente che ha rischiato la vita per salvare altre vite. Egli oggi conferma: «chi come me e molti altri colleghi ha operato e sta operando negli ospedali italiani, sa bene che non siamo più in emergenza. L'emergenza vera, quella ospedaliera, per la quale eravamo tutti preoccupati, ovvero quella rappresentata dall'avere un posto letto per tutti, una maschera di ossigeno per tutti, un eventuale ventilatore per tutti, è passata. Chi sostiene il contrario vada a farsi un giro negli ospedali italiani».
Cari parlamentari che volete dimostrare il contrario, andate al San Martino di Genova e fatevi accompagnare dal professor Bassetti. L'emergenza c'è solo nella vostra testa ed è un danno per l'Italia e per gli italiani, confermato da chi l'emergenza l'ha combattuta. (Applausi).
Non cito il professor Clementi e il professor De Donno, ma cito alcuni colleghi giornalisti, non tutti, ma alcuni, che ogni giorno ci danno il bollettino di guerra. Dedico loro un pensiero di Mark Twain, che scriveva: il giornalista è colui che distingue il vero dal falso e poi pubblica il falso.
In questo periodo storico stiamo assolutamente vivendo in questa verità orwelliana. Questo è il bollettino di oggi. Ad oggi, stasera, vi sono 40 ricoverati in terapia intensiva. Ieri, su 48.000 tamponi, 181 casi. Oggi, fortunatamente, i morti si sono ridotti a 11. In una giornata media di quest'anno, i morti erano 1.800; in una giornata media come quella di oggi, a fronte degli 11 morti, non di Covid-19, ma con il Covid-19, sono morti 658 italiani per malattie cardiovascolari e 485 italiani per tumore.
Questi sono i dati che ci fanno ritenere che, se siete gli unici in tutta Europa a prorogare lo stato di emergenza, o non hanno capito niente tutti gli altri o siete in malafede voi. A occhio, siete in malafede voi, perché i numeri questo porterebbero a ritenere. (Applausi).
Per quanto riguarda le emergenze vere, a parte il fatto che, sicuramente non un leghista, non un sindaco di centrodestra, ma il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, ha dichiarato ieri: se non lo dichiara il Governo, lo stato di emergenza per Lampedusa lo dichiaro io. E questo stato di emergenza non è legato al Covid-19, ma è legato agli sbarchi che questo Governo, complicemente, sta permettendo, se non organizzando, in questo Paese. Gli unici turisti che stiamo vedendo, infatti, sono quelli coi cagnolini e i cappellini, che sbarcano a Lampedusa e che poi spariscono per mezza Italia (Applausi).
Alla data di oggi, l'anno scorso ci furono 3.599 sbarchi; alla data di oggi, quest'anno ci sono 12.533 sbarchi. Non ritengo più, avendoci lavorato, che sia incapacità, ma temo che sia complicità con i trafficanti di esseri umani (Applausi), perché c'è un limite all'incapacità e penso che tale limite sia ampiamente superato. Sono soprattutto le Regioni del Sud che stanno pagando questa vostra complicità: il 17 luglio in 30 scappano da Messina, questa settimana in 184 scappano da Caltanissetta, in 100 scappano da Porto Empedocle, in 30 scappano da Brindisi, in 23 scappano dall'Umbria, eccetera, eccetera. Temo che ai vertici europei, per farsi regalare qualche prestito, che forse verrà, lei abbia firmato una cambiale in bianco, per tornare a trasformare l'Italia nel campo profughi che l'Italia non si merita. (Applausi). Questi sono i numeri. Se non è forte in diritto costituzionale, lo sia almeno in matematica: 12.000 è più grande di 3.000. A meno che qualcuno non voglia alimentare. Non sono un complottista, però se uno mette in sequenza un comportamento della magistratura vergognoso e indecoroso, perché la giustizia alla Palamara non è la giustizia che si merita il Paese (Applausi), la chiusura delle caserme dei carabinieri, il divieto di manifestare, la proroga dello stato di emergenza, qualche altra sospensione democratica e - perché no? - anche qualche altro rinvio elettorale e magari anche il rinvio della scelta delle Presidenze delle Commissioni parlamentari, temo che l'unico stato di emergenza che il Paese sta vivendo sia quello della maggioranza di Governo, che non sa più dove sbattere la testa, perché gli italiani vogliono tornare a vivere tranquilli (Applausi).
Per quanto riguarda la scuola, il sovversivo assessore alla pubblica istruzione della Regione Toscana, che temo non sia né salviniano, né leghista, né sovranista, a nome di tutti gli assessori alla scuola, di tutte le Regioni italiane, ha scritto oggi al ministro Azzolina, preoccupato, perché non si sa se, come, quando, con quali fondi, in quali classi e con quali orari riapriranno le scuole italiane. Una delle poche cose che abbiamo capito è che c'è un bando per l'acquisto dei banchi con le rotelle. A proposito di emergenza, l'ABC delle zone sismiche italiane ci insegna che, in caso di terremoto, i bimbi si rifugiano sotto i banchi. Dove si rifugiano i bimbi, se comprate i banchi con le rotelle? (Applausi). E se, Dio non voglia, accade qualcosa, cosa fanno?
Il ministro Azzolina non viene attaccato perché è donna e dei 5 Stelle. Il ministro Azzolina viene attaccato perché non è capace di fare il suo lavoro (Applausi), perché non risponde agli studenti, alle famiglie, ai precari, ai presidi e ai sindaci (Applausi). È la donna sbagliata al posto sbagliato e lo sapete anche voi, che la difendente per partito preso (Applausi). Mi spiace, perché con la scuola non si scherza! Capisco l'imbarazzo di difendere chi è al posto sbagliato, nel momento sbagliato.
L'emergenza, signor Presidente, è quella economica. Domani saranno in piazza i consulenti del lavoro, che penso siano una delle categorie più pacifiche, più tranquille, più laboriose e più silenziose della storia italiana, che si sono rotti le scatole di inseguire decreti del Governo, che sono ininterpretabili anche dai professionisti (Applausi).
L'emergenza non è legata al Covid-19, ma è legata alla cassa integrazione, che a tanti ancora non è arrivata. Oggi c'erano in piazza i commercianti ambulanti, la settimana scorsa hanno preannunciato lo sciopero fiscale altri pericolosi sovversivi, i dottori commercialisti.
Hanno ragione i colleghi del centrodestra: invece di chiudere in casa gli italiani, chiudete nel cassetto i 12 milioni di cartelle esattoriali di Equitalia, che rischiano di essere la mazzata finale per famiglie e imprese. (Applausi). Saldo e stralcio, pace fiscale. Questa è l'emergenza vera: 12 milioni di cartelle esattoriali.
L'emergenza sociale denuncia un aumento dell'utilizzo di psicofarmaci e sicuramente chi festeggia in questo periodo sono le grandi case farmaceutiche, a cui magari qualcuno è legato. Non va bene la cura al plasma, perché è democratica e gratuita, ma vanno bene i business miliardari delle grandi case farmaceutiche. Amici dei 5 Stelle, siete finiti male. (Applausi). Dalla difesa del popolo sovrano, alla difesa dell'interesse delle multinazionali del farmaco: che triste fine. Ma ognuno raccoglie quello che semina.
Sul turismo... (Commenti). Tempo? Penso di aver diritto di concludere il discorso, se non è troppo. (Richiami del Presidente).
Sono eccezionali questa maggioranza e questo Governo, che non solo vogliono imporre una verità che non esiste, ma pretendono anche che tutto il popolo italiano plauda gaudente la loro verità che non esiste. (Applausi).
Noi rappresentiamo l'Italia delle donne e degli uomini liberi. (Applausi).
Se vi dà fastidio, uscite da quest'Aula, visto che siamo comunque maggioranza nel Paese e torneremo a essere maggioranza anche in quest'Assemblea del Parlamento. (Applausi). Perché prima o poi gli italiani voteranno, senza mascherina e dandosi la mano. Senza mascherina e dandosi la mano! (Applausi. Commenti).
Chiudo con un pensiero grato. Ognuno raccoglie quello che semina. Se voi pensate di imbavagliare gli italiani, con la strategia della paura e della chiusura, sbagliate, perché fate il male del Paese. L'immagine che mi piace di questo Paese è quella di Beatrice Vittoria, che è nata due giorni fa all'ospedale di Mantova da una mamma che è guarita dal Covid-19, grazie alla cura al plasma del dottor De Donno, e rappresenta quelle italiane e quegli italiani che non si arrendono e che non fanno finta di credere alle menzogne che voi cercate di propinarci a reti unificate. (Applausi).
Viva l'Italia, viva la libertà, viva la gente che ha voglia di amare e lavorare tranquillamente. (Applausi. Commenti).
LANZI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Su cosa, senatore Lanzi?
LANZI (M5S). Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LANZI (M5S). Il senatore che mi ha preceduto non è stato interrotto per tutto il suo intervento, ma ha parlato per quattordici minuti e trenta secondi. Se lei dice che sono dieci minuti, sono dieci minuti, non quattordici. (Applausi. Commenti).
Può controllare. Questo non è giusto.
PRESIDENTE. Faccio presente che in quest'Assemblea avete tutti sforato i tempi. (Commenti). Ogni volta io lo segno. (Commenti). Non ho mai interrotto nessuno. (Commenti. Richiami del Presidente).
Per cortesia, senatore De Bertoldi. Ho già spiegato che ogni volta scrivo perché so che poi qualcuno protesta, e nel mio foglio risulta che hanno sforato tutti, e da tutte le parti.
CIOFFI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIOFFI (M5S). Signor Presidente, il presidente Conte ci ha spiegato cosa significa prorogare lo stato d'emergenza; ci ha illuminato sul problema di carattere tecnico che riveste la proroga, ovvero sul fatto che si tratta solamente di un potere di ordinanza della Protezione civile in base al decreto legislativo n. 1 del 2018. Ci ha anche ricordato che dal 2014 lo stato di emergenza è stato dichiarato per ben 154 volte e per 84 volte è stata decisa una proroga. Ci sono anche altri casi di stato d'emergenza che potremmo citare: per esempio, nel 2003, con il secondo Governo Berlusconi, fu dichiarato lo stato di emergenza nazionale per il delicato panorama internazionale conseguente alla guerra in Iraq. Mi sembra che all'epoca ci fossero come ministri sia il senatore Gasparri che il senatore Calderoli, quindi forse un po' se ne intendono e possono illuminare il centrodestra su cosa significhi lo stato di emergenza.
Ancora, nel 2010 fu dichiarato lo stato di emergenza per la SARS, e mi sembra che anche in quel caso fosse ministro il senatore La Russa.
È molto singolare, poi, sentir dire, da colui che circa un anno fa chiedeva i pieni poteri, che questa proroga è un atto illegittimo. Chi chiede pieni poteri forse qualcosa ci vuole fare; non si è capito bene che cosa ci voleva fare, forse non lo sapeva bene neanche lui.
È così interessante sentir parlare del tema della paura. Il presidente Conte ci ha ricordato che non vogliamo assolutamente alimentare la paura, tema giusto e sacrosanto, perché non è con la paura che si fanno le cose. A tal proposito voglio leggere un passaggio interessante che cita queste parole: «Eravamo già ciechi nel momento in cui lo siamo diventati, la paura ci ha accecato, la paura ci manterrà ciechi». Si tratta di un passaggio tratto dal libro «Cecità» di Saramago, che forse tutti quanti dovrebbero rileggere per capire cosa volesse dire quel libro. Ci sono molti passaggi interessanti.
Possiamo anche citare qualche dato, visto che sono stati forniti dei numeri. Tre giorni fa l'Organizzazione mondiale della sanità ci ha detto che ci sono stati 300.000 nuovi casi in un solo giorno. Forse questo ci fa capire che un virus di questo tipo interviene a livello globale, e se c'è stato il picco dei contagi in un solo giorno potrebbe esserci un problema di ritorno del virus. A questo punto dobbiamo ringraziare non solo il Governo, ma soprattutto i cittadini italiani, che sono stati molto attenti utilizzando le mascherine per fare in modo che il contagio non si diffondesse. (Applausi). Questo è veramente un merito che dobbiamo attribuire ai nostri cittadini. Eppure, se in Italia abbiamo avuto, purtroppo, 35.000 contagi di morte, nel mondo ce ne sono stati 655.000 e abbiamo raggiunto un numero di contagi pari a 16 milioni: una situazione drammatica a livello globale. Ed è al livello globale che ci dobbiamo confrontare perché dobbiamo capire che il virus viaggia velocemente e quanto è importante stare attenti a tutto ciò che facciamo.
Il virus ci ha messo di fronte a un bivio importante.
Nel mondo c'è stato un momento in cui si è verificato un cambio di direzione. Era la fine della Seconda guerra mondiale; c'è stata la Prima guerra mondiale, poi c'è stata la crisi del 1929, la Seconda guerra mondiale e, in quel momento storico, c'è stato un cambio di direzione. Noi dobbiamo ricordare la storia perché grazie ad essa riusciamo a capire realmente qual è la strada che abbiamo davanti. Abbiamo davanti una strada in cui il neoliberismo che ha dominato il sistema politico internazionale, in cui sono aumentate incredibilmente le disuguaglianze, quel neoliberismo che è giunto ad un momento di crisi, ha prodotto anche delle conseguenze molto particolari.
Basterebbe citare qualche dato. Un elemento interessante lo possiamo trarre leggendo i valori di capitalizzazione di alcune aziende. Vi faccio qualche esempio. Apple capitalizza 1.636 miliardi di dollari, Microsoft 1.500, lo stesso Amazon, Alphabet 1.044. Queste quattro società da sole capitalizzano 5.754 miliardi di dollari, più del PIL del Giappone, che è il terzo Stato per PIL del mondo e queste società hanno tutte sede in un paradiso fiscale. Allora forse dovremmo capire qual è l'obiettivo e comprendere che c'è bisogno di uno Stato più forte, c'è bisogno che i Governi e i popoli si riprendano la loro sovranità per cercare di dire a queste società che quello che dobbiamo fare è l'interesse collettivo e non quello delle singole società. Oltre tutto queste società hanno tutte sede in un paradiso fiscale; quelle statunitensi hanno sede nel Delaware, quelle cinesi, tra cui, per esempio, Alibaba, ha sede alle Isole Cayman. Questo è un altro tema con il quale ci dobbiamo confrontare; la lotta ai paradisi fiscali, che non sono solo quelli internazionali. Ci sono i paradisi fiscali intracomunitari con i quali dobbiamo combattere e verso i quali dobbiamo rivolgere la nostra attenzione.
Nel momento storico di cui parlavo prima si capì che la forza del collettivo, la forza dei popoli e delle persone, quando sono insieme, era importante e fortissima. All'inizio del 1900, il naturalista russo Kropotkin scrisse un bellissimo libro, intitolato «Il mutuo appoggio: un fattore dell'evoluzione». Aveva esaminato il comportamento degli animali in Siberia e si era contrapposto alle teorie darwiniane, in cui Darwin aveva studiato il comportamento degli animali...(Brusìo). Però se state zitti, magari imparate qualcosa, perché mi sembrate un po' ignoranti. (Applausi. Commenti). Kropotkin aveva studiato il comportamento degli animali in Siberia e si contrapponeva alle teorie darwiniane, spiegando che, in situazioni di carenza di risorse, solo la cooperazione fra le persone, in quel caso la cooperazione tra animali, rendeva forte la specie.
Forse dovremmo riprendere quella lezione e capire cosa essa diceva: abbiamo bisogno di una nuova forza in cui le persone si mettano insieme. Dovremmo prendere anche l'esempio di quel bellissimo scritto del 1973 «Energia ed equità», in cui Ivan Illich spiegava che solamente un sistema diverso poteva cambiare il mondo.
Ci troviamo di fronte ancora una volta al fatto che non capiamo, siamo ciechi, come diceva Saramago, di fronte alle realtà che viviamo: quando vediamo che in Antartide si arriva a 20 gradi, forse dovremmo iniziare a capire che questa è la strada da percorrere. Dobbiamo aprire gli occhi, dobbiamo renderci conto della situazione nella quale siamo, perché solo così impostiamo una nuova strategia politica, un nuovo percorso, che è quello che il Governo sta cercando di realizzare con tutte le sue forze e l'intera maggioranza è compatta nel sostenere questa azione, per immaginare un mondo che sia diverso, in cui ci sia una forza che si contrapponga al totale liberismo, che ha dominato negli ultimi quaranta anni. (Applausi).
Vorrei ricordare agli alfieri della rivoluzione liberale, che quel signore che tanti anni fa pubblicò il giornale «Rivoluzione liberale» fu picchiato dai fascisti e morì a Parigi, tanto per ricordare ogni tanto la storia, perché fa sempre bene ricordare qual è la verità. (Commenti). So che vi accapigliate, che siete felici di sentirvi dire queste cose, raccontare la storia, però è sempre molto interessante capire qual è la realtà.
Ci troviamo di fronte a questa realtà e questa è la strada che noi vogliamo intraprendere, questa è l'azione politica che noi vogliamo mettere in campo perché in questa sede dobbiamo parlare anche di politica.
La nostra strada, che tutti quanti auspichiamo, ci porta verso un modo diverso di interpretare il senso di unione tra le persone. Abbiamo sempre detto che il MoVimento 5 Stelle non era qui quando venivano fatte determinate cose e oggi continua a dire questo, perché - alla fine - è la forza del collettivo, dei cittadini e del popolo che deve essere al centro del sistema.
Dobbiamo sempre ricordarci le parole di Sandro Pertini e concludo, signor Presidente. (Commenti). Vedo che non volete imparare, ma morirete nella vostra beata ignoranza. (Applausi. Proteste). Non ci può essere libertà senza giustizia sociale e non ci può essere giustizia sociale senza libertà, perché - altrimenti - è solamente la libertà di morire di fame. Queste sono le parole che sono al centro dell'azione del Governo e della maggioranza: equità e giustizia sociale, associate al tema delle libertà. (Applausi). Questa è la direzione verso la quale stiamo andando e questo è il supporto dell'intera maggioranza nei confronti del Governo. E se c'è bisogno dello stato di proroga, noi siamo completamente convinti che sia utile e necessario. (Applausi. Commenti).
CRUCIOLI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
CRUCIOLI (M5S). Signor Presidente, non sono tra coloro che sostengono che la proroga dello stato di emergenza sottenda a delle pressioni antidemocratiche autoritarie, né tantomeno tra chi - canagliescamente - ha sostenuto che il Governo sparga infetti per giustificare i provvedimenti antidemocratici.
Tuttavia, è un fatto che la proroga di cui stiamo discutendo porterà con sé anche la proroga di strumenti straordinari, come ordinanze e decreti del Presidente del Consiglio dei ministri. Questa situazione, se era accettabile nel momento in cui la pandemia aveva tutta la sua forza e virulenza, oggi - a mio giudizio - non lo è più. A chi ricorda che ci sono stati molti altri stati di emergenza, ricordo che - però - questa è la prima volta che il Parlamento delega il Governo a disciplinare con meri atti amministrativi i diritti fondamentali dei cittadini. Ripeto che questo poteva essere tollerabile nel picco della pandemia, mentre oggi non lo è più.
Con ciò non intendo che si debba abbassare la guardia, ma ritornare nell'alveo della Costituzione e disciplinare ciò che è necessario con gli strumenti ordinari, anche d'urgenza, come ad esempio i decreti-legge. Dico questo perché temo che la maggioranza stia consegnando ai posteri un precedente pericoloso, che una maggioranza futura (questa - sì - che potrebbe essere mossa da pulsioni antidemocratiche) potrebbe utilizzare non per il bene dell'Italia.
Per questo motivo, non voterò a favore della proposta di risoluzione presentata dalla maggioranza, in contrasto con l'indicazione fornita dal Gruppo. (Applausi).
CIAMPOLILLO (Misto). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
CIAMPOLILLO (Misto). Signor Presidente, intervengo rapidamente per dire che questo Governo ha subappaltato la gestione dell'emergenza a tecnici o presunti tali, che non sono mai stati scelti dai cittadini per affrontare le sfide della nostra Nazione.
Il dato tuttavia più grave di questa vicenda è l'assoluta incapacità del Governo nella gestione di questa emergenza. È stato più volte detto che non torneremo alla normalità, perché non c'è una cura, e che torneremo alla normalità solo quando avremo un vaccino. Ebbene, una cura è stata già citata, quella del plasma iperimmune del professor De Donno; è fantastico che poi siano stati donati dal presidente Conte e dal Governo milioni di euro alla Gavi Foundation di mister Bill Gates, mentre invece al professor De Donno sono stati inviati i NAS. Questi sono i fatti. (Applausi).
Ma ce n'è un'altra. Poco prima del lockdown, quindi in tempi non sospetti, avevo suggerito al ministro Speranza di utilizzare la cannabis medica, che è legale dal 2007 e che viene venduta in farmacia. (Commenti). Ascoltate. Mi hanno riso dietro e alcuni mi hanno dato ragione, perché avevo chiesto di sperimentare e di valutare l'opportunità dell'utilizzo della cannabis medica. Ebbene, qualche giornale mi ha riso dietro. Ora leggo un Adnkronos di qualche giorno fa: «Coronavirus, dalla cannabis 'arma' utile contro gravi effetti Covid». (Commenti). Ascoltate: «Il cannabidiolo, o Cbd, metabolita non psicoattivo della Cannabis sativa,» - quindi può piacere a voi - «può aiutare a ridurre la tempesta citochimica e l'eccessiva infiammazione polmonare che si è rivelata letale per molti pazienti con Covid-19. (...) potrebbe aiutare i pazienti con difficoltà respiratorie evitando trattamenti come la ventilazione meccanica e riducendo i rischi di morte».
In Olanda, signor Presidente, dall'inizio del lockdown, se non hai sintomi per ventiquattro ore sei guarito; in Italia teniamo in casa i debolmente positivi. C'è una bambina dell'hinterland milanese che è a casa da quattro mesi, perché risulta essere debolmente positiva e i tamponi sono tutti contraddittori. Una volta è positiva e una volta è negativa; non esce di casa perché secondo voi e secondo la task force ce ne vogliono due consecutivi negativi. Oggi, con questa proroga e con questi provvedimenti, senza alcuna visione del futuro, distruggiamo le casse pubbliche per avvantaggiare i soliti noti.
Concludo: stiamo ipotecando il futuro dei nostri ragazzi. Per questi motivi voterò contro la proposta di risoluzione della maggioranza. (Applausi).
MARTELLI (Misto). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
MARTELLI (Misto). Signor Presidente, sono state dette molte cose in questa Aula e sono stati dati molti numeri in questa sede. Io vorrei solo, come prodromo, dire che con i numeri non mi fate fesso; mi dispiace, ma il professionista non lo fregate.
Detto questo, perché voterò contro la proposta di risoluzione della maggioranza e a favore dell'altra proposta di risoluzione? Perché questa emergenza, numeri alla mano, esiste solo nelle vostre teste. Chiamate malati da mettere in quarantena persone sane e asintomatiche, per le quali i tamponi fatti successivamente hanno dato esiti contraddittori. Addirittura la vostra regola dei due tamponi negativi consecutivi si scontra con un'evidente anomalia: se uno è positivo e l'altro è negativo cosa si fa? Al meglio dei cinque? O dei sette, come nell'NBA? Con quattro negativi su sette una persona è negativa?
Fate migliaia di tamponi ogni giorno, pur di poter alzare il numero dei contagiati; e parlate di contagiati come se fossero malati. I contagiati non sono malati. (Applausi). Vi ricordo che l'etica professionale insegna che non si deve trasformare in malato una persona che non lo è. Ippocrate diceva questo e i medici fanno un giuramento su questo. È stato citato il caso dell'Olanda, dove, dopo ventiquattro ore di non sintomaticità, sei guarito e non contagioso. Allora, o il virus olandese è come Lupo de' Lupis, il virus tanto buonino, oppure gli olandesi sono fessi oppure c'è qualcosa che non va.
Per finire, avete imposto protocolli che classificano come morto Covid praticamente chiunque. Nonostante questo, il numero dei morti giornalieri è inferiore al numero dei suicidi in Italia. Questa è l'emergenza. Avete coniato, grazie alla stampa, il termine negazionista, per etichettare, quando non avete argomenti, persone che hanno un pensiero proprio argomentato. Per esempio, Zangrillo improvvisamente è diventato un negazionista, cioè una persona da mettere a tacere. Questa non è democrazia. Citando uno psicologo, questo è fascismo sanitario, per cui bisogna dire basta: gli italiani devono tornare a vivere e liberarsi dal cappio che continuate a tenere loro sulla testa. Basta! (Applausi. Commenti).
PRESIDENTE. Prima di passare alle votazioni, avverto che, in linea con una prassi consolidata, le proposte di risoluzione saranno poste ai voti secondo l'ordine di presentazione.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 1 (testo 2), presentata dai senatori Marcucci, Perilli, De Petris, Faraone e Unterberger.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi).
Per quanto riguarda la proposta di risoluzione n. 2, presentata dai senatori Romeo, Bernini e Ciriani, col parere contrario del Governo, risultano preclusi tutta la prima parte (le premesse) e il primo capoverso del dispositivo, da «a non procedere alla proroga dello stato di emergenza», eccetera. Rimane assorbito il secondo capoverso, da «qualora l'andamento della situazione epidemiologica» fino a ad adottare «tali misure con legge o atto avente forza di legge».
Poiché si indica nella proposta di risoluzione n. 2 un procedimento normativo che prevede anche che siano sentiti «i Presidenti delle Regioni interessate, nel caso in cui le misure riguardino esclusivamente una Regione o alcune specifiche Regioni, ovvero il Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nel caso in cui riguardino l'intero territorio nazionale», propongo di mettere in votazione questa seconda parte del suddetto secondo capoverso dell'impegno, dalle parole «sentiti i Presidenti delle Regioni interessate».
Invito il rappresentante del Governo a pronunziarsi.
SPERANZA, ministro della salute. Signor Presidente, esprimo parere favorevole.
PRESIDENTE. Indìco dunque la votazione nominale con scrutinio simultaneo della seconda parte del secondo capoverso dell'impegno della proposta di risoluzione n. 2, presentata dai senatori Romeo, Bernini e Ciriani, dalle parole «sentiti i Presidenti delle Regioni» fino alla fine.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi).
Si sono così concluse le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
Poiché vedo ancora tante richieste in questo senso, vorrei ricordare a tutti per precisione che domani, subito dopo la fine della discussione sullo scostamento di bilancio, sono convocate le Commissioni (subito dopo la votazione, prima quelle dispari; poi, quelle pari, dopo un'ora e mezza).