Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 203 del 26/03/2020
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------
203a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
GIOVEDÌ 26 MARZO 2020
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Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC: FIBP-UDC; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-P.S.I.: IV-PSI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-Liberi e Uguali: Misto-LeU; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-Più Europa con Emma Bonino: Misto-PEcEB.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 10,03).
Si dia lettura del processo verbale.
MONTEVECCHI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Informativa del Presidente del Consiglio dei ministri sulle iniziative del Governo per fronteggiare l'emergenza derivante dal diffondersi dell'epidemia da Covid-19 e conseguente discussione (ore 10,05)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Informativa del Presidente del Consiglio dei ministri sulle iniziative del Governo per fronteggiare l'emergenza derivante dal diffondersi dell'epidemia da Covid-19».
Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, professor Conte.
CONTE, presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, gentili senatrici e gentili senatori, la diffusione dell'epidemia da coronavirus ha innescato in Italia, ma anche in Europa, una crisi senza precedenti che, come stiamo vedendo, sta esponendo il nostro Paese ad una prova durissima.
La necessità di contenere il contagio ci sta costringendo a misurarci con nuove abitudini di vita, con un impatto negativo sull'intero sistema produttivo che coinvolge imprese, famiglie e lavoratori. Sono giorni terribili per la nostra comunità, la comunità nazionale. Ogni giorno siamo costretti a registrare nuovi decessi. È un dolore per la nostra comunità che si rinnova quotidianamente; perdiamo soprattutto i più fragili e i più vulnerabili. Non avremmo mai pensato nel nostro Paese di guardare immagini in cui sfilano file di autocarri dell'Esercito cariche di bare di nostri concittadini. Ai loro familiari va il mio, il nostro partecipe pensiero e la nostra commossa vicinanza. (L'Assemblea si leva in piedi. Prolungati applausi).
Permettetemi di rivolgere da quest'Aula anche il più sentito ringraziamento agli sforzi straordinari di tanti medici e infermieri. Pensiamo anche agli operatori delle autoambulanze, a coloro che rispondono freneticamente alle telefonate dei centralini, a tutti coloro che in questi giorni difficili, a tutti i livelli, Protezione civile, Forze dell'ordine e Forze armate stanno rischiando anche la propria vita per salvare quella degli altri.
Ieri ho ricordato alla Camera una lettera di Michela, un'infermiera che lavora al reparto Covid dell'ospedale di Senigallia.
L'ho fatto per ringraziare pubblicamente lei e per ringraziare simbolicamente tutti, soprattutto il personale medico, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari. Ci hanno chiesto - Michela per tutti - di non dimenticarli dopo che questa emergenza sarà passata. Ho preso l'impegno del Governo a non dimenticarli e sono convinto che tutti voi che siete in quest'Aula ci aiuterete per operare concretamente perché il ricordo non si perda.
Stiamo combattendo un nemico invisibile e insidioso, che entra nelle nostre case e divide le nostre famiglie. Ci ha imposto di ridefinire le nostre relazioni interpersonali, ci fa sospettare anche di mani amiche, ci ha costretto a imporre a tutta la comunità una limitazione significativa degli spostamenti, pur di contenere il contagio e di mitigare il rischio di una diffusione incontrollata. È un'emergenza così coinvolgente che arriva a sfidare il Paese in tutte le sue componenti, nei suoi gangli vitali. È una sfida a un tempo sanitaria, economica e sociale, che ci coinvolge tutti, nessuno escluso. È un'emergenza che riguarda il settore pubblico, ma anche quello privato, che coinvolge noi tutti rappresentanti delle istituzioni, ma anche i semplici cittadini.
Il Governo, chi vi parla in particolare, è pienamente consapevole che dalle sue scelte e da ogni decisione assunta discendono conseguenze, oggi più che mai di immane portata per la vita, innanzitutto fisica, dei singoli cittadini; scelte che condizioneranno anche il futuro della nostra comunità. Siamo all'altezza del compito che il destino ci ha riservato? La storia domani ci giudicherà, verrà il tempo dei bilanci e delle valutazioni su quello che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto. Tutti avranno la possibilità di sindacare il nostro operato e trarne le conseguenze. D'altra parte, ricordavo ieri che molti in questi giorni hanno ricordato ed evocano anche pubblicamente le pagine scritte da Manzoni ne «I promessi sposi»; lì a un certo punto viene ricordato un antico proverbio, che è ancora oggi fortemente in auge, per cui «del senno del poi son piene le fosse». Ci sarà un tempo per tutto; ma oggi è il tempo dell'azione, oggi è il tempo della responsabilità dalla quale nessuno può fuggire.
La responsabilità massima compete senz'altro al Governo. Ne siamo consapevoli ed è per questo che sono qui a riferire delle nostre azioni di fronte a voi, che rappresentate il popolo. Ma la responsabilità, proprio per le caratteristiche del nostro nemico (non mi stanco mai di dirlo), è di tutti i cittadini, quindi anche di voi membri del Parlamento, perché mai come in questa condizione di assoluta emergenza ciascuno di noi, con ogni singola azione, è chiamato a perseguire il bene comune, al quale quindi siamo tutti vocati a contribuire attraverso il rispetto delle regole, con pazienza, fiducia, responsabilità.
Il Governo ha agito con la massima determinazione e con assoluta speditezza, approntando, ben prima che in qualsiasi altra Nazione, le misure di massima precauzione. A partire dal 22 gennaio, quindi ben prima che il 30 gennaio l'Organizzazione mondiale della sanità dichiarasse il coronavirus emergenza internazionale di salute pubblica, abbiamo adottato vari provvedimenti cautelativi. Ne ricordo alcuni. Il 22 gennaio è stata creata presso il Ministero della salute una task force apposita. Il 25 gennaio un'ordinanza del Ministro della salute ha precisato quali erano le misure profilattiche da seguire. Il 27 gennaio è stato disposto il divieto di atterraggio dei voli provenienti dalla Cina (noi eravamo esposti a voli diretti di compagnie cinesi); questo ha prodotto un brusco calo del flusso di passeggeri direttamente provenienti dai focolai epidemici più intensi. Il 31 gennaio, all'indomani del primo episodio verificatosi a Roma (ricorderete i turisti cinesi), abbiamo proclamato lo stato di emergenza nazionale per la durata cautelativa di sei mesi, affidando alla Protezione civile il compito di coordinare le attività di sostegno all'azione delle Regioni per fronteggiare l'emergenza.
Ricordo che l'organizzazione della sanità è di pressoché completa competenza delle Regioni, mentre allo Stato spetta dettare i princìpi fondamentali in materia di tutela della salute e la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni.
Il Governo, dunque, ha anticipato la reazione, ponendo in essere tutte le azioni di propria competenza necessarie e utili a presidiare i beni primari della vita e della salute dei cittadini. Il significativo tasso di contagio attribuito al Covid-19, con la previsione di una diffusione incontrollata del virus, ha posto subito all'attenzione delle autorità sanitarie la realistica possibilità di un sovraccarico del sistema sanitario rispetto alla necessità di erogare cure che, con particolare riguardo alla popolazione più debole e più anziana, richiedono interventi di terapia intensiva e subintensiva con un tasso di ospedalizzazione difficilmente sostenibile dall'intero sistema sanitario nazionale.
La limitazione del contagio è stata, quindi, da subito la scelta necessaria a consentire al sistema di adeguarsi con un piano emergenziale specifico. In questa prospettiva, i primi interventi di impatto e di contenimento hanno avuto l'obiettivo di isolare i casi positivi, di tracciare i contatti stretti e di provare a delimitare i cosiddetti focolai. Ricordo che il primo caso di paziente italiano è stato scoperto a Codogno. Era il 21 febbraio. Nella medesima giornata, d'un tratto, i contagiati sono saliti a 15. Pressoché contemporaneamente, nelle stesse ore, un altro focolaio è stato scoperto a Vo' Euganeo.
Sono stato raggiunto da queste notizie mentre ero a Bruxelles. Proprio in quell'occasione, il Consiglio Europeo tenne una riunione fiume, che si protrasse anche per tutta la notte. Appena rientrato a Roma, la sera stessa del 21 febbraio mi sono subito recato in Protezione civile per avere un puntuale aggiornamento. Il giorno dopo - siamo al 22 febbraio - ho convocato una riunione straordinaria del Consiglio dei ministri presso la Protezione civile, nel corso della quale abbiamo adottato immediatamente il decreto-legge n. 6, che ha disposto misure immediate di contenimento del contagio, definendo, al contempo, un percorso normativo, quello che conosciamo, affidato al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, che ha il compito di definire le misure via via ritenute più idonee a fronteggiare l'emergenza.
Immediatamente abbiamo adottato un DPCM, il 23 febbraio, con cui abbiamo isolato le prime due cosiddette zone rosse, riguardanti i 10 Comuni del Lodigiano e il comune di Vo' Euganeo. Sono state ore davvero molto stressanti e impegnative. La prima volta in Italia che si disponeva di isolare, ovviamente al di fuori dei periodi bellici, interi Comuni e intere comunità. Con DPCM del 25 febbraio, solo due giorni dopo, preso atto dell'evolversi della situazione epidemiologica e dell'incremento dei casi anche sul territorio nazionale, si è intervenuto in tutti i Comuni delle Regioni dell'Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Liguria e Piemonte, sullo svolgimento delle manifestazioni sportive, sull'organizzazione di attività scolastiche e della formazione superiore, sulla disciplina delle misure di prevenzione sanitaria presso gli istituti penitenziari, sulla regolazione delle modalità di accesso agli esami di guida, sull'organizzazione delle attività culturali e per il turismo.
Una volta verificato che la circolazione del virus superava ambiti geografici facilmente e chiaramente isolabili, ci siamo subito resi conto, ma seguendo sempre le raccomandazioni del comitato tecnico scientifico, che le misure di contenimento geografico perdevano di valore e significato, mentre assumevano ancora più rilevanza quelle di distanziamento sociale, via via incrementate con i provvedimenti che si sono succeduti, dapprima nelle Regioni interessate e poi su tutto il territorio nazionale.
Sì, perché, chiaramente, la nostra battaglia non conosce confini; si sviluppa da Nord a Sud. La nostra macchina organizzativa e operativa, ovviamente, è in questo momento attentamente rivolta a quelle che sono le esigenze delle Regioni del Nord, ma dobbiamo concentrare i nostri sforzi anche per il Centro (pensiamo anche alle Marche) e per potenziare la risposta al Sud, in funzione di mitigazione del rischio e anche di prevenzione di situazioni altrettanto critiche.
La scelta degli interventi effettuati - vorrei ricordare - si è sempre basata su accurate valutazioni del comitato tecnico scientifico e ha mirato a contemperare l'esigenza di incidere in maniera bilanciata tra benefici e sacrifici nella vita dei cittadini. Abbiamo sperimentato, primi in Europa, un percorso normativo volto a contemperare, da una parte, l'esigenza di tutelare al massimo grado il bene primario della salute dei cittadini e, dall'altro lato, la necessità di assicurare adeguati presidi democratici. È un percorso normativo che noi abbiamo sperimentato per primi, ma che molti Paesi adesso stanno riprendendo e stanno considerando in qualche modo esemplare.
Per la prima volta dalla fine del Secondo conflitto mondiale, siamo stati costretti a limitare alcune delle libertà fondamentali garantite dalla Costituzione - pensate - e in particolare: la libertà di circolazione e soggiorno, la libertà di riunione nelle sue varie forme, perfino la libertà di coltivare pratiche religiose.
I princìpi ai quali ci siamo attenuti nella predisposizione delle misure contenitive del contagio sono stati quelli della massima precauzione, ma contestualmente anche dell'adeguatezza e della proporzionalità dell'intervento rispetto all'obiettivo perseguito. Questa è la ragione della gradualità delle misure, che sono diventate restrittive via via che la diffusività e la gravità dell'epidemia si sono manifestate con maggiore severità, sempre sulla base delle indicazioni provenienti dal comitato tecnico-scientifico.
Poiché il nostro ordinamento - e qui noi ci differenziamo da altri ordinamenti costituzionali - non conosce un'esplicita disciplina per lo stato d'emergenza, abbiamo dovuto costruire un metodo di azione e una strategia di intervento mai sperimentati prima, basandoci ovviamente sulla legislazione vigente e sull'attuale articolata ripartizione di competenze tra Stato, Regioni e Comuni. Abbiamo ritenuto necessario ricorrere allo strumento del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, dopo aver radicato il suo fondamento giuridico iniziale nel decreto-legge n. 6, che ho già menzionato. Abbiamo ravvisato in questo strumento la via più idonea per reagire alle conseguenze, per la sua maggiore agilità ad adattarsi alla rapida e spesso imprevedibile evoluzione del contagio e alle sue conseguenze.
In secondo luogo, questo strumento ci è apparso anche il più idoneo a garantire l'applicazione delle misure in maniera uniforme, per quanto necessario. Ogni decreto del Presidente del Consiglio è sempre stato adottato con il coinvolgimento di tutti i Ministri, che hanno potuto offrire, ciascuno in relazione alle proprie competenze e alle personali specifiche sensibilità politiche, un importante contributo.
Abbiamo inoltre assicurato, come d'altra parte espressamente previsto nel decreto-legge n. 6, il massimo coinvolgimento delle Regioni, sia singolarmente sia attraverso la Conferenza Stato-Regioni. Addirittura, per le misure che incidevano sulla libertà di impresa, sull'iniziativa economica, sui diritti dei lavoratori, abbiamo ritenuto opportuno coinvolgere le parti sociali, sindacati e associazioni di categoria. Abbiamo anche pagato un prezzo per questi ampi coinvolgimenti, perché - è notizia di cronaca, come voi ben sapete - ci sono state anche anticipazioni, che certo non hanno giovato a orientare in modo chiaro la popolazione.
Alla fine del mese di febbraio, il comitato tecnico-scientifico, dopo aver acquisito dall'Istituto superiore di sanità i dati epidemiologici aggiornati, analizzava l'iter epidemiologico del Covid-19 e il suo trend di diffusione dopo l'adozione delle prime forme di contenimento differenziate per zone. Il dato rappresentava una situazione di lieve flessione nell'incremento dei casi collocati nelle cosiddette zone rosse, a cui corrispondeva contemporaneamente un aumento dell'incidenza in altre aree, con conseguente allarme per le strutture sanitarie, la cui organizzazione territoriali cominciava ad andare in sofferenza in ragione dell' impatto significativo del ricorso alle terapie intensive e subintensive.
In tale contesto, con il diffondersi del virus e il tentativo di arginare il contagio esponenziale, si moltiplicavano gli interventi emergenziali adottati tanto dai Presidenti delle Regioni quanto dai sindaci dei singoli Comuni.
Con i successivi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, abbiamo potuto graduare le misure, sovente specificamente circoscritte sul piano territoriale, in modo da renderle proporzionate ed adeguate - questi sono stati sempre i nostri principi, adeguatezza e proporzionalità, sempre sulla base delle raccomandazioni del comitato tecnico-scientifico - rispetto all'obiettivo del contenimento del contagio e della mitigazione del rischio epidemiologico.
In particolare, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo, abbiamo disposto la sospensione delle attività commerciali al dettaglio ritenute non essenziali, dei servizi di ristorazione, dei servizi alla persona, preservando ovviamente la vendita di generi alimentari e di prima necessità.
Un passaggio, poi, particolarmente qualificante, che rivendico anche come un segnale da parte del Governo di massima attenzione al mondo del lavoro è stato la firma, il 14 marzo, all'esito di diciotto lunghe ore di confronto con i sindacati e le associazioni datoriali, di un protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto del virus nei luoghi di lavoro, sul presupposto che la prosecuzione dell'attività lavorativa, in questo contesto, possa avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone adeguati livelli di protezione.
Infine, con l'ultimo DPCM - e siamo quasi alla cronaca di questi giorni - del 22 marzo, sono state ulteriormente integrate le misure di contenimento del contagio, prevedendo tra l'altro il divieto per tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici ma anche privati, da un Comune all'altro, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza o per motivi di salute, e la sospensione delle attività produttive, industriali e commerciali, ad eccezione di quelle che erogano servizi di pubblica utilità nonché servizi pubblici essenziali.
Quest'ultima misura, riguardante la sospensione delle attività produttive, è stata adottata all'esito di un confronto con le associazioni di categoria e i sindacati. Ebbene, lo sappiamo, si è rivelata di complessa elaborazione dal momento che la selezione delle filiere essenziali, in ragione della forte integrazione e interconnessione fra le produzioni, è risultata davvero molto delicata. Vi sfido a ricordare se sia mai stato adottato un provvedimento del genere e vi sfido ad immaginare come poter distinguere, all'interno di un complesso sistema produttivo, le attività produttive essenziali da quelle non essenziali in questo momento.
Nell'evidenziare che tutte le misure adottate si giustificano, come riconosciuto anche dai giuristi - penso in particolare ai costituzionalisti - per la straordinarietà e l'eccezionalità dell'evento, suscettibile di porre in grave ed immediato pericolo la salute dei cittadini, sono consapevole della necessità di un doveroso coinvolgimento del Parlamento che esprime, al massimo grado, il carattere democratico, la democraticità del nostro ordinamento.
Per tale ragione, con il decreto-legge pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale, oltre ad aver trasferito in fonte di rango primario, tipizzandole, le misure di contenimento da adottare per contrastare i rischi derivanti dalla diffusione del virus, abbiamo anche introdotto una più puntuale regolamentazione dell'iter procedimentale per l'adozione dei DPCM, prevedendo tra l'altro l'immediata trasmissione dei provvedimenti emanati ai Presidenti delle Camere e il vincolo, per il sottoscritto o per un Ministro da me delegato, di riferire ogni quindici giorni alle Camere sulle misure adottate.
A questo proposito vorrei anche dire che nei giorni scorsi, per la precisione l'altro ieri, ho incontrato i leader delle opposizioni e sapete che non era la prima volta dato che li avevo incontrati anche nei giorni precedenti. Anche ieri, alla Camera, ho ascoltato dichiarazioni di grande apertura al confronto per quanto riguarda i provvedimenti che stiamo adottando. Bene: c'è piena disponibilità da parte del Governo in questa direzione.
Come sapete, il decreto cosiddetto «cura Italia» su cui tra poco tornerò a riflettere e a ragionare, è stato elaborato anche dando mandato al ministro Gualtieri di ascoltare e di interloquire preventivamente con i rappresentanti delle opposizioni. C'è stato anche un tavolo tecnico. Probabilmente non sono state raccolte tutte le indicazioni, ma sicuramente nel decreto ci sono indicazioni segnalate dalle forze di opposizione. Ho già annunciato un nuovo decreto sul quale ritornerò. Possiamo riprodurre questa metodologia di lavoro, ma darei mandato al ministro per i rapporti con il Parlamento D'Incà di elaborare un percorso di più intenso confronto da condividere con voi per consentire di acquisire le vostre più puntuali valutazioni. Mi riferisco alle forze di opposizione.
Oltre alle misure contenitive, oltre ad evitare la diffusione del contagio, il Governo si è subito attivato per sostenere il sistema sanitario, in sofferenza a seguito dell'incremento esponenziale del numero dei ricoverati. Con il ministro Speranza - e cito in particolare anche i ministri Boccia, Di Maio e Guerini; dovrei citarli tutti, ma cito solo questi, perché con loro stiamo avendo una maggior consuetudine di confronto, pressoché quotidiano, presso la Protezione civile - stiamo lavorando incessantemente per superare queste difficoltà, avvalendoci ovviamente dell'apporto del capo della Protezione civile, Borrelli, e anche del commissario designato ad hoc per gli approvvigionamenti, Arcuri.
L'evoluzione dell'epidemia ha indotto il Governo a individuare ulteriori misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale, con riguardo alle risorse umane, strumentali e alla capacità ricettiva delle strutture sanitarie, tramite il decreto-legge n. 14 del 2020. Quelle norme sono molto importanti per potenziare la reazione e la risposta del Sistema sanitario nazionale. Ricordo le misure straordinarie in esso contenute per l'assunzione di specializzandi in medicina, per il conferimento di incarichi di lavoro autonomo al personale sanitario su tutto il territorio nazionale, per l'assunzione a tempo determinato del personale delle professioni sanitarie, dei medici e degli specializzandi, nonché l'aumento del monte ore della specialistica ambulatoriale convenzionata interna. È stato anche avviato, in parallelo, l'acquisto di strumentazione specialistica, consistente soprattutto in macchine e altri dispositivi per la ventilazione invasiva e non, e l'acquisizione di personale sanitario aggiuntivo, da utilizzare nelle aree più interessate, mentre nel resto del Paese proseguono attività di preparazione, per riuscire da una parte a rallentare l'onda di contagio e a ridurre i suoi picchi, al fine di assorbire l'impatto sui servizi sanitari, e dall'altra per gestire i casi in modo efficace e in strutture adeguate.
Per quanto riguarda i dispositivi di protezione individuale e i dispositivi medicali, bisogna sottolineare che la produzione è dislocata prevalentemente fuori dal territorio nazionale. Pertanto, soprattutto nella prima fase, si è riscontrata una notevole difficoltà nel loro reperimento. La diffusione dell'epidemia a livello globale, tra l'altro, ha comportato una lievitazione dei prezzi, con una distorsione del mercato, che non consente più di avere, ormai, dei prezzi medi di riferimento. A ciò si deve aggiungere il blocco delle esportazioni, che hanno adottato molti Paesi produttori e di transito. Inoltre, a dispetto di ogni normale procedura, si è dovuta affrontare la criticità legata alla necessità di dover pagare in anticipo la merce, anche a fronte del grande rischio di doversi avvalere, ahimè, di intermediari poco trasparenti e, come è capitato di intercettare, propensi alle truffe internazionali.
Le terapie intensive in Italia sono passate, in pochi giorni - devo aggiungere il dato che ho riportato ieri alla Camera dei deputati e che testimonia il notevole e incessante lavoro profuso dalla Protezione civile - a 8.883 unità, con un aumento di 3.540 unità in pochi giorni. Per quanto riguarda i reparti di malattie infettive e pneumologia, siamo arrivati a 30.800 unità, con un incremento, in pochi giorni, di 23.560 unità. Abbiamo trasferito 59 pazienti in terapia intensiva dalla Lombardia in altre Regioni italiane, in ragione di una convenzione, che esisteva già, presso la Protezione civile, che si chiama Cross e che abbiamo reso più stringente e vincolante. Abbiamo riconvertito 78 ospedali in Covid Hospital. Abbiamo e stiamo lavorando tanto per i dispositivi di protezione individuale: anche qui il mercato è quello che è, ma stiamo riconvertendo tutte le nostre filiere interne, per incrementare la produzione. A questo riguardo mi permetto di fare un'osservazione: ho letto di qualche uscita polemica. È impensabile che la nostra collocazione geopolitica possa essere condizionata da queste forniture. Vi prego: non insistiamo più con queste polemiche, in questa situazione di emergenza. (Applausi).
Con una procedura di selezione delle 8.000 domande pervenute, fatta in settantadue ore, saranno inviati, nei prossimi giorni, centinaia di nuovi medici negli ospedali in difficoltà. Contestualmente, con una nuova ordinanza, nelle prossime ore, trasferiremo, su base volontaria, 500 infermieri nelle zone con il più alto numero di malati di Covid-19.
Questi nuovi medici, questi nuovi infermieri potranno offrire il loro contributo nelle aree più colpite, con particolare riguardo ai Comuni di Bergamo, Brescia, Cremona, Piacenza - ne cito alcuni, ovviamente - come pure all'ospedale da campo dell'Associazione nazionale Alpini, che a breve sarà operativo a Bergamo.
Il Governo è pienamente consapevole che la pandemia da Covid-19 non pone soltanto una complessa sfida sul piano sanitario, ma richiede anche una significativa risposta economica da parte delle istituzioni nazionali e internazionali. Per questa ragione, sin da quando è emerso il primo focolaio di coronavirus, il Governo ha adottato provvedimenti economici volti a tutelare i lavoratori e le imprese coinvolti dall'emergenza. Con il decreto-legge n. 6 abbiamo stanziato 20 milioni di euro per il 2020 a valere sul fondo per le emergenze nazionali in favore del Dipartimento della protezione civile. A questo provvedimento è seguito un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 24 febbraio che ha disposto la sospensione dei versamenti e degli adempimenti tributari, nonché del versamento delle ritenute d'acconto a carico dei residenti nelle prime due aree interessate allo sviluppo di un focolaio. Successivamente, con il decreto-legge n. 9, il Governo ha adottato ulteriori misure di proroga degli adempimenti a carico dei cittadini e delle imprese delle zone maggiormente interessate all'epidemia, nonché misure in materia di sviluppo economico, istruzione e salute, volte a sostenere il tessuto socio-economico del Paese. La consapevolezza delle pesanti ripercussioni socio-economiche derivanti dal Covid-19 ha determinato l'esigenza di un piano di emergenza economica più incisivo e più complessivo. Ricorderete che già lo scorso 5 marzo il Governo ha presentato una relazione qui al Parlamento, ai sensi della legge n. 243 del 2012, contenente la richiesta di autorizzare uno scostamento temporaneo del saldo strutturale di bilancio dall'obiettivo programmatico di medio termine precedentemente stabilito. Di lì a poco, ricorderete anche che il Governo ha presentato una relazione integrativa, portando il complessivo incremento degli stanziamenti richiesti a 25 miliardi nel 2020 in termini di saldo netto da finanziare, ovvero a un incremento di 20 miliardi dell'indebitamento netto programmato per il 2020.
La Commissione europea ha confermato, in una lettera di risposta alla lettera del Governo dello scorso 5 marzo, che le misure di spesa pubblica adottate una tantum in relazione all'emergenza epidemiologica in corso sono da considerarsi escluse per definizione dal calcolo del saldo di bilancio strutturale e dalla valutazione del rispetto delle regole di bilancio vigenti. In forza di questo maggior ricorso all'indebitamento autorizzato dal Parlamento, il Governo ha emanato il decreto-legge n. 18 - l'abbiamo sintetizzato come cura Italia - individuando quattro ambiti di intervento per un'azione urgente di sostegno all'economia. Ricordo i quattro ambiti: potenziamento del Sistema sanitario, protezione del lavoro e dei redditi, sostegno alla liquidità delle imprese e delle famiglie, sospensione delle scadenze tributarie e dei contributi previdenziali e assistenziali.
Per potenziare le risorse a disposizione del nostro Sistema sanitario, che sta dimostrando in questi giorni molte criticità, e comunque anche a dispetto di tali criticità un'invidiabile efficienza e reattività di intervento - come anche riconosciuto dalla stessa Organizzazione mondiale della sanità - il decreto stanzia nuove risorse per 3,2 miliardi. Queste risorse saranno utilizzate per interventi di reclutamento e di gestione del personale medico-sanitario, consentendo fino a 20.000 assunzioni di personale, in parte già deliberate. Inoltre, il decreto dispone lo stanziamento di risorse per gli straordinari del personale sanitario, che viene incrementato di 250 milioni di euro per il 2020; l'incremento di 320 unità del personale medico infermieristico militare, nonché la possibilità per l'INAIL di assumere a tempo determinato 200 medici specialisti e 100 infermieri. Per far fronte alle esigenze di sorveglianza epidemiologica, viene aumentato anche lo stanziamento a favore dell'Istituto superiore di sanità.
Nell'ambito della protezione del lavoro e dei redditi, il decreto stanzia oltre 12 miliardi di euro in favore degli ammortizzatori sociali, della preservazione dei posti lavoro e di misure specifiche per determinate categorie di lavoratori. La cassa integrazione guadagni in deroga, a cui si è già ricorso nei precedenti interventi normativi, viene estesa nel decreto all'intero territorio nazionale per i dipendenti di tutti i settori produttivi, per una durata massima di nove settimane.
Abbiamo prestato attenzione - una prima attenzione, preciso - anche alle categorie lei lavoratori autonomi e atipici. Il decreto-legge interviene anche in materia di licenziamenti, prevedendone la sospensione; misure specifiche sono rivolte anche a categorie particolari di lavoratori che svolgono attività essenziali e non sono coperti dalla sospensione delle attività.
I contraccolpi economici dell'emergenza sanitaria naturalmente riguardano da vicino il mondo delle imprese. È perciò imperativo garantire loro il massimo grado possibile di liquidità e a questo scopo il Governo ha già predisposto misure significative che permettono di attivare complessivamente 350 miliardi di euro di finanziamenti a beneficio del mondo produttivo. Queste misure si articolano in quattro direzioni principali: abbiamo disposto una moratoria sui prestiti fino al 30 settembre 2020 a beneficio di tutto il sistema delle piccole e medie imprese; abbiamo poi potenziato con 1,5 miliardi di euro il fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese - e al riguardo possiamo e dobbiamo fare di più - affinché possa intervenire in maniera più capillare ed erogare garanzie per oltre 100 miliardi complessivi; in favore dei lavoratori autonomi che abbiano subito una perdita di oltre un terzo del loro fatturato medio viene esteso l'accesso al cosiddetto fondo Gasparrini, che per diciotto mesi garantisce la sospensione delle rate e il pagamento da parte dello Stato di una parte degli interessi sui mutui per l'acquisto della prima casa; a favore delle aziende di maggiori dimensioni, infine, abbiamo previsto una garanzia dello Stato sulle esposizioni assunte da Cassa depositi e prestiti diretta alle medie e grandi imprese colpite dall'emergenza. Sono previste anche forme di incentivo alle imprese bancarie e industriali finalizzate alla cessione di crediti incagliati o deteriorati attraverso la conversione delle loro attività fiscali differite in crediti d'imposta.
Il decreto-legge dedica inoltre un capitolo importante alla sospensione dei versamenti fiscali e contributivi, estendendo la portata degli interventi disposti dai provvedimenti precedenti.
Al fine di sostenere il sistema Paese in questa delicata fase abbiamo poi costituito un fondo per l'internazionalizzazione del sistema economico e il sostegno delle esportazioni italiane. Infine, per supportare il lavoro nell'ambito dell'emergenza, il decreto-legge dispone misure per la funzionalità delle Forze di polizia, delle Forze armate e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Non da ultimo, abbiamo previsto alcuni interventi in favore del sistema scolastico e universitario, un capitale prezioso su cui dobbiamo investire ancora con maggiore convinzione in nome del futuro del Paese, aiutandolo a superare questa fase di contenimento dell'epidemia.
L'impegno del Governo nel sostegno all'economia italiana trova nel decreto-legge cura Italia soltanto un primo passaggio, un primo passo di carattere emergenziale. Per questa ragione il Governo è al lavoro per un nuovo intervento in grado di potenziare e rafforzare misure economiche già adottate sul fronte della liquidità, della protezione sociale, del sostegno al reddito, a favore delle imprese, delle famiglie e dei lavoratori, con particolare riguardo - ma non solo - a quelli autonomi. Con il nuovo provvedimento miriamo a incrementare il sostegno alla liquidità e al credito che - l'ho già ricordato - con il decreto-legge cura Italia è già in grado di mobilitare la cifra di 350 miliardi di euro. Con il nuovo intervento normativo confidiamo di pervenire a uno strumento che abbia stanziamenti aggiuntivi non inferiori ai 25 miliardi già stanziati. Consentiteci di lavorare ancora: vorremmo potenziare maggiormente questo intervento. In definitiva confidiamo di poter offrire alle imprese, alle famiglie e ai lavoratori stanziamenti aggiuntivi per una somma totale non inferiore - lo ripeto, non inferiore - a 50 miliardi di euro.
Non solo: con i prossimi interventi dovremo rendere ancora più incisivi gli sforzi di semplificazione amministrativa e burocratica - questo è un passaggio molto importante - in modo da realizzare una terapia d'urto che acceleri finalmente e risolutamente nel nostro Paese - adesso ne ha più bisogno che mai - gli investimenti pubblici e privati, in modo da metterlo nella condizione di ripartire con forza, di rimbalzare non appena si riuscirà a intravvedere l'uscita dalla fase più acuta dell'emergenza.
Sarà cruciale, quindi, superare le rigidità strutturali che hanno impedito di dispiegare fin qui, negli ultimi anni, tutto il potenziale di crescita dell'Italia. Penso - ad esempio - ad alcuni settori dell'edilizia e delle opere pubbliche.
Al contempo, è fondamentale garantire che il sistema Paese sia sempre più preparato a sostenere situazioni di emergenza, qualunque ne sia la causa scatenante. Il nostro Sistema sanitario nazionale e il sistema della ricerca in campo scientifico, clinico e farmacologico sono due risorse di valore inestimabile e noi le dobbiamo rafforzare e proteggere.
Allo stesso tempo, dobbiamo salvaguardare la capacità finanziaria dei nostri enti locali, che sono davvero molto in difficoltà, a partire dai Comuni, che sono il volto dello Stato più prossimo ai nostri cittadini, affinché possano erogare servizi pubblici di qualità e assicurare reti di protezione sociale solide e resilienti.
Come dicevo prima, il lavoro che stiamo portando avanti si è già giovato - penso al primo decreto cura Italia - dei suggerimenti che le forze politiche non solo di maggioranza, ma anche di opposizione hanno fatto pervenire. Quindi, il Governo - lo confermo - è favorevole a proseguire in questo confronto tra le varie forze politiche rappresentate in Parlamento, in modo da concordare un percorso di condivisione delle misure riparatorie e di rilancio dell'economia quanto più ampie possibile.
Importante sarà anche il coinvolgimento delle associazioni, delle categorie produttive e delle parti sociali perché l'opera di ricostruzione che stiamo elaborando deve poter coinvolgere più ampie fasce rappresentative dell'intero tessuto economico-sociale. Permettetemi di rivolgere un ringraziamento sia alle associazioni di categoria dei datori di lavoro, sia alle associazioni di categoria sindacali, perché stanno dimostrando un grande senso di responsabilità in questa fase emergenziale.
Dobbiamo approfittare per capovolgere quest'emergenza, questo shock di origine esogena in opportunità di rilancio dell'intero sistema sociale ed economico lungo un sentiero di crescita equa e sostenibile. Queste settimane di lotta e di battaglia contro la diffusione del coronavirus ci hanno anche mostrato l'importanza di preservare alcune filiere produttive di cruciale importanza per la salute e la sicurezza nazionali, come ad esempio quelle legate ai ventilatori sanitari e ai dispositivi di protezione individuale.
Un primo passo importante nella direzione della ricostituzione di filiere nazionali è stato compiuto anche con i nuovi incentivi previsti dal decreto cura Italia per la produzione e la fornitura di dispositivi medici di protezione individuale. Al momento sono disponibili - lo ricordo - 50 milioni di euro per sostenere le aziende italiane che vogliono ampliare e riconvertire la propria attività per produrre ventilatori, mascherine, occhiali, camici e tute di sicurezza. Si tratta di risorse che, rientrando nel regime degli aiuti di Stato, sono state autorizzate in meno di quarantott'ore dalla Commissione europea, dopo l'immediata notifica della misura in sede comunitaria da parte del Ministro dello sviluppo economico.
L'emergenza ci mostra anche l'importanza di tutelare le nostre industrie di interesse strategico alla luce di un'ampia serie di rischi epidemiologici, ambientali, sismici, informatici e geopolitici. I più preziosi asset del Paese vanno protetti con ogni mezzo e saremo in grado di lavorare in questa direzione a partire dal prossimo provvedimento normativo in aprile.
Per il rilancio economico dell'Italia, poi, restano di assoluta centralità gli investimenti pubblici e privati nella sostenibilità ambientale e l'impulso sempre maggiore alla trasformazione digitale del Paese. L'esperienza delle ultime tre settimane ci ha dimostrato che è necessaria e possibile una vera e propria trasformazione in chiave digitale della scuola, dell'università e del lavoro. Dobbiamo concentrare tutte le migliori energie del Paese e le risorse disponibili sul potenziamento della connettività, della formazione digitale e dell'innovazione tecnologica, assicurando a tutti i cittadini la parità di accesso agli strumenti informatici.
Per attuare efficacemente queste priorità di intervento, in un quadro progettuale di medio e lungo periodo, il nostro Paese avrà bisogno di un assetto normativo semplificato - lo voglio sottolineare - e quanto più favorevole possibile agli investimenti e all'utilizzo di risorse pubbliche significative per continuare a sostenere l'economia nella fase di uscita dall'emergenza sanitaria.
Quindi, in questa prospettiva è cruciale la decisione assunta dalla Banca centrale europea lo scorso 18 marzo, che ha portato a 750 miliardi l'entità complessiva del programma di acquisto di titoli volto a contrastare i rischi economici della pandemia del coronavirus, includendo anche la possibilità di rivisitare gli attuali limiti autoimposti, ove fosse necessario.
La recessione, che ci aspettiamo dura e severa, investirà l'intero Continente europeo e assumerà i caratteri di uno shock esterno e simmetrico. La risposta della politica monetaria e della politica di bilancio dell'eurozona non può e non deve essere messa a repentaglio da un rischio di frammentazione dei mercati finanziari, soprattutto nell'ambito dei titoli del debito pubblico. È di assoluta importanza, da questo punto di vista, la proposta della Commissione europea volta ad attivare la clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità e crescita. Questa clausola sarà essenziale per poter procedere con ulteriori stanziamenti di risorse che si renderanno necessari a partire dalla definizione del nuovo provvedimento di sostegno in aprile sul quale - ripeto - auspico la più ampia collaborazione di tutte le forze politiche.
Tuttavia, l'impatto finanziario e socio-economico della pandemia sarà tale da richiedere alla governance economica dell'eurozona un salto di qualità che sia all'altezza della sfida. La nostra unione monetaria potrà uscire vincitrice dalla lotta contro il coronavirus soltanto se le sue istituzioni saranno rafforzate nel segno della solidarietà e dell'unità.
In queste settimane di emergenza ho promosso con forza nei confronti delle istituzioni europee e degli altri Stati membri un'azione coordinata con gli altri Ministri di Governo per sollecitare una risposta europea rapida ed efficace di ordine sanitario, ma anche economico. A un'emergenza così straordinaria dobbiamo reagire con misure coordinate, tempestive e straordinarie, rassicurando i cittadini europei e anche i mercati finanziari. Dobbiamo lanciare un messaggio forte e chiaro: l'Europa è unita ed è disponibile a fare tutto ciò che è necessario per preservare le proprie economie e il proprio tessuto sociale. (Applausi dai Gruppi M5S e PD e del senatore Errani). Dobbiamo essere disponibili a pensare anche a iniziative innovative e a ripensare vecchi strumenti stravolgendoli. Risposte corrette, ma tardive saranno del tutto inutili. I bilanci dei Paesi membri, infatti, dovranno continuare a mobilitare risorse pubbliche nel corso del 2020 e soltanto un'azione politica di sinergia potrà permettere all'eurozona di tornare su un sentiero di crescita sostenuta.
È convinzione del Governo che ad oggi nessuno - ripeto nessuno - degli strumenti disponibili progettati durante precedenti periodi di crisi di differente natura - pensiamo all'ultima del 2008 - possa costituire un veicolo idoneo ad attuare quella coraggiosa risposta economica alla pandemia di cui tutti i cittadini avvertono la necessità. Per questa ragione, l'Italia continua a lavorare alla creazione di strumenti di debito comuni dell'eurozona che possano finanziare gli sforzi messi in campo dai Governi e costruire un'adeguata linea di difesa. Si è ragionato anche in questi giorni di corona bond. Non è una formula linguistica che mi fa impazzire; propenderei forse, se devo dare un suggerimento, per european recovery bond, ma non è un problema di lessico.
Nelle ultime ore ho portato avanti un'iniziativa condivisa dai leader di altri otto Stati membri (Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia e Spagna). Ieri abbiamo inviato una lettera al presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che ho sentito per telefono. Abbiamo espresso e condiviso un chiaro punto di vista: l'Europa può affrontare questo shock soltanto facendo ricorso a misure straordinarie ed eccezionali.
Queste misure devono essere prioritariamente dirette a contenere al massimo la diffusione del virus e a rafforzare i sistemi sanitari dei singoli Stati membri. Devono essere in grado di salvare la produzione e la distribuzione di beni e servizi vitali all'interno dell'Unione europea e di contrastare efficacemente gli effetti negativi della crisi senza precedenti. Questa è una battaglia che si vince tutti insieme, altrimenti a perdere saremo tutti. (Applausi dai Gruppi M5S, FIBP-UDC, PD, Misto e Aut (SVP-PATT, UV)).
Ribadirò questa posizione già tra qualche ora, quando ci sarà una videoconferenza a livello di G20, e poi nel pomeriggio, nel corso del vertice del Consiglio europeo che terremo.
In conclusione, siamo nel mezzo di una sfida che noi e le generazioni a noi più prossime, i nostri genitori e nonni, non avremmo mai immaginato di dover affrontare. Pensate un po': chi se lo sarebbe immaginato? È una prova durissima che proviene e origina da fattori esogeni, per i quali quindi non ci possiamo imputare nulla. Il virus, questo nemico, è invisibile, non conosce confini e come il vento soffia dove vuole.
Sta a noi continuare ad affrontare questa sfida con coraggio, determinazione e responsabilità. A dette qualità dobbiamo aggiungerne un'altra: l'orgoglio di appartenere a una comunità di individui che vanta una grande tradizione, di rara forza e bellezza, e non vede l'ora di rilanciarsi per riaffermare, unita e fiera, la fiducia nel proprio futuro e nelle sue più grandi virtù. (Applausi dai Gruppi M5S, PD, IV-PSI e Aut (SVP-PATT, UV)).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sull'informativa del Presidente del Consiglio dei ministri.
È iscritto a parlare il senatore Casini. Ne ha facoltà.
CASINI (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, colleghi, credo che oggi non sia possibile cominciare alcun intervento senza rivolgere il nostro pensiero deferente a coloro che consentono a noi di essere qui e all'Italia di stare in piedi, nonostante tutto. Penso ai medici, agli infermieri, alle Forze dell'ordine, alla Polizia penitenziaria, ai coltivatori diretti, ai cassieri dei supermercati e a tutti coloro che, con individuali gesti quotidiani di eroismo, consentono all'Italia di stare in piedi. (Applausi).
Ricordiamo, colleghi, che queste persone non servono lo Stato perché hanno deciso di essere eroi: non volevano esserlo, ma volevano solo e semplicemente fare il loro dovere. Se oggi l'emergenza chiede loro atti di eroismo, dovremo tenerlo presente anche dopo, quando l'emergenza sarà finita e tanti discorsi potremo fare - ad esempio - sul Sistema sanitario pubblico, che per troppo tempo abbiamo dileggiato, ma che oggi, nonostante tutto, ci consente di avere fiducia. (Applausi dal Gruppo M5S e della senatrice Fedeli).
Vorrei rivolgere un pensiero alle famiglie, a quelle che non possono piangere i loro cari e a una categoria del Paese che mi sta molto a cuore: i nonni e gli anziani, coloro che in questo momento sentono più degli altri la drammaticità di momenti che non avrebbero mai pensato di vivere.
Voglio poi simbolicamente inchinarmi, a nome del Gruppo per le autonomie e penso di tanti di voi - cito una città - alla città di Bergamo; voglio inchinarmi ai suoi abitanti, alla memoria di chi non ce l'ha fatta, a questa grande città che rappresenta un onore e un vanto per tutta la Nazione. (Applausi).
Colleghi, oggi siamo in guerra; nei tempi di guerra le diserzioni non sono ammissibili. Verrà il momento della pace - ci auguriamo - e a quel punto si faranno i bilanci, ciascuno farà le valutazioni, potremo fare gli esami di quello che è andato e di quello che non ha funzionato.
Se mi consentite, però, vorrei elencare alcune tematiche. Parto dalla prima, che è quella che ci riguarda, perché in questi giorni credo che ha fatto male a tanti di noi sentire in trasmissioni televisive, molte volte, la strumentalizzazione costruita su fatti inesistenti che bisognava riaprire il Parlamento. (Applausi dai Gruppi M5S, PD e FIBP-UDC). Il Parlamento c'è, è aperto, non si è mai chiuso e guai a quel Paese in cui il Parlamento ha paura di fare il suo dovere quando in prima fila ci sono tante categorie. Noi siamo qui semplicemente come gli altri, con le mascherine; le Commissioni funzionano come hanno fatto in questa settimana tramite Skype o anche direttamente. Tutto questo fa parte del lavoro che svolgono gli italiani.
Io ricordo un Presidente della Repubblica, anni fa, il presidente Cossiga, a volte ritenuto eccentrico, che aveva elaborato e voleva elaborare con più profondità un protocollo sul funzionamento del Parlamento e delle istituzioni in periodi di crisi drammatica come quella attuale. Abbiamo sottovalutato che ciò potesse mai capitare e invece oggi siamo qui. Il funzionamento del Parlamento e delle istituzioni nei momenti di crisi è una questione che si andrà a porre seriamente per il futuro.
Un altro tema concerne l'applicazione della tecnologia, il rapporto tra democrazia, diritto di privacy e limitazione della libertà in momenti come questi. Anche questa è una frontiera delle questioni che il legislatore dovrà affrontare. Il rapporto - come accennavo prima - tra sanità pubblica e sanità privata: consentitemi di dire che tanti modelli sono franati (Applausi della senatrice Nugnes) e sono franati proprio perché si è voluta privilegiare l'idea che il tema della sanità privata potesse essere la soluzione. Non è così e lo vediamo con chiarezza. (Applausi dal Gruppo M5S e della senatrice Nugnes). Cito il rapporto tra lo Stato, le Regioni e i Comuni per evitare conflittualità istituzionali - colleghi - la moltiplicazione di ordinanze e di indicazioni date al cittadino che non capisce assolutamente più nulla. Qualcuno ha irriso il referendum costituzionale, la riforma che si fece nella scorsa legislatura sul tema del riordino tra Stato e Regioni. Era assolutamente necessaria e tali fatti lo dimostrano. (Applausi dai Gruppi PD e IV-PSI).
Ha ragione il Presidente del Consiglio: nessuno può strumentalizzare le mascherine, i medici, eccetera, per criticare - diciamo così - il sovvertimento di diritti geopolitici e di alleanze tradizionali. Presidente, mi consenta: abbiamo parlato con il ministro Di Maio anche altre volte in merito al tema dello sconvolgimento geopolitico che non esiste per gli infermieri cubani che arrivano o per le mascherine. Esiste perché tale questione è sul terreno drammaticamente da tempo, come vediamo nel Mediterraneo. Dopodiché ringrazio tutti gli aiuti che riceviamo.
Ho apprezzato il lavoro silenzioso che il ministro Di Maio ha fatto in questi giorni, anche facendo rientrare migliaia di connazionali: la Farnesina ha svolto un lavoro straordinario, da questo punto di vista. (Applausi dal Gruppo M5S e dei senatori Comincini ed Errani).
Bene: il tema delle alleanze geopolitiche c'è ed esiste. Il concetto di Occidente è minato per scelte politiche che sono state fatte anche oltre Atlantico, su cui bisogna riflettere con molta serietà. La protezione delle aziende italiane (il golden power) è certo fondamentale. Non possiamo essere espropriati e non possiamo accettare che qualcuno approfitti di una condizione di crisi oggettiva per scippare quelli che sono i patrimoni italiani.
L'Europa è al momento della verità. Si è parlato di eurobond e di altre forme. Io penso che ieri Draghi abbia detto una cosa molto importante. Bisogna essere grati a una personalità come Draghi, che ci ha ricordato che, durante le guerre, i debiti salgono e pertanto ha dato chiaramente un indirizzo specifico alla politica europea e alla politica finanziaria. (Applausi del senatore Comincini).
Colleghi, nessuno può scagliare la prima pietra. Ci sono errori del Governo? Probabilmente ci sono, ci saranno e hanno un impatto più visibile degli errori degli altri, perché gli errori degli altri non hanno la controprova. Ma ci sono anche gli errori degli altri: diciamo la verità, visto che stiamo parlando agli italiani. Chi diceva "apriamo tutto" poi ha detto "chiudiamo tutto", nello spazio di poche ore. Perché? Non per responsabilità delle singole persone o perché gli esponenti politici sbagliano più degli altri, ma perché la realtà è stata veloce e imprevedibile. Certo, girano in rete i filmati in cui il Presidente del Consiglio diceva, il 27 gennaio, che siamo arrivati prima degli altri; ma l'immaginazione nostra, il 27 gennaio, non era in condizione di capire quello che sarebbe arrivato subito dopo. Vogliamo avere un atto di lealtà verso l'Italia? Non l'opposizione verso la maggioranza o la maggioranza verso l'opposizione, ma verso l'Italia. Dobbiamo prendere atto che la crisi è stata più grande di noi e della nostra capacità di previsione.
Oggi però dobbiamo andare avanti assieme; studiamo la formula. Io credo che ci voglia disponibilità, come ha detto anche il Presidente del Consiglio. Nei miei lunghi anni di esperienza sono stato in maggioranza e all'opposizione; a volte la maggioranza chiede disponibilità solo a parole, perché per essere realmente disponibili bisogna condividere delle ricette. Bene, allora cerchiamo di studiare la formula, anche utilizzando la Conferenza dei Capigruppo. Potremmo istituire una Commissione speciale che abbia una durata di due o tre mesi, nell'ambito della quale ci sia la possibilità di discutere nel Parlamento e non fuori dal Parlamento, altrimenti accettiamo noi stessi una delegittimazione della politica che inevitabilmente ci sarà, perché il nostro è un Paese in cui è facile che il consenso si trasformi in biasimo. Dobbiamo pensare oggi a quello che accadrà domani, quando migliaia di persone perderanno il posto di lavoro. E allora cerchiamo di costruire degli strumenti nel Parlamento. Penso - ad esempio - che una Commissione speciale con una durata di tre mesi, che può essere rinnovata, possa essere la sede in cui maggioranza e opposizione possano lavorare assieme.
Istituirei poi, con esperti di ogni provenienza, una task force per la ripresa, perché il punto è che oggi non siamo in grado di sapere i danni che ci saranno. Si parla di cassa integrazione per chi chiude, perché tante attività devono chiudere. Ma non è che le attività che restano aperte non subiscano in gran parte, salvo alcuni settori specifici... (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. Concluda, per cortesia.
CASINI (Aut (SVP-PATT, UV)). Ho terminato. Io credo che noi dobbiamo istituire una task force che possa studiare subito una rivoluzione di provvedimenti per il futuro.
Il problema che noi oggi abbiamo, come classe politica, non è solo combattere la guerra, ma è cominciare a capire come combatteremo la seconda parte della guerra. Credo che tutti assieme, in nome dell'Italia, abbiamo una grandissima responsabilità. (Applausi dal Gruppo M5S e dei senatori Conzatti e De Bertoldi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Renzi. Ne ha facoltà.
RENZI (IV-PSI). Signor Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli colleghi, non sono mai stato tanto fiero di essere italiano come quando le nostre istituzioni, tutte insieme, hanno mostrato una differenza di stile, di contenuti e di risposta rispetto a un altro Paese europeo, anche se non più appartenente all'Unione europea, in ordine alla vicenda Covid-19.
È accaduto, infatti, che un suo collega Primo ministro, il Primo ministro del Regno Unito, abbia affrontato l'emergenza coronavirus dicendo che dobbiamo abituarci a perdere i nostri cari. Quel Primo ministro, che ha studiato le civiltà antiche e la Grecia e Roma, dovrebbe ricordare che la grandezza di Roma e dell'Italia è stata data da quel personaggio, Enea, che si carica suo padre Anchise e arriva nella nuova terra promessa, dove fonda Roma, portandosi la bellezza dell'esperienza sulle spalle.
Noi italiani abbiamo dimostrato che non ci rassegniamo a lasciare i nostri cari. Noi italiani abbiamo detto che facciamo dei sacrifici, tutti insieme, per salvare la vita dei nostri nonni. Di questo, tutti dobbiamo essere orgogliosi e fieri e dobbiamo ringraziare il Governo e le altre istituzioni per avere agito in tale direzione. (Applausi dai Gruppi IV-PSI, M5S e Misto).
Ora, però, dobbiamo uscirne. Dobbiamo lavorare per salvare la vita dei nostri nonni. Dobbiamo evitare di morire di Covid-19 e dobbiamo evitare di morire di fame. C'è un'emergenza economica fortissima di fronte a noi. Io credo che il Presidente del Consiglio abbia fatto bene a venire in Parlamento e il Presidente del Senato abbia fatto bene a creare le condizioni. Io sono stato tra coloro i quali hanno criticato un eccesso di comunicazione istituzionale. Oggi voglio dare atto al Presidente del Consiglio di essere qui in Aula e di essersi aperto a una discussione vera e reale.
Proprio per essere altrettanto franchi e chiari, tutta la discussione sul passato, che è stata fatta in modo puntuale dal Presidente del Consiglio, con una rivendicazione delle scelte, non può essere oggetto del dibattito di oggi, perché non può essere questo il momento. Il Presidente del Consiglio ha fatto bene a comunicare ciò che è stato fatto. Penso che ciascuno di noi possa apprezzare la sua citazione manzoniana: «del senno di poi ne son piene le fosse». Ce n'è un'altra, presidente Conte, nel capitolo 32 de «I promessi sposi», sempre a proposito della peste. È quella in cui Manzoni dice che il buon senso c'era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune.
Mi domando se, in alcuni passaggi della nostra esperienza, abbiamo avuto un po' paura del senso comune per dire cose di buon senso: dai voli diretti ai tamponi ai medici; alla Consob, perché l'apertura e la chiusura delle borse riguarda la Consob e non il Governo. Noi, infatti, abbiamo chiuso le aziende, ma ci è stato detto che non potevamo chiudere per due mesi le borse e non potevamo bloccare le vendite allo scoperto. Poi, però, si è visto che si poteva fare.
Me lo domando sulle questioni legate ai nostri detenuti. Se tu, Stato, privi della libertà un uomo in ragione della legge, hai il dovere di farti carico della sua vita. (Applausi del senatore Margiotta). E se ci sono 13 detenuti, qualcuno deve pagare il conto di quello che è successo. Mi riferisco al direttore dell'amministrazione penitenziaria. (Applausi dai Gruppi IV-PSI, PD e Misto).
Di tutti questi temi discuteremo a tempo debito. Io propongo l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta. Si sono fatte le Commissioni parlamentari d'inchiesta su tutto: di fronte a 8.000 morti credo sia un dovere civile parlarne, dopo le vacanze estive, dopo la ripresa.
Oltre al ringraziamento gigantesco ai medici e agli infermieri, mi associo totalmente alle parole del collega senatore Casini, che ha detto in modo ineccepibile ciò che andava detto e sono dalla sua parte. Vorrei che, tutti insieme, affrontassimo il durante perché c'è anche un dopo, e questo dopo potrebbe essere affascinante. Oggi Alessandro Baricco scrive parole bellissime su «la Repubblica» sull'audacia del dopo.
Ci sarà un dopo sull'innovazione, sulla tecnologia, sullo smart working. Ci sarà un dopo sulla sostenibilità ambientale. Ci sarà un altro mondo dopo il coronavirus, perché riguarda non soltanto l'Italia, ma tutto il Pianeta. Ci sarà un dopo e sarà un dopo in cui ci saranno l'Italia e gli italiani, che stanno dando prove meravigliose di resistenza e di valore civile. Gli italiani, infatti, che sono stati spesso criticati, stanno seguendo delle regole difficili e lo stanno facendo con un senso di cittadinanza che andrebbe premiato pubblicamente, per lo stile che stanno avendo.
In questo dopo che verrà, noi ci saremo. Diamolo questo messaggio a chi è chiuso da quindici giorni in casa.
Gli italiani, con la loro fantasia, il loro estro e la loro innovazione ci saranno: avranno qualcosa da dire e da dare; ne sono convinto.
Quello che però mi preoccupa è il mondo di oggi, non quello di domani. Noi stiamo vedendo il trailer di un film dell'orrore; lo dico senza polemiche in quest'Aula. Ma quanto tempo si è discusso di no-vax? Quante volte si è messa in discussione la qualità degli studi scientifici? Personalità, come Roberto Burioni, minacciate con falsi manifesti delle brigate rosse nel 2017 e nel 2018. Quante volte qualcuno ci ha detto che si sarebbero potute affrontare le grandi sfide senza andare a rincorrere la scienza o addirittura con i no-vax? Quello che stiamo vedendo in queste ore è il trailer di un film dell'orrore: il mondo senza vaccini.
Lo dico con rispetto ai sovranisti: quante volte ci hanno detto che staremo meglio eliminando Schengen, staremo meglio blindando le frontiere, staremo meglio ognuno a casa propria? Le nostra città muoiono senza i turisti; le nostre aziende muoiono senza esportare: muore il Veneto se non esporta, muore l'Emilia-Romagna se non esporta. Il trailer di un mondo sovranista fa paura.
Signor Presidente, c'è il «durante» da affrontare. Donald Trump è molto criticato a sinistra negli Stati Uniti. Io sono con Joe Biden che chiede: dove sono le mascherine? Dove sono i tamponi? Perché il sistema sanitario non funziona? Però Donald Trump - riconosciamolo - ha fatto la scelta giusta dal punto di vista economico: non ha fatto una serie di interventi ma un intervento solo: 2.000 miliardi di dollari. Lo ha fatto dopo essersi chiuso al Congresso con i democratici e avendo trovato un accordo di massima su questo punto. Attenzione, democratici e repubblicani si odiano in America: la speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha distrutto il discorso di Trump sullo stato dell'Unione con un gesto istituzionale al limite della provocazione (anche perché Trump ci aveva messo del suo, come reazione). Ebbene, in quel clima politico, dove se le stanno dando di santa ragione anche in vista delle elezioni presidenziali, la misura economica l'hanno fatta insieme, ed è una misura da 2.000 miliardi di dollari.
Angela Merkel, che molti contestano e criticano, ha colto immediatamente la palla al balzo per attuare una misura che era inimmaginabile da parte della Germania rigorista di qualche anno fa. E oggi Mario Draghi, signor Presidente del Consiglio, le indica la strada quando dice che, certo, bisogna fare debito, ma bisogna farlo per dare innanzitutto liquidità a quel sistema di piccole e medie imprese che rischia di non riaprire più. Noi stiamo discutendo da giorni su quale sia il codice per chiudere alcune aziende, la produzione; giusto, ma il problema è quale sia il codice per farle riaprire. (Applausi dal Gruppo IV-PSI e del senatore Marcucci). Se infatti noi non permettiamo alle aziende piccole e medie di avere liquidità, queste muoiono.
Signor Presidente, siccome sono convinto che lei lo sappia, mi permetta di rappresentarle un'immagine, quella proposta dal Bernini, nella scultura di Enea, Anchise ed Ascanio: c'è Enea che tiene Anchise, ma accanto c'è Ascanio, il figlio. Noi non stiamo chiedendo i soldi all'Europa, ma ai nostri figli. (Applausi dai Gruppi IV-PSI e PD).Dire che andiamo a debito significa che, per salvare Anchise, Enea fa bene a fare tutto quello che deve fare; ma il conto lo pagherà Ascanio, lo pagheranno i nostri figli. Spendiamoli bene, allora, questi soldi.
Mi permetto di dire: facciamo un unico decreto, non facciamo un decreto al mese; limitiamo il numero dei decreti, perché ne abbiamo fatti fin troppi. Facciamone uno insieme (e non bastano 50 miliardi di euro per il prossimo decreto). Deve essere l'ultimo decreto - non il prossimo decreto di una saga - in cui affermare con chiarezza tutto quello che serve affinché le imprese vengano messe in condizioni di riaprire. (Applausi dal Gruppo IV-PSI).
Parliamo della riapertura delle attività, non della chiusura, perché non possiamo continuare a immaginare che, di fronte alla crisi, non si dica la verità. Signor Presidente, noi dobbiamo convivere con il Covid. È inutile stare a fare discussioni troppo lunghe: il Covid ce lo portiamo dietro perlomeno per due anni, finché non avremo modo non soltanto di sperimentare il vaccino e di testarlo, ma anche di vederne gli effetti. È chiaro che noi, se abbiamo due anni davanti, non possiamo stare per tutto questo tempo chiusi in casa; non possiamo tenere due anni gli italiani fermi senza lavorare. Il Covid è un'emergenza che per i prossimi due anni ci sarà. Poi verrà un mondo bellissimo, quello di domani, ma in questi due anni c'è una "terra di mezzo" in cui riaprire le aziende è fondamentale, altrimenti trasformeremo il Paese in una sterminata massa di disoccupati.
Per questo noi ci siamo, signor Presidente: ci siamo chiedendole la massima attenzione sulla scuola perché i ragazzi siano valutati prima della fine dell'anno; ci siamo chiedendole qualche gesto simbolico come, ad esempio, con tutti i crismi della sicurezza, quello di riaprire le librerie, perché bisogna nutrire anche l'anima. Così come si tengono aperte le edicole, bisogna riaprire le librerie. Ci siamo anche dicendole, signor Presidente, che o adesso siamo in condizioni di immaginare il futuro economico oppure faremo lo stesso errore compiuto con i ritardi che si sono registrati in altri settori in merito alla situazione sanitaria.
Nel 1348 - il Presidente del Consiglio lo sa perché conosce Firenze per motivi anche professionali, oltre che personali - la peste colpì Firenze e sembrò la fine del mondo. Firenze era una delle più grandi città del mondo, una delle megalopoli (aveva 100.000 abitanti) e fu decimata. La peste sembrò la fine di tutto, eppure dalla peste nacque, sì, sicuramente il «Decamerone» di Boccaccio, ma anche quello spirito orgoglioso e fiero che diede vita poi al Rinascimento. Facciamo le scelte giuste e davvero tutto andrà bene. (Applausi dai Gruppi IV-PSI e PD, e del senatore Errani).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rauti. Ne ha facoltà.
RAUTI (FdI). Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, colleghi, sin dall'inizio di questa emergenza, Fratelli d'Italia ha dimostrato compostezza, senso di responsabilità, disponibilità a lavorare non per il Governo ma con il Governo per il bene della Nazione, come deve fare un'opposizione patriottica. Il conto politico lo faremo dopo. In ogni occasione abbiamo portato le nostre proposte per potenziare il sistema sanitario nazionale e misure specifiche economiche anticrisi per aziende, imprese, professionisti, famiglie, lavoratori e partite IVA.
Anche quando abbiamo criticato lo abbiamo fatto con senso di responsabilità perché bisogna anche ammettere che qualcosa non ha funzionato, bisogna dirlo che c'è stato un ritardo di almeno venticinque giorni in termini di azione preventiva: da quel 31 gennaio in cui si dichiarava lo stato di emergenza per sei mesi a quel 25 febbraio che anche lei, presidente Conte, ha richiamato, quando è stato adottato il provvedimento sulle zone rosse del Nord. Non sono seguiti con immediatezza atti consequenziali sull'approvvigionamento e sulla distribuzione dei dispositivi di protezione individuale personale ai medici e agli infermieri e non ne è conseguita neanche un'acquisizione di respiratori. Intanto, in quel vuoto, si spediva un cargo con 18 tonnellate di materiale sanitario in Cina (ma questa ormai è diventata un'altra storia).
Siamo precipitati troppo velocemente dal mantra minimalista del «è solo un'influenza» oppure - cito testualmente - «la possibilità di diffusione del virus in Italia è assai remota» alla situazione tragica che viviamo, passando attraverso - dobbiamo ricordarlo - quel refrain antipatico secondo cui chiedere la quarantena obbligatoria per chiunque tornasse dalla Cina, indipendentemente dalla sua nazionalità, fosse inutile allarmismo e addirittura razzismo discriminatorio.
Qualcosa non ha funzionato anche nella comunicazione dei quattro decreti emanati in pochi giorni: si è creata tanta confusione. Da quell'annuncio pasticciato - eravamo qui in Aula - sulla chiusura delle scuole il giorno dopo - «sì», «no», «forse ma anche sì» - alle dirette del sabato sera. Ricordo l'anticipazione di sabato 7 marzo sulle misure urgenti di contenimento in Lombardia e in molte altre province che hanno scatenato esodi notturni e assalti a treni dal Nord al Sud con gli effetti di contagio che ne sono seguiti. Ricordo sabato scorso, 21 marzo, con la diretta RAI e Facebook a lungo attesa che recava l'annuncio di provvedimenti non ancora scritti che sarebbero entrati in vigore lunedì 23, mentre diventavano effettive su parte del territorio nazionale le ordinanze regionali più restrittive e si creava quindi ulteriore caos e confusione nella difformità di regole. È buona norma - lo si sa - scrivere i provvedimenti prima di annunciarli e condividerli prima di adottarli, coinvolgendo il Parlamento, anche per evitare - mi permetta - di dare l'impressione di una partita giocata da solo o di una comunicazione autoreferenziale, distante dalla realtà minuta e quotidiana della vita delle persone.
Oggi le vite degli altri sono le nostre e lei, signor Presidente del Consiglio, che può entrare nelle case di tutti gli italiani, dica grazie a tutti, per quello che stanno e stiamo facendo. Non parli solo delle necessarie misure restrittive, ma, rivolgendosi a tutti, spieghi a ognuno (a chi ha abbassato la serranda, a chi ha perso il lavoro, a chi non va più a scuola o all'università, a chi ha un disabile in casa, a chi è anziano ed è solo, a coloro per cui stare a casa significa non guadagnare e non sapere come fare la spesa) e dica: «Per te, per te e per te lo Stato ha previsto questo». E gli dica «quanto» e ci dica «quando», anche in termini di liquidità, che è la cosa più urgente. Mi riferisco, come ricordava anche il collega Renzi, alla liquidità per le piccole e medie imprese, per le famiglie e per chi deve mettere in cassa integrazione, senza lasciare in questo troppa discrezionalità alle banche.
Occorre allora rivolgersi ad ognuno e a ciascuno, perché ognuno sta facendo la sua parte. È anche per ridurre queste distanze che abbiamo insistito per un confronto parlamentare e, di più, per un coinvolgimento serio del Parlamento, arrivando a proporre, come ha fatto il presidente Giorgia Meloni, una cabina di regia parlamentare: il palazzo con le porte aperte, come luogo nel quale lavorare quotidianamente, tutti insieme, proprio perché ognuno deve fare la sua parte e stare al suo posto.
Abbiamo chiesto a tutti di fare la propria parte e di stare al proprio posto, anche a chi resta a casa, a chi è costretto a lavorare per assicurare i beni essenziali, a chi si sacrifica oltre se stesso, in corsia o in sala operatoria, a chi ci fa lo scontrino alla cassa del supermercato, a chi guida un camion per portare prodotti alimentari, alle nostre Forze dell'ordine e alle nostre Forze armate, che sono in prima linea. Lo abbiamo chiesto a tutti ed è per questo che dobbiamo essere qui, al nostro posto. Abbiamo il dovere di fare la nostra parte, vogliamo avere il diritto di combattere questa battaglia comune. E vogliamo anche, signor Presidente, non solo essere sentiti, ma anche essere ascoltati e veder accolte le nostre proposte. Non ci avete ascoltato quando abbiamo proposto in anticipo la serrata totale per quindici giorni, la nomina di un commissario straordinario con poteri ordinamentali, quando abbiamo detto subito di prevedere almeno 30 miliardi di euro per le prime misure necessarie e ancora si parlava di 3,6, poi di 7,5 e poi di 25 miliardi di euro del decreto cura Italia, che sappiamo essere un pannicello caldo, perché per la cura servirà davvero molto di più. Ascoltateci per fare rinascere questo Paese, che rialzerà la testa come solo gli italiani sanno fare. Lavoriamo insieme per uscire dall'emergenza sanitaria e da quella economica, insieme per scongiurare ed evitare la desertificazione del sistema produttivo, per impedire l'attacco speculativo alle aziende italiane, per impedire l'assalto predatorio.
Signor Presidente del Consiglio, formulo una richiesta di cuore: difendete l'Italia in Europa, difendete l'Italia da questo tipo di Europa, assente quando serve e che si sta dimostrando solamente egoista, matrigna e vessatoria. Difendete l'Italia dai ricatti della Banca centrale europea, liberate l'Italia dalla burocrazia e dal dedalo fiscale, dateci la libertà e la passione dell'impresa, che è tutta italiana. Difendete l'Italia dalla dittatura economica del MES e da quella Troika strozzina, difendete l'Italia, difendete la nostra sovranità nazionale e l'interesse nazionale. Fratelli d'Italia c'è, nella battaglia comune di oggi, e c'è, lo sottolineo (come viene percepita nella letteratura scientifica e psicologica), nella resilienza di domani.
La resilienza, cari colleghi, comprende e supera la rinascita; è la resilienza dell'Italia dopo che la globalizzazione ha dimostrato tutta la sua fragilità. Resilienza, perché servirà dopo un cambio di passo. In questa resilienza, in questa visione Fratelli d'Italia c'è oggi e ci sarà domani, perché il nostro non è solo il nome di un partito, non è solo un'etichetta, il nostro è un modo di sentire, è un modo di essere, è una visione della Nazione e della politica intesa in termini di servizio. Noi siamo i figli e siamo i fratelli d'Italia e per questo e per l'orgoglio tricolore ci saremo sempre. (Applausi dal Gruppo FdI, FIBP-UDC e del senatore Salvini).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice De Petris. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Misto-LeU). Signor Presidente, il nostro Paese e il Governo si sono trovati di fronte alla crisi più grave e più drammatica dal dopoguerra, all'improvviso, con una repentinità che non poteva essere prevista in queste dimensioni. Chi sostiene il contrario, chi accusa il Governo di non essere stato abbastanza previdente dovrebbe riflettere sul fatto che forse, non a caso, tutti i Paesi del mondo, nessuno escluso, sono stati presi alla sprovvista. Qualcuno ha anche colpevolmente teorizzato di non voler mettere in campo una prevenzione; altri sono stati colti di sorpresa dalla velocità con cui si è prodotta questa crisi sanitaria, che si allarga poi - lo sappiamo perfettamente, come il presidente Conte e tutti i colleghi hanno qui detto - fino a coinvolgere l'economia e il nostro stesso stile di vita.
Di fronte a questa esplosione imprevista e imprevedibile - almeno in questa misura - ci sono state magari incertezze, ci sarà stata qualche oscillazione, ma sono state dovute proprio all'estrema difficoltà di anticipare gli eventi, di capire come si evolveva il contagio. Peraltro in nessun'altra parte del mondo - bisogna dirlo con chiarezza - il virus si era diffuso con le particolari modalità con cui si è concentrato ed è dilagato in Lombardia. Tutti possiamo dire però con orgoglio che tutto il Paese ha saputo reagire. Hanno saputo reagire con coraggio immenso, generosità e abnegazione i medici, il personale sanitario in prima linea, che ancora una volta ringrazio a nome di tutto il mio Gruppo. In questo caso, parlare di «prima linea» non è certamente una metafora: si tratta proprio di una prima linea. Lo hanno fatto e lo stanno facendo davvero a rischio della vita, hanno reagito e stanno reagendo tutti i cittadini, accettando una serie di sacrifici e limitazioni della loro libertà senza precedenti.
Quando ripetiamo che ancora troppi contravvengono, dobbiamo aggiungere però che il 95 per cento degli italiani - lo sappiamo dai controlli effettuati - dimostrano di comportarsi con disciplina e senso di responsabilità. Ha reagito e sta reagendo il Governo: aver aumentato in poche settimane del 65 per cento i reparti di terapia intensiva e aver quadruplicato quelli di terapia subintensiva è un risultato enorme e importantissimo, che non era scontato. Non dimentichiamo i tagli che negli anni precedenti erano stati apportati a tutto il nostro sistema sanitario. È grazie a questo sforzo immane che negli ospedali italiani si combatte, certo fra grandi difficoltà, ma non vediamo immagini come quelle che ci arrivano per esempio da un altro grande Paese europeo che si trova oggi in condizioni simili alle nostre, mi riferisco agli ospedali in Spagna, a Madrid. Noi tutti, il Governo e le istituzioni, siamo costretti quindi a muoverci certamente in un difficile equilibrio. Dobbiamo fare il possibile e ancor di più far rispettare le regole che sole possono evitare che questa crisi si trasformi in catastrofe, ma dobbiamo farlo salvaguardando per intero i nostri principi. Dobbiamo essere rigorosi e severi, ma senza cedere ad alcuna nessuna tentazione, magari quella di militarizzare il Paese.
Dobbiamo essere drastici e tempestivi, ma senza sacrificare - bene ha fatto il Governo - il dialogo con tutte le parti sociali, con le amministrazioni locali, con l'intero arco delle forze parlamentari, senza rinunciare alla centralità del Parlamento. Sono state dette parole vane sul fatto che il Parlamento era chiuso; il Presidente Alberti Casellati sa - e lo ha giustamente ripetuto - quanto in questi giorni, in queste settimane siamo stati attivi in tutti i modi possibili per fare in modo che il Parlamento continuasse a svolgere la sua funzione. È una missione certamente faticosa e difficile, ma io penso che ci stiamo riuscendo.
Nonostante il fronte principale sia quello della lotta contro il virus, non possiamo però dimenticare che questa crisi non è solo sanitaria. Le misure che il Governo ha dovuto assumere non sono a costo zero; purtroppo peseranno terribilmente sulla nostra economia, ma pesano già oggi sulle condizioni materiali di moltissime persone, di donne e di uomini rimasti senza reddito, di precari che magari avevano un lavoro intermittente e che non hanno un minimo di certezza per il proprio futuro, di famiglie monoreddito rimaste senza reddito, di locatari che magari non sanno se incasseranno affitti e di inquilini che non sanno se riusciranno a pagare l'affitto, o dei piccoli negozianti che sono in grandissima difficoltà. Per tutte queste persone il problema del distanziamento sociale non è quello di dover rinunciare a correre o all'aperitivo: è questione di sopravvivenza e nessuno può dir loro con certezza quando tutto ciò avrà termine. Prendersi cura di questi cittadini, dei nostri cittadini, è urgente quanto fronteggiare il virus ed è condizione essenziale per la tenuta sociale del Paese, senza la quale neppure la guerra contro il virus potrà essere vinta.
Il Governo ha fatto uno sforzo senza precedenti mettendo in campo con il decreto-legge cura Italia 25 miliardi di euro, l'equivalente di una manovra di bilancio, ma sappiamo che non basteranno. Lei, presidente Conte, ha assicurato che in aprile sarà fatto uno sforzo ulteriore, ma dovrà essere grande perché noi abbiamo bisogno di mettere in campo tutte le risorse possibili per evitare che la crisi travolga moltissime persone e poi di conseguenza tutta la nostra economia. È necessario fare di più, garantire sostegno a tutti, immettere liquidità a supporto delle imprese in grandissima difficoltà, ma anche sostenere le persone che si trovano in difficoltà altrettanto drammatiche e rilanciare con forza il cammino che abbiamo intrapreso.
Oggi non deve essere questa la scusa per mettere da parte gli investimenti nelle cose che servono a questo Paese; abbiamo visto qual è stato il rischio di aver sacrificato gli investimenti in sanità, non dobbiamo dimenticarlo! Quando questo sarà finito, quando avremo superato la crisi non dobbiamo dimenticare dove e come serve investire per il bene delle persone nella salute e nella qualità della vita. Per questo, però, è necessario mettere in campo tutti i mezzi di cui dispone l'Unione europea. La sospensione dei parametri del Patto di stabilità - benissimo - è stato un passo importante, ma sappiamo che non basterà; non basterebbe neppure la decisione - che peraltro qualcuno non vuol prendere - di sganciare gli aiuti magari da ogni sorta di commissariamento o memorandum. È necessaria una sterzata drastica e radicale nella natura e nella missione della BCE; bisogna arrivare subito a quella condivisione del debito che l'Italia, con altri Stati europei, ha chiesto nella lettera che lei, signor Presidente del Consiglio, ha inviato al presidente Michel. Gli eurobond non sono più un'opzione auspicabile: sono un obbligo che deve essere assunto al più presto. Allo stesso tempo è necessario che tutti i Paesi dell'Unione adottino le stesse misure nella lotta contro il coronavirus; è fondamentale perché, come lei ha ricordato, in caso contrario il rischio di una ripresa del contagio, anche una volta spenti gli attuali focolai, sarebbe altissimo. Vanno adottate anche le medesime misure in campo economico, perché sarebbe paradossale che si mettesse in campo - magari - una concorrenza sleale.
Sappiamo che queste richieste e proposte incontrano opposizioni potenti. Si è ricompattato il "fronte del Nord". Sono posizioni molto miopi. L'Unione europea ha dato una pessima prova di sé già di fronte alla crisi dei debiti sovrani nel 2010-2011; il risultato è stata una disaffezione grande nei confronti dell'Unione, che ha destabilizzato quasi tutti i Paesi comunitari.
Oggi l'Europa si trova di fronte a una sorta di prova di appello, ma dobbiamo sapere che probabilmente non ci saranno altre occasioni. Il momento di provare che l'Unione europea è non solo rigore, ma anche una vera comunità sovranazionale capace di superare gli egoismi nazionali, e di dare prova di solidarietà e spirito unitario è questo. Questa è l'ultima chiamata.
Non siamo di fronte a una crisi grave. Come ha scritto anche Mario Draghi rivolgendosi all'Unione europea e ai suoi Paesi, gli Stati devono poter mobilitare tutte le risorse disponibili senza preoccuparsi del debito pubblico, perché l'alternativa sarebbe molto più distruttiva. Occorre evitare, prima di tutto, che le persone perdano il loro lavoro. I costi dell'esitazione sarebbero irreversibili.
Questo è il dramma che è di fronte a noi e di cui l'Unione europea (tutta l'Unione europea, compreso il "fronte del Nord") dovrebbe rendersi conto.
Concludendo, signor Presidente, lei ha detto bene: questo è il momento della responsabilità, ma anche di dimostrare tutti insieme la forza di un Paese che non si perde d'animo né perde la speranza nel futuro, così come quella di uno Stato che dice a tutti i suoi cittadini: «Non vi lasceremo soli e metteremo in campo tutte le risorse e tutte le energie per far sì che possiamo uscire insieme da questa crisi». Solo tutti insieme ce la faremo. (Applausi dai Gruppi Misto, M5S e PD).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Marcucci. Ne ha facoltà.
MARCUCCI (PD). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, questa è una delle tante giornate difficili; parlo volentieri da questa parte dell'Aula, perché oggi tutto può essere correttamente interpretato e a tutto si può dare un valore simbolico.
Lei ci ha detto che oggi è il momento dell'unità e della responsabilità di tutto il Paese, di tutta la Nazione e di tutta la classe dirigente che abbiamo l'onere di rappresentare. Ci sono state tante critiche - forse troppe - a vari livelli, locali e territoriali, nei confronti dei sindaci, dei Presidenti delle Regioni, del Presidente del Consiglio e di noi tutti. La verità è una, semplice e forse anche banale. È ovvio che tutti noi ci sentiamo - e probabilmente siamo - inadeguati in questa ora terribile per il Paese; siamo inadeguati perché questa è una tragedia inaspettata, le cui dimensioni erano ovviamente incredibili fino a poche settimane fa. Quindi, abbiamo semplicemente un dovere, in considerazione della nostra responsabilità nei confronti del Paese, della nostra comunità nazionale e dei singoli: il dovere di fare del nostro meglio, il meglio che sappiamo fare, ma anche di non tirarsi indietro e avere coraggio, di metterci la faccia, lavorando tutti i giorni fino in fondo nell'interesse del Paese per uscire da questa emergenza sanitaria e cominciare a pensare al futuro di un'Italia diversa che, necessariamente, in queste ore sta cambiando e sarà cambiata.
E allora - lo fanno tutti e devo farlo anche io - a nome del Partito Democratico, del mio Gruppo e di tutti nostri iscritti, militanti ed elettori mi sento in dover ringraziare i nostri medici, i nostri infermieri e il personale delle cooperative negli ospedali che lavora per pochi euro e mette a disposizione le proprie prestazioni e il proprio coraggio, così come la Protezione civile, le Forze dell'ordine, i Vigili urbani e i nostri amministratori che vanno per le strade a convincere i cittadini ad attenersi alle nostre disposizioni. (Applausi). Sento anche il dovere ringraziare voi tutti, membri del Governo, i parlamentari e tutti i partiti che oggi - io ci credo - hanno soprattutto - anzi, forse unicamente - a cuore il futuro del nostro Paese.
È il momento della responsabilità. Ieri abbiamo fatto una riunione tra i Capigruppo; responsabilità non vuol dire essere unanimi per forza, ma significa collaborare, dare il proprio contributo, essere leali: quando si dice una cosa, la si dice perché si pensa di fare del bene, non perché si pensa di utilizzarla in termini politici o di consenso, è semplice la differenza. Se uno parla con la forza della propria ragione ed esperienza, e soprattutto con il cuore, sapendo di curare l'interesse del Paese, fa sicuramente la cosa giusta. Poi non è importante se in Aula voteremo tutti insieme; per me non è importante: contano invece lo stato d'animo e la volontà.
Faccio, quindi, un appello al senatore Salvini (che parlerà dopo di me), alla senatrice Bernini, a Fratelli d'Italia e a tutte le forze politiche della maggioranza. L'appello è di aver questo tipo di approccio; di essere coerenti e coraggiosi; di avere l'orgoglio di fare la propria parte. La faremo sul decreto-legge che dobbiamo convertire tra pochi giorni. L'obiettivo è di convertirlo l'8 aprile o comunque di fare il prima possibile. Sappiamo cos'è quel decreto; sappiamo come è nato e quali erano le disponibilità economiche e finanziarie. Conosciamo lo sforzo che hanno fatto il Governo, il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'economia per ottenere quelle disponibilità, che il Governo giustamente ha messo subito in campo e a disposizione del Paese.
Ciò non vuol dire che questo decreto non può essere modificato; può essere migliorato e bisogna fare in modo che i cittadini abbiano immediatamente beneficio da quello sforzo enorme che abbiamo fatto. Bisogna fare in modo che le aziende abbiano immediatamente la liquidità e, quindi, forze di maggioranza e di opposizione confrontiamoci su come quella disponibilità di decine di miliardi di euro che il Governo è stato in grado di trovare oggi possa diventare beneficio per i lavoratori in cassa integrazione, per gli autonomi che devono avere il minimo per resistere in questa fase, per le aziende che hanno bisogno di avere liquidità per far fronte ai loro impegni e non andare con i libri in tribunale. Facciamo questo sul decreto; sarà inutile presentare emendamenti bandiera da sventolare un domani per dire frasi del tipo: «Noi l'avevamo detto». (Applausi dai Gruppi PD e M5S).
Su questo decreto, se tutti vogliamo fare l'interesse del Paese, dobbiamo semplicemente lavorare per essere al fianco del Governo, migliorare il testo e, quindi, fare il bene degli italiani perché sono tante le categorie che vengono aiutate, perché è una risposta sull'emergenza nell'immediatezza e sul bisogno di dare risposte. Però, dall'altra parte, il Governo ci ha detto chiaramente in sede istituzionale come deve fare, e ringrazio il Presidente del Consiglio per aver annunciato di voler costantemente informare il Parlamento sull'evoluzione della crisi sanitaria, dell'emergenza e anche delle iniziative economiche che vorrà intraprendere. Egli ha anche annunciato che prestissimo ci sarà un nuovo decreto-legge finanziato in maniera consistente: si parla di altri 25 miliardi di euro. È importante lavorarci da subito; ritengo che il Governo dovrà approvare quel decreto-legge entro il 16 aprile, perché avremo nuove scadenze fiscali. Invece di perdere il nostro tempo per presentare centinaia di emendamenti su un decreto-legge che sappiamo non può essere modificato in quei termini, tutte le forze politiche lavorino insieme per dare al Governo in Aula in queste ore un supporto, un indirizzo, una forza unitaria del Paese per affrontare questa crisi epocale.
Diamo tutti insieme la forza al Governo e al nostro Presidente del Consiglio di andare in Europa e ottenere quello che oggi con grande determinazione sta perseguendo: meccanismi di finanziamento straordinario. Credo che questo sia ciò che dobbiamo sentire nel profondo e che il Paese si aspetta da una classe dirigente, forse inadeguata, lo sappiamo e lo ribadisco. Sono il primo infatti a denunciare la mia inadeguatezza, ma sappiamo che di fronte a noi abbiamo bisogno di superare quest'ostacolo, di salvare il Paese e metterci sulla rampa di lancio di un nuova crescita e di un nuovo miracolo italiano che è alla portata di questo Paese.
Lei, presidente Conte, ci ha chiamato al coraggio, alla determinazione e alla responsabilità: il Partito Democratico ci sarà, con coraggio, determinazione e responsabilità. Il Partito Democratico sente forte - anzi, fortissimo - quell'orgoglio di essere parte e rappresentanza di una grande comunità nazionale, che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi saprà superare l'emergenza sanitaria e, di qui a un periodo medio, quella economica che abbiamo di fronte. Richiamiamo tutte le forze politiche e tutto il Paese a questa responsabilità e a questo slancio di orgoglio nazionale. (Applausi dai Gruppi PD, M5S, Misto e del senatore Casini).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Salvini. Ne ha facoltà.
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli Ministri, colleghi, guardiamo al futuro: raccogliamo l'appello - come stiamo facendo da giorni e da settimane - con proposte concrete, per rispetto a chi in questo momento è a casa e ha problemi immediati. I problemi di chi sta a casa, infatti, riguardano il prossimo fine settimana: al di là delle dichiarazioni di intenti e delle dotte citazioni storiche e umanistiche, la gente vuole capire se la cassa integrazione arriva questo mese o fra due, perché le bollette, i mutui e le rate degli affitti non aspettano.
Medici, infermieri e sanitari li sentiamo quotidianamente, come tutti voi; mettiamo le mani avanti, non bastano applausi, complimenti o medagliette: occorre intervenire pesantemente sugli stipendi di chi sta rischiando la vita in prima linea.
Il Governo ha emesso un provvedimento che prevede per chi lavorerà alle Olimpiadi Milano-Cortina uno stipendio tassato solo sul 30 per cento del montante, quindi esentasse per il restante 70 per cento: chiediamo per il personale medico, sanitario e infermieristico lo stesso trattamento economico e che quindi il 70 per cento dei loro stipendi sia esentasse per i prossimi anni, perché di pacche sulle spalle ne hanno piene le tasche nelle corsie degli ospedali.
Pensiamo all'immediato, perché oggi al Governo si chiedono risposte immediate. Signor Presidente: mancano milioni di mascherine, nelle case di riposo, nelle corsie di ospedale e nelle case! L'emergenza, infatti, fra poche settimane si trasferirà dagli ospedali alle case: quando verranno dimessi i malati, occorreranno le bombole d'ossigeno a casa, che mancano e ormai sono sul mercato nero; gli italiani sono a casa e si sacrificano, ma pretendono di essere protetti e rispettati. Mancano i saturimetri per valutare la quantità di ossigeno nel sangue, che sono arrivati a 200 euro di quotazione: da cittadino italiano mi aspetto queste risposte dal Governo, ma adesso.
Lo stesso vale per le tute e i camici e non si tratta di una polemica di parte: leggevo infatti che il governatore della Campania De Luca, del PD, ha affermato: che rischiamo il dramma. Da Roma non è arrivato nulla.
Il governatore del PD della Puglia dice che mancano le mascherine e da Roma non arriva nulla. Il governatore del PD dell'Emilia-Romagna dice che ha dovuto muoversi lui, perché a Roma perdevano tempo. Non è quindi un problema di destra o di sinistra, perché il virus non colpisce quelli di destra o quello di sinistra, quelli belli o quelli brutti, colpisce tutti.
Siamo arrivati a 7.503 morti. Vorrei che questo numero non si moltiplicasse e quindi rilancio l'appello dei sindaci. Ho sentito ieri i sindaci di alcuni Comuni bergamaschi che non hanno ricevuto un colpo di telefono da nessuno; a Grumello, i morti nel marzo scorso erano stati 5, i morti quest'anno sono 35. E così in tanti altri Comuni della frontiera bresciana e bergamasca. Consentitemi di dire, che chi si permette di criticare la qualità della sanità offerta dai medici lombardi, si dovrebbe vergognare (Applausi). Prima di mettere in discussione la qualità del servizio offerto ai cittadini per polemica politica, si dovrebbe vergognare. In Lombardia sono stati realizzati 700 letti di terapia intensiva in più grazie all'eroismo del personale sanitario, non di qualcuno che arriva da altri Paesi. Questi sono i numeri.
Senza spirito polemico, però, alla fine di tutto dovremo chiedere conto a chi ha fatto cominciare tutto e ha perso settimane colpevolmente nel denunciare l'epidemia. Se il Governo cinese sapeva, non ha denunciato e non ha protetto, ha commesso un crimine ai danni dell'umanità e adesso non si può far passare per salvatore colui che ha contagiato il mondo. (Applausi). Questo è inaccettabile. Gli aiuti sono benvenuti da parte di tutti, ma è vero che si sono perse tre settimane nella denuncia all'Organizzazione mondiale della sanità del rischio epidemia? È vero, sì o no? Non ci sono terze vie; se è sì, è sì, se è no, è no.
Quindi un'emergenza sanitaria che viene affrontata con tutti i mezzi necessari. Io vi prego - avete nominato un commissario - di dare risposte, ma di farlo oggi; fra una settimana è tardi, perché quelle mascherine e quelle tute possono salvare la vita.
La Regione Sardegna ha chiesto 400 ventilatori polmonari. Ad oggi ne sono arrivati zero; la Regione Veneto ha chiesto un milione di tute protettive; ad oggi ne sono arrivate 1.000. Quindi vi chiediamo di fare bene e fare in fretta. Ognuno deve fare il suo; i medici stanno facendo il loro, i poliziotti stanno facendo il loro, sindaci e governatori stanno facendo il loro, ci aspettiamo dallo Stato e dal Governo protezione della salute.
E poi non passare dall'emergenza sanitaria all'emergenza sociale ed economica. Mi è arrivato poco fa un foglio. Come sta affrontando la Svizzera l'emergenza economica alle porte? Con un foglio, non con 13 decreti, 300 divieti e 600 pagine da studiare, che nemmeno un consulente del lavoro riesce a capire. La Confederazione elvetica manda ai suoi imprenditori un foglio perché garantisce adesso, immediatamente, soldi liquidi in banca, il 10 per cento del fatturato dell'anno scorso con un tetto fino a 500.000 euro e lo farà per cinque anni, con un foglio, da compilare adesso. Questo è il modello che dobbiamo seguire.
Vi chiediamo coraggio, visione e lungimiranza. Il Regno Unito garantisce l'80 per cento dello stipendio ai suoi lavoratori; garanzia dello Stato. Gli Stati Uniti del deprecato Trump garantiscono fino a 2.000 dollari a nucleo familiare. Subito, liquidità. Io temo che con i decreti che stiamo esaminando, se questi soldi arriveranno fra un mese, due o tre mesi, la gente uscirà di casa, ma non per ringraziare, perché se uno non ha i soldi per andare a fare la spesa, magari un genitore non mangia, ma se non riesce a dare da mangiare a suo figlio, il problema c'è. Noi cerchiamo di proporre miglioramenti. Ci pagano per questo. Siamo all'opposizione ed io ringrazio tutto il centro-destra perché abbiamo dimostrato una compattezza che il Paese ci chiedeva. Stiamo portando proposte, però, signor Presidente, noi intendiamo la collaborazione non come un garbato ascolto una volta ogni quindici giorni di quello che lei sta facendo. Se ci vuole collaborativi, lavoriamo insieme; se ci vuole spettatori, allora ce lo dica. Noi continuiamo a fare proposte, però vorremmo anche che queste proposte fossero ascoltate, perché nei decreti (capisco fretta e furia e le dirette di mezzanotte) ci sono degli evidenti errori.
Sugli affitti, ripeto che si tratta di vita reale. Gli emendamenti che la Lega e il centrodestra portano avanti ci arrivano dai commercianti, dagli artigiani e dalle partite IVA dimenticate. In Italia ci sono 5 milioni di lavoratori autonomi, 5 milioni di commercianti e imprenditori e 14 milioni di lavoratori del settore privato che non hanno nessuna certezza sui tempi. Ci saranno i soldi per la cassa integrazione per tutti? Non si sa. Quali sono i tempi di erogazione? Non si sa. I mutui vengono effettivamente sospesi? Qualcuno del Governo ha provato a chiamare una banca per vedere l'odissea che sta dietro alla norma del decreto-legge? Non si sa. Gli affitti vengono sospesi per i negozi, ma non per gli uffici, gli studi, i magazzini o i capannoni. Per gli affitti del privato non c'è nulla. Per assurdo, chi ci sta guardando adesso da una casa popolare a Milano, a Torino, a Roma o a Napoli deve pagare tutto a fine mese, perché nel provvedimento non c'è nulla per l'affitto del privato. Ringrazio la Regione Lombardia, che ha messo 30 milioni di euro per aiutare gli inquilini delle case popolari, che evidentemente, stando a casa da un mese, non hanno i quattrini per pagare l'affitto.
L'agricoltura e la pesca stanno soffrendo in maniera pesantissima e non hanno certezze. È troppo chiedere la sospensione degli adempimenti fiscali almeno per tutto il 2020? Lo dico agli amici del PD: avete messo nel decreto la sospensione dei pagamenti fino al 31 maggio, ma qualcuno pensa seriamente che il 1° giugno milioni di lavoratori e imprenditori italiani possano tornare a pagare le tasse? Diamo certezze a questo Paese; non miracoli, certezze. (Applausi).
La sospensione degli studi di settore (gli ISA) per i lavoratori autonomi e i liberi professionisti: è chiaro che non riusciranno a starci dietro. I soldi per i sindaci. Ho sentito il sindaco di un Comune bresciano, Torbole Casaglia, uno dei tanti piccoli Comuni italiani, da Nord a Sud, i cui sindaci sono eroi: per fare un funerale a un loro concittadino hanno dovuto fare la colletta, perché i Comuni non hanno più soldi. Stanziamo delle risorse a disposizione dei sindaci nel decreto-legge, per evitare che i Comuni saltino per aria e non si possa più raccogliere neanche l'immondizia? Adesso infatti rischiamo anche l'emergenza rifiuti, perché il problema è che, grazie a tutti i "no" detti in passato, fra un po' si rischia l'emergenza rifiuti. Fino a quando si potevano portare i rifiuti italiani, secondo me in maniera insensata, in altri Paesi del mondo, non c'era emergenza; ma adesso che non ci prendono più i rifiuti, grazie ai signori del "no, non vogliamo gli impianti in Italia", rischiamo di venire sommersi dai rifiuti. Anche di questo bisognerebbe parlare nel decreto-legge. (Applausi).
Un pensiero anche ai tanti sacerdoti che si stanno immolando, nella bergamasca, in Emilia-Romagna, in Toscana, e che stanno andando oltre. È la chiesa di frontiera, la chiesa di paese, la chiesa di missione, quella che preferisce non stare chiusa in un palazzo, ma stare in mezzo alla sua gente. Sono decine i sacerdoti morti. A loro penso che debba andare l'applauso di tutta quest'Aula del Senato (Applausi), perché stanno facendo un'opera di missione straordinaria al fianco dei medici; curano le anime, come altri curano i corpi.
Due riflessioni in chiusura. Mi si permetta di ringraziare il presidente Draghi per le sue parole, perché è caduto il mito del "non si può fare debito". Oggi il presidente Draghi ci ha detto che si può fare debito, non per l'assistenza, ma per rilanciare il reddito. Benvenuto, presidente Draghi; ci serve l'aiuto di tutti e ci serve anche il suo aiuto. Sono contento di questa intervista e sono contento di quello che potrà nascere da questa intervista. (Applausi).
La lezione di oggi per i nostri figli, rispetto a quello che è accaduto fino a due mesi fa (tagli, tagli, tagli; chiudete l'ospedale per il deficit, il vincolo del 3 per cento, per le regole europee e per l'austerità; chiudete le scuole, le caserme), è che si è trattato di scelte criminali: quella di chiudere tutto, di togliere il diritto alla vita e alla salute nel nome di parametri decisi a Bruxelles.
Permettetemi di dire che in queste settimane l'Italia sta brillando. Gli italiani stanno brillando. I nostri cittadini, al 99 per cento, stanno dando prova eccezionale rispetto a Bruxelles dove, probabilmente, qualcuno non ha ancora capito che aria tira. Se il Governo tedesco parla ancora di MES senza condizioni, che prevede che i soldi vengano dati all'Italia, ma debbano essere rimborsati in futuro, a debito dei nostri figli, magari con una bella patrimoniale, ebbene a Berlino e a Bruxelles non hanno capito niente.
Ritroviamo l'orgoglio di essere italiani, il più bel Paese nel mondo. Grazie e spero che questo orgoglio sia di tutti e spero che nessuno, per portare a casa due spiccioli dall'Europa oggi, ipotechi il lavoro, il futuro, la speranza e il risparmio dei nostri figli. Noi ci siamo, non come spettatori, perché gli italiani ci chiedono questo, ma come protagonisti. Se l'aiuto è richiesto, noi già ci siamo e ancor più ci saremo. Non fate da soli. Vi chiedo solo questo: non fate da soli.
Signor Presidente del Consiglio, ogni tanto, come facciamo anche dalle nostre parti, ammettere qualche errore fatto non sarebbe segno di debolezza, ma di forza. Altrimenti, non staremmo commentando 7.503 italiani morti, ai quali va il nostro pensiero. Buon lavoro a tutti (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Bernini. Ne ha facoltà.
BERNINI (FIBP-UDC). Signor Presidente, grazie a lei e al Presidente del Consiglio, ai Ministri e ai colleghi. Ricambio il garbo istituzionale del collega Marcucci e lo faccio con piacere, perché in questi luoghi la forma non è forma: è sostanza. E noi dobbiamo dare molta sostanza a quello che stiamo facendo qui, oggi e in futuro.
Io la ringrazio, signor Presidente, e ringrazio il Governo per essere qui. È importante che lei sia qui a informarci. È importante per noi, ma, soprattutto, è importante per il Paese, perché questo è il luogo dove si tutelano le libertà fondamentali. E questo è il luogo che, quando l'emergenza ci costringe a limitarle, deve dire se è possibile o no farlo.
Signor Presidente, lei ci ha detto, in questi giorni, che i prossimi provvedimenti saneranno la difficoltà di comunicare con il Parlamento che avete avuto nelle settimane precedenti. Lo apprezziamo. Lei ha detto che, all'interno dei suoi decreti, sarà scritto che il Parlamento deve occuparsi di diritti fondamentali, di libertà individuali e di libertà economiche. Ma lo dice la Costituzione, prima ancora del suo decreto. La Costituzione dice che dobbiamo essere tutti qui, insieme, a collaborare.
Noi siamo qui oggi, ci tengo a dirlo, con molta emozione, a fare il nostro dovere, così come sta facendo il proprio dovere ciascun cittadino in trincea o costretto nella propria casa. Sta contribuendo con il suo apporto, ciascuno per la propria parte, a tenere insieme questo Paese.
Io ci tengo ad unirmi al ringraziamento verso chi, in trincea, lascia anche una parte di se stesso. Li abbiamo evocati tante volte. Tutti noi li abbiamo evocati, ma non lo facciamo mai abbastanza. Parliamo di medici, personale ospedaliero, assistenti volontari, volontari della Protezione civile, Forze armate, forze di polizia. Tutti coloro che tengono aperti i negozi e stanno sulle nostre strade per occuparsi di noi, della nostra salute, per rendere questo periodo meno difficile.
Mi raccomando, signor Presidente, e questa è la prima preghiera che rivolgiamo al Governo: noi dobbiamo occuparci di loro. Questo è il primo dei tanti, non suggerimenti, ma dei punti che per noi sono imprescindibili nella nostra collaborazione. Noi, signor Presidente, siamo qui per collaborare. Non occorre che lei ci sfidi. Lei ha detto: vi sfido a. Noi non vogliamo essere sfidati. Vogliamo collaborare, intendendo per collaborazione "lavorare con". Collaborare significa interagire, ascoltare e raccogliere parte delle indicazioni che vengono da chi collabora con lei, non obbedire. Non possiamo darvi l'obbedienza.
Questa non è parte di una forza di opposizione responsabile e intelligente. La responsabilità, nel momento in cui non siamo d'accordo, induce a parole di verità. Noi dobbiamo essere responsabili, ma non complici.
Per questo le diciamo, signor Presidente, che il primo provvedimento per noi imprescindibile: le persone che in questo momento si stanno muovendo in trincea e che stanno rischiando la vita e la salute per tutti noi devono essere ricompensate. Non bastano 100 formali euro e il fatto di evocarli sempre come eroi civili. Per dar loro un minimo di soddisfazione per quello che stanno facendo ci vuole molto di più.
Signor Presidente, lei lo avrà capito in questi giorni: noi, come centrodestra siamo consapevoli dell'importanza di essere uniti anche nell'offrire collaborazione. Questo è un tempo difficile; è una guerra brutta, cattiva; è una guerra di trincea, una guerra strisciante, che può essere combattuta solamente a forze riunite. Noi ci siamo, non vogliamo mancare mai, però la nostra non è una presenza di testimonianza, ma una presenza attiva.
Signor Presidente, noi non possiamo più guardarci intorno e vedere persone che soffrono, che ci lasciano. Lei ha evocato un'immagine terribile, che la nostra collega bergamasca senatrice Gallone ci ha mandato in anteprima e che poi tutta l'Italia ha visto: autocarri che lasciavano Bergamo pieni di bare, perché non si potevano nemmeno cremare i morti. Noi sappiamo che esistono persone che ci stanno lasciando senza nemmeno il conforto dei loro cari, senza poter avere una sepoltura nelle loro città. Noi sappiamo che troppi anziani ci hanno lasciato privandoci di un patrimonio di esperienza e di saggezza.
Dobbiamo porre fine insieme - e sottolineo insieme, ascoltandoci - a tutto questo. Non possiamo compromettere anche il futuro dei nostri giovani, perché i nostri giovani sono quelli che prenderanno l'Italia per mano e l'aiuteranno a risollevarsi.
Noi ci siamo a queste condizioni, signor Presidente: che la collaborazione non sia obbedienza e che la responsabilità non sia una cambiale in bianco, perché sarebbe complicità. Lei ci deve ascoltare, perché noi le diremo solo la verità e metteremo a disposizione del Governo - anzi, non del Governo, ma dell'Italia - le nostre soluzioni, il nostro impegno, la nostra serietà, la nostra professionalità.
Faccio un esempio. Noi abbiamo delle priorità: dobbiamo uscire dall'emergenza sanitaria. Ho ascoltato con attenzione quello che lei diceva, la disamina, la retrospettiva dei vostri provvedimenti. Noi li conosciamo tutti, li abbiamo letti tutti in Gazzetta Ufficiale. Ma attenzione alle persone: non ho sentito da lei la parola "tampone". Sappiamo tutti che l'emergenza sui dispositivi di protezione individuale esiste ancora. Apprezzo quello che il Governo sta cercando di fare, il ministro Di Maio e tutti voi. Anche noi, nel nostro piccolo, nelle nostre Regioni, con le nostre conoscenze, stiamo cercando di attivarci. Ma dobbiamo fare di più, perché più l'emergenza sanitaria dura, e più purtroppo il cuore economico del nostro Paese e delle nostre categorie produttive rimane congelato.
Seconda priorità indispensabile per noi, per cui noi vi offriamo, come abbiamo fatto da gennaio ad oggi le nostre soluzioni. Vi prego, guardatele con più attenzione. Noi dobbiamo mettere seriamente in sicurezza le famiglie, i lavoratori, le imprese. Noi dobbiamo avere coraggio. È stato evocato tante volte Mario Draghi oggi, ma Mario Draghi ha titolo per essere evocato, perché è la persona che ha salvato l'euro e che in tasca ha una serie di soluzioni che noi possiamo, anzi dobbiamo condividere. Noi dobbiamo avere coraggio, dobbiamo innestare potenti dosi di liquidità nelle vene delle nostre imprese e dei nostri cittadini. Da sempre Draghi ci dice che questa è la soluzione e ce lo ha dimostrato.
Non dobbiamo avere paura del debito pubblico, non ora; non dobbiamo esitare, non ora, perché l'esitazione purtroppo è un processo irreversibile; non ne usciamo più. Non possiamo chiedere a chi è chiuso in casa per volontà dello Stato di pagare scadenze o debiti nei confronti dello Stato, delle pubbliche amministrazioni e delle banche.
Chi non guadagna, chi non produce reddito, chi di non fa ricavi deve avere la certezza che, fino a che questa situazione di emergenza non finirà, sarà lasciato in pace dallo Stato, da Equitalia, da qualsiasi creditore. È su questo che devono agire le garanzie dello Stato, è questo che fa uno Stato, un Governo e un'opposizione, perché noi vogliamo essere parte di questo percorso, noi aderiamo a questo percorso. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).
Siamo un'opposizione che tiene al bene del proprio Paese. Riassumo velocemente: no scadenze, no debiti, aiuto alle partite IVA; 600 euro una tantum non esistono in natura, non possono accondiscendere e soddisfare delle esigenze che montano di giorno in giorno. Dobbiamo aiutarli perché quando andranno a fare la spesa - partite IVA e lavoratori - non potranno dire alla cassa che stanno aspettando i 600 euro o che stanno aspettando la cassa integrazione. Ci vogliono soldi e soldi subito. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC). Metteteli nel decreto che volete, signor Presidente, ma metteteceli.
Per quanto riguarda l'aiuto alle imprese, la cassa integrazione è condizione necessaria ma non sufficiente. Sono necessarie garanzie di credito, di liquidità, prestiti di guerra alle imprese, perché se non ci sono i datori di lavoro non ci sono neanche i lavoratori e i posti di lavoro. Aiuto alle imprese! (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).
E ancora: aiuto all'Italia, ai nostri asset strategici, al nostro made in Italy. Noi non vogliamo essere una terra di conquista spolpata dagli avvoltoi del mercato libero. Noi abbiamo bisogno che il nostro made in Italy, le nostre telecomunicazioni, la nostra energia, le nostre banche e le nostre assicurazioni siano protette da uno Stato forte.
Signor Presidente, lei lo ha capito, noi ci siamo, Forza Italia c'è, con la sua determinazione, con le sue idee che si sono dimostrate vincenti, con le nostre soluzioni, non ricette: soluzioni. Ci siamo, ci siamo per risollevare un Paese che deve avere già adesso presente la visione e la prospettiva della sua ripartenza. Dobbiamo esserci tutti per tendere la mano all'Italia e aiutarla a risollevarsi. Questo Paese è straordinario, meraviglioso, unico, inimitabile e noi ci dobbiamo essere per il nostro popolo, per i nostri cittadini, per l'Italia, perché possiamo farcela. Dobbiamo farcela! Ce la faremo. Forza Italia c'è, ma, signor Presidente, siamo una squadra: lei ci deve passare la palla. Se ci passa la palla Forza Italia c'è. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Perilli. Ne ha facoltà.
PERILLI (M5S). Signor Presidente, per quello che dovrò dire forse è meglio che rimanga qui.
Presidente, come tutti ho colto il senso dell'accento che lei ha dato alla parola responsabilità. È stato ricordato tante volte. Quello alla responsabilità, tra l'altro, è un appello che viene anche dal Presidente della Repubblica. Ebbene, io, con la stessa intenzione posso dire - e i colleghi che mi conoscono possono confermare - che la responsabilità sia uno dei miei principi base, ma non lo è l'ipocrisia.
Tra l'altro, Presidente, quando c'è una diretta, ma anche quando non c'è, ci tengo che le nostre parole, che poi vengono riportate, siano chiare, sincere e dirette al cuore delle persone. Non posso nascondere, Presidente, che quello che avviene in queste Aule e anche nelle altre sedi di lavoro non è la realtà che emerge dalle dichiarazioni che sono state rese poc'anzi dalle opposizioni, come non sono corrispondenti a quanto ho sentito le dichiarazioni che sono state rese in televisione.
Penso che voi sappiate ben distinguere la polemica dall'aggressività astiosa e dalla realtà. La metterò sotto forma di domanda, così sarà forse più chiaro: la senatrice Rauti, a nome del suo Gruppo, ha detto che il Gruppo di Fratelli d'Italia è responsabile e collaborativo con il Governo, o che vuole esserlo. Allora mi chiedo se sia responsabile dire in televisione, come ha fatto il suo capo politico Meloni, che lei è un criminale? (Applausi dal Gruppo M5S). È responsabile, nel pieno di un'emergenza, quando il Governo sta decidendo quali misure prendere, interpretare le azioni del Governo stesso come gravissime e criminali? Per me non è responsabile perché si sta dando un messaggio che non è reale. (Commenti della senatrice Rauti).
Qui mi riferisco anche al senatore Salvini, che dice: "non fate da soli". Chiedo allora al senatore Salvini quale aiuto è venuto da lei, in questi mesi, se non le dichiarazioni propagandistiche (Applausi dai Gruppi M5S e PD), che insistevano sul fatto che il Parlamento non lavorasse e che non facevamo nulla, quando i suoi senatori, come il senatore Bagnai, andavano scrivendo nei post che stavano lavorando in Commissione.
Se dobbiamo essere coerenti, dobbiamo esserlo fino in fondo, perché questo non è fare polemica, ma dare un'informazione corretta a chi ci sta ascoltando. È ovvio che c'è un momento per i ringraziamenti, c'è un momento in cui ci si unisce, perché sfido chiunque, dinanzi a una tragedia come quella che stiamo vivendo, ad avere sensibilità diverse, ma non si può non notare la differenza dei comportamenti, perché avere responsabilità significa dover difendere, con il senno di poi, con quella analisi che dopo verrà, i comportamenti di adesso. (Applausi dal Gruppo M5S). Non siamo infatti tutti uguali e non stiamo dicendo tutti le stesse cose. Fuori ci sono persone che vogliono sapere come stanno le cose e non vogliono che si dicano loro cose che non sono.
Questo è un nostro obbligo, per cui, se si deposita un disegno di legge, come avete fatto, colleghi, per l'eliminazione del pareggio di bilancio dalla Costituzione, mi dovete anche spiegare perché avete approvato tale norma, nel momento in cui è stata approvata. (Applausi dal Gruppo M5S). Lo dovete spiegare a quelli che stanno qua fuori. Colleghi, nelle quattro letture avete espresso per tre volte il voto favorevole e, nella quarta votazione, al Senato vi siete astenuti, ma ci sono state ben tre approvazioni, da parte di persone che siedono in quest'Aula. Ci deve essere per forza una congruenza in quello che si dice, in un momento di responsabilità e di tensione, affinché sia credibile.
Allo stesso modo, non è neanche credibile il fatto di contestare adesso due cose fondamentali, signor Presidente, di cui invece la ringrazio. La prima è la trasparenza. Si è detto che ci sono dei Paesi che hanno nascosto, o hanno presuntamente nascosto, delle evidenze di diffusione del virus e lei, signor Presidente del Consiglio, ha subito, immediatamente, con una risposta celerissima, messo su un'organizzazione per provvedere e reagire, che va dalla task force della sanità, al Ministero della Salute, alla Protezione civile, per rispondere a questa emergenza. Chi adesso dice che bisogna chiudere tutto, prima diceva che bisognava aprire tutto. (Applausi dai Gruppi M5S e PD). Senatore Salvini, non ricorda, dopo Codogno, quando andava dicendo che bisognava aprire? Adesso dice che bisogna chiudere. (Applausi dai Gruppi M5S e PD). Ricorda quando andava in giro per Milano, nei centri commerciali e nelle imprese, dicendo che dovevamo aprire tutto? (Proteste dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Senatore Salvini, glielo dico perché lei è un monumento all'incoerenza. (Applausi dai Gruppi M5S e PD).
Colleghi, posso far finta che le cose le pensiamo tutti allo stesso modo, ma non faccio finta di pensare che siano allo stesso modo. (Commenti dai Gruppi FdI e L-SP-PSd'Az). Queste sono delle evidenze, che sono passate storicamente e alcuni di voi non si possono presentare qui... (Reiterate proteste dai Gruppi FdI e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. Non mi pare che questo sia il momento della polemica. Abbiamo parlato di collaborazione e allora abbassiamo i toni, per cortesia! (Reiterate proteste dai Gruppi FdI e L-SP-PSd'Az).
Prego, senatore Perilli.
PERILLI (M5S). Signor Presidente, lo dico perché su queste... (Vivaci commenti dai Gruppi PD, M5S, FdI e L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. Senatrice Rauti, stia seduta!
PERILLI (M5S). Senatrice Rauti, se lei potesse cancellare quello che ha detto l'onorevole Meloni, forse... ma non lo può fare e quindi rimane agli atti.
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
PERILLI (M5S). Penso che adesso, dinanzi... (Vivaci proteste dai Gruppi FdI e L-SP-PSd'Az).
Colleghi!
PRESIDENTE. Tenete le mascherine e smettete di urlare! (Applausi dal Gruppo FI-BP-UDC).
PERILLI (M5S). Colleghi, dinanzi a un'azione, che prevede... (Reiterati commenti dai Gruppi L-SP-PSd'Az, M5S e PD).
Colleghi, per favore!
PRESIDENTE. Se devo interrompere i lavori dell'Assemblea ditemelo.
La prego, continui il suo intervento.
PERILLI (M5S). Continuo il mio intervento, signor Presidente, perché - l'ho specificato - non vorrei che si dessero due messaggi diversi. È incontestabile che quello che ci stiamo dicendo qui è di essere collaborativi e responsabili, ma caro senatore Salvini, quando lei è venuto qui ha dettato delle condizioni e ha fatto una lista. Non ha detto che questi decreti possono avere dei difetti. Su cinque decreti lei non ha fatto un rilievo o un'osservazione di sistema, ma ha fatto semplicemente leva su alcuni aspetti come la mancanza di alcune apparecchiature sanitarie, di alcuni dispositivi sanitari in un ospedale rispetto a un altro e non ha neanche minimamente valutato l'azione di Governo, che deve essere correttamente comunicata. È questo che dico ai colleghi: non c'è alcun tipo di strumentalizzazione. Non è diverso, perché se si dice qui, senatore Quagliariello, che il Parlamento sta lavorando e fuori si partecipa alle trasmissioni e si dice che il Parlamento non sta lavorando, non si fa una corretta informazione. (Applausi dal Gruppo M5S). Questo è un atto di lealtà, io sto proponendo un patto di lealtà vero, di collaborazione, senza inventare temi che poi non portino a passaggi politici. Lo sa perché votiamo il calendario? Perché non si è d'accordo a discutere solo del Covid-19, solo del decreto. (Applausi dal Gruppo M5S). Ogni volta dobbiamo votare il calendario perché qualcuno ha bisogno di fare i passaggi politici e allora diciamocele queste cose, perché queste fanno bene, perché è realtà, è sincerità, è non perdere il contatto con le persone e dare una corretta informazione. Le polemiche e i litigi non fanno bene a nessuno, ma non posso non far notare le differenze di visione e di azione che in questo momento, fuori da questo Parlamento, stanno emergendo, perché il Presidente del Consiglio, mantenendo l'unità nazionale, cercando di lavorare incessantemente con tutti quanti, senza escludere nessuno - e questo lo posso dire e non lo può dire lei - ha dovuto sopportare di essere bersagliato da continui, indebiti insulti, come quello che ho ricordato. (Applausi dal Gruppo M5S).
Faccio male a ricordare questo, colleghi? Non è un richiamo alla responsabilità, questo? Non è un richiamo al Parlamento? A proposito del ministro Di Maio, ad esempio, è stata citata la mancanza di mascherine, ma non una parola è stata detta su quanto è stato fatto per reperire milioni di mascherine all'estero e lo sa che cosa succedeva senza che l'ufficio dogane provvedesse (poi fortunatamente ha provveduto)? Che gli altri Stati se le accaparravano. Questa non è un'azione che fa onore anche alla sua idea di Paese? (Applausi dal Gruppo M5S).
Non sarò io a rompere questo patto di collaborazione, ma devo dire le cose come stanno, con schiettezza.
PRESIDENTE. Senatore Perilli, si rivolga a me, alla Presidenza.
PERILLI (M5S). Mi rivolgo a lei. Per quanto riguarda poi il discorso europeo, noi abbiamo sempre detto - mi rivolgo a lei, Presidente - che il ricorso al MES è da escludersi, quindi noi siamo contenti, anzi siamo felici se si trovano degli strumenti. Per noi l'obiettivo è quello dell'acquisto sempre maggiore da parte della BCE dei titoli di Stato, ma che non sia una soluzione all'interno della "casa MES", perché sicuramente le condizionalità che questo meccanismo proporrà determineranno ristrutturazione dei nostri titoli e delle condizioni per noi inaccettabili e questo per noi è da evitare. Siamo contenti, quindi, che si faccia riferimento agli eurobond, ma che siano nell'ottica che abbiamo sempre difeso della solidarietà e dell'aiuto degli Stati iscritti nel bilancio europeo. (Applausi dal Gruppo M5S).
Per questo, Presidente, vi chiedo di lasciare che il contenuto di queste misure, di questo e del prossimo decreto, che si snoda soprattutto sui quattro assi della sanità, del lavoro, dell'assistenza, della ricerca dell'aiuto anche per le categorie che adesso sono in difficoltà, venga comunicato nella corretta dimensione di quello che provvede. Ci sarà un altro decreto, ci saranno altre misure, l'ha detto anche il Presidente del Consiglio dicendo che non sono sufficienti - e ce ne rendiamo conto - ma si andrà in quella direzione. Se tutti siamo chiamati, dobbiamo rispondere tutti alla stessa maniera, ma io ho detto quello che pensavo. (Applausi dal Gruppo M5S. Congratulazioni).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sull'informativa del Presidente del Consiglio dei ministri, che ringrazio per la disponibilità.
Sulle vittime dell'epidemia Covid-19
PRESIDENTE. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi). Onorevoli senatori, vorrei rivolgere a nome mio personale e di tutta l'Assemblea un pensiero di forte vicinanza e di profondo cordoglio a tutti coloro che in queste tragiche giornate sono stati colpiti negli affetti più cari. Il loro dolore è il dolore di tutta la Nazione.
In poche settimane il numero delle persone decedute dopo aver contratto il coronavirus è cresciuto in maniera spaventosa, ma ancora più drammatiche sono le notizie che raccontano di come l'evoluzione della malattia sia tale che la morte sopraggiunge senza il conforto dei propri cari o la possibilità di dare loro un ultimo saluto. Penso allo sconforto di chi ha perso un genitore, un nonno, un coniuge, un parente o anche solo un amico e non ha avuto la possibilità di celebrarne il funerale e di seppellirne la bara. Penso ai tanti italiani che hanno contratto il virus e perso la vita mentre erano impegnati ad assistere gli ammalati o a garantire i servizi essenziali. Il loro sacrificio, il loro esempio, deve restare impresso nella nostra memoria di persone e di popolo.
È per rispetto nei confronti di tanta sofferenza, è per vincere l'orrore di una morte che giorno dopo giorno ha perso i tratti dell'umana pietà che le istituzioni hanno il dovere di impegnarsi con ancora maggiore determinazione, coraggio e risolutezza per portare l'Italia fuori dall'emergenza. Abbiamo chiesto ai cittadini rigore, senso di responsabilità, sacrifici importanti sul piano umano, sociale, economico e lavorativo; adesso è il momento di non lasciarli soli; adesso è il momento di far sentire concretamente che le istituzioni ci sono e che sono al loro fianco.
Non ci sono parole per ringraziare i nostri medici, gli infermieri, i ricercatori, i sacerdoti, le Forze dell'ordine, i volontari, insieme a tutti coloro che sono in prima linea tutti i giorni per portarci fuori dall'emergenza. Il loro impegno è la più bella espressione dello spirito, della generosità, dell'energia vitale del nostro Paese.
Auspico quindi che i nostri lavori odierni e dei prossimi giorni possano svolgersi in un clima di forte cooperazione e di dialogo aperto e costruttivo tra tutte le forze politiche e tra il Parlamento e il Governo. Questo dobbiamo alla memoria dei nostri defunti. Questo dobbiamo all'interesse superiore della salute e della sicurezza di tutti gli italiani.
Stringendoci al dolore delle famiglie e di tutti i nostri cittadini, invito l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). (Applausi).
Sulla scomparsa di Vittoria Francesca Maria Bogo Deledda
PRESIDENTE. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi). Signori senatori, vorrei rivolgere un sentito pensiero di cordoglio e di vicinanza ai familiari, ai parenti e agli amici della senatrice Vittoria Francesca Maria Bogo Deledda.
Donna di vivace intelligenza e grande sensibilità, Vittoria Bogo Deledda ha sempre dato prova nell'attività professionale, così come nell'impegno politico, di forte attenzione verso il mondo della cultura e del sociale, di chi è più debole, di chi versa in situazioni di difficoltà; un'attenzione che ha contraddistinto anche la sua attività parlamentare, facendosi promotrice di disegni di legge in materia di assistenza domiciliare, di salario minimo, di tutela dei beni naturali.
Con la sua prematura scomparsa, il Senato perde una donna di grandi qualità umane, sempre aperta al dialogo e al confronto costruttivo, una donna forte che, fino a quando la malattia gliene ha dato la possibilità, non ha fatto mai venire meno il suo impegno e la sua passione per gli ideali in cui credeva; un esempio per le istituzioni e per tutta la comunità.
Invito a un minuto di raccoglimento. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). (Applausi).
FENU (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FENU (M5S). Signor Presidente, a nome di tutti i colleghi, in particolare di quelli sardi che non interverranno considerata la situazione straordinaria in cui si svolge questa seduta, oggi desidero ricordare la collega senatrice Vittoria Bogo Deledda, che il 17 marzo scorso ci ha lasciato dopo una lunga e dolorosa malattia.
Ho incontrato Vittoria per la prima volta durante la campagna elettorale del febbraio 2018 in Sardegna, ma è stato proprio tra i banchi del Senato, a Roma, e nei viaggi tra la Sardegna e Roma che ne ho apprezzato le qualità umane. Vittoria era una donna di valore, colta e generosa che non amava tanto parlare di sé. Ho avuto percezione delle sue qualità quando si è offerta di aiutarmi in un momento di difficoltà. Ha voluto ascoltarmi e consigliarmi perché teneva a farlo, perché lo sapeva fare, perché lo aveva fatto per gli altri per tutta la vita.
Vittoria ha lavorato tanti anni come responsabile dei servizi sociali del Comune dove viveva. Il normale orario di lavoro non era sufficiente per ascoltare e soddisfare tutte le richieste di aiuto delle persone; le riceveva anche a casa sua fuori dall'orario di lavoro, fino a tarda sera. Ascoltava i loro problemi e si prodigava per offrire loro un aiuto, molto spesso con mezzi personali e pregando chi riceveva il suo aiuto di mantenere il riserbo. Lo ha fatto sempre fino all'ultimo momento. Pochi giorni prima di morire - pochi giorni fa - durante l'attuale emergenza sanitaria aveva chiesto al marito di acquistare un computer per una famiglia con figli piccoli che dovevano seguire le lezioni della maestra a distanza in teleconferenza e non avevano strumenti per farlo. Ho appreso, dopo la sua morte, altre storie, simili a questa, di sostegno umano, morale ed economico a persone in difficoltà.
Aveva anche un innato e forte senso di giustizia che cercava di declinare nella sua azione quotidiana. Questo suo carattere, insieme alle situazioni lavorative che ha vissuto e che implicavano un intenso coinvolgimento emotivo, responsabilità morali e stress molto elevati, ha fatto conoscere a Vittoria la sindrome di burnout, un terribile disagio psicofisico che l'ha costretta ad allontanarsi dal suo lavoro; un disagio che successivamente, una volta eletta in Senato, è stato brutalmente banalizzato e ingiustamente strumentalizzato in una campagna mediatica ignobile.
Vittoria è riuscita a superare quell'attacco dal quale, forse, non l'abbiamo sufficientemente protetta e ha proseguito la sua attività parlamentare portando avanti le sue idee e i suoi propositi con dedizione e competenza nel suo territorio e in Senato. Poco prima del suo ultimo intervento in Aula, il 3 luglio 2018, aveva appreso della malattia che l'avrebbe accompagnata fino al 17 marzo scorso. Nonostante questo, non ha voluto rinunciare al suo intervento.
Voleva parlare della sua terra che amava, o dell'improprio colonialismo industriale che ha lasciato nell'isola macerie occupazionali e ambientali e dell'attività autoreferenziale dei politici artefici di tale degrado. Voleva affermare la volontà di non avallare più azioni predatorie sulla Sardegna. La senatrice Vittoria Bogo Deledda è stata tutto questo, ma anche poetessa e una donna gentile, riservata e perbene.
Cara Vittoria, mi dispiace che tu abbia avuto così poco tempo per mostrare al Parlamento e al Paese il tuo valore umano. Lo hai mostrato a tutte le persone che ti hanno conosciuto e a cui hai fatto del bene, che serberanno per sempre il tuo dolce ricordo. Il Senato perde una brava senatrice, la tua terra perde una vera sarda. Alla tua famiglia e ai tuoi cari giungano tutta la nostra vicinanza e il nostro affetto. Ciao Vittoria. (Applausi).
Sui lavori del Senato
Discussione e reiezione di proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea
PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo, riunitasi ieri, ha stabilito che la discussione del decreto-legge recante misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da coronavirus abbia inizio nella giornata di mercoledì 8 aprile. Gli emendamenti per l'Assemblea dovranno essere presentati entro le ore 19,30 di venerdì 27 marzo.
La prossima settimana, che sarà dedicata ai lavori della Commissione bilancio sul predetto provvedimento, l'Assemblea si riunirà mercoledì 1° aprile, alle ore 9,30, per un'informativa del Ministro della salute sulle iniziative di competenza del Ministero della salute per fronteggiare l'emergenza epidemiologica del Covid-19.
La Conferenza dei Capigruppo ha altresì convenuto che, durante lo svolgimento dei lavori dell'Assemblea, al fine di garantire il mantenimento della distanza di sicurezza, i senatori potranno trovare posto anche nelle tribune secondo le indicazioni dei senatori Questori e dei Gruppi.
Infine, la Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio è autorizzata a riunirsi nella giornata odierna.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, come Gruppo Lega, in condivisione con i Gruppi Forza Italia e Fratelli d'Italia, abbiamo una proposta alternativa per il calendario, e non certo perché - come ha sostenuto qualcuno - avremmo voglia di parlare non solo dell'emergenza, ma anche di altre questioni, ma in quanto ricordiamo che, oltre all'emergenza sanitaria, esiste anche un'emergenza economica. E abbiamo sentito di recente, anche stamattina stessa, il Presidente del Consiglio discutere del fatto che in Europa si stanno valutando gli strumenti più idonei a cui ricorrere per far fronte a tale emergenza economica. E proprio questa stamattina abbiamo sentito l'accenno ad alcuni strumenti che vanno ripensati, rivisti e studiati e nei giorni scorsi abbiamo letto dichiarazioni del Presidente del Consiglio sull'ipotesi concreta per l'Italia di chiedere di poter ricorrere al meccanismo europeo di stabilità.
Ora, visto che su questo tema anche ieri è stato detto dal portavoce di Angela Merkel che sostanzialmente le condizionalità sono quelle e non vanno modificate, per il fatto che il nostro Governo voglia ricorrere a tale strumento, dopo tutta la questione politica che se n'è fatta nel corso degli ultimi mesi prima dell'emergenza, riteniamo assolutamente indispensabile e doveroso che il presidente del Consiglio Conte venga in Aula non a fare un'informativa, ma a dare comunicazioni. Evocare il ruolo del Parlamento non significa solo pensare che il Presidente del Consiglio oppure qualche Ministro vengano ogni quindici giorni a darci un'informativa che rischia poi di essere interpretata come riassunto delle puntate precedenti della telenovela soprannominata «Il decreto-legge». Riteniamo doveroso da parte del Parlamento dare un atto d'indirizzo, perché il suo ruolo non è solo fare le leggi, ma anche dare atti d'indirizzo nei confronti del Governo.
La proposta quindi è molto chiara e semplice e tra l'altro ci saremmo aspettati, proprio da chi ci continua a parlare di clima di collaborazione, che in quest'Aula si potesse discutere con risoluzioni e votazioni e indirizzare il Governo sullo strumento che il Parlamento ritiene il migliore per affrontare la situazione economica e la crisi di oggi. Questo è quanto abbiamo chiesto in maniera tranquilla, ossia semplici comunicazioni, e non di parlare d'altro, ma la risposta su quest'importantissimo tema è stata che non se ne parla.
Siamo d'accordo con tutte le informative a discutere del decreto-legge entro i tempi che avete proposto, ossia entro l'8 aprile. E siamo disponibili davvero alla collaborazione: la testimonianza è venuta nel momento in cui, anche di fronte alle oltre 2.000 richieste arrivate da parte di associazioni di categoria, di cittadini e di tanti altri soggetti che hanno segnalato la necessità di presentare emendamenti, con fatica abbiamo dovuto cercare di ridurli a 200 per dare alcune priorità.
La risposta che ci è stata data è che, così facendo, facciamo ostruzionismo. Parliamoci chiaro: cosa significa collaborare? Significa che dall'opposizione dobbiamo sempre stare zitti e continuare a dire signorsì alle vostre proposte e ai vostri decreti? Oppure c'è anche la possibilità di criticare il Governo, quando è necessario farlo? Di fronte a un fatto così importante come il ricorso a strumenti dell'Unione europea per garantire le risorse ai nostri cittadini, il Parlamento avrà o meno il sacrosanto diritto di esprimersi con un atto d'indirizzo? (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). Si tenga presente che molti esponenti addirittura del Gruppo MoVimento 5 Stelle l'hanno confermato anche oggi e lo stesso Capogruppo ha detto al Presidente del Consiglio che il MES non è lo strumento migliore.
Per affermare questo non bisogna dirglielo in questa sede - tra l'altro abbiamo visto che il Presidente del Consiglio, per quante cose gli diciamo, prende comunque la sua strada, indipendentemente dalle proposte che avanziamo, ma occorre un atto politico. Perdonatemi, ma lo dico senza alcuna polemica: un Presidente del Consiglio che non ha alcuna legittimazione popolare, perché non è stato neanche eletto, ha bisogno necessariamente di un mandato parlamentare per discutere di una tematica fondamentale che rischia di ipotecare seriamente il futuro del nostro Paese. Questa è la verità. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).
Ecco allora una proposta seria e tranquilla, alla quale però ci avete risposto negativamente. Si voterà il calendario e vi prenderete questa responsabilità, tenendo presente che andate davvero contro il buonsenso, che so essere evocato da molti di voi, almeno per quanto riguarda la proposta che noi della Lega abbiamo fatto insieme a tutto il centrodestra.
Prima di concludere, ne approfitto solo per dare il benvenuto, come Gruppo Lega, alla senatrice Valeria Alessandrini, che è stata eletta alle elezioni suppletive nel collegio di Terni e ha preso sostanzialmente il posto della già senatrice Donatella Tesei, oggi Presidente della Regione Umbria.
PRESIDENTE. Vorrei anch'io dare il benvenuto, a nome di tutta l'Assemblea, oltre che mio personale, alla senatrice Alessandrini, augurandole un buon lavoro. (Applausi).
BERNINI (FIBP-UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERNINI (FIBP-UDC). Signor Presidente, intervengo solo per motivare il senso del nostro voto sul calendario.
La settimana scorsa abbiamo chiesto - come ha ricordato anche il collega Romeo - la presenza del presidente Conte in Parlamento, perché tale presenza non è un evento casuale che egli ci concede munificamente. È qui che il Governo deve manifestare il senso della sua azione. È qui che si esercitano il controllo e il miglioramento del Parlamento sugli atti del Governo e soprattutto è qui che si capisce se gli atti del Governo hanno un fondamento economico e finanziario.
La settimana scorsa tutte le opposizioni - i colleghi Capigruppo e lei, Presidente, ne siete testimoni - hanno chiesto: posto che il Governo già ci dice che non ci sono soldi sul decreto che noi andremo ad approvare l'8 aprile; posto che noi riteniamo assolutamente indispensabile che il Governo, per farci capire che sta lavorando seriamente, la prossima settimana faccia uno scostamento di altri 50 miliardi per fare in modo che le famiglie, i lavoratori e le imprese abbiano quello che sta promettendo e che noi vogliamo abbiano; posto che sarà necessario mettere altri 25 miliardi su questa crisi, perché purtroppo essa non finirà ad aprile - noi lo sappiamo, gli italiani lo sanno, e li dobbiamo rassicurare e mettere in sicurezza - posto tutto ciò, siamo tutti ugualmente consapevoli che non ci salviamo da soli, non ci salviamo solo con i soldi italiani e i nostri soldi che abbiamo messo in Europa devono essere finalmente messi a frutto. Tutti i soci del club europeo stanno ugualmente in difficoltà, purtroppo - e lo dico con grande dispiacere - a partire dalla Spagna, dalla Germania e dal Regno Unito. E per chi rimarrà ancora nel club europeo, i Paesi europei o si salvano insieme o l'Europa perderà non solamente di consenso, ma anche e soprattutto di ruolo.
Tutto ciò premesso, noi sappiamo che esiste uno strumentario che va dalla Banca centrale europea, che sembra andare nella giusta direzione dopo qualche tentennamento costatoci qualche miliardo di euro e qualche piccola gaffe della presidente Lagarde, costataci qualche miliardo di euro. Grazie a Dio, abbiamo rimediato. Posto che esiste la Banca europea degli investimenti che può fare da leva e moltiplicatore dell'acquisto dei titoli del debito sovrano e delle garanzie che dobbiamo dare alle nostre imprese perché garantiscano il lavoro e si realizzi la profezia di Gualtieri, secondo cui nessuno deve perdere il lavoro per colpa del coronavirus; posto che esiste il famoso MES - il fondo salva Stati, il salvadanaio degli Stati membri dell'Unione europea in cui tutti noi abbiamo messo danaro - e che tutti avremo bisogno pro-quota di una porzione dei soldi messi: rispetto a tutto questo strumentario europeo e alla necessità di fondi in Italia, ci dica il Presidente del Consiglio che cosa ha intenzione di fare. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC). Ci sembrava una domanda molto legittima. A ciò la maggioranza ha risposto con un non possumus e il Governo ha detto che non ci sono le condizioni.
Il presidente Conte era qui fino a cinque minuti fa. Per quale motivo non avete accolto la nostra proposta la settimana scorsa? Era una proposta molto sensata su cui si fondano - ripeto - tutte le azioni e le programmazioni del Governo da adesso in poi perché, se non ci sono i soldi, sono solo fatti e non parole. Questo noi non ce lo possiamo permettere.
Per questo motivo abbiamo chiesto un voto sul calendario su cui Forza Italia si asterrà. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).
MARCUCCI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCUCCI (PD). Signor Presidente, sono sorpreso che oggi il primo gesto dopo il passaggio parlamentare del Presidente del Consiglio sia quello di dividerci sul calendario. Il motivo della divisione sul calendario è dovuto al fatto che alcuni Gruppi chiedevano con forza in Conferenza dei Capigruppo la presenza del presidente Conte, che in realtà stamani ha informato correttamente il Parlamento non solo sull'emergenza sanitaria, ma anche sul quadro economico e sulle iniziative che sta portando avanti a livello europeo. Ho difficoltà a comprendere.
Il mio intervento pochi minuti fa aveva lo spirito di chiamare tutti alla collaborazione e al senso di responsabilità. Si è deciso di evidenziare in realtà, su una cosa oggettivamente marginale come il calendario, un'esigenza politica di divisione e di distinguo; lo capisco francamente molto poco. Credo che il Paese si debba dimostrare unito a fianco del proprio Governo in un momento così difficile. Prendo, però, atto della situazione.
Il Partito Democratico e tutte le forze di maggioranza voteranno con senso di responsabilità a favore del calendario. (Applausi dal Gruppo PD).
RAUTI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RAUTI (FdI). Signor Presidente, in questi giorni, a riprova del senso di responsabilità e di collaborazione che le opposizioni hanno dimostrato in ogni circostanza e occasione, abbiamo partecipato a interminabili riunioni e Conferenze dei Capigruppo, talune anche precedute da incontri informali, proprio per cercare di risolvere alcuni nodi che vanno dalle modalità di voto in Aula fino alla questione degli emendamenti e alle questioni più politiche.
Fratelli d'Italia, nella Conferenza dei Capigruppo svoltasi ieri, ha aderito e sostenuto la proposta elaborata dalle opposizioni di chiedere al presidente Conte di svolgere delle comunicazioni in Aula (non un'informativa) che avessero per oggetto il MES (il fondo salva Stati), le misure economiche contenute nei successivi provvedimenti - quelli che andremo poi a discutere ad aprile - e le risorse economiche che si pensa di stanziare. Qualche ora dopo il presidente Conte in Aula alla Camera ha indicato una cifra ma, mentre discutevamo, questo non era ancora successo. In ogni caso, c'è bisogno anche di sapere quale impegno economico si intende mettere in questa operazione, che richiederà molto tempo, e quali sono le nostre interlocuzioni con l'Europa.
Dopo le dichiarazioni di ieri della cancelliera Merkel sul MES e dopo la presa di posizione dell'Olanda il giorno prima, noi riteniamo questo un nodo fondamentale e non marginale di ogni approccio e discussione politica, oltre che economica, su tutta l'immensa faccenda che riguarda l'Italia e l'Europa.
Non intendo fare qui un secondo intervento, ma credo sia importante sottolineare la nostra richiesta di comunicazioni del presidente Conte, che - vorrei essere chiara - non coincidono con quell'appuntamento che Presidente del Consiglio ha fissato ogni quindici giorni con le Camere - cosa che naturalmente salutiamo con soddisfazione - che non è la stessa cosa.
Ed è per questo che ieri abbiamo definito e insistito su questa proposta.
Voglio anche dire, rispetto all'atteggiamento di Fratelli d'Italia in termini di discussione in Commissione, che il Governo deve anche comprendere che, al di là del fatto che si cerchi un punto di incontro, abbiamo incardinato in quella sede un provvedimento che non lascia spazio ad alcuna manovra economica. Quindi, tutti gli emendamenti non troveranno spazio, a meno che non sostituiscano altri.
Anche qui, la richiesta che noi abbiamo fatto è di un impegno da parte del Governo - un impegno che sia però ufficiale - a trasformare alcune delle proposte emendative in ordini del giorno che impegnino il Governo e possano diventare misure da inserire nei provvedimenti successivi.
Ci tengo anche a dire che da parte nostra non c'è mai stato, né mai ci sarà, un atteggiamento ostruzionistico, che sarebbe in questo momento di killeraggio, che non ci appartiene e non appartiene all'amore che abbiamo nei confronti della Nazione. È questione non di ostruzionismo, ma di dare risposte ai territori e alle tantissime richieste che ci sono pervenute - come sono pervenute immagino a tutti - per colmare un decreto che - ci si deve dire - è una prima misura, un primo passo.
Noi attendiamo anche di sapere cosa è previsto per il dopo e, soprattutto, dopo il primo passo emergenziale, qual è la visione, la prospettiva, il progetto verso il quale stiamo andando per la rinascita dell'Italia.
PRESIDENTE. Metto ai voti proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea, circa le comunicazioni del presidente Conte sul MES sulla programmazione delle misure economiche, tanto con l'Europa quanto con l'Italia, avanzata dai senatori Romeo, Bernini e Rauti.
(Alcuni senatori votano dalle tribune del primo ordine, lato destro, alla presenza del senatore segretario Nisini e dalle tribune del secondo ordine, lato destro, alla presenza del senatore segretario Durnwalder).
Non è approvata.
Sospendo la seduta fino alle ore 15,30.
(La seduta, sospesa alle ore 13,02, è ripresa alle ore 15,33).
Informativa del Ministro dell'istruzione sulle iniziative concernenti la prosecuzione dell'anno scolastico in corso e conseguente discussione (ore 15,33)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Informativa del Ministro dell'istruzione sulle iniziative concernenti la prosecuzione dell'anno scolastico in corso».
Ha facoltà di parlare il ministro dell'istruzione, onorevole Azzolina.
AZZOLINA, ministro dell'istruzione. Signor Presidente, onorevoli senatrici e senatori, la diffusione dell'epidemia da coronavirus ha dato luogo a una emergenza sanitaria di rilevanza globale. Sin dai primi casi di contagio manifestatisi nel nostro Paese, attraverso l'emanazione dei necessari provvedimenti recanti disposizioni di contrasto all'emergenza, il Governo ha inteso operare scelte, tutte ponderate e molto dolorose, finalizzate a contenere il più possibile il carattere particolarmente diffusivo dell'epidemia sul territorio nazionale.
Abbiamo affrontato e stiamo affrontando come Paese, come comunità nazionale, giorni particolarmente duri. Questa emergenza non solo ha comportato il necessario stravolgimento delle nostre abitudini al fine di contenere i contagi e per il bene di tutti, ma ci costringe anche, ogni giorno, a fare i conti con il dolore di gravi perdite in termini di vite umane. Mi stringo con forza a tutto il Paese, a chi ha subìto i lutti e, in particolare, alle comunità, ai cittadini della Lombardia, del Veneto e dell'Emilia Romagna, che sono le Regioni più colpite.
Voglio ringraziare le comunità scolastiche di queste aree che, pur nello sconforto per le perdite subite, hanno continuato a reagire. Lì la scuola non solo non si è fermata, ma ha saputo anche supportare i propri studenti e le proprie studentesse dal punto di vista emotivo. I ragazzi saranno fieri di voi e vi ricorderanno per tutto questo.
Scriveva Boccaccio nel «Decamerone» descrivendo la peste: «E lasciamo stare che l'uno cittadino l'altro schifasse e quasi niuno vicino avesse dell'altro cura».
Sono parole che molti avranno riletto in questi tempi duri, parole che per fortuna descrivono momenti storici e atteggiamenti profondamente diversi. La nostra comunità nazionale si sta dimostrando, infatti, forte e solidale, e un immenso, doveroso ringraziamento va ovviamente al personale sanitario che ogni giorno, in prima linea, combatte un nemico invisibile, per noi e al nostro fianco. Ugualmente desidero ringraziare il Dipartimento della protezione civile per l'opera infaticabile e il supporto che al Ministero e alle scuole sta offrendo. A tutti, grazie.
Preliminarmente è opportuno operare una rapida rassegna delle misure sin qui adottate grazie ai provvedimenti - decreti-legge e decreti del Presidente del Consiglio dei ministri - emanati per contenere la grave emergenza epidemiologica con specifico riferimento al sistema nazionale di istruzione.
In ordine temporale inverso, il decreto-legge n. 19 del 2020, pubblicato ieri in Gazzetta Ufficiale, prevede in generale che possano essere adottate misure restrittive per periodi determinati di durata non superiore a trenta giorni, reiterabili e modificabili. Tra le misure adottabili, il decreto-legge dispone la sospensione di tutti i servizi educativi e scolastici, ferma la possibilità di svolgere attività a distanza e la sospensione dei viaggi d'istruzione. Prevede anche la limitazione della presenza fisica dei dipendenti negli uffici amministrativi e dispone la limitazione o sospensione delle procedure concorsuali, ferma restando la possibilità di procedere all'emanazione dei bandi di concorso. Espressamente sollecita poi i datori di lavoro a predisporre modalità di lavoro agile.
Già il decreto-legge n. 18 del 2020 ha previsto che, durante la sospensione dei servizi educativi e scolastici, le pubbliche amministrazioni forniscano prestazioni individuali, avvalendosi del personale disponibile già impiegato in tali servizi e dipendente da soggetti privati che operano in convenzione, concessione o appalto.
Lo stesso decreto-legge ha previsto che le scuole si dotino dei materiali per la pulizia straordinaria dei locali, nonché di dispositivi di protezione e igiene personali. Al riguardo posso annunciare di aver stamane firmato il decreto ministeriale di ripartizione tra le istituzioni scolastiche delle risorse per un totale di 43,5 milioni di euro.
Vi è di più: il decreto-legge citato ha previsto - come ripreso in altri passaggi del mio intervento - uno specifico stanziamento di 85 milioni di euro per l'anno 2020, al fine di consentire alle istituzioni scolastiche di dotarsi immediatamente di tutti gli strumenti utili per l'apprendimento a distanza e agli studenti meno abbienti di poterne fruire. Ha anche disciplinato le modalità di acquisto delle piattaforme e dei dispositivi necessari alla didattica a distanza. Inoltre, il Ministero dell'istruzione assegna comunque alle istituzioni scolastiche statali le risorse finanziarie per i contratti di supplenza breve e saltuaria.
Ancora: con il decreto-legge n. 9 del 2 marzo 2020 abbiamo garantito la presa di servizio di collaboratori scolastici, già LSU, nei territori colpiti dall'emergenza in modo da non pregiudicare in alcun modo il processo di internalizzazione di questi lavoratori. Abbiamo fatto sì che alla sospensione dei viaggi e iniziative di istruzione, confermata dal decreto-legge n. 19, si applicassero quanto previsto dall'articolo 41, comma 4, del decreto legislativo 23 maggio 2011 n. 79, in ordine al diritto di recesso del viaggiatore prima dell'inizio del pacchetto di viaggio, nonché l'articolo 1463 del codice civile, prevedendo che il rimborso potrà essere effettuato anche mediante l'emissione di un voucher di pari importo da utilizzare entro un anno dall'emissione.
Altra misura altamente significativa nel provvedimento in questione è inoltre quella che sancisce la conservazione della validità dell'anno scolastico 2019-2020. L'articolo 32 del decreto-legge n. 9 recita: «qualora le istituzioni scolastiche del sistema nazionale di istruzione non possano effettuare almeno duecento giorni di lezione a seguito delle misure di contenimento del Covid-19, l'anno scolastico 2019-2020 conserva comunque validità anche in deroga a quanto stabilito dall'articolo 74 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297».
Abbiamo altresì disposto che sono del pari decurtati, proporzionalmente, i termini previsti per la validità dei periodi di formazione e di prova del personale delle istituzioni scolastiche e per il riconoscimento dell'anzianità di servizio.
In maniera complementare rispetto alla decretazione d'urgenza appena citata, diversi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri (DPCM) hanno integrato il quadro normativo necessario ad affrontare la situazione emergenziale, anche per quanto concerne l'istruzione. È bene evidenziare, seppur succintamente, alcuni passaggi fondamentali. In particolare, il DPCM del 22 marzo 2020 conferma la sospensione dei servizi scolastici sino al 3 aprile 2020 e si applica cumulativamente alle disposizioni di cui al DPCM dell'11 marzo 2020, nonché a quelle previste dall'ordinanza del Ministro della salute del 20 marzo 2020, i cui termini di efficacia, già fissati al 25 marzo 2020, sono prorogati al 3 aprile 2020. Con il DPCM del 4 marzo 2020 era stata prevista la sospensione per tutto il territorio nazionale, sino al 15 marzo 2020, dei servizi educativi per l'infanzia, delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore. Già in quell'occasione era stato previsto che, per tutta la durata della sospensione, i dirigenti scolastici attivassero modalità di didattica a distanza. Tali previsioni, unitamente a quelle contenute nei DPCM del 23 e 25 febbraio e del 1° marzo 2020, hanno comunque cessato di avere effetti l'8 marzo 2020, come disposto dall'articolo 5 del DPCM dell'8 marzo 2020, che ha esteso e generalizzato sino al 3 aprile la sospensione dei servizi educativi e ogni altro profilo ad essa connesso.
Dunque, come emerge da questa breve ricognizione normativa, in una situazione così difficile il Governo ha dovuto operare scelte importanti e complesse, impedendo, allo stato attuale, la presenza a scuola degli studenti, delle loro famiglie e dei docenti e riducendo la presenza del personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) e dei dirigenti scolastici, limitandola alle sole attività ritenute indifferibili. Questo per contenere il contagio. Voglio ribadire con chiarezza un aspetto fondamentale: si tornerà a scuola se e quando, sulla base di quanto stabilito dalle autorità sanitarie, le condizioni lo consentiranno. Tuttavia, il servizio di istruzione è un servizio pubblico essenziale, costituzionalmente garantito. Per questo abbiamo subito sollecitato l'attivazione di forme di didattica a distanza, con l'obiettivo di garantire il diritto allo studio, ma anche e soprattutto - ci tengo a dirlo - la vicinanza ai nostri studenti e alle nostre famiglie. È una scelta a mio avviso obbligata: non abbiamo alternative se vogliamo stare accanto ai nostri allievi.
Dicevo poco fa che l'emergenza sanitaria da coronavirus, come noto, ha un impatto ormai globale, ma questo vale anche per la scuola. Più di tre quarti della popolazione studentesca mondiale è interessata da questa crisi. Si tratta di un numero spaventoso: 1,5 miliardi di studenti nel mondo in questo momento non sta andando a scuola. Si tratta di una sfida senza precedenti che dobbiamo raccogliere e lo stiamo facendo come Paese, in raccordo con l'Unione europea e con l'UNESCO.
Molti Paesi europei - è inutile nascondercelo - sono più attrezzati di noi riguardo alle infrastrutture tecnologiche, eppure in questi giorni sono stata più volte chiamata in causa dai miei omologhi per avere informazioni su come l'Italia stia operando. Ricordo che nel nostro Paese i ragazzi che non possono accedere agli edifici scolastici sono 8,3 milioni e avevano bisogno di risposte. Sin dai primi momenti dell'emergenza sanitaria ci siamo mossi per intervenire.
Il Ministero ha attivato, il 27 febbraio, una pagina con tutte le informazioni per la scuola sull'emergenza coronavirus, con sezioni dedicate alla consultazione delle norme, alle domande frequenti e con link utili per gli aspetti sanitari. Poi, il 2 marzo, abbiamo aperto una pagina web dedicata alla didattica a distanza, offrendo l'accesso gratuito a piattaforme dedicate, a webinar per il personale, docenti e dirigenti (realizzati in collaborazione con l'INDIRE, l'istituto che fa ricerca didattica nel Paese) ed a materiali utili per le lezioni. Abbiamo anche attivato delle call pubbliche per tutti gli operatori pronti a supportarci con sistemi informatici e device. Il 18 marzo abbiamo ampliato ulteriormente questo lavoro inserendo anche una sezione per l'inclusione scolastica a distanza, a sostegno della didattica importantissima per i ragazzi con disabilità. Fin dalle prime mosse di questo lavoro abbiamo registrato una gara di solidarietà e generosità operativa tra tutte le scuole del Paese, tra docenti, personale ATA, dirigenti scolastici e tra gli stessi alunni. Attraverso le reti professionali, i social media e i siti delle scuole abbiamo registrato migliaia di disponibilità a effettuare interventi e azioni concrete da parte di scuole che intendevano mettersi a disposizione di altre scuole.
Di fronte a una situazione di grande delicatezza che non ha precedenti nella storia repubblicana e che gradualmente si è trasformata, per alcuni territori in particolare, in una vera e propria tragedia umanitaria, la scuola ha risposto e sta ancora rispondendo in maniera solida e coesa, dimostrando senso di appartenenza, senso di responsabilità e disponibilità senza precedenti ad operare in emergenza. Nella immediata gestione dell'emergenza sono state sollecitate tantissime energie operative su tutto il territorio nazionale. È stata realizzata in pochissimi giorni un'area apposita sul sito Internet del Ministero tramite la quale le scuole hanno trovato le prime risposte alle domande più comuni riguardo le nuove procedure organizzative da adottare in emergenza e hanno potuto accedere ad una sezione pensata appositamente per consentire nelle più diverse forme e misure di realizzare didattica a distanza contemperando le esigenze dei territori meno dotati a livello tecnologico, con l'altissima competenza di altre aree dell'Italia, ove sono invece collocate le migliori risorse innovative.
Siamo anche consapevoli del fatto che una delle criticità riguardi la capacità di accesso alla Rete, che in alcune zone del Paese è carente. Per questo ringrazio la ministra per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione Pisano, che ha messo in campo un progetto di solidarietà digitale per sollecitare gli operatori del settore ad offrire connessione gratuita ai propri abbonati e quindi anche a docenti, studenti e famiglie. Per far fronte all'emergenza sanitaria sono stati attivati, grazie alla task force ministeriale per le emergenze educative, appositi interventi di assistenza che si realizzano nel rapporto quotidiano con tutte le scuole e con le famiglie attraverso azioni concrete, tra cui mi sembra importante citare le azioni di supporto psicologico rivolte a studenti, docenti e famiglie per superare le difficoltà intervenute con l'insorgere dell'emergenza. Abbiamo sentito il dovere di intervenire su diversi livelli. Attraverso un'apposita nota ministeriale, la n. 388 del 17 marzo 2020, abbiamo ritenuto di orientare le scuole sistematizzando quanto nella loro piena autonomia avevano realizzato fin dal principio dell'emergenza, con il fine di ricondurre tutte le esperienze e le attività svolte in un contesto di piena sostenibilità giuridica e amministrativa e di garantire, per quanto a ciascuno possibile, uniformità nell'azione didattica, anche nell'ottica della completa spendibilità delle attività svolte a distanza ai fini della validità dell'anno scolastico. Tutte le scuole infatti godono di autonomia garantita dalla Costituzione. Ciascuna ha affrontato l'emergenza reagendo a proprio modo, chi più coraggiosamente, chi con più incertezze, ed ogni reazione istituzionale - credetemi - noi l'abbiamo compresa e supportata proprio perché sicuramente scaturita dalle richieste dei territori, dagli alunni e dalle loro famiglie.
Il principio che ci muove, sin dal primo momento, è far sì che nulla - ma proprio nulla - di quanto faticosamente realizzato dai docenti italiani dall'erompere dell'emergenza possa essere perduto perché magari non rispondente a un codice di condotta già conosciuto o sperimentato; differentemente, noi intendiamo valorizzarlo e non perderlo, farne una ricchezza e, se possibile, un elemento che ci racconti la crescita dei nostri allievi in un momento complesso come quello che stiamo vivendo.
Così, tenendo sempre saldo questo principio all'interno della predetta nota ministeriale, abbiamo suggerito e chiarito, semplificando al massimo per motivi di opportunità, cosa si intende per «attività didattica a distanza», indicando gli strumenti validi, le metodologie, ma soprattutto gli elementi necessari affinché un'attività possa essere considerata didattica a tutti gli effetti: l'interazione docente-alunno che accompagni la costruzione del sapere, ma che dia anche senso e risposta alle domande esistenziali che gli alunni, soprattutto i più piccoli, si pongono in un contesto nel quale colgono direttamente e indirettamente segnali che li disorientano; i provvedimenti che le istituzioni scolastiche, nel rispetto della normativa vigente in materia, se non lo hanno già fatto, devono adottare per garantire il diritto alla privacy degli studenti e delle famiglie; una serie di azioni volte a rimodulare la progettazione delle attività di inizio anno sulla base delle nuove e attuali esigenze, adattandole alla didattica a distanza, possibilmente senza che diventi un ulteriore aggravio per le famiglie; le azioni di coordinamento che le scuole, attraverso i singoli docenti e i consigli di classe, hanno dispiegato per garantire anche agli alunni con disabilità, con disturbi specifici dell'apprendimento (DSA) o con bisogni educativi speciali non certificati, di essere pienamente inclusi nelle attività a distanza, così come per le situazioni di alunni ricoverati presso strutture ospedaliere o in cura presso la propria abitazione, nonché per gli alunni che versano in condizioni di detenzione; indicazioni puntuali sulla valutazione delle attività distanza, lasciando libertà ai docenti di esercitare la valutazione, contemperando, secondo un criterio di tipo formativo, le diverse necessità di acquisire elementi valutativi per ciascun alunno. Inoltre, attiveremo a breve un apposito servizio a livello nazionale di help desk a distanza apposito, a supporto delle istituzioni scolastiche.
Tutte le indicazioni impartite sono già principi saldamente incardinati nel sistema scolastico. Non è stata l'emergenza sanitaria a far affermare l'importanza della relazione docente-alunno, così come il comune sentire dell'inclusione scolastica, la progettazione delle attività didattiche coerente con il contesto e la necessità di valutare tutto il percorso degli alunni e non solo la singola prestazione. Sono elementi che esistono da decine di anni nella pratica scolastica, costruiti su evidenze scientifiche consolidate che da anni sono oggetto di riflessione e di approfondimento e che oggi, a causa dell'emergenza in corso, acquistano ancora più valore e ci sembrano, forse per la prima volta, realmente così importanti.
La configurazione concettuale e concreta dell'attività a distanza rappresenta una sfida e al contempo un'opportunità, nella quale anche noi ci sentiamo chiamati in prima linea. Sentiamo fortissima la responsabilità di rispondere alle aspettative che la società intera ripone nei confronti della scuola, quale avamposto essenziale dello Stato presente nei territori, specie se marginali, e quale presidio fondamentale di supporto.
Per poter meglio indirizzare le risorse alle aree del Paese più carenti di dispositivi digitali e di connettività è stato predisposto un monitoraggio delle singole scuole in continuo aggiornamento, grazie al quale ci siamo proposti di conoscere in che modo esse abbiano reagito all'emergenza con la didattica a distanza, quali risorse siano state attivate, quante classi, quanti alunni coinvolti, se abbiano ricevuto aiuti da altre scuole o se invece l'aiuto lo abbiano fornito.
Di seguito alcuni dati raccolti (e sottolineo che, nonostante il periodo di grave difficoltà nella gestione dell'emergenza, il 93 per cento delle scuole italiane ha risposto al quesito con il quale si è svolto il monitoraggio).
Il 67 per cento delle scuole che hanno attivato l'attività a distanza prevede per essa specifiche forme di valutazione. Attualmente più di 6,7 milioni di alunni sono raggiunti attraverso mezzi diversi da attività didattiche a distanza. L'89 per cento delle scuole ha predisposto attività e materiali specifici per gli alunni con disabilità; l'84 per cento ha predisposto attività e materiali specifici per gli alunni con DSA; il 68 per cento ha predisposto attività e materiali specifici per gli alunni con bisogni educativi speciali (BES non certificati; il 48 per cento delle scuole ha svolto riunioni degli organi collegiali a distanza.
Come già accennato, con il decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020 abbiamo individuato specifiche risorse, pari a 85 milioni di euro per l'anno 2020, destinando 10 milioni di euro alla dotazione o al potenziamento di piattaforme e strumenti digitali per l'apprendimento a distanza nelle scuole; 70 milioni di euro per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti - ci tengo a sottolinearlo - dispositivi digitali individuali in comodato d'uso per la fruizione delle piattaforme di apprendimento e per garantire la connettività di rete nei territori ove essa sia carente o mancante. Lo abbiamo ripetuto più volte e lo ribadisco: nessun studente deve rimanere indietro a causa del digital divide, cioè delle differenze infrastrutturali di rete fra i territori. Vi sono poi 5 milioni di euro per la formazione del personale scolastico sulle metodologie e le tecniche per la didattica a distanza.
Abbiamo inoltre considerato che spesso le scuole del primo ciclo d'istruzione non hanno personale tecnico competente per affrontare le problematiche legate alla gestione delle nuove tecnologie, così abbiamo deciso - in un momento in cui le competenze digitali fanno la differenza - di mettere a disposizione di queste scuole mille nuovi assistenti tecnici informatici (profilo finora previsto solo per le scuole secondarie di secondo grado) con il compito di assicurare la funzionalità della strumentazione informatica in dotazione agli istituti e di supportare i docenti e gli alunni nell'utilizzo delle piattaforme di didattica a distanza.
Nel corso della mattinata di oggi ho firmato un decreto ministeriale attuativo con il quale, individuati i criteri, stiamo procedendo a ripartire tra le istituzioni scolastiche le risorse, con particolare attenzione a fare in modo che i 70 milioni di euro per i dispositivi digitali e la connettività intercettino maggiormente il fabbisogno delle scuole con popolazione scolastica in situazioni socio-economiche di maggior deprivazione, quindi più bisognose di dispositivi digitali per la didattica a distanza da dare in comodato d'uso agli studenti. Coerentemente con il dettato normativo, non ho voluto alcuna ripartizione a pioggia delle risorse. Si è tenuto conto infatti non solo del numero degli studenti, ma anche e soprattutto della loro condizione socio-economica allo scopo di supportare in termini di eguaglianza sostanziale quelli che ne hanno più bisogno, nel massimo rispetto dell'articolo 3, comma 2, della nostra Costituzione. Nello stesso decreto, inoltre, sono previste le procedure per l'assegnazione della dotazione organica aggiuntiva di assistenti tecnici informatici direttamente agli uffici scolastici regionali, da ripartire poi per scuole polo regionali.
Questo sistema, che incarna bene il principio di sussidiarietà verticale, consentirà alle amministrazioni che vivono nei territori, e che quindi maggiormente ne conoscono le esigenze, di gestire e mettere a frutto queste ulteriori risorse umane al fine di garantire la funzionalità della strumentazione informatica nonché il supporto all'utilizzo delle piattaforme di didattica a distanza, in modo da raggiungere la massima funzionalità delle istituzioni scolastiche del primo ciclo d'istruzione.
In aggiunta agli 85 milioni di euro abbiamo inoltre stanziato 8,2 milioni di euro per sostenere l'incredibile lavoro di supporto che in questo momento di inedita crisi stanno svolgendo gli animatori digitali delle istituzioni scolastiche: figure strategiche per la diffusione dell'innovazione a scuola, mai come ora chiamate a promuovere tra i colleghi la conoscenza e la formazione circa le nuove metodologie didattiche multimediali.
Abbiamo, inoltre, garantito con il cosiddetto decreto cura Italia, all'articolo 121, le prime misure per favorire la continuità occupazionale dei docenti e del personale tecnico, amministrativo e ausiliario (ATA) con contratto a tempo determinato, ai quali abbiamo assicurato il naturale diritto alla proroga del contratto medesimo, anche qualora fosse giunto a naturale scadenza nel corso del periodo di emergenza sanitaria, a garanzia del diritto fondamentale ed essenziale all'istruzione e allo scopo di potenziare l'attività didattica a distanza. Come ribadito più volte, lavoriamo affinché nessuno perda il lavoro a causa del Covid-19.
Una delle più grandi sfide rimane quella di continuare a parlare alle famiglie, che quotidianamente ci chiedono conto del nostro operato e che ringrazio sentitamente. Permettetemi, a tal proposito, una piccola riflessione cui tengo davvero tantissimo. Parlare di responsabilità e pretendere responsabilità da parte di tutti in questa situazione drammatica significa anche lavorare con serietà sulle informazioni che si veicolano al Paese. Forzare le interpretazioni, inoltrare messaggi non verificati, anticipare i contenuti senza alcuna fonte ufficiale e, persino - è successo anche questo - produrre materiali consapevolmente falsi, con tanto di logo ministeriale, è un modo di operare irresponsabile. (Applausi dai Gruppi M5S e PD). È il modo di creare incertezza e allarme a una cittadinanza che sta già soffrendo abbastanza. Questo è evidentemente un appello rivolto a tutti: sentiamoci tutti responsabili e responsabilizzati. Una situazione come quella attuale richiede un ribaltamento delle logiche, anche di quelle comunicative.
Come Ministero ci stiamo impegnando per offrire alle famiglie un'informazione puntuale e sempre aggiornata. Le famiglie ci sollecitano soluzioni sulla conclusione dell'anno scolastico e indicazioni sulla valutazione degli studenti. Per questo motivo, il Ministero è già al lavoro e stiamo predisponendo tutte le misure necessarie per intervenire, anche in deroga alle vigenti disposizioni normative, in materia di: valutazione intermedia e finale degli studenti; modalità di recupero degli apprendimenti; requisiti di accesso e struttura degli esami di Stato per il primo e secondo ciclo d'istruzione e ridefinizione del calendario scolastico nazionale e dei calendari regionali nel rispetto delle prerogative delle Regioni. In merito agli esami di Stato abbiamo più volte ribadito la necessità, come chiedono anche gli studenti - ai quali va il mio abbraccio più grande - di predisporre le modalità che garantiscano un esame serio e che tenga conto dello sviluppo reale degli apprendimenti. Questo approccio non vuole essere finalizzato alla rigidità formale, ma al contrario intende volgere alla valorizzazione dei percorsi di ognuno attraverso lo strumento più idoneo per tutti. Proprio per questo motivo anticipo in quest'Aula sin d'ora quella che può essere una diretta conseguenza di questo approccio di valorizzazione, che riguarda la composizione delle commissioni d'esame per la scuola secondaria di secondo grado. Il mio orientamento è di proporre una commissione formata da soli membri interni e con presidenti esterni. Da un lato, ciò vale a tutelare gli apprendimenti effettivamente acquisiti e, dall'altro, un presidente esterno si fa garante della regolarità dell'intero percorso d'esame.
Agli studenti della scuola italiana, che ci scrivono tutti i giorni e ai quali, seppure a distanza, ribadisco il mio più grande abbraccio, soprattutto a coloro che sono proiettati mentalmente agli esami e che per questo vivono insicurezze dovute all'emergenza che stiamo vivendo, voglio confermare che il Ministro, il Ministero, il Governo, i docenti, il personale ATA, i dirigenti scolastici e la scuola tutta sono con loro e, mai come in questo momento, è soprattutto «per» loro. La scuola italiana è per voi.
Seguiranno dunque nelle prossime settimane tutti i provvedimenti relativi alle decisioni che stiamo assumendo. Verranno impartite a tutti nuove indicazioni operative, pertanto nessuno si senta nell'incertezza e nessuno, soprattutto tra gli studenti, viva in ansia per la scuola.
Nel frattempo ci siamo attivati anche con la RAI - e ringrazio l'amministratore delegato Fabrizio Salini per questo - allo scopo di potenziare l'offerta di contenuti utili per le scuole. Il 24 marzo abbiamo siglato una carta di intenti: ci saranno sul canale «Rai Scuola» materiali per Scuola@casa e «RaiPlay», la piattaforma digitale della RAI, ha creato playlist ad hoc: elenchi di materiali per le istituzioni scolastiche fruibili anche da ragazzi e famiglie al di fuori della didattica a distanza che rientrano nell'iniziativa «La scuola non si ferma», l'hashtag che il Ministero ha adottato per raccontare, da un lato, quanto sta avvenendo negli istituti e, dall'altro, rendere riconoscibili i materiali e i contenuti che ruotano attorno alla didattica a distanza e alla situazione che stiamo vivendo.
La collaborazione non si ferma qui: stiamo sviluppando altre iniziative che siano utili a scuola, studenti e famiglie. Nel continuare a fare scuola a distanza, nel rispetto di tutte le prerogative professionali del personale, seppur con tutte le differenze di materiali, connettività, strumenti e competenze che necessariamente denotano i singoli e i territori del Paese, intravediamo una chance di normalità e di prosecuzione delle relazioni interpersonali, che, soprattutto tra i più piccoli e nelle situazioni familiari in cui il virus o la semplice impossibilità di uscire hanno portato angoscia e dolore, sono un aspetto fondamentale per tenere saldo l'equilibrio e rinsaldare la convinzione sincera che, insieme, tutto sarà superato. (Applausi dai Gruppi M5S e PD).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sull'informativa del Ministro dell'istruzione.
È iscritta a parlare la senatrice Ronzulli. Ne ha facoltà.
RONZULLI (FIBP-UDC). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, mentre si affronta l'emergenza sanitaria, si creano un'ecatombe economica e una sociale: le scuole sono chiuse dal 5 marzo, gli alunni e gli studenti di tutte le età sono a casa e il peso è tutto sulle famiglie.
Signor Ministro, come ben sa, nelle chat delle mamme - almeno anche nella mia è così - da giorni si è iniziato a vociferare che l'hanno scolastico è ormai terminato. Tutti hanno capito che l'anno scolastico in classe è finito, ma nessuno dal Governo ha avuto l'accortezza - o forse dovrei usare la parola «coraggio» - di avvisare gli italiani. Ci sono già state date diverse informazioni contraddittorie da parte sua e non vorremmo nuovamente assistere ad altri errori di comunicazione. Lei ci dovrebbe dire adesso cosa accadrà a partire dal 4 aprile, perché le famiglie si devono poter organizzare. Al 3 aprile, termine finale di chiusura delle scuole, manca soltanto una settimana e vorremmo sapere quando arriverà una nuova comunicazione: forse il 2 aprile, la sera prima, com'è accaduto fino adesso? Programmare non è solo fattibile ma doveroso in una situazione che si protrarrà ancora a lungo.
Signor Ministro, in quest'Aula del Parlamento lei poco fa ha spiegato che i sistemi di didattica a distanza hanno coinvolto il 94 per cento degli studenti. Vorrei sapere con quale metodo di monitoraggio l'ha calcolato: 94 bambini su 100 hanno una postazione, un computer, la banda larga e magari una stampante o nel monitoraggio quella didattica che lei chiama «a distanza» contempla, per esempio, anche le "sante" mamme che si sono attrezzate, facendo fotocopie dei libri scolastici e improvvisando materiale su WhatsApp?
La verità è che, nonostante le sue lacune, c'è stata per fortuna una straordinaria risposta da parte di presidi e insegnanti - che ringrazio - che spesso, loro sì, hanno improvvisato, dimostrando però amore e attaccamento per il loro mestiere, ma soprattutto per i loro alunni.
Poco è stato fatto sul fronte della domanda perché una larga fetta di alunni e studenti non ha a disposizione una connessione a banda larga, strumento indispensabile per partecipare a pieno titolo alle lezioni al pari con gli altri.
Inoltre, la qualità dell'offerta didattica è molto diversa da Regione a Regione, tra città e provincia, tra istituti ricchi e scuole di periferia. C'è una grande differenza tra bambine e bambini che compilano questionari e prove online e quelli che invece sono costretti ad assistere a video casalinghi caricati su YouTube con il cellulare di mamma e papà. Non tutti i genitori hanno strumenti conoscitivi per sostenere i figli in questo momento così complesso e non tutti sono a casa con loro, perché magari lavorano nei settori che avete considerato essenziali. (Brusìo). Senatore Renzi, scusi, sento solo la sua voce.
Questa evidenza dà luogo a una disparità nel diritto allo studio…
PRESIDENTE. Avevo invitato a rispettare rigorosamente i tempi. Prosegua velocemente e concluda, senatrice Ronzulli.
RONZULLI (FIBP-UDC). Grazie, signor Presidente.
Il gap che apriamo oggi, tra chi è nato in famiglie agiate che si possono permettere i migliori device e chi invece è nato in famiglie che hanno meno possibilità economiche, sarà difficilmente recuperato nei prossimi mesi. Questo coronavirus ci sta togliendo tantissime cose. I nostri bambini stanno perdendo non solo i rapporti sociali, ma anche tantissime competenze. Quindi chiedo a lei, signor Ministro, di chiarire quando e come queste competenze saranno recuperate. Sintetizzando, chiedo di garantire a tutti gli studenti il diritto all'istruzione perché in nessun caso sarebbe accettabile formare studenti di serie A e studenti di serie B. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Faraone. Ne ha facoltà.
FARAONE (IV-PSI). Signor Presidente, signor Ministro, sappiamo che le famiglie sono tutte diseguali e ognuna è infelice a modo suo, come scriveva Tolstoj in «Anna Karenina». Sappiamo però anche che uno dei compiti della scuola è proprio quello di accorciare le distanze e di dare opportunità a ciascuno. La quarantena ha messo in stand-by proprio il principio fondamentale dell'uguaglianza scolastica. Infatti, volenti o nolenti e nonostante gli sforzi encomiabili di tantissimi insegnanti che dal Nord al Sud hanno allestito la didattica online, è purtroppo vero che i nostri figli non stanno studiando come se la scuola fosse aperta e non stanno studiando tutti allo stesso modo. È in discussione il diritto costituzionale all'istruzione per tutti.
Intanto il decreto-legge cura Italia ha stanziato 85 milioni di euro proprio per questo, signor Ministro; bisogna spenderli e spenderli in fretta, non possono stare nel cassetto, e bisogna soprattutto spenderli bene. Ci sono ragazzi senza PC che scrivono i temi a mano, li fotografano e li mandano via WhatsApp agli insegnanti. Ho qui una prova che le vorrei poi consegnare. Io credo che dobbiamo dotarli immediatamente di PC e che dobbiamo fare in modo che tutti gli studenti abbiano la connessione, perché non è concepibile che ci sia qualcuno cui è impedito di studiare. Così come credo che si debba agire in fretta per le difficoltà dei ragazzi con disabilità; la permanenza a casa - vi assicuro - è terribilmente più faticosa per loro. Bisogna fare presto e non dobbiamo perdere più tempo. Ci sono famiglie con più figli in casa per le quali la banda disponibile e la quantità di dati non risultano sufficienti; oppure ci sono insegnanti che condividono connessioni e PC con i figli, nella doppia veste di genitori e insegnanti. Lo Stato non può fare indebitare le famiglie su giga e acquisto di personal computer. Se gli 85 milioni di euro che abbiamo stanziato non bastano, come credo, lei deve chiedere già da ora più risorse, già dal prossimo provvedimento.
Un'idea che noi metteremo in campo con un emendamento è poi quella di trasformare il bonus 18app, che è stata una iniziativa del Governo Renzi. Visto che, purtroppo, i nostri ragazzi non potranno andare al museo, al cinema, a teatro, diamo loro almeno la possibilità di spendere risorse per acquistare un PC, un tablet o una webcam. Perché, poi, non realizziamo, già da ora, un'unica piattaforma informatica dedicata esclusivamente al nostro sistema di istruzione? Infine, ogni docente deve essere dotato di un PC per svolgere la propria mission, anche da remoto, e deve essere formato per questo.
Credo che questa emergenza potrà durare a lungo - e anche smettere di essere emergenza - e noi non possiamo essere organizzati con un filo volante provvisorio. Non possiamo inoltre procedere in ordine sparso, non possiamo lasciare le scuole da sole. In questi giorni si fanno tavoli con decine di fornitori, alcuni dei quali hanno cercato di cogliere l'occasione per inserire qualche "cavallo di troia", con soluzioni inizialmente gratuite che poi, una volta diventate indispensabili, genereranno canoni e spese. Sono stati messi insieme, senza una precisa strategia, fornitori di contenuti con provider che forniscono connessioni; multinazionali di software con fornitori di hardware. Così non va bene. Bisogna semplificare la scuola e alleggerirla di burocrazia. Serve un'azione decisa dal Ministero che orienti le scuole. Usiamo il poco tempo che avremo per i nostri studenti e non per gli adempimenti burocratici.
Signor Ministro, c'è poi lo strumento democratico per eccellenza, la TV. Usiamola; sfruttiamo la TV pubblica, la RAI. Organizziamo, come stanno facendo in Spagna, videolezioni per tutti gli studenti dai sei ai sedici anni, coprendo tutta la fascia dell'obbligo: cinque ore al giorno per cinque giorni a settimana. Questo si può fare da subito. Sono molti i temi di cui dobbiamo discutere, Ministro. È per questo che abbiamo insistito per la sua presenza in Aula e, probabilmente, sarà anche necessario che torni. Dobbiamo capire come fare gli esami di maturità e terza media; se aprire le scuole a giugno a luglio; la valutazione. Tutta la popolazione scolastica chiede chiarezza. Io apprezzo gli sforzi che lei sta compiendo, ma dobbiamo fare molto di più. Sulla mobilità dei docenti non possiamo proseguire come se nulla stesse accadendo. Fermiamo la macchina e concordiamo nuove modalità. Spostiamo, intanto, i termini di maggio. Anche sulle supplenze bisogna che si metta in campo un percorso di chiarezza. Attenzione, poi, anche alle scuole paritarie. Non le citiamo, le dimentichiamo, ed invece è importante occuparci anche di loro e anche delle rette che le famiglie devono pagare per servizi che non sono più svolti e che, però, non possiamo caricare sulle spalle delle scuole paritarie.
Pertanto, anche su questo, credo che il suo Ministero debba proporre un provvedimento ad hoc. Lo faremo noi, con un emendamento al prossimo decreto, ma credo che il Ministero debba darci una mano. Dobbiamo essere pronti per i due scenari. Anche se credo che lo scenario della riapertura della scuola sia quello molto più improbabile, è però uno scenario anche più semplice da organizzare. Con la riapertura a maggio, sarebbe consigliabile prolungare fino alla fine di giugno la conclusione delle lezioni, ma eliminando tutto il tempo che normalmente viene destinato alla burocrazia e modificando gli esami di fine ciclo. Se io penso che le scuole, normalmente, in quei mesi svolgono un'attività volta all'adozione dei libri di testo (che comporta riunioni di consigli per l'anno successivo, riunioni di consigli di classe, collegi dei docenti, andirivieni di rappresentanti) e che nel 2009 fu deciso di mantenere gli stessi libri di testo per cinque anni, io credo che non sia sconvolgente se noi, per il prossimo anno, lasciassimo gli stessi libri di testo, anche facendo risparmiare le famiglie. Mi risulta, invece, che uffici del Ministero, spinti dagli editori, cercano la strada per far fare alle scuole le adozioni dei testi, addirittura facendo sfogliare i libri in rete. Io credo che anche questo percorso vada stoppato.
Gli esami di terza media potrebbero essere alleggeriti e, quindi, durare solo l'ultima settimana di giugno o la prima di luglio, ammettendo tutti agli esami, senza fare scrutini finali, e facendo le valutazioni solo a conclusione degli esami, che quest'anno potrebbero essere soltanto orali. Gli esami di maturità, anche in questo caso, saltando i consigli di classe per decidere le ammissioni, potrebbero avvenire solo con la prova orale o solo con commissioni interne, anche qui azzerando ogni tipo di burocrazia.
Questo, se lo scenario è quello più improbabile. Se, invece, lo scenario, che io credo più probabile, fosse quello che le scuole non riapriranno, il Ministero deve già attrezzarsi per prevedere esami a distanza.
Molte università stanno laureando gli studenti online, per cui non vedo perché non potrebbe farlo la scuola; pensiamoci per tempo, evitando di arrivare a quei giorni in una condizione di difficoltà organizzativa. Serve una strategia, occorre modificare le norme e non usare il digitale per fare esattamente quello che prima si faceva di presenza, altrimenti vorrebbe dire fare un uso distorto del digitale.
Concludo anch'io ringraziando gli insegnanti - mi fa piacere, signor Ministro, che lei l'abbia fatto con enfasi più volte - che sostengono i ragazzi scandendo le loro giornate e dando un'idea di normalità in tempi che normali non sono, ma sono assolutamente eccezionali. Ringrazio i dirigenti scolastici, i genitori ed anche gli studenti, che non vanno a scuola ma hanno imparato altro. La lezione più importante che potessero imparare è che la vita all'improvviso può cambiare e che tutte le certezze possono venir meno in un secondo. Il Covid-19 inoltre li ha immunizzati contro l'incompetenza e gli apprendisti stregoni. Esattamente come la mia generazione fu segnata dal coraggio di Falcone e Borsellino e molti scelsero di fare l'avvocato o il magistrato, tanti sogneranno di diventare medici, infermieri, farmacisti e scienziati.
Come abbiamo già detto, siamo contrari al "6 politico", da un lato perché abbiamo formato i nostri ragazzi sull'importanza e il valore del merito, dall'altro lato perché ci fidiamo degli insegnanti che, nell'esprimere la loro valutazione per i ragazzi, sapranno comprendere la difficoltà del momento e la maturità conquistata in questi momenti di smarrimento.
Infine, un ultimo pensiero va a tutti ragazzi all'estero, che stanno facendo l'esperienza del programma Erasmus. Le difficoltà di rimpatrio e il disagio psicologico e fisico dovuto all'isolamento stanno trasformando il sogno di molti in un incubo. Le chiedo di non dimenticarsi di loro; vanno sostenuti. È importante d'altro canto lanciare un messaggio per il futuro: questo programma che ha formato milioni di ragazzi, un programma simbolo di apertura e libertà, dopo questa terribile esperienza non chiude, ma ripartirà più forte di prima, perché loro hanno scelto di essere cittadini europei e sono il simbolo di un'Europa unita. (Applausi dal Gruppo IV-PSI).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Iannone. Ne ha facoltà.
IANNONE (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa informativa è ritenuta molto importante da Fratelli d'Italia. Infatti, quando si parla di scuola, si parla del presente delle famiglie e del futuro dei nostri giovani. Signor Ministro, ci rendiamo conto perfettamente di quello che abbiamo davanti e di quello che stiamo vivendo. Un partito patriottico come Fratelli d'Italia si rende conto che deve fare la sua parte; abbiamo iniziato a farla fin da subito anche su questo tema.
Siamo tutti richiamati alla responsabilità per fare onore alle migliaia di morti; ai tanti malati che stanno combattendo per farcela; agli italiani che sono reclusi, ma che stanno compiendo questo gesto di eroismo del dovere, nella consapevolezza che solo così potremo creare un argine; a tutte quelle persone che stanno lavorando e facendo appieno la loro la loro parte (tra questi ci sono certamente coloro che operano nella scuola italiana).
La responsabilità è dovuta verso la nostra Patria, ma il Governo deve restituire all'opposizione, che vuole e deve fare la sua parte, chiarezza. Questo perché la responsabilità va di pari passo alla verità.
In questi giorni ho sentito citare tante volte Manzoni. Lo faccio anch'io a proposito del santo Vero manzoniano. Sinceramente, le sue parole mi rendono speranzoso ma poco convinto perché quando caliamo le impostazioni di cui lei ci ha edotto nella pratica, nel tessuto sociale, nelle nostre realtà sul territorio, sappiamo bene che non è così facile, sappiamo bene che stiamo incontrando difficoltà e che ancor più se ne incontreranno.
Si rischia di tagliare fuori concretamente dal diritto allo studio tantissimi ragazzi. Si rischia, come è già avvenuto, di lasciare al loro genio e alla loro capacità di improvvisarsi e di darsi da fare, che fortunatamente agli italiani non manca, tantissimi docenti che stanno lavorando moltissimo, signor Ministro, pur stando a casa. Stanno lavorando il triplo perché stanno facendo i salti mortali per cercare di garantire la didattica a distanza che tuttavia sappiamo bene non essere normata e che crea delle gravissime disparità in termini di accesso e non rispetta il criterio democratico ed egualitario. Infatti ci sono tante realtà di periferia e in aree depresse dove è assolutamente impensabile che le famiglie, gli studenti e i docenti possano organizzare tale attività. Abbiamo i nostri alunni diversamente abili che scontavano già tante mancanze in momenti ordinari, figuriamoci in questo preciso momento, al cospetto di queste difficoltà.
Ministro, lo faccio per carità di Patria, ma lei deve ricordare che noi avevamo detto che le scuole andavano chiuse molto prima. Anche su questo si è rincorso il virus. Peraltro, a proposito delle parole che ho ascoltato in merito al valzer delle bozze, la vicenda della chiusura delle scuole è stata solo la prima puntata che ha inaugurato una deleteria tradizione di questa emergenza ed ha creato le prime fughe dal Nord verso il Sud.
Nonostante ciò, abbiamo avanzato subito delle proposte e ci fa piacere che siano già contenute nel provvedimento di Governo, come il voucher baby-sitter e il congedo parentale. Con il nostro leader, Meloni, siamo stati i primi a proporli e diamo atto al Governo che è cosa buona e giusta averle immediatamente recepite.
Abbiamo tante altre proposte, Ministro, da portare alla sua attenzione. Come diceva anche il collega che mi ha preceduto, bisogna affrontare la questione delle rette sui servizi scolastici e non soltanto per la scuola pubblica. La nostra scuola paritaria deve avere delle risposte. Non possono essere trattati come figli di un Dio minore, né chi le gestisce, né i docenti che vi operano, né gli alunni. Noi presenteremo alcuni emendamenti precisi in merito: la scuola paritaria non è la scuola dei ricchi.
In questo momento non dobbiamo lasciare indietro nessuno. Tutti devono sapere che in quest'Aula c'è lo Stato che pensa a tutti, che non crea discriminazione, che chiede sacrifici a tutti, ma che dobbiamo fare tutti in egual modo. Quindi, anche per quanto riguarda le rette delle scuole paritarie, a nostro giudizio bisogna intervenire. Chiediamo di erogare celermente i contributi ministeriali previsti dalla legge di bilancio del 2020.
Allo stesso modo chiediamo che le scuole paritarie possano usufruire degli ammortizzatori sociali, così come chiediamo di estendere ad esse il credito d'imposta per le spese relative alle utenze e all'organizzazione della didattica a distanza.
Voglio ringraziare in maniera veramente accorata tutto il personale della scuola e lo faccio partendo dagli ATA, persone che hanno fatto e fanno fino in fondo il loro dovere, molte volte venendo da storie di precariato molto lunghe. Si tratta di persone che continuano ad andare a scuola e a lavorare, ma sinceramente ne capisco poco il motivo, visto che non ci sono attività didattiche. Sono persone che si sono prestate a tutto, perfino alla sanificazione degli ambienti, che andava operata attraverso aziende specializzate. Voglio segnalare che le nostre Province, che gestiscono le scuole medie superiori, non hanno un soldo, per effetto dei tagli che sono stati operati, non hanno potuto fare alcuna attività di sanificazione degli ambienti e il nostro personale tecnico e amministrativo si è munito di stracci, di sapone e di candeggina, nel migliore dei casi, e ha fatto anche questo. Non dimentichiamo neanche questa categoria.
Signor Ministro, come veniva detto in precedenza, mi aspettavo una parola più chiara per dare certezza ai nostri alunni, che vogliono sapere per l'immediato, visto che sembra scontato che l'anno scolastico finisca qui, come ci organizzeremo per il futuro, se questa emergenza dovesse prolungarsi. Signor Ministro, vogliamo anche portare alla sua attenzione un altro aspetto, che riguarda la mobilità studentesca internazionale. (Richiami del Presidente).
Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Molte famiglie hanno pagato rette e rate molto esose e hanno bisogno di avere una parola di certezza e magari un ristoro.
Quindi, signor Ministro, come può osservare, il Gruppo Fratelli d'Italia è attrezzato per collaborare da subito, con le sue proposte. La vostra disponibilità non deve però essere solo dialettica, soltanto una vetrina di cortesia istituzionale, altrimenti temiamo che, come ha detto il presidente Renzi questa mattina, gli italiani saranno poi costretti a dire che, come scrisse Manzoni nel trentaduesimo capitolo de «I promessi sposi»: «Il buon senso c'era; ma se ne stava nascosto per paura del senso comune». (Applausi dal Gruppo FdI).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Moles. Ne ha facoltà.
MOLES (FIBP-UDC). Signor Presidente, ministro Azzolina, ho ascoltato con molta attenzione il suo intervento e devo dire che molte delle parti che ha illustrato sono condivisibili - credo - da tutta l'Assemblea.
Cercherò di essere brevissimo: il dato è che oggi le scuole sono chiuse e rimarranno chiuse, molto probabilmente, e l'attività didattica, a quanto pare, continua. Il problema è che questa tanto millantata buona interazione, attraverso la didattica a distanza, tra professori e studenti, non credo stia proseguendo ovunque in maniera consona e adeguata.
Lei stessa, signor Ministro, ha parlato di progetto di solidarietà digitale. Ecco, appunto, siamo ancora al progetto. In realtà esistono molte scuole che erano prima in difficoltà socio-economiche e in situazioni sfavorevoli e lo sono ancor di più oggi, nella situazione di crisi e di emergenza che stiamo vivendo tutti. Molti istituti si sono, sì, organizzati, ma non tutti hanno la possibilità reale di farlo alle stesse condizioni di altri. Del resto noi stessi sappiamo che l'intero Paese non può godere della banda larga o cose simili e, di conseguenza, non tutti gli studenti sono nella condizione di poter seguire le lezioni online. Mi sorge anche un altro dubbio: quando ci troviamo di fronte a famiglie che hanno più figli in età scolare e che magari hanno a disposizione un solo personal computer e quello stesso magari è utilizzato da uno dei componenti della famiglia che lavora in smart-working, cosa succede? Non vorrei che ci si trovasse di fronte alla scelta di chi deve seguire le lezioni e chi no, in stile medievale. Vista la situazione, credo che tutti noi dobbiamo ringraziare gli studenti italiani, i docenti italiani, il personale ATA, ma bisogna avere contezza delle differenze che esistono nel Paese. Quali sono i criteri di equità per il riparto dei milioni messi a disposizione, e soprattutto, signor Ministro, quando ci sono situazioni così diverse? In base a quali tipi di valutazione riusciremo a sapere qual è il dato dell'abbandono scolastico, che è una piaga che in una situazione di questo tipo può essere ulteriormente accentuata dall'emergenza?
Infine, lei ha parlato di esame serio e ha parlato del suo orientamento sulle commissioni, ma questa è una decisione o è solo un suo orientamento?
È fondamentale che in Parlamento il Governo possa dire cosa ha intenzione di fare ma, signor Ministro, credo che l'appello che devono e possono rivolgerle tutti sia che è bene che si sappia subito. Ci vuole chiarezza. È bene che studenti, famiglie e docenti sappiano quali saranno le sue linee guida, le sue valutazioni e le sue decisioni, ma va fatto subito, non il 30 settembre. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Buccarella. Ne ha facoltà.
BUCCARELLA (Misto). Signor Ministro, sappiamo di essere in presenza di una situazione molto delicata sul piano sanitario, certo, perché è del tutto evidente che se il virus si diffonderà ulteriormente, soprattutto nelle Regioni del Sud, accentuando il bisogno di unità di terapia intensiva, il sistema sanitario entrerà in difficoltà, malgrado l'impegno straordinario del personale delle strutture sanitarie pubbliche. Rischia inoltre di aumentare la paura, continuamente alimentata da un'informazione inevitabilmente crescente e invasiva, ma talvolta troppo ansiogena. Soprattutto, siamo già dentro una crisi economica gravissima, come ben sappiamo, dalle conseguenze incalcolabili, verosimilmente molto più devastante anche dal punto di vista sociale degli effetti ad oggi più visibili dell'epidemia in corso.
In tutto questo, la chiusura per un breve periodo delle scuole di ogni ordine e grado ha costituito una misura inevitabile, nel tentativo di ridurre i fenomeni di contagio. Misura delicatissima sul piano sociale non perché questo produca, almeno nelle proporzioni attuali, un danno irreparabile nella preparazione dei nostri studenti, ma perché evidenzia molto più di qualsiasi messaggio la gravità complessiva della situazione, misura che ad ogni buon conto sappiamo essere adottata anche da altri Paesi.
D'improvviso, in questo contesto inedito, c'è stato presentato il volto di una scuola che a distanza risolve ogni problema e realizza la migliore delle didattiche possibili, superando i limiti dello spazio e del tempo. Chi conosce la situazione concreta dei nostri edifici scolastici e delle loro dotazioni tecnologiche avrà provato qualche brivido, ma non è questo il vero problema, come non lo è la polemica contro la supposta forza della didattica a distanza, vista come una strategia, se pensata, o come una deriva, se solo acriticamente praticata per sminuire il ruolo della scuola pubblica e la sua insostituibilità. Tecnologie didattiche digitali possono benissimo concorrere a migliorare la capacità della scuola e dei docenti, ma non potranno mai sostituire la ricchezza della relazione educativa che si realizza nelle aule di scuola alla presenza di docenti e studenti. Una scuola chiusa non è solo un edificio chiuso: è una comunità che viene improvvisamente a mancare in quel territorio, è quel luogo dove ogni mattina i bambini della scuola dell'infanzia e della scuola primaria si ritrovano per passare una giornata insieme con le loro maestre, mentre i genitori si incontrano, si confidano, raccontano. È quel luogo in cui gli studenti delle medie e delle superiori si incontrano ogni mattina per commentare la giornata, confidare timori e speranze, parlare delle loro passioni e interessi. È quel luogo unico e irripetibile dove ogni mattino le vecchie e le nuove generazioni si incontrano.
Tutto questo mondo non si può riprodurre a distanza ed è la ricchezza che dobbiamo preservare.
La polemica pertanto non ci serve, perché mette in ombra il fatto più importante che sta accadendo: larga parte del personale (dirigente, docenti, tecnici) si è mobilitata per dare un segnale ai ragazzi, agli studenti, per comunicare innanzitutto la loro vicinanza, per far sapere che non si sono messi in vacanza, ma cercano in ogni modo di dare continuità al lavoro interrotto con la speranza di riprenderlo presto.
Fermo restando che circa la salvaguardia dell'anno scolastico nessuno ha mai parlato di 6 politico, non pensa il Ministro che la preoccupazione principale in ogni caso e comunque sia quella di non far perdere a nessun allievo l'anno scolastico, considerato che per un alunno la perdita di un anno scolastico coincide di fatto con la perdita pressoché incolmabile di un anno del suo percorso di vita? E non pensa a questo proposito che una decisione di tale portata debba scaturire da un'ampia consultazione con tutte le parti interessate, dalle forze sociali e professionali a quelle politiche e genitoriali?
La fase di emergenza ci consegnerà alla sua auspicabile e quanto più prossima fine uno scenario inedito e assai drammatico per gli effetti di questo stato di eccezione e ogni provvedimento dovrà essere parametrato a quello scenario. Bisognerà distinguere la valutazione tra i giorni passati prima di febbraio nella didattica ordinaria con quella a distanza delle settimane successive.
Il decreto "cura Italia" ha stanziato 85 milioni, ai quali - se ho ben compreso - se ne stanno per aggiungere altri 43,5 in un decreto di prossima emanazione. Degli 85 milioni, 10 milioni saranno destinati all'acquisto di piattaforme e di strumenti digitali utili per l'apprendimento a distanza o potenziamento di quelli già in dotazione, nel rispetto dei criteri di accessibilità per le persone con disabilità; 70 milioni per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti in comodato d'uso dispositivi digitali individuali e connessione Internet; 5 milioni, infine, per la formazione professionale. Ben vengano, ma sulla didattica a distanza bisogna fare chiarezza; ci vuole un'unica cabina di regia e un'unica piattaforma che non lasci il mondo delle scuole nella propria solitudine.
C'è poi il problema del prossimo anno scolastico: come si penserà di assicurare un avvio regolare di un anno che avrà il compito di recuperare il tempo e la didattica perduti e con migliaia di cattedre vacanti, dato che concorsi non si stanno più svolgendo? Forse sarebbe necessario un concorso per soli titoli per l'immissione in ruolo. Infine, per la mobilità, sarebbe auspicabile rimandare le operazioni che partiranno a breve e rivedere i vincoli di permanenza vigenti.
Va comunque apprezzato il messaggio che le scuole, i docenti di ruolo e non di ruolo (questi ultimi peraltro ingiustamente esclusi dal bonus) comunicano a un Paese impaurito e smarrito, l'empatia che arriva - questa sì - anche a distanza, il senso di una responsabilità e di una solidarietà educativa che non si ferma di fronte al virus e rilancia un messaggio di fiducia senza attendere le istruzioni ministeriali.
I docenti ce la stanno mettendo tutta per raggiungere gli alunni, specie quelli delle scuole di aree a rischio di dispersione, anche con mezzi che non siano quelli che le scuole stanno implementando, perché non tutti hanno un computer, una stampante, un tablet o una connessione che funzioni.
Cito infine la testimonianza di un piccolo allievo, il più bravo della classe di una scuola della periferia di Palermo, che si è rivolto in questo modo alla propria insegnante: «Buongiorno professoressa, grazie per avermi dato la possibilità di inviare i compiti tramite foto scattata sul quaderno, perché questa è la mia unica possibilità di inviare i compiti. Posso solo usare il telefonino di mia madre e abbiamo Internet anche abbastanza limitato, solo sul suo telefonino. Se può riferire anche agli altri professori di apprezzare il mio impegno a fare i compiti, ma purtroppo io i compiti posso inviarli solo facendoli sul quaderno e poi vi invio la foto».
Di fronte a questo provo un profondo senso di gratitudine verso tutti gli attori della nostra scuola pubblica. È una straordinaria risorsa, malgrado tutti i problemi, vecchi e nuovi, che ben conosciamo e attendono risposte. Una ragione in più per rimotivare il nostro impegno al loro fianco. Buon lavoro, signor Ministro. (Applausi dal Gruppo Misto).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Verducci. Ne ha facoltà.
VERDUCCI (PD). Signor Presidente, signor Ministro, in questo tempo così difficile che viviamo, in cui all'emergenza sanitaria si sovrappone l'emergenza sociale ed economica, abbiamo il dovere di dare risposte subito, di dare certezze in particolare a chi è più debole e a chi già da prima faceva i conti con la crisi, a chi combatte per arrivare in piedi alla fine del mese.
Penso in particolare ai lavoratori autonomi, ai precari, ai senza tutele, a un artigiano, a una partita IVA, a un lavoratore della cultura, del turismo, dello spettacolo, in questo tempo in cui tutti i teatri sono chiusi, tutte le piazze sono chiuse. È quindi nostro compito - ed è il tema di oggi - permettere ai nostri ragazzi di continuare a studiare, di non perdersi, di non vedere le proprie speranze, ambizioni, inghiottite da un buco nero, da un nemico impalpabile, ma capace di deprimere, di disorientare una generazione che invece è indispensabile al nostro Paese. È nelle aule di scuola, infatti, che si compie il destino di una società e di una democrazia. È lì che c'è il patto su cui fondiamo il nostro stare insieme, perché è a scuola che impariamo a conoscere noi stessi e gli altri; a mescolarci, a metterci in discussione, ad affrontare prove che sembrano legate alla didattica, ma che in realtà sono esistenziali.
Ognuno di noi ricorda il suo primo giorno di scuola, il suo esame di terza media, il suo esame di maturità. Era come aver mantenuto una promessa non solo con noi stessi, ma con i nostri familiari, con i nostri insegnanti, con i nostri compagni, e, attraverso loro, con il Paese intero. Era come una generazione pronta a entrare nell'agorà, a far sentire la propria voce, a cambiare le cose.
La scuola è tutto questo. La scuola pubblica è tutto questo, e anche in queste settimane così complicate, così pazzesche, deve continuare a esserlo: vivere l'emancipazione, il riscatto, l'opportunità di realizzare il proprio progetto di vita. La scuola è infatti motore vitale per una comunità, non può mai incepparsi e - qui è stato detto - non si è mai inceppato dal 5 marzo ad oggi, da quando l'emergenza sanitaria ha imposto la chiusura di tutte le scuole, di tutte le università, degli asili. Questo motore non si incepperà - lo abbiamo detto - nei giorni a venire, fino a che il rischio sarà terminato, e speriamo che questo avvenga il prima possibile.
Quel motore, signor Ministro, come lei ha detto, resta acceso grazie a uno strumento su cui abbiamo cominciato a investire nella scorsa legislatura: quella didattica a distanza che, se già in pochi giorni è riuscita a dare risultati, è innanzi tutto per l'adesione straordinariamente generosa dei docenti a cui va un grazie enorme, speciale, per il lavoro aggiuntivo, complicatissimo, che stanno svolgendo; per l'impegno di dirigenti, personale amministrativo, ausiliari.
La scuola sta dimostrando di saper essere comunità, di essere consapevole del proprio ruolo, della propria funzione, di essere argine civico alla solitudine, allo smarrimento, alla paura. La scuola sta dimostrando di saper essere militante, viva, reattiva, ogni giorno, reinventandosi. Questo è un grande orgoglio, e dobbiamo dire ancora una volta: grazie! Non deve essere, tuttavia, un grazie retorico; è il ringraziamento di chi prende un impegno: continuare a investire nella scuola pubblica, nel diritto allo studio, che è il più potente ascensore sociale; è il legame tra le generazioni, tra le istituzioni e i cittadini, perché l'istruzione pubblica è come la sanità pubblica, lo sappiamo più che mai in questi giorni.
Il popolo della scuola è quello da cui provengono medici, infermieri, ricercatori, operatori sanitari, operatori sociali, che ogni minuto sono al fronte mettendo a rischio la propria vita, e di cui dobbiamo fare di tutto per essere all'altezza, come sta avvenendo nella scuola.
Sappiamo che non è la didattica a distanza la nostra idea di insegnamento; eppure è imposta da questo stato di emergenza che viviamo; eppure riesce a garantire continuità del servizio con attività e iniziative dei docenti che vanno ben al di là degli obblighi normativi, degli obblighi contrattuali. Un'attività che manda avanti l'anno scolastico. E tutto questo ha un significato enorme, anzitutto emotivo, perché la scuola prosegue. Allora è la vita che prosegue, e il virus verrà sconfitto e riprenderemo il nostro futuro. Questo avverrà, anche se in questi giorni non è facile perché sappiamo che questa crisi anche nella scuola acuisce problemi già enormi, come la dispersione scolastica, che è insopportabile soprattutto in tante città del Sud; problemi che oggi sono ingigantiti perché - come mi ha scritto una insegnante - la didattica a distanza non è democratica, ma è terribilmente classista.
Ci sono ragazzi che hanno tutto, a partire da una casa grande, da tanti spazi e tanti dispositivi elettronici e ci sono ragazzi che non hanno nulla, che si litigano con i fratelli o con i genitori un po' di connessione oppure non l'hanno per niente, al di fuori di un telefonino e di se stessi, della propria voglia di studiare, di realizzarsi e di fare i compiti. È a quei ragazzi, che vivono in condizione di disagio e spesso anche senza una famiglia su cui contare, che noi dobbiamo portare la scuola, che non chiude e che vive in casi estremi anche attraverso una chat di WhatsApp. Succede in questi giorni perché, come diceva don Milani, non c'è niente di più ingiusto di fare parti uguali tra disuguali. È per questo che nel decreto che discuteremo sono stanziati 85 milioni per i ragazzi che non hanno un tablet, un computer - dovremo implementare queste risorse - o una connessione che funziona. Dobbiamo fare in modo che queste risorse siano accessibili subito per colmare la diversità enorme tra scuola e scuola, tra le scuole del centro e quelle delle periferie.
Nella didattica a distanza serve un'attenzione particolare ai bambini; bisogna non trasmettere loro l'ansia di troppe cose. I bambini delle primarie e dell'infanzia hanno bisogno della presenza degli adulti e di accompagnamenti. Ciò significa interventi concreti per la genitorialità e per i congedi parentali. Sappiamo che, allo stesso modo, la didattica a distanza nelle superiori non può diventare eccessivamente burocratica e nozionistica (solo registro delle presenze e dei compiti), ma deve essere comunque condivisione e coinvolgimento.
Sappiamo, a fronte di tutto questo, che il problema maggiore della didattica a distanza è non riuscire a raggiungere tutti gli studenti. Nonostante i dati che lei ci ha fornito, sappiamo che sono tantissimi (oltre un milione e mezzo) coloro che non vengono raggiunti e dobbiamo dare anche a loro la possibilità di non interrompere il percorso formativo perché l'anno scolastico va salvato innanzitutto per loro, come stiamo provando a fare. Allora, vanno contrastate le diseguaglianze; quegli studenti vanno messi in condizione di farcela. Mi riferisco ai più deboli, ai ragazzi poveri a rischio dispersione, ai ragazzi con disabilità e con ritardi, agli studenti lavoratori e agli studenti stranieri. Dobbiamo riconoscere ai docenti di poter scegliere metodi e strumenti per dare le risposte più adeguate a questi bisogni pressanti. Sarebbe bello poter lavorare su piattaforme di videoconferenza che, anziché essere private, siano finalmente pubbliche e messe a disposizione dal Ministero, insieme alla Rai, come si sta facendo con un canale dedicato anche per gli esami di maturità, che dovranno essere fatti e dovranno essere seri per valorizzare i percorsi formativi di tutti e il titolo di studio. Servirà ripensare la valutazione pienamente formativa, assicurare la continuità didattica e mettere in sicurezza - questo è un rischio reale - l'avvio del prossimo anno scolastico. Anche per questo penso sia necessario un piano straordinario di assunzioni e di stabilizzazione dei docenti precari oltre i 24.000 che abbiamo detto.
Signor Ministro, per tutto questo servirà un tavolo permanente tra Governo e forze sociali e sindacali, una cabina di regia per avere la massima condivisione - penso, ad esempio, al tema della mobilità - nell'affrontare tutte queste sfide. Le circolari e le note ministeriali da sole, infatti, non bastano. Serviranno da parte nostra, dalla politica, il massimo di umiltà e di ascolto per sbagliare il meno possibile e il massimo di determinazione per stanziare tutte le risorse necessarie.
Presidente, è stato detto che il virus colpisce tutti indistintamente, ma questo in realtà non è vero perché sappiamo che non colpisce tutti alla stessa maniera e che chi è più in difficoltà viene colpito più duramente e rischia di non farcela. Questa è la prova più dura che abbiamo e questo deve essere il nostro assillo sempre in queste ore. Mai come adesso, infatti, dovremo fare del tutto perché nessuno sia solo; dovremo fare del tutto perché la sorte di ognuno è la sorte di tutto il Paese. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pittoni. Ne ha facoltà.
PITTONI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, nella drammatica situazione in cui versa il Paese e in previsione di una fase post-emergenziale altrettanto drammatica, è necessario affrontare con la massima urgenza il problema della valutazione degli esiti finali dell'anno scolastico, per offrire un minimo di certezza a studenti e famiglie.
Non conosciamo ancora la durata dell'emergenza, ma qualche idea sul tavolo possiamo metterla. Per gli scrutini, ad esempio, la valutazione individuale degli apprendimenti può essere effettuata con gli strumenti della didattica a distanza, ovviamente dopo aver garantito a tutti quelli necessari, così come la valutazione collegiale finale con collegamento in rete protetta.
Più complessa la soluzione per gli esami di Stato: la prova orale è ipotizzabile in videoconferenza, con il candidato che si collega a un indirizzo madre sul quale convergono anche i membri della commissione. La prova scritta potrebbe svolgersi con modalità simili all'ordinario, ma naturalmente in remoto, con spedizione del plico telematico contenente le prove d'esame agli studenti ad un'ora prefissata e collegamento video fisso con la postazione di ognuno di essi. Le commissioni provvedono successivamente alla valutazione in seduta collegiale virtuale.
In alternativa, però, si potrebbe seguire l'esempio dell'Olanda, che ha già disposto la sostituzione dell'esame finale con la valutazione dei crediti conseguiti nel corso della carriera scolastica.
Per quanto riguarda l'avvio dell'anno scolastico 2020-2021, sarà fondamentale poter contare da subito su un corpo docente stabile e motivato. È venuto quindi il momento di superare ogni remora ideologica, stabilizzando coloro che possiedono un requisito di servizio precario in scuole statali, previsto dalla normativa comunitaria, facendo riferimento al periodo di servizio già prestato e ai titoli culturali e professionali posseduti. Suddetto personale, una volta immesso in ruolo, nell'anno di prova dovrà frequentare, con onere a carico dello Stato, un corso accademico abbreviato, finalizzato al conseguimento dell'abilitazione.
In questa prima fase, non tutti potranno conseguire la nomina in ruolo, per insufficiente disponibilità di posti, ma, in applicazione di quanto previsto dalla legge n. 159 del 2019, si può offrire ai non nominati l'inserimento in coda, a domanda, nelle stesse graduatorie di altra Regione. Ovviamente, sia nella Regione di prima scelta che in altra opzione, con nomina in ruolo su posti rimasti vacanti e disponibili solo dopo l'esaurimento delle graduatorie dei vigenti sistemi ordinari di reclutamento (concorso ordinario 2016, concorsi straordinari 2018 e graduatorie a esaurimento).
Relativamente ai posti di sostegno vacanti e disponibili, sarebbe opportuno procedere parallelamente, immettendo in ruolo, una volta esaurite le graduatorie ordinarie, prioritariamente chi è in possesso di abilitazione, titolo di specializzazione o ha svolto complessivamente almeno tre anni di servizio nelle scuole statali; a seguire, chi non è abilitato, ma in possesso del titolo di specializzazione e ha svolto complessivamente almeno tre anni di servizio nelle scuole statali potrà conseguire l'abilitazione durante l'anno di prova, frequentando appositi corsi abbreviati; e coloro che sono abilitati, ma non in possesso del titolo di specializzazione e hanno svolto almeno un anno di servizio sul sostegno e complessivamente tre anni nelle scuole statali, potranno anch'essi conseguire il titolo di specializzazione durante l'anno di prova, previa frequenza di un corso formativo abbreviato.
Sarebbe inoltre opportuno consentire a chi ha prestato servizio lo stesso numero di anni nelle istituzioni scolastiche paritarie o viene assunto dal 1º settembre 2020 e ha la stessa anzianità, di partecipare - con oneri a proprio carico - a un percorso accademico abbreviato, finalizzato al conseguimento dell'abilitazione. Verrebbe così assicurato il rispetto della legge sulla parità, oltre a fornire un contributo importante all'innalzamento della qualità complessiva del corpo docente. Allo stesso percorso sarebbe il caso di ammettere, sempre con oneri a proprio carico, sia coloro che, pur inseriti nella graduatoria finalizzata all'immissione in ruolo, siano ancora precari per carenza di posti disponibili, sia dottori e dottorandi di ricerca inseriti nelle graduatorie di terza fascia e in possesso dei 24 CFU previsti dalla legge.
E perché non ammette a tali corsi anche i docenti di ruolo in possesso di idoneo titolo di studio per aspirare al passaggio di ruolo, ma ancora sprovvisti dell'abilitazione?
Indispensabile è infine attivare un percorso universitario o di specializzazione per il sostegno, senza selezione in ingresso e con oneri a carico degli interessati, riservato a docenti di ruolo e non di ruolo che abbiano prestato servizio senza titolo di specializzazione per almeno un anno su posti di sostegno.
Caro Ministro, ho elencato alcune proposte per risolvere problemi che toccano la vita di centinaia di migliaia di operatori, i quali - ne sono testimone - nella stragrande maggioranza dei casi vivono la scuola come una missione. Se offriamo loro serenità, non potranno che trasmettere a loro volta serenità ai ragazzi della cui formazione sono responsabili.
Concludo con un appello: ritiri l'ordinanza ministeriale sulla mobilità di docenti, personale ATA ed educatori, che va ripensata dopo un confronto con le forze sindacali, l'altro soggetto firmatario del contratto sulla mobilità. Il provvedimento è contrario allo spirito e alla lettera delle norme straordinarie per il contenimento dell'epidemia di coronavirus. È vero che, essendo la procedura informatizzata, gli interessati possono trasmettere la domanda da casa. Ma il problema è la compilazione: il contatto con gli uffici di consulenza è indispensabile per decine di migliaia di lavoratori della scuola, onde districarsi in un quadro normativo complesso e variegato. Né gli interessati possono essere in possesso di dati fondamentali per la scelta, come gli aggiornamenti su pensionamenti e posti rimasti vacanti dopo l'operazione di nomine in ruolo relative all'anno scolastico in corso, consultabili solo negli uffici territoriali del Ministero dell'istruzione o nelle sedi delle organizzazioni sindacali, cioè con spostamenti dall'abitazione degli interessati, che non è proprio il momento di incentivare. Ascolti, per una volta. (Applausi del Gruppo L-SP-PSd'Az).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Cangini. Ne ha facoltà.
CANGINI (FIBP-UDC). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi senatori, evito di ripetere i disperati appelli che ho sentito levarsi anche dai ranghi della maggioranza sulla tempistica e sul futuro dei nostri studenti, su come verranno svolti gli esami di terza media e di maturità. C'è una cosa che balza agli occhi nel cosiddetto decreto-legge cura Italia: esso non cura affatto gli interessi di quel milione circa di studenti che sono iscritti alle scuole paritarie; delle loro famiglie, che continueranno a pagare rette per un servizio che non può essere reso, e delle medesime scuole, che non avranno contributi per accedere alla didattica digitale né particolari sostegni in termini di ammortizzatori sociali. Viene meno così un principio costituzionale, quello della libertà di scelta per quanto riguarda l'istruzione, e viene meno il rispetto di una legge dello Stato, quella che ormai vent'anni fa - era il 2000 - ha stabilito che il sistema educativo italiano è unico e le scuole paritarie vi rientrano a pieno titolo.
Il problema però è più ampio, evidentemente. Il problema che noi dobbiamo affrontare e, nei limiti del possibile, risolvere è cercare di contenere il più possibile gli effetti e i danni di quel vuoto di formazione che inesorabilmente riguarda chi in questo momento dovrebbe essere a scuola e non può essere a scuola. Chiudere le scuole ovviamente era una necessità, un'urgenza; non si poteva fare altro. Signor Ministro, è evidente e lei stessa in parte ha riconosciuto - quando ha parlato di gap digitale si riferiva proprio a questo - che non tutte le famiglie hanno gli strumenti digitali. Il 25 per cento delle famiglie risulta che non li abbia e non tutte le scuole sono in grado di erogare questo servizio; esiste una differenza enorme tra Nord e Sud. Insomma, i nostri studenti rischiano di avere una lacuna enorme, grande e ampia nella loro formazione.
Ricordo a me stesso e a lei che nei primi anni Sessanta un illuminato Ministro della pubblica istruzione fece un accordo con un illuminato direttore generale della RAI: la RAI fece di fatto la scuola media in televisione e questo consentì a milioni di italiani di scolarizzarsi (non erano soltanto italiani in età scolare). Vedo che la Francia - per esempio - sta facendo qualcosa di simile in questo frangente, proprio per contenere i danni e gli effetti dei limiti alle libertà e ai doveri civili imposti dall'emergenza sanitaria.
Tre canali della televisione pubblica francese, in questo momento - France 2, France 4 e France 5 - stanno facendo una staffetta per offrire agli studenti francesi quella formazione che la scuola francese, evidentemente, non è in grado di offrire.
Mi chiedo, allora, perché la RAI no. Lei ha fatto riferimento ad accordi che avete sottoscritto con l'azienda televisiva di Stato italiana, ma nulla ha a che vedere con quanto sta facendo la Francia, evidentemente. Perché la RAI no? Perché vi ricordate l'esistenza di un servizio pubblico radiotelevisivo soltanto al momento di fare le nomine politiche? È una cosa che renderebbe onore alla RAI e contemporaneamente renderebbe un servizio necessario alla Nazione.
Si tratta di riappropriarsi delle proprie funzioni. Si tratta di ricordarsi che il servizio pubblico è tale se offre un servizio e nulla sarebbe più importante di esso. Offrire l'educazione: non credo esistano uno scopo e una motivazione più importanti di questa. (Applausi dal Gruppo FBP-UDC).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Maiorino. Ne ha facoltà.
MAIORINO (M5S). Viviamo un momento storico il cui impatto sulla nostra società saremo in grado di valutare con qualche accuratezza solo sulla lunga durata. Mi riferisco all'impatto non solo economico ma, soprattutto, a quello sociale e a quello culturale. Desidero, pertanto, innanzitutto ringraziarla, signor Ministro, anche a nome di tutto il Gruppo MoVimento 5 Stelle, per la sensibilità che, in questi giorni più che mai, sta dimostrando verso gli alunni, i docenti e tutta la comunità scolastica, che si trova a vivere un momento assolutamente inedito e anche doloroso, come lei stessa ha ricordato nell'esordio del suo intervento in quest'Aula.
Il suo lavoro rappresenta e rispecchia anche lo sforzo di tutto il mondo della scuola italiana che sta compiendo per fronteggiare l'emergenza, essendosi trovato costretto così, in poche settimane, anzi nel volgere di poche ore, a compiere una autentica rivoluzione; una rivoluzione che ha comportato il dover puntare tutto sulla didattica a distanza; un passo assolutamente necessario - come è stato sottolineato - per non abbandonare famiglie e studenti e per dar loro anche dei punti fermi, che non solo sono educativi, ma rappresentano oggi, in questa situazione di tempo e abitudini sospese, anche delle coordinate affettive ed emotive, specie per i più piccoli.
Un sentito e doveroso grazie va, quindi, ai nostri docenti che, nonostante tutte le difficoltà di questo evento globale che nessuno poteva davvero prevedere e che ci colpisce così e ora, stanno portando avanti il programma scolastico sfruttando tutti i canali e le modalità disponibili pur di tenersi in contatto e in relazione con i propri alunni, consapevoli come sono che, ora più che mai, hanno bisogno di sentire la presenza della comunità scolastica nella loro vita.
Sono insegnante io stessa. Mia sorella è insegnante e posso testimoniare che, mai come in questo frangente, tutta la classe docente, di ogni ordine e grado, da Nord a Sud del Paese, sta dimostrando l'immenso cuore e la grande dedizione con cui svolge il proprio lavoro. Oggi forse lo si nota solo di più, ma è sempre stato così.
Il ministro Azzolina, dal canto suo, ha dimostrato di essere ben consapevole del digital divide che ancora impedisce, ad alcune aree geografiche del nostro Paese, ad alcuni istituti scolastici o singole famiglie, di avvalersi appieno degli strumenti di didattica a distanza. Ma questa esperienza sarà, ed è, la molla per superare un tale gap.
Le misure prese dal Governo vanno esattamente in questa direzione, a sostegno proprio di quegli istituti o territori dove certe modalità didattiche non erano mai state sperimentate prima o, addirittura, non erano disponibili. A questo proposito, un grazie di cuore va anche alle famiglie, perché un tale sforzo investe anche loro. Sostenere i figli in questa nuova modalità didattica, che sfrutta le piattaforme informatiche e le nuove tecnologie, non è certo facile e comporta un impegno, anche da parte delle famiglie, di cui siamo assolutamente consapevoli.
Per questo, noi ringraziamo i genitori e tutte le ragazze e ragazzi che continuano con immutato entusiasmo il loro lavoro di alunni e - aggiungo - non hanno bisogno di sentire polemiche. Ottima, dunque, l'iniziativa di fornire un supporto tecnico, ma anche un supporto psicologico online.
Come è stato detto a tutti, a ragazze e ragazzi, a docenti e famiglie, abbiamo il dovere di garantire soprattutto una cosa: la chiarezza. Sono, quindi, lieta che il tratto distintivo delle sue parole, oggi in quest'Aula, sia stato proprio la chiarezza sulle azioni intraprese e su quelle da mettere in campo.
Importante in primis è la certezza che lei, signor Ministro, ha espresso sulla garanzia per gli studenti di poter affrontare in modo serio gli esami di Stato. Certamente, era in apprensione per questo. Le modalità saranno definite e comunicate per tempo, e già oggi ha dato in parte un'anticipazione su di esse. Abbiamo il dovere di dare dignità a questo anno scolastico così complicato e di sostenere lo sforzo delle famiglie e degli studenti.
Siamo certi che il suo Ministero, sentite tutte le parti, saprà dare le indicazioni necessarie in vista degli esami di Stato in modo chiaro, esaustivo e puntuale. Ovviamente, bisogna attendere - come lei ha ben detto - di avere un quadro epidemiologico definito, perché la priorità resta la massima sicurezza per tutti gli studenti, i docenti e il personale scolastico intero.
Uguale chiarezza dovrà essere riservata ai docenti. Siamo certi che circolari o linee guida del suo Ministero accompagneranno gli insegnanti nella nuova sfida della valutazione per questo anno scolastico, che mette tutta la comunità scolastica alla prova per flessibilità, nuove competenze e serietà. Siamo poi confortati - devo dirlo, signor Ministro - dai risultati del monitoraggio sul funzionamento della didattica a distanza: un risultato che ci racconta ancora una volta, contrariamente a una certa stanca vulgata, di un'Italia operativa e pronta a reagire.
Durante la mia esperienza di insegnamento in Germania, terminata due anni fa, ricordo che la parola d'ordine era digitalisierung, digitalizzazione. La scuola tedesca si interrogava sull'utilizzo della didattica a distanza e si preparava all'implementazione delle nuove tecnologie nell'insegnamento. Si aprì dunque un grande dibattito sui pro e sui contro dell'adozione di tali metodologie e sulla necessità di adottare piattaforme e metodi omogenei e condivisi.
Noi abbiamo dovuto prendere decisioni in fretta, sull'onda della necessità a cui lo scoppio della pandemia ci ha messo di fronte. Ma siamo certi che sapremo fare le scelte migliori che innanzitutto guardino all'immediato e, non appena le circostanze lo permetteranno, consentiranno poi di programmare anche a lungo termine il ruolo e il metodo per avvalersi di tutti gli strumenti che la modernità ci mette a disposizione, arricchendo la scuola e la sua funzione educatrice, e non certo depauperandola.
A questo proposito, esprimo tutta la nostra soddisfazione per lo stanziamento riservato alla didattica a distanza, molto importante per implementare e rendere questo strumento sempre più funzionale, in modo che possa accompagnarsi e integrare la didattica in presenza, che resta comunque essenziale per l'efficacia educativa e per cementare quel senso di appartenenza e di comunità che la scuola rappresenta e nutre.
Ecco, la sfida che ci ha messo di fronte, forse in maniera un po' brutale, l'emergenza è probabilmente proprio questa: abbiamo scoperto che il divario digitale spesso corrisponde e alimenta, in un circolo perverso, un divario di natura più profonda, perché si tratta di un divario sociale, culturale ed economico. L'obiettivo non è dunque solo fare in modo che gli strumenti di cui ci stiamo dotando in questa crisi siano una risorsa utile per il domani. La didattica a distanza deve entrare stabilmente nella cassetta degli attrezzi delle nostre scuole, perché rappresenta uno strumento formidabile di apprendimento e partecipazione al fianco della didattica tradizionale.
Ma l'obiettivo finale nell'implementazione della didattica a distanza è che essa rappresenti un valido strumento ulteriore per sanare altre disparità, che sono ben più pericolose e dannose alla società, e che non esistono da adesso. Per far questo, tale implementazione deve avvenire attraverso un accompagnamento costante e criteri precisi, per evitare pericolose disomogeneità che possano disorientare le famiglie e gli studenti.
Voglio inoltre sottolineare come siano state importanti, signor Ministro, le sue parole sul fronte dei precari. L'aver prolungato i contratti fino al periodo dell'emergenza garantirà a tutti i nostri docenti precari non solo una risorsa economica importante in questo momento di crisi, ma - aspetto niente affatto secondario - anche la continuità didattica, mai come ora essenziale.
Non possiamo quindi che apprezzare il suo sforzo e quello di tutto il Governo a sostegno del mondo della scuola in questo momento così delicato. La sfida è trasformare la crisi in un'opportunità, affinché le nostre scuole siano pronte alle sfide non solo di ora, quelle dell'emergenza, ma anche a quelle grandi del futuro. Per questo è e sarà fondamentale che tutti gli attori che fanno parte del mondo della scuola siano costantemente ascoltati, in modo che la crescita possa avvenire in maniera armonica ed essere duratura. E siamo certi, signor Ministro, che con la sensibilità che ha mostrato di avere saprà ascoltare tutti.
La scuola, dal vivo o a distanza, è il più grande strumento di libertà. Come MoVimento 5 Stelle ne siamo più che consapevoli e siamo pronti, come parlamentari e come forza politica nel suo insieme, a dare tutto il nostro supporto per rafforzare ogni azione a sostegno della comunità scolastica, a partire dalle ulteriori misure che si potranno rendere necessarie a gestire questa emergenza, e guardando soprattutto al futuro con fiducia.
Sappiamo che il Ministero sta affrontando questa inedita situazione mettendo in campo ogni mezzo possibile per garantire la continuità didattica e il regolare svolgimento degli esami di Stato. Siamo e sono certa che la scuola italiana uscirà da questa esperienza, ora certamente piuttosto traumatica, arricchita e più efficace di prima. (Applausi dai Gruppi M5S e Misto e dalla senatrice Conzatti).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sull'informativa del Ministro dell'istruzione, che ringrazio per la disponibilità.
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 1° aprile 2020
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica mercoledì 1° aprile, alle ore 9,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 17,18).
Allegato B
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Agostinelli, Barachini, Bertacco, Boldrini, Bonifazi, Botto, Campagna, Castaldi, Castellone, Cattaneo, Collina, Crimi, Cucca, De Poli, Di Piazza, Donno, Floridia, Giacobbe, Giarrusso, Iori, La Mura, Laus, Lezzi, Magorno, Malpezzi, Margiotta, Marilotti, Marinello, Marino, Mautone, Merlo, Mininno, Misiani, Monti, Moronese, Napolitano, Nencini, Nocerino, Ortis, Parente, Piarulli, Pisani Giuseppe, Rampi, Riccardi, Rojc, Romagnoli, Romano, Sbrollini, Segre, Sileri, Stefano, Turco e Vanin.
Sono considerati in missione, ai sensi dell'art. 108, comma 2, primo periodo del Regolamento, i senatori: Bongiorno, Borghesi, Bossi Umberto, Bruzzone, Candura, Cantu', Casolati, Faggi, Ferrero, Fregolent, Fusco, Iwobi, Marin, Pergreffi, Pianasso, Pirovano, Pisani Pietro, Pizzol, Ripamonti, Rivolta, Saponara, Saviane, Sbrana, Stefani, Urraro e Zuliani.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
DDL Costituzionale
senatori Fattori Elena, Nugnes Paola
Modifiche all'articolo 117 della Costituzione, concernenti l'attribuzione allo Stato della competenza legislativa esclusiva in materia di tutela della salute (1767)
(presentato in data 18/03/2020);
senatore Romano Iunio Valerio
Disposizioni in materia di credito di imposta speciale per gli organismi di ricerca privati senza scopo di lucro (1768)
(presentato in data 25/03/2020);
senatori Ricciardi Sabrina, Fenu Emiliano, Puglia Sergio, Di Girolamo Gabriella, Gallicchio Agnese, Ortis Fabrizio, Giannuzzi Silvana, D'Angelo Grazia, Marilotti Gianni, Romano Iunio Valerio, Lannutti Elio, Botto Elena, Angrisani Luisa, Nocerino Simona Nunzia, Dessi' Emanuele, Trentacoste Fabrizio, Donno Daniela, Vanin Orietta
Delega al Governo per la costituzione di una piattaforma informatica in materia di agevolazioni fiscali (1769)
(presentato in data 25/03/2020);
senatori Maiorino Alessandra, Lanzi Gabriele, Naturale Gisella, Matrisciano Susy, Pirro Elisa, Abate Rosa Silvana, Nocerino Simona Nunzia, De Lucia Danila, Trentacoste Fabrizio, Vanin Orietta, Santangelo Vincenzo, Pavanelli Emma, Romano Iunio Valerio, Mollame Francesco, Leone Cinzia, Perilli Gianluca, Presutto Vincenzo, Lannutti Elio
Istituzione dei centri per gli uomini maltrattanti e disposizioni concernenti la procedura di ammonimento da parte del Questore (1770)
(presentato in data 26/03/2020);
iniziativa CNEL
Modifiche alla disciplina del Codice civile in materia di contratto di spedizione - Regio decreto 16 marzo 1942, n. 262, Libro IV, Titolo III, Capo IX, Sezione III (articoli da 1737 a 1741, e articoli 1696 e 2761) (1771)
(presentato in data 05/03/2020).
Governo, trasmissione di atti
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 18 marzo 2020, ha inviato, ai sensi dell'articolo 122 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, la comunicazione relativa alla nomina del dottor Domenico Arcuri a Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19.
Tale comunicazione è stata trasmessa, per competenza, alla 1ª, alla 2a, alla 5a e alla 12a Commissione permanente.
Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti
Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettera in data 24 marzo 2020, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso la determinazione e la relativa relazione sulla gestione finanziaria:
dell'Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna, per l'esercizio 2018. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XV, n. 266).
Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento
Il Presidente della Sezione del controllo sugli enti della Corte dei conti, con lettera in data 20 marzo 2020, ha inviato la determinazione n. 19/2020 del 5 marzo 2020 relativa al Programma dell'attività della Sezione medesima per l'anno 2020.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 440).
Risposte scritte ad interrogazioni
(Pervenute dal 12 al 26 marzo 2020)
SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 58
BRIZIARELLI: sulle criticità di sicurezza nel carcere di Orvieto a causa dell'insufficienza del personale penitenziario (4-02735) (risp. BONAFEDE, ministro della giustizia)
NISINI: sulla situazione del carcere di Siena (4-02769) (risp. BONAFEDE, ministro della giustizia)
PETRENGA, RAUTI: sulle misure per fronteggiare i suicidi tra le forze armate (4-02344) (risp. GUERINI, ministro della difesa)
ROMEO ed altri: sulla costituzione di una camera di commercio italo-algerina (4-02574) (risp. DI STEFANO, sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale)
Interrogazioni
ROMANO, LEZZI, DONNO, MININNO - Ai Ministri della giustizia e della salute. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:
il 12 marzo 2020, nel carcere di Lecce, una detenuta si è sentita male avvertendo i sintomi del Covid-19 ed è stata prontamente soccorsa dal personale di polizia penitenziaria e dal personale medico;
a seguito di tampone la donna è stata trovata positiva al virus e ricoverata presso il locale nosocomio;
considerato che le poliziotte venute in contatto con la citata detenuta sono state poste in quarantena presso la loro abitazione e solo a distanza di una settimana sono state sottoposte a tampone, il cui esito è a tutt'oggi sconosciuto,
si chiede di sapere quali iniziative i Ministri in indirizzo, ciascuno per le proprie competenze, intendano adottare in ordine alla necessità di effettuare all'intera popolazione carceraria il tampone per riscontrare l'eventuale positività al Covid-19 e assicurare a tutto il personale la dotazione adeguata di DPI, che al momento risulta insufficiente a garantire la sicurezza all'interno delle strutture carcerarie.
(3-01460)
Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento
DE FALCO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:
il responsabile della Protezione civile Borrelli, prendendo atto della possibilità concreta che entro una settimana l'Italia superi la Cina per numero di contagiati ufficiali, ha affermato in un'intervista a "la Repubblica" che "La proiezione matematica è quella, non me lo sarei mai aspettato";
lo stesso capo della Protezione civile ha, però, ammesso la possibilità che nove malati su dieci sfuggano al controllo, dichiarando tra l'altro che: "Il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile";
in pratica è possibile pensare che in Italia ai 63.000 positivi "ufficiali" se ne potrebbero aggiungere altri 500.000, per così dire, "fantasma";
è del tutto evidente che questi dati non possono rimanere nel vago, e che se confermati richiederebbero un immediato cambiamento di strategia da parte di tutte le autorità competenti,
si chiede di sapere quanti risultino essere davvero i positivi al Coronavirus, e quante le persone che muoiono a casa, senza soccorso, non essendo possibile, infatti, che tutto resti nel vago, e che non si proceda a controlli a tappeto per garantire la salute individuale dei cittadini, e quella collettiva, anche modificando i protocolli d'intervento se, come appare all'interrogante, essi si rivelino inutili per una gestione effettiva e concreta dell'emergenza.
(3-01459)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
PACIFICO - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Premesso che:
con la legge 2 agosto 1999, n. 264, recante "Norme in materia di accessi ai corsi universitari", è stato introdotto in Italia il test di ammissione alla facoltà di Medicina;
nel corso degli anni vi sono state impercettibili modifiche all'impianto normativo, sostanzialmente senza alterarlo;
il comune denominatore di regolamentazione dell'ingresso alla facoltà di Medicina può tradursi in 20 anni di polemiche e scandali, più volte segnalati anche con interrogazioni parlamentari;
considerato che:
in questi giorni il tema del test d'ingresso alla facoltà di Medicina torna prepotentemente alla ribalta. La crisi sanitaria provocata dal contagio da COVID-19 presenta il conto della penuria dei medici negli ospedali: al 2019, secondo stime di esperti, l'organico dei medici mancava di 18.000 unità. Nel triennio 2019-2021 sono previsti in uscita 38.000 medici;
se si considera che al test d'ingresso per la facoltà di Medicina nell'anno 2019 si sono presentati 68.694 studenti per 11.568 posti disponibili, a parere dell'interrogante si rischia nei prossimi anni di dover reclutare dall'estero giovani medici,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario proporre una revisione dei contenuti della legge 2 agosto 1999, n. 264.
(4-03061)
CENTINAIO - Ai Ministri della salute e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
da notizie di stampa si apprende che la società di Stato che si occupa degli acquisti centralizzati (Consip) avrebbe deciso di non acquistare i dispositivi di protezione individuale (DPI), in particolare le mascherine, in quanto i prezzi risultavano essere superiori agli standard; una decisione a parere dell'interrogante folle, dal momento che l'assenza di DPI ha portato al contagio di migliaia fra medici e infermieri;
l'allarme sulla carenza di DPI è arrivato direttamente dal capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, il quale ha giustamente osservato che la reperibilità di questi dispositivi, nonché i ventilatori da terapia intensiva, dovrebbe essere facile e immediata e invece i responsabili sono in grande affanno nel procurarli;
l'Italia è in piena emergenza da Covid-19 e i dispositivi necessari per la prevenzione del contagio e per la cura della malattia, mancano. Colpa di una burocrazia lenta, ammette lo stesso Borrelli, che impiega troppo tempo per individuare e comprare il materiale sanitario che servirebbe;
la "burocrazia" non è qualcosa di astratto, è la Consip, la società che si occupa degli acquisti per conto dello Stato: nei giorni scorsi il suo amministratore delegato, Cristiano Cannarsa, ha assicurato che ventilatori e mascherine sarebbero arrivati, intanto però, soprattutto in alcuni ospedali, le mascherine di protezione mancano persino per i medici, i quali, a stretto contatto con i malati, sono stati contagiati in tantissimi e alcuni di loro hanno anche perso la vita;
la giustificazione dei vertici Consip pare sia stata quella di "non voler creare un danno erariale". Intanto, però, hanno messo in ginocchio un Paese per la mancanza di senso di responsabilità. Nel frattempo le terapie intensive si sono riempite e chi non è riuscito a trovare posto in ospedale, ha rischiato di morire a casa, senza neppure una bombola d'ossigeno;
in Italia questo tipo di dispositivi non vengono ancora prodotti e chi li fa, come Polonia, India, Russia, Romania e Turchia, ha bloccato le esportazioni, con il probabile aumento dei prezzi. Tanto valeva acquistarli prima e salvare la vita a chi non ce l'ha fatta;
il risultato è un bollettino di guerra quotidiano che riporta il numero di contagiati e morti in Italia; numeri insostenibili, perché si parla di persone che non si sono risparmiate fino all'ultimo, nel tentativo di salvare a loro volta altre vite umane, e questo bollettino sarebbe ancor più inaccettabile, se davvero dietro a questa tragedia ci fosse la leggerezza colpevole della macchina dello Stato;
se venisse accertato che, a causa di ragioni burocratiche, non si è potuto proteggere il personale sanitario, il Governo avrebbe l'obbligo di rimuovere immediatamente i vertici responsabili della Consip e, se ne ricorressero i presupposti, denunciare il fatto alla magistratura,
si chiede di sapere:
quali iniziative i Ministri in indirizzo intendano intraprendere, ognuno per le proprie competenze, al fine di reperire nel più breve tempo possibile tutti i dispositivi di protezione individuale necessari per gli operatori sanitari e non;
se, per quanto di competenza, non ritengano di valutare l'opportunità di rimuovere dal loro incarico i vertici della società di Stato che si occupa degli acquisti centralizzati (Consip), che si sono resi responsabili dei ritardi nelle forniture dei dispositivi di protezione individuale.
(4-03062)
CORRADO, ABATE, PRESUTTO - Ai Ministri dello sviluppo economico, dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:
negli anni 2000, nell'ambito del progetto CIPE - Consorzio Costa d'Oro, il Metapontino ha ricevuto decine di milioni di euro per la realizzazione di porti turistici. In particolare si tratta del progetto Marinagri finanziato con un contratto di programma approvato dal CIPE nel dicembre 2002, nell'ambito del "Progetto Costa d'Oro" del Consorzio omonimo (società consortile a responsabilità limitata costituita nel 1998 dalla Marinagri SpA, dalla Siritide Srl, e dalla Nettis) per l'attuazione di un articolato piano di investimenti nel settore turistico da realizzarsi nella provincia di Matera (comuni di Policoro, Pisticci, Scanzano Jonico e Nova Siri);
numerosi comitati locali hanno contestato l'iter delle valutazioni ambientali concesse per realizzarli, denunciando anomalie e lacune autorizzative;
ad oggi è oggettivamente acclarato che la costruzione dei porti turistici di Policoro e Marina di Pisticci ha causato l'erosione costiera nelle aree sopraflutto, nei comuni di Bernalda, Metaponto e Scanzano Jonico, con perdita di arenile e danni economici diffusi, e nelle aree verdi costiere, senza contare gli effetti dei cambiamenti climatici e le trombe d'aria verificatesi nel 2019;
considerato che:
la Regione Basilicata sta valutando la modifica alle barriere soffolte esistenti, ritenute troppo basse;
alcuni destinatari dei finanziamenti CIPE, come la Marinagri SpA di Policoro, le cui perizie idrogeologiche furono stilate dagli ultimi due rettori dell'Università della Basilicata, non hanno terminato l'attuazione del progetto candidato a finanziamento;
pare che la stessa Marinagri SpA, inoltre, che come le altre aziende proprietarie dei porti turistici doveva, da accordo, stipulare fideiussioni a garanzia degli eventuali danni ambientali causati dalla presenza delle infrastrutture portuali, debba al Comune di Policoro circa 1 milione di euro di imposte non pagate e, sembrerebbe, sia stata autorizzata al concordato preventivo;
nel 2015 l'associazione "Cova Contro" ha segnalato la presenza di inquinamento chimico sulla spiaggia in sinistra foce Basento, unita ad anomalie radiometriche poi confermate dall'Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) Basilicata; dai verbali delle successive conferenze di servizi sarebbe emerso che la contaminazione poteva essere causata dal ripascimento dell'arenile realizzato con la sabbia prelevata a mezzo draga dall'asta fluviale del Basento;
da anni la popolazione di Policoro lamenta la pericolosità del canale di bonifica 7, che, stando ad atti del locale Consorzio di Bonifica, sarebbe stato ristretto dalla Marinagri SpA per diminuire l'afflusso di acqua verso il proprio complesso residenziale di lusso, e contenere così il rischio idraulico per i privati, a discapito delle famiglie residenti nell'area esterna al villaggio,
si chiede di sapere:
se sia valutabile una qualche formula per superare le lungaggini e le inefficienze della Regione Basilicata e del Consorzio di bonifica, al fine di ristabilire il corretto deflusso del canale 7, come peraltro prescritto dal locale ufficio consortile nel 2004, monito rimasto lettera morta con gravi conseguenze nel 2013, quando il canale esondò in via San Giusto, a Policoro, allagando decine di abitazioni e procurando ingenti danni a proprietà e persone;
se i responsabili dei due porti turistici, Marinagri SpA a Policoro e Argonauti a Marina di Pisticci, stiano adempiendo ai loro obblighi di ripascimento costiero nei modi e nei tempi dovuti, e se stiano svolgendo le analisi chimiche sulle sabbie spostate e con quali esiti;
se i Ministri in indirizzo, nei limiti delle proprie attribuzioni, intendano attivarsi affinché l'Arpa Basilicata renda pubblico sul suo sito web l'esito analitico sui sedimenti portuali o sul funzionamento dei rispettivi depuratori portuali, e, comunque, sia accertato il reale stato ambientale dei luoghi;
se i suddetti progetti abbiano rispettato i dettami del CIPE, anche alla luce della mancata ultimazione dei lavori come nel caso di Marinagri SpA, e se le fideiussioni a garanzia di eventuali ripristini ambientali siano state effettivamente stipulate e con quale solvibilità;
se siano a conoscenza dell'ammontare dei compensi corrisposti per le consulenze degli accademici nel progetto Marinagri SpA;
quale sia lo stato di avanzamento dei lavori e a che punto sia la caratterizzazione della spiaggia di Metaponto lato Basento;
se risulti una caratterizzazione geochimica dei sedimenti, anche profondi, delle aste fluviali dell'Agri e del Basento e se vi sia stata, nel qual caso in che termini, perdita di biodiversità nelle foci dei due fiumi, che per giunta ricadono sotto vincolo naturalistico in quanto siti di importanza comunitaria e zone di protezione speciale (SIC-ZPS);
se i Ministri in indirizzo, nell'ambito delle rispettive competenze, abbiano valutato il reale impatto economico dei porti turistici di Policoro e Marina di Pisticci, riportando in chiaro i numeri relativi agli addetti (diretti e indiretti), ai crediti e ai debiti delle suddette strutture, al fine di fare un bilancio economico e sociale del "Progetto Costa d'Oro".
(4-03063)
RUOTOLO, DE PETRIS - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
l'art. 143 del Testo unico sugli enti locali (di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000) prevede l'istituto dello scioglimento dei consigli comunali per condizionamento mafioso;
il provvedimento è adottato dal Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'interno, e assume la forma del decreto del Presidente della Repubblica;
l'istruttoria è di competenza dei prefetti e generalmente si basa sulla relazione di una commissione d'accesso, che viene inviata nel comune dal prefetto. Sulla base delle risultanze dell'accesso, il prefetto redige a sua volta una relazione per il Ministro, che si determina, alternativamente, per la proposta al Consiglio dei ministri di sciogliere il comune oppure per la chiusura della procedura senza seguito;
lo scioglimento è proposto quando emergano elementi concreti, univoci e concordanti di un condizionamento mafioso sull'ente locale che ne alteri i processi decisionali e il buon andamento;
dalla stampa quotidiana, in base a quanto risulta agli interroganti sulla base delle informazioni più recenti, si è appreso che il Ministro in indirizzo avrebbe deciso per non proporre lo scioglimento del comune di Eraclea (Venezia) ma altresì che la procura di Venezia ha chiesto il rinvio a giudizio di 76 persone indagate, a 37 delle quali è contestata l'associazione a delinquere di tipo mafioso. Tra i capi d'imputazione figurano l'estorsione, l'usura, la detenzione di armi, lo spaccio di sostanze stupefacenti, la bancarotta e le false fatturazioni. Tra i destinatari della richiesta di rinvio a giudizio vi sono l'ex sindaco di Eraclea, Mirco Mestre, il suo predecessore e poi assessore Graziano Teso, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa; e Luciano Donadio e i suoi figli Adriano e Claudio, a carico dei quali si ipotizza di essere a capo di un clan mafioso, originario della zona di Casal di Principe (Caserta);
già il deputato Nicola Pellicani, con l'interrogazione a risposta in Commissione della XVIII Legislatura 5-03074 del 5 novembre 2019 ha richiamato l'attenzione sulle vicende giudiziarie di Mirco Mestre e sulle infiltrazioni mafiose nei territori dei comuni di Eraclea e di Caorle;
dalle cronache giornalistiche citate risulta che il prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto, avrebbe inserito nella sua relazione elementi univoci attestanti la sussistenza dei requisiti per lo scioglimento del comune di Eraclea;
d'altro canto, secondo la relazione della DIA (1° semestre 2019), le importanti infrastrutture venete, unitamente alla ricchezza generata dalle imprese regionali, rappresentano canali attraverso i quali la criminalità mafiosa punta ad infiltrare in maniera "silente" l'economia legale, avvalendosi di imprenditori mafiosi che si propongono come soci e finanziatori di imprese in difficoltà, per poi rilevarne la proprietà e acquisirne la gestione. In questo sistema economico-imprenditoriale, si registra anche l'operato di professionisti e imprenditori che si rivolgono ai mafiosi per fare anche da tramite con la pubblica amministrazione;
l'inchiesta, che ha coinvolto l'ex sindaco Mestre e altri esponenti della politica, dell'imprenditoria e delle professioni in ambito locale, appare dunque inserirsi in un contesto di condizionamenti e infiltrazioni assai preoccupante,
si chiede di sapere:
quali siano i motivi per i quali non sia stato proposto lo scioglimento del comune di Eraclea;
quale sia la valutazione del Ministro in indirizzo sulle acclarate influenze mafiose nella provincia di Venezia.
(4-03064)
LANNUTTI, PESCO, LANZI, CROATTI, NATURALE, PAVANELLI, ROMANO, PRESUTTO, VANIN, FENU, ABATE, LEONE, LOMUTI, DELL'OLIO, TRENTACOSTE, DRAGO, PUGLIA, LICHERI, COLTORTI, VACCARO, ACCOTO, GARRUTI, DESSI', SANTANGELO, LUPO, TONINELLI, GIANNUZZI, GALLICCHIO, CASTIELLO, DI GIROLAMO, FEDE, SANTILLO, CIOFFI, PELLEGRINI Marco, CORBETTA, GIROTTO, MORRA, ANGRISANI, CORRADO, RICCIARDI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri per gli affari europei, degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
l'articolo pubblicato il 24 marzo 2020 su "Libero" dal titolo "Coronavirus, Mes ed eurobond, il falco tedesco Regling: "Italia e Spagna devono mettersi in ginocchio", attribuisce frasi gratuitamente offensive e sprezzanti sull'Italia a Klaus Reagling, amministratore delegato del Fondo "Salvastati": "Il coronavirus lascerà macerie economiche e sociali simili a quelle del secondo Dopoguerra in Europa, ma c'è chi non lo capisce. L'economista piazzato al MES dalla sua cancelliera Angela Merkel ne è l'esempio perfetto. La strada per gli eurobond, insomma, è lunga e in salita anche se ufficialmente pure Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue, ha sostenuto l'emissione europea di "corona-bond" per finanziare il nuovo debito col sostegno di Ue e Bce". "In Italia- prosegue l'articolo- anche Mario Monti e Romano Prodi, per esempio, sono arrivati alle medesime conclusioni sostenute, da tempo non sospetto, da Giulio Tremonti. Il presidente francese Emmanuel Macron e la stessa Merkel sarebbero d'accordo, ma gli ultrà nordici del rigore (di cui Regling sventola la bandiera) sono categorici: il debito pubblico dei paesi del Mediterraneo deve restare loro, e solo loro (anche se Italia e Spagna continuano a contribuire al bilancio dell'Unione). Anche se la crisi delle banche tedesche, ormai conclamata, potrebbe cambiare la situazione";
nel maggio 2010, in seguito alla crisi dei debiti sovrani in Europa ed in Usa, fu creato il Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF), meccanismo temporaneo che serviva a garantire prestiti agli Stati dell'Eurozona in difficoltà, sostituito nell'ottobre 2012 dal Meccanismo europeo di stabilità (MES), che ha natura permanente e può aiutare gli Stati dell'area euro in caso di difficoltà economica, con alcuni strumenti, ossia prestiti economici, dati in cambio dell'accettazione da parte del Paese aiutato di un programma imposto di riforme; acquisti di titoli di Stato sul mercato primario e secondario; linee di credito precauzionali; prestiti per la ricapitalizzazione indiretta delle banche; ricapitalizzazioni dirette, con un capitale teorico di circa 700 miliardi di euro. Il MES, che ha un'attuale disponibilità di circa 80 miliardi di euro, ha già erogato prestiti per 254,5 miliardi di euro a Irlanda, Cipro, Portogallo, Spagna e Grecia (per tre volte). L'Italia, con 14,33 miliardi di euro versati su 125,4 miliardi sottoscritti, è il terzo contributore, dietro a Germania e Francia. Il MES dispone di poteri superiori a qualsiasi Stato sovrano quali immunità giudiziaria, fiscale e penale, ed è, ad avviso degli interroganti, incompatibile con qualsiasi ordinamento democratico;
la discussa riforma del MES proposta nello scorso autunno, nata dal patto franco-tedesco, era quella di replicare lo schema dei consueti programmi della Troika (o memorandum) già collaudato con il "golpe" greco, per aggredire i Paesi con il debito pubblico più alto e costringerli a ristrutturarlo a condizioni capestro. Il disegno (o la trama se si preferisce) è lo stesso della banca statunitense JP Morgan nel famoso documento di 16 pagine del maggio 2013, che, per sopravvivere alla crisi del debito sovrano, imponeva anche all'Italia di liberarsi al più presto delle costituzioni antifasciste. Alle pagine 12 e 13 di quel documento c'è l'ossessione di cancellare lo stato sociale, modificando le Costituzioni dei Paesi europei, con particolare riferimento alla loro origine e ai contenuti: "Quando la crisi è iniziata era diffusa l'idea che questi limiti intrinseci avessero natura prettamente economica (…). Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell'area europea";
nel solco della dottrina totalitaria neo-liberista, una tigre di carta che ha messo a nudo tutta la sua fragilità con la crisi sanitaria pandemica esplosa con il Covid-19, che ha sostituito gli Stati coi Trattati, la Giustizia con gli arbitrati e che impone di cancellare le Costituzioni democratiche ad alcuni Paesi del sud Europa, considerate un intralcio all'agire economico, traslata di sana pianta nelle direttive e nell'ordinamento dell'Europa, prona agli esclusivi interessi di banche e di fondi più potenti degli Stati come Black Rock, multinazionali, finanza derivata, la riforma del MES ha l'obiettivo prioritario di aggredire la ricchezza privata delle nazioni e realizzare vendite di asset pubblici a prezzi di saldo, come sperimentato con successo in Grecia;
nei giorni scorsi si è registrato l'appello di 67 economisti all'Europa e contro il MES, per archiviarlo definitivamente, per non consentire di stringere un nodo scorsoio al collo dell'Italia e dei Paesi del sud Europa, così replicando l'infamia europea abbattutasi sulla Grecia e sul suo popolo, strozzato e ridotto in miseria ed all'indigenza, con vecchi e bambini impossibilitati ad accedere al cibo ed alle cure minimali, gettati consapevolmente in condizioni di vita disperate,
si chiede di sapere:
se il Governo, accertata la veridicità dei fatti, non intenda avanzare formale protesta per i canali ufficiali, non essendo consentito ad alcuno, tantomeno a Klaus Regling, di offendere l'Italia trattandola alla stregua di una colonia tedesca, subordinata agli interessi di MES e Troika, con gratuite e spregevoli offese verso l'intero popolo italiano;
se non abbia il dovere di accogliere l'appello rivolto da 67 economisti contro il MES per la creazione degli eurobond ed una totale abolizione del MES;
se non sia arrivato il tempo di difendere tutti insieme i diritti dell'Italia e non del Re di Prussia, dopo aver inconfutabilmente acclarato che il MES, da creditore privilegiato analogamente al FMI, nella concessioni dei prestiti a condizioni capestro finalizzati a ben precisi programmi di austerità e smantellamento dello stato sociale e dei diritti umani delle persone, coi prestiti senior emessi per l'Italia trasformerebbe il resto della massiccia mole di bond circolanti in titoli junior, ossia junk (spazzatura), determinando il crollo del loro valore ed enormi difficoltà nel rinnovare i BTP alla scadenza, con una svalutazione che aprirebbe - tra l'altro - crisi profonde e crepe consistenti negli asset e nei bilanci delle banche italiane;
se il Governo, pur rispettando i vincoli dell'Unione europea, non abbia il dovere di difendere prioritariamente i diritti dell'Italia, invece di accedere a forche caudine e programmi autoritari imposti dall'Europa matrigna e dalla Troika tramite il MES, nel filone della dottrina totalitaria neo-liberista, che ha già sostituito, con l'entrata in vigore del TTIP, gli Stati coi trattati e la giustizia con gli arbitrati.
(4-03065)
LUCIDI, VESCOVI, FAGGI, PIANASSO, BRIZIARELLI, LUNESU, PUCCIARELLI, ZULIANI, PISANI Pietro - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
il gruppo Novelli è un'azienda in concordato fallimentare dal 2013, periodo durante il quale ha accumulato circa 60 milioni di euro per una massa debitoria complessiva di 120 milioni di euro;
agli interroganti risulta che in data 5 dicembre 2016 i commissari giudiziali del Tribunale di Terni abbiano espresso parere favorevole su una proposta di acquisto fatta da "Fattorie Greco Srl", denunciando l'assenza delle note trimestrali e i rapporti riepilogativi semestrali, documenti previsti nel decreto di omologa;
agli interroganti risulta ancora che nel pomeriggio del 5 dicembre 2016 il consiglio d'amministrazione del gruppo Novelli abbia preso atto della decisione dei commissari giudiziali, deliberando la cessione completa degli asset aziendali in favore della proposta del gruppo Greco e Fattorie Greco; in data 12 dicembre 2016 il giudice delegato di Terni ha rigettato il parere espresso dai commissari giudiziali; in data 22 dicembre 2016 l'azienda viene ceduta per 1 euro alla società Alimentitaliani Srl neocostituita il precedente 5 dicembre 2016, a valle di questo atto avverrà poi dichiarato il fallimento di entrambe le società, il Gruppo Novelli (il 26 aprile 2017) e la nuova società Alimentitaliani Srl (il 22 dicembre 2017);
risulta agli interroganti che in data 24 gennaio 2017, i commissari giudiziali del Tribunale di Terni abbiano inviato al giudice delegato per il fallimento una nota dalla quale si apprende che il cash flow necessario per il pagamento dei debiti concordatari risultava inesistente (per il 2014 - 900.000 euro, il 2015 2.800.000 euro e il 2016 - 2.800.000 euro);
risulta ancora agli interroganti che sarebbero state pagate correttamente le parcelle al Tribunale di Terni, previste dal concordato fallimentare almeno nelle due tranche del 2013 e 2014, ciascuna dell'ammontare di circa 300.000 euro per un totale di oltre 600.000 euro;
preso atto che nel documento di chiusura delle indagini per bancarotta della società Alimentitaliani Srl il 25 febbraio 2020 verrebbe richiamato il parere dei commissari giudiziali di Terni che si espressero positivamente in favore della cessione a Fattorie Greco, in ragione anche dell'impegno a finanziare l'operazione con 1,5 milioni di euro; l'atto di chiusura indagini però prosegue evidenziando e confermando che il 22 dicembre 2016 sia avvenuta una cessione ad un soggetto diverso dal Fattorie Greco, cioè Alimentitaliani Srl, soggetto non vincolato all'impegno di investimento di 1,5 milioni di euro, denunciando anche una novità nella vicenda, e cioè che non vi fu una cessione totale di attività e passività, essendo restate in capo al fallimento Novelli i debiti pre-concordato e i debiti sorti in pre-deduzione durante la gestione, per un totale stimato di circa 38 milioni di euro;
verificato che il gruppo Novelli aveva presentato un esposto-denuncia avverso la cessione del dicembre 2016 perché giudicata "irregolare" e ad oggi nessuna sentenza sia è stata emessa e non vi è traccia pubblica di indagini avvenute sul territorio ternano e umbro, o comunque nel perimetro di azione delle società di che trattasi,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e se consideri efficace l'azione svolta dagli organi della procedura, o se ritenga necessaria l'attivazione dei propri poteri ispettivi previsti dalla legge per verificare eventuali criticità negli uffici giudiziari interessati;
se non ritenga opportuno, alla luce del disastro economico e sociale causato dalla gestione fallimentare del gruppo Novelli e dai fatti a seguire, l'emissione di un atto, da approntare anche mediante l'iniziativa di nuovi strumenti normativi, che congeli la vicenda giudiziaria, a tutela dello stato aziendale e occupazionale dell'ex gruppo Novelli.
(4-03066)
DE BONIS - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. - Premesso che:
la grave crisi che il nostro Paese sta attraversando, oltre al carattere sanitario, acquista in modo considerevole, giorno dopo giorno una valenza economica, mettendo a rischio importanti settori dell'economia;
nonostante il comparto agricolo e zootecnico continui ad assolvere alla sua importante funzione di settore primario, indispensabile al sostentamento della popolazione, specie in una fase di emergenza, purtroppo non rimane immune da una crisi che deve fare i conti con una riduzione dei consumi, determinata dalla chiusura obbligata di tanti settori (alberghi, ristorazione, pizzerie, bar o mense, eccetera), alla luce delle giuste e gravi disposizioni e restrizioni adottate dal Governo, nonché dalle difficoltà di esportazione di alcuni prodotti verso molti Paesi;
nella grande distribuzione organizzata (GDO) le forniture iniziano a non essere più garantite e gli scaffali iniziano a svuotarsi. La GDO sta iniziando a ricevere e-mail dai fornitori con cui non solo non si promettono forniture per le promozioni, ma si accenna alla difficoltà di non poter garantire nemmeno le vendite senza sconti promozionali;
le carni sono sotto forte stress, molte aziende si sono ritrovate con vendite abnormi e non sono in grado di sopportare lo stress dei sell out che in due settimane hanno raggiunto livelli impensabili;
le ultime notizie danno anche le categorie del dolciario e della pasta di semola in difficoltà: sono diverse le aziende che non riescono a rispettare l'integrità delle evasioni degli ordini della GDO;
nel mercato interno del latte si sta assistendo ad una serie di fenomeni alquanto contraddittori: se da un lato la domanda di latte e derivati da parte di ristoranti, pizzerie, bar e mense sembra essere crollata dal 20 al 40 per cento, dall'altro, si assiste ad un aumento dei consumi di latte e derivati che, sulla base dei dati IRI, hanno fatto registrare un incremento del 47 per cento degli acquisti delle famiglie in altri canali di consumo (supermercati, ipermercati, negozi alimentari). Tale aumento si verifica anche per gli acquisti di formaggi con un più 35 per cento nelle vendite di mozzarelle ed un più 38 per cento nelle vendite di Grana Padano e Parmigiano Reggiano;
a conferma di un aumento della domanda di latte fresco alla stalla, la cooperativa Granlatte di Bologna in una lettera inviata agli allevatori in data 24 marzo 2020, avente ad oggetto "II° richiamo su volumi previsionali 2020", e finalizzata a riallineare le consegne alle previsioni, invitava gli allevatori "ad aumentare la quantità di latte conferito, che ad oggi ci risulta essere sotto la soglia del 15 per cento";
di diverso tenore la comunicazione inviata in data 11 marzo dalla società Auricchio SpA che, dopo aver lamentato una riduzione delle vendite di tutti i propri prodotti pari al 25 per cento, invitava gli allevatori a "ridurre la produzione assolutamente e non aumentare il numero di bovine presenti in mungitura"; dello stesso tenore la comunicazione, inviata in data 12 marzo dal Caseificio D'Ambruoso Francesco Srl di Putignano (Bari), invitava gli allevatori a "ridurre la produzione di latte giornaliera di almeno il 20 per cento, modificare la razione giornaliera e anticipare il periodo di asciutta";
accanto a questa già drammatica situazione si affianca, purtroppo, anche l'attività speculativa; è, infatti, intollerabile che si importino quasi 6 milioni di litri di latte e cagliata dall'estero e che si abbassino i prezzi ai nostri allevatori;
appaiono, infatti, confermate le notizie che arrivano dagli allevatori; in data 20 marzo il caseificio Vivolat Srl di Gioia del Colle (Bari), annunciava ai suoi produttori "una riduzione del prezzo a 0,35 euro al litro in caso di mancata riduzione del 30 per cento del conferimento giornaliero di latte"; in data 17 marzo il caseificio Mozzarella Martina Srl di Martina Franca (Taranto), comunicava agli allevatori che "il latte ritirato dal 1° marzo lo abbiamo trasformato e stoccato; e continueremo fino a data da destinarsi", ma vista la gravità della situazione "il prezzo del latte dal 1 marzo 2020 sarà garantito a 0,25 euro al litro"; nella stessa comunicazione si consiglia di "limitare il più possibile la quantità di latte conferito"; in data 19 marzo il Caseificio dei Colli Pugliesi di Maiullari & C. Srl di Santeramo in Colle (Bari), comunicava agli allevatori che "per potervi garantire il ritiro del latte ed il relativo pagamento siamo costretti nostro malgrado a ridurre di 2 centesimi il prezzo del latte dal 1 marzo a dara da destinarsi"; in data 11 marzo la società Diano Latte Srl di Sassano (Salerno), comunicava agli allevatori che "il prezzo massimo al quale possiamo ritirare il latte presso il suo stabilimento, a far data dal 12 marzo, è pari a 0,38 euro litro più iva"; nella stessa comunicazione si legge "la situazione è catastrofica, con richieste quasi nulle e per di più con l'enorme quantità di latte proveniente dal nord Italia, ad un costo poco superiore ai 30 centesimi";
inoltre, ogni giorno 5,7 milioni di litri di latte straniero attraversano le frontiere e invadono l'Italia con cisterna o cagliate congelate low cost di dubbia qualità, proprio in piena emergenza Coronavirus, mentre alcune aziende di trasformazione cercano di tagliare i compensi riconosciuti agli allevatori italiani, con la scusa della sovrapproduzione;
è superfluo evidenziare come tali comportamenti rischiano di minare alle fondamenta la coesione di una filiera che, invece, passata la tempesta, dovrà trovarsi pronta ad affrontare un futuro di crescita e di sviluppo. Molti allevamenti, soprattutto quelli medio-piccoli, se non vedranno ritirato il proprio latte rischiano la chiusura, facendo venire meno quel tessuto connettivo che è l'asse portante della filiera lattiero-casearia del nostro Paese;
occorre che le aziende italiane disdicano i contratti con l'estero e acquistino dagli allevatori italiani, così come i cittadini dovrebbero acquistare latte fresco italiano, in un momento della stagione dove, con le condizioni climatiche favorevoli, si registra fisiologicamente il picco stagionale della produzione e delle consegne;
emerge anche la necessità di ricollocare in modo alternativo il latte, attraverso un grande impegno da parte del Governo a sostegno di un settore vitale dell'agroalimentare italiano. In tal senso, sarebbe opportuno che i caseifici, che lavorano prodotti a lunga stagionatura, ritirassero il prodotto in eccedenza, così come il ritiro coatto del latte dagli agricoltori che si trovano in difficoltà, per destinarlo alla trasformazione di latte in polvere;
diventa, pertanto, indispensabile un immediato intervento dello Stato, benché gravato in questo momento dagli innumerevoli problemi legati alla diffusione del Coronavirus, che dovrà essere teso a richiamare i caseifici ad un maggiore senso di responsabilità nei confronti della filiera, guardando in prospettiva ai vantaggi di tenere la stessa coesa e pronta a ripartire con maggiore slancio quando sarà il momento. Purtroppo un atteggiamento miope e utilitaristico oggi, rischia di essere molto deleterio domani;
sarebbe, inoltre, opportuno che nelle nuove misure in fase di adozione da parte del Governo venissero inserite disposizioni ad hoc nei confronti delle aziende agricole, tantissime delle quali sono a conduzione familiare, per le quali alle difficoltà imprenditoriali si aggiungono quelle patrimoniali, se non verranno adeguatamente disposte norme volte a facilitare l'accesso ai fidi bancari anche per quelle non più in bonis,
si chiede di sapere:
se e quali misure il Ministro in indirizzo ritenga di dover adottare nell'immediato volte al ristoro degli agricoltori e degli allevatori;
se non ritenga che per sostenere realmente i produttori di latte del nostro Paese occorra disdire o ridurre i contratti di importazione di latte dall'estero, soprattutto dalla Germania, e convocare dei tavoli con tutti gli attori della filiera;
in che modo intenda vigilare su quanto sta avvenendo a danno del settore lattiero-caseario, allo scopo di tutelare la filiera italiana del latte, e quali tempestive iniziative intenda adottare per evitare le speculazioni, il crollo dei prezzi, la contrazione della produzione e le conseguenti crisi aziendali per il settore zootecnico in tutta Italia;
se non ritenga utile chiedere alla Commissione europea l'attivazione di ammassi privati per garantire la stabilità del prezzo del prodotto;
se non ritenga di dover fornire specifiche indicazioni, anche in deroga, agli operatori in merito allo smaltimento del siero del latte e degli altri sottoprodotti derivati dalle lavorazioni casearie;
cosa intenda fare affinché vengano rispettate le tempistiche di pagamento del prodotto ai sensi di legge, per poter essere davvero d'ausilio a tutti i produttori del latte;
se, infine, non ritenga utile organizzare una campagna mediatica tesa a promuovere il consumo di latte crudo italiano e, in generale, a sostenere tutto il made in Italy.
(4-03067)
DE BONIS - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
il Meccanismo europeo di stabilità (MES) è stato istituito nel 2012 per fornire assistenza finanziaria ai Paesi dell'Eurozona che si trovano in gravi difficoltà finanziarie o ne sono minacciati;
nel dicembre 2017 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento per la trasformazione del Meccanismo in un Fondo monetario europeo (FME), che sarebbe basato sulla struttura finanziaria e istituzionale del MES, ma ancorato all'ordinamento giuridico dell'UE. Tuttavia, la proposta è stata superata da una soluzione diversa, i cui tratti salienti sono stati decisi nell'Eurogruppo del 13 giugno 2019 e poi confermati nel successivo Vertice euro del 21 giugno, che prevedrebbe, almeno in questa fase, solamente una revisione del Trattato istitutivo del MES;
nel corso di un'audizione tenutasi il 27 novembre 2019 presso le Commissioni 6ª e 14ª del Senato, il Ministro dell'economia e delle finanze, Gualtieri, annunciò l'impegno del Governo italiano per una futura integrazione del MES nel quadro giuridico dell'UE;
considerato che:
gli Stati membri contribuiscono in maniera proporzionale alla propria importanza economica. La Germania è il primo contributore netto, con il 27 per cento del capitale versato, seguita da Francia (20,3 per cento) e Italia (17,9 per cento);
la riforma del MES, decisa nel Consiglio europeo del dicembre del 2018, prevede l'istituzione di un fondo comune, il Single resolution fund (SRF), una sorta di braccio operativo del Meccanismo, cui spetta in particolare di aiutare le banche in difficoltà dell'eurozona. Il SRF è finanziato dal MES, ossia dagli Stati membri, fino a un massimo di 80 miliardi di euro, anche se ha una capacità di oltre 700 miliardi, che possono essere raccolti sui mercati finanziari attraverso l'emissione di bond. Il SRF dovrebbe entrare in vigore al più tardi nel 2024;
per ricevere l'aiuto, in base al meccanismo di oggi, uno Stato deve accettare un piano di riforme la cui applicazione è sorvegliata dalla famosa "troika", il comitato costituito da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale. Chi ne fa richiesta deve sottoscrivere un memorandum e impegnarsi a varare misure di austerità per restare su un sentiero di "sostenibilità" del debito. Sono paletti fissati dal suo Trattato istitutivo. Il memorandum di solito prevede misure come taglio alla spesa pubblica, privatizzazioni, liberalizzazioni. Il meccanismo è scattato l'ultima volta nel 2015 per la Grecia;
tenuto conto che:
l'emergenza epidemiologica causata dal Coronavirus sta mettendo a dura prova il nostro sistema sanitario (tra contagi e decessi che non ne vogliono sapere di fermarsi) ed economico. Il debito pubblico cresce a vista d'occhio, lo spread ha raggiunto quote pericolose. Il Covid-19, infatti, oltre a essere una piaga per la salute dei cittadini danneggia anche il sistema economico degli Stati, i quali sono chiamati a prendere opportune contromisure per evitare la débacle e l'Italia, per qualsiasi decisione da assumere, deve relazionarsi con l'Unione europea, la cui posizione sembra essere spesso ambigua e preoccupante. Infatti, nei giorni scorsi la Presidente della BCE, Christine Lagarde, volutamente o per errore, aveva detto chiaramente che la BCE "non è qui per chiudere lo spread", che tradotto significa "lavarsene le mani". Dopo tale dichiarazione Piazza Affari ha polverizzato il 15 per cento e lo spread ha sfiorato i 280 punti;
per far fronte all'emergenza il Parlamento italiano, l'11 marzo scorso, ha autorizzato lo scostamento di bilancio, con uno stanziamento fino a 25 miliardi di euro, per il varo di misure economiche straordinarie;
nonostante i contagi denunciati, ormai, in tutti i Paesi dell'Unione europea, l'emergenza non ha cambiato le priorità delle istituzioni comunitarie, che avevano comunque calendarizzato, imprimendo una intempestiva accelerazione, l'approvazione finale del MES per il 16 marzo. Infatti, nelle scorse settimane è proseguito il lavoro tecnico per chiudere tutte le questioni legali ancora aperte. L'Eurogruppo in quella data avrebbe dovuto decidere, all'unanimità, il termine dei lavori e, con il nulla osta dei ministri e dei rappresentanti dei Governi, si sarebbe proceduto a firmare il nuovo Trattato in una riunione successiva. Terminata tale fase potrà poi partire il processo di ratifica dei Parlamento nazionali, che dovrebbe durare circa un anno;
l'Italia avrebbe preferito il rinvio dell'Eurogruppo sul MES, ma questo si è tenuto comunque. Tuttavia, nella riunione del 16 marzo 2020 in videoconferenza è stata adottata una dichiarazione sulla risposta di politica economica all'epidemia di Covid-19 volta a proteggere "i nostri cittadini e la nostra valuta, ad ogni costo e con tutti i mezzi a nostra disposizione";
l'interrogante ritiene che l'emergenza Covid-19 cambi qualsiasi priorità in Europa e non consenta che impegni di così grande portata come il MES siano cambiati in modo sbrigativo, mentre il quadro di riferimento muta assai più rapidamente e con un forte potenziale di instabilità. Affrontare e superare l'emergenza è un compito politico prioritario e vitale per tutti gli Stati;
la decisione presa dal Consiglio "Economia e finanza" (ECOFIN) dopo lo scoppio dell'epidemia, di anticipare la firma della riforma da aprile a marzo è sconvolgente e per di più non è giustificata da alcuna reale urgenza, visto che il Trattato è comunque operativo. Se ciò fosse avvenuto sarebbero stati esclusi dal circuito decisionale i Parlamenti nazionali, fortemente limitati dalla emergenza sanitaria, in totale disprezzo dello spirito e della lettera dei Trattati. Va ricordato, inoltre, che il Governo italiano si era formalmente impegnato a far esprimere il Parlamento sul testo di questa importante riforma con la risoluzione di maggioranza (n. 6-00087), approvata l'11 dicembre 2019 al Senato. Tra gli impegni del Governo vi era quello di assicurare il pieno coinvolgimento del Parlamento in tutti i passaggi del negoziato di attivazione del MES, con una procedura chiara di coordinamento e di approvazione;
il presidente Giuseppe Conte, insieme ad altri otto leader europei della Francia, Spagna, Belgio, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Slovenia, ha diffuso una lettera al Presidente del Consiglio Ue in cui viene auspicata la creazione di uno "strumento di debito comune emesso da un'istituzione dell'UE". "Vi sono valide ragioni per sostenerlo - si legge nella lettera - poiché stiamo tutti affrontando uno choc simmetrico esogeno, di cui non è responsabile alcun Paese, ma le cui conseguenze negative gravano su tutti (...). Dovrà essere di dimensioni sufficienti e a lunga scadenza, per essere efficace e per evitare rischi di rifinanziamento";
il Presidente del Consiglio dei ministri, la scorsa settimana, ha chiesto il coinvolgimento del Meccanismo europeo di stabilità per accedere alle operazioni di acquisti illimitati di titoli di Stato della BCE. L'Italia, tuttavia, ha proposto che tutti i Paesi chiedano accesso alle risorse del MES, ma da usare "senza condizionalità presente e futura". Ma l'ultima riunione dei Ministri delle finanze dell'Eurozona si è conclusa con un nulla di fatto;
i Paesi del Nord rigoristi, guidati dall'Olanda, si oppongono a nuovi strumenti e chiedono di mantenere le condizionalità nell'uso delle risorse. L'offerta è che i Paesi che ne abbiano bisogno potranno rivolgersi alle linee di credito precauzionale del MES firmando il memorandum. Secondo il presidente dell'Eurogruppo, Centeno, le condizionalità potrebbero essere "minime" all'inizio, limitandosi a vincolare le risorse all'emergenza Covid-19, ma poi ogni Paese dovrà "rimettersi su un sentiero di sostenibilità",
si chiede di sapere:
se non sia arrivato il momento di difendere l'Italia da una Europa miope, egoista e vessatoria;
se il Presidente del Consiglio dei ministri ed il Ministro in indirizzo non ritengano di dovere esigere nelle sedi europee il più ampio differimento dei termini per la conclusione dell'iter riguardante il MES e di escludere qualsiasi condizionalità;
se non ritengano di dover agire affinché l'Italia non permetta ai Paesi europei finanziariamente più solidi di approfittare del Coronavirus per mettere in ginocchio il nostro Paese, proprio ora che è stato chiesto e ottenuto un aumento del deficit per far fronte alla crisi provocata dal Covid-19;
se non ritengano indispensabile che il Parlamento si esprima sul testo di questa importante riforma, quale è il MES, come già assicurato più volte dallo stesso Governo;
se non ritengano, che senza solidarietà all'Italia dal nord Europa e senza una risposta economica comune, l'intero progetto europeo sarà destinato a scomparire.
(4-03068)
DE BONIS - Al Ministro dell'interno. - Premesso che la grave emergenza epidemiologica, dovuta al diffondersi dei contagi da Covid-19, ha visto il massiccio utilizzo, oltre che del personale sanitario, anche del personale della Polizia di Stato e di tutte le Forze dell'ordine, compreso l'Esercito;
considerato che:
il Sindacato Autonomo della Polizia (SAP) ha di recente inviato missive sia al Ministro in indirizzo, sia al Vice ministro Crimi, per sottoporre loro una importante riflessione che riguarda gli arruolamenti per il ripianamento degli organici del personale della Polizia di Stato e affinché siano tenute in dovuta considerazione le legittime aspettative di tanti aspiranti operatori di Polizia che hanno partecipato ai recenti concorsi risultando idonei;
il SAP afferma che: "ferma la necessità di continuare a bandire procedure concorsuali per le Forze di Polizia, come nel recente concorso previsto in G.U. del 31 gennaio 2020 per l'assunzione di 1650 allievi agenti della Polizia di Stato, risulta altrettanto evidente la meritevolezza dello scorrimento delle graduatorie ancora vigenti, relative a recenti concorsi già espletati. Sul punto si consideri che i vistosi tagli di organico, prodotti anche dalla c.d. legge Madia, e dalle elevate necessità di turnover previste per il prossimo futuro, a causa dei numerosi pensionamenti in previsione, rischiano di esporre l'apparato a forti criticità";
sarebbe, pertanto, utile valutare la possibilità di scorrimento di tutte le graduatorie ancora vigenti relative ai concorsi banditi per l'assunzione di allievi agenti della Polizia di Stato, sia quelli rivolti al personale civile che quelli riservati ai volontari in ferma prefissata, al fine di evitare eventuali ripercussioni negative e per non minare alla radice il sistema sicurezza;
tutti coloro che hanno partecipato alle suddette procedure concorsuali, collocandosi in posizione di idonei e che hanno superato anche le previste selezioni psicoattitudinali, rappresentano un patrimonio dal quale poter attingere per ripianare le gravissime carenze di organico nell'amministrazione di P.S., senza alcun onere ulteriore per il pubblico erario ed in tempi rapidissimi;
infatti, il potenziale personale, già selezionato, potrebbe essere da subito avviato ai corsi di formazione semplicemente procedendo allo scorrimento delle graduatorie ancora valide, anche considerando che tale prassi è ormai pacificamente avallata dalla giurisprudenza, che individua nello scorrimento di graduatorie di idonei nei concorsi pubblici un esempio di buona amministrazione, a tutela anche dell'equilibrio del bilancio e del coordinamento della finanza pubblica,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo, per le ragioni esposte in premessa e vista l'emergenza epidemiologica in atto, voglia tenere conto della richiesta degli idonei non vincitori con riserva ai recenti concorsi già espletati per agente della Polizia di Stato circa l'attuazione dello scorrimento della suddetta graduatoria affinché siano avviati sin da subito ai corsi di formazione;
se non ritenga che tale determinazione, oltre ad incentivare l'efficienza dell'apparato della sicurezza recuperando risorse senza costi procedurali aggiuntivi, sia tale da salvaguardare le posizioni giuridiche di chi può vantare un'aspettativa di diritto alla chiamata in servizio, evitando altresì eventuali liti giudiziarie, a beneficio dell'amministrazione e della cittadinanza.
(4-03069)