Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 159 del 29/10/2019
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------
159a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
MARTEDÌ 29 OTTOBRE 2019
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Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI,
indi del vice presidente CALDEROLI
e del vice presidente ROSSOMANDO
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia-Berlusconi Presidente: FI-BP; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-P.S.I.: IV-PSI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-Liberi e Uguali: Misto-LeU; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-Più Europa con Emma Bonino: Misto-PEcEB.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,36).
Si dia lettura del processo verbale.
PUGLIA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 23 ottobre.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati
PRESIDENTE. Comunico che in data 24 ottobre 2019 è stato trasmesso dalla Camera dei deputati il seguente disegno di legge:
«Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica» (1570).
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Sospendo ora la seduta, che riprenderà al termine della Conferenza dei Capigruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 16,42, è ripresa alle ore 18,08).
Presidenza del vice presidente CALDEROLI
Sui lavori del Senato
PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo ha stabilito modifiche e integrazioni al calendario corrente e il nuovo calendario dei lavori fino al 7 novembre.
Nella seduta di oggi inizierà la discussione delle mozioni sull'istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza e razzismo.
L'ordine del giorno della seduta di domani, con inizio alle ore 10, prevede le comunicazioni del Ministro degli affari esteri sulla situazione in Siria sulle quali potranno essere presentati strumenti di indirizzo. I tempi del dibattito sono stati regolamentati in base alle richieste dei Gruppi.
Il seguito della seduta di domani sarà dedicato al prosieguo della discussione di mozioni sull'istituzione della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza e razzismo, nonché alla discussione di ratifiche di accordi internazionali definite dalla Commissione affari esteri. Non è previsto orario di chiusura, salvo una sospensione dalle ore 14,30 alle ore 16,30.
L'ordine del giorno della seduta di giovedì 31 ottobre prevede la discussione della relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni relative al senatore Cesaro, il sindacato ispettivo e i documenti istitutivi di una Commissione monocamerale d'inchiesta sulla sicurezza e sullo sfruttamento del lavoro, ove conclusi dalla Commissione.
Nella settimana dal 5 al 7 novembre saranno discussi i decreti-legge sul riordino dei Ministeri e sul perimetro sicurezza cibernetica; avranno altresì luogo, ove presentato in tempo utile il disegno di legge di bilancio, le comunicazioni del Presidente, ai sensi dell'articolo 126, commi 3 e 4, del Regolamento.
Il calendario prevede inoltre l'eventuale seguito del documento istitutivo della Commissione monocamerale d'inchiesta sulla sicurezza e sullo sfruttamento del lavoro e alle ore 15 di giovedì 7 il question time.
Calendario dei lavori dell'Assemblea
PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi oggi, con la presenza dei Vice Presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha adottato - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - modifiche e integrazioni al calendario corrente e il nuovo calendario dei lavori dell'Assemblea fino al 7 novembre 2019:
Martedì | 29 | ottobre | 16,30-20 | - Mozioni sull'istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza - Comunicazioni del Ministro degli affari esteri sulla situazione in Siria (mercoledì 30, ore 10)
- Ratifiche di accordi internazionali definite dalla Commissione affari esteri - Relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche del senatore Cesaro nell'ambito di un procedimento penale (Doc. IV, n. 1) - Sindacato ispettivo - Doc. XXII, n. 4 e connessi - Istituzione di una Commissione monocamerale d'inchiesta sulla sicurezza e sullo sfruttamento del lavoro (dalla sede redigente) (ove conclusi dalla Commissione) |
Mercoledì | 30 | " | 10 | |
Giovedì | 31 | " | 9,30 |
Martedì | 5 | novembre | 16,30-20 | - Disegno di legge n. 1493 - Decreto-legge n. 104, Riordino ministeri (scade il 20 novembre)
- Disegno di legge n. 1570 - Decreto-legge n. 105, Perimetro sicurezza cibernetica (approvato dalla Camera dei deputati) (scade il 20 novembre)
- Comunicazioni del Presidente, ai sensi dell'articolo 126, commi 3 e 4, del Regolamento, sul disegno di legge di bilancio (*) (ove trasmesso in tempo utile)
- Eventuale seguito Doc. XXII, n. 4 e connessi - Istituzione di una Commissione monocamerale d'inchiesta sulla sicurezza e sullo sfruttamento del lavoro (dalla sede redigente)
- Interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (giovedì 7, ore 15) |
Mercoledì | 6 | " | 9,30 | |
Giovedì | 7 | " | 9,30 |
Il termine per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge n. 1570 (Decreto-legge n. 105, Perimetro sicurezza cibernetica) sarà stabilito in relazione ai lavori della Commissione.
(*) Dopo le comunicazioni del Presidente il disegno di legge di bilancio sarà assegnato alla 5ª Commissione permanente in sede referente e alle altre Commissioni in sede consultiva. Da quel momento avrà inizio la sessione di bilancio. Le Commissioni dovranno trasmettere i propri rapporti alla 5ª Commissione permanente entro lunedì 11 novembre.
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1493
(Decreto-legge n. 104, Riordino Ministeri)
(10 ore, escluse dichiarazioni di voto)
Relatori | 1h | |
Governo | 1h | |
Votazioni | 1h | |
Gruppi 7 ore, di cui: | ||
M5S | 1h | 36' |
FI-BP | 1h | 6' |
L-SP-PSd'Az | 1h | 4' |
PD | 50' | |
FdI | 38' | |
IV-PSI | 37' | |
Misto | 36' | |
Aut (SVP-PATT, UV) | 32' | |
Dissenzienti | 5' |
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1570
(Decreto-legge n. 105, Perimetro sicurezza cibernetica)
(7 ore, escluse dichiarazioni di voto)
Relatori | 40' | |
Governo | 40' | |
Votazioni | 40' | |
Gruppi 5 ore, di cui: | ||
M5S | 1h | 9' |
FI-BP | 47' | |
L-SP-PSd'Az | 46' | |
PD | 36' | |
FdI | 27' | |
IV-PSI | 26' | |
Misto | 26' | |
Aut (SVP-PATT, UV) | 23' | |
Dissenzienti | 5' |
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, come ribadito alla Conferenza dei Capigruppo pochi minuti fa, non abbiamo particolari problemi rispetto alla proposta di calendarizzazione che è stata fatta con i colleghi. Abbiamo però deciso, come Gruppo Lega, di non dare il nostro assenso all'unanimità semplicemente perché abbiamo fatto una richiesta precisa, ossia che il presidente del Consiglio Conte venga in Aula a riferire, attraverso un'informativa, sulle notizie che abbiamo appreso sui mezzi di stampa, riportate anche poche ore fa dal «Financial Times». Il rappresentante del Governo ha detto che avrebbe atteso la risposta del Presidente del Consiglio; fino a quando questa risposta non ci sarà, chiaramente non possiamo ovviamente dare al calendario un assenso unanime. Non faremo proposte alternative e quindi non proponiamo una votazione, ma ci sembrava giusto rimarcare questo fatto.
Tra l'altro, approfittiamo di questa occasione perché, ai sensi dell'articolo 157, comma 3, del Regolamento, come Gruppo - e l'abbiamo messo in evidenza in Conferenza dei Capigruppo - abbiamo depositato una mozione che ha più di 65 firme (quindi rispetta assolutamente le prescrizioni del Regolamento) e pertanto entro trenta giorni essa deve essere discussa e quindi c'è l'obbligo da parte del Presidente di inserirla in calendario. Visto che l'abbiamo depositata il 24 settembre, i tempi sono più che sufficientemente passati affinché la discussione di questa mozione venga inserita nel calendario, così come prevede il Regolamento. (La senatrice Tesei fa il suo ingresso in Aula. Vivi e prolungati applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, FI-BP e FdI. Applausi dal Gruppo M5S).
Ricordiamo anche - e ringraziamo a tal proposito tutta la Conferenza - che domani nel pomeriggio, avendo previsto dalle 15 alle 16,30 una sospensione, durante la pausa prevista abbiamo indetto una riunione di Gruppo. Quindi chiederemmo anche ai Presidenti delle Commissioni - l'abbiamo già fatto notare - di non convocare Commissioni in quell'orario, senza considerare che durante i lavori d'Aula bisogna comunque chiedere l'autorizzazione alla Presidenza.
CIRIANI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIRIANI (FdI). Signor Presidente, intervengo perché anche il Gruppo Fratelli d'Italia non si opporrà al calendario che la riunione dei Capigruppo ha appena deciso di proporre all'Assemblea, ma è nostro dovere ricordare ai colleghi due questioni: la prima è relativa alla richiesta che il Presidente del Senato ha rivolto ai Gruppi all'inizio dell'estate, con cui si chiedeva che i Gruppi, principalmente quelli di opposizione, potessero elencare una serie di questioni politiche importanti, mozioni o proposte di legge da poter inserire all'interno degli spazi di discussione delle Commissioni e anche dell'Assemblea. È un principio sacrosanto, perché l'attività parlamentare non è soltanto quella della maggioranza - ma dovrei meglio dire del Governo - che agisce attraverso decreti-legge spesso blindati; l'attività del Parlamento si nobilita anche con l'attività delle opposizioni, che rivendicano il diritto non di vedersi approvare le proprie proposte, ma quantomeno il diritto di vedere ammessa la possibilità di discuterle e anche di vederle bocciate, com'è facile prevedere. È un diritto che noi rivendichiamo. In maniera, credo, responsabile abbiamo detto, anche pochi minuti fa, che non ci opporremo ai decreti d'urgenza, anche quelli che hanno un profilo di carattere istituzionale e che riguardano la sicurezza del Paese; tuttavia, non possiamo attendere all'infinito che questa richiesta formale, avanzata dal Presidente del Senato, su sollecitazione dei Gruppi d'opposizione, trovi riscontro concreto e non rimanga lettera morta.
La seconda questione - mi riallaccio a quanto appena detto dal collega della Lega - riguarda il presidente Conte: anche noi riteniamo che sulle vicende nelle quali è stato coinvolto, almeno dalle dichiarazioni o dalle indiscrezioni giornalistiche (ma provenienti da stampa veramente molto autorevole sul piano internazionale, come il «Financial Times»), la cosa migliore da fare non sia rispondere con un comunicato stampa, ma sia venire in Parlamento a spiegare e a convincere, se ne è in grado, sull'assenza di sue responsabilità rispetto a quanto gli è stato contestato da queste autorevoli fonti giornalistiche. È il Parlamento il luogo in cui si risolvono tali questioni. Mi fa specie che alcuni partiti, che sono nati invocando la trasparenza, ora siano molto recalcitranti rispetto alla possibilità che il Presidente del Consiglio venga qui in Parlamento, nella casa degli italiani, a spiegare quello che ha fatto o che non ha fatto. Se sarà in grado, come noi ci auguriamo, di spiegare i suoi atteggiamenti e la correttezza di quanto ha fatto, noi ne prenderemo volentieri atto.
MALAN (FI-BP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALAN (FI-BP). Signor Presidente, mi associo alla posizione assunta dai presidenti Romeo e Ciriani: anche noi non ci opponiamo all'attuale calendario dei lavori dell'Assemblea, perché in generale siamo per fare in modo che si possano discutere i provvedimenti. L'intera opposizione ha un atteggiamento responsabile, perché riteniamo che sia interesse di tutti una discussione razionale e trasparente dei provvedimenti; gradiremmo pertanto ricevere lo stesso atteggiamento anche da parte del Governo, più ancora che dalla maggioranza, anche se in questa sede dovremmo parlare di maggioranza. Vorremmo evitare che tutte le discussioni fossero soggette a numerosi rinvii: di rinvio in rinvio si scivola sempre altrove e non si possono minimamente fare dei programmi.
Mi associo alla richiesta che il Presidente del Consiglio venga a riferire in Assemblea. Egli ha reso dichiarazioni pubbliche, ma questo è il Senato della Repubblica, le Camere funzionano entrambe e sono pienamente titolate ad essere la sede per la discussione e il luogo in cui il Governo, in particolare il suo Presidente, rende le dichiarazioni e non le agenzie di stampa e le trasmissioni televisive, con tutto il rispetto per questi mezzi di informazione.
Ritengo altresì irrazionale l'andamento dei lavori, in particolare per la giornata di giovedì, in una situazione in cui il calendario aveva già visto il rinvio di un provvedimento della scorsa settimana e avrebbe previsto per giovedì soltanto il sindacato ispettivo, tanto che, per favorire questa situazione, avevamo anche rinunciato al cosiddetto question time, le interrogazioni a risposta immediata, benché siano interesse dell'opposizione; ci troviamo invece diverse votazioni, anche molto importanti. Sappiamo bene che sono giorni intensi: tutti i senatori ricevono inviti a partecipare a eventi e manifestazioni sul territorio, in particolare in questo periodo e in particolare giovedì e naturalmente venerdì. Riteniamo pertanto irrazionale questa organizzazione dei lavori, ma non presentiamo proposte alternative proprio nello spirito di collaborazione, che però vorremmo che fosse reciproco, altrimenti lo spirito di collaborazione stanca e dovremo assumere altri atteggiamenti. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
ZANDA (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZANDA (PD). Signor Presidente, ho chiesto la parola per chiedere la possibilità di integrare l'ordine del giorno e in particolare di dedicare un congruo tempo dei nostri lavori per ringraziare il presidente Mario Draghi nel momento in cui lascia alla signora Lagarde la Presidenza della BCE.
Credo che negli ultimi decenni non ci sia stato nessun altro cittadino italiano che abbia egualmente meritato di essere ringraziato dal Senato della Repubblica per le sue opere a sostegno, non soltanto degli interessi economici del nostro Paese e dell'Europa, ma anche per aver contribuito in misura decisiva alla tenuta politica e istituzionale dell'Europa. In un tempo in cui vediamo tanti, anche di noi, sfuggire alle proprie responsabilità, Draghi ha mostrato che ci sono uomini che sanno ricoprire un'alta carica non soltanto per riceverne onori, ma anche per adempiere ai doveri che sono richiesti. Aiutato dal personale molto qualificato della BCE, Draghi in ogni circostanza ha assunto decisioni che hanno salvato l'Unione europea dal default e lo ha fatto sapendo che ne avrebbe risposto personalmente ed avendo chiaro quale fosse l'interesse di un Continente in ginocchio.
Dedicare una parte dei nostri lavori ad onorare Mario Draghi per noi è un dovere, ma non solo: può aiutarci a misurare la distanza che separa una grande istituzione come il Senato, dove troppe volte ci attardiamo nel prendere decisioni anche urgenti, dalla straordinaria efficacia dell'azione di un uomo solo alle prese con questioni molto più complesse di quanto c'è dato immaginare. Riflettendoci, credo che si possa dire che la maggior distanza che separa noi da Draghi sta nella forza, nella lucidità e nel disinteresse con cui ha condotto la sua battaglia (Applausi dai Gruppi PD, FI-BP e IV-PSI).
PRESIDENTE. Senatore Zanda, proponendomi una modifica al calendario dovrebbe anche indicare quando calendarizzare la sua proposta, altrimenti avrei difficoltà a interpretare il suo pensiero.
ZANDA (PD). Signor Presidente, chiedo che la mia proposta venga inserita negli spazi del calendario che è stato attualmente offerto all'esame dell'Assemblea del Senato, quindi nelle giornate che vanno da oggi alla prossima settimana.
FARAONE (IV-PSI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FARAONE (IV-PSI). Signor Presidente, io ci tengo a non far passare inosservata una richiesta che mi sembra alquanto provocatoria fatta dal capogruppo della Lega Romeo di ascoltare il presidente del Consiglio Conte sui temi esposti dal «Financial Times». Dico questo non perché sia provocatoria in sé, in quanto non c'è nulla di strano e credo anche che il presidente Conte accoglierà questa proposta (e mi risulta che si sta già tentando di trovare delle soluzioni per capire in che forma). È tuttavia paradossale che Romeo chieda di ascoltare Conte in Parlamento quando non si è mai ascoltato Salvini, perché si è rifiutato di venire in Parlamento a riferire sui fatti accaduti in Russia (Applausi dai Gruppi IV-PSI e PD), in più Conte ha sostituito Salvini qui in Aula quando egli ha rifiutato di riferire al Parlamento.
Naturalmente mi fa piacere che il collega Romeo abbia detto che non chiederà di modificare con un voto il calendario, che è d'accordo con la proposta di calendario che abbiamo discusso in Conferenza dei Capigruppo. Egli pone una questione sulla presenza del presidente del Consiglio Conte, però mi sembra veramente surreale e incredibile che la ponga quel Gruppo e quel Capogruppo. Ricordo anche che la presenza di Salvini è stata richiesta anche in Commissione parlamentare antimafia e si rifiuta di andare anche in quella sede; quindi è il vostro leader, è il vostro capitano, però sinceramente, presidente Romeo, non esageriamo. (Applausi dai Gruppi IV-PSI e PD).
CASINI (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CASINI (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, vorrei fare due considerazioni. Anzitutto desidero esprimere il mio totale assenso allo spirito e alla lettera delle valutazioni che ha fatto il senatore Zanda prima di me.
Ritengo che, come Senato, dobbiamo provare un orgoglio nazionale, che è un sentimento condiviso e importante, nel vedere quanto è accaduto ieri a Francoforte, dove un italiano ha ricevuto il consenso e il ringraziamento di tutta l'Europa per un'azione impeccabile a difesa della stabilità e della moneta europea. (Applausi dai Gruppi Aut (SVP-PATT, UV) e PD). Su questo tema abbiamo visto un leader italiano autentico come Mario Draghi assumersi responsabilità che vanno oltre il ruolo stesso di grande banchiere riconosciuto e apprezzato da tutti. Ha avuto coraggio manifestando una leadership importante di cui noi, come Senato, dobbiamo essere grati.
Mi permetto anche di aggiungere, a quanto detto dal senatore Zanda, una piccola considerazione rivolta a tutti i Gruppi parlamentari: un atto come quello proposto, di cotanta forza e solennità, deve assolutamente essere condiviso da tutti. È per questa ragione che pregherei che non ci fosse un'esplicita votazione oggi, ma che si delegasse alla Conferenza dei Capigruppo la scelta delle modalità migliori perché ci sia una presa di posizione della nostra Assemblea parlamentare, proprio per evitare adesso che un dibattito magari un po' improvvisato possa creare qualche problema. (Applausi dai Gruppi Aut (SVP-PATT, UV), FI-BP e PD).
PERILLI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PERILLI (M5S). Signor Presidente, provo a riassumere come sono andate le cose e capire da lei, Presidente, se stiamo andando nella via giusta.
Nella Conferenza dei Capigruppo terminata poco fa c'è stata una decisione, presa non all'unanimità, sul calendario: il Gruppo Lega si è astenuto. Ora, riprendiamo i lavori d'Assemblea e c'è una sorta di commento, un auspicio - non una proposta votabile - da parte della Lega rispetto alla questione Conte, che si è trasformata in un dibattito su Conte. Prende la parola il senatore Zanda e apre una questione su Draghi, che non è all'ordine del giorno, per cui ci sarebbe bisogno di una nuova Conferenza dei Capigruppo per inserirla.
Senatore Casini, non è che non affrontiamo l'argomento; semplicemente non lo si può fare, non possiamo votare, che è un'altra cosa.
CASINI (Aut (SVP-PATT, UV)). Cogliamo lo spirito.
PERILLI (M5S). Sullo spirito, ognuno ha il suo! Ad ogni modo, Presidente, vorrei riportare la questione come uscita dalla Conferenza dei Capigruppo e procedere linearmente.
La proposta, secondo me, non è ammissibile e quindi non va posta in votazione, e credo che lei convenga. Ci può anche stare un commento a margine dell'esito della Capigruppo, però anche questo è un po' irrituale, non trasformandosi in una proposta alternativa, ma va bene. Ora, però, desidererei procedere rispetto a quanto ci siamo detti in sede di Conferenza dei Capigruppo. (Applausi dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Senatore Perilli, il senatore Zanda ha fatto una proposta assolutamente accoglibile; si possono proporre argomenti che non sono stati proprio discussi in Conferenza dei Capigruppo. L'unica condizione che viene posta è che un senatore per Gruppo possa fare la propria proposta; deciderà l'Assemblea se condivisibile o meno. (Commenti).
Conclusa la fase delle proposte - perché non si sollevino ulteriori problematiche - si apre una discussione in cui può intervenire un oratore per Gruppo per dieci minuti.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, sulla proposta del senatore Zanda la nostra posizione è quella di una valutazione rispetto a una modifica del calendario, con l'impegno, comunque, da parte di tutti i Capigruppo, a discutere della questione alla prima Conferenza dei Capigruppo utile. Questo per evitare un voto - su una figura come quella di Mario Draghi - che non è assolutamente corretto che ci sia oggi in Aula. Questa è la nostra posizione, con la speranza che la proposta venga ritirata, così come già auspicato dal senatore Casini.
Ne approfitto per dire, sulla questione di cui parlava prima il senatore Faraone, che a noi non risulta siano mai pervenute richieste al Senato, da parte del Gruppo Partito Democratico o di altri Gruppi, affinché Salvini venisse a riferire in Aula.
Voi avete avanzato la richiesta a Conte, forse perché eravate già d'accordo da quei tempi! Forse è questo: l'avete chiesto a Conte! (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az. Commenti dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Senatore Romeo, la invito a rientrare nei binari.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Non figurano richieste ufficiali in questa direzione. L'avete presentata alla Camera, ma non al Senato. Quindi, controllate prima di fare degli interventi in questa direzione.
Poi, visto che il presidente del Consiglio Conte più volte si è dimostrato volenteroso nel voler parlamentarizzare qualsiasi tema che riguardi il Governo, non si può predicare bene e razzolare male. Quindi, auspichiamo che venga in Aula a riferire. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
LA RUSSA (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LA RUSSA (FdI). Signor Presidente, su quest'argomento appena trattato dal collega Capogruppo della Lega, non posso che confermare la volontà espressa dal mio Capogruppo di veder presto qui il Presidente del Consiglio. A me interessa poco se uno lo ha fatto e un altro non l'ha fatto. C'è una richiesta precisa, anche da parte del Gruppo Fratelli d'Italia, a che il presidente Conte venga a dirimere la questione. Quindi, al di là delle discussioni se uno l'abbia fatto e l'altro no, egli ci faccia sapere in fretta se intende o meno venire in Senato.
Signor Presidente, sulla proposta del senatore Zanda, invece, credo sia fuori luogo, e poco rispettoso verso Draghi, proporre all'improvviso una votazione non si è capito poi su cosa: se una audizione o una celebrazione. Ma si fanno le celebrazioni in vita? Non si fanno in vita. Si tratta di una giornata di giubilo per Draghi? Proporre una votazione in modo così improvviso non mi pare molto rispettoso. Assomiglia più a una propaganda in vista di future investiture e non credo che Draghi abbia chiesto una cosa del genere. Mi meraviglio che il senatore Casini si sia unito a questa richiesta, anche se l'ha mitigata, rinviandola a una prossima volta, parlandone prima e valutando in sede di Conferenza dei Capigruppo.
Presentata così, devo dire con dispiacere che mi sembra più qualcosa di autolesionistico. Sicuramente, se si dovesse andare al voto, non credo che potremmo essere favorevoli a decidere, in questa sede, su questa giornata imprecisata. Non ho detto che voteremo contro. Ho detto che non sono certo del nostro voto favorevole.
Per cui, invito il senatore Zanda a essere riflessivo. Se vuole essere rispettoso o meno verso Draghi è un problema suo, ma personalmente lo invito a ritirare la proposta, che potrà essere valutata correttamente, più nei dettagli, in sede di Conferenza dei Capigruppo. Questo anche se, tecnicamente, non ho nulla da eccepire sul fatto che possa presentarla in questa sede e anche farla mettere in votazione, se vuole.
ZANDA (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZANDA (PD). Signor Presidente, devo dire di essere molto sorpreso, perché ho ascoltato il Capogruppo del MoVimento 5 Stelle, il Capogruppo della Lega e adesso il senatore La Russa, con argomenti diversi e vari, interpretare, in un modo che francamente mi sorprende, una mia proposta.
Io ho ritenuto di farla perché questo è il momento di farla. Dico al senatore La Russa, che sostiene che io la presento all'improvviso, che io la faccio in Aula in fase di discussione sul calendario: quindi, non all'improvviso. E la faccio nel momento in cui la si deve fare, cioè nel momento in cui, alla Banca centrale europea, c'è il passaggio da un Presidente a un altro Presidente.
Pensavo che fosse utile, per il Senato, svolgere, non una discussione, ma addirittura anche una sessione di lavori, per esaminare le politiche europee e le politiche della Banca europea ed anche per esprimere una posizione del Parlamento italiano. Ma se questa proposta produce questo eczema sulla pelle di tanti senatori, dando loro, come io immagino, interpretazioni politiche e supponendo intenzioni che non ci sono, devo allora dire, con rammarico, non per me né nei confronti del presidente Draghi, ma per questo Parlamento, che dà questo tipo di interpretazione a una proposta che aveva tutt'altro significato, che io ritiro la mia proposta.
MALAN (FI-BP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALAN (FI-BP). Signor Presidente, la ringrazio per consentirmi di esprimere sinteticamente il mio pensiero. Condividiamo naturalmente il giudizio estremamente positivo sull'operato di Mario Draghi. Peraltro sull'elezione di Mario Draghi l'opera di Silvio Berlusconi, all'epoca Presidente del Consiglio, fu decisiva e quindi più di chiunque altro siamo orgogliosi di aver contribuito a portare Mario Draghi al ruolo che ha avuto. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Riteniamo altresì che sia bene approfondire la discussione, dandole una veste più parlamentare. Ringraziamo a questo punto il senatore Zanda per aver ritirato la proposta. Credo sia opportuno studiare in modo più approfondito la questione e, quanto al contenuto, è evidente che siamo favorevoli. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
PRESIDENTE. Il detto «tanto tuonò che poi alla fine non piovve» mai fu così adatto alla seduta. Il calendario dei lavori a questo punto diventa definitivo.
Saluto ad una rappresentanza della comunità ladina della Val Badia
e ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto una delegazione ladina della Val Badia della provincia di Bolzano, che sta assistendo ai nostri lavori. (Applausi).
Salutiamo altresì studenti e docenti dell'Istituto comprensivo «Alessandro Manzoni», di Correzzola, in provincia di Padova. (Applausi).
Discussione delle mozioni nn. 136, 176, 177, 181 e 182 sull'istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza (Procedimento abbreviato, ai sensi dell'articolo 157, comma 3, del Regolamento) (ore 18,38)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni 1-00136, presentata dalla senatrice Segre e da altri senatori, con procedimento abbreviato ai sensi dell'articolo 157, comma 3, del Regolamento, 1-00176, presentata dal senatore Salvini e da altri senatori, 1-00177, presentata dalla senatrice Bernini e da altri senatori, con procedimento abbreviato ai sensi dell'articolo 157, comma 3, del Regolamento, 1-00181, presentata dal senatore Ciriani e da altri senatori, e 1-00182, presentata dal senatore Ciriani e da altri senatori, sull'istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza.
MALLEGNI (FI-BP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALLEGNI (FI-BP). Signor Presidente, credo che l'Assemblea dovrebbe oggi dare la propria totale solidarietà alla collega Liliana Segre per i vergognosi attacchi che ha subito nei giorni scorsi. (L'Assemblea si leva in piedi. Applausi). Dobbiamo stigmatizzare questo atteggiamento intollerabile nei confronti non solo di una persona, ma di un momento tragico della nostra storia, che lei oggi rappresenta in quest'Aula.
Signor Presidente, non le porto via altro tempo. Esprimiamo, come Gruppo Forza Italia, la nostra piena solidarietà alla senatrice Segre. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Mallegni. L'ho fatto personalmente e lo faccio ora in qualità di Presidente: esprimo la mia amicizia e la mia solidarietà piena e totale alla senatrice Segre.
Ha facoltà di parlare la senatrice Segre, per illustrare la mozione n. 136.
SEGRE (Misto). Signor Presidente, ringrazio anzitutto l'Assemblea per la manifestazione d'affetto. Sono stata vittima dell'odio e anche ora sono evidentemente un simbolo che disturba.
A maggior ragione, per me è motivo di grande soddisfazione illustrare oggi a quest'Assemblea il contenuto della mozione n. 136 che ha uno scopo chiaro e netto: prevenire e contrastare proprio l'incitamento all'odio.
La lotta contro il razzismo e la xenofobia è il cuore di ogni politica dei diritti umani, perché la tolleranza e il rispetto per la dignità altrui costituiscono le fondamenta di ogni società davvero democratica e pluralista. Razzismo e xenofobia in ogni loro forma e manifestazione, però, sono incompatibili ovviamente anche con i valori su cui si fonda l'Unione europea.
Sono trascorsi esattamente vent'anni - e pare un secolo ormai, per la materia di cui stiamo parlando - da quando nella Carta europea dei diritti umani è comparsa l'espressione hate speech. Nel 2008, invece, l'Unione europea ha adottato la decisione quadro, citata nella mozione, secondo la quale gli Stati membri devono garantire che siano punibili proprio i discorsi di incitamento all'odio, intenzionali e diretti contro un gruppo di persone o un singolo membro di esso, con riferimento alla razza, al colore, alla religione o all'etnia. In quella stessa decisione si precisa che deve risultare punibile l'istigazione pubblica alla violenza e/o all'odio, quale che ne sia la forma di diffusione (scritti, immagini o altro materiale).
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO (ore 18,41)
(Segue SEGRE). Anche se non si fa espressa menzione della Rete, è facile intuire come sia proprio quello il terreno di caccia dei soggetti più perversi. I discorsi di incitamento all'odio su Internet costituiscono infatti uno dei modi più diffusi per manifestare atteggiamenti razzisti e xenofobi. È quindi necessario che tutti i Paesi membri abbiano strumenti adeguati per contrastare simili fenomeni. Tanto più è necessario, perché proprio la Rete costituisce un'infrastruttura immateriale la cui capacità di attraversamento dei confini è sconfinante e sconfinata.
Ebbene, oggi siamo qui a discutere dell'approvazione di una mozione che istituisce una Commissione monocamerale proprio in tema di hate speech, che dovrà avere compiti di osservazione, studio e iniziativa per l'indirizzo e il controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza. Tale Commissione potrà svolgere una funzione importante: è un segnale che come classe politica rivolgiamo al Paese, di moralità, ma anche di attenzione democratica verso fenomeni che rischiano di degenerare. Istituire questa Commissione, però, è anche l'occasione per colmare una «lacuna» - e qui uso le virgolette con proprietà di causa - perché si tratta di dare un senso più compiuto alla già citata decisione europea.
Se la legge sul negazionismo è stata indubbiamente una risposta necessaria alla voce hate crime prevista dalla decisione in questione, manca però ancora un aspetto per completare il discorso: resta cioè da normare la parte relativa proprio ai discorsi di odio. La legge sul negazionismo come tale non basta. Oggi abbiamo l'occasione per completare il quadro, secondo quanto richiamato peraltro dal documento del 27 gennaio 2014, la relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio, che chiedeva proprio l'attuazione della decisione quadro 2008/913/GAI del Consiglio e riguardava la lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia da operarsi con il ricorso al diritto penale.
Gli odiatori, quasi tutti anonimi, devono sapere che la democrazia sa difendere secondo giustizia i propri valori e i diritti delle persone. Anche per questo dunque è importante approvare la mozione che istituisce la Commissione, perché siamo di fronte a delitti che hanno natura specifica, difficili da definire e normare, a cominciare dalla difficoltà di identificare gli autori di contenuti illegali, ma anche di sopprimere tali contenuti.
Di qui la necessità di fornire alle autorità competenti quanti più mezzi possibili di conoscenza, ma di offrire anche condivisione di esperienze e dati in cooperazione internazionale, così da giungere a conclusioni efficaci.
Una Commissione parlamentare può dare un contributo importante in questo senso. Per tali ragioni mi auguro che quest'Assemblea voglia esprimere un voto favorevole quanto più ampio possibile e mettere la Commissione in condizioni di piena operatività in tempi brevi. (Applausi. Molte congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la senatrice Faggi, per illustrare la mozione n. 176.
FAGGI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi sia consentita una necessaria e breve disamina dopo le parole, più che condivisibili, della senatrice Segre.
Bisogna ricordare che ci sono state difficoltà a ottenere dati precisi sui cosiddetti crimini d'odio. Spesso questi dati sono incompleti e parziali, provenienti da fonte governativa e ministeriale, da istituzioni internazionali e da organizzazioni non governative. Risulta comunque difficile attribuire al fenomeno del razzismo una dimensione di emergenza nazionale, come invece è stato a volte fatto da diversi esponenti politici.
Mi soffermo su quattro punti fondamentali. Il trend registrato in Italia risulta sovrapponibile alla grande ondata di sbarchi e al fenomeno di immigrazione incontrollata che ha coinvolto il nostro Paese dal 2013. In Italia il fenomeno migratorio, causato dallo sviluppo di violente e rapide evoluzioni delle dinamiche internazionali estranee alla volontà del nostro Paese (e non da reali fattori di attrazione del nostro tessuto economico e sociale), associato anche a una fallace gestione del sistema di accoglienza e di mancato controllo delle frontiere esterne, è maturato all'interno di un'evidente situazione di difficoltà economica, particolarmente complessa e pesante, in diverse zone della nostra società.
Considerata anche l'importanza di un'efficace politica di gestione delle frontiere del fenomeno migratorio al fine di agevolare il processo di integrazione e, al contempo, attenuare il tema del conflitto sociale, il Governo Conte I è riuscito a incidere concretamente sulla riduzione progressiva del numero degli sbarchi: nel 2018 dell'80 per cento e nel 2019 del 96 per cento rispetto al 2017. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Passo al quarto punto importante. La crisi che ha coinvolto il sistema economico italiano, acuita dalle ricette economiche imposte dalle politiche di austerity richieste dalle istituzioni europee, ha intaccato la facilità di accesso ai servizi di welfare di base per i cittadini più esposti e aumentato il tasso di disoccupazione e precarizzazione del mondo del lavoro. Conseguentemente, la crisi ha causato una competizione al ribasso tra i cittadini italiani e gli immigrati, in special modo nelle aree periferiche delle grandi città, amplificando così il risentimento sociale verso gli stranieri.
Un punto importante da ricordare è l'attuale struttura del nostro sistema di welfare che non recepisce adeguatamente il nuovo contesto socio-demografico italiano, causato dai mutamenti derivanti dagli ultimi flussi migratori: pertanto, data la differenza di reddito tra famiglie italiane e straniere, unita ad una differente composizione del nucleo familiare, gli immigrati riescono ad avere un accesso facilitato a diversi servizi di protezione sociale, ovvero di edilizia popolare, occupando i primi posti delle graduatorie. Fenomeno, questo, che ha acuito il sentimento di ingiustizia percepito dai cittadini italiani, specialmente delle classi sociali maggiormente colpite dalla crisi economica. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Bisogna valutare anche altri punti fondamentali. Vanno monitorati e condannati i fenomeni di antisemitismo all'interno di gruppi, o perpetrati da individui isolati, di ispirazione ideologica neo-nazista, come dimostra l'ultimo attacco avvenuto ad Halle, in Germania. È necessario sottolineare che il fenomeno dell'antisemitismo, declinato negli episodi di violenza più gravi, in Europa si sta sviluppando prevalentemente in seno alle comunità arabo-islamiche, come dimostrano i numerosi attacchi perpetrati nei confronti di simboli e individui delle comunità ebraiche.
In Belgio e Francia il fenomeno è radicato, anche alla luce della presenza di numerose enclave islamiche nelle periferie delle grandi città, vere e proprie basi operative per gli autori dei principali attentati nei confronti delle comunità ebraiche nazionali. Basti ricordare l'attacco alla scuola di Tolosa nel 2014, al museo ebraico di Bruxelles nel 2014 e al supermercato Hypercasher a Parigi nel 2015.
Il morbo dell'antisemitismo e dell'odio nei confronti di Israele si annida, coperto dallo schermo dell'antisionismo, anche in ambienti vicini all'estrema sinistra, come dimostrato dalla continua polemica che ogni anno, il 25 aprile, coinvolge la Brigata ebraica. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). O dalle numerose manifestazioni in favore della Palestina nelle quali, come in quella di Milano del gennaio 2018, si odono slogan di chiara matrice anti ebraica comuni negli ambienti jihadisti del Medio Oriente.
Dobbiamo anche considerare che i cristiani, nel mondo, rappresentano la comunità maggiormente colpita dalle persecuzioni e il trend è in continuo aumento. Sono 245 milioni i cristiani perseguitati nel mondo, considerando come fenomeni di persecuzione, discriminazione culturale e sociale, disconoscimento familiare, privazioni di lavoro e di reddito, allontanamento dalle amicizie, impossibilità a sposarsi, limitazioni educative e scolastiche, abusi fisici, torture, rapimenti, mutilazioni, distruzione di proprietà, imprigionamenti e assassini. La maggior parte di tali crimini continua nell'impunità, apaticamente sottaciuti da larga parte della comunità internazionale, denotando una scarsa attenzione a questo fenomeno. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Detto questo, qualora in Senato dovesse essere istituita una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, chiediamo di inserire tra i temi che tale Commissione dovrà affrontare i seguenti punti: la valutazione dell'importanza della crescita economica e l'accessibilità a strumenti di welfare di base per i cittadini, quale vero strumento per contrastare la tensione sociale; l'importanza di politiche per una gestione dei flussi migratori rigorosa e controllata, a tutela non solo dei cittadini italiani, ma anche dei migranti legalmente presenti nel Paese (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az); l'incremento di forme di controllo all'interno dei centri di culto islamici, spesso illegali, in quanto luoghi che diverse volte hanno assunto una forte connotazione politica e nei quali si è svolta propaganda antisemitica, in antitesi con i nostri valori culturali e costituzionali; il rispetto delle minoranze, senza che da ciò ne derivi una negazione della nostra identità (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az), evitando un arretramento dal punto di vista culturale che, travestito da laicità di maniera, rappresenterebbe un pericoloso prologo all'erosione delle fondamenta della nostra civiltà, incoraggiando, al contempo, iniziative concrete che sviluppino un dibattito sul tema della cristianofobia. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Mi permetta, Presidente, di concludere questo intervento ricordando due episodi, uno vicino all'altro, di cui si può leggere su tutti i giornali e su tutti i social. Il primo è riferito al 12 ottobre: un corteo ha sfilato per la zona Est di Milano, verso il centro di permanenza per il rimpatrio di via Corelli, una manifestazione pro migranti, aperta dallo striscione che recava la scritta: «Contro i CPR e i decreti sicurezza. Giustizia sociale, giustizia climatica, diritti per tutte e tutti». Ebbene, mentre questo corteo avanzava, davanti a questo striscione c'erano delle casse da cui è partito un inedito remix, nel quale si sentiva la voce del senatore Salvini ripetere gli insulti che quotidianamente riceve.
PRESIDENTE. Devo invitarla a concludere.
FAGGI (L-SP-PSd'Az). Mi avvio a concludere.
Insulti come «Salvini muori», «Salvini crepa», «Salvini bastardo», «Salvini infame», «Sparate a Salvini», «Salvini appeso a testa in giù». Non più tardi di due ore fa, anche il senatore Centinaio ha ricevuto due lettere di minaccia, recapitate a casa della propria madre, su cui era scritto: «Muori, leghista di merda. L'inferno ti aspetta». Anche questo è odio e io mi auguro che la Commissione tenga presente anche questo. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az. Congratulazioni).
PRESIDENTE. In ogni caso, su questo tipo di espressioni l'Assemblea si è sempre espressa all'unanimità per condannarle, indipendentemente da tutto.
Ha facoltà di parlare la senatrice Lonardo, per illustrare la mozione n. 177.
LONARDO (FI-BP). Onorevole Presidente e stimati colleghi senatori, la proposta di istituzione di una Commissione d'inchiesta dedicata all'approfondimento di temi cruciali per la società contemporanea, come il contrasto all'intolleranza, all'antisemitismo ed in generale a qualunque forma di razzismo ribadisce il ruolo centrale del Parlamento nell'attuazione concreta di principi costituzionali. È infatti la Carta, all'articolo 3, comma 1, che sancisce innanzitutto come tutti i cittadini abbiano pari dignità sociale e siano uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Non sarebbe dunque accettabile una distrazione rispetto ad istanze ritornate, purtroppo, di stretta attualità proprio in queste ore, non da ultimo con gli attacchi indiscriminati e vigliacchi rivolti ad una componente illustre di questa Assemblea. La nostra solidarietà va dunque alla senatrice Liliana Segre, gliela abbiamo già dimostrata e gliela dimostriamo ancora una volta con un forte applauso. (Applausi dal Gruppo FI-BP). La senatrice, secondo stime della magistratura che indaga sul caso, ha dovuto affrontare una media giornaliera di circa 200 attacchi discriminatori. Una vergogna che grida vendetta.
Simili circostanze, ove mai ce ne fosse ulteriore necessità, ribadiscono ancora una volta la necessità di non abbassare la guardia e non considerare alcun risultato o obiettivo raggiunto come immodificabile o definitivo: occorre un'attenzione costante che impedisca il ciclico ritorno di simili rigurgiti.
L'organismo proposto offre l'opportunità innanzitutto di rappresentare un segnale, un monito concreto a chi pensa di poter utilizzare indisturbato ed indiscriminatamente l'armamentario dell'intolleranza a buon mercato, magari protetto dai valori di libertà e dalle garanzie costituzionali che rappresentano la nostra casa comune.
Occorre una vigilanza attiva che, partendo da quest'Aula, sappia assicurare al Paese una strada, una visione, un paradigma capace anche normativamente di costruire un quadro di garanzie sempre nuove e stabili nella loro capacità di aggiornamento ed adeguamento ai tempi. Si pensi, ad esempio, al fenomeno recente degli hater e alla necessità di esercitare anche nei confronti delle nuove tecnologie un'azione di monitoraggio, che impedisca il contagio e la diffusione a macchia d'olio di campagne, spesso mosse da sordidi interessi, che proprio alle corde dell'intolleranza fanno riferimento attraverso l'aggressione sistematica delle vittime.
Abbiamo scoperto che proprio dall'uso distorto di tecnologie e mezzi di diffusione del pensiero, e quindi dell'offesa e del pregiudizio razziale, sociale e religioso, può arrivare un attacco violento quanto impensabile fino a qualche anno fa verso le libertà ed i principi che ritenevamo ormai intangibili. Ecco, dunque, che proprio a partire dalla comprensione del fenomeno e dalla sua declinazione nei nuovi scenari tecnologici, la costituenda Commissione potrà ottemperare ad una concreta attivazione dei principi costituzionali di eguaglianza e libertà, prima richiamati. (Brusio).
Signor Presidente, le chiedo scusa ma mi sembra di essere al mercato.
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, c'è un brusio che disturba sia chi parla, sia chi ascolta. L'argomento è importante quindi siete pregati di lasciar proseguire l'intervento.
LONARDO (FI-BP). Grazie, Presidente.
Non è possibile far finta di non vedere - e forse anche di non ascoltare - e immaginare magari che il mercato di queste tecnologie possa autoregolamentare fenomeni del genere. Assistiamo purtroppo all'insorgere di devianze di segno diametralmente opposto, come l'acquisto o l'accesso a prodotti tecnologici proprio in ragione della capacità di assicurare anonimato nell'utilizzare indisturbati questi strumenti a scopi di denigrazione e diffusione dell'odio. C'è tutta una parte della Rete definita deep web, dove la diffusione e la condivisione di pratiche illegali e contenuti borderline costituiscono la normalità.
Bisogna spezzare questo circolo vizioso riappropriandosi della capacità di indirizzo di tali attività, senza ledere la concorrenza o la libertà del settore, ma senza mai consentire che siano messi in discussione capisaldi quali la tolleranza e i diritti delle persone che hanno accesso a queste tecnologie. Voltare lo sguardo altrove fa solo crescere l'intolleranza e il disprezzo, contribuendo finanche, come registrato in diversi scenari dello scacchiere mondiale, a conflitti bellici o alla riduzione delle possibilità per intere generazioni di cittadini.
Sono certa che una Commissione di inchiesta debba individuare anche la maniera di incidere sul piano educativo. La migliore repressione resta infatti la prevenzione e la diffusione degli antigeni della tolleranza e del rispetto, che possono attecchire solo attraverso l'istruzione e la consapevolezza. Le nuove generazioni vanno quindi stimolate in questa direzione. Il Parlamento è chiamato ad una grande prova di responsabilità educativa che affermi il principio della vera libertà, la libertà di coscienza, contro i nuovi seminatori di odio, quelli che utilizzano la Rete per diffondere la cultura dell'intolleranza.
La Commissione è chiamata ad un compito non facile, ma sicuramente non impossibile. Auspico quindi che il voto unanime di quest'Assemblea possa rappresentare un chiaro segnale e possa segnare davvero la svolta. La battaglia delle buone idee è soltanto all'inizio, ma un vecchio detto recita che chi ben comincia è a metà dell'opera. Per questo credo si debba istituire questa Commissione per la quale noi di Forza Italia siamo convintamente a favore. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Ciriani, per illustrare la mozione n. 181.
CIRIANI (FdI). Signor Presidente, innanzitutto vorrei dire a nome non solo mio personale, ma dell'intero Gruppo Fratelli d'Italia che ci uniamo alle parole che sono state espresse in quest'Aula da alcuni colleghi rispetto agli attacchi odiosi che la collega Segre ha dovuto subire quotidianamente. Quindi, anche il Gruppo Fratelli d'Italia si unisce, come sempre, alla solidarietà, che non conosce confini di partito di appartenenza rispetto a episodi che non meritano alcun tipo di giustificazione né di sottovalutazione.
Né l'odio, né l'intolleranza possono trovare cittadinanza ai giorni nostri e, quindi, ogni iniziativa che va nella direzione di rimuovere questi elementi ancora presenti nella società trova il nostro consenso. L'abbiamo scritto anche nella nostra mozione. Abbiamo scritto che: «è pienamente condivisibile ogni iniziativa volta a contrastare i fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza in tutte le loro manifestazioni di tipo razziale, etico-nazionale, religioso, politico e sessuale;».
Devo anche aggiungere che, purtroppo, il dilagare su social media come Facebook, ma non soltanto, di questi atteggiamenti e comportamenti rispecchia non soltanto la cattiveria e la ferocia dei nostri tempi, ma anche la volgarità e la stupidità che è prevalente sui social media, dove fa più rumore la presenza di qualche cretino a piede libero, come i leoni da tastiera o altri personaggi che dietro l'anonimato spesso sfogano i loro peggiori istinti. Non bisogna fare, quindi, di ogni erba un fascio e, forse, non bisogna esagerare rispetto al consenso che queste persone possono trovare nella società.
L'intervento della collega Segre non ci può che riportare alla storia di questo continente, alla storia europea del secolo scorso, che è stata una storia per molti aspetti terribile, di totalitarismi e autoritarismi, che è stata definita da alcuni storici come la guerra civile europea, le cui cicatrici forse non si sono ancora del tutto chiuse.
La nostra mozione fa riferimento alla necessità di non autolimitarsi e di non autocensurarsi rispetto allo spettro di iniziative su cui la Commissione, se verrà restituita, dovrà esercitare la sua azione.
Colleghi del Senato, io vengo da una terra, quella del confine orientale, dove è stato difficile anche fisicamente per molti decenni raccontare verità che adesso sembrano semplici e banali. Mi riferisco alla verità dell'odio etnico e della pulizia etnica al confine orientale, delle foibe, del genocidio, della deportazione di centinaia di migliaia di italiani. Ebbene, queste verità, che adesso fortunatamente sono patrimonio di tutto il Paese, ancora oggi sono oggetto di speculazioni vergognose e politiche, di negazionismi, anche sovvenzionati con soldi pubblici. È successo l'altro giorno, non dieci anni fa, che un giornalista triestino è stato cacciato dall'università di Trento perché intendeva riferire, ancora una volta, su questi aspetti, voleva semplicemente parlare liberamente ed esprimere le sue opinioni. Ebbene, il clima di odio si respira ancora in certe università come quella di Trento, la cui facoltà di sociologia è tristemente famosa per aver dato il brodo di coltura ideologico alle Brigate rosse e a tutto ciò che è successo negli anni Settanta.
Noi abbiamo conosciuto e vissuto sulla nostra pelle le difficoltà, l'odio e l'aggressione anche fisica, per poter esprimere le nostre opinioni, opinioni non di parte ma di una parte d'Italia che per convenienza politica era stata maltrattata, dimenticata e le cui ragioni erano totalmente censurate: non si potevano raccontare.
Abbiamo quindi questa preoccupazione, che va ben al di là delle ottime intenzioni della collega Segre: non vorremmo che questa Commissione diventasse la gabbia del pensiero unico, del mainstream del "politicamente corretto", perché riteniamo, invece, che l'Italia abbia bisogno di un confronto libero.
La domanda che ci facciamo e che poniamo anche a quest'Assemblea è: chi è che può determinare qual è un ragionamento degno di essere censurato? Chi è che stabilisce cos'è intolleranza o meno? Chi è che stabilisce che una cosa può o non può essere detta?
È più forte un Paese, uno Stato, una società che dà libertà di espressione a tutte le opinioni, anche alle più estreme, o è più forte e più convinto del suo radicamento e della sua forza un Paese, una società che invece censura e agisce penalmente per contrastare le opinioni, anche quelle che ci danno fastidio e consideriamo inaccettabili? E domani mattina, sarà il signor Zuckerberg su Facebook a stabilire chi può o non può parlare sui social media?
Questa è una grande questione su cui vorrei riflettesse anche l'Assemblea, perché il problema poi è la censura e l'autocensura; è stabilire chi ha diritto di parola e chi no, cos'è corretto politicamente e cosa non lo è, cosa lo era e cosa non lo è più. È questo che ci domandiamo, Presidente e colleghi, perché viviamo in una società in cui si può liberamente insultare la religione cattolica, deridere i rappresentanti del cattolicesimo a Roma o in qualsiasi parte d'Italia o del mondo, si possono insultare la fede e le tradizioni, si può irridere e volgarizzare qualsiasi aspetto della nostra vita sociale e religiosa, anche quella più cara alle tradizioni italiane, però guai, ad esempio, a criticare il fondamentalismo religioso islamico, perché di fronte a questo ci si autocensura. Guai ad affrontare questi temi, perché allora lì scatta la tagliola della censura ideologica.
È strano che questo avvenga soprattutto in relazione al fatto - ma ne parlerà meglio di me il collega Balboni, perché abbiamo presentato un'altra mozione su questo - che proprio dalle enclave islamiste più radicali provengono, a nostro modo di vedere, le minacce più gravi alla libertà di espressione, in generale e dei cittadini di religione ebraica. È da lì che viene la confusione tra antisionismo e antisemitismo, come è stato ricordato anche dalla senatrice della Lega Faggi. Allora ci domandiamo chi sarà a stabilire che cosa si può e che cosa non si può dire, che cosa è intolleranza e cosa non lo è, qual è un'idea non accettabile, ma che ha comunque diritto di parola, e quali sono invece le idee da mettere al bando, all'indice del Ventunesimo secolo.
In questa società possiamo parlare male di tutto ciò che appartiene alla nostra storia e alla nostra tradizione, però poi temiamo - e quindi ci autocensuriamo - a parlar male di coloro che vengono nelle nostre città, abitano le nostre comunità e magari costringono i figli e le figlie a non frequentare la scuola, a vestirsi con il velo, a indossare certi abiti, a subire mutilazioni genitali e così via.
Tutto questo, Presidente e colleghi, per dire che con la nostra mozione chiediamo che il Senato riconosca e recepisca, per l'istituenda Commissione, non una volontà partigiana e partitica di Fratelli d'Italia, ma una risoluzione del Parlamento europeo, votata non più tardi di quaranta giorni fa: è la risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019, che rivendica l'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa, la quale non fa differenze e riconosce espressamente che la memoria delle vittime è la memoria di tutte le vittime, di tutti i regimi totalitari e autoritari, che passa attraverso il riconoscimento del retaggio europeo comune dei crimini commessi da tutte le dittature comuniste, naziste e di altro tipo.
Se questa risoluzione, approvata dal Parlamento europeo, che dovrebbe essere recepita liberamente e spontaneamente dal Parlamento, troverà ospitalità nella mozione n. 136, allora il nostro voto sarà favorevole. Altrimenti saremo indotti a credere che questa sia un'operazione, al di là - ripeto - della buona fede e della stima che abbiamo della collega Segre, volta a istituire una gabbia ideologica manovrata da chi, in nome del politicamente corretto, intende definire chi potrà avere in futuro libertà di espressione e chi invece non potrà più averla. (Applausi dal Gruppo FdI).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il senatore Balboni, per illustrare la mozione n. 182.
BALBONI (FdI). Signor Presidente, come ha già egregiamente spiegato il nostro Capogruppo, anche Fratelli d'Italia non può che essere d'accordo sulla necessità di un maggiore impegno che aiuti la nostra società a liberarsi dai fenomeni di intolleranza, di razzismo, di antisemitismo, di istigazione all'odio e alla violenza che purtroppo, al contrario, conoscono un progressivo ed esponenziale aumento in questi ultimi anni, che vedono il dibattito politico inquinato sempre più da questi fenomeni. Noi condividiamo questo obiettivo, anche se ovviamente siamo preoccupati che esso trasbordi, poi, in operazioni politiche volte a censurare chi ha un pensiero non politicamente corretto. Per questo abbiamo presentato le nostre due mozioni: una l'ha già illustrata il nostro Capogruppo; la seconda riguarda un argomento altrettanto importante.
Abbiamo letto attentamente la mozione a prima firma della senatrice Segre: ne apprezziamo, ripeto, l'obiettivo, ma ci preoccupa il fatto che in questa mozione non venga mai menzionato quello che invece, a nostro avviso, è il principale fattore di rischio di diffusione dell'odio e dell'antisemitismo, ossia l'integralismo islamico. In questa mozione non si parla mai, in alcun riferimento, dell'integralismo islamico.
Eppure, senatrice Segre, lei sa meglio di noi che dal 2015, a causa dell'integralismo islamico e dell'antisemitismo che esso ha diffuso, dalla sola Europa se n'è andato (è fuggito) un ebreo su quattro; questo a causa dell'integralismo islamico. Oltre il 50 per cento dei rifugiati, nella sola Europa occidentale, in gran parte musulmani, si dichiara e ha idee antisemite. Negli ultimi quindici anni il terrorismo di matrice islamica che fa riferimento alla sharia e all'estremismo islamico ha fatto, nella sola Unione europea, 729 vittime e circa 4.800 feriti.
Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 19,17)
(Segue BALBONI). Nel mondo ci sono 215 milioni di cristiani che subiscono persecuzioni gravissime, che portano anche ad esecuzioni capitali, a opera principalmente dell'oppressione islamica.
Noi non possiamo occuparci, cari colleghi, di questo tema senza menzionare questo fenomeno, temo in ossequio, ancora una volta, al politicamente corretto, per cui i nazionalismi, anche quando non offendono altre Nazioni, devono essere condannati e censurati, mentre l'integralismo di matrice islamica non può essere criticato, in ossequio a questo modo di pensare succube del pensiero unico.
Cari colleghi, certo, i fattori di rischio che danno luogo all'antisemitismo, all'intolleranza, alla xenofobia sono di diversa matrice e di diversa natura: c'è l'estremismo dei gruppi neonazi, molto minoritario; c'è l'estremismo della sinistra extraparlamentare e non solo, che sfrutta l'attacco al sionismo per diffondere, in realtà, antisemitismo, come testimoniano, ad esempio, ogni 25 aprile, le contestazioni regolarmente messe in campo da questo estremismo di sinistra nei confronti della sfilata della Brigata ebraica, che viene discriminata e contestata da questa sinistra. Ma c'è soprattutto l'estremismo islamico, che, come ho cercato di spiegare in questo breve intervento, rappresenta la gran parte, la gran massa degli episodi di odio e di intolleranza.
Per queste ragioni noi riteniamo (e abbiamo presentato a questo fine la mozione n. 181 che sto illustrando) importante e necessario menzionare espressamente questo gravissimo fenomeno nella mozione n. 136, a prima firma della senatrice Segre, integrando nel testo della mozione l'ambito di operatività di questa Commissione istituenda, ricomprendendo nell'oggetto di cui essa si debba occupare anche i fenomeni che possono generare incitamento o giustificazione dell'odio nei confronti dei cristiani e in particolare dovuti all'intolleranza religiosa con matrice dell'integralismo islamico.
Se integreremo la mozione n. 136 anche con questo riferimento, il voto del Gruppo Fratelli d'Italia, anche alle condizioni espresse poco fa dal nostro Capogruppo, sarà certamente e convintamente favorevole; diversamente, vi sarebbe il dubbio che questa sia soltanto un'operazione per imporre il pensiero unico e arrivare alla censura di chi non è politicamente corretto. Infatti, nella mozione n. 136 si fa riferimento anche a idee del tutto legittime: non è reato, infatti, sostenere la difesa della propria Nazione, non è ancora reato essere nazionalista. Allora, se voi volete arrivare a imporre il pensiero unico e il politicamente corretto, noi non ci stiamo. (Applausi dal Gruppo FdI).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
È iscritta a parlare la senatrice Rossomando. Ne ha facoltà.
ROSSOMANDO (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, avendo un po' perso il filo durante alcuni interventi mi chiedo di cosa stiamo discutendo. Stiamo parlando di come contrastare in Italia (perché vogliamo fare la nostra parte) una delle più odiose forme di violenza, cioè quelle connotate da un odio per l'altro in quanto individuato come diverso da noi.
È una delle forme più odiose di violenza perché si esprime con una modalità sconosciuta in passato. Siamo consapevoli della storia che ha attraversato anche il nostro Paese, ma lo hate speech sui social è una forma nuova. Io non so quali dati si conoscano, ma certamente il fenomeno dell'odio sui social connotato da razzismo nel senso più ampio è un'emergenza nazionale, perché lo testimoniano i numeri, la frequenza, le conseguenze a cui si va incontro.
Pertanto certamente stiamo parlando di un'emergenza, ma a mio avviso anche di sicurezza. Cos'è oggi la sicurezza, il diritto alla sicurezza? Non è forse innanzitutto il diritto dei nostri figli, dei nostri ragazzi, a una vita serena, a non sentirsi minacciati direttamente attraverso questi strumenti odiosi? Non è il diritto di tutti noi di potersi esprimere innanzitutto con la nostra identità individuale, con il nostro essere? La sicurezza è il diritto alla serenità e non stiamo parlando dell'espressione di opinioni, ma di violenza, di atti di grande violenza (è stata usata l'espressione «devi morire») e di insulti, potremmo fare molti elenchi. Dovrebbero essere valori condivisi e una precondizione di tutti noi, del nostro Paese, presente nella nostra Costituzione, quindi siamo sempre nell'attuazione dei principi costituzionali. Dovrebbe essere una precondizione che si nutre di una cultura condivisa.
Pertanto, auspicando veramente un voto unanime e senza distinguo della mozione in esame, vorrei dire con serenità che quando parliamo di intolleranza, di odio razziale, di questo tipo di violenza, non c'è una graduatoria. Non c'è una graduatoria con i numeri, di intensità, per decidere cosa è meglio e cosa è più grave; non ci sono distinguo, non ci sono se e non ci sono ma. Questo deve essere il nostro patrimonio comune e ben vengano analisi sui fenomeni sociali.
All'attenzione al sociale, se condivisa da tutta l'Assemblea, non posso che plaudire; probabilmente sulle analisi di molti fenomeni avremmo idee diverse, però attenzione. Attenzione: non si può sovrapporre un'analisi sociale o farla combaciare e usarla per fare graduatorie e distinguo sulla condanna unanime a certe forme di violenza. Non si possono usare argomenti, che possono essere anche distanti dei miei, o distinguo vari per distaccarsi dal testo della mozione.
Non ci sono scuse. Stiamo parlando - e concludo - di identità. Proprio così, parliamo di identità nella mozione: è l'identità che ci piace, l'identità della cittadinanza, l'identità dei valori, che non è neutra, non è relativista, perché è l'identità che ci obbliga a fare delle scelte, a non giustificare, a non mistificare, a non girare la testa dall'altra parte, come avvenuto anche in momenti molto bui della nostra storia. Noi abbiamo il compito di contrastare tutto questo. (Applausi dai Gruppi PD e IV-PSI e della senatrice Segre).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Iori. Ne ha facoltà.
IORI (PD). Signor Presidente, colleghi, la violenza verbale, che si traduce anche in violenza fisica, le minacce o l'incitamento all'odio sono drammaticamente diffusi e troppe volte colpevolmente giustificati. Lo hate speech, ostile e discriminatorio, che nasce da stereotipi negativi, è troppo spesso banalizzato o normalizzato anche dall'uso politico. E non dimentichiamo che il razzismo deresponsabilizzato è anche quello di chi si volta dall'altra parte e dice: «non è colpa mia».
Di questa crescente e diffusa intolleranza, del razzismo, della violenza del linguaggio tutti siamo responsabili, nella misura in cui non siamo in grado di combatterlo con la giusta determinazione. Istituire una Commissione parlamentare di inchiesta è dunque necessario, non solo perché ci consente di controllare l'attuazione degli accordi internazionali, di raccogliere e elaborare dati e proposte, ma perché può essere straordinariamente utile a maturare una presa di coscienza collettiva circa la gravità di questi fenomeni per imparare a vederli e a non rimanere indifferenti.
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO (ore 19,28)
(Segue IORI). La filosofa ebrea Hannah Arendt, nel suo libro «La banalità del male», sottolineava come il «vedere» mette in gioco la nostra responsabilità davanti al mondo e alla storia, mentre la diffusa omissione ci rende complici del male.
Non si può essere indulgenti con la diffusione della violenza; non si può investire sull'odio; non si scommette sul rancore di chi vive con rabbia. In queste brevi affermazioni su un argomento così radicale e vasto vorrei sottolineare solo due aspetti importanti e indispensabili come sostegno alla Commissione parlamentare. Il primo riguarda la storia; quella storia che troppi nostri ragazzi dimostrano di non conoscere e che rappresenta, invece, lo strumento di trasmissione principale della nostra identità collettiva. Solo la memoria può impedire che gli orrori del passato possano ripetersi o aggravarsi, togliendo forza alla democrazia. Noi, come istituzioni, quella memoria dobbiamo difenderla e pretendere che si rispetti. La storia non si cambia. La storia è scritta sulla pietra, anche per raccontare alle nuove generazioni il senso del passato.
Il secondo aspetto riguarda la Costituzione. Il nostro Paese ha costruito la sua identità sul ripudio della violenza, sul rifiuto dell'antisemitismo (Applausi dal Gruppo PD) e su un principio democratico che riconosce la libertà e i diritti di tutti i cittadini a prescindere dal loro credo, dalle origini, dalle convinzioni, dalla nazionalità, dall'etnia, dall'orientamento sessuale e da ogni altra caratteristica o situazione personale. Un Paese civile e democratico si stringe intorno a chi subisce queste violenze e condanna senza esitazioni chi le compie. E chi rappresenta le istituzioni deve dire chiaramente che rispettare lo spirito della Costituzione significa rispettare ogni persona umana e combattere contro le discriminazioni per difendere un futuro di democrazia. Perché i principi di solidarietà e rispetto dell'altro sono nati con la Costituzione e con l'Italia repubblicana.
Quindi, spetta a noi, anche attraverso l'istituzione di questa Commissione parlamentare, combattere ogni forma di oppressione e discredito della democrazia, ogni forma di disimpegno, di antipolitica strisciante, di sopraffazione e di violenza. (Applausi dai Gruppi PD, IV-PSI e della senatrice Segre).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Mautone. Ne ha facoltà.
MAUTONE (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, la salvaguardia dei diritti fondamentali delle persone, indipendentemente dalla loro razza, etnia, religione, sesso o Nazione di appartenenza, è un elemento fondamentale della nostra Costituzione e della nostra Repubblica.
Stiamo assistendo, progressivamente, ad un crescendo vertiginoso dei fenomeni di odio, razzismo e antisemitismo. Ogni giorno, episodi di violenza singola o di gruppo e di intolleranza, più o meno sottile, si verificano nelle nostre città e nelle nostre strade. Le immagini di aggressioni, intimidazioni e di feroce aggressività, tanto gratuite quanto brutali, sono sotto i nostri occhi, tagliano gli schermi televisivi, colpiscono la nostra sensibilità individuale e collettiva, scuotono le nostre coscienze facendo vacillare le nostre certezze, infliggendo dei duri colpi a quell'equilibrio sociale e alla convivenza civile, in cui la solidarietà, la tolleranza e lo spirito umanitario ne rappresentano l'essenza fondamentale.
Questi episodi, a volte inspiegabili e senza nesso di casualità con reali situazioni di conflittualità, si manifestano sia in maniera esplicita e violenta con espressioni di odio e persecuzione contro singoli e intere comunità, sia in maniera più subdola e sottile, ma allo stesso modo pericolosa, attraverso il web o altri mezzi di comunicazione, che veicolano messaggi, in forma più o meno manifesta, di odio razziale, di violenza e di disprezzo delle persone, utilizzando parole, gesti, incitamenti e slogan.
Vorrei focalizzare, con voi, l'attenzione su alcune forme, delle tante, con cui il razzismo e l'intolleranza pervadono il nostro vivere quotidiano e, comunque, costituiscono un pericolo per la convivenza civile, indipendentemente dalla loro espressione come violenza fisica, ma che per la loro visibilità e la loro diffusione rappresentano, secondo me, una spia, un campanello d'allarme da non sottovalutare e da tenere nella giusta considerazione.
Il loro fattore comune è che, alla loro base, vi sono sia le differenze razziali, sia, più semplicemente, il differente luogo geografico di nascita o di residenza: Nord o Sud della nazione Italia. Entrambi hanno inoltre in comune lo stesso ambiente in cui vengono perpetrati: gli stadi di calcio.
Tutti hanno sotto gli occhi e nelle loro menti i cori razzisti, i «buu» ritmati e aggressivi, verso i calciatori di colore e le invettive violente verso i tifosi avversari, additati con parole aggressive come «terroni, colera»; oppure con becere preghiere del tipo «Vesuvio, lavali col fuoco».
La gravità di quanto testé detto è ulteriormente amplificata dal fatto che tutto ciò avviene in presenza di ragazzi o di bambini, che semplicemente spinti dalla passione e dalla voglia di vedere i loro idoli, si trovano ad assistere a scene di questo tipo negli stadi. Quale insegnamento e quale esperienza potranno riceverne?
Anche su questo, la Commissione che oggi andremo ad istituire dovrà agire e prendere gli opportuni provvedimenti. Questi episodi esecrabili sono per me molto gravi e vanno non solo stigmatizzati, ma adeguatamente perseguiti e puniti.
Ribadisco che la Commissione anche su questi episodi dovrà porre la sua massima attenzione e osservazione: perché questi comportamenti, da censurare unanimemente, possono costituire l'inizio di un percorso, in cui la violenza la fa da padrone, sfociando successivamente in episodi di razzismo o di intolleranza.
Non posso non rimarcare che alla base di qualsiasi programma di prevenzione di tali fenomeni debba esserci l'educazione e la corretta maturità culturale. Ecco l'importanza della scuola e del corretto approccio alla tolleranza, alla cultura della non violenza, alla solidarietà, capaci di contrastare efficacemente anche i messaggi violenti che, spesso, i bambini e i ragazzi ricevono dall'ambiente sociale e dalla famiglia in cui vivono.
Quindi la scuola, come forte baluardo contro il razzismo e la violenza nei confronti di persone o di gruppi sociali, la cui unica colpa è di essere semplicemente diversi. Nelle nostre classi si realizzi sempre di più quell'integrazione multietnica e razziale, quell'equilibrio non solo più tra ricco e povero, ma tra chi per convenzione si definisce normale e chi viene semplicemente definito diverso.
I bambini e i ragazzi sono capaci ancora di amare profondamente, senza pregiudizi o remore e, soprattutto, con i loro occhi profondi e il loro animo far sentire agli altri questo amore. Noi adulti, razionalmente, cerchiamo di imitarli.
No ai colpevoli silenzi. Sì al confronto delle idee.
Auguro buon lavoro alla Commissione. La strada è difficile, ma l'impegno di tutti darà i suoi frutti. (Applausi dal Gruppo M5S e della senatrice Fedeli).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Nencini. Ne ha facoltà.
NENCINI (IV-PSI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questo dibattito c'è un non detto - al quale vado subito, dopo aver detto che sosteniamo in maniera decisa e convinta la mozione che ha per prima firma quella della senatrice e amica Liliana Segre - rappresentato dal tipo di società alla quale ciascuno di noi pensa. Non pensiamo evidentemente ciascuno di noi alla stessa società, basta leggere il contenuto delle mozioni per capirlo. Noi immaginiamo una società aperta, esattamente quella società che ha definito, non molti mesi fa, Milan Kundera quando parlava di una società dove l'armonia si lega alle diversità, che devono però essere ancorate a una protezione di una identità intesa in maniera larga e contemporanea. Non tutti la pensiamo allo stesso modo. Basta leggere - ripeto - il contenuto delle mozioni.
Non c'è dubbio che più che di razzismo parliamo di discriminazione; la madre infatti dell'antisemitismo e del razzismo si chiama discriminazione. È una madre preoccupante perché discriminare non per merito e contenuto, ma per appartenenza, è una di quelle cose che ti insegnano fra la prima e la seconda elementare, quando le maestre insegnano che apparteniamo tutti allo stesso genere e siamo uguali di fronte alla legge e al diritto.
Questa diversità e quindi forme nuove di discriminazione nascono e si alimentano da fattori nuovi, come la povertà e la globalizzazione. Rimane invece permanente la paura del diverso. Andando su un qualsiasi vocabolario italiano, troverete due termini associati: strano e, subito prima, straniero. Questi termini hanno la stessa radice etimologica e seguendo il significato di strano, tu comprendi l'interpretazione di straniero.
Dov'è questo punto di diversità che dobbiamo riuscire - spero - a cucire identificandolo dentro una mozione che sosteniamo convintamente? Intanto, nel ripetere e nel riportare nelle scuole lo studio e la conoscenza della storia, che è fondamentale per conoscere le radici di ciascuno e fissare identità aperte: senza la conoscenza della storia, non c'è alcuna possibilità di innaffiare le radici di ciascuno e di interpretarle in maniera larga, ampia e inclusiva.
In secondo luogo, bisogna che chi porta responsabilità pubbliche, vorrei dire, prima ancora che politiche, si comporti secondo un codice etico. Concordo con la senatrice Faggi, quando dice che chi va in corteo - si chiami Salvini o in altro modo, ma in questo caso Salvini - deve ricevere le scuse di ciascuno di noi, se dell'ex Ministro e leader Salvini si pronunciano parole fino ad augurarne la morte. Ma un codice etico serve, per chi ha responsabilità pubbliche, per evitare che si ecceda ed eccedere significa che lo stesso Salvini a Ponte di Legno parla di pulizia etnica. (Applausi dal Gruppo IV-PSI). È intollerabile che nelle parole e nella fraseologia di chi porta una responsabilità pubblica si usi l'espressione «pulizia etnica».
Un'ultima questione vorrei trattare prima di concludere: ho molti punti in comune con gli interventi che ho ascoltato, ma c'è una differenza decisiva. Come ha ricordato poc'anzi il Presidente, intervenendo dal suo posto, approviamo una mozione che riguarda l'Italia, quindi dobbiamo rimanere aggiogati alla vicenda italiana, non estenderla. Se andiamo a vedere gli esempi di antisemitismo in Italia - a differenza della Francia, dove hanno una matrice soprattutto arabo-musulmana e di certa sinistra radicale - sono in larghissima parte di segno completamente diverso, di una destra radicale nazionalista estrema, punto e a capo.
Il codice etico, approvando la mozione di cui è prima firmatrice Liliana Segre, serve anche a fissare un comportamento e una condotta univoca fra di noi. È un codice etico: non è scritto nella mozione, ma per ciascuno di noi, di Italia Viva-PSI, fa parte integrante della mozione che Liliana ha firmato per prima. (Applausi dai Gruppi IV-PSI e PD e della senatrice Segre).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Messina Assuntela. Ne ha facoltà.
MESSINA Assuntela (PD). Signor Presidente, onorevoli senatrici e onorevoli senatori, negli ultimi anni abbiamo assistito ad una crescita esponenziale dei fenomeni riconducibili alla categoria dell'intolleranza: razzismo, neofascismo e antisemitismo sono solo alcune delle espressioni di un mostro che speravamo di aver debellato e che invece si riaffacciano oggi nel dibattito pubblico e nella dimensione delle relazioni interpersonali. Sarebbe sbagliato comunque sostenere che questi fenomeni, che furono regola politica per oltre un ventennio, siano scomparsi subito dopo e poi riapparsi. Molto più probabilmente parliamo di umori sopiti per anni, che poi il processo di formazione di una democrazia via via più matura ha impedito per lungo termine di divenire opinioni pubblicamente tollerate.
Insomma, è vero: la nostra democrazia ha dimostrato di avere difese immunitarie forti, che hanno permesso in alcuni momenti di respingere in ogni occasione il riemergere di pensieri aggressivi ed escludenti. Oggi però le parole di odio, violenza e intolleranza stanno rientrando sempre di più nel vocabolario comune, anche grazie all'uso dei social e si diffondono come un morbo nella società. È palese che la diffusione dell'incitamento all'odio è andata di pari passo con l'allargamento della platea di fruitori anche di nuovi mezzi. La quotidianità di adulti e ragazzi è attraversata oggi più che mai pesantemente da incitamenti all'odio.
Il punto culturale e, quindi, politico è che non c'è la percezione della gravità di sistema del linguaggio d'odio, perché, attraverso il meccanismo dell'assuefazione acritica, anche quel linguaggio diventa uno tra i possibili linguaggi da esternare nel pieno di un'inconsapevolezza aggressiva e pervasiva che alimenta ulteriormente un'area equivoca e volutamente opaca.
È, dunque, una questione urgente e profonda quella che riguarda tutti noi, singolarmente in quanto individui, ma - soprattutto - nella nostra dimensione sociale, perché se è vero che chiunque può essere vittima di tali episodi è anche vero che il diffondersi della cultura dell'odio e l'abituarsi a messaggi del genere, innescando i meccanismi dell'assuefazione verso il basso, gradualmente possono plasmare un'intera società e rischiano di trasformare l'idea stessa di democrazia fino ad allontanare il confine tra ciò che è lecito dire in una società democratica e ciò che non lo è, nonché tra ciò che si può fare e ciò che è vietato perché esistenzialmente, eticamente e culturalmente scorretto.
Con la mozione promossa dall'illustre senatrice Segre, attraversata da attenzione e tensione democratica, chiediamo che venga istituita una Commissione che possa studiare il fenomeno, raccogliere e condividere con altre istituzioni i dati e - finalmente - individuare strumenti sostanziali per porre argine a questa deriva.
La nostra quotidianità è attraversata da incitamenti all'odio - è questo un punto fondamentale e amplificato - ma la nuova linea di confine per chi si attiva e combatte in difesa dei diritti umani è un nuovo, necessario e urgente attivismo consapevole, determinato e organizzato. Esso è necessario per contrastare con equilibrio, fermezza e competenza, nonché per difendere le vittime, dirette e indirette, di questa nuova ondata di violenza verbale, facendo in modo che non più si debbano mettere in croce le persone e, soprattutto, la loro dignità. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Modena. Ne ha facoltà.
MODENA (FI-BP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi stiamo discutendo di un argomento sicuramente un po' particolare, perché l'incitamento all'odio razziale e alle discriminazioni è un tema che deve essere necessariamente coniugato con una delle libertà fondamentale nell'ambito del nostro ordinamento, ossia la libertà di manifestazione del pensiero, sancita all'articolo 21 della Costituzione.
Nel momento in cui si affronta con una Commissione la questione che riguarda il modo con cui oggi, soprattutto attraverso i social, si utilizzano espressioni di odio, di incitamento all'odio e di cattiveria pura nei confronti di alcuni soggetti, dobbiamo tener conto di due elementi.
Il primo l'ho citato poco fa e, a volte, ce lo insegna l'indirizzo dato a livello di normativa internazionale (penso a quella americana, ma anche a quella europea). Mi riferisco alla necessità di una definizione normativa più precisa, perché - altrimenti - si rischia di avere un qualcosa di nebuloso che, come dicevo, può essere confuso, a seconda del momento storico, con una limitazione della libertà del pensiero.
Il secondo elemento è rappresentato, a mio avviso, dalla necessità di capire perché ci sono queste espressioni di odio, cioè per quale motivo ci si scaglia con odio nei confronti del prossimo, magari trovando nell'antisemitismo, nel razzismo e in questioni di vario genere un collante di odio. Io ritengo che queste ragioni vadano analizzate.
Si parla giustamente della nostra epoca come dell'età della rabbia, anzi, per essere più precisi, c'è anche chi ha voluto ricostruire, nel corso della storia dell'umanità, tutti i momenti in cui la rabbia ha rappresentato se stessa attraverso l'odio e quindi anche attraverso l'incitamento all'odio, e credo che questo sia un momento di analisi sostanziale. Perché abbiamo dei picchi particolari nei quali siamo di fronte ad un odio viscerale che determinate persone nutrono nei confronti di altre? Credo che in origine vi sia comunque un motivo di natura squisitamente economica, cioè le persone odiano altre persone nel momento in cui il benessere viene loro negato, nel momento in cui stanno male, nel momento in cui ritengono che altri soggetti godano di condizioni migliori o ritenute privilegiate.
Se un simile fenomeno si è scatenato nel mondo occidentale - e soprattutto nel nostro Paese che sembra essere in cima alla classifica, anche con riferimento a fenomeni noti come, per esempio, quello dell'immigrazione, ma anche altri - evidentemente non significa tanto che c'è un problema di educazione delle persone. Alla fine, nell'antichità facevano anche di peggio, bruciavano le streghe, non ce lo dimentichiamo. Non dimentichiamo quello che non ha combinato la santa inquisizione. Queste cose accadono, a mio avviso (è un'analisi molto semplice), quando le persone odiano altre persone perché ritengono che godano di una condizione economica e di benessere migliore. Questo scatena l'odio attraverso gli strumenti a disposizione. Un tempo, lo ricordavo come esempio semplice, si bruciavano le streghe, oggi si usano i social, un tempo si buttavano le persone dalle rupi e oggi, invece, si insultano attraverso strumenti diversi.
La Commissione va bene, a mio avviso, tra l'altro è stata presentata una mozione in merito dal Gruppo Forza Italia, però chiariamoci su quello che cerchiamo: noi cerchiamo di capire perché oggi c'è questo odio, in modo particolare in Italia, perché le motivazioni, lo ripeto, devono essere cercate nell'ambito del momento socioeconomico generale, e quanto questo possa diventare un limite con riferimento all'articolo 21 della nostra Costituzione. Sappiamo benissimo, infatti, che in altri tempi la limitazione del cosiddetto incitamento all'odio divenne poi, in realtà, una sorta di esaltazione di valori assolutamente negativi e quindi di compressione delle libertà e dei diritti fondamentali.
La Commissione, come dicevo, può essere un momento di riflessione importante, ma con paletti e principi stabiliti in modo abbastanza razionale, come ho cercato in modo semplice di spiegare in questo intervento. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
PRESIDENTE. Come concordato in sede di Conferenza dei Capigruppo, rinvio il seguito della discussione delle mozioni in titolo ad altra seduta.
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
NUGNES (Misto-LeU). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NUGNES (Misto-LeU). Signor Presidente, la certezza del diritto per qualunque tipo di impresa è fondamentale per potersi muovere e relazionare. C'è un patto sociale che non va mai tagliato, non va mai smentito. Eppure, il Comitato per il centro sociale - ente sociale del progetto di accoglienza SPRAR di Caserta oggi si trova in una condizione di crisi finanziaria senza precedenti a causa della mancata erogazione di fondi da parte del Ministero dell'interno. Eppure, tutte le revisioni contabili richieste dal Ministero sono state adempiute nei tempi. All'associazione, che è il gestore di uno dei più grandi SPRAR della Campania, nel Comune di Caserta, non è stata erogata l'ultima tranche dei versamenti del 2018 e ancora manca la prima tranche del 2019. Questo ha posto il centro in una gravissima crisi economica, coinvolgendo molti lavoratori e un indotto notevole di persone che sostengono con il loro lavoro questa associazione.
A giugno del 2019 presentammo un'interrogazione, ma non abbiamo avuto nessuna risposta, così come l'ente gestore ha fatto più volte richiesta al prefetto, al Comune, al Ministero per avere ragione di tali mancate erogazioni. Chiaramente, l'ente si è scoperto con la banca, perché ha chiesto dei fidi, e adesso non è in grado di portare avanti gli impegni economici che lo caratterizzano. Abbiamo contattato il prefetto Lattarulo e faremo in modo di andare alla fonte di questa ragione, anche perché tutti gli altri Comuni ad agosto hanno ricevuto il 70 per cento delle somme dovute per il 2019 e lo SPRAR di Caserta, il più grande della Campania, come dicevo, non ha ricevuto l'ultima tranche del 2018, quindi con uno scoperto altissimo e con una gravissima difficoltà finanziaria. (Applausi dal Gruppo Misto-LeU).
PISANI Giuseppe (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PISANI Giuseppe (M5S). Signor Presidente, la notte di venerdì scorso un forte maltempo ha causato ingenti danni al territorio di alcuni Comuni della Sicilia sudorientale. Ad Ispica, in provincia di Ragusa, si è aperta una spaventosa voragine a ridosso di alcune abitazioni, ad Avola si è allagata la zona esterna all'ospedale «G. Di Maria», Pachino è stato interessato da numerosi disagi che hanno riguardato soprattutto il comparto agricolo. A Rosolini, il Comune più colpito dal maltempo, un uomo è tristemente deceduto: si tratta di Giuseppe Cappello, agente della Polizia penitenziaria che stava per recarsi al lavoro, percorrendo la statale Rosolini-Noto. In zona contrada Stafenna, costretto ad abbandonare la propria auto a causa dell'innalzamento del livello dell'acqua, veniva inesorabilmente travolto da un fiume di fango e detriti. Il suo corpo è stato ritrovato centinaia di metri dopo, in piena campagna.
Mi unisco al cordoglio della famiglia, della moglie e dei due figli e della comunità tutta di Rosolini, che ieri hanno dato l'ultimo saluto a Giuseppe.
Il verificarsi di fenomeni metereologici intensi come quelli di venerdì scorso, sempre più frequenti su tutto il territorio nazionale, ci deve far riflettere sui cambiamenti climatici e sulla prevenzione che l'uomo deve porre in atto. Bisogna smettere di aumentare le cubature di cemento e di consumare suolo, bisogna subito mettere in cantiere le opere di mitigazione e di recupero del dissesto idrogeologico. Il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, si è recato presso i luoghi più colpiti dall'alluvione. Il nostro auspicio è che, secondo uno spirito di leale collaborazione, la Regione si raccordi con il Governo affinché possa essere deliberato lo stato di calamità, si riparino i danni già accaduti e si lavori per evitare il possibile verificarsi di quelli futuri. A questo proposito, il sottoscritto insieme alle deputate nazionale Marialucia Lorefice e regionale Stefania Campo ha inoltrato richiesta al governatore della Regione Siciliana affinché preveda un'esenzione o una netta riduzione del pagamento dei ruoli emessi dal consorzio di bonifica per gli imprenditori agricoli le cui aziende hanno subito considerevoli danni in seguito al maltempo. Contiamo di avere riscontro celere e positivo a tale richiesta. (Applausi dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. L'Assemblea si unisce al cordoglio per le vittime di questo grave fenomeno di maltempo in Sicilia ed è vicina alle famiglie.
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 30 ottobre 2019
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, mercoledì 30 ottobre, alle ore 10, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 20).
Allegato A
MOZIONI
Mozioni sull'istituzione di una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza
(1-00136 p.a.) (05 giugno 2019)
Segre, De Petris, Faraone, Marcucci, Perilli, Alfieri, Astorre, Auddino, Bellanova, Bini, Biti, Boldrini, Bonifazi, Bonino, Buccarella, Cerno, Cirinnà, Collina, Comincini, Conzatti, Cucca, D'Alfonso, D'Angelo, D'Arienzo, De Falco, De Lucia, Endrizzi, Errani, Fedeli, Ferrari, Ferrazzi, Floridia, Garavini, Giacobbe, Ginetti, Granato, Grasso, Grimani, Guidolin, Iori, Laforgia, La Mura, Lannutti, Lanzi, Laus, Magorno, Maiorino, Malpezzi, Manca, Margiotta, Marilotti, Marino, Matrisciano, Mautone, Assuntela Messina, Mirabelli, Misiani, Mollame, Montevecchi, Monti, Moronese, Nannicini, Nencini, Nocerino, Nugnes, Paragone, Parente, Parrini, Pavanelli, Marco Pellegrini, Pinotti, Pittella, Rampi, Renzi, Riccardi, Ricciardi, Richetti, Rojc, Romagnoli, Romano, Rossomando, Sbrollini, Stefano, Sudano, Taricco, Trentacoste, Valente, Vattuone, Verducci, Vono, Zanda, Donno, Pesco, Accoto, Gallicchio, Airola, Evangelista, Pirro, Presutto, Dell'Olio, Garruti, Leone, Vanin, Angrisani. -
Il Senato,
premesso che:
tradizionalmente in Senato l'istituzione della Commissione straordinaria o speciale attesta l'attenzione dell'Istituzione per la tutela e lo sviluppo dei valori costituzionali, come avvenne il 2 agosto 2001 con l'approvazione della mozione 1-00020 della XIV Legislatura, a prima firma Alberti Casellati, sull'istituzione di un organo del Senato per la tutela dei diritti umani. Alla stessa stregua di quel nobile precedente, occorre oggi corrispondere ad istanze fortemente sentite, anche nelle sedi interparlamentari, come dimostra il fatto che il Consiglio d'Europa ha recentemente istituito la "No hate parliamentary alliance", con lo scopo di prevenire e contrastare l'incitamento all'odio. Di questa rete fanno parte parlamentari di tutti i Paesi, che intendono impegnarsi a livello nazionale e internazionale contro l'odio in tutte le sue forme e in particolare contro l'hate speech;
negli ultimi anni si sta assistendo ad una crescente spirale dei fenomeni di odio, intolleranza, razzismo, antisemitismo e neofascismo, che pervadono la scena pubblica accompagnandosi sia con atti e manifestazioni di esplicito odio e persecuzione contro singoli e intere comunità, sia con una capillare diffusione attraverso vari mezzi di comunicazione e in particolare sul web. Parole, atti, gesti e comportamenti offensivi e di disprezzo di persone o di gruppi assumono la forma di un incitamento all'odio, in particolare verso le minoranze; essi, anche se non sempre sono perseguibili sul piano penale, comunque costituiscono un pericolo per la democrazia e la convivenza civile. Si pensi solo alla diffusione tra i giovani di certi linguaggi e comportamenti riassumibili nella formula del "cyberbullismo", ma anche ad altre forme violente di isolamento ed emarginazione di bambini o ragazzi da parte di coetanei;
è un fatto che non esiste ancora una definizione normativa di hate speech; tuttavia in base alla raccomandazione n. (97) 20 del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa del 30 ottobre 1997, il termine copre tutte le forme di incitamento o giustificazione dell'odio razziale, xenofobia, antisemitismo, antislamismo, antigitanismo, discriminazione verso minoranze e immigrati sorrette da etnocentrismo o nazionalismo aggressivo. Per meglio definire il fenomeno si ricorre alle categorie dell'incitamento, dell'istigazione o dell'apologia. Il termine incitamento può comprendere vari tipi di condotte: quelle dirette a commettere atti di violenza, ma anche l'elogio di atti del passato come la "Shoah"; ma incitamento è anche sostenere azioni come l'espulsione di un determinato gruppo di persone dal Paese o la distribuzione di materiale offensivo contro determinati gruppi. Chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità e sull'odio razziale e chi incita a commettere atti di discriminazione o di violenza è incriminato a titolo di pericolo presunto quando il pregiudizio razziale, etnico, nazionale o religioso si trasforma da pensiero intimo del singolo a pensiero da diffondere in qualunque modo, con «argomenti», quali la superiorità della propria razza, etnia, nazione o gruppo, ma anche compiendo o incitando a compiere atti di discriminazione;
nel 2014 è stata lanciata la campagna nazionale "No hate speech", con la messa in onda, anche sulle reti della RAI, di spot televisivi e radiofonici che si inseriscono all'interno dell'omonimo progetto internazionale, promosso dal Consiglio d'Europa come forma di tutela dei diritti umani di fronte a fenomeni di odio e di intolleranza espressi attraverso il web, in preoccupante crescita: soltanto in Italia, circa il 41 per cento dei casi di discriminazione segnalati nel 2012 sono da ricondurre al web. Anche un gruppo di editori e di riviste italiani ha promosso recentemente la campagna "Le parole uccidono", per indicare il pericolo del linguaggio violento e offensivo. Esiste inoltre un tavolo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, a cui partecipano le istituzioni che hanno la possibilità, in base alle loro competenze, di sensibilizzare i giovani a contrastare l'odio diffuso on line;
considerato che:
il fenomeno denunciato è purtroppo in crescita in tutte le società più avanzate. La comunità internazionale da anni sta cercando delle strategie di contenimento e di contrasto. La norma fondamentale che vieta ogni forma di odio deve essere considerato il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, adottato a New York il 19 dicembre 1966 e reso esecutivo nel nostro Paese dalla legge 25 ottobre 1977, n. 881, che, ex articolo 20, prevede che vengano espressamente vietati da apposita legge qualsiasi forma di propaganda a favore della guerra, ma anche ogni appello all'odio nazionale, razziale o religioso che possa costituire forma di incitamento alla discriminazione o alla violenza. Insomma l'insieme di quei fenomeni che oggi sono meglio noti come hate speech. La stessa legge prevede le relative misure e sanzioni penali. Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla libertà d'espressione, Frank La Rue, ha precisato che ci sono differenze tra espressioni che costituiscono un'offesa secondo il diritto internazionale e che andrebbero perseguite penalmente, espressioni dannose, offensive o sgradite, che tuttavia gli Stati non sono tenuti a proibire penalmente, ma che possono giustificare una sanzione civile, e, invece, espressioni che non danno luogo a sanzioni penali o civili, ma che comunque causano preoccupazione in merito alla tolleranza e al rispetto altrui. Anche il Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale (CERD), seppur non ricorrendo esplicitamente all'uso dell'espressione hate speech, ne ha comunque identificato le varie manifestazioni: si tratti di discorsi orali o scritti, veicolati nei mass media o su internet, attraverso simboli o immagini. Resta vero che una precisa definizione di hate speech è resa difficile dal fatto che la Convenzione ha stabilito vari standard di protezione, definendo la discriminazione come qualsiasi distinzione basata sull'etnia, sul colore o sulla nazionalità, che abbia lo scopo o l'effetto di annullare o indebolire il godimento di qualsiasi diritto umano o libertà fondamentale. È stabilito altresì che gli Stati considereranno reato punibile per legge le seguenti categorie di attività: ogni diffusione di idee basate sulla superiorità o sull'odio razziale, ogni incitamento alla discriminazione razziale, nonché ogni atto di violenza o incitamento a tali atti, rivolti contro qualsiasi gruppo di individui di diverso colore o origine etnica; andrà inoltre punita ogni assistenza ad attività razziste compreso il loro finanziamento;
l'espressione hate speech, nonostante non sia indicata nella Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU), è stata usata dalla Corte per la prima volta l'8 luglio 1999. La Corte ha però evitato una definizione precisa del fenomeno (nel timore che ciò limitasse il proprio futuro raggio d'azione), ricorrendo di volta in volta ad un approccio mirato, che tenesse conto delle varie circostanze del caso concreto: l'intento dello speaker, l'intensità e la severità dell'espressione, il fatto che essa fosse diretta o indiretta, esplicita o velata, singola o ripetuta. Un approccio articolato di estrema importanza e utilità nella ricerca di più adeguate e incisive politiche di risposta e contrasto al problema. La CEDU differenzia i discorsi di odio per categorie (razziali, sessuali, religiosi, etnici o politici). Gli hate speech, stando alla definizione del dizionario Oxford, consistono in un intenso ed estremo sentimento di avversione, rifiuto, ripugnanza, livore, astio e malanimo verso qualcuno. Diversamente dall'hate speech, i crimini di odio (hate crimes) costituiscono un'offesa penale diretta intenzionalmente contro una vittima predeterminata e pertanto possono rendersi necessarie restrizioni di carattere repressivo;
gli hate speech sono difficili da definire e suscettibili di applicazioni arbitrarie, i codici penali di molti Stati membri, infatti, con riferimento all'incitamento alla violenza o all'odio, utilizzano svariate terminologie e di conseguenza vari criteri di applicazione. Gli aspetti più divergenti fra le varie legislazioni dipendono per lo più dai seguenti fattori: il peso attribuito all'intento, alla motivazione, allo strumento di comunicazione prescelto, al contesto e alle conseguenze prevedibili in date circostanze. Il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa definisce gli hate speech come le forme di espressioni che diffondono, incitano, promuovono o giustificano l'odio razziale, la xenofobia, l'antisemitismo o più in generale l'intolleranza, ma anche i nazionalismi e gli etnocentrismi, gli abusi e le molestie, gli epiteti, i pregiudizi, gli stereotipi e le ingiurie che stigmatizzano e insultano;
al riguardo è intervenuta anche l'Unione europea con l'adozione della decisione quadro 2008/913/GAI del Consiglio del 28 novembre 2008, che, nella lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia, ricorre al diritto penale. Secondo questa decisione gli Stati membri devono garantire che siano punibili i discorsi di incitamento all'odio, intenzionali e diretti contro un gruppo di persone o un membro di essi, in riferimento alla razza, al colore, alla religione o all'etnia. Deve risultare, altresì, punibile l'istigazione pubblica alla violenza o all'odio, quale che sia la forma di diffusione: scritti, immagini o altro materiale. Lo stesso dicasi per l'apologia o la negazione dei crimini di genocidio, dei crimini contro l'umanità e di quelli di guerra e, infine, quanto ai comportamenti atti a turbare l'ordine pubblico o minacciosi, offensivi e ingiuriosi. La stessa Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione europea (OSCE) si è impegnata, con la decisione 9/2009 "Combating hate crimes", a riconoscere e sanzionare i crimini dell'odio in quanto tali, cioè basati su motivi razzisti o xenofobi;
anche in Italia ovviamente esiste un'ampia produzione normativa in materia e importanti iniziative legislative sono state incardinate la scorsa Legislatura e annunciate di recente. Basti ricordare la legge 13 ottobre 1975, n. 654, di recepimento della Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale del 1966 e il decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205, "decreto Mancino", che reprime l'incitamento alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Nel corso della XVII Legislatura è stata approvata invece la legge 16 giugno 2016, n. 115, che recepisce la già ricordata decisione quadro europea 2008/913 GAI, ed attribuisce rilevanza penale alle affermazioni negazioniste della Shoah, ma in genere di tutti gli atti di genocidio e di crimini di guerra e contro l'umanità. L'interruzione della legislatura ha invece impedito l'approvazione definitiva della "legge Fiano", che colpisce con strumenti aggiornati ogni forma di apologia del fascismo. Sempre nella XVII Legislatura la Camera dei deputati ha istituito una Commissione sui fenomeni di odio, intolleranza, xenofobia e razzismo intitolata alla parlamentare del Regno Unito, Jo Cox, uccisa nel 2016 per motivi di odio e intolleranza. Con l'istituzione della Commissione, composta da parlamentari e non, si intese corrispondere all'invito del Consiglio d'Europa ad una sempre maggiore sensibilizzazione dei Parlamenti nazionali in fatto di conoscenza e contrasto di tutte le forme di intolleranza e razzismo;
rilevata, pertanto, l'esigenza di provvedere all'immediata istituzione di un organismo ad hoc, in modo tale da permettere al Senato della Repubblica di onorare la sua tradizione e l'impegno per la salvaguardia dei diritti fondamentali delle persone,
delibera di istituire una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, costituita da 25 componenti in ragione della consistenza dei gruppi stessi; la Commissione elegge tra i suoi membri l'Ufficio di Presidenza composto dal Presidente, da due vice presidenti e da due segretari; la Commissione ha compiti di osservazione, studio e iniziativa per l'indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza nei confronti di persone o gruppi sociali sulla base di alcune caratteristiche quali l'etnia, la religione, la provenienza, l'orientamento sessuale, l'identità di genere o di altre particolari condizioni fisiche o psichiche. Essa controlla e indirizza la concreta attuazione delle convenzioni e degli accordi sovranazionali e internazionali e della legislazione nazionale relativi ai fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e di istigazione all'odio e alla violenza, nelle loro diverse manifestazioni di tipo razziale, etnico-nazionale, religioso, politico e sessuale. La Commissione svolge anche una funzione propositiva, di stimolo e di impulso, nell'elaborazione e nell'attuazione delle proposte legislative, ma promuove anche ogni altra iniziativa utile a livello nazionale, sovranazionale e internazionale. A tal fine la Commissione: a) raccoglie, ordina e rende pubblici, con cadenza annuale: 1) normative statali, sovranazionali e internazionali; 2) ricerche e pubblicazioni scientifiche, anche periodiche; 3) dati statistici, nonché informazioni, dati e documenti sui risultati delle attività svolte da istituzioni, organismi o associazioni che si occupano di questioni attinenti ai fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo, sia nella forma dei crimini d'odio, sia dei fenomeni di cosiddetto hate speech; b) effettua, anche in collegamento con analoghe iniziative in ambito sovranazionale e internazionale, ricerche, studi e osservazioni concernenti tutte le manifestazioni di odio nei confronti di singoli o comunità. A tale fine la Commissione può prendere contatto con istituzioni di altri Paesi, nonché con organismi sovranazionali e internazionali ed effettuare missioni in Italia o all'estero, in particolare presso Parlamenti stranieri, anche, ove necessario, allo scopo di stabilire intese per il contrasto all'intolleranza, al razzismo e all'antisemitismo, sia nella forma dei crimini d'odio, sia dei fenomeni di hate speech; c) formula osservazioni e proposte sugli effetti, sui limiti e sull'eventuale necessità di adeguamento della legislazione vigente al fine di assicurarne la rispondenza alla normativa dell'Unione europea e ai diritti previsti dalle convenzioni internazionali in materia di prevenzione e di lotta contro ogni forma di odio, intolleranza, razzismo e antisemitismo; la Commissione, quando necessario, può svolgere procedure informative ai sensi degli articoli 46, 47 48 e 48-bis del Regolamento; formulare proposte e relazioni all'Assemblea, ai sensi dell'articolo 50, comma 1, del Regolamento; votare risoluzioni alla conclusione dell'esame di affari ad essa assegnati, ai sensi dell'articolo 50, comma 2, del Regolamento; formulare pareri su disegni di legge e affari deferiti ad altre Commissioni, anche chiedendone la stampa in allegato al documento prodotto dalla Commissione competente, ai sensi dell'articolo 39, comma 4, del Regolamento; entro il 30 giugno di ogni anno, la Commissione trasmette al Governo e alle Camere una relazione sull'attività svolta, recante in allegato i risultati delle indagini svolte, le conclusioni raggiunte e le proposte formulate; la Commissione può segnalare agli organi di stampa ed ai gestori dei siti internet casi di fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza nei confronti di persone o gruppi sociali sulla base di alcune caratteristiche, quali l'etnia, la religione, la provenienza, l'orientamento sessuale, l'identità di genere o di altre particolari condizioni fisiche o psichiche, richiedendo la rimozione dal web dei relativi contenuti ovvero la loro deindicizzazione dai motori di ricerca.
(1-00176) (15 ottobre 2019)
Salvini, Romeo, Arrigoni, Augussori, Bagnai, Bergesio, Borghesi, Simone Bossi, Briziarelli, Bruzzone, Calderoli, Campari, Candiani, Candura, Casolati, Centinaio, Corti, Iwobi, Lunesu, Marti, Nisini, Ostellari, Emanuele Pellegrini, Pepe, Pergreffi, Pillon, Pirovano, Pietro Pisani, Pittoni, Ripamonti, Rivolta, Rufa, Saponara, Saviane, Sbrana, Stefani, Tosato, Vallardi, Vescovi, De Vecchis, Fregolent, Ferrero, Marin, Pizzol, Faggi, Zuliani, Pazzaglini, Cantù, Pucciarelli. -
Il Senato,
premesso che:
al netto delle difficoltà di ottenere dati precisi sui cosiddetti "crimini d'odio", spesso incompleti e parziali, provenienti da fonti governative e ministeriali, istituzioni internazionali e organizzazioni non governative, risulta difficile attribuire al fenomeno razzismo una dimensione di emergenza nazionale, come definito da diversi esponenti politici;
da quello che emerge da una comparazione internazionale dei crimini d'odio all'interno dell'Unione europea fornita dall'Odihr (Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani istituito dall'Osce) l'Italia presenta numeri estremamente minori rispetto ai grandi Paesi europei;
il trend registrato in Italia, inoltre, risulta sovrapponibile con la grande ondata di sbarchi e il fenomeno di immigrazione incontrollata, che ha coinvolto il nostro Paese dal 2013;
in Italia il fenomeno migratorio, causato dallo sviluppo di violente e rapide evoluzioni delle dinamiche internazionali estranee alla volontà del nostro Paese, e non da reali fattori di attrazione del nostro tessuto economico-sociale, associato ad una fallace gestione del sistema di accoglienza e di mancato controllo delle frontiere esterne, è maturato all'interno di un'evidente situazione di difficoltà economica, particolarmente complessa e pesante in diverse zone della nostra società;
considerata l'importanza che un'efficacie politica di gestione delle frontiere e del fenomeno migratorio comporta al fine di agevolare il processo di integrazione, e al contempo acuire il tema del conflitto sociale, il Governo Conte I è riuscito ad incidere concretamente sulla riduzione progressiva del numero degli sbarchi, nel 2018 dell'80 per cento e nel 2019 del 96 per cento rispetto al 2017;
la crisi che ha coinvolto il sistema economico italiano, acuita dalle ricette economiche imposte dalle politiche di austerity richieste dalle istituzioni europee, ha intaccato la facilità di accesso ai servizi di welfare di base per i cittadini più esposti, aumentato il tasso di disoccupazione e precarizzazione del mondo del lavoro, ed ha conseguentemente causato una competizione al ribasso tra cittadini italiani e immigrati, in special modo nelle aree periferiche delle grandi città, amplificando il risentimento sociale verso gli stranieri;
l'attuale struttura del nostro sistema di welfare, infatti, non recepisce adeguatamente il nuovo contesto socio-demografico italiano, causato dai mutamenti derivanti dagli ultimi flussi migratori: pertanto, data la differenza di reddito tra famiglie italiane e straniere, unita ad una differente composizione del nucleo familiare, gli immigrati riescono ad avere un accesso facilitato a diversi servizi di protezione sociale, ovvero di edilizia popolare, occupando i primi posti delle graduatorie. Fenomeno, questo, che acuisce il sentimento di ingiustizia percepito dai cittadini italiani, specialmente delle classi sociali maggiormente colpite dalla crisi economica;
anche un autorevole esponente, nonché fondatore di una delle forze di maggioranza, Beppe Grillo, in un post a propria firma pubblicato sul suo "blog"il 2 marzo 2019, a margine di una manifestazione organizzata dal Pd a Milano "contro le discriminazioni", scriveva che in Italia "chiunque abbia un minimo di buon senso non vede alcun razzismo", definendo quest'ultimo un "falso problema" alla luce dei milioni di poveri presenti nel Paese;
è importante ribadire che la lotta a istanze antidemocratiche e xenofobe non deve trasformarsi in una ricerca di censura preventiva nei confronti di chi pone all'attenzione dei cittadini rilevanti problematiche sociali derivanti dall'immigrazione;
valutato, altresì, che:
vanno monitorati e condannati fenomeni di antisemitismo all'interno di gruppi, o perpetrati da individui isolati, di ispirazione ideologica neo-nazista, come dimostra l'ultimo attacco avvenuto ad Halle, in Germania;
è necessario sottolineare che il fenomeno dell'antisemitismo, declinato negli episodi di violenza più gravi, in Europa si sta sviluppando prevalentemente in seno alle comunità arabo-islamiche, come dimostrano i numerosi attacchi perpetrati nei confronti di simboli e individui delle comunità ebraiche;
in Belgio e Francia il fenomeno è radicato, anche alla luce della presenza di numerose enclaves islamiche presenti nelle periferie delle grandi città, vere e proprie basi operative per gli autori dei principali attentati nei confronti delle comunità ebraiche nazionali, come, tra gli altri, l'attacco alla scuola di Tolosa nel 2014, al museo ebraico di Bruxelles nel 2014, al supermercato Hypercasher a Parigi nel 2015;
il morbo dell'antisemitismo e dell'odio nei confronti di Israele si annida, coperto dallo schermo dell'antisionismo, anche in ambienti vicino all'estrema sinistra, come dimostrato dalla continua polemica che ogni anno, il 25 aprile, coinvolge la Brigata Ebraica, o dalle numerose manifestazioni in favore della Palestina nelle quali, come in quella di Milano del gennaio 2018, si odono slogan di chiara matrice anti ebraica comuni negli ambienti "jihadisti" del Medio Oriente, o si vedono bruciare le bandiere di Israele, come accaduto a Torino nel 2009 e a Venezia nel 2012;
considerato, infine, che:
i cristiani, nel mondo, rappresentano la comunità maggiormente colpita da persecuzioni, e il trend è in continuo aumento. Secondo l'annuale rapporto sulla libertà religiosa dei cristiani nel mondo "World Watch List" di Porte Aperte, sono 245 milioni i cristiani perseguitati nel mondo, considerando come fenomeni di persecuzione discriminazione culturale e sociale, disconoscimento familiare, privazione di lavoro e di reddito, allontanamento dalle amicizie, impossibilità a sposarsi, limitazioni educative e scolastiche, abusi fisici, torture, rapimenti, mutilazioni, distruzione di proprietà, imprigionamenti e assassini;
la maggior parte di questi crimini continua nell'impunità, apaticamente sottaciuti da larga parte della comunità internazionale, denotando una scarsa attenzione al fenomeno,
impegna il Senato, qualora dovesse essere istituita una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, ad inserire tra i temi che dovrà affrontare la suddetta Commissione:
1) la valutazione dell'importanza della crescita economica e l'accessibilità a strumenti di welfare di base per i cittadini, quale vero strumento per contrastare la tensione sociale;
2) l'importanza di politiche per una gestione dei flussi migratori rigorosa e controllata, a tutela non solo dei cittadini italiani, ma anche dei migranti che sono legalmente presenti nel Paese;
3) l'incremento di forme di controllo all'interno dei centri di culto islamici, spesso illegali, in quanto luoghi che diverse volte hanno assunto una forte connotazione politica e nei quali si è svolta propaganda antisemitica e in antitesi con i nostri valori culturali e costituzionali;
4) il rispetto delle minoranze senza che da ciò ne derivi una negazione della nostra identità, evitando un arretramento dal punto di vista culturale che, travestito da laicità di maniera, rappresenterebbe un pericoloso prologo all'erosione delle fondamenta della nostra civiltà e ad incoraggiare, al contempo, iniziative concrete che sviluppino un dibattito sul tema della cristianofobia.
(1-00177 p.a.) (
Bernini, Malan, Galliani, Gallone, Giammanco, Lonardo, Mallegni, Mangialavori, Moles, Rizzotti, Ronzulli, Pichetto Fratin, Vitali, Aimi, Alderisi, Barachini, Barboni, Battistoni, Berardi, Berutti, Biasotti, Binetti, Caliendo, Caligiuri, Cangini, Carbone, Causin, Cesaro, Craxi, Dal Mas, Damiani, De Poli, De Siano, Fantetti, Fazzone, Ferro, Floris, Gasparri, Ghedini, Giro, Masini, Alfredo Messina, Minuto, Modena, Pagano, Papatheu, Paroli, Perosino, Romani, Rossi, Saccone, Schifani, Sciascia, Serafini, Siclari, Stabile, Testor, Tiraboschi, Toffanin. -
Il Senato,
premesso che:
la pubblica attenzione è sempre più richiamata sui crescenti fenomeni di "hate speech", discorsi di odio e intolleranza diffusi attraverso i mezzi di comunicazione e in particolare sul web, in special modo nei riguardi delle minoranze, promuovendo, incitando o giustificando la violenza, la diffamazione e la discriminazione nei confronti di una singola persona o di un gruppo di persone per motivi etnici, religiosi, sessuali o legati a condizioni personali, come ad esempio la disabilità;
l'espressione "hate speech" ha origine nella giurisprudenza americana e, sebbene non sia indicata nella convenzione istitutiva della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU), è stata usata dalla Corte fin dall'8 luglio 1999, evitando una definizione precisa del fenomeno che avrebbe potuto limitare il suo futuro raggio d'azione;
a livello internazionale la fonte di riferimento è il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, adottato a New York il 19 dicembre 1966 e reso esecutivo dalla legge n. 881 del 1977, che inserisce una specifica restrizione, disposta all'articolo 20, sul divieto di appelli all'odio nazionale, razziale o religioso, che costituiscano incitamento alla discriminazione, all'ostilità o alla violenza, così come ogni propaganda in favore della guerra, e richiede l'adozione delle necessarie misure e sanzioni per proibire tali azioni;
gli hate speech, in mancanza di precisa e univoca definizione, sono suscettibili di applicazioni arbitrarie; infatti, i codici penali di molti Stati membri, in riferimento all'incitamento alla violenza o all'odio, utilizzano varie terminologie e differenti criteri di applicazione, in base alle motivazioni, al contesto nel quale vengono utilizzati e agli strumenti di diffusione utilizzati;
la decisione quadro 2008/913/GAI del Consiglio, del 28 novembre 2008, è intervenuta sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale, prevedendo che gli Stati membri debbano garantire la punibilità dei discorsi di incitamento all'odio, intenzionali e diretti contro un gruppo di persone o un membro di essi, in riferimento alla razza, al colore, alla religione o all'etnia; l'istigazione pubblica alla violenza o all'odio, anche mediante la diffusione di scritti, immagini o altro materiale; l'apologia o la negazione dei crimini di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra e, infine, i comportamenti atti a turbare l'ordine pubblico o minacciosi, offensivi e ingiuriosi;
considerato che:
la Nuova Mappa dell'intolleranza 4, ideata da VOX Diritti - Osservatorio Italiano sui diritti - in collaborazione con l'Università Statale di Milano, l'Università di Bari, l'Università La Sapienza di Roma e il Dipartimento dell'Università Cattolica di Milano, ha esaminato le comunicazioni attraverso "Twitter" nel periodo tra il mese di marzo e il mese di giugno 2019, definendo preoccupanti i dati raccolti, nei quali si evidenziano come vittime soprattutto alcune categorie quali migranti, musulmani, ebrei;
in Italia non esiste una definizione normativa di hate speech;
la Commissione sull'intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio, istituita dalla Camera dei deputati il 10 maggio 2016, intitolata il 4 luglio successivo a Jo Cox, la deputata laburista aggredita e uccisa da un nazionalista in Inghilterra il 16 giugno di quell'anno, nella relazione finale approvata il 6 luglio 2017 ha indicato, senza reali riferimenti statistici, lo Stato italiano come il Paese europeo con il più alto tasso di disinformazione in tema di immigrazione, che si evidenzierebbe, ad esempio, in una forte sovrastima del numero di stranieri e in particolare di musulmani; in risposta a questi dati il dossier Statistico Immigrazione 2018, realizzato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, insieme al Centro Studi Confronti e all'UNAR, si propone di fornire una più documentata analisi della realtà sul quadro migratorio internazionale e nazionale;
è doveroso contrastare condotte moralmente censurabili e lesive della dignità di persone e gruppi sociali, in quanto rappresentano un ostacolo alla convivenza della comunità sociale; occorre però attenzione al fine di non limitare in alcun modo il principio della libera manifestazione del pensiero, sancito dall'articolo 21 della Costituzione, fuori e dentro il web;
non va trascurato, infatti, il pericolo che nel sanzionare lo hate speech, si arrivi a limitare indebitamente la libertà di espressione, che non può non includere la libertà di polemica, anche aspra; occorrono criteri oggettivi e simmetrici, non soggettivi e asimmetrici; non si può vietare un certo comportamento o espressione sulla base del fatto che qualcuno afferma di esserne offeso, altrimenti si tutelano maggiormente gli intolleranti rispetto agli altri; anzi, coloro che si dicono "offesi" dalla pacifica manifestazione dell'altrui identità, cultura o religione, al fine di impedirla, attuano una forma di prevaricazione inaccettabile; dall'altra parte, non può essere in nessun modo accettabile, contro chiunque sia rivolta, una comunicazione volta ad attribuire falsamente comportamenti, atti o dichiarazioni, specialmente quando questi configurano dei reati; una recente sentenza della Corte di Cassazione che sostanzialmente tutela gli insulti diffusi attraverso i social media rischia di incentivare addirittura questi fenomeni;
sono sempre più frequenti, inoltre, le espressioni di avversione pregiudiziale nei confronti dei cristiani o dei valori cristiani, come ad esempio la famiglia, che sfociano spesso in atti vandalici e aggressioni;
secondo l'Osservatorio sull'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa (OIDAC) che ha sede a Vienna negli ultimi 10 anni c'è stato un aumento esponenziale di atti di violenza, aggressioni, furti e vandalismo ai danni di chiese e statue e simboli cristiani;
il fatto che in questo caso la vittima sia la maggioranza e non una minoranza non rende meno preoccupante il fenomeno;
contrastarlo attraverso strumenti adeguati deve rappresentare uno dei principali obiettivi dello stato di diritto;
desta preoccupazione, inoltre, l'escalation di fenomeni di intolleranza di carattere politico nei confronti di persone, sedi o manifestazioni perpetrati da frange estremiste volte a reprimere con la forza e la violenza la libera manifestazione del proprio pensiero sancita dall'articolo 21 della nostra Carta Costituzionale;
delibera di istituire una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, anticristianesimo e istigazione all'odio e alla violenza, costituita da 20 componenti in proporzione alla consistenza dei gruppi parlamentari ed elegge tra i suoi membri l'Ufficio di Presidenza composto dal Presidente, da due vice presidenti e da due segretari;
la Commissione controlla e vigila sull'attuazione delle convenzioni, degli accordi internazionali e della legislazione nazionale riguardanti i fenomeni di odio, di intolleranza, di razzismo e di istigazione agli stessi o alla violenza, denominati come fenomeni di "hate speech"; a tal fine, la Commissione svolge i seguenti compiti: ricognizione delle normative nazionali e internazionali e di ogni documentazione utile sulla materia; studi e ricerche relativi al fenomeno degli "hate speech"; formulazione di proposte finalizzate all'armonizzazione e all'adeguamento della legislazione nazionale con la normativa europea; a tal fine la Commissione può prendere contatto con istituzioni di altri Paesi nonché con organismi sovranazionali e internazionali ed effettuare missioni in Italia o all'estero e avvalersi della collaborazione di esperti e può affidare l'effettuazione di studi e di ricerche a istituzioni pubbliche o private, a gruppi o a singoli ricercatori mediante convenzioni;
entro il 30 giugno di ogni anno, la Commissione trasmette al Governo e alle Camere una relazione sull'attività svolta, comprendente i risultati delle indagini, le conclusioni raggiunte e le proposte formulate;
l'attività e il funzionamento della Commissione sono disciplinati da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa a maggioranza assoluta dei propri membri; ciascun membro può proporre la modifica delle disposizioni regolamentari; le sedute e tutti gli atti della Commissione sono pubblici, salva diversa deliberazione della Commissione stessa da assumere a maggioranza assoluta dei suoi membri; per l'espletamento delle sue funzioni la Commissione fruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dai Presidenti delle Camere, d'intesa tra loro.
(1-00181) (29 ottobre 2019)
Ciriani, Balboni, Bertacco, Calandrini, de Bertoldi, Fazzolari, Garnero Santanchè, Iannone, La Pietra, La Russa, Maffoni, Nastri, Petrenga, Rauti, Ruspandini, Totaro, Urso, Zaffini. -
Il Senato,
premesso che:
è pienamente condivisibile ogni iniziativa volta a contrastare i fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza in tutte le loro manifestazioni di tipo razziale, etnico-nazionale, religioso, politico e sessuale;
per fronteggiare efficacemente la crescente spirale di odio, intolleranza, razzismo e antisemitismo, cui si sta assistendo negli ultimi anni, si ritiene assolutamente necessario avviare e rafforzare un'intensa attività di sensibilizzazione per mantenere vivo il ricordo delle tragiche vicende, che hanno interessato la storia, anche più recente, delle nostre Nazioni, anche al fine di «onorare la memoria delle vittime dei regimi totalitari e autoritari» e gettare le basi per una «riconciliazione fondata sulla verità e la memoria»;
ciò, peraltro, è stato ribadito nei giorni scorsi dalla "Risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa (2019/2819/RSP)", che, approvata a larghissima maggioranza, ha riconosciuto espressamente che «la memoria delle vittime dei regimi totalitari e autoritari, il riconoscimento del retaggio europeo comune dei crimini commessi dalla dittatura comunista, nazista e di altro tipo», sono di vitale importanza per costruire la resilienza europea alle «moderne minacce esterne»;
è indubbio che una maggiore consapevolezza storica possa costituire un sicuro antidoto contro il dilagare preoccupante di forme di odio e violenza, fomentate oggi anche «attraverso la diffusione dell'incitamento all'odio online, che spesso porta a un aumento della violenza, della xenofobia e dell'intolleranza»;
nella citata risoluzione, dopo aver richiamato l'impegno «a fare tutto il possibile per garantire che gli orribili crimini totalitari contro l'umanità e le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani siano ricordati», anche per assicurare che essi non si ripetano mai più, si ribadisce con forza la contrarietà a «ogni potere totalitario, a prescindere da qualunque ideologia», e si invitano tutte le istituzioni e gli Stati membri dell'UE a formulare «una valutazione chiara e fondata su principi riguardo ai crimini e agli atti di aggressione perpetrati dai regimi totalitari comunisti e dal regime nazista»;
considerato che:
qualora dovesse essere istituita una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, essa dovrebbe svolgere altresì una funzione propositiva, di stimolo e di impulso, nell'elaborazione e nell'attuazione delle proposte legislative, nonché di promozione di ogni altra iniziativa utile a livello nazionale, sovranazionale e internazionale per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, anche raccogliendo, ordinando e rendendo pubblici ricerche, pubblicazioni scientifiche, dati statistici, informazioni e documenti sui risultati delle attività svolte da istituzioni, organismi o associazioni che si occupano di questioni attinenti ai fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo, anche «nella forma dei crimini d'odio»;
è, pertanto, estremamente importante, oltre che opportuno, che essa, nello svolgimento della sua attività di prevenzione e di contrasto, recepisca quanto indicato nella citata risoluzione che, parificando i crimini e gli atti di aggressione perpetrati dai regimi totalitari comunisti e dal regime nazista, ha condannato indistintamente tutte le manifestazioni e la diffusione di ideologie totalitarie;
spesso è proprio «la distorsione dei fatti storici» ad istigare intolleranza, razzismo, antisemitismo, odio e violenza, nelle loro diverse manifestazioni di tipo razziale, etnico-nazionale, religioso, politico e sessuale, oltre che ostacolare la «realizzazione di una memoria europea condivisa»,
impegna il Senato a garantire che l'istituenda Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza riconosca e recepisca, nello svolgimento della propria attività, il contenuto e i principi della "Risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa (2019/2819/RSP)".
(1-00182) (29 ottobre 2019)
Ciriani, Balboni, Bertacco, Calandrini, de Bertoldi, Fazzolari, Garnero Santanchè, Iannone, La Pietra, La Russa, Maffoni, Nastri, Petrenga, Rauti, Ruspandini, Totaro, Urso, Zaffini. -
Il Senato,
premesso che:
è pienamente condivisibile ogni iniziativa volta al contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza;
la mozione istituenda della Commissione rileva come "negli ultimi anni si sta assistendo ad una crescente spirale dei fenomeni di odio, intolleranza, razzismo, antisemitismo e neofascismo", ma non fa riferimento esplicito alcuno ai fenomeni di odio ed intolleranza frutto del proselitismo fondamentalista islamico;
il fenomeno del cosiddetto hate speech, termine col quale si indicano"tutte le forme di incitamento o giustificazione dell'odio razziale, xenofobia, antisemitismo, antislamismo, antigitanismo, discriminazione verso minoranze e immigrati sorrette da etnocentrismo o nazionalismo aggressivo", deve riguardare al pari anche tutte le forme di intolleranza religiosa, come quella diffusa dall'integralismo che impone la legge islamica (la cosiddetta "sharia") o prevede la morte nei casi di apostasia e blasfemia;
il termine incitamento all'odio può comprendere, tra i vari tipi di condotte, anche quelle dirette a commettere atti di violenza e di condanna di chi crede e sostiene la libertà di pensiero e di espressione, l'uguaglianza tra l'uomo e la donna, la laicità dello Stato o anche semplicemente i valori cristiani;
considerato che:
è particolarmente attuale il problema delle persecuzioni che subiscono i cristiani nel mondo, trucidati in nome del fanatismo e radicalismo religioso; secondo i dati del Rapporto 2018 pubblicato dalla Ong Portes Ouvertes/Open Doors (World Watch List 2018 Report) oggi sono oltre 215 milioni i cristiani che subiscono persecuzioni nel mondo: da esso risulta che "l'oppressione islamica continua a essere la fonte principale di persecuzione dei cristiani, non confermandosi solamente ma estendendo la sua morsa in varie aree";
negli ultimi anni, più precisamente dal marzo 2004 al dicembre 2018, le vittime degli attentati rivendicati dall'estremismo islamico contano ben 729 morti e 4.783 feriti, solo in Unione europea;
è in crescita una forma di "nuovo" antisemitismo europeo, portato avanti dai fondamentalisti islamici presenti in Europa, oggetto di osservazione e di monitoraggio tanto in Francia che in Germania;
il "Rapporto sulle tendenze e gli episodi di antisemitismo nel 2017", presentato dal ministro della Diaspora, Naftali Bennett, in onore della Giornata della Memoria, ha rilevato che l'aumento della popolazione di rifugiati e immigrati, arrivati in Europa negli ultimi anni, sta diventando un fattore di rischio significativo per le comunità ebraiche;
secondo alcuni sondaggi, oltre il 50 per cento dei rifugiati nell'Europa occidentale, molti dei quali musulmani, ha idee antisemite;
è, pertanto, estremamente importante integrare l'ambito di operatività della istituenda Commissione, ricomprendendo tra i fenomeni che posso generare incitamento o giustificazione dell'odio anche quelli derivanti dall'intolleranza religiosa, con particolare riferimento all'integralismo islamico;
impegna il Senato ad ampliare e integrare l'ambito di operatività della istituenda Commissione .
Allegato B
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Alderisi, Barachini, Bogo Deledda, Bongiorno, Borgonzoni, Bossi Umberto, Botto, Bruzzone, Castaldi, Cattaneo, Crimi, Crucioli, De Poli, Di Piazza, Fantetti, Fusco, Giacobbe, Laniece, Lupo, Malpezzi, Marcucci, Margiotta, Masini, Merlo, Misiani, Monti, Napolitano, Ortolani, Pacifico, Pianasso, Pizzol, Renzi, Ripamonti, Ronzulli, Saviane, Sbrana, Segre, Siclari, Sileri, Tesei, Turco e Vaccaro.
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Arrigoni, Castiello, Fazzone, Magorno e Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Candura e Ortis, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO.
Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, trasmissione di documenti
Il Presidente della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, con lettera in data 24 ottobre 2019, ha inviato, ai sensi dell'articolo 3, comma 5, della legge delega sul federalismo fiscale 5 maggio 2009, n. 42, la relazione semestrale sull'attuazione della medesima legge - aggiornata al 17 luglio 2019 - approvata dalla Commissione stessa nella seduta del 24 ottobre 2019 (Doc. XVI-bis, n. 1).
Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati
Presidente del Consiglio dei ministri
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica (1570)
(presentato in data 24/10/2019)
C.2100 approvato dalla Camera dei deputati;
Ministro dell'ambiente e tutela del territorio e del mare
Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare ("legge SalvaMare") (1571)
(presentato in data 25/10/2019)
C.1939 approvato dalla Camera dei deputati (assorbe C.907, C.1276).
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Senatori Donno Daniela, Croatti Marco, Evangelista Elvira Lucia, Garruti Vincenzo, Lannutti Elio, Leone Cinzia, Mautone Raffaele, Pavanelli Emma, Santangelo Vincenzo, Trentacoste Fabrizio
Introduzione dell'articolo 572-bis del codice penale (1572)
(presentato in data 23/10/2019);
senatori Marin Raffaella Fiormaria, Romeo Massimiliano, Bagnai Alberto, Montani Enrico, Saviane Paolo, Siri Armando, Cantu' Maria Cristina, Fregolent Sonia, Lunesu Michelina, Arrigoni Paolo, Augussori Luigi, Barbaro Claudio, Bergesio Giorgio Maria, Borghesi Stefano, Briziarelli Luca, Bruzzone Francesco, Calderoli Roberto, Casolati Marzia, Corti Stefano, De Vecchis William, Faggi Antonella, Ferrero Roberta, Fusco Umberto, Iwobi Tony Chike, Marti Roberto, Nisini Tiziana, Ostellari Andrea, Pazzaglini Giuliano, Pepe Pasquale, Pergreffi Simona, Pianasso Cesare, Pillon Simone, Pirovano Daisy, Pisani Pietro, Pittoni Mario, Pizzol Nadia, Pucciarelli Stefania, Rivolta Erica, Saponara Maria, Sbrana Rosellina, Tesei Donatella, Vallardi Gianpaolo, Vescovi Manuel, Zuliani Cristiano
Disposizioni in materia di assistenza veterinaria di base gratuita per gli animali d'affezione (1573)
(presentato in data 24/10/2019);
senatrice Naturale Gisella
Disposizioni per la riduzione dell'utilizzo di prodotti in plastica (1574)
(presentato in data 23/10/2019);
senatori Donno Daniela, Corbetta Gianmarco, Di Girolamo Gabriella, Evangelista Elvira Lucia, Fede Giorgio, Garruti Vincenzo, Gaudiano Felicia, Lannutti Elio, Lanzi Gabriele, Maiorino Alessandra, Mininno Cataldo, Mollame Francesco, Pellegrini Marco, Piarulli Angela Anna Bruna, Presutto Vincenzo, Trentacoste Fabrizio
Disposizioni in materia di concorso delle Forze armate nel controllo del territorio (1575)
(presentato in data 24/10/2019);
senatori Vallardi Gianpaolo, Centinaio Gian Marco, Bergesio Giorgio Maria, Sbrana Rosellina, Romeo Massimiliano, Stefani Erika, Arrigoni Paolo, Augussori Luigi, Bagnai Alberto, Barbaro Claudio, Borghesi Stefano, Borgonzoni Lucia, Bossi Simone, Briziarelli Luca, Bruzzone Francesco, Calderoli Roberto, Campari Maurizio, Candura Massimo, Cantu' Maria Cristina, Casolati Marzia, Corti Stefano, De Vecchis William, Faggi Antonella, Ferrero Roberta, Fregolent Sonia, Fusco Umberto, Iwobi Tony Chike, Lunesu Michelina, Marin Raffaella Fiormaria, Marti Roberto, Montani Enrico, Nisini Tiziana, Ostellari Andrea, Pazzaglini Giuliano, Pellegrini Emanuele, Pepe Pasquale, Pergreffi Simona, Pianasso Cesare, Pillon Simone, Pirovano Daisy, Pisani Pietro, Pittoni Mario, Pizzol Nadia, Pucciarelli Stefania, Ripamonti Paolo, Rivolta Erica, Rufa Gianfranco, Saponara Maria, Saviane Paolo, Siri Armando, Tesei Donatella, Tosato Paolo, Vescovi Manuel, Zuliani Cristiano
Disposizioni sul commercio delle chiocciole e della bava di lumache (1576)
(presentato in data 28/10/2019);
senatori Siri Armando, Montani Enrico, Bagnai Alberto, Saviane Paolo, Romeo Massimiliano, Arrigoni Paolo, Augussori Luigi, Barbaro Claudio, Bergesio Giorgio Maria, Borghesi Stefano, Bossi Simone, Briziarelli Luca, Bruzzone Francesco, Calderoli Roberto, Campari Maurizio, Candura Massimo, Cantu' Maria Cristina, Casolati Marzia, Corti Stefano, De Vecchis William, Faggi Antonella, Ferrero Roberta, Fregolent Sonia, Fusco Umberto, Iwobi Tony Chike, Lunesu Michelina, Marin Raffaella Fiormaria, Marti Roberto, Nisini Tiziana, Ostellari Andrea, Pazzaglini Giuliano, Pellegrini Emanuele, Pepe Pasquale, Pergreffi Simona, Pillon Simone, Pirovano Daisy, Pisani Pietro, Pittoni Mario, Pizzol Nadia, Pucciarelli Stefania, Ripamonti Paolo, Rivolta Erica, Rufa Gianfranco, Saponara Maria, Sbrana Rosellina, Tesei Donatella, Tosato Paolo, Vallardi Gianpaolo, Vescovi Manuel, Zuliani Cristiano
Disposizioni in materia di definizione agevolata del «saldo e stralcio» per i soggetti diversi dalle persone fisiche che versano in situazioni di difficoltà economica (1577)
(presentato in data 28/10/2019);
senatori Siri Armando, Montani Enrico, Bagnai Alberto, Saviane Paolo, Romeo Massimiliano, Arrigoni Paolo, Augussori Luigi, Barbaro Claudio, Bergesio Giorgio Maria, Borghesi Stefano, Briziarelli Luca, Bruzzone Francesco, Calderoli Roberto, Candura Massimo, Cantu' Maria Cristina, Casolati Marzia, Corti Stefano, De Vecchis William, Faggi Antonella, Ferrero Roberta, Fregolent Sonia, Fusco Umberto, Iwobi Tony Chike, Lunesu Michelina, Marin Raffaella Fiormaria, Marti Roberto, Nisini Tiziana, Ostellari Andrea, Pazzaglini Giuliano, Pellegrini Emanuele, Pepe Pasquale, Pergreffi Simona, Pillon Simone, Pirovano Daisy, Pisani Pietro, Pittoni Mario, Pizzol Nadia, Pucciarelli Stefania, Ripamonti Paolo, Rivolta Erica, Rufa Gianfranco, Saponara Maria, Sbrana Rosellina, Tesei Donatella, Tosato Paolo, Vallardi Gianpaolo, Vescovi Manuel, Zuliani Cristiano
Istituzione di conti individuali di risparmio (CIR) finalizzati all'acquisto di titoli del debito pubblico da parte dei risparmiatori italiani (1578)
(presentato in data 28/10/2019);
senatori Rufa Gianfranco, Campari Maurizio, Pergreffi Simona, Corti Stefano, De Vecchis William, Romeo Massimiliano, Arrigoni Paolo, Augussori Luigi, Bagnai Alberto, Barbaro Claudio, Bergesio Giorgio Maria, Borghesi Stefano, Bossi Simone, Briziarelli Luca, Bruzzone Francesco, Calderoli Roberto, Candura Massimo, Cantu' Maria Cristina, Casolati Marzia, Faggi Antonella, Ferrero Roberta, Fregolent Sonia, Fusco Umberto, Iwobi Tony Chike, Lunesu Michelina, Marin Raffaella Fiormaria, Marti Roberto, Montani Enrico, Nisini Tiziana, Ostellari Andrea, Pazzaglini Giuliano, Pellegrini Emanuele, Pepe Pasquale, Pianasso Cesare, Pillon Simone, Pirovano Daisy, Pisani Pietro, Pittoni Mario, Pizzol Nadia, Pucciarelli Stefania, Ripamonti Paolo, Rivolta Erica, Saponara Maria, Saviane Paolo, Sbrana Rosellina, Siri Armando, Tesei Donatella, Tosato Paolo, Vallardi Gianpaolo, Vescovi Manuel, Zuliani Cristiano
Disposizioni in materia di sicurezza per i conducenti dei servizi di trasporto pubblico di linea nell'esercizio delle loro funzioni (1579)
(presentato in data 28/10/2019);
senatori Auddino Giuseppe, Castellone Maria Domenica, Pirro Elisa, Angrisani Luisa, Corbetta Gianmarco, Granato Bianca Laura, Ortis Fabrizio, Trentacoste Fabrizio, Matrisciano Susy, Lucidi Stefano, Nocerino Simona Nunzia, Vanin Orietta, Lannutti Elio, Santangelo Vincenzo, Corrado Margherita, Floridia Barbara, Fattori Elena, Giannuzzi Silvana, Romano Iunio Valerio, Di Marzio Luigi, Mautone Raffaele, Mantero Matteo, Di Girolamo Gabriella, Pisani Giuseppe, Lorefice Pietro, Croatti Marco, Quarto Ruggiero
Modifiche all'articolo 51 della legge 16 gennaio 2003, n. 3, concernente l'introduzione del divieto di fumo in aree all'aperto (1580)
(presentato in data 28/10/2019).
Disegni di legge, assegnazione
In sede referente
1ª Commissione permanente Affari Costituzionali
Gov. Conte-II: Pres. Consiglio Conte ed altri
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di perimetro di sicurezza nazionale cibernetica (1570)
previ pareri delle Commissioni 2ª (Giustizia), 3ª (Affari esteri, emigrazione), 4ª (Difesa), 5ª (Bilancio), 6ª (Finanze e tesoro), 8ª (Lavori pubblici, comunicazioni), 10ª (Industria, commercio, turismo), 11ª (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale), 14ª (Politiche dell'Unione europea), Commissione parlamentare questioni regionali
C.2100 approvato dalla Camera dei deputati
(assegnato in data 25/10/2019)
2ª Commissione permanente Giustizia
Sen. Iwobi Tony Chike
Modifiche al decreto legislativo 13 luglio 2017, n. 116, recante riforma organica della magistratura onoraria ed altre disposizioni sui giudici di pace, nonché disciplina transitoria relativa ai magistrati onorari in servizio e introduzione delle tutele previdenziali (1516)
previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio), 11ª (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale)
(assegnato in data 28/10/2019).
Disegni di legge, ritiro
In data 24 ottobre 2019, la senatrice Iori ha dichiarato di ritirare il disegno di legge: Iori ed altri. - "Modifica all'articolo 1, comma 594, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, in materia di educatori professionali socio-pedagogici nelle strutture socio-sanitarie" (916).
Inchieste parlamentari, annunzio di presentazione di proposte
In data 24 ottobre 2019 è stata presentata la seguente proposta d'inchiesta parlamentare d'iniziativa dei senatori Nannicini, Laforgia, Matrisciano, Parente, Unterberger. - "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro" (Doc. XXII, n. 24).
Inchieste parlamentari, deferimento
In data 24 ottobre è stata deferita, in sede redigente, la seguente proposta d'inchiesta parlamentare:
alla 11a Commissione permanente (Lavoro, previdenza sociale):
Nannicini, Laforgia, Matrisciano, Parente, Unterberger - "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro", previ pareri della 1a, della 2a, della 5a e della 12a Commissione permanente (Doc. XXII, n. 24).
Inchieste parlamentari, presentazione di proposte di proroga
In data 21 ottobre 2019 è stata presentata la seguente proposta di proroga d'inchiesta parlamentare d'iniziativa dei senatori:
Valente, Conzatti, Leone, Alfieri, Angrisani, De Lucia, Fantetti, Ginetti, Laforgia, Maiorino, Matrisciano, Papatheu, Rauti, Unterberger e Vono. - "Proroga del termine di cui all'articolo 1, comma 2, della deliberazione del 16 ottobre 2018, recante "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere" (Doc. XXII, n. 9 -bis).
Affari assegnati
È stato deferito, in data 25 ottobre 2019, alla 7a Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport), ai sensi dell'articolo 34, comma 1, primo periodo, e per gli effetti dell'articolo 50, comma 2, del Regolamento, l'affare sulla dismissione dell'utilizzo degli animali nei circhi e negli spettacoli viaggianti, con riferimento ai criteri di riparto del FUS (Atto n. 348).
Governo, trasmissione di atti e documenti
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 23 ottobre 2019, ha inviato, ai sensi dell'articolo 1-bis del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, concernente l'esercizio di poteri speciali in materia di servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati sulla tecnologia 5G:
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 2019, recante imposizione di prescrizioni e condizioni nei confronti della società Fastweb Spa in relazione all'acquisto di 20 CPE (customer premise equipment) con standard 3GPP Non Stand Alone forniti da Askey Computer Corporation (Atto n. 349);
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 15 ottobre 2019, recante imposizione di prescrizioni e condizioni nei confronti della società GO INTERNET Spa in relazione al contratto di acquisto di n. 200 unità di "Ran Equipement" prodotti e forniti da ZTE Corporation (Atto n. 350).
I predetti documenti sono deferiti, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a e alla 10a Commissione permanente.
Il Ministro della difesa, con lettera in data 23 ottobre 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 548, comma 1, lettera b), del codice di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, la relazione sullo stato di attuazione dei programmi di ammodernamento e rinnovamento di mezzi, impianti e sistemi, riferita all'anno 2018.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 4a e alla 5a Commissione permanente (Doc. CCIX, n. 2).
Il Ministro della difesa, con lettera in data 23 ottobre 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 548, comma 1, lettera a), del codice di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, la relazione sulla spesa complessiva per il personale militare prevista per l'anno 2020.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 4a e alla 5a Commissione permanente (Doc. CCVIII, n. 2).
Il Ministro della difesa, con lettera in data 23 ottobre 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 548, comma 1, lettera c), del codice di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, la relazione sull'attività contrattuale concernente la manutenzione straordinaria e il reintegro dei sistemi d'arma, delle opere, dei mezzi e dei beni direttamente destinati alla difesa nazionale, riferita all'anno 2018.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 4a e alla 5a Commissione permanente (Doc. CCX, n. 2).
Il Ministro della difesa, con lettera in data 23 ottobre 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 548, comma 1, lettera d), del codice di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, la relazione sullo stato di attuazione dei programmi di potenziamento e ammodernamento delle infrastrutture, riferita all'anno 2018.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 4a e alla 5a Commissione permanente (Doc. CCXI, n. 2).
Il Ministro della giustizia, con lettera in data 16 settembre 2019, ha inviato, ai sensi dell'articolo 3, comma 68, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, la relazione sullo stato della spesa, sull'efficacia nell'allocazione delle risorse e sul grado di efficienza dell'azione amministrativa svolta dal Ministero della giustizia, riferita all'anno 2018.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 2a e alla 5a Commissione permanente (Doc. CLXIV, n. 18).
Con lettere in data 17 ottobre 2019 il Ministero dell'interno, in adempimento a quanto previsto dall'articolo 141, comma 6, del decreto legislativo 8 agosto 2000, n. 267, ha comunicato gli estremi del decreto del Presidente della Repubblica concernente lo scioglimento dei consigli comunali di Quadrelle (Avellino), Casale di Scodosia (Padova) e San Pietro in Lama (Lecce).
Il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, con lettera in data 22 ottobre 2019, ha inviato - ai sensi dell'articolo 19, comma 9, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni - la comunicazione concernente il conferimento dell'incarico di funzione dirigenziale di livello generale di Segretario generale del Ministero medesimo, al dottor Salvatore Nastasi.
Tale comunicazione è depositata presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.
Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento
Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:
Proposta di Decisione di esecuzione del Consiglio recante modifica della decisione 2007/441/CE che autorizza la Repubblica italiana ad applicare misure di deroga all'articolo 26, paragrafo 1, lettera a), e all'articolo 168 della direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto (COM(2019) 476 definitivo), alla 6a Commissione permanente e, per il parere, alla Commissione 14a;
Proposta di Decisione del Consiglio che modifica la decisione (UE) 2019/274 relativa alla firma, a nome dell'Unione europea e della Comunità europea dell'energia atomica, dell'accordo sul recesso del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord dall'Unione europea e dalla Comunità europea dell'energia atomica (COM(2019) 880 definitivo), alla 14a Commissione permanente e, per il parere, alla Commissione 3a;
Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio - Relazione sullo stato di attuazione dell'agenda europea sulla migrazione (COM(2019) 481 definitivo), alla 1a Commissione permanente e, per il parere, alle Commissioni 3a e 14a;
Relazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e Sociale europeo e al Comitato delle Regioni sull'attuazione degli accordi di libero scambio 1° gennaio 2018 - 31 dicembre 2018 (COM(2019) 455 definitivo), alla 10a Commissione permanente e, per il parere, alle Commissioni 3a e 14a;
Raccomandazione del Consiglio sull'accesso alla protezione sociale per i lavoratori subordinati e autonomi (ST 12753 2019 INIT), alla 11a Commissione permanente e, per il parere, alla Commissione 14a;
Proposta di Decisione del Consiglio relativa alla posizione che dovrà essere assunta, a nome dell'Unione europea, nel comitato misto istituito dalla convenzione regionale sulle norme di origine preferenziali paneuromediterranee per quanto riguarda la modifica della convenzione (COM(2019) 482 definitivo), alla 10a Commissione permanente e, per il parere, alle Commissioni 3a e 14a;
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio - Trentesima relazione annuale sulla tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea e sulla lotta contro la frode (2018) (COM(2019) 444 definitivo), alla 6a Commissione permanente e, per il parere, alla Commissione 14a;
Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sull'esercizio del potere di adottare atti delegati conferito alla Commissione a norma del regolamento (UE) 2015/1017 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 giugno 2015, relativo al Fondo europeo per gli investimenti strategici, al polo europeo di consulenza sugli investimenti e al portale dei progetti di investimento europei e che modifica i regolamenti (UE) n. 1291/2013 e (UE) n. 1316/2013 -il Fondo europeo per gli investimenti strategici come modificato dal regolamento (UE) 2017/2396 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 dicembre 2017, che modifica i regolamenti (UE) n. 1316/2013 e (UE) 2015/1017 per quanto riguarda la proroga del Fondo europeo per gli investimenti strategici e l'introduzione del potenziamento tecnico di tale fondo e del polo europeo di consulenza sugli investimenti (COM(2019) 485 definitivo), alla 10a Commissione permanente e, per il parere, alle Commissioni 5a e 14a.
Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti
Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 15, 17 e 18 ottobre 2019, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso la determinazione e la relativa relazione sulla gestione finanziaria:
dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (IVASS), per l'esercizio 2018. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XV, n. 210);
dell'Ente nazionale di previdenza e assistenza per i consulenti del lavoro (ENPACL), per l'esercizio 2017. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 11a Commissione permanente (Doc. XV, n. 211);
dell'Ente nazionale di previdenza e assistenza a favore dei biologi (ENPAB), per l'esercizio 2018. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 11a Commissione permanente (Doc. XV, n. 212).
Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 21 e 22 ottobre 2019, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha trasmesso la determinazione e la relativa relazione sulla gestione finanziaria:
dei ventidue Enti Parco Nazionali sottoposti al controllo previsto da detta legge, per l'esercizio 2017. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 13a Commissione permanente (Doc. XV, n. 213);
della Fondazione Istituto Nazionale del Dramma Antico - Onlus (INDA), per l'esercizio 2018. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 214);
dell'Aero Club d'Italia (Ae.C.I.) per l'esercizio 2018. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XV, n. 215).
Mozioni, apposizione di nuove firme
I senatori Donno, Pesco, Accoto e Gallicchio hanno aggiunto la propria firma alla mozione 1-00136 della senatrice Segre ed altri.
Mozioni, nuovo testo
La mozione 1-00177, della senatrice Bernini ed altri, pubblicata il 15 ottobre 2019, deve intendersi riformulata come segue:
BERNINI, MALAN, GALLIANI, GALLONE, GIAMMANCO, LONARDO, MALLEGNI, MANGIALAVORI, MOLES, RIZZOTTI, RONZULLI, PICHETTO FRATIN, VITALI, AIMI, ALDERISI, BARACHINI, BARBONI, BATTISTONI, BERARDI, BERUTTI, BIASOTTI, BINETTI, CALIENDO, CALIGIURI, CANGINI, CARBONE, CAUSIN, CESARO, CRAXI, DAL MAS, DAMIANI, DE POLI, DE SIANO, FANTETTI, FAZZONE, FERRO, FLORIS, GASPARRI, GHEDINI, GIRO, MASINI, MESSINA Alfredo, MINUTO, MODENA, PAGANO, PAPATHEU, PAROLI, PEROSINO, ROMANI, ROSSI, SACCONE, SCHIFANI, SCIASCIA, SERAFINI, SICLARI, STABILE, TESTOR, TIRABOSCHI, TOFFANIN - Il Senato,
premesso che:
la pubblica attenzione è sempre più richiamata sui crescenti fenomeni di "hate speech", discorsi di odio e intolleranza diffusi attraverso i mezzi di comunicazione e in particolare sul web, in special modo nei riguardi delle minoranze, promuovendo, incitando o giustificando la violenza, la diffamazione e la discriminazione nei confronti di una singola persona o di un gruppo di persone per motivi etnici, religiosi, sessuali o legati a condizioni personali, come ad esempio la disabilità;
l'espressione "hate speech" ha origine nella giurisprudenza americana e, sebbene non sia indicata nella convenzione istitutiva della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU), è stata usata dalla Corte fin dall'8 luglio 1999, evitando una definizione precisa del fenomeno che avrebbe potuto limitare il suo futuro raggio d'azione;
a livello internazionale la fonte di riferimento è il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, adottato a New York il 19 dicembre 1966 e reso esecutivo dalla legge n. 881 del 1977, che inserisce una specifica restrizione, disposta all'articolo 20, sul divieto di appelli all'odio nazionale, razziale o religioso, che costituiscano incitamento alla discriminazione, all'ostilità o alla violenza, così come ogni propaganda in favore della guerra, e richiede l'adozione delle necessarie misure e sanzioni per proibire tali azioni;
gli hate speech, in mancanza di precisa e univoca definizione, sono suscettibili di applicazioni arbitrarie; infatti, i codici penali di molti Stati membri, in riferimento all'incitamento alla violenza o all'odio, utilizzano varie terminologie e differenti criteri di applicazione, in base alle motivazioni, al contesto nel quale vengono utilizzati e agli strumenti di diffusione utilizzati;
la decisione quadro 2008/913/GAI del Consiglio, del 28 novembre 2008, è intervenuta sulla lotta contro talune forme ed espressioni di razzismo e xenofobia mediante il diritto penale, prevedendo che gli Stati membri debbano garantire la punibilità dei discorsi di incitamento all'odio, intenzionali e diretti contro un gruppo di persone o un membro di essi, in riferimento alla razza, al colore, alla religione o all'etnia; l'istigazione pubblica alla violenza o all'odio, anche mediante la diffusione di scritti, immagini o altro materiale; l'apologia o la negazione dei crimini di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra e, infine, i comportamenti atti a turbare l'ordine pubblico o minacciosi, offensivi e ingiuriosi;
considerato che:
la Nuova Mappa dell'intolleranza 4, ideata da VOX Diritti - Osservatorio Italiano sui diritti - in collaborazione con l'Università Statale di Milano, l'Università di Bari, l'Università La Sapienza di Roma e il Dipartimento dell'Università Cattolica di Milano, ha esaminato le comunicazioni attraverso "Twitter" nel periodo tra il mese di marzo e il mese di giugno 2019, definendo preoccupanti i dati raccolti, nei quali si evidenziano come vittime soprattutto alcune categorie quali migranti, musulmani, ebrei;
in Italia non esiste una definizione normativa di hate speech;
la Commissione sull'intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio, istituita dalla Camera dei deputati il 10 maggio 2016, intitolata il 4 luglio successivo a Jo Cox, la deputata laburista aggredita e uccisa da un nazionalista in Inghilterra il 16 giugno di quell'anno, nella relazione finale approvata il 6 luglio 2017 ha indicato, senza reali riferimenti statistici, lo Stato italiano come il Paese europeo con il più alto tasso di disinformazione in tema di immigrazione, che si evidenzierebbe, ad esempio, in una forte sovrastima del numero di stranieri e in particolare di musulmani; in risposta a questi dati il dossier Statistico Immigrazione 2018, realizzato dal Centro Studi e Ricerche IDOS, insieme al Centro Studi Confronti e all'UNAR, si propone di fornire una più documentata analisi della realtà sul quadro migratorio internazionale e nazionale;
è doveroso contrastare condotte moralmente censurabili e lesive della dignità di persone e gruppi sociali, in quanto rappresentano un ostacolo alla convivenza della comunità sociale; occorre però attenzione al fine di non limitare in alcun modo il principio della libera manifestazione del pensiero, sancito dall'articolo 21 della Costituzione, fuori e dentro il web;
non va trascurato, infatti, il pericolo che nel sanzionare lo hate speech, si arrivi a limitare indebitamente la libertà di espressione, che non può non includere la libertà di polemica, anche aspra; occorrono criteri oggettivi e simmetrici, non soggettivi e asimmetrici; non si può vietare un certo comportamento o espressione sulla base del fatto che qualcuno afferma di esserne offeso, altrimenti si tutelano maggiormente gli intolleranti rispetto agli altri; anzi, coloro che si dicono "offesi" dalla pacifica manifestazione dell'altrui identità, cultura o religione, al fine di impedirla, attuano una forma di prevaricazione inaccettabile; dall'altra parte, non può essere in nessun modo accettabile, contro chiunque sia rivolta, una comunicazione volta ad attribuire falsamente comportamenti, atti o dichiarazioni, specialmente quando questi configurano dei reati; una recente sentenza della Corte di Cassazione che sostanzialmente tutela gli insulti diffusi attraverso i social media rischia di incentivare addirittura questi fenomeni;
sono sempre più frequenti, inoltre, le espressioni di avversione pregiudiziale nei confronti dei cristiani o dei valori cristiani, come ad esempio la famiglia, che sfociano spesso in atti vandalici e aggressioni;
secondo l'Osservatorio sull'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa (OIDAC) che ha sede a Vienna negli ultimi 10 anni c'è stato un aumento esponenziale di atti di violenza, aggressioni, furti e vandalismo ai danni di chiese e statue e simboli cristiani;
il fatto che in questo caso la vittima sia la maggioranza e non una minoranza non rende meno preoccupante il fenomeno;
contrastarlo attraverso strumenti adeguati deve rappresentare uno dei principali obiettivi dello stato di diritto;
desta preoccupazione, inoltre, l'escalation di fenomeni di intolleranza di carattere politico nei confronti di persone, sedi o manifestazioni perpetrati da frange estremiste volte a reprimere con la forza e la violenza la libera manifestazione del proprio pensiero sancita dall'articolo 21 della nostra Carta Costituzionale;
delibera di istituire una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, anticristianesimo e istigazione all'odio e alla violenza, costituita da 20 componenti in proporzione alla consistenza dei gruppi parlamentari ed elegge tra i suoi membri l'Ufficio di Presidenza composto dal Presidente, da due vice presidenti e da due segretari;
la Commissione controlla e vigila sull'attuazione delle convenzioni, degli accordi internazionali e della legislazione nazionale riguardanti i fenomeni di odio, di intolleranza, di razzismo e di istigazione agli stessi o alla violenza, denominati come fenomeni di "hate speech"; a tal fine, la Commissione svolge i seguenti compiti: ricognizione delle normative nazionali e internazionali e di ogni documentazione utile sulla materia; studi e ricerche relativi al fenomeno degli "hate speech"; formulazione di proposte finalizzate all'armonizzazione e all'adeguamento della legislazione nazionale con la normativa europea; a tal fine la Commissione può prendere contatto con istituzioni di altri Paesi nonché con organismi sovranazionali e internazionali ed effettuare missioni in Italia o all'estero e avvalersi della collaborazione di esperti e può affidare l'effettuazione di studi e di ricerche a istituzioni pubbliche o private, a gruppi o a singoli ricercatori mediante convenzioni;
entro il 30 giugno di ogni anno, la Commissione trasmette al Governo e alle Camere una relazione sull'attività svolta, comprendente i risultati delle indagini, le conclusioni raggiunte e le proposte formulate;
l'attività e il funzionamento della Commissione sono disciplinati da un regolamento interno approvato dalla Commissione stessa a maggioranza assoluta dei propri membri; ciascun membro può proporre la modifica delle disposizioni regolamentari; le sedute e tutti gli atti della Commissione sono pubblici, salva diversa deliberazione della Commissione stessa da assumere a maggioranza assoluta dei suoi membri; per l'espletamento delle sue funzioni la Commissione fruisce di personale, locali e strumenti operativi messi a disposizione dai Presidenti delle Camere, d'intesa tra loro.
(1-00177 p.a.) (Testo 2)
Mozioni
CIRIANI, BALBONI, BERTACCO, CALANDRINI, DE BERTOLDI, FAZZOLARI, GARNERO SANTANCHE', IANNONE, LA PIETRA, LA RUSSA, MAFFONI, NASTRI, PETRENGA, RAUTI, RUSPANDINI, TOTARO, URSO, ZAFFINI - Il Senato,
premesso che:
è pienamente condivisibile ogni iniziativa volta a contrastare i fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza in tutte le loro manifestazioni di tipo razziale, etnico-nazionale, religioso, politico e sessuale;
per fronteggiare efficacemente la crescente spirale di odio, intolleranza, razzismo e antisemitismo, cui si sta assistendo negli ultimi anni, si ritiene assolutamente necessario avviare e rafforzare un'intensa attività di sensibilizzazione per mantenere vivo il ricordo delle tragiche vicende, che hanno interessato la storia, anche più recente, delle nostre Nazioni, anche al fine di «onorare la memoria delle vittime dei regimi totalitari e autoritari» e gettare le basi per una «riconciliazione fondata sulla verità e la memoria»;
ciò, peraltro, è stato ribadito nei giorni scorsi dalla "Risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa (2019/2819/RSP)", che, approvata a larghissima maggioranza, ha riconosciuto espressamente che «la memoria delle vittime dei regimi totalitari e autoritari, il riconoscimento del retaggio europeo comune dei crimini commessi dalla dittatura comunista, nazista e di altro tipo», sono di vitale importanza per costruire la resilienza europea alle «moderne minacce esterne»;
è indubbio che una maggiore consapevolezza storica possa costituire un sicuro antidoto contro il dilagare preoccupante di forme di odio e violenza, fomentate oggi anche «attraverso la diffusione dell'incitamento all'odio online, che spesso porta a un aumento della violenza, della xenofobia e dell'intolleranza»;
nella citata risoluzione, dopo aver richiamato l'impegno «a fare tutto il possibile per garantire che gli orribili crimini totalitari contro l'umanità e le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani siano ricordati», anche per assicurare che essi non si ripetano mai più, si ribadisce con forza la contrarietà a «ogni potere totalitario, a prescindere da qualunque ideologia», e si invitano tutte le istituzioni e gli Stati membri dell'UE a formulare «una valutazione chiara e fondata su principi riguardo ai crimini e agli atti di aggressione perpetrati dai regimi totalitari comunisti e dal regime nazista»;
considerato che:
qualora dovesse essere istituita una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, essa dovrebbe svolgere altresì una funzione propositiva, di stimolo e di impulso, nell'elaborazione e nell'attuazione delle proposte legislative, nonché di promozione di ogni altra iniziativa utile a livello nazionale, sovranazionale e internazionale per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, anche raccogliendo, ordinando e rendendo pubblici ricerche, pubblicazioni scientifiche, dati statistici, informazioni e documenti sui risultati delle attività svolte da istituzioni, organismi o associazioni che si occupano di questioni attinenti ai fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo, anche «nella forma dei crimini d'odio»;
è, pertanto, estremamente importante, oltre che opportuno, che essa, nello svolgimento della sua attività di prevenzione e di contrasto, recepisca quanto indicato nella citata risoluzione che, parificando i crimini e gli atti di aggressione perpetrati dai regimi totalitari comunisti e dal regime nazista, ha condannato indistintamente tutte le manifestazioni e la diffusione di ideologie totalitarie;
spesso è proprio «la distorsione dei fatti storici» ad istigare intolleranza, razzismo, antisemitismo, odio e violenza, nelle loro diverse manifestazioni di tipo razziale, etnico-nazionale, religioso, politico e sessuale, oltre che ostacolare la «realizzazione di una memoria europea condivisa»,
impegna il Senato a garantire che l'istituenda Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza riconosca e recepisca, nello svolgimento della propria attività, il contenuto e i principi della "Risoluzione del Parlamento europeo del 19 settembre 2019 sull'importanza della memoria europea per il futuro dell'Europa (2019/2819/RSP)".
(1-00181)
CIRIANI, BALBONI, BERTACCO, CALANDRINI, DE BERTOLDI, FAZZOLARI, GARNERO SANTANCHE', IANNONE, LA PIETRA, LA RUSSA, MAFFONI, NASTRI, PETRENGA, RAUTI, RUSPANDINI, TOTARO, URSO, ZAFFINI - Il Senato,
premesso che:
è pienamente condivisibile ogni iniziativa volta al contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza;
la mozione istituenda della Commissione rileva come "negli ultimi anni si sta assistendo ad una crescente spirale dei fenomeni di odio, intolleranza, razzismo, antisemitismo e neofascismo", ma non fa riferimento esplicito alcuno ai fenomeni di odio ed intolleranza frutto del proselitismo fondamentalista islamico;
il fenomeno del cosiddetto hate speech, termine col quale si indicano "tutte le forme di incitamento o giustificazione dell'odio razziale, xenofobia, antisemitismo, antislamismo, antigitanismo, discriminazione verso minoranze e immigrati sorrette da etnocentrismo o nazionalismo aggressivo", deve riguardare al pari anche tutte le forme di intolleranza religiosa, come quella diffusa dall'integralismo che impone la legge islamica (la cosiddetta "sharia") o prevede la morte nei casi di apostasia e blasfemia;
il termine incitamento all'odio può comprendere, tra i vari tipi di condotte, anche quelle dirette a commettere atti di violenza e di condanna di chi crede e sostiene la libertà di pensiero e di espressione, l'uguaglianza tra l'uomo e la donna, la laicità dello Stato o anche semplicemente i valori cristiani;
considerato che:
è particolarmente attuale il problema delle persecuzioni che subiscono i cristiani nel mondo, trucidati in nome del fanatismo e radicalismo religioso; secondo i dati del Rapporto 2018 pubblicato dalla Ong Portes Ouvertes/Open Doors (World Watch List 2018 Report) oggi sono oltre 215 milioni i cristiani che subiscono persecuzioni nel mondo: da esso risulta che "l'oppressione islamica continua a essere la fonte principale di persecuzione dei cristiani, non confermandosi solamente ma estendendo la sua morsa in varie aree";
negli ultimi anni, più precisamente dal marzo 2004 al dicembre 2018, le vittime degli attentati rivendicati dall'estremismo islamico contano ben 729 morti e 4.783 feriti, solo in Unione europea;
è in crescita una forma di "nuovo" antisemitismo europeo, portato avanti dai fondamentalisti islamici presenti in Europa, oggetto di osservazione e di monitoraggio tanto in Francia che in Germania;
il "Rapporto sulle tendenze e gli episodi di antisemitismo nel 2017", presentato dal ministro della Diaspora, Naftali Bennett, in onore della Giornata della Memoria, ha rilevato che l'aumento della popolazione di rifugiati e immigrati, arrivati in Europa negli ultimi anni, sta diventando un fattore di rischio significativo per le comunità ebraiche;
secondo alcuni sondaggi, oltre il 50 per cento dei rifugiati nell'Europa occidentale, molti dei quali musulmani, ha idee antisemite;
è, pertanto, estremamente importante integrare l'ambito di operatività della istituenda Commissione, ricomprendendo tra i fenomeni che posso generare incitamento o giustificazione dell'odio anche quelli derivanti dall'intolleranza religiosa, con particolare riferimento all'integralismo islamico;
impegna il Senato ad ampliare e integrare l'ambito di operatività della istituenda Commissione.
(1-00182)
RAUTI, CIRIANI, BALBONI, BERTACCO, CALANDRINI, DE BERTOLDI, FAZZOLARI, LA PIETRA, RUSPANDINI, URSO, ZAFFINI - Il Senato,
premesso che:
il 25 novembre si celebra la «Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne», istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione n. 54/134 del 17 dicembre 1999;
i governi, le istituzioni, le organizzazioni internazionali e non governative sono invitate a organizzare, nell'ambito delle rispettive competenze, attività volte a sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della violenza di genere;
in base all'articolo 1 della Dichiarazione ONU sull'eliminazione della violenza sulle donne del 1993, con l'espressione "violenza contro le donne" si intende «ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata»;
il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza è la Convenzione di Istanbul, adottata dal Consiglio d'Europa l'11 maggio 2011 ed entrata in vigore il 1° agosto 2014, che ha riconosciuto espressamente la violenza sulle donne come forma di "violazione dei diritti umani", oltre che come forma di discriminazione;
tale importante documento prevede espressamente che gli Stati predispongano "servizi specializzati di supporto immediato, nel breve e lungo periodo, per ogni vittima di un qualsiasi atto di violenza che rientra nel campo di applicazione" della medesima Convenzione;
in tale contesto, particolare attenzione è stata, inoltre, riservata ai bambini che, vittime non secondarie e spesso testimoni impotenti delle violenze psicologiche e fisiche perpetrate in ambito domestico, vanno adeguatamente ed efficacemente protetti e assistiti per le sofferenze e i traumi che vivono ogni giorno e che spesso si trovano da soli a dover fare i conti con le conseguenze psicologiche dei drammi vissuti;
considerato che:
recenti dati Istat confermano che quello della violenza sulle donne, soprattutto in ambito familiare e domestico, rappresenta purtroppo un fenomeno strutturale, ancora troppo diffuso; è emerso che le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici: in particolare, delle 123 donne uccise nel 2017, l'80,5 per cento è stata uccisa da una persona conosciuta (nel 43,9 per cento dei casi dal partner attuale o dal precedente; nel 28,5 per cento dei casi da un familiare e nell'8,1 per cento dei casi da un'altra persona che conosceva); nel nostro Paese quasi una donna su tre ha subito violenza fisica o sessuale (Italia 27 per cento; Unione europea 33 per cento) e circa il 5 per cento ha subito uno stupro o un tentato stupro; quasi il 20 per cento delle donne è stata vittima di stalking (Italia e Unione europea: 18 per cento); il 38 per cento ha subito violenze psicologiche da un partner o ex partner (Unione europea: 43 per cento);
i dati che vengono raccolti a livello ufficiale costituiscono, tuttavia, una parte molto più ristretta rispetto al dilagare del fenomeno nel nostro Paese; come stimato infatti dall'EIGE (European Institute of Gender Equality- Istituto Europeo per l'uguaglianza di genere), le cifre proposte a livello ufficiale restituiscono un quadro ampiamente sottostimato rispetto all'entità effettiva del fenomeno;
a fronte di tale situazione drammatica, non va sottovalutato un ulteriore dato allarmante: secondo stime diffuse da alcune organizzazioni di volontariato operanti nel settore, infatti, solo tra il 2000 e 2014 sarebbero stati circa 2000 gli orfani di femminicidio, per la maggior parte tra i 5 e i 14 anni (l'84 per cento dei ragazzini era presente al momento dell'uccisione o del ferimento del genitore, l'81 per cento aveva una precedente storia di violenza assistita e il 57 per cento non ha ricevuto alcun tipo di sostegno psicologico), 500 dal 2017;
secondo quanto emerge, poi, dal recente report "I centri antiviolenza" diffuso dall'Istat, nel 2017 si sono rivolte ai centri antiviolenza 43.467 donne (15,5 ogni 10.000 donne); il 67,2 per cento ha iniziato un percorso di uscita dalla violenza (10,7 ogni 10.000) e tra le donne che hanno iniziato tale percorso, il 63,7 per cento ha figli, minorenni nel 72,8 per cento dei casi; tali Centri, che costituiscono di fatto il fulcro della rete territoriale della presa in carico delle vittime di violenza, offrono molteplici servizi: dall'accoglienza (99,6 per cento) al supporto psicologico (94,9 per cento), dal supporto legale (96,8 per cento) all'accompagnamento nel percorso verso l'autonomia abitativa (58,1 per cento) e lavorativa (79,1 per cento) e in generale verso l'autonomia (82,6 per cento); meno diffusi, il servizio di sostegno alla genitorialità (62,5 per cento), quello di supporto ai figli minori (49,8 per cento) e quello di mediazione linguistica (48,6 per cento); l'82,2 per cento dei centri effettua la valutazione del rischio di recidiva della violenza sulla donna;
in ogni caso, risulta ancora insufficiente l'offerta dei centri antiviolenza, tanto più se si considera l'obiettivo indicato nella legge di ratifica della Convenzione di Istanbul del 2013 (legge 27 giugno 2013, n. 77) che era quello di avere un centro antiviolenza ogni diecimila abitanti (si è calcolato che al 31 dicembre 2017 sono attivi nel nostro Paese 281 centri antiviolenza, rispondenti ai requisiti dell'Intesa Stato, Regioni e Province Autonome del 2014, pari a 0,05 centri per 10.000 abitanti);
dall'analisi condotta si evince, altresì, il permanere di una serie di disparità a livello territoriale, con riferimento a plurimi parametri; in particolare si è rilevato che «i modelli organizzativi regionali sono molto diversi tra loro. In alcuni territori il coordinamento è prevalentemente gestito dagli ambiti socio-sanitari e dai comuni, soprattutto al Nord, in altri invece è affidato alla Prefettura, raramente alle regioni. Molti CAV del Sud e delle Isole, nonché del Lazio e di parte dell'Emilia Romagna hanno modelli di coordinamento eterogenei»; ulteriori divergenze riscontrate attengono principalmente ai costi sostenuti;
benché il nostro Paese, nel corso degli ultimi anni, si sia mosso nella direzione di un significativo rafforzamento delle politiche di contrasto e di prevenzione del fenomeno delle violenze di genere (anche intervenendo sull'ordinamento penale), va tuttavia rilevato che il fenomeno è ancora ampiamente diffuso e permangono evidenti e preoccupanti differenze territoriali nella capacità ed efficacia delle risposte istituzionali fornite (in termini anche di servizi offerti alle vittime) e che, in ogni caso, le risorse finanziarie complessivamente stanziate fino ad ora sono comunque insufficienti, oltre che, in alcuni casi, addirittura indisponibili;
in particolare, la legge 11 gennaio 2018, n. 4, ha introdotto una serie di misure in favore degli orfani per crimini domestici, quali l'accesso al gratuito patrocinio, l'assistenza medico-psicologica, il sostegno allo studio e all'avviamento al lavoro, il diritto a una quota di riserva nelle assunzioni; inoltre, ha esteso il Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive, dell'usura e dei reati intenzionali violenti anche alla copertura degli interventi in favore degli orfani per crimini domestici (erogazione di borse di studio, iniziative di orientamento, di formazione e di sostegno per l'inserimento nell'attività lavorativa); la dotazione del predetto fondo è stata, dunque, incrementata (almeno formalmente) di 2.000.000 euro annuali a partire dal 2017 (di tale somma, almeno il 70 per cento deve essere destinata agli interventi in favore dei minori, mentre la restante parte ai figli maggiorenni economicamente non autosufficienti);
ad oggi, tuttavia, le previste misure di sostegno non sono ancora operative considerato che mancano i decreti attuativi; la determinazione, infatti, dei criteri e delle modalità per l'utilizzazione delle citate risorse, che comunque vanno assolutamente incrementate, era demandata ad un successivo regolamento ministeriale che doveva essere, adottato entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge,
impegna il Governo:
1) ad assumere tutte le opportune iniziative di competenza al fine di rendere pienamente operative le misure di sostegno e protezione delle vittime di violenza di genere e degli orfani per crimini domestici, anche attraverso la tempestiva emanazione dei necessari provvedimenti attuativi, con particolare riferimento alla legge 11 gennaio 2018, n. 4;
2) a promuovere ogni azione di sensibilizzazione, comunicazione, formazione e educazione finalizzata alla prevenzione di tutte le forme di violenza nei confronti delle donne (fisica, psicologica, sessuale, lavorativa ed economica) e alla diffusione di stili di vita improntati al rispetto delle differenze di genere;
3) ad adottare strategie efficaci per garantire alle vittime di violenza e ai loro familiari livelli di tutela e di assistenza omogenei su tutto il territorio nazionale, anche al fine di eliminare le molteplici disparità regionali nell'offerta dei servizi;
4) a proseguire nell'implementazione degli strumenti di monitoraggio e rilevamento dei diversi casi di violenza di genere e di femminicidio, anche al fine di potenziare la capacità di intervento e di azione comune dei diversi livelli istituzionali coinvolti, nonché favorire l'emersione di questo tipo di reati;
5) ad incrementare, già a partire dalla prossima legge di bilancio per il 2020, le risorse finanziarie destinate alle politiche di prevenzione e di contrasto di ogni forma di violenza contro le donne e di promozione di un'effettiva parità di genere, nonché di sostegno e assistenza alle vittime e ai loro familiari.
(1-00183)
Interpellanze
FATTORI, ROMANO, CORBETTA, NUGNES, DE FALCO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:
in data 2 febbraio 2017, il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore Paolo Gentiloni e il Capo Governo di riconciliazione nazionale dello Stato della Libia, riconosciuto dall'Unione europea e dall'Italia, Fayez Mustapa Serraj, hanno sottoscritto un "Memorandum" d'intesa per fronteggiare l'emergenza rappresentata dagli sbarchi sulle coste italiane di cittadini provenienti dalla Libia;
il Memorandum prende le mosse dalla generale esigenza di tutelare e rafforzare la cooperazione allo sviluppo in Libia;
ai sensi dell'art. 1, lett. B, dell'accordo, tale sviluppo può avvenire nelle materie delle energie rinnovabili, delle infrastrutture, della sanità, dei trasporti, dello sviluppo delle risorse umane e della ricerca scientifica. Per raggiungere gli obiettivi di sviluppo occorre, però (e il Memorandum è esclusivamente a ciò finalizzato) contrastare l'immigrazione irregolare (art. 1 lett.A) e il traffico di esseri umani attraverso il rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana, senza ovviamente intaccare il principio di non ingerenza negli affari interni dei rispettivi Paesi;
le Parti individuano, dunque, nel fenomeno dell'immigrazione irregolare, della tratta degli esseri umani, del contrabbando di carburante e del terrorismo le cause che possono compromettere gli obiettivi di proficue e positive relazioni tra i Paesi improntate allo sviluppo e alla pace;
considerato che:
nonostante ai sensi dell'art. 5 le Parti si impegnino ad interpretare e applicare il Memorandum nel rispetto degli obblighi internazionali e degli accordi sui diritti umani, di cui i due Paesi sono parte, nel documento non sono previsti limiti all'assistenza in caso di violazione dei diritti umani. Inoltre l'accordo non fa alcun riferimento al diritto di asilo, né allo status di rifugiato;
il Governo di riconciliazione nazionale, con il quale è stato chiuso l'accordo, controlla solo una parte del territorio libico;
alcune associazioni attive nel campo dei diritti umani, tra le quali "Amnesty International" e "UNHCR", denunciano da anni le condizioni inumane a cui sono sottoposti i migranti nei centri di accoglienza libica. Tali associazioni manifestano grande preoccupazione anche in relazione ai ripetuti attacchi subiti dai civili nell'ambito della truce guerra intestina che sconvolge il Paese, producendo migliaia di morti, tanto da spingere le stesse a chiedere che tali azioni vengano trattate/classificate quali crimini di guerra;
il 4 ottobre 2019 sul sito del quotidiano "Avvenire" viene pubblicato un articolo denuncia su come il Governo italiano nel 2017 negoziò i trattati alla presenza anche di Abd al-Rahman al-Milad, il famigerato "Bija", "accusato dall'Onu di essere uno dei più efferati trafficanti di uomini in Libia, padrone della vita e della morte nei campi di prigionia, autore di sparatorie in mare, sospettato di aver fatto affogare decine di persone, ritenuto a capo di una vera cupola mafiosa ramificata in ogni settore politico ed economico dell'area di Zawyah, aveva ottenuto un lasciapassare per entrare nel nostro Paese e venire accompagnato dalle autorità italiane a studiare «il modello Mineo»";
considerato inoltre che:
l'articolo 8 del Memorandum prevede alla scadenza il tacito rinnovo per tre anni "salvo notifica per iscritto di una delle due Parti contraenti, almeno tre mesi prima della scadenza del periodo di validità";
la scadenza per l'invio della notifica di "mancato rinnovo" del Memorandum d'intesa siglato è il 2 novembre 2019,
si chiede di sapere
se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza di quanto denunciato dalla stampa;
quali azioni intenda intraprendere rispetto al Memorandum d'intesa in procinto di rinnovo e comunque perché lo stesso possa garantire il pieno rispetto dei diritti umani in Libia.
(2-00049)
Interrogazioni
BERGESIO, CENTINAIO, VALLARDI, SBRANA - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. - Premesso che:
con sentenza pubblicata in data 18 ottobre 2019, il Consiglio di Stato ha annullato le multe non riscosse per il prelievo supplementare, imputato ai produttori di latte bovino, riprendendo le motivazioni con cui la Corte di giustizia dell'Unione europea, lo scorso 27 giugno, ha bocciato il metodo scelto dall'Italia per la riassegnazione delle quote non ripartite;
la pronuncia della Corte di Giustizia dell'Unione europea del 27 giugno 2019 (C-348/18), ha ingenerato dubbi sulla determinazione del prelievo supplementare da corrispondere nel settore del latte e dei prodotti lattiero caseari. In particolare, la Corte di Giustizia ha bocciato il metodo di compensazione scelto dall'Italia nel riassegnare le quote non ripartite, in quanto contrario al dettato normativo dell'Unione europea che, all'articolo 2, paragrafo 1, secondo comma, del regolamento (CEE) n. 3950/92 del Consiglio, del 28 dicembre 1992, imponeva che la ripartizione avvenisse in maniera proporzionale;
già l'ordinanza del giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Roma (in R.G. 96592/2016) del 5 giugno 2019 aveva messo in dubbio la correttezza dei criteri, dei metodi e dei dati utilizzati per il calcolo del prelievo supplementare latte e le modalità scelte dall'Italia per individuare i destinatari delle riassegnazioni dei quantitativi individuali di latte inutilizzati;
in virtù della incertezza creatasi, è stata costituita una Commissione ministeriale di verifica sulla questione "quote latte", di cui al decreto del viceministro e sottosegretario di stato delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo del 13 giugno 2019, avente il compito di relazionare in merito alla documentazione istruttoria esaminata dall'autorità giudiziaria ed alle conclusioni cui è pervenuto il magistrato e ad ogni altro dato utile per l'accertamento, per tutti i periodi lattiero-caseari che vanno dal 1995/1996 al 2014/2015, della correttezza delle procedure seguite, dei criteri di calcolo adottati, della correttezza, sotto il profilo amministrativo, della condotta tenuta dai dipendenti pubblici o titolari di incarico coinvolti, anche ai fini della individuazione di responsabilità diverse da quella penale, come sollecitato dal medesimo G.I.P., nell'interesse della tutela dell'erario e dei principi di buon andamento ed imparzialità della pubblica amministrazione;
l'esigenza di affrontare il mutato quadro giudiziario, scaturito dalla sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea del 27 giugno 2019 (C-348/18) e del 24 gennaio 2018 (C-433/2015), in merito alla riscossione degli importi dovuti relativi al prelievo supplementare del latte, aveva spinto il Governo Conte I ad emanare un apposito decreto-legge che, approvato nella riunione del Consiglio dei ministri dello scorso 6 agosto, non ha poi proseguito l'iter di pubblicazione per volontà dell'attuale maggioranza di Governo,
si chiede di sapere:
quali sono i successivi passi che il Ministro in indirizzo intenda compiere rispetto a quanto esposto in premessa, sia per quanto concerne l'interlocuzione con le istituzioni europee, sia nell'ambito dell'ordinamento giuridico nazionale;
quali misure intenda fin da subito adottare, dato lo scenario di assoluta incertezza, per tutelare i produttori di latte bovino.
(3-01198)
GARNERO SANTANCHE', CALANDRINI, LA PIETRA, RAUTI, TOTARO, PETRENGA - Ai Ministri della giustizia e per le pari opportunità e la famiglia. - Premesso che:
ha suscitato forte turbamento e indignazione nell'opinione pubblica la trasmissione «Diritto e rovescio», condotta dal giornalista Paolo Del Debbio, andata in onda qualche giorno fa, sulle reti nazionali, relativa alle condizioni in cui vivono i bambini negli accampamenti;
il servizio realizzato ha consentito di far emergere una situazione allarmante, di reiterata e diffusa illegalità, connessa ad usi e costumi che, a chiunque appartengano, non possono trovare spazio in nessun Paese civile;
partendo dalla triste vicenda di una bambina tredicenne appartenente a una famiglia di nomadi «Sinti», ricoverata, in stato di gravidanza, presso l'ospedale di Cittadella, in provincia di Padova, e portata dai servizi sociali in una struttura protetta, si sono accesi i riflettori sulle condizioni in cui versa tutta la famiglia;
in particolare, nel corso della puntata, sono emerse le condizioni di assoluto degrado in cui vivono i 10 fratelli della ragazzina, in un campo sterrato, tra i topi e l'immondizia, e con una madre che ha difficoltà a ricordare i loro nomi e le relative età;
risultano sconcertanti le dichiarazioni rese in collegamento televisivo dalla stessa che, con disarmante serenità, ha affermato che avere bambini a tredici anni da un uomo di trentasei è assolutamente «normale» secondo le tradizioni e la cultura della comunità sinti di appartenenza e che, a fronte della decisione dei servizi sociali di allontanarla dalla famiglia, ha affermato in diretta TV: "Me ne frego delle leggi italiane", replicando in modo violento ed offensivo a chi in studio faceva notare il fatto che in Italia è considerato reato avere rapporti sessuali con minori di 14 anni;
l'atteggiamento della donna evidenzia non solo il totale rifiuto di rispettare la legge, ma soprattutto una intrinseca incapacità genitoriale e scarsa, per non dire nulla, inclinazione per il ruolo materno,
si chiede di sapere:
quali iniziative urgenti intendano assumere i Ministri in indirizzo, ciascuno per le proprie competenze, per accertare i motivi per cui i servizi sociali non siano intervenuti anche a tutela dei fratelli della tredicenne incinta già portata in struttura protetta;
quali misure, anche di natura ispettiva e di vigilanza, siano in atto o intendano adottare, sempre nell'ambito delle distinte competenze, a tutela del benessere psico-fisico dei bambini vittime di abusi e degrado come quelli denunciati in premessa e impedire che possano continuare a perpetrarsi condotte di reiterata e diffusa illegalità connesse ad usi e costumi che, a chiunque appartengano, non possono trovar spazio ed essere tollerate in nessun Paese civile.
(3-01199)
BOLDRINI, D'ARIENZO, PITTELLA, VATTUONE, IORI, ALFIERI, GIACOBBE, TARICCO, ROJC - Ai Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca e della salute. - Premesso che:
con decreto ministeriale 9 maggio 2018 n. 58 è stato emanato il nuovo "Regolamento recante gli esami di Stato di abilitazione all'esercizio della professione di medico- chirurgo";
il tirocinio pratico-valutativo (TPV) dura complessivamente tre mesi, è espletato non prima del quinto anno di corso e purché siano stati sostenuti positivamente tutti gli esami fondamentali relativi ai primi quattro anni di corso previsti dall'ordinamento della sede dell'università. Tale decreto si applica a tutti gli studenti e le studentesse iscritti/e ai seguenti ordinamenti:
laurea magistrale afferente alla classe LM/41 in Medicina e Chirurgia, a norma del decreto ministeriale 22 ottobre 2004, n. 270;
la laurea specialistica afferente alla classe 46/S in Medicina e Chirurgia a norma del decreto ministeriale 3 novembre 1999, n. 509 del 1999;
il diploma di laurea in Medicina e Chirurgia, ai sensi dell'ordinamento previgente alla riforma, di cui al predetto decreto ministeriale n. 509;
in nessun caso è possibile iniziare il TPV prima del quinto anno di corso e prima che siano stati sostenuti positivamente tutti gli esami fondamentali relativi ai primi quattro anni di corso previsti dall'ordinamento della sede universitaria;
una scelta che nasce dalla volontà di uniformare il percorso italiano di formazione e abilitazione professionale dei medici a quello della maggior parte dei Paesi europei;
i tirocini sono così divisi: un mese in Area Chirurgica, un mese in Area Medica, un mese, da svolgersi non prima del sesto anno di corso, nello specifico ambito della Medicina Generale;
l'esame di abilitazione si svolge in due sessioni che sono di solito a febbraio ed a luglio, non è possibile svolgere l'esame senza laurea e soprattutto senza il superamento del tirocinio;
tantissime università non stanno garantendo la possibilità di svolgere il tirocinio abilitante all'interno dei sei anni del corso di Medicina e Chirurgia, non essendoci sia da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, un obbligo formale ed essendoci, per ora, ancora la possibilità di frequentare questo tirocinio dopo la laurea (in date pre-stabilite dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per esempio quest'anno il tirocinio per la prima sessione ha avuto inizio lo scorso 10 aprile, quello per la seconda sessione inizierà il 5 novembre 2019, la durata è sempre tre mesi);
così facendo, chi si laureerà tra aprile e luglio (la maggior parte studenti in corso dell'attuale sesto anno) non potrà accedere al test di abilitazione di luglio 2020 (non avendo fatto il tirocinio pre-laurea), di conseguenza perdendo la possibilità di fare il test di specializzazione (l'abilitazione è richiesta come criterio di ammissione al test) e anche l'opportunità di lavorare come guardia medica/turistica o fare sostituzioni fino a febbraio 2020;
tutto ciò comporta altresì: 8 mesi di lavoro persi come guardia medica o per sostituzioni, ed il rinvio dell'inizio della specializzazione di un anno accademico per chi avrebbe superato il test;
mentre, sempre per lo stesso problema, gli studenti che si laureeranno tra febbraio e marzo non si potranno di fatto abilitare a marzo e dovranno perdere tre mesi per fare il tirocinio fuori dai sei anni, perdendo di fatto 5 mesi di lavoro (marzo-luglio);
il timore di molte università è che non bastino i soldi per pagare i tutor, questo però causerà allo studente un allungamento del suo percorso formativo ed un evidente "danno" economico,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non reputi urgente e risolutivo emanare una circolare che obblighi le università a far partire i tirocini entro il 15 novembre 2019, garantendo così a tutti i laureandi di accedere al test di abilitazione nella prima sessione utile (ad esempio luglio 2020) e successivamente fare il test di specializzazione (luglio o settembre 2020);
se non ritenga che la mancata accelerazione sui tirocini abilitanti e il successivo test di abilitazione possa creare delle grosse disparità tra le università, che concedono la possibilità di fare i tirocini abilitanti pre-laurea e quelle che non lo concedono, ponendo gli studenti dei vari atenei su gradini e opportunità differenti e favorendo l'aumento di ricorsi legali.
(3-01201)
CENTINAIO, STEFANI, CANDIANI, BORGONZONI, ROMEO, FERRERO, CANTU', ZULIANI, TOSATO, VESCOVI, AUGUSSORI, NISINI, BORGHESI, VALLARDI, SAPONARA, BAGNAI, RIVOLTA, PISANI Pietro, RIPAMONTI, CAMPARI, BERGESIO - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. - Premesso che:
secondo le stime è di oltre 100 miliardi il valore del falso "Made in Italy" agroalimentare nel mondo; soltanto nel corso dell'ultimo decennio l'aumento del falso è stato del 70 per cento, per l'intensificarsi dell'Italian sounding che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano all'Italia per alimenti falsi che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale;
con il fine di tutelare le produzioni agroalimentari, con riferimento in particolare alle DOP e IGP il nostro ordinamento giuridico riconosce la possibilità, per gli operatori economici coinvolti nelle singole filiere, di costituire dei consorzi di tutela, con l'obbligo di rispettare rigidi disciplinari di produzione;
i consorzi di tutela, ai sensi il comma 15, dell'articolo 53, della legge n. 128 del 1998 e successive modificazioni, nello svolgimento delle loro attività, collaborano, fra l'altro, alla vigilanza, alla tutela e alla salvaguardia della DOP, della IGP o della attestazione di specificità da abusi, atti di concorrenza sleale, contraffazioni, uso improprio delle denominazioni tutelate e comportamenti comunque vietati dalla legge;
i consorzi che operano con finalità diverse risetto a quelle riconosciute producono un effetto di alterazione delle regole della concorrenza, creando una fragilità nel mercato delle produzioni DOP e IGP che indirettamente va ad alimentare gli stessi fenomeni di contraffazione di Italian sounding;
un caso potrebbe riscontrarsi nella produzione del formaggio stagionato "Oro di Cavola", che sembrerebbe venga prodotto negli stabilimenti del parmigiano reggiano DOP e venduto sul mercato con lo stesso numero di matricola del caseificio produttore della DOP, ad un prezzo più basso;
dalla lettura dell'etichetta si evince, inoltre, come il prodotto sia stato certificato dall'organismo di controllo autorizzato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;
alcuni produttori di parmigiano reggiano, infatti, per non incorrere nei contributi compensativi che entrano in vigore per chi supera le quote previste dal piano di produzione sembra abbiano attivato linee produttive concorrenti, non essendo previsti per statuto specifici divieti, come diversamente avviene per la produzione del Grana padano DOP;
un'eventuale concorrenza a ribasso sulle produzioni italiane di qualità manderebbe in crisi l'intero comparto dell'agroalimentare italiano, svilendo anche quel forte legame che le produzioni DOP hanno con il territorio che le rappresenta;
il sistema certificato delle produzioni alimentari vale ad esempio per la sola Emilia-Romagna oltre 2,5 miliardi di euro e fa della Regione la prima in Europa per valore di prodotti DOP ed IGP; per tale ragione queste produzioni sono tra le più copiate e contraffatte al mondo, a cominciare dal parmigiano reggiano,
si chiede di sapere:
quali provvedimenti il Ministro in indirizzo voglia adottare, nell'esercizio dei poteri vigilanza riconosciuti dalla legge, per far sì che l'operato dei consorzi si svolga nel rispetto della missione principale di tutela dei prodotti agroalimentari, con particolare riferimento ai DOP e IGP, che rappresentano il simbolo dell'eccellenza italiana nel mondo;
quali iniziative intenda adottare per sostenere le produzioni DOP e IGP di fronte al dilagare di fenomeni di illegalità e contraffazione.
(3-01202)
BORGONZONI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico. - Premesso che:
la bufera che ha colpito la Bio-on, società quotata in borsa con sede a Bologna, 100 dipendenti e la fresca inaugurazione di una fabbrica a Castel San Pietro, desta non poche preoccupazioni per i risvolti occupazionali;
il presidente Astorri arrestato e altri due manager (il vice presidente del consiglio di amministrazione, Guy Cicognani) ed il presidente del collegio sindacale, Gianfranco Capodaglio) sottoposti a misure interdittive con l'accusa di falso in bilancio e manipolazione del mercato; nove indagati fra amministratori, sindaci, direttore finanziario e revisore, decine di perquisizioni in Emilia-Romagna, Lazio e Lombardia e beni per 150 milioni di euro sotto sequestro;
l'operazione "Plastic Bubbles" del Comando provinciale della Guardia di finanza che ha agito su impulso della Procura bolognese è partita nei mesi scorsi, dopo la denuncia del fondo Quintessential con sede a New York;
Bio-on, infatti, era considerata una specie di stella del mercato Aim, il settore delle piccole e medie imprese della Borsa italiana, ma nel suo dossier Quintessential metteva in dubbio la sua reale capacità produttiva, ritenendo che il fatto che la maggior parte dei ricavi derivassero da contratti con società controllate da Bio-on stessa rappresentavano un modo per manipolare il mercato,
si chiede di sapere, fatte salve le indagini della Magistratura, se e quali iniziative di propria competenza il Governo intenda adottare a salvaguardia di centinaia di posti di lavoro, scongiurando così che le colpe, ove accertate, di pochi trascinino con sé il destino di centinaia di lavoratori ed altrettante famiglie.
(3-01203)
TARICCO, STEFANO, IORI, BOLDRINI, ROSSOMANDO, FEDELI, PITTELLA, LAUS, ROJC, BITI, ALFIERI, FERRAZZI, PINOTTI, D'ALFONSO, GIACOBBE, MESSINA Assuntela - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
su larga parte del territorio montano e pedemontano del nostro Paese, data la conformazione plano-altimetrica del territorio, al verificarsi di nevicate invernali e all'eventuale successiva conseguente formazione di ghiaccio, specie nei tratti più ripidi delle reti viarie, si creano, con una sempre maggiore frequenza negli ultimi anni, rilevanti problemi alla circolazione stradale, fino ad arrivare a veri e propri ingorghi, provocati dal sommarsi di diverse cause, non ultima la mancanza di dotazioni invernali appropriate, soprattutto quando interessa il trasporto pesante su gomma e nello specifico gli autocarri di portata superiore alle 7,5 tonnellate di peso, oppure la poco reattiva azione di spargimento di sale che comporta la continua formazione di ghiaccio, sia ad inizio nevicata, sia a seguito del passaggio delle lame dei mezzi sgombera neve;
per prevenire il crearsi ed affrontare le criticità che detta situazione crea, il Codice della Strada (di cui al decreto legislativo n. 285 del 1992), all'articolo 6, comma 4, lettera e), e all'articolo 7, comma 1, lettera a), prevede, sia al di fuori che nei centri abitati, l'obbligo per i mezzi "pesanti" di pneumatici invernali o catene da neve costituenti un unico elemento continuo applicato sull'intera circonferenza dello pneumatico, pena le sanzioni previste ai commi 14 degli stessi articoli;
nonostante tali norme, purtroppo con una inaccettabile crescente frequenza, molti mezzi pesanti, autotreni o autoarticolati, non montano catene da neve, ma si limitano a montare "catene a cingoli per camion", che risultano del tutto inefficaci sui tratti in pendenza, e molti mezzi di massa complessiva superiore a 7,5 tonnellate montano soli pneumatici da neve, risultando analogamente del tutto inefficaci, soprattutto in condizioni ambientali che favoriscono continua formazione di ghiaccio (formazione peraltro agevolata dal non immediato spargimento di sale, a inizio nevicata e a seguito del passaggio delle lame dei mezzi sgombera neve) che, soprattutto sui tratti in pendenza, dovrebbe in ogni caso avvenire con maggior frequenza;
detta circostanza, oltre a creare situazioni di grave disagio, rischia di generare anche un concreto pericolo per la sicurezza della viabilità e delle persone interessate, comprese quelle impegnate alla guida di veicoli e gli stessi conducenti di autotreni, con il rischio anche per i titolari delle aziende di responsabilità legate all'esercizio di attività senza adeguati mezzi di protezione;
per ovviare a tali situazioni alcuni Comuni hanno cercato soluzioni atte a prevenire i problemi, tra questi Vinadio, in Valle Stura di Demonte - Alpi Marittime, provincia di Cuneo, con un territorio molto esteso e con una rete viaria ad un'altitudine compresa tra i 904 metri e i 2.350 metri sul livello del mare, ed attraversato dalla strada statale 21 "della Maddalena", un'importante arteria italiana che collega l'Italia alla Francia su un tracciato inizialmente pianeggiante, ma che aumenta rapidamente di pendenza, registrando un notevole dislivello, divario che interessa per la maggior parte il transito degli autotreni di portata superiore alle 7,5 tonnellate, per evitare blocchi stradali e per regolare la circolazione di tali autotreni durante il periodo invernale con forti nevicate, ha emesso, nell'inverno 2017-18, ordinanza per far montare, obbligatoriamente, idonee catene da neve complete, con esclusione quindi delle cosiddette catene a cingoli o spezzoni, per i mezzi pesanti che transitano su tutte le strade, di proprietà dell'ANAS e Provincia comprese, insistenti sul suddetto Comune piemontese;
in risposta a detto atto, la Prefettura di Cuneo comunicava che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, attraverso la Direzione generale per la motorizzazione, nonché il Ministero dell'interno, entrambi informati dalla stessa della situazione di criticità della circolazione, disponevano che, in base alla normativa attualmente in vigore, non risultava possibile prescrivere l'utilizzo congiunto di pneumatici invernali e mezzi antisdrucciolevoli (catene), e nonostante quanto previsto dal comma 4 degli articoli 6 e 7 del codice della strada (nei centri abitati i Comuni possono, con ordinanza, stabilire obblighi, divieti e limitazioni di carattere temporaneo o permanente per ciascuna strada o tratto di essa o per determinate categorie di utenti, in relazione alle esigenze della circolazione o alle caratteristiche strumentali delle strade), affermavano il non corretto utilizzo dello strumento giuridico dell'ordinanza nel caso di specie, da parte dell'istituzione comunale;
dato atto che laddove fossero riscontrati impedimenti a garantire la corretta viabilità sulla strada statale 21 per la difficoltà di transito dei mezzi pesanti superiori alle 7,5 tonnellate in particolari circostanze climatiche nevose, quali per cause di intensità e/o formazione di ghiaccio, eccetera, l'ente proprietario della strada ha la facoltà di chiudere il tratto più critico, utilizzando il segnale di transitabilità ovvero limitare nel medesimo tratto la circolazione a tali autotreni per il tempo strettamente necessario, ma tale decisione dovrebbe essere l'estrema ratio, e sarebbe di gran lunga preferibile poter prescrivere comportamenti che evitino blocchi stradali in conseguenza di ordinanza o di ingorghi legati alla presenza di mezzi non attrezzati per transitare correttamente,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, alla luce della situazione descritta in premessa, non ritenga opportuno prevedere, direttamente con proprio provvedimento, l'utilizzo dei pneumatici "completi" (ad esclusione delle catene a cingoli o spezzoni) o autorizzare le Regioni o i Comuni interessati dalle suddette situazioni di rischio, ad emettere analoga misura, in considerazione del fatto che la difficoltà di transito di tali veicoli, in occasione di precipitazioni nevose intense, rischia di bloccare de facto la viabilità anche nel caso di un solo veicolo non attrezzato o inadeguato, e di recare grave pregiudizio anche per i residenti, oltre che per i conducenti degli stessi autotreni.
(3-01205)
D'ALFONSO - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Premesso che:
come riportato il 24 ottobre 2019 sul quotidiano "Il Centro", l'associazione "Carrozzine determinate" ha denunciato la mancanza di uno scuolabus attrezzato per il trasporto degli alunni in carrozzina presso il Comune di Scafa (Pescara), sostenendo, in particolare, che è sin dall'inizio dell'anno scolastico che ad un'alunna disabile, frequentante la scuola dell'infanzia, viene negato l'accesso allo scuolabus comunale;
l'attuale mezzo messo a disposizione della cooperativa "Mani Tese", che gestisce le politiche sociali dell'ente comunale di Scafa, non risulta essere dotato, né della pedana necessaria alla salita delle carrozzine, né di una corsia interna in grado di consentire ai piccoli in carrozzina di arrivare a scuola assieme ai loro compagni;
considerato che:
il Sindaco del Comune di Scafa, Maurizio Giancola, ha evidenziato come l'acquisto di un nuovo autobus, che consenta il trasporto di alunni diversamente abili, richieda una spesa di circa 85.000 euro che, allo stato attuale, il Comune non è in grado di affrontare;
l'associazione "Carrozzine determinate" già tempo fa si era occupata di un caso analogo a Lettomanoppello, poi risolto con l'adeguamento del mezzo;
considerato, altresì, che:
come sottolinea il presidente dell'associazione Claudio Ferrante, la bambina coinvolta, attualmente gravemente discriminata, non soltanto ha il diritto di recarsi a scuola insieme a tutti i suoi compagni, a prescindere dalle sue condizioni di salute, ma ha pieno diritto allo studio non potendo lo stesso, in alcun caso, essere subordinato alle capienze del bilancio comunale;
il disagio subìto non risulta essere esclusivamente limitato al trasporto giornaliero nel tragitto da casa a scuola, ma risulta coinvolgere anche le uscite didattiche organizzate dalla scuola;
appare evidente ed improcrastinabile procedere ad individuare a livello nazionale un'adeguata soluzione alla problematica, oltre che delle necessarie misure che impediscano il verificarsi di ulteriori analoghi episodi,
si chiede di sapere:
quali azioni possano essere adottate al fine di addivenire alla individuazione di una doverosa soluzione circa la vicenda descritta;
quali provvedimenti si intendano adottare affinché, nel prosieguo, si eviti il verificarsi di episodi analoghi.
(3-01207)
Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento
COMINCINI, MAGORNO, SUDANO, GINETTI, SBROLLINI, GARAVINI, VONO, PARENTE, CUCCA, MARINO - Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. - Premesso che:
l'Antico Caffè Greco, locale storico della città di Roma, situato in via dei Condotti e fondato nel 1760, è divenuto celebre per i molti frequentatori famosi ricevuti nel corso degli anni e, con oltre 300 opere esposte nelle sue sale, rappresenta una delle più importanti gallerie d'arte private aperte al pubblico al mondo;
la proprietà dell'immobile, e di tutti gli arredi presenti all'interno del locale, appartiene all'Ospedale israelitico e, fino al 30 settembre 2017, intercorreva con il gestore, un rapporto di locazione;
l'Antico Caffè Greco è stato considerato, con decreto ministeriale del 27 luglio 1953, un bene culturale di interesse particolarmente importante e dunque vincolato "espressione di identità culturale collettiva";
il Tar del Lazio, con una sentenza del 2011 passata in giudicato, ha definitivamente chiarito la natura del vincolo di tutela che è stato apposto "non solo sui locali (immobile) e sugli arredi, cimeli, decorazioni (mobili), ma anche sulla «licenza di esercizio dato che "il Caffè Greco costituisce un pregevole esempio di «pubblico ritrovo», consolidatosi nel tempo in virtù della consuetudine di una certa tipologia di avventori di frequentarlo e renderlo centro di incontri culturali";
l'Ospedale israelitico, proprietario dell'immobile, nel tentativo di cessare il rapporto con il gestore del locale, è ricorso alla giustizia amministrativa per far rimuovere il vincolo di tutela sul bene culturale Caffè Greco, perché, a suo dire, creava "l'inconveniente di una comunione forzosa" tra la proprietà dell'immobile (in capo appunto all'Ospedale israelitico), i beni mobili e la licenza di esercizio (di cui è titolare la Società Antico Caffè Greco);
secondo i giudici amministrativi non è conforme alla ratio e alla lettera del vincolo ministeriale "restringere la tutela all'immobile ed ai beni mobili, essendo chiara la volontà dell'Amministrazione di ricondurre il vincolo al particolare valore commerciale assunto nel tempo dalla destinazione del locale, dall'essere detto locale un ritrovo di artisti, anche stranieri, quindi un luogo noto in Italia ed all'estero come centro di vita artistica";
la proprietà, ricorrendo alla tutela della giurisdizione ordinaria (e senza coinvolgere il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo), ha intimato ed ottenuto l'ordinanza di convalida dello sfratto;
la stessa ordinanza era stata momentaneamente sospesa dai giudici della Corte d'Appello di Roma, riprendendo l'orientamento seguito dai tribunali della giustizia amministrativa;
l'Ospedale israelitico aveva avviato una nuova esecuzione sulla base della sentenza di convalida dell'ordinanza di sfratto intervenuta in seguito, che avrebbe dovuto realizzare lo sfratto del locale in data 22 ottobre 2019;
in data 21 ottobre 2019 i legali rappresentanti dei gestori hanno depositato un'istanza in cui sostengono di non aver incassato le diciotto mensilità che a norma di legge la proprietà, nel momento in cui si separa dall'inquilino di un locale commerciale, deve versare come indennità per la perdita dell'avviamento del locale;
il Tribunale di Roma ha accolto l'istanza e sospeso lo sfratto esecutivo dell'Antico Caffè Greco, rinviando ogni decisione a febbraio;
considerato che l'esecuzione dello sfratto determinerebbe la distruzione del "bene culturale particolarmente importante" Caffè Greco, perché reciderebbe il vincolo di tutela che lega indissolubilmente immobile, beni mobili e attività aziendale (licenza di esercizio) e quindi la specifica attività oggetto di tutela non sarebbe più esercitata in quell'immobile e con quei beni mobili (inamovibili),
si chiede di sapere:
quali orientamenti il Ministro in indirizzo intenda esprimere in riferimento a quanto esposto in premessa;
quali iniziative stia intraprendendo affinché, nel pieno rispetto del diritto di proprietà privata riconosciuto ad ogni singolo cittadino dalla nostra Carta Costituzionale, non venga comunque distrutto un bene culturale di tale rilevanza e tutelato dallo Stato, quale è il Caffè Greco.
(3-01200)
SBROLLINI, GARAVINI, MAGORNO, GINETTI, NENCINI, VONO, SUDANO, CUCCA - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Premesso che a quanto risulta agli interroganti:
dall'Atlante dell'infanzia a rischio 2019 di "Save the Children" è emerso che, tra il 2008 e il 2018, molti giovani (almeno uno su sette) si perdono lungo il percorso e finiscono per lasciare gli studi mentre chi continua ad andare a scuola è spesso costretto a farlo in strutture inadeguate, di cui settemila sono da considerarsi "vetuste" e più di 21.000 non hanno il certificato di agibilità;
l'Atlante ha rilevato che la cifra dei minori che vivono in povertà assoluta è triplicata, passando dal 3,7 per cento del 2008 al 12,5 per cento del 2018, arrivando a toccare quota 1,2 milioni;
sono difficili anche le condizioni abitative: negli anni della crisi (2011-2014), il 14 per cento dei minori ha patito condizioni di svantaggio;
l'Italia non dispone ancora di un piano strategico per l'infanzia e l'adolescenza e si registra un divario crescente in termini di spesa sociale media annua per famiglia e minori;
un minore su due non legge un libro, al di là di quelli scolastici durante l'anno, con picchi in Campania (64,1 per cento), Calabria (65,9 per cento) e Sicilia (68,7 per cento). La percentuale è passata dal 44,7 per cento del 2008 al 47,3 per cento del 2018;
lo sport rimane un privilegio per pochi. L'Atlante ha mostrato come in Italia circa un minore su 5 (tra i 6 e i 17 anni) non lo pratica e il 15 per cento svolge solo qualche attività fisica. Sono stati, tuttavia, riscontrati anche degli sviluppi positivi: nel 2008 il 21,8 per cento dei minori era sedentario, nel 2018 il dato scende a 17,9 per cento,
considerato che:
secondo i dati dell'OCSE, l'Organizzazione per la cooperazione internazionale, l'Italia spende per l'istruzione e l'università circa il 3,6 per cento del PIL, quasi un punto in meno rispetto alla media degli altri Paesi, pari al 5 per cento;
sebbene nell'ultimo decennio si siano fatti passi avanti sul tema della dispersione scolastica, abbattendo del 5,1 per cento la media nazionale dei cosiddetti "early school leavers", le differenze tra Nord e Sud sono drammatiche. A fronte di Regioni che hanno già centrato l'obiettivo europeo (Trentino, Umbria, Abruzzo e Friuli-Venezia Giulia) ce ne sono altre dove il tasso di dispersione scolastica supera il 20 per cento (Calabria, Sicilia e Sardegna),
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quale sia la sua valutazione in merito;
quali iniziative intenda intraprendere per affrontare in termini concreti il fenomeno della povertà educativa minorile e per l'attuazione di misure finalizzate alla prevenzione delle condizioni di marginalità sociale;
quali iniziative urgenti intenda altresì adottare per garantire che le strutture scolastiche siano a norma e dotate di certificato di agibilità.
(3-01204)
DE PETRIS - Al Ministro della salute. - Premesso che:
un'etichetta che certifichi il metodo d'allevamento, cioè il sistema in cui l'animale è stato allevato (ad esempio in gabbia, a terra, all'aperto), è uno strumento potente e di facile e chiara comprensione per dare indicazioni all'opinione pubblica sul livello complessivo di benessere dell'animale;
la bozza della proposta di legge istitutiva del «Sistema di qualità nazionale benessere animale e sostenibilità zootecnia», finalizzato ad elevare e garantire condizioni di benessere e salute animale significativamente superiori alle pertinenti norme comunitarie e nazionali, dichiara, al comma 2, che tale sistema è costituito "dall'insieme dei requisiti sanitari e di benessere animale collegati agli aspetti zootecnici e produttivi, comprensivi dell'intero sistema di gestione del processo allevatoriale degli animali destinati alla produzione alimentare, distinto per specie, razza, orientamento produttivo e metodo di allevamento";
l'adesione al Sistema "è volontaria ed è aperta a tutti gli operatori che si impegnano ad applicare la relativa disciplina e si sottopongono ai controlli previsti" e i relativi prodotti agroalimentari potranno essere contraddistinti da uno specifico "segno distintivo";
affinché il sistema possa creare prodotti "Made in Italy" di alta qualità, è evidente che il rispetto del benessere animale, inteso olisticamente come benessere fisico, benessere psicologico e possibilità di espressione dei comportamenti naturali, è imprescindibile. A tale proposito, sebbene il metodo di allevamento venga menzionato nel testo della bozza, non risulta chiaro il ruolo che questo giocherà nella istituzione del sistema e tantomeno viene chiarito se lo stesso verrà riportato nel segno distintivo o in etichetta, cosa fondamentale per fornire una informazione trasparente al consumatore;
già nel 2000, nel libro bianco sulla Sicurezza alimentare, la Comunità europea dichiarava espressamente l'importanza di garantire il consumatore "dai campi alla tavola", attraverso un approccio integrato, che includa anche la salute e il benessere animale. In seguito al "Brambell Report", nel quale vengono definite le cinque libertà: possibilità di disporre di un ambiente confortevole, libertà dalla sete, dalla fame e dalla malnutrizione, prevenzione delle malattie, libertà di manifestare il proprio repertorio comportamentale ed infine libertà dalla paura, il Consiglio d'Europa, costituito dalla rappresentanza di 39 Paesi, ha emanato cinque convenzioni che si basano su concetti etici comuni a tutte le nazioni partecipanti quali evitare sofferenze agli animali e provvedere loro condizioni di vita in accordo con le loro necessità fisiologiche e comportamentali;
risulta all'interrogante che il 21 ottobre 2019 si è tenuta una riunione presso il Ministero della salute con le sole associazioni di categoria, presieduta dal direttore generale della direzione sanità animale e farmaci veterinari per illustrare il nuovo sistema di certificazione dei suini da ingrasso;
appare gravissimo che le associazioni che rappresentano la società civile, coinvolte in interlocuzioni con il Governo Conte I, oltre a non essere state coinvolte alla riunione del 21 ottobre che ha definito il nuovo sistema di etichettatura, non siano tuttora a conoscenza del testo definitivo illustrato dal dottor Borrello sulla certificazione dei prodotti derivati dagli allevamenti suinicoli;
il dottor Borrello, inoltre, dall'inizio dell'insediamento del nuovo Governo non ha avviato nessuna interlocuzione con le associazioni finalizzata alla realizzazione di un progetto di sistema più ampio sull'etichettatura volontaria;
all'interrogante preoccupa molto la possibilità che si crei un solo livello di certificazione chiamato genericamente "benessere animale" e che non siano menzionati in nessun modo i metodi di allevamenti (all'aperto, in gabbia, in capannoni). Questo sarebbe infatti estremamente pericoloso, perché di fatto sdoganerebbe sul mercato l'allevamento intensivo, livellando verso il basso la media della qualità degli allevamenti italiani, impedendo a chi alleva all'aperto o con condizioni migliorate, di venire riconosciuto dai consumatori, anche in termini di prezzo, sul mercato;
inoltre, preoccupa molto il fatto che, nella bozza fatta circolare dal Ministero durante l'incontro del 21 ottobre scorso con i rappresentanti degli allevatori, alcuni criteri di valutazione del benessere animale, così come indicati nella relativa tabella, non siano neppure corrispondenti ai minimi requisiti della Direttiva europea per la protezione dei suini 2008/120/CE e alle relative raccomandazioni della Commissione europea, mentre il documento dovrebbe fare riferimento a un livello superiore di benessere animale,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga gravissimo il mancato coinvolgimento delle associazioni che rappresentano la società civile e che, a differenza di quanto accaduto nel Governo Conte I, sono state escluse da qualsiasi interlocuzione;
se non ritenga che una certificazione del benessere animale, che non contempli il metodo di allevamento, sia uno strumento gravemente insufficiente, limitato e non adatto a certificare e dare nuova autorevolezza al "Made in Italy" in termini di benessere animale;
per quanto descritto in premessa, se non ritenga assolutamente necessario correggere la proposta di legge istitutiva del «Sistema di qualità nazionale benessere animale e sostenibilità zootecnia» nel senso di esplicitare che il segno distintivo o etichetta debba necessariamente contenere l'indicazione del metodo di allevamento e che siano quindi rappresentati diversi metodi di allevamento per ogni specie.
(3-01206)
NATURALE, DONNO, TRENTACOSTE, ANGRISANI, FATTORI, GAUDIANO, LEONE, LANNUTTI, GALLICCHIO, ROMANO, COLTORTI, CORRADO, RICCIARDI, ABATE, PUGLIA, AGOSTINELLI, MOLLAME, LA MURA - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. - Premesso che:
ormai da diversi anni la costante importazione di grano estero pone problemi ai produttori nazionali, che vedono compromessa la redditività delle loro aziende con effetti immediati, come le difficoltà nel far fronte ai costi aziendali e, conseguentemente, relativa contrazione dei livelli occupazionali, e mediati, come il rischio di una drastica riduzione delle superfici coltivate a grano;
la regione Puglia è il principale produttore italiano di grano duro, con 346.500 ettari coltivati e 9.990.000 quintali prodotto e valore della filiera della pasta pari a 542.000.000 euro. La Puglia è, d'altro canto, la regione che paradossalmente ne importa di più, tanto da rappresentare un quarto del totale del valore degli arrivi di prodotti agroalimentari nella regione;
nei primi sei mesi del 2019, secondo uno studio predisposto dalla Coldiretti su dati Istat, la quantità di grano importato dal Canada è aumentata di circa 9 volte rispetto allo stesso periodo del 2018. Come noto, in Canada viene fatto largo uso di glifosato nella fase di pre-raccolta, per seccare e garantire artificialmente un livello proteico elevato;
l'uso del glifosato, vietato nel nostro Paese nella fase di pre-raccolta e trebbiatura, comporta seri rischi per la salute pubblica, come peraltro ribadito da una recente sentenza emessa dal Tribunale superiore della contea di Alameda, a Oakland, in California. La giuria ha condannato la Monsanto, di proprietà del colosso chimico-farmaceutico tedesco Bayer, a risarcire con 86 milioni di dollari una coppia di agricoltori colpiti da linfoma non Hodgkin per aver utilizzato per oltre trent'anni il diserbante Roundup, erbicida a base di glifosato;
negli ultimi giorni è approdata nel porto di Bari la nave "Lawlands Comfort", battente bandiera panamense, con una stazza di 550.000 quintali di grano duro;
il controllo nei porti d'attracco necessita di tempi lunghi, mediamente 15 giorni, per l'analisi dei campioni prelevati dalle stive delle navi cargo provenienti dall'estero che trasportano derrate alimentari, nella fattispecie grano, per la mancanza di laboratori d'analisi o strutture accreditate, compito che viene svolto da laboratori privati convenzionati,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda intervenire per garantire controlli più rapidi e diffusi sulle navi in arrivo nei porti italiani, specie in quello di Bari;
come intenda attivarsi per impedire rischi così elevati per la salute pubblica e, parallelamente, per la difesa delle produzioni nazionali da questo tipo di concorrenza sleale.
(3-01208)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
BATTISTONI, MALLEGNI, MOLES - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
nel gennaio 1993 Sergio De Caprio ha arrestato il più famoso e spietato latitante di "Cosa Nostra", Totò Riina, diventando così un simbolo della lotta alla mafia;
il decreto-legge 6 maggio 2002, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 luglio 2002 n. 133 e recante "Disposizioni urgenti in materia di sicurezza personale ed ulteriori misure per assicurare la funzionalità degli uffici dell'Amministrazione dell'interno", sancisce, all'articolo 1, che il Ministro dell'interno adotta i provvedimenti e impartisce le direttive per la tutela e la protezione delle persone che per le funzioni esercitate o che esercitano o per altri comprovati motivi, sono soggette a pericoli o minacce, potenziali o attuali, nella persona propria o dei propri familiari, di natura terroristica o correlati al crimine organizzato;
è allarmante il servizio mandato in onda, nella serata del 22 ottobre 2019 sul programma "Le Iene", da cui si evince che il "Capitano Ultimo" sarebbe ancora in pericolo, come confermano le minacce a lui rivolte a tutt'oggi da esponenti della cosca mafiosa o anche l'incendio plurimo che ha avuto luogo fuori la casa di famiglia del Capitano, nonostante l'UCIS, il servizio preposto per l'assegnazione dei dispositivi di sicurezza, abbia affermato che non ci sono elementi di pericolo per lo stesso;
la lotta alla mafia resta una priorità assoluta per il nostro Paese, che dovrebbe mobilitare tutte le istituzioni, considerato che tale organizzazione criminale è ancora ben radicata in Italia e continua a mietere vittime;
la legalità e la sicurezza sono al primo posto nell'interesse dei nostri concittadini,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga di dovere assumere iniziative al fine di proteggere tutti i cittadini ed ancor di più un eroe nazionale della lotta alla mafia;
se siano al corrente dei pericoli che a tutt'oggi corre il comandante De Caprio;
quali urgenti provvedimenti intenda assumere per ovviare a questa incresciosa decisione, che sta allarmando tutti i cittadini;
se non ritenga utile assumere una posizione chiara al fine di tutelare un simbolo così noto della lotta alla mafia, per testimoniare fermamente la posizione dello Stato nei confronti di un fenomeno ancora molto diffuso.
(4-02374)
CALANDRINI, GARNERO SANTANCHE', IANNONE, LA PIETRA, MAFFONI, PETRENGA, RAUTI, TOTARO, URSO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
con la delibera n. 351 del 2019, la sezione regionale di controllo della Corte dei conti per la Lombardia ha affrontato, su richiesta di un'amministrazione comunale, la fattispecie diffusa tra gli enti locali, di affidare a professionisti esterni la propria struttura burocratica, gli incarichi per la progettazione di una determinata opera pubblica, senza avere nel proprio strumento economico le risorse per la realizzazione della medesima, imputandole al titolo II del predetto, con l'intento di intercettare, in un momento successivo, attraverso apposite forme di finanziamento, quelle necessarie per l'esecuzione del proposto intervento;
la sezione della Corte dei conti, nel definire la questione, ha stabilito che detti incarichi debbano essere necessariamente inseriti nel complessivo e più ampio quadro economico dell'opera all'esito di un'effettiva e concreta programmazione degli obiettivi perseguiti, con la conseguenza, che tutte le risorse e i mezzi finanziari per procedere nella fase di progettazione e nella conseguente realizzazione, debbano essere individuate necessariamente, ex ante, con un grado di attendibilità tale da evitare che si faccia ricorso all'affidamento di un incarico, con l'utilizzo di risorse pubbliche, cui non faccia sicuramente seguito la realizzazione dell'intervento proposto, con conseguente insussistenza del necessario e concreto interesse pubblico;
il giudice contabile, nell'esprimere il suddetto parere, ha richiamato il disposto contenuto nell'articolo 23 del decreto legislativo n. 50 del 2016, che, nell'individuare la progettazione in materia di lavori pubblici su tre specifici livelli tecnici (progetto di fattibilità tecnica ed economica, progetto definitivo e progetto esecutivo), impone la preventiva quantificazione delle spese per la realizzazione delle opere progettate e la redazione del relativo cronoprogramma di esecuzione;
più in particolare, il decreto ministeriale 1° marzo 2019 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale 25 marzo 2019, n. 71), all'art. 3 ha apportato diverse modifiche al principio contabile applicato in materia di contabilità finanziaria, di cui all'allegato 4/2 del decreto legislativo n. 118 del 2011. Nello specifico, dalle modifiche introdotte da detta disposizione emerge che per la contabilizzazione, tra gli investimenti, delle spese per il livello minimo di progettazione dell'ente, ai fini della definizione degli indirizzi generali riguardati gli investimenti e la realizzazione delle opere pubbliche (DUP, DEFR o altri documenti di programmazione), è necessario preliminarmente individuare, in modo specifico, l'investimento a cui la spesa di progettazione è destinata, con conseguente previsione delle forme di finanziamento necessarie per la sua realizzazione;
la Corte dei conti ritiene, pertanto, che il conferimento di un incarico relativo alle spese di progettazione, da contabilizzare tra le spese di investimento, vada inserito nell'ambito di una effettiva e concreta programmazione dell'opera, ove, di conseguenza, anche le risorse e i mezzi finanziari complessivi da utilizzare devono essere conosciuti o conoscibili ex ante, con un grado di attendibilità tale da evitare che si faccia ricorso a un affidamento non finalizzato al perseguimento di un concreto interesse pubblico. Risulta, altresì, indispensabile per i giudici contabili l'accertamento della fattibilità e della finanziabilità dell'opera pubblica, quale condizione minima e imprescindibile per il conferimento di un incarico di progettazione, al fine di evitare una spesa di denaro pubblico inutile, nel rispetto del più generale criterio di diligenza, che deve sempre caratterizzare l'agire pubblico. Ciò vale anche nell'ipotesi in cui si decida di far rientrare l'affidamento dell'incarico tra le spese correnti;
alla luce di tali principi emerge che l'accertamento della fattibilità e della finanziabilità dell'opera pubblica, appare quale condizione minima e imprescindibile per il conferimento di un incarico di progettazione;
in un simile contesto deve evidenziarsi che, stante l'endemica situazione di disagio economico in cui versa la stragrande maggior parte delle amministrazioni locali nel nostro Paese, queste dispongono, a mala pena, delle spese per ottenere il livello minimo di progettazione di un determinato intervento che intendono realizzare per lo sviluppo del loro territorio e non anche di quelle necessarie per sostenere la costruzione del medesimo;
gli interroganti vogliono evidenziare alcune rilevanti ripercussioni che tale delibera avrà sui criteri di attribuzione di finanziamenti pubblici a fondo perduto previsti da bandi europei, nazionali, regionali e destinati agli enti locali per la realizzazione di opere pubbliche;
tra i criteri di selezione dei beneficiari dei finanziamenti è frequentemente inserito quello della cantierabilità dell'intervento o l'attribuzione di un punteggio più elevato per i livelli progettuali più avanzati. È dunque evidente che per avere una possibilità di ottenere il finanziamento l'ente deve essere in possesso di una progettazione esecutiva o almeno definitiva;
va rilevato che il finanziamento dell'opera con cui l'ente partecipa al bando pubblico è tutt'altro che certo, considerata l'ampia partecipazione che caratterizza i bandi che prevedono contributi finanziari a fondo perduto. Tale incertezza, per effetto della citata delibera, determina l'impossibilità di affidare la progettazione e quindi di partecipare al bando;
stante tale stato di cose, il necessario preventivo reperimento delle risorse economiche citate, rischia di rendere praticamente impossibile per le amministrazioni locali anche le più semplici forme di opera pubblica, non avendo la maggioranza delle suddette, sostanze nei propri conti economici atte a consentire tali realizzazioni, dovendo sempre e comunque far ricorso per tali iniziative a forme di finanziamento, che presuppongono forme concorsuali e pertanto un minimo di alea che sembra essere esclusa dai giudici contabili;
a parere degli interroganti tale configurazione rischia di innescare un vero e proprio circolo vizioso nell'economia degli enti locali, in grado di mandare in crisi lo sviluppo del territorio;
in tale situazione si potrebbe verificare concretamente che un bando che richieda progettazioni avanzate vada deserto;
ciò comporta che al fine di un autentico perseguimento del concreto interesse pubblico e della semplificazione che sottende allo sviluppo infrastrutturale ed edile del Paese, è urgente individuare una semplificazione in detta attività procedimentale che possa risolvere una simile antinomia,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga necessario ed urgente intervenire, anche con provvedimenti normativi, al fine di individuare soluzioni amministrative che possano contemperare la duplice esigenza di rispettare i principi di buon andamento della pubblica amministrazione con la necessità, in particolar modo stringente per gli enti con limitate risorse di bilancio, di poter accedere, anche tramite la realizzazione di progetti nella loro mera fase preliminare, al finanziamento di opere pubbliche;
se, in particolare, non ritenga di effettuare una valutazione in ordine alle modalità di accesso alle forme di finanziamento in questione, al fine di evitare la possibile antinomia evidenziata, e la conseguente paralisi soprattutto per le piccole amministrazioni locali.
(4-02375)
BOSSI Simone, CAMPARI, SAPONARA, CENTINAIO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
l'articolo 1, comma 891, della legge di bilancio per il 2019 (legge n. 145 del 2018), introdotto con emendamento Lega, ha istituito un Fondo per la messa in sicurezza dei ponti esistenti e per la realizzazione di nuovi ponti, in sostituzione di quelli esistenti con problemi strutturali di sicurezza sul bacino del Po, con una dotazione annua di 50 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2023 per un totale di 250 milioni;
rientrano nell'insieme dei nuovi ponti da realizzare due importanti ponti, da anni attesi sul territorio, quelli di Casalmaggiore e della Becca;
il ponte della Becca, sulla ex strada statale 617, costruito tra il 1910 e il 1912 sulla confluenza tra i fiumi Ticino e Po, distrutto da bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e ripristinato, presenta annualmente problematiche importanti e imprevedibili che ne obbligano la chiusura per settimane ai fini della manutenzione straordinaria, creando ripetuti disagi alle comunicazioni e dispendio significativo di risorse per la messa in sicurezza; la costruzione di un nuovo ponte migliorerà la viabilità di un nodo strategico per l'attraversamento dei fiumi Ticino e Po e il collegamento con tutta la zona dell'Oltrepò;
il ponte di Casalmaggiore, sulla strada provinciale 343/R, ex strada statale Asolana nel tratto tra Colorno e Casalmaggiore, è percorso giornalmente da un traffico sostenuto di circa 13.000 veicoli, di cui 2.000 tir, ed è indispensabile per il collegamento tra Parma, Mantova e la bassa Cremonese; si tratta pertanto di un ponte strategico, che collega due regioni importantissime per l'economia dell'intero Paese, che, tuttavia, essendo stato inaugurato nel lontano 1958, ha ormai esaurito la sua funzione e mediamente ogni 7 anni necessita di importanti lavori di manutenzione e ristrutturazione con completa chiusura al traffico;
durante tali interventi tampone di manutenzione straordinaria, la chiusura del ponte di Casalmaggiore crea gravi disagi alla popolazione e soprattutto ai pendolari che si recano giornalmente al lavoro e a tutte le aziende produttive della zona; è impellente la necessità della realizzazione di un nuovo ponte di collegamento Colorno - Casalmaggiore che, ovviamente, dovrà essere costruito nello stesso punto o poco distante, essendo la posizione strategica per congiungere strade primarie di collegamento tra 2 regioni e 3 province; i cittadini chiedono soluzioni concrete e sicure, anche perché il CNR ha inserito il ponte tra le opere da tenere sotto osservazione;
da notizie sui media si è appreso, con grande soddisfazione dei cittadini interessati, che nello schema di decreto interministeriale tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Ministero dell'economia e delle finanze di ripartizione del citato fondo di 250 milioni di euro, come elaborato dal Governo Conte I, è stata assicurata priorità alla progettazione e alla realizzazione del nuovo ponte di Casalmaggiore e del nuovo ponte della Becca, assegnando rispettivamente 64.310.780,37 euro e 72.000.000 euro;
tuttavia, dalla risposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ad una interrogazione della Lega in VIII Commissione permanente (Ambiente, territorio e lavori pubblici) alla Camera dei deputati, si apprende ora che il nuovo Governo ha deciso di finanziare con le risorse dell'articolo 1, comma 891, della legge di bilancio per il 2019, solo i progetti di fattibilità tecnica ed economica dei due ponti di Casalmaggiore e della Becca, rimandando il finanziamento dei progetti definitivi ed esecutivi e della relativa realizzazione ad un futuro aggiornamento del contratto di programma Anas;
si fa riferimento infatti ad un "elenco degli interventi per i quali vengono finalizzate prioritariamente le risorse destinate ad attività di progettazione per investimenti, da inserire nei successivi aggiornamenti contrattuali ovvero nel prossimo Contratto di programma ANAS. In tale elenco, vi è la Realizzazione di nuovi ponti sul Po in corrispondenza degli itinerari stradali ricadenti nella regione Lombardia, e quindi anche quelli relativi ai nuovi ponti presso Casalmaggiore e della Becca", senza ulteriori precisazioni nei tempi e nelle risorse a disposizione;
i cittadini interessati temono un ribaltamento delle priorità stabilite in precedenza e una mancata sensibilità da parte dell'attuale Governo per i problemi viabilistici della pianura padana,
si chiede di sapere se la realizzazione dei due nuovi ponti sul Po di Casalmaggiore e della Becca rientri nelle priorità del Governo Conte II e se restino confermate le risorse previste dal precedente Governo pari, rispettivamente, a 64.310.780,37 euro e a 72.000.000 euro.
(4-02376)
VONO, MAGORNO, SUDANO, GINETTI, SBROLLINI, GARAVINI, PARENTE, CUCCA, MARINO - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:
l'art. 77, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1978, così come modificato dall'art. 5 della legge n. 261 del 1991, stabilisce che i trattamenti pensionistici di guerra "non costituiscono reddito. Tali somme sono, pertanto, irrilevanti ai fini fiscali, previdenziali, sanitari ed assistenziali ed in nessun caso possono essere computate, a carico dei soggetti che le percepiscono e del loro nucleo familiare, nel reddito richiesto per la corresponsione di altri trattamenti pensionistici, per la concessione di esoneri ovvero di benefici economici e assistenziali";
tale norma è sempre stata pacificamente riconosciuta come "norma speciale" e quindi prevalente rispetto alle più generiche disposizioni a favore dei cittadini. A questo proposito va ricordato che recentemente l'INPS, su parere del Ministero del lavoro, ha esplicitamente affermato che tale disposizione è "stata voluta proprio per sottolineare il carattere ininfluente del trattamento pensionistico di guerra in tutte quelle circostanze nelle quali la sua percezione non sia dichiarata espressamente incompatibile da apposita legge" (circolare n. 268 del 25 novembre 1991 e n. 119 dell'8 ottobre 2007) e su questa base ha stabilito l'irrilevanza dei trattamenti pensionistici di guerra anche a fronte di leggi che prevedevano la rilevanza di "redditi di qualsiasi natura, compresi i redditi esenti da imposte", orientamento ribadito nel messaggio n. 10462 dell'1° luglio 2013 dell'INPS;
considerato che nonostante i numerosi solleciti in tal senso da parte dell'Associazione nazionale vittime civili di guerra e della prima firmataria del presente atto di sindacato ispettivo durante il Governo Conte I, il Ministero del lavoro non ha a tutt'oggi applicato tale normativa con riferimento al calcolo dell'ISEE, per il quale continua a considerare rilevanti i trattamenti pensionistici di guerra indiretti (quelli diretti sono stati esclusi in forza del decreto-legge 29 marzo 2016, n. 42, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio, n. 89),
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda intervenire in merito a questa prassi interpretava che, rispetto a un istituto fondamentale come l'ISEE, annulla il valore risarcitorio dei trattamenti pensionistici di guerra, definiti come un "atto risarcitorio, di doveroso riconoscimento e di solidarietà da parte dello Stato nei confronti di coloro che, a causa della guerra, abbiano subito menomazioni nell'integrità fisica o la perdita di un congiunto" (art. 1 del decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1978, n. 915).
(4-02377)
PUCCIARELLI - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
la ferrovia Pontremolese è la linea di trasporto ferroviario che congiunge Parma con la dorsale tirrenica nei pressi di La Spezia, estendendosi per circa 120 chilometri;
a quarant'anni di distanza dai primi progetti, soltanto un terzo della Pontremolese è stato raddoppiato e ammodernato, malgrado il porto di La Spezia movimenti oltre il 30 per cento dei traffici su ferro. Tale tratto rappresenta un itinerario merci strategico che congiunge la dorsale tirrenica nei pressi di La Spezia con Parma e quindi idealmente con il corridoio del Brennero;
la vecchia ferrovia ottocentesca è parsa ben presto inadeguata, sia per il fatto di essere a binario singolo (salvo il tunnel in quota), sia per il tracciato acclive e con raggi di curvatura eccessivamente stretti e a sagoma ridotta;
dagli anni Ottanta si parla di radicale ammodernamento con raddoppio su nuova sede, ma progetti e lavori hanno conosciuto continui rinvii tra mancanza di fondi e scarsa volontà politica: basti pensare che il progetto di adeguamento della Pontremolese risale alla legge di finanziamento, nota come Piano integrativo del 1981;
nell'aprile 2019 è stato avviato un Tavolo inter-istituzionale tra i territori di Parma e La Spezia, amministrazioni locali e rappresentanti del mondo produttivo per sostenere il potenziamento della direttrice ferroviaria Tirreno-Brennero, che vede il suo cuore nella nuova Pontremolese;
la ferrovia è stata ammodernata finora per poco meno di 40 chilometri, quindi circa un terzo. Fino al 1996 il doppio binario era presente solo nel tratto da Vezzano Ligure a Santo Stefano di Magra. Nello stesso anno è stata inaugurata la variante di tracciato a doppio binario quasi completamente in galleria da Solignano a Berceto. Nel 2003 è stato inaugurato il nuovo fascio merci di La Spezia Marittima. Nel 2005 è entrato in funzione il tratto tra Santo Stefano di Magra e Chiesaccia, raccordato nel 2008 con la linea della Garfagnana. Nel 2014 sono terminati i lavori di raddoppio tra Solignano e Fornovo;
la Pontremolese è stata costruita fin da subito a doppio binario nel tratto centrale tra Pontremoli e Borgo Val di Taro, che comprende il tunnel in quota. Ma il raddoppio, in questo caso, offre pochi vantaggi, perché l'opera appare comunque inadatta ai traffici merci attuali che richiederebbero anche in questo caso, come in molti altri valichi presenti su alpi e appennini, un tunnel di base;
considerato che:
la ferrovia rappresenta un pezzo potenziale del corridoio Tirreno-Brennero, che dovrebbe connettere persone e merci dal centro nord Europa con le vie marittime del Tirreno;
il traffico merci pendolare e turistico che oggi percorre la tratta su gomma incontra spesso disagi e congestioni;
allo stato attuale la linea è evidentemente obsoleta;
l'opera era stata inserita fra le 77 ritenute prioritarie dal Governo Conte I,
si chiede di sapere, se e come il Ministro in indirizzo intenda avviare le azioni idonee alla realizzazione dell'opera, ovvero implementare e stanziare le risorse necessarie, e se intenda dare seguito al programma di progettazione esistente per l'esecuzione e per la definitiva realizzazione dell'opera.
(4-02378)
LONARDO, MALLEGNI, GASPARRI, BARBONI, BERARDI, CANGINI, CAUSIN, DAL MAS, MASINI, FANTETTI, PAGANO, ROSSI, STABILE, PEROSINO, BATTISTONI - Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che:
il sistema delle funzioni e dell'organizzazione delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, come disciplinato dalla legge 29 dicembre 1993, n. 580 e già modificato dal decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 23, è stato recentemente oggetto di riforma ad opera del decreto legislativo 25 novembre 2016, n 219, di attuazione della delega di cui all'art. 10 della legge delega di riforma delle pubbliche amministrazioni (legge 7 agosto 2015, n. 124, cosiddetta "Legge Madia");
la legge n. 580 del 1993 disciplina le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura come enti pubblici dotati di autonomia funzionale, che svolgono, nell'ambito della circoscrizione territoriale di competenza, sulla base del principio di sussidiarietà di cui all'articolo 118 della Costituzione, funzioni di interesse generale per il sistema delle imprese, curandone lo sviluppo nell'ambito delle economie locali;
il decreto legislativo n. 219 del 2016 ha introdotto una serie di importanti novità, con particolare riguardo alle funzioni delle camere di commercio, all'organizzazione dell'intero sistema camerale e alla sua governance complessiva;
sulla base dell'articolo 3 del citato decreto legislativo, rubricato "Riduzione del numero delle camere di commercio mediante accorpamento, razionalizzazioni delle sedi e del personale", l'Unioncamere ha trasmesso al Ministero dello sviluppo economico una proposta di rideterminazione delle circoscrizioni territoriali, al fine di ricondurre il numero complessivo delle camere di commercio entro il limite di 60, nel rispetto di due vincoli (almeno una Camera di commercio per Regione; accorpamento delle Camere di commercio con meno di 75.000 imprese iscritte);
il medesimo articolo 3 ha poi rinviato a un successivo decreto del Ministero dello sviluppo economico, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, per la rideterminazione delle circoscrizioni territoriali, l'istituzione delle nuove camere di commercio, la soppressione delle camere interessate dal processo di accorpamento e razionalizzazione;
alcune Camere di Commercio, precisamente 6 su 18 (queste ultime sono: Massa Carrara, Pavia, Ferrara, Lucca, Pisa, Terni, Rieti, Frosinone, Teramo, Benevento, Oristano, Brindisi, Vibo Valentia, Crotone, Catanzaro, Ravenna, Parma, Verbania Cusio Ossola), hanno legittimamente fatto ricorso contro la normativa che impone alle stesse l'accorpamento con altre e la conseguente soppressione a beneficio, di enti "monstre" che includono da 2 a 3 territori provinciali, distanti tra loro 200/300 chilometri anche non confinanti, con assetti istituzionali e relazionali completamente diversi e soprattutto con sistemi produttivi totalmente differenziati, in termini di settori, numero imprese, loro dimensioni, quindi esigenze di aiuto e servizi specifici. I territori, specialmente quelli più piccoli, più deboli e più in crisi sarebbero i primi a soffrirne;
ad esempio la Regione Piemonte, con il ricorso n. 164 del 27 marzo 2019, ha impugnato il decreto ministeriale 16 febbraio 2018 nella parte in cui, in attuazione dell'art. 3 decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 219 recependo la proposta avanzata da Unioncamere (delibera del 30 maggio 2017), dispone l'accorpamento della Camera di commercio del Verbano Cusio Ossola con quelle di Biella, Vercelli e Novara, mentre altre regioni come la Toscana ed Emilia-Romagna hanno deliberato all'unanimità la modifica della disciplina vigente volta a prevedere gli accorpamenti su base volontaria;
recentemente si sono ipotizzati interventi normativi per commissariare le camere di commercio, ancorché in attesa della decisione della Corte costituzionale;
giova ricordare che il 17 ottobre 2018 è stato presentato un disegno di legge del senatore Mallegni (AS 872), che ha l'obiettivo di superare le modifiche introdotte dal decreto legislativo n. 219 del 2016, recuperando sostanzialmente il comma 3 dell'articolo 1 della legge 29 dicembre 1993, n. 580;
il citato disegno di legge, assegnato alla 10ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo), ad oggi non ha ancora iniziato il suo iter parlamentare. La modifica proposta dispone che le camere di commercio hanno sede in ogni capoluogo di provincia e la loro circoscrizione territoriale coincide, di regola, con quella della provincia o della città metropolitana,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga di adottare misure finalizzate a modificare la disciplina vigente ai sensi del citato decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 219, prevedendo la volontarietà degli accorpamenti da deliberare a seguito della modifica;
per quale motivo Unioncamere intenda portare avanti il commissariamento delle Camere che ad oggi non hanno concluso il processo di accorpamento, pur in presenza di una sospensiva per una decisione davanti alla Corte costituzionale con conseguente passaggio al TAR.
(4-02379)
DE PETRIS - Al Ministro della salute. - Premesso che:
la fibromialgia è una malattia che colpisce prevalentemente le donne rispetto agli uomini, con un rapporto di incidenza pari a circa 9:1. La malattia colpisce approssimativamente 2/3 milioni di italiani e la fascia di età più colpita si estende dai 25 ai 55 anni. Dal 1992 l'Organizzazione mondiale della sanità, con la cosiddetta Dichiarazione di Copenhagen, elenca la fibromialgia tra le "Malattie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo" (ICD-10).
la fibromialgia è una sindrome dolorosa cronica da sensibilizzazione centrale caratterizzata dalla disfunzione dei circuiti neurologici preposti all'elaborazione degli impulsi provenienti dalle afferenze del dolore dalla periferia al cervello. La predetta patologia si manifesta, secondo i principali criteri diagnostici, con dolore muscolo scheletrico diffuso e con la presenza di specifiche aree dolorose alla digito-pressione (tender points), l'affaticamento costante, una rigidità generalizzata, l'insonnia e un sonno non ristoratore, il mal di testa, la vescica iperattiva, la dismenorrea, l'ipersensibilità al freddo, il cosiddetto "fenomeno di Raynoud", la sindrome delle gambe senza riposo, l'intorpidimento, il formicolio atipico, il prurito, la sensazione di pressione e di stringimento, una scarsa resistenza all'esercizio fisico e una generale sensazione di debolezza, confusione mentale, alterazione della memoria e della concentrazione, dolori addominali e colon irritabile, dispepsia, intolleranza al caldo, secchezza delle mucose, sintomi urinari e genitali;
questi sintomi limitano la persona che ne soffre nell'eseguire attività normali e si ripercuote sulle capacità lavorative e sulla qualità della vita. Lo stress, l'ansia e la depressione hanno una netta correlazione con questa patologia e molti pazienti fibromialgici presentano sintomi associabili a malattie autoimmuni. come la tiroidite di Hashimoto, il lupus eritematoso sistemico, l'artrite reumatoide e la sindrome di Sjogren;
nonostante la fibromialgia sia una condizione grave che colpisce un elevato numero di persone, e andrebbe trattata, per l'ampio spettro di sintomatologie, con approccio multidisciplinare, essa non è ancora riconosciuta come malattia invalidante;
le persone che ne soffrono non riescono a ricevere cure adeguate. La difficoltà diagnostica dà spesso il via a un percorso che si protrae per anni ed a un costoso calvario. Anche se non esiste una cura specifica, essendo una malattia cronica la fibromialgia richiede trattamenti multidisciplinari a lungo termine, farmacologici convenzionali e non convenzionali;
essendo la sua caratteristica principale il dolore, i malati di fibromialgia dovrebbero rientrare pienamente nella categoria delle persone che necessitano di terapia del dolore e dei livelli essenziali di assistenza. Secondo l'articolo 32 della Costituzione, «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti (...)». Quindi lo Stato deve riconoscere anche a chi soffre di fibromialgia le cure, le spese mediche e gli esami diagnostici necessari, come per le altre malattie invalidanti;
sebbene siano passati ventisei anni dall'inserimento da parte dell'OMS della fibromialgia nel Manuale di classificazione internazionale delle malattie e benché altre organizzazioni mediche di carattere internazionale la ritengano una malattia cronica, ancora oggi non tutti i Paesi europei condividono tale posizione e, tra essi anche l'Italia;
nel corso degli anni sono state presentate interrogazioni e proposte di legge e molto si sono spese le associazioni dei malati e le loro famiglia per vedere garantiti i loro diritti. Dopo tantissimi incontri con le commissioni competenti e con il Ministero della salute, è stato comunicato che per il riconoscimento della malattia sono necessari di ulteriori studi i cosìddetti "CUT OFF", forniti dalle associazioni gratuitamente e che viene richiesto un "Consensus Conference", fornito sempre gratuitamente. Tale Consensus è stato validato scientificamente da due università: Pisa e Ancona;
il 20 settembre 2018 il dottor Andrea Urbani, direttore della Programmazione sanitaria e Presidente del collegio permanente per la revisione dei LEA, del Ministero della salute, ha confermato alle associazioni che la documentazione fornita era valida e quindi la fase scientifica si poteva ritenere superata. A questo punto sarebbe dovuta intervenire la politica per l'eventuale copertura economica;
il 10 ottobre, all'audizione al Senato, il dottor Urbani deposita una memoria in cui si dice che lo studio della Società italiana di reumatologia (SIR) sui gradi di severità della malattia è in via di pubblicazione, in quanto sono stati acquisiti i risultati;
nel mese di dicembre 2018 l'Istituto Superiore di Sanità, a distanza di un anno e mezzo dalla consegna dei documenti presentati dalle associazioni e della letteratura internazionale e nazionale, decide che gli studi sono insufficienti e durante un incontro al Ministero della salute la Società Italiana di reumatologia (SIR) si impegna ad effettuare in sei mesi ulteriori approfondimenti in 15 centri di riferimento selezionati su tutto il territorio nazionale che si sono resi disponibili a monitorare circa un migliaio di pazienti;
ad oggi non ci sono notizie certe sullo studio che dovrebbe effettuare la Società Italiana di reumatologia,
si chiede di sapere:
se esista un atto ufficiale da parte del Ministero della salute che documenti l'affidamento alla SIR su gli ulteriori studi sui gradi di severità della fibromialgia;
a che punto siano gli studi di approfondimento richiesti dall'Istituto Superiore di Sanità;
quali siano i 15 centri di riferimento individuati sul territorio nazionale;
quale sia la metodica utilizzata;
quali associazioni di pazienti siano state coinvolte per lo studio di ricerca.
(4-02380)
PUCCIARELLI - Ai Ministri della difesa e dello sviluppo economico. - Premesso che:
per il vocabolario nautico, il provveditorato navale è quel servizio che permette l'approvvigionamento per la fornitura navale, in particolare concerne il rifornimento generale della unità navale;
per l'attività di "provveditore marittimo", la Marina militare Italiana partecipa al programma NLSP, gestito dalla NATO NSPA, le cui finalità sono quelle di offrire assistenza logistica alle unità navali nei porti di scalo estero;
la copertura è pressoché "worldwide", affidando la gestione delle soste a "contractors" individuati tramite gara. Tale gara è svolta da NSPA a livello internazionale ed è divisa secondo macro-aree geografiche;
l'uso di NLSP non ha carattere obbligatorio, lo stesso infatti si affianca ai metodi classici di supporto logistico attivati presso le basi Nato o organizzato dalle strutture diplomatiche italiane competenti per il porto straniero di interesse;
tale consuetudine sottrae una fetta di mercato alle aziende italiane medio piccole;
la scelta di tale modus operandi comporta uno stringente limite alla partecipazione di aziende italiane, creando un dirottamento delle risorse economiche nazionali verso imprese straniere, che molto spesso, per esigenze organizzative, ricorrono a subappalti comportando un innalzamento imponente dei costi ovviamente a carico della nostra Marina militare,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo intendano promuovere, nelle opportune sedi, iniziative volte a tenere maggiormente in considerazione le aziende italiane adibite a svolgere i compiti descritti in premessa, sviluppando un processo di inclusività in sede del programma NLSP.
(4-02381)
D'ALFONSO, D'ARIENZO, FERRAZZI, LAUS, VALENTE, BOLDRINI, PARRINI, ROJC, ALFIERI, GIACOBBE, ASTORRE, BITI, TARICCO, RAMPI, STEFANO, VATTUONE, FEDELI, CIRINNA', VERDUCCI, IORI, PITTELLA, NANNICINI - Ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti e dell'interno. - Premesso che:
a seguito dell'entrata in vigore del regolamento di prevenzione incendi emanato con il decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151, che ha ricompreso nell'ambito delle attività sottoposte ai controlli anche le gallerie stradali di lunghezza superiore a 500 metri, il quadro di riferimento normativo per tali gallerie ha subito una serie di revisioni, introdotte rispettivamente con il decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 (convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27) e il decreto-legge 22 giugno 2012 n. 83 (convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134), nonché nelle relative leggi di conversione;
il quadro di riferimento normativo relativo alla definizione dei requisiti minimi di sicurezza delle gallerie statali risulta prevalentemente definito, per le gallerie rientranti nella rete autostradale transeuropea dal decreto legislativo 5 ottobre 2006 n. 264, mentre per le gallerie non rientranti nella rete transeuropea i requisiti sono parzialmente individuati e riportati in diverse norme;
considerato che:
allo stato attuale, il decreto legislativo 5 ottobre 2006 n. 264 ha lo scopo di garantire un livello minimo sufficiente di sicurezza agli utenti della strada nelle gallerie della rete stradale transeuropea mediante la progettazione e l'adozione di misure di prevenzione atte alla riduzione di situazioni critiche che possano mettere in pericolo la vita umana, l'ambiente e gli impianti della galleria;
al fine di definire i necessari disposti normativi, il Ministero dell'interno, competente per la regolazione degli aspetti antincendio delle gallerie stradali, ai sensi dell'art. 19 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, ed il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, competente per l'emanazione delle norme tecniche stradali, ai sensi dell'art. 13 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, hanno avviato i lavori per la predisposizione di un nuovo e specifico provvedimento recante le norme tecniche per la sicurezza delle gallerie stradali;
nelle more dell'emanazione del nuovo e specifico provvedimento recante le norme tecniche per la sicurezza delle gallerie stradali, il Ministero dell'interno ha provveduto ad emanare la circolare esplicativa Dipartimento dei vigili del fuoco n. 1 del 29 gennaio 2013 per l'attuazione da parte dei gestori delle gallerie stradali degli adempimenti amministrativi introdotti dal nuovo regolamento di semplificazione di prevenzione incendi emanato con il decreto del Presidente della Repubblica 1° agosto 2011, n. 151;
considerato, altresì, che:
anche su richiesta di Strada dei Parchi SpA, gestore delle gallerie appartenenti alle autostrade A24 e A25, è stata eseguita dal Politecnico di Milano un'analisi per valutare l'efficacia delle misure di sicurezza connesse alla situazione (configurazione) transitoria delle gallerie di competenza con lunghezza superiore ai 1.000 metri, soggette all'applicazione del decreto legislativo 5 ottobre 2006 n. 264, ad esclusione del traforo del Gran Sasso che, considerate le peculiarità, necessita di una valutazione più dettagliata e della galleria San Rocco, i cui fornici possiedono un livello di adeguamento più avanzato rispetto a quanto normativamente statuito;
l'analisi di rischio nella configurazione transitoria è stata condotta a seguito dell'attuazione del "Piano del Gestore per le Misure di Sicurezza connesse alla situazione provvisoria", già avviato dal Gestore, con la finalità di valutare l'attuale livello di sicurezza delle gallerie con lunghezza superiore ai 1.000 metri, per le quali il decreto legislativo 5 ottobre 2006 n. 264 prevede, tra le dotazioni di sicurezza di cui all'Allegato 2, anche gli impianti di ventilazione;
nel caso specifico delle gallerie site sulle autostrade A24 Roma - L'Aquila -Teramo e A25 Torano - Pescara, in configurazione transitoria e dunque non conformi al decreto legislativo 5 ottobre 2006 n. 264, gli impianti di ventilazione rientrano tra le misure di sicurezza ancora assenti. In alcuni casi gli impianti di ventilazione sono presenti, ma non hanno le caratteristiche di resistenza al fuoco richieste dal decreto legislativo 5 ottobre 2006 n. 264;
nello stesso studio è stato analizzato, per ogni galleria, il fornice caratterizzato da una maggiore criticità al fine di fornire un'analisi rappresentativa e cautelativa del livello di sicurezza delle gallerie oggetto del presente studio;
rilevato che:
le gallerie menzionate sono gestite in configurazione transitoria, in quanto non conformi al decreto legislativo 5 ottobre 2006 n. 264, attraverso l'introduzione di specifiche misure di sicurezza, sia impiantistiche sia gestionali, identificate dal Gestore stesso in attesa di completare il Piano di adeguamento, finalizzate a mitigare il rischio;
i risultati in termini di curve sul piano F-N e Valore atteso del danno (VAD) dell'attuale configurazione transitoria sono stati confrontati con quelli della configurazione virtuale prevista dalla norma,
si chiede di sapere:
attesa l'evidente e improcrastinabile necessità, se i Ministri in indirizzo abbiano messo in azione o stiano procedendo ad azionare la doverosa istruttoria finalizzata alla emanazione del nuovo e rigoroso provvedimento recante le norme tecniche per la sicurezza delle gallerie stradali;
se intendano chiarire, laddove si sia già perseguita tale improrogabile urgenza, quali siano le tempistiche di realizzazione e adozione del suddetto provvedimento al fine di scongiurare la chiusura delle gallerie autostradali di cui in premessa.
(4-02382)
AIMI - Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. - Premesso che:
in una recente audizione alla Camera dei deputati, l'ISPRA ha confermato che i danni per le produzioni frutticole colpite da cimice asiatica sono rilevantissimi e si aggirano sull'ordine di 600 milioni di euro, di cui 350 per il nord Italia e 250 per il centro-sud;
gli 80 milioni di euro annunciati pubblicamente dal Ministro alle politiche agricole alimentari e forestali, a valere sul fondo di solidarietà, appaiono totalmente insufficienti, considerata anche la lungaggine delle procedure previste dalla espletazione e dalla concessione dei benefici del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102, che reca interventi finanziari a sostegno delle imprese agricole;
solo in Emilia-Romagna, a titolo esemplificativo, la perdita della produzione di pere è stata devastante, in alcune province arrivando ad oltre il 70 per cento. Ad essere colpito in modo significativo è il settore ortofrutticolo nel suo complesso: ciò anche a causa dell'enorme ritardo con cui le Istituzioni hanno affrontato il problema, dato che la comparsa della cimice asiatica risale ormai a sette anni fa;
le imprese frutticole, in modo particolare i produttori di pere, si trovano nell'impossibilità di proseguire l'attività, caratterizzata da altissimi costi di produzione, pari a circa diciannovemila euro l'ettaro annui;
si paventa, inesorabilmente, in molte situazioni, l'espianto delle coltivazioni arboree, come il pero, e l'abbandono definitivo della coltivazione, con una drammatica ricaduta economica e sociale sull'occupazione, sulle famiglie, sul futuro di territori e comunità, che sono già stati duramente colpiti e provati da altre calamità, quali il sisma del 2012 e la alluvione del 2014;
l'Unione europea ha già condiviso le forti preoccupazioni delle istituzioni italiane e, attraverso il commissario all'agricoltura Hogan, si è detta pronta a valutare la possibilità di aiutare i produttori italiani;
in tale contesto la delegazione italiana, nel corso del Consiglio Agricoltura del 14 ottobre 2019, ha sollecitato la Commissione dell'Unione europea sulla possibilità di adottare misure efficaci per affrontare il problema, in particolare attivando le opzioni previste dall'articolo 221 del regolamento (UE) n. 1308 del 2013, al fine di salvaguardare il ruolo chiave svolto dai produttori;
tale regolamento riguarda l'applicazione della riserva di crisi, prevista dall' articolo 25 del regolamento (UE) n. 1306 del 2013 (riserva per le crisi del settore agricolo), con una dotazione finanziaria disponibile di 400 milioni per l'anno 2019 e che attualmente ammonta 460 milioni di euro,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda sollecitare con tempestività l'utilizzo di tali risorse finanziarie, vincolandone eventualmente l'erogazione attraverso la concessione di "aiuti di adattamento", al ristoro degli ingenti danni economici subiti dalle aziende colpite da una vera e propria calamità.
(4-02383)
BINETTI - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:
nel manifesto generale degli studi dell'Accademia di belle arti di Roma per l'A.A. 2019/2020 è previsto l'esonero per gli studenti con disabilità e la presenza di un tutor (docente di sostegno) sia per l'esame che per la frequenza ai corsi accademici;
tre ragazze, appartenenti alla dimensione dello spettro autistico, dopo aver completato il ciclo di studi della scuola media superiore e aver ottenuto un attestato di credito formativo e un certificato delle competenze, in cui sono inserite le conoscenze, le competenze e le capacità conseguite, e da cui si evince in modo chiaro e analitico che hanno raggiunto un buon livello di conoscenze e competenze nell'ambito delle discipline artistiche, hanno fatto regolarmente domanda di ammissione all'Accademia di belle arti di Roma, per sostenere l'esame di ammissione nel corso di primo livello in pittura;
le tre ragazze si sono presentate regolarmente per sostenere l'esame di ammissione, perché non avevano ricevuto nessuna indicazione relativa ad una possibile non accettazione della loro richiesta di iscrizione all'esame di ammissione; la prima a presentarsi è stata M. V. B., accompagnata dai genitori, ma il giorno della prova di ammissione ha scoperto a sorpresa di non essere nell'elenco degli ammessi alla prova di ammissione al corso di pittura. Solo dietro insistenza della famiglia, con un ritardo di circa due ore, la direttrice dell'Accademia ha ammesso la ragazza alle prove. La ragazza, nonostante il ritardo iniziale, ha realizzato nei tempi previsti tutti i diversi elaborati pittorici così come richiesto, in completa autonomia. Dopo la prova pratica ha sostenuto un esame orale, raccogliendo e ricevendo attestazioni di stima e complimenti per la sua prova;
il giorno dopo si sono presentate all'esame di ammissione A. S. e L. T., il "copione" della giornata è stato identico a quello di M. V. B. con l'unica differenza che sono state ammesse alla prova molto più velocemente. Entrambe, in piena autonomia hanno completato l'esame con ottimi risultati, così come confermato dalla commissione;
il 14 ottobre è stato pubblicato l'esito dell'esame di ammissione al corso di primo livello in pittura. Tutte e tre sono risultate ammesse, i loro nomi sono comparsi in fondo alla lista e accanto al giudizio positivo di ammissione la scritta "Verifica idoneità documentazione". Dopo l'esito positivo, le tre ragazze hanno avuto tempo fino a martedì 22 ottobre 2019 per iscriversi all'Accademia attraverso il portale Isidata, ma ad esse è stato negato l'accesso per completare l'iscrizione, nonostante il parere positivo della commissione tecnica;
i genitori hanno scritto più volte all'Accademia per avere informazioni e si sono resi disponibili per qualsiasi informazione o documentazione l'Accademia volesse loro richiedere, senza ricevere alcuna risposta da parte della stessa Accademia; per tale motivo le tre famiglie hanno inviato una formale diffida alla Accademia, che si conclude dicendo: "In difetto, nell'evidenziare che la Vostra condotta sta violando anche dei diritti incomprimibili, costituzionalmente garantiti, si provvederà ad attenzionare tutte le Competenti Sedi.". È del tutto evidente che ci si trova di fronte ad una discriminazione di persone, che pur avendo talenti specifici, hanno già dovuto affrontare tante difficoltà nella vita, e non meritano di subire questa umiliazione, che è una evidente discriminazione ai sensi dell'articolo 3 della Costituzione;
questa rappresenta una ingiustizia che si pone in contrasto con la Carta dei diritti delle persone con disabilità, approvata circa 10 anni fa dall'ONU, il cui riferimento è presente nella legge 18 agosto 2015, n.134, recante "Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie" e che fa riferimento in particolare proprio ai giovani adulti che rientrano nello spettro autistico, per valorizzarne i talenti oltre la disabilità;
l'ingiustizia nasce anche dal fatto che l'attestato di crediti formativi viene rilasciato al termine di un percorso quinquennale di scuola media superiore, viene firmato dal presidente di Commissione dell'esame di maturità ed attesta le competenze acquisite dallo studente in modo mirato, in modo da permettere la prosecuzione del percorso formativo secondo le abilità dimostrate (nel caso in esame abilità pittoriche). Il fatto che il Manifesto generale degli Studi preveda per i disabili l'esonero dalle tasse e l'attribuzione di un tutor, implica che la frequenza di persone disabili è prevista; le interpretazioni dei due punti vengono confermate dalla stessa Accademia che, nell'anno accademico precedente, il 2018-2019, a parità di contenuti del Manifesto generale degli studi, ha regolarmente ammesso due ragazzi con analoga patologia e con analogo titolo di studio,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di dover chiedere all'Accademia per quale ragione le tre ragazze siano state escluse dalla frequenza al corso di pittura, a fronte di una documentata competenza proprio nell'ambito pittorico.
(4-02384)
BARBARO - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Premesso che:
con legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio per il 2018), ai commi 1116 e 1117 dell'articolo 1, veniva istituito, come anche finanziato l'avviamento, il "Parco Nazionale del Matese", che si estende in una vasta area montana fra Campania e Molise;
attualmente parte dell'area è interessata dal "Parco Regionale del Matese", che riguarda il versante afferente ai territori delle province di Caserta e di Benevento;
con la istituzione del "Parco Nazionale", quindi, derivano le conseguenti necessità di concertare ed ottimizzare il trasferimento di competenze, funzioni e risorse;
allo stato, non solo il nuovo ente Parco nazionale non si è ancora formalmente costituito, ma vi è anche una comprensibile preoccupazione degli amministratori e degli operatori agricoli del territorio, preoccupati legittimamente sull'avanzamento delle procedure, sulla incertezza e dilatazione dei tempi di realizzazione, sulle nuove ed ancora ignote regolamentazioni del nuovo ente, che potrebbero pregiudicare investimenti nel comparto agricolo e turistico, sulla sostenibilità ambientale e di come essa possa conciliarsi con il "reddito territoriale" per le imprese che operano nell'entroterra,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo voglia dare conto dei motivi di ritardi e lungaggini che rimandano sempre più la effettiva operatività del nascente Parco nazionale del Matese, con l'auspicio che si vogliano coinvolgere le amministrazioni locali ed i corpi intermedi rappresentativi delle attività economiche dell'area nella risoluzione delle problematicità e delle criticità che, evidentemente, comportano questa formidabile e sorprendente dilatazione dei tempi, anche al fine di ipotizzare la creazione di zone di sviluppo agricolo ove avvantaggiare la zootecnia, l'agricoltura di montagna e il turismo rurale, necessità comunque avvertita a prescindere dal piano parco in corso d'essere.
(4-02385)
DE PETRIS, MIRABELLI, LANNUTTI, RAMPI, TAVERNA - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico. - Premesso che:
lo scorso 1° ottobre 2019 la Direzione aziendale di CNH/FPT INDUSTRIAL, azienda della galassia FIAT, che raggruppa 4.300 lavoratori su tutto il territorio nazionale, ha annunciato con comunicazione alle strutture sindacali, un piano di riorganizzazione che prevede la dismissione e conseguente chiusura dello stabilimento di Pregnana Milanese a partire dal 2020, rispettivamente entro il 2020 per le attività produttive e nel 2021 le attività di logistica. Tale riorganizzazione è stata motivata dalla volontà del gruppo di concentrare tutta la produzione nella FPT Industrial a Torino e le attività di logistica nello stabilimento CNH di San Mauro, sempre in provincia di Torino;
a Pregnana, attualmente, vengono prodotti, per CNH/FPT INDUSTRIAL, motori marini, gruppi di energia e motori industriali di elevata qualità, che alimentano il mercato italiano e, in buona parte, anche il mercato estero. Inoltre è presente attività di packaging;
la suddetta azienda, presente sul territorio da più di 50 anni, occupa ad oggi 260 lavoratori a tempo indeterminato, 40 lavoratori delle società di appalto più un considerevole numero di lavoratori dell'indotto, a cui si aggiungono alcune aziende artigiane del territorio, che rischiano anch'esse un drastico ridimensionamento di commesse e, di conseguenza, di fatturato;
considerato che:
attualmente, i lavoratori di CNH\FPT INDUSTRIAL di Pregnana Milanese vivono una vicenda le cui cause devono attribuirsi non a ragioni di crisi particolare o straordinaria, ma ad una scelta di un management che agisce con il solo obiettivo di massimizzare gli utili, senza tenere in dovuto conto le ricadute sociali di tali scelte che, in questo caso, avranno ripercussioni pesantissime per i 300 lavoratori soggetti al rischio posto di lavoro, e conseguentemente alle loro famiglie;
la situazione è ancora più complicata in termini di reale eventuale ricollocamento, ammesso che si possa praticare, in quanto la composizione anagrafica dei lavoratori del sito di Pregnana comprende più di 150 unità (tra operai e impiegati) con una età media intorno ai 51 anni; con tutta evidenza, difficile da gestire nell'attuale mercato del lavoro;
ritenuto che, per quanto descritto, è evidente che se questo piano andrà a termine metterà, a parere degli interroganti, in grave difficoltà centinaia di famiglie e l'intero territorio,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo non valutino di intervenire presso la società CNH Industrial, per annullare il piano di riorganizzazione che prevede la chiusura del sito di Pregnana Milanese e degli altri siti, che verrebbero eventualmente penalizzati e se non vogliano avviare un serio Tavolo di confronto, nel quale vengano affrontati e risolti i nodi organizzativi reali, con il fine e l'obiettivo di mantenere il presidio industriale di Pregnana Milanese.
(4-02386)
BINETTI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
il Consiglio del collegio nazionale dei periti agrari (CNPA), ad avviso dell'interrogante andando oltre i poteri conferitigli dall'articolo 26 della legge n. 434 del 1968, recante "Ordinamento della professione di perito agrario", nella seduta di Consiglio tenutasi il 17 luglio 2019, con delibera n. 11, ha disposto la soppressione dell'elenco speciale, sancito all'articolo 4 della legge sull'"Esercizio della libera professione Elenco dei non esercenti", pubblicato il 2 agosto 2019;
il CNPA ha rilevato la necessità di adeguamento all'art. 2 del decreto del Presidente della Repubblica 7 agosto 2012, n. 137, ma i consiglieri nazionali e i collegi provinciali hanno reagito con proprie note di protesta in quanto dalla lettura dell'art. 4 non possono esservi riscontrate quelle richiamate in decreto del Presidente della Repubblica n. 137 del 2012 che, al comma 3, stabilisce: "Non sono ammesse limitazioni, in qualsiasi forma, anche attraverso previsioni deontologiche, del numero di persone titolate a esercitare la professione, con attività anche abituale e prevalente, su tutto o parte del territorio dello Stato, salve deroghe espresse fondate su ragioni di pubblico interesse, quale la tutela della salute. È fatta salva l'applicazione delle disposizioni sull'esercizio delle funzioni notarili";
non appare chiaro come la delibera del Consiglio nazionale di un ordine possa modificare una legge;
i consiglieri nazionali e dei collegi territoriali, protestano anche contro il "decreto presidenziale n. 1/2018", motu proprio del 27 febbraio 2018 del presidente pro tempore dei periti agrari, Mario Braga, che contrasta con la legge n. 434 del 1968, prorogando i termini dello svolgimento delle assemblee territoriali per l'approvazione dei conti che, secondo la legge n. 434 del 1968, all'art.17, devono tenersi obbligatoriamente nel mese di marzo di ogni anno;
le note dei consiglieri nazionali e dei collegi territoriali inviate al Ministero per segnalare anche altre gravi irregolarità, sono rimaste al momento senza riscontro; ad esempio il presidente pro tempore Mario Braga, insieme ad una parte del Consiglio nazionale, venuto a conoscenza di possibile incompatibilità tra l'ente e un collaboratore esterno non ha messo in atto comportamenti rispondenti a criteri di netta separazione tra interessi propri e quelli dell'ente;
il Ministero, nonostante le numerose segnalazioni ricevute, ha tralasciato di verificare e vigilare sull'operato del collegio nazionale dei periti agrari e dei periti agrari laureati, così come prevede il compito istituzionale di vigilanza attribuitogli dalla legge n. 434 del 1968, e soprattutto non ha considerato le richieste e le memorie depositate in proposito dai richiedenti,
si chiede di sapere:
per quale motivo, il Ministro in indirizzo non abbia assunto iniziative legate all'esercizio delle proprie prerogative di vigilanza sul CNPA, né alcun provvedimento di commissariamento del CNPA;
se il Ministro, quale ente preposto all'alta vigilanza ed al controllo sugli ordini professionali, non ritenga opportuno intraprendere adeguate e necessarie procedure di verifica sull'operato del Collegio nazionale dei periti agrari e dei periti agrari laureati, anche al fine di accertare la liceità di quanto segnalato;
se intenda adottare idonei provvedimenti e attivare le conseguenti azioni disciplinari, finalizzate a ricondurre la gestione della categoria a quei principi deontologici di imparzialità, dignità e decoro che le si addicono.
(4-02387)
DI NICOLA, LANNUTTI, MONTEVECCHI, LOREFICE, GAUDIANO, CORBETTA, GIANNUZZI, MANTERO, VANIN, TRENTACOSTE, DI MARZIO, ROMANO, PAVANELLI, PIRRO, DONNO, DE LUCIA - Al Ministro per gli affari europei. - Premesso che:
nel 2006 la Commissione europea avviava una procedura di infrazione contro lo Stato italiano, con parere motivato del 18 luglio 2007 (procedimento di infrazione n. 2005/5086), adottato ai sensi dell'art. 226, del Trattato CE;
con tale atto la Commissione europea eccepiva l'incompatibilità di talune disposizioni della normativa italiana in materia di trasmissioni radiotelevisive, con riguardo alla disciplina di trasformazione dell'intero sistema televisivo verso la tecnica digitale;
in particolare, alcune disposizioni contenute nella legge n. 66 del 2001, nella legge n. 112 del 2004 e nel decreto legislativo n. 177 del 2005 (Testo unico della radiotelevisione), contrastavano con la direttiva "Quadro" (CE) n. 2002/21, la direttiva "Concorrenza" 2002/77 e, infine, con la direttiva "Autorizzazioni" n. 2002/20, poiché, da un lato, escludevano la possibilità di accesso al mercato delle trasmissioni in tecnica digitale ad operatori, che non fossero già attivi in tecnica analogica e, dall'altro, concedevano tali frequenze alle imprese già operanti senza procedure obiettive, proporzionate e non discriminatorie;
successivamente, le Autorità italiane si impegnavano con delibera dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), ad adottare misure rispondenti agli obiettivi comunitari in materia, anche mediante l'indizione di cosiddetto beauty contest in linea con le best practices europee;
conseguentemente, in data 8 luglio del 2011, veniva pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale un bando di gara finalizzato all'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze in questione;
con decreto del 20 gennaio 2012, il Ministero dello sviluppo economico ha sospeso il beauty contest. Il suddetto concorso è stato infine annullato dall'articolo 3-quinquies del decreto-legge del 2 marzo 2012, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 aprile 2012, n. 44. Si è inoltre deciso che il beauty contest sarebbe stato sostituito da una procedura di selezione pubblica onerosa, basata su un meccanismo di gara secondo le priorità e i criteri definiti dall'AGCOM, e che gli operatori che avevano partecipato a detto concorso avrebbero ricevuto un indennizzo;
immediatamente dopo, veniva indetta un'ulteriore gara per l'assegnazione di un numero ridotto di frequenze, da ripartire tramite un'asta con offerte economiche, con rilanci competitivi sulla base di un importo minimo predeterminato;
considerato che:
l'annullamento della prima gara e la modifica dei criteri e dei requisiti di ammissione del successivo bando, avevano avuto l'effetto concreto di escludere dalla competizione alcuni dei precedenti potenziali aggiudicatari;
le modalità di svolgimento della seconda gara erano tali da non consentire la definizione della procedura di infrazione comunitaria, tuttora pendente;
la Corte di Giustizia dell'Unione europea, veniva chiamata dal Consiglio di Stato a pronunciarsi in via pregiudiziale sui ricorsi presentati da Europa Way S.r.l. e Persidera S.p.A., avverso l'annullamento del beauty contest da parte del Ministero dello sviluppo economico, e la sua sostituzione tramite procedura di gara onerosa;
la medesima Corte, con sentenza del 26 luglio 2017, nella causa C-560/15, rilevava come, detto annullamento, rientrando nell'esercizio delle funzioni di regolamentazione spettanti all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, non potesse essere disposto su decisione ministeriale senza compromettere l'indipendenza dell'autorità medesima, e concludeva, quindi, per l'incompatibilità di tale procedura con l'articolo 3, paragrafo 3-bis, della direttiva quadro;
il Consiglio di Stato dunque, con sentenza n. 5929, del 16 ottobre 2018, disapplicava la disposizione dell'articolo 3-quinquies del suddetto decreto n. 16 del 2012, con conseguente annullamento di tutti gli atti adottati dall'AGCOM in applicazione di detta norma, in particolare, degli atti con cui era stata disposta la sostituzione del beauty contest con una gara a titolo oneroso;
infine, l'AGCOM, chiamata dal Consiglio di Stato a pronunciarsi una seconda volta sulla vicenda, confermava con delibera n. 136/19/CONS la procedura onerosa di assegnazione delle frequenze, giustificandola alla luce della maggiore rispondenza all'interesse pubblico;
visto che obiettivo primario della gara in oggetto era la definizione della procedura di infrazione mediante un'adeguata ripartizione delle frequenze, non si comprende come non si sia ancora pervenuti al decisivo superamento delle contestazioni mosse dalla Commissione europea all'Italia,
si chiede di sapere quali iniziative intenda assumere il Ministro in indirizzo per consentire di archiviare definitivamente la suddetta procedura d'infrazione, pendente ormai da quattordici anni, anche e soprattutto in considerazione del gravoso onere che incombe sulle finanze pubbliche in conseguenza della potenziale esposizione al rischio di irrogazione di una sanzione pecuniaria nei confronti dell'Italia.
(4-02388)
GALLONE - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
secondo notizie di stampa, lo sportello dell'Agenzia delle entrate della città di Zogno, in provincia di Bergamo, sarebbe stato recentemente chiuso, con conseguente soppressione dei fondamentali servizi di accertamento fiscale e catasto, offerti alla comunità della valle Brembana e della valle Imagna;
il bacino d'utenza interessato da tale chiusura supera le 50.000 persone, che saranno costrette a recarsi a Bergamo per sopperire alla chiusura del servizio. Alla base della soppressione dello sportello ci sarebbero una carenza di personale e l'esigua affluenza, senza che tuttavia sia presa in considerazione la valenza sociale e logistica dei servizi offerti all'intera comunità della valle;
la chiusura di tale ufficio, la cui funzione rappresenta un presidio importantissimo dello Stato in questo territorio, comporterà inevitabilmente un deleterio contingentamento dei diritti per gli abitanti dei comuni distanti dal capoluogo di provincia, costretti ad affrontare i disagi in termini di costo e di tempi di spostamento per usufruire dei servizi di cui hanno diritto;
la soppressione degli uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate sta interessando peraltro numerosi sportelli in tutto il Paese, che da sempre svolgono un ruolo precipuo di presidio locale e servizio nei confronti dell'utenza;
tali chiusure aggravano l'interlocuzione dell'amministrazione finanziaria con i cittadini, in un momento in cui invece dovrebbe essere rinforzata, anche ai fini della lotta all'evasione fiscale che il Governo intende perseguire con la prossima manovra di bilancio per il 2020;
gli uffici territoriali dell'Agenzia delle entrate svolgono, infatti, il fondamentale compito di presidio in aiuto del cittadino, con funzioni di informazione, orientamento e raccordo tra utenti e pubblica amministrazione in materia fiscale: funzioni che difficilmente possono essere perseguite se gli sportelli delle agenzie continuano ad essere dismessi e se, conseguentemente, il cittadino è lasciato sempre più solo a barcamenarsi sulle questioni fiscali,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di future chiusure di altri presidi delle Agenzie delle entrate sul territorio bergamasco e se non intenda adottare iniziative volte a prevedere la riapertura del suddetto ufficio territoriale di Zogno, la cui presenza assicura un servizio pubblico di rilevanza sociale ed economica per l'intera comunità delle valli Brembana e Imagna.
(4-02389)
BARBARO - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:
la legge n. 124 del 2007 esclude tassativamente che il segreto di Stato possa riguardare informazioni relative a fatti eversivi dell'ordine costituzionale o concernenti terrorismo, delitti di strage, associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale di tipo politico-mafioso;
limita la durata del vincolo a 15 anni, ulteriormente prorogabili dal Presidente del Consiglio dei ministri per un periodo che non può complessivamente superare i 30 anni;
fa obbligo al Presidente del Consiglio dei ministri di motivare l'opposizione e la conferma dell'opposizione del segreto di Stato. Avverso tali atti può essere sollevato un conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzionale, cui il segreto non può in alcun caso essere opposto;
tenuto conto che a quanto risulta all'interrogante:
il 5 marzo 2019, quale difensore di Gilberto Cavallini, l'avvocato Gabriele Bordoni, unitamente al collega Alessandro Pellegrini, nel processo n. 1/2018 RG, in corso avanti alla Corte d'Assise di Bologna, relativo alla strage alla stazione ferroviaria di Bologna del 2 agosto 1980, per motivi di giustizia ed indagine difensiva, visti gli articoli 204 del codice procedura penale, 39 e 42 e la menzionata legge n. 124 del 2007, richiedeva l'accesso a tutti gli atti, già secretati e ora classificati, relativi a quel fatto; in particolare, richiedeva, altresì, l'accesso ad alcuni documenti che fanno parte degli atti del procedimento penale sulla scomparsa in Libano di Italo Toni e Graziella de Palo;
con missiva del 14 maggio 2019, la Presidenza del Consiglio dei ministri, esprimeva il proprio diniego alla richiesta dell'avvocato Bordoni;
considerato che:
in merito alle indagini sulla strage di Bologna, invero, non fu mai opposto il segreto di Stato, proprio perché legalmente non opponibile per fatti di strage e terrorismo; tuttavia sussiste un segreto di Stato su di un accadimento storicamente collaterale al contesto dell'indagine bolognese e che porta proprio verso una "pista palestinese" e riguarda la vicenda della scomparsa, in Libano, il 2 settembre del 1980, dei giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo, inviati dal loro giornale a prendere informazioni su un eventuale ed ipotetico patto di reciproca desistenza tra lo Stato italiano e le organizzazioni terroriste palestinesi, che lasciava il primo indenne dagli attentati dei secondi e i secondi liberi di usare l'Italia come base e luogo di transito di uomini, armi e esplosivi;
la sussistenza della cosiddetta "pista palestinese" afferente al tragico episodio della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, pur essendo stata approfondita da larga letteratura di inchiesta giornalistica ed investigativa, non è stata mai affrontata propriamente dall'Autorità giudiziaria, che invece ha sentenziato la sussistenza di responsabilità di matrice neofascista, laddove è opinione dell'interrogante che sarebbe quanto mai opportuno verificare la possibile relazione e la ipotetica correlazione fra la devastante esplosione e la presenza in Italia di soggetti operanti nelle organizzazioni paramilitari e terroristiche palestinesi, che coperta da un segreto di Stato, ha impedito l'acquisizione di informazioni e documenti da parte degli inquirenti e concretamente pregiudicato l'attività di indagine;
assunto che è notizia recente che la perizia del Dna disposta nel processo a Gilberto Cavallini avrebbe escluso che i resti che sono stati attribuiti a Maria Fresu appartengano effettivamente alla donna rimasta uccisa dalla bomba alla stazione e conseguentemente confermerebbe l'esistenza di un'altra vittima, che si aggiungerebbe alle 85 del bilancio ufficiale, di cui fino a oggi nessuno ha reclamato il corpo e che pare sia deceduta in prossimità con l'ordigno,
si chiede di sapere se il Presidente del Consiglio dei Ministri non ritenga opportuno riconsiderare il segreto di Stato su tutti i documenti riguardanti, direttamente o indirettamente, le gravi stragi che hanno caratterizzato il periodo dei cosiddetti "anni di piombo" della storia del Paese, ed in particolare quanto ancora classificato e secretato sulla vicenda della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.
(4-02390)
PILLON - Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. - Premesso che:
la Festa del Cinema di Roma è stata inaugurata da una proiezione in anteprima de "Gli anni amari", il film di Andrea Adriatico dedicato a Mario Mieli, attivista Lgbt, psicopatico, che morì suicida nel 1983;
il film è stato prodotto da Rai Cinema, assieme a Cinemare e al Ministero dei beni e delle attività culturali che, nel 2017, ha deciso di finanziare la pellicola, considerata «di particolare qualità artistica», con 150.000 euro;
altro denaro pubblico è giunto dalla Regione Emilia-Romagna, che ha erogato 105.374 euro, in aggiunta va considerato il contributo della Apulia Film Commission;
la Lega aveva già sollecitato la Regione Emilia-Romagna a rivedere la decisione sullo stanziamento per la celebrazione di questo personaggio;
nel leggere alcuni passi dell'opera di Mieli si rimane sconcertati dalla pretesa di rendere naturali e normali comportamenti di perversione sessuale. «L'Eros libero sarà transessuale», scriveva l'attivista. «Anche perché la liberazione dell'omosessualità e l'abolizione del repressivo primato eterosessuale-genitale avranno favorito e determinato la disinibizione completa e la natura ermafrodita profonda del desiderio, che è transessuale». E ancora: «La scoperta e la progressiva liberazione della transessualità del soggetto porteranno alla negazione della polarità tra i sessi e al conseguimento utopico del nuovo uomo-donna o assai più probabilmente donna-uomo»;
l'aspetto più aberrante sono le sue riflessioni su quella che lui chiamava «pederastia», ovvero la pedofilia, che spiegava così: «Per pederastia», specifica, «intendo il desiderio erotico degli adulti per i bambini (di entrambi i sessi) e i rapporti sessuali tra adulti e bambini.». Ancora, nel suo scritto «Elementi di critica omosessuale» Mieli scrive: «Noi checche rivoluzionarie sappiamo vedere nel bambino (…) l'essere umano potenzialmente libero. Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro». E prosegue: «Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, "educastra", nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica. (…). La pederastia (…) "è una freccia di libido scagliata contro il feto"»;
queste teorie purtroppo stanno avendo un certo riscontro, se non altro quelle riguardanti la sessualità fluida o gender, attraverso alcuni progetti nelle scuole;
quello che lascia sconcertati è il fatto le istituzioni siano così solerti nel celebrare (e finanziare) una figura come quella di Mieli senza opporre i necessari filtri critici,
si chiede di sapere qualora il finanziamento non sia stato ancora erogato, se il Ministro in indirizzo intenda procedere alla revoca dello stesso e, in ogni caso, se intenda attivarsi nelle sedi competenti, eventualmente emanando un'apposita normativa, affinché, all'atto di selezionare le opere meritevoli di ricevere risorse pubbliche, venga compiuto un esame più approfondito e più critico, che tenga conto e sia più rispettoso delle varie sensibilità, con particolare attenzione alle opere che toccano particolari tematiche (sessuali, etiche), nel rispetto di tutti e con particolare attenzione per i minori.
(4-02391)
DE POLI - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che
sembrerebbe non avere fine l'annosa questione della strada regionale 10 "Padana inferiore" tra Monselice e Legnago, da riclassificare a strada statale 10, oggetto di alcune interrogazioni parlamentari a risposta scritta (4-01052 e 4-01816);
in risposta all'interrogazione a risposta immediata del 7 marzo 2019 (3-00668) il Ministro pro tempore delle infrastrutture e dei trasporti ha dichiarato che "il decreto con cui la Regione Veneto ha trasferito circa 700 chilometri di strade ad ANAS risulta attualmente in attesa di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale", sebbene il parere favorevole alla riclassificazione della rete stradale, propedeutico al decreto, il Consiglio superiore dei lavori pubblici lo abbia espresso circa due mesi dopo l'intervento del Ministro nell'Aula del Senato;
considerato che senza il passaggio della nuova strada regionale 10 "Monselice-Legnago" alla gestione ANAS è impossibile procedere con la programmazione degli investimenti e con lo sblocco dei cantieri già programmati,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda intervenire, per quanto di sua competenza e nelle sedi che riterrà più appropriate, per consentire la riclassificazione della strada regionale 10 "Padana Inferiore" in strada nazionale, sotto la gestione dell'ANAS, al fine di completare in tempi certi e veloci un'opera strategicamente vitale per un'area che è tra le più urbanizzate e industrializzate del Veneto.
(4-02392)
DE POLI - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:
il ponte sul fiume Brenta che collega lungo la strada provinciale 47 "Valsugana" il territorio comunale di Piazzola sul Brenta con quello di Curtarolo, presenta notevoli problemi di staticità e necessita con urgenza di opere di manutenzione e consolidamento;
la provincia di Padova, a fronte di una spesa di circa 5 milioni di euro, ha già finanziato gli interventi necessari al consolidamento della struttura, sia con propri fondi, per un importo di un milione di euro, sia utilizzando 3 milioni di euro facenti parte del finanziamento del programma quinquennale 2019-2023, di cui al decreto ministeriale n. 49 del 16 febbraio 2018, cifra che ha pregiudicato ogni altro pur minimo intervento sia di sicurezza che manutentivo nel territorio;
il Presidente della Provincia, che già in passato, con propria ordinanza 28 dicembre 2018, in via cautelare, ha dovuto apportare modifiche alla viabilità sul ponte, prevedendo l'istituzione del parziale divieto di transito di mezzi pesanti, ha comunicato di dover ordinare la chiusura al traffico del ponte per tutelare la sicurezza dei cittadini e, giuridicamente, l'ente che rappresenta;
tale decisione produrrà, inevitabilmente, un incisivo danno all'economia locale e del nord Italia;
il tratto padovano della ex strada statale 47 è stato declassato a strada provinciale con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 febbraio 2000 (tutti gli altri tratti della Regione Trentino-Alto Adige e Veneto sono di ANAS). Con convenzione stipulata in data 23 settembre 2002 e fino al 31 dicembre 2016 la Provincia di Padova ha affidato la gestione della strada a Veneto Strade SpA,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga assolutamente necessario intervenire nelle sedi competenti per riclassificare la strada provinciale 47 a strada statale sotto la gestione dell'ANAS, così da consentire la realizzazione del consolidamento del ponte sul fiume Brenta in località Curtarolo, intervento non più rinviabile per questa infrastruttura considerata essenziale per la viabilità delle migliaia di imprese che costituiscono il sistema economico dell'alta padovana.
(4-02393)
NENCINI - Al Ministro della difesa. - Premesso che:
da organi di stampa si apprende che troppi sono i suicidi tra il personale appartenente alle forze armate e di polizia, ben 45 dall'inizio del 2019, il doppio di quelli che si registrano in ambito civile, ed il fenomeno sta assumendo sempre più connotazioni sociologiche e politiche importanti ed inquietanti, certamente non marginali, tanto da evidenziare una situazione emergenziale e decisamente critica sullo stato sociale dei militari e delle forze dell'ordine;
considerato che:
il fenomeno evidenzia numeri allarmanti con percentuali significative rispetto alla popolazione italiana e nettamente superiori ai Paesi analoghi all'Italia;
i profondi cambiamenti e le trasformazioni che interessano il mondo del lavoro, hanno cambiato anche le "famiglie" dei militari e delle forze dell'ordine;
il senso di stabilità e di appartenenza a comunità mosse da principi comuni, anche permeate di un rassicurante paternalismo, hanno lasciato posto a un mondo dove domina paura, malcontento, nonché frustrazione, costrizione ed una sorda rabbia;
si parla di fenomeno oramai etichettato come strage silenziosa e trasversale che interessa uomini e donne di tutte le realtà del comparto sicurezza e difesa;
si parla di personale che troppo spesso sacrifica le proprie esigenze di vita per lo Stato e per i cittadini, vivendo in un ambiente severo e complesso, attraversato dagli stessi scompensi della società;
preso atto che:
in periodi oscuri come questi, caratterizzati da una crisi economica e da stipendi inadeguati al costo della vita, dominano sentimenti come paura, invidia e rabbia generalizzata contro tutti, nonché delusione e la sensazione, al termine di una carriera onorata, di aver fallito tutti i traguardi, uno dopo l'altro; a ciò è da aggiungersi la frustrazione e la costrizione a svolgere il proprio dovere in strutture senza personale e senza mezzi, dove sbagliare è quasi inevitabile;
la vita di un militare è ferrea ed impegnativa, sempre più concentrata su addestramento e formazione al fine di essere vigili, risoluti e concentrati, per una forma mentale e fisica eccellente; è un'esigenza insita nello status di militare e di appartenente alle forze dell'ordine, il cui rapporto lavorativo ancora oggi è legato al senso dell'appartenenza;
considerato altresì che:
la mancanza di stabilità economica certamente influisce e complica un quadro sempre più complesso e critico, ove le diverse indagini conoscitive avviate dagli organi parlamentari, finalizzate a tracciare bilanci su alcune attività operative in corso, ovvero, finalizzate ad individuare criticità ed a correggere eventuali difetti del sistema, relativi al benessere sia fisico che psicologico del personale interessato, sia in Patria che all'estero, non appaiono sufficienti e determinanti per affrontare il disagio nel comparto e superare ogni tabù;
ancor oggi non esistono figure tipiche atte ad assicurare la tutela del benessere e della salute dei militari e degli agenti di Polizia, in un contesto in cui si parla spesso di multifattorialità e ove risulta determinante la sindrome post traumatica da stress,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza delle criticità riportate in premessa;
se intenda avviare un piano di tutela più ampio, quale strumento di prevenzione per il personale interessato, nonché iniziative atte ad incrementare e migliorare il lavoro dei sociologi e degli psicologi;
se intenda favorire concretamente i ricongiungimenti familiari, migliorare le condizioni economiche sempre più critiche dei militari, concretizzare un processo sistematico di ascolto e di supporto subordinato alla linea di comando, comunque responsabile dell'impiego e dell'attività lavorativa del personale dipendente;
se intenda proporre l'istituzione la figura del garante nazionale per i militari, superando ogni imbarazzo e disagio istituzionale, che offuscano e rallentano la prevenzione del fenomeno, nella consapevolezza che la discrepanza registrata rispetto agli altri Paesi europei sia solo un aspetto informativo e quantitativo in termini di ponderazione del fenomeno.
(4-02394)
NENCINI - Al Ministro della difesa. - Premesso che la sensibilità verso l'ambiente è in crescente aumento tanto che la tutela ambientale è costantemente presente nell'agenda dei principali consessi internazionali ed è oggetto di importanti iniziative;
considerato che è di fondamentale importanza dedicare un notevole impulso alla tutela dell'ambiente e delle risorse naturali, sia in attività fuori i confini nazionali che in Patria, in quanto le operazioni militari, al di là delle azioni direttamente rivolte verso i soggetti primariamente destinatari delle operazioni stesse, al fine di ricercare la massima condivisione e poter agire nel solco della legalità, del rispetto e dell'esempio, necessitano, per loro natura, di un contatto con il tessuto sociale che abbracci tutte le sfumature del dominio socio-politico, diplomatico, economico e militare di un territorio;
tenuto conto che il quadro giuridico di riferimento è articolato su tre distinti livelli: quello nazionale, ove sono evidenti i riferimenti all'interno della Costituzione, ovvero, l'articolo 9, secondo comma, con cui viene dichiarato come la Repubblica "tuteli il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico della Nazione", quello NATO attraverso i due gruppi che disciplinano la materia ambientale, l'Enviromental Protection Working Group (EPWG) e lo Specilalist Team on Energy Efficency and Envirometal Protection (ST/EEEP), dalla cui attività discende la policy NATO concretizzata nel documento MC46 ed infine quello dell'Unione europea con il suo Trattato di funzionamento;
preso atto che la tutela dell'ambiente ha dunque un'importanza fondamentale nelle operazioni militari, soprattutto in quelle di peacekeeping ove le forze armate assumono una duplice veste: quella di collettività costituente una parte attiva della popolazione, per la quale pongono in essere tutti gli accorgimenti necessari per rendere minimi o nulli i possibili danni che potrebbero essere arrecati all'ambiente e quella istituzionale, per la quale la tutela ambientale rientra nei propri compiti, poiché il degrado ambientale costituisce un reale rischio per il Paese e come tale deve essere contrastato,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo abbia ragionevoli certezze che le unità militari, allorquando operino sia in territorio nazionale che all'estero, seguano una pianificazione che consideri il rischio ambientale e che rispetti le normative nazionali ed internazionali in materia di protezione dell'ambiente;
se sia consapevole della necessità di avviare presso le forze armate, fino al livello di unità, uno specifico addestramento finalizzato alla ricezione e formazione di un'adeguata cultura ed educazione al rispetto dell'ambiente, con l'obiettivo finale di accrescere la convinzione che agire in termini di prevenzione dell'impatto ambientale, sia meno oneroso che dover operare per ripristinare la situazione a seguito di una modifica dell'ambiente. In tale contesto diviene rilevante formare nuove figure, ed usufruire, anche attraverso l'utilizzo della riserva selezionata, di professionalità come l'enviromental officer;
se intenda avviare strumenti di dialogo con gli alleati in ambito di tutela e protezione ambientale, costituendo un Tavolo di lavoro per sviluppare la cooperazione ambientale tra i partecipanti ed individuare eventuali progetti di cooperazione a beneficio dei partecipanti;
se intenda porre in essere ogni iniziativa atta alla tutela della salute dei militari impiegati in operazioni militari, con particolare riferimento agli aspetti formativi ed addestrativi, che caratterizzano la realtà del comparto sicurezza, nella considerazione ultima che il rispetto e la protezione dell'ambiente siano fattori imprescindibili nella pianificazione operativa delle missioni.
(4-02395)
LA PIETRA - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:
pervengono all'interrogante preoccupanti notizie e segnalazioni in ordine al progressivo aumento di gravi aggressioni ai danni degli agenti di Polizia penitenziaria in servizio presso il penitenziario di Prato;
in particolare, le aggressioni sarebbero quantificate in una media annuale oscillante, di anno in anno, tra le 30 e le 70 aggressioni;
nelle date dell'11 e 13 settembre 2019, secondo le medesime segnalazioni, alcuni agenti penitenziari intervenuti per sedare una rissa sono stati aggrediti da detenuti riportando rispettivamente una prognosi di 10 e 5 giorni, mentre alla data del 3 settembre 2018, si registra, in circostanze analoghe, il ferimento di un agente alla gola con una lametta;
inoltre, le recenti cronache ci raccontano di altro grave episodio avvenuto lo scorso 9 ottobre, quando alcuni detenuti nordafricani, ubriachi per aver assunto sostanze alcoliche prodotte di nascosto nelle stanze di pernottamento, si rifiutavano di rientrare in cella al termine della sessione cosiddetta di «socialità»; in particolare, contestualmente, uno dei due si autoprocurava lesioni con una lametta, mentre l'altro lanciava un fornello a gas contro un sovrintendente, il quale riusciva a parare il colpo con la mano riportando un trauma contusivo e una prognosi di 7 giorni; un secondo agente, spintonato dallo stesso detenuto e caduto a terra, ha riportato varie contusioni ed è stato giudicato guaribile in 8 giorni;
la direzione dell'Istituto, con una nota divulgata a mezzo stampa mediante l'ufficio stampa del Ministero della giustizia, in relazione a tale grave episodio, ha sottolineato anche l'aiuto portato da alcuni detenuti al personale di Polizia penitenziaria nel tentativo di contenere i due rissosi, spiegando altresì che «la situazione è stata riportata alla normalità in breve tempo e i detenuti responsabili sono stati collocati in isolamento»;
alla luce di questo episodio che non è certo un fatto isolato, l'interrogante ritiene doveroso sollecitare una riflessione in ordine alle condizioni nelle quali sono costretti ad operare gli agenti di Polizia penitenziaria, i quali dovendo intervenire nelle condizioni più disparate, talvolta si trovano a fronteggiare e gestire situazioni altamente critiche e contrassegnate da un elevato livello di rischio oltre che in ordine alla loro incolumità fisica, spesso anche per i profili di tutela della loro salute: è il caso ad esempio dei frequenti episodi di autolesionismo (come quello raccontato dalle cronache dello scorso 9 ottobre e dei precedenti episodi citati), che gli agenti si trovano spesso a dover gestire in modo improvviso e imprevedibile e senza strumenti adeguati di prevenzione, così da esporsi, in tal modo, all'oggettivo rischio sanitario di contrazione di infezioni o contaminazioni, peraltro di difficile determinazione, anche in considerazione delle vigenti normative in materia di tutela della riservatezza dei dati personali dei detenuti, che non consentono di adottare un adeguato protocollo di prevenzione sanitaria proprio in casi simili a quelli descritti;
dall'altra parte invece gli stessi detenuti hanno spesso a disposizione un vero e proprio arsenale di armi improprie e oggetti contundenti, come spranghe, lamette, coperchi di scatolette, rinvenuti con frequenza in seguito alle periodiche perquisizioni,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di tale situazione;
se non ritenga necessario e urgente disporre l'introduzione di strumenti idonei a tutelare la sicurezza e la salute degli agenti di Polizia penitenziaria, anche in relazione alla loro esposizione ai rischi sanitari descritti e prevedendo l'adozione di protocolli di prevenzione sanitaria adeguati;
se non consideri utile, al fine di acquisire tutti gli elementi necessari ad assicurare la giusta tutela degli agenti di Polizia penitenziaria nonché un adeguato esercizio della funzione di prevenzione e tutela della sicurezza pubblica all'interno dei penitenziari, effettuare personalmente un sopralluogo ispettivo presso il penitenziario di Prato per verificare le condizioni precarie determinate dalle carenze strutturali di organico della Polizia penitenziaria e il sovraffollamento del carcere.
(4-02396)
STEGER, DURNWALDER - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
l'articolo 16, comma 1-bis, lettera a), del decreto legislativo 16 dicembre 1997, n. 446 (inserito dall'articolo 23, comma 5, lettera a), del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, a decorrere dal periodo d'imposta in corso alla data di emanazione dello stesso) prevedeva che, nei confronti dei soggetti che svolgono attività di imprese concessionarie, fosse applicata un'aliquota IRAP del 3,80 per cento;
dal 1° gennaio 2015, per effetto dell'abrogazione dell'articolo 2, comma 1, lettera b), n. 1), del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, disposta dall'articolo 1, comma 22, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, ai medesimi soggetti si applica l'aliquota maggiorata del 4,20 per cento;
all'entrata in vigore della suddetta previsione legislativa, non sono seguiti chiarimenti ufficiali da parte dell'Agenzia delle entrate in merito all'ambito soggettivo di applicazione della norma e, pertanto, l'aliquota IRAP del 4,20 per cento si applica, attualmente e senza alcuna distinzione, anche a tutte le imprese concessionarie del settore funiviario;
con riferimento alle deduzioni volte a ridurre la base imponibile IRAP in materia di cuneo fiscale, ad esempio, con circolare n. 61 del 19 novembre 2007, l'Agenzia delle entrate ha espressamene escluso dalle nuove agevolazioni solo le imprese concessionarie che svolgono attività "regolamentata" (cosiddette "public utilities"), chiarendo che: sotto il profilo giuridico, deve trattarsi di un'attività svolta in forza di una concessione traslativa, vale a dire, di un provvedimento con il quale l'ente pubblico conferisce ad un soggetto privato diritti o potestà inerenti un'attività economica in origine riservata alla pubblica amministrazione; sotto il profilo economico, deve trattarsi di un'attività il cui corrispettivo è costituito da una tariffa, ossia da un prezzo fissato o "regolamentato" dalla pubblica amministrazione in misura tale da assicurare l'equilibrio economico-finanziario dell'investimento e della connessa gestione;
analogamente, anche alla luce della letteratura tecnico-scientifica in materia, la quale ritiene applicabile la maggiorazione dell'IRAP solo alle imprese che esercitano un servizio pubblico o gestiscono un bene pubblico a titolo di concessione, l'interpretazione fornita dall'Agenzia delle entrate sembrerebbe potersi estendere anche all'ambito di applicazione dell'articolo 16, comma 1-bis, lettera a);
considerato altresì che:
con particolare riguardo alle concessioni nel settore funiviario, la Provincia autonoma di Bolzano ha provveduto a disciplinare la materia con legge provinciale 11 luglio 2018, n. 10, appositamente distinguendo tra due tipi di concessioni funiviarie, ossia funivie che svolgono il servizio generale di trasporto pubblico (prezzi massimi dei biglietti e orari sono approvati dall'assessore competente) e funivie per attività sportive, per turismo e attività ricreative (che, al contrario, non svolgono nessun servizio pubblico locale);
le funivie dell'Alto Adige/Südtirol sono utilizzate principalmente per scopi turistici, sport e tempo libero, non esercitando quindi, salvo rare eccezioni, alcun servizio pubblico locale;
in generale, sarebbe auspicabile un chiarimento anche a livello di legislazione statale, al fine di stabilire quali siano le tipologie di imprese concessionarie cui deve essere applicata, ai sensi della normativa vigente, un'aliquota IRAP maggiore,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, alla luce delle problematiche richiamate in premessa, non ritenga opportuno sollecitare un chiarimento da parte dell'Agenzia delle entrate, in relazione all'ambito di applicazione soggettivo dell'articolo 16, comma 1-bis, lettera a), del decreto legislativo 16 dicembre 1997, n. 446, ovvero, laddove non ne ravvisi la necessità, su quali basi giuridiche si fonda l'applicazione di un regime IRAP maggiorato anche alle concessioni funiviarie per uso sportivo, turismo e attività ricreative, le quali non svolgono alcun servizio di interesse pubblico generale.
(4-02397)
LA PIETRA - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
al termine dell'articolata procedura di gara per l'affidamento dei servizi su lotto unico (gara iniziata nel 2015 per un importo pari a circa 4 miliardi di euro per 11 anni), la Regione Toscana, con decreto dirigenziale 2 marzo 2016, n. 973, ha affidato in concessione, ai sensi del regolamento (CE) n. 1370/2007, il servizio di trasporto pubblico sul territorio regionale ad Autolinee Toscane SpA;
nel corso dello stesso anno l'impresa di trasporti Mobit Soc. cons. arl, consorzio che riunisce diverse società toscane operanti nel settore dei trasporti, non aggiudicataria della gara, ha presentato al Tribunale amministrativo regionale (TAR) della Toscana un ricorso contro la Regione Toscana nel quale si afferma che la società Autolinee Toscane SpA doveva essere esclusa dalla gara, dato che la stessa è controllata da Régie autonome des transports parisiens (RATP), cioè da un soggetto che poteva essere qualificato come "operatore interno", in quanto trattasi di impresa pubblica creata dallo Stato francese;
con il medesimo ricorso Mobit ha fatto valere vizi attinenti all'offerta e il PEF presentato da Autolinee Toscane SpA, con i quali si richiedeva pertanto l'esclusione del concorrente, nonché si formulavano altre censure attinenti al procedimento di selezione; in seguito è stato presentato un secondo ricorso, in questo caso da parte di Autolinee Toscane contro Mobit, con il quale si richiedeva l'esclusione dell'offerta depositata dalla società in questione;
il TAR ha accolto entrambi i ricorsi ed in seguito è stato coinvolto sia il Consiglio di Stato, davanti al quale entrambe le società hanno fatto appello, che a sua volta, prima di esprimere una decisione si è rivolto alla Corte di Giustizia dell'Unione europea con una domanda di pronuncia pregiudiziale;
nell'attesa della definizione del contenzioso sulla gara di affidamento del lotto unico del trasporto pubblico locale (TPL) e, nelle more del pronunciamento del Consiglio di Stato, la Regione Toscana ha inteso superare la situazione di incertezza, che si era creata con la gestione di servizio regolata attraverso atti impositivi d'obbligo emanati dagli enti locali nei confronti dei gestori operanti sui vari territori, stipulando in data 29 dicembre 2017, un contratto di servizio denominato "contratto ponte", che ha consentito l'affidamento del servizio in via d'urgenza a tutti gli attuali quattordici gestori del trasporto pubblico riuniti in un unico soggetto (ONE scarl), per il biennio 2018 - 2019;
con atto dirigenziale n. 6585 del 19 aprile 2019 la Regione Toscana ha disposto l'aggiudicazione definitiva a favore di Autolinee Toscana, a contenzioso aperto in quanto ancora il Consiglio di Stato di Stato doveva pronunciarsi, anche alla luce del pronunciamento della Corte di giustizia europea avvenuto il 25 ottobre 2018;
il Consiglio regionale, all'unanimità in data 27 febbraio 2019, aveva invece approvato una mozione con cui si impegnava la Giunta regionale ad affidare la gara del servizio di trasporto pubblico locale soltanto in seguito alla pronuncia del Consiglio di Stato, in modo da assicurarsi una effettiva corrispondenza fra le decisioni della stessa e quelle disposte dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea, ed evitare, pertanto, l'attivazione di nuovi contenziosi fra i soggetti interessati;
la Giunta regionale non ha dato in alcun modo seguito a questa mozione avendo proceduto, come scritto in premessa, all'aggiudicazione definitiva a favore di Autolinee Toscana con decreto dirigenziale del 19 aprile 2019;
sulla base del suddetto atto dirigenziale di aggiudicazione definitiva in data 25 settembre la Regione Toscana ha comunicato a One Scarl e Autolinee Toscana il cronoprogramma contenente le date di stipula dei contratti di trasferimento dei beni essenziali e del personale;
detto cronoprogramma è stato assunto con atto autonomo da parte della Regione Toscana, in quanto le parti non sono pervenute ad un accordo sulla definizione dello stesso;
in base a questo cronoprogramma, la messa in liquidazione delle aziende toscane confluite in Mobit, con la sottoscrizione dei primi rogiti è prevista a partire dalla prima metà di novembre;
l'udienza del Consiglio di Stato in merito ai primi tre ricorsi pendenti (due presentati da Mobit e uno da AT) si è svolta giovedì 10 ottobre e che il Consiglio si è riservato e quindi ad oggi non è prevedibile sapere se il responso arriverà prima del 31 dicembre 2019;
in merito al terzo ricorso (presentato da Mobit e relativo all'aggiudicazione definitiva) l'udienza del TAR è prevista per il 26 febbraio;
appare inopportuno procedere alla liquidazione della società senza attendere i pronunciamenti del Consiglio di Stato e le possibili conseguenze che ciò comporterebbe nel caso in cui le sentenze ribaltassero la decisione di aggiudicare definitivamente la gara ad Autolinee Toscane (criticità già avanzata ed espressa da tutto il Consiglio regionale con l'approvazione della mozione del febbraio del 2019);
necessaria, inoltre, appare una verifica urgente con la Regione Toscana per applicare quanto scritto nella comunicazione dello scorso 25 settembre 2019 inviata a One Scarl e Autolinee Toscana, ovvero che "le date indicate nel cronoprogramma indicate sia per i rogiti che per la stipula dei contratti di locazione degli immobili sia per i trasferimenti dei bus, dei veicoli e del personale, potranno subire adeguamenti temporali in ragione delle tempistiche di pubblicazione del dispositivo o della sentenza che definisce i giudizi pendenti al Consiglio di Stato" oltre che verificare che nessun passaggio di beni avvenga senza la certezza della legittimità dell'aggiudicazione;
appare ben dubbia la ragione di eventuale doglianza di Autolinee Toscane, è certo invece il danno che deriverebbe alle aziende toscane dall'affrettata aggiudicazione definitiva ad Autolinee Toscane, danno che già il solo preannunzio del provvedimento sta provocando, il tutto mentre è tuttora in corso il procedimento giudiziario;
le aziende toscane hanno già evidenziato che in questo modo la Regione va incontro consapevolmente ad un ulteriore contenzioso che, con il buon senso, sarebbe davvero evitabilissimo;
tra qualche settimana (al massimo pochi mesi) ci sarà la sentenza del Consiglio di Stato che finalmente dirà chi abbia ragione e a chi dovrà essere aggiudicato il servizio TPL della Toscana per i prossimi 11 anni. Stiamo parlando di un procedimento avviato con la legge regionale n. 65 nel 2010, quasi dieci anni fa;
si consideri l'importanza sociale del trasporto pubblico locale, tanto più in una fase di crisi economica e sociale come è quella che stiamo vivendo, nonché la centralità di un simile servizio dal punto di vista sociale ed economico, in particolare per le fasce deboli più duramente colpite dalla crisi, e sottolineando come questo rappresenti uno degli assi fondamentali con cui rispondere alla crisi ambientale, ed in particolare che le strategie europee di mitigazione dei cambiamenti climatici vedono nel trasporto pubblico locale uno dei principali strumenti di azione;
appare difficile comprendere per quale ragione oggi si vuole firmare un'aggiudicazione definitiva senza aspettare qualche settimana,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di tale situazione;
quali opportune azioni voglia intraprendere a tutela del trasporto pubblico locale e degli interessi nazionali rispetto ad una gara che appare all'interrogante agevolare un'azienda di Stato francese, in contrapposizione alle norme europee sugli appalti, a scapito delle aziende italiane.
(4-02398)
FAZZOLARI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
l'articolo 49, comma 1 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231 vieta il trasferimento di denaro contante e di titoli al portatore in euro o in valuta estera, effettuato a qualsiasi titolo tra soggetti diversi, siano esse persone fisiche o giuridiche, quando il valore oggetto di trasferimento è complessivamente pari o superiore ad euro 3.000;
rispetto a tale limite, nelle more dell'attuazione della politica fiscale del Governo e segnatamente del cosiddetto «decreto fiscale» (decreto-legge n. 124 del 2019), pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 252 del 26 ottobre 2019, si discute proprio in questi giorni delle modifiche in via di introduzione rispetto al regime dell'utilizzo del contante;
in particolare, l'articolo 18 del decreto fiscale («disposizioni urgenti in materia fiscale e per esigenze indifferibili»), intervenendo in modifica della citata norma, prevede una revisione al ribasso della soglia massima entro la quale il trasferimento di denaro contante sarebbe consentito: soglia che dall'attuale valore fissato nella misura di euro 3.000, si abbasserebbe prima ad euro 2.000, per poi arrivare ad euro 1.000 nel 2022;
si tratta solamente di una delle diverse misure al vaglio del Governo, dirette a favorire, in una dichiarata finalità pubblica di contrasto all'evasione fiscale, il ricorso a strumenti elettronici di pagamento scoraggiando l'uso del contante;
rispetto a questa tendenza della politica fiscale, progressivamente rafforzatasi nel corso del tempo, l'interrogante desidera evidenziare alcuni aspetti controversi ed evidenti contraddizioni, sia sul piano politico-monetario che tecnico-giuridico, con riferimento in primo luogo alla qualificazione monetaria e alla distinzione sostanziale, tra «moneta legale» e «moneta scritturale» e al diverso regime applicabile;
per le due categorie indicate la Banca d'Italia, in una nota ufficiale («Creazione di moneta scritturale da parte dei cittadini», 6 giugno 2017), ha specificato che «l'unica forma di moneta legale è la moneta contante emessa dalla Banca Centrale Europea», in quanto la sua creazione si basa su rigorose procedure che garantiscono la fiducia generale nella moneta e la stabilità del suo valore nel tempo;
per «moneta bancaria o scritturale», secondo il medesimo documento della Banca d'Italia, deve intendersi «l'insieme degli strumenti gestiti e organizzati dalle banche o dagli altri soggetti abilitati a prestare servizi di pagamento: assegni, bonifici, addebiti diretti, carte»: si tratta dunque di soggetti privati, che prestano servizi privati secondo gli schemi dell'autonomia negoziale e logiche di mercato comprovate dall'applicazione di commissione e costi di gestione correlate proprio alla fornitura di tali servizi;
con riferimento all'attività degli intermediari, la citata nota della Banca d'Italia prosegue aggiungendo che la prestazione dei servizi di pagamento attraverso moneta scritturale rappresenta «un'attività consentita per legge esclusivamente ai soggetti abilitati, quali banche, istituti di moneta elettronica, istituti di pagamento»;
la distinzione tra le due tipologie di moneta, dunque quella «legale» emessa dalla Banca centrale europea e quella «scritturale», gestita e organizzata dalle banche mediante l'emissione di prodotti finanziari e commerciali, deve essere considerata in combinato disposto con le disposizioni di ordine civile e penale, e segnatamente: con l'articolo 1277, comma 1, del codice civile, che in materia di obbligazioni pecuniarie afferma che «i debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale», e con l'articolo 693 del codice penale che afferma che «chiunque rifiuta di ricevere, per il loro valore, monete aventi corso legale nello Stato, è punito con la sanzione amministrativa fino a trenta euro»: norme che evidenziano la originaria preminenza nel nostro ordinamento della moneta legale;
in questo quadro giuridico e alla luce delle definizioni ufficiali della Banca d'Italia, la tendenza del legislatore a mettere in campo misure idonee a favorire l'utilizzo della moneta scritturale, scoraggiando invece quella legale e cioè la moneta contante emessa dalla Banca centrale europea (misure quali l'abbassamento del tetto dell'uso del contante o l'obbligo di pagamento in forma elettronica-scritturale per qualsiasi operazione burocratica, già operativo in molte pubbliche amministrazioni), impone una riflessione in ordine alla adeguatezza di questa linea tendenziale della politica fiscale e monetaria del Governo, che vede progressivamente limitare la possibilità di utilizzo della moneta legale per favorire quella scritturale, che, sebbene presenti degli indubbi vantaggi, è e rimane un servizio offerto da privati;
l'interrogante ritiene che la moneta elettronica rappresenti un'opportunità per il cittadino se e nella misura in cui lo stesso è lasciato libero di scegliere se avvalersi o meno di un servizio offerto da terzi, e segnatamente, da privati, mentre debba essere valutata con attenzione ogni iniziativa di carattere normativo volta a comprimere tale libertà di opzione tra la moneta contante avente corso legale o gli strumenti scritturali a gestione privata, abilitati a prestare servizi di pagamento,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ravveda, nella tendenziale e progressiva compressione della libertà di scelta tra le modalità di pagamento mediante moneta avente corso legale o moneta scritturale, un rischio di distorsione della politica monetaria suscettibile di favorire l'attività prestata da erogatori di servizi privati generando costi aggiuntivi a carico dei cittadini;
quali strumenti ritenga di poter adottare al fine di assicurare una piena libertà di scelta del cittadino in ordine all'utilizzo della moneta legale o scritturale, e soprattutto, evitare la configurazione di costi aggiuntivi nella forma delle commissioni bancarie o costi di gestione, iniquamente ed impropriamente posti a carico dei cittadini per l'erogazione di servizi pubblici.
(4-02399)
GINETTI, SBROLLINI, CONZATTI, CUCCA - Al Ministro dell'interno. - Visto il testo unico sull'immigrazione "Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero", di cui alla legge 25 giugno 1998 n. 286;
visto il decreto Sicurezza-bis, di cui al decreto-legge 14 giugno 2019 n. 53, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 agosto 2019, n. 77, recante "Disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica" che, all'articolo 1, prevede "l'abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari e disciplina di casi speciali di permesso di soggiorno temporaneo per esigenze di carattere umanitario";
considerato il numero crescente di stranieri che non si trovano più nel circuito dell'accoglienza e che pertanto non rimpatriati si trovano a vivere in condizioni di marginalità sociale ed economica;
considerato l'evidente degrado sociale e urbano collegato alla mancanza di risposte di accompagnamento e assistenza di tale popolazione straniera;
visto l'aumentare progressivo di persone abbandonate a se stesse nelle stazioni delle città italiane, con particolare riferimento alla stazione Termini di Roma, che nel giro di un mese ha visto raddoppiare la popolazione di indigenti che vivono nella stazione senza alcuna forma di assistenza e di cui non è chiara la condizione giuridica e lo status di straniero nel nostro Paese;
vista la sentenza della Corte Costituzionale n. 195 del 2019 con la quale il decreto Sicurezza-bis è stato dichiarato incostituzionale in alcuni punti,
si chiede di sapere:
quali misure il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di restituire dignità a quelle persone che vivono in condizioni di marginalità e povertà e che, nell'immaginario collettivo, provocano reazioni di sdegno, ma anche di paura in relazione al degrado collegato a tali situazioni di non cura e abbandono;
quali provvedimenti intenda, in particolare, adottare per dare risposte a quanti vivono in condizioni disumane nella stazione Termini di Roma, luogo centrale di approdo di un grande numero di turisti e pendolari;
in che modo e con quali tempi intenda adeguare l'ordinamento giuridico alle osservazioni della Corte Costituzionale, secondo la sentenza n. 195 del 2019 e pertanto modificare l'impianto normativo del decreto Sicurezza n. 53 del 2019;
se non ritenga di procedere a proporre una revisione del Testo Unico, legge n. 286 del 1988, al fine di rimodulare in modo organico la disciplina sull'immigrazione e sulla presenza di stranieri nel territorio nazionale.
(4-02400)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:
7ª Commissione permanente (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport):
3-01201 della senatrice Boldrini e altri, sull'abilitazione all'esercizio della professione di medico-chirurgo;
8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni):
3-01205 del senatore Taricco ed altri, sull'utilizzo di pneumatici da neve da parte dei mezzi pesanti.
Interrogazioni, ritiro
È stata ritirata l'interrogazione 3-01086 della senatrice Garavini ed altri.
È stata ritirata l'interrogazione 3-01177 della senatrice Pucciarelli.