Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 140 del 31/07/2019
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------
140a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
MERCOLEDÌ 31 LUGLIO 2019
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Presidenza del vice presidente CALDEROLI,
indi del presidente ALBERTI CASELLATI
e del vice presidente TAVERNA
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia-Berlusconi Presidente: FI-BP; Fratelli d'Italia: FdI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-Liberi e Uguali: Misto-LeU; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-Più Europa con Emma Bonino: Misto-PEcEB; Misto-PSI: Misto-PSI.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente CALDEROLI
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 10,02).
Si dia lettura del processo verbale.
GIRO, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle e del Gruppo Partito Democratico hanno fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Come già comunicato ieri all'Assemblea, sospendo la seduta che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei Capigruppo.
(La seduta, sospesa alle ore 10,06, è ripresa alle ore 12,16).
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI
Sui lavori del Senato
PRESIDENTE. La Conferenza dei Capigruppo ha stabilito modifiche al calendario corrente e il nuovo calendario dei lavori fino al 7 agosto.
Nella seduta odierna, senza orario di chiusura, si concluderà l'esame dei documenti definiti dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari in tema di verifica dei poteri. Per la discussione generale della relazione sull'elezione contestata nella Regione Emilia-Romagna sono state ripartite tre ore e quindici minuti, in base a specifiche richieste dei Gruppi.
Nella seduta di domani, che si concluderà alle ore 12, saranno discussi i disegni di legge sull'insegnamento scolastico dell'educazione civica, sul distacco dei Comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio, nonché, dalla sede redigente, i disegni di legge sulla valorizzazione delle piccole produzioni alimentari di origine locale e sulle partecipazioni in società del settore lattiero-caseario.
Lunedì 5 agosto, alle ore 12, saranno discusse le questioni pregiudiziali relative al decreto-legge in materia di sicurezza pubblica.
Il calendario della settimana prossima, con sedute senza orario di chiusura, fino a mercoledì 7 agosto, prevede la discussione del decreto-legge in materia di sicurezza pubblica; del decreto-legge in materia di beni culturali, già approvato dal Senato, ove modificato dalla Camera dei deputati; del disegno di legge collegato, concernente deleghe al Governo in materia di ordinamento sportivo, già approvato dalla Camera dei deputati; nonché delle mozioni sul Treno ad alta velocità Torino-Lione.
Calendario dei lavori dell'Assemblea
Discussione e reiezione di proposte di modifica
PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi oggi, con la presenza dei Vice Presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha adottato - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - modifiche al calendario corrente e il nuovo calendario dei lavori dell'Assemblea fino al 7 agosto:
Mercoledì | 31 | luglio | 9,30 | - Seguito documenti definiti dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari in tema di verifica dei poteri
- Disegno di legge n. 1264 e connessi - Insegnamento scolastico dell'educazione civica (approvato dalla Camera dei deputati)
- Disegno di legge n. 1144 e connessi - Distacco comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e aggregazione alla regione Emilia-Romagna (approvato dalla Camera dei deputati)
- Disegno di legge n. 728 - Valorizzazioni piccole produzioni alimentari di origine locale (dalla sede redigente)
- Disegno di legge n. 1110 - Partecipazioni in società del settore lattiero-caseario (approvato dalla Camera dei deputati) (dalla sede redigente) |
Giovedì | 1° | agosto | 9,30-12 |
Gli emendamenti al disegno di legge n. 1264 e connessi (Insegnamento scolastico dell'educazione civica) dovranno essere presentati entro le ore 14 di mercoledì 31 luglio.
Lunedì | 5 | agosto | 12 | - Deliberazione su proposte di questione pregiudiziale in ordine al disegno di legge n. 1437 - Decreto-legge n. 53, Disposizioni in materia di ordine e sicurezza pubblica (approvato dalla Camera dei deputati)
- Disegno di legge n. 1437 - Decreto-legge n. 53, Disposizioni in materia di ordine e sicurezza pubblica (approvato dalla Camera dei deputati) (scade il 13 agosto)
- Disegno di legge n. 1374-B - Decreto-legge n. 59, Misure urgenti nei settori di competenza del Ministero per i beni e le attività culturali (già approvato dal Senato) (ove modificato dalla Camera dei deputati)
- Disegno di legge n. 1372 - Deleghe al Governo in materia di ordinamento sportivo (approvato dalla Camera dei deputati) (collegato alla manovra di finanza pubblica) (voto finale con la presenza del numero legale)
- Mozioni sul treno ad alta velocità Torino-Lione |
Martedì | 6 | " | 9 | |
Mercoledì | 7 | " | 9 |
Gli emendamenti al disegno di legge n. 1437 (Decreto-legge n. 53, Disposizioni in materia di ordine e sicurezza pubblica) dovranno essere presentati entro le ore 18 di mercoledì 31 luglio.
Il termine per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge n. 1374-B (Decreto-legge n. 59, Misure urgenti nei settori di competenza del Ministero per i beni e le attività culturali) saranno stabiliti in relazione ai tempi di trasmissione dalla Camera dei deputati.
Gli emendamenti al disegno di legge n. 1372 (Deleghe al Governo in materia di ordinamento sportivo) dovranno essere presentati entro le ore 12 di giovedì 1° agosto.
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1437
(Decreto-legge n. 53, Disposizioni in materia di ordine e sicurezza pubblica)
(7 ore, escluse dichiarazioni di voto)
Relatori | 1 h. |
|
Governo |
| 30' |
Votazioni |
| 30' |
Gruppi 5 ore, di cui: |
|
|
M5S | 1 h. | 11' |
FI-BP |
| 50' |
L-SP-PSd'Az |
| 49' |
PD |
| 46' |
FdI |
| 30' |
Misto |
| 28' |
Aut (SVP-PATT, UV) |
| 25' |
Dissenzienti |
| 5' |
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1374-B
(Decreto-legge n. 59, Misure urgenti nei settori di competenza
del Ministero per i beni e le attività culturali)
(5 ore, escluse dichiarazioni di voto)
Relatori | 1 h. |
|
Governo |
| 30' |
Votazioni |
| 30' |
Gruppi 5 ore, di cui: |
|
|
M5S |
| 43' |
FI-BP |
| 30' |
L-SP-PSd'Az |
| 29' |
PD |
| 28' |
FdI |
| 18' |
Misto |
| 17' |
Aut (SVP-PATT, UV) |
| 15' |
Dissenzienti |
| 5' |
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1372
(Deleghe al Governo in materia di ordinamento sportivo)
(7 ore, escluse dichiarazioni di voto)
Relatori | 1 h. |
|
Governo |
| 30' |
Votazioni |
| 30' |
Gruppi 5 ore, di cui: |
|
|
M5S | 1 h. | 11' |
FI-BP |
| 50' |
L-SP-PSd'Az |
| 49' |
PD |
| 46' |
FdI |
| 30' |
Misto |
| 28' |
Aut (SVP-PATT, UV) |
| 25' |
Dissenzienti |
| 5' |
MARCUCCI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCUCCI (PD). Signor Presidente, come ha correttamente riferito all'Assemblea, il calendario dei lavori non è stato votato all'unanimità, e siamo fortemente contrari; sono però obbligato a fare un quadro generale della situazione in Senato, come ho avuto modo di fare all'interno della Conferenza dei Capigruppo. Stanno avvenendo atteggiamenti e situazioni, anche nelle Commissioni, oggettivamente inaccettabili e si creano le condizioni affinché sui provvedimenti non si possa mai discutere né confrontarsi.
In reiterate occasioni in 5a Commissione il presidente Pesco ha usato strumentalmente (Applausi dal Gruppo PD) - e lo sottolineo - l'articolo 81 della Costituzione su tutti gli emendamenti, giungendo a usare come giustificazione, egli stesso e le forze di maggioranza, l'incapacità del Governo - che sottolineo - di mandare le relazioni tecniche.
Signor Presidente, le chiediamo d'intervenire nuovamente, perché sappiamo che l'ha fatto, ma stanno costantemente rompendo le regole democratiche e non possiamo permetterlo.
C'è di peggio, però, signor Presidente: in 7a Commissione stiamo discutendo di un provvedimento che la maggioranza ha voluto inserire inopportunamente nel calendario, il disegno di legge collegato concernente deleghe al Governo in materia di ordinamento sportivo. Si tratta di un provvedimento strutturale, che riteniamo molto importante e che a qualcuno della Lega sta evidentemente molto a cuore - e ci domandiamo come mai - ma sul quale si è deciso di impedire la discussione.
Signor Presidente, il presidente Pittoni ha deciso addirittura di far presentare gli emendamenti in Commissione prima delle audizioni (Applausi dal Gruppo PD): è inaccettabile, le audizioni si fanno per recepire istanze che vengono da fuori (dalla società civile, da esperti, da associazioni e da autorità), ma lui fa presentare gli emendamenti. In Conferenza dei Capigruppo ci è stato detto che, poiché abbiamo presentato oltre 200 emendamenti al provvedimento, la discussione in Commissione non si finirà e si verrà comunque in Aula.
Signor Presidente, sta permettendo che si comprima ogni spazio della democrazia e della discussione, dell'analisi e dell'approfondimento, ogni prerogativa del Parlamento. Vogliono mettere la fiducia anche sul provvedimento di delega in materia di ordinamento sportivo, perché un Sottosegretario ci tiene per qualche suo motivo e se ne frega anche delle Olimpiadi, dato che questa decisione mette a rischio anche quegli aspetti. (Applausi dal Gruppo PD).
Arriviamo alla richiesta che le ho fatto, signor Presidente, che è molto seria. La pausa che c'è stata in questi giorni ci ha permesso di fare - ove necessario - ulteriori approfondimenti circa la discussione che si è svolta in Aula sulla questione della Sicilia. Le forze di maggioranza hanno fatto un accordo: hanno bisogno di avere qualche poltrona in più e di sistemare qualcuno, lo capiamo; forse quella politica che loro stessi avevano annunciato di cambiare la stanno cambiando molto in peggio. Tuttavia, oggi si va oltre ogni limite di guardia: si sta forzando il Parlamento a votare contro le leggi e contro la Costituzione e non lo possiamo accettare.
Rivolgo ai singoli colleghi un appello che ho già rivolto ai Capigruppo, i quali, ahimè, si sono dimostrati insensibili: oggi stanno obbligando noi tutti, come membri del Parlamento e di questo Senato, ad andare contro la Costituzione e a votare per l'assegnazione a un'altra Regione di un seggio che deve necessariamente avvenire su base regionale. Colleghi, vi assicuro che è un precedente pericoloso: oggi siete alla guida del Paese e giustamente, a seguito dell'esito elettorale, siete la maggioranza di questo Paese, ma questo precedente è pericolosissimo.
Signor Presidente, le chiediamo nuovamente di trovare una soluzione: non obblighi il Senato della Repubblica a votare contro la nostra Costituzione. (Applausi dal Gruppo PD). Non ci obblighi a questo. Faremo tutto quello che è possibile perché ciò non accada.
Siamo dispiaciuti per l'atteggiamento delle forze di maggioranza e, sottolineando questo aspetto, che è il più drammatico e politicamente pericoloso per il futuro del nostro Paese, voteremo contro questo calendario, che faremo di tutto perché non vada avanti, dato che va contro la Costituzione e l'attività del Senato e delle nostre Commissioni e impedisce di approfondire e discutere i provvedimenti.
Dove siamo finiti, signor Presidente? Dove? (Applausi dal Gruppo PD). MoVimento 5 Stelle e Lega continuano l'attacco alle regole e alla democrazia: se ne fregano, inventano i seggi per assegnare poltrone e fanno le leggi perché le vuole un Sottosegretario per i suoi interessi, impedendo al Parlamento di parlare. Non è più accettabile. (Applausi dal Gruppo PD).
Poiché ci avviamo a una sosta estiva in un momento molto triste per la nostra democrazia, rivolgo nuovamente il mio appello a tutti i colleghi: salvate la democrazia e le istituzioni; non permettete ai vostri capi di offendere in questo modo drammatico le regole del nostro Paese. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Marcucci, ma non ha fatto la proposta di modifica.
MARCUCCI (PD). La mia proposta è che non si proceda a votare la relazione della Giunta sulla questione del seggio non assegnato nella Regione Siciliana né il provvedimento di delega in materia di ordinamento sportivo. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Discutendo sul calendario dei lavori, come ricorderete, ho più volte sottolineato la necessità che il Governo ordini i lavori in modo da dare la possibilità a tutti i senatori di approfondire tutti i provvedimenti con un dibattito congruo e in tempi congrui.
DE PETRIS (Misto-LeU). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Misto-LeU). Signor Presidente, credo che ancora una volta vi sia stata da parte della maggioranza una enorme forzatura sul calendario dei lavori. Infatti, non soltanto si stanno comprimendo fortemente i tempi, ma francamente credo che su alcuni provvedimenti si stia esagerando. Dico questo in modo molto chiaro e rapido.
Le forzature che si stanno compiendo con riguardo al disegno di legge di delega in materia di ordinamento sportivo, a nostro avviso, sono assolutamente inaccettabili. Nonostante molti temi siano già all'ordine del giorno, si è forzato per inserire nel calendario dei lavori addirittura un disegno di legge delega, con cui cioè il Parlamento delega il Governo. Non è possibile una forzatura di questo genere sulle deleghe (in caso di urgenza il Governo avrebbe già adottato un decreto-legge), addirittura - cosa che trovo assolutamente incredibile - con l'arrivo in Aula del provvedimento senza relatore e la possibilità di discutere gli emendamenti. Per quanto ci riguarda, non si riesce a capirne l'urgenza, anche perché di temi urgenti da esaminare ce ne sono molti.
Ad esempio, come sa, signor Presidente, a proposito di mozioni, che verranno discusse in seguito, avevamo chiesto da moltissimo tempo di inserire nel calendario dei lavori l'esame di quella sul glifosato, che riguarda la salute dei cittadini, ma questo non è accaduto. Lo ripeto: di temi urgenti da esaminare ce ne erano molti altri.
Pertanto, chiedo che dal calendario dei lavori venga espunto il disegno di legge di delega sull'ordinamento sportivo, affinché possa essere esaminato con calma, oppure che si lavori anche nelle giornate di giovedì e venerdì o ancora che il provvedimento venga messo in coda, in modo tale che - al limite - il suo esame possa essere ripreso a settembre, quando il lavoro della Commissione si sarà concluso.
A proposito delle Commissioni, non ripeto quello che sta accadendo. Tuttavia, rilevo che sul disegno di legge riguardante l'insegnamento scolastico dell'educazione civica continuiamo ad assistere all'espressione di pareri ex articolo 81 della Costituzione solo e unicamente perché gli emendamenti sono dell'opposizione. (Applausi dal Gruppo PD). Il Presidente della Commissione bilancio dice di non ricevere le relazioni tecniche, ma lui e i suoi Uffici saranno anche in grado di esprimere una valutazione.
Per quanto mi riguarda, non ho mai condiviso alcune forzature sull'articolo 81 della Costituzione, ma credo che in questa legislatura si stia veramente esagerando. Ho persino proposto, a questo punto, di presentare in Commissione bilancio gli emendamenti con i nomi dei presentatori cancellati, così da vedere se ci sarà una neutralità nell'applicazione dell'articolo 81, che sta diventando lo strumento utilizzato per cassare gli emendamenti dell'opposizione e togliersi i fastidi. Colleghi, se ciò viene fatto su un provvedimento come quello riguardante l'insegnamento scolastico dell'educazione civica, pensate agli altri. Su queste forzature - di cui lei, signor Presidente, ha preso atto - ancora una volta credo sia necessario intervenire.
Passo all'ultima questione, per poi ricapitolare le proposte di modifica del calendario dei lavori. Signor Presidente, ma la Commissione quando lavorerà sul cosiddetto decreto sicurezza, visto che lunedì è previsto l'esame delle questioni pregiudiziali in Aula? Quasi certamente il Governo apporrà la questione fiducia, come tutti sappiamo. Cosa significa ciò? Sia oggi che domani siamo impegnati in Aula: vorrei sapere quindi quando avremo la possibilità di esaminare il provvedimento, dato che non abbiamo neanche finito la discussione generale e tutti i senatori hanno il diritto di intervenire compiutamente su un provvedimento così pesante e d'impatto sulle libertà, sul loro significato e su temi che sono cari a molti. Sono stati presentati emendamenti che bisognerebbe almeno poter esaminare, ma anche in questo caso vi è una forzatura.
Io credo quindi che sia assolutamente necessario - e chiudo con la proposta - alleggerire il calendario, in particolare non prevedendo la discussione del disegno di legge concernente delega al Governo in materia di ordinamento sportivo, mettendola in coda, almeno fino a che non siano conclusi i lavori in Commissione. Non si può accettare infatti che l'Assemblea ne discuta anche ove il provvedimento non sia concluso in Commissione. Chiediamo che la discussione avvenga solo se l'esame sia stato concluso in Commissione.
Chiediamo inoltre che venga inserita in calendario, dopo l'esame delle mozioni sul treno ad alta velocità Torino-Lione - se dovesse esserci tempo, in modo tale che alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva si possa comunque discutere - anche la mozione sul glifosato, che abbiamo presentato ormai moltissimo tempo fa. (Applausi del senatore Martelli).
BERNINI (FI-BP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BERNINI (FI-BP). Signor Presidente, ho ascoltato gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, che rispecchiano molto lo spirito che noi minoranze abbiamo sempre cercato di mantenere nella Conferenza dei Capigruppo.
Non abbiamo mai assunto atteggiamenti ostruzionistici e lei, signor Presidente, ci è testimone, però abbiamo cercato di rapportarci in un certo modo al Senato, a tutti i colleghi e a quello che noi rappresentiamo, perché noi non siamo rappresentanti di noi stessi, ma di una parte dei cittadini, anzi, tutti insieme, del popolo italiano. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).
Non possiamo dunque accettare di essere trattati in parte come lo scendiletto della Camera dei deputati, che ci trasmette i provvedimenti che dobbiamo approvare in cinque minuti, facendoli discutere in Commissione «senza passare dal via», nel senso che non abbiamo neanche modo di esaminarli. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).
Parlavo proprio adesso con il collega Cangini, nostro capogruppo in 7a Commissione: è giusto quanto hanno affermato i nostri colleghi, signor Presidente. Non possiamo trattare l'articolo 81 «a gatto selvaggio», perché il presidente Pesco non si rende conto se esiste o no l'invarianza finanziaria per cui, nell'incertezza, applica l'articolo 81 su tutto. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).
Signor Presidente, questa non è professionalità. Mi rendo conto che da parte di alcuni si vuole fare di questo Parlamento il regno dell'improvvisazione, in modo tale che chi li guida da fuori è in grado di governarli meglio. (Applausi dai Gruppi FI-BP e del senatore Margiotta).
Noi non siamo d'accordo con questa interpretazione; non ci piace essere trattati così; non ci piace perché, anche se siamo in un'Aula parlamentare chiusa, grazie al cielo qualcuno ci ascolta, qualcuno ci guarda, qualcuno vuole ancora essere rappresentato da noi. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
Questo è il motivo, signor Presidente, per cui anche oggi, con molta lealtà, con molta correttezza e, devo dire, anche con molta pacatezza le abbiamo fatto notare - e lo abbiamo detto anche alle maggioranze - che abbiamo sette ore di tempo per discutere il decreto sicurezza-bis, un provvedimento che parla di immigrazione, di ordine pubblico e di dotazioni alle Forze dell'ordine, a quei signori che tutti i giorni rischiano la vita per noi. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Sette ore, signor Presidente, colleghi, sono il minimo sindacale, anzi, siamo al di sotto del minimo sindacale per esaminare un provvedimento del genere, che naturalmente la Camera ha discusso con comodo e che ora ci trasmetterà con tempi altrettanto comodi, cosicché noi potremo metterci la fiducia, perché questo è il destino di tale provvedimento, per cui gli oltre mille emendamenti su cui noi avremmo potuto dire la nostra saranno, come sempre, lettera morta. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
Va bene. Su questo provvedimento almeno c'è il requisito della necessità e dell'urgenza, trattandosi di un decreto-legge: dobbiamo approvarlo entro il 13 di agosto. D'accordo, ma, signor Presidente, colleghi, che caspita di necessità e urgenza abbiamo sull'ordinamento sportivo? È una delega legislativa. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD). Capisco che la maggioranza abbia bisogno di dare soddisfazione a qualcuno, di fare contento qualcuno, magari a scapito di qualcun altro. Non so quali siano gli interessi sottesi a questa fretta; sicuramente non la Costituzione, non la legge ordinaria. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).
Signor Presidente, è una legge di delegazione. È mai possibile che, ancora una volta, sempre per quella famosa tradizione che fa di noi gli scendiletto della Camera, tengano il provvedimento fermo alla Camera per mesi e noi in venti giorni lo dobbiamo licenziare, con una modalità, Presidente, a dir poco pornografica, sconcia? Alla Camera - il Presidente della Commissione lo sa bene - hanno fissato il termine per la presentazione degli emendamenti prima ancora di aver fatto le audizioni. Ma allora a che cosa servono le audizioni? A che cosa serve il Parlamento? A che cosa serve il Senato della Repubblica? A che cosa serviamo noi? (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).
Io ce l'ho una risposta: noi serviamo e tanto, ma, signor Presidente, con questo calendario serviamo molto poco. È per questo motivo che chiediamo, ancora una volta, il minimo sindacale: togliamo dal calendario il provvedimento sull'ordinamento sportivo, che non ha neanche l'ombra della necessità e dell'urgenza (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD), e conserviamo tutto il resto, salvando un briciolo di dignità! (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD. Congratulazioni).
CIRIANI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CIRIANI (FdI). Signor Presidente, credo che i colleghi senatori, soprattutto della maggioranza, riconoscano al Gruppo Fratelli d'Italia di aver esercitato il proprio ruolo di opposizione in maniera molto responsabile. Non abbiamo mai negato il diritto-dovere da parte della maggioranza di poter programmare i propri lavori e approvare i provvedimenti che più stanno a cuore a chi governa in questo momento il Paese. Abbiamo rispettato questa linea di comportamento. C'è una maggioranza che governa, ha il diritto di governare e ha il diritto di sapere in che tempi le leggi e i decreti verranno approvati dalle Camere.
C'è tuttavia un limite che qui viene puntualmente superato da un certo modo, un po' arrogante, di intendere l'esercizio del potere, che prevede che tutto quello che si vuole debba diventare realtà. Noi non contestiamo naturalmente la possibilità e il dovere di convertire in legge i decreti-legge (ci mancherebbe altro), però l'abuso dell'esercizio della fiducia è sotto gli occhi di tutti, Presidente. Che già si percepisca, nella discussione di questa mattina in Conferenza dei Capigruppo, ma soprattutto oggi in Assemblea, che vi è l'intenzione di mettere la fiducia non solo sul decreto sicurezza bis, tagliando le ali alla discussione e alla possibilità di miglioramento che noi vorremmo apportare, ma anche sulla legge delega allo sport fa cascare le braccia. Infatti, quella intorno allo sport sembra essere un'emergenza soltanto di potere: c'è una logica di potere intorno al controllo del mondo dello sport. Non voglio in questa sede aprire il dibattito sulla legge delega, però l'autonomia dello sport deve essere salvaguardata. Che esigenza c'è di approvare una legge delega ad agosto, quando potrebbe essere approvata da qui a un mese? Forse siamo di fronte a una logica di potere, che deve essere esercitato mostrando i muscoli, anche alla faccia delle Camere e, in questa occasione in particolare, del Senato.
Sull'articolo 81 della Costituzione, Presidente, credo di aver affermato per primo in questa Assemblea, insieme ai colleghi del Gruppo Fratelli d'Italia, che l'articolo 81 fosse stato utilizzato soprattutto nella discussione sui documenti di bilancio come tagliola per evitare che la maggioranza dovesse fare i conti con emendamenti imbarazzanti per la maggioranza stessa; per cui, quando c'è qualche problema di ordine politico rispetto ad emendamenti che potrebbero mettere in difficoltà la tenuta già fragile della maggioranza, interviene in maniera salvifica l'articolo 81 della Costituzione, che toglie le castagne dal fuoco ed evita che i problemi vengano affrontati in Commissione. L'articolo 81 della Costituzione, quindi, deve essere rivisto, perché paradossalmente crea problemi alla stessa maggioranza: nella logica per la quale il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, anche l'articolo 81 alla fine mette in difficoltà persino la stessa maggioranza.
Due ultime considerazioni veloci, Presidente, sulla Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Noi l'abbiamo sollecitata mille volte, abbiamo atteso un sacco di tempo, non sappiamo per colpa di chi; per favore, nessuno accusi qualcun altro del fatto che tale Commissione non sia partita perché manca qualcosa. Manca solo la volontà politica di farla partire per tempo. Questo deve essere chiaro, altrimenti per la Commissione banche ci sarebbe stato lo stesso zelo che state usando per la delega allo sport.
Infine, Presidente, una cosa minore ma non per noi. Abbiamo chiesto - e siamo sorpresi che sia avvenuto il contrario in Conferenza dei Capigruppo - di rinviare a settembre la discussione relativa all'accorpamento di due Comuni delle Marche all'Emilia-Romagna. Si tratta di una vicenda che nasce da un referendum di dodici anni fa. Abbiamo chiesto semplicemente la possibilità di approfondire il tema, di potere eventualmente chiedere una sospensiva. Ci sono motivi, anche di ordine costituzionale, che ci suggeriscono un approfondimento. Pertanto, chiediamo ancora una volta, anche ai colleghi del Senato, di poter rinviare a settembre perlomeno questo piccolo provvedimento. (Applausi dal Gruppo FdI).
PATUANELLI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, in primis io confermo la volontà espressa dalla maggioranza sul calendario e, quindi, annuncio il voto contrario alle modifiche che, lecitamente, le opposizioni stanno chiedendo.
Mi sento, però, di intervenire anche a tutela della capacità, della professionalità e della competenza dimostrata dal presidente Pesco. (Applausi dal Gruppo M5S. Commenti dal Gruppo PD). Nel farlo, non mi sottraggo a proporre nuovamente al Governo, come già fatto più volte, di porre maggiore attenzione alle necessità della Commissione bilancio. In assenza delle relazioni tecniche, è normale che la Presidenza della Commissione bilancio non sia in grado di valutare nel dettaglio gli eventuali effetti finanziari, che non sono individuati dai proponenti degli emendamenti. Non basta la clausola di invarianza finanziaria per dire che non ci sono effetti su un emendamento. Quindi, è normale che il Presidente abbia necessità di supporto dalla Ragioneria con la relazione tecnica. Quindi, invito il Governo perché, attraverso il MEF e la Ragioneria dello Stato, si riesca a dare maggior supporto alla Commissione bilancio.
Da ultimo, io ho sentito il presidente Marcucci, al quale mi rivolgo per suo tramite, signor Presidente, parlare di ricorso alla Corte costituzionale e alla procura della Repubblica per la questione del seggio siciliano. D'accordo, va bene: ma se è un'autodenuncia. (Applausi dal Gruppo M5S). Ricordo, infatti, che se oggi il plenum non è garantito è per colpa di una legge elettorale che non abbiamo fatto noi e che non abbiamo voluto noi. L'articolo 57, comma 2 della Costituzione, prevede che ci siano 315 senatori eletti! (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az. Vivaci commenti dal Gruppo PD, i cui senatori si levano in piedi mostrando copie della Costituzione).
VOCI DAL GRUPPO PD. Leggetelo il testo! Leggetelo!
PRESIDENTE.Colleghi, per favore, avremo tempo di discutere delle leggi e della loro costituzionalità. (Vivaci commenti delle senatrici Bellanova e Malpezzi).
CASINI (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CASINI (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, io ho sentito le argomentazioni, che mi sembrano molto corrette, sia dei colleghi del Partito Democratico che della presidente Bernini. Il Gruppo per le Autonomie è sempre molto sensibile al tema delle urgenze che il Governo indica, perché sappiamo bene che quest'ultimo ha la responsabilità di indirizzare e chiedere al Parlamento l'approvazione di provvedimenti prioritari.
Sul tema dello sport, però, francamente, noi non capiamo quale sia l'urgenza per espropriare il Parlamento di qualsiasi esame di merito e avviare, in modo precipitoso, prima dell'interruzione estiva, l'approvazione forzata di un provvedimento che non è stato discusso in questa sede. Peraltro, gli interessati ci dicono che è un provvedimento che viola tutte le norme e i princìpi di autonomia dello sport rispetto alla possibile indicazione del legislatore.
Presidente, mi perdoni perché sa quanto rispetto e stima ho per lei, ma in questo caso chiamo anche un po' in causa lei perché io penso che a questo punto il tema sia anche di fondo: è possibile che il Senato venga completamente espropriato? Con un espediente (Applausi dai Gruppi Aut (SVP-PATT, UV) e PD) - perché di questo si tratta - si vuole approfittare delle ferie estive per inserire nell'ordine del giorno un provvedimento che appare oggi come un fungo e di cui le Commissioni non hanno fatto in tempo a occuparsi. Tra l'altro, come mi dicono i colleghi, erano prescritte anche delle audizioni; va tutto in cavalleria.
Lasciando perdere le altre questioni che i colleghi hanno sollevato, come Gruppo delle Autonomie chiediamo che il provvedimento sullo sport venga discusso con calma alla ripresa delle attività a settembre. (Applausi dai Gruppi Aut (SVP-PATT, UV) e PD).
PRESIDENTE. Senatore Casini, lei di solito non è un senatore distratto. Ho detto prima, parlando in generale di tutti i provvedimenti, che invitavo il Governo a regolamentare i tempi in modo da dare la possibilità a tutti i senatori di approfondire i provvedimenti.(Commenti dal Gruppo PD).
MALPEZZI (PD). Non deve invitare, deve fare!
PRESIDENTE. L'avevo appena detto.
Fatta questa premessa, passiamo adesso alla proposta di modifica del calendario dei lavori, avanzata dal senatore Marcucci, relativa al fatto di non porre in votazione la relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sulla questione del seggio non assegnato nella Regione Siciliana.
FERRARI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FERRARI (PD). Signor Presidente, verrebbe da usare, vista la gravità, la voce più alta di cui io posso disporre e le assicuro che è una voce molto alta. Tuttavia, a volte, si può esprimere la gravità anche con pacatezza; forse anche perché la pacatezza può essere lo strumento migliore per provare a fare in modo che l'Assemblea abbia un ultimo sussulto di rispetto di se stessa. Quello che si sta consumando infatti, se non verrà stralciata la parte dei provvedimenti della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari che riguarda la Sicilia, è un atto di una gravità assoluta che non ha precedenti nella nostra storia repubblicana. (Applausi dal Gruppo PD). È un atto di una gravità inaudita e assoluta perché non solo questa Camera si assume una facoltà che non ha, che è quella di attribuire un seggio, non solo si assume una facoltà che non ha, che è quella di attribuire un seggio in barba a quanto prescrive l'articolo 57 della Costituzione, ovvero che il Senato è eletto su base regionale, ma anche perché ciò che si sta consumando in questi giorni è una piega per interessi politici delle prerogative di funzioni di giustizia della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. (Applausi dal Gruppo PD). Delle funzioni di giustizia della Giunta! È una piega politica, per interesse politico! Il tutto ammantato - e come ammantato - da una mancanza di rispetto della Costituzione! (Applausi dal Gruppo PD).
Signor Presidente, noi le abbiamo scritto una lettera che le consegneremo, ma che io le voglio anticipare: «Gentile Presidente, il Senato è oggi chiamato a ratificare una decisione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari che, in manifesta violazione del principio di elezione su base regionale, sancito dall'articolo 57 della Costituzione, prefigura l'illegittima composizione dell'Assemblea del Senato. Si tratta di una decisione del tutto inedita nella storia repubblicana, che rischia di pregiudicare la legittimità di ogni futura deliberazione assunta dal Senato e che mina in maniera irreparabile la credibilità dell'organo e della sua Presidenza.
Con la decisione di assegnare il seggio vacante, in grave contrasto con la lettera dell'articolo 57, primo comma, lei si assumerebbe infatti la responsabilità diretta di un'aperta violazione della Costituzione repubblicana e, fatto ancor più grave, lo farebbe nella sua qualità di seconda carica dello Stato. (Prolungati applausi dal Gruppo PD).
La invitiamo pertanto a sospendere immediatamente l'esame della relazione della Giunta e a porre in essere ogni opportuna verifica ed iniziativa presso gli organi costituzionali competenti affinché la decisione dell'attribuzione del seggio vacante sia assunta nel rigoroso rispetto della Costituzione e della legge elettorale del Senato. Ove, invece, l'esame della relazione dovesse proseguire determinando un irreparabile vulnus alla legittima composizione del Senato, il Gruppo parlamentare del Partito Democratico sarà costretto ad agire in sede politica e giurisdizionale (presso la procura della Repubblica e la Corte costituzionale) al fine di ripristinare la piena legalità costituzionale. (Applausi dal Gruppo PD).
Altro che dignità, signora Presidente, dei lavori parlamentari! Come può esserci dignità se si è complici, se quest'Aula diventa complice di calpestare la Costituzione! Io penso che lei, a questo punto, abbia solo la possibilità di sospendere la seduta. (Molti senatori del Gruppo PD si levano in piedi mostrando la Costituzione).
PRESIDENTE. La conosciamo tutti, la Costituzione.
FERRARI (PD). Se lei non sospende, noi occupiamo i banchi del Governo, finché non ci concederà un incontro in cui poter discutere di questo argomento! (Molti senatori del Gruppo PD occupano i banchi del Governo. Intervengono i senatori Questori).
PRESIDENTE. La seduta è sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 12,52, è ripresa alle ore 13,39).
Sospendo nuovamente la seduta fino alle ore 15.
(La seduta, sospesa alle ore 13,40, è ripresa alle ore 15,10).
Colleghi, dispongo un'ulteriore sospensione fino alle ore 16,30.
(La seduta, sospesa alle ore 15,10, è ripresa alle ore 16,37).
Convoco immediatamente la Conferenza dei Capigruppo. (Applausi dal Gruppo PD).
La seduta è nuovamente sospesa.
(La seduta, sospesa alle ore 16,37, è ripresa alle ore 17,13).
La seduta è ripresa.
Metto ai voti la proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea volta a non porre in votazione la relazione della Giunta sulla questione del seggio non assegnato nella Regione Sicilia, avanzata dal senatore Marcucci.
Non è approvata.
Dispongo la controprova.
Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.
Non è approvata.
Metto ai voti la proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea volta a non porre in votazione la delega in materia di ordinamento sportivo, avanzata dai senatori Marcucci, Bernini, Ciriani e Casini.
Non è approvata.
Dispongo la controprova.
Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.
Non è approvata.
Metto ai voti la proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea volta a mettere in coda ai lavori della prossima settimana la delega in materia di ordinamento sportivo, qualora il provvedimento sia stato concluso in Commissione, avanzata dalla senatrice De Petris.
Non è approvata.
Dispongo la controprova.
Ordino la chiusura delle porte. Procediamo alla controprova mediante procedimento elettronico.
Non è approvata.
Metto ai voti la proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea volta a rinviare a settembre il provvedimento che riguarda il distacco dei due Comuni dalla Regione Marche alla Regione Emilia-Romagna, avanzata dal senatore Ciriani.
Non è approvata.
Mi pare che il risultato sia evidente e non vi sia bisogno della controprova.
Metto ai voti la proposta di modifica del calendario dei lavori dell'Assemblea volta a mettere in votazione la mozione sul glifosato, avanzata dalla senatrice De Petris.
Non è approvata.
Seguito della discussione del documento:
(Doc. XVI, n. 2)Relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sulla questione del seggio non assegnato nella Regione Sicilia (ore 17,19)
Approvazione della relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del documento XVI, n. 2.
Ricordo che nella seduta del 25 luglio sono intervenuti i relatori, è stata respinta una questione sospensiva e ha avuto luogo la discussione.
Chiedo al relatore, senatore Urraro, se intende intervenire.
URRARO, relatore. Signor Presidente, non intendo intervenire.
PRESIDENTE. Chiedo al relatore di minoranza, senatore Malan, se intende intervenire.
MALAN, relatore di minoranza. Signor Presidente, non intendo intervenire in replica.
PRESIDENTE. Chiedo al relatore di minoranza, senatore Grasso, se intende intervenire.
GRASSO, relatore di minoranza. Presidente, colleghi, nella seduta del 25 luglio scorso ho già prospettato l'unica soluzione che ci consentirebbe di non andare contro la Costituzione, ossia lasciare il seggio siciliano vacante in quanto non assegnabile, senza per questo pregiudicare l'operatività del Senato come sperimentiamo anche oggi del resto.
Non ripercorro qui le motivazioni che, in punta di diritto, ho ampiamente trattato nella mia relazione di minoranza e, da ultimo, ho proposto con un ordine del giorno che spero l'Assemblea possa accogliere prima di votare anche questo sfregio alla Costituzione.
Si badi bene: tale situazione è generata da una norma, la legge elettorale vigente (cosiddetto Rosatellum), poco attenta, figlia di una forzatura inaccettabile, scritta in fretta e male. Valga ad esempio la norma che non consente più di quattro candidati nelle liste plurinominali. Una legge approvata con metodi altrettanto inaccettabili. (Applausi dal Gruppo Aut (SVP-PATT, UV)).
VOCE DAL GRUPPO M5S. Eri Presidente!
GRASSO, relatore di minoranza. Appunto; ho preso le mie decisioni dopo questa votazione e lo sapete benissimo.
Ma, in ultima analisi, chi ha la responsabilità del seggio vacante è il MoVimento 5 Stelle e le sue libere e autonome decisioni e strategie elettorali. In Sicilia, infatti, la lista del MoVimento 5 Stelle ha presentato e conquistato tutti i nove collegi uninominali e conseguito il diritto di ottenere otto dei sedici seggi plurinominali, ma avendo usufruito ampiamente di un modello che tanto avevano contestato - ovvero le pluricandidature - non ha potuto coprire un seggio per insufficienza di candidati. Non possiamo, però, contraddire la Costituzione per correggere la vostra strategia elettorale e la vostra incapacità di prevedere le insidie della legge e, forse, anche un successo che non era previsto! Assumetevi, quindi, la responsabilità di una vostra valutazione sbagliata!
Trovo assurdo, infatti, inventarsi soluzioni, a mio modo di vedere, fantasiose, ma senza alcun ancoraggio alla Costituzione né alla legge elettorale. È chiaro che il Parlamento dovrà mettere mano alla legge elettorale e, quantomeno, correggere questo errore. Ma questa è un'altra partita, che pure andrà giocata perché, se la Camera confermerà il taglio dei parlamentari, è evidente che l'impianto stesso della legge andrà rivisto, per non sacrificare sull'altare del taglio dei costi la rappresentatività degli eletti.
Il dibattito mi ha ulteriormente convinto che la soluzione che ci prospetta la maggioranza della Giunta per le elezioni è assolutamente inaccettabile. Mi confermano ancor più nelle mie opinioni alcune osservazioni fatte in Aula, seppure conducano a soluzioni diverse dalla mia, ma per me egualmente insostenibili. Si tratta principalmente della considerazione che non si possono avere più eletti di quanti siano i candidati e quindi se decidi, ovviamente per tua scelta, di presentare un medesimo candidato nel collegio uninominale e in quello plurinominale, è chiaro - ripeto - che ti assumi il rischio insito in una norma vigente, ancorché non perfetta e criticabile. Condivido anche l'altra osservazione che si rifà al quarto comma dell'articolo 57 della Costituzione, che stabilisce con precisione il meccanismo di attribuzione dei seggi a ciascuna Regione: salvo il Molise e la Valle d'Aosta, l'assegnazione è proporzionale al numero degli abitanti. Perché per una scelta della maggioranza, per l'ennesimo scambio tra Lega e MoVimento 5 Stelle, si dovrebbe rompere questo equilibrio prescritto dalla Carta costituzionale e affidare a una Regione un senatore in più di quanto previsto dalla Costituzione, andando a sbilanciare il peso del voto di un cittadino umbro rispetto a quello delle altre Regioni? Stiamo davvero decidendo se aprire o meno un precedente critico, come lo ha definito il collega Errani. Il Senato è chiamato a esprimersi su una proposta chiaramente incostituzionale.
Mi auguro, quindi, che rigetti la proposta formulata dalla maggioranza, disponibile a violare la Costituzione per un senatore in più. (Applausi dai Gruppi Misto e PD).
PRESIDENTE. Chiedo al relatore di minoranza, senatore Cucca, se intende intervenire.
CUCCA, relatore di minoranza. Signor Presidente, intervengo in maniera molto breve.
Le parole del presidente Grasso non possono non essere condivise. Sono preoccupato per la deriva che sta prendendo questa seduta perché stiamo calpestando realmente la Costituzione. (Applausi dal Gruppo PD). Credo che per prima cosa dovremmo uniformarci al dettato costituzionale.
Ho sempre stimato molto il senatore Patuanelli per la pacatezza, per come si rivolge sempre all'Assemblea e per la moderazione con cui affronta tutti i temi in un tempo che sicuramente è estremamente difficile. Senatore Patuanelli, oggi veramente non ho condiviso l'atteggiamento. E non l'ho condiviso per un motivo molto semplice, perché le leggi notoriamente si fanno e talvolta si sbagliano anche, e sicuramente in questa legge un vulnus c'è: il doppio, anzi il triplo rimando presente nella normativa pone dei problemi interpretativi, che comunque non possono essere risolti con la violazione dei principi costituzionali. (Applausi dal Gruppo PD). Vorrei richiamare anche la sentenza emessa nel luglio scorso dalla Corte costituzionale, che assegna a tutti gli organi dotati di autodichia la natura di organo giurisdizionale e quindi, forse, con un po' più di buona volontà, avremmo potuto fare uno sforzo anche nella Giunta, rimettendo gli atti alla Corte costituzionale prima di assumere una decisione che, oggettivamente, non può non lasciare perplessi. Può essere che quella normativa abbia delle lacune e se l'interpretazione che si dà è quella, è palesemente anticostituzionale, e per quanto gli organi di autodichia abbiano dei poteri e dei margini di discrezionalità estremamente vasti, non si può fare a meno di tenere conto che comunque anche quegli organi, e quindi noi che ne facciamo parte e che siamo membri di questa Assemblea, devono necessariamente osservare il principio di legalità. (Applausi dal Gruppo PD).
Prima rispettiamo le leggi e comunque anche il rispetto di quelle leggi deve avvenire nell'ambito del rispetto della Carta costituzionale, che viene prima di qualunque altra cosa. Noi oggi, invece, la stiamo sbeffeggiando, perché è innegabile che l'articolo 57 dica che l'elezione deve avvenire su base regionale. Il presidente Grasso ha proposto una delle soluzioni possibili, ma di soluzioni ce ne sarebbero anche altre, perché ci sarebbe anche una norma interpretativa e potremmo anche interpretare la volontà del legislatore, perché quando si dice che i senatori eletti devono essere cinque in una Regione ma si consente che vengano fatte liste di quattro, vuol dire che il legislatore ha previsto che, nell'ipotesi in cui ci fosse - come è accaduto - un sostegno vasto come quello che c'è stato nella Regione Sicilia, il quinto andrebbe pescato altrove, laddove, per una scelta che è stata operata dal MoVimento 5 Stelle, ci sia stata una doppia candidatura e quindi non sia stato possibile coprire tutti i posti disponibili. Se la senatrice Catalfo, anziché essere candidata in entrambi i collegi - sia nell'uninominale che nel proporzionale - fosse stata candidata in un solo collegio e fosse stata un altro personaggio, oggi non avremmo questo problema. Questo problema, però, andrebbe risolto - ripeto - dalla lettura della norma e di soluzioni ce ne sono altre, che sicuramente non calpesterebbero la Costituzione.
Per me è una notevole preoccupazione e vi chiedo di riflettere su questo fatto, perché chi conosce l'andamento dei lavori della Giunta sa che si lavora spessissimo sui precedenti e noi stiamo creando un precedente davvero assurdo. Non credo che prima d'oggi sia mai capitato che con una decisione della Giunta sia stata annullata la Costituzione. (Applausi dal Gruppo PD). Io vi chiedo di ragionare, di provare a prendere ancora un po' di tempo. Sospendiamo questa decisione, facciamo qualsiasi cosa, che però mantenga acceso quel faro, che mantenga il nostro sguardo acceso sulla Costituzione e sui valori che in quella Carta costituzionale sono scritti, con quei principi a cui noi tutti dobbiamo attenerci nella quotidianità della nostra attività. Non possiamo, però, per assegnare un seggio in più, anche a fronte di soluzioni differenti prospettate, optare per la soluzione peggiore, perché - insisto - andiamo a creare un precedente gravissimo che sicuramente, prima o poi, sarà richiamato e obbligherà ancora una volta ad allontanarci dal dettato costituzionale.
Quindi ragioniamo ancora. Vi prego, ragionate ancora. Vediamo se si può trovare una soluzione differente, ma certamente la soluzione non è andare a pescare in un'altra Regione d'Italia, perché questo va contro i principi della nostra Carta fondamentale. Non è calpestato solo quel principio perché, oltre ad avere un problema sulla regionalità, sul fatto che debba essere individuato nella Regione di appartenenza, c'è anche un altro problema. Badate che in caso di due circoscrizioni si poteva anche pescare in una differente, ma sempre nell'ambito di quella Regione, non in un'altra; inoltre, viene anche meno l'osservanza del numero dei senatori, perché la Sicilia si troverà con uno in meno e l'Umbria ne avrà uno in più e anche in questo caso si determina una violazione di un principio costituzionale.
Pertanto, insisto e richiamo il contenuto della relazione di minoranza e vi chiedo ancora una volta, se non intendete non votare la proposta arrivata dalla Giunta, che è stata approvata a maggioranza, quantomeno sospendiamo la decisione per non creare un gravissimo precedente e proviamo a rivolgerci anche agli organi competenti a dirimere questo problema e troviamo una soluzione differente. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Vorrei informare l'Assemblea dell'esito della Conferenza dei Capigruppo, nella quale si è raggiunto un accordo all'unanimità in base al quale io scriverò una lettera al Presidente della Corte costituzionale, rappresentando che su istanza del senatore Marcucci, ma con il consenso di tutti i Gruppi parlamentari, il provvedimento che riguarda l'attribuzione del seggio vacante nella Regione Sicilia ed il relativo Resoconto sarà trasmesso per opportuna conoscenza. Era opportuno che io dicessi qual è stato il risultato dell'ultima Conferenza dei Capigruppo che ha portato a questo accordo.
Comunico che al testo del documento in esame sono stati presentati gli ordini del giorno G1, a firma del senatore Grasso e di altri senatori, G2, a firma della senatrice Ginetti e di altri senatori, G3, a firma del senatore Bonifazi e di altri senatori, G4, a firma del senatore Cucca e di altri senatori, G5, a firma della senatrice Ginetti e di altri senatori, e G6, a firma del senatore Cucca e di altri senatori, i cui testi sono in distribuzione.
Chiedo ai presentatori se intendano illustrarli.
GRASSO (Misto-LeU). Signor Presidente, l'ordine del giorno G1 ripercorre le argomentazioni che ho già illustrato. Ripeto e ribadisco che la Costituzione è chiarissima: secondo l'articolo 57 il Senato della Repubblica è eletto a base regionale e non c'è nessuna possibilità di equivoco. Io prendo atto che sarà investita la Corte costituzionale di una lettera per conoscere la vicenda; so che la Corte si può occupare di un fatto solamente in via incidentale, quindi non comprendo quale effetto possa avere questa messa a conoscenza della Corte costituzionale; comunque, se ciò è stato deliberato all'unanimità da tutti i Capigruppo e dal Presidente, ne prendo atto.
Dico solo che questa pretesa del MoVimento 5 Stelle di avere un senatore in più pescando da un'altra Regione è in contraddizione con il calcolo basato sulla popolazione, che appunto per l'Umbria prevede sette senatori e non otto, ed è fuori da ogni logica.
Tra l'altro, poiché sono state avanzate altre ipotesi, spesso senza specificare di che tipo, posso dire che non ci sono altre ipotesi, perché in nessun caso è possibile alcuna analogia. La Corte costituzionale, visto che è stata investita, la possiamo citare. Nella sentenza n. 44 del 1961, la Corte ha infatti rilevato che la correzione dei risultati: «è atto di innegabile gravità poiché porta ad assegnare alcuni seggi a persone diverse da quelle a cui sarebbero spettati e persino a componenti di altre liste; perciò non è ammessa se non nei casi espressamente indicati dalla legge, non suscettibili di estensione analogica».
Pertanto, così come non si può applicare una norma stabilita per l'elezione della Camera dei deputati, allo stesso modo non si può applicare nessun'altra norma come quella per le liste elettorali dei Comuni, e nessuna estensione analogica si può fare se non c'è una previsione espressa della legge; come c'è stata in precedenti leggi: ricordiamo, ad esempio, il Mattarellum.
Questa è quindi la posizione per cui l'unica soluzione, che fra l'altro ha degli illustri precedenti non solo al Senato ma anche alla Camera nelle scorse legislature, è di non assegnare il seggio vacante perché il Senato è un organismo che può operare senza bisogno di avere il plenum nella sua composizione. Tra le tante soluzioni che producono una violazione della legge costituzionale, quella che comporta un numero in meno rispetto ai 315 seggi previsti dalla Costituzione è certamente quella che produce meno effetto dal punto di vista del nostro ordinamento costituzionale.
Insisto pertanto nell'approvazione dell'ordine del giorno G1. (Applausi dal Gruppo Misto-LeU).
GINETTI (PD). Signor Presidente, ribadiamo con i nostri ordini del giorno G2 e G5 che la soluzione proposta dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari concernente il seggio non assegnato in Sicilia non è il risultato di una decisione giuridicamente fondata, ma di una deliberazione assunta in forza della logica numerica di una maggioranza politica di quest'Aula (Applausi dal Gruppo PD) e della Giunta, in chiara violazione della legge e della Costituzione repubblicana.
Infatti, contrariamente a quanto proposto dalla Giunta e qui relazionato, l'ipotesi di una lista che abbia esaurito il numero dei candidati presentati in un collegio plurinominale - e non sia quindi possibile attribuire tutti i seggi ad essa spettanti in quel collegio - è espressamente prevista dalla legge elettorale del Senato, che esclude, ai sensi dell'articolo 17-bis, che possa essere assegnato il seggio vacante pescando da una circoscrizione regionale territoriale diversa (ipotesi applicabile alla Camera, ma non al Senato).
Pertanto, per giustificare la proposta approvata dalla Giunta, il relatore si è richiamato al principio della sovranità popolare cioè all'articolo 1 della Costituzione, che imporrebbe di far eleggere comunque un candidato del MoVimento 5 Stelle presentatosi e non eletto in una Regione diversa dalla Sicilia, e in questo caso dalla Regione Umbria. Ma è bene ricordare che nel caso in esame la sovranità popolare non può che far riferimento, in relazione al combinato disposto con l'articolo 57 della Costituzione, al popolo siciliano, il quale si è espresso a favore dei candidati siciliani in riferimento a una rappresentanza territoriale e di comunità locale (Applausi dal Gruppo PD), che non può essere sostituita. Dunque questo principio, che noi riconosciamo, che è un principio assoluto della Costituzione, va letto in combinato disposto. Tra l'altro, la sovranità popolare - come recita lo stesso articolo 1 - deve essere esercitata nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione; non può prevaricarla.
Dal nostro punto di vista, pertanto, si potrebbe configurare un conflitto di attribuzione per eccesso di potere, quindi potremmo ipotizzare la necessità di un ricorso alla Corte costituzionale sia da parte dei singoli parlamentari sia per mano del Gruppo parlamentare, in quanto si sarebbe andati oltre il potere assegnato alla Giunta nella verifica dei poteri, che viene riconosciuto a questo organo, che in questa veste assume funzioni quasi di giustizia giurisdizionali, ma che non per questo può andare oltre i vincoli invalicabili dettati dalla Costituzione.
Per tale ragione, signor Presidente, ci siamo rimessi a lei, per fare in modo che non fosse lei - nelle sue vesti - a certificare una violazione così palese della nostra Carta costituzionale. (Applausi dal Gruppo PD).
CUCCA (PD). Signor Presidente, illustro gli ordini del giorno G4 e G6, a mia prima firma.
Faccio anzitutto presente che le premesse sono evidentemente le medesime di quelle esposte in precedenza nella replica in qualità di relatore di minoranza. I due ordini del giorno si rifanno, però, a due aspetti di tipo differente. Il primo, il G4, fa riferimento all'articolo 17-bis della legge elettorale del Senato, che, al comma 2, esclude espressamente, nei casi in cui si verifichi il problema che stiamo affrontando, ovvero l'insufficienza dei candidati per coprire i posti, la possibilità di applicare la disciplina prevista dalla legge elettorale della Camera dei deputati. Quest'ultima consente di attribuire i seggi non assegnati ai candidati della medesima lista in altre circoscrizioni. Quindi, alla Camera quel lavoro è stato fatto perché ci si è trovati nelle medesime condizioni - sempre per gli amici del MoVimento 5 Stelle - e in quel caso si è potuto fare ricorso agevolmente alla legge elettorale della Camera, quindi, assegnare il seggio in altre circoscrizioni perché la ripartizione avviene su base nazionale. Qui non può essere perché, richiamando per l'ennesima volta il contenuto dell'articolo 57 della Costituzione, non si può assolutamente ricorrere a candidati di altre circoscrizioni perché altrimenti si avrebbe una palese violazione.
L'ordine del giorno G4 propone pertanto che il Senato deliberi di concludere in difformità dalla decisione adottata - lo ricordo ancora una volta - dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari a maggioranza, affinché l'attribuzione del seggio vacante sia decisa nel rigoroso rispetto della legge elettorale del Senato che, come ho detto, vieta espressamente, all'articolo 17-bis, comma 2, di attribuire i seggi non assegnati ai candidati della medesima circoscrizione a candidati «pescati» in altre circoscrizioni (nel caso di specie, nella Regione Umbria).
L'ordine del giorno G6 fa riferimento in maniera dettagliata al contenuto dell'articolo 57 della Costituzione. Il discorso è un po' più complesso perché di fatto il relatore ha richiamato il principio della sovranità popolare, sancito dall'articolo 1 della Costituzione, che imporrebbe di fare eleggere comunque un candidato del MoVimento 5 Stelle - secondo quella proposta - che si sia presentato, ma che non sia stato eletto, in una Regione diversa dalla Sicilia.
Ebbene, a questo punto ritengo opportuno ricordare che l'articolo 1 della Costituzione italiana afferma che la sovranità è esercitata dal popolo nelle forme e nei limiti previsti in Costituzione. E allora, per giustificare una scelta che, come detto, è dettata semplicemente dalla volontà di occupare un posto che non può essere occupato dal rappresentante di un'altra Regione, non si può fare ricorso al concetto della sovranità popolare, se è vero - come lo è innegabilmente - che, operando in questo modo, ci sarebbe una violazione. Infatti, poiché la sovranità popolare dev'essere esercitata sempre nei limiti e nell'ambito dei principi costituzionali, anche in questo caso bisognerebbe far ricorso all'articolo 57, uscendo quindi da quei limiti che lo stesso articolo 1 impone.
Di fatto, quindi, il problema di cui oggi ci stiamo occupando riguarda esclusivamente gli elettori siciliani, non il seggio vacante né quella suprema volontà a mio parere indebitamente richiamata dal relatore. I voti dei siciliani verrebbero utilizzati per eleggere il candidato di un'altra circoscrizione, quindi fuori dal dettato costituzionale, cosa che non mi stancherò mai di ripetere. (Applausi della senatrice Rojc).
L'ordine del giorno G6, pertanto, dispone e delibera di concludere in difformità dalla decisione adottata a maggioranza dalla Giunta delle elezioni nel pieno rispetto dell'intero dettato dell'articolo 57 della Costituzione. Questo - lo ricordo per l'ennesima volta - impone l'elezione del Senato su base regionale, escludendo la possibilità di attribuire il seggio ricorrendo a candidati di altre circoscrizioni; richiede un organo costituzionale il cui plenum sia di 315 senatori; enuncia il principio della rappresentanza territoriale, sulla base del quale alla Sicilia dev'essere riconosciuto il numero di seggi previsto nel riparto statuito dalla legge. Non può quindi esserle tolto un seggio senatoriale per attribuirlo a un'altra Regione che non ha diritto ad averlo, salvo decidere, ancora una volta, di disprezzare il contenuto della Costituzione. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno G1.
GRASSO (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRASSO (Misto-LeU). Signor Presidente, farò una dichiarazione di voto molto breve, perché mi pare di aver già illustrato abbondantemente sia in fatto sia in diritto qual è il problema.
Ribadisco che l'unica soluzione in linea con la Costituzione e i precedenti di quest'Assemblea è non assegnare il seggio per l'intera legislatura, senza che questo comporti alcun vulnus. Il Senato infatti può deliberare validamente - come abbiamo fatto finora - anche con numeri inferiori al plenum dei 315 senatori prescritto dall'articolo 57, comma 2, della Costituzione, così com'è avvenuto in passato e come continua ad avvenire anche oggi.
Alla maggioranza chiediamo un atto di responsabilità, se ne è capace: al Movimento 5 Stelle, di riconoscere l'errore e di non pretendere un senatore in più; alla Lega, di non piegarsi alla richiesta degli alleati e di non consumare sulla Costituzione l'ennesimo scambio per mantenere in vita il Governo.
Per tali motivazioni, annuncio il voto favorevole di Liberi e Uguali all'ordine del giorno da me presentato.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G1, presentato dal senatore Grasso e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
GRASSO (Misto-LeU). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRASSO (Misto-LeU). Signor Presidente, desidero segnalare che non ha funzionato la mia tessera. Voglio dunque dichiarare il mio voto favorevole - come mi pare ovvio - all'ordine del giorno da me presentato, il G1, perché non è risultato sul tabellone.
Chiedo alla Presidenza di prenderne atto.
PRESIDENTE. Ne prendiamo atto.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno G2.
GINETTI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GINETTI (PD). Signor Presidente, questa è l'ultima occasione che abbiamo per richiamare l'attenzione su un voto estremamente importante, a conclusione di un iter che ha visto una lunga istruttoria, durata oltre nove mesi, durante la quale ci siamo interrogati, nella Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, circa il principio normativo da utilizzare per risolvere una questione importante: l'aggiudicazione del seggio in Sicilia, resosi vacante al Senato per mancanza di candidati nella lista del MoVimento 5 Stelle. Abbiamo verificato che in passato ci sono stati casi simili, che peraltro non hanno ricevuto risposta, anche in presenza di leggi elettorali diverse, e quindi il plenum non è stato raggiunto, proprio per mancanza di riferimenti che consentissero questo passaggio.
Oggi la maggioranza - e a colpi di maggioranza - decide che, pur di arrivare al plenum, si giunge a violare non soltanto la legge elettorale, ma un principio e una norma costituzionale, dando vita in questo modo a un precedente pericolosissimo: la Giunta e poi l'Assemblea, con un voto politico di maggioranza, possono stracciare in un secondo le fondamenta giuridiche di un ordinamento costituzionale e di uno Stato di diritto e liberale, che si fonda proprio sul rispetto della Costituzione. (Applausi dal Gruppo PD)
Come è stato ricordato, si tratta di una violazione della legge elettorale, perché è espressamente vietata l'attribuzione di un seggio spettante ad una Regione, prendendolo dall'esito elettorale di una circoscrizione territoriale regionale diversa, ai sensi dell'articolo 57 della Costituzione e dell'articolo 17-bis della legge elettorale. In questo modo la Giunta e l'Assemblea si attribuiscono un potere, che va oltre le proprie attribuzioni, configurando, come ho già sottolineato, un eccesso di potere che va anche oltre l'autodichia e che potrebbe essere sottoposto alla Corte costituzionale per verificare la fattibilità dell'esercizio di questi poteri, che ci stiamo attribuendo, ma che non ci competono.
In questo momento stiamo dunque sancendo una verità politica, che però viola la nostra Costituzione. Quindi vi richiamo, in questa fase che precede il voto, ad un esame di coscienza, affinché, in questa XVIII legislatura, non lasciamo alla memoria storica della vita politica del Parlamento un precedente pericolosissimo. (Applausi dal Gruppo PD). Lo chiedo, al di là della parte politica cui apparteniamo e del gioco che caratterizza il rapporto tra opposizione e maggioranza. Ci sono momenti in cui il senso delle istituzioni è dovuto, anche per recuperare la fiducia dei cittadini nella politica, che sta venendo meno. Voglio usare un termine molto importante: qui si rischia un voto eversivo, antisistema e anti‑istituzioni. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Caliendo).
MALPEZZI (PD). Brava!
GINETTI (PD). Vi chiedo quindi, colleghi, massima attenzione e coscienza nel voto che andremo ad esprimere. (Applausi dal Gruppo PD. Commenti del senatore Airola).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G2, presentato dalla senatrice Ginetti e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento G3, presentato dal senatore Bonifazi e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno G4.
CUCCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCA (PD). Signor Presidente, intervengo per una brevissima dichiarazione di voto. Il Partito Democratico voterà convintamente a favore di quest'ordine del giorno, che tenta di riportare l'attività di quest'Assemblea nei canoni che dovrebbero essere propri di ogni nostra attività. La collega Ginetti ha usato il termine eversivo e, effettivamente, un po' di preoccupazione dobbiamo averla.
Noi, ancora una volta, non stiamo prendendo in considerazione il contenuto reale della legge elettorale. Per addivenire alla decisione di assegnare il seggio in Umbria abbiamo preso la legge elettorale e l'abbiamo letta a spizzichi e bocconi: quello che ci fa piacere lo teniamo da conto, quello che non ci piace lo mettiamo da parte.
Ha ragione il senatore Patuanelli quando ha detto che questa legge elettorale presenta dei difetti e a questi difetti bisognerà metter mano, ma con una lettura organica della legge elettorale e con l'auspicio di correggere immediatamente queste lacune, per evitare di trovarci, ancora una volta, in questa posizione estremamente imbarazzante nella quale ci troviamo questa sera. (Applausi dal Gruppo PD).
È vero, è stato commesso un errore, forse per fretta, forse per qualsiasi altro motivo. Noi sappiamo, avendolo visto in Giunta, dove più volte abbiamo dovuto controllare le schede, a quali errori sono stati portati i membri dei seggi elettorali, che hanno commesso degli errori anche molto grossolani, proprio per un difetto interpretativo. È stato estremamente difficile, infatti, portare a termine anche le operazioni di spoglio, proprio per la lacunosità della legge.
A questo punto, però, non si può fare a meno di dire che la lettura avrebbe dovuto essere una lettura organica; lettura organica che, seguendo i vari passaggi, non può che condurre inevitabilmente, come è scritto nell'ordine del giorno che ci apprestiamo a votare, a dire che non è possibile assolutamente accogliere la proposta del relatore, ma è necessario muoversi nel rispetto del contenuto della legge elettorale. Quindi, in base all'articolo 17-bis, comma 2, anche con i vari rimandi che ci fanno triangolare il contenuto, non è possibile attribuire i seggi non assegnati ai candidati di una circoscrizione a una circoscrizione di un'altra Regione. Pertanto, noi voteremo favorevolmente a questo ordine del giorno. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G4, presentato dal senatore Cucca e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G5, presentato dalla senatrice Ginetti e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G6, presentato dal senatore Cucca e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione.
GRASSO (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRASSO (Misto-LeU). Signor Presidente, mi riporto alle dichiarazioni già fatte e quindi, il mio voto sarà contrario, coerentemente con quello che ho dichiarato rispetto alla proposta approvata a maggioranza con delibera della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari.
BALBONI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BALBONI (FdI). Signor Presidente, cari colleghi, il risultato clamoroso, inaspettato e, a mio giudizio, irripetibile che ha ottenuto il MoVimento 5 Stelle in Sicilia ha prodotto, come conseguenza non voluta, un grave vulnus; anzi, più di un grave vulnus.
Ha prodotto un grave vulnus al principio di rappresentanza politica, perché la Sicilia si trova con un senatore in meno di quelli che le assegna la Costituzione e ha prodotto un grave vulnus anche a questa Assemblea, perché in quest'Aula c'è un senatore in meno di quelli che la Costituzione prevede. È un grave vulnus non dovuto alla pur pessima legge elettorale che noi di Fratelli d'Italia, infatti, non abbiamo votato, a differenza di altri che oggi la criticano dopo averla votata. (Applausi dal Gruppo FdI). Questo vulnus non è però dovuto alla legge elettorale, ma allo stesso MoVimento 5 Stelle che, come molti hanno osservato durante il dibattito, ha presentato meno candidati di quelli che avrebbe potuto presentare. È chiaro che se un movimento politico presenta meno candidati di quelli che la legge gli consente, non può poi lamentarsi se ha meno eletti di quelli che gli elettori gli avrebbero conseguito.
Ma attenzione, cari colleghi: a questi due vulnus non si può rispondere creandone un terzo, perché con la decisione che oggi viene sottoposta all'Assemblea noi violiamo l'articolo 57 della Costituzione, come hanno ricordato tanti colleghi e gli ordini del giorno presentati dalle altre opposizioni, che noi abbiamo votato e sostenuto. Con questa decisione infatti diamo un senatore in più di quelli previsti dalla Costituzione all'Umbria e decidiamo definitivamente che la Sicilia debba avere un senatore in meno di quelli che la Costituzione le riconosce. L'ultimo comma dell'articolo 57 della Costituzione dice chiaramente che i seggi del Senato vengono ripartiti tra le varie Regioni in proporzione alla loro popolazione; noi stiamo quindi violando il quarto comma dell'articolo 57 della Costituzione, oltre che il primo comma dello stesso, che dice che il Senato è eletto a base regionale.
E allora, cari colleghi, la proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari è contro la legge, è contro la Costituzione ed è basata esclusivamente sull'arroganza dei numeri e della maggioranza, che impone una dittatura della maggioranza contro la legge, contro la Costituzione e contro lo stesso buon senso. (Commenti del senatore Lanzi).
Una maggioranza, tra l'altro, risicata perché non so quanti sappiano in quest'Aula che la maggioranza della Giunta è stata determinata con un solo senatore di differenza, nemmeno non appartenente alla maggioranza, dato che il senatore che ha fatto la differenza con il suo voto è stato il rappresentante del Gruppo Per le Autonomie. E c'è da chiedersi come mai la Südtiroler Volkspartei, con il suo voto determinante, preferisca arrecare un vulnus così grave alla Costituzione, appoggiando la maggioranza gialloverde. È una domanda politica che credo in quest'Assemblea tutte le forze politiche dovrebbero porsi.
Per queste ragioni, cari colleghi, voteremo contro la proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. (Applausi dal Gruppo FdI).
STEFANO (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella precedente vicenda in materia di immunità ministeriali - mi riferisco al caso del ministro Salvini e della nave Diciotti - come Gruppo PD avevamo già espresso l'imbarazzo davanti a soluzioni avventate e giuridicamente imbarazzanti. Oggi a quell'imbarazzo si aggiunge l'amara consapevolezza che si stia scrivendo una delle pagine più buie della storia parlamentare repubblicana. (Applausi dal Gruppo PD).
Non è un'esagerazione, non è il ricorso a toni enfatici per aumentare l'attenzione - quella è un'arte che riesce meglio a voi della maggioranza -, è un dato oggettivo. Oggi ci viene sottoposta una proposta che non ricade in quella opinabilità che può caratterizzare la nostra attività. Oggi c'è di più: la proposta votata dalla maggioranza della Giunta va oltre: è un atto eversivo, di regime, ha il sapore della vera e propria abnormità. (Applausi dal Gruppo PD).
Non esagero ed anzi mi chiedo e vi chiedo: ma tutti i costituzionalisti che gridavano al rischio di una deriva autoritaria dove sono finiti? (Applausi dal Gruppo PD). Perché restano in silenzio davanti a tale abnormità? È davvero strano perché la questione è nota e conosciuta. L'articolo 57 della Costituzione, primo comma, prevede che il Senato sia eletto a base regionale, punto. (Applausi dal Gruppo PD).
Una specificazione è assente, non a caso, nell'analoga disposizione della Costituzione concernente la Camera dei deputati. È un caso? Avrà pure un senso la sua presenza lessicale nella Costituzione solo con riferimento al Senato.
Possibile che nessuno vi abbia ricordato l'interpretazione data dalla Presidenza della Repubblica già all'epoca di Ciampi, che invitò il Governo a modificare l'emendamento alla legge elettorale che voleva trasformare il premio di maggioranza da nazionale a regionale? Lo ricordò lo stesso senatore Calderoli, che forse oggi difetta di memoria, autore allora della legge elettorale, e lo ricordò in una seduta del Senato nell'agosto del 2013.
È stato sempre così, signor Presidente, e anche rileggendo i resoconti delle audizioni dei costituzionalisti in Commissione affari costituzionali della Camera nella scorsa legislatura, durante l'elaborazione di questa legge elettorale, nessuno, e dico nessuno, ha mai ammesso la possibilità di prevedere lo slittamento di eletti per una lista o per una coalizione da Regione ad altra Regione, nemmeno nell'ipotesi limite dell'esaurimento dei candidati di una lista in una Regione, come invece si stava prevedendo per la Camera. (Applausi dal Gruppo PD).
Ed anche la legge elettorale approvata, in caso di esaurimento del numero dei candidati presentati in un collegio plurinominale, fa, sì, riferimento all'articolo 48 del decreto del Presidente della Repubblica n. 361, ma esplicitamente afferma l'esclusione del sistema di slittamento, così come previsto per le elezioni della Camera. (Applausi dal Gruppo PD).
E allora, sarebbe forse stato un esercizio utile almeno andarsi a rileggere i lavori preparatori delle leggi in vigore. Avreste scoperto, ad esempio, che fu dato per pacifico che la nuova legge elettorale per il Senato non avrebbe consentito il cosiddetto slittamento. «Per il Senato», si disse, «si procede analogamente, con la differenza che non si applicano le norme che consentono il subentro di candidati da altre Regioni». (Applausi dal Gruppo PD).
Vi ho appena letto testualmente le parole del relatore Torrisi. E allora è evidente, signor Presidente, che l'intento del legislatore era di evitare, anche in caso di vacanza di seggi, lo slittamento da una circoscrizione all'altra degli eletti in Senato e ciò in coerenza con il dettato costituzionale, non come scelta discrezionale.
La proposta della maggioranza allora contiene non solo un'abnormità costituzionale, ma anche quella che gli amministrativisti chiamano una chiara violazione di legge, perché, pur a voler tacere dei rilievi di incostituzionalità, è la legge ad escludere esplicitamente lo slittamento che voi invece oggi volete realizzare. (Applausi dal Gruppo PD).
Appare poi ai limiti del ridicolo far rientrare dalla finestra il criterio dello slittamento mediante quella che è un'interpretazione capziosa di diversi articoli del testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione del Senato della Repubblica. Perché allora - chiedo al relatore di maggioranza, che pure conosco come uomo di diritto - e secondo quale logica il legislatore prima dispone eccezioni esplicite e poi invece le annulla? (Applausi dal Gruppo PD).
Non vi sono dubbi interpretativi di sorta. Siete indifendibili. Non vi possono essere, perché vi è un divieto espresso.
Ancora, qualora proprio vi fossero stati dubbi, è noto che in casi come questi deve essere di supporto il criterio della prevalenza dell'interpretazione più costituzionalmente conforme e dunque il riparto esclusivamente regionale previsto dall'articolo 57 della Costituzione e torniamo al punto. Ecco perché dispiace, signor Presidente, in questa legislatura questa sorta di verifica delle elezioni à la carte. Dico questo perché, rileggendo gli atti della stessa Giunta delle elezioni attuale, in particolare il Resoconto del 20 novembre 2018, non si può restare silenti davanti all'imbarazzante tentativo, poi fallito, del relatore Urraro di far proclamare eletto in Sicilia un candidato del MoVimento 5 Stelle preso addirittura dalla lista dei supplenti. (Applausi dal Gruppo PD). Questo quando, com'è noto, il loro ruolo si limita alla presentazione delle candidature e non ha valenza successiva. Eppure, ci avete provato a far proclamare candidati che formalmente non si sono mai candidati: cose mai viste!
Mi rivolgo allora ai senatori dei 5 Stelle e chiedo loro: era questa l'idea che avevate di legalità e di onestà? Era questo il voler aprire le istituzioni come scatolette di tonno? (Applausi dal Gruppo PD).
Eppure, siccome il troppo sembra non bastare mai, siamo arrivati alla proposta odierna. Ho l'orgoglio di aver guidato - e lei lo sa, signor Presidente - l'organo di verifica dei poteri nella scorsa legislatura...
RIZZOTTI (FI-BP). Vergogna!
STEFANO (PD). ...dove è sempre necessario, obbligatorio direi, pur nella dialettica politica e nelle inevitabili difficoltà delle contingenze, non calpestare mai il diritto.
RONZULLI (FI-BP). Lo hai fatto tu la scorsa legislatura!
STEFANO (PD). Si tratta di esercitare una prerogativa costituzionale che fa eccezione allo Stato di diritto e che si fonda sul rispetto del principio della separazione dei poteri. (Applausi dal Gruppo PD. Proteste dal Gruppo FI-BP).
RONZULLI (FI-BP). Tu e Grasso lo avete fatto nella scorsa legislatura! (Richiami del Presidente).
PRESIDENTE.Senatrice!
STEFANO (PD). Proprio per questo, la verifica delle elezioni è un argomento delicato e storicamente è una sorta di sismografo nella tenuta delle istituzioni.
GIRO (FI-BP). Vergognati, buffone! Buffone!
PRESIDENTE. Per favore, fate finire il senatore Stefano.
STEFANO (PD). Sì, della tenuta delle istituzioni e lei, signor Presidente, credo si stia assumendo un'enorme responsabilità, gravissima: la proclamazione di un senatore che potremmo definire abusivo dopo una superflua decisione della Giunta per il Regolamento che non la assolve, perché si fa presto a dire che una decisione abnorme non è la fine del mondo, ma non dimenticate - torno a rivolgermi ai colleghi dei 5 Stelle - che quasi un secolo fa la democrazia finì sostanzialmente dopo la seduta della Camera dei deputati del 9 novembre del 1926, in cui vennero dichiarati decaduti i deputati aventiniani, forzando le regole elettorali e le procedure parlamentari sulla verifica delle elezioni. (Applausi dal Gruppo PD. Commenti dal Gruppo FI-BP).
PRESIDENTE. Per cortesia.
STEFANO (PD). Signor Presidente, colleghi, è sempre stato così: quando la maggioranza parlamentare cerca la via del regime, la prima prerogativa ad essere forzata... (Commenti dal Gruppo FI-BP).
GIRO (FI-BP). Basta!
PRESIDENTE. Per favore, fatelo terminare, poi avrete tutto il tempo di replicare a quello che ha detto.
STEFANO (PD). Quando la maggioranza cerca la via del regime, la prima prerogativa ad essere forzata è proprio quella della verifica dei poteri, mediante un uso irragionevole della forza dei numeri. E proprio oggi, in cui fa tanto comodo un seggio in più all'attuale maggioranza così traballante in Senato, mentre i leader del MoVimento 5 Stelle si affannano in dirette Facebook per dichiarare che sono quelli che tagliano le poltrone, questo maledetto seggio in più viene ottenuto mediante un vero e proprio atto di regime. (Applausi dal Gruppo PD).
Signor Presidente, che la Giunta potesse tornare a una gestione politica lo avevamo messo in conto, ma che si trasformasse addirittura in un laboratorio di scambio di seggi parlamentari tra forze politiche della maggioranza ci sembra un abominio. (Applausi dal Gruppo PD). Come ci appare ugualmente inquietante che nessun esponente della maggioranza abbia avuto il coraggio di intervenire in discussione generale. (Applausi dal Gruppo PD). Non è un caso che si cerchi il silenzio dell'anonimato. Noi non lo consentiremo!
PAPATHEU (FI-BP). È un'ora che parla, ma basta!
STEFANO (PD). Abbiamo chiesto, ai sensi dell'articolo 113, la votazione nominale con scrutinio simultaneo, affinché rimanga agli atti il nome dei senatori che hanno votato a favore di questa aberrazione. Né ci arrenderemo: i nostri legali impugneranno l'eventuale delibera per conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale e poi ricorreremo anche a un esposto alla procura ordinaria, in caso di proclamazione, per come indicato dalla maggioranza. (Commenti dal Gruppo M5S).
PAPATHEU (FI-BP). Bravo! Bravo!
STEFANO (PD). Per tutte queste ragioni, se lei dovesse insistere, il nostro voto non solo sarà contrario, ma sarà soprattutto dolorosamente contro per necessità costituzionale. (Applausi dal Gruppo PD. Commenti dal Gruppo M5S).
RONZULLI (FI-BP). Ma con che coraggio parli tu?
STEFANO (PD). Nessun interesse di parte può giustificare una scelta così grave. (Commenti dal Gruppo M5S. Richiami del Presidente).
MARCUCCI (PD). Ma loro possono fare quello che vogliono? (Proteste dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Li sto riprendendo, Presidente, l'ho già detto. Se i senatori Segretari mi avvertono di ciò che succede, sarei grata a loro, perché non posso avere gli occhi a 360 gradi.
MALPEZZI (PD). Basta sentire. (Commenti della senatrice Taverna).
MIRABELLI (PD). Vice Presidente, faccia la brava.
GASPARRI (FI-BP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GASPARRI (FI-BP). Signor Presidente, mi scuso a nome del mio Gruppo, ma le forzature non finiscono mai e quelle cui abbiamo assistito quando presiedeva il senatore Stefano restano memorabili nella storia del Senato, benché non abbia agito da solo. (Applausi dal Gruppo FI-BP, che si leva in piedi).La vicenda che avvenne nella Giunta per il Regolamento ce la ricordiamo tutti e, quindi, il senatore Stefano lezioni di forzature non ne può dare! Questo mi sia consentito dirlo. (Commenti del Gruppo M5S).
MALPEZZI (PD). Bravi! Bravi!
PRESIDENTE. Senatrice Malpezzi, si sieda. (Proteste dal Gruppo PD).
MALPEZZI (PD). No, non mi siedo, rimango in piedi!
PRESIDENTE. Ognuno può dissentire, ma possiamo ascoltare in maniera regolata una discussione in questa Aula senza eccedere in alcun tipo di espressione e di dissenso, che ognuno potrà fare nel momento in cui è chiamato a parlare? (Vivaci proteste dai senatori Malpezzi e Marcucci). Lo preferirei, perché non riesco a sentire nulla nella confusione totale.
Prego, senatore Gasparri.
GASPARRI (FI-BP). Stavo dicendo che le forzature non finiscono mai. Lasciamo perdere quelle del passato. Quelle del presente, sulle quali ci potremmo trovare anche d'accordo, occasionalmente, con chi mi ha preceduto, sono altrettanto gravi. Anche nella Giunta - non dimentico di essere anche il Presidente di quell'organo - quando abbiamo concluso l'esame di questa vicenda, sono intervenuto, ovviamente anche tenendo conto del mio ruolo e senza forzare i toni, perché la funzione che svolgo non mi priva del diritto di dire la mia opinione, ma mi impone di farlo anche tenendo conto di una funzione che poi proseguirà su altri casi. In Giunta ho detto - e qui lo ribadisco - le cose che molti colleghi hanno detto, ovvero che è palese la incostituzionalità della decisione.
Voglio dare atto al senatore Urraro, che è il relatore e che sostiene una tesi che io e il mio Gruppo non condividiamo, di avere riflettuto a lungo. Ne ho seguito in Giunta la riflessione, in un primo momento la vicenda dei supplenti, che era parsa debole a tutti e anche al relatore, poi questa conclusione, che lui ha esposto con garbo, non ci ha convinti. Relatore, è una tesi infondata, sbagliata, incostituzionale e, al di là del garbo con cui lei, a differenza di altri colleghi, l'ha illustrata, resta un vulnus grave.
È stato citato prima un intervento del senatore Calderoli, che è un parlamentare esperto, autorevole e attento. Voglio ricordare anch'io quando il senatore Calderoli, in un intervento anche quello di piena estate (era il 7 agosto 2013), raccontando la vicenda della legge elettorale, a propria difesa, a proposito di quella legge elettorale tanto vituperata, disse che non l'aveva certo fatta da solo: c'era chi voleva il premio di maggioranza, chi voleva un'altra cosa; insomma come è normale in democrazia, le leggi sono frutto di tante volontà. Sulla questione del premio regionale, che caratterizzò quella legge elettorale, e che determinò molte discussioni, perché si disse che se il premio di maggioranza fosse stato nazionale anche al Senato come alla Camera, forse avremmo avuto una maggiore governabilità e stabilità, accadde che l'allora Presidenza della Repubblica - mi riferisco al presidente Ciampi, ma cito un intervento del presidente Calderoli dell'agosto del 2013 - intervenne in termini di moral suasion. Queste cose non sono codificate, possono o non possono avvenire, ma si sa che un richiamo ai principi fondamentali dell'ordinamento, chi è il supremo garante può anche farlo informalmente. Onde evitare probabilmente un contenzioso o che la legge elettorale fosse rinviata alle Camere e tutte le procedure costituzionalmente previste, evidentemente, dopo una riflessione preliminare - il presidente Calderoli ce l'ha raccontato anni dopo, ma gli addetti ai lavori lo sapevano - ci disse che, proprio in virtù del primo comma dell'articolo 57 della Costituzione per il quale il Senato si elegge su base regionale, anche quella legge elettorale in itinere fu fatta in questo modo. Dal che derivarono delle conseguenze politiche, perché i risultati elettorali delle varie Regioni sono diversi, i premi di maggioranza sono diversi e quindi anche la volontà democratica del popolo subì una valutazione diversa. Cito questo precedente perché è una questione fondamentale che mi sono permesso di ricordare in Giunta, dopodiché potrei aggiungere molte altre cose, ma a questo punto della discussione non credo che sia necessario. È stato fatto anche dal senatore Malan, che è stato uno dei relatori di minoranza, che anche a nome del nostro Gruppo e alla luce del lavoro che ha svolto nella Giunta di cui fa parte, ha citato non solo il primo comma dell'articolo 57 della Costituzione, ma anche le varie leggi elettorali e ha specificato come ci sia un limite chiaro al rinvio teorico, che poi qui viene tradotto in maniera pratica, all'applicazione della legge della Camera. Prima un giornalista, al telefono, chiedeva come mai uscisse fuori un senatore dell'Umbria, poi, siccome i giornali una materia così complessa rischiano di spiegarla male, è stato spiegato che si tratta del meccanismo del flipper, come lo chiamavano i giornalisti, che c'è alla Camera, per cui un resto di una certa grandezza di un'altra Regione può far coprire un seggio in un'altra. Al Senato, però, questo non si può fare e le leggi citate nelle varie relazioni di minoranza lo dicono con chiarezza, quindi siamo di fronte a un vulnus.
Come Presidente della Giunta, non potevo impedire una votazione, anche se a mio avviso palesemente incostituzionale, e anche il Presidente del Senato prima ci ha detto della Conferenza dei Capigruppo e di una sorta di lettera, ma neanche il Presidente del Senato può impedire una votazione che il Senato farà assumendosene le responsabilità. Poi, un altro organo, il giudice delle leggi, sulla base di ricorsi che riterrà fondati (non la lettera, ma quello che faranno altri) valuterà se è il caso.
Noi siamo quindi di fronte a un vulnus e desidero aggiungere anche questo: voi da un lato modificate la Costituzione per tagliare i seggi e poi violate la Costituzione per aggiungervi un seggio. Non è molto serio questo modo di comportarsi. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Poi c'è anche la lettura politica: la maggioranza c'è o non c'è? Un seggio in più o in meno fa la differenza. Se fosse questa la motivazione, sarebbe ancora più grave.
Pertanto, avviandomi alla conclusione, volevo fare questa dichiarazione di voto, perché era giusto rappresentare anche in questa fase non solo le posizioni del Gruppo Forza Italia, ma anche quelle del Presidente della Giunta. Ai colleghi della Lega dico che Calderoli ha raccontato quella storia, quindi dovrebbero riflettere anche loro. Da politico capisco i vincoli di maggioranza, ma quando il vincolo di maggioranza fa strame della Costituzione le cose non vanno bene e noi vogliamo sottolinearlo invitando tutti alla riflessione. Questa è una decisione che deve esulare dai vincoli di maggioranza: non stiamo approvando un provvedimento che fa parte del programma del Governo, stiamo andando ai principi dell'ordinamento.
Anche sul vulnus del mancato plenum del Senato e della Camera vi è stato detto in tanti interventi che abbiamo precedenti per cui in Senato non c'erano i 315 componenti e il Senato ha operato lo stesso. Io ricordo - lo ricorderà anche Calderoli - quando alla Camera furono 13 i seggi non assegnati alla mia parte politica, che pure governò l'intera legislatura. Allora c'era un'altra legge, c'era lo scorporo, il non scorporo, c'erano le liste civetta e quindi una sovrabbondanza di voti che in quel caso determinò un effetto autolesionistico e la legislatura si concluse senza l'attribuzione di quei seggi. Non so se all'epoca il Presidente della Giunta fosse il senatore La Russa; anzi, se noi eravamo maggioranza lo sarà stato un membro della minoranza, come la prassi comporta. Si discusse un'intera legislatura e i seggi non furono assegnati: 13 seggi, non uno, colleghi, e anche alla Camera, che ha il doppio dei componenti, era una grandezza rilevante.
Il principio dell'altro comma dell'articolo 57 della Costituzione è stato quindi ritenuto prevalente nei lavori della Giunta, dove la proposta è stata approvata per un voto, perché l'esito della votazione è stato di 12 a 10; se fosse stato 11 pari la proposta sarebbe stata respinta, il relatore ne avrebbe preso atto, quindi non ci sarebbe stato nessun vulnus e non ci sarebbe nessun vulnus sostanziale se il Senato operasse con 314 componenti più i senatori a vita, così come non c'è stato al Senato nel passato e non ci fu alla Camera con una dimensione ampia.
Fare questa scelta è molto grave e anch'io sono d'accordo e mi ha molto colpito il fatto che molti di quei costituzionalisti che insorgono su tante questioni che riguardano le caste, la casta, i privilegi presunti o reali e che fanno anche gli editorialisti del «Corriere della Sera», dei grandi giornaloni e non solo de «il Fatto Quotidiano», hanno taciuto completamente di fronte a questa violazione molto grave. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
Mi auguro quindi che la relazione del senatore Urraro possa essere respinta, ma ho voluto anche lasciare questo intervento perché un domani qualcuno, gli studiosi, le tesi (gli approfondimenti su una cosa del genere ci saranno) non dicano che qui non si sia detto che si sta violando la Costituzione. Bocceremo la sua relazione per difendere la verità, la democrazia, la Costituzione. (Applausi dal Gruppo FI-BP e dei senatori Ferrari e Marcucci).
RICCARDI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione del seggio non assegnato nella Regione Sicilia ha rappresentato un caso unico che ha investito la Giunta con dibattiti approfonditi e prolungati sulla soluzione giuridica più consona ai precetti costituzionali. Nonostante la dialettica vivace tra le forze politiche e la diversità di vedute tra le stesse, si è cercata una soluzione che fosse giuridicamente sostenibile per la risoluzione di un problema che investe direttamente, in una modalità inedita, la composizione del Senato e che garantisse al contempo il giusto bilanciamento dei principi costituzionali di estrema rilevanza, quali il rispetto della volontà popolare che discende come corollario del principio democratico, di cui all'articolo 1, il principio dell'elezione a base regionale del Senato e il principio della salvaguardia del plenum medesimo.
Sicuramente il principio relativo al rispetto della volontà popolare è il criterio da seguire nella soluzione della questione in esame: costituisce un principio supremo dell'ordinamento costituzionale che non può subire compressione alcuna e che trova la sua massima espressione in occasione delle elezioni politiche. In particolare, nell'ultima tornata elettorale nazionale, il popolo sovrano si è pronunciato in maniera incontrovertibile in favore del MoVimento 5 Stelle, assegnando allo stesso un numero di seggi superiore al numero di candidati nei collegi uninominali e nelle liste plurinominali dell'isola.
La netta espressione della volontà popolare è un dato da cui partire per poter risolvere la questione all'esame di quest'Assemblea. Pertanto, qualsiasi soluzione che preveda l'assegnazione del seggio ad altre liste, diverse dal MoVimento 5 Stelle, sarebbe una soluzione in contrasto con l'articolo 1 della Costituzione e con l'attribuzione proporzionale dei seggi. La volontà popolare sarebbe fortemente distorta.
Dato per assodato questo ragionamento, la Giunta si è trovata dinanzi a due alternative possibili: o trovare la corretta modalità di attribuzione del seggio al MoVimento 5 Stelle o non garantire il plenum dell'Assemblea. Nel primo caso, si pone il problema del rispetto dell'elezione su base regionale del Senato, mentre, nel secondo, si pone il problema del mancato raggiungimento del plenum dell'Assemblea. Entrambi sono principi costituzionalmente garantiti e meritevoli di tutela, ma non per questo non modellabili nelle soluzioni normative concrete sulla base di un bilanciamento tra principi costituzionalmente garantiti.
In merito al principio del plenum, già nella XIV legislatura si è posto alla Camera dei deputati il problema dell'attribuzione di undici seggi rimasti vacanti principalmente per il meccanismo dello scorporo allora previsto dalla vigente legge elettorale. Nel dibattito sulla vicenda emerse chiaramente come l'ipotesi del necessario completamento della composizione della Camera non fosse sostenibile, in quanto presupponeva l'idea dell'Assemblea legislativa come collegio perfetto. Tale definizione, in dottrina ed in giurisprudenza, è riferibile agli organi collegiali di natura amministrativa chiamati a compiere valutazioni di natura tecnica. In questi collegi non si può dar luogo validamente alla costituzione e alle deliberazioni se non garantendo il plenum dei componenti.
La stessa esigenza non si pone per un organo politico a carattere rappresentativo, in quanto la legislazione elettorale contempla espressamente casi di vacanza di seggi o elezioni suppletive, senza prescrivere l'interruzione dell'attività assembleare in loro pendenza. Ipotizzare, infatti, che una Camera possa operare soltanto con il plenum significherebbe ammettere che qualsiasi causa, anche occasionale, possa impedire il legittimo funzionamento dell'organo. Al termine della discussione, l'Assemblea optò per non garantire il plenum. Come vedete, un principio costituzionalmente rilevante, la composizione dell'Assemblea con 630 deputati, subì una compressione. Ma perché si adottò questa decisione? Perché la legge elettorale all'epoca vigente non prevedeva la risoluzione del caso specifico, non esisteva in sostanza una norma di chiusura del sistema elettorale, contenuta in una fonte di rango primario, che delineasse giuridicamente gli aspetti procedurali da seguire.
Allora bisogna porsi una domanda, ed è la domanda che il relatore Urraro si è posto per sciogliere il nodo dell'attribuzione del seggio siciliano: esiste una norma di chiusura nella legge elettorale vigente che consente l'attribuzione del seggio mediante la sua applicazione? La risposta è sì, e nelle conclusioni del relatore è stata ben evidenziata.
L'articolo 19 del testo unico per l'elezione del Senato individua alcuni criteri applicabili in via residuale, laddove non sia stato possibile assegnare tutti i seggi secondo le modalità ordinarie previste dall'articolo 17-bis. Esso consente in tal modo di assegnare il seggio nella «circoscrizione in cui la lista abbia la maggiore parte decimale del quoziente non utilizzata», mediante il doppio rinvio agli articoli 86 e 84, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957, ossia il testo unico per l'elezione della Camera.
Molti hanno sollevato critiche in merito all'applicazione di questa norma, in quanto sarebbe in contrasto con l'articolo 57, comma 1, della Costituzione. Ma ad una lettura organica della legge elettorale per il Senato, l'elezione su base regionale è sempre rispettata con le modalità ordinarie di attribuzione dei seggi. Infatti, qualora una lista abbia esaurito il numero dei candidati presentati in un collegio plurinominale e non sia quindi possibile attribuire tutti i seggi a essa spettanti in quel collegio, si procede secondo le seguenti modalità. In prima battuta, i seggi sono assegnati alla lista negli altri collegi plurinominali della stessa circoscrizione in cui essa abbia riportato i più alti resti, procedendo secondo l'ordine decrescente. Qualora all'esito di tali operazioni residuino ancora seggi da assegnare, questi sono attribuiti ai candidati della lista non eletti nei collegi uninominali del collegio plurinominale originario o, in mancanza, della circoscrizione. Nei casi in cui anche tali operazioni non consentano di assegnare tutti i seggi, questi sono attribuiti alla lista facente parte della medesima coalizione della lista deficitaria che abbia riportato i più alti resti nell'ambito del collegio plurinominale originario o, in mancanza, della circoscrizione.
Come è ben evidente, la normativa elettorale non va ad individuare il seggio in altra circoscrizione regionale. Solo successivamente interviene la norma di chiusura prevista all'articolo 19 del citato testo unico per l'elezione del Senato.
Il seggio che rimane vacante per qualsiasi causa, anche sopravvenuta, deve essere individuato, nel caso in cui una lista abbia già esaurito i propri candidati, secondo quanto stabilito dall'articolo 84, commi 2, 3, 4 e 5. Pertanto, si applicano i criteri appena esposti e, solo in ultima istanza, si individua il seggio in altra circoscrizione regionale, e precisamente quella in cui la lista abbia la maggior parte decimale del quoziente non utilizzata.
L'articolo 19 rappresenta una norma di chiusura, finalizzata a evitare che un seggio rimanga vacante «per qualsiasi causa, anche sopravvenuta». Quest'ultima norma, dunque, realizza un bilanciamento tra i principi costituzionalmente garantiti dall'articolo 57 della nostra Carta, della formazione del plenum dell'Assemblea e dell'elezione dei senatori che avviene «a base regionale».
L'elezione a base regionale è sempre garantita, fino all'ultimo, fin quando riesce a garantire il principio della formazione del plenum dell'Assemblea di cui all'articolo 57, secondo comma, della Costituzione. Tale bilanciamento fra principi si traduce, di fatto, in un'inversione dell'ordine dei criteri di attribuzione dei seggi previsti dall'articolo 84 del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957. Sicché, per le elezioni del Senato, il criterio previsto dall'articolo 84, comma 4, trova applicazione soltanto in ultima istanza, quando, in base ai criteri di cui ai commi 2, 3 e 5, richiamati dall'articolo 17-bis, non sia possibile assegnare tutti i seggi all'interno della circoscrizione.
Mi si potrebbe obiettare: se esiste la norma di chiusura, perché non è stata applicata dall'ufficio elettorale? Come rileva lo stesso ufficio, dalla lettura della disciplina di cui agli articoli 17-bis, 18 e 19 del decreto legislativo n. 533 del 1993, si evince che il combinato disposto degli articoli 19, comma 2, del decreto legislativo n. 533 del 1993 e 86, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957 è destinato ad applicarsi solo successivamente alla proclamazione compiuta dall'ufficio elettorale regionale ai sensi dell'articolo 18 del medesimo decreto, presupponendo che, all'esito del compimento di tutte le operazioni elettorali, il seggio rimanga vacante per qualsiasi causa, anche sopravvenuta. In ogni caso, l'ufficio elettorale regionale rileva che spetta alla Giunta delle elezioni la competenza esclusiva in relazione alla risoluzione delle controversie riguardanti l'assegnazione dei seggi rimasti vacanti.
Ritornando alla domanda iniziale: esiste una norma di chiusura nella legge elettorale vigente che consente l'attribuzione del seggio mediante la sua applicazione? Sì, e deve essere applicata.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, bisogna aver chiaro il ruolo della Giunta e il suo compito primario: applicare la legge. Nulla di più: nessuna tesi creativa del diritto né disapplicazioni di norme per presunta incostituzionalità delle stesse. È fin troppo semplice affermare ad oggi che nel nostro ordinamento spetta alla Corte costituzionale il vaglio di costituzionalità delle norme e non alla Giunta, tantomeno alla maggioranza parlamentare di cui faccio parte.
Colleghi, quando sono in gioco questioni che riguardano le nostre istituzioni, le regole democratiche, le cosiddette regole del gioco, non vi è logica di maggioranza o di opposizione che tenga; non vi possono essere strappi istituzionali giustificabili a seconda della logica opportunistica. Tra l'altro, abbiamo analizzato e chiediamo di applicare una normativa elettorale, e in particolare una norma di chiusura, approvata nella scorsa legislatura da altra maggioranza, della quale alcuni componenti, che ora siedono tra i banchi dell'opposizione, ne criticano la costituzionalità o l'applicazione. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).
Nella lettera del PD alla Presidenza si evidenzia che, con l'assegnazione del seggio, si rischierebbe di pregiudicare la legittimità di ogni futura deliberazione assunta dal Senato, in quanto la composizione del Senato sarebbe illegittima. Senza che sia sopraggiunta alcuna sentenza della Corte, state dicendo che la norma è incostituzionale. Eppure, abbiamo avuto Parlamenti i cui componenti sono stati eletti da una legge elettorale dichiarata incostituzionale, il Porcellum, e non mi sembra che le relative deliberazioni siano state invalidate. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).
FERRARI (PD). Quella legge l'ha fatta Calderoli!
RICCARDI (M5S). Come evidenziato dalla Corte costituzionale, le elezioni che si sono svolte in applicazione anche delle norme elettorali dichiarate costituzionalmente illegittime costituiscono, in definitiva, e con ogni evidenza, un fatto concluso, posto che il processo di composizione delle Camere si compie con la proclamazione degli eletti.
Con terzietà e rigore istituzionale, al solo fine di garantire il bene dell'istituzione di cui ci onoriamo di far parte, chiediamo a tutti di evitare polemiche pretestuose.
Compito della Giunta è applicare la normativa elettorale vigente. I richiami normativi ben evidenziati dal relatore Urraro evidenziano i passaggi da seguire per l'assegnazione del seggio. E noi intendiamo seguirli. Non c'è alcuna applicazione analogica, né tesi creativa del diritto, ma una mera applicazione del testo unico.
Per tali ragioni, dichiaro il nostro voto favorevole. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az. Congratulazioni).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sulla questione del seggio non assegnato nella Regione Sicilia (Doc. XVI, n. 2).
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi dal Gruppo M5S).
Per consentire alla Giunta... (Alcuni senatori del Gruppo PD mostrano copie della Costituzione al grido di «Vergogna!»). Per favore, colleghi, fatemi proseguire.
Per consentire alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di procedere agli accertamenti relativi all'individuazione del candidato avente titolo ad essere proclamato in base alla deliberazione approvata dall'Assemblea, autorizzo la Giunta a convocarsi sin d'ora, in Sala Pannini.
FARAONE (PD). Gasparri, salvaci tu!
Discussione del documento:
(Doc. III, n. 2)Relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sulla elezione contestata nella Regione Emilia-Romagna (ore 18,43)
Approvazione della proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del documento III, n. 2.
La Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari ha deliberato di proporre all'Assemblea l'annullamento dell'elezione del senatore Edoardo Patriarca nella Regione Emilia-Romagna.
La relazione è stata stampata e distribuita.
Chiedo al relatore, senatore Paroli, se intende intervenire per integrare la relazione scritta.
MARCUCCI (PD). No, signor Presidente!
PRESIDENTE. Che cosa c'è?
MARCUCCI (PD). Domando di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCUCCI (PD). Signor Presidente, non può autorizzare la Giunta a convocarsi e far proseguire i lavori dell'Assemblea. (Applausi dal Gruppo PD). Il relatore cosa fa? Mi faccia capire.
PRESIDENTE. Interrompo per cinque minuti, per dar modo...
MARCUCCI (PD). Per quello che serve, non so se si tratterà di cinque minuti, ma la riunione della Giunta non può aver luogo contemporaneamente alla seduta dell'Assemblea.
VERDUCCI (PD). Deve sospendere, signor Presidente!
PRESIDENTE. Faccio presente che si è sempre fatto. (Applausi dal Gruppo M5S).
MARCUCCI (PD). Si è sempre fatto male!
PRESIDENTE. Adesso vediamo se c'è una richiesta di sospendere, ma, quando si è dato luogo ad una proclamazione o ad un'individuazione, è sempre proseguita la seduta dell'Assemblea e non ci sono precedenti del genere. (Commenti dal Gruppo PD). Non sento se parlate fuori microfono.
MARCUCCI (PD). Se il relatore sta in Aula, come fa a stare di là, in Giunta?
PRESIDENTE. Senatore Marcucci, questo non lo so. Stavo chiedendo al relatore Paroli se intendesse intervenire per integrare la relazione scritta: a stento sono riuscita a formulare la domanda e stavo aspettando la risposta.
PAROLI, relatore. Signor Presidente, intendo intervenire per integrare la relazione.
MALPEZZI (PD). Ma deve anche andare in Giunta!
PRESIDENTE. Se intende integrare la relazione, la Giunta non si può riunire.
Sospendo la seduta per dar modo alla Giunta di convocarsi.
(La seduta, sospesa alle ore 18,45, è ripresa alle ore 19,15).
Senato, composizione
PRESIDENTE. Informo che la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari ha comunicato che, occorrendo provvedere, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo del 20 dicembre 1993, n. 533, all'attribuzione di un seggio a seguito dell'approvazione della relazione sulla questione del seggio non assegnato in Sicilia, ha riscontrato, nella seduta odierna, che la candidata cui attribuire il seggio è Emma Pavanelli.
Do atto alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di questa sua comunicazione e proclamo senatrice Emma Pavanelli. (Applausi)
Avverto che da oggi decorre, nei confronti della nuova proclamata, il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali reclami.
CUCCA (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCA (PD). Signor Presidente, ho chiesto di poter intervenire sull'ordine dei lavori, per denunciare l'amarezza che oggettivamente mi porto dentro. Oggi il Senato ha scritto una pagina buia che rimarrà sicuramente nella storia di questa Assemblea.
Ovviamente la conduzione dei lavori della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari è stata assolutamente ineccepibile e do atto ancora una volta al presidente Gasparri di essersi comportato con la massima correttezza, nel rispetto del Regolamento. Altrettanto non posso dire, però, sul comportamento della maggioranza, che - credo per la prima volta nella storia della Giunta - ha messo in discussione l'individuazione del candidato che dovrebbe subentrare. Per la prima volta nella storia della Giunta si è chiesta una verifica su quei lavori, cosa che - perlomeno da quando io sono qui in Senato e ho partecipato a numerose sedute di quel genere - non è mai accaduta. E lo si è fatto esclusivamente per prendere tempo, perché la maggioranza non aveva i numeri per andare avanti. Ora, se vicende di una tale delicatezza devono essere decise in base ad accordi già presi, per consentire di raggiungere i risultati che la maggioranza da sola non riesce a ottenere, in dispregio di tutte le regole che sono state sempre applicate, è evidente che le opposizioni hanno poco da fare, anche quando si hanno i numeri e si interrompono i lavori perché si deve raggiungere a tutti i costi il risultato.
Lei sa, Presidente, che il relatore viene attribuito a ciascuna Regione secondo un criterio di automatismo. Io però avevo fatto presente già da tempo, sin dalla prima riunione della Giunta delle elezioni, che ritenevo inopportuno che, laddove ci fossero dei problemi relativi a un partito particolare, il relatore fosse uno di quel partito. Oggi è accaduto, infatti, a riprova di quel che avevo ampiamente previsto nella prima riunione della Giunta delle elezioni, che il relatore, che era del MoVimento 5 Stelle e aveva tutto l'interesse a portare a termine lo scempio che è stato fatto oggi della Costituzione, ha perso tempo fino a quando non è stato consentito di raggiungere il numero che mancava in quella riunione. (Applausi dai Gruppi PD e Misto).
Lo dico esclusivamente perché rimanga agli atti di questa Assemblea quel che è accaduto, perché poi si possa confutare qualsiasi scusa e qualsiasi motivazione. Ricordo, peraltro, che ciascun senatore, che può anche dire di abbandonare i lavori, fino a quando non viene aperta la votazione può tranquillamente tornare sui suoi passi e partecipare al voto, così da evitare le argomentazioni che verosimilmente saranno portate, perché noi avevamo deciso di non partecipare perché stiamo facendo uno scempio alla Costituzione. (Applausi dai Gruppi PD e Misto). Va considerato inoltre il fatto che avevamo forse l'opportunità di rimettere in carreggiata un fatto gravissimo per la storia del Senato, della nostra Repubblica e della nostra democrazia, che oggi viene calpestata in una maniera indecente.
Ho chiesto di intervenire proprio per questo motivo, perché rimanga agli atti quel che è accaduto oggi in quest'Aula. (Applausi dai Gruppi PD e Misto).
CRUCIOLI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRUCIOLI (M5S). Signor Presidente, in qualità di relatore ritengo doveroso replicare a quanto sostenuto dal collega Cucca.
Innanzitutto, evidenzio come la conduzione della Giunta sia compito non del relatore, bensì del Presidente, che ha votato in senso contrario a quello della maggioranza, e quindi escludo che si sia prestato - come invece sostiene il senatore Cucca - a strumentali sospensioni o quant'altro.
CUCCA (PD). Assolutamente!
CRUCIOLI (M5S). Tranquillizzando tutta l'Assemblea, nonché il collega Cucca che strumentalmente mi ha accusato, ciò che è accaduto è un fatto molto semplice e direi piuttosto banale. Siccome l'individuazione del nuovo senatore che dovrà venire a coprire il seggio vacante consegue a calcoli matematici piuttosto complicati, che gli uffici hanno effettuato e che - contrariamente a quanto dice senatore Cucca - la Giunta ha il dovere di verificare, ho chiesto semplicemente di poter vedere come era stato effettuato il calcolo e di poter verificare effettivamente, vista l'importanza dell'individuazione del collegio con i resti maggiori, che quello fosse il collegio dove andare a pescare il senatore che deve ricoprire il seggio. Niente di più semplice e di più lineare. (Applausi dal Gruppo M5S).
BALBONI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BALBONI (FdI). Signor Presidente, intervengo molto brevemente per associarmi alla denuncia fatta dal senatore Cucca di come è stata condotta la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. Siamo di fronte a un relatore che è venuto in quest'Aula a spiegarci che il seggio doveva andare all'Umbria perché aveva il resto più alto e poi in Giunta ha chiesto di verificare quei conti che evidentemente aveva dovuto fare prima di venire in Aula per avanzare una proposta. (Applausi dai Gruppi FdI, PD, Misto e del senatore Caliendo). In caso contrario, dovremmo credere che il relatore è venuto in Aula per avanzare una proposta basata sul caso, senza aver prima verificato quei numeri sulla base dei quali ha fatto quella proposta.
Tutto questo è avvenuto perché il sottoscritto ha dichiarato che avrebbe votato contro la proposta della Giunta, perché è e resta incostituzionale. Il PD, che prima aveva comunicato che avrebbe abbandonato l'Aula, dopo aver ascoltato la mia dichiarazione, è rientrato e ha dichiarato di votare contro; a quel punto non sarebbe passata la proposta votata dalla Giunta e avremmo respinto questa violazione della Costituzione. Il relatore allora, che appartiene allo stesso partito di chi diventerà senatore in base a questa violazione, ha perso tutto il tempo possibile e immaginabile con argomentazioni ridicole per consentire che arrivassero coloro che avrebbero potuto rovesciare il risultato.
Questo è ciò che è venuto ed è vergognoso. (Applausi dai Gruppi FdI, FI-BP, PD e Misto. Il senatore Crucioli fa cenno di voler intervenire).
PRESIDENTE. Non si replica. Se non ci sono interventi di altri Gruppi, passo al punto successivo.
CRUCIOLI (M5S). Ha parlato di motivazioni ridicole!
Ripresa della discussione del documento III, n. 2 (ore 19,25)
PRESIDENTE. Il relatore, senatore Paroli, ha chiesto di integrare la relazione scritta. Ne ha facoltà.
PAROLI, relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come è stato già comunicato, c'è una relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari che è stata consegnata direi in modo molto puntuale. Tuttavia, vista l'importanza di tale relazione, mi sembra opportuno riassumere, sia pur sommariamente, in un breve intervento i punti fondamentali del lavoro svolto da parte della Giunta e del Comitato che ho avuto l'onore di presiedere e che ha affrontato il tema delle elezioni dell'Emilia-Romagna.
Come i colleghi sanno, a seguito delle elezioni per il Senato, svoltesi il 4 marzo 2018, l'ufficio elettorale regionale dell'Emilia-Romagna, dopo aver determinato la cifra elettorale individuale conseguita da ciascun candidato negli otto collegi uninominali della Regione, ha proclamato eletto in ciascun collegio il candidato che ha riportato il maggior numero di voti validi. In particolare, nel collegio uninominale n. 5 (Modena) è stato proclamato eletto il senatore Edoardo Patriarca che aveva conseguito 85.542 voti. Il primo dei non eletti nel collegio è risultato Stefano Corti, che aveva conseguito 85.504 voti.
La Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari ha deliberato nella seduta del 25 settembre 2018 l'istituzione di un Comitato composto dal sottoscritto, relatore per la Regione, dai senatori Augussori, Cucca, Durnwalder e dalla senatrice Gallicchio, per la revisione delle schede dichiarate nulle e delle schede contestate, assegnate e non assegnate dall'ufficio elettorale regionale; mandato poi integrato nella seduta del 9 Aprile 2019 anche con la verifica delle schede bianche.
Il Comitato si è riunito nelle sedute del 19 dicembre 2018, alle ore 15-16 antimeridiane e alle ore 16 pomeridiana; del 22 e 30 gennaio 2019; del 20 e 26 marzo 2019; del 4, 9, 10, 11, 17, 18 e 30 aprile 2019; del 15 e 29 maggio 2019; del 3, 4 e 17 giugno 2019. Tutto questo ha avuto una durata complessiva di circa trentuno ore. In particolare, sono state esaminate 4.408 schede nulle, 3.154 bianche e 14 schede contestate non assegnate. Questo per dare anche atto di un lavoro assolutamente puntuale che è stato svolto dal Comitato.
Nella sua concreta attività, il suddetto Comitato ha pertanto ritenuto di applicare, con prudente apprezzamento e senza rigidi automatismi, i criteri di divisione delle schede elettorali che, in via astratta e generale, la Giunta ha definitivamente adottato dopo una articolata discussione nella seduta del 20 novembre 2019.
Nello specifico, il Comitato ha reputato che il principio basilare da seguire nell'istruttoria fosse rappresentato dal favor voti diretto a salvaguardare la validità dei voti contenuti nella scheda ogni qualvolta potesse desumersi la volontà effettiva dell'elettore nel pieno rispetto dei parametri di univocità e non riconducibilità del voto. Questa indicazione è stata applicata in concreto nella casistica che si è riscontrata durante lo scrutinio e ha raccolto il sostanziale consenso di tutti i componenti del Comitato, che ha quindi proceduto alla revisione delle schede senza che fosse mai necessaria una votazione.
Sulla base della revisione effettuata dal Comitato è risultato che il candidato Corti ha recuperato 276 voti (43 bianche validate, 231 nulle validate e 2 contestate validate), mentre il senatore Patriarca ha recuperato 183 voti (16 bianche validate, 165 nulle validate e 2 contestate validate). Sulla base dei dati di proclamazione degli uffici elettorali competenti, si ricorda che il senatore Patriarca è risultato eletto con uno scarto di 38 voti rispetto al candidato Corti, primo dei non eletti. Quindi, nella seduta del 26 giugno 2019 la Giunta, su conforme proposta del relatore che ha riassunto gli esiti dell'istruttoria condotta dal Comitato, ha deliberato all'unanimità di accogliere il ricorso del signor Stefano Corti e di dichiarare pertanto contestata l'elezione del senatore Edoardo Patriarca.
Lo svolgimento della seduta pubblica il 16 luglio 2019 ha avuto poi come conseguenza la riunione in camera di consiglio da parte della stessa Giunta, che ha quindi deliberato l'annullamento dell'elezione del senatore Edoardo Patriarca in Emilia-Romagna. Nel merito va rimarcato che la deliberazione della Giunta di proporre l'annullamento dell'elezione del senatore Patriarca discende esclusivamente dal risultato di accertamenti numerici derivanti dall'applicazione del principio basilare - prima citato - rappresentato dal favor voti diretto a salvaguardare la validità dei voti contenuti nella scheda ogni qualvolta possa desumersi la volontà effettiva dell'elettore. L'esito di questo complesso lavoro istruttorio ha determinato un risultato numerico di per sé oggettivo, immediatamente segnalato dal ricorrente alla Giunta.
Accertata, quindi, la fondatezza dalla stessa Giunta mediante l'istituzione di un apposito Comitato, che - come già segnalato - ha operato una revisione di tutte le schede nulle, bianche e contestate assegnate dall'ufficio elettorale regionale, la proposta della Giunta conferma, con la sua relazione, la contestazione dell'elezione del senatore Edoardo Patriarca.
PRESIDENTE. Prima di proseguire, vorrei precisare al senatore Crucioli, che ha continuato ad alzare la mano, che - secondo l'articolo 92, secondo comma, del Regolamento - soltanto un oratore contro e uno a favore possono parlare dopo il proponente. Avendo lei parlato contro e il senatore Balboni a favore, non ho potuto più ridarle la parola.
Ho tenuto a precisarlo poiché ho visto che ha continuato a insistere.
CRUCIOLI (M5S). Chiedevo di intervenire per fatto personale, Presidente.
PRESIDENTE. In tal caso potrà farlo a fine seduta.
Comunico che è stata presentata la questione sospensiva QS1.
Ha chiesto di intervenire il senatore Cucca per illustrarla. Ne ha facoltà.
CUCCA (PD). Signor Presidente, il ragionamento che è stato fatto in seno alla Giunta è stato già ampiamente ed esaustivamente illustrato dal relatore Paroli. Ci sono, tuttavia, da fare alcune precisazioni.
I lavori del Comitato - del quale anche chi vi parla faceva parte - si sono svolti in maniera assolutamente tranquilla e il risultato è quello che vi è stato illustrato. C'è, piuttosto, da mettere in discussione quanto è accaduto durante la seduta pubblica. In effetti, siamo arrivati all'istituzione del Comitato a seguito di un risultato delle elezioni oggettivamente molto ballerino: soltanto 38 voti di scarto.
Oggi stiamo esaminando la questione su uno scarto di soli 55 voti, all'esito dei lavori del Comitato. Di fatto, abbiamo constatato che gli errori commessi nel corso delle operazioni di spoglio erano assolutamente grossolani e, quindi, riteniamo che sarebbe stato e sarebbe utile un approfondimento. Peraltro, si tratta di errori poi consacrati: come ho detto anche in precedenza, per la difficoltà di interpretazione della legge elettorale c'è stata un'interpretazione maldestra, con diversità e difficoltà oggettive che hanno condotto a quel risultato. C'è stata poi la revisione delle schede contestate e di quelle bianche - con un aggiustamento credo doveroso che ha consentito anche l'esame delle schede bianche - per cui siamo arrivati a una differenza di soli 55 voti.
Ebbene, nella seduta pubblica del 16 luglio il senatore Patriarca si è trovato costretto a leggere personalmente la memoria preparata dal suo avvocato non potendo avvalersi delle competenze tecniche - in quel caso è ammessa la difesa tecnica - in quanto è stata rigettata l'istanza, corredata da un certificato medico, e quindi per un impedimento legittimo del difensore, con cui si era chiesto il rinvio della seduta. Questo rappresenta evidentemente un grave vulnus al diritto di difesa del senatore Patriarca. A questo riguardo, in maniera molto rapida voglio richiamare la sentenza della Corte di cassazione n. 18256, a sezioni unite, intervenuta il 7 luglio scorso, che in maniera definitiva ha dichiarato che gli organi dell'autodichia sono organi giurisdizionali e per ciò stesso vanno applicate ad essi le regole della giurisdizione.
Il senatore Patriarca aveva in quella sede diritto ad avere una difesa tecnica, una difesa che spiegasse in maniera compiuta i motivi per i quali era necessario fare ricorso e quindi accogliere l'istanza di revisione delle schede elettorali, considerata - come dicevo - anche l'esigua differenza di 55 voti (praticamente come i 38 che avevano indotto alla formazione del Comitato). Si è chiesto quindi, in via principale, la revisione di tutte le schede di quel collegio o, in subordine, un controllo a campione di una percentuale che avrebbe dovuto essere decisa.
L'istanza è stata rigettata e crediamo che questo rappresenti veramente una violazione dei diritti di difesa del senatore Patriarca, che non ha potuto avvalersene, anche se consentito dalla legge, perché si è anche detto che si tratta di una potestà: se lo è, il senatore Patriarca intende avvalersene. Era corretto che davanti a un organo giurisdizionale pretendesse la presenza del difensore, cosa che è stata illegittimamente impedita, come ho già avuto modo di dire.
Per questi motivi, abbiamo presentato la richiesta di questione sospensiva in discussione, ritenendo essenziali un nuovo controllo e una revisione di tutte le schede elettorali, anche alla luce delle irregolarità riscontrate.
Si chiede pertanto, in considerazione di questi argomenti, che il Senato sospenda la discussione del documento in esame fino alla ripresa dei lavori, dopo la pausa estiva. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, sulla questione sospensiva presentata si svolgerà una discussione nella quale potrà intervenire un rappresentante per Gruppo, per non più di dieci minuti.
Poiché nessuno chiede di intervenire, ai sensi dell'articolo 93, comma 5, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della questione sospensiva QS1, presentata dal senatore Cucca e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ricordo ai colleghi che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 2, del Regolamento, fino alla chiusura della discussione, almeno venti senatori possono formulare proposte in difformità dalle conclusioni della Giunta mediante la presentazione di ordini del giorno motivati. In mancanza di tali proposte l'Assemblea non procederà a votazione, intendendosi senz'altro approvate le conclusioni della Giunta.
Dichiaro aperta la discussione sul documento in esame.
È iscritta a parlare la senatrice Ginetti. Ne ha facoltà.
GINETTI (PD). Signor Presidente, a seguito delle elezioni per il Senato del 4 marzo 2018, l'ufficio elettorale regionale dell'Emilia-Romagna, dopo aver determinato la cifra elettorale individuale conseguita da ciascun candidato negli otto collegi uninominali della Regione, ha proclamato eletto il candidato in ciascun collegio, tra i quali il senatore Edoardo Patriarca.
Contro questa proclamazione è stato fatto ricorso da parte del primo dei non eletti dello stesso collegio, Stefano Corti, il quale ha evidenziato le irregolarità che - a suo parere - si sarebbero verificate durante le operazioni di scrutinio, in riferimento a schede dichiarate nulle in una serie di sezioni indicate nel ricorso stesso.
Pertanto, la Giunta, a seguito di tale ricorso, ha istituito un apposito Comitato per la revisione delle schede bianche, nulle e contestate, assegnate e non, del collegio uninominale di riferimento, in particolare il collegio uninominale n. 5 (Modena).
Il Comitato, durante i suoi lavori, si è attenuto ai criteri di revisione delle schede che erano stati approvati dalla Giunta nella seduta del novembre 2018, tenendo conto sempre del principio del favor voti.
Il risultato del Comitato ha portato a dei dati che, di fatto, hanno ribaltato la situazione, per cui al candidato Corti sono stati riattribuiti e recuperati dei voti (Brusio). A seguito della proclamazione della Giunta di un risultato invertito, si è dato avvio al procedimento di contestazione in seduta pubblica e poi in camera di consiglio. Signor Presidente, in camera di consiglio si sono verificate delle situazioni in netta violazione della Costituzione e delle garanzie costituzionali. Innanzitutto, al senatore Patriarca, che aveva deciso di optare per una difesa tecnica e non difendersi da solo, è stata preclusa la facoltà di potersi avvalere dell'avvocato, in quanto impossibilitato, per motivi personali, a intervenire nella seduta pubblica e, nonostante questo, si è continuato lo svolgimento del procedimento in camera di consiglio si è, quindi, deliberato.
Vorrei ricordare che dal principio costituzionale di cui all'articolo 111, e quindi dal giusto processo, deriva il principio del diritto al contraddittorio tra le parti in condizioni di parità. Quindi, questo principio è stato violato, perché è stata negata la possibilità di avere una difesa tecnica in seduta. Inoltre, riteniamo che fosse legittima la richiesta del senatore di procedere a una revisione ulteriore di tutte le schede o, in subordine, di un campione importante di schede, considerato che l'esito dei lavori del Comitato dava comunque uno scarto esiguo tra i due candidati e, quindi, non l'assoluta certezza del risultato elettorale. Vorrei ricordare che non è necessario un ricorso specifico con delle motivazioni perché, ai sensi dell'articolo 2 del Regolamento parlamentare per la verifica dei poteri, è data la possibilità alla Giunta di procedere anche d'ufficio agli accertamenti ritenuti necessari al fine di adottare le conseguenti deliberazioni. Era quindi suo potere - ma dico anche dovere morale oltre che giuridico - andare a verificare un numero maggiore di schede per avere la certezza del risultato elettorale ottenuto nel collegio di riferimento.
Si sono pertanto violati principi fondamentali. Signor Presidente, stiamo parlando della decadenza dalla carica di senatore (Applausi dal Gruppo PD) e dell'espressione della volontà popolare, che qui rischia di essere messa in discussione, perché non si è voluto procedere a un'ulteriore verifica. Ciò non avrebbe comportato alcun costo, ma solo ulteriore tempo di lavoro. Avremmo però salvaguardato almeno l'onestà e soprattutto l'onorabilità di questo lavoro. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Parente. Ne ha facoltà.
PARENTE (PD). Signor Presidente, il senatore Edoardo Patriarca in questi sedici mesi di legislatura - sottolineo sedici mesi - ha svolto il ruolo di Capogruppo del PD in Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale. Egli, come recita la Costituzione - è una giornata difficile, questa, per la Costituzione - ha rappresentato la Nazione, in quest'Aula nobile del Senato della Repubblica italiana. Egli ha partecipato a votazioni naturalmente, ha firmato emendamenti e determinato scelte, anche quelle di maggioranza. Mi rivolgo alle mie colleghe e ai miei colleghi della Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale e faccio un solo esempio: il suo apporto qualificato nella legge che il Senato sta elaborando sul caregiver.
Il senatore Patriarca, mio compagno di partito, è uomo equilibrato, di grande spessore etico, di profonda competenza ed esperienza (Applausi dal Gruppo PD), dotato di arti di mediazione, preziosissime in un tempo istituzionale così difficile, perché è stato ed è fondamentale per il dialogo tra maggioranza e opposizione. Smentitemi, colleghe e colleghi dell'opposizione, sul ruolo che Edoardo Patriarca svolge nella Commissione. (Applausi dal Gruppo PD).
Abbiamo sentito dal relatore che egli è risultato eletto nel collegio uninominale n. 5 di Modena con 38 voti di differenza rispetto all'altro candidato, che ha fatto ricorso lamentando la mancata attribuzione di almeno 91 voti di preferenza. Sulla base della revisione effettuata solo sulle schede nulle, bianche e contestate, risulta che il candidato Corti ha recuperato 276 voti e il senatore Patriarca 183. Quindi, Stefano Corti risulterebbe eletto con una differenza di 55 voti: 38 prima, 55 oggi. Quindi, si tratta comunque di una differenza molto risicata.
Questa differenza - come ha detto bene anche la collega Ginetti - dovrebbe imporre un approfondimento per verificare davvero gli errori commessi. E avrebbe dovuto imporre alla Giunta di approfondire, non fermandosi soltanto al contenuto del ricorso, per il bene di quest'Assemblea, in modo da fugare ogni dubbio sulla perfetta aderenza tra l'esercizio della sovranità popolare, tanto evocato anche oggi, e il risultato elettorale. Sussistevano e sussistono le condizioni per disporre la revisione di tutte le schede del collegio elettorale di Modena e, in subordine - come ha chiesto il senatore - la revisione a campione delle schede valide. Ma la richiesta del senatore è stata respinta in Giunta.
Ora, l'Assemblea è sovrana e mi appello all'attaccamento istituzionale di ognuno di noi e anche al rispetto del diritto di difesa. Nella seduta del 16 luglio, infatti - come è stata ricordato prima - è stata respinta la richiesta di rinvio - la collega Ginetti diceva che non costava nulla - data l'assenza dell'avvocato. Quindi, si rileva un vulnus anche nel diritto di difesa.
Cicerone diceva, nella prima Catilinaria: «O tempora, o mores», come è illustrato in una bellissima sala qui in Senato, nella quale trascorriamo il tempo tra una sospensione e l'altra della seduta. Signor Presidente, questa giornata è stata una testimonianza eclatante, che rimarrà scolpita nella vita civile, sociale e politica di ognuno di noi. Per superare questi tempi difficili, noi dobbiamo rispettare le regole: intanto, le regole di convivenza civile, in primis la Costituzione. Ho tentato di parlare; abbiamo parlato e discusso, anche informalmente, in questa giornata. Non avere un humus comune di regole è una gravissima preoccupazione per la democrazia. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Steger).
Quindi, era doveroso da parte della Giunta approfondire. Adesso l'Assemblea è sovrana e ed è nostro dovere approfondire davvero, rivedere tutte le schede e, soprattutto, garantire il diritto di difesa, che va assicurato a tutte le cittadine, a tutti i cittadini, ai loro rappresentanti e, in questo caso, all'esimio senatore Edoardo Patriarca. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Laus. Ne ha facoltà.
LAUS (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, stiamo parlando di un nostro collega. Nel caso in specie, per una mera combinazione, è un collega del Partito Democratico, ma poteva essere un collega del MoVimento 5 Stelle, come di Forza Italia.
Io vi rivolgo principalmente una preghiera, almeno quella dell'ascolto - e poi ci rimettiamo al senso di responsabilità soggettivo di ognuno di voi - quell'ascolto quello che non siamo riusciti a ottenere in mattinata in merito alla questione della Sicilia.
Allora, colleghe e colleghi, oggi dal nostro punto di vista, magari sbagliando, ma noi ne siamo convinti, sono state calpestate... Presidente, chiedo la sua attenzione. Chiedo scusa, ma tengo ad avere la sua attenzione. Non è una provocazione.
PRESIDENTE. Credo che la mia attenzione ce l'abbia da questa mattina, dalle ore 10. (Applausi dal Gruppo M5S).
MALPEZZI (PD). Il senatore sta parlando ora.
LAUS (PD). Presidente, stavo chiedendo la sua attenzione solo a titolo di cortesia. Non voleva essere la mia una provocazione; dato che stiamo svolgendo un intervento sul nostro collega, ho chiesto l'attenzione di tutti i senatori, che la stanno mostrando, e mi piacerebbe che anche il Presidente del Senato potesse ascoltare un mio ragionamento. (Applausi dal Gruppo PD). Poi magari mi sbaglio. Solo per questo mi sono permesso di chiedere la sua attenzione.
Questa mattina dal nostro punto di vista, magari sbagliando, sono state calpestate le regole più palesi del diritto, macroscopicamente una norma costituzionale. Questo è il nostro punto di vista.
Oggi, in questo momento, dal mio personale punto di vista, noi rischiamo di calpestare anche le regole della logica: non del buon senso, ma della logica. Un'argomentazione logico-deduttiva la capisce anche un bambino: partendo dalla conoscenza di un fatto noto, si giunge alla conoscenza di un fatto ignoto.
Cosa è successo, colleghe e colleghi, nel caso specifico? Con le elezioni del 4 marzo il ricorrente, senatore e collega Patriarca - nei confronti del quale vanno i miei più alti sentimenti di stima, riconoscendomi nell'intervento della collega Parente - vince il collegio uninominale con un vantaggio di 46 voti. Il ricorrente, legittimamente, dice che su circa 300.000 votanti, quel vantaggio sembra un po' risicato e, giustamente, ricorre.
Dall'analisi del conteggio delle schede nulle, bianche e contestate cambia la fotografia e il ricorrente si aggiudica un vantaggio di 50 voti. La logica e il buon senso vogliono che le argomentazioni addotte dal ricorrente nella prima fase siano, per coerenza, le stesse nella seconda. (Applausi dal Gruppo PD). Sono solo 50 voti.
Mi chiedo e vi chiedo se vi sembra normale che un collega debba essere trattato con queste modalità. Non dico sia meglio fare il riconteggio di tutte le schede, ma almeno farlo a campione. Questo è quello che vi stiamo chiedendo, nient'altro. E la risposta, che spero possa cambiare, ad oggi è stata negativa.
C'è però qualcosa che ancora mi fa e ci fa più male e deve far male a ognuno di voi, e so che vi farà male nella vostra coscienza. Mi sto riferendo al fatto che nella seduta del 16 luglio il senatore Patriarca - come ho scoperto qualche minuto fa, non facendo parte della Giunta - ha dovuto leggere personalmente la memoria preparata dal suo avvocato, non potendo avvalersi delle competenze di quest'ultimo essendo stata rigettata l'istanza, corredata di certificato medico, di rinvio della seduta proposto a causa dell'assenza motivata dell'avvocato stesso. Ciò ha rappresentato - sempre dal nostro punto di vista - un grave vulnus del suo diritto di difesa. Come ha detto bene il collega Cucca, la giurisdizione dell'autodichia dell'Assemblea sta a significare che si devono rispettare tutte le regole e, in modo particolare, quelle della difesa. (Applausi dal Gruppo PD).
Non vi stiamo chiedendo di entrare in maggioranza. Infatti, nel momento in cui è riconosciuta la facoltà di avvalersi di un avvocato, la stessa deve essere resa concreta e pertanto la Giunta avrebbe dovuto accettare l'istanza di rinvio della seduta in presenza di circostanze motivate che non consentono all'avvocato di essere presente a difesa del suo assistito. Pertanto, è evidente che il diritto alla difesa del senatore Patriarca non è stato garantito nella sua pienezza, in palese dispregio del rapporto fiduciario tra l'avvocato e il suo assistito.
Mi rivolgo non più a lei, Presidente, perché non mi ascolta, ma ad ogni singolo collega. (Applausi dal Gruppo PD). Noi non possiamo calpestare le regole del buon senso e della logica in quest'Aula. Non è possibile, perché sulle regole del diritto interviene, quando può, la Corte costituzionale ma su quelle del buon senso e della logica interviene solo la nostra coscienza. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Nannicini. Ne ha facoltà.
NANNICINI (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli colleghe, potrei parlare per ore sulla perdita che deriverebbe per questo Senato dall'annullamento dell'elezione di un collega con la competenza e le qualità umane uniche del senatore, collega e maestro Patriarca. Ma non è questo il punto, perché altri potrebbero dire lo stesso di chi potrebbe arrivare al suo posto e soprattutto perché il tema che dobbiamo affrontare con serietà e trasparenza a tutela dell'istituzione che rappresentiamo - il Senato della Repubblica - non è il seggio di questo o quel partito, non è il mercato dei seggi per cui uno viene a te e l'altro lo prendo io: il tema è come tutelare la sacralità - sì, la sacralità - della volontà degli elettori in democrazia. Tale volontà è tanto più sacra quanto più è difficile da determinare perché il margine di vittoria, lo scarto in un collegio uninominale come quello che stiamo discutendo, è esiguo e ci sono motivi che vengono dal procedimento e che abbiamo ascoltato qui oggi per ritenere che ci siano stati errori materiali o irregolarità nell'attribuzione dei voti ai seggi.
Il margine di vittoria del collega Patriarca era di 38 voti. C'è stato un ricorso, legittimo, a fronte di uno scarto così esiguo come ricordavano i miei colleghi. Dopo il riconteggio, il margine di vittoria del ricorrente è di 55 voti. Parliamo di 55 voti su 171.000 voti validi, lo 0,3 per mille, il 3 per diecimila. È una percentuale che non saprei neanche come scrivere perché non esiste, è un numero che si approssima allo zero e che richiede attenzione, trasparenza e serietà nell'individuare la volontà degli elettori del collegio uninominale di Modena. A fronte di questi 55 voti, ci sono stati 459 voti riassegnati sulla base della rilettura delle schede non valide; 459 riattribuzioni a fronte di un margine di 55. La serietà e la trasparenza che dobbiamo all'istituzione che rappresentiamo richiede un'attenzione e un supplemento di indagine su quello che è avvenuto nell'attribuzione dei voti nel collegio di Modena.
Per questo chiedevamo non la luna ma semplicemente una procedura che è già stata usata dalle Camere nella loro autonomia: il riconteggio di un campione casuale del 10 per cento dei voti validi, come è stato fatto dalla Giunta delle elezioni della Camera nel 2006-2007 a fronte delle contestazioni sulle elezioni del 2006, quando Governo e maggioranza erano di centrosinistra e le contestazioni erano della minoranza di centrodestra. La maggioranza di centrosinistra, allora, decise di ricontare un campione delle sezioni elettorali riconteggiando anche i voti validi.
Di fronte alle irregolarità che abbiamo ascoltato oggi, di fronte ad un margine di vittoria così esigo e così ridicolo, la tutela della sacralità del voto degli elettori del collegio di Modena era il minimo che si poteva fare. Diciamo questo a tutela dell'istituzione del Senato della Repubblica, non solo perché vogliamo difendere un collega che stimiamo e al quale siamo legati da un rapporto di vicinanza politica e di affetto. Questa nostra richiesta, se verrà negata, resterà agli atti come una ferita e una mancanza di attenzione rispetto a quello che per noi è più sacro: la volontà degli elettori. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rossomando. Ne ha facoltà.
ROSSOMANDO (PD). Signor Presidente, vorrei tornare nel merito del ricorso e quindi della conseguente decisione su cui siamo chiamati a pronunciarci, perché i concetti ovviamente non sono banali e non sono interscambiabili.
La Giunta si è concentrata nel giudizio di una denuncia di irregolarità, sicuramente non commesse in malafede, che si sono verificate in Emilia-Romagna nelle scorse elezioni per il Senato. Perché è rilevante questo caso ed è fin troppo banale doverlo ricordare? È infatti in gioco il principio primario della libertà del voto del singolo elettore e del rispetto della volontà popolare e dell'attribuzione al candidato del voto che è stato espresso.
L'irregolarità si è verificata con riferimento alla confluenza tra le schede bianche o nulle di voti che invece sono poi risultati regolarmente espressi. Il primo dato eclatante è nel numero di errori conteggiati e anche nella gravità degli errori commessi. È un dato che mette in dubbio il complesso dei voti espressi, perché se vogliamo mantenere il punto dell'aderenza tra l'esercizio della sovranità popolare, per quanto espresso dagli elettori del collegio di Modena, e il risultato del voto, la prima conseguenza è che non può trattarsi di un'aderenza parziale: non ci può essere una verifica parziale che ha poi una conseguenza eclatante e così drastica, perché annullare l'elezione di un senatore e attribuire il seggio a un altro candidato è una decisione molto drastica.
Presidenza del vice presidente TAVERNA (ore 20,03)
(Segue ROSSOMANDO). Quindi il dato è indubbiamente parziale e non può però rimanere tale. Se il dato ha a che vedere con diversi errori nell'attribuzione e quindi con un modus operandi caratterizzato, seppur non da malafede, da irregolarità, questo non può restringersi solo a un gruppo di schede e non può essere un dato parziale, ma deve essere un dato verificato a tutto campo, altrimenti viene meno esattamente il principio fondante e costituzionalmente tutelato della volontà dell'elettore.
Nel caso che è stato esaminato in precedenza, tra i tanti criteri evocati e che soprattutto chi vi parla ha evocato, vi è quello del provvedimento abnorme e dell'inammissibilità. In questo caso mi appello a un altro principio importantissimo di rilievo costituzionale che deve guidare l'interpretazione delle regole, quello della ragionevolezza, che rimanda a una consequenzialità e a una logica delle decisioni. Dov'è che ci dobbiamo arrestare sempre? Quando, fatte tutte le verifiche, risulta poi irragionevole una nostra decisione. In questo caso sicuramente il principio di ragionevolezza ci imporrebbe un riconteggio totale o perlomeno a campione, perché sicuramente aver solo guardato una parte delle schede non ci dà un dato attendibile dal punto di vista elettorale.
La seconda questione - che è già stata ricordata e che voglio richiamare anche io - è relativa al rispetto del diritto di difesa. Il diritto di difesa c'è o non c'è. Nel momento in cui è riconosciuto, se devo citare la relazione che viene posta in votazione, è un po' provocatorio dire che non si può evocare ogniqualvolta. È successo che una volta è stato chiesto un rinvio per legittimo impedimento e non si capisce dove sia stato violato il dovere di cooperazione tra le parti. Sempre volendo stare sul principio di ragionevolezza, se si ammette che, pur in presenza di un impedimento per la prima volta condotto ed evocato, questo non possa valere, equivale a dire che il diritto di difesa non c'è (perché o c'è o non c'è). Si può discutere se ci sono reiterate richieste, ma non è assolutamente questo il caso. Tra l'altro, ricordiamo che l'assoluta esiguità dei voti di scarto non può che imporre una revisione totale o, perlomeno, per campione delle schede valide.
La questione elettorale non è banale e non è matematica: è anche molto interessante dover decidere come si attribuisce un seggio e in base a quali criteri perché attiene ai fondamenti della democrazia.
Presidente, concludo con questa considerazione. La richiesta di riconteggio è stata valutata non essenziale. Anche in questo caso, qual è il concetto di essenzialità? Se non c'è una essenzialità quando sono state riscontrate irregolarità che inficiano tutto il complesso della votazione o, comunque, che lasciano un dubbio fondato e molto ragionevole, allora chi decide quando una richiesta è essenziale?
Per tutti questi motivi, insistiamo perché non si proceda all'annullamento della votazione che ha portato all'elezione del collega senatore Patriarca. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rojc. Ne ha facoltà.
ROJC (PD). Signor Presidente, onorevoli senatori, mi è difficile prendere la parola in questa occasione e in questa giornata in cui è stata di fatto calpestata la "Magna Charta" della Repubblica. Quando vengono indette le elezioni spesso ci si dimentica del loro significato primigenio nel discorso ampio che ancora per il momento condividiamo in Italia, il discorso di democrazia. I cittadini scelgono un partito politico, un candidato nel quale riconoscono i propri valori e sta poi a noi eletti non tradire la loro fiducia. Quando, però, ciononostante, ci troviamo di fronte a qualcosa che risulta poco chiaro, come nel caso del collegio elettorale di Modena, in cui evidentemente ci sono state delle irregolarità durante le operazioni di scrutinio, l'attenzione necessita di particolare serietà. Non parliamo ovviamente di malafede, ma piuttosto di errori, ancorché piuttosto eclatanti, compiuti dai componenti del seggio elettorale.
La Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari propone all'Assemblea del Senato la delibera di annullamento dell'elezione del senatore Edoardo Patriarca. Mi sia permessa, innanzitutto, una nota di profonda stima per un collega che, con serietà e dedizione, ha affrontato il proprio incarico in quest'Aula. La serietà è occorsa anche durante la seduta della Giunta, già ricordata, del 16 luglio, in cui non si è voluto rinviare la seduta, provocando così al collega, senatore Patriarca, un danno grave in quanto egli è stato lasciato privo del proprio diritto di difesa in assenza giustificata del proprio legale.
La Giunta ha espresso il proprio parere, rigettando la richiesta della revisione per campione delle schede valide con motivazioni pretestuose. Io mi sentirei di chiedere allora con forza a questa Assemblea di procedere per la necessaria revisione di tutte le schede elettorali del collegio uninominale di Modena, nel rispetto della democrazia e nel rispetto dei cittadini che ancora credono nelle elezioni per poter esprimersi in piena libertà, confidando nelle istituzioni e nello Stato. Cerchiamo di non venir meno a questa loro fiducia. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Verducci. Ne ha facoltà.
VERDUCCI (PD). Signor Presidente, affrontiamo questa discussione così importante avendo dovuto subire solo pochi istanti fa - non solo noi senatori del Partito Democratico, ma questa Assemblea intera e tutti i cittadini - una violazione senza precedenti del dettato costituzionale. Noi lo consideriamo un precedente pericolosissimo. È avvenuto nella votazione, qualche minuto fa, sul caso dei seggi in Sicilia, per la protervia di un accordo di potere tra MoVimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega, che ha portato a calpestare una norma che nella sua chiarezza non ha bisogno di interpretazioni, ma che va solo rispettata: il dettato dell'articolo 57 della nostra Costituzione, che è stato richiamato oggi da noi del Partito Democratico, più volte, continuamente, in quest'Aula, che dice che il Senato della Repubblica è eletto a base regionale. Contravvenendo a questo precetto, che è alla base della costituzionalità della legge elettorale, voi avete violato la Costituzione in modo smaccato e oltraggioso e tradito la volontà popolare, macchiandovi di un colpevole abuso di potere e lo fate per un accordo consociativo, dettato da una sommatoria di interessi di parte che qui diventano un gigantesco conflitto di interessi, in sfregio alla Costituzione, ingannando elettori e cittadini. Noi pensiamo, Presidente, che quello che è avvenuto getti un'ombra pesante anche sul provvedimento che stiamo affrontando adesso sul collegio di Modena. Non reiterate questo inganno anche nel caso che stiamo affrontando e che riguarda il collega Patriarca, uno dei senatori più importanti del nostro Gruppo, ma anche di questa Assemblea, che ha saputo trasfondere in quest'Aula il suo impegno sociale, la sua lotta contro le diseguaglianze, a favore dei più deboli, di chi non ha voce. Evitiamo che l'annullamento della sua elezione dia luogo ad un nuovo arbitrio. Noi abbiamo preso atto di una serie di irregolarità emerse nelle operazioni di scrutinio, errori che certo mettono in dubbio il complesso dello svolgimento del voto e per questo, colleghi, noi abbiamo chiesto con forza la revisione di tutte le schede del collegio e incomprensibilmente non solo viene detto no a questo, ma viene detto no anche allo strumento della verifica a campione, pure più volte utilizzato. Presidente, colleghi, noi lo chiediamo perché la differenza di voti è di sole, pochissime manciate e di fronte a scarti e differenze così minimali è obbligatorio un riconteggio, non possono esserci ambiguità, non possono esserci omissioni: va fugato ogni dubbio che invece voi contribuite ad alimentare con i vostri no. Le irregolarità dimostrano che nei seggi ci sono stati errori dovuti ad un'interpretazione errata e per questo serve la revisione che vi chiediamo.
In più - ed è stato detto - questo provvedimento è per noi inficiato da un vulnus nel diritto di difesa del senatore Patriarca davanti alla Giunta delle elezioni, perché di fatto gli è stata preclusa la possibilità di avvalersi della difesa del suo avvocato, come invece è prescritto dai Regolamenti, una violazione delle prerogative del senatore Patriarca tanto più inammissibile di fronte ad una decisione così importante per gli equilibri non solo di questa Assemblea, ma della nostra democrazia parlamentare e della nostra democrazia in assoluto.
Questa, colleghi, è una decisione che certamente riguarda il senatore Patriarca, il cui contributo è per quest'Assemblea un grandissimo valore aggiunto, ma riguarda il rispetto per i cittadini e per la volontà popolare e guai, colleghi, se nel voto barattaste, come fatto già in Giunta, per interessi di partito o di parte quello che deve essere invece il rispetto per quest'Assemblea, per la verità, per i cittadini e la sovranità popolare. Per questo vi chiediamo di respingere questo documento che riteniamo pieno di ombre e di ingiustizie (Applausi dal Gruppo PD e del senatore De Falco).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore D'Alfonso. Ne ha facoltà.
D'ALFONSO (PD). Signor Presidente, mi trovo avvantaggiato a intervenire rispetto a questo dibattito perché interventi autorevoli hanno facilitato le dimensioni della questione.
Io desidero contribuire mettendo in evidenza qualche altro elemento. Si è detto del valore del collega, di Edoardo Patriarca, e anche di come questa operazione per la quale c'è stata delibera in Giunta ha conosciuto tre quarti di istruttoria in quella sede; tre quarti di istruttoria che noi dovremmo completare attraverso questo ulteriore confronto dialogico che noi dovremmo tenere in Aula, evitando esattamente quell'atteggiamento di appartenenza, di parte, di interessi particulari, che nei fatti negano il rispetto dello specifico della materia.
Il senatore avvocato Cucca e anche altri colleghi intervenuti hanno anche acceso una luce importante rispetto al fatto nuovo che è accaduto, cioè l'ordinanza a sezioni unite della Cassazione del 7 luglio 2019, n. 18256 e che noi non invochiamo in termini strapazzati rispetto al dibattito: è una ordinanza che risolve il 51 per cento delle questioni di cui noi ci stiamo occupando, poiché precisa cosa deve fare, cosa deve essere, qual è il raggio di azione, qual è la qualificazione del lavoro di un organo di giustizia domestica. Noi parliamo di autodichia, di una giustizia interna corporis (che vuol dire che sopra di sé non ha nulla), ma questo chiama in causa un supplemento di qualità del lavoro. La giustizia domestica non significa giustizia addomesticata: la giustizia domestica evoca davvero un supplemento di terzietà, imparzialità. I giudici, all'inizio della straordinaria esperienza della magistratura addirittura si facevano riconoscere nella loro imparzialità: avevano la parrucca non per una questione di estetica ma per spersonalizzarsi; avevano la toga che assomigliava alla talare per essere imparziali. Non possiamo immaginare che si affidi una materia delicata qual è il chi realizza la rappresentatività parlamentare ad un organo collegiale di giustizia domestica che poi fa interessi di parte, fa la matematica degli interessi di parte, cioè fa il conteggio del cosa fa più uno da una parte e meno uno dall'altra, esattamente il contrario della giurisdizione. «Giurisdizione» viene da «giusdizione», che genera la giuscrittura, che poi è la giusprudenza, che non c'entra nulla con la "giusfollia" e qui noi siamo davanti ad una pagina di giusfollia! Attenzione, colleghi, attenzione! Noi sappiamo che quando si evoca l'ordinanza delle sezioni unite della Cassazione, che in termini magistrali Cassese ha commentato dicendo che è un punto di certezza, non è una scappatoia per la complessità delle questioni di giustezza da affrontare negli organi costituzionali.
Noi dobbiamo dare luogo al rispetto del principio dialogico di contraddizione, di difesa, ed è accaduto che Edoardo Patriarca non abbia potuto ascoltare la difesa del suo avvocato che aveva titolo a realizzare difesa. Di cosa parliamo, allora?
Io ho passione per la storia. L'altro giorno sono stato nella libreria del Senato e ho comprato - con lo sconto legittimo - il testo degli scritti e degli interventi del professor Miglio, il quale ci ha spiegato che, prima della democrazia, il ruolo, il posto, il sito della rappresentanza parlamentare equivaleva al sito del potere che si conquistava con la spada. Stiamo perdendo un pezzo di rappresentatività parlamentare con la spada, non con la giustizia. È un colpo di coltello quello che sta patendo il PD, Modena, quel territorio ed Edoardo Patriarca. Ecco perché alla relazione della Giunta diciamo di no. Non è un no argomentativo, dialettico; non è una dicitura: è un no che vuole avere la densità della coltellata che avete organizzato.
Si può immaginare che possa fare giurisprudenza questa delibera della Giunta? Si potrà citare domani e dopodomani quando un bene irripetibile verrà leso? Infatti, non è ripetibile la condizione giuridica dell'espressività della rappresentanza parlamentare se si genera questa coltellata. Ecco perché mi permetto di dirvi: diamo senso e ruolo a questi interventi, allo spazio del dibattito: «Parlamento» non viene da parla-mentire; viene da confrontarsi parlando, entrando nel merito. (Applausi dal Gruppo PD).
Noi votiamo allora no, ma continuiamo a pensare che andava data una chance di ulteriore lettura, di ulteriore scrutinio, di discernimento. Se una "botta" di discernimento ha dato luogo a questo esito, va data, bilanciatamente, allo stesso modo, altra opportunità perché non è senza valore la conseguenza della deliberazione.
Per queste ragioni voto no; come dice Errani - e non solo lui - voto convintamente no, e vi vorrei convincere. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. I senatori del Gruppo Partito Democratico che si erano iscritti a parlare hanno rinunciato a intervenire.
È iscritto a parlare il senatore Romeo. Ne ha facoltà.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, a noi sinceramente dispiace, soprattutto per il senatore Patriarca, non lo mettiamo in dubbio: non è una situazione facile, capiamo lo stato d'animo, dopo tutto quello che è accaduto. E però il risultato del Comitato è stato chiaro: sarà pur vero che prima c'era un vantaggio di oltre 40 schede e adesso il vantaggio è cambiato a favore del candidato Stefano Corti (oltre 50), però - ve lo dico con molta chiarezza - chiedere un controllo a campione effettivamente pone un problema. Il controllo a campione può essere assolutamente discutibile in qualsiasi situazione. Anzitutto, un controllo a campione fatto su quali seggi? Il candidato potrebbe dire che sono state esaminate a campione determinate schede ma magari proprio il seggio o la parte di collegio dove lo stesso era risultato più forte non sono stati assolutamente presi in considerazione. Quindi, fare delle verifiche ci può stare; il senso del vostro discorso ci sta tutto; tuttavia, dall'altra parte è necessario valutare che per avere un risultato chiaro bisogna rimettersi a contare tutte le schede; il che voleva dire sostanzialmente far passare anni.
Quindi, il controllo a campione non è assolutamente funzionale. Comprendiamo la situazione, però se il ricorso è stato fatto sulle schede nulle e su quelle bianche il risultato del Comitato è stato assolutamente chiaro.
Quindi non possiamo pensare di non dare giustizia a un risultato elettorale, perché se il discorso è mettersi a contare tutte le schede, potete immaginare anche voi che è facile dire che impiegheremo poco tempo, poche settimane; sapete bene anche voi che poi i comitati si devono trovare e devono essere presenti tutti i rispettivi membri (se c'è qualcuno che ha qualche problema alla fine non viene): i tempi rischiano di allungarsi e sembra effettivamente non corretto non dare giustizia a un candidato che avrebbe meritato di sedere su questi banchi del Senato. Il risultato quindi è questo.
Comprendiamo tutto, e ci dispiace anche perché comunque c'è un rapporto positivo tra colleghi.
MALPEZZI (PD). Bastava ricontare.
ROMEO (L-SP-PSd'Az). D'altra parte, però, se il risultato è quello, giustizia dev'essere fatta; la Giunta ha fatto tutti gli esami e le valutazioni possibili, pertanto a questo punto la scelta di votare l'annullamento dell'elezione del senatore Patriarca e l'ingresso del senatore Corti diventa assolutamente legittima e giustificata.
Questo è quanto tenevamo a sottolineare ed era giusto ribadirlo in quest'Aula, pur comprendendo tutte le situazioni (e ne abbiamo una analoga, a nostra volta, perché il caso di una nostra senatrice verrà valutato subito a seguire). Dispiace quindi per i colleghi che alla fine devono lasciare questo seggio, ma si deve fare quello che è giusto: le leggi e le regole sono quelle; la Giunta è lì apposta per fare questo mestiere e i comitati hanno fatto il loro lavoro: è tutto chiaro, quindi non possiamo fare altro che procedere in tale direzione.
Non c'è davvero nulla di personale, ci mancherebbe, ma si tratta semplicemente del rispetto delle regole. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Balboni. Ne ha facoltà.
BALBONI (FdI). Signor Presidente, cari colleghi, Fratelli d'Italia voterà a favore della proposta del relatore e della Giunta, senza nulla togliere alle qualità e alla professionalità del collega Patriarca, al quale riconosciamo di essere un esponente importante di questo Senato e di aver contribuito alla dialettica politica in quest'Aula sempre con grandi equilibrio e competenza. Pur con grande rispetto per la persona e per il collega, riteniamo tuttavia che non ci siano gli estremi per contestare le conclusioni della Giunta. In particolare, anche riguardo alla lamentata violazione del diritto di difesa del collega in occasione della seduta pubblica, è vero che l'avvocato che lo rappresentava - o che lo doveva rappresentare - in quella sede ha fatto pervenire un certificato medico dal quale risultava un impedimento. Proprio richiamandomi alla giurisprudenza che citava poco fa il collega Cucca, però, se la Giunta è un organo giurisdizionale, allora deve valere la giurisprudenza che si applica in casi analoghi di fronte a qualsiasi organo giurisdizionale: il legittimo impedimento del difensore non è sufficiente a motivare la richiesta di rinvio. Il difensore deve anche allegare quantomeno una prova di non essere in grado di farsi sostituire. Non dobbiamo dimenticare che, in questo caso specifico, era già stata depositata una memoria, quindi certamente la necessità della difesa tecnica poteva essere ugualmente assolta anche da un valido sostituto, professionalmente preparato.
Ritengo quindi che la Giunta abbia correttamente deciso di procedere oltre e di entrare nel merito, senza concedere il rinvio.
Quanto al riconteggio, purtroppo, esso ha dato un esito sfavorevole al collega Patriarca, per quanto con numeri molto ristretti e vicini. Purtroppo il collega Patriarca era stato eletto con uno scarto di 38 voti a favore e il riconteggio delle schede nulle e bianche, come tutti sappiamo, pur aumentando il risultato di entrambi i candidati, ha portato ad un saldo più favorevole all'avversario, rispetto al risultato del collega Patriarca, che da avere 38 voti in più, si è ritrovato ad averne 55 in meno. La richiesta di procedere alla revisione addirittura di tutte le schede del collegio o anche soltanto di una parte di esse, a campione, dovrebbe a mio modesto parere essere suffragata da indicazioni precise. La difesa del collega Patriarca avrebbe dovuto indicare, secondo me, le sezioni, i seggi e i casi singoli o plurimi in cui si sono verificate delle irregolarità o i casi specifici di schede ritenute valide quando non lo erano, o viceversa, a favore dell'uno o dell'altro. In questo caso mi sembra invece che la richiesta del collega Patriarca sia esclusivamente di natura esplorativa. Non ci sono casi particolari denunciati, non ci sono irregolarità nella valutazione dei voti, ma c'è una semplice richiesta esplorativa e, come tale, tutta la giurisprudenza del mondo ci dice purtroppo che è inammissibile.
Quindi, pur nel pieno rispetto della qualità della persona e del collega, il Gruppo Fratelli d'Italia è costretto ad esprimere, per queste ragioni, un voto a favore della proposta della Giunta. (Applausi dal Gruppo FdI).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Patuanelli. Ne ha facoltà.
PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, aggiungerò poche parole a quanto già brillantemente esposto nell'ultimo intervento e a quanto riportato prima nell'intervento del presidente Romeo. Credo che, analizzando il documento della Giunta al nostro esame, ripercorrendo anche il lavoro che quest'ultima ha compiuto, non si possano individuare dei punti di caduta o delle motivazioni per non procedere alla votazione e, nel nostro caso, all'espressione di un voto favorevole sulla relazione proposta dal relatore. Credo dunque che la Giunta abbia lavorato nel modo corretto, analizzando le schede che erano da analizzare e guardando al risultato materiale cui questa analisi ha condotto.
Abbiamo assistito, in Aula, ad un dibattito molto acceso sul precedente documento, perché era evidente che ci potessero essere diverse interpretazioni su quanto siamo stati chiamati ad approvare ed era corretto che in quest'Aula si svolgesse quel dibattito, anche in modo accesso e approfondito. In questo caso ritengo però che, onestamente, non ci siano gli elementi per mettere in discussione il lavoro della Giunta, né per approvare documenti di senso contrario. (Commenti del senatore Faraone).
PRESIDENTE. Senatore Faraone, era un po' che non la sentivo.
Continui pure, senatore Patuanelli.
PATUANELLI (M5S). Grazie, signor Presidente, anche a me onestamente mancava il senatore Faraone e quindi lo ringrazio per aver segnalato la sua presenza.
Quindi, il lavoro della Giunta è stato fatto in modo totalmente corretto.
Ho sentito diversi interventi richiamare la competenza, la professionalità, il carattere e la pacatezza del senatore Patriarca: abbiamo svolto insieme diverse ore di seduta della Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, durante l'esame del decreto dignità, e non posso che confermare quelle parole. D'altra parte, però, quest'Assemblea deve prendere atto del risultato di quanto accaduto in Giunta, a prescindere dal rispetto che il senatore Patriarca si è guadagnato in tutto l'arco parlamentare.
Per questi motivi, il MoVimento 5 Stelle voterà a favore del documento della Giunta e della relazione del relatore. (Applausi dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sul documento in esame.
Il relatore non intende intervenire in sede di replica.
Comunico che sono stati presentati gli ordini del giorno G1, a firma del senatore Cucca e di altri senatori, G2, a firma del senatore Marcucci e di altri senatori, G3, a firma del senatore Marcucci e di altri senatori, e G4, a firma del senatore Marcucci e di altri senatori, i cui testi sono in distribuzione.
Chiedo ai presentatori se intendono illustrarli.
CUCCA (PD). Sì, signor Presidente, e illustro tutti gli ordini del giorno presentati.
L'ordine del giorno G1 riprende le argomentazioni già portate all'attenzione dell'Assemblea. Faccio presente che durante i lavori della Giunta è accaduta una evidente violazione del diritto di difesa. Mi spiace dissentire dal collega Balboni, che ha detto che un avvocato deve dare prova di non potersi far sostituire. Mi preme rammentare qual è il rapporto che lega un avvocato al proprio cliente e viceversa: è un rapporto meramente fiduciario. (Applausi dal Gruppo PD). Se io nomino l'avvocato Mario Rossi, l'avvocato Mario Rossi non può decidere di farsi sostituire dall'avvocato Paolo Bianchi, perché è Mario Rossi che deve assicurare la difesa tecnica, con le sue conoscenze e sulla base di quel rapporto di fiducia che lega il cliente al professionista. Sulla base di quelle argomentazioni, è l'avvocato nominato che deve presentarsi davanti all'organo giudicante. È inutile che richiami la sentenza della Corte di cassazione a sezioni unite del 7 luglio, che è stata già abbondantemente richiamata in precedenza. Siccome si conoscono quali sono i legittimi impedimenti, in presenza di un legittimo impedimento l'organo giudicante deve disporre il rinvio. In sede giurisdizionale, questo è uno degli argomenti che spesso fondano le motivazioni d'appello, laddove il giudice non riconosca l'esistenza di un legittimo impedimento. Certamente, però, non è in discussione, e non ho mai visto in discussione, il fatto che un avvocato presenti un certificato medico e quello non venga preso in considerazione. In questo senso, quindi, si è chiesto con l'ordine del giorno G1 che la vicenda venga riportata in Giunta per una migliore valutazione.
L'ordine del giorno G2 si chiude chiedendo il riconteggio e la revisione delle schede. Io ho apprezzato l'intervento del senatore Romeo che però ha omesso di dire, e in questo senso non è ovviamente condivisibile, che la differenza è assolutamente irrisoria, a fronte delle irregolarità che sono state trovate nell'esame delle schede e sarebbe necessario riprocedere al conteggio, proprio a fronte di quelle irregolarità.
Nel complesso gli ordini del giorno sono diretti al riconteggio delle schede, di tutte o quantomeno a campione, e comunque al rinvio alla Giunta, affinché valuti meglio le richieste che erano state presentate dal senatore Patriarca. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE.
Passiamo alla votazione.
MARCUCCI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCUCCI (PD). Signor Presidente, poche parole a conclusione di questa giornata difficile. Ringrazio i colleghi che hanno evidenziato le grandi doti personali, umane, parlamentari e professionali del collega Patriarca. (L'Assemblea si leva in piedi. Applausi).
PRESIDENTE. Il Presidente si associa all'apprezzamento tributato dall'Assemblea al senatore Patriarca.
MARCUCCI (PD). Grazie, Presidente, e grazie anche a tutti i colleghi per questo applauso che non considero simbolico, ma riconoscimento di una attività svolta.
Alcune cose però, secondo me, potevano andare diversamente, e mi rivolgo anche al Presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari. Noi teniamo molto alle regole della democrazia e non ci saremmo mai permessi di mettere in dubbio un risultato elettorale qualora lo avessimo considerato conclamato e definitivo. È evidente che l'opportuna attività della Giunta, svolta in questi mesi, di controllo e verifica delle schede nulle e bianche abbia ribaltato il risultato. È altresì evidente che in quei seggi elettorali c'era quantomeno un dubbio interpretativo rispetto alle attività di voto, perché altrimenti non si giustificherebbe un numero, alla fine, abbastanza consistente di schede annullate e poi, dopo la verifica della Giunta assegnate.
E allora, signor Presidente, anche nell'interlocuzione svolta abbiamo ritenuto opportuno, in onore della verità e nel rispetto della democrazia, che però deve essere puntuale, procedere prima al conteggio di tutte le schede. Correttamente, è stato fatto presente che questo eventuale conteggio avrebbe portato tempi di svolgimento molto lunghi e sono stati riferiti precedenti. Abbiamo così compreso che c'era una variabile legata al tempo che dovevamo rispettare e quindi abbiamo chiesto e avuto un approccio diverso. Abbiamo chiesto che la verifica fosse fatta a campione. Prima avevamo ipotizzato sul 10 per cento delle schede; poi, ancora, è stato sottolineato che si sarebbero impiegate comunque troppe settimane e quindi si doveva ulteriormente ridurre. Il Partito Democratico a quel punto, con senso di responsabilità e nella logica del rispetto del risultato elettorale, ha chiesto di fare una verifica sui voti assegnati sul 5 per cento delle schede: poche settimane di lavoro a favore della verità, della trasparenza, del rispetto delle persone e degli elettori. Ci è stato negato. È evidente, ci è stato negato perché c'erano esigenze diverse di ordine politico, sulle quali non voglio sindacare perché il mio non vuole essere un intervento polemico ma un appello accorato, che hanno portato a velocizzare tutto questo, a collegare la vicenda che riguarda il senatore Patriarca ad altre vicende dalla valenza politica e costituzionale molto diversa, delle quali abbiamo parlato. Però c'era un meccanismo - può capitare in politica e nelle Aule parlamentari - che ha connesso queste situazioni così diverse e ha impedito al Gruppo Partito Democratico, all'Assemblea tutta e al senatore Patriarca di conoscere effettivamente la realtà dell'esito elettorale in quel collegio. Lo ha impedito. Siamo amareggiati di questo e non riusciamo a capire perché poche settimane avrebbero modificato radicalmente l'atteggiamento dell'Assemblea.
Rivolgo un richiamo a tutti perché oltre a questo, c'è stato un altro gesto palese che io definisco fastidioso; vorrei usare altri termini ma ribadisco che non voglio far polemica e sapete tutti che spesso non mi sottraggo alla polemica. Il senatore Patriarca aveva aderito alla prima ipotesi di data pubblica, con la presenza del proprio avvocato. Poi quella data, all'ultimo momento, per motivi regolamentari palesi e indiscutibili, è stata modificata. Egli ha quindi dimostrato, con la sua disponibilità sulla prima data, di non voler strumentalizzare un evento che era semplicemente l'esercizio di un diritto. Abbiamo voluto negare un diritto, perché sulla seconda data, quella modificata, c'è stata l'indisponibilità dell'avvocato che doveva difendere le prerogative del senatore Patriarca. Un atteggiamento francamente, sinceramente, umanamente, nel suo complesso, insopportabile, difficile da digerire.
Procederemo al voto con il voto segreto. Il mio appello è, nel rispetto della democrazia, ricercando la verità dei numeri e il reale esito elettorale, nel rispetto del senatore Patriarca, di farsi un'analisi di coscienza nel momento in cui si voterà. (Applausi dal Gruppo PD).
MALAN (FI-BP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALAN (FI-BP). Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del Gruppo Forza Italia sulla relazione approvata dalla Giunta. Abbiamo seguito i lavori, il relatore Paroli ha svolto un lavoro approfondito insieme ai colleghi, incontrando una leale collaborazione di tutti. Do conto della collaborazione che c'è stata da parte di tutti, anche dei colleghi del Partito Democratico che pure non vedono un esito favorevole al collega Patriarca, al quale confermiamo la stima, naturalmente, perché questo non è ovviamente un voto che giudica se sia meglio una persona piuttosto che un'altra, ma è sull'esito delle votazioni su cui sono stati fatti degli accertamenti e sono state fatte tutte le procedure che sono state illustrate dal relatore. Del resto, l'applauso al collega Patriarca è stato unanime ed è molto raro avere un'Aula intera che applaude un collega.
Detto questo, noi sosteniamo quanto abbiamo sostenuto costantemente in Giunta e cioè la correttezza dei lavori e dunque la correttezza dell'esito dato dalla Giunta stessa e voteremo a favore della decisione presa.
GALLICCHIO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GALLICCHIO (M5S). Signor Presidente, colleghi, onorevole rappresentante del Governo, in occasione di questa dichiarazione di voto sulla relazione della Giunta in merito all'elezione contestata nella Regione Emilia-Romagna ritengo doveroso soffermarmi brevemente sull'importanza del ruolo svolto dalla Giunta per le elezioni di cui sono membro, che in questi minuti è stata oggetto di alcune critiche.
Il ruolo fondamentale di questo organo è riconosciuto dalla Costituzione all'articolo 66 nel quale si legge che ciascuna delle due Camere giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti. Questa disposizione non è casuale, difatti ne cristallizza l'importanza, dal momento che testimonia quanto fosse chiara, in sede di Assemblea costituente, la volontà di riconoscere questa prerogativa al Parlamento, proprio per assicurare che fosse il popolo sovrano, del quale il Parlamento costituisce la diretta emanazione, a giudicare sulla legittimità dei soggetti chiamati a rappresentarlo. E quale componente in Giunta del MoVimento 5 Stelle, che da sempre si pone come obiettivo primario proprio la tutela della democrazia, il rispetto della volontà del popolo italiano e il far emergere tale volontà ogni volta che sia possibile, ho sentito la totale condivisione di questi valori e il dovere di svolgere il mio ruolo come ho fatto, con responsabilità, terzietà ed estremo rigore. Quindi le critiche che ho ascoltato le respingo completamente.
Posso confermare che, avendo fatto parte, quale unico rappresentante del MoVimento 5 Stelle, del Comitato all'interno della Giunta che si è occupata materialmente della revisione di quasi 8.000 schede elettorali, che tutto il lavoro istruttorio svolto di revisione delle schede è stato incentrato sul principio del favor voti a salvaguardia del riconoscimento della validità del voto contenuto nella scheda elettorale, ogni qualvolta fosse possibile desumere l'effettiva volontà dell'elettore. Su questo meriteremmo un riconoscimento: abbiamo dichiarato nulli solo i voti nei quali fossero presenti inequivocabili segni di riconoscimento estranei alle esigenze di espressione del voto stesso. Queste tesi sono banalmente supportate dalla giurisprudenza amministrativa territoriale e ampiamente dalla giurisprudenza del Consiglio di Stato.
Fatta questa doverosa premessa, passo brevemente a riepilogare la questione che è stata sottoposta alla Giunta per le elezioni. A seguito delle elezioni, svoltesi il 4 marzo dello scorso anno, l'ufficio elettorale regionale dell'Emilia-Romagna ha proclamato eletto, nel collegio uninominale n. 5 di Modena, il senatore Edoardo Patriarca che aveva conseguito, come sappiamo, 85.542 voti, mentre il primo dei non eletti, che è risultato Stefano Corti, aveva conseguito 38 voti in meno.
Avverso l'elezione del senatore Patriarca, il candidato Stefano Corti ha correttamente proposto reclamo, lamentando la mancata attribuzione di un certo numero di voti, perché era nel suo diritto farlo. Una serie di irregolarità, a suo parere, si sarebbero verificate nel corso delle operazioni di scrutinio e si è ipotizzato un numero di schede annullate a causa di un'incerta interpretazione in ordine ai segni di preferenza riportati dagli elettori. In ragione di tale supposta irregolarità, il ricorrente ha chiesto la revisione di tutte le schede dichiarate nulle nel collegio di elezione, nonché la revisione delle schede dichiarate nulle a conclusione della verifica delle schede contestate, svolta presso l'ufficio elettorale regionale.
Concludendo, posso sicuramente dare il mio contributo di testimonianza per il corretto svolgimento delle attività da parte del Comitato. Senza timore di essere smentita, posso affermare che la conclusione a cui siamo giunti, frutto del complesso lavoro istruttorio svolto nel Comitato durante questi lunghi mesi, dedicando tutta l'attenzione e il giusto tempo di riflessione necessario ad ogni singola espressione di voto, ha determinato un risultato numerico di per sé chiaro, oggettivo e quindi non contestabile, a meno che non si abbia un obiettivo dilatorio a cui non voglio neanche pensare.
A chiusura di questo intervento, colleghi, esprimo la mia soddisfazione per aver fatto parte del Comitato, che ha svolto i suoi lavori con serietà e terzietà. Non posso che ribadire anche in questa sede la piena legittimità della decisione assunta dalla Giunta per le elezioni. Dichiaro quindi il voto favorevole del Gruppo MoVimento 5 Stelle all'annullamento dell'elezione del senatore Patriarca. (Applausi dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Ricordo all'Assemblea che gli ordini del giorno saranno posti in votazione a scrutinio segreto.
Ai sensi dell'articolo 113, comma 3, del Regolamento, indìco la votazione a scrutinio segreto dell'ordine del giorno G1, presentato dal senatore Cucca e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ai sensi dell'articolo 113, comma 3, del Regolamento, indìco la votazione a scrutinio segreto dell'ordine del giorno G2, presentato dal senatore Marcucci e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ai sensi dell'articolo 113, comma 3, del Regolamento, indìco la votazione a scrutinio segreto dell'ordine del giorno G3, presentato dal senatore Marcucci e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Ai sensi dell'articolo 113, comma 3, del Regolamento, indìco la votazione a scrutinio segreto dell'ordine del giorno G4, presentato dal senatore Marcucci e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Si intendono pertanto approvate le conclusioni della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, nel senso di dichiarare l'annullamento dell'elezione del senatore Edoardo Patriarca nella Regione Emilia-Romagna.
Per consentire alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di procedere agli accertamenti relativi all'individuazione del candidato subentrante, la Giunta è autorizzata a convocarsi sin dora.
Sospendiamo la seduta per il tempo necessario alla Giunta.
(La seduta, sospesa alle ore 20,57, è ripresa alle ore 21,06).
Senato, composizione
PRESIDENTE. Informo che la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari ha comunicato che, occorrendo provvedere, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, all'attribuzione di un seggio a seguito dell'approvazione della relazione sull'elezione contestata del senatore Patriarca, ha riscontrato, nella seduta odierna, che il candidato cui attribuire il seggio è Stefano Corti.
Do atto alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di questa sua comunicazione e proclamo senatore Stefano Corti.
Avverto che da oggi decorre, nei confronti del nuovo proclamato, il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali reclami.
Diamo il benvenuto al senatore. (Applausi).
Discussione del documento:
(Doc. III, n. 1)Relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sulla elezione contestata nella Regione Calabria e conseguentemente sulla elezione contestata nella Regione Lazio (ore 21,08)
Approvazione della proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del documento III, n. 1.
La Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari ha deliberato di proporre all'Assemblea l'annullamento dell'elezione del senatore Matteo Salvini nella Regione Calabria e per l'effetto la sua proclamazione nella Regione Lazio e conseguentemente l'annullamento dell'elezione della senatrice Kristalia Rachele Papaevangeliu proclamata nella Regione Lazio, nonché la proclamazione a senatrice di Fulvia Michela Caligiuri nella Regione Calabria.
La relazione è stata stampata e distribuita.
Chiedo al relatore, senatore Balboni, se intende intervenire per integrare la relazione scritta.
BALBONI, relatore. Signor Presidente, colleghi, la relazione è depositata, quindi penso di fare cosa utile e gradita all'Assemblea richiamandomi alla mia relazione scritta.
Desidero soltanto illustrare brevemente le conclusioni cui è arrivata la Giunta in seguito al lavoro del Comitato ristretto, nominato dalla Giunta stessa e che ho avuto l'onore di coordinare, che ha rivisto 2.416 tabelle di scrutinio. Si è trattato di un lavoro molto impegnativo, che ha comportato un impegno di molte ore per moltissime sedute; tuttavia, alla fine di questo lavoro, il Comitato ristretto ha unanimemente rivisto l'assegnazione dei voti a Forza Italia, a Fratelli d'Italia e alla Lega in base ai quali, alla fine, Forza Italia è risultata aver conseguito nell'intera Regione 183.795 voti, Fratelli d'Italia 33.255, la Lega 49.863, Noi con l'Italia 12.937.
Ebbene, in base a questi voti, il risultato finale nell'assegnazione dei seggi si è modificato nel senso che il seggio che in origine era stato attribuito alla Lega viene meno, mancando il numero di voti necessario, mentre Forza Italia passa da un seggio a due seggi.
Conseguentemente, la Giunta ha deliberato di annullare l'elezione del senatore Matteo Salvini in Calabria, al quale era stato attribuito il seggio; essendo, il senatore Matteo Salvini, candidato in più circoscrizioni, come sapete, la legge prevede che il senatore venga eletto nella circoscrizione dove la lista consegue la percentuale di voti più bassa. Venendo meno il seggio della Lega in Calabria, il senatore Matteo Salvini deve pertanto essere proclamato eletto nel Lazio, dove l'ultimo degli eletti, la senatrice Kristalia Rachele Papaevangeliu, perde il seggio in quanto esso viene attribuito al senatore Matteo Salvini. Tutto questo per consentire di proclamare l'elezione a senatrice di Fulvia Michela Caligiuri in Calabria, perché in Calabria il secondo seggio, come appena detto, spetta a Forza Italia nella persona della senatrice Caligiuri.
Queste sono le conclusioni cui è pervenuta la Giunta e questo è ciò su cui, come relatore, vi chiedo di deliberare.
PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 2, del Regolamento, fino alla chiusura della discussione, almeno venti senatori possono formulare proposte in difformità dalle conclusioni della Giunta mediante la presentazione di ordini del giorno motivati. In mancanza di tali proposte, l'Assemblea non procederà a votazione, intendendosi senz'altro approvate le conclusioni della Giunta.
Non vi sono iscritti a parlare in discussione.
PILLON (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PILLON (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, a nome di tutto il Gruppo mi corre il piacere e l'obbligo di ringraziare la senatrice Kristalia Rachele Papaevangeliu per il suo lavoro. Avvocato, preparatissima, dedita al lavoro; anche se il tempo è stato poco, abbiamo avuto di modo di apprezzarne capacità, preparazione e costanza. Non mancheranno occasioni per mettere a frutto le sue grandissime capacità.
Grazie, cara collega, ad maiora. (Applausi).
PRESIDENTE. La Presidenza si associa.
Non essendo state presentate proposte in difformità dalle conclusioni della Giunta, non si procederà a votazione, intendendosi senz'altro approvate le conclusioni della Giunta, nel senso di dichiarare l'annullamento dell'elezione del senatore Matteo Salvini nella Regione Calabria e per l'effetto la sua proclamazione nella Regione Lazio e conseguentemente l'annullamento dell'elezione della senatrice Kristalia Rachele Papaevangeliu, proclamata nella Regione Lazio, e di proporre la proclamazione a senatrice di Fulvia Michela Caligiuri nella Regione Calabria.
Proclamo pertanto eletti il senatore Salvini nella Regione Lazio e la senatrice Caligiuri nella Regione Calabria.
Decorre da questo momento il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali reclami nei confronti dei nuovi proclamati.
Per fatto personale
CRUCIOLI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRUCIOLI (M5S). Signor Presidente, in questa seduta sono stato offeso dai senatori Cucca e Balboni, i quali hanno sostenuto che, con dolo, in quanto relatore per l'assegnazione del seggio nel caso Sicilia, avrei perso deliberatamente tempo per aspettare l'ingresso di un senatore del MoVimento 5 Stelle per avere la maggioranza. La gravità di questa affermazione è insita nella sua falsità.
Innanzi tutto il senatore Balboni ha affermato che già nella relazione sarebbe stato individuato il senatore al quale sarebbe stato assegnato il seggio; la qual cosa non è vera. Basta leggere la relazione del senatore Urraro: non c'era traccia dell'indicazione della Regione Umbria né del senatore candidato in Umbria che avrebbe dovuto prendere il seggio.
Per quanto riguarda il fatto di aver perso tempo per aspettare l'ingresso del senatore Giarrusso, basta vedere il numero dei votanti. La votazione in Giunta ha visto 11 senatori a favore del mio parere e 9 contrari, quindi la presenza del senatore Giarrusso era del tutto ininfluente. Aggiungo che l'ordine dei lavori in Giunta è naturalmente garantito dal Presidente, che ha espresso un voto contrario al nostro, e quindi non era certamente favorevole a farci perdere tempo.
Ho fatto semplicemente il mio dovere, controllando e verificando l'esattezza dei calcoli per essere certo che il senatore proclamato fosse quello corretto. Ritengo pertanto di avere diritto alle scuse o quantomeno che fosse doveroso fare questa replica. (Applausi dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Crucioli. Le è stata data la possibilità di fare la sua replica.
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di giovedì 1° agosto 2019
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, giovedì 1° agosto, alle ore 9,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 21,19).
Allegato A
DOCUMENTO
Relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sulla questione del seggio non assegnato nella Regione Sicilia (Doc. XVI, n. 2)
ORDINI DEL GIORNO
Grasso, De Petris, Errani, Laforgia
Respinto
Il Senato,
premesso che:
è all'esame dell'Assemblea del Senato della Repubblica la questione del seggio non assegnato nella regione Sicilia esaminata dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari;
considerata l'impossibilità di individuare un criterio adeguatamente condiviso nel suo fondamento di diritto, tale cioè da risultare un principio generalmente incontrovertibile dal punto di vista ordinamentale;
rilevata la legittimità sotto il profilo costituzionale del dato di fatto che la composizione del Senato possa essere inferiore al plenum previsto dall'articolo 57, comma 2, della Costituzione;
preso atto che la legge elettorale in vigore per l'elezione dei membri del Senato non consente l'assegnazione di un seggio al di fuori della circoscrizione regionale, ed in particolare di quella siciliana,
ritiene di non assegnare il seggio del Collegio Plurinominale «Sicilia-02» e di farlo rimanere vacante per il resto della presente Legislatura.
Ginetti, Marcucci, Bonifazi, Cucca, Rossomando, Malpezzi, Mirabelli, Stefano, Collina, Ferrari, Bini, Cirinnà, Valente, Alfieri, Astorre, Bellanova, Biti, Boldrini, Cerno, Comincini, D'Alfonso, D'Arienzo, Faraone, Fedeli, Ferrazzi, Garavini, Giacobbe, Grimani, Iori, Laus, Magorno, Manca, Margiotta, Marino, Assuntela Messina, Misiani, Nannicini, Parente, Parrini, Patriarca, Pinotti, Pittella, Rampi, Renzi, Richetti, Rojc, Sbrollini, Sudano, Taricco, Vattuone, Verducci, Zanda
Respinto
Il Senato,
premesso che:
la Giunta delle elezioni e delle immunità, a conclusione di una lunga istruttoria durata nove mesi, ha deciso a maggioranza di proporre all'Aula l'aggiudicazione del seggio resosi vacante al Senato per mancanza di candidati della lista del Movimento 5 Stelle nella circoscrizione plurinominale Sicilia 2 ad un candidato non eletto del M5S in un'altra circoscrizione regionale in cui questo ha ottenuto la maggiore parte decimale del quoziente non utilizzata;
la soluzione prospettata dalla Giunta è illegittima per violazione della legge elettorale ed incostituzionale per la violazione del principio contenuto nell'articolo 57 della Costituzione che richiede che il Senato sia eletto a base regionale;
l'articolo 17-bis, comma 2, della legge elettorale del Senato esclude espressamente che possa applicarsi in questi casi al Senato la disciplina prevista dalla legge elettorale della Camera dei deputati, che invece consente di attribuire i seggi non assegnati ai candidati della medesima lista in altre circoscrizioni;
considerato che:
alla Camera dove i seggi in soprannumero erano tre la questione è stata risolta in quanto il conteggio e l'assegnazione dei seggi vengono fatti a livello nazionale e di conseguenza, in applicazione dell'articolo 84, comma 4, della legge elettorale della Camera si individua la circoscrizione in cui la lista abbia la maggiore parte decimale del quoziente non utilizzata e si procede all'assegnazione dei seggi vacanti;
al Senato dove vi è oggi un seggio in soprannumero tuttora vacante tale soluzione non può essere adottata per le seguenti ragioni:
1) l'articolo 57, primo comma, della Costituzione, afferma che il Senato deve essere eletto su base regionale: quindi risulterebbe incostituzionale una legge elettorale per il Senato che attribuisse i seggi conquistati da una lista in una circoscrizione regionale ai candidati della medesima lista presentatesi in una diversa regione;
2) il principio del Senato eletto su base regionale determina infatti l'identificazione della regione come circoscrizione elettorale in cui i seggi a ciascuna di esse assegnati, secondo i criteri di ripartizione specificamente previsti dai commi 3 e 4 del medesimo articolo 57 della Costituzione, devono essere nella stessa regione interamente aggiudicati;
3) anche l'articolo 1 del decreto legislativo 20 dicembre 1993, n. 533, che disciplina il sistema elettorale del Senato afferma, coerentemente con il dettato costituzionale, «il Senato della Repubblica è eletto su base regionale»;
4) l'articolo 17-bis, comma 2, della legge elettorale del Senato esclude espressamente che possa applicarsi ai casi in cui una lista abbia esaurito il numero dei candidati presentati in un collegio plurinominale per il Senato la disciplina prevista all'articolo 84, comma 4 dalla legge elettorale della Camera dei deputati, che consente invece di attribuire i seggi non assegnati ai candidati della medesima lista in altre circoscrizioni regionali. Se si applicasse la regola vigente per la Camera si determinerebbe l'assegnazione ad un'altra regione del seggio senatoriale spettante alla regione Sicilia, violando in maniera manifesta la ripartizione dei seggi tra le diverse regioni compiuta ai sensi dell'articolo 57, comma 4, della Costituzione,
delibera di concludere in difformità dalla decisione adottata a maggioranza dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari e dispone la restituzione degli atti alla Giunta medesima, affinché l'attribuzione del seggio vacante sia decisa nel rigoroso rispetto della legge elettorale del Senato che espressamente vieta all'articolo 17-bis, comma 2, di attribuire i seggi non assegnati ai candidati della medesima lista in altre circoscrizioni regionali.
Bonifazi, Marcucci, Cucca, Ginetti, Rossomando, Malpezzi, Mirabelli, Stefano, Collina, Ferrari, Bini, Cirinnà, Valente, Alfieri, Astorre, Bellanova, Biti, Boldrini, Cerno, Comincini, D'Alfonso, D'Arienzo, Faraone, Fedeli, Ferrazzi, Garavini, Giacobbe, Grimani, Iori, Laus, Magorno, Manca, Margiotta, Marino, Assuntela Messina, Misiani, Nannicini, Parente, Parrini, Patriarca, Pinotti, Pittella, Rampi, Renzi, Richetti, Rojc, Sbrollini, Sudano, Taricco, Vattuone, Verducci, Zanda
Respinto
Il Senato,
premesso che:
la soluzione proposta dalla Giunta delle elezioni e delle immunità, concernente il seggio non assegnato in Sicilia, non è il risultato di una decisione giuridicamente fondata, ma di una deliberazione assunta in forza della sola logica numerica della maggioranza in chiara violazione della legge e della Costituzione repubblicana;
contrariamente a quanto proposto dalla Giunta l'ipotesi di una lista che abbia esaurito il numero dei candidati presentati in un collegio plurinominale e non sia quindi possibile attribuire tutti i seggi a essa spettanti in quel collegio è espressamente prevista dall'articolo 17-bis della legge elettorale del Senato;
tale norma esclude espressamente che possa applicarsi in questi casi al Senato la disciplina prevista dalla legge elettorale della Camera dei deputati, che invece consente di attribuire i seggi non assegnati ai candidati della medesima lista in altre circoscrizioni;
considerato che:
alla Camera dove i seggi in soprannumero erano tre la questione è stata risolta in quanto il conteggio e l'assegnazione dei seggi vengono fatti a livello nazionale e di conseguenza, in applicazione dell'articolo 84, comma 4, della legge elettorale della Carnera si individua la circoscrizione in cui la lista abbia la maggiore parte decimale del quoziente non utilizzata e si procede all'assegnazione dei seggi vacanti;
al Senato dove vi è oggi un seggio in soprannumero tuttora vacante tale soluzione non può essere adottata perché l'articolo 57, primo comma, della Costituzione, stabilisce che il Senato deve essere eletto su base regionale; pertanto risulterebbe manifestamente incostituzionale una legge elettorale per il Senato che attribuisse i seggi conquistati da una lista in una circoscrizione regionale ai candidati della medesima lista presentatesi in una diversa regione;
il principio del Senato eletto su base regionale determina infatti l'identificazione della regione come circoscrizione elettorale in cui i seggi a ciascuna di esse assegnati, secondo i criteri di ripartizione specificamente previsti dai commi 3 e 4 del medesimo articolo 57 della Costituzione, devono essere nella stessa regione interamente aggiudicati;
valutato che nella storia repubblicana la legge elettorale del Senato non ha mai previsto, né si sono mai verificate ipotesi di slittamento o trasferimento di seggi da una circoscrizione regionale ad un'altra,
delibera di concludere in difformità dalla decisione adottata a maggioranza dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari nel rigoroso rispetto del principio della rappresentanza territoriale di cui all'articolo 57, comma 4, della Costituzione, sulla base del quale alla Sicilia deve essere riconosciuto e assegnato il numero di seggi previsto nel riparto stabilito dalla legge.
Cucca, Marcucci, Parrini, Bonifazi, Ginetti, Rossomando, Malpezzi, Mirabelli, Stefano, Collina, Ferrari, Bini, Cirinnà, Valente, Alfieri, Astorre, Bellanova, Biti, Boldrini, Cerno, Comincini, D'Alfonso, D'Arienzo, Faraone, Fedeli, Ferrazzi, Garavini, Giacobbe, Grimani, Iori, Laus, Magorno, Manca, Margiotta, Marino, Assuntela Messina, Misiani, Nannicini, Parente, Patriarca, Pinotti, Pittella, Rampi, Renzi, Richetti, Rojc, Sbrollini, Sudano, Taricco, Vattuone, Verducci, Zanda
Respinto
Il Senato,
premesso che:
la Giunta delle elezioni e delle immunità, a conclusione di una lunga istruttoria durata nove mesi, ha deciso a maggioranza di proporre all'Aula l'aggiudicazione del seggio resosi vacante al Senato per mancanza di candidati della lista del Movimento 5 Stelle nella circoscrizione plurinominale Sicilia 2 ad un candidato non eletto del M5S in un'altra circoscrizione regionale in cui questo ha ottenuto la maggiore parte decimale del quoziente non utilizzata;
la soluzione prospettata dalla Giunta è illegittima per violazione della legge elettorale ed incostituzionale per la violazione del principio contenuto nell'articolo 57 della Costituzione che richiede che il Senato sia eletto a base regionale;
l'articolo 17-bis, comma 2, della legge elettorale del Senato esclude espressamente che possa applicarsi in questi casi al Senato la disciplina prevista dalla legge elettorale della Camera dei deputati, che invece consente di attribuire i seggi non assegnati ai candidati della medesima lista in altre circoscrizioni;
considerato che questa differente disciplina è una diretta applicazione del dettato dell'articolo 57, primo comma, della Costituzione, secondo il quale il Senato deve essere eletto su base regionale; pertanto risulterebbe manifestamente incostituzionale una legge elettorale per il Senato che attribuisse i seggi conquistati da una lista in una circoscrizione regionale ai candidati della medesima lista presentatisi in una diversa regione,
delibera di concludere in difformità dalla decisione adottata a maggioranza dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, affinché l'attribuzione del seggio vacante sia decisa nel rigoroso rispetto della legge elettorale del Senato che espressamente vieta all'articolo 17-bis, comma 2, di attribuire i seggi non assegnati ai candidati della medesima lista in altre circoscrizioni regionali.
Ginetti, Marcucci, Bonifazi, Cucca, Rossomando, Malpezzi, Mirabelli, Stefano, Collina, Ferrari, Bini, Cirinnà, Valente, Alfieri, Astorre, Bellanova, Biti, Boldrini, Cerno, Comincini, D'Alfonso, D'Arienzo, Faraone, Fedeli, Ferrazzi, Garavini, Giacobbe, Grimani, Iori, Laus, Magorno, Manca, Margiotta, Marino, Assuntela Messina, Misiani, Nannicini, Parente, Parrini, Patriarca, Pinotti, Pittella, Rampi, Renzi, Richetti, Rojc, Sbrollini, Sudano, Taricco, Vattuone, Verducci, Zanda
Respinto
Il Senato,
premesso che:
la Giunta delle elezioni e delle immunità, a conclusione di una lunga istruttoria durata nove mesi, ha deciso a maggioranza di proporre all'Aula l'aggiudicazione del seggio resosi vacante al Senato, per mancanza di candidati della lista del Movimento 5 Stelle nella circoscrizione plurinominale Sicilia 2, ad un candidato non eletto del M5S in un'altra circoscrizione regionale, l'Umbria, in cui questo ha ottenuto la maggiore parte decimale del quoziente non utilizzata;
considerato che:
per cercare di ovviare all'espresso divieto contenuto nell'articolo17-bis, comma 2 della legge elettorale, di per sé insormontabile, la proposta approvata della Giunta fa leva sul successivo articolo 19, comma 2, della legge elettorale Senato, secondo cui nel caso in cui rimanga vacante per qualsiasi causa, anche sopravvenuta, un seggio in un collegio plurinominale si applica l'articolo 86 della legge elettorale Camera dei Deputati, il quale, a sua volta, per il caso in cui lista abbia già esaurito i propri candidati, rinvia alle modalità di cui agli articoli 84, commi 2, 3, 5 e (per l'appunto) 4;
questa spericolata e maldestra interpretazione della legge elettorale del Senato, frutto di un «doppio rinvio» (dall'articolo 19 del decreto legislativo Testo Unico legge elettorale Senato all'articolo 86 Testo Unico legge elettorale Camera dei Deputati e da questo al precedente articolo 84.4), è manifestamente infondata:
1) perché si basa sul presupposto che la legge elettorale del Senato contenga nel suo testo due norme in contraddizione l'una con l'altra: l'articolo 17-bis che vieta il rinvio alla legge della Camera e quindi l'assegnazione di seggi senatoriali in soprannumero in un'altra circoscrizione regionale e l'articolo 19 che rinviando, per casi del tutto differenti, ad un articolo della legge della elettorale della Camera che a sua volta rinvia ad un altro articolo delle medesima legge, permetterebbe l'assegnazione dei seggi in soprannumero in Sicilia ad un'altra circoscrizione regionale;
2) perché il citato articolo 19, come ammette lo stesso relatore, ha finalità ed ambiti di applicazione differenti rispetto al precedente articolo 17-bis: quest'ultimo, infatti, riguarda la fase iniziale dell'assegnazione dei seggi, mentre l'articolo 19 tratta della fase posteriore della vacanza del seggio già assegnato «per qualsiasi causa, anche sopravvenuta»;
3) perché l'interpretazione accolta dalla Giunta della legge elettorale del Senato per permettere di attribuire in un'altra regione il seggio assegnato alla Sicilia renderebbe la legge elettorale chiaramente incostituzionale per violazione dell'articolo 57 della Costituzione;
la soluzione prospettata dalla Giunta è illegittima per violazione della legge elettorale ed incostituzionale per la violazione del principio contenuto nell'articolo 57 della Costituzione per il quale «il Senato deve essere eletto a base regionale». Non pare dubbio che il profilo di maggiore illegittimità del parere approvato sia proprio il suo evidente e radicale contrasto con l'articolo 57, comma 1 della Costituzione;
tenuto conto che l'articolo 57, comma 1, invece, imponendo la base regionale per l'elezione del Senato implica che il livello di aggiudicazione dei seggi sia solo e soltanto quello regionale, senza possibilità di traslazione dei seggi vacanti da una circoscrizione regionale ad un'altra, invece possibile e consentita dalla legge elettorale della Camera che non incontra il limite posto dall'articolo 57, comma 1, della Costituzione;
valutato che:
di fronte ad una simile palese clamorosa violazione del dettato costituzionale si potrebbe ben configurare l'ipotesi estrema dell'eccesso di potere, per contrastare il quale potrebbe essere proposto un conflitto di attribuzioni: o da parte della frazione del corpo elettorale penalizzata da tale assegnazione, in scia dell'estensione del concetto di potere dello Stato a soggetti esterni all'organizzazione statale titolari di funzioni pubbliche costituzionalmente rilevanti e garantite; oppure da parte del singolo parlamentare, sfruttando la strada aperta dalla Corte costituzionale con l'ordinanza n. 17/2019;
solo così, infatti, la Corte costituzionale potrebbe essere chiamata a sanzionare quello che pare un gravissimo abuso della prerogativa costituzionale della verifica dei poteri ex articolo 66 della Costituzione quando il suo esercizio comporti per la prima volta lo svuotamento di qualunque pur minimo significato precettivo dell'articolo 57 della Costituzione,
delibera di aggiudicare il seggio vacante tra i candidati non eletti nella regione Sicilia, nel pieno rispetto dell'intero dettato dell'articolo 57 della Costituzione mettendo al riparo il Senato da un probabile conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, per grave violazione del dettato costituzionale, che minerebbe in maniera irreparabile la credibilità dell'organo e della sua Presidenza.
Cucca, Marcucci, Bonifazi, Parrini, Ginetti, Rossomando, Malpezzi, Mirabelli, Stefano, Collina, Ferrari, Bini, Cirinnà, Valente, Alfieri, Astorre, Bellanova, Biti, Boldrini, Cerno, Comincini, D'Alfonso, D'Arienzo, Faraone, Fedeli, Ferrazzi, Garavini, Giacobbe, Grimani, Iori, Laus, Magorno, Manca, Margiotta, Marino, Assuntela Messina, Misiani, Nannicini, Parente, Patriarca, Pinotti, Pittella, Rampi, Renzi, Richetti, Rojc, Sbrollini, Sudano, Taricco, Vattuone, Verducci, Zanda
Respinto
Il Senato,
premesso che:
la soluzione proposta dalla Giunta delle elezioni e delle immunità, concernente il seggio non assegnato in Sicilia, non è il risultato di una decisione giuridicamente fondata, ma di una deliberazione assunta in forza della sola logica numerica della maggioranza in chiara violazione della legge e della Costituzione repubblicana;
contrariamente a quanto proposto dalla Giunta l'ipotesi di una lista che abbia esaurito il numero dei candidati presentati in un collegio plurinominale e non sia quindi possibile attribuire tutti i seggi a essa spettanti in quel collegio è espressamente prevista dall'articolo 17-bis della legge elettorale del Senato;
tale norma esclude espressamente che possa applicarsi in questi casi al Senato la disciplina prevista dalla legge elettorale della Camera dei deputati, che invece consente di attribuire i seggi non assegnati ai candidati della medesima lista in altre circoscrizioni;
preso atto che:
per giustificare la proposta approvata dalla Giunta il relatore si richiama al principio della sovranità popolare (articolo 1 della Costituzione) che imporrebbe di far eleggere comunque un candidato del Movimento 5 Stelle presentatosi e non eletto in una regione diversa dalla Sicilia;
è bene ricordare che lo stesso articolo 1 della Costituzione italiana afferma che la sovranità è esercitata dal popolo «nelle forme e nei limiti previsti in Costituzione» e quindi coerentemente con gli altri principi costituzionali che vengono in evidenzia, e cioè sia con il principio di territorialità, che esige che in Sicilia siano eletti i seggi previsti e ad essa spettanti, sia con quello attinente all'elezione su base regionale, per cui non possono essere eletti, con i voti dei cittadini siciliani, candidati di altre circoscrizioni regionali;
il problema del seggio senatoriale vacante riguarda gli elettori siciliani e non «la suprema volontà popolare» indebitamente richiamata dal Relatore, che vedrebbero i propri voti utilizzati per eleggere un candidatoin un'altra regione in palese violazione della Costituzione italiana;
valutato che nella storia repubblicana la legge elettorale del Senato non ha mai previsto, né si sono mai verificate ipotesi di slittamento o trasferimento di seggi da una circoscrizione regionale ad un'altra,
delibera di concludere in difformità dalla decisione adottata a maggioranza dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari nel pieno rispetto dell'intero dettato dell'articolo 57 della Costituzione che impone l'elezione su base regionale del Senato escludendo la possibilità di attribuire il seggio in questione ricorrendo a candidati di altre circoscrizioni regionali, che richiede un organo costituzionale il cui plenum sia di 315 senatori, che enuncia infine il principio della rappresentanza territoriale sulla base del quale alla Sicilia deve essere riconosciuto il numero di seggi previsto nel riparto stabilito dalla legge.
DOCUMENTO
Relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari sulla elezione contestata nella Regione Emilia-Romagna (Doc. III, n. 2)
PROPOSTA DI QUESTIONE SOSPENSIVA
Cucca, Marcucci, Bonifazi, Ginetti, Rossomando, Malpezzi, Mirabelli, Stefano, Ferrari, Collina, Bini, Cirinnà, Valente
Respinta
Il Senato,
premesso che:
con propria deliberazione, in data 16 luglio 2019, la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari ha deciso di proporre all'Assemblea del Senato - disattesa ogni diversa istanza - di deliberare l'annullamento dell'elezione del senatore Edoardo Patriarca in Emilia-Romagna;
considerato che:
dai lavori svolti dalla Giunta sono emerse una serie di irregolarità che, sebbene in misura minore rispetto a quanto assunto dal ricorrente, fanno immaginare che, pur nella totale buona fede, le regole sull'attribuzione dei voti non siano state interpretate in modo corretto, rendendo fortemente probabile il fatto che l'intero complesso delle operazioni di voto svoltesi nel collegio n. 5 di Modena siano state condotte in maniera irregolare e che, quindi, ci sia stato un grave vulnus al principio della libertà di voto, nell'accezione di veder attribuito al candidato prescelto il voto dato;
la Giunta ha così verificato, concordando in parte con quanto sostenuto dal ricorrente, che effettivamente alcuni voti attribuitigli erano confluiti tra le schede bianche o nulle a causa di una serie di eclatanti errori posti in essere dai componenti il seggio elettorale;
la gravità degli errori commessi avrebbe dovuto imporre alla Giunta di approfondire ancora di più la vicenda, non fermandosi, pertanto, al contenuto del ricorso di Stefano Corti, in modo da fugare ogni dubbio sulla perfetta aderenza tra l'esercizio della sovranità popolare da parte degli elettori del collegio di Modena e il risultato elettorale;
poiché sussistevano le condizioni per disporre, ai sensi degli articoli 2 e 12, comma 3, del Regolamento per la verifica dei poteri, la revisione di tutte le schede del collegio elettorale di Modena, è stata avanzata una richiesta in tal senso, accompagnata, in via subordinata, dalla richiesta della revisione per campione delle schede valide;
considerato inoltre che:
nella seduta del 16 luglio scorso, il senatore Patriarca ha dovuto leggere personalmente la memoria preparata dal suo avvocato non potendo avvalersi delle competenze di quest'ultimo poiché è stata rigettata l'istanza, corredata di certificato medico, di rinvio della seduta, proposta a causa dell'assenza motivata dell'avvocato;
ciò ha rappresentato un grave vulnus al diritto di difesa del senatore Patriarca;
non possono, infatti, considerarsi fondate le motivazioni riportate a supporto del rigetto dell'istanza di rinvio nella Relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari (Doc. III, n. 2) per la quale "Non può quindi essere riconosciuto un diritto potestativo al rinvio della discussione ogni qualvolta il difensore si trovi impossibilitato a presentarsi personalmente in seduta per assolvere il proprio mandato, occorrendo valorizzare il dovere di cooperazione che fa obbligo al difensore di porre in essere ogni attività, materiale o giuridica, necessaria e sufficiente a rendere ugualmente possibile la celebrazione del procedimento, anche attraverso l'istituto della sostituzione processuale", né, tantomeno, si ritengono validi al medesimo fine, i precedenti invocati;
nel momento in cui è riconosciuta la facoltà di avvalersi di un avvocato, la stessa deve essere resa concreta e, pertanto, la Giunta avrebbe dovuto accettare l'istanza di rinvio della seduta in presenza di circostanze motivate che non hanno consentito all'avvocato di essere presente a difesa del suo assistito;
pertanto, occorre riconoscere la violazione del diritto di difesa del senatore Patriarca, che non è stato garantito nella sua pienezza, in palese dispregio del rapporto fiduciario tra l'avvocato e il suo assistito;
considerato infine che:
da quanto risulta nella seduta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del 26 giugno 2019, "sulla base dei dati di proclamazione degli Uffici elettorali competenti il senatore Patriarca è risultato eletto con uno scarto di 38 voti rispetto al candidato Corti, primo dei non eletti", mentre, all'esito dell'istruttoria, "alla luce delle risultanze numeriche esposte", il candidato Stefano Corti risulterebbe (...) eletto, con una differenza di 55 voti, nel collegio uninominale n. 5 dell'Emilia Romagna;
nonostante l'esiguità dei voti di scarto, sia prima che dopo l'istruttoria, è stata respinta l'istanza della revisione per campione delle schede valide, mentre alla luce di quanto emerso sarebbe stato necessario - e lo è ancora - un ulteriore approfondimento da parte della Giunta;
infatti, le irregolarità nel collegio uninominale n. 5 di Modena sono dovute ad una errata interpretazione delle modalità di assegnazione del voto. L'attività di revisione delle schede nulle, bianche e contestate da parte del Comitato non ha fatto altro che confermare tali irregolarità dimostrando che nei seggi elettorali del collegio in oggetto siano stati commessi degli errori di interpretazione del voto;
si ritiene, pertanto, necessaria e doverosa la revisione di tutte le schede elettorali del collegio uninominale di Modena e, in via subordinata, la revisione per campione delle schede valide;
appaiono pretestuose le motivazioni riportate nella Relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari (Doc. III, n. 2) per escludere la revisione delle schede elettorali, là dove si afferma "Tale richiesta, esaminata in camera di consiglio, non è stata accolta, tenuto conto che lo stesso dettato normativo dell'articolo 12, comma 3, del Regolamento per la verifica dei poteri prevede la possibilità di una revisione delle schede valide soltanto «ove ritenuto essenziale», limitando ulteriormente (rispetto alla precedente normativa) il ricorso a tale accertamento, nel senso di permetterlo solo nei casi in cui senza di esso resterebbero del tutto indefinite le cifre elettorali;
uno scarto di soli 55 voti rende "essenziale" la revisione di tutte le schede elettorali, alla luce anche delle irregolarità riscontrate in sede di interpretazione delle modalità di assegnazione del voto,
delibera, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento del Senato, di sospendere fino alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva la discussione del documento in titolo.
ORDINI DEL GIORNO
Cucca, Marcucci, Malpezzi, Mirabelli, Stefano, Collina, Ferrari, Bini, Cirinnà, Valente, Alfieri, Astorre, Bellanova, Biti, Boldrini, Bonifazi, Cerno, Comincini, D'Alfonso, D'Arienzo, Faraone, Fedeli, Ferrazzi, Garavini, Giacobbe, Ginetti, Grimani, Iori, Laus, Magorno, Manca, Margiotta, Marino, Assuntela Messina, Misiani, Nannicini, Parente, Parrini, Patriarca, Pinotti, Pittella, Rampi, Renzi, Richetti, Rojc, Rossomando, Sbrollini, Sudano, Taricco, Vattuone, Verducci, Zanda
Respinto
Il Senato,
premesso che:
con propria deliberazione, in data 16 luglio 2019, la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, ha deciso di proporre all'Assemblea del Senato - disattesa ogni diversa istanza - di deliberare l'annullamento dell'elezione del senatore Edoardo Patriarca in Emilia-Romagna;
considerato che:
dai lavori svolti dalla Giunta sono emerse una serie di irregolarità che, sebbene in misura minore rispetto a quanto assunto dal ricorrente, fanno immaginare che, pur nella totale buona fede, le regole sull'attribuzione dei voti non siano state interpretate in modo corretto, rendendo fortemente probabile il fatto che l'intero complesso delle operazioni di voto del collegio di Modena siano state condotte in maniera irregolare e che, quindi, ci sia stato un grave vulnus al principio della libertà di voto, nell'accezione di veder attribuito al candidato prescelto il voto dato;
la Giunta ha così verificato, concordando in parte con quanto sostenuto dal ricorrente, che effettivamente alcuni voti attribuitigli erano confluiti tra le schede bianche o nulle a causa di una serie di eclatanti errori posti in essere dai componenti il seggio elettorale;
la gravità degli errori commessi avrebbe dovuto imporre alla Giunta di approfondire ancora di più la vicenda, non fermandosi, pertanto, al contenuto del ricorso, in modo da fugare ogni dubbio sulla perfetta aderenza tra l'esercizio della sovranità popolare da parte degli elettori del collegio di Modena e il risultato elettorale;
poiché sussistevano le condizioni per disporre, ai sensi degli articoli 2 e 12, comma 3, del Regolamento per la verifica dei poteri, la revisione di tutte le schede del collegio elettorale di Modena, è stata avanzata una richiesta in tal senso, accompagnata, in via subordinata, dalla richiesta della revisione per campione delle schede valide;
considerato inoltre che:
nella seduta del 16 luglio scorso, il senatore Patriarca ha dovuto leggere personalmente la memoria preparata dal suo avvocato non potendo avvalersi delle competenze di quest'ultimo poiché è stata rigettata l'istanza, corredata di certificato medico, di rinvio della seduta, proposta a causa dell'assenza motivata dell'avvocato;
ciò ha rappresentato un grave vulnus al diritto di difesa del senatore Patriarca;
non possono considerarsi fondate le motivazioni riportate a supporto del rigetto dell'istanza di rinvio nella Relazione della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari (Doc. III, n. 2) per la quale "Non può quindi essere riconosciuto un diritto potestativo al rinvio della discussione ogni qualvolta il difensore si trovi impossibilitato a presentarsi personalmente in seduta per assolvere il proprio mandato, occorrendo valorizzare il dovere di cooperazione che fa obbligo al difensore di porre in essere ogni attività, materiale o giuridica, necessaria e sufficiente a rendere ugualmente possibile la celebrazione del procedimento, anche attraverso l'istituto della sostituzione processuale", né, tantomeno, si ritengono validi al medesimo fine, i precedenti invocati;
infatti, nel momento in cui è riconosciuta la facoltà di avvalersi di un avvocato, la stessa deve essere resa concreta e, pertanto, la Giunta avrebbe dovuto accettare l'istanza di rinvio della seduta in presenza di circostanze motivate che non hanno consentito all'avvocato di essere presente a difesa del suo assistito;
pertanto, occorre riconoscere la violazione del diritto di difesa del senatore Patriarca, che non è stato garantito nella sua pienezza, in palese dispregio del rapporto fiduciario tra l'avvocato e il suo assistito,
delibera, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 2, del Regolamento del Senato, di rinviare la proposta all'esame della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, affinché sia nuovamente convocata, in modo da garantire nel procedimento il diritto di difesa del senatore Patriarca.
Marcucci, Malpezzi, Mirabelli, Stefano, Collina, Ferrari, Bini, Cirinnà, Valente, Alfieri, Astorre, Bellanova, Biti, Boldrini, Bonifazi, Cerno, Comincini, Cucca, D'Alfonso, D'Arienzo, Faraone, Fedeli, Ferrazzi, Garavini, Giacobbe, Ginetti, Grimani, Iori, Laus, Magorno, Manca, Margiotta, Marino, Assuntela Messina, Misiani, Nannicini, Parente, Parrini, Patriarca, Pinotti, Pittella, Rampi, Renzi, Richetti, Rojc, Rossomando, Sbrollini, Sudano, Taricco, Vattuone, Verducci, Zanda
Respinto
Il Senato,
premesso che:
con propria deliberazione, in data 16 luglio 2019, la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, ha deciso di proporre all'Assemblea del Senato - disattesa ogni diversa istanza - di deliberare l'annullamento dell'elezione del senatore Edoardo Patriarca in Emilia-Romagna;
considerato che:
dai lavori svolti dalla Giunta sono emerse una serie di irregolarità che, sebbene in misura minore rispetto a quanto assunto dal ricorrente, fanno immaginare che, pur nella totale buona fede, le regole sull'attribuzione dei voti non siano state interpretate in modo corretto, rendendo fortemente probabile il fatto che l'intero complesso delle operazioni di voto del collegio di Modena siano state condotte in maniera irregolare e che, quindi, ci sia stato un grave vulnus al principio della libertà di voto, nell'accezione di veder attribuito al candidato prescelto il voto dato;
la Giunta ha così verificato, concordando in parte con quanto sostenuto dal ricorrente, che effettivamente alcuni voti attribuitigli erano confluiti tra le schede bianche o nulle a causa di una serie di eclatanti errori posti in essere dai componenti il seggio elettorale;
la gravità degli errori commessi avrebbe dovuto imporre alla Giunta di approfondire ancora di più la vicenda, non fermandosi, pertanto, al contenuto del ricorso, in modo da fugare ogni dubbio sulla perfetta aderenza tra esercizio della sovranità popolare da parte degli elettori del collegio di Modena e il risultato elettorale;
poiché sussistevano le condizioni per disporre, ai sensi degli articoli 2 e 12, comma 3, del Regolamento per la verifica dei poteri, la revisione di tutte le schede del collegio elettorale di Modena, è stata avanzata una richiesta in tal senso, accompagnata, in via subordinata, dalla richiesta della revisione per campione delle schede valide;
considerato che:
i soggetti, pur presenti nei seggi durante le operazioni elettorali, hanno ritenuto di non contestare in quella sede alcunché, salvo procedere in un secondo momento alla redazione di autocertificazioni in vista della proposizione del ricorso;
al riguardo occorre menzionare la giurisprudenza formatasi in materia, in tal senso si segnala il Tar Puglia, Lecce, 11 ottobre 2006, n. 4926, secondo cui "Più in dettaglio, in materia di dichiarazioni di rappresentanti di lista è dunque ovvio procedere con particolare cautela qualora dette dichiarazioni, piuttosto che essere frutto dell'esercizio tempestivo di quegli oneri di sorveglianza e di contestazione di operazioni elettorali, sono, ben al contrario, il risultato di un ripensamento tardivo su quanto accaduto all'interno di un seggio durante lo spoglio delle schede. Si può dunque condividere l'orientamento giurisprudenziale che svaluta l'efficacia probatoria delle dichiarazioni sostitutive rese dai cosiddetti rappresentanti di lista che non abbiano tempestivamente sollevato contestazioni a verbale, proprio per il rischio di sovvertire un risultato elettorale sulla base di asserzioni che, facendo leva sulla capacità mnemonica individuale, risentono di notevoli margini di incertezza";
o ancora si valuti il Tar Sicilia 25 ottobre 2017, n. 2298, che ha ribadito come nel giudizio elettorale, la mancata verbalizzazione delle contestazioni nella attribuzione dei voti di lista e di preferenza, da parte dei rappresentanti di lista, rende irrilevanti le dichiarazioni da questi rese successivamente;
considerato, inoltre, che:
come emerso nella seduta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del 26 giugno 2019, "sulla base dei dati di proclamazione degli Uffici elettorali competenti il senatore Patriarca è risultato eletto con uno scarto di 38 voti rispetto al candidato Corti, primo dei non eletti", mentre "alla luce delle risultanze numeriche esposte, risulterebbe (...) eletto, con una differenza di 55 voti, nel collegio uninominale n. 5 dell'Emilia-Romagna il candidato Stefano Corti";
nonostante l'esiguità dei voti di scarto è stata respinta l'istanza della revisione per campione delle schede valide;
a fronte delle criticità citate riguardo la mancata tempestiva contestazione delle operazioni elettorali da parte dei rappresentati e a fronte dell'esiguità dei voti di scarto emersa sarebbe stato doveroso procedere con la revisione per campione delle schede valide,
delibera, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 2, del Regolamento del Senato, di rinviare la proposta all'esame della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari affinché si proceda ad una revisione per campione, pari al 10 per cento, delle schede valide.
Marcucci, Malpezzi, Mirabelli, Stefano, Collina, Ferrari, Bini, Cirinnà, Valente, Alfieri, Astorre, Bellanova, Biti, Boldrini, Bonifazi, Cerno, Comincini, Cucca, D'Alfonso, D'Arienzo, Faraone, Fedeli, Ferrazzi, Garavini, Giacobbe, Ginetti, Grimani, Iori, Laus, Magorno, Manca, Margiotta, Marino, Assuntela Messina, Misiani, Nannicini, Parente, Parrini, Patriarca, Pinotti, Pittella, Rampi, Renzi, Richetti, Rojc, Rossomando, Sbrollini, Sudano, Taricco, Vattuone, Verducci, Zanda
Respinto
Il Senato,
premesso che:
con propria deliberazione, in data 16 luglio 2019, la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, ha deciso di proporre all'Assemblea del Senato - disattesa ogni diversa istanza - di deliberare l'annullamento dell'elezione del senatore Edoardo Patriarca in Emilia-Romagna;
considerato che:
dai lavori svolti dalla Giunta sono emerse una serie di irregolarità che, sebbene in misura minore rispetto a quanto assunto dal ricorrente, fanno immaginare che, pur nella totale buona fede, le regole sull'attribuzione dei voti non siano state interpretate in modo corretto, rendendo fortemente probabile il fatto che l'intero complesso delle operazioni di voto del collegio di Modena siano state condotte in maniera irregolare e che, quindi, ci sia stato un grave vulnus al principio della libertà di voto, nell'accezione di veder attribuito al candidato prescelto il voto dato;
la Giunta ha così verificato, concordando in parte con quanto sostenuto dal ricorrente, che effettivamente alcuni voti attribuitigli erano confluiti tra le schede bianche o nulle a causa di una serie di eclatanti errori posti in essere dai componenti il seggio elettorale;
la gravità degli errori commessi avrebbe dovuto imporre alla Giunta di approfondire ancora di più la vicenda, non fermandosi, pertanto, al contenuto del ricorso, in modo da fugare ogni dubbio sulla perfetta aderenza tra esercizio della sovranità popolare da parte degli elettori del collegio di Modena e il risultato elettorale;
poiché sussistevano le condizioni per disporre, ai sensi degli articoli 2 e 12, comma 3, del Regolamento per la verifica dei poteri, la revisione di tutte le schede del collegio elettorale di Modena, è stata avanzata una richiesta in tal senso, accompagnata, in via subordinata, dalla richiesta della revisione per campione delle schede valide,
delibera, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 2, del Regolamento del Senato, di rinviare la proposta all'esame della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari affinché sia nuovamente convocata per procedere alla revisione per campione, pari al 5 per cento, delle schede valide.
Marcucci, Malpezzi, Mirabelli, Stefano, Collina, Ferrari, Bini, Cirinnà, Valente, Alfieri, Astorre, Bellanova, Biti, Boldrini, Bonifazi, Cerno, Comincini, Cucca, D'Alfonso, D'Arienzo, Faraone, Fedeli, Ferrazzi, Garavini, Giacobbe, Ginetti, Grimani, Iori, Laus, Magorno, Manca, Margiotta, Marino, Assuntela Messina, Misiani, Nannicini, Parente, Parrini, Patriarca, Pinotti, Pittella, Rampi, Renzi, Richetti, Rojc, Rossomando, Sbrollini, Sudano, Taricco, Vattuone, Verducci, Zanda
Respinto
Il Senato,
premesso che:
con propria deliberazione, in data 16 luglio 2019, la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, ha deciso di proporre all'Assemblea del Senato - disattesa ogni diversa istanza - di deliberare l'annullamento dell'elezione del senatore Edoardo Patriarca in Emilia-Romagna;
considerato che:
dai lavori svolti dalla Giunta sono emerse una serie di irregolarità che fanno immaginare che, pur nella totale buona fede, le regole sull'attribuzione dei voti non siano state interpretate in modo corretto, rendendo fortemente probabile il fatto che l'intero complesso delle operazioni di voto del collegio di Modena siano state condotte in maniera irregolare e che, quindi, ci sia stato un grave vulnus al principio della libertà di voto, nell'accezione di veder attribuito al candidato prescelto il voto dato;
la Giunta ha così verificato, concordando in parte con quanto sostenuto dal ricorrente, che effettivamente alcuni voti attribuitigli erano confluiti tra le schede bianche o nulle a causa di una serie di eclatanti errori posti in essere dai componenti il seggio elettorale;
la gravità degli errori commessi avrebbe dovuto imporre alla Giunta di approfondire ancora di più la vicenda, non fermandosi, pertanto, al contenuto del ricorso, in modo da fugare ogni dubbio sulla perfetta aderenza tra esercizio della sovranità popolare da parte degli elettori del collegio di Modena e il risultato elettorale;
poiché sussistevano le condizioni per disporre, ai sensi degli articoli 2 e 12, comma 3, del Regolamento per la verifica dei poteri, la revisione di tutte le schede del collegio elettorale di Modena, è stata avanzata una richiesta in tal senso, accompagnata, in via subordinata, dalla richiesta della revisione per campione delle schede valide;
considerato, inoltre, che:
da quanto risulta nella seduta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del 26 giugno 2019, "sulla base dei dati di proclamazione degli Uffici elettorali competenti il senatore Patriarca è risultato eletto con uno scarto di 38 voti rispetto al candidato Corti, primo dei non eletti", mentre "alla luce delle risultanze numeriche esposte, risulterebbe (...) eletto, con una differenza di 55 voti, nel collegio uninominale n. 5 dell'Emilia-Romagna il candidato Stefano Corti";
nonostante l'esiguità dei voti di scarto è stata respinta l'istanza della revisione per campione delle schede valide;
le irregolarità nel collegio uninominale n. 5 di Modena sono dovute ad una errata interpretazione delle modalità di assegnazione del voto. L'attività del Comitato di revisione delle schede non ha fatto altro che confermare tali irregolarità dimostrando che nei seggi elettorali del collegio in oggetto si siano commessi degli errori di interpretazione del voto;
ebbene, così come era esiguo tra il senatore Patriarca e il ricorrente prima dell'istruttoria, lo scarto dei voti resta altrettanto esiguo e tale da giustificare un ulteriore approfondimento da parte della Giunta;
il rigetto dell'istanza di revisione delle schede per campione appare molto grave alla luce delle evidenti difficoltà interpretative sulle modalità di assegnazione del voto emerse nel caso in oggetto, di particolare gravità;
si ritiene, pertanto, necessaria la revisione di tutte le schede elettorali del collegio uninominale di Modena e, in via subordinata, la revisione per campione delle schede valide,
delibera, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 2, del Regolamento del Senato, di rinviare la proposta all'esame della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, affinché sia nuovamente convocata per procedere alla revisione di tutte le schede elettorali del collegio uninominale di Modena e, in via subordinata, alla revisione per campione delle schede valide
Allegato B
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Barachini, Berutti, Bogo Deledda, Borgonzoni, Bossi Umberto, Bressa, Candiani, Cattaneo, Cioffi, Crimi, De Poli, Marino, Masini, Merlo, Monti, Napolitano, Ostellari, Pepe, Ripamonti, Ronzulli, Santangelo, Sciascia e Testor.
Gruppi parlamentari, composizione
Il senatore Stefano Corti ha comunicato di aderire al Gruppo parlamentare Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione.
Il Presidente del Gruppo stesso ha accettato tale adesione.
Commissioni permanenti, variazioni nella composizione
Il Presidente del Gruppo parlamentare Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione ha comunicato che il senatore Corti entra a far parte della 14a Commissione permanente.
Disegni di legge, trasmissione dalla Camera dei deputati
Presidente del Consiglio dei ministri
Disposizioni per il contrasto della violenza in occasione di manifestazioni sportive (1439)
(presentato in data 31/07/2019)
C.1603 conclusione anomala per stralcio (stralcio di C.1603-bis, C.1603-ter) C.1603-ter approvato dalla Camera dei deputati;
DDL Costituzionale
On. Bruno Bossio Vincenza
Modifica all'articolo 58 della Costituzione, in materia di elettorato per l'elezione del Senato della Repubblica (1440)
(presentato in data 31/07/2019)
C.1511 approvato in testo unificato dalla Camera dei deputati (T.U. con C.1647, C.1826, C.1873)
onn. Gallinella Filippo, Gagnarli Chiara
Disposizioni in materia di utilizzo dei defribillatori semiautomatici e automatici in ambiente extraospedaliero (1441)
(presentato in data 31/07/2019)
C.181 approvato in testo unificato dalla Camera dei deputati (T.U. con C.1034, C.1188, C.1593, C.1710, C.1749, C.1836, C.1839).
Governo, trasmissione di documenti
Il Ministro dell'economia e delle finanze, con lettera in data 24 luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 9, comma 11, del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2015, n. 125, la relazione sulle erogazioni effettuate in favore dei policlinici universitari gestiti direttamente da università non statali e dell'Ospedale pediatrico Bambin Gesù, aggiornata al mese di giugno 2019.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a e alla 12a Commissione permanente (Doc. CLXVII, n. 2).
Autorità garante della concorrenza e del mercato, trasmissione di atti. Deferimento
Il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 23 luglio 2019, ha inviato, ai sensi dell'articolo 22 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, un parere in merito al processo di liberalizzazione dei servizi di notificazione a mezzo posta di atti giudiziari e comunicazioni connesse (legge 20 novembre 1982, n. 890) e di violazioni del Codice della strada (articolo 201 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285).
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a e alla 8a Commissione permanente (Atto n. 293).
Autorità nazionale anticorruzione, trasmissione di atti. Deferimento
Il Presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, con lettera in data 25 luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, lettera f), della legge 6 novembre 2012, n. 190, una segnalazione concernente gli esiti dell'indagine conoscitiva sui concessionari autostradali che hanno realizzato una percentuale di investimenti inferiori al 90% di quelli previsti, come risultante dai dati contenuti nella relazione 2016 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sulle "Attività nel settore autostradale in concessione".
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente (Atto n. 294).
Il Presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, con lettera in data 25 luglio 2019, ha trasmesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, lettera f), della legge 6 novembre 2012, n. 190, una segnalazione concernente l'applicazione della normativa di prevenzione della corruzione e sulla trasparenza alle università non statali legalmente riconosciute.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a e alla 7a Commissione permanente (Atto n. 295).
Corte costituzionale, trasmissione di sentenze. Deferimento
La Corte costituzionale ha trasmesso, a norma dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, le seguenti sentenze, che sono deferite, ai sensi dell'articolo 139, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla 1a Commissione permanente:
sentenza n. 169 del 5 giugno 2019, depositata il 10 luglio 2019. La Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 2, comma2-quinquies, lettera e), della legge 24 marzo 2001, n. 89 (Previsione di equa riparazione in caso di violazione del termine ragionevole del processo e modifica dell'articolo 375 del codice di procedura civile), nel testo introdotto dall'articolo 55, comma 1, lettera a), n. 21, del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83 (Misure urgenti per la crescita del Paese), convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 134 (Doc. VII, n. 54) - alla 2a Commissione permanente;
sentenza n. 187 del 22 maggio 2019, depositata il 18 luglio 2019. La Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 58-quater, commi 1, 2, e 3, della legge 26 luglio 1975, n. 354 (Norme sull'ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà), nella parte in cui detti commi, nel loro combinato disposto, prevedono che non possa essere concessa, per la durata di tre anni, la detenzione domiciliare speciale, prevista dall'articolo 47-quinquies della stessa legge n. 354 del 1975, al condannato nei cui confronti è stata disposta la revoca di una delle misure indicate nel comma 2 dello stesso articolo 58-quater, e in via consequenziale, ai sensi dell'articolo 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale), l'illegittimità costituzionale dell'articolo 58-quater, commi 1, 2 e 3, della legge n. 354 del 1975, nella parte in cui detti commi, nel loro combinato disposto, prevedono che non possa essere concessa, per la durata di tre anni, la detenzione domiciliare, prevista dall'articolo 47-ter, comma 1, lettere a) e b), della stessa legge n. 354 del 1975, al condannato nei cui confronti è stata disposta la revoca di una delle misure indicate al comma 2 dello stesso articolo 58-quater, sempre che non sussista un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti (Doc. VII, n. 55) - alla 2a Commissione permanente;
sentenza n. 195 del 20 giugno 2019, depositata il 24 luglio 2019. La Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 21-bis, comma 2, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113 (Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata), convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, nella parte in cui prevede "sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali", anziché "sentita la Conferenza unificata Stato-regioni, città e autonomie locali"; dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 28, comma 1, del decreto-legge n. 113 del 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 132 del 2018 (Doc. VII, n. 56) - alla 2a Commissione permanente.
Mozioni, apposizione di nuove firme
I senatori Croatti, Licheri e Sileri hanno aggiunto la propria firma alla mozione 1-00152 del senatore Patuanelli ed altri.
Il senatore Rampi ha aggiunto la propria firma alla mozione 1-00153 del senatore Marcucci ed altri.
Interrogazioni, apposizione di nuove firme
Le senatrici Gallicchio, Taverna e Vanin hanno aggiunto la propria firma all'interrogazione 3-01080 della senatrice Floridia ed altri.
I senatori Campagna, La Mura e Mautone hanno aggiunto la propria firma all'interrogazione 3-01081 del senatore Puglia ed altri.
Mozioni
CIRIANI, BALBONI, BERTACCO, CALANDRINI, DE BERTOLDI, FAZZOLARI, GARNERO SANTANCHE', IANNONE, LA PIETRA, LA RUSSA, MAFFONI, NASTRI, PETRENGA, RAUTI, RUSPANDINI, TOTARO, URSO, ZAFFINI - Il Senato,
premesso che:
negli scorsi giorni, il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha comunicato a mezzo stampa (e successivamente confermato nel corso del "question time" svoltosi il 24 luglio 2019 alla Camera dei deputati), la posizione del Governo italiano riguardo alla realizzazione del nuovo asse ferroviario ad alta velocità (Tav) tra Italia e Francia, e, più nello specifico, tra Torino e Lione;
il Presidente del Consiglio, in particolare, ha confermato l'intenzione del Governo di dare prosecuzione alla realizzazione dell'opera, alla luce di ulteriori elementi oggettivi sopravvenuti in seguito alle recenti interlocuzioni con i partner francesi e con le istituzioni europee;
interlocuzioni che, come riferito dal Presidente del Consiglio dei ministri, avrebbero determinato un significativo mutamento di scenario, con l'emersione di nuovi e ulteriori elementi di vantaggio connessi alla realizzazione e completamento dell'opera, con particolare riferimento alla disponibilità di incrementare sensibilmente la quota di cofinanziamento della tratta transfrontaliera (dal 40 per cento al 55 per cento) e alla possibilità per il nostro Paese di beneficiare anche di un ulteriore contributo pari al 50 per cento;
le reti di trasporto transeuropee (in acronimo Ten-T, dall'inglese transeuropean networks-transport) sono un insieme di infrastrutture di trasporto integrate, previste per sostenere il mercato unico, garantire la libera circolazione delle merci e delle persone e rafforzare la crescita, l'occupazione e la competitività dell'Unione europea;
la revisione della mappa Ten-T avviata nel 2009 ha condotto ad un nuovo quadro legislativo, entrato in vigore dal 1° gennaio 2014, che definisce lo sviluppo della politica dei trasporti fino al 2030-2050, costituito dagli orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti di cui al regolamento (UE) n. 1315/2013 e il Connecting Europe facility (CEF) di cui al regolamento (UE) n. 1316/2013;
i nuovi orientamenti dell'Unione europea per lo sviluppo della rete Ten-T prevedono la creazione di una rete articolata in due livelli: una rete globale (da realizzare entro il 2050), che mira a garantire la piena copertura del territorio dell'Unione e l'accessibilità a tutte le regioni, e una rete centrale a livello europeo (da realizzare entro il 2030) basata su un "approccio per corridoi", che dovranno includere almeno tre modalità differenti di trasporto, attraversare almeno tre Stati membri e prevedere l'accesso ai porti marittimi;
la rete centrale è articolata in 9 corridoi principali, 4 dei quali interessano l'Italia: il corridoio mediterraneo che attraversa il Nord Italia da ovest ad est, congiungendo Torino, Milano, Verona, Venezia, Trieste, Bologna e Ravenna; il corridoio Reno-Alpi che passa per i valichi di Domodossola e Chiasso e giunge al porto di Genova; il corridoio Baltico-Adriatico, che collega l'Austria e la Slovenia ai porti del nord Adriatico di Trieste, Venezia e Ravenna, passando per Udine, Padova e Bologna; il corridoio scandinavo-mediterraneo, che parte dal valico del Brennero e collega Trento, Verona, Bologna, Firenze, Livorno e Roma, con i principali centri urbani del Sud come Napoli, Bari, Catanzaro, Messina e Palermo;
tali corridoi comprendono: 9 nodi urbani (Roma, Bologna, Cagliari, Genova, Milano, Napoli, Torino, Venezia e Palermo); 11 aeroporti della rete centrale (Milano Linate, Milano Malpensa, Roma Fiumicino, Bergamo Orio al Serio, Bologna Borgo Panigale, Cagliari Elmas, Genova Sestri, Napoli Capodichino, Palermo Punta Raisi, Torino Caselle e Venezia Tessera); 14 porti marittimi della rete centrale (Ancona, Augusta, Bari, Cagliari, Genova, Gioia Tauro, La Spezia, Livorno, Napoli, Palermo, Ravenna, Taranto, Trieste e Venezia); 5 porti fluviali (Cremona, Mantova, Ravenna, Trieste e Venezia) e 15 interporti: Jesi (Ancona), Marcianise (Caserta), Nola (Napoli), Bologna, Cervignano (Udine), Pomezia nodo di Roma, Vado (Genova), Milano smistamento, Novara, Orbassano (Torino), Bari, Prato, Guasticce (Livorno), Padova, Verona;
il completamento delle infrastrutture di collegamento risulta essenziale per ridurre il deficit infrastrutturale italiano, sostenere la competitività delle imprese italiane e favorire una maggiore integrazione tra Nord e Sud del Paese, nonché per garantire l'integrazione dell'Italia nello sviluppo europeo;
oggi la priorità a livello europeo è quella di garantire la continuità dei corridoi, realizzando i collegamenti mancanti, assicurando connessioni tra le differenti modalità di trasporto ed eliminando i "colli di bottiglia" esistenti;
il nuovo asse ferroviario ad alta velocità (Tav) tra Italia e Francia, e, più nello specifico, tra Torino e Lione, rientra nel corridoio mediterraneo;
i principali obiettivi dei promotori della Tav sono sia di tipo economico, per rendere più competitivo il treno per il trasporto di persone e merci, sia di carattere ambientale, per ridurre il numero di tir sulle strade, sia di carattere sociale, per connettere meglio tra loro e valorizzare aree diverse;
secondo un documento della Presidenza del Consiglio dei ministri del 2012, tra i principali vantaggi della Torino-Lione ci sarebbero "il dimezzamento dei tempi di percorrenza dei passeggeri, l'incremento della capacità nel trasporto merci e la riduzione del numero di camion - circa 600.000 in meno - su strada nel delicato ambiente alpino";
nel complesso, degli oltre 42 milioni di tonnellate di merci passate tra Francia e Italia nel 2016, appena il 7,7 per cento (circa 3,3 milioni di tonnellate) è stato trasportato sui treni, e, dove è in progetto la costruzione del tunnel di base, sotto il Moncenisio, circa 10,5 milioni di tonnellate di merci sono circolate su strada (il 78,3 per cento), mentre poco meno di 3 milioni di tonnellate invece hanno attraversato il confine sui binari a bordo dei treni (il 21,7 per cento);
i dati più recenti dicono che ogni anno, tra Italia e Francia, passano circa 3 milioni di mezzi pesanti e, se le previsioni dell'Osservatorio sull'impatto della nuova linea fossero rispettate, dopo 8 anni dalla sua apertura, si assisterebbe a un trasferimento di 20 milioni di tonnellate da strada a rotaia e di 38 milioni dopo 30 anni;
in quella data, se il flusso di merci tra Italia e Francia rimanesse stabile ai valori di oggi, vale a dire intorno ai 40 milioni di tonnellate, potrebbe essere assorbito al 95 per cento dalla ferrovia, determinando una riduzione di circa 3 milioni di camion che attraversano il confine;
per la realizzazione della nuova linea Torino-Lione, il 30 gennaio 2012 l'Italia ha sottoscritto un accordo con la Francia, sottoposto a ratifica parlamentare da entrambi gli Stati (l'Italia con la legge 23 aprile 2014, n. 71);
il 24 febbraio 2015 Francia e Italia hanno sottoscritto un ulteriore accordo per l'avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea, ratificato con la legge 5 gennaio 2017, n. 1;
il progetto definitivo italiano è stato approvato con la delibera del Cipe del 20 febbraio 2015, n. 19; il successivo 2 giugno 2015, anche la Francia ha approvato il proprio progetto;
alla Regione Piemonte, la società "Tunnel euralpin Lyon-Turin" (Telt, promotrice della sezione transfrontaliera) ed il commissario di Governo hanno proposto nel maggio 2017 un protocollo d'intesa per la gestione delle misure compensative connesse all'opera in favore della val di Susa;
lo Stato ha dovuto far fronte alla recrudescenza delle manifestazioni da parte di gruppi e movimenti "No Tav", via via sempre più connotatisi come espressioni dell'antagonismo di sinistra, con una crescente militarizzazione del cantiere della Maddalena di Chiomonte (Torino) ed ingente dispendio di risorse pubbliche per la sicurezza, che, tuttavia, non ha potuto impedire, negli anni, il ripetersi di episodi violenti ai danni delle forze dell'ordine e degli operai al lavoro nel cantiere;
l'Unione europea ha deciso di cofinanziare tale opera nell'ambito del programma CEF, lo strumento finanziario dell'Unione europea diretto a migliorare le reti europee nei settori dei trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni, con un finanziamento, fino all'anno 2019, pari al 40 per cento dell'ammontare delle opere;
il costo del tunnel transfrontaliero originariamente previsto, i cui lavori sarebbero dovuti entrare a pieno regime a inizio 2019, è di 8,6 miliardi di euro (costo certificato da un ente terzo), di cui il 40 per cento, come detto, a carico dell'Unione europea, il 35 per cento a carico dell'Italia (circa 3 miliardi di euro), il 25 per cento della Francia; il costo totale della Torino-Lione a carico dell'Italia, quantificato dalla delibera del Cipe 28 febbraio 2018, è di circa 6 miliardi di euro, di cui circa 3 già disponibili: percentuali che, come sopra specificato e come recentemente riferito dal Presidente del Consiglio dei ministri, dovrebbero essere riviste in senso maggiormente favorevole al nostro Paese nei termini riportati;
talune fonti stimano in 3,4 miliardi di euro il costo per lo Stato italiano del blocco definitivo della Tav, considerando gli oneri per la rescissione dei contratti, gli appalti già avviati, il ripristino degli scavi e le penali;
la mancata realizzazione imporrebbe, infatti, la messa in sicurezza degli oltre 26 chilometri già scavati e l'adeguamento del tracciato del Fréjus;
il "no" alla Tav obbligherebbe a gestire circa 3 milioni e mezzo di tir che attraversano la pianura Padana, con 44,1 milioni di tonnellate di merci che continuerebbero a essere trasportate verso la Francia su gomma;
un blocco unilaterale dei lavori sulla Torino-Lione non esclude la possibilità di una messa in mora dell'Italia, che potrebbe vedersi privata per un periodo di 5 anni dei finanziamenti europei sulle altre opere transfrontaliere non ancora in fase avanzata;
l'interruzione dei lavori sulla Torino-Lione avrebbe, quindi, una ricaduta negativa sulla realizzazione di tutte le infrastrutture di cui l'Italia ha bisogno, impedendo lo sviluppo del territorio e peggiorando una situazione già critica che vede la nostra nazione arretrata rispetto ad altri Stati europei dove gli investimenti sono superiori;
l'Italia sarebbe tagliata fuori dalle vie dello sviluppo europee, a vantaggio di vie di collegamento a nord delle Alpi, e, analogamente, i porti di Trieste e Genova sarebbero a rischio di veder deperire i loro traffici, perdendo l'occasione di un collegamento vitale con i mercati dell'Europa centro-settentrionale;
il coordinatore della commissione ministeriale per l'analisi del rapporto tra costi e benefici, professor Marco Ponti, ha consegnato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la relazione della commissione, evidenziando a stretto giro come il lavoro svolto debba considerarsi parziale ed incompleto;
il Ministro ha dichiarato che l'analisi consegnata dal professor Ponti deve intendersi come una bozza che necessita di ulteriori approfondimenti;
il commissario di Governo per la Tav Torino-Lione, architetto Paolo Foietta, in audizione presso la IX Commissione (Trasporti, poste e telecomunicazioni) della Camera dei deputati il 16 gennaio 2019, ha dichiarato di sentirsi "in una situazione surreale ed imbarazzante" perché per mesi dopo le elezioni del 4 marzo 2018 ha cercato di interloquire con il Governo senza alcun successo, aggiungendo di aver interloquito con il professor Ponti soltanto in occasione di dibattiti pubblici, ma mai in audizione presso la commissione per l'analisi del rapporto tra costi e benefici;
dall'audizione dell'architetto Foietta sono emersi ulteriori elementi tecnici a supporto della necessità di concludere l'opera nei tempi previsti, sbloccando definitivamente i cantieri e dando attuazione agli investimenti programmati e concordati;
le incertezze governative sul destino dell'opera hanno portato alla nascita di un vasto movimento di opinione, composto dalle categorie economiche maggiormente rappresentative a livello piemontese e nazionale, nonché da numerosi amministratori locali, che hanno manifestato a più riprese il massimo sostegno alla realizzazione dell'opera;
la Tav rientra in un accordo internazionale tra Italia e Francia, ratificato dai rispettivi Parlamenti nazionali, e una rinuncia all'opera o una sua modifica sostanziale devono essere sottoposte a nuova approvazione parlamentare,
impegna il Governo:
1) a garantire un'effettiva e decisa attuazione dell'indirizzo politico recentemente espresso ed adottare tutte le iniziative necessarie a favorire una realizzazione dell'infrastruttura senza ulteriore indugio o ritardo;
2) ad adottare ogni iniziativa necessaria a scongiurare che l'Italia incorra in inevitabili effetti penalizzanti e dannosi, che deriverebbero sia dall'emergere di profili di responsabilità contrattuale per inadempimento o ulteriori ritardi esecutivi rispetto agli impegni assunti, sia dalla mancata realizzazione di un'opera infrastrutturale strategica per lo sviluppo economico nazionale.
(1-00157)
RIZZOTTI, GIAMMANCO, CAUSIN, AIMI, PAPATHEU, GALLONE, TOFFANIN, STABILE, BERARDI, BINETTI, MODENA - Il Senato,
premesso che:
la depressione maggiore è un disturbo psichiatrico ampiamente diffuso nella popolazione italiana e in continua crescita, risultando tra una delle principali cause di invalidità temporanea e permanente in tutte le popolazioni mondiali. La depressione secondo l'Organizzazione mondiale della sanità è classificata oggi come la prima causa di disabilità: in Europa si stima che più di 35 milioni di cittadini, in tutte le fasce di età, vivano con questa problematica di salute mentale, e in Italia questa patologia ha una prevalenza di circa il 5,5 per cento della popolazione, ovvero circa 3,5 milioni di pazienti, cifra destinata ad aumentare;
la depressione si manifesta tipicamente nella seconda e terza decade di vita con un picco nella decade successiva, dunque nel periodo più florido e produttivo della vita;
le donne sono particolarmente esposte alla depressione direttamente e come caregiver. Il rapporto tra donna e uomo è pari a 2 a uno;
la depressione comporta una compromissione del funzionamento personale e sociale associata a sintomi cognitivi, comportamentali, somatici e affettivi;
l'impatto sulla qualità di vita è drammatico per il paziente, ma anche per la famiglia, poiché corrode il funzionamento individuale e sociale della persona;
la depressione ha un impatto socioeconomico pesantissimo: l'assenza dal lavoro e la scarsa produttività sono correlate alla gravità della malattia e i costi diretti (per farmaci, interventi psicoterapici, visite specialistiche, eccetera) incidono in minima parte;
considerato che:
sulla depressione, così come sulla malattia mentale in generale, grava ancora oggi una pesantissima stigmatizzazione fondata su stereotipi e luoghi comuni;
solo il 50 per cento dei soggetti affetti da depressione ricevono adeguata diagnosi e cura in tempi però ancora troppo lunghi (circa due anni);
la depressione presenta spesso nel suo decorso naturale episodi di ricaduta sintomatologica, che peggiorano l'esito prognostico a lungo termine della malattia;
è stato istituito un tavolo tecnico sulla salute mentale presso il Ministero della salute nel mese di gennaio 2019;
nel mese di aprile 2019, alla Camera dei deputati, è stato presentato a cura di fondazione "Onda" un manifesto "Depressione sfida del secolo", patrocinato dalla Società italiana di psichiatria e dalla Società italiana di neuropsicofarmacologia, da Progetto Itaca e Cittadinanzattiva alla presenza di parlamentari di Senato e Camera di tutti gli schieramenti,
impegna il Governo:
1) a sensibilizzare la popolazione sulla depressione come patologia curabile al fine di combattere lo stigma;
2) a potenziare la ricerca al fine di individuare le cure o le combinazioni di trattamento più efficaci e innovative;
3) ad attivare campagne di prevenzione e screening di comprovata validità scientifica che riducano i tempi di attesa per arrivare alla diagnosi di depressione;
4) a potenziare la rete dei servizi sanitari dedicati alla salute mentale, territoriali e della medicina generale e specialistica;
5) a facilitare l'accesso alle cure su tutto il territorio italiano;
6) a promuovere le azioni necessarie per attivare un piano nazionale di lotta alla depressione che evidenzi i bisogni e gli strumenti con il coinvolgimento di tutti gli interlocutori: specialisti, psichiatri, neuropsichiatri, psicologi, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, e anche insegnanti e famiglie, nonché associazioni di pazienti.
(1-00158)
Interpellanze
ABATE, MORRA, CROATTI, FENU, EVANGELISTA, ROMAGNOLI, PELLEGRINI Marco, PISANI Giuseppe, MARINELLO, GALLICCHIO, LANZI, DE LUCIA, RICCARDI, GRANATO, CORRADO, FERRARA, RICCIARDI, ORTOLANI, L'ABBATE, QUARTO, VACCARO, PESCO, DI NICOLA, AUDDINO, DI MICCO, CRUCIOLI, URRARO, CAMPAGNA, CATALFO, MATRISCIANO, GIARRUSSO, TRENTACOSTE, GRASSI, PERILLI, PIRRO, GARRUTI, SILERI, DI PIAZZA, DI MARZIO, GUIDOLIN, PRESUTTO, MORONESE, FEDE, ACCOTO, PARAGONE, D'ANGELO, LEONE, AGOSTINELLI, NATURALE, FATTORI, CORBETTA, MANTOVANI - Ai Ministri della giustizia e dell'interno. - Premesso che:
il procuratore della Repubblica di Castrovillari Facciolla, nei giorni scorsi, aveva denunciato la carenza di organico che vivono sia il Tribunale che la stessa Procura di Castrovillari;
nel corso della conferenza stampa dell'operazione "Fangorn", che ha portato pochi giorni fa al fermo di 15 persone che gestivano il taglio illegale e la vendita di legname dall'area SIC "foreste rossanesi" arrivando a gesti di estorsione, incendi e intimidazioni, è emerso che sono stati già chiamati in causa i livelli superiori della giustizia per i quali le esigenze di "questo territorio sembrano passare quasi inosservate", come riportato da "abmreport" il 19 luglio 2019;
dalle parole del procuratore, riportate dai media "ildispaccio", "abmreport", "quotidianodelsud" e dalle agenzie di stampa Ansa e Agi, è emerso che gli uffici giudiziari sono "a livello di chiusura" al limite di mettere a rischio il "diritto di assicurare ai cittadini a credere nella giustizia". C'è bisogno di "investimenti seri e concreti sia per le forze dell'ordine che sono poche e oberate di lavoro" sia per gli uffici di procura dove manca il personale amministrativo;
ad oggi, sempre secondo quanto emerso nell'intervista, il "Tribunale è senza magistrati per assicurare sia l'attività del gip che del tribunale": una situazione incresciosa che non riesce a garantire la "risposta" in termini di giustizia "che merita il territorio in termini di gestione della giurisdizione" ("abmreport");
si legge ancora che, per citare i casi limite, il procuratore ha raccontato come il suo collega Primicerio sia stato costretto "a dormire in caserma con i Carabinieri" per evitare costosi e lunghi spostamenti del personale investigativo dalla Procura ai luoghi di riferimento delle indagini, segno evidente degli "sforzi e impegni del mio ufficio, dei collaboratori diretti e della polizia giudiziaria". Ma tutto questa emergenza "sembra non interessare a nessuno", ha concluso Facciolla assicurando che la Procura continuerà, per nella carenza operativa, a fare la sua parte per assicurare la giustizia;
in queste ore in contrada Apollinara di Corigliano Rossano (Cosenza) si è consumata una nuova tragedia. Le vittime sono Pietro Greco, sorvegliato speciale, e Francesco Romano, imprenditore incensurato. Il delitto sarebbe stato messo in atto a colpi di kalashnikov e l'arma usata potrebbe essere la firma della 'ndrangheta. I due sono stati uccisi con 40 colpi in un agrumeto della piana di Sibari;
considerato che:
negli ultimi mesi, nella Sibaritide si contano quattro morti (tre ammazzati con kalashnikov e uno ucciso e il corpo buttato nel porto di Corigliano Rossano) e due scomparsi per mano presumibilmente della "lupara bianca", tanto che si può parlare di probabile guerra di mafia;
gli episodi di malaffare continuano ad essere numerosi come documenta la stampa e le risposte dei magistrati e delle forze dell'ordine sono sempre puntuali ma più difficoltose;
ad oggi alla Procura di Castrovillari, in particolare, è assolutamente necessaria l'assegnazione di almeno 15 unità anche in considerazione del decreto 18 aprile 2019 recante "Modalità di assunzione del personale amministrativo non dirigenziale da inquadrare nei ruoli dell'Amministrazione giudiziaria, ai sensi dell'articolo 1, comma 307, lettera a), della legge 30 dicembre 2018, n. 145". Mancano tre funzionari giudiziari; mancano cancellieri e, più, in generale, figure in grado di assicurare l'assistenza ai magistrati; entro il 2021, almeno dieci unità andranno in pensione;
un'eguale carenza contraddistingue anche le forze dell'ordine operanti nella zona. A parere degli interpellanti, lavorare in queste condizioni risulta davvero difficile con il personale negli uffici ridotto all'osso. In un territorio che da qualche mese annovera nel suo comprensorio Corigliano Rossano, la terza città della Calabria per dimensione, e conta circa 300.000 abitanti, bisogna prevedere un aumento delle forze dell'ordine e, soprattutto, del personale nelle Procure e nei Tribunali,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti riportati e se, sulla base degli elementi di valutazione in loro possesso, intendano adottare iniziative di competenza per risolvere al più presto la situazione d'emergenza descritta.
(2-00038p. a.)
Interrogazioni
RIZZOTTI - Al Ministro della salute. - Premesso che:
oltre 30 milioni di donne in tutto il mondo vivono con una protesi al seno, in Italia sono circa 35.000 le donne che si sottopongono a un impianto di protesi mammaria: il 63 per cento con finalità estetiche, il 37 per cento ricostruttive;
alcuni recenti studi internazionali hanno associato però alcune tipologie di queste protesi a una nuova forma tumorale: il cosiddetto ALCL, un linfoma anaplastico a grandi cellule;
anche a seguito degli studi citati, alcuni Stati hanno avviato delle verifiche e lo scorso 17 dicembre l'agenzia regolatrice francese (Ansm) ha disposto il ritiro dal commercio di 13 modelli di protesi chiedendo altresì ad alcune multinazionali, tra cui Allergan, Polytech e Eurosilicone, "di ritirare tutti i lotti attualmente in circolazione, per il pericolo raro, ma grave";
il 30 maggio 2019 è stato il Canada che, seguendo l'esempio di diversi altri Stati, ha bloccato la vendita delle protesi al seno testurizzate, associate all'insorgenza di linfoma anaplastico a grandi cellule, stabilendo che "il rischio potenziale supera i benefici";
in ultimo, lo scorso 24 luglio la Food and drug administration statunitense (Fda) ha chiesto alla multinazionale Allergan di ritirare alcuni modelli delle sue protesi al seno testurizzate dal mercato interno in relazione al rischio di linfoma anaplastico a grandi cellule. In seguito alle richieste dell'agenzia, Allergan ha notificato il ritiro da tutti i mercati globali delle protesi della linea "Biocell" e degli espansori tissutali "Natrelle", utilizzati in chirurgia prima dell'impianto definivo. Fda ha inoltre diffuso delle linee guida, invitando chi ha questi impianti a rivolgersi al proprio medico in caso di gonfiori o dolori persistenti, ma a non chiedere rimozioni in assenza di sintomi;
in Italia, alla luce delle decisioni espresse dalle autorità sanitarie francesi, il Ministero della salute ha chiesto un parere urgente al Consiglio superiore di sanità, che si è espresso il 7 maggio 2019, dichiarando che "non si ravvedono motivazioni sufficienti per raccomandare il ritiro dalla disponibilità commerciale delle protesi testurizzate e non si pone indicazione alla rimozione della protesi liscia o testurizzata in assenza di sospetto clinico" di linfoma anaplastico a grandi cellule;
successivamente il Ministero, in una circolare destinata alle Regioni, si è limitato a raccomandare di "implementare una più efficace rete di informazione, prevenzione e controllo, affinché i pazienti siano informati su tutti gli aspetti che riguardano l'impianto delle protesi", sottolineando inoltre "lo sforzo per mettere a disposizione di tutti gli operati il registro nazionale di patologia" e "l'importanza di effettuare regolari controlli";
dopo il ritiro dal mercato mondiale delle protesi al seno ruvide Allergan per l'aumento del rischio di alcuni tumori rari, il Ministero della salute ha ribadito alcune raccomandazioni a partire dall'importanza "per tutte le pazienti con qualsiasi tipo di protesi mammarie (sia a superficie liscia, che micro/macrotesturizzata o ricoperta in poliuretano) e fabbricata da qualsiasi ditta produttrice, di effettuare i regolari controlli clinici di follow-up indicati dal proprio chirurgo e indicati con cadenza modulabile in base alla valutazione clinica del singolo soggetto";
preme ribadire che l'Italia è stata il primo Paese ad introdurre nella normativa nazionale, nel lontano 2012, attraverso l'approvazione della legge n. 86, un registro nazionale e dei registri regionali degli impianti protesici mammari, che sembrerebbe essere stato attivato solo lo scorso 25 marzo,
si chiede di sapere:
quali siano i tempi previsti per la piena operatività del registro, così come stabilito dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 marzo 2017;
quali iniziative abbia intrapreso il Ministro in indirizzo per informare le donne a cui sia stata impiantata al seno una protesi testurizzata della multinazionale Allergan circa i controlli medici da fare;
quali iniziative abbia intrapreso per diffondere le raccomandazioni del Consiglio superiore della sanità in merito agli impianti di protesi testurizzate e protesi lisce;
quali siano le motivazioni che hanno spinto il Consiglio superiore di sanità lo scorso 7 maggio a ravvisare la necessità per l'Italia di dotarsi di un registro nazionale, se lo stesso registro dovrebbe essere operativo dal marzo 2019;
quale sia lo stato dell'arte dell'istituzione dei registri nazionali sui dispositivi medici impiantabili, alla luce degli obblighi sulla loro tracciabilità raccomandata dal regolamento (UE) n. 2017/745, che è già in vigore e che dovrà essere completamente applicato entro il 26 maggio 2020;
quali siano gli obiettivi raggiunti tra quelli elencati nel documento sulla nuova governance dei dispositivi medici presentato a marzo e quali azioni concrete siano state messe in campo a tal fine.
(3-01100)
D'ARIENZO, SEGRE, VERDUCCI, STEFANO, BOLDRINI, BELLANOVA, GARAVINI, MAGORNO, COMINCINI, CUCCA, NANNICINI, VALENTE, SBROLLINI, TARICCO, CIRINNA', MARGIOTTA, BITI, FERRAZZI, PATRIARCA, ALFIERI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale serie generale n. 165 del 16 luglio 2019 il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 28 giugno 2019 con l'elenco dei beni immobili di proprietà dello Stato, non utilizzati per finalità istituzionali, proposti dall'Agenzia del demanio nel piano di cessioni di immobili pubblici, di cui all'art. 1, comma 422, della legge di bilancio per il 2019 (di cui alla legge n. 145 del 2018);
tra gli immobili pubblici che l'Agenzia del demanio ha inserito nel piano straordinario di dismissioni nel biennio 2019-2021, è previsto anche il casolare campo di concentramento di Montorio identificato con la sigla n. 416 DAT "La Colombara" (scheda VRB0724), edificato nelle campagne di Montorio, frazione di Verona. "La Colombara" è stato un campo di concentramento provinciale, istituito nel territorio della Repubblica di Salò con l'ordinanza di polizia del 30 novembre 1943, n. 5, firmata dal ministro Buffarini Guidi ed inviata a tutti i capi delle province della RSI;
come è emerso da una puntuale ricerca storica realizzata dagli autori del libro "26 Aprile. Una lunga scia di sangue tra Montorio, Ferrazze e San Martino Buon Albergo", a cura di Roberto Rubele, Cristian Albrigi e Gabriele Alloro, l'immobile DAT "La Colombara" (DAT, difesa antiaerea territoriale), nel 1944, nel pieno della seconda guerra mondiale, fu utilizzato come campo di raccolta e concentramento di cittadini ebrei rastrellati nella città di Roma, prima del trasporto a Fossoli e poi del lungo viaggio verso Auschwitz;
della presenza del campo di concentramento sono prova anche i documenti dell'archivio di Stato di Verona, ovvero lettere e foto dei detenuti, una videointervista ad un sopravvissuto alla "Shoah" recluso nell'edificio e interviste a testimoni oculari, che ricordano la presenza di uomini, donne e bambini, rinchiusi nel casolare; altri dettagli storici del campo di concentramento veronese sono reperibili sul sito internet dell'Aned (Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti);
la ricerca storica e l'interesse dimostrato da più enti e realtà del territorio, in primis l'Associazione di promozione sociale montorioveronese, che ha formulato domanda all'Agenzia del demanio di gestire l'edifico e tenerlo in ordine per farne un luogo della memoria della Shoah visitabile da tutti, è un intento più che lodevole che verrebbe disconosciuto dal Governo, se il bene DAT "La Colombara", campo di concentramento di Montorio, fosse venduto;
dalla stampa si apprende che anche il Comune di Verona sta cercando una soluzione per ottenere l'immobile a titolo gratuito, con la finalità di salvare un pezzo di storia e farne luogo di memoria della Shoah;
questo edificio è importante per il suo significato storico, visto che è stato un centro di detenzione per la deportazione degli ebrei e per questo ha senso e forte valore storico che "La Colombara" resti al territorio con funzione sociale e di memoria della Shoah;
si ritiene, quindi, sbagliata la decisione di alienare l'edificio, perché offende la memoria dei deportati e la storia del nostro Paese e perché in questo particolare momento storico la destinazione pubblica del bene assumerebbe un'importante valenza culturale,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di eventuali rilievi effettuati da parte della Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per verificare i possibili vincoli esistenti o applicabili al DAT "La Colombara", al fine della salvaguardia del sito e, in caso contrario, se non ritenga necessario che siano effettuati;
se ritenga che sia possibile esprimere il diritto di prelazione sui beni demaniali da parte degli enti pubblici;
se ritenga di avviare ogni altra azione al fine di consentire comunque l'acquisizione al patrimonio comunale a titolo gratuito del sito.
(3-01101)
GARAVINI, D'ALFONSO, GRIMANI, GIACOBBE - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:
l'Agenzia delle entrate nella sua risposta all'interpello n. 270 del 18 luglio 2019 riporta che un giovane connazionale con doppia cittadinanza italiana e inglese ha presentato il 18 gennaio 2018 la richiesta di iscrizione all'AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all'estero) al consolato generale d'Italia a Londra perché dal 22 gennaio 2018 per motivi di lavoro si è trasferito in Gran Bretagna;
il connazionale già dal mese di ottobre 2017 non aveva più rapporti di lavoro in Italia né come lavoratore dipendente né occasionale e ha chiesto di essere considerato per tutto il 2018 residente fiscalmente solo nel Regno Unito in relazione all'Irpef, alle relative addizionali comunali e regionali, all'IMU e all'IVIE, in quanto in tale Paese ha il proprio centro degli interessi vitali, ossia le relazioni personali, visto che i suoi genitori risiedono nel Regno Unito, ed economiche, visto che vi lavora;
tuttavia, nonostante il connazionale avesse presentato la domanda di iscrizione all'AIRE nel gennaio 2018, l'iscrizione si è perfezionata ufficialmente solo nel luglio dello stesso anno, e cioè con ben sei mesi di ritardo, a causa di ritardi imputabili a problemi di funzionamento del consolato italiano di Londra;
a causa della tardiva ufficializzazione dell'iscrizione all'AIRE e la conseguente tardiva cancellazione del nostro connazionale dalla anagrafe della popolazione residente (APR) in Italia, l'Agenzia delle entrate ha fatto decorrere l'iscrizione all'AIRE dal 4 luglio 2018 decretando così la sua residenza fiscale in Italia per tutto il 2018 (iscrizione presso le anagrafi della popolazione residente per più di 183 giorni) con l'obbligo di dichiarare in Italia tutti i redditi percepiti (principio della Worldwide taxation), ai fini Irpef e relative addizionali e comunali, nonché ai fini IVIE per l'immobile posseduto nel Regno Unito;
contro la decisione dell'Agenzia delle entrate il connazionale ha presentato istanza di interpello sostenendo innanzitutto di aver presentato tempestivamente la domanda di iscrizione all'AIRE ed allegando le buste paga da dove si evince il pagamento delle imposte nel Regno Unito per tutto il 2018 e chiedendo quindi di essere considerato fiscalmente residente nel Regno Unito nel 2018 visto che la tardiva iscrizione è imputabile solo a problemi di funzionamento del consolato italiano di Londra;
nella sua risposta all'interpello del nostro connazionale (n. 270 del 18 luglio 2019) l'Agenzia delle entrate ribadisce che dalle informazioni consultabili nell'anagrafe tributaria sulla base dei dati desunti dall'AIRE, istituita presso il competente Ministero dell'interno ai sensi dell'art. 1 della legge n. 470 del 1988, il connazionale deve essere identificato come soggetto residente in Italia in quanto risulta iscritto all'AIRE dal 4 luglio 2018 e cioè dalla data in cui l'ufficiale di anagrafe in Italia ha ricevuto e registrato la comunicazione del consolato;
ne consegue, secondo l'Agenzia delle entrate, che il connazionale in relazione all'annualità 2018 essendo un soggetto residente in Italia, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi (di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 e successive modificazioni), è tenuto a dichiarare all'amministrazione finanziaria italiana tutti i redditi percepiti, ovunque siano stati prodotti, ai fini dell'applicazione dell'Irpef e delle relative addizionali comunale e regionale, dell'IMU e dell'IVIE,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga congruo e logico chiedere all'Agenzia delle entrate una revisione della decisione espressa nella risposta all'interpello 18 luglio 2019, n. 270, al fine di considerare il connazionale fiscalmente residente nel Regno Unito a partire dal gennaio 2018;
se non ritenga sufficientemente idonei per stabilire l'effettiva residenza fiscale i presupposti addotti dal connazionale individuabili nella documentazione presentata relativa al suo rapporto di lavoro iniziato nel gennaio 2018 nel Regno Unito e soprattutto la data della sua richiesta di iscrizione all'AIRE, presentata al consolato generale d'Italia di Londra in data 18 gennaio 2018 che dimostrano un reale e duraturo collegamento con lo Stato di immigrazione;
se non ritenga che la tardiva iscrizione all'AIRE e la conseguente cancellazione dall'APR sia esclusivamente imputabile alla mancata funzionalità del consolato italiano a Londra.
(3-01102)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
LONARDO - Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:
la SAMTE (Sannio Ambiente e Territorio) è una società interamente partecipata dalla Provincia di Benevento, delegata all'attività di gestione dei rifiuti urbani;
a causa dell'incendio che si è sviluppato nella giornata del 23 agosto 2018 nella sede dello Stir di Casalduni (Benevento), la società SAMTE ha presentato in data 5 settembre 2018 una richiesta di cassa integrazione guadagni ordinaria (CIGO) per un periodo di 13 settimane, a partire dal 23 agosto 2018 e fino al 17 novembre 2018 per una punta massima di 43 dipendenti su un organico di 54;
in data 26 novembre 2018, la società ha presentato una richiesta di proroga della stessa procedura per un periodo di ulteriori 13 settimane, a partire dal 19 novembre 2018 e fino al 16 febbraio 2019 per la stessa unità operativa;
con i decreti n. 11050058483 del 21 novembre 2018 e n. 110050058810 del 1° febbraio 2019 le richieste di CIGO sono state approvate della sede INPS di Benevento;
in data 25 febbraio 2019, a causa di una forte diminuzione di fatturato, determinata dal fermo dello stabilimento di Casalduni per le conseguenze dell'incendio, l'azienda si è vista costretta a richiedere una procedura CIGO per carenze di commesse, per l'intero organico aziendale, composto da 53 dipendenti, a partire dal 18 febbraio 2019 e fino a tutto il 18 maggio 2019;
tale procedura è in attesa di approvazione da parte della sede INPS di Benevento;
in data 31 maggio 2019, persistendo lo stato di crisi aziendale (determinato dal fermo dello stabilimento di Casalduni per le conseguenze dell'incendio), l'azienda si è vista costretta a richiedere una proroga della procedura CIGO, continuando ad interessare l'intero organico aziendale, composto da 52 dipendenti a partire dal 20 maggio 2019 e fino a tutto il 17 agosto 2019;
tale procedura è in attesa di approvazione da parte delle sede INPS di Benevento;
alla data odierna, una parte dello stabilimento dello Stir di Casalduni, già dissequestrata ad ottobre 2018, è oggetto di sola vigilanza antincendio a seguito delle prescrizioni dei Vigili del fuoco, ma ancora non viene svolto l'intero ciclo lavorativo previsto per l'impianto, cioè l'attivazione di lavorazione e smaltimento dei rifiuti sversati;
l'azienda Samte Srl, a causa di tale inattività del principale impianto, ha purtroppo visto il suo fatturato decrescere notevolmente e il bilancio relativo all'anno 2018 ha presentato una notevole perdita;
stante la situazione di inattività della lavorazione dei rifiuti e, quindi, di diminuzione notevole di fatturato che da mesi investe l'azienda, si è creata una crisi di liquidità e finanziaria, a causa della quale la SAMTE non può far fronte agli impegni assunti nei confronti di tutto l'organico aziendale;
la società, infatti, non riesce ad oggi a garantire l'impiego completo di tutta la forza lavoro per svolgere l'intero orario lavorativo previsto dal contratto applicato, al fine di salvaguardare l'intera struttura aziendale e non disperdere l'intero organico aziendale nella procedura di cassa integrazione guadagni straordinaria;
la SAMTE Srl ha programmato di intraprendere, insieme alla Provincia di Benevento, che ne detiene il 100 per cento del capitale sociale, a breve, investimenti che prevedono anche un progetto di diversificazione dello Stir, e che avranno inizio non appena saranno terminate le perizie dei consulenti tecnici della Procura della Repubblica vi saranno le coperture finanziarie da parte della Provincia di Benevento;
la SAMTE ha predisposto un piano industriale di rilancio dell'azienda, approvato dal socio unico, Provincia di Benevento, che prevede l'ampliamento e la diversificazione delle attuali lavorazioni, al fine di rispondere all'esigenza di lavorazione di più categorie di rifiuti, soddisfacendo l'esigenza del territorio provinciale e regionale;
è intenzione della SAMTE adibire l'impianto alla lavorazione e allo smaltimento delle ecoballe ''parcheggiate'' da decenni nel territorio regionale;
se non viene prorogata la cassa integrazione guadagni straordinaria scatterà il licenziamento immediato di oltre 30 unità operative,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda intervenire sulla questione;
quale soluzione in particolare ritenga di attivare affinché questi lavoratori non vengano licenziati.
(4-02042)
ACCOTO, PRESUTTO, MATRISCIANO, LEONE, ANGRISANI, GALLICCHIO, DONNO, LUCIDI, LANNUTTI, GAUDIANO, VANIN, MONTEVECCHI, PIRRO, PELLEGRINI Marco, DELL'OLIO, FEDE, CROATTI, RICCARDI, AGOSTINELLI, NATURALE, ROMAGNOLI, TAVERNA, COLTORTI, ORTOLANI, QUARTO, PESCO, GARRUTI, LOMUTI, CASTELLONE, SANTILLO, FERRARA - Al Ministro della salute. - Premesso che:
con decreto 9 ottobre 2013, il Ministero della salute ha approvato il programma presentato dalla Regione Marche per la realizzazione di strutture sanitarie extraospedaliere in vista del superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari, ai sensi dell'articolo 3-ter, comma 2, del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 febbraio 2012, n. 9;
nello specifico, il programma prevedeva la realizzazione di una residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza (REMS) nel comune di Fossombrone (Pesaro e Urbino), con una dotazione di 20 posti letto, per un importo a carico dello Stato di 3.239.335,16 euro;
nelle more della costruzione dell'immobile destinato ad ospitare la REMS di Fossombrone, l'Azienda sanitaria unica regionale (ASUR) delle Marche ha stipulato annualmente, a partire dal 2015, convenzioni con strutture sanitarie private adibite a REMS, secondo i requisiti di legge;
in particolare, dal giugno 2015 all'aprile 2016 è stata individuata la struttura "Serenity House" nel comune di Monte Grimano Terme, con 12 posti letto, gestita dalla società Eagles Srl; dall'aprile 2016 al marzo 2019 è stata utilizzata la struttura "Casa Gemelle" nel comune di Monte Grimano Terme, con 15 posti letto, gestita dalla società Atena Srl;
a partire dal marzo 2019, la REMS provvisoria, con una capienza elevata a 20 posti letto, è insediata presso l'ex casa mandamentale "Le Badesse" nel comune di Macerata Feltria (Pesaro e Urbino), affidata in concessione per la durata di 30 anni dall'Agenzia del demanio alla società Atena Srl, a seguito di bando di gara aggiudicato nel 2016;
nel febbraio 2016 erano stati avviati i lavori per la realizzazione della REMS di Fossombrone, a seguito della gara di appalto indetta dall'ASUR Marche e aggiudicata nel gennaio 2015; tuttavia la struttura è risultata in costruzione in un luogo diverso rispetto a quello indicato nel programma sottoposto all'approvazione del Ministero, e per di più ricade all'interno della fascia di rispetto di 150 metri dalla sponda destra del fiume Metauro, cioè in area paesaggisticamente vincolata ai sensi dell'articolo 142, comma 1, lettera c), del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42;
per tale difformità urbanistica, in seguito ad ordinanza di demolizione del dicembre 2017 da parte del Comune di Fossombrone, si sono interrotti i lavori, seppure in avanzata fase di completamento, ed è in corso un contenzioso legale tra l'amministrazione comunale, l'ASUR e la Regione Marche, che si prospetta di lunga durata e dagli esiti incerti;
nel territorio comunale di Fossombrone insiste già una casa di reclusione con una capienza di 202 detenuti, pertanto si registra un'assoluta contrarietà, da parte della popolazione residente e dell'amministrazione comunale, ad ospitare un'altra struttura di prevenzione e sicurezza come la REMS;
la REMS provvisoria "Le Badesse" di Macerata Feltria offre già la dotazione di posti letto complessivamente programmata per la Regione Marche, pari a quella che avrebbe dovuto contenere la struttura di Fossombrone,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda attivarsi nelle sedi di competenza affinché siano individuate in modo condiviso e messe in atto soluzioni alternative alla realizzazione della REMS a Fossombrone, per esempio attribuendo carattere definitivo alla REMS già operante a Macerata Feltria, che già oggi assolve, seppure in via provvisoria, le esigenze previste per la Regione Marche nel programma di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari.
(4-02043)
BATTISTONI - Ai Ministri della salute e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Premesso che:
per geotermia si intende la disciplina delle scienze della terra che studia l'insieme dei fenomeni naturali coinvolti nella produzione e nel trasferimento di calore proveniente dall'interno della terra;
l'energia geotermica può essere considerata come una forma di energia alternativa e rinnovabile;
dall'inizio del 900 l'Italia sfrutta il calore della terra per produrre energia elettrica tramite la realizzazione di centrali elettriche geotermiche capaci di sfruttare la forza del vapore;
l'Italia ha il merito di aver "scoperto" per prima in Europa l'esistenza del calore geotermico ed è tra i Paesi europei che produce più energia da geotermia (dati dell'Unione geotermica italiana);
è all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri del 31 luglio 2019 l'approvazione del progetto dell'impianto pilota geotermico di Castel Giorgio, in provincia di Terni;
l'impianto, se approvato, preleverà per almeno 25 anni 1.000 tonnellate all'ora di fluido geotermico ad alta temperatura da sotto il bacino del Tevere in Umbria e li scaricherà raffreddati sotto la falda acquifera del comune di Bolsena nel Lazio. Sarà uno scarico abusivo, in quanto non è stato autorizzato né dal Comune di Bolsena, né dalla Regione Lazio. Comporterà rischi di inquinamento con sostanze cancerogene dell'acquifero dal quale viene prelevata acqua per la rete potabile. Con l'inquinamento del lago aumenterà il rischio sismico;
l'impianto ha, quindi, nel suo eventuale sviluppo progettuale, un'incidenza importante nel bacino idrografico del lago di Bolsena, il lago vulcanico più grande d'Europa che fa parte della rete "Natura 2000", il principale strumento della politica dell'Unione europea per la conservazione della biodiversità che ingloba le zone SIC (sito di interesse comunitario) e ZPS (zona di protezione speciale) di cui l'intero bacino fa parte;
considerato che, a quanto risulta all'interrogante:
la relazione tecnica, redatta dalla Direzione regionale del Lazio per le politiche ambientali, confermerebbe che una parte del fluido geotermico accumulato sotto il bacino del lago di Bolsena, spinto dalla pressione di reiniezione, risalirebbe verso la sovrastante falda acquifera, dalla quale viene prelevata l'acqua per uso potabile ed irriguo, con la possibilità di contaminazione con sostanze cancerogene, notoriamente presenti ad elevata concentrazione nei fluidi di geotermici;
potrebbero sorgere eventuali problematiche di natura sanitaria in un territorio che ha una vocazione prevalentemente turistica e agricola e che vive alle dipendenze dirette ed indirette dell'acqua del bacino idrografico del lago;
ci sono state esperienze devastanti in Europa, che hanno portato a spiacevoli conseguenze, come i terremoti di Basilea nel 2004 e quello del San Gallo nel 2013. Per tali avvenimenti il Centro sismico svizzero ha attribuito ufficialmente la responsabilità agli impianti geotermici presenti sul territorio,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano al corrente della situazione;
se risulti che il presidente della commissione di valutazione di impatto ambientale (VIA) del Ministero dello sviluppo economico, ingegner G.M.S., sia stato consulente dell'azienda presentatrice del progetto, la Itw & Lkw Geotermia Italia, ai tempi del rilascio autorizzativo ministeriale;
se ricorra un oggettivo rischio sanitario derivante da un'eventuale perdita di fluido termico nei pressi di quei pozzi di reimmissione previsti sotto la falda acquifera del bacino idrografico del lago di Bolsena.
(4-02044)
DE BONIS - Al Ministro della salute. - Premesso che:
il profondo divario in materia sanitaria e di salute fra Nord e Sud Italia è sempre in crescita;
nelle regioni del Sud è evidenza consolidata la cattiva amministrazione della salute. Esistono centinaia di aziende che hanno performance disastrose, che generano uno scarso prodotto (livelli essenziali di assistenza non assicurati) e bilanci da inorridire;
l'Azienda servizi municipali di Matera e quelle dell'intera Basilicata rientrano in queste considerazioni. Nel totale stallo, che si è determinato prima e dopo le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale della Basilicata, sono state lasciate nel dimenticatoio questioni strategiche per il territorio e, tra queste, quella relativa allo stato della sanità: un tema che va affrontato con estrema urgenza, perché si tratta di tema fondamentale per la tutela della salute dei lucani e per l'intero sistema economico della regione. Basti pensare che la sanità rappresenta circa l'11 per cento del prodotto interno lordo lucano;
le nomine improvvisate dei direttori generali non bastano, servono scelte programmatiche chiare e persone qualificate. Non bastano iniziative effimere, la sanità regionale necessita di personalità di alto profilo per affrontare, con competenza e responsabilità, temi di importanza strategica onde evitare che il sistema sanitario lucano deragli completamente e in maniera irreversibile;
occorre affrontare con immediatezza la questione sanità, tanto più urgente alla luce di atti che, in questo particolare momento, si stanno consumando all'interno della più importante azienda sanitaria regionale. Si sta, di fatto, operando un attacco all'articolo 32 della Costituzione italiana, con la chiusura, presso l'ospedale della capitale della cultura europea 2019, di numerosi reparti;
per esempio, l'A.DI.M. onlus (Associazione diabetici di Matera) in una mobilitazione contesta la mancata pianificazione e organizzazione del percorso per il piede diabetico, che è una severa patologia da trattare non in piccoli plessi ospedalieri distrettuali, ma in ospedali DEA di primo e secondo livello, dotati dei servizi necessari. E intanto l'ospedale di Matera viene ridimensionato;
vista la gravità della situazione, la onlus ha inviato la documentazione riguardante la situazione ospedaliera al Ministro in indirizzo, a cui ha chiesto un intervento ispettivo;
considerato che, a parere dell'interrogante:
la governance sanitaria, in generale, andrebbe programmata e costruita partendo dai dati epidemiologici, verificando sostenibilità e appropriatezza di una programmazione costruita da persone qualificate ed esperte per adempiere la propria missione e soddisfare i bisogni di tutta la popolazione. La salute della popolazione non ha bisogno di "imprenditori sanitari", che pensano di costruire fabbriche con prodotti eccellenti da esportare. Occorre organizzare una buona assistenza integrata tra ospedale e territorio, pensando che in Basilicata ci sono ben 15 ospedali e LEA non assicurati sul territorio;
la scelta del blocco dell'attività libero-professionale per arginare il problema delle liste di attesa, blocco che se fatto tout court, oltre ad essere inutile, rischia anche di ledere il diritto di chi vi opta per libera scelta, è una misura che, se avulsa dagli altri interventi, pure previsti nel piano nazionale per le liste di attesa 2019-2021 e dall'accordo interaziendale di recente sottoscritto dalle strutture sanitarie della regione, non può essere di per sé sufficiente: il mero blocco dell'attività libero-professionale non serve se non accompagnato da altre misure sul governo dell'offerta delle prestazioni, quali, ad esempio, l'estensione e il potenziamento della capacità erogativa attraverso il pieno utilizzo delle capacità produttive delle varie strutture, naturalmente nel rispetto dei vincoli contrattuali;
l'attuale assetto del sistema sanitario regionale, delineato dalla legge regionale n. 2 del 2017, è uno degli elementi che impattano sul governo delle liste di attesa; l'accentramento di risorse del sistema sanitario regionale in funzione ospedalocentrica sta determinando un livellamento verso il basso delle attività ospedaliere, legando il suo futuro sempre più alle attività territoriali e di base mentre i presidi ospedalieri territoriali perdono identità e funzioni;
ecco perché è prioritario per il nuovo Governo regionale rivedere l'intero assetto del sistema sanitario regionale, guardando ad un nuovo equilibrio tra ospedale e servizi sociosanitari nel territorio, organizzando legami forti e strutture intermedie tra ospedali e servizi territoriali;
risorse certe e più personale, questi sono gli elementi necessari per ridare nuovo slancio alla sanità. La dinamica della spesa sanitaria, a livello nazionale, nel corso degli ultimi 15 anni, è stata caratterizzata da un evidente rallentamento della crescita colpendo, in particolare, la spesa per personale dipendente del sistema sanitario nazionale attraverso una sua forte contrazione. Basti pensare che negli ultimi 10 anni la sanità ha perso circa 50.000 unità di personale,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza delle gravi difficoltà in cui versa la sanità lucana;
se non ritenga che il vincolo di spesa per il personale del sistema sanitario nazionale, introdotto nel 2009, sia del tutto illogico, sganciato dall'organizzazione del lavoro e dalle reali esigenze del servizio sanitario che, negli anni, ha portato al depauperamento dei servizi e a carichi di lavoro insopportabili per tanta parte delle lavoratrici e dei lavoratori;
se non sia del parere che lo sblocco, dal 2019, del tetto di spesa per il personale sanitario, ad invarianza di spesa pubblica, sia insufficiente ad affrontare la vera e propria emergenza occupazionale in sanità e che, a tal proposito, occorra scongiurare qualsiasi previsione di taglio dei fondi per consentire al servizio sanitario regionale di garantire con serenità l'erogazione dei LEA, per i quali le aziende sanitarie lucane sono impegnate in un processo di miglioramento qualitativo delle prestazioni;
se non ritenga, per quanto di competenza, di adottare misure per restituire credibilità e affidabilità alla sanità lucana, scongiurando una deriva irreversibile per il sistema sanitario pubblico regionale, già mortificato da anni di tagli a livello nazionale che hanno, di fatto, negato il diritto alla salute e alla cura di tutti i cittadini.
(4-02045)
RAMPI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
secondo l'ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale), con uno studio a cura di Giovanni Carboni sui rifugiati nel continente africano, la quota di immigrazioni, e quindi anche di rifugiati intra-africani, è molto più rilevante di quella che cerca di bussare alle porte dell'Europa. In Africa i rifugiati sono 6,3 milioni. Secondo l'agenzia "Nigrizia" sono 70,8 milioni le persone costrette a lasciare la loro casa per guerre, persecuzioni e conflitti, 2,3 milioni in più rispetto all'anno scorso e il doppio rispetto a 20 anni fa. Il numero più alto mai registrato ogni giorno registra una media di 37.000 persone che si muovono quindi e la cifra complessiva 41,3 milioni sono sfollati e circa 30 milioni di rifugiati richiedenti asilo. I Paesi ricchi ospitano solo il 16 per cento dei rifugiati globali;
i Paesi che ne ospitano il maggior numero sono la Turchia con 3,7 milioni, il Pakistan con 1,4 milioni, l'Uganda con 1,2 milioni e il Sudan con un milione. Si tratta del 19 per cento in più rispetto al 2018. In Africa i rifugiati sono 6,3 milioni rispetto a 6,2 milioni del 2017. L'Etiopia è allo stremo con 3,2 milioni di persone sfollate per conflitti interni e siccità, oltre ad ospitare più di 900.000 rifugiati provenienti principalmente da Sud Sudan, Somalia ed Eritrea;
un nuovo rapporto presentato il 7 luglio da "Oxfam" e "Open Polis" sull'aiuto allo sviluppo intitolato "Aiuto allo sviluppo in caduta. Manca all'appello quasi un miliardo dal Ministero dell'Interno" denuncia il taglio di oltre un quinto degli aiuti nel 2018, secondo gli ultimi dati OCSE. Quasi un miliardo di euro teoricamente stanziato e di competenza del Ministero dell'interno manca all'appello, nonostante le promesse del Governo. L'aiuto pubblico allo sviluppo italiano crolla: un misero 0,24 per cento del reddito nazionale lordo rende impossibile raggiungere lo 0,30 per cento nel 2020, impegno confermato da Luigi Di Maio a metà maggio 2019;
considerato che:
secondo Francesco Petrelli, senior policy officer di Oxfam Italia, dopo anni di aumento costante dal 2012 del volume di aiuto pubblico, nel 2017 l'Italia aveva raggiunto lo stanziamento dello 0,30 per cento in rapporto al PIL;
stando a quanto previsto dal Governo pro tempore Gentiloni nell'approvazione della legge di bilancio per il 2018 (legge n. 205 del 2017), sarebbero dovuti essere erogati 5,02 miliardi di euro, pari allo 0,28 per cento. Tuttavia, i dati OCSE raccontano una storia diversa, cioè che lo stanziamento italiano per gli aiuti allo sviluppo l'anno scorso si è fermato a 4,2 miliardi di euro;
non è noto dove sia finito circa un miliardo di euro destinato all'accoglienza dei migranti. Oltre alle ingenti riduzioni dell'aiuto pubblico a livello di destinazione dei fondi allocati, mancherebbe all'appello un miliardo di euro come differenza tra gli importi destinati per il 2018 al Ministero dell'interno per l'accoglienza migranti e quelli rendicontati dall'OCSE. Il report prodotto da Oxfam e Open Polis pone, quindi, un'importante questione rispetto all'effettivo utilizzo dei fondi destinati al Ministero dell'interno nel 2018 per l'accoglienza migranti;
tenuto conto che:
nonostante il numero degli sbarchi di migranti sulle coste italiane sia calato, tornando nel 2018 sotto il livello del 2012, e confermando un trend generale anche per il 2019, gli stanziamenti al Ministero dell'interno per l'accoglienza nel 2018 sono rimasti alti senza però che i fondi fossero reindirizzati, ad esempio verso la cooperazione allo sviluppo nei Paesi poveri da cui originano i flussi migratori;
non si è registrato nessun miglioramento in termini di accoglienza sul nostro territorio, visti i recenti tagli al sistema di accoglienza che stanno aumentando l'insicurezza per migliaia di richiedenti asilo che si trovano in una situazione di vulnerabilità,
si chiede di sapere:
dove siano stati assegnati i fondi destinati, in origine, al Ministero dell'interno per l'accoglienza dei migranti nel 2018 e per quale motivo non siano stati utilizzati per altri settori della cooperazione, ossia per l'obiettivo per il quale erano stati stanziati;
per quale motivo, alla luce della drastica riduzione del numero di migranti e richiedenti asilo che approdano nel nostro Paese, nella legge di bilancio per il 2019 (legge n. 145 del 2018) si sia comunque deciso di destinare al Ministero dell'interno, in ambito di cooperazione, quasi 1,7 miliardi di euro per l'accoglienza dei immigrati, ovvero una somma di poco inferiore a quanto destinato dalla legge di bilancio per il 2017, quando il fenomeno era di ben altra entità.
(4-02046)
DE PETRIS - Ai Ministri della giustizia e dell'interno. - Premesso che la legge n. 3 del 2019 al comma 14 dell'art. 1 prevede testualmente che "i partiti e i movimenti politici, nonché le liste di cui al comma 11, primo periodo, hanno l'obbligo di pubblicare nel proprio sito internet ovvero per le liste di cui al comma 11, nel sito internet del partito o del movimento politico sotto il cui contrassegno si sono presentate nella competizione elettorale, il curriculum vitae fornito dai loro candidati e il relativo certificato penale rilasciato dal casellario giudiziale non oltre novanta giorni prima della data fissata per la consultazione elettorale. Ai fini dell'ottemperanza agli obblighi di pubblicazione nel sito internet di cui al presente comma non è richiesto il consenso espresso degli interessati";
considerato che, a giudizio dell'interrogante:
la norma, evidentemente confusa e imprecisa, è priva di qualsiasi riferimento normativo atto ad individuare in modo inequivocabile quale sia il certificato penale, e peraltro risulta priva anche dell'indicazione delle norme derogate in riferimento al, non richiesto, consenso degli interessati; pertanto, di fatto e di diritto risulta inapplicabile e sottopone i soggetti obbligati al rischio, da un lato, di sanzioni, dall'altro, di azioni di responsabilità da parte dei singoli candidati;
peraltro, in spregio al principio consolidato, che prevede la gratuità e l'esenzione dai bolli per tutta la documentazione necessaria al procedimento elettorale, la norma prevede esclusivamente che le imposte ed ogni altra spesa siano ridotti della metà, ma di fatto, come si evince dalla visione dei certificati penali pubblicati sul sito internet del Ministero dell'interno, i costi per l'emissione di questo, imprecisato, certificato penale sono i più svariati;
numerosi candidati di quasi tutte le formazioni politiche, in riferimento alle ultime elezioni europee, hanno ottenuto dagli uffici pubblici un certificato "elettorale del casellario giudiziale", apparentemente identico al certificato "penale", con l'unica differenza appunto nella definizione "elettorale". L'impercettibile differenza può trarre, e di fatto ha tratto, in inganno numerosi candidati e liste, le quali però si sono viste recapitare una formale contestazione dalla commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici, alla quale potrebbe far seguito una sanzione. Senza considerare che, evidentemente, nemmeno i funzionari dei tribunali avessero chiaro quale certificato dovessero consegnare;
per le formazioni politiche, in assenza della collaborazione del singolo candidato, è materialmente impossibile ottenere il certificato penale, rischiando di incorrere in una sanzione pecuniaria, peraltro significativa, pur non avendo una responsabilità diretta nell'eventualità di un'omessa pubblicazione;
pur essendo già intervenute modifiche sostanziali della legge citata, anche all'interno del comma 14 (così modificato dal decreto-legge n. 34 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 58 del 2019), il Governo ha dato parere negativo su tutte le proposte emendative tese a rendere più chiara ed applicabile questa norma, escludendo per esempio che la richiesta dei certificati potesse essere fatta dai delegati di lista,
si chiede di sapere:
per quale motivo il Ministro della giustizia non abbia ritenuto di inviare una circolare esplicativa a tutti gli uffici periferici, nella quale fosse indicato quale certificato penale dovesse essere prodotto, a richiesta dei candidati, e quale dovesse essere l'importo, ridotto della metà, delle spese e dei bolli esigibili;
quali azioni concrete intendano promuovere i Ministri in indirizzo al fine di semplificare il procedimento elettorale, da questa norma pesantemente condizionato, per garantire l'accesso più largo possibile e senza condizionamenti irragionevoli di tutti i cittadini alle competizioni elettorali.
(4-02047)
DE BONIS, MARTELLI, DE FALCO, DE PETRIS, NUGNES, BUCCARELLA, FATTORI - Al Ministro della salute. - Premesso che:
in queste ore, nel porto di Pozzallo (Ragusa), è ormeggiata una nave proveniente dal Canada denominata "Ocean Castle", battente bandiera di Malta;
la nave importa nel territorio italiano grano presumibilmente di provenienza canadese e destinato all'industria alimentare italiana;
come è noto, la legislazione canadese consente l'utilizzo del glifosato in pre raccolta, di conseguenza, quel grano molto probabilmente è contaminato da glifosato;
il glifosato è una sostanza nociva, come dimostrato anche da recenti studi, vietata dal regolamento (UE) 2016/1313;
a seguito di indagini poste in essere dall'associazione "GranoSalus", sono emersi risultati positivi circa il contenuto di glifosato e Don (micotossina) nel grano proveniente dal Canada;
ciò lascerebbe ritenere, anche in considerazione delle testimonianze raccolte negli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf) di Bari, a settembre 2018, che anche il grano trasportato dalla nave ormeggiata nel porto di Pozzallo sia contaminato da glifosato;
considerato che:
l'articolo 444 del codice penale tutela la salute pubblica e, quindi, l'integrità fisica delle persone, imponendo il divieto di commercio per le sostanze nocive;
il grano contaminato rientra nella nozione di "sostanza nociva" anche alla luce degli studi condotti dalla dottoressa Fiorella Belpoggi dell'istituto "Ramazzini" di Bologna;
il primo firmatario del presente atto ha depositato presso il comando Carabinieri NAS di Ragusa e presso l'Ispettorato centrale della tutela della qualità repressioni e frodi (ICQRF) una richiesta finalizzata al controllo, presso laboratori accreditati, sulla qualità del grano presente sulla nave a Pozzallo, in particolare in riferimento ai livelli di contaminazione di glifosato e Don;
già il 17 settembre 2018 lo stesso aveva presentato una denuncia con istanza di sequestro presso il Tribunale di Bari per le due navi "Akaki" (Canada) e "Pomorze" (Francia) che ormeggiavano nel porto di Bari, anch'esse contenenti grano di provenienza canadese e destinato all'industria alimentare;
il 6 marzo 2019, sempre il primo firmatario ha presentato una mozione (1-00093) sul glifosato, che impegna il Governo a sospendere gli effetti del comunicato del Ministero della salute del 19 dicembre 2017;
tale mozione non è stata ancora discussa e, pertanto, gli interroganti l'hanno sollecitata alla Presidenza del Senato;
tenuto conto che:
il Ministero della salute, in linea con le decisioni europee (il citato regolamento di esecuzione (UE) 2016/1313 del 1° agosto 2016) aveva già adottato, con il decreto ministeriale 9 agosto 2016, misure restrittive precauzionali per gli usi della sostanza diserbante glifosato; in particolare, attraverso tale decreto è stato revocato l'impiego in pre raccolta sul grano, al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura, mentre è ancora consentito un diserbo pre semina del terreno;
in definitiva, secondo il parere degli interroganti, se in Europa è vietato l'utilizzo di grano trattato in pre raccolta con glifosato, non è possibile né accettabile che l'Italia continui ad importare grano straniero che ne contenga; tutto ciò non fa altro che violare le leggi il principio di "precauzione" e la cosa ancora più grave è che non viene tutelata la salute degli italiani,
si chiede di sapere:
quali urgenti iniziative voglia intraprendere il Ministro in indirizzo affinché la nave ormeggiata nel porto di Pozzallo, che contiene grano proveniente dal Canada, destinato all'alimentazione umana, che gli italiani si troveranno sulle loro tavole, venga sottoposta ai dovuti controlli per verificare che il grano ivi trasportato non sia contaminato da glifosato o Don;
se non ritenga di rendere pubblici gli esiti delle analisi, una volta eseguite e con quali modalità, sia per la nave citata che per le eventuali nuove navi che giungeranno nei porti italiani.
(4-02048)
ABATE, MORRA, AUDDINO, FLORIDIA, FENU, CRUCIOLI, PESCO, PELLEGRINI Marco, URRARO, DI NICOLA, MOLLAME, DRAGO, PISANI Giuseppe, ROMAGNOLI, MARINELLO, GALLICCHIO, EVANGELISTA, DE LUCIA, LANZI, RICCARDI, GRANATO, CORRADO, FERRARA, RICCIARDI, ORTOLANI, L'ABBATE, QUARTO, VACCARO, CROATTI, DI MICCO, LOREFICE, CAMPAGNA, CATALFO, MATRISCIANO, GIARRUSSO, TRENTACOSTE, BOTTO, GRASSI, PERILLI, PIRRO, GARRUTI, SILERI, DI PIAZZA, DI MARZIO, GUIDOLIN, PRESUTTO, MORONESE, ACCOTO, PARAGONE, D'ANGELO, LEONE, AGOSTINELLI, NATURALE, FATTORI, CORBETTA, MANTOVANI - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute. - Premesso che:
nelle 44 aree del Paese inquinate oltre ogni limite di legge, i tumori sono aumentati anche del 90 per cento in soli 10 anni. Si attende una bonifica che non arriva, mentre sono 6 milioni le persone esposte a rischio di malattie;
nel dossier redatto dal giornalista Gianni Lannes, relativamente ai siti contaminati, tra questi è presente il sito di interesse nazionale (SIN) Crotone-Cassano-Cerchiara (Cosenza): "Il Decreto di perimetrazione del SIN elenca la presenza delle seguenti tipologie di impianti: chimico, discariche. Gli eccessi sono evidenti in particolare tra gli uomini per i quali, oltre alla mortalità per tutte le cause, risultano in eccesso tutti i tumori, le malattie dell'apparato circolatorio, respiratorio e genitourinario. Nelle donne, oltre alla mortalità per tutte le cause, è in eccesso quella per malattie dell'apparato digerente. Un eccesso della mortalità per malattie dell'apparato respiratorio negli uomini", come si lege sul "giornale di oggi" del 7 ottobre 2017;
lo scorso anno un infermiere in forza alla fondazione IRCCS Istituto nazionale dei tumori Ospedale pubblico milanese, denunciò pubblicamente sulla stampa i troppi casi di tumori tra pazienti dai 40 ai 60 anni dell'alto Jonio, che chiedono cure presso le strutture di Milano. Da Alessandria del Carretto a Trebisacce per arrivare a Corigliano-Rossano e al resto della Sibaritide, aumentano i casi di leucemie, tumori ai polmoni, all'esofago, all'apparato orofaringeo, alla prostata;
l'alta mortalità denunciata, proprio in questi giorni, ha trovato conferme nel rapporto del progetto "Sentieri" (Studio epidemiologico nazionale territori e insediamenti esposti a rischio da inquinamento). Il rapporto, giunto alla quinta edizione, è stato presentato recentemente a Roma presso l'Istituto superiore della sanità e riguarda lo stato di salute della popolazione residente in 45 SIN per le bonifiche. Tra queste rientra proprio l'area Crotone-Cassano-Cerchiara di Calabria, caratterizzata dalla presenza di impianti chimici e discariche. Tre comuni con una popolazione totale di 78.629 abitanti. "La mortalità - si legge nel rapporto - presenta sia negli uomini sia nelle donne eccessi per tutte le cause e per tutti i tumori. Fra le cause di interesse eziologico a priori si osserva un eccesso di malattie respiratorie nella popolazione femminile. Si rilevano in entrambi i generi eccessi relativi a tutte le cause naturali, a tutti i tumori maligni e alle malattie respiratorie nelle donne. Si segnalano eccessi delle malattie degli apparati digerente e urinario in entrambi i generi, e di malattie dell'apparato circolatorio negli uomini. Per le cause di interesse a priori si osserva negli uomini un difetto per asma, e nelle donne eccessi per tumore maligno del colon retto e per le malattie respiratorie", come si legge su "quicosenza" dell'8 luglio 2019;
la situazione nella Sibaritide e nell'alto Jonio è ancora più preoccupante visto che la bonifica nei territori di Cassano e Cerchiara è stata conclusa nel 2016. Secondo l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria (Arpacal) "È ufficialmente la fine di un incubo per gli abitanti di Cassano All'Ionio e Cerchiara di Calabria, comuni sul versante jonico della provincia di Cosenza. I terreni sui quali, nel lontano 1999, furono trovati rifiuti riferibili allo smaltimento delle 'ferriti di zinco' degli impianti produttivi di Crotone, sono sostanzialmente e formalmente tornati alla normalità. I terreni si trovano in località Chidichimo e Tre Ponti a Cassano, e Capraro a Cerchiara di Calabria". Ma a distanza di circa 3 anni le cose stanno andando diversamente ("arpacal" del 8 novembre 2016),
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;
se, nei limiti delle proprie attribuzioni, intendano verificare che cosa stia accadendo nelle zone indicate, visto l'aumento esponenziale delle neoplasie, e se siano state intraprese iniziative per fronteggiare la questione;
se e quali iniziative di competenza intendano assumere per invertire la situazione descritta.
(4-02049)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:
6ª Commissione permanente (Finanze e tesoro):
3-01101 del senatore D'Arienzo ed altri, sull'alienazione di un immobile di interesse storico a Montorio, in provincia di Verona;
3-01102 della senatrice Garavini ed altri, sulla vicenda di un connazionale residente nel Regno Unito;
12ª Commissione permanente (Igiene e sanità):
3-01100 della senatrice Rizzotti, sulla possibilità di insorgenza tumorale a seguito dell'impianto di alcune protesi mammarie.
Interrogazioni, ritiro
È stata ritirata l'interrogazione 3-01096 del senatore D'Arienzo ed altri.
Avviso di rettifica
Nel Resoconto stenografico della 139ª seduta pubblica del 30 luglio 2019, a pagina 158, sopprimere l'ottavo e il nono capoverso, dalle parole: "3) ridisciplinare" fino a: "a livello nazionale;".