Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 120 del 11/06/2019

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------

120a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MARTEDÌ 11 GIUGNO 2019

_________________

Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia-Berlusconi Presidente: FI-BP; Fratelli d'Italia: FdI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-Liberi e Uguali: Misto-LeU; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-Più Europa con Emma Bonino: Misto-PEcEB; Misto-PSI: Misto-PSI.

_________________

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 17,32).

Si dia lettura del processo verbale.

NISINI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 6 giugno.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

In ricordo di Enrico Berlinguer

PRESIDENTE. Onorevoli senatori, prima di iniziare i nostri lavori odierni, desidero rivolgere un sentito pensiero alla figura di Enrico Berlinguer in occasione del 35° anniversario della sua scomparsa.

Segretario del Partito Comunista dal 1972 al 1984, deputato per cinque legislature, Enrico Berlinguer è stato un autentico leader, amato e ascoltato, indiscusso protagonista della storia politica della nostra Repubblica, fiero difensore dei propri ideali, dentro e fuori le aule del Parlamento, e, allo stesso tempo, sempre aperto al dialogo e al confronto costruttivo e intelligente anche con chi non condivideva posizioni e strategie.

Non è un caso che proprio Berlinguer, uomo di partito e non di parte, seppe raccogliere la stima e il rispetto di tutti, tanto da segnare in maniera indelebile le generazioni politiche successive.

La questione morale che, da allora, ha sempre rappresentato uno degli aspetti più rilevanti della vita politica italiana, fu da lui posta al centro dell'attenzione con anticipo e lungimiranza, in linea con la sua visione di una classe dirigente competente, responsabile e dotata di un forte senso etico, tale da porla al di sopra di ogni sospetto.

Fermo sostenitore della tenuta democratica del Paese e delle istituzioni, Berlinguer seppe indicare una alternativa tutta italiana negli anni della Guerra fredda e della contrapposizione tra Est e Ovest.

Invito l'Aula ad osservare un minuto di raccoglimento. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi e osservano un minuto di silenzio).

ZANDA (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ZANDA (PD). Signor Presidente, quando è morto Enrico Berlinguer sui giornali sono apparsi migliaia di articoli e migliaia di grandi personaggi l'hanno commentato. Ricordo a memoria quanto scrisse di lui Mario Melloni, un pubblicista de «l'Unità», commemorandolo: «È stato un uomo politico. E vi pare poco?». Credo che questa definizione sarebbe molto piaciuta ad Enrico Berlinguer, perché non avrebbe avuto certamente piacere di essere ricordato con parole formali o espressioni retoriche.

Oggi lo voglio brevemente ricordare, cercando quindi di tenere quella misura che Berlinguer ha avuto cara in tutta la sua vita e che traspare dall'intervista molto bella di sua figlia Bianca, che abbiamo letto questa mattina.

La prima notazione che voglio fare su di lui è politica. Possiamo dire che nei primi decenni della Repubblica, così rilevanti per la storia del nostro Paese, l'Italia sia stata guidata, nei passaggi più rilevanti, prima da De Gasperi e Togliatti e poi da Moro e Berlinguer. A queste quattro personalità dobbiamo, per primi, la qualità della nostra democrazia, lo spessore delle nostre politiche sociali e la forza della ricostruzione del Dopoguerra.

In particolare, ad Enrico Berlinguer, uomo di sinistra, dobbiamo moltissimo, perché non dev'essere stato semplice per il leader di un grande partito comunista occidentale, inserito a pieno titolo nel movimento comunista internazionale, rivendicare l'autonomia propria e del suo partito, la democrazia e la sicurezza nella NATO.

La seconda notazione riguarda invece il profilo etico di Enrico Berlinguer, e non sto parlando della sua moralità, che tutti conosciamo e che è stata sempre molto visibile in ogni atto della sua vita; sto pensando al fatto che dobbiamo a Berlinguer l'aver fatto di quella morale una grande questione politica. Abbiamo fatto molte leggi in Parlamento contro la corruzione e addirittura la maggioranza che oggi governa l'Italia ha voluto che un suo decreto-legge, che ora è legge, venisse chiamato spazzacorrotti.

Ebbene, nessuna di queste leggi, compresa la spazzacorrotti, ha mai avuto, nella sensibilità degli italiani, la stessa forza politica e l'indirizzo della questione morale, così centrale nel pensiero di Berlinguer.

Concludo con una terza notazione su Enrico Berlinguer come persona: ho avuto l'onore e anche la fortuna di averlo conosciuto personalmente; l'ho incontrato in circostanze politiche, in casa di amici comuni, sulla spiaggia di Stintino. La sua figura privata non era diversa da quella pubblica: stessa serietà e stessa umanità; stessa attenzione alle persone in occasioni private e in quelle pubbliche; grande passione per la politica e grande amore per le veleggiate con la sua cara vela latina.

Mi piacerebbe, signor Presidente, che il Senato oggi ricordasse Enrico Berlinguer sia per lo spessore del suo pensiero politico sia per la grandissima umanità del suo sorriso. (Applausi dai Gruppi PD, M5S, L-SP-PSd'Az e FI-BP).

DI NICOLA (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DI NICOLA (M5S). Signor Presidente, onorevoli senatori, anche noi rendiamo omaggio ad Enrico Berlinguer, uno dei grandi leader di una stagione intensa e drammatica della vita repubblicana; un esempio di rigore morale, impegno politico e amore per il Paese e le istituzioni democratiche; un grande italiano.

Si è già detto e scritto molto, in questi giorni, sulla sua vita e la sua opera, sottolineando il ricordo e il rimpianto che ha lasciato anche in cittadini distanti dall'area politica che rappresentava. Le motivazioni di questo generale sentire possono essere tante, ma bene le ha riassunte la figlia Bianca: «Forse perché mio padre è stato capace di rappresentare la speranza di un cambiamento», ha detto, incarnando questo progetto per molta parte del nostro Paese.

Leader di un Partito Comunista ancorato ai ceti operai e popolari e, nella logica postbellica dei due blocchi, ancora troppo vincolato al sistema comunista sovietico, Berlinguer seppe tuttavia portare il PCI a successi ragguardevoli. Coraggioso fu infatti il suo tentativo di distacco dal blocco comunista, avviato nel 1977 a Mosca, con un memorabile discorso sul valore universale della democrazia.

Al leader comunista va riconosciuta la definitiva scelta occidentale del PCI coltivata nelle fasi drammatiche del golpe cileno del 1973 e della strategia della tensione stragista con l'idea di quel compromesso storico che avrebbe dovuto sancire l'alleanza strategica tra mondo comunista e mondo cattolico.

A Berlinguer va riconosciuto anche il merito di aver posto nel 1981, con grande forza e molto prima che la devastante furia della Tangentopoli si abbattesse sulla credibilità del nostro sistema democratico e della politica stessa, la famosa questione morale. Questione posta con parole indimenticate e indimenticabili di fronte alla corruzione e al malcostume che dominava nei partiti di Governo e non solo. Parole che, a sentirle, ancora adesso rivelano una sconcertante attualità: i partiti di oggi, disse, sono soprattutto macchine di potere e di clientela, hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal Governo.

La lotta contro le disuguaglianze e le disparità sociali sono l'altro tratto caratteristico del suo lavoro di dirigente politico; diseguaglianze che si sono accresciute dopo la sua morte, a causa dell'accentuata polarizzazione della ricchezza alimentata dai processi di globalizzazione.

Con Berlinguer resta dunque la testimonianza di un impegno tenace, un impegno ancora attuale, da prendere ad esempio, pure attraverso le parole da lui pronunciate nell'ultimo comizio del giugno 1984 a Padova. Berlinguer disse: «Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intrigato mondo di oggi, può essere conosciuto, interpretato, trasformato e messo al servizio dell'uomo, del suo benessere, della sua felicità». Ecco anche a questa visione, a questo impegno, a questo orizzonte di trasformazione, di crescita democratica del Paese che ancora oggi restituiscono forza di pensiero e dignità della politica, noi oggi rendiamo omaggio, associandoci nel ricordo di Enrico Berlinguer alla sua famiglia e a quello di tutti gli italiani, di ogni parte e colore politico. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto comprensivo statale «Garbin Valdagno 2», di Valdagno, in provincia di Vicenza. (Applausi).

In ricordo di Enrico Berlinguer

GRASSO (Misto-LeU). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRASSO (Misto-LeU). Signor Presidente, Liberi e Uguali e io personalmente ci uniamo alle parole che lei ha pronunciato, al cordoglio e al ricordo di un grande uomo, un grande politico e un grande statista.

Si è ricordata la questione morale che certamente è quello che di più attuale oggi possiamo ricordare perché veramente è un problema del nostro Paese ed è inoltre il lavoro al centro di quella che deve essere l'azione politica. Non dimentichiamo che è morto in campo facendo un comizio. È morto mentre, colpito da un ictus, cercava a tutti i costi di continuare a dare la sua vita per la sua passione, la politica e i lavoratori, per cui si era tanto battuto.

A me piace ricordare una sua frase, che mi è rimasta sempre impressa e che mi piace ripetere anche ai giovani: «La prima, essenziale, semplice verità che va ricordata a tutti i giovani è che se la politica non la faranno loro, essa rimarrà appannaggio degli altri, mentre sono loro, i giovani, i quali hanno l'interesse fondamentale a costruire il proprio futuro e innanzitutto a garantire che un futuro vi sia». (Applausi).

CALIENDO (FI-BP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALIENDO (FI-BP). Signor Presidente, seppure provenga da una diversa concezione politica e democratica del nostro Paese, ho avuto l'onore di conoscere Enrico Berlinguer. Mi fu presentato in un incontro con Ugo Spagnoli, all'epoca del terrorismo e probabilmente il senatore Di Nicola ha sbagliato l'anno, perché il vero accordo tra la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista fu negli anni del terrorismo. In quegli anni, mi colpì la sua capacità di ragionare a mente fredda in momenti che erano di grande tensione nel nostro Paese e nel momento in cui la democrazia nel nostro Paese era in pericolo, anche per la tenuta dello Stato di diritto.

Quegli anni furono segnati da una vicenda, che riguardava non solo la Democrazia Cristiana, ma anche il Partito Comunista, che Berlinguer ebbe la mente fredda di risolvere, con gli allora capi della Democrazia Cristiana, e di garantire che nel nostro Paese la lotta al terrorismo fosse realizzata con il diritto e con i processi, a differenza di quanto avvenuto negli altri Paesi. Per questo, credo che tutti dovremmo ricordarlo. (Applausi).

BALBONI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BALBONI (FdI). Signor Presidente, cari colleghi, a nome di Fratelli d'Italia intervengo volentieri per unirmi al ricordo di una grande figura politica, di un grande uomo e di un grande leader come fu certamente Enrico Berlinguer.

Enrico Berlinguer, fra i tanti meriti, ebbe principalmente il coraggio di affrontare con decisione gli anni del terrorismo, gli anni di piombo e di opporsi decisamente alla strategia degli opposti estremismi, che lasciava sul campo giovanissime vittime, che si scontravano in nome di ideologie di morte e di violenza. Ebbe il coraggio anche di affrontare quegli anni aprendo un dialogo e un confronto con un altro grande leader italiano, Giorgio Almirante, e studiarono insieme il modo per fermare quella spirale di odio e di violenza. Questo è un merito che credo vada ascritto fra i più alti della figura di Enrico Berlinguer, un merito che noi di destra abbiamo sempre lealmente riconosciuto, fino al giorno in cui perse la vita, dedicando la sua opera al bene della Nazione.

Berlinguer fu uno dei pochi politici che guardava certamente all'interesse della parte politica che rappresentava, ma sempre nell'ambito degli interessi superiori della Nazione, ciò che oggi molti politici dovrebbero imparare. E non fu un caso che nel giorno del suo funerale Giorgio Almirante, umilmente, si mise in fila per rendere omaggio a questa grande figura.

Ebbene, credo che ricordare questi grandi italiani, queste grandi figure politiche, oggi possa certamente essere un punto di riferimento per tutti noi che abbiamo a cuore soprattutto il bene dell'Italia. (Applausi).

BAGNAI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BAGNAI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, vorrei associarmi, anche a nome del mio Gruppo, al ricordo di una figura che ha segnato un'epoca e vorrei farlo in uno spirito che spero non sia stato perso o comunque si possa ritrovare, quello che vede, nel confronto politico, un luogo in cui si può comunque dare spazio al rispetto e all'ascolto per le ragioni dell'avversario.

Ho molto apprezzato, signor Presidente, il suo richiamo alla questione morale. Nel fare questo richiamo so che il suo spirito - come presumo quello del compianto Enrico Berlinguer - era quello non di appropriazione, ma di proposta di un tema. Questo deve essere un tema condiviso da tutte le forze qui presenti, in uno spirito di confronto civile e paritario.

Voglio anche ricordare un altro tema che, in un contesto particolarmente complesso come quello che il Paese dovette attraversare negli anni Settanta, Enrico Berlinguer pose, seppure dobbiamo stare attenti a evitare che le scelte lessicali si prestino a interpretazioni forzate del pensiero altrui. Mi riferisco al tema dell'austerità, e quindi del rigore, delle politiche di bilancio. Sarebbe molto interessante avere oggi la testimonianza di Enrico Berlinguer di fronte ai passaggi che il Paese deve affrontare e sarebbe molto utile, credo per tutti, poter beneficiare anche della sua valutazione rispetto all'esperienza che il Paese ha vissuto negli ultimi anni lungo la strada delle politiche di bilancio restrittive.

Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato l'opportunità di ricordare un grande italiano. (Applausi).

Informativa del Ministro dell'economia e delle finanze in merito all'eventuale avvio di una procedura per disavanzi eccessivi nei confronti dell'Italia nonché sugli esiti dell'Ecofin del 17 maggio 2019 e sui temi dell'Ecofin del 14 giugno 2019 e conseguente discussione (ore 17,58)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Informativa del Ministro dell'economia e delle finanze in merito all'eventuale avvio di una procedura per disavanzi eccessivi nei confronti dell'Italia nonché sugli esiti dell'Ecofin del 17 maggio 2019 e sui temi dell'Ecofin del 14 giugno 2019».

Ha facoltà di parlare il Ministro dell'economia e delle finanze, professor Tria.

TRIA, ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli senatrici e senatori, accolgo con piacere la richiesta di illustrare anche a quest'Assemblea lo stato dell'interlocuzione con le istituzioni europee, su cui ho già riferito alla Camera dei deputati poche ore fa.

Il 5 giugno la Commissione europea ha pubblicato i documenti del cosiddetto pacchetto di primavera. Tale pacchetto comprende le proposte di raccomandazioni ai Paesi membri per le politiche da seguire nei prossimi dodici-diciotto mesi; comprende un documento orizzontale rivolto a tutte le istituzioni europee, compreso il Parlamento europeo, che riassume la filosofia e i temi comuni delle raccomandazioni ai Paesi membri e comprende anche i rapporti sull'osservanza delle regole di bilancio alla luce dell'articolo 126, comma 3 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, cui mi riferirò più avanti con il termine «Trattato». Quest'anno, tali rapporti hanno riguardato il Belgio, la Francia, l'Italia e Cipro. Sono stati inoltre redatti rapporti sulla Grecia (per sorveglianza rafforzata post programma di supporto) e Ungheria e Romania per deviazioni significative.

Il 29 maggio scorso, la Commissione ha invitato l'Italia a indicare i fattori che hanno determinato la dinamica del debito pubblico osservata nel 2018. L'Italia ha risposto due giorni dopo, inviando un documento con il quale venivano dettagliati i fattori ritenuti rilevanti al fine di valutare il rispetto delle regole. La Commissione, pur considerando i fattori da noi presentati, ha pubblicato il 5 giugno il rapporto, ex articolo 126, paragrafo 3, del Trattato nel quale conclude che l'apertura di una procedura per disavanzo eccessivo è motivata.

In termini procedurali, la questione passa al Comitato economico e finanziario dell'Unione (CEF) che si è riunito oggi. Ci aspettiamo che il Comitato, pur approvando le conclusioni della Commissione, inviti quest'ultima a continuare i negoziati con il Governo italiano per raggiungere un accordo. La decisione finale verrà in ogni caso rimessa al Consiglio dell'Unione europea.

Intendo qui riassumere le valutazioni della Commissione, il contenuto della lettera che ho inviato alla Commissione, unitamente al cosiddetto Documento sui fattori rilevanti e il comunicato rilasciato dal Governo lo scorso 5 giugno. Infine, esporrò le linee essenziali dell'approccio che intendiamo seguire nel dialogo con la Commissione e gli altri Paesi membri nei prossimi giorni.

L'iniziativa della Commissione di riesaminare la posizione italiana in merito al rispetto della regola del debito, avviata con la lettera del 29 maggio, fa parte delle normali procedure di sorveglianza previste dal Trattato e non è in contraddizione con l'accordo di fine 2018 con il Governo italiano.

La procedura per deficit eccessivi, definita dall'articolo 126 del Trattato, prevede infatti che la Commissione monitori il rispetto della disciplina di bilancio, verificando l'eventuale esistenza di un eccesso di deficit rispetto alla soglia del 3 per cento e di un eccesso di debito pubblico rispetto al valore di riferimento del 60 per cento. Durante la primavera di ogni anno la Commissione valuta il rispetto delle regole sulla base dei dati preliminari di consuntivo.

È bene ricordare che le interlocuzioni istituzionali, avviate nell'autunno del 2018, furono invece motivate dalle revisioni sostanziali agli obiettivi di finanza pubblica del Documento programmatico di bilancio 2019 rispetto a quelli indicati nel DEF dell'aprile 2018, a fronte delle quali il nostro progetto di bilancio fu valutato a serio rischio di mancato rispetto delle raccomandazioni del Consiglio, in particolare quella relativa alla variazione del saldo di bilancio strutturale.

Con l'accordo raggiunto il 18 dicembre 2018, le previsioni di crescita e gli obiettivi di indebitamento netto furono ridimensionati, il percorso del deficit strutturale fu rivisto e, secondo le stime del Governo, ricondotto all'interno del sentiero raccomandato. Il peggioramento strutturale atteso nel 2019 si riduceva a soli 0,2 punti percentuali. La variazione negativa del deficit strutturale nel 2019 era tuttavia da ritenersi totalmente azzerata, includendo i margini di flessibilità pari a 0,18 punti percentuali di PIL, richiesti dal nostro Paese per eventi eccezionali. Nel 2020 e nel 2021 si stimava un miglioramento strutturale rispettivamente di 0,1 punti percentuali e di 0,2 punti percentuali, conseguendo un obiettivo di deficit strutturale dell'1 per cento del PIL.

La Commissione concluse la propria valutazione affermando che la piena attuazione delle misure illustrate, inclusa la clausola sull'IVA, avrebbe scongiurato l'immediata raccomandazione per l'apertura di una procedura per deficit eccessivo. Ricordo che non si tratta di una clausola, perché per le norme di contabilità non sono permesse clausole nella legge di bilancio, ma si tratta di una legge approvata dal Parlamento e che quindi deve essere modificata attraverso una successiva legge.

La recente valutazione della Commissione ha ad oggetto, in primo luogo, il rispetto della regola del debito per l'anno 2018. Sulla base dei dati di consuntivo, pubblicati ad aprile 2019, il debito nello scorso anno si è attestato al 132,2 per cento del PIL, a fronte del 131,4 per cento del 2017. La Commissione ha inoltre evidenziato che l'Italia non ha conseguito l'obiettivo di riduzione del saldo strutturale per il 2018, di 0,3 punti percentuali del PIL, e rischia di deviare dal sentiero di convergenza verso l'obiettivo di medio termine anche nel 2019.

La Commissione era sostanzialmente tenuta a preparare un rapporto, verificando al contempo l'esistenza delle seguenti attenuanti: l'eccesso di deficit, dovuto agli investimenti pubblici, e tutti i fattori rilevanti, inclusa la posizione economica e di bilancio di medio periodo dello Stato membro.

In relazione al secondo punto, gioca un ruolo importante l'andamento del saldo strutturale di bilancio e il conseguimento di obiettivi numerici compatibili con l'avvicinamento all'obiettivo di medio termine di saldo strutturale in pareggio.

In risposta alla citata lettera della Commissione del 29 maggio, il Governo ha inviato il documento sui fattori rilevanti. Nel documento il Governo esplicita la propria posizione in merito all'andamento del disavanzo del debito nel 2018 e prefigura le prospettive per l'anno in corso e il successivo triennio. Per quanto riguarda il 2018, sebbene la crescita economica abbia sorpreso al ribasso, principalmente a causa di fattori esterni, l'anno si è chiuso con una significativa riduzione del disavanzo delle amministrazioni pubbliche, attestatosi al 2,1 per cento del PIL, in discesa dal 2,4 per cento del 2017. Il saldo primario era salito all'1,6 per cento del PIL dall'1,4 per cento dell'anno precedente. Ciò dimostra che il Governo ha seguito un approccio prudente e responsabile nella gestione della politica di bilancio per il 2018. Per ciò che riguarda il saldo strutturale, esso si è mantenuto stabile rispetto al 2017 (all'1,4 per cento).

Il mancato conseguimento del miglioramento in termini strutturali, pari allo 0,3 per cento del PIL, è stato principalmente legato a fattori imprevisti. A fronte di un rallentamento dell'economia, la correzione del saldo di bilancio nominale per la componente ciclica è peggiorata, anziché migliorare. Inoltre, si è verificato un imprevisto aumento di alcuni trasferimenti in conto capitale e alcune componenti temporanee sono state riviste al rialzo.

Per il 2019, la revisione al ribasso delle previsioni di crescita ha portato la previsione del deficit nominale al 2,4 per cento. Il deficit strutturale stimato nel Documento di economia e finanza è atteso peggiorare di solo 0,1 punti percentuali, portandosi quindi al -1,5 per cento del PIL.

Le nostre osservazioni si sono anche concentrate sul confronto tra le previsioni contenute nel DEF e quelle della Commissione. Soprattutto per il 2019, le differenze principali non riguardano il quadro macroeconomico e di finanza pubblica, ma le condizioni cicliche dell'economia italiana. Per il 2019, le stime della Commissione e del Governo circa il tasso di crescita del PIL e del disavanzo sono sostanzialmente allineate.

Per quanto riguarda la finanza pubblica strutturale, la Commissione stima un peggioramento di 0,2 punti percentuali e colloca l'economia del Paese all'interno di uno scenario di congiuntura normale, secondo la griglia del braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita. Si prefigurerebbe pertanto, per la Commissione, un rischio di deviazione significativa. Il Governo stima invece un peggioramento del saldo strutturale di soli 0,1 punti percentuali e colloca l'economia in una situazione di congiuntura sfavorevole, in ragione di un output gap di -1,6 per cento nel 2019 e di un tasso di crescita dell'economia inferiore al potenziale. L'aggiustamento richiesto sarebbe pertanto di soli 0,25 punti percentuali, che al netto del margine di flessibilità si ridurrebbero a circa 0,07 punti percentuali, portando quindi il Governo a giudicare non significativo il predetto scostamento.

Per il 2020, il fattore di divergenza principale riguarda le clausole di salvaguardia: pur in presenza di una risoluzione parlamentare, che impegna il Governo a evitare l'aumento delle imposte indirette, individuando fonti alternative di copertura, le previsioni della Commissione incorporano un aumento del deficit eguale all'intero importo delle clausole.

Infine, oltre alle considerazioni di natura prettamente fiscale, tra gli altri fattori rilevanti il Governo ha ricordato gli elementi di forza dell'economia italiana, tra cui il raggiunto equilibrio dei conti verso l'estero, una struttura produttiva diversificata, un elevato livello di risparmio privato e l'aver conseguito rilevanti miglioramenti nel settore bancario. In termini di politiche intraprese, il Governo ha ribadito l'importanza delle misure adottate per far ripartire la crescita, agendo sia tramite maggiori investimenti, che per via amministrativa, attraverso misure di semplificazione. Non ultimo fattore, in termini di importanza, è stato ricordare che gli importanti provvedimenti di sostegno ai redditi e di inclusione venivano incontro alle preoccupazioni, sul piano sociale, espresse proprio dalla Commissione.

Il 5 giugno, tuttavia, la Commissione ha pubblicato il suo rapporto sull'osservanza delle regole di bilancio, alla luce del citato articolo 126 del Trattato, nel quale rileva che l'Italia non ha conseguito l'obiettivo di riduzione del saldo strutturale per il 2018, pari allo 0,3 per cento del PIL, come ho appena ricordato. Inoltre, secondo la Commissione, l'Italia rischia di deviare dal sentiero di convergenza verso l'obiettivo di medio termine anche nel 2019 e il profilo di riduzione del debito programmato per il periodo 2020-2022 dal Governo italiano non aderisce al rapido percorso previsto dalla regola numerica della disciplina fiscale europea.

A parere della Commissione, l'aggiornamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica, pur essendo immutata rispetto a dicembre la strategia di bilancio del Governo italiano, non assicura il rispetto della parte preventiva del Patto di stabilità e crescita, uno dei fattori mitiganti considerati dalla Commissione nella valutazione sul mancato rispetto della regola del debito per il nostro Paese. La Commissione ritiene pertanto che sia motivata l'apertura di una procedura per deficit eccessivo, in ragione del non rispetto della regola del debito. La valutazione della Commissione, come si è detto, è stata oggi portata all'attenzione del Comitato economico finanziario, che si è pronunciato.

L'atteggiamento che terrà il Governo italiano sarà costruttivo: ribadiremo le nostre ragioni agli altri Paesi europei, ai quali spetterà di trarre le conclusioni, e cercheremo un ragionevole punto d'incontro. In risposta alle posizioni della Commissione, la linea del Governo italiano è stata già accennata in un comunicato della Presidenza del Consiglio: il Governo ha preso atto dell'esito della valutazione della Commissione e conferma il suo impegno a rispettare i dettami del Patto di stabilità e crescita per l'anno in corso.

Per quanto attiene al 2018, non si è dato luogo ad alcun allentamento della politica fiscale. Le stime più aggiornate per il 2019 portano a ritenere che i saldi di finanza pubblica rispetteranno i dettami del braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita. Si può ritenere che l'indebitamento netto nel 2019 sarà infatti sensibilmente inferiore alla previsione della Commissione.

Il monitoraggio più recente delle entrate evidenzia, per l'anno in corso, maggiori entrate tributarie e contributive e maggiori entrate non tributarie che, dedotte le maggiori spese e risorse necessarie per il bilancio di assestamento, portano a stimare un beneficio netto di circa 0,2 punti percentuali. Conseguentemente, il deficit si collocherà al 2,2 per cento del PIL, cioè a un livello inferiore di quanto previsto in aprile e secondo quanto abbiamo scritto nel Documento di economia e finanza.

Tenendo conto delle previsioni economiche e delle stime di output gap della Commissione, un deficit del 2,2 per cento del PIL produrrebbe un miglioramento di 0,1 punti del saldo strutturale nel 2019. Tale risultato configurerebbe quindi un sostanziale rispetto del braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita. Il Governo potrà fornire stime più aggiornate a fine luglio, non appena saranno disponibili i dati sulle liquidazioni d'imposta.

Alle stime di indebitamento netto vanno aggiunti i possibili effetti del minor utilizzo delle risorse stanziate per le nuove politiche di welfare del Governo: sulla base delle informazioni ad oggi disponibili, la minore spesa potrebbe essere pari a un ulteriore 0,07 per cento del PIL, facendo attestare l'indebitamento netto per il 2019 al 2,1 per cento del PIL. Migliorerebbe in tal caso, in misura corrispondente, il saldo strutturale, con un effetto compensativo ancora più marcato rispetto al gap registrato nel 2018; questo, lo voglio sottolineare, senza incidere sul complesso dei servizi per il welfare e ovviamente a legislazione invariata. Ribadisco che il Governo monitora costantemente l'andamento dei conti pubblici ed è determinato a perseguire il fondamentale obiettivo di saldo strutturale e ad adottare tutte le cautele e le iniziative funzionali al raggiungimento di tale obiettivo.

Per il 2020, nel Documento di economia e finanza il Governo ha fissato un obiettivo di miglioramento del saldo strutturale di bilancio pari a 0,2 punti percentuali; in base alle ultime previsioni ufficiali, il disavanzo nominale scenderà di 0,3 punti percentuali in confronto al 2019. Il DEF approvato dal Parlamento traccia una discesa dell'indebitamento netto fino all'1,5 per cento del PIL nel 2022, con un miglioramento complessivo del saldo strutturale di quasi 0,8 punti percentuali. L'avanzo primario raggiungerebbe il 3,1 per cento su base strutturale nel 2022. Ricordo quanto ho richiamato anche prima, ossia che il Parlamento ha anche impegnato il Governo a cercare misure alternative all'aumento dell'IVA e di procedere a una riforma fiscale, pur nel rispetto dei saldi di finanza pubblica indicati nel DEF.

In conclusione, il Governo ha già fornito alla Commissione e agli altri Paesi membri notevoli rassicurazioni circa i propri programmi di politica economica e di bilancio. Tuttavia, ritengo che dovremmo renderci disponibili a un dialogo serrato e costruttivo con la Commissione, per arrivare a un accordo che consenta di evitare la procedura per disavanzo eccessivo. Ricordo infatti che, secondo l'approccio comunitario, le nostre politiche sono materia di comune interesse, così come le politiche degli altri Paesi membri riguardano anche noi. Siamo un Paese fondatore dell'Unione europea, siamo stati uno dei principali promotori e fondatori della moneta unica. Pur restando convinti che le regole di bilancio europee debbano essere profondamente migliorate, cambiate e semplificate, è nel nostro interesse arrivare a un compromesso e normalizzare definitivamente le condizioni del nostro mercato dei titoli di Stato, la cui solidità è fondamentale non solo per i risparmiatori e le istituzioni finanziarie del Paese, ma anche e soprattutto per una vera ripresa dell'economia. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).

Saluto ad un amministratore locale

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, che sta assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione sull'informativa
del Ministro dell'economia e delle finanze
(ore 18,19)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sull'informativa del Ministro dell'economia e delle finanze.

È iscritto a parlare il senatore Errani. Ne ha facoltà.

ERRANI (Misto-LeU). Signor Ministro, lei ha detto, per la verità in una relazione molto tecnica, che il Governo lavorerà per evitare la procedura d'infrazione e trovare un ragionevole punto d'incontro, nel rispetto di tutti i parametri europei. Proverà un certo imbarazzo nel fare queste affermazioni, visto che ciò che lei dice è una cosa che le fa onore, ma purtroppo non è assolutamente sufficiente a fugare le ombre e la confusione su questo punto.

Avrà ascoltato anche lei, Ministro, le dichiarazioni dei Vice Presidenti del Consiglio in queste ore. Insomma, siamo di fronte alla solita commedia e a pagare sono gli italiani; a pagare nel vero senso della parola, visto lo spread, ma a pagare anche dal punto di vista della credibilità del nostro Paese, un grande Paese, fondatore dell'Europa, mentre qui, per una interminabile campagna elettorale, dentro il Governo ciascuno fa la sua parte in commedia. Annunci roboanti contro l'Europa, annunci di politiche miracolistiche, lei e il Presidente del Consiglio che cercate di tenere toni più bassi, posizioni più dialoganti: sembra proprio che la penosa esperienza che avete fatto con la legge di bilancio non sia servita a nulla.

Il problema - e lei Ministro questo non l'ha detto - è come intendete coprire le clausole di salvaguardia, che, come ci ha ricordato (l'aveva già fatto in un'altra comunicazione), sono legge: quindi, bisogna trovare le risorse per coprirle e non ci avete detto come; tanto meno ci avete detto come intendete affrontare la proposta dellaflat tax.

Lei dice che non taglierete ilwelfare: io ho dubbi, Ministro, forti dubbi, innanzitutto per la penosa scena della lettera, pubblicata, cambiata. Cosa significa fare una riduzione delle spese dello Stato? Dove? Su quali settori? Un primo segnale lo abbiamo avuto quando il Ministero dell'economia e delle finanze ha deciso di non sostenere l'accordo per il Patto della salute, mettendo un vincolo generico al rispetto dei saldi. È questo ciò che noi temiamo: tagli sulla pelle degli italiani, al welfare, alla scuola, alla sanità, che sono già in una situazione di emergenza.

Ma poi, in fondo, come intendete affrontare il confronto con l'Europa? Sia chiaro, lo ribadisco con nettezza: noi siamo per cambiare la politica di austerità dell'Europa. Lo stesso ragionamento che fa l'Europa sul debito non è convincente e deve essere modificato. Detto questo, voi siete isolati in Europa e lo siete, paradossalmente, anche da parte di quei Governi sovranisti che teoricamente dovrebbero sostenere le vostre posizioni e che, al contrario, sono i più rigidi nei confronti dei conti italiani. Come intendete affrontare il problema del rapporto e del dialogo con l'Europa?

Certo, c'è bisogno di cambiare politiche. Il problema, Ministro, è italiano da questo punto di vista: noi siamo alla stagnazione. Le diverse previsioni di crescita, di tutti gli istituti del mondo, vanno da -0,2 al +0,3 della Banca d'Italia. Siamo in una situazione nella quale è evidente che le misure quota 100 e reddito di cittadinanza non producono crescita: di fatto, lo avete scritto anche voi nel DEF. Il debito cresce, l'occupazione è ferma e la previsione per il 2019 è che calerà mentre la disoccupazione cresce. Per quanto continuerete a non vedere questa realtà, a non fare con essa i conti?

Noi siamo per evitare la procedura di infrazione. Siamo con l'Italia. Noi stiamo con l'Italia e stiamo per fare un confronto rigoroso e anche severo con l'Europa. Ma bisogna cambiare le politiche come - per esempio - quelle fiscali. Le chiedo, Ministro, farete una lotta vera all'evasione? Abbasserete il tetto del contante? Affronterete il problema di ridare progressività - altro che flat tax - al sistema fiscale italiano? Lo affronterete in modo globale, comprendendo anche la revisione delle aliquote dell'IVA? Riuscirete ad avere il coraggio di dire che, per affrontare i gravi problemi del Paese, forse quell'8 per cento che si è enormemente arricchito contro il 92 per cento che si è invece impoverito può dare un contributo dal suo patrimonio per affrontare i problemi del Paese? Affronterete la questione degli investimenti?

Non si può chiedere all'Europa di pagare l'IVA, la clausola dell'IVA o la flat tax in debito. Si può chiedere all'Europa di non conteggiare gli investimenti nel debito. Si può chiedere all'Europa, e si deve pretendere dall'Europa, che ci sia consentito di affrontare i problemi infrastrutturali. Sul piano verde che noi vi avevamo proposto non si vede un segnale che sia un segnale. Si può chiedere all'Europa di fare politiche finalmente industriali. Siamo la seconda manifattura in Europa, siamo in gravissima difficoltà con le imprese che sono in crisi, ma soprattutto nei settori più innovativi c'è bisogno di un programma a medio termine che investa sulle filiere, che sia in grado di realizzare una reale trasformazione.

Il problema è questo, signor Ministro: se voi sarete in grado e avrete la forza, potreste avere la responsabilità di abbandonare i racconti e le promesse che non si realizzano mai e potrete arrivare ad affrontare i nodi veri del Paese. Se così fosse, noi affronteremo con voi questo passaggio, disponibili a dare un contributo al Paese. Se invece si continua con i racconti astratti e lontani dalla realtà, temo - ahimè - che a pagare saranno gli italiani e questo sarebbe un problema veramente grave. (Applausi dai Gruppi Misto-LeU e PD).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Urso. Ne ha facoltà.

URSO (FdI). Signor ministro Tria, ricordo il suo primo intervento in quest'Aula in cui prospettava una politica centrata sugli investimenti in infrastrutture. Si presenta oggi con un intervento minimalista anche nei numeri che prospetta oltre che negli obiettivi che si ripropone. Risponde ai numeretti, o ai numeri della Commissione, con altrettanti numeretti, peraltro privi di fondamento, e con una prospettiva qual è quella del ragionevole compromesso. Le sue direttrici sono quelle del compromesso.

Scusi, ministro Tria, il suo sembra l'intervento di un Ministro tecnico che fa parte di un Governo tecnico. Lo dico ai colleghi della maggioranza che continuano nella narrazione del Governo del cambiamento.

Poche settimane fa, abbiamo avuto un documento economico e finanziario meramente tecnico - si disse già allora - e ora un intervento meramente tecnico per rispondere alle procedure di infrazione che la Commissione ha attivato.

Oggi - mi dispiace completarla in questo - lei ci dice che si è riunito e si è espresso il Comitato economico-finanziario, ma non ci ha detto come si espresso. Si è espresso definendo pienamente giustificati le procedure e i rilievi della Commissione e, quindi, ci ha bocciato. Ebbene, questa è una visione tecnica che, purtroppo, ci porta a deragliare, perché da essa non si capisce quale possa essere la politica del Governo per invertire la rotta.

Si dice - e lo avete detto anche oggi - che ci saranno minori spese e maggiori entrate; minori spese perché - qualcheduno lo ha detto stamattina - abbiamo risparmiato sul reddito di cittadinanza e su quota 100. Ciò significa che le due misure simboliche, straordinarie, che hanno caratterizzato la manovra economica e l'anno del Governo del cambiamento hanno avuto minori spese perché i cittadini non vi hanno creduto, perché le vostre previsioni erano clamorosamente sbagliate.

Vi rendete conto che avete sbagliato le previsioni delle due misure più importanti che avete decantato in più campagne elettorali? Che quelle misure e previsioni siano sbagliate lo dicono i numeri.

Il Governo affronta questo argomento così decisivo - potrebbe portare l'Italia a dover essere in libertà vigilata e controllata per i prossimi dieci anni - nel peggiore dei modi. Lo affrontate con un Governo diviso: lei dice una cosa, Ministro; il premier Conte ne dice un'altra; i due Vice Premier ne raccontano un'altra ancora. Affrontate questo appuntamento senza ancora, dopo quattro mesi, un Ministro per i rapporti con l'Unione europea. Affrontate questo aspetto decisivo con un Paese in piena stagnazione. I dati dell'Istat di ieri sul crollo della produzione industriale delle auto sono emblematici.

Ministro Tria, mi rivolgo - per suo tramite - al Governo in generale e al Ministro dello sviluppo economico, in particolare: fa sensazione leggere sui giornali che, sul destino della principale azienda automobilistica italiana, oggi internazionale, FCA, ieri FIAT, discutano il Ministro delle finanze francese e il Ministro dell'economia giapponese per decidere come debba essere la fusione tra la FCA, la Renault e la Nissan. E ciò avviene nel silenzio assoluto - nemmeno una telefonata né un'opinione - del Ministro e in generale del Governo italiano.

Che decidano il Governo giapponese e quello francese sulla principale azienda e sul grande indotto automobilistico italiani ci fa pensare sull'ignavia, l'insipienza, l'incompetenza mista ad arroganza di questo Governo e dei Ministri dello sviluppo economico, del lavoro e dell'economia che ne fanno parte.

Siamo in stagnazione e siamo anche in un regime di riduzione dei consumi -anche i consumi diminuiscono - e a tutto questo voi avete risposto sbandierando - già tre mesi fa, poi due mesi fa, poi un mese fa e ancora in questi giorni - i provvedimenti salvifici del decreto-legge crescita e del decreto-legge sblocca cantieri. Sono ancora fermi, e lo sottolineo. A fronte di questo, leggiamo stamattina che negli ultimi due mesi, su 166 decreti attuativi, ne avete scritti 12: dov'è il decreto attuativo sulla web tax? Lo avete scritto dopo sei mesi? E gli altri decreti attuativi, anche il decreto-legge sulla sicurezza, dove sono?

Fate leggi slogan, bandiera, senza saper fare i relativi decreti attuativi.

Manca una visione. Manca un progetto. Manca una strategia di sviluppo con cui confrontarsi e, se necessario, scontrarsi con la Commissione. Si possono anche superare i parametri europei, se vi è un progetto sugli investimenti, sullo sviluppo, sulla crescita; un progetto di riforma che faccia capire al Paese che a quello scontro si può andare, e magari vincerlo, perché dopo ci sarà uno sviluppo concreto del Paese.

Se non c'è questo, se non c'è una visione, se non c'è un progetto che sia convincente, in Parlamento e nel Paese, a quell'appuntamento come ci andate? Ci andate senza essere d'accordo nemmeno tra voi? Come vi confrontate e vi scontrate con la Commissione e i suoi parametri, se voi stessi vi sentite deboli al punto tale da non prospettare in questo Parlamento alcuna soluzione, se non una sommatoria di no, tra loro contraddittori, senza una prospettiva qualunque di sviluppo per il Paese. Su questa strada non vi possiamo seguire. Soprattutto, non vi può seguire l'Italia.

Noi siamo disponibili a un confronto sui parametri europei, se ciò dovesse portare davvero a un progetto che possa affascinare e far sognare concretamente il Paese; non su una logica minimalista di numeretti che si contrappongono ad altri numeretti. Su quella logica, purtroppo, c'è soltanto la resa del Paese. Su quello non vi possiamo certamente seguire e su quello alzeremo le barricate. (Applausi dal Gruppo FdI).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Saccone. Ne ha facoltà.

SACCONE (FI-BP). Signor Ministro, non le nascondo la nostra amarezza, perché oggi noi avremmo auspicato un mandato pieno del suo Governo da parte della sua maggioranza, almeno con una mozione di fiducia. Invece, con l'odierna informativa il Governo esce ancor più debole da quest'Aula rispetto a quando vi è entrato.

Caro signor Ministro, cari colleghi, negli ultimi tempi stiamo assistendo a delle vecchie litanie, delle vecchie liturgie, che pensavamo fossero archiviate. Ha presente i caminetti e i vertici nelle segrete stanze? Stanno tornando di moda. Allora, mi si permetta di dire, signor Ministro, che, più che parlare di un Governo del cambiamento, ciò che abbiamo dinanzi è un Governo della conservazione, della peggiore conservazione.

Signor Ministro, noi non ci sottraiamo alla discussione sui mini-BOT, ma voi non potete eludere il tema centrale dei mini-BOT, ossia la credibilità dei soggetti che lo propongono. Sono gli stessi soggetti che in questi anni hanno propagandato l'uscita dell'Italia dall'euro.

Signor Presidente, signor Ministro, voi mi insegnate che, senza la credibilità, non si va lontano. Ciò destabilizza non l'Unione europea, e tanto meno Orban, il vostro alleato che è il più severo dei nostri controllori; ciò destabilizza il mercato, coloro che vorrebbero investire nel nostro Paese. Soprattutto, ministro Tria, quel mercato teme che quello strumento sia finalizzato a Italexit. Ecco perché non lo approva con tanta facilità.

Cari colleghi, non illudetevi: non basta un rimpastino che - devo dire - è anch'esso una vecchia liturgia della vecchia politica. Non basta un rimpastino per uscire dalla crisi nella quale anche i vostri provvedimenti ci hanno catapultato. Devo dire la verità: il rimpasto è uno strumento che si utilizzava anche nella vecchia politica, ma era abbinato alle dimissioni. Qui, il capo politico del partito che ha dimezzato i suoi voti non solo non si dimette, ma chiede anche le dimissioni dei suoi colleghi e la classifica di quei Sottosegretari che non rispondono al telefono. Siamo all'avanspettacolo. Altro che politica!

Per concludere, noi auspichiamo veramente che questa Assemblea possa prendere atto del voto popolare. Milioni di cittadini non credono nella capacità e nella competenza di questo Governo di rilanciare gli investimenti e l'occupazione. Ci tremano i polsi nel pensare che, al Mise, ben 156 tavoli di crisi siano gestiti da un ex deputato del MoVimento 5 Stelle. Oggi voi lo definireste un trombato cui avete trovato la poltrona: questa la terminologia che voi usavate tempo fa.

Signor Presidente, noi auspichiamo che anche questo Parlamento prenda atto del voto sovrano. Con quei voti, milioni di cittadini chiedono che in Italia torni un Governo coerente e, soprattutto, concreto, guidato da una coalizione di centrodestra unita. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Misiani. Ne ha facoltà.

MISIANI (PD). Signor Presidente, abbiamo ascoltato con attenzione e rispetto l'intervento del ministro Tria e con lo stesso rispetto vorremmo dirgli che siamo sconcertati dallo spettacolo che il Governo e la maggioranza stanno mettendo in scena da settimane: un teatrino di litigi, paralisi e parole totalmente difformi tra quello che dicono il Ministro e il Presidente del Consiglio, da una parte, e le parole dei due Vice Premier, dall'altra.

Pochi giorni fa, questo Governo ha compiuto un anno, per cui si può iniziare a fare un bilancio, che è disastroso, signor Ministro. Un anno fa l'Italia era un Paese che indubbiamente si trascinava molti problemi, ma aveva imboccato un sentiero virtuoso, fatto di crescita, di consolidamento dei conti pubblici e di fiducia. Avete abbandonato quel percorso e in un anno avete forzato i conti pubblici, incrinato la fiducia delle imprese e dei consumatori, aumentato la spesa corrente e bloccato gli investimenti.

Quali risultati abbia prodotto questa politica ce lo dicono non l'Unione europea, ma i dati, che sono impietosi: stagnazione economica; disoccupazione giovanile che è tornata a crescere; spread più che raddoppiato rispetto al livello precedente alle elezioni; deficit e debito nuovamente in aumento. Certo, la congiuntura internazionale è peggiorata, come ci ha ricordato anche il Ministro, che però nel 2019 non ha ricordato che il divario di crescita tra l'Italia e il resto della zona euro si è aggravato, e questo vuol dire una cosa precisa: è la vostra politica economica la prima causa della stagnazione. (Applausi dal Gruppo PD). I risparmiatori l'hanno capito, non si fidano di questo Governo. I mercati chiedono tassi sempre più alti per comprare i nostri titoli di Stato e lo spread tra i titoli italiani e quelli greci per la prima volta ha visto una posizione peggiore del nostro Paese. Questo è il vero problema dell'Italia, e non l'Europa.

Il problema sono il fallimento della vostra politica economica e la totale assenza di una strategia per il futuro. In altre e poche parole, signor Presidente, il problema dell'Italia è questo Governo. Dopo un disastro di tali proporzioni, una persona e un cittadino si dovrebbero aspettare non dico scuse pubbliche, rispetto alle tante promesse disattese, ma almeno un po' di autocritica, e invece niente. Me lo lasci dire: non c'è stato niente neppure nelle sue parole di oggi, signor Ministro. Le elezioni europeo sono passate, ma la campagna elettorale permanente è ancora in corso ed è ripresa a colpi di bandiere elettorali, che in molti casi sono autentiche sciocchezze.

La madre di tutte queste sciocchezze è l'idea, accarezzata dai due Vice Premier, che un nuovo scontro con l'Europa sia la via maestra per fare la manovra per il 2020. Ci avete già provato l'anno scorso e ne siete usciti con le ossa rotte e oggi siamo ancora più deboli e meno credibili rispetto a un anno fa. Il vostro isolamento in Europa è sotto gli occhi di tutti: la scommessa di una nuova Commissione europea più vicina ai sovranisti è morta sul nascere.

Lasciate perdere allora le prove di forza e iniziate a negoziare seriamente con la Commissione europea, prima di andare a Bruxelles, com'è successo a dicembre, con il cappello in mano, sotto la pressione dei mercati.

Seconda sciocchezza, i mini-BOT: il nostro spread è salito oltre 250 perché incorpora un rischio di ridenominazione, ossia di uscita dell'Italia dalla moneta unica. Ce l'ha detto la Banca d'Italia nella relazione presentata pochi giorni fa. In queste condizioni, un Governo degno di siffatto nome farebbe ogni sforzo per calmare le acque e ristabilire la fiducia. Voi cosa state facendo, invece? Vi siete inventati i mini-BOT, quello che - come ci ha ricordato il governatore Draghi - si configura come una moneta parallela illegale. Altri Paesi hanno adottato titoli di Stato di piccolo taglio e ve ne ricordo due: la Germania del 1933 e l'Argentina del 2001, dove quei titoli si chiamavano patacón. (Applausi dal Gruppo PD).

Signor Ministro, Salvini e Di Maio vogliono rifilare alle imprese italiane i patacóns, titoli svalutati al di sotto della parità, ma le imprese italiane, che hanno crediti nei confronti della pubblica amministrazione, hanno diritto a soldi veri e non a titoli di Stato finti. (Applausi dal Gruppo PD).

Terza bandiera ricomparsa nel dibattito è la flat tax, cioè l'idea che tagliando le tasse ai ricchi, l'economia magicamente riparte. Signor Ministro, Salvini e Di Maio, gli azionisti di riferimento, non ci hanno ancora spiegato - e non l'ha fatto nemmeno lei oggi - dove troverete 23 miliardi di euro per bloccare l'aumento dell'IVA. Non ci avete spiegato questo e state rimettendo sul piatto altri 30 miliardi di euro per la flat tax, e non per tagliare il cuneo fiscale; non per aiutare le famiglie con figli e nemmeno per investire sull'ambiente e sulla scuola, come abbiamo proposto noi del Partito democratico. State mettendo sul piatto altri 30 miliardi per fare pagare ai banchieri la stessa aliquota che pagano un metalmeccanico o un insegnante. (Applausi dal Gruppo PD).

Tutte queste scelte, signor Ministro, non indicano una strada, ma ci portano in un vicolo cieco, ma forse la verità è un'altra. La verità è che un pezzo di questa maggioranza sta cercando, un passo dietro l'altro, di mettere il Paese davanti al fatto compiuto e di rendere inevitabile la sua uscita dalla moneta unica. Ecco i mini-BOT; ecco la flat tax che scassa i conti pubblici ed ecco il nuovo scontro finale con la Commissione europea. Se però le cose stanno così, dovete dirlo agli italiani in modo trasparente, non nascondendovi dietro un dito, e dovete sapere che noi non ve lo permetteremo.

L'Italia è di fronte a un bivio, signor Presidente: questa politica economica ci porta dritti verso la procedura di infrazione, che vuol dire stare sotto la tutela dell'Europa per anni; l'esatto contrario della sovranità nazionale che dite di voler difendere e, in particolare, la procedura di infrazione vuol dire una nuova stagione di austerità. Dite di voler fare espansione, ma ci state portando dritti verso una stagione di nuovi tagli.

Signor Ministro, noi, in questi giorni e anche oggi, abbiamo sentito da lei e dal Presidente del Consiglio delle parole di buon senso. Certo, sono parole simili a quelle che avevamo ascoltato nell'estate del 2018, quando lei aveva promesso di opporsi a manovre insostenibili e, poi, abbiamo visto come è andata a finire. Badate la replica di questa sceneggiata non ce la possiamo permettere. La verità è che il Governo e la maggioranza sono al capolinea. Prendetene atto prima di fare ulteriori danni, prima di mettere il Paese in una strada senza ritorno. (Applausi dal Gruppo PD). Ne prenda atto anche lei, signor Ministro, per salvare la sua credibilità e soprattutto per il bene dell'Italia. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Bagnai. Ne ha facoltà.

BAGNAI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, il dibattito seguito all'informativa del Ministro, come tanti altri dibattiti in Assemblea e come naturalmente è giusto che sia, ha anche una sua dimensione in qualche modo liturgica. C'è una ritualità: la maggioranza sostiene il suo Governo e l'opposizione si straccia le vesti in eccessi di pessimismo. Questo va un pochino contro lo spirito di solidarietà nazionale che abbiamo evocato poco prima nel ricordare un importante politico di qualche decennio fa.

Cerchiamo poi di evitare di essere distratti da un'altra ritualità, quella delle procedure europee che adesso ci impongono di concentrarci sulle frazioni di punto decimale in un dibattito che, personalmente - come ho già argomentato e riargomenterò - ritengo piuttosto sterile. Sappiamo invece - e il Ministro ha dato disponibilità diverse volte a discuterne in Commissione in un confronto costruttivo con il Parlamento - che in questo momento sui tavoli europei ci sono dei temi di ben altra pregnanza, come - ad esempio - la riforma del Meccanismo europeo di stabilità (MES), il dibattito sempre aperto sull'assicurazione europea sui depositi bancari e - aggiungo - anche il tema da sempre aperto del budget dell'eurozona; tre temi sui quali verosimilmente speriamo di poter tornare per poter coinvolgere tutta l'Assemblea nelle riflessioni che in Commissione sono state più volte svolte.

Vorrei aggiungere qualche breve osservazione a margine di questi temi invece di concentrarmi su affermazioni del tipo: «Siete stati voi, brutti cattivi. È colpa vostra», sul battibecco e sui decimali.

Il problema della riforma del Meccanismo europeo di stabilità è importante, perché imporrebbe una svolta ulteriormente conservatrice alla governance dell'eurozona. Bisogna resistere alle proposte della Commissione di inserire questo meccanismo nei trattati comunitari e va assolutamente evitato di attribuire al MES il compito di attribuire il merito di credito ai Paesi e, quindi, al loro debito sovrano.

Purtroppo noi vediamo sotto traccia il disegno dei nostri fratelli del Nord di permettere all'interno dell'eurozona il default controllato di uno Stato. Ciò è una cosa alla quale dobbiamo resistere, anche perché minerebbe il senso stesso del progetto di Unione europea.

Il tema dell'assicurazione europea sui depositi è anch'esso da considerare con cautela. Viene detto: prima dovete ridurre i vostri rischi e poi noi li condivideremo. La riduzione dei rischi, però, a casa altrui è stata fatta con un pesante ricorso a soldi pubblici, che adesso viene demonizzato e penalizzato in tutti i modi quando si tratta di mettere in sicurezza il nostro sistema bancario. In circostanze precedenti sarebbero bastati pochissimi miliardi rispetto ai tanti spesi al Nord. Torno su questo punto perché un tema che mi colpisce molto nell'ambito di quanto abbiamo discusso finora è che tutti si soffermano sul fatto se si debbano rispettare o meno le regole, sulle conseguenze di questo Governo birichino che - a quanto sembra - fa dei gesti irriverenti verso l'Europa. Nessuno, però, si pone il tema se queste regole siano razionali o meno.

Ritengo che tutti noi qua dentro, per tutelare il nostro ruolo di parlamentari e del ramo del Parlamento che ci accoglie, dovremmo fare una riflessione profonda e di metodo sull'opacità di certi meccanismi decisionali europei. Perché non possiamo discutere in questo consesso - per esempio - delle bozze di proposte di riforma del Meccanismo europeo di stabilità? Perché dobbiamo condizionare la nostra azione di Governo e la nostra possibilità di venire incontro a chi ha subito delle sciagure naturali o la possibilità di sovvenire a chi si trova in condizioni di povertà a delle regole europee molto opache e prive di un fondamento logico, come ormai tutti concordemente riconoscono?

Vorrei affermare due principi guardando al futuro e non ai decimali. Il primo principio che tocca il terzo tema che ho sollevato - la politica di bilancio dell'eurozona e, in generale, dell'area euro - è che non ci può essere convergenza, soprattutto con queste regole, se non vi è stabilizzazione. Come ho già avuto modo di dire infatti - lo ripeterò fino alla vostra nausea e me ne scuso - le attuali regole europee agganciano i Paesi al peggior risultato conseguito in precedenza. Questo è il risultato che si ottiene quando il potenziale di crescita di un Paese viene calcolato con metodi statistici che guardano al passato. Allora, bisogna evitare che un Paese consegua dei risultati pessimi e bisogna farlo intervenendo tempestivamente; altrimenti si vive un'ulteriore ingiustizia nel quadro di queste regole, ovvero che chi le viola massivamente e tempestivamente - come fece la Francia nel 2009, portando il deficit al 7 per cento - è ricompensato, perché innanzitutto fa una forte politica anticiclica e, quindi, mantiene alto il suo potenziale e poi, essendo arrivato al 7, se l'anno dopo scende al 6, può dire di aver scalato una marcia, ma va tutto bene perché sta convergendo verso l'obiettivo. Questo è ingiusto.

So che dal dialogo fra questo Governo e la Commissione stanno emergendo dei risultati. So che il Comitato economico e finanziario ha dimostrato non chiusura, ma apertura al dialogo e questo è molto importante. È importante che ci sia un dialogo su queste regole. Alcuni dicono che contestarle sia follia e sicuramente lo sarebbe sembrato dieci o quindici anni fa. Io ho un'altra definizione di follia: follia è ripetere le stesse azioni aspettandosi un risultato diverso.

Sono sicuro che lei, signor Ministro, saprà interpretare il desiderio di questa maggioranza di portare in Europa la voglia di compiere azioni diverse, più allineate alla razionalità e al buon senso, piuttosto che un'ottusa e subalterna adesione a regole a cui ormai nessuno crede più. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Malan. Ne ha facoltà.

MALAN (FI-BP). Signor Ministro, abbiamo ascoltato con attenzione le sue parole, che però si sono fermate ai rapporti strettamente burocratici e formali con l'Unione europea. Certamente questo è un punto che merita e a cui il Governo deve dedicare tutta l'attenzione necessaria. Lei ci ha spiegato come state tentando di evitare la procedura di infrazione. Noi ci auguriamo che ci riusciate, perché siamo comunque dalla parte degli italiani e speriamo che non debbano pagare conseguenze di scelte avventate che non sono imputabili a nessuno di loro.

Tuttavia, in parallelo, abbiamo il mondo reale. Non ci sono solo le cifre dello 0,1, 0,2, 2,1 o 2,4; ci sono anche tutte le cose che vengono portate avanti ogni giorno, anche in questi giorni, che non sono precisamente di vigilia della legge di bilancio. Il vice primo ministro Salvini ribadisce oggi che bisogna inserire la flat tax in manovra. Cerchiamo di fare una previsione ottimistica: 20 miliardi? Probabilmente 30? Diciamo 20, 30 miliardi.

C'è l'IVA di cui nessuno parla: non né parlano il Presidente del Consiglio, né i Vice Presidenti del Consiglio e neppure, purtroppo, il Ministro dell'economia e delle finanze, che è lei, ed è qui presente. Si tratta di 23 miliardi di euro, che, se non si trovati, faranno alzare l'IVA e i prezzi e causeranno un'immediata e drammatica contrazione dei consumi, nonché una sfiducia nel nostro Paese, dopo che per anni si è detto che non la si sarebbe fatta aumentare. Bisogna parlare con urgenza di quanto è già nella legge: senza un intervento normativo, il prossimo 1° gennaio - tra pochi mesi - l'IVA salirà e non certo di poco.

Il vice presidente del Consiglio Di Maio dice che bisogna trovare un miliardo per le famiglie; il Presidente del Consiglio dice che sono irrinunciabili misure come il reddito di cittadinanza e quota 100. E si potrebbe ancora andare avanti. Questo è il punto. Che pensate di fare per il Paese reale? Come pensate di agire non soltanto nei rapporti con gli organismi europei, per accrescere i like e magari le adesioni nei sondaggi, ma anche per far crescere il Paese? Se il Paese non cresce, tutti i calcoli e le trattative sono inutili: la disoccupazione non scenderà - anzi, aumenterà - e le nostre imprese tenderanno ancora di più a chiudere o spostarsi altrove.

Questi sono i problemi reali e ciò da cui dipendono la possibilità, per giovani e non, di trovare un lavoro - e, per chi lo ha, di non perderlo - e la certezza di percepire le pensioni (tagli a parte, che voi avete inserito - questi sì - con una certa tempestività). Bisogna almeno dare la certezza che il nostro sistema regga e, a tal fine, è necessaria la crescita. Se si continua con delle misure basate sul brevissimo termine, sul populismo penale - come è stato autorevolmente descritto negli ultimi giorni che spaventa gli imprenditori e su misure che soffocano l'economia, anziché rilanciarla, non possiamo avere una visione serena del futuro.

Questa visione ce la dovete dare voi; ce la deve dare lei, signor Ministro. Benissimo i rapporti con l'Unione europea, ma c'è il rapporto con il Paese reale che deve crescere. Noi siamo disposti a sostenervi se fate delle scelte per la crescita. Siamo disposti a sostenervi anche rispetto a uno sforamento delle cifre che vengono imposte a livello europeo, ma solo se c'è un convincente piano di rilancio e non in presenza di un piccolissimo cabotaggio e di un atteggiamento teso a guardare ai sondaggi di domattina e ai like di questa sera. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Paragone. Ne ha facoltà.

PARAGONE (M5S). Signor Ministro, mi dispiace che lei non pratichi molto il Senato e ne frequenti poco le stanze, perché potrebbe così raccogliere l'eco della denuncia che Cicerone rivolgeva a Catilina. Magari prima di lasciare Palazzo Madama, se avrà voglia, si potrà godere l'affresco della sala Maccari. E lo sentirà anche lei quel «Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?». Sino a quando?

Io di certo non sono Cicerone e nemmeno lei è assolutamente Catilina. Certo, avremmo voluto esprimerci su una risoluzione che la impegnava in modo definitivo e univoco nella trattativa con l'Unione europea, e invece ci prendiamo le misure con una informativa sulla quale non è previsto alcun voto vincolante per lei e per il Governo. Ne prendiamo atto ma con vigore rilanciamo allora quel «Fino a quando?».

Fino a quando dobbiamo accettare una evasione fiscale - una evasione che fa scomparire, stando alle rivelazioni di LuxLeaks, qualcosa come 1.000 miliardi ogni anno - a norma di legge ispirata da Juncker, a vantaggio delle solite multinazionali e dei grandi gruppi finanziari? Fino a quando saranno tollerati veri e propri paradisi fiscali all'interno dell'Unione europea? Fino a quando i forti avranno sempre un santo in paradiso in più? Anche lei, come noi, signor Ministro, sicuramente saprà urlare il suo sdegno contro questa Commissione europea.

«Fino a quando?» dicevamo. Fino a quando famiglie, lavoratori, imprenditori, cittadini saranno costretti a stare come delle mosche dentro un bicchiere perché qualcuno non ha il coraggio di affermare che di austerity si muore? Fino a quando si minacceranno i popoli con il randello dello spread e dei mercati, impedendo alla BCE di fare veramente la Banca centrale così da farne un prestatore di ultima istanza? Fino a quando la Germania potrà violare i parametri - ad esempio - del surplus commerciale senza che nessuno estragga un cartellino rosso? (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az). Ne sarà avanzato qualcuno, di cartellino rosso, o sono tutti per noi? Fino a quando a Bruxelles abuseranno, insomma, della nostra pazienza?

Noi abbiamo il coraggio di dirlo, ministro Tria. E anche lei sicuramente ne avrà, perché lei è Ministro di un Governo politico che nasce da un contratto dove sta scritto quanto segue: «Al fine di consolidare la crescita e lo sviluppo del Paese riteniamo necessario scorporare la spesa per investimenti pubblici dal deficit corrente in bilancio, come annunciato più volte dalla Commissione europea e mai effettivamente e completamente applicato». «Per quanto riguarda le politiche sul deficit attraverso la ridiscussione dei Trattati dell'UE e del quadro normativo principale si prevede una programmazione pluriennale volta ad assicurare il finanziamento delle proposte oggetto del presente contratto attraverso il recupero di risorse derivanti dal taglio agli sprechi, la gestione del debito e un appropriato ricorso al deficit». Su questo contratto abbiamo dato la fiducia e dal contratto non ci muoviamo. Pertanto, è quello il peristilio entro cui anche lei si dovrà muovere nella trattativa con Bruxelles.

La maggioranza parlamentare che puntella questo Governo si basa su un rifiuto delle ricette che, per vent'anni, hanno dimostrato il loro fallimento, come ben relazionano alcuni premi Nobel del calibro di Stiglitz, di Krugman, o altri economisti che ormai non sanno più come avvertirci che così non cresciamo. Altro che «l'Italia è un problema serio», come ha detto Juncker. La lettera recapitataci dalla Commissione europea è inesatta, illogica e completamente scollata dalla realtà.

Si parla di una procedura d'infrazione contro l'Italia per lo scostamento di un decimale rispetto alle previsioni, e si usano strumenti di misurazione, come l'output gap, che tra l'altro anche lei stesso aveva criticato. E soprattutto - capolavoro dei capolavori - si riconosce che la congiuntura economica internazionale è sfavorevole, ma si chiedono delle misure di aumento delle tasse oppure tagli draconiani della spesa. Questo non avverrà mai con il nostro consenso; mai con il nostro voto. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).

Quanta sofferenza deve generare ancora quel fanatismo illogico per capire che il paradigma va cambiato? Non accettiamo il solito discorso per cui i cittadini possono cambiare i Governi attraverso libere elezioni democratiche, ma quei Governi non possono cambiare le politiche economiche. Noi siamo qui proprio per cambiare quelle politiche economiche e lo facciamo sulla base di un mandato che ci arriva dal popolo sovrano.

Non abbiamo bisogno di patenti di responsabilità e invito anche a non cercarne al di fuori del Parlamento: nel Paese c'è ancora una maggioranza importante di italiani responsabili, che responsabilmente ci chiede di governare, seguendo un orizzonte sociale, cioè politico, non tecnico e non terzo.

Per questo - in chiusura - sono qui a ribadirle che lei, ministro Tria, non ha un mandato in bianco, mi consenta. Noi chiediamo di vincolare la sua trattativa, anche alla luce della legge Moavero, la n. 234 del 2012, a rispettare questi quattro punti: fornire tempestivamente tutta la documentazione relativa ai temi all'ordine del giorno del Consiglio Ecofin del 14 giugno 2019, in particolare per quanto attiene alla riforma del Trattato sul Meccanismo europeo di stabilità (tra l'altro, ci aspettavamo anche qualche parola in più sull'Ecofin, visto che faceva parte dell'ordine del giorno); apporre una riserva di esame parlamentare su qualsiasi nuovo emendamento o testo proposto in sede europea sulla riforma del MES stesso; apporre una riserva di esame parlamentare su un eventuale testo proposto in sede europea su qualsiasi proposta relativa alla ponderazione del rischio sui titoli di Stato; richiedere la specifica previsione di strumenti di debito comune a livello di Unione monetaria europea da utilizzare in funzione anticiclica e stabilizzatrice all'interno di un bilancio comune dell'area euro.

Per il MoVimento 5 Stelle questi sono punti imprescindibili, in una grammatica istituzionale dove la centralità del Parlamento è un punto fermo. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sull'informativa del Ministro dell'economia e delle finanze, che ringrazio per la disponibilità.

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, come già comunicato ai Gruppi, l'ordine del giorno della seduta di domani sarà integrato con la discussione di proposte di questione pregiudiziale riferite al decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35, recante misure per il servizio sanitario della Regione Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria. A seguire, gli altri argomenti già previsti all'ordine del giorno.

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

RIVOLTA (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RIVOLTA (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, intervengo perché questa mattina alla radio ho appreso dell'ennesimo femminicidio, avvenuto a Cisterna di Latina. Elisa Ciotti, trentacinque anni, è stata uccisa dal marito, Fabio Trabacchin, anch'egli trentacinquenne, camionista. È stata uccisa a martellate, dopo un violento litigio, nella primissima mattinata. La coppia pare fosse in procinto di separarsi, eppure era ancora convivente. L'omicida è poi scappato, lasciando che la loro bambina di dieci anni scoprisse da sola la madre riversa sul letto in una pozza di sangue. Seppur disperata e sola, la bambina ha avuto la forza di chiamare un parente che poi ha allertato il 118. Tutto inutile, perché Elisa Ciotti era morta. Il marito ha confessato dopo qualche ora e verrà condannato certamente. La bambina in qualche modo dovrà sopravvivere come potrà, con l'aiuto di psicologi, cercando di ritornare ad una normalità che tale non sarà più.

Nella stessa città purtroppo sono avvenuti altri eventi. Nel 2014 un agente di polizia penitenziaria uccise la moglie, nel 2018 un carabiniere ha sparato prima alla moglie e poi alle figlie di otto e tredici anni, poi suicidandosi. Il motivo è sempre lo stesso: donne che decidevano di rompere la relazione, il matrimonio. Questo vuol dire che ci sono donne che sono purtroppo uccise, uomini che vengono condannati o che si suicidano a loro volta e orfani che devono affrontare la vita in qualche modo.

Penso sia necessario fare una riflessione molto profonda, per capire come sia possibile che tutto ciò avvenga, con una frequenza davvero allarmante. I dati parlano di 120 femminicidi nel 2015, 115 nel 2016, 113 nel 2017 e 86 nel 2018: praticamente una strage. Spero che anche nella 12ª Commissione si possa fare una riflessione seria, per pensare a misure di prevenzione. Non è possibile - ne riceviamo anche qui - che i bambini siano educati dalla scuola primaria al rispetto reciproco e a una vita corretta e che poi, invece, ci sia l'incapacità più totale di contenere gli istinti peggiori. Si tratta di una riflessione che ritengo la politica debba fare con molta urgenza. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az, M5S e FI-BP).

QUARTO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

QUARTO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, un problema urbanistico sta scuotendo l'opinione pubblica di Barletta, una delle tante tristi storie, che hanno devastato molti centri urbani italiani, vittime di politiche urbanistiche aggressive e lentezze burocratiche, che a volte appaiono strategicamente orchestrate.

Barletta è una splendida città, con un centro storico millenario di grande interesse culturale e un contorno urbano stabilmente configurato: la cosiddetta città consolidata. Circa due anni fa è stato concesso un permesso alla demolizione di palazzo Tresca, di fine Ottocento, per costruire un nuovo edificio. Dicono fosse un semplice atto dovuto, nonostante il palazzo abbia un suo pregio e un ruolo di cortina architettonica nella città consolidata. La misera pianificazione urbanistica che ha caratterizzato Barletta, ha però permesso molti scempi e quello in oggetto potrebbe essere l'ennesimo.

In città vige ancora un piano regolatore generale del 1971, che quindi ha quasi mezzo secolo, e nel 2009 è stato avviato un nuovo piano urbanistico generale (PUG), che però è ancora in itinere. Pochi giorni fa l'apposizione di alcune transenne accanto al palazzo ha sollevato un vasto dissenso popolare ed anche l'interesse della soprintendenza, che volendo veder chiaro in tale faccenda, ha bloccato i lavori.

È intollerabile perdere gioielli urbani, ancor più allorché avviene nel rispetto delle regole (o in assenza di regole?). Una città violentata nelle sue architetture e nella sua storia perde la sua identità, diventa un non luogo, anonimo, insignificante, che rende i cittadini spaesati, sradicati dalle proprie origini. Perché sussista una comunità, deve esistere un luogo comune, unico e irripetibile, con la sua storia esclusiva.

Di certo non si può derogare al diritto della proprietà privata, ma si deve innanzitutto tutelare il diritto pubblico.

In questa sede chiedo che ognuno, nell'ambito dei propri uffici competenti, faccia il massimo per tutelare Barletta e tutte le città, con l'adozione di un moderno PUG, che tuteli la città consolidata, di controlli rigorosi per il rispetto di concessioni e di norme e per la salvaguardia dei beni culturali. È oltremodo auspicabile un forte impegno del livello parlamentare e governativo per la salvaguardia e la valorizzazione dell'ambiente urbano. (Applausi dal Gruppo M5S).

LANNUTTI (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LANNUTTI (M5S). Signor Presidente, intendo portare all'attenzione dell'Assemblea e del Governo un grave scandalo, che riguarda la vendita dei diamanti, appioppati negli sportelli bancari ad ignari risparmiatori, per circa 1,5 miliardi di euro, oggetto di un'inchiesta penale della procura di Milano, che nel 2016 aveva ipotizzato i reati di truffa aggravata e autoriciclaggio, imponendo il sequestro di 700 milioni di euro. Intesa Sanpaolo, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, BPM e Banca Aletti hanno venduto a prezzi gonfiati le loro pietre ad ignari clienti, spacciandole per investimenti sicuri, senza informare dei rischi reali e dell'impossibilità di rivendere i preziosi acquistati, purtroppo nel silenzio della Consob e della Banca d'Italia. L'Antitrust aveva, invece, contestato le modalità di offerta, accertandone la scorrettezza, e comminando - nell'ottobre 2017 - una sanzione di 15 milioni di euro a quattro istituti di credito per queste gravi violazioni.

Clienti che si sono ritrovati in tasca diamanti a prezzi gonfiati, difficilmente liquidabili, la cui vendita garantiva alle banche ricche commissioni, fino a 10 volte il valore delle commissioni rispetto ai normali prodotti finanziari.

«Report» documenta - attraverso il racconto di un gestore - anche le forti pressioni dall'alto verso il basso, dai manager verso gestori e dipendenti.

Insomma, signor Presidente, uno scandalo. E la cosa più sconcertante che ha messo in luce l'inchiesta di «Report» riguarda i regali, gli omaggi e le regalie ai top manager delle banche per consentire di vendere diamanti a prezzi gonfiati da parte delle società, ossia ai soggetti che venivano omaggiati di soggiorni in alberghi di lusso, fino a reperti archeologici quali statue di bronzo di epoca romana, sculture della Magna Grecia, la qual cosa potrebbe configurare perfino ipotesi di corruzione.

La ringrazio, signor Presidente, e chiedo anche al Governo di rispondere all'interrogazione 4-00179, presentata in Commissione, insieme ad altri senatori, il 30 maggio 2018, nella seduta n. 8, che denuncia questo scandalo bancario, con il concorso dei distratti controllori. (Applausi dal Gruppo M5S).

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 12 giugno 2019

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, mercoledì 12 giugno, alle ore 9,30 , con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 19,16).

Allegato B

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Auddino, Barachini, Bogo Deledda, Borgonzoni, Bossi Umberto, Candiani, Cattaneo, Cioffi, Crimi, De Poli, Fregolent, Fusco, Iori, Merlo, Monti, Napolitano, Pittella, Romagnoli, Ronzulli, Santangelo, Siri, Solinas e Zanda.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Iwobi, Petrocelli e Vescovi, per attività della 3ª Commissione permanente; Briziarelli, Ferrazzi, Nugnes e Trentacoste, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati; Vattuone, per attività dell'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE); Anastasi, Paroli e Pinotti, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO.

Commissioni permanenti, approvazione di documenti

Le Commissioni riunite 3a e 4a, nella seduta del 6 giugno 2019, hanno approvato due risoluzioni, ai sensi dell'articolo 50, comma 2, del Regolamento:

a conclusione dell'esame dell'affare assegnato sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2019, adottata il 23 aprile 2019 (Doc. XXIV, n. 8);

a conclusione dell'esame dell'affare assegnato sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, riferita al periodo 1° ottobre-31 dicembre 2018, anche al fine della relativa proroga per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2019, deliberata dal Consiglio dei ministri il 23 aprile 2019 (Doc. XXIV, n. 9).

I predetti documenti sono inviati al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatore Calderoli Roberto

Norme per la tutela dei minori che accedono alla rete Internet e istituzione del registro dei provider aderenti al codice di autoregolamentazione «Internet e minori» (1329)

(presentato in data 06/06/2019);

senatore La Russa Ignazio

Modifica all'articolo 1, comma 6, della legge 9 gennaio 2019, n. 3, in materia di applicazione dei benefici penitenziari (1330)

(presentato in data 06/06/2019);

senatori Lanzi Gabriele, Anastasi Cristiano, Angrisani Luisa, Castaldi Gianluca, Corbetta Gianmarco, Corrado Margherita, Donno Daniela, Riccardi Alessandra, Romano Iunio Valerio, Coltorti Mauro

Disposizioni in materia di disciplina delle attività di manutenzione ordinaria di generatori di calore e impianti fumari a biomassa legnosa (1331)

(presentato in data 06/06/2019);

senatori Romeo Massimiliano, Patuanelli Stefano

Modifiche dello statuto e degli organi della Banca d'Italia (1332)

(presentato in data 28/05/2019);

senatori Mallegni Massimo, Galliani Adriano, Masini Barbara, Berardi Roberto, Craxi Stefania Gabriella Anastasia, Cangini Andrea, Ferro Massimo, Barboni Antonio, Binetti Paola, Rizzotti Maria, Alderisi Francesca, Gallone Maria Alessandra, Perosino Marco

Disposizioni per la diffusione della cultura e dell'arte italiana e agevolazioni in favore delle imprese artistiche e artigianali (1333)

(presentato in data 07/06/2019);

senatrice Sbrollini Daniela

Dichiarazione di monumento nazionale del Ponte sul Fiume Brenta detto "Ponte vecchio" o "Ponte degli alpini" (1334)

(presentato in data 10/06/2019);

senatori Bossi Simone, Campari Maurizio, Arrigoni Paolo, Augussori Luigi, Bagnai Alberto, Barbaro Claudio, Bergesio Giorgio Maria, Bonfrisco Anna Cinzia, Borghesi Stefano, Briziarelli Luca, Bruzzone Francesco, Calderoli Roberto, Candura Massimo, Cantu' Maria Cristina, Casolati Marzia, De Vecchis William, Faggi Antonella, Ferrero Roberta, Fregolent Sonia, Fusco Umberto, Iwobi Tony Chike, Marin Raffaella Fiormaria, Marti Roberto, Montani Enrico, Nisini Tiziana, Ostellari Andrea, Pazzaglini Giuliano, Pellegrini Emanuele, Pepe Pasquale, Pergreffi Simona, Pianasso Cesare, Pillon Simone, Pirovano Daisy, Pisani Pietro, Pittoni Mario, Pizzol Nadia, Pucciarelli Stefania, Ripamonti Paolo, Rivolta Erica, Romeo Massimiliano, Rufa Gianfranco, Saponara Maria, Saviane Paolo, Sbrana Rosellina, Solinas Christian, Tesei Donatella, Tosato Paolo, Vallardi Gianpaolo, Vescovi Manuel, Zuliani Cristiano

Modifiche all'articolo 40 della legge 28 luglio 2016, n. 154, in materia di contrasto del bracconaggio ittico nelle acque interne (1335)

(presentato in data 11/06/2019).

Disegni di legge, assegnazione

In sede redigente

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Mangialavori Giuseppe Tommaso Vincenzo ed altri

Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di scioglimento dei consigli comunali e provinciali per fenomeni di infiltrazione mafiosa (1082)

previ pareri delle Commissioni 2ª (Giustizia), 5ª (Bilancio)

(assegnato in data 11/06/2019);

1ª Commissione permanente Affari Costituzionali

Sen. Donno Daniela ed altri

Modifiche alla legge 29 maggio 2017, n. 71, recante disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo (1180)

previ pareri delle Commissioni 2ª (Giustizia), 5ª (Bilancio), 7ª (Istruzione pubblica, beni culturali), 8ª (Lavori pubblici, comunicazioni), 14ª (Politiche dell'Unione europea), Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 11/06/2019);

2ª Commissione permanente Giustizia

Sen. Gasparri Maurizio ed altri

Modifiche all'articolo 165 del codice penale e all'articolo 115-bis del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, in materia di legittima difesa (1269)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio)

(assegnato in data 11/06/2019);

2ª Commissione permanente Giustizia

Sen. Lannutti Elio ed altri

Misure in materia di tutela della proprietà immobiliare sottoposta a procedura esecutiva (1287)

previ pareri delle Commissioni 5ª (Bilancio), 6ª (Finanze e tesoro)

(assegnato in data 11/06/2019);

6ª Commissione permanente Finanze e tesoro

Sen. Mautone Raffaele ed altri

Disposizioni in materia di credito d'imposta per l'acquisto di alimenti per lattanti (1285)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio), 12ª (Igiene e sanita')

(assegnato in data 11/06/2019);

8ª Commissione permanente Lavori pubblici, comunicazioni

Sen. Rampi Roberto ed altri

Proroga della convenzione tra il Ministero dello sviluppo economico e il Centro di produzione Spa titolare dell'emittente Radio Radicale (1301)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio)

(assegnato in data 11/06/2019);

11ª Commissione permanente Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale

Sen. Romano Iunio Valerio ed altri

Modifica all'articolo 42-bis del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, in materia di assegnazione temporanea dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche (1209)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio)

(assegnato in data 11/06/2019);

13ª Commissione permanente Territorio, ambiente, beni ambientali

Sen. Quagliariello Gaetano

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano, sull'attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza, sullo stato di emergenza e della ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi verificatisi a partire dal 2009 (1238)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 5ª (Bilancio), 8ª (Lavori pubblici, comunicazioni), 10ª (Industria, commercio, turismo), Commissione parlamentare questioni regionali

(assegnato in data 11/06/2019);

In sede referente

3ª Commissione permanente Affari esteri, emigrazione

Gov. Conte-I: Ministro affari esteri e coop. inter.le Moavero Milanesi, Ministro giustizia Bonafede ed altri

Ratifica ed esecuzione della Convenzione relativa all'estradizione tra gli Stati membri dell'Unione europea, con Allegato, fatta a Dublino il 27 settembre 1996 (1307)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 5ª (Bilancio), 14ª (Politiche dell'Unione europea)

C.1797 approvato dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 11/06/2019);

3ª Commissione permanente Affari esteri, emigrazione

Gov. Conte-I: Ministro affari esteri e coop. inter.le Moavero Milanesi, Ministro giustizia Bonafede

Gov. Conte-I: Ministro affari esteri e coop. inter.le Moavero Milanesi, Ministro giustizia Bonafede ed altri

Ratifica ed esecuzione dei seguenti Protocolli:

a) Secondo Protocollo addizionale alla Convenzione europea di assistenza giudiziaria in materia penale, fatto a Strasburgo l'8 novembre 2001;

b) Terzo Protocollo addizionale alla Convenzione europea di estradizione, fatto a Strasburgo il 10 novembre 2010;

c) Quarto Protocollo addizionale alla Convenzione europea di estradizione, fatto a Vienna il 20 settembre 2012 (1308)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 2ª (Giustizia), 5ª (Bilancio), 14ª (Politiche dell'Unione europea)

C.1798 approvato dalla Camera dei deputati

(assegnato in data 11/06/2019);

8ª Commissione permanente Lavori pubblici, comunicazioni

Sen. Donno Daniela ed altri

Disposizioni in materia di pari opportunità di trattamento dei daltonici e delega al Governo per il riassetto e la riforma della normativa in materia (1274)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio), 7ª (Istruzione pubblica, beni culturali), 11ª (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale), 12ª (Igiene e sanita'), 14ª (Politiche dell'Unione europea)

(assegnato in data 11/06/2019).

Disegni di legge, presentazione del testo degli articoli

In data 07/06/2019 la 3ª Commissione permanente Aff. esteri ha presentato il testo degli articoli proposti dalla Commissione stessa, per il disegno di legge: "Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati:

a) Trattato di estradizione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016;

b) Accordo di mutua assistenza in materia penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016;

c) Accordo sul trasferimento delle persone condannate tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica federale della Nigeria, fatto a Roma l'8 novembre 2016" (987)

(presentato in data 13/12/2018).

Disegni di legge, ritiro

In data 10 giugno 2019, la senatrice Michela Montevecchi ha dichiarato di ritirare il disegno di legge: Montevecchi ed altri. - "Delega al Governo in materia di fondazioni lirico-sinfoniche" (982).

Governo, trasmissione di atti

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 4 e 7 giugno 2019, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, le comunicazioni concernenti il conferimento o la revoca dei seguenti incarichi:

al dottor Felice Morisco, il conferimento dell'incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e trasporti;

alla dottoressa Maria Casola, magistrato ordinario collocato fuori ruolo organico della magistratura, la revoca dell'incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero della giustizia;

alla dottoressa Francesca Paola Anelli, la revoca dell'incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

Tali comunicazioni sono depositate presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.

Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento

Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti atti e documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:

Proposta di decisione del Consiglio relativa alla posizione da adottare a nome dell'Unione europea in sede di Organizzazione internazionale della vigna e del vino (OIV) (COM(2019) 246 definitivo), alla 9a Commissione permanente e, per il parere, alla Commissione 14a;

Comunicazione congiunta al Parlamento europeo e al Consiglio -l'Unione europea e l'Asia centrale: nuove opportunità per un partenariato rafforzato (JOIN(2019) 9 definitivo), alla 3a Commissione permanente e, per il parere, alla Commissione 14a;

Raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2019 dell'Italia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2019 dell'Italia (COM(2019) 512 definitivo), alla 5a Commissione permanente e, per il parere, alle Commissioni 1a, 2a, 6a, 7a, 8a, 10a, 11a e 14a;

Relazione della Commissione - Italia - Relazione preparata a norma dell'articolo 126, paragrafo 3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (COM(2019) 532 definitivo), alla 5a Commissione permanente e, per il parere, alla Commissione 14a;

Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Relazione annuale 2018 sull'applicazione della Carte dei diritti fondamentali dell'Unione europea (COM(2019) 257 definitivo), alla 1a Commissione permanente e, per il parere, alla Commissione 14a;

Proposta di decisione del Consiglio relativa ai contributi finanziari che gli Stati membri devono versare per finanziare il Fondo europeo di sviluppo, compresa la seconda quota per il 2019 (COM(2019) 253 definitivo), alla 5a Commissione permanente e, per il parere, alla Commissione 14a;;

Comunicazione della Commissione al Consiglio - Informazioni finanziarie sul Fondo europeo di sviluppo - Fondo europeo di sviluppo (FES): stima degli impegni, dei pagamenti e dei contributi (COM(2019) 258 definitivo), alla 5a Commissione permanente e, per il parere, alla Commissione 14a.

Governo, trasmissione di sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea. Deferimento

Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 4 giugno 2019, ha trasmesso le seguenti sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea, adottate a seguito di domanda di pronuncia pregiudiziale proposta da un'autorità giurisdizionale italiana, che sono inviate, ai sensi dell'articolo 144-ter del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni, nonché alla 14a Commissione permanente:

sentenza della Corte (Nona sezione) del 2 maggio 2019, causa C-309/18, Lavorgna Srl contro Comune di Montelanico e altri. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal tribunale amministrativo regionale per il Lazio. La Corte ha dichiarato che i princìpi della certezza del diritto, della parità di trattamento e di trasparenza, quali contemplati nella direttiva 2014/24/UE, sugli appalti pubblici, non ostano a una normativa nazionale secondo la quale la mancata indicazione separata dei costi della manodopera, in un'offerta economica presentata nell'ambito di una procedura di aggiudicazione di un appalto pubblico, comporta l'esclusione della medesima offerta senza possibilità di soccorso istruttorio, anche nell'ipotesi in cui l'obbligo di indicare i suddetti costi separatamente non fosse specificato nella documentazione della gara d'appalto, sempreché tale condizione e tale possibilità di esclusione siano chiaramente previste dalla normativa nazionale relativa alle procedure di appalti pubblici espressamente richiamata in detta documentazione. Tuttavia, se le disposizioni della gara d'appalto non consentono agli offerenti di indicare i costi in questione nelle loro offerte economiche, i princìpi di trasparenza e di proporzionalità non ostano alla possibilità di consentire agli offerenti di sanare la loro situazione e di ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa nazionale in materia entro un termine stabilito dall'amministrazione aggiudicatrice (Doc. XIX, n. 41) - alla 8a Commissione permanente;

sentenza della Corte (Sesta sezione) dell'8 maggio 2019, causa C-305/18, Associazione Verdi Ambiente e Società - Aps Onlus e Movimento Legge Rifiuti Zero per l'Economia Circolare - Aps contro Presidente del Consiglio dei ministri e altri. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal tribunale amministrativo regionale per il Lazio. La Corte ha dichiarato che il principio della «gerarchia dei rifiuti», di cui all'articolo 4 della direttiva 2008/98/CE, relativa ai rifiuti, alla luce dell'articolo 13 di tale direttiva, non osta a una normativa nazionale che qualifica gli impianti di incenerimento dei rifiuti come «infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale», purché tale normativa sia compatibile con le altre disposizioni della direttiva che prevedono obblighi più specifici, e che gli articoli 2, lettera a), e 3, paragrafi 1 e paragrafo 2, lettera a), della direttiva 2001/42/CE, concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente, devono essere interpretati nel senso che una normativa nazionale, costituita da una normativa di base e da una normativa di esecuzione, che determina in aumento la capacità degli impianti di incenerimento dei rifiuti esistenti e che prevede la realizzazione di nuovi impianti di tale natura, rientra nella nozione di «piani e programmi», ai sensi di tale direttiva, qualora possa avere effetti significativi sull'ambiente e deve, di conseguenza, essere soggetta ad una valutazione ambientale preventiva (Doc. XIX, n. 42) - alla 13a Commissione permanente;

sentenza della Corte (Seconda sezione) dell'8 maggio 2019, causa C-53/18, Antonio Pasquale Mastromartino contro Commissione nazionale per le società e la borsa. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal tribunale amministrativo regionale per il Lazio. La Corte ha dichiarato che gli articoli 8, 23, 50 e 51 della direttiva 2004/39/CE, relativa ai mercati degli strumenti finanziari, e gli articoli 49 e 56 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), nonché i princìpi di non discriminazione e di proporzionalità, devono essere interpretati nel senso che, in una situazione quale quella in esame nel procedimento principale, un divieto temporaneo di esercizio dell'attività di consulente finanziario abilitato all'offerta fuori sede non rientra né nell'ambito di applicazione di detta direttiva, né in quello degli articoli 49 e 56 del TFUE, e neppure in quello dei princìpi di non discriminazione e di proporzionalità, e che pertanto le predette norme e i predetti princìpi non ostano a un divieto siffatto (Doc. XIX, n. 43) - alla 6a Commissione permanente;

sentenza della Corte (Prima sezione) dell'8 maggio 2019, causa C-712/17, ENSA Srl contro Agenzia delle entrate - direzione regionale Lombardia - ufficio contenzioso. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla commissione tributaria regionale per la Lombardia. La Corte ha dichiarato che, in una situazione in cui vendite fittizie di energia elettrica effettuate in modo circolare tra gli stessi operatori e per gli stessi importi non hanno causato perdite di gettito fiscale, la direttiva 2006/112/CE, relativa al sistema comune d'imposta sul valore aggiunto, letta alla luce dei princìpi di neutralità e di proporzionalità, non osta a una normativa nazionale che esclude la detrazione dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) relativa a operazioni fittizie, imponendo al contempo ai soggetti che indicano l'IVA in una fattura di assolvere tale imposta, anche per un'operazione inesistente, purché il diritto nazionale consenta di rettificare il debito d'imposta risultante da tale obbligo qualora l'emittente della fattura, che non era in buona fede, abbia, in tempo utile, eliminato completamente il rischio di perdite di gettito fiscale, mentre i princìpi di proporzionalità e di neutralità dell'IVA, in una situazione come quella di cui al procedimento principale, ostano a una norma di diritto nazionale in forza della quale la detrazione illegale dell'IVA è punita con una sanzione pari all'importo della detrazione effettuata (Doc. XIX, n. 44) - alla 6a Commissione permanente;

sentenza della Corte (Prima sezione) dell'8 maggio 2019, causa C-494/17, Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca contro Fabio Rossato e Conservatorio di musica F.A. Bonporti. Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla corte d'appello di Trento. La Corte ha dichiarato che la clausola 5, punto 1, dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, concluso il 18 marzo 1999, allegato alla direttiva 1999/70/CE, non osta a una normativa nazionale che, così come applicata dagli organi giurisdizionali supremi, esclude - per docenti del settore pubblico che hanno beneficiato della trasformazione del loro rapporto di lavoro a tempo determinato in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con un effetto retroattivo limitato - qualsiasi diritto al risarcimento pecuniario in ragione dell'utilizzo abusivo di una successione di contratti a tempo determinato, allorché una siffatta trasformazione non è né incerta, né imprevedibile, né aleatoria e la limitazione del riconoscimento dell'anzianità maturata in forza della suddetta successione di contratti di lavoro a tempo determinato costituisce una misura proporzionata per sanzionare tale abuso (Doc. XIX, n. 45) - alla 11a Commissione permanente.

Garante per la protezione dei dati personali, trasmissione di documenti. Deferimento

Il Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, con lettera in data 30 aprile 2013, ha inviato, ai sensi dell'articolo 154, comma 1, lettera e), del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, la relazione sull'attività svolta dal medesimo Garante, riferita all'anno 2018 (Doc. CXXXVI, n. 1).

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 2a Commissione permanente.

Corte di conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti

Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 30 maggio, 6 e 7 giugno 2019, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha inviato le determinazioni e le relative relazioni sulla gestione finanziaria:

di Investimenti Immobiliari Italiani Società di Gestione del Risparmio Società per Azioni-InvImIt SGR S.p.A., per l'esercizio 2017. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 6a Commissione permanente (Doc. XV, n. 160);

del Comitato Italiano Paralimpico (CIP), per l'esercizio 2017. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 161);

dell'Automobile Club d'Italia - A.C.I. e dei 106 Automobile Club Provinciali e Locali (AA.CC.), per l'esercizio 2016. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XV, n. 162);

di CONSAP - Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici S.p.A., per l'esercizio 2017. Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XV, n. 163).

Petizioni, annunzio

Sono state presentate le seguenti petizioni deferite, ai sensi dell'articolo 140 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni permanenti, competenti per materia.

Il signor Renato Lelli da Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona)

chiede la riforma del Titolo IV della Costituzione, con particolare riguardo alla responsabilità civile dei magistrati (Petizione n. 373, assegnata alla 1a Commissione permanente);

propone una serie articolata di disposizioni volte a riformare l'ordinamento costituzionale dello Stato in senso federalista (Petizione n. 374, assegnata alla 1a Commissione permanente);

il signor Francesco Di Pasquale da Cancello ed Arnone (Caserta) chiede:

che venga esteso alle persone di età superiore ad una determinata soglia anagrafica il regime di non punibilità previsto per i minori di anni 14 in relazione a talune tipologie di reato (Petizione n. 375, assegnata alla 2a Commissione permanente);

disposizioni a tutela dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole (Petizione n. 376, assegnata alla 7a Commissione permanente);

disposizioni tese al riconoscimento delle malattie contratte dal personale militare in missione a seguito dell'esposizione all'uranio impoverito (Petizione n. 377, assegnata alla 4a Commissione permanente);

interventi di prevenzione e contrasto al fenomeno della brucellosi bufalina (Petizione n. 378, assegnata alla 9a Commissione permanente);

interventi di contrasto alla criminalità, con particolare riguardo alla città di Napoli (Petizione n. 379, assegnata alla 1a Commissione permanente);

l'estensione a tutti gli Enti e Casse professionali della possibilità di aderire ai provvedimenti c.d. "di pace fiscale" (Petizione n. 380, assegnata alla 6a Commissione permanente).

Interrogazioni, apposizione di nuove firme

I senatori Castaldi, La Mura, Matrisciano, Gaudiano e Lorefice hanno aggiunto la propria firma all'interrogazione 4-01768 della senatrice Giannuzzi ed altri.

La senatrice Fattori ha aggiunto la propria firma all'interrogazione 4-01769 del senatore De Falco ed altri.

I senatori Maffoni e Totaro hanno aggiunto la propria firma all'interrogazione 4-01772 del senatore Calandrini ed altri.

Interrogazioni

FERRAZZI - Ai Ministri per il Sud, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'economia e delle finanze. - Premesso che, a parere dell'interrogante:

in data 15 marzo 2019 è stata sottoscritta dal Consiglio comunale di Venezia la lettera di intenti al fine di invitare il Governo ad avviare, entro il 31 dicembre 2019, il procedimento per l'istituzione di una "zona economica speciale" (ZES) nell'area metropolitana di Venezia e Rovigo;

le ZES corrispondono a territori ben definiti, dove è possibile usufruire di benefici fiscali e la possibilità di avvalersi di alcune semplificazioni procedurali e doganali per realizzare condizioni favorevoli alle imprese;

in particolare, l'articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea prevede la possibilità, per il periodo 2014-2020, di costituire delle ZES anche in alcune aree del Nord Italia, tra cui le zone di Porto Marghera, Campalto, Murano, arsenale, zona portuale e Tronchetto nel comune di Venezia e, nella provincia di Rovigo, i comuni di Bergantino, Ceneselli, Trecenta, Bagnolo di Po, Fiesso Umbertiano, Polesella, Canaro, Occhiobello, Stienta, Gaiba, Ficarolo, Salara, Calto, Castelmassa, Castelnovo Bariano e Melara;

considerato che:

secondo il piano industriale che Confindustria Venezia-Rovigo ha elaborato, l'istituzione di una ZES in Veneto, limitatamente alle sole aree libere che oggi non producono alcun reddito, pari a 385 ettari (suddivisi in 215 ettari a Porto Marghera e 170 ettari nei comuni della provincia di Rovigo) potrebbe attrarre 2,4 miliardi di euro di investimenti (6,2 milioni per ettaro), creando 26.600 posti di lavoro tra diretti ed indiretti (un posto di lavoro ogni 320.00 euro di investimento);

l'istituzione della ZES può svolgere un ruolo strategico per il rilancio economico non solo di Venezia, ma dell'intero Nord Est;

attualmente la legge italiana consente le ZES soltanto per le Regioni del Sud Italia, pertanto, serve una modifica che ne autorizzi la creazione anche al Nord nelle aree depresse, come da definizione europea, e uno stanziamento a copertura del beneficio fiscale per allargare la zona franca che potrebbe produrre ingenti benefici dal punto di vista non solo economico, ma anche sociale, trattandosi in questo caso di aree che altrimenti resterebbero improduttive;

il Ministro per il Sud, Barbara Lezzi, in una nota stampa, pur dichiarandosi disponibile a collaborare per la realizzazione della ZES a Venezia, nell'area di Porto Marghera e delle zone ammissibili della provincia di Rovigo, afferma che in nome di un necessario principio di omogeneità, non è possibile dare il via libera per una singola ZES al Nord, ma che è necessario intervenire, attraverso un piano organico;

tale presa di posizione rischia di allungare almeno fino alla prossima legge di bilancio, se non oltre, i tempi per la costituzione della ZES di Venezia e Rovigo,

si chiede di sapere quali atti il Governo abbia adottato, o intenda adottare, affinché si possa procedere all'istituzione della ZES nell'area di Venezia e Rovigo in tempi certi, tenendo conto che andrebbero convocate prioritariamente le categorie economiche, sindacali e politiche della città, al fine di promuovere un'azione collettiva nella definizione del suddetto piano.

(3-00896)

BELLANOVA, RICHETTI, BOLDRINI, MANCA, IORI, PATRIARCA, COLLINA - Ai Ministri dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

le organizzazioni sindacali di categoria First CISL, Fisac CGIL e Uilca UIL hanno sottoposto all'attenzione degli interroganti la situazione che si trovano a vivere 135 professionisti dell'Agenzia per lo sviluppo INVITALIA SpA, impegnati nella ricostruzione post terremoto in Emilia-Romagna;

si tratta di lavoratori assunti con contratto a tempo determinato e che dopo svariati rinnovi al 30 giugno 2019 (in conseguenza delle disposizioni previste dal cosiddetto decreto dignità di cui al decreto-legge n. 87 del 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 96 del 2018) si troveranno nella condizione di perdere il loro posto di lavoro;

considerato che:

il mancato rinnovo del contratto di questi lavoratori significherebbe la perdita di professionalità già formate che vantano attualmente un'esperienza di almeno tre anni in questo settore e che hanno di fatto contribuito, ognuno per le proprie competenze, alla ripresa economica e sociale di un territorio gravemente provato dal sisma;

da quanto riportato dalle sigle sindacali il 30 giugno 2019 scadrebbe la convenzione tra Invitalia e la Regione Emilia-Romagna, che, di fatto, "permette" l'impegno nell'attività di ricostruzione;

rilevato che, venendo meno la continuità lavorativa dei 135 lavoratori professionalizzati, il rischio concreto che le categorie sindacali rilevano è che l'erogazione dei circa 400 milioni di euro finalizzati alla ripresa delle piccole e medie imprese e alla liquidazione dei danni ai privati cittadini possa di fatto subire una brusca frenata. In tal modo si accumulerebbe un ritardo sul completamento dell'opera di ricostruzione,

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della situazione descritta e che cosa intendano fare per evitare un'ulteriore perdita di posti di lavoro per effetto del decreto dignità e una pesante penalizzazione nei confronti di un territorio già fortemente provato dal terremoto.

(3-00897)

SBROLLINI, D'ARIENZO - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

la multinazionale olandese Unilever ha annunciato lo spostamento della produzione del dado "Knorr" tradizionale in Portogallo con la conseguente chiusura del reparto nello stabilimento di Sanguinetto, in provincia di Verona;

la decisione è stata seguita dall'apertura della procedura di licenziamento collettivo di 76 dipendenti dello stabilimento veronese;

considerato che:

un anno fa Unilever Manifacturing Italia aveva chiuso una vertenza per 28 esuberi;

nonostante la riorganizzazione del 2018 e il forte aumento dei carichi di lavoro, la multinazionale ha deciso senza alcun preavviso la delocalizzazione in Portogallo della produzione del dado Knorr e il licenziamento di 76 persone;

l'impianto, dove vengono prodotti anche confettura e risotteria, e che occupa attualmente 161 persone ha una storia lunga oltre 60 anni,

si chiede di sapere:

quale sia effettivamente la situazione;

che cosa intenda fare il Ministro in indirizzo di fronte ad uno stabilimento che viene così drasticamente ridotto;

se non creda di dover tutelare non solo i lavoratori coinvolti e le loro famiglie, ma un intero comparto con le loro professionalità che andrebbero perdute;

se non ritenga necessario tutelare la storia di impresa locale di fronte alle scelte della multinazionale, trovando una soluzione che garantisca il mantenimento nel sito veronese delle produzioni che facciano restare in Veneto conoscenze e competenze di questo specifico settore agroalimentare.

(3-00898)

SBROLLINI - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:

le cronache di ogni giorno raccontano di violenze contro le donne di ogni età;

malgrado un'apparente diffusa sensibilità riguardo a questo problema sociale le violenze sulle donne aumentano;

la violenza sulle donne è infatti tra le violazioni dei diritti umani più diffuse;

nel "contratto di governo" è assente una politica di prevenzione, mentre appare necessario affrontare il fenomeno della violenza sulle donne con strategie integrate;

la lotta alla violenza di genere è affrontata con un approccio principalmente repressivo e l'aspetto dominante è quello punitivo;

considerato che:

le risorse previste nell'ultima legge di bilancio per il 2018 (di cui alla legge n. 205 del 2017) del Governo pro tempore Gentiloni nel fondo antiviolenza erano state aumentate rispetto agli anni precedenti;

il ritardo nel trasferimento da parte del Governo si somma al ritardo con cui in genere le Regioni ripartiscono a loro volta i fondi ai Comuni;

tutto sembra bloccato da novembre 2018;

i milioni stanziati per creare nuovi centri antiviolenza o per finanziare quelli esistenti che il Governo avrebbe dovuto trasferire fin dagli inizi del 2019 alle Regioni hanno fatto perdere le loro tracce;

questi ritardi e queste incertezze mettono in grave difficoltà i centri antiviolenza e le case-rifugio di tutta l'Italia, che per continuare la loro preziosa ed insostituibile azione contano su questi fondi, vitali per le loro attività,

si chiede di sapere:

a che punto stia il censimento dei centri antiviolenza e delle case-rifugio;

per quale motivo siano fermi i fondi che lo Stato dovrebbe girare alle Regioni;

quali prospettive di sviluppo abbia il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri.

(3-00899)

BELLANOVA, FERRAZZI, PITTELLA, COMINCINI, ALFIERI, D'ARIENZO, PATRIARCA, MIRABELLI, BITI, MARGIOTTA, FEDELI, NANNICINI, PARENTE, RICHETTI, MESSINA Assuntela, STEFANO, PINOTTI, CIRINNA', GINETTI, GARAVINI, MISIANI, PARRINI, ROJC, SBROLLINI, BOLDRINI, SUDANO, IORI, VERDUCCI, VALENTE, TARICCO, ROSSOMANDO, CUCCA, MANCA, ASTORRE, LAUS, MAGORNO, GIACOBBE - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

il 5 settembre 2018 è stato raggiunto e siglato al Ministero dello sviluppo economico, alla presenza del vicepremier e ministro Luigi Di Maio, l'accordo sull'Ilva tra sindacati, commissari e la multinazionale ArcelorMittal. Lo stesso giorno il ministro ha dichiarato alla stampa che «Su Ilva è stato fatto un buon lavoro e raggiunto l'accordo migliore possibile»;

dopo appena nove mesi, il 5 giugno 2019, ArcelorMittal ha comunicato con una nota la decisione di ricorrere alla cassa integrazione guadagni ordinaria per un numero massimo al giorno di circa 1.400 dipendenti per 13 settimane a seguito della riduzione della produzione primaria nello stabilimento di Taranto;

considerato che:

nella nota diffusa il 5 giugno ArcelorMittal spiega che «Un mix di fattori sta penalizzando l'intero settore dell'acciaio europeo che soffre una situazione economica sempre più peggiorata negli ultimi mesi. Il comparto siderurgico ha registrato un progressivo rallentamento a partire dal primo trimestre di quest'anno, in particolare, in riferimento ai prodotti siderurgici da collis»;

i sindacati, che già ad inizio maggio avevano lanciato l'allarme, sottolineano, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, che le rassicurazioni della ArcelorMittal non sono sufficienti. Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, ha evidenziato che «Non era mai successo che a pochi mesi dall'acquisizione, un'azienda facesse ricorso alla cassa integrazione. ArcelorMittal è un grande produttore di acciaio, visti gli oltre 90 milioni di tonnellate di produzione annua, quindi chiediamo con fermezza che in Italia mantenga inalterati i livelli previsti dal piano industriale, come dall'accordo al ministero»;

«Sono mesi che chiediamo un incontro al ministero dello sviluppo economico per una verifica degli impegni sottoscritti» ha affermato Francesca Re David, leader della Fiom, mentre la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan ha sottolineato come ci sia «troppa disinvoltura in Italia nel fare accordi e non rispettarli. Da parte del governo manca vigilanza e manca strategia, con quello che ne consegue di negativo per l'occupazione»;

rilevato che il 4 giugno 45 amministratori delegati dei più importanti gruppi siderurgici europei hanno scritto una lettera aperta ai capi di Stato e di Governo dell'Unione europea e alle istituzioni comunitarie per chiedere un'azione urgente a sostegno del settore;

tenuto conto che:

l'accordo siglato lo scorso 5 settembre 2018 ha previsto l'assunzione di 10.700 persone dell'ex Ilva (8.200 a Taranto) da parte di ArcelorMittal, mentre 2.586 esuberi sono rimasti in capo all'amministrazione straordinaria in cassa integrazione straordinaria a zero ore, con circa 1.000 persone che hanno accettato l'esodo incentivato;

da parte del Ministero dello sviluppo economico si è già registrata a parere degli interroganti una scarsa vigilanza e una mancata strategia nella gestione della crisi, che sta interessando la storica azienda "Mercatone Uno" e che coinvolge 1.800 lavoratori;

tenuto, inoltre, conto che sono attualmente 158 i tavoli di crisi aperti al Ministero , che coinvolgono 242.000 lavoratori, oltre 300.000 se si conta anche l'indotto, numeri in crescita da inizio anno, quando i tavoli di crisi erano 138,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo fosse già informato della decisione di ArcelorMittal di ricorrere alla cassa integrazione guadagni ordinaria per 1.400 dipendenti per 13 settimane;

se, a seguito dell'accordo siglato il 5 settembre 2018 con la ArcelorMittal, sia mai stato convocato un tavolo al Ministero volto a monitorare l'attuazione del piano sottoscritto da sindacati, azienda e commissari, alla presenza del ministro Di Maio;

quali azioni urgenti intenda mettere in campo, per evitare il ripetersi della vicenda "Mercatone Uno", al fine di affrontare e risolvere la situazione in cui si trovano i 1.400 lavoratori dell'ex Ilva.

(3-00900)

BITI, MALPEZZI, BELLANOVA, RAMPI, GARAVINI, LAUS, VATTUONE, STEFANO, MARGIOTTA, COLLINA, D'ARIENZO, MARINO, VALENTE, ALFIERI, PATRIARCA, D'ALFONSO, SUDANO, FEDELI, ROJC, TARICCO, MESSINA Assuntela, IORI, SBROLLINI, FERRAZZI, PARRINI, CUCCA, MANCA, GINETTI, COMINCINI - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Premesso che:

il decreto del Presidente della Repubblica 14 febbraio 2016, n. 19, recante disposizioni per la razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento, dispone per i possessori del titolo di laurea in Medicina veterinaria l'accesso alla sola classe di concorso "Zootecnica e scienza della produzione animale", codice A-52;

alla medesima classe di concorso hanno, inoltre, accesso ulteriori sette titoli di laurea: Scienze agrarie tropicali e subtropicali, Scienze della produzione animale, Scienze e tecnologie agrarie, Scienze forestali e ambientali, Agricoltura tropicale e subtropicale, Scienze agrarie, nonché Scienze forestali;

tuttavia, mentre per i medici veterinari è possibile insegnare solo in tre categorie di istituti (i tecnici agrari, i tecnici industriali e i professionali per l'agricoltura) per i possessori degli altri titoli di laurea è, invece, a disposizione un ventaglio ben più ampio di possibilità, essendo consentito loro l'accesso, in aggiunta alla predetta classe di concorso, alle ulteriori classi di concorso: microbiologia, biologia, scienze alimentari, sicurezza alimentare, nonché biotecnologie, codice A-51;

considerato che:

il medico veterinario acquisisce, durante il percorso universitario, uno spettro di conoscenze molto ampio e di notevole peso, che spazia dalla biologia animale e vegetale alla chimica e biochimica, dalla zootecnia all'alimentazione animale, all'igiene fino alla tecnologia degli alimenti. Le sue competenze spaziano, pertanto, dalla diagnosi e cura delle patologie degli animali d'affezione a quelle sulla salubrità e sicurezza degli alimenti, nonché a tutta la delicata galassia della salute pubblica;

a quanto detto si aggiunga che nelle attività lavorative esterne al mondo scolastico, nel settore dell'ispezione degli alimenti, controllo qualità, laboratori, e nelle filiere produttive il medico veterinario svolge un ruolo di notevole importanza,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno adoperarsi al fine di consentire ai possessori del titolo di laurea in Medicina veterinaria l'accesso ad ulteriori classi di concorso, anche al fine di valorizzare un percorso di formazione ad ampio spettro, quale quello conseguito dai medici veterinari.

(3-00901)

GARAVINI - Al Ministro della salute. - Premesso che:

secondo stime fornite dal sindacato dei medici dirigenti Anaao-Assomed tra il 2019 e il 2021 potrebbero lasciare il Servizio sanitario circa 23.000 medici, per effetto sia del raggiungimento dei limiti pensionabili, sia per il ricorso a "quota 100";

a questa cifra si aggiungono i 45.000 pensionamenti già previsti dal Servizio sanitario nazionale per raggiunti limiti di età o grazie al riscatto degli anni di laurea, scelto sempre più frequentemente dai medici, la cui età media per il pensionamento è, infatti, stimata attualmente a 65 anni;

diverse associazioni di categoria hanno più volte lanciato l'allarme sulla necessità di coprire il vuoto di organico che si sta creando in campo sanitario. Appare, pertanto, evidente la necessità di reperire nuovi medici specializzati, al fine di sopperire ai posti rimasti vuoti, nonché garantire la giusta assistenza sanitaria ai pazienti;

attualmente i medici possono specializzarsi solamente presso le università, mentre non sono previsti centri formativi abilitati alla specializzazione all'interno degli ospedali o nei centri di ricerca;

considerato che:

ogni anno in Italia si laureano in medicina circa 10.000 giovani, dei quali solamente 6.000 riescono ad entrare nelle scuole di specializzazione, proprio a causa della carenza di centri abilitati alla specializzazione;

secondo stime fornite dalla Anao-Assomed, nel 2027 si avranno oltre 95.000 laureati a fronte di un'offerta formativa di 6.200 contratti di specializzazione post laurea e 1.000 borse per diventare medici di base. Per un totale, dunque, di 7.200 medici occupati all'anno e 72.000 in dieci anni. Pertanto, secondo le citate stime circa 30.000 medici non avranno uno sbocco formativo post laurea;

come noto molti giovani medici formatisi in Italia sono poi costretti ad andare all'estero per specializzarsi,

si chiede di sapere:

quali soluzioni intenda adottare il Ministro in indirizzo al fine di garantire un maggiore accesso alla specializzazione da parte dei medici laureatisi in Italia, nonché al fine di fornire loro la possibilità di concludere il percorso di studi in Italia;

quali iniziative intenda, altresì, intraprendere al fine di garantire adeguati livelli occupazionali in un settore di assoluta rilevanza, come quello della sanità pubblica, a seguito dei pensionamenti già previsti, nonché di quelli anticipati dei medici con quota 100.

(3-00902)

BERARDI - Ai Ministri per la pubblica amministrazione, della difesa e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

un gruppo di giovani cittadini ha partecipato al bando di concorso, per titoli ed esami, per il reclutamento di 380 allievi finanzieri (anno 2018) superandolo, con il conseguente collocamento nella graduatoria di merito, pubblicata in data 10 dicembre 2018, come idonei non vincitori;

il bando di reclutamento relativo all'anno 2018, prevedeva all'articolo 18, commi 4 e 5, la validità della graduatoria di merito per 18 mesi e la possibilità che la stessa fosse utilizzata per l'ammissione ad analoghi e successivi corsi;

prima dell'emanazione del bando di reclutamento, con determinazione n. 86857 del 20 marzo 2018, la Guardia di finanza autorizzava, avvalendosi di quanto stabilito dall'articolo 1, comma 296, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio per il 2018), il reclutamento di 307 allievi finanzieri, attraverso lo scorrimento delle graduatorie del concorso indetto nell'anno 2012 (così come si evidenzia anche nell'atto di sindacato ispettivo 5-00049 del 20 giugno 2018 presentato in IV Commissione permanente alla Camera dei deputati);

in data 5 marzo 2019, nel corso dell'esame del disegno di legge AC 1433, recante "Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell'assenteismo", è stato presentato nelle Commissioni riunite I (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e interni) e IX (Lavoro pubblico e privato) il seguente emendamento 4.23 Iovino e altri: "Dopo il comma 1, inserire il seguente:1-bis. Le assunzioni nelle carriere iniziali del corpo della guardia di finanza autorizzate con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2018, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 282 del 4 dicembre 2018, possono essere effettuate, in deroga all'articolo 2199 del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e fino ad esaurimento delle stesse, attingendo alle graduatorie degli idonei non vincitori del corso bandito per l'anno 2018 ai sensi del medesimo articolo 2199";

l'emendamento è stato dichiarato inammissibile per estraneità di materia;

in data 26 aprile 2019, la Guardia di finanza ha emanato un bando di reclutamento per 965 allievi finanzieri (anno 2019), il quale non prevede lo scorrimento delle graduatorie degli idonei del concorso indetto nell'anno 2018;

tale esclusione determina a parere dell'interrogante una palese disparità di trattamento rispetto agli allievi che hanno beneficiato dello scorrimento delle graduatorie, penalizzando gli idonei del concorso, considerato anche che anche i posti messi a bando nell'anno 2018 hanno subito una decurtazione per lo scorrimento della graduatoria del concorso dell'anno 2012,

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo, ciascuno nell'ambito della propria competenza, intendano adottare misure volte a consentire che i candidati idonei possano essere immessi in servizio, attraverso lo scorrimento della graduatoria.

(3-00903)

MISIANI, BELLANOVA, GARAVINI, CUCCA, MESSINA Assuntela, IORI, PITTELLA, BOLDRINI, D'ARIENZO, ROJC, ALFIERI, STEFANO, ASTORRE, VATTUONE, MARGIOTTA, CIRINNA', COMINCINI, MALPEZZI, MANCA, SBROLLINI, FEDELI, BITI, D'ALFONSO, ROSSOMANDO, VERDUCCI, PARRINI, GIACOBBE, FERRAZZI, GINETTI, MAGORNO, PATRIARCA, LAUS, MARINO - Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che il 6 giugno 2019 il quotidiano "Il Sole-24 ore", con un articolo a firma di Jacopo Giliberto, ha evidenziato che i cittadini italiani potrebbero subire un rincaro delle bollette elettriche per circa un miliardo di euro nei prossimi mesi;

considerato che:

il 28 giugno 2018 l'Autorità dell'energia Arera, nell'aggiornamento trimestrale delle bollette, aveva deciso un aumento della bolletta della luce del 6,5 per cento dovuto alle tensioni internazionali e alla conseguente forte accelerazione delle quotazioni del petrolio che hanno influenzato in modo pesante anche i prezzi nei mercati all'ingrosso dell'energia, con ripercussioni sui prezzi per i clienti finali sia del mercato libero che del mercato tutelato;

il rincaro deciso da Arera un anno fa per il settore elettrico è stato contenuto, del 6 per cento in più rispetto al 12,5 per cento in più dettato dal mercato, allo scopo di mitigare l'impatto dell'aumento di spesa per i clienti domestici e non, con pari effetti sia sul mercato tutelato che su quello libero. L'Autorità ha deciso di alleggerire, in parte, il prelievo tariffario degli oneri generali, compensandolo con "giacenze-scudo" di cassa;

tre mesi dopo il 28 giugno 2018, con delibera del 28 settembre, l'Autorità ha deciso di rinviare ulteriormente il rialzo necessario degli oneri generali;

anche con l'ultimo aggiornamento dei prezzi energetici, avvenuto a fine marzo 2019, non si è registrato il recupero degli oneri, nonostante ci sia stata una riduzione delle quotazioni energetiche che avrebbe consentito di recuperare questi arretrati senza dover aumentare le tariffe;

tenuto conto che:

il risarcimento degli oneri, pari a circa un miliardo di euro, arriverà comunque nei prossimi mesi e l'Autorità dovrà definire l'importo degli aumenti che interesseranno famiglie e imprese;

ogni tre mesi l'Arera esamina l'andamento dei mercati delle materie prime energetiche e aggiorna le bollette per i consumatori del segmento a maggior tutela,

si chiede di sapere quali iniziative urgenti di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda mettere in campo per scongiurare gli effetti negativi su famiglie ed imprese derivanti dal possibile aumento, nei prossimi mesi, delle bollette energetiche.

(3-00905)

BERTACCO, CIRIANI, FAZZOLARI - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

Mercatone Uno, nata alla fine degli anni '70, è stata per oltre un ventennio un'importante catena italiana di ipermercati per la grande distribuzione non alimentare, specializzata nella vendita di elettrodomestici, mobili e complementi d'arredo;

per lungo tempo, è riuscita ad avere un notevole sviluppo, con un forte incremento dei livelli occupazionali e produttivi, giungendo ad operare sull'intero territorio nazionale con oltre 90 punti vendita e un fatturato di oltre 800 milioni di euro;

nonostante la grande espansione, la situazione economica complessiva dell'azienda è andata via via peggiorando, con gravi e crescenti accumuli di perdite, fino ad arrivare, nel 2015, all'ammissione di gran parte delle società del gruppo alla procedura di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza e alla nomina di tre commissari;

dopo due bandi di vendita andati a vuoto, nel 2017 l'allora Ministro dello sviluppo economico autorizzò l'avvio della procedura di cessione con trattativa privata;

nell'estate 2018 due società hanno rilevato rispettivamente 13 e 55 punti vendita: la Cosmo SpA (marchio Globo) e la Shernon Holding Srl (una newco controllata dalla maltese Star Alliance Ltd. controllata dai soci Valdero Rigoni e Michael Tahlman) che acquisì anche il marchio Mercatone Uno;

il 10 aprile 2019 la Shernon Holding ha presentato domanda di ammissione a concordato preventivo e il 23 maggio il Tribunale di Milano ha dichiarato il fallimento della società (si stima che nel periodo di gestione Shernon, agosto 2018-maggio 2019, le perdite siano state addirittura di circa 90 milioni di euro);

considerato che:

i lavoratori diretti coinvolti nella crisi sono poco più di 1.800: a seguito della cessazione dell'esercizio dell'impresa sono rimasti senza retribuzione e senza possibilità di accesso agli ammortizzatori sociali;

secondo le ultime stime sarebbero oltre 500 i fornitori (con un indotto occupazionale di 10.000 lavoratori) gravemente danneggiati, per un ammontare di 400 milioni di euro di crediti non riscossi, e circa 20.000 i consumatori coinvolti, per un ammontare di 3,8 milioni di euro, come acconto versato per merce non ancora ricevuta;

a quanto pare il contratto di cessione prevedeva una clausola di salvaguardia che consentiva ai commissari di riprendere il controllo dell'azienda nel caso in cui il nuovo proprietario non avesse rispettato gli impegni;

dalla firma del contratto di cessione (agosto 2018) il Ministero è tornato ad occuparsi parzialmente della questione solo da qualche mese (aprile 2019), a giudizio degli interroganti con evidente e incomprensibile ritardo,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo non ritenga di dover approfondire eventuali aspetti relativi al procedimento tecnico-amministrativo che ha portato all'affidamento alla società Shernon dei 55 punti vendita di Mercatone Uno, anche al fine di evidenziare eventuali responsabilità per la mancanza di un'adeguata e attenta valutazione circa l'affidabilità della società e di fugare ogni dubbio circa possibili azioni speculative da parte di gruppi esteri;

quali elementi sia in grado di fornire per escludere che l'inerzia istituzionale e il disinteresse politico di questi mesi abbiano contribuito ad aggravare irrimediabilmente la situazione, stanti altresì le mancate operazioni di ristrutturazione e rafforzamento del capitale da parte della società Shernon, che avrebbe dovuto portare piuttosto all'annullamento dell'autorizzazione di vendita;

quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire una tempestiva ed efficace soluzione alla difficile situazione economico-lavorativa che si è venuta a creare e un effettivo piano di salvataggio e rilancio dell'azienda;

quali misure di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare al fine di assicurare maggiore trasparenza ed efficacia alle procedure concorsuali per le grandi imprese in stato di insolvenza.

(3-00906)

BERUTTI - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:

nel corso del mese di novembre 2018 la proprietà dell'azienda Pernigotti SpA ha reso nota la propria volontà di procedere alla parziale cessazione dell'attività industriale svolta nello storico stabilimento dolciario di Novi Ligure (Alessandria), determinandone di fatto la chiusura;

contestualmente, la proprietà dell'azienda ha comunicato "di aver presentato istanza di ammissione alla procedura di cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS) per 100 dipendenti nel periodo compreso tra il 3 dicembre 2018 e il 2 dicembre 2019";

a seguito degli annunci da parte dell'azienda e delle sollecitazioni pervenute da più soggetti, in primis i senatori e i deputati del territorio di sede e stabilimento dell'azienda, sono stati convocati una serie di tavoli, dapprima al Ministero dello sviluppo economico, il 30 novembre 2019, e poi al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l'8 gennaio, il 5 febbraio, il 20 marzo e il 29 maggio 2019;

il tavolo svolto il 5 febbraio 2019 ha condotto all'avvio dell'iter per l'avvio della cassa integrazione per reindustrializzazione;

l'istanza di cassa integrazione guadagni straordinaria, ai sensi dell'art. 44 del decreto-legge n. 109 del 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 130 del 2018, avrebbe dovuto riguardare un numero massimo di 92 lavoratori;

il tavolo convocato per il 29 maggio, nell'ambito del quale si sarebbe dovuto fare il punto sulla reindustrializzazione dello stabilimento, è stato rinviato;

secondo quanto riportato da diversi articoli di stampa, apparsi tra il 5 e il 6 giugno 2019, nessuno dei contributi mensili previsti dalla cassa integrazione guadagni straordinaria è stato sino ad ora versato;

sempre secondo quanto riportato dagli organi di stampa, quanto previsto dalla cassa integrazione non potrà essere erogato in tempi brevi, a causa della presenza di errori nella redazione dei documenti necessari all'implementazione dell'ammortizzatore sociale,

si chiede di sapere:

se abbiano fondamento le notizie circa la presenza di errori nei documenti volti ad avviare la cassa integrazione;

quali azioni il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per porvi rimedio e riconoscere ai lavoratori e alle loro famiglie quanto loro dovuto, in base agli accordi assunti in sede ministeriale;

se non ritenga necessario, anche in seguito alla mancata convocazione del tavolo già previsto per il 29 maggio, convocare urgentemente presso il proprio Dicastero un tavolo per fare chiarezza sulla situazione attuale e futura di Pernigotti SpA.

(3-00907)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

MARCUCCI, MALPEZZI, MIRABELLI, STEFANO, COLLINA, CIRINNA', ALFIERI, BELLANOVA, BITI, BOLDRINI, COMINCINI, CUCCA, D'ALFONSO, D'ARIENZO, FEDELI, FERRAZZI, GARAVINI, GIACOBBE, GINETTI, IORI, MAGORNO, MANCA, MARGIOTTA, MESSINA Assuntela, PARRINI, PATRIARCA, PITTELLA, ROJC, SBROLLINI, SUDANO, VATTUONE - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

il 7 giugno 2019 in Lussemburgo si è svolto il Consiglio dei ministri dell'interno dell'Unione europea;

il Ministro in indirizzo non ha partecipato a questa riunione in quanto ospite della trasmissione televisiva "Pomeriggio Cinque", nonché impegnato in alcuni appuntamenti elettorali a Romano di Lombardia, Novate Milanese e Paderno Dugnano;

considerato che:

oggetto della riunione del 7 giugno sono state questioni importanti, come la riforma della direttiva sui rimpatri, i fondi europei per gli affari interni nel contesto del prossimo quadro finanziario pluriennale, le misure antiterrorismo e i temi della migrazione e dell'asilo;

ancora una volta l'Italia non è stata rappresentata a livello politico in Europa;

tenuto conto che, a quanto risulta agli interroganti:

anche lo scorso 7 marzo Salvini non partecipò alla riunione dei Ministri dell'interno dei 28 Paesi UE, tenutasi a Bruxelles, perché impegnato in un comizio a Potenza;

il Ministro dell'interno non era presente neanche il 7 febbraio, quando i Ministri degli affari interni dell'Unione europea si sono riuniti a Bucarest per discutere di migrazione e rimpatri. In quell'occasione Salvini disertò la riunione, perché impegnato in altri due comizi, uno a Pescara e l'altro a Bussi sul Tirino;

il 6 dicembre 2018 la registrazione di un'intervista televisiva "Accordi&Disaccordi", trasmessa sul canale Nove, ha "impedito" al ministro Salvini di partecipare alla riunione con i suoi omologhi UE, che hanno discusso e affrontato i temi relativi ai migranti e ai rimpatri;

per ben sei volte il Ministro dell'interno non ha partecipato alla riunione dei Ministri dell'interno UE,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno e doveroso difendere gli interessi nazionali in Europa nelle sedi preposte, nel rispetto delle funzioni assegnategli e delle responsabilità da esse derivanti.

(3-00904)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

IANNONE - Ai Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca e della giustizia. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:

ci sono particolari inquietanti al vaglio degli inquirenti per tre insegnanti ai domiciliari e per un quarto, per il quale è scattata la sospensione dell'esercizio dal pubblico ufficio;

queste le misure cautelari emesse dalla Procura della Repubblica di Avellino ai danni di quattro insegnanti, due della provincia di Avellino e due di quella di Salerno, di una scuola materna di Solofra;

l'operazione è scattata la mattina di mercoledì 5 giugno 2019, quando i Carabinieri della stazione di Solofra insieme a quelli della compagnia di Avellino hanno notificato gli atti alle persone coinvolte, di età compresa tra 46 e 66 anni, tre donne e un uomo responsabili di maltrattamenti sugli alunni della scuola e in un caso c'è anche l'ipotesi della violenza sessuale su un bambino, che sarebbe stato costretto a subire ripetuti palpeggiamenti;

le piccole vittime hanno tutte età compresa tra i 3 e i 6 anni e dallo scambio di conversazioni tra mamme emerge che gli insegnanti dell'asilo erano soliti "alzare le mani" sui bambini più "discoli";

dalla visione dei filmati si assiste ripetutamente ad episodi in cui, alcuni minori, vengono tirati per le braccia e trascinati per la classe, talvolta accade che gli stessi cadono a terra, e ciò malgrado, gli indagati continuano a trascinarli senza mollare la presa;

"Stai zitto… non piangere… io ti devo impiccare": sono solo alcune delle frasi proferite nei confronti delle piccole vittime,

si chiede di sapere se sia intenzione del Ministro in indirizzo attivare ogni sua prerogativa per tutelare i minori e fare piena luce in sulla vicenda.

(4-01775)

FARAONE - Al Ministro dell'interno. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:

il centro governativo di Pian del Lago, a Caltanissetta, è l'unico in Italia dove coesistono all'interno della stessa struttura, realizzata nel 1998 dopo l'approvazione della legge "Turco-Napolitano", tre diversi centri che accolgono e assistono gli immigrati irregolari: il centro di accoglienza (CDA) che dispone di 360 posti, il centro di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) che ha una capienza di 96 posti ed il centro permanente per i rimpatri maschile (CPR), anch'esso di 96 posti, che ha preso il posto del CIE;

nel corso di una visita, accompagnato dagli operatori del centro, e da rappresentanti della Questura e della Prefettura di Caltanissetta, l'interrogante ha avuto la possibilità di valutare l'opportunità di realizzare interventi di tipo strutturale, finalizzati al miglioramento delle condizioni di vita degli ospiti del centro, e di conseguenza a garantire adeguate condizioni di sicurezza ai lavoratori ed agli operatori delle forze di polizia;

considerato che in tal senso è stata già prospettata dalle organizzazioni sindacali alla Prefettura di Caltanissetta l'opportunità di riconvertire alcune delle strutture esistenti, tra cui quelle attualmente destinate a CDI, con l'obiettivo di adibirle a CPR femminile con una capienza di 96 posti (pari a quello maschile), e di creare una struttura di accoglienza e sostegno alle madri migranti con minori,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda assumere iniziative finalizzate a miglioramenti e riqualificazioni funzionali, anche di carattere strutturale, nei centri governativi di Pian del Lago, al fine di garantire i livelli occupazionali e migliorare la qualità dell'accoglienza ai migranti e la sicurezza dei lavoratori e degli operatori di polizia, accogliendo le proposte avanzate dalle organizzazioni sindacali alla Prefettura di Caltanissetta.

(4-01776)

ZAFFINI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

i gravi accadimenti verificatisi nei giorni scorsi all'interno della casa di reclusione di Spoleto, a distanza di una settimana l'uno dall'altro, esigono a parere dell'interrogante l'intervento urgente del Ministero della giustizia, anche con misure straordinarie;

nella notte di sabato 18 maggio 2019, l'entrata in vigore dello spegnimento dei televisori alle ore 24, come previsto dalla circolare del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria sul recupero psicofisico sonno-veglia, ha scatenato, nelle due sezioni comuni, una violenta protesta durante la quale i detenuti hanno posto in essere danneggiamenti, lancio del vitto, incendio delle lenzuola lungo i corridoi della sezione e disordini andati avanti fino alle ore 3 di notte: il personale ha dovuto trattenersi in servizio oltre il proprio orario di turno per dare supporto ai colleghi del turno di notte;

nella giornata del 26 maggio, 50 detenuti hanno dato vita ad una vera e propria sommossa scoppiata sempre nelle due sezioni comuni del reparto giudiziario dove, è bene sottolineare, si trovano in prevalenza detenuti stranieri di religione islamica. Questa volta i disordini sono stati sedati a fatica e solo grazie alla professionalità degli agenti;

tali episodi sono, in ordine di tempo, soltanto gli ultimi di una lunga serie, ma il loro verificarsi a distanza di una settimana non lascia davvero più spazio a ulteriori indugi rispetto alla necessità di colmare le croniche carenze di organico del personale di Polizia penitenziaria in forze presso l'istituto;

questo divario è purtroppo triste comune denominatore degli istituti di pena di tutta Italia e, oltre a produrre episodi violenti a danno del personale di Polizia penitenziaria, determina anche episodi drammatici come quello verificatosi il 6 giugno nel penitenziario di Capanne, dove un detenuto si è impiccato nella sua cella, segno evidente che i problemi sociali e umani all'interno degli istituti di pena permangono e lasciano isolato il personale di Polizia penitenziaria a gestire situazioni che per la loro drammaticità rappresentano un forte elemento di stress per gli operatori e per gli altri detenuti;

la carenza di personale ha toccato a Spoleto un picco ormai insostenibile, con un organico che è passato dalle 388 unità del 2001, alle 369 del 2013 e alle 281 del 2017, con una riduzione pari al 35 per cento che non è sostenibile in un istituto in cui: sono presenti ben 7 diversi circuiti penitenziari che richiederebbero, quindi, una congrua presenza di personale utile a gestire i suddetti circuiti in modo differenziato e in condizioni di sicurezza; sono presenti ben 10 sale destinate alle multi-videoconferenze per lo svolgimento dei processi a distanza, sale che richiedono l'impiego quotidiano di personale dedicato; vengono fornite in dotazione attrezzature prive di omologa in quanto vecchie, ivi compresi caschi e scudi, ossia presidi che dovrebbero garantire l'incolumità degli agenti; non vengono effettuati i corsi di aggiornamento e addestramento, perché non c'è personale sufficiente che possa tenere i corsi, né personale che possa parteciparvi, in quanto ininterrottamente impiegato in turni ordinari e straordinari,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda, con provvedimento urgente, procedere all'integrazione dell'organico in servizio presso la casa di reclusione di Spoleto con l'invio di almeno 45 unità, cosa che consentirebbe di abbassare, nell'immediato, il livello di guardia ormai raggiunto nell'istituto di detenzione.

(4-01777)

FARAONE - Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:

la storica tonnara "Florio" dell'isola di Favignana, in provincia di Trapani, inattiva dal 2007, recentemente è stata rimessa in sesto grazie all'iniziativa di un coraggioso imprenditore locale, che con la società "Nino Castiglione Srl" ha avviato un importante investimento che ha avuto una significativa ricaduta in termini occupazionali e di rilancio turistico dell'isola;

con il decreto ministeriale n. 235 del 30 maggio 2019 del Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, relativo alla "Campagna di pesca del tonno rosso - anno 2019 - Assegnazione delle quote individuali di cattura alle tonnare fisse di cui alla tabella A allegata al decreto ministeriale 16 maggio 2019, n. 210", il contingente spettante al settore Tonnara fissa (TRAP), pari a 328,36 tonnellate, senza tenere conto del contingente incrementale pari a 29,05 tonnellate, è stato ripartito in ragione delle seguenti percentuali: 188,24 tonnellate all'impianto "Isola Piana", Carloforte (Carbonia-Iglesias); 130,11 tonnellate all'impianto "Capo Altano", Portoscuso (Carbonia-Iglesias); 10,01 tonnellate, all'impianto "Porto Paglia", Portoscuso (Carbonia-Iglesias);

l'intero contingente incrementale del 2019, destinato al settore Tonnara fissa (TRAP) ai sensi dell'art. 1, comma 1, del decreto ministeriale n. 210 del 16 maggio 2019, pari a 29,05 tonnellate, è stato invece attribuito al 50 per cento all'impianto denominato "Favignana", con sede a Favignana, e al 50 per cento all'impianto denominato "Cala Vinagra", con sede in Carloforte, per una quota individuale per ciascuno di loro di 14,525 tonnellate;

con tale suddivisione delle quote individuali per la campagna di pesca del tonno rosso per l'anno 2019, è stata, di fatto, azzerata la quota tonno rosso già assegnata in maniera indivisa con decreto direttoriale prot. 6750 del 17 aprile 2019, del direttore generale del Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca, Direzione generale della pesca marittima e dell'acquacoltura, che riconosceva la tonnara di Favignana tra le tonnare che concorrono a valere sulla consistenza della quota aggiuntiva indivisa assegnata al settore per l'annualità 2019, rispetto all'annualità 2017, pari a 84,69 tonnellate;

considerato che:

come conseguenza, la società "Nino Castiglione" ha annunciato l'interruzione delle attività di pesca della tonnara di Favignana, stimando in 100 tonnellate il minimo indispensabile per rendere economicamente sostenibile tale attività di pesca, mettendo in pericolo circa 50 posti di lavoro;

la situazione che si è determinata con il decreto ministeriale n. 235 del 2019 è dunque assai grave: è stata creata una forte disparità con gli impianti autorizzati in Sardegna e sono state messe a repentaglio l'economia e la prospettiva di sviluppo anche turistico dell'isola di Favignana,

si chiede di sapere:

quali siano le motivazioni alla base delle determinazioni adottate con il decreto ministeriale n. 235 del 30 maggio 2019;

quali soluzioni il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di non fare fallire sul nascere la ripresa di un'attività di pesca che ha storicamente caratterizzato l'isola di Favignana, e che oggi rappresenta una straordinaria occasione di sviluppo, economico ed occupazionale per l'isola.

(4-01778)

LA MURA, LANNUTTI, VANIN, GRANATO, ANGRISANI - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Premesso che, a quanto risulta agli interroganti:

il municipio del Comune di Sorrento occupa l'antico monastero dei padri Teatini, risalente al XVII secolo. L'immobile costituisce un bene di interesse storico-artistico, ai sensi dell'art. 10 del decreto legislativo n. 42 del 2004;

parte dell'edificio, dal lato prospiciente a piazza Sant'Antonio, e in particolare il pianoterra e il primo piano, è occupata dai locali del ristorante "L'Abate", provvisto, fino a qualche settimana fa, di una tettoia di copertura non calpestabile e realizzata in materiale leggero;

nel mese di marzo 2019 la tettoia è stata sostituita da una struttura in cemento, la cui superficie, notevolmente più estesa della precedente, è stata pavimentata e delimitata da un muretto con fioriere, come riportato da alcune testate giornalistiche on line ("Positano News" del 3 e 12 aprile 2019, "Il Talepiano" del 12 aprile 2019);

inoltre, all'interno del municipio, e, più precisamente, nel cavedio, il ristorante "L'Abate" ha collocato un condizionatore di grandi dimensioni, modello "chiller", per la climatizzazione dei suoi locali e la fornitura di acqua calda;

considerato che:

l'esecuzione di lavori e di opere sugli immobili di cui all'art. 10, comma 3, del decreto legislativo n. 42 del 2004, come quello in questione, è subordinata al rilascio di un provvedimento autorizzatorio da parte della Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio, ai sensi dell'art. 21 del decreto legislativo;

essendo l'immobile sito in un territorio comunale dichiarato di notevole interesse pubblico, gli interventi che lo interessano sono, altresì, subordinati all'autorizzazione paesaggistica di cui all'art. 146 del decreto legislativo;

in particolare, il palazzo municipale e il ristorante "L'Abate" ricadono in zona territoriale "2-tutela degli insediamenti antichi accentrati", in base al piano urbanistico territoriale (PUT), approvato con legge regionale n. 35 del 1987,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti o di altri elementi al riguardo;

se intenda assumere iniziative volte ad accertare che il manufatto sia stato eseguito in conformità alla disciplina vigente in tema di provvedimenti autorizzativi relativi agli immobili di interesse storico-artistico, e nel rispetto degli strumenti urbanistici vigenti con riferimento al territorio del Comune di Sorrento;

se intenda attivarsi nelle sedi di competenza al fine di verificare la legittimità dell'iter procedurale attraverso il quale il menzionato condizionatore è stato collocato all'interno del cavedio.

(4-01779)

IANNONE - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

Antonella Napoli, originaria della provincia di Salerno, precisamente di Battipaglia, direttrice di "Focus on Africa", è finita oramai da tempo nel mirino di ignoti per via dei suoi articoli sul Sudan dove, all'inizio del 2019, è stata anche bloccata per alcune ore dalle autorità locali;

il 5 giugno 2019 ha ricevuto nuove minacce sotto forma di una lettera, che, facendo esplicito riferimento alla sua professione di giornalista e all'articolo comparso sulla cronaca di "Salernotoday", riportava il seguente testo: "Continui a scrivere falsità sul Sudan pensando di essere al sicuro ma fratelli musulmani sudanesi sono anche in Italia e ti conoscono bene" e proseguiva "Stai attenta perché la prossima volta non ci limiteremo a una lettera";

la donna ha diffuso la notizia delle nuove minacce e ha sporto subito denuncia ai Carabinieri, che hanno avviato le indagini per risalire all'autore della missiva,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di questo gravissimo episodio e quali iniziative intenda realizzare per tutelare l'incolumità della giornalista Antonella Napoli.

(4-01780)

MORRA, DESSI', CASTELLONE, PISANI Giuseppe, URRARO, LANNUTTI, CRUCIOLI, AGOSTINELLI, ABATE - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

in data 18 dicembre 2018 l'Agenzia delle dogane e dei monopoli pubblicava il bando CIG 7723648BF3 per l'affidamento in concessione dei giochi numerici a totalizzatore nazionale e dei giochi complementari e opzionali anche a distanza, fra cui il "Superenalotto";

l'entità economica complessiva della concessione è data dal prodotto aritmetico dei seguenti fattori: a) compenso del concessionario espresso in termini percentuali della raccolta; b) raccolta annua del segmento dei giochi numerici a totalizzatore nazionale oggetto della concessione; c) durata della concessione. Il compenso del concessionario è pari alla percentuale offerta dall'aggiudicatario per la raccolta di gioco;

la raccolta annua del segmento di mercato dei giochi numerici a totalizzatore nazionale oggetto della concessione si è attestata, nel 2017, ad un valore pari a circa 1,5 miliardi di euro;

la durata della concessione è di 9 anni. Hanno partecipato alla gara tre soggetti: Lottomatica Srl, Sisal SpA e Italian Gaming Holding a.s.;

Lottomatica Srl, attraverso Lottoitalia Srl, è l'attuale concessionaria per il servizio di raccolta del gioco del Lotto in Italia e dipende dall'IGT del gruppo De Agostini. Lottomatica Srl è, inoltre, concessionaria per la raccolta e la distribuzione delle lotterie istantanee, in particolare per i cosiddetti Gratta e Vinci;

Lottoitalia Srl riveste la forma di una rete temporanea d'impresa costituita nel 2016 e alla quale partecipano i seguenti soggetti: Lottomatica Srl per il 61,5 per cento; Italian Gaming Holding a.s. per il 32,5 per cento; Arianna 2001 SpA per il 4 per cento e Novomatic SpA per il 2 per cento. Rispetto alle società citate è rilevante specificare che, in Repubblica Ceca, rispettivamente nel 1996 e nel 2000, al gruppo Sazka è stato contestato una frode assicurativa, in relazione al Gratta e Vinci Mikado, e una condotta monopolistica in nocumento del mercato del gioco nel Paese;

Italian Gaming Holding a.s. è collocata nell'ambito del gruppo societario Emma Capital, fondato da Jiri Smeic, e partecipa con il 25 per cento alla società Sazka Group a.s.. Il restante 75 per cento della Sazka a.s. è posseduto dalla KKCG di Karel Komàrek. Quest'ultimo è considerato da "Forbes" uno dei più influenti miliardari del mondo e la stampa ceca lo ha definito più volte imperatore del petrolio e del gioco d'azzardo. Tra le controllate della KKCG figura una società, la Moravia Gas Storage s.a., detenuta in joint venture al 50 per cento con Gazprom;

nell'ipotesi in cui, all'esito del procedimento amministrativo, Lottomatica risultasse essere il concessionario per i giochi numerici a totalizzatore nazionale, si determinerebbe il seguente quadro economico: cumulo dell'aggio per la raccolta delle lotterie istantanee e del servizio di collegamento per la raccolta del gioco del lotto, che raccolgono rispettivamente circa 9 e 8 miliardi di euro, e dell'aggio attualmente riconosciuto al concessionario per i giochi numerici a totalizzatore nazionale;

infine, da notizie provenienti da organi di stampa, risulterebbe che l'avvocato Gaetano Caputi, già diretto collaboratore dell'ex capo di gabinetto e attualmente consulente legale di Lottomatica, avvocato Vincenzo Fortunato, è stato chiamato a far parte del gabinetto del Ministro in indirizzo,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia conoscenza dell'esito della procedura di selezione e se siano state valutate le eventuali criticità di qualsiasi natura relativamente ai soggetti partecipanti, considerati anche gli intrecci azionari e societari sul piano internazionale dei concorrenti, in relazione al valore strategico e di interesse nazionale della rete di raccolta dei giochi;

se non ritenga che l'eventuale attribuzione della concessione in favore di Lottomatica Srl o Italian Gaming Holding a.s. determinerebbe di fatto il controllo, da parte di un unico operatore, dell'intero mercato del lotto e delle lotterie con rischi di comportamenti selettivi a danno dell'erario;

se, qualora le notizie di stampa relative all'avvocato Gaetano Caputi corrispondessero a verità, ritenga tutelati i beni giuridici dell'efficacia, dell'efficienza e del buon andamento dell'agire della pubblica amministrazione o se sia configurabile, relativamente alla descritta rete di relazioni, un'ipotesi di conflitto di interessi.

(4-01781)

CAMPAGNA, ROMANO, TRENTACOSTE, LANNUTTI, ANASTASI, LEONE, CASTALDI, NOCERINO, ANGRISANI, RUSSO, GAUDIANO, CORRADO, LA MURA, DONNO, ACCOTO, GUIDOLIN, LICHERI, GIANNUZZI, BOTTO, AUDDINO, DI MICCO, LOREFICE, PISANI Giuseppe, CASTELLONE, MATRISCIANO, MARILOTTI, DE LUCIA - Al Ministro della giustizia. - Premesso che:

il Tribunale di Termini Imerese, a seguito della revisione delle circoscrizioni giudiziarie di cui ai decreti legislativi n. 155 e n. 156 del 7 settembre 2012, così come previsto dall'art. 1 della legge 14 settembre 2011, n. 148, di conversione del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante "Ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo. Delega al Governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari", ha subito, in seguito all'accorpamento dei Comuni di Bagheria e di Ficarazzi al circondario di Termini Imerese, un incremento del 24 per cento della popolazione;

all'ampliamento dell'estensione del Tribunale non è seguito alcun adeguamento della dotazione organica dei giudici e del personale giudiziario, che invece è rimasta da allora invariata e dunque assolutamente insufficiente a fronteggiare l'enorme domanda di giustizia che, sotto ogni forma e in tutti i settori della giurisdizione, proviene dal territorio. L'accorpamento, infatti, avrebbe dovuto imporre per il Tribunale di Termini Imerese, in considerazione dell'estensione notevole del suo circondario, della vastità del suo bacino di utenza e della specificità delle realtà socio-economiche e criminali di buona parte del suo territorio, una ben maggiore consistenza numerica in termini di organico sia di magistrati che di personale giudiziario;

considerato che:

l'edificio del Tribunale (un complesso costato oltre 20 miliardi di lire), a causa di infiltrazioni piovane e della conseguente umidità, presenta crepe sul tetto della stanza del capo della Procura, della sua segreteria, della biblioteca, di vari uffici ed in pratica su quasi tutta la copertura del palazzo;

risulta agli interroganti che, nonostante siano stati effettuati urgenti provvedimenti tampone sul tetto, questi si sono dimostrati insufficienti, perché sarebbe necessario un intervento più completo, per il quale occorrerebbero fondi più cospicui;

considerato inoltre che:

il progetto di rideterminazione dei circondari e della nuova organizzazione dei tribunali ordinari, che secondo la volontà del legislatore del 2011 doveva rispondere all'esigenza di migliorare l'efficienza degli uffici giudiziari secondo criteri oggettivi e omogenei fondati sulla estensione del territorio, sul numero degli abitanti, sui carichi di lavoro, sulle sopravvenienze, sulla specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale e al tasso d'impatto della criminalità organizzata, per il Tribunale di Termini Imerese, non solo non ha raggiunto il risultato sperato, ma anzi ha determinato un insostenibile intasamento nei singoli settori;

ciò, come prevedibile, non consente la dovuta risposta di giustizia in tempi accettabili, che in prospettiva si risolverà non solo nel progressivo costante aumento delle pendenze, ma anche in un ulteriore prolungamento dei tempi di definizione dei processi che, nel settore penale, potrebbe altresì determinare la scadenza di importanti termini processuali, quali quelli della custodia cautelare ovvero il maturarsi della prescrizione dei reati;

considerato altresì che, per garantire la continuità del servizio giustizia, magistrati, personale amministrativo e avvocati si trovano a operare in un ambiente certamente poco sicuro e poco salubre per le condizioni indecorose del Tribunale dovute ad anni di incuria, e, a parere degli interroganti, tale fondamentale servizio non dovrebbe mai svolgersi in condizioni lesive per la dignità delle persone,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto esposto;

se non ritenga urgente assumere le necessarie determinazioni per sanare le condizioni di carenza strutturata di organico e di inadeguatezza dell'edificio, al fine di ristabilire normali e sicure condizioni di lavoro di magistrati e personale giudiziario e conseguentemente di evitare la paralisi dell'attività della giustizia.

(4-01782)

LAFORGIA - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

nella notte fra l'8 ed il 9 giugno 2019 sono apparse delle scritte sui muri del liceo "Parini" di via Goito a Milano riportanti la dicitura: "White aryan resistance" e "Arthur trema il fascio è qui per te" con svastica annessa;

è stata anche imbrattata la scritta "Parini antifascista" con una croce sul suffisso "anti" ed è comparsa anche la scritta "Duce";

sul posto sono intervenuti i Carabinieri del nucleo radiomobile, ma il caso è stato girato poi alla Digos;

considerato che:

la legge n. 645 del 1952 sanziona chiunque promuova od organizzi sotto qualsiasi forma la costituzione di un'associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche;

la scuola è il luogo per eccellenza dove bambini ed adolescenti approcciano lo studio della storia e della Costituzione italiana, per cui imbrattare la facciata di un edificio scolastico appare all'interrogante piuttosto grave;

simili episodi, con scritte sui muri, striscioni, manifesti e volantini inneggianti al nazifascismo o minatori nei confronti delle vittime che subirono atrocità, sevizie fino a trovare la morte, non sono sporadici ed anzi stanno preoccupantemente aumentando,

si chiede di sapere come il Ministro in indirizzo intenda tutelare la democrazia ed il rispetto delle vittime italiane e come intenda fermare quelle associazioni o movimenti che richiamano i valori nazifascisti in palese contraddizione con la Carta Costituzionale.

(4-01783)

NANNICINI - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

il decreto-legge n. 91 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 123 del 2017, recante "Disposizioni urgenti per la crescita economica del Mezzogiorno", all'articolo 1 ha istituito la misura in favore dei giovani imprenditori nel Mezzogiorno, denominata "Resto al Sud";

la misura sostiene la costituzione di nuove attività imprenditoriali avviate dai giovani imprenditori nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia;

la legge di bilancio per il 2019 (legge n. 145 del 2018) all'articolo 1, comma 601, è intervenuta sulla misura, ampliando la platea dei potenziali beneficiari, elevando da 35 a 45 anni l'età massima ed estendendo le agevolazioni previste dalla misura alle attività libero-professionali;

le novità introdotte dalla legge di bilancio per il 2019 non risultano ancora operative a causa della mancata emanazione delle disposizioni attuative per la gestione dell'incentivo;

considerato che sul sito del soggetto gestore, Invitalia, si legge: "Apertura ai liberi professionisti e estensione agli under 46: le novità previste dalla legge di bilancio 2019 saranno operative con l'emanazione delle disposizioni attuative per la gestione dell'incentivo. A breve sarà pertanto possibile, anche ai nuovi destinatari delle agevolazioni, presentare le domande sulla piattaforma on line di Resto al Sud",

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga urgente emanare disposizioni attuative della misura denominata "Resto al Sud", considerato che sono trascorsi sei mesi dall'entrata in vigore della legge di bilancio per il 2019.

(4-01784)

SBROLLINI - Al Ministro della giustizia. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:

diversi rappresentanti del Parlamento e membri del Governo si sono pronunciati nel tempo a favore della riapertura del Tribunale a Bassano del Grappa, oltre che dell'estensione delle sue competenze territoriali oltre la provincia di Vicenza, nelle zone limitrofe, in provincia di Padova e di Treviso;

diversi esponenti politici locali hanno più volte sostenuto la necessità della riapertura del Tribunale a Bassano come ottavo Tribunale del Veneto;

infatti, per un territorio ad alta densità produttiva, caratterizzato dalla presenza di molteplici attività economiche, appare necessaria la presenza di un Tribunale efficiente e idoneo a fornire risposte efficaci e in tempi adeguati alle diverse istanze locali;

considerato che:

il Comune di Bassano si è reso disponibile a destinare un terreno di sua proprietà, ove è stato costruito appositamente un nuovo edificio per dare nuovi spazi al Tribunale di Bassano. Tuttavia gli edifici sono attualmente inutilizzati;

si aggiunga che i costi di gestione dello stabile, sebbene inutilizzato e in condizioni di progressivo deperimento, sono a carico del Comune di Bassano;

il Tribunale di Vicenza fatica a dare risposte adeguate al territorio bassanese, a causa sia degli spazi limitati, sia della carenza di personale;

secondo quanto risulta all'interrogante, alla data odierna sono stati investiti circa 12 milioni di euro per la nuova cittadella della giustizia a Bassano. Una somma considerevole, dunque, che a fronte del mancato utilizzo rappresenta anche una beffa a danno dei cittadini;

gli uffici di prossimità proposti per il Comune di Bassano sono inidonei a sostituire le aule dei tribunali e non sono in grado di dare un' efficace risposta alla città ed al territorio pedemontano,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali siano le sue valutazioni in merito;

se non ritenga opportuno adoperarsi al fine di garantire al territorio pedemontano il necessario presidio di giustizia;

se non ritenga, altresì, opportuno adoperarsi, anche coordinandosi con le competenti autorità locali, al fine di definire una destinazione certa per gli edifici ad oggi ancora inutilizzati.

(4-01785)

DE BERTOLDI - Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. - Premesso che:

nell'ambito del programma destinato alle scuole denominato "frutta e verdura nelle scuole, a km zero" promosso dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, l'interrogante evidenzia come numerosi frutti, ad esempio fragole o ciliegie, distribuiti agli istituti scolastici della regione del Trentino-Alto Adige, provengano, in realtà, da altre regioni quali l'Emilia-Romagna, contravvenendo pertanto l'intenzione iniziale degli alimenti "a km zero", definiti anche "a filiera corta", intesi quali prodotti locali venduti o somministrati nelle vicinanze del luogo di produzione;

si evidenzia, altresì, che, se da un lato la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta e a chilometro zero è principalmente volta a favorire e sostenere il commercio di prodotti dei territori, le economie locali, per una scelta "sana e ambientale" che tuteli chi sceglie il cibo locale e chi lo produce, dall'altro, risultano paradossali le procedure di gara, indette dallo stesso Ministero (attraverso un decreto ministeriale) avente ad oggetto l'appalto della fornitura e del servizio di distribuzione di prodotti ortofrutticoli in favore degli allievi degli istituti scolastici di primo grado, da aggiudicare con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, ai sensi dell'articolo 95 del decreto legislativo n. 50 del 2016;

la necessità di introdurre urgenti modifiche al quadro regolatorio nazionale e comunitario risulta pertanto fondamentale, a giudizio dell'interrogante, alla luce del bisogno di sostenere gli agricoltori e i produttori trentini e garantire alla comunità locale (scuole, case di riposo) la sicurezza di trovarsi a tavola alimenti quali frutta e verdura realmente a chilometro zero, valorizzando l'intera filiera trentina,

si chiede di sapere:

quali orientamenti il Ministro in indirizzo intenda esprimere con riferimento a quanto esposto;

se non convenga sulla necessità di modificare l'attuale disciplina normativa, che definisce i criteri nell'ambito della procedura aperta comunitaria, in attuazione dell'accordo quadro, finalizzato all'esecuzione del programma comunitario "Frutta e verdura nelle scuole", introducendo come criterio fondamentale la valorizzazione di prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero, se questi vengono venduti e consumati nel perimetro regionale, ovvero dal luogo di coltivazione o di trasformazione della materia prima;

quali iniziative di competenza intenda intraprendere anche in sede comunitaria, al fine di sostenere la filiera corta e i prodotti a chilometro zero, nonché le eccellenze agroalimentari esistenti nel nostro Paese, ed in particolare per il Trentino-Alto Adige, la cui qualità riconosciuta e certificata a livello nazionale rappresenta un prestigio di livello europeo.

(4-01786)

PEROSINO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

con riferimento alla dichiarazione dei redditi relativa all'anno d'imposta 2017, l'Agenzia delle entrate sta recapitando ai contribuenti inviti a verificare la correttezza delle richieste e, ove le stesse siano errate, invito a regolarizzare le posizioni;

l'invito a verificare riguarda per lo più posizioni regolari e quindi il contribuente e gli uffici periferici si trovano ad effettuare controlli superflui che arrecano pregiudizio economico sia all'Agenzia che ai contribuenti, i quali sostengono costi per ribadire situazioni già a suo tempo dichiarate correttamente;

stante l'annualità di cui si tratta, per la quale non sussistono rischi di prescrizione, sarebbe più opportuno procedere con l'invio delle comunicazioni solo dopo una previa e reale verifica da parte dell'Agenzia delle posizioni effettivamente da regolarizzare,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative intenda intraprendere al fine di eliminare un disservizio che grava anche economicamente sui contribuenti.

(4-01787)

LANNUTTI - Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che:

Poste italiane SpA è il maggior operatore in Italia del servizio postale quello al quale è affidato il servizio universale postale fino al 30 aprile 2026, ed è soggetto a verifiche quinquennali da parte del Ministero dello sviluppo economico sul livello di efficienza nella fornitura del servizio, anche in base al più recente contratto di programma 2015-2019 sottoscritto con il Ministero (all'epoca Federica Guidi del Governo Renzi, PD), per il quale l'azienda riceve un contributo dalle casse pubbliche di 262,4 milioni di euro all'anno fino al 2019, che in virtù di alcune integrazioni ha raggiunto anche i 400 milioni di euro;

il 26 novembre 2018 l'amministratore delegato della società, Matteo Del Fante, ha organizzato una fastosa convention , nella quale ha incontrato 3.000 sindaci di Comuni con meno di 5.000 abitanti, cui ha presentato 10 impegni obiettivo di Poste, tra i quali: servizio di tesoreria in collaborazione con Cassa depositi e prestiti, installazione di nuovi sportelli Atm, servizi attraverso la rete di tabaccai e a domicilio in 254 comuni senza ufficio postale, Wi-fi gratuito negli uffici nei comuni, potenziamento degli uffici turistici e abbattimento delle barriere architettoniche negli uffici di oltre mille centri;

tali impegni riguardano servizi che hanno poco a che fare con il miglioramento dell'efficienza e la qualità del servizio di recapito agli utenti, come il servizio postale universale che, progressivamente, da 3 anni, risulta in costante scadimento. A fronte di ingenti finanziamenti pubblici, il livello della qualità del servizio è infatti crollato, in particolare negli anni 2017-2018, con l'arrivo di Del Fante, generando pesanti disservizi su tutto il territorio nazionale;

considerato che, per quanto risulta agli interroganti:

l'inizio dei gravi disservizi è coinciso con l'avvio del nuovo modello di recapito a giorni alterni, che ha prodotto in molte province un caos generale con depositi saturi, ritardi nelle consegne e centri di smistamento invasi da lettere, e contestualmente con il dimezzamento dei lavoratori nelle aree dove è stato attuato il piano (4.291 eccedenze), con la ripartizione del territorio in macro zone attribuite a giorni alterni ai portalettere (9.598 zone in meno) e con la conseguente difficoltà nel recapitare pacchi, raccomandate, atti giudiziari, cartelle di Equitalia, per l'enorme aumento del volume di corrispondenza di cui i portalettere devono farsi carico, con tempistiche incompatibili rispetto alle esigenze del territorio. Con l'avvio delle zone alterne, il numero di infortuni e malattie dei portalettere sono drammaticamente aumentati, come pure i casi di mancato recapito e di abbandono della corrispondenza nei luoghi più disparati, dai cassonetti alle strade;

i pesanti disagi si sono tradotti in proteste, anche con raccolta firme e petizioni veicolate dai sindaci, nonché in azioni legali contro Poste italiane. I ritardi riguardano anche bollette e prodotti editoriali in abbonamento, che vincolano Poste a tempi di recapito imperativi, disattesi anche di diverse settimane, arrecando gravi danni economici all'editoria, soprattutto in alcune aree del Paese, come la Toscana, dove i disservizi sono stati raccontati dai quotidiani "Il Tirreno" e "La Nazione";

il nuovo modello si è confermato ben presto fallimentare per la qualità del servizio e ben lontano dal raggiungere gli obiettivi minimi di qualità, i cui standard sono fissati dallo Stato nel contratto tra Ministero e società;

sarebbe la stessa AGCOM, in alcune pagine difficilmente individuabili sul sito istituzionale, a certificare tale fallimento. Dai dati di qualità pubblicati risultano infatti crollati tutti gli indici di qualità sul territorio nazionale dal 2017, anno nel quale si è registrato un mancato raggiungimento di uno dei due obiettivi di qualità previsti per la consegna della posta ordinaria dalla delibera n. 396/15/CONS, pari a 0,9 per cento in meno (obiettivo 98 per cento dei recapiti entro 6 giorni dall'invio). Il trend è peggiorato per il 2018, con 1,3 per cento in meno, ovvero 0,9 per cento in meno rispetto al 2017. Anche per l'obiettivo della consegna della posta ordinaria entro 4 giorni dall'invio (obiettivo 90 per cento), si è registrato, nel 2018 un mancato raggiungimento dell'obiettivo pari a 2,1 per cento in meno. Essendo valori medi nazionali, lo scostamento dei risultati dall'obiettivo prefissato per alcuni comuni è stato molto rilevante, tanto da pregiudicare il regolare svolgimento del servizio; quanto poi alla qualità del servizio per la posta ordinaria rilevata sul nuovo modello di recapito a giorni alterni, i risultati nel 2018 sono ancora negativi, con un ben 17,6 per cento in meno (consegna entro il quarto giorno dopo l'invio nel 90 per cento dei casi) e di 6 per cento in meno (consegna entro il sesto giorno dopo l'invio nel 98 per cento dei casi). Nel 2017 sono stati peggiori per differenze del 20,8 per cento in meno nel primo caso e di 8,1 nel secondo caso;

infine, non solo i dati dell'AGCOM, ma anche quelli di Poste italiane per il 2018 per i rimanenti prodotti postali rientranti nel perimetro del servizio universale evidenziano un mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità per le raccomandate. Infatti, si è registrato a livello nazionale un mancato raggiungimento dell'obiettivo (98 per cento consegnate entro 6 giorni dall'invio) pari al 0,1 per cento in meno, mentre per le zone a giorni alterni il risultato è stato negativo per lo 0,8 per cento in meno;

risulta che sulla mancata qualità dei servizi di Poste italiane attualmente l'AGCOM non avrebbe alcun potere deterrente, dal momento che, nel corso della XVII Legislatura, il Governo ha deciso di eliminare dal contratto di servizio 2015-2019 le penali, mentre nel precedente contratto 2011-2015 si prevedeva che Poste Italiane fosse obbligata a corrispondere 50.000 euro per ogni mezzo punto percentuale di mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità;

ebbene, proprio per quello che agli interroganti appare come un indubbio favoritismo verso Poste italiane da parte dei Governi Renzi e Gentiloni, per l'anno 2018, a fronte di un mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità pari a circa l'1 per cento per il servizio di posta ordinaria (uno dei servizi principali nell'ambito del servizio universale), la società ora potrebbe pagare solo 10.000 euro di sanzione, nonostante i gravi disservizi patiti da milioni di cittadini e relativi ai ritardi nella consegna della corrispondenza. Mentre, con il precedente contratto, avrebbe corrisposto una penale di almeno 100.000 euro alle casse dello Stato;

anche per quel che riguarda la gestione degli uffici postali non si può non evidenziare che sono migliaia gli uffici postali che ogni anno aprono in ritardo, con punte anche di alcune ore, mentre sono diverse decine quelli che non riescono neanche ad aprire per carenza di personale, anche perché spesso il personale chiamato a sostituire quello assente si rifiuta a causa di procedure interne eccessivamente macchinose e per le distanze dal luogo della sostituzione. Risultano, da quanto pubblicato, poche sanzioni e molte archiviazioni, con motivazioni che agli interroganti appaiono generiche,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti che certificano lo scadimento della qualità dei servizi erogati da Poste, che stridono con la narrazione ottimistica dell'amministratore delegato Del Fante, autoproclamatosi manager di successo, e la cui società entra nelle case degli italiani con imponenti campagne pubblicitarie commerciali, tendenti a magnificare la bontà dei servizi offerti all'utenza;

se non ritenga di intervenire affinché Poste italiane SpA rispetti e garantisca un servizio postale universale adeguato e in modo uniforme, quindi non solo interessata agli esclusivi servizi di Bancoposta e di assicurazione, a danno della generalità dei consumatori;

se non ritenga insufficiente il piano industriale di Poste italiane, nonostante l'operazione di facciata nei confronti dei soli 3.000 comuni con meno di 5.000 abitanti, e quindi di provvedere ad un'urgente modifica del contratto tra Ministero dello sviluppo economico e Poste italiane, reintroducendo anche le penali eliminate dal precedente Governo;

se non ritenga utile provvedere alla sostituzione sia dell'attuale amministratore delegato Matteo Del Fante che dei manager e direttori di vertice collegati, invece di aspettare la naturale scadenza nel 2020.

(4-01788)

ASTORRE - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:

il Tribunale di Milano ha disposto l'amministrazione giudiziaria per la divisione Contract Logistics della filiale italiana della multinazionale logistica in seguito all'inchiesta sul consorzio Premium Net, che gestiva la movimentazione della "Città dei Libri" di Stradella;

non è frequente che una multinazionale venga posta sotto la tutela del Tribunale, nell'ambito di un'indagine su caporalato e sfruttamento del personale addetto alla movimentazione interna;

considerato che:

nelle scorse settimane Ceva Logistics è stata acquisita dalla compagnia marittima francese Cma Cgm, la quale ora detiene il 97 per cento del gruppo svizzero della logistica;

l'acquisizione da parte della compagnia marittima francese ha ingenerato forti preoccupazioni tra i sindacati di categoria e gli stessi lavoratori. La filiale italiana di Ceva Logistics ha un importante bacino occupazionale comprendente circa 1.000 lavoratori diretti e quasi 4.000 lavoratori indiretti, occupati nell'indotto. È evidente che nuove strategie industriali, laddove venissero orientate al superamento dell'attuale processo produttivo, non possono non tenere conto degli attuali livelli occupazionali,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dell'acquisizione di Ceva Logistics da parte di un colosso dell'industria marittima francese;

se intenda, alla luce di tale acquisizione, promuovere un tavolo di confronto, anche con le parti sindacali, al fine di conoscere le nuove strategie industriali e, nell'ambito delle stesse, garantire gli stessi livelli occupazionali.

(4-01789)

PUCCIARELLI - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante:

nel maggio 2018 il direttore delle due fortezze storiche di Sarzana (La Spezia), architetto Raffaele Colombo, ha incontrato il sindaco pro tempore di Sarzana, Alessio Cavarra, per informarlo del finanziamento, pari a 260.000 euro, concesso dal Ministero per i beni e le attività culturali ed il turismo al complesso monumentale sarzanese nell'ambito del "Progetto Speciale Sicurezza" assegnato al polo museale della Liguria;

l'importo assegnato era finalizzato all'installazione di un impianto di videosorveglianza, per un sistema di controllo degli accessi e per l'adeguamento delle centrali dell'impianto antintrusione;

la somma del finanziamento non risulterebbe ancora trasferita negli appositi capitoli di bilancio del polo museale della Liguria,

si chiede di sapere se il ritardo nell'assegnazione delle risorse del "Progetto Speciale Sicurezza" non possa compromettere la messa in sicurezza non solo del complesso monumentale di Sarzana, ma anche quella di altri siti interessati.

(4-01790)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso le Commissioni permanenti:

10ª Commissione permanente(Industria, commercio, turismo):

3-00490 della senatrice Tiraboschi e del senatore Mallegni, sulla regolamentazione dell'attività di home sharing;

3-00905 del senatore Misiani ed altri, sul probabile aumento delle bollette dell'elettricità;

11ª Commissione permanente(Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale):

3-00897 della senatrice Bellanova ed altri, sulla condizione di 135 lavoratori di Invitalia impegnati nella ricostruzione post sisma in Emilia-Romagna;

3-00898 della senatrice Sbrollini e del senatore D'Arienzo, sulla chiusura dello stabilimento di produzione del dado Knorr di Sanguinetto (Verona);

3-00900 della senatrice Bellanova ed altri, sul destino dei 1.400 lavoratori ex Ilva;

12ª Commissione permanente(Igiene e sanità):

3-00902 della senatrice Garavini, sulla garanzia di adeguati livelli occupazionali nel settore medico.

Interrogazioni, ritiro di firme

La senatrice La Mura ha dichiarato di ritirare la propria firma dalle interrogazioni 4-01773 e 4-01774, del senatore Presutto ed altri.

Avviso di rettifica

Nel Resoconto stenografico della 118ª seduta pubblica del 5 giugno 2019:

a pagina 127, nel secondo intervento del Presidente, alla prima riga, dopo le parole: "Così è a posto" aggiungere le seguenti: ", se non si fanno osservazioni";

a pagina 595, al penultimo capoverso, dopo la parola: "ritirato" aggiungere le seguenti: "e trasformato nell'o.d.g. G10.11";

dopo l'ultima riga della stessa pagina inserire il seguente testo:

"G10.11 (già em. 10.11 testo 2)

Drago, Moronese

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di esame del disegno di legge recante: «Conversione in legge del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici»,

premesso che:

il Capo II del presente provvedimento disciplina gli interventi di ricostruzione e di assistenza alla popolazione da realizzare in determinati Comuni delle Regioni Molise e Sicilia;

l'articolo 10 disciplina le tipologie di danni agli edifici e, per ognuna di queste, gli interventi di ricostruzione e recupero ammessi a contributo. In particolare, il comma 5 precisa che rientrano tra le spese ammissibili a finanziamento le spese relative alle prestazioni tecniche e amministrative,

impegna il Governo a valutare l'opportunità di prevedere tra le spese ammissibili a finanziamento i compensi corrisposti agli amministratori di condominio per la gestione degli adempimenti connessi alle attività di riparazione e ricostruzione degli immobili privati amministrati.

________________

(*) Accolto dal Governo ";

a pagina 731, nell'ultima riga del testo dell'emendamento 23.95 (testo 4) dopo le parole: "delle finanze" aggiungere le seguenti: "per l'anno 2019, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero".

Nel Resoconto stenografico della 119a seduta pubblica del 6 giugno 2019, a pagina 92, sotto il titolo "Parlamento europeo, trasmissione di documenti. Deferimento", premettere al primo capoverso i seguenti:

"Il Vice Segretario generale del Parlamento europeo, con lettera in data 2 maggio 2019, ha inviato il testo di cinquanta risoluzioni e una decisione approvate dal Parlamento stesso nel corso della tornata dal 25 al 28 marzo 2019, deferite, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, del Regolamento, alle sotto indicate Commissioni competenti per materia, nonché alla 14a Commissione permanente:

risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle azioni rappresentative a tutela degli interessi collettivi dei consumatori e che abroga la direttiva 2009/22/CE, alla 2a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 387);

risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla soppressione dei cambi stagionali dell'ora e che abroga la direttiva 2000/84/CE, alla 1a e alla 2a Commissione permanente (Doc. XII, n. 388);

risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica (rifusione), alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 389);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul mercato interno dell'energia elettrica, alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 390);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un'Agenzia dell'unione europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia (rifusione) alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 391);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla preparazione ai rischi nel settore dell'energia elettrica e che abroga la direttiva 2005/89/CE alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 392);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull'etichettatura dei pneumatici in relazione al consumo di carburante e ad altri parametri fondamentali e che abroga il regolamento (CE) n. 1222/2009 alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 393);

risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sul diritto d'autore nel mercato unico digitale, alla 1a, alla 2a, alla 8a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 394);

risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a determinati aspetti dei contratti di fornitura di contenuto digitale, alla 8a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 395);

risoluzione sulla proposta modificata di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa a determinati aspetti dei contratti di vendita di beni, che modifica il regolamento (CE) n. 2006/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio e la direttiva 2009/22/CE del parlamento europeo e del Consiglio e che abroga la direttiva 1999/44/CE del Parlamento europeo e del Consiglio alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 396);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 1343/2011 relativo a talune disposizioni per la pesca nella zona di applicazione dall'accordo CGPM (Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo), alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 397);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che armonizza gli obblighi di comunicazione nella normativa in materia di ambiente e modifica le direttive 86/278/CEE, 2002/49/CE, 2004/35/CE, 2007/2/CE, 2009/147/CE e 2010/63/UE, i regolamenti (CE) n. 166/2006 e (UE) n. 995/2010 e i regolamenti del Consiglio (CE) n. 338/97 e (CE) n. 2173/2005 alla 13a Commissione permanente (Doc. XII, n. 398);

risoluzione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 96/53/CE del Consiglio per quanto riguarda i termini di applicazione delle norme speciali in materia di lunghezza massima delle cabine in caso di miglioramento delle prestazioni aerodinamiche, dell'efficienza energetica e delle prestazioni di sicurezza, alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 399);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2016/1011 per quanto riguarda gli indici di riferimento di basse emissioni di carbonio e gli indici di riferimento di impatto positivo in termini di carbonio, alla 13a Commissione permanente (Doc. XII, n. 400);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante disposizioni specifiche per l'obiettivo "Cooperazione territoriale europea" (Interreg) sostenuto dal Fondo europeo di sviluppo regionale e dagli strumenti di finanziamento esterno, alla 5a Commissione permanente (Doc. XII, n. 401);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) n. 1303/2013 per quanto riguarda le risorse destinate alla dotazione specifica per l'Iniziativa a favore dell'occupazione giovanile alla 11a Commissione permanente (Doc. XII, n. 402);

risoluzione sulla proposta di direttiva del Consiglio che stabilisce il regime generale delle accise (rifusione), alla 6a Commissione permanente (Doc. XII, n. 403);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Consiglio recante modifica della decisione n. 940/2014/UE per quanto riguarda i prodotti che possono beneficiare di un'esenzione totale o parziale dai "dazi di mare", alla 6a e alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 404);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale, alla 5a Commissione permanente (Doc. XII, n. 405);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento di assistenza preadesione (IPA III), alla 5a Commissione permanente (Doc. XII, n. 406);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a un quadro di risanamento e risoluzione delle controparti centrali e recante modifica dei regolamenti (UE) n. 1095/2010, (UE) n. 648/2012 e (UE) 2015/2365 alla 5a e alla 6a Commissione permanente (Doc. XII, n. 407);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, relativo ai fornitori europei di servizi di crowdfunding per le imprese, alla 6a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 408);

risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, che modifica la direttiva 2014/65/UE relativa ai mercati alla 6a Commissione permanente (Doc. XII, n. 409);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e al Fondo di coesione, alla 5a, alla 10a e alla 13a Commissione permanente (Doc. XII, n. 410);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che definisce i livelli di prestazione in materia di emissioni delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi nell'ambito dell'approccio integrato dell'Unione finalizzato a ridurre le emissioni di CO2 dei veicoli leggeri e che modifica il regolamento (CE) n. 715/2007 (rifusione), alla 13a Commissione permanente (Doc. XII, n. 411);

risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente, alla 13a Commissione permanente (Doc. XII, n. 412);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce norme relative alla messa a disposizione sul mercato di prodotti fertilizzanti recanti la marcatura CE e che modifica i regolamenti (CE) n. 1069/2009 e (CE) n. 1107/2009 alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 413);

risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2004/37/CE sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro, alla 11a e alla 12a Commissione permanente (Doc. XII, n. 414);

risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 92/106/CEE relativa alla fissazione di norme comuni per taluni trasporti combinati di merci tra Stati membri, alla 8a Commissione permanente (Doc. XII, n. 415);

risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2013/34/UE per quanto riguarda la comunicazione delle informazioni sull'imposta sul reddito da parte di talune imprese e succursali, alla 6a Commissione permanente (Doc. XII, n. 416);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante le disposizioni comuni applicabili al Fondo europeo di sviluppo regionale, al Fondo sociale europeo Plus, al Fondo di coesione, al Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca e le regole finanziarie applicabili a tali fondi e al Fondo Asilo e migrazione, al Fondo per la Sicurezza interna e allo Strumento per la gestione delle frontiere e i visti alla 1a, alla 5a, alla 10a e alla 13a Commissione permanente (Doc. XII, n. 417);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 539/2001 del Consiglio che adotta l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini devono essere in possesso del visto all'atto dell'attraversamento delle frontiere esterne e l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono esenti da tale obbligo (Kosovo), alla 3a Commissione permanente (Doc. XII, n. 418);

risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano (rifusione), alla 13a Commissione permanente (Doc. XII, n. 419);

risoluzione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio riguardante i quadri di ristrutturazione preventiva, la seconda opportunità e misure volte ad aumentare l'efficacia delle procedure di ristrutturazione, insolvenza e liberazione dai debiti, e che modifica la direttiva 2012/30/UE, alla 2a e alla 10a Commissione permanente (Doc. XII, n. 420);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce norme relative all'esercizio del diritto d'autore e dei diritti connessi applicabili a talune trasmissioni online degli organismi di diffusione radiotelevisiva e ritrasmissioni di programmi televisivi e radiofonici, alla 7a Commissione permanente (Doc. XII, n. 421);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il programma Europa creativa (2021-2027) e che abroga il regolamento (UE) n. 1295/2013, alla 7a Commissione permanente (Doc. XII, n. 422);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce "Erasmus": il programma dell'Unione per l'istruzione, la formazione, la gioventù e lo sport e che abroga il regolamento (UE) n. 1288/2013 alla 7a Commissione permanente (Doc. XII, n. 423);

risoluzione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'istituzione di un quadro che favorisce gli investimenti sostenibili, alla 6a Commissione permanente (Doc. XII, n. 424);

risoluzione sul progetto di decisione del Consiglio relativa alla conclusione, a nome dell'Unione europea e dei suoi Stati membri, di un protocollo dell'accordo euromediterraneo che istituisce un'associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e lo Stato di Israele, dall'altra, per tener conto dell'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea, alla 3a Commissione permanente (Doc. XII, n. 425);

risoluzione sui diritti fondamentali delle persone di origine africana in Europa, alla 3a Commissione permanente e alla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani (Doc. XII, n. 426);

risoluzione sui reati finanziari, l'evasione fiscale e l'elusione fiscale, alla 6a Commissione permanente (Doc. XII, n. 427);

decisione concernente il discarico per l'esecuzione del bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2017, sezione III - Commissione e agenzie esecutive, alla 5a Commissione permanente (Doc. XII, n. 428);

risoluzione sul regolamento delegato della Commissione, del 14 dicembre 2018, che modifica l'allegato II del regolamento (UE) n. 516/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo Asilo, migrazione e integrazione, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Doc. XII, n. 429);

risoluzione sul regolamento delegato della Commissione, del 14 dicembre 2018, che modifica l'allegato II del regolamento (UE) n. 515/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce, nell'ambito del Fondo sicurezza interna, lo strumento di sostegno finanziario per le frontiere esterne e i visti, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Doc. XII, n. 430);

risoluzione sul progetto di decisione di esecuzione della Commissione che autorizza l'immissione in commercio di prodotti contenenti, costituiti od ottenuti a partire da soia geneticamente modificata MON 87751 (MON-87751-7) a norma del regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 431);

risoluzione sul progetto di decisione di esecuzione della Commissione che rinnova l'autorizzazione all'immissione in commercio di prodotti contenenti, costituiti da o prodotti a partire da granturco geneticamente modificato della linea 1507xNK603 (DAS-01507-1xMON-00603-6) a norma del regolamento (CE) n. 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio, alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 432);

risoluzione sul progetto di decisione di esecuzione della Commissione riguardo alla concessione di un'autorizzazione parziale per taluni usi del bis(2-etilesil) ftalato (DEHP) a norma del regolamento (CE) n. 1907-2006 del Parlamento europeo e del Consiglio (DEZA a.s.), alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 433);

risoluzione sul progetto di decisione di esecuzione della Commissione che concede un'autorizzazione parziale per taluni usi del bis(2-etilesil) ftalato (DEHP), a norma del regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio (Grupa Azoty Zaklady Azotowe Kedzieryn S.A.), alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 434);

risoluzione sul progetto di decisione di esecuzione della Commissione riguardo alla concessione di un'autorizzazione per alcuni usi del triossido di cromo a norma del regolamento (CE) n. 1907-2006 del Parlamento europeo e del Consiglio (Lanxess Deutschland GmbH e altri), alla 9a Commissione permanente (Doc. XII, n. 435);

risoluzione sulla situazione dello Stato di diritto e della lotta contro la corruzione nell'UE, in particolare a Malta e in Slovacchia, alla 1a e alla 2a Commissione permanente (Doc. XII, n. 436);

risoluzione sui recenti sviluppi dello scandalo dieselgate, alla 13a Commissione permanente (Doc. XII, n. 437)."