Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 027 del 26/07/2018
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------
27a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
GIOVEDÌ 26 LUGLIO 2018
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Presidenza del vice presidente TAVERNA,
indi del vice presidente CALDEROLI
e del presidente ALBERTI CASELLATI
N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia-Berlusconi Presidente: FI-BP; Fratelli d'Italia: FdI; Lega-Salvini Premier: L-SP; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-Liberi e Uguali: Misto-Leu; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-Più Europa con Emma Bonino: Misto-PEcEB; Misto-PSI: Misto-PSI.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente TAVERNA
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,30).
Si dia lettura del processo verbale.
PISANI Giuseppe, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Disegni di legge, annunzio di presentazione
PRESIDENTE. Comunico che, in data 25 luglio 2018, è stato presentato il seguente disegno di legge:
dal Presidente del Consiglio dei ministri
«Conversione in legge del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative» (717).
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Seguito della discussione e approvazione del disegno di legge:
(675) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 9,35)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 675, già approvato dalla Camera dei deputati.
Ricordo che nella seduta di ieri il relatore ha svolto la relazione orale e ha avuto inizio la discussione generale.
È iscritto a parlare il senatore Stancanelli. Ne ha facoltà.
STANCANELLI (FdI). Signor Presidente, signor Sottosegretario, colleghe e colleghi, leggendo la rubrica del decreto-legge oggi in discussione mi ero quasi congratulato, perché si parla di interventi di edilizia giudiziaria per il tribunale di Bari e la procura della Repubblica presso il medesimo tribunale. Il mio primo pensiero è quindi stato che il Governo inizia con un'attività importante, quella dell'edilizia giudiziaria. E devo confessare ai colleghi che ho provato anche un po' di invidia, perché a Bari si sarebbe proceduto a interventi di edilizia giudiziaria, mentre il palazzo di giustizia della mia città, Catania, non è in queste condizioni (forse perché la sua costruzione è iniziata nel 1937), e sicuramente "scoppia" anche per quella situazione imbarazzante derivante dall'eliminazione di tutte le sezioni distaccate dei tribunali e dei tribunali del territorio. Questo momento di invidia mi è passato immediatamente appena sono andato a leggere il decreto-legge, in cui si parla di tutto tranne che di edilizia e prevede invece l'interruzione della prescrizione.
Non mi attardo sulle questioni di incostituzionalità, perché sono intervenuto ieri, le abbiamo illustrate tutte e l'Assemblea ha ritenuto che la pregiudiziale di costituzionalità non fosse fondata, quindi entrerò nel merito del provvedimento non potendo però sottacere il fatto che la sospensione della prescrizione rappresenta un grave vulnus al nostro ordinamento giuridico. L'ho detto ieri e desidero ripeterlo: la prescrizione non è un termine processuale, ma è diritto sostanziale strettamente collegato alla potestas che ha lo Stato di punire e la punibilità è strettamente collegata alla prescrizione. Lo Stato ha cioè il diritto di punire, ma ha un tempo entro cui può esercitare questo potere; scaduto quel tempo, non è più possibile punire. L'articolo 25 della Costituzione sul principio di legalità è molto chiaro in proposito. Se poi la sospensione della prescrizione è dovuta a responsabilità dello Stato si verifica il paradosso: come è stato anche detto dal relatore, alcune volte nel nostro ordinamento si è verificata la sospensione della prescrizione, ma per motivi non derivanti dalla inadempienza dello Stato. Faccio riferimento, per esempio, ai casi in cui c'è stato un evento naturale non prevedibile come il terremoto. Tuttavia, il fatto che a Bari la situazione tragica illustrata anche ieri in quest'Aula si protragga da più di dieci anni e che a un certo punto i problemi della giustizia di quella città si risolvano con la sospensione della prescrizione, penso che sia abnorme.
Se a questo si aggiunge che tutte le realtà della giustizia di Bari, che sono quelle che hanno sofferto e che soffrono questa situazione, si sono espresse nel corso delle audizioni presso la Camera dei deputati in maniera assolutamente negativa sul provvedimento in esame, è evidente il paradosso per cui da un lato il signor Ministro tenta di recuperare le difficoltà che gli sono state illustrate quando è andato a Bari, dall'altro risponde con un provvedimento che è in contrasto con le richieste di tutti gli attori della giustizia di Bari.
Penso dunque che qui vediamo il paradosso di una giustizia malata, che non trova la possibilità di un riscontro da parte del Governo. Pur tenendo infatti presente che, ovviamente, l'attuale Governo non ha alcuna responsabilità in relazione alla situazione degli edifici giudiziari e del palazzo di giustizia di Bari, un intervento in questo senso non risolve alcun problema. Mi chiedo cosa faremo il 30 settembre: faremo una nuova proroga?
La verità è un'altra, ovvero che il Ministro si era impegnato a risolvere il problema, ma non si assume la responsabilità che gli è stata proposta da tutte le opposizioni. Sono infatti stati presentati in Commissione giustizia degli emendamenti con cui si proponeva di affidare i pieni poteri - chiamiamoli così - attraverso un commissariamento straordinario in capo al Ministro, per risolvere, nel modo da lui ritenuto più opportuno, questa problematica, che incide molto sulla giustizia e sul tribunale di Bari. Ecco perché ritengo che il decreto-legge e il disegno di legge di conversione al nostro esame siano una offesa alla richiesta, che proviene dagli attori della giustizia barese. Non so cosa succederà dopo il 30 settembre: so soltanto che i vertici della magistratura di Bari hanno detto e ribadito che questa sospensione produrrà ulteriori effetti negativi. Infatti per riprendere tutta l'attività con almeno 60.000 notifiche - questo è quello che è stato indicato nella relazione - e recuperare tale arretrato ci vorranno dieci anni: così hanno detto... (Brusio).
PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo cortesemente di abbassare il tono della voce, perché non riesco ad ascoltare il collega senatore. Vi chiedo, per cortesia, di scambiarvi le informazioni in maniera più composta.
STANCANELLI (FdI). Grazie, signor Presidente.
Non so se ci vorranno dieci anni, ma ci vorranno sicuramente degli anni. Dunque si tratta di un rimedio che peggiora la situazione della giustizia a Bari.
Ho ascoltato il Ministro in audizione, presso la Commissione competente, e devo dargli atto, in quest'Aula, che ha proposto delle soluzioni, in generale, che mi hanno visto per tanta parte favorevole e che, come dicevo ieri, l'ho visto predisposto all'ascolto. Non vorrei che, avendo preso questa iniziativa così, all'improvviso, oggi non voglia tornare indietro, alla luce del dibattito che si è sviluppato sia in Commissione che in Assemblea e che non abbia il coraggio di dire: «Abbiamo sbagliato». Può succedere che si sbagli: non è una cosa dell'altro mondo. È la prima volta che questa classe dirigente si trova a dover affrontare problemi concreti, che vanno al di là delle pure declamazione di principio.
Penso dunque che, per venire incontro alle esigenze a cui si ritiene di dover rimediare con il decreto-legge in esame, si possa fare qualcosa che aiuti effettivamente la giustizia di Bari e vada incontro alle esigenze evidenziate da tutti gli attori della giustizia, gli avvocati, i magistrati, i cancellieri e i tecnici del tribunale di Bari, mettendo in condizioni il Ministro di fare concretamente il proprio dovere, dandogli ampia possibilità di agire.
Questo è quanto noi riteniamo di dover dire, con un'aggiunta: io non vorrei che si andasse ancora avanti nel dire la piccola - o grande bugia - che ci sarebbe l'invarianza finanziaria. È stato detto ampiamente ieri e ne ha parlato il collega della Commissione bilancio del Partito Democratico, che ha spiegato come non c'è assolutamente invarianza finanziaria, perché rifare le notifiche (e non 3.000 o 4.000, ma 50.000, 60.000 o anche di più, come è stato calcolato), costerà di più dei 60.000 euro indicati nella relazione.
Ecco perché, a nome del Gruppo Fratelli d'Italia, e come diremo anche in sede di dichiarazione di voto, esprimo grande insoddisfazione per un rimedio che aggraverà la situazione degli uffici giudiziari di Bari. (Applausi dal Gruppo FdI).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pellegrini Emanuele. Ne ha facoltà.
PELLEGRINI Emanuele (L-SP). Signor Presidente, oggi siamo in Aula per dibattere sulla situazione derivante dall'inagibilità del palazzo di giustizia di Bari, figlia della situazione paradossale in cui versa lo stato della giustizia italiana. In particolare, vediamo come in una importante città italiana quale Bari non vi sia la possibilità, per un qualsiasi cittadino, di avere il sacrosanto diritto, a prescindere da ciò che abbia compiuto, di poter accedere al servizio giustizia in modo decoroso, ma soprattutto legittimo e sicuro. Se oggi dobbiamo dibattere della conversione del decreto-legge che sospende per un periodo limitato e definito il decorso dei termini dei procedimenti penali presso il tribunale di Bari è per intervenire su una situazione che è innegabilmente e clamorosamente emergenziale. Come si può pensare di dare tutela ai cittadini innocenti fino a prova contraria, se noi Stato non siamo in grado di dare una sede decente e minimamente sicura per tutti coloro che debbono accedervi? Come si può adempiere al contratto sociale se non riusciamo nemmeno a permettere ai dipendenti della giustizia di poter svolgere il proprio dovere? Come possiamo dirci adempienti, se ci si deve ridurre a lavorare in un camping malfatto e di fortuna come è successo fino a poche settimane fa? Tutto ciò è vergognoso. A chi oggi ci accusa di aver portato avanti una norma anticostituzionale, debbo però rispondere che questa norma è talmente incostituzionale che vuole garantire le indagini, che vuole rispettare i termini di tutte le parti coinvolte, comprese le difese. Forse ci si dimentica cos'è la Costituzione, forse ci si dimentica che la garanzia dei Padri costituenti è garanzia di libertà e nel nostro caso è garanzia di poter ricevere un processo giusto e corretto ed è nostro dovere fare ogni cosa per poter consentire questo processo. Un dovere cui stiamo adempiendo cercando soluzioni emergenziali in una situazione emergenziale.
Premesso che la questione immobiliare non riguarda minimamente il provvedimento di esame, occorre rammentare che l'immobile è stato dichiarato inagibile nel maggio del corrente anno dal sindaco di Bari. Non possiamo tacere, peraltro, come la compagine di maggioranza locale è la stessa dal 2004 con il Partito Democratico. Lamentiamo, altresì, che l'ex sindaco Emiliano, oggi Presidente della Regione, è magistrato e quindi ben conscio della problematica, non nuova agli operatori del diritto di ogni categoria.
In questo esercizio di ricostruzione storica, doverosa per chi ascolta e per tutti noi, dobbiamo anche evidenziare come suddetto immobile venne scelto come sede provvisoria nel 1990, come sede degli uffici giudiziari, ma già nel 2002 cominciavano a sorgere problemi, quando il palazzo venne sequestrato per abuso edilizio, con facoltà d'uso dell'immobile. Successivamente emerse la non conformità dello stabile alle norme dell'edilizia pubblica e dopo ancora nel 2010, a seguito di segnalazione degli addetti ai lavori, iniziarono i lavori di consolidamento dell'edificio. Tutto inutile. Si arriva al 2018, come detto, quando il sindaco arriva ad intervenire con la dichiarazione di inagibilità. Giova rammentare, come correttamente evidenziato da alcuni interventi di ieri, che noi in tutto questo processo non eravamo attori. Sottolineo tutto questo perché oggi si attacca la maggioranza, che invece ha il diritto-dovere di intervenire. Ma scusate, com'è possibile essere colpevoli di non aver risolto in un mese un problema dimenticato da decenni, quando qualcun altro è rimasto fermo per anni? (Applausi dal Gruppo L-SP).
Ad ogni buon conto, le polemiche le lasciamo ad altri. Noi vogliamo guardare avanti e cercare di trovare una soluzione ad un problema che, come detto inizialmente, è ben più ampio di quello che sembra oggi e che riguarda la problematica dello stato dell'edilizia giudiziaria e purtroppo non solo a Bari. Ci rendiamo conto che garantire un processo equo e dignitoso è il minimo non derogabile che lo Stato deve assicurare.
Noi non ci offendiamo, come riportato durante la discussione della questione pregiudiziale, se il Parlamento pone discussioni sui provvedimenti come quello di oggi. Tutt'altro. Il Parlamento - lo si deve ribadire una volta di più - deve avere un ruolo centrale.
Tuttavia, dobbiamo anche spiegare in Parlamento e a tutti i cittadini perché ci si è ridotti a questo punto. Dobbiamo spiegare perché il Ministro della giustizia precedente non ha trovato il tempo per cercare di risolvere, anche solo in modo emergenziale, la situazione. (Applausi dal Gruppo L-SP). E dobbiamo risolvere il problema. Quante Bari vi sono sul territorio, pur senza arrivare alla drammaticità in cui è versato il palazzo di giustizia di questa città?
Nel merito, il provvedimento non fa altro che garantire l'ordinarietà dei procedimenti. La sospensione non opera infatti per i procedimenti che hanno carattere di urgenza. Tra l'altro, ricordiamo che gli effetti del provvedimento operano concretamente anche ad agosto, che - chi conosce le aule di tribunale lo sa bene - è un mese in cui, di per sé, molte attività giudiziarie vengono sospese o rinviate per assenza del personale in ferie, ivi compresi i magistrati.
Si è eccepito che l'approvazione del provvedimento comporta costi per le notifiche, senza però sottolineare come buona parte delle stesse potrà essere fatta telematicamente. E, sinceramente, i costi effettivi dovrebbero essere imputati a chi ha causato questa situazione. (Applausi dal Gruppo L-SP e M5S).
Ecco che, allora, riprendendo quanto affermato ieri dall'opposizione del Partito Democratico, nemmeno noi facciamo deroghe al garantismo, ma noi non facciamo deroghe nemmeno al diritto dei cittadini a un corretto e decoroso processo. Ed è per questo che andremo avanti con determinazione e buonsenso, sempre per rimediare ad anni di immobilismo (Applausi dal Gruppo L-SP e M5S).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Vitali. Ne ha facoltà.
VITALI (FI-BP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, abbiamo cercato in tutti i modi di evitarvi una figuraccia e, come prima uscita, una sanzione di incostituzionalità. Lo abbiamo fatto in tutte le maniere, cercando di portarvi alla ragione e spiegarvi il motivo. Non ci siamo riusciti.
Ci siamo allora fatti un'idea. Probabilmente con il decreto-legge in esame voi state pagando lo scotto del noviziato, cioè vi siete comportati come quel chirurgo a cui trema la mano e che, invece di usare il bisturi, utilizza la mannaia, creando un disastro intorno a sé. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Questo è il convincimento che ci siamo fatti.
Visto che non sentivate dall'orecchio costituzionale, abbiamo cercato di migliorare il provvedimento, rendendolo più aderente a quelle che erano e sono le esigenze e le necessità del foro e degli organi giurisdizionali di Bari. Vi abbiamo detto che non serve un decreto-legge che sospende i termini processuali fino al 30 settembre, perché siamo convinti che in quella data voi ritornerete in quest'Assemblea con un altro decreto-legge che prorogherà per altri sessanta giorni la sospensione dei termini e così chissà fino a quando.
Abbiamo detto: Ministro, si assuma la responsabilità di fare il commissario straordinario, con poteri straordinari, dando certezza sui modi, percorsi e tempi con i quali tornerà la normalità nell'attività giudiziaria. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Non c'è stato niente da fare.
Vi abbiamo detto: specificate la data a partire dalla quale far decorrere i termini per la sospensione dei processi e indicate la data del 30 settembre 2018 per evitare equivoci. Ciò era stato segnalato dal Servizio studi della Camera dei deputati e dalla Commissione affari costituzionali del Senato e vi era stato chiesto dagli avvocati, dai magistrati e dai cancellieri. Niente da fare, anche qui sordità assoluta.
Vi abbiamo detto: precisate quali sono le indagini preliminari che vanno sospese e quali no, per evitare che ci sia un'ingessatura complessiva dell'attività giudiziaria. Niente da fare.
Vi abbiamo detto: abbiate il garbo costituzionale e istituzionale di togliere il riferimento all'articolo 159 del codice penale, perché la prescrizione - è stato detto più volte e anche le mura di quest'Aula lo sanno - è un istituto di carattere sostanziale e non processuale. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Niente da fare.
Dopo aver appreso che saranno sospesi circa 9.000 procedimenti dinanzi al giudice di pace, 30.000 procedimenti davanti al tribunale e 20.000-25.000 procedimenti nella fase delle indagini preliminari, vi abbiamo detto: cercate di inserire una copertura.
Non abbiamo bestemmiato. Abbiamo detto: cercate di prevedere una copertura per le notifiche. E voi avete detto che questo provvedimento è a finanza invariata e che si adempirà all'onere di 60.000-80.000 notifiche. Io dico che, invece, sono 200.000 le notifiche perché per ogni procedimento c'è un avvocato, il pubblico ministero, un imputato e almeno una parte lesa. Stiamo parlando di 60.000 procedimenti circa: 6 per 4 fa 24; sono 240.000 notifiche e non avete previsto un centesimo per procedere in maniera straordinaria alla notifica.
Dite che vi provvederà il personale: cioè il personale di Bari, che, come quello di tutti gli uffici in carenza cronica, non riesce a fare le notifiche in tempo di pace, riuscirà a fare 240.000 notifiche in tempo di guerra! Niente da fare! (Applausi dal Gruppo FI-BP).
Questo è un provvedimento che non bloccherà la prescrizione, ma creerà migliaia di prescrizioni: migliaia di processi si prescriveranno. Sicuramente gli imputati ve ne saranno grati, ma non so se lo stesso sentimento vi sarà offerto dalle parti lese e da parte degli avvocati.
PRESIDENTE. Senatore Vitali, la invito a concludere.
VITALI (FI-BP). Sì, signor Presidente, ma mi toglie la parte migliore.
PRESIDENTE. La faccia ora.
VITALI (FI-BP). Signor Presidente, io mi domando perché non abbiate accettato alcun emendamento. Alla Camera in prima lettura non c'era alcun problema. Lo avete fatto per ignoranza? Credo di no. Lo avete fatto per presunzione. Sì, per l'arroganza che crea il profumo del potere! (Commenti dal Gruppo M5S).
Vi ricordo, allora, quell'adagio che dice: chi troppo in alto va, spesso e sovente cade. Non potrete dirci che non vi abbiamo avvisato. Noi vi aspetteremo al varco. Comunque, un risultato lo avete ottenuto. Avete messo d'accordo i magistrati, gli avvocati e i cancellieri, che non volevano stare nelle tende, che oggi dicono: stavamo meglio quando stavamo peggio! Complimenti! (Applausi dal Gruppo FI-BP. Molte congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Piarulli. Ne ha facoltà.
PIARULLI (M5S). Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, su questa vicenda è necessario sottolineare le questioni, perché repetita iuvant. Una vexata quaestio a dir poco sconcertante, una vicenda tormentata e annosa, che vede pesanti responsabilità da parte di chi aveva il dovere di vigilare. Vergognosi ritardi, disfunzioni, proteste, da parte degli addetti ai lavori (magistrati, personale giudiziario, avvocati) ma soprattutto disagi e proteste da parte di chi si affida alla giustizia, ovvero i cittadini, la collettività, che ha subito un vero e proprio affronto.
Ricostruiamo questa storia. Il palazzo di via Nazariantz, di proprietà dell'INAIL, ha ottenuto un certificato di agibilità nel lontano 2000. Nel corso degli anni, quasi un quinquennio dopo, già si erano evidenziate delle problematiche strutturali. La verifica, pur portando ad una conferma dell'idoneità ad ospitare uffici pubblici, mancava completamente di un effettivo monitoraggio della struttura, in quanto erano evidenti, già allora, disfunzioni non solo strutturali (come la caduta di pezzi di cornicione) ma anche sul versante dell'impiantistica, tanto da portare, nel tempo, a non provvedere alla riparazione a fronte dei continui guasti.
Arriviamo al 31 maggio, quando, a fronte di un paventato rischio strutturale, viene adottata un'ordinanza di revoca della stessa agibilità. Le udienze si sono celebrate nei tendoni allestiti dalla Protezione civile, con macroscopiche difficoltà nell'espletamento dei processi, alcuni anche sospesi, con pregiudizio della salute di tutti, non avendo condizioni lavorative idonee (per non dire sufficientemente umane), con le conseguenti lungaggini processuali.
Questa è la dimostrazione di una cattiva gestione amministrativa e politica, dove, a farne le spese, è stata la Giustizia. Credo che da parte di coloro che, quanto meno, hanno dimostrato una chiara culpa in vigilando su quanto oggi accaduto (tenendo conto che, fino al 2015, la manutenzione degli immobili delle sedi degli uffici giudiziari era di competenza del Comune e, dal 2016, del Ministero della giustizia, entrambi facenti parte della compagine politica del Partito Democratico) occorra una chiara ammissione di responsabilità. (Applausi dal Gruppo M5S).
Pertanto non si possono non riconoscere oggi gli sforzi compiuti dal ministro della giustizia Bonafede che in breve tempo ha dovuto risolvere una problematica atavica. Oggi le bacchette magiche non ci sono e sappiamo bene che quando c'è un'urgenza è più difficoltoso affrontare le svariate situazioni. È necessario soffermarsi sul perché si è arrivati a questo punto, perché nel corso degli anni non sia stata definitivamente risolta questa problematica con la costruzione di una cittadella per la giustizia.
Come direttore di istituto penitenziario pugliese, prima di questo mandato al Senato, devo sottolineare con forza, così come ha fatto il vice premier Di Maio, l'esigenza di un'edilizia pubblica che sia adeguata alla normativa del decreto legislativo n. 81 del 2008 in maniera programmatica e non in maniera estemporanea in modo da non mettere a rischio lavoratori, utenti e datori di lavoro su cui gravano (anche su questi ultimi) le conseguenti responsabilità.
Pertanto, si esprime un parere ampiamente favorevole a questo decreto-legge volto solo a superare queste criticità evidenti. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP. Congratulazioni).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il relatore che invito anche a pronunziarsi sull'ordine del giorno G100.
PILLON, relatore. Signor Presidente, vorrei che quest'Aula tornasse ad essere realista su questa vicenda. Stiamo parlando di un rinvio di tre mesi - ripeto: di tre mesi - oltretutto sostanzialmente a vantaggio delle difese perché vengono sospesi tutti i termini, ivi compresi quelli a vantaggio degli imputati. Quindi non riesco a capire l'accanimento da parte di talune opposizioni sulla questione, come se fosse in ballo la Costituzione repubblicana. Questa è la prima questione.
In secondo luogo, il decreto al nostro esame non ha nulla a che vedere con l'edilizia. Ringrazio il senatore Stancanelli che lo ha ricordato all'Assemblea. Non stiamo parlando di edilizia, stiamo parlando di termini e basta.
In terzo luogo, per quanto riguarda i costi, la norma è più che chiara: non sono necessari interventi di copertura, perché la spesa relativa è già compresa nella spesa corrente. Le obiezioni che sono state fatte, mi duole dirlo ma probabilmente sono state portate da chi non esercita la professione di avvocato perché gli avvocati sanno che l'articolo 157, comma 8-bis consente le notifiche per via telematica direttamente al difensore dopo che è stata fatta la prima notifica. Quindi, poiché la prima notifica va fatta comunque a mano - e quella è già ricompresa nella spesa corrente - è ovvio che le eventuali successive notifiche saranno fatte in modo telematico e quindi con costi molto contenuti.
Ancora: per quanto riguarda le garanzie costituzionali che sono state evocate, a me fa piacere scoprire che i colleghi del Partito Democratico si dichiarino oggi garantisti. Devo dire che negli ultimi vent'anni non ce ne eravamo accorti. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S). Meglio così, cambiare idea è sintomo di intelligenza, però sul garantismo non accettiamo lezioni da nessuno. I termini sono sospesi per tutte le parti, ivi compresi i termini a difesa (vedi appello e quant'altro).
Per quanto riguarda l'individuazione del dies a quo dal quale interviene la sospensione dei termini, a me pareva che il testo fosse sufficientemente chiaro perché è evidente che il dies a quo decorre dalla data di entrata in vigore della norma, come per tutte le norme.
Tuttavia, per maggiore sicurezza - visto che è opera di misericordia consigliare i dubbiosi - abbiamo ritenuto di sottolineare questo aspetto in un ordine del giorno, che è stato presentato in data di ieri, dal quale risulta chiaramente che i termini sono sospesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge. Ripeto, non è una norma di contenuto sostanziale, perché già si capiva chiaramente dal testo del provvedimento che stiamo andando ad approvare.
Abbiamo ritenuto di raccogliere una indicazione delle opposizioni, in particolare quella del senatore Cucca, sollevata in Commissione e, nell'ordine del giorno, abbiamo anche chiesto al Governo di riferire, entro diciotto mesi dalla data di conversione in legge del decreto-legge, sulla base dei dati statistici in suo possesso, il numero dei procedimenti penali sospesi e di quelli sopravvenuti in modo che questa Assemblea, e in generale il Parlamento, possano continuare a monitorare la situazione.
Non intendo rispondere a provocazioni di chi oggi parla dell'arroganza del potere eccetera eccetera. Colleghi, qui non c'è alcuna arroganza; stiamo cercando di mettere pezze su disastri di vent'anni. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S). Stiamo cercando di venire incontro alle legittime esigenze dei cittadini pugliesi, che hanno il diritto di celebrare i processi penali in un'aula degna della ritualità e dell'importanza che il procedimento penale deve avere, nella dignità e nel rispetto che ciascuno comunque merita; soprattutto gli operatori della giustizia, gli imputati, gli avvocati e i magistrati. (Applausi dal Gruppo L-SP).
In conclusione, abbiamo presentato l'ordine del giorno G100 e ci rifacciamo al testo, che chiediamo venga votato e approvato esattamente come licenziato dalla Camera dei deputati. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, al quale chiedo altresì di esprimere il proprio parere sull'ordine del giorno G100.
MORRONE, sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo accoglie l'ordine del giorno G100.
PRESIDENTE. Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame e sugli emendamenti, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.
Essendone stata avanzata richiesta, passiamo alla votazione dell'ordine del giorno G100.
FERRARI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FERRARI (PD). Signor Presidente, ho deciso di intervenire per esprimere un voto favorevole sull'ordine del giorno G100 del relatore e ne spiego le motivazioni che mi sembrano molto importanti.
Prima, però, un po' di "bastone", perché non si può certo intervenire su questo provvedimento senza ricordare alla maggioranza la contrarietà del Partito Democratico che, ancora meglio rispetto a quanto fatto in discussione generale, ribadirà nel corso dell'esame degli emendamenti. Soprattutto permane, come è giusto che avvenga in ognuno dei parlamentari che siedono nelle Aule di Camera e Senato, una serie di dubbi, sui quali penso sia corretto che la maggioranza dia risposte che, fino a ora, non sono arrivate né qui né durante l'esame da parte dell'altro ramo del Parlamento. Sono dubbi rispetto alla persona proprietaria dell'immobile, che è oggetto di questo affitto; dubbi su come ci si comporta in relazione alle procedure aperte; su come si comunica lo spostamento a quelle 60.000 persone soggette alle procedure aperte. Sono dubbi, soprattutto, rispetto a quanto si intuisce essere il costo di affitto annuo: 1,2 milioni di euro a fronte del fatto che l'acquisto dell'immobile, fatto recentemente, è di 4,1 milioni. Di norma, un affitto equivale al sette per cento del valore dell'immobile all'anno; qui stiamo parlando di una cifra enormemente più alta.
Tutti questi dubbi a noi rimangono, testimoniando quindi il giudizio estremamente negativo del Partito Democratico.
Detto questo, la "carota", che è corretto riconoscere e che sostiene la nostra dichiarazione di voto favorevole, è che l'ordine del giorno del relatore è importante perché rileva un'esigenza proposta dal Partito Democratico e perché soprattutto sancisce un principio che entrerà a far parte delle prassi parlamentari. Siamo ovviamente soddisfatti del fatto che maggioranza e Governo accettino di impegnarsi a fare una valutazione ex post, dopo che assumono un provvedimento legislativo. Quindi, concordano sulla circostanza che le leggi si fanno su basi concrete, sostanziali, su fatti e analisi, e che dopo aver fatto le leggi e le scelte, si fa una valutazione ex post sull'impatto che esse hanno prodotto. Penso che questo sia un atto importante e coerente con il fatto che il Senato si è dotato di un nuovo ufficio, l'Ufficio valutazione impatto (UVI), che lo rende una delle Camere più innovative, togliendo la percezione, tipica e presente in tutti gli italiani, che il Parlamento fa le leggi senza misurarne l'impatto. Noi abbiamo uno strumento, l'Ufficio valutazione impatto, che misura l'effetto delle politiche pubbliche sui cittadini e sui territori.
Credo che l'atto della maggioranza di accettare la proposta del Partito Democratico di fare una valutazione ex post lasci nella prassi parlamentare un elemento da cui indietro non si torna. Con coscienza dello strumento - non possiamo fare valutazione di impatto per tutto - chiederemo la valutazione di impatto per tutti i provvedimenti per i quali, sul piano concettuale e scientifico, essa si può fare. Gradirei ed, anzi, sono consapevole - convinto di avere anche l'appoggio del presidente Calderoli, proprio per la sua infinita stima e il rispetto verso il valore istituzionale di questa Assemblea - che la maggioranza ci seguirà e che soprattutto ci consentirà di consolidare questa prassi. La prassi - lo ripeto - che quando si fa una politica, quando si fa una scelta o si promuove una legge, lo si fa tenendo conto di fatti e andando a misurare i fatti ex post che tale scelta ha prodotto.
Per tutte queste ragioni ribadisco il voto favorevole del Partito Democratico sull'ordine del giorno G100. (Applausi dal Gruppo PD).
VITALI (FI-BP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VITALI (FI-BP). Signor Presidente, voteremo a favore dell'ordine del giorno G100 perché introduce una tecnica e una modalità di verifica da parte del Parlamento che ci soddisfa. Non possiamo però non rilevare come anche in questa circostanza la maggioranza e il Governo abbiano fatto la figura del volpino.
L'ordine del giorno infatti, che sicuramente dà all'opposizione e al Parlamento uno strumento di verifica, nasconde una défaillance del Governo e della maggioranza, che non ha voluto rimediare in corso di discussione né alla Camera, né al Senato. In buona sostanza, con l'emendamento 1.3 chiedevamo di inserire e cristallizzare la data del 30 settembre 2018, entro la quale i procedimenti dovevano ritenersi sospesi. Il Governo e la maggioranza non hanno accettato questo emendamento di buon senso ed hanno inserito nell'ordine del giorno un richiamo alla data del 30 settembre 2018. A parte il fatto che la norma è una cosa e l'ordine del giorno un'altra, esprimeremo un voto favorevole sull'ordine del giorno G100 sia perché c'è tale innovazione e sia perché «piuttosto che niente è meglio piuttosto».
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'ordine del giorno G100, presentato dal relatore.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Onorevoli colleghi, la Presidenza, conformemente a quanto già stabilito durante l'esame in sede referente, dichiara improponibili, ai sensi dell'articolo 97, comma 1, del Regolamento, gli emendamenti 1.0.2 e 1.0.4, recanti misure fiscali in favore degli iscritti all'Ordine degli avvocati, in quanto estranei all'oggetto del decreto-legge in esame, che reca invece misure urgenti per assicurare il regolare svolgimento dei procedimenti penali presso il tribunale di Bari.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 del disegno di legge.
Avverto che gli emendamenti si intendono riferiti agli articoli del decreto-legge da convertire, nel testo comprendente le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati.
Procediamo all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 1 del decreto-legge, che invito i presentatori ad illustrare.
VITALI (FI-BP). Onorevole Presidente, so dell'inutilità di questo intervento, ma lo faccio ugualmente, perché bisogna avere tenacia nella vita: prima o poi qualche effetto lo si produce. (Applausi dal Gruppo FI-BP e del senatore Casini).
Signori rappresentanti del Governo, amici e colleghi della maggioranza, l'Unione delle camere penali italiane ha definito il decreto-legge in esame come un insieme di assurdità interventiste e di incauto interventismo, dicendo che esso determina migliaia o decine di migliaia di notifiche e che farà prescrivere moltissimi processi. Esso non prevede alcun onere finanziario e presenta evidenti elementi di incostituzionalità.
Vi invitiamo ancora una volta a riflettere. Siete ancora in tempo per fermarvi e per non portare a termine questo disegno che, invece di risolvere il problema, lo aggraverà. Chiediamo pertanto all'Assemblea di votare favorevolmente la soppressione dell'articolo 1. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
GRASSO (Misto-LeU). Il tema è già stato posto: si tratta di una dizione, di una formulazione letterale che non può che portare a un'interpretazione errata. Nel decreto-legge è detto che, alla data del 30 settembre, i processi pendenti fruiranno della sospensione dei termini. Il problema è che i processi pendenti si riportano certamente alla data di entrata in vigore del decreto-legge, cioè il 22 giugno 2018, mentre tutti quelli che sopravvengono dal 22 giugno 2018 al 30 settembre non troverebbero la possibilità di essere sospesi. Questo è evidente da un punto di vista letterale. Diciamo che il relatore e il Governo hanno inserito nella relazione un passo in cui si dice che si devono interpretare come sopravvenuti i processi che sopravvengono appunto in questo periodo. Il relatore ha inoltre inserito nell'ordine del giorno un passaggio secondo il quale ci si deve occupare della sospensione anche in relazione ai processi che sopravvengono in quella data. Però ricordo che l'ordine del giorno impegna il Governo; invece chi interpreta la legge sono i magistrati, gli operatori giustizia e gli avvocati. Naturalmente potranno anche avvalersi di questo ordine del giorno; però - ripeto - l'interpretazione letterale è quella secondo cui i processi che intervengono tra il 22 giugno e il 30 settembre, cioè quelli sopravvenuti, non potrebbero godere della sospensione dei termini. Ecco perché abbiamo proposto l'emendamento 1.4, che chiediamo venga votato. (Applausi dal Gruppo Misto-LeU).
PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.
Invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.
PILLON, relatore. Esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1.
MORRONE, sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.1, presentato dal senatore Vitali e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Passiamo all'emendamento 1.2, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.
VITALI (FI-BP). Ne chiedo la votazione e domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VITALI (FI-BP). Signor Presidente, con questo emendamento si cerca di correggere le assurdità del decreto-legge facendo ricadere in capo al Ministro il ruolo di commissario straordinario e quindi la possibilità di prevedere tempi, modi e percorsi per arrivare alla normalizzazione della situazione giurisdizionale del distretto di Bari. È veramente incomprensibile come la maggioranza si opponga a un emendamento che prende atto di una situazione particolare, difficile ed emergenziale, anche se non straordinaria, e cerca di dare una soluzione obiettiva e aderente alle necessità, tenuto conto anche delle richieste venute da tutte le organizzazioni audite. Ci sembra veramente paradossale non ritenere che in una città come Bari non ci siano almeno venti o trenta opzioni, tra caserme, locali universitari e quant'altro, per risolvere adeguatamente questo fenomeno.
Pertanto insistiamo per la votazione e chiediamo di votare favorevolmente sull'emendamento 1.2.
CUCCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCA (PD). Signor Presidente, condividiamo molto l'esposizione che ha testé fatto il senatore Vitali. Di fatto, con questo emendamento si darebbe giusto seguito anche al titolo di questo provvedimento, perché si metterebbe finalmente mano al problema dell'edilizia giudiziaria e si troverebbero i locali, come già ha detto il senatore Vitali, per consentire un corretto e ordinato svolgimento dei procedimenti penali.
È evidente che il voto non possa che essere favorevole. Anziché rimanere inerti, come parrebbe sia stato fatto fino ad oggi, perché appena si parla di edilizia giudiziaria sembra che si parli di chissà cosa e non si vuole assolutamente affrontare il tema (come se la questione dovesse essere affrontata in famiglia, senza nessuna discussione), in questa maniera si consentirebbe, conoscendo la procedura da seguire, di individuare quegli edifici dove l'attività giudiziaria potrebbe riprendere a svolgersi ordinatamente. Ricordo che in questo momento è tutto fermo perché le famose tensostrutture sono già state smontate.
Pertanto il nostro voto non può che essere favorevole.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.2, presentato dal senatore Vitali e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.3.
VITALI (FI-BP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VITALI (FI-BP). Signor Presidente, ritiriamo questo emendamento. Come vede, noi siamo un'opposizione intransigente, ma di buon senso e non ostruzionistica. Il tema è stato introdotto, in maniera quasi fortuita, nell'ordine del giorno, quindi ritiriamo l'emendamento 1.3 perché è inutile metterlo in votazione.
PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.
Sull'emendamento 1.4 la 5a Commissione ha espresso parere condizionato ad una riformulazione su cui invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi.
PILLON, relatore. Esprimo parere contrario.
MORRONE, sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.4 (testo 2).
GRASSO (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRASSO (Misto-LeU). Signor Presidente, ho già espresso le mie perplessità sul fatto che l'ordine del giorno sia rivolto ed impegni il Governo, mentre la legge la dovranno interpretare magistrati, operatori di giustizia e avvocati. Quindi non mi pare che il mezzo usato sia funzionale alla risoluzione del problema interpretativo.
CUCCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCA (PD). Signor Presidente, anche in questo caso dobbiamo ribadire che si tratta di un emendamento di buon senso. Comprendiamo le ragioni di urgenza, comprendiamo tutto, ma non si può confondere un'attività ostruzionistica con quella che invece ci porta a mettere un po' di ordine in un sistema che si sta introducendo e che produrrà sicuramente solo disordine.
La chiarezza, quando si tratta di interpretare norme di diritto, soprattutto su un tema scottante come quello del diritto penale, certamente gioverebbe molto. Ritengo pertanto che sia d'obbligo fare chiarezza, in maniera tale da non lasciare dubbi interpretativi ai magistrati o comunque ai tecnici del diritto, come ha detto autorevolmente il presidente Grasso. Annunciamo quindi il voto favorevole sull'emendamento 1.4 (testo 2).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.4 (testo 2), presentato dal senatore Grasso e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.5.
VITALI (FI-BP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VITALI (FI-BP). Signor Presidente, l'emendamento 1.5, lo ripetiamo per l'ennesima volta, è finalizzato ad evitare la possibilità che gli atti processuali possano essere dichiarati nulli a causa di indagini svolte nel periodo di sospensione disposto dall'articolo 1, comma 1, del provvedimento. In buona sostanza si deve chiarire se le indagini preliminari possano essere svolte o no nel periodo considerato; in mancanza di questa precisazione - ahimé - temiamo che i processi saranno paralizzati, nel timore che vengano compiuti atti esposti al pericolo di essere dichiarati inutili.
Sappiamo che le dichiarazioni e gli interventi odierni in quest'Aula sono vani, ma li vogliamo certificare e lasciare agli atti perché un domani potremo richiamarli a nostra giustificazione di non aver partecipato a questa legislazione schizofrenica.
CUCCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCA (PD). Signor Presidente, ancora una volta condividiamo il ragionamento del senatore Vitali; ancora una volta un ragionamento di buon senso che serve a togliere i dubbi interpretativi. Ci saranno sicuramente magistrati che interpreteranno le norme contenute nel provvedimento in un modo e altri che le interpreteranno in un altro, attuando quindi una evidente disparità di trattamento nei confronti delle persone (e mai verrà ai cittadini il dubbio che queste disparità di trattamento sono conseguenti a scelte fatte consapevolmente e scientemente). Stiamo semplicemente cercando di dare un contributo perché il contenuto del decreto-legge in discussione venga interpretato in maniera univoca dai soggetti deputati ad interpretare ed applicare le norme. Anche questo è quindi un emendamento di buon senso. Annunciamo pertanto il voto favorevole del PD.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.5, presentato dal senatore Vitali e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.6, identico all'emendamento 1.7.
VITALI (FI-BP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VITALI (FI-BP). Signor Presidente, come abbiamo detto in discussione generale, l'emendamento 1.6 chiede di sopprimere il richiamo all'articolo 159 del codice penale. È stato rilevato dalle organizzazioni audite, ma è anche intervenuta più volte la Corte costituzionale per stabilire che la prescrizione è un istituto di carattere sostanziale penale e non processuale penale; ne deriva che non possono essere imputati ai cittadini i danni di un disservizio del sistema giudiziario al quale loro non hanno concorso. Insistiamo quindi anche questa volta per l'accoglimento di questo emendamento.
CUCCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCA (PD). Signor Presidente, l'emendamento 1.6 è identico all'emendamento 1.7, sottoscritto dai componenti della Commissione giustizia del Partito Democratico. Pertanto mi rifaccio alle valutazioni svolte dal collega Vitali e annuncio il voto favorevole del mio Gruppo anche su questo emendamento.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.6, presentato dal senatore Vitali e da altri senatori, identico all'emendamento 1.7, presentato dal senatore Cucca e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.8.
CUCCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCA (PD). Signor Presidente, l'emendamento in esame tratta un tema di cui parlerò anche in seguito, ovvero quello delle notifiche. Sostanzialmente l'emendamento in esame tende ad evitare quelle spese, che pure vengono definite minimali - spiegherò successivamente perché non saranno tali - anche a fronte di quanto ha detto il collega relatore Pillon, che ha richiamato l'articolo 157 del codice di procedura penale. È vero infatti che l'ultimo comma di tale articolo prevede che le notificazioni «sono eseguite, in caso di nomina di difensore di fiducia ai sensi dell'articolo 96, mediante consegna ai difensori», ma il difensore può dichiarare di non accettare tale notificazione. Mi domando dunque quale avvocato possa accettare una notificazione a mano, quando il codice gli consente di dilatare i tempi nell'interesse del proprio assistito. Quindi tali notifiche sicuramente non verranno accettate.
L'emendamento in esame cerca di porre rimedio anche a questo problema, dicendo che, possibilmente, tutte le notifiche dovranno essere effettuate in via telematica e solo in via residuale, quando sia effettivamente impossibile effettuarle in altra maniera, dovranno essere effettuate a mano o per posta. Ancora una volta si tratta di un emendamento di buon senso, che evidentemente viene rigettato per questioni di urgenza nell'approvazione del provvedimento. Di questo poi, ovviamente, pagheremo le conseguenze più avanti, quando ci ritroveremo qui, dopo il 30 settembre, a discutere di un provvedimento identico a quello in esame.
Invito dunque a votare a favore dell'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.8, presentato dal senatore Cucca e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione della prima parte dell'emendamento 1.9.
VITALI (FI-BP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VITALI (FI-BP). Signor Presidente, ritiro l'emendamento 1.9, perché di fatto è stato assorbito da un emendamento approvato dalla Camera dei deputati e quindi la votazione di tale emendamento risulterebbe assolutamente superflua.
CUCCA (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCA (PD). Signor Presidente, ritiro l'emendamento 1.10.
PRESIDENTE. La Presidenza ne prende atto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.11.
CUCCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCA (PD). Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico all'emendamento in esame, con cui si chiede che la sospensione non operi per i procedimenti relativi alle misure di prevenzione. La motivazione è evidente ed è abbastanza chiara: le misure di prevenzione sono tese ad evitare che determinate persone possano compiere ulteriori reati. Si tratta di persone considerate non a posto con il sistema della giustizia e si teme dunque che possano compiere ulteriori reati o fatti criminosi. Pertanto si ritiene che essi debbano essere sottoposti alle misure di prevenzione e a maggiori controlli da parte della polizia e anche ad alcuni obblighi, che incombono sull'interessato, quale ad esempio l'obbligo di firma. Tali misure, come indica il loro nome, sono volte a prevenire il compimento dei reati. Si chiede pertanto che la sospensione non operi per tali procedimenti, ma che essi possano andare avanti a prescindere dal provvedimento di sospensione, proprio per prevenire la commissione di nuovi reati. Si tratta quindi di una misura di lotta alla criminalità, ma mi pare che anche questa proposta di modifica non trovi ascolto. Continuiamo così: sospendiamo anche i procedimenti relativi alle misure di prevenzione e continuiamo a fare in modo che le persone. che dovrebbero essere sottoposte a tali misure, continuino ad agire e a vivere liberamente.
Invito dunque a votare a favore dell'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.11, presentato dal senatore Cucca e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Passiamo all'emendamento 1.0.1, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.
VITALI (FI-BP). Ne chiedo la votazione e domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VITALI (FI-BP). Si vogliono attribuire al Ministro o al prefetto territorialmente competente indicato dal Ministro poteri straordinari allo scopo di assicurare, a partire dal 30 settembre, il regolare svolgimento dei procedimenti e dei processi penali. Lo diciamo solo a beneficio dei Resoconti, perché sappiamo che ormai si sono otturate le orecchie sia della maggioranza che del Governo, ma non quelle dei cittadini che qui fuori controllano il lavoro dei parlamentari.
CUCCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCA (PD). Signor Presidente, intervengo su questo e sul successivo emendamento, che mi pare sia sostanzialmente analogo, per non dire identico nei contenuti. Come ho detto in precedenza, qui si tratta di mettere mano finalmente al problema del reperimento degli edifici e si sta cercando di accelerare i tempi. Non si capisce perché, quando si parla di reperire gli immobili da adibire a uffici giudiziari, l'argomento diventi tabù. Questo ovviamente non può che ingenerare dubbi sulle procedure che verranno seguite. Qui addirittura si chiede che si deroghi alle procedure di evidenza pubblica, proprio per dare un sostegno vero all'apparato giudiziario di Bari, che ha bisogno di riprendere l'attività, non di sospensioni delle quali ci troveremo sicuramente a discutere dopo il 30 settembre in quest'Aula per le proroghe di questo provvedimento. Anche questo significa tale provvedimento: mettere mano in maniera seria e urgente ai problemi del tribunale di Bari. Pare però che questo non lo si voglia fare. Il voto sarà pertanto favorevole su tale emendamento e anche sul successivo.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.0.1, presentato dal senatore Vitali e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B). (Il senatore Bossi Umberto fa cenni alla Presidenza di non essere in possesso della tessera).
Ormai questa votazione è stata effettuata, senatore Bossi. In attesa che le venga fornita la tessera, passiamo all'emendamento 1.0.3, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.
Essendone stata avanzata richiesta, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.0.3, presentato dal senatore Cucca e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Gli emendamenti 1.0.2 e 1.0.4 sono improponibili.
Passiamo all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 2 del decreto-legge, che invito i presentatori ad illustrare.
VITALI (FI-BP). Signor Presidente, torniamo sull'argomento delle notifiche. Ci sono da fare decine di migliaia di notifiche e abbiamo sentito e letto sui resoconti dei lavori parlamentari della Camera che il Governo avrebbe risposto a questa eccezione dicendo che ci sono le notifiche con la PEC. Siccome stiamo parlando di materia penale e non civile e io faccio l'avvocato penalista, nella mia vita non ho mai trovato alcun mio assistito che sia munito di posta certificata, quindi probabilmente la PEC va bene per il pubblico ministero, va bene per l'avvocato difensore, ma difficilmente è possibile rinvenirla per le parti lese e, soprattutto, per gli imputati. Vogliamo, allora, prevedere una copertura? Noi vi stiamo dando un contributo, vi stiamo dando un aiuto, un suggerimento, vi stiamo mettendo a disposizione l'esperienza pratica quotidiana che abbiamo maturato sul campo e voi continuate a dire che riuscirete a fare le notifiche nelle stesse forme e nelle stesse maniere in cui si fa in tempi normali. Io conosco la situazione degli uffici giudiziari di Bari, che non è diversa da quella di altri uffici giudiziari del Paese, dove c'è una carenza ormai patologica nell'organico degli ufficiali giudiziari e dei cancellieri, che non riescono a fare il lavoro normalmente in tempo di pace; ciononostante voi li caricate di questo lavoro e pensate che lo possano portare a termine. Evidentemente, siete d'accordo con qualcuno per far prescrivere i processi, non c'è alcun'altra spiegazione. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.
Invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.
PILLON, relatore. Esprimo parere contrario.
MORRONE, sottosegretario di Stato per la giustizia. Esprimo parere conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.1, su cui la 5a Commissione ha espresso parere contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione.
CUCCA (PD). Ne chiedo la votazione e domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCA (PD). Signor Presidente, ho notato che aveva difficoltà a vedermi, ma c'è anche questa parte dell'Aula. Capisco che c'è un po' di allergia, ma ci siamo anche noi.
Devo ribadire ancora una volta quello che ha detto il collega Vitali. C'è il problema, serissimo, delle notifiche. Il senatore Vitali ha concluso il suo intervento con un'affermazione grave, ma, purtroppo, condivisibile (ne ho accennato anche io in precedenza). Il punto è uno solo. Come ho detto in precedenza, richiamare l'articolo 157 del codice di procedura penale è totalmente inutile. Chi ha dimestichezza con le aule giudiziarie (e tanti colleghi della maggioranza ne hanno molta) sa perfettamente del numero di processi che si prescrive proprio a causa della nullità delle notifiche e delle omesse notifiche. Richiamare il contenuto dell'articolo 157, ultimo comma, del codice di procedura penale per sostenere che, comunque, le notifiche possono essere fatte al difensore via PEC significa ignorare quello che accade quotidianamente negli uffici giudiziari. Infatti, il difensore sistematicamente rifiuta di ricevere queste notifiche, per due motivi molto semplici. In primo luogo, egli non ha interesse a riceverle per tutelare la posizione del cliente e, in secondo luogo, perché ciò accrescerebbe le attività da compiere per il suo studio. Infatti, l'avvocato sarebbe a sua volta obbligato a comunicare al difensore, cosa che invece lascia fare allo Stato rifiutandosi di ricevere la notifica, nell'interesse del difensore che ha proceduto alla nomina del difensore d'ufficio.
Pertanto, ancora una volta l'emendamento è di buon senso, ma, purtroppo, anche in questo caso pare che non si voglia accogliere alcuna delle osservazioni fatte per migliorare il provvedimento. Noi voteremo favorevolmente, pur sapendo che l'emendamento non verrà comunque accolto. Desideriamo, tuttavia, che la nostra posizione rimanga agli atti, così da poter dire che non abbiamo partecipato a questo scempio.
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della prima parte dell'emendamento 2.1, presentato dal senatore Vitali e da altri senatori, fino alle parole «pari a».
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Risultano pertanto preclusi la restante parte e l'emendamento 2.2.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.3.
VITALI (FI-BP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VITALI (FI-BP). Signor Presidente, non intervengo sull'emendamento, perché mi sono stancato di parlare invano in quest'Aula. Ma vi faccio una promessa: non finisce qui. (Applausi dal Gruppo FI-BP. Commenti dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 2.3, presentato dal senatore Vitali e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Passiamo alla votazione finale.
GRASSO (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRASSO (Misto-LeU). Gentile Presidente, onorevoli senatori e senatrici, sono a tutti note le gravi criticità del palazzo di giustizia di Bari, che ha ospitato gli uffici della procura e del tribunale penale. Per tali criticità si è oggi giunti ad adottare un decreto-legge di sospensione dei termini dei procedimenti e dei processi penali.
Apprese tali criticità, noi della componente Liberi e Uguali del Gruppo Misto abbiamo immediatamente presentato un'interrogazione parlamentare per sollecitare l'adozione di provvedimenti urgenti. Questo sì; tuttavia, a dire il vero, auspicavamo interventi legislativi volti a individuare una sede pubblica idonea per continuare a svolgere regolarmente le udienze e non, come avvenuto, interventi drastici sui termini processuali.
Lo stabile che fino a oggi ha ospitato la giustizia a Bari - lo so anche per averlo frequentato personalmente nella mia precedente funzione giudiziaria - non ha mai avuto i requisiti di sicurezza e decoro che un palazzo di giustizia dovrebbe avere: poche aule rispetto alla mole dei processi, cancellerie molto piccole e difficoltà per chi vi lavorava perfino ad archiviare i fascicoli; le stanze dove erano in custodia i detenuti divise dagli altri ambienti da pareti in cartongesso; insufficienza dei servizi igienici; infiltrazioni d'acqua dal tetto e di liquami dal sottosuolo. Il quadro era assolutamente indecoroso per un luogo dello Stato, un palazzo di giustizia che dovrebbe essere simbolo, innanzitutto, di sicurezza, di legalità e - perché no - di salubrità.
La storia giudiziaria del palazzo del tribunale di Bari non rappresenta, quindi, una novità di questi giorni, essendo cominciata più di quindici anni fa. I problemi della struttura, infatti, erano già emersi dalla prima consulenza disposta dalla procura nell'ambito dell'inchiesta per abusi edilizi che, alcuni anni addietro, aveva coinvolto i costruttori. Il processo finì con condanna in primo grado e prescrizione in appello; stessa sorte ebbe il procedimento successivo, per frode nelle pubbliche forniture.
Quindi, quello del tribunale di Bari non può che essere il triste epilogo di una tragedia annunciata. La situazione della struttura, con locali pericolanti, non in grado di garantire la sicurezza e l'incolumità pubblica, il degrado degli uffici e lo stato di assoluta assenza di manutenzione erano dunque noti da anni, e non solo attraverso vicende giudiziarie, ma anche attraverso numerose denunce e segnalazioni.
Le verifiche strutturali effettuate hanno spinto, giustamente, le autorità amministrative competenti alla decretazione di un'ordinanza di sgombero. Davanti agli occhi di tutti ci sono delle immagini: le immagini di udienze tenute nelle tendopoli. Questa è l'immagine, quella di un palazzo sinonimo di decadimento del servizio di giustizia che perviene al cittadino, un'immagine che si abbatte sull'intero sistema giudiziario. Un punto, però, è fondamentale e vale non solo per Bari, ma per tutti i palazzi di giustizia. L'instabilità dell'edificio che ospita il tribunale non deve in alcun modo avere ripercussioni negative sulla rapidità dei procedimenti e sulla giustizia da garantire ai cittadini.
Il complesso dei beni strumentali e dei documenti indispensabili per l'esercizio delle funzioni giudiziarie coinvolgono interessi di rilevanza costituzionale e, pertanto, non possono essere improvvisamente interrotti. Nel merito, il provvedimento sospende fino al 30 settembre 2018 i termini dei procedimenti penali pendenti alla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 73 del 22 giugno 2018 dinanzi al tribunale di Bari e alla procura della Repubblica presso il medesimo tribunale. Al comma 1 dell'articolo 1, però, si usano impropriamente le parole «procedimenti penali pendenti». Per evitare qualsiasi interpretazione sarebbe stato necessario (e per questo abbiamo presentato un emendamento, che però non è stato approvato) rendere esplicito che il contenuto del decreto-legge si riferisce non solo ai procedimenti e ai processi pendenti alla data del decreto, ma anche a quelli sopravvenuti fino alla data del 30 settembre 2018. Tale chiarimento è attualmente contenuto all'interno della relazione illustrativa, ma non è esplicitato nell'articolato del decreto-legge.
Alla Camera era stata prime cure anche posta la richiesta di inserire questa modifica ma, anche lì, non si capisce perché non sia stato modificato il provvedimento. A mio avviso, quindi, non basta un ordine del giorno a risolvere la questione interpretativa perché, come ho già detto, l'ordine del giorno impegna il Governo, ma l'interpretazione della legge spetta ai magistrati e agli operatori di giustizia. E siccome ci sono delle conseguenze anche sulla prescrizione, è chiaro che queste sono questioni giuridiche che potranno essere effettivamente poste.
Per quanto possibile, sotto il profilo dell'organizzazione speriamo certamente che il caso di Bari non si ripeta più e che si risolva al più presto tutto il problema dell'edilizia giudiziaria, perché lì non c'è una lentezza della giustizia ma un'assoluta assenza di giustizia. Viene a mancare completamente un presidio della giurisdizione sul territorio. Questo è inaccettabile, perché crea a Bari una disparità di trattamento dei cittadini che hanno la sventura di avere una pendenza giudiziaria proprio presso quel tribunale.
Inoltre, vi sono rilevanti perplessità sotto il profilo della legittimità costituzionale del provvedimento in esame. In passato una misura così drastica - parliamo di ledere i diritti costituzionalmente garantiti - come la sospensione dei termini processuali mediante decreto-legge è stata adottata in casi estremi come le calamità naturali.
Quando i procedimenti ripartiranno, la macchina giudiziaria sarà gravemente rallentata, come se già non fosse abbastanza lenta in generale, con gravi conseguenze che contrastano con i princìpi del giusto processo, della ragionevole durata del processo, del diritto alla difesa. La sospensione dei procedimenti penali avrà dunque delle inevitabili conseguenze che contrastano con i princìpi costituzionali (articoli 2, 3, 24 e 111 della Costituzione).
Altra perplessità nasce dal fatto che il termine fissato per il 30 settembre rischia anche di essere prorogato, viste le vicende ancora da approfondire in merito alla sede in cui trasferire il tribunale. Intervenire sui termini processuali, sospendere termini e procedimenti sarebbero la soluzione alla paralisi giudiziaria? È quasi paradossale, considerato che soltanto per effettuare le 60.000 notifiche stimate dal tribunale di Bari in conseguenza al provvedimento ci vorranno molto tempo, molto personale - addirittura si è parlato di una task force - e molta attività da parte degli uffici. È difficile immaginare tutto questo senza maggiori oneri per la finanza pubblica poiché queste attività hanno un costo. Un parere tecnico ha individuato in 60.000 euro il costo dell'operazione, ma noi pensiamo che sarà ben maggiore.
Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 10,52)
(Segue GRASSO). Inoltre, tutte le persone audite in Commissione alla Camera, tra cui gli stessi operatori di giustizia del tribunale - magistrati, avvocati, cancellieri - all'unanimità hanno manifestato una ferma contrarietà a queste misure. Sarebbe stato forse più opportuno dotarsi dei poteri per intervenire a livello logistico, individuare immediatamente una sede realmente idonea a far proseguire tutte le attività giudiziali.
In conclusione, questo provvedimento non fa che determinare un allungamento dei processi e riteniamo che sarà oggetto di numerosi ricorsi anche alla Corte costituzionale. Per queste ragioni annuncio il voto contrario del Gruppo Liberi e Uguali alla conversione in legge del decreto-legge in esame. (Applausi dal Gruppo Misto-LeU e del senatore Cucca).
BALBONI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BALBONI (FdI). Signor Presidente, cari colleghi, il Gruppo Fratelli d'Italia voterà contro il provvedimento in esame perché, al di là del merito, ci spiace dover constatare che il Governo è rimasto sordo, e con esso la maggioranza, a tutte le proposte di miglioramento che sono venute non soltanto in questa seconda lettura, ma già in prima lettura alla Camera, dove sarebbe stato ancora più semplice accoglierle, che sono venute da varie parti dell'opposizione che, al di là del merito, hanno tentato almeno di intervenire con proposte di miglioramento sul piano della tecnica legislativa. Questo è un provvedimento che non soltanto suscita - com'è stato ampiamente dimostrato nel corso dell'ampio dibattito e dell'esame degli emendamenti svolto questa mattina - gravi perplessità di merito e di diritto e addirittura di costituzionalità, ma lascia anche molto a desiderare sul piano della tecnica legislativa. Sorprende che nemmeno su questo piano, con un atteggiamento di incomprensibile chiusura, il Governo e la maggioranza abbiano voluto ascoltare chi da più parti cercava almeno di limitare il danno e di migliorare ciò che poteva essere migliorato.
Come è già stato da più parti sottolineato, questo è un provvedimento che mette d'accordo - caso più unico che raro - tutti gli operatori della giustizia: gli avvocati, i magistrati e il personale amministrativo. Sono tutti concordi nel ritenere che questo provvedimento farà più danni di quelli che, in astratto e su un piano puramente teorico, si propone di risolvere.
Non c'era, molto probabilmente, l'urgenza prevista dalla Costituzione per intervenire in questa materia. Molti hanno già ricordato che i problemi del tribunale di Bari non sono certamente nati ieri: non sono conseguenti a un terremoto o a un'alluvione, a un evento straordinario e imprevedibile e neanche a un evento naturale. Sono conseguenti a incapacità amministrativa e gestionale di chi doveva preoccuparsi dell'amministrazione della giustizia a Bari e degli strumenti decorosi e dignitosi per poter esercitare l'importantissima funzione giurisdizionale.
Ebbene, per queste ragioni riteniamo sia assolutamente improprio prevedere sospensioni dei termini processuali, ma, ancora di più, intervenire anche in materia di prescrizione prevedendone la sospensione. Come tutti hanno ricordato, la prescrizione è un istituto sostanziale, non processuale e - come dicevo poc'anzi - finora, nel nostro ordinamento, è stata sospesa soltanto in casi straordinari: ricordo il caso dei terremoti dell'Emilia-Romagna o dell'Aquila, casi gravissimi che non hanno nulla a che vedere con il caso in esame.
Il relatore si chiedeva il perché le opposizioni si scaldano tanto: in fin dei conti, si tratta soltanto di una sospensione di tre mesi, uno dei quali è già previsto dalla legislazione attuale come sospensione dei termini feriali. Ebbene, è proprio questo il punto. Non c'era bisogno, per una sospensione così breve, di intervenire in questo modo. Si poteva benissimo intervenire dando poteri straordinari al prefetto, come hanno inutilmente chiesto gli emendamenti, poco fa respinti dalla maggioranza e dal Governo.
Restiamo convinti che il provvedimento al nostro esame non abbia nemmeno la necessaria copertura finanziaria. Restiamo convinti che le notifiche dovranno necessariamente essere eseguite - al di là di quello che dice il relatore - e comporteranno elevati costi e aggravi importanti sia di tempo che di denaro a carico dell'amministrazione, con la conseguenza - come molti hanno spiegato meglio di me nel corso della discussione generale - che molti procedimenti penali finiranno prescritti, nonostante la sospensione disposta con il provvedimento in esame.
Spero di sbagliarmi, ma sono convinto - come molti che sono intervenuti prima di me - che tra tre mesi, anzi due, in data 30 settembre, i problemi saranno tutt'altro che risolti e il Parlamento dovrà tornare a occuparsi dell'argomento, per mettere - speriamo allora - quelle pezze al testo che purtroppo in questa sede non si sono volute mettere.
Per queste ragioni, il Gruppo Fratelli d'Italia voterà convintamente contro. (Applausi dal Gruppo FdI).
CUCCA (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CUCCA (PD). Signor Presidente, il Gruppo PD non condivide nulla del contenuto del provvedimento che l'Assemblea si accinge oggi ad approvare, evidentemente con le forza dei numeri. Tuttavia, noi abbiamo la sana abitudine di rispettare la forza dei numeri e, quindi, le regole democratiche.
Non si può non osservare che già il titolo di questo provvedimento è frutto di una suggestione. Si parla di «misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria». Qual è il contenuto del provvedimento? È quello di sospendere i procedimenti: altro che assicurare il regolare svolgimento! Li sospendiamo; li facciamo cessare, provvisoriamente, ma li facciamo cessare, e sul termine «provvisoriamente» avremo modo di ritornarci in futuro, quando il provvedimento tornerà per la proroga o forse sarà inserito nel mille proroghe.
Abbiamo tutti la consapevolezza che in due mesi non accadrà proprio nulla, anche perché abbiamo visto stamattina che tutti gli emendamenti destinati a dare una risposta in materia di edilizia giudiziaria e a reperire gli immobili sono stati respinti a maggioranza. Non c'è quindi alcuna volontà e, per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei processi, li sospendiamo. Più ordinato di così: non si fa nulla e non se ne parla più.
È lecito chiedere quindi come si voglia assicurare il regolare svolgimento, visto che il decreto-legge contiene solo la sospensione. Il provvedimento, lungi dal conseguire l'obiettivo dichiarato nel titolo, che - ribadisco - è suggestivo, produrrà un danno che è stato già ben evidenziato da chi mi ha preceduto. Il presidente del tribunale di Bari, in sede di audizione, ha dichiarato che i danni che si produrranno potranno essere assorbiti in un periodo sicuramente non inferiore ai dieci anni.
Voglio evidenziare peraltro che ho apprezzato molto la presentazione dell'ordine del giorno, che è venuto fuori dopo che reiteratamente avevamo chiesto la valutazione di impatto di questo provvedimento. Oggi c'è stato presentato un ordine del giorno: è già qualcosa, è un piccolissimo passo in avanti, se non altro perché tra diciotto mesi avremo modo di conoscere in questa sede i danni che il provvedimento avrà provocato. E abbiamo soprattutto preso atto che il Governo emana dei decreti-legge su una materia tanto delicata, sospendendo i procedimenti, senza aver fatto la minima valutazione di ciò che produrranno. È questo il dato certo. Ci è stato detto infatti che non erano nelle condizioni di dare la valutazione di impatto. Abbiamo quindi ora la certezza che il Governo emana decreti-legge senza conoscere probabilmente cosa accadrà a seguito della loro applicazione.
Presidenza del vice presidente TAVERNA (ore 11,02)
(Segue CUCCA). Con l'ordine del giorno si è raccolta una richiesta che era stata formulata reiteratamente; meglio tardi che mai, ma non è sicuramente sufficiente. Non è infatti in questo modo che si affrontano tematiche tanto delicate come quella della situazione nella quale versa il tribunale di Bari, che sarà costretto a denegare giustizia perché in questo periodo non si potrà fare niente. Alla cittadinanza si dovrà dire, con le conseguenze di cui abbiamo già parlato reiteratamente, di non poter dare giustizia perché non ci sono le sedi e tutti i procedimenti peraltro sono sospesi.
Abbiamo provato a offrire il nostro contributo per migliorare il decreto-legge, ma abbiamo sempre ottenuto un rifiuto che possiamo definire pregiudiziale. Questo ci consentirà però, molto prima che si avvii la stagione invernale, di affermare che ve l'avevamo detto, anche se ciò costituirà purtroppo un'amara soddisfazione rispetto ai gravi danni che nel frattempo si saranno verificati nel sistema giudiziario di Bari. Queste preoccupanti considerazioni sono state svolte - come già detto - da tutti gli operatori giudiziari ascoltati nel corso delle audizioni svolte alla Camera, che sono però rimaste anch'esse lettera morta. Il Governo ha inteso perseverare e andare avanti lungo un percorso non condiviso sostanzialmente da alcuno degli operatori di giustizia nell'ambito del territorio di Bari.
È evidente che questo ci pone un problema nel tentativo di capire le motivazioni per cui il provvedimento va avanti in siffatto modo. È evidente che pensare che sia la sospensione a risolvere i problemi del regolare e ordinato svolgimento è una chimera. Dobbiamo allora domandarcene le ragioni e forse le osservazioni che sono state svolte in precedenza da taluni colleghi, in particolare dal collega senatore Vitali, credo possano essere effettivamente condivise.
Nessuno, inoltre, ci ha spiegato come sia possibile toccare l'istituto della prescrizione. Abbiamo reiteratamente sollevato questo problema, ma nessuno ha inteso dare risposta, dicendoci come si possa dare efficacia retroattiva quando sappiamo che l'istituto della prescrizione - come già detto dall'ultimo intervenuto - è un istituto sostanziale e non processuale. Anche questo elementare argomento, che si studia nei primi anni della facoltà di giurisprudenza, è stato semplicemente ignorato da chi ha scritto il provvedimento e soprattutto da chi, avendo - come sappiamo perfettamente - un solido bagaglio culturale sulle spalle, persiste in questo grossolano errore.
Affrontiamo quindi il gravissimo problema e la gravissima situazione a fronte delle persone che hanno detto che sarebbe stato meglio continuare con il caldo, con una situazione climatica difficilissima, a fare processi nelle stesse strutture piuttosto che non fare nulla, come si sta facendo adesso sospendendo i processi, per assicurarne il regolare e ordinato svolgimento. Questa è palesemente una contraddizione, che debbo dire probabilmente rasenta il ridicolo. Si è detto che la sospensione opererà per un periodo estremamente limitato. Ebbene, tanto noi sappiamo - l'abbiamo detto più volte - che questo provvedimento non spiegherà mai alcun effetto concreto e benefico, ma incrementerà anzi le difficoltà e il disagio del tribunale di Bari e purtroppo sarà oggetto - l'ho già detto - di proroghe che saranno reiterate a lungo. Con tutto ciò è evidente che ci si avvierà verso la prescrizione di moltissimi processi. E poi si dice che noi vogliamo condurre una lotta alla criminalità! Noi ci allontaniamo da provvedimenti di questo genere, che, lungi dal dare un contributo serio e concreto alla risoluzione dei problemi di Bari, e quindi anche dall'evitare che i processi si prescrivano, invece li favoriscono largamente.
Quindi, sono forse vere anche le notizie riguardanti l'avvenuta individuazione di un immobile, peraltro palesemente inadatto allo scopo (secondo quanto dichiarato da tutti coloro che operano nel tribunale di Bari). Probabilmente si è voluto semplicemente prendere del tempo e offrire uno specchietto per le allodole, al fine di sviare l'attenzione dal progetto vero sottostante di individuare quel locale che - per i motivi di cui abbiamo già ampiamente parlato - si tiene per il momento sottotraccia. Il progetto di acquisizione e di trasferimento verrà invece portato avanti in questo periodo e poi ovviamente valuteremo i danni che saranno stati i prodotti.
Noi del PD però - lo annunciamo - manterremo molto alta l'attenzione sull'operato del Governo su questi temi e non esiteremo a denunciare operazioni che sono svolte per chissà quali reconditi motivi, che peraltro non riusciranno sicuramente - è stato detto dagli operatori e lo ribadisco ancora - a risolvere il problema denunciato che attanaglia la giustizia a Bari. Si tratta dunque di un provvedimento che definire sconclusionato è sicuramente molto ottimista. È sconclusionato in ogni sua parte e produrrà danni enormi, che noi denunciamo sin da oggi e dei quali la maggioranza, sorda a qualsiasi proposta migliorativa, sarà chiamata prima o poi - credo in tempi molto brevi - a rispondere.
Un'ultima annotazione riguarda l'impegno economico. Noi sappiamo perfettamente che quello delle notifiche è un tema che esiste e che a nulla vale la giustificazione, peraltro tardiva, portata stamattina dal relatore, perché - come ho già detto - le notifiche verranno pretese. L'avvocato pretenderà che vengano fatte direttamente agli imputati coinvolti, perché è una prassi consueta e chi svolge quotidianamente la professione e frequenta le aule giudiziarie ha cognizione del comportamento che si deve tenere nell'interesse dei nostri clienti nelle aule giudiziarie; sa perfettamente che il comportamento è quello di favorire massimamente il cliente e, quindi, l'imputato. Si rifiuteranno le notifiche e ciò produrrà quel danno economico di cui si è parlato: 60.000 notifiche.
È pertanto evidente che il voto del Partito Democratico non potrà che essere contrario (Applausi dal Gruppo PD).
MARTI (L-SP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARTI (L-SP). Signor Presidente, gentili colleghi, la mia dichiarazione di voto vi terrà impegnati solo qualche minuto, perché - anticipo che il vostro voto sarà favorevole su questo provvedimento - ha ben poco da aggiungere a quanto già detto dal nostro relatore Pillon e da tutti coloro che sono intervenuti in precedenza.
Qualche considerazione forse va fatta e la più importante credo non sia quella di ricordare i trentasei anni trascorsi della storia del tribunale di Bari. Io ritengo di rivolgere invece un ringraziamento al Governo per non aver voluto utilizzare alcuno strumento politico e strumentalizzare una vicenda che lega la Puglia e Bari, il suo capoluogo, a quindici anni di inefficienza delle amministrazioni susseguitesi nel tempo: due anni dell'attuale presidente della Giunta regionale, Michele Emiliano, che è stato sindaco di Bari per dieci anni, nonché magistrato di quella procura e di quel tribunale, e cinque anni dell'attuale sindaco, che è anche un ingegnere e ha visitato per quattro anni e mezzo quel tribunale per ragioni istituzionali, ma che solo un mese fa si è reso conto dell'inagibilità di un edificio.
La cosa che sembra più assurda è che una parte di questa opposizione - mi riferisco a Forza Italia, mentre lo capisco per quanto riguarda il PD - non riesca a far emergere questo tipo di problema e a ringraziare il Governo, il Parlamento e la maggioranza del Senato per aver messo una toppa - come ha detto il nostro relatore (Applausi dal Gruppo L-SP e M5S) - a un problema annoso della comunità della Puglia e del capoluogo di Regione.
Ci siamo resi conto solo adesso delle enormi falle. Ci siamo resi conto adesso che il provvedimento in esame non andava fatto. Noi abbiamo voluto semplicemente togliere da una tensostruttura, senatore Vitali, i suoi colleghi avvocati, i suoi colleghi magistrati, gli imputati che hanno diritto a non stare da 32 a 40 gradi sotto il sole (Applausi dal Gruppo L-SP e del senatore Giarrusso) in questo periodo dell'anno durante lo svolgimento dei processi. Lo abbiamo fatto senza mai tirare fuori il problema, veramente molto importante, dell'edilizia giudiziaria che non atteneva a questo Governo, ma ai cinque anni di Governo precedente del PD, che è legato alle due amministrazioni e alla terza del sindaco attuale.
Quindi, mi sarei aspettato almeno da parte vostra - e me lo aspetto ancora - un cambio di passo nel voto finale che esprimerete per appoggiare il Governo e questa maggioranza nel dare dignità a chi, nel nome del popolo italiano, deve essere rispettato e tolto da una tendopoli (Applausi dal Gruppo L-SP).
MODENA (FI-BP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MODENA (FI-BP). Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, annuncio fin d'ora il voto contrario e chiedo espressamente al rappresentante del Governo, che è qui in Aula, che cosa sia andato a fare il ministro Bonafede a Bari. Il punto politico del decreto-legge in esame è il seguente: se si è consapevoli di non essere nelle condizioni di risolvere un problema, e quindi ci si limita a fare un decreto pasticciato da un punto di vista giuridico - poi su questo punto tornerò - è meglio stare da un'altra parte. Non c'è bisogno che il ministro Bonafede faccia come prima o seconda apparizione pubblica l'entrata scenica nella tendopoli di Bari. In quel momento il problema non è più solo del passato, ma diventa del Governo attuale.
Quello che vi hanno chiesto i magistrati e gli avvocati - vi dirò un po' anche quello che è arrivato dalle camere penali dopo il dibattito che c'è stato alla Camera - non era un intervento di sospensione: volevano un edificio. Il Ministro è andato ad assumersi un impegno per il Governo per risolvere il problema, perché è il Governo del cambiamento e, quindi, deve per forza risolvere i problemi del passato. Io vi chiederei di chiudere la fase in cui le cose che non riuscite a fare sono considerate responsabilità del passato.
Che cosa ha chiesto la comunità giuridica di Bari al Ministro che è andato - secondo me incautamente - a Bari? Ha chiesto di fare l'operazione che fece l'allora ministro Rutelli quando venne giù il teatro di Bari: in tre giorni fece fare una ordinanza al Consiglio dei ministri per risolvere il problema attraverso l'individuazione di un commissario.
È inutile che a dei cittadini, agli operatori del diritto, a persone che conoscono la situazione dell'edilizia forse molto meglio di noi, si proponga un rinvio dei termini quando invece chiedono un edificio. È per questo - e rispondo al collega della Lega che sta alle mie spalle - che Forza Italia non può votare il provvedimento in discussione, perché è stata chiesta una cosa al Governo e il Governo, invece di dare quanto si è chiesto, ha detto qualcosa del tipo: "Ne riparliamo tra un po'".
Vi dirò di più e lo faccio con forte consapevolezza e scusandomi per il riferimento parzialmente personale. Io credo che una cosa del genere, e cioè andare in un posto e poi approvare un provvedimento che non dice niente, è un po' quanto ha fatto Renzi per anni; è il motivo per cui io - per esempio - ho costituito comitati nel no in tutta la mia Regione; è lo stesso stile. È inutile dire che c'è una responsabilità del vecchio. La verità è che alla fine, quando si tratta di risolvere i problemi concreti, quello che faceva Renzi e ciò che fa questo Governo sono la stessa cosa. Dico questo perché sono due giorni che sento colleghi strillare contro il PD e il Partito Democratico strillare contro la Lega. Secondo me, più o meno si è fatta la stessa cosa: si è fatta la comparsata a Bari, non si è risolto nulla e poi si viene qui a discutere di una norma che non risolve il problema. E lo affermo sulla base di una storia che penso mi autorizzi a farlo.
Qualcuno ha chiesto perché perdiamo tutto questo tempo su una questione che riguarda un edificio. Bari - e io non sono di quelle zone - è il nono Comune d'Italia, il terzo al Sud dopo Napoli e Palermo, una bellissima porta d'oriente verso l'Est e verso il Medio Oriente, nonché una culla di giuristi di livello straordinario: pensate che vendono i libri giuridici nelle edicole. La vicenda di Bari costituisce un precedente pericoloso non solo per tutte le questioni che il collega Vitali ha già spiegato con eleganza e anche con grande competenza. La questione assume una rilevanza importantissima e tragica come precedente per il semplice motivo che oggi siamo nelle condizioni di dire che, nel momento in cui c'è un problema di edilizia, si dispone una sospensione e non si risolve quel problema. Ciò significa che, se in un ospedale avviene - come può capitare - un caso di inagibilità, si sospendono le analisi e non perché c'è stato un sisma - come ieri hanno ricordato giustamente i miei colleghi Minuti e Damiani - ma perché non si sa cosa fare e si cerca una soluzione per i prossimi tre mesi.
Un collega ha anche detto che forse sono le persone che non sono avvocati a non aver capito l'importanza strategica del decreto-legge in esame. Ma ciò non è vero, perché sempre avvocati e magistrati hanno scritto alla Camera e al Senato per dire chiaramente che, prima della sospensione dei processi, facevano i rinvii proprio perché consentivano la salvezza dei termini. Questo è un punto tecnico, e chi è del mestiere sa benissimo che è meglio fare il rinvio piuttosto che sospendere tutto. Non volevano la sospensione, perché la soluzione l'avevano trovata da soli. Volevano un posto perché - come hanno giustamente ricordato i colleghi Damiani e Minuti ieri - da quindici anni si conosce il problema. C'è poi il precedente Rutelli, con la vicenda del teatro, che è il motivo per cui - lo ripeto e insisto - forse non si è centrato quanto volevano i cittadini di Bari.
Detto questo, credo abbia ragione il senatore Vitali nell'affermare che, quando una maggioranza è così sorda, ci si deve chiedere il motivo. Egli si è dato due possibili spiegazioni e ha concesso ai colleghi il beneficio del dubbio, dicendo che forse sono così perché sono novizi, ma alla fine ha anche detto che forse hanno degli interessi. Questo lo scopriremo cammin facendo, ma credo che il voto favorevole al decreto-legge in esame da parte di Forza Italia non sia assolutamente possibile e, pertanto, dichiariamo il nostro voto contrario. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
GIARRUSSO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIARRUSSO (M5S). Signor Presidente, colleghi, in quest'Aula è andato in scena il teatro dell'assurdo e si è arrivati fino al punto di dire che non ci sono ragioni d'urgenza per intervenire in una situazione in cui la giustizia era vergognosamente ridotta sotto le tende, era disastrata! (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).
A noi non stupisce sentire le argomentazioni di Forza Italia e del PD e vedere i due Gruppi che si danno ragione. Lo abbiamo visto per cinque anni, nella scorsa legislatura, e gli italiani hanno visto per vent'anni quest'asse. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP. Vivaci commenti dal Gruppo PD).
MALPEZZI (PD). Vi date ragione con la Lega!
FARAONE (PD). Con la Lega!
PRESIDENTE. Credo si possa far terminare un senatore senza fare commenti, giusto senatore Faraone? Ce lo concede? La ringrazio.
GIARRUSSO (M5S). Su che cosa, colleghi, i due Gruppi avevano un'intesa evidente in questa Assemblea?
MALPEZZI (PD). Parla per te! Guarda con chi stai governando!
GIARRUSSO (M5S). Su due questioni che hanno avuto tanto a cuore negli ultimi vent'anni nel nostro Paese. La prima è quella dei commissari straordinari: una vera passione per violare tutte le regole del diritto! (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP). Questo è quello che chiedevate. Vergogna! (Proteste dal Gruppo PD).
FARAONE (PD). Vergognati tu!
PRESIDENTE. Senatore Giarrusso, la prego di mantenere un contegno dignitoso e si rivolga alla Presidenza. Sia cortese.
MALPEZZI (PD). Parla del tuo programma! (Commenti dei senatori Laus e Marcucci).
GIARRUSSO (M5S). Sappiamo che non c'è stata una sola... (Commenti del senatore Faraone).
PRESIDENTE. Senatore Giarrusso, non la faccio continuare, attenda un attimo. Se l'Assemblea le consente di continuare il discorso... (Commenti del senatore Faraone).
Il senatore Giarrusso è già stato ripreso. Senatore Faraone, devo riprendere anche lei? Invito tutti quanti ad abbassare i toni per far parlare il senatore Giarrusso, a cui chiedo di mantenere un tono e un vocabolario degni di questa Assemblea e di rivolgersi alla Presidenza.
GIARRUSSO (M5S). Signor Presidente, non c'è stata una sola gestione commissariale nella storia degli ultimi venti anni che non sia finita in tribunale e come sappiamo, perché le gestioni commissariali servono a bypassare tutte le regole del diritto. (Commenti della senatrice Modena).
I colleghi si mettano il cuore in pace: il Governo e la maggioranza vogliono rispettare le regole del diritto e non le vogliono derogare: non ne hanno intenzione. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).
MALPEZZI (PD). Sospendete i diritti dei cittadini!
GIARRUSSO (M5S). Abbiamo avversato tutte le gestioni commissariali che avete proposto nella scorsa legislatura e coerentemente non ne useremo e non ne abuseremo come avete fatto voi: mai! (Commenti dal Gruppo PD).
Parliamo della seconda passione che vi unisce, che è sottesa a questo dibattito, che altrimenti sarebbe surreale e incomprensibile per un intervento che - come il senatore Pillon, con molta calma e correttezza ha spiegato - è normale. No: c'è un non detto che viene espresso negli interventi, che è la grande passione per la prescrizione che avete voi della vecchia maggioranza, del vecchio asse che ha sfasciato questo Paese. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP). Guai a toccare la prescrizione!
FARAONE (PD). Finiscila! (Commenti della senatrice Bellanova).
MARCUCCI (PD). Pensa agli affitti!
GIARRUSSO (M5S). La levata di scudi e l'asse che abbiamo visto in quest'Aula hanno una sola ragione: si è toccato il tabù che deve essere intoccabile, ossia la prescrizione. Guai a toccarla! (Commenti della senatrice Bellanova).
PRESIDENTE. Senatrice Bellanova, mi perdoni, ma non c'è bisogno di una continua interlocuzione con il senatore Giarrusso.
BELLANOVA (PD). Lei non deve permettere le accuse!
PRESIDENTE. ...neanche di una interlocuzione con me. La prego di far terminare il senatore Giarrusso.
Non mi sembra che sia stato detto nulla e ci penso io a richiamare i senatori che hanno un atteggiamento non consono all'Aula.
Devo procedere a un richiamo formale o i senatori Questori possono cortesemente consentire... (Commenti dei senatori Faraone, Malpezzi e Bellanova). Io sto ascoltando il senatore Giarrusso e non ravviso alcun motivo per doverlo richiamare, tranne le vostre interruzioni.
FARAONE (PD). No, no, no!
BELLANOVA (PD). Giarrusso deve parlare dei contenuti!
FARAONE (PD). È vergognoso! Provoca!
PRESIDENTE. Senatore Faraone, non le permetto di dire che sono parziale. Se mantenete un atteggiamento consono all'Aula, possiamo far terminare questo intervento. Posso ridare la parola al senatore? Vi ringrazio.
FARAONE (PD). Un atteggiamento consono deve mantenerlo lui! (Scambio di battute tra il senatore Puglia e la senatrice Bellanova).
PRESIDENTE. Senatrice! Senatore Faraone, richiamo all'ordine anche lei. Non vorrei procedere a un secondo richiamo! Prego, senatore Giarrusso, continui.
GIARRUSSO (M5S). Bene, dopo aver apprezzato la democrazia dell'ex maggioranza...
RAMPI (PD). Ora basta! Sei tu maggioranza!
GIARRUSSO (M5S). Continuiamo nell'esprimere la nostra ferma posizione, coerente...
RAMPI (PD). È incredibile, ma governi tu!
MALPEZZI (PD). Incredibile davvero!
PRESIDENTE. Senatore, cortesemente. Se voglio posso richiamare tutti, qualora continuiate a disturbare la seduta.
BELLANOVA (PD). È lei la Presidente!
PRESIDENTE. Senatrice Bellanova, sono perfettamente in grado di capire le parole del senatore Giarrusso e di svolgere il mio ruolo con imparzialità. L'ho richiamata una prima volta. Vi chiedo gentilmente di far terminare i lavori con un atteggiamento consono al vostro ruolo. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP). Prego, senatore Giarrusso.
GIARRUSSO (M5S). La ringrazio, Presidente.
Io credo che quanto è stato fatto dal nostro Governo sia ciò che si aspetta il nostro Paese da sempre: un intervento normale, secondo le regole, che non avvantaggia nessuno, come ha ben spiegato il senatore Pillon...
MALPEZZI (PD). State sospendendo.
GIARRUSSO (M5S). ...che mette tutti nelle condizioni di poter accedere alla giustizia in maniera dignitosa, perché non è dignitoso gestire la giustizia sotto le tende, come avete fatto voi con le vostre mancanze ventennali, perché voi avete messo la giustizia in queste condizioni. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).
MALPEZZI (PD). Le tende! (Commenti del senatore Faraone).
PRESIDENTE. Senatore Marcucci, mi rivolgo a lei. Come posso chiedere ai suoi colleghi di far terminare il senatore? Io non posso ascoltare continue interruzioni sulla parola «regole», mi perdoni. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).
Sulla parola «regole» ci sono delle interruzioni. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP. Commenti del senatore Faraone). Senatore Marcucci, le chiedo cortesemente, in qualità di Capogruppo, di invitare i suoi colleghi a terminare questa discussione. È possibile?
Prego, senatore Giarrusso.
GIARRUSSO (M5S). Grazie, signor Presidente.
Concludendo, io credo che quest'Assemblea esprimerà il proprio voto su un provvedimento normale. Questa sarà la cifra di questa maggioranza e di questo Governo: ci saranno atti normali, dettati dalla logica e dal buon senso e non atti che possano dare adito a quanto abbiamo già visto in passato, i cui effetti stiamo cercando di contenere e riparare. (Applausi dal Gruppo M5S. Molte congratulazioni).
MARCUCCI (PD). Vergogna!
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, composto del solo articolo 1.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP, i cui senatori si alzano in piedi. Dai Gruppi PD e FI-BP si levano i cori: «Vergogna, vergogna, vergogna!» e «Onestà, onestà, onestà!». Commenti del senatore Faraone).
MARCUCCI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCUCCI (PD). Signor Presidente, segnalo alla Presidenza che si può tenere ordine, come è giusto. Questo è il suo ruolo e la ringraziamo perché lei lo svolge in maniera appropriata e adeguata.
Segnalo però al Presidente che in quest'Assemblea, qualche seduta fa, un senatore del MoVimento 5 Stelle, ha non solo attaccato e ingiuriato, ma anche minacciato un nostro collega. (Applausi dal Gruppo PD). Io ho chiesto provvedimenti che non sono ancora stati presi. In quest'Assemblea il senatore Airola ha ingiuriato e minacciato un nostro collega. Allora, si cominci dai comportamenti di tutti e non solo da quelli del Partito Democratico su un provvedimento vergognoso che oggi avete voluto approvare, a dispetto della legge e della legalità! (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Senatore, Marcucci, come lei sa, della sua richiesta è già stato investito il Presidente del Senato.
La mia è stata una richiesta di collaborazione con il Capogruppo, in una perfetta condizione di rispetto dei ruoli. Mi sono permessa di chiedere a lei la cortesia di un aiuto affinché ci fosse in Assemblea un atteggiamento dignitoso e rispettoso sia della Presidenza, che dei colleghi.
MARGIOTTA (PD). Ci comporteremo come lei si è comportata nella scorsa legislatura!
PRESIDENTE. Non ho chiesto il vostro intervento, sto parlando con il Capogruppo. La ringrazio per aver contribuito.
La seduta è sospesa. Riprenderà alle ore 15.
(La seduta, sospesa alle ore 11,36, è ripresa alle ore 15,02).
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15,02)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time), ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderanno il Ministro dell'interno e il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso. (I senatori del Gruppo PD si alzano in piedi mostrando la rivista «Famiglia Cristiana» e gridando: "Vade retro! Vade retro!").
No, no! Lo trovo incivile! Via subito quelle cose. Prego i senatori questori di intervenire. Sospendo la diretta televisiva. (Commenti dal Gruppo PD). Sarà carino per qualcuno, ma a me non piace affatto.
FARAONE (PD). Ministro, vieni qui a fare le foto!
PRESIDENTE. Per favore! Io non accetto questo modo di rapportarsi. Gli show noi li riserviamo ad altre sedi.
COLLINA (PD). In Aula non si posso fare le foto!
PRESIDENTE. La senatrice De Petris ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00127 sulle indicazioni amministrative volte a concedere in meno casi il riconoscimento della protezione internazionale, per tre minuti.
DE PETRIS (Misto-LeU). Signor Presidente, rinnovo una domanda formulata già ieri durante i lavori della 1a Commissione al ministro Salvini, che riguarda per la precisione la circolare inviata dal Ministro il quattro luglio, poi ripresa da una nota formale inviata il 16 luglio 2018 dalla Presidente per la Commissione nazionale per il diritto d'asilo, in cui si chiede ai commissari delle commissioni territoriali di attenersi alle procedure di valutazione delle domande di protezione internazionale, in particolare in merito alle domande il cui esito sia la protezione umanitaria. Facendo riferimento alla sua circolare, Ministro, la prefetta chiede una improrogabile e doverosa modifica al trend del riconoscimento della protezione umanitaria, indicando espressamente una richiesta di flessione, di riduzione del riconoscimento della protezione umanitaria.
Ministro, quando ieri le ho posto la domanda sulla circolare, lei ha fatto riferimento a pronunciamenti della Cassazione sul carattere residuale della protezione umanitaria.
Ministro, penso che lei sia assolutamente a conoscenza del fatto che vi è un consolidato orientamento della Cassazione (sentenze nn. 4139 del 2011, 6879 del 2011, 24544 del 2011, 22111 del 2014) secondo cui si dice chiaramente che la forma della protezione umanitaria è residuale, nel senso che è posta a chiusura del sistema della protezione internazionale, ed è strettamente ancorata - questo anche nella sentenza del 2018 - a una delle forme di attuazione del diritto costituzionale d'asilo. Questo significa che non è residuale in termini numerici, ma è alternativa, ovvero dopo che sono stati esaminati le forme dell'asilo e la richiesta di protezione sussidiaria. Quindi, da questo punto di vista, le rinnovo la richiesta se non intenda ritirare la circolare, anche alla luce di questo vero e consolidato pronunciamento della Cassazione. (Applausi del senatore Errani).
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, ministro dell'interno e vice presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, anzitutto spero che anche «Famiglia Cristiana», come «Rolling Stone» e «L'Espresso» - che strana compagnia! - riesca a incrementare di venti copie la sua tiratura settimanale. Spero che almeno il mio volto serva a questo. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S. Applausi ironici dal Gruppo PD).
MALPEZZI (PD). Bravo! Viva la stampa libera!
SALVINI, ministro dell'interno e vice presidente del Consiglio dei ministri. Il prossimo magari sarà «Dylan Dog», chi lo sa. (Commenti dal Gruppo PD).
Entrando nel merito, ringrazio la senatrice De Petris, con cui ho avuto l'onore di interloquire ieri.
La nota inviata lo scorso 16 luglio dal presidente della Commissione nazionale per il diritto di asilo, che rientra assolutamente nelle sue prerogative, si inserisce in una richiesta, nell'interesse anche dei rifugiati veri, di contingentare i tempi di esame delle domande.
Sono entrati in ruolo da venti giorni 250 nuovi funzionari, ed è intenzione mia e di questo Governo farne entrare in ruolo entro l'anno altri 170 per ridurre i tempi di esame delle domande giacenti, che sono 130.000, che adesso, dall'inizio alla fine dell'iter, arrivano ad assommare due anni e mezzo di tempo, indegno soprattutto nei confronti dei rifugiati veri che avrebbero diritto ad avere riconosciuto il loro status prima di questo tempo immemore. Quindi, si tratta di una circolare che sollecita ad accorciare i tempi e ad aumentare il numero delle domande prese in esame, e su questo credo siamo tutti d'accordo.
Per quanto riguarda le fattispecie della protezione umanitaria, stiamo lavorando a un pacchetto sicurezza per normare, come negli altri Paesi europei, più direttamente e specificamente i casi in cui può essere riconosciuta questa forma di protezione, che, come lei ha ammesso, senatrice De Petris - il dibattito sulla terminologia può essere soggettivo - è riconosciuta della Cassazione, quindi non da Salvini, nella sua ultima sentenza come «residuale». Ora, i dati ci dicono che è riconosciuta nel 28 per cento dei casi, quindi quasi il doppio rispetto allo status di rifugiato e alla protezione sussidiaria. Se ricomprendiamo anche i ricorsi e l'accettazione del 25 per cento dei ricorsi arriviamo a un 40 per cento, che non è un numero residuale evidentemente. Il nostro obiettivo è avere tempi certi e diritti garantiti per coloro i quali si devono vedere riconosciuti questi diritti.
Plaudo all'iniziativa del presidente della Commissione nazionale per il diritto di asilo, che non entra nel merito delle scelte singole ma chiede un lavoro ancora più rapido e ancora più efficiente, e mi ripropongo di portare all'attenzione dell'Assemblea, nel più breve tempo possibile, un pacchetto sicurezza che metta insieme una normativa più aggiornata e più efficiente per quanto riguarda l'immigrazione in generale. Obiettivo mio e di questo Governo è riconoscere pieni diritti in tempi celeri a chi merita di vederseli riconosciuti, ma evitare scorciatoie e furbate che l'Italia non si può più permettere. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice De Petris, per due minuti.
DE PETRIS (Misto-LeU). Signor Ministro, mi fa piacere che lei abbia precisato che l'indirizzo era solo quello di abbreviare i tempi e quindi di accorciare i tempi che oggettivamente sono molto lunghi. Voglio però precisare che l'ultima sentenza della Cassazione, cui facevo riferimento, afferma che la protezione umanitaria costituisce una forma di tutela certamente residuale, perché posta a chiusura del sistema complessivo - quindi il sistema è complessivo - che disciplina la protezione internazionale degli stranieri in Italia. È quindi una forma ancorata all'articolo 10 della Costituzione, che entra a far parte a pieno titolo del sistema di protezione e di asilo costituzionale, come è accuratamente interpretato e detto dalla Cassazione stessa. Non è quindi un modo furbesco per trovare altre protezioni, è uno degli elementi che viene riconosciuto dalla nostra Costituzione. Inoltre, la Corte di cassazione più volte, come nella sentenza citata, ha detto che è all'interno del sistema pluralistico della protezione internazionale e viene utilizzato quando non ci sono gli estremi per i primi due, la richiesta d'asilo e la protezione sussidiaria.
PRESIDENTE. La senatrice Rauti ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00123 sul contrasto dei flussi migratori irregolari, per tre minuti.
RAUTI (FdI). Signor Presidente, colleghi, onorevole Ministro, proprio ieri quest'Aula ha approvato la cessione di dodici unità navali italiane alla Guardia costiera libica. Abbiamo visto il provvedimento come un segnale positivo; esattamente come abbiamo visto come un segnale il suo indirizzo sulle politiche migratorie dopo l'insediamento al Viminale. Segnali che vanno nella direzione che riteniamo necessaria, della protezione delle frontiere per fronteggiare l'immigrazione clandestina e per gestire il fenomeno delle ondate migratorie, nonché per garantire la sicurezza interna.
Il nodo di fondo resta infatti quello del controllo delle frontiere marittime e del contrasto alla tratta degli esseri umani; contrasto a flussi migratori e tutela della sicurezza sono quindi due nodi fondamentali, come anche ribadito dal Consiglio europeo del 28 e 29 giugno scorso.
Si tratta però, signor Ministro, di intensificare gli sforzi per fermare le attività dei trafficanti dalla Libia, dalla Tunisia e da altri Paesi nordafricani, nonché di compiere sforzi maggiori per assicurare il rimpatrio dei migranti irregolari. È per questo, signor Ministro, che Fratelli d'Italia ribadisce, ancora una volta, la necessità di un blocco navale al largo delle coste libiche, concordato con le autorità della Libia come unica soluzione per bloccare l'immigrazione clandestina, impedendo a monte la partenza dei barconi diretti verso l'Italia. Voglio rilevare, per prevenire ogni obiezione ed eventuali equivoci, che il blocco navale non è una misura di guerra, ma è l'interdizione alle partenze; interdizione concordata e in collaborazione con le autorità, in questo caso libiche. Il blocco navale che Fratelli d'Italia chiede è quindi una missione militare europea realizzabile ed efficace.
Le chiediamo allora, signor Ministro, se non ritenga urgente adottare le iniziative di competenza per promuovere in sede europea l'attivazione di tale specifica missione definita blocco navale.
Le chiediamo altresì un intervento di sistema e non di settore; quindi se non ritenga opportuno ed urgente promuovere nell'ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale un apposito fondo europeo per realizzare accordi con i Paesi di provenienza migratoria, secondo il principio di riammissione, promuovendo così le operazioni di rimpatrio dei migranti irregolari.
Lei, signor Ministro, ha annunciato, come ha ribadito anche in questa sede, un decreto sicurezza che metta ordine all'attuale situazione di disordine sulla materia, forse addirittura un nuovo testo sull'immigrazione. Abbiamo anche ascoltato che ha citato nuovamente la circolare del 4 luglio. Una circolare inviata ai prefetti, sulla quale il suo Ministero è dovuto tornare. La circolare è disattesa, tanto che è stata nuovamente sollecitata.
Signor Ministro, le chiediamo sia per il blocco navale sia per i rimpatri un impegno maggiore del Governo, perché non vorremmo che i tanti annunci, anche condivisibili, rimanessero tali.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, ministro dell'interno e vice presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, senatrice, parto dai numeri perché la politica è passione, ma è fatta di numeri.
Dal 1° giugno, data di insediamento di questo Governo, ad oggi sono sbarcati in Italia 4.500 immigrati. Nello stesso periodo dell'anno scorso sbarcarono 34.200. Quindi, siamo a meno 30.000. Non mi sembra siano annunci, ma fatti reali e concreti e il nostro impegno è a proseguire su questa linea.
Quanto al blocco navale, posto che una simile opzione investirebbe valutazioni dell'intero Esecutivo, ritengo importante sottolineare come il mio Ministero reputi prioritario per il momento dare attuazione alle conclusioni del Consiglio europeo del 28 giugno. Stiamo lavorando con la Libia, come lei ricordava, per la dotazione di mezzi, per l'invio di uomini, per l'addestramento, per il supporto economico e il sostegno al presidio delle frontiere Nord e Sud. Il problema non si esaurisce in Libia; bisogna coinvolgere l'Egitto, l'Algeria, la Tunisia e il Marocco, cosa che ho già iniziato a fare. Penso di completare entro l'estate. Quindi, al di là del dibattito sull'utilizzo della parola, mi interessa il risultato concreto che stiamo ottenendo e che conto di riuscire a incrementare e migliorare entro la fine del mandato.
Quanto al secondo punto da lei sollevato in merito alla collaborazione su base europea, è quello su cui stiamo stressando i colleghi Ministri e Primi Ministri europei affinché i 500 milioni del Trust europeo per l'Africa vengano effettivamente, rapidamente ed efficacemente spesi, così come sono stati investiti 6 miliardi in Turchia. Stiamo lavorando con le organizzazioni non governative OIM e UNHCR, che rappresentano l'Organizzazione internazionale per le migrazioni e l'ONU ed altre associazioni di sostegno e volontariato per continuare sulla via dei rimpatri volontari assistiti, che l'anno scorso sono stati più di 30.000.
Io penso che, essendo da cinquantasei giorni, con onore, nel posto che Dio e gli italiani - che ringrazio - mi hanno concesso, abbiamo dimostrato che volere è potere e che si può limitare l'immigrazione clandestina, anche perché, una volta chiuso il flusso dell'immigrazione irregolare, si potrà finalmente tornare a parlare di immigrazione regolare, limitata e qualificata, che potrà essere un valore aggiunto per la nostra società, a differenza di quanto accaduto negli ultimi anni. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Rauti, per due minuti.
RAUTI (FdI). Signor Ministro, anche io amo i numeri e, infatti, avevo letto la sua relazione che indicava dal 1° giugno un calo pari al 86 per cento. Io lo quantifico in percentuale.
A proposito di numeri, è vero che c'è un calo, però è anche vero che negli ultimi cinque anni - questo naturalmente non dipende da lei - sono sbarcati nel nostro Paese oltre 600.000 persone, che in qualche modo dobbiamo gestire in maniera sistemica e non con interventi di settore. Mentre ci possiamo ritenere parzialmente soddisfatti della risposta sulle attività di rimpatrio e per gli accordi che lei intende ampliare con gli altri Paesi da cui origina l'immigrazione, vogliamo anche ricordare però che si potrebbero "invogliare" alcuni di questi Paesi. Per esempio, la Turchia ci ha obbligato a fornire 6 miliardi in quattro anni per la questione migranti. L'Europa in quel caso non ha lesinato e lo ha fatto perché la rotta balcanica disturbava la Germania e si sono trovate subito le risorse. Su questo siamo parzialmente soddisfatti.
Non penso di poter dire altrettanto per quanto riguarda il blocco navale. Credo di poter dire, a nome del Gruppo che in questo momento rappresento, che siamo insoddisfatti, perché di blocco navale ne abbiamo sentito parlare molto in altri momenti, anche da esponenti autorevoli della maggioranza di Governo. Non ne sentiamo più parlare e continuiamo a ribadire che è l'unica azione seria per incidere a monte - tutto il resto poi è a valle -, per fermare i barconi della morte, i trafficanti e per fare la lotta agli scafisti, che lei enuncia nelle linee guida. Come si fa a realizzare questo se non si agisce con lo strumento di un blocco navale al largo delle coste libiche? Non dobbiamo avere paura delle parole: «blocco navale» non è un atto di guerra, ma una missione europea che blocca le barche lì dove partono.
PRESIDENTE. La pregherei di concludere.
RAUTI (FdI). Quindi ci auguriamo, signor Ministro, che la maggioranza di Governo voglia accogliere le nostre proposte di legge in materia di protezione umanitaria e di protezione sussidiaria - ne abbiamo presentate - e che condivida la nostra posizione. Concludo ribadendo l'importanza cruciale per noi del blocco navale.
PRESIDENTE. Il senatore Parrini ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00126 su una sentenza di sequestro di fondi, per tre minuti.
PARRINI (PD). Signor Presidente, signor Ministro, l'interrogazione che a nome del Partito Democratico mi accingo a illustrare ha al suo centro una vicenda politico-giudiziaria torbida a nostro avviso e mi porterà a porle tre domande, molto semplici ma ritengo decisamente rilevanti.
La vicenda a cui mi riferisco è ben nota ed è quella che nasce dal fatto che un decreto di sequestro, emesso il 4 settembre 2017, e facente seguito a una sentenza penale del 24 luglio 2017 impone alla Lega di restituire 49 milioni incamerati illegalmente. Fino a oggi questo obbligo non è stato adempiuto, se non in misura irrisoria. Ci sono 49 milioni che vanno restituiti allo Stato e che non sono stati restituiti: il fatto è di rilevanza enorme.
Questo è il fatto principale della vicenda. Accanto al fatto principale ce ne sono alcuni che definiamo secondari, ma non meno gravi: ci sono ipotesi investigative di riciclaggio di denaro; ci sono ipotesi investigative di investimento in proprio dei fondi del finanziamento pubblico; ci sono ipotesi investigative di ricorso a manovre elusive del decreto di sequestro che prima richiamavo; ci sono ipotesi investigative che hanno a che fare con ambigue chiamate in causa rivolte anche a lei, Ministro, che provengono dall'interno del suo partito e che abbiamo letto con grande sconcerto, soprattutto perché fino a oggi nessuna replica a queste chiamate in causa ci risulta giunta. Infine, ci sono documenti che provano che le risorse oggetto dell'inchiesta penale per truffa, a cui mi riferivo e che in quel momento già si sapevano tali, sono state utilizzate anche dopo la sua elezione a Segretario federale della Lega.
Quindi le tre domande che le faccio sono molto semplici. Primo: lei, Ministro, crede nello stato di diritto, nel principio che tutti sono ugualmente sottoposti alla legge, anche i detentori del partito politico, anche i partiti di maggioranza di Governo?
Secondo: siccome lei ha rivolto parole molto pesanti contro le sentenze a cui mi sono riferito, definendole «politiche», sa qualcosa che noi non sappiamo a proposito dell'operato della magistratura che ha emesso queste sentenze? Se lo sa, lo dica al Gruppo Partito Democratico, ma soprattutto al Parlamento, perché se ci fosse qualcosa di strano noi saremo al suo fianco per chiedere chiarezza.
PRESIDENTE. Concluda, senatore Parrini.
PARRINI (PD). Certamente, Presidente.
Terza domanda: lei è il Ministro della legalità che dirige e coordina le forze che in questo Stato sono incaricate di vigilare sul rispetto delle sentenze. Ritiene che il suo ruolo di Ministro dell'interno e della legalità sia compatibile con il ruolo di capo, cioè di numero uno di un partito che è investito da una vicenda giudiziaria così grave e da una sentenza che prevede che restituisca 49 milioni e che questi soldi non ha restituito?
PRESIDENTE. Chiuda davvero.
PARRINI (PD). Concludo, Presidente. Mi conceda solo un secondo.
PRESIDENTE. Ha già preso più di un minuto.
PARRINI (PD). Vorrei chiederle che cosa ha fatto e cosa pensa di fare come Ministro della legalità e come persona che dirige le forze incaricate di far rispettare le sentenze, affinché queste sentenze vengano rispettate. (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, ministro dell'interno e vice presidente del Consiglio dei ministri. Mamma mia, quante ipotesi investigative. Vedremo quante arriveranno fino in fondo.
Sicuramente le sentenze vanno applicate, fino a prova contraria, in via definitiva. C'è un unico precedente di confisca a un partito politico senza una sentenza in via definitiva: arriva dalla Turchia. Non so se sia il suo modello di riferimento, ma non è il mio modello di riferimento. Siamo prontissimi a rispondere quando ci sarà la conclusione di un iter giudiziario che, fino a prova contraria, è in corso tra ipotesi e controipotesi. Sono curioso e spero che facciano in fretta, perché stanno usando denaro pubblico per approfondire tutte queste numerose ipotesi investigative. Quando ci sarà una sentenza, sarò il primo a rispettarla.
Io, essendo giornalista, di solito non querelo mai nessuno. Mi sono riservato nelle scorse settimane di elevare formale querela, perché posso essere attaccato o criticato, ma chi accosta il mio nome alla malavita, alla mafia, alla camorra e alla 'ndrangheta, ne deve rispondere davanti a un giudice, perché un conto è la critica politica, un conto è l'infamia; un conto è la bugia, un conto è la menzogna. Non mi riferisco evidentemente a lei, senatore, ma a qualche campione difeso dai vostri banchi. (Commenti dal Gruppo PD). Ripeto - un conto è la critica, un conto sono l'insulto e la diffamazione.
Da ultimo, rispondo con le parole dell'ex procuratore di Venezia Carlo Nordio, quindi mi spoglio della mia veste di segretario della Lega, incarico che conto di riuscire a svolgere altrettanto bene come quello di Ministro. Dice il procuratore Nordio: «La Guardia di finanza deve reperire denari o beni equivalenti riferibili alla Lega, inclusi quelli eventualmente trasferiti all'estero, purché siano pertinenti con il reato. Possono essere aggredite esclusivamente le acquisizioni realizzate fino al momento del reato, non quelle attuali o future. È inconcepibile che se io oggi» dice Carlo Nordio «dono un euro alla Lega, questo sia sequestrato per un reato con cui non ha alcun nesso». Poi aggiunge: «Le sentenze giudiziarie condizionano il funzionamento della nostra democrazia» e «L'abc del diritto impone che i beni futuri non possano essere toccati: se passa il principio opposto, è barbarie giuridica». Inoltre: «A mio giudizio, Salvini ha ragione», prosegue l'ex procuratore Carlo Nordio. «Il sequestro di una cifra così ingente comporta la compromissione dell'attività politica. Significa impedire a un partito di Governo di sopravvivere. Le sentenze vanno rispettate, ma non ho mai visto un provvedimento di sequestro così congegnato». Condivido riga per riga lo sconcerto del procuratore Nordio. (Applausi dal Gruppo L-SP. Applausi ironici dal Gruppo PD. Alcuni senatori del Gruppo PD espongono cartelli con la scritta: «Restituisci 49 milioni» e facsimili di assegni).
PRESIDENTE. È indecente! Non vi do più il diritto di replica. Avete un diritto di replica. È indecente. (Il ministro Salvini riprende con il suo telefono cellulare i banchi del Gruppo PD).
VOCE DAL GRUPPO PD. Ma cosa fa il Ministro?
MARCUCCI (PD). Signor Presidente, non si può fare!
PRESIDENTE. Signor Ministro, in Aula non si può fotografare. Ho impedito anche a loro di fotografare. (Proteste dal Gruppo PD).
Colleghi, vi invito a tenere un comportamento corretto. Ho appena detto al Ministro che non si può fotografare, eppure avete fotografato anche voi. Non mi pare che questo sia un ring, d'accordo? Non mi piace questo modo, non mi piace. (Commenti dal Gruppo PD).
Avete il diritto di replica. Fatelo nella misura in cui avete il diritto di farlo. Non c'è bisogno di queste manifestazioni. Diversamente, sarò costretta ad impedire la diretta televisiva. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S e del ministro Salvini. Applausi ironici dal Gruppo PD). Non si può dare questo spettacolo; non possiamo dare questo spettacolo. (Vivaci proteste dal Gruppo PD).
Smettetela. Avete il diritto di replicare ed è quella la sede per manifestare il vostro pensiero, non altra. Non lo tollero. Diversamente dovrò chiudere la seduta.
Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Misiani, per due minuti. Adesso dica quello che deve dire.
MISIANI (PD). Signor Presidente, come penso si sia capito, noi non siamo per nulla soddisfatti delle risposte date dal ministro Salvini. (Applausi dal Gruppo PD).
La vicenda è stata riassunta bene dal collega Parrini e quindi non ci torno. Noi abbiamo rivolto tre domande facili facili al ministro Salvini, in primo luogo se intende rispettare le sentenze della magistratura e un atto di sequestro che è immediatamente esecutivo. Nordio non c'entra niente; si legga la sentenza della Corte di cassazione del 12 aprile scorso. (Applausi dal Gruppo PD). Non è che la Cassazione va bene per i migranti e non va bene per i 49 milioni!
Le abbiamo chiesto se lei, come segretario della Lega, intenda restituire o meno i 49 milioni di soldi pubblici che sono oggetto di quell'atto di sequestro e se intenda risolvere o meno un conflitto evidente di opportunità tra il suo essere segretario del partito oggetto interessato da quell'atto di sequestro e il Ministro responsabile politico della legalità, del rispetto della legge e delle sentenze e quel conflitto va risolto.
Signor Presidente, il Ministro ama dare di sé l'immagine di uomo forte che non molla, che va avanti, come scrive tweet dopo tweet. Il Ministro oggi ha buttato la palla in tribuna. Signor Ministro, perché continua a non rispondere? Perché continua a non dire la verità agli italiani? Dove sono finite la sua spavalderia e la sua forza? Cosa aspettate a restituire 49 milioni di soldi pubblici che sono dovuti agli italiani e che sono oggetto di un atto immediatamente esecutivo?
Concludo con una domanda, signor Presidente, che desidero rivolgere a un partito che sull'abolizione del finanziamento pubblico, sulla legalità e la trasparenza ha guadagnato milioni di voti, il MoVimento 5 Stelle, che in passato, quando questi temi riguardavano altri partiti, ha fatto battaglie politiche, proclami e ha avuto prese di posizione durissime. Perché questa volta state zitti? Cosa pensate di questa vicenda? Cosa pensa il vostro Ministro della giustizia, che su questa vicenda è stato zitto nonostante sia stato chiamato più volte a rispondere in quest'Aula? Quando vi degnerete, voi e i vostri alleati, di dire la verità agli italiani, che meritano di avere conoscenza dei fatti e risposte rispetto agli atti della magistratura che vanno rispettati? (Applausi dal Gruppo PD).
PRESIDENTE. Il senatore Pillon ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00062 sulla trascrizione di atti di nascita di bambini da parte di genitori dello stesso sesso, per tre minuti.
PILLON (L-SP). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, da qualche mese stiamo assistendo a un'evidente strategia portata avanti da due o tre studi legali e volta al tentativo di legittimare nel nostro Paese pratiche illegali e delittuose, quale utero in affitto e traffico di gameti umani.
Resa impraticabile la strada legislativa, da parte delle lobby si è intrapresa la strada amministrativa e giudiziaria da un lato e la strada mediatica dall'altro, proponendo l'iscrizione e la trascrizione di atti di nascita evidentemente contrari al vero, in quanto riportanti come fossero veri genitori due maschi o due femmine. Il media system si è gettato sulla ghiotta vicenda, riprendendo i provvedimenti amministrativi e giudiziari e parlando di bambini con due padri o con due madri, come se questo fosse possibile, ingenerando grande confusione nell'opinione pubblica.
Si tratta di un modo elegante e compassionevole per negare la verità dei fatti, visto che ciascuno di noi è stato concepito da un padre e da una madre e, tra l'altro, si tratta di un modo per deprivare così i minori del loro inalienabile diritto a crescere con mamma e papà, aggirando il divieto normativo posto dalla legge n. 40 del 2004, che sanziona quali gravi delitti la maternità surrogata e il traffico di gameti.
A meno che non sia cambiato qualcosa negli ultimi dieci minuti, due padri uguale utero in affitto. Come sapete, praticare utero in affitto significa comprare fisicamente a carissimo prezzo degli ovociti da una donna, scelta da catalogo in base a delle preferenze da parte di ricchi acquirenti; questa donna viene bombardata con iperstimolazione ovarica, sottoposta a prelievo di gameti che, una volta fecondati, vengono impiantati nell'utero di un'altra femmina, scelta normalmente tra le più povere. Quest'ultima donna viene sottoposta a trattamenti con terapie chemioterapiche antirigetto ed è costretta a seguire il contratto di affitto di utero in ogni dettaglio per nove mesi. Il bambino, una volta nato, è immediatamente strappato e consegnato agli acquirenti.
Due madri è uguale a traffico di gameti, cioè scegliere a catalogo spermatozoi su Internet sulla base della bellezza, del colore dei capelli, della razza e delle altre caratteristiche psicofisiche del venditore. (Richiami del Presidente).Ho quasi concluso, signor Presidente.
In entrambi i casi sappiamo che i bambini che nasceranno saranno privati della figura paterna o materna dal capriccioso egoismo di due adulti, che hanno più denaro. Questo è vero schiavismo.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
PILLON (L-SP). Concludo, signor Presidente.
Questo è attentare alla dignità della donna. Signor Ministro, visto che riusciamo a dire che chi ruba un'auto all'estero non può legittimamente registrarne la proprietà in Italia, mentre riusciamo a registrare in Italia dei bambini, come se fossero figli di due padri, comprati all'estero, vorrei sapere cosa intende fare per garantire che i sindaci rispettino la normativa vigente, che vieta utero in affitto e traffico di gameti...
PRESIDENTE. Per favore, concluda.
PILLON (L-SP). ...e impedire la legittimazione ex post di tali pratiche. (Applausi dal Gruppo L-SP).
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, ministro dell'interno e vice presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ringrazio il senatore Pillon. Negli ultimi mesi si sono registrati diversi casi di richieste di iscrizione e trascrizione di atti di nascita da parte di persone dello stesso sesso, rispetto alle quali alcuni ufficiali dello stato civile, nel solco del vigente ordinamento, hanno correttamente opposto diniego, ritenendole contro la legge. Altri uffici comunali, invece, hanno ritenuto di procedere alla formazione degli atti richiesti andando oltre, a mio avviso, le norme vigenti.
Sul tema, che, come intuibile, va al di là della stretta valutazione in termini giuridici, si stanno sviluppando posizioni diversificate: mi riferisco, in particolare, all'ordinanza di rimessione alla Corte costituzionale del tribunale di Pisa dell'11 maggio scorso, che solleva la questione di legittimità costituzionale della normativa di stato civile, nella parte in cui non consente la formazione in Italia di un atto di stato civile in cui siano riconosciuti come genitori due persone dello stesso sesso. Sul piano amministrativo, i diversi contenziosi attualmente in corso hanno suggerito al Ministero l'opportunità di richiedere all'Avvocatura generale dello Stato - e lo abbiamo fatto - le proprie valutazioni di ordine legale, prima di definire linee di indirizzo, che ho intenzione di diramare a tutte le prefetture e a tutti gli enti interessati. Ritengo necessario attendere tali valutazioni, tenuto conto dell'orientamento del Consiglio di Stato, volto ad escludere che il prefetto possa annullare l'atto dell'ufficiale dello stato civile in assenza di un'espressa previsione di legge.
Dal mio punto di vista, comunque, ad oggi esistono alcuni punti fermi. Il primo: secondo il vigente ordinamento di stato civile, gli atti di nascita si formano e si iscrivono nei relativi registri, indicando quali genitori la madre partoriente e il padre biologico. Punto. (Commenti della senatrice De Petris). Tale principio viene anche riaffermato con riferimento alla notazione nell'atto di nascita del riconoscimento di filiazione, che richiede la preventiva verifica in capo al soggetto dichiarante della condizione di paternità o maternità.
Secondo punto fermo: l'articolo 12 della legge n. 40 del 2004 considera le pratiche dell'utero in affitto e della compravendita di gameti umani e di bambini quali fattispecie delittuose. Sono dei reati. Finché campo e finché sarò membro di questo Governo, l'utero in affitto e i bambini in vendita non esisteranno in Italia come pratica che lede il diritto del bambino, della mamma e del papà. (Applausi del senatore Giarrusso).
Attendiamo quindi la sentenza dell'Avvocatura dello Stato. Nell'interesse collettivo e in particolare dei bambini, il diritto ad avere una mamma e un papà è un diritto a cui io e questo Governo daremo fiato, voce e difesa in ogni sede possibile e immaginabile. (Applausi dai Gruppi L-SP e M5S).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Pillon, per due minuti.
PILLON (L-SP). Signor Presidente, signor Ministro, sono pienamente soddisfatto della risposta.
Ringrazio il Ministro per aver indicato con chiarezza quali sono da considerarsi le condotte lecite e le condotte illecite da parte dei sindaci e lo ringrazio per avere annunciato un suo provvedimento amministrativo, che lo chiarisca in modo definitivo.
Ringrazio il ministro Salvini anche per avere ricordato che madre è solo colei che partorisce e padre è solo colui che ha concepito.
MALPEZZI (PD). Quindi chi adotta non è madre!
PILLON (L-SP). Ci auguriamo che le amministrazioni e anche alcuni tribunali vogliano ottemperare a queste indicazioni che, oltre ad essere conformi alla legge, sono soprattutto conformi alla naturalità delle cose, al buon senso e al superiore interesse dei fanciulli. (Applausi dal Gruppo L-SP).
MALPEZZI (PD). Quindi è madre solo chi partorisce. E chi adotta?
PRESIDENTE. Il senatore Dal Mas ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00124 sulle occupazioni abusive di edifici, per tre minuti.
DAL MAS (FI-BP). Signor Presidente, senatrici e senatori, signor Ministro, lei conosce bene questa vicenda - ne ha parlato diverse volte - dell'occupazione abusiva di immobili, una piaga di questo Paese, anche se probabilmente in tutti i Paesi occidentali accade questo. La questione, però, ha avuto un'accelerazione a seguito di due recenti sentenze, che lei certamente conosce, del tribunale civile di Roma, emesse a distanza di otto mesi, che hanno realizzato un vero e proprio cambio di paradigma su questa vicenda, affermando principi sui quali poi velocemente mi soffermerò richiamandoli.
La questione è nota perché già nella precedente legislatura il Capo della Polizia, nel corso di un'audizione presso la Commissione d'inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado di città e periferie, ha dato questi dati: Catania oltre 100 unità, Genova 3.000 appartamenti, Reggio Calabria 110 alloggi, Roma 101 edifici, Torino 24 stabili, Venezia 19 immobili occupati e 14 invasioni di terreni. Se non erro, nel contratto di Governo per il cambiamento del Paese, voi avete indicato un apposito capitolo, a pagina 44-45, dove avete, anche in modo direi preciso, indicato in circa 48.000 alloggi la dimensione di questo fenomeno.
Tornando alle recenti decisioni del tribunale di Roma, una del novembre del 2017, una più recente di luglio 2018, lo Stato italiano è stato condannato a risarcire i proprietari per l'occupazione abusiva di immobili e sostanzialmente si parla di cifre abbastanza interessanti, anzi importanti, quasi spaventose: in un caso di 266.000 euro mensili, nell'altro caso 28 milioni di euro. In particolare, nelle richiamate decisioni si afferma un principio: la latitanza dello Stato, che ha significato la mancata prevenzione, al fine di evitare l'occupazione, e il mancato sgombero degli immobili.
Credo che le parole più efficaci le abbia dette il giudice nella più recente sentenza, allorquando afferma che l'occupazione abusiva di un intero compendio immobiliare non lede i soli interessi della parte proprietaria, ma anche il generale interesse dei consociati ad una convivenza ordinata e pacifica ed assume una inequivoca valenza eversiva.
Credo non sia necessario che mi dilunghi su questo, lei certamente conosce bene queste cose. Nel contratto di Governo vi si fa riferimento, attendiamo delle risposte e di conoscere quali iniziative il Governo intenda prendere.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, senatore Salvini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
SALVINI, ministro dell'interno e vice presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il tema delle occupazioni abusive di immobili pubblici e privati presenta profili di particolare complessità. Va tenuto conto, infatti, che le occupazioni costituiscono un fenomeno diversificato e possono essere oggetto di protagonismo da parte di famiglie con disagio abitativo, di gruppi dell'antagonismo politico, di illegalità diffuse.
Gli interroganti ricordano i dati emersi nel corso dell'attività della Commissione parlamentare. Io posso dire che, tornando a Roma, si contano oggi 92 stabili occupati abusivamente, 66 dei quali ad uso abitativo, oltre a 6.834 appartamenti di proprietà dell'edilizia residenziale pubblica. Ci si trova dunque nella condizione di dover garantire nel medesimo tempo i diritti dei proprietari, la sicurezza pubblica e l'ordine pubblico.
Quello che muoverà la mia attività di Ministro è il fatto che la proprietà privata è un diritto intangibile e su questo lavoreremo anche con alcune modifiche normative alle quali stanno lavorando i miei uffici.
L'impegno parimenti importante è agire in chiave di prevenzione, attraverso una costante e attenta vigilanza del territorio e degli immobili non utilizzati, al fine di impedire fenomeni di illegalità. Per i tentativi di nuova occupazione è fondamentale l'intervento immediato delle Forze di polizia, al fine di evitare il consolidarsi di situazioni di fatto.
È altresì necessaria una rigorosa politica degli sgomberi, utile anche a ridurre il numero delle situazioni risalenti nel tempo, secondo i mirati percorsi previsti dalle vigenti disposizioni di legge che, come dicevo, non escludo possano essere perfezionate, cambiate e migliorate. In tal senso, ho già dato mandato agli uffici del Ministero di fare gli opportuni approfondimenti. A questa azione è necessario si affianchi un'iniziativa incisiva da parte degli enti locali. È per questo motivo che ho intenzione di stabilire una forte e costante collaborazione con i sindaci di tutta Italia e con le categorie economiche interessate, nell'ottica di garantire, sempre e comunque, la legalità, attraverso soluzioni operative concrete ed efficaci. (Applausi dal Gruppo L-SP).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Dal Mas, per due minuti.
DAL MAS (FI-BP). Signor Ministro, mi ritengo soddisfatto della sua risposta.
Se mi permette, vorrei richiamare un disegno di legge presentato da Forza Italia e già incardinato in Senato, con cui si intende sostanzialmente modificare l'articolo 11 del cosiddetto decreto Minniti, che mette effettivamente in congelatore le decisioni della magistratura.
Signor Ministro, lei ha giustamente detto che bisogna mettere insieme le esigenze di chi è in condizione di difficoltà con quelle della proprietà, però è anche vero che, in questo momento, troppo spesso certe situazioni sono ricadute prevalentemente sulla proprietà e non sullo Stato, che ha il compito di garantire la sicurezza che noi abbiamo devoluto attraverso un patto che è all'origine degli Stati moderni e che riteniamo debba essere alla base anche del nostro sistema sociale e consociativo, nonché della nostra sicurezza.
Confidiamo quindi che questa politica venga attuata e auspichiamo che l'attuale maggioranza che governa questo Paese prenda in considerazione l'ipotesi di modificare l'articolo 11 del cosiddetto decreto Minniti, che affida ai prefetti un potere assolutamente discrezionale, che supera qualsiasi decisione definitiva della magistratura. (Applausi del senatore De Poli).
PRESIDENTE. La senatrice Montevecchi ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00125 sulla riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico, per tre minuti.
MONTEVECCHI (M5S). Signor Ministro, come lei sa, in Italia esiste un patrimonio di edilizia scolastica vetusto, che necessita di continui interventi di messa in sicurezza degli edifici. Nonostante gli investimenti del Governo che ci ha preceduto, i dati sinora pubblicati non consentono di considerare nel complesso migliorato il quadro generale di riferimento. Do un solo dato, senza entrare nel discorso dell'adeguamento antisismico: ancora il 40 per cento degli edifici non risulta possedere la relativa certificazione di agibilità.
Nonostante l'istituzione di una struttura di missione per il coordinamento e l'impulso nell'attuazione degli interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, resta una frammentazione eccessiva delle linee di finanziamento, con diversi interlocutori istituzionali, che non consente una visione e una gestione unitarie dell'edilizia scolastica in Italia. La suddetta struttura non era operativa già da tempo (da mesi) e non aveva più un coordinatore, allorché l'attuale Governo ha deciso di non riconfermarla.
Al momento risultano già stanziate risorse per 7 miliardi di euro, ma non ancora autorizzate, in considerazione, appunto, della complessità delle procedure che ne ritardano l'assegnazione agli enti locali.
Infine, ad oggi ancora non vi è la necessaria pubblicità e fruibilità dei dati contenuti nell'anagrafe dell'edilizia scolastica e ricordo che la stessa ha ripreso a vivere, nella scorsa legislatura, grazie anche all'enorme lavoro di sollecitazione da parte della mia forza politica.
Chiedo, pertanto, al Ministro cosa intenda porre in essere per migliorare la qualità del nostro patrimonio edilizio scolastico, garantirne la riqualificazione e rendere effettiva la fruibilità e pubblicità dei dati contenuti nell'anagrafe dell'edilizia scolastica, al fine di pianificare al meglio gli interventi necessari e gestire in modo oculato ed efficace le risorse a disposizione. (Applausi dal Gruppo M5S e del ministro Salvini).
PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dottor Bussetti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.
BUSSETTI, ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti perché mi danno l'opportunità di intervenire su un tema che mi sta molto a cuore e di cui mi sono occupato sin dal mio insediamento presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
Vorrei partire da alcuni dati significativi. Il primo è che il nostro patrimonio edilizio scolastico è particolarmente vetusto: si pensi che il 62 per cento delle scuole è stato costruito prima del 1976; circa il 58 per cento degli edifici scolastici non è a norma sotto il profilo della normativa antincendio e circa il 53 per cento sotto il profilo dell'agibilità.
Il tempo medio dei procedimenti attraverso i quali le risorse stanziate nel bilancio dello Stato per finanziare interventi di ristrutturazione ed adeguamento sismico delle scuole pervengono agli enti locali proprietari degli edifici scolastici è di circa un anno e mezzo; a questo, occorre aggiungere quello necessario all'ente per espletare le gare di appalto ed eseguire poi gli interventi.
Ritengo siano dati molto preoccupanti, soprattutto in considerazione della notevole entità delle risorse, anche di fonte europea, sinora stanziate e non spese. Si tratta di una situazione che non è più accettabile, visto che siamo tutti convinti che la sicurezza delle nostre studentesse e dei nostri studenti e di tutto il personale scolastico costituisca una priorità assoluta.
Credo, pertanto, che occorra ripensare integralmente la governance del sistema. In questo senso si spiega la già decisa soppressione della struttura di missione per l'edilizia scolastica istituita dal precedente Governo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Avere, infatti, un unico interlocutore, il MIUR, costituisce una decisa facilitazione per gli enti locali nell'attuazione degli interventi di messa in sicurezza delle scuole.
Occorre poi semplificare i processi. In tale ottica ho promosso, d'intesa con il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, la costituzione di un tavolo tecnico tra Stato, Regioni ed enti locali che sta lavorando alacremente perché si addivenga, entro il prossimo agosto, al perfezionamento, in Conferenza unificata, di un accordo quadro finalizzato a ridurre gli adempimenti burocratici e tagliare i tempi necessari per l'assegnazione delle risorse agli enti locali proprietari di edifici scolastici.
Nello stesso tempo, al medesimo tavolo stiamo lavorando per proporre interventi legislativi (mi auguro già nel disegno di legge di conversione del decreto-legge così detto Ministeri) di semplificazione e accelerazione delle procedure.
Altro importante tema è quello della trasparenza. È necessario, infatti, che i cittadini possano verificare se gli obiettivi che ci siamo prefissi saranno raggiunti. Proprio per questo è necessario avere un anagrafe dell'edilizia scolastica aggiornata in tempo reale e veramente accessibile a tutti.
Si tratta di pochi importanti obiettivi che, grazie all'impegno di tutti gli attori istituzionali, potremo raggiungere in tempi brevi. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Montevecchi, per due minuti.
MONTEVECCHI (M5S). Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta, rispetto alla quale mi dichiaro soddisfatta, e gli auguro buon lavoro, auspicando che il percorso già attivato per dotarsi, anche presso il Ministero, di strutture e competenze adeguate a gestire in modo efficiente tutti gli aspetti riguardanti l'edilizia scolastica, arrivi presto a conclusione e finalmente in questo Paese si possa arrivare ad un livello accettabile di riqualificazione e di messa in sicurezza del patrimonio scolastico, perché ciò significherebbe, prima di tutto, mandare i nostri bambini e le nostre bambine, i nostri studenti e le nostre studentesse in luoghi sicuri e quindi proteggerli. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP).
PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) all'ordine del giorno è così esaurito.
Sui lavori del Senato
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la 1a Commissione permanente non ha ancora concluso l'esame in sede referente del disegno di legge n. 648 di conversione in legge del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 86, in materia di riordino dei Ministeri, all'ordine del giorno della seduta odierna. Pertanto la discussione del provvedimento è rinviata alla seduta di lunedì 30 luglio alle ore 16.
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di lunedì 30 luglio 2018
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica lunedì 30 luglio, alle ore 16, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 15,57).
Allegato A
DISEGNO DI LEGGE
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale (675)
ORDINE DEL GIORNO
Il Relatore
Approvato
Il Senato,
in sede di esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale (A.S. 675),
in sede di attuazione del provvedimento,
impegna il Governo a riferire al Parlamento entro diciotto mesi dalla data di conversione in legge del decreto-legge, sulla base dei dati statistici in suo possesso, sul numero dei procedimenti penali sospesi dalla data di entrata in vigore del decreto-legge e sopravvenuti entro la data di differimento del 30 settembre prevista dal provvedimento, per i quali, pertanto, si sia verificata la sospensione della prescrizione.
ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE E ALLEGATO RECANTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE AL DECRETO-LEGGE IN SEDE DI CONVERSIONE NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI
Art. 1.
1. Il decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.
2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
________________
N.B. Approvato il disegno di legge composto del solo articolo 1.
Allegato
MODIFICAZIONI APPORTATE IN SEDE DI CONVERSIONE AL DECRETO-LEGGE 22 GIUGNO 2018, N. 73
All'articolo 1, comma 2, primo periodo, le parole: «e nei processi con imputati in stato di custodia cautelare» sono sostituite dalle seguenti: «, nei processi con imputati in stato di custodia cautelare e, in presenza di profili di urgenza valutati dal giudice procedente, nei processi con imputati sottoposti ad altra misura cautelare personale».
ARTICOLO 1 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI
Articolo 1.
(Sospensione dei termini e dei procedimenti penali pendenti dinanzi al Tribunale di Bari e alla Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale)
1. Fino al 30 settembre 2018, nei procedimenti penali pendenti dinanzi al Tribunale di Bari e alla Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale sono sospesi i termini di durata della fase delle indagini, i termini previsti dal codice di procedura penale a pena di inammissibilità o decadenza, nonché per la presentazione di reclami o impugnazioni. Per il medesimo periodo sono inoltre sospesi i processi penali pendenti in qualunque fase e grado, dinanzi al Tribunale di Bari, salvo quanto previsto al comma 2 e ferma restando l'applicazione dell'articolo 159 del codice penale.
2. La sospensione di cui al comma 1 non opera per l'udienza di convalida dell'arresto o del fermo, per il giudizio direttissimo, per la convalida dei sequestri, nei processi con imputati in stato di custodia cautelare e, in presenza di profili di urgenza valutati dal giudice procedente, nei processi con imputati sottoposti ad altra misura cautelare personale, fatta salva, dal 1° al 31 agosto, l'applicazione dell'articolo 2, primo comma, della legge 7 ottobre 1969, n. 742. La sospensione di cui al comma 1 per i termini stabiliti per la fase delle indagini preliminari non opera nei procedimenti per delitti di criminalità organizzata e terrorismo.
EMENDAMENTI
Vitali, Modena, Damiani, Minuto
Respinto
Sostituire l'articolo con il seguente:
«Art. 1
1. Alla luce delle sopravvenute condizioni di inagibilità degli immobili adibiti ad uffici giudiziari nella città di Bari, al fine di assicurare il regolare svolgimento dei procedimenti e dei processi penali presso il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale, sono attribuiti al Ministro della giustizia - che all'uopo può delegare il Prefetto territorialmente competente - poteri straordinari volti unicamente a consentire interventi urgenti di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale, inclusi il potere di requisizione di immobili ex articolo 7 della legge 20 marzo 1865, n. 2248, Allegato E, il potere di derogare per ragioni di necessità, indifferibilità e somma urgenza alle procedure di evidenza pubblica previste dal decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, il potere di derogare, onde consentire la immediata utilizzazione di un immobile prescelto in quanto in linea di principio idoneo ad avviso della competente Conferenza Permanente per la edilizia giudiziaria, alla destinazione urbanistica ed edilizia prevista dal vigente strumento urbanistico generale e dai relativi regolamenti edilizi della città di Bari. »
Vitali, Modena, Damiani, Minuto
Ritirato
Al comma 1, primo periodo, dopo le parole: «nei procedimenti penali pendenti» inserire le seguenti: «fino alla medesima data».
Conseguentemente, al medesimo comma, secondo periodo, dopo le parole:« i processi penali pendenti» inserire le seguenti: «fino alla data del 30 settembre 2018.»
Grasso, De Petris, Errani, Laforgia
V. testo 2
Al comma 1, primo periodo, dopo le parole: «penali pendenti», inserire le seguenti: «e sopravvenuti a tale data,».
Grasso, De Petris, Errani, Laforgia
Respinto
Al comma 1, primo periodo, dopo le parole: «penali pendenti», inserire le seguenti: «e sopravvenuti fino a tale data,».
Vitali, Modena, Damiani, Minuto
Respinto
Al comma 1, primo periodo, sopprimere le parole: «i termini di durata della fase delle indagini,».
Vitali, Modena, Damiani, Minuto
Respinto
Al comma 1, secondo periodo, sopprimere le parole: «e ferma restando l'applicazione dell'articolo 159 del codice penale.»
Id. em. 1.6
Al comma 1, secondo periodo, sopprimere le parole: «e ferma restando l'applicazione dell'articolo 159 del codice penale.»
Respinto
Al comma 1, aggiungere, in fine, il seguente periodo: «L'esecuzione delle notifiche tese a comunicare in maniera ufficiale la fissazione della nuova data di udienza, nonché il luogo di svolgimento della stessa, sia alle parti costituite che ai loro difensori, è effettuata con mezzi diversi, quali posta ordinaria o «a mani» tramite ufficiale giudiziario, in via residuale rispetto alle nuove modalità telematiche da parte delle cancellerie degli uffici giudiziari.»
Vitali, Modena, Damiani, Minuto
Ritirato
Al comma 2, primo periodo, sostituire le parole: «in stato di custodia cautelare» con le seguenti: «sottoposti a misura cautelare personale».
Ritirato
Al comma 2, primo periodo, sostituire le parole: «in stato di custodia cautelare» con le seguenti: «sottoposti a misure cautelari».
Respinto
Al comma 2, aggiungere infine il seguente periodo: «La sospensione di cui al comma 1 non opera per i procedimenti relativi alle misure di prevenzione.»
EMENDAMENTI TENDENTI AD INSERIRE ARTICOLI AGGIUNTIVI DOPO L'ARTICOLO 1
Vitali, Modena, Damiani, Minuto
Respinto
Dopo l'articolo, inserire il seguente:
«Art. 1-bis.
(Misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali a partire dal 30 settembre 2018).
1. Data la sospensione dei termini e dei procedimenti penali dinanzi al Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale di cui all'articolo 1, al fine di assicurare comunque, a partire dal 30 settembre 2018, il regolare svolgimento dei procedimenti e dei processi penali presso il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale, sono attribuiti al Ministro della giustizia, che all'uopo può delegare il Prefetto territorialmente competente, poteri straordinari volti unicamente a consentire interventi urgenti di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale, inclusi il potere di requisizione di immobili ex articolo 7 della legge 20 marzo 1865, n. 2248, Allegato E, il potere di derogare per ragioni di necessità, indifferibilità e somma urgenza alle procedure di evidenza pubblica previste dal decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, il potere di derogare, onde consentire la immediata utilizzazione di un immobile prescelto in quanto in linea di principio idoneo ad avviso della competente Conferenza Permanente per la edilizia giudiziaria, alla destinazione urbanistica ed edilizia prevista dal vigente strumento urbanistico generale e dai relativi regolamenti edilizi della città di Bari.
Respinto
Dopo l'articolo, inserire il seguente:
« Art. 1-bis.
(Poteri straordinari per la individuazione di un immobile da adibire a sede unica del Tribunale di Bari e della Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale per l'ordinaria trattazione degli affari penali).
1. Al fine di assicurare comunque, a partire dal 30 settembre 2018, il regolare e ordinario svolgimento dei procedimenti e dei processi penali presso il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo Tribunale, sono attribuiti al Ministro della giustizia, che all'uopo può delegare il Prefetto territorialmente competente, poteri straordinari volti unicamente a consentire interventi urgenti di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale, inclusi il potere di requisizione degli immobili di cui all' articolo 7, della legge 20 marzo 1865, n. 2248, Allegato E, il potere di derogare per ragioni di necessità, indifferibilità e somma urgenza alle procedure di evidenza pubblica previste dal decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, il potere di derogare, onde consentire la immediata utilizzazione di un immobile prescelto, in quanto in linea di principio idoneo ad avviso della competente Conferenza permanente per la edilizia giudiziaria, alla destinazione urbanistica ed edilizia prevista dal vigente strumento urbanistico generale e dai relativi regolamenti edilizi della Città di Bari.»
Vitali, Modena, Damiani, Minuto
Improponibile
Dopo l'articolo, inserire il seguente:
«Art. 1-bis.
(Misure fiscali in favore degli iscritti all'Ordine degli avvocati).
1. Le date di scadenza per il versamento delle imposte liquidate con Modello Unico 2018 per gli iscritti all'Ordine degli avvocati sono posticipate dal 2 luglio 2018 al 2 ottobre 2018 e, con gli interessi del quattro per mille, dal 20 agosto 2018 al 20 novembre 2018.»
Improponibile
Dopo l'articolo, inserire il seguente:
«Art. 1-bis.
(Misure fiscali in favore degli avvocati iscritti all'Ordine degli avvocati di Bari).
1. Le date di scadenza per il versamento delle imposte liquidate con Modello Unico 2018 per gli iscritti all'Ordine degli avvocati di Bari sono posticipate dal 2 luglio 2018 al 2 ottobre 2018 e, con gli interessi del quattro per mille, dal 20 agosto 2018 al 20 novembre 2018.
ARTICOLO 2 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI
Articolo 2.
(Clausola di invarianza finanziaria)
1. Dall'attuazione delle disposizioni di cui al presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Le amministrazioni interessate provvedono agli adempimenti previsti dal presente decreto con le risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.
EMENDAMENTI
Vitali, Modena, Damiani, Minuto
Le parole da: «Sostituire» a: «pari a» respinte; seconda parte preclusa
Sostituire l'articolo con il seguente:
«Art. 2.
(Copertura finanziaria)
1. Agli oneri derivanti dall'attuazione delle disposizioni di cui al presente decreto, pari a 3 milioni di euro per l'anno 2018, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per gli interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307. »
Vitali, Modena, Damiani, Minuto
Precluso
Sostituire l'articolo con il seguente:
«Art. 2.
(Copertura finanziaria).
1. Agli oneri derivanti dall'attuazione delle disposizioni di cui al presente decreto, pari a 1,5 milioni di euro per l'anno 2018, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per gli interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito con modificazioni dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307.»
Vitali, Modena, Damiani, Minuto
Respinto
Al comma 1, secondo periodo, aggiungere, in fine, le parole: «, ed effettuano almeno il 90 per cento delle notificazioni con modalità telematica.»
ARTICOLO 3 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI
Articolo 3
(Entrata in vigore)
1. Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 151-BIS DEL REGOLAMENTO
Interrogazione sulle indicazioni amministrative volte a concedere in meno casi il riconoscimento della protezione internazionale
(3-00127) (25 luglio 2018)
DE PETRIS. - Al Ministro dell'interno -
Premesso che:
una nota formale del 16 luglio 2018 inviata dalla presidente della Commissione nazionale per il diritto d'asilo, il prefetto dottoressa Sandra Sarti, ai presidenti delle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, ha individuato in modo molto puntuale l'orientamento cui i commissari devono attenersi nelle procedure di valutazione delle domande di protezione internazionale, in particolare in merito alle domande il cui esito sia la protezione umanitaria (art. 5, comma 6, del testo unico immigrazione di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998, e successive modificazioni e integrazioni);
nella lettera della presidente appare del tutto evidente un indirizzo di natura prettamente politica: è presente, infatti, un esplicito riferimento alla circolare del Ministro dell'interno del 4 luglio 2018, che impone, secondo il prefetto Sarti, una modifica improrogabile e doverosa al trend del riconoscimento protezione umanitaria, su cui "si gioca il nostro livello di produttività ed efficacia";
la dottoressa Sarti stigmatizza dunque la mancata flessione nel riconoscimento della protezione umanitaria richiesto dalla circolare ministeriale, che diviene in tal modo prevalente sui fondamenti costituzionali (tra cui artt. 2, 3, 10 e 117), e sulle norme di legge nazionale (ad esempio l'art. 5, comma, 6, citato) e sovranazionale (tra cui la Convenzione europea dei diritti umani e delle libertà fondamentali) su cui si fonda la protezione umanitaria;
le commissioni territoriali devono tuttavia operare in totale autonomia, come previsto dal decreto legislativo n. 25 del 2008, che parla di "indipendenza di giudizio e di valutazione", e dal codice di condotta: è dunque estremamente grave, a giudizio dell'interrogante, che un prefetto della Repubblica imponga una flessione nel riconoscimento della protezione internazionale, le cui richieste dovrebbero essere esaminate su base individuale in considerazione delle dichiarazioni del richiedente e delle specifiche informazioni sul suo Paese di origine,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda ritirare la citata nota formale, verificando altresì se sussistano le condizioni per una celere rimozione del prefetto Sarti dal suo incarico di presidente della Commissione nazionale per il diritto d'asilo.
Interrogazione sul contrasto dei flussi migratori irregolari
(3-00123) (25 luglio 2018)
RAUTI, CIRIANI. - Al Ministro dell'interno -
Premesso che:
la protezione delle frontiere esterne dell'Unione europea è un compito di fondamentale importanza per fronteggiare l'immigrazione clandestina e per gestire in modo efficace il fenomeno delle ondate migratorie, nonché per garantire la sicurezza interna;
il nodo del controllo delle frontiere marittime e del contrasto alle attività dei trafficanti di migranti è stato tra l'altro al centro del dibattito svolto dal Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018;
nell'accordo conclusivo approvato, è stato espressamente ribadito l'impegno dell'Unione europea a proseguire e rafforzare la politica di contrasto intrapresa per evitare un ritorno ai flussi incontrollati del 2015 e per contenere ulteriormente la migrazione illegale su tutte le rotte esistenti ed emergenti; sono state, altresì, sottolineate la necessità, per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale, di intensificare maggiormente gli sforzi per porre fine alle attività dei trafficanti dalla Libia o da altri Paesi nordafricani, nonché l'urgenza di compiere maggiori sforzi per assicurare rapidi ed effettivi rimpatri dei migranti irregolari;
in quest'ottica Fratelli d'Italia ha sempre coerentemente sostenuto e continua a ritenere che lo strumento più efficace per contrastare l'immigrazione irregolare e conseguire i risultati auspicati sul versante della sicurezza interna del nostro Paese sia il "blocco navale", sostanzialmente una missione da effettuare in accordo con le autorità libiche, volta ad impedire le partenze dalle coste africane; un intervento, peraltro, ritenuto efficace da alte autorità militari e, in passato, anche da autorevoli esponenti dell'attuale maggioranza parlamentare;
a tal fine, per assicurare il necessario supporto operativo, l'Unione europea dovrebbe destinare adeguate risorse economiche come già fatto, ad esempio, per la rotta del Mediterraneo orientale, stanziando 6 miliardi di euro nell'ambito dello strumento per i rifugiati in Turchia;
è altresì necessario, a parere degli interroganti, contestualmente, promuovere e attuare strategie di rimpatrio eque ed efficaci anche incrementando le risorse economiche europee destinate all'attivazione di tali misure;
tali proposte erano dettagliatamente indicate nella risoluzione n. 2 (6-00007) presentata al Senato dal gruppo Fratelli d'Italia in sede di discussione sulle "Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 28 e 29 giugno 2018", il 27 giugno 2018, che il Governo e la maggioranza hanno respinto;
il ministro Savona, intervenendo in quell'occasione, aveva espressamente assicurato che tutti i punti trattati nelle risoluzioni non accolte e quelli comunque emersi nel corso del dibattito sarebbero stati in ogni caso "oggetto di seria considerazione";
a rendere maggiormente complicata la gestione dei flussi migratori per il nostro Paese sono le farraginose procedure in materia di rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari, nonché quelle di revoca e concessione dello status di rifugiato (protezione sussidiaria), tanto più se si considera l'applicazione parziale ed insufficiente, da parte delle commissioni territoriali competenti, della recente circolare dello stesso Ministro in indirizzo, concernente la riduzione dei tempi per l'esame delle domande e l'interpretazione dei requisiti richiesti per una corretta applicazione della normativa,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga urgente adottare ogni opportuna iniziativa di competenza per promuovere in sede europea l'attivazione di una specifica missione, in accordo e collaborazione con le autorità di governo presenti sul territorio libico, volta ad un "blocco navale" al largo delle coste libiche, finalizzato al contrasto di flussi migratori irregolari nonché l'istituzione, nel contesto del prossimo quadro finanziario pluriennale, di un apposito fondo europeo per la realizzazione di accordi con i Paesi di origine e di potenziamento delle operazioni di rimpatrio dei migranti irregolari.
Interrogazione su una sentenza di sequestro di fondi
(3-00126) (25 luglio 2018)
MARCUCCI, PARRINI, MISIANI, ZANDA, MALPEZZI, MIRABELLI, VALENTE, FERRARI, COLLINA, BINI, CIRINNA'. - Al Ministro dell'interno -
Premesso che:
il 3 aprile 2018, sul settimanale "L'Espresso", un articolo a firma di Giovanni Tizian e Stefano Vergine ha rivelato come la Lega negli ultimi anni abbia aggirato il sequestro di quasi 49 milioni di euro (48.969.617 euro) disposto dal Tribunale di Genova a seguito della condanna di Umberto Bossi a due anni e sei mesi per truffa in danno dello Stato ed abbia investito illegalmente milioni di euro in violazione di quanto disposto dalla legge 6 luglio 2012, n. 96, recante "Norme in materia di riduzione dei contributi pubblici in favore dei partiti e dei movimenti politici, nonché misure per garantire la trasparenza e i controlli dei rendiconti dei medesimi", a conferma di una gestione economica delle risorse del partito, ad avviso degli interroganti, quantomeno opaca;
secondo la ricostruzione de "L'Espresso", l'aggiramento del sequestro di circa 49 milioni di euro sarebbe avvenuto mediante la costituzione di un'associazione senza scopo di lucro, la onlus "Più Voci", creata nell'autunno del 2015 da tre commercialisti, Giulio Centemero, tesoriere del partito, Alberto Di Rubba ed Andrea Manzoni. Questa associazione sarebbe stata usata dalla Lega per ricevere finanziamenti da destinare a società controllate dalla stessa Lega, evitando così il deposito dei soldi sui conti correnti intestati al partito;
oggi sui conti correnti della Lega non è rimasto quasi più nulla ed è per questo motivo che il Tribunale di Genova ha potuto sequestrare solo 3 milioni di euro a fronte dei 49 posti sotto sequestro e che la Corte di cassazione, nelle motivazioni della decisione del 12 aprile scorso con cui ha ordinato il sequestro di tutti i fondi della Lega, fino al raggiungimento dell'importo dovuto, ha stabilito che ogni somma di denaro riferibile al partito guidato dal Ministro dell'interno, Matteo Salvini, debba essere sequestrata "ovunque venga rinvenuta";
con la predetta sentenza, la Corte di cassazione ha stabilito che la Guardia di finanza, su ordine dei giudici, blocchi qualsiasi nuova somma dovesse arrivare sui conti della Lega o su conti ad essa riferibili in futuro;
il 17 luglio 2018 si è appreso che il Tribunale del riesame di Genova ha disposto il sequestro da parte della Guardia di finanza di una somma pari a 16.000 euro ai danni della Lega Toscana, riconoscendo la continuità patrimoniale della stessa con la Lega Federale e riaffermando, pertanto, nei fatti il contrasto a qualsiasi tentativo di elusione degli effetti della predetta sentenza di condanna;
premesso inoltre che:
secondo quanto riportato dal "Corriere della sera" del 5 luglio 2018 e da altri quotidiani, alcuni esponenti della Lega avrebbero reso sconcertanti dichiarazioni in merito alle motivazioni della sentenza della Corte di cassazione sul sequestro di circa 49 milioni di euro, dicendo che questa sentenza "costituisce un gravissimo attacco alla democrazia, una sentenza politica senza senso giuridico per mettere fuori gioco per via giudiziaria il primo partito italiano";
tali dichiarazioni rappresentano a giudizio degli interroganti un attacco pesante, inaccettabile e inaudito al principio di indipendenza della magistratura dai condizionamenti del potere politico;
fra l'altro, la sentenza della Cassazione non può essere ritenuta una sentenza "politica", come sostenuto, non solo in quanto "ossimoro", ma in quanto risale al 12 aprile scorso, quando la formazione del Governo Conte era ancora molto lontana;
con queste dichiarazioni si è tentato di macchiare l'onorabilità dei giudici della Corte di cassazione, attribuendo loro moventi politici, in assoluto e improvvido dispregio della funzione della magistratura e della sua indipendenza;
considerato che:
secondo una successiva ricostruzione del settimanale "L'Espresso" del 3 giugno 2018, a firma degli stessi autori della precedente, l'associazione "Più voci" ha sede a Bergamo all'interno dello studio Dea Consulting, di proprietà di Alberto Di Rubba ed Andrea Manzoni, e sul suo conto corrente, tra l'ottobre del 2015 e l'agosto del 2016, sarebbero stati versati, con diversi bonifici, centinaia di migliaia di euro;
secondo "L'Espresso", i fondi raccolti da "Più voci" sarebbero stati girati successivamente a società della Lega: Radio Padania e Mc srl, società che controlla il quotidiano on line "Il Populista";
l'amministratore unico della Mc e di Radio Padania è Giulio Centemero, tesoriere del partito, nonché creatore della onlus, mentre le azioni della Mc appartengono alla Pontida Fin, il cui 1 per cento continua a essere in mano a Umberto Bossi;
in merito ai soldi ricevuti dall'associazione "Più voci", Centemero ha dichiarato a "L'Espresso" che "I soldi ricevuti non sono stati trasferiti al partito o utilizzati in attività di carattere politico, come ad esempio la campagna elettorale (...) l'associazione, come da ragione sociale, stimola il pluralismo dell'informazione, perciò i progetti di sostegno sono stati indirizzati su Radio Padania e su Il Populista";
come fanno notare i giornalisti del settimanale non è facile cogliere la distinzione fatta da Centemero tra il finanziamento della campagna elettorale della Lega, che lui esclude sia avvenuto usando questi soldi, e il finanziamento dell'informazione realizzata dai suoi media. "Radio Padania" e "Il Populista" sono, infatti, testate attraverso cui la Lega fa campagna elettorale e non si capisce per quale strano motivo, a voler credere a Centemero, Esselunga e Parnasi non sono stati invitati a donare soldi direttamente a "Radio Padania" e a "Il Populista";
considerato inoltre che:
"È indagando sugli affari dei tre commercialisti, scrive "L'Espresso", che si scopre una lista infinita di società. Una ragnatela che nasconde parecchie sorprese. Ci sono ad esempio sette imprese registrate presso lo studio Dea Consulting, di cui però è impossibile conoscere il reale proprietario";
Centemero, tesoriere della Lega e fratello di Elena Centemero, più volte deputata di Forza Italia, è recentemente diventato deputato, mentre Manzoni e Di Rubba sono stati nominati, rispettivamente, direttore amministrativo e revisore contabile dei Gruppi parlamentari della Lega della Camera dei deputati e del Senato;
risalendo la "catena di controllo" delle 7 imprese, fondate tra il 2014 e il 2016, si arriva a una fiduciaria italiana, a sua volta controllata da una holding del Lussemburgo dietro la quale si trova un'altra fiduciaria. Un complesso meccanismo, secondo la ricostruzione de "L'Espresso", finalizzato a nascondere l'identità dei proprietari;
considerato altresì che da quanto risulta dalla ricostruzione del settimanale del 3 aprile 2018, anche Salvini ha continuato a investire i soldi del partito in obbligazioni societarie: 1,2 milioni di euro in Mediobanca, Arcelor Mittal e Gas Natural, agendo così in palese violazione del divieto, stabilito dall'articolo 9, comma 22, della legge 6 luglio 2012, n. 96, per i partiti e per i movimenti politici di "investire la propria liquidità derivante dalla disponibilità di risorse pubbliche in strumenti finanziari diversi dai titoli emessi da Stati membri dell'Unione europea";
rilevato che:
in data 11 luglio 2018, l'ex tesoriere della Lega, Francesco Belsito, ha rilasciato al quotidiano "La Stampa" un'intervista, nella quale sostiene che "Quando ho lasciato il Carroccio, nel 2012, la Lega Nord era un partito ricchissimo. Ricordo che sui conti c'erano più di 40 milioni di euro di cui dieci solo di riserva legale (...). Ma non solo: c'erano immobili di proprietà prestigiosi come la sede in via Bellerio e le frequenze di radio Padania";
inoltre, nella predetta intervista l'ex tesoriere afferma anche che, mentre con il ministro pro tempore Maroni, i rapporti erano limitati, con il Ministro dell'interno Matteo Salvini i rapporti erano più frequenti, poiché "come europarlamentare si occupava di Radio Padania ed era molto attento a ricevere i fondi per pagare i giornalisti o i collaboratori";
si aggiunga che, nella suddetta intervista, alla domanda del cronista riguardo i versamenti in nero ai collaboratori, Belsito, afferma che: "In via Bellerio tutti sapevano che i collaboratori erano pagati in nero. Ogni fine del mese mi recavo in banca e ritiravo contanti (...) per circa 600 mila euro all'anno. Era una prassi da tempo. E tutti lo sapevano, proprio tutti." Inoltre, all'esplicita domanda se anche il ministro Salvini sapesse dei versamenti in nero, Belsito risponde affermativamente, aggiungendo che anche il sottosegretario Giorgetti, il senatore Calderoli e il senatore Bossi ne fossero a conoscenza;
infine, alla domanda del cronista sugli investimenti all'estero Francesco Belsito afferma che: "tutti i vertici sapevano perché erano cose che si discutevano nel consiglio federale. Dopo l'esplosione dello scandalo in tanti mi hanno rinnegato prendendo le distanze. E però quasi tutti i parlamentari hanno fatto investimenti personali identici a quelli della Lega. C'era la fila per chiedermi consigli";
rilevato inoltre che come riportato dal predetto settimanale del 15 luglio scorso, sempre in merito alla condanna dei vertici della Lega per truffa ai danni dello Stato, nella memoria depositata dall'Avvocatura dello Stato nel giudizio di primo grado sarebbe definito "inqualificabile e scellerato" il comportamento dei protagonisti della truffa, soprattutto alla luce del drammatico periodo che l'Italia si trovava a vivere in quegli stessi anni. Infatti, come si leggerebbe nella memoria dell'Avvocatura di Stato: "i vertici del Paese sono stati costretti ad emanare disposizioni di rigido contenimento della spesa pubblica, tra le quali il blocco della contrattazione e l'aumento dell'età pensionabile con la riforma Fornero (...). Si rimane, pertanto, sbalorditi, nel sapere che negli stessi anni venivano distribuiti migliaia di euro in nero a dipendenti della Lega";
rilevato altresì che:
"L'Espresso" del 15 luglio scorso sottolinea come, sebbene rimanga la facoltà di devolvere il 2 per mille alla Lega Nord per l'indipendenza della Padania, il codice pubblicizzato sul sito della Lega è D43, che fa capo alla "nuova" Lega per Salvini Premier, fondata pochi mesi dopo la sentenza di condanna del 24 luglio 2017;
tuttavia, come rivelato dal quotidiano "il Fatto Quotidiano" in data 5 luglio 2018, la sede legale del nuovo partito, sita in via Privata delle Stelline 1, come indicato nello statuto, e riportato nella Gazzetta Ufficiale, è deserta; il domicilio, infatti, risulterebbe registrato presso uno studio di commercialisti sito nella medesima via. Da qui il sospetto, avanzato dal settimanale "L'Espresso", che il "vecchio" e il "nuovo" partito, ove confluiscono le donazioni di esponenti storici quali ad esempio il senatore Calderoli, siano uniti da un obiettivo comune, salvare le finanze del partito dal provvedimento di sequestro emesso dalla magistratura;
rilevato infine che:
secondo quanto riportato da "L'Espresso" del 2 ottobre 2017, Matteo Salvini avrebbe affermato di essere estraneo ai fatti che hanno portato alla sentenza di condanna, ma secondo documenti pubblicati e da nessuno contestati, avrebbe incassato e utilizzato centinaia di migliaia di euro appartenenti ai finanziamenti contestati;
secondo quanto riportato dal quotidiano "Il Giornale" dell'8 novembre 2014, il senatore Calderoli avrebbe sostenuto che in questa vicenda giudiziaria la Lega è parte lesa, dichiarazione in palese contrasto con la volontà di non costituirsi di parte civile nel processo nei confronti di Umberto Bossi;
la stessa Procura che ha coordinato l'inchiesta sfociata nelle sentenze di condanna del 2017 ha aperto, ad inizio del 2018, un'inchiesta sulle ipotesi di riciclaggio di fondi riferibili alla Lega,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo riconosca e intenda rispettare, nello svolgimento del suo ruolo, il principio della divisione dei poteri sancito dalla Costituzione, fondamento dell'ordinamento del nostro Paese e salvaguardia della sfera di competenza assegnata ai tre distinti complessi di organi e, poiché la definizione di una sentenza della magistratura quale "sentenza politica" rappresenta una gravissima lesione al principio di indipendenza della magistratura dai condizionamenti del potere politico, se sia a conoscenza di fatti che giustifichino tale dichiarazione e se, pertanto, non ritenga, nel rispetto del suo ruolo e della sua funzione, vista la gravità della portata e delle possibili conseguenze delle sue parole pronunciate come Ministro dell'interno, informarne immediatamente il Parlamento;
se non ritenga doveroso, nel rispetto sue prerogative, adottare tutte le iniziative necessarie, per quanto di sua competenza in qualità di Ministro dell'interno, per dare puntuale applicazione alla sentenza della Corte di cassazione del 12 aprile scorso;
se, infine, non ritenga che il suo ruolo di Ministro dell'interno, tutore della legalità e garante della sicurezza dei cittadini, sia assolutamente incompatibile con il ruolo di segretario federale del partito Lega Nord, alla luce dei molti fatti riportati in premessa che, in quanti passibili di rilevanza penale, sono in palese contrasto con l'importante compito che è chiamato ad assolvere con onore e disciplina, nel massimo rispetto del prestigio dell'istituzione che presiede.
Interrogazione sulla trascrizione di atti di nascita di bambini da parte di genitori dello stesso sesso
(3-00062) (10 luglio 2018)
PILLON. - Al Ministro dell'interno -
Premesso che, per quanto risulta all'interrogante:
a partire dal mese di maggio 2018 in numerosi Comuni, tra cui Gabicce Mare, Roma, Torino, Coriano, Firenze, Milano c'è stata la richiesta di iscrivere o trascrivere atti di nascita riportanti quali genitori del minore o due persone dello stesso sesso;
tale azione pare evidentemente concertata posto che in numerosi casi i legali dei richiedenti fanno capo al medesimo studio legale ovvero alla medesima associazione;
alcuni ufficiali di stato civile hanno opposto diniego a tali istanze, ritenendole correttamente contra legem. Altri tuttavia hanno ritenuto di procedere all'iscrizione o alla trascrizione, forzando le norme;
il Tribunale di Pisa ha sollevato questione di legittimità costituzionale con riguardo al combinato disposto di norme che vieta nel nostro Paese l'iscrizione di atti non conformi alla verità naturale dei legami genitoriali;
la Corte di cassazione si sta riservando di decidere a sezioni unite sulle trascrizioni di atti di nascita formati all'estero;
le Procure della Repubblica di Pesaro e Roma e di altre località italiane hanno avviato una serie di accertamenti per verificare quanto sta accadendo in materia;
il Comune di Roma, con propria missiva datata 8 giugno 2018 ma pervenuta il 4 luglio, in risposta a istanza di accesso agli atti formalizzata dall'interrogante, ha evidenziato tra l'altro che "l'ufficiale di stato civile ha agito in totale autonomia non in linea col vigente quadro normativo. Tale circostanza è peraltro attenzionata anche dalla Prefettura di Roma";
considerato che:
qualsiasi atto di iscrizione o trascrizione di atto di nascita con due (pseudo) padri è sempre l'effetto di un illecito ricorso alla pratica di "utero in affitto", penalmente perseguita nel nostro Paese;
la Corte costituzionale ha già stabilito con sentenza n. 272 del 2017 che tale pratica "offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane";
il Ministro in indirizzo in un recente discorso pubblico ha affermato "difenderò il diritto di chi non ha voce, dei bambini di avere una mamma e un papà, delle donne di non essere uteri in affitto, mi fa schifo perfino parlare di utero in affitto";
qualsiasi atto di iscrizione o trascrizione di atto di nascita con due (pseudo)madri è sempre l'effetto di un illecito ricorso alla pratica di compravendita di gameti umani, penalmente perseguita nel nostro ordinamento;
tali condotte violano astrattamente la convenzione dell'ONU per i diritti del fanciullo (cui viene riconosciuto il diritto di non essere separato dai propri genitori fin dalla nascita);
violano anche l'art. 30 della Costituzione, il dettato del decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 2000, gli articoli 12, 13 e 14 della legge n. 40 del 2004, l'art. 567, comma 2, del codice penale, l'art. 263 del codice civile e il decreto ministeriale 5 aprile 2002,
si chiede di sapere:
quali siano le azioni che il Ministro in indirizzo intenda adottare per garantire il pieno rispetto della normativa vigente in materia di trascrizione e iscrizione di atti di nascita da parte dei sindaci e degli ufficiali di stato civile;
quali azioni intenda adottare per impedire la legittimazione ex post delle delittuose pratiche di "utero in affitto" e di compravendita di gameti umani.
Interrogazione sulle occupazioni abusive di edifici
(3-00124) (25 luglio 2018)
DAL MAS, MALAN, STABILE, PAROLI, FERRO, BERUTTI, PAGANO, BERARDI, CRAXI, TOFFANIN, MALLEGNI, VITALI, ROSSI, TIRABOSCHI, MODENA, GALLONE. - Al Ministro dell'interno -
Premesso che:
il diffuso e crescente fenomeno delle occupazioni abusive di immobili ha raggiunto livelli preoccupanti su tutto il territorio nazionale;
il capo della Polizia, Franco Gabrielli, il 10 gennaio 2017 nel corso di un'audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, istituita nella XVII Legislatura, ha riferito che a Catania sono un centinaio le unità immobiliari occupate; 200 immobili a Genova; 3.000 appartamenti a Palermo; 110 alloggi a Reggio Calabria; 101 edifici a Roma; 24 stabili a Torino; a Venezia 19 immobili occupati e 14 invasioni di terreni;
a seguito di occupazioni abusive di immobili siti in Roma, nell'arco degli ultimi 8 mesi, il Tribunale di Roma, con due distinte pronunce (sentenza n. 21347 del 14 novembre 2017 e n. 13719 del 4 luglio 2018) ha condannato lo Stato italiano, nella persona del Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore e il Ministero dell'interno, a pagare immediatamente a titolo di risarcimento del danno ai proprietari degli immobili oggetto di occupazione, rispettivamente, l'importo di 266.672 euro al mese, a decorrere dal mese di settembre 2014 fino al momento della liberazione dell'immobile, oltre ad interessi, e l'importo di 27.914.635 euro, oltre ad interessi;
in particolare, nella sentenza n. 13719/2018 la responsabilità dell'autorità pubblica è stata individuata dal giudice, "nella mancata prevenzione dell'occupazione" e nella "sua mancata repressione (sgombero)" e che il danno risarcibile, quanto al diritto di proprietà, è stato determinato dall'oggettiva impossibilità di disporre del bene e commisurato al valore locatizio del bene stesso e, quanto al diritto di iniziativa economica, il pregiudizio è stato invece determinato dall'impossibilità di concludere positivamente l'investimento programmato e commisurato al profitto non introitato;
i magistrati hanno altresì evidenziato che "l'occupazione abusiva di un intero compendio immobiliare non lede i soli interessi della parte proprietaria ma lede anche il generale interesse dei consociati alla convivenza ordinata e pacifica e assume un'inequivoca valenza eversiva";
ha, inoltre, posto in rilievo il Tribunale che "la tutela della proprietà e dell'iniziativa economica privata non è alternativa alla tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza pubblica ma ne costituisce una delle manifestazioni più significative unitamente alla tutela della sicurezza e della libertà delle persone" e che "l'esecuzione degli sgomberi forzati può certamente determinare immediati, ma evidenti e limitati, turbamenti dell'ordine pubblico; la tolleranza delle occupazioni abusive, al contrario, può determinare situazioni di pericolo meno evidenti, a decisamente più gravi nel medio e nel lungo periodo; tollerare simili occupazioni abusive può consentire il formarsi di zone franche utili per ogni genere di traffico illecito",
si chiede di sapere:
se il Governo sia a conoscenza di quanto indicato in premessa e quali iniziative abbia promosso o intenda promuovere al fine di risolvere il grave problema delle occupazioni abusive di edifici;
se non ritenga opportuno, al fine di ristabilire le opportune condizioni di legalità e sicurezza, assumere ogni iniziativa di competenza per procedere all'immediato sgombero degli immobili occupati.
Interrogazione sulla riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico
(3-00125) (25 luglio 2018)
MONTEVECCHI, DE LUCIA, CORRADO, FLORIDIA, GRANATO, MARILOTTI, RUSSO, VANIN. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca -
Premesso che:
in Italia esiste un patrimonio edilizio scolastico vetusto e che necessita di continui interventi di messa in sicurezza degli edifici;
nonostante gli investimenti del Governo pro tempore Gentiloni, i dati sinora pubblicati non consentono di considerare, nel complesso, migliorato il quadro generale di riferimento; di fatto, ancora il 40 per cento degli edifici non risulta possedere la relativa certificazione di agibilità;
nonostante l'istituzione di una Struttura di missione per il coordinamento e l'impulso nell'attuazione di interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, resta una frammentazione eccessiva delle linee di finanziamento, con diversi interlocutori istituzionali, che non consente una visione e gestione unitaria dell'edilizia scolastica in Italia;
considerato che:
a tal riguardo il Governo Conte non ha riconfermato la Struttura di missione;
la suddetta Struttura non era operativa già da tempo e da mesi non aveva più un coordinatore e la stessa gestiva solo le procedure per lo sblocco del patto degli enti locali in materia di edilizia scolastica;
risultano allo stato già stanziate risorse per 7 miliardi di euro, ma non ancora autorizzate, in considerazione della complessità delle procedure, che ne ritardano l'assegnazione agli enti locali;
ad oggi ancora non vi è la necessaria pubblicità e fruibilità dei dati contenuti nell'anagrafe dell'edilizia scolastica,
si chiede di sapere quali nuove iniziative il Ministro in indirizzo intenda porre in essere per migliorare la qualità del patrimonio edilizio scolastico, garantirne la riqualificazione e rendere effettiva la fruibilità e pubblicità dei dati contenuti nell'anagrafe dell'edilizia scolastica, al fine di pianificare al meglio gli interventi necessari e gestire in modo oculato ed efficace le risorse a disposizione .
Allegato B
Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul testo del disegno di legge n. 675 e sui relativi emendamenti
La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.
In merito agli emendamenti trasmessi dall'Assemblea, esprime parere contrario, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, sulle proposte 1.2, 1.0.1, 1.0.2, 1.0.3, 1.0.4, 2.1 e 2.2.
Sull'emendamento 1.4 il parere non ostativo è condizionato, ai sensi della medesima norma costituzionale, all'inserimento, dopo le parole: «e sopravvenuti» della seguente: «fino».
Il parere è non ostativo su tutte le restanti proposte.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Congedi e missioni
Sono in congedo i Senatori: Borgonzoni, Caliendo, Candiani, Cattaneo, Causin, Cerno, Cioffi, Cirinna', Conzatti, Crimi, De Poli, Floridia, Giacobbe, Grassi, Magorno, Merlo, Messina Alfredo, Napolitano, Ronzulli, Santangelo, Saviane, Sciascia, Siri, Vaccaro e Zaffini.
Insindacabilità, richieste di deliberazione. Deferimento
Il Tribunale di Roma - Sezione del Giudice per le indagini preliminari, con lettera pervenuta il 19 luglio 2018, ha trasmesso - ai sensi dell'articolo 3, commi 4, 5 e 6 della legge 20 giugno 2003, n. 140, e ai fini di una eventuale deliberazione in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione - copia degli atti di un procedimento penale (n. 28480/16 R.G.N.R. - n. 12075/17 R.G. Gip) nei confronti dell'avvocato Ciro Falanga, senatore all'epoca dei fatti.
I predetti atti sono deferiti alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, ai sensi degli articoli 34, comma 1, e 135 del Regolamento (Doc. IV-ter, n. 6).
Disegni di legge, annunzio di presentazione
Presidente del Consiglio dei ministri
Conversione in legge del decreto legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (717)
(presentato in data 25/07/2018);
senatori Augussori Luigi, Romeo Massimiliano, Arrigoni Paolo, Bagnai Alberto, Barbaro Claudio, Bergesio Giorgio Maria, Bonfrisco Anna Cinzia, Borghesi Stefano, Bossi Simone, Bossi Umberto, Briziarelli Luca, Bruzzone Francesco, Calderoli Roberto, Campari Maurizio, Candura Massimo, Cantu' Maria Cristina, Casolati Marzia, De Vecchis William, Faggi Antonella, Ferrero Roberta, Fregolent Sonia, Fusco Umberto, Iwobi Tony Chike, Marin Raffaella Fiormaria, Marti Roberto, Montani Enrico, Nisini Tiziana, Ostellari Andrea, Pazzaglini Giuliano, Pellegrini Emanuele, Pepe Pasquale, Pergreffi Simona, Pianasso Cesare, Pillon Simone, Pirovano Daisy, Pisani Pietro, Pittoni Mario, Pizzol Nadia, Pucciarelli Stefania, Ripamonti Paolo, Rivolta Erica, Rufa Gianfranco, Saponara Maria, Saviane Paolo, Sbrana Rosellina, Solinas Christian, Tesei Donatella, Tosato Paolo, Vallardi Gianpaolo, Vescovi Manuel, Zuliani Cristiano
Modifiche all'articolo 9 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, e disposizioni concernenti l'introduzione di un esame di naturalizzazione per gli stranieri e gli apolidi che richiedono la cittadinanza (718)
(presentato in data 26/07/2018);
senatori Pillon Simone, Romeo Massimiliano, Arrigoni Paolo, Augussori Luigi, Bagnai Alberto, Barbaro Claudio, Bergesio Giorgio Maria, Bonfrisco Anna Cinzia, Borghesi Stefano, Bossi Simone, Bossi Umberto, Briziarelli Luca, Bruzzone Francesco, Calderoli Roberto, Campari Maurizio, Candura Massimo, Cantu' Maria Cristina, Casolati Marzia, De Vecchis William, Faggi Antonella, Ferrero Roberta, Fregolent Sonia, Fusco Umberto, Iwobi Tony Chike, Marin Raffaella Fiormaria, Marti Roberto, Montani Enrico, Nisini Tiziana, Ostellari Andrea, Pazzaglini Giuliano, Pellegrini Emanuele, Pepe Pasquale, Pergreffi Simona, Pianasso Cesare, Pirovano Daisy, Pisani Pietro, Pittoni Mario, Pizzol Nadia, Pucciarelli Stefania, Ripamonti Paolo, Rivolta Erica, Rufa Gianfranco, Saponara Maria, Saviane Paolo, Sbrana Rosellina, Solinas Christian, Tesei Donatella, Tosato Paolo, Vallardi Gianpaolo, Vescovi Manuel, Zuliani Cristiano
Istituzione dei punti di prima accoglienza del neonato (719)
(presentato in data 26/07/2018);
senatori Barboni Antonio, Bernini Anna Maria, Tiraboschi Maria Virginia, Aimi Enrico, Pagano Nazario, Floris Emilio, Battistoni Francesco, Modena Fiammetta, Vitali Luigi, Fantetti Raffaele, Siclari Marco, Malan Lucio, Berardi Roberto, Perosino Marco, Cesaro Luigi, Toffanin Roberta, Serafini Giancarlo, Testor Elena, Masini Barbara, Minuto Anna Carmela, De Siano Domenico, Berutti Massimo Vittorio
Distacco dei comuni di Montecopiolo e Sassofeltrio dalla regione Marche e loro aggregazione alla regione Emilia-Romagna, nell'ambito della provincia di Rimini, ai sensi dell'articolo 132, secondo comma, della Costituzione (720)
(presentato in data 26/07/2018).
Disegni di legge, assegnazione
In sede referente
1ª Commissione permanente Affari Costituzionali
Presidente del Consiglio dei ministri
Ministro dell' economia e finanze
Conversione in legge del decreto legge 25 luglio 2018, n. 91, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (717)
previ pareri delle Commissioni 2° (Giustizia), 3° (Affari esteri, emigrazione), 5° (Bilancio), 6° (Finanze e tesoro), 7° (Istruzione pubblica, beni culturali), 8° (Lavori pubblici, comunicazioni), 9° (Agricoltura e produzione agroalimentare), 10° (Industria, commercio, turismo), 11° (Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale), 12° (Igiene e sanita'), 13° (Territorio, ambiente, beni ambientali), 14° (Politiche dell'Unione europea)
(assegnato in data 25/07/2018);
1ª Commissione permanente Affari Costituzionali
Sen. Solinas Christian ed altri
Modifiche alla legge costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, recante Statuto speciale per la Sardegna, in materia di lingua, cultura e ordinamento scolastico (533)
previ pareri delle Commissioni 2° (Giustizia), 5° (Bilancio), 7° (Istruzione pubblica, beni culturali)
(assegnato in data 26/07/2018).
Indagini conoscitive, annunzio
La 6a Commissione permanente è stata autorizzata a svolgere, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, un'indagine conoscitiva sul processo di semplificazione del sistema tributario e del rapporto tra contribuenti e fisco.
Corte dei conti, trasmissione di relazioni sulla gestione finanziaria di enti
Il Presidente della Sezione del controllo sugli Enti della Corte dei conti, con lettere in data 28 giugno, 10 luglio e 19 luglio 2018, in adempimento al disposto dell'articolo 7 della legge 21 marzo 1958, n. 259, ha inviato le determinazioni e le relative relazioni sulla gestione finanziaria:
di CONSIP S.p.A., per l'esercizio 2016. Il predetto documento è trasmesso, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Doc. XV, n. 42);
di Investimenti Immobiliari Italiani Società di Gestione del Risparmio S.p.A. - Invimit SGR S.p.A., per l'esercizio 2016. Il predetto documento è trasmesso, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 6a Commissione permanente (Doc. XV, n. 43);
dell'Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Consulenti del Lavoro - E.N.P.A.C.L. per gli esercizi dal 2015 al 2016. Il predetto documento è trasmesso, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 11a Commissione permanente (Doc. XV, n. 44);
della Fondazione Istituto Nazionale del Dramma Antico-Onlus (INDA) per l'esercizio 2017. Il predetto documento è trasmesso, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 7a Commissione permanente (Doc. XV, n. 45).
dei 23 Enti Parco Nazionali, per gli esercizi dal 2014 al 2016. Il predetto documento è trasmesso, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 13a Commissione permanente (Doc. XV, n. 46);
dell'Autorità Portuale di Palermo, per l'esercizio 2016. Il predetto documento è trasmesso, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XV, n. 47);
dell'Autorità Portuale di Taranto, per l'esercizio 2016. Il predetto documento è trasmesso, ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento, alla 5a e alla 8a Commissione permanente (Doc. XV, n. 48).
Mozioni, apposizione di nuove firme
I senatori Conzatti, Iori, Unterberger, Garavini, Ginetti, Boldrini, Bini, De Petris, Giacobbe, Assuntela Messina, Cucca, Tiraboschi, Modena, Bellanova, D'Arienzo, Astorre, Fantetti, Pittella, Binetti, Taricco e Giammanco hanno aggiunto la propria firma alla mozione 1-00029 della senatrice Fedeli ed altri.
Interrogazioni
BELLANOVA - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:
le recenti dichiarazioni del Ministro in indirizzo sull'avvio di un procedimento amministrativo finalizzato all'eventuale annullamento in autotutela del decreto 5 giugno 2017 di aggiudicazione della gara Ilva hanno registrato, nel Paese e tra gli osservatori specializzati, rilevanti e fondati timori per le gravi ricadute di tale ipotesi su occupazione, ambiente, salute, volendo al momento escludere quelle connesse a una probabile richiesta di risarcimento danni da parte dell'aggiudicatario;
tali considerazioni confermano l'incertezza sul futuro del più grande gruppo siderurgico europeo, alla luce dei messaggi contraddittori in proposito emersi nelle dichiarazioni dei rappresentanti del Governo e della maggioranza;
rilevato che:
il 10 maggio 2018, dopo 6 mesi e 32 incontri, venivano pubblicati, sul sito del Ministero dello sviluppo economico, i principali punti d'accordo proposti dal Governo al tavolo di trattativa tra parti sociali, ArcelorMittal e amministrazione straordinaria;
ampiamente illustrato dalla stampa, l'accordo definiva con precisione gli impegni di AM InvestCo per come si erano andati definendo nel corso della trattativa, ovvero: il numero dei lavoratori assunti a tempo indeterminato pari a 10.000 unità; gli accordi raggiunti relativamente alla parte fissa e variabile del trattamento economico, gli impegni di Ilva in amministrazione straordinaria; le azioni collaterali all'accordo sindacale, ivi comprese le attività in capo ad Invitalia SpA; la definizione di un'intesa con le istituzioni liguri per l'attuazione degli impegni contenuti nell'accordo per Cornigliano (Genova); il programma integrativo della procedura di amministrazione straordinaria Ilva; il protocollo con il Comune di Taranto; le verifiche di metà periodo e le garanzie di fine piano;
nell'accordo veniva inoltre espressamente esplicitato l'impegno di AM InvestCo a preferire le aziende locali dell'indotto a parità di costo e di qualità della fornitura, la possibilità per l'azienda aggiudicatrice di utilizzare ammortizzatori sociali nella fase di attuazione del processo organizzativo previo accordo sindacale, la priorità per i lavoratori alle dipendenze della società Ilva rispetto ad eventuali richieste di assunzione a tempo indeterminato da parte di AM InvestCo;
sempre nel testo di accordo erano altresì definite le condizioni di incentivazione degli esodi volontari cui sarebbero stati destinati con un intervento straordinario 200 milioni di euro e si specificava l'impegno di AM InvestCo a trasferire lavoro ad una nuova società di servizi, denominata Società per Taranto, costituita da Ilva e da Invitalia, per l'equivalente di non meno di 1.500 addetti a tempo pieno;
relativamente all'ambientalizzazione e alla città di Taranto, punti ampiamente discussi e perfezionati nel corso degli incontri, si ricorda che l'accordo veniva implementato, nelle azioni collaterali, con uno specifico protocollo da siglare con la città di Taranto dove veniva esplicitata anche la mission del centro di ricerca e sviluppo parte integrante dell'impegno di AM a Taranto e che, relativamente alle attività di esternalizzazione, l'accordo indicava la costituzione di due società, "Società per Taranto" e "Società per Cornigliano";
ciò nonostante, ancora oggi il Governo non ha esplicitato con chiarezza il suo orientamento rispetto al futuro e al rilancio di Ilva e dinanzi alle richieste pressanti dell'opinione pubblica, del sistema industriale, dei rappresentanti istituzionali, delle parti sociali e dei lavoratori e, dopo aver richiesto un parere all'Anac che non rileva illegittimità di sorta nel percorso di aggiudicazione, ha annunciato l'avvio di verifiche interne finalizzate all'eventuale avvio di un procedimento di annullamento della gara in autotutela non specificando eventualmente come, nel caso, farà fronte agli scenari che dovessero inaugurarsi,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga di dover fornire con chiarezza una circostanziata relazione circa le intenzioni del Governo sul futuro e sul rilancio di Ilva e in merito alla proposta di accordo presentata dal Governo alle parti;
se intenda portare avanti lo schema di accordo, ivi compresi gli impegni straordinari del Governo finalizzati all'incentivazione degli esodi volontari e l'impegno finalizzato alla costituzione della Società per Taranto e lo schema di protocollo con il Comune di Taranto dove vengono indicate le accelerazioni nell'esecuzione delle prescrizioni di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 29 settembre 2017.
(3-00131)
TARICCO, ALFIERI, PATRIARCA, VATTUONE, FERRAZZI, GIACOBBE, BOLDRINI, PINOTTI - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:
nel febbraio 2016 la "Qui!Group", società con sede a Genova, gruppo italiano leader nel settore dei titoli di servizio per il welfare aziendale (buoni pasto, voucher, premi aziendali) con a capo Gregorio Fogliani, ideatore nel 1989 dell'azienda "Qui!Ticket Service" che, grazie agli investimenti in ricerca e sviluppo, aveva cominciato l'espansione del business diventando capofila di un network di società operanti in differenti aree commerciali, si aggiudica due principali (dei 7) lotti del bando Consip per la fornitura dei buoni pasto alla pubblica amministrazione. L'appalto, del valore di un miliardo di euro, da solo rappresenta oltre un terzo del mercato nazionale del settore, che vale circa 2,7 miliardi;
la società, acquisendo i suoi primi grandi clienti, diventa una società di rilievo nazionale. Tra i clienti risultano importanti realtà di primario rilievo, tra cui Banca d'Italia, Eni, Enel, Guardia di finanza, Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero della giustizia, Poste italiane, Ferrovie dello Stato, CNR e Consip;
in data 7 giugno 2017, il Ministero dello sviluppo economico delibera il decreto n. 122 (Gazzetta Ufficiale n. 186 del 10 agosto 2017), in attuazione dell'articolo 144, comma 5, del decreto legislativo n. 50 del 2016, disciplinando i servizi sostitutivi di mensa;
pur essendo un provvedimento di esecuzione e attuazione del codice dei contratti pubblici, individua "gli esercizi commerciali presso i quali potrà essere erogato il servizio sostitutivo di mensa reso attraverso i buoni pasto, le caratteristiche dei cosiddetti buoni pasto, il contenuto degli accordi stipulati tra le società di emissione di buoni pasto e i titolari degli esercizi convenzionabili";
tale provvedimento è rilevante anche per le imprese private interessate da tali servizi; rispetto all'articolo 285 del decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010, che disciplinava la medesima materia, è previsto un ampliamento degli esercizi convenzionati presso i quali si può usufruire del servizio di mensa (art. 3) e vengono introdotte dettagliate previsioni sul contenuto degli accordi tra società emittenti ed esercizi convenzionati (art. 5);
sono circa 150.000 gli esercizi convenzionati, per il 70 per cento dei casi sono bar, gastronomie e ristoranti e per il restante 30 per cento grande distribuzione;
nel luglio 2017 un altro bando Consip assegna altri due lotti a Qui!Group SpA, sulla base dell'offerta economicamente più vantaggiosa, aggiudicandosi l'appalto del valore di poco più di 100 milioni di euro;
nel settembre 2017 entra in vigore il decreto ministeriale con le nuove regole sull'utilizzo dei ticket, con l'ampliamento del numero degli esercizi e dei prodotti per spendere i buoni pasto, rendendo possibile anche la cumulabilità fino a 8 al giorno, nel contempo la Qui!Group inizia a dilatare i tempi di rimborso dei buoni pasto ben oltre il limite dei 60 giorni;
a fine gennaio 2018 la Consip richiama formalmente il fornitore al pieno rispetto degli obblighi contrattuali ed invita le amministrazioni a segnalare i disservizi;
entro il 16 febbraio 2018 viene assicurato da Qui!Group SpA il ripristino della piena funzionalità del servizio. Nello stesso tempo viene formalizzata l'operazione con KKR, società di investimenti leader a livello mondiale con la quale sottoscrive un bond puntando a rafforzare ulteriormente la propria crescita in ambito fintech (buoni pasto elettronici) ma che finisce, in realtà, per ripagare il debito bancario cresciuto a dismisura negli ultimi anni ed ottenere in pegno il 91,8 per cento della società genovese dei buoni pasto oltre ad un ottimo rendimento pari ad almeno il 10 per cento, il maggiore tra l'Euribor a tre mesi e lo 0,5 per cento, più un altro 6 per cento fisso, più un ulteriore 3,5 per cento che può essere cumulato e non pagato trimestralmente, fruttando però altri interessi;
poco dopo il convegno a Milano svoltosi l'11 luglio 2018 tra le principali aziende del settore per certificare la loro ottima salute e tranquillizzare il mercato, dichiarato dall'ANSEB, Associazione nazionale società emettitrici buoni pasto, il 13 luglio 2018 la Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione, ha deciso la risoluzione della convenzione stipulata con la società nel 2016, dopo regolare gara d'appalto, per "reiterato, grave e rilevante inadempimento delle obbligazioni contrattuali" rendendo non più validi i buoni pasto distribuiti ai dipendenti della pubblica amministrazione in diverse regioni d'Italia, in Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Lazio e la stessa Liguria, sede della società;
considerato che:
il rimborso in contanti spettante al settore commerciale (bar, ristoranti e supermercati) dopo un regolare accumulo dei buoni pasto e fatture alla società che li ha emessi, non è sul valore nominale del biglietto, ma è al netto di una percentuale che oscilla tra il 6 e il 20 per cento, oscillazione resa possibile dai "servizi aggiuntivi" che le aziende emettitrici di buoni pasto, tra cui anche la Qui!Group SpA, hanno messo in pratica negli anni;
la Qui!Group addossa la responsabilità ai ritardi dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, con la quale nel 2016 ha firmato un contratto da 187 milioni di euro. Denaro che le arriverebbe a singhiozzo, impedendone un puntuale rimborso agli esercenti;
la ANSEB, in una lettera alla Consip e, per conoscenza, al Garante della concorrenza e del mercato e al Ministero dell'economia e delle finanze, ha messo in evidenza il rischio di favorire un assetto oligopolistico o, persino, una posizione dominante nel mercato della fornitura dei buoni pasto a seguito della decisione della Consip di assegnare per la prima volta ad una sola azienda una nuova commessa suddivisa in 15 lotti del valore complessivo di 1,25 miliardi di euro;
in Italia, il servizio sostitutivo di mensa è normato dal 1976 con un valore di mercato che vale, nel solo nostro Paese, circa 3 miliardi di euro, il 40 per cento di questa cifra è gestita dal pubblico con le gare Consip, il resto è mercato privato;
i buoni pasto sono acquistati da oltre 90.000 aziende, organizzazioni e pubbliche amministrazioni, tutta la filiera rappresenta lo 0,72 per cento del Pil italiano e 190.000 posti di lavoro tra lavoro diretto ed indiretto. È considerato uno strumento sano, con effetto espansivo sull'economia del territorio ed ha una funzione distributiva perché favorisce i redditi bassi;
il valore medio dei buoni pasto è circa 5 euro per un numero medio di buoni pasto usati cumulativamente pari a 3;
da un'indagine ISTAT campionaria, si rileva che a ricevere almeno un buono pasto al mese sono poco più di 2 milioni e mezzo di lavoratori, pari all'incirca al 14 per cento dei lavoratori dipendenti, mentre l'importo medio mensile di un blocchetto di buoni pasto è di 110 euro;
nessuna delle altre aziende assegnatarie della gara Consip (tra le maggiori Edenred, Day Ristoservice e Sodexo) ha mai lamentato lungaggini nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione;
Qui!Group SpA non ha mai fatto ricorso alle contromisure previste dal regolamento con la possibilità di interrompere la fornitura di buoni pasto nel caso di inadempienza della pubblica amministrazione;
il bilancio della società mostra un indebitamento con le banche in forte crescita: 8 milioni di euro nel 2006, 50 milioni nel 2011, 105 milioni a fine 2016, ultimo bilancio disponibile;
la stessa Qui!Group partecipa alla gara Consip in duplice veste, quella ufficiale e quella rappresentata dalla "Più Buono Srl" controllata dalla Qui!Group,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto descritto;
se non ritenga necessario approfondire un dialogo con le differenti istituzioni e soggetti interessati, tra i quali sindacati, piccoli esercenti, grande distribuzione, imprese e consumatori per rendere il sistema più efficiente ed evitare così la possibile richiesta di fallimento della società Qui!Group SpA, considerando che il futuro della medesima e di quello di circa 700 persone dipendenti della società è ora in mano a KKR;
se non ritenga necessario avviare un tavolo di lavoro nazionale in modo tale da coinvolgere tutta la filiera dei buoni pasto ed eventualmente dare vita ad un fondo di garanzia per proteggere gli esercenti dalle aziende di buoni pasto che si comportano in modo scorretto, vagliare la possibilità di un eventuale rimborso dei buoni pasto già distribuiti, non ancora spesi e che i commercianti non accettano più, valutare le modalità di erogazione degli stessi per i mesi futuri e considerare l'eventuale sostituzione dei contratti tra pubblica amministrazione e fornitori;
se non ritenga necessario assumere urgentemente iniziative per effettuare una verifica approfondita delle varie situazioni susseguite nel tempo, in vista del prossimo settembre 2018, mese in cui saranno resi noti i risultati della nuova gara Consip da 1,25 miliardi di euro, tenendo presente il grave disagio che tutti i lavoratori sono costretti a subire.
(3-00132)
PUGLIA, Giuseppe PISANI, FEDE, NOCERINO, ANGRISANI, SILERI, RICCIARDI, TRENTACOSTE, ROMANO - Al Ministro dello sviluppo economico - Premesso che:
le cosiddette agenzie di recapito private, risalenti ai primi del '900, hanno svolto egregiamente in regime di concessione dell'allora Ministro delle Poste, fino al 31 dicembre 2000, la propria attività di recapito di tutti i prodotti postali, in tutto il territorio nazionale;
allo scopo di assicurare la prestazione di un servizio postale universale, con prezzi accessibili a tutti gli utenti, con il decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, di recepimento della direttiva 97/67/CE, sono state revocate le concessioni alle agenzie di recapito, prevedendo l'introduzione degli istituti della licenza individuale e dell'autorizzazione generale per lo svolgimento dei servizi postali non riservati;
l'articolo 23, comma 3, del citato decreto legislativo, prima della modifica apportata con decreto legislativo n. 58 del 2011, stabiliva che, in relazione a quanto disposto dal decreto del Ministro delle comunicazioni del 5 agosto 1997, le concessioni di cui all'articolo 29, numero 1, del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 156 del 1973, fossero valide sino al 31 dicembre 2000. Al comma 5 del medesimo articolo 23, veniva, altresì, previsto che Poste italiane potesse realizzare accordi con gli operatori privati, anche dopo la scadenza delle concessioni, al fine di ottimizzare i servizi, favorendo il miglioramento della qualità dei servizi stessi anche attraverso l'utilizzazione delle professionalità già esistenti;
per garantire la sopravvivenza delle imprese e il mantenimento dell'occupazione esistente, furono stipulati, nel corso degli anni, accordi di collaborazione con le agenzie partner, del valore di circa 70 milioni, sottoscritti in esclusiva con il vincolo della non concorrenza, con affidamento diretto di corrispondenza Raccomandata e Assicurata, con l'obiettivo del raggiungimento degli standard di qualità europei, grazie alla specifica professionalità degli operatori delle agenzie;
con il cosiddetto «Memorandum» sottoscritto l'11 dicembre 2007 presso il Ministero delle comunicazioni, tra quest'ultimo, le agenzie di recapito e Poste italiane, sono state delineate le fasi essenziali del processo di liberalizzazione del settore;
nell'anno 2008 fu istituito da Poste italiane apposito albo fornitori e i servizi postali furono affidati con appositi bandi di gara, determinando una prima notevole contrazione del fatturato che dai circa 70 milioni del 2000, fu ridotto progressivamente a circa 58 milioni nel 2008, a 40 milioni nel 2011 e infine a 28 milioni nell'ultimo bando del 2012. L'ultima gara assegnata vedrà subentrare, dal 1° luglio 2017, la società G.S.P. Srl di Genova alla società Soluzioni di Napoli;
considerato che:
a seguito di questo processo si è assistito ad una progressiva e inesorabile riduzione dei livelli di occupazione all'interno delle agenzie di recapito, le quali hanno visto ridurre il loro numero da 70 nel 2000 a 10 nell'ultimo periodo;
in circa 10 anni, dunque, il valore degli appalti affidati da Poste italiane, in controtendenza con l'auspicato processo di liberalizzazione del servizio, si è segnatamente ristretto, tanto che le gare bandite di recente da Poste italiane prevedono l'affidamento di servizi per un valore non superiore a 28 milioni di euro, con ricadute significative sulle imprese, anche in termini di occupazione;
in questi ultimi anni, inevitabilmente, le agenzie di recapito e i lavoratori hanno tentato di reggere alla contrazione del mercato dei servizi postali, facendo ricorso anche a contratti di solidarietà, CIGS (cassa integrazione guadagni straordinaria), CIG (cassa integrazione guadagni) e infine alla mobilità;
nel frattempo Poste italiane SpA ha continuato ad avvalersi in tutte le regioni, in maniera continuativa e massiccia, di lavoratori a tempo determinato per le esigenze di consegna e di lavorazione della corrispondenza;
considerato, inoltre, che a quanto risulta agli interroganti:
in data 10 dicembre 2013, allo scopo di rispondere alla crisi occupazionale venutasi a creare, è stato siglato un accordo tra Poste italiane SpA e le organizzazioni sindacali, che prevedeva il riassorbimento dei lavoratori in mobilità delle agenzie, che avevano prestato fino ad allora servizi di recapito per Poste italiane SpA, attraverso la stipulazione di un contratto di lavoro a tempo determinato di soli 12 mesi;
il detto accordo conteneva, tra le altre cose, una rinuncia a ogni azione economica e pretesa risarcitoria nei confronti di Poste italiane, per eventuale responsabilità solidale, in ordine al rapporto di lavoro pregresso dei lavoratori con le agenzie di recapito, nonché la prestazione dell'attività lavorativa oggetto del contratto nelle regioni Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna, che per alcuni lavoratori rappresentava l'onere di trasferirsi per lavorare a tempo determinato in un posto a circa 1.000 chilometri di distanza;
in ragione delle condizioni al ribasso previste, e considerata l'evidente volontà non risolutiva della crisi occupazionale, il suddetto accordo è stato sottoscritto da una bassa percentuale di lavoratori, che avevano trovato nei contenuti dello stesso una evidente violazione dei loro diritti. In particolare, i lavoratori interessati hanno ritenuto insensato che a fronte di un'esigenza di forza lavoro da parte di Poste italiane nel sud Italia, e in Campania in particolare, essa abbia previsto un accordo di collocamento dei lavoratori nelle sole regioni del Nord;
dopo una serie di vicissitudini succedutesi nel corso degli anni, da ultimo, con un accordo del 19 giugno 2018, sono stati assorbiti nell'organico di Poste italiane una serie di lavoratori ex dipendenti delle agenzie di recapito, mentre non sono stati contrattualizzati, e sono tuttora disoccupati, circa 200 lavoratori appartenenti prevalentemente alle aree di Roma, Campania e Sicilia;
considerato infine che a parere degli interroganti sarebbe opportuno che i lavoratori delle agenzie di recapito, rimasti senza occupazione a seguito di quanto descritto, venissero riassunti e assorbiti nell'organico di Poste italiane, anche allo scopo di non perdere le competenze e il know how acquisito dai medesimi nel corso della propria esperienza lavorativa e, soprattutto, di salvaguardare il loro diritto al lavoro,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
se non ritenga di valutare l'opportunità di avviare un tavolo di concertazione con Poste italiane SpA e i rappresentati di categoria dei dipendenti delle agenzie di recapito rimasti senza impiego al fine di individuare soluzioni idonee a garantire opportunità occupazionali ai lavoratori lasciati fuori dagli accordi citati.
(3-00133)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
CARBONE - Ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali - Premesso che:
il 19 luglio 2018 si sono svolti due incontri tra Enel e organizzazioni sindacali nazionali riguardanti l'area rete e l'area mercato;
oggetto dei focus sono il piano di riorganizzazione dell'area rete dell'azienda e i nuovi piani d'intervento relativi all'area mercato;
i documenti organizzativi su "commerciale rete" e "sviluppo rete" sembrano non essere soddisfacenti sia rispetto al numero delle assunzioni, alle coperture di posizioni e ai riconoscimenti professionali e sia rispetto all'allargamento dei percorsi derivati dagli accordi con i sindacati di categoria;
relativamente all'area mercato, invece, Enel ha comunicato la cessione di tutti i punti Enel in Italia a partire da gennaio 2019;
il personale dei punti Enel, secondo le intenzioni del gruppo, sarà ricollocato e i punti saranno venduti a imprenditori privati;
considerato che:
la strategia messa in campo dal gruppo energetico, relativa alle due più grandi riorganizzazioni dell'azienda sul territorio nazionale, pare andare verso una continua riduzione dei costi e dell'occupazione; tale strategia non risponde agli obblighi che derivano dalle concessioni governative, rispetto alla strategicità del settore in cui il gruppo opera;
il gruppo non intende aprire concretamente ad una stagione di contrattazione aziendale e manifesta di non voler mettere in atto politiche di investimento adeguate ma di perseguire la strada a senso unico del taglio dei costi,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della situazione;
quali interventi intendano adottare per verificare se la strategia messa in atto dal gruppo potrà incidere negativamente sul piano occupazionale e quali ricadute traumatiche potranno esserci sui lavoratori, e se potrà essere garantito un servizio adeguato all'utenza su tutto il territorio nazionale;
se non ritengano opportuno convocare un tavolo fra le parti interessate al fine di tutelare i lavoratori e la tenuta occupazionale, e promuovere piani riorganizzativi che puntino a reali investimenti per il futuro dell'azienda.
(4-00421)
ARRIGONI - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che:
in data 13 luglio 2018 la Consip, società partecipata al 100 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, ha diramato una nota ufficiale con la quale ha comunicato la risoluzione della convenzione "Buoni Pasto edizione 7", relativamente al lotto 1 (Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta, Lombardia) e lotto 3 (Lazio), per reiterato, grave e rilevante inadempimento delle obbligazioni contrattuali da parte dell'azienda "QUI!Group" erogatrice dei ticket;
già a partire dal mese di gennaio 2018 erano state trasmesse a Consip dalle amministrazioni pubbliche utilizzatrici molteplici segnalazioni di disservizi per la mancata spendibilità dei buoni emessi da Qui!Group e nel contempo numerose imprese esercenti la ristorazione nella rete convenzionata avevano inoltre segnalato il mancato pagamento da parte della stessa società delle fatture relative ai buoni pasto spesi dai dipendenti pubblici;
sulla delicata questione l'interrogante aveva presentato, in data 11 aprile 2018, un atto di sindacato ispettivo (4-00013);
ad oggi, al di là della risoluzione della convenzione, esiste il reale problema che migliaia di lavoratori sono in possesso di buoni pasto non spesi anche di diversi mesi, così come migliaia di esercenti ed imprese della distribuzione sono in attesa del pagamento di numerose fatture,
si chiede di sapere quali siano le azioni che la Consip intenda porre in essere affinché vengano ritirati, con celerità, tutti i buoni pasto non spesi per il successivo rimborso dando, nel contempo, precise ed univoche indicazioni a tutte le amministrazioni coinvolte nella convenzione.
(4-00422)
PRESUTTO, ANGRISANI, CASTELLONE, DE FALCO, DE LUCIA, DI MICCO, DONNO, GAUDIANO, GIANNUZZI, LA MURA, MAUTONE, NUGNES, ORTOLANI, PUGLIA, RICCIARDI, SANTILLO, URRARO, VACCARO - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:
il progetto preliminare dei collegamenti stradali e ferroviari finalizzati all'adeguamento della nuova darsena a terminal container del porto di Napoli era stato approvato con delibera n. 489 del 13 ottobre 2009 del presidente dell'Autorità portuale di Napoli;
sulla base del progetto preliminare, l'intervento per la realizzazione dei collegamenti stradali e ferroviari era stato precedentemente finanziato per 17,5 milioni di euro con fondi PON (programma operativo nazionale) Reti e mobilità 2007-2013 e doveva essere appaltato entro il 2012 per non perdere i finanziamenti. Tali fondi sono stati persi a causa di criticità irrisolte per la mancanza di atti amministrativi con le società petrolifere utilizzatrici delle tubazioni in merito all'interramento di un tratto di fascio tubiero (relativamente al tracciato ferroviario) e per la mancata rimodulazione delle concessioni al fine di garantire l'eseguibilità dei lavori nelle aree affidate ai concessionari Tirreno power, Nuova meccanica navale, Soteco, Conateco, eccetera (relativamente al tracciato stradale);
il progetto definitivo era stato approvato con delibera n. 40 del 30 gennaio 2013 del presidente dell'Autorità portuale di Napoli;
nell'ambito del cosiddetto grande progetto "Logistica e Porti - Sistema integrato portuale di Napoli" POR Campania (programma operativo regionale) FESR (fondo europeo di sviluppo regionale) 2007-2013 il citato progetto è stato inserito nell'elenco degli interventi finanziati con il titolo "Riassetto dei collegamenti stradali e ferroviari interni" in relazione ai lavori di adeguamento della nuova darsena di Levante a terminal contenitori mediante colmata;
la Commissione europea con decisione n. 3873 del 13 giugno 2014 aveva approvato il relativo contributo finanziario FESR del grande progetto e a tale data le aree interessate dai collegamenti non erano ancora state rese disponibili all'Autorità portuale di Napoli;
con delibera n. 213 del 5 agosto 2014 del commissario straordinario dell'Autorità portuale veniva revocato l'incarico al responsabile del procedimento pro tempore per l'intervento, in ragione della scadenza dei finanziamenti al 31 dicembre 2015 e dell'impossibilità a espletare le procedure di gara e l'esecuzione dei lavori in tempo utile, aveva redatto un verbale di validazione con esiti negativi per la validazione del progetto. Contestualmente, con la delibera n. 213/2014 veniva affidato l'incarico di responsabile unico del procedimento a un componente del Provveditorato delle opere pubbliche Campania e Molise nonché le funzioni di stazione appaltante per le procedure di appalto finalizzate all'esecuzione della gara per l'aggiudicazione dei lavori;
con nota n. 31371 del 30 settembre 2014, nonostante la mancata disponibilità delle aree, il Provveditorato ha trasmesso il verbale di validazione del progetto definitivo sottoscritto dal responsabile unico del procedimento ingegner Luigi Taglialatela in cui si attesta che "risultano avviati i procedimenti di revoca parziale delle concessioni, ovvero ingiunzioni di sgombero per rendere disponibili le aree interferenti con i tracciati stradali e ferroviari";
a seguito di tale validazione, con delibera n. 254 del 9 ottobre 2014 è stato approvato il progetto definitivo dei lavori di "Riassetto dei collegamenti stradali e ferroviari interni" ed è stato autorizzato il Provveditorato a dar corso alla gara di appalto. La gara è stata aggiudicata con determina provveditoriale n. 30659 del 22 settembre 2015 ma la stipula del relativo contratto è stata sospesa in attesa dell'ammissione al finanziamento ai nuovi fondi POR FESR 2014-2020 in quanto, così come era stato rilevato dal precedente responsabile unico, i lavori non potevano più essere espletati a causa della scadenza dei finanziamenti al 31 dicembre 2015 dei fondi POR FESR 2007-2013;
con delibera n. 27 del 30 dicembre 2016 dell'Autorità di sistema portuale del mar Tirreno centrale, nel procedimento di riassegnazione dei fondi necessari al completamento del grande progetto, la realizzazione dei collegamenti ferroviari e stradali passa alla seconda fase di programmazione cioè a quella POR FESR 2014-2020 per cui i "collegamenti stradali e ferroviari interni" transitano nella programmazione 2014-2020 con l'impegno di spesa di 30.239.785,51 euro;
con la recente delibera n. 126 del 3 maggio 2018 è stata approvata sia la progettazione definitiva che quella esecutiva dei lavori di adeguamento della darsena di Levante a terminal container, mediante colmata e conseguenti opere di collegamento (atto aggiuntivo n.4 alla convenzione per i servizi di ingegneria per la progettazione definitiva affidata all'associazione temporanea di imprese Technital) tra i quali viene compresa, al punto e) delle premesse, anche la progettazione relativa al "collegamento stradale e ferroviario, interno ed esterno all'ambito portuale, per il terminal di levante". Il collegamento diviene anche esterno in quanto il tracciato stradale non ricade più integralmente in ambito portuale ma interessa anche un'area comunale;
considerato che, per quanto risulta:
con la delibera n. 126 del 3 maggio 2018, di approvazione anche della progettazione relativa al "collegamento stradale e ferroviario, interno ed esterno all'ambito portuale, per il terminal di levante", si modifica un progetto già approvato dalla Commissione europea per il riconoscimento dei finanziamenti di prossima scadenza (programmazione 2014-2020) e, pertanto, con l'inclusione di aree esterne al porto necessita di nuove autorizzazioni e approvazioni tra le quali la valutazione di impatto ambientale (VIA), il rilascio di aree comunali, eccetera;
la VIA (prot. DSA-DEC-2008-0000005 del 9 gennaio 2008) era stata ottenuta per l'intero progetto comprensivo dei collegamenti ferroviari e stradali come da delibera n. 40 del 30 gennaio 2013 con la quale è stato approvato il progetto definitivo dei collegamenti stradali e ferroviari funzionali al terminal;
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno imposto nell'ambito del terminal di levante, quale vincolo di accettabilità per la richiamata valutazione di impatto ambientale, il trasporto delle merci utilizzate dal porto su ferrovia (Rete ferroviaria italiana SpA) almeno nella misura del 50 per cento del volume di traffico atteso (pag. 56, punto 2.3, prescrizioni poste come condizioni per il rilascio del parere favorevole VIA);
con la delibera del comitato portuale n. 42 del 28 giugno 2016, allo scopo di acquisire la disponibilità delle aree portuali oggetto di intervento pubblico di rilevante interesse per la realizzazione dei collegamenti stradali e ferroviari con il nuovo terminal, l'ex Autorità portuale ora Autorità del mar Tirreno centrale aveva deciso, dopo tanti rinvii, di procedere all'emanazione di provvedimenti di revoca parziale o ingiunzione di sgombero a carico dei seguenti soggetti: Conateco, revoca parziale atto di concessione n. 140-rep. 5819 per le superfici di 4.172 metri quadrati; Soteco, revoca parziale atto di concessione n. 146-rep. 6575 per le superfici di 13.890 metri quadri; la Nuova meccanica navale, revoca parziale atto di concessione n. 137-rep. 5766 per le superfici di metri quadrati 12.948; fondazione teatro di San Carlo, ingiunzione di sgombero per le superfici di 332 metri quadrati;
secondo il progetto approvato dall'Unione europea, i piloni dei collegamenti stradali dovevano essere posti su una parte dell'area data in concessione alla Nuova meccanica navale, ma alla concessionaria è stata rilasciata un'altra area, raddoppiando così le aree in concessione, al molo Carmine allo scopo di incentivare il rilascio delle aree interessate dai collegamenti e per compensare, quindi, la messa in disponibilità di tale aree. Pur di incentivare tale spostamento dovuto per pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dei lavori, era stata indetta una gara, poi sospesa con la delibera n. 89 del 22 marzo 2016, con cui si sarebbe dovuto adeguare il molo Carmine, così come richiesto dalla concessionaria. Tuttavia, a pag. 3 della delibera si legge che "relativamente all'intervento 'Lavori di consolidamento statico e adeguamento funzionale della banchina di ponente del Molo Carmine', con delibera n. 677 del 23.12.2010 è stato approvato il progetto (...); con delibera n.678 del 23.12.2010 è stata autorizzato l'Ufficio contratti dell'Autorità Portuale ad espletare la procedura dei lavori in argomento. Il bando di gara è stato pubblicato in data 3.01.2011; tuttavia, la procedura di gara è stata sospesa e non più ripresa in quanto la società concessionaria dell'area nell'incontro del 21.03.2011 e poi con nota del 6.04.2011 prot. n.2661, nonostante che le scelte progettuali fossero state precedentemente condivise, evidenziava che l'esecuzione dei lavori avrebbe impedito lo svolgimento delle attività della società stessa e, quindi, richiedeva delle variazioni sostanziali che avrebbero comportato una completa rielaborazione del progetto. Tale situazione si è concretizzata in una sopravvenuta indisponibilità dell'area che ha annullato di fatto la pregressa dichiarazione, rilasciata ai sensi dell'art.106 del Regolamento sui lavori pubblici (D.P.R. n.207/2010)";
conseguentemente, la delibera del comitato portuale n. 42/2016 è stata disattesa proprio a causa del mancato sgombero da parte della concessionaria Nuova meccanica navale che ha impedito lo svolgimento dei lavori all'originario tracciato;
a tutt'oggi, i lavori aggiudicati dal Provveditorato delle opere pubbliche con determina n. 30659 del 22 settembre 2015 non sono ancora iniziati e, pertanto, l'intervento rischia di perdere anche il finanziamento di cui ai fondi POR FESR 2014-2020;
rilevato che:
per modificare il progetto già passato al vaglio dell'Unione europea, che dovrebbe interessare anche un'area comunale, occorrerà ottenere le varie autorizzazioni e modifiche tra cui anche una nuova VIA;
per il riconoscimento dei finanziamenti UE si deve mantenere inalterato l'obiettivo originario da realizzare nel periodo 2014-2020 (delibera n. 254 del 9 ottobre 2014);
ad oggi non risulta alcun protocollo d'intesa sottoscritto con il Comune di Napoli per il rilascio delle aree comunali, né risulta un'autorizzazione ad acquisire una servitù sulle aree;
il vertice dell'Autorità di sistema portuale ha, intanto, dichiarato che tale modifica con l'inclusione di aree comunali è necessaria per aumentare la sezione della strada (che poteva essere fatta anche sul tracciato originario);
non risulta una fattibilità tecnica e amministrativa delle modifiche progettuali e, seppure tale fattibilità fosse già stata elaborata, gli orizzonti temporali, tra l'altro, sarebbero ben lontani dai vincoli dettati per il finanziamento POR FESR 2014-2020;
per il tracciato ferroviario, il vertice dell'Autorità ha dichiarato di voler abbandonare l'esistente snodo portuale che si collega con Traccia con l'interferenza della viabilità urbana di via G. Ferraris (prevede un passaggio custodito) per realizzarlo, invece, nell'area ex Corradini nella stazione di San Giovanni (così come si evince nel master plan a pag. 16) per riallacciarsi a una stazione della metropolitana che presenta una frequenza dei treni ogni 10 minuti consentendo, quindi, l'utilizzo dei binari per una sola ora al giorno (esattamente dalle ore 23 alle ore 24) come risulta da uno studio di funzionamento operativo teorico del fascio binario;
per creare tale snodo ferroviario, inoltre, si dovrebbe demolire l'ex fabbrica Corradini (come si evince nel master plan approvato con delibera del comitato di gestione n. 7 del 19 febbraio 2018, pag. 16) che è vincolata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e ricade, oltre che in area SIN (sito di interesse nazionale), anche in area comunale, laddove gli abitanti di tale area riponevano grandi speranze nel miglioramento delle condizioni di salute e di vivibilità del proprio quartiere; pertanto, a parere degli interroganti, tale modifica progettuale avrebbe un forte e negativo impatto sociale. Tra l'altro, il soprintendente architetto L. Garella con nota prot. n. 6991 del 31 maggio 2018, in ordine a una presunta demolizione dell'ex fabbrica Corradini, ha affermato che "nessuna indicazione in questo senso è stata espressa dalla Scrivente Soprintendenza",
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo intenda assumere le opportune iniziative al fine di verificare la condotta e la legittimità dell'operato dell'Autorità di sistema portuale del Tirreno centrale in ordine alle modifiche progettuali apportate ai collegamenti stradali e ferroviari della nuova darsena di levante;
se, per l'esecuzione delle opere inerenti al progetto originario, risulti che l'Autorità abbia diligentemente e prioritariamente ottenuto l'effettiva disponibilità delle aree, sin dal 2014, così come viene attestato dal verbale di validazione del progetto definitivo sottoscritto dal responsabile unico del procedimento inviato con nota n. 31371 del 30 settembre 2014 per pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dei lavori dei collegamenti della nuova darsena;
se, a causa della sospensione della gara per i lavori del molo Carmine indetta con delibera n. 678 del 23 dicembre 2010, sia stato arrecato un danno economico all'Autorità portuale di Napoli per gli esborsi, a parere degli interroganti inutili, di denaro pubblico per la stesura del progetto e per l'indizione della gara;
se i tempi di attuazione dei nuovi collegamenti, alla luce delle recenti modifiche progettuali, possano compromettere la realizzazione della ZES (zona economica speciale di cui al decreto-legge n. 91 del 2017, "decreto Sud", convertito, con modificazioni, dalla legge n. 123 del 2017) che richiede infrastrutture adeguate per i collegamenti ferroviari e stradali;
se risulti che Rete ferroviaria italiana SpA sia disposta a sostenere gli investimenti necessari e i relativi costi per movimentare le merci su ferro anche per tratti che dovrebbero rientrare nei 250 chilometri per collegare il porto alle sole aree retroportuali (Nola e Marcianise);
se, a seguito delle procedure amministrative per ottenere le nuove autorizzazioni necessarie per le recenti modifiche progettuali (non concretizzabili con i tempi imposti dalla UE per ottenere i finanziamenti), il terminal darsena di levante rischi di restare inutilizzato e di diventare un'ennesima opera pubblica abbandonata con un smisurato sperpero di risorse pubbliche anche relativamente a quelle impiegate per la realizzazione della vasca di colmata di cui è in corso un'istruttoria dell'Autorità nazionale anticorruzione (fascicolo n. 3739/2016).
(4-00423)
GASPARRI - Ai Ministri dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali e dell'interno - Premesso che:
la società Iliad Italia SpA, controllata del gruppo francese Iliad, opera in Italia nel campo della telefonia mobile dal 29 maggio 2018;
in una recente intervista, il suo amministratore delegato ha dichiarato di lavorare con un team di 200 persone, che potrebbero arrivare ad un migliaio nei prossimi anni; questi impieghi saranno coperti anche da numerosi contratti a progetto;
il numero di lavoratori attuali, in particolare nella rete di vendita, appare esiguo, soprattutto, se paragonato con i livelli di occupazione garantiti dalla concorrenza;
va considerata, infatti, la peculiare struttura attraverso cui la società opera per la commercializzazione dei propri prodotti, caratterizzata prevalentemente dall'impiego capillare di distributori automatici, cosiddetti "Simbox", la cui installazione e messa in servizio su tutto il territorio nazionale è in continua evoluzione;
come si legge in un articolo de "Il Sole 24-ore" del 12 giugno 2018 sussistono dubbi in merito alla conformità dei distributori Simbox e del relativo processo identificativo alla cosiddetta Legge Pisanu (decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155) che ha come principale obiettivo quello di garantire l'applicazione di misure efficaci per il contrasto del terrorismo internazionale. Lo stesso articolo segnala un caso specifico di un uomo che ha ottenuto una connessione "Iliad" con i documenti di identità di una donna e pagando con una carta di credito con una intestazione diversa. I sistemi di Iliad hanno rilevato solo dopo 10 ore l'anomalia provvedendo a interrompere la linea; la frazione di tempo intercorsa ha determinato una falla nei sistemi di sicurezza,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo, ciascuno per le proprie competenze, siano a conoscenza degli investimenti della nuova azienda in termini occupazionali, nonché delle iniziative che Iliad Italia SpA intenda porre in essere per garantire adeguati livelli occupazionali sul territorio nazionale;
se non ritengano opportuno promuovere un'indagine volta ad accertare eventuali violazioni di Iliad della normativa italiana sulla difesa nazionale dal terrorismo.
(4-00424)
ROJC - Al Ministro dell'interno - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:
il 7 agosto 2018, dopo aver terminato il corso di formazione alle scuole centrali antincendi di Roma Capannelle, i neo assunti Vigili del fuoco saranno assegnati alle province di Udine, Gorizia e Pordenone;
nella regione Friuli-Venezia Giulia, a fronte di un crescente numero di interventi e delle elevate necessità del territorio, si avverte l'esigenza di una riorganizzazione delle strutture del corpo dei Vigili del fuoco, idonea ad azzerare le carenze nell'organico che attualmente superano le cento unità;
tra le esigenze di riorganizzazione spiccano la trasformazione del distaccamento di Latisana (Udine) da volontario a permanente, richiesta già avanzata dal Presidente pro tempore della Regione, Debora Serracchiani, al Ministro dell'interno e che recentemente è stata nuovamente inoltrata, sia da amministratori locali, che da esponenti sindacali;
considerato che:
secondo una circolare del Ministero dell'interno saranno destinati al comando provinciale di Udine 7 vigili del fuoco, 10 a quello di Gorizia, e nessuno a Trieste;
per le organizzazioni sindacali, l'assegnazione dei giovani assunti risulta decisamente insufficiente, poiché quasi tutte le province del Friuli-Venezia Giulia risultano essere sotto organico;
tenuto conto che il Presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, incontrando recentemente a Trieste il direttore del comando regionale dei Vigili del fuoco, ha evidenziato l'opportunità di superare la carenza di organico,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo non ritenga di attivarsi per riportare l'organico del corpo dei Vigili del fuoco della regione Friuli-Venezia Giulia all'altezza delle effettive necessità del territorio, confermando così gli annunci del Sottosegretario di Stato all'interno dopo la visita effettuata di recente in regione;
se non ritenga di attivarsi in tal senso il più celermente possibile, anche al fine di garantire una maggiore operatività e una presenza capillare del corpo dei Vigili del Fuoco lungo il litorale friulano, che nel periodo estivo registra numerose presenze turistiche;
in particolare, se non intenda intervenire immediatamente per sostenere, mediante l'assegnazione di ulteriori unità di personale permanente, il comando provinciale di Udine, che è sotto organico di circa 40 unità, così da evitare la continua chiusura del distaccamento di Cividale del Friuli;
se intenda porre rimedio alle notevoli carenze del comando di Trieste, che registra un calo del 28,6 per cento per gli specialisti, i sommozzatori, i quali costituiscono una componente fondamentale per il soccorso e che svolgono un servizio a carattere regionale e interregionale, visto che un turno di servizio copre anche la regione Veneto.
(4-00425)
MARSILIO - Al Ministro dell'economia e delle finanze - Premesso che secondo quanto risulta all'interrogante:
con determinazione del direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli è stato "soppresso" l'Ufficio delle dogane de L'Aquila e le sue funzioni sono state trasferite in quello di Pescara, costituito come unico ufficio dirigenziale dogane e monopoli (Adm) con "competenza sul territorio della regione Abruzzo";
il sindaco della città de L'Aquila ha, con nota del 26 luglio 2018, espresso il suo stupore e rammarico per la decisione assunta, smentendo che tale decisione possa trovare fondamento in una asserita indisponibilità di una sede da mettere a disposizione da parte della municipalità, che, al contrario, conferma tutto il suo impegno in merito;
la Regione Abruzzo sarebbe l'unica in Italia a vedere il capoluogo regionale privo di tale ufficio dirigenziale,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia al corrente della situazione descritta e se condivida tale decisione;
se non ritenga di dover intervenire per evitare il declassamento del capoluogo regionale;
se non ritenga contraddittoria tale azione con l'impegno assunto da questo e da tutti i precedenti Governi per rilanciare l'economia e lo sviluppo della città aquilana, duramente colpita dal terremoto del 2009.
(4-00426)
MARSILIO - Al Ministro dell'interno - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:
nel rione Esquilino della città di Roma i comitati e le associazioni dei cittadini residenti e degli operatori commerciali lamentano come venga tollerata dalla Questura di Roma e dal Prefetto la presenza di vagabondi, pluripregiudicati ed ubriachi, che sono soliti litigare e creare risse in loco, determinando insicurezza e pericolo per l'incolumità pubblica, non solo della cittadinanza, ma anche di tutti i turisti che vi transitano;
analoga tolleranza verrebbe praticata nei confronti dei soggetti che occupano abusivamente gli edifici ex Inpdap ed ex Banca d'Italia di via Santa Croce in Gerusalemme e di via Carlo Felice, con evidenti conseguenze erariali e patrimoniali, anche alla luce della recente sentenza di condanna al pagamento dei danni derivanti dall'occupazione abusiva di un immobile nella stessa città di Roma, che complessivamente conta circa 100 occupazioni abusive,
si chiede di sapere:
quali interventi il Ministro in indirizzo intenda mettere in campo al fine di garantire effettiva sicurezza per i residenti del territorio;
quali azioni di propria competenza intenda promuovere per porre fine allo scandalo delle sistematiche occupazioni abusive di immobili, che non solo a Roma hanno, di fatto, stravolto le graduatorie dell'emergenza alloggiativa, leso il diritto di proprietà, esposto le pubbliche amministrazioni a consistenti danni per le azioni risarcitorie e il depauperamento delle proprietà pubbliche.
(4-00427)
MARSILIO - Al Ministro della giustizia - Premesso che:
il Ministro in indirizzo, in occasione del giuramento del 173° corso agenti di Polizia penitenziaria, tenutosi presso la scuola di formazione "Giovanni Falcone" il 20 luglio 2018, è intervenuto con un discorso che dà un'ampia panoramica sul sistema penitenziario e si sofferma in un lungo tratto con le seguenti parole: «L'aspetto della rieducazione dalla pena è fondamentale e purtroppo in questi anni è stato fortemente trascurato dallo Stato. È stato fortemente trascurato perché le carceri vengono considerate un luogo di abbandono sostanzialmente. (…) Sappiate che per me quella parte è fondamentale e ha la dignità che ha tutto il percorso di giustizia. Perché non è un posto dove lo Stato non c'è e non si interessa. (…) Ma troppo poco spesso - anzi, non se ne parla proprio - delle condizioni di sicurezza in cui lavorano gli agenti di Polizia penitenziaria. E questo è, senza girarci troppo intorno, vergognoso! Perché abbiamo i nostri uomini, le nostre donne, servitori dello Stato, lì dentro che lavorano in condizioni veramente inaccettabili! In questo mese e mezzo contatto periodicamente agenti di Polizia penitenziaria che incappano in qualche problema all'interno degli istituti, che vengono feriti. Cerco di contattarli per fargli sentire la vicinanza dello Stato. Ed è incredibile sentire come dall'altra parte non ci sia mai una persona che mi dice "guardi ministro, però caspita, lavorare così non si può". No, la maggior parte delle volte mi dicono "ministro, grazie di farmi sentire la sua vicinanza; tornerò al lavoro e cercherò di lavorare meglio e più di prima". E questo è incredibile, perché di fronte a un tale senso di professionalità e di servizio allo Stato, lo Stato deve assolutamente rispondere ponendo le condizioni di sicurezza necessarie perché tutti voi e tutti gli agenti di Polizia penitenziaria possiate lavorare nelle condizioni in cui è giusto lavorare in uno Stato di diritto. Il fondamentale servizio al sistema giustizia e al Paese intero che rendete impone a noi rappresentanti delle istituzioni e titolari di cariche di governo, il dovere dell'impegno massimo per cercare di assicurare a tutti voi un'adeguata dotazione di mezzi, infrastrutture e strumenti indispensabili per l'assolvimento dei compiti ai quali siete preposti. Sin dal mio insediamento al ministero ho scelto di adottare un approccio di metodo che prendesse le mosse dall'ascolto e dal confronto con tutti i soggetti protagonisti del settore della giustizia»;
nella generale condizione di deficienza organica in cui versano molti istituti penitenziari, si segnala la condizione di uno degli istituti più grandi del Centro Italia, la casa circondariale di Roma "Rebibbia", nuovo complesso maschile, che conta attualmente 1.492 detenuti;
insiste nella struttura un settore di multivideoconferenze (MVC) che conta ben 10 sale per processi, che si svolgono in modalità di videoconferenza prevista dagli art. 146 e 147 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo n. 271 del 1989;
la previsione di pianta organica da provvedimento del capo dipartimento del 29 novembre 2017 prevede l'assegnazione al citato Istituto penitenziario, di 851 unità di Polizia penitenziaria così suddivise per ruoli: commissari 6, ispettori 67, sovrintendenti 74, agenti o assistenti 704;
la forza operativa registrata conta 704 unità di Polizia penitenziaria con percentuali di vacanza come a lato riportata: commissari in servizio 3, con una carenza del 50 per cento; ispettori in servizio 42, con una carenza del 37 per cento; sovrintendenti in servizio 20, con una carenza pari al 73 per cento e agenti o assistenti in servizio 691, con una carenza dell'1 per cento;
a parere dell'interrogante tale tabella è distorta, in quanto il personale non è impiegato in maniera totalitaria all'interno della struttura, ma molti agenti penitenziari sono impiegati in attività esterne e hanno un legame con la struttura penitenziaria solo amministrativo o contabile. Le percentuali di vacanza organica si alzano in misura reale alle percentuali: commissari 83 per cento in meno, ispettori, 62 per cento in meno, sovrintendenti, 79 per cento in meno, agenti o assistenti 16 per cento in meno;
se fosse una qualsiasi attività produttiva, essa sarebbe destinata a breve al fallimento totale. Ma si è di fronte ad una condizione così come descritta dal Ministro "incredibile", dove il personale si reca a lavoro e cerca di dare oltre le proprie possibilità umane e professionali;
la condizione di carenza di risorse umane compromette inevitabilmente le condizioni di sicurezza in cui opera la Polizia penitenziaria e, in senso più ampio, compromette tutta l'attività di reinserimento con ricadute imprescindibili sulla sicurezza sociale;
per il singolo poliziotto penitenziario aumenta inesorabilmente il numero minimo di turni notturni e pomeridiani, nel complesso viene coinvolto un personale che per la stragrande maggioranza supera o si avvicina al cinquantesimo anno di età, momento in cui buon senso e norma vorrebbe esonerarlo da turni più gravosi come quelli di tipo operativo notturno;
in un'organizzazione di tipo gerarchico, poi, risulta ancor più grave la carenza delle figure apicali quali ispettori e sovrintendenti, che come ufficiali di Polizia giudiziaria non devono solo rispondere alle esigenze organizzative ma far fronte ad un'abbondante attività di Polizia giudiziaria che sovraccarica in operatività le esigue risorse realmente presenti. I numeri riportati vogliono far comprendere quanto il personale dell'istituto operi in difficoltà e proprio per le figure degli ispettori e sovrintendenti, oltre a non essere presenti nei singoli reparti detentivi in numero adeguato, con particolari ricadute negative nel settore di multivideoconferenza dove i quattro sostituti commissari assegnati hanno effettuato nel primo semestre 2018 oltre 500 collegamenti di udienza. Il citato personale è stato costretto nei fatti a presenziare con qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria a più di una udienza giornaliera con il rischio concreto di non fornire le garanzie di legge e le richieste fatte dall'autorità giudiziaria in collegamento,
si chiede di sapere quali concrete azioni il Ministro in indirizzo intenda adottare perché le condivisibili parole espresse non restino vuota retorica ma siano foriere di un reale e significativo cambiamento, con un concreto incremento delle risorse che sia quantomeno rispondente alle reali assegnazioni di organico previste dal provvedimento del capo dipartimento 29 novembre 2017, che a sua volta risponde ad una reale pianta organica del corpo di Polizia penitenziaria.
(4-00428)
STEFANO - Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo - Premesso che:
con il decreto ministeriale n. 6908 del 20 luglio 2018 si dispongono le modalità di esecuzione dell'arresto temporaneo obbligatorio dell'attività di pesca delle unità autorizzate all'esercizio dell'attività di pesca con il sistema strascico per l'annualità 2018;
tale atto, che è ancora in fase di registrazione presso gli organi di controllo, dispone tre distinte fasi di blocco delle attività di pesca a seconda della zona geografica. La terza fase di tale blocco comprende l'Adriatico meridionale, che va da Manfredonia (Foggia) a Bari, e stabilisce il fermo biologico dal 27 agosto al 7 ottobre 2018;
gli addetti alla pesca delle marinerie di Manfredonia e Bari hanno espresso forti preoccupazioni in merito all'individuazione del periodo, in quanto, per il golfo di Manfredonia, in particolar modo, era più appropriato individuare il periodo del fermo dalla fine di luglio ai primi di settembre 2018, in ragione della combinazione dei fattori climatici, economici ed ambientali;
tale indicazione è motivata e sostenuta dalla volontà di salvaguardare i pesci di piccole dimensioni, i cui stadi giovanili, per l'appunto, sono maggiormente presenti nel periodo compreso tra luglio e agosto e, pertanto, la decisione di programmare un fermo temporaneo obbligatorio dopo il 25 agosto significa non esercitare nessuna efficace tutela delle risorse e vanificare quanto fin qui fatto per una corretta gestione;
la determinazione del fermo comporterà quindi seri danni economici ed ambientali alla massa di pesci di piccola taglia;
la richiesta di anticipo del fermo pesca è stata ufficialmente espressa al Ministro in indirizzo durante una serie di incontri svoltisi presso il Dicastero, di cui uno degli ultimi avvenuto il 6 luglio 2018, durante il quale veniva riferita una certa disponibilità da parte del Ministero ad anticipare il fermo pesca secondo i termini suggeriti dagli operatori del basso Adriatico;
alla luce delle disposizioni riportate in decreto, però, tali appelli che in sede di riunione avevano assunto la fattispecie di impegni da parte del Ministro, risultano non solo inascoltati ma anche disattesi,
si chiede di sapere in forza di quali indicazioni il Ministro in indirizzo abbia deciso i termini stabiliti nel calendario e se riguardo alla decisione che interessa il terzo blocco dell'attività di pesca, alla luce delle numerose proteste e rimostranze, non intenda avviare un operoso ravvedimento anticipando, come da richieste, i termini del fermo pesca.
(4-00429)
GRANATO - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e per la pubblica amministrazione - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:
numerosi organi di stampa e media si stanno occupando della vicenda che riguarda una funzionaria dell'Inps di Crotone, Maria Teresa Arcuri, la quale sarebbe stata sottoposta a procedimenti disciplinari e dimensionamenti (come da lei stessa dichiarato presso il Tribunale di Crotone) dopo aver richiesto, nel 2011, di verificare il possesso dei requisiti necessari (ovvero il superamento di apposita procedura concorsuale) da parte di una dirigente dell'ente previdenziale, Alessandra Infante, attualmente in servizio presso la sede regionale di Catanzaro;
la suddetta funzionaria, come riportano notizie di stampa, ha ricevuto recentemente una sanzione disciplinare (provvedimento del 10 luglio 2018) "per dichiarazioni non autorizzate alla stampa, per essersi sottratta a compiti che non riteneva conformi alla sua qualifica e in ultimo per la mancata comunicazione di un procedimento penale a suo carico innescato da una vecchia questione condominiale" ("ilfattoquotidiano" del 13 luglio 2018);
tuttavia, secondo il citato quotidiano, in seguito alla Conferenza dei Servizi che si è tenuta sulla vicenda richiamata, il 14 maggio, presso il Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, l'Inps, in data 28 giugno 2018, avrebbe comunicato di prendere atto della fondatezza dei dubbi della funzionaria circa la validità e l'idoneità delle procedure di mobilità interna, che avevano permesso alla dirigente di transitare da un consorzio partecipato del comune di Crotone dapprima al Ministero dell'economia e delle finanze e, in seguito, all'Inps. A seguito dei dubbi avanzati, la Infante non sarebbe legittimata a ricoprire l'attuale carica dirigenziale all'interno dell'ente previdenziale;
considerato che:
la vicenda si protrae, senza apparente soluzione, da molto tempo ed è stata già oggetto di inchieste giornalistiche, atti di sindacato ispettivo, segnalazioni e ricorsi alle competenti Autorità amministrative e giudiziarie, con avvio dei relativi procedimenti;
il suddetto quotidiano evidenzia, inoltre, che "mentre la Direzione generale del personale dell'ente il 28 giugno comunicava provvedimenti contro la "dirigente" decisi a metà maggio, quella regionale il 27 giugno, e cioè il giorno prima, ancora confermava l'Infante nell'organigramma della propria direzione con apposita determina"; infatti sul sito web della direzione regionale di Catanzaro la Infante appare tuttora quale responsabile dell'ufficio "Entrate, recupero crediti, vigilanza documentale e ispettiva" ("ilfattoquotidiano", del 3 luglio 2018);
a parere dell'interrogante, per le ragioni richiamate, l'esito attuale, certamente temporaneo, appare in ogni caso paradossale: "da una parte a dirigente assunta senza concorso resta" mentre "chi la denuncia viene cacciata" ("ilfattoquotidiano", del 13 luglio 2018);
l'ente, al riguardo, ha confermato le azioni più recenti promosse senza successo, ovvero la denuncia della dirigente alla Procura della Repubblica, il ricorso al Tribunale amministrativo regionale e l'invio di una lettera al Ministero dell'economia e delle finanze per la revoca della mobilità. Il Ministero ha tuttavia respinto la richiesta di revoca e pertanto, in questo momento, l'Inps attende il pronunciamento del giudice in merito;
considerato infine che:
ad oggi, tuttavia, l'unica sanzione comminata è nei confronti di Maria Teresa Arcuri, a seguito del menzionato procedimento disciplinare concluso con la sospensione dal servizio per 45 giorni;
in una nota pubblicata sul proprio sito web il 17 luglio 2018, l'Unione sindacale di base (Usb) rileva la mancanza di alcuna iniziativa, da parte dell'Inps, sulla posizione della dirigente in questione quale, ad esempio, una sospensione cautelare dal servizio,
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e quali siano le loro valutazioni in merito;
se non ritengano opportuno intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, nel caso in cui lo ritenessero necessario anche tramite atti di natura ispettiva, al fine di verificare: la legittimità della posizione ricoperta dalla dirigente Alessandra Infante, nonché il possesso dei titoli necessari per lo svolgimento del ruolo attualmente ricoperto presso l'Inps; il rispetto, da parte dei competenti organi dell'ente previdenziale, dei principi costituzionali di buon andamento, imparzialità e accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni mediante concorso.
(4-00430)
PUGLIA, CORRADO, TRENTACOSTE, ROMANO, VACCARO, SILERI, FEDE, Giuseppe PISANI, LEONE - Al Ministro della giustizia - Premesso che a quanto risulta agli interroganti:
con bando del 18 novembre 2016, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 92 del 22 novembre 2016 - 4ª serie speciale - Concorsi ed esami, veniva indetto il concorso per 800 posti da assistente giudiziario, Area funzionale seconda, fascia economica F2, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia - Amministrazione giudiziaria. Successivamente, il 14 novembre 2017, con provvedimento del direttore generale del personale e della formazione, venivano approvate, a seguito dell'espletamento dell'intera procedura concorsuale, le graduatorie e, conseguentemente, nel mese di dicembre 2017 venivano convocati per la scelta della sede, secondo l'ordine della selezione, i candidati vincitori, fatta salva la scelta prioritaria di coloro che avevano richiesto di far valere e che avevano documentato i requisiti previsti dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104;
nel dicembre 2017, inoltre, veniva disposta, con decreto del Ministro della giustizia di concerto con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, l'assunzione di ulteriori 600 unità di personale, mediante scorrimento della graduatoria generale di merito. Il medesimo decreto, inoltre, prevedeva la convocazione, nel mese di gennaio 2018, dei suddetti idonei per la scelta delle sedi e la firma del contratto individuale di lavoro. A questi ultimi venivano assegnate le sedi, principalmente site nel centro-nord Italia, non scelte dai vincitori;
a marzo 2018, e dunque dopo appena un mese dall'assunzione dei predetti 600 idonei, avvenuta in data 9 febbraio 2018, si procedeva, mediante un ulteriore scorrimento della graduatoria, all'assunzione di aggiuntivi 1.000 idonei: i primi dei 1.400 finanziati con la legge di bilancio per il 2018 (legge 27 dicembre 2017, n. 205). E invero, la legge, all'art. 1, comma 489, prevede che: "Al fine di favorire la piena funzionalità degli uffici giudiziari, il Ministero della giustizia è autorizzato, con le modalità di cui all'articolo 1, commi 2-bis e 2-ter, del decreto-legge 30 giugno 2016, n. 117, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 agosto 2016, n. 161, ad assumere, nell'ambito dell'attuale dotazione organica, per il triennio 2018-2020, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, un ulteriore contingente massimo di 1.400 unità di personale amministrativo non dirigenziale da inquadrare nei ruoli dell'Amministrazione giudiziaria", autorizzando le relative spese. Per questi idonei aggiuntivi venivano rese disponibili nuove sedi, collocate nel centro-nord ma anche nel centro-sud, mediante pubblicazione tempestiva degli uffici vacanti da parte del Ministero in indirizzo;
considerato che, a parere degli interroganti:
appare evidente che si è registrata un'ingiusta disparità di trattamento in quanto, paradossalmente, gli idonei inseriti in graduatoria nelle posizioni dal 1.401 e seguenti hanno, di fatto, usufruito di un ventaglio di scelta delle sedi notevolmente più ampio rispetto ai colleghi con posizione più alta in graduatoria, in spregio al criterio meritocratico, che ha imperniato lo svolgimento del concorso. In particolare, le ulteriori sedi vacanti del centro sud (quelle richieste dal maggior numero dei vincitori e idonei, attesa la loro provenienza geografica) sono state pubblicate solo dopo l'assunzione degli 800 vincitori e dei primi 600 idonei, generando l'illogica situazione per la quale chi si è collocato più in basso all'interno della graduatoria ha potuto scegliere tra queste sedi, a differenza di chi si è collocato più in alto che ha dovuto scegliere tra le sedi soprattutto del nord;
occorre garantire a tutti un'equa possibilità di scelta in virtù delle singole rispettive esigenze di vita e familiari, nel chiaro rispetto della posizione ricoperta in graduatoria. Poter conoscere tempestivamente le sedi vacanti è fondamentale per evitare danni anche per l'amministrazione della giustizia stessa; basti pensare ai possibili contenziosi giudiziari scaturenti da un simile modus operandi;
considerato inoltre che:
il 17 luglio venivano richiesti dall'on. Conte, mediante atto di sindacato ispettivo, intendimenti in merito allo scorrimento integrale della graduatoria degli idonei al concorso per 800 assistenti giudiziari suddetto (interrogazione a risposta immediata, Camera dei Deputati, 3-00089). Nello specifico, nell'atto in questione si fa riferimento ai 4.915 partecipanti che hanno conseguito l'idoneità di cui, ad oggi, risultano reclutati, nell'ambito dell'amministrazione della giustizia, 2.820 persone. Conseguentemente, restano da collocare ulteriori 2.060 persone (dato comprensivo delle rinunce) risultate idonee, le quali attendono lo scorrimento della graduatoria, in linea con quanto già avvenuto negli scorsi mesi;
il Ministro in indirizzo, al riguardo, nel fornire risposta all'atto citato, ha assicurato che "le prospettive di ulteriori assunzioni degli idonei al concorso a 800 posti di assistente giudiziario bandito rivestono carattere prioritario, al fine di proseguire nel contenimento delle carenze di organico degli uffici giudiziari. Infatti i primi di agosto proseguiranno le assunzioni con lo scorrimento di 420 unità di assistenti giudiziari (...). La graduatoria verrà quindi scorsa sino alla posizione 2845 e rimarranno ancora 2070 idonei. (...) Assicuro che proseguiremo con l'attingimento da tale graduatoria, ed infatti proprio in questi giorni è stata confermata la richiesta di autorizzazione all'assunzione di 200 assistenti giudiziari, mediante lo scorrimento dalla graduatoria di tale concorso, con richiesta al Ministero della pubblica amministrazione di sblocco delle necessarie capacità assunzionali; all'esito di tale scorrimento in graduatoria rimarranno 1870 idonei",
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo, data l'intenzione di proseguire nelle misure assunzionali e di valorizzazione del personale in servizio nel profilo di assistente giudiziario, intenda garantire trasparenza ed equità anche nella fase di individuazione degli uffici di assegnazione attraverso una rideterminazione delle sedi nel rispetto della graduatoria di merito;
se intenda garantire una mobilità in prossimità delle nuove assunzioni, che avverranno nel dicembre 2018, al fine di agevolare il trasferimento nelle regioni del sud Italia attraverso la contestuale copertura dei posti vacanti da parte degli ultimi in graduatoria.
(4-00431)
FEDELI - Al Ministro per i beni e le attività culturali - Premesso che:
l'attaccamento della popolazione di Calci (Pisa) per la sua certosa così come, più in generale, l'interesse dell'area pisana, della Toscana e del popolo italiano per questo bene culturale hanno permesso alla certosa di Calci di arrivare seconda con oltre 90.000 voti nella graduatoria nazionale della raccolta delle firme per i "luoghi del cuore" del FAI (Fondo per l'ambiente italiano), dando alla certosa grande visibilità;
l'amministrazione comunale ha dimostrato un costante impegno nel fare rete e nel coinvolgere i livelli istituzionali superiori, dalla Regione Toscana ai Ministeri dei beni e delle attività culturali e dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nella soluzione delle varie questioni che riguardano il monumento, le quali si estendono dalla necessità di cura e restauro, alla carenza cronica di personale e alla necessità di rilanciare la fruibilità della certosa, in chiave turistica e culturale;
le voci provenienti dal territorio e l'azione dell'amministrazione comunale hanno trovato ascolto alla Regione Toscana così come al Ministero dei beni culturali, visto che il Ministro pro tempore Franceschini ha disposto una serie di stanziamenti che per la certosa e il convento di Nicosia superano i 10 milioni di euro;
considerato che:
il Comune di Calci si è impegnato con risorse proprie e tramite finanziamento regionale nella riqualificazione dell'area antistante alla certosa e di via dei Madonnoni, e ormai da qualche anno si svolgono proprio lì eventi importanti per la vita della comunità, come, ad esempio, la celebrazione di matrimoni o la "cena sotto le stelle", giunta alla terza edizione, e che coinvolge ogni anno più di mille persone;
l'amministrazione comunale, seguendo la volontà espressa dal Consiglio comunale, ha avviato il percorso, per quanto di sua competenza, per la creazione di un parcheggio turistico per la certosa che possa accogliere i visitatori dei due musei presenti;
l'amministrazione comunale si è attivata presso la Regione Toscana e il Governo per proporre la creazione di una biglietteria unica e un unico punto di informazione tra i due musei, chiedendo la gestione unitaria del complesso, in quanto solo tale formula può garantire un reale sviluppo dell'attrattività del complesso, andando ad eliminare molte di quelle storture che disorientano i turisti (ad esempio, giorni di apertura ed orari di visita diversi, assenza di biglietto unico, chiusure improvvise per carenza di personale);
considerato altresì che:
ormai si dà una situazione di carenza cronica del personale del museo nazionale della certosa monumentale, la quale sta portando addirittura nel mese di luglio e forse di agosto, in piena stagione turistica per Calci e per il litorale pisano, ad un orario di aperture ulteriormente ridotto, con ingressi dalle 8.30 alle 12.30 secondo il solito metodo degli ingressi scaglionati;
con mozione della commissione regionale Sviluppo economico e rurale, cultura, istruzione e formazione, presentata dalla consigliera Irene Galletti (M5S) ed emendata dalla consigliera Alessandra Nardini (PD), si impegna la Giunta della Regione Toscana ad attivarsi presso il Ministero ad intraprendere ogni iniziativa utile per garantire una rapida sostituzione dei dipendenti in pensionamento e ad attivarsi per giungere ad una gestione unitaria e ottimizzare la gestione degli afflussi turistici (giorni e orari di apertura unificati, biglietto unico, sorveglianza, ottimizzazione del personale);
in seguito a queste iniziative, la vicepresidente Monica Barni e l'ex ministro Dario Franceschini hanno avviato un percorso che serve a giungere alla gestione unitaria dei due musei, dando via libera allo studio e alla stesura di un accordo di valorizzazione tra Ministero, Regione, università di Pisa e Comune di Calci che porti appunto alla gestione unitaria tramite ad esempio la costituzione di una fondazione di partecipazione degli enti interessati;
valutato che:
i percorsi avviati con la collaborazione attiva e fattiva dei vari livelli istituzionali giungono ad una conclusione positiva di una gestione unitaria, vista da più parti come la migliore soluzione;
l'attuale condizione di sottoccupazione del museo nazionale della certosa monumentale di Calci, è decisamente da disapprovare, per ciò che essa comporta per i lavoratori, per i disoccupati e per la fruibilità culturale e turistica del museo,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione;
se e come intenda attivarsi affinché si giunga alla soluzione delle questioni che riguardano l'occupazione, la valorizzazione e la maggiore e migliore fruibilità del museo nazionale della certosa monumentale di Calci;
se e come intenda attivarsi al fine di intraprendere ogni iniziativa utile per garantire una rapida sostituzione dei dipendenti in pensionamento e giungere ad una gestione unitaria e ottimizzare la gestione degli afflussi turistici (giorni e orari di apertura unificati, biglietto unico, sorveglianza, ottimizzazione del personale).
(4-00432)
BATTISTONI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo - Premesso che:
è sempre più diffuso l'utilizzo dei social network da parte di politici e di rappresentanti delle istituzioni;
è sempre più garantita, anche grazie all'utilizzo dei social network, la libertà d'espressione e questi sono oggi diventati dei veri e propri strumenti di comunicazione politica ed istituzionale, in grado di influenzare l'opinione pubblica, i cittadini ed i consumatori;
in data 10 giugno 2018, il ministro Gianmarco Centinaio ha dichiarato, in un'intervista al "Corriere della sera", di voler verificare l'assegnazione delle "stelle" agli alberghi italiani;
a quanto risulta all'interrogante, in data 16 luglio, lo stesso Ministro ha pubblicato sul social network "Twitter", dall'account a lui riconducibile, un "post" con il seguente testo: «Agriturismo "molto fuoco" a Podenzano (pc) tutto molto buono! Un consiglio? Giro turistico a Gazzano Visconti e Castell'Arquato e tappa a pranzo all'agriturismo "Molino di fuoco"... - pieno di energia»,
si chiede di sapere:
se il Ministro delle politiche agricole intenda verificare personalmente tutte le strutture ricettive e ristoranti d'Italia, non solo quindi quelle alberghiere, e fornire il suo personale giudizio sulla loro qualità;
se lo stesso Ministro non ritenga inopportuno "pubblicizzare" una struttura invece di un'altra, rendendosi in tal modo lui stesso promotore delle attività commerciali;
se, a seguito dell'avocazione della delega al turismo al dicastero delle politiche agricole, alimentari e forestali, sia questa la linea programmatica che il Ministro intende perseguire per lo sviluppo e la promozione della delega;
se il Governo ritenga opportune tali dichiarazioni pubbliche o preveda di disciplinare l'utilizzo dei social network dei membri di Governo in materia di promozione e pubblicizzazione di strutture private, riconducibili al settore disciplinato dal Dicastero di appartenenza del Ministro in questione.
(4-00433)
Interrogazioni, da svolgere in Commissione
A norma dell'articolo 147 del Regolamento, le seguenti interrogazioni saranno svolte presso la Commissione permanente:
10ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo):
3-00131, della senatrice Bellanova, sul futuro dell'accordo per l'Ilva;
3-00132, del senatore Taricco ed altri, sui buoni-pasto di Qui!Group SpA;
3-00133, del senatore Puglia ed altri, sulla situazione occupazionale dei lavoratori delle agenzie di recapito.
Avviso di rettifica
Nel Resoconto stenografico della 25a seduta pubblica del 24 luglio 2018, a pagina 61, sostituire il titolo: "Autorità per l'energia elettrica, trasmissione di documenti" con il seguente: "Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, trasmissione di documenti" e, al primo capoverso, sostituire le parole: "Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico" con le seguenti: "Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente".
Nello stesso Resoconto, a pagina 58, sotto il titolo "Governo, trasmissione di atti e documenti", al quarto capoverso, sostituire le parole: "Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo" con le seguenti: "Ministero per i beni e le attività culturali".